Beyond Hope

di hikarufly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What now? ***
Capitolo 2: *** Let the Sky Fall ***



Capitolo 1
*** What now? ***


Il sergente di servizio aggrottò la fronte, la penna sul foglio, e gli occhi puntati verso il suo interlocutore.
«Quindi...?» domandò, alzando la penna come se dovesse intingerla in una boccetta di fatti e testimonianze.
«Glielo ripeto un'ultima volta» fu la risposta, secca e decisa «uno dei miei giornalisti è stato picchiato e torturato da Mr. Raphael Cilenti, perché aveva osato depistare il suo pedinamento di Patricia Delaine, una testimone che ha dichiarato in diretta al nostro programma, The Hour, le nefandezze che si consumavano nel locale El Paradis. Mr. Frederick Lyon è ora in terapia intensiva e gradirei andarmi a sincerare delle sue condizioni.»
Il poliziotto stava evidentemente sudando freddo, ma riuscì a buttare giù tutte le informazioni: grazie al cielo sapeva stenografare. Randall Brown osservava la sua scrivania con un fortissimo moto di fastidio, glielo si leggeva sulle pieghe della fronte. Vinto dalla tensione, sistemò le due pile di documenti di fronte a lui, livellandole e pareggiandole. Tirò quasi un sospiro di sollievo.
«Se la mia dichiarazione è stata raccolta correttamente, andrei via» concluse, alzandosi. Il poliziotto riuscì solo ad annuire, e Mr. Brown sorpassò la porta con un movimento fluido.
Si arrestò dopo qualche passo, quando Lix Storm si voltò verso di lui. Era alla fine della terza sigaretta, ed era evidentemente molto nervosa.
«Sei qui» disse lui, dichiarando un'ovvietà, ma non potendo fare altrimenti.
«Andiamo» replicò lei, come se nulla fosse, ma con una certa urgenza nella voce. L'aveva aspettato fuori, mentre tutti gli altri, dopo le dovute dichiarazioni, erano corsi in redazione o a casa. Lix era intenzionata ad andare prima in ospedale, da Bel. Hector e Marnie avevano dato le loro testimonianze alla BBC ed erano partite dietro di lei, per non lasciarla sola. Randall Brown, in quanto caporedattore, aveva dovuto addossarsi alcune responsabilità burocratiche, anche se la sua passività aggressiva era piuttosto provata dalla notizia riguardante Sophia Malfrand. Lix aveva pensato di seguire Hector, all'inizio, ma era bastata un'occhiata a Randall per cambiare idea. Non poteva lasciarlo da solo, sarebbe affogato in un bicchier d'acqua, una volta che se ne fossero andati via.
«Dividiamoci un taxi, d'accordo?» affermò lei. Nessuno dei due era in grado di guidare e in ogni caso non avrebbero perso tempo a tornare a Lime Grove per riprendere l'auto. Si sedettero sul retro di un cab nero piuttosto largo, ma rimasero comunque vicinissimi. A metà strada, senza guardarlo, lei cercò la mano di lui e Randall gliela strinse. Lix si voltò verso di lui per un istante, sentendo le lacrime salirle di nuovo agli occhi. Sophia non era morta quel pomeriggio, ma a lei era sembrato di averla conosciuta per tutto quel tempo e di averla persa: era tutta colpa di Randall! Lui l'aveva svegliata, le aveva dato speranza, e poi, dopo averla illusa, l'aveva lasciata senza nulla e sola. E ora, Freddie lottava per la vita e... si sentì stupida e cattiva nel pensare tutto questo ma non poteva farne a meno. E non era vero, non era rimasta senza nessuno. C'era lui... lui l'avrebbe voluta? Non aveva tempo né energie per dubitarne. Doveva crederci, almeno in quello. Gli carezzò una guancia, dimentica dello sguardo indagatore dell'autista. Randall osservò le sue iridi chiare e luminose, le labbra sottili colorate di rossetto scarlatto, stringendola a sé lentamente, posandole una mano tra i capelli per permetterle di lasciarsi andare e di appoggiare la testa nell'incavo del suo collo. Lix lasciò scivolare la propria mano sul suo collo e poi dietro la sua schiena, stringendosi a lui. Randall prese quel gesto come un'accettazione, la realizzazione per lei che ora anche lui faceva parte della sua vita. La cosa lo spaventava a morte, ma sapeva di non volere altro, in quel momento. Ora che la speranza, tutto ciò che gli era rimasto, si era frantumata in mille pezzi, sentiva che l'unica cosa a cui poteva fare appello era lei. Aveva il terrore di perderla un'altra volta, l'angoscia di ciò che avrebbe potuto non funzionare, la paura che lei sarebbe fuggita quando si fosse accorta dei suoi mille irrimediabili difetti e debolezze. Non era ancora in grado, e non sapeva se era in grado, di lasciarsi andare.
Quando il taxi rallentò di fronte all’ospedale, si allontanarono lentamente l’uno dall’altra e uscirono come se niente fosse, a distanza di sicurezza, la tensione dipinta sui loro volti. Raggiunsero in fretta il reparto, incontrando Hector e Marnie ad aspettarli e a guidarli verso il giusto corridoio.
«Dicono che se supererà la notte, avremo qualche speranza di vederlo svegliarsi. Non resta che aspettare» raccontò Hector, visibilmente spaesato.
Per quanto fosse il frontman del programma, e quindi in qualche modo il faro che guidava la nave, il suo fascino non lo stava aiutando in quel momento. La notizia che gli aveva dato la moglie, o meglio entrambe le notizie – il tradimento e la gravidanza – lo lasciavano ancora un po’ scosso. Aveva pensato, sul momento, che sapere della moglie tra le braccia di un altro l’avrebbe reso furioso verso di lei, tanto quanto Stern, ma non era stato così. Vederla felice, realizzata, ma anche dispiaciuta e pronta a ricominciare con lui avevano dissipato qualsiasi colpa, almeno gran parte di essa. Hector era preoccupato per il suo collega: il suo rapporto con Freddie non era mai stato troppo amichevole, anche se la loro rivalità li aveva avvicinati più di quanto qualsiasi altro tipo di rapporto avrebbe fatto. Marnie era accanto a lui, sostenendolo anche solo con la propria presenza.
Lix e Randall si sentirono trasportati indietro, o forse altrove: sarebbero stati anche loro così, se le cose fossero andate in modo diverso? Randall, molto più abituato a gestirsi, si ricompose e ruppe la tensione.
«Mr Madden, torni a casa. Non c’è molto che potete fare qui, e domani mattina potremmo avere bisogno di lei in redazione. Dobbiamo ridefinire i termini del suo contratto, credo» aggiunse poi, l’ombra di un sorriso che fece sentire Hector piuttosto orgoglioso, sentendo nel suo tono che non era una discussione che l'avrebbe danneggiato, non più di tanto almeno. I signori Madden si congedarono, la stanchezza che si faceva notare ora dopo tante ore di tensione.
Lix andò a sincerarsi da un’infermiera l’esatta collocazione di Freddie, e raggiunse la stanza insieme a Randall. La porta era aperta, e Bel era al capezzale di Freddie, il quale poteva sembrare semplicemente addormentato se non fosse stato per le medicazioni. Lei gli stava carezzando delicatamente i capelli e sussurrando qualcosa: dal ritmo e dal tono della sua voce sembrava una poesia o forse una confessione. Bel sorrideva, anche se aveva il viso rigato dalle lacrime. Randall non osò andare oltre la porta, mentre Lix fu in pochi passi vicino all'amica. Si scambiarono poche parole: Bel non aveva intenzione di muoversi di lì, nonostante le insistenze di Lix. Dopo qualche istante, Lix tornò verso la porta e fece cenno a Randall di uscire.
«Non c'è altro che si possa fare. Dobbiamo soltanto aspettare» spiegò Lix, cercando di nuovo una sigaretta e l'accendino. Randall intrappolò le sue mani con le proprie, impedendole di fumare.
«Non qui» disse semplicemente. Un rumore di passi li distrasse per un attimo, lasciando che la presa di lui si allentasse. Lix ne approfittò, ma non fece in tempo, Randall la fermò di nuovo.
«Oh, lasciami stare, Randall» esclamò lei, con stizza. La lasciò andare, come se una scarica elettrica  gli avesse attraversato le dita.
«Dovresti andare a casa» continuò lui, imperterrito, serio e calmo. Lei accese la sigaretta e ridacchiò.
«A fare che cosa? Non riuscirei a riposare, è un disastro il mio appartamento» domandò «se proprio dovessi andarmene, andrò in redazione. Di sicuro dormirei meglio» concluse, prendendo una boccata dal filtro e lasciando cadere un tocco di cenere a terra. Randall lottò per far finta di non vedere.
«Vai, allora. Io resterò qui il tempo necessario e poi...» iniziò a spiegare, per poi fermarsi e riprendere il filo dei propri pensieri. Lei aggrottò la fronte.
«Poi?» chiese, un brivido di panico lungo la schiena. Dove sarebbe andato?
«Andrò a cercare altre informazioni. Non credo che Mr. Lyon sarà contento di svegliarsi sapendo che siamo rimasti con le mani in mano, dopo il suo duro lavoro per fornirci una buona storia. Abbiamo fatto molto, ma c'è ancora altrettanto da fare» rispose. Lix poté sentire, sotto il tono serio e professionale, l'entusiasmo e l'urgenza del giornalista che aveva conosciuto in Spagna, il giovane taciturno e timido che diventava un avventuriero impavido se si trattava di giornalismo.
Il padre di sua figlia.
«Avrai ancora la capacità di seguirla? Non sei più un ragazzino» commentò Lix, vedendolo smarrito per un attimo. Poi, gli sorrise, si avvicinò, e gli lasciò un bacio sulla guancia.
«Sarò a Lime Grove. Non fare tardi, dobbiamo stare sul pezzo» disse, concedendosi di sorridere come una ragazzina e indugiare sul ricordo del suo profumo solo quando gli ebbe dato le spalle.

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Capitolo 2
*** Let the Sky Fall ***


Bel appoggiò la sua vecchia copia di “Casino Royale” sul comodino, passandosi le dita tra i capelli, sospirando e sbadigliando. Freddie non si era mosso di un centimetro: solo il ritmico alzarsi e abbassarsi del suo petto le davano segno che fosse ancora con lei.
Ricordava perfettamente quando l’avevano letto la prima volta: Freddie era rimasto così colpito dalla narrativa di Fleming che ne era rimasto ossessionato per mesi. Come un ragazzino, faceva finta di essere James Bond e Bel era diventata la sua Miss Moneypenny, perché entrambi scherzavano sulla impossibilità di qualsiasi coinvolgimento tra loro. Bel cercò di sciogliere il nodo alla gola che la opprimeva: lo sapevano tutti che Mr. Bond poteva infatuarsi di qualsiasi donna, ma nel suo cuore c’era sempre e solo la sua Moneypenny. Forse Bel doveva rendersene conto prima, o forse ne era sempre stata al corrente ma avrebbe dovuto smettere di averne paura, crederci, per una volta. Quanti idioti aveva avuto nella sua vita, quanti stupidi errori aveva fatto e ora, proprio ora che era tutto possibile, Freddie lottava per la vita. Aveva avuto il suo scoop, era riuscito a fare al meglio il suo lavoro, e come era stato ripagato dal destino?
Bel sospirò e gli prese una mano, baciandola e portandosela al viso.
«Stupido, impulsivo, sfacciato, insopportabile…» iniziò ad elencare, ricominciando a piangere. Si odiava per essere così debole, ma era stanca, era triste ed era preoccupata da morire. Aveva passato le ultime ore a leggere ad alta voce Casino Royale, sperando quasi che lui si svegliasse e iniziasse a citare i suoi pezzi preferiti a memoria, come sempre.
 
Il sole stava spuntando, e un’infermiera molto paffuta e dall’aspetto materno entrò per controllare Freddie. Bel si alzò, si asciugò le guance e si allontanò per lasciarla lavorare, osservando fuori: Londra era pigra, piovigginosa e grigia come sempre, ma le sembrava di leggere la disperazione in ogni volto, la tensione in ogni passo affrettato e la morte in ogni abito scuro.
«Mrs. Lyon?» chiese l’infermiera, e Bel non si voltò.
«Miss?» continuò allora l’altra donna.
«Non… non sono sua moglie» disse Bel, automaticamente, arrossendo. L’infermiera sembrò a disagio.
«Beh, se vede sua moglie può dirle che i suoi segni vitali sono migliorati. Il dottore passerà tra una mezzoretta, per controllare che sia del tutto fuori pericolo» commentò professionale. Bel annuì, lisciandosi il vestito stropicciato, ancora nervosa. La spilla della BBC scintillava sulla giacca.
«È la sua segretaria?» chiese ancora l’infermiera, immaginando ogni sorta di storiella da quattro soldi.
«È la sua produttrice» affermò una voce profonda e stanca, sulla porta. Randall Brown fece il suo ingresso, con il cappello in mano e il cappotto aperto. Era andato a sbrigare alcune “faccende”: vecchi informatori e la polizia, principalmente.
«Mr. Brown, io…» iniziò a dire Bel, ma lui riprese il suo tono più professionale.
«Come sta il nostro Mr. Lyon?» domandò, voltandosi prima verso di lei e poi verso l’infermiera, che ebbe quasi un sussulto. Sembrava spaventata a morte.
«Sono il suo capo» aggiunse Randall, ed evitò di aggiungere una battutaccia sul fatto di non essere neppure lui la Signora Lyon. Si chiese come gli era venuta in mente, e si rispose da solo: era quello che Lix avrebbe detto.
«Oh, ehm… presto per dirlo, ma sembra che il peggio sia passato» rispose l’infermiera, guardando Bel. La ragazza non era ancora convinta, però, e glielo si leggeva in faccia, oltre che nel modo nervoso con cui si stropicciava le mani. Randall le lanciò un’occhiata significativa.
«Tenga d’occhio il nostro giornalista di punta, Miss Rowley. Faremo a meno di lei oggi, ma solo se ci farà avere notizie certe appena possibile» commentò, ricevendo da lei semplicemente un cenno di assenso, e lasciandola di nuovo sola. L’infermiera parve intenerirsi di fronte all’agitazione di Bel, nonostante i suoi principi morali.
«Signorina, si sieda. Mi ricorda tanto mia figlia prima di un esame» le confidò, avvicinandosi e, con una forzatura gentile, aiutandola ad accomodarsi.
«Lei non lo conosce, io… non riesco a vederlo così inerte e indifeso. Per quanto sia pelle e ossa» iniziò a dire Bel, sbuffando un sorriso esasperato «si sa difendere, o almeno così credevo. Non smette mai di parlare, sa... finché non lo sentirò dalle sue labbra non riuscirò a credere che si riprenderà»
L’infermiera sorrise comprensiva.
«È un giornalista. Inseguiva una storia importante?» chiese. Bel annuì.
«È il giornalista migliore che io conosca, e mi sono arrabbiata così tanto con lui. Non volevo che si mettesse in pericolo, ma come potevo impedirglielo? Avrei fatto lo stesso al posto suo. Avevo soltanto paura di perderlo, di perderlo troppo presto, prima di…» rispose lei, più a se stessa che alla imbarazzatissima infermiera. Quella, infine, le carezzò la spalla.
«Chiederò al dottore di passare subito da Mr. Lyon. Segua il consiglio di una mamma, non si agiti troppo, non le farà bene e non la farà concentrare su quello che è veramente importante» concluse, facendo per lasciarla di nuovo sola.
«Che cosa studia sua figlia?» chiese Bel, con un'espressione un po' più serena.
«Letteratura. Dice che la letteratura ci salverà tutti. Spero che James Bond salvi almeno il suo giornalista» commentò la donna, uscendo.
Bel fece un bel respiro e riprese a leggere Casino Royale, tenendo la mano di Freddie nella sua, aspettando il momento in cui la stretta sarebbe stata ricambiata.

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