Flies, flies the hawk.

di Winry977
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Sei nel Deadman Wonderland. ***
Capitolo 2: *** La caramella. ***
Capitolo 3: *** La Dog Race ***
Capitolo 4: *** Tamaki. ***
Capitolo 5: *** -Hawk?- -Si, significa falco. ***
Capitolo 6: *** Carnival Corpse. ***
Capitolo 7: *** Lo Show del Perdente. ***



Capitolo 1
*** -Sei nel Deadman Wonderland. ***


-Lei si chiama?

-Shira.

-Cognome?

-Io non ho un cognome...

Il giudice tacque, squadrando da sopra le lenti a mezzaluna l'imputata. La ragazza, di almeno diciotto anni, aveva uno sguardo vuoto che dava abbastanza inquietudine. Gli occhi bicolori erano persi nelle venature del legno del banchetto dietro il quale stava in piedi. Quando alzò lo sguardo verso il posto vuoto del suo avvocato, che si era rifiutato di assistere alla sua esecuzione, il giudice riprese parola.

-Lei è accusata di pluriomicidio nei confronti di sei ragazzi, una ragazza sua coetanea...- Shira irrigidì la mascella. -...e...- una vena guizzò sul suo collo. -... di un ragazzo più grande di lei. I loro nomi sono...

-NON PRONUNCI I LORO NOMI!- gli occhi di tutti i presenti si puntarono su Shira, che ora stringeva gli angoli del banchetto di legno energicamente, facendo sgretolare qualche scheggia di legno. Pochi secondi dopo parve calmarsi. -Non li pronunci, per favore.- sorrise, facendo raggelare le vene del giudice.

-Bene.- disse quest'ultimo, asciugandosi una gocciolina di sudore sulla fronte rugosa. -Prendendo visione delle morti avvenute e dalle evidenti prove, siamo giunti alla conclusione che l'accusata Shira, è condannata a morte.

Shira fissò il riflesso degli occhiali a mezzaluna, mentre il giudice sbatteva il martelletto sul banco e la giuria si alzava. I familiari dei ragazzi che aveva ucciso l'avevano fissata con gli occhi rigati dalle lacrime tutto il tempo, sua madre cercava di intrattenere il fratellino di pochi anni, che faceva domande sottovoce, con gli occhi che ruotavano dalla sorella maggiore alla madre al giudice. Il padre si era rifiutato di partecipare alla sua esecuzione. Non lo avrebbe mai più rivisto.

Due poliziotti le si avvicinarono, la presero per entrambe le braccia e la scortarono in un furgone vuoto, senza che lei opponesse alcuna resistenza. Le tolsero le manette, con sua sorpresa, sostituendole con un collare cilindrico biancastro. Poi la spintonarono all'interno del furgone, che subito partì.

Mentre si fissava i polsi segnati dalle manette, ripensava a suo padre. Lo immaginava seduto sulla sua vecchia sedia cigolante, la sigaretta tra l'indice e il medio, il posacenere poco distante da lui, e lo sguardo serio che fissava il nulla. L'aveva rinnegata come figlia nello stesso momento in cui era venuto a conoscenza di quello che aveva fatto, e lei aveva rinnegato di portare il suo cognome.

Il furgone si fermò, e lei scese direttamente all'interno di un corridoio, dove l'aspettava una donna in uniforme.

-Oh, oggi ce n'è solo uno?- portò la mano sull'elsa della spada che teneva al fianco sinistro. -Il mio nome è Makina, sono il capo guardia. Nel tuo sacco...- una guardia corse a porgerle un borsa, che Shira aprì. -Troverai un manuale che ti spiegherà come vivere qui. Ci sono domande?

-Si, una.- disse con tono piatto Shira, pur guardandosi attorno. -In che carcere mi trovo?

Makina sogghignò. -Sei nel Deadman Wonderland.

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Capitolo 2
*** La caramella. ***


No. Non può essere.” Shira si stava avviando verso il settore A, residenza delle donne, e mentre realizzava quello che Makina le aveva appena detto aveva dovuto appoggiarsi al muro per non cadere in ginocchio dal trauma. “La prigione privata di Tokyo... quella dove i prigionieri vengono usati per propaganda e per giochi mortali... no...” sgranò gli occhi fissando il pavimento, rendendosi conto che sarebbe morta nel giro di pochi istanti se solo avesse partecipato ad uno di quei giochi. Ficcò quel poco di unghie che aveva nella borsa, finché le nocche non sbiancarono. Ad un tratto qualcosa le toccò la spalla.

-Ehi, tutto bene?

Shira fece un salto indietro, e si ritrovò davanti un ragazzino più piccolo di lei, dagli occhi verdi e i capelli scompigliati. Non le era nuovo il viso. E la sua sorpresa le evitò di rispondere sul suo attuale stato emotivo.

-Ma io ti conosco!- esclamò. -Sei Igarashi Ganta! Il ragazzino che ha...

Lui la fermò prima che potesse finire la frase con uno sguardo raggelante, ma che non toccò quasi per niente Shira. -Mi fa piacere che tu sappia chi sono.- aggiunse dopo con un sorriso triste.

Lei inarcò un sopracciglio. -Che ci fai nel corridoio che porta al settore A? È per le donne.- meglio sviare il discorso, e infatti lui subito mutò espressione, rallegrandosi.

-Sto cercando una mia amica, Shiro. L'hai vista? È alta, albina, con una tuta tutta bianc...

Da un condotto d'areazione saltò fuori, letteralmente, la ragazza che corrispondeva alla descrizione del ragazzino. -GANTAAA!- gli andò a finire addosso.

-Ehi!- ridacchiò lui, sepolto sotto i capelli bianchi e lunghissimi di lei. -Così mi schiacci!- si rialzò. -Come facevi a sapere che ero qui?

Lei mise il broncio. -Ho dovuto chiedere a Yoh-kun... Ganta! Non so come dirti che io non sto al settore A, ma vicino il G!

-Ehm... okay, Shiro, non credo che a...

-Shira. Mi chiamo Shira.- dichiarò la ragazza, dopo aver assistito a quella stramba conversazione.

-Oh... Ecco, non credo che a Shira interessi la nostra conversazione. Credo che debba andare alla sua cella.

-Si, infatti.- disse l'interessata, e girò le spalle, avviandosi con un certo passo spedito verso la cella numero 7017, mentre i due dietro la salutavano con un certo entusiasmo. “Sembra che siano persino felici di vivere qui.” Pensò con una punta di stupore. “Igarashi Ganta... il moccioso che ha sterminato tutti i suoi compagni di classe e i suoi amici... non sembra così distruttivo e violento.” scorse le varie celle, salendo di piano in piano. Giunse infine alla 7017, e la trovò vuota. Indugiò sulla porta a ringhiera e poi entrò, buttando le proprie cose sulla branda dal materasso scomodamente duro. Poi si sedette ai suoi piedi e rimase a fissare il soffitto per diversi minuti.

Fino diverse ore prima aveva commesso un pluriomicidio meritato (solo e solamente ai suoi occhi) e ora per scontare una pena che si sarebbe conclusa con la propria morte si trovava nel posto peggiore che potesse immaginare. Deadman Wonderland. Peggio di così? Prese la sua borsa e cominciò a frugarci dentro: c'era lo stresso indispensabile per mantenere l'igiene, un libro, un blocchetto di carta, penna e... una caramella.

E che me ne faccio?” la mise in tasca e prese il libro. Manuale di Deadman Wonderland. Perse un battito. Ecco perché Makina non aveva perso tempo in spiegazioni. Aprì la prima pagina e subito vi trovò un pupazzo a forma di pollo che indicava una caramella. Una caramella identica alla sua. Per sopravvivere, ogni tre giorni, doveva mangiarla, altrimenti il collare che aveva addosso le avrebbe iniettato un veleno che l'avrebbe uccisa. Per guadagnare caramelle e per concedersi lussi, compreso il cibo, bisogno accumulare Cast Points. Per farlo, si partecipa, per esempio, alla Dog Race.

-Dog Race, eh?- borbottò, nello stesso momento in cui alla porta si affacciò una ragazza dalle spalle incredibilmente muscolose.

-Oh, tu sei la mia nuova compagna?- si passò una mano tra i capelli biondicci rasati e lunghi sul ciuffo. Fece un sorriso sbilenco. -Piacere, io sono Imogen.- le porse una mano. Shira si alzò subito, e gliela strinse. Aveva una presa forte, ma soprattutto, era calda, a differenza di lei che era un ghiacciolo. Ebbe un flashback.

 

-Ehi, che ci fai lì per terra?

Aveva alzato lo sguardo e si era trovata davanti un ragazzo slanciato, muscoloso e dagli occhi “dolci” in contrasto con l'aria minacciosa che cercava di darsi. Lei riabbassò lo sguardo sulle ginocchia sbucciate.

-Oh, ma tu sanguini.- si era inginocchiato davanti a lei e l'aveva osservata a lungo, per poi prenderla in braccio, portarla su una panchina lì vicino e dirle di restare lì. E chi si muove aveva pensato lei. Quando era tornato aveva del disinfettante e delle garze. -Vivo qui vicino- sorrise e prese a curarle le ginocchia. -Ma come hai fatto a cadere? Sono troppo profonde.- si sorprese dopo un po'. Lei aveva abbassato lo sguardo. -Beh, me lo spiegherai al punto ristoro.- aveva ripreso lui, -...avanti una bella tazza di cioccolata calda... e nel frattempo...- le aveva porto la mano -piacere- sorrise -mi chiamo Max.

 

-Come mai da queste parti? Sei Shira, vero? Quella nuova.- Imogen la riportò alla realtà. Shira annuì. -Allora so già la tua storia.- le mise una mano sulla spalla e sorrise, sorprendendola. -La mia è simile alla tua... forse con meno persone di mezzo.- Shira si sforzò di sorridere. -Che farai, nuova arrivata? Vuoi guadagnare un po' di Cast Points?

Questo richiamò l'attenzione della ragazza.

-Si.

-Ti va di partecipare alla Dog Race?

Shira ci pensò su. “Tanto, morte per morte.” -Si. Ci sto.

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Capitolo 3
*** La Dog Race ***


Ladies and gentlemen! La folla ebbe uno scroscio di applausi e urla, che stonarono quasi un timpano a Shira. La voce riprodotta all'alto parlante riusciva a sovrastarli tutti. Benvenuti alla Dog Race! I partecipanti si schierino ai posti di partenza! Shira si posizionò accanto Imogen, che le strizzò un occhio. Pronti? Via! Uno sparo diede il via ai partecipanti.

Le due si separarono e cominciarono a correre verso un percorso ad ostacoli. Il primo da attraversare era...

Uno dei partecipanti si mise a correre più veloce che poteva, ma non arrivò in tempo. Una ghigliottina partì dall'alto e divise in due il corpo dell'uomo. Shira trattenne un conato di vomito, mentre il sangue si allargava attorno le due metà. Imogen si fermò accanto a lei a studiare il percorso. Le ghigliottine partivano con una frequenza ben precisa, ma alle volte uscivano dagli schemi e sorprendevano i partecipanti.

Un boato si era levato tra la folla. “Tsk. Non si rendono nemmeno conto di quello a cui stanno assistendo.” pensò stizzita Shira.

-Shira, andiamo!- Imogen la strattonò e la trascinò letteralmente lungo il percorso.

 

Dietro gli schermi, il promoter Tamaki sogghignava fastidiosamente, mentre Makina lo osservava con aria severa. La aveva invitata ad assistere alla Dog Race, ma dopo l'ultima del giorno precedente, si era scocciata di vedere corpi martoriati, divisi in due o trafitti da qualcosa.

-Guardi, Makina, quelle due sembrano essere alleate...- indicò Shira ed Imogen. Makina allungò distrattamente lo sguardo sulle due partecipanti.

-Ah, si, quella dalla capigliatura raccolta in dreadlock è la nuova arrivata.

-Oh- si interessò Tamaki. -Quella che ha dichiarato di non avere più alcun cognome?- Makina annuì ed il promoter la fissò per un po' con le dita intrecciate davanti il naso volpino. Ghignò di nuovo. Riconosceva un Deadman quando ne vedeva uno. Schiacciò il pulsante giallo vicino il suo gomito.

 

Davanti Shira ed Imogen si innalzò una colonna con delle piccole sporgenze. Che i concorrenti scalino il muro! Strillò la voce dell'altoparlante. Ma... attenzione, i gradini possono spostarsi o... scomparire. E voi precipiterete... sotto i piedi delle ragazze si aprì una grata sotto la quale il fuoco sfavillava in tutto il suo colore. Non c'era bisogno che quella voce metallica continuasse a strillare. Se fossero cadute sarebbero state cotte a puntino.

 

-Ormai sono diminuiti a vista d'occhio, non trovi, Senji-san?

-Picchio, ancora guardi quel coso?- Senji si sedette sul divano accanto Ganta, bevendo una bevanda fresca post allenamento.

-Si, ho notato che c'è una persona che ho conosciuto qualche ora fa. Nemmeno è arrivata che già si è fiondata a cercare di vincere Cast Points.- gongolò tristemente.

-Shira!- Shiro puntò un dito guantato contro lo schermo, indicando la ragazza dai dreadlock, ora raccolti in una coda.

-10 punti che muore al prossimo ostacolo!- esclamò Chaplin, spuntando dal nulla.

-Tsk, per me schiatta in questo.- apparve Minatsuki a suo fianco. -Punto anche io 10 punti.

Ganta li guardò contrariato, ma Senji si era incantato a fissare lo schermo, la bevanda stretta tra le dita stava per scoppiare dalla compressione.

 

Shira rimase appesa con una sola mano all'ostacolo che si stava spostando verso destra della parete, e man mano si ritirava. “Ecco, ci siamo...” chiuse gli occhi, aspettando di precipitare tra le fiamme.

-Shira!- Imogen la chiamò, un gradino sopra di lei, e le porse la mano. La ragazza spalancò gli occhi. Afferrò la mano e riuscì a tirarsi su giusto in tempo. Imogen la sollevò accanto a lei.

-Grazie.- le disse riconoscente Shira.

Imogen sorrise. -Forza, non perdiamo tempo.- continuò a salire, fino a ritrovarsi con lei sulla superficie piana della cima del muro. Ansimante, Shira si inginocchiò a riprendere fiato. Subito il microfono tornò a perforarle i timpani.

Eeee... sono rimasti sette partecipanti! In quanti supereranno la prossima prova? In effetti... erano partiti in circa venticinque. “Siamo pochissimi...” Shira guardò Imogen, che ora era rigida. Fissava la loro prossima prova. -Non la supero questa.- dichiarò.

Appese davanti a loro c'erano più e più liane, e tramite queste sarebbero dovute giungere all'altra sponda; ma sicuramente ci sarebbe stato qualche trucchetto dietro. Il primo partecipante si buttò sulla prima, la liana cedette e lui andò a spiaccicarsi per terra, spezzandosi il collo. Erano molto alti. Troppo alti. Saranno stati 7 o 8 metri.

-Perché non puoi farcela?- Shira si girò freneticamente verso di lei.

Imogen era rigida. -Non sopporto i posti alti, e sinceramente...- fece un sorriso amaro -sono abbastanza sfigata da sapere che non prenderò la corda giusta.- frugò in tasca e le porse la propria caramella. -Prendila tu, confido che ce la farai.

-No.- si oppose istintivamente Shira, facendo un passo indietro.

-Si, ti ho detto.- e gliela infilò tra le mani di nascosto, mentre ormai i partecipanti si buttavano sulle corde colmi di speranze inutili. Quando le due alzarono lo sguardo si accorsero che erano rimaste solo le loro due corde e che dall'altro lato non c'era ormai più nessuno.

 

-Ha! Come finirà secondo te, Picchio?- Minatsuki mollò una gomitata a Ganta, che sussultò. Senji ormai aveva abbandonato la bibita e non degnava nessuno di attenzioni, nemmeno Chaplin che gli ronzava attorno, neanche fosse miele. Fissava quasi con ossessione il capo coperto di dread di Shira.

 

Vediamo se succede davvero ciò che mi aspetto.” Tamaki si pulì gli occhiali rettangolari per vedere meglio. Ormai anche Makina si stava interessando della storia della ragazza che rinnegava il proprio cognome.

 

Sembra che con quest'ultimo salto ci sarà un vincitore, eh?

-Oh, sta' zitto!- Imogen imprecò contro la radio che strillava ormai dall'inizio della gara. Si girò verso Shira e le riporse la mano. -Beh, è stato un piacere. Buona fortuna, Shira.

Lei si morse il labbro inferiore e le strinse con più energia di prima la mano.

-Buona fortuna a te, Imogen.

Si buttarono insieme, quando Imogen si rese conto di aver preso la liana giusta guardò Shira che stava precipitando davanti a lei.

Fu uno scatto.

Le diede una spinta con un piede verso l'alto, sorprendendola, e lei, senza sapere come rimase appesa alla parete, mentre ora era Imogen a precipitare. La osservò, lei aveva un sorriso triste.

-Sarei morta lo stess...- l'impatto con il terreno fece sentire, piuttosto sonoramente, le ossa che si rompevano, di collo, spina dorsale e braccio destro.

-N-no... No... NO!- Shira si ritrovò con le lacrime che le scendevano giù dalle guance. Rimasi lì, a piangere e fissarla, mentre attorno a lei, la folla fischiava che si muovesse a salire. -Fanculo!- urlò al pubblico. -Okay? Okay. Fanculo a tutti voi!- si asciugò le lacrime con il braccio libero, e quando alzò lo sguardo sull'altro, appigliato alla parete, non comprese bene cosa avesse alla mano. -Ma che...?

Era tutta rossa. Rosso sangue. Caldo. Dalla mano, più precisamente dalle ferite che le aveva provocato la liana mentre scivolava giù, partiva del sangue solido, che si diramava in affilati artigli, conficcati nella parete a poca distanza dal bordo.

Assurdo. Che diavolo è? Sangue?!”

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Capitolo 4
*** Tamaki. ***


Cento mila Cast Points, una caramella, e un anpan. Più la caramella di Imogen, ora ne aveva tre. “Sinceramente...” pensò Shira mentre attraversava un corridoio cercando di non avere uno shock “Non me ne faccio niente. Questo posto... la fa desiderare la morte.” fissava il pavimento piastrellato e grigio topo, e senza accorgersene andò a sbattere contro una guardia.

-Oh, chiedo... chiedo scusa.- alzò lo sguardo, e con sua sorpresa si trovò davanti Makina. Questa la spinse via con una mano, ma con un gesto elegante.

-Oh, cercavo te. Shira, giusto? Il promoter Tamaki ti vuole nel suo studio. Ti ci scorto io.- la prese per una spalla e la fece camminare davanti a lei, spintonandola di tanto in tanto con l'elsa della spada che continuava a portare al fianco. Scesero e salirono, mentre i vari soldati facevano dei saluti o chinavano il capo al passaggio di Makina. “E ora? Che vorrà da me, 'sto tizio?” cercò di mantenere la calma, mentre Makina si soffermava davanti due gemelli di sesso diverso.

-Questa detenuta è richiesta dal promoter. Lasciatela passare.

Le guardie, che al loro arrivo avevano sbarrato le baionette che utilizzavano come arma, si ritirarono, facendo passare solo Shira.

La porta scorrevole si chiuse alle sue spalle, e rimase al buio. Rigida e pronta ad una possibile difesa, minimizzò persino il proprio respiro. Era il suo istinto negli spazi oscurati: diventava una specie di predatore.

-Bene arrivata, Shira.- una voce allegra le si infilò tra le orecchie. Troppo allegra.

La prigioniera si passò una mano tra i dreadlock raccolti. Le caramelle nelle sue tasche strusciarono le carte che le avvolgevano. Non disse una parola. La luce ancora non si accendeva. Dietro di lei avvertì un ronzio. La voce non disse più nulla. Il ronzio era sempre più vicino. Fece per ruotare su se stessa, ma era già troppo tardi. Qualcosa le si strinse attorno i polsi e sul petto, appiattendola contro una superficie fredda. A quel punto cacciò un urlo.

-Inutile.- ghignò la voce. -Nessuno ti può sentire.

La luce si accese e Shira riuscì a vedere un uomo magro, piuttosto alto, con gli occhiali rettangolari, messo in tiro e con un ciuffo all'insù. E un ghigno.

-Sai cosa sei, Shira?- proseguì.

-Mi sembra sia evidente.- aprì le dita delle mani intrappolate, mentre la superficie alla quale era bloccata ruotava attorno la stanza, fino a ritrovarsi faccia a faccia col promoter.

-Oh, tu sei molto più di quello che pensi. Tu sei un Deadman. Puoi manovrare il sangue a tuo piacimento e usarlo come arma.- il suo sorriso insano si allargò. -Sei un giocattolo perfetto!

A quelle parole Shira si irrigidì e fece per muoversi, ma ciò che la teneva bloccata, una specie di anello di metallo che le faceva pizzicare il petto ed i polsi, avvolti da polsini dello stesso materiale (idem per i piedi), o almeno cercò di scattare, ma una scarica elettrica le provocò degli spasmi per almeno venti secondi. Venti lunghissimi secondi di dolore. L'energia le percorreva tutto il sistema nervoso, forzandola ad urlare più forte che poteva.

Quando il promoter fece segno di cessare l'elettricità, le si parò davanti, guardandola da sopra il riflesso degli occhiali.

-Ti farò vedere cosa farai in questi giorni. Non credo avrai più bisogno di partecipare alle Dog Race, mia cara.- le diede un buffetto sulla guancia, provocandole una smorfia di sdegno. Gli occhi le bruciavano di lacrime per il dolore appena provato, e lo spettacolo che le si stava per presentare davanti gli occhi non sarebbe stato di aiuto per farla stare bene.

Qualcosa di ferreo le forzò le palpebre a stare aperte, e mentre i bulbi le si seccavano, Tamaki fece apparire davanti ai suoi occhi la presentazione di ciò a cui avrebbe partecipato nel giro di poche ore. Il Carnival Corpse.

 

-Ma quella ragazza...- Chaplin si era portato le dita alle labbra, con una smorfia di sconcerto.

-... ha il Ramo del Peccato.- Minatsuki aveva completato la frase lasciata sorpresa, sistemandosi una forcina sulla tempia e con espressione severa. -Sembra che avremo una new entry.

Stavano riguardando l'ultimo spezzone della gara, alla manifestazione della morte di Imogen, che Ganta non aveva più retto, e si era fiondato nel bagno a rimettere, mentre Yoh cercava di sostenerlo per quel che poteva.

-Beh- era intervenuto Idaki -sarà difficile per lei. Penso ricordiate com'è stata la prima volta che vi hanno presentato il Carnival Corpse.

Gli altri furono percorsi da brividi di disgusto. Senji non riusciva a smettere ancora di fissare lo schermo, ora fermo sulla scena in cui le mani di Shira si trasformavano in artigli, conficcati nel muro. Ben presto sarebbero usciti i nomi del prossimo Carnival, e lui aveva una brutta sensazione.

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Capitolo 5
*** -Hawk?- -Si, significa falco. ***


-Picchio!- Senji fece irruzione nella stanza di Ganta, che era chino sulle proprie ginocchia, le mani attorno le guance, mentre si riprendeva dal post vomito. Alzò lo sguardo.

-Senji-san, chiamami Ganta, per favore.- mormorò stancamente.

Senij liquidò quella frase con un gesto della mano. -Metteranno la ragazza nel prossimo Carnival Corpse.

Ganta inarcò un sopracciglio. -Come lo sai?

-Me lo sento.

-Senji-san, perché ti interessa tanto quella ragazza?- Senji schiuse le labbra e poi le richiuse. -Ah, capisco.- sorrise e gli strizzò un occhio.

-Oh, ma che ti salta in mente!- e uscì di fretta, cercando di nascondere il rossore.

Andò a rifugiarsi in palestra, dove il sacco lo aspettava. Non voleva nemmeno riscaldarsi, il sacco era il suo obiettivo, e finché il televisore non si sarebbe acceso automaticamente sul programma che avrebbe annunciato gli scontri del Carnival Corpse, lo avrebbe preso a pugni.

 

Shira venne portata esausta e con gli occhi che le bruciavano nella sua nuova stanza. Ora che era stata individuata come Deadman non poteva più stare con i normali carcerati. A quanto pare, era proibito. O qualcosa del genere. Non le interessava. Attraversò, scortata da due guardie, che la trascinavano, letteralmente, dagli avambracci, un lungo corridoio che andava creando un cerchio attorno l'ascensore. Ogni cinque metri circa c'era una porta con un numero diverso. Venne scortata al suo. 7017. Stesso numero, camera diversa. Le due guardie fecero scorrere la porta e la lasciarono cadere sulle ginocchia, al buio sull'atrio della stanza, richiudendo la porta alle sue spalle. Shira si rannicchiò sul pavimento, mentre incubi e flashback le tartassavano il cervello.

 

-Dove mi porti?- Max le stringeva entusiasta la mano, trascinandola per la via nazionale della città. Aveva detto che doveva mostrarle qualcosa. O qualcuno. Non si era pronunciato su cosa o chi fosse. Entrarono nel parco ormai arancione e rossiccio per via dell'autunno. Le foglie danzavano per terra e si rincorrevano nell'aria. -Ecco!- lasciò la mano di Shira, che si fermò pochi passi dietro di lui. Davanti a loro c'era una ragazza poco robusta ma dalle forme accentuate quanto le sue, o poco meno. -Ti presento *** è una ragazza adorabile!- La ragazza si alzò e si avvicinò a Shira con un sorriso che non la toccò minimamente. Le porse la mano. -Piacere.- A Shira guizzò una vena sul collo, sentì delle ferite che si creavano nelle sue mani, il sangue che usciva e che creava i suoi artigli rosso lucente. Li allungò senza doversi muovere verso di lei, e la trafisse.

 

-Sveglia Hawk. È ora di andare.- una mano pesante la stava scuotendo. Si era addormentata sul pavimento, e sopra di lei, un omone in divisa stava cercando di svegliarla. Anche se non proprio delicatamente, come dava l'impressione di voler fare.

-Hawk?- Shira sbatté le palpebre perplessa.

-Si, significa falco.- disse la voce piatta della guardia mentre la scortava verso l'ascensore.

-Ma dove andiamo?

-Al Carnival Corpse. È il tuo primo, vero?

-Cosa?! Io non ci vado a quella gara. Non sono una bestia da macello!- Shira si agitò, ma già la guardia la stava immobilizzando, e trasportando con la forza nell'ascensore. -Mettimi giù!- l'aveva caricata su una spalla, il capo rivolto verso la schiena, mentre lei la prendeva a pugni.

 

-Cos'è questo casino?- Chaplin si affacciò all'oblò della porta, mentre Senji indossava la sua lunga giacca di pelle. Senji si voltò verso il Deadman, che indossava il suo solito completo pseudo sexy. -Ah, Corvo, alla fine hai visto con chi ti scontrerai oggi?

-No... mi ero stancato, e sono andato in camera mia.- ed era vero. Non voleva pensarci. Non voleva portarsi sfortuna da solo. Si scrutò le nocche rugose costernate da piccoli segni causati dai pugni che aveva dato al sacco.

Sentirono un nuovo urlo. Femminile. A Senji si dilatarono le pupille e si rizzarono le orecchie. Si lanciò verso la porta e scostò bruscamente Chaplin. Una guardia corpulenta passò davanti i suoi occhi, mentre una testa piena di dreadlock e dei pugni arrossati battevano contro la sua schiena.

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Capitolo 6
*** Carnival Corpse. ***


Ladies and gentlemen! La stessa voce gracchiante nell'altoparlante perforò di nuovo i timpani. Delle guardie, insieme quella robusta di prima, l'avevano rinchiusa a forza in una gabbia, e ora si trovava al buio. Ebbe un fremito, e dovette aggrapparsi con forza alle sbarre per non cadere per terra. Non era il momento di avere crisi di nervi. Non lo era proprio. Aveva bisogno di sangue freddo.

Ecco a voi i due partecipanti di questo nuovo Carnival Corpse!

Si udì un brusio, ma venne subito coperto dalla voce radiofonica. Una luce si accese dall'alto ed illuminò un'altra gabbia. Al suo interno c'era un uomo alto, coi pettorali scoperti e la schiena coperta solo da una giacca di pelle, le cui maniche si fermavano ai gomiti. I suoi capelli erano tenuti su in tante punte che andavano in tutte le direzioni. Aveva un occhio bendato, con sopra quello che sembrava un tatuaggio di diverse lettere.

Crow, ormai nostro noto partecipante! Riuscirà a riscattarsi, rispetto l'ultima volta?

Senji fissava il buio, cercando di intravedere la sua sfidante.

E a voi, il nostro nuovo acquisto: Hawk!

La luce illuminò prima Shira e poi tutto lo spazio in cui avrebbero lottato: uno spiazzo giallastro, confinato da delle pareti di vetro contro le quali sarebbe stato facile sbattere, immaginò la ragazza. Per il resto non c'era molto attorno a loro. Anzi, in pratica niente altro che loro. Le gabbie si sollevarono. Shira guardò il suo avversario. Senji guardò lei. Il suo sguardo si indurì. Forse. Forse era la prima volta che desiderava non aver mai combattuto al Carnival. Respirò a fondo. “Forza, sei il Corvo!” si intimò imprecando.

Ready...

Gli anelli che portava ai pollici si aprirono perfettamente a metà facendone spuntare delle lame, che Senji si portò poco più sotto dei gomiti.

Go!

Le lame tagliarono la pelle, e ne uscirono due splendide falci rosse brillanti. Shira era indecisa se ammirarle o meno. Ricordò come nel suo sogno era riuscita a creare i propri artigli. Si conficcò le unghie nella carne dei palmi delle mani e il sangue sgorgò. Subito lei lo andò a plasmare attorno le dita, creando degli artigli perfetti. Non rimase troppo a lungo ad ammirarli. Quello lo avrebbe fatto se mai fosse uscita intera da quello scontro.

Alzò lo sguardo, e lo sfidante già stava correndo verso di lei, inespressivo.

 

-Non è il Corvo che conosco. Di solito è più euforico quando combatte.- Tamaki ghignava dietro i suoi occhiali a chissà quante dimensioni.

-Perché? Che succede, promoter?- la dottoressa prese una boccata dalla sigaretta, mentre apriva una schermata del Carnival Corpse. -O-ho, ha ragione. Non è per niente felice, oggi, il nostro Corvo.

Tamaki ghignò. Aveva conosciuto direttamente Nagi, il Deadman chiamato Owl. Lui era disperato. Senji sapeva trattenere tutto nel suo unico occhio, diventando insensibile. Sapeva cosa costava, allora, rivelarsi.

 

Shira scattò indietro, mentre lui cercava di ferirla con le sue lame. Rimbalzò direttamente sulla parete di vetro, ritrovandosi alle sue spalle. Affilò gli artigli e gli piantò quattro graffi diagonali nella schiena. Senji inarcò la schiena all'indietro, e stavolta sogghignò. “Ma si, vediamo che sa fare. La stenderò all'ultimo. Ancora è solo un'iniziata al Carnival. Non può essere così forte da sconfiggermi.” i dreadlock le ruotarono attorno il viso, e Shira ruotò lo sguardo bicolore verso Senji. Verde e blu. Gli si riscaldarono le orecchie. “Sarà difficile resisterle.” Scosse la testa, e si mise in guardia.

Oh ho! Signore e signori, il Falco ha scagliato il suo primo attacco! Che farà il nostro Corvo?

Eh, già, che farò?”

Shira si concentrò sull'avversario. Non ci teneva a perdere ma quelle falci sulle braccia la inquietavano non poco. Se si fosse avvicinata troppo l'avrebbero ridotta in sushi. “Okay. Cambio di strategia. Attacco a distanza.” si ricordò l'incubo della notte scorsa. Il Deadman prese a correre lungo il perimetro del campo di battaglia e lei prese a correre al suo opposto. “Forza!” imprecò mentre cercava di fare allungare gli artigli.

-Beh, che aspetti?- Shira alzò lo sguardo e andò a sbattere addosso il Corvo. Ormai si era fermato da un pezzo mentre lei era rimasta a correre e a fissarsi le unghie. Lei fece per infliggergli un'unghiata, ma lui la parò e la fece ruotare su se stessa, tenendola per il gomito appoggiata al suo torace. La punta dell'altra lama le strisciò sulla spalla, ma Senji fremette. Non voleva farle troppo male, ma non voleva nemmeno perdere altri organi o anche l'altro occhio.

Nel suo istante di esitazione, Shira ebbe il tempo di ficcargli gli artigli nella coscia, ma lui per riflesso le lasciò un taglio profondo, che andava da una clavicola all'altra. Shira urlò e cadde a terra. Senji indietreggiò, col passo più convinto che poteva avere, mentre attendeva che quella radio strombazzasse il countdown.

10 9 8 7...

Shira aprì gli occhi, e alzò lo sguardo su Senji. Lui strabuzzò i propri.

6 5 4 3...

Lui le fece cenno col capo di no, di non alzarsi, ma lei non ci fece caso, e cercò di mettersi in ginocchio. Lui contrasse la mandibola.

2 1...

Shira crollò di nuovo sul pavimento, ed una chiazza di sangue si allargò sotto di lei.

0! Signore e signori, vince il Corvo!

Delle porte di vetro si aprirono, la stessa guardia che quella mattina l'aveva trascinata nell'arena, ora la reggeva tra le braccia grassocce e la portava in infermeria.

 

Senji entrò nella sua stanza sbattendo la porta alle spalle, e con sua grande sorpresa si rese conto che c'era Ganta ad attenderlo, sdraiato sulla sua branda.

-Beh, non è che sia andata esattamente come chiunque si sarebbe aspettato: Minatsuki ha vinto 40 Cast Points, aveva scommesso che avresti vinto: gli altri il contrario.

-Ma che vuoi, Ganta?- Senji era infastidito da quel casto discorsetto.

-Nulla, eravamo convinti che l'avresti lasciata vincere.- lo incitò a seguirlo nella sala comune e Senji lo seguì mezzo scocciato, osservandogli le spalle ricurve.

-Sai cosa succede a chi lascia vincere gli altri Deadman?- ribatté mentre entravano nella stanza, dove tutti lo fissavano impazienti. Quando sentirono quella frase tutti inclinarono il capo da un lato, tranne Ganta. Sapeva di cosa parlava, e il racconto della storia di Nagi gli riapparve a vignette megalitiche nella mente. -Succede che non solo il falso vincitore può rimetterci le penne o gli viene tolto qualche organo o viene usato per esperimenti: la stessa sorte varrebbe per il perdente. Solo che il perdente subirebbe il classico Show del Perdente, l'altro subirebbe il doppio.

I muscoli degli altri si irrigidirono.

-Non potevo lasciarla vincere: sanno quanto io sia forte, e di lei nulla, sarebbe stato strano vedere che una ragazzina vincesse me.

-Non ti sopravvalutare, Corvo.- Minatsuki lo guardò con disappunto. -Il Picchio ti ha battuto al suo primo scontro, ed era pure più debole di ora. Diciamo che era un fuscello.

-Ehi!

-Zitto, Picchio, il Colibrì ha ragione.- intervenne Chaplin, ricevendo un ghigno da parte di Minatsuki. -Lei è appena arrivata, nemmeno ha vinto una Dog Race, che ha subito il trauma di uno scontro tra due Deadman. Come pensi che ne uscirà dallo Show del Perdente?

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Capitolo 7
*** Lo Show del Perdente. ***


La sigla ebbe inizio, sullo schermo apparve lo slogan dello Show del Perdente.

Shira sbatté le palpebre sotto la luce accecante dove era stata posta. Aveva perso i sensi da quando il suo scontro era finito fino a quel momento. Non sapeva nulla di quello che le era successo nel periodo in cui i suoi sensi erano collassati; fatto sta che ora si trovava inchiodata, letteralmente, ad una sedia, polsi e caviglie legati. Una musichetta jazz di sottofondo si diffuse nell'aria. Eppure... aveva qualcosa di sinistro.

Davanti a lei si illuminò una Roulette, se non ricordava male il nome. Solo che al posto di frutti o roba del genere, sulle tre ruote c'erano organi del corpo. Accanto ad essa notò una donna alta, dai capelli rossicci, gli occhiali e col camice da dottoressa addosso. Ancora non capiva.

La Roulette cominciò a girare, gli organi a scorrere. Capelli, orecchie, labbra, polmoni, stomaco, gamba, braccio destro, mano sinistra, utero...

-Di' “Stop” mio piccolo Falco.- la dottoressa si inumidì la labbra.

-Stop.

Ovaio destro, ovaio destro, ovaio destro.

-Oh.- la dottoressa alzò le sopracciglia. -Sembra che ci sarà bisogno di anestetico.- alzò le spalle. -Pazienza.- la sedia su cui si trovava si distese in un lettino e Shira cominciò a capire.

-Aspetti! Che cosa significa?

 

-Oh. Mi ero dimenticato di informarla.- Tamaki si aggiustò gli occhiali rettangolari sul naso, nella sua stanza buia. -Non le avevo detto che ci perde continua a esserci utile sotto questo aspetto.- alzò le spalle. Pazienza.

 

-Non ti preoccupare, piccolo Falco.- le collegò al polso una flebo con una sostanza fresca. -Finirà tutto in poco tempo.

-Ma cosa? Cosa finirà in poco tempo?- ma la vista le si stava già annebbiando e lei stava già perdendo le forze di combattere contro gli anelli che la stringevano al lettino. -Cosa... cosa...

 

Senji non aveva il coraggio di guardare: non sapeva se per la sua indole che non riusciva a sopportare le donne con solo un pezzo di pelle in più di fuori, o se per i sensi di colpa. Nessuno le aveva detto nulla. Nessuno. E lui? Lui l'aveva sconfitta, per non perdere altri organi. “Mi faccio schifo.”

Al suo fianco, Ganta stava sbiancando gradualmente, ma cercava di non darlo a vedere concentrandosi sullo schermo. Idaki e gli altri non spifferavano parola. Avevano la faccia di quelli che aspettavano con ansia che tutto finisse. Volevano conoscerla, più che altro. Forse non erano proprio spinti dalla compassione ad avere quella serietà stampata in faccia, ma quando Chaplin incrociò lo sguardo con Senji, scosse la testa tristemente. No. Diciamo che c'era qualcosa di più della classica compassione.

La dottoressa poggiò il bisturi sulla pelle pallida di Shira, e cominciò ad inciderla. Ganta non resse più e scappò di nuovo, stavolta seguito da Shiro, che sembrava sempre meno interessata a quell'inquietante intervento.

Gli altri rimasero ai loro posti. Senji si forzò a fissare tutto fino alla fine.

 

-Ma...- la dottoressa rimase sorpresa. Anche gli altri spalancarono le bocche, mentre stavano seduti sul loro divano dietro lo schermo. -Lei non ha l'ovaio destro! Che dovrei fare adesso?

La ruota non è rigirabile, madama, può ricucire il nostro Falco, per oggi... possiamo dire che se l'è scampata, signore e signori!

-Ma... nooo!!- la dottoressa cominciò a sbattere le scarpe col tacco sul pavimento, sventolando il bisturi di qua e di là.

 

Senji ancora non riusciva ad emettere alcun suono. Minatsuki sopraggiunse dietro di lui e gli rialzò il mento. -Direi che hai avuto fortuna: qualcuno, là dietro lo schermo, ti avrebbe preso a unghiate non appena ti avrebbe visto, se si fosse resa conto di aver perso qualcosa di sé.

Senji si voltò verso gli altri, che gli fecero un mezzo sorriso. Lasciò andare il capo sullo schienale del divano e tirò un sospiro di sollievo.

 

-

 

Shira si svegliò dolorante nel suo letto. Niente flebo e Roulette. Solo lei, al buio. Si portò la mano all'altezza del punto in cui l'avevano aperta, e sussultò. C'erano dei punti, ma non provava poi così tanto dolore come era successo la prima volta che si era operata in quel punto. “Operata... operata... oddio! L'ovaio!” cercò l'interruttore della luce, poco distante dal letto e illuminò tutta la stanza. Si portò le mani ai capelli. “Aspetta. Era il destro o il sinistro?” si scoprì fino l'altezza della nuova cicatrice: rossa e segnata dai famosi fili neri.

Mentre ragionava, qualcuno entrò nella stanza senza bussare.

Era la stessa infermiera dello Show.

Shira si mise sulla difensiva. -Che ci fa lei qui?

-Sta' buona, Falco.- sventolò una mano su e giù in modo scocciato. -Ti tolgo i punti. Hai dormito il tempo necessario perché la ferita si rimarginasse.- si sedette accanto a lei, facendola stendere e scoprendole di più il ventre.

-Q-Quanto tempo?

-Tre giorni. Voi Deadman avete il metabolismo veloce: tu hai smaltito il tuo anestetico in poche ore e poi la tua ferita ha cominciato a rimarginarsi da sola. Ora...- la osservò meglio. -Puoi praticamente alzarti da sola.- le tolse i punti, le passò sopra del disinfettante e se ne andò senza dire null'altro.

Shira rimase basita sul materasso con la mano sul ventre bagnato di medicinale. “Non... non ci capisco più niente... devo... devo camminare.” Si alzò ma ebbe un capogiro, e si costrinse ad appoggiarsi al muro. Strisciò contro la parete, mentre essa le sembrava quasi infinita e il giramento andava e veniva. “Forza... forza!” aprì la porta scorrevole ed entrò nel corridoio dal pavimento color smeraldo che aveva attraversato circa tre giorni prima per affrontare il Carnival Corpse. Ruotò la schiena verso la parete e la poggiò, rabbrividendo. I dread le scivolarono sulle spalle, e lei si lasciò andare sul pavimento. “Aria fresca...” sentì una leggera corrente d'aria contro il naso, ma si rivelò semplicemente un condotto di areazione sopra di lei. “Almeno ci trattano bene.” Senti un rumore dalla porta alla sua destra. Una specie di botto. Si rialzò e stavolta se la cavò meglio, il giramento era più controllabile. Poggiò una mano alla parete e si avvicinò all'oblò in vetro della porta.

Senji stava prendendo di nuovo a pugni il sacco, violentemente, lo sguardo concentrato, il petto nudo, la mascella contratta. Era tornato quello di prima. Quello che amava combattere.

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