Beyond the sea

di Thiliol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1:Indietro ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Beren e Lùthien ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Come ghiaccio ardente ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Profumi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: per sempre ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Imladris ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Fuoco e Aria ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Gemelli ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Ombre ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Similitudini ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Consigli ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Paura ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Senza di te ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Estel ( Speranza ) ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Viva ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: La via tracciata dal destino ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Personaggi:Elrond,Celebrian


Genere:
romantico,triste,generale

Riassunto:Elrond e Celebrian,due anime diverse,ma unite indissolubilmente,oltre il tempo,oltre la morte,oltre il mare.Ma forse nemmeno il loro amore potrà riportare la dama alla vita,non quando tutto sembra perso per sempre e l'unica cosa che rimane da fare è lasciare la Terra di Mezzo e colui che si ama.

Note:Questa storia nasce da un'ispirazione improvvisa di una notte sul mio personaggio preferito,Elrond,e sulla sua splendida e triste compagna.Sarà abbastanza lunga come storia,ricoprirà un arco di tempo di circa 1 era e quindi ci saranno molti salti temporali. Sono già a buon punto,nel frattempo ho deciso di iniziare a postare il prologo.I personaggi purtroppo non sono miei ma appartengono alla mente illuminata del professor  Tolkien.Fatemi sapere cosa ne pensate,se vi piace o se non vi piace recensite in tutti i casi.

Prologo

Le onde si infrangevano sulla riva,scurendo leggermente la sabbia bianca. Una nave dallo scafo argentato era immobile,in attesa di colei che presto sarebbe salita a bordo,per lasciare per sempre quanto aveva di più caro.

Dama Celebrian era in piedi sul molo,risplendente nel suo lungo abito azzurro,il quale sembrava riflettere le sfumature delle onde. I lunghi capelli dorati erano mossi dal vento e le accarezzavano il viso.

Alzò una mano e la sua pelle sembrò risplendere come alabastro alla luce del sole;la posò con delicatezza sulla guancia di sua figlia,accarezzandole il viso. Pensò a come erano diverse:per quanto i suoi capelli fossero simili a spighe di grano,così quelli di Arwen erano bruni,del colore del cielo stellato,mentre i suoi occhi non erano tristi,ma accesi di un fuoco inestinguibile,difficile da capire per la dama di Imladris.

Celebrian sorrise ad Arwen,prima di posarle un bacio sulla fronte: < Addio,figlia mia > disse < Non ci rivedremo mai più… >

La dama lasciò cadere il braccio esile,per poi rivolgersi ai due gemelli che,dritti e scuri in viso,la scrutavano. Avevano attraversato enormi pericoli per trarre la loro madre in salvo,ma niente avrebbe mai potuto ridarle la gioia di vivere di un tempo.Li salutò baciandoli entrambi sulla guancia,cercando di nascondere una lacrima fugace.

Infine si voltò verso l’elfo che era in piedi alle sue spalle,silenzioso. Non pronunciarono parole per lunghi minuti,guardandosi solo negli occhi,ricordando il loro primo incontro tra i dorati mallyrn di Lorien.

Ma dopo molto tempo Celebrian parlò: < Non rattristarti,amor mio. Hai ancora molto da fare qui e grandi affanni ti attendono,ma alla fine mi raggiungerai oltre il mare e,forse,potremo essere di nuovo felici. >

Elrond si avvicinò,prendendola tra le braccia. Il corpo dell’elfa gli sembrò sottile e leggero come un fuscello;incontrò le sue labbra,fresche come la primavera nei boschi,desiderando di poter rimanere così per sempre. Avrebbe dato tutta la sua vita immortale per far si che Celebrian non partisse,ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Ormai non vi era più nulla per lei nella terra di mezzo,e il rimanere presto avrebbe prosciugato tutte le sue forze,uccidendola.

< Ricordati del nostro incontro > le disse,mettendole un piccolo fiore bianco di niphrendil tra i capelli.

Celebrian tremò a quel contatto,stupendosi di quanto ancora lo amasse,dopo innumerevoli anni,come se ogni volta che incrociava quegli occhi grigi e senza età,fosse la prima.

Salì sulla nave che l’avrebbe portata oltre il mare,nelle terre beate,dove,forse,avrebbe trovato la pace.

Elrond rimase a riva,guardando l’esile figura solitaria allontanarsi all’orizzonte,candida come neve. La sua memoria vagò,soffermandosi su tutti quei momenti trascorsi con lei,nella serenità di Imladris,e a quando la vide per la prima volta,mentre passeggiava sotto gli alberi dorati della sua terra,e la scambiò per Yavanna,chiamandola Kementari,regina della terra.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1:Indietro ***


Capitolo 1: Indietro

Elrond cavalcava lentamente, per nulla impaziente di giungere a destinazione. Desiderava poter ammirare lo splendido paesaggio e assaporare l’aria della primavera appena sbocciata. Non aveva nessuna premura, né era preoccupato di incontrare pericoli lungo la via, poiché erano ormai alcuni anni, molti anni avrebbero detto gli uomini, che la pace regnava nella terra di mezzo. Sauron era stato sconfitto e l’Anello era andato perduto. Sicuramente sarebbe stato ritrovato ma, pensò, per il momento era meglio godersi la nuova stagione che stava cominciando.

Trattenne Maeglin, il suo cavallo, che subito si fermò. Proprio di fronte a lui una leggera foschia dorata rivelava la presenza di Lothlorien, appena oltre l’Argentaroggia. Sorrise spronando il cavallo ad attraversare le sue fresche acque e a inoltrarsi tra le fronde di quel bosco che gli trasmetteva tanta serenità.

Aveva deciso di lasciare Imladris per qualche tempo sotto il comando del suo consigliere Erestor. Sentiva un estremo bisogno di tranquillità e di pace, dopo tutti quegli anni di continue battaglie e morte; per questo aveva pensato di far visita a Galadriel e Celeborn,che non vedeva da molto.

Avanzò ancora per qualche minuto tra gli alberi, senza incontrare nessuno, tuttavia sentiva di essere osservato. Poi un elfo alto e biondo, sbucando dal nulla, gli si parò innanzi: < Daro! > esclamò, tendendo il suo arco.

Elrond alzò una mano e scese da cavallo

< Non c’è bisogno di frecce > disse < Io sono Elrond Peredhel >

L’elfo lo guardò sorpreso per un secondo, poi si inchinò, portandosi una mano alla fronte:

< Mio signore, non eravate atteso >

< Beh > sorrise < In effetti non era in programma una mia visita, quindi non scusarti, ma accompagnami a Caras Galadhon, dai tuoi signori. >

Il guardiano si affrettò prima di lui, ed Elrond lo seguì. Era sorpreso di apprendere che Celeborn ponesse ancora tanta sorveglianza sui confini del suo paese, nonostante fosse un periodo di pace.

Ma, in fin dei conti, Celeborn era sempre stato più prudente, o forse, si disse, era lui ad essere ancora giovane e spensierato.

L’elfo lo accompagnò nella grande città tra gli alberi, dalla quale sembrava sprigionarsi una grande luce che abbagliava quasi gli occhi. Lo condusse poi su un ampio talan dove lo lasciò solo, in attesa dell’arrivo dei signori.

Elrond si guardò intorno, perdendosi nei ricordi dell’ultima volta che era stato lì. Erano tempi difficili e lui era in cerca di consiglio; Gil-Galad allora era ancora vivo e lui solo il suo fedele araldo. Provò una punta di nostalgia al pensiero di colui che era stato quasi un padre e che ormai era partito, ad attendere nelle aule di Mandos.

< Elrond!Che piacevole sorpresa! >

La voce limpida di lord Celeborn lo riscosse dai suoi pensieri. Si voltò per abbracciare il suo vecchio amico.

< Vorrei passare del tempo nel tuo paese, amico mio > disse < ho bisogno di pace, difficile da trovare quando si è gravati da mille compiti >

Il signore di Lorien sorrise benevolo.

< E quale posto migliore del mio paese, giusto Elrond? Eppure non vieni qui spesso… >

Elrond lo guardò con sguardo fintamente offeso, mascherando un sorriso.

< Non vorrai farmi sentire in colpa, per caso? In fondo non sono passati molti anni, e per gli Eldar sono ancora meno! >

< Già, ma per gli Uomini sono così tanti che ormai fanno parte di antiche leggende, e nonostante noi abbiamo l’eternità, troverai che molte cose sono cambiate qui…e molte persone…> soggiunse, scrutandolo profondamente e posando i suoi occhi in quelli del signore di Imladris, come a volerne sondare il cuore.

I due elfi si abbracciarono nuovamente, prima di essere interrotti dall’arrivo di dama Galadriel.

Elrond rimase ancora una volta stupito alla vista della sua incredibile bellezza, che aveva il potere di indurlo quasi in soggezione.

< Benvenuto, Elrond,figlio di Earendil > lo salutò con la sua voce profonda, così insolita per una donna.

< Ti saluto dama Galadriel, è un onore per me poter essere ospitato nel tuo reame. >

< Gli amici del mio sposo sono anche miei amici, e tu dovresti saperlo bene > disse.

< Ma sono scortese > esclamò improvvisamente < hai dovuto affrontare un lungo viaggio, sarai stanco ed affamato. Le mie ancelle ti condurranno alla tua stanza, così che tu possa riposare, poi potrai andare dove più ti aggrada >

Una giovane elfa si avvicinò e, presolo per mano, lo condusse in un ampio padiglione che sembrava essere stato eretto a posta per ospitarlo. Vi era un comodo letto vicino a un ruscello che scendeva attraverso una piccola radura, il pavimento era ricoperto di soffice erba e l’aria profumava di fiori. Elrond non riuscì a capire se si trovava in una stanza o in un luogo aperto, ma l’aspetto della camera gli infondeva una grande serenità, proprio a causa della straordinaria differenza tra Lorien e la sua casa di Gran Burrone.

Si lavò mani e viso bagnandosi nell’acqua fresca del piccolo ruscello e mangiò delle fragole che aveva trovato su un piatto appoggiato a un piccolo mobile.

Dopo essersi rifocillato decise di uscire e passeggiare un po’ per quei magnifici boschi. Si incamminò, silenzioso come solo un elfo può essere, uscendo dalla grande città e si inoltrò in un gruppo più fitto di mallyrn.

La sua mente vagava tra mille pensieri e preoccupazioni.

Dov’era l’Unico Anello? Quale era stata la sua fine dopo la tragica morte di Isildur? Se solo il re di Gondor avesse voluto ascoltare il suo consiglio e quello di Cirdan, ora esso sarebbe stato distrutto e la terra di mezzo libera dal male, invece erano solo in un momento di pace che, dal canto suo, sperava si sarebbe prolungato all’infinito, nonostante sapesse che erano solo speranze vane. La malizia di Sauron si sarebbe risvegliata e allora ci sarebbe stata nuovamente la guerra, una guerra ancora più disperata della precedente a causa del sempre minor potere degli Eldar.

Sospirò pensando a quel triste destino. Prima o poi anche lui avrebbe attraversato il mare, questo lo sentiva, ma non riusciva a scorgere nulla nel suo futuro, se non una grande nebbia.

Mentre era così, immerso nelle sue riflessioni, fu improvvisamente attirato da un leggero fruscio proveniente da qualche passo più in là di dove si trovava. Sforzò i suoi occhi lungimiranti per poter vedere oltre la foschia dorata che imperniava l’intero bosco e finalmente riuscì a scorgere il leggero scintillare di capelli dorati.

Incantato da quella strana e fuggevole visione cercò di raggiungerla, riuscendo anche a vederne la figura, stretta in un leggero abito verde.

La fanciulla camminava, toccando con le sue esili mani, candide come alabastro, la corteccia argentea degli alberi attorno a lei e ridendo di una risata leggera e cristallina.

Gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, alla primavera di Arda, quando Yavanna camminava nei boschi, dando vita con il suo tocco a ogni cosa nella terra di mezzo.

< Kèmentari! > gridò, tendendo una mano. Quella si fermò, girandosi e ridendo verso di lui.

< Perché mi chiami così? > disse con voce limpida.

< Mi sembravi una visione… > disse Elrond, timoroso di vederla effettivamente scomparire.

< Ah si? Eppure io non sono Yavanna, anche se tu credi diversamente! >

< E allora chi sei, mia signora? >

< Come mai lo vuoi sapere? > disse, scherzando con lui. Quell’elfo, così diverso da quelli a cui era abituata, con dei lunghi capelli color della notte e gli occhi scintillanti, la turbava e affascinava allo stesso tempo. Sentiva come una fiamma nascosta dentro di lui e intuiva che, dietro l’aspetto ancor giovane, si celava una grande saggezza.

< Come farei altrimenti a essere certo che tu non sei Yavanna Kementari? >

Elrond la guardò sorridendo e in cuor suo si disse di non aver mai visto una creatura di tale bellezza. Ella però si sentì sciogliere sotto l’acutezza di quello sguardo.

< Sono Celebrian > disse. Poi, più ratta di un cerbiatto, scappò via, lasciandolo lì solo e immobile.

**

Eccomi qui,sono tornata! Mi sembra giusto avvisarvi che questa storia verrà aggiornata un pò lentamente all'inizio perchè sono impegnata con un'altra fiction, ma questa è già a buon punto e appena terminata l'altra, l'aggiornerò più in fretta promesso!
 
Alaide:ciao cara,grazie per i tuoi complimenti,!Dimmi cosa ne pensi dell'inizio vero e proprio

Mikoru:oddio grazie per avermi segnalato quegli errori!Sono una vera frana a battere al computer e mi erano proprio sfuggiti, in questo capitolo ho cercato di lasciare lo spazio, ma tu avvertimi se  trovi qualke altro errore ke  provvedo a correggere!

Ireth Mezzelfa:ciao mi fa piecere vedere una tua recensione anche qui!Wow nessuno mi aveva mai detto che avevo uno stile cristallino,grazie!Dimmi cosa ne pensi di questo capitolo ok?Un bacio

Aletheia89:grazie per i complimenti,Elron è il mio preferito!Cosa ne pensi della sua spensieratezza giovanile?

Infine grazie anche a chi legge soltanto ma non recensisce!Baci vostra Thiliol Calime

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Beren e Lùthien ***


Capitolo 2: Beren e Lùthien

Quella sera fu invaso da una grande inquietudine che nulla riusciva a colmare. Si ritrovò a passeggiare per le vie della città senza meta, solo per poter tenere la mente impegnata. In fondo al cuore, però, sperava di poter rivedere quella splendida fanciulla dai capelli d’oro e gli occhi color dell’erba.

Guardò attentamente tutte le elfe della città ma nessuna aveva la sua splendida grazia, né la stessa bellezza. Infine, sconsolato e quasi convinto che la sua fosse stata effettivamente una visione, si sedette appoggiando la schiena a un tronco.

Forse quella era veramente un’apparizione di Yavanna…ma allora perché dare un altro nome?

< Celebrian > sospirò, gustando tutta la dolcezza contenuta in quelle poche lettere, senza accorgersi della presenza alle sue spalle.

< Cupi pensieri? > chiese Celeborn, facendolo sobbalzare. < Scusa, non volevo spaventarti > aggiunse < ma mi sembravi così serio e pensieroso! > si sedette accanto a lui, appoggiandosi a sua volta al tronco.

< Questa mattina mi è capitato qualcosa di indescrivibile > disse Elrond, guardando il cielo trapuntato di stelle < camminavo nella foresta, quando ho visto una fanciulla più bella persino della stessa Lùthien. All’inizio ho pensato che fosse un’apparizione,Yavanna che con il suo tocco infonde la vita. Ma lei poi mi ha parlato, e la sua voce era una cosa indescrivibile, così dolce e pura… > si voltò verso il signore di Lorien < L’ho cercata ovunque, ma non riesco a trovarla! Non so nulla di lei, se non il suo nome. >

< Ma, amico mio > disse Celeborn ridendo < se sai il suo nome, allora sai tutto di lei! >

Elrond lo guardò qualche istante, senza capire, poi qualcosa scattò nella sua mente e si aprì in un sorriso.

< Se ti dico il suo nome, tu potrai portarmi da lei? > chiese

< Certo…ma dimmi, come si chiama questa misteriosa fata dei boschi? >

< Il suo nome è il suono più melodioso che si possa concepire…il suo nome è Celebrian >

Celeborn rimase stupefatto. Sul suo viso la sorpresa aveva preso il posto di qualsiasi altra emozione e per un po’ non riuscì a pronunciare parola. Elrond lo guardò, preoccupato dalla sua reazione, ma anche fiducioso.

< Dimmi amico mio > disse infine < la conosci? >

< Beh > rispose quello < direi di si…è mia figlia! >

 

Celebrian era seduta all’estremità del grande talan, con le gambe che oscillavano oltre il bordo, intenta nella lettura di un piccolo libro dalla copertina argentata. Non si accorse della madre che le si era avvicinata fin quando lei non le mise una mano sulla spalla, spostandole una ciocca dei lunghi capelli dietro le orecchie.

< Cosa stai leggendo, figlia mia? > le chiese con dolcezza, sapendo già la risposta. Sua figlia leggeva quel libro da quando era bambina e ogni volta che i suoi occhi scorrevano quelle pagine, contemplandone le parole,  si illuminavano di gioia.

< Beren e Lùthien > rispose, distogliendo lo sguardo dalla sua lettura. Galadriel le sorrise, pensando a quando anche lei, ancor giovane, leggeva storie romantiche.

< Sai, madre > disse Celebrian < non credo di mai aver sentito una storia più meravigliosa di questa, così felice e triste allo stesso tempo! >

La fanciulla si bloccò, fissando gli occhi su sua madre: < Ma non so se io avrei mai fatto questa scelta > disse, chinando la testa.

< Forse tu non dovrai mai arrivare a fare una scelta del genere > la rassicurò Galadriel < E quando incontrerai l’amore, esso ti renderà felice in tutti i casi. >

Celebrian arrossì impercettibilmente,ma la cosa non sfuggì alla dama che la scrutò con il suo sguardo penetrante.

< Vi è qualcosa che divi dirmi? > chiese

< No > rispose in fretta, troppo in fretta, si disse Galadriel.

Sotto lo sguardo acuto di sua madre, Celebrian alla fine cedette: < Beh, madre, ho fatto un incontro insolito, questa mattina nel bosco. Stavo passeggiando quando un elfo molto strano mi ha chiamata Kementari > si interruppe, ridendo al pensiero dell’incontro < Era come se fosse uscito da una pagina dei tempi remoti, aveva i capelli bruni come il cielo notturno due occhi grigi, così lucenti che sembravano essere stelle scese dal firmamento… >

Una risata fragoroso a cristallina la interruppe. Galadriel rideva come di qualcosa di molto buffo, portandosi una mano sottile al ventre.

< Madre! Madre perché ridi? > Celebrian la fissò stupefatta e anche un po’ preoccupata.

< Tu figlia mia > disse Galadriel riprendendo fiato < hai incontrato Elrond di Gran Burrone! >

< Cosa!?! > esclamò < Lui era…era… >

< Già > rispose Galadriel, riprendendo a ridere, questa volta con meno enfasi.

Celebrian guardò per alcuni minuti la madre, poi si rilassò e trasse un profondo respiro:

< Ma sembrava simile a uno dei Valar >

 

Elrond non riusciva a credere alle sue orecchie. Come era possibile che quella stupenda ed eterea visione fosse la figlia di Celeborn? Era poco più che una bambina quando l’aveva vista l’ultima volta, così piccola che avrebbe potuto prenderla in braccio senza difficoltà. Una piccola bambina elfica di qualche primavera, e ora sembrava la cosa più bella che avesse mai visto nella sua vita.

< Cerca di riprenderti amico mio sono passati quasi duecento anni da quando venisti qui l’ultima volta, se non di più > disse Celeborn, come se gli avesse letto nel pensiero.

< Non credevo un elfo potesse cambiare tanto > si disse.

Il sovrano di Lorien si alzò in piedi e fece per andare via, poi si voltò con un piccolo sorriso:

< Spero che la tua visita non risulti vana, amico mio. Sei stato solo per troppo tempo ma mia figlia è un fiore raro, difficile da cogliere ma facile ad appassire. Non voglio che soffra. > disse, poi se ne andò, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Lui e Celeborn erano amici da molto tempo ormai ed era assolutamente certo che non si sarebbe opposto alla sua felicità, ma quando la sua felicità coincideva con la sua unica figlia? Allora le cose erano ben diverse e lui aveva paura di commettere errori. Non aveva mai pensato all’amore prima, sempre preso dalle responsabilità, impassibile sovrano di un regno in guerra. Ora però quell’incontro casuale, quel piccolo lasso di tempo in cui aveva scorto la sua figura luminosa, aveva cambiato tutto.

Avrebbe conquistato il cuore di Celebrian a tutti i costi, anche se questo avrebbe significato la fine di un’amicizia, persino se avesse dovuto mettere in pericolo la stessa Terra di Mezzo. Non avrebbe mai rinunciato.

Eccomi con il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto! Un grazie particolare a:

Alaide: grazie per la tua recensione,sono contenta che Elrond ti piaccia,ho cercato di renderlo il più simile possibile a quello descritto da Tolkien,spero di non essere andava OOC,cosa ne pensi invece di Celebrian?Di lei non abbiamo quasi nulla quindi ho dovuto un pò inventare! Baci

grazie anche a chi legge soltanto, anche se un commentino sarebbe gradito!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Come ghiaccio ardente ***


Ciao miei lettori! Torno con un nuovo capitolo di questa sofferta storia e finalmente il primo vero contatto tra i due! Forse vi sembrerà tutto molto affrettato, non preoccupatevi è completamente voluto; mi sono ispirata un pò alle storie d'amore del Silmarillion, in cui l'amore sboccia a prima vista (chiamiamolo pure colpo di fulmine) e avanza velocemente...considerando Elrond e Celebrian, per così dire,"antichi" mi sembrava la tipologia di storia più appropriata...Un grande bacio a Alaide che ha la bontà di recensire la mia storia,lietissima che ti piaccia.Il fatto che mi dici di non essere andata OOC su Elrond mi tranquillizza molto.Grazie a tutti e Buona lettura!

Capitolo 3: Come ghiaccio ardente

Elrond attraversò il corridoio a passo sicuro, fermandosi solo quando si trovò davanti a una porta di legno intagliato. Guardò il disegno sul battente di fronte a lui, seguendo le linee complicate dei rami che si intrecciavano tra loro. Finalmente si decise a battere tre rapidi colpi che parvero rimbombargli in testa, come se non avesse mai ascoltato altro in tutta la sua vita.

Dopo qualche secondo la porta si aprì ed Elrond si sentì quasi mancare: Celebrian portava un semplice vestito giallo, della stessa tonalità dei lunghi capelli che le ricadevano sciolti sulle spalle.

Non appena la fanciulla lo vide sentì il suo cuore accelerare i battiti. Gli sorrise raggiante e il suo volto si illuminò.

< Sei tu! > disse sorpresa.

< Si, sono io > rispose Elrond, non sapendo cos’altro dire, completamente ammaliato dalla bellezza della fanciulla.

< Ti va di passeggiare in mia compagnia? > le chiese. Rimase in attesa per qualche attimo che però gli parve un tempo interminabile. Mille pensieri gli si affollavano nella testa, pensò che la ragazza avrebbe rifiutato, che avrebbe riso o si sarebbe offesa per la sua incredibile sfacciataggine…invece Celebrian lo prese per mano, trascinandolo letteralmente fuori dal palazzo, tra gli alberi in fiore.

< Sono contenta che tu sia venuto a cercarmi > disse timidamente, arrossendo < Quando mia madre mi ha detto che eri tu l’elfo del bosco, beh…mi è sembrato strano…ma bello. >

Celebrian parlò piano, senza mai guardarlo negli occhi, ma Elrond poté capire perfettamente. Anche lui si era sentito spiazzato alla notizia che la splendida visione avuta nei boschi altro non era che la figlia di Celeborn.

< Sai > disse infine l’elfo, dopo alcuni minuti di silenzio < non credo di aver mai visto niente di più bello > si voltò e con una mano le sollevò il mento, in modo che i loro occhi si incontrassero.

Raccolse un fiore di Niphrendil e glie lo posò delicatamente tra i capelli, sfiorandole una guancia candida.

Celebrian tremò a quel fugace contatto come se la mano dell’elfo fosse fatta di ghiaccio. Sensazioni nuove per lei si impossessarono del suo cuore e  desiderò un nuovo contatto come se da ciò dipendesse la sua vita.

Ripresero a camminare in silenzio ma lei non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo accompagnatore. I capelli, bruni e setosi, sembravano ricoperti di piccole stelle argentate; si ritrovò a pensare a quanto fosse alto rispetto a lei che gli arrivava solo a una spalla.

< Celebrian > la chiamò Elrond, distogliendola dai suoi pensieri < ti piacciono le montagne? >

< Perché me lo chiedi? >

< Non lo so, scusami > disse. In realtà lo sapeva benissimo il motivo della sua domanda. Desiderava averla sempre con se, poterla amare per tutta l’eternità, vivere felici insieme a Gran Burrone, vicino le montagne.

< Si, mi piacciono molto le montagne > rispose tranquillamente. Era vero, il profilo alto e minaccioso delle Montagne Nebbiose l’aveva sempre affascinata e desiderava poterle attraversare, un giorno. Improvvisamente si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato bello poter passare le montagne in compagnia di Elrond.

Continuarono a camminare in silenzio, dandosi solo occhiate fugaci. Era il crepuscolo quando si lasciarono, davanti alla porta intagliata.

Elrond si inchinò prendendole una mano e portandosela alle labbra. Quel nuovo contatto, il secondo quel giorno, scatenò nuovamente strane emozioni in Celebrian.

Questa volta non era stato solo lo sfiorare di un dito, ma qualcosa di più prolungato e potente.

Sentì le labbra morbide dell’elfo toccarle la pelle e le gambe minacciarono di cedere. Desiderò che quelle labbra si spostassero dalla sua mano, desiderò che incontrassero le sue.

Quando si chiuse la porta alle spalle si afflosciò sul pavimento, spaventata da quella nuova sensazione. Se fossero rimasti insieme ancora un poco, sapeva che non avrebbe resistito. Le immagini della giornata appena trascorsa le si affollarono nella mente e in ognuna di esse c’era lui, alto e bello come un dio. Si sentiva felice come mai era stata in vita sua e l’unica cosa che desiderava era rivederlo e passeggiare ancora con lui.

 

La mattina dopo Celebrian si svegliò piena di leggerezza senza sapere il perché, poi si ricordò di Elrond e della giornata trascorsa insieme.

Si alzò dal letto e si vestì, cantando  una vecchia canzone che le aveva insegnato suo padre.

Si interruppe quando sentì bussare alla porta. Corse ad aprire, sperando di vedere il marmoreo volto di Elrond, i suoi capelli corvini e i suoi occhi grigi, ma non riuscì a celare la delusione quando invece vide quello austero di suo padre.

< Padre! > esclamò.

< Si, perché aspettavi qualcun altro? > chiese Celeborn, nascondendo il suo divertimento.

< Ma ceto che no > rispose Celebrian, voltandosi per nascondere il rossore che le imperlava le guance.

< Bene. > disse quello, entrando e chiudendo la porta dietro di se. Si avvicinò al piccolo balcone, affacciandosi al parapetto. La giornata era limpida e mite, tipica della primavera; riusciva a vedere il bosco che si stendeva a perdita d’occhio, verde e oro.

< Non ti ho trovata ieri > disse il sovrano, voltandosi verso la figlia che era rimasta silenziosa alle sue spalle.

Celebrian arrossì cercando velocemente di trovare una scusa per giustificare la sua assenza del giorno precedente.

Celeborn sorrise.

< Allora è come immaginavo. > si avvicinò alla porta e la aprì, poi si rivolse nuovamente a lei:

< So cosa significa l’amore, figlia mia. Spero che tu possa essere felice >

Rimasta sola Celebrian riflettè sulle parole del padre;se ciò che sentiva era veramente amore,allora,si disse,avrebbe voluto innamorarsi sempre,perché era la sensazione più splendida che avesse mai provato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Profumi ***


Eccomi di nuovo qui, dopo il primo incontro e il primo contatto eccone un altro...vedrete cosa succederà e come reagiranno i due!Grazie mille ad Alaide e a Facy per le loro recensioni e per aver inserito questa storia tra i preferiti,vi lascio a questo nuovo e un pò più piccolo capitolo.

Capitolo 4: Profumi

Il sole aveva ormai raggiunto l’ovest e irradiava i suoi raggi miti attraverso le fronde degli alberi, colpendo Elrond sul viso.

Si sentiva leggero e felice come non lo era da tantissimo tempo, forse non lo era mai stato. Ripensò alla giornata precedente, trascorsa in compagnia di Celebrian, alle sue parole che gli scaldavano il cuore e ai movimenti  così pieni di grazia da sembrare quasi una danza.

Avrebbe voluto rivederla, ma era indeciso. Si sentiva incredibilmente giovane e impacciato, nonostante non lo fosse più ormai da tempo.

Si chiese se anche suo padre si fosse sentito così quando vide la donna che amava per la prima volta. Rise di queste sue domande; non pensava spesso a suo padre, o a sua madre, era come se non li avesse mai conosciuti. Li conosceva attraverso i poemi e i canti su di loro, ma non aveva mai avuto l’occasione per conoscerli veramente per quel che erano, ma ora avrebbe voluto  qualcuno con cui parlare… pensò a Gil-galad, era stato quasi un padre per lui, pensò a Cirdan, presso il quale aveva vissuto tanti anni e pensò a Elros, suo fratello, morto da troppo tempo…

Passi leggeri alle sue spalle lo riscossero, facendogli scuotere la testa, come chi si sveglia da un lungo sonno.

La figura snella ed eterea della giovane elfa si stagliò in controluce, apparendo solo come un’ombra scura in un mare color porpora.

< Cosa fai? > chiese Celebrian. La sua voce risuonò come una musica nel silenzio del crepuscolo.

< Pensavo a tante cose tristi > rispose Elrond. Immediatamente il viso di Celebrian si incupì. Alzò una mano e la poggiò sulla spalla dell’elfo, spostando una ciocca di capelli neri.

Elrond la prese, portandosela alle labbra.

< Non temere > le disse < il tuo arrivo mi ha riscosso e i pensieri cupi sono spariti >

Celebrian alzò gli occhi e sorrise. Voleva avvicinarsi di più, voleva essere stretta contro il corpo agile dell’elfo che le stava seduto di fronte. Si sistemò più comodamente, appoggiando la testa nell’incavo del suo collo. Ne respirò il profumo:sapeva di bosco, di mare e qualcos’altro che non riusciva a decifrare.

< è bellissimo il tramonto > disse, con un sospiro.

< Si, è bellissimo > rispose Elrond. In realtà, però, non stava guardando il tramonto. I suoi occhi erano concentrati sul viso della fanciulla, a pochi centimetri dal suo. La bocca gli si seccò mentre una voce insistente nella sua testa gli ordinava di baciare quelle labbra rosee.

Obbedendo come a un ordine, le sollevò il mento con la mano e la guardò negli occhi per un istante, prima di appoggiare le sue labbra su quelle dell’elfa.

Celebrian rimase come paralizzata, con gli occhi sbarrati poteva vedere ogni dettaglio della pelle perfetta di Elrond. Un brivido le attraversò tutto il corpo e il cuore cominciò a battere a una velocità incredibile.

Chiuse gli occhi, assaporando il gusto dolce di quel bacio e affondando una mano nei soffici capelli corvini.

Elrond l’afferrò per la vita, costringendola dolcemente  ad avvicinarsi ancora di più a lui. Ogni centimetro del suo corpo ardeva di desiderio mentre approfondì il bacio cautamente, spaventato da un’eventuale reazione. Ma Celebrian non si scostò.

Si ritrovarono improvvisamente stesi sull’erba umida, abbracciati.

Celebrian sentì il peso dell’elfo su di se. Il cuore aumentava i battiti. Il tempo sembrava dilatarsi all’infinito.

Si costrinsero ad allontanarsi, come spinti da un impulso esterno. Si guardarono per alcuni secondi, poi Celebrian sorrise.

< Che buon sapore hai! > disse arrossendo.

Elrond si alzò di scatto, allontanandosi da lei con sguardo confuso.

< Mi dispiace > ansimò. Si sentiva come se fosse appena tornato da una lunga corsa e la testa gli girava.

Era come inebriato da quel contatto inaspettato. Come aveva potuto lasciarsi andare in quel modo, lui che era sempre così austero? Si ripromise che non sarebbe accaduto mai più, ma un leggero soffio di brezza gli portò alle narici il suo profumo, come di rugiada mattutina, e si sentì impazzire.

< Non devi dispiacerti > disse Celebrian, alzandosi a sua volta e avvicinandosi all’elfo < è stato…è stato il momento più bello della mia vita > gli sorrise, toccandogli una guancia.

Perché doveva essere così incredibilmente innocente? Elrond non riusciva a pensare, quel sorriso era così disarmante da annebbiargli la mente.

Si chinò,schiudendole nuovamente le labbra in un altro bacio. Non sarebbe mai riuscito a resisterle. Forse era meglio,per una volta,seguire il cuore,piuttosto che la mente.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: per sempre ***


Eccomi qui,un altro capitolo per voi...molto romantico! Buona lettura!

Capitolo 5: Per sempre 

Quanto tempo era passato da quando si erano baciati per la prima volta? Nel mondo esterno le foglie erano cadute dieci volte dai loro rami, colorando la terra di rosso e oro, ma per gli elfi il tempo scorre diversamente, e a Celebrian sembrava fossero trascorse solo poche ore.

Ripensava continuamente a quella sera, al tocco delle sue labbra e al suo profumo. Ogni volta che ne incrociava lo sguardo si perdeva in quegli occhi grigi, senza tempo, come pozzi profondi. Sentiva un fuoco nascosto dietro quello sguardo, una fiamma che la spaventava e affascinava allo stesso tempo, la stessa che l’aveva colpita al loro primo incontro.

Elrond entrò silenzioso nella sua stanza, arrivandole alle spalle e cingendole la vita.

< Sei felice, amor mio? > chiese, guardando con lei il bosco d’oro attraverso la finestra aperta.

Celebrian non rispose, ma girò la testa per incontrare le sue labbra. Le parole non sarebbero bastate per descrivere la felicità che provava in quel momento. Suo padre aveva finalmente acconsentito alle nozze e presto sarebbe diventata la signora di Imladris.

< Credi che mi piacerà Gran Burrone? > chiese, pensierosa.

< Sembra creato appositamente per te, mia signora! >

Lo baciò appassionatamente. Amava quando la chiamava ‘mia signora’, il tono in cui lo diceva…amava tutto di lui…

< Vorrei essere già lì! >

< Anche io… anche se > aggiunse preoccupato < molti avranno da ridire sulla mia lunga assenza… >

< Sono sicura che Erestor ha fatto un buon lavoro in tua assenza > risero.

Improvvisamente la porta si spalancò, facendoli sobbalzare. Un elfo dall’aria stravolta entrò nella stanza, dirigendosi verso Elrond.

< Mio signore > ansimò < finalmente vi ho trovato! La cerimonia inizierà tra poco più di un’ora, vi prego di seguirmi! >

Celebrian guardò sbalordita prima l’elfo, poi Elrond.

< Credevo che non mi avrebbe mai cercato qui > si giustificò questi, poi, rassegnato, seguì l’elfo nei corridoi.

Celebrian si guardò nel grande specchio alle sue spalle. Un lungo abito bianco, con ricami d’oro, le scendeva fin oltre le caviglie. Lo scollo a barca lasciava intravedere le spalle bianchissime,mentre i capelli erano acconciati semplicemente, con due piccole trecce che partivano dai lati, unendosi poi dietro la nuca.

A fianco alla sua immagine comparve quella alta e luminosa di Galadriel, che le sorrideva felice.

< Non sei mai stata così bella figlia mia > disse.

Poi slacciò la collana che portava al collo e la mise intorno a quello della figlia.

Celebrian osservò la pietra: verde e lucente era incastonata in una spilla argentata a forma di aquila. Le ali distese davano l’impressione che sarebbe volata via da un momento all’altro. La luce si rifletteva mandando bagliori come di stelle.

< Questa è l’Elessar > disse Galadriel < la gemma elfica, conservala > poi si chinò, per baciarla sulla fronte.

< Grazie madre >

Celebrian si incamminò verso la piccola radura dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Decine di Elfi erano in piedi ad attenderla; riconobbe Thranduil, re del bosco Atro, ma i suoi occhi correvano alla ricerca di Elrond. Finalmente lo vide, luminoso nella sua veste azzurra, con un sottile cerchietto d’argento sul capo. La osservava rapito, dimentico di tutto ciò che lo circondava.

Lo raggiunse ed egli le prese la mano. Si guardarono negli occhi, senza distogliere mai lo sguardo, per tutto il tempo. Non sentirono Celebron pronunciare la formula di rito, risposero meccanicamente, persi solo l’uno nell’altra, comunicando i loro sentimenti con gli occhi.

Quando la cerimonia finì un gruppo di musici iniziò a suonare e si aprirono le danze.

Elrond si avvicinò e si inchinò profondamente:

< Vuoi farmi l’onore di questo ballo, mia signora? > disse.

Celebrian sorrise prendendo la mano che le veniva offerta e incamminandosi verso il centro della radura, illuminata dai raggi del sole calante.

Iniziarono a volteggiare al ritmo di quella dolce melodia e improvvisamente Elrond si rese conto che non avevano mai ballato prima. Era incredibilmente leggera e sembrava non toccare terra.

Celebrian si appoggiò al suo petto e chiuse gli occhi, assaporando quel momento. Non riusciva quasi a credere di essere diventata sua moglie, tutto le sembrava un lungo e meraviglioso sogno.

< Che ne dici di andare via da tutta questa confusione? > le chiese Elrond a bassa voce, così che solo lei potesse sentirlo.

Celebrian annuì. La prese per mano e la condusse lontano dalla radura, nella foresta. Le prime stelle irradiavano già molta luce, illuminando il sentiero.

Camminarono mano nella mano per un po’, finché la musica in lontananza non scomparve del tutto. Una strana agitazione si impossessò di entrambi, come se fossero indecisi su cosa fare.

Elrond sentiva la presenza di Celebrian al suo fianco e il desiderio di stringerla divenne impellente, quasi insopportabile.

La baciò all’improvviso, prima dolcemente, poi sempre più appassionatamente. Celebrian gli passò una mano  tra i capelli, stringendosi di più a lui.

Sapeva che non avrebbe potuto aspettare un minuto di più, il bisogno di sentirla così vicina era quasi un malessere fisico.

Le slacciò il vestito, che scivolò cadendo sull’erba. La sua pelle era bianca come alabastro, delicata e morbida. Celebrian rabbrividì alla brezza serale, ma Elrond la cinse con le sue braccia, riscaldandola.

Anche Celebrian iniziò a spogliarlo, impacciata. Fece scorrere le ditta sul corpo di lui, sondandone ogni singolo muscolo, ogni piega della pelle. Si guardarono per un lungo istante, senza fiato.

 Elrond si avvicinò,baciandola sulle labbra, poi scendendo al collo e infine percorrendo tutto il corpo fino al ventre piatto. La sentì fremere aggrappandosi a lui.

< Ti amo > le sussurrò in un orecchio

< Ti amo > rispose lei, con un filo di voce. Lo sentiva vicino, ma non era abbastanza. Voleva che fosse suo, per sempre. I loro respiri accelerarono e si intrecciarono, diventando un tutt’uno.

Finalmente si unirono, il cuore che martellava nel petto e sembrava perforarlo. Elrond sentì tutti i suoi muscoli tendersi mentre la mente veniva trasportata come in un’altra dimensione. Non riusciva più a pensare.

Il corpo di Celebrian sembrava minuscolo sotto di lui, la vita sottile dava l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro.

Infine si scostò ,stendendosi al suo fianco sull’erba.

Celebrian gli si avvicinò, appoggiandosi al suo petto nudo e arrotolandosi una delle sue ciocche corvine al  dito.

< Ora siamo davvero marito e moglie > disse ad occhi chiusi. Si rannicchiò ancora di più contro di lui, tremando per il freddo. Elrond l’abbracciò mentre, con una mano, le sfiorava la guancia.

< Non temere, amor mio, staremo insieme per sempre > disse.

Sulle labbra della fanciulla apparve un piccolo sorriso.

Un grazie particolare a:

Facy:Grazie dei complimenti!Sono molto contenta che ti piaccia la mia storia ed Elrond,che è il mio personaggio preferito in assoluto!Mi raccomando fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!

Alaide:grazie carissima,i tuoi complimenti mi riempiono di gioia...cosa mi dici del matrimonio?

Infine ringrazio anche coloro che leggono solamente.Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Imladris ***


Salve a tutti! Sto cominciando ad aggiornare un pò più velocemente come vedete, sinonimo di una cosa sola: la scuola è finita! Ergo, ora posso dedicarmi solo e completamente a voi, o miei lettori! Capitolo di transizione questo, piuttosto descrittivo e forse un pò noioso, ma indispensabile per ciò che viene dopo!Grazie mille ed Alaide e facy che recensiscono e ai tanti lettori silenziosi.Ora vi lascio al capitolo, buona lettura!

Capitolo 6: Imladris

Erano in viaggio da dieci giorni, quando finalmente giunsero in vista della loro meta. Celebrian spalancò gli occhi, rimanendo senza fiato: un’ampia valle si stendeva in una conca ai suoi piedi. Una cascata gorgogliava scendendo a un lato e immergendosi in un fitto bosco. Una grande casa si intravedeva tra gli alberi, bianca e azzurra, passando attraverso il paesaggio e includendo nel suo immenso giardino anche il ruscello.

Celebrian aveva sognato molte volte Gran Burrone da quando si era sposata, alcuni mesi prima, ma non avrebbe mai immaginato tanta bellezza. Sentiva come se quel luogo fosse stato creato per lei, così tranquillo e pieno di vita.

Elrond le si accostò, osservando lo stupore negli occhi della dama. Il verde intenso pareva brillare di una luce nuova e meravigliosa; si rese conto di amarla più della sua stessa vita.

< Ti piace la tua casa, amore mio? > le chiese

< è bellissima > rispose senza distogliere lo sguardo, poi si voltò, incontrando gli occhi grigi dell’elfo < non credevo di poter amare tanto un posto che non fosse Lorien, ma questo… > la sua voce tremò e si spense.

Elrond sorrise, poi spronò il cavallo e insieme continuarono a scendere lungo il sentiero. Quando finalmente varcarono i cancelli di Imladris furono accolti da un coro di molte voci e canti di benvenuto. Erestor, a cui era stato affidato il comando in assenza del sovrano, si avvicinò a loro.

< Mio signore, finalmente siete qui! Si è sentita molto la vostra mancanza > disse < e tutti noi eravamo ansiosi si conoscere dama Celebrian > aggiunse con un profondo inchino.

Elrond smontò con agilità dal suo destriero e appoggiò una mano sulla spalla di Erestor.

< Sono qui amico mio, e hai potuto appurare che non ho perduto completamente il senno, sposandomi. >

L’elfo guardò sorpreso il sovrano. Elrond rise, guardandolo di sottecchi:

< Ti conosco, mio buon Erestor, e so perfettamente che sei stato in gran pena. Non vedevi l’ora di scoprire se  mia moglie fosse bella o meno, in modo da poterti mettere l’anima in pace. >

Erestor rimase stupito per alcuni secondi, senza sapere cosa rispondere. Elrond rise ancora, avvicinandosi a Celebrian e prendendole una mano. La baciò e disse in modo che tutti potessero sentirlo:

< Salutate dama Celebrian di Imladris! Ella sarà la vostra signora da ora in avanti! > Gli elfi si inchinarono profondamente.

Poi, inaspettatamente Elrond la baciò, cingendole la vita. Celebrian si sentì avvampare, non solo per il bacio e il tocco dell’elfo, ma anche per la vergogna;loro non si erano mai baciati in pubblico, nonostante fossero ormai sposati.

Poi la prese per mano:

< Vieni, mia signora, entra nella tua casa! >

Si incamminarono attraverso l’ampio cortile, seguiti da Erestor e dagli abitanti dell’ultima casa accogliente. Quando entrarono nel salone, fiocamente illuminato, Celebrian dovette trattenere quasi le lacrime. Non aveva mai visto niente di simile prima, in quel salone, dove risplendeva solo la tenue luce di un camino, sembrava esserci l’intera terra di mezzo. Lasciò la mano del suo sposo e avanzò fino al centro del salone, alzando poi lo sguardo sul soffitto di legno intagliato.

< Il salone del fuoco > disse Elrond avvicinandosi

Celebrian si girò verso di lui, sorridendo radiosa.

< Oh Elrond,è meraviglioso!Sono così contenta di essere qui! > gli gettò le braccia al collo.

< Bene,sono contento che ti piaccia, temevo che avresti voluto tornare a Lorien! > disse ridendo.

< Ma come? > rispose la dama, fintamente offesa < come puoi pensarlo? Io ti amo e resterò con te per sempre! >

Elrond sorrise, posandole un leggero bacio sulle labbra. Si, ne era sicuro, sarebbero rimasti insieme per l’eternità. Non riusciva a immaginare una vita senza il verde brillante dei suoi occhi, senza il suono della sua voce melodiosa.

 

Celebrian osservava attenta la sua immagine riflessa nel grande specchio della sua camera. Si vedeva diversa. Si sentiva diversa. Non era più la piccola Celebrian, la fanciulla a cui piaceva girovagare nei boschi o fare il bagno nel ruscello, ora era la dama di Imladris, la sposa di Elrond. Il pensiero la fece tremare. Per tutto il giorno lui l’aveva portata in giro per l’enorme casa, mostrandole ogni salone, ogni camera e ogni giardino, e lei non aveva avuto tempo di pensare a nulla, incantata com’era dalla meraviglia della sua nuova dimora. Ma ora sentiva come un nodo allo stomaco, un masso che si era incastrato e non riusciva più a uscire. Era preoccupata, quasi spaventata dalla sua nuova vita.

< Qualcosa non va? > le chiese Elrond avvicinandosi silenzioso e sedendosi dietro di lei.

< Ho paura > rispose. L’elfo assunse un’aria preoccupata e si avvicinò ancora un poco alla sua sposa.

< Di cosa hai paura, Celebrian? >

< Non so…vi è come un’ombra dentro di me che ha oscurato la mia felicità. Un presentimento infausto. > si voltò, incontrando gli occhi grigi dell’elfo alle sue spalle. La guardava spaventato, senza capire. Cosa poteva averla turbata così improvvisamente?

< Non preoccuparti, Celebrian > disse, dopo un lungo istante di silenzio < ci sono io qui con te, non devi temere nulla, è solo la paura di qualcosa di nuovo >

Le accarezzò una guancia, dolcemente. Ella rabbrividì a quel contatto piacevole e inclinò leggermente la testa, gli occhi chiusi.

< Si, hai ragione. Non è nulla > disse, appoggiando a sua volta la mano su quella di Elrond.

< Baciami > sussurrò.

L’elfo non se lo fece ripetere. Posò le sue labbra su quelle della dama in un bacio prima tenero, poi sempre più passionale. Si ritrovarono distesi sul letto, abbracciati, mentre anche le loro lingue si intrecciavano.

< Non devi avere paura, amore mio, io ti proteggerò sempre. > le sussurrò in un orecchio, mentre faceva scivolare lentamente il lungo abito leggero sul pavimento.

 

Fu svegliata dai primi raggi del sole. Si sentiva immensamente felice, ma non ricordava il motivo, poi le immagini della sera precedente le tornarono alla mente; i suoi baci, le sue carezze, il peso del suo corpo su di lei le erano indispensabili più dell’aria. Sorrise stiracchiandosi, per poi alzarsi. Raggiunse a piedi nudi il bagno che si apriva nella stanza per trovare la grande vasca di marmo già riempita. Candele profumate erano accese ai bordi e petali di rose galleggiavano sull’acqua.

Vi si immerse e si accorse che era piacevolmente calda. Si, pensò, Elrond pensa proprio a tutto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Fuoco e Aria ***


Salve miei lettori! Avevamo lasciato Celebrian ed Elrond appena arrivati a Imladris e li ritroviamo lì già da un pò...Nuovo personaggio in arrivo, anche se non è nuovo per niente poichè tutti lo conoscete....grazie mille a Facy e Alaide per le recensioni,buona lettura!

Capitolo 7: Fuoco e Aria

Elrond osservò attentamente il vecchio che gli stava di fronte, appoggiandosi a un lungo bastone col capo chino. Notò gli occhi scintillanti sotto le folte sopracciglia e se ne meravigliò.

< Dici di venire dall’Ovest, ma come posso crederti, vecchio? Non ti conosco, dimmi almeno il tuo nome. >

< Ho molti nomi, signore > disse il vecchio, alzando la testa e guardandolo negli occhi. Elrond si sentì come trapassato dall’acutezza di quello sguardo, come se lo stesse scandagliando fino nei più profondi recessi della sua anima. < Ma gli elfi mi chiamano Mithrandir >

Mithrandir sorrise. Il cuore di Elrond sussultò e improvvisamente gli credette. In fondo a quegli occhi gli parve di vedere una luce accecante, come di un fuoco che brucia inestinguibile e potente.

< Forse, mio signore, gradirai i saluti che porto per te da parte di Cirdan > disse, poi alzò una mano e Elrond vide un anello rosso scintillare al terzo dito.

< Ma è l’Anello di fuoco! > esclamò sorpreso, mentre la mano sinistra scattava inconsapevolmente per toccare Vilya, l’Anello d’aria che portava al dito. Rimasero così a fissarsi negli occhi per qualche secondo, poi Elrond si mise a ridere.

< E così Cirdan ti ha donato ciò che aveva di più prezioso! Ti sarà molto utile Mithrandir nei tempi a venire, ma suppongo che questo ti sia già stato detto > disse, cercando di tornare serio.

< Elrond di Gran Burrone è sicuramente saggio e vede lontano. Da parte mia, non riesco a scorgere nel mio futuro, tuttavia > aggiunse < credo anch’io che mi sarà utile. >

L’elfo e lo stregone si incamminarono lungo il piccolo viale del giardino, l’uno alto e fiero, l’altro appoggiato al bastone, fumando da una lunga pipa di legno.

< Ho viaggiato nel lontano Est > disse Mithrandir, rompendo per primo il silenzio < e ho ricevuto segnali che non mi tranquillizzano affatto > si fermò e guardò l’elfo negli occhi < Sauron tornerà, questo lo sappiamo entrambi. Dobbiamo essere i primi a muoverci, riunire i saggi prima che sia troppo tardi. >

Elrond sospirò,voltandosi ad osservare i boschi in lontananza dove già l’autunno aveva fatto sentire i suoi primi freddi.

< Ci muoveremo Mithrandir, fidati di me. Sono perfettamente consapevole del pericolo, nonostante io stesso abbia cercato per molto tempo di convincermi che sia tutto finito. >

Si voltò di nuovo verso lo stregone.

< Sauron tornerà presto, l’Anello verrà ritrovato e noi ci ritroveremo ad affrontare una grande guerra, e io…beh io non ne ho la forza… >

< Si invece. > disse Mithrandir convinto, appoggiandogli una mano sulla spalla.

 

Celebrian camminava pensierosa, spostando con un piede le foglie rosse cadute sul terreno. Si sentiva incredibilmente felice, come non lo era mai stata. Sentiva l’impellente bisogno di vedere Elrond e confidargli tutto, vedere i suoi occhi illuminarsi e sentire il sapore delizioso delle sue labbra.

Girò l’angolo e finalmente lo vide, avvolto in una splendida veste viola e argento che metteva in risalto i suoi capelli corvini. Si stupì di quanto ancora la sua perfezione le mozzasse il fiato. Era in compagnia di un vecchio vestito di grigio e avevano entrambi un’aria molto seria.

Fece per andarsene in silenzio, per non disturbare i loro discorsi, ma Elrond si accorse di lei e si aprì in un ampio sorriso.

< Celebrian! > gridò per fermarla.

La dama tornò timidamente indietro per accostarsi al suo sposo.

< Mithrandir, questa è mia moglie, dama Celebrian >

< Salute,mia signora > disse Mithrandir, inchinandosi profondamente. Aveva sentito molto parlare della bellezza della dama di Imladris,ma ora che la vedeva capiva che era molto più bella. La primavera e l’inverno sembravano fondersi conferendole una fragilità e una forza uniche.

< Salve Mithrandir. > rispose Celebrian < spero che vogliate trattenervi! >

< Sono spiacente, mia signora, ma andrò via tra breve. Comunque non preoccupatevi > continuò con un piccolo sorriso < tornerò spesso qui a Imladris >

Mithrandir si inchinò alla dama e salutò Elrond, prima di avviarsi a passo sorprendentemente rapido verso il cancello.

< è un uomo molto strano > disse Celebrian, una volta rimasti soli.

< E straordinariamente saggio, io credo più di Curunir, che tutti considerando il più saggio… Ma non pensiamo a lui > esclamò, voltandosi e prendendola tra le braccia < pensiamo a noi >

La baciò e ancora una volta  Celebrian si sentì sciogliere. Quando si allontanarono lo guardò di sottecchi, poi sul suo volto comparve un enorme sorriso

< Devo dirti una cosa meravigliosa! > disse

< Cosa? > rispose Elrond, distanziandosi leggermente per poterla guardare meglio negli occhi.

< Sono incinta! >

< Cosa? > chiese Elrond sconvolto.

Non se l’aspettava, non aveva mai preso in considerazione la cosa, non subito almeno…beh erano passati già alcuni anni ma…no, non era pronto.

Celebrian dovette leggere la preoccupazione negli occhi grigi dell’elfo perché assunse un’aria a sua volta preoccupata:

< Non sei contento? Perchè non dici niente? > domandò.

Elrond la lasciò e si sedette su un muretto:

< Io…io…non credo di essere pronto… > sussurrò.

Celebrian si sedette accanto a lui e li posò una mano, candida e affusolata, sul volto.

< Certo che sei pronto! > disse, con un sorriso. Non riusciva a capire la sua paura, come poteva pensare di non essere in grado di fare il padre, lui che ai suoi occhi appariva come la perfezione in persona?

< Elrond > continuò, più decisa < tu puoi fare qualsiasi cosa, anche il padre! Io ti amo e insieme vedrai che ce la faremo >

Elrond guardò la dama, apparentemente così fragile, che lo incoraggiava. Quegli occhi, verdi come un prato in primavera, risplendevano di una luce nuova e improvvisamente fu invaso da un amore nuovo, tenero, verso di lei e verso la nuova creatura non ancora nata.

Si chinò, poggiando le sue labbra su quelle morbide di Celebrian.

< Ti amo, Kementari > le disse.

P.S. per chi non lo sapesse (credo pochi) Narya è l'anello di Fuoco che Cirdan diede a Gandalf quando questi arrivò ai porti grigi, Vilya è l'anello d'aria che Gil Galad diede a Elrond nell'ora della sua morte. L'ultimo dei tre nelli degli elfi,l'anello d'acqua, è in possesso di Galadriel.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Gemelli ***


Salve miei cari! Oggi per voi mini capitolo,ma uno dei miei preferiti...grazie a Facy, Alaide e Eruyome per le loro recensioni.Buona lettura!

Capitolo 8: Gemelli

Elrond camminava freneticamente avanti e indietro nel corridoio che portava alla sua stanza da letto. Le mani gli tremavano e sentiva un sudore gelido percorrergli il collo e la schiena. Improvvisamente la porta si aprì e ne uscì un’elfa dall’aria stanca. Si asciugò il sudore dalla fronte con l’estremità del bianco grembiule, sul quale vi erano alcune leggere macchie rosse.

L’elfa si avvicinò a Elrond, che subito le corse incontro.

< Allora? Sta bene? Cos’è successo? > domandò, con una punta di isterismo nella voce.

< Non preoccupatevi, mio signore > disse quella, sorridendo gentilmente < sta benissimo, solo che è stato più difficile del previsto… >

< Difficile? Perché? > la interruppe Elrond, preoccupato.

< Oh, nulla di grave, mio signore > rispose l’elfa con uno scintillio negli occhi nocciola < credo che avrete il doppio delle soddisfazioni…sono due gemelli! > aggiunse.

La preoccupazione sul volto del signore di Gran Burrone si trasformò prima in vivida incredulità, come se non avesse ben compreso quelle parole, poi, lentamente, il suo volto si illuminò e un ampio sorriso gli increspò gli angoli della bocca.

< Ge-gemelli hai detto? > domandò, afferrandola per le spalle.

L’elfa sorrise e annuì. Elrond la lasciò andare e corse nella stanza da letto.

Celebrian era stesa sul letto con espressione stanca ma felice. I gemelli erano poggiati al suo fianco,uno a destra e uno a sinistra, e lei li stringeva tra le braccia, accarezzandoli le piccole guance.

Elrond si accostò al letto e baciò sua moglie, poi li prese in braccio e li guardò attentamente.

Erano piccoli e delicati, così fragili che Elrond aveva quasi paura di romperli. Sulla testa spuntavano radi ciuffi di capelli corvini, tanto corti da mettere in risalto le piccole orecchie a punta.

Avevano gli occhi chiusi ed egli si chiese di quale colore fossero, se grigi come i suoi oppure verdi e brillanti come quelli di Celebrian.

< Sono i tuoi eredi, amor mio > gli disse stancamente la dama < non vuoi dar loro un nome? >

< Sarete Elladan ed Elrohir > disse Elrond in un sussurro < e i vostri nomi saranno leggenda! >

Si chinò per posare i due gemelli sul letto, di fianco alla madre, ma Elladan allungò una mano e lo trattenne, afferrando il suo dito. Elrond si sentì quasi mancare a quel tocco.

Non credeva possibile tanta gioia. Non aveva mai provato cosa significasse essere toccati da un essere che ti apparteneva completamente, così indifeso, così incredibilmente dipendente da te.

Si alzò, osservandoli con un misto di dolcezza e timore. Uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle e sospirando.

Mithrandir era seduto su una sedia proprio di fronte alla porta, ma Elrond non se ne stupì. Si era abituato ormai alle stravaganze dello stregone, al suo apparire e scomparire all’improvviso. Si sedette al suo fianco e chiuse gli occhi.

< Congratulazioni, amico mio > disse Mithrandir < due gemelli! >

< Già… > rispose Elrond, poi improvvisamente aprì gli occhi e si volse verso lo stregone < combatteranno anche loro contro Sauron… >

< Si, ma non riesco ancora a vedere il loro destino >

< Nemmeno io…tuttavia so che combatteranno e mi spaventa… >

Lo stregone lo scrutò attentamente e per un breve istante si guardarono in silenzio. Fu Elrond a romperlo per primo:

< Non posso impedirglielo vero? > chiese

< No, non puoi, così come nessuno avrebbe potuto impedire a te di combattere > rispose Mithrandir

< Vero… > Elrond sospirò e si alzò in piedi < Non pensiamoci amico mio, tutto ciò deve ancora venire e solo i Valar lo conoscono…quando verrà il momento allora ci penserò >

 

Celebrian fu svegliata da un lieve movimento al suo fianco e quando aprì gli occhi ne vide la causa. Elrohir si muoveva in cerca del corpo della madre.

Allungò un braccio per stringerli a sé e ne assaporò il calore come se ne dipendesse la sua stessa vita. Si sentiva stanca, ma enormemente felice. Si guardò intorno, sperando di scorgere l’altera figura di Elrond, ma lui non c’era. Delusa si alzò leggermente sul letto, appoggiando la schiena contro l’alta testiera in ferro battuto. Guardò i suoi due figli e si ritrovò a pensare a come sarebbero stati una volta cresciuti.

Si figurò le loro figure slanciate, identiche, con i lunghi capelli del colore della notte, simili a quelli del loro padre. Solo gli occhi rimanevano ancora un’incognita. Le sarebbe piaciuto vedere i suoi occhi verdi sotto i capelli corvini, allora sarebbero stati una vera fusione tra loro due, il coronamento perfetto del loro amore.

Il rumore della porta che si apriva la fece sobbalzare. Elrond la richiuse dietro le sue spalle e si avvicinò al letto, inginocchiandosi accanto ai gemelli e sorridendo.

< Sono così meravigliosi! > sussurrò ammirato.

Celebrian sorrise e si chinò in avanti per baciarlo:

< Sono meravigliosi perché somigliano a te. >

< Diventeranno dei grandi guerrieri! >

Il volto della dama, a quelle parole, si incupì.

< Dovranno andare in battaglia? > chiese. La sua voce sembrava quella di una bambina triste.

Elrond le sollevò il mento per poterla meglio guardare negli occhi.

< Non potremo impedirglielo, non sarebbe giusto. > disse < Devono difendere la Terra di Mezzo >

Una piccola lacrima scese dagli occhi della dama, attraversandone la curva morbida del viso.

< Meled nin* > disse baciandole la fronte < non temere, io li proteggerò sempre >

*amore mio (NdA)

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Ombre ***


Eccomi qui con un altro capitolo! Grazie a Eruyome e Alaide per le loro recensioni, sono contenta che vi sia piaciuto Elrond in versione 'dolce paparino premuroso'! Ora i toni si fanno un pò più cupi, ma non troppo comunque...vi lascio alla lettura,baciuissimi!

Capitolo 9: Ombra

Elrond alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e guardò i due bambini rincorrersi sul prato. Sorrise tra se vedendoli così cresciuti e ripensando a quanto sembravano piccoli e fragili solo qualche anno prima.

“ Ho sbagliato a preoccuparmi ” pensò.

I gemelli gridarono di gioia cadendo l’uno sull’altro.

< Ho vinto! > disse Elladan, immobilizzando il fratello.

< Credi? > un ghigno di sfida comparve sul volto di Elrohir che con una mossa fulminea ribaltò la situazione.

Ora Elladan si trovava come incollato al suolo dalle braccia di Elrohir, che rideva sadicamente.

“ Non cresceranno mai? “ si chiese tra sé il sovrano di Imladris sospirando.

Si alzò avvicinandosi ai gemelli e fissandoli: erano identici in ogni lineamento, con i capelli corvini e gli occhi grigi e lucenti come quelli del loro padre.

< Non è ancora il momento di scendere in guerra! > esclamò Elrond ridendo.

Elladan ed Elrohir si alzarono velocemente cercando di ricomporsi.

< Scusa padre… > mormorarono con gli occhi bassi. Elrond li guardò sorridendo, ma con una punta di tristezza nel cuore; ogni volta che guardava i suoi figli era come se guardasse se stesso… loro erano la sua copia perfetta. Desiderava poter scorgere un barlume di Celebrian in loro…

Come chiamata dai pensieri dell’elfo, la dama di Imladris comparve in lontananza, diretta verso di loro. Camminava leggera, sfiorando appena l’erba primaverile, nonostante il ventre prominente che delineava il suo stato di gravidanza avanzata.

Raggiunse suo marito e i suoi figli con un sorriso.

< Non posso lasciarvi soli un attimo vi tre! > esclamò. La sua voce musicale provocò come sempre un brivido lungo la schiena di Elrond che le circondò la vita con un braccio.

< I tuoi figli sono indisciplinati! > le disse, baciandola sulla guancia.

I gemelli abbassarono ancora di più lo sguardo, ma il tocco delicato della dama li costrinse ad alzare la testa:

< Non essere duro con loro, sono solo dei prodi guerrieri. > disse ridendo < andate e non preoccupatevi. >

Li guardò correre via con espressione dolce, l’espressione di una madre che guarda i suoi figli, finché non sentì le mani sicure di Elrond circondarla.

< Non dovresti essere così indulgente… > le sussurrò in un orecchio.

< Sono solo dei bambini > disse, chiudendo gli occhi. Sentire il respiro caldo dell’elfo sul suo collo le provocava ancora un forte turbamento, come se non fosse passato un solo giorno dal loro primo incontro.

Perché non riusciva ad abituarsi alla sua assoluta perfezione?

Si girò e posò le labbra sulle sue.

< Nostra figlia sarà meravigliosa come te… > disse Elrond, chinandosi per appoggiare la guancia contro il suo ventre.

< Sai che non sarà come me… > disse Celebrian, la voce impercettibilmente più  triste.

< Invece si > ribadì l’elfo < forse non nell’aspetto, ma lo spirito sarà il tuo… >

Celebrian alzò il capo e sorrise al marito.

< Vedrai > continuò < sarà forte e riuscirà ad affrontare le difficoltà, proprio come te! >

< Tu hai un’opinione troppo alta di me…io non sono forte come dici tu…mi sopravvaluti >

< Non credo…è per questo che ti amo > disse Elrond, alzandosi e baciandola.

La dama sentì il dolce sapore dell’elfo e ricambiò il bacio, cercando di nascondere una lacrima che fugacemente le scendeva lungo la guancia, invano.

< Perché sei triste? > chiese Elrond asciugandole gli occhi con un dito. Ultimamente non faceva altro che preoccuparsi per sua moglie. Era sempre stata gioiosa e piena di vita, ma ora piangeva spesso e lui, pur nella sua sapienza, non riusciva a spiegarsi il motivo della sua tristezza; era come se la gravidanza la stesse prosciugando.

< Non lo so > rispose Celebrian, sfuggendo al suo sguardo. Non voleva che Elrond si preoccupasse per lei, non ve ne era bisogno. Era sicura che una volta partorito sarebbe tornata come prima e ormai mancava poco < Non preoccuparti per me > gli disse < starò bene vedrai >.

Gli diede un leggero bacio sulla guancia, prima di allontanarsi.

 

Mithrandir passeggiava pensieroso nei giardini di Gran Burrone. Aveva parlato quella stessa mattina con Elrond della situazione generale e sentiva crescere dentro di se la preoccupazione, come se ci fosse qualcosa di importante che non riusciva a cogliere.

A un tratto si accorse della figura luminosa poco più avanti e affrettò il passo per raggiungerla.

< Dama Celebrian! > la chiamò.

La dama si girò verso di lui, sorridendo dolcemente, con una mano posata sul ventre sporgente.

< Mithrandir! > esclamò < Vederti mi riempie di gioia! >

Il vecchio la scrutò attentamente, come a volerla studiare.

< Qualcosa vi turba? > chiese, continuando a guardarla negli occhi.

< No, nulla > si affrettò a rispondere Celebrian, ma lo stregone non staccò gli occhi dal suo viso finche non riuscì più a trattenersi < In verità, si, c’è qualcosa che mi turba >

< Ditemi tutto > disse e, presala sotto braccio, si incamminarono insieme.

< Sento un’immensa tristezza dentro di me > cominciò la dama, dopo alcuni istanti di silenzio < come se ci fosse un’ombra che mi sovrasta. Ho paura di andare avanti, di poter perdere tutto ciò che amo. Io non sono come Elrond, non riesco a vedere il futuro, eppure questa sensazione non mi abbandona mai… > si voltò verso lo stregone e gli prese una mano < Mithrandir, cosa posso fare? >

 Lo stregone le sorrise con fare affettuoso e protettivo.

< Parlatene con Elrond, vedrete che tutto si risolverà se condividete con la persona che amate la vostra inquietudine >

Celebrian sospirò ricominciando a camminare, per poi fermarsi e voltarsi verso Mithrandir che, invece, era rimasto fermo.

< Non posso parlarne con Elrond, ha così tanti problemi da affrontare, con Sauron e l’Anello, non potrei mai addossargli un’altra preoccupazione. >

Sorrise allo stregone, cercando di sembrare serena più di quanto non fosse in realtà.

< Ma si, in fondo non è nulla > disse, più a se stessa che al suo interlocutore < passerà, quando avrò partorito passerà tutto >

Tornò indietro e prese la mano del vecchio per baciarla.

< Voi siete così buono Mithrandir! >

< No, mia dama, > disse quello < siete voi a essere buona e bella > lo stregone sorrise nel vederla allontanarsi. I suoi piedi quasi non toccavano l’erba, nonostante fosse appesantita dalla vita che portava dentro di se.

Il suo sorriso però svanì, ripensando alle parole della dama. Cosa poteva mai renderla così triste?

< Forse il suo spirito è debole a causa della gravidanza > si disse, esprimendo i suoi pensieri ad alta voce. In effetti, ricordò, non era un evento raro, era già capitato molte volte che la forza dello spirito del figlio prosciugasse quello della madre… ripensò a Feanor… possibile che stesse accadendo lo stesso?

< Pensieri cupi? > la voce di Elrond quasi lo colse di sorpresa.

< Si tratta di tua moglie > disse lo stregone.

L’espressione divertita dell’elfo mutò improvvisamente, lasciando il posto a una preoccupata.

< Celebrian è molto strana in questo periodo, ho paura che si possa essere ammalata > disse < eppure non riesco a scoprirne il motivo >

< Inutile pensarci adesso Elrond, il parto è prossimo. Se in seguito sarai ancora preoccupato ne riparleremo > lo stregone sorrise in maniera incoraggiante all’elfo, che si sentì un po’ più leggero.

< Hai ragione amico mio, non devo preoccuparmi > gli posò una mano sul braccio, per poi allontanarsi, senza scorgere il sorriso di Mithrandir scomparire così come era venuto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Similitudini ***


Suilad miei cari lettori! Giungo a voi con un nuovo capitolo di questa storia,ringraziendo Facy e Alaide per aver recensito. Bene, la famigliola è al completo ormai ma le cose non si mettono bene per la nostra coppia di sposi, Celebrian è sempre più strana mentre il nostro affascinante maritino è sempre più preoccupato...vi lascio scoprire cosa succederà, buona lettura!

Capitolo 10: Similitudini

Elrond guardò assorto la bambina elfo giocare con i suoi fratelli più grandi. Elladan ed Elrohir ridevano e Arwen pareva divertirsi molto. Come erano uguali!

Gli sembrava quasi un delitto il fatto che dei suoi tre figli nemmeno uno somigliasse, anche lontanamente, a sua madre. Avevano tutti lunghi capelli scuri e brillanti oggi grigi. I gemelli erano completamente identici, l’uno l’esatta copia dell’altro; Arwen, invece, sebbene ancora una bambina, era già bellissima…

L’elfo sorrise tra sé… no, vi era in lei qualcosa di sua madre… forse il candore della sua pelle, forse il suo sorriso etereo… non riusciva ad accettare che in lei non vi fosse nulla di Celebrian, lui aveva promesso.

< Padre! > Arwen gli corse incontro e lo guardò negli occhi, sorridente e felice < Padre, Elladan ha colto per me questo fiore, dice che si chiama elanor e che io sono come Lùthien! Chi è Lùthien, padre? >

Elrond si riscosse dai suoi pensieri e prese la figlia in braccio. La osservò per qualche secondo, l’espressione seria e triste… inutile illudersi, era troppo simile a lui, troppo simile alla dama da cui anch’egli discendeva.

< Padre? > la bambina gli strattonò un braccio, in cerca di attenzione. Le fece un piccolo sorriso, inutile pesarci ormai.

< Lùthien era la dama più bella che sia mai apparsa sulla terra di mezzo, la figlia del re Thingol e di Melian la maia > disse < Lei si innamorò di un mortale, Beren, e insieme andarono alla ricerca del grande gioiello, strappandolo dalla corona di Morgoth in persona! > la piccola lo guardava affascinata dalla storia e dalla sua voce.

< E poi, padre? Cosa è successo? > chiese, gli occhi che brillavano di eccitazione

< Riuscirono a scappare e a tornare nel regno di Thingol, ma purtroppo non potevano stare insieme >

< Perché, padre? >

Elrond la guardò, rattristato. Sapeva che Arwen era uguale all’antica dama, forse troppo… sorrise, cercando di non pensarci:

< Perché Beren era mortale > disse < Così Lùthien scelse di diventare mortale a sua volta. Fu l’unica della nostra razza a morire davvero e da lei sono discesi i mezz’elfi… >

< Come noi? > lo interruppe. Sul suo viso si apriva un enorme sorriso.

< Si, Arwen, come noi >

< Che bella storia, padre! Mi piacerebbe essere come lei, una bellissima principessa! >

< Ma tu sei una bellissima principessa! > la voce di Celebrian si intromise soave nella conversazione. Elrond la guardò, come sempre estasiato dalla sua bellezza, non ancora abituato alla luce abbagliante della sua presenza.

Il sorriso era tornato sul volto della dama subito dopo il parto, ma Elrond era sicuro di scorgere qualcosa di diverso nel fondo dei suoi occhi verdi, qualcosa che non riusciva a decifrare. Celebrian non era più spensierata e facile al riso, come era stata una volta, sembrava invecchiata e pervasa da una continua malinconia.

Si avvicinò e si sedette con grazia sulle gambe del suo sposo, andando a cercare le sue labbra e catturandole in un bacio casto.

< Arwen! > i gemelli la chiamarono. Adoravano la sorella più piccola, vedendola come un fiore ancora fragile. La bambina si girò e corse verso di loro, lasciando i due coniugi soli.

< Bene > sospirò Celebrian, stringendosi al petto del marito < siamo rimasti solo io e te >

< Già, amor mio > sorrise Elrond, avvicinandosi e baciandola, questa volta con trasporto. Celebrian gli circondò il collo con le braccia e si lasciò andare al bacio. Non era mai sazia di lui, del suo tocco leggero e caldo, né dei suoi occhi scintillanti.

In sua compagnia si sentiva ancora una fanciulla, senza pensieri, come se l’eternità non esistesse e la malinconia che minacciava di afferrarla fosse solo un ricordo.

< Ti amo troppo, lo sai? > disse, tra un bacio e l’altro.

< Lo so, perché anche io ti amo allo stesso modo > rispose Elrond. Avrebbe voluto restare così per sempre, dimentico della terra di mezzo, della guerra e dell’Anello, consapevole solo della presenza di Celebrian, felice e serena, con lui. Quando era con lui i suoi occhi tornavano limpidi ma, non appena si separavano, l’ombra tornava a sovrastarli.

< Mi dirai sempre tutto, vero Celebrian? > chiese, in un roco sussurro.

< Ma di cosa parli? > domandò la dama sorpresa.

< Perché sei triste? >

< Non sono triste > mentì parzialmente. No, non era tristezza ciò che sentiva.

< Lo sei > ripose Elrond. La guardò negli occhi e la vide: l’ombra.

Celebrian si scostò, voltandogli le spalle: < Ti prego, Elrond, non devi stare in pena per me, io sto benissimo > si girò nuovamente verso di lui, gli occhi tornati luminosi < Ora, perché non ci dedichiamo a  discorsi più, come dire, coinvolgenti? > gli sorrise.

< Come vuoi tu, mia signora > Elrond la baciò con trasporto, poi, presala in braccio, si incamminò verso le loro stanze.

 

Arwen era distesa sull’erba, la testa poggiata sul ventre di Elladan. Come si sentiva protetta, fra le forti braccia dei fratelli! Loro erano così alti e luminosi rispetto a lei, che quasi si sentiva insignificante.

< Elladan? > lo chiamò.

< Si? > rispose quello, continuando ad osservare il cielo.

< Nostra madre è malata? >

Elladan rimase in silenzio, pensieroso, fu Elrohir, seduto lì accanto, a rispondere:

< No, non è malata. Vedi, Arwen, è normale che a volte nostra madre si senta un po’ triste, tutti gli elfi a volte si sentono tristi e lei è molto sensibile >

< Anche voi vi sentite tristi? Anche nostro padre? > chiese la bambina, mettendosi a sedere.

< Nostro padre ha molte preoccupazioni e non ha tempo per sentirsi triste e noi… beh noi siamo ancora giovani >

< Giovani? > esclamò Arwen < ma a me sembrate così vecchi! >

I gemelli scoppiarono a ridere ed Elladan diede un bacio sulla guancia della sorella: < Hai ragione, piccola, siamo vecchi e troppo simili a nostro padre, noi forse non saremo mai tristi quanto lei >

Arwen si sdraiò di nuovo sul prato. Era vero quello che diceva Elladan? Che erano uguali al papà? Voleva bene a sua madre immensamente, ma sapeva che il fratello aveva ragione. Non erano solo i capelli corvini a renderla diversa da Celebrian, lei non possedeva la fragilità della dama, era molto, troppo, più forte.

Sospirò guardando delle rondini volare oltre le nuvole. Chissà come sarebbe stato il suo futuro, chissà se alla fine si sarebbe dimostrata fragile come sua madre…

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Consigli ***


Salve a tutti!Ecco qui un altro capitolo di questa storia che mi sta impegnando tantissimo! Cavoli non pensavo che sarebbe stato così difficile e invece si sta dimostrando arduo! credo che inizierò a metterci un pò ad aggiornare, in quanto ora gli eventi inizieranno a essere intrcciati con quelli descritti da Tolkien e quindi ho bisogno dei libri per scrivere un capitolo...insomma mi serve un pò di tempo in più rispetto a prima! Grazie mille a Facy e alaide che hanno recensito lo scorso capitolo e alle ben 5 persone che hanno inserito questa storia tra i preferiti, mi farebbe piacere un vostro commento!Buona lettura e alla prossima!


Capitolo 11: Consigli

Elrond stava seduto sul suo bianco seggio, ascoltando attentamente Galadriel. La dama di Lorien non guardava dalla sua parte ma scrutava torva Curunir seduto dall’altra parte del cerchio.

Dovevano votare e lui non aveva dubbi su chi avrebbe voluto a capo del Bianco Consiglio*. Mithrandir era perfetto,saggio e cauto quanto bastava per assumere un ruolo così importante. Galadriel era d’accordo con lui, ne avevano parlato nei giorni precedenti alla riunione, ma sapeva che i suoi piani erano difficili a compiersi.

Curunir era di maggior potenza rispetto al suo amico, poteva sentire l’aura sprigionarsi da lui come una scossa elettrica e, ne era consapevole, né lui né Galadriel avrebbero mai potuto opporsi al volere dei Valar, anche se non fossero stati degli Esiliati.

Perciò continuava ad ascoltare la dama quasi senza accorgersi di aver ormai posato incessantemente il suo sguardo sullo stregone bianco, che lo ricambiava senza far trasparire alcuna emozione.

Si procedette al voto. Elrond rimase meravigliato e compiaciuto nel vedere molte mani, la maggior parte, alzarsi al nome di Mithrandir. Eru solo sapeva quanto sarebbe stato proficuo per loro e per l’intera Terra di mezzo l’avere una mente acuta e un occhio vigile come quello dello stregone grigio a capo del consiglio.

Mithrandir stette alcuni secondi a capo chino, prima di alzarsi in piedi. Nei suoi occhi la luce della saggezza brillava nitida ed Elrond non poté reprimere un sorriso.

< Sono immensamente grato a ognuno di voi > disse lo stregone < è un onore per me essere scelto come capo di un così illustre consiglio, dinanzi ai saggi della terra >

‘ è fatta’ pensò Elrond ‘ la nostra speranza rinasce come un fuoco nella notte ‘ era esultante e a stento riusciva a trattenersi dal saltare in piedi e urlare di gioia, proprio lui che era sempre così austero.

< tuttavia > continuò Mithrandir < vi stupirò rifiutando ciò che voi mi offrite. Non sono io bianco, bensì Curunìr! >

Gli occhi dello stregone vagarono per la sala fino a incontrare quelli stupefatti dell’elfo. Per un secondo ci fu battaglia tra le loro menti, poiché Elrond era deluso e amareggiato, mentre Mithrandir assolutamente certo della sua scelta.

Tutti i presenti presero a parlottare tra loro, increduli. Solo Cirdan, il signore dei porti, e Galadriel erano silenziosi, il primo perché conosceva la motivazione del gesto dello stregone, l’altra perché vedeva i suoi progetti sfumare inghiottiti dall’ombra.

Improvvisamente Elrond non riuscì più a contenere la sua frustrazione e scattò in piedi.

< Come puoi rifiutarti, Mithrandir? > disse < Credi forse do non essere in grado? Ebbene, noi tutti siamo sicuri del contrario > Un mormorio d’assenso seguì le sue parole.

< Non è per viltà che compio questo gesto, Elrond figlio di Earendil > rispose < ma per volontà dei Valar! >

< Io credo > li interruppe Cirdan, la voce calma e pacata < che Mithrandir sia saggio e che ogni sua azione abbia un motivo ben preciso. Solo i Valar sanno cosa verrà, noi dobbiamo accettare il presente >.

Elrond si guardò intorno, in cerca di sostegno. Scrutò Galadriel, ma quella era silenziosa e non lo guardava negli occhi. Poi, incontrò lo sguardo chiaro di Thranduil, re degli elfi a nord di Bosco Atro, giovane e ancora pieno di vigore; solo lui gli sorrideva.

< Bene > sospirò infine Elrond < sia come vuoi Mithrandir, che il capo del consiglio sia Curunìr! >

Si risedette, senza guardare nessuno, gli occhi fissi innanzi a sé.

Curunìr si alzò e, inchinatosi davanti ai presenti ringraziò il consiglio e Mithrandir con aria affabile, ma Elrond notò una scintilla d’odio nei suoi occhi così fugace che credette di averla solo immaginata.

< Ora > aggiunse lo stregone < credo che sia giunto il momento, amici miei, di discutere di ben più importanti faccende > fece una pausa < Come certamente già sapete, qualcosa di oscuro e malvagio è in corso a Dol Guldur, vecchia roccaforte di Sauron. >

Thranduil si alzò. La sua figura era alta e snella, con i lunghi capelli biondi e lisci sciolti sulla casacca verde.

< Signori, io sono molto preoccupato. Vi sono state molte scorribande di orchi ai confini meridionali del mio reame, ma ultimamente si fanno sempre più frequenti, e gli orchi più arditi, tanto che siamo riusciti a respingerli solo grazie all’abilità dei miei arcieri silvani. Io credo che qualcosa di sinistro si stia muovendo a Dol Guldur, il quale da qualche tempo è sovrastato da una nube nera. >

Elrond rimase in silenzio a osservare il re degli elfi silvani ritto al centro del consiglio. Vi era in lui qualcosa di spensierato e di giovane che aveva visto solo in Celeborn prima e che in parte si ripercuoteva in Celebrian… o almeno nella Celebrian di molto tempo prima, quando ancora l’ombra non era calata su di lei. Vi era una luce in loro che lui non possedeva, una luce che solo i Sindar potevano vantare.

Eppure, senza saperlo, anche lui possedeva, nel profondo dei suoi occhi, la stessa luce luminosa, quella lue che gli veniva da Lùthien sua antenata, quella luce che Celebrian amava e che faceva allontanare da lei l’ombra.

Si riscosse dai suoi pensieri e si concentrò nuovamente sulla discussione. Galadriel stava parlando con la sua voce pacata e profonda:

< …potrebbe trattarsi di uno degli Schiavi dell’Anello, stabilitosi lì per preparare l’arrivo del suo Padrone, ma come possiamo esserne sicuri? >

< è inutile che ci illudiamo > Elrond la interruppe < sappiamo tutti che prima o poi Sauron tornerà e si metterà alla ricerca disperata del suo anello, e allora i tre degli elfi saranno enormemente in pericolo. Ma io posseggo l’anello d’aria e riesco a scorgere un barlume della malizia del nemico, so che Lui è vicino, più vicino di quanto potremmo immaginare… e se fosse lui l’ombra di Dol Guldur? Come potremmo accorgercene in tempo? >

< Cosa ti fa parlare così, Elrond mezz’elfo? > domandò Curunir, con un leggero sarcasmo nella voce < Non è forse l’ombra che ottenebra il cuore della tua sposa? Come possiamo fidarci del tuo giudizio se è intaccato dal sentimento personale? >

Elrond scattò in piedi, le mani strette a pugno, lo sguardo fiammeggiante rivolto verso lo stregone.

< Si > disse a denti stretti < mia moglie sente l’ombra nel suo cuore e non è l’unica! Anche io sono turbato e temo il peggio. Non è forse meglio, Curunir, eccedere in prudenza piuttosto che mancarne? >

< Parli come un pazzo > ribatté lo stregone risedendosi.

< Forse > intervenne Mithrandir < dovremmo tutti tener conto delle parole di Lord Elrond, il quale è il più saggio della Terra di Mezzo >

I due stregoni si guardarono alcuni secondi, poi Curunir si volse nuovamente a Elrond < Sono o non sono io un emissario dei Valar? >

Elrond non rispose ma si alzò e si inchinò davanti a Mithrandir e agli altri saggi, ma arrivato da Curunir rimase ritto e disse < Sia come vuoi Curunir, combatteremo il Nazgul o soccomberemo contro Sauron! >

 

Seduta sul bordo di una fontana in marmo, dama Celebrian  sfiorava l’acqua con le dita, provocando sottili increspature circolari che si andavano ingrandendo fino a scomparire.

Erano passati ormai sette giorni dalla partenza del suo sposo e l’ombra tornava a incombere nel suo cuore, tanto da farla sentire piccola e debole. Di solito, quando la malinconia e il turbamento la investivano, non doveva fare altro che posare gli occhi in quelli grigio argento di Elrond e la luce tornava a rischiararle l’animo. Ma ora lui era lontano e la dama aveva paura di soccombere sotto il peso dei suoi tormenti.

Dopo così tanti anni, ancora non era riuscita a capire donde provenissero; all’inizio aveva creduto che il suo spirito fosse provato dalla nascita dei suoi figli, verso i quali aveva dovuto riversare molta della sua forza, tanto grande era lo spirito che essi possedevano. Tuttavia aveva finito per lasciar cadere questa ipotesi, infatti sentiva l’ombra crescere man mano che gli anni passavano.

Perché era così inquieta? Eppure era felice lì a Imladris con Elrond… anche se a volte le montagne le sembravano come dei muri invalicabili, le spesse pareti di una prigione che rischiavano di soffocarla, allora temeva che sarebbe appassita per sempre, senza possibilità di ritorno.

Sentiva che quello era il suo posto, che avrebbe potuto vivere tutta l’eternità senza nient’altro che il fuoco negli occhi di Elrond, i suoi baci e il suo tocco che ancora la faceva fremere come la prima volta, sotto gli alberi di Lorien. Non poteva desiderare altro che lui e i suoi figli: i gemelli che l’avrebbero protetta sempre, pronti a dare la vita per la loro madre, e Arwen, come una rosa solo all’apparenza delicata, ma in realtà forte più della roccia, capace di affrontare tutto senza mai soccombere…

Così diversi i suoi figli! Erano tutto ciò che poteva desiderare… eppure a volte sentiva che non vi era nulla per lei lì, che vi fosse qualcos’altro, che se fosse rimasta nella terra di mezzo sarebbe morta,come un fiore che lentamente avvizzisce. Allora l’ombra tornava a gravarle sul cuore.

Sospirò continuando a sfiorare la superficie dell’acqua, cercando di trattenere una lacrima che cercava di sfuggire per poter scivolare e macchiare la sua pelle candida.

< Elrond, mio amore > sussurrò < torna presto da me >

 

< Lord Elrond! > la voce di Thranduil risuonò limpida tra le pareti di pietra di Orthanc. Elrond si fermò, voltandosi verso l’elfo che camminava veloce nella sua direzione.

Elrond lo aspettò, ancora agitato per la seduta del consiglio che si era appena conclusa. Thranduil gli si accostò, spostando con un gesto aggraziato una ciocca di capelli che gli ricadeva sugli occhi.

< è molto tempo che non ci vediamo > disse l’elfo biondo, riprendendo a camminare

< Già, molti anni > rispose Elrond con un impercettibile sospiro.

< Vedo che molte preoccupazioni ti ottenebrano la mente… >

Elrond non rispose.

< Cos’ha tua moglie, Elrond? > chiese improvvisamente Thranduil, rompendo il silenzio.

< Io non lo so… > ammise a bassa voce < non mi sono mai sentito così impotente! Sauron è entrato anche nel suo cuore e lei sta lentamente scivolando via, ho paura che basti una piccola cosa per perderla per sempre… >

< Sono molto dispiaciuto, amico mio, eppure non credo che il Nemico centri con tutto questo >

Elrond alzò lo sguardo e incontrò gli occhi dell’altro. Erano azzurri, scuri e profondi, ma giovanili, non vi era traccia di malinconia e tristezza, tutto ciò che si poteva scorgere era libertà. I capelli biondi rilucevano come di luce propria anche nella penombra della torre.

Elrond non poté, guardandolo, fare a meno di pensare a Celebrian e a quando anche i suoi occhi rivelavano quegli stessi sentimenti. La loro parentela era evidente**, non solo per via dei capelli dorati, tipici del popolo Sindar, ma anche per le figure slanciate che li caratterizzava…

< Allora cosa credi? > domandò

< Credo che sia qualcosa di diverso e più naturale > disse Thranduil < Tua moglie appartiene alla mia gente, molto diversa dalla madre, più simile a suo padre Celeborn. La sua inquietudine viene dalla sua natura: portandola con te a Gran Burrone l’hai strappata alla terra che amava e a cui appartiene, dividendo in due la sua anima >

Gli occhi del signore di Imladris fiammeggiarono a quelle parole, ma Thranduil sorrise.

< Non adirarti, sono sicuro che ella è felice e ti ama, ma purtroppo è così… Forse tu penserai che sono il meno saggio tra di voi, eppure io conosco la natura e la terra e capisco gli animi… >

< No > lo interruppe Elrond < Non ti considero meno saggio, Thranduil, perché a modo tuo lo sei, e forse lo sei più di tutti noi anziani, già stanchi della vita, mentre nel tuo sguardo leggo solo gioia >.

< Forse > rispose quello < ma anche io sono un elfo e, nonostante non lo dia a vedere, il mio cuore brama il mare come tutti voi… e forse è questo che turba tua moglie >

Thranduil si inchinò profondamente, senza smettere di sorridere, e si incamminò verso l’uscita.

Elrond rimase a guardare le sue spalle che si allontanavano, senza vederle realmente. Forse era quella la soluzione al dolore di Celebrian, recarsi ai porti ed attraversare il mare… ma sarebbe stato in grado di rinunciare a lei per tanto tempo, nella speranza di poterla rivedere un giorno? Per la felicità della donna che amava più di se stesso avrebbe potuto rinunciare alla propria?

*Il Bianco consiglio si riunì per la prima volta nell'anno2463 della terza era. I suoi membri sono: Gandalf,Saruman,Radagast,Glorfindel,Elrond,Galadriel,Celeborn,Cirdan e Thranduil, ovvero i saggi e i capi degli Eldar.

**In questo caso parentela è inteso alla lontana, come appartenenti alla stessa schiatta. Infatti Celebrian,essendo figlia di Celeborn,un sindar del beleriand, è parente di Thranduil, anch'esso un sindar.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Paura ***


Eccomi qui!Un nuovo capitolo per voi che ci avvia verso la conclusione...grazie alle mie splendidi recensitrici e per rispondere a Eruyome Arwen è nata esattamente 111 anni dopo i gemelli, quindi considera che per un elfo non sono poi molti e cominque nel capitolo non erano dei bambini, ma nemmeno degli adulti...diciamo dei 'ragazzi' che giocavano con la sorellina...spero di averti soddisfatta con questa risposta! Ora vi lascio al capitolo,buona lettura!

Capitolo 12: Paura

Celebrian camminava tenendo per le briglie il suo cavallo bianco. Erano ormai due giorni che era in viaggio verso Lorien, la sua terra, e già le montagne Nebbiose, alte e grigie, si profilavano all’orizzonte.

Non sapeva nemmeno lei perché aveva deciso di recarsi da sua madre a Lorien, sapeva solo che da quando aveva lasciato Imladris il suo cuore sembrava più leggero, ma allo stesso tempo sentiva crescere la consapevolezza di qualcosa di imminente, come un presagio.

< Mia signora, vi sentite bene? > un elfo dai capelli ramati la guardava interrogativamente. Non si era accorta di essersi fermata, quindi non capì subito la domanda, ma poi sorrise.

< Non preoccuparti, mio buon Fanon > gli disse < ero solo pensierosa >

L’elfo si inchinò leggermente e continuò il cammino. La dama rimase ancora qualche secondo immobile, scrutando le vette dei monti sempre più vicini, poi proseguì a sua volta, seguendo gli elfi che suo marito le aveva dato come scorta.

Era la prima volta che Celebrian si allontanava con una scorta e, nonostante non riuscisse a capire il motivo del comportamento di Elrond, si sentiva più sicura.

Improvvisamente la strada cominciò a salire, prima quasi impercettibilmente, poi più ripida. Era quello il Passo Cornorosso, l’unica via che permetteva di attraversare le montagne, lo stesso sentiero che aveva seguito tanti anni addietro, quando si era recata nella sua nuova casa.

Come si sentiva diversa da quel giorno! Più vecchia e meno felice, eppure più appagata di quanto lo fosse stato in precedenza, non più solo moglie ma anche madre.

Attraversò con un sorriso in volto il sentiero che tagliava il fianco della montagna. La primavera si era appena affacciata sulle sue pendici e già i primi fiori di campo sbocciavano tra l’erba, profumando l’aria di una dolce fragranza.

Leggermente più in alto, in lontananza, si poteva scorgere il candore scintillante della neve non ancora sciolta, ultima testimone dell’inverno. L’aria era ancora fredda, ma limpida e pulita.

Celebrian respirò a pieni polmoni, desiderando, suo malgrado, di poter sentire il particolare profumo delicato del bosco d’oro e immaginando lo splendore della sua foresta in primavera.

In fondo, si disse, le mancava molto la sua Lothlorien; una parte di lei sarebbe appartenuta sempre a quel luogo, nonostante tutto.

 

Camminava avanti e indietro nel suo studio, senza riuscire a rilassarsi per poter riflettere lucidamente. Erano passati solo due giorni da che Celebrian era partita, eppure la sua lontananza gli era quasi insostenibile.

Ogni volta che sua moglie era lontana non riusciva ad avere pace, si sentiva svuotato e impotente senza di lei, in più quella volta era stato preso da vero e proprio panico. Un presentimento si faceva strada nella sua mente, senza riuscire mai a prendere una forma precisa.

Riusciva a scorgere solo ombre e oscurità e sola, unica luce nelle tenebre, la figura piccola e pallida di Celebrian. Continuava a ripetersi di stare calmo, di non preoccuparsi, ma la sensazione di terrore non faceva che aumentare.

Guardava nel suo futuro e scorgeva solo disperazione e solitudine… come poteva sopportare tutto ciò? Cercava di convincersi che erano solo preoccupazioni di un marito in ansia, ma poi si riscuoteva; non era così, lui lo sapeva, ne era sicuro.

Un colpo alla porta lo fece quasi trasalire. Aveva dimenticato il mondo esterno, aveva dimenticato tutto eccetto la sua visione terribile.

< Avanti > disse stancamente, sedendosi e portando una mano alla fronte.

< Sono io, padre > Elladan entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Notò l’atteggiamento del padre e sospirò, per poi sedersi di fronte a lui.

< Padre, cosa ti preoccupa? È da quando nostra madre è partita che sei inquieto, dimmi cosa ti turba. >

< Ombre, figlio mio, ombre > rispose Elrond. Come poteva riferire a suo figlio delle sue preoccupazioni? Dirgli che temeva una disgrazia imminente che avrebbe coinvolto la donna che entrambi amavano? Rimase in silenzio.

< Ombre? > chiese Elladan senza capire < di cosa parli? >

Elrond continuava a non rispondere. Improvvisamente Elladan si sporse in avanti e scostò le mani dal volto del padre e lo guardò negli occhi. Il suo sguardo era penetrante e fermo ed Elrond non riuscì a nascondere i suoi pensieri.

< Cosa credi che accadrà? > domandò serio < a nostra madre, intendo >

< Non lo so > disse < il futuro è confuso e niente è certo >.

Era così facile parlare con suo figlio, come parlare con se stesso; poteva far uscire i suoi sentimenti, le sue paure, naturalmente… poteva smettere per poco tempo di essere Lord Elrond, signore di Imladris, per essere semplicemente Elrond e nient’altro.

< Non preoccuparti, padre > disse Elladan alzandosi < io ed Elrohir raggiungeremo la scorta, non permetteremo che nulla accada, te lo prometto! E poi > aggiunse con un mezzo sorriso < se non dovesse succedere niente potremo fare visita alla nostra amata nonna >

Elrond si lasciò andare a un sorriso tirato e inquieto che però lo rasserenò. Seguì suo figlio che usciva e lo guardò dalla finestra mentre, insieme col fratello, partivano al galoppo. Appena prima del cancello i gemelli si voltarono e gli fecero un cenno di saluto con la mano che lui ricambiò. Ormai non poteva fare altro che confidare nei suoi figli e aspettare.

 

Un coro di grida la strappò dai suoi pensieri. Non aveva mai udito un suono tanto selvaggio e minaccioso in vita sua e fu colta dal panico. Si guardò intorno scorgendo dei grossi esseri scuri che correvano verso di loro, agitando delle corte spade e facendo imbizzarrire i cavalli.

Celebrian non riuscì a trattenere il suo che si liberò e corse via all’impazzata, travolgendo sotto i suoi zoccoli un paio di quei mostri.

“ orchi “ pensò e sentì la paura invaderla impedendole di muoversi. Gli elfi che erano con lei cercavano di combattere, ma molti di loro già giacevano morti, colti di sorpresa dalla velocità di quell’attacco.

Molte frecce sibilavano tutto intorno a lei e quelle che andavano a segno coloravano di rosso l’erba appena nata.

< Mia signora > gridò Fanon, estraendo il suo lungo pugnale da un nemico < dovete mettervi in salvo! Correte! > cercò di raggiungerla ma uno degli orchi feriti si rialzò e lo trafisse.

Celebrian guardò terrorizzata la scena, ma l’ultimo grido dell’elfo l’aveva riscossa: doveva correre, ripararsi… si guardò intorno cercando una via di fuga. Gli orchi sembravano non essersi accorti di lei, impegnati com’erano nel combattimento.

Prese a correre più veloce che poteva, cercando disperatamente un riparo. Le frecce nere continuavano a fischiare e lei cominciava a essere stremata.

Improvvisamente sentì un forte dolore all’altezza del petto e cadde a terra con un grido. Si guardò e vide la freccia nera uscire dal suo seno, il sangue sgorgare dalla ferita e inzupparle il vestito bianco.

Cercò di strisciare ma si accorse che era tutto inutile: gli orchi erano già su di lei che comunque non sarebbe riuscita a compiere solo un metro in più, accecata dal dolore e sempre più debole.

Pensò ai suoi figli, i gemelli, così valorosi e Arwen…pensò che se i suoi figli fossero stati lì con lei sarebbero morti e ringraziò i Valar per aver deciso di partire sola…poi il volto di Elrond, perfetto e luminoso come nessun altro le apparve vivido alla mente.

< Oh Elrond > sussurrò < ti amo…vorrei rivederti ancora… > sentì delle mani rudi afferrarla e sollevarla < ma non accadrà…no, non ti rivedrò mai più… > poi non vide più nulla se non tenebre e ombre.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Senza di te ***


Salve miei lettori! Ecco a voi un nuovo capitolo di questa storia che si avvia alla conclusione, mancano ancora 3 o quattro capitoli, non so di preciso. Grazie ad Alaide e Facy per le loro recensioni e a chi legge soltanto. 

Avevamo lasciato la povera Celebrian ferita in un'imboscata degli orchi, i gemelli al galoppo e il povero Elrond preda del'inquietudine... ed è così che li ritroviamo: buona lettura!

Capitolo 13: Senza di te

I gemelli cavalcavano freneticamente contro il sole rosso dell’alba, spingendo i loro destrieri bianchi fino ai limiti delle forze. Per un giorno e una notte avevano seguito le tracce della loro madre e della scorta fino alle porte del  passo Cornorosso, ed era proprio lì che avevano scorto, insieme alle orme quasi invisibili del gruppo di elfi, quelle pesanti degli Orchi.

Ora si stavano inoltrando più profondamente sul sentiero, sino alla cima, dalla quale il loro sguardo avrebbe potuto spaziare sul territorio circostante.

< Elladan! > l’elfo che si trovava leggermente più avanti del fratello lanciò un grido.

Elrohir si affrettò a raggiungerlo e ciò che vide lo lasciò sgomento: riversi a terra vi erano tutti gli elfi della scorta; il loro sangue macchiava l’erba appena spuntata di un rosso spettrale e tetro.

< Oh Elbereth, salvaci! > mormorò Elrohir, senza riuscire a staccare gli occhi da quel doloroso spettacolo. Nessuno dei due aveva il coraggio di scendere da cavallo e di passare in rassegna i corpi, la paura di ciò che avrebbero potuto trovare li immobilizzava sulle loro cavalcature.

< Dobbiamo fare ciò che va fatto > disse infine Elladan. Si voltò a guardare il suo gemello negli occhi e notò le lacrime che scendevano lungo la sua guancia < Non devi piangere fratello > mormorò, senza accorgersi di star piangendo a sua volta.

I due elfi si trascinarono sul luogo dell’attacco e si guardarono intorno, scorgendo molti volti familiari, ma non trovarono la loro madre come avevano temuto.

Disposero i corpi uno vicino all’altro e li coprirono con  delle frasche, poi ispezionarono il terreno. Gli stivali chiodati degli orchi avevano calpestato e distrutto ogni traccia, ma infine riuscirono a individuare il punto esatto dove Celebrian era caduta, trafitta dalla freccia.

< Guarda > disse Elladan, indicando un gruppo di piccoli fiori da campo calpestati < qui qualcuno è stato trascinato via per un tratto, prima di essere caricato a spalla > si chinò a raccogliere un ciondolo: il verde brillante splendeva al sole, risaltando la maestosità dell’aquila nella quale era incastonata.

< Questa è di nostra madre! > esclamarono all’unisono.

< Dobbiamo salvarla,Elladan, potrebbe essere ferita, ha bisogno di noi! >

I due elfi si guardarono negli occhi per poco più di un secondo, l’uno di fronte all’altro, immobili. Chiunque li avesse visti avrebbe pensato che lì ci fosse uno specchio, tanto identici erano nei lineamenti, e lo stesso fuoco splendeva nei loro occhi grigi.

Non avevano bisogno di parole, sapevano entrambi cosa dovevano fare e che non avrebbero avuto pace finché l’Elessar non fosse tornato al collo della dama di Imladris.

 

Celebrian aprì gli occhi e si ritrovò in un buio ancora più scuro. La ferita bruciava spaventosamente, rendendola debole e spossata tanto che in un primo momento non si accorse di essere legata mani e piedi da una spessa corda.

Cercò faticosamente di guardare ciò che la circondava, ma l’oscurità era impenetrabile, come se fosse caduta nelle segrete di Morgoth stesso, o come se i suoi occhi fossero ciechi.

Le sue orecchie percepivano un violento brusio e delle voci che parevano quasi dei ringhi, ma concentrandosi maggiormente, la dama si rese conto che gli orchi parlavano nella lingua corrente. Probabilmente, si disse, appartenevano a clan diversi che non si capivano fra loro.

< Credi che ci pagherebbero bene eh, Ugluk? >

< Certo che lo credo, sudicio verme! Non hai gli occhi? Deve essere qualcuno di importante! >

< Io so solo che è pericoloso tenerla qui! Guarda come brilla nel buio! Potrebbe attirare su di noi qualche disgrazia o qualche sortilegio! Ho sentito dire che queste donne elfiche sono delle streghe… >

< Cosa ne vuoi sapere tu, Garnash? Sono solo fandonie dico io, favole per spaventare i bambini! Mi farò dire il suo nome e poi vediamo chi di noi due ha ragione >

Ugluk si avvicinò a grandi passi e afferrò Celebrian con disgusto, come se toccare la sua pelle liscia lo facesse soffrire. Alla luce tremula di una torcia la dama poté osservare il volto terribile dell’orco a pochi centimetri da lei e il suo tremendo lezzo la fece quasi svenire.

Il dolore al petto era tremendo, nonostante la freccia fosse stata estratta dagli orchi e la ferita cauterizzata.

L’orco la trascinò al centro del cerchio formato dai suoi compagni ridendo dei gemiti della dama. Infine si tenne ritto al suo fianco per poterla vedere meglio.

< Chi sei? Qual è il tuo nome? > le chiese.

< Nessuno, io non sono nessuno > rispose Celebrian, senza poter più trattenere le lacrime. Aveva freddo e fame, ma più di ogni alta cosa era la paura a farla tremare; avrebbe voluto che Elrond fosse lì, poter baciare le sue labbra e sentire le sue braccia stringerla al petto, sentirsi protetta e amata. Invece ovunque guardasse non c’era altro che i volti sghignazzanti e crudeli dei suoi rapitori.

< Il potente Ugluk non accetta queste risposte vaghe! > ringhiò l’orco, afferrandole i capelli e strattonandola < Sei nobile? Sei ricca? O possiamo ucciderti e basta? >

Garnash alle sue spalle rise forte, accompagnato dal suo clan e da alcuni del clan di Ugluk.

< Perché non la convinciamo con le buone Ugluk? > gridò per farsi sentire < almeno ricaveremo un po’ di divertimento! >

< Hai sentito elfa? > disse Ugluk estraendo un lungo pugnale nero dalla cintura < Noi abbiamo i nostri metodi per scoprire le cose! >

Si chinò ancor più sul corpo della dama e avvicinò pericolosamente la lama a un occhio.

< Ora ci dirai chi sei >.

 

< Mio Signore!  > Elrond trasalì nell’udire la voce pacata dell’elfo sulla porta < Mio Signore, sono due giorni che non vi muovete >

Il sovrano di Imladris alzò appena gli occhi grigi per incontrare quelli dorati del  suo consigliere. Cosa poteva rispondere? I suoi figli erano partiti e non sapeva se sarebbero riusciti a portare a termine la loro missione, né sapeva se in effetti ci fosse una missione da compiere.

< Erestor > sospirò, facendogli segno di avvicinarsi.

< Si, mio signore? > rispose quello, accostandosi alle spalle di Elrond che, a capo chino, scrutava pensieroso fuori della finestra .

< Ripetimi che non v’è motivo di preoccupazione, ripetimi che mia moglie e i miei figli sono sani e salvi nel bosco d’oro… ripetimi che presto manderanno messaggi da Lothlorien… >

< Non state in pensiero, sire, i vostri figli sono valorosi. >

Elrond non rispose, ma chiuse gli occhi. Come voleva credere alle parole di Erestor! Sapeva che i suoi figli erano dei prodi guerrieri, ma non era per loro che aveva paura, non della loro morte…temeva che fossero arrivati troppo tardi, che Celebrian, la sua stella, la sua unica ragione di vita, fosse perduta per sempre.

La sensazione di vuoto che sentiva si ingigantiva ogni ora di più, cercava di scorgere l’esile figura dell’elfa,  ma tra loro si interponevano oscurità e notte.

< Se Celebrian morisse, cosa farei io, Erestor? Cosa ne sarebbe di me? >

< Sire Elrond > l’elfo si avvicinò al suo sovrano < il vostro spirito è forte, potreste superare tutto >

< No > disse mestamente, voltandosi < il mio spirito è forte solo quando c’è lei, altrimenti è debole e impaurito… >

< Non dovete disperare, la dama di Imladris non è morta, lo sento >

< Spero che tu abbia ragione, mio buon Erestor > sussurrò, tornando a guardare fuori, dove le montagne Nebbiose si stagliavano all’orizzonte < perché se lo fosse Mandos dovrebbe accogliere nelle sue aule anche me >.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Estel ( Speranza ) ***


Salve a tutti, ecco qui un nuovo capitolo! Ce ne saranno altri due, poi l'epilogo. Bene, un grazie di cuore ad Alaide e doddola93 per le recensioni, vi adoro. Ora torniamo alla povera Celebrian prigioniera degli orchi e al dolore di Elrond...buona lettura!

Capitolo 14: Estel (Speranza)

Erestor non faceva altro ormai da giorni e giorni, come un disco rotto che ripete sempre la medesima parole, lui bussava alla porta dello studio privato del suo signore Elrond, entrava e gli posava un vassoio contenente il pranzo o la cena, cercava di domandare qualcosa, ottenendo solo un cupo silenzio in cambio. Quando poi tornava per riprendere il vassoio indietro e si accorgeva che era rimasto intatto, sospirava sconfitto.

Non aveva mai visto Elrond in quelle condizioni, chiuso nella sua stanza in silenzio, perennemente alla finestra scrutando verso est e le montagne. Sembrava come invecchiato di molti anni e due profonde ruche gli solcavano la fronte un tempo perfettamente liscia.

Quella mattina, però, lui lo chiamò prima che fosse uscito.

< Si, mio signore? > rispose sorpreso. Si avvicinò cauto alla schiena dell’elfo bruno senza osare toccarlo.

< Mithrandir è qui? > domandò, la voce atona.

< No, mio signore, non si vede da molto tempo >

Elrond sospirò e si voltò a guardare il suo consigliere. Si sentiva tremendamente stanco, ma non poteva permettersi nessun riposo, nemmeno quello stato di meditazione ad occhi aperti in cui cadono gli elfi. Doveva rimanere attento e vigile, in attesa del ritorno dei gemelli e di Celebrian.

< Mio signore > disse improvvisamente Erestor, appoggiando delicatamente una mano sulla sua spalla < mio signore, dovete mangiare, bere almeno un sorso d’acqua o appassirete come un arbusto nel deserto >

Elrond non rispose, ma continuò a scrutare fuori, poi, incredibilmente, fece un mezzo sorriso.

< Mio fedele Erestor, ti preoccupi sempre troppo per me. Sono in pena e lo sai, lascia che io abbia prima notizie dai miei figli, poi mangerò, non temere > alzò una mano prima che l’altro lo interrompesse < fa come ti dico, te ne prego >

Erestor si inchinò e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé. Una volta fuori si appoggiò allo stipite e si passò una mano sugli occhi. Iniziava a sentire anche lui un’enorme tristezza. Cosa avrebbe fatto se dama Celebrian fosse veramente morta, come temeva il suo signore? Sapeva che non avrebbe potuto far nulla per lui, che sarebbe morto  per poterla raggiungere, allora la Terra di Mezzo avrebbe visto l’oscurità.

 

< Questo scuro antro mi opprime il cuore > sussurrò Elladan mentre seguiva il fratello con la spada in pugno.

Stavano seguendo le tracce degli orchi da tutto il giorno attraverso quelle gallerie che penetravano in profondità nelle Montagne Nebbiose.

< Hai ragione > rispose Elrohir < e il sapere che nostra madre è rinchiusa qui da giorni mi mette i brividi >

Non pensavano a nient’altro che non fosse salvare la loro madre, non avevano nemmeno mandato messaggi a Imladris per comunicare la loro missione, non si preoccupavano di cosa avrebbero fatto loro due soli contro non sapevano quanti Orchi, l’unico pensiero era trarla in salvo.

< Elladan! > sibilò l’elfo, alzando una mano bianca e affusolata che pareva brillare nell’oscurità < sono vicini, appena dietro quest’angolo >

Improvvisamente un lungo grido straziò l’aria e i gemelli caddero in ginocchio: era la voce limpida di Celebrian.

Si costrinsero ad avanzare e finalmente li videro,  un gruppo di appena una dozzina di Orchi; non si erano accorti della presenza dei due elfi appostati dietro di loro, chini com’erano sulla figura riversa a terra, pallida e sola.

I gemelli dovettero guardarsi negli occhi per appena un secondo, prima di prendere una decisione. Elrohir prese il suo arco argentato, incoccò una freccia e lanciò. Un leggero sibilo impercettibile e poi l’urlo orribile dell’orco colpito.

Poi un’altra freccia e un’altra, finché tra gli orchi non si diffuse il panico. Non riuscivano a scorgere i due elfi né capivano da quale parte provenissero le frecce.

< Non permettete che prendano la prigioniera! > gridò Ugluk prima di stramazzare a terra, trafitto dalla lunga spada di Elladan.

L’elfo si voltò di scatto e trafisse altri due orchi che lo attaccavano con delle corte spade nere. Elrohir posò il suo arco ed estrasse la spada a sua volta. La loro furia era così ceca ce quasi non si accorsero dei quattro orchi che fuggivano via, trasportando il corpo inerme di Celebrian.

Elladan si guardò freneticamente intorno alla ricerca della madre e poi li vide. Diede un urlo al fratello e si avventarono su di loro, uccidendoli senza pietà. Non ne rimaneva più nessuno.

< Oh no > sussurrò Elrohir, chinandosi sulla dama che giaceva apparentemente priva di vita, la veste candida sporca di sangue, la ferita al petto ben visibile.

L’elfo si portò le mani al volto, cercando di trattenere le lacrime. Non doveva perdere il controllo, non in quel momento… cosa avrebbe fatto suo padre? Non riusciva più a pensare…

< Aspetta! > esclamò d’un tratto Elladan, inginocchiato  di fronte a lui < non è morta, respira! > avvicinò il suo polsino metallico alle labbra della dama e vide che era impercettibilmente appannato. < Dobbiamo portarla subito a Imladris > disse, sollevandola < coraggio fratello, la speranza non è perduta! >

 

Elrond trasalì. Era viva, lo sapeva. Rapide immagini sfocate si erano susseguite nella sua mente, una scura galleria, orchi e infine i suoi due figli come puntini luminosi… poi il sollievo. Era questo il loro modo di comunicare con lui, dirigevano il loro pensiero verso il padre e lui li sentiva…

Uscì velocemente dal suo studio, travolgendo quasi Erestor che si stava recando da lui. Non si  ricordava da quanto tempo non era così felice, così leggero da poter spiccare il volo. Continuava a ripetersi “ è viva, l’hanno trovata, è viva “ come se fosse un ritornello…

< Mio signore > Erestor lo raggiunse preoccupato.

< Erestor, amico mio! > esclamò Elrond con un enorme sorriso, e l’abbracciò.

L’elfo rimase di sasso, immobile al suo posto senza riuscire a proferire parola. Chissà cos’era successo, si chiese, e per un istante pensò anche che Elrond mezz’elfo, figlio di Earendil e signore di Imladris avesse perso la testa.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Viva ***


Salve, aggiornamento ultra rapido, ma sapete com'è, è nella mia testa e preme per uscire! Sto parlando ovviamente del finale che inizia proprio con questo capitolo, poi, come ho già detto, un altro e infine l'epilogo. Grazie ad Alaide per la sua gentile recensione e a tutti quei lettori silenziosi...mi chiedo come mai io debba avere solo 1 recensione quando poi ho molte più letture? Allora vi invito, tutti voi lettori e anche quei 6 splendidi utenti che hanno inserito Beyond the sea tra i preferiti, a recensire, perchè la vostra voce per me è importante, almeno alla fine di questa fanfiction voglio il vostro parere!

Capitolo 15: Viva 

La quiete tesa dell’ultima casa accogliente fu improvvisamente infranta dal suono di un corno che pareva impazzito. Elrond scattò, l’impeto di gioia che l’aveva preso così violentemente dissipato nel nulla, sostituito dalle ormai troppo familiari ansia e preoccupazione.

Aveva riconosciuto quel corno che squillava impaziente. Spesso era stato portatore di gioia nella sua casa, quando i suoi figli rientravano da qualche missione o semplicemente da una cavalcata. Invece  in quel momento il ritorno dei gemelli non faceva che riempirlo d’impazienza.

Corse più veloce che poté, senza curarsi degli sguardi attoniti degli elfi che dimoravano a Imladris, fino a raggiungere i cancelli. Si fermò ansimante a causa della lunga corsa e del panico che iniziava a crescere smisuratamente man mano che i due cavalieri si avvicinavano.

Sforzò la vista e riuscì a scorgere la figura di Celebrian  abbandonata priva di sensi tra le braccia di uno dei suoi figli. Cercò di capire chi fosse, ma la lontananza e la preoccupazione glie lo impedivano.

Finalmente i due raggiunsero il cancello ed entrarono velocemente, smontando subito dalle loro cavalcature. Elrond riconobbe chi era a portare il corpo della dama: Elrohir.

< Padre > disse l’elfo con urgenza < non disperare, nostra madre è viva, ma devi affrettarti! > senza aspettarlo corse all’interno, chiamando a gran voce aiuto perché predisponessero la stanza di Celebrian.

Elladan si avvicinò più lentamente al padre, la stessa tristezza negli occhi identici.

< Avevi visto giusto, padre, la bianca dama non era al sicuro. Una piccola banda di orchi li ha attaccati al Passo Cornorosso, sono stati uccisi tutti > .

< Tua madre? > chiese Elrond scrutando il figlio e afferrandolo gentilmente per le spalle < Cosa le è successo? >

< è stata ferita e rapita… > si interruppe, ricordando il grido straziante che avevano udito nelle oscure gallerie delle montagne. La sua voce vacillò < la freccia, padre! La freccia è avvelenata! >

< Ne sei sicuro? >

< Si, la ferita è rimarginata, ma il corpo è freddo a causa del veleno… >

Elrond lo guardò negli occhi, ma l’elfo più giovane distolse lo sguardo. Come poteva dire a suo padre ciò che doveva sapere? Di come immaginavano si fosse procurata quelle altre ferite superficiali sparse per il corpo? Non voleva dirglielo, sicuramente suo padre ne sarebbe stato distrutto, pur rimanendo impassibile come sempre… sapeva che però prima o poi qualcuno doveva comunicarglielo.

< Devo occuparmi di lei > disse Elrond, lasciando il figlio e dirigendosi verso la stanza in cui avevano portato sua moglie.

Attraversò i corridoi a passo fermo, senza incontrare nessuno. Quando giunse in prossimità della sua meta trovò Elrohir in piedi sulla porta, il capo chino e le mani incrociate sul petto. Lo oltrepassò senza dire una parola, entrambi preferirono quel silenzio carico di comprensione reciproca.

Entrò nella camera chiudendosi la porta alle spalle ed osservò il volto pallido di Celebrian. Sembrava morta in modo così reale che solo quando sentì il battito leggero del suo cuore sotto le dita riuscì a rassicurarsi.

Le scoprì il punto ferito dove una piccola cicatrice nera deturpava il candore alabastrino della sua pelle e vide il veleno irradiarsi rossastro in tutto il corpo.

< Lasto, mellen nin > sussurrò vicino al suo orecchio < todo na cuiad > Ascoltami, mia amata, torna alla vita < Todo na… im melon le > torna…ti amo…

Sentiva il calore tornare impercettibilmente nella mano che stringeva.

< Todo na cuiad, mellen nin, todo na… > continuò a chiamarla con voce sempre più alta e imperiosa per ore, finché non vide il petto della dama alzarsi e abbassarsi regolarmente. Solo allora sospirò e fece un impacco di erbe che applicò sulla ferita.

Si sedette e guardò il suo volto: non era più pallido come prima, ma solo bianco e calmo. La ferita era tornata a essere chiara e il veleno pareva essersi arrestato.

La fragranza dell’erba medicinale si diffuse nella stanza ed Elrond si sentì d’un tratto più leggero e molto stanco; aveva temuto di perderla per sempre, ma ora non correva più alcun pericolo ed era sprofondata in un torpore simile a quello degli uomini mortali. Stanco e spossato anche il signore di Imladris chiuse gli occhi.

 

Buio. L’unica cosa che riusciva a ricordare tra la sofferenza era quello: il buio impenetrabile. Schiamazzi, grida, dolore, torture, tutto accompagnato dal buio che si faceva sempre più fitto, talmente denso da non riuscire più a distinguere nulla intorno a sé, il tempo che si dilatava e pochi minuti che si trasformavano in anni, ore in secoli e i giorni in ere interminabili.

Non pensava più a nulla, né ai suoi figli, né a Elrond, era come se non esistessero, come se lei stessa non esistesse, annullata dalla solitudine e dal dolore. Non riusciva più a capire le domande che le venivano poste né si rendeva conto delle risposte che dava… forse la morte sarebbe stata la salvezza, invece cadeva sempre più nel delirio di cui era cosciente.

Improvvisamente qualcosa trapassò il buio, due minuscoli punti di luce, poi di nuovo il delirio che aumentava, l’incoscienza e il baratro ai suoi piedi in cui credeva di sprofondare. Altri giorni, secoli ed ere di nulla prima che si sentisse afferrare. Era come se una mano l’avesse trattenuta mentre precipitava nel  vuoto .

Cos’era quella voce? Una voce così melodiosa non l’aveva mai udita prima… o forse si? Cercò di ricordare a chi appartenesse, ma non ci riuscì, l’unico suo desiderio che essa si perpetuasse all’infinito, così da poterla ascoltare per sempre.

Risaliva dal baratro. Il buio scompariva gradatamente e veniva sostituito con una luce accecante e meravigliosa. La voce si faceva sempre più insistente e lei la seguiva, risalì fino a incontrare un volto, il volto che parlava con quella voce…

Per un lungo istante, giorni, anni, secoli, ne ammirò la perfezione, credette di essere stata esposta alla vista di Manwe Sulimo, poi si disse che nemmeno il re dei Valar poteva avere figura così perfetta.

Cercò di parlare, di stendere una mano verso quel volto Aspettami, prendimi e lui che si faceva sempre più vicino finché non lo raggiunse completamente…

Aprì gli occhi lentamente e un’immensa stanchezza si impadronì di lei. Ruotò la testa e lo vide: sedeva ritto, una mano a stringere la sua, gli occhi chiusi.

Non appena percepì il suo movimento, li aprì di scatto e l’espressione altera lasciò il posto a un sorriso sollevato.

< Celebrian! > sussurrò Elrond senza riuscire a muoversi. La dama cercò di sorridergli debolmente ma non ci riuscì. < Non preoccuparti, amore mio, l’ombra è andata via >

< Ho visto il tuo volto penetrare l’ombra > disse con un filo di voce.

< Ti ho chiamata per ore >

< Ed io sono venuta a te >

Elrond sorrise e si chinò, baciandola delicatamente sulle labbra.

< I tuoi figli sono qui > le disse < vuoi vederli? >

La dama annuì piano e l’elfo andò ad aprire la porta. Elladan ed Elrohir entrarono di corsa, pallidi in viso e ancora con indosso gli abiti da viaggio. Arwen li seguì più lentamente, gli occhi arrossati dal pianto e la bocca sorridente.

< Madre, stai bene vero? > domandò, la voce incrinata e il tono ancora di una bambina, nonostante non lo fosse più ormai da tempo.

< Si, mia cara > disse Celebrian, afferrando la mano di sua figlia < sono tornata tra voi >

Cercò ancora di sorridere, ma non ci riuscì. Avrebbe voluto gioire, star bene, invece le risultava enormemente difficile. L’ombra che da anni e anni portava nel cuore era diventata realtà, una realtà così sconvolgente che, per quanto ci provasse, non riusciva a mandare via.

Arwen e i gemelli la guardavano contenti e sollevati che stesse bene, ignari di quanto invece il suo spirito fosse stato deturpato e distrutto da quell’esperienza. Solo Elrond ora la fissava senza più sorridere.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: La via tracciata dal destino ***


Eccomi di nuovo qui!Ultimo capitolo prima dell'epilogo! Scelte difficile e tragiche al'orizzonte...grazie mille ad Alaide ed Helkamirie per le recensioni al capitolo scorso (ragazze ricevere complimenti da voi che scrivete storie incredibile è fantastico e onorevole!) e benvenuta a Star_Dust_Daga (ho provveduto a correggere gli errori che mi avevi segnalato) lieta che la storia ti piaccia! Ora vi lascio al capitolo, mi raccomando recensite, soprattutto voi che mi avete tra i preferiti e che siete silenziosi!


Capitolo 16: La via tracciata dal destino

Era passato quasi un anno, eppure non aveva intravisto neppure l’ombra di un sorriso sul volto della moglie, neanche la vaga speranza che esso sarebbe potuto comparire.

Per anni aveva guardato il suo volto scurirsi sotto il presagio dell’oscurità, ora quell’oscurità era arrivata e aveva adombrato anche il suo cuore. E lui? Lui non poteva far altro che guardarla appassire, giorno dopo giorno, impotente.

Non faceva che tormentarsi nel ricordo della Celebrian che amava, della fanciulla spensierata e frizzante che aveva incontrato anni addietro. Era così distante ora! Stava perdendo interesse per la terra di mezzo e per la vita stessa.

Stava lì tutto il giorno, seduta alla finestra a osservare l’ovest con sguardo assente, per poi alzarsi al calar del sole e continuare ad essere assente in ogni movimento e parola.

< Celebrian > la chiamò alle spalle. La dama si voltò lentamente e fissò il suo sguardo negli occhi grigi argento di Elrond < cosa turba il tuo cuore? > era la domanda che continuava a ripeterle da un anno ormai e la risposta che ne riceveva era sempre la stessa: < non c’è più nulla per me qui >

Lo diceva con voce vellutata, quasi fosse una constatazione con se stessa, e ogni volta lui scappava via per non dover pensare alle conseguenze di quelle parole. Quella mattina, però, la dama lo trattenne prima che potesse andar via, prendendogli una mano dolcemente tra le sue.

< Ti prego, Elrond, resta > disse guardandolo triste. Si alzò e gli diede un leggero bacio sulle labbra, un bacio umido di lacrime.

< Ho preso una decisione, ma ho paura di non essere abbastanza forte da portarla a termine >

L’elfo si sentì improvvisamente spaventato, una paura infondata che sfociava nel panico… non si ricordava di aver mai provato qualcosa di simile. Non riuscì a parlare e rimase in silenzio.

< Io ti amo moltissimo, lo sai, eppure c’è qualcosa che… > esitò ripensando agli orrori che aveva vissuto e al ricordo del buio in cui si era persa < Non sono più sicura che questo sia il mio posto >

Non poteva ascoltare le sue parole, non voleva  ascoltare le sue parole.

< Ti porterò a Lorien, a casa tua, lì guarirai > non credeva a ciò che stava dicendo, ma aveva un disperato bisogno di dirlo, se non altro di avere una minima speranza a cui aggrapparsi.

Guardò Celebrian e vide il suo sguardo farsi ancora più triste e una lacrima lucente scendere lungo la guancia candida. La sua illusione parve sgretolarsi come un castello di sabbia sotto le onde e la marea.

< Andrò all’ovest > disse la dama < attraverserò il mare >.

Sentì il terreno crollare sotto i suoi piedi e le gambe cedere sotto il peso del suo dolore.

 

Arwen passeggiava pensierosa tra gli arbusti di rose. Da qualche tempo una strana sensazione di inquietudine e fatalità l’aveva assalita, rendendola nervosa. Si chiese se dipendesse dal malessere in cui sembrava caduta sua madre, ma riflettendo capì che dipendeva da suo padre.

Era sempre stato per lei come un punto di riferimento, forte e autoritario, capace di controllare ogni situazione. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto lo avesse idealizzato, spinta dall’idea che la sua stessa madre aveva di lui.

Entrambe lo vedevano come un dio, più simile a un Valar che a un elfo normale, senza pensare a quanto in realtà nascondesse. Sotto la facciata impassibile ogni evento lo scuoteva come una tempesta.

Ecco perché l’inquietudine, si disse, perché sapeva che da un momento all’altro gli argini sarebbero crollati e allora suo padre avrebbe avuto bisogno di lei e dei suoi fratelli.

Alzò gli occhi spinta come da un richiamo esterno e non restò sorpresa di scorgere una figura ammantata di grigio che le sorrideva a pochi passi di distanza.

< è un piacere vederti,  Mithrandir! > esclamò andandogli incontro.

< Mai quanto lo è per me, dama Undòmiel > rispose lo stregone, inchinandosi e facendole il baciamano.

< Posso immaginare i motivi che ti conducono qui > disse con un sorriso < sembra sempre che tu sappia ogni cosa >

< Non tutto ma molte cose > ribatté il vecchio, ricambiando il sorriso < in più volevo discutere importanti questione con Elrond circa la guerra contro il Nemico >

< So che la situazione è difficile, Mithrandir, tuttavia non credo che mio padre sia in disposizione d’animo adatta per discutere di questo >

Lo stregone parve vagamente sorpreso e scrutò l’elfa attentamente da sotto le folte sopracciglia.

< So che un ombra è calata nel cuore della dama di Imladris, che tutti ormai chiamano ‘la dama triste’, ma cos’è accaduto al mio amico Elrond? >

Arwen sospirò riprendendo a camminare affiancata dallo stregone.

< è vero, mia madre porta la tristezza nel cuore, ma mio padre non è da meno! Ogni giorno che passa si fa più cupo e silenzioso, come se insieme a lei stia appassendo anche lui >

< Non temere, mia signora, Elrond ha uno spirito possente, persino più di quanto egli stesso creda. Non soccomberà perché ha qualcosa da fare qui prima della fine > .

< Si, ma quanto tormenti dovrà affrontare? > chiese con un sospiro. Il suo cuore non voleva ammetterlo, ma era consapevole che anche lei avrebbe finito per causargli dolore. Lo leggeva sul suo stesso volto quando la guardava.

< So cosa pensi, e posso dirti che hai ragione. Sarebbe inutile mentirti, anche se non riesco a vedere il motivo che ti porterà a ferirlo. Ma tu sai che non vi è scelta e lo sa anche lui, nonostante quell’ora sia ancora lontana da te. Tua madre invece è prossima alla sua scelta e anche lei sa che vi è un’unica via! >

< So che hai ragione, Mithrandir, ma non posso fare a meno di essere triste e inquieta, perché amo mia madre e mio padre e sento che se lei parte non la rivedrò! >

Lo stregone non rispose. Di questo e altro non era ancora giunto il momento per parlarne.

 

< All’ovest? > era stupefatto, nonostante già sapesse dove sarebbe arrivata quella conversazione.

< Non posso più restare qui, morirei, solo a Valinor  potrò ritrovare la pace >

< Non posso lasciarti andare via! Cosa sono io senza di te? > gridò. Gli occhi pungevano e sentiva le lacrime spingere per uscire. Ma cosa faceva? Lui che non piangeva mai, sempre austero e impenetrabile ora lottava con se stesso per trattenersi dal prostrarsi ai piedi di Celebrian.

< Ti aspetterò lì > sussurrò la dama, toccandogli una guancia.

< Quanti anni dovremo stare separati? Troppi per me! Verrò >

< No, tu hai da fare qui! >

< Come farò a stare secoli da solo? Sai che potremmo anche non rincontrarci, che potrei soccombere in questa guerra! >

Celebrian tremò. Era quello ciò che più temeva, la lontananza incolmabile di secoli in cui sarebbero stati divisi, senza alcuna certezza di ritrovarsi. Una parte di lei avrebbe voluto restare, non lasciarlo mai, il solo pensiero di non averlo accanto, di non poter contemplare il suo volto perfetto, di non potersi perdere nei suoi occhi profondi, colmi di quel fuoco che la attraeva e spaventava era insopportabile.

Eppure sapeva di non avere scelta- Doveva partire perché sarebbe stato sbagliato rimanere e costringerlo alla sua presenza triste in quei momenti difficili.

< Niente che dirai potrà cambiare il mio destino… i miei passi vanno verso il mare! >

Elrond la baciò. Un bacio disperato, perché anche lui era consapevole di non poter far nulla, perché quello era l’unico modo. Doveva superare la sofferenza, la solitudine, i pericoli, doveva portare a termine il suo compito prima di riunirsi a lei. Lo sapeva e l’aveva sempre saputo. Non riuscì più a trattenersi e pianse, lui che non piangeva mai.

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


EPILOGO

Anno 1421 T.E.

La bianca nave avanzava lentamente, sospinta dal vento e illuminata dal chiarore delle stelle. Una pioggia fine cadeva, bagnando i capelli corvini dell’elfo in piedi a prua.

Spingeva lo sguardo in avanti, cercando di scorgere le sponde di Tol Eressea e di Valinor, i porti dei Teleri e i canti che accoglievano le navi di quei viaggiatori che percorrevano la via dritta.

Lay down,
your sweet and weary head.
Night is falling.
You have come to journey’s end.

Non si accorse della figura splendente di bianco che gli si affiancava finché non gli appoggiò una mano sulla spalla.

< Non manca molto, ormai > disse.

< No > constatò Elrond < manca davvero pochissimo >

< Eppure non vedo sul tuo volto la gioia che mi aspettavo >

< Come potrei? Ho dovuto rinunciare a molto di ciò che amavo senza essere sicuro di ritrovare colei che dovrebbe aspettarmi >

Mithrandir sorrise impercettibilmente e i suoi occhi  scintillarono: < Non sono in grado di dirti ciò che vorresti sentire > disse < ma non perdere la speranza! Essa ci ha guidati e salvati nei nostri perigli >

Si allontanò lasciandolo di nuovo solo. Sapeva che lo stregone aveva ragione come al solito, che Celebrian aveva promesso, eppure aveva paura lo stesso. Sua figlia era ormai perduta per sempre, non avrebbe resistito se avesse dovuto perdere anche lei… sorrise tra se al pensiero di aver la possibilità di diventare l’unico elfo afflitto di Valinor!

Pride can stand a thousand trials,
the strong will never fall.
But watching stars without you,
my soul cried.

< Terra! Terra! Aglar nan Valar! > sentì Cirdan esclamare.

Sforzò ancora di più gli occhi e la vide anche lui: le gocce di pioggia parvero aprirsi come un sottile tendaggio, rivelando la candida sabbia del porto di Alqualonde. L’alba sembrava inondare di fuoco rosso le sponde e le banchine, dove un gran numero di elfi cantava e porgeva gesti di benvenuto.

Scese velocemente dalla nave non appena questa fu ormeggiata, sorpassando i due hobbit e gli altri suoi compagni. Solo Cirdan lo guardò negli occhi sorridendo per poi scambiare un’occhiata d’intesa con Mithrandir.

Non appena i suoi piedi toccarono il marmo bianco del molo la vide: bianca, bellissima e splendente, persino più bella di quando l’aveva incontrata per la prima volta. La luce del reame beato le illuminava il volto e i capelli emanavano bagliori come se il sole stesso vi fosse rimasto impigliato.

Per un secondo rimasero entrambi immobili, senza fiato, incapaci di pronunciare una qualsivoglia parola.

The words I have to say
May will be simple but they're true
Until you give your love
There's nothing more that we can do.

Poi Celebrian si mosse e fece qualche passo verso di lui.

< Mae govannen, mellen nin > gli disse con un sorriso < ti aspettavo >

Vederla così, con quel sorriso radioso, non più ombre o tristezza, ma solo il suo più puro e limpido spirito fu come un risveglio improvviso. Come aveva fatto a restare lontano da lei tutti quegli anni? Solo in quel momento si rese conto di quanto immensamente si fosse sentito solo, di come fosse cambiato, ingrigito, quasi invecchiato.

Si avvicinò a lei piano, molto piano, le poggiò una mano sul viso, accarezzandole la guancia morbida con le dita, passandole poi fra i capelli, assicurandosi che fosse reale.

< Celebrian > sussurrò infine < sei qui >

< Si mellen nin, sono qui. >

Non riuscì più a trattenersi. Il suo corpo fu scosso dai brividi. La sollevo per la vita, baciandola sulle labbra. Sentire di nuovo il suo sapore, fresco come la primavera, lo inebriò.

La guerra, la morte, tutto fu lasciato alle spalle, anche la decisione di Arwen apparve chiara… lui avrebbe fatto lo stesso. Non avrebbe più lasciato che andasse via.

And I...
Will always love you
I...
Will always love you

< In melon le > le disse Ti amo.

Methen  Fine.


Eccomiiiii mellyn !!!!!!!! Questa storia è giunta al termine (sigh sob), spero che l'epilogo vi sia piaciuto! Non potevo che terminare con il tanto sospirato incontro 'oltre il mare' da cui l'intera storia prende il nome. Ho deciso di strutturarla come una sorta di song-fic con spezzoni di diverse canzoni, ecco l'elenco:
1. Into the west - Annie Lennox
2. Kissing you - Desiree
3. Love Song - Elton John
3. I will always love you - Whitney Houston

Grazie grazie e ancora grazie ad Alaide e Hlkamirie per le loro splendide recensioni!
Grazie a
1 - Alaide
2 - doddola93
3 - Eruyome
4 - Facy
5 - Helkamirie
6 - Laurelin
7 - MalkContent

per aver inserito questa storia tra i preferiti (vi prego, almeno alla fine fate sentre la vostra voce)!!!
E infine grazie alle numerose persone che hanno letto questa storia spendendo un pò del loro tempo in mia compagnia! Invito tutti a leggere le altre mie storie: La rosa nera tra le originali sui vampiri e la raccolta di poesie Voci dalla terra di mezzo e tutte le altre mie storie! Un bacio vostra riconoscente Thiliol Calime

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