Il misterioso malessere di Armstrong

di ExcelSpectre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Glielo dico io: solo un disturbo intestinale! ***
Capitolo 2: *** ... Perché non ne prende prima un morso lei? ***



Capitolo 1
*** Glielo dico io: solo un disturbo intestinale! ***


“Bene, signor … Armstrong” – disse il Dr. Daniels mentre leggeva la cartella del suo ultimo paziente. – “I dolori allo stomaco che sente non sono altro che un semplice disturbo intestinale.” – concluse, facendo un sorriso sincero e rassicurante. Il paziente, ovvero George Armstrong, ascoltava le sue parole, aggrappandosi alla sedia su cui giaceva, come per non cadere nel vuoto più assoluto. Daniels, facendo un cenno come per dire “la prego, un po’ di contegno”, cercava di rassicurare l’uomo spaventato che si ritrovava davanti.
“Non faccia il paranoico. Tenga, le prescrivo qualche pasticca per l’acidità di stomaco e se ne torni a casa …”
“No.” – fece Armstrong – “Non si tratta di un semplice disturbo. Lei mi sta prendendo in giro! Lei vuole il mio male!”
Il dottore, a quelle parole, si alzò di scatto e lanciò un’occhiata furiosa al suo paziente. “Io sono un uomo d’onore e sono anche un medico! Per niente al mondo tradirei il mio Giuramento di Ippocrate! Glielo dico io: solo un disturbo intestinale! Un. Semplice. Disturbo … Non faccia il bambino.”
Dopo aver ricevuto quella sfuriata, George abbassò la cresta; non se la sentiva di ribattere quelle parole, e dopo aver ringraziato Daniels (anche se a malavoglia) se ne tornò a casa.
Una volta nella sua dimora, la prima cosa che fece fu ingoiare un paio delle pasticche prescrittegli dal dottore. Fatto ciò, si tolse i vestiti, si buttò sul divano ed accese la televisione. Passò un’ora, poi un’altra e poi un’altra ancora, finché non si fecero le undici di sera.
Appena queste scoccarono, George chiuse gli occhi e si preparò; proprio come ogni notte, da un paio di settimane, qualcosa sembrava muoversi tra le viscere del pover’uomo. Dei dolori improvvisi allo stomaco lo costrinsero a mettersi in una posizione fetale; una dolorosa fitta poco sopra il bacino lo fece cadere dal divano. Poi arrivò uno spasmo, poi un altro e poi un altro ancora. Il colpo finale lo diede un secondo dolore allo stomaco, che fece svenire Armstrong sul freddo pavimento di casa sua.
La mattina dopo, verso le sette, George si alzò dal pavimento e, con le lacrime agli occhi e facendo finta di niente, si alzo e si mise sul divano.
“Sporco bugiardo …” – diceva ogni tanto, trattenendosi lo stomaco, pronto a vomitare tutto il suo misero contenuto.
Alle ore nove, George si recò nuovamente dal suo dottor Daniels. Egli, un uomo calvo, grosso e con un accenno di barba bianca, se ne stava tranquillamente seduto al centro del suo studio medico, e quando vide il paziente entrare lo accolse con un sorriso gongolante. “Allora? State meglio? Scommetto di sì.”
Armstrong non disse nulla, semplicemente si avvicinò a lui.
“Le mie diagnosi sono sempre perfette!” – continuava a pavoneggiarsi beato Daniels, finché George non arrivò alla sua scrivania e cominciò a batterci i pugni sopra.
“Perfetta un cazzo! Le sue pasticche mi hanno solo fatto vomitare l’anima! I dolori ci sono ancora, e sono forti come sempre!” – urlava furioso, continuando a sbattere i pugni, finché il dottore non si alzò e gli blocco gentilmente le mani, come un padre col figlio capriccioso.
“Si calmi …” – disse, mentre si sistemava gli occhiali sul grosso e tozzo naso. – “… Gli effetti collaterali capitano … Ecco, per calmarvi prendete un po’ di questa carne essiccata; me l’ha preparata mia moglie per pranzo, ma non credo che mangerò oggi; troppi impegni.” – e gli allungò un vassoietto.

ANGOLO AUTORE

Scritta in una notte insonne. Probabilmente piena di errori. Vi prego di segnalarmeli e di dirmi come ne pensate come inizio ^^
Come ho già detto in precedenza, questa storia è divisa in diversi capitoli (due o tre, devo vedere), perciò, se vi piace, non perdetevi il finale °^°

 

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Capitolo 2
*** ... Perché non ne prende prima un morso lei? ***


“… Carne essiccata.” – pensò George. - “Mi sta offrendo del cibo … Lui non ne ha preso neppure un morso. Di certo è avvelenata! Tossica! Mortale! Quel fottuto bugiardo mi vuole morto!” – continuava a farneticare, mentre fissava incredulo il vassoio del dottore.
“Su su, non faccia complimenti.”- gli disse quest’ultimo, sorridendo.
“… Perché non ne prende prima un morso lei?” – disse nervosamente Armstrong, mentre si buttava su una sedia dello studio, senza però mai distogliere lo sguardo dalla carne.
“Lei è un pazzo paranoico, Armstrong …” – ridacchiò serenamente, mentre prendeva un po’ del cibo con la punta delle dita. – “… Di certo, però, non posso giudicarla se ha qualche disturbo mentale, quindi starò al suo gioco. Ecco …” – e diede un morso alla fetta che teneva tra le robuste e raggrinzite mani, per poi passarlo al suo paziente.
“Io non ho tendenze suicide, quindi di certo ciò che mi metto a mangiare non può farmi male. Seguendo la logica, non dovrebbe fare male neppure a lei!”
Stupito, Armstrong prese il pezzo e lo divorò; non mangiava da 15 ore buone, ed il suo stomaco chiedeva pietà. – “Uhm … E’ buona.” – disse, con il volto che diventava a poco a poco sempre più sereno. – “Faccia i complimenti a sua moglie …”.
“Lo farò.” – disse il dottore, mentre si alzava, prescriveva altri medicinali ad Armstrong e gli incartava il pacchetto con la carne.
 
Tornato a casa, George non ci vedeva più dalla fame, così prese la carne essiccata e la divorò in pochi secondi, poi si stese sul divano. In quel momento si sentì come in un sogno: nessun segno di dolori, nausea o giramenti di testa. Niente convulsioni. Solo il dolce ed al contempo salato e calorico sapore della carne …
 
La sveglia suona. George si sente vivo. Sorride.
Ha passato finalmente una notte senza incubi o dolori. E’ felice. Sente di poter fare e diventare tutto. Sogna di pagare i debiti arretrati, di trovarsi una moglie, mettere su famiglia, trovare un lavoro, smettere di dipendere dai suoi genitori. Sogna di avere degli amici, di viaggiare il mondo; sogna di fare successo, di diventare famoso. Sogna di andare a trovare la sorella che da anni, ormai, non vede più. E, mentre sogna la vita che vorrebbe avere si accorge di qualcosa di veramente allarmante; non riesce a muoversi.
George rinviene dal suo sogno ad occhi aperti. E’ su una barella. Dentro un ospedale. Alza la testa e, malgrado la sua vista sia annebbiata ed intontita, riesce a notare un macabro dettaglio: è senza braccia, e senza gambe. Ciò che rimane del suo corpo è legato malamente ad una barella arrugginita e macchiata dell’inconfondibile e nauseante odore di sangue secco. Armstrong ne è sicuro: si tratta di un sogno. Solo un sogno, così si rimette a dormire.
“Ehi ehi ehi ehi! Non si arrenderà così facilmente, spero!” – George riconosce quella voce, così riapre gli occhi, questa volta con il volto segnato dal terrore. – “Sono io, il dottore! Non è felice di rivedermi?”
George è talmente terrorizzato da non riuscire a parlare, mentre davanti a sé il dottore lo fissa, ridendo.
“Sei una persona debole; prima stai tanto a criticare ed a dubitare di me e poi ti butti, come una povera bestia in agonia, su un misero cibo pieno di batteri e bacilli non ancora sperimentati! Ridicolo.”
All’improvviso Armstrong sente un fortissimo dolore alle spalle,  e da esse comincia a trasudare un liquido nero come la pece. Alza lo sguardo per un attimo e vede che quella strana merda gli stava uscendo pure dal bacino, proprio nel posto dove doveva esserci l’attaccatura delle gambe. Si sentiva svenire, ma prima di perdere i sensi riuscì a gridare “Che ne è del suo giuramento di Ippocrate?! Era tutta una farsa?!”
Il dottore si pulì delicatamente gli occhiali con un fazzolettino, e poi rispose:
“Io non l’ho ferita e non le ho negato le medicazioni. Ciò che le faccio è nel nome della scienza!” – intanto, dai suoi occhi e dalla sua bocca cominciava a colare fuori lo stesso liquido nero di George, mischiato però con del sangue. – “Questo è per la scienza! Tutto per la scienza!”
George chiuse gli occhi, mentre sentiva i suoi occhi che lacrimavano. Forse lacrime, forse altro.
Un unico pensiero in testa: non doveva accettare di farsi curare di una persona di cui non si fidava.

ANGOLO AUTORE:
Scritta di gettissimo e ... Nnnnope, non mi piace il finale. Peccato. 
Oh beh, sarà per la prossima.
 

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