Beyond the sea di Thiliol (/viewuser.php?uid=31172)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1:Indietro ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Beren e Lùthien ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Come ghiaccio ardente ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Profumi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: per sempre ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Imladris ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Fuoco e Aria ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Gemelli ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Ombre ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Similitudini ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Consigli ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Paura ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Senza di te ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Estel ( Speranza ) ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Viva ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: La via tracciata dal destino ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Personaggi:Elrond,Celebrian
Genere:romantico,triste,generale
Riassunto:Elrond
e Celebrian,due anime diverse,ma unite indissolubilmente,oltre il
tempo,oltre la morte,oltre il mare.Ma forse nemmeno il loro amore
potrà riportare la dama alla vita,non quando tutto sembra
perso per sempre e l'unica cosa che rimane da fare è
lasciare la Terra di Mezzo e colui che si ama.
Note:Questa
storia nasce da un'ispirazione improvvisa di una notte sul mio
personaggio preferito,Elrond,e sulla sua splendida e triste
compagna.Sarà abbastanza lunga come
storia,ricoprirà un arco di tempo di circa 1 era e quindi ci
saranno molti salti temporali. Sono già a buon punto,nel
frattempo ho deciso di iniziare a postare il prologo.I personaggi
purtroppo non sono miei ma appartengono alla mente illuminata del
professor Tolkien.Fatemi sapere cosa ne pensate,se vi piace o
se non vi piace recensite in tutti i casi.
Prologo
Le onde si infrangevano sulla
riva,scurendo leggermente la
sabbia bianca. Una nave dallo scafo argentato era immobile,in attesa di
colei
che presto sarebbe salita a bordo,per lasciare per sempre quanto aveva
di più
caro.
Dama Celebrian era in piedi sul
molo,risplendente nel suo
lungo abito azzurro,il quale sembrava riflettere le sfumature delle
onde. I
lunghi capelli dorati erano mossi dal vento e le
accarezzavano il viso.
Alzò una mano e la sua
pelle sembrò risplendere come
alabastro alla luce del sole;la posò con delicatezza sulla
guancia di sua
figlia,accarezzandole il viso. Pensò a come erano
diverse:per quanto i suoi
capelli fossero simili a spighe di grano,così quelli di
Arwen erano bruni,del
colore del cielo stellato,mentre i suoi occhi non erano tristi,ma
accesi di un
fuoco inestinguibile,difficile da capire per la dama di Imladris.
Celebrian sorrise ad Arwen,prima di
posarle un bacio sulla
fronte: < Addio,figlia mia > disse < Non ci
rivedremo mai più… >
La dama lasciò cadere il
braccio esile,per poi rivolgersi ai
due gemelli che,dritti e scuri in viso,la scrutavano. Avevano
attraversato
enormi pericoli per trarre la loro madre in salvo,ma niente avrebbe mai
potuto
ridarle la gioia di vivere di un tempo.Li salutò baciandoli
entrambi sulla
guancia,cercando di nascondere una lacrima fugace.
Infine si voltò verso
l’elfo che era in piedi alle sue
spalle,silenzioso. Non pronunciarono parole per lunghi
minuti,guardandosi solo
negli occhi,ricordando il loro primo incontro tra i dorati mallyrn di
Lorien.
Ma dopo molto tempo Celebrian
parlò: < Non
rattristarti,amor mio. Hai ancora molto da fare qui e grandi affanni ti
attendono,ma alla fine mi raggiungerai oltre il mare e,forse,potremo
essere di
nuovo felici. >
Elrond si
avvicinò,prendendola tra le braccia. Il corpo
dell’elfa gli sembrò sottile e leggero come un
fuscello;incontrò le sue
labbra,fresche come la primavera nei boschi,desiderando di poter
rimanere così
per sempre. Avrebbe dato tutta la sua vita immortale per far si che
Celebrian
non partisse,ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Ormai non vi
era più
nulla per lei nella terra di mezzo,e il rimanere presto avrebbe
prosciugato
tutte le sue forze,uccidendola.
< Ricordati del nostro
incontro > le disse,mettendole
un piccolo fiore bianco di niphrendil tra i capelli.
Celebrian tremò a quel
contatto,stupendosi di quanto ancora
lo amasse,dopo innumerevoli anni,come se ogni volta che incrociava
quegli occhi
grigi e senza età,fosse la prima.
Salì sulla nave che
l’avrebbe portata oltre il mare,nelle
terre beate,dove,forse,avrebbe trovato la pace.
Elrond rimase a riva,guardando
l’esile figura solitaria
allontanarsi all’orizzonte,candida come neve. La sua memoria
vagò,soffermandosi
su tutti quei momenti trascorsi con lei,nella serenità di
Imladris,e a quando
la vide per la prima volta,mentre passeggiava sotto gli alberi dorati
della sua
terra,e la scambiò per Yavanna,chiamandola Kementari,regina
della terra.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1:Indietro ***
Capitolo
1: Indietro
Elrond cavalcava lentamente, per
nulla impaziente di
giungere a destinazione. Desiderava poter ammirare lo splendido
paesaggio e
assaporare l’aria della primavera appena sbocciata. Non aveva
nessuna premura, né
era preoccupato di incontrare pericoli lungo la via, poiché
erano ormai alcuni
anni, molti anni avrebbero detto gli uomini, che la pace regnava nella
terra di
mezzo. Sauron era stato sconfitto e l’Anello era andato
perduto. Sicuramente
sarebbe stato ritrovato ma, pensò, per il momento era meglio
godersi la nuova stagione
che stava cominciando.
Trattenne Maeglin, il suo cavallo,
che subito si fermò.
Proprio di fronte a lui una leggera foschia dorata rivelava la presenza
di Lothlorien,
appena oltre l’Argentaroggia. Sorrise spronando il cavallo ad
attraversare le
sue fresche acque e a inoltrarsi tra le fronde di quel bosco che gli
trasmetteva tanta serenità.
Aveva deciso di lasciare Imladris per
qualche tempo sotto il
comando del suo consigliere Erestor. Sentiva un estremo bisogno di
tranquillità
e di pace, dopo tutti quegli anni di continue battaglie e morte; per
questo
aveva pensato di far visita a Galadriel e Celeborn,che non vedeva da
molto.
Avanzò ancora per qualche
minuto tra gli alberi, senza
incontrare nessuno, tuttavia sentiva di essere osservato. Poi un elfo
alto e
biondo, sbucando dal nulla, gli si parò innanzi: <
Daro! > esclamò, tendendo
il suo arco.
Elrond alzò una mano e
scese da cavallo
< Non c’è
bisogno di frecce > disse < Io sono
Elrond Peredhel >
L’elfo lo guardò
sorpreso per un secondo, poi si inchinò, portandosi
una mano alla fronte:
< Mio signore, non eravate
atteso >
< Beh > sorrise
< In effetti non era in programma
una mia visita, quindi non scusarti, ma accompagnami a Caras Galadhon,
dai tuoi
signori. >
Il guardiano si affrettò
prima di lui, ed Elrond lo seguì. Era
sorpreso di apprendere che Celeborn ponesse ancora tanta sorveglianza
sui
confini del suo paese, nonostante fosse un periodo di pace.
Ma, in fin dei conti, Celeborn era
sempre stato più
prudente, o forse, si disse, era lui ad essere ancora giovane e
spensierato.
L’elfo lo
accompagnò nella grande città tra gli alberi,
dalla
quale sembrava sprigionarsi una grande luce che abbagliava quasi gli
occhi. Lo
condusse poi su un ampio talan dove lo lasciò solo, in
attesa dell’arrivo dei
signori.
Elrond si guardò intorno,
perdendosi nei ricordi dell’ultima
volta che era stato lì. Erano tempi difficili e lui era in
cerca di consiglio; Gil-Galad
allora era ancora vivo e lui solo il suo fedele araldo.
Provò una punta di
nostalgia al pensiero di colui che era stato quasi un padre e che ormai
era
partito, ad attendere nelle aule di Mandos.
< Elrond!Che piacevole
sorpresa! >
La voce limpida di lord Celeborn lo
riscosse dai suoi
pensieri. Si voltò per abbracciare il suo vecchio amico.
< Vorrei passare del tempo nel
tuo paese, amico mio >
disse < ho bisogno di pace, difficile da trovare quando si
è gravati da
mille compiti >
Il signore di Lorien sorrise benevolo.
< E quale posto migliore del
mio paese, giusto Elrond? Eppure
non vieni qui spesso… >
Elrond lo guardò con
sguardo fintamente offeso, mascherando
un sorriso.
< Non vorrai farmi sentire in
colpa, per caso? In fondo
non sono passati molti anni, e per gli Eldar sono ancora meno! >
< Già, ma per gli
Uomini sono così tanti che ormai fanno
parte di antiche leggende, e nonostante noi abbiamo
l’eternità, troverai che
molte cose sono cambiate qui…e molte
persone…> soggiunse, scrutandolo
profondamente e posando i suoi occhi in quelli del signore di Imladris,
come a
volerne sondare il cuore.
I due elfi si abbracciarono
nuovamente, prima di essere
interrotti dall’arrivo di dama Galadriel.
Elrond rimase ancora una volta
stupito alla vista della sua
incredibile bellezza, che aveva il potere di indurlo quasi in
soggezione.
< Benvenuto, Elrond,figlio di
Earendil > lo salutò con
la sua voce profonda, così insolita per una donna.
< Ti saluto dama Galadriel,
è un onore per me poter
essere ospitato nel tuo reame. >
< Gli amici del mio sposo sono
anche miei amici, e tu
dovresti saperlo bene > disse.
< Ma sono scortese >
esclamò improvvisamente < hai
dovuto affrontare un lungo viaggio, sarai stanco ed affamato. Le mie
ancelle ti
condurranno alla tua stanza, così che tu possa riposare, poi
potrai andare dove
più ti aggrada >
Una giovane elfa si
avvicinò e, presolo per mano, lo
condusse in un ampio padiglione che sembrava essere stato eretto a
posta per
ospitarlo. Vi era un comodo letto vicino a un ruscello che scendeva
attraverso
una piccola radura, il pavimento era ricoperto di soffice erba e
l’aria
profumava di fiori. Elrond non riuscì a capire se si trovava
in una stanza o in
un luogo aperto, ma l’aspetto della camera gli infondeva una
grande serenità, proprio
a causa della straordinaria differenza tra Lorien e la sua casa di Gran
Burrone.
Si lavò mani e viso
bagnandosi nell’acqua fresca del piccolo
ruscello e mangiò delle fragole che aveva trovato su un
piatto appoggiato a un
piccolo mobile.
Dopo essersi rifocillato decise di
uscire e passeggiare un
po’ per quei magnifici boschi. Si incamminò,
silenzioso come solo un elfo può
essere, uscendo dalla grande città e si inoltrò
in un gruppo più fitto di mallyrn.
La sua mente vagava tra mille
pensieri e preoccupazioni.
Dov’era l’Unico
Anello? Quale era stata la sua fine dopo la
tragica morte di Isildur? Se solo il re di Gondor avesse voluto
ascoltare il
suo consiglio e quello di Cirdan, ora esso sarebbe stato distrutto e la
terra
di mezzo libera dal male, invece erano solo in un momento di pace che,
dal
canto suo, sperava si sarebbe prolungato all’infinito,
nonostante sapesse che
erano solo speranze vane. La malizia di Sauron si sarebbe risvegliata e
allora
ci sarebbe stata nuovamente la guerra, una guerra ancora più
disperata della
precedente a causa del sempre minor potere degli Eldar.
Sospirò pensando a quel
triste destino. Prima o poi anche
lui avrebbe attraversato il mare, questo lo sentiva, ma non riusciva a
scorgere
nulla nel suo futuro, se non una grande nebbia.
Mentre era così, immerso
nelle sue riflessioni, fu
improvvisamente attirato da un leggero fruscio proveniente da qualche
passo più
in là di dove si trovava. Sforzò i suoi occhi
lungimiranti per poter vedere
oltre la foschia dorata che imperniava l’intero bosco e
finalmente riuscì a
scorgere il leggero scintillare di capelli dorati.
Incantato da quella strana e
fuggevole visione cercò di
raggiungerla, riuscendo anche a vederne la figura, stretta in un
leggero abito
verde.
La fanciulla camminava, toccando con
le sue esili mani, candide
come alabastro, la corteccia argentea degli alberi attorno a lei e
ridendo di
una risata leggera e cristallina.
Gli sembrò di essere
tornato indietro nel tempo, alla
primavera di Arda, quando Yavanna camminava nei boschi, dando vita con
il suo
tocco a ogni cosa nella terra di mezzo.
< Kèmentari!
> gridò, tendendo una mano. Quella si
fermò, girandosi e ridendo verso di lui.
< Perché mi chiami
così? > disse con voce limpida.
< Mi sembravi una
visione… > disse Elrond, timoroso di
vederla effettivamente scomparire.
< Ah si? Eppure io non sono
Yavanna, anche se tu credi
diversamente! >
< E allora chi sei, mia
signora? >
< Come mai lo vuoi sapere?
> disse, scherzando con
lui. Quell’elfo, così diverso da quelli a cui era
abituata, con dei lunghi
capelli color della notte e gli occhi scintillanti, la turbava e
affascinava
allo stesso tempo. Sentiva come una fiamma nascosta dentro di lui e
intuiva
che, dietro l’aspetto ancor giovane, si celava una grande
saggezza.
< Come farei altrimenti a
essere certo che tu non sei
Yavanna Kementari? >
Elrond la guardò
sorridendo e in cuor suo si disse di non
aver mai visto una creatura di tale bellezza. Ella però si
sentì sciogliere
sotto l’acutezza di quello sguardo.
< Sono Celebrian >
disse. Poi, più ratta di un
cerbiatto, scappò via, lasciandolo lì solo e
immobile.
**
Eccomi qui,sono
tornata! Mi sembra giusto avvisarvi che questa storia verrà
aggiornata un pò lentamente all'inizio perchè
sono impegnata con un'altra fiction, ma questa è
già a buon punto e appena terminata l'altra,
l'aggiornerò più in fretta promesso!
Alaide:ciao cara,grazie per i tuoi complimenti,!Dimmi cosa ne pensi
dell'inizio vero e proprio
Mikoru:oddio grazie per avermi segnalato quegli errori!Sono una vera
frana a battere al computer e mi erano proprio sfuggiti, in questo
capitolo ho cercato di lasciare lo spazio, ma tu avvertimi se
trovi qualke altro errore ke provvedo a correggere!
Ireth Mezzelfa:ciao mi fa piecere vedere una tua recensione anche
qui!Wow nessuno mi aveva mai detto che avevo uno stile
cristallino,grazie!Dimmi cosa ne pensi di questo capitolo ok?Un bacio
Aletheia89:grazie per i complimenti,Elron è il mio
preferito!Cosa ne pensi della sua spensieratezza giovanile?
Infine grazie anche a chi legge soltanto ma non recensisce!Baci vostra
Thiliol Calime
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: Beren e Lùthien ***
Capitolo
2: Beren e Lùthien
Quella sera fu invaso da
una grande inquietudine che nulla
riusciva a colmare. Si ritrovò a passeggiare per le vie
della città senza
meta, solo per poter tenere la mente impegnata. In fondo al cuore,
però, sperava
di poter rivedere quella splendida fanciulla dai capelli
d’oro e gli occhi color
dell’erba.
Guardò
attentamente tutte le elfe della città ma nessuna
aveva la sua splendida grazia, né la stessa bellezza.
Infine, sconsolato e quasi
convinto che la sua fosse stata effettivamente una visione, si sedette
appoggiando la schiena a un tronco.
Forse quella era veramente
un’apparizione di Yavanna…ma
allora perché dare un altro nome?
< Celebrian
> sospirò, gustando tutta la dolcezza
contenuta in quelle poche lettere, senza accorgersi della presenza alle
sue
spalle.
< Cupi pensieri?
> chiese Celeborn, facendolo
sobbalzare. < Scusa, non volevo spaventarti > aggiunse
< ma mi sembravi
così serio e pensieroso! > si sedette accanto a lui,
appoggiandosi a sua
volta al tronco.
< Questa mattina mi
è capitato qualcosa di indescrivibile
> disse Elrond, guardando il cielo trapuntato di stelle <
camminavo nella
foresta, quando ho visto una fanciulla più bella persino
della stessa Lùthien.
All’inizio ho pensato che fosse
un’apparizione,Yavanna che con il suo tocco
infonde la vita. Ma lei poi mi ha parlato, e la sua voce era una cosa
indescrivibile, così dolce e pura… > si
voltò verso il signore di Lorien <
L’ho cercata ovunque, ma non riesco a trovarla! Non so nulla
di lei, se non il suo
nome. >
< Ma, amico mio
> disse Celeborn ridendo < se sai il
suo nome, allora sai tutto di lei! >
Elrond lo
guardò qualche istante, senza capire, poi qualcosa
scattò nella sua mente e si aprì in un sorriso.
< Se ti dico il suo
nome, tu potrai portarmi da lei? >
chiese
<
Certo…ma dimmi, come si chiama questa misteriosa fata
dei boschi? >
< Il suo nome
è il suono più melodioso che si possa
concepire…il suo nome è Celebrian >
Celeborn rimase
stupefatto. Sul suo viso la sorpresa aveva
preso il posto di qualsiasi altra emozione e per un po’ non
riuscì a
pronunciare parola. Elrond lo guardò, preoccupato dalla sua
reazione, ma anche
fiducioso.
< Dimmi amico mio
> disse infine < la conosci? >
< Beh >
rispose quello < direi di si…è mia figlia!
>
Celebrian era seduta
all’estremità del grande talan, con le
gambe che oscillavano oltre il bordo, intenta nella lettura di un
piccolo libro
dalla copertina argentata. Non si accorse della madre che le si era
avvicinata
fin quando lei non le mise una mano sulla spalla, spostandole una
ciocca dei
lunghi capelli dietro le orecchie.
< Cosa stai
leggendo, figlia mia? > le chiese con
dolcezza, sapendo già la risposta. Sua figlia leggeva quel
libro da quando era
bambina e ogni volta che i suoi occhi scorrevano quelle pagine,
contemplandone
le parole, si illuminavano di gioia.
< Beren e
Lùthien > rispose, distogliendo lo sguardo
dalla sua lettura. Galadriel le sorrise, pensando a quando anche lei,
ancor
giovane, leggeva storie romantiche.
< Sai, madre
> disse Celebrian < non credo di mai
aver sentito una storia più meravigliosa di questa,
così felice e triste allo
stesso tempo! >
La fanciulla si
bloccò, fissando gli occhi su sua madre: <
Ma non so se io avrei mai fatto questa scelta > disse, chinando
la testa.
< Forse tu non
dovrai mai arrivare a fare una scelta del
genere > la rassicurò Galadriel < E quando
incontrerai l’amore, esso ti
renderà felice in tutti i casi. >
Celebrian
arrossì impercettibilmente,ma la cosa non sfuggì
alla dama che la scrutò con il suo sguardo penetrante.
< Vi è
qualcosa che divi dirmi? > chiese
< No >
rispose in fretta, troppo in fretta, si disse
Galadriel.
Sotto lo sguardo acuto di
sua madre, Celebrian alla fine
cedette: < Beh, madre, ho fatto un incontro insolito, questa
mattina nel bosco.
Stavo passeggiando quando un elfo molto strano mi ha chiamata Kementari
> si
interruppe, ridendo al pensiero dell’incontro < Era
come se fosse uscito da
una pagina dei tempi remoti, aveva i capelli bruni come il cielo
notturno due
occhi grigi, così lucenti che sembravano essere stelle scese
dal firmamento…
>
Una risata fragoroso a
cristallina la interruppe. Galadriel
rideva come di qualcosa di molto buffo, portandosi una mano sottile al
ventre.
< Madre! Madre
perché ridi? > Celebrian la fissò
stupefatta e anche un po’ preoccupata.
< Tu figlia mia
> disse Galadriel riprendendo fiato
< hai incontrato Elrond di Gran Burrone! >
< Cosa!?! >
esclamò < Lui era…era… >
< Già
> rispose Galadriel, riprendendo a ridere, questa
volta con meno enfasi.
Celebrian
guardò per alcuni minuti la madre, poi si rilassò
e
trasse un profondo respiro:
< Ma sembrava
simile a uno dei Valar >
Elrond non riusciva a
credere alle sue orecchie. Come era
possibile che quella stupenda ed eterea visione fosse la figlia di
Celeborn?
Era poco più che una bambina quando l’aveva vista
l’ultima volta, così piccola
che avrebbe potuto prenderla in braccio senza difficoltà.
Una piccola bambina
elfica di qualche primavera, e ora sembrava la cosa più
bella che avesse mai
visto nella sua vita.
< Cerca di
riprenderti amico mio sono passati quasi
duecento anni da quando venisti qui l’ultima volta, se non di
più > disse
Celeborn, come se gli avesse letto nel pensiero.
< Non credevo un
elfo potesse cambiare tanto > si
disse.
Il sovrano di Lorien si
alzò in piedi e fece per andare
via, poi si voltò con un piccolo sorriso:
< Spero che la tua
visita non risulti vana, amico mio. Sei
stato solo per troppo tempo ma mia figlia è un fiore raro,
difficile da cogliere
ma facile ad appassire. Non voglio che soffra. > disse, poi se
ne
andò, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Lui e Celeborn erano amici
da molto tempo ormai ed era
assolutamente certo che non si sarebbe opposto alla sua
felicità, ma quando la
sua felicità coincideva con la sua unica figlia? Allora le
cose erano ben
diverse e lui aveva paura di commettere errori. Non aveva mai pensato
all’amore
prima, sempre preso dalle responsabilità, impassibile
sovrano di un regno in
guerra. Ora però quell’incontro casuale, quel
piccolo lasso di tempo in cui
aveva scorto la sua figura luminosa, aveva cambiato tutto.
Avrebbe conquistato il
cuore di Celebrian a tutti i
costi, anche se questo avrebbe significato la fine di
un’amicizia, persino se
avesse dovuto mettere in pericolo la stessa Terra di Mezzo. Non avrebbe
mai
rinunciato.
Eccomi con il secondo
capitolo, spero vi sia piaciuto! Un grazie particolare a:
Alaide: grazie per la tua
recensione,sono contenta che Elrond ti piaccia,ho cercato di renderlo
il più simile possibile a quello descritto da Tolkien,spero
di non essere andava OOC,cosa ne pensi invece di Celebrian?Di lei non
abbiamo quasi nulla quindi ho dovuto un pò inventare! Baci
grazie anche a chi legge
soltanto, anche se un commentino sarebbe gradito!
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Come ghiaccio ardente ***
Ciao miei lettori!
Torno con un nuovo capitolo di questa sofferta storia e finalmente il
primo vero contatto tra i due! Forse vi sembrerà tutto molto
affrettato, non preoccupatevi è completamente voluto; mi
sono ispirata un pò alle storie d'amore del Silmarillion, in
cui l'amore sboccia a prima vista (chiamiamolo pure colpo di fulmine) e
avanza velocemente...considerando Elrond e Celebrian, per
così dire,"antichi" mi sembrava la tipologia di storia
più appropriata...Un grande bacio a Alaide che ha la
bontà di recensire la mia storia,lietissima che ti
piaccia.Il fatto che mi dici di non essere andata OOC su Elrond mi
tranquillizza molto.Grazie a tutti e Buona lettura!
Capitolo
3: Come ghiaccio ardente
Elrond attraversò il
corridoio a passo sicuro, fermandosi
solo quando si trovò davanti a una porta di legno
intagliato. Guardò il disegno
sul battente di fronte a lui, seguendo le linee complicate dei rami che
si
intrecciavano tra loro. Finalmente si decise a battere tre rapidi colpi
che
parvero rimbombargli in testa, come se non avesse mai ascoltato altro
in tutta
la sua vita.
Dopo qualche secondo la porta si
aprì ed Elrond si sentì
quasi mancare: Celebrian portava un semplice vestito giallo, della
stessa
tonalità dei lunghi capelli che le ricadevano sciolti sulle
spalle.
Non appena la fanciulla lo vide
sentì il suo cuore
accelerare i battiti. Gli sorrise raggiante e il suo volto si
illuminò.
< Sei tu! > disse
sorpresa.
< Si, sono io > rispose
Elrond, non sapendo cos’altro
dire, completamente ammaliato dalla bellezza della fanciulla.
< Ti va di passeggiare in mia
compagnia? > le chiese.
Rimase in attesa per qualche attimo che però gli parve un
tempo interminabile.
Mille pensieri gli si affollavano nella testa, pensò che la
ragazza avrebbe
rifiutato, che avrebbe riso o si sarebbe offesa per la sua incredibile
sfacciataggine…invece Celebrian lo prese per mano,
trascinandolo letteralmente
fuori dal palazzo, tra gli alberi in fiore.
< Sono contenta che tu sia
venuto a cercarmi > disse
timidamente, arrossendo < Quando mia madre mi ha detto che eri
tu l’elfo del
bosco, beh…mi è sembrato strano…ma
bello. >
Celebrian parlò piano,
senza mai guardarlo negli occhi, ma
Elrond poté capire perfettamente. Anche lui si era sentito
spiazzato alla
notizia che la splendida visione avuta nei boschi altro non era che la
figlia
di Celeborn.
< Sai > disse infine
l’elfo, dopo alcuni minuti di
silenzio < non credo di aver mai visto niente di più
bello > si voltò e
con una mano le sollevò il mento, in modo che i loro occhi
si incontrassero.
Raccolse un fiore di Niphrendil e
glie lo posò delicatamente
tra i capelli, sfiorandole una guancia candida.
Celebrian tremò a quel
fugace contatto come se la mano
dell’elfo fosse fatta di ghiaccio. Sensazioni nuove per lei
si impossessarono
del suo cuore e desiderò
un nuovo
contatto come se da ciò dipendesse la sua vita.
Ripresero a camminare in silenzio ma
lei non riusciva a
distogliere lo sguardo dal suo accompagnatore. I capelli, bruni e
setosi, sembravano
ricoperti di piccole stelle argentate; si ritrovò a pensare
a quanto fosse alto
rispetto a lei che gli arrivava solo a una spalla.
< Celebrian > la
chiamò Elrond, distogliendola dai
suoi pensieri < ti piacciono le montagne? >
< Perché me lo
chiedi? >
< Non lo so, scusami >
disse. In realtà lo sapeva
benissimo il motivo della sua domanda. Desiderava averla sempre con se,
poterla
amare per tutta l’eternità, vivere felici insieme
a Gran Burrone, vicino le
montagne.
< Si, mi piacciono molto le
montagne > rispose
tranquillamente. Era vero, il profilo alto e minaccioso delle Montagne
Nebbiose
l’aveva sempre affascinata e desiderava poterle attraversare,
un giorno.
Improvvisamente si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato
bello poter passare
le montagne in compagnia di Elrond.
Continuarono a camminare in silenzio,
dandosi solo occhiate
fugaci. Era il crepuscolo quando si lasciarono, davanti alla porta
intagliata.
Elrond si inchinò
prendendole una mano e portandosela alle
labbra. Quel nuovo contatto, il secondo quel giorno, scatenò
nuovamente strane
emozioni in Celebrian.
Questa volta non era stato solo lo
sfiorare di un dito, ma
qualcosa di più prolungato e potente.
Sentì le labbra morbide
dell’elfo toccarle la pelle e le
gambe minacciarono di cedere. Desiderò che quelle labbra si
spostassero dalla
sua mano, desiderò che incontrassero le sue.
Quando si chiuse la porta alle spalle
si afflosciò sul
pavimento, spaventata da quella nuova sensazione. Se fossero rimasti
insieme
ancora un poco, sapeva che non avrebbe resistito. Le immagini della
giornata
appena trascorsa le si affollarono nella mente e in ognuna di esse
c’era lui, alto
e bello come un dio. Si sentiva felice come mai era stata in vita sua e
l’unica
cosa che desiderava era rivederlo e passeggiare ancora con lui.
La mattina dopo Celebrian si
svegliò piena di leggerezza
senza sapere il perché, poi si ricordò di Elrond
e della giornata trascorsa
insieme.
Si alzò dal letto e si
vestì, cantando una
vecchia canzone che le aveva insegnato suo
padre.
Si interruppe quando sentì
bussare alla porta. Corse ad
aprire, sperando di vedere il marmoreo volto di Elrond, i suoi capelli
corvini
e i suoi occhi grigi, ma non riuscì a celare la delusione
quando invece vide
quello austero di suo padre.
< Padre! >
esclamò.
< Si, perché
aspettavi qualcun altro? > chiese
Celeborn, nascondendo il suo divertimento.
< Ma ceto che no >
rispose Celebrian, voltandosi per
nascondere il rossore che le imperlava le guance.
< Bene. > disse quello,
entrando e chiudendo la porta
dietro di se. Si avvicinò al piccolo balcone, affacciandosi
al parapetto. La
giornata era limpida e mite, tipica della primavera; riusciva a vedere
il bosco
che si stendeva a perdita d’occhio, verde e oro.
< Non ti ho trovata ieri
> disse il sovrano, voltandosi
verso la figlia che era rimasta silenziosa alle sue spalle.
Celebrian arrossì cercando
velocemente di trovare una scusa
per giustificare la sua assenza del giorno precedente.
Celeborn sorrise.
< Allora è come
immaginavo. > si avvicinò alla porta e
la aprì, poi si rivolse nuovamente a lei:
< So cosa significa
l’amore, figlia mia. Spero che tu
possa essere felice >
Rimasta sola Celebrian
riflettè sulle parole del padre;se
ciò che sentiva era veramente amore,allora,si disse,avrebbe
voluto innamorarsi
sempre,perché era la sensazione più splendida che
avesse mai provato.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: Profumi ***
Eccomi di nuovo
qui, dopo il primo incontro e il primo contatto eccone un
altro...vedrete cosa succederà e come reagiranno i
due!Grazie mille ad Alaide e a Facy per le loro recensioni e per aver
inserito questa storia tra i preferiti,vi lascio a questo nuovo e un
pò più piccolo capitolo.
Capitolo
4: Profumi
Il sole aveva ormai raggiunto
l’ovest e irradiava i suoi
raggi miti attraverso le fronde degli alberi, colpendo Elrond sul viso.
Si sentiva leggero e felice come non
lo era da tantissimo
tempo, forse non lo era mai stato. Ripensò alla giornata
precedente, trascorsa
in compagnia di Celebrian, alle sue parole che gli scaldavano il cuore
e ai
movimenti così
pieni di grazia da
sembrare quasi una danza.
Avrebbe voluto rivederla, ma era
indeciso. Si sentiva
incredibilmente giovane e impacciato, nonostante non lo fosse
più ormai da
tempo.
Si chiese se anche suo padre si fosse
sentito così quando
vide la donna che amava per la prima volta. Rise di queste sue domande;
non
pensava spesso a suo padre, o a sua madre, era come se non li avesse
mai
conosciuti. Li conosceva attraverso i poemi e i canti su di loro, ma
non aveva
mai avuto l’occasione per conoscerli veramente per quel che
erano, ma ora
avrebbe voluto qualcuno
con cui parlare…
pensò a Gil-galad, era stato quasi un padre per lui,
pensò a Cirdan, presso il
quale aveva vissuto tanti anni e pensò a Elros, suo
fratello, morto da troppo
tempo…
Passi leggeri alle sue spalle lo
riscossero, facendogli
scuotere la testa, come chi si sveglia da un lungo sonno.
La figura snella ed eterea della
giovane elfa si stagliò in
controluce, apparendo solo come un’ombra scura in un mare
color porpora.
< Cosa fai? > chiese
Celebrian. La sua voce risuonò
come una musica nel silenzio del crepuscolo.
< Pensavo a tante cose tristi
> rispose Elrond.
Immediatamente il viso di Celebrian si incupì.
Alzò una mano e la poggiò sulla
spalla dell’elfo, spostando una ciocca di capelli neri.
Elrond la prese, portandosela alle
labbra.
< Non temere > le disse
< il tuo arrivo mi ha
riscosso e i pensieri cupi sono spariti >
Celebrian alzò gli occhi e
sorrise. Voleva avvicinarsi di
più, voleva essere stretta contro il corpo agile
dell’elfo che le stava seduto
di fronte. Si sistemò più comodamente,
appoggiando la testa nell’incavo del suo
collo. Ne respirò il profumo:sapeva di bosco, di mare e
qualcos’altro che non
riusciva a decifrare.
< è bellissimo il
tramonto > disse, con un sospiro.
< Si, è bellissimo
> rispose Elrond. In realtà, però, non
stava guardando il tramonto. I suoi occhi erano concentrati sul viso
della
fanciulla, a pochi centimetri dal suo. La bocca gli si seccò
mentre una voce
insistente nella sua testa gli ordinava di baciare quelle labbra rosee.
Obbedendo come a un ordine, le
sollevò il mento con la mano
e la guardò negli occhi per un istante, prima di appoggiare
le sue labbra su
quelle dell’elfa.
Celebrian rimase come paralizzata,
con gli occhi sbarrati
poteva vedere ogni dettaglio della pelle perfetta di Elrond. Un brivido
le
attraversò tutto il corpo e il cuore cominciò a
battere a una velocità
incredibile.
Chiuse gli occhi, assaporando il
gusto dolce di quel bacio e
affondando una mano nei soffici capelli corvini.
Elrond l’afferrò
per la vita, costringendola dolcemente
ad avvicinarsi ancora di più a lui. Ogni
centimetro del suo corpo ardeva di desiderio mentre
approfondì il bacio
cautamente, spaventato da un’eventuale reazione. Ma Celebrian
non si scostò.
Si ritrovarono improvvisamente stesi
sull’erba umida, abbracciati.
Celebrian sentì il peso
dell’elfo su di se. Il cuore
aumentava i battiti. Il tempo sembrava dilatarsi all’infinito.
Si costrinsero ad allontanarsi, come
spinti da un impulso
esterno. Si guardarono per alcuni secondi, poi Celebrian sorrise.
< Che buon sapore hai!
> disse arrossendo.
Elrond si alzò di scatto,
allontanandosi da lei con sguardo
confuso.
< Mi dispiace >
ansimò. Si sentiva come se fosse
appena tornato da una lunga corsa e la testa gli girava.
Era come inebriato da quel contatto
inaspettato. Come aveva
potuto lasciarsi andare in quel modo, lui che era sempre
così austero? Si
ripromise che non sarebbe accaduto mai più, ma un leggero
soffio di brezza gli
portò alle narici il suo profumo, come di rugiada mattutina,
e si sentì
impazzire.
< Non devi dispiacerti
> disse Celebrian, alzandosi a
sua volta e avvicinandosi all’elfo < è
stato…è stato il momento più bello
della mia vita > gli sorrise, toccandogli una guancia.
Perché doveva essere
così incredibilmente innocente? Elrond
non riusciva a pensare, quel sorriso era così disarmante da
annebbiargli la
mente.
Si chinò,schiudendole
nuovamente le labbra in un altro
bacio. Non sarebbe mai riuscito a resisterle. Forse era meglio,per una
volta,seguire il cuore,piuttosto che la mente.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: per sempre ***
Eccomi qui,un altro
capitolo per voi...molto romantico! Buona lettura!
Capitolo
5: Per sempre
Quanto
tempo era passato da quando si erano baciati per la
prima volta? Nel mondo esterno le foglie erano cadute dieci volte dai
loro
rami, colorando la terra di rosso e oro, ma per gli elfi il tempo
scorre
diversamente, e a Celebrian sembrava fossero trascorse solo poche ore.
Ripensava
continuamente a quella sera, al tocco delle sue
labbra e al suo profumo. Ogni volta che ne incrociava lo sguardo si
perdeva in
quegli occhi grigi, senza tempo, come pozzi profondi. Sentiva un fuoco
nascosto
dietro quello sguardo, una fiamma che la spaventava e affascinava allo
stesso
tempo, la stessa che l’aveva colpita al loro primo incontro.
Elrond
entrò silenzioso nella sua stanza, arrivandole alle
spalle e cingendole la vita.
<
Sei felice, amor mio? > chiese, guardando con lei il
bosco d’oro attraverso la finestra aperta.
Celebrian
non rispose, ma girò la testa per incontrare le
sue labbra. Le parole non sarebbero bastate per descrivere la
felicità che
provava in quel momento. Suo padre aveva finalmente acconsentito alle
nozze e
presto sarebbe diventata la signora di Imladris.
<
Credi che mi piacerà Gran Burrone? > chiese,
pensierosa.
<
Sembra creato appositamente per te, mia signora! >
Lo
baciò appassionatamente. Amava quando la chiamava
‘mia
signora’, il tono in cui lo diceva…amava tutto di
lui…
<
Vorrei essere già lì! >
<
Anche io… anche se > aggiunse preoccupato <
molti
avranno da ridire sulla mia lunga assenza… >
<
Sono sicura che Erestor ha fatto un buon lavoro in tua
assenza > risero.
Improvvisamente
la porta si spalancò, facendoli sobbalzare.
Un elfo dall’aria stravolta entrò nella stanza,
dirigendosi verso Elrond.
<
Mio signore > ansimò < finalmente vi ho
trovato! La
cerimonia inizierà tra poco più di
un’ora, vi prego di seguirmi! >
Celebrian
guardò sbalordita prima l’elfo, poi Elrond.
<
Credevo che non mi avrebbe mai cercato qui > si
giustificò questi, poi, rassegnato, seguì
l’elfo nei corridoi.
Celebrian
si guardò nel grande specchio alle sue spalle. Un
lungo abito bianco, con ricami d’oro, le scendeva fin oltre
le caviglie. Lo
scollo a barca lasciava intravedere le spalle bianchissime,mentre i
capelli
erano acconciati semplicemente, con due piccole trecce che partivano
dai lati, unendosi
poi dietro la nuca.
A
fianco alla sua immagine comparve quella alta e luminosa
di Galadriel, che le sorrideva felice.
<
Non sei mai stata così bella figlia mia > disse.
Poi
slacciò la collana che portava al collo e la mise intorno
a quello della figlia.
Celebrian
osservò la pietra: verde e lucente era incastonata
in una spilla argentata a forma di aquila. Le ali distese davano
l’impressione
che sarebbe volata via da un momento all’altro. La luce si
rifletteva mandando
bagliori come di stelle.
<
Questa è l’Elessar > disse Galadriel
< la gemma
elfica, conservala > poi si chinò, per baciarla sulla
fronte.
<
Grazie madre >
Celebrian
si incamminò verso la piccola radura dove si
sarebbe tenuta la cerimonia. Decine di Elfi erano in piedi ad
attenderla; riconobbe
Thranduil, re del bosco Atro, ma i suoi occhi correvano alla ricerca di
Elrond.
Finalmente lo vide, luminoso nella sua veste azzurra, con un sottile
cerchietto
d’argento sul capo. La osservava rapito, dimentico di tutto
ciò che lo circondava.
Lo
raggiunse ed egli le prese la mano. Si guardarono negli
occhi, senza distogliere mai lo sguardo, per tutto il tempo. Non
sentirono
Celebron pronunciare la formula di rito, risposero meccanicamente,
persi solo
l’uno nell’altra, comunicando i loro sentimenti con
gli occhi.
Quando
la cerimonia finì un gruppo di musici iniziò a
suonare e si aprirono le danze.
Elrond
si avvicinò e si inchinò profondamente:
<
Vuoi farmi l’onore di questo ballo, mia signora? >
disse.
Celebrian
sorrise prendendo la mano che le veniva offerta e
incamminandosi verso il centro della radura, illuminata dai raggi del
sole
calante.
Iniziarono
a volteggiare al ritmo di quella dolce melodia e
improvvisamente Elrond si rese conto che non avevano mai ballato prima.
Era
incredibilmente leggera e sembrava non toccare terra.
Celebrian
si appoggiò al suo petto e chiuse gli occhi, assaporando
quel momento. Non riusciva quasi a credere di essere diventata sua
moglie, tutto
le sembrava un lungo e meraviglioso sogno.
<
Che ne dici di andare via da tutta questa confusione?
> le chiese Elrond a bassa voce, così che solo lei
potesse sentirlo.
Celebrian
annuì. La prese per mano e la condusse lontano
dalla radura, nella foresta. Le prime stelle irradiavano già
molta luce, illuminando
il sentiero.
Camminarono
mano nella mano per un po’, finché la musica in
lontananza non scomparve del tutto. Una strana agitazione si
impossessò di
entrambi, come se fossero indecisi su cosa fare.
Elrond
sentiva la presenza di Celebrian al suo fianco e il
desiderio di stringerla divenne impellente, quasi insopportabile.
La
baciò all’improvviso, prima dolcemente, poi sempre
più
appassionatamente. Celebrian gli passò una mano
tra i capelli, stringendosi di più a lui.
Sapeva
che non avrebbe potuto aspettare un minuto di più, il
bisogno di sentirla così vicina era quasi un malessere
fisico.
Le
slacciò il vestito, che scivolò cadendo
sull’erba. La sua
pelle era bianca come alabastro, delicata e morbida. Celebrian
rabbrividì alla
brezza serale, ma Elrond la cinse con le sue braccia, riscaldandola.
Anche
Celebrian iniziò a spogliarlo, impacciata. Fece
scorrere le ditta sul corpo di lui, sondandone ogni singolo muscolo,
ogni piega
della pelle. Si guardarono per un lungo istante, senza fiato.
Elrond si
avvicinò,baciandola sulle labbra, poi scendendo al collo e
infine percorrendo
tutto il corpo fino al ventre piatto. La sentì fremere
aggrappandosi a lui.
<
Ti amo > le sussurrò in un orecchio
<
Ti amo > rispose lei, con un filo di voce. Lo
sentiva vicino, ma non era abbastanza. Voleva che fosse suo, per
sempre. I loro
respiri accelerarono e si intrecciarono, diventando un
tutt’uno.
Finalmente
si unirono, il cuore che martellava nel petto e
sembrava perforarlo. Elrond sentì tutti i suoi muscoli
tendersi mentre la mente
veniva trasportata come in un’altra dimensione. Non riusciva
più a pensare.
Il
corpo di Celebrian sembrava minuscolo sotto di lui, la
vita sottile dava l’impressione di potersi spezzare da un
momento all’altro.
Infine
si scostò ,stendendosi al suo fianco sull’erba.
Celebrian
gli si avvicinò, appoggiandosi al suo petto nudo e
arrotolandosi una delle sue ciocche corvine al dito.
<
Ora siamo davvero marito e moglie > disse ad occhi
chiusi. Si rannicchiò ancora di più contro di
lui, tremando per il freddo.
Elrond l’abbracciò mentre, con una mano, le
sfiorava la guancia.
<
Non temere, amor mio, staremo insieme per sempre >
disse.
Sulle
labbra della fanciulla apparve un piccolo sorriso.
Un grazie particolare a:
Facy:Grazie dei
complimenti!Sono molto contenta che ti piaccia la mia storia ed
Elrond,che è il mio personaggio preferito in assoluto!Mi
raccomando fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
Alaide:grazie carissima,i
tuoi complimenti mi riempiono di gioia...cosa mi dici del matrimonio?
Infine ringrazio anche
coloro che leggono solamente.Un bacio e alla prossima!
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6: Imladris ***
Salve a tutti! Sto
cominciando ad aggiornare un pò più velocemente
come vedete, sinonimo di una cosa sola: la scuola è finita!
Ergo, ora posso dedicarmi solo e completamente a voi, o miei lettori!
Capitolo di transizione questo, piuttosto descrittivo e forse un
pò noioso, ma indispensabile per ciò che viene
dopo!Grazie mille ed Alaide e facy che recensiscono e ai tanti lettori
silenziosi.Ora vi lascio al capitolo, buona lettura!
Capitolo 6: Imladris
Erano
in viaggio da dieci giorni, quando finalmente giunsero
in vista della loro meta. Celebrian spalancò gli occhi,
rimanendo senza fiato: un’ampia
valle si stendeva in una conca ai suoi piedi. Una cascata gorgogliava
scendendo
a un lato e immergendosi in un fitto bosco. Una grande casa si
intravedeva tra
gli alberi, bianca e azzurra, passando attraverso il paesaggio e
includendo nel
suo immenso giardino anche il ruscello.
Celebrian
aveva sognato molte volte Gran Burrone da quando
si era sposata, alcuni mesi prima, ma non avrebbe mai immaginato tanta
bellezza. Sentiva come se quel luogo fosse stato creato per lei,
così
tranquillo e pieno di vita.
Elrond
le si accostò, osservando lo stupore negli occhi
della dama. Il verde intenso pareva brillare di una luce nuova e
meravigliosa; si
rese conto di amarla più della sua stessa vita.
<
Ti piace la tua casa, amore mio? > le chiese
<
è bellissima > rispose senza distogliere lo sguardo,
poi si voltò, incontrando gli occhi grigi
dell’elfo < non credevo di poter
amare tanto un posto che non fosse Lorien, ma questo…
> la sua voce tremò e
si spense.
Elrond
sorrise, poi spronò il cavallo e insieme continuarono
a scendere lungo il sentiero. Quando finalmente varcarono i cancelli di
Imladris furono accolti da un coro di molte voci e canti di benvenuto.
Erestor,
a cui era stato affidato il comando in assenza del sovrano, si
avvicinò a loro.
<
Mio signore, finalmente siete qui! Si è sentita molto
la vostra mancanza > disse < e tutti noi eravamo ansiosi
si conoscere
dama Celebrian > aggiunse con un profondo inchino.
Elrond
smontò con agilità dal suo destriero e
appoggiò una
mano sulla spalla di Erestor.
<
Sono qui amico mio, e hai potuto appurare che non ho
perduto completamente il senno, sposandomi. >
L’elfo
guardò sorpreso il sovrano. Elrond rise, guardandolo
di sottecchi:
<
Ti conosco, mio buon Erestor, e so perfettamente che
sei stato in gran pena. Non vedevi l’ora di scoprire se mia moglie fosse bella o
meno, in modo da
poterti mettere l’anima in pace. >
Erestor
rimase stupito per alcuni secondi, senza sapere cosa
rispondere. Elrond rise ancora, avvicinandosi a Celebrian e prendendole
una
mano. La baciò e disse in modo che tutti potessero sentirlo:
<
Salutate dama Celebrian di Imladris! Ella sarà la
vostra signora da ora in avanti! > Gli elfi si inchinarono
profondamente.
Poi,
inaspettatamente Elrond la baciò, cingendole la vita.
Celebrian si sentì avvampare, non solo per il bacio e il
tocco dell’elfo, ma
anche per la vergogna;loro non si erano mai baciati in pubblico,
nonostante
fossero ormai sposati.
Poi
la prese per mano:
<
Vieni, mia signora, entra nella tua casa! >
Si
incamminarono attraverso l’ampio cortile, seguiti da
Erestor e dagli abitanti dell’ultima casa accogliente. Quando
entrarono nel
salone, fiocamente illuminato, Celebrian dovette trattenere quasi le
lacrime.
Non aveva mai visto niente di simile prima, in quel salone, dove
risplendeva
solo la tenue luce di un camino, sembrava esserci l’intera
terra di mezzo.
Lasciò la mano del suo sposo e avanzò fino al
centro del salone, alzando poi lo
sguardo sul soffitto di legno intagliato.
<
Il salone del fuoco > disse Elrond avvicinandosi
Celebrian
si girò verso di lui, sorridendo radiosa.
<
Oh Elrond,è meraviglioso!Sono così contenta di
essere
qui! > gli gettò le braccia al collo.
<
Bene,sono contento che ti piaccia, temevo che avresti
voluto tornare a Lorien! > disse ridendo.
<
Ma come? > rispose la dama, fintamente offesa < come
puoi pensarlo? Io ti amo e resterò con te per sempre!
>
Elrond
sorrise, posandole un leggero bacio sulle labbra. Si,
ne era sicuro, sarebbero rimasti insieme per
l’eternità. Non riusciva a
immaginare una vita senza il verde brillante dei suoi occhi, senza il
suono della
sua voce melodiosa.
Celebrian
osservava attenta la sua immagine riflessa nel
grande specchio della sua camera. Si vedeva diversa. Si sentiva
diversa. Non
era più la piccola Celebrian, la fanciulla a cui piaceva
girovagare nei boschi
o fare il bagno nel ruscello, ora era la dama di Imladris, la sposa di
Elrond.
Il pensiero la fece tremare. Per tutto il giorno lui l’aveva
portata in giro
per l’enorme casa, mostrandole ogni salone, ogni camera e
ogni giardino, e lei
non aveva avuto tempo di pensare a nulla, incantata com’era
dalla meraviglia
della sua nuova dimora. Ma ora sentiva come un nodo allo stomaco, un
masso che
si era incastrato e non riusciva più a uscire. Era
preoccupata, quasi
spaventata dalla sua nuova vita.
<
Qualcosa non va? > le chiese Elrond avvicinandosi
silenzioso e sedendosi dietro di lei.
<
Ho paura > rispose. L’elfo assunse un’aria
preoccupata e si avvicinò ancora un poco alla sua sposa.
<
Di cosa hai paura, Celebrian? >
<
Non so…vi è come un’ombra dentro di me
che ha oscurato
la mia felicità. Un presentimento infausto. > si
voltò, incontrando gli
occhi grigi dell’elfo alle sue spalle. La guardava
spaventato, senza capire.
Cosa poteva averla turbata così improvvisamente?
<
Non preoccuparti, Celebrian > disse, dopo un lungo
istante di silenzio < ci sono io qui con te, non devi temere
nulla, è solo
la paura di qualcosa di nuovo >
Le
accarezzò una guancia, dolcemente. Ella
rabbrividì a quel
contatto piacevole e inclinò leggermente la testa, gli occhi
chiusi.
<
Si, hai ragione. Non è nulla > disse, appoggiando a
sua volta la mano su quella di Elrond.
<
Baciami > sussurrò.
L’elfo
non se lo fece ripetere. Posò le sue labbra su quelle
della dama in un bacio prima tenero, poi sempre più
passionale. Si ritrovarono
distesi sul letto, abbracciati, mentre anche le loro lingue si
intrecciavano.
<
Non devi avere paura, amore mio, io ti proteggerò
sempre. > le sussurrò in un orecchio, mentre faceva
scivolare lentamente il
lungo abito leggero sul pavimento.
Fu
svegliata dai primi raggi del sole. Si sentiva
immensamente felice, ma non ricordava il motivo, poi le immagini della
sera
precedente le tornarono alla mente; i suoi baci, le sue carezze, il
peso del
suo corpo su di lei le erano indispensabili più
dell’aria. Sorrise
stiracchiandosi, per poi alzarsi. Raggiunse a piedi nudi il bagno che
si apriva
nella stanza per trovare la grande vasca di marmo già
riempita. Candele
profumate erano accese ai bordi e petali di rose galleggiavano
sull’acqua.
Vi
si immerse e si accorse che era piacevolmente calda. Si,
pensò,
Elrond pensa proprio a tutto.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7: Fuoco e Aria ***
Salve miei lettori! Avevamo
lasciato Celebrian ed Elrond appena arrivati a Imladris e li ritroviamo
lì già da un pò...Nuovo personaggio in
arrivo, anche se non è nuovo per niente poichè
tutti lo conoscete....grazie mille a Facy e Alaide per le
recensioni,buona lettura!
Capitolo
7: Fuoco e Aria
Elrond
osservò attentamente il vecchio che gli stava di
fronte, appoggiandosi a un lungo bastone col capo chino.
Notò gli occhi
scintillanti sotto le folte sopracciglia e se ne meravigliò.
<
Dici di venire dall’Ovest, ma come posso crederti, vecchio?
Non ti conosco, dimmi almeno il tuo nome. >
<
Ho molti nomi, signore > disse il vecchio, alzando
la testa e guardandolo negli occhi. Elrond si sentì come
trapassato
dall’acutezza di quello sguardo, come se lo stesse
scandagliando fino nei più
profondi recessi della sua anima. < Ma gli elfi mi chiamano
Mithrandir >
Mithrandir
sorrise. Il cuore di Elrond sussultò e
improvvisamente gli credette. In fondo a quegli occhi gli parve di
vedere una
luce accecante, come di un fuoco che brucia inestinguibile e potente.
<
Forse, mio signore, gradirai i saluti che porto per te
da parte di Cirdan > disse, poi alzò una mano e
Elrond vide un anello rosso
scintillare al terzo dito.
<
Ma è l’Anello di fuoco! >
esclamò sorpreso, mentre
la mano sinistra scattava inconsapevolmente per toccare Vilya,
l’Anello d’aria
che portava al dito. Rimasero così a fissarsi negli occhi
per qualche secondo, poi
Elrond si mise a ridere.
<
E così Cirdan ti ha donato ciò che aveva di
più
prezioso! Ti sarà molto utile Mithrandir nei tempi a venire,
ma suppongo che
questo ti sia già stato detto > disse, cercando di
tornare serio.
<
Elrond di Gran Burrone è sicuramente saggio e vede
lontano. Da parte mia, non riesco a scorgere nel mio futuro, tuttavia
>
aggiunse < credo anch’io che mi sarà utile.
>
L’elfo
e lo stregone si incamminarono lungo il piccolo viale
del giardino, l’uno alto e fiero, l’altro
appoggiato al bastone, fumando da una
lunga pipa di legno.
<
Ho viaggiato nel lontano Est > disse Mithrandir, rompendo
per primo il silenzio < e ho ricevuto segnali che non mi
tranquillizzano
affatto > si fermò e guardò
l’elfo negli occhi < Sauron tornerà, questo
lo sappiamo entrambi. Dobbiamo essere i primi a muoverci, riunire i
saggi prima
che sia troppo tardi. >
Elrond
sospirò,voltandosi ad osservare i boschi in
lontananza dove già l’autunno aveva fatto sentire
i suoi primi freddi.
<
Ci muoveremo Mithrandir, fidati di me. Sono
perfettamente consapevole del pericolo, nonostante io stesso abbia
cercato per
molto tempo di convincermi che sia tutto finito. >
Si
voltò di nuovo verso lo stregone.
<
Sauron tornerà presto, l’Anello verrà
ritrovato e noi
ci ritroveremo ad affrontare una grande guerra, e io…beh io
non ne ho la forza…
>
<
Si invece. > disse Mithrandir convinto, appoggiandogli
una mano sulla spalla.
Celebrian
camminava pensierosa, spostando con un piede le
foglie rosse cadute sul terreno. Si sentiva incredibilmente felice,
come non lo
era mai stata. Sentiva l’impellente bisogno di vedere Elrond
e confidargli
tutto, vedere i suoi occhi illuminarsi e sentire il sapore delizioso
delle sue
labbra.
Girò
l’angolo e finalmente lo vide, avvolto in una splendida
veste viola e argento che metteva in risalto i suoi capelli corvini. Si
stupì
di quanto ancora la sua perfezione le mozzasse il fiato. Era in
compagnia di un
vecchio vestito di grigio e avevano entrambi un’aria molto
seria.
Fece
per andarsene in silenzio, per non disturbare i loro
discorsi, ma Elrond si accorse di lei e si aprì in un ampio
sorriso.
<
Celebrian! > gridò per fermarla.
La
dama tornò timidamente indietro per accostarsi al suo
sposo.
<
Mithrandir, questa è mia moglie, dama Celebrian >
<
Salute,mia signora > disse Mithrandir, inchinandosi
profondamente. Aveva sentito molto parlare della bellezza della dama di
Imladris,ma ora che la vedeva capiva che era molto più
bella. La primavera e
l’inverno sembravano fondersi conferendole una
fragilità e una forza uniche.
<
Salve Mithrandir. > rispose Celebrian < spero che
vogliate trattenervi! >
<
Sono spiacente, mia signora, ma andrò via tra breve.
Comunque non preoccupatevi > continuò con un piccolo
sorriso < tornerò
spesso qui a Imladris >
Mithrandir
si inchinò alla dama e salutò Elrond, prima di
avviarsi a passo sorprendentemente rapido verso il cancello.
<
è un uomo molto strano > disse Celebrian, una volta
rimasti soli.
<
E straordinariamente saggio, io credo più di Curunir, che
tutti considerando il più saggio… Ma non pensiamo
a lui > esclamò, voltandosi
e prendendola tra le braccia < pensiamo a noi >
La
baciò e ancora una volta Celebrian
si sentì sciogliere. Quando si
allontanarono lo guardò di sottecchi, poi sul suo volto
comparve un enorme
sorriso
<
Devo dirti una cosa meravigliosa! > disse
<
Cosa? > rispose Elrond, distanziandosi leggermente
per poterla guardare meglio negli occhi.
<
Sono incinta! >
<
Cosa? > chiese Elrond sconvolto.
Non
se l’aspettava, non aveva mai preso in considerazione la
cosa, non subito almeno…beh erano passati già
alcuni anni ma…no, non era
pronto.
Celebrian
dovette leggere la preoccupazione negli occhi
grigi dell’elfo perché assunse un’aria a
sua volta preoccupata:
<
Non sei contento? Perchè non dici niente? >
domandò.
Elrond
la lasciò e si sedette su un muretto:
<
Io…io…non credo di essere pronto…
> sussurrò.
Celebrian
si sedette accanto a lui e li posò una mano, candida
e affusolata, sul volto.
<
Certo che sei pronto! > disse, con un sorriso. Non
riusciva a capire la sua paura, come poteva pensare di non essere in
grado di
fare il padre, lui che ai suoi occhi appariva come la perfezione in
persona?
<
Elrond > continuò, più decisa < tu
puoi fare
qualsiasi cosa, anche il padre! Io ti amo e insieme vedrai che ce la
faremo
>
Elrond
guardò la dama, apparentemente così fragile, che
lo
incoraggiava. Quegli occhi, verdi come un prato in primavera,
risplendevano di
una luce nuova e improvvisamente fu invaso da un amore nuovo, tenero,
verso di
lei e verso la nuova creatura non ancora nata.
Si
chinò, poggiando le sue labbra su quelle morbide di
Celebrian.
<
Ti amo, Kementari > le disse.
P.S. per chi non lo sapesse
(credo pochi) Narya è l'anello di Fuoco che Cirdan diede a
Gandalf quando questi arrivò ai porti grigi, Vilya
è l'anello d'aria che Gil Galad diede a Elrond nell'ora
della sua morte. L'ultimo dei tre nelli degli elfi,l'anello d'acqua,
è in possesso di Galadriel.
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8: Gemelli ***
Salve
miei cari! Oggi per voi mini capitolo,ma uno dei miei
preferiti...grazie a Facy, Alaide e Eruyome per le loro
recensioni.Buona lettura!
Capitolo
8: Gemelli
Elrond
camminava freneticamente avanti e indietro nel
corridoio che portava alla sua stanza da letto. Le mani gli tremavano e
sentiva
un sudore gelido percorrergli il collo e la schiena. Improvvisamente la
porta
si aprì e ne uscì un’elfa
dall’aria stanca. Si asciugò il sudore dalla
fronte
con l’estremità del bianco grembiule, sul quale vi
erano alcune leggere macchie
rosse.
L’elfa
si avvicinò a Elrond, che subito le corse incontro.
<
Allora? Sta bene? Cos’è successo? >
domandò, con una
punta di isterismo nella voce.
<
Non preoccupatevi, mio signore > disse quella,
sorridendo gentilmente < sta benissimo, solo che è
stato più difficile del
previsto… >
<
Difficile? Perché? > la interruppe Elrond,
preoccupato.
<
Oh, nulla di grave, mio signore > rispose l’elfa con
uno scintillio negli occhi nocciola < credo che avrete il doppio
delle
soddisfazioni…sono due gemelli! > aggiunse.
La
preoccupazione sul volto del signore di Gran Burrone si
trasformò prima in vivida incredulità, come se
non avesse ben compreso quelle
parole, poi, lentamente, il suo volto si illuminò e un ampio
sorriso gli
increspò gli angoli della bocca.
<
Ge-gemelli hai detto? > domandò, afferrandola per le
spalle.
L’elfa
sorrise e annuì. Elrond la lasciò andare e corse
nella stanza da letto.
Celebrian
era stesa sul letto con espressione stanca ma
felice. I gemelli erano poggiati al suo fianco,uno a destra e uno a
sinistra, e
lei li stringeva tra le braccia, accarezzandoli le piccole guance.
Elrond
si accostò al letto e baciò sua moglie, poi li
prese
in braccio e li guardò attentamente.
Erano
piccoli e delicati, così fragili che Elrond aveva
quasi paura di romperli. Sulla testa spuntavano radi ciuffi di capelli
corvini,
tanto corti da mettere in risalto le piccole orecchie a punta.
Avevano
gli occhi chiusi ed egli si chiese di quale colore
fossero, se grigi come i suoi oppure verdi e brillanti come quelli di
Celebrian.
<
Sono i tuoi eredi, amor mio > gli disse stancamente
la dama < non vuoi dar loro un nome? >
<
Sarete Elladan ed Elrohir > disse Elrond in un
sussurro < e i vostri nomi saranno leggenda! >
Si
chinò per posare i due gemelli sul letto, di fianco alla
madre, ma Elladan allungò una mano e lo trattenne,
afferrando il suo dito.
Elrond si sentì quasi mancare a quel tocco.
Non
credeva possibile tanta gioia. Non aveva mai provato
cosa significasse essere toccati da un essere che ti apparteneva
completamente,
così indifeso, così incredibilmente dipendente da
te.
Si
alzò, osservandoli con un misto di dolcezza e timore.
Uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle e
sospirando.
Mithrandir
era seduto su una sedia proprio di fronte alla
porta, ma Elrond non se ne stupì. Si era abituato ormai alle
stravaganze dello
stregone, al suo apparire e scomparire all’improvviso. Si
sedette al suo fianco
e chiuse gli occhi.
<
Congratulazioni, amico mio > disse Mithrandir <
due gemelli! >
<
Già… > rispose Elrond, poi improvvisamente
aprì gli
occhi e si volse verso lo stregone < combatteranno anche loro
contro Sauron…
>
<
Si, ma non riesco ancora a vedere il loro destino >
<
Nemmeno io…tuttavia so che combatteranno e mi
spaventa…
>
Lo
stregone lo scrutò attentamente e per un breve istante si
guardarono in silenzio. Fu Elrond a romperlo per primo:
<
Non posso impedirglielo vero? > chiese
<
No, non puoi, così come nessuno avrebbe potuto impedire
a te di combattere > rispose Mithrandir
<
Vero… > Elrond sospirò e si
alzò in piedi < Non
pensiamoci amico mio, tutto ciò deve ancora venire e solo i
Valar lo
conoscono…quando verrà il momento allora ci
penserò >
Celebrian
fu svegliata da un lieve movimento al suo fianco e
quando aprì gli occhi ne vide la causa. Elrohir si muoveva
in cerca del corpo
della madre.
Allungò
un braccio per stringerli a sé e ne assaporò il
calore come se ne dipendesse la sua stessa vita. Si sentiva stanca, ma
enormemente felice. Si guardò intorno, sperando di scorgere
l’altera figura di
Elrond, ma lui non c’era. Delusa si alzò
leggermente sul letto, appoggiando la
schiena contro l’alta testiera in ferro battuto.
Guardò i suoi due figli e si
ritrovò a pensare a come sarebbero stati una volta cresciuti.
Si
figurò le loro figure slanciate, identiche, con i lunghi
capelli del colore della notte, simili a quelli del loro padre. Solo
gli occhi
rimanevano ancora un’incognita. Le sarebbe piaciuto vedere i
suoi occhi verdi
sotto i capelli corvini, allora sarebbero stati una vera fusione tra
loro due,
il coronamento perfetto del loro amore.
Il
rumore della porta che si apriva la fece sobbalzare.
Elrond la richiuse dietro le sue spalle e si avvicinò al
letto, inginocchiandosi
accanto ai gemelli e sorridendo.
<
Sono così meravigliosi! > sussurrò
ammirato.
Celebrian
sorrise e si chinò in avanti per baciarlo:
<
Sono meravigliosi perché somigliano a te. >
<
Diventeranno dei grandi guerrieri! >
Il
volto della dama, a quelle parole, si incupì.
<
Dovranno andare in battaglia? > chiese. La sua voce
sembrava quella di una bambina triste.
Elrond
le sollevò il mento per poterla meglio guardare negli
occhi.
<
Non potremo impedirglielo, non sarebbe giusto. >
disse < Devono difendere la Terra di Mezzo >
Una
piccola lacrima scese dagli occhi della dama,
attraversandone la curva morbida del viso.
<
Meled nin* > disse baciandole la fronte < non
temere, io li proteggerò sempre >
*amore
mio (NdA)
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Capitolo 10 *** Capitolo 9: Ombre ***
Eccomi qui con un altro
capitolo! Grazie a Eruyome e Alaide per le loro recensioni, sono
contenta che vi sia piaciuto Elrond in versione 'dolce paparino
premuroso'! Ora i toni si fanno un pò più cupi,
ma non troppo comunque...vi lascio alla lettura,baciuissimi!
Capitolo
9: Ombra
Elrond
alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e
guardò i due bambini rincorrersi sul prato. Sorrise tra se
vedendoli così cresciuti e ripensando a quanto sembravano
piccoli e fragili solo qualche anno prima.
“
Ho sbagliato a preoccuparmi ” pensò.
I
gemelli gridarono di gioia cadendo l’uno sull’altro.
<
Ho vinto! > disse Elladan, immobilizzando il fratello.
<
Credi? > un ghigno di sfida comparve sul volto di Elrohir che
con una mossa fulminea ribaltò la situazione.
Ora
Elladan si trovava come incollato al suolo dalle braccia di Elrohir,
che rideva sadicamente.
“
Non cresceranno mai? “ si chiese tra sé il sovrano
di Imladris sospirando.
Si
alzò avvicinandosi ai gemelli e fissandoli: erano identici
in ogni lineamento, con i capelli corvini e gli occhi grigi e lucenti
come quelli del loro padre.
<
Non è ancora il momento di scendere in guerra! >
esclamò Elrond ridendo.
Elladan
ed Elrohir si alzarono velocemente cercando di ricomporsi.
<
Scusa padre… > mormorarono con gli occhi bassi.
Elrond li guardò sorridendo, ma con una punta di tristezza
nel cuore; ogni volta che guardava i suoi figli era come se guardasse
se stesso… loro erano la sua copia perfetta. Desiderava
poter scorgere un barlume di Celebrian in loro…
Come
chiamata dai pensieri dell’elfo, la dama di Imladris comparve
in lontananza, diretta verso di loro. Camminava leggera, sfiorando
appena l’erba primaverile, nonostante il ventre prominente
che delineava il suo stato di gravidanza avanzata.
Raggiunse
suo marito e i suoi figli con un sorriso.
<
Non posso lasciarvi soli un attimo vi tre! > esclamò.
La sua voce musicale provocò come sempre un brivido lungo la
schiena di Elrond che le circondò la vita con un braccio.
<
I tuoi figli sono indisciplinati! > le disse, baciandola sulla
guancia.
I
gemelli abbassarono ancora di più lo sguardo, ma il tocco
delicato della dama li costrinse ad alzare la testa:
<
Non essere duro con loro, sono solo dei prodi guerrieri. > disse
ridendo < andate e non preoccupatevi. >
Li
guardò correre via con espressione dolce,
l’espressione di una madre che guarda i suoi figli,
finché non sentì le mani sicure di Elrond
circondarla.
<
Non dovresti essere così indulgente… > le
sussurrò in un orecchio.
<
Sono solo dei bambini > disse, chiudendo gli occhi. Sentire il
respiro caldo dell’elfo sul suo collo le provocava ancora un
forte turbamento, come se non fosse passato un solo giorno dal loro
primo incontro.
Perché
non riusciva ad abituarsi alla sua assoluta perfezione?
Si
girò e posò le labbra sulle sue.
<
Nostra figlia sarà meravigliosa come te… >
disse Elrond, chinandosi per appoggiare la guancia contro il suo ventre.
<
Sai che non sarà come me… > disse
Celebrian, la voce impercettibilmente più triste.
<
Invece si > ribadì l’elfo < forse
non nell’aspetto, ma lo spirito sarà il
tuo… >
Celebrian
alzò il capo e sorrise al marito.
<
Vedrai > continuò < sarà forte e
riuscirà ad affrontare le difficoltà, proprio
come te! >
<
Tu hai un’opinione troppo alta di me…io non sono
forte come dici tu…mi sopravvaluti >
<
Non credo…è per questo che ti amo > disse
Elrond, alzandosi e baciandola.
La
dama sentì il dolce sapore dell’elfo e
ricambiò il bacio, cercando di nascondere una lacrima che
fugacemente le scendeva lungo la guancia, invano.
<
Perché sei triste? > chiese Elrond asciugandole gli
occhi con un dito. Ultimamente non faceva altro che preoccuparsi per
sua moglie. Era sempre stata gioiosa e piena di vita, ma ora piangeva
spesso e lui, pur nella sua sapienza, non riusciva a spiegarsi il
motivo della sua tristezza; era come se la gravidanza la stesse
prosciugando.
<
Non lo so > rispose Celebrian, sfuggendo al suo sguardo. Non
voleva che Elrond si preoccupasse per lei, non ve ne era bisogno. Era
sicura che una volta partorito sarebbe tornata come prima e ormai
mancava poco < Non preoccuparti per me > gli disse
< starò bene vedrai >.
Gli
diede un leggero bacio sulla guancia, prima di allontanarsi.
Mithrandir
passeggiava pensieroso nei giardini di Gran Burrone. Aveva parlato
quella stessa mattina con Elrond della situazione generale e sentiva
crescere dentro di se la preoccupazione, come se ci fosse qualcosa di
importante che non riusciva a cogliere.
A
un tratto si accorse della figura luminosa poco più avanti e
affrettò il passo per raggiungerla.
<
Dama Celebrian! > la chiamò.
La
dama si girò verso di lui, sorridendo dolcemente, con una
mano posata sul ventre sporgente.
<
Mithrandir! > esclamò < Vederti mi riempie di
gioia! >
Il
vecchio la scrutò attentamente, come a volerla studiare.
<
Qualcosa vi turba? > chiese, continuando a guardarla negli occhi.
<
No, nulla > si affrettò a rispondere Celebrian, ma lo
stregone non staccò gli occhi dal suo viso finche non
riuscì più a trattenersi < In
verità, si, c’è qualcosa che mi turba
>
<
Ditemi tutto > disse e, presala sotto braccio, si incamminarono
insieme.
<
Sento un’immensa tristezza dentro di me >
cominciò la dama, dopo alcuni istanti di silenzio <
come se ci fosse un’ombra che mi sovrasta. Ho paura di andare
avanti, di poter perdere tutto ciò che amo. Io non sono come
Elrond, non riesco a vedere il futuro, eppure questa sensazione non mi
abbandona mai… > si voltò verso lo
stregone e gli prese una mano < Mithrandir, cosa posso fare?
>
Lo
stregone le sorrise con fare affettuoso e protettivo.
<
Parlatene con Elrond, vedrete che tutto si risolverà se
condividete con la persona che amate la vostra inquietudine >
Celebrian
sospirò ricominciando a camminare, per poi fermarsi e
voltarsi verso Mithrandir che, invece, era rimasto fermo.
<
Non posso parlarne con Elrond, ha così tanti problemi da
affrontare, con Sauron e l’Anello, non potrei mai addossargli
un’altra preoccupazione. >
Sorrise
allo stregone, cercando di sembrare serena più di quanto non
fosse in realtà.
<
Ma si, in fondo non è nulla > disse, più a
se stessa che al suo interlocutore < passerà, quando
avrò partorito passerà tutto >
Tornò
indietro e prese la mano del vecchio per baciarla.
<
Voi siete così buono Mithrandir! >
<
No, mia dama, > disse quello < siete voi a essere buona e
bella > lo stregone sorrise nel vederla allontanarsi. I suoi
piedi quasi non toccavano l’erba, nonostante fosse
appesantita dalla vita che portava dentro di se.
Il
suo sorriso però svanì, ripensando alle parole
della dama. Cosa poteva mai renderla così triste?
<
Forse il suo spirito è debole a causa della gravidanza
> si disse, esprimendo i suoi pensieri ad alta voce. In effetti,
ricordò, non era un evento raro, era già capitato
molte volte che la forza dello spirito del figlio prosciugasse quello
della madre… ripensò a Feanor…
possibile che stesse accadendo lo stesso?
<
Pensieri cupi? > la voce di Elrond quasi lo colse di sorpresa.
<
Si tratta di tua moglie > disse lo stregone.
L’espressione
divertita dell’elfo mutò improvvisamente,
lasciando il posto a una preoccupata.
<
Celebrian è molto strana in questo periodo, ho paura che si
possa essere ammalata > disse < eppure non riesco a
scoprirne il motivo >
<
Inutile pensarci adesso Elrond, il parto è prossimo. Se in
seguito sarai ancora preoccupato ne riparleremo > lo stregone
sorrise in maniera incoraggiante all’elfo, che si
sentì un po’ più leggero.
<
Hai ragione amico mio, non devo preoccuparmi > gli
posò una mano sul braccio, per poi allontanarsi, senza
scorgere il sorriso di Mithrandir scomparire così come era
venuto.
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10: Similitudini ***
Suilad miei cari
lettori! Giungo a voi con un nuovo capitolo di questa
storia,ringraziendo Facy e Alaide per aver recensito. Bene, la
famigliola è al completo ormai ma le cose non si mettono
bene per la nostra coppia di sposi, Celebrian è sempre
più strana mentre il nostro affascinante maritino
è sempre più preoccupato...vi lascio scoprire
cosa succederà, buona lettura!
Capitolo
10: Similitudini
Elrond guardò
assorto la bambina elfo giocare con i suoi
fratelli più grandi. Elladan ed Elrohir ridevano e Arwen
pareva divertirsi
molto. Come erano uguali!
Gli sembrava quasi un delitto
il fatto che dei suoi tre
figli nemmeno uno somigliasse, anche lontanamente, a sua madre. Avevano
tutti
lunghi capelli scuri e brillanti oggi grigi. I gemelli erano
completamente
identici, l’uno l’esatta copia
dell’altro; Arwen, invece, sebbene ancora una
bambina, era già bellissima…
L’elfo sorrise tra
sé… no, vi era in lei qualcosa di sua
madre… forse il candore della sua pelle, forse il suo
sorriso etereo… non
riusciva ad accettare che in lei non vi fosse nulla di Celebrian, lui
aveva
promesso.
< Padre! > Arwen
gli corse incontro e lo guardò negli
occhi, sorridente e felice < Padre, Elladan ha colto per me
questo fiore,
dice che si chiama elanor e che io sono come Lùthien! Chi
è Lùthien, padre?
>
Elrond si riscosse dai suoi
pensieri e prese la figlia in
braccio. La osservò per qualche secondo,
l’espressione seria e triste… inutile
illudersi, era troppo simile a lui, troppo simile alla dama da cui
anch’egli
discendeva.
< Padre? > la
bambina gli strattonò un braccio, in
cerca di attenzione. Le fece un piccolo sorriso, inutile pesarci ormai.
< Lùthien era
la dama più bella che sia mai apparsa sulla
terra di mezzo, la figlia del re Thingol e di Melian la maia >
disse <
Lei si innamorò di un mortale, Beren, e insieme andarono
alla ricerca del
grande gioiello, strappandolo dalla corona di Morgoth in persona!
> la
piccola lo guardava affascinata dalla storia e dalla sua voce.
< E poi, padre? Cosa
è successo? > chiese, gli occhi
che brillavano di eccitazione
< Riuscirono a scappare
e a tornare nel regno di Thingol,
ma purtroppo non potevano stare insieme >
< Perché,
padre? >
Elrond la guardò,
rattristato. Sapeva che Arwen era uguale
all’antica dama, forse troppo… sorrise, cercando
di non pensarci:
< Perché
Beren era mortale > disse < Così
Lùthien
scelse di diventare mortale a sua volta. Fu l’unica della
nostra razza a morire
davvero e da lei sono discesi i mezz’elfi… >
< Come noi? > lo
interruppe. Sul suo viso si apriva un
enorme sorriso.
< Si, Arwen, come noi
>
< Che bella storia,
padre! Mi piacerebbe essere come lei,
una bellissima principessa! >
< Ma tu sei una
bellissima principessa! > la voce di
Celebrian si intromise soave nella conversazione. Elrond la
guardò, come sempre
estasiato dalla sua bellezza, non ancora abituato alla luce abbagliante
della
sua presenza.
Il sorriso era tornato sul
volto della dama subito dopo il
parto, ma Elrond era sicuro di scorgere qualcosa di diverso nel fondo
dei suoi
occhi verdi, qualcosa che non riusciva a decifrare. Celebrian non era
più
spensierata e facile al riso, come era stata una volta, sembrava
invecchiata e
pervasa da una continua malinconia.
Si avvicinò e si
sedette con grazia sulle gambe del suo
sposo, andando a cercare le sue labbra e catturandole in un bacio casto.
< Arwen! > i
gemelli la chiamarono. Adoravano la
sorella più piccola, vedendola come un fiore ancora fragile.
La bambina si girò
e corse verso di loro, lasciando i due coniugi soli.
< Bene >
sospirò Celebrian, stringendosi al petto del
marito < siamo rimasti solo io e te >
< Già, amor
mio > sorrise Elrond, avvicinandosi e
baciandola, questa volta con trasporto. Celebrian gli
circondò il collo con le
braccia e si lasciò andare al bacio. Non era mai sazia di
lui, del suo tocco
leggero e caldo, né dei suoi occhi scintillanti.
In sua compagnia si sentiva
ancora una fanciulla, senza
pensieri, come se l’eternità non esistesse e la
malinconia che minacciava di
afferrarla fosse solo un ricordo.
< Ti amo troppo, lo sai?
> disse, tra un bacio e
l’altro.
< Lo so,
perché anche io ti amo allo stesso modo >
rispose Elrond. Avrebbe voluto restare così per sempre,
dimentico della terra
di mezzo, della guerra e dell’Anello, consapevole solo della
presenza di
Celebrian, felice e serena, con lui. Quando era con lui i suoi occhi
tornavano
limpidi ma, non appena si separavano, l’ombra tornava a
sovrastarli.
< Mi dirai sempre tutto,
vero Celebrian? > chiese, in
un roco sussurro.
< Ma di cosa parli?
> domandò la dama sorpresa.
< Perché sei
triste? >
< Non sono triste
> mentì parzialmente. No, non era
tristezza ciò che sentiva.
< Lo sei > ripose
Elrond. La guardò negli occhi e la
vide: l’ombra.
Celebrian si scostò,
voltandogli le spalle: < Ti prego,
Elrond, non devi stare in pena per me, io sto benissimo > si
girò nuovamente
verso di lui, gli occhi tornati luminosi < Ora,
perché non ci dedichiamo a
discorsi più, come dire, coinvolgenti? >
gli sorrise.
< Come vuoi tu, mia
signora > Elrond la baciò con
trasporto, poi, presala in braccio, si incamminò verso le
loro stanze.
Arwen era distesa
sull’erba, la testa poggiata sul ventre di
Elladan. Come si sentiva protetta, fra le forti braccia dei fratelli!
Loro
erano così alti e luminosi rispetto a lei, che quasi si
sentiva insignificante.
< Elladan? > lo
chiamò.
< Si? > rispose
quello, continuando ad osservare il
cielo.
< Nostra madre
è malata? >
Elladan rimase in silenzio,
pensieroso, fu Elrohir, seduto
lì accanto, a rispondere:
< No, non è
malata. Vedi, Arwen, è normale che a volte
nostra madre si senta un po’ triste, tutti gli elfi a volte
si sentono tristi e
lei è molto sensibile >
< Anche voi vi sentite
tristi? Anche nostro padre? >
chiese la bambina, mettendosi a sedere.
< Nostro padre ha molte
preoccupazioni e non ha tempo per
sentirsi triste e noi… beh noi siamo ancora giovani >
< Giovani? >
esclamò Arwen < ma a me sembrate così
vecchi! >
I gemelli scoppiarono a ridere
ed Elladan diede un bacio
sulla guancia della sorella: < Hai ragione, piccola, siamo
vecchi e troppo
simili a nostro padre, noi forse non saremo mai tristi quanto lei
>
Arwen si sdraiò di
nuovo sul prato. Era vero quello che
diceva Elladan? Che erano uguali al papà? Voleva bene a sua
madre immensamente,
ma sapeva che il fratello aveva ragione. Non erano solo i capelli
corvini a
renderla diversa da Celebrian, lei non possedeva la
fragilità della dama, era
molto, troppo, più forte.
Sospirò guardando
delle rondini volare oltre le nuvole.
Chissà come sarebbe stato il suo futuro, chissà
se alla fine si sarebbe
dimostrata fragile come sua madre…
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11: Consigli ***
Salve a tutti!Ecco qui
un altro capitolo di questa storia che mi sta impegnando tantissimo!
Cavoli non pensavo che sarebbe stato così difficile e invece
si sta dimostrando arduo! credo che inizierò a metterci un
pò ad aggiornare, in quanto ora gli eventi inizieranno a
essere intrcciati con quelli descritti da Tolkien e quindi ho bisogno
dei libri per scrivere un capitolo...insomma mi serve un pò
di tempo in più rispetto a prima! Grazie mille a Facy e
alaide che hanno recensito lo scorso capitolo e alle ben 5 persone che
hanno inserito questa storia tra i preferiti, mi farebbe piacere un
vostro commento!Buona lettura e alla prossima!
Capitolo 11: Consigli
Elrond stava
seduto sul suo bianco seggio, ascoltando attentamente Galadriel. La
dama di
Lorien non guardava dalla sua parte ma scrutava torva Curunir seduto
dall’altra
parte del cerchio.
Dovevano votare e
lui non aveva dubbi su chi avrebbe voluto a capo del Bianco Consiglio*.
Mithrandir era perfetto,saggio e cauto quanto bastava per assumere un
ruolo
così importante. Galadriel era d’accordo con lui,
ne avevano parlato nei giorni
precedenti alla riunione, ma sapeva che i suoi piani erano difficili a
compiersi.
Curunir era di
maggior potenza rispetto al suo amico, poteva sentire l’aura
sprigionarsi da
lui come una scossa elettrica e, ne era consapevole, né lui
né Galadriel
avrebbero mai potuto opporsi al volere dei Valar, anche se non fossero
stati
degli Esiliati.
Perciò
continuava
ad ascoltare la dama quasi senza accorgersi di aver ormai posato
incessantemente il suo sguardo sullo stregone bianco, che lo ricambiava
senza
far trasparire alcuna emozione.
Si procedette al
voto. Elrond rimase meravigliato e compiaciuto nel vedere molte mani,
la
maggior parte, alzarsi al nome di Mithrandir. Eru solo sapeva quanto
sarebbe
stato proficuo per loro e per l’intera Terra di mezzo
l’avere una mente acuta e
un occhio vigile come quello dello stregone grigio a capo del consiglio.
Mithrandir stette
alcuni secondi a capo chino, prima di alzarsi in piedi. Nei suoi occhi
la luce della
saggezza brillava nitida ed Elrond non poté reprimere un
sorriso.
< Sono
immensamente grato a ognuno di voi > disse lo stregone <
è un onore per
me essere scelto come capo di un così illustre consiglio,
dinanzi ai saggi
della terra >
‘
è fatta’ pensò
Elrond ‘ la nostra speranza rinasce come un fuoco nella notte
‘ era esultante e
a stento riusciva a trattenersi dal saltare in piedi e urlare di gioia,
proprio
lui che era sempre così austero.
< tuttavia
>
continuò Mithrandir < vi stupirò
rifiutando ciò che voi mi offrite. Non sono
io bianco, bensì Curunìr! >
Gli occhi dello
stregone vagarono per la sala fino a incontrare quelli stupefatti
dell’elfo.
Per un secondo ci fu battaglia tra le loro menti, poiché
Elrond era deluso e
amareggiato, mentre Mithrandir assolutamente certo della sua scelta.
Tutti i presenti
presero a parlottare tra loro, increduli. Solo Cirdan, il signore dei
porti, e
Galadriel erano silenziosi, il primo perché conosceva la
motivazione del gesto
dello stregone, l’altra perché vedeva i suoi
progetti sfumare inghiottiti dall’ombra.
Improvvisamente Elrond
non riuscì più a contenere la sua frustrazione e
scattò in piedi.
< Come puoi
rifiutarti, Mithrandir? > disse < Credi forse do non
essere in grado?
Ebbene, noi tutti siamo sicuri del contrario > Un mormorio
d’assenso seguì
le sue parole.
< Non
è per
viltà che compio questo gesto, Elrond figlio di Earendil
> rispose < ma
per volontà dei Valar! >
< Io credo
>
li interruppe Cirdan, la voce calma e pacata < che Mithrandir
sia saggio e
che ogni sua azione abbia un motivo ben preciso. Solo i Valar sanno
cosa verrà,
noi dobbiamo accettare il presente >.
Elrond si
guardò
intorno, in cerca di sostegno. Scrutò Galadriel, ma quella
era silenziosa e non
lo guardava negli occhi. Poi, incontrò lo sguardo chiaro di
Thranduil, re degli
elfi a nord di Bosco Atro, giovane e ancora pieno di vigore; solo lui
gli
sorrideva.
< Bene >
sospirò infine Elrond < sia come vuoi Mithrandir, che
il capo del consiglio
sia Curunìr! >
Si risedette, senza
guardare nessuno, gli occhi fissi innanzi a sé.
Curunìr si
alzò e,
inchinatosi davanti ai presenti ringraziò il consiglio e
Mithrandir con aria
affabile, ma Elrond notò una scintilla d’odio nei
suoi occhi così fugace che
credette di averla solo immaginata.
< Ora >
aggiunse lo stregone < credo che sia giunto il momento, amici
miei, di
discutere di ben più importanti faccende > fece una
pausa < Come
certamente già sapete, qualcosa di oscuro e malvagio
è in corso a Dol Guldur,
vecchia roccaforte di Sauron. >
Thranduil si
alzò.
La sua figura era alta e snella, con i lunghi capelli biondi e lisci
sciolti
sulla casacca verde.
< Signori, io
sono molto preoccupato. Vi sono state molte scorribande di orchi ai
confini
meridionali del mio reame, ma ultimamente si fanno sempre
più frequenti, e gli
orchi più arditi, tanto che siamo riusciti a respingerli
solo grazie
all’abilità dei miei arcieri silvani. Io credo che
qualcosa di sinistro si stia
muovendo a Dol Guldur, il quale da qualche tempo è
sovrastato da una nube nera.
>
Elrond rimase in
silenzio a osservare il re degli elfi silvani ritto al centro del
consiglio. Vi
era in lui qualcosa di spensierato e di giovane che aveva visto solo in
Celeborn prima e che in parte si ripercuoteva in Celebrian…
o almeno nella
Celebrian di molto tempo prima, quando ancora l’ombra non era
calata su di lei.
Vi era una luce in loro che lui non possedeva, una luce che solo i
Sindar
potevano vantare.
Eppure, senza
saperlo, anche lui possedeva, nel profondo dei suoi occhi, la stessa
luce
luminosa, quella lue che gli veniva da Lùthien sua antenata,
quella luce che
Celebrian amava e che faceva allontanare da lei l’ombra.
Si riscosse dai
suoi pensieri e si concentrò nuovamente sulla discussione.
Galadriel stava
parlando con la sua voce pacata e profonda:
<
…potrebbe
trattarsi di uno degli Schiavi dell’Anello, stabilitosi
lì per preparare
l’arrivo del suo Padrone, ma come possiamo esserne sicuri?
>
< è
inutile che
ci illudiamo > Elrond la interruppe < sappiamo tutti che
prima o poi
Sauron tornerà e si metterà alla ricerca
disperata del suo anello, e allora i
tre degli elfi saranno enormemente in pericolo. Ma io posseggo
l’anello d’aria
e riesco a scorgere un barlume della malizia del nemico, so che Lui
è vicino,
più vicino di quanto potremmo immaginare… e se
fosse lui l’ombra di Dol Guldur?
Come potremmo accorgercene in tempo? >
< Cosa ti fa
parlare così, Elrond mezz’elfo? >
domandò Curunir, con un leggero sarcasmo
nella voce < Non è forse l’ombra che
ottenebra il cuore della tua sposa?
Come possiamo fidarci del tuo giudizio se è intaccato dal
sentimento personale?
>
Elrond
scattò in
piedi, le mani strette a pugno, lo sguardo fiammeggiante rivolto verso
lo
stregone.
< Si >
disse
a denti stretti < mia moglie sente l’ombra nel suo
cuore e non è l’unica!
Anche io sono turbato e temo il peggio. Non è forse meglio,
Curunir, eccedere
in prudenza piuttosto che mancarne? >
< Parli come un
pazzo > ribatté lo stregone risedendosi.
< Forse
>
intervenne Mithrandir < dovremmo tutti tener conto delle parole
di Lord
Elrond, il quale è il più saggio della Terra di
Mezzo >
I due stregoni si
guardarono alcuni secondi, poi Curunir si volse nuovamente a Elrond
< Sono o
non sono io un emissario dei Valar? >
Elrond non rispose
ma si alzò e si inchinò davanti a Mithrandir e
agli altri saggi, ma arrivato da
Curunir rimase ritto e disse < Sia come vuoi Curunir,
combatteremo il Nazgul
o soccomberemo contro Sauron! >
Seduta sul bordo
di una fontana in marmo, dama Celebrian sfiorava
l’acqua con le dita, provocando sottili increspature
circolari che si andavano
ingrandendo fino a scomparire.
Erano passati
ormai sette giorni dalla partenza del suo sposo e l’ombra
tornava a incombere
nel suo cuore, tanto da farla sentire piccola e debole. Di solito,
quando la
malinconia e il turbamento la investivano, non doveva fare altro che
posare gli
occhi in quelli grigio argento di Elrond e la luce tornava a
rischiararle l’animo.
Ma ora lui era lontano e la dama aveva paura di soccombere sotto il
peso dei
suoi tormenti.
Dopo così
tanti
anni, ancora non era riuscita a capire donde provenissero;
all’inizio aveva
creduto che il suo spirito fosse provato dalla nascita dei suoi figli,
verso i
quali aveva dovuto riversare molta della sua forza, tanto grande era lo
spirito
che essi possedevano. Tuttavia aveva finito per lasciar cadere questa
ipotesi,
infatti sentiva l’ombra crescere man mano che gli anni
passavano.
Perché era
così
inquieta? Eppure era felice lì a Imladris con
Elrond… anche se a volte le
montagne le sembravano come dei muri invalicabili, le spesse pareti di
una
prigione che rischiavano di soffocarla, allora temeva che sarebbe
appassita per
sempre, senza possibilità di ritorno.
Sentiva che quello
era il suo posto, che avrebbe potuto vivere tutta
l’eternità senza nient’altro
che il fuoco negli occhi di Elrond, i suoi baci e il suo tocco che
ancora la
faceva fremere come la prima volta, sotto gli alberi di Lorien. Non
poteva
desiderare altro che lui e i suoi figli: i gemelli che
l’avrebbero protetta
sempre, pronti a dare la vita per la loro madre, e Arwen, come una rosa
solo
all’apparenza delicata, ma in realtà forte
più della roccia, capace di
affrontare tutto senza mai soccombere…
Così
diversi i
suoi figli! Erano tutto ciò che poteva
desiderare… eppure a volte sentiva che
non vi era nulla per lei lì, che vi fosse
qualcos’altro, che se fosse rimasta
nella terra di mezzo sarebbe morta,come un fiore che lentamente
avvizzisce.
Allora l’ombra tornava a gravarle sul cuore.
Sospirò
continuando a sfiorare la superficie dell’acqua, cercando di
trattenere una
lacrima che cercava di sfuggire per poter scivolare e macchiare la sua
pelle
candida.
< Elrond, mio
amore > sussurrò < torna presto da me >
< Lord Elrond!
> la voce di Thranduil risuonò limpida tra le pareti
di pietra di Orthanc. Elrond
si fermò, voltandosi verso l’elfo che camminava
veloce nella sua direzione.
Elrond lo
aspettò,
ancora agitato per la seduta del consiglio che si era appena conclusa.
Thranduil gli si accostò, spostando con un gesto aggraziato
una ciocca di
capelli che gli ricadeva sugli occhi.
< è
molto tempo
che non ci vediamo > disse l’elfo biondo, riprendendo
a camminare
<
Già, molti
anni > rispose Elrond con un impercettibile sospiro.
< Vedo che
molte
preoccupazioni ti ottenebrano la mente… >
Elrond non
rispose.
<
Cos’ha tua
moglie, Elrond? > chiese improvvisamente Thranduil, rompendo il
silenzio.
< Io non lo
so…
> ammise a bassa voce < non mi sono mai sentito
così impotente! Sauron è
entrato anche nel suo cuore e lei sta lentamente scivolando via, ho
paura che
basti una piccola cosa per perderla per sempre… >
< Sono molto
dispiaciuto, amico mio, eppure non credo che il Nemico centri con tutto
questo
>
Elrond alzò
lo
sguardo e incontrò gli occhi dell’altro. Erano
azzurri, scuri e profondi, ma
giovanili, non vi era traccia di malinconia e tristezza, tutto
ciò che si
poteva scorgere era libertà. I capelli biondi rilucevano
come di luce propria
anche nella penombra della torre.
Elrond non
poté,
guardandolo, fare a meno di pensare a Celebrian e a quando anche i suoi
occhi
rivelavano quegli stessi sentimenti. La loro parentela era evidente**, non solo
per via dei capelli dorati, tipici del popolo Sindar, ma anche per le
figure
slanciate che li caratterizzava…
< Allora cosa
credi? > domandò
< Credo che sia
qualcosa di diverso e più naturale > disse Thranduil
< Tua moglie
appartiene alla mia gente, molto diversa dalla madre, più
simile a suo padre
Celeborn. La sua inquietudine viene dalla sua natura: portandola con te
a Gran
Burrone l’hai strappata alla terra che amava e a cui
appartiene, dividendo in
due la sua anima >
Gli occhi del
signore di Imladris fiammeggiarono a quelle parole, ma Thranduil
sorrise.
< Non adirarti,
sono sicuro che ella è felice e ti ama, ma purtroppo
è così… Forse tu penserai
che sono il meno saggio tra di voi, eppure io conosco la natura e la
terra e capisco
gli animi… >
< No >
lo
interruppe Elrond < Non ti considero meno saggio, Thranduil,
perché a modo
tuo lo sei, e forse lo sei più di tutti noi anziani,
già stanchi della vita,
mentre nel tuo sguardo leggo solo gioia >.
< Forse
>
rispose quello < ma anche io sono un elfo e, nonostante non lo
dia a vedere,
il mio cuore brama il mare come tutti voi… e forse
è questo che turba tua
moglie >
Thranduil si
inchinò profondamente, senza smettere di sorridere, e si
incamminò verso
l’uscita.
Elrond rimase a
guardare le sue spalle che si allontanavano, senza vederle realmente.
Forse era
quella la soluzione al dolore di Celebrian, recarsi ai porti ed
attraversare il
mare… ma sarebbe stato in grado di rinunciare a lei per
tanto tempo, nella
speranza di poterla rivedere un giorno? Per la felicità
della donna che amava
più di se stesso avrebbe potuto rinunciare alla propria?
*Il Bianco consiglio si
riunì per la prima volta nell'anno2463 della terza era. I
suoi membri sono:
Gandalf,Saruman,Radagast,Glorfindel,Elrond,Galadriel,Celeborn,Cirdan e
Thranduil, ovvero i saggi e i capi degli Eldar.
**In questo caso parentela
è inteso alla lontana, come appartenenti alla stessa
schiatta. Infatti Celebrian,essendo figlia di Celeborn,un sindar del
beleriand, è parente di Thranduil, anch'esso un sindar.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12: Paura ***
Eccomi qui!Un nuovo capitolo
per voi che ci avvia verso la conclusione...grazie alle mie splendidi
recensitrici e per rispondere a Eruyome Arwen è nata
esattamente 111 anni dopo i gemelli, quindi considera che per un elfo
non sono poi molti e cominque nel capitolo non erano dei bambini, ma
nemmeno degli adulti...diciamo dei 'ragazzi' che giocavano con la
sorellina...spero di averti soddisfatta con questa risposta! Ora vi
lascio al capitolo,buona lettura!
Capitolo
12: Paura
Celebrian camminava
tenendo per le briglie il suo cavallo bianco. Erano ormai due giorni
che era in
viaggio verso Lorien, la sua terra, e già le montagne
Nebbiose, alte e grigie,
si profilavano all’orizzonte.
Non sapeva nemmeno
lei perché aveva deciso di recarsi da sua madre a Lorien,
sapeva solo che da
quando aveva lasciato Imladris il suo cuore sembrava più
leggero, ma allo
stesso tempo sentiva crescere la consapevolezza di qualcosa di
imminente, come
un presagio.
< Mia signora,
vi sentite bene? > un elfo dai capelli ramati la guardava
interrogativamente.
Non si era accorta di essersi fermata, quindi non capì
subito la domanda, ma
poi sorrise.
< Non
preoccuparti, mio buon Fanon > gli disse < ero solo
pensierosa >
L’elfo si
inchinò
leggermente e continuò il cammino. La dama rimase ancora
qualche secondo
immobile, scrutando le vette dei monti sempre più vicini,
poi proseguì a sua volta,
seguendo gli elfi che suo marito le aveva dato come scorta.
Era la prima volta
che Celebrian si allontanava con una scorta e, nonostante non riuscisse
a
capire il motivo del comportamento di Elrond, si sentiva più
sicura.
Improvvisamente la
strada cominciò a salire, prima quasi impercettibilmente,
poi più ripida. Era quello
il Passo Cornorosso, l’unica via che permetteva di
attraversare le montagne, lo
stesso sentiero che aveva seguito tanti anni addietro, quando si era
recata nella
sua nuova casa.
Come si sentiva
diversa da quel giorno! Più vecchia e meno felice, eppure
più appagata di
quanto lo fosse stato in precedenza, non più solo moglie ma
anche madre.
Attraversò
con un
sorriso in volto il sentiero che tagliava il fianco della montagna. La
primavera
si era appena affacciata sulle sue pendici e già i primi
fiori di campo
sbocciavano tra l’erba, profumando l’aria di una
dolce fragranza.
Leggermente
più in
alto, in lontananza, si poteva scorgere il candore scintillante della
neve non
ancora sciolta, ultima testimone dell’inverno.
L’aria era ancora fredda, ma
limpida e pulita.
Celebrian
respirò
a pieni polmoni, desiderando, suo malgrado, di poter sentire il
particolare
profumo delicato del bosco d’oro e immaginando lo splendore
della sua foresta
in primavera.
In fondo, si
disse, le mancava molto la sua Lothlorien; una parte di lei sarebbe
appartenuta
sempre a quel luogo, nonostante tutto.
Camminava avanti e
indietro nel suo studio, senza riuscire a rilassarsi per poter
riflettere
lucidamente. Erano passati solo due giorni da che Celebrian era
partita, eppure
la sua lontananza gli era quasi insostenibile.
Ogni volta che sua
moglie era lontana non riusciva ad avere pace, si sentiva svuotato e
impotente
senza di lei, in più quella volta era stato preso da vero e
proprio panico. Un
presentimento si faceva strada nella sua mente, senza riuscire mai a
prendere
una forma precisa.
Riusciva a
scorgere solo ombre e oscurità e sola, unica luce nelle
tenebre, la figura
piccola e pallida di Celebrian. Continuava a ripetersi di stare calmo,
di non
preoccuparsi, ma la sensazione di terrore non faceva che aumentare.
Guardava nel suo
futuro e scorgeva solo disperazione e solitudine… come
poteva sopportare tutto
ciò? Cercava di convincersi che erano solo preoccupazioni di
un marito in
ansia, ma poi si riscuoteva; non era così, lui lo sapeva, ne
era sicuro.
Un colpo alla
porta lo fece quasi trasalire. Aveva dimenticato il mondo esterno,
aveva
dimenticato tutto eccetto la sua visione terribile.
< Avanti
>
disse stancamente, sedendosi e portando una mano alla fronte.
< Sono io,
padre > Elladan entrò, chiudendosi la porta alle
spalle. Notò l’atteggiamento
del padre e sospirò, per poi sedersi di fronte a lui.
< Padre, cosa
ti
preoccupa? È da quando nostra madre è partita che
sei inquieto, dimmi cosa ti
turba. >
< Ombre, figlio
mio, ombre > rispose Elrond. Come poteva riferire a suo figlio
delle sue
preoccupazioni? Dirgli che temeva una disgrazia imminente che avrebbe
coinvolto
la donna che entrambi amavano? Rimase in silenzio.
< Ombre?
>
chiese Elladan senza capire < di cosa parli? >
Elrond continuava
a non rispondere. Improvvisamente Elladan si sporse in avanti e
scostò le mani
dal volto del padre e lo guardò negli occhi. Il suo sguardo
era penetrante e
fermo ed Elrond non riuscì a nascondere i suoi pensieri.
< Cosa credi
che accadrà? > domandò serio < a
nostra madre, intendo >
< Non lo so
> disse < il futuro è confuso e niente
è certo >.
Era così
facile
parlare con suo figlio, come parlare con se stesso; poteva far uscire i
suoi
sentimenti, le sue paure, naturalmente… poteva smettere per
poco tempo di
essere Lord Elrond, signore di Imladris, per essere semplicemente
Elrond e
nient’altro.
< Non
preoccuparti, padre > disse Elladan alzandosi < io ed
Elrohir
raggiungeremo la scorta, non permetteremo che nulla accada, te lo
prometto! E
poi > aggiunse con un mezzo sorriso < se non dovesse
succedere niente potremo
fare visita alla nostra amata nonna >
Elrond si
lasciò
andare a un sorriso tirato e inquieto che però lo
rasserenò. Seguì suo figlio
che usciva e lo guardò dalla finestra mentre, insieme col
fratello, partivano
al galoppo. Appena prima del cancello i gemelli si voltarono e gli
fecero un
cenno di saluto con la mano che lui ricambiò. Ormai non
poteva fare altro che
confidare nei suoi figli e aspettare.
Un coro di grida
la strappò dai suoi pensieri. Non aveva mai udito un suono
tanto selvaggio e
minaccioso in vita sua e fu colta dal panico. Si guardò
intorno scorgendo dei
grossi esseri scuri che correvano verso di loro, agitando delle corte
spade e
facendo imbizzarrire i cavalli.
Celebrian non
riuscì a trattenere il suo che si liberò e corse
via all’impazzata, travolgendo
sotto i suoi zoccoli un paio di quei mostri.
“ orchi
“ pensò e
sentì la paura invaderla impedendole di muoversi. Gli elfi
che erano con lei
cercavano di combattere, ma molti di loro già giacevano
morti, colti di
sorpresa dalla velocità di quell’attacco.
Molte frecce
sibilavano tutto intorno a lei e quelle che andavano a segno coloravano
di
rosso l’erba appena nata.
< Mia signora
> gridò Fanon, estraendo il suo lungo pugnale da un
nemico < dovete
mettervi in salvo! Correte! > cercò di raggiungerla
ma uno degli orchi
feriti si rialzò e lo trafisse.
Celebrian
guardò
terrorizzata la scena, ma l’ultimo grido dell’elfo
l’aveva riscossa: doveva
correre, ripararsi… si guardò intorno cercando
una via di fuga. Gli orchi
sembravano non essersi accorti di lei, impegnati com’erano
nel combattimento.
Prese a correre
più veloce che poteva, cercando disperatamente un riparo. Le
frecce nere
continuavano a fischiare e lei cominciava a essere stremata.
Improvvisamente
sentì un forte dolore all’altezza del petto e
cadde a terra con un grido. Si
guardò e vide la freccia nera uscire dal suo seno, il sangue
sgorgare dalla
ferita e inzupparle il vestito bianco.
Cercò di
strisciare ma si accorse che era tutto inutile: gli orchi erano
già su di lei
che comunque non sarebbe riuscita a compiere solo un metro in
più, accecata dal
dolore e sempre più debole.
Pensò ai
suoi
figli, i gemelli, così valorosi e
Arwen…pensò che se i suoi figli fossero stati
lì con lei sarebbero morti e ringraziò i Valar
per aver deciso di partire sola…poi
il volto di Elrond, perfetto e luminoso come nessun altro le apparve
vivido
alla mente.
< Oh Elrond
> sussurrò < ti amo…vorrei
rivederti ancora… > sentì delle mani rudi
afferrarla e sollevarla < ma non
accadrà…no, non ti rivedrò mai
più… >
poi non vide più nulla se non tenebre e ombre.
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13: Senza di te ***
Salve miei lettori! Ecco
a voi un nuovo capitolo di questa storia che si avvia alla conclusione,
mancano ancora 3 o quattro capitoli, non so di preciso. Grazie ad
Alaide e Facy per le loro recensioni e a chi legge soltanto.
Avevamo lasciato la
povera Celebrian ferita in un'imboscata degli orchi, i gemelli al
galoppo e il povero Elrond preda del'inquietudine... ed è
così che li ritroviamo: buona lettura!
Capitolo
13: Senza di te
I gemelli
cavalcavano freneticamente contro il sole rosso dell’alba,
spingendo i loro
destrieri bianchi fino ai limiti delle forze. Per un giorno e una notte
avevano
seguito le tracce della loro madre e della scorta fino alle porte del passo Cornorosso, ed era
proprio lì che
avevano scorto, insieme alle orme quasi invisibili del gruppo di elfi,
quelle
pesanti degli Orchi.
Ora si stavano
inoltrando più profondamente sul sentiero, sino alla cima,
dalla quale il loro
sguardo avrebbe potuto spaziare sul territorio circostante.
< Elladan!
>
l’elfo che si trovava leggermente più avanti del
fratello lanciò un grido.
Elrohir si
affrettò a raggiungerlo e ciò che vide lo
lasciò sgomento: riversi a terra vi
erano tutti gli elfi della scorta; il loro sangue macchiava
l’erba appena
spuntata di un rosso spettrale e tetro.
< Oh Elbereth,
salvaci! > mormorò Elrohir, senza riuscire a staccare
gli occhi da quel
doloroso spettacolo. Nessuno dei due aveva il coraggio di scendere da
cavallo e
di passare in rassegna i corpi, la paura di ciò che
avrebbero potuto trovare li
immobilizzava sulle loro cavalcature.
< Dobbiamo fare
ciò che va fatto > disse infine Elladan. Si
voltò a guardare il suo gemello
negli occhi e notò le lacrime che scendevano lungo la sua
guancia < Non devi
piangere fratello > mormorò, senza accorgersi di star
piangendo a sua volta.
I due elfi si
trascinarono sul luogo dell’attacco e si guardarono intorno,
scorgendo molti
volti familiari, ma non trovarono la loro madre come avevano temuto.
Disposero i corpi
uno vicino all’altro e li coprirono con
delle frasche, poi ispezionarono il terreno. Gli stivali
chiodati degli
orchi avevano calpestato e distrutto ogni traccia, ma infine riuscirono
a
individuare il punto esatto dove Celebrian era caduta, trafitta dalla
freccia.
< Guarda
>
disse Elladan, indicando un gruppo di piccoli fiori da campo calpestati
<
qui qualcuno è stato trascinato via per un tratto, prima di
essere caricato a
spalla > si chinò a raccogliere un ciondolo: il verde
brillante splendeva al
sole, risaltando la maestosità dell’aquila nella
quale era incastonata.
< Questa
è di
nostra madre! > esclamarono all’unisono.
< Dobbiamo
salvarla,Elladan, potrebbe essere ferita, ha bisogno di noi! >
I due elfi si
guardarono negli occhi per poco più di un secondo,
l’uno di fronte all’altro,
immobili. Chiunque li avesse visti avrebbe pensato che lì ci
fosse uno
specchio, tanto identici erano nei lineamenti, e lo stesso fuoco
splendeva nei
loro occhi grigi.
Non avevano
bisogno di parole, sapevano entrambi cosa dovevano fare e che non
avrebbero
avuto pace finché l’Elessar non fosse tornato al
collo della dama di Imladris.
Celebrian
aprì gli
occhi e si ritrovò in un buio ancora più scuro.
La ferita bruciava
spaventosamente, rendendola debole e spossata tanto che in un primo
momento non
si accorse di essere legata mani e piedi da una spessa corda.
Cercò
faticosamente di guardare ciò che la circondava, ma
l’oscurità era
impenetrabile, come se fosse caduta nelle segrete di Morgoth stesso, o
come se
i suoi occhi fossero ciechi.
Le sue orecchie
percepivano un violento brusio e delle voci che parevano quasi dei
ringhi, ma
concentrandosi maggiormente, la dama si rese conto che gli orchi
parlavano
nella lingua corrente. Probabilmente, si disse, appartenevano a clan
diversi
che non si capivano fra loro.
< Credi che ci
pagherebbero bene eh, Ugluk? >
< Certo che lo
credo, sudicio verme! Non hai gli occhi? Deve essere qualcuno di
importante!
>
< Io so solo
che è pericoloso tenerla qui! Guarda come brilla nel buio!
Potrebbe attirare su
di noi qualche disgrazia o qualche sortilegio! Ho sentito dire che
queste donne
elfiche sono delle streghe… >
< Cosa ne vuoi
sapere tu, Garnash? Sono solo fandonie dico io, favole per spaventare i
bambini!
Mi farò dire il suo nome e poi vediamo chi di noi due ha
ragione >
Ugluk si
avvicinò
a grandi passi e afferrò Celebrian con disgusto, come se
toccare la sua pelle
liscia lo facesse soffrire. Alla luce tremula di una torcia la dama
poté
osservare il volto terribile dell’orco a pochi centimetri da
lei e il suo
tremendo lezzo la fece quasi svenire.
Il dolore al petto
era tremendo, nonostante la freccia fosse stata estratta dagli orchi e
la
ferita cauterizzata.
L’orco la
trascinò
al centro del cerchio formato dai suoi compagni ridendo dei gemiti
della dama.
Infine si tenne ritto al suo fianco per poterla vedere meglio.
< Chi sei? Qual
è il tuo nome? > le chiese.
< Nessuno, io
non sono nessuno > rispose Celebrian, senza poter più
trattenere le lacrime.
Aveva freddo e fame, ma più di ogni alta cosa era la paura a
farla tremare;
avrebbe voluto che Elrond fosse lì, poter baciare le sue
labbra e sentire le
sue braccia stringerla al petto, sentirsi protetta e amata. Invece
ovunque
guardasse non c’era altro che i volti sghignazzanti e crudeli
dei suoi
rapitori.
< Il potente
Ugluk non accetta queste risposte vaghe! > ringhiò
l’orco, afferrandole i
capelli e strattonandola < Sei nobile? Sei ricca? O possiamo
ucciderti e basta?
>
Garnash alle sue
spalle rise forte, accompagnato dal suo clan e da alcuni del clan di
Ugluk.
<
Perché non la
convinciamo con le buone Ugluk? > gridò per farsi
sentire < almeno
ricaveremo un po’ di divertimento! >
< Hai sentito
elfa? > disse Ugluk estraendo un lungo pugnale nero dalla
cintura < Noi
abbiamo i nostri metodi per scoprire le cose! >
Si chinò
ancor più
sul corpo della dama e avvicinò pericolosamente la lama a un
occhio.
< Ora ci dirai
chi
sei >.
< Mio Signore! > Elrond
trasalì nell’udire la voce pacata
dell’elfo sulla porta < Mio Signore, sono due giorni
che non vi muovete >
Il sovrano di
Imladris alzò appena gli occhi grigi per incontrare quelli
dorati del suo
consigliere. Cosa poteva rispondere? I
suoi figli erano partiti e non sapeva se sarebbero riusciti a portare a
termine
la loro missione, né sapeva se in effetti ci fosse una
missione da compiere.
< Erestor
>
sospirò, facendogli segno di avvicinarsi.
< Si, mio
signore? > rispose quello, accostandosi alle spalle di Elrond
che, a capo
chino, scrutava pensieroso fuori della finestra .
< Ripetimi che
non v’è motivo di preoccupazione, ripetimi che mia
moglie e i miei figli sono
sani e salvi nel bosco d’oro… ripetimi che presto
manderanno messaggi da
Lothlorien… >
< Non state in
pensiero,
sire, i vostri figli sono valorosi. >
Elrond non
rispose, ma chiuse gli occhi. Come voleva credere alle parole di
Erestor!
Sapeva che i suoi figli erano dei prodi guerrieri, ma non era per loro
che
aveva paura, non della loro morte…temeva che fossero
arrivati troppo tardi, che
Celebrian, la sua stella, la sua unica ragione di vita, fosse perduta
per
sempre.
La sensazione di
vuoto che sentiva si ingigantiva ogni ora di più, cercava di
scorgere l’esile
figura dell’elfa, ma
tra loro si
interponevano oscurità e notte.
< Se Celebrian
morisse, cosa farei io, Erestor? Cosa ne sarebbe di me? >
< Sire Elrond
> l’elfo si avvicinò al suo sovrano
< il vostro spirito è forte, potreste
superare tutto >
< No >
disse
mestamente, voltandosi < il mio spirito è forte solo
quando c’è lei,
altrimenti è debole e impaurito… >
< Non dovete
disperare, la dama di Imladris non è morta, lo sento >
< Spero che tu
abbia ragione, mio buon Erestor > sussurrò, tornando
a guardare fuori, dove
le montagne Nebbiose si stagliavano all’orizzonte <
perché se lo fosse Mandos
dovrebbe accogliere nelle sue aule anche me >.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14: Estel ( Speranza ) ***
Salve a tutti, ecco
qui un nuovo capitolo! Ce ne saranno altri due, poi l'epilogo. Bene, un
grazie di cuore ad Alaide e doddola93 per le recensioni, vi adoro. Ora
torniamo alla povera Celebrian prigioniera degli orchi e al dolore di
Elrond...buona lettura!
Capitolo
14: Estel (Speranza)
Erestor non faceva
altro ormai da giorni e giorni, come un disco rotto che ripete sempre
la
medesima parole, lui bussava alla porta dello studio privato del suo
signore
Elrond, entrava e gli posava un vassoio contenente il pranzo o la cena,
cercava
di domandare qualcosa, ottenendo solo un cupo silenzio in cambio.
Quando poi
tornava per riprendere il vassoio indietro e si accorgeva che era
rimasto
intatto, sospirava sconfitto.
Non aveva mai
visto Elrond in quelle condizioni, chiuso nella sua stanza in silenzio,
perennemente
alla finestra scrutando verso est e le montagne. Sembrava come
invecchiato di
molti anni e due profonde ruche gli solcavano la fronte un tempo
perfettamente
liscia.
Quella mattina,
però, lui lo chiamò prima che fosse uscito.
< Si, mio
signore? > rispose sorpreso. Si avvicinò cauto alla
schiena dell’elfo bruno
senza osare toccarlo.
< Mithrandir
è
qui? > domandò, la voce atona.
< No, mio
signore, non si vede da molto tempo >
Elrond
sospirò e
si voltò a guardare il suo consigliere. Si sentiva
tremendamente stanco, ma non
poteva permettersi nessun riposo, nemmeno quello stato di meditazione
ad occhi
aperti in cui cadono gli elfi. Doveva rimanere attento e vigile, in
attesa del
ritorno dei gemelli e di Celebrian.
< Mio signore
> disse improvvisamente Erestor, appoggiando delicatamente una
mano sulla
sua spalla < mio signore, dovete mangiare, bere almeno un sorso
d’acqua o
appassirete come un arbusto nel deserto >
Elrond non
rispose, ma continuò a scrutare fuori, poi, incredibilmente,
fece un mezzo
sorriso.
< Mio fedele
Erestor, ti preoccupi sempre troppo per me. Sono in pena e lo sai,
lascia che
io abbia prima notizie dai miei figli, poi mangerò, non
temere > alzò una
mano prima che l’altro lo interrompesse < fa come ti
dico, te ne prego >
Erestor si
inchinò
e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di
sé. Una volta fuori si
appoggiò allo stipite e si passò una mano sugli
occhi. Iniziava a sentire anche
lui un’enorme tristezza. Cosa avrebbe fatto se dama Celebrian
fosse veramente
morta, come temeva il suo signore? Sapeva che non avrebbe potuto far
nulla per
lui, che sarebbe morto per
poterla
raggiungere, allora la Terra di Mezzo avrebbe visto
l’oscurità.
< Questo scuro
antro mi opprime il cuore > sussurrò Elladan mentre
seguiva il fratello con
la spada in pugno.
Stavano seguendo
le tracce degli orchi da tutto il giorno attraverso quelle gallerie che
penetravano in profondità nelle Montagne Nebbiose.
< Hai ragione
> rispose Elrohir < e il sapere che nostra madre
è rinchiusa qui da
giorni mi mette i brividi >
Non pensavano a
nient’altro che non fosse salvare la loro madre, non avevano
nemmeno mandato
messaggi a Imladris per comunicare la loro missione, non si
preoccupavano di
cosa avrebbero fatto loro due soli contro non sapevano quanti Orchi,
l’unico pensiero
era trarla in salvo.
< Elladan!
>
sibilò l’elfo, alzando una mano bianca e
affusolata che pareva brillare
nell’oscurità < sono vicini, appena dietro
quest’angolo >
Improvvisamente un
lungo grido straziò l’aria e i gemelli caddero in
ginocchio: era la voce
limpida di Celebrian.
Si costrinsero ad
avanzare
e finalmente li videro, un
gruppo di
appena una dozzina di Orchi; non si erano accorti della presenza dei
due elfi
appostati dietro di loro, chini com’erano sulla figura
riversa a terra, pallida
e sola.
I gemelli
dovettero guardarsi negli occhi per appena un secondo, prima di
prendere una
decisione. Elrohir prese il suo arco argentato, incoccò una
freccia e lanciò. Un
leggero sibilo impercettibile e poi l’urlo orribile
dell’orco colpito.
Poi un’altra
freccia e un’altra, finché tra gli orchi non si
diffuse il panico. Non
riuscivano a scorgere i due elfi né capivano da quale parte
provenissero le
frecce.
< Non
permettete che prendano la prigioniera! > gridò Ugluk
prima di stramazzare a
terra, trafitto dalla lunga spada di Elladan.
L’elfo si
voltò di
scatto e trafisse altri due orchi che lo attaccavano con delle corte
spade
nere. Elrohir posò il suo arco ed estrasse la spada a sua
volta. La loro furia
era così ceca ce quasi non si accorsero dei quattro orchi
che fuggivano via,
trasportando il corpo inerme di Celebrian.
Elladan si
guardò
freneticamente intorno alla ricerca della madre e poi li vide. Diede un
urlo al
fratello e si avventarono su di loro, uccidendoli senza
pietà. Non ne rimaneva più
nessuno.
< Oh no
>
sussurrò Elrohir, chinandosi sulla dama che giaceva
apparentemente priva di
vita, la veste candida sporca di sangue, la ferita al petto ben
visibile.
L’elfo si
portò le
mani al volto, cercando di trattenere le lacrime. Non doveva perdere il
controllo, non in quel momento… cosa avrebbe fatto suo
padre? Non riusciva più
a pensare…
< Aspetta!
>
esclamò d’un tratto Elladan, inginocchiato di fronte a lui < non
è morta, respira!
> avvicinò il suo polsino metallico alle labbra della
dama e vide che era
impercettibilmente appannato. < Dobbiamo portarla subito a
Imladris >
disse, sollevandola < coraggio fratello, la speranza non
è perduta! >
Elrond
trasalì.
Era viva, lo sapeva. Rapide immagini sfocate si erano susseguite nella
sua
mente, una scura galleria, orchi e infine i suoi due figli come puntini
luminosi… poi il sollievo. Era questo il loro modo di
comunicare con lui,
dirigevano il loro pensiero verso il padre e lui li sentiva…
Uscì
velocemente
dal suo studio, travolgendo quasi Erestor che si stava recando da lui.
Non si ricordava da
quanto tempo non era così felice,
così leggero da poter spiccare il volo. Continuava a
ripetersi “ è viva, l’hanno
trovata, è viva “ come se fosse un
ritornello…
< Mio signore
> Erestor lo raggiunse preoccupato.
< Erestor,
amico mio! > esclamò Elrond con un enorme sorriso, e
l’abbracciò.
L’elfo rimase di
sasso, immobile al suo posto senza riuscire a proferire parola.
Chissà cos’era
successo, si chiese, e per un istante pensò anche che Elrond
mezz’elfo, figlio
di Earendil e signore di Imladris avesse perso la testa.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15: Viva ***
Salve, aggiornamento
ultra rapido, ma sapete com'è, è nella mia testa
e preme per uscire! Sto parlando ovviamente del finale che inizia
proprio con questo capitolo, poi, come ho già detto, un
altro e infine l'epilogo. Grazie ad Alaide per la sua gentile
recensione e a tutti quei lettori silenziosi...mi chiedo come mai io
debba avere solo 1 recensione quando poi ho molte più
letture? Allora vi invito, tutti voi lettori e anche quei 6 splendidi
utenti che hanno inserito Beyond the sea tra i preferiti, a recensire,
perchè la vostra voce per me è importante, almeno
alla fine di questa fanfiction voglio il vostro parere!
Capitolo
15: Viva
La quiete tesa
dell’ultima casa accogliente fu improvvisamente infranta dal
suono di un corno
che pareva impazzito. Elrond scattò, l’impeto di
gioia che l’aveva preso così
violentemente dissipato nel nulla, sostituito dalle ormai troppo
familiari
ansia e preoccupazione.
Aveva riconosciuto
quel corno che squillava impaziente. Spesso era stato portatore di
gioia nella
sua casa, quando i suoi figli rientravano da qualche missione o
semplicemente
da una cavalcata. Invece in
quel momento
il ritorno dei gemelli non faceva che riempirlo d’impazienza.
Corse più
veloce
che poté, senza curarsi degli sguardi attoniti degli elfi
che dimoravano a Imladris,
fino a raggiungere i cancelli. Si fermò ansimante a causa
della lunga corsa e
del panico che iniziava a crescere smisuratamente man mano che i due
cavalieri
si avvicinavano.
Sforzò la
vista e
riuscì a scorgere la figura di Celebrian abbandonata
priva di sensi tra le braccia di
uno dei suoi figli. Cercò di capire chi fosse, ma la
lontananza e la
preoccupazione glie lo impedivano.
Finalmente i due
raggiunsero il cancello ed entrarono velocemente, smontando subito
dalle loro
cavalcature. Elrond riconobbe chi era a portare il corpo della dama:
Elrohir.
< Padre
>
disse l’elfo con urgenza < non disperare, nostra madre
è viva, ma devi
affrettarti! > senza aspettarlo corse all’interno,
chiamando a gran voce
aiuto perché predisponessero la stanza di Celebrian.
Elladan si
avvicinò più lentamente al padre, la stessa
tristezza negli occhi identici.
< Avevi visto
giusto, padre, la bianca dama non era al sicuro. Una piccola banda di
orchi li
ha attaccati al Passo Cornorosso, sono stati uccisi tutti > .
< Tua madre?
> chiese Elrond scrutando il figlio e afferrandolo gentilmente
per le spalle
< Cosa le è successo? >
< è
stata
ferita e rapita… > si interruppe, ricordando il grido
straziante che avevano
udito nelle oscure gallerie delle montagne. La sua voce
vacillò < la
freccia, padre! La freccia è avvelenata! >
< Ne sei
sicuro? >
< Si, la ferita
è rimarginata, ma il corpo è freddo a causa del
veleno… >
Elrond lo
guardò
negli occhi, ma l’elfo più giovane distolse lo
sguardo. Come poteva dire a suo padre
ciò che doveva sapere? Di come immaginavano si fosse
procurata quelle altre
ferite superficiali sparse per il corpo? Non voleva dirglielo,
sicuramente suo
padre ne sarebbe stato distrutto, pur rimanendo impassibile come
sempre… sapeva
che però prima o poi qualcuno doveva comunicarglielo.
< Devo
occuparmi di lei > disse Elrond, lasciando il figlio e
dirigendosi verso la
stanza in cui avevano portato sua moglie.
Attraversò
i
corridoi a passo fermo, senza incontrare nessuno. Quando giunse in
prossimità
della sua meta trovò Elrohir in piedi sulla porta, il capo
chino e le mani
incrociate sul petto. Lo oltrepassò senza dire una parola,
entrambi preferirono
quel silenzio carico di comprensione reciproca.
Entrò nella
camera
chiudendosi la porta alle spalle ed osservò il volto pallido
di Celebrian.
Sembrava morta in modo così reale che solo quando
sentì il battito leggero del
suo cuore sotto le dita riuscì a rassicurarsi.
Le scoprì
il punto
ferito dove una piccola cicatrice nera deturpava il candore alabastrino
della
sua pelle e vide il veleno irradiarsi rossastro in tutto il corpo.
< Lasto, mellen
nin > sussurrò vicino al suo orecchio < todo
na cuiad > Ascoltami, mia amata, torna
alla vita < Todo
na… im melon le > torna…ti
amo…
Sentiva il calore
tornare impercettibilmente nella mano che stringeva.
< Todo na
cuiad,
mellen nin, todo na… > continuò a
chiamarla con voce sempre più alta e
imperiosa per ore, finché non vide il petto della dama
alzarsi e abbassarsi
regolarmente. Solo allora sospirò e fece un impacco di erbe
che applicò sulla
ferita.
Si sedette e
guardò il suo volto: non era più pallido come
prima, ma solo bianco e calmo. La
ferita era tornata a essere chiara e il veleno pareva essersi arrestato.
La fragranza
dell’erba
medicinale si diffuse nella stanza ed Elrond si sentì
d’un tratto più leggero e
molto stanco; aveva temuto di perderla per sempre, ma ora non correva
più alcun
pericolo ed era sprofondata in un torpore simile a quello degli uomini
mortali.
Stanco e spossato anche il signore di Imladris chiuse gli occhi.
Buio.
L’unica cosa
che riusciva a ricordare tra la sofferenza era quello: il buio
impenetrabile.
Schiamazzi, grida, dolore, torture, tutto accompagnato dal buio che si
faceva
sempre più fitto, talmente denso da non riuscire
più a distinguere nulla
intorno a sé, il tempo che si dilatava e pochi minuti che si
trasformavano in
anni, ore in secoli e i giorni in ere interminabili.
Non pensava
più a
nulla, né ai suoi figli, né a Elrond, era come se
non esistessero, come se lei
stessa non esistesse, annullata dalla solitudine e dal dolore. Non
riusciva più
a capire le domande che le venivano poste né si rendeva
conto delle risposte
che dava… forse la morte sarebbe stata la salvezza, invece
cadeva sempre più
nel delirio di cui era cosciente.
Improvvisamente
qualcosa trapassò il buio, due minuscoli punti di luce, poi
di nuovo il delirio
che aumentava, l’incoscienza e il baratro ai suoi piedi in
cui credeva di
sprofondare. Altri giorni, secoli ed ere di nulla prima che si sentisse
afferrare. Era come se una mano l’avesse trattenuta mentre
precipitava nel vuoto
.
Cos’era
quella
voce? Una voce così melodiosa non l’aveva mai
udita prima… o forse si? Cercò di
ricordare a chi appartenesse, ma non ci riuscì,
l’unico suo desiderio che essa
si perpetuasse all’infinito, così da poterla
ascoltare per sempre.
Risaliva dal
baratro. Il buio scompariva gradatamente e veniva sostituito con una
luce
accecante e meravigliosa. La voce si faceva sempre più
insistente e lei la
seguiva, risalì fino a incontrare un volto, il volto che
parlava con quella
voce…
Per un lungo
istante, giorni, anni, secoli, ne ammirò la perfezione,
credette di essere
stata esposta alla vista di Manwe Sulimo, poi si disse che nemmeno il
re dei
Valar poteva avere figura così perfetta.
Cercò di
parlare,
di stendere una mano verso quel volto Aspettami,
prendimi e lui che si faceva sempre più vicino
finché non lo raggiunse
completamente…
Aprì gli
occhi
lentamente e un’immensa stanchezza si impadronì di
lei. Ruotò la testa e lo
vide: sedeva ritto, una mano a stringere la sua, gli occhi chiusi.
Non appena
percepì
il suo movimento, li aprì di scatto e
l’espressione altera lasciò il posto a un
sorriso sollevato.
< Celebrian!
> sussurrò Elrond senza riuscire a muoversi. La dama
cercò di sorridergli debolmente
ma non ci riuscì. < Non preoccuparti, amore mio,
l’ombra è andata via >
< Ho visto il
tuo volto penetrare l’ombra > disse con un filo di
voce.
< Ti ho
chiamata per ore >
< Ed io sono
venuta a te >
Elrond sorrise e
si chinò, baciandola delicatamente sulle labbra.
< I tuoi figli
sono qui > le disse < vuoi vederli? >
La dama
annuì
piano e l’elfo andò ad aprire la porta. Elladan ed
Elrohir entrarono di corsa,
pallidi in viso e ancora con indosso gli abiti da viaggio. Arwen li
seguì più
lentamente, gli occhi arrossati dal pianto e la bocca sorridente.
< Madre, stai
bene vero? > domandò, la voce incrinata e il tono
ancora di una bambina,
nonostante non lo fosse più ormai da tempo.
< Si, mia cara
> disse Celebrian, afferrando la mano di sua figlia <
sono tornata tra
voi >
Cercò
ancora di
sorridere, ma non ci riuscì. Avrebbe voluto gioire, star
bene, invece le
risultava enormemente difficile. L’ombra che da anni e anni
portava nel cuore
era diventata realtà, una realtà così
sconvolgente che, per quanto ci provasse,
non riusciva a mandare via.
Arwen e i gemelli
la guardavano contenti e sollevati che stesse bene, ignari di quanto
invece il
suo spirito fosse stato deturpato e distrutto da
quell’esperienza. Solo Elrond
ora la fissava senza più sorridere.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16: La via tracciata dal destino ***
Eccomi di nuovo qui!Ultimo
capitolo prima dell'epilogo! Scelte difficile e tragiche
al'orizzonte...grazie mille ad Alaide ed Helkamirie per le recensioni
al capitolo scorso (ragazze ricevere complimenti da voi che scrivete
storie incredibile è fantastico e onorevole!) e benvenuta a
Star_Dust_Daga (ho provveduto a correggere gli errori che mi avevi
segnalato) lieta che la storia ti piaccia! Ora vi lascio al capitolo,
mi raccomando recensite, soprattutto voi che mi avete tra i preferiti e
che siete silenziosi!
Capitolo
16: La via tracciata dal destino
Era passato quasi
un anno, eppure non aveva intravisto neppure l’ombra di un
sorriso sul volto
della moglie, neanche la vaga speranza che esso sarebbe potuto
comparire.
Per anni aveva
guardato il suo volto scurirsi sotto il presagio
dell’oscurità, ora
quell’oscurità
era arrivata e aveva adombrato anche il suo cuore. E lui? Lui non
poteva far
altro che guardarla appassire, giorno dopo giorno, impotente.
Non faceva che tormentarsi
nel ricordo della Celebrian che amava, della fanciulla spensierata e
frizzante
che aveva incontrato anni addietro. Era così distante ora!
Stava perdendo
interesse per la terra di mezzo e per la vita stessa.
Stava lì tutto il
giorno, seduta alla finestra a osservare l’ovest con sguardo
assente, per poi
alzarsi al calar del sole e continuare ad essere assente in ogni
movimento e
parola.
< Celebrian
> la chiamò alle spalle. La dama si voltò
lentamente e fissò il suo sguardo
negli occhi grigi argento di Elrond < cosa turba il tuo cuore?
> era la
domanda che continuava a ripeterle da un anno ormai e la risposta che
ne
riceveva era sempre la stessa: < non c’è
più nulla per me qui >
Lo diceva con voce
vellutata, quasi fosse una constatazione con se stessa, e ogni volta
lui
scappava via per non dover pensare alle conseguenze di quelle parole.
Quella
mattina, però, la dama lo trattenne prima che potesse andar
via, prendendogli
una mano dolcemente tra le sue.
< Ti prego,
Elrond, resta > disse guardandolo triste. Si alzò e
gli diede un leggero
bacio sulle labbra, un bacio umido di lacrime.
< Ho preso una
decisione, ma ho paura di non essere abbastanza forte da portarla a
termine
>
L’elfo si
sentì
improvvisamente spaventato, una paura infondata che sfociava nel
panico… non si
ricordava di aver mai provato qualcosa di simile. Non riuscì
a parlare e rimase
in silenzio.
< Io ti amo
moltissimo, lo sai, eppure c’è qualcosa
che… > esitò ripensando agli orrori
che aveva vissuto e al ricordo del buio in cui si era persa <
Non sono più
sicura che questo sia il mio posto >
Non poteva
ascoltare le sue parole, non voleva
ascoltare le sue
parole.
< Ti porterò
a
Lorien, a casa tua, lì guarirai > non credeva a
ciò che stava dicendo, ma
aveva un disperato bisogno di dirlo, se non altro di avere una minima
speranza
a cui aggrapparsi.
Guardò Celebrian e
vide il suo sguardo farsi ancora più triste e una lacrima
lucente scendere lungo
la guancia candida. La sua illusione parve sgretolarsi come un castello
di
sabbia sotto le onde e la marea.
< Andrò
all’ovest
> disse la dama < attraverserò il mare
>.
Sentì il terreno
crollare sotto i suoi piedi e le gambe cedere sotto il peso del suo
dolore.
Arwen passeggiava
pensierosa tra gli arbusti di rose. Da qualche tempo una strana
sensazione di
inquietudine e fatalità l’aveva assalita,
rendendola nervosa. Si chiese se
dipendesse dal malessere in cui sembrava caduta sua madre, ma
riflettendo capì
che dipendeva da suo padre.
Era sempre stato
per lei come un punto di riferimento, forte e autoritario, capace di
controllare ogni situazione. Solo in quel momento si rendeva conto di
quanto lo
avesse idealizzato, spinta dall’idea che la sua stessa madre
aveva di lui.
Entrambe lo
vedevano come un dio, più simile a un Valar che a un elfo
normale, senza
pensare a quanto in realtà nascondesse. Sotto la facciata
impassibile ogni
evento lo scuoteva come una tempesta.
Ecco perché
l’inquietudine,
si disse, perché sapeva che da un momento
all’altro gli argini sarebbero crollati
e allora suo padre avrebbe avuto bisogno di lei e dei suoi fratelli.
Alzò gli occhi
spinta come da un richiamo esterno e non restò sorpresa di
scorgere una figura
ammantata di grigio che le sorrideva a pochi passi di distanza.
< è un
piacere
vederti, Mithrandir!
> esclamò
andandogli incontro.
< Mai quanto lo
è per me, dama Undòmiel > rispose lo
stregone, inchinandosi e facendole il
baciamano.
< Posso
immaginare i motivi che ti conducono qui > disse con un sorriso
< sembra
sempre che tu sappia ogni cosa >
< Non tutto ma
molte cose > ribatté il vecchio, ricambiando il
sorriso < in più volevo
discutere importanti questione con Elrond circa la guerra contro il
Nemico >
< So che la
situazione è difficile, Mithrandir, tuttavia non credo che
mio padre sia in
disposizione d’animo adatta per discutere di questo >
Lo stregone parve
vagamente sorpreso e scrutò l’elfa attentamente da
sotto le folte sopracciglia.
< So che un
ombra è calata nel cuore della dama di Imladris, che tutti
ormai chiamano ‘la
dama triste’, ma cos’è accaduto al mio
amico Elrond? >
Arwen sospirò
riprendendo a camminare affiancata dallo stregone.
< è vero, mia
madre porta la tristezza nel cuore, ma mio padre non è da
meno! Ogni giorno che
passa si fa più cupo e silenzioso, come se insieme a lei
stia appassendo anche
lui >
< Non temere,
mia signora, Elrond ha uno spirito possente, persino più di
quanto egli stesso
creda. Non soccomberà perché ha qualcosa da fare
qui prima della fine > .
< Si, ma quanto
tormenti dovrà affrontare? > chiese con un sospiro.
Il suo cuore non voleva
ammetterlo, ma era consapevole che anche lei avrebbe finito per
causargli
dolore. Lo leggeva sul suo stesso volto quando la guardava.
< So cosa
pensi, e posso dirti che hai ragione. Sarebbe inutile mentirti, anche
se non
riesco a vedere il motivo che ti porterà a ferirlo. Ma tu
sai che non vi è
scelta e lo sa anche lui, nonostante quell’ora sia ancora
lontana da te. Tua
madre invece è prossima alla sua scelta e anche lei sa che
vi è un’unica via!
>
< So che hai
ragione, Mithrandir, ma non posso fare a meno di essere triste e
inquieta, perché
amo mia madre e mio padre e sento che se lei parte non la
rivedrò! >
Lo stregone non
rispose. Di questo e altro non era ancora giunto il momento per
parlarne.
< All’ovest?
> era stupefatto, nonostante già sapesse dove sarebbe
arrivata quella
conversazione.
< Non posso
più
restare qui, morirei, solo a Valinor potrò
ritrovare la pace >
< Non posso
lasciarti andare via! Cosa sono io senza di te? >
gridò. Gli occhi pungevano
e sentiva le lacrime spingere per uscire. Ma cosa faceva? Lui che non
piangeva
mai, sempre austero e impenetrabile ora lottava con se stesso per
trattenersi
dal prostrarsi ai piedi di Celebrian.
< Ti
aspetterò
lì > sussurrò la dama, toccandogli una
guancia.
< Quanti anni
dovremo stare separati? Troppi per me! Verrò >
< No, tu hai da
fare qui! >
< Come farò a
stare secoli da solo? Sai che potremmo anche non rincontrarci, che
potrei
soccombere in questa guerra! >
Celebrian tremò.
Era quello ciò che più temeva, la lontananza
incolmabile di secoli in cui
sarebbero stati divisi, senza alcuna certezza di ritrovarsi. Una parte
di lei
avrebbe voluto restare, non lasciarlo mai, il solo pensiero di non
averlo
accanto, di non poter contemplare il suo volto perfetto, di non potersi
perdere
nei suoi occhi profondi, colmi di quel fuoco che la attraeva e
spaventava era
insopportabile.
Eppure sapeva di
non avere scelta- Doveva partire perché sarebbe stato
sbagliato rimanere e
costringerlo alla sua presenza triste in quei momenti difficili.
< Niente che dirai
potrà cambiare il mio destino… i miei passi vanno
verso il mare! >
Elrond
la baciò.
Un bacio disperato, perché anche lui era consapevole di non
poter far nulla, perché
quello era l’unico modo. Doveva superare la sofferenza, la
solitudine, i
pericoli, doveva portare a termine il suo compito prima di riunirsi a
lei. Lo
sapeva e l’aveva sempre saputo. Non riuscì
più a trattenersi e pianse, lui che
non piangeva mai.
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Capitolo 18 *** Epilogo ***
EPILOGO
Anno
1421 T.E.
La
bianca nave avanzava lentamente, sospinta dal vento e illuminata dal
chiarore delle stelle. Una pioggia fine cadeva, bagnando i capelli
corvini dell’elfo in piedi a prua.
Spingeva
lo sguardo in avanti, cercando di scorgere le sponde di Tol Eressea e
di Valinor, i porti dei Teleri e i canti che accoglievano le navi di
quei viaggiatori che percorrevano la via dritta.
Lay down,
your sweet and weary head.
Night is falling.
You have come to journey’s end.
Non
si accorse della figura splendente di bianco che gli si affiancava
finché non gli appoggiò una mano sulla spalla.
<
Non manca molto, ormai > disse.
<
No > constatò Elrond < manca davvero
pochissimo >
<
Eppure non vedo sul tuo volto la gioia che mi aspettavo >
<
Come potrei? Ho dovuto rinunciare a molto di ciò che amavo
senza essere sicuro di ritrovare colei che dovrebbe aspettarmi >
Mithrandir
sorrise impercettibilmente e i suoi occhi scintillarono:
< Non sono in grado di dirti ciò che vorresti sentire
> disse < ma non perdere la speranza! Essa ci ha guidati
e salvati nei nostri perigli >
Si
allontanò lasciandolo di nuovo solo. Sapeva che lo stregone
aveva ragione come al solito, che Celebrian aveva promesso, eppure
aveva paura lo stesso. Sua figlia era ormai perduta per sempre, non
avrebbe resistito se avesse dovuto perdere anche lei…
sorrise tra se al pensiero di aver la possibilità di
diventare l’unico elfo afflitto di Valinor!
Pride can stand a thousand trials,
the strong will never fall.
But watching stars without you,
my soul cried.
<
Terra! Terra! Aglar nan Valar! > sentì Cirdan
esclamare.
Sforzò
ancora di più gli occhi e la vide anche lui: le gocce di
pioggia parvero aprirsi come un sottile tendaggio, rivelando la candida
sabbia del porto di Alqualonde. L’alba sembrava inondare di
fuoco rosso le sponde e le banchine, dove un gran numero di elfi
cantava e porgeva gesti di benvenuto.
Scese
velocemente dalla nave non appena questa fu ormeggiata, sorpassando i
due hobbit e gli altri suoi compagni. Solo Cirdan lo guardò
negli occhi sorridendo per poi scambiare un’occhiata
d’intesa con Mithrandir.
Non
appena i suoi piedi toccarono il marmo bianco del molo la vide: bianca,
bellissima e splendente, persino più bella di quando
l’aveva incontrata per la prima volta. La luce del reame
beato le illuminava il volto e i capelli emanavano bagliori come se il
sole stesso vi fosse rimasto impigliato.
Per
un secondo rimasero entrambi immobili, senza fiato, incapaci di
pronunciare una qualsivoglia parola.
The
words I have to say
May will be simple but they're true
Until you give your love
There's nothing more that we can do.
Poi
Celebrian si mosse e fece qualche passo verso di lui.
<
Mae govannen, mellen nin > gli disse con un sorriso < ti
aspettavo >
Vederla
così, con quel sorriso radioso, non più ombre o
tristezza, ma solo il suo più puro e limpido spirito fu come
un risveglio improvviso. Come aveva fatto a restare lontano da lei
tutti quegli anni? Solo in quel momento si rese conto di quanto
immensamente si fosse sentito solo, di come fosse cambiato, ingrigito,
quasi invecchiato.
Si
avvicinò a lei piano, molto piano, le poggiò una
mano sul viso, accarezzandole la guancia morbida con le dita,
passandole poi fra i capelli, assicurandosi che fosse reale.
<
Celebrian > sussurrò infine < sei qui >
<
Si mellen nin, sono qui. >
Non
riuscì più a trattenersi. Il suo corpo fu scosso
dai brividi. La sollevo per la vita, baciandola sulle labbra. Sentire
di nuovo il suo sapore, fresco come la primavera, lo inebriò.
La
guerra, la morte, tutto fu lasciato alle spalle, anche la decisione di
Arwen apparve chiara… lui avrebbe fatto lo stesso. Non
avrebbe più lasciato che andasse via.
And
I...
Will always love you
I...
Will always love you
<
In melon le > le disse Ti amo.
Methen Fine.
Eccomiiiii mellyn !!!!!!!! Questa storia è giunta al termine
(sigh sob), spero che l'epilogo vi sia piaciuto! Non potevo che
terminare con il tanto sospirato incontro 'oltre il mare' da cui
l'intera storia prende il nome. Ho deciso di strutturarla come una
sorta di song-fic con spezzoni di diverse canzoni, ecco l'elenco:
1. Into the west - Annie Lennox
2. Kissing you - Desiree
3. Love Song - Elton John
3. I will always love you - Whitney Houston
Grazie grazie e ancora grazie ad Alaide e Hlkamirie per le loro
splendide recensioni!
Grazie a
1 - Alaide
2 - doddola93
3 - Eruyome
4 - Facy
5 - Helkamirie
6 - Laurelin
7 - MalkContent
per aver inserito questa storia tra i preferiti (vi prego, almeno alla
fine fate sentre la vostra voce)!!!
E infine grazie alle numerose persone che hanno letto questa storia
spendendo un pò del loro tempo in mia compagnia! Invito
tutti a leggere le altre mie storie: La rosa nera tra le originali sui
vampiri e la raccolta di poesie Voci dalla terra di mezzo e tutte le
altre mie storie! Un bacio vostra riconoscente Thiliol Calime
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