The key to my heart

di Disincanto294
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due fiumi che si incontrano ***
Capitolo 2: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 3: *** A modo nostro ***
Capitolo 4: *** Una non ordinaria follia ***
Capitolo 5: *** Più difficile del previsto ***
Capitolo 6: *** Questione di abitudine ***
Capitolo 7: *** Un dolore celato ***
Capitolo 8: *** Il dolore è inciso nell'anima ***
Capitolo 9: *** Sinfonia in La maggiore ***
Capitolo 10: *** La fidanzata di Severus ***
Capitolo 11: *** Le zanne del Lupo ***
Capitolo 12: *** Tra paure, liti e pozioni ***
Capitolo 13: *** Così vicini ***
Capitolo 14: *** Io tengo a te. Tu tieni a me? ***
Capitolo 15: *** Un appuntamento non ufficiale ***
Capitolo 16: *** Dov'è finito il coraggio Grifondoro? ***
Capitolo 17: *** Nuovi gusti, nuovi sapori ***
Capitolo 18: *** Mia ***
Capitolo 19: *** Ricordi di un passato fin troppo presente ***
Capitolo 20: *** Sempre più uniti ***
Capitolo 21: *** Chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Due fiumi che si incontrano ***


Capitolo 1 - Due fiumi che si incontrano




Sono sveglia.
So che è notte.
Ma sono sveglia.
Il mio corpo nudo disteso sul letto.
Non sul mio letto.
Solo un leggero lenzuolo a coprire il mio corpo.
Un lenzuolo nero.
L’aria fredda non scalfisce la mia pelle.
Un flebile tepore pervade il mio corpo.
Sorrido.
Ricordo e sorrido.
Poi apro gli occhi.
E’ ancora notte.
La stanza è in penombra.
Solo una piccola lucina si crea un varco nell’oscurità.
Sento il suo respiro sul mio collo.
Un respiro leggero.
Caldo.
Ho i brividi.
Sorrido.
I suoi capelli accarezzano la mia spalla.
Lisci.
Neri.
La sua mano sulla mia pancia.
Grande.
Dalle lunghe dita.
Il suo braccio cinge il mio corpo.
Pallido.
Forte.
Accarezzo la sua mano.
Disegno piccoli cerchi sulla sua pelle.
Lentamente.
Dolcemente.
Non voglio svegliarlo.
Sto troppo bene tra le sue braccia.
Mi sento al sicuro.
Protetta.
Viva.
Sento vita sotto la mia pelle.
Sento il sangue scorrere nelle mie vene.
Sento il mio cuore.
Batte.
Batte forte.
E sento il suo.
Batte anch’esso.
E forse batte ancora più forte del mio.
Ho visto come ha sorriso.
Come mi ha sorriso.
Non appena mi ha baciata ha sorriso.
Un sorriso sincero.
Debole.
Ma allo stesso forte.
Deciso.
Un sorriso pieno di significati.
Pieno di emozioni.
Quelle emozioni che erano nascoste.
Imprigionate.
Chiuse a chiave in un cassetto.
E sembrava non esistesse più la chiave.
E invece no.
La chiave c’è.
Non è stata buttata.
E io l’ho trovata.
Sorrido.
Questo è tutto ciò che desideravo.
La vita scorre nel mio corpo.
La vita scorre nel suo corpo.
Due fiumi in piena.
Due fiumi che si incontrano.
Ad un bivio.
Acqua dolce.
Acqua salata.
 E infine si mescolano insieme.
E precipitano giù.
In una sola e unica cascata.
L’acqua perfetta.
Limpida e buona.
Leggera ma nutriente.
Questo è ciò che successo.
Ce n’è voluto di tempo.
Ma alla fine è successo.
Tanti mesi.
Tanti giorni.
Tante ore.
Ore passate ad osservarlo di nascosto.
Ore passato ad ascoltarlo.
Ore passate insieme a lui.
Ore passate a litigarci.
Ore passate a rincorrerlo.
Poi a scappare.
E poi a rincorrerlo nuovamente.
Ogni secondo era importante.
Ogni singolo secondo.
E ora siamo qui.
Sdraiati su questo letto.
Il suo letto.
Dopo aver fatto l’amore.
I nostri corpi incastrati.
Combaciano perfettamente.
Come due tessere dello stesso puzzle.
Il giorno.
E la notte.
Il sole.
E la luna.
Hermione.
E Severus.
Io.
E lui.
Sorrido.
Sorrido ripensando alla nostra notte.
Richiudo gli occhi.
E lascio che Morfeo mi porti via.
Cullata dai tenui rumori esterni.
Dai canti degli animali.
Dal suo abbraccio.
Dal suo profumo.
E dal suo calore.
Sorrido.
Buona Notte, Severus.
Cado in un sonno profondo.
Ho bisogno di farlo.
Sono stanca.
Ma allo stesso tempo piena di forze.
E sorrido anche quando mi sveglio.
Proprio come quando mi sono addormentata.
E’ mattina inoltrata.
E la luce mi colpisce gli occhi.
Li stringo forte.
Mi stropiccio un po’ le palpebre.
E le sollevo piano.
C’è silenzio nella stanza.
Ma so di non essere sola.
Lo so.
Lo avverto.
Sento che lui è ancora accanto a me.
Sento il suo respiro.
E il suo profumo.
Sorrido.
E poi mi volto.
Mi volto a guardarlo.
A guardare la persona che amo.
E’ leggermente scostato da me.
Il corpo adagiato sul letto.
Le gambe sotto il lenzuolo nero.
Il petto scoperto.
Le cicatrici.
Alcune rimarginate.
Altre leggermente arrossate.
I muscoli tesi.
Tutto il peso retto sotto l’avambraccio piegato.
Il capo poggiato sulla mano.
Mi guarda.
Gli occhi neri.
Due profondi occhi neri.
Due tunnel senza alcuna uscita.
Non dice nulla.
Si limita a guardarmi.
Ad osservarmi.
A studiarmi.
E poi finalmente si rilassa.
E mi sorride.
E gli sorrido anch’io.
Imbarazzata.
Non so perché mi sento così.
Ma mi sento terribilmente in imbarazzo.
Ieri abbiamo fatto l’amore.
Sorrido.
Sorrido tra me e me.
Poi sollevo nuovamente lo sguardo.
E lui è ancora lì.
-Buon Giorno..- mormoro.
-Buon Giorno a te.- risponde in modo molto tranquillo.
Poche volte l’ho visto così.
Così rilassato.
Davvero poche volte.
-Sei sveglio da molto?
-Qualche ora..- risponde continuando a guardarmi.
Poi allunga una mano verso di me.
Io la afferro.
E mi avvicino a lui.
Il lenzuolo si allontana dal mio corpo.
E mi lascia nuda.
Quasi del tutto.
Sotto il suo sguardo.
Istintivamente mi copro.
Immediatamente.
E velocemente.
La stoffa nera stretta al petto.
Il mio viso rivolto verso il basso.
Ancora in imbarazzo.
Poi però alzo lo sguardo verso di lui.
E ancora mi sta guardando.
-Sei in imbarazzo..- commenta.
Il suo tono non è freddo.
Nemmeno canzonatorio.
Sorrido come per scusarmi.
-Sono timida..queste cose mi mettono estremamente in imbarazzo. Scusami..- mormoro avvicinandomi completamente a lui e sdraiandomi sulla schiena sotto il suo sguardo attento.
-E’ una situazione..particolare..anche per me..- sussurra piano portando il suo braccio sopra la mia pancia e baciandomi dolcemente.
Chiude gli occhi.
E li chiudo anch’io.
I suoi capelli mi solleticano le guance.
Sorrido.
E lo bacio.
Un bacio leggero.
Semplice.
Puro.
Ma carico di emozioni.
E sento il calore delle sue labbra.
La morbidezza.
E il mio cuore batte.
Il sangue pulsa.
Quasi volesse rompere gli argini delle mie vene.
E io sorrido.
Non appena le nostre bocche si separano.
E vedo i suoi occhi.
Sì neri.
Ma non vuoti.
C’è una luce.
Quella luce.
-Sto bene con te.- mormoro a fior di labbra continuando a mantenere i miei occhi incatenati ai suoi.
-Anche io..- dice, poi sospira. -Molto più di quanto io sia disposto ad ammettere..
Sorrido.
E lo bacio di nuovo.
-Questa è una vera rivelazione!- mormoro poi ridacchiando.
-Non ti conviene prendermi in giro, Granger!- esclama con un tono falsamente irritato.
-Oh Professore, non mi fa più paura!- esclamo accarezzandogli teneramente la guancia.
Amo la sua pelle.
E’ pallida.
Ma liscia.
E morbida.
E quando ci passo il dito rimane il segno.
Un segno rosso.
-Purtroppo lo so, Granger! La mia bastardaggine è andata a farsi fottere da un pezzo, non mi resta che andarmene in pensione!- esclama frustrato passandosi una mano sul viso.
Rido.
Rido sinceramente.
Mi piace vederlo così.
Continuo a ridere.
-Non pensavo usasse certi termini così scurrili, Professor Piton!- esclamo in tono canzonatorio continuando a ridacchiare.
-Oh, ma vai a quel paese, Granger! Non sono più un tuo insegnante da un pezzo!- esclama lui baciandomi di nuovo.
Con impeto.
Con foga.
Con desiderio.
Con passione.
Mi bacia come se fosse il desiderio di una vita.
Come se avesse aspettato a lungo.
E ora ne avesse finalmente l’occasione.
Mi bacia con trasporto.
E con ardore.
Quei baci che ti portano via.
Ti portano lontano.
In un’altra dimensione.
Quei baci che ti trasmettono le più grandi emozioni.
Quei baci che non vorresti mai smettere di dare.
Quei baci che dai solo alla persona che ami.
Ed è proprio così.
Ti amo, Severus.
 
 
 



Bentornatiii!!!!:D:D
Eccomi di nuovo qua con una nuova storia, con una nuova Hermione/Severus!:D
Non vi aspettavate di rivedermi di nuovo qui così presto, eh!?, ammettelo!:):)

Come avrete sicuramente visto nell'introduzione, Hermione e Severus sono diventati colleghi..nessun rapporto insegnante/studentessa questa volta..e come vedete anche dal primo capitolo, i due hanno fatto l'amore.
Sì, è così..ma la storia non proseguirà andando avanti nel tempo ma bensì tornando indietro! Quindi dal prossimo capitolo ripercorreremo insieme i momenti che hanno portato i due protagonisti ad innamorarsi..quindi se questo capitolo rappresenta il presente, i prossimi rappresenteranno il passato..o al massimo, momenti del presente che portano poi hermione e severus a ricordare e quindi la narrazione continuerà nei ricordi dei due protagonisti.
La difficoltà sta proprio qui..riuscire a fare una narrazione in prima persona raccontando però eventi del passato..perchè di per sè la storia è molto banale! XD Spero mi scuserete per questo e spero di sorprendervi con ciò che succederà anche se in realtà non ho bene in mente cosa succederà!AHAHAHAHAHA ....e proprio per questo motivo ho inserito come rating l'ARANCIONE..però è variabile..potrebbe cambiare..perchè non so davvero cosa ci sarà all'interno della storia XDXDXD Inoltre non so ancora se riuscirò a mantenere i personaggi IC..quindi se saranno OOC, SCUSATEMI!!! Come avrete sicuramente notato, anche questa storia inizia con un risveglio ed inizia esattamente con le stesse parole di Marks Of Weakness..bè..sappiate che io sono fissata con le storie che iniziano con un risveglio!ahahhahahha

Spero di ritrovare tutti i miei vecchi lettori e recensori..e anche nuovi, chiaramente! 
Questa FF non sarà mai all'altezza di Marks Of Weakness però spero vi aggradi lo stesso! Aggiornerò quando potrò perchè lo sapete che sono super impegnata!
Fatemi sapere se vi piace la nuova storia :)
Baci,
Disincanto294

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Capitolo 2
*** Di nuovo a casa ***


Capitolo 2 - Di nuovo a casa
 

 
9 Luglio 2001


 

Cammino.
Il passo veloce.
Il cuore batte forte.
Il respiro affannoso.
Lo stomaco chiuso.
Mi mordo incessantemente il labbro.
Si aprono piccole ferite.
E linee di sangue si formano su di esse.
Mi tormento le mani.
Scavo la pellicina delle unghie.
Sono agitata.
Sono molto agitata.
Sono a casa.
Ma non so cosa aspettarmi.
E continuo a camminare.
L’ufficio del Preside si fa sempre più vicino.
E io non so perché sono qui.
Perché sono stata convocata ad Hogwarts.
Percorro questi corridoi a me familiari.
Non ho dimenticato nulla.
Proprio nulla.
Nonostante non li vedessi da anni.
2 anni.
2 lunghi anni.
E sono cambiate tante cose qui.
Il castello primo fra tutti.
Dopo la battaglia era distrutto.
Totalmente distrutto.
Ma abbiamo lavorato.
Anche io ho aiutato.
Abbiamo lavorato tanto per rimetterlo in piedi.
Per ricrearlo uguale al passato.
Osservo le pareti intorno a me.
Le piccole crepe.
I quadri appesi.
Le armature.
I pavimenti.
Le scale che si muovono.
E direi che ce l’abbiamo fatta.
Tutto è tornato come prima.
O quasi.
Le discrepanze sono davvero minime.
E così Hogwarts è risorto.
Ma non tutto è come prima.
Non c’è più Silente.
C’è la Professoressa McGranitt al suo posto.
Ma a questo mi ero già abituata.
O meglio, me n’ero fatta una ragione.
Non potrò mai abituarmi.
Sono passati 5 anni dalla sua morte.
Dalla notte in cui il baratro lo ha portato via.
Da quella fatidica notte sulla Torre di Astronomia.
Brividi.
Rabbrividisco ogni volta che ci penso.
E un’altra immagine occupa la mia mente.
Involontariamente.
Ma succede sempre così.
Piton.
Il Professor Piton.
Se penso a Silente penso anche a Piton.
E’ una diretta conseguenza.
E’ stato lui a lanciargli l’Anatema che Uccide.
E’ stato lui a pronunciare quell’ “Avada Kedavra”.
E’ stato lui a spingerlo giù dalla Torre.
In quel buco nero.
L’ha fatto per puro senso del dovere.
Perché gliel’ha chiesto Silente stesso.
E so che non voleva farlo.
So che non avrebbe mai voluto farlo.
So che era fedele a Silente.
All’Ordine.
Ad Hogwarts.
So che lo è sempre stato.
Ma nonostante ciò non è cambiato nulla.
E io non riesco a vederlo in un modo diverso.
Per me è sempre un bastardo.
E’ irritante.
Cinico.
Fastidioso.
Sì, ha protetto Harry per tanti anni.
Ma non si è mai comportato bene con noi.
Con nessuno a dir la verità.
A parte i suoi amati Serpeverde.
Loro sì che lo amano.
Lo hanno sempre amato.
Ma noi altri?
Noi Grifondoro soprattutto?
Ci ha sempre trattati come pezze da piedi.
Come persone indegne di stare ad Hogwarts.
I bersagli preferiti delle sue battute.
Ha sempre amato deriderci.
Metterci in ridicolo.
Trattarci come miseri moscerini.
Anzi forse i moscerini valevano più di noi per lui.
E poi ci domandano perché non lo sopportiamo.
La domanda più logica sarebbe il contrario.
Con soggetto e oggetto ribaltati.
Perché lui non ci sopporta.
E le risposte sono una tante.
Una infinità.
Nemmeno le sappiamo tutte.
Solo lui lo sa.
Fatto sta che ci odia.
E noi odiamo lui.
Anche se ora è un eroe.
Anche se è grazie al suo coraggio se ora siamo qui.
E se Hogwarts è salva.
Ha rischiato la sua vita.
L’ha rischiata per anni.
Ed è quasi morto.
Quasi.
Non si capisce bene come abbia fatto a salvarsi.
Nessuno è mai scampato ad un morso di Nagini.
Nessuno.
Tranne lui.
Il bastardo Serpeverde.
Severus Piton.
Non riesco ancora ad apprezzarlo.
Non completamente almeno.
Dopo tutto ciò che ha fatto per noi.
Non ci riesco.
Perchè mi torna in mente ciò che ha fatto contro di noi.
Respiro.
E basta pensare a lui.
Ho altro a cui pensare.
Per esempio al perché sono qui.
Perché la McGranitt vuole vedermi?
Sono curiosa di saperlo.
Sono davvero curiosa di saperlo.
Ma allo stesso tempo ho paura.
Tra poco avrò la risposta.
E forse allora il mio tormento interiore tacerà.
E così continuo a camminare.
Perché la strada è così lunga?
Non ricordavo che i Gargoyle fossero così lontani.
Respiro.
Respira, Hermione.
Vorrei calmarmi.
Vorrei davvero farlo.
Ma sembra impossibile.
Soprattutto quando vedo una persona.
Una figura mi viene incontro.
Il corpo avvolto nella spessa stoffa nera.
I capelli e gli occhi altrettanto neri.
L’aria severa.
Torva.
Il solito cipiglio.
Il passo deciso.
E svelto.
So chi è.
Purtroppo so bene chi è.
E non so se mi fa piacere rivederlo.
E’ proprio lui.
Colui che non riesco a rivalutare.
Il bastardo.
Severus Piton.
Si sta dirigendo proprio verso di me.
Continuo a camminare a testa alta.
Ma poi mi fermo.
Mi fermo quando si ferma lui.
Proprio di fronte a me.
-Professor Piton.- dico in segno di saluto.
-Granger!- risponde lui piegando leggermente il capo da una parte.
-Non ci vediamo da un po’ di tempo, Professore..
Continuo a guardarlo.
Il capo alto.
Il viso fiero.
Non mi fa paura.
Non mi fa più paura.
Non sono più una bambina.
Ho 21 anni.
E ho combattuto una Guerra.
Sono stata torturata.
E ho visto le persone che amavo morire.
Non sono più una bambina.
E lui non è più un mio professore.
Merita rispetto, sì.
Ma perché sono io rispettosa.
Non per altri motivi.
-E speravo potessero passare tanti altri anni prima di rivederti, Granger.- risponde ironico assumendo il suo solito ghigno.
-Sempre simpatico..- mormoro piegando leggermente le labbra in un finto sorriso.
Odio il suo sarcasmo.
L’ho sempre odiato.
-Sempre irritante..- risponde allora lui sempre reggendo il mio sguardo.
I suoi occhi sono sempre uguali.
Sempre neri.
Due profondi pozzi neri.
E’ impossibile leggergli dentro.
Impossibile.
Non fa trasparire nessuna emozione.
Nemmeno la più misera.
E io continuo ad osservarlo.
La sua pelle è sempre pallida.
Tendente al giallognolo.
Il naso adunco.
Si è tagliato i capelli.
Un periodo se li era fatti crescere.
Orribile.
Ora li porta come parecchi anni fa.
Ma non è cambiato molto, in generale.
E’ sempre lui.
-Come sta, Professore?
-Come sempre, Granger..- risponde con tono annoiato.
-Quindi uno schifo!?-esclamo volendomi prendere un po’ gioco di lui.
-Credo toglierò qualche punto a Girifondoro oggi..- commenta con la sua solita espressione.
-Bè, non sono più una sua studentessa quindi non può più levarmi punti!- esclamo con un sorrisetto, sicura di me stessa.
Fa un mezzo sorriso anche lui.
Uno dei suoi.
Fastidiosi.
E pericolosi.
Uno di quelli che ci facevano spaventare.
Che quando gli comparivano in viso era un cattivo segno.
E c’era da preoccuparsi.
-Posso però toglierli a qualche studente della tua stessa Casa..- mormora tra sé e sé.
-Non lo farebbe!- esclamo indispettita.
-Credi?- domanda ironico. -Pensavo che ormai mi conoscessi, Granger!
-Nessuno la conosce veramente, nonostante Harry abbia raccontato dei suoi ricordi..- dico cercando di spostare l’attenzione su un altro argomento.
Non voglio che tolga punti a Grifondoro.
E non voglio che li tolga a me.
-Potter!- esclama schifato, poi assume nuovamente la sua solita compostezza. -Comunque sarebbe meglio se ti muovessi ora, la Preside ti sta aspettando.
-Sì, direi che è meglio!- esclamo allontanandomi.
Poi però mi fermo.
Mi blocco in mezzo al corridoio.
Mi volto velocemente.
Anche lui se ne sta andando.
Lo chiamo prima che sparisca.
-Professor Piton!
-Che c’è ancora, Granger?- esclama frustrato voltandosi verso di me.
-Lei sa perché sono qui?- domando un po’ titubante.
-Certo che lo so.- risponde voltandosi e riprendendo a camminare.
Lui lo sa?
Lui lo sa e io no?
-Professor Piton!- lo chiamo nuovamente, ma lui non si volta.
Continua a camminare.
Mi da le spalle.
Il mantello nero svolazza alle sue spalle.
Mi muovo cercando di raggiungerlo.
-Non è che me lo potrebbe dire!?- domando fermandomi a pochi passi da lui.
Finalmente si ferma.
E si volta verso di me.
Di nuovo uno dei suoi sorrisi.
-Fammi pensare..- mormora pensieroso portandosi l’indice alle labbra. -No, direi di no!- esclama divertito riprendendo a camminare.
Due passi veloci.
Ed è scomparso dietro l’angolo.
Stronzo.
Sei ancora uno stronzo.
Ma era chiaro che non me l’avrebbe detto.
Lo sapevo.
Perché avrebbe dovuto farlo?
Non sono mica una Serpeverde io.
No, proprio no.
Sospiro.
Mi volto.
E riprendo a camminare.
La destinazione è vicina.
Sono quasi arrivata.
E infatti vedo in lontananza i Gargoyle di pietra.
Mi fermo.
Mormoro la parola d’ordine.
E salgo.
La scala a chiocciola è bella come la ricordavo.
E così l’Ufficio di Silente.
O meglio, della McGranitt.
Ma quello rimarrà sempre l’Ufficio di Silente.
E così vuole anche la Professoressa stessa.
E’ seduta su di una poltroncina.
Non quella su cui sedeva Albus Silente.
Un’altra poltroncina.
Sta dietro la scrivania.
Una scrivania.
Non quella che apparteneva al vecchio mago.
Un’altra.
-Hermione cara, accomodati!- esclama la Professoressa McGranitt alzandosi e indicando la poltroncina di fronte a me.
-Grazie, Preside!- rispondo con un caldo sorriso.
-Sono contenta che tu sia potuta venire così presto!
-Se mi ha fatta chiamare è perché è qualcosa di importante, dunque ho cercato liberarmi appena ho potuto!
-Sì, in effetti, è qualcosa di molto importante..- commenta la donna. -Ma, prima dimmi, come stai?- domanda avvicinandomi al naso una scatola di latta.
-Oh no grazie!- esclamo rifiutandone il contenuto.
-Prendi un biscotto, Hermione!- dice con tono un po’ minaccioso spingendo la scatola verso di me.
Ne prendo uno.
La McGranitt è fissata con i biscotti.
E’ fissata con questi biscotti.
Non so cosa ci trovi di così speciale.
Sono dei biscotti.
Semplicissimi biscotti.
-Grazie, Preside!- dico alzando leggermente il biscotto. -In ogni caso, sto molto bene anche se lo stress al Ministero è parecchio!
-Oh lo immagino! E’ proprio per questo motivo, infatti, che ho chiesto di vederti!
-Ah..sì?- esclamo stupita.
Non so ancora perché sono qui.
E non ne ho la più pallida idea.
Sono qui per alleviare il mio stress?
A me sembra il contrario.
L’incontro con Piton ha peggiorato il mio stress.
Non l’ha migliorato.
Per niente.
-Sei qui perché vorrei offrirti la cattedra di Trasfigurazione!- esclama sicura la donna con il suo tono serio.
Cosa?
Cosa?
Cosa? Cosa? Cosa?
Sgrano gli occhi.
Il biscotto quasi mi va di traverso.
Tossisco.
E ingoio in tutta fretta.
Non credo di aver sentito bene.
O forse ho sentito bene.
Ma non ho capito.
Non ho afferrato il concetto.
La cattedra di Trasfigurazione?
Io?
Insegnante di Trasfigurazione?
Insegnante ad Hogwarts?
Cosa?
-Cosa?- domando sconcertata.
-Hai sentito bene..- mormora sorridente. -Il Professor Hottind ha svolto un ottimo lavoro in questi anni, al mio posto, ma il suo era solo un impiego provvisorio data la sua età ormai avanzata..per questo motivo è andato in pensione lasciando un posto vacante che io desidero venga occupato da te, Hermione!
-Ma io..io non posso!- esclamo impietrita. -Non sono in grado!
Non potrei mai farlo.
Non ne sono in grado.
Ho avuto la McGranitt stessa come insegnante.
L’insegnante perfetta.
Non riuscirei mai ad arrivare al suo livello.
Mai.
E sarei una sciocca se solo pensassi di poterlo fare.
E’ impossibile.
No.
No.
Non sono all’altezza.
-Certo che puoi farlo! Sai quanto tengo a quella cattedra..ho insegnato Trasfigurazione per tanti anni e voglio che il mio posto venga occupato da una persona qualificata e che abbia voglia di lavorare. Il Professor Hottind è stato un più che valido insegnante, ma vista la sua decisione, mi trovo costretta a trovare una nuova persona..e io penso, cara Hermione, che tu sia perfettamente in grado di adempiere a questo compito.
-Io..Io sono senza parole..- rispondo puntando il mio sguardo dietro la spalla della Preside.
I quadri di fronte a me sorridono.
Tutti mi guardano.
E sorridono.
Uno in particolare.
Un vecchio mago.
Gli occhiali a mezzaluna.
La barba lunga.
Argentea.
Gli occhietti azzurri.
Felici.
Orgogliosi.
Mi sorridono come le labbra.
Sorrido anch’io.
La mia gratitudine in un sorriso.
Concentrata tutta lì.
E’ Silente.
Sorrido.
-So che hai un importante incarico al Ministero della Magia, Hermione, ma saremo tutti contenti di averti qui tra noi..
Io sono ancora incredula.
La ascolto.
Ma la mia testa è altrove.
Insegnante di Trasfigurazione.
Sorrido.
Insegnante di Trasfigurazione.
Sorrido ancora di più.
-Crede davvero che io possa essere all’altezza di questo compito, Professoressa?- chiedo titubante.
-Mai stata più sicura!- esclama contenta. –Hai sempre eccelso nella mia materia, come in tutte le altre d’altronde, sei stata la migliore studentessa di Hogwarts per tanti anni e, se si guardano i risultati conseguiti dagli studenti negli ultimi tre anni, da quando tu hai preso i M.A.G.O. per intenderci, possiamo notare come nessuno abbia raggiunto il tuo livello..neanche sfiorato a dir la verità!
-Io..
-Sei una ragazza responsabile, hai affrontato una Guerra e sei una eroina..hai tutte le carte in regola per poter fare questo lavoro.- dice rincarando la dose. -Sei giovane, è vero, ma hai tanta forza di volontà e sono sicura che non avrai problemi a farti rispettare dai ragazzi..
I ragazzi.
Gli studenti.
Già.
Riuscirei a farmi rispettare?
Sono giovane.
Alle prime armi.
Una cosa era aiutare Harry e Ron coi compiti.
Una cosa è insegnare veramente.
Accompagnare dei ragazzi in un percorso di crescita.
Dei ragazzi.
Dei bambini che diventeranno ragazzi.
E poi uomini.
Sono davvero in grado di farlo?
Mi rispetteranno?
Forse sì.
In fin dei conti le persone mi conoscono.
Io sono Hermione Granger.
La ragazza che ha aiutato Harry Potter a sconfiggere Voldemort.
Potrei farcela.
Sì.
Potrei..
C’è un altro problema però.
I colleghi.
Molti sono miei ex insegnanti.
Sono persone molto più grandi di me.
Insegnano da una vita.
Hanno le loro abitudini.
Le loro convinzioni.
I loro caratteri.
E non sono per niente facili.
Piton.
Mi viene in mente Piton.
Se accettassi sarebbe dura.
Veramente dura.
-Professoressa la ringrazio per tutti i complimenti, davvero..
-Ma..? Sento che c’è un ‘ma’..
-..ma..gli altri Professori come la pensano? Non crede che potrebbe esserci qualche problema?
-Oh, non ti devi preoccupare di questo! Tutti i professori si sono mostrati assolutamente d’accordo con la mia scelta!
‘Tutti i professori..’
Impossibile.
E’ impossibile che siano tutti d’accordo.
-Tutti tutti?
-Sì, Hermione..anche il Professor Piton!- esclama sorridendomi bonariamente. -Tra l’altro lui stesso è diventato professore a quell’età!
Piton.
Anche lui aveva 21 anni quando ha iniziato.
E’ strano pensarlo.
Ma è vero.
Sorrido.
Posso farlo.
Sì.
Posso farlo.
-Sarà una dura convivenza..- commento distogliendo lo sguardo dalla donna e portandolo al ritratto di Silente alla parete.
Sorride ancora.
E sono felice di questo.
-Hai deciso di accettare l’incarico?
-Sì.- rispondo secca.
-Non hai bisogno di un po’ di tempo per pensarci?
-Assolutamente no! Sono felicissima di tornare ad Hogwarts e, se lei crede fermamente che io ce la possa fare, non ci sono problemi! Provvederò ad avvisare subito il mio capo in modo da essere il prima possibile disponibile.
-Sono contenta della tua decisione! La scuola come sai inizia il 1 Settembre quindi ti aspetto quella mattina per la riunione con gli altri docenti così farai la conoscenza dei nuovi arrivati e potrai ritrovare anche i tuoi ex insegnanti.
-Grazie, Preside, per questa opportunità!
-Sono sicura che non deluderai le nostre aspettative! Inoltre il Professor Paciock è molto contento di avere lei come nuova collega!
-Neville! E’ vero! Insegna Erbologia al posto della Professoressa Sprite adesso, giusto?
-Proprio così, ha iniziato l’anno scorso e si è subito ambientato! Avendo lui vicino avrai un ulteriore appoggio! Il Professor Paciock è stato assegnato al Professor Lupin, che insegna di nuovo Difesa Contro le Arti Oscure, e tu invece, per qualsiasi problema, potrai rivolgerti al Professor Piton!
-Al Professor Piton? Oh, bene!
Bene.
Proprio bene!
Per ogni problema dovrò chiedere a lui.
Fantastico.
Proprio fantastico!
-Non fare quella faccia Hermione!- esclama divertita. –Il Professor Piton è contento di aiutarti!
-Oh sì, immagino!- esclamo poco convinta.
-Bene bene..allora Hermione ci vediamo il 1 Settembre!
-Arrivederci Preside, e grazie ancora!- dico salutandola e lasciando la stanza.
Sarò insegnante.
Insegnante ad Hogwarts.
La mia casa.
Torno nella mia casa.
Ancora non ci credo.
Sembra tutto un sogno.
Mi do un pizzicotto sul braccio.
Svegliati Hermione!
Ma non succede nulla.
Proprio nulla.
Non è un sogno.
Sorrido.
Professoressa di Trasfigurazione.
Sorrido ancora.
Torno ad Hogwarts!
Professoressa di Trasfigurazione.
Sorrido ancora.
Torno ad Hogwarts!






Ciaooo :D Eccomi di nuovo qui!
Vi è piaciuto il capitolo?
Come potete vedere alla fine ho deciso di narrare le vicende al presente e di inserire le date degli avvenimenti in alto in modo che possiate seguire la narrazione senza incasinarvi:)
Spero, invece, di non aver fatto casino con le date e con il conteggio degli anni etc etc! Sono sempre stata una frana in matematica! Inoltre ringrazio crissy11 per avermi dato una mano! Ho deciso di far tornare alla luce il nostro carissimo REMUS LUPIN che sarà il Capo Casa di Grifondoro :D Come non ho accettato la morte di Severus, non ho accettato nemmeno la sua! Spero vi faccia piacere rivederlo!:)

Bè, cosa ne pensate?? Me lo dite o no???? Aspetto tante recensioni e ringrazio ancora chi ha letto e recensito e chi ha solo letto lo scorso capitolo!:) 
Spero di non deludervi!
Baci
Dis294

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Capitolo 3
*** A modo nostro ***


Capitolo 3 - A modo nostro




 
10 Luglio 2001




Il cielo è limpido.
Pulito.
Le nuvole di cotone mi osservano.              
Chiare.
Gonfie.
Morbide.
Il sole alto mi scalda la pelle.
Mi fermo al centro del parco.
Accanto a me un prato verde.
Piccoli cespugli quadrati.
E rotondi.
Una piccola piscina.
Le ochette nuotano dietro la madre.
Sorrido a quella vista.
Poi sollevo la testa in alto.
E chiudo gli occhi.
Il calore dei raggi sul mio viso.
Mi brucia la pelle.
Ma l’aria fresca stempera quella sensazione.
Sono in bilico.
Tra il fuoco.
E il ghiaccio.
Sorrido.
Sorrido felice.
Sto per tornare ad Hogwarts.
Nella mia casa.
E insegnerò.
Insegnerò Trasfigurazione.
Sarà un compito difficile.
Molto difficile.
Dovrò farmi valere.
Dovrò far vedere chi è davvero Hermione Granger.
Serviranno a qualcosa gli anni passati a studiare?
Gli anni passati china sui libri.
In biblioteca.
O in Sala Comune.
I pranzi passati a rileggere le lezioni.
Le nottate trascorse a fare ricerche.
Tutti i testi letti e riletti.
Gli appunti presi.
I temi scritti.
Le 2 pagine in più che mi sfuggivano sempre.
Quelle che facevano infuriare Piton.
Già.
Piton.
Sarò collega di Piton.
Non solo di Lupin.
Di Vitious.
Di Hagrid.
Di Rüf.
Della Vector.
 E di tutti gli altri.
Sarò collega di Piton.
Di Severus Piton.
Dell’ex Mangiamorte.
Del bastardo.
E per ogni cosa dovrò chiedere a lui.
Per ogni minima cosa.
Per ogni problema.
Non ci credo.
Scuoto la testa.
Non ci credo proprio.
E ieri mattina l’ho anche incontrato.
E non l’ho trattato bene.
Per niente.
Ma se lo merita.
Per ciò che ha fatto.
E per ciò che farà.
Perché le cose non cambieranno.
No.
Non cambieranno.
Lui è sempre lo stesso.
Anzi, forse peggio.
Odia Harry.
Lo odia più di prima.
E perché lo odia?
Perché ha donato al mondo intero i suoi ricordi.
E’ ciò che gli ha chiesto lui.
Ma non immaginava di sopravvivere.
Certo che no.
Altrimenti non lo avrebbe mai fatto.
Mai.
Ma lui non pensava sarebbero andate così le cose.
Anzi.
Sperava di morire.
Voleva morire.
Scappare da quel mondo.
Scappare da se stesso.
Dalle sue colpe.
Dai suoi dolori.
E ritrovare quegli occhi.
Quegli occhi verdi.
Ed immergersi in essi.
Solo questo voleva.
Tornare dalla sua Lily.
Non restare qui.
Restare qui solo.
A scontare un ulteriore pena.
Avrebbe solo voluto morire.
Portare a termine il suo compito.
Mantenere la promessa.
Salvare Harry.
Salvare il mondo.
E poi morire.
In pace.
Finalmente.
E invece no.
E’ stato costretto a tornare qui.
La bolla in cui era rinchiuso è stata scoppiata.
L’ossigeno che ormai mancava è tornato.
E i suoi occhi si sono riaperti.
E Severus Piton è di nuovo tra noi.
Confinato in un mondo che odia.
Tra persone che odia.
Che lo odiano.
E che lo vedono ancora come un traditore.
Come se non avesse mai fatto nulla.
Come se non avesse fatto la spia per anni.
Come se non avesse rischiato la sua vita.
Tra persone che lo osservano.
Sguardi di odio.
Di paura.
Terrore.
Di riconoscenza.
Consolazione.
Di pietà.
Commiserazione.
Capi che si abbassano.
Dita che indicano.
Deve sopportare ancora tutto questo.
La tortura per lui non si è ancora conclusa.
E io sono una delle persone che gli fanno questo.
Come se ancora non bastasse.
E continuo la mia Cruciatus contro di lui.
Dopo anni.
Dopo che ho saputo la verità.
Ancora non abbasso la bacchetta.
Continuo a giudicarlo colpevole.
Ancora.
Ancora e ancora.
E un po’ mi sento in colpa.
Sì.
Forse un po’ mi sento in colpa.
E’ giusto che soffra ancora?
No.
Credo di no.
Ma dentro di me non riesco ad accettare.
Ad accettare di aver sbagliato.
L’ho sempre considerato un “cattivo”.
Sempre.
Non mi sono mai soffermata ad osservarlo.
Mai.
Forse avrei capito qualcosa.
Se solo lo avessi fatto.
Ma non l’ho fatto.
Mi sono limitata a puntare il dito.
Anch’io.
E invece sembra che esista un altro Piton.
Non solo quello freddo.
Bastardo.
Spinoso.
Distaccato.
Sembra ne esista un altro.
Un Piton che ha amato.
E che ama.
Un Piton che ha sofferto.
E che soffre.
Sono questi i pensieri che affollano la mia mente.
Mentre il caldo continua a mescolarsi al freddo.
Mentre gli animali continuano a cantare.
E i bambini a urlare mentre giocano.
Poi una strana sensazione.
Una sensazione diversa.
Un corpo che mi avvolge.
Due forti braccia che mi stringono da dietro.
E una barbetta che mi punge il viso.
Sorrido.
So chi è.
Travis.
Sorrido.
-Mmmmh..- mugolo abbandonandomi alle attenzioni di quel dolce corpo.
-Buon Giorno mia dolce leonessa!- esclama quella dolce voce mentre allenta la presa facendo in modo che io possa finalmente voltarmi a guardarlo.
‘Mia dolce leonessa’.
Sorrido.
Mi ha sempre chiamata così.
Da quando ci conosciamo.
2 anni.
Da quando sono entrata al Ministero.
E amo quando mi chiama così.
Ma non amo lui.
Gli voglio bene.
Nutro un immenso affetto per lui.
Mi piace quando mi abbraccia.
Quando mi bacia.
Anche solo quando parliamo.
Il senso di protezione che mi da.
Le attenzioni che mi rivolge.
La sua premura.
Ma non lo amo.
Non so nemmeno io il perché.
Ma non lo amo.
E lui non ama me.
O almeno così dovrebbe essere.
Così avevamo deciso.
Stiamo insieme.
Sì.
Ma non ci amiamo.
Stiamo insieme per non stare soli.
Solo questo.
-Grazie di essere venuto..- mormoro posando dolcemente le labbra sulla sua guancia e abbracciandolo.
-Secondo te non venivo!? E’ da un sacco di tempo che non stiamo un po’ di tempo insieme noi due..- mormora col suo sorriso sornione stringendomi tra le braccia.
E’ vero.
E’ da un po’ che non stiamo insieme.
In intimità.
Al lavoro ci vediamo tutti i giorni.
Anche lui lavora al Ministero.
Da più tempo di me.
Lui è arrivato 6 anni prima.
E’ più grande.
Ha 28 anni.
Ma sto benissimo insieme a lui.
Forse sto così bene proprio per questo.
Mi da amore.
Affetto.
Protezione.
Ed è un ottimo ascoltatore.
Da buoni consigli.
Il migliore amico che tutti vorrebbero.
Migliori amici.
E’ proprio ciò che eravamo noi prima.
Prima di quel sentimento più forte.
Prima che quelle emozioni prendessero il sopravvento.
Prima di quella notte.
Sorrido.
Sorrido al ricordo.
E’ stata una gran bella notte.
Ma quei sentimenti si sono congelati.
Sono sempre lì.
Con noi.
Ma non c’è amore come in una coppia.
Io non amo lui.
Lui non ama me.
C’è solo un reciproco donarsi affetto.
Anche nell’intimità.
Ma siamo entrambi impegnati.
Molto impegnati.
E abbiamo tralasciato anche quello.
-Hai ragione! Scusami!- esclamo portandomi le mani al viso e scuotendo la testa.
-Stupidina, non ti devi far perdonare proprio di nulla!- esclama lui prendendo le mie mani e spostandole delicatamente dal viso. -Ti va un’aranciata?- domanda sorridendomi.
-Naturale!- esclamo prendendolo a braccetto.
Camminiamo un po’.
Cerchiamo un bar per sederci.
C’è molto caldo.
E sembra che i posti all’ombra siano tutti occupati.
Non c’è un tavolo libero.
Ma continuiamo a muoverci.
E finalmente lo troviamo.
Alla fine veniamo sempre qui.
Il nostro bar preferito.
“No Tie”.
“Senza Cravatta”.
Al centro di Londra.
Ma nascosto in una stradina secondaria.
E’ poco frequentato.
E per questo si sta bene.
Un posticino comodo.
Intimo se vuoi parlare di cose importanti.
Nessuno ti scoccia.
E non hai gli occhi puntati su di te quando entri.
Senza Cravatta, appunto.
Qui a nessuno importa chi sei.
Chi sei stato.
E cosa hai fatto.
Basta che quando consumi poi paghi.
Ma questo è normale.
Sorrido.
I nostri piedi ci portano sempre qui.
Sempre.
Ci sediamo in un tavolino.
In disparte.
Il Signor Bennet a prendere le ordinazioni.
Un tipo basso.
Grassoccio.
Sulla sessantina.
E con grossi baffi grigi.
Sempre pronto ad accogliere i clienti.
Ordiniamo le nostre due aranciate.
Sfizi del mondo babbano.
-Ti devo dire una cosa..- dico mordendomi le labbra agitata.
-Mi stai mollando, per caso?- domanda lui con tono falsamente triste.
-No!- esclamo io indignata dandogli un pugno al braccio.
Poi sorrido.
Ci riteniamo una coppia.
Anche se non lo siamo.
O meglio, non siamo una coppia normale.
Sorrido.
-Ahi!- esclama lui premendosi il braccio. -E allora cosa è successo?- chiede curioso.
-Bè..mi hanno offerto un lavoro..importante..- mormoro abbassando il capo. -..e io ho accettato..
-Un nuovo lavoro?- chiede leggermente interdetto.
-Sì..- rispondo tenendo sempre gli occhi bassi.
-Ehi! Mi guardi!?- esclama lui divertito sollevandomi il mento con un dito.
I suoi occhi.
Amo i suoi occhi.
Blu intenso.
Perforanti.
E magnetici.
Conosco solo altri due occhi così.
E sono neri.
Neri come la pece.
E non mi danno quella sensazione di calore.
Per niente.
Sono gli occhi di Piton.
Gli occhi gelidi di Piton.
-Sei arrabbiato, vero?- esclamo sconsolata. -Dovevo parlarne con te prima di accettare! Invece mi sono fatta prendere dal momento e ho accettato senza pensarci due volte!
Sembro una bambina.
Quando faccio così sembro una bambina.
Ma non voglio ferirlo.
E nemmeno deluderlo.
No.
Non voglio.
-Non sono arrabbiato, Hermione..- mormora sorridendomi e accarezzandomi la guancia. -Dimmi di che si tratta, però, sono curioso!
Sorrido.
Grazie.
Grazie perché mi stai vicino.
Grazie perché mi capisci.
Grazie.
-Insegnerò ad Hogwarts!- rispondo con sorriso fiero e occhi lucenti.
-Cosa!? Ad Hogwarts? Scherzi!?- esclama incredulo.
-No no, non scherzo! La Professoressa McGranitt mi ha offerto la cattedra di Trasfigurazione!
-La McGranitt? Il suo posto!?- domanda ancora sconcertato alzandosi dalla sedia emozionato.
-Sì, sì!- dico convinta. -Il precedente Professore è andato in pensione e lei pensa che io possa essere la persona giusta per sostituirlo.
-Per Merlino, ma è fantastico!! Certo che sei la persona adatta! Sei una dannatissima secchiona!- esclama ridendo prendendomi in giro.
-Taci tu!- esclamo con tono infastidito dandogli un altro pugno sul braccio.
-Perché sei così manesca? Spiegamelo!
E ridiamo.
Ridiamo di gusto.
Insieme.
Le mie giornate con lui sono così.
Passano veloci.
Tra una risata e l’altra.
Tra una carezza e un abbraccio.
E stiamo bene.
-Sono manesca quando tu fai lo scemo! Lo sai che potrei schiantarti da un momento all’altro!- lo minaccio ridendo.
-Certo! Ora non vantarti di essere brava nei duelli solo perché hai combattuto contro Voldemort, perché anch’io l’ho fatto e sono molto più abile di te!- esclama anche lui ridendo e incrociando le braccia al petto.
-Un giorno ci sfidiamo allora, così vediamo se il nostro Tassorosso è così abile come dice di essere!- propongo sfottendolo.
-Sicuramente più abile della Grifoncina riccioluta che siede di fronte a me!- dice sporgendosi dalla sedia e baciandomi dolcemente le labbra dopo aver preso il mio mento tra le dita.
Questi sono i nostri baci.
O meglio, i suoi baci.
Non l’ho mai baciato di mia iniziativa.
Non so realmente il perché.
Forse perché mi imbarazza.
Ho paura che gli dia fastidio.
Anche se in realtà so che non è così.
E ogni bacio è una carezza.
Una fantastica carezza.
E vorrei che non finisse.
Ma finisce sempre.
E allora non posso fare altro che guardarlo.
Lo guardo con gli occhi lucidi.
Mentre lui mi sorride.
-Quando inizi?- mi domanda risedendosi composto sulla sedia e sorseggiando la sua aranciata.
-Il 1 settembre, come sempre! Devo mandare la lettera di licenziamento al Ministero..
-Sì, vedi di farlo presto perché lo sai come sono, si lamentano per ogni cosa!- mormora sbuffando.
-Già..stasera la scrivo e la spedisco subito!
-Brava! Sei contenta di questo incarico? Se la McGranitt te lo ha chiesto è perché si fida di te, lo sai? In fin dei conti stai prendendo anche il suo posto..e da quel che ricordo è sempre stata particolarmente attaccata alla sua cattedra!
-Sono molto contenta ma ho anche paura..proprio perché dovrò prendere il suo posto! Non voglio deluderla!
-Io so per certo che non la deluderai..- mormora sorridendomi e prendendo la mia mano. -Ma, potrò venire a trovarti qualche volta?
-Penso di sì..dai non credo che la McGranitt farà storie se qualche volta verrai a trovarmi! Naturalmente prima dovrai passare ad assaggiare i suoi biscotti, lo sai che altrimenti si offende!- esclamo ridendo mentre ripenso a quella mattina.
-Se non mi da il permesso la Preside entrerò di nascosto! Intanto avrai una stanza tutta per te e non ci sarà uno stupido scivolo ad impedirmi di venire da te!
Rido.
Il famoso scivolo.
All’entrata del dormitorio femminile.
Noi ragazze potevamo andare dai maschietti.
Mentre loro da noi no.
Bella trovata quella dei Fondatori.
-Non infrangeresti mai le regole!
-Certo! Contaci mia dolce leonessa!
-Mmm..mi devo aspettare qualche intrusione notturna?
-Potrebbe essere..- mormora sorridendomi.
-Comunque è strano tornare ad Hogwarts..- mormoro perdendomi a guardare il riflesso del vetro di una bottiglia sul bancone. -Insegnerò a dei bambini..sarò collega dei mie ex insegnanti..potrò girare per il castello dopo il coprifuoco senza la paura di incontrare Gazza..
-Per Merlino!- esclama poi Trevis riscuotendomi dai miei pensieri.
-Che c’è?
-Sarai collega di Piton!
-Oh per favore non ricordarmelo!- dico sconsolata mettendomi le mani tra i capelli. -L’ho pure incontrato ieri mattina e tra l’altro la McGranitt mi ha assegnata a lui quindi per ogni problema o qualsiasi domanda dovrò chiedere a lui!
-Certo che la Preside non poteva trovare persona più adatta!-commenta ridendo.
-Non ridere, è seria la cosa!
-Lo so che non ti sta molto simpatico però vedila così, ora siete colleghi e potresti conoscerlo un po’ meglio..potresti scoprire qualcosa di interessante! Non precluderti questa possibilità solo perché si tratta di lui! E te lo dico io che, non è che lo odiassi, però..qualcosa di simile! E lui chiaramente non sopportava me!
-Forse hai ragione Trevis! Però lo sai lui com’è..è così..così..
-Stronzo?- risponde lui al mio posto.
-Esatto! Stronzo!
-Sì, è vero..e ricordo benissimo quella volta, al terzo anno, quando mi sfuggì un fagiolo sopoforoso e gli andò dritto dritto nell’occhio! Eh, quante risate quel giorno..
-Estremamente divertente!- dico ridendo. -Ma immagino che poi si sia imbestialito!
-Macchè mi ha solo tolto 30 punti e messo in punizione per una settimana! Mi vanto di aver pulito ben 62calderoni in 7giorni!
-Per Merlino! E’ stato proprio stronzo!- esclamo a bocca aperta.
-Abbastanza! Però, dai..aveva ragione! In ogni caso non riesco più ad avercela con lui, sono passati troppi anni..e dopo tutto ciò che è successo non gli do più tanto le colpe per quei suoi atteggiamenti!
Lo guardo.
Lo guardo affascinata.
Lo guardo con ammirazione.
Ha sempre una parola buona per tutti.
Proprio tutti.
Anche per Piton.
Sei un ragazzo meraviglioso, Trevis.
Davvero meraviglioso.
-Come fai ad essere così..
-Meraviglioso?- esclama con un sorriso che lascia scoperti i denti.
-Stavo pensando ‘fantastico’ ma credo che anche meraviglioso possa andare bene!
-Grazie, grazie! Ma che ne dici ora di andare a far ammirare anche agli altri un po’ della mia fantastica e meravigliosa persona!?- propone alzandosi dal tavolino e andando al bancone a pagare.
-Sei sempre il solito!- esclamo scuotendo la testa divertita.
Usciamo dal locale.
E camminiamo.
Il sole che ci brucia la testa.
E il venticello che ci rinfresca il viso.
Siamo sorridenti.
Felici.
E abbracciati.
La sua mano sul mio fianco.
E le mie a stringerlo in un abbraccio.
Camminiamo così.
Vicini.
Stretti.
Come due fidanzati.
Come due perfetti innamorati.
E magari è proprio quello che vorremo essere.
Ma che non siamo.
O che magari siamo solo in parte.
O a modo nostro.





Salve a tutti carissimi lettori!:) Cosa ne pensate di questo capitolo??
In questo capitolo non compare il nostro Severus in carne ed ossa ma come vedete viene spesso e volentieri nominato!:)

Ho voluto utilizzare questo capitolo per mettere un po' in chiaro una parte della vita di Hermione..e presentarvi il suo "ragazzo".
Trevis è un ragazzo di 28 anni, ex studente di Hogwarts appartenuto alla Casa di Tassorosso, e collega di Hermione al ministero. Lui è fantastico e mi sono divertita tantissimo ad inventarmelo perchè è un po' il mio ragazzo perfetto..non mi sono soffermata sull'aspetto fisico perchè lo commenterò in un altro capitolo, forse anche nel prossimo, non ho ancora deciso :)
Trevis è molto legato ad Hermione, proprio come Hermione è legata a lui, e ciò che sente per lei è un sentimento davvero profondo. E' molto protettivo ma allo stesso tempo dolce, premuroso e sensibile..a modo loro si amano :) Sono una coppia, ma non di fatto, e non si amano come due fidanzati..forse la loro situazione è come se fossero degli scopa-amici ma in realtà la loro "relazione" non si basa sul sesso..anzi, i momenti di intimità tra loro sono vera e propria passione affettiva, e non carnale. Quando stanno insieme fanno l'amore, non fanno sesso..sono degli "scopa-amici" un po' particolari perchè tra di loro c'è un rispetto reciproco e un affetto che davvero è molto profondo.

E' il mio nuovo personaggio, e amo questo mio nuovo personaggio :) Mi dispiacerebbe davvero tanto se voi lo odiaste perchè è davvero un personaggio buono :) e non dovrebbe creare problemi nella storia..dico "dovrebbe" perchè in verità non lo so XD ma Trevis è nato come personaggio buono e spero di mantenerlo così sino alla fine :)

Bè, cosa ne pensate?? Lasciatemi tante recensioni :D
Baci, dis294
 

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Capitolo 4
*** Una non ordinaria follia ***


Capitolo 4 - Una non ordinaria follia



 
26 Agosto 2001
 


 
E’ notte ormai.
Notte fonda.
Il cielo è limpido.
Ma non c’è una stella.
Nemmeno una.
E questo un po’ mi turba.
Anche l’anno scorso era stato così.
Il cielo era pulito.
Blu intenso.
E scuro.
Come sarebbe dovuto essere.
Ma senza stelle.
Vi nascondete anche voi al mio sguardo?
Avete paura?
Avete ancora paura di me?
Che pensieri idioti.
Certe volte ho davvero dei pensieri idioti.
Me ne rendo conto.
Ma sembra che la mia mente non voglia tacere.
E ancor di meno la mia coscienza.
Temete che io possa sguainare la mia bacchetta?
Non la punterò contro di voi.
Nessun ‘Avada Kedavra’ uscirà dalla mia bocca.
Nessuno.
Mai più.
Dovrei esserne felice.
Sono libero finalmente.
Dopo anni.
Dopo anni diviso tra due padroni.
E invece non lo sono.
Chiudo gli occhi.
Stringo forte le palpebre.
Non sono felice.
E non lo sono perché sono vuoto.
Vuoto.
C’è solo un guscio.
Quel guscio coperto dalla pelle pallida.
E dalla stoffa nera.
Ma cosa ne è di Severus Piton?
Cosa ne è di Severus Piton anima?
Nulla.
Proprio nulla.
Severus Piton è morto tanti anni fa.
Ancor prima di quel maledetto tatuaggio.
Ancor prima di quel teschio e di quel serpente.
Severus Piton è morto prima di quella notte.
Sollevo il capo ad odorare il vento.
Quel vento che mi formicola la pelle.
Tengo stretta la ringhiera del balconcino.
E’ arrugginita.
Sento le crepe sotto le dita.
Prima o poi verrà giù anche lei.
Con tutta la Torre.
Questa dannatissima Torre.
Torno qui una volta all’anno.
E ogni volta fa più male.
Fa più schifo.
Io mi sento uno schifo.
Stringo ancor più forte il ferro.
E’ freddo.
Il sangue quasi non circola dentro di me.
Le nocche diventano livide.
Quasi bianche.
Potrei spezzare questa sbarra.
Ma non lo faccio.
Respiro.
Respiro forte.
Allento la presa.
E mi calmo.
L’unico che si merita di soffrire sono io.
Solo io.
Non questo stupido ferro vecchio.
Non ne vale la pena distruggere tutto.
Sprecare energie per disintegrare ciò che mi circonda.
Solo io devo soffrire.
Solo io vado punito.
E da disintegrare è rimasto ben poco.
Sospiro.
Alzo al vuoto il mio bicchiere.
Il liquido ambrato scintilla sul fondo.
Rimanenza della festa che stanno facendo qualche piano più giù.
Festa a cui io non prendo parte.
Come sempre.
Un festa stupida.
Inutile.
Prima aveva uno scopo.
Ora non lo ha più.
La festa di compleanno di un vecchio pazzo.
La festa di compleanno di un morto.
La festa di compleanno del mio migliore amico.
Che ho ucciso.
Mando giù l’ultimo sorso di Whiskey Incendiario.
Allungo il braccio oltre la balaustra.
E mollo la presa.
Il piccolo bicchiere cade giù.
Precipita.
Precipita nel baratro.
Vuoto.
Senza vita.
Come te, Albus.
E poi quel rumore lontano.
Sordo.
Il vetro che va in frantumi.
In mille pezzi.
E istintivamente serro le palpebre.
Ancora più forte.
Il ricordo è troppo vivo.
Troppo.
E fa un male cane.
Fa male come se fosse successo adesso.
In questo stesso istante.
E invece era solo un bicchiere.
Sospiro.
Non posso più tornare indietro.
Non più.
Sospiro.
E apro gli occhi.
Solo ora mi accorgo.
Mi accorgo di lei.
Ero talmente concentrato su me stesso.
Nemmeno l’ho sentita arrivare.
E nemmeno ho percepito la sua presenza.
Che cosa vuole ora?
La scuola neanche è iniziata.
E lei è già qui.
Qui a tormentarmi.
Ancora.
Pensavo di essermi sbarazzata di lei.
E invece no.
E’ tornata.
Ed insegnerà ad Hogwarts.
Per giunta è stata assegnata a me.
Che cosa aveva in testa Minerva quel giorno.
Questo mi chiedo.
Con tutti i professori che ci sono.
Io.
Proprio io.
Che non ho più voglia.
Non ho più voglia di combattere.
Salazar abbi pietà di me.
Sospiro.
Sospiro irritato.
-Che diavolo ci fai qui, Granger?- domando infastidito con il mio solito tono freddo e distaccato.
Sorride.
Un timido sorriso le increspa le labbra.
Perché sorride?
Un tempo il mio tono faceva paura.
Incuteva terrore.
E ora?
Ora sono solo un imbecille.
E tutto grazie a Potter.
Deve essersi divertito con tutti quei ricordi.
Bello prendersi gioco di me, vero?
Si è preso la sua rivincita.
Su di me.
Ma continua a tormentarmi.
Continua a mandare quegli inutili gufi.
Ogni settimana.
E’ cresciuto.
Ha sconfitto Voldemort.
Ma è ancora insopportabile.
Sospiro rumorosamente.
Poi mi concentro nuovamente su di lei.
Non che abbia voglia di ascoltarla.
Anzi.
Ma mi sforzo di farlo.
-Dovrei chiederglielo io..- mormora sistemandosi accanto a me con il suo bicchiere in mano.
-Torna alla festa!- le ordino con tono distaccato e annoiato.
Spero solo che se ne vada.
Ci manca solo lei ora.
Non posso stare da solo nemmeno un attimo.
Nemmeno uno.
Che tormento!
Perché le persone mi tormentano?
Accidenti, lasciatemi in pace!
-Solo se lei viene con me.- dice sorridendomi raggiante.
Mi chiedo cos’abbia da sorridere.
Non c’è niente per cui sorridere.
Qua giù stanno festeggiando.
Stanno festeggiando il compleanno di un morto!
Un morto!
E lei sorride.
Continua a sorridere.
La faccio smettere io.
Subito.
Gli lancio una delle mie occhiate.
Quelle fredde.
Che fanno gelare il sangue.
Anche a lei.
O almeno, così era un tempo.
Bastava un mio sguardo e stava zitta.
Continuava a sollevare la mano.
Quello sì.
Sempre.
Ma con me non attaccava.
E lo sapeva bene.
Saccente.
E petulante.
E Grifondoro.
Che Casa inutile.
Totalmente inutile.
Quei colori poi.
Rosso e oro.
Che schifo.
Verde e argento sono dei bei colori.
Non rosso e oro.
Il rosso e l’oro solo addosso a Lily.
Allora sì che erano belli.
Lily.
Scuoto la testa.
Non ci devo pensare.
-Vattene Granger, non ho nulla da festeggiare!
-Non posso darle torto e, detto in confidenza e molto sinceramente, non me ne voglia a male il caro Silente, reputo tutto questo stupido..- mormora con tono risoluto. -..e abbastanza insensibile nei suoi confronti..
‘Abbastanza insensibile nei suoi confronti’.
Insensibile.
Già.
E’ proprio così.
Per una volta devo darti ragione.
Non te lo dirò.
Naturalmente.
Ma hai ragione.
Ma sembra che agli altri non importi.
Strano, vero Severus?
Proprio strano!
Come se agli altri fosse mai importato di me.
E ora ci sei tu.
Qui.
A stressarmi.
Ma a riconoscere anche l’ingiustizia.
O a mettermela davanti agli occhi.
Giusto per farmi soffrire un altro po’.
Sei stupida, Granger.
Ma alla fine, chi se ne importa?
Non soffro nemmeno più.
Mi scivola tutto addosso.
Come l’acqua ghiacciata della doccia.
Perché alla fine è questo che succede.
Non mi importa più nulla.
Anzi, mi chiedo perché mi arrabbio ancora.
Perché me la prendo.
Al diavolo tutto!
-Che vuoi, Granger?
-Nulla..solo farle un po’ di compagnia..- mormora piano abbassando il capo.
Ah, ecco.
Farmi compagnia.
Vuole farmi compagnia.
Mi viene quasi da ridere.
Potrei anche farlo a dir la verità.
Ora che ci penso.
Sì, potrei farlo.
Ma poi scoppierebbe in lacrime.
Come una bambinetta.
Correrebbe da nonna Minerva a raccontarle tutto.
E poi io dovrei sorbirmi le sue lagne.
La solita tiritera.
‘Devi trattare bene le persone, Severus.’
‘Hermione è una tua collega ora.’
‘Si merita il tuo rispetto.’
Sempre le solite cose.
E non ho voglia di sentirmele ripetere.
Almeno per un po’.
Quindi meglio evitare.
-Non ti ho chiesto nulla.- rispondo semplicemente e con un tono abbastanza neutro.
-Lo so..- annuisce. -Però, visto che il fato ha voluto riportarmi qui ad Hogwarts, mi sono autoimposta di ricominciare tutto da capo con lei, Professor Piton..niente più pregiudizi o giudizi riguardo il suo passato e tantomeno rancori per gli anni in cui è stato mio insegnante.- esclama convinta sorridendomi.
E’ pazza.
E’ totalmente pazza.
La vicinanza con Potter e Weasley le ha fatto male.
Pensavo fosse più intelligente.
L’ho sempre pensato.
E invece no.
E’ stupida come loro.
Oppure l’hanno contagiata.
Ma cosa vuole?
Cosa vuole cambiare?
Siamo colleghi.
Semplici colleghi.
Perché forzati ad esserlo.
Non siamo amici.
Non lo saremo mai.
E non voglio nemmeno esserlo.
Sei solo una bambina, Granger.
Una bambina.
Piena di sogni.
E di desideri.
Vedrai come cambierai idea.
Vedrai come tutte le speranze si infrangeranno.
Si infrangono sempre.
Con più frequenza di quanto non lo facciano le onde.
Sugli scogli.
Ciò che si desidera non si realizza mai.
Mai.
-Credi che mi interessi tutto ciò che mi hai appena detto?
-Credo proprio di no!- esclama scuotendo il capo ma sempre sorridendo.
Maledetto sorriso.
Ti sto prendendo in giro.
Perché continui a sorridere?
Smettila.
Smettila!
-E allora perché continui a tormentarmi!?- esclamo frustrato. -Le cose non cambieranno, Granger! Sei una mia collega ora? Bene..stammi alla larga come facevi quando eri una mia studentessa!
-Oh sapevo che la cosa sarebbe stata difficile, ma mi piacciono le sfide!- esclama ridendo.
Ride.
Ride lei.
Sospiro.
Sospiro frustrato.
Calmati, Severus.
Calmati.
Sospiro ancora.
-Non ce la posso fare! Sei qui da neanche 24ore e mi stai già dando ai nervi!- esclamo con tono misto tra il frustrato e l’irritato.
-Esagerato, Professore!
-Oh ho bisogno di qualcosa di forte! Con te tra i piedi non riuscirò mai ad arrivare sino alla fine dell’anno!
-Tenga!- dice porgendomi gentilmente il suo bicchiere.
-Che cosa vuoi che ci faccia con il tuo bicchiere, Granger?- chiedo inarcando un sopracciglio. -Vuoi forse che te lo rovesci nei capelli!?- dico con tono ironico sfoderando uno dei miei ghigni migliori.
-Solo che beva!- dice ancora sorridendomi e rovesciando velocemente il contenuto del bicchiere nella mia gola, prima che possa spostarmi.
Ingoio velocemente il liquido.
Tossisco.
Quasi mi soffoco.
Tossisco ancora.
Non ho idea di cosa sia.
Ma è qualcosa di melmoso.
Viscido.
Dolce.
Estremamente dolce.
Quasi nauseante.
E puzzolente.
Terribilmente puzzolente.
Ho chiesto del Whiskey.
Non della brodaglia che sembra vomito.
-Che diavolo è questa schifezza, Granger!?- esclamo furibondo sputacchiando le ultime goccioline di bevanda in terra da una parte. -Mi volevi avvelenare per caso?
-Era solo Sciroppo di ciliegia!- esclama ridendo e allargando le braccia al cielo.
-Sei proprio una bambina!- esclamo deridendola.
La vedo abbassare il capo.
Il sorriso scompare dal suo viso.
Si è forse offesa?
Non dovrebbe offendersi.
Ho solo detto la verità.
Mi hanno accusato per anni di mentire.
E ora che dico la verità non è cambiato nulla.
Proprio nulla.
Sei una bambina Granger.
Sei qua per insegnare.
Non per farti mettere i piedi in testa.
Svegliati.
O non durerai un giorno qua dentro.
-Sono una bambina perché non mi brucio la gola con gli alcolici?- chiede alzando finalmente il capo.
-Anche..ma di certo non solo per questo!
-Ah e per quali altri motivi, se posso saperlo?- domanda inarcando il sopracciglio.
La guardo.
La guardo stupito.
Il sopracciglio così pericolosamente sollevato.
Una brutta imitazione dei miei sguardi irritati.
Crede di incutere timore così?
Fa solo ridere.
Tremendamente ridere.
E di certo non impaurisce me.
-Non sai inarcare il sopracciglio come si deve..- commento  ghignando.
Non so nemmeno perché sono qui.
In un’altra circostanza sarebbe stato diverso.
Sarei andato via da un pezzo.
L’avrei derisa.
Mi sarei fatto una bella risata.
E me ne sarei andato.
Invece sono ancora qui.
A scambiare opinioni su sciocchezze.
E per giunta con una bambinetta.
Con una bambina irritante.
Saccente.
E petulante.
Ora passo il tempo così.
Ecco come mi sono ridotto.
Sono patetico.
Davvero patetico.
E ridicolo.
Però potrei divertirmi un po’.
Sì.
Se ci penso potrei anche divertirmi.
-Ah e chi lo dice? Crede che il mio sopracciglio non possa incutere paura tanto quanto il suo?- esclama convinta di sé.
-Direi proprio di no..anzi fai piuttosto ridere, Granger..- mormoro ghignando e voltandomi verso di lei.
-Ah, la faccio ridere ora?- esclama irritata.
-Non puoi pretendere che il tuo sguardo incuta timore se poi tu stessa non fai per niente paura.- dico molto tranquillamente avvicinandomi ancora di più.
-Io faccio paura!- esclama portando avanti il busto.
-No..- mormoro scuotendo piano il capo. -Io faccio paura..- dico ancora portandomi di fronte a lei.
Le mani poggiate sulla ringhiera.
Il busto reclinato in avanti.
Vicino al suo corpo.
Molto vicino al suo corpo.
E lei in trappola.
Tra me e la barriera.
Tra il corpo di un Mangiamorte e il vuoto.
Tra la morte e la morte.
I miei occhi gelidi nei suoi.
Un ghigno impresso sul mio viso.
Un sorriso folle sulle labbra.
Non mi ha mai visto così.
Mai.
E questo la turba.
La turba molto.
Non sa cosa potrei fare.
E ha paura.
Ha paura perché non sa.
Perché si trova di fronte a me.
Ignorante per ciò che potrebbe accadere.
Incapace di pensare.
E di agire.
Per di più non si fida di me.
Conosce il mio passato.
E non si fida.
Questo mi fa ancora più divertire.
E mi spinge a fare di più.
A tormentarla ancora.
Ancora un po’.
-N-No..non ho paura..- balbetta continuando a reggere il mio sguardo e cercando di apparire forte.
-Sì che hai paura, Granger..- mormoro risoluto avvicinando ancora il mio corpo al suo.
I nostri bacini quasi si sfiorano.
E i nostri occhi rimangono incatenati.
Sento il suo respiro.
E’ affannato.
Sento il cuore.
Batte forte.
Ma non mi voglio fermare.
Non ancora.
Accorcio ancora le distanze.
Il suo corpo più vicino al vuoto.
E ancora non mi fermo.
Mi diverte vederla così.
Vederla come anni fa.
Quando ancora era mia alunna.
Quando ancora vi era il sospetto.
Eppure ora si sa tutto.
Si sa proprio tutto su di me.
Ma lei ha ancora paura.
Ghigno ancora.
E le mie labbra si assottigliano.
Avvicino il mio viso al suo.
La bocca a sfiorare la sua guancia.
Il naso il lobo del suo orecchio.
E la mano accarezza un piccolo lembo di pelle.
Sul fianco.
Spostando leggermente la sua camicia.
La sento tremare.
La vedo tremare.
Ma non vedo più i suoi occhi.
I miei osservano le sue labbra.
Sono livide.
Le stringe forte.
Ha paura.
Ha tanta paura.
Ed è incapace di muoversi.
Ha combattuto una Guerra.
Ha lottato contro dei nemici.
Contro degli uomini veri.
E’ stata picchiata.
E’ stata torturata.
Ma ha combattuto.
E si è salvata.
Eppure ora ha paura.
Ha paura di me.
Di un uomo che non sa far del male.
Non più almeno.
E che comunque non ha mai gioito nel farlo.
Ha paura.
Lo leggo nei suoi occhi.
In quella nebbia che offusca l’ambra.
Sì.
Ha paura.
E forse è ora di smetterla.
Sì.
E’ ora di smetterla.
Respiro.
Inalo il suo profumo.
E’ dolce.
Forse anche troppo.
Avvicino la mia bocca al suo orecchio.
-Stavo scherzando..- sussurro piano staccandomi da lei e mollando la presa dal suo corpo.
La guardo un attimo.
Gli occhi ancora impauriti.
Il respiro trattenuto.
Sbatto le palpebre.
Mi volto.
E mi allontano.
Il mantello nero mi copre le spalle.
Volteggia come i miei capelli.
Al vento.
La lascio così.
Ancora immobile.
Aggrappata alla ringhiera.
Il viso teso.
Le labbra livide.
Ancora intenta a capire cosa sia successo.








Eccomiii :D cosa ne pensate del capitolo??
Personalmente non mi piace il modo in cui l'ho scritto. Infinite volte mi avete chiesto di scrivere dal POV di Severus..bè, eccoti accontentati! Come potete vedere non sono brava per niente a scrivere dal POV di Severus..anzi, fa piuttosto schifo come è uscito!XD Quindi credo proprio che tornerò al mio POV Hermione <3

In questo capitolo a Hogwarts si festeggia il compleanno di Silente, che è morto!xD Folle, vero?XD Abbastanza, ma si sa come sono a Hogwarts e si sa anche quanto bene si voleva e si vuole a Silente! Per questo, nonostante sia morto, si continua a festeggiare il suo compleanno! Festa a cui partecipa solo il corpo docente, nessun altro..nemmeno il GRANDE HARRY POTTER!! XDXD
Hermione alla fine cerca di dar retta a ciò che le ha detto il suo Trevis e decide di provare a conoscere un po' il suo ex Professore..e poi tra l'altro, non sarà studio sui libri, ma è sempre una forma di conoscenza e sappiamo bene che Hermione non può resistere alla conoscenza!!ahahah
Per quanto riguarda l'ultima parte..Severus non è impazzito XD E non vuole nemmeno portarsela a letto!ahahahah semplicemente vuole giocare con la paura di Hermione, vuole vedere come reagisce e quanto ancora lui stesso incupa timore..è un po' come ciò che successe in Marks of Weakness nel capitolo "Volevo solo ridere di te"..solo che lì Hermione già si sentiva un po' attratta da Severus, mentre in questo caso Severus vuole solo ed esclusivamente giocare..mettere alla prova se stesso e la sua nuova collega XD
Sei proprio stronzo, Sev! ahahahahhahh

Quindi..mi fate sapere cosa ne pensate?? E scusate ancora per il pessimo POV Severus..proprio non sono brava!
Baci,
Dis294
 

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Capitolo 5
*** Più difficile del previsto ***


Capitolo 5 - Più difficile del previsto




 
1 Settembre 2001
 
 

Osservo la Sala Grande.
Le imponenti mura di pietra.
Le ampie finestre su tutti i lati.
Le candele accese.
Sorrido.
Poi sollevo leggermente il capo.
E mi perdo ad osservare il cielo.
Un cielo blu.
Blu scuro.
Coperto di stelle.
E di tenui nuvole violacee.
Ancora non è notte.
Ma anch’essa si sta avvicinando.
E forse oggi pioverà.
Di nuovo.
Non che mi interessi particolarmente.
Che sia sole o pioggia non ha importanza.
Sono qui al coperto.
Al sicuro.
E in compagnia.
Sorrido.
Sembra tutto un sogno.
Ma non lo è.
So che non lo è.
Mi sono pizzicata la pelle.
Più volte in questi giorni.
E ancor di più oggi.
E ha fatto male.
Ha fatto male ogni volta.
Quindi tutto questo non è un sogno.
E’ la pura realtà.
Sono davvero qui.
Sorrido.
Sorrido guardando le quattro tavolate di fronte a me.
Grifondoro.
Serpeverde.
Corvonero.
Tassorosso.
Tutti qui riuniti.
Insieme.
Pronti ad affrontare un nuovo anno.
Per qualcuno l’ultimo.
Per altri appena il primo.
Lo smistamento è già avvenuto.
Il Cappello Parlante ha fatto il suo dovere.
Anche quest’anno.
E le facce dei novellini si riconoscono.
Si riconoscono subito.
Sono piccoli.
Con il sorriso sulle labbra.
Ma con gli occhi sgranati.
Osservano tutto con interesse.
E con sorpresa.
Ogni minima magia gli stupisce.
E continuano a sorridere.
Non parlano.
O se lo fanno, solo per poco.
Ascoltano gli altri.
Ascoltano le chiacchiere dei più grandi.
I loro racconti.
I racconti delle loro esperienze.
Quelli sulle leggende riguardo Hogwarts.
O quelli riguardo i loro futuri professori.
Qualcosa l’avranno detta anche su di me.
Ne sono sicura.
Anche se non c’è molto da dire.
Sorrido.
Sorrido ripensando al mio primo giorno qui.
Un giorno memorabile.
La sorpresa appena varcato il portone.
La successiva emozione.
Poi l’ansia.
E infine la felicità.
Gli applausi all’urlo “Grifondoro!”.
Grazie Cappello Parlante.
Grazie.
Sorrido.
Sembra tutto uguale a quel giorno.
Tutto fuorchè Silente.
Lui non c’è.
Non più.
Non fisicamente.
Ma nei nostri cuori sempre.
Sempre.
E sembra di vederlo lì.
Sul suo grande trono.
La barba argentea dietro le spalle.
Gli occhi azzurri sui suoi studenti.
Silente.
Il Preside migliore che Hogwarts abbia mai avuto.
Il migliore.
E oggi non c’è.
Al suo posto la McGranitt.
Rimpiazza quel vuoto alla perfezione.
E’ una preside perfetta.
Proprio come lo era Silente.
Silente.
Il mio pensiero va sempre a lui.
Tiro un po’ su con il naso.
Non sto piangendo.
No.
Questo no.
Ma la malinconia è in agguato.
E’ costantemente in agguato.
E non solo per me.
Sposto leggermente il viso.
Osservo il posto occupato alla mia sinistra.
Il capo chino.
Gli occhi bassi.
Quegli occhi che fanno male.
Fanno male ad ogni sguardo.
Sono neri.
Sono taglienti come lame.
Sono più pericolosi di un Sectumsempra.
Lasciano ferite più profonde.
E sono stati testimoni di atti orribili.
Atti malati.
Insani.
Agghiaccianti.
Terrificanti.
Sono occhi che nascondono tormenti.
E forse è un bene che siano così neri.
Se fossero chiari ci mostrerebbero tutto.
Proprio tutto.
Tutta la sofferenza che nascondono.
Tutto il dolore del loro proprietario.
Ed è un dolore inimmaginabile.
Lo so.
Lo so che è così.
E da una parte mi dispiace.
Sì.
Mi dispiace.
Se la sua vita fosse stata un’altra lui non sarebbe così.
Non sarebbe così stanco.
Stanco di vivere.
Non sarebbe così solo.
Solo.
Che cosa è stata la sua vita, Professore?
Un vero incubo.
Un incubo da cui era impossibile uscire.
Certo.
Non era un brutto sogno.
Era una terribile vita.
E alla vita si può scappare solo con la morte.
Invece lei è ancora qui.
Il capo chino.
Nascosto.
I capelli che ricadono ai lati del viso.
Non sono sporchi.
O almeno non sembrano sporchi.
E tutti abbiamo sempre pensato lo fossero.
Ma non lo sono.
Sono solo fini.
Fini come spaghetti.
Neri e lucidi.
Ma non sporchi.
Il naso adunco risalta su tutto.
Ma non poteva trovare volto migliore su cui stare.
La bocca piccola.
Le labbra fini.
Perennemente serrate.
Sembrano cucite insieme sulla pelle.
Una pelle pallida.
Giallognola.
Da fare invidia ad un uomo appena morto.
Severus Piton.
Il mio ex insegnante di Pozioni.
Il mio ex insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
Il mio attuale collega.
Lo guardo.
Lo guardo un attimo.
Mi sono ripromessa di non giudicarti.
Mi sono ripromessa di capirti.
E di non odiarti.
Ma se non mi aiuti non ce la posso fare.
E la mia mente ritorna al 26 Agosto.
A quella notte sulla Torre di Astronomia.
Io e te.
Insieme.
‘Stavo scherzando..’
‘Stavo scherzando..’
La sua voce mi rimbomba nelle orecchie.
Nonostante fosse flebile.
Ha penetrato la mia mente.
E non va più via.
Stavi solo scherzando!?
Sei sicuro?
Voglio crederti.
Sì.
Voglio crederti.
Ma quel brivido io lo sento ancora.
E la paura anche.
Sì, la sento.
Sospiro.
-Potresti farmi il favore di smetterla di fissarmi, Granger!?- esclama una voce fredda accanto a me.
Scuoto impercettibilmente il capo.
Mi riscuoto dai miei pensieri.
E torno nella Sala Grande.
E’ lui.
E’ Piton.
Lo stavo osservando.
E se n’è accorto.
Sorrido.
Ma lo faccio per nascondere l’imbarazzo.
Solo per questo.
-Scusi, Professore..- mormoro sorridendogli. -Potrebbe passarmi l’acqua?- domando indicando la caraffa poco lontana da lui.
Allunga il braccio.
La afferra.
E me la porge.
Poi ritorna nella posizione appena lasciata.
E riprende a mangiare.
Ogni pezzo di carne è tagliato perfettamente.
Un cubetto perfetto.
E quello successivo identico al precedente.
Tutti uguali.
Stesse dimensioni.
Si vede che è un pozionista.
Si vede che è uno dei migliori Maestri di Pozioni.
Se non il migliore.
Eccome se si vede.
Il cibo come gli ingredienti.
Il piatto come il bancone da lavoro.
Probabilmente sa anche cucinare.
-Grazie!- rispondo versando li liquido nel bicchiere, ma non ottengo risposta.
-Come ti senti, Hermione? Emozionata?- domanda un’altra voce non molto distante da me.
Mi volto.
E sorrido.
Il miglior Lupo Mannaro del Mondo Magico.
Il più bravo.
Il più gentile.
Il più coraggioso.
E il più affascinante.
Remus Lupin.
Sorrido.
-Remus, io emozionata? Scherzi!?- esclamo ridendo.
-Sarai una Professoressa eccezionale!- esclama sorridendomi. -Non è vero, Neville?- dice poggiando una mano sulla spalla del mio vicino.
L’insegnante di Erbologia.
Neville.
Il mio caro amico Neville.
Sorrido.
-Bè, cosa ne pensi tu, Neville??- chiedo sorridendogli.
-Oh, certo, Hermione! Vedrai, la difficoltà sta nell’iniziare, poi ti abitui! Immagina la paura che avevo io i primi giorni..brrr..guarda mi vengono i brividi solo a pensarci!- esclama sollevandosi leggermente il polsino della camicia.
Sorrido.
Neville è davvero cambiato.
E’ cresciuto.
Impossibile immaginare un cambiamento simile.
Assolutamente impossibile.
Non è mai stato uno studente brillante.
Andava davvero bene solo in Erbologia.
E non a caso è proprio la materia che insegna.
E’ bello averlo qui.
So che mi aiuterà.
Se dovessi avere bisogno lui ci sarà.
Andrà tutto bene.
Sì, andrà tutto bene.
Sorrido.
-Non so cosa aspettarmi..e ho una paura tremenda di non riuscire a trasfigurare qualcosa di fronte ai miei studenti!- dico sconsolata scuotendo la testa.
-Hermione Granger, la studentessa migliore che Hogwarts abbia mai avuto, ha paura di sbagliare un incantesimo!? Tranquilla Hermione..e comunque può capitare a tutti!
-Io stavo per perderci l’udito con una Mandragola una delle prime lezioni!- esclama Neville con una faccia infastidita. -Non è stata una bella esperienza!
-Per Merlino, Neville!- esclamo a bocca aperta, poi mi rivolgo al Mannaro. -E comunque, Remus, non lo so..tutti si aspettano grandi cose da me quindi io..non lo so! Non voglio fare disastri!
-Nessuno si aspetta nulla da te, Granger. Ti si chiede solo di fare il tuo lavoro..al meglio..possibilmente.- dice Piton senza distogliere lo sguardo dal suo piatto.
-Credo che un po’ di paura il primo giorno sia normale, non crede Professor Piton!?- domando infastidita dalla sua uscita.
-La paura la si ha se non si è preparati a fare ciò per cui si è stati chiamati.
-Io, Professor Piton, sono preparata per questo compito! Se non lo fossi non sarei qui e..-dico, poi riprendo fiato e continuo. -..e le ricordo, inoltre, che se sono seduta a questo tavolo è perché valgo esattamente quanto vale lei!- esclamo indispettita puntellando insistentemente e più volte il suo mantello con il mio dito indice.
Perché si comporta così?
Vuole distruggermi già prima che inizi?
Anche lui era così il primo giorno.
Ne sono sicura.
E’ inutile che faccia finta di niente.
E’ inutile che lo rinneghi.
Ha iniziato alla mia età pure lui.
Non aveva nessuna esperienza.
Solo tanto studio alle spalle.
Tante ore passate sui libri.
Tante ore di pratica.
E tanta passione.
Esattamente come me.
E come me era impaurito.
Sì, era impaurito.
Lo so.
Lo so che era aveva paura.
Lo so che aveva paura di sbagliare.
Paura di fallire.
Lo so.
E’ inutile che neghi.
Scuoto la testa.
Sembra che voglia autoconvincermi di ciò.
E’ difficile immaginarsi Piton così.
Piccolo e impaurito.
Debole.
Sembra proprio impossibile.
Eppure deve essere così.
Per forza.
Lui non è perfetto.
Oh no che non lo è.
Non è nato imparato.
Non sapeva cosa fare il primo giorno.
Non lo sapeva come non lo so io.
Chissà com’era a 21 anni.
Me lo immagino esattamente come ora.
Identico.
Vestito di nero.
Solo più giovane.
E con un caratteraccio.
Sì.
Proprio come ora.
Se non peggio.
Che bel Piton proprio!
Scuoto la testa.
Riporto la concentrazione su di lui.
-Levami subito quel dito di dosso.- sibila a denti stretti scandendo bene ogni singola parola.
-Su su, fate da bravi voi due! La scuola non è nemmeno iniziata ancora e già vi date addosso!- esclama Remus agitando le braccia tra di noi per calmare le acque.
Respiro.
Mi devo calmare.
Respiro ancora.
La scuola non è ancora iniziata.
E abbiamo già litigato.
Bene!
Bravissima Hermione!
Proprio brava!
Sono proprio una stupida.
Ci manca solo che mi metta contro di lui.
Inspiro.
Ed espiro.
E mi calmo.
Abbasso subito il dito.
-Sì, hai ragione Remus..- mormoro bevendo un bicchiere d’acqua e chiudendo gli occhi in segno di scuse.
Anche Piton si è voltato.
E’ immobile.
Lo sguardo fisso.
Guarda la Sala Grande.
I nuovi studenti.
I vecchi.
I suoi amati Serpeverde.
I suoi odiati Grifondoro.
-Dimmi, Hermione, come sta Trevis? A Natale sarà dei nostri?
-Trevis sta bene..è molto impegnato in questo periodo e sicuramente anche a Natale lo sarà, sai tutti i problemi con gli incantesimi in quel periodo, però spero che gli diano il giorno libero..
-Se non ci fosse stato lui non ci saremmo divertiti così tanto l’anno scorso!- esclama Remus ridacchiando.
-Povera Molly, la casa piena di neve!
Ricordo il Natale scorso.
E’ stato bellissimo.
Perfetto.
Eravamo tutti insieme.
Abbiamo mangiato bene.
Abbiamo scherzato.
Cantato.
Sparato i fuochi di Fred e George in cielo.
E improvvisato una battaglia magica.
Con le palle di neve naturalmente.
E’ stato esilarante.
Sorrido.
-Si potrebbe rifare..- mormora grattandosi il mento. -Sì, direi che si potrebbe rifare!
-Sei un vero Malandrino Remus!
Il tempo passa così.
Tra una chiacchiera e un’altra.
Sto bene.
E sono contenta di essere qui.
Sono molto contenta.
La cena è terminata.
I ragazzi vengono condotti ai loro dormitori.
-Granger, tra 40 minuti ti aspetto all’Ingresso!- tuona Piton alzandosi dalla sedia e avvicinandosi ai suoi Serpeverde.
Annuisco.
Non so cosa dobbiamo fare.
E sono anche stanca.
Vorrei solo coricarmi.
E riposare.
-Sai cosa dobbiamo fare?- chiedo a Neville prima che si allontani.
-Mmm probabilmente ti deve far vedere come aprire il Portone d’Ingresso! A me lo aveva fatto vedere Remus quindi presumo che a te debba fartelo vedere Piton visto che sei stata affidata a lui!
-Ah va bene, grazie Neville!
‘Come aprire il Portone d’Ingresso..’
Certo.
Noi studenti non possiamo aprirlo di notte.
Dopo il coprifuoco non si può uscire.
Solo i docenti possono aprirlo.
Possono uscire.
La cosa è interessante.
Parecchio interessante.
Sorrido.
E mi incammino verso l’Ingresso.
Arrivo subito.
E manca ancora molto.
Non so cosa fare.
Quindi cammino.
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
E finalmente arriva.
Lo vedo.
Il mantello nero che svolazza.
Come sempre.
-Muoviti, Granger.- sibila uscendo dal portone e richiudendoselo alle spalle.
-Cosa dobbiamo fare?
-Essendo tu un membro del corpo docenti..- dice inarcando leggermente un lato della bocca in senso di disgusto. -..hai la possibilità di entrare e uscire dalla scuola anche oltre il coprifuoco ma, naturalmente, questo non significa che tu possa passare le nottate in giro a fare i tuoi comodi. E’ chiaro, Granger?
-E’ logico, Professore.
-Bene.. basta che tu porti la bacchetta all’altezza della serratura e reciti la frase “Pro Salute Scholae” seguito da “Alohomora” e il portone si aprirà. Prova.
Sospiro.
La bacchetta alzata.
La punta all’altezza della serratura.
Ingoio la saliva.
E provo l’incantesimo.
-Pro salute scholae, Alohomora!- esclamo con voce sicura.
Sorrido.
Sorrido quando il portone si apre.
Imponente.
Di fronte a me.
Sorrido.
Poi entriamo nel Castello.
-Per chiuderlo ripeti la formula seguita da “Colloportus”..
-Pro Salute Scholae, Colloportus.- recito e il portone si sigilla dall’interno.
-Ora seguimi.-ordina spostandosi e fermandosi di fronte ad un’aula la cui porta è controllata da due gargoyle. -Questa è la Sala Professori, ma credo tu lo sappia già..
-Ehm sì..- mormoro imbarazzata.
-Quindi possiamo andare direttamente verso il tuo alloggio visto che sei a conoscenza della locazione dell’aula di Trasfigurazione.- dice riprendendo a camminare.
Saliamo le scale.
L’ufficio è al primo piano.
Ma continuiamo a salire.
E’ impossibile che Piton abbia sbagliato.
-Ehm, scusi Professore..
-Che c’è Granger?
-L’ufficio non dovrebbe essere al Primo Piano?
-La Professoressa McGranitt non ha voluto occupare l’ufficio che spetterebbe al Preside ma ha deciso di continuare a stare nel suo vecchio alloggio a cui si accede tramite l’ufficio.
-Ha voluto lasciare tutto come quando c’era Silente..- mormoro sorridendo. -E’ stato un bel gesto..
Lo vedo irrigidirsi.
E aumentare il passo.
Non so cosa ho detto di male.
Lui ha occupato l’ufficio di Silente.
E’ vero.
Ma la mia non era una frecciatina in sua direzione.
Non ci ho nemmeno pensato.
-Questo è il tuo ufficio.- dice aprendo un pesante portone al secondo piano. -Lì dietro c’è la porta che conduce al tuo alloggio..per il resto puoi guardartelo da sola. Buonanotte.- dice allontanandosi dalla stanza.
-Aspetti Professor Piton!- esclamo raggiungendolo prima che scompaia dalla mia visuale.
-Che vuoi ancora, Granger!?- esclama infastidito inarcando un sopracciglio.
-Volevo invitarla ad entrare un attimo..ci sarà pure qualcosa di simile ad un Whiskey Incendiario qua dentro!
-Limitati ad invitare il tuo fidanzato, Granger.
-Non ho un fidanzato..- mormoro abbassando lo sguardo.
Trevis.
Il mio fidanzato.
Se così si può definire.
Io e Trevis non abbiamo un nome.
Siamo due persone che si vogliono bene.
Che si stimano.
Che si rispettano.
Che si fanno compagnia a vicenda.
Che si regalano amore a vicenda.
Ma non siamo fidanzati.
Che cosa siamo?
Siamo qualcosa di indefinito.
-Non è ciò che mi è sembrato di capire..e comunque la tua vita privata non è affar mio.
-Già..in ogni caso volevo solo dirle che mi dispiace per la scenata in Sala Grande..
-Non ho idea del perché tu ti stia comportando in questo modo ma odio i fronzoli e il tuo atteggiamento mi sta infastidendo.
-Non sto facendo proprio nulla, Professor Piton! Sto iniziando un nuovo percorso al fianco di persone nuove e altre che già conosco..lei è una di queste..e credo sia giusto ricominciare da capo anche con lei, mettendo da parte rancori e dissapori.- mormoro sorridendogli.
E’ solo questo ciò che voglio.
Ricominciare.
Lasciarmi alle spalle tutto.
Guardare le cose da un nuovo punto di vista.
Crearmi una nuova visuale.
Capire nuove cose.
Impararne delle altre.
E mettere da parte i pregiudizi.
Non servono a nulla.
Creano solo problemi.
-Sciocchezze.- sibila voltandosi nuovamente.
-Aspetti!- esclamo afferrandogli il braccio ma mollandoglielo subito. -Inoltre ho questa da consegnarle.- dico porgendogli una busta.
-Potter!- esclama schifato leggendo il retro della lettera. –Ancora non si è stancato!? Eppure mi sembra che la mia risposta sia chiara!
-Lei non ha risposto a nessuna lettera, Professore.
-Appunto! La deve smettere di mandarmele!- esclama irritato accartocciando la lettera tra le dita.
-Dovrebbe leggerla invece..
-Cos’è anche lui con questa storia di voler ricominciare tutto da capo e bla bla bla!?
-Più o meno..ma non per lo stesso mio motivo. Harry vuole conoscerla per capire..io voglio conoscere per scusarmi.- ammetto abbassando il capo.
-Non ti devi scusare proprio di nulla, Granger, e finitela tutti quanti!- dice agitando la lettera accartocciata.
-Si sbaglia..comunque buona notte Professor Piton..- mormoro sorridendogli imbarazzata e chiudendo la porta.
Mi devo scusare.
Sì.
E’ proprio ciò che dovrei fare.
Scusarmi per tante cose.
I pregiudizi feriscono.
Distruggono.
Uccidono.
Tu sei ancora qui.
Più morto che vivo.
Ma sei ancora qui.
E io devo rimediare.
L’ho capito un po’ tardi.
E’ vero.
Ma l’ho capito.
E mi devo impegnare.
‘Scusa’.
‘Grazie’.
Queste sono le parole d’ordine.





Eccomii :) Scusate per l'aggiornamento in super ritardo e per il capitolo che non è niente di che! Non succede nulla di particolare, in apparenza!!..ma in realtà succede qualcosa di molto importante!!
Spero che nonostante tutto il capitolo vi piaccia!:)
Come Remus Lupin, anche Fred Weasley è sopravvissuto alla guerra!:) La formula di apertura del portone è in latino ed è inventata da me..la prima scemenza che mi è venuta in mente e che poteva andare a supporto delle ragioni sul perchè il castello di notte viene chiuso e solo i docenti lo possono aprire!
p.s. Vedrete che presto arriveranno i capitoli scoppiettanti!:D

Al prossimo capitolo..bacii
Dis294

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Capitolo 6
*** Questione di abitudine ***


Capitolo 6 - Questione di abitudine



 
15 Settembre 2001
 
 
 
Sono le 04:00 del mattino.
E sono stanca.
Tremendamente stanca.
Ho preparato le lezioni per domani.
Domani.
Oggi semmai.
Sono sdraiata sul mio letto a baldacchino.
I vestiti ancora indosso.
Il corpo inerme sopra il lenzuolo bianco.
I capelli sparsi sul cuscino.
In disordine.
Alcuni boccoli mi ricadono sul viso.
Chiudo gli occhi.
Rilasso i muscoli.
Quelli del viso prima.
Quelli di tutto il resto del corpo poi.
Le braccia abbandonate scompostamente.
Così anche le gambe.
Respiro.
Respiro piano.
Ancora e ancora.
Finalmente la mia giornata si è conclusa.
Le lezioni sono andate bene.
Tutto sommato sì.
Non mi posso lamentare.
Sorrido.
Sto facendo un buon lavoro.
Nonostante le prime insicurezze.
Nonostante la timidezza.
Nonostante la paura.
Nonostante tutto sto facendo un buon lavoro.
Gli studenti sembrano contenti.
E anche la McGranitt lo è.
E questo mi rende felicissima.
Fiera di me.
Fiera di ciò che sono diventata.
Di ciò che ho fatto.
Del mio operato.
Sono davvero contenta.
Non è facile soddisfare la McGranitt.
E’ sempre stata severa.
Giusta ma severa.
Forte.
Sicura e decisa.
Esige rispetto.
E un comportamento corretto.
Sempre.
In aula come fuori.
E un po’ forse le assomiglio.
Non sono così arrogante da dire che sono come lei.
Ma per alcune cose siamo simili.
Siamo in perfetta sintonia.
La stimo come professoressa.
E ancora prima come donna.
Per me è solo un onore aver imparato da lei.
Sorrido.
Sorrido pensando alla prima lezione.
Sono passate già due settimane.
Invece sembra ieri.
La mia prima lezione da insegnante come la prima da studente.
Ho cercato di copiare la McGranitt.
Lo ammetto.
Sì, è vero.
Ma ha funzionato.
Tutto è filato liscio.
Io sono piaciuta.
La lezione pure.
E la materia ancora di più.
Sorrido.
Presto si accorgeranno di quanto sia complessa.
Bella.
Ma complicata.
Come tutte le materie di studio dopotutto.
Sospiro.
Che fatica.
Mi sollevo sul letto.
E mi metto a sedere.
Ho bisogno di una doccia.
Una doccia calda e rilassante.
Fuori piove.
Non una pioggia intensa.
Ma piove abbastanza da raffreddare la pelle.
E se ho freddo non posso rilassarmi.
E tanto meno dormire.
Mi alzo piano dal mio letto.
Sorrido osservando la mia stanza.
I colori rosso e oro la fanno da padrona.
Sorrido.
Mi dirigo verso il bagno.
Appoggio la bacchetta sulla scrivania.
Un’antica scrivania.
In legno di palissandro.
Molto elegante.
Si intona perfettamente con i colori della stanza.
Passo accanto alla finestra.
La mia attenzione viene catturata dalla pioggia.
Ma anche dalla luna.
E soprattutto da un’ombra che corre.
Che corre intorno alle mura del Castello.
Sgrano gli occhi.
Il battito si fa accelerato.
Il respiro pesante.
Cosa ci fa una persona a quest’ora fuori dalle mura?
Sono le 04:00 del mattino.
Piove.
C’è freddo.
Potrebbe essere un Mangiamorte.
Vuole attaccare la scuola.
Vuole entrare ad Hogwarts.
Il cuore batte ancora più forte.
Devo avvisare qualcuno.
La McGranitt sicuramente.
Devo farlo subito.
Prima che sia troppo tardi.
Afferro la bacchetta.
Esco subito dalla mia stanza.
Lascio tutto così com’è.
Non ho tempo da perdere.
Corro per le scale.
Il fiatone per la fatica.
Poi mi blocco improvvisamente.
Nel bel mezzo della gradinata.
Un pensiero in testa.
Un pensiero molto plausibile.
Potrebbe semplicemente essere uno studente.
Qualcuno che è sgattaiolato fuori.
E ora vorrebbe rientrare.
Meriterebbe una punizione, è vero.
Sono le 4 del mattino, accidenti!
Ma con Harry e Ron ne abbiamo combinate tante.
Non riesco a prendermela per queste cose.
Non ancora almeno.
Sorrido calmandomi.
E riprendo a scendere le scale.
Mi dirigo verso il Portone d’Ingresso.
Non è possibile stare fuori a quest’ora.
C’è freddo.
E la pioggia è aumentata.
Arrivo all’Ingresso.
E mi blocco nuovamente.
E se fosse davvero qualche infiltrato?
Il panico torna a salire.
Ma potrebbe essere solo uno studente.
Non so cosa fare.
Pensa, Hermione.
Pensa.
Mi mordo le labbra con i denti.
Le gambe che si muovono sul posto.
Non so cosa fare.
Ma in fondo sono Hermione Granger.
Ho combattuto una Guerra.
Se fuori c’è uno studente lo porto dentro al caldo.
Se invece c’è un mal’intenzionato combatto.
Cos’altro potrei fare?
Solo questo.
E ho deciso.
Chiamo una felpa dalla mia stanza.
Quando arriva me la infilo.
Il cappuccio in testa.
La pioggia sta aumentando.
Mormoro l’incantesimo di apertura.
Ed esco.
E’ buio.
Qualche luce illumina le mura di pietra.
La pioggia ostacola la vista.
Ma lo vedo.
Lo vedo subito.
Una figura alta e snella.
Probabilmente un uomo.
Corre.
Corre incurante della pioggia.
Veloce.
Il passo sostenuto.
E io mi metto a seguirlo.
Aumento sempre di più il passo.
Non riesco a stargli dietro.
Alla fine mi ritrovo a correre anch’io.
Il cappuccio schiacciato in testa.
Completamente bagnato.
I capelli appiccicati alla fronte.
I brividi lungo il corpo.
Ma non smetto di correre.
Lo chiamo.
Gli dico di fermarsi.
Ma quella figura continua inarrestabile.
La mia bacchetta puntata in avanti.
La luce accesa.
Lo vedo svoltare l’angolo.
Aumento ancora il passo.
Supero la circonferenza della Torre.
E mi fermo.
La bacchetta in alto.
Puntata contro quella figura.
Contro quell’uomo.
E anche la sua bacchetta contro di me.
-Granger, diavolo!- esclama Piton agitando il braccio.
-Che cosa sta facendo qui fuori a quest’ora, me lo spiega!? Mi ha fatto prendere un colpo!- esclamo quasi urlandogli contro.
Mi ha fatto preoccupare.
Ho pensato ad ogni cosa.
Addirittura ai Mangiamorte.
E invece era lui!
Che correva per il parco.
Prima dell’alba.
E sotto la pioggia.
-Che cosa ci faccio io!?- esclama continuando ad agitarsi. -Che cosa ci fai tu! Io sto solo correndo!
-Sono le 4 del mattino! Ma le pare l’ora di venire a correre!? E poi piove!
-Se permetti lo decido io quando fare ciò che voglio, Granger!- ringhia spostandosi un ciuffo bagnato dalla fronte. -E abbassa quella dannatissima bacchetta!
-Sì, scusi!- mormoro abbassando immediatamente la bacchetta, e lui fa lo stesso. -E comunque non è normale che lei faccia jogging sotto il diluvio!
-Infatti stavo finendo il giro per poi tornare dentro!- esclama iniziando a camminare in direzione dell’ingresso.
La camminata si trasforma in corsa.
E la mia pure.
Ma non per rincorrere lui.
Semmai per sfuggire al maltempo.
E in poco tempo ci ritroviamo dentro.
Al riparo.
E al caldo.
Si muove subito verso le scale.
Scende i gradini velocemente.
Con il suo solito passo.
Si dirige verso i sotterranei.
E io lo seguo.
Due passi dietro di lui.
E lo raggiungo solo quando si ferma.
Di fronte al portone del suo ufficio.
Lo apre ed entra.
E anche io lo seguo dentro.
O meglio, vorrei farlo.
Ma quasi non mi sbatte la porta in faccia.
-Ehi!- esclamo arrabbiata fermandola con una mano.
-Che diavolo vuoi ancora, Granger!?- tuona lui con il sopracciglio sollevato tenendo la porta semi aperta.
La gentilezza è andata a farsi benedire.
Non sei per niente un galantuomo.
Mi hai fatto prendere un colpo.
Sono zuppa d’acqua dalla testa ai piedi.
Sono pure infreddolita.
E nemmeno ti preoccupi!?
Sempre il solito.
Un fastidioso bastardo.
-Bè visto che ormai mi ha svegliata e mi ha fatta uscire fuori al freddo pensavo potesse pure farmi entrare e offrirmi una tazza di tè caldo!- esclamo arrabbiata incrociando le braccia al petto.
Mi guarda.
Solleva un sopraciglio.
Il volto corrugato.
Le linee del volto increspate.
Non risponde subito.
Continua a guardarmi.
Come se avessi detto chissà cosa.
Sta pensando.
Lo vedo.
Avverto la sua concentrazione.
E poi finalmente si decide a parlare.
-Muoviti.- ringhia aprendo la porta per farmi entrare e chiudendosela poi alle spalle.
Io sono ferma.
Immobile all’ingresso.
E’ buio.
Non vedo nulla.
Lo sento muoversi.
E improvvisamente alcune luci si accendono.
Non molte.
Solo alcune candele.
Sposta la bacchetta dalle candele ad un caminetto.
E un bel fuoco divampa subito al suo interno.
Mi avvicino immediatamente.
Mi levo la felpa zuppa e la appoggio su una sedia.
E allungo le mani a riscaldarmi.
Non mi siedo nelle due poltroncine.
I miei vestiti sono bagnati.
Se lo facessi si infurierebbe.
Lo vedo camminare per la stanza.
Lo osservo di sottecchi.
E sorrido.
Involontariamente sorrido.
Non indossa i soliti abiti.
Le solite vesti nere pesanti.
Porta una semplice maglietta nera.
A maniche corte.
E un pantalone lungo grigio.
Le scarpe da corsa.
Sembrano delle comuni scarpe babbane.
Sorrido.
Non lo avevo mai visto così.
Mai.
Ed è strano.
Non avevo mai notato l’andamento del suo corpo.
Il corpo snello.
Asciutto e magro.
Allo stesso tempo però allenato e forte.
Non avevi mai notato che non dimostra la sua età.
Non sembra un uomo di quarant’anni.
Con i suoi soliti abiti sì.
Anzi, sembra più grande.
Ma così no.
Sta decisamente meglio.
Ma vederlo così è strano.
Sembra più umano.
E non sembra nemmeno un mago.
Non sembra nemmeno lui a dir la verità.
Mi viene quasi da ridere.
Ero abituata alla sua veste nera.
Quella veste che gli da un cipiglio ancor più severo.
Lo seguo con lo sguardo.
Continua a camminare per la stanza.
Credo stia cercando qualcosa.
Poi si avvicina ad una libreria.
Mormora qualcosa e sposta un libro.
La libreria si apre rivelando un passaggio.
E lui sparisce lì dentro.
Credo che stia andando al suo alloggio.
Ingegnoso!
Sorrido.
-Sarebbe meglio se si cambiasse i vestiti..sono fradici!- esclamo a voce più alta in modo tale che mi senta.
-Dovrei farmi una doccia prima ma purtroppo non posso farlo, Granger!- ribatte con tono ironico.
-Mi dispiace che non possa!
-Anche a me!- risponde infastidito.
Lo sto disturbando.
Come sempre d’altronde.
Forse dovrei andarmene.
-Va bene me ne vado, la lascio alle sue cose!- esclamo prendendo la mia giacca dalla sedia e avviandomi verso l’uscita.
-Sta ferma là!- esclama ricomparendo nella stanza e lanciandomi sgarbatamente un asciugamano bianco. –Non voglio che Minerva mi dia la colpa perché tu ti sei ammalata!
Ah ora si preoccupa per me!?
Certo, Severus, certo!
Rido.
Ora lo chiamo anche Severus nella mia testa!
In fondo siamo colleghi ora.
Non c’è niente di male nel farlo.
Anche se è strano.
Pure questo è strano.
-Che premuroso che sei!
-Da quando hai il permesso di darmi del tu?- domanda con il sopracciglio alzato dopo aver smesso un attimo di asciugarsi i capelli neri con l’asciugamano.
-In realtà non lo ho ma è normale che ti dia del tu, in fondo non sei più mio insegnante da un bel po’ di anni e ora lavoriamo insieme..dunque..
-Dunque non è cambiato proprio nulla, Granger..- sibila sottolineando il mio cognome.
Non vuoi che ti dia del tu?
Pensi che non sia il caso?
Bene.
Accetto la tua decisione.
Ma faccio ciò che voglio.
-No, non è cambiato proprio nulla, Severus..- mormoro ridacchiando.
Vedo il suo sopraciglio inarcarsi pericolosamente.
Ridacchio.
E’ una situazione buffa.
E pronunciare il suo nome è strano.
‘Severus’.
Pensavo non lo avrei mai fatto.
Ridacchio ancora.
E lo vedo roteare gli occhi.
E’ infastidito.
Ma non mi interessa.
Sorrido.
E lui si allontana un attimo.
Il tè è pronto.
Torna e me ne porge una tazza.
E’ fumante.
E il tepore mi riscalda subito le mani.
Anche lui ne tiene una in mano.
E’ in piedi di fronte al caminetto.
Dal lato opposto rispetto a me.
Una mano all’interno della tasca.
L’altra tiene la tazza.
Ne beve alcuni sorsi.
E anch’io faccio così.
Osserva le fiamme che bruciano.
La luce illumina il suo volto.
Varie tonalità di rosso.
E di giallo.
La sua pelle chiara funge da specchio.
Riflette ogni minima sfumatura.
E si arrossa per il calore.
Sorrido.
Bevo un altro sorso di tè.
E poi mi decido a parlare.
Questo silenzio è diventato assordante.
Fin troppo fastidioso.
E basta con le formalità.
Non sono più necessarie.
-E’ da molto che ti diletti nella corsa?- domando voltandomi verso di lui e appoggiandomi con la spalla alla pietra del camino.
Gli occhi sempre rivolti verso il fuoco.
Gli occhi di una strana lucentezza.
Non sono neri.
Non come al solito almeno.
E dopo un altro po’ di silenzio risponde.
-Da prima di iniziare ad insegnare..
Era un  Mangiamorte quando ha iniziato.
Ne sono sicura.
-Sono parecchi anni quindi..- commento guardandolo.
-Abbastanza..
-Lo so il motivo per cui lo facevi e..bè..ora potresti anche spendere queste ore dormendo anziché curandoti il corpo..
‘Curandoti il corpo’.
Utilizzo questa espressione apposta.
So che ha capito cosa intendo.
Si prende cura di se stesso.
Del suo corpo.
Lo ha sempre fatto.
Ma non perché sia vanitoso.
Anzi, tutt’altro.
Sa di non essere bello.
Lo sa benissimo.
Lo fa perché diventata un’abitudine.
Perché lo faceva per non stare male.
Per non procurarsi ulteriori danni.
-Dormo a sufficienza anche dedicando un po’ del mio tempo alla “cura del corpo”, come dici tu..- risponde tralasciando totalmente il fatto che gli ho dato del tu.
-Lo faceva per limitare gli effetti della Cruciatus..- dico avvicinandomi di qualche passo a lui. -..Quando i muscoli vengono sottoposti a spasmi così dolorosi, e per lungo tempo, è normale che poi si rifiutino di muoversi in modo normale..e il modo migliore per far riattivare loro le giuste funzionalità in breve tempo è quello di effettuare i movimenti comuni in sequenza e gradualmente..niente di meglio di un po’ di stretching, una camminata e una bella corsa.
Ha ascoltato ciò che ho detto.
Ogni singola parola.
E so di aver ragione.
Non ci può essere altra ragione.
Non mi risponde subito.
E per un attimo cala il silenzio.
Silenzio interrotto solo dallo scoppiettare delle braci.
Poi però si volta verso di me.
E i suoi occhi incontrano i miei.
-Non pensavo avessi delle conoscenze anche in campo medico, Granger..
Infatti non ne ho.
A parte le normali conoscenze di base.
Faccio spallucce.
Ma non distolgo mai lo sguardo.
-Dopo la chiacchierata con Bellatrix avrei voluto fare un po’ di esercizi anche io, invece ho dovuto sopportare i crampi per un bel po’ di giorni prima di poter riprendere a muovermi correttamente..
-La Cruciatus destabilizza fortemente i muscoli e tenerli allenati aiuta a superare meglio il post-maledizione..
-Non devi più sottostare alla Maledizione senza Perdono, eppure continui a tenere il tuo corpo in costante esercizio..- commento prima di sorseggiare nuovamente il mio tè.
-Sì..questione di abitudine..
-Se non avessi trovato questo rimedio probabilmente non ti avremmo visto ad un sacco di lezioni..invece non ne hai mai saltata una..che io ricordi.
C’è sempre stato.
Sempre.
Ha sempre fatto il suo lavoro.
Nonostante stesse male.
E sono sicura che parecchie volte è stato male.
Essere Mangiamorte non doveva essere facile.
Essere il braccio destro di Voldemort ancora di meno.
Ed essere una spia che fa il doppio gioco quasi impossibile.
Eppure lui ce l’ha fatta.
Nonostante tutto.
Ce l’ha fatta.
-No infatti..
-Grazie..- mormoro sorridendogli mestamente e spostando la mia mano sul suo braccio.
Un leggero tocco.
Leggero e veloce.
Ma importante.
Lui rimane immobile.
Sempre un po’ rigido.
Ma non dice nulla.
Poi un leggero cenno del capo.
Ha capito il perché del mio ringraziamento.
E non è di certo per il tè.
Ancora i miei occhi incatenati ai suoi.
Neri.
Ma non freddi.
Non c’è il ghiaccio che c’era un tempo.
No. Non c’è più.
Ora c’è solo un leggero velo.
Non c’è volontà di allontanarsi.
E di allontanare gli altri.
Non c’è più nulla.
Vuoto.
Una scintilla di tristezza sul mio viso.
Sorrido amaramente.
Severus, sei forse morto?





Eccomii quaa finalmente!! Cielo che settimana!! Ho avuto davvero pochissimo tempo per scrivere!! Avrei dovuto aggiornare ieri mattina ma sono stata impegnatissima e ho finito il capitolo solo ora che sono le 23:00 :/ il capitolo è un po' lunghetto ma spero che vi piaccia!:)
Severus in tuta da ginnastica..oh quanto è sexy! *-* e la nostra hermione già lo nota..non che lo trovi sexy o bello..lo trova semplicemente "diverso" ma diverso in positivo ahahahaha ...e finalmente Hermione inizia anche a dargli del tu e a severus naturalmente questa cosa non è che vada tanta giù...

L'ultima parte mi ha messo un sacco di tristezza e ho voluto sottolineare ancora una volta quanto Severus sia vuoto dentro di sè..è vivo ma la vita lo ha gravemente destabilizzato..povero :( <3

Fatemi sapere se vi piace :) Recensite ragazzuoleee :)

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Capitolo 7
*** Un dolore celato ***


Capitolo 7 - Un dolore celato



 
22 Ottobre 2001
 

 
Sono in Sala Professori.
E’ diversa da come la ricordavo.
Ci sono entrata qualche volta quando ero studentessa.
E non era com’è adesso.
I due gargoyle di pietra ci sono sempre.
Fanno la guardia all’esterno.
All’interno c’è una grande tavolata.
Proprio al centro della Sala.
Non più il vecchio tavolo addossato alla parete.
E nemmeno le sedie sparse in disordine per la stanza.
Sedie di legno.
Vecchie e impolverate.
Probabilmente anche scomode.
Ora le sedie sono disposte intorno al tavolo.
Di fronte ad una parete il famoso armadio del Molliccio.
Ricordo il mio incontro con esso.
Alla lezione di Remus non lo avevo affrontato.
Lo avevo visto direttamente all’esame.
La McGranitt che mi bocciava in tutte le materie.
Che stupida.
Davvero era questa la mia più grande paura?
Una bambina.
Proprio una bambina.
Ora non credo sia più lo stesso di un tempo.
Immagino sia cambiato.
Chissà in cosa si trasformerebbe ora il Molliccio.
Spero di non scoprirlo mai.
Dall’altra parte della stanza un piccolo salottino.
Un caminetto di pietra scura.
E tutta una serie di poltroncine e divani.
Color prugna e in camoscio.
Un salotto elegante.
Dona un po’ di vita.
Quella che mancava alla vecchia Sala Professori.
Sembrava costantemente disabitata.
Come se i docenti non ci mettessero mai piede.
E forse era davvero così.
Non che ora ci sia sempre la calca.
Ma di certo qualcuno ci passa il tempo.
Ora sono da sola.
Seduta su una delle poltroncine.
Il fuoco acceso.
Un libro in mano.
Capolavoro della letteratura Babbana.
Franz Kafka.
Il Processo.
Ne avevo sentito parlare.
Ma non lo avevo mai letto.
L’ho trovato poggiato sopra un tavolino.
Qui dentro.
Era ancora aperto.
Chi l’ha lasciato era di fretta.
C’era segnata la pagina 173.
Mi sono seduta e ho iniziato a leggerlo.
Sono a buon punto.
E’ probabile che entro stanotte lo avrò finito.
-Sempre leggendo tu eh!- esclama allegra una voce avvicinandosi a me.
Sollevo il capo dal mio libro.
Remus è di fronte a me.
Mi sorride tranquillo.
Indosso la sua giacca beige.
E la cravatta azzurra.
Quella che gli da un’aria malaticcia.
Sorrido.
-Ciao, Remus! Siediti!- suggerisco vedendolo ancora in piedi.
-Non vorrei disturbarti!
-Oh non preoccuparti, sto solo leggendo un libro per distrarmi..niente a che vedere con antichi trattati sulla Trasfigurazione umana!
-Va bene allora mi siedo! Sai, credo che questa stanza sia magica..- mormora pensieroso passandosi le dita tra i baffi.
-Ah, sì? Non ci sarebbe niente di strano, sai!?- dico ridendo.
-Hermione, non prendermi in giro, dico sul serio!- esclama ridendo anche lui.
-Ehi non ti sto prendendo in giro!
-Certo, certo! Comunque lo dico perché ogni volta che ho bisogno di stare solo per pensare e decido di venire qui, non c’è mai nessuno..come ieri per esempio..mentre quando certo compagnia per passarci il tempo, trovo sempre qualcuno!- risponde risoluto e sicuro di sé.
-Proprio come oggi! Hermione Granger è qui pronta a fare compagnia al caro Remus Lupin!
Sorrido.
E poi rido.
Remus è una persona fantastica.
Sto davvero bene con lui.
E’ simpatico.
Intelligente.
Dolce e gentile.
Ha un certo fascino.
Ma è anche molto serio.
Riservato e saggio.
Quando sto con lui mi sento protetta.
E’ come se sapessi che nulla potrebbe andare storto.
So che mi proteggerebbe se ce ne fosse bisogno.
Lo so.
Sorrido.
Se guardo Remus vedo Trevis.
Anche con lui è la stessa sensazione.
Mi manca.
Mi manca tremendamente.
Ho voglia di vederlo.
-Dai, su! Dimmi, come stai? Ti vedo bene in questi giorni..anche se forse un po’ assonnata..- mormora inclinando leggermente il capo per guardarmi meglio.
-Mmh sì, in effetti sono un po’ stanca. Sto facendo tardi la notte..o meglio, la mattina!
-Ah sì, e come mai? Molto lavoro?- domanda un po’ preoccupato.
-Effettivamente sto lavorando sodo..ho già iniziato a preparare i primi compiti scritti per gli studenti,  per ora ho solo verificato oralmente e non voglio dovermeli fare all’ultimo momento!
-Sei proprio una perfetta Professoressa, Hermione!- mormora Remus scuotendo la testa ma sempre sorridendo.
-Poi mi sto esercitando con gli incantesimi di trasfigurazione avanzata, sai non vorrei fare brutte figure!- esclamo contrariata. -E ogni tanto vado a correre la mattina presto..
Già.
Vado a correre.
Con Piton.
O meglio, con Severus.
E’ successo solo due volte a dir la verità.
Non so nemmeno io perché l’ho fatto..
Una mattina mi sono svegliata.
Non sapevo cosa fare.
E mi è venuto in mente lui.
Allora ho deciso di tentare.
Non sapevo se lo avrei trovato.
Non erano ancora le 04:00.
E magari quel giorno aveva deciso di non allenarsi.
Quindi mi sono preparata e sono scesa all’Ingresso.
Ho sperato che arrivasse.
Ho camminato impaziente per più di mezzora.
E alla fine è arrivato.
I suoi pantaloni grigi.
La maglietta nera.
E abbiamo corso insieme.
Anzi, ognuno per conto suo.
Faticavo a tenere il passo.
Stavo quasi sempre dietro di lui.
Non correvo mai davanti.
E poche volte riuscivo a stargli accanto.
Era infastidito dalla mia presenza.
L’ho notato subito appena è arrivato.
Mi ha regalato una delle sue occhiate.
Poi ha sollevato il sopracciglio in un brutto cipiglio.
E infine mi ha urlato contro.
A dir la verità non ha urlato.
Lui non urla mai.
Non ne ha bisogno.
Ha sibilato ogni parola con il suo tono mellifluo.
E’ questo che incute più errore.
Ti ghiaccia il sangue più di un urlo.
-Vai a correre la mattina presto!?- esclama Remus sgranando gli occhi. -Non dirmi che..- mormora, poi si blocca un attimo e infine riprende. -..per Merlino tu vai a correre con Severus!- esclama ridendo sonoramente.
Abbasso il capo.
Sono in imbarazzo.
E’ così strana come cosa?
Certo che è strana, Hermione!
Lui è Severus Piton.
Il Professore più bastardo di Hogwarts.
L’ex Mangiamorte.
Certo che è strano!
-Ehm sì..che c’è di male?- chiedo sulla difensiva. -E comunque, tu come fai a sapere che lui la mattina va a correre?- domando curiosa.
-Assolutamente nulla! E’ solo che non immaginavo ti interessasse così tanto passare il tuo tempo con Severus! Di questa sua abitudine lo sappiamo praticamente tutti..noi professori intendo..
-Ah ecco, solo io non lo sapevo..- mormoro pensierosa. -E comunque non è che trovi chissà quale interesse..solo che, non so..lo vedo un po’ strano..insomma, non il solito Piton..sembra addirittura un po’ meno bastardo!
Poi la porta si spalanca.
Io e Remus ci voltiamo.
E c’è Severus in piedi sulla porta.
Ci guarda.
Ci osserva.
Ci studia.
Uno strano sguardo negli occhi.
E poi il sopracciglio si inarca.
Come quando vede qualcosa che non va.
Qualcosa di sbagliato.
Qualcosa di strano.
-Ciao, Severus..- mormora Remus in direzione del mago vestito di nero.
Nemmeno risponde al saluto.
Si guarda intorno.
Poi il suo sguardo slitta verso di me.
Mi guarda.
Reggo lo sguardo.
Ma dopo un po’ gli occhi fanno male.
E’ come se bruciassero leggermente.
Ma cerco di mantenere il contatto.
Poi lo vedo che si avvicina a noi.
Il passo svelto.
Si blocca proprio di fronte a me.
E’ infastidito.
Irritato.
Lo vedo dal suo sguardo.
Dall’espressione del suo volto.
E poi mi strappa il libro dalle mani.
Quello che stavo leggendo.
Il Processo, Kafka.
-Impara a chiedere il permesso prima di prendere le cose che non ti appartengono, Granger!- ringhia Piton infastidito.
-Scusami, non sapevo fosse tuo. Sono venuta qui e l’ho trovato lì su quel tavolino..- mormoro indicandolo. Il mio tono è calmo, non voglio che si adiri ulteriormente. -E’ un libro che conosco e che tante volte mi ero ripromessa di leggere e così, visto che l’ho trovato qui, l’ho preso per leggerlo..
-Non mi interessa, la prossima volta preoccupati di chiedere se qualcosa la puoi prendere oppure no!
-Bene, allora ti chiedo se potresti lasciarmelo..mi mancano meno di cento pagine e mi piacerebbe terminarlo..
-Fuori discussione!- esclama voltandosi e avviandosi verso la porta.
-Severus..- mormora Remus accanto a me.
Lui si ferma e si volta.
Lo guarda iracondo.
-Che vuoi, Lupin!?
-Hermione non voleva mancarti di rispetto quindi potresti anche lasciarglielo il libro..lo ha quasi finito e sono sicura che lo tratterà con la stessa attenzione con cui lo tratteresti tu.- commenta cercando di far cambiare idea a Severus.
-Stanne fuori, Lupin!- esclama ritornando di fronte a noi, e anche Remus si alza in piedi, nonostante sia visibilmente calmo e tranquillo.
Invece Severus è adirato.
Molto adirato.
I suoi occhi sono freddi.
Totalmente inespressivi.
Ma si vede che è seccato.
-Dai non importa! Non c’è nessun problema!- esclamo alzandomi anch’io e mettendomi in mezzo tra i due uomini con le braccia aperte.
Non voglio che si schiantino a vicenda.
E tanto meno che si picchino.
Remus non ha nulla contro Severus.
Di questo ne sono sicura.
Ma non si può dire lo stesso del contrario.
Severus non sopporta Remus.
Nonostante lo reputi migliore degli altri Malandrini.
James Potter.
Sirius Black.
Peter Minus.
Ma è sempre e comunque un Malandrino.
E Severus ce l’avrà sempre con lui.
Sono immobili.
Uno di fronte all’altro.
Ognuno regge lo sguardo dell’altro.
Poi Severus lancia un’ultima occhiata a Remus.
E infine a me.
E si allontana.
Passa accanto alla grande tavolata.
E ci fa cadere sopra il libro con un grande tonfo.
-Lo rivoglio indietro non appena lo hai finito! Presto!- esclama prima di uscire dalla stanza.
Io guardo Remus.
Sorrido.
Poi mi risiedo.
E così fa anche lui.
-Vedi? Si comporta in modo strano!- esclamo allargando le braccia e portando gli occhi al cielo.
-Oh sì ho capito cosa mi stai dicendo e non posso non darti ragione! E’ da quando ha ripreso ad insegnare che è così..
‘Da quando ha ripreso ad insegnare..’
La cosa mi preoccupa.
Sì, mi preoccupa.
Inizialmente pensavo fosse una mia impressione.
Ma ora è da un po’ che lo osservo.
E’ strano.
E ora Remus mi sta dando la conferma.
Cos’hai, Severus?
Mi sto preoccupando per te.
Cosa che non ho mai fatto in questi anni.
Mai.
Né dopo i miei M.A.G.O.
Né quando eri mio insegnante.
Ancora di meno quando eri mio insegnante.
E sino a poco tempo fa ti odiavo ancora.
Invece ora mi preoccupo per te.
Cosa è cambiato?
-E sai cos’ha? E’ forse malato?
Remus chiude un attimo gli occhi.
La mano sotto il mento.
Sta pensando.
Sta cercando le parole giuste.
Mi sta mettendo agitazione.
Perché non risponde subito?
E’ davvero malato?
Il veleno di Nagini sta facendo effetto?
Pensavo che l’antidoto avesse fatto effetto.
In fondo Severus è vivo.
-No no, malato no..piuttosto credo sia stanco..- risponde poi riaprendo gli occhi e rompendo il silenzio.
-Stanco d’insegnare?
-Stanco di vivere..- sussurra sospirando pesantemente.
Rimango un attimo interdetta.
E mi prendo qualche secondo per pensare.
‘Stanco di vivere..’
Cerco di soppesare le parole.
E’ davvero così orribile la tua vita, Severus?
Talmente orribile da desiderare che cessi?
-E’ molto triste come cosa..lui è un eroe di Guerra, dovrebbe esserne contento..
-Non gli è mai interessata la popolarità e, anche quando è entrato tra le fila dei Mangiamorte, non l’ha fatto per quello, a differenza di molti altri..
-E perché allora?
-Conoscenza, Hermione..- dice guardando un punto al di là delle mie spalle. -Ricordo che quando eravamo studenti lui passava molto del suo tempo leggendo e studiando..
-Un po’ come me..- commento interrompendolo.
-Sì, esatto.. e lo faceva perché voleva imparare, voleva arricchire la sua mente. Essere un Mangiamorte gli dava la possibilità di imparare e di mettere in pratica il suo sapere e la sua abilità con le pozioni.
-Ha venduto la sua anima in cambio del sapere..- mormoro inorridita.
Mi ricorda una cosa.
Un’opera.
Sì.
Un poema drammatico.
Lo lessi durante il mio terzo anno.
Il Faust, di  Johann Wolfgang von Goethe.
Il protagonista mi ricorda molto Severus.
Era uno scienziato che vendette l’anima al Diavolo.
In cambio la conoscenza assoluta.
Sì, sono molto simili.
Severus ha venduto se stesso a Voldemort.
E forse Voldemort è addirittura peggio del Diavolo.
Chissà se ha letto questo libro.
Forse lo ho con me.
Potrei prestarglielo.
Dovrei averlo messo nel baule con gli altri libri.
-Più o meno sì, è così..
-Va bene però ormai non è più un Mangiamorte..è un uomo libero! Dovrebbe riprendersi la sua vita, che senso ha lasciarsi andare così?
-Probabilmente avrebbe preferito morire sotto il morso di Nagini..non ha più nessuno, Hermione, tutte le persone di cui gli importasse qualcosa sono morte..
-La madre, Lily e Silente..- commento tra me e me passandomi un dito tra le labbra.
-Esatto..
-Ma ci siamo noi! Non può lasciarsi andare così!
-E noi chi siamo, Hermione?- domanda Remus amaramente. -Non siamo nient’altro che dei semplici colleghi. Non siamo suoi amici..Silente era suo amico, e anche Lily..e si da ancora la colpa per la loro morte..
Remus ha ragione.
Ha perfettamente ragione.
Severus è solo.
Totalmente solo.
Non ha più nessuno.
Nemmeno il suo migliore amico.
Silente.
Anzi, è stato costretto ad ucciderlo.
E dopo la sua morte è dovuto scappare.
Prima suscitava antipatia.
Dopo la morte di Silente non c’era solo questo.
C’erano anche odio.
E disprezzo.
E invece lui ci stava solo salvando la vita.
A tutti noi.
-Non dev’essere facile vivere con le persone che ti apostrofano come un assassino..
-Per niente. Severus ha sofferto molto, Hermione, e soffre ancora..e forse la tua vicinanza potrebbe aiutarlo a stare un po’ meglio..
-Cosa intendi?- domando subito non capendo.
-Sei giovane e brillante..il tuo carisma potrebbe anche riuscire a tirarlo un po’ su..- dice sorridendo leggermente.
-Non lo so..non è esattamente una persona che si fa avvicinare facilmente..- rispondo pensierosa.
-E’ vero ma magari col tempo potresti anche riuscirci! Ora però vado, ho un po’ di cose da sistemare..arretrati dell’ultima Luna Piena!- esclama scocciato alzandosi dalla poltrona.
-Ci vediamo a cena?
-Sì, certo! Buona lettura!
-Grazie, a dopo!- saluto alzandomi anch’io e recuperando il vecchio libro dal tavolo.
Passo tutto quel tempo leggendo.
L’intenzione è di restituire il libro dopo cena.
Non voglio che si infuri ulteriormente.
E così leggo.
E termino la lettura giusto in tempo per la cena.
Un libro molto piacevole.
Parecchio interessante.
E con un ottimo stile.
Io amo i classici della letteratura babbana!
Mi reco a cena.
Consumo il pasto chiacchierando con Remus e Neville.
Severus non è in Sala.
Non è venuto a cena.
Ed è strano.
Molto strano.
Domando un po’ agli altri colleghi.
Ma nessuno sembra averlo visto.
Così termino la cena.
E decido di andare da lui.
Scendo le scale dei sotterranei.
I corridoi sono deserti.
Sono ancora tutti a cena.
Arrivo davanti alla porta del suo ufficio.
Busso.
Ma nessuno risponde.
Busso nuovamente.
Poi sento un lieve rumore provenire dall’interno.
O almeno così  mi sembra.
E quindi decido di entrare.
Ma la stanza è al buio.
Solo una piccola candela accesa.
Ma non illumina pressoché nulla.
Il cuore accelera i battiti.
Ho una sensazione strana.
Una brutta sensazione a dir la verità.
E la ho da quando ho visto che non era a cena.
Accendo qualche altra candela.
Così ho una vista migliore della stanza.
E’ vuota.
Lui non c’è.
Ingoio la saliva.
E il mio sguardo si posa sulla libreria.
E’ spostata.
Il passaggio al suo alloggio è aperto.
Non di molto.
Ma abbastanza da far passare una persona.
Il libro che funge da chiave è spostato in avanti.
Lo osservo.
Leggo il titolo sulla copertina.
E sorrido.
Lo conosco.
E ha fatto un’ottima scelta.
‘Le Petit Prince’
Racconto di Antoine de Saint-Exupéry.
Severus, il piccolo principe.
Poi diventato principe mezzosangue.
Sorrido.
Sorriso che muore quando sento dei rumori.
Provengono dalla stanza.
E’ una voce.
Ma non capisco cosa dice.
Il cuore batte forte.
Il respiro si fa pesante.
Impugno la bacchetta.
E la stringo forte.
Mormoro un ‘Lumos’.
E mi faccio strada per il corridoio.
C’è una porta poco distante.
E’ chiusa.
Accosto l’orecchio e sento ancora quei rumori.
Dei borbottii.
Ingoio la saliva e apro piano la porta.
La luce della mia bacchetta illumina un salotto.
Un divano e due poltroncine.
Un piccolo tavolino e una libreria sulla destra.
Accanto un piccolo cucinino.
Non c’è nessuno.
Sento nuovamente quei rumori.
Provengono da una stanza.
Mi avvicino e la apro piano.
Abbasso la bacchetta quando vedo il suo corpo sul letto.
Illuminato dalla luce della luna.
Filtra flebile dalla finestra.
E regala alla sua pelle pallida una sottile sfumatura bluastra.
Sorrido.
E’ solo lui che borbotta nel sonno.
Magari sta facendo un incubo.
O semplicemente un sogno in cui parla con qualcuno.
E’ sdraiato a pancia in giù.
Il busto nudo.
La luce della luna sottolinea i disegni che i muscoli fanno sulla sua schiena.
Le braccia piagate sotto e sopra due cuscini.
Il viso poggiato su un lato.
Le palpebre abbassate.
La pelle liscia e distesa.
Rilassata.
I capelli neri ricadono disordinati sul viso.
Neri come il lenzuolo che copre le sue gambe.
Indossa un pantalone scuro.
E ringrazio mentalmente che non sia nudo.
Rimango qualche secondo a osservarlo.
Qualche secondo di troppo forse.
Poi però decido di andare via.
Qui è tutto apposto.
Lui sta bene.
E la mia preoccupazione era infondata.
Fortunatamente.
Apro piano la porta.
Ma questa cigola rumorosamente.
Severus si sveglia di soprassalto.
E mi punta immediatamente la bacchetta contro.
Sollevo le mani in aria.
Poi mi rendo conto del suo petto nudo di fronte a me.
Non riesco a non guardarlo.
E’ pallido.
Abbastanza definito.
E glabro.
Coperto di cicatrici.
-Granger!!- tuona Severus subito distogliendo la mia attenzione dal suo corpo.
Chiudo subito gli occhi.
E mi volto.
Le mani sempre alte in bella vista.
-Scusami!! Io non volevo! Ti ho riportato il libro, ho sentito dei rumori e mi sono preoccupata!- mormoro con voce piagnucolosa cercando di scusarmi.
Poi presa dal panico spalanco la porta.
Ed esco fuori correndo.
Ripercorro il corridoio buio.
Raggiungo il suo ufficio in fretta.
E mi fermo in un punto lontano.
Il più lontano possibile dalla porta del suo alloggio.
Ho il fiatone.
Il cuore pompa il sangue.
Respiro.
Respiro e cerco di calmarmi.
Potrebbe schiantarmi da un momento all’altro.
Lo so.
Ho fatto l’unica cosa che non dovevo fare.
Invadere i suoi spazi.
Stupida.
Stupida, stupida, stupida.
Poi sento la libreria chiudersi.
So che è nella mia stessa stanza ora.
Lo sento respirare.
Piano ma lo sento.
Infine si decide a parlare.
E lo fa con un tono durissimo.
Ma la mia mente è altrove.
Ancora in quella stanza.
Puntata su quel corpo.
Su quelle cicatrici.
-Mi spieghi cosa diavolo ti è saltato in mente!? Entrare nel mio ufficio..entrare in camera mia!!- esclama fortemente adirato.
Sono lontana da lui.
Molto lontana.
Gli do le spalle.
Non lo vedo in faccia.
Ma so che il suo viso è contorto in una smorfia.
Una smorfia sgradevole.
Di puro fastidio.
Una smorfia che dovrebbe preoccuparmi.
Eccome se dovrebbe farlo.
E invece non lo fa.
Io continuo a stare voltata.
E in silenzio.
Le braccia incrociate al petto.
Il capo chino.
Mi sto trattenendo.
Potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro.
E non perché lui è fuori di sé.
No.
Non per questo.
Ormai non mi fa più paura.
-Non mi piace parlare con i muri, Granger! Voltati! Voltati e rispondimi!- sibila infuriato.
Respiro.
Cerco di allentare la tensione.
E mi volto.
Mi volto piano.
Lentamente.
Fin quando non lo ho di fronte.
Ma mantengo il capo abbassato.
Non voglio vedere il suo viso.
Non voglio incrociare il suo sguardo.
-Per Salazar, prima entri nel mio ufficio, poi in camera mia..mi svegli, e ora non parli neanche! Mi stai fortemente irritando Granger, te lo dico molto sinceramente!- dice, poi prende fiato e riprende. -Ti conviene dirmi subito che cos’hai per la testa altrimenti potrei non rispondere davvero delle mie azioni questa volta!- sibila scandendo le parole.
Respiro.
Respiro sonoramente.
E mi avvicino a lui.
Il passo svelto.
Il capo sempre chino.
Non riesco a parlare.
Non dopo ciò che ho visto.
E mi fa male.
Mi fa tremendamente male.
La consapevolezza di ciò che è successo mi cade addosso.
Mi cade addosso rovinosamente.
Come una frana.
E ora mi ritrovo coperta di pietre.
E fa male.
So cosa è successo.
Lo so bene.
O meglio, immaginavo di saperlo.
Immaginavo di sapere cos’ha passato.
Cosa ha vissuto.
E invece no.
Non so proprio nulla.
Ingoio la saliva.
E sospiro piano.
Alzo leggermente il capo.
Ma lui non può vedere i miei occhi.
E’ proprio di fronte a me.
In piedi.
Ci divide un sottilissimo filo.
Una sottilissima distanza.
Indossa una vestaglia.
Nera.
Una vestaglia di seta nera.
Con dei ricami lucidi.
Color argento.
Una vestaglia molto elegante.
La osservo un’ultima volta.
E poi porto la mano alla cintura che la tiene chiusa.
Una cintura altrettanto nera.
Uguale alla vestaglia stessa.
Tiene i due lembi fermi e chiusi con un nodo.
Una sorta di fiocco.
Un fiocco fatto in tutta velocità.
Prima che uscisse dalla camera.
So che porta i pantaloni.
Dunque non mi dovrei preoccupare.
Ma un po’ mi agito
Ingoio di nuovo la saliva.
E respiro piano.
Afferro una parte del nodo.
Inizio a scioglierlo.
Ma la sua mano è subito sulla mia.
Non dice nulla.
E io nemmeno.
Sento solo il suo respiro affannato.
E la rigidità dei suoi muscoli.
Scosto piano la sua mano dalla mia.
Lui non me lo impedisce.
E mi riconcentro su ciò che stavo facendo.
Slaccio con delicatezza il nodo.
Lentamente.
E lo vedo irrigidirsi ulteriormente.
Le braccia lungo i fianchi.
Immobili.
Il respiro trattenuto.
-Che cosa stai facendo?- chiede con voce più bassa del solito.
Non è il suo solito tono ferreo.
Gelato.
E’ un tono incerto.
Insicuro.
Una domanda uscita fuori a forza dalle sue labbra.
Ma io non rispondo.
Non ce la faccio.
Sollevo ancora il capo.
Ogni volta di più.
E separo i due lembi di tessuto.
Il suo petto scoperto di fronte al mio viso.
La pelle pallida.
Veramente molto pallida.
Una infinità di segni scuri su di essa.
Cicatrici.
Tante.
Tante cicatrici.
Alcune veramente profonde.
Altre meno.
Alcune ormai rimarginate e dal colore scuro.
Opaco.
Altre ancora semi-aperte e arrossate.
Nonostante siano passati anni porta ancora i segni.
Porta i turbamenti della guerra.
Di due guerre.
Porta i segni del dolore.
E della morte.
Sollevo piano la mano.
E la avvicino al suo petto.
Trema impercettibilmente.
Ma io lo sento.
Ripercorro ogni singola linea.
Piano.
Molto piano.
I polpastrelli accarezzano quelle cicatrici.
Lentamente.
Delicatamente.
Fa male.
Fa tremendamente male.
Una lacrima mi solca la guancia.
La cancello velocemente con la mano.
-Che cosa ti hanno fatto..- mormoro a me stessa a voce bassa mentre continuo a ripercorrere quei dolorosi segni.
-Sono solo cicatrici..- lo sento rispondere.
La voce bassa.
Calma.
Non fredda.
E’ calda.
Diversamente dal suo corpo.
Pallido sotto il mio sguardo.
Tiepido sotto il mio tocco.
-Che cosa ti hanno fatto..- ripeto nuovamente ingoiando la saliva.
-Guardami..- sussurra piano, ma io non mi muovo e continuo a mantenere la mia concentrazione sul suo corpo.
Vedo la sua mano alzarsi piano.
Afferra il mio mento.
Lo fa gentilmente.
E mi solleva il viso.
Costringendolo a guardarlo.
I miei occhi sono lucidi.
Alcune lacrime mi imperlano le ciglia.
I suoi sono neri.
Velati.
Il suo viso è tranquillo.
Nessuna smorfia.
Incatena i suoi occhi ai miei.
Ma non sta usando Legilimanzia.
No.
Sta solo osservando i miei occhi.
E più profondamente.
Mi sta leggendo l’anima.
Ma senza invaderla.
-Sono solo cicatrici..- ripete nuovamente con tono calmo.
Continuo a guardarlo.
Fotografo il suo viso nella mia mente.
Non l’ho mai visto così calmo.
Così rilassato.
No.
Credo proprio di non averlo mai visto così.
Poi sbatto le palpebre.
Lentamente.
Le ciglia si uniscono.
E si discostano subito dopo.
Non voglio che le lacrime scivolino via.
No.
Non voglio.
Respiro piano.
Il mio imbarazzo è passato.
La sua ira pure.
E io mi sono anche dimenticata perché sono qui.
Ah, giusto.
Il libro.
Una cosa così insignificante di fronte a questo.
Di fronte alla tua sofferenza.
Che cosa ti hanno fatto?







Eccomi quaa :) Come state? Ho aggiornato prima del previsto! Avevo in testa questo capitolo da un sacco di tempo e quando sono andata a scriverlo è uscito fuori dalle mie dita in un attimo :) Spero che vi piaccia perchè è un capitolo molto importante e spero anche non vediate Severus e Hermione OOC..non sappiamo i pensieri di Severus mentre Hermione "esplorava" la sua pelle quindi è possibile ke la cosa non gli abbia nemmeno fatto piacere!xD
Troviamo nella prima parte un Remus che cerca di mettersi nei panni del nostro Severus, un Remus che cerca in un certo senso di aiutare Severus.. ed Hermione ormai ha deciso di lottare per questa nuova causa..un po' come successe per il C.R.E.P.A. ma questa volta si tratta di pipistrelli e non di elfi XD
Non pensate che sia tremendamente sexy Severus? Oh mamma *-*

Disseminati per questo capitolo, che tra l'altro è il più lungo che ho scritto in assoluto-anche contando i capitoli di Marks of Weakness, vi sono i titoli di ben TRE LIBRI che io adoro e che vi consiglio assolutamente:
Il processo - Kafka
Il Faust - Gohete
Il piccolo principe - De 
Saint-Exupéry

Naturalmente non sono scelti a caso.. Il Processo l'ho inserito perchè Severus dopo la caduta di Voldemort è stato processato e assolto. Il Faust perchè Severus assomiglia a Faust, vende la sua anima a Voldemort come lo scienziato ha fatto a Mefistofele..e infine il Piccolo Principe perchè quest'ultimo, compiendo un viaggio nel quale entra in contatto con tutta una serie di personaggi che rappresentano la varietà e la complicatezza del mondo, i
nsegna ad essere coraggiosi tra i vili, buoni tra i malvagi, liberi tra i prepotenti, sinceri tra i bugiardi, saggi in ogni circostanza dell'esistenza.


Bè, lasciatemi tante recensioni e fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto :) spero vi piaccia tanto quanto piace a me:)
bacioni la vostra Dis294


 

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Capitolo 8
*** Il dolore è inciso nell'anima ***


Capitolo 8 - Il dolore è inciso nell'anima



 
31 Ottobre 2001

 


Osservo nauseato lo spettacolo che mi circonda.
Lo spettacolo che io stesso ho messo in scena.
La mia scrivania rovesciata.
I fogli dei compiti a terra.
Alcuni accartocciati.
Altri spezzati.
Altri ancora macchiati.
Il calamaio rovesciato.
E il suo inchiostro riverso ovunque.
Scuro.
Nero.
Denso.
Come il sangue che ho versato tante volte.
Come il sangue che ha sporcato le mie mani.
Come il sangue che ha coperto la mia pallida pelle.
Come il sangue che continua a pulsare davanti ai miei occhi.
I libri della libreria sparsi per la stanza.
L’unica mia compagnia di questi anni.
Ecco, ecco come stanno.
Rovinati a terra.
L’armadio spalancato.
Lo specchio al suo interno in frantumi.
E il mio sangue a coprire i pochi pezzi rimasti intatti.
Un’anta addirittura fuori dai cardini.
Ogni cosa intorno a me muore.
Ogni cosa che si avvicina a me.
Ogni persona.
Sono capace anche di questo.
Di far morire un uomo.
Creo.
E poi distruggo.
Come le mille ampolle in pezzi sul pavimento.
Come le pozioni al loro interno.
Solo queste ancora non si deteriorano sotto le mie mani.
Non marciscono al mio tocco.
Tutto il resto si sciupa.
Si spegne.
Cessa di vivere.
Scompare.
E invece io sono qua.
Indegno di vivere questa vita.
Quando persone innocenti sono morte.
Sono morte per la follia di un pazzo.
Per la stupidità di un ragazzino.
Per il finto dovere di un uomo.
Questo sono io.
Un assassino.
Un mostro.
Non ho nemmeno il diritto di chiamarmi ‘uomo’.
Ho torturato.
Ho ucciso.
Non sempre bastava quella maledetta luce verde.
Quasi mai bastava.
Volevano sempre di più.
Volevano lo spettacolo.
Volevano vedere combattere il gladiatore.
Volevano vedere soffrire gli animali nella gabbia.
Era divertente, eh?
Vi è piaciuto vedere torturare e torturarmi.
Ho distrutto delle vite come ho distrutto la mia.
Perché di Severus Piton è rimasto poco e niente.
C’è un uomo che si alza la mattina.
Se dorme.
Perché spesso è pressoché impossibile.
Poi un uomo che agisce come una perfetta macchina.
Sa cosa deve fare e lo fa.
Non si preoccupa più di ciò che prova.
Di ciò che sente.
Le emozioni sono affondate molto tempo prima.
Sono affondate insieme alla sua anima.
Sono morte insieme alla sua anima.
Insieme alle sue vittime.
Ma il corpo è ancora qua.
Indegno pure di vivere come una macchina.
Ecco cosa sono.
Ed ecco perché tutta questa furia.
Questa rabbia.
Questa disperazione.
Questo nervosismo.
Mi siedo sulla poltrona e riprendo fiato.
Inspiro.
Ed espiro.
Vorrei solo calmarmi.
Devo calmarmi.
Ma sembra impossibile.
Agito veloce la bacchetta.
E tutto torna in ordine.
Come se niente fosse successo.
Come se io non avessi perso il controllo.
Come se la maschera di ghiaccio non fosse caduta.
Ma è caduta eccome.
E io mi sento oppresso.
Rinchiuso.
Come dietro delle sbarre.
Delle sbarre che vorrei lacerare.
Come vorrei lacerare la mia carne.
Ancora e ancora.
Ed è quello che faccio in giorni come questi.
Quando nemmeno l’alcool aiuta.
Ma quello non aiuta mai.
Non mi calma.
Non mi rilassa.
Mi agita ulteriormente e basta.
L’unica cosa che mi calma è il dolore.
Ed è a questo che serve il giocattolo che tengo nel cassetto.
Il mio personale giocattolo.
Il mio pugnale con la punta d’argento.
Piccolo ma tagliente.
Taglia la carne come l’Anatema che Uccide taglia l’anima.
A chi lo subisce.
Tanto quanto a chi lo scaglia.
Ed è proprio ciò che è successo.
Quell’Avada Kedavra ha ucciso anche me.
Il primo dei tanti.
Solo due parole.
Due parole che ti portavo via tutto.
Il passato come il presente.
E ancor di più il futuro.
Stringo i pugni.
Li stringo tanto da far sbiancare le nocche.
Serro i denti.
Tanto da sentirli scricchiolare.
Respiro.
Cerco di nuovo di calmarmi.
Ma è tutto inutile.
E la mia furia è di nuovo attiva.
Ha preso nuovamente il sopravvento.
E riprendo ad agitarmi.
Riprendo a fare avanti e indietro per la stanza.
Incapace di rimanere fermo.
Incapace di accettare ciò che sono.
E mai lo accetterò.
Perché sarei dovuto morire molto tempo fa.
Come è morta mia madre.
Come è morta Lily.
Come è morto Albus.
Anche io sarei dovuto morire.
Sarei dovuto crepare.
Avrei voluto che qualcuno mi torturasse.
Avrei voluto che fosse il familiare di qualche mia vittima.
Di qualche innocente uomo che ho ucciso.
Avrei voluto che mi vedesse contorcermi a terra.
Come un inutile ragno.
Avrei voluto che sentisse le mie grida.
Avrei voluto che guardasse le mie iridi spegnersi.
Lentamente.
Il più lentamente possibile.
Sarei dovuto morire lentamente.
E soffrendo.
Invece il mio corpo è ancora capace di muoversi.
Ed è ciò che fa.
Ancora e ancora.
E io non ce la faccio più.
Riprendo a frustrare la mia ira contro ciò che mi circonda.
E nuovamente mando tutto all’aria.
Tutto ciò che solo un attimo prima avevo fatto tornare a posto.
Travolgo tutto.
I mobili e i loro oggetti.
Mi scaglio contro di loro.
Non uso la magia.
Mi abbatto rovinosamente su di essi.
Come un uragano.
Come un’onda anomala.
Distruggo tutto.
E provo una inebriante sensazione di benessere.
Benessere che si trasforma in odio.
E in disprezzo.
Ancora una volta ho rovinato tutto.
E questo mi fa impazzire ancora di più.
Mi fa perdere il controllo.
La ragione.
Ancora una volta.
Divento un pazzo.
Andrei rinchiuso al San Mungo.
E non riesco a non smettere di ridere.
Di ridere istericamente.
Mi faccio paura da solo.
Mi faccio ribrezzo.
Ecco cosa è rimasto di me.
Nulla.
Sono totalmente irrazionale.
Tanto irrazionale da scagliarmi contro il mio corpo stesso.
Il pugnale d’argento sulla mia pelle.
Sul mio avambraccio sinistro.
Libero dalla stoffa della camicia bianca.
Libero dalla stoffa della casacca nera.
Osservo la punta che incide la mia pelle.
Osservo le linee del disegno che intaglio.
Osservo il sangue che scorre da quelle ferite.
Mentre cerco di rimuovere il tatuaggio.
Quel tatuaggio.
Quel maledetto tatuaggio che ha bruciato per anni.
Il simbolo della mia schiavitù.
Quel maledetto tatuaggio che ancora sento bruciare.
Nonostante non dovrebbe.
Quel maledetto tatuaggio che sarebbe dovuto scomparire.
E che invece vedo ancora.
Nero.
Nerissimo.
Continuo a guidare la mia mano in quell’operazione.
Ormai non fa nemmeno più male.
Voglio solo che se ne vada.
A costo di rimuovere tutta la pelle.
A costo di rimuovere l’avambraccio stesso.
I miei occhi puntati su quella lama.
Occhi spenti.
Vuoti.
Non hanno più il colore di un tempo.
Non è un nero brillante.
E’ un nero opaco.
Spento.
Un nero profondo.
E senza fine.
Come senza fine sembra la mia stessa vita.
Costretto a stare qui.
Su questa terra.
Quando un escremento dovrebbe solo stare nella fogna.
O al massimo all’Inferno.
E invece io sono qui.
Ancora impossibilitato a ricevere quell’abbraccio.
L’abbraccio della mia Lily.
Della mia bellissima Lily.
Dai capelli rossi come il sangue che scorre dal mio corpo.
E rivedo nella mia mente il suo viso.
Il suo viso spento.
Morto.
E grido.
Grido con tutta la disperazione che ho dentro.
Grido per questo ricordo.
E grido cercando di divincolarmi.
Di divincolarmi da quella stretta che mi immobilizza il corpo.
Da quelle braccia che mi avvolgono.
Da quelle mani che cercano di strapparmi via il pugnale.
Da quelle dita che accarezzano i miei capelli cercando di calmarmi.
Cercando di tranquillizzarmi.
Di rasserenarmi.
E so chi è.
Chi vuoi che sia se non lei?
E’ sempre lei.
Quella donna che non mi lascia un attimo in pace.
Quella donna che si è messa in testa di aiutarmi.
E’ sempre lei.
La Granger.
Ma non ha capito che io non ho bisogno di nulla.
Se non di mettere fine a questa insulsa vita.
Ma lei continua imperterrita.
E la vedo.
La vedo come si agita di fronte a me.
Su di me.
La vedo con i miei occhi velati.
Non dalle lacrime.
Ma dalla collera.
Quella stessa collera che mi impedisce di fermarmi.
-Vattene! Dannazione, vattene!- grido furioso desiderando solo che se ne vada.
Ma non sembra intenzionata a farlo.
Il suo sguardo è determinato.
E il suo corpo pure.
Non molla la presa sul pugnale.
Non molla la presa sul mio braccio.
Ma io voglio solo che se ne vada.
Voglio che non veda questo spettacolo pietoso.
-Severus, calmati! Per favore, calmati! Metti via questo coltello!- esclama lei disperata, gli occhi lucidi.
-Vattene! Vattene!- ripeto ancora. -Te ne devi andare!- grido ancora agitandomi ancor più esasperatamente.
-Non me ne vado! Severus calmati, per favore! Calmati! Ti stai lacerando la pelle! Il Marchio Nero non c’è più! Non c’è più!- urla sconvolta.
‘Il Marchio Nero non c’è più.’
Sì che c’è.
Certo che c’è.
Io lo vedo.
Lo sento.
E non mi calmo.
No.
Non mi calmo.
E la sua presenza mi sta agitando ancora di più.
Muovo furiosamente il pugnale.
Ormai lo impugno come se fosse un coltello.
E io un macellaio.
Continuo ad agitarlo.
Avanti e indietro.
Lo scuoto come scuoto il suo corpo.
Finché non lascia andare la presa.
E cade rovinosamente a terra.
E’ distesa.
I boccoli le ricadono scomposti sul viso.
Gli occhi chiusi.
Le labbra semi-aperte.
Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi.
Lentamente.
Vedo un taglio profondo sulla gola.
La consapevolezza prende il sopravvento su di me.
La ragione torna ad impossessarsi di me.
Cosa ho fatto?
Il mio corpo quasi non collassa.
La guardo e il cuore mi fa male.
Dannatamente male.
Minaccia di spaccarmi le coste.
Cosa ho fatto?
Che io sia maledetto!
Che cosa ho fatto?
Mi butto immediatamente ai suoi piedi.
In ginocchio.
Incurante del mio avambraccio che sanguina.
Incurante del sangue che scorre.
Incurante del lancinante dolore che pulsa sulle mie tempie.
Incurante di tutto.
-Granger!- esclamo portando la mia mano sotto il suo capo. -Perché non fai mai quello che ti dico? Perché?- esclamo frustrato. -Dannazione Granger, apri gli occhi!
La sento mugugnare.
Si agita leggermente.
Sospiro.
Avrei potuto combinare un casino.
Un vero casino.
Poi apre lentamente gli occhi.
Osservo il suo viso.
Osservo i suoi occhi farsi pieni di lacrime.
La aiuto a mettersi seduta.
E quasi non cado all’indietro quando sento le sue mani stringermi.
Il mio corpo premuto contro il mio.
Le sue braccia strette dietro il mio collo.
Il suo viso appoggiato al mio petto.
Sento le sue lacrime bagnarmi la camicia.
Sento i suoi singhiozzi.
Sento la paura nella sua voce.
Sento l’orrore.
Sento la disperazione.
-Cosa stavi facendo, Severus!? Cosa!?- grida tra le lacrime e i singhiozzi stringendomi sempre più forte. -Volevi ucciderti!? Cosa volevi fare? Cosa, Severus?- grida piangendo sempre di più.
Cerco di divincolarmi.
Mi deve mollare.
Mi deve lasciare.
Ma la sua presa sembra aumentare ogni volta di più.
E così il suo lamento.
Lasciami Granger, lasciami.
Lasciami!
Perché continui a starmi tra i piedi?
Perché?
Mi devi lasciare in pace.
Se non ti fossi messa in mezzo non sarebbe accaduto nulla.
Questo è quello che succede a tutto ciò che mi sta intorno.
Si ricopre di sangue.
-Granger, mollami..- mormoro con tono calmo muovendomi in modo non brusco. -Hai..hai un taglio profondo..c’è bisogno di medicarti..
Rimaniamo così ancora qualche secondo.
Poi la sento allentare la presa.
Sembra che il tono gentile abbia funzionato.
Se mi fossi messo a gridare si sarebbe attaccata ancora di più.
Riesco ad allontanarmi.
Finalmente.
E ha anche smesso di piangere.
Si asciuga le lacrime con il dorso della mano.
E mantiene gli occhi bassi.
Io non ho risposto a nessuna delle sue domande.
E non ho intenzione di farlo.
Non sono affari suoi.
Io faccio quello che voglio.
Che ci sia o meno lei in mezzo.
Mi rimetto in piedi.
Recupero la mia bacchetta e la agito.
In un attimo la stanza è come nuova.
Come se nulla fosse successo.
Come se nulla si fosse rotto.
Come se il mio cuore e la mia anima siano intatti.
La prendo per le braccia e la faccio sedere.
Potrebbe svenire se facesse qualche movimento brusco.
Poi mi allontano un attimo.
Prendo delle bende.
Dell’Essenza di Dittamo.
E un unguento.
Poi mi riposiziono di fronte a lei.
Pulisco la ferita dal sangue raggrumato.
La disinfetto.
E ci getto due gocce di Essenza.
In un attimo la ferita è sparita.
Sulla pelle solo una sottile cicatrice.
Quasi invisibile.
-Come ti senti?- domando non facendo trasparire nessuna emozione.
-Mi fa male la schiena..- risponde alzando gli occhi su di me.
Mi sta guardando.
Mi sta scrutando.
Avverto la sua mente formulare pensieri.
Cercare spiegazioni.
-Voltati.- ordino semplicemente e così lei fa.
Indossa un pesante maglione beige.
Uno di quelli che possono indossare anche gli uomini.
Gli uomini anziani.
Ma questo è da donna.
Sollevo piano la stoffa.
Esamino la sua schiena bianca.
Giovane.
E probabilmente anche liscia.
Ma queste sono solo semplici constatazioni.
Prive di un qualsiasi interesse.
C’è un grande ematoma.
Si estende lungo più della metà della superficie.
Le tonalità sono varie.
Dal blu al verde.
Dal giallo al viola.
Un perfetto caleidoscopio di colori.
Tocco appena la sua pelle con le dita.
E la sento sussultare appena quando le slaccio il reggiseno.
Un reggiseno nero.
Probabilmente di pizzo.
Posso immaginare l’imbarazzo sul suo viso in questo momento.
E’ estremamente pudica.
Oltre ad essere anche estremamente fastidiosa.
E irritante.
-C’è un ematoma molto esteso.- commento quasi per giustificare il fatto che ho dovuto sganciarli la biancheria intima.
Ci manca solo che venga preso per un maniaco.
Giusto per incrementare il numero degli insulti che mi vengono rivolti.
Applico una grande quantità di unguento.
E la massaggio sull’ematoma.
Un’operazione molto veloce.
Poi riaggancio il suo intimo.
E abbasso il maglione coprendo la schiena.
-Grazie..- mormora sistemandosi meglio sulla poltrona e ripiegando indietro la testa.
-Ora vattene.- ordino allontanandomi.
Devo sistemare me stesso ora.
Il sangue raggrumato ha creato un pessimo disegno.
E l’odore metallico del sangue mi da la nausea.
Mi siedo dietro la mia scrivania.
Tutto l’occorrente poggiato su di essa.
E’ strano che non abbia ancora fatto domande.
Lei che se ne stava sempre con quella dannata mano alzata.
Lei che aveva sempre qualcosa da chiedere.
Qualche domanda scomoda da fare.
Qualcosa da dire.
Qualcosa da correggere.
Ora sta zitta.
E le sono grato per questo.
In ogni caso non riceverebbe alcuna risposta.
Non sono affari suoi.
Ciò che è successo riguarda solo me.
Il mio cuore.
La mia anima.
Il mio passato e il mio presente.
Quel passato che continua a tormentarmi.
Come giusto che sia.
Devo pagare.
E sto scontando la mia pena.
Se pur troppo misera per le mie colpe.
Pulisco la ferita con un panno bagnato.
E i contorni del Marchio Nero sono di nuovo visibili.
Ben definiti sotto i miei occhi.
-Dammi!- esclama appoggiandosi alla scrivania e afferrandomi il braccio.
-Mollami! E vattene!- grido scuotendo il braccio, ma la sua stretta aumenta e so che se mi agito ancora di più potrei scaraventarla nuovamente a terra.
Ma non voglio che lo faccia.
E posso curarmi tranquillamente anche da solo.
Come ho sempre fatto.
E non deve vedere il Marchio.
Quell’orribile segno scavato nella mia carne.
Il simbolo di ciò che sono stato.
Il simbolo di ciò che sono.
-Stai fermo!- esclama esercitando un’ulteriore pressione.
E alla fine decido di lasciarla fare.
Una po’ di riposo mi ci vuole.
Ho sprecato molta energia.
Anche troppa.
Cerco di rilassarmi un po’.
Esteriormente appaio sempre io.
Gelido e rigido.
Una smorfia sulle labbra.
Ma dentro mi calmo.
Respiro piano e mi rilasso.
La osservo tamponare la ferita.
Disinfettarla.
Richiuderla grazie all’Essenza.
Avvolge le bende intorno al mio avambraccio.
E svolge la manica della camicia, chiudendo i bottoni.
Poi con un incantesimo mi ripulisce la camicia.
E le macchie di sangue sono scomparse.
Così come le sue lacrime.
La mia camicia è tornata bianca.
Totalmente bianca.
-Ho fatto..- mormora poggiando le mani sulle cosce e guardandomi.
-Ora puoi anche andartene!- esclamo stizzito facendo un gesto sbrigativo con la mano e concentrandomi sui compiti poggiati sulla mia scrivania.
-Potresti anche ringraziarmi..- mormora sorridendomi.
Ti stai prendendo gioco di me?
Levati quel sorriso dalle labbra.
E’ irritante.
Come è irritante ogni suo singolo gesto.
Ogni sua singola parole.
Tutta la sua persona.
-Vattene!- ringhio infastidito.
-Se sono venuta qui c’è un motivo..non passavo di qui per caso..
-Questo non lo metto in dubbio! Ami starmi tra i piedi!- esclamo frustrato passandomi una mano sul viso.
-Non ti chiederò nulla riguardo ciò che è appena successo perché so che anche se lo facessi non mi risponderesti e in ogni caso non sono affari miei..- mormora intrecciando i boccoli dei suoi capelli tra le dita.
-Ecco, appunto! Quindi puoi anche andartene!
-..per questo ti chiedo solo di venire un attimo con me..di seguirmi..
Inarco il sopracciglio in un brutto cipiglio.
Uno di quelli che mi riescono tanto bene.
Quelli che mettono i brividi.
Cosa vuole che faccia?
Vuole che la segua?
Per andare dove poi?
Non credo proprio.
Non mi muovo di qui.
E di certo non con lei.
Non con lei che si illude di essere chissà chi.
Non con lei che si illude di essere diventata chissà chi.
Invece è sempre la stessa bambina di qualche anno fa.
Quella che giocava con la mia pazienza.
Che ogni volta per poco non me la faceva esaurire.
E io ne ho di pazienza.
Fin troppa.
-Non ti seguo proprio da nessuna parte, Granger!
-Con me ho questa..- dice estraendo dalla tasca anteriore del maglione una chiave d’oro.
-Una chiave.- commento semplicemente con tono ovvio.
-Una passaporta..una passaporta per un luogo che vorrei mostrarti.
-Non ho intenzione di muovermi di qua.
-Lo so e per questo sto per raccontare a tutti ciò che è appena successo..poi trarranno loro le giuste conclusioni!- esclama sicura di se stessa alzandosi dalla scrivania e avviandosi verso la porta.
La osservo con uno sguardo carico d’odio.
Non può permettersi una simile cosa.
Non con me.
Non con Severus Piton.
Odio il suo atteggiamento.
La deve smettere di rivolgersi a me con questo tono.
La deve smettere.
-Tu non puoi!- esclamo infastidito alzandomi dalla sedia.
-Se non vieni lo faccio eccome!- esclama sorridendo ironica.
-Questo è un ricatto.- mormoro iracondo avvicinandomi a lei a grandi passi.
In un attimo sono di fronte a lei.
Gli occhi puntati nei suoi.
Dardeggianti.
Deve desistere.
So che se si mette una cosa in testa la fa.
Ma non può farlo.
Non deve farlo.
Ciò che è successo rimane qua.
Non deve saperlo nessuno.
Tanto meno Minerva.
Questi sono affari miei.
-Vieni con me, Severus..- dice, poi sorride. -E’ un posto tranquillo, non ci va mai nessuno ed è molto suggestivo..vedrai che ti piacerà!- dice allungando l’estremità della chiave verso di me.
Chiudo un attimo gli occhi.
Sospiro.
Non voglio.
Non voglio andare con lei.
Ma non voglio nemmeno sentire gli sproloqui di Minerva.
Sono stanco di tutto questo.
Vorrei solo stare in santa pace.
Da solo.
Proprio come sono sempre stato.
Sospiro.
-Solo se poi mi lasci in pace.
-Va bene..- dice avvicinandomi ancor di più la chiave.
-Promettilo, Granger!- esclamo stizzito.
-Promesso!
Allungo il braccio verso la passaporta.
La afferro.
Sento la solita sensazione.
Quel gancio che mi punge l’ombelico.
Che si aggrappa alla mia pelle.
Che la tira e la agita.
Come se la stesse disfando.
E poi rimodellando.
Infine lo strappo.
E i miei piedi ritoccano terra.
In un attimo.
Intorno a me il buio.
Solo una flebile luce a rischiarare il buio.
E ad intensificare le ombre.



 

Continua...




 





Salveee, come state??? Avete visto che brava? Ho aggiornato prestissimo!!
Ero troppo impaziente di farvi leggere questo capitolo dal POV SEVERUS :) Come vi sembra?? E' uscito meglio dell'altro? A me piace di più dell'altro POV SEVERUS che avevo scritto :)
E' un capitolo molto drammatico e ho voluto mostrarvi non solo il modo in cui Severus passa il suo 31 Ottobre, ma anche ciò che prova e ciò che sente riguardo il suo passato e la sua attuale condizione di "uomo vivo" :) La nostra Hermione sa benissimo che è 31 ottobre e, non vedendo Severus al banchetto di Halloween, decide di andare nel suo studio con la sua passaporta-chiave per portarlo a fare un giro in un luogo che vi presenterò nel prossimo capitolo :):)
Severus appare molto debole e sapere che qualcuno abbia visto questo suo momento di debolezza lo urta infinitamente ma non può rischiare che Hermione dica a tutti ciò che ha visto..sopratutto perchè sa che andrebbe a parlarne con la McGranitt..lo farebbe per il suo bene, ma non vuole che lo faccia..non vuole apparire ancora più stupido di quanto non si senta per aver fatto sapere a tutti ciò che è stata la sua vita quando ha dato i suoi ricordi ad Harry pensando di morire. E' solo per questo che decide di seguire Hermione! Nel prossimo capitolo scopriremo dove Hermione ha portato il nostro Severus..per questo la scritta "Continua..."
DICO SUBITO UNA COSA: io sono CONTRO l'AUTOLESIONISMO e voglio anche specificare che Severus non è un Emo e tantomeno uno che si taglia o si infligge dolore quotidianamente..capita il 31 ottobre perchè sappiamo bene che è una data molto importante per lui..è il giorno della morte di Lily.

Per quanto riguarda la storia della Passaporta..so che per usarla bisogna avere il permesso del Preside..e infatti la McGranitt sa che Hermione e Severus (se hermione riesce a convicerlo a seguirla) saranno fuori dal Castello per quel giorno!

Dopo tutte queste precisazioni vi lascio e spero davvero tantissimo che mi inondiate di recensioni perchè davvero VOGLIO SAPERE cosa ne pensate di questo capitolo che personalmente sono contenta di come sia uscito!
Grazie a chi ha recensito i capitoli precedenti ma anche a chi ha solo letto!
Un bacione,
Dis294

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Capitolo 9
*** Sinfonia in La maggiore ***


Capitolo 9 - Sinfonia in La maggiore



31 Ottobre 2001



 
E’ buio.
Come sempre qui.
Ma è ciò che voglio, d’altronde.
Severus è accanto a me.
Lo sento.
Sono contenta che mi abbia seguita.
L’ho dovuto minacciare.
L’ho dovuto ricattare.
Ma alla fine ha deciso di venire con me.
In realtà non avrei mai fatto la spia.
Non avrei mai detto nulla alla McGranitt.
Ciò che ho visto rimarrà in quella stanza.
E’ un segreto.
Un segreto tra me e te, Severus.
Il tuo dolore non è affar d’altri.
E io mi sono ritrovata lì come spettatrice involontaria.
Spettatrice del tuo dramma.
Ma non solo questo.
Ho addirittura avuto una parte nel tuo personalissimo film.
Una semplice comparsa.
Una comparsa poco gradita a te che sei il registra.
Oltre che l’attore protagonista.
E come darti torto, Severus?
Non avevo il diritto di intromettermi nella tua vita.
E tanto meno nel tuo dolore.
Dolore che continui a celare al mondo intero.
Lo hai sempre celato.
Questo nascondeva la tua aria rude.
Questo nascondevano i tuoi modi scurrili.
I tuoi occhi di ghiaccio.
Le tua ferrea disciplina.
La tua armatura fatta di stoffa nera.
Era questo.
Il dolore.
Che cosa è stata la tua vita, Severus?
Ho paura persino di chiedertelo.
Che risposta potresti mai darmi?
So che hai ucciso.
Le tue mani si sono macchiate di sangue innocente.
So che hai torturato.
La tua testa si è riempita di tremende grida.
So tutto questo, Severus.
E non posso fare altro che provare compassione per te.
Sei un buono che è sempre stato costretto a fare il cattivo.
Una parte che ti si addiceva bene.
In apparenza.
Ma in realtà non è così.
Non ti sei mai divertito.
Non sei mai veramente stato un Mangiamorte.
Non sei mai stato uno di loro.
Non sei come loro.
Non sei mai stato come loro.
Quel simbolo sul tuo braccio non rappresentava chi eri.
Tu sei sempre stato diverso.
E il pensiero di ciò che hai fatto mi stringe il cuore.
Quanto hai sofferto, Severus?
Quante volte sei venuto a lezione con i dolori delle Cruciatus?
Quante dopo aver ucciso un uomo?
Ho visto la tua disperazione.
Il tuo dolore.
Ho visto come ti accanivi contro un Marchio che non c’è più.
E’ sparito, Severus.
E’ sparito insieme a colui che l’ha creato.
Ma tu lo vedi ancora.
Tu ti reputi ancora colpevole.
Ma non devi sentirti così.
Non sei più prigioniero del male.
Non sei più servo di nessuno.
Sei un uomo libero ora.
Sei libero.
E io sono qui con te.
A cercare di aiutarti.
E pensare che solo due mesi fa ti odiavo.
Ricordo il nostro incontro dopo tanti anni.
Nei corridoi della Scuola.
Quel giorno che stavo andando incontro al mio futuro.
Quando mi venne proposta la cattedra di Trasfigurazione.
Ricordo il tuo cipiglio infastidito.
Le tue parole ironiche pronunciate mellifluamente.
Le mie risposte brusche.
Il mio sguardo carico disprezzo.
Il tuo vuoto.
Nero.
Buio.
Profondo.
Ed enigmatico.
Velato solo da un alone che non comprendevo.
No, non lo comprendevo.
Ma ora so cos’era.
Era il senso di colpa.
E io non accetto che tu ti finisca di uccidere.
Non posso rimanere con le mani in mano.
Non posso guardarti impassibile mentre ti distruggi.
Non dopo ciò che ho visto oggi.
Mi hai levato ogni forza.
Mi hai riempito di tristezza.
Di amarezza.
Di dispiacere.
Ho pianto.
Ho pianto nel vederti così.
Eri tremendamente debole in quel momento.
Tu che appari sempre così freddo.
Così imperturbabile.
Come se ogni cosa ti scivolasse addosso.
Come se non ti importasse di te stesso.
E nemmeno del mondo intero.
Ma del mondo intero ti è sempre importato.
Lo hai salvato.
Ma di te stesso ti importa?
Forse no.
Ho visto la cattiveria con cui ti avventavi contro la tua pelle.
In quel momento i sensi di colpa ti hanno travolto.
Ti hanno travolto come un fiume in piena.
E dovevo essere io allora quella forte.
E la mia forza si è trasformata in disperazione.
E ho pianto.
Non riesco a vederti così.
E pensare che ti odiavo.
Ora non desidero altro che vederti felice.
Quanto bramo un tuo sorriso, Severus?
Non so nemmeno io il perché.
Ma sento il bisogno di vederti sorridere.
Di vedere che il tuo animo non è davvero morto.
Che tu, Severus Piton, non sei morto.
Ed è per questo che siamo qui.
In cima alla Torre dell’Orologio.
96 metri d’altezza.
Perfetto esempio di architettura neogotica.
Era da tempo che non venivo qua su.
E ora sono di nuovo qui.
Con te.
Nascosta nel buio di queste quattro mura.
La grande campana alle spalle.
Il battito accelerato del mio cuore.
Rimbomba nella orecchie.
Potresti andartene da un momento all’altro.
So che potresti farlo.
Ma spero che mi darai la possibilità di spiegarti.
E di aiutarti.
-Dove siamo?- domanda facendosi luce con la bacchetta.
-Vieni!- esclamo afferrandogli il polso e tirandolo verso i grandi archi che danno sulla città.
Ma lui è fermo.
Immobile.
Vedo i suoi occhi fermi su di me.
Vuole una spiegazione.
E la vuole subito.
Mi fermo di fronte a lui.
E sollevo la testa per guardarlo.
Sono notevolmente cresciuta negli anni.
Ma nonostante ciò lui è comunque più alto di me.
-Siamo a Londra, sulla Torre dell’Orologio..
-Perché mi hai portato in questo posto?
-Le cose sembrano migliori da quassù..- mormoro sorridendogli.
Poi una sensazione cattura la mia attenzione.
Una sensazione strana.
Calore.
Abbasso il capo cercando quel punto in cui lo sento.
E me ne accorgo.
La mia mano.
Nella sua.
Le nostre dita annodate.
Lievemente e scompostamente.
Ma annodate e legate insieme.
Ho spostato la mia mano dal suo polso alla sua mano.
L’ho accarezzata leggermente.
Nemmeno me n’ero accorta.
E ora sento il suo calore.
Immaginavo la sua pelle fredda.
L’avevo sempre immaginata così.
Pallida e fredda.
E invece no.
E’ calda.
Piacevolmente calda.
Quando mi ha curato il taglio non ci ho fatto caso.
Non so come fosse.
Però ricordo la sua mano sul mio fianco.
Quel giorno sulla Torre di Astronomia.
Il giorno del compleanno di Silente.
Quando ha voluto mettermi alla prova.
Quando ha voluto mettersi alla prova.
Voleva vedere se ancora metteva paura.
Se ancora io avevo paura di lui.
Se sono ancora una bambina.
O se ho messo da parte i miei timori.
Bè, non ho superato la prova.
Sono rimasta immobile.
Il respiro trattenuto.
Il cuore che batteva forte.
Totalmente sormontata dal suo corpo.
Ricordo ogni singolo secondo di ciò che è successo.
Tutto ciò che ho provato.
Tutto ciò che ho pensato.
Ho pensato di cadere giù.
Ho immaginato Silente e il lampo verde.
Ho visto la sua bacchetta.
Ma l’ho vista solo nella mia testa.
Avevo paura.
Non sapevo cosa avesse in mente.
Ricordo il suo sopracciglio alzato.
Il suo ghigno.
Il suo finto sorriso.
Il suo sguardo folle.
Sembrava pazzo.
Ricordo ancora la sua bocca così pericolosamente vicina alla mia.
Il suo respiro sulla mia pelle.
La sua mano sul mio fianco.
Era tiepida.
Tremo leggermente.
Abbandono i miei pensieri.
Ritorno alla realtà.
E sussulto quando mi accorgo che lui si sta allontanando.
Ha lasciato la mia mano.
E si sta avviando verso gli archi.
Verso il cielo.
Sospiro.
E scuoto la testa.
Poi mi avvicino di nuovo a lui.
-Ho messo un incantesimo di protezione, se cadessi tutti penserebbero che ti ho spinta io di sotto..
E’ vero.
Forse qualcuno lo penserebbe.
C’è ancora chi non si fida di te.
Chi non ti crede.
Nonostante tutto.
-Severus, ti ho portato qui per farti cambiare aria e per farti rilassare..
-Non ce n’era bisogno.- mormora continuando ad osservare il paesaggio di fronte ai nostri occhi.
-E’ la prima volta che porto qualcuno qui sopra..- mormoro stringendo le braccia al petto. -E’ un posto tranquillo e mi da la pace necessaria per risolvere i problemi.
-I tuoi, non i miei, Granger.- sentenzia sbuffando.
-Vorrei solo che ti fidassi di me..- ammetto spostando per un attimo lo sguardo dal panorama al suo viso.
-Non vedo perché dovrei.
-Perché io ti posso aiutare.
-Non mi serve l’aiuto di nessuno.- esclama in tono duro.
-Ti fa male il braccio?
-No.
-Tu vedi ancora il Marchio, non è vero?
-Il Marchio è lì.- risponde semplicemente.
-No, Severus..- mormoro scuotendo la testa e afferrandogli il viso in modo tale che mi guardi negli occhi. -Il Marchio è morto insieme a colui che l’ha creato. Severus, tu non sei più il servo di nessuno, sei libero ora. Sei libero di riprendere a vivere, di crearti una nuova vita se ritieni che quella vecchia non valga la pena di essere vissuta.
-No!- esclama spostando malamente la mia mano dal suo viso e allontanandosi.
-Aspetta!- esclamo afferrandolo per la manica della camicia. -Non andartene!
-Mollami immediatamente.- sibila a denti stretti.
-No non ti mollo! Io ti posso aiutare, Severus!
Lo vedo immobilizzarsi.
Sgrana impercettibilmente gli occhi.
E poi ride.
Una risata folle.
Forte e roca.
-Tu puoi aiutarmi? Tu puoi aiutarmi?- ripete. -Tu non sei nessuno e non puoi fare proprio nulla!
-Invece sì, perché io ti capisco Severus!
Ride nuovamente.
Questa volta ancora più forte.
Una risata disarmante.
Mi ghiaccia il sangue.
-Ah sì? Tu hai la minima idea di cosa voglia dire vedere delle persone morire per mano tua, Granger?
-Ho ucciso anch’io delle persone in Guerra.- rispondo piano ma decisa.
Il ricordo mi fa male.
Tremendamente male.
Ma erano Mangiamorte.
La loro morte in cambio della mia vita.
Dovevo farlo.
-Li hai torturati fino a farli impazzire? Li hai torturati fino a quando non erano loro stessi a invocare la morte affinché il dolore cessasse? Hai spaccato le loro ossa a botte? Hai squarciato loro le vene una ad una finchè non fosse rimasto più sangue nel loro corpo? Hai tirato fuori il loro cuore con un pugnale?- esclama con tono amaro e disgustato da se stesso. -Hai fatto tutto questo, Hermione??- domanda furioso quasi sputandomi addosso quest’ultima frase.
Abbasso gli occhi.
Non sono capace di reggere il suo sguardo.
Vedo il disgusto nei suoi occhi.
L’odio verso se stesso.
Il risentimento.
Mi ha addirittura chiamata per nome.
Cosa che non aveva mai fatto.
E tutto per sputarmi addosso la sua frustrazione.
Affinchè tutto sembrasse più duro.
No, Severus.
No.
Non ho fatto tutto questo.
Non ho torturato nessuno.
Non ho spaccato loro le ossa.
Non ho lacerato loro le vene.
Non li ho pugnalati al cuore.
No.
Non ho fatto niente di tutto ciò.
E mi fa male sapere che tu hai fatto questo.
Che tu sia stato capace di fare questo.
Ingoio la saliva.
E respiro.
Respiro piano.
Fa tremendamente male sentire tutto questo.
Ma è ciò che volevo.
E’ per questo che siamo qui.
Voglio che tu parli.
Voglio che tu ti apra con me.
Voglio convincerti a fidarti di me.
Tu sei una persona buona.
Io lo so.
-No.
-Ecco, invece io sì! E non una volta..l’ho fatto per anni! Ho visto le persone morire una ad una sotto i miei occhi..le mie mani erano costantemente sporche di sangue! Non c’era giorno in cui io non dovessi uccidere! Non ce n’era uno..- esclama senza fiato, quasi sfinito da quel peso che sta tirando fuori.
Si guarda le mani.
Sono aperte a mezz’aria.
I palmi rivolti verso l’alto.
Bianche.
Pallide.
Ma io so che lui non le vede così.
Lui vede ancora il sangue.
Quel liquido denso.
Sente ancora l’odore metallico.
Quella puzza.
-Ti sei pentito..- mormoro cercando di scacciare via l’immagine di un giovane Severus che uccide.
-Sì, ma ciò non cambia le cose.- risponde tornando al suo vecchio tono basso e risoluto.
Il viso prima deformato in una smorfia.
Le rughe di espressione ancora più accentuate.
Ora è di nuovo calmo.
La pelle tirata.
Ma più rilassata.
-Le cambia, invece. Hai avuto l’opportunità di riscattarti e l’hai fatto, ora puoi finalmente darti pace.- dico appoggiando la mia mano sul suo petto.
-Allontanati!- ordina scacciando via la mia mano e spostandosi di lato.
E’ infastidito.
Scocciato.
Non vuole nemmeno che lo tocchi.
Di cosa hai paura, Severus?
So che non mi faresti mai del male.
So che eri costretto ad uccidere.
Lo so.
Sospiro.
E mi appoggio ad una colonnina di pietra.
Poco distante da lui.
Le mani dietro la schiena.
Gli occhi chiusi.
Sospiro di nuovo.
Poi sorrido.
-Ora perché sorridi?- chiede scocciato.
-Sei dannatamente complicato, Severus!- dico aprendo gli occhi e sorridendogli.
-E tu invece sei una petulante, irritante, saccente e fastidiosa Grifondoro.
Rido.
Improvvisamente rido.
Non mi aspettavo questa sua uscita ora.
Petulante.
Irritante.
Saccente.
E fastidiosa.
Mi dovrei offendere.
E invece no.
Dopo la conversazione pesante di poco fa ci vuole questo.
Stempera il clima.
Quello del nostro corpo.
E del nostro cuore.
Non quello di Londra.
Torno a guardarlo.
E vedo che pure lui mi sta guardando.
Con un sopracciglio alzato.
-Rido perché stai volutamente cercando di offendermi, ma non ci stai riuscendo!- esclamo rispondendo al suo sopracciglio sollevato.
Lo vedo assottigliare lo sguardo.
Osservarmi.
Studiarmi.
Poi il suo sguardo si fa spento.
Offuscato.
Ancora una volta velato.
Mi avvicino velocemente a lui.
Preoccupata.
Il suo viso ha cambiato espressione in pochissimo tempo.
Troppo poco.
Solo una frazione di secondo.
Ed è strano.
-Cos’hai Severus?- domando preoccupata.
-Shhh, ascolta..- mormora distogliendo per un attimo lo sguardo.
Lo rivolge chissà dove.
Io accosto l’orecchio.
Ma non sento nulla.
Non subito almeno.
Poi chiudo gli occhi.
E mi concentro.
Inizio a sentire qualcosa.
Qualcosa di più forte del soffio del vento.
Qualcosa che squarcia il vento stesso.
Una musica.
Forte.
Disarmante.
Triste.
Per certi versi atroce.
Ti colpisce come piccole lame nella carne.
E’ un pianoforte che suona.
Suona una musica angosciante.
O forse allegra.
Non riesco a caratterizzarla.
Probabilmente angosciante e allegra insieme.
La ascolto.
Cerco di acchiappare ogni singola nota.
Ma ognuna sembra scapparmi.
Scivolarmi via.
E non comprendo di che musica si tratti.
Ma io non me ne intendo.
Anche se ho sempre desiderato imparare a suonare.
Rimaniamo così.
Per chissà quanto tempo.
A goderci questo spettacolo.
Insieme.
E in silenzio.
Gli occhi chiusi.
Poi la musica cessa.
Un mormorio di disapprovazione mi sfugge dalle labbra.
E’ terminata.
Era una musica straziante.
Ma allo stesso tempo rilassante.
Sospiro.
E riapro gli occhi.
Severus li ha ancora chiusi.
-Era bellissima..- mormoro a bassa voce.
-Sinfonia n’7 di Beethoven.
-Non sapevo ti intendessi anche di musica..- dico sorpresa.
Non solo Pozioni.
Non solo Difesa contro le Arti Oscure.
Non solo Incantesimi.
Non solo qualsiasi altra materia che si studia a Hogwarts.
Anche Musica.
E non pensavo proprio ascoltasse musica.
Non pensavo avesse il tempo di farlo.
O forse lo fa ora.
La notte.
In tutta tranquillità.
Seduto sulla sua poltrona.
Un libro sulle ginocchia.
Un bicchiere di Whiskey in mano.
-Ho imparato questa sonata parecchi anni fa..
-Sembra molto complicata..- commento mordendomi il labbro.
-Parliamo di Ludwig van Beethoven, non di un compositore uscito ieri dall’accademia.
-E quindi suoni anche il pianoforte!- esclamo sorridendogli.
-Ho imparato da piccolo..- mormora con un’alzata di spalle.
-Quante altre cose sai o sei in grado di fare e io non ne sono a conoscenza?
-Innumerevoli, Hermione!- risponde ghignando divertito e sicuro di sé.
-Sei consapevole del fatto che mi stai chiamando per nome?- domando divertita.
-Purtroppo sì.- risponde ghignando infastidito.
Ma io sorrido.
Finalmente.
Dopo due mesi ce l’ha fatta.
‘Hermione’.
E’ strano il modo in cui lo dice.
Il modo in cui il mio nome esce fuori dalle sue labbra.
Ma è piacevole.
Sorrido.
-Pensavo non lo conoscessi nemmeno!
-In effetti lo avevo scordato!
-Ah bè, grazie! Sei sempre così simpatico!- esclamo facendo finta di essere offesa.
-Smettila di fare la bambina! E ora andiamocene di qua, non ho più voglia di stare a sentirti!- dice voltandosi e avviandosi verso l’antro nero da cui siamo arrivati.
Ma io lo fermo.
C’è un’ultima cosa ancora.
Gli prendo nuovamente il polso.
Non so quante volte l’ho già fatto oggi.
Ma sembra l’unico modo per fermarlo.
-Aspetta un attimo!
-Che c’è ancora?- domanda sbuffando.
-Non mi importa nulla di quel che hai fatto..va bene?- domando sorridendogli.
La mia mano scende verso la sua.
Questa volta ne sono consapevole.
Afferro alcune delle sue dita.
La mano è calda.
Ma i polpastrelli sono freddi.
Gli accarezzo delicatamente una guancia.
E’ fresca.
Il vento ha battuto a lungo su questa pelle.
Mi guarda.
I suoi occhi neri.
Fermi e attenti.
Gli bacio piano l’altra.
Sento la pelle liscia contro le mie labbra.
E mi accorgo che ha chiuso gli occhi.
Non sono serrati.
Sono solo chiusi.
Sembra quasi rilassato.
Anche se so che in realtà non lo è.
Gli sorrido sulla pelle.
Chiudo anch’io gli occhi.
E ci smaterializziamo.




 
Buona Domenica a tutti! Scusate per il super ritardo con l'aggiornamento ma sono stata davvero impegnatissima! Purtroppo gli esami si avvicinano!
Ecco il continuo del capitolo precdente (POV Severus)! Ho deciso di cambiare nuovamente il POV e scrivere il continuo dal POV Hermione visto che è lei a supplicare severus di seguirla! La giovane professoressa conduce Severus niente poco di meno che sulla Torre dell'Orologio di Londra..il Big Ben per intenderci!ahahahha
Severus inizialmente è molto rigido ma la nsotra hermione riesce a farlo sciogliere e addirittura a farlo parlare un po'..e scopriamo un po' di cosa interessanti (ma tristi) sul nostro severus :( Il suo passato da mangiamorte non è stato per nulla facile..e sì, secondo me è stato un assassino..non può aver passato due anni solo ed esclusivamente a guardare!! Bè più avanti scoprirete anche altre cose!
Perchè La Torre dell'Orologio? E' un posto fantastico a mio parere e molto suggestivo..è presente un orologio e cio' che i due devono fare è proprio affrontare il passato in quel momento, ed è proprio per questo che hermione scegliere quel posto :)
Se pochi capitoli fa avete trovato un assaggio di una delle mie più grandi passioni, la letteratura classica, qui ne trovate una seconda: la musica classica :) Da ex pianista ho scelto un brano abbastanza famoso e di un compositore più che famoso, chi non conosce Beethoven! Bè sappiate che tra qualche capitolo tornerà a farci visita la cara Sonata n'7 in La Maggiore e conosceremo anche il vecchio pianoforte di Severus :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto :) Lasciatemi tante recensioni :) 
Bacii Dis294

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Capitolo 10
*** La fidanzata di Severus ***


Capitolo 10 - La fidanzata di Severus



 

4 Dicembre 2001


 
Sono in biblioteca.
Seduta ad uno dei grandi tavoli.
Vicino alla sezione di Trasfigurazione.
L’ampia Sala è vuota.
Deserta.
Non c’è proprio nessuno.
E poche volte l’ho vista così desolata.
Ma è normale.
E’ l’ora di pranzo.
Tutti sono in Sala Grande.
A riempirsi le pance.
Mentre io sono qui.
Con una piuma in mano.
Un rotolo di pergamena sotto gli occhi.
Sommersa dai libri.
E con una barretta nascosta.
Non deve vederla Madama Pince.
Sarei voluta andare a pranzo anche io.
Ma ho da fare.
Sono una Professoressa ora.
E se c’è bisogno di saltare il pranzo, io lo salto.
Non che da studentessa non lo facessi.
Anzi.
Lo facevo molto spesso.
E venivo a rinchiudermi proprio qui.
Tra queste mura.
Nascosta dagli imponenti scaffali.
E sommersa da i libri.
O al massimo mi portavo il libro in Sala Grande.
Con una mano mangiavo.
Con l’altra reggevo il libro.
E riuscivo perfettamente a studiare.
Ma in biblioteca si sta decisamente meglio.
E poi questa volta ho bisogno di concentrazione.
Molta concentrazione.
E’ assurdo come i problemi te li creino sempre i Serpeverde.
L’ho detto anche a Severus pochi giorni fa.
Esattamente era l’altro ieri.
Dopo che ho dovuto rimproverare uno studente.
Uno studente decisamente insolente.
‘Voi Serpeverde siete problematici!’
E gliel’ho detto anche il giorno di Halloween.
Mentre eravamo insieme sulla Torre dell’Orologio.
‘Sei dannatamente complicato, Severus!’
Ed è vero.
Per Merlino se è vero!
E lo è per una infinità di motivi.
Primo fra tutti perché è un Serpeverde.
Quindi non solo perché è severo.
Cinico.
Testardo.
Furbo.
E astuto.
Ma queste sono tutte caratteristiche tipiche Serpeverde.
E anche questa volta il problema sta lì.
Nascosto sotto quei colori.
Sotto il verde e l’argento.
Sto facendo una ricerca.
Una ricerca su alcuni incantesimi di Trasfigurazione.
E perché?
Perché una studentessa mi sta dando problemi.
Ha scritto un ottimo tema.
Dal punto di vista stilistico almeno.
Forse un po’ troppo lungo.
Ma anche io allungavo sempre di 1 o 2 fogli.
I contenuti sono buoni.
Ma alcune cose non mi tornano.
Sono rimasta ore e ore a pensare al suo scritto.
A pensare a quelle quattro frasi che non vanno.
Perché nella mia testa ciò che ha scritto non c’è.
Ed eccomi qui a fare ricerche.
Cercando gli errori.
Errori che dovrebbero esserci.
Ma non ne sono nemmeno tanto sicura.
Fin ora non ho trovato nulla che faccia al caso mio.
E mi sto innervosendo.
Decisamente.
Mi mordicchio il labbro e continuo a leggere.
Sfoglio le pagine una di seguito all’altra.
I miei occhi si muovono velocemente.
Febbrilmente.
Quasi convulsamente.
Ogni tanto annoto qualche parola sulla pergamena.
E mi guardo intorno nervosa prima di addentare il mio pranzo.
Madama Pince è sempre in agguato.
Ma non questa volta.
Al posto suo c’è qualcun altro che mi osserva.
Un uomo ammantato di nero.
-Non sarebbe meglio se venissi a pranzo anziché stare chiusa qui in biblioteca a sgranocchiare una barretta di cereali?- dice una voce parandosi proprio di fronte a me.
Sollevo la testa e lo vedo.
In piedi che mi guarda.
Un sopracciglio leggermente sollevato.
E un ghigno sul viso.
-Ciao, Severus! Sì, hai perfettamente ragione ma devo assolutamente terminare di fare questo!- rispondo agitandogli di fronte al naso la pergamena con gli appunti.
-Inoltre in biblioteca è proibito mangiare, e questo dovresti saperlo..- dice riservando scarso interesse al lavoro che sto cercando di fare.
-Ehm sì, lo so! Infatti se mi becca Madama Pince sono nei guai!- sussurro guardandomi intorno e addentando nuovamente la mia barretta.
-Niente Madama Pince ma in compenso ci sono io e il chè è decisamente meglio, per me almeno!- esclama ghignando.
Sollevo leggermente la testa dal mio foglio.
Lo vedo ghignare divertito.
Il suo solito ghigno malefico.
Quello che non promette mai nulla di buono.
-Hai qualcosa in mente, per caso?- domando un po’ preoccupata.
-Mmmh..- mormora socchiudendo gli occhi e facendo finta di pensare. -Potrei togliere dei punti a Grifondoro..
-Severus!- esclamo oltraggiata scattando in piedi.
I punti non può toglierli a me.
Non direttamente almeno.
Ma si sa che si accanisce con i Grifondoro.
Potrebbe fare qualsiasi cosa.
Anche togliere 50 punti ai primi due studenti che vede.
Non Serpeverde chiaramente.
A loro li aggiungerebbe i 50 punti.
-Spera che i tuoi cari Grifondoro non facciano danni oggi, non sono di certo dell’umore giusto per fare da baby sitter a loro!- esclama infastidito.
Non sei mai dell’umore giusto, Severus.
Gioirò quando ti vedrò finalmente felice.
Gioirò quando ti vedrò sorridere.
Gioirò quando ti vedrò in pace con te stesso.
-Come mai brutta giornata?
-Credo non siano affari tuoi.
-Sempre simpatico!- esclamo regalandogli una delle mie migliori smorfie.
A questo punto penso se ne vada.
In fin dei conti non so perché sia qui.
Non gliel’ho chiesto.
E lui non me l’ha detto.
Però non va via.
Continua a guardarmi.
E a studiare i libri poggiati sul mio tavolo.
-Stai facendo una ricerca?
-Sì, una ricerca particolare sulla Trasfigurazione umana perché stavo correggendo un tema e mi sono venuti dei dubbi..tra l’altro il tema appartiene proprio ad una tua Serpeverde!
-Ah, sì? E chi sarebbe?- domanda sollevando un sopracciglio.
-Peyton Lynch, del sesto anno.
-So bene di che anno è la Signorina Lynch! Quale sarebbe il problema?
-Ha scritto alcune cosa che non mi risultano quindi sto controllando questi manuali, lunedì devo riportare i temi corretti e mi manca solo il suo!
-La Signorina Lynch è una valida studentessa anche se ammetto che delle volte non riesce proprio ad evitare di dire la sua..e ciò la porta ad apparire spesso petulante oltre che saccente. Sai, mi ricorda molto te!- esclama ghignando divertito.
Ora sono io ad alzare il sopracciglio.
Ho sempre mal sopportato gli insulti.
E ancor meno gli insulti gratuiti.
Mi ha sempre detto di essere petulante.
Saccente.
Irritante e quant’altro.
Ma potrebbe evitare di dirmelo ogni volta che mi vede.
-Dovrei forse offendermi?
-Non erano sicuramente complimenti..comunque, vuoi una mano?- domanda con tono poco interessato.
Questo mi colpisce.
E mi fa anche sorridere.
Si sta proponendo per aiutarmi.
Non è proprio da lui.
Mi fa piacere.
Sorrido di nuovo.
-Lo faresti davvero!? Oh grazie, Severus!- esclamo porgendogli un libro.
Non lo prende.
Mi lascia con il braccio proteso.
Lui anzi si allontana di un passo.
Lo guardo confusa.
-Veramente scherzavo!- mormora ghignando. -Ciao, Hermione!- dice, poi si volta e si allontana.
Stronzo.
Sei veramente uno stronzo, Severus.
Ma cosa potevo aspettarmi?
Ho davvero creduto che tu volessi aiutarmi?
Che stupida.
Non riesco nemmeno ad adirarmi per questo.
Anzi.
Mi viene addirittura da ridere.
-Ti hanno mai detto che sei uno stronzo, Severus?- domando sorridendo.
-Veramente sì, tante volte! A stasera!- esclama senza voltarsi e agitando la mano in segno di saluto.
In un attimo è sparito.
‘A stasera.’
Mi ero anche dimenticata.
Siamo stati convocati dalla McGranitt.
Non ho idea del perché.
So che Severus sa il motivo.
Ma naturalmente non me l’ha detto.
E non glielo chiedo nemmeno.
Farebbe finta di non sapere nulla.
Proprio come il giorno della mia assunzione.
Sospiro.
Sospiro e torno a concentrarmi.
Devo terminare questa ricerca il prima possibile.
Così mi immergo nuovamente nella lettura.
E il tempo passa.
Fortunatamente è il fine settimana.
Non ho lezioni.
E ho anche il tempo di riposarmi un po’.
Le giornate stanno diventando stressanti.
Così prima della riunione mi concedo una pausa.
Un bel bagno caldo.
E faccio rilassare i miei neuroni.
Oltre che le ossa e i muscoli.
Così il tempo scorre.
E il sole lascia il posto alla luna.
Ormai è sera.
Mi preparo e sono pronta.
In largo anticipo chiaramente.
La riunione è alle 9:00.
E manca ancora mezz’ora.
Così faccio orario sistemando la stanza.
Ma la cosa non mi prende più di dieci minuti.
Sospiro.
E mi siedo sul letto.
Alla fine mi viene un’idea.
In fin dei conti anche Severus è stato convocato.
Potremmo andarci insieme nell’ufficio del Preside.
Prendo la giacca ed esco.
Cammino lungo i corridoi.
E in un attimo sono nei sotterranei.
Arrivo di fronte alla porta del suo ufficio.
Sollevo il braccio per bussare.
Ma la porta si apre.
Di fronte a me Severus.
Sguardo di ghiaccio.
Viso impassibile.
Come sempre.
Ma ho visto un piccolo lampo nei suoi occhi.
Accanto a lui una ragazza.
Una ragazza giovane.
Alta e magra.
I capelli castani lunghissimi.
E due grandi occhi blu.
Un viso conosciuto.
Deve aver frequentato Hogwarts.
Infatti dopo pochi attimi mi ricordo di lei.
Lucille Hunt.
Serpeverde.
Due anni più piccola di me se non ricordo male.
Ragazza tranquilla.
Almeno in apparenza.
Niente a che vedere con Pansy Parkinson.
Che cosa ci fa qui?
-Hermione Granger..- mormora sorridendomi.
Un sorriso sincero.
Ripeto mentalmente: niente a che vedere con Pansy Parkinson.
Ciò non toglie che io sia infastidita.
Nemmeno so il perché.
E continuo a chiedermi perché sia qui.
-Lucille.. dico sorridendole leggermente e abbassando un po’ il capo in segno di saluto.
-Bene, allora io vado Professor Piton..- esclama sorridendogli e salutando anche me. -Ci vediamo presto, buona serata!
-Anche a te, Lucille.- risponde Severus prima che la ragazza si volti per andarsene.
La osservo un attimo mentre si allontana.
Lei l’ha chiamato Professor Piton.
Gli ha fatto un gran sorriso.
Lo ha salutato dicendogli che si sarebbero rivisti presto.
Anche lui l’ha chiamata per nome.
‘Lucille.’
Ed era fin troppo gentile.
Mi volto verso di lui.
E mi accorgo che la sta ancora guardando.
Sguardo che dura pochi attimi.
Poi si concentra su di me.
E io devo mettere da parte le mie teorie sul perché lei era qui.
Con Piton.
Certo, era il suo Capo Casa.
Ma sento che c’è dell’altro.
E la cosa mi infastidisce.
Voglio scoprire cosa sta succedendo.
-Bè, che ci fai qui?- domanda scorbutico.
-Abbiamo la riunione tra circa 15 minuti, ho pensato saremmo potuti andare insieme!- esclamo entusiasta facendomi largo per entrare nel suo ufficio.
La porta è semi-aperta.
E lui cerca di tenerla chiusa.
Non vuole che io entri.
Che cosa nascondi, Severus?
-Bè, hai pensato male!
-Non mi pare di averti disturbato!- esclamo aprendo di forza la porta ed entrando dentro.
La stanza è apposto.
Tutto è normale.
Bè, cosa mi aspettavo?
Dietro di me sento Severus sospirare.
Poi chiude la porta.
-Smettila di starmi tra i piedi, Granger!- esclama adirato passandosi una mano tra i capelli.
-Sto solo cercando di starti vicino perché voglio aiutarti!
Mi guarda esasperato.
Sospira pesantemente.
-Ho chiesto il tuo aiuto? No, non mi pare proprio!- esclama infastidito tornando a guardarmi.
Ed è allora che lo noto.
La stanza non ha nulla di strano.
E’ lui quello strano.
E’ lui quello scomposto.
E’ lui quello trasandato.
Lo osservo bene.
Indossa la sua camicia bianca.
Niente casacca nera.
I primi due bottoni liberi.
Un triangolo di pelle bianca lasciato scoperto.
E la camicia è fuori dai pantaloni.
Totalmente fuori dai pantaloni.
Sgrano impercettibilmente gli occhi.
No.
No. No. No. No.
Non può essere.
Stiamo parlando di Severus Piton!
Impossibile!
Per Merlino.
Non ci credo.
Sono completamente senza parole.
Lui.
E lei.
Non è possibile.
Ma è evidente.
Hermione, è evidente.
Tutto si spiega ora.
I sorrisi luminosi di lei.
Gli sguardi di lui.
Le loro parole.
La riluttanza di Severus a farmi entrare.
La sua camicia.
Merlino! Merlino quei due hanno una storia!
Un senso di vertigine mi prende la testa.
Avverto una strana sensazione allo stomaco.
Come se avessi nausea.
Ma non è nausea.
E’ qualcosa di diverso.
Me lo deve aver causato questa notizia.
-Certo, c’è lei ad aiutarti!- sbotto improvvisamente scocciata.
-Prego?- domanda Severus inarcando perplesso un sopracciglio.
-Guarda che ho capito cosa c’è tra voi! Non sono mica stupida!- commento indignata incrociando le braccia al petto. -Diamine Severus, ha appena 19 anni! Sono stata io a dirti che ti devi rifare una vita, e sono contenta che tu ti sia trovato una compagna, ma la Hunt è giovanissima!
Si porta una mano sugli occhi.
Poi se la passa sulla fronte.
E si da un leggero colpetto.
Poi torna a guardarmi.
-No, non ci credo! Sei una completa idiota!- esclama sospirando e scuotendo la testa.
-C’è bisogno di insultarmi?- domando irritata assumendo un brutto cipiglio che assomiglia molto ai suoi.
-Sì! Perché sei una completa idiota!- esclama ancora scuotendo la testa. -Non hai capito proprio un bel niente!- aggiunge allargando le braccia.
-Certo, continua a negare, ma a me non me la dai mica a bere! Guardati! Hai la camicia fuori dai pantaloni, e da quando in qua poi tu, Severus Piton, stai in giro senza la tua casacca!?- esclamo in tono accusatorio.
Mi guarda sconcertato.
Gli occhi spalancati.
Le pupille dilatate.
Un ghigno divertito sul viso.
-Per Salazar Granger sta zitta e finiscila di fare la mogliettina gelosa!- esclama divertito prendendomi in giro.
‘Mogliettina gelosa’?
Io?
Ma cosa sta dicendo!?
Ma come si permette!?
Gli sto solo facendo notare una cosa ovvia.
Che lui e Lucille Hunt stanno insieme.
E io li ho scoperti!
-Io non sto facendo la mogliettina gelosa!!- esclamo furiosa.
-Sì, la stai facendo invece!- mormora ancora ghignando e iniziando ad allacciarsi la camicia.
-Merlino, davvero?
-Sì!- risponde divertito.
Lo osservo un attimo.
Ripenso a tutto ciò che gli ho detto.
Le mie parole mi riecheggiano nella mente.
Per Merlino e Morgana.
Ha ragione!
Sto facendo davvero la mogliettina gelosa.
Che stupida!
Che stupida che sono!
Ma che mi è preso?
Che vergogna.
Arrossisco violentemente.
E abbasso subito il capo.
Lo sento ridacchiare divertito.
-E allora dimmi perché lei era qua..- mormoro con tono basso mantenendo la testa bassa e osservando l’orlo del mio maglione. -..e perché tu eri conciato in quel modo..
-Non credo siano affari tuoi, Hermione!
-Lo vedi? Allora ho ragione io!- ricomincio nuovamente sollevando lo sguardo.
-No!- risponde sbuffando. -E’ così difficile per te accettare di non dover essere messa al corrente di ogni singola cosa!?- domanda ironico afferrando la sua casacca nera.
-Potresti anche non metterla quella!- suggerisco indicando la sua usuale casacca nera piena di bottoni. -Stai meglio in camicia..- mormoro spostando nuovamente lo sguardo. -Tutti ti guarderebbero sorpresi se girassi per Hogwarts senza di quella..faresti molta meno paura!
-Ecco, un motivo in più per mettersela..- commenta distratto infilando il primo braccio all’interno della pesante tunica.
Osservo la scena.
E’ un secondo.
Prendo la bacchetta in mano.
Mormoro l’incantesimo di appello.
E la sua tunica arriva velocemente nelle mie mani.
Sollevo lo sguardo incrociando i suoi occhi.
-Ridammela immediatamente, Granger!- esclama furente facendo due passi verso di me.
-Dimmi perché lei era qui!- dico portandomi il pesante abito dietro la schiena.
-Ho detto che non sono affari tuoi!- sibila sempre più irritato. -Dammela subito o potrei schiantarti!
-Se voi due non state insieme allora puoi anche dirmi perché era qui! Non sarà mai nulla di più sconvolgente di voi due che fate sesso!- esclamo ridendo.
Ho appena detto la parola ‘sesso’.
Di fronte ad un mio ex insegnante.
Di fronte a Piton.
Di fronte al mio ex insegnante pipistrello.
Mi viene da ridere.
Mi porto una mano alla bocca.
Cerco di soffocare la risata.
Lo vedo avvicinarsi ancora di più.
E con un’ultima falcata è di fronte a me.
Afferra il suo indumento.
E me lo porta via in malo modo.
-Semplicemente mi fa i massaggi!!- sbotta alla fine guardandomi con aria omicida e ritornando sui suoi passi con la casacca in mano.
Rimango un attimo interdetta.
La risata si placca immediatamente.
Non credo di aver capito.
No.
Sicuramente ho capito male.
Severus si fa fare i massaggi?
Severus si fa toccare?
Da una donna per giunta?
Questa non me l’aspettavo.
Lo ammetto.
-I massaggi? E perché mai!?- domando confusa.
-Ho due vertebre schiacciate e dei dolori al collo..- risponde indifferente abbottonandosi gli ultimi bottoni della tunica.
-Ah..non lo sapevo! Mi dispiace..- mormoro facendogli un mezzo sorriso. -E come mai proprio Lucille Hunt?
-E’ il suo lavoro ed è una Serpeverde..mi fido di lei..- dice semplicemente.
-Ah perché se fosse una Grifondoro non  ti faresti toccare?- domando irrequieta tornando a scaldarmi.
-Direi di no..- mormora ghignando.
-Per tua informazione io, che sono una Grifondoro, sono un’ottima massaggiatrice!
-Dubito!
-Mettimi alla prova! Sono sicura di poter fare un massaggio infinitamente più gratificante di uno dei suoi!- esclamo sfidandolo.
-Sta alla larga da me, Granger! E ora andiamo che altrimenti arriviamo in ritardo..- dice prendendo il suo mantello, facendomi uscire, e chiudendo la porta alle sue spalle.
Camminiamo in silenzio.
Uno accanto all’altra.
Ho fatto finta di non aver sentito ciò che ha detto.
‘Sta alla larga da me, Granger.’
Non è stato molto carino.
E non so se fosse ironico.
E’ sempre così poco gentile.
Diamine!
E io che mi faccio in quattro per lui.
-E comunque è molto più assurdo sapere che uno come te si fa fare i massaggi più che sapere che fai sesso con una donna!- commento improvvisamente con tono abbastanza basso da non farmi sentire se non da lui.
Si blocca un secondo.
Si è irrigidito.
Ma poi ha ripreso a muoversi come se niente fosse.
Respira piano.
Continua a camminare.
E a guardare dritto davanti a sé.
Poi finalmente mi risponde.
-E’ solo una ragazza, so benissimo che ha ancora 19anni..e in ogni caso non mi è mai interessato limitarmi a sfogare le mie voglie..
Ora sono io quella che si blocca.
‘Non mi è mai interessato limitarmi a sfogare le mie voglie.’
E’ un pensiero profondo.
Molto profondo.
In un certo senso non me l’aspettavo da te.
Non ti ho mai immaginato come un riccio in calore.
Anzi.
Poi sicuramente non hai avuto molte donne.
Ma è normale.
C’è sempre quel tuo autocontrollo di mezzo.
Se da una parte ti aiuta dall’altra ti frena.
Sì.
Ti frena totalmente.
E per di più hai fatto la spia per anni.
Non devi aver avuto molto tempo libero.
Hai sempre allontanato tutti.
Qualsiasi persona abbia cercato di avvicinarsi a te.
Se qualcuno ci ha provato.
Sei un ex Mangiamorte.
Hai torturato.
Hai ucciso.
Non deve essere facile tenere una donna tra le braccia.
I ricordi verrebbero a tormentarti la mente.
Ogni volta.
E lo so che verrebbero.
Io ti ho visto la notte di Halloween.
Ho visto in che condizioni eri.
Ti senti ancora in colpa.
Ti porterai quelle morti per sempre nella coscienza.
Per sempre.
E poi c’è Lily.
L’unica donna che hai amato.
E che non ti ha mai perdonato.
Mai.
E se oggi stai male è anche colpa sua.
Sì, è così.
Sospiro.
E lascio cadere l’argomento.
Non so cosa rispondere.
Mi volto solo a guardarlo.
Gli sorrido debolmente.
E torno a guardare davanti a me.
Così arriviamo nell’ufficio della McGranitt.
E finalmente scopro perché siamo stati convocati.
Partirò per la Bulgaria.
Insieme a Severus, naturalmente.
Parteciperemo ad un convegno.
Un Convegno Internazionale per la Cooperazione Scolastica.
La McGranitt mi ha spiegato che si svolge ogni 4anni.
Che vengono invitati tutti gli Istituti.
E riguarda esclusivamente due materie.
Pozioni e Trasfigurazione, appunto.
E’ per questo che partiremo solo noi due.
Negli anni passati Severus partiva con la McGranitt.
Poverino.
O poverina.
Non lo so.
Un giovane Severus insieme ad una ormai vecchia McGranitt.
Non so dire chi abbia patito di più.
Sorrido.
Parto in Bulgaria.
Due giorni.
Sono anni che non ci vado.
L’ultima volta andai a trovare Viktor.
Sorrido.
Viktor.
La mia prima vera cotta.








Salveeee :) Come state?? 
Vi piace il nuovo capitolo? Io mi sono divertita un sacco a scriverlo :) Alla fine non è nulla di che però mi piace :)
Povere Hermione, gelosonaaa ahahahha anche se ancora non è innamorata di Piton, e non le piace nemmeno..però vedere che qualcuno se l'è preso..e qualcuno ancor più giovane di lei tra l'altro ahahaha povera! Meno male che è solo la sua Massaggiatrice e non la fidanzata :)
Ditelo che il titolo vi ha fatto prendere un colpo aaahahaahha dai dopo due capitoli un po' drammatici ce ne voleva uno un po' più "easy" :)
E quindi Severus ed Hermione partono in Bulgaria per questo convegno tra Pozionisti ed esperti di Trasfigurazione :) eh eh chissà cosa succederà!ma non illudetevi lo sapete quanto sono cattiva ahahahaha

La sciatemi tantissime recensioni :D:D
Grazie a chi legge, recensisce, mette tra le seguite/preferite/ricordate :)
Bacioni, la vostra Dis294

 

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Capitolo 11
*** Le zanne del Lupo ***


Capitolo 11 - Le zanne del Lupo

 
 
 
7 Dicembre 2001



 
Mi muovo lungo i corridoi bui.
Solo alcune candele accese.
Trascino il mio corpo con difficoltà.
Ansante.
Barcollo.
Barcollo ma continuo a camminare.
La caviglia slogata.
La coscia sanguinante.
Così anche la spalla destra.
Quasi del tutto dilaniata.
Premo con forza la mia mano sinistra sulla ferita.
Ma il sangue continua a defluire.
Denso.
Rosso.
I piedi strisciano pesantemente sul pavimento.
Mi appoggio stremata alla pietra.
Si riempie di sangue.
Respiro.
Respiro piano richiamando a me le ultime forze.
Sono proprio le ultime.
Ma ce la devo fare.
Sono quasi arrivata.
Vedo il portone del suo ufficio.
In lontananza.
Ma lo vedo.
Continuo ad avanzare.
Non curandomi del dolore.
Non curandomi del sangue che perdo.
Non curandomi delle forze che mi abbandonano.
Cammino barcollando.
E poi inciampo sui miei passi.
Cado rovinosamente a terra.
La testa colpisce la pietra.
E fa male.
Fa tremendamente male.
Sento dolore ovunque.
E un conato di vomito si impossessa di me.
Ma riesco a trattenerlo.
Tossisco.
E la gabbia toracica quasi mi esplode.
Sento i tagli distendersi ad ogni respiro.
Le ferite che si aprono sempre di più.
Il sangue che cola inesorabile.
Mi macchia i vestiti lacerati.
E sporchi di terra.
A fatica mi rialzo.
Ce la devi fare Hermione.
Ce la devi fare.
Continuo a muovermi.
Ho sempre più difficoltà.
I piedi strisciano pesanti.
A malapena reggono il mio corpo.
Brividi mi trapassano la pelle.
E le ossa.
Sono brividi di freddo.
Ma anche brividi di paura.
Non mi sono mai ritrovata in una situazione simile.
Nemmeno durante la Guerra.
Nemmeno quando di fronte a me c’era un Mangiamorte.
In quei momenti c’era l’adrenalina a darti la carica.
Questa volta no.
Questa volta c’era solo la volontà di scappare.
La paura.
Il terrore.
Come quella volta che incontrai il Troll mandato da Raptor.
Ma questa volta non c’erano Harry e Ron.
No.
Ero da sola.
Totalmente da sola.
C’ero io a dover affrontare il mio nemico.
‘Nemico.’
Era Remus.
E’ stato proprio Remus ad attaccarmi.
Era trasformato in Lupo Mannaro.
C’era la Luna Piena.
Non so come io abbia fatto a non accorgermene.
Ho rischiato di morire.
Non ci credo.
Ho davvero rischiato di morire.
Una lacrima scende solitaria sulla mia guancia.
Mi faccio coraggio.
E continuo a camminare.
Manca poco.
Solo qualche passo.
Ma la fatica è indescrivibile.
Sembra abbia percorso chilometri.
Mai questa strada è stata tanto lunga e tortuosa.
Mai.
Finalmente arrivo di fronte al portone di legno.
Il portone dell’ufficio di Severus.
Sono qui.
Non so nemmeno io perché sono qui.
Non sono andata da Madama Chips.
Sono venuta direttamente qui.
A chiedere aiuto a lui.
Che mi ha deriso per anni.
Che continua a considerarmi come una bambina.
Che non mi crede capace di fare bene il mio lavoro.
Che mi vede solo come una spina nel fianco.
Sono qui.
A chiedere aiuto a lui.
Alla persona a cui ho augurato ogni male.
Alla persona che ho sempre detestato.
Alla persona che è cambiata e che mi ha sorpresa.
A quella a cui cerco disperatamente di donare il mio aiuto.
E spero tanto che un giorno decida di accettarlo.
Raccolgo le ultime forze che mi sono rimaste.
E’ busso.
Busso con tutta l’energia che mi rimane.
Forte.
Poi sempre più forte.
Fin quando non vedo la porta aprirsi.
E lui compare di fronte a me.
Lo sguardo irato.
Poi sorpreso.
Poi sconvolto.
-Granger!- esclama fissandomi sconvolto. -Chi diavolo è stato a ridurti così!? Granger!
Non ho nemmeno la forza per rispondere.
Ho perso molto sangue.
Sono debole.
La gola è secca.
Il dolore è sempre più intenso.
Mi pulsa nelle tempie.
Zoppico tremolante verso di lui.
Il corpo totalmente ricurvo in avanti.
Non riesco più a reggermi in piedi.
La schiena ricurva.
La mano sinistra premuta sulla spalla.
Il braccio destro disteso.
Ormai inutilizzabile.
La bacchetta in mano.
Faccio due passi verso di lui.
E mi lascio cadere contro il suo petto.
Inerme.
Distrutta.
E la bacchetta scivola via dalle mie dita.
Cadendo a terra con un tonfo sordo.
-Granger! Granger! Diamine, cosa ti è successo??- domanda ancora, il tono di voce preoccupato, sorreggendomi e accompagnandomi verso una poltrona.
-Re-Re-Remus..- mormoro con un filo di voce. -..Luna..Piena..- termino lasciandomi andare totalmente sulla poltrona dietro di me.
Lo vedo spalancare gli occhi.
I suoi magnifici occhi neri.
E’ da poco che ho imparato ad apprezzarli.
Mi ci perdo io in quel pozzo nero.
Mi ci perdo totalmente.
Proprio come ora.
Che la ragione se ne sta andando.
Proprio come la vitalità dal mio corpo.
Ma lo vedo.
Lo vedo accucciarsi accanto a me.
Lo sguardo adirato.
Furente.
L’odio nei suoi occhi.
Ma non urla.
Non sbraita.
-Quel dannato Lupo..- sibila a denti stretti serrando anche i pugni. -..la pagherà cara!
-L’ho schia-schiantato..- mormoro senza fiato. -..e bloccato con un incantesimo immobilizzante.- termino respirando a pieni polmoni mentre Severus mi controlla le ferite e tasta gentilmente le mie braccia.
Non risponde.
E’ totalmente concentrato su di me.
Anche se so che si sta facendo mille domande.
Le stesse che mi sono fatta io.
Si starà chiedendo perché i sensi da Lupo non si sono affievoliti.
Perché mi ha attaccato.
Perché la pozione antilupo non ha funzionato.
Lo so.
Lo so che sta pensando tutto questo.
Ma io non riesco più a pensare.
Non riesco nemmeno più a osservare i suoi occhi.
E il mio volto riflesso nelle sue iridi nere.
I miei capelli arruffati.
Il profondo taglio sulla fronte.
Quello sulla guancia.
I lividi violacei.
L’occhio sinistro che fatica a stare aperto.
Non vedo più nulla.
Le palpebre piano si chiudono.
Tutto diventa sfocato.
Confuso.
Nero.
-Granger, guardami!- esclama Severus improvvisamente. -Guardami! Apri quei maledetti occhi, Granger!- continua imperioso.
Sussulto.
E spalanco gli occhi.
Devo rimanere sveglia.
Devo riuscirci.
Mi concentro sul suo viso.
Su ogni singola linea del suo volto.
Sulla forma dei suoi occhi.
Sulle sue sopracciglia nere.
Sulle sue folte ciglia.
Sul suo naso adunco.
Sui contorni delle sue labbra.
Labbra fini e chiare.
Delle belle labbra per la verità.
Non mi ero mai soffermata ad osservarlo.
Mai.
Sospiro.
Poi sussulto improvvisamente.
E lo vedo trafficare con i bottoni del mio maglioncino.
Ingoio nervosa la saliva.
E distolgo lo sguardo.
Sono tremendamente in imbarazzo.
Sento le guance calde.
Devono essere di un fantastico rosso acceso.
Peggio del giorno in cui sono caduta a terra.
E mi ha curato i lividi sulla schiena.
Le sue mani si muovevano delicate.
Gentili.
E così fanno anche questa volta.
Sorrido.
E mi riconcentro su di lui.
Non mi devo imbarazzare.
E non mi voglio imbarazzare.
Sbottona i bottoni uno ad uno.
E separa piano i due lembi di stoffa..
Il reggiseno di pizzo blu risalta sulla mia pelle ormai pallida.
Così simile alla sua.
-Puoi finalmente vendicarti per il giorno in cui ti ho quasi spogliato nel tuo studio..- mormoro sorridendogli e cercando di stemperare un po’ la tensione.
-Avrei decisamente preferito un’ultra situazione per farlo.- risponde avvicinandosi di più a me.
Non distoglie un attimo lo sguardo dai miei occhi.
Poi si irrigidisce improvvisamente.
E so il perché.
Errato uso di termini, Severus.
Ma non sono stupida e ho capito benissimo.
Avresti preferito un’altra situazione.
Per vendicarti.
Non per spogliarmi.
-Intendevo dire che..
-Ho capito, Severus..tranquillo.- rispondo sforzandomi di sorridere.
-Mmh..- mugugna continuando il suo lavoro. -Sei proprio un danno, lo sai!?
-Ammettilo che sei contento che io lo sia così puoi sgridarmi e prendermi in giro ogni volta che vuoi.- dico alzando il viso e guardandolo dritto negli occhi.
Mi sento come una bambolina.
Potrebbe fare qualsiasi cosa di me.
Anche prendermi e buttarmi via.
Ma non lo fa.
-Sì, ammetto che la cosa mi diverte da matti!- esclama in tono sarcastico.
Poi la sua mano scivola sul mio fianco.
Esercita una piccola pressione e il mio corpo si sporge in avanti.
Il mio petto contro il suo.
La pelle pizzica a contatto con la stoffa della sua casacca.
Serro forte gli occhi e la mascella.
Poi mi rilasso nuovamente quando il dolore passa.
Il mio capo appoggiato contro il suo corpo.
Sento il suo profumo.
Forte e intenso.
Muschio.
Sento il mio cuore battere forte.
Fa uscire le mie braccia dalle maniche.
E poi mi riadagia sulla poltrona.
Con gentilezza.
Delicatezza.
Premura.
Tutto questo mi prende alla sprovvista.
Non l’ho mai visto così.
Non pensavo proprio potesse essere così gentile.
-Ti ha totalmente lacerato il muscolo..- commenta freddo pulendomi la ferita dal sangue e posandoci alcune gocce di una pozione precedentemente appellata.
Un gemito di dolore lascia le mie labbra.
Lui si ferma immediatamente.
Mi guarda.
Vedo preoccupazione nei suoi occhi.
E questo mi fa piacere.
Non so nemmeno io il perché.
-Non mi ha morso..
-La sua saliva potrebbe comunque essere entrata in circolo in altro modo..
-Davvero??- commento immediatamente sconvolta.
Ero convinta di essere al sicuro.
Non mi ha morso.
Quindi non mi ha infettata.
Non mi trasformerò in un Lupo.
Oppure sì?
No. No. No.
Non voglio. No.
-Potrebbe essersi leccato gli artigli prima di attaccarti.- commenta freddo, poi il suo tono di voce cambia leggermente diventavo quasi apprensivo. -E’ difficile, ma rimane sempre un’eventualità..appena ti sarai ripresa farai tutti gli accertamenti, per ora non preoccuparti.
-Speriamo bene..- sussurro malinconica distogliendo lo sguardo.
Non voglio diventare un Lupo.
No. Non voglio.
Voglio continuare a vivere la mia vita.
Tranquillamente.
Senza dovermi preoccupare anche di questo.
-Ti conviene non esserti fatta infettare, Granger, perché non ho alcuna intenzione di portarmi nessuna lupachiotta in Bulgaria!- esclama ghignando e poi sorridendomi.
Mi volto immediatamente verso di lui.
‘Lupachiotta’?
Ok questo mi mancava.
Però sorrido.
Non riesco a non sorridere.
Lupachiotta è un bel complimento.
Detto da lui soprattutto.
Da lui che usa sempre i dispregiativi per chiamare Remus.
-Mi sorprende che tu non abbia usato il dispregiativo ‘lupastra’!
-Non vorrei urtare la tua sensibilità in questo momento!- mormora ridacchiando.
-Però potrebbe essere divertente!
-Cosa?- domanda confuso passandomi le bende intorno alla spalla malandata.
-La lupachiotta e il pipistrello..potremo essere una bella coppia!
Mi guarda male.
Non ti piace ‘pipistrello’, Severus?
Ridacchio.
-Insolente.- sibila a denti stretti stringendo le bende.
-Ahia!- esclamo dandogli un colpo con la mano buona. -Guarda che scherzavo! So benissimo che tu dormi!- dico, ma l’imbarazzo si impossessa nuovamente di me.
I ricordi riaffiorano.
L’ho visto mentre dormiva.
Il petto scoperto.
I muscoli in evidenza.
Distesi sotto la tenue luce della luna.
Il lenzuolo nero contro la sua pelle pallida.
Arrossisco.
Ero rimasta imbambolata a guardarlo.
Per un sacco di tempo.
E poi lui si era svegliato.
I sensi da spia sempre all’erta.
-Tieni le mani al loro posto, Granger!- ringhia distendendo le ferite ancora aperte sul mio petto e sulle braccia e curandole con una delle sue pozioni.
Le sue miracolose pozioni.
La Rimpolpa Sangue sta facendo effetto.
Le forze stanno tornando.
Non sto male come prima.
Sono ancora un po’ debole.
Ma non sono più moribonda.
-E tu non bloccarmi la circolazione allora!- mi lamento.
-Taci o ti lascio così e me ne vado!
Sorrido.
Mi spalma un unguento sui lividi.
Lo stesso che ha usato per curarmi la schiena.
Massaggia piano la mia pelle.
Prima sulla pancia.
Poi sul braccio.
Infine sul viso.
Ricuce le piccole ferite.
E le copre con l’unguento.
Ciò che rimane è solo un tenue rossore.
Così fa anche sulla schiena.
E un intenso brivido mi percorre la spina dorsale.
La sua mano è calda.
Il mio corpo freddo.
Sento il calore del su respiro sul mio collo.
Sono nuovamente appoggiata a lui.
Il suo braccio circonda il mio collo.
Il nostro potrebbe sembrare un abbraccio.
Ma so benissimo che non lo è.
E un po’ mi dispiace.
Avrei bisogno di un abbraccio in questo momento.
Ne avrei davvero bisogno.
Ma non c’è Trevis accanto a me.
E nemmeno Harry o Ron o Ginny.
E tanto meno Remus.
E’ stato lui a ridurmi così.
C’è Severus.
E lui non mi abbraccerebbe mai.
Sospiro.
-Severus..
-Mmmh..?- mugugna interrogativamente continuando a passare l’unguento.
-Mi potresti abbracciare?- domando con un filo di voce osservando un bottone della sua casacca.
La sua mano si è fermata.
Non disegna più circoli sulla mia pelle.
E anche lui è fermo.
Immobile.
Leggermente rigido.
Non risponde.
Poi riprende con la medicazione.
Ma qualcosa è cambiato.
Il suo braccio si è fatto più stretto intorno al mio collo.
E il mio petto si è avvicinato al suo.
Volto leggermente il viso.
E affondo il mio naso nelle sue vesti.
Chiudo gli occhi.
Inalo il suo profumo intenso.
E sorrido.
Mi stai abbracciando.
Mi stai abbracciando, Severus.
Sorrido.
E mi abbandono a quella strana sensazione.
Una magnifica sensazione.
Mi sento protetta.
Sto bene.
Rimaniamo così.
Non so per quanto tempo.
Ma abbastanza per sentirmi poi rigenerata.
E’ stato gentile.
E’ stato premuroso.
Doveva guarirmi il taglio sulla coscia.
Mi ha levato piano i pantaloni.
E poi mi ha coperto le gambe con un plaid.
Così tutto l’imbarazzo è passato.
Mi ha medicato ogni singola ferita.
Grave o lieve che fosse.
Ha avvolto il mio corpo nudo in una coperta.
E mi ha accompagnato nella sua stanza.
E ora sono qui.
Sdraiata sul suo letto.
Il mio corpo celato sotto un lenzuolo nero.
E un pesante piumone verde argento.
I suoi colori.
Dovrei dormire.
Vorrei dormire.
Ma non ci riesco.
I muscoli sono ancora indolenziti.
Il braccio inutilizzabile.
Giace inerme e pallido sul materasso.
Lo devo far riposare.
Così forse potrò tornare a muoverlo.
Così ha detto Madama Chips.
E’ venuta poco fa a controllarmi.
Appena Severus l’ha avvisata.
C’era anche la Professoressa McGranitt.
Erano molto preoccupate.
E così sono anch’io.
Ho il terrore di essermi distrutta la vita con le mie mani.
Non voglio essere un lupo.
No. Non voglio.
Chiudo gli occhi e sospiro.
Vorrei muovermi ma non posso.
Tutte le posizioni sono scomode.
Ma ora mi duole anche la schiena.
E non posso sdraiarmi sul fianco destro.
Sospiro irritata.
E rassegnata.
Tirò via le lenzuola.
Un brivido di freddo mi attraversa la colonna.
Con fatica mi tirò su.
Osservo l’orribile camicia da notte che indosso.
E’ rosa.
L’ha trasfigurata per me Madama Chips.
Avrei preferito lo avesse fatto la McGranitt.
O forse no.
Mi avrebbe di sicuro rifilato un completino scozzese.
Scendo piano dal letto.
E mi avvicino alla porta.
Respiro.
Immagino che Severus sia ancora in soggiorno.
Sto occupando il suo letto.
E non mi pare ci sia un’altra camera qui.
Abbasso la maniglia e apro la porta.
Proprio come immaginavo.
Severus è in soggiorno.
Nella semi-oscurità.
Gli occhi chiusi.
Seduto su una logora poltrona.
Stona parecchio con il resto dell’arredamento.
Le braccia appoggiate ai braccioli.
Spalanca gli occhi appena mi sente.
E si alza immediatamente.
-Granger! Che cosa pensi di fare in piedi!? Vai subito a letto!- esclama subito avvicinandosi a me.
Lascio che mi raggiunga.
E lo guardo.
Solo un passo ci separa.
Non mi strattona.
Sa che non può farlo.
Mi riaprirebbe le ferite che ha curato lui stesso.
Ma non mi tocca nemmeno.
Mi guarda e basta.
E così faccio io.
Lo sguardo spento.
Molto simile al suo.
Quello che vedo nei suoi occhi ormai da troppo tempo.
Sospiro e abbasso il capo.
Nemmeno io so perché sono in piedi.
So solo che mi fa male ogni singola parte del corpo.
Che sono preoccupata.
E che ho paura.
Sollevo nuovamente lo sguardo.
I suoi occhi neri sono ancora su di me.
Fissi.
Immobili.
Mi avvicino definitivamente a lui.
Mi sollevo sulle punte.
E aggancio il braccio sano al suo collo.
Stringendolo.
Ho bisogno di sentirlo vicino.
Ho bisogno di sapere che lui c’è.
Anche se so che c’è.
Lo so.
Ma in questo momento ogni sicurezza sembra vana.
Un’ora fa credevo di morire.
Adesso sono qui. Viva.
Sento il suo profumo intenso.
Sento il suo respiro caldo.
E’ immobile.
Sono io che lo sto abbracciando.
Lui no.
Lui proprio non si muove.
Quasi nemmeno sento il battito del suo cuore.
Ma è qui.
Con me.
Come io sono stata presente al suo dolore.
Ora lui è presente al mio.
Poi sento la sua mano accarezzare il mio fianco.
Piano.
Molto piano.
-Ora vai a letto però..- mormora accompagnando quel gesto della mano.
-Non voglio stare da sola..- dico abbassando lo sguardo.
-Devi riposare, Granger!
-Vieni con me..- propongo prendendogli la mano e accompagnandolo verso la porta.
-No, non credo proprio sia il caso!- esclama con tono allarmato bloccandosi immediatamente.
-Non ho alcuna intenzione di saltarti addosso!- esclamo ridacchiando e provando a farlo avvicinare nuovamente.
-Ci mancherebbe altro!- ribatte lui sollevando un sopracciglio.
-Davvero, Severus, vorrei solo non stare sola..- mormoro abbassando il capo. -Io mi metto in un angolo, e tu nell’altro..e starò zitta..promesso.
Non voglio che pensi male.
Non voglio molestarlo.
A questo pensiero mi viene quasi da ridere.
Ho solo bisogno di non rivedere il buio nei miei sogni.
Non voglio rivedere Remus su di me.
Non voglio rivedere il sangue.
Non voglio sentire il dolore.
E ancor di meno la paura.
-Non sai mantenere le promesse, Granger.
-Mettimi alla prova.- dico sollevando lo sguardo e stringendo di più la sua mano.
Annuisce.
Sorrido tra me e me.
Intanto ci avviamo verso la sua camera.
Mano nella mano.
Anche se il suo corpo quasi si rifiuta di seguirmi.
Ma non esercita pressione.
Sa che non riuscirei a spingerlo.
Sono troppo debole.
Sorrido mentre mi sdraio sotto le coperte.
Con la coda dell’occhio lo osservo.
E’ in piedi lontano da me.
Si sta sbottonando la casacca.
E dopo un po’ se la leva.
E la appoggia ripiegata su una sedia.
Rimane con indosso solo la sua camicia bianca.
Libera le prime due asole.
E rimane così.
Scoperto come poche volte.
Poi si siede sul bordo del letto.
E si leva le scarpe.
Poco dopo è sdraiato anche lui.
Non sotto le coperte ma sopra.
Sospiro.
So che appena chiuderò gli occhi lui se ne andrà.
Ma fa nulla.
Non importa.
Lo guardo.
Tiene un braccio piegato dietro la testa.
E anche una gamba è flessa verso l’esterno.
Mentre l’altra è tranquillamente distesa.
Rimaniamo in silenzio per chissà quanto tempo.
Ma non importa.
Volevo che lui stesse con me.
E lo sta facendo.
Mai avrei immaginato lo avrebbe fatto.
Ma un sacco di cose sono cambiate.
Anche lui.
Me ne sono accorta.
E’ più flessibile.
E’ più calmo.
Non mi tratta più come una bambina.
E nemmeno come una studentessa.
Non mi prende più a urla per niente.
Non mi prende in giro per divertirsi.
O meglio, lo fa meno rispetto a prima.
E ho visto come mi guarda.
Anche se lui distoglie lo sguardo quando lo becco.
Ma me ne sono accorta.
E’ uno sguardo particolare.
Enigmatico.
Uno dei suoi.
Ma non è freddo e distaccato.
Non lo è per niente.
E’ come se fosse assente.
O come se si fosse perso a guardare me.
E questo mi fa piacere.
Lo ammetto.
E’ inutile che lo nascondo.
Mi fa molto piacere.
E pure io passo molto tempo a osservarlo.
A stamparmi nella mente ogni suo lineamento.
Ogni ruga sul suo volto.
Ogni piccola espressione.
Ogni movimento.
E non mi ero mai accorta fosse così particolare.
Ha un linguaggio tutto suo.
Sorrido.
-Severus?- lo chiamo piano sperando mi risponda.
-E’ inutile: non riesci a stare zitta nemmeno un momento!- esclama sbuffando ma divertito.
-Non hai mai pensato che potresti essere tu a farmi venire voglia di chiacchierare? Sai, sei così loquace!
-Ora che ci penso questo sarebbe il momento perfetto per risolvere qualche mio problema..- mormora sdraiandosi su di un fianco e guardandomi.
-Ah, e cioè?
-Potrei strozzarti!- esclama ghignando. -Sei distesa su questo letto, senza bacchetta e quasi impossibilitata a muoverti..se ti strozzassi la finiresti subito di parlare e mi leverei anche la tua presenza di torno!
-Ti mancherei, Severus!- esclamo convinta sorridendogli.
-Sei proprio convinta!
-Convintissima!..e in ogni caso, pensavo preferissi avvelenarmi! Hai cambiato metodo nell’ultimo periodo?
-Non c’è piacere nell’avvelenare una persona.
-Nel soffocarla sì?- domando improvvisamente seria cercando di voltarmi verso di lui.
-Se credi fermamente in ciò che stai facendo, sì.- dice alzando lo sguardo verso il soffitto.
Ed ecco che il suo lato macabro torna a galla.
Quel lato che vorrei non esistesse.
E che lui farebbe di tutto per sopprimere.
-Mi piace questo nuovo Severus..
-Non c’è nessun nuovo Severus!- esclama stizzito.
-Sei anni fa non ti saresti mai sdraiato accanto alla petulante e saccente Grifondoro So-Tutto.
-Sei anni fa ero un servo del Signore Oscuro e tu una petulante e saccente Grifondoro So-Tutto mia studentessa..ora sei una petulante e saccente Grifondoro So-Tutto professoressa di Trasfigurazione.
-E il chè è peggio, non trovi?
-Assolutamente.
-..e comunque sei anni fa non eri un servo di Tu-Sai-Chi, eri una spia per conto dell’Ordine.
-Ero comunque un servo del Signore Oscuro, volente o nolente.
-E ora invece cosa sei, Severus?
Cosa sei ora, Severus?
Lo sai?
Te lo sei chiesto cosa sei da quando la Guerra è finita?
-Un corpo vuoto.- risponde solamente voltandosi e dandomi la schiena.
-..che mi piacerebbe colmare..- aggiungo sospirando.
La conversazione è finita.
So che non dirà più nulla.
Stiamo parlando di lui e si alza il muro.
Un muro alto e irraggiungibile.
Nemmeno con una scala infinita sarebbe possibile arrivarci.
C’è un mondo da vivere là fuori.
Sfonda il muro.
Hai una bacchetta in mano, usala!
Puoi farlo, Severus.
Puoi farlo!







Sera a tuttiii :D mi scuso per l'enorme ritardo ma avevi un pre-esame ieri e una simulazione d'esame oggi e quindi potete immaginare quanto fossi impegnata!! Però finalmente ce l'ho fatta! La nostra Hermione viene attaccata da Remus Lupin durante la Luna Piena ma...perchè l'ha attaccata?? Perchè la Pozione Antilupo non ha fatto effetto?? Lo scopriremo lo scopriremo :) e sopratutto...cosa succederà ad Hermione? Poveretta che sofferenza si deve affidare alle cure del nostro Severus <3
Lo so che potrebbe sembrare che le cose stiano andando troppo rapidamente ma vi ricordo che la situazione è molto differente da Marks of Weakness perchè Hermione non è più una bambina e nemmeno una ragazzina..e i vincoli sono pressochè nulli! 
Severus si sta sciogliendo..oh sì se si sta sciogliendo!!<3 :D Ma chissà cosa succederà poi..Severus è imprevedibile!
Spero che il capitolo vi piaccia :D Sono contentissima di annunciarvi che il primo capitolo di questa storia ha raggiunto e superato le 1000visualizzazioni quindi vi ringrazio tantissimo <3
ATTENZIONE! HO PUBBLICATO UNA ONE-SHOT L'ALTRO GIORNO, SI INTITOLA "IT'S NOT JUST SEX", E' UNA EROTICO-SENTIMENTALE DAL PAIRING HERMIONE/SEVERUS..CHI VOLESSE LEGGERLA LA PUO' TROVARE QUI http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2338767&i=1

E' PARTICOLARE E MOLTO DIVERSA DALLE ALTRE FAN FICTION CHE HO SCRITTO. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE :)
fatemi sapere cosa pensate del nuovo capitolo!
un bacione,
Dis294

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Capitolo 12
*** Tra paure, liti e pozioni ***


Capitolo 12 - Tra paure, liti e pozioni



 
8 Dicembre 2001



 
Fisso il soffitto dell’infermeria.
E sospiro.
Non c’è nient’altro che io possa fare.
Niente di niente.
Né piangere né sperare.
Solo cercare di stare serena il più possibile.
E non sprofondare.
La situazione è grave.
Più grave di quanto io immaginassi.
Sospiro ancora.
Sono qui da qualche ora.
Severus mi ha portata stamattina.
Prima che iniziassero le lezioni.
Mi ha lasciata alle cure di Madama Chips.
Ed è andato nell’Ufficio della McGranitt.
Dovevano pensare a come sostituire Remus.
E anche me.
Non ho idea di quanto tempo dovrò rimanere qui.
Ma sarà sicuramente molto tempo.
Non tanto per la questione ‘Lupo Mannaro’.
Quella è già stata risolta.
Ho fatto tutte le analisi.
E sono risultate negative.
Remus non mi ha infettata.
Non dovrò prendere la Pozione Antilupo distillata da Severus.
Non dovrò prepararmi per la Luna Piena.
Non avrò l’aspetto malaticcio di Remus durante tutto l’anno.
Non dovrò preoccuparmi di niente di tutto ciò.
Il problema infatti è un altro.
Il mio braccio.
Il mio braccio non si muove ancora.
E non sembra abbia alcuna intenzione di farlo.
Sposto il mio sguardo dal soffitto al mio corpo.
Indosso ancora l’orribile vestaglia rosa.
Fa apparire la mia pelle pallida.
Malaticcia.
Una grossa cicatrice solca la mia spalla destra.
La osservo preoccupata.
Non so se riacquisterò l’uso del mio braccio.
Non so se potrò tornare ad usare la mia bacchetta.
Non so se riprenderò la mia cattedra ad Hogwarts.
Non so nulla.
E ho paura.
Tutto ciò mi spaventa da morire.
Come potrei tornare ora a vivere come una Babbana?
Ho 21 anni ormai.
Ho passato metà della mia vita ad agitare una bacchetta.
Non so nemmeno prepararmi da mangiare senza magia.
E poi voglio continuare ad insegnare.
Mi piaceva il mio lavoro al Ministero.
Ma qui ad Hogwarts sto meglio.
Decisamente.
Io amo Hogwarts.
Non voglio lasciare il mio lavoro.
Voglio continuare ad insegnare Trasfigurazione.
Desidero che la McGranitt sia fiera di me.
E devo stare accanto a Severus.
Gliel’ho promesso.
Anche se lui mi ha urlato contro una infinità di volte.
Ma ho fatto una promessa e intendo mantenerla.
Chiudo gli occhi.
Vorrei tanto che la mia mente si svuotasse.
Solo per un attimo.
Per il tempo necessario affinchè riesca a riprendermi.
Sono davvero stanca.
Non perché abbia fatto qualcosa di faticoso.
Dopo la lotta con Remus ho dormito.
Solo dopo che Severus si è sdraiato accanto a me.
Ma poi ho dormito.
E questo in un certo senso mi fa riflettere.
Mi rende felice.
Ma allo stesso tempo mi turba.
Gli giro intorno come un cagnolino affamato.
Cerco in ogni modo di liberarlo dalla sua prigione personale.
Soffro quando lui soffre.
Cerco rifugio nei suoi occhi d’ossidiana.
Bramo costantemente un suo contatto.
Supplico di poter sentire il calore del suo corpo.
Trovo in lui la protezione di cui ho bisogno.
Quella che cerco da quando sono piccola.
Prima mio padre.
Poi Ron.
Infine Trevis.
E ora?
Ora Severus.
E mi piacerebbe che ora fosse qui con me.
Non che non voglia i miei amici.
O Trevis.
Certo che vorrei che fossero qui.
Mi basterebbe un sorriso di Trevis per stare bene.
Ma in questo momento sento di aver bisogno di Severus.
Esclusivamente di Severus Piton.
Il mio cinico e bastardo ex Professore di Pozioni.
Solo di lui.
E spero sia lui quando sento la porta dell’infermeria aprirsi.
Ma non è così.
Sono Harry, Ron e Ginny.
Sorrido.
-Ehi! E voi cosa ci fate qui?- domando sorpresa di vederli.
-Siamo venuti appena la McGranitt ci ha avvisato!- esclama Harry avvicinandosi. -Accidenti ci hai fatto venire un colpo!-
-Come ti senti, Mione?- domanda Ron preoccupato mentre Ginny mi prende la mano, quella che non funziona.
-Ora sto bene, ragazzi, non preoccupatevi!- dico sorridendo, non voglio che si preoccupino. –Sono troppo contenta di vedervi, mi siete mancati un sacco!
-Anche tu a noi! Aspettavo un tuo gufo ieri, quando ho visto che non è arrivato nulla mi sono subito indispettita! Lo sapevo che doveva essere successo qualcosa!- esclama Ginny stringendo forte la mia mano e scuotendo la testa.
-Mamma ti fa avere questa..- mormora Ron posando una torta al cioccolato sopra il tavolino accanto al mio letto. -Sia lei che papà sarebbero voluti venire a trovarti ma siamo riusciti a convincerli a rimanere a casa!
-Ringrazia Molly da parte mia e salutami Arthur e George!- esclamo sorridendo.
Sono delle persone magnifiche.
Tutta la famiglia Weasley è fantastica.
Non so cosa avrei fatto senza di loro in alcuni momenti.
Sorrido.
-George ancora non sa nulla..era in Negozio quando siamo stati avvisati..- dice Ginny.
-Capisco, bè ditegli di non preoccuparsi..sto bene!
-Ma cos’è successo?- domanda Harry scettico avvicinandosi e sedendosi su una sedia accanto al mio letto. -E’ vero che è stato Remus ad attaccarti?
-Sì, è stato lui..- ammetto abbassando il capo. -Stavo passeggiando per il parco quando mi è saltato addosso..l’ho riconosciuto subito..
-Per Merlino!- esclama Ginny spaventata. -Come hai fatto a cavartela?? E’ quasi impossibile uscire vivi da uno scontro con un Lupo Mannaro!
-Fortunatamente sono riuscita quasi subito a recuperare la mia bacchetta che mi era volata via quando mi ha messa a terra, e poi si vedeva che era combattuto per ciò che stava facendo..come se stesse cercando di non far prevalere l’istinto animale..
-Lottava contro se stesso?- domanda Ron incuriosito.
-Ma scusa Piton non gli preparava l’Anti-Lupo? Perché si è trasformato lo stesso??- chiede Harry pensieroso.
-Sì Severus gli prepara ancora l’Anti-Lupo ed è proprio per questo motivo che non capiamo come mai mi abbia aggredita..
-Severus?- esclama Ron schifato. -Ora lo chiami per nome quell’orribile pipistrellaccio?
-Non offenderlo, Ron!- esclamo immediatamente adirata. -E’ un mio collega ora, non ti permetto di offenderlo!
Non si deve permettere.
Detesto gli insulti gratuiti.
Severus ce ne ha fatto passare di tutti i colori.
Ma ora tutto è diverso.
Tutti noi sappiamo la verità.
Anche Ron.
E non deve trattare Severus in quel modo.
Se non fosse per lui saremmo tutti morti.
-Collega?  A me sembra ci sia qualcos’altro invece..e sono due le cose possibili..- esclama lui avvicinandosi a me.
Ron è diventato insopportabile.
Da quando l’ho lasciato le cose sono molto cambiate.
E da quando sto con Trevis la situazione è peggiorata.
Drasticamente.
Non mi tormenterebbe per tornare assieme.
E non mi insulterebbe ad ogni rifiuto.
Perché alla fine è sempre ciò che succede.
Credo sia ancora innamorato di me.
Ma per me non è altro che un amico.
Ora, almeno.
Prima anch’io provavo qualcosa per lui.
Non so se fosse amore o una semplice cotta adolescenziale.
Però gli volevo sinceramente bene.
Ed è stato lui a farmi soffrire.
Se l’ho mollato è colpa sua.
Mi ha tradita.
Se avesse tenuto a freno i suoi istinti ora non saremmo così.
-..o ti ha avvelenata ed è per questo che stai dicendo cazzate, oppure..- dice avvicinando il suo viso al mio in modo minaccioso. -..ti sei fatta scopare come una cagnolina!- esclama schifato e con uno sguardo che non avevo mai visto.
Vedo rabbia.
Vedo disgusto.
Ma allo stesso tempo pena.
Compassione.
E anche odio.
Ma non mi interessa tutto ciò.
-Non ti devi permettere mai più!- esclamo furente lasciando partire la mia mano sinistra dritta sul suo volto.
Gli ho dato uno schiaffo.
Veloce e forte come una frustrata.
Il segno delle mie cinque dita colora la sua pelle chiara.
La zona colpita diventa immediatamente rossa.
Più rossa dei suoi capelli.
Lui si porta una mano a toccare la guancia.
La bocca spalancata.
Gli occhi sconvolti.
Mi guarda ancora un attimo.
Mentre la mia mano sinistra è ancora alzata.
Anche io sono turbata.
Non mi aspettavo di reagire così.
Mi ha ferita tante volte.
Davvero tante.
Mi ha insultata anche pesantemente.
Ma mai avevo reagito.
Sono sempre scappata via in lacrime.
Ma questa volta no.
E nemmeno io so il perché della mia reazione.
Ma mi sento una stupida.
-Ron scusami!- mugugno affranta avvicinandomi a lui che si allontana bruscamente lanciandomi uno sguardo carico d’odio.
-Tu! Allontanati da me!- grida rabbioso. -Sei..Sei solo una puttana!- esclama avventandosi su di me prima che Harry lo afferrasse con entrambe le braccia e lo allontanasse.
Io lo guardo senza parlare.
Non ho la forza di dire nulla.
Vorrei solo scappare via.
E’ questo quello che pensi?
Sono una puttana?
Sono una puttana perché non voglio stare con te?
Non riesco nemmeno ad arrabbiarmi.
Sono delusa.
Totalmente delusa.
Stringo forte le palpebre.
Non voglio che le lacrime scappino via.
Non voglio che mi veda debole.
Non voglio che veda che il suo piano per ferirmi ha funzionato.
Respiro piano e poi riapro gli occhi.
Ascolto le loro parole immobile.
Ormai è come se io non ci fossi.
Sono la spettatrice di uno spettacolo pietoso.
Non riesco a fare nulla.
Nemmeno ad urlare tutta la mia frustrazione.
-Ron finiscila! Ti stai mettendo in ridicolo!- dice Harry cercando di tenerlo fermo.
-Mollami, Harry! Sto dicendo solo la verità!- esclama agitandosi.
-Sei pessimo, Ronald! Sei davvero pessimo!- strilla Ginny contro il fratello agitando le braccia oltraggiata. -Ti rendi conto di ciò che hai appena detto?
-Sta zitta!- grida contro Ginny e la presa di Harry aumenta ancora di più, strattonandolo con forza. -Ho detto semplicemente la verità!
-Andiamo fuori, Ron!- esclama Harry spingendolo fuori, ma prima che possano andare via compare sulla soglia della stanza un ragazzo che ci guarda con un sorriso che va scemando man mano che vede le nostre facce sconvolte e Ron che viene trascinato via.
E’ Trevis.
La barba sempre curata.
Indossa una camicia celeste e una giacca grigia.
Le lunghe gambe sono coperte da semplici jeans.
In mano un mazzo di fiori.
Per me.
In un’altra situazione sarei felice.
Sorriderei entusiasta.
Ma non ora.
Distolgo lo sguardo.
E cerco di ricacciare indietro le lacrime.
-Ehi che succede qui? Mi sono forse perso qualcosa?- domanda Trevis molto tranquillamente.
-Ah! E’ arrivato il bel Trevis!- mugola Ron ironicamente mentre il ragazzo lo osserva in modo interrogativo continuando a non capire.
-Ciao Trevis, noi stiamo andando via..- mormora Harry avvicinandosi in tutta fretta all’uscita prima che Ron gli scappi via.
-Vedi di mettere un guinzaglio a quella cagna di fidanzata che ti ritrovi!- esclama Ron quasi sputando via quest’ultima frase.
-Scusa?- domanda Trevis improvvisamente infastidito mettendosi di fronte al Ron e impedendo ai due ragazzi di uscire.
-Ho detto di mettere..
-Ho sentito ciò che hai detto, Ronald! E ti invito per l’ultima volta a tenere a freno la tua lingua perché la prossima volta potrei non essere così gentile come lo sono in questo momento.- minaccia Trevis con una tranquillità, ma allo stesso tempo severità, disarmante.
Trevis è un ragazzo tranquillissimo.
Sempre calmo e disponibile.
Poche volte l’ho visto adirato.
Ma non sopporta queste situazioni.
E odia quando Ron parla male di me.
Non è la prima volta che lo minaccia.
Ma questa volta sembra seriamente pericoloso.
Lancia un’ultima occhiataccia a Ron e poi si sposta di lato.
Permettendo così ai due ragazzi di uscire.
Poi si avvicina a me.
-Ciao, Ginny..- mormora salutando cortesemente la mia amica che in risposta sorride educata.
-Vi lascio soli..- dice rivolgendosi a me. -Scusami, per favore..se avessimo saputo che sarebbe andata così non lo avremmo di certo fatto venire con noi!- sussurra triste stringendomi la mano.
Sorrido.
O almeno è ciò che cerco di fare.
-Stai tranquilla, Ginny..ci vediamo presto..- dico, e la rossa mi abbraccia forte sussurrandomi un ‘Ti voglio bene’ prima di uscire dall’Infermeria.
Io mi volto verso Trevis.
Ma non incrocio i suoi occhi.
Osservo i bottoncini della sua camicia.
Poi sospiro.
E lui si avvicina ancora di più a me.
Fa apparire un vaso e ci immerge dentro i fiori.
Delle bellissime camelie rosa chiaro.
Sorride e poi si volta verso di me.
-Come stai mia dolce leonessa?- chiede baciandomi piano le labbra.
-Ora bene..- mormoro poco convinta mentre lui si siede sul bordo del letto accanto a me.
-Mi hai fatto preoccupare, lo sai?- dice sorridendo mentre mi accarezza la guancia.
-Mi dispiace..- sussurro distogliendo lo sguardo.
-Ehi, guardami dai!- dice con tono gentile invitandomi ad incontrare i suoi occhi blu.
-Per favore mi abbracci?- chiedo io di rimando scatenando una sua risata prima che mi accolga tra le sue braccia.
E’ sempre così.
Lui rappresenta il mio porto sicuro.
La mia ancora.
Quando ho bisogno di lui è sempre con me.
Come ora che vorrei solo sprofondare.
Posso farlo.
E lo faccio tra le sue braccia che mi danno calore.
-Mi sei mancata da morire quest’ultimo periodo..- sussurra al mio orecchio prima di scendere a baciare nuovamente la mia bocca.
Sono piccoli baci.
Semplici e puri.
Dolci e casti.
Amo la sua tenerezza.
E’ unica.
Lui è unico.
E sono una ragazza fortunata ad averlo trovato.
Ma anche molto stupida perché non riesco ad amarlo.
-Rimani a farmi compagnia?- domando sperando che mi accontenti. -Ho tante cose da raccontarti..
-Certo, mia dolce leonessa!- risponde baciandomi nuovamente. -Ho il giorno libero, sono tutto per te!
-Grazie!- rispondo felice guardando i suoi profondi occhi blu.
Ci guardiamo per un lungo istante.
Poi lo vedo mugugnare pensieroso.
Si volta a guardare la stanza.
Come se stesse cercando qualcosa.
-Mmmh..- mugugna alzandosi improvvisamente e fermandosi accanto al mio letto.
-Che c’è?
-Credi che Madama Chips farebbe storie se mi accomodassi sul tuo morbido giaciglio questa notte?- domanda sorridendomi.
-Spero di no!- esclamo allungando il braccio sinistro in sua direzione.
Mi guarda un attimo perplesso.
Come se mi stesse studiando.
E so perché lo fa.
Distolgo lo sguardo.
-Non riesci a muovere il braccio?- domanda avvicinandosi.
-Per ora no..- commento solo.
-E guarirà?- chiede facendo il giro del letto e sdraiandosi accanto a me, dalla parte del braccio sano.
Incastro il capo nell’incavo del suo collo.
Sento perfettamente il suo profumo.
Lo stesso da anni.
Un comunissimo profumo babbano che mi fa girare la testa.
Inspiro profondamente.
Voglio che mi penetri le narici.
Voglio farlo mio come una volta.
Chiudo gli occhi e mi faccio cullare.
Porto la mano all’altezza della sua pancia.
E lo stringo forte.
-No si sa..- rispondo semplicemente, con una vena di malinconia.
-Dai, non pensiamoci ora..- dice con tono rassicurante. -Sai come sta Remus?- domanda poi improvvisamente dopo qualche minuto di silenzio.
-E' nella stanza accanto, dorme ancora..non volevano che stesse nel letto accanto al mio..per precauzione.,ma non so come stia..
-Ce l’hai con lui?
-No..- sospiro. -Ma vorrei sapere perché la Pozione Anti-Lupo non ha fatto effetto..
-Potrebbe non averla presa..
-Dubito..e poi, quando mi ha attaccata, si vedeva che c’era qualcosa che non andava..
-Cosa intendi?- chiede curioso.
Ricordo ciò che è successo.
Lo ricordo alla perfezione.
Il suo corpo sopra il mio.
Il suo folto pelo scuro.
Gli artigli piantati nella mia carne.
Il muso sempre ad un passo dal mio viso.
-Era come se combattesse per non fare ciò che stava facendo..
-Come se la sua ragione volesse prevalere sull’istinto animale?- dice accarezzandomi i capelli.
-Esatto..
-Mmmh..- mugugnò pensieroso. -La McGranitt scoprirà qualcosa..e sono sicuro che Remus non ti abbia assolutamente attaccata volontariamente!
-Di questo ne sono certa anch’io!- esclamo accucciandomi meglio tra le sue braccia.
Sto così bene.
Il suo petto è morbido come un cuscino.
Le sue braccia mi tengono al caldo.
Le sue mani accarezzano le mie.
E le sue labbra baciano piano la mia bocca.
E’ estremamente rilassante.
La pace.
Grazie Trevis.
Sorrido.
Sorrido mentre lui passa le mani tra i miei ricci.
Ma questo bel momento viene interrotto.
-Ma che bel quadretto!- sibila in tono sprezzante Severus Piton.
E’ fermo di fronte alla porta.
Il sopracciglio pericolosamente sollevato.
Le braccia incrociate al petto.
Una smorfia di disgusto sulle labbra.
Io arrossisco immediatamente.
Non mi aspettavo che venisse.
Eppure è venuto.
E io sono sdraiata sul letto e Trevis accanto a me.
E ci ha visto mentre ci baciavano.
Distolgo un attimo lo sguardo.
Poi torno su di lui.
Ma evito di incrociare i suoi occhi.
-Professor Piton!- esclama Trevis scendendo subito dal letto e dirigendosi verso di lui.
-Bailey..- mormora Severus disgustato. -E quindi sei tu il famoso fidanzato!
-Così sembra!- ride. -Mi fa molto piacere rivederla, Professore!- esclama Trevis allungando il braccio per stringere la mano del suo ex insegnante che però rimane totalmente immobile.
-Lo stesso piacere non è mio, Bailey.- risponde Severus con la sua solita tranquillità. -E ora esci dalla stanza, ho bisogno di parlare con la Signorina Granger.
Signorina Granger?
Sgrano impercettibilmente gli occhi.
Da quando sono di nuovo la ‘Signorina Granger’?
Eravamo passati al meno formale ‘Granger’.
E ad intervalli potevo godere anche del semplice ‘Hermione’.
E ora?
Ora sono di nuovo la Signorina Granger.
Come se fossi ancora la saccente Grifondoro sua studentessa.
E non una sua collega.
E questo mi disturba parecchio.
Continuo a guardare di fronte a me.
Severus mi guarda con sufficienza.
E Trevis mi chiede il permesso per allontanarsi.
-Tranquillo, vai..il Professor Piton non ci metterà molto!- esclamo infastidita calcando volontariamente le ultime due parole.
Severus si avvicina al mio letto.
Appena Trevis esce dalla stanza.
-Da quando sono tornata ad essere..la ‘Signorina Granger’??- domando imitando la sua voce.
Lui alza il sopracciglio.
E io dentro di me ridacchio.
Anche se la cosa mi infastidisce.
-Cosa ti ha detto Poppy?-chiede lui facendo finta di non aver sentito la mia domanda.
-Non cambiare argomento!- esclamo indispettita.
-Oh Granger, non rompere e rispondi alla mia domanda!- risponde lui palesemente irritato.
Io sorrido.
E poi rido.
Ora sono nuovamente ‘Granger’.
-Ecco, così va meglio.- dico io improvvisamente calma e pacata continuando a sorridere.
-Sei pazza!- esclama lui scuotendo la testa contrariata. -Allora, mi dici cosa ti ha detto Poppy? Non ho tutta la sera!
-Dice che non diventerò una ‘lupachiotta’..- dico riprendendo le sue parole.
-..ma?
-Ma cosa?- domando io non riuscendo a capire.
-Cos’altro ti ha detto?
-Nulla.
Non voglio che sappia del braccio.
Non so il perché.
Ma non voglio.
Anche se gli basterebbe chiedere a Madama Chips.
E saprebbe come stanno davvero le cose.
-Va bene..- mormora avvicinandosi a me.
Appoggia le mani sul bordo del letto.
E mi guarda.
Mi osserva.
Mi studia.
Sta cercando ciò che non va.
Ciò che io voglio nascondergli.
Istintivamente distolgo lo sguardo.
Non devo incrociare i suoi occhi.
Entrerebbe subito nella mia mente.
So che lo farebbe.
Respiro piano.
Poi sento una sensazione strana.
E sobbalzo.
Una bretellina della camicia da notte ha abbandonato la mia pelle.
Severus accarezza piano la mia cicatrice.
Quella sopra la spalla destra.
E’ bella grossa e ancora arrossata.
Sento i suoi polpastrelli attraversarla piano.
Attentamente.
Come a voler imprimere su di essi ogni minima piega.
Ogni singola grinza.
Come se questo potesse aiutare a scoprire qualcosa.
-Il braccio?- chiede sollevando il viso e osservandomi.
Non sento alcuna pressione nella mente.
Non sta usando la Legilimanzia.
E lo ringrazio per questo.
-Sta bene…
-Sei sicura?
-Sicurissima!- rispondo forse troppo precipitosamente.
-Sta talmente bene che non senti nemmeno la mia unghia piantata nella tua carne!- esclama sollevando un sopracciglio.
Abbasso immediatamente lo sguardo.
E lo vedo.
Il mio avambraccio.
E la sua unghia premuta sulla pelle.
Forte.
E in profondità.
Guardo questa scena senza rispondere.
Non so cosa dire.
Non ho sentito nulla.
Non ho proprio sentito nulla.
I miei occhi si adombrano.
Non sono felice.
E non sono felice perché non sto bene.
Anzi, sto proprio male.
E potrei non poter più muovere il braccio.
E’ paralizzato.
Totalmente.
-Io..Io..- cerco di dire ma le parole mi muoiono in gola, o forse semplicemente non ho nulla da dire.
-Hai completamente perso la sensibilità su tutto l’arto destro.- dice lui risoluto e io non riesco a staccare gli occhi dalla sua mano che ora tasta piano la mia pelle, come alla ricerca di qualcosa, come ha fatto con la cicatrice. -Cosa ti ha detto Poppy per questo?
-Che non sa se guarirà..- rispondo trattenendo a stento le lacrime.
-Guarirà.
-Tu non lo sai!- esclamo stizzita sollevando subito lo sguardo.
-Ho detto che guarirà.- ripete nuovamente.
-Non illudermi, Severus..
-Per una volta potresti anche fidarti.
‘Per una volta potresti anche fidarti.’
Questa è una di quelle frasi che escono dalla mia bocca.
Non dalla sua.
Eppure l’ha detto.
Io mi fido di te, Severus.
Ma ho paura.
Tanta paura.
-Ti chiedo solo di non illudermi.
-Devi cercare di muoverlo.- dice agitando la bacchetta e facendo apparire uno strano oggetto che mi posiziona tra il braccio e l’avambraccio.
Un oggetto all’apparenza molle.
E di colore rosso.
Ridacchio.
Sei scontato, Severus.
-Cos’hai da ridere?- domanda irritato.
-Nulla, scusa!
-Devi insegnare al tuo braccio a muoversi e lo puoi fare con questo.- dice indicando l’oggetto. -Lo posizioni così e con la mano sinistra ti aiuti a fare leva in modo tale che i muscoli tornino a lavorare.
-Basta solo questo?- chiedo a bocca semi-aperta. -Madama Chips era molto preoccupata!
-Naturalmente no.
-Non basta?
-No.
-E quindi come faccio scusa?
-Se non ricordo male faccio il Pozionista..- commenta acido guardandomi di traverso.
-Esiste una pozione che potrebbe aiutare il mio braccio a guarire?
-Sì.
-Ho letto tanti libri e non esiste una pozione per guarire certi tipi di traumi, Severus.- dico imbronciata.
-Tu credi?- dice inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia.
-Sì! Se la pozione in questione esistesse davvero Madama Chips me l’avrebbe già data, non credi!?
-Poppy non conosce questa pozione.
-Che vuoi dire?
-Che sei più stupida di quanto credessi, Granger!- esclama sbuffando.
Lo guardo un attimo.
Che sta dicendo?
Sono improvvisamente diventata stupida che non lo capisco?
Remus potrebbe aver lesionato qualche mio neurone.
Questi sono i pensieri che affollano la mia mente.
Poi mi blocco improvvisamente.
Rimango un attimo a fissare il muro.
E infine mi volto a guardarlo.
E lo vedo sorridere impercettibilmente.
-Hai preparato una pozione per me?- chiedo contenta per la notizia inaspettata.
-Non per te, per il tuo braccio.
-Sì vabbè, è uguale! E quando me la dai?
-Quando è pronta.
-Quindi non è ancora pronta?
-Credo che Lupin abbia lesionato qualche tuo neurone!
-Hai utilizzato la Legilimanzia su di me!?- chiedo contrariata.
-Mmmh allora qualcosa della So-Tutto Grifondoro già si è salvato!- esclama ghignando.
-Finiscila di stare qui a cincischiare e vai a finirmi la pozione!- ordino immediatamente.
-Modera i toni Granger o accidentalmente potrei far cadere qualche goccia di veleno nella tua pozione!
Sorrido.
E poi rido apertamente.
Non riesco a trattenermi.
E’ come se ora tutto scivolasse via.
Ogni preoccupazione.
Ogni paura.
Ogni timore.
E tutto perché so che potrò guarire.
Che non rimarrò ancorata al suolo.
Potrò continuare a vivere la mai vita.
Così come deve essere.
Con in mano la mia bacchetta.
Perché io sono una Strega.
Sorrido.
-Pensavo avessi smesso con questo genere di pratiche?
-Per te potrei fare un’eccezione! E comunque ora mettiti a letto.
-Potresti far rientrare Trevis, per favore?
-No.- dice e poi si volta per andarsene.
-Severus!- dico e lo afferro per il braccio invitandolo a voltarsi. -Grazie.
-Dovere.- risponde lui semplicemente.
-Non è vero.- dico mollando il tuo braccio.
-Pensa quello che vuoi.
Si allontana veloce dalla stanza.
Lo osservo camminare.
Gli occhi incollati sulla sua schiena.
Il mantello che ondeggia alle sue spalle.
I capelli corvini che si muovono ordinati.
Sorrido.
E’ grazie a te se guarirò.
Solo grazie a te.
-Grazie.. mormoro tra me e me.
Poi affondo la testa sul cuscino.
E chiudo gli occhi.
Non voglio dormire.
C’è Trevis qua fuori.
Voglio solo respirare e vivermi il momento.
Non ho più bisogno di disperarmi.
E i miei occhi possono sorridere ancora.
Così come le mie labbra.
Avresti potuto fare il Guaritore, Severus.
Se solo il fato fosse stato un po’ più buono con te.






Finalmente sono riuscita ad aggiornare!!! Accidenti a questo pc che ogni volta che mi mettevo a scrivere si spegneva da solo! E' proprio ora di cambiarlo!
Ma venendo al nostro capitolo..è un po' particolare!:) Hermione si rincontra con i suoi cari amici ma chiaramente Ron deve sempre essere il solito deficente e insulta Hermione, la insulta pesantemente, e non è la prima volta che lo fa!! Poi arriva il bel Trevis *-* quanto lo adoro!! e infine Severus (<3) che si improvvisa Guaritore e tira fuori una delle sue Pozioni che potrebbe aiutare la nostra Hermione con il suo problema al braccio!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come promesso ho aggiornato prima di Natale!
Ah quasi dimenticavo..vi presento il mio Trevis <3  Vi piace? (p.s. il mio Trevis però ha gli occhi Blu e non Nocciola :) )


Quindi, vi faccio i miei AUGURI PER UN FELICE NATALE e spero di ricevere da voi, come regalo, tante recensioni!:D Sìììììììì :D:D
Bacioni,
Dis294

 

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Capitolo 13
*** Così vicini ***


Capitolo 13 - Così vicini



 
13 Dicembre 2001

 
E’ passata quasi una settimana.
Ma tutto sembra uguale a prima.
Io sdraiata in un letto e Trevis accanto a me.
Ma questa volta è il mio letto.
E non la branda dell’Infermeria.
Il peggio è passato fortunatamente.
Ma le preoccupazioni no.
Anche se so di non essere stata infettata.
So che non mi trasformerò in un Lupo Mannaro.
So che non dovrò nascondermi ad ogni Luna Piena.
E anche che non dovrò prendere nessuna Pozione.
Ma il braccio è ancora fuori uso.
E questo non mi fa stare tranquilla.
Severus aveva detto che sarebbe guarito.
Che avrei potuto nuovamente muoverlo.
Ma così non sembra.
Sto prendendo la pozione che mi ha preparato.
E sto anche facendo gli esercizi con quella strana palla rossa.
Deve essere un oggetto Babbano.
Forse usato nella Fisioterapia.
Ma con me non funziona.
O meglio, con il mio braccio non funziona.
E io non so come fare.
Sospiro.
La McGranitt mi ha detto di prendermi tutto il tempo che mi serve.
Mi sta addirittura sostituendo.
Ma per quanto ancora potrà andare avanti?
Non molto.
In poche parole, rischio il posto.
Sospiro ancora.
-Ehi!- esclama Trevis accarezzandomi la spalla. -Ma mi stai ascoltando?- domanda riportandomi alla realtà.
-Scusami..scusami, davvero..- mormoro sentendomi subito in colpa. -Mi ero distratta un attimo..
Lui è qui.
La McGranitt gli ha dato il permesso di venire a trovarmi.
Quando vuole.
E per questo ora è qui.
Ma tra qualche ora dovrà andare via.
E io non presto attenzione a ciò che mi dice.
A ciò che fa e alle sue premure.
E continuo a perdermi nei meandri della mia mente.
Anziché godermi la sua compagnia.
E le sue attenzioni.
Mi tiene calda tra le sue braccia.
Lo uso addirittura come cuscino.
E in cambio cosa gli offro?
Nulla.
Proprio nulla.
Mi chiedo perché stia ancora con me.
Ci sono un centinaio di ragazze che gli fanno la corte.
E sarebbero disposte a tutto per averlo.
E io che lo ho accanto nemmeno lo calcolo.
Sono imperdonabile.
-Cosa c’è che non va?- domanda leggermente preoccupato ma per niente scocciato dalla mia disattenzione.
-Nulla..- sussurro cingendogli il corpo con il braccio.
-Il braccio guarirà..- mormora sapendo già cosa mi passava per la testa.
Mi conosce.
Mi conosce meglio di chiunque altro.
Anche di me stessa.
-E’ passata quasi una settimana..
-Ci vuole tempo per queste cose, Herm..- cerca di tranquillizzarmi. -..e vedrai che la Pozione che stai prendendo e l’esercizio costante ti faranno bene!
-Non lo so..
-Mi hai già detto di essere riuscita a muoverlo una volta, giusto?- domanda continuando ad accarezzarmi la spalla.
-Sì..ma è stato un movimento minuscolo..
E’ vero.
E’ successo.
Ma è stato un movimento quasi impercettibile.
Solo io l’ho avvertito.
E’ successo due giorni fa.
Quando ho parlato con Remus.
Ci ha messo un po’ a riprendersi da quella brutta notte.
Ricordava poco e niente.
E non sapeva di avermi attaccata.
Gliel’ha detto Madama Chips.
E la notizia l’ha colto alla sprovvista.
L’ha totalmente sconvolto.
L’ha destabilizzato più di quanto avessimo potuto immaginare.
Remus ci tiene a me.
Mi vuole bene.
Lo so.
E’ stato mio Insegnante.
E’ stato un mio compagno nell’Ordine.
Ha combattuto accanto a me.
Insieme a me.
Abbiamo passato tanto tempo insieme.
Abbiamo approfondito la nostra conoscenza.
Nonostante gli anni di differenza.
E abbiamo legato molto.
E quella notte ha rischiato di uccidermi.
Perché sta male.
Sta molto male.
E nessuno lo sapeva.
Nemmeno Harry.
La Guerra ha segnato i nostri corpi.
Ma soprattutto i nostri animi.
Ci ha feriti nel profondo.
E ha ferito anche lui.
Gli manca Tonks.
Gli manca da morire.
Ancora non si capacita del fatto che non sia più accanto a lui.
La amava.
La ama.
La ama ancora.
Tanto da sentire la sua voce chiamarlo.
E’ per questo che non si trovava nel cosiddetto ‘Rifugio Anti-Lupo’.
Ci passa le notti di Luna Piena.
Ha preso il posto della Stamberga Strillante.
E si trova al limitare con la Foresta Proibita.
Non lontano dalla Capanna di Hagrid.
Ma quella notte Lei l’ha chiamato.
E lui ha seguito il suono della sua voce.
I suoi occhi hanno incontrato la luce della Luna.
E si è trasformato.
La pozione preparata da Severus non ha fatto effetto quella notte.
O meglio, ha fatto effetto solo per metà.
Ma non perché lui ha sbagliato la preparazione.
Severus Piton non sbaglia mai una Pozione.
La colpa è degli antidepressivi.
E’ da un po’ di tempo che Remus li prende.
Per combattere le voci.
La voce di Tonks che lo chiama.
E nessuno sapeva di questo suo problema.
E si vergognava da morire quando ha dovuto raccontarlo a tutti.
Ma io non lo giudico.
Nessuno lo giudica.
Ha perso la donna della sua vita.
Non gli si può dire nulla.
Lo si può solo abbracciare.
Per tentare di alleviare il suo dolore.
Sospiro.
Mi dispiace tanto per Remus.
Davvero tanto.
-Il tuo braccio tornerà a muoversi, Herm, ne sono sicuro! Ci vuole solo tempo..- mormora Trevis baciandomi con trasporto.
-Non ci voglio pensare..- dico staccandomi un secondo dalle sue labbra.
-Non pensiamoci, allora.- sorride prima di baciarmi il collo. -Fai l’amore con me.- sussurra affondando i suoi occhi nei miei.
Vedo passione in quel mare blu.
Vedo amore.
Quello stesso amore che cerco anch’io di dargli.
-Fai l’amore con me..- ripeto stringendomi al suo petto.
Chiudo gli occhi.
E mi lascio andare.
Mi lascio cullare dalle sue braccia.
Assaporo il gusto delle sue labbra.
Accarezzo la sua lingua con la mia.
E in un attimo non ci sono più.
Non sento più nulla.
Non sento il mio corpo caldo.
Né il suo.
Nemmeno i brividi che mi attanagliano la schiena.
Né il suo respiro soffice sul mio collo.
E neanche i vestiti che abbandonano la mia pelle.
E anche la sua.
Non sento più nulla.
Sono in balia del piacere.
I sensi mi guidano in questa danza.
E il mio corpo balla felice.
Senza pensieri.
Almeno fino a quando non riapro gli occhi.
E le mie iridi si scontrano con un’altra realtà.
Quei bellissimi occhi blu sono spariti.
Così come la sua bocca carnosa e rosea.
E il suo folto ciuffo di capelli castani.
La piccola voglia vicino all’ombelico è sparita.
Due occhi neri come pozzi mi osservano.
Lucidi.
Languidi.
I capelli corvini gli ricadono ai lati del viso.
Le labbra sono sottili e pallide.
Così come la sua carnagione.
Il naso è adunco.
Il petto ricoperto di cicatrici scure.
Serro istintivamente gli occhi.
Ciò che vedo mi fa paura.
Mi disgusta ciò che la mia mente ha creato.
Non ci posso credere.
No, non ci posso credere.
Non ho il coraggio di riaprire gli occhi.
Non voglio rivedere ciò che ho visto prima.
Il cuore mi batte forte.
Il respiro ormai è irregolare.
E non solo per gli ansimi.
Mi faccio schifo da sola.
Provo ribrezzo per me stessa.
E per ciò che ho potuto immaginare in un momento del genere.
Non è possibile.
Accidenti!
Sto facendo l’amore con Trevis.
E sto godendo pensando a Severus.
No.
Non è possibile.
Un conato di vomito mi sale su.
Ma riesco a fermarlo in tempo.
E grazie al cielo tutto questo finisce.
Trevis cade senza forze sopra di me.
Il suo viso incastrato nell’incavo del mio collo.
Deglutisco forte.
E cerco di regolarizzare il respiro.
Ho una fottuta paura di aprire gli occhi.
Ma non posso rimanere così in eterno.
Prendo un sonoro respiro.
E sollevo le palpebre.
Volto appena il capo a guardarlo.
C’è di nuovo Trevis accanto a me.
Mi stropiccio gli occhi.
E mi alzo.
-Dove vai?- mugola il ragazzo vedendomi allontanare.
-In-In bagno.. rispondo tremante.
Cammino veloce verso il bagno.
Chiudo la porta dietro di me e mi appoggio sopra.
Sto impazzendo.
Ho viso Severus.
Accidenti, ho visto Severus!
Scherziamo!?
Sto impazzendo.
Mi passo una mano sul viso.
Respiro piano.
E mi infilo sotto il getto d’acqua.
E’ fredda.
Mi sento sporca.
E mi devo chiarire le idee.
Non può succedere una cosa del genere.
Non deve succedere.
Che donna sono?
E da quando faccio certi pensieri?
Da quando desidero Severus Piton?
Per Merlino, è Piton!
E’ il mio ex insegnante!
Un gemito di frustrazione abbandona le mie labbra.
Appoggio la fronte sulla pietra fredda.
Mentre l’acqua scorre sulla mia testa.
Sul mio corpo.
E si mischia alle lacrime che escono piano.
Salate.
Sto piangendo.
E nemmeno io so il perché.
Rimango in bagno per lungo tempo.
Poi mi decido a tornare in camera.
Indosso il mio accappatoio bianco e torno da Trevis.
-Ehi..- mormora sorridente. -Hai consumato tutta l’acqua calda?
-No, tranquillo!- esclamo sorridendo di circostanza.
Due sorrisi totalmente diversi.
Il suo dolce e carico d’amore.
Il mio freddo e finto.
-Comunque stavano bussando..se sei fortunata sono ancora lì!
-Eh? Hanno bussato? Spero solo non fosse la McGranitt!- esclamo improvvisamente allarmata precipitandomi verso l’ingresso.
Effettivamente stanno bussando alla porta.
Ora lo sento anch’io.
Apro immediatamente la porta.
Incurante del mio aspetto pietoso.
Del mio viso sconvolto.
Dagli occhi rossi a causa delle lacrime.
E dal mio abbigliamento poco consono.
-Granger!- esclama Severus in tono sprezzante abbassando il pugno con cui stava evidentemente bussando. -Ti sei decisa a venire ad aprire.
Mi blocco improvvisamente imbarazzata.
Non posso non pensare a ciò che è successo poco fa.
A ciò che ho fatto.
Merlino, ho goduto pensando a Severus!
Scuoto la testa e respiro piano.
E torno a concentrarmi su di lui.
Non posso permettere che veda cosa mi tormenta.
Che vergogna!
-Scusa..- mormoro aprendo la porta e facendolo entrare.
Il suo sguardo si posa immediatamente su di me.
E questo mi mette ancor più in soggezione.
In imbarazzo.
Cerco un punto qualsiasi della stanza.
Non voglio incontrare i suoi occhi.
Ma lui continua a osservarmi.
Lo sento.
Sento i suoi occhi neri perforare la stoffa del mio accappatoio.
Nessuno dei due dice nulla.
E questo silenzio è diventato opprimente.
Ma ci pensa lui a romperlo.
-Ora capisco perché tutto questo tempo per venire ad aprire.- sibila ghignando infastidito. -Ti stavi dando da fare..
Mi volto immediatamente verso di lui.
Strabuzzo gli occhi.
Ho capito bene?
-Non credo siano affari tuoi!- esclamo infuriata.
-Vedi, ti metti allo scoperto da sola!- dice pacato. -Sarebbe bastato dire che mi sbagliavo, e tutte le accuse sarebbero cascate..invece no, tu ti infuri!- esclama ridacchiando maligno.
-Il fatto che tu non abbia una vita sessuale, Severus..- ringhio squadrandolo dall’alto al basso. -..non significa che non la abbiano nemmeno gli altri!
Mi guarda infuriato.
Gli occhi dardeggianti.
Il sopracciglio pericolosamente sollevato.
-Taci, Granger!- sibila irritato.
-No! Non sto zitta!- esclamo agitando furiosamente le braccia.
-Ho detto di tacere.- sibila scendendo molto lentamente ogni singola parola.
-La devi smettere di farmi la predica e di trattarmi senza alcun rispetto, non sono più una tua studentessa!
-Mi auguro che quando eri una studentessa tu non ti sia arrampicata fin sopra i dormitori Grifondoro per finire nel letto di Weasley!- ringhia quasi sputando a terra il cognome di Ron.
-Smettila!- grido esasperata. -Smettila di fare il bastardo!
Mi guarda per qualche secondo.
Poi si avvicina a me.
Con due lunghe falcate me lo ritrovo davanti.
Il viso così pericolosamente vicino al mio.
Il naso a sfiorare il mio.
E gli occhi a perforare i miei.
-Ripeti quello che hai detto.- sibila scandendo una ad una le parole, con una lentezza disarmante.
-Smettila di fare il bastardo.- ripeto piano, improvvisamente impaurita da quella vicinanza.
Mi fissa.
Mi fissa infastidito.
Irritato.
Adirato.
Gli occhi dardeggiano verso i miei.
Le labbra serrate.
La mascella contratta.
Mi guarda a lungo.
E io riesco a sostenere lo sguardo.
Poi poggia velocemente una mano sulla mia spalla.
E allontana il mio corpo.
Come se fissandomi a lungo si fosse bruciato.
Lo osservo mentre si muove.
Fa qualche passo lontano da me.
-Allora..perchè sei qui?- domando con voce tremante, ancora colpita dal suo atteggiamento precedente.
-Ti ho portato il tuo libro..- dice poggiandolo sulla poltrona. -..e la pozione.
Osservo il libro.
E’ il Faust, di Goethe.
Mi ero anche dimenticata di averglielo portato.
E’ successo il giorno che sono entrata nel suo appartamento.
Nella sua stanza.
Quando l’ho osservato mentre dormiva.
E quando poi ho accarezzato le sue cicatrici.
Il suo petto.
Un brivido mi scuote le membra.
-Grazie..spero ti sia piaciuto..- mormoro ora più tranquilla. –Comunque la pozione avresti potuto darmela domani a colazione..
-Domani non sarò a Hogwarts.
-Come mai?- chiedo interessata aggiustandomi l’accappatoio e facendo un passo verso lui.
-Non credo siano affari tuoi..- risponde freddo avviandosi all’uscita.
-Era solo una semplice domanda, a cui potresti anche rispondere.- ribatto infastidita.
Si mette problemi per ogni cosa.
Ogni singola cosa.
Se facesse meno il misterioso la sua vita sarebbe più semplice.
-Non sono affari tuoi.- ripete nuovamente aprendo la porta e varcandola.
-Stronzo.- mormoro a bassa voce.
-Ti ho sentita.- sibila chiudendosi la porta alle spalle.
Nessun saluto.
Nessun ‘Buona Giornata’.
Nulla.
Ma a me non dovrebbe nemmeno interessare questo.
E invece mi interessa.
Merlino!
Sospiro.
E torno in camera da Trevis.
Cercando di non pensare al mio inconscio malato.
Io che faccio sesso con Severus.
Anzi, io che faccio sesso con Piton.
Detto così sembra più orribile.
Ma in verità sono io quella orribile.
Cosa penserebbe Trevis di me se lo sapesse?
Scuoto la testa e cerco di non pensarci.
Così torno da lui.
E passiamo insieme il resto del tempo che ci è concesso.
Tra coccole e carezze.
Chiacchiere e risate.
Ma poi lui deve ripartire.
E io sono di nuovo sola.
Nella mia camera.
Seduta sul mio letto a baldacchino.
Le gambe incrociate e la testa tra le mani.
Vorrei solo piangere.
Non so nemmeno io cosa mi prende.
Ma mi sento strana.
Diversa.
Sporca.
Tremendamente sbagliata.
Sospiro.
E sollevo lo sguardo.
I miei occhi incrociano il loro riflesso sullo specchio appeso.
Sono orribile.
Chiudo gli occhi per qualche secondo.
E respiro.
Ma la finisco a sospirare.
Mi alzo di scatto dal letto.
Afferro il cappotto ed esco.
Quella stanza è troppo stretta.
Cammino per i corridoi del Castello.
Non so dove sto andando.
Non ho una meta precisa.
Cammino e basta.
Salgo al terzo piano.
Poi al quarto.
Al quinto.
E infine riscendo.
Quarto.
Terzo.
Le mani al caldo nelle tasche del cappotto.
Secondo.
Primo.
Sotterranei.
E continuo a camminare.
Sino a quando non mi accorgo di essere arrivata sin qui.
Dritta di fronte al portone del suo ufficio.
Sospiro e faccio qualche passo indietro.
Mi appoggio alla parete opposta.
Poco lontano da quel portone.
Il capo poggiato alla pietra.
Mi avvolgo meglio nei miei vestiti.
L’aria qui è più fredda.
Sospiro.
Poi sento un rumore e volto la testa.
E incrocio i suoi occhi neri.
Ma riporto subito lo sguardo di fronte a me.
Lui chiude il pesante portone di legno e si allontana.
Il passo è veloce.
La camminata fiera.
Il pesante mantello nero ondeggia alle sue spalle.
Mi passa di fronte ma non si ferma.
Non dice nulla e continua a camminare.
Sospiro.
Mi stacco dalla parete e lo seguo.
Non so perché lo sto facendo.
Non so perché sono qui.
Non so perché lo sto seguendo.
E nemmeno cosa voglio da lui.
Continuiamo a camminare.
Io qualche passo dietro di lui.
Saliamo gli scalini.
E arriviamo al primo piano.
Percorriamo il Corridoio degli Arazzi.
So dove sta andando.
Al suo magazzino.
Lì tiene una grande scorta di pozioni.
E di ingredienti.
Continuiamo a camminare.
Il suo passo è svelto.
Come sempre.
E quando arriva di fronte alla porta entra prima che io possa avvicinarmi.
Così mi accascio nuovamente al muro.
Che cosa sto facendo?
Scuoto la testa e chiudo gli occhi.
Ma non passa molto tempo che lui esce dal magazzino.
Mi supera nuovamente senza dire nulla.
Ma questa volta non lo seguo.
Rimango lì.
A pensare a chissà cosa.
E a dirmi quanto io sia stupida in certi momenti.
Poi però sospiro nuovamente e mi stacco dalla parete.
Devo parlargli.
Così mi incammino verso i sotterranei.
Sperando sia tornato lì.
Quando arrivo di fronte al suo ufficio respiro piano.
Prendo un po’ d’aria e busso.
-Avanti.- sento la sua voce fredda provenire da dentro la stanza, così entro.
-Posso?- domando con voce flebile vedendolo seduto dietro la sua scrivania ad esaminare alcune pergamene, presumibilmente compiti.
-Se devi rompere no.
-Non sono qui per rompere..- rispondo e poi mi siedo su una delle due poltrone di fronte al camino che stranamente è acceso.
-Se non sei qui per rompere allora perché sei venuta?- domanda sollevando un sopracciglio.
Perché sono venuta qui?
Per parlare.
Ma non so di cosa parlare.
Sospiro.
-Hai qualcosa da offrirmi?
-Non ho Sciroppo di Ciliegia qui dentro, Granger!
‘Sciroppo di Ciliegia’.
Mi torna in mente la notte sulla Torre di Astronomia.
Il giorno della festa di compleanno di Silente.
Quando testò la mia paura.
E rimasi scioccata da ogni suo singolo comportamento.
Se chiudo gli occhi posso ancora sentire il suo corpo.
Il suo respiro caldo sul collo.
Le sue labbra sul mio orecchio.
La sua mano lungo il mio fianco.
Un forte brivido mi prende totalmente.
-Non avevo dubbi..ma pensavo a qualcosa di più forte. Sono sicura che da qualche parte nascondi una bottiglia di buon vecchio Whiskey Incendiario.
-Non vorrai ubriacarti, Granger!- esclama in tono canzonatorio.
-Reggo l’alcol, Severus!- esclamo stizzita.
Poggia la piuma al suo posto e si alza.
Si avvicina ad una vetrinetta dall’altra parte della stanza.
Tira fuori una bottiglia e appella due bicchieri.
Poi si avvicina a me.
Riempie un bicchiere a metà e lo poggia sul tavolino.
Poi passa all’altro.
Ma  il liquido non raggiunge nemmeno un quarto del bicchiere.
Capisco subito che quel bicchiere è il mio.
Sollevo il capo e incontro il suo viso ghignante.
Gli lancio una delle mie occhiate più cattive.
Inclina nuovamente la bottiglia.
E riversa un’altra generosa quantità di liquido ambrato.
Ora è il mio bicchiere quello più pieno.
Più del suo.
Lo afferro dalle sue mani con avidità.
E ne sorseggio il contenuto prima velocemente.
Poi con più lentezza quando sento la gola bruciare.
Non sono abituata ai super alcolici.
Ma cerco di non mostrarmi impreparata.
E intanto lo osservo.
E’ poggiato alla trave di legno del caminetto.
Una gamba piegata davanti all’altra.
E un braccio incrociato sotto l’altro leggermente sollevato.
Il bicchiere in mano.
La luce proveniente dal focolare da uno strano colorito ai suoi abiti.
Le fiamme rosse splendono su quello sfondo nero.
Un nero che quasi riflette il colore.
Oltre che il calore.
Lo guardo attentamente.
E anche lui mi guarda.
Mi osserva.
Mi studia.
Tutto in rigoroso silenzio.
Bevo dell’altro Whiskey e lo ascolto quando decide di parlare.
-Lo stai muovendo il braccio?
-No.- sussurro abbassando lo sguardo.
-Hai fatto qualche progresso?
-Si è mosso solo una volta, impercettibilmente..ma questo lo sai già..
-L’altro giorno con Lupin?
-Sì.
-Non stai lavorando abbastanza! Non puoi pretendere che la pozione faccia effetto da sola!- ringhia improvvisamente irritato.
-Basta! Accidenti non sono venuta qui per farmi prendere a urla da te!- esclamo adirata alzandomi dalla poltrona.
Sono venuta qui per avere un po’ di pace.
Non per litigare.
Non per sentire le sue lamentele.
Né le sue prediche.
-Sei una stupida..- mormora scuotendo il capo e bevendo un altro sorso di Whiskey.
-Ah ora sarei una stupida?
-Sì.
-Oh vai al diavolo, Severus! Io me ne vado!- esclamo alzando le braccia e avviandomi verso l’uscita.
-Sai qual è la verità?- domanda serio mandando giù in un’unica sorsata il liquido ambrato e avvicinandosi a me dopo aver appoggiato il bicchiere di vetro vuoto sul tavolino.
-Non la voglio sapere!- esclamo voltandomi ma lui mi afferra per un polso e mi costringe a guardarlo.
-Tu non vuoi che il tuo braccio riprenda a muoversi!
-Cosa!?- esclamo sconvolta rimanendo a bocca aperta.
E’ questo ciò che pensa?
Merlino non ha capito nulla!
Non vedo l’ora di riprendere in mano la mia bacchetta.
Voglio tornare ad insegnare.
Voglio tornare a vivere la mia vita senza dover chiedere aiuto agli altri.
-Tu non vuoi che si muova! Tu vuoi che rimanga così!
-Tu sei impazzito!- dico scuotendo la testa e cercando di liberarmi ma la presa sul mio polso aumenta.
E’ il polso malato.
E io non sento proprio nulla.
Potrebbe anche stritolarmelo che io non sentirei nulla.
-Povera la piccola Granger..- mormora con una falsa vocina. -..reduce di guerra e pure invalida!
-Severus, mollami!- sibilo tra i denti afferrando il suo braccio con l’altra mano e cercando di scollarmelo.
-No, non ti mollo.- mormora con un sorriso folle sulle labbra.
Quel sorriso che ho già visto.
E che mi fa paura.
-Severus, mollami..per favore..- lo imploro.
-Liberati, Granger! Liberati!
-Accidenti, Severus, mollami!- esclamo ma la presa si fa ancora più stretta e il suo corpo mi spinge fino alla parete, dove vado a sbattere.
-Sei furba..dopo la guerra non ti è rimasto più nulla e quindi hai pensato bene di farti un po’ di pubblicità con questa storia..- sussurra con voce più acuta del normale avvicinando il suo corpo al mio.
-Non puoi pensare davvero una cosa del genere!
-No? Io dico di sì.- dice afferrando forte entrambi i polsi e attaccandoli al muro ai lati del mio viso.
-Severus, per favore smettila! Mi stai facendo paura!- piagnucolo cercando di muovere i polsi.
Il suo sguardo mi fa male.
Mi fa paura.
E’ folle.
Quasi squilibrato.
-Spostami.- sibila.
-Non ci riesco!
-Tu non vuoi!- esclama con tono più elevato premendo il suo corpo contro il mio.
E’ un peso opprimente.
Mi rompe quasi il respiro.
E mi fa aumentare il battito cardiaco.
Non so cosa pensare.
Severus cosa stai facendo?
Allontanati, per favore.
Allontanati!
-Lasciami!
-Spostami! Muovi quella dannata mano e spostami!
Ci provo un’altra volta.
Ancora e ancora.
Ma niente.
Il mio corpo è stretto al suo.
E non riesco a muovermi.
Non riesco a fare nulla.
Lasciami..- mormoro e una lacrima abbandona piano le mie ciglia tracciando una lunga scia sulla mia guancia.
Io distolgo un attimo lo sguardo.
Ma presto lo riporto sul suo viso.
Anche lui continua a guardarmi.
Il viso stravolto.
Severo e folle.
Poi uno strano luccichio si attanaglia delle sue iridi nere.
La follia svanisce e ritorna il solito Severus.
Molla la presa dai miei polsi.
Fa un passo indietro e si allontana dal mio corpo.
Continua a guardarmi.
Poi si passa una mano sul viso.
Sembra quasi esasperato.
E poi torna a guardarmi.
La sua mano va ad asciugare la mia lacrima.
Io chiudo un attimo gli occhi e mi godo quel contatto.
Poi riapro gli occhi e lo guardo.
Siamo in silenzio.
Fisso zitta i suoi bellissimi occhi neri.
Mi ci posso specchiare.
La paura è passata.
Non so cosa sia successo.
Non so il perché di quel suo comportamento folle.
Voleva nuovamente mettermi alla prova?
Voleva giocare con le mie paure?
O davvero credeva che io stessi fingendo?
Io il braccio non riesco a muoverlo, davvero.
Respiro piano.
Poi lui prende la mia mano.
Quella immobile.
E la solleva piano.
Lo osservo stupita cercando di capire.
Cosa ha in mente ora?
-Chiudi gli occhi, Hermione..- mormora.
Io lo guardo titubante.
Non so cosa fare.
Non so se fidarmi.
Ma alla fine decido di fare come mi dice.
-Rilassati..
-Mh..
Rimane per un attimo in silenzio.
Sento il suo respiro leggero.
-Cosa ho detto? Rilassati.- dice con tono basso e calmo.
Cerco di rilassarmi.
Non sento nulla.
-Cosa senti?
-Niente.
Non sento nulla.
Proprio nulla.
Da nessuna parte.
Non capisco.
-Cosa senti?- domanda nuovamente.
-Niente.- ripeto.
Poi però ho un brivido.
Un brivido particolare.
Alla mano.
Al palmo della mano.
Quella che non si muove.
Quella che ha perso la sensibilità.
Spalanco immediatamente gli occhi e incontro i suoi.
Tocco piano la sua spalla con l’altra mano.
E lui capisce subito.
Capisce che ho sentito qualcosa.
Qualcosa di piccolo.
Ma l’ho sentito.
-Mantieni gli occhi chiusi.- dice, e io mi sforzo di farlo.
Mi concentro e cerco di captare qualcosa.
E qualcosa lo sento davvero questa volta.
E’ calore.
Un debole calore al centro della mia mano.
So cosa sta facendo.
Ho visto come teneva la mia mano.
Ne sta accarezzando il palmo.
E le dita con i polpastrelli.
Lentamente.
Delicatamente.
Sta istruendo i miei sensi.
Pian piano si stanno risvegliando.
Il calore diventa man mano più forte.
Le percezioni si fanno più intense.
E un certo formicolio mi prende tutto il braccio.
Sorrido leggermente.
E sento la sua mano lasciare piano la mia.
Per un attimo sembra che il mio braccio non regga.
Ma riesco a mantenerlo su.
Ci sto riuscendo.
Ci sto riuscendo davvero.
Sorrido di nuovo.
Sollevo piano il braccio.
E avvicino la mia mano alla sua guancia.
Sento la sua pelle tiepida sotto le mie dita.
Mantengo gli occhi chiusi.
E traccio fini linee immaginarie lungo la sua guancia.
Molto lentamente.
Quasi a voler sentire i brividi.
E a volerglieli far sentire.
I miei polpastrelli esplorano piano quella pelle.
E io mi abbandono ai sensi.
Alle percezioni.
Sento tutto.
Proprio tutto.
Con l’indice sfioro la sua bocca.
Le sue labbra.
Apro piano gli occhi e lo guardo.
Anche lui mi sta osservando.
Uno sguardo particolare.
Strano.
Diverso.
E mi sorprendo che non si sia ancora allontanato.
Comunque i miei polpastrelli continuano ad accarezzare le sue labbra.
-Credo di esserne diventata consapevole solo in questo preciso istante..- mormoro piano.
-Di cosa?- chiede con voce più rauca del normale non appena le mie dita abbandonano la sua bocca.
-Desidero le tue labbra..- mormoro avvicinandomi a lui.






Continua...






Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qua con un capitolo lunghetto (infatti è diviso in due parti) che sarà l'ultimo per questo 2013 :) la seconda parte direttamente al 2014! Dai, non voletemene a male, sapete come sono fatta! Sono maligna e dannatamente Serpeverde!

Ma ditemi, vi piace?? Succedono un sacco di cose!

Hermione lascia l'infermeria e finalmente occupa di nuovo le sue stanze e scopriamo cosa è successo quella notte..povero Remus :(  La sua Tonks è morta e lui è depressissimo e gli eccipienti degli antidepressivi (magici, non babbani) hanno parzialmente distrutto gli effetti della pozione creata da Severus..naturalmente Severus non poteva mica sbagliare la preparazione di una pozione!..e ullallà..Hermione immagina di fare sesso con lui anzichè con il suo Trevis! ahahahha oddio poveretta si sente dannatamente in colpa, si sente uno schifo e non si capacita di come abbia potuto avere un pensiero simile!
Passa l'intera giornata a tormentarsi e alla fine decide di andare da Severus per avere un po' di pace, sa benissimo che l'uomo è silenzioso e non si spreca in chiacchiere..ma lui cosa fa? Le chiede del braccio! Braccio continua a non volersi muovere..
..e poi Severus ha quei due comportamenti strani! Prima la sbatte al muro e sembra che se la voglia fare lì, molto in fretta e senza problemi, e dopo invece appare calmo ed estremamente dolce! Bè, mi dispiace per voi ma no, Severus non si voleva accoppiare! ahahahahah
Lui è a conoscenza del momento in cui Hermione ha avvertito un piccolo movimento nella sua mano quando era con Remus, e sa che è successo perchè desiderava abbracciare e consolare il dolce 'lupacchiotto' e quindi cerca di smuovere la cosa prima trattandola male e mettendole paura (no, non crede che Hermione si stia approffittando della situazione, sa benissimo che la ragazza vuole la sua bacchetta!ahhaa) e poi dopo provando a stimolare quella parte della mano che è estremamente sensibile!..e udite udite, Hermione riesce a muovere braccio e mano! Chiaramente non è che il movimento torna così improvvisamente..dovrà continuare a lavorare per tornare a usare l'arto nello stesso modo in cui lo usava prima!

E infine questo piccolo desiderio di Hermione..'Desidero baciare le tue labbra'..ragazzi, lo desidera fare davvero! *-* ma non vi svelo altro! 

Ci vediamo al prossimo capitolo (il continuo di questo!) nel 2014 :D
Buon Anno Nuovo a tutte voi mie carissime lettrici!
Ringrazio voi che leggete/recensitepreferite/ricordate/seguite e vi mando tanti baci! 
P.S. Il primo capitolo di questa storia ha superato le 1200 visualizzazioni!:D GRAZIE!!


Dis294




 





 
 

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Capitolo 14
*** Io tengo a te. Tu tieni a me? ***


Capitolo 14 - Io tengo a te. Tu tieni a me?



 
13 Dicembre 2001




 
La stanza intorno a me è un vortice.
Il mondo intorno a me è un vortice.
Un vortice di mille colori.
Emozioni.
E sensazioni.
Sento ogni cosa in un modo strano.
In alcuni momenti amplificato.
In altri ovattato.
Il mio cervello non capisce più nulla.
Sento solo i battiti furiosi del mio cuore.
Quelli impetuosi del suo.
Sento i miei ansiti sulle sue labbra.
Il suo respiro affannoso sulle mie.
Sento la sua lingua, famelica, che cerca la mia.
La mia, altrettanto famelica, che gioca con la sua.
Sento il calore delle sue mani sulla mia pelle.
Sento le sue mani che tengono stretti i miei fianchi.
Mi sono abbandonata.
Totalmente abbandonata all’uomo che mi sta di fronte.
Continuo a baciarlo.
Continuiamo a baciarci.
Con foga.
Con desiderio.
Con passione.
Come se per una vita avessimo aspettato questo.
Come se avessimo paura di perderci.
Come se temessimo di vederci scappare via.
Ma nessuno di noi due vuole mollare la presa.
No.
Non lo voglio io.
E tantomeno lui.
Mi desidera.
Lo sento ciò che prova.
Il mio corpo è totalmente stretto al suo.
Il suo bacino spinge forte contro il mio.
La mia schiena si schiaccia sempre più al muro.
A quel freddo muro di pietra.
Così contrastante con la temperatura del mio corpo.
E del suo.
Il suo profumo mi inebria.
Mi punge e mi soffoca.
Ma vorrei passare tutta la vita a soffocarmi nel suo profumo.
Mentre le sue labbra abbandonano le mie.
E scendono ad accarezzare il mio collo.
A baciare il mio collo.
Tutto il mio corpo diventa un fremito.
E un brivido agghiacciante risale lungo la spina dorsale.
Esplode e si impossessa di ogni centimetro del mio corpo.
Mentre io mi lascio andare.
Mentre io sono totalmente abbandonata contro il muro.
La testa ripiegata indietro.
I capelli sparsi sopra la scura pietra.
Per un attimo mi sembra di tornare indietro nel tempo.
A quel giorno sulla Torre di Astronomia.
Quando le sue mani sondavano il mio corpo.
E il suo fiato riscaldava la mia pelle.
Ma quello era solo un gioco.
E così anche quando il suo corpo premeva contro il mio poco fa.
Quando cercava di risvegliare i miei sensi.
E ci è riuscito.
In tutti sensi.
E come prima ci siamo noi due.
Io luce.
Lui tenebra.
Che si fondano in un bacio che non ha nulla di casto.
Nulla di dolce.
Dove ogni momento è lasciato al caso.
Ed è spinto unicamente dal desiderio.
Mentre le mie mani stringono forte il suo viso.
E le sue i miei fianchi.
E le nostre lingue si incontrano e scontrano.
In una lotta ad armi pari.
Una lotta che vorrei potesse non finire mai.
Ma il fiato inizia a mancare.
Così anche l’aria.
E l’ossigeno.
Ma sembra che per lui questo problema non esista.
E così si dimostra essere ancora una volta il più forte.
Quello che ha una resistenza fuori dal comune.
Che può resistere ad ogni cosa.
Al dolore.
E all’amore.
Ma anche alla morte.
Purtroppo io non sono così.
E inizio a sentirmi come un pesce fuor d’acqua.
Come un pesce costretto a stare fuori dall’acqua.
La mia lingua rallenta i movimenti.
Le mie mani allentano la presa.
E la mia bocca cerca aria.
Così apro gli occhi.
E lo vedo di fronte a me.
Totalmente andato.
Anche se fermo e composto come sempre.
-Se-Severus..- mormoro con il fiatone cercando di riprendere aria, ma lui sembra non vedere né sentire e continua a baciarmi. -Severus..aspetta!- dico ancora una volta, questa volta più decisa, riuscendo ad allontanarmi da lui.
Allontanarmi mi è costato caro.
E mi pento già di averlo fatto.
Mi pento perché rivoglio la sua bocca.
Rivoglio il suo sapore.
E voglio nuovamente sentire il suo desiderio fremere.
Ma ho bisogno ancora di un attimo per riprendere fiato.
Attimo che è fatale.
Severus apre gli occhi.
Mi osserva per un interminabile istante.
Gli occhi neri.
Profondi e stranamente caldi.
Ma non dura a lungo.
Perché la ragione si rimpossessa di lui.
Gli occhi tornano freddi.
Il viso torna contratto.
La mascella si serra.
E le labbra si fanno livide.
Le sue mani si staccano velocemente dalla mia pelle.
La mano destra si serra a pugno lungo il fianco.
Mentre l’altra va a colpire con un pugno il muro di pietra.
Proprio accanto al mio viso.
Vedo disperazione.
Vedo senso di colpa.
Vedo orrore.
Vedo disgusto.
Vedo odio.
Ed è tutto rivolto verso se stesso.
Non verso di me.
-Maledizione!- esclama con una voce spaventosamente fredda, come mai l’avevo sentita, con il pugno ancora contro la parete.
Una voce che mi fa seriamente paura.
Mi fa agghiacciare le membra.
E mi trasmette tutto il suo dolore.
Oltre al disprezzo che prova per se stesso.
Perché lo so che è così.
E ora mi sento in colpa.
Non perché ho tradito Trevis.
Anche se dovrei star male anche per questo.
Ma perché so che con quel bacio ho ferito Severus.
Ho tentato volontariamente il suo corpo.
E la sua anima ha ceduto.
Nonostante la testa gli dicesse di no.
Perché lui è innamorato di Lily.
Quelle labbra saranno sempre di Lily.
Lui le voleva donare a lei.
Di certo non a me.
E io le ho violate.
Lo guardo mentre respira ancora affannoso.
I miei occhi incontrano un attimo i suoi.
E il cioccolato si mischia al carbone.
Ma è solo un attimo.
Si allontana immediatamente da me.
Solo qualche passo a dividerci.
Ma sono abbastanza in questo momento.
Perché lui è furioso.
Lo vedo.
Mi da le spalle.
Ma è come se potessi guardarlo in faccia.
Il volto è totalmente distrutto.
Ed è proprio su questo che passa ruvidamente una mano.
Come a voler scacciare qualcosa dalla sua pelle.
E so cos’è.
E’ la sensazione di quel bacio.
E’ l’emozione dei nostri corpi a contatto.
E’ la scintilla dell’ultimo sguardo.
E’ l’odio.
E’ il desiderio.
E’ la passione.
E’ tutto questo che vuole scacciare via.
Via dal suo corpo.
Dalla sua mente.
Dal suo cuore.
E dalla sua anima.
Sospiro.
-Severus..- lo chiamo piano, quasi titubante.
Ciò che voglio è spiegarmi.
E scusarmi.
Sarei dovuta fermarmi a quella carezza.
Al momento prima dello sbandamento.
Le nostre labbra si sarebbero solo dovute sfiorare.
Solo sfiorare.
-Vattene.- ringhia freddamente stringendo con ferocia i pugni.
Nemmeno si volta.
Vedo le unghie delle dita conficcarsi nella pelle pallida.
Vedo le nocche sbiancarsi.
E vedo i muscoli delle braccia tesi quasi spasmodicamente.
-Severus, lasciami spiegare..- tento nuovamente, ma la voce esce sempre come un sibilo.
-Ho detto: vattene!- ringhia con voce ancor più forte, fredda e profonda.
Non me lo faccio ripete una terza volta.
So solo che se insistessi peggiorerei le cose.
Lo conosco fin troppo bene.
Ha bisogno di pensare.
E di stare con se stesso.
Ha bisogno di uccidersi dentro un altro po’.
Come ha fatto per tutti questi anni.
E vorrei tanto che non lo facesse.
Ma so che ora non potrei fare nulla.
In fin dei conti è tutta colpa mia.
Così corro via.
Corro, letteralmente.
E come varco il pesante portone l’aria fredda mi congela le membra.
Sono abbastanza abituata all’aria dei sotterranei.
Ma oggi è diverso.
Sembra più fredda.
Più insistente.
Come se volesse penetrarmi dentro a tutti i costi.
E così corro.
Non mi fermo.
E intanto una sensazione strana mi attanaglia lo stomaco.
Mi punge la pelle come farebbero tanti piccoli aghi.
O tanti coltelli.
E le lacrime prendono forma ai lati dei miei occhi.
Mi imperlano le ciglia.
E minacciano di correre via lungo il mio viso.
Come io sto facendo lungo questi corridoi.
Nemmeno io so perché sto piangendo.
Nemmeno io lo so.
E così continuo a correre.
Dritta verso il mio alloggio.
L’unica cosa che voglio è farmi una doccia fredda.
La seconda della giornata.
E buttarmi nel letto.
Nascondermi a tutti.
Soprattutto a me stessa.
Ma qualcuno decide di fermare la mia corsa.
E in un attimo mi ritrovo a dimenarmi.
Due forti braccia mi tengono stretta e ferma.
Scalcio e mi muovo ma la stretta non diminuisce.
Ordino di essere mollata.
Chiedo di essere mollata.
Imploro di essere mollata.
E la finisco a piangere tra quelle braccia.
Le braccia di un uomo che appare a me ancora senza volto.
Ma che cerca di tranquillizzarmi.
E mi invita a non piangere più.
Ed è questo ciò che faccio dopo un po’.
Mi tranquillizzo e mi rilasso.
Ed è allora che le sue mani mi fanno voltare.
Finalmente posso vedere chi è.
Mi scappa un sorriso non appena lo vedo.
Remus.
Mi riabbandono al calore del suo corpo.
Alla gentilezza della sua stretta.
Appoggio il capo contro il suo petto.
E lascio che le ultime lacrime scivolino via.
Poi torno a guardarlo.
E vedo che mi sta sorridendo dolcemente.
Come sempre.
Non ci diciamo nulla.
Rimaniamo in silenzio.
Almeno sino a quando non arriviamo nel suo studio.
Ho deciso di seguirlo.
So che parlare con lui mi aiuterà.
Perché parleremo.
Lo faremo.
Ma Remus non mi giudicherà.
Sono sicura che non lo farà.
Sospiro.
E cerco di stare calma mentre mi accomodo sul divano beige.
Respiro piano.
E osservo le dita delle mie mani.
Le tengo intrecciate.
Si sono fatte improvvisamente fredde.
Mentre prima erano bollenti.
E quasi scottavano sopra il viso di Severus.
Mantengo gli occhi aperti.
Se li chiudessi tutto mi tornerebbe in mente.
E non posso.
Non ora.
Fa già abbastanza male.
Sospiro rumorosamente.
Remus vaga per la stanza.
Come se stesse cercando qualcosa.
Poi finalmente viene a sedersi accanto a me.
-Tieni..- mormora spezzando a metà una barretta di cioccolato.
Lo guardo un attimo.
Non voglio mangiare.
No. Non adesso.
-Grazie Remus ma non ne voglio ora.- rispondo tornando ad abbassare il capo.
-Ti faccio un tè allora..- propone, e fa per alzarsi ma lo fermo poggiandogli una mano sulla gamba.
Così lo invito a tornare a sedersi.
Non voglio nulla.
Non ho bisogno di nulla.
Se non di parlare.
Di parlare con lui.
Non sarei in grado di parlare di questo con nessun altro.
-Tranquillo Remus, non voglio nulla.
Non voglio sporcare il suo sapore con quello del cioccolato.
E tantomeno del tè.
Sento ancora il suo sapore.
Sento ancora la sua lingua che accarezza la mia.
Sento il calore dei nostri corpi.
E un pungente pizzicore si impossessa della punta della mia lingua.
Desidero baciarlo.
Desidero baciarlo ancora.
-Cos’è successo, Hermione?- domanda Remus preoccupato passandosi una mano tra i capelli. -Sei stravolta..
-Non..Non è successo..niente.- balbetto.
Improvvisamente non voglio più parlare.
O meglio, non ci riesco.
Ho paura di farlo.
-Mmmm..- mormora. -..e pensi che io ti creda?- domanda sorridendomi teneramente. -Stavi piangendo..
-Io..Io..Io non ce la faccio!- esclamo alla fine prendendomi la testa tra le mani.
-Respira, Hermione, e stai tranquilla..- mormora l’uomo appoggiando la sua mano sulla mia spalla e applicando una leggera pressione che in questo momento mi da una grande sicurezza. -..non sono di certo qui per giudicarti, lo sai!
Lo so.
Certo che lo so, Remus!
Ma ho paura.
E la cosa mi mette in enorme imbarazzo.
Accidenti, ho baciato Severus!
-Io..Io ho baciato Severus!- rispondo, alla fine, tutto d’un fiato coprendomi poi il viso con le mani. -Sono una stupida!
Sono imbarazzo.
Merlino, sono tremendamente in imbarazzo.
Poi due mani calde si poggiano sulle mie.
E mi invitano a sollevare il viso.
Così titubante faccio ciò che mi viene detto.
E incrocio gli occhi di Remus.
Seri ma allo stesso tempo sorridenti.
-Ehi, tu sei tutto fuorchè stupida Hermione!- dice sorridendomi.
-Sono stupida.- dico solennemente e sicura di ciò che sto dicendo.
-Hai baciato Severus..- mormora allontanando le mani dalle mie ma continuando a guardarmi. -Non ci sarebbe nulla di male in questo, nonostante la cosa mi sorprenda, se non fosse che tu, teoricamente, saresti fidanzata con Trevis.
Trevis.
Già, Trevis.
Il ragazzo più dolce del mondo.
Il ragazzo che a suo modo mi ama.
Che mi ha offerto tutto se stesso.
E che è diventato la mia famiglia.
Il ragazzo che ho tradito.
Con un bacio.
Bacio per il quale non mi sento in colpa.
Bacio che ridarei se solo potessi.
Sono una persona orribile.
Sospiro.
E cerco di spiegare a Remus la verità.
Ciò che c’è tra me e Trevis.
-In verità io e Trevis non siamo fidanzati, anche se tutti ci considerano una coppia..- dico osservando la reazione che mi aspetto di vedere sul viso di Remus, ma che non arriva. –Stiamo insieme, ci vogliamo bene e ci stimiamo a vicenda..e il nostro è un rapporto intimo, è vero..ma quando la nostra storia iniziò, stabilimmo che non sarebbe stata una storia d’amore..
Cerco di spiegargli come stanno le cose.
Anche se è difficile.
E’ difficile perché nemmeno noi sappiamo cosa siamo.
Nemmeno noi.
-Le cose cambiano nel corso del tempo..
-Lo so..ma io non amo Trevis..e non dovrebbe amarmi nemmeno lui..
-E se in realtà ti amasse?- domanda cautamente scrutandomi.
-Se mi amasse..io non lo so.
No, non lo so.
Tante volte ci ho riflettuto.
Tante volte ho analizzato ogni suo comportamento.
Il suo modo di fare.
Le sue parole e i suoi atteggiamenti.
Tutto.
Ma forse in fondo ho sempre sperato che non mi amasse.
Perché io non lo amavo.
E mi sentivo in colpa ad essere l’oggetto di quei sentimenti.
Di quel sentimento.
Il più grande.
Il più prezioso.
Una lacrima scivola via dalle mie ciglia.
Ma la asciugo immediatamente.
Remus è in silenzio.
Sta pensando.
Sta riflettendo.
Poi si decide a parlare.
-Devi capire cosa provi per Severus..e cosa lui prova per te..- mormora. -Tutto il resto dipende da questo.
Cosa provo per Severus?
Istintivamente direi niente.
Ma non è vero.
So bene che sarebbe solo una bugia.
Una bugia detta per mentire a me stessa.
-Io non so cosa provo per lui..e tantomeno cosa prova lui per me..
-Perché l’hai baciato, Hermione? Io non penso che il tuo sia il capriccio di una ragazzina che si sente attratta dal suo ex professore che è un uomo maturo e per giunta misterioso e con un passato tormentato alle spalle..però non penso nemmeno che tu lo abbia fatto perché ti mancavano le attenzioni di Trevis.- dice con una strana scintilla negli occhi.
‘Perché l’hai baciato, Hermione?’
‘Perché l’hai baciato, Hermione?’
‘Perché l’hai baciato, Hermione?’
Nemmeno io so il perché.
So solo che volevo farlo.
Che dentro di me sentivo di doverlo fare.
Di volerlo fare.
E l’ho fatto.
Ma le parole di Remus mi fanno pensare.
Perché l’ho fatto?
-Stai cercando di dirmi qualcosa, Remus?
-Io..Io vi ho osservati in questi mesi, da quando tu sei tornata ad Hogwarts..- mormora un po’ titubante e la cosa è strana.
-Ci hai osservati?- domando leggermente scossa. -Cosa intendi dire, Remus?
-Oh niente di preoccupante, stai tranquilla!- esclama subito agitando le mani di fronte a sé.
-Mmm..va bene..- mormoro pensierosa. -E cosa hai visto?
-Ho visto che ti sei affezionata molto a lui..- dice, poi fa una pausa e riprende. -..e lui a te.- termina con un piccolo sorriso.
Mi ha osservata.
Ci ha osservati.
E ha visto che mi sono affezionata a Severus.
E’ vero.
Non posso negarlo.
Gli voglio bene.
Ma lui a me non si è affezionato per niente.
Non mi vuole bene.
E non gliene frega nulla di me.
Ma mi ha baciata oggi.
Con passione e desiderio.
Scuoto la testa.
Quello è stato solo uno sbaglio.
E’ un uomo anche lui.
E ha ceduto all’istinto.
Per colpa mia che l’ho provocato.
Severus non desiderava baciarmi.
No.
-Lui non si è affezionato a me..- sussurro con voce leggermente triste perché in fondo la cosa mi dispiace.
-Severus non tiene a te!?- domanda ironico prima di scoppiare a ridere.
Si porta una mano alla bocca per soffocare la risata.
Cosa c’è da ridere?
-Cosa c’è da ridere?- domando indispettita da quel comportamento.
Non mi piace essere presa in giro.
Tantomeno per queste cose.
-Hermione..due giorni dopo essermi ripresa dalla notte di Luna Piena, quella in cui ti ho attaccata..- mormora abbassando lo sguardo sentendosi ancora in colpa per il guaio e il danno che ha fatto. -..Severus è venuto da me e mi ha schiantato..- afferma risoluto con un piccolo sorrisetto.
-Cosa!?- esclamo sconcertata e sbalordita alla notizia.
-Ho detto che mi ha schiantato.- ripete nuovamente, questa volta con ancor più sicurezza.
Severus ha schiantato Remus!?
Ma è impazzito per caso?
Come ha potuto fare una cosa del genere!?
Lo so che tra lui e i Malandrini c’è sempre stato rancore.
So che non ha mai perdonato Remus per il passato.
Ma da qui a schiantarlo ce ne vuole.
Diamine, sono passati anni!
E’ possibile che ancora cerchi di vendicarsi!?
-Ma è pazzo!? Cosa gli è saltato in mente?- esclamo portandomi le mani tra i capelli. –Non è possibile che dopo tutto questo tempo porti ancora rancore! Lo so che Sirius e il padre di Harry gliene hanno combinato di tutti i colori quando eravate adolescenti..e capisco anche che ce l’abbia con te perché anche tu eri un Malandrino, però accidenti, sono passati anni! Non può ancora prendersela per..
-Hermione..Severus l’ha fatto per te!- esclama Remus interrompendo il mio monologo e sorridendomi dolcemente.
L’ha fatto per me.
L’ha schiantato per me?
Rimango immobile.
Lo sguardo perso.
Assente.
E’ come se non capissi più nulla.
-Co-Cosa intendi dire?- domando titubante.
-Uff..- sbuffa divertito. -E’ venuto da me dicendomene di tutti i colori per il comportamento immaturo che ho avuto..accusandomi che avrei potuto mettere in pericolo l’intera scuola e togliere la vita a chi sa quanti studenti..ma in realtà l’unica persona per cui era preoccupato eri tu!
L’ha davvero fatto per me?
Ha schiantato Remus per punirlo per ciò che mi ha fatto?
Era seriamente preoccupato per me?
Una lacrima solca la mia guancia.
Tiro su con il naso mentre osservo le mie mani unite.
Ma la vista ormai è offuscata.
E la lacrima che scende giù non è più solo una.
L’ha fatto per me.
Ci tiene davvero a me.
E forse quel bacio non è stato un errore.
Forse lo voleva.
Forse lo voleva?
Forse.
-Ehi..- mormora Remus avvicinandosi a me e abbracciandomi teneramente. -Non piangere Hermione.
Mi accarezza piano i capelli.
Il mio viso incastrato nell’incavo del suo collo.
Le mani unite e strette contro il suo petto.
Continuo a piangere.
E a singhiozzare.
Ma cerco di tranquillizzarmi.
E di calmarmi.
Non so nemmeno perché sto piangendo.
O forse sì.
Severus tiene a me.
E questo non fa altro che rendermi felice.
Immensamente felice.
Un piccolo sorriso si impossessa di un angolo delle mie labbra.
E un debole rossore colora le mie guance calde.
-Lui tiene a me..- mormoro tra i singhiozzi.
-Lui tiene a te..e tu a lui..- commenta sorridendo mentre mi tiene stretta tra le sue braccia.
-Cosa devo fare, Remus?
Cosa dovrei fare ora?
Io e Trevis non siamo fidanzati.
Ma siamo comunque legati.
Quindi io in un certo senso l’ho tradito.
E in ogni caso c’è sempre il problema di Severus.
Io non so cosa lui voglia.
Lily appartiene al suo cuore.
Apparterrà sempre al suo cuore.
Non so cosa fare.
-Devi riflettere su ciò che vuoi..su ciò che senti..sulla tua storia con Trevis..e poi parlare con entrambi..soprattutto con Severus..
-Non saprei cosa dirgli..- dico non specificando l’oggetto del discorso ma sottintendendo Severus, e Remus lo capisce.
-Quando metterai un po’ di ordine in questa tua testolina piena zeppa di cose saprai anche cosa dirgli..
-Grazie Remus..- mormoro finalmente stringendolo a mia volta.
Non risponde.
In compenso mi avvicina ancora di più a sé.
E le sue braccia mi circondano completamente.
Voglio bene a Remus.
Gli voglio un gran bene.
E ringrazio la Guerra perché ci ha fatti avvicinare.
E’ un buon consigliare.
E’ un ottimo amico.
Regolo piano il respiro.
E allontano via le lacrime.
Cerco di respirare e di sorridere.
Ho baciato Severus.
Volevo baciarlo.
Tengo a lui.
Severus mi ha baciata.
Non so se volesse baciarmi.
Tiene a me.
Sorrido.
E mi rilasso cercando di non pensare.
Non voglio pensare a domani che dovrò riflettere sul da farsi.
A domani che dovrò capire cosa voglio.
A domani che dovrò lottare per ciò che voglio.
 
 

 
 



 Finalmente sono riuscita ad aggiornare con la seconda parte del capitolo! Rendetevi conto che è l'1:30 del mattino e io sto aggiornando adesso! Così i notturni come me possono leggerla, poi ditemi che non sono troppo buona!! Pensate addirittura che avevo pensato di non farli nemmeno baciare, o addirittura di far finta che fosse tutto un sogno!ahahahah invece alla fine ho deciso di fare la brava e farvi contenti..consideratelo il regalo da parte della Befana!ahahhahah ai tempi di Marks of Weakness non ero così buona, vi facevo soffrire ad ogni capitolo! Eh eh mi sto intenerendo, deve essere l'amore!
Bè, cosa ne pensate del capitolo? Il bacio tra Hermione e Severus è passionale e pieno di desiderio, ma nella danza che si instaura tra le loro lingue c'è anche una certa dolcezza..Severus è totalmente preso da quel momento inaspettato e si lascia andare..e quando la giovane interrompe il contatto lui torna con i piedi per terra ed è come se tutto il Castello di Hogwarts gli crollasse addosso..si sente in colpa e prova terrore e disgusto per ciò che ha fatto..e naturalmente non ha nemmeno capito perchè Hermione abbia smesso di baciarlo..sicuramente pensa che lo abbia respinto perchè non voleva..ma in realtà lei voleva solo riprendere fiato!ahahhaha

Infine c'è una dolcissima conversazione tra Hermione e Remus e con questa volevo mostrare come il loro rapporto non sia mutato dopo "l'incidente" che ha visto protagonisti Hermione e Remus la notte della trasformazione del Mannaro..
La ragazza si confida e come sempre Remus si mostra aperto e comprensivo e da buon amico da' ottimi consigli alla Grifondoro che inizia a ragionare su ciò che è successo e su ciò che sente, scoprendo anche di un piccolo incontro tra Remus e Severus che non è finito molto bene per il nostro Lupo Mannaro :)

Cosa succederà in seguito?? Bè, seguitemi e lo scoprirete!:D Tra l'altro nel prossimo capitolo, o in quello successivo, andremo finalmente in viaggio in Bulgaria!:D:D Contenti??:D
Io sì!:D
Bene..quindi ringrazio chi leggerà/recensirà/preferirà/seguirà/ricorderà :D
Ricordo le altre mie FF, per chi ha voglia di immergersi nel mio mondo:) :"Marks of Weakness", "It's not just sex", "Somebody to Love, Severus", "Old Sweet Lips" :D:D passate a leggermi e recensirmi se vi va :) suggerimenti e pareri sono sempre ben accetti..non fanno altro che aiutare a migliorare!:)

Vi auguro la Buona Notte :) Bacioni,
Disincanto294

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Un appuntamento non ufficiale ***


Capitolo 15 - Un appuntamento non ufficiale



 
19 Dicembre 2001




Ascolto distratta le chiacchiere intorno a me.
Remus e Neville continuano a parlare.
Ma io non ci sono.
Non ci sono proprio.
La mia testa deve essere volata via.
Magari insieme a qualche gufo.
E chissà se tornerà.
Sospiro seduta ad un tavolino de ‘I Tre Manici di Scopa’.
La testa appoggiata su una mano.
L’altra stretta ad un calice di Burrobirra.
Il viso rivolto verso l’esterno.
A guardare oltre la vetrina.
Sulla strada.
Ma i miei occhi non vedono nulla.
Se non tante macchie colorate.
E a tratti offuscate.
Sospiro.
Oggi non ci sono proprio.
-Bè, tu cosa farai?- domanda Remus guardandomi, ma io non lo sento nemmeno. -Hermione!- esclama quindi strattonandomi leggermente.
Così mi risveglio dal mio stato di trance.
E finalmente la stanza torna definita nella mia testa.
Non c’è più nessun caleidoscopio di colori.
Solo le facce attente dei miei due colleghi.
Oltre che amici.
E l’arredamento del locale.
Sospiro e lo guardo un attimo.
Remus mi sta sorridendo.
Mentre Neville mi guarda perplesso.
-Scusatemi, sono molto stanca..e mi stavo addormentando..-mormoro stropicciandomi gli occhi e tentando di farmi perdonare.
Non ho dormito molto questi giorni.
Così ne ho approfittato per correggere compiti.
Ma anche fare quello sembrava impossibile.
La scena del bacio tra me e Severus mi tornava in mente.
Sempre.
Costantemente.
E prepotentemente.
Così come le sensazioni.
E le mille e intense emozioni.
In poche parole per sei giorni non ho combinato nulla.
E Severus continua ad evitarmi.
Mentre io no.
Io continuo a comportarmi come se niente fosse.
Come se quel giorno io non fossi andata nel suo ufficio.
Come se non lo avessi baciato.
Come se non provassi nulla per lui.
Mento.
E’ questo che faccio.
Lo faccio tutti i giorni ormai.
Almeno di fronte agli altri.
Perché con me stessa non posso farlo.
Dentro sto morendo.
E non ci ho ancora parlato.
Ma devo farlo per forza oggi.
Domani partiamo per la Bulgaria.
E devo chiarire le cose.
E’ per questo che sono pensierosa.
Oltre che distratta.
Non so cosa dirgli.
Non lo so proprio.
E non so cosa dirgli perché non so cosa voglio.
Ci ho riflettuto a lungo.
Molto a lungo.
Giorno e notte.
Ma non l’ho capito.
Perché ci sono troppi problemi in mezzo.
Davvero troppi.
Perché non solo non so cosa provo io stessa.
Sia per Severus che per Trevis.
Ma perché non so nemmeno cosa provano loro due per me.
Sospiro afflitta.
E mi volto ad ascoltare Remus che mi parla.
-Siamo così noiosi!?- domanda ironicamente il Lupo Mannaro scatenando anche le risate di Neville.
-No, certo che no, Remus!- esclamo afferrandogli il braccio. -Scusatemi..anche tu, Neville..- mormoro con un piccolo sorriso voltandomi verso il ragazzo che sta seduto alla mia destra.
-Ti perdoniamo, Hermione!- esclama Neville sorridendomi a sua volta. -Ma dicci, hai deciso dove passerai il Natale?
Il Natale.
Già, il Natale.
Mi ero quasi dimenticata.
Ed è un tasto dolente questo.
Perché non so proprio come lo passerò quest’anno.
Naturalmente Molly e Arthur mi hanno invitata alla Tana.
E ci saranno anche gli altri.
Ma questo ‘gli altri’ comprende anche Ron.
E dal nostro litigio non ci siamo più parlati.
Anzi, non ci siamo proprio più visti.
Sospiro.
Non ho idea di cosa farò.
-Veramente non lo so ancora..
-Ma mancano pochissimi giorni!- esclama Neville contrariato e allo stesso tempo dispiaciuto.
-Vieni alla Tana, no?- propone Remus.
-Mmm..no..non credo sia la cosa giusta..
-Mi ha detto Harry che sei stata invitata quindi verrai!- esclama il Mannaro con tono che non ammette repliche.
-Lo sai, Remus..c’è Ron..io non so se..
-Tu verrai e Ron avrà una possibilità in più per farsi perdonare!
Ron non mi chiederà mai scusa.
Mai.
Lo conosco troppo bene.
Se non sono io a fare il primo passo non chiariremo mai.
E io voglio chiarire.
Ci tengo troppo a lui.
Nonostante tutto ciò che mi ha detto.
-Remus ha perfettamente ragione!- afferma deciso Neville sorridendomi. -Dai, ci saremo tutti..anche Daisy!
Daisy è la ragazza di Neville.
Ha la nostra età.
Ed era una Tassorosso.
Proprio come Trevis.
Ha i capelli biondi lunghissimi stretti in una treccia.
Gli occhi castano scurissimi.
Ed è davvero una bella ragazza.
Oltre ad essere molto simpatica e intelligente.
Infatti andiamo abbastanza d’accordo.
-Ci penserò, va bene!?- dico ormai sconfitta.
So che intanto mi convinceranno.
E alla fine il Natale lo passerò lì.
Con tutti loro.
Come ogni anno.
Ginny sa essere molto convincente delle volte.
E non ci tengo ad assaggiare qualcuna delle sue fatture.
-Affare fatto! Ora io vado..ho da fare qualche commissione prima di tornare al Castello..- annuncia Neville finendo la sua bevanda e alzandosi dal tavolino. -Ci vediamo più tardi all’ingresso?
-Sì, a dopo!- diciamo in coro io e Remus e così rimaniamo solo noi due a quel tavolo.
Tra l’altro anche il locale quest’oggi è poco popolato.
Generalmente c’è una infinità di gente.
Tanto che vedi i tavoli spuntare improvvisamente.
Come funghi.
O meglio, come se fosse stata fatta una magia.
E sembra quasi che il locale stesso si sia ingigantito.
E il chè potrebbe anche essere vero.
Comunque si sta meglio quando c’è poca gente.
Decisamente meglio.
E puoi notare un sacco di cose.
Cose che altrimenti rimango nascoste alla vista.
Come i magnifici addobbi.
Infatti anche quest’anno è tutto addobbato in un modo fantastico.
Come per ogni festività.
Sospiro contando i tavoli occupati.
Solo sette.
Probabilmente sono tutti a comprare gli ultimi regali.
Quelli che io ho già acquistato.
In anticipo naturalmente.
Come sempre.
-Quindi siamo rimasti soli..- mormora Remus. -Come stai?
-Non si vede!?
-Non hai ancora parlato con..- dice lasciando la frase a metà.
Meglio non fare nomi.
Qui la gente chiacchiera.
Così come ad Hogwarts.
Se succede qualcosa di importante lo vengono a sapere tutti.
Immediatamente.
-No..con nessuno dei due..ma con..’Il Misterioso’..parlerò oggi..- sussurro piano per non farmi sentire.
‘Il Misterioso’.
In effetti calza a pennello.
Si sa poco e niente su di lui.
-Partite domani, giusto?
-Esatto..e voglio mettere le cose in chiaro prima della partenza..
-Fai bene..- commenta Remus con il suo solito tono tranquillo. -E..non voglio essere indiscreto..ma cosa hai deciso di fare?
Bella domanda.
Non so cosa voglio io.
E non so cosa vogliono loro.
Non posso fare molto.
-Rimango a guardare..non ho ancora le idee chiare quindi vedo come si evolvono le cose..
-Credo sia la scelta migliore perché mi rendo conto che non sia facile..comunque l’ho visto gironzolare qua attorno..
-Pensavo che non sarebbe venuto!- esclamo sorpresa.
E’ difficile che Severus venga ad Hogsmeade.
Alle altre uscite non è venuto.
E pensavo facesse la stessa cosa anche questa volta.
Ma a quanto pare no.
-In effetti non era nella lista, ma a quanto pare ha deciso di venire alla fine! Direi che è l’occasione perfetta no?- suggerisce sorridendo bonariamente.
-Ora sono qua con te..- rispondo sulla difensiva.
Non sono ancora pronta per parlargli.
Non ho ancora deciso cosa dirgli.
E sarà una conversazione piuttosto imbarazzante.
Non so come potrebbe prenderla.
E come abbia affrontato dentro di sé questi giorni.
Quelli dopo il bacio.
-Devi andare ora, Hermione..
-Ma..
-Niente ma! Vai..cercalo! Hogsmeade è piccola, lo troverai subito!
-Non ti voglio lasciare solo..
-Oh, ma dai!- esclama ridacchiando. -E comunque io ho un appuntamento nell’Ufficio della McGranitt dunque devo andare!
-Ho paura..- mormoro afferrandogli il polso e abbassando il capo.
-Ehi..- sussurra facendomi alzare il viso. -Non devi avere paura..vedrai che andrà tutto bene!
-Lo sai com’è lui..no?
-Sì..ma sono fiducioso! La corazza ormai è scalfita, ancora qualche fattura e andrà in mille pezzi!- dice accarezzandomi teneramente la guancia.
-Mmm..
-Dai, dai, andiamo!- esclama Remus tirandomi su di peso dalla sedia.
Ci avviciniamo e paghiamo il conto.
Salutiamo Madama Rosmerta intenta a chiacchierare.
E usciamo all’aria aperta.
Camminiamo per un po’ insieme.
Poi ci dividiamo.
Ognuno per la sua strada.
E io inizio a vagare.
Persa tra i mille pensieri.
Cercando tra mille volti il suo.
Che sembra non esserci.
E così continuo a camminare.
Sembra che non ci sia da nessuna parte.
Vago per le stradine strette di Hogsmeade.
Quelle percorse da nessuno.
Perché lui è sempre dove c’è il nulla.
Questo l’ho capito.
E così vado dove mi portano i miei piedi.
Stretta nel mio cappotto bianco.
Le mani in tasca.
E la sciarpa sul naso.
Cammino e cammino ancora.
Fino a quando non arrivo dove dovevo andare.
Proprio nel posto giusto.
Davanti alla Stamberga Strillante.
Sorrido.
Ma non è un sorriso felice.
Quella casa pullula di morte.
E di sentimenti negativi.
E’ qui che Severus è quasi morto.
Sospiro.
E mi avvicino piano alla Casa.
E’ come se sentissi che lui si trova qui.
E infatti è così.
Lo vedo dalla piccola finestra che da’ sulla strada.
E’ impolverata e coperta di ragnatele.
Ma il suo mantello nero è ben visibile.
Accucciato a terra.
Ad esaminare il pavimento.
Ad esaminare il suo sangue.
Mi avvicino piano all’ingresso.
La porta è aperta.
Mi appoggio allo stipite e lo osservo.
E’ un soggetto interessante.
Istintivamente mi porto le dita alle labbra.
Sento costantemente il ricordo delle sue labbra sulle mie.
Sospiro piano.
Poi mi decido a parlare.
-Nostalgia?
-Mi chiedevo quanto tempo ancora tu dovessi stare lì impalata ad osservarmi.- dice senza nemmeno voltarsi e continuando a guardare il pavimento.
E’ freddo.
Freddo come sempre.
Ma ti capisco, Severus.
-Ti sei accorto di me..
-Come avrei potuto non accorgermi!?
-Sempre allerta, eh?
-Cosa ci fai qua?- domanda finalmente voltandosi e mettendosi in piedi.
-Ti cercavo..
-Mi hai trovato, ora puoi anche andartene.- dice imperiosamente incrociando le braccia al petto.
Io non faccio una piega.
Sto qui a guardarlo.
Molto tranquillamente.
Anche la paura che avevo prima è scomparsa.
Non ho paura di lui.
Non ho più paura.
Sono una Grifondoro.
E sono coraggiosa.
Lui è solo un uomo.
Un uomo tormentato dal passato.
Un uomo che mi ha baciata.
E se mi ha baciata un motivo c’è.
Severus non è il tipo che fa gesti avventati.
Lui è padrone del suo corpo.
Tanto quanto lo è della sua testa.
-Dobbiamo parlare.- affermo decisa.
-No.
-Invece sì.- dico avvicinandomi a lui.
-Non ho nulla da dirti.- risponde aumentando la stretta intorno alle sue braccia.
-Bè io sì quindi ora mi stai a sentire.
-Sei una piaga, Granger!- ringhia tastandosi la fronte.
Sorrido.
Ha allentato la presa.
Ha leggermente abbassato le sue difese.
Forse non andrà così male questa nostra conversazione.
-Sì, è un po’ di tempo che me lo dici..- ridacchio sorridendogli. -Comunque..- dico ritornando seria. -..dobbiamo partire domani e a questa Conferenza ci andremo insieme e io non voglio, per nessuna ragione, passare questi giorni a tormentarmi per ciò che è successo o a litigare con te. Quel bacio è stato solo un errore..- dico, e a queste ultime parole la mia voce vacilla ma cerco di riprendere il controllo e continuo. -..e questo lo abbiamo appurato quindi scusami per averti attirato in quella situazione e messo in difficoltà. So che non volevi..ma ormai quel che è fatto è fatto quindi smettiamola di evitarci a vicenda..
-Io non ti sto evitando.- dice sollevando il sopracciglio.
-Oh no! Non mi stai evitando..- mormoro ridacchiando.
-No! Non ti sto evitando!- ripete.
-Va bene, non mi stai evitando..in ogni caso la sostanza del discorso è: iniziamo tutto da capo!
-Mi devi stare lontano, è chiaro?- domanda incrociando nuovamente le braccia al petto.
-Sissignore!- esclamo acquistando una posizione perfettamente eretta e portando una mano al cuore e l’altra sollevata accanto al capo.
Sorrido.
Sono felice.
Non mi ha sbraitato contro.
Non mi ha allontanata.
Si è limitato al giusto buon senso.
E questo mi fa un enorme piacere.
Niente è perduto.
Ho ancora una possibilità.
E questa giornata riprende a brillare.
Sorrido.
-Non farmi pentire di averti dato una seconda possibilità, Granger.
-Eh dai e chiamami Hermione!- sbuffo sorridendogli e avvicinandomi ancora di più.
-No.
-Dai, Severus!- mi lamento mettendo il broncio come una bambina piccola.
-Ho detto di no, e ora usciamo di qui, hai respirato troppo e hai consumato tutta l’aria che c’era dentro!- ghigna spingendomi fuori.
-Uff, che fastidioso che sei!
-Uhm..senti chi parla!- esclama sollevando un sopracciglio.
Abbiamo fatto pace, Severus?
Sembra di sì.
Ed è bellissimo vederti così.
Senza la tua espressione severa perennemente stampata in viso.
E’ bello vederti un po’ più rilassato.
E’ bello non vederti incavolato col mondo.
E’ bello non vederti incavolato con me.
Sorrido.
Ti voglio bene, Severus.
-Vieni con me a ‘I Tre Manici di Scopa’?- domando sperando in una risposta affermativa ma sapendo già che sarà negativa.
-No.- risponde secco.
-Dai..- lo prego quasi.
-Non vedo perché dovrei andare lì con te.
-Semplicemente perché siamo colleghi e i colleghi si riuniscono a ‘I Tre Manici di Scopa’ a bere qualcosa insieme!
Dai, Severus!
Non è mica un appuntamento!
Mi viene quasi da ridere a questo pensiero.
Molte persone rimarrebbero sorprese a vederlo lì.
E ancor più a vederlo lì con me.
-Ho detto di no.- dice mentre camminiamo sulla Hight Street.
-Severus, non ti sto mica invitando da Madama Piediburro!
Posto squallido.
Pieno zeppo di coppiette che si sbaciucchiano.
E si scambiano effusioni.
Ho avuto la sfortuna di andarci.
E naturalmente l’appuntamento andò male.
Non mi trovavo a mio agio in quel posto.
Troppi fronzoli.
Per non parlare di quella luce soffusa.
Di tutti quei merletti sulle tovagliette dei tavolini.
E dei mille fiori sparsi per il locale.
Se le pareti fossero tappezzate di gatti sembrerebbe l’Ufficio della Umbridge!
-Smettila Granger.- sibila aumentando il passo.
-Ti offro un bicchiere di Whiskey Incendiario!- esclamo.
-Mi vuoi comprare, per caso?- domanda ironico rallentando il passo e affiancandosi a me che ero rimasta leggermente indietro.
-Mmm..se vuoi metterla così!
-Molto Serpeverde da parte tua..
-Ti offro un bicchiere del più costoso vino elfico presente in quella locanda!- esclamo come ultima offerta.
Costi caro, Severus!
Non pensavo di dover dare un prezzo anche alle persone che frequento.
Ma per te probabilmente farei di tutto.
-Sai che dovrai spendere parecchi galeoni, vero?
-Non importa..- mormoro sorridendogli.
Lui ghigna e mi afferra per un braccio.
In un attimo siamo in una stradina stretta.
E buia.
Una tettoia in lamiera giace sospesa sopra le nostre teste.
E impedisce alla luce di filtrare.
Sembra quasi notte.
Ma in realtà è pieno giorno.
E noi continuiamo a camminare.
In silenzio.
Non so dove stiamo andando.
Il locale di Madama Rosmerta si trova dall’altra parte.
Ma probabilmente siamo diretti in un altro posto.
La sua mano ancora stretta intorno a mio braccio.
Ma non mi sta facendo male.
E non voglio che molli la presa.
Ma lo fa appena arriviamo davanti ad una porticina marrone.
L’insegna recita ‘Stupeficium’.
La osservo stranita
-Bè, che hai?- domanda con un sopracciglio inarcato. -Non pensavi davvero che sarei andato in quel posto!?- esclama facendo una faccia disgustata.
-No, ma..cosa mi devo aspettare? Sarà la bellezza del posto a schiantarmi o la puzza di alcool?- domando guardandolo.
-Probabilmente la seconda opzione..
-Bene..- mormoro seguendolo all’interno della locanda.
E’ un locale tetro e impolverato.
Piuttosto piccolo e dai colori spenti.
Proprio di fronte all’ingresso è posto un bancone di legno scuro.
E tutto intorno qualche tavolino occupato.
Altri liberi.
Le pareti sono tappezzate da una carta da parati verdognola.
Verde muffa più o meno.
Appese sui muri lanterne dalle luci piuttosto fiacche.
Il pavimento è in legno scuro come il bancone.
La puzza di alcool è notevole.
Così come la polvere che svolazza per aria.
-Proprio un posto accogliente, Severus..- mormoro accigliata cercando di non farmi sentire dall’ometto basso dietro al bancone.
-A me piace.- risponde sicuro andando ad accomodarsi ad un tavolino appartato e così lo seguo.
-Non avevo alcun dubbio su questo..- dico continuando a guardarmi attorno. -Non avevo mai notato questo posto..
-Naturale, non è di certo un posto adatto a te!
-Perché mi hai portata qua, allora?
-Ci sono io..da sola non devi venirci..- dice facendo un cenno con la mano al signore dietro il bancone.
-Ah no, e perché mai?
-Non è un posto adatto alle ragazzine indifese!- ghigna divertito.
-Ah io sarei la ragazzina indifesa!?- esclamo offesa dandogli un colpo sulla gamba con la punta dello stivale.
-Granger!- tuona Severus guardandomi male.
Sorrido e gli faccio la linguaccia.
Lui mi guarda con sguardo ancor più omicida.
Ma mi sto divertendo un mondo.
Nonostante lo ‘Stupeficium’ sia un locale squallido.
E il suo proprietario non sia il massimo della bellezza.
E’ un ometto basso quasi quanto Vitius.
Con due baffoni folti e grigi.
E degli occhialetti tondi che gli ricadono sul naso aquilino.
-Buona Sera Professor Piton..- dice il signore bassottino. -Vedo che ha portato una bella signorina, quest’oggi!- esclama con un sorriso che mostra l’assenza di quasi tutti i denti, poi si blocca improvvisamente. -Ma è Hermione Granger!- esclama sconvolto prendendomi le mani. -E’ un onore per me averla qui nella mia modesta locanda, Signorina Granger!
Tutto ciò mi infastidisce.
Dopo la Guerra ho capito cosa provava Harry.
Essere famosi non è proprio piacevole.
Gli occhi sono perennemente puntati su di te.
E tu vorrei solo scappare.
E dimenticare.
-Ehm..Buongiorno!- sospiro infastidita mentre cerco di scollarmelo di dosso.
Intanto osservo Severus.
E il suo sguardo assottigliato che lancia saette ovunque.
-Ora basta.- sbotta Severus incenerendo il locandiere. -Ci porti due listini.
-Eccoli!- esclama prontamente facendo comparire due listini impolverati che si premura di pulire con lo straccio che porta legato alla cinta. -Cosa prendete?
Apro con riluttanza il listino che mi è stato porto.
E leggo attentamente.
C’è una lunga lista di liquori.
Una altrettanto lunga lista di vini.
E inaspettatamente vi sono scritti anche nomi di dolci.
-Ma questi dolci li avete?- domando rivolgendomi al locandiere.
-Certo, Signorina! Non ci vengono richiesti spesso, ma per lei ci sono!
-E cosa mi consiglia?
-Oh sicuramente la nostra Torta Carbonella! La prepara mia moglie tutte le mattine!- esclama fiero. -Vuole assaggiarne una fetta?
-Sì, per me una fetta di Torta Carbonella e un bicchiere di Acquaviola..- ordino, poi mi rivolgo a Severus che, dall’altro capo del tavolo, mi osserva con una faccia strana. -Severus gradisci anche tu una fetta di Torta Carbonella?- domando ridacchiando.
-No.- risponde secco.
-Bene..allora per il Professor Piton porti un bicchiere di..- dico cercando nella lista il Vino più caro presente in dispensa ma vengo interrotta prima che possa terminare l’ordinazione.
-..semplice Whiskey Incendiario..- termina Severus per me e io lo guardo stranita.
Avevamo fatto un patto.
Lo avevo comprato con un bicchiere del miglior Vino Elfico.
E invece ha ordinato del semplicissimo Whiskey Incendiario.
Sorrido.
E intanto le ordinazioni vengono fatte comparire sul nostro tavolo.
-Avevamo pattuito un’altra cosa prima di venire qua..- dico guardandolo mentre sorseggia il liquido ambrato.
-E’ vero..ma non volevo mandarti in fallimento!
-Posso permettermi di spendere 50 galeoni, Severus!
Sono molti per un solo bicchiere di vino.
Però posso spenderli.
Ho qualcosa messo da parte alla Gringott.
-Per tua informazione il nome del Vino Elfico più pregiato che possiede questa locanda non si trova nel listino..e bè, una bottiglia di quella squisitezza costa 900 galeoni!- esclama ghignando mentre mi osserva strozzarmi con la mia Acquaviola.
-900 galeoni?- esclamo sconcertata. -Alla faccia! Okay, ti ringrazio per essere stato così magnanimo con me!- dico sorridendogli e addentando una forchettata della mia torta.
E’ buona questa Torta Carbonella.
Non l’avevo mai assaggiata.
E’ un cubetto di colore nero.
Scuro quanto i capelli e il mantello di Severus.
Sembra proprio un cubetto di carbone.
E’ ricoperto di cioccolato fondente in granuli.
E all’interno vi sono numerosi strati colorati.
In varie sfumature.
Dalla più scura alla più chiara.
Dal nero si passa al marrone e si termina con il bianco.
La osservo con attenzione.
-Che cosa stai facendo?- domanda Severus allungandosi leggermente sopra il tavolino.
-Sto contando gli strati di cioccolato e panna di questa torta..- affermo senza guardarlo e continuando la conta. -..tredici, quattordici, quindici..cavolo c’è anche uno strato al mou qua dentro!..sedici, diciassette..
-Sono 20, Hermione!
-La hai già mangiata?
-Sì.- risponde continuando a bere il suo Whiskey.
-Non pensavo ti piacesse il cioccolato..- mormoro sorridendogli e assaporando la torta.
In effetti lo pensavo davvero.
Lui non è un tipo da zucchero e dolciumi.
Non ce lo vedo con in mano un cucchiaio e un vasetto di Nutella.
Certo, quella sono io!
Ho passato un’estate intera così qualche anno fa.
Seduta sul divano.
In compagnia di un libro.
Un cucchiaio e la mia Nutella.
-Solo quello extra fondente..
-Mmmhh..mormoro pensierosa. -Chissà perché me lo immaginavo..non ti piacciono le cose dolci come non ti piace il caffè con più di 3 grammi di zucchero!- esclamo soddisfatta e sorridendogli felicemente non appena vedo la sua faccia sconvolta.
3 gr di zucchero.
Non è nemmeno un cucchiaino.
E il caffè che preparano gli Elfi non è di certo dei migliori.
E lui lo vedo quasi del tutto amaro.
-Ti ho già detto che non mi piace essere osservato, vero?
-Sì.- rispondo ridacchiando. -E comunque, quella mattina che hai sputato tutto il caffè sulla tua rivista, era colpa mia e non degli Elfi, quindi dovrai andare a chiedere loro scusa.- dico convinta facendo su e giù con la testa.
Ricordo perfettamente quella mattina.
Ho riso davvero tanto.
La pagina della rivista era totalmente macchiata di caffè.
E Severus era furente.
Ha preso a sbraitare e lanciare occhiate omicide a tutti.
Naturalmente gli ho rovinato la giornata.
Ma dovevo vendicarmi.
Non si è comportato bene con me all’inizio dell’anno.
-Cosa!?- esclama sbigottito. -Sei stata tu!? Piccola serpe!
-Oh dai, Severus era una scemenza!- esclamo ridacchiando e facendo finta di allontanare una mosca con la mano.
-Una scemenza!? Io ti farò vedere..
-..quanto è buona questa torta!- esclamo ficcandogli in bocca la forchetta piena di torta proprio nel momento in cui si stava alzando dalla sedia per urlarmi contro.
Lo guardo ridacchiando.
Mentre lui mastica forzatamente il dolce.
E ingoia velocemente ciò che ha in bocca.
Mi piace vederlo così.
Mi piace ridere insieme a lui.
E farlo imbestialire.
La cosa fa salire la mia autostima alle stelle.
Lo guardo durante tutto questo tempo.
Poi però sono costretta a distogliere lo sguardo.
Perché l’imbarazzo si è impossessato di me.
E non riesco a guardare la sua lingua che pulisce le labbra.
Anche se non lo sta facendo in modo malizioso.
Ma il gesto è comunque quello.
Mi ricorda terribilmente il nostro bacio.
E un brivido mi attanaglia la spina dorsale.
Non riesco più a guardare.
Né a parlare.
-Andiamo, torniamo al castello.- dice improvvisamente Severus alzandosi dal tavolino e avvicinandosi al bancone a pagare.
Paga anche per me.
Io termino velocemente la mia Acquaviola.
E poi mi alzo e lo seguo fuori.
Respira, Hermione.
Respira e levati quelle immagini dalla testa.
Usciamo dal vicoletto buio.
E ci rimettiamo nella High Street.
Camminiamo piano, stranamente.
Severus marcia sempre a passo spedito.
Ma non questa volta.
Sta accanto a me e ogni tanto mi osserva.
Entrambi siamo in silenzio.
Ma non può durare per sempre.
Anzi, non deve durare per sempre.
E ho bisogno di spezzare l’imbarazzo.
-Cosa fai questo Natale, Prof?- domando guardandolo negli occhi.
Lui volta immediatamente il capo.
Vedo una luce strana nei suoi occhi.
Non ti va che ti chiami ‘Prof’?
Tu mi chiami ancora ‘Granger’!
-Quello..- inizia, ma lo interrompo.
-Quello che faccio tutti i Natali, Mignolo: tentare di conquistare il Mondo!- esclamo con una voce possente e poi inizio a ridere.
La sua faccia è buffissima.
Turbata.
Forse totalmente sconvolta.
E le sue sopracciglia si sono sollevate entrambe.
-Cosa diavolo c’era in quell’Acquaviola?- domanda scrutandomi.
-Ma dai, Severus!-esclamo dandogli una pacca sul braccio. -Non conosci Mignolo e Prof.?
-Non me li hanno ancora presentati!- risponde guardandomi perplesso.
-Nacchio,Severus! Sei proprio fuori dal mondo!- esclamo sbuffando ma allo stesso tempo ridendo. -Mignolo e Prof. sono due topi albini geneticamente modificati, protagonisti di un cartone animato che guardavo sempre da piccola, che vivono in un laboratorio..Mignolo è un topo magrolino, con la coda liscia e lunga, un po’ stupido ma che prende la vita come viene, accettando anche gli insulti che gli regala quotidianamente Prof. che invece è un topo molto intelligente, infinitamente più intelligente di Mignolo, con la testa grande e larga, che sogna di conquistare il mondo..ma non ci riesce mai!- termino allargando le braccia.
-Okay basta blaterare..tu sei pazza!- afferma aumentando il passo.
Ho amato Mignolo e Prof.
Ho imparato tante cose grazie a loro.
E’ uno dei cartoni più divertenti che abbia mai visto.
Oltre ad essere molto interessante.
E istruttivo.
Non può sgretolare così le mie convinzioni.
Io ho conosciuto Sigmund Freud grazie a loro!
Il padre della Psicanalisi!
Cavolo, a 9 anni leggevo Sigmund Freud.
Non che ci capissi molto.
Anzi, non ci capivo quasi nulla.
-Dai, Severus! E’ un cartone animato molto istruttivo! Un giorno te lo farò vedere!
-Provaci e ti schianto.- minaccia facendo la voce grossa.
-Oh che paura!- ridacchio dandogli piccoli pugnetti sul petto.
-Muoviti..- sibila afferrandomi il braccio e spingendomi a camminare.
-Comunque, cosa fai per Natale?- domando curiosa.
-Nulla.- risponde solamente.
-Come nulla!?- esclamo sorpresa.
So che Molly e Arthur hanno invitato anche lui alla Tana.
In realtà lo invitano ogni anno da quando è finita la Guerra.
Ma non è mai venuto.
Non so perché quest’anno pensavo decidesse di venire.
-Nulla.- ripete con la solita voce fredda.
-Vieni alla Tana..- propongo.
-No.- risponde secco.
-Mmmmhh..va bene non lo prendo come un no, pensaci.- dico affrettando il passo e rimettendo al suo fianco.
Ci muoviamo veloci.
Così arriviamo presto sulla strada che porta al Castello.
I nostri piedi si muovo piano sulla neve.
E i nostri passi si stampano su di essa.
E’ stata una bella giornata.
Iniziata male e continuata bene.
Spero si concluda altrettanto bene.
Mi sento più libera.
Ho chiarito con Severus.
E anche lui sembra tranquillo.
Ho passato la mia giornata insieme a lui.
In un vecchio e sporco locale.
Ma insieme a lui.
E sono stata incredibilmente bene.
E’ sorprendente la felicità che mi prende quando sono insieme a lui.
Sì, è sorprendente.
E ormai non sento più nemmeno quel blocco.
Quello che mi prendeva all’inizio.
Quello che era causato dalla mia antipatia nei suoi confronti.
E dalla sensazione di essere ancora una semplice alunna.
Una bambina.
E non una donna.
Non una sua collega che gode degli stessi suoi diritti.
La morsa allo stomaco si è notevolmente allentata.
E sto bene.
-Sono stata bene, Severus..- mormoro fermandomi un attimo in mezzo alla neve.
Gli afferro il braccio.
Ma la mia mano scivola nella sua.
Abbasso il viso ad osservarla.
E anche la sua attenzione si rivolge lì.
Ma dura poco perché lui scioglie il contatto.
Ciò che ci lega ora è solo lo sguardo.
Perché ormai il mio si è incatenato al suo.
Il suo al mio.
E sarà difficile scioglierlo.
Gli sorrido ma il suo volto non si scompone.
Rimane impassibile.
Così mi avvicino e gli bacio piano la guancia.
Non posso fare altro.
Anche se desidero riassaporare le sue labbra.
Lo desidero con tutta me stessa.
Ma so che non posso.
Non ora.
Il contatto dura un attimo.
Poi mi distacco e riprendo a camminare.
Sono solo un puntino che si muove in mezzo a quel manto bianco.
Incurante di tutto e di tutti.
Anche di quell’altro puntino fermo un po’ più giù.
Immobile.
Che si risveglia dall’incoscienza sospirando.



 

 Salve a tutti! Sto studiando come una matta e ho pure l'influenza ma non potevo non aggiornare oggi quindi mi sono scritta questo capitolo lunghissimo in poche ore e tutta di fretta..ma ve l'ho detto, non potevo non aggiornare! 
E' il compleanno di Sev oggi! <3 Amore, tanti auguri! Ti vogliamo tanto bene!
Quindi...venendo al capitolo che è molto lungo..Severus ed Hermione hanno una sorta di 'appuntamento', se così si può chiamare, all'elegantissima locanda 'Stupeficium' che naturalmente non esiste ma è stata inventata da me..così come la Torta Carbonella! Però cavolo, è buonissima nella mia testa, quindi fidatevi di me! ahahahahh
E' un capitolo di passaggio ma allo stesso tempo è molto importante perchè i due, non solo chiariscono (nel prossimo capitolo si parte in Bulgaria, finalmente!) ma hanno anche un po' di tempo per conoscersi meglio..anche se quella che parla parla parla e ancora parla è Hermione! Severus rimane abbastanza passivo nelle risposte..come sempre!..anche se è un po' infastidito dal proprietario del Locale che non si vuole scollare dalla nostra Hermione e riamane imbambolato al bacio di ringraziamento e di saluto di Hermione.
Oh, Severus, quanto sei dolce <3
Ho voluto inserire nella narrazione dei riferimenti al cartone animato 'Pinky and the Brain' (Mignolo e Prof.) che credo molti di voi conosciate..bè, io lo guardavo sempre da piccola e lo adoravo! La frase che Hermione dice a Severus, quella sul Natale, è la mia personale rivisitazione di -Cosa facciamo questa sera, Prof.?   -Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo, tentare di conquistare il mondo!
Anche l'esclamazione *Nacchio! è tratta da lì..è una delle celebri esclamazioni di Mignolo, così come "Zeppola!" ahahahhaha
Okay okay sono pazza! Vi lascio e vi auguro una buona serata,
ancora tantissimi auguri a Severus e fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo!:)
Grazie mille a chi legge,
bacioni
Disincanto294

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Capitolo 16
*** Dov'è finito il coraggio Grifondoro? ***


Capitolo 16 - Dov'è finito il coraggio Grifondoro?



 
20 Dicembre 2001


 
Guardo estasiata tutto ciò che mi circonda.
Ogni singola cosa.
Le pareti color oro finemente decorate.
Gli importanti dipinti appesi su di esse.
Gli immensi specchi.
Le imponenti colonne.
Il pavimento su cui quasi posso specchiarmi.
Le poltroncine di velluto verde.
Il bancone di legno di ciliegio di fronte a me.
Tutto.
Ogni cosa sembra fantastica ai miei occhi.
Non avevo mai visto un Hotel bello come questo.
In nessuna città in cui sono stata.
Nessuna.
Nemmeno a Parigi dove il lusso è d’obbligo.
Questa città è meravigliosa.
Sfortunatamente molto sottovalutata.
C’è molta ricchezza come c’è molta povertà.
Sorrido piena di felicità mentre continuo a guardarmi attorno.
La Bulgaria è bellissima.
Sofia è bellissima.
-Muoviti.- ordina Severus prendendomi per un braccio e trascinandomi via dal quadro di arte astratta che mi ero fermata ad ammirare.
Ci avviciniamo alla reception.
Dietro il bancone un giovane biondino ci saluta.
Mi ricorda molto Draco Malfoy.
Ma senza quel suo ghigno e l’aria da figlio di papà.
Ci da il benvenuto allo Sheridan Hotel in modo molto cordiale.
E professionale.
Dopo aver controllato i nostri documenti ci consegna le chiavi.
Le nostre stanze sono due delle più lussuose.
Si trovano al terzo piano dell’edificio.
Sono la 394 e la 395.
Ci dirigiamo subito, accompagnati da uno dei fattorini.
E’ un uomo sulla cinquantina.
Alto e magro.
Di bella presenza.
Indossa un buffo cappellino rosso.
E un grembiule dello stesso colore.
Ci guarda sorridente mentre ci scorta verso le nostre camere.
-Come sta, Professor Piton?- domanda improvvisamente. -Da quanto tempo che non ci vediamo!
Si conoscono?
Il mio sguardo slitta da Severus all’uomo.
Dall’uomo a Severus.
E’ già stato qui altre volte?
Forse per altri incontri.
Il Convegno a cui siamo stati invitati è stato già fatto.
Viene fatto ogni 4 anni.
Quindi sicuramente conosce già questo posto.
-Abbastanza.- risponde Severus secco.
Guardo Severus senza dire nulla.
E’ freddo e distaccato.
Come sempre si potrebbe dire.
Ma sembra quasi ci sia dell’altro.
E non capisco cosa.
Già da questa mattina era così.
Si comportava in modo strano.
Ed è più irritato del solito.
-Spero che Minerva stia bene..- commenta e poi si volta verso di me, guardandomi. -Vedo che questa volta si è fatto accompagnare da una bella signorina..- mormora sorridendo malizioso, ma Severus non sembra prestargli molta attenzione. -Piacere, Stoyán Dracig.- si presenta tendendomi la mano mentre percorriamo il corridoio.
-Hermione Granger..- rispondo stringendo la sua mano e guardando Severus che continua a camminare come se niente fosse.
-Piacere mio, Signorina! E’ la prima volta che viene qui nel nostro hotel, vero?- domanda continuando a camminare.
-Sì, è la prima volta..
-Me lo immaginavo, mi ricorderei di lei se l’avessi già vista..di visi graziosi come il suo non se ne vedono tutti i giorni!- esclama pensieroso.
-La ringrazio Signor Dracig..- rispondo cortese sorridendogli un po’ imbarazzata.
Non posso negare che apprezzo i complimenti.
Sono una ragazza normale.
Non troppo alta e con un cespuglio in testa.
Di certo non una ragazza da passerella.
Ma non posso lamentarmi.
E quando mi trovo insieme a Severus ricevo sempre complimenti.
Come ieri allo “Stupeficium”.
Solo Severus non se ne esce mai con apprezzamenti.
Né con elogi.
Mai.
Ma mi ha baciata.
Sorrido mentre ci ripenso.
Il respiro si fa caldo e pesante.
E le guance si colorano leggermente.
-Oh mi chiami pure Stoyán, gli amici del Signor Piton sono anche amici miei!- esclama convinto delle sue parole battendo una mano sulla spalla di Severus, ma in risposta non riceve altro che un grugnito di fastidio. -Comunque..tornando a noi..cosa stavo dicendo?- domanda più a se stesso che a me. -Ah sì! Il Signor Piton è sempre venuto qui con la Signora Minerva..la conosce anche lei, Signorina?
-Sì, la conosco anche io..- rispondo sorridente.
-Brava donna la Signora Minerva..gentile e alla mano..- commenta con voce sognante. -..proprio una donna d’altri tempi..- termina con un sospiro.
-Sì, sono perfettamente d’accordo con lei!- annuisco sorridente.
Percorriamo il corridoio e chiacchieriamo ancora.
Solo io e il Signor Dragic.
Severus sembra quasi assente.
Ma lo so com’è fatto.
Non ama parlare.
E non ama le persone così invadenti.
A me invece non importa.
Sono cresciuta insieme ai Weasley.
Direi che mi sono abituata!
Un sorriso spento mi nasce sulle labbra.
Ron.
Ancora non abbiamo chiarito.
E questo mi dispiace.
Mi dispiace da morire.
Nonostante mi abbia dato della poco di buono.
Ma ci tengo a lui.
E non ho dimenticato gli anni passati insieme ad Hogwarts.
Le giornate passate a ridere e a scherzare.
A piangere e a consolarci a vicenda.
Ad aiutarci e a sostenerci.
Quando pensavamo di detestarci.
Quando siamo diventati amici.
E quando ci siamo visti come l’uno appartenente all’altro.
Io non dimentico.
No.
Chiudo in cassetto tutti i ricordi e li metto da parte.
Ma non li butto mai.
Le memorie non sono carta straccia.
Sono poesie impresse nel cuore e nell’anima.
Sospiro.
Vorrei che tutto tornasse come prima.
In un attimo questi pensieri si sono impossessati di me.
E io mi sono allontanata dal mondo presente.
Ma ritorno alla realtà quando vado a sbattere contro qualcosa.
Scuoto la testa velocemente.
E mi accorgo di essere aggrappata ad un pesante giaccone blu.
Sollevo lo sguardo e incontro quello di Severus.
Infastidito ma allo stesso tempo interrogativo.
Mi allontano subito.
E distolgo lo sguardo.
Il Signor Dracig porta le nostre valige dentro alle stanze.
Saluta e ci lascia da soli.
Esamino la bellissima stanza di fronte ai miei occhi.
Spaziosa e sui toni del rosso.
Un grande letto con pesanti coperte pregiate.
E un divano in stile.
E’ proprio un Hotel lussuoso.
Non a caso porta le cinque stelle all’ingresso.
Sorrido e mi do una sistemata.
Ho mezzora per prepararmi.
Severus mi aspetta all’ingresso.
Dobbiamo materializzarci al Congresso.
E poi lì staremo a vedere cosa hanno organizzato.
So solo che ceneremo lì.
A quanto pare è stato organizzato un buffet.
Ci saranno personalità da tutto il mondo.
Sarà una gran bella serata.
Non vedo l’ora.
E forte di questa consapevolezza mi preparo.
Così all’ora stabilita sono giù nella hall.
Ma di Severus nessuna traccia.
Osservo la stanza in cerca dei suoi capelli neri.
O dei suoi vestiti neri.
E finalmente lo trovo.
Si trova in un angolino in fondo all’ampia camera.
Una zona colma di poltrone e divani color champagne.
Ci sono altre persone intorno a lui.
Qualcuno chiacchiera.
Altri ridono e scherzano.
E poi c’è Severus.
Solo e in silenzio.
Completamente perso nei suoi pensieri.
Seduto su una piccola poltroncina di pregiata fattura.
Le gambe elegantemente accavallate e le braccia posate sui braccioli.
E’ stranamente rilassato.
Almeno, questo è ciò che mi dice il suo corpo.
Poi bisogna vedere.
Severus è sempre un mistero.
Sorrido e mi avvicino a lui.
-Severus..- mormoro in piedi accanto alla poltrona.
Solleva il viso e mi guarda.
E’ un attimo ma lo vedo.
Quello sguardo.
Ancor più nero e profondo del solito.
Lo stesso sguardo che aveva quando ci siamo baciati.
E’ quello.
Lo so.
Non potrei mai scordarlo.
Sorrido imbarazzata distogliendo lo sguardo.
Intanto lui si alza e i suoi occhi sono ancora su di me.
Non solo sono in imbarazzo.
Mi sento anche un po’ in soggezione.
E’ come se fossi ritornata ai tempi in cui ero una sua studentessa.
Quando non riuscivo a guardarlo negli occhi.
E lo disprezzavo insieme a tutti gli altri.
Ma ora è diverso.
Lui mi sta guardando.
Mi sta ammirando.
E mi fa piacere.
Il suo sguardo magnetico mi trapassa.
So anche che apprezza ciò che sta guardando.
Lo so con certezza. Me lo sento sulla pelle.
Sospiro e mi faccio forza.
Poi sollevo lo sguardo.
E incontro i suoi occhi. Mi ci specchio.
-Bè, ti piace il vestito?- domando cercando di sciogliere il ghiaccio.
-E’..E’ nero..- risponde solo, un po’ esitante.
Mi viene da ridere.
Sì, è nero.
Cosa c’è di strano?
-Sì, Severus, sembra proprio nero! Cosa c’è che non va!?- domando ridacchiando e iniziando ad avviarmi verso l’esterno.
-Non ti vesti mai di nero.- risponde solo.
-Non mi vesto mai di nero perché ho paura che qualche studente mi confonda con un certo collega antipatico che popola i sotterranei del castello!- esclamo guardandolo e in regalo ricevo un mezzo sorriso.
Un sorriso che per chiunque sembrerebbe un ghigno.
Ma io so che non lo è.
Sorrido.
Sorrido e lo seguo verso il punto di smaterializzazione.
Si trova in una stradina poco distante dall’hotel.
L’aria fuori è ghiacciata.
Ma prima di uscire ho fatto un incantesimo di riscaldamento.
E quindi sto abbastanza bene.
Per sicurezza però indosso anche il mio cappotto bianco.
Le persone mi considererebbero una pazza se mi vedessero senza.
Non si può resistere al freddo bulgaro con addosso solo un vestitino.
Anche Severus ha fatto la stessa cosa.
Indossa un completo scuro con una camicia bianca.
E sopra un giaccone blu.
Lo stesso su cui sono andata a sbattere stamattina.
E’ molto elegante.
Sì. Sta decisamente bene.
Ed è bello vederlo con qualcosa che non sia la sua palandrana nera.
O qualsiasi altra cosa di quel colore.
Con tutti questi pensieri in testa ci smaterializziamo.
E appariamo nell’atrio di un’ampia sala sui toni del blu.
Siamo circondati da un centinaio di individui.
Uomini e donne di tutti i colori e di tutte le razze.
Posso individuare facilmente giapponesi e indiani.
Ma anche africani e russi.
Si distinguono dal loro abbigliamento.
Ognuno ha la sua cultura.
E vestono molto diversamente da noi occidentali.
-Siamo arrivati.- dice, poi si fa largo verso un tavolo addossato alla parete in cui sono posati numerosi calici di cristallo e una schiera di diverse bottiglie di vino.
Lo guardo mentre cammina sicuro in mezzo alla mischia.
Il suo solito portamento fiero ed elegante.
E’ un Mezzosangue dai modi Purosangue.
Altro che Lucius Malfoy.
-Grazie..- mormoro mentre prendo il calice che mi offre.
E’ un vino rosso
Dolce e leggermente frizzante.
Con un profumo molto intenso.
Deve essere un vino pregiato.
-Stai bevendo lo stesso mio vino?- domando mentre lo osservo sorseggiare lentamente il suo vino.
-Sì..perchè?
-E’ molto buono!
-E’ un Vosne-Romanee..- risponde tranquillamente inspirandone il forte profumo. -E’ un vino francese..una bottiglia di questo può costare sino a 10.000 galeoni.
-Per la barba di Merlino!!- esclamo scioccata mentre lui ghigna alla mia reazione.
-Siamo qui per una Conferenza Internazionale a cui partecipano maghi da tutto il mondo e alloggiamo in un Hotel a 5 stelle nel cuore di Sofia..cosa ti aspettavi?
-Mmmh..non lo so..- rispondo solamente. -Comunque..sei un appassionato di vini?
-Non credo ci sia bisogno che ti risponda.
Non faccio in tempo a rispondere.
Due mani mi intrappolano gli occhi.
Non è Severus.
Se fosse lui mi sarei accorta del suo movimento.
Rimango un attimo in silenzio.
Poi sorrido. So chi è.
Chi altro potrebbe essere?
Mi giro e lo vedo. E’ proprio lui.
Viktor.
Viktor Krum.
-Hermione!- esclama baciandomi la mano non appena mi sono voltata.
Io sorrido e lo abbraccio.
Non c’è bisogno di formalismi.
-Viktor! Che bello vederti!
-Sono contento..di..veder-ti..Hermione!- esclama con un inglese un po’ incerto.
-Ehi! Ma hai preso lezioni!? Sei diventato bravissimo!
-Sì, sono migliorato. Come stai? Sei bellissima!
-Grazie..- mormoro leggermente imbarazzata. -Io sto benissimo, e tu? Non mi aspettavo di trovarti qui, davvero!
Appena ho saputo della Bulgaria ho pensato a lui.
Ma non pensavo proprio che lo avrei trovato qui.
Erano anni che non lo vedevo.
Dopo la guerra c’eravamo scambiati qualche gufo.
Ma niente di più.
-Mio cugino mi ha detto di te e sono venuto per salutar-ti.
-Sei stato molto carino, Viktor! Non ci vedevamo da anni!
-Non sei venuta più a trovarmi.- dice con una faccia falsamente afflitta.
-Lo so, scusami! Sai, ora insegno Trasfigurazione a Hogwarts!
-Davvero? Wow è fantastico!- esclama abbracciandomi affettuosamente.
-Per questo sono qui! A proposito..ti ricorderai sicuramente del Professor Piton..- dico allungando un braccio verso Severus che ci guarda nuovamente con sguardo fermo e severo.
Il suo viso è nuovamente una maschera bianca.
Il Severus rilassato è scomparso.
Di nuovo.
-Krum.- dice Severus freddamente allungando il braccio e stringendo la mano di Viktor.
-Professor Piton, mi fa piacere rivederla.- dice ricambiando il saluto e poi voltandosi nuovamente verso di me. -Quanto rimani qui?
-Solo oggi e domani purtroppo.- rispondo triste. -E sarò costantemente qui..
-Mi dispiace. Speravo di potere veder-ti questi giorni.
-Perché non rimani con noi!?
-No. Sono qui solo per salutarti. Domani vado in Brasile per partita!
-Ah, pensavo rimanessi!- esclamo dispiaciuta. -Ci sentiamo via gufo allora? E in bocca al lupo per la partita!
-Grazie, Hermione. Sono contento di aver-ti vista! Stai bene!- dice abbracciandomi, poi saluta Severus e si allontana.
Viktor è rimasto sempre lo stesso.
E’ un ragazzo fantastico.
Gentile e dolce.
Anche se sembra schivo e altezzoso.
Caratterialmente assomiglia molto a Severus.
Sorrido.
Spero di rivederlo presto.
E intanto seguo Severus verso la Sala Principale.
Il Congresso è lungo ma molto interessante.
Siamo tutti seduti su comode sedie blu notte.
Di fronte a noi un tavolo e su di essi vari oggetti magici.
Numerosi studiosi e ricercatori espongono le loro scoperte.
Sia nel campo della Pozionistica sia della Trasfigurazione.
Ascolto attentamente ogni singolo intervento.
Faccio mie le teorie di questi importanti uomini del sottore.
Uomini e donne Maestri nella loro Arte.
Proprio come Severus.
Io non posso dire lo stesso di me.
Ho ancora tanta strada da fare.
Il pomeriggio passa velocemente e la sera arriva presto.
Severus è silenzioso.
Abbiamo scambiato si e no quattro parole.
Con me è silenzioso.
Perché a cena ha conversato con molti studiosi.
Studiosi provenienti da varie parti del mondo.
L’ho addirittura sentito parlare in Cinese!
Mi chiedo quante cose mi nasconda quest’uomo.
Per Merlino, parla il Cinese!
Quante cose non so di lui.
Quante cose vorrei sapere di lui.
Ma continua a tenersi tutto dentro.
E oggi in particolar modo è molto silenzioso.
Non capisco il perché.
E’ come se qualcosa lo turbasse.
Percorriamo il corridoio che conduce alle nostre stanze.
La prima giornata del Convegno è terminata.
Ora ci aspetta il letto e un po’ di riposo.
Ma vorrei davvero sapere cosa non va.
Questo suo comportamento non solo mi infastidisce.
Mi preoccupa.
Mi fa pensare che possa aver fatto qualcosa di male.
Mi fa pensare che possa aver detto qualcosa di male.
E l’ultima cosa che voglio è ferirlo.
Sospiro.
-Cos’hai, Severus?- domando mentre camminiamo, ma lui non mi risponde, così lo afferro per il polso e finalmente si ferma ed è costretto a voltarsi. -Cos’hai.- dico seria guardandolo negli occhi.
La mia non è una domanda.
So che c’è qualcosa che non va.
E me lo deve dire.
-Nulla.- risponde senza rompere il contatto tra i nostri sguardi.
Io sospiro.
E abbasso il capo.
Non dovrebbe interessarmi.
Ma mi interessa.
Mi interessa la sua vita.
Mi interessa lui.
Non è più questione di voler mettere da parte il passato.
Non è più questione di voler ricominciare da capo.
Provo qualcosa per lui.
L’ho baciato.
Ho sempre avuto il terrore di baciare un uomo.
Non ho mai baciato nemmeno Trevis.
Nonostante mi abbia detto un sacco di volte di non farmi problemi.
Non ci sono mai riuscita.
Mai.
Un bacio non sempre è gradito.
Io dovrei essere una Grifondoro.
Eppure non avevo mai avuto il coraggio di baciare qualcuno.
Poi però è arrivato lui.
Severus Piton.
La spia.
Il doppiogiochista.
Il Mangiamorte.
L’assassino.
Il pipistrello dei sotterranei.
Sembra sempre che lui riesca a tirare fuori un’altra parte di me.
Quella che spesso rimane nascosta.
La parte ‘strana’ di Hermione Granger.
Sospiro e lui poggia la sua mano sulla mia e si libera dalla mia presa.
-Buonanotte.- mormora e poi scompare nella sua stanza.
E io rimango lì. Sola.
L’unica cosa che posso fare è ritirarmi anch’io.
Sospiro e mi metto addosso qualcosa più comodo.
Poi mi butto sul letto.
Questa giornata è stata molto faticosa.
E io sono stanca.
Respiro piano guardando il soffitto della camera.
Sento ancora quella strana sensazione sullo stomaco.
Come un peso che non vuole lasciarmi.
Sospiro frustrata.
Ero felice di partire per la Bulgaria.
Ero felice di poter passare un po’ di tempo con lui.
Lontana da tutto e da tutti.
Lontana dai pensieri fastidiosi che popolano la mia mente.
Ancora non so cosa voglio.
O forse lo so ma non voglio accettarlo.
E’ davvero così sbagliato provare qualcosa per lui?
Provare un sentimento che va oltre il semplice rispetto.
Che va oltre la semplice stima.
Sospiro e mi volto nel letto.
Il materasso sotto di me si sposta in modo scomposto.
Sento perfettamente una delle molle rialzata contro la mia clavicola.
Mugugno mentre mi massaggio l’osso dolorante.
E una lampadina si illumina nella mia mente.
Una luce chiara e abbagliante.
No. Come ho fatto a non pensarci prima?
La schiena.
Ecco perché quella smorfia perenne sul viso.
Ecco perché quei grugniti di fastidio durante tutta la serata.
Gli fa male la schiena!
Mi aveva detto di avere due vertebre schiacchiate.
E dei fortissimi dolori al collo.
Si faceva fare i massaggi da Lucille Hunt.
Ricordo la scenata che avevo fatto a Severus.
Pensavo avessero una storia.
Che stupida che sono.
Si faceva solo fare i massaggi.
Sospiro e afferro la bacchetta.
Esco dalla mia stanza e busso nella sua ma lui non risponde.
Busso nuovamente con più forza ma nulla.
Sospiro e scaglio un Incantesimo Rivelatore.
La stanza è vuota.
Severus non è al suo interno.
Dove può essere andato?
Pensa, Hermione, pensa.
Pensare è la cosa che in assoluto ti riesce meglio.
Pensa.
Potrebbe essere al bar a bersi un bicchiere di Whiskey.
Gli alcolici annebbiano la mente.
E non fanno pensare al dolore.
Forse si sta rilassando.
Non credo abbia chiamato Lucille per farsi fare un massaggio.
No. E’ impossibile.
Siamo in Bulgaria mica ad Hogwarts.
O forse..certo, che stupida!
E’ andato in Piscina!
Nel dépliant dell’Hotel ho letto che ne ha una enorme.
Quale posto migliore di una piscina per riposare muscoli e ossa!?
Scendo velocemente le scale.
Gradino dopo gradino.
Quando arrivo all’ingresso osservo la piantina dell’Hotel.
Respiro e percorro un lungo e stretto corridoio.
Quando arrivo alla fine vedo l’enorme piscina d’acqua.
E vedo lui.
Immerso in quel manto di acqua azzurra.
Illuminato dalla tenue luce di alcune lampadine.
E’ una luce soffusa.
Illumina e allo stesso tempo oscura.
E la pelle di Severus appare così ancora più brillante.
Così i capelli.
Mi porto istintivamente una mano alla guancia.
E’ calda.
Sto arrossendo.
Cosa mi stai facendo, Severus Piton?
Mi avvicino a lui che mi da le spalle appoggiato al bordo della piscina.
-Sapevo che ti avrei trovato qui..- mormoro rompendo quel rumoroso silenzio.
Lo osservo sollevare le palpebre.
Mi osserva senza dire nulla.
Il mento appoggiato sul dorso delle sue mani.
Il viso una maschera di cera bianca.
Sospira e chiude nuovamente gli occhi.
-Perché non me l’hai detto?- domando cercando di mantenere un tono di voce basso. -Ti avevo già detto di chiamarmi se avessi avuto bisogno.
-Non ne avevo bisogno.
-Ti fa male la schiena, Severus..e tutto questo per cosa?- chiedo ironica indicando la grande stanza circolare in cui ci troviamo. -Tutto questo solo per non chiedere abbassarti a chiedere aiuto!
-Non ne avevo bisogno.- ripete nuovamente, gli occhi sempre chiusi.
Mi guardo intorno per assicurarmi di non essere vista.
Poi tiro fuori la bacchetta e la agito.
Un accappatoio bianco appare nelle mie mani.
Mi avvicino a lui e mi piego sulle ginocchia.
 Gli tengo aperto l’accappatoio di fronte agli occhi.
Il mio è un silenzioso invito ad uscire da lì.
-Severus apri un attimo gli occhi..- dico quando vedo che le sue palpebre sono ancora chiuse.
-Mmghh.- mugugna alzando finalmente il viso e incrociando il mio sguardo.
-Ho riacquistato l’uso del braccio grazie a te, Severus..poco importa il modo in cui lo hai fatto..è comunque merito tuo.- dico reggendo il suo sguardo d’ossidiana. -Permettimi di restituirti il favore, permettimi di aiutarti.
Lo sguardo dritto negli occhi.
Cerco di trasmettergli tutta la mia sicurezza.
Tutta la mia determinazione.
Vorrei tanto che si fidasse di me.
Perché io mi fido di lui e so che la mia fiducia è ben riposta.
Io credo nell’uomo che mi sta davanti.
Credo in quest’uomo che è più fragile di quel che sembra.
Credo in quest’uomo che ha sacrificato la sua vita per gli altri.
Credo in quest’uomo che giorno dopo giorno scrive la sua fine.
Credo in quest’uomo che ha chiuso dietro quegli occhi d’ossidiana mille rimpianti.
Credo in quest’uomo che mi prega di andarmene da lui.
-Per favore..- mormoro quasi supplichevole.
Sento il bisogno di aiutarlo.
E lo guardo sicura di me stessa e di ciò che voglio.
Sorrido quando lo vedo sollevarsi.
Lo osservo per un attimo.
I muscoli totalmente tesi mentre permettono al suo corpo di sollevarsi.
Il petto pallido e coperto di cicatrici.
Le goccioline che gli imperlano la pelle e scivolano via.
Lo osservo per un attimo e poi distolgo lo sguardo.
Improvvisamente sono imbarazzata.
Lo sento accanto a me.
Trattengo il respiro.
Tremo appena prende l’accappatoio dalle mie mani.
E le sue dita sfiorano per un secondo le mie.
-Andiamo.- sussurra piano, con un filo di voce, mentre mi prende gentilmente il braccio e ci smaterializziamo direttamente in camera sua.
E’ esattamente identica alla mia.
Stessi colori.
Stessa posizione del mobilio.
Severus è accanto a me.
Trasfigura il suo costume da bagno nero in un paio di pantaloni.
Poi si leva l’accappatoio.
Lo guardo mentre lui guarda me, in silenzio.
Quasi trattengo il respiro.
Questa enorme stanza sembra così piccola in questo momento.
-Ehm..puoi sdraiarti sul letto..- mormoro un po’ titubante. -A pancia in giù.- aggiungo poi.
Vedo il suo sopracciglio sollevarsi.
Ma non dice nulla e fa come gli ho detto.
-Rilassati.- gli dico non appena mi siedo piano sulle sue gambe.
Lo sento irrigidirsi per l’inaspettata presenza sopra di lui.
Ma ancora non dice nulla.
-Rilassati.- ripeto nuovamente.
Non so se lo sto dicendo a lui o a me stessa.
Siamo così vicini.
Troppo vicini.
Respiro piano e cerco di tranquillizzarmi.
Così appoggio delicatamente le mie mani sulla sua schiena.
Quella stessa schiena che ho visto bagnata dalla luce della luna.
Sorrido al ricordo di quella notte.
Quando mi intrufolai nei suoi alloggi con il cuore in gola.
Accarezzo piano la sua pelle.
I movimenti sono circolari e lenti.
Le mie dita si muovono esperte sulla sua pelle.
Esercitano una pressione leggera ma decisa.
Ho seguito dei corsi insieme a mia madre.
Lei è fissata con queste cose.
Dice sempre che una vera Donna deve saper fare anche i massaggi.
E così mi sono ritrovata a seguire un corso con lei.
Mi hanno anche dato un attestato.
Ero una delle più brave del corso.
Ma prima d’ora non avevo mai fatto un vero e proprio massaggio.
Nemmeno a Trevis.
Severus è il mio primo ‘paziente’.
Sorrido e continuo i movimenti.
-Quali sono le vertebre pestate?
-L2 ed L3.- risponde con voce piuttosto morbida rispetto al solito.
Ti stai rilassando, Severus?
Bello farsi massaggiare, eh!?
Sei così vulnerabile ora.
Rilassato e senza bacchetta.
Chissà cosa faresti se qualche Mangiamorte ci attaccasse adesso.
Sorrido e sposto le mani sulla zona lombare.
Massaggio la pelle poco sopra il bordo dei pantaloni.
E risalgo dai lati.
Posso sentire perfettamente le ossa sotto la pelle.
Severus è abbastanza magro.
Nonostante la sua età.
Sta bene e dimostra meno anni di quelli che ha.
Continuo il movimento.
I polpastrelli scandiscono le coste della parte inferiore della sua gabbia toracica.
Una ad una.
Le posso sentire tutte.
E poi risalgo e accarezzo le spalle e il collo.
Questo ha bisogno di un trattamento più delicato.
Le mie mani si muovono esperte su quella zona così sensibile.
Si muovono per un tempo che non so calcolare.
Un tempo che non voglio calcolare.
Perché mi piace vederlo così.
Tranquillo e in pace.
Così mi sporgo in avanti.
Il mio corpo quasi sfiora il suo.
Le mie mani sono ferme sulle sue spalle.
Mentre la mia bocca si avvicina al suo orecchio.
-Severus..- sussurro con una voce che, non volutamente, esce quasi sensuale. -Come va?
-Non smettere..- risponde con voce impastata.
Ridacchio.
Ha la voce da addormentato.
-Ti stavi addormentando?- domando sinceramente divertita muovendo i pollici sopra le sue clavicole.
-Forse..te lo faccio sapere più tardi.
-Dolce tortura, eh?- dico ironica.
-Mmh mmh.- annuisce e io soddisfatta di me stessa riprendo il mio lavoro.
Mi piace accarezzare la sua pelle.
E’ chiara e morbida.
Anche la schiena è segnata da cicatrici.
Proprio come il petto e il resto del corpo.
Continuo la dolce tortura sino a quando non sono distrutta.
Le mie mani chiedono pietà.
Ma mi dispiace interrompere questo momento.
Sono rari i momenti in cui lo posso vedere così.
E credo se lo meriti un po’ di sano riposo.
Sospiro e scivolo nuovamente all’altezza del suo orecchio.
Non so perché ma Severus tira fuori la parte nascosta di me.
Non so se sia la parte buona o quella cattiva.
So solo che il mio coraggio Grifondoro esce spesso fuori quando sto con lui.
Proprio come ora.
Proprio come ora che poso un delicato bacio sul suo collo.
Lo osservo e noto che non si è mosso di un millimetro.
Ne poso un altro sulla sua spalla.
Un altro.
E un altro ancora.
Fino a quando non lo sento irrigidirsi.
Ma anche adesso non mi fermo e continuo.
-Co-Cosa stai facendo?- domanda improvvisamente.
Sento una nota di leggero panico nella sua voce.
Ma nemmeno questo ferma la coraggiosa Grifondoro.
Cosa stai facendo, Hermione?
Stai cercando di sedurlo?
Non lo so.
Cosa stai facendo, Hermione?
Non lo so.
No. Non lo so.
-Rilassati..niente che possa farti del male..- rispondo soltanto, un attimo, mentre la sua testa si è sollevata.
-Hermione..
-Severus..- dico mentre bacio la sua scapola destra.
-Dai scendi..non possiamo..
-Non stiamo facendo nulla di male.
Lo sento sospirare ad ogni singolo bacio.
Lo so che ti piace, Severus.
Lo so.
Perché non ti lasci andare?
Perché devi complicare sempre le cose?
Perché non mi lasci capire se sei veramente tu ciò che vuoi?
Non posso rimanere con il dubbio in eterno.
Ti ho baciato, Severus.
Provo qualcosa per te.
Devo solo capire se questo qualcosa è forte.
Se è abbastanza forte da farmi mandare all’aria tutto il resto.
Mando via questi pensieri e mi riconcentro su di lui.
Ma vedo che si sta muovendo.
E poco dopo mi ritrovo inginocchiata sul letto.
Lui accanto a me, seduto, che mi guarda interrogativamente.
Vuole una risposta al mio comportamento.
Ma cosa dovrei dirgli?
Nemmeno io lo so.
-Non chiedermi perché lo stavo facendo..- mormoro a capo chino.
Non riesco a guardarlo negli occhi.
Non so cosa potrei vedere.
E ho paura che potrei specchiarmi in qualcosa che mi farà male.
-Hermione, perché lo stavi facendo?
Sto il silenzio.
Non rispondo subito.
Non so cosa dire.
-Avevo bisogno di capire..- rispondo solo.
Lui mi guarda.
Sento i suoi occhi su di me.
Ma ancora una volta non ho il coraggio di sollevare lo sguardo.
Poi la sua mano accarezza la mia guancia.
Piano e dolcemente.
-Grazie.- sussurra al mio orecchio prima di sfiorare con le labbra la pelle appena riscaldata dalla sua mano.
Le sue labbra sono sottili ma soffici.
Le sento calde e ben distinte sulla mia guancia.
Ormai totalmente arrossata.
Sento il suo respiro sulla pelle.
E il mio cuore che martella desideroso di uscire.
Poi la sua bocca si allontana.
Ma il suo viso è ancora lì.
Così vicino al mio.
Troppo vicino.
Ma ancora non sollevo il capo.
Il mio corpo è scosso da tremiti.
Sento la pelle d’oca sulle braccia.
Vorrei baciarlo.
Sì!
Sì, vorrei baciarlo!
Ma non il coraggio di muovermi.
Vorrei che lui dicesse qualcosa.
Vorrei che mi ordinasse di guardarlo negli occhi.
Ma non lo fa.
E io sono lì.
E so di aver perso un’occasione quando lui si muove.
Scende dal letto e si infila una camicia.
Hermione, dove è finito il coraggio Grifondoro?








Buona Sera a tutti!! Mi scuso con tutti voi per l'enorme ritardo con l'aggiornamento! Pensavate fossi morta eh!? Invece no, la vostra Disincanto è ancora qua!:)
Finalmente arriviamo in Bulgaria! Eh eh la nostra Hermione parte subito alla carica e scocciata dal silenzio del nostro Severus decide di proporgli un piccolo massaggio per curare i suoi dolori..che dolci *-* e Severus..cosa voleva Severus quando le ha baciato la guancia?
E sopratutto, che fine ha fatto il famoso Coraggio Grifondoro che Hermione ha sfoggiato un sacco di volte?
Cosa prova per Severus? E Severus cosa prova per lei? Non è che il nostro Serpeverde preferito ha il cuoricino debole?:)

A presto con il prossimo capitolo che non so quando pubblicherò! Tra poco ho un altro esame e quindi devo studiare..l'assenza prolungata era dovuta proprio ad un esame, mi dispiace!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento..nel prossimo saremo ancora il Bulgaria e (probabilmente) faremo un girò per Sofia :)

Baci, Dis294

P.S. Le recensioni sono sempre le benvenute!:) Grazie a chi ha recensito in precedenza, a chi ha letto/preferito/seguito/ricordato :)
 

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Capitolo 17
*** Nuovi gusti, nuovi sapori ***


Capitolo 17 - Nuovi gusti, nuovi sapori

 
21 Dicembre 2001




 
L’aria è fredda.
Le stelle quasi invisibili nel cupo cielo bulgaro.
Nubi grigie oscurano la visuale.
Sono cariche di pioggia.
E probabilmente pioverà.
Presto o tardi.
Ma non mi interessa.
Non ora almeno.
Continuo a camminare tranquilla.
Nel mentre osservo i contorni della città.
Sofia.
Bellissima.
E intanto il rumore dei miei tacchi fa eco sull’asfalto.
Tutto intorno silenzio.
Come se qualcuno avesse lanciato un Muffliato intorno a noi.
O come se il mondo si fosse fermato all’improvviso.
E in effetti sembra non esserci nessuno in giro.
A parte noi.
Io e Severus.
Che attraversiamo la città.
Ci guardiamo intorno.
Imprimiamo nella nostra mente i ricordi.
I ricordi di questi giorni a Sofia.
2 soli giorni.
Tra conferenze e dibattiti.
Tra cibo, buon vino e personaggi illustri.
Tra battibecchi, massaggi e baci.
E forse dovrei smetterla di pensarci.
Dovrei smettere di ricordare.
Ma è tutto dentro la mia testa.
Tutto scolpito sotto il mio nido di ricci.
Tutto.
Ogni singola cosa.
La sua pelle tiepida sotto i palmi delle mie mani.
Le cicatrici a marchiare la sua schiena.
Il suo respiro caldo sul mio collo.
Le sue labbra che sfiorano la mia guancia.
Le dita che accarezzano la pelle arrossata.
E i suoi occhi.
Così neri e apparentemente vuoti.
Solo apparentemente.
Perché c’è tanto là dentro.
C’è acqua all’interno di quei pozzi.
Ce n’è tanta.
E non si trova neanche tanto in fondo.
Basta solo andare avanti.
Basta solo non fermarsi.
Basta solo attraversare lo specchio.
Quel meraviglioso specchio di cristallo scurissimo.
Tanto profondo e tanto scuro da far invidia al Lago Nero.
E’ tutto là.
E a furia di passare il tempo con lui, l’ho capito.
A furia di osservare i movimenti del suo viso, l’ho capito.
E ho visto ciò che c’è là sotto.
Ho visto tutto.
Ogni singola emozione.
Giocano riverse su quello specchio d’acqua.
E si nascondono quando mi accorgo di loro.
Una ad una spariscono.
E lui fa finta che non ci siano.
Ma ormai io le ho viste.
E le vedo anche ora se gli lancio un’occhiata.
E’ pensieroso.
Anche lui come me.
Pensieroso e silenzioso.
Ma non solo ora.
Tutto il giorno.
Nonostante l’imbarazzo sia passato.
Almeno così sembra.
Anche se gli eventi di ieri mi tornano ancora in mente.
Prepotentemente.
E vorrei sapere cosa ne pensa.
Vorrei sapere cosa c’è sotto il manto di capelli corvini.
Ed è per questo che gli ho chiesto di non apparire in albergo.
Desideravo tornare a piedi.
Vedere la città era solo una scusa.
O forse non completamente.
Ma comunque ora sembra che io non abbia il coraggio di parlare.
O forse non so cosa dire.
-Sei silenziosa.- mormora improvvisamente senza staccare gli occhi dalla strada davanti a sé.
-Uh, sì, un po’..osservo la città..ho molto da ricordare di questi due giorni..- commento distrattamente tentando di non far trasparire troppo i miei pensieri.
So, però, che non funziona spesso.
O meglio, quasi mai.
Secondo lui ciò che penso ce l’ho scritto in fronte.
A chiare lettere.
Ma forse è semplicemente lui ad essere bravo a leggermi.
Legilimanzia o meno.
-Mi era sembrato di capire che questa non fosse la tua prima visita a Sofia.- replica, sopracciglio inarcato, lanciandomi un lungo sguardo indagatore e speculatore.
Arrossisco improvvisamente.
So benissimo a cosa si sta riferendo.
La mia ‘storia’ con Viktor.
Se così si può definire.
-No, hai ragione, ma ci sono stata solo di passaggio durante il mio soggiorno in Bulgaria. Viktor vive a Šumenzkali.- spiego senza incontrare il suo sguardo. -E’ un paesino sul mare, proprio come Hogsmeade abitato solo da maghi e streghe, e si trova vicino alla città di Varna.
-Dall’altra parte della Bulgaria quindi.- commenta atono e disinteressato.
-Non sapevo conoscessi a memoria la geografia della Bulgaria!- esclamo stupita ridacchiando e osservandolo pensierosa. -Comunque sì, dall’altra parte della nazione. Abbiamo fatto solo una breve apparizione qui a Sofia, per il resto abbiamo..-blatero prima di riuscire a fermarmi e arrossisco violentemente alla vista del sguardo disgustato.
-Risparmiami i dettagli, per piacere!
-Scusa!- esclamo ancora imbarazzata. -Non intendevo dire quello che stai sicuramente pensando, comunque!- tento di discolparmi all’ultimo momento.
Non era mi intenzione dirgli che ho fatto sesso con Viktor.
E poi non è che abbiamo passato le giornate a letto.
Magari lui avrebbe anche voluto.
Anzi, probabilmente, ma le cose non sono andate così.
-Ah no, e cosa intendevi? Intendevi per caso dirmi che avete passato il tempo discutendo di Quidditch?- domanda conoscendo benissimo la risposta.
Sa che non sopporto il Quidditch.
Preferisco un libro ad una scopa.
E odio volare!.
Le battute stupide di Harry e Ron mi tornano in mente.
Quante prese in giro.
E non solo da parte loro.
Hermione Granger ha paura di salire su una scopa.
-Severus io..- cerco di tirarmi fuori dalla brutta situazione in cui mi sono messa, quando improvvisamente qualcosa colpisce la mia attenzione. -No! Guarda!- esclamo afferrandogli il braccio e facendolo voltare verso la fonte del mio entusiasmo.
-Cosa?- domanda lui infastidito inarcando entrambe le sopracciglia e assottigliando le labbra in un’unica e fine linea che pronuncia ancor più i suoi zigomi.
Dall’altra parte della strada una insegna luminosa.
Due coni gelato incrociati alla base.
-Severus!- esclamo cercando di trascinarlo verso la gelateria la cui singola vetrina espone le cassette con i vari gusti.
-No.- stabilisce piantando a terra i piedi.
-Severus, dai! Dai, dai, dai!- esclamo facendo gli occhi dolci come una bambina capricciosa
-Hermione, no.- afferma con voce che non ammette repliche. -Siamo a Dicembre!
-Quindi? Io mangio sempre il gelato a Dicembre!
-I gelati sono fatti per essere mangiati in estate e non in pieno inverno.
-I gelati sono fatti per essere mangiati quando ne si ha voglia!- gli ritorco contro con sguardo serio.
Mi osserva per un attimo.
Le braccia incrociate al petto.
Lo sguardo grave.
Le sopracciglia corrucciate.
-Hai tre minuti, non uno di più.- dice trattenendo le parole tra denti stretti.
-Grazie!- esclamo felice allacciandogli un braccio al collo e dandogli un bacio sulla guancia perfettamente rasata.
Corro via prima che possa aprir bocca.
Quest’uomo è speciale.
Lo so.
E lo so perché tira fuori il meglio di me.
Ogni parte di me.
Anche quelle più nascoste.
Ci sono momenti in cui mostro tutti i miei ventidue anni.
Altri in cui la donna Hermione Granger lotta contro il mondo.
E altri in cui la piccola Hermione si agita per uscire fuori.
Proprio come ora.
Quando il desiderio di normalità è troppo forte.
E la voglia di viverla insieme a Severus è ancora di più.
Perché posso immaginare il suo viso ora.
Il suo formidabile sopracciglio sollevato.
Le sue labbra fini piegate in un leggero sorriso.
E gli occhi neri.
Di cristallo.
E magici.
Mentre mi osserva correre come una pazza.
E quando torno gli regalo un sorriso sincero.
Sorriso che viene ricambiato dal suo cipiglio torvo.
E rido.
Rido di gusto quando gli porgo il suo cono gelato.
-Non credo di averti detto di volerne uno anch’io.- replica mantenendo le braccia incrociate.
-Oh, zitto e mangia, è buono!- esclamo portando gli occhi al cielo e avvicinandogli al viso il cono che viene immediatamente afferrato.
-Paura che te lo spiaccicassi sul naso!?- esclamo ridacchiando e dando un primo assaggio al mio cono cioccolato alle nocciole e frutti di bosco.
-Te ne pentirai, Granger, te ne pentirai!- commenta studiando con un ghigno sul volto il cono stretto in mano. -Cioccolato fondente e..?- dice immergendo velocemente la lingua nella crema verde accanto al cioccolato. -..mela verde?
E’ scettico.
Ma sono sicurissima della mia scelta.
Cioccolato fondente e mela verde.
L’amaro mescolato all’acido.
-Severus, è buonissimo! Fidati di me!
-Tzè!- sbuffa assaggiando finalmente il suo gelato.
Lo osservo mentre continuiamo a camminare.
Solo lui può mangiarlo con il cucchiaino.
Io affondo la lingua e i denti nel gelato.
Lui mangia bocconcini con il cucchiaino.
Mi viene da ridere di nuovo.
-Cosa c’è da ridere ora?- domanda inquisitorio.
-Niente.- commento soffocando la risata ma il sopracciglio di Severus mi fa ripensare alla risposta. -Oh, dai, solo il fatto che mangi il gelato con il cucchiaino! Non si può mangiare un cono gelato con il cucchiaino!- esclamo esasperata ma allo stesso tempo divertita aprendo le braccia.
-Ah, no!? E chi lo dice?
-Naturalmente io! Non c’è gusto a mangiarlo così!
-I bambini lo mangiano come te, Hermione.- commenta con tono divertito continuando ad affondare la bacchettina colorata.
Lo guardo allibita e oltraggiata.
La bocca semi-aperta.
Un braccio ancorato sul fianco.
E l’altra mano salda al gelato.
Una posa da vera Grifondoro.
-Mi stai dando della bambina per caso!?- domando sollevando la voce.
-Mmm..- mormora pensieroso facendo viaggiare lo sguardo lungo tutto il mio corpo, dal tacco delle mie decolleté rosse alla punta dell’ultimo riccio sulla mia testa. -Sì, forse..
-Ah così è!?- chiedo impaziente spostando il peso da un piede all’altro.
-Sì, perché i bambini si imbrattano quando giocherellano con i coni gelato..- mormora avvicinandosi a me. -..ma è vero che le tue labbra sono perfettamente pulite..- termina fermandosi ad una mano di distanza da me.
Sollevo lo sguardo e i miei occhi si posano sui suoi.
Ed è in questi momenti che mi ci perdo.
E’ in questi momenti che il cuore batte più forte.
Le sensazioni e le emozioni si fanno più intense.
E vorrei sentirlo più vicino.
-Solo questo?- mormoro senza fiato reggendo il suo sguardo.
-Sì..- sussurra e improvvisamente una sensazione ghiacciata mi invade il naso e mi fa saltare all’indietro. -Ma per questo si può sempre fare qualcosa..
E solo quando vedo il suo ghigno capisco cosa è successo.
Boccheggio e lo guardo oltraggiata.
E meno male che ero io la bambina!
-Severus!!- esclamo sconvolta mentre lui ride.
Una risata forte e dura.
Come se venisse dal profondo di se stesso.
Probabilmente è proprio così.
L’ho visto troppe poche volte sorridere.
L’ho sentito troppe poche volte ridere.
E ora che lo vedo così mi fa piacere.
Mi fa piacere perché tutto questo l’ho causato io.
E non appena un suo dito va ad acchiappare la crema dal mio naso, sorrido.
E lo poi lo stesso va a nascondersi all’interno della sua bocca.
Quando torna in superficie il gelato è scomparso.
Lui sorride.
Anche io sorrido.
E sono felice.
-Tieni..- dice porgendomi un fazzoletto che prendo gentilmente e con cui mi finisco di pulire.
Lo ripiego e lo infilo all’interno della mia borsetta.
E lui è accanto a me.
Che mi guarda intensamente.
E vorrei capire che cos’ha in testa.
Ma non parla.
Semplicemente mi porge il braccio.
Lo guardo interrogativamente per un attimo.
Poi sorrido e lo prendo a braccetto.
E continuiamo la nostra passeggiata così.
Vicini e uniti.
E così ancora una volta posso perdermi nel suo profumo.
Severus sembra rilassato.
Le spalle ferme ma stranamente distese.
E’ calmo.
Tranquillo.
Rilassato.
Così camminiamo e camminiamo ancora.
Con due gelati in mano che non durano molto.
Fin quando poi lui non rompe nuovamente il silenzio.
-Non sei più una bambina..- commenta inaspettatamente, la voce stranamente calda e molle. -Almeno, quando non ti struggi per avere l’approvazione degli altri, quando non tieni il broncio molestando il tuo labbro inferiore con le labbra perché sei arrabbiata, quando non fai gli occhioni dolci per ottenere il permesso di fare qualcosa che non dovresti..- dice e penso che abbia terminato ma poi a voce bassa aggiunge, pensando che io non lo senta. -..e quando non vai in giro a baciare un professore..
Mi giro immediatamente verso di lui.
E lo guardo male.
-Cos’hai detto!? Io non vado in giro a baciare professori!- esclamo indignata lasciando immediatamente il suo braccio e facendo qualche passo lontano da lui.
Non sono offesa per gli altri miei comportamenti.
So che mi comporto esattamente nel modo da lui descritto.
Ma io non vado in giro a baciare i professori.
Come se fossi una stupida bambina con una cotta.
Con una cotta per un suo professore!
Con una cotta per il Professor Piton.
Severus Piton, Maestro di Pozioni.
-A me sembra proprio così, invece.- commenta secco cercando di nascondere un feroce ghigno che lotta per farsi strada sul suo viso.
So di cosa sta parlando.
O meglio, di chi.
Sta parlando di lui.
Del nostro bacio, quel giorno nel suo ufficio.
Un forte rossore si espande sul mio viso.
Ma cerco di tenerlo a bada e lo guardo accigliata.
-Tu non sei più un mio professore!- esclamo sicura di me stessa incrociando le braccia al petto.
-Insopportabile So-Tutto..- sussurra sotto il respiro.
-Guarda che ti ho sentito!
-Sarebbe stata una piacevole sorpresa se tu non lo avessi fatto.- afferma ancora a bassa voce prima di riprendere a camminare.
Lo guardo per un attimo.
Poi affretto il passo verso di lui fino a quando non lo raggiungo.
-E comunque so che l’hai apprezzato..il nostro bacio..- commento alzando lo sguardo e guardandolo dritta negli occhi.
Il mio sguardo fiero.
Non sono intimidita.
So che ciò che sto dicendo è vero.
Mi ha baciata perché voleva farlo.
Proprio come me.
E l’ha apprezzato.
Esattamente come me.
Lo osservo mentre mi studia, fermo sul posto.
-Tu credi?- domanda provocatorio sollevando un sopracciglio.
-Ne sono certa!- dichiaro sicura di me stessa regalandogli un grande sorriso che acchiappa anche il mio sguardo.
-Se ne sei così sicura..- mormora con un’alzata di spalle riprendendo poi a camminare, e io lo seguo nuovamente.
La discussione non è ancora finita.
Non voglio che finisca.
Voglio che capisca ciò che provo.
Ciò che sento.
Sono un essere umano, dannazione!
Sono fatta di carne, ossa e sangue.
Ma anche di pensieri, emozioni e sentimenti.
Non può far finta che tutto ciò non ci sia.
E quando sto per replicare, è di nuovo lui a dar voce ai suoi pensieri.
Il solito tono di scherno impresso nella voce.
-Naturalmente immagino che tu abbia parlato con il Signor Bailey di ciò che è successo..
Mi blocco improvvisamente in mezzo alla strada.
Trevis.
Perché deve sempre metterlo in mezzo?
Non gli ho ancora parlato.
So di non averlo ancora fatto.
So che devo farlo.
Devo assolutamente parlare con lui.
E lo farò.
-Trevis non c’entra nulla ora!- rispondo infastidita.
-Oh sì che c’entra, eccome se c’entra!- risponde sopprimendo una smorfia e una piccola risata maligna.
-No non c’entra!- ribatto d’impeto, iniziando ad adirarmi.
-Paura della sua reazione per caso!? Non credo che sarà molto contento di sapere che la sua ragazza..
-Trevis non è il mio fidanzato!- ribadisco nuovamente, sollevando la voce, e interrompendolo a metà frase.
-Granger, ci vai a letto!- esclama, quasi frustrato, dando voce a ciò che secondo lui è rappresenta un’ovvietà.
Ma non è ovvio.
Sesso non è uguale a rapporto sentimentale.
Il sesso non è una conseguenza di un rapporto sentimentale.
Vorrei amare Trevis, lo vorrei davvero.
Tutto sarebbe molto più semplice.
Ma non lo amo.
E’ solo una persona speciale.
Speciale tanto quanto Harry e Ron.
-Ma non è il mio fidanzato!- insisto provando a mantenere un tono di voce troppo elevato. -E in ogni caso no, non gliel’ho ancora detto..
-‘Ancora’?-chiede ironico. -Tu non hai il coraggio di dirglielo!- esclama con enfasi facendo un passo verso di me.
-Glielo dirò..- commento abbassando lo sguardo rassegnata.
-Certo.
-Senti, smettila! A te non interessa questa storia quindi finiscila di far finta che ti importi qualcosa!
-Dal momento che l’uomo che hai baciato sono io, la cosa mi interessa eccome!- alza voce puntandosi un dito insistentemente contro il petto.
In quel momento lo guardo.
Vedo i suoi occhi dardeggiare.
E capisco.
Gli interessa.
Gli interessa eccome.
Io gli interesso.
Sì, forse è davvero così.
Forse non è tutto perduto.
Mi ha baciata in fondo.
Gli interesso.
Gli interesso!
Un piccolo sorriso mi increspa le labbra.
Faccio un ultimo passo sino a quando non sono di fronte a lui.
Vicini.
Così vicini.
Appoggio le mani sulle sue spalle.
E continuo a guardarlo negli occhi.
In quegli occhi che amo.
In quegli occhi caldi ed espressivi.
Occhi onesti.
Occhi che dicono la verità.
E ora capisco.
Non sta mentendo.
Gli importa davvero.
Gli importa di me.
-Io ti piaccio, Severus..- dico in un sussurro appena udibile.
Distoglie lo sguardo non appena le mie parole lo raggiungono.
Ma non voglio che molli.
Non voglio che molli adesso.
La mia mano lentamente trova la sua guancia.
E con una leggera pressione i suoi occhi sono di nuovo su di me.
-Ti piaccio..- ripeto, e la mia voce è calma e soffice.
Vedo le sue pupille per un attimo dilatarsi.
E la luce dei lampioni filtrare attraverso essi.
Come la luce della luna sul manto d’acqua del Lago Nero.
-Dannazione Granger, sì!- esclama improvvisamente allacciando le sue braccia intorno alla mia vita e baciandomi. 
Abbandono.
Insistenza.
Pressione.
Calore.
Pace.
E le sue labbra rallentano i movimenti.
Fin quando non resta che un leggero sfiorare di labbra.
Soffice e mite.
E la punta della sua lingua calda sfiora le mie.
Con gentilezza chiede il permesso di entrare.
Chiede il permesso di sentire la mia lingua.
Di assaggiarla.
Di assaporarla.
E chi sono io per dirgli di no?
Il bacio si approfondisce e le nostre bocche danzano.
Una danza leggera.
Lenta e allo stesso tempo sensuale.
E c’è qualcosa di irresistibile in quelle labbra.
In quella bocca.
Qualcosa di meravigliosamente spettacolare.
Ma allo stesso tempo spaventoso.
Perché questo è l’effetto che mi fa l’uomo davanti a me.
Poi un suono strozzato scappa dalla sua gola.
E’ questo ciò che vuole.
E a questa realizzazione il mio cuore batte più forte.
Desiderava baciarmi.
Desidera baciarmi.
I miei occhi chiusi contro i suoi.
I nasi che si sfiorano.
Il suo braccio che circonda la mia vita.
E la mano che accarezza dolcemente la mia spina.
Poi tutto improvvisamente finisce.
Le nostre bocche si allontanano.
E io mi sento improvvisamente sola.
Mancante di quella sensazione che mi sopraffava.
-E’ imbarazzante..- sussurro piano non appena riapro gli occhi e incontro i suoi.
Dolci.
Con una strana luce che non riesco a riconoscere.
Qualcosa che brilla in fondo a quei due tunnel.
Insieme ad un piccolo sorriso che si fa strada sulle sue labbra.
E sorrido anch’io.
Quando sorride è affascinante.
Attraente.
Bellissimo.
E mi perdo nuovamente quando la sua mano trova la mia guancia.
Il suo pollice accarezza lentamente il mio labbro inferiore.
Calma il gonfiore causato dai suoi baci.
Lenisce il desiderio crescente di lui.
-Cosa trovi imbarazzante, Hermione?- domanda con una voce che non credo di aver mai sentito.
Morbida.
Melliflua.
Un piacere per le mie orecchie.
-Il fatto che non so mai cosa dire in questi momenti..dopo che si bacia una persona..- dico, poi inalo profondamente il suo profumo che penetra le mie narici. -Cosa si dice generalmente?- chiedo senza fiato.
Di nuovo quel suo sorriso.
Non è un ghigno.
Non è una smorfia.
E’ un vero sorriso sincero.
-Credo nulla..- afferma piano continuando ad osservarmi attentamente. -Ci si bacia nuovamente..-sospira posando nuovamente la sua bocca sulla mia in un bacio a labbra dischiuse, ma in un attimo è nuovamente via. -..fino a quando non si ha la forza di smettere e non rimane più nulla.
Perché la sua voce è così fantastica?
Perché le sue labbra sono così soffici?
Perché non riesco più a staccarmi da lui?
Ah, giusto.
Perché ci si bacia fino a quando non si ha la forza di smettere.
E non rimane più nulla.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo due mesi di assenza eccomi nuovamente tra i vivi! Mi scuso innanzitutto con tutti i miei lettori ma purtroppo l'Università chiama e se non studio sono ca**i XD In più ho il pc chesta funzionando malissimo ed è un miracolo che sia riuscita ad aggiornare! E mi scuso anche con chi mi ha mandato messaggi via posta ma non avevo proprio la possibilità di rispondervi!
Bè, spero che il capitolo vi piaccia!:D Quanto è cucciolo Severus??<3 Tra l'altro saluto e mando un bacione a HermioneCH che nell'ultimo capitolo aggiornato della sua bellissima storia (consiglio!) A Strange Love ha inserito una scena in cui Hermione mangia il gelato..sono mesi che avevo in testa questo capitolo, da prima ancora di iniziare a scrivere l'intera storia!, e non potevo proprio cambiarla!
Nel prossimo capitolo (NON SO GUANDO AGGIORNERO'!:() si torna a Londra! Spero che questo viaggetto in Bulgaria vi sia piaciuto!:)
Attendo le vostre recensioni :) P.S.: Provate i gelati DARK/CIOCCOLATO FONDENTE/BACIO insieme a MELA VERDE! E' qualcosa di assolutamente incredibile!
Bacioni,
Disincanto294 (ama Severus da morire!<3)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 

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Capitolo 18
*** Mia ***


Capitolo 18 - Mia




 
24 Dicembre 2001



 
Sospiro pesantemente.
Sono seduta sul mio comodo letto.
La schiena appoggiata al muro.
Il cuscino stretto al petto.
Le gambe e le braccia intorno ad esso.
Sospiro nuovamente.
La neve cade candida.
I bambini cantano cori natalizi di fronte al portone di casa.
Sono felici.
Li osservo dalla finestra della mia camera.
Un plaid avvolto intorno al mio corpo.
E’ un Natale freddo.
O forse sono io che lo sento tale.
E’ così diverso da quello degli anni precedenti.
Niente pranzo di Natale alla Tana dai Weasley.
Hanno cercato in tutti i modi di convincermi ad accettare.
Ci ho pensato tanto.
Ma alla fine ho deciso di rimanere a casa.
Nemmeno Trevis poteva andare.
Quest’anno gli è toccato il turno di lavoro durante le festività.
E non me la sentivo di andare da sola.
Non me la sentivo di affrontare Ron da sola.
Arthur e Molly sono ancora adirati con lui.
Ginny pure.
Ed immagino anche Harry.
Per un po’ di tempo so che non lo perdoneranno.
Quindi niente Natale con i miei amici.
Nulla.
Nonostante i loro regali siano sotto l’albero in soggiorno.
E i miei da loro.
Ma c’è un regalo in meno quest’anno.
Sotto il mio albero almeno.
Ron non è ancora riuscito a perdonarmi.
Anche se dovrei essere io quella furiosa.
Eppure mi sento in colpa.
Tremendamente in colpa.
Ricordo ancora le sue parole.
Sono perfettamente stampate nella mia mente.
Anche se è passato tanto tempo.
Ma le porto ancora con me.
‘Ti sei fatta scopare come una cagnolina.’
‘Sei solo una puttana.’
Mi gratto convulsamente le tempie.
Non mi accorgo nemmeno subito di ciò che sto facendo.
Sembro Harry quando si grattava la sua cicatrice.
La saetta.
E non era mai un buon segno quando lo faceva.
Ancor meno quando questa iniziava a bruciare.
Ed Harry ad urlare dal dolore.
Sono passati anni ormai dalla sconfitta di Voldemort.
Eppure ancora oggi Harry tormenta quel lembo di pelle.
Pelle ormai richiusa e liscia.
La cicatrice è scomparsa insieme a colui che l’ha creata.
Passo distrattamente la mano sul vetro.
Il vapore scompare da esso.
E posso di nuovo osservare i bambini stretti nei loro cappotti.
E’ proprio un Natale diverso.
Non la sento proprio l’aria natalizia quest’anno.
Non so nemmeno io esattamente il perché.
Dovrei essere felice.
Sono insieme ai miei genitori.
Abbiamo restaurato il rapporto che avevamo un tempo.
Prima che li spedissi in Australia.
Prima che violentassi le loro menti.
Prima che strapassi via i loro ricordi.
Eppure non sono felice.
E non sono felice a causa mia.
Sono io che è mollato Ron per mettermi con Trevis.
Sono io che ho tradito l’amicizia di Trevis.
Sono io che ho baciato Severus.
Sono io che non riesco a decidermi.
Non riesco a mettere le cose in chiaro.
Né con loro.
Ancor di meno nella mia stessa testa.
E Severus ha ragione.
Vorrei non dover parlare con Trevis.
Vorrei non dovergli spiegare cosa succede.
Ma so che lo devo fare.
Non è giusto mentirgli.
Nonostante non siamo realmente insieme.
Non è giusto.
Non posso continuare ad accettare i suoi baci.
E poi desiderare che la sua bocca sia quella di Severus.
Non posso continuare a nascondermi tra le sue lenzuola.
E desiderare che il corpo accanto al mio sia quello di Severus.
Semplicemente non posso.
Sospiro e chiudo gli occhi.
Poi un leggero bussare alla porta mi fa sollevare lo sguardo.
-Avanti.
-Cara, ho fatto il tè.- dice mia madre dopo aver aperto leggermente la porta. - Te ne ho portato una tazza, posso entrare?- domanda gentilmente.
-Certo mamma, vieni pure.- dico liberandomi dal cuscino e appoggiandolo al suo posto contro la testiera del letto.
La osservo mentre chiude la porta e si avvicina a me.
Quanto è cambiata in questi anni.
E’ sempre bella e giovanile.
Sempre in forma.
Ma si vede che non è più una ragazzina.
Nonostante il suo corpo sia ancora in forma.
I suoi capelli siano sempre perfetti.
E la sua figura in generale sempre curata.
-So che preferiresti sicuramente passare il tuo tempo con i tuoi amici, ma almeno potresti farlo un sorriso a tua madre che ti porta anche il tè in camera!- esclama ironicamente porgendomi la tazza e sedendosi sul bordo del letto di fronte a me.
-Scusami, non è quello lo sai! In fondo è una mia decisione quella di non andare da loro domani ..- dico alzando le spalle e prendendo un sorso di tè.
-E’ vero che è una tua decisione ma è evidente che non sei felice. Mi dici cosa succede?- domanda apprensiva sfiorando con la mano il mio ginocchio.
-Te l’ho detto, ho litigato con Ron..non mi va di stare a casa sua con lui che mi lancia sguardi carichi d’odio dal suo posto a tavola mentre divora una coscia di pollo o la terza porzione di patate.
-Non mi piace il modo in cui ti ha trattato, lo sai..le cose che ti ha detto sono orribili.- afferma scuotendo la testa. -Nessuna donna vorrebbe sentirsi dare della poco di buono e tu, mia cara, non ti meriti un trattamento del genere.
Sa cosa è successo quel giorno in infermeria.
Non le cose nello specifico.
Ma le ho spiegato abbastanza bene la situazione.
-Lo so, ma non avrei dovuto dargli uno schiaffo..- mormoro abbassando la testa.
-Forse, ma so che stavi male in quel momento ed eri ancora sotto shock..in fondo, non capita tutti i giorni di venir e attaccati da un lupo mannaro!
-No, hai ragione..- annuisco perdendomi nella piacevole carezza della sua mano.
Vedo preoccupazione nei suoi occhi.
Anche tristezza forse.
Ma è normale, no? E’ mia madre.
-E’ un peccato che Trevis sia a lavoro questi giorni, mi avrebbe fatto molto piacere abbracciarlo.- dice sorridendomi genuinamente. -E ho apprezzato molto la sua telefonata!
Già.
Trevis ha telefonato questa mattina.
Ha fatto gli auguri di Buon Natale a tutti noi.
Anche a me ha fatto piacere sentirlo.
Non posso negarlo.
Ma in questo momento è un’altra la voce che vorrei sentire.
Quella voce bassa.
Melliflua.
Regolare.
Morbida.
Calma.
Dannatamente sexy.
La voce di Severus.
Vorrei averlo qui con me ora.
Seduto sul bordo del letto, al posto di mia madre.
Una tazza di tè in mano.
E un grosso tomo aperto sulle ginocchia.
Sospiro atterrita.
Non ho idea di quando riuscirò a rivederlo.
E mi mancano da morire le sue labbra.
-Sì, anche a me ha fatto molto piacere..- rispondo con voce bassa e non del tutto sicura. -E’ stato molto carino da parte sua..
-Ma..?- domanda guardandomi sospettosa.
Le pupille castane leggermente dilatate.
Le labbra dischiuse.
Le madri adorano da morire il gossip.
-Lo sai no, io e Trevis non stiamo più insieme..nonostante continuiamo a frequentarci..
La vedo annuire.
Conosce la situazione.
Sa che andiamo a letto insieme.
Sa che non sono innamorata di lui.
E sa che stiamo insieme per non stare soli.
-Ma..?- ripete nuovamente, evidentemente aspettando una risposta più completa.
Sospiro e poso la tazza sul comodino.
Poi abbasso lo sguardo.
-Sto..sto frequentando una persona.- commento un po’ indecisa. -..e chiaramente devo parlarne con Trevis..
-E’ una cosa seria?- chiede mia madre apprensiva prendendomi la mano nella sua.
-Sì..No..Non lo so..Non ne ho la più pallida idea mamma!- esclamo passandomi le dita tra i ricci castani.
-E’ da parte sua quel pacchetto lì?- dice voltandosi verso la scrivania dall’altra parte della stanza e indicando un pacchetto dalla carta blu e il nastro argentato.
Mi volto verso il pacchetto in questione.
E’ arrivato questa mattina.
Qualche minuto dopo la telefonata di Trevis.
Su di esso un semplice biglietto.
Semplicissimo.
Solo il mio nome.
‘Hermione’ in nero scritto con una grafia elegante e spigolosa.
La grafia di Severus.
La riconoscerei in mezzo a mille.
-Sì, è da parte sua.- rispondo semplicemente rivelando un piccolo sorriso.
-Parlami di lui..
Piano butto fuori l’aria.
-Lo conosco da molto tempo anche se in realtà non siamo mai andati d’accordo, è solo qualche mese che è nato tutto.. E’ dotato di una grande intelligenza, e sai quanto questo sia importante per me..- dico quasi ridendo. -..oltre che di un certo senso dell’umorismo. Come me ama leggere ed è uno dei maghi più potenti attualmente in vita.
-Ha combattuto la Guerra insieme a te?
Attualmente due.
Ma non specifico.
Precisando quello capirebbe che non ha esattamente la mia età.
-Sì, ha combattuto la Guerra insieme a me, e senza di lui non saremmo mai riusciti a sconfiggere Voldemort perché lui faceva la spia per l’Ordine della Fenice, l’Organizzazione guidata da Albus Silente..te ne ho parlato, ricordi?- chiedo e al suo segno d’assenso continuo. -..ed è sempre stato fedele all’Ordine, ma poiché lavorava a stretto contatto con i servi del Signore Oscuro e anche a causa della sua personalità e del suo carattere nessuno, a parte lo stesso Silente, si è mai fidato veramente di lui, compresa io..lo ammetto..e a causa del suo ruolo così precario ha vissuto praticamente tutta la sua vita nascondendo la verità.
-Sicuramente devono essere stati tempi difficili per lui..immagino abbia anche rischiato più volte la vita..- commenta apprensiva e con gli occhi leggermente lucidi.
-Sì, mamma..la vita non è stata per niente buona con lui..
-Posso immaginare..ma una cosa mi preme chiederti, hai forse paura che ti possa mentire?
-No.- scuoto la testa. -No..per molti sembra impossibile capire cosa pensa ma la verità è che spesso basta solo guardarlo negli occhi..e io adoro guardarlo negli occhi..- mormoro abbassando il tono di voce.
-Occhi chiari immagino!- esclama ridacchiando dolcemente. -Hai sempre avuto una predilezione per gli occhi chiari!
Ora è il mio turno di ridacchiare.
E un sorriso si fa spazio sul mio viso.
-I suoi occhi difficilmente possono essere definiti ‘chiari’..non ho mai visto delle iridi così scure..
-Uh..occhi neri..un tipo misterioso quindi!- esclama ancora ridendo.
-Sì, piuttosto misterioso!- esclamo ridendo piano. -So che ha avuto una vita molto difficile, anche prima della Guerra, e si è sempre nascosto dentro la sua corazza..proprio per questo appare sempre freddo, severo e sulla difensiva, ma in realtà è un uomo molto gentile e sensibile.- dico sorridendo e un certo calore si diffonde nelle mie guance. -Ha un carattere molto particolare e a prima vista..anche a seconda e terza attualmente..può sembrare freddo e disinteressato e fa molta fatica a muoversi intorno alle persone che non conosce o di cui non si fida..e trova parecchio difficile fidarsi..non sono sicura nemmeno se si fidi o meno di me.
-Da come lo descrivi sembra una brava persona!
-E lo è! Lui è un eroe! E’ una persona fantastica..- ammetto piano.
-Sembri molto affezionata a lui..- commenta mia madre con un sorriso gentile e comprensivo.
Lo sono.
Lo sono davvero.
E so che mi brillano gli occhi quando parlo di lui.
So che le guance mi si colorano.
So che sorrido smagliante.
Non ci posso fare nulla.
Sorrido.
-Sto bene con lui..mi sento protetta. Adoro la sua voce, adoro il suo sguardo. Non è uno di quegli uomini che si sprecano in grandi proclamazioni, anzi è praticamente impossibile che si apra, ma con me è sempre diverso..
-Con te non si comporta come con gli altri..
-Esatto..con me non si comporta come con gli altri..e mi piace passare il mio tempo con lui..- dico abbassando gli occhi.
Sento le sue abbraccia intorno a me.
Uno di quegli abbracci dolci.
Caldi.
Che ti fanno sentire sicura.
Un abbraccio che solo una madre ti può dare.
Una madre che ti ama.
-Perché non vai da lui, figlia mia!?- dice allentando l’abbraccio e guardandomi bene da vicino.
Andare da lui.
Passare un po’ del mio Natale con lui.
Con Severus.
Fargli sapere che non l’ho dimenticato.
Fargli sapere che ci sono sempre.
Fargli sapere che lo penso anche adesso che siamo lontani.
Sospiro.
Non so se potrebbe fargli piacere vedermi.
-So che è solo..ma non vorrei disturbarlo..
-Pensi che non gli farebbe piacere?- dice spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Sinceramente, non lo so..
-Sciocchezze!- esclama mia madre alzandosi in piedi e tirandomi su con lei.
Mi abbassa bene il grosso maglione.
Sistema i capelli in un elegante chignon.
Asciuga le poche lacrime che erano calate sul mio viso.
Mi bacia.
E in un attimo sono fuori di casa.
Il suo regalo dentro la mia borsa.
Insieme ad una buona bottiglia di Spumante Italiano.
Dopo due secondi sono a Spinner’s End.
Di fronte al portone di casa sua.
Una vecchia casa con pareti di mattoni identici.
Chiudo gli occhi e trattengo il fiato.
Busso piano.
Non devo aspettare molto.
Severus compare di fronte a me.
La bacchetta allentata al fianco.
I capelli che gli incorniciano il volto.
La sua camicia bianca mezza sbottonata.
-Hermione?- esclama sorpreso, le labbra leggermente dischiuse. -Che cosa ci fai qui?
Sorrido dolcemente.
-Posso entrare o ti disturbo?- chiedo stringendo le braccia al petto. -Sono venuta di fretta e ho dimenticato il mantello!
Fa un passo indietro per farmi entrare.
Il forte calore mi colpisce immediatamente.
Così come l’oscurità che chiude la stanza.
Il fuoco all’interno del camino l’unica fonte di luce.
Non riesco nemmeno a mettere bene a fuoco ciò che mi circonda.
L’unica cosa di cui sono certa sono le pareti.
Tappezzate di libri.
Sorrido.
Topo di biblioteca come me.
-Siediti..- mormora tranquillamente spostando una catasta di libri da un vecchio divano in velluto color grigio ardesia e sradicando la polvere con la sua bacchetta. -Non ti aspettavo..- termina accomodandosi accanto a me dall’altro lato del divano.
Le gambe accavallate elegantemente.
Un braccio adagiato sullo schienale.
La camicia distesa sopra il petto glabro.
-A dir la verità la visita non era programmata.- dico sorridendogli. -E’ stata una decisione dell’ultimo minuto..anzi, meno di un minuto veramente!- ghigno al suo sopracciglio sollevato.
-Pensavo fossi insieme ai Weasley..
-Mmm..no..- mormoro abbassando lo sguardo. -Non era proprio il caso..
Mi osserva pensieroso.
Sa benissimo perché ‘non era il caso’.
Le voci si spargono velocemente ad Hogwarts.
Sa che ho litigato con Ron.
E sa anche il motivo.
-Bailey?- si informa non distogliendo lo sguardo dal mio viso.
-A lavoro..ma..non credo avrei comunque passato le Feste insieme a lui..- commento un po’ esitante.
Non mi va di parlare di Trevis insieme a Severus.
Non mi va proprio.
Sospiro guardandomi intorno.
Per quel poco che posso vedere.
Ma l’importante è che non incroci il suo sguardo.
-Cosa ti posso offrire?- domanda alzandosi improvvisamente dal divano.
-Ah, ecco, dimenticavo! Ti ho portato questa!- esclamo frugando dentro la mia borsa e tirando fuori la bottiglia di Spumante.
-Gran Cuvée Satèn Bellavista direttamente dalle viti della Franciacorta.- dice leggendo l’etichetta della bottiglia. -Notevole, Granger.- commenta inclinando il viso leggermente da una parte.
-E’ il primo complimento che mi fai in tutti questi anni che ci conosciamo, lo sai vero?- esclamo ridacchiando mentre lui stappa la bottiglia.
-Ah! Non è vero!- risponde ghignando.
-Non è vero? Sì che è vero, Severus!
-Mmm..sarà..se ne sei così sicura..- mugugna sarcastico riempiendo due calici e porgendomene uno.
-A cosa brindiamo?- domando sollevando il calice. -Non sono brava in queste cose..generalmente sono gli altri ad occuparsi dei brindisi!
La serata è già cambiata.
Non mi sento più sola.
Non sto più pensando ai ricordi di quest’anno.
Sono insieme a lui.
Insieme all’uomo che ha riempito questi miei ultimi mesi.
In una stanza completamente al buio.
Se non per la tenue luce proveniente dal camino.
-Allora brindiamo alla modestia di Hermione Granger che per la prima volta nella sua vita ammette di non essere brava in qualcosa.- afferma sicuro, un ghigno stampato sulle labbra, sollevando il calice e avvicinandosi a me.
-Che ridere!- esclamo dandogli un piccolo colpo sul petto.
-Metti a posto le mani, Granger!
-E tu fai il serio!- protesto sorridendogli.
-Mai stato così serio! Alla modestia di Hermione Granger che per la prima volta nella sua vita ammette di non essere brava in qualcosa!
-Mmm..a Severus Piton che per la prima volta in 10 anni mi fa un complimento! O meglio, un complimento al vino che Hermione Granger ha portato..
I calici scintillano nell’oscurità.
Il vetro tintinna al breve contatto.
Sorrido.
Anche lui sorride.
Un sorriso genuino.
Nessun ghigno malizioso o sarcastico.
Solo un magnifico e spontaneo sorriso.
Gli stravolge totalmente il viso.
E’ come se fosse più luminoso.
E io sono felice.
E’ così raro vederlo così tranquillo.
Sembra quasi impossibile.
Eppure è così.
Mi accomodo nuovamente sul divano.
Lui mi segue.
Mi guarda attentamente.
Il suo sguardo è intenso.
Indecifrabile.
Mi fa estremamente piacere.
Ma mi mette anche un po’ in imbarazzo.
Dopo tutto ciò che è successo le cose sono cambiate.
Ci siamo baciati.
Se mi guarda in quel modo un motivo ci dev’essere.
Sorrido.
-Mmm..cosa stavi facendo prima che una fastidiosa e noiosa ragazza dai capelli cespugliosi piombasse improvvisamente in casa tua?- domando ridendo cercando di smorzare un po’ la tensione.
Continua a fissarmi per un momento.
Poi una scatola di latta scolorita vola verso di me.
Mi volto verso di lui con sguardo interrogativo.
Di cosa si tratta?
E soprattutto, posso aprirla?
Non posso resistere alla mia curiosità.
A quell’istinto di sapere e conoscere ogni cosa.
Non a caso sono Hermione Granger.
La petulante e saccente So-Tutto Grifondoro.
Con cautela sollevo il coperchio.
Al suo interno una serie di oggetti.
Vecchi fogli di carta.
Alcune lettere.
Alcuni sacchetti di velluto blu.
Una bottiglietta contenente una qualche pozione.
Un libro dalla spina consumata.
Una piuma nera con manico forse d’argento.
Lo guardo nuovamente e sollevo un sopracciglio.
-La mia..vita..- dice esitante buttando fuori l’aria piano. -..ogni singola cosa importante è dentro quella scatola..
Lo guardo sorpresa.
Vuole mostrarmi la sua vita.
Vuole che io abbracci i suoi ricordi.
Vuole condividere i suoi beni più preziosi con me.
Ti fidi di me, Severus?
Sorrido.
-Lo sai che sono una persona curiosa..- mormoro sorridendo inconsciamente alla scatola aperta sulle mie ginocchia. -Non puoi mostrarmi un tale tesoro e sperare che io non senta gli spilli nel sedere!- termino ridendo e regalandogli un sorriso dolce ma allo stesso tempo un po’ imbarazzato.
-Sono sicuro che custodirai il mio piccolo tesoro al meglio.- sussurra piano appoggiando la schiena sulla testiera del divano e rilassandosi.
Sono curiosa.
Merlino!
Sono dannatamente curiosa!
Afferro cautamente i vari sacchetti presenti.
Li apro.
Al loro interno delle banconote provenienti da diversi paesi.
Souvenirs dai suoi numerosi viaggi.
Alcune Gobbiglie.
Appartenevano a sua madre Eileen,
Era il capitano della squadra di Gobbiglie ad Hogwarts.
Sorrido debolmente.
E’ strano sentirlo parlare così apertamente.
Della sua vita.
Della sua infanzia.
Dei suoi ricordi.
Sospiro e vado avanti con la mia osservazione.
Osservo a bocca aperta i suoi numerosi attestati.
Compreso il suo Attestato di Potion Master.
Ha lavorato davvero sodo per raggiungere il suo livello di conoscenze.
Ci sono attestati di partecipazione a numerosi corsi.
Tirocini.
Convegni.
E non si parla solo di Pozioni.
Ha fatto studi avanzati di Incantesimi.
Trasfigurazione.
Erbologia.
Difesa Contro le Arti Oscure ovviamente.
Sotto ogni attestato le firme di numerosi grandi maghi.
Maghi che hanno fatto la storia della conoscenza.
Poi la mia sorpresa aumenta ancor più.
Un particolare certificato coglie la mia attenzione.
-Non ci credo!- esclamo ridendo e anche lui mi sorride, forse un po’ imbarazzato.
-Che c’è? Ti sembra così strano?- domanda con un’alzata di spalle.
-Tu hai la patente!- rido ancora stringendo tra le mani il documento plastificato.
Severus Piton ha la patente.
Severus Piton che guida una macchina.
No.
Non riesco ad immaginarlo al volante.
I capelli scompigliati dal vento.
Un braccio poggiato fuori dal finestrino.
Rido estasiata dalla scoperta.
E rido di gusto pensando a quell’immagine nella mia testa.
-Attualmente, non ho mai guidato un’auto da quando ho preso la patente..- afferma perso nei suoi pensieri. -Decisamente preferisco apparire se devo spostarmi..
-Sono d’accordo..ma perché farla allora?
-Perché no!?- domanda ironicamente alzando ancora una volta le spalle.
-Sì in effetti hai ragione! Hai fatto bene, Severus..potrebbe sempre servire, non si sa mai!
-Spero proprio che non mi serva!
Rido e annuisco.
Severus è sempre pieno di sorprese.
Apro il documento e osservo la sua foto al suo interno.
Avrà circa 17 anni.
Un sorriso mi increspa le labbra.
Niente male.
Proprio niente male.
Gli occhi sempre neri e inespressivi.
Cupi.
Il naso è decisamente il suo naso.
Così come la sua bocca.
Un ghigno di disgusto spalmato sulle labbra.
E il capelli sono i suoi ugualmente.
Lunghi, fini ed estremamente neri.
Gli ricadono in ciocche irregolari incorniciando il volto.
Sorrido.
-Non eri niente male, lo sai Severus?- domando passandogli la fotografia.
Lo vedo per un attimo arrossire.
Ma è solo un attimo.
Riacquista subito la sua compostezza.
-Tzè.
-Non sto scherzando eh!- protesto serissima. -Avevi un certo fascino già a..quanti? 17 anni? Fascino che è solamente aumentato con gli anni!- aggiungo annuendo vigorosamente con la testa.
-17 anni.. e in ogni caso stanne certa, le ragazze non correvano dietro a me..- mormora evidentemente infastidito prima di aggiungere. -Non che mi interessasse..
Certo.
L’unica ragazza di cui gli importava era Lily.
Mi chiedo ancora che posto occupi nel suo cuore.
Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo.
E probabilmente mai lo avrò.
So che ancora oggi sente la sua mancanza.
So che si sente ancora in colpa per la sua morte.
Sospiro.
E’ meglio non vagare troppo in mezzo a questo argomento.
Troppo delicato.
Troppo troppo delicato.
Sospiro ancora.
-E dietro chi correvano? Sirius, James?..Remus?
Fa una faccia disgustata al solo sentire i loro nomi.
-Potter e Black erano solo degli egoisti ed egocentrici maiali!- esclama freddo senza nascondere il fastidio.
-Ma erano popolari..
-Le adolescenti sono organismi privi di qualsiasi senso della realtà.
Lo colpisco nuovamente sul braccio.
In qualche modo mi sento toccata dalla sua offesa.
Non che io sia ancora una adolescente.
-E quello per cos’era!?- domanda con un sopracciglio pericolosamente inarcato, poi le linee sulla sua pelle si addolciscono. -Ti ho per caso offesa in qualche modo, Granger!?- continua ghignando divertito.
-Lasciamo perdere!- esclamo alla fine, nemmeno realmente offesa. -Hai delle foto di te da piccolo? Ora sono curiosa!
-Oh, non ne avevo dubbi!- commenta sarcastico tirando fuori dalla scatola di latta un portafoto di plastica.
Lo apre e lo sfoglia in cerca della sua foto.
Ma è un’altra che cattura la mia attenzione.
Immediatamente poggio le mie mani sulle sue.
E lo fermo.
Solleva il capo osservandomi interrogativamente.
Prendo il portafoto e lo sfoglio.
Torno indietro piano e trovo ciò che cercavo.
Una vecchia foto in bianco e nero.
Una donna.
I capelli lunghi e lisci.
Molto probabilmente neri.
Il naso piccolo ma lungo.
Le labbra sottili.
Eileen Prince.
La mamma di Severus.
-Tua mamma, Severus?- domando pur conoscendo già la risposta.
Lo vedo irrigidirsi.
E capisco subito che è un tasto duro per lui.
So che sua madre è morta.
Ma non pensavo che potesse ancora fargli male.
Ma sono una stupida.
E’ logico che gli faccia male, era comunque la madre!
-Sì..- risponde semplicemente con voce bassa e stranamente debole.
So che non dirà nient’altro.
A meno che non sia io a fargli domande.
E non so se voglio farlo.
Gli prendo la mano e gli sorriso debolmente.
Per un momento si irrigidisce di nuovo.
Forse non si aspettava quel contatto.
Poi le sue lunghe dita si intrecciano con le mie.
Sento distintamente i calli su di esse.
Ma il calore che mi trasmette quel contatto è indescrivibile.
-Le assomigli molto, sai?- dico con tono gentile stringendo la sua mano.
Lui mi guarda per un attimo.
Poi distoglie lo sguardo e si siede rigido.
-E’ morta.- risponde secco, ma non privo di emozioni. -Tanti anni fa.- aggiunge alla fine.
-Mi dispiace..
-Non devi.- mi interrompe con voce più ferma liberando le sue dita dalle mie e piegandosi in avanti con i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
Mi manca quel contatto.
Mi manca la sensazione delle sue dita intrecciate con le sue.
Mi manca il calore delle sua pelle.
Dio, mi manca da morire.
Sospiro e rimango a guardarlo per un po’.
Entrambi in silenzio.
Io non so cosa dire.
E il silenzio si sta facendo opprimente.
Riporto gli occhi su di lui e mi avvicino piano.
Appoggio una mano sul suo braccio.
Lo accarezzo delicatamente.
Ma non si muove.
Porto l’altra alla sua guancia.
Così costringo il suo viso a voltarsi.
E i suoi occhi ad incontrare i miei.
-Severus..- sussurro piano.
Vorrei dirgli che non importa.
Che non è necessario parlarne.
Ma prima che possa farlo mi interrompe.
La sua voce appena un bisbiglio.
E se non lo conoscessi penserei che sta per piangere.
-Non voglio parlarne..
-Va bene, non dobbiamo farlo..- dico tranquillamente continuando ad accarezzargli la guancia con il pollice. -Sai, ho imparato che non ho bisogno di sapere ogni singola cosa..- termino sorridendogli incerta.
Lo vedo sorridere un poco.
E l’atmosfera torna nuovamente rilassata.
Lui prende la mia mano tra le sue.
Si avvicina a me.
-Dov’è finita Hermione Granger, l’insopportabile Grifondoro che a lezione non mi lasciava un attimo in pace?- domanda ironicamente inarcando un sottile sopracciglio. -Merlino, quante volte avrei voluto tagliarti quel braccio!- esclama ghignando e sollevando la mia mano.
La Hermione Granger studentessa non avrebbe mai parlato così.
Sono cambiata.
Sospiro.
Sono cresciuta.
-Bè, se proprio ti manca la vecchia Granger ti dico che quando avrai voglia di raccontarmi tutto sulla tua vita ti basterà farmi un fischio e sarò subito da te pronta a fare domande e ad ascoltare le tue risposte!- esclamo sorridendo e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Non risponde.
Un braccio va ad allacciarsi intorno alle mie spalle.
E mi ritrovo stretta a lui.
Il suo mento posato tra i miei ricci.
Sorrido.
Anche io lo abbraccio.
Il viso premuto contro la stoffa della sua camicia bianca.
E rimaniamo così per chissà quanto tempo.
Nella quasi totale oscurità.
Le candele sparse per la stanza ormai spente.
Solo la luce delle fiamme del camino illumina le nostre sagome.
E non mi sono mai sentita così bene.
Spesso non c’è niente di meglio di un semplice abbraccio.
Ti regala la pace.
La completezza del corpo e dello spirito.
Dell’anima.
Molto più di un bacio.
-Hai programmi per lunedì?- domanda Severus improvvisamente dopo un lungo periodo in cui entrambi abbiamo fatto il bagno nell’assoluto silenzio.
Lunedì è il 31 Dicembre.
L’ultimo dell’anno.
Solevo il capo per guardarlo.
I suoi occhi neri brillano.
Il viso un po’ teso.
Sei nervoso, Severus?
-Niente di particolare..c’è la solita festa organizzata a Grimmauld Place ma non ho ancora dato risposta..
Sospira pesantemente.
Sì, Severus, sei nervoso.
Dentro di me sorrido.
Fuori lo guardo interrogativamente.
-Ti andrebbe di far compagnia ad un vecchio Professore?- domanda un po’ incerto dopo aver preso un profondo respiro.
Sorrido alle sue parole.
E sorrido alla sua proposta.
Vuoi davvero aspettare il nuovo anno insieme a me?
Avvicino il mio viso al suo.
E poso un leggero bacio sulla punta del suo naso.
Sorrido.
E anche lui sorride.
Sa che la mia risposta è ‘Sì’.
Come potrei dirgli di no?
Se non me lo avesse chiesto sarei venuta la stesso.
Voglio passare più tempo possibile insieme a lui.
E’ inutile ormai prendersi in giro.
So che presto o tardi dovrò parlare con Trevis.
Perché c’è qualcosa.
Qualcosa di forte.
Sospiro e mi accuccio ancora più stretta a lui.
Inspiro il suo dolce profumo.
Lascio che mi bruci le narici.
Lascio che mi culli nel mondo di quest’uomo.
-Vecchio..- sussurro piano. -..Io amo questo vecchio Professore..- termino in un bisbiglio stringendo le mie braccia intorno al suo corpo.
Le palpebre si chiudono piano.
E la stanchezza si impossessa di me.
Ma sento chiaramente quelle tre lettere.
Un sussurro dolce nelle sue labbra.
-Mia.
 









Avete visto che brava che sono?? Questa volta ho aggiornato subito!:D Personalmente sono molto soddisfatta di questo capitolo e state tranquille che da qui in poi le cose si faranno serie eh eh :D:D Nel prossimo capitolo faremo un po' più la conoscenza con il passato Severus :) 
Hermione si confida con sua madre (che rincontreremo presto) ma non sarà sempre così vacile xD

Bè fatemi sapere cosa ne pensate!:D E...anche se in ritardo TANTISSIMI AUGURI PER UNA FELICE PASQUA!
Disincanto294
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 19
*** Ricordi di un passato fin troppo presente ***


19 - Ricordi di un passato fin troppo presente

 

 
31 Dicembre 2001




 
Non riesco a toglierle gli occhi di dosso.
Eh Dio, è bellissima!
Di fronte a me non c’è più una fastidiosa bambina.
Non c’è più l’insopportabile So-Tutto di Hogwarts.
Né la mocciosetta dai capelli cespugliosi e i denti sporgenti.
Seduta accanto a me c’è una donna.
Una donna bellissima.
E ancor più intelligente.
Una creatura che mi lascia col fiato mozzo ogni istante.
Una creatura con il più bel sorriso che abbia mai visto.
E per la prima volta dopo anni quei sorrisi sono per me.
Evidentemente non sono più una nube carica di pioggia.
Che porta lampi e tuoni.
Non scateno più impetuose tempeste.
Forse finalmente qualcosa è cambiato davvero.
Forse finalmente ho imparato a creare e non a distruggere.
Forse finalmente posso nuovamente amare.
Di nuovo.
O forse per la prima volta.
Non sono sicuro di aver mai amato realmente.
Lily.
Continuerò a chiedermi per sempre se l’ho davvero amata.
O se in realtà ero solo uno stupido ragazzino.
Inetto su qualsiasi fronte relazionale.
Un ragazzino che non è mai stato capace di una parola dolce.
O di una carezza.
E ora eccomi qua.
Totalmente fuori di testa.
Innamorato?
Forse.
Non so davvero dare una definizione a questa parola.
Una parola quasi sconosciuta.
Una parola di cui non ne conosco l’esatta definizione.
Una parola che non è mai stata davvero presente nel mio personale Dizionario.
Invece questo è ciò che credo di provare ora.
Sei proprio un vecchio idiota, Severus.
Sono innamorato di una donna vent’anni più giovane di me.
Una donna che potrebbe avere qualsiasi uomo ai suoi piedi.
E invece passa le sue giornate insieme a me.
Sospiro e continuo ad osservarla.
A contemplarla.
Mentre distrattamente si morde le labbra.
E con la lingua rimuove le ultime tracce di torta.
La famosa Torta Carbonella.
Quella che non si sa come è diventata la nostra torta.
La Nostra.
E inaspettatamente sorrido.
Quelle labbra.
Piene e rosee.
Completamente invitanti.
Quelle labbra che ho avuto la fortuna di assaporare.
Quelle labbra che amo.
Quelle labbra che considero mie.
Mie.
-Ehi, se ne vuoi basta dirlo!- esclama improvvisamente indicando la fetta di torta poggiata sul suo grembo. -Non c’è bisogno di rimanere lì a fissarmi!- La sua voce divertita e leggermente maliziosa mi scuote dalla mia attenta osservazione delle sue labbra.
Dovrei proprio smetterla di fissarla.
Ma non ci riesco.
E’ ciò che c’è di bello nella mia vita.
Non posso evitare di farlo.
-Puoi finirla..- rispondo tranquillamente inarcando un angolo delle labbra. -Contemplavo solo quella creatura davanti a me tanto intenta a divorare con voracità quella fetta di torta.
Da quando è arrivata lei ho ripreso a sorridere.
A sorridere veramente.
Sinceramente.
Non quel finto ghigno Serpeverde a cui ero abituato.
-E’ buona!- esclama aprendo le braccia e leccando felicemente il cucchiaino sporco colmo di cioccolato.
-Lo so che è buona..semplicemente mi sorprendo ancora di quanto cioccolato il tuo stomaco riesca ad ingerire, Hermione. Davvero, sei un pozzo senza fondo quando si parla di dolci!- esclamo divertito soffocando una risata.
Ricordo bene il nostro aperitivo allo ‘Stupeficium’.
E ancor di più la nostra passeggiata per le vie di Sofia.
Sorrido internamente.
-Smettila altrimenti potrei costringerti a comprarmene un’altra fetta!- esclama minacciosa dandomi un leggero pugno sul braccio.
Ride.
E mi sorride.
Cosa posso mai fare con una così?
E poi le mie labbra assaporano le sue.
Sanno di cioccolato.
Di cocco.
Di caramello.
E di tanti altri sapori che non oso classificare.
Perché tutto ciò che sento è lei.
Tutto ciò che voglio è lei.
Hermione.
E la magia che mi tiene stretta a lei è sorprendente.
-Per ora credo proprio dovrai accontentarti..è già stato difficile procurare questa!
-Perché?- domanda pensosa, poi la risposta le viene subito in mente. -Ah giusto, sicuramente lo ‘Stupeficium’ sarà chiuso alla Vigilia del Nuovo Anno!
-Esatto.- annuisco. -E  la Signora Shortish è stata così gentile da utilizzare il suo tempo libero per preparare questo dolce solo per noi, nonostante la richiesta sia pervenuta di certo non con largo anticipo.
-Bè avresti potuto prepararla tu..dopo tutto la cena che mi hai servito questa sera è tutto merito tuo!
Fosse così facile!
La Torta Carbonella non è una torta normale.
Non che abbia tentato di farla.
Sapevo già che il risultato sarebbe stato negativo.
Nonostante me la cavi abbastanza bene in cucina.
E sono contento che Hermione abbia apprezzato la Cena.
-La preparazione della Torta Carbonella è molto complessa e ti stupirà apprendere che nemmeno la Signora Weasley è mai riuscita a completarne la cottura come si deve.
E’ sorpresa.
E non mi stupisce.
Molly Weasley ha provato parecchie volte a farla.
Nessun tentativo è riuscito.
E ciò dice tutto sulla difficoltà della ricetta.
Quella donna cucina da Dio.
E le mie giornate a Grimmauld Place sono state piuttosto utili.
Ero giovane.
Mi lamentavo sempre quando cercava di insegnarmi qualcosa.
Ma il sorriso sulle labbra di Hermione ripaga il sacrificio.
E dovrei davvero ringraziare la mia Maestra.
Non che lo farò mai.
Faccio spallucce.
E un ghigno si disegna sul mio viso.
Non posso di certo perdere la mia reputazione.
-Nonostante ti tratti come un figlio continui ad appellarla con titoli formali.- commenta Hermione poggiando il piatto vuoto e attentamente pulito sul tavolino accanto al divano.
-Abitudine.- mormoro indifferente. -E in ogni caso stare lontano dalla Tana e dai suoi abitanti mi da una scusa per evitare di ascoltare i loro incessanti ringraziamenti per il mio contributo alla..disfatta..del Signore Oscuro e per non illuderli che un giorno risponderò alle loro lettere.
Non c’è nessun motivo per cui dovrei essere ringraziato.
Nessuno.
Non sono il dannato salvatore del Mondo Magico.
Non sono il Bambino Sopravvissuto.
E non sono un eroe.
Anni luce lontano dall’essere un eroe.
Ma sembra che la gente non lo capisca.
Le mie mani sono sporche di sangue.
Non sono portatrici di gioia e felicità.
Sospiro.
-Mmm sì Molly mi aveva accennato una volta che non ha mai ricevuto una tua risposta..la stessa cosa Harry..e Severus, penso davvero sarebbe una buona cosa che tu rispondessi loro.- suggerisce apprensiva cambiando posizione sul divano e avvicinandosi a me.
Una cosa buona?
Una cosa buona??
Dannazione!
Non ho nessuna intenzione di mettermi in ridicolo.
La mia vita non è affar loro.
Non è affare di nessuno.
Se non forse un po’ di Hermione.
Ma questa è un’altra storia.
-Non ho alcuna intenzione di nutrire la curiosità Potter riguardante la mia vita!- sbotto spostando lo sguardo in direzione del camino.
Calma, Severus.
Calma.
Devi mantenere la calma.
La colpa non è di Hermione.
Respira e respira.
Respira e respira ancora.
Hermione lo dice per il tuo bene.
E forse ha ragione.
Dovrei fare come da lei suggerito.
Sì, forse dovrei.
Ma non lo farò.
E non lo farò perché non devo nulla a nessuno.
Tantomeno a Potter.
E le loro scuse e i loro ringraziamenti non mi servono a nulla.
Nulla.
-Sinceramente Severus, non penserai davvero che gli interessi la tua vita? Sai che non è il tuo passato che vorrebbe conoscere..
Certo.
Certo che non vuole conoscere il mio passato.
Vuole conoscere sua madre.
Vuole conoscere Lily.
No.
No non posso permettermi di ricordare.
Ho sbagliato troppe cose nella mia vita.
Non vale la pena ricordare.
Per cosa poi?
Per odiarmi ancora di più?
Il passato è parte di noi.
Non ci abbandona mai.
Mai.
Nemmeno quando cerchiamo in ogni modo di cancellarlo.
O di lasciarcelo alle spalle.
Rimane semplicemente sempre lì.
E solo ora io sto riprendendo a vivere.
I miei polmoni a respirare.
Il mio cuore a battere.
E tutto grazie ad una sola persona.
Hermione.
Non Lily.
Hermione.
La mia Hermione.
-Lupin può tranquillamente rispondere a tutte le sue domande, non sono l’unico sopravvissuto che conosceva Lily.
-Ma sei quello che la conosceva meglio. Lily era la tua migliore amica Severus, chi meglio di te credi che la possa conoscere?
Basta.
Non voglio più pensarci.
Non voglio più parlarne.
Sospiro.
-Hermione..-mormoro con tono di avvertimento tornando a guardarla negli occhi.
-No, Severus hai ragione.- sussurra prendendomi la mano. -Non è il mio posto quello di dirti cosa fare e cosa non fare e non è giusto nemmeno che io ti metta pressione.- continua abbassando lo sguardo. -So quanto hai sofferto per la sua morte, so che ti senti ancora in colpa e io non dovrei comportarmi così solo perché penso che sia tu che Harry dobbiate superare questa enorme montagna perché se non lo fate non riuscirete mai a vivere davvero, ed è l’unica cosa che io desidero per voi.
Ed è qua che tutto si blocca.
L’aria si incastra nei miei polmoni.
La rabbia scorre via.
L’ansia di continuare a pensare svanisce.
I brutti ricordi tornano al loro posto.
I margini della mia mente rimangono intatti.
E io non posso evitare di stare qui a fissarla.
Perché nessuno ha mai voluto questo per me.
Nessuno ha mai voluto che io vivessi.
Che io vivessi felice.
Forse Albus.
Sì, forse lui sì.
Ma poi cosa ha fatto?
Ha regolato la mia vita in base ai suoi bisogni.
In base ai bisogni dell’Ordine.
Tutto per il Bene Supremo.
Quello stesso Bene che mi ha tolto tutto.
Mi ha spogliato di ogni piccola cosa felice che potevo avere.
Erano davvero poche.
Ed è rimasto solo il Mostro.
Severus Piton l’assassino senza alcun rimpianto.
Invece poi è arrivata lei.
Questa splendida creatura che mi ama.
Mi ama.
Sì.
Dentro di me sorrido.
Ricordo le sue parole la notte di Natale.
Quando mi ha abbracciato e baciato.
Le ricordo bene.
‘Io amo questo vecchio Professore.’
Mi ama.
E non posso proprio immaginare come possa fare.
Non posso immaginare cosa possa vedere in me.
Ma forse è proprio questo il punto.
Lei vede in me ciò che gli altri non vedono.
Lei vede in me ciò che gli altri non si sono mai nemmeno preoccupati di cercare.
Lei mi ama.
Hermione Granger mi ama.
E io ci credo.
Sarò uno stupido.
Sarò un perdente.
Ma io ci credo.
Le mie dita si intrecciano con le sue.
Con la mano libera le sollevo piano il mento.
E i miei occhi incontrano i suoi.
I suoi occhi color nocciola.
Lucidi.
E so che sta cercando di trattenere le lacrime.
Perché lei sa che non ci so fare con le donne che piangono.
Sono bravissimo a farle piangere, sì.
Mai stato un grande esperto nel consolarle, però.
Ma per Hermione farei qualsiasi cosa.
Ed è per questo che mi avvicino a lei.
E le mie labbra si poggiano sulla sua palpebra abbassata.
Poi sull’altra.
E infine sulle sue dolci labbra.
-Anche io desidero essere felice, Hermione..- mormoro acchiappando una singola piccola lacrima che ha deciso di lottare e scappare via dalle sue ciglia.
-Non era mia intenzione obbligarti a parlare con Harry..- risponde respirando a fondo dal naso improvvisamente leggermente rosso. -Mi perdoni?- mi domanda speranzosa.
E mi torna in mente Lily.
Quando piangeva dopo ai litigi con sua sorella Petunia.
Gli occhi lucidi e le guance e il naso rosso.
Ma lei non è niente in confronto ad Hermione.
So che Hermione mi ha perdonato per tutto il male che le ho fatto.
E so di averla fatta soffrire tante volte.
Invece Lily no.
Perdonarmi era troppo difficile.
O forse era solo l’occasione buona per liberarsi di me.
‘Sanguesporco’.
Il peggior ricordo della mia vita.
Chiudo gli occhi e sospiro.
-Non ho proprio nulla da perdonarti..sono io semmai che dovrei chiederti scusa per tutte le volte che ho insultato la tua intelligenza e che ho avuto da ridire sui tuoi capelli..o sui tuoi denti..- sospiro e poi riprendo fiato. -Ricordo quel giorno Hermione eh..e so che mi hai odiato per quel che ti ho detto..
E io mi sento ancora in colpa.
Sono io che dovrei chiedere perdono.
Non lei.
-Sì non credo che riuscirò facilmente a dimenticare quel giorno, ma sono qui no? Se sono qui è perché evidentemente ho messo da parte quel ricordo per stare con te..- mormora sorridendomi debolmente.
-Non me lo merito, lo sai vero?- traccio la sua guancia leggermente con il dito indice. -Non è il mio posto quello di deridere una persona per il suo aspetto fisico, e tantomeno per i suoi denti..
Faccio spallucce.
Non sono bello.
Non lo sono mai stato.
Troppo alto e troppo magro per la mia età.
Il naso troppo grande per il mio viso.
I capelli troppo lunghi e troppo sporchi.
Il carattere troppo difficile.
Non sono mai stato un bambino normale.
Troppi problemi in famiglia.
Troppi problemi chiusi dentro di me.
Tutto è sempre stato troppo, troppo, troppo.
Mai abbastanza, mai giusto.
-Ti ho già detto che mi piaci così, giusto?- sorride afferrandomi il viso con entrambe le mani e baciandomi a labbra dischiuse.
E la bacio a fondo.
Dolcemente.
Fino a quando mi manca il respiro.
Perché amo la morbidezza delle sue labbra.
La sensazione della sua lingua che si intreccia con la mia.
E il leggero prurito che prende la mia lingua quando la sua la accarezza.
-Non ho mai sfiorato Lily..- commento poi pensoso accarezzandole piano il braccio, dal polso sino all’incavo del collo. -Non mi ha mai permesso nemmeno di accarezzarle la guancia..
Vedo il suo sguardo incupirsi.
E capisco di aver sbagliato.
Non avrei dovuto parlarne.
In realtà non so nemmeno perché l’abbia fatto.
Solo che a volte sembra così semplice poter parlare con lei.
Poter buttare fuori tutto ciò che ho dentro.
Come un fiume in piena.
Tutto ciò che non ho mai osato far uscire.
La osservo alzarsi piano dal suo posto sul divano.
Ora è in piedi di fronte a me.
Le braccia distese verso di me.
E’ un invito ad afferrare le sue mani.
E le afferro.
Perché tutto ciò che voglio ora è baciarla.
Baciarla ancora e ancora.
Ed è ciò che faccio.
Perché so che non direbbe di no.
Perché so che è anche ciò che lei stessa vuole.
E mi stuzzica sfiorando piano le mie labbra.
Cercandone i confini.
Delineandoli.
Muove la sua bocca insieme alla mia.
Ci accarezziamo piano.
E ogni carezza è un brivido che corre lungo la schiena.
Poi le nostre lingue si incontrano e tutto diventa nero.
Non c’è più niente.
Non ci siamo né io né lei.
Non ci siamo noi.
C’è solo quella splendida sensazione di abbandono.
Quella sensazione che ci spinge ad andare avanti.
Che ci spinge ad andare oltre.
Fin quando i nostri baci non sono più timide carezze.
I nostri corpi si fanno sempre più caldi.
Entrambi vogliamo di più.
Cerchiamo di più.
Finchè le sue piccole mani non si aggrappano alla mia camicia.
E le sottili dita liberano i bottoni dalle loro asole.
Uno dopo l’altro.
L’aria fresca mi colpisce il petto glabro.
Ricoperto di mille cicatrici.
E i polpastrelli delle sue dita sono sulla mia pelle.
Si muovono su e giù.
Così come le mie mani su suoi fianchi.
Toccano piano la sua liscia pelle rosea.
Su e giù.
Fin quando il suo maglione non sparisce oltre la sua testa.
E cade a terra con un sordo tonfo.
Ma noi non lo sentiamo.
Continuiamo a baciarci.
I nostri corpi che emanano passione e desiderio.
E poco dopo il mio corpo copre il suo.
I suoi capelli sparsi scompostamente sopra il tappeto rosso.
Le mia labbra scoprono la pelle sotto il suo mento.
La mia lingua lambisce piano quella porzione dietro l’orecchio.
E i denti mordicchiano il lobo.
Mentre le sue mani si insinuano sotto la mia camicia.
Esplorano le cicatrici che ricoprono la mia schiena.
Una ad una.
La lascio fare.
La lascio fare perché amo la sensazione delle sue mani su di me.
Poi ricatturo la sua bocca.
E così anche le sue mani.
Le tengo strette nella mia sopra la sua testa.
Ed Hermione geme.
Si muove sotto di me.
Gioco con la pelle del suo petto.
Poco sopra il suo seno.
E si muove ancora.
Contro di me.
Cerca di liberare i polsi dalla mia stretta.
E forse le sto facendo male.
Ma continuo a baciarla.
Lei si lamenta nuovamente.
Ed un brutto ricordo mi torna in mente.
Pesante.
Come un macigno nella mia testa.
Nel mio cuore.
Ricordo tutto.
Qui in questo stesso punto.
Quella notte d’inverno.
Fredda e cupa.
Mia madre che si lamenta.
Mia madre che piange.
Mia madre che urla sotto il peso del corpo di mio padre.
Ricordo tutto.
Ricordo i miei pensieri.
Ricordo le mie parole.
‘Non voglio essere come mio padre’.
‘Non voglio essere come mio padre’.
E ricordo le mie lacrime per giorni e giorni.
Ogni volta che chiudevo gli occhi quell'immagine mi tornava in mente.
Mi allontano velocemente dal suo corpo.
Come bruciato irreparabilmente.
Incespico sulle mie stesse mani mentre cerco di alzarmi.
Devo allontanarmi.
Devo allontanarmi da lei.
Cosa ho fatto.
Cosa ho fatto??
‘Non voglio essere come mio padre’.
-Non voglio essere come mio padre. Non voglio essere come mio padre.- ripeto incessantemente, quasi fosse un mantra, mentre mi rintano in cucina.
Appoggio la testa e le braccia contro la parete fredda.
Gli occhi serrati.
Il respiro pesante e irregolare.
‘Non voglio essere come mio padre’.
‘Non voglio essere come mio padre’.
Che diavolo stavo facendo?
Che cosa avevo in mente?
Non è questo che voglio!
Non è questo che voglio, dannazione!!
Respiro pesantemente cercando di calmarmi.
Se non mi calmo potrei seriamente farmi del male.
Questo non è un uomo che ama.
Questo è un uomo che sfrutta il suo potere.
‘Lo faccio per il suo bene, figlio mio.’
Per il suo bene un cazzo!
Non ha mai amato mia madre.
Non ha mai amato me.
Mai!
E io non sarò come lui.
No.
-Non sarò come lui. Non sarò come mio padre. Non sarò come mio padre.- ripeto ancora cercando di far entrare ogni singola parola nella mia testa.
Come ho potuto farle questo?
Come ho potuto fare questo alla mia Hermione?
Usare la mia forza su di lei..
Non mi perdonerà mai.
Dio mio, che cosa ho fatto?
Raschio con forza la mia fronte contro il muro.
Poi trasalisco e il sangue mi si congela nelle vene.
Due braccia mi circondano la vita.
Mi stringono piano.
Sento il peso della sua testa appoggiata tra le mie scapole.
Sospiro.
Com’è possibile che sia ancora qua?
Dopo tutto ciò che ho fatto?
Accidenti, non sa quello che sta facendo!
Perché non è corsa via?
Qualunque persona sana di mente sarebbe già scappata via.
E invece lei è ancora qua.
Grugnisco.
E’ una Grifondoro.
E’ normale da parte loro cercare il bene anche dove non c’è.
Sospiro ma non mi volto.
E rimaniamo così per chissà quanto tempo.
Fino a quando non è lei stessa a parlare.
-Ehi..ti va di dirmi qual è il problema?- domanda con calma senza lasciar andare la presa intorno al mio bacino.
Mi volto esasperato verso di lei.
Le braccia mollano me e ricadono lungo i fianchi.
Si è rimessa addosso il maglione che le ho levato.
-Secondo te?- domando infastidito. -Ti ho messo le mani addosso, Hermione!
Il suo sorriso è un po' malizioso.
Che diavolo c’è da sorridere?
E’ in utile non capirò mai le donne.
Non capirò mai le donne Grifondoro.
-Mmm sì tecnicamente sì..non che mi dispiacesse!- esclama ridacchiando mentre mi riabbottona piano la camicia bianca.
La guardo con espressione seria.
Non c’è nulla da ridere.
Ciò che ho fatto è imperdonabile.
E lei non dovrebbe essere qua ad abbottonarmi premurosa la camicia.
-Non voglio essere come mio padre, Hermione.- commento serio come se questa frase potesse spiegare tutto.
-Tuo padre?- domanda finalmente seria disegnando cerchi con il pollice sul palmo della mia mano.
-Non voglio essere come mio padre.- ripeto nuovamente chiudendo gli occhi brevemente e respirando pesantemente.
-Vieni Severus..- mormora piano portandomi dalla cucina al piccolo soggiorno. -Dimmi cosa c’è che non va, ti ascolto.- dice sorridendomi debolmente e sedendosi sul divano e facendomi cenno di parlare.
Dovrei davvero dirle cosa c’è che non va?
Dovrei dirle quanto schifo ha fatto la mia infanzia?
Quanto ho odiato mio padre?
Quanta pena mi ha fatto mia madre?
Quante botte ho preso?
Quante volte sono dovuto stare a guardare?
‘E se ti mostro il mio lato oscuro, mi stringerai ugualmente questa notte?’
‘E se ti apro il mio cuore e ti mostro il mio lato debole, che cosa farai?’
Certe volte è davvero semplice parlare con lei.
Ma raccontare queste cose?
Solo Albus conosceva questa parte della mia vita.
E forse Lily.
Quante volte mi aveva chiesto perché ero coperto di lividi.
‘Sono inciampato nelle scale mentre scendevo in soggiorno.’
Ripetevo sempre qualcosa del genere.
Non ho mai voluto che si preoccupasse.
Non ho mai voluto che mostrasse pietà per me.
Che cosa è cambiato ora?
Che cos’ha Hermione che Lily non aveva?
Hermione è abbastanza paziente da stare dietro ad un uomo come me.
Abbastanza affezionata da conoscere i miei bisogni.
Sospiro e mi avvicino alla finestra.
Sta nevicando.
Osservo il campanile che si vede in lontananza.
E’ passata la mezzanotte.
E’ arrivato il nuovo anno.
Nemmeno ce ne siamo accorti.
Sospiro ancora e mi preparo a dischiudere i miei segreti.
Mi preparo a raccontare di un passato che nessuno dovrebbe aver mai vissuto.
-Mio padre..- esito un istante, poi vado avanti. -Mio padre non era un brav'uomo..
-Sì mi era sembrato di capire una cosa del genere..- commenta silenziosamente.
-Non so come fossero le cose prima che io nascessi, ma non credo che andassero bene nemmeno allora. Non ho mai capito perché si fossero sposati.- ammetto un po’ tra me e me. -Non ho idea di cosa mia madre possa aver visto in un uomo come Tobias Piton, un Babbano senza arte né parte. Sono quasi certo che non si siano mai amati, non hanno mai mostrato nessun legame affettivo, mai.
Ricordare fa male.
Il cuore mi batte forte nel petto.
Rimbomba nelle mie orecchie.
-Sapeva che lei fosse una strega?- domanda Hermione tranquillamente dandomi così la possibilità di riprendere fiato ed organizzare le idee.
-Oh sì che lo sapeva, lo sapeva eccome! A casa mia, però, la magia non è mai stata granché usata. Lui spezzò in due la bacchetta di mia madre.- aggiungo, e nel dire ciò un forte dolore mi si riversa nel sangue. -Ci vollero 9 lunghi mesi per racimolare i soldi per acquistarne una nuova.
-Immagino tuo padre non lo sapesse..
-No, naturalmente no. L’idea le venne qualche settimana dopo la mia prima magia, non avevo nemmeno 5 anni..- dico, e un sorriso mi sfugge mentre quell’episodio mi torna in mente.
Non vedo il viso di Hermione.
Ma so che anche lei sta sorridendo.
-Eri un passo avanti agli altri già dalla tenera età!
-Sì..- commento distrattamente. -Decise di coltivare alcune piante magiche nel piccolo orto che avevamo in giardino e nei mesi successivi le usò come ingredienti per alcune semplici e veloci pozioni curative che preparava in un piccolo calderone che teneva nascosto sotto il lavello della cucina..poi appena pronte le vendeva alle vicine di casa spacciandole per rimedi naturali preparati in casa..
-Ecco da dove è nata la passione per Pozioni..le cose iniziano a quadrare ora..
-Sì, forse..- commento assente, totalmente immerso nei miei pensieri. -Alla fine riuscì ad acquistare una nuova bacchetta ma le cose, a dir la verità, non cambiarono molto..- osservo pensoso. -Era davvero un brutto periodo quello..Mio padre lavorava saltuariamente come agricoltore, proprio come tanti altri che avevano perso il loro posto alla fabbrica della città, e c’erano pochissimi soldi. Vestivo gli abiti smessi di mio padre o del figlio della vicina, la Signora Precious, che aveva fatto i bagagli ed era partito in cerca di fortuna negli Stati Uniti.
-Non ne so molto della storia di quel periodo per la verità..ma immagino debba essere stato davvero un brutto periodo.
Butto è un eufemismo.
-In alcuni periodi non potevamo nemmeno permetterci di mangiare e Tobias preferiva morire di fame, e farci morire di fame, più che abbassarsi a chiedere l’aiuto di una donna. Alla fin fine quella bacchetta l’ha usata praticamente solo per la mia istruzione e quasi mai per scopi più pratici come riscaldare l’acqua della tinozza quando dovevo farmi il bagno o per aumentare le dimensioni della fetta di pane che mandavo giù a cena.- constato con una leggera punta di amarezza. -L’arrivo della mia lettera da Hogwarts era stata una vera e propria benedizione. Mio padre si liberava di me e io di lui, ma il problema rimaneva sempre mia madre..
La settimana prima della partenza lui era sempre di buon umore.
Era felice che io partissi per Hogwarts.
Così aveva una bocca in meno da sfamare.
E un problema in meno per cui preoccuparsi.
Ma mia madre però rimaneva lì insieme a lui.
-Era un uomo violento..- constata amaramente stringendo insieme le mani.
-Tobias beveva, beveva molto..ed era violento. Ho perso il conto di tutte le volte che ha abusato di me e di mia madre, e prima..- sospiro e ingoio il groppo che mi si era formato in gola. -..prima mi è tornato in mente una volta in cui mi aveva costretto a guardare. Secondo lui era una ottima educazione quella che mi impartiva, come se assistere ad una violenza sessuale fosse l’unico modo per trasformare la femminuccia che ero al tempo in un vero uomo.
Odio mio padre.
Odio Tobias Snape.
Per tutto ciò che mi ha fatto.
Per tutto ciò che non mi ha dato.
Per ciò che mi ha tolto.
E per ciò che non mi ha insegnato.
Nel corso degli anni mi sono spesso visto uguale a lui.
Sospiro e mi volto.
Credo di aver terminato.
Non ho più nulla da dire.
Hermione è di fronte a me.
Mi osserva con gli occhi lucidi.
Ma son contento di non vedere pietà.
O compassione.
Non ho bisogno di niente di tutto ciò.
Ho bisogno di ciò che non ho mai avuto.
Di ciò che rincorso tutta la vita.
Ho bisogno d’amore.
Del suo amore.
Mi sorride debolmente.
Poi le sue braccia si stringono intorno a me.
E le mie intorno al suo piccolo corpo.
Sento il suo respiro attraverso la leggera stoffa della camicia.
E il battito furioso del suo cuore.
Corre quasi quanto il mio.
Piano butto fuori l’aria.
Sono davvero distrutto.
Sollevo ancora una volta la testa.
E incontro nuovamente i suoi occhi.
Amore.
C’è tanto amore l’ha dentro.
Dentro di me quasi sorrido.
-Rimani..- mormoro piano, quasi impaurito, e forse lo sono davvero. -Mi piacerebbe passare la notte insieme a te.
Il suo sguardo ora è pensoso.
E la capisco.
Chi vorrebbe passare la notte con un nuovo come me.
Non dopo tutto ciò che ho detto.
E fatto.
-Severus, io..
-Non voglio portarti a letto..- mormoro piano interrompendola, e un piccolo sorriso mi cattura le labbra. -..non in quel senso almeno.
 






Sono tornata!:D Dai ora sto aggiornando con più regolarità! Purtroppo tra 3 settimane ho 3 esami (Sì, avete capito bene..3 esami!) quindi ho pochissimo tempo per scrivere! Ho comunque già in testa cosa succederà nei prossimi 2 capitoli :)
Anche questo è un capitolo abbastanza corposo e come vedete è tornato il POV SEVERUS :D Molto diverso dai due precedenti, ma è così che dev'essere..in questo momento ormai Hermione e Severus sono abbastanza vicini..dai due precedenti Pov Severus è passato tanto tempo e le cose si sono piuttosto evolute :)
Cosa ne pensate? Abbiamo un po' di storia della infanzia di Sev, tragica no? Bè mi piacciono le cose tristi ahahah :) Povero Sev :(

La frase:
‘E se ti mostro il mio lato oscuro, mi stringerai ugualmente questa notte?’
‘E se ti apro il mio cuore e ti mostro il mio lato debole, che cosa farai?’
                      purtroppo non è mia ma dei Pink Floyd e penso che con Severus ci calzi a pennello!


Ho notato che purtroppo la storia non sta ricevendo più recensioni e mi dispiace da morire :( So benissimo che non è colpa vostra ma bensì MIA perchè non aggiorno spesso ma purtroppo non posso aumentare la frequenza degli aggiornamenti! Spero di ritrovare i miei vecchi lettori e di scoprirne anche di nuovi.
Sono sinceramente curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo quindi aspetto le vostre recensioni, spero positive!

Vi mando un bacione,
Disincanto294

 

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Capitolo 20
*** Sempre più uniti ***


Capitolo 20 - Sempre più uniti



 
01 Gennaio 2002

 
I raggi della prima mattina mi bagnano il viso.
Un sonoro sbadiglio mi scappa dalle labbra.
Sembra che abbia dormito per giorni.
Invece sono solo poche ore.
Distendo piano braccia e gambe.
Un leggero gemito accompagna il movimento.
I miei muscoli si lamentano.
Accidenti, che male!
Nemmeno avessi fatto sesso selvaggio per tutta la notte!
Sento le guance riscaldarsi immediatamente.
Sono sicura siano deliziosamente rosee ora.
I ricordi della sera precedente mi tornano in mente.
Istintivamente afferro la sua mano.
E’ distesa svogliatamente sopra la mia pancia.
Credo sia ancora addormentato.
Il suo corpo abbraccia il mio.
Sento il battito del suo cuore.
Si unisce perfettamente al mio.
Sembra uno solo.
Sento il leggero su e giù del suo petto.
Si alza e si abbassa piano.
Va a ritmo con il mio.
Sento il suo respiro sul mio collo.
Caldo e gentile contro la mia pelle tiepida.
Ho quasi la pelle d’oca.
E sento i suoi sottili capelli stuzzicare la mia guancia.
Gentili come fili invisibili.
I nostri arti sono piacevolmente aggrovigliati.
Una sua robusta gamba sotto la mia.
Un mio piccolo piede contro il suo.
Il suo pallido braccio intorno al mio fianco.
Le nostre dita intrecciate.
E’ bello sentire il suo corpo rilassato contro il mio.
E’ una piacevole sensazione.
Più che piacevole.
Non credo di averla mai provata.
Con Trevis è sempre stato tutto diverso.
E’ bello svegliarsi con il corpo di Severus che preme contro il mio.
Sorrido.
E ridacchio.
Lui ancora dorme.
Ma c’è qualcun altro che invece è ben sveglio.
Anche questo è bello.
Sì, anche svegliarmi con la sua erezione contro il mio sedere.
Ho passato il 31 Dicembre più bello della mia vita.
Più bello di quelli passati con i miei genitori.
Più bello di quelli passati ad Hogwarts.
Persino più bello di quelli passati con i Weasley.
Questo 31 Dicembre è stato speciale.
Ho passato la notte insieme alla persona che amo.
Dio, lo amo.
Mi chiedo ancora come sia potuto succedere.
Io con Severus Piton.
Con il mio insegnante di Pozioni.
Con l’uomo che ha tormentato le mie notti nei primi anni ad Hogwarts.
Ma è così.
E’ successo.
E lo amo.
Lo amo davvero.
E gliel’ho detto.
‘Io amo questo vecchio Professore.’
Merlino, spero non l’abbia sentito.
Non so cosa prova realmente per me.
Anche se non credo di averlo mai visto così.
No, sicuramente no.
Sembra provi qualcosa per me.
E mi sento di azzardare, sembra mi ami anche lui.
Sospiro.
C’è sempre l’incognita Lily.
Mi ha sorpresa ieri.
Non pensavo mi parlasse di lei.
Non pensavo in generale che mi parlasse del suo passato.
Che uomo orribile suo padre.
Abusava di suo figlio.
E abusava di sua moglie di fronte al suo bambino!
Lo costringeva a guardare!
Lo credo bene che ha sempre fuggito ogni contatto umano.
Chissà quanta paura di attaccarsi alle persone deve aver avuto.
E l’unica persona che ha mai amato non lo degnava di uno sguardo.
‘Non ho mai sforato Lily.’
‘Non mi ha mai permesso nemmeno di accarezzarle una guancia.’
Che bell’amica!
Scusami Harry, ma tua madre era una gran stronza!
Ma non lo capiva?
Non capiva quanto era fortunata ad avere un amico come lui?
E non capiva Severus quanto avesse bisogno di lei?
Un leggero soffiare d’aria sul collo mi fa sussultare.
-Buongiorno..- mormora una voce roca dal sonno.
Sorrido.
Si è svegliato.
Mi volto piano verso di lui.
Non voglio che il mio corpo si stacchi dal suo.
Allaccio un braccio intorno alla sua stretta vita e lo guardo.
Ha ancora gli occhi chiusi.
Le linee del viso rilassate.
Tutte tranne una.
C’è sempre quella bastarda in mezzo alle sue sopracciglia.
La traccio leggermente con i polpastrelli.
Sento il suo corpo tremare contro il mio.
Ma le sue palpebre rimangono abbassate.
Severus non è un uomo dalla bellezza abbagliante.
Ma Dio, è dannatamente sexy!
I polpastrelli vengono rimpiazzati dalle mie labbra.
Sfioro la sua fronte.
Le sue sopracciglia.
La punta del suo naso.
Le guance leggermente ruvide dalla barba che sta ricrescendo.
Il mento.
E infine la sua bocca.
Quella meravigliosa bocca fatta di labbra sottili.
Che racchiude una lingua avida tanto quanto la mia.
Ora è lui a gemere quasi silenziosamente.
E il suono che raggiunge le mie orecchie è quasi intossicante.
Passerei le mie giornate a baciarlo.
Ma la vita non è fatta solo di questo.
Mi allontano e sorrido.
Anche gli angoli ai lati della sua bocca sono inarcati.
-Bello svegliarsi così, eh?- chiedo ironicamente facendo scivolare la mia mano su e giù lungo il suo fianco.
Durante la notte deve essersi tolto la maglietta.
Ora posso osservare chiaramente gli angoli del suo corpo.
La pelle chiara e le numerose cicatrici argentee.
-Più che bello..- mugugna ancora mezzo addormentato. -Hai dormito bene?
-Sì, e tu?
-Non dormivo così bene da..oh, chi voglio prendere in giro? Non ho mai dormito così bene..- dice infine aprendo gli occhi e tirandomi verso di lui fino a quando non sono totalmente avvolta nelle sue braccia.
-Sono contenta..- mormoro accarezzandogli distrattamente il petto mentre le sue dita giocano con il riccioli tra i miei capelli. -E sono disposta a rifarlo ogni volta che vuoi!
Lo sento sospirare.
Le sue braccia si stringono ancor più intorno a me.
Sollevo lo sguardo e lo vedo guardarmi.
Un’ombra oscura i suoi occhi neri.
Cosa c’è che non va, Severus?
I lineamenti del suo viso sono duri.
Quasi fosse in pena.
-Vuoi davvero continuare..questo?- domanda incerto distogliendo lo sguardo.
Continua a giocare con i miei boccoli.
Finge nonchalance.
Ma so che è preoccupato.
So che ha paura della risposta che potrebbe arrivare.
Bè, Severus, non hai nulla di cui preoccuparti.
-Sarei qui se non lo volessi!?- domando sollevandomi e sedendomi accanto a lui.
Voglio che mi guardi.
Voglio che veda che sono qui.
Insieme a lui.
Io voglio tutto questo.
Ho passato anni a cercare questo.
Ed ora che lo ho non posso lasciarlo andare.
-Saresti qui?- ribatte lui.
Alzo gli occhi al cielo e spalanco le braccia.
Non posso evitarlo.
-Stupido!- esclamo colpendolo sul petto. -Certo che non sarei qui se non volessi stare con te!- dico catturando le sue labbra con le mie.
-Devi lasciare Bailey.- commenta caustico imprigionando i nostri occhi.
-Lo so.- mormoro deglutendo sonoramente. -Ho bisogno di un po’ di tempo..non voglio che soffra.
-E’ innamorato di te.
I miei occhi si ingrandiscono impercettibilmente.
No!
-No!- esclamo spaventata.
Non può essersi innamorato di me.
Per favore, Trevis.
Per favore non voglio farti soffrire.
-Lo è.
-Non erano quelli i patti..noi dovevamo solo..- distolgo lo sguardo, imbarazzata e colpevole.
-Fare sesso, lo so.- mi interrompe. -Ma è difficile non innamorarsi di te, Hermione.
I miei occhi tornano velocemente a lui.
Era quello un complimento?
‘E’ difficile non innamorarsi di te..’
Sospiro.
-Voglio stare con te, Severus. Ho solo bisogno di un po’ di tempo per chiarirmi le idee e trovare un modo per dirglielo senza fare troppi danni..
Mi sento colpa.
Merlino se mi sento in colpa.
Sono così brava a far soffrire le persone.
Prima Ron.
Ora Trevis.
Mi chiedo se Severus lo sappia.
E’ sicuro intanto.
Prima o poi dirò qualcosa che lo farà soffrire.
Qualcosa che lo allontanerà da me.
Non voglio che soffra anche lui.
Troppe cicatrici nel suo cuore.
Non voglio crearne io delle nuove.
-Credi di potermi dare un po’ di tempo?
-Sì.- dice neutrale accarezzandomi l’avambraccio scoperto.
Poi un pensiero mi torna in mente.
Il fiato mi si ferma in gola.
No.
No. No. No. No.
Per favore no!
-Hermione, che c’è?- domanda Severus urgente vedendo l’espressione di puro orrore sul mio volto.
-Trevis crederà a Ron! Crederà a tutto ciò che ha detto Ron! Crederà che io e te..che noi abbiamo..crederà che l’ho tradito..! No!- esclamo frustrata portandomi le mani agli occhi.
Non l’ho tradito!
Non l’ho tradito!
Perché non ti sei tappato la bocca, Ron?
Perché?
Per favore, fai che non gli creda.
Per favore.
Una coppia di singhiozzi scappa via.
E due forti braccia mi stringono a se.
-Mi duole ammetterlo ma Bailey è una persona intelligente. Capirà che le cose non stanno come le ha abilmente e dettagliatamente descritte quell’imbecille di Weasley.
-Lo credi davvero?- domando speranzosa.
-Ne sono sicuro.- risponde accarezzandomi il capo e portandomi sopra di se.
Rimaniamo sdraiati così.
Per tanto tempo.
La mia testa sul suo petto glabro.
I miei polpastrelli tracciano cerchi sulla sua pelle.
Accarezzano le sottili linee argentee.
Il piccolo e sensibile capezzolo.
Le sue mani vagano indisturbate contro la mia schiena.
Sotto la sua camicia bianca.
Sua gentile concessione per la notte.
Il silenzio interrotto solo dai nostri respiri.
Quei silenzi confortevoli.
Quelli che fanno pensare che in realtà non ci sia silenzio.
Quelli che permettono di parlare dentro di noi.
Con noi e tra di noi.
-Grazie.- mormoro a voce bassa.
Non sono nemmeno sicura che l’abbia sentito.
Fino a quando non risponde.
-Per?
-Per oggi, per ieri. Per esserti fidato di me abbastanza da raccontarmi del tuo passato, abbastanza da farmi vedere le tue debolezze e abbastanza da permettermi di passare la notte insieme a te..- sospiro, poi continuo. -Ammetto che non me l’aspettavo.
-Mi fido di te.- risponde tranquillo e sicuro di sé.
Si fida di me.
In qualche modo il mio cuore batte più veloce.
Più forte.
Si fida di me.
-Volevo passare la notte insieme a te per dimostrarti che non ti avrei mai fatto del male..- continua sinceramente. -Quello che è successo ieri..
-Non sei come tuo padre, Severus.- lo interrompo posando un soffice bacio sulla sua bocca.
-Non voglio esserlo.
La sincerità con cui parla mi colpisce.
Non è tutti i giorni che capita.
Sono abituata al Severus arcigno e rude.
Alla sua lingua tagliente.
E alle sue battute acide.
Sono meno abituata alla sua insicurezza.
Al dolore dietro ad ogni singola parola.
Che cosa ti hanno fatto, Severus?
Non so cosa darei per tornare indietro nel tempo.
Per prendere il posto di Lily..
Per consigliarti la strada giusto.
Per aiutarti lungo il tuo cammino.
Per non lasciarti mai cadere.
Hai avuto rocce troppo spesse sulle tue fragili spalle.
Sei caduto troppe volte.
Ti sei sbucciato le ginocchia.
E non sono mai guarite.
I tagli e le ferite sono ancora lì.
Sotto la tua pelle.
-Non lo sei..- mormoro accarezzandogli dolcemente la guancia. -Ammetto, però, che da una parte sono grata che tu ti sia fermato. Preferisco aspettare, non voglio che le cose vadano come con Trevis. Voglio questo, Severus, e sono seria. Non voglio rovinare le cose.
-Nemmeno io..- risponde sospirando pesantemente.
-Un giorno vorrei fare l’amore con te, Severus..-ammetto, un po’ nervosa, mangiucchiandomi le labbra. -Quando entrambi non potremo più sopportare di stare lontani.
-Parli come se fossi sicura che arriverà quel giorno.
Sorrido.
Sono sicura che arriverà quel giorno.
Sono sicura perché ti amo.
E sono sicura perché tu già non puoi starmi lontano.
-Lo sono.
-E perché mai?- domanda ridacchiando.
-Mi fido di te.
-Hai troppa fiducia in me.
-Mmmm non sono d’accordo.- rispondo baciandolo avidamente.
Amo quando gioca con le mie labbra.
Quando intrappola il labbro inferiore tra i denti.
E lo succhia lentamente fin quando non è gonfio.
Amo quando la sua lingua stuzzica la mia.
Mi fa quasi il solletico.
E mi viene voglia di mordergliela.
-Sei bellissima.- sussurra senza fiato non appena la sua bocca, riluttante, rilascia la mia.
-Mi stai facendo troppi complimenti oggi..- sussurro ridendo. -Lo sai, potrei abituarmi!
-Mmmm.- mugugna assicurandomi sopra il suo corpo e riprendendo a baciarmi.
Sento ogni singolo muscolo disteso sotto e intorno a me.
Le sue mani che accarezzano le mie natiche.
Accarezzano e palpano.
Accarezzano e palpano ancora.
Le cosce che fanno da cuscino alle mie.
Morbide ma allo stesso tempo dure.
La sua mascolinità contro la mia pancia.
Definita e pulsante.
Le braccia intorno alle mie.
Forti e possessive.
Il petto pallido contro il mio seno coperto.
Il contatto manda brividi verso tutti i centri nervosi.
Piccole scariche ovunque.
Sono come una lampadina accesa.
Non potrei far più luce ora.
I respiri sono affannosi.
Sempre più affannosi.
Lascio le sue labbra e mi muovo verso il petto.
Bacio ogni singola linea argentee.
Ammorbidisco ogni angolo della sua anima.
Traccio con i polpastrelli i due piccoli capezzoli.
Lo sento mugugnare.
Un certo calore si concentra nel mio basso ventre.
Dio, cosa mi fai Severus!
Soffio all’interno del suo ombelico.
E con la lingua seguo il delicato sentiero di peluria.
Nasce dall’ombelico.
Sembra morire al limitare dell’elastico dei pantaloni.
Ma risorge al suo interno.
Netto e selvaggio.
Disegno la lunghezza del suo membro a labbra dischiuse.
Ne bacio la punta attraverso la stoffa dei pantaloni.
Sento il suo respiro sempre più affannoso.
E mi viene da sorridere.
Esercito ancora più pressione e ascolto i suoi rumori.
Con le mani afferro la stoffa scura e faccio per tirarla giù.
Ma la sua mano è sulle mie.
Fermandomi.
-Hermione, no..- mormora sconfitto e forse imbarazzato.
Ma i miei occhi sono leggermente dilatati.
Che diavolo era quello?
Una cicatrice? Un’altra cicatrice?
Perché dovrebbe avere una cicatrice lì?
-Severus..- deglutisco a fondo. -Era una cicatrice quella?
Distoglie lo sguardo.
E’ in imbarazzo.
La sua pelle è ancora più pallida.
Tranne che per le guance e il naso, leggermente rosei.
Sembra non aver intenzione di rispondere.
Inserisco un dito all’interno dell’elastico.
Con attenzione abbasso il pantalone.
Tutta l’eccitazione si è prosciugata.
Ciò che mi interessa ora è quella parte offesa del suo corpo.
Quella cicatrice scusa e minacciosa.
Lunga e rossa.
Grossa e profonda.
Sembra quasi fresca.
Giovane.
Non vecchia e argentea come tutte le altre.
-A quando risale?
-1978..- dice, un sussurro quasi non udibile.
1978? E’ impossibile!
-E’ impossibile..
-Hermione..
-Di quand’è?- domando ancora, la mia voce insistente.
Voglio capire.
Ha cercato di tagliarsi il pene?
Cos’è, pensava non gli servisse più?
Bè, si sbaglia!
Gli serve eccome!
-Del 1978,, come ti ho detto.- ripete, infastidito, con una certa nota di avvertimento nella voce.
-E’ diversa dalle altre. Le altre sono argentee, questa sembra..viva.- persisto sperando mi dia una risposta.
-E’ una cicatrice particolare.
-Particolare in che senso? Come è stata fatta?
-Con una lama d’argento..- commenta solamente, ma sono sicura ci sia dell’altro.
E voglio sapere cos’è quell’ “altro”.
-Eh?
-..sporcata dal sangue di una vergine, preso con la forza.
Rimango per qualche secondo interdetta.
Spaventata.
Quasi schifata.
Chi può aver fatto una cosa simile?
Non credo più sia stato lui.
No.
Non è stato lui.
E vedo il suo sguardo preoccupato.
-Non dovevo dirtelo..- commenta a bassa voce, quasi tra sé e sé.
-No! Chi è stato? Chi è stato a farti questo?
-Non vuoi saperlo, Hermione.- dice con tono di finalità.
-Chi è stato?- chiedo nuovamente, la mia voce urgente, e adirata.
Non so perché ma ho rabbia dentro di me.
Voglio sapere chi è stato.
E perché.
-Bellatrix.
I miei occhi si spalancano in shock.
Bellatrix Lestrange.
Porto istintivamente la mano al cuore.
I ricordi di Malfoy Manor mi assalgono.
Chiudo gli occhi e respiro piano.
Calmati, Hermione.
Calmati, Hermione.
E stranamente la voce suona proprio come quella di Severus.
Forse è Severus.
Scuoto la testa e faccio un gran respiro.
Dimentica, Hermione.
E apri gli occhi.
Tutto è passato.
Lei è morta e tu sei qui.
Insieme a Severus.
Insieme alla persona che ami.
-Perché?- domando cercando di tenere a bada la rabbia.
-Vendetta.
-Quella troia ha cercato di castrarti!?- esclamo sconvolta.
Per un attimo un sorriso compare sul suo viso.
E lo capisco.
Non capita spesso che io dica parolacce.
Ma insomma, Bellatrix Lestrange era davvero una troia!
-Praticamente sì..
-Perché?- esclamo a braccia aperte. -Perché voleva vendicarsi di te?
-Non ero un santo, Hermione, proprio come lei non era un angelo sceso dal cielo pronto ad aiutare il prossimo. Nello specifico, però, questa cicatrice è il risultato della sua gelosia nei miei confronti. Il Signore Oscuro ha sempre preferito me..- commenta amaramente, il suo sguardo improvvisamente scuro e incerto. -..per ogni cosa.- termina quasi in un sussurro.
Il respiro mi si blocca in gola.
Oh mio Dio.
Oh mio Dio, no.
Non intende ciò che penso, vero?
Il mio viso una maschera d’orrore.
Non può essere vero.
-Intendi dire che..lui..- balbetto gesticolando. -Insomma.. che lui..
-Sì, Hermione..anche quello.
I miei polmoni richiedono aria.
Non è possibile.
Lo violentava.
-Solo tu?- domando improvvisamente senza incontrare il suo sguardo.
-Succedeva a chi si rifiutava di violentare giovani ragazze della tua età, o bambine che potevano avere qualsiasi età..quindi sì, solo io.
Una lacrima scorre piano lungo la mia guancia.
Bagna le mie labbra.
E’ amara.
Non salata come ci sia aspetterebbe.
-E’ successo molte volte?-domando con il cuore in gola.
-Qualche volta.- risponde.
La sua voce è piatta.
E distaccata.
So che non vuole ricordare.
Lo capisco.
-C’erano voci che Lui e Bellatrix erano..insomma hai capito..ma non pensavo che..
-Solo nel periodo del suo Primo Regno..quando è tornato, nel tuo quarto anno, non era più umano.
-Mi dispiace..- sussurro piano.
Ho paura che si adiri.
Odia sentire pietà nei suoi confronti.
Ma non posso evitarlo.
Non ora.
Ma mi sorprende, ancora una volta.
Mi prende per le spalle e mi avvicina a lui.
Baciandomi.
Piano e dolcemente.
-E’ passato..- sussurra dissetandosi di quella lacrima.
-Quindi, se quella cicatrice appartiene al 1978, come mai sembra così fresca?- chiedo cercando di seppellire quei ricordi infelici.
-E’ infusa di Magia Nera, rimarrà sempre così.
-Ti fa male?- domando osservandolo attentamente.
-Ogni tanto.- risponde sorridendo debolmente.
Poso un casto bacio sulla sua bocca.
Poi torno a guardarlo.
-Anche io ho una brutta cicatrice.- commento sbottonando i primi due bottoni della sua camicia bianca.
-Dolohov.- commenta freddo.
-Al Ministero della Magia, al quinto anno..- dico facendo spallucce.
Siamo stati dei pazzi quel giorno.
Saremmo potuti morire tutti.
E abbiamo dovuto guardare Sirius cadere oltre il velo.
Povero Harry!
-Ricordi qualcosa di quei giorni in Infermeria? Sei rimasta un po’ di tempo priva di sensi..- osserva accarezzando la lunga linea che attraversa il mio petto tagliandolo in due, dalla spalla alla vita.
Cerco sempre di coprirla con qualche incantesimo.
Odio guardarmi allo specchio e vederla.
Ma durante la notte l’incantesimo dev’essere svanito.
-Quasi niente..- mormoro cercando di ricordare quei giorni.
-Ci ho messo 4giorni a capire di che maledizione si trattasse, e quasi lo stesso tempo per trovare un contro-incantesimo.
-Sei stato tu?- domando sorpresa voltandomi verso di lui.
-Così sorpresa?
-Bè sì, sarei venuta a ringraziarti se l’avessi saputo..- dico facendo spallucce e sorridendogli.
-Tzè, come se mi interessavano i tuoi ringraziamenti!
-Sicuramente mi avresti sbattuto fuori dal tuo ufficio se avessi anche solo provato a dirti grazie!- esclamo ridendo e baciandolo sulla guancia.
-Ovviamente, Signorina Granger.- dice posando un bacio sulla mia spalla, proprio all’inizio della lunga ma ormai guarita cicatrice.
Un bacio.
Poi un altro.
E un altro ancora.
La camicia si continua ad aprire da sola.
E’ una magia.
Un bacio dopo l’altro.
Tutta la strada lungo il mio petto.
Attraverso il mio seno.
Le labbra si chiudono dolcemente attorno al mio capezzolo.
Il mio capezzolo quasi diviso a metà.
Soffoco un gemito quando avverto la sua lingua muoversi.
Mi lascio cadere all’indietro.
Fin quando la mia testa non colpisce il cuscino.
E mi abbandono alla sua bocca.
Alle sue labbra che massaggiano.
Ai suoi denti che grattano.
Alla sua lingua che lambisce.
Chiudo gli occhi e mi faccio cullare dalle emozioni.
E dalle sensazioni.
Dai brividi e dalla pelle d’oca.
Solo quando sento il suo naso a contatto con le mie parti intime sussulto.
Sussulto e apro gli occhi.
Incontrando una sguardo colmo di desiderio.
Desiderio ed eccitamento.
Sorrido tra me e me.
Ho messo in ginocchio il Pipistrello dei Sotterranei.
Il Professore più odiato di Hogwarts.
L’uomo più sorprendente del Mondo Magico.
E’ qui.
Tutto per me.
 








Bentornata a me!! Vi avevo detto che sarei stata lontana da EFP per un bel po'! Bè, ho aggiornato!
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate di questo capitolo :D Ma Severus non è di una dolcezza immensa? *-* Passerei ore e ore a coccolarlo *-* <3 
Nel precedente capitolo abbiamo avuto un biglietto d'ingresso nel passato di Severus, bè in questo la storia continua :) 
Mi scuso con tutti quelli che non sopportano le parolacce nelle fanfiction ma per un "bastarda" e un "tr**a" non mi condannerete, vero? In fondo il rating è ARANCIONE e serve proprio ad avvertire che nella storia sono presenti contenuti forti, compreso un linguaggio non molto poetico come le parolacce XD
Poi vorrei chiedere scusa per chiunque potrebbe offendersi per la ripetizione della parola"Dio", ma Hermione è comunque una Nata Babbana e noi Babbani spesso lo nominiamo..e ancora il riferimento a Gesù con le frasi "Nato, morto e risorto" accostate ai peli pubici di Severus non sono ASSOLUTAMENTE una provocazione ai credenti, in quanto non voglio in nessun modo essere irrispettosa.. quelle poche frasi sono uscite così, mi piacevano e le ho lasciate.
Spero davvero che nessuno si offenda perchè assolutamente non era mia intenzione andare contro nessuno. Ognuno ha il diritto di credere ciò che vuole e di rispettare le scelte altrui :)

Quanto è bello Severus da 1 all'Infinito?? <3 
Ho voluto iniziare ad inserire qualche scena un po'.."hot" diciamo..niente di che, non è un PWP e non è nemmeno una ff dal rating Rosso quindi non posso farci nulla dovete accontentarvi ahahahha :)

Vi volevo anche avvisare che ho iniziato a mettere giù qualche linea della mia prossima FanFiction sempre Hermione/Severus che sarà una Drama/Angst/Romance dal rating Rosso che inizierò a pubblicare quando sarà terminata The Key To My Heart..quindi non nel prossimo futuro!XD

Un in bocca al lupo alle mie lettrici che stanno dando gli Esami di Licenza Media e Superiore :)

Vi voglio bene,
Disincanto294
 

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Capitolo 21
*** Chiarimenti ***


tktmh cap 21
Capitolo 21 - Chiarimenti

08 Gennaio 2002



L’aria è fredda intorno a me.
Gennaio è arrivato.
Nevica.
E’ sera.
I fiocchi mi scivolano piano contro il viso.
Un tremore.
Lungo la spina dorsale.
Un sospiro.
Pesante.
Chiudo gli occhi.
Ce la posso fare.
Ce la devo fare.
Mi sento morire dentro.
Non posso fargli questo.
Però devo.
Non posso andare avanti così.
Come se nulla fosse.
Come se fosse tutto normale.
Perché non lo è.
Nulla è più come prima.
Come prima che tornassi ad Hogwarts.
Ad insegnare.
Avevo tutto ciò che desideravo prima.
O così almeno pensavo.
Un bel lavoro.
Una famiglia che mi ama.
Un migliore amico.
Un amante.
Trevis.
E invece no.
Mancava qualcosa.
Ed ora so finalmente cosa.
Una persona che con un solo sguardo mi fa sciogliere dentro.
Una persona che con una sola parola sa farmi stare bene.
Una persona che con un tocco mi fa sentire viva.
Una persona che con la sua sola presenza mi fa sentire protetta.
Solo una persona mi viene in mente.
Se penso a tutto questo.
Severus Piton.
Il mio Severus.
Sorrido.
Un tempo lo odiavo.
E lui odiava me.
E ora?
Non mi sembra vero.
Quanta strada abbiamo fatto.
E quanta ne dobbiamo ancora fare.
I ricordi di pochi giorni prima mi tornano in mente.
Nel suo letto.
Insieme.
‘Rimani.’
Così mi aveva detto in un sussurro.
Quasi esitante.
Forse pensava che non sarei rimasta?
Pensava che non desiderassi stare con lui?
Passare la notte insieme a lui?
Merlino quanto lo amo.
Sospiro.
E chiudo gli occhi.
I brividi.
I ricordi mi assaltano.
Ancora brividi.
Le sue mani.
La sua bocca.
Fuoco.
La sua lingua dentro di me.
Profonda.
Sempre più profonda.
Sospiro.
Non ci devo pensare.
Non ora.
Devo parlare con Trevis.
Non posso più rimandare.
Voglio più di questo.
Non mi voglio accontentare.
Voglio poterlo guardare negli occhi con sicurezza.
Dirgli che sono sua.
Sua e basta.
Mi avvicino velocemente alla casa.
Quella casa che conosco così bene.
Ci ho passato tante notti dopo la caduta di Voldemort.
Come un rifugio.
Ho pianto tanto.
Ho sorriso.
Ho riso.
Ho scherzato.
Ho urlato.
Baciato.
Fatto promesse.
Fatto l’amore.
Respiro piano e busso.
Ci ho pensato tanto.
È la cosa giusta.
-E tu cosa ci fai qua?- chiede sorridente, felice, Trevis aprendo la porta e lasciandomi entrare in casa sua.
Mi abbraccia.
Per un attimo penso di lasciare tutto com’è.
No, non è corretto nei confronti di nessuno.
Gliela devo un po’ di sincerità.
-Ciao.- gli rispondo con un mezzo sorriso, -Posso disturbarti?- gli chiedo incerto sedendomi sul suo divano color panna.
-Certamente! Non ti aspettavo però…- commenta, -E’ successo qualcosa?- domanda preoccupato accomodandosi accanto a me. -Tutto bene ad Hogwarts?-
Ecco.
Ci siamo.
Mi mordo il labbro con i denti.
Sono nervosa.
Quanto è difficile?
-Sì, ad Hogwarts tutto bene. Qualche studente mi odia, dicono che do troppi compiti!- rispondo ridacchiando dal nervosismo, poi continuo. -Ecco, non so come dirtelo…-
-Mia dolce leonessa, stai tranquilla! Lo sai che con me puoi parlare… di qualsiasi cosa.- commenta appoggiandomi una mano sulla guancia.
La sua mano è calda.
Gentile.
Lo guardo.
I miei occhi sui suoi.
Blu intenso.
Respiro.
-Non è facile…- inizio, prendendo la sua mano tra le mie. -Ci abbiamo girato intorno per tanto tempo ma penso sia arrivato il momento… di lasciar andare.-
Osservo la sua reazione.
Non ho lasciato il suo sguardo.
Neanche un secondo.
No.
Deve capire.
Deve capire quello che sento.
Lo porterò sempre nel mio cuore.
Trevis è parte di me.
Se non fosse stato per lui non sarei qui ora.
Non sarei sana di mente certamente.
Mi ha aiutata tanto dopo la guerra.
Gli devo tanto.
Mi guarda anche lui.
Lo sguardo intenso.
Forse ha capito.
Ma non riesco a leggere il suo sguardo.
Poi all’improvviso sorride.
Non è felice.
Sì.
Ha capito.
È un sorriso amaro.
Triste forse.
-Sapevo che prima o poi sarebbe successo.- mi dice passandosi una mano sul viso. -In fin dei conti una promessa è una promessa, no?-
‘Stiamo insieme per non stare soli.’
Questo ci eravamo detti.
Nessuno dei due voleva stare solo.
Il peso della guerra ancora sulle nostre spalle.
Soprattutto sulle mie.
Ma non era un vincolo.
Saremmo stati vicini finché sarebbe durato.
Entrambi aspettando qualcos’altro.
Evidentemente il mio momento era arrivato.
Severus.
-Mi dispiace. Credimi, mi dispiace tanto.- gli confesso per un momento allontanando il mio sguardo dal suo. Una lacrima mi bagna il viso ma non voglio piangere.
-Ehi! Shhh…- mi dice abbracciandomi. -Non piangere… è tutto okay.-
-Non sei arrabbiato?-
-Perché dovrei esserlo?- mi domanda incredulo. -Perché finalmente ti sei veramente innamorata?-
Bè, sì.
Mi sono innamorata.
Di Piton per giunta.
L’ho odiato per chissà quanto tempo.
Chi l’avrebbe mai detto.
-Non pensavo la prendessi così bene. Però, veramente, mi dispiace. Ci sei sempre stato per me e sicuramente non deve essere stato facile.
-Hermione, ti voglio bene… e proprio perché ti voglio bene sono felice per te. Se hai deciso di fare questo passo è perché sei sicura al 100% di ciò che provi per questa persona, altrimenti avresti aspettato ancora.
-Vero…- commento pensierosa.
-Quindi?- mi chiede poi, il tono di voce scherzoso. -Professor Piton, Hermione? Il pipistrello dei sotterranei? Il Capo dei Serpeverde?-
Rimango impietrita per un attimo.
Come fa a saperlo?
Trevis non è un Legilimens.
Ma anche se lo fosse me ne sarei accorto.
Sono sorpresa.
Arrossisco.
La bocca aperta come un pesce.
Ma non posso negarlo.
Severus.
-E’ così ovvia come cosa?-
-No, non lo è. Ho visto però il modo in cui lui ti guardava in infermeria… doveva per forza essere lui.-
-E’ cambiato molto, sai?- dico tra me e me osservando l’orologio appeso alla parete di fronte a me, poi continuo volendogli spiegare la situazione. -Apparentemente è sempre il solito Severus Piton, stronzo e senza cuore che ama detrarre punti a Grifondoro e spaventare i Tassorosso, ma in fondo lo fa solo per mantenere le apparenze. È una persona buona, è gentile a modo suo e sempre molto attento a tutto ciò che dico. È premuroso, mi fa anche ridere! E soprattutto, mi fa sentire…-
-...importante.- finisce Trevis per me. -E sappiamo bene che Severus Piton non è il tipo da sprecare il proprio tempo su cose e persone per il quale non prova alcun interesse.
- È una persona molto… passionale.- gli confido con un sorriso, il peso che sentivo sul cuore ormai sparito. -In ogni caso grazie, perché mi capisci e non mi giudichi. Non so ancora come farò a dirlo a Harry e Ron, e a tutti gli altri…-
Per un attimo il suo sguardo cambia.
Lo vedo subito.
E so cosa sta per dirmi.
Ricordo benissimo l’ultima volta che ho visto Ron.
In infermeria.
Ciò che mi ha detto.
Il suo viso contorto.
L’odio nelle sue parole.
E ricordo benissimo anche la mia reazione.
Forse esagerata.
Forse no.
Mi ha fatto del male quel giorno.
Le sue parole peggio di pugno in pieno viso.
O di un round di Cruciatus.
Ci ho pensato per giorni.
E sono arrivata ad una sola conclusione.
Non aveva nessun diritto di chiamarmi così.
Di offendermi.
Ma fa comunque male.
-Non preoccuparti ora.- mi assicura stringendo la mia mano. -Non sarà facile. Harry probabilmente ti terrà il muso per un po’ mentre Ron sbraiterà prima di rinchiudersi in camera sua per giorni inveendo contro di te, ma alla fine capiranno entrambi. Sta a te fargli capire che è la tua vita e che con questa ci fai quello che vuoi, con o senza il loro permesso, e soprattutto fargli capire che sai quello che stai facendo. Vedrai che andrà bene.- termina con un sorriso.
-Grazie, veramente. Non so cosa farei senza di te!- lo abbraccio forte a me volendolo sinceramente ringraziare per la sua amicizia. -Ora vado, devo fare una cosa ancora prima di rientrare ad Hogwarts. Sai, domani è il compleanno di Severus.-
-Oooh! È il compleanno di Severus? E cosa mai gli vorresti regalare, mmm?- chiede ridendo sotto i baffi, le sue sopracciglia che si sollevano velocemente.
-Finiscila!- esclamo dandogli divertita un colpo al braccio e sollevandomi poi dal divano, la voce di nuovo seria. -Voglio che tu sappia che non ci siamo ancora arrivati, a fare… insomma, lo sai…- dico incerta. -Non mi sembrava giusto nei tuoi confronti considerato che ancora non avevo parlato con te.-
-Sei una persona speciale, Hermione.- commenta sorridendomi mentre mi accompagna alla porta. -Sono sicura che il Professor Piton… cioè, Severus… ti renderà felice, e tu a lui. In fin dei conti, come potrebbe non essere grato per il tuo amore?-
Lo vedo il suo sorriso triste.
Mi dispiace per lui.
Mi dispiace tanto.
Ma la mia strada è altrove.
Ma non lo dimenticherò mai.
Mai smetterò di volergli bene.
E di ringraziarlo.
Anche per questo.
Perché mi comprende.
Perché non mi giudica.
E perché si fida di me.
Lo stringo forte.
Poi mi smaterializzo.
I miei piedi toccano terra soffice.
Il freddo è pungente sulla mia pelle.
Non vedo l’ora di tornare al castello.
Ma c’è una cosa che devo fare ancora.
Che devo raccogliere.
Ed è importante.
Per questo motivo sono qui.
Sulla cima di un’alta montagna.
Sollevo lo sguardo.
Gli occhi chiusi.
Respiro profondamente.
Poi li apro.
Eccolo.
Uno spettacolo.
Sorrido.
Prendo in mano la mia bacchetta.
La agito piano.
Una scia luminosa.
Argentea.
Che prende la forma di una lontra.
Il mio Patronus.
Lo guardo estasiata.
È sempre bello vederlo.
-23:30, Corridoio Stanza delle Necessità. Ti aspetto.-
Questo è il mio messaggio.
Per Severus.
Osservo la mia lontra correre via.
Sorrido.
Questa notte sarà la nostra notte.









*

Ciao a tutti!!! Scusatemiiii!!! Sono passati decisamenti TROPPI anni da quando ho aggiornato e mi scuso per questo. Purtroppo tra blocco dello scrittore e la vita che semplicemente va avanti, le fanfiction mi sono sfuggite di mano. Ora, a causa del virus, anche io sono a casa e ho un po' più di tempo per scrivere quindi farò del mio meglio! Lo prometto!


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