Credere in noi, ancora una volta…

di Mariposa81
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il piano A ***
Capitolo 3: *** Ritorno a Nerima: un allenamento pericoloso ***
Capitolo 4: *** Il terribile piano B ***
Capitolo 5: *** Pensieri notturni ***
Capitolo 6: *** Come ai vecchi tempi ***
Capitolo 7: *** Una visita inaspetatta ***
Capitolo 8: *** Un appuntamento movimentato ***
Capitolo 9: *** La mia vita senza te ***
Capitolo 10: *** Shinnosuke alla conquista ***
Capitolo 11: *** Chi ha detto che i ragazzi non piangono? ***
Capitolo 12: *** Il tradimento di Akane ***
Capitolo 13: *** O tutto o niente! ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti!
Ho cambiato titolo a questo mini capitolo perchè in realtà mi sono resa conto che era troppo corto per essere considerato un capitolo vero e proprio e che la parola "prologo" gli si addiceva di più.
La mia storia prevede dei personaggi IC, ovvero fedeli all'originale nel carattere perchè è così che mi piace pensare a Ranma e Akane.
Ringrazio fin da ora chi perderà un minuto del suo tempo a recensire i miei capitoli ma anche tutti quelli che si fermeranno a leggerli e basta. ^_^

Buon divertimento, spero vi piaccia!

 
* * * 

Il sole, di un color rosso accesso, dipingeva il cielo e il mare di mille sfumature colorate mentre una leggera brezza  muoveva dolcemente i suoi capelli corvini striati di un blu cobalto.
Seduta sulla scogliera, Akane si godeva quel suggestivo panorama con l’infrangersi delle onde che faceva da sottofondo ai suoi pensieri. Dopo gli ultimi avvenimenti, suo padre, aveva deciso che tutta la famiglia meritava un po’ di riposo e quello che stava volgendo al termine era  il loro ultimo giorno di vacanza. In verità, l’unico che sembrava avere effettivamente bisogno di riposo era proprio il signor Tendo, che tra lo scampato pericolo della figlia e il matrimonio andato a monte aveva accumulato una sufficiente dose di stress.
Un brivido percorse  la schiena della ragazza al ricordo del terribile combattimento con Safulan sul monte Hooh. Se l’erano vista tutti molto brutta, in particolare lei. Quella volta aveva pensato davvero di non farcela ma la voce di Ranma che gridava il suo nome era riuscita in qualche modo a strapparla dal regno dei morti e a farle riaprire gli occhi. Ricordò le lacrime del ragazzo che gli rigavano il viso e le sue forti braccia che la stringevano al suo corpo. Sarebbe voluta rimanere così per sempre e a quel pensiero un immediato rossore salì a colorirgli le guance. A volte scioccamente pensava che provava un po’ di piacere nel mettersi in pericolo perché il “suo fidanzato” accorreva sempre in suo aiuto. Quelli erano i rari momenti in cui Ranma sembrava dimostrare qualcosa per lei.

“A cosa stai pensando? Perché sei tutta rossa?”  

La voce di Ranma la fece sobbalzare. Evidentemente il rumore delle onde aveva coperto i suoi passi.
“Emm..sarà colpa del sole. Oggi era davvero forte”.
Non era vero, ma doveva inventarsi qualcosa per coprire il suo imbarazzo.

Ranma le si sedette accanto e Akane si girò a guardarlo. Sorrideva senza un motivo apparente mentre il vento  agitava la sua casacca rossa  e gli scompigliava i cappelli.

“E’ un po’ che ti cerco, Kasumi mi ha detto che tra poco sarà pronto in tavola e mi ha chiesto di venirti a cercare. Perché te ne stai qui tutta sola?” chiese all’improvviso fissandola negli occhi.

“Avevo solo bisogno di pensare un po’ Ranma”  rispose lei imprigionata da quegli occhi blu come il mare

“Pensare….? A cosa?” chiese incuriosito .

“Niente di particolare…” rispose guardandosi le mani “stavo solo  ripensando agli ultimi avvenimenti…. a Safulan….” . Akane lo vide irrigidirsi.

“ Perché? Non stai bene? Hai ancora male da qualche parte? . Il sorriso di Ranma era scomparso e adesso un volto preoccupato squadrava  la ragazza.

“ No, no, sto bene, pensavo solo….” *che mi è piaciuto da morire quando mi hai stretto tra le braccia*.
Ma non gli disse niente di tutto questo, ovviamente.
“Va tutto bene Ranma, davvero” disse sfoderando uno dei suoi soliti dolci sorrisi. “Andiamo adesso, non facciamo aspettare troppo gli altri” e si alzò avviandosi verso la locanda.

Ranma rimase un attimo imbambolato. Ogni volta che Akane gli sorrideva in quel modo lui restava sempre senza fiato. Per un maestro di arti marziali  come lui, quel sorriso rappresentava  l’unica arma in grado di sconfiggerlo. 
 
 

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Capitolo 2
*** Il piano A ***


Due uomini di mezza età, seduti nella veranda di un Ryokan della prefettura di Yokohama, osservavano con aria truce il tramonto accompagnati dal suono di  qualche strano volatile che starnazzava lontano.

“Amico mio, nemmeno questa volta ce l’abbiamo fatta” esordì  Soun  sospirando.

“E già Tendo” rispose mestamente il signor Sautome.

L’idea  di costringere Akane e Ranma a dormire nella stessa stanza dell’albergo con la scusa che le camere erano tutte terminate non sembrava aver funzionato. I due ragazzi fecero una scenata assurda durante il check-in ma le stanze oramai erano già state assegnate; Nabiki con Kasumi, Genma con Soun e Ranma con Akane.  A niente servirono le preghiere dei due “fidanzati” che pur di non ritrovarsi in una situazione più che imbarazzante preferivano dormire all’aperto. Ranma passò  la prima notte sulla spiaggia (perché ovviamente nessuno poteva dormire insieme ad una ragazza priva di sex-appeal, vita larga e per niente carina come Akane) ma, dopo il solito pugno rifilato dalla sua offesa fidanzata e beccatosi un bel raffreddore,  sì rassegnò all’infame destino  dormendo insieme (si fa per dire) alla ragazza.

“Se anche  questa notte  non accadrà nulla tra quei due, dovremmo passare al terribile piano B” continuò il signor Sautome

“Speriamo sia la decisione giusta Genma, ormai gli anni passano anche per noi e le cose devono cambiare. Se dovesse andar male anche questa volta non ci resterà che dirci addio, giusto?”

 “ ……….”

Il signor Tendo si girò verso il suo amico che nel frattempo si era versato dell’acqua fredda addosso e facendo finta di non aver sentito l’ultima frase iniziò con i suoi “Bobò,bobò” mentre una gocciolina di disapprovazione si formava sulla tempia di Soun.
Per i due ragazzi, però, quell’incubo stava per terminare perché quella sarebbe stata l’ultima notte da passare insieme e domattina il gruppo sarebbe ripartito alla volta di Nerima.

*******************
 
Akane si infilò il suo pigiama preferito (quello giallo con i gattini blu) e si guardò allo specchio. Non era un granchè con indossò quel largo pigiama, osservò; forse aveva ragione Ranma quando le diceva che non aveva sex appeal.
*Forse se indossassi quell’altro tipo….naaaa, ma che vado a pensare. Quello stupido, insensibile non noterebbe nemmeno la differenza*.
Mentre pensava a quelle cose Ranma bussò alla porta della stanza.

“Ti sei cambiata? Posso entrare? “ chiese con un certo imbarazzo.

“Sì ho fatto, entra pure”

Ranma indossava i suoi soliti boxer ed una canottiera bianca che gli metteva in risalto il fisico atletico. Intorno al collo teneva un piccolo asciugamano con il quale si stava finendo di asciugare i capelli. Il cuore di Akane cominciò fastidiosamente ad accelerare i battiti, mentre iniziava come al solito ad arrossire. Girò velocemente la testa per non darlo a vedere.

“Ma devi andare proprio in giro vestito così?” le chiese seccata.

“Ma se mi hai visto decine di volte così!” protestò il ragazzo

“Sì, ma non dormivamo nella stessa stanza”

“Hai paura che ti faccia qualcosa?” chiese sarcasticamente Ranma alzando il sopracciglio destro
“ Vedi di non toccarmi stanotte, maniaco!” rispose acidamente Akane riferendosi alla notte passata

“Ti ho già detto 1000 volte  di non averlo fatto apposta. Quante volte te lo devo ancora ripetere? Lo sai che  mi muovo tantissimo mentre dormo e poi sei piatta come una tavola. Sai che differenza fa toccare te o il pavimen…?”

Non fece in tempo a terminare la frase che Ranma fu scaraventato con un potente calcio fuori dalla finestra.

“Per me puoi dormire benissimo di nuovo in spiaggiaa!!” urlò Akane  affacciata alla finestra ansimante per lo sforzo fisico appena fatto.

Si diresse a grandi passi verso il proprio futon guardando quello vuoto del “fidanzato” .

 “Ranma sei uno stupido!” mormorò mentre si infilava sotto la coperta e si girava con il viso verso la parete della stanza. “Un’insensibile, immaturo, non crescerai mai.”

Nabiki ,che in quel momento stava sul terrazzino della sua camera,  vide Ranma volare via nel cielo stellato.

 “Piano A fallito.” disse sospirando.

“Quale piano?” chiese la sorella maggiore che non sapeva di cosa Nabiki stesse parlando

“Niente sorellona, buonanotte”
 
**************************
 
 
*Non dormirò di nuovo fuori!* pensò Ranma mentre cercava di aprire la finestra della camera senza far rumore. Era passata da poco la mezzanotte ed intorno alla locanda l’unico suono udibile era dato dal mormorio del mare.
Akane sembrava profondamente addormentata. Con passi felpati il ragazzo si sdraiò nel suo futon posto alla estremità opposta della camera e ben distanziato dal giaciglio di Akane.
*Finalmente posso dormire comodo* pensò facendo un grosso sbadiglio e addormentandosi anch’egli profondamente.

La notte sembrava trascorrere tranquilla ma Ranma continuava ad agitarsi nel sonno fortemente turbato.
Si trovava di nuovo nella grotta di Safulan e di nuovo stringeva il corpo inerme e senza vita di Akane tra le braccia.
Piangeva disperatamente e continuava a ripetere: “Ti prego Akane svegliati! Ti prometto che sarò più gentile con te d’ora in poi. Non ti farò più arrabbiare ma ti prego fammi vedere ancora il tuo sorriso. Akane, non puoi lasciarmi così, devo dirti una cosa importante dammi ancora un’occasione!”
Niente….. questa volta Akane non si svegliava e il suo corpo diventava via via sempre più freddo e cianotico.

“Noooo!! Akaneeeeeee!!!”

Ranma si svegliò di soprassalto, gli sembrava che il cuore potesse uscirgli da un momento all’altro dal petto, ansimava, era tutto sudato e aveva il viso completamente bagnato dalle sue lacrime.
Ci mise un po’ a capire che era stato solo un brutto sogno e lentamente la paura che gli aveva attanagliato la gola iniziò ad  abbandonando. Si girò di scatto per guardare Akane asciugandosi  le guance col dorso della mano. La ragazza non si era accorta di nulla. Dormiva beatamente sotto i raggi della luna che entravano dalla finestra e gli illuminavano il viso che in quel momento era rilassato e lievemente sorridente.

*Almeno lei sta facendo un bel sogno* pensò  seccato.

Quel maschiaccio, violento e  privo di sex-appeal, era la persona a cui teneva di più al mondo e l’aveva scioccamente capito solo quando stava per perderla per sempre. In quell’occasione, era riuscito  ad ammettere a se stesso che l’amava. In realtà l’aveva sempre saputo, ma non voleva darla vinta a suo padre che l’aveva incastrato in un matrimonio combinato. Ormai però erano passati tre anni dal primo giorno che conobbe Akane e le cose erano cambiate. Erano cresciuti insieme, avevano vissuto tante avventure e disavventure  e si erano conosciuti meglio ma la timidezza e l’orgoglio no, quelli non erano cambiati. E poi, chi gli assicurava che Akane ricambiasse i suoi sentimenti? In quei tre anni non si era fidanzata con nessuno nonostante i numerosi pretendenti, ma questo non riusciva a dargli sicurezza. Nemmeno quando faceva quelle terribili scenate di gelosia. Lui provava a chiederle se era gelosa delle sue pretendenti per punzecchiarla un po’ ed ogni volta dentro al suo cuore sperava che dicesse di sì almeno una volta. Invece Akane si arrabbiava ancora di più a quella domanda rispondendogli in malo modo o reagendo violentemente. Se solo fosse stata un po’  più carina con lui forse sarebbe riuscito a prendere un po’ di coraggio e riuscire a confessare i suoi sentimenti.  

Ranma si avvicinò alla piccola Tendo osservandola pensosamente e con una mano un po’ incerta le spostò una ciocca di capelli dal  viso. Un brivido gli salì dalla punta delle dita fino a sopra al braccio.

*Che cosa fai?? Sei impazzito! Se dovesse aprire gli occhi in questo momento ti ucciderebbe!!* pensò improvvisamente terrorizzato.

“R….Ranma” bisbigliò Akane mentre il corpo del ragazzo diventava di pietra per la paura.

“Resta….resta sempre con me”. Stava sognando.

Ranma inclinò la testa verso il basso tirando un sospiro di sollievo .
“Certo Akane, non me ne andrò mai” bisbigliò a sua volta sorridendo  rilassato.

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Capitolo 3
*** Ritorno a Nerima: un allenamento pericoloso ***


Grosse nuvole nere coprivano il cielo di Nerima e il vento soffiava forte facendo danzare le foglie del giardino in tante piccole spirali mentre scuoteva violentemente il bucato che Kasumi si apprestava a ritirare in tutta fretta.

Ranma era nel dojo ad allenarsi. Piccole perle di sudore gli scendevano dal viso e dai muscoli delle braccia durante l'esecuzione del kata che stava svolgendo con la massima concentrazione. Tutta la sua figura vibrava sotto i colpi che fendeva e lui si sentiva sempre bene quando si allenava ma quel giorno c’era qualcosa che lo preoccupava. Come il sentore di un brutto presagio.

Un lampo illuminò la stanza di Akane seguito da un potente tuono che squarciò l’aria intorno alla casa dei Tendo. La ragazza fu scossa da un brivido quando grossi goccioloni di pioggia iniziarono a colpire il vetro della sua finestra. Erano solo le cinque del pomeriggio ma sembrava già notte. Per una ragazza solare come lei quello non era certo il tempo che preferiva e poi diciamolo era pure un po’ fifona e i tuoni le facevano venire sempre una gran paura.
L’estate era ormai solo un lontano ricordo e domani sarebbe riniziata la scuola. Decise di godersi appieno l’ultimo giorno di libertà dedicandosi agli allenamenti mentre indossava il suo judogi giallo. Non voleva assolutamente perdere la forma anche perchè con Shampoo, Kodachi e Ukyo sempre pronte a sfidarla non poteva di certo permetterselo. E poi…bè e poi un giorno avrebbe ereditato la palestra Tendo, lei e Ranma una volta sposati. E pensare che l’ultima volta ci erano andati così vicino. Ricordò che quel giorno, nel suo pomposo abito bianco, era così emozionata e tesa. Aveva la testa piena di pensieri ma il predominante era; cosa avrebbe pensato Ranma?
Bè, lo scoprì molto presto, quando proprio nella stessa stanza dove si trovava ora, il ragazzo le spezzò il cuore dicendole che quel giorno sul Monte Hooh aveva capito male perché lui non aveva affatto detto di amarla.
La delusione e la rabbia che provò in quel momento se la ricorda ancora. Eppure una parte del suo cuore non riusciva a credere a quelle parole perché quel giorno lui…lui…la stringeva così forte e il suo pianto era così disperato. Allora perché? Forse era solo affezionato a lei, come ad una sorella o una cara amica e niente più? A quel pensiero il volto di Akane si rabbuiò come il cielo di Nerima mentre fuori la pioggia iniziava a scendere sempre più forte.

“Akane?” . Kasumi la destò dai suoi pensieri aprendo la porta della sua camera. “Ho fatto del tè e dei mochi. Perché non scendi così ne porti qualcuno anche a Ranma? E’ già due ore che si sta allenando, sarà affamato”

“Sì Kasumi, arrivo subito”

Akane si diresse verso le scale e scese al piano inferiore. Prese il vassoio che la premurosa sorella aveva preparato, superò il padre e il Signor Genma immersi nella loro consueta partita di shogi e si avviò verso la palestra. Una volta fuori casa fu aggredita da un forte vento che le scompigliò tutti i capelli e la pioggia che sferzava lateralmente riuscì lo stesso a bagnarla un po’ mentre camminava nel passaggio di legno tra la casa e il dojo.
Arrivata davanti alla porta della palestra si fermò a guardare Ranma che si allenava. Le piaceva osservarlo di nascosto. Poteva apprezzare meglio tutte le sue qualità, la sua forza, la sua sicurezza….la sua bellezza. I suoi capelli ondeggiavano sensualmente ad ogni calcio mentre i suoi occhi erano semi chiusi per la concentrazione.
Quante volte l’aveva protetta? Quante volte l’aveva salvata? Di nuovo fece capolino in lei il desiderio di mettersi in pericolo solo per attirare la sua attenzione, solo per poter essere nuovamente tra le sue braccia.

“Akane cosa ci fai lì imbambolata con il vassoio in mano?” chiese Ranma voltandosi all’ improvviso.

Colta in flagrante (ma non era di spalle?) Akane arrossì furiosamente per quello che stava pensando e cercando di non sembrare troppo imbarazzata si avvicinò.

“Emmm…….Kasumi mi ha chiesto di portarti la merenda.”

“Fantastico! Stavo morendo dalla fame!” esclamò gioendo Ranma. “ Ma che fai ora…..te ne vai?” aggiunse guardandola dirigersi nuovamente verso la porta.

“Veramente ho ancora un po’ di compiti per l’estate da finire” *meglio studiare che stare da sola con lui.* pensò la ragazza.

Dopo il tentato matrimonio, tra Ranma ed Akane non era più esattamente come prima e adesso c’era sempre una sorta d’imbarazzo tra di loro .

“Dai, resta a farmi un po’ di compagnia”

Akane si arrese e annuendo si sedette vicino a Ranma che iniziava a divorare i dolcetti uno dopo l’altro. Gli unici rumori oltre il deglutire del ragazzo erano dati dalla pioggia che batteva violentemente sul tetto della palestra e dal vento che faceva sibilare le fessure legnose della struttura.
Fu Akane ad interrompere quell’imbarazzante silenzio.

“Ti va di allenarti un po’ con me?” chiese sorridendo dolcemente.

Ranma la guardò e per poco non gli andò il tè di traverso.
“Va bene” disse schiarendosi la voce. “ Ma vedi di andarci piano. Sono più di due ore che mi alleno e sono un po’ stanco non vorrei che TU mi facessi male” rispose con uno dei suoi sorrisi strafottenti.

Akane raccolse la sfida e si preparò ad attaccarlo con tutta l’energia che aveva in corpo. Per lei esercitarsi con Ranma era molto utile anche se il ragazzo schivava facilmente tutti i suoi colpi.

“Vuoi stare un po’ fermo? “ esclamò visibilmente irritata osservandolo saltellare da una parte all’altra.

“ Fossi matto! Mi bastano già le botte che mi dai quotidianamente” disse facendole una linguaccia.

Akane provò con un calcio ad effettuare una spazzata ma non riuscì a prendere di sorpresa il ragazzo il quale smise di schivare ed iniziò ad attaccarla moderatamente.
Questa volta era Akane che doveva difendersi. Era concentrata al massimo mentre evitava e parava i colpi del “fidanzato”. Non voleva assolutamente fare brutta figura.

“Wow Akane, sei migliorata davvero tanto! Fino ad un mese fa questi colpi non riuscivi nemmeno a pararli figuriamoci a schivarli” esclamò il ragazzo con stupore aumentando un po’ di più l’intensità dell’attacco.

L’allenamento si stava facendo sempre più duro per Akane. Ranma la stava mettendo alla prova e lei non voleva deluderlo. Arretrava e parava. Arretrava e schivava. Sempre con la massima concentrazione.
Il respiro le si stava facendo sempre più affannoso. Il petto le si sollevava e abbassava ad un ritmo sempre più sostenuto. Ranma la guardava soddisfatto ed incantato allo stesso modo. Rapito da tanta forza mista a una così dolce bellezza.

“A...Akane...sei davvero carin….emm…brava” bofonchiò Ranma ma bastò quel piccolo e involontario complimento ad interrompere la concentrazione di Akane e a farla inciampare all’indietro nel vassoio che era rimasto sul tatami.
Nel tentativo di non perdere l’equilibrio la ragazza afferrò con forza il bavero del kimono di Ranma con il risultato di trascinare per terra anche lui.
Ranma mise prontamente una mana dietro la testa di Akane per non farla sbattere mentre con l’altra fece leva sul pavimento per non schiacciarla con il suo corpo. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza. Nessuno dei due si muoveva. Rimasero così a guardarsi negli occhi per un tempo che parve interminabile, completamente paralizzati dalla timidezza. Akane sentiva il cuore che le martellava nel petto. Perché Ranma non si alzava? Lui, completamente rosso in viso sembrava che dovesse fare o dire qualcosa da un momento all’altro. Alla fine aprì la bocca.

“A…A…Akane” farfugliò grattandosi la guancia con un dito “sei sempre la solita goffa” esordì scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

Per tutta risposta si vide arrivare un ceffone che prontamente bloccò afferrandole il polso. Ciò rese la situazione ancora più compromettente. Akane era completamente immobile sotto lo sguardo penetrante di Ranma. I loro volti erano così vicini che riusciva a vedere solo l’immenso blu dei suoi occhi, nei quali però si leggeva una certa frustrazione e desiderio per quello che stavano fissando. 

“Ranma..a…aspetta…” balbettò Akane. 
 

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Capitolo 4
*** Il terribile piano B ***


Un grugnito stridulo rovinò la magia del momento. Ranma non fece in tempo a voltarsi che una piccola palla nera gli piombò addosso spingendolo lontano dalla ragazza.

“Ma cosa…?” brontolò infastidito 

“P-Chan!!!!” esclamò Akane felice di rivedere il suo adorato animaletto.

Il maialino puntava Ranma con le 4 zampette divaricate, grugnendo con odio verso di lui.

“Guarda che non è come sembra Ryo….” disse seccato chiudendo la bocca appena in tempo.

Ma P-Chan partì all’attacco saltando verso il ragazzo e mordendogli con forza le dita della mano.

“Stupido prosciutto in miniatura!” urlò Ranma scaraventando l’animaletto contro il muro della palestra.

“Adesso basta!” gridò Akane prendendo tra le braccia uno spiaccicato P-Chan che tra le lacrime iniziò come al suo solito a spalmarsi nel petto della ragazza facendo arrabbiare ancora di più Ranma.

“Togliti subito da lì!” disse perentorio il ragazzo rivolto al maialino il quale per tutta risposta continuò a strofinarsi sulla sua adorata padrona.

Akane si voltò sbuffando e uscì dalla palestra per rientrare in casa seguita dal “fidanzato”.

Tutti i componenti della famiglia erano riuniti intorno al tavolo per la cena. Kasumi versava il tè, Nabiki guardava con interesse la tv noncurante di quello che avveniva intorno a lei mentre i due padri osservavano sconsolati per l’ennesima volta la stessa scena che da tre anni gli si presentava davanti.

“Solo tu puoi essere tanto stupido da essere geloso di P-Chan!” ironizzò Akane andandosi a sedere

“Geloso io? E di chi?” chiese Ranma prendendo posto a tavola accanto alla ragazza. “ Di un maschiaccio violento, goffo come un elefante?”

Prontamente i famigliari sollevarono i propri piatti mentre Akane scaraventava il tavolo sopra la testa del povero Ranma.

“Ah, ah ben ti stà!” disse il vecchio Happosai mentre si accomodava a tavola. “ Mmmm, che buon profumino, Kasumi!” aggiunse annusando le pietanze.

Iniziarono finalmente a cenare. Ranma visibilmente arrabbiato e con un grosso bernoccolo in testa evitava il più possibile di incrociare lo sguardo di Akane la quale, come se nulla fosse, imboccava il piccolo P-Chan.

Verso la fine del pasto Soun poggiò le bacchette sul tavolo e si girò verso Genma. L’amico annuì e fece lo stesso.

“Ranma, Akane” 

I due ragazzi alzarono subito lo sguardo dalle loro ciotole di riso meravigliati dal tono solenne del signor Tendo.

“ Io e Genma abbiamo preso una decisione. Ci abbiamo pensato su parecchio ma alla fine abbiamo capito che è la cosa migliore da fare. Tre anni fa vi abbiamo imposto un nostro desiderio, quello di sposarvi ed ereditare questa palestra continuando la nobile scuola delle arti marziali indiscriminate, ma ci siamo resi conto di aver sbagliato.” 

Il signor Sautome continuò: “Speravamo che imparando a conoscervi un giorno vi sareste accorti di essere fatti l’uno per l’altra ma le cose da allora non sono cambiate di una solo virgola. E l’amore non è una cosa che può essere imposta” disse sospirando.

*Non è proprio così * pensò Akane la quale non capiva dove quel discorso volesse andare a parare.

“Per questo” riprese Soun perentorio “abbiamo deciso che da questo momento il fidanzamento è rotto”

Un silenzio di tomba scese nella stanza. Tutti avevano smesso di mangiare guardando sbalorditi il signor Tendo.

“ Ma, papà…..” esclamò Kasumi portandosi una mano alla bocca

“ Ma per piacere!” aggiunse Nabiki con una smorfia incredula .

Ma Soun non scherzava affatto.
“Da oggi siete liberi di amare chi volete. Il mio amico Sautome e suo figlio potranno comunque continuare a stare qui, almeno fino a quando Akane non avrà trovato un degno sostituto di Ranma”.

Akane provò un improvviso senso di vuoto nel petto ma non trovò il coraggio di parlare. Angosciata, girò lentamente la testa verso il suo ”ex fidanzato” che invece aveva ripreso a mangiare con più foga di prima e vedendolo così indifferente gli montò su una gran rabbia.
*Non gliene importa proprio nulla!* pensò sconsolata.

Nabiki iniziò freneticamente a battere le dita sulla sua calcolatrice pensando a quanto denaro gli avrebbe fatto guadagnare quella nuova notizia.

“Akanuccia, fidanzati con me! Io sono anche più forte di Ranma!” esclamò Happosai mentre a braccia aperte si tuffava verso la ragazza che lo schiacciò sul pavimento con un’energica gomitata. Era già abbastanza furiosa così, senza che si mettesse in mezzo quel maniaco di Happosai.

“Io ho finito” esclamò ad un tratto Ranma alzandosi da tavola senza guardare nessuno e dirigendosi verso la sua stanza.

In pochi minuti rimasero in soggiorno soltanto i due uomini che si versavano a vicenda del sakè come se stessero brindando ad una qualche incomprensibile vittoria e Kasumi intenta a sparecchiare.

“Oh…” esclamò sorpresa quando vide sul tavolo le bacchette di Ranma spezzate.
 

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Capitolo 5
*** Pensieri notturni ***


Akane si gettò sul suo letto e si mise a fissare il soffitto della stanza illuminata solo dalle luci dei lampioni che provenivano dalla strada.

*Ranma non è più il mio fidanzato.* pensò scandendo ogni parola nella sua mente per assimilare meglio quel concetto. Bè, in fondo non lo era mai stato o per lo meno non si era mai comportamento come tale.
“Tanto non cambierà nulla!” disse spavalda a se stessa cercando di convincersi ma il suo viso preoccupato e i suoi occhi tristi tradivano le sue parole. Strinse a sé il maialino (che anche quella sera avrebbe dormito con lei) che la guardava sconsolato nel vederla soffrire per quel maledetto di Ranma.

Subito dopo cena, Ryoga, aspettava solo il momento giusto per farsi avanti e dichiarare finalmente il suo amore ad Akane mentre mille fantasie di lui e la ragazza felicemente sposati già erano iniziate a comparire nella sua testa sognante facendolo diventare un maialino paonazzo. Ma adesso, in quella stanza, la famigliare reazione di lei gli aveva fatto capire una volta per tutte che il cuore della ragazza apparteneva a quell’ingrato e lui non poteva farci niente.

“Cosa succederà adesso P-Chan?” chiese Akane alzando il maialino tra le mani

“Wiiii, wiii” 

Un’onda di emozioni stava travolgendo la mente della ragazza: Sollievo. Rabbia. Preoccupazione. Perdita. 
Le sarebbe piaciuto tanto fare un po’ di chiarezza nel suo cuore, ma non ci era mai riuscita. Cosa provava per Ranma? Se l’era chiesto un mucchio di volte. Lui la faceva arrabbiare terribilmente perché era un’insensibile, egocentrico, che la trattava sempre male e si faceva spesso abbindolare dalle altre ragazze. Ma sapeva anche essere estremamente protettivo e a tratti anche geloso. Quelle rare volte in cui si era lasciato sfuggire qualche parola cortese o interessata, finiva sempre con il ritrarsi e chiudersi a riccio. Era tremendamente timido, come lei del resto. Però ormai lei non poteva più negare a se stessa che per quello zuccone provava dei sentimenti che diventavano più forti ogni giorno. Il cuore le tremava ogni volta che capitavano per caso troppo vicini e quando lui non c’era si sentiva tremendamente sola e vuota come se le mancasse un pezzo del proprio corpo. Tutte le sue amiche avevano ormai un fidanzato con cui uscire e scambiarsi delle romanticherie. Con Ranma questo non sarebbe mai successo anche se lui a volte aveva ribadito a qualche conquistatore che lei era la SUA fidanzata. Già, ma adesso non lo era più e probabilmente senza la costrizione dei loro padri non lo sarebbe più stata. Con sorpresa, si accorse che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Se solo Ranma si fosse opposto a quella decisione invece di restare in silenzio e andarsene come se la cosa non lo riguardasse. Forse in fondo preferiva così.
 
**********************************************

La luce bianca della luna entrava attraverso la finestra disegnandone sul pavimento la sagoma. Solo nella sua stanza, dato che il padre si era addormentato ubriaco sul pavimento del soggiorno insieme a Soun, Ranma si agitava dentro al suo letto girandosi da una parte all’altra. 
Si mise a sedere di scatto. 

“Perché non riesco a dormire!!!??” esclamò furioso
*Non me ne importa nulla! Non me ne importa nulla!* ripetè scuotendo la testa.
*Anzi, dovrei essere felice. * pensò * Finalmente non sarò più il fidanzato di quella racchia! E da domani……..*
*Da domani chiunque potrà fargli la corte e tu non potrai dire o fare più niente*. Lo schernì la sua voce interiore. 
Strinse il lenzuolo con la mano destra. 
*Ma che cosa posso fare?* pensò osservando con sguardo triste il suo stesso pugno.

Quel dannato padre non ne combinava mai una giusta. Prima lo obbligava a fidanzarsi con una sconosciuta e poi rompeva il fidanzamento dopo tre anni e dopo che lui questa sconosciuta aveva imparato ad amarla.
Ma era possibile che dovevano scegliere sempre gli altri per lui? E se per una volta a scegliere fossero stati lui e Akane?

Sospirò. *Visto che sono completamente sveglio credo che me ne andrò a sfogarmi un po’ nel dojo* pensò uscendo dalla stanza e dirigendosi verso la palestra.

La luce era accesa, segno che c’era qualcuno. 
*Ma a quest’ora chi potrebbe essere?* pensò il ragazzo.

Ranma sbirciò tra la fessura della porta semi-chiusa e vide Akane tutta sola seduta a gambe incrociate sul pavimento intenta a fissare il piccolo tempio appeso al muro. 
*Potrei provare a parlare *pensò.

“Akane!” 

“Ranma che fai qui a quest’ora?

“Potrei chiederti la stessa cosa” disse il ragazzo sedendosi di fianco a lei con le mani poggiate dietro la schiena

“Non riesco a dormire” ammise la ragazza 

“Sei preoccupata perché da domani Shampoo, Ukyo e Kodachi mi daranno la caccia senza tregua vero?” chiese Ranma cercando di provocarla

“No…. “ rispose piegando la testa di lato “veramente sono più preoccupata per Kuno e i tutti i ragazzi della scuola, ah, senza dimenticare Ryoga naturalmente. Non so proprio come farò a gestire tutti gli appuntamenti che mi chiederanno” disse sarcastica

Colpito. Ranma sentì una mostruosa fitta di gelosia attanagliarli le viscere. Fece una smorfia con il viso mentre con il dito si grattava la testa.

“Bè forse c’è una soluzione ai nostri problemi” mormorò un po’ a disagio

Akane s’irrigidì improvvisamente. Non riusciva a guardalo in faccia, fu capace solo di dire con finto interesse: ”E sarebbe”?

“Basterà che…ecco…io e te…non dicessimo niente a nessuno e facessimo FINTA di essere ancora fidanzati” 

“Ah….” la voce delusa di Akane fu così evidente che anche Ranma se ne accorse.

Si girò a guardarla. “A….a meno che A..Akane tu non voglia che io…bè che n..noi….” stava balbettando.

Akane lo guardò a sua volta negli occhi e sorridendogli dolcemente disse: “ Fossimo dei veri fidanzati?

Rosso come un peperone e scuotendo la testa con forza Ranma stava ancora sulla porta della palestra senza osare entrare. No, no, così non va, si sarebbe esposto troppo. Doveva pensare a qualcos’altro.

“Non riesci a dormire?” esclamò Ranma alle spalle di Akane

“Ranma, così mi fai spaventare. Cosa ci fai qui a quest’ora?” chiese sorpresa la piccola Tendo

“Emmm…un allenamento notturno” rispose a pochi passi da lei.

“Ranma, dimmi la verità, cosa pensi della decisione dei nostri genitori?” esordì Akane con il volto preoccupato

“Bè, veramente…..” Ranma indietreggiò involontariamente di qualche passo

Akane si alzò all’improvviso andandogli incontro mentre il ragazzo continuava ad indietreggiare fino a ritrovarsi con le spalle al muro. Nonostante le pareti erano fredde Ranma iniziò a sentirsi molto accalorato.

“Davvero non t’importa nulla che non sarò più la tua fidanzata e chiunque potrà sentirsi libero di farmi la corte?” esclamò inchiodandolo con gli occhi alla parete

“No, in realtà, non è affatto così…”

“Ranma, ma allora, ma allora sei geloso……!”

“A….akane…” farfugliò Ranma mentre le sue braccia si cingeva intorno alla vita di lei.

Noooooooo! Non deve andare nemmeno così!! Sul punto di esplodere per la vergogna e l’imbarazzo Ranma si diede due schiaffi sul viso per riprendersi dal quel sogno ad occhi aperti. Ciaf! Ciaf!

Akane girò di scatto la testa verso la porta del dojo.
“Chi è? Ranma sei tu?” chiese un po’ spaventata ma nessuno rispose.

Il ragazzo con due balzi era già rientrato dalla finestra della sua stanza.

Nel frattempo fuori casa dei Tendo, un giovane con grosso zaino in spalla e un ombrello rosso volgeva lo sguardo sconsolato alla luna.

“Dolce Akane, partirò per un lungo viaggio per cercare di dimenticarti. Non sarà semplice ma non voglio più vedere quel tuo viso così triste. Addio.”

Ryoga rabbrividì per il freddo della notte e una lacrima, solitaria come il suo padrone, scese lungo la sua guancia. Mentre s'incamminava verso una direzione a caso sapeva, dentro di sè, che in realtà non sarebbe mai riuscito a dimenticarla.

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Capitolo 6
*** Come ai vecchi tempi ***


Un piacevole cinguettio e tiepidi raggi di sole svegliarono Akane che ancora sdraiata nel letto si stirava nel suo pigiama giallo. Sbadigliò coprendosi la bocca con la sua piccola mano. Il tepore del sole sul viso era veramente piacevole, pensò sorridendo ancora con gli occhi chiusi, ma doveva alzarsi se non voleva far tardi.

Balzò a piedi nudi giù dal letto ed iniziò ad infilare i libri e le penne nella sua cartella marrone.
Passando davanti allo specchio si fermò ad osservarsi. I suoi occhi grandi e nocciola tradivano ancora tutta la sua malinconia. Con la mano si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. 
“Cosa succederà adesso?” chiese sospirando alla sua immagine riflessa.

Uscì dalla sua stanza con indosso la divisa scolastica pronta come di consueto a svegliare il bell’addormentato. Giunse davanti la camera di Ranma e aprì la porta con poca delicatezza ma trovò sul pavimento soltanto un grosso panda che ronfava rumorosamente; il futon del ragazzo era stranamente intatto. 
L’espressione sul viso di Akane mutò improvvisamente. Preoccupata, corse verso il piano inferiore scendendo le scale talmente in fretta che sull’ultimo gradino inciampò e se non fosse stato per la prontezza di riflessi di qualcuno, sarebbe finita stesa sul pavimento.

Era lui. Ne riconosceva l’odore. Lo avrebbe riconosciuto anche a occhi chiusi. Il suo cuore ebbe un sussulto appena si rese conto che il ragazzo la stava cingendo in vita con un braccio e il suo viso cominciò ad infiammarsi. *Ma perché doveva farle un simile effetto?* 

Ranma sentì una morsa alla stomaco ma sapeva che non era per la fame perchè aveva appena fatto colazione. Ogni volta che la toccava si chiedeva sempre come era possibile che una ragazza delicata e dalla pelle morbida come la sua fosse anche così terribilmente forzuta.
La rimise delicatamente in equilibrio fissandola con due occhi interrogatori.

*Allora non è andato via* pensò lei, improvvisamente rincuorata. 

Akane sentiva il suo sguardo su di sé ma non aveva nessuna intenzione di alzare la testa; totalmente incapace di sostenere gli occhi di lui e poi, non voleva fargli vedere il suo viso in quello stato. Peccato che anche le guance del ragazzo si erano colorate di un rosso acceso. Doveva pensare a qualcosa da dire e in fretta. 

“Come mai se già sveglio a quest’ora?” chiese cercando di darsi un contegno. In effetti Ranma non sembrava molto vispo dato che grosse occhiaie gli circondavano gli occhi. La ragazza notò che quella mattina non indossava la sua solita camicia cinese rossa, ma una azzurra con le maniche arrotolate fino ai gomiti, chiusa da cordoncini gialli su i suoi soliti pantaloni neri, che gli metteva in risalto i suoi splendidi occhi assonnati.

“Non ho dormito molto stanotte” rispose sbadigliando mentre si allontanava verso la porta di casa con in spalla la sua cartella. 

Akane lo osservò pensierosa. Si stava infilando le scarpe seduta sul gradino dell’ingresso. Quanto avrebbe voluto sapere a cosa stava pensando in quel momento.

“Aspettami Ranma!” gridò raggiungendolo nel vialetto di casa.

 
***************************************


Camminando silenziosa qualche passo davanti a lui, Akane osservava le foglie degli alberi che in quel periodo dell’anno offrivano uno spettacolo di colori stupefacente variando dal verde, al dorato e al rosso. Staccandosi dai rami volteggiavano quasi come in una danza per poi posarsi delicatamente sulla strada e nel fiume che costeggiava il loro percorso.
Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare l’argomento “rottura” ma nessuno dei due fin’ora aveva avuto il coraggio di intraprendere il discorso.
Era molto intimorita da quello che avrebbe potuto dirgli Ranma per questo non osava parlare.Non ancora, perlomeno. 
Dentro di se, sapeva, che una sua sola parola sbagliata, poteva spezzarle il cuore e mettere per sempre fine a tutti i suoi sogni. 
Tre anni prima due sconosciuti si erano presentati alla loro porta per sconvolgere per sempre la sua tranquilla vita da studentessa e quella di tutta la sua famiglia. E così, come dal nulla erano comparsi nel nulla potevano riscomparire. In fondo adesso, cosa tratteneva Ranma ancora qui a Nerima, nella casa dei Tendo? Già una volta con la visita di Nodoka, sua madre, aveva rischiato di vederlo uscire per sempre dalla sua casa, dalla sua vita. 


Un passo dopo l’altro, perfettamente in linea retta per non perdere l’equilibrio, procedeva pensieroso sulla ringhiera verde che costeggiava il canale. Doveva assolutamente trovare un modo per poter proporre ad Akane di continuare ad essere fidanzati senza dare l’impressione che la cosa potesse interessargli più di tanto. 
Spesso sbirciava verso di lei, verso l’azzurro della sua divisa e il blu notte dei suoi capelli. 
Così piccola da lassù. Adorabile quando voleva lei, testarda e per niente carina, quasi sempre. 
Sospirava e tornava a guardare i suoi piedi. Per una volta non erano di corsa lungo il tragitto che li separava dalla scuola. Aveva un sonno terribile perché la notte scorsa non aveva chiuso occhio ed era talmente stanco che si sarebbe potuto addormentare anche in piedi…..splashhh!! 

Akane sentì il rumore dell’acqua, di un tuffo nell’acqua per la precisione. Si voltò e vide Ranma versione ragazza seduto nel letto del fiume che ronfava con la testa a penzoloni.

“Ranma! Così faremo tardi!” urlò stizzita. 
Passarono velocemente dal Dottor. Tofu per farsi dare un po’ di acqua calda e una volta salutatolo si diressero di corsa verso la scuola. Ovviamente, adesso erano in ritardo lungo il percorso che li separava dal cancello dell’istituto Furinkan. 

Ranma fece un respiro profondo e disse tutto d’un fiato: “Akane, volevo dirti che….” 

“Dai Ranma corri, non mi va di restare fuori in corridoio con i secchi in mano per tutta la mattinata!”

“ Non mi va neanche a me però ……” concluse amareggiato. Ma non riuscì a terminare la frase, interrotto, da decine di grida che invocavano il nome della sua “ex fidanzata”

“Akane!!” urlò un ragazzo con indosso una divisa di judo correndo verso di loro.

“Akaneee!” chiamò un altro compagno di scuola con in mano un pallone da rugby.

“Akane esci con me!!” 

“No, ti prego, con me!!” 

Fiumi di ragazzi accorrevano verso la piccola Tendo che si era bloccata sbigottita davanti all’ingresso della scuola.
“Oh no, di nuovo! Lasciatemi in pace!” esclamò sconsolata iniziando a colpire tutti quei malcapitati e cercando di farsi strada verso l’ingresso.

Ranma, non capiva. Ma cosa stava succedendo? Alzò per un attimo lo sguardo e vide in lontananza Nabiki tutta presa a contare una cospicua mazzetta di yen.

*Maledetta approfittatrice* pensò a denti stretti. Nabiki aveva venduto la notizia della loro rottura ricavandone un bel gruzzolo.

Ben presto il patio della scuola si riempì dei corpi tramortiti dei poveri conquistatori. Akane, sudata e con il respiro affannoso, cercava di sistemarsi la gonna quando un’alta figura in divisa da Kendo le si parò davanti.

“Akane Tendo! Mia adorata! Ora che non ci sono più ostacoli potremmo finalmente realizzare il nostro sogno d’amore” dichiarò Kuno abbracciando stretta la ragazza.

“Ma… quale sogno d’amore!” esclamò infastidita già pronta a colpirlo con tutta l’energia che le era rimasta in corpo.

Ma in men che non si dica Sasuke, sbucato da chissà dove, la legò stretta con una fune immobilizzandola.
Kuno ne approfittò per avvicinare il suo viso a quella della ragazza e chiudere così la distanza con un dolce bacio. Akane, tirò con grande sforzo la testa all’indietro ma non servì a molto perché la bocca di Kuno era sempre più vicina alla sua. 

“Mmmmmm….” Akane serrò le labbra più strette che poteva.

“Hey…!” esclamò minaccioso Ranma. Era appena balzato sulle spalle del ragazzo e gli stava allontanando il viso con un piede con un espressione in faccia che sembrava dire: *Sei il solito demente!*

“Maledetto Sautome!”. Kuno si scrollò Ranma di dosso sciogliendo l’abbraccio con la piccola Tendo, sfoderando la katana per puntarla in direzione del suo rivale in amore.

“Come osi mettere i tuoi piedi in faccia ad Aristocrat Kuno, il tuono blu della scuola Furinkan?! Non hai nessun diritto d’interporti tra me e la dolce Akane Tendo. Abbiamo saputo tutti che non sei più il suo fidanzato! Quindi, ora, puoi anche sparire!” concluse pavoneggiandosi mentre con la mano sinistra si sistemava il suo folto ciuffo di capelli.

Ranma sorrise. Ma non era un bel sorriso, uno di quelli che faceva palpitare il cuore di Akane. Era un sorriso amaro e beffardo.

Un’energica folata di vento scosse le fronde degli alberi intorno al cortile della scuola. Foglie d’acero marroni e d’orate, miste a polvere e a pietrisco, si alzarono dal suolo correndo tra le gambe dei due ragazzi. Tutti i compagni di scuola stavano assistendo con molto interesse alla scena; compresi quelli ammaccati per il precedente combattimento che, doloranti, si stavano di volta in volta rimettendo in piedi.

Akane era basita. Ranma era strano, gli sembrava diverso dal solito. Solitamente non se la prendeva così tanto per quello stupido di Tatewaki.

Lui era in piedi, rigido, di fronte a Kuno. I suoi capelli neri svolazzavano intorno al suo viso coprendogli gli occhi e impedendo al suo avversario di leggervi qualsiasi espressione. La sua mano destra si serrò in un pugno chiuso talmente forte da sentire le proprie unghie ferirgli il palmo della mano. Alzò lo sguardo verso il capitano della scuola di kendo guardandolo con ira.

Sasuke deglutì spaventato. Temeva per la sorte del suo padrone ma non aveva il coraggio d’intervenire. 
L’aria era talmente carica di tensione che i compagni di scuola iniziarono ad incrociare gli sguardi improvvisamente a disagio.

Rigurgitando tutta la collera che aveva trattenuto nelle ultime ventiquattro ore, Ranma sibilò rabbioso:
“Fidanzato o non fidanzato non permetterò a nessuno di avvicinarsi ad Akane!!” 

“Ranma…” mormorò incredula lei, ancora legata e con il cuore che le impazziva. Tutti gli studenti restarono a bocca aperta.

“Bene Ranma, l’hai voluta tu” replicò noncurante Kuno lanciandoglisi addosso con tutta l’energia che aveva in corpo.

Il ragazzo col codino schivò prontamente il primo colpo di spada, che sfrecciò nel vuoto sulla sua destra e via via tutti gli altri affondi con estrema facilità sbeffeggiando il proprio avversario. Kuno, era ansimante e visibilmente nervoso. Tese le braccia sopra la propria testa per caricare un ultimo, tremendo, colpo di spada con tutta la forza che aveva in corpo ma quel colpo non arrivò a segno perché Ranma lo bloccò afferrando la katana con una sola mano tra gli “Oooooohhhh” meravigliati dei compagni. Anche Kuno rimase di stucco. Sull’avanbraccio destro di Ranma si vedevano bene tutte fasce muscolari contratte e rigide. Gocce di sudore freddo iniziarono a imperlare la fronte del capitano della squadra di kendo ma non ebbe il tempo di pensare perché un terribile e micidiale pugno lo fece volare lontano privo di sensi e con il viso contratto in una smorfia di dolore.

Ranma slegò Akane che corse preoccupata a vedere le condizioni del suo compagno di scuola. Al momento non dava segni di vita.

“Forse hai un po’ esagerato…” 

“E’ uno stupido! Ed è quello che si merita!” rispose secco senza guardarla e si diresse verso l’entrata.

Come previsto dalla piccola Akane i ragazzi furono messi in punizione in corridoio. Ranma reggeva uno dei due secchi in equilibrio sulla testa mentre teneva l’altro in una mano .
Akane invece li reggeva in entrambi le mani e con la coda dell’occhio sbirciava Ranma senza osare parlargli ripensando a quello che aveva appena sentito uscire dalla sua bocca. *Non permetterò a nessuno di avvinarsi ad Akane….ma faceva sul serio?*

Nemmeno il ragazzo la guardava ma teneva gli occhi fissi oltre la finestra del corridoio di fronte a lui, imbarazzato ed amareggiato allo stesso tempo. Forse aveva davvero esagerato. Sì pentì di essersi sfogato in quel modo proprio su Kuno, che non era di certo un avversario alla sua altezza, ma oggi non era proprio giornata. Era capitato al momento sbagliato nel posto sbagliato ma soprattutto, aveva pronunciato le parole sbagliate. Quelle, che in assoluto Ranma non voleva sentirsi dire. *Tu, non sei più il suo fidanzato*

Akane cercò di farsi coraggio. “Ranma….”e subito le guance le s’infiammarono. Bastava così poco a volte per farla arrossire. Si sentiva una sciocca.

“Penso che questo sia solo l’inizio” la interruppe lui quasi parlando fra sè e senza darle la possibilità di chiedere spiegazioni per la scenata di gelosia di poco prima.

“Cosa intendi di….??

Non fece in tempo a finire la frase che una bicicletta rosa accompagnata dal suono di un campanello fracassò il muro della scuola piombando sulla testa del povero ragazzo. 

Akane fece un balzo all’indietro per non bagnarsi con l'acqua dei secchi di Ranma.

“Lanma! Ho appena saputo che non sei più il fidanzato della lagazza violenta!” disse Shampoo felice avvinghiandoglisi al petto.

“Ferma Shampoo!Lasciami!! “ esclamò lui esasperato cercando di staccarsela di dosso

“Adesso potlemo finalmente sposalci amole mio!” continuò la cinesina strofinandosi in modo provocatorio al ragazzo

Akane, scossa da brividi di rabbia tirò una secchiata d’acqua sui due piccioncini.

Il povero Ranma alla vista della gattina rosa iniziò a correre come un disperato mentre lei lo rincorreva miagolando.

“Razza di stupido” mormorò indispettita stringendo i pugni lungo i fianchi in un gesto di stizza.

“Akane, ma allora è vero o no che tu e Ranma non state più insieme?” le chiese con un tono apprensivo Sayuri, la sua compagna di classe, che era appena sbucata dalla porta dell’aula 1-F.

Tutta la classe era accorsa in corridoio per accertarsi, dai protagonisti, sulla veridicità della notizia che si stava espandendo per tutta la scuola ad un ritmo impressionante.

“Bè veramente…sì è così” rispose con un filo di voce abbassando lo sguardo per non far vedere agli altri il suo dispiacere.

“Oh povera Akane, chissà come stai soffrendo!” aggiunse Yuka

Proprio in quel momento, sfrecciò nuovamente Ranma davanti a loro che urlava come un disperato inseguito ancora da Shampoo versione micetta.

Lo sguardo di Akane subito si accigliò al pensiero della cinesina che si strusciava sul suo Ranma.

“Soffrendo io? Per quel che me ne importa Ranma può fidanzarsi con chi gli pare!” annunciò spavalda.

“Bè allora non ti dispiacerà Akane, se diventerò io la sua nuova fidanzata” esordì sorridendo malevolmente Ukio giunta giusto in tempo per sentire le sue ultime parole e correndo via gridò: “Raaanma, aspettami!”

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Capitolo 7
*** Una visita inaspetatta ***


"Sono a casa” annunciò Akane facendo scorrere con la mano la porta di carta e legno.
Si sfilò le ballerine nere e sospirando pensò: *Che giornataccia!*
Kasumi le venne incontro con indosso il suo solito grembiule da cucina, sorridendole con fare materno.
“Bentornata Akane…..e Ranma?” chiese guardando alle spalle della sorella.
Akane si toccò nervosamente una tempia al pensiero del suo “ex-fidanzato” circondato da tutte le sue spasimanti che ambivano a diventare la sua nuova ragazza.
“Aveva da fare” rispose vagamente mentre il suo sguardo si posava curioso su due tazze da tè vuote poggiate sul tavolo del soggiorno.
“Kasumi, abbiamo ospiti?” chiese aggrottando la fronte.

Sentì la voce del padre provenire dal giardino. “Sono contento che la nostra palestra via sia piaciuta” disse compiaciuto.
Akane si voltò per guardare fuori. Il signor Tendo stava rientrando in casa seguito da due persone. Una di queste era piuttosto giovane: era un ragazzo, un bel ragazzo alto con i capelli legati da una fascia bianca.
Sgranò gli occhi per la sorpresa.

“Shinnosuke!” disse in un fiato. Non riusciva a crederci. Davanti a lei c’era proprio il ragazzo della foresta di Ryugenzawa, quello che le salvò la vita quando era una piccola bambina e che stava per morire proprio a causa delle ferite riportate.  
Lo guardò avvicinarsi nel suo kimono blu con l’inseparabile spazzolone di legno in mano. Il sole del tramonto, gli illuminava il bel viso che sorridente la guardava come se rivederla fosse la cosa più bella del mondo.
Forti e rugose mani afferrarono quelle della piccola Tendo.

“Akaneeee che piacere rivederti” esclamò il nonno di Shinnosuke piangendo come una fontana.

Soun  li raggiunse e rivolgendosi alla figlia spiegò con tono fiero: “Bambina mia, sono venuti a trovarti come ringraziamento per aver salvato la vita di Shinnosuke. Se non fosse stato per il tuo coraggio, adesso non staremmo qui tutti insieme, eheh”. E diede delle affettuose pacche sulla spalla del ragazzo che gli era accanto.

In un attimo ad Akane, riaffiorarono in mente le immagini del pericoloso combattimento con il mostro a sette teste Orochi, il buffo travestimento da donna dei ragazzi e poi…. Ranma….
Ranma geloso…preoccupato….
Ranma che le allungava la mano per tornare a casa insieme. La loro prima volta mano nella mano. Che dolce che era stato, pensò con il cuore che le si stringeva.

La voce del padre la fece destare dai suoi pensieri. “Su su, entriamo. Non restiamo qui impalati che l’aria si sta facendo fresca”

Shinnosuke non aveva ancora detto una parola; si era solo limitato a fissarla intensamente.
“Ti trovo bene Akane”  disse infine con tono affettuoso.
“Ti… ringrazio Shinnosuke” rispose  lei quasi svegliandosi da un sogno.  “Sono felice che siete venuti a trovarmi”.
“Shinnosuke ha insistito così tanto che non me la sono sentita di dire di no, vero Shinnosuke?” disse il nonno ammiccando e dando una gomitata scherzosa al nipote.
Shinnosuke arrossì e colpì in testa il vecchio.
“Ma cosa dici nonno!”
Akane emise una risata divertita a cui si unirono quelle di tutti gli altri e ciò bastò a sciogliere quel po’ di imbarazzo che si era creato tra i ragazzi.

Kasumi iniziò a versare del tè fumante nelle tazze. Seduti intorno al grande tavolo della sala da pranzo le ore passarono serenamente con i racconti degli ospiti su Orochi, la guarigione di Shinnosuke e gli altri strambi animali della foresta tra gli “Oh” e gli “Uh” meravigliati dei padroni di casa. Akane cercava di partecipare alla conversazione ma troppo spesso i suoi occhi finivano con apprensione sull’orologio appeso alla parete della stanza. Per Shinnosuke era anche troppo evidente quale pensiero distraeva la mente di Akane. Si sentì pervadere da una morsa di gelosia ma cercò con tutto se stesso di non pensarci e godersi invece la sua compagnia.

“Scusatemi, vado a controllare se la cena è pronta” esclamò Kasumi dirigendosi in cucina.

Il sole era ormai tramontato  e la prima stella splendeva già alta e luminosa nel cielo blu di Nerima. Una martoriata figura appoggiata ad un bastone si trascinava lentamente verso la casa dei Tendo.
“Quelle pazze…… mi hanno distrutto!” piagnucolò Ranma pieno di bernoccoli, con le occhiaie e i capelli spettinati dopo esser finito, suo malgrado, nello scontro tra  Ukio, Shampoo e Kodachi  per contendersi il nuovo ruolo di fidanzata ufficiale.

Intanto in casa Tendo, tutti erano  pronti ad iniziare la squisita cena che la brava Kasumi aveva appena servito in tavola. Salmone affumicato, riso bianco, zuppa di miso e verdure in salamoia.
“Ma…. dovremmo aspettare Ranma” osservò Akane con un tono di disappunto.
“Se ho un figlio tanto maleducato da presentarsi in ritardo per cena, non ne abbiamo  di certo colpa” replicò il signor Genma infilzando il suo pesce con le bacchette e portandoselo alla bocca.
“Chi sarebbe il maleducato?” chiese Ranma aprendo violentemente la porta scorrevole  già pronto a scagliarsi in uno dei soliti combattimenti con il padre.
Questa volta però, non andò così. Ranma  ebbe un sussulto quando vide che tra i commensali c’era lo stesso ragazzo che solo un anno prima era quasi riuscito a portargli via la sua Akane.
“Tò, chi si rivede!” esclamò fingendo indifferenza e prendendo posto di fianco alla ragazza.
“Ciao, Ranma” rispose  Shinnosuke con una punta d’invidia nella voce
Nabiki, scaltra come sempre, carpì immediatamente la tensione di tipo sentimentale che si era creata nella stanza.
“Ranma ma cosa ti è successo?” chiese la piccola Tendo, squadrandolo da capo a piedi.
“Niente, quelle stupide non mi volevano più lasciar andar via”
Happosai l’apostrofò deridendolo: “Ahahaha….sei proprio un Don Giovanni, Ranma”
Akane scattò.
“Quindi, sei stato fino ad ora insieme a loro????” chiese inferocita.
“Ma perché non ascolti mai quello che ti dico Akane! Devi sempre fraintendere tutto?? Sei solo una bambina!!”
Soun intervenì per calmarli. “Ragazzi, su, abbiamo ospiti.”
Shinnosuke guardava pensieroso la scena .*Che strano….da come si erano comportati a Ryugenzawa mi erano sembrati  una coppia molto affiatata e invece…*
“Certo…. sorellina” intervenì Nabiki per dare conferma ai suoi sospetti  “adesso capisco perché ti eri messa in viaggio per Ryugenzawa tutta sola” . E dicendo questo sorrise maliziosamente a Shinnosuke il quale arrossì timidamente.

A Ranma iniziò a tremare una  tempia.  *Che cavolo era venuto a fare quello lì a casa loro? * Ricordò quel giorno, quando aveva faticosamente combattuto contro la sua timidezza per riuscire a tendere la mano verso quella di Akane e mentre camminava felice verso casa, allontanandosi da quella assurda foresta era sicuro che non avrebbe rivisto mai più quel ragazzo.  Invece adesso era qui, davanti ai suoi occhi, davanti ad Akane. Lui, che continuava a posare il suo sguardo su di lei, sulla SUA Akane. Gli avrebbe tirato volentieri un pugno.
Akane guardò Ranma che la guardò a sua volta. I suoi occhi la fecero sentire in colpa ma lei non aveva fatto proprio niente. Non questa volta, perlomeno.

Iniziarono a cenare chiacchierando allegramente del più e del meno. Gli unici a rimanere piuttosto silenziosi furono Ranma, Akane e Shinnosuke.
“Bè, allora ragazzi” esclamò ad un tratto il vecchio di Ryugenzawa, rivolgendosi a Ranma e Akane  “se non ricordo male quando siete venuti ad aiutarci nella foresta eravate fidanzati . Vi siete già sposati o aspetterete di essere un po’ più grandi?”

Un gelido imbarazzo scese nella stanza. Soun portò una mano alla bocca e si schiarì la voce. Genma trasformatosi improvvisamente in panda estrasse  fuori uno dei suoi cartelli con scritto: “IO NON SO NIENTE!”
Kasumì versò del tè ad Happosai, nonostante la tazza era già quasi piena. Il vecchietto si mise a piegare uno dei suoi zuccherini con molta cura, fingendo di essere troppo occupato per prestare attenzione alla conversazione.

“Veramente…….” disse tagliente Nabiki rompendo quell’imbarazzante silenzio “ Ranma e Akane non sono più fidanzati”
“Nabiki….” la rimproverò Kasumi per aver rivelato con tanta facilità una notizia riservata della famiglia
“Oh che peccato, mi dispiace” ammise il nonno guardando i due ragazzi. Ranma e Akane non risposero ma si limitarono ad osservare con finto interesse le proprie ciotole di riso.

Shinnosuke posò i suoi occhi increduli su Akane, poi su Ranma, per poi tornare sul viso della ragazza. Aveva fatto un lungo viaggio per venirla a trovare e per tutto il tragitto si era ripetuto in testa, come un mantra, che non era stata una  buona idea e che rivederla avrebbe solo intensificato quello che provava per lei. E adesso invece la situazione si era completamente capovolta e lui forse avrebbe potuto avere una speranza, una possibilità. Ringraziò la sua buona stella.

Ranma, riprese a mangiare come al suo solito facendo grandi bocconi del suo riso.
Ad Akane, invece, era passato l’appetito. Quella situazione stava diventando troppo pesante per lei. Il fidanzamento rotto, l’arrivo di Shinnosuke, Ranma che non reagiva.
“Scusate, ma mi sento poco bene” disse alzandosi da tavola.
Kasumi e il Signo Tendo la guardarono andar via, preoccupati.

I due ragazzi  la seguirono con gli occhi mentre si dirigeva al piano di sopra. Una volta sparito dalla loro vista l’oggetto delle loro attenzioni si fissarono per un momento con uno sguardo di sfida fino a quando un sorriso beffardo comparve sul volto di Shinnosuke facendo ribollire di rabbia Ranma che spezzò nuovamente le sue bacchette stritolandole con la mano.
 
*************************
 
Ranma stava cercando di non far rumore. Dopo cena era subito scappato sul tetto per sbirciare Akane dalla finestra. Voleva accettarsi che stesse bene.
La ragazza era seduta sulla sedia della scrivania. Teneva le braccia incrociate sul tavolo e la testa china, poggiata delicatamente su di esse.
Dentro il cuor suo Ranma sperava che non stesse piangendo. Odiava vederla piangere. E poi perché avrebbe dovuto?  ( "Perché sei un idiota!" – nota dell’autore, scusate ma non ho resistito ^_^)

Toc. Toc. “Posso entrare?”
Akane si voltò verso la porta. “Entra pure”
“Volevo sapere come stavi” ammise Shinnosuke avanzando lentamente nella stanza mentre si guardava intorno.
*Ancora lui* pensò Ranma sentendosi ribollire. *Se la tocca, giuro che lo spacco tutto!*. Il ragazzo cercava di leggere le labbra ma non riusciva a capire la conversazione.

“Non ti preoccupare Shinnosuke, sono solo un po’ stanca. Oggi è stata una giornata…mmm… difficile”  lo rincuorò, cercando di essere il più credibile possibile
Il ragazzo di Ryugenzawa la scrutava, cercando di cogliere i suoi pensieri.
“Senti Akane” aggiunse di slancio cercando di sollevarle il morale  “che ne dici se domani usciamo insieme e mi porti a vedere la tua città?"
*Un appuntamento…..?* pensò Akane sorpresa
“Bè…sì, molto volentieri” rispose sorridendo  * Forse mi aiuterà a distrarmi un po’*
“Bene” disse battendo le mani “allora domani ti aspetto fuori al cancello della tua scuola, buonanotte!”  Aprì  la porta della stanza.
“Notte Shinnosuke”  
 “Ah, Akane” aggiunse il ragazzo voltandosi nuovamente verso di lei “…sei sempre più bella!” e chiuse la porta alle sue spalle.

Il cuore di Akane sussultò. Rimase per cinque minuti ammutolita fissando la porta ormai chiusa. Non era abituata a ricevere lusinghe da un ragazzo. Ryoga era sempre stato troppo timido per riuscire a farle un complimento e Kuno era troppo stupido per poter essere preso in considerazione.
Ranma, invece…… bè lui era specializzato in offese pensò con sorriso amaro. Se fosse stato lui a dirle una cosa del genere probabilmente si sarebbe sciolta dall’emozione. Ma questo poteva accadere  solo nei suoi sogni.
 
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Era passata da poco la mezzanotte e Akane era sdraiata nel suo letto, avvolta dal buio della notte. Dei rumori sospetti, provenienti dal tetto, le fecero spalancare gli occhi. Scese lentamente dal letto, cauta, senza far rumore e prese la sua katana di legno. Si diresse guardinga verso le scale osservando la sua ombra nera che si proiettava sulle pareti della casa. Uscì in giardino e vide un’altra ombra provenire dall’alto.
 *Un ladro probabilmente* pensò timorosa ma agguerita. Salì le scale esterne pronta  a colpire chiunque le si sarebbe parato di fronte quando ad un tratto, quasi arrivata in cima, qualcuno l’afferrò per il braccio trascinandola sul tetto.
“Aaaahhhhhh” cercò di urlare spaventata  ma fu subito zittita da una mano che le coprì la bocca.
“Si può sapere chi avevi intenzione di colpire con quella?”
“Ranma, dannazione, mi hai fatto spaventare. Cosa ci fai qui a quest’ora?”
“Niente di particolare…. tu piuttosto cosa sei venuta a fare?” chiese infastidito. Le diede le spalle e si andò a sdraiare  sulle tegole scure con le mani incociate dietro la testa.
Akane ci rimase male per quella sua reazione e disse piano, come a scusarsi: “Niente, avevo sentito dei rumori ed ero venuta a controllare"

Ranma prese un profondo respiro, oggi era proprio di malumore, e fece un  cenno con la mano  sulle tegole accanto a lui invitandola a sedere. Indossava una canotta bianca da cui si intravedevano i pettorali perfettamente delineati e dei pantaloni neri stretti in vita. I suoi occhi blu, semi nascosti dai suoi cappelli scuri che gli cadevano in modo sensuale sul viso, scintillavano nonostante l’oscurità. Akane non potè non notare come ogni cosa di lui l’attraeva in modo magnetico nonostante quel ragazzo non rappresentava proprio il suo ideale di fidanzato.* Non posso farci niente* pensò. Si fece un po’ di coraggio e si andò a stendere accanto a lui.

Ranma s’irrigidì di colpo appena sentì Akane così vicina. Le aveva fatto intendere di sedersi non di sdraiarsi, pensò terrorizzato. I battiti del suo cuore iniziarono ad accelerare come in una delle sue folli corse sui i tetti della città. Dal suo fianco sinistro poteva sentire il calore che emanava il suo corpo, per non parlare poi del suo profumo. Si sentiva tremendamente  a disagio, frustrato, emozionato e felice allo stesso tempo e terribilmente attratto da quella ragazza. Continuava a fissare il cielo senza avere il coraggio di girare il volto verso di lei. Gli bastava quello che stava provando ora per andare in escandescenza ed era sicuro che se si sarebbe ritrovato nuovamente il suo viso a poco centimetri dal suo con quelle labbra che gli sorridevano come solo lei sapeva fare, questa volta non sarebbe riuscito a resisterle. Inghiottì rumorosamente per la tensione.

Akane guardava assorta il cielo sopra di sé. Miliardi di piccole luci bianche brillavano nel firmamento. L’atmosfera era innegabilmente romantica ma lei non era per niente brava in queste cose. Notò timidamente che le loro mani quasi si sfioravano per quanto stavano vicini. Un piccolo brivido le percorse la schiena, ma non era un brivido di freddo. Perché era così bello stare accanto a lui da sola? Senza nessuno che li potesse disturbare, riprendere con una telecamera o rovinare in qualsiasi altro modo quei rari momenti magici che si creavano tra loro. Sorrise segretamente  e per un po’ rimasero così ad osservare il blu della notte e ad ascoltare il battito del proprio cuore.

“E’ bellissimo quassù. Non credevo si potessero vedere tutte queste stelle” ammise lei per smorzare un po’ il silenzio.

Ranma non disse nulla. Continuava a tamburellare con il piede destro sul tetto. La sua mente era ritornata all’ospite sgradito e il malumore aveva di nuovo ripreso il sopravvento.
D’un tratto, battè un pugno sulle tegole.
“Tsz, non bastavano Kuno e Ryoga, ci mancava anche Shinnosuke adesso!” 

“Ranma….?” mormorò Akane sorpresa dalle parole del ragazzo. Si mise a sedere guardandolo dall’alto con i suoi grandi occhi nocciola che lo interrogavano. Il vento le smuoveva dolcemente i capelli intorno al viso.

Ranma capì di aver espresso i propri pensieri ad alta voce ma non riuscì subito a formulare frasi di senso compiuto perché  fu rapito da quegli occhi che pretendevano di scrutargli nel cuore.
 “No…no…Akane, aspetta…non è come pensi…non l’ho detto perché sono geloso…”
Diventato color pomodoro, il povero Ranma si sbracciava, cercando di negare quanto aveva appena affermato.

Il volto di Akane si fece triste. “Ranma…perché per una volta non mi dici cosa pensi davvero? Che cosa mi nascondi?”
La reazione delle ragazza lo spiazzò. Avrebbe preferito mille volte trovare una scusa per litigare piuttosto che trovarsi incastrato in un discorso  del genere. Si bloccò immediatamente e si mise a sedere anche lui.
“Io…intendevo dire che…emm…” Ranma si guardava le mani imbarazzato. Le sue dita giravano freneticamente su se stesse cercando di trovare le parole adatte a farlo uscire da quella situazione.

Akane voltò la testa lontano dagli occhi di Ranma, delusa. Ferita, ancora una volta. Piccole lacrime iniziarono ad affiorarle negli occhi.
Sorridendo amaramente disse: “Sai, Shinnosuke mi ha dato un appuntamento per domani…..immagino che non sia un problema per te, vero?”
Nessuna risposta. Ranma rimase di sasso, incapace di esprimere il turbinio di emozioni che stava quasi per fargli esplodere il cuore e la mente. Rabbia, gelosia, frustrazione. Desiderio.

Akane  si mise bruscamente in piedi e una lacrima  traboccò dai suoi occhi per scendere lentamente sulla sua guancia.
“Io torno in camera. Si sta facendo tardi……” disse con voce rotta.
Ranma la guardò fare un passo in direzione delle scale e dopo un attimo di esitazione, scattò. Allungò il braccio e le afferrò la mano trattenendola.
Akane trasalì. Nonostante il freddo che adesso percepiva in tutto il corpo, la sua mano era così calda mentre la stringeva forte. Quasi bruciava. Attese senza girarsi che lui le dicesse qualcosa. Non voleva fargli vedere che stava piangendo voleva soltanto che lui l’abbracciasse e le dicesse di rifiutare l’appuntamento.

Ma Ranma non disse niente per un tempo che parve interminabile. Akane non si era voltata e questo gli fece perdere coraggio. Probabilmente era arrabbiata con lui, pensò amareggiato.

“Se non hai niente da dire, posso andare? chiese stizzita.

Ranma aspettò ancora un momento; poi le lasciò lentamente la mano, provando un gran dolore in quel gesto.
Mentre scendeva con lentezza i gradini della scala che l’avrebbe riportata in giardino, Akane si sentiva profondamente infelice. Quindi era vero, non gli importava proprio nulla di lei.

“Akane…..”
Seduto sul tetto osservava il palmo della sua mano che solo un momento prima aveva  stretto la morbida mano di lei. Tirò le ginocchia fino al petto e ci appoggiò sopra il mento.
*Sei solo un vigliacco* lo schernì la sua voce interiore. Aveva perso un’altra occasione. Poteva dirle qualcosa, qualsiasi cosa affinchè lei non accettasse quell’appuntamento. Invece era rimasto in silenzio, totalmente incapace di aprire il suo cuore e così la persona che amava si allontanava nuovamente da lui.
Se non fosse riuscito a vincere la sua timidezza e il suo orgoglio un giorno, lo sapeva, qualcuno l’avrebbe portata via da lui. E non sarebbe stata più la sua Akane, né sarebbero stati più suoi quei sorrisi che gli facevano tremare il cuore.

Un cane in lontananza emise un triste latrato quasi a voler accompagnare i pensieri di Ranma mentre le ultime luci si spegnevano dentro le case di Nerima.



Ciao a tutti!! E così è tornato alla ribalta il bel Shinnosuke!! Ve lo aspettavate?? ^_^ Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e se volete, recensite la mia storia. Mi fa sempre piacere ricevere le vostre osservazioni. Grazie!!

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Capitolo 8
*** Un appuntamento movimentato ***


“Akaneeee!!”
Le sue compagne di classe stavano correndo eccitate verso di lei. Il suono tanto atteso della campanella aveva dato fine  a quella lunga giornata di scuola e tutti gli studenti si apprestavano a tornare alle proprie case.
Ranma e Akane camminavano insieme verso l’uscita come i tutti i giorni. In fondo, anche se non erano ufficialmente più fidanzati le loro abitudini non erano cambiate.

“Che succede Sayuri?”
L’amica sorrise maliziosa. “C’è un tipo niente male che ti sta aspettando fuori la scuola!”  
“La solita fortunata” aggiunse Yuka sospirando.
“Un tipo niente male?? Ma chi?”. Poi ricordò. *Shinnosuke…. l’appuntamento!!”* pensò battendo il pugno nel palmo della mano. In lontananza, il ragazzo le fece un cenno di saluto.
Gli occhi di Ranma diventarono due fessure. “C’era bisogno di venire fin qui! Non poteva aspettarti a casa!” sbottò infastidito.
“Che c’è Ranma? Sei geloso?” chiese Daisuke afferrando con un braccio il collo del ragazzo.
“Dici sempre che Akane non ti piace! Non ci avrai ripensato?” aggiunse Hiroshi schernendo l’amico.
“Ripensato? Ma che dite! Quella racchia può uscire con chi le pare!” disse allontanandosi dai suoi compagni che non avevano affatto intenzione di smetterla di prenderlo in giro. Con la coda dell’occhio vide qualcosa che gli stava arrivando addosso.
“Hey Akane….!” esclamò contrariato schivando con un salto la cartella che la sua ex-fidanzata gli aveva lanciato contro.
 “Sei il solito stupido!” replicò lei facendogli una linguaccia.

“Hai visto? Akane ha un appuntamento!”  bisbigliò qualcuno
“Sarà il nuovo fidanzato….”  aggiunse qualcun’altra
“ E Ranma come la prenderà?”
Molti compagni di scuola avevano iniziato a confabulare tra loro mentre aprivano gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia che aveva iniziato lentamente a scendere.
Shinnosuke raggiunse Akane. Il suo volto però non era sorridente come al solito. “Che sfortuna, ha iniziato a piovere, vuoi annullare l’appuntamento?” chiese  amareggiato.
“Ma no, non ti preoccupare, potremmo andare al cinema, così non ci bagnamo” rispose con gentilezza
“Lo sai Akane? Non ci sono mai stato” disse d’impulso.
“Davvero?” rispose distratta mentre cercava  Ranma tra gli studenti che si disperdevano frettolosamente.
*Chissà se si è già trasformato?* pensò preoccupata.
Shinnosuke si accorse che la ragazza non lo stava ascoltando.
“Tutto bene Akane?”
Lei aprì il suo ombrellino nero e facendo un sorriso forzato disse. “Certo, andiamo. Vedrai che ti piacerà moltissimo!”
 
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Intanto nella cucina di casa Tendo,Kasumi stava affettando delle verdure su un tagliere canticchiando allegramente. Alzò gli occhi guardando fuori la finestra; la pioggia stava scendendo ad un ritmo sempre più forte e il tamburellare delle gocce sulle cose diventava  via via più intenso. Poggiò il coltello e si recò in soggiorno in cerca della sorella.

“Nabiki, sai dov’è Akane? Ho visto rientrare solo Ranma, con questa pioggia si bagnerà”
Lei era sdraiata a pancia in giù sul tatami; le sue snelle gambe dondolavano avanti indietro annoiate. “E’ ad un appuntamento con Shinnosuke” rispose  senza alzare lo sguardo dalla rivista di moda che stava sfogliando.
“Oh” disse stupita “e Ranma lo sa?”
In quel momento una figura vagamente famigliare con indosso un cappello e degli occhiali da sole camminava furtiva nel corridoio diretta verso l’uscita cercando di non dare nell’occhio.
Nabiki alzò la testa e sorridendole in modo complice disse: “Credo proprio di sì Kasumi”
 
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Nella grande sala illuminata solo dalle luci del film, Akane fissava lo schermo cercando di concentrarsi sulla pellicola. Non era un compito semplice, però, perché più di una volta aveva sorpreso il suo accompagnatore a scrutarla di nascosto. Si era ben guardata dallo scegliere uno spettacolo di genere romantico; non era il caso di rendere ambigua l’atmosfera del loro primo appuntamento. Illudere Shinnosuke, non era certo un suo desiderio, ma sentiva un po’ il bisogno di sentirsi corteggiata, per appagare la sua autostima annientata quotidianamente dall’insensibilità di Ranma. Tirò un ultimo sorso dalla cannuccia della sua bibita mentre sullo schermo correvano i titoli di coda.
Usciti dal cinema si avviarono verso casa. La pioggia era cessata e le poche nuvole rimaste avevano assunto caldi colori gialli, rosa e arancioni. Ultime gocce d’acqua cadevano delicatamente dalle foglie degli alberi e i bambini giocavano allegramente con le pozzanghere.  Sopra le loro teste si udiva, ogni tanto, il gracchiare di decine di uccelli, quasi come se volessero mandare un ultimo saluto prima di migrare in terre più calde. Erano nel pieno della stagione autunnale  ed iniziava a fare sempre più freddo.
Le faceva uno strano effetto camminare per quelle strade con accanto qualcuno che non fosse Ranma o qualche sua amica. *Non pensare di nuovo a lui….* s’impose silenziosamente volgendo gli occhi al cielo azzurro e arancione.

“Allora Shinnosuke, come ti è sembrato il film?” chiese per liberare la mente.
 Lui rispose di slancio come se non aspettasse altro.
“Davvero emozionante! Molto più che combattere gli animali giganti della foresta!”  
Akane rise, divertita per quel paragone.
“Hey, ma c’è un ristorante di ramen! Entriamo?” chiese lui  indicando un insegna bianca e rossa con dei grossi caratteri cinesi.
“Mmm…no, lì meglio di no, ho sentito che il ramen che fanno non è tanto buono”.  Akane allungò il passo seguita dal ragazzo. Nella sua testa già immaginava la bella Shampoo tutta sorridente e gentile che le offriva gratuitamente decine di scodelle ramen pur di rendere l’appuntamento il più lungo possibile così da poter sgattaiolare subito da Ranma.  A quel pensiero il suo umore divenne nero.

Continuarono a camminare silenziosi. Akane si sentiva un po’ in colpa perché si rendeva conto che non stava trattando il suo ospite con i dovuti riguardi. In fondo, loro erano poco più che conoscenti e non c’era ancora quella confidenza che avrebbe permesso loro di chiacchierare come due buoni amici. Amici….forse non era nemmeno amicizia quella che Shinnosuke voleva da lei, pensò.
Passarono davanti al piccolo parco giochi che distava appena un kilometro da casa loro. Quel parco aveva un posto speciale nel cuore di Akane; era il luogo dove Ranma l’aveva aspettata per consegnarle tutti i regali di Natale che lei aveva elencato. Pensava che non la stesse nemmeno ascoltando mentre guardavano le vetrine scintillanti, invece con sua enorme sorpresa, li aveva ricordati tutti. A volte riusciva a renderla davvero felice e a sorprenderla, come la neve che era iniziata a scendere….

Improvvisamente  Shinnosuke si fermò e si voltò verso di lei.
“Akane!”
Lei fermò il passo, meravigliata dal tono serio della sua voce.
“Sì?” chiese guardandolo.
Lui esitò un momento per prendere coraggio. “Volevo solo farti sapere che…” serrò le mani sforzandosi di continuare “…. che dal giorno in cui mi salvasti la vita, io non ho smesso un attimo di pensarti!”
“Shinnosuke….” Akane sgranò gli occhi, stupita. Poi li abbassò improvvisamente imbarazzata. Caspita, pensò, al contrario di Ranma lui non aveva certo paura di dirle quello che provava. Sentì una sensazione piacevole che non aveva mai provato prima e si ritrovò a sorridere come una sciocca. Era davvero strano ma emozionante essere l’oggetto di desiderio di qualcuno.
*E adesso? Cosa devo rispondere?* pensò inquieta. Era passato già un anno dall’ultima volta che si erano visti e non immaginava che il ragazzo provasse ancora dei sentimenti per lei anche se ne era molto lusingata.

Shinnosuke le prese le mani e le sollevò delicatamente. Lei le seguì con lo sguardo e si ritrovò occhi negli occhi con lui.
*Occhi blu, come quelli di Ranma* pensò frastornata
“Ti ricordi cosa mi dicesti a Rugenzawa, quando mi dichiarai?” chiese ansioso. L’espressione del suo viso era così carica di speranza che le si strinse il cuore.
Le guance le si colorirono dello stesso rosso del sole che in questo momento stava infuocando il cielo offrendo uno spettacolo magnifico.

Certo, che ricordava……

Ranma ragazza, assisteva alla scena nascosta dietro ad un grosso palo della luce. Gli aveva spiati durante il film seduta poche fila dietro di loro, così da assicurarsi che il ragazzo di Ryugenzawa non facesse mosse azzardate e fortunatamente, in quelle due ore, non era accaduto nulla. Una volta usciti, li aveva seguiti a distanza di sicurezza; adesso, però, le cose stavano prendendo un brutta piega. Si morse nervosamente il labbro inferiore.
Quel maledetto le stava dicendo qualcosa di molto importante, lo si capiva dall’intensità del suo sguardo.
Nell’esatto momento in cui le prese mani, Ranma iniziò a bruciare dalla gelosia; intorno a lei si era creata una spaventosa aura bluastra che diventava sempre più grande. Tirò un pugno al muro per sfogarsi, creando profonde crepe nella parete grigia.

“Mamma hai visto cosa ha fatto quella ragazza?” chiese un bimbo che stava passando in quel momento mano nella mano con la madre.
Il genitore non rispose ma si apprestò ad affrettare il passo trascinando con sé il figlio.

Ranma non sapeva cosa fare: non si era mai sentito così impotente. Voleva intervenire e toglierle subito quelle manacce di dosso ma così Akane avrebbe scoperto che li stava spiando e poi, come si sarebbe giustificato? Non poteva comportarsi in un modo e poi affermare tutto il contrario. Sarebbe stato troppo evidente, perfino per un’ ingenua come lei, che li aveva interrotti perché era geloso. *Sì, maledizione, sono geloso! *ammise a denti stretti mentre la guardava diventare tutta rossa. Invidiò il coraggio mostrato dal suo rivale. Non era nemmeno un giorno che era lì e già non si era fatto sfuggire la prima occasione utile. Era davvero un avversario pericolo, ammise a se stesso. Odiò per l’ennesima volta il suo aspetto femminile che lo faceva sentire così poco virile soprattutto in situazioni come questa. Lui, in questo momento, era soltanto una bella ragazzina e non l’uomo che desiderava rivendicare i suoi diritti su Akane.

Shinnosuke, intanto, continuava imperterrito. “Mi dissi… che non si poteva sapere cosa ci avrebbe riservato il futuro! Bè, per me da quel giorno non è cambiato nulla, i miei sentimenti per te non sono mutati….Akane, io ti…”

In lontananza si sentì un forte stridolio di freni di auto. A tutta velocità e continuando a sbandare, stava sopraggiungendo un grosso furgone bianco proprio nella loro direzione.
“Maledizione, ho perso il controllo! Spostatevi di lìììì!!! urlò spaventato l’uomo che era alla guida.
“Akaneeee!!!!!!” urlò una voce femminile

Ranma non fece in tempo ad intervenire nonostante si lanciò con quanta forza avesse in corpo. La ragazza fu portata in salvo da Shinnosuke che, stringendola stretta a sé, riuscì a saltar via dalla strada un attimo prima che il mezzo potesse travolgerli andando a sbattere contro il muro grigio del parchetto. Atterrarono sulla morbida sabbia dorata adibita ai castelli di sabbia. Ranma li raggiunse di corsa. Piccoli bimbi si dondolavano come se nulla fosse sulle altalene, mentre i tre ragazzi si fissavano sgomenti.

Ancora sotto shock, Akane guardava la ragazza con i capelli rossi, il grande cappello e gli occhiali da sole.
“Ranma?…..” chiese scuotendo la testa lentamente.
 Shinnosuke strinse più forte a sé Akane, con fare protettivo. “Che ci fai qui?” chiese seccato
“Ahahah….passavo di qui per caso..” disse cercando di sdrammatizzare la situazione. Poi si accigliò. “Tu piuttosto, non ti sembra di aver messo un po’ troppo le mani addosso ad Akane per oggi?
*Oh no, adesso inizieranno a litigare* pensò liberandosi dall’abbraccio di Shinnosuke
“Che c’è ragazzina, sei gelosa di me? Vuoi un po’ di attenzioni anche tu?” lo schernì lui.

Ranma provò un terribile senso di frustrazione. Del suo aspetto femminile, fin’ora, ne aveva sempre approfittato ma adesso sentiva dentro una profonda umiliazione. La stessa umiliazione che provò quando Mikado Senzenin la baciò sulla pista di pattinaggio.
Strinsi i denti furioso .
“Bene Shinnosuke , l’hai voluta tu!” esclamò scagliandoglisi contro.
Shinnosuke parò facilmente il primo colpo respingendola lontana con il suo spazzolone. Cappello e occhiali volarono via, rivelando la rossa capigliatura e il viso bello quanto duro della ragazza.
“Seguimi!” disse perentorio Ranma  balzando prima sul muretto e poi sul tetto della casa vicina. *Voglio dell’acqua calda!* pensò. In lontananza  vide un chiosco che vendeva tè caldo. *Perfetto!*
“Hey dove andate, smettetela subito!” gridò Akane guardando i due ragazzi che si allontanavano
“Che fai scappi?” urlò Shinnosuke inseguendolo sui tetti della città
“No!” disse lui spavaldo, avvolto dal vapore. Gettò la tazza di tè che teneva ancora in mano “…. volevo solo tornare normale per poterti picchiare a dovere!” disse scrocchiandosi le dita.

I due ragazzi erano in strada uno di fronte all’altro. La loro aura combattiva li avvolgeva, vibrando intorno ai loro corpi e i loro occhi di un blu intenso si fronteggiavano minacciosi .
Alcuni passanti si fermarono ad assistere al combattimento.
Il ragazzo di Ryugenzawa partì all’attacco per primo, saltando con la gamba tesa in direzione di Ranma. Anche lui balzò nella stessa direzione scontrandosi a mezz’aria. Quando riatterrarono Shinnosuke aveva un pezzo di pantalone lacero sporcato da un po’ del suo stesso sangue. L’avversario invece era ancora incolume; solo la casacca rossa gli si era aperta un po’ sul petto. Immediatamente Ranma sollevò la gamba e caricò un micidiale calcio laterale che venne prontamente schivato. La gamba passò sibilando sulla testa del ragazzo, sfiorandogli i capelli. Approfittando del momentaneo squilibrio dell’avversario, Shinnosuke lo ferì sul collo, colpendolo con il suo spazzolone di legno. Ranma si toccò la ferita e si pulì il sangue strofinando la mano sui suoi pantaloni neri.

“Ok, ora facciamo sul serio” disse socchiudendo gli occhi.
“Tecnica modificata delle castagne!” urlò tirando decine di velocissimi e poderosi pugni nello stomaco del rivale. Shinnosuke si piegò in due per il dolore incapace di respingere l’attacco. Ranma pensò che era venuto il momento di mettere fine a quello scontro dimostrando a quell’insolente chi fosse il più forte tra loro due e gli sferrò un ultimo, doloroso, pugno sotto la mascella. Shinnosuke volò all’indietro cadendo sulla schiena in un tonfo sordo.

Ranma respirava con affanno, come se avvertisse solo ora la stanchezza del combattimento. “Ti ho sconfitto Shinnosuke!! Sono io il più forte. Ritorna pure dai tuoi animali ” disse dandogli le spalle ma subito si voltò nuovamente.
Il ragazzo di Ryugenzawa aveva iniziato a ridere tra lo stupore dei passanti.
“Ma non hai ancora capito?” chiese sollevandosi a fatica su un gomito. Si massaggiò la mascella e guardò Ranma dritto negli occhi. “Io ho vinto comunque!”  esclamò con un sorriso beffardo.
Ranma lo fissò incredulo. La sua espressione adesso era cambiata, non era più spavalda e vittoriosa come un attimo prima, sembrava spaventato. 
Lui continuò impietoso. “Io conquisterò Akane dimostrandole quello che provo, cosa che …TU … NON….FARAI… MAI!!!  Hai perso Ranma, questa è una battaglia che non puoi vincere. E comunque, non ho alcuna intenzione di andarmene”. Si mise in piedi raccogliendo lo spazzolone dal pavimento della strada e se lo poggiò sulla spalla. La piccola folla si scansò per farlo passare mentre le luci dei lampioni si stavano accendendo una ad una  e la prima stella della sera brillava già nel cielo diventato ormai scuro.

Ranma lo osservò andare via, e si sentì per la prima volta sconfitto. Era una sensazione che non aveva mai provato fino ad ora. Lui aveva sempre vito. Sempre. Restò immobile, impotente, senza riuscire a replicare alle parole di Shinnosuke, perché dentro di sé sapeva, che il ragazzo  aveva ragione.
 
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Kasumì iniziò a preparare la cena mentre Genma e Soun terminavano la loro accesa partita a shoji.
“Scacco!” esclamò Soun trionfante
Genma guardò in alto, oltre il muro del giardino. “Cos’è quella cosa in cielo?” chiese animatamente indicando un punto nel firmamento. Approfittando della distrazione dell’amico girò in un lampo la scacchiera.
Il signor Tendo si accorse subito dell’inganno. “Genma stai barando! Non vuoi ammettere la sconfitta!”
“Tra poco è pronto!” esclamò Kasumi dalla cucina interrompendo quel piccolo battibecco.

Ranma era in bagno di fronte allo specchio. Stava guardando la ferita sul collo con un’espressione contrariata. Aprì l’armadietto dei medicinali e cominciò a frugare tra bende, garze e farmaci vari.
“Questo….e poi, sì anche questo qui” mormorò infilandosi quegli oggetti nelle tasche dei pantaloni.
La porta si aprì e Ranma richiuse frettolosamente il piccolo pensile.
“Oh, ciao! Non pensavo di trovarti qui” esclamò sorpresa Akane
Lui fece un sorriso tirato nascondendo la ferita con il bavero della camicia rossa. Strinse le mani sul bordo del lavandino bianco e abbassò lo sguardo, colpevole.
“Devo prendere del disinfettante” disse avanzando piano verso di lui.
Ranma si scansò. “Disinfettante? Per cosa?”
“Oh niente di che. Mi sono fatta un graffio sulla guancia, oggi” disse aprendo il piccolo sportello marrone mettendosi in punta di piedi.
Akane sentì una mano sotto il suo mento che delicatamente le girava il viso.
Ranma le era pericolosamente vicino e la stava esaminando preoccupato.
“D…dai Ranma è s…solo un g…graffio” si giustificò imbarazzata
Lui vide la piccola escoriazione e con un espressione negli occhi dolcissima ma anche profondamente triste le accarezzò la guancia sfiorando la ferita con il pollice.
Akane trasalì. D’istinto alzò la mano sinistra per colpirlo, come faceva ogni volta che lui le si avvicinava troppo ma questa volta qualcosa la trattenne. *Non farlo!* gridò la sua voce interiore
Le sembrava di vivere un sogno. Uno dei tanti che faceva su Ranma la notte. Lei lo guardava con occhi innamorati  e il cuore che le martellava nel petto mentre lui aveva uno sguardo così strano: distante e infelice.
“Perdonami” disse come per scusarsi. E togliendo frettolosamente la mano aprì la porta del bagno ed uscì lasciando Akane immobile, scossa, con la guancia che le bruciava e la  mano sospesa a mezz’aria.
*Ok, d’accordo* pensò mentre si disinfettava e ripensava al bellissimo momento appena passato. *E’ vero che ogni volta che si avvicina reagisco sempre male e solitamente lo picchio, ma chiedermi addirittura perdono???*
 
*************************
 
Akane spense la luce della sua stanza e s’incamminò verso il piano di sotto per la cena. Davanti al televisore Nabiki, Shinnosuke e il nonno guardavano interessati un programma televisivo; una gara a premi tra concorrenti notò la piccola Tendo giungendo alle loro spalle.
“Akane, puoi andare a chiamare Ranma? E’ da quando è rientrato che è chiuso in camera” chiese Kasumi mentre iniziava a servire a tavola
“Va bene” rispose incamminandosi verso la stanza degli ospiti riservata ai Saotome.
La luce dentro era spenta. *Che si sia già addormentato?* pensò stupita.
*Senza cena? Impossibile non è da Ranma * concluse mentre apriva la porta scorrevole.
“Ranma?….” chiamò e fece un passo nella stanza buia.
*Ma qui non c’è nessuno*. Accese la luce e girò lo sguardo nella camera vuota. I suoi occhi si fermarono su uno strano foglietto di carta vicino alla foto di Genma e Ranma da piccolo.
Akane lo raccolse e lo aprì con le mani che le tremavano, presa da uno strano senso di ansia.

Dalla sala da pranzo Shinnosuke, il nonno, Genma e tutta la famiglia Tendo udirono dei passi concitati correre verso di loro.
“Cosa è successo Akane!?” chiese Soun spaventato alla vista della figlia in lacrime mentre tutti gli altri la fissavano ansiosi.
Lei stringeva in mano il foglietto scritto dal ragazzo. “Ranma….” disse singhiozzando “….Ranma se n’è andato!” annunciò, tra lo stupore generale.

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Capitolo 9
*** La mia vita senza te ***


Per quanto ti pensi
non posso dividermi in due:
perciò invio il mio cuore,
invisibile, che ti seguirà
da fedele compagno.

Ikago no Atsuyuki

 
*Ranma…..non ti facevo così codardo* pensò Shinnosuke scrutando la ragazza affranta.
Il Signor Genma tese la mano verso di lei: “Akane, mostrami il foglietto!”. Tutti si avvicinarono per vedere cosa c’era scritto.

STARO’ VIA PER UN PO’ PER COMPIERE UN ALLENAMENTO SPECIALE. NON PREOCCUPATEVI PER ME. RANMA

“Figlio ingrato! E’ andato via senza di me!” esclamò il Signor Saotome stringendo il foglietto
Kasumi tentò di giustificarlo: “Forse voleva restare un po’ solo”
“Per me, è solo geloso di Shinnosuke!” disse Nabiki incrociando le braccia con superiorità.

Il nonno del ragazzo si avvicinò a Soun: “Mi dispiace se in qualche modo vi abbiamo creato problemi. Domani ripartiremo per la foresta”
“Ma che dice, voi non c’entrate nulla; restate pure a far compagnia ad Akane, ne ha bisogno adesso” 
“E’ vero” aggiunse Genma  “vedrete che mio figlio non starà via per molto”
“Vi ringrazio per l’ospitalità ma purtroppo dobbiamo andare. Gli animali della foresta diventano indomabili se stiamo via a lungo, ma…..se vuole, Shinnosuke può restare” disse voltandosi verso il nipote.
 “Io, veramente….non saprei….”. Imbarazzato, il ragazzo volse uno sguardo colpevole in direzione della piccola Tendo.

Di tutti quei discorsi Akane percepiva solo un lontano ronzio. Ranma se n’era andato e questo era l’unico pensiero che riempiva la sua mente che, in questo momento, era vuota come la sua anima. In piedi e immobile, accanto al tavolo da pranzo, sembrava quasi ipnotizzata mentre fissava la tv senza in realtà vederla.

“Akane…?” chiamò Soun
Lei sussultò. “Sì?!”
“Vuoi che Shinnosuke resti?”

Akane  non comprese subito la domanda. Le veniva chiesto di decidere le sorti di Shinnosuke. Perché? Cosa c’entrava adesso?
Strinse i pugni lunghi fianchi: “Sì, non c’è problema”. Si voltò e si incamminò verso la sua stanza.
“Scusatela, è molto scossa” la giustificò il signor Tendo
Nabiki battè in uno schiocco le mani. “Bene…mangiamo?”. Seguì per ultima il gruppo che si accomodava a tavola e prima di sedersi volse un ultimo sguardo triste e preoccupato verso il corridoio buio della casa, in direzione della camera della sorella.
 *Cognato, ma che cosa mi combini!?*

 
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Ranma camminava a capo chino tra le strade di Nerima nell’aria fredda della sera, portando sulle spalle il suo grosso zaino da viaggio. La luce bianca dei lampioni proiettava la sua ombra lungo la via mentre pensieroso ma deciso, continuava a passo svelto verso la sua meta. Probabilmente stava sbagliando ad andarsene così, senza dare alcuna spiegazione, ma temeva che gli altri non avrebbero compreso la ragione del suo viaggio. In un modo o nell’altro Akane l’avrebbe convinto a non partire più; gli avrebbe dato dello stupido e forse tirato anche una bastonata in testa ma più di ogni altra cosa, l’avrebbe guardato con quegli occhi e allora sì, che rinunciare pur di non starle lontano, sarebbe stata la soluzione più facile. Invece lui doveva andare; Shinnosuke gli aveva aperto gli occhi. Akane si stava facendo grande e stava diventando ogni giorno più bella e prima o poi anche lei avrebbe desiderato un fidanzato a tutti gli effetti, come tutte le ragazze della sua età, ma per il momento lui non era ancora in grado dargli questo.

*Quella stupida….. poteva rifiutare l’appuntamento!* pensò  irritato *Da quando in qua quel maschiaccio  è carina con i ragazzi?* Rivide davanti a sè l’immagine di Shinnosuke che cingeva Akane con un braccio e la rabbia lo investì nuovamente oscurandogli la vista.
“Ahi!!” esclamò una donna in kimono che aveva appena svoltato l’angolo; era finita con il sedere per terra spinta all’indietro dal passante che camminava nella direzione opposta alla sua.
Ranma l’aiutò a rialzarsi: “Oh, mi scusi signora, non l’ho vista. Ma….mamma, sei tu! Scusami, ero sovrappensiero…” aggiunse grattandosi i capelli dietro la testa.
La signora Nodoka si battè  il kimono in più punti cercando di ripulirsi. Scrutò il figlio e con un tono tra il preoccupato e l’ansioso chiese: “Ma Ranma, stai partendo?”
Prima che il ragazzo avesse il tempo di rispondere la donna aggiunse: “ Vieni un attimo a casa, ti darò delle cose da mangiare per il viaggio”
“D’accordo” rispose lui e seguì la madre senza alcuna possibilità di replica.

Ranma si accomodò in casa e si mise seduto intorno al basso tavolo  di legno massello; Nodoka versò il tè nelle due tazze di ceramica bianca finemente decorate da piccoli sakura rosa, gli si accomodò di fronte e spinse la tazza verso il figlio sorridendo dolcemente.
“Sono contenta di averti qui. Mi vieni a trovare così poco spesso”
Ranma si guardò le mani impacciato. “Hai ragione, mi dispiace”  
“Non ti preoccupare figliolo. In fondo sei sempre occupato con gli allenamenti, la scuola e poi…..” fece una pausa prendendo un sorso di tè, “…a casa Tendo c’è la piccola Akane!” aggiunse sorridendogli in modo complice.
Ranma guardò il contenuto della sua tazza con aria triste.
“Cosa c’è Ranma? Avete litigato di nuovo?”
“No…non è questo. Bè sì, in realtà litighiamo sempre, è impossibile andare d’accordo con quel maschiaccio….”
“Ranma!! Non dovresti parlare così della tua fidanzata” lo rimproverò
“Lei non è la mia fidanzata, è papà che ha…..”
Ma la madre non lo lasciò finire. “Sì, all’inizio forse era così, ma puoi dire la stessa cosa anche adesso?” chiese guardandolo dritto negli occhi.

Ranma non rispose, ma si limitò a reggere per pochi istanti il suo sguardo accusatorio. Fece un respiro profondo e cambiò argomento volgendo gli occhi verso l’ikebana che sua madre aveva sapientemente composto: cinque piccoli fiori gialli e arancioni alla base di due rami che si attorcigliavano formando una spirale.
“Sto partendo per la Cina, mamma. Voglio tornare nel luogo dove si trovano le fonti maledette. Voglio tornare un vero uomo!” disse con decisione.
La signora si accigliò. “Lasciando Akane da sola con quel ragazzo?” Le pupille di Ranma si dilatarono *Come faceva a sapere* pensò.
“Me l’ha detto tuo padre” spiegò la donna pacatamente come se potesse leggere nei suoi pensieri.
Ranma rispose seccato fingendo indifferenza: “Sai cosa me ne importa di chi le fa compagnia. In fondo è una sua scelta. Se le va bene Shinnosuke, che si fidanzi pure con lui!”. Ma le dita della sua mano sinistra avevano iniziato a tamburellare nervosamente sul tavolo tradendo la sua sicurezza. Bevve un sorso di tè e si schiarì la voce.
“Ma figlio mio, mentre sei via Akane potrebbe anche cedere ai corteggiamenti di un altro  ragazzo.  Qualcuno che invece di chiamarla stupida o vita larga le dicesse delle parole gentili o semplicemente che è molto carina”. Ranma iniziava ad agitarsi; si arrotolò sui gomiti le maniche della sua camicia cinese: improvvisamente sentiva molto caldo.
“Sei proprio certo di quello che stai facendo Ranma?  chiese infine la donna mandando in frantumi quel poco di sicurezza che gli aveva fatto da scudo fino ad ora.
Esasperato, battè una mano sul tavolo facendo vibrare le due tazze. “Adesso non posso dichiararmi, non posso dirle quello che provo. Ci sarà sempre qualcuno che mi prenderà in giro davanti a lei per il mio aspetto femminile ed io questo non lo sopporto. Io voglio essere un vero uomo per Akane, non un fidanzato a metà!”
Nodoka sorrise, compiaciuta della sincerità e della virilità mostrata dal figlio; gli accarezzò il dorso della mano che era rimasta sul tavolo un attimo prima che lui la ritraesse paonazzo in volto.
“Sai Ranma” confidò Nodoka “mi ricordi tanto tuo padre”.
“ Cos…??? Quel buono a nulla, mangia pane a tradimento?” chiese disgustato
“Anche lui era terribilmente timido, proprio come te” rispose annuendo.
Ranma arrossì ancora di più tanto che del fumo era iniziato a uscire dalle sue rosse orecchie
“Ricordo che più volte tentò di dirmi quello che provava, ma senza alcun risultato” ammise ridacchiando. “Io sapevo che nutriva dei sentimenti per me, ma volevo che me li dichiarasse apertamente. Fino a che un giorno, il figlio di un amico di mio padre, che era anche uno dei miei migliori amici, mi chiese in sposa. Bè, indovina un po’? Tuo padre trovò il coraggio di dirmi che mi amava, proprio quando stava per perdermi”
Ranma ascoltava imbarazzato ma incuriosito. Non sapeva nulla della storia d’amore tra la madre e il padre.
“Forse la colpa è anche un po’ mia” continuò la donna “ Non dovevo permetterti di crescere solo con lui, senza una presenza femminile. Non ti ho potuto insegnare nulla e il tuo essere così COMPLETAMENTE INCAPACE con le donne è anche una mia responsabilità”
Ranma piegò il lato sinistro della bocca in una smorfia risentita e fece per alzarsi.
“Ora è meglio che vada” disse dirigendosi verso l’ingresso della casa. “Prima m’incammino e prima ritornerò”
Aprì la porta di carta di riso facendola scorrere verso destra. Nodoka gli mise una mano sulla spalla.
“Buona fortuna Ranma. E non dimenticare….” disse al ragazzo che si era già incamminato lungo la via “lontano dagli occhi lontano dal cuore”
*Non ti preoccupare mamma. Akane non mi dimenticherà, ne sono certo o quasi…..*
 
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“Maledizione, ma è tardissimo!” urlò Akane guardando la sveglia con occhi sgranati.
Balzò giù dal letto ed iniziò velocemente ad indossare la divisa scolastica. Chiuse la porta della camera e si mise a correre per il corridoio dritta verso la stanza degli ospiti.
*Quel pelandrone, starà ancora dormendo* pensò tra sé seccata. Spalancò la porta della camera di Ranma con forza, pronta a svegliare il ragazzo in malo modo come faceva da sempre, ma nella stanza trovò solo un panda che ronfava rumorosamente e accanto un letto ancora disfatto.
La sua carica adrenalinica si spense e con un’espressione profondamente delusa richiuse lentamente la porta. Scese le scale di casa reggendosi alla balaustra; improvvisamente si sentiva priva di forze e avvertiva la necessità di sorreggersi a qualcosa. Sull’ultimo gradino qualcuno le si parò davanti.

“Buongiorno Akane!” esclamò radioso Shinnosuke
“Ah buongiorno, già in piedi a quest’ora?” chiese stupita. Si era quasi dimenticata che il ragazzo aveva deciso di fermarsi ancora un po’ da loro.
“Veramente io sono abituato a svegliarmi all’alba”  
“Mi ha anche accompagnato a fare la spesa e aiutato a portare le borse” cinguettò felice Kasumi intenta a portare i sacchetti in cucina
“Direi che ci abbiamo guadagnato” aggiunse Nabiki sgranocchiando un biscotto.
“Nabiki!…” Akane la fulminò con lo sguardo. “Non mi fermo a fare colazione Kasumi sono in ritardo”
La sorella maggiore uscì dalla stanza accanto. “Va bene, ma prendi almeno il pranzo” e le porse il bento avvolto in un fazzoletto rosso.
 
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Akane camminava a passo svelto lungo la strada che costeggiava il fiume, reggendo nella mano destra, la cartella che tante volte aveva scaraventato sulla testa di Ranma.
Era una bellissima giornata di Novembre; il cielo azzurro era sgombro da nuvole e l’aria era pungente. Osservò che il livello del canale si era alzato, probabilmente a causa del forte temporale della notte precedente. Lo sciacquio dell’acqua che scorreva; il calpestio delle sue scarpe sulla via e nient’altro. Mancava qualcosa e lei sapeva cosa. C’era un altro suono che quella mattina non udiva: era il lamentoso cigolio della balaustra di ferro sotto i passi di Ranma. Anche se a volte durante il tragitto che li separava da scuola bisticciavano e non si rivolgevano la parola, Akane sapeva che lui era lì con lei, accanto o qualche passo dietro, perché sentiva quel rumore metallico, che i primi giorni aveva trovato persino fastidioso. *Non può camminare sulla strada come tutte le persone normali?* aveva pensato tre anni fa e mai avrebbe immaginato che un giorno quel rumore le sarebbe addirittura mancato.
Per un attimo ebbe l’impressione di udirlo nuovamente e si voltò di scatto, ma non vide nulla su quella ringhiera verde; era solo il frutto della sua immaginazione. Si fermò e infilò le dita in mezzo alla grata fissando l’acqua che scorreva. Avrebbe fatto tardi a scuola, lo sapeva, ma non le importava. Niente le sembrava più importante da quando Ranma se ne era andato.
Ripensò al pomeriggio precedente, quando il ragazzo le aveva accarezzato delicatamente la guancia. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire i brividi che l’avevano percorsa in tutto il corpo e il calore che emanavano le sue dita. *Perdonami* le aveva detto.  Solo adesso aveva compreso il significato di quella parola. Le stava chiedendo scusa perché stava partendo e non perché l’aveva toccata. Almeno, questo la rendeva felice.

Udì un suono di un campanello che le si avvicinava; si voltò giusto in tempo per vedere la ruota di una bicicletta rossa che frenò la sua corsa ad un soffio da lei: era Shampoo.
“Dov’è Lanma? Oggi non va a scuola? Io voglio chiedele appuntamento”
*Ci mancava solo questa* pensò Akane.  
“Non ho idea di dove sia Shampoo!”. Voltò le spalle alla ragazza e si rimise in cammino verso il liceo Furinkan.
Prepotentemente la cinesina le sbarrò la strada.
“Non è vero! Tu non vuoi dilmelo! Sei velamente cattiva!!” piagnucolò
Akane sbottò stizzita: “E’ partito! Partito!! E non so né dov’è andato né quando tornerà!!
La ragazza adesso la fissava con aria superba e trionfante “Celto! L’hai tlattato così male che ha deciso di andalsene!” e pedalando in fretta se ne andò via lasciando Akane a bocca aperta.
*No, non è così. Non è stata colpa mia* mormorò mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime.
 
******************************
 
“Che giornata difficile!” pensò sospirando mentre camminava verso casa. A scuola non aveva fatto altro che dare spiegazioni a tutti sul perché Ranma non sarebbe venuto più a lezione per un periodo non ben limitato di tempo.

La strada bianca davanti a sé, era cosparsa da un mare di foglie secche che avevano spogliato tutti gli alberi dei viali e adesso scricchiolavano fragranti sotto le scarpe di chi le calpestava ma per Akane quella strada stava per tramutarsi in un inferno. Negli ultimi anni, percorrere quel tragitto, ero diventato molto piacevole; soprattutto quando Ranma, decideva di farle compagnia e non scappava a mangiare nei locali di Ukio e Shampoo.
Camminavano senza fretta uno accanto all’altra raccontandosi quello che era accaduto a scuola e ridevano in modo complice di qualche aneddoto divertente su Kuno o il Preside. Pensò con nostalgia alla sua risata. Ranma non era un tipo che rideva tanto spesso ma quando lo faceva, rideva di cuore e il suono della sua voce era davvero bello. Sospirò ed alzò gli occhi al cielo mentre nella sua mente vagavano i ricordi delle loro continue battaglie verbali, quel prendersi costantemente in giro: un gioco fatto di sguardi, offese, rossori e parole non dette che era solo loro e che agli occhi di uno sconosciuto potevano sembrare litigi infantili ma che per Akane e Ranma, rappresentava tutto il loro mondo, tutto il loro volersi bene, appartenersi e forse….amarsi.
Non voleva piangere di nuovo. Stava diventando una piagnucolona ultimamente, pensò ferendosi nell’orgoglio. Ma proseguendo a passi sempre più svelti verso casa, avvertiva che il nodo che le si era formato in gola, le stava facendo sempre più male e più si tratteneva più le doleva. *Sii forte Akane Tendo* si disse e cominciò a correre per chiudere la dolorosa distanza che la separava da scuola a casa nel più breve tempo possibile.
Il vento le sferzò il viso e le fece socchiudere gli occhi. Strinse più forte il manico della cartella per non farla cadere in quella corsa che era diventata furiosa e che fu interrotta bruscamente dall’impatto con un corpo alto e forte.

“Oh, mi scusi” disse inchinandosi in avanti a capo chino.
“Akane, dove vai così di fretta?”
Il suono di quella voce sciolse il dolore che le aveva imprigionato la gola e come un fiume in piena calde lacrime cominciarono a scorrere lungo le sue guance senza alcuna possibilità di arrestarsi.
“D…Dottor To…Tofu!” singhiozzò davanti ad una delle poche persone di cui sapeva di potersi fidare.
Lui le poggiò una mano sulla spalla. “Vieni dentro, ti offro una tazza di tè”

Seduta sul lettino bianco da paziente dove tante volte aveva ricevuto le cure del Dottore, pensò tra sé ironicamente, che anche questa volta una parte di lei aveva bisogno di essere curata.
Il Dottor Tofu arrivò con in mano un vassoio con due tazze da tè e dei dolcetti e si sedette su una sedia di fronte a lei. Akane prese tra la mani la tazza e cominciò a sorseggiare la bevanda fumante senza parlare. Adesso si vergognava un po’ per lo stato in cui lui l’aveva trovata.
“Akane, ti va di dirmi che cosa è successo?”
Lei non riuscì a rispondere subito e senza alzare gli occhi dalla sua bevanda disse:  “Bè vede, il fatto è che in questi giorni è arrivato a farmi visita un mio vecchio amico e dopo qualche giorno, non capisco ancora perché, quello stupido di Ranma ha deciso di partire per un allenamento speciale senza dare spiegazioni a nessuno! ”
“Mmmm…”disse il dottore toccandosi il mento pensieroso  “Bè, sappiamo tutti che Ranma non è mai stato bravo con le parole vero?”
La ragazza annuì tristemente.
“Non ti devi preoccupare, sono sicuro che appena si sarà schiarito le idee ritornerà a casa. Tu piuttosto, non hai niente da dirmi?” chiese riferendosi al pianto disperato di poco prima
Akane arrossì. “In merito a cosa?”
“Penso che tu sappia a cosa mi riferisco, ma conoscendo quanto sei testona te lo chiederò con parole semplici e chiare” aggiunse poggiandole una mano sulla testa e scompigliandole in modo affettuoso i capelli.  Il dottore si schiarì la voce “Akane, ammetti che Ranma ti manca molto?”
Lei alzo la testa punta sul viso:  “Dottore ma che dice! Figuriamoci se può mancarmi un tipo come lui!” esclamò indignata e terribilmente a disagio
Il Dottore si sistemò gli occhiali spingendoli sul naso con il dito indice. “Quindi mi stai dicendo che non provi alcun sentimento per lui, Akane?”
Il cuore della ragazza cominciò a battere furiosamente nel petto. Il dottore la stava mettendo alle strette e la stava facendo morire dalla vergogna. *Probabilmente il mio viso non è mai stato così rosso come in questo momento* pensò mortificata
“Ma che dice? Io non potrei mai, quello …..stupido…maniaco….e insensibile!”
“Akane?!”
“Non è possibile che io mi sia innamorata di lui perché…..Ranma e io, vede…emh, io….io…” disse tormentandosi le mani “Oh Dio, io lo amo!!…ma è impossibileeee!!!!!!!”
Il Dottor Tofue sorrise: “ Ti sorprende tanto? Eppure siete così simili! Dal primo giorno che Ranma venne qui con le prime ferite che tu gli avevi procurato ho subito pensato che foste fatti l’uno per l’altra!
“Davvero Dottore?” chiese guardandolo timidamente
“Certo! Adesso non piangere più e vai a casa. Vedrai che Ranma tornerà presto.”
 
******************************
 
Il sole scompariva lentamente dietro le case mettendo fine a quel malinconico giorno. Era stata una giornata molto particolare per Akane. Una giornata dolorosa ma anche rivelatrice: per la prima volta era riuscita a confessare a qualcuno quello che il suo cuore provava da sempre ma che non era mai riuscito ad esprimere a parole. Adesso si sentiva decisamente meglio, e anche i passi sulla via del ritorno sembravano essere più leggeri. In lontananza, in prossimità del portone di casa, vide una figura ferma che sembrava aspettarla.

 “Akane!”.
“Shinnosuke, come mai sei qui fuori?”
“Scusami, ti volevo aspettare all’uscita della scuola ma non ricordavo la strada e non sono riuscito ad arrivare in tempo” spiegò infelice.
“Oh Shinnosuke!” esclamò Akane sorridendogli amabilmente. “Ma…” si fece di colpo seria…” cosa hai fatto, sei pieno di ferite?”  chiese osservando i tagli e le escoriazioni sul bel viso del ragazzo.
“Ehehe…ho combattuto con Happosai! Il vostro Maestro è davvero un avversario temibile!
“Ma…. perché?” chiese la ragazza preoccupata
“Tuo padre e il signor Genma mi hanno chiesto di provare a fermare le scorribande del vecchio e io ho accettato volentieri. Vorrei sdebitarmi in qualche modo per la vostra ospitalità”
Akane alzò gli occhi al cielo. *Povero Shinnosuke! Quei due buoni a nulla l’avevano incastrato proprio per bene* pensò sconsolata
“Vieni, entriamo in casa che ti aiuto a medicarti”

La ragazza versò  il disinfettante sul batuffolo di cotone, avrebbe voluto che lui non la fissasse in quel modo perché la metteva molto a disagio. Erano seduti a gambe incrociate sul pavimento di legno della palestra, uno di fronte all’altra. Akane alzò lo sguardo, di nuovo quei maledetti occhi blu e iniziò a tamponargli il viso.

“Ahi” si lamentò lui socchiudendo gli occhi
“E dai Ranma non dirmi che ti fa così mal…” Akane s’interuppe subito, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
Shinnosuke la fissò in silenzio, con un’espressione offesa.
“Non sono Ranma” disse serrando le labbra
Akane era mortificata. “Lo so Shinnosuke, mi dispiace, sai è ……è l’abitudine” disse cercando di scusarsi
Il ragazzo si alzò per smorzare la tensione e dandole le spalle si diresse verso casa.
”Non ti preoccupare, ci vorrà solo un po’ di tempo” aggiunse con un tono pacato
Akane lo guardò andare via corrucciando la fronte. *Un po’ di tempo, per cosa?* 
 

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Capitolo 10
*** Shinnosuke alla conquista ***


La pioggia cadeva incessantemente ormai da ore, tamburellando sul tetto di legno del rifugio, in una notte senza stelle. Seduto di fronte al fuoco, Ryoga attendeva il cuocersi della sua cena; a fargli compagnia su quelle montagne, vi erano solo ombre che danzavano sulle pareti.
*Akane, che cosa darei per stare qui da solo con te. Il mio cuore ardente come questo fuoco desidera soltanto amarti per il resto della vita e invece tu……* strinse la foto della ragazza che teneva in mano; in mente di nuovo l’immagine del suo viso, triste, dopo la notizia del fidanzamento rotto. *Come puoi provare qualcosa per quell’idiota che ti tratta sempre male?*
“Come puoi Akaneeeeeeee!!!!!” urlò e in quell' esatto istante il rombo di un tuono squarciò l’aria intorno a lui facendo da eco alla sua disperazione.

La porta si spalancò di colpo; acqua e vento entrarono all’interno spegnendo il fuoco che illuminava la stanza. Una figura scura e minuta, rischiarata solo dalla luce  bianca di un fulmine, si fece avanti.
“Posso rifugiarmi qui questa notte?” chiese la esile voce di una ragazza. Gocciolava da capo a piedi tremando per il freddo.
Imbarazzato da quella imprevista presenza femminile, Ryoga balbettò tentando di riaccendere il fuoco: “C..certo…accomodati pure”. 
Accese la fiamma che ricominciò a scoppiettare allegramente e dando le spalle alla ragazza per nascondere l’imbarazzo aggiunse: “Ecco fatto! Avvicinati e scaldati senza complimenti!”
“Ti ringrazio molto. Ma….. potresti aiutarmi a togliere tutti i vestiti? Sono zuppi!!” chiese maliziosamente.
“ N..non..sono cose da c..chiedere ad un ragazzo, queste!” bofonchiò avvampando e creando dei buchi sul pavimento con il dito indice.
“Allora me li toglierò da sola!” dichiarò lei
Ryoga si girò di scatto. “Ma no, ma che fai!”  esclamò tentando di bloccarla. Ma non riuscì a vedere nulla perché il suo viso fu atterrato sul pavimento da una vigorosa gomitata.
“Sei proprio uno stupido Ryoga!”
Il ragazzo strabuzzò gli occhi massaggiandosi la guancia. Si rimise velocemente in piedi e puntò il dito verso la sua ospite.
“Tu!” esclamò furioso. “Dovevo immaginarlo, che cosa ci fai qui?”
“Che cosa ci fai tu! Ti sei perso di nuovo?” rispose Ranma ragazza versandosi addosso dell’acqua calda mentre riprendeva sembianze maschili.
“Non mi sono perso. Sono vicino Tokyo!” ribatté sicuro di sè.
“Tokyo? Ti sembra che nei dintorni di Tokyo ci siano foreste come questa?” chiese Ranma,sbigottito dal mancato senso dell’orientamento dell’amico.
La tempia di Ryoga iniziò pericolosamente a pulsare. Proprio lui doveva incontrare. Proprio la fonte di tutti i suoi guai nonché colui che faceva disperare la sua amata.
Strinse la mano in un pugno serrato.
“Dimmi cosa ci fai qui o ti sbatto fuori Ranma!
“Ok, ok, calmati, te lo dico”
Ranma si sfilò la camicia rossa e la canotta bianca completamente zuppi e si andò a sedere di fronte al fuoco, godendo del calore che irradiava sul suo torso nudo. In piedi, appoggiato con la schiena contro il muro, il suo rivale attendeva pazientemente una risposta.
“Sto andando in Cina, Ryoga. Voglio tornare alle fonti di Jusenko per bagnarmi nella Nan Nichuan e tornare ad essere un uomo completo”
Il ragazzo spalancò gli occhi. Si staccò velocemente dalla parete della stanza e si andò a sedere sul pavimento di fronte a lui. A separarli, lingue di fuoco gialle e arancioni che si alzavano verso il soffitto. 
“Dici davvero Ranma? Ma…è un viaggio molto lungo, ci vorrà almeno un mese per compierlo”
“Sì, lo so. Starò via da casa per molto tempo” rispose cupo guardando le fiamme davanti a sé.
“E tuo padre perché non è venuto con te? E …Akane cosa ha detto?”
“Cosa c’entra Akane!! E’ una mia decisione questa e poi…lei ha compagnia non ti preoccupare, non sentirà di certo la nostra mancanza….” esclamò irritato
Ryoga sbuffò; si alzò in piedi e prese altri due pezzi di legno da buttare nel fuoco. Pensò sprezzante: *Sei sempre il solito Ranma. Se avessi io la tua fortuna non lascerei Akane sola nemmeno un minuto*
Ma subito voltò nuovamente la testa versa di lui, improvvisamente terrorizzato.
 “Hai detto che ha compagnia?...Chi….?”
“Shinnosuke” rispose a denti stretti  “ il ragazzo della foresta con gli animali giganti” aggiunse attizzando il fuoco.
Ryoga cominciò a pensare che il suo compagno d’avventure fosse impazzito davvero.
“E tu hai lasciato da sola Akene con quello???”  chiese sgomento
“Con il ragazzo che te l’ha quasi portata via??” continuò Ryoga spietato
*Prima mia madre, adesso lui.* pensò Ranma *forse stava davvero sbagliando tutto?*. Poggiò la fronte sulle sue mani, incrociate davanti a sè. Perle di sudore avevano iniziato a scorrere lungo il suo torace tra la delineatura delle fasce muscolari.
“Adesso smettila Ryoga! A chi vuoi che interessi quel maschiaccio privo di fascino?” finse cercando di smorzare la tensione.
Ranma si sentì sollevare con forza per il collo. “Non ti permettere di parlare così di Akane!” gridò sbattendolo e inchiodandolo al muro. “Non ti rendi conto di quanto sei stupido Ranma!”
Lui si liberò immediatamente con un gesto di stizza dalla morsa in cui l’aveva rinchiuso l’amico. “Non puoi capire, purtroppo non ho altra scelta” disse andandosi  a sedere nuovamente.
No, infatti Ryoga non capiva il perché di quella scelta. Ranma era un combattente molto forte. Probabilmente uno dei più forti avversari che aveva mai avuto e avrebbe potuto rispedire Shinnosuke in quella foresta facilmente. Invece era andato via, lasciando Akane in preda al suo corteggiatore per trovare la fonte dove è annegato un uomo e tornare così normale.  Bè, non c’era da stupirsi più di tanto, in fondo Ranma si era sempre dimostrato un grande egoista.
“In ogni modo, se tu vai verrò con te. Con il mio senso dell’orientamento non riuscirei mai a trovare le fonti e non mi lascerò scappare questa occasione”
Ranma si infilò la canotta bianca ormai asciutta “Come vuoi” sospirò “cerca solo di non essermi d’intralcio ”disse infine chiudendo i bottoni gialli della sua casacca.
 
* * *
 
 “Kasumi, sai dirmi dov’è Akane?” chiese Shinnosuke facendo capolino dalla porta della cucina.
La maggiore delle Tendo smise di girare la zuppa e si voltò. “Mi dispiace ma non lo so. Ultimamente sparisce sempre….vedrai che tornerà per ora di cena” rispose sorridendo .
“Va bene” disse sconsolato. Attraversò il soggiorno per uscire in giardino quando vide un movimento rapido e furtivo balzare da una delle finestre di casa; era una piccola figura in tutina color bordò e bandana nera sul capo.
“Hey fermo dove credi di andare?” gridò il ragazzo afferrando lo spazzolone e correndo in direzione del vecchio Happosai.
“Aahahah…giovanotto. Prova a prendermi! Non m’impedirai di compiere la mia solita caccia grossa! Happo Kakairin!!”
Booom!!! Un grosso fuoco d’artificio illuminò il cielo di Nerima e il corpo di Shinnosuke, investito dall’esplosione, fu scaraventato contro il duro legno di casa formando diverse crepe.
La facciona del vecchio Happosai si materializzò davanti a lui mentre era disteso dolorante e con gli occhi semi chiusi sul pavimento in legno del portico.
“Facciamo così” propose il maestro conciliante “ Visto che mi sei simpatico, ti prometto che se la smetterai di infastidirmi ti regalerò il mio prezioso incenso dell’amore sostituito”.
“Amore sostituito? C…che cos’è?” chiese il ragazzo senza forze.
“Una cosetta che ti potrà aiutare a fare breccia nel cuore di Akane”.  * E permettere a me di vendicarmi una volta per tutte dei dispetti che mi ha fatto Ranma* pensò diabolico
“Maledetto vecchio! Non voglio utilizzare questo genere di trucchi”
“D’accordo, come vuoi! Stammi bene ragazzo!” gridò saltando allegramente sul muro di recinsione della casa.
 
* * * 
 
Non ricordò per quanto tempo i sensi l’avevano abbandonato. Pochi minuti? Un’ora? Sentì qualcosa di fresco sulla fronte mentre giaceva sul pavimento. Aprì lentamente gli occhi ma li richiuse subito, accecato dagli ultimi raggi di sole della giornata che si insinuavano tra le case.
“Shinnosuke, come stai?” era la voce preoccupata di Akane. In lontananza udiva le voci del signor Soun e del signor Genma impegnati nella loro consueta partita a shoji.
Il ragazzo si sforzò di guardarla. Seduta in ginocchio, accanto a lui, la piccola Tendo gli stava tamponando la fronte con una panno inumidito con dell’acqua fresca.
“Meglio adesso” rispose cercando di sorridere
“Shinnosuke, non devi più combattere contro Happosai! Nessuno fin’ora è riuscito a sconfiggerlo. Nemmeno….” si bloccò, stava nuovamente nominando Ranma “…..i più esperti maestri di arti marziali sono riusciti a fermalo”
“Lo so, ma combattere contro il vostro maestro mi sta rendendo più forte e poi voglio sdebitare l’ospitalità che tuo padre mi sta offrendo”
“Ti assicuro che non è necess…” replicò, ma le parole le morirono in gola perché la mano di Shinnosuke si era poggiata delicatamente sulla sua.
“Akane sei una ragazza così dolce e premurosa” disse guardandola ardentemente.
Lei diventò subito paonazza e ritrasse frettolosamente la mano.
“Emh sarà meglio che vada a prendere un altro po’ di acqua fresca”
*Sì, soprattutto per me stessa* pensò agitata
 
* * * 
 
Erano passate già due ore da quando si era infilata sotto le coperte, ma Akane non riusciva a prendere sonno. Pensava e ripensava a quanto accaduto con l’ospite di Ryugenzawa solo qualche ora prima. Sollevò la mano che le era stata accarezzata così dolcemente, fissandola pensierosa nell’oscurità della camera, trafitta solo dai raggi della luna che penetravano tra le tende della finestra. Io? Dolce e premurosa? Già, quando voglio sono capace di esserlo con tutti, tranne che con lui. A volte le sarebbe piaciuto essere un po’ più esplicita con Ranma, come faceva Shampoo, che non si vergognava nemmeno un po’ di dirgli che l’amava o di buttarsi al suo collo vestita o nuda, pensò con rabbia. Sì, qualche volta ci aveva davvero pensato ad essere più carina, ma la paura di un suo possibile rifiuto l’aveva sempre trattenuta. Quando combatteva era disposta anche a farsi del male fisicamente e non aveva paura di scontrarsi con avversari più forti di lei. Ma in questi casi rischiava solo il suo corpo. Di fare del male al suo cuore, invece, non ne voleva proprio sapere. Non era pronta per questo, non aveva abbastanza esperienza, né era abbastanza matura. Anche se ricordò, quella volta, appena rientrate in casa dopo la cerimonia funebre della madre, Kasumi le spiegò che erano proprio le delusioni e i momenti tristi che si affrontavano nella vita a renderci davvero più forti, più di qualsiasi allenamento ben fatto.
Sospirò e aprì il cassetto del comodino accanto al letto estraendo un foglietto di carta stropicciato. Lo stese per bene con le dita con la massima delicatezza e rilesse per la centesima volta la frase che Ranma aveva scritto con la sua brutta calligrafia. “Starò via per un po’….”.  Chissà come avrebbe reagito se avesse assistito alla scena di poco fa? Probabilmente si sarebbe arrabbiato moltissimo. A volte si comportava come se lei fosse di sua proprietà.  *Chissà se mi stai pensando almeno un po’* . Chiuse gli occhi e finalmente si addormentò con l’immagine del suo viso nella mente e quel piccolo pezzo di carta stretto in mano.

 
* * * 
 
Un nuovo giorno di scuola, sferzato da un vento impetuoso che faceva correre bianche nuvole nel cielo azzurro; rami secchi  battevano sulle vetrate  e la solita scolaresca annoiata ascoltava la lezione d’inglese della sua piccola e strana insegnante. Tra pochi minuti la campanella avrebbe dato fine alle lezioni.
Drrrrrriiiiiiiiiiiiinn!!!               
Akane si alzò dalla sedia chiudendo la cartella, gettò un ultimo sguardo al banco vuoto dietro di lei, come faceva ogni giorno da quando lui era partito, e s’incamminò verso l’uscita. Quella mattina era iniziata davvero male. Ricordava di essersi addormentata stringendo il biglietto scritto da Ranma in una mano ma al suo risveglio il piccolo pezzo di carta era sparito e a nulla era servito rivoltare la sua stanza da cima a fondo per più di un’ora per trovarlo. Come se ciò non bastasse, era arrivata anche in ritardo a scuola  e per questo aveva dovuto passare la prima ora in piedi in corridoio da sola. Almeno ci fosse stato….
“Akane!!” la sua amica Yuri la strattonò tirandola per una manica “Allora cosa hai deciso? Esci con noi oggi pomeriggio?”
“E va bene, mi avete convinta!” disse esasperata alzando gli occhi al cielo
“Evviva!!” esultarono le amiche
*Ma sì, meglio distrarsi un po’* pensò oltrepassando il cancello insieme alle sue compagne.
“Akane!?”
Il ragazzo di Ryugenzawa l’attendeva appoggiato con la schiena e un piede contro il muro. Non indossava il suo solito kimono ma era vestito in modo occidentale: una felpa celeste sopra dei pantaloni neri e stranamente non aveva portato con sé il suo spazzolone di legno.
“Shinnosuke! Sei riuscito a trovare la scuola?” esclamò piacevolmente sorpresa
“E’ il ragazzo dell’altra volta” bisbigliò Sayuri dando una gomitata a Yucca
“Che carino!” esclamò l’altra arrossendo
Akane le gelò con lo sguardo.
“Pensavo di fare la strada del ritorno insieme” disse speranzoso il ragazzo
“Veramente io avrei un imp….”
In un lampo Sayuri si frappose tra Akane e il ragazzo.
“Stiamo andando a fare un giro in centro, perché non vieni con noi?”
“Se per Akane va bene” aggiunse l’altra sorridendo ammiccante
Colta un po’ alla sprovvista alla minore dei Tendo non restò che accettare.

Il quartetto si diresse verso una delle gelaterie più famose della città. Si accomodarono ad un tavolo accanto alla vetrata del locale e ordinarono delle grosse coppe di gelato con tanto di ciliegine rosse in cima. Yucca e Sayuri tempestarono il povero ragazzo di domande incuriosite e affascinate dalla strana foresta in cui viveva  e dalla bizzarra vita che faceva. Shinnosuke rispose pazientemente e con gentilezza all’interrogatorio ma appena poteva volgeva lo sguardo su Akane che lentamente mangiava il suo gelato guardando distante fuori dalla vetrina del locale.
Avrebbe pagato oro per sapere a cosa stava pensando, anche se temeva di conoscere l’oggetto dei suoi pensieri. Voleva a tutti i costi riuscire a fare breccia nel cuore della ragazza. Possibile che non c’era nemmeno una possibilità per lui? Un piccolo spiraglio dove poter entrare? *Maledetto Ranma, te ne sei andato è vero, ma insieme a te ti sei portato via anche la sua anima!* pensò tormentandosi
“Akane c’è da pagare il conto” chiamò l’amica vicino alla cassa.
“Oh sì!” rispose lei alzandosi dal tavolo
“No Akane, pago io il gelato”  dichiarò Shinnosuke con un sorriso
“Ma non c’è bisogno” provò a replicare ma il ragazzo aveva già dato i soldi alla signorina che si stava inchinando per ringraziare.
Le due compagne si scambiarono uno sguardo complice e accorto.

Una volta fuori la gelateria s’incamminarono verso il parco per fare una passeggiata dato che a parte il vento che faceva alzare ogni tanto le loro gonne era una splendida giornata di sole anche se faceva piuttosto freddo.
“Facciamo un giro in barca! Sarà l’ultimo della stagione prima che il lago diventerà ghiacciato” propose Yucca
“Sììììì!” rispose, entusiasta l’amica.
“Bene!” esclamò Sayuri. “ Io e Yucca saliamo su questa” e trascinò l’amica sulla barchetta di legno attraccata al piccolo molo. Slegarono la cima e iniziarono a remare verso il centro del lago.
Akane rimasta improvvisamente sola si guardò intorno chiedendosi dove fosse finito Shinnosuke. Ad un tratto il ragazzo sbucò da dietro il sentiero correndo nella sua direzione.
“Eccomi!” esclamò ansimando. “Scusa se sono sparito ma mi sono fermato un attimo a quel chiosco perché volevo comprare …….questo” disse estraendo da dietro la schiena un bellissimo giglio bianco striato di blu e porgendolo ad Akane.
“Shinnosuke” mormorò lei imbarazzata ma contenta mentre prendeva in mano il fiore. *Che carino* pensò
Il ragazzo sorrideva soddisfatto si sé. “Andiamo?” chiese porgendole la mano per aiutarla a salire sull’imbarcazione.
 “Ok”

Akane e Shinnosuke sedevano uno di fronte all’altra. I loro capelli si agitavano smossi dal vento mentre Akane teneva una mano fuori dall’imbarcazione trascinandola sul pelo dell’acqua fredda, formando una scia. I raggi del sole facevano brillare gli occhi azzurri del ragazzo che non si staccavano nemmeno per un secondo da lei, tra un colpo di remi e l’altro.
Akane, che non si era mai trovata in una situazione così romantica non sapeva più dove guardare. Che cosa stava facendo, si chiese. Solo il giorno prima aveva ammesso al Dottor Tofu di amare Ranma e adesso era sola con un altro ragazzo, trovando la situazione persino piacevole. Forse aveva ragione Ranma quando le diceva che era una donna di facili costumi.
*Ma dove erano finite quelle due?* pensò scrutando l’acqua intorno a sé. In fondo quel lago non era poi così grande.

“Ti stai divertendo Akane?” chiese improvvisamente lui spezzando il silenzio. La sua frangetta sotto la fascia bianca volteggiava alla rinfusa. Lasciò un remo e con una mano si spostò i capelli levandoseli dagli occhi.
“S..sì, moltissimo e tu?”
“Anch’io! Sono felice di stare qui con te” le disse serio e assorto
*Ecco, ci risiamo * pensò lei. Cercò di cambiare argomento.
“Sai shinnosuke? Sei diverso….”
Il ragazzo diede un colpo di remi spostando il suo corpo all’indietro e facendo scivolare la barca sull’acqua sotto i rami di un salice piangente le cui foglie accarezzarono sinuose i corpi dei due ragazzi.
 “Diverso? In che senso?
“Non so…sei, diventato più grande. Sei più risoluto, ecco”
Shinnosuke rise.
“Invece tu sei esattamente uguale a un anno fa quando venisti nella foresta ad aiutarci a tener a bada quei grossi animali”  disse fissandola intensamente. “E sei bella e timida esattamente come allora” aggiunse col cuore che gli batteva forte.
Akane arrossì furiosamente e abbassò lo sguardo. Sì, era decisamente diventato più intraprendente. Doveva cancellare quell’aria di romanticismo a tutti i costi prima che la situazione potesse sfuggirle di mano, pensò decisa. “Emh, posso provare a remare io?” chiese ad un tratto
“Certo” rispose il ragazzo porgendole i remi
Akane afferrò i due pezzi di legno e con tutta la sua forza iniziò a manovrali alla rinfusa ma la barca non fece altro che girare vorticosamente su se stessa.
“A...Akane così ci sentiremo male” disse in preda ai conati di vomito “aspetta, ti faccio vedere come si fa”
 “Scusami a volte sono un po’ imbran….”
Shinnosuke  poggiò le sue forti mani sopra quelle piccole e bianche di lei  e stringendole delicatamente le mostrò il giusto movimento.
“Ecco, vedi, si fa così”
Akane era imbarazzatissima ma non sapeva cosa fare, era in trappola e si rese improvvisamente conto di essere molto, troppo vicina a lui e al suo viso. Si guardò i piedi senza avere il coraggio di alzare la testa. *Ma che amiche erano quelle due? Dovevano sparire proprio adesso? Appena tornano le strangolo!!! * pensò e in quell’attimo di distrazione commise un errore. Alzò la testa per guardarsi intorno in cerca di aiuto ma si pentì subito perché a pochi centimetri da lei trovò il bel viso del ragazzo che la stava decisamente mangiando con gli occhi e si stava timidamente avvicinando, sempre di più. Le sue mani ancora bloccate sotto quelle di lui, le loro bocche sempre più vicine. Per un attimo pensò di lasciarsi andare, che in fondo non c’era nulla di male. Ranma poteva non tornare mai più e lei doveva pur andare avanti con la sua vita da adolescente. Ma quello sarebbe stato il suo primo bacio e nei suoi sogni aveva sempre immaginato quel momento con Ranma; i suoi capelli neri, il codino che gli scendeva sulla spalla, la sua mano forte dietro la schiena che la stringeva al suo corpo come faceva sempre quando la salvava, l'altra mano intrecciata nella sua.….le sue labbra. Il suo cuore stava battendo all'impazzata, ma per chi? Si chiese un attimo prima di finire nell’acqua gelata.
Akane iniziò ad annaspare ricordandosi di non essere assolutamente capace di nuotare. *Ranma!* urlò la sua mente mentre scivolava nell’acqua scura e gelida e la paura s’impadroniva di lei. Le stava per mancare il respiro, l’aria nei suoi polmoni si stava esaurendo. *Ormai è finita, non lo rivedrò mai più* pensò dolorosamente. 
“Maledizione, non la vedo!!” urlò Shinnosuke riemergendo e riprendendo un altro ampio respiro.
Il ragazzo s’immerse di nuovo in preda al panico e questa volta, finalmente la toccò, la prese tra le braccia e nuotò verso la superficie.

Un insieme di urla, confuse, lontane e un sibilo continuo nell’orecchio, ma almeno riusciva di nuovo a respirare. La piccola Tendo giaceva sulla riva del lago con gli occhi chiusi, bianca come la neve d’inverno e  bagnata come un pulcino.
“Akane ci dispiace, non volevamo venirvi addosso!”
“E’ stata tutta colpa mia. Sono stata io ad insistere per manovrare l’imbarcazione pur non essendone capace”
“Akane ti prego svegliati! Ti prego! Oh Dio, e se non avessi fatto in tempo?”
“Non ti preoccupare, respira. E’ solo svenuta”
Aprì piano gli occhi e vide i volti terrorizzati dei suoi amici che chiamavano il suo nome.
Shinnosuke la prese tra le braccia e la strinse forte. Scossa da fremiti e brividi di freddo, si lasciò cullare dal calore e dal conforto che emanava il suo corpo.
Da sopra la spalla del ragazzo osservò la superficie azzurra del lago tanto innocuo quanto minaccioso, che un attimo prima l’aveva fagocitata. Il bel giglio bianco striato di blu, galleggiava sull'acqua allontanandosi sempre di più dalla riva. Grossi goccioloni di lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi mentre stringeva quel corpo, bagnato come il suo, che però sentiva non appartenerle. *Ranma, dove sei?* 
 

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Capitolo 11
*** Chi ha detto che i ragazzi non piangono? ***


Ranma stava sorridendo con un espressione beata sul volto. La sua mano uscì da sotto il sacco a pelo, avvertendo immediatamente il brusco cambio di temperatura e si allungò alla sua destra in cerca di qualcosa. Niente. Riprovò di nuovo toccando in più punti. Ma quello che cercava era svanito insieme all’oscurità della notte. Aprì di scatto gli occhi; era già mattino e lentamente il sorriso si spense dal suo bel volto. Ovviamente aveva sognato lei: quella testona, che aveva nuovamente insistito per vedere un film horror alla tv affermando che Akane Tendo non era certo una fifona. Mai avrebbe immaginato di vedersela arrivare in camera a notte fonda, reggendo in mano il suo cuscino: “Posso dormire nella tua stanza? Solo per questa volta, ovviamente” aveva chiesto, con gli occhi bassi per l’imbarazzo. Per una volta fu grato di avere una fidanzata così cocciuta e impressionabile. Aveva annuito senza pensarci due volte e con sua grande sorpresa l’aveva vista prima sorridere, poi avvicinarsi e infine sdraiarsi accanto a lui poggiandogli la testa sul petto. Un’ondata di calore lo aveva pervaso dalla testa ai piedi, pensando che probabilmente avrebbe avuto un infarto a momenti. Era talmente sconvolto dalla strana intraprendenza della sua fidanzata che per una volta riuscì persino a non insultarla. Peccato che era solo un sogno; uno splendido, meraviglioso, sogno. Così reale che gli sembrava di sentire ancora il suo profumo e di avvertire i suoi capelli che gli solleticavano il collo.
*E sono passate solo due settimane* pensò afflitto richiudendo gli occhi e poggiando un braccio sulla sua fronte.
“Hey Ranma, sei sveglio?”
La voce di Ryoga lo raggiunse all’interno. Sollevò la cerniera della sua tenda e salutò il suo amico che nel frattempo aveva acceso il fuoco e messo a riscaldare un paiolo di acqua.
Si stirò, girando lo sguardo intorno a sé. Una spolverata di bianco aveva ricoperto il terreno e gli alberi nudi del bosco. Un timido sole color giallo paglierino, stava lentamente sorgendo coperto da una leggera foschia mentre colorava il paesaggio circostante. Ranma fece un lungo respiro inalando l’aria fresca e pura e espirò profondamente producendo una nuvoletta di vapore . C’era un gran silenzio intorno a loro, quasi surreale, rotto solo dal gorgoglio del ruscello che scorreva a pochi metri dal loro accampamento e dallo scoppiettio del fuoco.
“Ryoga, vado a lavarmi” disse facendo un cenno con la mano.
“Ok, finisco qui e arrivo”

La discesa verso il torrente era cosparsa da piccole impronte che gli animali del bosco avevano lasciato sulla neve fresca durante la notte. Anche gli abitanti degli alberi si erano svegliati perché la montagna cominciava ad echeggiare dei loro richiami.
Ranma si tolse il giaccone e in fretta e in furia tutti gli altri vestiti con la pelle d’oca che andava via via comparendo sulle braccia e sulle gambe.
“Brrr….che fredda” disse immergendosi nell’acqua gelida e limpida mentre prendeva sembianze femminili. Erano giorni che non faceva un bel bagno caldo. Ripensò alla casa dei Tendo, così accogliente e familiare, da poterla considerare come la sua vera casa; un posto sicuro dove fare ritorno. La prima volta che vide Akane, pensò con nostalgia fu proprio nella stanza da bagno di quella casa. L’immagine di lei, con ancora i capelli lunghi e l’asciugamano che copriva in parte il suo corpo nudo, così sensuale, non aveva mai abbandonato i suoi ricordi. Quella scema riusciva ad essere carina anche quando si arrabbiava, pensò, e un sorriso scappò dalle sue labbra.
*Bè, meglio uscire o mi prenderò un raffreddore*

Ryoga era appena giunto sul bordo del torrente, si tuffò assumendo le sembianze di un adorabile porcellino, e uscì immediatamente dopo, scrollandosi l’acqua di dosso e starnutendo fragorosamente.
“Hey, vedi di non ammalarti!” lo ammonì Ranma. Raccolse i suoi vestiti che aveva precedentemente poggiato su un ramo e s’incamminò di nuovo verso l’accampamento guardando pensieroso il suo amico che zampettando lo precedeva. *Vedrai Ryoga, ben presto tutto questo finirà. Ne sono certo. Torneremo finalmente ad essere dei ragazzi normali*
Afferrò la pentola posta accanto al fuoco. L’acqua calda, quasi bollente, gli provocò un brivido di piacere mentre gli scorreva tra i capelli neri e ritornava ad essere il ragazzo di sempre. Si sentiva decisamente meglio dentro il suo corpo maschile, ma la cosa più importante, era che riacquisiva tutta la sua forza, quella che gli aveva permesso più di una volta di sconfiggere diversi nemici e difendere Akane, che per colpa sua si trovava spesso nei guai. Quando era una donna, invece, temeva sempre che un giorno o l’altro l’avrebbe messa in serio pericolo.
“Wiii, wiiii!”
“Sì, sì, hai ragione” sbuffò Ranma finendo di rovesciare il contenuto del paiolo sul porcellino.
Ryoga prese un asciugamano dal suo zaino e se lo strofinò sui capelli bagnati. “Secondo te, quanto ci vorrà ancora per raggiungere il mare?”
“Secondo miei calcoli tra una settimana dovremmo raggiungere il porto e da lì c’imbarcheremo per la Cina”
“Bene, allora smontiamo le tende e mettiamo in marcia” esclamò il ragazzo. “Non vedo l’ora di arrivare!”

 
* * *
 
Akane era nel dojo in ginocchio,tutta sola. Scrutava pensierosa i blocchi di cemento davanti a sé cercando la giusta concentrazione.  Voleva romperli, come faceva di solito, con un solo colpo di mano ma purtroppo erano giorni che non ci riusciva più. Esattamente da quando Ranma era partito. E come avrebbe potuto? Non faceva altro che pensare a quello stupido pensò irritata. Due lunghe settimane e di lui nemmeno l’ombra. Anche Ryoga non si era fatto più vivo e nessuno sembrava sapere niente del luogo del suo allenamento.
E se gli fosse successo qualcosa? Pensò improvvisamente preoccupata. Si piegò in avanti, poggiando la testa su quei blocchi che voleva rompere. Chiuse gli occhi e aspettò che quel brutto pensiero abbandonasse la sua mente.

In quel silenzio, piuttosto insolito per la sua casa, udì dei passi che le si avvicinavano. Probabilmente era Kasumi, che era venuta a chiamarla per la colazione. Alzò lentamente la testa cercando di indentificare la figura che si era fermata dinanzi a sè. No, non era affatto la sorella. Chi le stava davanti sembrava più un uomo; indossava dei pantaloni neri stretti alle caviglie, una camicia cinese blu legata in vita da una fascia nera, chiusa da delle stringhe dorate. Il cuore iniziò a batterle furiosamente nel petto. *Ranma!?* pensò sgranando gli occhi. Sollevò completamente la testa per poter vedere il volto di quella persona.
Ma la voce le morì in gola.

“Buongiorno Akane! Già in piedi a quest’ora?”
“Sh…Shinno….” Deglutì a fatica, cercando di esprimere parole di senso compiuto squadrandolo da capo a piedi. “Cosa? Perché indossi i vestiti di Ranma? Non capisco!” chiese tra la rabbia e l’incredulità.
Shinnosuke fece un passo in dietro. La sua reazione le sembrò esagerata; tentò di giustificarsi: “E’ stata Nabiki a dirmi che potevo usare questi vestiti mentre i miei si lavavano” rispose con un filo di voce.
Akane strinse i pugni e urlò con quanto fiato aveva in corpo :“No, non puoi! Non puoi indossare i vestiti di Ranma perché tu non sei lui!!”
Le sue pupille si dilatarono, nascondendo in parte il blu dei suo occhi. I vestiti di Ranma…non ci aveva pensato. Restò per un attimo in silenzio senza aria nei polmoni, come se fosse appena stato investito da una doccia gelata, guardando quella piccola furia che aveva di fronte. 
“D’accordo Akane come vuoi, me li toglierò subito ma …..” Strinse i denti; una grande rabbia gli stava montando addosso e anche se una parte di lui voleva fermarla, le parole gli uscirono lo stesso più crudeli di quanto mai avrebbe voluto. “Ranma se n’è andato senza nemmeno salutarti! E sai cosa c’è? Non credo proprio che tornerà mai più! Rassegnati!” gridò rovesciandole addosso il proprio dolore.
Avrebbe preferito che Shinnosuke le avesse tirato un sonoro ceffone: le avrebbe fatto meno male. Lo spinse via con una mano per farsi strada verso l’uscita e corse fuori la palestra in lacrime, coprendosi il volto con le mani e cercando rifugio nella sua stanza.
“Maledizione!” urlò il ragazzo, sbriciolando con un pugno i blocchi di cemento dinanzi a sé. *Possibile che lo pensa ancora?*
Soun era seduto in veranda; leggeva il giornale aspettando che la maggiore delle figlie servisse la colazione. La minore gli sfrecciò accanto facendogli svolazzare tutte le pagine. “Akane dove vai così di fretta? Non fai colazione?”
Sbam! La porta della camera della ragazza fu chiusa con tanta di quella violenza che la paperella posta su di essa cadde sul pavimento spezzandosi in due.
“Mi dispiace è solo colpa mia” mormorò Shinnosuke superando il signor Tendo e dirigendosi a passi lenti verso la sua stanza.
Soun lo osservò notando che indossava gli abiti di Ranma. “Mmmm” borbottò chiudendo il giornale.
Kasumi lanciò un occhiataccia alla sorella intenta a guardare un programma televisivo e seguì il ragazzo: “Aspetta Shinnosuke, sarà meglio che ti dia qualcos’altro da indossare”
*Allora non l’ha dimenticato” pensò la mezzana continuando a fissare lo schermo.

Soun salì le scale si fermò davanti alla stanza di Saotome spalancando la porta bruscamente.  Si gettò in ginocchio, disperato e in lacrime davanti all’enorme panda  che stava ronfando beatamente.
 “Amico mio cosa abbiamo fatto!?! La mia bambina è sempre più triste!! Dov’è Ranma??”
Con aria assonnata il panda estrasse un cartello con su scritto: “Non ne ho idea!”
Un gigantesco oni blu, con le sembianze del signor Tendo e una lingua biforcuta si materializzò nella stanza.
“Geeeenma,va subito a cercare tuo figlioooooo e non tornare senza averlo riportato qui!!!!!”
“Boboboboò?” Il panda spaventato iniziò velocemente a riempire il suo zaino estraendo un altro cartello. “Parto subito, amico mio!”

 
* * * 
 
Il signor Saotome  s’incamminò per le strade di Nerima senza una meta precisa.
*Dove si può essere andato a cacciare quello sciagurato di mio figlio?* pensò. Di campi di addestramento ne conoscevano tanti, quindi Ranma poteva essere ovunque in qualsiasi parte del Giappone e non solo.
La gente guardava incuriosita quel panda che camminava per strada con un grosso zaino in spalla. Oramai Genma era abituato agli sguardi curiosi e derisori della gente e quindi non ci faceva più caso. La pioggia che aveva iniziato a scendere sempre più forte gli stava inzuppando tutta la pelliccia ma nonostante questo non sentiva freddo; avere tutto quel pelo aveva anche il suo lato positivo. Giunto in fondo alla via, prima dell’incrocio che portava alla stazione, si ricordò che nelle vicinanze abitava sua moglie Nodoka. Decise di farle un saluto e bussò alla sua porta.
Sentì il rumore del chiavistello che si sganciava.
“Oh, Genma, sei tu” esclamò, sorpresa di vederlo.
“Bo, bo!” Il panda estrasse uno dei suoi cartelli con su scritto: MI DARESTI UN PO’ DI ACQUA CALDA?
Nodoka sorrise gentilmente. “Certo, entra pure”
Il Signor Saotome afferrò la teiera dorata e si versò l’acqua sulla pelliccia.
“Ecco a te” disse la donna porgendole un panno.
Dopo essersi asciugato con cura, Genma si rimise il suo zaino in spalla incamminandosi verso la porta.
“Te ne vai già?”
“Bè sì!” asserì l’uomo impacciato, portandosi una mano alla testa “Ho una cosa importante da fare”. Non era il caso di dire alla madre di Ranma che il figlio era sparito da settimane, pensò.
Ma la signora lo sorprese. “Anche tu stai partendo alla volta delle sorgenti maledette?”
Genma, che aveva quasi poggiato la sua mano sul pannelo di legno e carta di riso, si girò di scatto. “Anche tu? Perché chi…..?”
“Ranma è stato qui,  spiegandomi che voleva liberarsi dalla maledizione”
*Ecco dove è andato* pensò  battendo il pugno nel palmo della mano.
“Quell’ingrato di un figlio! E’ partito senza di me!” esclamò e abbassando la testa con aria truce continuò: “Sapeva quanto anch’io ci tenessi a tornare normale e nonostante questo non mi ha detto niente!”
“Genma” lo ammonì lei poggiandogli una mano sul braccio  “Credo che questa volta, nostro figlio abbia più di una motivazione. Non ha intrapreso questo viaggio solo per se stesso ma soprattutto per Akane. Vuole tornare un uomo per lei e riuscire a trovare il coraggio di confessarle i suoi sentimenti”
“Capisco” disse sommessamente. “Probabilmente ha pensato che l’avrei messo in imbarazzo! Ti ha detto dove si sarebbe imbarcato?”
“Se non sbaglio credo che salperà dal porto di Osaka. A quest’ora dovrebbe mancargli un solo giorno di cammino dalla città”
“Bene! Se prendo il treno dovrei riuscire a raggiungerlo in tempo così completerò il viaggio insieme a lui. Non lascerò mio figlio da solo in questa importante prova” esordì fiero con gli occhi che gli luccicavano
La moglie lo guardò di traverso. “In realtà vuoi anche tu bagnarti nella Nan Nichuan e non trasformarti più in panda, vero?”
Una gocciolina d’imbarazzo comparve sulla tempia del marito colpito nell’orgoglio. Aprì la porta di casa e voltandosi un’ultima volta verso la donna, disse con un tono da divo del cinema: “Torneremo presto Nodoka e finalmente ti porterò indietro quel figlio virile che ti avevo promesso”
“Emh…., Genma un’ultima cosa….”
Il signor Saotome gongolava in attesa di ricevere i dovuti ringraziamenti.
“Ce li hai i soldi per il treno?”
“………………………….”
In piedi sulla porta di casa Nodoka guardò il marito allontanarsi lunga la via. Richiuse il borsellino e rimase a guardare la pioggia che continuava a scendere fitta, inzuppando ogni cosa o persona.
 
* * *
 
Anche quella lunga giornata di cammino stava per terminare e l’aria si faceva sempre più fredda man mano che si avvicinava la sera. Ranma e Ryoga erano appena giunti su un promontorio che si affacciava sulla vallata: in lontananza, dopo il verde dei boschi e il grigio della città, si intravedeva il blu del mare dove la stella del mattino stava per immergersi lasciando posto ad uno spicchio di luna che faceva già capolino nel firmamento.
“Ci siamo” esclamò Ranma eccitato “L’ultimo villaggio e arriveremo in città”
Ryoga non stava più nella pelle e iniziò a correre urlando: "Dai Ranma, non restare indietro”
Ranma sorrise felice e si mise a correre dietro l’amico sulla stretta strada rocciosa che costeggiando la montagna li avrebbe condotti in pianura.
“Al ladro! Fermate quei briganti!”
Degli uomini vestiti di stracci stavano correndo nella loro direzione  trascinando un carro pieno di oggetti vari, botti e cose da mangiare, inseguiti dagli anziani del villaggio.
“E’ tutto quello che abbiamo” mugolò disperato uno di loro
Ryoga e Ranma si scambiarono uno sguardo d’intesa; si scrocchiarono le ossa delle mani e si fiondarono sui banditi.
Gli uomini erano in tre, ma per due esperti di arti marziali come loro non fu difficile neutralizzarli. Così dopo qualche calcio e pugno ben assestato i ladri scapparono via a gambe levate, piuttosto malmessi.
Gli anziani del villaggio iniziarono a ringraziare i due ragazzi, quando improvvisamente le funi che tenevano il bottino dei banditi si ruppero e tutto si rovesciò in strada, comprese le decine di grosse botti che rotolando si riversarono nel dirupo.
Ranma schivò prontamente una di esse, proteggendo uno degli anziani del villaggio.
“Attento Ryoga” urlò, ma l’amico fu inondato dal sake che sgorgò dalle botti.
Quell’attimo di distrazione fece si che un altro barile centrò in pieno Ranma, rompendosi e trasformandolo in una donna. Scaraventato violentemente oltre la stretta strada, nel vuoto del dirupo, il ragazzo riuscì a non precipitare grazie ai suoi riflessi che lo fecero prontamente aggrappare alla roccia con tutta la forza che aveva in corpo.
L’odore di sake lo stava nauseando. Guardò giù e gli girò immediatamente la testa. Era un salto di almeno 1000 metri.
*Se cado adesso non sopravvivrò sicuramente* pensò
Uno degli anziani gli afferrò il polso ma era troppo fragile per riuscire a sollevare il suo peso mentre P-Chan guardava atterrito la scena.
“Maledizione” esclamò Ranma mentre la mano gli stava lentamente scivolando da quella del vecchio. Non  ho abbastanza forza per tirarmi su. * Se solo non mi fossi trasformato*
Sgranò gli occhi nell’esatto momento in cui la sua mano perse la presa e il vecchio gettò un urlo di terrore per la fine di quella povera ragazza.  Al suo fianco il maialino perse i sensi.
In un ultimo gesto disperato, Ranma riuscì ad afferrare un ramo sottostante che spuntava dalla roccia ma che non avrebbe retto per molto; era troppo sottile. Pensò ad Akane: vide il suo viso, in lacrime, quando gli avrebbero comunicato la notizia: Ranma è morto. Strinse con più forza quel tralcio che lo teneva legato come un filo, alla vita. *No, Akane, non può finire così. Io devo assolutamente rivederti, io devo dirti che ti amo!*
“Afferra questa corda!”
*Ma questa voce?* Ranma alzò la testa ma non riuscì a distinguere subito quella figura in cima al dirupo, aveva gli occhi colmi di lacrime: “P…papà!?”
Il padre iniziò a tirare la corda trascinando il figlio in salvo.
 “Papà” esclamò sorpreso “Cosa…cosa ci fai tu qui?
“Ah, ah Ranma senza tuo padre, dove credi di andare?” disse battendogli una mano dietro la schiena. “Piuttosto,asciugati quegli occhi! Femminuccia!”
 
* * *
 
Shinnosuke era sdraiato sul tatami della sua stanza. Teneva un braccio poggiato sulla fronte e fissava il soffitto osservando tutte le venature dell’intonaco bianco mentre pensava e ripensava a cosa fare. Fece un grosso sospiro e prese dalla tasca il biglietto che aveva sottratto quella notte ad Akane leggendolo per la centesima volta. No, non posso farlo, pensò. Si mise in piedi, strinse il foglietto nella mano e lo lanciò nel cestino. Era pentito delle dure parole che aveva rivolto ad Akane ma la sua reazione l’aveva profondamente ferito. Era chiaro che lei non l’avrebbe mai dimenticato il suo Ranma e anche se fosse diventato il combattente più forte di tutta Nerima non ci sarebbe mai stato un posto per lui nel suo cuore, quel posto era già occupato, forse per sempre. “Tu non sei Ranma!” quelle parole continuavano a riecheggiare nella sua testa e ogni volta era come se tanti coltelli gli trafiggevano il cuore. Sì asciugò velocemente gli occhi col dorso della manica. “Aaaah, adesso basta!” esclamò a sé stesso e iniziò a riempire il suo zaino con tutte le sue cose sistemandole alla rinfusa.
Qualcuno bussò alla porta.
“Shinnosuke posso entrare?”
No, avrebbe voluto rispondere ma si limitò a rimanere in silenzio.
Akane attese un momento; poi spinse piano la porta e si fece avanti timidamente.
Lui le dava le spalle come se non l’avesse sentita entrare.
Akane si fece coraggio; prese un respiro e disse: “Volevo chiederti scusa per come mi sono comportata oggi. Non dovevo reagire in quel modo……non te lo meriti”
Lui chiuse i lacci del suo zaino e se lo mise in spalla voltandosi verso la porta. “No Akane sono io che ti devo chiedere scusa. Non dovevo dirti quelle cose. Sono stato uno stupido a pensare che…..”
Lei lo fissava in attesa che concludesse ma lui si limitò a dire “….no, niente, lascia stare”.
“Stai andando via?” chiese dispiaciuta. Lo vide annuire tristemente. *Ma cosa c’è di sbagliato in me? *pensò amareggiata. *Riesco sempre ad allontanare tutti da me stessa*
“Non andare via anche tu”  lo supplicò con gli occhi che avevano già iniziato ad inumidirsi.
Shinnosuke strinse con la mano il pannello di carta di riso. La sua fermezza di poco prima stava iniziando a vacillare.
“Akane, io non posso più restare qui.  Avevi ragione tu, io non sono Ranma. E’ meglio che torno da dove sono venuto. Restando, ti farei solo del male”. *E soprattutto continuerei a farlo a me stesso, pensò.*
“Ma io voglio solo che tu resti il mio caro Shinnosuke, il ragazzo gentile che mi salvò la vita tanti anni fa. Non voglio che tu prenda il posto di nessuno perché……perché a me piaci così come sei!”
Il ragazzo di Ryugenzawa  ebbe un sussulto mentre il velo di tristezza scompariva dal suo volto sostituito da una nuova speranza. Il suo sguardo indugiò un attimo sul cestino per poi tornare al viso della ragazza che lo stava fissando con i suoi penetranti occhi nocciola.

“E va bene Akane, mi hai convinto” disse sorridendole con la bocca ma non con gli occhi. *Sarai mia!*

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Capitolo 12
*** Il tradimento di Akane ***


Ranma era poggiato, a braccia incrociate, sulla balaustra della nave; la vernice rossa con cui era stata dipinta veniva via in più punti mostrando il legno con cui era stata costruita. Rosso, era anche il colore del mare che in quel momento, rifletteva gli ultimi raggi di sole mentre scompariva dietro le montagne cinesi, sempre più grandi, man mano che si avvicinavano alla costa. Ascoltava distratto il suono delle onde che s’infrangevano sulla chiglia ma dietro i suoi occhi, semi chiusi per schermare la luce dei raggi solari, c’era un unico pensiero: come reagirà Akane al mio ritorno?
Suo padre lo raggiunse mettendosi al suo fianco. Strinse con le mani il parapetto osservando la costa e con le lacrime che gli scorrevano lungo le guance esordì dicendo : “Ci siamo figlio mio”
Ranma gli gettò un’occhiata di disapprovazione: un artista di arti marziali non doveva cedere in quel modo davanti alle emozioni.  Il più agitato di tutti, però, era Ryoga: saltava da una parte all’altra del ponte, bucando il pavimento della nave con il dito indice ripetendo pieno di gioia: “Non mi trasformerò più in maiale!”
Ranma si girò a guardarlo torvo: “Ryoga, guarda che se non la smetti subito ci farai affondare”. Ma era troppo tardi, perché numerosi zampilli di acqua salata avevano iniziato ad affiorare dai diversi buchi.
Poche decine di metri separavano ormai i nostri eroi dalla costa mentre la barca s'inabissava miseramente sempre di più.
“Sei un idiota!” sibilò Ranma trasformato in ragazza. Nuotò fino a riva trascinando con se il maialino e lo sbattè sul bagnasciuga in malo modo.  
Genma, versione panda, si scrollò energicamente l’acqua di dosso finendo d’inzuppare il povero Ranma la cui tempia iniziò pericolosamente a pulsare.
“Ma come faccio ad avere due compagni di viaggio idioti come voi!?” urlò, calciandoli via con quanto forza aveva in corpo.

Scosse la testa spazientito e iniziò a predisporre un accampamento per la notte.  Era già passata da un pezzo l’ora di cena e per protesta il suo stomaco emise un sonoro brontolio; accese il fuoco e cominciò a scaldare l’acqua per il suo ramen istantaneo ripensando, con l’acquolina in bocca, ai manicaretti che preparava Kasumi.
Finito in un attimo di cenare, decise di non coricarsi subito anche perché sicuramente non avrebbe preso sonno  quella sera; troppe emozioni e pensieri stavano riempendo la sua mente. Aveva bisogno di riflettere un momento, adesso, che era rimasto solo. Si andò a sedere sulla sabbia umida con le mani poggiate dietro la schiena e rivolse il viso al firmamento udendo il suo respiro e il suono della risacca.
Era una notte splendida, una di quelle notti da non passare da soli. Il cielo era costellato da miliardi di luci bianche e, proprio di fronte a lui, la luna che quella sera aveva raggiunto tutta la sua interezza, si rifletteva nel mare lasciando una lunga striscia argentata.
*Chissà cosa stai facendo Akane. Mi stai pensando almeno un po’?* Per un attimo il viso della ragazza si materializzò sorridente, proprio di fronte a lui. Ranma sentì una stretta al cuore. Era via da casa da quasi un mese e lei gli mancava terribilmente; avrebbe voluto tanto sentire la sua voce che lo chiamava, vedere il suo broncio e il suo viso adirato, il suo sorriso, osservarla di nascosto mentre si allenava. Quel giorno, ricordò, se non fosse arrivato P-Chan a interromperli, chissà….*chissà se avrei veramente avuto il coraggio di baciarla*. Un brivido gli percorse la schiena e sentì che il cuore aveva iniziato a martellargli fastidiosamente nel petto. Se tutto andava secondo i suoi piani, domani sarebbe tornato ad essere un ragazzo normale, il ragazzo che avrebbe voluto che lei conoscesse la prima volta che suo padre gliela presentò. E questa volta non si poteva più cedere davanti a inutili imbarazzi, questa volta avrebbe dovuto avere coraggio e dirle cosa provava.
*Sei sicuro che ci riuscirai?* lo schernì la sua voce interiore che puntuale arrivava a far crollare le sue fragili certezze.
Ranma inghiottì a disagio e assunse un’espressione preoccupata. Pensieri tristi iniziarono a  turbarlo: immaginò Akane, seduta sul letto della sua stanza. Evitava di guardarlo mentre con voce fredda e distante gli spezzava il cuore: “Ranma ti ringrazio, ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti  perché vedi….mentre eri via mi sono fidanzata con Shinnosuke”.

“Cos’è quel muso lungo?”
Sobbalzò. Alle sue spalle era spuntato Ryoga, completamente bagnato e con ancora del vapore caldo che saliva dal suo corpo. Più in là dietro di lui, suo padre ancora in versione panda, ronfava beatamente accanto al fuoco dell’accampamento.
“Sai…”continuò senza aspettare la risposta dell’amico “lei manca tanto anche a me” ammise malinconico.
“Cosa stai blaterando Ryoga??”
Lo fissò scettico, alzando un sopracciglio e aggrottando la fronte. “Vuoi dirmi che non stai pensando ad Akane?”
Ranma si mise una mano sulla fronte :“Ma secondo te, in un momento come questo sto a pensare proprio a ……??!!!” Ma il rossore che era salito a colorargli le guance, e che si vedeva anche nella fioca luce con cui la luna riusciva ad illuminare la spiaggia, tradiva le sue parole.
“Sei proprio uno stupido Ranma” lo interruppe bruscamente. “Se solo avessi io la tua fortuna, non la sprecherei di certo come fai tu!” esclamò sedendoglisi accanto e fissando tristemente le luci all’orizzonte di imbarcazioni lontane.
“La…la tua fortuna?”  chiese voltandosi stupito
Ryoga strinse la sabbia nel pugno della sua mano, indeciso se continuare o meno quel discorso. Ma alla fine lasciò che le parole uscissero dalla sua bocca: “Quella di possedere il cuore di Akane”
Ranma restò un attimo senza fiato. Il suo viso ora era completamente paonazzo. “M..m…ma Ryoga che stai dicendo? Akane non ha mai detto di…..”
“Non so nemmeno perché te lo sto dicendo. Nemmeno la meriti una così” aggiunse sprezzante, lanciando in acqua quel mucchietto di sabbia.
Scosse la testa infastidito. “Tu non hai idea quante volte, in veste di P-chan, ho dovuto sopportare la vista del volto triste di Akane perché Ukio, Shampoo e Kodachi erano riuscite ad incastrati in qualche appuntamento. Per non parlare poi di quando i vostri genitori hanno rotto il fidanzamento: non l’avevo mai vista piangere per….te” concluse cupo ripensando a quella sera.
“Ma davvero non l’hai ancora capito?”
Ranma non rispose. Non sapeva cosa dire. Spesso Akane si era dimostrata gelosa nei suoi confronti ma non era per niente carina con lui e preferiva soltanto prenderlo a bastonate e continuare a ripetere a tutti che lui non era il suo fidanzato e che non ne voleva uno. Possibile che Ryoga gli stesse mentendo?
“Ah, con te è fiato sprecato. Meglio per me!” esclamò dirigendosi verso la sua tenda. *Una volta che tornerò ad essere un uomo normale mi dichiarerò e conquisterò il suo cuore. Ne sono sicuro* pensò felice entrando sorridente nella sua tenda.
Ranma rimase a lungo a rimuginare sulle parole di Ryoga *quindi, forse anche lei.. mi.. ama?*  

“Etciù!”
*O qualcuno sta parlando di me o mi sto beccando un bel raffreddore a stare qui fuori* pensò, seduta sul tetto della sua casa. Akane, si sistemò meglio la sciarpa gialla intorno al collo fino a coprirsi completamente la bocca.   
Ormai era lì da più di un’ora a fissare il nero della notte carico di tantissime stelle e di una romantica luna  che le illuminava il volto di una luce pallida. Era salita sul tetto anche quella sera; era lì che si rifugiava quando voleva starsene un po’ da sola, perché quel posto per lei, era speciale. Era il luogo della casa preferito da Ranma e questo la faceva sentire più vicina a lui, in qualche modo.
“Ranma…”mormorò infelice. Gli mancava così tanto che avrebbe preferito persino sentire i suoi insulti pur di vederlo di nuovo. Doveva essere davvero una folle a pensare certe cose. Con lei adesso c’era Shinnouke, dolce, paziente e gentile che la faceva sentire protetta e amata e invece di stare un po’ tranquilla non faceva altro che sospirare per quello stupido. Forse doveva cominciare a considerare seriamente il ragazzo di Ryugenzawa:  Ranma poteva anche non tornare mai più.
Gli occhi le si inumidirono subito.  “Ranma torna da me” pregò rivolta al cielo di Nerima

Quella notte due ragazzi, in due paesi differenti ma sotto la stessa luna, si cercavano disperatamente e il cielo quasi a rispondere alle loro preghiere inviò una stella cadente ad esaudire i lori desideri.
 
“Tornerò Akane…aspettami!” mormorò Ranma affidandosi a quella stella che stava lasciando una lunga scia nel firmamento.
 
* * *
 
La mezzanotte era passata da poco e in tutta la casa dei Tendo regnava un assoluto silenzio; non tutti dormivano però. In una delle stanze, dove il buio della notte veniva perforato dai bianchi raggi lunari, qualcuno stava tramando contro il destino. Seduto sul pavimento, Shinnosuke eseguiva con movimenti lenti ed accorti, le istruzioni di Happosai. Ricordava perfettamente le sue parole: “Brucia per primo qualcosa scritto dall’amore da sostituire e vedrai issarsi un fumo color del sangue”. Il ragazzo lo osservò salire lentamente verso il soffitto mentre le parole di Ranma venivano consumate dalla fiamma. “Subito dopo brucerai qualcosa scritto da te e vedrai fuoriuscire un fumo del colore della notte. Questo, dovrà poi essere fatto respirare alla donna il cui amore si vuole sostituire”

Shinnosuke aprì la porta della sua stanza senza far rumore e si diresse lentamente verso la camera di Akane.
*Tanto non funzionerà* ripetè a se stesso cercando di lavarsi la coscienza. Akane stava dormendo con il volto girato verso la finestra e stringeva tra le braccia un peluche a forma di maialino. Con le mani che gli tremavano, il ragazzo  avvicinò  il brucia incensi vicino al viso della piccolo Tendo. Ormai era fatta non poteva più tornare indietro; al massimo il vecchio l’aveva preso in giro e non sarebbe successo niente oppure da domani….
 
* * *
 
Il sole aveva già raggiunto il punto più alto della giornata e il gruppo di tre uomini procedeva spedito in fila indiana in mezzo ai boschi della Cina. Pian piano la vegetazione cominciò ad allargarsi  fino a quando uscirono definitamente dalla foresta. Si affacciarono dal promontorio e alla loro vista apparvero le sorgenti maledette; tante piccole pozzanghere d’acqua da cui partivano giunchi secchi di bambù, ognuna caratterizzata da una maledizione diversa a seconda di chi 50 anni prima vi era annegato. Spinti dall’emozione si abbracciarono come degli sciocchi.
Ranma si riprese subito da quell’attimo di debolezza; guardò Ryoga e poi suo padre : “Finalmente non ci trasformeremo più!”.
Il signor Genma si mise a correre lungo il sentiero che scendeva a valle. “Vi saluto ragazzi!”
“Aspettaci papà!” urlò il figlio pronto a corrergli dietro ma si sentì afferrare per il braccio.
 “Lo sai Ranma vero?” chiese Ryoga fissandolo intensamente. I suoi occhi erano due fessure.
“Cosa? Lasciami andare idio…..” rispose infastidito
“Se vedrò di nuovo piangere Akane, non te lo perdonerò e te la porterò via per sempre. Non sto scherzando”
No, Ryoga non scherzava affatto; non l’aveva mai visto così serio e risoluto.
Ranma fece un passo verso di lui e lo guardò dritto negli occhi. “Te lo prometto, Ryoga”

 
* * * 
 
Due settimane dopo a Nerima.
“Akane è di nuovo ai fornelli?” chiese preoccupato Soun alla figlia maggiore
“Sì papà ma non ti preoccupare. Ormai cucina solo per Shinnosuke”
“Ah già è vero. Ma, non lo trovi un po’ strano?”
“Sì! E’ un po’ che Akane non sembra più la stessa”
Nabiki alzò la testa dalla sua rivista intervenendo nel discorso. “Bè, era ora che iniziava a comportarsi in modo femminile!”
“Non è questo che mi turba” mormorò pensieroso il signor Tendo toccandosi il mento “ ma è con chi ha deciso di farlo che non mi convince”
“Shinnosukeeeee, vieni, la colazione è pronta!” cinguettò Akane portando a tavola quella che sembrava una torta dall’aspetto orribile e dal sapore ancor peggiore.
“Emh… Si arrivo” rispose il ragazzo scendendo le scale mentre lo stomaco gli iniziava  già a contorcersi.
La piccola Tendo, si sedette a tavola accanto a lui, prese una forchettata del dolce che aveva preparato e l’avvicinò alla bocca di Shinnosuke sorridendo.
“Ehm, mangio da solo, non c’è bisogno davvero” disse lui alzando una mano imbarazzato. Ma ancora di più lo erano i conviventi della casa che non riuscivano ad abituarsi al nuovo comportamento di Akane così dolce e accondiscendente.

La ragazza afferrò la cartella e si alzò. “Ok, io adesso scappo, altrimenti farò tardi a scuola. Mi verrai a prendere anche oggi all’uscita, vero Shin?” chiese regalandogli uno dei suoi sorrisi più dolci che fece impallidire il Signor Tendo.
Shinnosuke le fece l’occhiolino. “Certo, come sempre. A dopo!”
Il vecchio Happosai si materializzò nella stanza nella sua tutina bordeaux  e rivolgendosi a Kasumi, che gli stava già premurosamente versando del tè, chiese: “Allora? Nessuna notizia di Genma e Ranma?”
Akane era sulla porta pronta ad uscire. Si stava infilando le ballerine quando improvvisamente sentì un forte dolore al petto che la costrinse ad aggrapparsi allo stipite con un’espressione di dolore sul volto.
“Akane! Cosa è successo? Ti senti bene?” chiese Soun con apprensione, avvicinandosi alla figlia.
Nabiki non disse nulla, ma si girò a fissare la sorella con uno sguardo carico d’ansia.
“Non è niente papà, per un attimo ho sentito una piccola fitta. Nulla di grave”
Kasumi le accarezzò la testa con fare materno: “Sarà meglio che dopo la scuola ti fai vedere dal Dottor. Tofu, Akane. Questi attacchi iniziano a preoccuparci”
“Si Akane, ti accompagnerò io” disse Shinnosuke
“Vedrete che non è niente. Non vi preoccupate” replicò sforzandosi di sorridere per tranquillizzarli un po’.
I componenti della famiglia la osservarono uscire di casa a passo svelto con un’espressione preoccupata sul volto.

Shinnosuke finì di fare colazione con il cibo preparato da Kasumi e si avviò, con un asciugamano in spalla, verso la palestra per allenarsi un po’.
“E’ così alla fine l’hai usato eh?”
Happosai l’aveva raggiunto lungo il corridoio di legno che separava la casa dal dojo.
Shinnosuke si fermò; il suo corpo si era improvvisamente irrigidito. Si sentiva stranamente a disagio e colpevole. “Cosa vuoi dire vecchio? Come fai a saperlo?”
“L’incenso dell’amore sostituito ha un effetto che cresce con il tempo, non è immediato. Nel cuore di Akane Ranma non è ancora scomparso del tutto ecco perché prima, quando ho pronunciato il suo nome lei ha avvertito quella fitta al cuore”
“Cosa significa questo? Akane starà male?”
“Non ti preoccupare, l’effetto sarà completo e Akane non sentirà più alcun dolore dopo solo una settimana dall’utilizzo dell’incenso. Quando gliel’hai fatto respirare?”
“Oggi….oggi è proprio il settimo giorno. Questo vuol dire che da domani Akane non proverà più niente per Ranma?”
“Esatto ragazzo, a meno che oggi non accada qualcosa che glielo faccia ricordare. Ehehe, ti ho fatto proprio un bel regalo. Vedi di tenerlo a mente”
Shinnosuke lo osservò in silenzio mentre balzava via con un sacco vuoto sulle spalle pronto a fare razzie di reggiseni e slip.
*Da domani, Akane sarà completamente mia*
 
* * * 
 
“Ti ringrazio Kasumi per avermi salvato anche questa volta, la cena era davvero ottima” disse Shinnosuke abbozzando un sorriso.
“Sono contenta che ti sia piaciuta”
“Ehm, hai per caso visto Akane?”
“A dire il vero no. Lo sai che dopo cena sparisce sempre”
“Prova in palestra” consigliò Nabiki fissando la tv senza nemmeno voltarsi.
“Proverò” . Ma Shinnosuke già sapeva che non l’avrebbe trovata neanche lì.

Akane era di nuovo sul tetto; ciocche di capelli continuavano a finirle sul viso per via del vento che soffiava imperterrito da quella mattina. *Brr, che freddo che fa! Continuo a venire su questo tetto tutte le sere, invece di restare in compagnia degli altri a godermi la tv al calduccio. Non capisco proprio perché lo faccio, è come se dentro di me scattasse qualcosa. Un bisogno, che non mi so spiegare. Una forza che mi trascina qui sopra ad aspettare, ma chi, che cosa?*
Si portò le ginocchia al petto e alzò il naso al cielo: lo spicchio di luna sopra di sé, era semi nascosto da qualche nuvola nera e ostile. 

Ad un tratto alcune tegole alle sue spalle cigolarono con fare sinistro, segno che lassù non era più sola. Il respiro le si fece corto mentre il cuore ricominciava a darle fastidio. *Eppure il Dottor Tofu ha detto che non ho niente*  Si portò una mano al petto e si voltò impaziente, tesa come una corda di violino.
Non ne capì il motivo ma il cuore smise subito di farle male e una forte delusione prese il posto del sentimento di attesa e speranza che aveva provato poco prima.
 “Ah! Ecco dove ti nascondevi!”
Shinnosuke le si sedette accanto e si girò a guardarla. “Cosa ci fai  qui? Fa molto freddo”
“Non lo so a dire vero. Suppongo che mi piaccia venire ad osservare le stelle”
Il ragazzo seguì il suo sguardo su nel cielo. “E’ vero se ne vedono tantissime. Anche se, la più bella è proprio qui accanto a me”
Akane fece finta di non aver sentito. Arrossì, ma rimase immobile con gli occhi fissi sul cielo. Le nuvole si erano lentamente spostate fino ad oscurare completamente la luna avvolgendoli entrambi nel buio della notte. Si sentiva insicura, quasi in pericolo ma era incapace di muoversi: una parte di lei voleva scappare mentre l’altra, quella più forte, la costringeva a restare.

“Akane, ormai è un mese che vivo qui con te e spero che tu abbia compreso i miei sentimenti”.  Shinnosuke le prese la mano e lentamente, se la portò alla bocca baciandola, quasi come a volerne rivendicare il possesso.
“Akane, vorrei essere il tuo fidanzato”
Si voltò finalmente a guardarlo. “Il…mio…fidanzato…” sussurrò lei di rimando. Quella parola le suonava così tristemente familiare. “Il mio fidanzato…” ripetè ancora; era un termine che conosceva bene, l’aveva già sentito, l’aveva già provato, un tempo l’aveva anche odiato e poi amato ma non si ricordava né come, né perché, né….con chi.
Intanto il vento continuava ad aumentare. Shinnosuke, impaziente e a disagio, decise di provare il tutto per tutto. La tirò a sé bruscamente e chiuse la distanza tra loro poggiando le sue labbra su quelle della ragazza.
Akane sgranò gli occhi, stupita di quel gesto così inaspettato. *Il mio primo bacio: è questo che si prova? Ma io…perché non provo niente? E soprattutto perché una parte di me sente che è sbagliato?* Non riusciva a chiudere gli occhi, come aveva fatto lui; sentiva solo molto freddo sia fuori che dentro di lei.
Alzò lo sguardo oltre la spalla di Shinnosuke e il freddo che stava sentendo si tramutò in gelo; stupore, misto a terrore balenò nei suoi occhi. Il suo cuore le sferzò un ultimo, doloroso attacco: si portò entrambe le mani al petto stringendo tra le mani il maglione che indossava.
“Akane cosa c’è? Stai male” chiese spaventato il ragazzo. Ma Akane non lo stava ascoltando, continuava a fissare un punto davanti a sè con un’espressione sconvolta e incredula sul volto.
Shinnosuke si voltò seguendo il suo sguardo e capì.

In piedi sul tetto, con i vestiti e i capelli scossi dal vento, c’era Ranma. 

Ranma, che li guardava sprezzante e furioso.

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Capitolo 13
*** O tutto o niente! ***


Non eravamo amici, nemmeno fidanzati.
Ma eravamo qualcosa.
E quel qualcosa mi piaceva.
(Anonimo)



Akane spinse via Shinnosuke bruscamente.
*Che cosa ho fatto…..* pensò sgomenta, come se nel cuore della notte un brutto sogno le avesse appena fatto aprire gli occhi.
“Ranma…” mormorò il ragazzo di Ryugenzawa tra i denti, con l’amarezza di trovarsi nuovamente davanti il suo rivale.

Ranma era nero in volto e stava tremando dalla rabbia. Era avvolto da un’aura blu scuro che gli volteggiava intorno al corpo come se stesse bruciando. Akane l’aveva visto poche volte così adirato ed ogni volta era andata a finire molto male per il suo avversario.

“Maledetto bastardo!” urlò lanciandoglisi addosso. Il suo movimento fu talmente rapido che Shinnosuke non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi. Fu trascinato all’indietro per alcuni metri raschiando la schiena sulle tegole dure, sovrastato dal suo avversario, che aveva iniziato a colpirlo spietatamente. Tentò invano  di schivare i suoi pugni ma, in quella posizione e con Ranma che non gli dava tregua, era quasi impossibile. Ben presto sentì in bocca il sapore metallico del sangue e la vista iniziò ad appannarsi.
 Akane fissava la scena immobile e spaventata: Ranma sembrava impazzito.
“Ranma fermarti! Così l’ammazzi!!” gridò in preda al panico.
La voce di Akane lo scosse riportandolo alla realtà, come un interruttore che spegne la luce in una stanza creando il buio, così lei aveva troncato di colpo tutta la sua carica adrenalinica creando il nero nel suo cuore. Si bloccò con le braccia a mezz’aria osservando sorpreso il volto di Shinnosuke, poi le sue mani insanguinate. Si sentì girare la testa.  
*Non sono un assassino* pensò barcollando all’indietro mentre si allontanava a passi incerti da quel corpo martoriato.
Posò gli occhi su Akane solo per un attimo. La sua espressione era indecifrabile: tormentata, colpevole, terribilmente sofferente. Prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, le diede le spalle e spiccò un lungo salto verso il tetto della casa di fronte.
 “Ranma  aspetta!” gridò tendendo la mano in un gesto che era arrivato troppo tardi, perché Ranma già non si vedeva più.

Akane voleva immediatamente corrergli dietro ma i suoi occhi si fermarono sul corpo inerme di Shinnosuke;  Ranma doveva aspettare. Ricacciò indietro le lacrime con quanta forza aveva in corpo e si inginocchiò  accanto al ragazzo per soccorrerlo. Il suo volto sembrava un campo di battaglia: diversi tagli coloravano di rosso il bel viso del giovane mentre lo zigomo destro si stava gonfiando a vista d’occhio assumendo un colore violaceo.
“Mi…mi dispiace Akane!” riuscì a mormorare.
“Non ti muovere vado a prendere la cassetta del pronto soccorso”
Akane corse in casa. Mentre saliva, le scale due gradini per volta, intravide con la coda dell’occhio il signor Genma seduto in soggiorno di fronte a suo padre. *Probabilmente staranno piangendo come due bambini* pensò biasimandoli. Del resto anche lei voleva piangere. Ranma era finalmente tornato e l’aveva appena vista baciare un altro, ma lei quel bacio non lo voleva. Doveva spiegargli tutto. Doveva trovarlo.
La piccola Tendo poggiò il ghiaccio sulla parte gonfia del viso ed iniziò a disinfettare le ferite ma davanti a lei non c’era Shinnosuke. C’era Ranma, con i suoi occhi infuriati che la giudicavano. *E se non mi perdonasse?* Aveva un nodo in gola così grande che non riusciva a parlare.  Nemmeno davanti al suo amico ridotto in quel modo non faceva che pensare a lui.
Il ragazzo con la fascia bianca teneva gli occhi chiusi; non voleva che Akane vedesse la sua espressione addolorata. Finalmente aveva capito e si sentiva uno schifo per quello che le aveva fatto.  
Le sue palpebre si aprirono ma i suoi occhi non cercarono quelli di lei, si limitarono a fissare il punto in cui era scomparso Ranma. Nel silenzio della notte disse solo due parole.
“Vai Akane”
“Come?”
“Vai da lui. Io…io starò bene”
Annuì. “Grazie Shinnosuke  e ….perdonami”.  Si mise subito in piedi fermando con una mano la sua gonna rossa che il vento cercava di sollevare. Balzò giù dal tetto ed iniziò a correre cercando di seguire la stessa direzione che aveva preso Ranma.
“No, sei tu che devi perdonarmi” bisbigliò il ragazzo al vento mentre una lacrima scendeva a rigargli il viso malconcio.
*Nemmeno con la magia sono riuscito a spezzare il vostro legame*
Tentò di rimettersi in piedi sollevandosi sui gomiti. “Hai!” esclamò dolorante. *Quel Ranma è davvero geloso. Spero almeno che riuscirà a dichiararsi*

Ormai stava per albeggiare e Ranma Saotome non si trovava da nessuna parte. Il vento continuava a far correre in cielo le nuvole sempre più scure, facendole giocare a nascondino con il sole che timidamente cercava di sorgere. Akane correva per le strade di Nerima guardando a destra e a sinistra, ma in giro non si vedeva nessuno. Era troppo presto e la città dormiva ancora. Si fermò un attimo sul ponte bianco che attraversava il canale per riprendere fiato e ad un tratto lo vide: era seduto sull’erba, lungo il letto del torrente, che scagliava con rabbia sassi nell’acqua limpida.  
La ragazza gli si avvicinò piano da dietro ma prima si fermò a guardare la sua figura: la sua forte schiena a cui spesso si era aggrappata, avvolta nella solita camicia cinese, il codino nero che gli scendeva tra le scapole. Quanto gli era mancato tutto questo? Il cuore le stava battendo nel petto ad un ritmo irregolare.
“Ranma….”
“Vattene Akane! Non voglio vederti mai più!”  esclamò lui senza nemmeno voltarsi.

Akane fece un passo indietro, vacillando. Un lampo illuminò il cielo seguito da un tuono che squarciò la barriera del suono. Anche dentro di lei qualcosa si era squarciato, rotto, andato in mille pezzi.
Piccole gocce, come tante piccole lacrime, cominciarono a cadere dal cielo annunciando quello che sarebbe stato, solo qualche minuto dopo, un forte temporale.
Era troppo. Il dolore la invase dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi. Si girò di scatto e corse via a perdifiato. Le lacrime scendevano dai suoi occhi mescolandosi alla pioggia che diventava sempre più forte. Nel giro di pochi minuti si ritrovò completamente fradicia. I capelli, del colore della notte, le si erano appiccicati al viso e i vestiti zuppi le facevano sentir freddo ma non le importava nulla. Non le importava più nulla. Voleva soltanto correre il più lontano possibile dall’unica persona in grado di portare il sole o scatenare un uragano nel suo cuore. Svoltò l’angolo, sapendo che sarebbe stata l’ultima volta, perché nella sua casa non sarebbe potuta più tornare. Doveva andare via. Scappare da quella città, dimenticarlo e ricominciare da capo. Salì in camera cercando di fare meno rumore possibile, gli atri stavano ancora dormendo. Buttò furiosamente qualche vestito dentro uno zaino e prese tutti i soldi che aveva dentro il salvadanaio a forma di porcellino. Ridiscese frettolosamente le scale ma al piano inferiore si trovò davanti Shinnosuke.
“Akane, che stai facendo? Dov’è Ranma?”
“Scusami ma vado di fretta!” disse oltrepassandolo a testa china, nascondendo le lacrime che aveva appena versato ma che sentiva già tornare.
Il ragazzo la scrutò dubbioso. Poi il suo sguardo si fermò sullo zaino che teneva dietro le spalle e l’afferrò per un braccio trattenendola.
“Stai partendo? Perché? Cosa è successo?”
“Voglio andare via da qui! Non voglio vedere più nessuno!”
“Ma dove andrai? Aspetta!”
“Lasciami andare Shin” esclamò strattonandolo e liberandosi dalla sua presa.
“Maledizione!”  esclamò il ragazzo guardandola correre via sotto la pioggia battente.
Shinnosuke si infilò l’impermeabile e si issò il cappuccio sulla testa. Stava quasi per uscire di casa ma una volta in giardino vide entrare Ranma dal portone di legno.
Lui lo fulminò con lo sguardo “Sei ancora qui? Non ne hai avute abbastanza?” ringhiò.
Deglutì a fatica l’orgoglio nonostante la grande voglia di replicare, ma lo doveva ad Akane.
“Idiota! Akane se n’è andata! Sta partendo per non so dove! Che diavolo le hai detto?”
“E perché lo stai dicendo a me? Perché non ci provi tu a fermarla?”
Il ragazzo abbassò la testa e un sorriso amaro, che gli fece doppiamente male, comparve sul suo viso ferito: “Perché non sono io quello per cui rinuncerebbe a partire”
Alzò lo sguardo e glielo piantò negli occhi: “Quel bacio…..è stato tutto un inganno” spiegò tristemente iniziando a raccontare tutto quello che era successo durante la sua assenza.
 
* * *

Akane camminava con passo svelto verso la stazione. *Maledizione per la fretta ho dimenticato l’ombrello! Bà! Poco importa ormai sono zuppa* Nemmeno il tempo di pensarlo e la pioggia che si era un po’ calmata riprese a scendere a secchiate. La ragazza si mise a correre cercando un riparo; entrò nel parco e si fermò sotto un grosso albero dalla fronda ancora ricca di fogliame sopravvissuta al rigido inverno. Sapeva che poteva essere pericoloso restare lì durante un temporale ma non gliene importava. In quel momento non le importava nemmeno di morire. Le parole di Ranma l’avevano terribilmente ferita. Poggiò la schiena sul tronco e rimase così, ad aspettare che i battiti del cuore tornassero regolari e il respiro rallentasse. L’acqua scendeva fitta formando un muro d’acqua davanti a sé e i suoi occhi velati di lacrime non le facevano vedere nulla. Si portò le ginocchia al petto e si strinse nelle spalle cercando di scaldarsi un po’, godendosi quel po’ di asciutto.


Ranma correva più in fretta che poteva verso la stazione di Nerima saltando muri, aiuole e qualsiasi altro ostacolo gli si parasse davanti. Le strade sembravano tanti piccoli torrenti a causa dell’enorme quantità d’acqua che si stava riversando dal cielo e i passi concitati di Ranma la tramutavano in spruzzi che si alzavano dal manto stradale. Akane non aveva detto dove si sarebbe diretta e se non fosse arrivato in tempo, forse non l’avrebbe rivista mai più. Sono uno stupido, pensò maledendosi mentalmente. Quando finì di ascoltare il racconto di Shinnosuke, due cose avrebbe voluto fare: ucciderlo per davvero, per aver usato un artificio sulla sua Akane e correre a cercarla. Ovviamente non c’era tempo per la prima. Era profondamente pentito per le parole dure che le aveva risolto. Come aveva potuto non fidarsi di lei? Doveva immaginare che c’era sotto qualcosa di losco ma in quel momento era così arrabbiato e deluso: vedere Akane tra le braccia e sulle labbra di un altro gli aveva fatto andare il sangue al cervello e non era riuscito più a ragionare.
 *Sicuramente starà piangendo* pensò con una stretta al cuore. Riesco sempre a farla piangere si disse correndo più forte.
Era quasi arrivato, doveva soltanto superare il parco e due ristoranti. Decise di attraversalo per fare prima; guardò distrattamente il grande albero davanti a sé pronto a proseguire oltre ma la sua attenzione fu catturata da dei colori troppo sgargianti per il luogo dove si trovava: il verde e il marrone delle piante e del terreno, il grigio del cielo e dei ciottoli sui sentieri del parco, il giallo e il rosso di una persona rannicchiata ai piedi dell’albero. Akane? Erano a qualche metro di distanza l’uno dall’altra ma lei non sembrava averlo notato. Ranma si sentì ad un tratto intimorito: gocce di pioggia gli scendevano dai capelli strisciando lungo il viso per poi cadere al suolo staccandosi dal suo mento, altre si posavano tra le sue ciglia. Si spostò la frangia da davanti agli occhi, in un gesto nervoso, per vederla meglio.
Non era preparato per parlarle, ma del resto non lo era mai. Cosa le avrebbe dovuto dire? Ammettere che era geloso? Che l’amava? Confessarle tutto?
Ma fu il destino a decidere per lui. Un fulmine si accese, creando una saetta che si schiantò dal cielo proprio davanti ai suoi occhi. Il tronco dell’enorme albero si spezzò in due parti uguali come se fosse stato tagliato da un coltello e non colpito da un fulmine. E’ incredibile quanti pensieri possono passare nella mente in una frazione di secondo, perché quello fu il tempo che ebbe Ranma per passare dal terrore di non riuscire a fare in tempo allo scatto quasi non umano che il suo corpo fece per salvare la ragazza, con il rischio di rimetterci la vita.
“Akaneeeeeeee!!!” urlò con quanto fiato aveva in corpo.

Akane non si accorse di nulla. Vide il cielo illuminarsi a giorno e sentì solo un gran frastuono. Qualcuno che urlava il suo nome e poi più niente. Solo la pioggia, di nuovo battente, che le colpiva il viso.
Probabilmente era morta e stava sognando perchè il profumo che sentiva l’avrebbe riconosciuto tra mille anche se era passato tanto tempo dall’ultima volta. Un piacevole calore le avvolgeva la guancia destra e il torace, come se qualcuno la stesse abbracciando stringendola al proprio petto. Belle sensazioni, guastate da un fastidioso dolore che avvertiva alla caviglia sinistra ma che la faceva sentire viva. Aprì lentamente gli occhi.

“Akane…..come ti senti,  ti fa male?”

Due occhi blu così vicini e apprensivi la fissavano con un espressione dolcissima.
Per non arrossire, girò lo sguardo sulla sua caviglia rimasta schiacciata da uno dei rami dell’albero che era stato appena distrutto. Un brivido di paura le percorse la schiena.
Voleva richiudere gli occhi e rimanere così, tra le braccia di Ranma, infischiandosene della pioggia, della caviglia e di tutto il resto. Ranma non lasciarmi più; avrebbe voluto dirgli solo questo, avrebbe dovuto dirgli solo questo. Ma una parte di lei, quella testarda, quella orgogliosa che spuntava sempre al momento sbagliato, non poteva ignorare quello che era successo. Sarebbe stato più facile cedere e perdonarsi tutto, fingere che andava tutto bene per poi ricominciare, di nuovo, giorno dopo giorno come se non fosse accaduto nulla, come se tra loro non ci fosse nulla, lacerandosi dentro lentamente.
No, questa volta:  O tutto o niente.

“Sto bene” gli rispose gelida interrompendo il contatto dei corpi e spezzando con un colpo di mano quel ramo che le stava bloccando la caviglia ferita.

“Stupida! Vuoi stare più attenta così rischi di farti ammazzare!”la sgridò tentando di scacciare con la rabbia la paura che l’aveva pervaso risultando come al solito privo di tatto.

Akane si rimise in piedi di scatto, grugnendo dentro il dolore improvviso di quel gesto così naturale. Sollevò di poco il peso del suo corpo dal piede sinistro scaricandolo sul destro, per cercare un po’ di sollievo e lo guardò dall’alto con aria di sfida:
 
“Sbaglio o mi hai appena detto di non volermi vedere mai più?” chiese tagliente con gli occhi che le bruciavano di rabbia e rancore.

Ranma la fissò sorpreso; l’aveva vista arrabbiata un mucchio di volte ma questa volta era diverso. Lei era diversa. Sembrava lo volesse sfidare; ma in cosa? Non certo a combattere, non con la caviglia conciata in quel modo. Lui comunque, non era certo tipo che si tirava indietro quando si trattava di competere. Si alzò dal terreno con un balzo e le si parò di fronte.

“E’ vero Akane l’ho detto! Ma non lo pensavo davvero!” Si guardò per un momento la punta dei piedi per dare al suo cuore il tempo di prendere coraggio e farlo parlare: “La verità è che ero furioso……..! Dannazione Akane, hai baciato Shinnosuke davanti ai mei occhi!”

Akane girò lo sguardo alla sua destra prendendo tempo. Ormai la città si era svegliata e ombrelli di diversa forma e colore correvano frettolosamente per le strade.
Akane soffiò aria dal naso, in uno sbuffo seccato. “E quindi? Non vedo dov’è il problema?”

A Ranma mancò un battito. Inghiottì cercando di non sembrare troppo nervoso, con scarsi risultati. “Ma…ma allora ti piace sul serio?” Non era sicuro di voler ascoltare la risposta ma ormai quella domanda era scappata dalle sue labbra ansiose.

Lei era decisa a non cedere di un millimetro, non immaginava nemmeno il tormento che stava provocando al povero ragazzo. Questa volta voleva andare fino in fondo. Questa volta voleva la verità con tanto di prove al seguito.
“Non penso che la cosa ti riguardi. Non siamo più fidanzati no?”

Ranma si sentì punto sul viso ed esclamò furente facendo un gesto di stizza con la mano:
“E quanto pare a te la cosa non ti dispiace affatto…!”

Lei alzò un sopracciglio con un espressione sarcastica in volto. “Perché a te sì? Te ne sei andato il giorno dopo la rottura del nostro fidanzamento senza dare nessuna spiegazione. Mi hai lasciato sola un mese intero! Un mese Ranma! Sei soltanto un codardo!”

“Codardo, io? Ma non ti sei accorta di niente? Non noti niente di deverso in me?” sbraitò lui frustrato

Era così arrabbiata e con il cuore a pezzi che non si era nemmeno accorta che davanti a lei c’era un ragazzo; un bellissimo ragazzo con i vestiti scuriti dalla pioggia e appiccicati addosso, che mettevano in risalto il suo fisico muscoloso, ciocche di capelli nere come la pece gli cadevano in modo sexy sugli occhi, quegli occhi profondi come il mare che la stavano facendo morire dal desiderio.
“Ma tu….non ti sei trasformato….. sei, sei stato alle fonti maledette!?” 
 
“Già e secondo te per chi credi che l’abbia fatto?”

“Non capisco….per me? Perchè? Oltre che codardo sei anche stupido! Ma non capisci che quel giorno io ti avrei sposato con o senza maledizione! Dannazione Ranma! Non hai mai capito niente di me! Niente!!” urlò delusa e voltandogli le spalle si allontanò  zoppicando in malo modo.

Lui restò un attimo impietrito. Aveva ragione, forse non aveva mai capito niente dei suoi sentimenti ma il fatto era che non aveva mai capito nemmeno i suoi.

“Akane aspetta!” gridò andandole dietro

 La ragazza cercò di affrettare il passo anche se così facendo la caviglia le faceva più male. Strinse i denti e continuò a camminare risoluta.
“Akane non te ne andare!

“E per quale motivo non dovrei?

“Perché…. io ti amo!”

Akane si fermò. Lo aveva quasi bisbigliato ma non si sa come quelle parole riuscirono a raggiungere lo stesso le sue orecchie, nonostante il picchiettare continuo della pioggia sulle cose.
Ranma vide Akane che lentamente tornava sui suoi passi. *Oh Dio, mi ha sentito?* pensò diventando completamente rosso e iniziando a sudando freddo.
Si fermò davanti a lui; teneva la testa bassa quindi non poteva leggere negli occhi la sua l’espressione. Era felice? Stava sorridendo? Era arrossita?

Lo schiaffo fu talmente forte che il rumore sulla pelle bagnata riecheggiò intorno a loro. Ranma rimase di stucco, con gli occhi sgranati e con la testa ancora girata di lato per la foga del contatto. In vita sua nessun colpo incassato in uno dei suoi combattimenti gli aveva fatto più male di quello schiaffo.
“Credi…credi…che io sia così stupida da cascarci un’altra volta?” chiese con la voce rotta e il corpo che tremava “Tanto lo so che domani fingerai di non averlo mai detto!”

Ranma restò immobile a guardarla mentre si allontanava nuovamente da lui e il mondo gli crollava addosso.  Cosa poteva dirle di più per trattenerla? Cadde in ginocchio con la testa e le mani in avanti sul terreno fangoso. Alla fine era riuscito a farsi odiare. E come poteva biasimarla. Come in un film gli passarono davanti tutte le scene in cui l’aveva trattata male, fatta ingelosire, usata per riuscire a tornare normale. Tutte le volte che le aveva mentito, nascondendole i suoi veri sentimenti. 
*Il cuore di Akane ti appartiene* riecheggiò nella sua mente la voce di Ryoga.

No, Ryoga, l’ho persa, ormai è troppo tardi, disse mentre la pioggia arrivò anche dentro i suoi occhi.
 

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Dove voglio andare con questa caviglia?!
Ferma ad un incrocio con gli occhi indecisi, Akane dondolava lo sguardo sulle due strade dinanzi a sé: a sinistra per fuggire lontano, a destra per…..Il suo corpo si mosse prima ancora che la sua testa avesse preso una decisione. La pioggia aveva finalmente frenato la sua corsa verso il suolo, ma l’aria s’era fatta più fredda. Rabbrividì e automaticamente le sue mani si strinsero intorno alle braccia avvertendo l’umido di cui era imbevuto il suo maglione giallo che adesso era più color sabbia.
“Scusi signora, potrebbe dirmi che ore sono?” chiese ad una passante che reggeva pesanti borse della spesa.
“Le 6.30” rispose questa guardando il pulcino bagnato che aveva di fronte e che poteva avere la stessa età della figlia.
Akane s’inchinò ringraziando. E’ ancora presto, se mi sbrigo riesco anche a fare un bagno caldo prima di andare a scuola, pensò affrettandosi con la caviglia che le ricordava di non correre.
L’idea di partire, di scappare lontano, adesso le sembrava così stupida. Non avrebbe mai avuto il coraggio di separarsi da suo padre e dalle sue sorelle e forse, nemmeno da lui.
“Che volontà labile!” la schernì la sua voce interiore, deridendola per la sua scarsa grinta e per il suo infimo coraggio. Davanti a quel “ti amo”, che le era parso più una supplica che una rivendicazione, era scappata a gambe levate. Perché è più facile non credergli, vero?! La sfidò nuovamente la sua coscienza che cercò invano di zittire. Provò a concentrarsi sul paesaggio, famigliare, sicuro, lo stesso che dettaglio dopo dettaglio, albero dopo negozio e lampione l’avrebbe ricondotta a casa.
Spinse il pesante portone di legno scuro fermandosi ad osservare i kanji  neri dell’insegna della palestra. Ideogrammi carichi di responsabilità che cadevano come macigni sulle sue spalle e che le ricordavano sua madre  e la sua bella calligrafia.
Dei rumori di stoviglie provenivano dalla cucina: Kasumi doveva essere già al lavoro, intenta a preparare una gustosa colazione. Lentamente, si chiuse la porta alle spalle; una raffica di domande l’avrebbero travolta se si fosse fatta vedere in quello stato e sapeva che alla sorella maggiore non era capace di  mentire. Bottiglie vuote di sakè erano sparse sul tavolo del soggiorno, segno che gli uomini di casa avevano festeggiato molto la scorsa notte.
Suo padre doveva essere davvero felice per il ritorno del suo amico, pensò con una nota di affetto.
 
Sgattaiolò subito nella stanza da bagno e si immerse nel vapore che rendeva l’ambiente indistinto e ovattato. Si sfilò i vestiti che la pioggia aveva reso stretti e appiccicosi e dopo essersi sciacquata velocemente s’immerse nella vasca.
Un brivido di piacere le salì lungo la spina dorsale e con la testa poggiata sul bordo si lasciò coccolare dall’acqua rilassandosi completamente. La caviglia aveva iniziato a pulsarle; alzò la gamba sinistra estraendola dall’acqua e l’analizzò con gli occhi giudicando che in fondo non era poi così gonfia.
Pochi giorni e avrebbe potuto ricominciare ad allenarsi, questa volta però l’avrebbe fatto da sola perché dopo quello che le aveva detto non era più sicura che sarebbe stata in grado di guardarlo in faccia senza morire dalla vergogna.
Lo sentì ripetere ancora e ancora…io ti amo……
S’immerse completamente nascondendo il viso sotto la superficie dell’acqua;  ti amo anch’io Ranma, ma non sarà facile vero?
 
* * * 
 
Lui entrò in casa proprio in quel momento e a Kasumi cadde dalle mani il cucchiaio con cui stava riempendo le ciotole di riso.
“Ranma, sei tu!” esclamò andandogli incontro. Lo abbracciò stretto e lui arrossì come al suo solito non abituato alle smancerie.
“Ehm Kasumi” farfugliò imbarazzato fuggendo dalle sue braccia “Hai visto Akane?”
“Ma io credevo che stesse con te! E’ da ieri sera che non la vedo!”
Ranma stava per inventarsi una scusa ma fu stretto nuovamente, questa volta con più forza, da due braccia che gli fecero mancare il respiro.
“Raaaanmaaaa, ben tornato!” esordì il capofamiglia piangendo a dirotto.
“Ehm Signor Tendo, così mi fa male”
“Ma sei bagnato fradicio figliolo, vai subito a farti un bel bagno caldo” gli ordinò. Ranma annuì senza batter ciglio.
*Ma che bagno caldo* pensò mentre saliva le scale *Se Soun sa che Akane è partita per chissà dove, come minimo mi uccide*
Al piano di sopra, i suoi passi lo condussero automaticamente verso la stanza della ragazza. Davanti alla porta chiusa, Ranma si soffermò a guardare la paperella spezzata e ricomposta con un po’ di colla che però non era riuscita a nascondere il taglio. *Chissà cosa è successo durante la mia assenza? Hai sofferto molto Akane?* pensò, scorrendo con il dito quella ferita in rilievo sul nome della ragazza.
*Devo fare in fretta e poi devo uscire a cercarla* si disse con decisione spalancando la porta del bagno.
Ma Akane era lì, con i capelli bagnati, gli occhi spalancati e un asciugamano color crema avvolto intorno al corpo, immersa in una nuvola di vapore.
Si fissarono per un momento, scossi solo dal bruciore che avvertivano sulle loro guance. 
“A…Akane ma cosa ci fai qui?”
Lei distolse subito lo sguardo fissandosi i piedi. “Ho solo pensato che con questa caviglia non sarei andata molto lontano”
“Mi dispiace tanto” mormorò notando il gonfiore sulla pelle bianca  
“Non è colpa tua” tagliò corto lei facendo un passo verso la porta e dimenticandosi che peso in eccesso non era previsto, sulla parte sinistra del corpo.
Accadde tutto nel giro di pochi secondi. La caviglia le si piegò dolorosamente, facendole perdere l’equilibrio ma prima di ritrovarsi stesa sul pavimento le mani di Ranma erano già sulla sua vita che la sostenevano. Il suo tocco la faceva sempre sussultare e lui, accorgendosene ogni volta si sforzava di non sorridere come uno sciocco.
Sotto quel morbido asciugamano, riusciva quasi a sentire la sua pelle e il suo inebriante profumo che saliva fino alle sue narici lo stava mandando in trans.
Da un lato sperava che Akane si staccasse velocemente tirandogli uno dei suoi ceffoni dall’altro avrebbe tanto voluto trovare il coraggio di stringerla a sè. Lei invece alzò lo sguardo, piantandogli i suoi grandi occhi addosso e fece un piccolissimo passo in avanti per rimettersi in equilibrio riducendo la distanza tra i corpi. Quando Akane si asciugò con le dite alcune gocce d’acqua sulle labbra che le erano scivolate dalla punta dei capelli, Ranma si sentì ribollire. *Stai calmo* pensò mentre il cuore gli batteva così forte che aveva paura che lo potesse udire anche lei. Tu- tum Tu-tum
Improvvisamente fece un passo indietro staccandosi da quel corpo così sensuale e da quella vita che non era affatto larga come lui affermava.  “S…scusa…devo andare”  farfugliò.
Si chiuse in fretta la porta alle spalle e gli si appoggiò contro, ansimante. Si guardò le mani, sorpreso: stavano tremando. In vita sua non si era mai sentito così eccitato *Ma che diavolo mi sta succedendo?* Staccò di scatto la schiena dalla porta e corse verso il tetto di casa. Aveva bisogno d’aria.
Rimasta improvvisamente sola, Akane scosse leggermente la testa mentre un sorriso malizioso le affiorava sulle labbra.
 
* * *
 
La minore dei Tendo osservava il suo respiro uscire dalla bocca e mutare in una piccola nuvola di vapore. Cauta nei  passi, procedeva verso il liceo Furinkan come ogni mattina. Tra una settimana sarebbero iniziate le vacanze di Natale in quell’inverno così rigido e in parte passato con qualcuno che non era Ranma.  Shinnosuke le aveva lasciato un biglietto in camera: un altro pezzo di carta, che questa volta  aveva  il sapore di un addio.  Torno a Ryugenzawa, è meglio così. Sii felice.
Le dispiaceva per lui; era un bravo ragazzo e un caro amico ma entrambi cercavano dall’altro qualcosa che non si era disposti a concedere.
 
“Fa molto freddo oggi, vero?” Quella domanda la colse di sorpresa, abituata ormai alla solitudine che in quel mese l’aveva logorata.
“Già, sembra quasi che voglia nevicare” rispose, osservandolo saltar giù dalla ringhiera.
Parole di circostanza, quelle sul tempo. Dialoghi di chi non sa cosa dirsi o vorrebbe poter dire di più ma non trova il coraggio. Eppure, dargli una seconda possibilità, le era sembrata la cosa più giusta da fare. Perché, nonostante tutti i rancori, voleva credere ancora in loro, nei loro cuori che, in certi momenti, sembravano battere all’unisono.
Fermò il passo risoluta e si girò a guardarlo con gli occhi e le labbra che fremevano. Ok, diamogli un’altra possibilità.
Ranma si mise subito sulla difensiva convinto che quella ragazza, tanto carina quanto violenta, era di nuovo pronta a litigare. “Che c’è Akane?”
“Ranma…..” il suo nome uscì fuori come parte terminale di un grosso sospiro.
 
“Aaaaahhh, Ran-chan ma allora è vero, sei tornato!
“Oh Lanma, sono così felice di vedelti!”
“Oh oh oh sapevo che saresti tornato da me, mio adorato Ranma!”
 
Ranma chiuse  gli occhi, pregando che le sue orecchie gli stessero tirando un brutto scherzo. Sapeva bene a chi appartenevano quelle voci, ancora prima di voltarsi e guardare le tre ammiratrici che gli correvano incontro. Strinse le labbra e senza pensarci due volte, mise un braccio introno alla vita di Akane sollevandola di peso e fuggì via più velocemente che poteva.
 
“Ranma che fai? Mettimi giù! La caviglia mi fa male!” urlò lei, trascinata via come un pacco postale.
“Tranquilla non ti succederà niente” rispose schivando una delle mini palette di Ukyo che si andò ad infilzare in un tronco d’albero.
“Raaaanma, aspettaciiiii!!!”
“Mio adorato perché scappi?”
“Ma così faremo tardi a scuola!” protestò nuovamente Akane
“Oggi la scuola può aspettare” rispose ammiccante e la strinse a sé più forte, un po’ perché non voleva che si facesse male un po’ perché, gli piaceva da morire. Akane chiuse la bocca e abbassò la testa per non fargli vedere quanto era diventata rossa.
Era un film già visto che Ranma non voleva far finire come le tutte le altre volte; Akane non doveva arrabbiarsi con lui, non più. Provò a seminare le ragazze, dando bella mostra della sua agilità e della sua forza mentre saltava da un tetto all’altro  ma il trio non aveva nessuna intenzione di mollare la preda, soprattutto adesso che questa si era degnata di farsi rivedere in città.
Ma i suoi sorrisi e le sue parole rassicuranti, non bastarono a quella ragazza, che ad un tratto si divincolò esclamando esasperata: “Ti ho detto di mettermi giù! Non voglio finire nelle vostre beghe”
A malincuore, Ranma fermò la sua corsa e la posò sul tetto di una grossa villa circondata da un bellissimo e curato giardino. Alberi potati perfettamente donavano armonia a tutto l’ambiente e il laghetto con le carpe vicino al giardino di roccia completavano quello che veniva considerato il parco più bello di tutta Nerima. Nemmeno la famiglia Tendo ne possedeva uno paragonabile  a questo per grandezza e bellezza.
Nel frattempo Ukyo, Shampoo e Kodachi ne approfittarono per raggiungerli.
 
Shampoo fece un passo nella loro direzione, ancheggiando come una diva del cinema; con una mano lanciò alle sue spalle i suoi lunghi capelli viola esordendo con un tono di voce smielato:
“Lanma, dimmi,  quanto ti sono mancata?”
“Ma che dici!” strillò Ukyo sbarrandole la strada “Ranma ha pensato solo a me, non di certo ad una ragazza di facili costumi come te!”
“Oh oh oh  povere illuse! Diglielo amore che mentre eri via non facevi altro che sospirare per me!”
Le tre ragazze si guardarono in cagnesco. La loro aurea combattiva si stava facendo sempre più grande e spaventosa, tanto che Ranma dovette schermarsi gli occhi con la mano per non venire accecato da quella intensità.
“Bene, se le cose stanno così!” Da brava amazzone, Shampoo partì all’attacco per prima lanciandosi a gamba tesa contro Kodachi. Ma la rosa nera schivò il colpo e a finire per terra fu Ukyo.
“Oh oh oh , come siete violente e per niente aggraziate!”
Ukyo si rimise subito in piedi e furiosa si scaraventò contro la cinesina brandendo la sua enorme paletta per gli Okonomiyaki.
“Smettetela! Non c’è affatto bisogno di comportarsi in questo modo!” tentò Ranma, cercando inutilmente  di fermarle.
Kodachi approfittò di quel trambusto per avvinghiarsi al suo adorato, ma tempo un minuto le altre ragazze erano già lì che cercavano di staccarla senza preoccuparsi che così facendo rischiavano di strangolarlo. “Ranma, dillo a queste galline!” pregò Ukyo
“Sì diglielo mio tesoro!”
“Lanma, chi ti è mancata di più?”
“Agh, agh, cof, cof” Ranma riuscì solo a tossire.
 
Akane assisteva in disparte e annoiata a quel teatrino. *Questa storia sarebbe andata avanti per sempre*, pensò chiudendo gli occhi per farle sparire dalla sua vista.
“Io me ne vado a scuola. Divertiti!”  esclamò ad un tratto.
“No Akane, aspett….aiut….”
Lo ignorò, come solo lei riusciva a fare, dando le spalle al gruppetto.
STRAPP! Il rumore della sua divisa che si lacerava e della cartella che cadeva con un tonfo sul tetto, la lasciò per un momento basita. Girò subito la testa cercando d’individuare chi avesse osato attaccarla.
“Ops, scusa Akane” si giustificò Ukio rivolgendole un sorriso allegro, “non era te che volevo colpire”.
Aveva pronunciato quelle parole con leggerezza, come se in tutto quel delirio Akane fosse solo un’ inutile spettatrice, non una possibile rivale;  un soprammobile, che Ranma era costretto a trascinarsi  dietro per quella promessa fatta dal padre tanti anni prima.
Posò gli occhi sui i brandelli della sua gonna, rimasta coinvolta nella colluttazione con l’arnese di Ukyo e si sentì profondamente offesa; i suoi libri sparsi sul tetto con alcune pagine piegate e sporche sembravano guardarla, in attesa di una sua reazione. Voleva essere al di sopra delle parti, ignorarli, ma questa volta non ci riuscì. Dal profondo dello stomaco sentì la rabbia salirle per il corpo, pronta ad esplodere dalla sua bocca con un urlo che le avrebbe rubato tutto il fiato che aveva nei polmoni. Uno, due e……
 
“E’ Akane!!!!!!!!!!!!”
 
La voce di Ranma arrivò inaspettata come la neve che di lì a poco avrebbe iniziato ad imbiancare tutta Nerima.
“Cosa??” chiese il trio all’unisono mentre la “nominata” richiudeva lentamente la bocca con aria interrogativa.
“Cosa dici mio amore? Non capisco” chiese Kodachi
“Sì Ranma spiegati meglio!” continuò Ukyo.
 “Questa…, questa è la risposta a ciò che mi avete chiesto!”
Shampoo gli afferrò le mani. “Ma Lanma, cosa dici? I vostli genitori hanno rotto il fidanzamento non è più necessalio…….e poi Akane non…..” La sua voce vacillò  quando Ranma la scansò con gentilezza. “Akane non ti ama affatto, peldelesti solo tempo con una così!”
“Non è vero…” Parole sussurrate, portate quasi dal vento ma che fecero diventare Akane la protagonista indiscussa della scena. Adesso sei occhi su otto la fissavano, silenziosi e gelidi .
“Cosa non è vero, Akane Tendo?” chiese con tono di sfida Kodachi. Sulla sua bocca era affiorato uno dei suoi sorrisi sarcastici.
Akane distolse lo sguardo dai quei visi duri, contratti da una gelosia che le stava divorando dentro e li posò sulla schiena di Ranma. In quel rosso, che le riempì gli occhi, comparvero all’improvviso tante piccole immagini, come delle istantanee di Polaroid che raffiguravano tutti i momenti che lei e il ragazzo con il codino avevano passato insieme in quei tre lunghi anni. Lui era a soli due metri di distanza e le dava ancora le spalle. Se si fosse girato a guardarla, non sarebbe mai riuscita a dire…..
”Non è vero….che non lo amo”
 
Nessuno disse più niente, anche quell’unico uccellino che coraggioso cantava la sua melodia nonostante il freddo pungente, aveva smesso di far sentire la sua voce. Tanto era lo shock, che aveva provocato Akane nel cuore di tutti.
“Non ci cledo!” urlò Shampoo stizzita riprendendosi da quell’attimo di smarrimento,  “State fingendo!”
“Ranma, tu non ricambi i suoi sentimenti vero?” chiese seria Ukyo, che aveva capito che questa volta non si trattava di uno scherzo.
Ranma era impietrito. Una parte di lui aveva sempre sperato, l’altra invece, sempre temuto e dopo lo schiaffo del giorno prima, si era infine arresa. E invece adesso …. così, davanti a tutte…..  L’unica cosa che riuscì a fare fu alzare la testa e guardare negli occhi quelle ragazze che pretendevano da lui una risposta sincera.
*Parla Lanma, pelché non smentisci? Pelché non neghi come fai semple?” pensava Shampoo con un nodo alla gola ma appena incrociò quegli occhi blu, fermi e risoluti come non li aveva mai visti, tutte le sue domande trovarono dolorosamente una risposta. La verità, che non avrebbe mai voluto conoscere,  era scritta in quel silenzio e nello sguardo di chi, aveva finalmente deciso di non negare più.
“Ranchan….” mormorò triste Ukio
 
Il resto accadde in un attimo. Shampoo scattò in direzione di Akane , perché le amazzoni non perdono mai e le rivali vanno eliminate, ma Ranma, che si aspettava ogni cosa, era già dietro di lei che le bloccava entrambe le braccia prima che queste potessero scendere a colpire la sua ragione di vita.
“Lasciami!!” La cinesina si liberò con uno strattone dalla forte presa del ragazzo e in un istante sparì. Qualcosa di bagnato toccò la guancia di Ukyo che istintivamente alzò gli occhi al cielo, ma non era fatta di pioggia quella goccia che le aveva bagnato il volto.
 “Non credere che finisca qui Ranma, ohohoh” esclamò Kodachi spargendo petali neri ovunque mentre si dileguava ridendo come una sciocca.
Alla fine rimase soltanto Ukyo.  Ranma era davanti ad Akane, pronto a difenderla da qualsiasi altro attacco. Guardò Ukyo e con suo enorme stupore vide il volto della sua amica d’infanzia sciogliersi in un sorriso tanto dolce quanto triste.
“In fondo io, l’ho sempre saputo” mormorò lei con la voce rotta.
“Grazie, Uchan!”  e in un istante anche la ragazza degli Okonomiyaki sparì, lasciando la coppia da sola.
 
Le gambe le si erano fatte improvvisamente molli e Akane sentì il bisogno di sedersi. Batuffoli di cotone avevano iniziato a scendere lentamente dal cielo candido, aggiungendo una nuova sorpresa a quella mattinata già ricca di rivelazioni. Si trovarono avvolti in un silenzio incantato, che solo la magia della neve era in grado di donare. Ranma si chinò e le si sedette di fronte incrociando le gambe, con il suo respiro che intrecciava nuvole di vapore con quello di lei.
“Mi dispiace, è sempre colpa mia” esordì, giocherellando con uno dei brandelli di stoffa della gonna.
“Dici…. sul serio Ranma?”
“Sì, certo che mi dispiace”
“No, prima quando hai gridato il mio nome….davvero ti sono mancata?”
Ranma trattenne il respiro. Per tutto il tempo. Avrebbe voluto rispondere ma non sempre ciò che pensava coincideva con ciò che  diceva.
“Ma no! L’ho detto solo per farle andarle via! Non ci avrai creduto vero?” chiese girando lo sguardo lontano per nascondere la sua bugia mordendosi subito la lingua. Akane emise un suono stizzito con la bocca chiusa e istintivamente afferrò uno dei suoi libri più grossi per lanciarglielo addosso.
“Sei il solito stupido!”
Ranma le bloccò il polso con la mano facendosi più vicino.
“Scherzavo!” ammise, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi strafottenti ma così dannatamente sexi.  Lei sussultò e il libro le scivolò, cadendo sulle tegole con un tonfo sordo.
Si trovò imprigionata; la sua mano stretta intorno al suo polso, i suoi occhi blu fissi nei suoi.  Si morse il labbro nervosa, peggiorando la situazione. Ranma seguì il suo gesto e iniziò a studiarla in silenzio godendosi quel momento di pace. Le osservò le labbra, rosse per il freddo, il naso, piccolo e delicato, gli occhi che lo stavano stregando, la neve bianca in forte contrasto con i suoi capelli scuri e in quel momento  pensò che la sua fidanzata, era una delle ragazze più belle che avesse mai conosciuto. 
Mai prima d’ora era riuscito a stare così vicino ad Akane da solo per tutto quel tempo, senza nessuno che li potesse disturbare o interferire nella loro intimità.
E in quel momento, che sembrava così perfetto, Ranma prese la sua decisione.
Akane avvertì con un brivido che la sua mano era scivolata via dal suo polso per stringersi intorno alla sua. Serio in volto lui la stava guardando con gli occhi felici e che brillavano di una luce strana, le guance leggermente arrosate. Non lo aveva mai visto così. Lo sentì irrigidirsi per la tensione e vedendolo farsi sempre più vicino finalmente capì.
Terrorizzata e con il cuore che le batteva a mille cominciò a farfugliare qualcosa di incomprensibile.
“No Akane, non aspetto più”  fu la risposta decisa ai suoi tentennamenti
Il suo viso adesso era così vicino che poteva sentire il calore del suo respiro .
“Se non vuoi fermami ….tanto sai come fare” sussurrò ironico mandandola su di giri.
Ma questa volta, Akane non lo fermò. Chiuse gli occhi e attese quel bacio su cui aveva fantasticato tante volte e che alla fine arrivò, sconvolgendole l’anima. Le sue labbra erano ruvide ma calde, talmente tanto da riuscire a scaldarla completamente, nonostante il freddo. Continui fremiti le percorrevano la schiena e lo stomaco come quella volta che Ranma stava quasi per baciarla nel dojo tanti anni prima. Fu un bacio timido, tipico del primo tra due adolescenti ma mentre lei era pronta a staccarsi e a tirare un enorme respiro, Ranma non era affatto della stessa idea. Le mise una mano dietro la testa, tra i capelli, attirandola a sé ancora di più. E iniziò a baciarla seriamente, con più foga, come se quel momento lo stesse aspettando da una vita intera. Ad Akane avevano iniziato a tremare le mani; in realtà non riusciva ad individuare una parte del suo corpo che non stesse tremando come una foglia per l’estrema eccitazione. Timidamente alzò una mano staccandola dalle tegole e gli iniziò ad accarezzare la nuca inserendogli la mano tra i capelli come aveva fatto lui; lo sentì emettere un forte sospiro. Ranma la spinse lentamente all’indietro. Per un attimo Akane riuscì a vedere i fiocchi di neve che perpendicolarmente scendevano dal cielo, ma fu solo per un momento perché il suo viso era già su di lei, che la cercava ancora.  Le sue labbra iniziarono a spostarsi dalla bocca al naso, alle guance  e infine sul suo collo facendola trasalire. I loro respiri si stavano facendo sempre più corti, come in uno dei loro combattimenti in palestra in un giorno qualsiasi. Ma questo non era un allenamento e Akane, in un momento di lucidità,  pensò che stava accadendo tutto troppo in fretta. Seguì con gli occhi e sentì con il corpo la sua mano che scendeva dalla spalla sul suo fianco mentre una fitta di piacere la trafiggeva….

“Emh…..Ranma….!?”
* * *
 
“Ranma Saotome”
“E’ assente anche oggi professore” disse Ryosuke guardando il banco vuoto dell’amico
Il professore annuì e continuò l’appello
“Akane Tendo”
Silenzio.
Tutti i compagni si girarono a guardare il banco vuoto di Akane.
“Che strano” disse Sayuri “lei non si assenta mai”.
 
* * *
 
Akane Tendo stava camminando verso casa, lasciando orme dietro di sé sulla neve fresca; sul volto l’espressione un po’ colpevole di chi aveva marinato la scuola e un sorriso che nascondeva la felicità perchè, quel tempo, l’aveva impiegato in un modo migliore. Le sue guance si colorirono di un rosso scarlatto al pensiero di come aveva trascorso quella mattinata. Non avrebbe mai immaginato che sotto quel ragazzo così timido e impacciato si potesse nascondere un fidanzato così audace.
Ranma le aveva chiesto se poteva tornare da sola a casa perché si era ricordato che doveva fare una cosa urgente. Akane si era un po’ meravigliata ma non si era offesa. Era troppo su di giri per arrabbiarsi.
Salì in camera sua, buttò la cartella sulla scrivania e qualcosa cadde per terra dopo aver volteggiato nell’aria: un pezzo di carta. Ancora? 
Lo guardò, così piccolo e minaccioso. In controluce riuscì a vedere i caratteri e ne riconobbe la calligrafia. Era di Ranma.
Il cuore le iniziò a battere velocemente mentre sul suo volto, radioso fino ad un momento prima, si faceva buio. In un primo momento pensò di non leggerlo e andare a cercare subito Ranma ma la curiosità fu più forte e con mani incerte lo raccolse dal pavimento e lo aprì.
Prima di leggerlo però, buttò un’ultima occhiata fuori dalla finestra, sul giardino ricoperto di neve, per immortalare per sempre nella sua mente quello che era accaduto quel giorno: la prima neve dell’inverno e il primo bacio di Ranma Saotome.  
Si fece coraggio, in fondo era solo una frase, pensò mentre lo apriva.
Lo lesse e subito dopo una goccia cadde sulla carta facendo sbavare un po’ i caratteri neri dell’inchiostro. Un’altra finì a bagnare il pavimento accompagnata da un’altra ancora. A volte però si piange anche nello stesso momento in cui si sorride.
 
Quando finiremo la scuola mi sposerai, Akane Tendo?
 
 
 
Ed eccoci arrivati alla fine! :)
La fine, della mia prima fan fiction, ma anche della prima cosa che abbia mai scritto in vita mia. Mi sono divertita tanto a farlo e mi sono emozionata quando ho letto i primi commenti, a volte anche commossa. Altre volte invece, mi avete fatto semplicemente morire dal ridere! u.u
Non pensavo che questa storia sarebbe diventata così lunga e di fare tutta questa fatica per scriverla ma il tempo a mio disposizione è stato sempre molto limitato ecco perché vi ho fatto, mio malgrado, aspettare. Sicuramente se ho continuato a scrivere è stato per merito vostro, che avete letto, avete recensito e avete atteso il successivo capitolo. E per questo, vi ringrazio di cuore!:*
Quindi vi saluto qui, sperando che il mio sia un arrivederci perché, di storie da raccontare, ce ne saranno sempre……vero? ;)

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