When you wish upon a star

di Cerbyatta Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Notte del mancato matrimonio ***
Capitolo 2: *** 2. Come sempre ***
Capitolo 3: *** 3.Qualcosa che non quadra ***
Capitolo 4: *** 4. Luci Bianche ***



Capitolo 1
*** 1. Notte del mancato matrimonio ***


1. NOTTE DEL MANCATO MATRIMONIO

Ranma non aveva mai creduto a quelle sciocchezze. Non che fosse la prima volta che gli capitava. Era già accaduto, infatti, che si trovasse di fronte allo spettacolo offerto da una stella cadente. Se lo ricordava bene.
La prima volta era accaduto mentre osservava al telescopio la principessa Ori, insieme ad Akane. Improvvisamente la stella aveva iniziato a cadere, senza motivo. Poi Akane era caduta dal balcone e lui si era precipitato in giardino a soccorrerla. La strana caduta di Ori se l'era già dimenticata. 
Un'altra volta era accaduto durante la festa di Natale dell'anno precedente. In realtà non si trattava di una sola stella cadente... ne erano cadute a centinaia probabilmente! Questa se la ricordava ancora meglio. 
Era sempre lì, sul balcone, e c'erano anche tutti gli altri. In quel momento aveva pensato che sarebbe stato stupido esprimere un desiderio. Il fato non esisteva e un uomo poteva realizzare da solo i propri desideri, bastava volerlo. Prendendo coraggio dai suoi stessi pensieri, quella sera posò una mano sulla spalla di Akane, intenta ad ammirare lo spettacolo col naso all'insù, e l'attirò a sè.
Lei non lo respinse, anzi. Appoggiò il capo sulla sua spalla, in completo silenzio, continuando ad ammirare il cielo e stringendo al petto la foto incorniciata che lui gli aveva regalato. In quel momento Ranma non aveva null'altro da desiderare. Non come quella sera.
Il tetto del dojo non era mai stato tanto scomodo. Si era anche creato un cuscino di fortuna, togliendosi l'abito da cerimonia ormai lacero e appallottolandolo sotto la testa, restando in boxer. Aveva assistito ad altre notti di luna nuova su quel tetto, ma mai tanto buie come quella. Non si sarebbe mai immaginato, in una notte del genere, di veder passare una stella cadente. La sua coda era tanto luminosa che, seppure per pochi istanti, aveva illuminato a giorno il tetto del dojo.  Ranma non ci pensò due volte, nonostante non avesse mai creduto a tutte quelle storie. Espresse un desiderio. 
Mise a fuoco il pimo pensiero che gli passò per la testa, quello che lo attanagliava da quando era tornato al dojo in seguito alla battaglia. Desiderò di non rivedere mai più quell'espressione sul volto di Akane. Mai più.
Terrorizzato, realizzò di aver dato un nome a quell'espressione. Un'espressione che mai si vorrebbe vedere dipinta sul volto della persona amata. Odio.

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Capitolo 2
*** 2. Come sempre ***


2. COME SEMPRE
 
Non ricordava nemmeno di essersi messo a letto o di essere andato in camera sua. Era stata una notte d'inferno... solo questo ricordava.
Ranma scostò malamente le lenzuola umide di sudore e mise i piedi per terra, stropicciandosi gli occhi ormai spalancati col dorso del pugno.
" Dannazione... "
Nonostante fosse ormai sveglio, non riusciva a liberarsi dell'orribile sensazione che il sogno gli aveva portato. Mai come allora, ricordava ciò che aveva sognato con precisione maniacale, in ogni dettaglio. 
Nell'incubo, saltava giù dal tetto del dojo, mezzo nudo, sporco di fango e cenere, coperto di ferite, come se fosse stato nel mezzo di un'esplosione, o nell'occhio di un ciclone. Saltava giù perchè gli era parso di sentire un grido. Tutt'intorno un'atmosfera lugubre, tetra. Corvi ovunque, ad oscurare ulteriormente il cielo già cupo. Per terra, a creare un sentiero sul prato del giardino di casa Tendo, decine e decine di piume d'uccello. Ad una prima occhiata non se n'era accorto, ma osservando meglio si rendeva conto, spaventato, che le piume erano sporche di sangue. Altre gocce, invece, sporcavano il terreno tutto intorno al sentiero.
Nel sogno, Ranma decideva di farsi coraggio e seguire il sentiero di piume. Il ragazzo iniziava a sudare, terrorizzato. Raggiungeva il retro della palestra, lentamente, sentendo accelerare il battito ad ogni passo. E, inconsapevolmente, sapeva già che l'immagini che gli si sarebbe parata davanti lo avrebbe scioccato, straziato, lo avrebbe lasciato senza fiato: una dozzina di grossi cuscini lacerati, come da artigli, sparsi in maniera disordinata sul terreno. Drappi infangati e strappati di un lenzuolo giallo sparsi ovunque tra i resti dei cuscini, mentre un drappo più grosso degli altri, e impregnato di fango e sangue, sembrava coprire qualcosa.
Non sapeva il perchè, ma Ranma aveva paura. Era terrorizzato all'idea di sollevare quel drappo di lenzuolo e scoprire cosa nascondeva. Si avvicinava con cautela, mentre i battiti seguitavano a martellargli veloci nel petto e il sudore gli imperlava la fronte e le guance, misto alle lacrime che sapeva di aver iniziato a versare.
Deglutendo, scioglieva un pò del nodo alla gola che gli impediva di muoversi e si chinava sul lenzuolo. Ne afferrava un lembo, quasi con la punta delle dita e iniziava a sollevarlo, osservando ad occhi socchiusi le increspature del tessuto che andavano deformando il lenzuolo con precisione raccapricciante, quasi non volesse guardare.
Odiò se stesso, ricordando la reazione che aveva avuto nell'incubo alla vista del corpo inerme e freddo di Akane, una volta sollevato il lenzuolo. Una reazione quasi assente, nessun grido, nè singhiozzo, nè verso di disperazione. Un pianto silenzioso e raccapricciante, senza suoni, fatto solo di lacrime. Vuoto. Ecco come si era sentito. Come se nulla avesse più senso. Nè lui, nè la sua famiglia, nè il suo nome, nè le arti marziali...  nulla aveva più importanza senza di lei.
Ma quella non fu la parte peggiore dell'incubo. Il peggio venne quando gli occhi del cadavere di Akane si spalancarono di colpo, puntando Ranma con uno sguardo carico di rabbia. Non v'era traccia del caldo cioccolato che il ragazzo ricordava, gli occhi erano completamente neri. Un rivolo di sangue fuoriuscì al lato della bocca della ragazza, quando iniziò a parlare. La voce era di Akane, senza dubbio. Ma qualcosa di oscuro e macabro la rendeva raccapricciante. 
" E' tutta colpa tua "
Ranma non riusciva ancora a muoversi, nè a parlare per il terrore. Inizialmente, balbettava.
"A-Akane... io ti ho sentito gridare... sono sceso dal tetto e..."
"E' tutta colpa tua"
Mentre il ragazzo tentava di spiegare, Akane si era alzata in piedi, mostrando il corpo tumefatto, coperto di lividi. Un grosso squarcio attraversava il petto in diagonale, grondante di sangue, disegnando nuove macchie sul suo pigiama giallo. Ranma la osservava inorridito, continuando a versare lacrime. 
"Cosa ti hanno fatto... ?"
Ad ogni parola, la voce di Akane diventava sempre più strana, sempre più oscura, fino quasi a non appartenerle.
"Colpa tua"
Erano a pochissima distanza l'uno dall'altra. Ranma allungava una mano verso di lei, improvvisamente più impaurito.
"Akane... ti prego..."
"Colpa tua"
Un raggio di sole, ad un tratto, filtrava insistente attraverso lo spesso strato di coltre oscura raggiungendo il volto di Ranma ed anche quello della ragazza. Ranma ricordava con precisione questo particolare perchè, quando si era svegliato, aveva creduto che il fascio di luce che gli colpiva la faccia fosse lo stesso.
L'ultima scena che ricordava fu quando restò con la mano sospesa a mezzaria, impotente, mentre il corpo di Akane diventava sempre più grigio, man mano che il sole lo inondava della sua luce. Tento di raggiungere il viso della ragazza con la punta delle dita, ma fu inutile. Si ritrovava ad afferrare l'aria, mentre gli ultimi residui inceneriti del corpo di Akane volavano sospinti da un vento gelido, sotto il fascio luminoso dell'alba.
Ranma si alzò definitivamente dal letto, ormai oltremodo sveglio. Gettò un'occhiata veloce alla sveglia sul comodino, rendendosi conto che era decisamente presto per i suoi standard, ma decise che avrebbe fatto meglio a farsi una doccia e a tentare di rilassarsi, anzichè starsene a rimuginare su un incubo. Tanto ne era sicuro...l'incubo vero e proprio sarebbe iniziato di lì a breve, quando tutta la famiglia Tendo-Saotome si sarebbe riunita a colazione e si sarebbe parlato di quello che era accaduto il giorno prima. Chiaramente, e Ranma ne era sicuro, tutta la colpa sarebbe ricaduta su di lui. Uscì in fretta dalla sua camera e si diresse in bagno, con tutte le buone intenzioni di arrivarci. Ma una fermata era obbligatoria.
Così, in punta di piedi, si fermò accanto all'unica porta della casa che sfoggiasse una papera di legno e l'aprì con cautela. Abituò velocemente gli occhi al buio della camera e gettò uno sguardo al letto. Akane dormiva tranquilla, aggrovigliata tra le lenzuola gialle e abbracciata al cuscino. Ranma sorrise e sospirò di sollievo quasi senza accorgersene. Richiuse la porta e si avviò in bagno, dandosi dello stupido. Aveva davvero avuto paura che non si trattasse di un sogno? Sorrise, infondo non gli era costato nulla controllare. Un ruggito sordo dal suo stomaco interruppe il flusso dei pensieri del ragazzo.
Si rese conto che la giornata precedente non era stata tra le migliori per i suoi nervi e, tra le altre cose, aveva anche digiunato tutto il giorno! Entrò in bagno e si affrettò a spogliarsi e a mettersi sotto il getto d'acqua calda della doccia. 
Di sicuro la colazione avrebbe portato a discutere sull'accaduto e lui ed Akane avrebbero iniziato a litigare, poi a dirsele di santa ragione, infine avrebbe cominciato a scappare per sfuggire alla fidanzata, che l'avrebbe rincorso con in mano il tavolo da pranzo. Come sempre. 
In seguito, Akane ce l'avrebbe avuta a morte con lui fino a che il ragazzo non avesse trovato una maniera di fare pace. Come sempre. E alla fine, tutto sarebbe tornato alla normalità. Akane non lo odiava, ne era convinto ogni minuto di più. L'espressione del giorno precedente che l'aveva tanto preoccupato, era solo dovuta al fatto che fosse arrabbiata. Sì, molto arrabbiata, ok. Ma Akane non l'avrebbe mai odiato, soprattutto per un casino che sapeva perfettamente non fosse stato colpa sua. Prima o poi la testona lo avrebbe capito.
Ranma si rilassò sotto il getto caldo, pregustando la tranquillità che sarebbe giunta presto o tardi. Inevitabilmente. Come sempre.

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Capitolo 3
*** 3.Qualcosa che non quadra ***


3.QUALCOSA CHE NON QUADRA

Sarebbe stato pronto a tutto, davvero. Alle grida, o anche alle sedie che sarebbero volate. Sarebbe stato pronto a sopportare gli insulti, a sentirsi in colpa o anche a prendersi un ceffone. Si era anche preparato alla possibilità di un'indifferenza totale o di una freddezza cosmica nei suoi confronti. Ma non accadde nulla di tutto ciò.

Nè a colazione, nè durante tutta la mattinata. Akane non aveva sbraitato, non gli aveva tirato oggetti, non l'aveva rincorso per pestarlo a sangue... e non si comportava nemmeno come la freddezza fatta persona!

L'esatto opposto.

Akane era stata sorridente, allegra... e ad un certo punto anche gentile! Soprattutto da quando era entrato Ryoga in casa, di ritorno da uno dei suoi "lunghi viaggi". Kasumi l'aveva ovviamente invitato a restare per il pranzo, e adesso gli toccava assistere a quelle stupide facce da pomodoro del maiale ed ai suoi ridacchiamenti isterici ogni volta che Akane gli sorrideva e lo intratteneva chiacchierando con una gentilezza quasi mai vista. Gentilezza che, stranamente, non risevava  soltanto a lui. 

Ma ancor più da non credere era il fatto che se accorgesse lui soltanto! Possibile che nessuno si rendesse conto che la situazione era assurda? E c'era dell'altro. 

Nè Nabiki con le sue battute ambigue, nè Soun con le sue trasformazioni in demone, nè suo padre con le sue ramanzine patetiche, nemmeno Kasumi con i suoi commenti sdolcinati... nessuno aveva anche solo accennato al casino che era successo il giorno prima, nè al fatto che sia la palestra che parte della casa fossero state distrutte.

Non che se ne lamentasse, certo. Ranma sapeva perfettamente come sarebbe andata se l'argomento fosse stato messo in mezzo. Ma la cosa gli puzzava comunque. 

Decise che tanto valeva fare il loro gioco. Se non volevano parlarne, non sarebbe stato certo lui a fare il primo passo. 

Ad un tratto, Ranma si sentì chiamare e un brivido gelido gli percorse l'intera colonna vertebrale, mentre si rendeva conto che con ogni probabilità la sua fortuna sfacciata l'aveva appena abbandonato , e lui aveva perso tempo a chiedersi come fosse possibile che non fosse ancora accaduto nulla! Sospirò, infondo sapeva già come sarebbe andata a finire, mentre voltò lo sguardo verso la sua fidanzata che l'aveva chiamato ed ora gli stava dicendo: 

"Ranma, hai sentito quello che ho appena detto? "
"Ehm, no ero sovrappensiero. Dicevi?"

Lei sorrise. Un sorriso divertito. Divertito davvero! Ridacchio brevemente portandosi il dorso della mano alle labbra, prima di dire:

"Ti ho chiesto la salsa di soia, Ranma!"
"Eh?" 
"Ce l'hai accanto al piatto. Puoi passarmela, per favore?"

Ranma non sapeva come guardarla. Si sentiva come stralunato. Che diavolo stava succedendo là dentro? Il giorno prima era successo un casino tale che, di norma, non sarebbe bastata una settimana di urla seguite a gelo totale, e invece Akane gli chiedeva:

"Ranma? Ti senti bene? Sei così pallido..."
"E poi hai quella faccia da pesce palla inebetito!" aggiunse Nabiki "Che ti è successo? Pare che tu abbia visto un fantasma..."
"Sciocchezze, Ranma non ha ancora finito di mangiare. E' ovvio che ha bisogno di carboidrati." sostenne Soun
"Già.." asserì suo padre " ogni artista marziale che si rispetti sà perfettamente che, per dare il massimo in combattimento, bisogna prima nutrire corpo e spirito."
"Forse allora dovrei riempirgli un'altra ciotola..." aggiunse Kasumi
"Macchè! Ranma sta benissimo!" esordì Ryoga con un sorriso a pieno volto "Vedrete, dopo pranzo ci alleneremo un pò. Forse ti mancava il tuo avversario preferito, eh Ranma?"
"E io..." fu tutto quello che riuscì a pronunciare, mentre osservava ad occhi spalancati i suoi familiari a tavola che, mai come quel giorno, assomigliavano alla famiglia della pubblicità di certe merendine di cui non ricordava il nome, dove tutti andavano d'amore e d'accordo.
"Mmm... forse ha bisogno di uscire un pò..." disse ad un tratto Akane, guardandolo con un'aria decisamente preoccupata " ... infondo siamo in estate! Stasera potremmo andare alla festa che ci sarà al Tempio, sarebbe divertente! Che ne pensate?"
"Che bello! Se andiamo alla festa potremo dare un'occhiata alle bancarelle! E' da tanto che cerco un nuovo servizio da tè!" proruppe Kasumi. guadagnandosi lo sguardo più incredulo che Ranma potesse fare.
"Secondo me è una splendida idea! Forse sei un pò stressato, Ranma. Le vacanze sono troppo tranquille per te!"  rispose il maiale, il quale concluse il discorso in una risata che, per Ranma, poco aveva di ironico.
"Tranquille dici?" azzardò a dire Ranma, ridacchiando a malapena. Sapeva di aver commesso un errore,  ma proprio non ce l'aveva fatta a lasciare in sospeso la questione. Doveva pur avere il diritto di fare una battuta!
"Aspettate un momento" disse improvvisamente Nabiki, con un'aria talmente seria da mettere quasi paura a Ranma. "Non possiamo andare alla festa del Tempio senza prima aver affrontato una questione molto importante... "
Tutto a un tratto, il tempo all'interno della sala da pranzo parve essersi fermato e le parole di Nabiki aleggiarono tra i commensali come l'ombra di un fantasma agli occhi del ragazzo. Era finita. Nabiki era sempre la solita! Tutti quel giorno cercavano miracolosamente di evitare l'argomento mentre lei, da buona opportunista fredda e calcolatrice, non avrebbe potuto evitare per un altro minuto ancora di tirare fuori la patata bollente e dire:
"Credete che potremmo andare al Tempio senza prima aver pensato a ..."
"A..?" disse Soun, improvvisamente preoccupato
"A..?" si aggiunsero in coro Genma e Ryoga, entrambi con una punta d'ansia nella voce
"A..?" disse Kasumi, guardando la sorella con un'espressione improvvisamente incredula
"Forse ti riferisci a..." Akane abbassò lo sguardo, decisamente rattristata.
"Allora l'hai capito, eh? Non possiamo assolutamente esimerci, date le circostanze!" le fece notare Nabiki
"Si può sapere di cosa state parlando, bambine mie?" Soun, come tutti gli altri, era evidentemente ansioso di venire a conoscenza del grande segreto e Ranma, ormai sull'orlo di un embolo, gli era mentalmente grato di aver posto quella domanda per lui. A quel punto era meglio parlarne, una volta per tutte!
"Te lo spiego subito, papà. Tanto l'ultima decisone spetta pur sempre a te. Ma sappi che se non provvederai a risolvere la questione, le cose potrebbero andare veramente male d'ora in avanti!" sbottò Nabiki, chiara e diretta. 

In fin dei conti, pensò Ranma, Nabiki aveva ragione. La questione adesso era in mano a Soun, ma non capiva perchè non fosse stato interpellato anche suo padre. Un dubbio atroce, improvvisamente, gli attanagliò lo stomaco, mentre guardava suo padre all'altro capo del tavolo. Gli sembrava serio, troppo serio. Lo sguardo basso e l'espressione contrita di chi, con onore, accetta il verdetto emesso dalla giuria. E se la famiglia Tendo avesse deciso che, dato quanto accaduto, Ranma e suo padre non avevano più il diritto di vivere a scrocco in casa loro? Che cosa avrebbe fatto? 

Decise di azzardare lo sguardo verso Akane, tanto per cercare di carpire l'argomento della discussione dalla sua espressione. Akane aveva gli occhi bassi, l'espressione tra il desolato e l'imbarazzato. Ranma non poteva crederci. Allora era vero! Stavano per annullare il loro fidanzamento! Si guardò attorno terrorizzato e le ipotesi cominciarono a passargli davanti agli occhi a briglia sciolta: forse era per questo che Ryoga era passato a trovarli ed era sempre per questo che lui ed Akane avevano fatto i gentili per tutto il tempo! Possibile che, a causa del fallimento del matrimonio, adesso fosse passato a Ryoga il ruolo di erede della palestra Tendo?? 

No, non poteva essere! Ranma cercò di calmarsi, infondo era ancora tutto nella sua testa. Ma più guardava suo padre ed Akane, più la sensazione di vuoto nel suo petto si allargava a dismisura. Questo ragionamento, fatto nel giro di pochi secondi, portò il ragazzo ad un'unica soluzione: doveva avere la possibilità di dire la sua, di spiegare. E, improvvisamente, il ragazzo sorprese i suoi stessi pensieri a trovare da soli la strada per uscire, così si trovò a dire:

"Un momento! Anche noi abbiamo voce in capitolo!"

Intorno al ragazzo, tutti assunsero facce incredule e divertite. Finchè fu Nabiki ad interrompere  il breve silenzio che si era creato:

"E perchè, di grazia?"
"P-perchè n-non... non potete decidere da soli!" Ranma iniziò ad infervorarsi, nonostante balbettasse, incerto sulle parole da usare.
"E cosa vorresti decidere tu? Che tra l'altro non hai nessun modo di essere d'aiuto alla questione?"  Nabiki incalzava, ma il ragazzo decise di non demordere.
"Chi l'ha detto che non potrei essere d'aiuto? A tutto c'è rimedio!"
"Ranma, credo proprio che questa situazione non ti riguardi" mentre parlò, Akane scrutò Ranma con sguardo allibito ed imbarazzato al tempo stesso.
"A meno che tu non voglia collaborare..." ribattè Nabiki, con un sorrisino malizioso.
"Nabiki..." Akane tentò di fermare la sorella, non prima che le sue guance assumessero la sfumatura rossa di un peperone.
"Suvvia, Akane! Cosa c'è di male se Ranma vuole assumersi un compito che spetterebbe a nostro padre?"
"Certo che voglio collaborare!" sbottò improvvisamente il ragazzo, animato dalla nuova speranza di aver trovato uuna soluzione... "Ma... a fare cosa?" si rese conto che non aveva la minima idea del tipo di collaborazione che poteva offrire, o meglio, ne aveva una piccola, campata per aria tra l'altro. Per qualche secondo, si ritrovò a spremere il cervello in cerca della risposta : cosa poteva fare effettivamente per evitare di essere cacciato con suo padre a calci nel sedere? Una lampadina, come per magia, si accese dentro la sua testa: ma era ovvio! Avrebbe dovuto scusarsi con Akane e con il resto della famiglia per l'accaduto... mmm... no. Forse stavolta non sarebbe bastato. Uhmm... pensò ancora un pò. Beh, forse avrebbe anche dovuto promettere, in presenza di tutti, che al secondo tentativo lui... ecco... sì... che lui non si sarebbe tirato indietro una seconda volta!

Certo che tra il dire il fare ne passava! Dove avrebbe trovato il coraggio per dire quella roba, per quanto vera potesse essere? Fu Nabiki, forse involontariamente, a metterlo alle strette dicendo:

"Beh Ranma, è semplice, basta che sia tu a..."
"Frena un secondo, Nabiki." improvvisamente, Ranma trovò il coraggio di iniziare il suo discorso "Devo prima dire una cosa e, per favore, non interrompetemi"

Terrorizzato, ma mosso da tutte le buone intenzioni del mondo, Ranma si guardò intorno mentre tutti gli sguardi si posarono su di lui, curiosi. Deglutì rumorosamente prima di continuare.

"Io v-voglio scusarmi per quello che è successo. Mi d-dispiace sinceramente. E c-chiedo s-scusa soprattutto a te A-akane..." disse, alzando timidamente lo sguardo verso la ragazza.
"Ranma... ma... " Akane sembrava sinceramente sorpresa, oltre che imbarazzata "Non devi assumerti la responsabilità per qualcosa che ho fatto io..."
"Qualcosa che hai fatto tu?" sbottò il ragazzo, che a quel punto non ci stava capendo nulla davvero.
"Si, faccia da ebete! E' stata Akane a rovinare i nostri kimono estivi, l'ultima volta che ha provato a fare una lavatrice!" urlò quasi Nabiki "Ma, se insisti, puoi ricomprarceli al posto di nostro padre, così stasera potremo andare alla festa del Tempio! Fatto sta che io non ho intenzione di sborsare un solo yen!"

Improvvisamente la testa di Ranma iniziò a girare vorticosamente, mentre tentava di dare un senso all'ultima affermazione di Nabiki.

Poi fu il buio.

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Capitolo 4
*** 4. Luci Bianche ***



Non ricordava nulla. Assolutamente nulla.
Nè il momento in cui si era messo quello strano kimono blu, nè il momento in cui era uscito di casa insieme agli altri. Si era ritrovato improvvisamente davanti al Tempio, ed era già sera inoltrata.
Si rese conto che, con ogni probabilità, gli strani fraintendimenti di quel pomeriggio gli avevano decisamente dato alla testa. Ranma aveva davvero temuto il peggio. E invece Akane e Nabiki si riferivano ai kimono rovinati in lavatrice dalla sua fidanzata!!!
In ogni caso, aveva deciso, avrebbe smesso di spremersi ancora le meningi su come comportarsi, crogiolandosi nella paura che presto o tardi la bomba sarebbe esplosa. Se tutti avevano dimenticato l'accaduto, non vedeva perchè non avrebbe potuto farlo anche lui!

"Soltanto uno? Ahahaha! Sei una vera schiappa, Ryoga!" la voce di Akane e la sua risata argentina lo riportarono alla realtà, così Ranma si voltò a guardare cosa stava accadendo alle sue spalle.

Quel buono a nulla di Ryoga era riuscito ad afferrare un solo pesce rosso col retino di carta velina, distruggendo decine di retini nel tentativo di acchiapparne altri.

"Ehm... vinciamo lo stesso qualcosa se ne ho afferrato uno solo?"  Ryoga si rivolse alla venditrice della bancarella, imbarazzata almeno quanto lui.
"Mi spiace, signore. Tre pesci per un regalo, cinque per quello special, dieci per il pelouche gigante." La venditrice parlò indicando a Ryoga il cartellone su cui erano segnati i probabili premi, poi continuò "Dovrà impegnarsi di più per prendere un regalo alla sua ragazza!"

Fu solo per un breve istante che Ranma osservò il lieve rossore comparso sulle guance di Akane e fu sempre per un breve istante che registrò la risposta impacciata di Ryoga :

"In realta, ehehehhe, lei non sarebbe proprio la mia... ehehehe... ehm... "
"Ha detto dieci pesci rossi per il pelouche gigante?" Ranma si ritrovò accanto a Ryoga ed Akane quasi istantaneamente.
"Si, signore. Ma deve riuscirci con un solo retino! E se ci riesce al primo tentativo, è gratis!" La ragazza della bancarella gli sorrise incoraggiante, una delle ciocche dei suoi capelli, stranamente bianchi, sfuggì all'acconciatura e lei la portò lentamente dietro l'orecchio. Ranma ne era certo: la ragazza malcelava la sua  vera speranza che il codinato gli lesse dritto in faccia. Sperava di aver trovato un altro pollo come Ryoga! Infatti, nei suoi occhi, Ranma potè scorgere per un attimo uno strano brillio.
"Bene, allora me ne dia uno." Ranma si voltò verso Akane quel tanto che bastò per rendersi conto che lei lo stava osservando incuriosita. Beh, doveva almeno chiederle se le andasse bene. Infondo, era inutile nascondere che lo stava facendo per lei.
"Ti va bene il pelouche?" lo sguardo che Akane gli restituì, piacevolmente sorpreso, lo mandò letteralmente col viso a fuoco! Prima che Akane rispondesse, la ragazza della bancarella gli aveva già allungato il retino di carta velina. 

"Va benissimo, Ranma." gli sorrise Akane, incoraggiante. 
"Buona fortuna, signore. Ne avrà bisogno." disse la ragazza sempre sorridendo.

Beh, per quanti problemi si fosse fatto, questa versione così dolce e conciliante di Akane non gli andava affatto male! Neanche Ryoga sembrò voler dire qualcosa in merito al loro piccolo scambio di parole. Anzi! Gli parve addirittura che il maialino fosse in evidente imbarazzo in quella situazione, quasi come si sentisse di troppo. 
Stranamente rilassato, Ranma si voltò definitivamente verso la vasca dei pesci rossi: la sua modificata tecnica delle castagne avrebbe fatto tutto da sola in quel caso: la ragazza della bancarella non sapeva con chi aveva a che fare.  Velocità, prontezza di riflessi e grazia. Era tutto ciò che gli occorreva in quel frangente. Infatti, quasi come se non se ne fosse neanche accorto, dieci secondi dopo Ranma stava consegnando alla ragazza coi capelli bianchi sia il retino intatto di carta velina, sia la vaschetta con i dieci pesci rossi.
La venditrice non sembrava affatto sorpresa come pensava.

"Bene, signore. Ecco i tre tipi di pelouche gigante tra cui può scegliere" disse la ragazza, illustrandogli con un gesto della mano i tre pelouche sulla mensola più alta di fronte a lui: un orso giallo con una maglietta rossa ed un'espressione da coniglio, uno scimmione con la faccia sorridente che stringeva un cuore e infine un panda dall'espressione imbronciata, più piccolo degli altri due. Ranma si voltò verso Akane, imbarazzato. 

"Beh? Quale vuoi?" disse, quasi ostentando scortesia.

La ragazza gli fece un sorriso dei suoi, quelli che lo mandavano direttamente ko 

"Mi piace il piccolo panda, Ranma"
Non sapeva esattamente il perchè, ma era sicuro che Akane avrebbe scelto proprio quello. Questa consapevolezza lo inebetì per qualche istante, giusto il tempo che trascorse mentre la venditrice prendeva il pelouche dalla mensola e glielo porgeva. 

"Prego!"

Ranma lo passò ad Akane senza dire una sola parola, sotto lo sguardo rassegnato di Ryoga. La ragazza lo strinse a se, abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi, il sorriso ancora stampato sul volto. 

"Ti ringrazio, Ranma. E' bellissimo..."
"Figurati, per così poco!" disse portandosi una mano a grattare la nuca, imbarazzato.

Era ancora mezzo inebetito, quando la venditrice attirò la sua attenzione ridacchiando sommessamente. Ranma si voltò a guardarla, incuriosito.

"Che c'è da ridere?

"Nulla, signore, assolutamente nulla." disse la ragazza dai capelli bianchi, tossendo per camuffare la risata.
"Vieni, Ranma. Raggiungiamo gli altri al Tempio, ci staranno aspettando..." disse Akane che, insieme a Ryoga si era già allontanata di un paio di metri dalla bancarella. Mentre Ranma si voltava per risponderle, due uccelli sfrecciarono sulla sua testa in direzione di Akane, emettendo  un gracchiare raccapricciante. Gli sembrò che stessero combattendo in volo quando, giunti a circa mezzo metro dalla testa di Akane, si alzarono verso il cielo notturno fino a scomparire alla vista. Ranma abbassò istintivamente lo sguardo a terra, come ipnotizzato.
Per tutta la distanza che lo separava da Akane, l'asfalto era ricoperto di piume nere, lasciate dai corvi in combattimento appena passati. Ranma si congelò sul posto, ricordando di aver visto lo stesso dettaglio nel suo incubo. Poi, con la coda dell'occhio, scorsce un bagliore improvviso verso la sua immediata destra e si voltò per istinto. Gli sembrò di aver scorto una luce negli occhi della venditrice coi capelli bianchi. Ma più i secondi passavano, più si rendeva conto che era un pensiero assurdo il suo. La ragazza lo guardò direttamente negli occhi, nient'affatto sorpresa di essere osservata. Poi, ad un tratto disse

"Sei ancora felice adesso, signore?"
"Ranma? Ti muovi? Dobbiamo andare, forza!" Akane si era avvicinata e lo stava tirando malamente per un braccio, impedendogli di rispondere alla ragazza o, quantomeno, di capire che diamine significava quello che gli aveva chiesto.


 

NB AUTRICE
Chiedo infinitamente scusa per il ritardo, sia per questa fanfiction, sia (e soprattutto) per l'altra. Purtroppo, il recente trasloco e i vari impegni lavorativi mi hanno impedito di continuare a scrivere come di consueto!
Vi prometto che per la fine del mese cercherò di aggiungere un altro capitolo sia a questa che all'altra fanfiction! Un bacione e alla prossima.
PS. E fatemi conoscere le vostre opinioni sul nuovo capitolo, eh!

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