Sentire

di stellabrilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei ***
Capitolo 2: *** Lui ***



Capitolo 1
*** Lei ***


Quando il medico le comunicò la notizia, il mondo crollò.

Suo padre, l’unica persona cara che le fosse rimasta, l’unico altro componente della sua famiglia, era appena morto, lì, in quella fredda stanza d’ospedale.

Daniela non ebbe nemmeno la forza di mettersi a piangere, si sentiva solo come un guscio vuoto. Si accasciò su una di quelle dure e scomode sedie nel corridoio, e vi rimase. Tutto il giorno non fece altro che fissare il vuoto.

Quando finalmente trovò volontà per alzarsi, era pomeriggio inoltrato. Si diresse verso l’uscita, ma ebbe un giramento di testa e dovette appoggiarsi allo stipite di una porta, per non cadere.

Fu allora che lo vide.

Era un bel ragazzo, biondo, i lineamenti forti. Aveva gli occhi chiusi, era pallido e una quantità di tubi uscivano ed entravano dalle sue vene.

La ragazza, senza sapere bene il perché, chiese di lui ad un’infermiera che usciva in quel momento dalla stanza.

- Povero ragazzo, è l’unico della sua famiglia ad essersi salvato da un incidente d’auto. È in coma da quasi un anno… i medici hanno perso le speranze. -

Lui è come me. Pensò la ragazza, non gli è rimasto nessuno.

Entrò nella stanza dove il ragazzo senza nome giaceva, tenuto in vita da macchine rumorose e tubi, e si sedette accanto a lui, in silenzio, fino a quando un infermiere venne a dirle che doveva andarsene.

- Tornerò - promise al ragazzo, che non poteva sentirla.

E quella promessa la mantenne. Ogni giorno, dopo il lavoro, Daniela tornava in quell’ospedale, si sedeva accanto al ragazzo di cui non sapeva nulla e gli parlava.

Gli parlò di ogni cosa. Di tutto e di niente. Di se e del mondo. Con lui pianse per la morte di suo padre, e per lui lesse i suoi autori preferiti.

La ragazza non aveva idea del perché continuasse a tornare da Lui, ma lo faceva.

Lei parlava per ore, ma lui giaceva immobile.Non dava alcun segno, che potesse far intuire che in Lui vi fosse ancora qualcosa da poter salvare.

Fin quando, un giorno, dopo mesi di immobile silenzio, qualcosa accadde.

Fu appena un fremito della mano, impercettibile, forse insignificante, ma Lei lo vide e ne gioì.

Capì, allora, cosa aveva sperato, perché era tornata da Lui ogni volta.

Passarono altri giorni, senza che il ragazzo desse altri segni.

Poi, quasi ad una settimana di distanza, mentre Daniela gli leggeva con passione alcuni versi di Ariosto, Lui aprì gli occhi, la guardò ed emise dei suoni senza senso…

 

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Capitolo 2
*** Lui ***


Era buio.

Non vi era altra percezione al di fuori di questa.

Niente suoni, niente luci, niente odori… Nulla.

Non ricordava se c’era stato qualcosa, prima di quello. A dir la verità non ricordava niente, neanche il suo nome, o la natura del proprio essere.

Pensava, questo si. Ed era consapevole di farlo.

Cominciò a credere di essere morto, e che quello fosse l’inferno.

In effetti, cosa può esserci di peggio, per un essere senziente, del Nulla più assoluto?

Era fuori dal tempo, fuori dal mondo (se ancora ne esisteva uno), non aveva un Ieri, e neanche un Domani.

Per Lui secondi, mesi o anni avevano la stessa durata. In altre parole, non esistevano.

Fin quando, da un luogo lontano, in un momento imprecisato di quel nulla, un suono arrivò.

Fioco, ovattato, incomprensibile, ma indiscutibilmente un suono.

Da quel momento le cose cambiarono.

Nella sua vita (se pure vita poteva chiamarsi quella), c’era qualcosa.

Qualcosa da attendere. Qualcosa da volere. Qualcosa per cui andare avanti.

Ogni volta che il suono arrivava, nella sua mente colma di oblio, Lui si protendeva per cercare di afferrarlo, farlo suo, dargli un senso. Di conseguenza, cominciò a ricordare.

Ricordò che non era sempre stato così, che la fuori c’era altro… suoni, parole, gesti, colori, mare cielo e terra.

Il mondo. La vita.

Si ricordò di se stesso. Che era un uomo, che aveva un corpo.

E, mano a mano, che questi frammenti di vita riemergevano nella sua incoscienza, una finestra si apriva, portando brani di luce in quel vuoto buio.

Cominciò a comprendere la natura di quel suono che l’aveva riportato indietro, era una voce. La voce di un altro essere umano. Una donna. Riuscì addirittura a comprenderne le parole, i discorsi.

Gli parlava della morte di una persona cara. E anche Lui si ricordò di aver perso i suoi familiari.

Lei è come me, pensò, non gli è rimasto nessuno.

Cercò di reagire, di rispondere alla ragazza, ma il suo corpo ancora non gli apparteneva. Tutto ciò che ottenne fu di muovere un dito.

Non si arrese. Adesso aveva una ragione per tornare a vivere.

Lottò e lottò. Fin quando, un pomeriggio, mentre Lei leggeva con passione alcuni versi di Ariosto, aprì gli occhi e parlò.

- Mi chiamo Alessandro, qual è il nome dell’angelo che mi ha salvato? -

Dopo qualche attimo di attonito silenzio, lei sorrise e posando il libro sulle ginocchia rispose.

- Mi chiamo Daniela, e ti stavo aspettando. -

 

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