Una famiglia con tanti bambini è allegra! Forse no.

di Jecchan92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanti auguri, Shuri ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Il diploma di sesta elementare ***
Capitolo 4: *** Naozumi ***
Capitolo 5: *** Il primo amore ***
Capitolo 6: *** Il litigio ***
Capitolo 7: *** Tobi. ***
Capitolo 8: *** Problemi ***
Capitolo 9: *** Una figlia ***
Capitolo 10: *** Felice. ***



Capitolo 1
*** Tanti auguri, Shuri ***


La piccola Shuri dormiva tranquilla nella sua culla.
Certo, dopo quasi sei ore di pianto ininterrotto.
Sana si stese sul letto, distrutta. Da quando era nata la bambina, sei mesi prima, lei dormiva quattro o cinque ore per notte, non di più.
Era una bimba deliziosa, e tutti la adoravano, ma durante la notte tirava fuori il peggio di sé.
Akito aveva il sonno pesante, ma nulla lo tratteneva dal cullare pazientemente sua figlia per ore.
Sana si stupiva sempre dell’enorme pazienza di suo marito. Proprio lui, che da ragazzo era l’esatto opposto.
Chi non sopportava più quelle notti in bianco era lei. Amava Shuri, ma avrebbe fatto qualunque cosa per riuscire a dormire un paio di ore in più, senza sentire nelle orecchie il perenne pianto di sua figlia.
Il parto era stato difficile, ma i medici erano ottimisti.
“Signora Hayama, non si preoccupi. Potrà avere altri figli, complicazioni del genere raramente ricapitano dalla seconda gravidanza in poi”.
A quelle parole, Sana era scoppiata a ridere.
Altri figli? No, grazie.
Shuri le bastava ed avanzava per almeno dieci bambini.
Peccato che Akito non fosse della stessa idea. Lui voleva assolutamente avere un altro figlio.
“Su Kurata, non dico ora, ma quando Shuri sarà grande potremmo cominciare a pensarci!”.
Ma Sana non voleva assolutamente pensarci. L’idea di fare un bis di notti in bianco a faceva rabbrividire.
 
-Soffia la candelina, Shuri!-
La piccola gonfiò le guance e provò a soffiare, ma la fiamma traballò appena.
Ci riprovò ancora, ma nulla da fare.
-Papà!- chiamò la bimba allungando le mani.
Subito Akito la prese in braccio e si misero insieme davanti alla torta.
-Soffiamo insieme, ti va?-
Lei annuì sorridente, ed insieme spensero l’unica candelina.
Uno scroscio di applausi riempì la sala.
-Tanti auguri, piccola!-
-Buon primo compleanno!-
Li gonfiò il petto, orgogliosa di essere riuscita nell’impresa e contenta di essere al centro dell’attenzione di tutti.
-Sana, tua figlia ti assomiglia incredibilmente quando fa così. Anche lei è una grande egocentrica!- disse Fuka sorridendo.
-Io? Egocentrica? Ma non diciamo eresie per favore- rispose Sana scuotendo i capelli.
Subito la bimba fissò la madre e tentò di imitarla, smuovendo i suoi boccolini color cenere.
-Ma cosa devo fare? Due donne egocentriche!- disse Akito fintamente disperato.
-Su amico mio, te la caverai- scherzò Tsuyoshi.
Sana tolse la candelina ormai spenta e prese il coltello.
In pochi minuti, tutti avevano la loro fetta di torta.
-Buon appetito!- disse la ragazza.
Ma appena ne assaggiò un pezzo, ebbe un conato terribile.
Posò il piatto sul tavolo e, fingendo di dover andare in bagno, corse al piano di sopra.
Si chiuse in quella che una volta era la sua vecchia cameretta e si sedette sul letto.
Tre bei respiri profondi aiutarono a farla stare meglio.
Che sensazione terribile, pensò. Era la prima volta che provava una cosa simile.
Un delicato bussare la fece sussultare.
-Avanti-
Fuka entrò e si sedette accanto alla sua amica.
-Tutto bene Sana?-
-Come facevi a sapere che ero qui?-
-In bagno non c’eri, così mi sono preoccupata. Pensavo stessi male e avessi bisogno di stenderti-
Sana le sorrise.
-Tutto bene, tranquilla. Ho avuto un po’ di malessere. Quella torta era piena di fragole, probabilmente mi sono riservata una fetta con quelle andate a male-
Fuka la fissava intensamente.
-Non sarai ancora incinta, vero Sana?-
Per poco la ragazza non scivolò giù dal letto.
-Sei impazzita per caso? Assolutamente no, lo saprei se fosse così. E poi io e Akito siamo d’accordo: si parlerà di un secondo figlio molto più in là! E’ assolutamente impossibile che sia incinta- ribatté lei risoluta.
E ne era convinta: lei e Akito erano stati assolutamente scrupolosi quando facevano l’amore.
Anche se forse..
A Sana vennero insieme il dubbio e l’ansia: possibile che le fosse sfuggito qualcosa?
Al momento non ricordava una volta in cui non avessero usato il profilattico, ma poteva benissimo essersi sbagliata.
-Comunque sia, fare un test di gravidanza non costa nulla, no?- disse Fuka sorridendo.
-Hai ragione, ma sono assolutamente tranquilla. Non sono incinta- ribatté ancora Sana.
 
“Sono incinta”.
Sana non poteva credere a quelle due piccole linee blu comparse su quel dannato aggeggio.
Ma come fosse stato possibile, Sana non se lo sapeva proprio spiegare.
Sospirò, appoggiando la schiena alla parete del bagno.
Ormai era inutile rimuginarci, aspettava un altro figlio e doveva dirlo ad Akito.
Lui avrebbe fatto i salti di gioia.
Certo, non era lui ad avere nel corpo un bambino.
Si alzò ed uscì, dirigendosi in sala.
Tutti gli ospiti se n’erano andati, la festa era stata un successo, e Shuri si era addormentava sul divano, stravolta.
Akito stava raccogliendo i piatti sporchi e li stava buttando in un grosso sacco nero.
-Bella festa, eh?- chiese a sua moglie.
-Bellissima, hai avuto un’ottima idea ad invitare tutti- rispose lei sorridendo.
Finirono di pulire e sistemare in silenzio, poi portarono la piccola nel suo lettino.
Akito si buttò sul divano.
-Sono distrutto, vorrei dormire per mesi-
-Non penso che lo farai- si lasciò sfuggire Sana.
-Infatti era solo un modo di dire, nessuna persona potrebbe..-
-Sono incinta-
E addio al discorso pre-annuncio.
Akito si mise a sedere dritto, gli occhi fuori dalle orbite, sconvolto.
-Ma siamo stati sempre attenti!-
-A quanto pare no, mister “nontipreoccuparecipensoio”- esclamò lei, con un tono un po’ troppo arrabbiato –Eravamo d’accordo, avevamo detto che ne avremmo parlato molto più in là!- continuò, il tono di voce sempre più alto.
Lui la fissava stranito.
-Mi stai dicendo che è colpa mia se sei rimasta incinta?-
- E di chi sarebbe altrimenti? Dello Spirito Santo?- urlò lei, ormai con le lacrime agli occhi.
Non era giusto: adesso che Shuri era cresciuta, finalmente stava recuperando un po’ di sonno, ed ecco pronto un altro bambino!
-Sana calmati, per favore. Sei sconvolta, ho capito. Siediti vicino a me-
Lei obbedì, e appoggiò la testa alla spalla di lui, singhiozzando.
-Supereremo anche questa, vedrai. Adesso Shuri è più grandicella, e poi abbiamo tanti amici che ci possono dare una mano. E, a differenza della prima, in questa gravidanza io ti starò vicino, sempre-
Sana chiuse gli occhi.
Era vero: le cose erano diverse rispetto a quando aspettava Shuri. Era sola, Akito non accettava la gravidanza e se n’era andato di casa.
Ora lui era lì, e la sosteneva al cento per cento.
-Grazie Akito- sussurrò lei.
Lui le alzò il viso con due dita e le posò un caldo bacio sulle labbra.
Ce l’avrebbero fatta, loro due insieme.







NdA:
Buon pomeriggio!
E' la prima volta che mi cimento in una raccolta, sono emozionata!
L'idea è venuta fuori dal nulla: all'improvviso nella mia mente è risuonata la frase che Sana (Nell'anime italiano Rossana) disse al ragazzo, che sua nonna aveva portato per farli conoscere e magari farli sposare, in risposta proprio alla frase di questo pretendente: "Vorrei tanti figli!" (per chi non avesse visto la puntata, guardatela, a me fa sempre troppo ridere xD).
Forse il peronsaggio di Akito è un po' OOC, ma mi piace pensare che, superato il trauma iniziale, non vedesse l'ora di allargare la famiglia! =)
Grazie a chi leggerà, e grazie a chi commenterà ^^
Jecchan

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Capitolo 2
*** Il primo giorno di scuola ***


Il piccolo Tobi dormiva placidamente nella culla.
E Sana poté finalmente dormire.
Il nuovo arrivato era nel periodo delle “colichette”, e piangeva anche per ore. A Sana quella scena le era parsa molto familiare.
Doveva ammettere che, a parte quel piccolo problema fisico, Tobi non li faceva disperare come aveva fatto Shuri.
Era un bimbo tranquillo e socievole, ed era la copia sputata di Akito.
Quando era nato, Sana si era quasi spaventata: le era quasi sembrato di aver dato alla luce un piccolo Akito!
Shuri era molto gelosa del fratello, soprattutto delle attenzioni che il papà gli dava.
Ora non era più la principessina di casa, se n’era accorta non appena aveva notato la pancia della mamma lievitare.
-Mamma, cosa c’è dentro?- chiedeva indicando il pancione.
-Qui dentro c’è il tuo fratellino o la tua sorellina- rispondeva Sana accarezzandosi il ventre.
-Io voglio una sorellina- ribadiva sempre la piccola – Non voglio il fratellino!-
A quanto pare le sue richieste non erano state esaudite.
Sia Akito che Sana non avevano voluto sapere il sesso del bambino fino alla data del parto, preferivano l’effetto sorpresa.
Ovviamente Shuri aveva messo il broncio quando aveva scoperto che non avrebbe avuto una sorellina.
Anzi, fece proprio una scenata.
-Io voglio la sorellina! Rimettilo dentro!- urlava, sbattendo i piedini in aria e tentando di staccarsi dalle braccia del padre.
-Shuri, non si può rimettere dentro, ormai è fuori! E poi è il tuo fratellino, giocherete insieme, non sei felice?- tentò Sana, disperata.
-NO! Io voglio la sorellina!-
-Adesso basta, signorina, mi sono spiegato? Sono capricci inutili e senza senso- disse Akito, con tono fermo e severo.
All’istante lei smise di urlare, ma silenziose lacrime continuavano a solcare il suo delizioso visino.
Erano passati quattro mesi da quella scenata, e la situazione era migliorata un po’: Sana e Akito facevano di tutto per coinvolgerla nelle piccole attività quotidiane di Tobi, e lei cominciava ad abituarsi al suo fratellino, anche se rimaneva la forte gelosia che provava quando i suoi genitori dedicavano troppo tempo al piccolo.
Sana era stata costretta a portare Shuri al nido: una bambina di due anni con l’argento vivo addosso e un neonato erano davvero troppo per lei. Non riusciva a stare dietro a tutto, rischiava di impazzire.
Così, con grande sofferenza per lei e per sua figlia, furono costrette a separarsi.
La piccola inizialmente non ne voleva sapere: ogni mattina erano pianti isterici e calci per terra.
E quando tornava a casa, Sana piangeva disperatamente.
Non era abituata a stare lontano dalla sua bambina così tanto tempo: per fortuna che Tobi riempiva le sue giornate.
E anche le sue nottate. Piangeva costantemente, nemmeno Akito con la sua pazienza poteva fare molto.
Inoltre, Tobi rifiutava le poppate. Il latte di Sana lo faceva stare male, e questo acuiva ancora di più il suo senso di colpa.
Sarebbero stati mesi molto duri.
 
-Hai preso tutto, Shuri?- chiese Akito, preoccupato.
-Matita, quaderno, gomma, pranzo. Ho tutto, papà- rispose lei con un sorriso raggiante.
-Ricordati tutto quello che dice la maestra. Sei emozionata?- chiese Sana.
-Molto mamma. Sono una bambina grande ora, sto iniziando le scuole elementari!- esclamò lei, raggiante.
-Sì, lo sei- disse Akito accarezzandole i capelli e regalandole uno dei suoi rari sorrisi.
-Non andare!- urlò una vocetta.
Il piccolo Tobi corse fuori dalla porta d’ingresso e saltò addosso alla sorella, facendola cadere.
-Non andare! Io con chi gioco?- urlo lui, singhiozzando.
-Dai Tobi, non me ne vado via per sempre. Quando tu torni dall’asilo e io da scuola, possiamo giocare insieme- disse lei, ancora a terra, cullandolo teneramente.
-Me lo prometti?- disse lui, tirando su col naso.
-Certamente- lo rassicurò Shuri.
Sana decise di intervenire, prendendo in braccio Tobi, che fissava la sorella con sguardo adorante, mentre Akito aiutava la bimba a sistemarsi il vestitino, leggermente sporco a causa della caduta.
-Andiamo, Shuri?-
-Sì papà. Ciao mamma, ciao Tobi!-
Sia la madre che il fratello la salutarono, e continuarono a farlo anche quando lei sparì all’angolo della strada.
-Sei triste anche tu, mamma?- chiese lui, posando le manine sul viso di Sana.
-No Tobi, sono molto emozionata. Lo sarò anche quando andrai tu alle scuole elementari, tra due anni- rispose, cercando di asciugare le lacrime che, prepotenti, erano scese.
 
Sana teneva per mano suo figlio, che trotterellava allegro, e lo stava accompagnando all’asilo.
Passarono davanti ad una bancarella che vendeva frutta e verdura: subito Tobi si fermò.
-Mamma, mi compri una banana?-
-Se vuoi, quando vengo a prenderti te la compro per fare merenda, ok?-
-Va bene mamma-
Ma Sana stava fissando intensamente la cassetta contenente delle pere. Come erano lucide, mature, dovevano essere molto succose.
-Mi scusi, potrei avere un chilo di queste pere?- chiese Sana al commerciante.
-Certo, signorina. Ottima scelta, sono deliziose-
Mentre la ragazza pagava il fruttivendolo, Tobi la fissava sorpreso.
-Mamma, ti piacciono le pere?-
-No, ma avevo voglia di comprarle- rispose lei sorridendo.
Dopo aver lasciato il bimbo all’asilo, le bastò il tragitto da lì a casa per finire il sacchetto di pere.
Tobi aveva ragione, le pere non le erano mai piaciute.
Ma le aveva viste lì, in bella mostra, con quel bel colore. Le era venuta voglia di comprarle.
A pochi metri dalla porta di casa, si bloccò.
Tutto ciò che aveva in mano le cadde di mano: il sacchetto ormai vuoto, la sua borsa, il portadocumenti con il copione del nuovo film.
Lei odiava le pere.
 
Non è possibile.
Ebbe una strana, ma comprensibile, sensazione di deja vu: ecco di nuovo le familiari linee blu.
Questa volta Sana non poteva cercare le cause nella poca attenzione di Akito, ma d’altronde non era nemmeno colpa sua: aveva deciso di prendere la pillola, voleva essere sicura di non avere più bambini.
A quanto pare non aveva funzionato.
Forse aveva avuto problemi di stomaco, oppure aveva preso dei farmaci.
La ragazza si prese la testa tra le mani, disperata. I bambini stavano crescendo, voleva godersi tutti i loro momenti migliori.
Invece doveva ricominciare da capo.
 
-Akito, devo dirti una cosa-
I bambini erano appena andati a dormire, e finalmente anche per loro era giunto il momento di cadere tra le braccia di Morfeo.
Hayama si svegliò si soprassalto. Si era già addormentato da parecchi minuti, ma il tono allarmato di Sana lo fece scattare a sedere.
-Cosa c’è, Kurata? Che faccia hai, cosa è successo?-
Le prese le mani tra le proprie, preoccupato.
Lei si godette la sensazione di sicurezza che quelle mani le davano ogni volta che la sfioravano.
Con Akito era sempre a casa, dovunque si trovassero.
Lo fissò, deglutendo: era giunto il momento.
-Sono incinta-
Trascorsero parecchi secondi di silenzio pesante. Akito non aveva avuto alcun tipo di reazione, era immobile.
-E’ uno scherzo, Kurata?-
Lei scosse la testa, rassegnata.
-Nessuno scherzo, purtroppo-
-Come hai fatto a capire di essere incinta?-
Lei alzò le spalle.
-Ho mangiato delle pere, stamattina. Un sacchetto intero-
Lui si prese la testa tra le mani, proprio come aveva fatto lei quel pomeriggio in bagno.
-E tu odi le pere-
Per molti altri minuti, Akito rimase dov’era, immobile e con la testa tra le mani.
Sana era un fascio di nervi: voleva lasciarla? Voleva chiederle di abortire?
Questo non l’avrebbe mai fatto.
-Oh bè, non possiamo farci nulla ormai- disse invece lui, riemergendo dai suoi pensieri e guardandola.
-Come?-
-Pensavo che se avessi preso la pillola, saremmo stati al sicuro, a quanto pare non è così- sospirò –Bene, un altro piccolo Hayama! O piccola, ovviamente- scherzò, sorridendole dolcemente.
E lei si sciolse in un pianto disperato.
La tensione accumulata in quei minuti le aveva teso tutti i muscoli.
Subito Akito la prese tra le braccia, cullandola.
-Non puoi avere questa reazione ogni volta che mi confessi di aspettare un bambino- scherzò lui.
-Ho sempre paura che tu.. Che tu possa lasciarmi- singhiozzò Sana.
-Lasciarti? Come ti vengono in mente certe cose? Ci abbiamo messo tanto tempo per stare insieme, non ti libererai di me così facilmente-
Sana finalmente rise, e le lacrime smisero di scendere.
-E poi, lo sai che tre è il numero perfetto. Sai, questa volta sono proprio indeciso sulla preferenza del sesso-
-L’importante è che sia sano, no?-
-Giusto. Sono contento di ricominciare con pappette e pannolini, dopotutto. A questo punto, con l’esperienza che abbiamo, un bambino in più non ci cambierà di certo la vita-
Lei rise ancora: lo stava facendo per lei, stava cercando di distrarla e di farla ridere.
Lo fissò teneramente negli occhi e cominciò a baciarlo.
Baciarlo come se non ci fosse stato un domani.



NdA:
 Eccomi ancora qui! 
Vi presento il piccolo Tobi, il secondogenito di Akito e Sana! 
Come avrete notato, faccio dei grandi salt temporali.
Nessun problema, tutto normale =)
Grazie a chi legge e grazie a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 3
*** Il diploma di sesta elementare ***


Certo, un bambino non avrebbe cambiato la vita, due sì.
Quando il ginecologo alla prima ecografia le aveva detto “Congratulazioni, signora Hayama. Dal monitor risultano essere due bei maschietti forti e sani!”, credeva fosse uno scherzo.
Così, si era messa a ridere.
Ma quando il ginecologo aveva cominciato a fissarla come se fosse impazzita, aveva cominciato a metabolizzare la notizia ed era svenuta.
Una volta ripresasi, pianse disperata.
Non ci poteva credere, addirittura due gemelli! La sua famiglia naturale aveva dei gemelli? Questo Sana non poteva saperlo.
Quando aveva incontrato la sua madre biologica, non le era certo venuto in mente di chiedere queste cose!
Era diventata enorme, la pancia era cresciuta il doppio rispetto alle altre gravidanze, mangiava a qualsiasi ora del giorno e della notte, aveva preso almeno venti chili.
-Mi trovi gigantesca, vero?- chiese ad Akito un giorno.
-Sì, sei gigantesca, ma mi piaci anche così. Sei la mia balenottera-
Quella sera Akito aveva dormito sul divano.
Quando finalmente era arrivata la data del parto, un cesareo programmato, Sana non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Di certo, quella era stata la gravidanza più dura.
E per di più erano due maschi! Se con Tobi le era andata bene, di sicuro questi due le avrebbero dato parecchie gatte da pelare.
Il pomeriggio dopo il cesareo le misero in braccio i bambini, e se ne era innamorata all’istante: aveva sfornato altri due piccoli Hayama.
Erano passati nove mesi dalla nascita dei gemelli, e decisamente Sana ci aveva azzeccato: quei bambini la facevano disperare, e a malapena sapevano gattonare.
Se non ci fosse Akito al suo fianco, probabilmente urlerebbe dalla disperazione.
Shuri e Tobi hanno preso piuttosto bene l’arrivo dei gemelli.
La primogenita ha solo sospirato, dicendo “ E così, nemmeno questa volta avrò una sorellina. Pazienza”.
Da quando frequentava le scuole elementari, la sua bambina era molto maturata: consapevole del caos che avevano portato i gemelli, cercava di aiutare i genitori come avrebbe potuto aiutare una bambina di sette anni, faceva i compiti da sola e stava con Tobi durante il suo tempo libero.
Il secondogenito era stato il più sofferente dei due, anche se non l’aveva dato a vedere inizialmente.
Poi, improvvisamente, si era scatenato: era diventato capriccioso, piangeva per niente e pretendeva di dormire nel lettone.
Akito e Sana erano preoccupati per questo suo cambiamento improvviso, ma il pediatra li aveva rassicurati: il bimbo era entrato nella fase ribelle, a cui si era aggiunta la gelosia per l’arrivo dei fratellini, era assolutamente normale.
Nel frattempo, ai due ragazzi rimaneva sempre meno tempo da trascorrere insieme. Persino la notte era occupata dai gemelli, che piangevano in modo perfettamente alternato.
Anche se Sana provava a scherzarci su, dicendo “Almeno così sono sicura di non avere altri piccoli Hayama!”, questa situazione la faceva soffrire.
Aveva bisogno di suo marito, non del padre dei suoi figli. Di suo marito, del suo migliore amico.
Forse lui non sentiva altrettanto bisogno di stare soli, forse era ancora arrabbiato con lei.
Appena avuti i gemelli, lei aveva subito messo in chiaro una cosa.
-Non voglio altri figli, Hayama- aveva cominciato – E non voglio nemmeno rischiare. Tu farai una vasectomia-
Per poco Akito non era svenuto dalla sorpresa.
-Non ci pensare proprio, Kurata! Siamo stati sfortunati, ma ora staremo attentissimi, meticolosi!-
Lei aveva scosso la testa.
-No. Tu la farai, e la farai oggi!-
Lei stessa si era sorpresa del tono severo con cui aveva ordinato a suo marito di dire per sempre addio alla sua idea di virilità.
Con la morte in volto, ma ben lungi dal voler contrariare sua moglie, si era avviato mesto verso l’uscita della camera d’ospedale.
Le aveva tenuto il broncio per molti giorni, poi finalmente gli era passata.
Avevano bisogno di ritrovare del tempo per loro.
 
-Sei uno splendore, tesoro!- esclamò Sana con le lacrime agli occhi.
Ed era vero: sua figlia indossava un vestitino a fiori divino. I capelli erano raccolti in un’alta coda di cavallo.
Le assomigliava in maniera inquietante.
-Davvero?- chiese lei, facendo una giravolta.
-Davvero, ma non girare mai più così, ti si alza la gonna- intervenne Akito.
Subito lei arrossì imbarazzata, lisciandosi il vestito.
Shuri stava prendendo il diploma della sesta elementare, poi a settembre avrebbe iniziato a frequentare le scuole medie.
Come volava il tempo.
Tobi la fissava sognante.
-Sei proprio bella, sorellona!-
Arrossì ancora.
-Non mi chiamare sorellona, sai che non mi piace-
Il fratello si finse offeso.
-Ed io che sono così carino con te, d’ora in poi non ti farò più complimenti-
Lei gli fece la linguaccia, poi corse in camera.
-Stai già piangendo, e non siamo ancora usciti- disse Akito fissando la moglie teneramente.
Lei si tastò le guance, bagnate di lacrime.
-Oh, non me n’ero nemmeno accorta, è solo che mi sembra ieri quando è nata. Era piccolissima, e ci ha fatto passare tanti notti in bianco. Ed ora eccola accingersi a frequentare le scuole medie. Nemmeno ce ne accorgeremo, e sarà già all’università. E Tobi? Tra due anni toccherà a lui. E tra due anni i gemelli inizieranno le scuole elementari! Quei due scavezzacollo di Gioni e Yu, non li avremo più in casa-
Akito la circondò con le braccia.
-E questo ti dispiace?- le sussurrò lui all’orecchio, facendola rabbrividire.
-Per niente- rispose lei di rimando, mentre avvicinava le labbra a quelle di lui.
-Che schifo, non vi baciate!-
Subito si staccarono, fulminando Yu con lo sguardo.
-Quando una mamma e un papà si vogliono bene, è normale baciarsi- disse pazientemente Tobi, mentre scendeva tenendo per mano i gemelli.
-Ma non si devono baciare davanti ai bambini!- intervenne in suo aiuto il fratello Gioni.
-Sì che possono, è così che siete nati- si intromise Shuri, beccandosi un’occhiataccia dai genitori.
-Signorina, quanto sai di come nascono i bambini?!- le urlò dietro il padre.
Ma la ragazzina non rispose, si limitò a sorridere in modo furbetto, per poi correre fuori casa e raggiungere i suoi compagni a metà strada, come facevano ormai da tre anni.
 
-Shuri Hayama!- chiamò il preside.
Subito un boato di levò dall’ala destra dell’aula magna, facendo profondamente vergognare la ragazzina: sua madre, sua zia Fuka ed i suoi fratelli erano in piedi sulle sedie, agitandosi ed urlando il suo nome.
Akito e Tsuyoshi fecero di tutto per riportarle sedute, ma invano.
Quando finalmente furono costrette alla calma dalla sicurezza, Sana non poté fare a meno di piangere, emozionata e scossa, sulla spalla di Akito.
Anche lui era emozionato, ma come al solito non lo diede a vedere.
Sana lo conosceva, però. Sapeva quanto fosse fiero della figlia.




NdA:
 Buonasera!
Ecco l'ultimo capitolo, per oggi.
Piccola precisazione per chi fosse meno "informato", diciamo: i bambini giapponesi dovrebbero fare sei anni di elementari, non cinque come da noi.
Se sbaglio, comunque, correggetemi =)
Grazie a chi legge e grazie a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 4
*** Naozumi ***


Sana amava il suo lavoro, le permetteva di allontanarsi dalla sua famiglia per qualche ora, trasformarsi totalmente in un’altra persona, incontrare gente nuova.
E lo amava ancora di più quando, per un caso del destino, la proposero come ospite d’onore di un talk show insieme a Naozumi Kamura.
Non si vedevano da almeno sei anni, a causa dell’enorme popolarità di lui ed i mille impegni di lei.
Quando lo vide, non poté che esserne felice.
-Naozumi! Quanto tempo!- urlò Sana.
Il ragazzo si girò, ed il suo viso si illuminò subito.
-Sana-chan! Non ci credo! Sono anni che non ti vedo!-
Si corsero incontro, abbracciandosi teneramente.
-Sono sei anni, per la precisione. Non passi mai a salutare la tua figlioccia, lei chiede sempre di te-
Già, perché Sana, dopo una furiosa lite con Akito, era riuscita a convincerlo affinché Naozumi fosse il padrino di Shuri.
-Hai assolutamente ragione. Prometto che appena avrò cinque minuti di tempo, vi verrò a trovare. Dimmi, Akito? E i bambini? Ho letto sui giornali che hai avuto due gemelli-
-Non me ne parlare, sono stati assolutamente inaspettati-
Passarono mezz’ora a chiacchierare del più e del meno, e Sana trovava incredibile come, dopo tutti questi anni, Naozumi riuscisse a farla sentire così a proprio agio.
-E dimmi, quanti anni ha Shuri ora?-
-Compirà quattordici anni il mese prossimo-
Gli occhi di Kamura si spalancarono.
-Accidenti, è già così cresciuta! Devo assolutamente vederla- disse sorridendole.
-E dimmi, come va la tua vita? Sei fidanzato? Hai trovato la tua dolce metà?-
Lui non parlò, si guardò intorno per parecchi secondi per essere sicuro che nessuno ascoltasse la loro conversazione.
Poi si avvicinò all’orecchio di Sana.
-Sì, sono fidanzato. Ti faccio vedere una sua foto-
Cercò febbrilmente nella sua borsa, sempre guardandosi intorno.
-Tieni molto alla tua privacy, eh?- chiese Sana sorridendo.
-Più che altro, sono sicuro che la nostra società non sia pronta per questo-
Le mise tra le mani una foto. Dopo qualche minuto, Sana alzò lo sguardo verso Kamura.
-Hai sbagliato foto? Questa ritrae te ed un tuo amico-
Lui arrossì.
-E’ il mio fidanzato. Sana, ho un ragazzo-
-CHE COSA?!-
Lui le mise le mani sulla bocca, per intimarla a tacere.
-Sssht. Sana-chan, te l’ho confessato perché mi fido di te, ma ti prego, ti prego, non rivelare a nessuno questo segreto-
-Certo che no, Naozumi. Ma come.. Quando..?-
Sana era senza parole.
-Forse una piccola parte di me sarà sempre innamorata di te, ma recentemente, diciamo, i miei interessi si sono mossi altrove-
La ragazza non sapeva come rispondere. Non aveva nessun problema contro gli omosessuali, ma l’ultima persona che si sarebbe aspettata prendesse quella strada era proprio Kamura.
-Oh Naozumi, perdonami. Non riesco a dire niente-
-Ti ho sconvolto?- chiese lui.
-No, semplicemente devo assimilare l’idea. Comunque tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me-
Lui la abbracciò.
-Grazie Sana-chan, sapevo di poter contare sulla tua riservatezza. Prometto che un giorno di questi verrò a trovarvi-
-Puoi portare anche il tuo.. ehm, ragazzo- disse Sana.
-Grazie, ma non vorrei farmi sbattere fuori da tuo marito o sconvolgere i tuoi figli-
La abbracciò ancora, poi corse in camerino.
Sana rimase immobile, poi lo chiamò.
-Naozumi!-
Lui si girò, curioso.
-Sei felice?-
Come prima,quando aveva visto Sana, il suo volto si illuminò di una luce accecante.
-Lo sono, Sana-chan-
Finalmente, la ragazza gli sorrise radiosa.
-Bene. Ci vediamo dopo!-
Quando Kamura girò l’angolo, Sana si lasciò cadere su una panchina lì vicino.
Il suo amico era felice, si vedeva benissimo.
Ed a lei importava solo quello.
 
Il suono del campanello fece bloccare tutti.
Poi, il caos.
-E’ arrivato, Akito!-
-Lo zio Naozumi è qui!-
-Tobi, vatti a mettere i pantaloni, non puoi scendere in mutande!-
-Gemelli odiosi, non osate più entrare in camera mia senza permesso!-
Sana aprì la porta: Naozumi le sorrideva radioso.
-Naozumi! Sono felicissima che tu sia qui! Entra pure-
Appena varcata la soglia, il ragazzo vide una ragazzina saltarle al collo. Per un bruttissimo momento, aveva di nuovo tredici anni, e  Sana lo stava abbracciando.
Poi si rese conto che era solo Shuri, e si tranquillizzò.
-Sei molto cresciuta. Ormai sei diventata quasi un’adulta-
Lei arrossì, ma era orgogliosa del complimento ricevuto.
-Ciao Tobi. L’ultima volta che ti ho visto eri un bimbo, ed ora sei quasi un uomo-
Il ragazzino gonfiò il petto.
-Grazie, ormai frequento le medie!-
-Ecco le due piccole pesti! Assomigliate incredibilmente a vostro padre-
-Grazie- dissero in coro i gemelli, sorridendo.
-Ciao Hayamakun, ti trovo in forma- disse Naozumi tendendo la mano.
-Kamura- rispose rispondendo alla stretta di mano.
Per un secondo Sana ebbe la terribile sensazione che Akito fosse pronto a fare una delle sue scenate di gelosia.
Dopo tutti questi anni, pensò la ragazza rassegnata, ancora non si era dato pace.
Non sapeva nemmeno come stavano le cose, ora.
 
-La cena è stata squisita. Grazie, Sana-chan-
La ragazza arrossì.
-Sai Naozumi, la cena l’ha preparata Akito. Io non sono mai stata un asso ai fornelli-
Kamura si portò le mani alla bocca.
-Oh, chiedo perdono, Hayamakun. Sapevo che Sana-chan e la cucina si erano giurati guerra eterna un tempo, ma pensavo che il matrimonio e la famiglia lì avessero trasformata in una perfetta donnina di casa-
-Dai, non mi prendere in giro- disse Sana, imbarazzata, tirandogli un leggero pugno sul braccio.
-Di nulla, Kamura- si intromise Akito, il seme della gelosia ben visibile. Shuri ridacchiò.
-Cos’hai da ridere?- abbaiò Hayama alla figlia.
Lei, per nulla intimorita, lo fissava giocosa.
-Nulla, papà. Mi piace vederti geloso-
-Io geloso? Ma di chi? E per chi? Facciamola finita con queste buffonate. Andate tutti in camera vostra!-
La ragazzina sospirò: suo padre non alzava mai la voce, se non quando era fortemente in imbarazzo.
I quattro Hayama si alzarono e, ridacchiando, corsero ognuno nella propria stanza.
-Hayamakun, lo vedo bene. Dopo tutti questi anni sei ancora molto geloso di me. E un po’ hai ragione- gli disse sorridendo.
Sana vide Akito diventare rosso dalla rabbia, e fissò terrorizzata Naozumi. Che intenzioni aveva? Perché stuzzicare suo marito in questo modo?
-Una piccola parte di me, il tredicenne di una volta, la guarda ancora con occhi sognanti, e spera sempre che un giorno possa accorgersi di lui-
Akito si alzò bruscamente, in contemporanea anche Sana si alzò, tenendolo per un braccio.
Kamura si limitò a fissarli, sorridendo.
-Sono i sentimenti tipici del primo amore adolescenziale. Ma ti posso assicurare che non amo più Sana nel modo che intendi tu-
Anche lui si alzò, fissando Akito dritto negli occhi.
-Vedi, Hayamakun, ho un ragazzo ora, le cose sono cambiate-
Akito ci mise un attimo a metabolizzare la frase che Kamura aveva appena detto.
Poi divenne pallido, e strabuzzò gli occhi.
-Quindi tu.. Insomma..-
-Sì, Akito, sono gay- disse esasperato. Nemmeno si accorse di averlo chiamato per nome.
Sana si sedette al suo posto, tranquilla: sapeva che il pericolo era scampato da come il fuoco negli occhi di Akito si fosse estinto in un attimo.
-Santo cielo- sussurrò il biondo, tornando a sedersi.
Naozumi gli sorrise, poi si alzò.
-Vado su a salutare i bambini, poi sono costretto a scappare, domani ho un aereo-
 
Una volta a letto, Sana si aspettava qualche commento da Akito, che non tardò ad arrivare.
-Io l’ho sempre pensato, comunque- cominciò, nel buio della loro camera.
-Cosa?-
-Che fosse gay. Si vedeva, capiva troppo bene voi femmine-
Sana scoppiò a ridere.
-Ma se fino a due ore fa volevi sbatterlo fuori casa!-
-Comunque sia, meglio così. Meno pretendenti di cui preoccuparsi- sussurrò abbracciandola.
La ragazza sogghignò.
-Geloso, Hayama?-
-Assolutamente no. Difendo ciò che è mio-
-Non ho firmato nessun contratto di proprietà-
-Perché ogni tanto non taci?-
E Sana, sentendo le mani calde su di lei, smise addirittura di respirare.


NdA:
 Buonasera!
Ecco il ritorno di un personaggio che amo sinceramente.
Ci tengo a precisare che Naozumi omosessuale non è farina del mio sacco, ma di Miho Obana.
Altri piccole precisazioni, per chi non lo sapesse: Sana (chan) e Hayama (Kun) sono titoli onorifici (Se non ricordo male, "chan" è per i ragazzini, "kun" è più onorifico, diciamo. Pretendo una correzione se sbaglio xD).
Grazie a chi legge e grazie a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 5
*** Il primo amore ***


-Mamma, devo parlarti-
Sana si spaventò del tono serio della figlia.
-Dimmi Shuri-
Lei si sedette, seguita a ruota dalla madre.
-Volevo che tu fossi la prima a saperlo. Mi sono messa insieme ad un ragazzo-
Sana non seppe come reagire: da una parte era contenta per la figlia, ma dall’altra era troppo giovane, aveva appena quindici anni.
-E chi è?-
-Un mio compagno di classe. Lo conosci, si chiama Tzu-
Lo conosceva, lui e sua figlia erano amici da quando andavano alle elementari.
Proprio come lei e Akito.
Inconsciamente sorrise.
-Se sei felice con lui, non posso che esserlo anche io per te-
Shuri la abbracciò.
-Lo sono, mamma. Ma mi devi aiutare. Vorrei presentarvelo, ma ho paura di come potrebbe reagire papà-
-Amore, tuo padre è una persona ragionevole-
Ma mentre parlava, Sana convenne che Akito non fosse poi così ragionevole.
Era sua figlia, la sua principessa, la sua bambina.
Dio, avrebbe ammazzato quel ragazzo.
-Senti, proverò a tastare il terreno con papà, vediamo come potrebbe reagire-
-Grazie mamma, sei meravigliosa- disse lei raggiante.
Poi si alzò e corse in camera sua.
 
-Akito-
Lui e Sana erano a letto, pronti per andare a dormire.
-Sì, Kurata?-
-Hai visto come sta crescendo Shuri? Ormai è una donnina-
Lui si girò nel letto e l’abbracciò.
-Dici? Io non lo vedo. Lei per me rimarrà sempre piccola ed innocente-
Lei sbuffò.
-Ormai ha quasi sedici anni! Non puoi vederla ancora come una bambina!-
-Invece è così. Sarà che è l’unica figlia femmina, la mia primogenita, ma proprio non ce la faccio a vederla come una donna-
-Hai già messo in conto che prima o poi si metterà insieme ad un ragazzo?-
Akito la fulminò con lo sguardo.
-Dovrà passare sul mio cadavere. Nessun ragazzo fino a quando non avrà un titolo di studio e sarà fuori da questa casa, allora forse se ne riparlerà-
Accidenti, che mentalità vecchio stampo, pensò Sana.
Dopo qualche minuto di silenzio, Akito parlò di nuovo.
-Come abbiamo iniziato questo discorso?-
E in quel momento Sana, pregò tutti i santi in cielo perché Akito non la leggesse dentro come solo lui sapeva fare.
Purtroppo non venne ascoltata.
Lui si alzò di scatto dal letto, pallido.
-Si è messa insieme ad un ragazzo?!- chiese a voce alta.
-Fai piano, Akito, i bambini dormono-
-Rispondi, Sana-
Il suo silenzio valse più di mille parole.
-Io la ammazzo. Come l’ho creata, la disfo-
E a passo di carica, si diresse verso la camera di Shuri.
 
Akito e sua figlia non si parlavano da tre giorni.
La litigata che fecero qualche sera prima sarebbe stata ricordata nei secoli a venire.
Sana non aveva mai visto suo marito e sua figlia così arrabbiati.
Anche gli altri tre piccoli Hayama, svegliati dalle urla, non avevano avuto il coraggio di intervenire.
Akito aveva proprio una mentalità da Medioevo, pensava Sana, mentre osservava padre e figlia seduti allo stesso tavolo a fare colazione senza nemmeno degnarsi di uno sguardo.
-Padre, per favore, mi passereste lo zucchero?- chiese Shuri sarcastica.
-Da quando mi dai del voi?-
-Da quando ho scoperto che hai ancora la mentalità della preistoria. Le figlie femmine non dovevano dare del voi al padre? Ah, ho anche controllato, c’è un monastero dove mi accoglierebbero volentieri-
-Non mi provocare, ragazzina- disse lui, tremando.
Ma sua figlia aveva una bella lingua ed una parlantina sfibrante: un perfetto incrocio di Sana e Akito.
-Non ti sto provocando. Voglio che torni ai giorni nostri, e accetti in casa il mio fidanzato-
-Non ci pensare nemmeno- disse lui con tranquillità, sorseggiando caffè.
Lei tremò e divenne rossa, poi si alzò di scatto e sbatté le mani sul tavolo.
-Perché sei così retrogrado?! Tutte le mie amiche hanno un fidanzato, che viene tranquillamente accolto dalle famiglie, solo nella mia ci sono problemi!-
Detto questo, corse in camera sua.
-Akito, non ti sembra di cominciare ad esagerare?-
Lui fissò Sana, sconvolto.
-Io pensavo fossi d’accordo con me!-
-In parte lo sono. Certo, è un po’ troppo giovane per avere un ragazzo ufficiale, ma se ci pensi bene, alla sua età noi abbiamo iniziamo a frequentarci seriamente-
Lui non rispose, si limitò a fissare il vuoto sorseggiando la tazza di caffè ormai vuota.
-Noi ne abbiamo passate tante insieme- continuò lei, prendendogli le mani – Ci siamo innamorati e ci siamo messi insieme. Non abbiamo mai bruciato le tappe. Permetti a Shuri di vivere il grande amore che abbiamo vissuto noi-
Akito la tirò verso di sé, facendola sedere sulle sua ginocchia.
-Che viviamo ancora, Kurata. Non dimenticarlo-
Lei si sciolse a quelle parole. Non era da Akito esprimere in quel modo i propri sentimenti.
Dopo molti minuti, in cui rimasero ad abbracciarsi immobili, lui sospirò.
-Va bene, hai vinto. Avete vinto-
Sana gli sorrise radiosa, poi lo baciò con trasporto.
-Tutto bene papà?-
Tobi si affacciò alla porta della cucina, prudente. Il ricordo di tre notti fa non l’aveva abbandonato.
-Tutto bene, amore. Papà si è calmato-
Sana passò accanto a suo figlio e gli scompigliò i capelli affettuosamente.
Finalmente la pace era calata sulla sua famiglia.
 
-Lei è incinta, signora Hayama. A giudicare dalle dimensioni, è almeno di cinque mesi!- esclamò il ginecologo, stupefatto.
Sana balzò a sedere sul lettino, sporcandosi tutti i vestiti di gel.
-Può ripetere?-
-Aspetta un bambino. Incredibile, non si vede nemmeno la pancia-
In quel momento, la ragazza pensò a molte cose.
Come era stato possibile? Non si era mai accorta di essere incinta?
La pancia non era cresciuta, e non aveva avuto nessun sintomo, che aveva anticipato l’arrivo degli altri figli.
E questo da dove era spuntato fuori?
-Guardi, non è possibile, io sono qui solo per un controllo annuo, ed inoltre mio marito ha fatto la vasectomia!-
-Ne è sicura?-
In un lampo nella mente di Sana presero forma due pensieri: Akito le aveva mentito, e se non fosse riuscito ad ucciderlo, avrebbe chiesto il divorzio.


NdA: Buonasera!
Chiedo venia, la sessione estiva universitaria mi ha succhiato tutte le energie vitali, ecco spiegato il motivo del ritardo!
Spero vi ricordiate ancora la mia storia xD
Dunque, il primo amore della principessa di casa, Akito non l'ha presa molto bene, ma con le parole di Sana, vuole provare a cambiare atteggiamento.
Ma ecco che una nuova sorpresa sbuca dal nulla nella vita di Sana. Questa volta Akito è in guai grossi!
Grazie a chi legge e grazie a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 6
*** Il litigio ***


-Akito Hayama!-
Un urlo disumano ruppe la quiete della casa: marito e figli corsero verso l’ingresso, preoccupati.
-Kurata, ma ti sembra un modo sano di salutarmi? E’ successo qualcosa?-
Sana si diresse a passo di carica verso Akito. I gemelli, annusato il pericolo, corsero al piano di sopra, in camera loro.
Tobi e Shuri rimasero immobili, in attesa ed un po’ curiosi: non avevano mai visto la mamma così furiosa.
Sana prese Akito per il colletto della camicia.
-Sei un disgraziato, ed un bugiardo! Se non fossi il padre dei miei figli, potrei ucciderti!-
L’espressione perplessa di Akito la fece arrabbiare ancora di più.
-Sono incinta, accidenti a te! Sono di almeno cinque mesi!- ululò.
Il silenzio glaciale calò in casa Hayama.
Silenzio che Tobi ruppe per primo.
-Mamma ma sei.. sicura?-
-Certo che sono sicura!- abbaiò Sana –Una cosa ti avevo chiesto di fare, Akito. UNA! E tu non l’hai fatta!-
Il ragazzo, dal canto suo, era immobile, sotto le grinfie della moglie, immobile e pallido.
-Vieni Tobi, mamma e papà devono stare soli-
Ignorando le proteste del fratello, Shuri lo prese per un braccio e lo trascinò in camera.
Vari minuti passarono: Sana si era staccata da lui e si era seduta sul divano.
Questa volta Akito l’aveva fatta grossa.
Lui si sedette accanto a lei, ma ebbe il buon senso di mantenere una certa distanza.
Si mise le mani tra i capelli, sospirando.
-Perché non hai fatto la vasectomia quando ti avevo chiesto di farla?-
-Non mi sentivo pronto. Avevo intenzione di farlo, ma più in là. Ma scusa, non prendevi la pillola?-
Lei si girò furente verso di lui.
-Attenzione che adesso è colpa mia. Mi sono permessa di smetterla per un po’, mi sono detta ‘Non importa, tanto mio marito non può più combinarmi scherzi del genere’. Questa è l’ultima volta che mi fido di te-
Lui fu fulmineo. Le prese le mani e tentò di abbracciarla. Nonostante Sana avesse sentito il panico in quel gesto, non riuscì a non allontanarlo.
-Sono stufa, Akito. Fai sempre quello che ti pare, non mi ascolti mai! E adesso come facciamo?-
-Come abbiamo fatto con gli altri, lo facciamo nascere e lo cresciamo-
-Certo, per te è facile, vero?- scattò lei – Tanto quella che deve farlo nascere sono io! Devo ricominciare tutto da capo! Avevo detto addio a pannolini e pappette!-
Lui la fissò offeso.
-Dobbiamo ricominciare tutto da capo. Ti ricordo che anche io ho cresciuto i nostri bambini-
A questo Sana non poté ribattere. Akito era un padre meraviglioso.
Improvvisamente, tutto il peso della notizia cadde sulle spalle di Sana, e crollò.
Si sciolse in lacrime, pensando all’ironia della sorte, che l’aveva portata a reagire così ad ogni gravidanza.
Ma, a differenza delle altre volte, non voleva farsi consolare da Akito.
-Mi vuoi lasciare?-
La domanda era talmente senza senso per Sana, che per un secondo pensò stupidamente non fosse rivolta a lei.
-Akito, io ti amo più di me stessa, dico sul serio. Ma ora come ora sono troppo arrabbiata con te-
Lui tentò ancora di abbracciarla, e questa volta non venne respinto.
-Aspetterò che ti passi allora- gli sussurrò all’orecchio.
Poi si staccò e cominciò a sistemare il divano.
-Ma che stai facendo?- chiese lei perplessa.
-Preparo il divano per la notte-
Malgrado fosse furiosa con lui, Sana scoppiò a ridere.
-Akito, non essere stupido. Non siamo separati in casa, possiamo dormire tranquillamente insieme-
Lui le sorrise, facendole battere il cuore.
-Sappi però- precisò lei, mentre salivano le scale – Che io e te non faremo sesso per un bel po’. Almeno finché Shuri non andrà all’università-
-Preferivo essere separati in casa- borbottò lui.
Sana sogghignò sotto i baffi, ma accidenti, era ancora dannatamente in collera con lui.


NdA: buonasera!
 Vi ricordate di me? Un sacco di tempo fa avevo iniziato questa storia, poi ci sono state le vacanze estive e l'ho dovuta lasciare da parte.
Poi ho avuto gli esami, idem con patate.
Ma ora eccomi qui!
Per farmi perdonare, posterò ben due capitoli stasera.
Chiedo venia!
Grazie a chi legge ed a chi commenta (Se mi seguirete ancora T_T) ^^
Jecchan

 

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Capitolo 7
*** Tobi. ***


Più la pancia cresceva, più la rabbia di Sana verso Akito aumentava.
Ogni dolore, ogni voglia, ogni chilo erano una scusa per litigare, e Akito si era decisamente pentito di non aver fatto la vasectomia tempo addietro.
Un quinto figlio economicamente non era un problema, ma era preoccupato per la salute mentale della moglie: insomma, non aveva più vent’anni, e ricominciare tutto da capo, per l’ennesima volta, poteva portarla a compiere un omicidio.
Nel frattempo, Tobi era entrato nella fase ribelle dell’adolescenza: rispondeva male, a volte non tornava a casa subito dopo scuola, e non si sapeva che fine facesse.
Pareva che lui ed i suoi amici occupassero le panchine dei giardinetti pubblici, fumando e bucando le ruote delle biciclette.
Akito e Sana provavano in tutti i modi a contenerlo, arrivando addirittura a minacciarlo, ma non era valso a nulla. Semplicemente, speravano che quella fase finisse in fretta.
La figlia maggiore non si vedeva quasi mai a casa. Dopo scuola, correva a studiare a casa del suo nuovo ragazzo, e spesso i suoi genitori la invitavano a fermarsi a cena.
Quando la riaccompagnavano a casa, Sana era già crollata.
I gemelli erano ben consapevoli della situazione in casa, e spesso approfittavano di questo poco controllo sulle loro vite per combinare dei disastri, a scuola e fuori.
Certo, nulla di illegale, piccole marachelle da ragazzini, ma Sana si sentiva male al pensiero che ben due Hayama, contemporaneamente, attraversassero la fase dell’adolescenza.
 
Sana era immobile a letto, i piedi gonfi pulsavano minacciosamente, anche se la pancia enorme le impediva di vedere l’entità del danno.
Rimase qualche minuto con gli occhi chiusi: non le sembrava vero che in quella casa ci fosse silenzio.
Nemmeno il tempo di pensarlo, che il telefono squillò.
Faticosamente, si mise a sedere e prese la cornetta.
-Casa Hayama-
-Parlo con Sana Hayama?-
Subito le antenne di Sana si rizzarono, avvertendo l’arrivo di una brutta notizia.
-Sì, sono io. Chi parla?-
-Buongiorno, sono il preside della scuola frequentata da suo figlio, Tobi Hayama-
Subito sentì le gambe tremare e la testa girare.
-Suo figlio si è presentato stamattina a scuola con più di due ore di ritardo, ed era anche ubriaco. Ora è nel mio ufficio con la segretaria, penso stia per avere i postumi-
Ma Sana non sentì più nulla dopo la parola “ubriaco”.
Ignorando il dolore ai piedi, ed il forte giramento di testa, prese al volo la borsa e si fiondò fuori casa.
Se fosse riuscito ad agguantarlo, l’avrebbe distrutto, quanto è vero Iddio.
 
Quando bussò alla porta del preside, il cuore le iniziò a battere forte.
-Avanti-
Aprì piano la porta, che cigolò in modo inquietante.
Tobi era seduto sulla sedia davanti alla scrivania del preside, le spalle ricurve. Sapeva già chi fosse appena entrato in quella stanza, e non osava guardare.
Non voleva incontrare i suoi occhi, leggervi la delusione. Aveva fatto una cavolata enorme, ma perché si era lasciato convincere?
Piantò lo sguardo suoi propri jeans strappati, ma sapeva che lei si era appena seduta accanto a lui.
Sentiva quel profumo che una volta sapeva di casa, di sicurezza. Quanto amava farsi abbracciare per ore dalla sua mamma.
Quando avevano smesso?
Mai come ora avrebbe voluto un abbraccio da sua madre.
-La situazione è questa, signora Hayama. Cinque giorni di sospensione. Mi dispiace, ma avendo superato il limite di assenze consentite, per di più con la fedina scolastica appena macchiata, dubito che supererà l’anno scolastico-
Cosa si era perso? Il racconto della sua entrata imbarazzante in aula, barcollante e puzzolente d’alcool?
La testa gli girava fortissimo, e sentiva ciò che aveva bevuto tornargli su.
-Capisco- rispose Sana.
Il tono freddo, indecifrabile.
Non una nota d’ira, di rabbia, di delusione. Tobi avrebbe preferito una scenata.
-E’ tutto. Potete andare-
Subito il ragazzo si alzò, sempre lo sguardo piantato a terra. Senza dire una parola, seguì la madre verso l’uscita.
Indossava un paio di scarpe da ginnastica, e faticava a muoversi.
Dio, quanto era stato stupido.
Si sedette in macchina e si allacciò la cintura.
Fu il viaggio più lungo della sua vita.
 
Tobi provò a spiegare a sua madre come fosse andata quella mattina, ma un forse conato lo costrinse a correre in bagno a vomitare.
Subito Sana gli fu accanto, e lo assistette mentre rigettava nel water. Ma non c’era traccia di preoccupazione o affetto sul viso di sua madre: era solo una fredda maschera inespressiva.
Una volta che finì di aiutarlo a cambiarsi, senza dire una parola se ne andò in camera propria.
Tobi rimase parecchi minuti sul divano in sala, il viso affondato tra le mani.
Nonostante si fosse liberato, aveva ancora i conati.
Si sentiva in colpa, aveva deluso la sua mamma, e gli venivano i brividi al pensiero di come avrebbe reagito suo padre.
Forse, se la mamma avesse intercesso per lui, gli avrebbe risparmiato un sacco di botte.
Improvvisamente, la porta di casa si spalancò, e sulla soglia apparve sua sorella, bianca come un cencio.
-Punto primo: sei un idiota. Punto secondo: scappa. Chiuditi in camera, vai dalla nonna, sparisci. Papà sta arrivando, ed è furioso-
Subito Tobi sentì le gambe di gelatina ed il cuore battere all’impazzata.
Suo padre l’avrebbe ucciso.
Ebbe appena il tempo di salire il primo gradino che l’avrebbe portato alla sua camera, quando una voce raggelante lo chiamò.
-Tobi, io ti ammazzo-
Il sangue gli si gelò nelle vene.
Suo padre era arrivato.



NdA: RI-buonasera!
 Non linciatemi, sappiamo tutti che Akito spesso non controlla i suoi attacchi di rabbia.
Se poi lo pensiamo più adulto e senza Sana fisicamente presente a fermarlo, la situazione precipita!
Ho un po' estremizzato la fase ribelle dell'adolescenza di Tobi, ma se avessi fatto tutti i figli di Sana e Akito come ragazzi bellissimi, bravissimi,stupendissimi, la cosa non sarebbe parsa reale.
Ho paura per Tobi, ora come reagirà Akito?
Grazie a chi legge ed a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 8
*** Problemi ***


-Papà, posso spiegarti tutto- tentò Tobi.
Accadde tutto in un attimo: Akito si diresse verso il figlio, e gli mollò un ceffone sul viso.
Un silenzio glaciale calò in casa.
-Non ho mai alzato le mani su uno dei miei figli, ma c’è sempre una prima volta per tutto-
Tobi non lo sfidava con lo sguardo come faceva negli ultimi tempi, non rispondeva a tono. Si massaggiò la guancia dolorante, lo sguardo fisso a terra.
-Sei un irresponsabile. Con tutti i problemi che abbiamo in questo periodo. Sai che la mamma deve stare a riposo e che non deve affaticarsi, e tu ti presenti a scuola ubriaco! Ma cos’hai nel cervello, segatura?-
Ogni parola gli faceva più male dello schiaffo.
Lo sapeva, sapeva che la gravidanza della mamma era difficile, e che aveva bisogno di assoluto riposo.
-Hai ragione papà. Mi dispiace-
Akito non credeva alle proprie orecchie: erano delle scuse sincere, senza traccia di ironia né di sfida.
Tobi aveva capito di aver oltrepassato il limite.
La rabbia di Akito di placò un po’.
-Bè, inutile dire che sei in punizione a vita. Andiamo da tua madre, dovrai scusarti anche con lei. Shuri, andresti a prendere i gemelli a scuola?-
-Nessun problema- rispose la figlia.
Afferrò la borsa ed uscì di casa.
-Papà, ti giuro che da oggi in poi sarà diverso-
Un sorrisino aleggiò sulle labbra del padre.
-Puoi scommetterci. Come pensi che torneremo a fidarci di te?-
-Vi dimostrerò che merito la vostra fiducia- rispose il ragazzo, determinato.
Fu una situazione paradossale, ma Akito provò un moto d’orgoglio per il secondogenito.
 
-Kurata? Tutto bene?- chiese Akito dall’altra parte della porta.
Non ottenne risposta.
-Forse sta riposando- suggerì Tobi.
Akito bussò ancora, a vuoto.
Lentamente, aprì la porta.
Sana dormiva, le coperte tirate fino al petto. Eppure..
Akito aveva quella inquietante sensazione che qualcosa fosse successo.
-Sana? Alzati amore, è tardi- sussurrò Akito, scuotendola dolcemente.
Ma Sana non accennava a svegliarsi. Sapeva quanto il sonno di sua moglie fosse pesante, ma dopo almeno cinque minuti in cui continuava a scuoterla e chiamarla, Akito capì che qualcosa non andava.
Quando scostò le coperte, per poco non svenne.
Il materasso era coperto di sangue.
Tobi urlò, Akito dovette sedersi a terra.
-Tobi, corri al telefono e chiama un’ambulanza. ORA!- ordinò.
Il ragazzo corse al piano di sotto, e con mano tremante compose il numero del pronto soccorso.
-Sana, non fare scherzi. Lo sai vero?- sussurrò Akito, tenendole la mano ed accarezzandole i capelli –Sai che non posso vivere senza di te. Abbiamo passato molto tempo separati, non voglio che succeda mai più. Quindi ti prego, non morire. Non qui e soprattutto non ora-
Un fastidioso nodo alla gola impedì ad Akito di dire altro.
I minuti che seguirono furono offuscati: l’arrivo dei paramedici, i loro sguardi preoccupati, lei sulla barella, la corsa in ospedale.
Non si ricordava nemmeno come fosse arrivato lì.
 
I figli arrivarono pochi minuti dopo: Akito aveva avvisato la maggiore, senza allarmarla.
Ma una volta lì, capì da sola che la situazione era peggiore di quella raccontatale dal padre.
Tutta la famiglia Hayama era lì, in silenzio ed in attesa.
I gemelli rimanevano sulle loro sedie, rigidi e pallidi. Non avevano mai affrontato cose del genere. Tobi continuava a piangere, non piangeva da quando aveva sette anni.
Shuri sembrava l’unica con un briciolo di lucidità: avvisava i parenti più stretti, disdiceva tutti gli impegni lavorativi della madre, comprava merendine dalle macchinette, ben consapevole che nessuno avrebbe mai mangiato.
Akito, dal canto suo, credeva di morire: questa volta era peggio della prima.
Questa volta era stato lui a trovarla, aveva visto tutto quel sangue, aveva visto i suoi occhi non aprirsi nemmeno con gli scossoni più potenti.
Era stata tutta colpa sua, avrebbe dovuto fare la vasectomia quando Sana gliel’aveva chiesto.
Cosa gliene importava della propria virilità?
La stava perdendo, ed era tutta colpa sua.
-Papà. Papà ti prego, mangia qualcosa-
Shuri cercava disperatamente di far reagire suo padre. Non l’aveva mai visto così.
Rinunciò subito a cercare di sfamarlo, e si lasciò cadere sulla sedia accanto a lui.
Gli prese la mano e se la posò in grembo.
Akito si riprese leggermente a quella stretta dolce. Capì che era un suo compito dare forza alla famiglia, non poteva scaricare tutta la responsabilità ad una ragazzina di sedici anni.
-Famiglia Hayama?-
Una fredda voce maschile lo riportò alla realtà.
Come se avessero preso la scossa elettrica, tutti gli Hayama scattarono in piedi, rigidi.
-La signora Hayama è in coma farmacologico, crediamo che debba riposarsi un po’. Ma è viva, siamo molto soddisfatti- concluse il medico con un sorriso.
Akito si afflosciò sulla sedia, mentre tutti i suoi figli si abbracciarono e piansero.
Sana era viva. 



NdA: Buonasera!
 Chiedo scusa per il ritardo, vari impegni mi hanno impedito di postare questo capitolo pronto da un po'.
Che spavento per la famiglia Hayama! Ma non mi piacciono i finali tragici, solo lieti fini.
Dovrebbero esserci ancora un paio di capitoli, dopodiché la storia finirà, purtroppo T_T
Grazie a chi legge ed a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 9
*** Una figlia ***


Entrando nella stanza di Sana, Akito ritornò con i pensieri a sedici anni fa, quando nacque Shuri e sua moglie aveva rischiato la vita.
Ora la situazione si era ripetuta, ed era solo colpa sua.
Ma Akito si ripromise che non sarebbe mai più accaduta una cosa del genere.
Prese una sedia e si accomodò accanto al letto su cui giaceva Sana, e le prese la mano, piena di tubicini di plastica.
-Mi fai prendere certi dannati colpi, Kurata.. Volevi farmela pagare per quella storia della vasectomia? Sappi che ci sei riuscita. L’idea di poterti perdere..- ad Akito si fermò la frase in gola.
-I tuoi figli sono lì fuori, hai fatto prendere loro un bello spavento-
In quel momento, Akito si ricordò di una cosa. Sana aveva partorito, e il bambino?
Uscì di corsa dalla stanza.
-Papà? Tutto bene?- scattò in piedi Tobi, in attesa insieme agli altri figli nel corridoio.
-Tutto bene, potete entrare, devo fare una cosa-
Corse verso la nursery, e cercò affannosamente dall’altra parte del vetro.
C’erano tantissimi neonati che piangevano o dormivano, ma nessuno portava il cognome “Hayama”.
Akito si sentiva le gambe pesanti, ma facendo un enorme sforzo si avviò verso l’ufficio del primario di ginecologia, e bussò.
-Avanti-
-Buonasera, mi perdoni, sono Hayama. Mia moglie.. dovrebbe aver partorito un bimbo, pochi minuti fa..-
-Ah sì, parto difficile, quello. Sua moglie è molto fortunata, e lo è anche la vostra bambina-
-Bambina?-
-Sì, avete avuto una bambina. E’ in terapia intensiva perché appena nata ha avuto difficoltà a respirare, ma domani dovrebbe tornare nella nursery insieme agli altri neonati-
E Akito si sentì leggero come una piuma. Una figlia, un’altra bambina, un’altra principessa.
Sorrise inconsapevolmente, ringraziò il dottore e tornò in stanza di sua moglie.
I figli le erano intorno: Shuri le pettinava i capelli, Tobi le massaggiava i piedi ed i gemelli le tenevano una mano ciascuno. Ad Akito salì il magone in gola.
-Avete avuto una sorellina-
Shuri si illuminò.
-Una sorellina? Mi avete finalmente dato una sorellina?-
-Ebbene sì-
I maschi Hayama si guardarono.
-Avremo una sorella minore?-
-Pare di sì-
-Dovremo stare attenti a lei-
-Molto attenti-
-Si prenderà la nostra camera?-
-Non credo, casa nostra è grande, ci sono tantissime camere!-
Continuarono a parlarne per molti minuti della nuova sorellina, mentre Akito si lasciò cadere su una poltrona.
E finalmente, chiuse gli occhi e si addormentò all’istante.
 
Quando Sana finalmente si svegliò, il primo viso che vide fu quello del marito.
-Ciao- sussurrò, la voce roca.
-Ciao- rispose lui tremante.
-Cosa è successo?-
-Sei in ospedale, hai avuto un parto difficile e ti hanno fatto dormire per un po’-
Subito Sana cercò di mettersi a sedere, ma la forte stanchezza la costrinse a rimanere sdraiata.
-Dov’è il bambino? E’ nato? E’ vivo?- chiese, al culmine dell’ansia.
-Stai tranquilla Kurata, o ti salirà la pressione. La bambina è viva ed è bellissima. E’ uguale a te- concluse sorridendo.
-Mamma!-
Tutti i figli entrarono correndo, tentando ognuno di arrivare per primo tra le braccia di Sana.
-Piano ragazzi, la mamma è ancora debole-
L’ultima ad entrare, con le lacrime agli occhi, fu Shuri.
La tensione degli ultimi giorni stava abbandonando il suo corpo, portandola sull’orlo del pianto.
Quando la vide, Sana le sorrise.
-Hai visto? Alla fine te l’abbiamo data una sorellina-
Shuri corse verso sua madre, scostando i fratelli con poca gentilezza, e affondò il viso sul suo petto.
Tutto andava bene, pensò Akito, finalmente la sua famiglia era di nuovo unita.



NdA: Buon pomeriggio!
 Siete pronti a linciarmi, e vi capisco: non solo ho postato tardi, ma per di più ho scritto un capitolo corto.
Ma ho una spiegazione plausibile: ho iniziato il mio ultimo anno di università, ed a casa non ci sono quasi mai.
Dunque, finalmente un'altra femmina, e Sana sta bene.
Ormai siamo quasi alla fine della storia =)
Grazie a chi legge ed a chi commenta ^^
Jecchan

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Capitolo 10
*** Felice. ***


-Truppa Hayama, a rapporto, o faremo tardi! Sappiate che non ho alcuna intenzione di mettermi in fondo all’aula!-
Subito tutti i figli scesero le scale, agghindati e profumati a dovere.
-Mamma, mi fai la treccia?-
La piccola Maide corse verso sua madre con la spazzola in mano. Peccato fosse ancora in pigiama.
-Maide! Non sei ancora pronta! Chi aveva il compito di vestirla?-
Nessuno dei suoi figli parlò, tutti trovarono improvvisamente interessante le venature nel pavimento di marmo.
-Scusa Kurata, penso che toccasse a me, mi sono dimenticato- disse Akito, scendendo trafelato le scale ed allo stesso tempo tentando di sistemarsi la cravatta.
Sana sospirò: è proprio vero che gli uomini non riescono a fare due cose contemporaneamente.
-Tobi, vai a vestire tua sorella, per favore-
-Certo mamma. Ok scricciolo, andiamo-
Prese la sorellina in braccio e salì le scale.
Tobi aveva un amore viscerale per quella sorellina, la viziava come poteva e le perdonava tutto.
Anche se in realtà Sana dovette ammettere che tutti i suoi fratelli stravedevano per lei.
Povera Maide, chissà che drammi quando porterà a casa un ragazzo!
-Voi due andate in macchina, vi raggiungiamo subito-
-Posso guidare, papà?- chiese Yu.
-Posso ricordarti che hai sedici anni?- ringhiò Akito di risposta.
I gemelli sogghignarono e sgattaiolarono fuori.
-Vieni qui, ti sistemo io-
Sana mise le mani sul disastro che Hayama aveva combinato su quel pezzo di stoffa.
-Ma ci pensi? Stiamo andando alla laurea di nostra figlia- sussurrò lei.
-Sembra ieri quando è nata, come sembra ieri quando sono nati tutti i nostri figli. Ricordo ogni istante, ogni sensazione- disse lui con una nota di malinconia.
-Non ci pensare nemmeno, io e te non faremo più figli!-
Lui la fissò con un sopracciglio alzato.
-Mi pare ovvio, visto che ho detto ciao ciao alla mia virilità-
Già, perché finalmente Akito si era deciso. Sana aveva “semplicemente” dovuto rischiare di morire per convincerlo.
Sapeva quanto a suo marito dispiacesse, ma dopo l’ultima gravidanza, l’idea di avere altri figli l’avrebbe portata direttamente al suicidio.
-Sei sempre un bell’uomo, nessuno si è accorto che la tua virilità ha fatto le valigie- scherzò lei, finendo di sistemare la cravatta.
Lei fece per togliere le mani dal suo petto, ma lui le trattenne a sé.
-Grazie Sana. Grazie per quello che mi hai dato, per quello che hai dovuto sopportare da quando ci conosciamo, sono un uomo felice-
Sana concentrò tutte le proprie energie per non piangere, aveva passato delle ore a farsi il trucco, ma quello che Akito le aveva appena detto aveva mirato dritto al cuore.
-Grazie a te. Ti amo così tanto-
Lui le mise le mani sul viso e avvicinò le proprie labbra alle sue.
Dopo tanti anni, dopo cinque figli, dopo tutti i litigi, loro erano ancora lì, insieme, e si amavano ancora come quando avevano quattordici anni.
-Ehm, noi saremo pronti- li interruppe Tobi, le mani sugli occhi della sorellina.
-Tobi, togli le mani!- esclamò Maide, cercando di scrollarselo di dosso.
-Andiamo, siamo già in ritardo- ribatté Akito, rosso come un peperone, mentre prendeva per mano sua figlia e si avviava verso la macchina.
-Ma come fate?- chiese Tobi a sua madre.
-Come facciamo a fare cosa?-
-Come fate.. questo. Ad amarvi così tanto dopo tutti questi anni. Più della metà dei miei amici ha i genitori divorziati, quando provo a raccontare di voi nessuno mi crede. Come è possibile?-
Lei sorrise.
-Quando troverai la ragazza giusta, lo capirai anche tu. Io e tuo padre abbiamo un vissuto un’infanzia singolare e difficile, ci siamo trovati e ci siamo lasciati. Abbiamo vissuto alti e bassi, litighiamo spesso, e ti giuro che a volte lo ucciderei. Ma non rinuncerei a nulla di tutto questo-
Anche Tobi sorrise, e prese sottobraccio sua madre.
 
Sana non riuscì a smettere di piangere per tutta la discussione della tesi di Shuri.
Dovette uscire qualche minuto, per placare i rumorosi singhiozzi che avevano disturbato gli altri genitori.
Quando anche i suoi compagni finirono, li chiamarono ad uno ad uno.
-Shuri Hayama, laureata in Fisioterapia con votazione finale di 105. Congratulazioni-
Questa volta, al boato che si scatenò, Shuri non si vergognò.
Si meritava quelle urla e quegli applausi, aveva lavorato sodo ed ora aveva finito.
Guardò in direzione dei suoi genitori, e per poco non svenne: suo padre piangeva.
Non l’aveva mai visto piangere, ma sapere che quelle erano lacrime di gioia la commuoveva.
Subito andò verso di loro.
-Sono stata brava? Non sembravo nervosa vero? Perché dentro di me avrei voluto urlare dalla tensione!-
Sua madre l’abbracciò.
-Sei stata fantastica! Puoi laurearti ancora? Mi piace vestire bene tuo padre ed i tuoi fratelli!-
Lei rise, poi si voltò verso suo padre.
-Posso chiamarti ancora papà, oppure è meglio capo?-
Lui ghignò, poi dolcemente l’attirò a sé.
-Non sai quanto io sia fiero di te, Shuri- le sussurrò all’orecchio.
E la ragazza scoppiò in lacrime.
Sana osservava tutta quella gente che era lì per sua figlia: Rei, la mamma, Tsuyoshi e Aya, Fuka, Naozumi, il signor Hayama e Natsumi, tutti i loro amici di sempre erano lì, a gioire dei successi della sua bambina.
Non avrebbe potuto desiderare di meglio dalla vita.




NdA: Buon pomeriggio!
La vostra attesa è finita: questo è l'ultimo capitolo!
Chiedo scusa per la lunghissima attesa, ma la laurea è sempre più vicina e la mia vita sociale sempre più lontana, quindi non ho mai avuto tempo di aggiornare.
Ecco la fine, mi piace pensare che tutti abbiamo diritto ad un lieto fine, non solo i protagonisti delle nostre storie.
Quindi anche voi, lottate per il vostro happy ending, come hanno fatto Sana e Akito in questa storia.
Grazie a chi ha letto ed a chi ha commentato, e soprattutto grazie a chi ha continuato a seguirmi nonostante le ingiustificate lunghe pause tra un capitolo e l'altro
Grazie a tutti ^^
Jecchan

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