Kaichou Wa Maid-Sama2

di Manu_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rome e Giulietta e poi... ***
Capitolo 2: *** Nuova scuola, nuova vita! ***
Capitolo 3: *** Vecchie conoscenze.. ***
Capitolo 4: *** La vendetta è un piatto che va servito freddo! ***



Capitolo 1
*** Rome e Giulietta e poi... ***


- < Perché l’hai fatto? Perché proprio a me?? Facevo bene a non fidarmi di te, Usui! >
- < Non è come pensi. Lasciami spiegare, ti prego! >
- < Stammi lontano, stupido di un Usui! Non cercarmi più, non pensarmi più e, soprattutto, non ti azzardare a presentarti al Maid Latte con quella faccia da pervertito che ti ritrovi! E io che mi sono fidata, che ho abbassato solo per un attimo la guardia aprendo il mio cuore a te… >

Salve. Mi presento: sono Ayuzawa Misaki e mi sono diplomata da poco alla Seika High School.
Nella mia scuola c’era un ragazzo con delle strane abitudini e con un passato che nessuno conosceva. Chi era questo ragazzo? Usui Takumi.
Non mi è stato simpatico fin dalla prima volta che l’ho visto, sorprendendolo mentre faceva piangere una ragazza. L’ennesimo cuore spezzato dal suo poco tatto nelle parole.
La mia opinione su di lui cambiò quando lui mi sorprese con il vestito da maid, la mia seconda identità.
Eh già. Oltre ad essere il capo del consiglio studentesco della Seika, ero (sono tutt’ora) una maid che lavora in un cafe, il Maid Latte.
Credevo che, il giorno dopo, avrebbe sbandierato il mio segreto ai quattro venti facendo, così, precipitare la reputazione che mi ero creata a scuola.
E invece no, mi sbagliavo. Il giorno dopo sembrava come se non fosse successo nulla.
Lui, dopo scuola, veniva a trovarmi al cafe stalkerando me, oltre al resto del personale.
Frequentandoci, ho imparato a conoscerlo, a scoprire che in lui, oltre ad avere tendenze da stalker e un atteggiamento da vero alieno, c’era qualcosa di buono, qualcosa che riusciva a placare il mio odio verso il sesso maschile.
Piano, piano, mi accorsi di provare sentimenti che andavano ben oltre l’amicizia. Però ero troppo orgogliosa per dichiararmi a lui, perché significava mettere in luce le mie debolezze e non sapevo se lui le avrebbe usate per ricattarmi e infangare il mio nome.
Poi arrivò quel giorno. La festa di fine anno a tema. A me e a lui capitarono i costumi di Romeo e Giulietta.
Io mi ero rifugiata in classe per prendere le distanze da lui, per capire che cosa mi stesse succedendo.
Ma neanche la classe fu il luogo giusto. Nel mezzo dei miei pensieri, sbucò lui, bello, con fare sicuro. I suoi occhi si posarono sui miei e io non capì più nulla.
Lui si dichiarò ufficialmente, nonostante mi diede prova del suo amore durante l’anno scolastico.
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e non potei far a meno di aprire il mio cuore e confessargli quello che provavo.
Da allora, sono passate due settimane, durante le quali si consumava la solita routine. Io vestita da maid a servire i clienti e Takumi seduto al solito tavolo a consumare una sciocca bibita.
La sua era solo una scusa per potermi ammirare da lontano e farmi sentire ridicola ai suoi occhi.
Fino ad arrivare a oggi, il giorno che vorrei dimenticare, nel quale odio me stessa e chi mi sta attorno. E tutto per colpa sua, di Usui Takumi.
L’ho sorpreso mentre baciava un’altra, un’insulsa ragazzina che, per giunta, è stata assunta in prova al Maid Latte.
Mi è crollato il mondo addosso e sentivo un gran bisogno di piangere. Io che non ho mai pianto in tutta la mia esistenza.
Mi sono sentita tradita, presa in giro, ferita nell’anima. E io che credevo che lui fosse diverso.
Invece è uno schifoso maschio pervertito come tutti gli altri, come mio padre.
Abito con mia madre e mia sorella. Mio padre se ne andò di casa dopo che la mamma scoprì il tradimento. Così Takumi, che mi ha tradita come fece mio padre con mia madre.
Con il volto ormai bagnato dalle lacrime, mi volto dandogli le spalle. Non ho più voglia di guardarlo negli occhi, quelli stessi che hanno rivelato il suo amore per me.
Inizio a muovermi. Uno, due, tre passi che mi portano sempre più lontano da colui che credevo l’amore della mia vita.
- < Non andartene. Non lasciarmi qui senza che ti spieghi come siano andate veramente le cose. >
Lo ascolto, ma non ho la forza di rispondere, di litigare.
- < Ti prego! Non buttare tutto al cesso. Non chiudere questa nostra storia appena iniziata. Misaki-chan, io ti amo! >
A quelle parole, l’ultimo pezzo di cuore rimasto, cade, si frantuma, lasciandomi un profondo senso di vuoto che provoca un freddo insopportabile nelle ossa.
Arrabbiata e decisa nel non voler ascoltare ancora un’altra bugia, mi giro verso di lui e inizio ad urlare a pieni polmoni:
- < E’ FINITA! PER SEMPRE! >
Dandogli nuovamente le spalle, inizio a correre, senza fermarmi. Il “dove” non m’importa più. So solo che ho una gran voglia di sparire e di dimenticarmi di lui il prima possibile. “ADDIO, USUI”.

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Capitolo 2
*** Nuova scuola, nuova vita! ***


E' passata una settimana da quando ho detto addio ad Usui. 
Nessuno squillo, nessun messaggio, nessuna chiamata. Niente di niente.
Credevo che mi avrebbe perseguitata per ottenere il mio perdono, e invece no. Quel codardo non ha avuto il coraggio di farsi sentire. Forse è meglio così, perché se si fosse fatto sentire, non avrei risposto delle mie azioni.
Domani inizierò il mio primo giorno da matricola al college. Mi butterò a capofitto sullo studio così da dimenticare per sempre quella scena e quella sua stupida faccia. 
La suoneria del mio telefono mi riporta al presente, strappandomi dai miei pensieri. "Sarà LUI?" forse ci spero, nel profondo del mio cuore.
Guardo il display del mio telefono e il mio umore cambia: da "speranzosa" a "delusa". Rispondo.
«Pronto?» so chi è, ma preferisco ignorare.
«Pronto, Misa-chan? Sono il capo del Maid Latte.» Eh, già. Insieme ad Usui, quel giorno, ho detto addio anche al mio lavoro. Come faccio a tornare se so di poter incrociare quella ragazzina?
«Dimmi» cerco di far sembrare la conversazione, più normale possibile.
«Perché non stai venendo a lavoro? E' una settimana che manchi.» "Non vengo perché rischierei di spaccare la faccia a quella sgualdrina che mi ha rubato Usui, il mio Usui.." Un senso di angoscia e tristezza mi assale, facendosi nuovamente strada quella voglia irrefrenabile di piangere. Mi trattengo.
«Non sto tanto bene..» In effetti è vero. Da quando mi sono lasciata, non faccio che rinchiudermi sempre più in me stessa, alimentando nuovamente l'odio verso il sesso maschile. "Non devo fidarmi più" mi ripeto come un mantra fino alla nausea.
«Capisco. Qui il Maid Latte è sempre zeppo di gente e una mano in più ci farebbe comoda. Anche il cuoco si è ammalato e così Usui si è offerto di sostituirlo.» "U-Usui..Sempre e solo lui!"
Questa conversazione inizia a darmi sui nervi, così decido di tagliare a corto. «Ora devo andare. A presto, ciao.» Chiudo la chiamata e lancio il telefono nel vuoto. Non mi frega se si sia rotto.
"Usui s'è offerto di sostituire il cuoco." Non ce la faccio. Non riesco più a trattenermi, così mi abbandono sul letto e singhiozzando, piango in silenzio. "Perché Usui? Cos'ho fatto per meritarmi questa sofferenza?"


Un raggio di sole filtra dalla finestra socchiusa centrandomi in pieno viso. Un dolce tepore mi scalda le guance che si colorano di un rosa intenso. Facendosi strada, il raggio di sole arriva ai miei occhi i quali, infastiditi, iniziano a strizzarsi e a cercare l'ombra.
Mi sveglio di soprassalto, reduce da un incubo. Ho rivissuto il momento del tradimento ed è stato bruttissimo. Fortunatamente, i miei pensieri iniziano a prendere una direzione diversa, ricordandomi il mio primo giorno al college.
Mi alzo dal letto e aprendo l'armadio, prendo la divisa del college e inizio a carezzarla, a sentire la morbidezza della stoffa sotto il mio tatto. 
Dal cassetto della scrivania, prendo una scatolina e da essa, estraggo i due nastri per capelli dello stesso colore della divisa.
Elettrizzata, mi precipito in bagno e indosso la nuova divisa. Fucsia con al centro un fiocchetto bianco, una gonna bianca con un fiocchettino fucsia all'estremità destra, un paio di calze bianche fino al ginocchio e delle scarpe nere. Raggiunto lo specchio, inizio a raccogliere i capelli in due codine fermate dai due nastri: uno bianco e uno fucsia.
Sembro più una bambola che una studentessa.
Davvero devo indossare queste cose per andare al college? Oddio, non so guardarmi conciata così. 
Io, Misaki Ayuzawa, maschiaccio nel corpo di una donna, che indosso una divisa schifosamente femminile.
Qualcuno bussa alla porta e l'imbarazzo mi sovrasta cercando di togliere il prima possibile quel costume simile ad un cosplay moe.
«Misaki, apri. Sono la mamma.» «S-Si, mamma.»
Decido di tenere la divisa e dare la soddisfazione a mamma di vedermi finalmente vestita da ragazza. Apro la porta e la prima reazione di mamma è lo stupore, la sorpresa. «Misaki, amore..Sei..sei..meravigliosa!»
Prendendo la mia mano, mi fa girare su me stessa ammirando la divisa nel suo complesso. «Non esagerare» le dico «è solo una ridicola divisa. Troppo femminile per me.» Già, non pensavo di indossare una cosa simile, un giorno.
Torno a prestarle attenzione e noto che delle piccole lacrime le bagnano il viso. "No mamma, non piangere. No, no!" L'abbraccio.
«Perché piangi, mamma?» cerco di coccolarla stringendola forte a me. «Sembra ieri quando ti tenevo qui, tra le mie braccia a cullarti e coccolarti. Tua sorella ancora non c'era e, assieme a tuo padre..» la noto bloccarsi. Le scappa un piccolo singhiozzo e io capisco che è per via dei suoi ricordi con papà. Le do una piccola pacca sulla schiena posandole un dolce bacio sulla guancia. «Ora la tua famiglia siamo io e Suzuno, mamma. Non pensarci, ora.» La rassicuro.
«Vi voglio bene, figlie mie.» «Lo so, mamma. Anche noi te ne vogliamo.»
Tenendola sempre stretta a me, inizio a cullarla per rassicurarla.
"Oh, mamma!"


Ed eccomi qui. Finalmente!
Mi trovo davanti all'entrata del college e mi concedo qualche minuto per contemplarlo. Alto, imponente, prettamente bianco. Al centro della struttura, in lettere cubitali, il nome del college: "Seika University".
Centinaia, migliaia di ragazzi e ragazze con libri in mano che corrono a perdifiato per raggiungere le aule per seguire le lezioni.
Un gruppo di ragazze, non molto distanti da me, indossano la mia stessa divisa e intuisco che saranno mie compagne di università. Mentre inizio a muovermi per raggiungerle, qualcuno urta alle mie spalle, facendomi cadere per terra come una patata lessa. Decine di fogli sparsi attorno a me e una cartellina blu poco lontano. 
"Di chi sarà tutta questa roba? E chi è stato a farmi fare questa ridicola figura proprio nel mio primo giorno di college?"

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Capitolo 3
*** Vecchie conoscenze.. ***


« Ciao! »
Mi volto e riconosco in colui che mi ha fatta cadere, una conoscenza che non vedevo da anni. Dopo molte settimane trascorse a piangere pensando al tradimento di Takumi, riesco a sorridere. Un sorriso sincero, che viene dal cuore. Finalmente.
« Hinata! Ciao! »
Lo saluto anche io, entusiasta per questo incontro e, per un momento, riesco a lasciarmi alle spalle tutto il fardello dei giorni addietro. Hinata è stato il mio amico di infanzia e, da quanto ho capito, ha sempre avuto una cotta segreta per me. Ma per colpa di Usui, s'è tirato indietro perché sapeva di non potere nulla di fronte a lui.
« Misa-chan, devi scusarmi! Ero sopraffatto dai pensieri e non mi sono reso conto di stare per sbattere contro qualcuno. Ma il caso ha voluto che quel qualcuno fossi tu. Come sono felice di vederti! E' da una vita che non ci si vede! »
Mi sorride, chiaramente sorpreso e felice di vedermi. Anche se mi ha fatto fare una figuraccia proprio nel mio primo giorno di college, gli sono grata. Avevo proprio bisogno di una distrazione. Devo dire che l'anno accademico promettere davvero bene!
« Accidenti a te! Già odio questo costume in stile cosplay moe perché troppo femminile, poi tu mi vieni pure addosso! Fa' più attenzione la prossima volta, Shintani! P-Però sono felice di vederti anche io.. » sussurro, sperando che non mi senta, ma invece..
« Allora? Come ti vanno le cose, Ayuzawa? »
« Passiamo alla prossima domanda. Sarebbe meglio per la tua incolumità! » gli dico, fulminandolo con gli occhi.
« Ehi, ehi. Siamo di mal umore oggi, Misa-chan? Dormito male? »
« Non proprio.. »
La mia voce si affievolisce e ritornano alla mente le scene di qualche settimana fa, con Usui e quella sgualdrina che si baciano con nonchalance.. Fortunatamente, Hinata intuisce intelligentemente il disagio e cambia argomento.
« Anche tu in questa università? Il mondo è piccolo. Mi piace come ti sta la divisa » dice, sorridendomi affettuosamente, mentre con le dita, sfiora l'orlo della mia gonna.
« C-Che fai?! » lo metto in guardia. Non voglio più sentir parlare di relazioni o di ragazzi in generale. Mi viene la nausea solo a pensarci.

Tutte le studentesse e gli studenti matricole che indossano gli stessi colori della mia divisa, si radunano al centro del piazzale, ove un signore sulla sessantina parla al microfono.
« Benvenuti alla Seika University. Sono il dirigente di questa università e, come tale, è mio dovere introdurvi in quello che sarà il vostro piano di studi. L'università è ben diversa dalle scuole superiori. Qui ci vuole serietà, continuità negli studi e tanta, tanta buona volontà. Se non avete questi requisiti, siete pregati di abbandonare il corso di studi. Non vogliamo gente perditempo e neanche fannulloni. Qui c'è gente seria, che sa quello che vuole.. »
Mentre il dirigente continua con la sua ramanzina intimiditoria, mi chiedo se Hinata frequenterà gli stessi miei corsi. Sarebbe fantastico poter condividere gli appunti e, magari, fare anche i compiti insieme. Sarebbe una bella distrazione da... 
« E con Usui come va? »
Ecco, appunto. Maledetto Hinata! Ma, poverino, non sa nulla sull'accaduto e non so quanto mi convenga raccontarglielo. Potrebbe capire male e farsi avanti come pretendente. Infondo, aveva una cotta per me, a suo tempo. Ma comunque, non posso tacere per sempre. Ho bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi.
Al Maid Latte non ci vado da un po' e non intendo tornarci.. almeno per ora. Troppe conoscenze 'indesiderate'. Con mamma non ho quel rapporto dove la figlia si confida con la madre. E con Suzuna, beh lei è troppo piccola per capire certe cose e poi vorrei tenerla fuori dai miei affari di cuore.
« Sarai nel mio corso di studi? »
« Confrontando il mio e il tuo depliant, direi che si, faremo lo stesso corso di studi. Vedi? I depliant sono uguali. »
Evvai! La tattica del cambiare discorso ha funzionato! E che bella notizia! Shintani frequenterà il mio stesso corso. Spero solo che non faccia strani giochetti e chi si limiti ad essermi amico. L'odio verso il sesso maschile non mi è passato e faccio una gran fatica nel relazionarmi con lui dato che anche lui è un uomo. 
« ..quindi ragazzi e ragazze, vi auguro di passare un buon anno accademico e buona fortuna per i vostri esami! »
Tutti scoppiano in un applauso fragoroso e, non sapendo il perché dato che ero persa nei miei pensieri, mi unisco, battendo le mani anche io.

La campanella suona e ciò significa che il mio primo giorno da matricola è appena iniziato. Ho scelto l'università della mia città per non avere problemi nel cercare casa e robe simili. Campiamo per pochi spiccioli ed è già un miracolo che io sia qui.
« Devi farti una cultura, tesoro mio. Non è giusto che, per colpa della nostra situazione economica, tu debba mettere da parte le scuole. Vorrei che tu frequentassi l'università, qualsiasi tu voglia. Ti prego, fallo per la tua mamma. »
E come facevo a dirle di no? I suoi occhi erano bagnati di lacrime e trasmettevano l'amore che solo una mamma puo' darti. E poi, con i soldi che ho raccimolato al Maid Latte, sono apposto per un anno. Ho cercato di convincere mamma a metterli da parte per Suzuna, ma non voleva sentire ragioni. Diceva che i soldi sono miei e che devo essere io a gestirli. Non è una pensata brutta, però sono la sorella maggiore e desidero che anche Suzuna abbia un certo tipo di cultura. Vedremo.
« Allora, che fai? Ci vieni o no in classe? »
Shintani mi strappa dai miei pensieri e, tornando al presente, mi accorgo che la piazzetta dove poco fa era zeppa di ragazzi, ora è vuota. Al suono della campana, tutti si sono diretti verso l'aula per la prima lezione dell'anno. Siamo circa un centinaio e sicuramente si faranno a capelli per accaparrarsi il posto più vicino alla cattedra, per seguire meglio la lezione.
« Arrivo! »
Corro e raggiungo ben presto l'aula. Facendomi spazio tra i ragazzi, riesco a beccare un posto libero su di una panchina. Impacciata, nel sedermi, urto una ragazza, dandole una gomitata in pieno viso.
« Scusami tanto! Davvero, non era mia intenzione! C'è poco spazio qui e non sapevo come fare per raggiungere il posto e sedermi. Spero che tu stia ben.. »
Non volevo crederci. Quando finalmente riesco a sedermi, mi volto per poterla guardare negli occhi. E' LEI. La ragazza che ha baciato Takumi, o che Takumi ha baciato. NO! Non sono più andata al Maid Latte per non incontrarla e ora scopro che è anche una mia collega al college. MERDA! NO, NO, NOO! Poteva andare peggio di così?!

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Capitolo 4
*** La vendetta è un piatto che va servito freddo! ***


E’ una ragazza bruna, con gli occhi color cioccolato. Ha una pelle rosea senza la minima traccia di imperfezioni. Il suo viso presenta una sottile linea di eyeliner sugli occhi, un ombretto color rosa pesco e gli zigomi sono accentuati da un velo di phard. E’ alta almeno 1.70 cm ma non so dirlo con precisione dato che è seduta. Indossa la mia stessa divisa solo che i capelli sono sciolti e sono caratterizzati da una piccola treccia che parte dalla ciocca dell’orecchio destro per poi scendere dietro l’orecchio sinistro. La treccia è legata all’estremità da entrambi i nastri dati in dotazione assieme alla divisa.
Devo dire che la sfortuna è dalla mia parte.
Prima Takumi mi tradisce, la divisa del college non è delle migliori e adesso scopro che una delle mie colleghe è proprio la sgualdrina. Fantastico!
«Tranquilla, non mi hai fatto nulla. Se vuoi, mi sposto ancora un po’ così da far spazio anche al tuo amico.» lo indica e io seguo con lo sguardo la traiettoria del suo dito puntato su Hinata. Come diavolo fa a sapere che io e lui siamo insieme? «Vi ho visti poco fa in piazzetta mentre il direttore faceva il discorso di benvenuto.» spiega lei sembrando molto tranquilla e pacata.
Possibile che non mi abbia riconosciuta? Possibile che non sappia che io sono la ex di Takumi? Stento a crederci. Gioco d’astuzia facendomi venire una bella idea.
“La vendetta è un piatto che viene servito freddo” dicono. Bene, verrà servito ghiacciato!
«Piacere di conoscerti, allora. Io sono Misaki e sono una matricola proprio come il mio amico che hai indicato. Lui è Shintani, Hinata per gli amici» le tendo la mano cercando di essere quanto più amichevole e disinvolta possibile.
«Misaki» ripete lei a voce alta, sorridendomi in seguito «E’ proprio un bel nome e suona così bene» mi sorride, tendendomi poi, anche la sua mano che stringe la mia. «Io sono Yumi e sono appena arrivata a Tokyo. Sono originaria di Osaka e ho deciso di continuare qui i miei studi, lontana da casa e dagli amici. Vorrei farmi una nuova vita con nuove conoscenze» - e hai deciso di iniziare col rubarmi il fidanzato, brutta troia?! - «E sono felice che le mie prime amicizie siete tu e Hinata.» Mi sorride e io non posso che sorriderle di rimando.
Hinata, dopo un mucchio di gesti che faccio per attirare la sua attenzione, finalmente posa lo sguardo verso il mio lato. Con la mano gli faccio capire di avvicinarsi e a gesti, gli dico di esserci un posto anche per lui.
Dopo tutto, potrebbe non essere così tragica come pensavo.

Le ore trascorrono velocemente anche perché oggi tutti i docenti si stanno presentando e stanno introducendo le loro materie, i punteggi bonus che si possono accumulare e stanno spiegando anche come si svolge un esame universitario.
A quanto pare, per ogni semestre, ci sono ben tre materie e, dato che i semestri sono due, le materie saranno sei. Le lezioni si stopperanno per tipo qualche mese, intervallo nel quale avranno luogo gli esami. Spero davvero di farcela anche se, con il fardello che mi porto, rende tutto più difficile il concentrarmi.

Bene, il primo giorno da studentessa universitaria termina qui. I tre professori si sono presentati e ci hanno messo meno di trenta minuti ciascuno nel farlo. Da domani si inizia a fare sul serio e io sono sempre più tesa a riguardo..
«Vi va una tazza di caffè per festeggiare?» Yumi mi strappa dai miei pensieri invitando sia me che Shintani a bere qualcosa. Io odio il caffè e anche lei. Devo dirglielo? Nah, le lascio il beneficio del dubbio.
Shintani mi guarda negli occhi come se aspettasse la mia approvazione. Possibile che a 21 anni non sappia ancora comportarsi da uomo maturo? Possibile che, nonostante il mio ruolo da presidentessa alla Seika High School sia finito con il diploma, io debba continuare a ragionare e a comportarmi da ragazzo? In verità, l’unica persona che mi faceva sentire una ragazza era Taku…
«Allora?!» insiste Yumi, tirandomi per la manica della giacca. «Okay, okay! Andiamo a prendere questo caffè» le dico, quando Hinata mi prende per un braccio e mi porta in disparte. Yumi rimane senza parole e io guardo Shintani di traverso. «Che cavolo ti prende andesso, Shintani!?» lo sgrido, cercando di sottrarmi alla sua stretta. «Tu odi il caffè. Perché adesso hai accettato di andare a berlo con questa tizia che neanche conosciamo? Non eri tu quella prudente, quella che sta alla larga dalle persone sospette? Non ti riconosco più, Ayuzawa.»
In effetti non ha tutti i torti. Lui mi ha sempre offerto di andare a bere il caffè insieme e io l’ho sempre liquidato dicendogli che il caffè, l’aroma del caffè mi disgusta. Ma questa volta è diverso, questa volta si tratta di mettere in pratica la missione che mi sono prefissata. Ma lui, poverino, non sa nulla. Non sa della mia rottura con Takumi, non sa che Yumi è la causa di tutto. Non sa che ho intenzione di rovinarle la vita, come lei ha fatto con me.
Oh, Shintani.. Se solo tu capissi cosa mi sta succedendo..
La mia espressione cambia visibilmente. I miei pensieri si riflettono sul mio viso facendomi apparire triste e delusa. Alzo gli occhi per un attimo e noto che Hinata è a bocca aperta.
«Ma che diavolo…?!» gli tiro uno schiaffo per farlo riprendere «Cosa stai guardando, stupido di un Shintani?!» distolgo lo sguardo da lui, posandolo in un punto qualsiasi del piazzale dove eravamo fermi da circa quindici minuti.
«Y-Yumi?!» mi volto e noto che lei è sempre lì, con una mano a stringersi l’altro braccio mentre si morde il labbro preoccupata. «Si, sono qui!» urla lei per farmi rassicurare.
Il mio sguardo si riposa su Hinata e facendogli un dolce sorriso, lo prendo per un braccio. Mentre lo trascino verso Yumi, cerco di spiegargli «Lo so che non mi piace il caffè e so anche che Yumi non la conosciamo. Ma ti chiedo una cosa che non ho mai chiesto a nessuno: fidati di me. Ti prego» lo guardo, facendogli gli occhi dolci che solo a lui sembrano non essergli indifferenti. Difatti si scioglie come neve al sole, le sue guance diventano rosse e inizia a balbettare un si confuso e imbarazzato.
«Andiamo a bere questo benedetto caffè.»

Ci troviamo esattamente al Coffee Bar che si trova praticamente di fronte l’università. E’ un bar gestito da dei ragazzi laureati ed è interamente frequentato dagli universitari.
E’ uno chalet in legno che presenta una tettoia obliqua. All’interno vi sono otto tavolini da salotto sistemati a lato. Come sedie, ci sono dei soffici divanetti in pelle: quello centrale è a due piazze e accanto ci sono due poltroncine a una piazza. Contando che i tavolini sono otto, i divanetti sono ventiquattro, tre per ogni tavolino.
A destra, invece, c’è la vetrinetta contenente tutti i dolciumi possibili e immaginabili e, se si prosegue più infondo, c’è anche la vetrinetta contenente il gelato di vari gusti.
Yumi prende posto e io e Shintani la seguiamo a ruota. Ognuno occupa un proprio divanetto. Io opto per quello a due piazze, al centro. Mentre loro due, gli altri due divanetti ad una piazza. Sono così soffici che ci sprofondi dentro.

Dopo meno di cinque minuti, un ragazzo alto sul metro e ottanta, capelli biondi, occhi verdi e fisico slanciato, ci raggiunge con un block notes e una penna per prendere le ordinazioni.
«Offro io, ovviamente!» dice Yumi guardando sia me che Hinata. Io sorrido perché non avrei minimamente speso neanche un centesimo, mentre Hinata, colui che dovrebbe essere l’unico uomo tra noi tre, pare imbarazzato e a disagio. Lo intuisco perché si muove sul divanetto e assume un colorito roseo sulle guance. – Mio Dio, Hinata! -
«Sei molto gentile, Yumi» dico, annuendo per entrambi.
«Io prendo un caffè macchiato, con una spolverata di cacao sopra e come accompagnamento, un cornetto alla crema. Grazie.» - E’ decisa, la ragazza! – commento, mentre osservo il ragazzo che, diligentemente, annota l’ordinazione. Il suo sguardo si posa su Hinata che è ancora intento a muoversi nervosamente sul divanetto.
«E a lei cosa le porto, signore?» dice il cameriere, sorridendo a Hinata nel vederlo intimidito. «Ehm..Uhm..Un cappuccino senza troppa schiuma. Grazie..» «Non vuole nessun dolcetto come accompagnamento, signore?» dice il cameriere mentre appunta il cappuccino. «N-No, grazie. Va bene così.» Il ragazzo annuisce e quando finisce di scrivere, posa il suo sguardo su di me. Nel farlo, rimane incantato, estasiato. Nemmeno se avesse visto un angelo in terra.
Possibile che io debba fare questo effetto proprio sulla specie che odio di più al mondo?! Dico fra me e me, innervosita. «Per me, un succo d’arancia e come dessert, un pezzo di quel dolce alla panna e sopra se potresti metterci una fragolina, per favore. Grazie.»
Lo liquido mentre lui scrive. Indugia un po’ di più sul guardarmi per poi allontanarsi.
«Grazie per aver accettato l’uscita, Misaki. E anche tu, Hinata» ci sorride mentre si mette comoda sul divanetto. – Non sai cosa ti aspetta, mia cara. Ma, soprattutto, non sai con chi hai a che fare. – La guardo quando il cameriere di prima è già di ritorno. Posa il vassoio con le ordinazioni al centro del tavolino e, sul piattino del mio succo, c’è un bigliettino che proviene sicuramente dal block notes del cameriere.
- Se vuole attaccare bottone con me, ha perso in partenza! -
Apro il bigliettino prima ancora di prendere le mie ordinazioni e portarle verso di me. Leggendolo, il mio viso cambia completamente colore e sia Yumi che Hinata mi guardano a bocca aperta stupiti.
«Ma che diavolo…?!»

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