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di Namae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ha gli occhi di sua madre ***
Capitolo 2: *** Diamo un pò di spiegazioni ***
Capitolo 3: *** Cerimonia ***
Capitolo 4: *** Fuga ***
Capitolo 5: *** Notte ***
Capitolo 6: *** Sono morto? ***
Capitolo 7: *** Assassina! ***
Capitolo 8: *** Rinascita, voce, battaglia. ***
Capitolo 9: *** Sorriso ***
Capitolo 10: *** Shibusen ***



Capitolo 1
*** Ha gli occhi di sua madre ***


Avvertenze: non ho la minima idea di come finirà il manga. Per quanto mi riguarda, sono arrivata al capitolo 107 grazie ad alcuni siti internet. Per facilitare tutti, quindi, ho fatto in modo che questa storia non abbia una collocazione temporale ben precisa, ed ho inoltre eliminato dei personaggi che, nel corso della storia, potrebbero cambiare notevolmente le loro posizioni (come Medusa, Justin, ecc.)
E poi, c’è da dire anche che…. Questa è la mia prima fanfiction!! Vi prego, non uccidetemi, siate gentili con me…! Accetto le critiche volentieri, l’importante è che mi aiutino a migliorare e che non abbiano un contenuto offensivo. Detto questo, bè…. BUONA LETTURA!

Era lì, seduto davanti allo specchio, intento a guardarsi. Lo avevano costretto ad indossare lo smoking bianco e gli avevano tirato i capelli all’indietro con il gel. Non riusciva a credere di esser stato conciato a quel modo, nonostante avesse ripetutamente chiesto al parrucchiere di non alterare troppo la sua immagine. Si osservò ancora: la carnagione chiara, gli occhi gialli, le tre dannate strisce bianche in testa… Sì, era proprio lui. Era Death The Kid, era vivo. Ma allora perché si sentiva così vuoto, così morto dentro?
Qualcuno bussò alla porta ed entrò: - Hey Kid! Vieni, dobbiamo andare -. Kid lo riconobbe: Spirit. Ma proprio lui gli dovevano mandare per accompagnarlo all’altare? Dov’era suo padre? Non c’era, come al solito dopotutto. Kid strinse i pugni e si avviò verso la porta.
Spirit lo accolse con un grande sorriso: -Allora, come ti senti Kid? Sei agitato?-
Il ragazzo non gli rispose; lo guardò invece schifato e si allontanò da lui.
L’uomo sospirò: - Capisco cosa provi, ma… se fai così non otterrai nulla. Sai bene perché stai andando a quell’altare, Kid, non farmi ripetere cose che sai già.-
-Non ne ho alcuna intenzione. Anzi, gradirei molto se ti stessi zitto. Ho altre cose a cui pensare. - 
Spirit lo osservò malinconico: era cresciuto da quando l’aveva visto per la prima volta. Se lo ricordava ancora.

Erano alla Shibusen, più precisamente nella camera della morte. Al centro della stanza, di fronte allo specchio, c’era il Sommo Shinigami: aveva in mano qualcosa, o meglio qualcuno. Per via delle sue enormi manone, da lontano era difficile distinguere cosa stesse reggendo. Quando però Spirit si avvicinò, vide un neonato intento a mangiarsi i piedini. Quell’immagine lo stupì: tra poco anche lui avrebbe avuto una figlia, chissà se anche lei si sarebbe mangiata i piedi per colazione. Fu allora che il piccolo si accorse di lui e lo salutò con un solare “ghe-gaa”.
-Carino, vero?- esclamò orgoglioso il Sommo Shinigami – Si chiama Death The Kid -
Spirit guardò il piccolo estasiato: - Ha degli occhi meravigliosi. -
-Sono proprio come quelli di sua madre-, lo sguardo del dio si fece triste –Vorrei che fosse lei in questo momento a tenerlo in braccio, le sarebbe piaciuto così tanto…-
-Su, non ci pensare, goditelo finché è così piccolo! Poi crescono e arrivano i guai! Piuttosto, perché l’hai chiamato così?-
-Perché lui rimarrà per sempre il nostro bambino, mio e di sua madre.- accarezzò i capelli del piccolo –Non m’importa se un giorno crescerà, io lo proteggerò e gli starò accanto fin quando potrò.-
-Detto da un tipo incoerente come te, la cosa mi spaventa!- la falce della morte tentò di accarezzare il bambino, ma questo cercò di prendergli la mano per sgranocchiarsela. –È vivace il piccolo! Sei sicuro di sapertene occupare?-
-Non ne ho idea, ma farò del mio meglio. In ogni caso, non mi sembri la persona più adatta a cui chiedere come si crescono i figli, Mr. Casanova!-
-Hai proprio ragione! Non sono tagliato per fare il genitore, ma darò il massimo anch’io per la mia Maka!-

In tutti quegli anni, Spirit aveva davvero dato il meglio di sé per Maka, ma con scarsi risultati. E ora si trovava lì, di fianco ad un ragazzo, anzi: vicino ad un piccolo uomo. Lo osservò di nuovo, guardò quegli occhi che quel giorno l’avevano rapito. Non erano più felici e spensierati come quand’era bambino, ora erano coperti da un velo di malinconia che ne nascondeva l’essenza. Spirit provò pena per quel ragazzo e provò il desiderio di portarlo via, di salvarlo dalle grinfie del destino, ma si rese conto che non l’avrebbe mai potuto fare. Le conseguenze sarebbero state terribili, a dir poco catastrofiche.
- Siamo arrivati, Kid…- riuscì a dire l’uomo.
Kid deglutì. Era piuttosto nervoso e sudava freddo. Si notava chiaramente come cercava di farsi forza, di darsi coraggio. –Sono tutti lì, dietro questa porta?-
Spirit annuì:-Te la senti o hai bisogno di qualche minuto?-
-No, sbrighiamoci. Prima mi tolgo questo peso e meglio è.- Avvicinò lentamente la mano alla maniglia della porta; le mani sudate, gli occhi lucidi, il respiro affannoso. Ed entrò.  

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Capitolo 2
*** Diamo un pò di spiegazioni ***


Era successo qualche settimana prima. La guerra contro il Kishin era finita, la Shibusen aveva vinto. La felicità e la pace erano una garanzia di tempi sereni e il mondo era felice. Anche Kid lo era.
Stava tentando di spiegare a Liz come si gioca a basket, ma lei non sembrava molto entusiasta della cosa: -Ti prego Kid! Io odio gli sport e non ho intenzione di giocare a basket! Pensavo che mi conoscessi abbastanza bene da saperlo!-
-Ma non sai cosa ti perdi! Sai, mi dispiace vederti seduta sulla panchina tutta sola; mi piacerebbe se giocassi con noi qualche volta.- rispose Kid, cercando di essere convincente
-Dai sorellona! Ci divertiremo un mondo insieme! Non importa se non sei brava, io ti farò vincere tutte le partite!- disse Patty abbracciando la sorella
-Davvero faresti una cosa del genere per me? Oh Patty, come potrei vivere senza di te!- piagnucolò Liz.
Kid sorrise: neanche lui avrebbe potuto vivere senza di loro.
In quel momento arrivò Tsubaki: -Kid! Liz! Patty! Venite, il Sommo Shinigami vuole vedervi!-
Incuriosito, il trio seguì la ragazza, che li condusse alla Shibusen. Nella camera della morte c’erano tutti: amici, professori, gatti dotati di poteri magici e streghe. Kid guardò quest’ultime: negli ultimi tempi streghe e Shibusen avevano cercato di accordarsi per un’unione pacifica e duratura, quindi era normale che il padre parlasse spesso con loro. Ma perché aveva chiamato anche gli altri?
-Bene bene! Vedo che ci siamo tutti!- esclamò il Sommo Shinigami –Vi sarete chiesti perché vi ho mandati a chiamare…. Ebbene: ho un importante annuncio da fare! Come sapete, dopo la guerra con il Kishin, la Shibusen e le Streghe hanno fatto vari trattati di pace. Questo è, naturalmente, un grande passo in avanti per la storia: prima di oggi, infatti, streghe e shinigami non si rivolgevano neanche la parola; cercavano solo di eliminarsi a vicenda. La situazione è davvero diversa da allora, ma… il popolo non crede a questo dialogo…-
-Sfido io! Per oltre centinaia di anni abbiamo vissuto nella convinzione che le streghe fossero il male! È ovvio che certi pregiudizi non si cancellino in così poco tempo!- interruppe Soul
-Per fortuna che c’è gente come l’illustre sottoscritto,- gridò Black*Star-  aperta al mondo e alle sue diversità! Yahooo!- ma il suo urlo venne interrotto bruscamente: un Maka-chop riecheggiò in tutta la stanza. –Continui pure, Sommo Shinigami- disse risoluta Maka mentre riponeva diligentemente la sua epica enciclopedia Treccani nella borsa.
-Dicevo…- continuò la divinità- La gente non crede minimamente nel fatto di poter convivere con le streghe. Quest’ultime, poi, sono più scettiche di noi.- diede una rapida occhiata alla strega lì accanto –Sono talmente sospettose da chiederci una prova di fiducia.- prese un respiro profondo –Vogliono che Kid si sposi con la figlia di Mabaa, la regina delle streghe.-
Ci fu un sussulto generale: -CHE COSA?!-
Kid gridò sconvolto: -Sposarmi?! Io?! Padre, cosa significa tutto questo?!-
-Kid ha ragione: la cosa non ha senso, Sommo Shinigami.- si intromise Stein –un conto è se l’avessero chiesto a lei… ma Kid e quella povera ragazzina sono completamente estranei alla vicenda.-
-Ne sono consapevole- sospirò lo Shinigami- ma la persona qui accanto a me non la pensa allo stesso modo-
La strega si fece avanti. Dannate streghe, tutte bellissime: capelli blu ciano, leggeri come piume; occhi verdi smeraldo; fisico mozzafiato e vestitino da urlo. –Mabaa, la nostra signora, ritiene che questo potrebbe essere un accordo più che soddisfacente, non trovate? Immaginatevi i giornali pieni zeppi di foto e notizie riguardanti la nuova coppia di sposini. La gente comune e le streghe si inteneriranno solo a guardarli: creando questo personaggio, sia streghe che esseri umani si avvicineranno l’uno all’altro, troveranno qualcosa di cui parlare. È la soluzione migliore per creare un dialogo nella popolazione.-
-M-ma stiamo parlando comunque di due ragazzi!- disse Mary stringendo a sé Kid, ancora sconvolto –Kid ha solo quindici anni!-
-Bene,- ridacchiò la strega –allora rifiutate pure. Sarà guerra, sappiatelo. Mabaa non accetterà così facilmente un insulto del genere. -
-Utilizzare due ragazzini come merce politica….- intervenne Spirit –che gente meschina!-
Kid si scrollò da Mary e si rivolse al padre: -Padre, come potete farmi questo?-
-Mi dispiace, Kid- disse il Sommo Shinigami serissimo –ma non abbiamo altra scelta.-
-Padre, io non ho nemmeno mai avuto il mio primo bacio! Come può pretendere che mi sposi con una persona che nemmeno conosco! Non lo posso accettare!-
-Non vedo dove sia il problema- interruppe la strega- Non ti abbiamo chiesto di amare la tua futura sposa. Ti abbiamo solo chiesto di starle vicino, in questo modo la gente penserà …-
-In pratica io dovrei sopportare mia moglie? Ma cosa vi passa per la testa?!- rispose infuriato il ragazzo , –Non ho intenzione di ingannare la mia gente con un’assurda bugia!-
-Non è certo detto che tu ci debba passare la vita. Basterà qualche anno di matrimonio, un bambino, dopodiché divorzierete e… Puff! Gioco fatto: streghe e umani vivranno felici e contenti e tu riavrai la tua vita sentimentale.-
-B-bambino?!- esclamò Kid. Gli veniva da vomitare al solo pensiero di dover fare un bambino con una sconosciuta.
-Adesso basta Kid- lo rimproverò il Sommo Shinigami –Questo è un ordine:  tu sposerai quella ragazza.-
-Ma questo non è giusto!- gridò Maka
-Volete vedere altro sangue spargersi?! Non ne avete avuto abbastanza?!- esclamò arrabbiato il dio.
Nessuno ebbe il coraggio di rispondere a quell’intimidazione. Dopotutto, era vero: avevano visto troppo sangue scorrere, ne avevano davvero abbastanza. Kid stinse i pugni; un sentimento di odio profondo stava crescendo nel suo cuore. La sua vita era finita, il padre l’aveva venduto. Solo allora si rese conto di non avere mai vissuto veramente: probabilmente, lui era nato tra un’unione di convenienza tra sua padre e sua madre. Ciò che l’aveva generato non era l’amore, ma solo un sentimento schifoso. Fino a quel momento, poi, aveva vissuto nell’ombra del padre, circondato di persone che provavano interesse per lui solo per la sua posizione sociale, per le sue origini. Perfino Liz e Patty, dopotutto, si erano avvicinate a lui con la convinzione che fosse pieno di soldi. Forse anche i suoi amici lo avevano voluto conoscere per convenienza.
Era tutto falso, lui non era mai nato veramente.
-E sia,- esclamò grugnando i denti –organizzate pure quello stupido matrimonio. Io non voglio saperne nulla.-. Si avviò verso la porta, a passo spedito. Era la prima volta che dava le spalle al padre senza essersi prima congedato. Stava per aprire la porta, quando si fermò improvvisamente: -Padre…- disse senza neanche girarsi –VI ODIO!- e lasciò la stanza sbattendo la porta dietro di sé.
-Kid!- esclamò preoccupata Liz, correndo verso la porta –Dove stai andando?! Torna qui!-
Soul la prese per un braccio:-Liz, lascialo stare. Ha bisogno di stare da solo.-

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Capitolo 3
*** Cerimonia ***


Kid aprì la porta. L’orchestra iniziò a suonare la marcia nuziale. Il ragazzo si avviò a passo spedito verso l’altare, seguendo il tappeto di velluto rosso. Ai lati di quest’ultimo, sedute sulle panche adornate di fiori, alcune nobili discutevano e lanciavano occhiate veloci a Kid, come se fossero gelose della futura sposa. Più avanti, invece, Soul consolava Maka, evidentemente abbattuta per l’amico. Nel frattempo, Tsubaki abbracciava Liz e Patty, che piangevano disperate; solo Black*Star fu di conforto: si girò verso di Kid e gli sorrise speranzoso: “Fatti forza, amico mio. Tu non sei solo. L’illustre sottoscritto ti sostiene e ti sosterrà sempre.” sembrava dicesse il suo sguardo. Kid ricambiò il sorriso, quasi commosso da quella scena. Si fermò davanti all’altare d’oro, ampiamente decorato per l’occasione, prese un respiro profondo e si girò, affrontando gli spettatori. Suo padre era in prima fila, accanto alla regina Mabaa. Alzò la mano in segno di saluto, ma Kid volse volontariamente lo sguardo verso l’altra corsia di panche, dove erano sedute le Death Schyte. C’erano tutte e facevano una gran confusione, come sempre d’altronde. La professoressa Marie gli sorrise dolcemente, mentre Stein non si curò minimamente di lui: era troppo occupato a dissezionare una strega con la sua immaginazione. Spirit, appena arrivato, lo guardò malinconico, probabilmente perché immaginava il giorno in cui anche Maka si sarebbe sposata.
Kid sospirò: era giunta l’ora. Da quel momento in poi, la sua vita sarebbe diventata ancora più falsa di com’era in principio. La sua famiglia, il suo regno, i suoi sogni…. Erano tutte bugie. Bugie, menzogne schifose create da suo padre, ideate in modo che lui vincesse la partita, che arrivasse al suo scopo. Per suo padre lui non era altro che un pezzo degli scacchi, ed era pronto a sacrificarlo per mandare avanti la strategia. Era davvero solo questo? Un alfiere, un cavallo, una torre? E anche se fosse, perché avrebbe dovuto comportarsi come uno di essi? Lui poteva diventare un qualsiasi pezzo della scacchiera senza problemi. Avrebbe potuto muoversi liberamente sul campo di gioco, senza i vincoli delle regole. Ma c’era il re da eliminare: era lui che costringeva i pezzi a muoversi in quel modo. Ucciderlo era dunque l’unica soluzione? No, Kid non ce l’avrebbe mai fatta. Il solo pensiero di sporcarsi le mani col sangue del padre lo faceva rabbrividire. E allora? Che cosa doveva fare?
Improvvisamente, le porte d’ingresso si spalancarono. Era arrivata la sposa. I giochi di luce creati dalle grandi vetrate della chiesa si riflettevano sul suo vestito, facendo risaltare così le balze e i pizzi della gonna. Il corpetto non era affatto voluminoso come il resto del capo: era stretto e ricamato con fantasie floreali ed esaltava le forme di colei che lo indossava. Il volto delle ragazza era però coperto da un velo. Una sensazione d’angoscia percorse Kid, lo fece diventare pallido. Doveva andarsene di lì, ma come? Se solo qualcuno lo avesse aiutato, se solo avesse trovato una corda con cui risalire la fossa nella quale era precipitato… Poi ebbe un lampo di genio: il re era il punto debole della scacchiera. Governava gli altri pezzi perché non era in grado di muoversi da solo. Non poteva girare come gli pareva nel campo da gioco. L’espressione di Kid cambiò. Volse lo sguardo al padre, aveva la serenità in volto. Un sorriso malizioso, due occhi compassionevoli: era uno sguardo che sembrava voler avere pietà per il padre. Kid si trattenne dal ridere. Aveva trovato la soluzione.
Intanto, la ragazza era arrivata all’altare ed era ora al suo fianco. Kid si avvicinò lentamente a lei e le sollevò il velo. In quel momento la vide: i suoi occhi erano di un blu potente, addirittura elettrico. I capelli biondi erano raccolti, ma Kid riuscì comunque ad intuire che erano corti e scalati. La ragazza lo guardò con un che di superiore. Lo scrutò bene e concluse che almeno il suo sposo era carino… Lo guardò negli occhi per vedere la sua reazione: nessuno riusciva a tenere il suo sguardo. Tutte le persone che aveva incontrato fino ad allora si intimorivano quando la guardavano negli occhi. Ma lui, invece, continuava a fissarla senza esitazione. La ragazza sorrise tra sé e pensò che, dopotutto, il suo sposo era un ragazzo forte. Ma lo sarebbe stato abbastanza da sopportarla? Non aveva la minima intenzione, infatti, di passare la sua vita con lui. La giovane donna aveva programmato di essere insopportabile dalla loro prima notte di nozze. Conoscendosi, sapeva bene che avrebbe spremuto tutta la pazienza del suo sposino nel giro di qualche settimana, di modo che se ne sarebbe scappato a gambe levate da lei.  Non poté fare a meno di notare che il ragazzo stava tramando qualcosa, glielo si leggeva in faccia. Anche Kid si stupì della tenacia della ragazza: gli sarebbe piaciuto farle qualche domanda, sapere almeno come si chiamava.
Arrivò il prete. Sorrise ai due ragazzi speranzoso. Kid concluse che il parroco fosse davvero convinto del loro amore. L’uomo iniziò la messa con enfasi e tutti gli invitati lo ascoltarono con attenzione. Tutti tranne i diretti interessati, i due sposini. Essi non facevano altro che guardarsi intorno, mandandosi occhiate veloci e scrutandosi l’un l’altro alla ricerca di un piccolo difetto.
Poi il prete arrivò alle parole fatidiche: -Vuoi tu, Death The Kid, figlio del Sommo Shinigami, prendere la qui presente Zefira come tua sposa?-
Bene, almeno Kid sapeva il nome di chi stava per mollare. Si girò verso la folla, guardò il padre con aria di sfida e disse risoluto: -Non ne ho la minima intenzione.-, nella sala ci fu un sussulto generale, ma Kid riprese il discorso guardando la ragazza: -Zefira, giusto? Bene, io sono Death The Kid. Non te la prendere, io non ho nulla contro di te o contro il tuo popolo, ma… non ti conosco neanche! Questa è la prima volta che ti vedo e non me la sento di sposarti… Spero che tu mi capisca.-
La ragazza, per tutta risposta, scoppiò in una forte risata: -Death The Kid, eh?- rise ancora –Sei un tipo forte!-. Poi prese il velo e lo buttò per terra, liberando così la folta chioma ribelle. Dopodiché schioccò le dita ed una nebbia azzurra coprì i due ragazzi. Quando ne uscì, Kid notò di non avere più i vestiti da matrimonio: indossava dei jeans, una maglietta e una camicia. Erano rimasti solo i capelli gellati, che vennero però scompigliati da Zefira stessa. Kid la osservò, anche lei aveva cambiato vestiti: ora indossava un vestitino nero largo con una piccola scollatura. Dalla spalla di questo partiva una saetta gialla che si prolungava fino alla fine del vestito. Dello stesso colore della saetta erano le calze, che scomparivano poi dentro gli stivali neri. Insomma: un abbigliamento poco adatto ad un matrimonio.
Mabaa e Shinigami saltarono in piedi, pronti a riprendere i figli, ma furono subito costretti ad indietreggiare: delle saette provenienti dal terreno avevano segnato il confine tra l’altare e il pubblico. Zefira rise soddisfatta: -Madre, non c’è bisogno che voi interveniate. Non c’è nessun problema: neanch’io voglio sposarlo!-
Kid guardò il padre: -Se tutti e due ci rifiutiamo, non ci saranno problemi politici, no?-
-Ma così va tutto all’aria!- rispose il Sommo Shinigami – E cosa ne sarà del dialogo tra umani e streghe? E anche…-
-Non se ne farà niente, semplice! -. Kid guardò i suoi amici e accennò un sorriso: -Mi spiace, ma ci dobbiamo salutare….-
-C-cosa?- risposero tutti in coro.
Kid guardò il padre con compassione: -Sciocco. Pensavate che sarei rimasto con voi, in modo da poter essere facilmente riutilizzato per qualche altro matrimonio di convenienza? Scordatevelo!-
Il dio guardò il ragazzo sconvolto: -Kid…-. Possibile che lui fosse la fonte dell’odio di suo figlio?
Kid stava per evocare Belzebù, il suo skateboard, ma Zefira lo prese per il braccio: -Non vorrai mica lasciarmi qui?! Io vengo con te! Sono stufa di questa vita da aristocratica tutta belle maniere! E poi, in due sarà più facile affrontare le avversità, no?-
Kid la guardò sorpreso. Avere una strega così potente come compagna di viaggio gli sarebbe stato molto utile, quindi acconsentì volentieri.
-Per-fet-to!- Esclamò gioiosa la ragazza.
Subito dopo, una scopa entrò dalle vetrate della chiesa, mandandole in pezzi. I ragazzi montarono subito su di essa.
-Reggiti forte, - disse la strega –questa bellezza va veloce come il fulmine!-
Kid salutò con un sorriso i suoi amici: poverini, erano tutti abbastanza sorpresi. Black*Star lo abbagliò con uno dei suoi sorrisi, mentre Soul lo incitava ad essere forte e di costruirsi una vita felice. Liz e Patty tentavano disperatamente di non piangere e Tsubaki lo salutava facendogli le migliori raccomandazioni. Maka, invece, continuava ad agitare minacciosamente un grosso libro: il suo era un avvertimento. –Se osi tornare indietro,- gridò a squarciagola –ti colpisco con questo, hai capito Kid?!-
Kid sorrise malinconico: nonostante tutto, quei pazzi gli sarebbero davvero mancati. Guardò la sua compagna di viaggio. Probabilmente anche lei stava salutando i suoi amici.
-Andiamo, Zefira- disse Kid sicuro di sé.
-Chiamami Zef!- rispose la ragazza. Diede una piccola pacca alla sua scopa, in segno d’affetto: –Three, two, one… GO!- e la scopa, veloce come il fulmine, scomparve, portando con sé i due viaggiatori.

 

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Capitolo 4
*** Fuga ***


La scopa si fermò di colpo, facendo sobbalzare i due viaggiatori.
-Siamo arrivati!- ridacchiò Zef
Kid si guardò intorno: ai loro piedi si estendeva un’immensa foresta, mentre delle enormi montagne segnavano il confine dell’orizzonte. -Dove siamo?-
-Non ne ho idea… - rispose la ragazza preoccupata
-Come non ne hai idea!? Eri tu che guidavi!-
-Si, ma tu non mi hai dato una direzione precisa ed ho lasciato che fossero le correnti a condurci.-
-In pratica, stavi guidando alla cieca…- rispose Kid scocciato
-Seguire le correnti elettriche non è guidare alla cieca! Ci vogliono anni e anni di esercizio solo per imparare a percepirle!- rispose lei offesa
-Ok, ok… Fatto sta che non sappiamo dove siamo.-
-E che tra poco ci sarà un gran temporale!-
Kid scrutò il cielo: -Bè, effettivamente il cielo è nuvoloso. Però non mi sembrano nuvole da pioggia-
-Se le correnti elettriche ci hanno portato fin qui c’è un motivo. Nei dintorni scoppierà un gran acquazzone, credimi.-
Kid evocò Belzebù e ci montò sopra -Allora non abbiamo molto tempo… Dividiamoci per cercare un posto sicuro dove passare la notte.-
Zef annuì e si allontanò dal ragazzo. Andava lentamente per poter osservare meglio il paesaggio, ma non trovò molto: alberi, alberi e soltanto alberi. Niente di più, niente di meno. Chissà in quale regione sconosciuta del mondo erano capitati!
Neanche la ricerca di Kid andava bene. Per colpa di tutta quella vegetazione, era davvero difficile poter vedere qualcosa. Improvvisamente, qualcosa lo accecò, facendolo quasi cadere dallo skate. Kid si riparò gli occhi con la mano e cercò di identificare l’oggetto che emanava tutta quella luce. Riuscì lentamente ad avvicinarsi e capì che era una finestra. Le nuvole, infatti, si erano aperte, lasciando così che un piccolo raggio di sole filtrasse e che colpisse il vetro. Il ragazzo atterrò dove si trovava la finestra, e scoprì che faceva parte di una piccola casetta. Era fatta interamente di mattoncini rossi ed aveva soltanto due minuscole finestrelle, coperte quasi completamente dall’edera che ci era cresciuta sopra. Sul retro aveva un piccolo orticello spoglio, pieno di erbacce e piante morte. Kid bussò alla porta e questa, non essendo chiusa, si aprì, rivelando il suo interno. L’arredamento era molto spartano; sulla parete sinistra della stanza erano posizionati un vecchio letto, un comodino e un armadio, mentre dall’altro lato era situata una semplice cucina, provvista solamente di fornelli, forno e lavandino. A sinistra della  cucina c’era una porta, evidentemente trasandata, dove all’interno era situato un bagno microscopico. Kid cercò un interruttore per accendere la luce, in modo da vedere meglio l’abitazione, ma non ne trovò neanche uno. Concluse quindi che la casa era sprovvista di elettricità e che si riscaldava con un’unica stufetta malandata, la quale si trovava sotto la finestra più grande. Kid andò subito a chiamare Zef, la quale entrò entusiasta nell’appartamento.
-E bravo il mio shinigami!- disse dando una forte pacca sulla spalla di Kid –Adesso dobbiamo metterci a lavorare però!-
Kid la guardò sorpreso: -Lavorare? In che senso scusa?-
La ragazza si avvicinò al comodino e ci passò il dito sopra: -Dobbiamo togliere tutta questa polvere e far passare un po’ d’aria, tutta questa sporcizia potrebbe farci male-. Prese la scopa e si mise a spazzare con foga. Il giovane shinigami si sentiva abbastanza inutile: non aveva nemmeno sfiorato una scopa in vita sua, quindi le faccende domestiche non erano il suo forte. Fece comunque quello che poté: innanzitutto liberò le finestre dall’edera e le spalancò, facendo prendere aria alla stanza, dopodiché prese il materasso e iniziò a scuoterlo, in modo da pulirlo dalla polvere.
Zef intuì la difficoltà di Kid –Non ti preoccupare, ci penso io qui. Perché non vai a cercare della legna per la stufa o qualcosa da mangiare? Ho trovato un fiume più in là, magari riesci a pescare qualcosa.-
Kid ringraziò il cielo ed uscì dall’abitazione in fretta e furia: doveva fare presto, a breve si sarebbe messo a piovere. Zef intanto continuava le faccende domestiche. A dirla tutta, neanche lei aveva mai pulito qualcosa; aveva sempre avuto delle cameriere per questo. Fortunatamente, però, lei era una ragazza curiosa ed aveva spesso osservato le sue governanti lavorare. In questo modo, almeno, aveva imparato qualcosa di utile. La ragazza fece proprio delle belle pulizie: fece scorrere l’acqua dai rubinetti per un buon quarto d’ora, in modo da pulire le tubature dei bagni e della cucina, successivamente spolverò tutta la casa ed infine aprì il vecchio armadio. Scoprì con sorpresa che era pieno di vestiti e cartacce, tutti disposti in modo disordinato. Zef prese i vestiti e li mise a bagno nel lavandino, in modo da pulirli dalla polvere. Dopotutto, loro avevano solo un cambio di vestiti ed avere qualche capo in più sarebbe tornato sicuramente utile. Sinceramente non sapeva se il padrone di casa sarebbe tornato e li avrebbe buttati fuori, ma ora questo non aveva importanza. L’importante era che avevano trovato un posto caldo in cui dormire e dove avrebbero potuto organizzarsi. Zef, infatti, non aveva alcuna intenzione di rimanere lì a lungo. Le sarebbe piaciuto trasferirsi in una cittadina e ricostruirsi una vita, ma prima di fare tutto questo dovevano almeno capire dov’erano finiti. Improvvisamente, la ragazza sentì il rumore di un tuono nelle vicinanze.  Si affacciò alla finestra e vide che pioveva a dirotto. Kid! Chissà dov’era, poverino! Zef uscì di corsa a cercarlo. Dopotutto, lei non correva pericoli. Anche se un fulmine l’avesse colpita, non le avrebbe fatto niente. Si poteva prendere un bel raffreddore, tutto qua. Ma Kid poteva anche finire fulminato! La ragazza montò sulla scopa e si avviò alla velocità della luce verso il fiume. Improvvisamente qualcuno la prese per il braccio, facendola quasi cadere. Era Kid! Era completamente fradicio per colpa della pioggia e teneva la camicia e dei pesci nelle mani.
-Razza di idiota!- urlò Zef furiosa –Dov’eri finito?!-
-Ero al fiume a prendere la legna e qualcosa da mangiare, come mi hai detto tu.- disse lui risoluto –Piuttosto, perché sei uscita a cercarmi? Adesso ti prenderai un raffreddore!-
Zef lo guardò imbarazzata: si stava preoccupando per lei? Ma se era lui quello fradicio dalla testa ai piedi! –Bè, tu di questo passo ti prenderai una polmonite! Ma perché ti sei tolto la camicia?-
-Perché altrimenti la legna che avevo raccolto si sarebbe bagnata e sarebbe stata inutilizzabile. Dai, ora torniamo in quella casa, altrimenti ti ammali sul serio.-
Zef acconsentì e i due tornarono velocemente a casa. Erano entrambi bagnati e stavano congelando. Kid mise subito la legna nella stufa e riuscì ad accendere un piccolo fuoco. Si girò verso la sua coinquilina e le disse: -Forse è meglio se ci togliamo i vestiti. Tenendoli addosso, fradici come sono, ci ammaleremo.-
Zef lo guardò arrabbiata: tutti uguali i maschi. Avrebbero fatto qualsiasi cosa per vedere un paio di mutandine. Però non aveva tutti i torti. Forse spogliarsi era l’unico modo per non prendere freddo, visto che i vestiti che aveva trovato nell’armadio erano ad asciugare sopra alla stufa. Kid la guardò divertito: era diventata tutta rossa. Bè, forse era stato troppo esplicito con lei, l’aveva messa in imbarazzo. Allora si chiuse in bagno: -Così non ti guardo mentre ti spogli, no? Chiamami quando hai finito.-
Zef sorrise sadica: no, non l’avrebbe fregata. Avrebbe potuto sbirciare dalla porta mentre lei non se ne accorgeva. Guardò verso il bagno: -Senti Kid…- disse con la voce più dolce del mondo –SE TI BECCO A SBIRCIARE, GIURO CHE TI POLVERIZZO!! TU OSA SOLO DARE UN’OCCHIATA E TI ASSICURO CHE DI TE NON RIMARRÀ ALTRO CHE UNA POLTIGLIA INFORME!!- la stanza tremò a quell’affermazione e Kid se la fece sotto dalla paura. Anche se non era sua intenzione guardarla mentre si spogliava, ora aveva un motivo più che valido per non farlo. Ci teneva alla pelle lui.
Zef sospirò soddisfatta. Anche se aveva sempre preferito i sorrisi alle urla, le precauzioni non erano mai troppe. Iniziò a spogliarsi e notò con piacere che almeno la biancheria intima si era salvata dalla furia dell’acquazzone. Poi si mise a frugare nell’armadio e trovò una coperta. Se la mise addosso a mo’ di mantello e chiamò il ragazzo. Kid uscì direttamente con i vestiti in mano. Zef lo guardò incredula. Però… Non era niente male! Lo shinigami notò il modo in cui la ragazza lo guardava e si girò, imbarazzato: -Che hai da guardare? In fondo è come se fossi in costume! Piuttosto, non è che avresti un’altra coperta da darmi? Inizio a sentire freddo…-
Zef si mise a ridere e gli passò la coperta: -Scusa, il fatto è che mi aspettavo che uscissi ancora fradicio!-
-Va bè, lascia stare.- Prese un pesce e si avviò verso il cucinino. Dopodiché afferrò un coltello ed iniziò ad aprire la pancia dell’animale.
-C-Che stai facendo scusa?- chiese Zef un po’ schifata
-Lo sto pulendo. Lo apro e gli tolgo organi e spine, altrimenti non lo possiamo mangiare.-
La strega si avvicinò, incuriosita. Era incredibile come Kid squartasse l’animale facilmente, senza dare un benché minimo cenno di una qualsiasi emozione. Di sicuro non era la prima volta che lo faceva, lo si vedeva dalla velocità e dalla precisione dei suoi gesti. Zef si sentì inutile: prima l’aveva aiutata a pulire, poi le aveva portato la legna per riscaldarsi e ora le preparava la cena!
-Mi insegni come si fa?- gli chiese decisa
Kid la guardò stupito: -Non c’è molto da imparare… Devi semplicemente aprire il pesce in due, mozzargli la testa e togliergli gli organi e le ossa. Il modo migliore per capire come si fa è guardare.-
Zef si avvicinò di più. Niente da fare: ormai si era messa in testa che a breve sarebbe stata lei a preparare la cena. Kid aveva più o meno capito il suo carattere. Era una persona solare e simpatica, curiosa ed altruista. Era anche abbastanza testarda ed era forte, estremamente forte. Proprio per questo non bisognava farla arrabbiare. Adesso Kid era davvero curioso di conoscerla meglio; chissà cosa nascondeva dietro a quell’atteggiamento da eroina.
-Sai perché sono così bravo?- riprese Kid –È grazie al mio professore. Aveva una vera propria mania per la vivisezione, così ci costringeva a dissezionare ogni sorta di animale praticamente tutti i giorni.-
Zef si mise a ridere e prese il pesce che il ragazzo aveva appena finito di pulire: -Tu va a lavarti le mani, il pesce lo cuocio io!- e prese alcune pentole.
Forse era perché erano stanchi, o forse perché stavano morendo di fame, ma quel pesce era buonissimo e i due ragazzi si stavano divertendo moltissimo assieme. Ridevano e scherzavano senza sosta, non curandosi più del fatto che erano vestiti solo di biancheria intima.
Si fece tardi ed i due iniziarono ad avere sonno. C’era solo un problema: il letto era uno, e loro erano due.
-Allora? Che si fa?- chiese Kid
-Mi sembra ovvio,- rispose Zef con un sorriso a cinquantaquattro denti –Tu dormi per terra!-

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Capitolo 5
*** Notte ***


Erano forse le due o le tre di notte, ma Zefira era ancora sveglia. C’era qualcosa che la tormentava, ma non riusciva a capire bene cosa fosse. Forse le mancava casa sua? No, non poteva essere questo. Quel giorno si era divertita tantissimo e al momento non aveva nulla che le mancasse: il letto era molto comodo e le coperte la riscaldavano a sufficienza. Ma allora perché il suo cuore batteva così velocemente? Perché non si dava pace?
Sentì unverso soffocato provenire dall’altro lato della stanza. La ragazza si girò lentamente e scrutò nel buio. Ci mise un po’ a distinguere cos’avesse prodotto quel suono: di fianco a lei, per terra, una sottospecie di kebab si rigirava su sé stesso. Lo osservò a lungo, incredula. In quella stanza, oltre a lei, c’era solo Kid, ma la ragazza si rifiutò di credere che la sottospecie di polpetta al suo fianco fosse lui. Purtroppo, lo shinigami aveva pensato bene di avvolgersi completamente nella coperta, in modo da creare una sorta di fagotto, coprendosi tutto. Il suo piano aveva però un solo inconveniente: i piedi rimanevano scoperti. Zef si trattenne dal ridere, ma non ce la fece.
-Sei sveglia, allora. Almeno non sono l’unico che non riesce a dormire…- disse lui piuttosto scocciato.
La ragazza smise immediatamente. Guardò il ragazzo dispiaciuta: era stata cattiva nel ridere di lui per qualcosa che lei stessa lo aveva costretto a fare. -Forza, vieni qui.- disse indicandogli il letto.
Kid si mise a sedere, stupito: -D-davvero posso?-
-Vuoi farmi cambiare idea? Muoviti!-
Lo shinigami si avvicinò lentamente, forse perché temeva di cadere in qualche sorta di trappola o scherzo. Dopotutto, era notte fonda e fuori pioveva senza sosta; sarebbe stato imprudente non aspettarsi nulla da una tipa come Zef. Nonostante non vedesse niente, riuscì a sedersi sul letto. Improvvisamente, il cielo si aprì, facendo passare la luce argentea della luna. Kid osservò la ragazza: si era messa a sedere in un angolino del letto e lo fissava insospettita. I capelli dorati risplendevano, illuminati dalla luce della luna. Questa le aveva poi colpito gli occhi, facendoli diventare di un blu puro, quasi trasparente. Le guardò il corpo: teneva le braccia incrociate sotto il seno abbondante e le gambe, lisce e morbide, erano leggermente divaricate. Non sembrava più tanto convinta di voler dormire con lui.  Era tutta tesa, come se fosse spaventata. Kid non riuscì a capire il perché della sua paura e si avvicinò a lei, lentamente.
Zef, in realtà, era semplicemente imbarazzata. Il suo sguardo era finito involontariamente sugli addominali del ragazzo e successivamente aveva guardato più in basso.  La luce della luna sui capelli corvini, quegli occhi dorati…  Chissà quante persone avevano visto morire e quante ne avevano salvate. Chissà quante anime avevano mandato a bruciare nelle fiamme cremisi e chissà a quante avevano riservato i dolci cieli del paradiso. Zef si svegliò dallo stato di trance in cui era entrata e vide che Kid non aveva mosso un muscolo. –C-Che vuoi, un invito scritto? Mettiti comodo.- riuscì a dire con un filo di voce.
Il ragazzo la guardò divertito. Com’era buffo sentire la sua anima contorcersi dall’imbarazzo! E vedere come Zef nascondesse le sue emozioni con nonchalance, come se non fosse successo nulla, non aveva prezzo. Si sdraiò comunque sul letto e la ragazza fece lo stesso. Si trovarono uno di fonte all’altro, sguardo contro sguardo.
Passarono qualche minuto così, senza dire niente, guardandosi. Poi Zef interruppe il silenzio: -Grazie-
-Eh?- disse Kid stupito –E per cosa scusa?-
-Per avermi tirato fuori da quella gabbia di matti, per avermi fatto vivere tutto questo…-
Il ragazzo sospirò. Guardò la strega al suo fianco: -Non dovresti ringraziarmi. Sono io che dovrei chiederti scusa. Ti ho trascinato in quest’avventura senza certezze: non abbiamo né cibo né vestiti e non sappiamo neanche dove siamo.-
-Di quella roba non m’importa niente. Sai, ci sono cose che non avevo mai fatto fino ad ora e cose che avevo paura di provare. Ma, grazie a te, ho superato molte di queste paure ed ho fatto nuove esperienze. E poi la vita da aristocratica per bene non faceva per me, ti ringrazio per avermi aiutato ad uscirne!-
Kid diventò rosso e cercò immediatamente di cambiare discorso: -A proposito, vedo con piacere che hai attivato il Soul Protect!-
-Tranquillo, è stata una delle prime cose che ho fatto! Tu, piuttosto? La tua anima è comunque diversa dalle altre, no? I tuoi amici Death  Schyte ti troveranno subito!-
-Bè, vedi… noi shinigami non siamo capaci di usarlo, quindi…-
-Allora lascia fare a me! Vedrai, quando avrò finito la tua anima sembrerà quella di un semplice essere umano! Però devi lasciarmi fare e rilassarti, altrimenti la cosa diventa difficile.-.
Detto questo, la ragazza gli mise la mano sul petto e chiuse gli occhi. Kid sentì qualcosa carezzargli l’anima, togliendogli quasi il respiro. Che sensazione meravigliosa… La carezza si fece più forte: un potente flusso di energia lo stava avvolgendo delicatamente. Udì la ragazza sospirare dalla fatica; dopotutto non doveva essere facile. Zef era abituata a utilizzare il Soul Protect solo sulle anime delle streghe, quindi era la prima volta che aveva a che fare con un’anima così grande e potente. Fortunatamente, la magia era quasi finita. Rimaneva solo una piccola parte da restringere, il grosso del lavoro era fatto. Improvvisamente, la strega sentì la propria mano scottare. Contemporaneamente, il cuore di Kid cessò di battere e, di conseguenza, il ragazzo non riuscì  più a respirare. Un fuoco bollente gli dimorava nel petto. Zef ritirò la mano giusto in tempo per vedere il ragazzo crollare a terra, straziato dal dolore. Il calore si era inaspettatamente trasformato in una lama, la quale si era impiantata nel bel mezzo della sua anima. Kid si rese conto che di lì a poco la sua essenza sarebbe stata tagliata in due. Sarebbe morto. No, non poteva succedere ora, non adesso! Lo shinigami tentò disperatamente di alzarsi, ma cadde miseramente. Una mano lo afferrò per la spalla e lo girò, mettendolo con la schiena a terra. Era Zef. Il suo volto era rigato di lacrime e i potenti occhi blu adesso erano angosciati.
-KID! KID!- gridava disperata mentre lo prendeva a ceffoni –Fatti forza, riprenditi! ALZATI, TI PREGO!-
Il ragazzo tentò di parlare, ma dalla bocca non gli uscì alcun suono. Nonostante fosse uno shinigami e la sua resistenza fisica fosse maggiore rispetto a quella di un essere umano, l’ossigeno gli serviva comunque. Improvvisamente, tutto diventò più confuso, distorto. Di colpo la voce di Zef sparì; la vide sbraitare come una pazza senza emettere però alcun suono. A causa della mancanza di ossigeno al cervello, il ragazzo iniziò a non capire più niente. Lentamente si sentì mancare le forze. Maledizione, allora stava morendo sul serio. Normalmente, sarebbe stato tranquillo: come dio della morte sapeva benissimo cosa succedeva dopo la morte. Ma la sua anima si stava sbriciolando, a breve sarebbe stata distrutta. Questo significava la fine totale, il nulla. Se l’anima muore, non c’è niente dopo. Guardò Zef. Ora lo scuoteva a destra e a manca, piangendo come una fontana. Kid si rese conto che la ragazza si sarebbe sicuramente data la colpa per la sua morte e che avrebbe vissuto per tutta la vita con questo rimpianto. E dopo? Sarebbe tornata strisciando dalla madre, provocando un’altra guerra? Avrebbe continuato a vivere la sua vita come se niente fosse? O, peggiore delle ipotesi, si sarebbe suicidata?
No. Lui non voleva questo. Queste cose non sarebbero accadute. Mai. Non era ancora tempo di morire, c’erano troppe cose da fare. Però le possibilità di restare in vita erano così poche, addirittura insignificanti. Ma lui era un sognatore, lo era sempre stato. E allora perché non aggrapparsi all’ultima speranza, a quel flebile filo di ragnatela? L’altra volta ce l’aveva fatta a risalire, soltanto che si era aggrappato ad una corda. Questa volta il filo era molto più sottile. Non aveva altra scelta, doveva fidarsi. Doveva sopravvivere.
Poi l’immagine di Zef svanì. Tutto si fece buio.

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Capitolo 6
*** Sono morto? ***


Si svegliò di soprassalto, ansimante. Con grande sorpresa, si rese conto di non essere più nella piccola baracca che era diventata la sua casa. Ora si trovava in una stanza enorme, talmente grande che non riusciva a vederne le pareti. Il pavimento era fatto interamente di marmo nero, lucido come uno specchio. Il ragazzo notò che era macchiato da un denso liquido rosso. Kid tentò di alzarsi, ma cadde dolorante. Riuscì a girarsi sul fianco e ad osservarsi meglio: era ridotto malaccio. Indossava uno smoking bianco, per lo più stracciato. Il suo corpo era ricoperto da ustioni e ferite, alcune delle quali perdevano molto sangue perché profonde. Che diavolo stava succedendo? Che cosa ci faceva lui lì? E soprattutto, dov’era finito? Un forte rumore rimbombò nella stanza. Kid si girò a fatica sull’altro fianco, in modo da vedere cosa stesse accadendo. Impallidì di colpo. Una porta d’avorio era spuntata dal nulla. Sentì dei passi provenire dal suo interno. Poi la porta si aprì ed un enorme fascio di luce accecò lo shinigami. Il ragazzo tentò di proteggersi la visuale con il braccio, ma non riuscì neanche a muovere un muscolo. Non aveva forze. Sentì qualcuno avvicinarglisi lentamente.
-Guarda guarda… uno shinigami.- disse una voce maschile. Doveva essere la voce di un uomo adulto, perché era possente e profonda.
-C-chi è lei?- domandò Kid a fatica, ancora con gli occhi chiusi.
-Chi sono io? Direi che come shinigami siete poco informato…- ridacchiò l’altro –Io sono uno Spirito Celeste. Sono qui per portarvi in Paradiso.-
Il ragazzo deglutì, evidentemente preoccupato. Ora si ricordava di quando suo padre gli aveva accennato qualcosa al riguardo degli Spiriti Celesti. Gli aveva spiegato che, dopo la morte del corpo, l’anima si recava nel Baratro. Qui, in base al giudizio del dio della morte, avrebbe trovato o uno Spirito Celeste o uno Spirito Infernale, che l’avrebbero condotta al Paradiso o all’Inferno. Allora era morto sul serio…
Un rumore improvviso fece tremare il pavimento. Kid sentì un’altra porta aprirsi, lasciando entrare una gran fetore nella stanza. Lo Spirito Celeste prese immediatamente in braccio il ragazzo, che cercò disperatamente di liberarsi.
-MOLLAMI!- gridava –Non voglio morire, NON VOGLIO!-
Ma la presa dello Spirito Celeste si fece ancora più forte. Kid sentì le dita dell’uomo perforargli la carne. Gridò dal dolore, ma lo spirito non lo ascoltò nemmeno.
-Ma come tratti bene i tuoi clienti! Sono stupito, davvero!- ridacchiò qualcuno dall’altro lato della stanza.
-Che ci fai qui, feccia degli inferi?- rispose lo Spirito Celeste scocciato –Quest’anima è troppo pura per andare all’Inferno, un Spirito Infernale come te non si dovrebbe nemmeno avvicinare a lei!-
-È vero, normalmente non dovrei neanche essere qui, ma questa volta è diverso. Vedi, non c’è stata una sentenza per lui, la sua morte è stata fuori programma. Probabilmente, Shinigami non lo sa nemmeno. Sai cosa significa questo, vero?-
-No, non lo so! E sbrigati per piacere, non ho tempo da perdere!-
Lo Spirito Infernale ridacchiò di gusto: -Sciocco! Questo significa che quest’anima non ha una collocazione precisa, sia io che te ce la possiamo prendere!-
Kid sentì lo Spirito Celestiale adagiarlo delicatamente sul pavimento.
-Scusatemi per prima,- disse dispiaciuto –mi sono lasciato prendere dalla rabbia. Sa, noi Spiriti Celesti odiamo le creature degli Inferi. Spero solo di non avervi fatto male.- poi si rivolse allo Spirito Infernale:  -Se credi che lascerò un’anima così pura nelle mani di un essere immondo come te, ti sbagli di grosso!- e partì all’attacco.   
Il ragazzo non capiva più niente. Teneva ancora gli occhi chiusi per via della luce che il suo protettore emanava. Sentiva vari rumori: voci, lame che si scontravano l’una con l’altra e perfino degli spari. Poi ritornò in sé, rendendosi conto della situazione. Lui era uno shinigami, il sovrano di tutte le anime, come si permettevano quegli esseri di dirgli cosa fare?
-ADESSO BASTA!- gridò Kid con tutto il fiato che aveva –Io sono uno shinigami, ve ne siete dimenticati? Sono IO il padrone della mia anima! Sono IO che decido quando muoio o no! Come osate trattarmi in questo modo?-
Sentì i due spiriti fermarsi improvvisamente.
-Ha ragione,- disse lo Spirito Infernale –noi non possiamo fargli niente. Se i nostri superiori lo venissero a sapere finiremmo sicuramente nei guai.-
I due si avvicinarono al ragazzo. Lo Spirito Celeste si inchinò davanti a lui e gli baciò la mano: -Ci perdoni, signorino. Ci siamo fatti trasportare dall’odio che proviamo l’uno nei confronti dell’altro e vi abbiamo trascurato. Spero che voi siate così magnanimo da dimenticare questa faccenda.-
Kid stava per rispondere, ma fu interrotto da un suono terrificate: il rumore di una lama che trapassava un corpo. Improvvisamente, la luce che finora aveva accecato il piccolo shinigami sparì e lui riuscì ad aprire gli occhi. Lo spettacolo che lo accolse non fu dei migliori: un uomo dai capelli dorati giaceva a terra, inerme, con una spada conficcata nel petto. Il vestito bianco che indossava aveva preso una tinta di colore rossastra e i suoi bellissimi occhi blu erano trasparenti, persi nel vuoto. Lo Spirito Celeste era morto. Kid alzò lo sguardo e vide l’omicida. Era un uomo enorme, grande quanto un armadio. La pelle era scura e i lineamenti marcati. Gli occhi erano rosso sangue, rossi come le macchie che c’erano sul suo vestito nero.
-Che idiota!- rise lo Spirito Infernale –Sentirsi tanto tranquillo da darmi addirittura le spalle! Povero ingenuo!-
-T…Tu… L’hai ucciso! Perché?- chiese Kid sconvolto.
-Vedi shinigami,- l’uomo si avvicinò al ragazzo – non mi importa niente di chi sei, io devo solo obbedire agli ordini. E si dà il caso che il mio Signore mi abbia esplicitamente chiesto di portarti al suo cospetto.-
-Il tuo signore?- il ragazzo rabbrividì –S-satana?!-
-Esattamente. Sinceramente non so perché lui si interessi tanto a te…- prese il volto del ragazzo ed iniziò ad osservarlo, incuriosito: -Per colpa delle luce che quel tizio emanava non ti avevo visto bene in volto. Solo ora riesco a capire… Il Padrone vuole divertirsi con te, eh? Che ingiustizia… Dovrebbe lasciare divertire anche i suoi servitori, non credi, piccolo shinigami?-.
Detto questo, iniziò a toccarlo. Kid comprese al volo le sue intenzioni e cercò di allontanarsi il più possibile da lui. Sfortunatamente, l’uomo non ebbe problemi nel bloccarlo a terra; dopotutto il ragazzo era ferito e quell’essere infernale era il doppio di lui. Non aveva scampo. Gli mise la mano sul petto ed iniziò a farla scendere sempre di più, lentamente, fino a che non arrivò all’inguine.
-TOGLIMI LE MANI DI DOSSO!- gridò lo shinigami disperato –NON TOCCARMI!-
Per tutta risposta, l’uomo gli tolse la preziosa giacca bianca che il ragazzo indossava e la fece a brandelli. Dopodichè ne prese un bel pezzo e glielo ficcò in bocca.
-Sta’ zitto, moccioso.- gli intimò –Non vorrai mica che qualcuno ci senta, vero?-
Gli sbottonò la camicia ed iniziò a baciarlo sul collo, mentre con una mano tentava di slacciargli i pantaloni.
-Meno male che nessuno vi ha sentiti, altrimenti qualcuno si sarebbe sicuramente precipitato qui e avrebbe visto questa scena disgustosa…- disse una voce che sembrava quella di un bambino.
Lo Spirito Infernale si staccò subito dal ragazzo e cercò di individuare il nemico, ma un calcio lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Kid, libero dalla presa del suo aggressore, riuscì a mettersi a sedere e a sputare la stoffa che gli aveva impedito di parlare. Sentì qualcuno che lo prendeva per le spalle e che lo spingeva a terra. Era un bambino dall’aspetto poco raccomandabile. I capelli erano neri ed estremamente lunghi per un ragazzo, mentre i grandi occhi erano di un viola profondo. Indossava dei jeans neri con una catena legata alla cintura, mentre la maglietta, anch’essa dello stesso colore dei pantaloni, era decorata con un grande teschio bianco al centro. Portava una collana con delle borchie e degli stivaletti neri consumati. Masticava qualcosa, molto probabilmente una gomma.
-Sta’ giù,- disse scocciato –nelle tue condizioni non puoi agire.  È meglio se ti riposi e stai a guardare.- guardò l’avversario con un ghigno beffardo –Sarà un bello spettacolo.- 

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Capitolo 7
*** Assassina! ***


Lo vide privo di vita, davanti a lei. L’aveva ucciso. Era stata lei, non c’erano dubbi. Ma come aveva fatto? Come aveva potuto una magia innocente come il Soul Protect uccidere uno shinigami? Oramai poco importava. Kid era morto per colpa sua, non le importava sapere come. Cadde a terra, disperata. Le lacrime continuavano a scendere, senza sosta.
Era sola. Era un’assassina. Si mise la testa tra le mani ed iniziò a tirarsi i capelli. Maledizione, maledizione, maledizione! Che cosa doveva fare? Si prese il polso e se lo morse. Sentì i denti perforare la carne e il dolore salì alle stelle. Ma Zef continuò per qualche minuto, fino a quando il pavimento non iniziò a colorarsi di rosso. Mollò la presa e guardò di nuovo il cadavere dell’amico. Sembrava una bambola di porcellana: la pelle bianca, i lineamenti perfetti. Perfino da morto era capace di stregarla. Si accasciò al suo fianco e gli prese la mano.
-…mi dispiace…- ripeteva tra un singhiozzo e l’altro -…mi dispiace così tanto… ti volevo proteggere e invece… -
-…mi hai ucciso…- .
Una voce rimbombò nella stanza, un suono freddo e privo di emozioni. Zefira ci mise qualche secondo a riconoscerlo. Era Kid.
Si alzò di scatto e si guardò intorno: -Kid! Sei tu? Fatti vedere, ti prego!-
Un’ondata di aria gelida la trapassò, facendola sussultare. Dopodiché un ragazzo apparve davanti a lei. I capelli neri ondeggiavano, spinti da una forza invisibile, gli occhi erano stanchi e persi nel vuoto, morti. La pelle era di un bianco quasi trasparente, talmente chiara che anche da lontano si potevano distinguere le vene al suo interno. Dello stesso colore era la veste che indossava, lunga fino al ginocchio e sgualcita.
-KID!- la ragazza gli corse incontro a braccia aperte, ma questo si ritrasse indietro, disgustato.
-Stammi lontana.- scandì lui lentamente –Come pretendi che io ti venga incontro dopo quello che mi hai fatto?-
-Kid,- Zefira cercò di trattenere le lacrime –lo sai che è stato un incidente, io non volevo…-
-Tu volevi.- la interruppe bruscamente –Dovevo immaginarmelo. Spero che tu sia soddisfatta, il vostro piano è riuscito.-
-Ma di che cosa stai parlando?! Spiegati meglio!-
-Non fare finta di non sapere nulla! Lo so benissimo che tu e tua madre avevate programmato fin dall’inizio di uccidermi! Prima mi avete costretto alla fuga con il matrimonio combinato e poi tu hai completato il lavoro da sola! Mi avete usato per creare un rapporto più pacifico con mio padre in modo da fargli abbassare la guardia! Invadere la Shibusen sarà uno scherzo adesso per voi, non è vero?-
-Ma che razza di giri mentali ti fai?! Noi non abbiamo mai…-
-STA’ ZITTA!- Kid si tappò le orecchie e iniziò a scuotere la testa ritmicamente –NON TI VOGLIO ASCOLTARE, NON MI FIDO PIÚ DI TE!- si fermò e guardò la ragazza con aria minacciosa –Assassina. Sei solo un’assassina. È questo quello che sei. Un’assassina, una lurida assassina…-
Continuava a ripetere quella parola, senza sosta, non prendeva fiato. E più la ripeteva più Zef stava male. A ogni lettera il suo cuore perdeva un battito, contorto dal dolore. Lei non voleva, non aveva mai voluto fargli del male, quello che diceva erano solo menzogne, non era andata così. Era stato un incidente, una spiacevole piega del destino di entrambi. Ma allora perché continuava a soffrire? Perché non si dava pace? Lei non aveva fatto niente di male, non era stata colpa sua.
-Bugiarda. Non sei solo un’assassina, sei anche una bugiarda.-
La ragazza sussultò: -C-che cosa intendi dire?-
Kid sorrise maliziosamente e indicò il suo corpo: -Sei stata tu l’ultima a toccarmi. Sei stata tu ad uccidermi. Nessun altro avrebbe potuto, tu eri l’unica vicino a me. Ma, nonostante questo, tu continui a mentire a te stessa, cercando di convincerti che non è colpa tua, che non sei un’assassina.-
-Tu… Come fai a…-
-Te lo si legge in faccia! “Non volevo, è stato un incidente! Non è stata colpa mia!” È questo quello che pensi, non è vero? Sei patetica!-
-Non è vero! Io… IO NON SONO UN’ASSASSINA!-
-Perché continui a mentire? Perché fai così? Non negare l’evidenza! Guarda le tue mani, guarda i tuoi occhi, sono quelli di chi ha ucciso! Sono marchiati dal dolore che ho provato!-
Zefira abbassò lentamente lo sguardo, osservandosi così le mani. Erano tinte di rosso, umide e bagnate da un liquido corposo. La ragazza strillò, sconvolta. Ma da dove veniva quel sangue? Kid non ne aveva perso neanche un goccio, non poteva essersi macchiata toccandolo; inoltre il morso che si era data aveva smesso da tempo di sanguinare. Era un suo dispetto? Voleva farla spaventare?
-Smettila,- disse con un filo di voce –così mi fai paura!-
-Sei sicura di quello che dici?- lo shinigami le si avvicinò lentamente –Sono davvero io ciò di cui hai paura? Avanti Zef, smettila di far finta di niente. Guardati meglio. Osserva le tue reazioni. Non hai mosso un muscolo quando mi hai visto, però hai fatto la pazza per avere notato che le tue mani erano macchiate di sangue. Vedi? Tu sei ciò di cui hai paura, sei sconvolta per quello che hai fatto. Quella parte di te, così violenta e crudele, ti fa paura, non è così?-
La ragazza indietreggiò, intontita. Kid la stava confondendo, ogni sua parola le annebbiava la mente. Ora non sapeva più cosa la tormentava, cosa voleva veramente dire. Sapeva solo che un profondo dolore le dimorava nel cuore e che le lacrime avevano deciso di scendere a raffica.
-…m-mi dispiace…- riuscì a dire mentre crollava a terra –io… io non volevo…-
Il ragazzo scomparve lentamente, sorridendo con dolcezza. L’aveva lasciata in pace? Forse aveva capito che si era pentita per quello che aveva fatto…
Il silenzio regnò per qualche secondo, accompagnato da timore e angoscia. Fu la stessa Zef a romperlo, sussultando.
Un paio di braccia la stavano avvolgendo da dietro, incastrando così le mani sotto al suo petto. Sentì un corpo stringersi al suo. Era così freddo… La ragazza strinse a sé quelle mani, non voleva che la lasciassero. Sapeva bene di chi erano, sapeva che avevano bisogno di calore, di affetto. Percepì che qualcosa si stava appoggiando sulla sua spalla. Era il viso di Kid, che riposava beato.
-Vorrei tanto crederti…- sospirò lui con aria serena. Teneva gli occhi chiusi e aveva la dolcezza stampata sulle labbra. –Vorrei tanto…-
-Come posso…- rispose lei più serena –come posso dimostrarti che non sto mentendo?-
Il ragazzo aprì leggermente gli occhi. Il suo sorriso si fece ancora più rassicurante.
-Raggiungimi- le sussurrò all’orecchio.
Zef gli stava per chiedere come, ma fu distratta da un rumore metallico. Davanti a lei ora c’era un coltello.
-Raggiungimi- le ripeté di nuovo –Mi sento così solo ed ho tanta paura… Vieni con me… Se mi vuoi bene, se davvero non volevi uccidermi, allora accompagnami in questo viaggio. Zef, finiamo insieme quello che non abbiamo concluso da vivi!-
La strega prese lentamente il coltello, ansimante. Rivolse la lama verso di sé con un gesto quasi meccanico. Kid la strinse ancora più forte, come se volesse darle coraggio.
-Avanti,- le sussurrò ancora –manca poco. Un’ultima spinta e saremo di nuovo insieme, noi due per semp…-
Il sangue schizzò ovunque. Lo shinigami cadde a terra con un coltello piazzato in mezzo alla fronte.
Zef si alzò e osservò la sua vittima compiaciuta. Un colpo preciso e forte, che rispecchiava perfettamente i sentimenti che provava nei confronti di quell’individuo.
-Ho sempre odiato- disse –chi si spaccia per qualcun altro.-
 
-Molestare un’anima… che schifo.- disse il ragazzino –Non pensavo si potesse arrivare a tanto.-
-Mi piace sperimentare cose nuove.- rispose lo Spirito Infernale ridendo –E poi, quello è uno shinigami. Non avrei mai più avuto un’occasione del genere.-
-Se fossi stato una bella donna con un seno abbondante ti avrei perdonato, ma sei anche un uomo!-
-Giudicami come ti pare. Voi Spiriti Celesti non potete capire. Lui è un pezzo speciale, la sua anima è diversa dalle altre, l’ho potuto constatare.-
-E come scusa, portandotelo a letto?! Non diciamo stronzate!- il ragazzo prese la catena che era attaccata ai suoi jeans e questa, una volta nelle sue mani, si allungò a dismisura. Iniziò a farla roteare in aria minacciosamente –Ti faccio passare io la voglia di mettere le mani sull’intimo altrui, lurido bastardo!-
L’uomo rise a crepapelle: -Tu vorresti fermarmi? Ma non farmi ridere! Vattene via ragazzino, altrimenti farai la fine del tuo compagno!-
-Forse sei tu quello che se la deve dare a gambe, sai? Razza di stronzo, non mi sottovalutare: io non sono neanche lontanamente paragonabile a quello là.-
Fu questione di attimi. Il bambino corse ad una velocità strabiliante verso il suo nemico, il quale non riuscì nemmeno a prenderlo. In un batter d’occhio, l’uomo vide passare la catena attorno al suo collo e, ancora più in fretta, vide il ragazzo che, con una formidabile capriola in aria, utilizzava il proprio corpo come peso per stringerla. L’impatto fu tale che la testa dello Spirito Infernale si staccò dal corpo, facendo schizzare sangue ovunque.
Il bambino si avvicinò al capo della sua vittima e lo guardò annoiato. –Ti avevo detto di scappare, ma sei stato troppo orgoglioso e ci hai lasciato le penne. Razza di idiota, non è stato nemmeno divertente.- disse dando un calcio a quello che era diventato il suo nuovo pallone. Poi si girò verso Kid.
Lo shinigami era rimasto lì, immobile. Il bambino corse da lui, preoccupato. Forse era arrivato troppo tardi, forse la sua essenza era già collassata.  Si sedette vicino al corpo, sdraiato per terra sul fianco, ed iniziò a punzecchiarlo: -Non mi dire che sei già…-.
Non riuscì a finire la frase che fu scaraventato a terra e bloccato dallo stesso Kid. Ansimava e non aveva forze, ma il suo peso bastava a tenere il bambino fermo.
-Dimmi chi sei- domandò serio.
-Ma allora ci siamo svegliati! Buongiorno principino!- rispose ridendo il bambino –Sono contento di vedere che noi sei morto, questo significa che hai le palle.-
-Rispondi alla mia domanda, tappetto.-
Il ragazzo cambiò espressione. Ora si stava arrabbiando. Esaminò la situazione: lo shinigami gli aveva bloccato le braccia con le sue stesse mani e utilizzava il proprio peso per bloccargli il busto e le gambe. Ridacchiò, sicuro di sé. Sollevò le gambe senza fatica, nonostante Kid gli fosse sopra, e lo lanciò in aria con un calcio. Il colpo mandò il ragazzo così in alto che il bambino ebbe tutto il tempo di alzarsi e di scrollarsi la polvere dai vestiti. Poi aspettò pazientemente che lo shinigami cadesse e lo prese al volo. La situazione ora aveva del ridicolo: un bambino punk di dieci anni teneva in braccio un ragazzo di quindici come se fosse una piuma.
-Mettimi giù!- sbraitava Kid –Mollami!-
-Uff, ne hai di energia per muoverti in questo modo! Sta’ buono, non ho intenzione di farti del male.-
-Almeno dimmi chi sei!-
-Indovina?- disse poggiando il compagno a terra.
-Non voglio indovinare, voglio sapere chi sei.-
-Se non indovini non te lo dico!-
Kid sbuffò. Si trovava comunque di fronte ad un bambino, non si sarebbe accontentato così facilmente. –Sei un… sei uno Spirito Infernale!-
Il bambino scosse la testa.
-Sei un demone!-
Il bambino negò di nuovo.
Lo shinigami sospirò scocciato: -Mi arrendo… -
-Eppure è così facile!- ridacchiò lui –Non pensavo che la tua fantasia fosse così limitata… E va bene, te lo dico: io sono un angelo.-
-A-angelo?! Tu saresti un angelo?!-
-Perché, non si vede?-
-Non proprio…-
-Questo lo dici tu, testa di cazzo.-
-Ei, vacci piano con gli insulti!-
-Il testa di cazzo te lo meriti: non mi hai nemmeno ringraziato! Potevo lasciare benissimo che quel tizio ti stuprasse e che ti portasse all’Inferno con sé, sai?-
Kid non rispose. Si toccò il collo, dove c’erano i segni più evidenti della violenza che aveva subito.
-S-scusa…- disse dispiaciuto il bambino –Non dev’essere stata una bella esperienza… Mi spiace di non essere arrivato prima…-
-Non dire così,- sospirò –il tuo intervento è stato provvidenziale. Ancora pochi attimi e… bè, sai cosa sarebbe successo.-
-Non pensarci più. Piuttosto, mi fai dare un’occhiata alle tue ferite?-
Kid annuì e lasciò che il bambino lo esaminasse.
Dopo qualche minuto, l’angelo si fermò e sorrise al ragazzo: -I miei complimenti, un altro al tuo posto sarebbe morto. Sei forte.-
-Che cosa mi è successo?- domandò il ragazzo preoccupato.
Il bambino si alzò di scatto e gli porse la mano: -Ce la fai ad alzarti?-
-No, non ci riesco proprio…-.
L’angelo se lo caricò sulle spalle.
-Dove mi stai portando?-
-Ti porto dove potrai capire quello che ti è accaduto.-
L’angelo si incamminò, dando così le spalle ai due cadaveri. Kid li guardò sofferente. Che cosa stava succedendo? Voleva capire, non ne poteva più di stare a guardare e basta. No, stavolta non sarebbe andata così.
Guardò convinto il suo salvatore e gli disse: -Ti farò delle domande e vorrei che tu mi rispondessi sinceramente.-
L’angelo lo guardò divertito: -E cosa ti fa pensare che io ti dica il vero?-
-Non è nei principi degli angeli mentire, non possono farlo. Mio padre mi ha spiegato che voi non potete violare i dieci Comandamenti.-
-Potrei sempre non risponderti.-
-Allora saprò che nascondi qualcosa. Come vedi, in qualche modo ottengo sempre delle informazioni.-
-E va bene,- sospirò l’angelo scocciato –risponderò alle tue domande.-
-Per prima cosa, come hai fatto a sapere che ero qui?-
-Me lo ha detto qualcuno.-
-Qualcuno chi?-
-Tua madre.-
Kid lo guardò sconvolto: -M-mi stai prendendo in giro?-
-E perché mai dovrei farlo? Come shinigami dovresti sapere bene che i morti vegliano sui vivi, che riposino nel Paradiso o nell’Inferno.-
-Allora perché non è venuta anche lei con te?-
L’angelo si fermò improvvisamente. Stette zitto qualche secondo, come se quello che stava per dire gli facesse male: -Perché altrimenti tu saresti voluto morire. Tu non hai mai realmente visto tua madre, consci a malapena il suo volto grazie a qualche fotografia. Ma lei ti conosce come le sue tasche e sapeva bene che se ti avesse incontrato ti avrebbe condotto alla morte.-. Guardò lo shinigami con un che di severo: -Tu non devi morire oggi. Tua madre ti ha salvato da una brutta piega che ha preso il tuo destino. Onora questo suo atto e ringraziala portando qualche fiore sulla sua tomba.-
Kid si sentì in colpa. Era da tanto che non andava a trovare la madre e qualcosa dentro di lui gli diceva che non avrebbe potuto farlo per ancora molto tempo.
-Comunque,- riprese lui cercando di cambiare discorso –quello Spirito Infernale ha detto che Satana mi voleva assolutamente al suo cospetto. Sai perché?-
Il bambino non disse una parola, continuò a camminare come se non avesse sentito.
-Ei, perché non mi rispondi?- chiese Kid scocciato.
-Non posso rispondere a questa domanda.-
-Perché non puoi?-
-Perché qualcuno mi ha chiesto di non farlo. E poi non è il caso di parlarne qui, tonto di uno shinigami. Anche i demoni hanno le orecchie.-
-Tu pensi che qualcuno di loro ci stia seguendo?-
-Lo faranno, d’ora in poi. Non rinunceranno a te così facilmente e purtroppo non c’è nulla che io possa fare per proteggerti.-
Kid lo guardò stupito: -Come sarebbe a dire scusa? Tu sei un angelo, chi meglio di te può combattere i demoni di questo mondo?-
-I demoni di questo mondo?!- il bambino si mise a ridere con foga, -Povero, povero il mio piccolo, ingenuo shinigami!-
-C-che c’è da ridere scusa?-
L’angelo lo mollò, facendolo cadere a terra. Kid si lamentò del dolore, ma l’angelo non lo sentì proprio. Si girò lentamente. I due grandi occhi viola adesso erano spalancati, folli, mentre la bocca cercava di trattenere una risata malsana. Si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò all’orecchio: -I demoni sono ovunque, piccolo shinigami, anche sulla Terra.-.
Kid si sorprese, ma non distolse lo sguardo da quegli occhi pazzi. Continuò a fissarli, fino a che questi, lentamente, si calmarono.
L’angelo continuò come se non fosse accaduto nulla: -Hai sempre vissuto sotto la protezione di tuo padre, il quale ti ha tenuto nascoste tante cose. Per prima cosa, ora che vivi per conto tuo, è bene che tu sappia che il Kishin non è mai stato l’unico demone presente sulla Terra, ce ne sono stati e ne sono presenti ancora centinaia.-
-Com’è possibile? I demoni vivono nell’Inferno e da lì non c’è modo per tornare nel Regno dei Vivi.-
-Infatti vengono evocati dagli stessi esseri umani. Che stupidi, non sanno neanche il rischio che corrono.-
Kid stette zitto, quasi come se fosse imbarazzato. Dopotutto lui e suo padre avevano sempre raccomandato agli umani di non essere tentati dal male e dal suo potere, ma a quanto pare solo pochi li avevano ascoltati.
-E tu? Tu sai che cosa sarai costretto ad affrontare?-
Il ragazzo sospirò: -Purtroppo ne ho un’idea.-
L’angelo gli diede una pacca sulla spalla e se lo caricò nuovamente.
-Posso farti adesso io una domanda?-
-Dimmi.-
-Perché voi shinigami difendete la vita di questo popolo di stupidi?-
-Sai, angelo dei miei stivali, non tutti gli umani sono stupidi come dici tu. Ci sono persone capaci di farti sentire unico al mondo. Ci sono persone che sanno leggerti nel pensiero senza alcuna dote magica e che sanno meglio di chiunque altro come aiutarti. Ci sono persone che inizi ad amare, gente a cui doni un pezzo del tuo cuore e che riempiono le tue giornate con sorrisi e gioie indescrivibili. È per queste persone che io e mio padre combattiamo. Non importa se la maggior parte delle anime finiscono all’Inferno, il solo pensiero che una persona così possa morire ingiustamente o essere addirittura giudicata erroneamente ci uccide, ci fa star male. Noi vogliamo che queste persone possano riposare in pace e crediamo che tutta l’umanità possa diventare buona, pura. Non ci sono delle vere e proprie ragioni, noi amiamo gli umani con tutto il nostro cuore perché loro sono quello che sono. Soffriamo quando dobbiamo mandare una persona all’Inferno e gioiamo se qualcuno va in Paradiso. In un certo senso siamo anche noi umani.-
-Io odio gli umani. Li odio con tutto il mio cuore. Ti abbindolano con le loro parole dolci e con i loro sorrisi adulatori in modo da poterti usare a loro piacimento. Ti fanno soffrire. Inoltre non tengono proprio in considerazione noi angeli; nel momento del bisogno si affidano per qualche strana ragione ai demoni. Nessuno ha mai evocato un angelo e nessun angelo è mai stato sulla Terra. È per questo che non posso aiutarti, piccolo shinigami: anche noi angeli abbiamo bisogno che qualcuno ci apra un portale per arrivare sulla Terra dei Vivi.-
-Non capisco perché tu dica tutto questo! È vero, la maggior parte degli umani è spregevole e senza cuore, ma esistono persone fantastiche. Tu meglio di tutti dovresti saperlo, visto che vivi in Paradiso.-
-Le persone di cui tu parli sono eternamente infelici per colpa degli altri. Dovresti vedere come sono agitate e preoccupate per i loro cari, i quali uccidono, rubano, mentono. Quelle persone sono destinate a soffrire per sempre, straziate dalla loro stessa bontà.-
Kid rimase paralizzato da questa risposta. Soffrire a causa della propria bontà d’animo… Doveva essere orribile. Lui e suo padre non avevano mai pensato ad una cosa del genere. Ogni volta che mandavano un’anima in Paradiso erano assolutamente certi che sarebbe stata felice per l’eternità.
-Mi stai forse dicendo- continuò angosciato –che il Paradiso non esiste?-
L’angelo si fermò e si girò contento verso il ragazzo: -Scoprilo da te, piccolo shinigami! Ora non abbiamo tempo per parlare di queste cose. Guarda, siamo arrivati!-

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Capitolo 8
*** Rinascita, voce, battaglia. ***


Si trovavano davanti ad una piccola porticina nera, decorata ai lati con dei teschi. L’angelo le si avvicinò e poggio la mano sul pomello dorato, carezzandolo.
-Sei pronto?- chiese al ragazzo sulle sue spalle.
-Dove siamo?- rispose lui seccato.
Il bambino sospirò divertito e indicò allo shinigami di guardare verso l’alto, al di sopra della porta. Delle antiche iscrizioni componevano, infatti, il nome DEATH THE KID.
-Stiamo per entrare nel tuo corpo, piccolo shinigami.-
Kid strinse i pugni, emozionato.–Che aspetti? Entra!-
-Hai davvero così tanta voglia di vivere? Sei sicuro che ne valga la pena?-
-Ho ancora tante cose da fare e poi- abbassò leggermente lo sguardo, quasi fosse imbarazzato –c’è qualcuno che mi aspetta…-
-Fa come ti pare.- l’angelo si schioccò le labbra -Sappi solo che verrà il giorno in cui desidererai di essere morto qui.-
Detto questo, aprì lentamente la porta. Kid restò a bocca aperta: un’enorme stanza dal pavimento a scacchi si estendeva dinnanzi a loro. Le pareti erano di un materiale strano, che passava da un colore all’altro con energiche sfumature violacee, mentre al centro di essa erano posizionati un trono d’orato e un tavolino di legno, sopra al quale era disposta una scatola. Lo shinigami si sentì istintivamente più sicuro e scosse leggermente il compagno, facendogli capire che voleva entrare. L’angelo obbedì ma, appena entrati, delle grandi catene sbucarono dal nulla e afferrarono Kid, staccandolo così dal suo amico. In questo modo il ragazzo si ritrovò sospeso a mezz’aria con tre catene che cercavano di stritolargli gli arti.
-Che succede?!- chiese disperato mentre dimenava la gamba sinistra, l’unica parte del corpo che gli era rimasta libera. Si rivolse poi all’angelo, supplicandolo –Aiutami!-
Quest’ultimo sorrise dolcemente, come se fosse divertito: -Aiutarti significa andare contro le regole, non posso farlo.-
-Andare contro le regole? Si può sapere di che cosa stai parlando?-
Per tutta risposta l’altro fece un giro su sé stesso e ammiccò all’amico: -È un se-gre-to!-
Lo shinigami sbuffò spazientito; quello era certamente il momento meno opportuno per giocare: -Come tuo superiore, ti ordino di liberarmi immediatamente da queste catene!-
-Mi dispiace padroncino, ma il tuo ordine non vale un bel niente per me! Sai, non sei l’unica entità sovrannaturale a cui devo obbedire! E poi tu sei ancora piccolo, il tuo status sociale è più basso rispetto a quello degli altri padroni, quindi non dovresti nemmeno…- s’interruppe di colpo e iniziò a guardarsi intorno, spaventato -…m-manca una catena…?-, bisbigliò.
Nel frattempo, Kid venne messo a sedere sul trono e le catene lo legarono meglio, stringendolo con forza. Notò subito la perplessità del compagno, ma non riuscì a domandargli nulla per colpa delle morse d’acciaio che gli toglievano il respiro. Non capiva cosa gli stesse succedendo, aveva paura. Perché tutti cercavano di fargli del male? Che cosa aveva fatto lui di sbagliato? Perfino quell’angelo ora era suo nemico. Perché? Ancora una volta lui non era in grado di rispondere a questa domanda, non poteva capire, non poteva sapere. Strinse i denti dalla rabbia. Aveva giurato a sé stesso che non si sarebbe lasciato usare dagli altri per raggiungere i loro scopi. Aveva giurato che non sarebbe mai più stato uno stupido pedone. No, non poteva permettere che accadesse nuovamente, un angioletto di dieci anni non poteva permettersi di dirgli cosa fare. Lui era un Dio della Morte. Era lui il re della scacchiera.
-ANGELO!- gridò con tutto il fiato che aveva –Voglio risposte, E LE VOGLIO ORA!-
Il bambino concentrò la sua attenzione sullo shinigami e lo guardò con compassione.
-Sentiamo,- gli chiese interessato –cos’altro vuoi sapere?-
-Che cosa diamine sta succedendo qui?!- la gola gli andava a fuoco
-Tutti uguali voi shinigami,- sospirò l’altro –non siete mai contenti. Un giorno di questi mi farete impazzire. Comunque, sappi che io non c’entro niente con tutto questo e che le catene che ti hanno catturato sono qui praticamente da sempre.-
Kid rabbrividì: -M-mi stai dicendo che per tutto questo tempo io… io ho vissuto così, in queste condizioni?-
-Esattamente!- l’angelo iniziò a saltellare per la stanza ridendo. Dopodiché si fermò e si girò nuovamente verso il ragazzo. Socchiuse poi leggermente gli occhi e scandì lentamente: -Tu non sei mai stato libero, piccolo shinigami.- riprese a saltellare ridendo a più non posso, continuando però a guardare il compagno, rimasto allibito. –Che c’è? Non ti va giù? Uno shinigami come te non riesce a capire la cosa? “Io sono uno shinigami, sono io che decido che fare della mia vita”! È questo che pensi, non è vero?-, si avvicinò ancora al volto del ragazzo, fissandolo con gli occhi spalancati, –E lo sai il bello? Tutto questo solo perché non ti dovevi avvicinare a quella!- indicò la scatola poggiata sul tavolo vicino al trono –Quei codardi avevano troppa paura che tu scoprissi la verità e così hanno deciso di tenertici lontano con la forza! Gentili, non è vero? Ma forse non hanno fatto tanto male, sai? Tu non saresti mai stato capace di accettarla, probabilmente ti saresti pianto addosso! -. Il bambino si lasciò cadere per terra e iniziò a rotolare velocemente. Le sue risa echeggiarono solitarie per qualche minuto, fino a quando egli stesso non si rese conto di quello che stava facendo.
-Sei soddisfatto adesso?- gli rispose Kid con l’aria più serena del mondo, sforzandosi di non gridare dal dolore che le catene gli provocavano, –Ti sei sfogato del tutto? Sai, non mi va di parlare con un pazzo.-
L’angelo ritornò completamente in sé e si mise a sedere. Sembrava piuttosto perplesso e spaventato.
-Ti ho… ti ho fatto soffrire… dicendoti quelle cose?-
Kid sorrise: -Tu hai soltanto detto la verità. Purtroppo per te, però, non mi serve un angelo nano per capire queste cose. Non hai fatto altro che ricordarmi cose che avevo già pensato, magari analizzandole sotto una luce più critica. Quindi no, non sei stato tu a farmi soffrire, sono io stesso la causa del mio male. E poi ti devo ringraziare, mi hai comunque dato delle informazioni interessanti.-
Il bambino abbassò lo sguardo. –Sono un’idiota…- si alzò in piedi e gridò all’amico con aria severa –e tu lo sei più di me visto che ti complichi la vita da solo!-
Il ragazzo sospirò sollevato. Si era finalmente calmato. –Visto che hai ripreso a ragionare, perché non mi dici qualcosa di più su queste catene? Chi è stato a mettermele e perché lo ha fatto? -
-Non posso dirti molto, ma penso che ormai avrai capito che è tutta opera dei piani alti. Inoltre il perché ti ho già detto che si trova in quella scatola laggiù, nella tua verità.-
Lo shinigami la osservò meglio, incuriosito. Era distante dal trono al massimo due o tre passi, ma per lui era impossibile raggiungerla legato a quella maniera.
-Come posso liberarmi?-
-Non sta a me dirtelo! Temo che dovrai avere un altro po’ di pazienza.-
La stanza cominciò a traballare, scossa da violenti scossoni che venivano dall’esterno.
-Un terremoto!?-
L’angelo fece spallucce: -Certo che la tua amica è davvero instancabile, eh? Non mi lascia neanche il tempo di riportarti in vita che ci prova lei con un elettro-shock! Ci dobbiamo salutare, piccolo shinigami! Mi raccomando, non farti uccidere un’altra volta: non so se avrò la pazienza di aiutarti di nuovo!-
Kid avrebbe voluto rispondergli, ma sentì dei violenti scossoni martellargli il petto ritmicamente. Improvvisamente, percepì il sangue circolargli nelle vene, scorrendo veloce. Iniziò ad avere il fiatone e a non riuscire più a tenere gli occhi aperti. Che stava succedendo? Stava forse tornando a vivere? Non riuscì più a restare sveglio e si addormentò, travolto da una miriade di sensazioni contrastanti.
Era dolore? Era dolore quello che provava? Faceva freddo. Stava tremando? La testa gli bruciava e un immenso senso di stanchezza dominava il suo corpo e la sua mente, impedendogli di ragionare. Aprì lentamente gli occhi. Vedeva sfocato, ma riuscì ad intuire che era giorno e che si trovava sdraiato per terra, probabilmente nello stesso identico punto in cui era morto. Cominciò a riprendere la sensibilità del proprio corpo e a muovere le dita di entrambe le mani lentamente, come se volesse testarne la funzionalità. Sentì poi qualcosa scuoterlo. Poi anche l’udito fece la sua comparsa.
-Kid! Kid, mi senti?-
Il ragazzo riuscì finalmente a mettere a fuoco ciò che era davanti a lui. Una Zefira sporca di sangue lo sovrastava, dandogli piccoli schiaffetti sulle guance per farlo rinvenire. I suoi grandi occhi blu erano contornati da delle vecchie lacrime, ormai secche. Aveva pianto per lui?
-…Z-zefira…?- disse a fatica –che cosa… ti è successo? Stai bene?-
La ragazza si staccò da lui. Lo guardò poi con aria di rimprovero e gli diede un violento ceffone sulla guancia sinistra, quasi come se volesse punirlo: -Come sto!? Hai il coraggio di chiedermi come sto!?- le lacrime iniziarono a scenderle sul viso –Mi hai fatta preoccupare in un modo assurdo!- gli si gettò addosso, stringendolo forte a sé –Che non succeda mai più, intesi?!-
Kid la guardò allibito. Non avrebbe mai pensato che Zef potesse manifestare affetto nei suoi confronti, neanche in una situazione del genere. Ricambiò l’abbraccio con fatica e la guardò, profondamente intenerito dal suo gesto. –Scusami. Non riaccadrà più, lo prometto.-
La strega si staccò da lui e gli sorrise serena: -Appena ti riprendi dovrai aiutarmi a fare le pulizie.- indicò il cadavere alle sue spalle –Il sangue non se ne va via facilmente.-
Lo shinigami trasalì. Cos’ era quella cosa? Perché era identica a lui e perché diavolo era lì? Si mise lentamente a sedere e guardò la ragazza negli occhi: -Cosa diamine è successo?-
-È successo poco dopo che tu sei “morto”… All’improvviso è spuntato un tizio identico a te che ha iniziato a farmi il lavaggio del cervello dicendomi che ero un’assassina, che ero stata io ad ucciderti. Anche se è difficile da credere, dopo un po’ sono caduta nel suo gioco ed ho iniziato a chiedermi se quel che diceva era vero, se quel tizio era davvero te. Ma poi ho capito che era solo un impostore e quindi l’ho ucciso.-
-Come hai fatto a capire che non ero io?-
-Mi ha chiesto di uccidermi per raggiungerlo. Tu non mi avresti mai chiesto una cosa del genere. Vedi Kid, tu sei uno di quegli idioti che muoiono per gli altri. Spingere qualcuno ad uccidersi per te è un sacrilegio, un insulto alla stessa vita.-
Il ragazzo la guardò stupito. Si conoscevano da pochissimo eppure sapevano già tante cose l’uno dell’altro. In tutta la sua vita, Kid non aveva mai veramente capito ciò che gli succedeva intorno, aveva sempre avuto l’impressione di capire. Adesso, però, era riuscito a conoscere qualcuno talmente tanto da poterne prevedere le emozioni. Ciò lo stupiva, ma lo rendeva allo stesso tempo felice. Davanti a tutte questi pensieri, il ragazzo non seppe far altro che rispondere alla ragazza con un timido sorriso che lei ricambiò, facendolo arrossire.
-Grazie…- mormorò -…per avermi salvato la vita.-
-Piantala di fare tutte queste cerimonie, shinigami dei miei stivali! Ho solo regolato i conti che avevo con te, ok? Per quanto mi riguarda, ora siamo definitivamente pari.-
Improvvisamente, una risata risuonò nell’aria, interrompendo così la conversazione dei due ragazzi. Zef si girò di scatto verso il cadavere e notò con sorpresa che era scomparso.
-Dove diamine è finito?-
-Zef, sopra di te!- gridò Kid prima di tirarla verso di sé, salvandola così dall’essere che aveva cercato di saltarle addosso.
La ragazza rimase disgustata da chi le era davanti. Era un omino basso e grassoccio, dal colorito verdastro e vestito di pochi stracci puzzolenti. I suoi occhi, piccoli e neri, la guardarono per qualche secondo, dopodiché iniziarono a fissare Kid insistentemente. La sua enorme bocca si contorse in quello che doveva essere un sorriso, facendo così colare della bava verde sul pavimento: -Allora sei vivo! Il padrone sarà contento di sapere che il tuo corpo è integro, ti potrà usare meglio!-
Kid non poté fare a meno di rabbrividire ed indietreggiare, sconvolto da quell’affermazione.
-E questo chi sarebbe?- domandò la strega dopo aver notato la reazione dell’amico.
Lo shinigami le rispose prontamente: -È un Toransu, un demone minore che può mutare la propria forma.-.  Kid si sorprese di sé stesso: da quando era diventato un’enciclopedia di demoni?
-Come si ammazza?-
-Non puoi ucciderlo, non sei abbastanza potente!-
Il demone partì all’attacco, ma la sua corsa venne bruscamente interrotta da un turbinio di saette gialle che lo fecero accasciare a terra. Tentò poi di rialzarsi, ma venne nuovamente colpito da un’ancora più potente scossa elettrica.
-Forse non sono abbastanza potente da ucciderlo, ma posso sempre neutralizzarlo!-
La strega continuò a colpirlo con scariche ogni volta più potenti, ma puntualmente il Toransu si rialzava in piedi, avvicinandosi sempre di più ai ragazzi. Questi, non sapendo cosa fare, indietreggiavano verso la parete, cercando di organizzarsi.
Lo shinigami si sentì inutile. Senza un’arma, non era in grado di aiutare Zef e di lì a poco lei avrebbe esaurito le energie e i due sarebbero stati vulnerabili. Sarebbe stato trascinato nell’Inferno e la strega sarebbe stata probabilmente uccisa. Improvvisamente, qualcosa lo distrasse da tutte quelle preoccupazioni. Il ragazzo percepì infatti uno strano brusio entrargli in testa, quasi come se fosse un pensiero o un ricordo ormai dimenticato. Il rumore iniziò poi a farsi più chiaro e lo shinigami poté chiaramente riconoscere una voce femminile:
“Per uccidere qualcuno,” diceva “non ricorrere ad attacchi inutili e frenetici, privi di una qualunque strategia. Non è forse meglio uccidere il tuo obbiettivo con un colpo secco e preciso, in modo da non lasciargli scampo?”. La voce fece una breve pausa, quasi come se si aspettasse una risposta dal ragazzo “Sono sicura che anche tu la pensi così, padroncino. Ebbene, c’è un modo per ottenere questo risultato: bisogna strappare l’anima della persona che si vuole uccidere. Certo, è un metodo abbastanza appariscente per uccidere qualcuno, ma è efficace al cento per cento ed è universale.”
Universale? Che cosa intendeva dire con universale?
“Ora ti spiego.” la voce continuò, facendo sobbalzare Kid dalla sorpresa “Vedi padroncino, questo è un metodo che può essere applicato a tutti gli esseri viventi: angeli, umani, shinigami e perfino demoni. Come ben sai, infatti, non c’è corpo che possa vivere senz’anima. Se si tratta però di entità sovrannaturali come angeli e demoni, cioè coloro che posseggono un’anima immortale e capace di donare energia infinita al proprio corpo per vivere, la cosa diventa più complicata. Una volta estratta l’anima, infatti, il problema diventa quello di sigillarla, ovvero di metterla in un posto in cui non possa più interagire con il mondo esterno, altrimenti potrebbe impossessarsi di oggetti, cadaveri o addirittura esseri umani vivi. Questo dipende naturalmente dalla potenza dell’anima con cui si ha a che fare.”
Kid rimase sorpreso di come la voce fosse dolce con lui e di come gli spiegasse tutto con pazienza, ma non riusciva a capacitarsi di chi o che cosa fosse e perché ci tenesse tanto a fargli sapere tutte quelle cose. Comunque questo ora non aveva importanza; adesso sapeva come uccidere il Toransu. C’era solo un problema però: lui non aveva nessun arma con cui mietere l’anima di quel demone.
“Tu non hai bisogno di nessun arma!” ridacchiò contenta la voce “Potresti uccidere chiunque con il tuo solo tocco se lo volessi, padroncino. Il fatto è che tu sei così buono e gentile, estremamente gentile… Devi imparare ad odiare di più, padroncino, a non avere pietà. E nel momento in cui uccidi non devi pensare ad altro che al piacere che deriverà dal tuo gesto: il sangue, le urla, la tua gioia. So che adesso non sono queste le cose che ti rendono felice, ma ben presto lo diventeranno, perché simboleggeranno l’avvicinarsi al tuo obbiettivo. Non ti preoccupare, a breve non soffrirai più e la felicità dominerà la tua esistenza, ogni giorno sarà radioso e il tuo sorriso non si spegnerà mai. Fidati di me, padroncino, ti aiuterò ad averla di nuovo.”
Avere di nuovo? Obbiettivo? Ma di che diamine stava parlando? Non era comunque il momento di rispondere a quelle domande, adesso doveva pensare. Era davvero il caso di seguire il consiglio di quella voce comparsa dal nulla? Purtroppo, non aveva molta scelta, Zef stava iniziando ad arrancare, non avrebbe retto a lungo. Lo shinigami tentò di concentrarsi come gli aveva detto di fare la voce: si ricordò della gioia che provava assieme a Liz e Patty quando raccoglievano una grande quantità di anime. In quei momenti non gli importava del dolore che aveva causato, del sangue che aveva sparso; lui era felice, felice per aver ucciso. Guardò di nuovo il Toransu: sarebbe stato felice se l’avesse ucciso? Certo che sì. Sarebbe stato più che felice. Pensò al sangue, alle grida disperate che il demone avrebbe emesso. Sorrise. Che gli importava? Se il sangue era il prezzo da pagare per continuare ad essere felici, allora lui avrebbe saldato sicuramente il conto.
Con quelle convinzioni negli occhi, spinse Zef dietro di sé e si fiondò sul suo avversario. Fu questione di attimi. La mano dello shinigami penetrò nel petto del demone facilmente, circondandosi di sangue e carne viva, ancora pulsante. Il ragazzo spinse con forza ed arrivò al centro del petto del Toransu che, straziato dal dolore, gridava e si dimenava come un pazzo. Ma non poteva ormai fare nulla: la mano del dio si era insediata nelle sue viscere e ora carezzava maliziosamente la sua anima, per afferrarla poi con forza e strapparla da dove era adagiata.  Un piccolo schizzo di sangue raggiunse il sorriso dello shinigami, il quale aveva stretto forte a sé quell’anima, adagiandola poi sul suo petto imbevuto di sangue. La sentiva muoversi e dimenarsi tra le sue mani, come se cercasse di scappare da lui per andare chissà dove. No, non gliel’avrebbe lasciato fare. Non avrebbe più messo zizzania tra la povera gente.
-…K-kid…- mormorò la strega, piuttosto sconvolta dal gesto improvviso del compagno -Tu… gli hai strappato l’anima?-
Il ragazzo si girò verso di lei, piuttosto angosciato, ma non poté dirle niente. Il brusio ricominciò infatti a penetrargli lentamente nella testa: “Sei stato molto bravo, padroncino. Ora però devi sbarazzarti di quell’anima. Sai già cosa fare, vero?”
Kid si guardò attorno, spaventato: -Chi sei tu?! Come fai a sapere tutte queste cose?! Esci fuori!-
“Insomma,” riprese la voce “pensavo di essermi spiegata piuttosto bene! E va bene, te lo ripeterò di nuovo…”
-No! Non mi spiegare niente, fatti vedere! Fatti vedere, maledizione! Voglio parlarti!-
La strega, piuttosto preoccupata, si avvicinò al ragazzo: -Kid, stai bene? Si può sapere con chi diavolo parli?-
“Ci sono vari modi per neutralizzare anime di quel genere…”
-Rispondimi, non fare finta di non sentirmi!-
“…il primo di questi è sigillare l’anima in un oggetto abbastanza resistente. Un barattolo, una cassaforte o addirittura un ciondolo possono adempire facilmente a questo compito.”
-Ti ho detto di rispondermi! Dove sei?!-
“Il secondo consiste invece nell’inglobare l’anima ad un corpo vivo capace di gestirla. L’anima può essere assunta in vari modi, ma quello più comune consiste nell’ingoiarla intera.”
-RISPONDIMI!- il ragazzo iniziò a sbattere i piedi per terra con forza, spaventando la ragazza al suo fianco.
-C-che ti prende?- lo prese per le spalle ed iniziò a schiaffeggiarlo con forza –Riprenditi!-
“Ora sai cosa fare, padroncino. Bene, ora sta a te decidere! Io me ne vado, non servo più qui. Chiamami quando avrai scelto che fare, padroncino!”
Kid riuscì a sottrarsi dalle grinfie della strega ed iniziò a correre per la stanza alla ricerca della voce, nonostante sapesse che non l’avrebbe trovata, -Aspetta, non te ne andare! Ho ancora tante cose da chiederti, ti prego!-
Come si aspettava, non gli giunse più alcuna risposta. Cadde a terra in ginocchio e guardò l’anima che stringeva tra le mani, piuttosto angosciato da tutti gli eventi che gli avevano sconvolto la giornata.
Improvvisamente, la ragazza iniziò ad urlargli con forza nell’orecchio: -MI VUOI DIRE CHE COS’HAI, RAZZA DI CITRULLO?!-
Il ragazzo cadde a terra, completamente stordito dai decibel che gli avevano rotto i timpani, ma la strega lo raccolse di nuovo, notevolmente arrabbiata: -E no, mio caro! Non ti lascio morire di nuovo! Tu non lasci questo mondo finché non mi spieghi per filo e per segno che cosa sta succedendo qui!-
Kid riuscì a riprendersi e a guardare la ragazza negli occhi. Lì, sguardo contro sguardo, si rese conto che forse non era bene raccontarle tutto; l’avrebbe soltanto coinvolta in una serie di faccende che probabilmente non la interessavano.
-Kid,- disse lei finalmente seria –non dobbiamo avere segreti fra di noi. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo poterci fidare ciecamente l’uno dell’altro. Io credo in te, so che da sola morirei dopo una sola notte in questo posto e che è solo grazie a te se sono ancora qui. Quindi ti prego, fidati anche tu di me, non avere paura di raccontarmi i tuoi problemi. Non so se sarò in grado di aiutarti, ma posso assicurarti che ci proverò con tutta me stessa.-
Lo shinigami annuì, quasi commosso. Era la prima volta che qualcuno lo rassicurava a quel modo, con il cuore in mano, senza veli. Si alzò di scatto per andare verso il cucinino e prese un barattolo di vetro, dove ripose poi l’anima del Toransu. Dopodiché si sedette accanto alla strega e le raccontò tutto ciò che aveva vissuto in quella giornata, tralasciando però il tentato stupro da parte dello Spirito Infernale. La ragazza ascoltò in silenzio ogni sua parola, impassibile.
-…E questo è tutto, almeno per ora…- disse lo shinigami.
-Bene.- Zef alzò lo sguardo, piuttosto seria, ed indicò il letto: -Vai.-
-C-che scusa?-
-Va a dormire. Ora.-
-Non capisco… perché dovrei farlo?-
-Molto semplice: sei esausto, te lo si legge in faccia. Farò io le pulizie. Dopotutto, dopo una giornata così, sei più che giustificato per andare a riposare.-
-Ma adesso è pieno giorno!-
-VA A DORMIRE HO DETTO!-
-…sissignora…-
Kid si ritirò lentamente verso il letto. Non aveva proprio voglia di dormire, era troppo emozionato, ma non voleva certo essere pestato a sangue da Zefira! Una volta sul letto, si rivolse alla ragazza: -Ricordati di riattivare il Soul Protect; per oggi hai usato anche troppo la magia.-
-Ok, ok, lo farò… Ora dormi però!-
La strega si avvicinò al ragazzo e gli rimboccò le coperte con cura- ‘Notte, shinigami dei miei stivali.- disse mentre gli dava un bacio sulla fronte.
Il ragazzo divenne rosso come un peperone. Si girò di scatto dalla parte opposta della ragazza e mormorò in preda all’emozione: -N-n-notte!-


*il mio angolino*
Salve a tutti!  ̴
Scusate per la lunga attesa, ma non ho avuto proprio tempo per scrivere in queste settimane (?) !
Però stavolta il capitolo è bello lungo, no? Questo basta per farmi perdonare? * fa gli occhioni lucidi* Comunque, avete dubbi, perplessità o errori da segnalarmi? Fatevi avanti!
Bacioni <3 

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Capitolo 9
*** Sorriso ***


Zef sfregava energicamente la grossa macchia di sangue sul pavimento. Era lì ormai da mezz’ora, eppure questa non aveva la minima intenzione di andarsene. Dopotutto, uno straccio bagnato non era certo il modo migliore per pulire il sangue secco. Sospirò, capendo che ormai la chiazza non se ne sarebbe andata e si alzò, sgranchendosi leggermente i muscoli delle gambe e delle braccia. Nonostante fosse giorno era completamente esausta, voleva solamente dormire o, come minimo, provare a distendersi e a scacciare tutti quei pensieri che la tormentavano. Rivolse lo sguardo verso il compagno: era disteso su un fianco, dandole così le spalle, e respirava regolarmente. A quanto pare dormiva. La ragazza pensò che tutto sommato era meglio così, almeno non avrebbe avuto l’imbarazzo di dovergli chiedere di potersi stendere al suo fianco. Si avviò quindi verso il letto e, una volta arrivata a destinazione, si accasciò sul materasso. Rise tra sé e sé, pensando che la cosa era alquanto buffa. Era a letto con un ragazzo; certo, era addormentato, ma era pur sempre un ragazzo, un esemplare maschio del sesso opposto al suo. Osservò i raggi di luce che filtravano dalla finestra, consapevole del fatto che per colpa loro non sarebbe riuscita ad addormentarsi, e posò un braccio sui propri occhi, in modo da tingere la sua visuale di nero. Restò in quella posizione ed ebbe finalmente il tempo di pensare, di riorganizzare i suoi pensieri.
Quella notte era stata veramente stressante, piena di eventi che non era ancora riuscita a spiegarsi, piena di cose che le avevano fatto paura. Poteva ancora sentirsela addosso, la paura. Dominava il suo corpo facendola tremare ogni tanto, inconsciamente, facendola trapassare di brividi, riempiendole la testa di quelle immagini che avrebbe voluto dimenticare. Rabbrividiva al solo ricordo di quel demone che cercava di tentarla o di quando continuava a rialzarsi nonostante lei lo colpisse con i suoi colpi più potenti. Ma, nonostante ciò, era riuscita a mantenere il suo comportamento di sempre, a mantenere i nervi saldi. O meglio, aveva dovuto farlo. Per lui, per Kid. Quello che gli era successo era terribile, eppure non aveva detto una parola, aveva cercato il più possibile di mantenere quell’espressione dura e illeggibile che aveva di solito. Trattenne una risatina. “Di solito”? Come poteva dire una cosa del genere? Lo conosceva a malapena da due giorni!
I suoi pensieri furono bloccati da un improvviso gemito, proveniente dallo shinigami al suo fianco. Zef si costrinse a guardare cosa diavolo avesse il suo compagno e si mise a sedere. Rimase piuttosto stupita da quel che vide: il ragazzo, infatti, tremava e sudava freddo. Scuoteva la testa ripetutamente e mugugnava qualcosa in tono disperato. Stava forse avendo un incubo? Zef decise di sfiorarlo e il ragazzo sobbalzò al contatto con la pelle nuda. La strega iniziò a carezzarlo dolcemente, sussurrandogli frasi incoraggianti come “è tutto a posto” o “non hai nulla da temere”.
Patetica, ecco come si sentiva. Sentiva le gambe tremare mentre diceva quelle parole, lei stessa era ancora sconvolta da quello che era successo: come poteva quindi rassicurare Kid, che aveva vissuto un’esperienza mille volte peggiore della sua?
Il ragazzo rilassò le membra, emettendo un grande sospiro. A quanto pare aveva recitato bene la sua parte di “coraggiosa”. Lo osservò ancora, curiosa. Non riusciva a credere che il ragazzo che stava accarezzando fosse lo stesso di prima, quello che aveva strappato l’anima ad un demone con il sorriso sulle labbra. Sembrava così fragile adesso, pareva quasi che chiedesse conforto. La ragazza decise di stendersi al suo fianco, stringendolo a sé e facendo in modo che le sue mani si rincontrassero sul suo petto. Chiuse gli occhi: era da tanto che non aveva un rapporto fisico di quel genere. Nascose il viso dalla luce, imprimendolo contro la schiena pallida di Kid. Normalmente, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma aveva davvero bisogno di calmarsi; per questo lo aveva stretto a sé. Aveva bisogno di sentirlo vicino, la sua presenza la rassicurava. Non riusciva a non pensare a quanto si fosse sentita sperduta quel giorno, quando le era parso di perderlo per sempre, pienamente consapevole che non sarebbe riuscita a sopravvivere senza di lui. Per questo si sentiva in dovere di aiutarlo, di stargli accanto; lui le serviva. La sua mente, il suo corpo e perfino il suo cuore chiamavano il suo nome, lo desideravano. Ora come ora, nonostante si conoscessero da così poco, percepiva un legame indissolubile che la legava a quel ragazzo, anche se non era ancora riuscita a percepire di cosa si trattasse. Quel filo che li univa era flebile e pareva incolore ai suoi occhi… Eppure era più che certa che fosse qualcosa di forte, di audace e duraturo.
Non riuscì a pensare oltre che un piccolo sbadiglio la paralizzò; i secondi passarono e Zef non si mosse. E se Kid si fosse svegliato? Doveva allontanarsi da lui, allora, e anche subito. Non sarebbe certo riuscita a spiegargli il perché della loro posizione! D’altro canto, però, c’era anche la possibilità che lo shinigami dormisse ancora, e quindi staccarsi da lui significava inevitabilmente ridestarlo… Che fare?
Un nuovo suono venne emesso dal ragazzo. Stavolta, però, non era uno di quei rumori derivanti dal mondo dei sogni, bensì era un sussurro prolungato ed incomprensibile. La strega aspettò che terminasse, pensando che forse il ragazzo stesse parlando nel sonno, ma il parlottare andò avanti. Zef, sorpresa, si mosse dalla sua posizione e guardò il suo compagno di letto. Un’espressione di preoccupata sorpresa le comparì in volto. Gli occhi gialli del ragazzo, infatti, erano semi aperti e parevano più luminosi, quasi fluorescenti, mentre le sue labbra continuavano a muoversi senza sosta, pronunciando parole che la strega non riusciva a capire.  Il tutto era accompagnato da un respiro affannato e da un compulsivo movimento delle dita dei piedi. Non pensandoci troppo, la bionda decise di svegliarlo, ed iniziò quindi a scuoterlo velocemente.
-Kid!- disse con fare preoccupato –Che ti prende?-
La situazione non cambiò di una virgola: nonostante Zef lo stesse quasi spiattellando sul materasso, la giovane divinità non rispondeva e continuava il suo strano rituale.
Non sapendo cosa fare, la ragazza decise di avvicinarsi e di cercare di capire cosa stesse dicendo con tanta foga.
-Jessey Sturlson, ventitré anni. Morirà alle 23:30 sulla Quinta Strada di New York a causa di un incidente stradale.-
La quindicenne strabuzzò gli occhi, non capendo la situazione. Aveva appena sentito la predizione della morte di qualcuno. Forse era così che gli dei della morte conoscevano le tristi sorti della gente, forse questa sottospecie di trance era normale per loro. Ma lei era una strega, le streghe non avevano niente a che fare con la morte e cose simili. Per lei quello era innaturale, non lo poteva accettare. Alzò lentamente la mano destra e sferrò un potente schiaffo sulla guancia sinistra del ragazzo. Tale era la forza che aveva usato che il ragazzo cadde di lato, nella direzione in cui il ceffone lo aveva spinto. Zef sospirò. Dopotutto, a mali estremi, estremi rimedi, no? La ragazza rimase di stucco quando vide che neanche questo aveva sortito effetto. Lo shinigami giaceva infatti di lato, nella stessa posizione in cui era caduto e continuava a recitare nomi e sentenze. Improvvisamente calò il silenzio ed un respiro affannato prese il posto di quei sussurri inquietanti. La ragazza fu felice di notare che ora gli occhi ambrati erano aperti e, nonostante l’espressione esausta e scioccata, sembrava che Kid stesse bene. Il ragazzo era piuttosto scosso: quella cosa non gli succedeva da mesi, anni ormai. Il compito di ricevere le predizioni delle morti spettava a suo padre, non a lui. Lui non era ancora in grado di controllare i suoi poteri e quindi non era pronto per eseguire le sentenze di morte. La giovane divinità si portò al mano al petto, stringendolo delicatamente: un dolore pungente proveniva da quello che doveva essere il luogo dove si trovava la sua anima. Sospirò, pensando che, dato le numerose ferite ancora aperte nella sue essenza, forse la fitta che provava era normale e che avesse solo bisogno di tempo per rimettersi in sesto.
Il suo sguardo si posò sulla ragazza a cavalcioni di fronte a lui. Kid indietreggiò: da quanto tempo era lì ad osservarlo?
-Buongiorno, bell’addormentato.- disse la strega in tono amaro –Come andiamo?-
Lo shinigami si mise a sedere: -Bene, credo… Tu? Hai dormito?-
Zef gli si avvicinò con uno sguardo minaccioso, puntandogli l’indice contro: -Per colpa tua no, shinigami del piffero! Si può sapere che cos’avevi? Non mi hai fatto chiudere occhio!-
-Mi dispiace… ho fatto molti incubi.-
La bionda si allontanò dal ragazzo e si mise a sedere ai piedi del letto, dandogli le spalle: -Ti succede spesso di sognare le persone che devono morire?-
Kid, leggermente spiazzato dalla domanda, abbassò lo sguardo: -No, di solito è mio padre ad avere le premonizioni. Io sono troppo giovane e la mia anima è ancora troppo immatura per farmi diventare uno shinigami completo. Però, in un certo senso, è normale che mi capitino cose di questo genere. Significa che sto screscendo.-
Zef si alzò, avviandosi verso la finestra per poi scrutarla. Non pioveva al momento, ma nuvole minacciose apparivano poco lontane dalla loro posizione.
-Dobbiamo muoverci,- disse –tra poco pioverà e procurarci qualcosa per la colazione sarà difficile.- si girò verso lo shinigami, incrociando le braccia sotto al petto. Sorrise –Non ho certo voglia di mangiare il tuo pesce pieno di lische!-
Kid imitò il suo gesto e si posizionò di fronte a lei, guardandola negli occhi: -Il mio pesce era pulitissimo, sei stata tu a cuocerlo troppo e a renderlo immangiabile!-
La ragazza rise divertita per poi afferrare quello che sembrava un secchio di legno. Si avviò quindi verso il modesto lavandino del cucinino e lo poggiò sul tavolo, facendo scorrere contemporaneamente l’acqua.
-Che stai facendo?- domandò il ragazzo.
La ragazza tentò di sorridere -Dobbiamo lavarci, ieri sera eravamo così scossi che ci siamo coricati tutti sporchi di sangue.-
Lo shinigami trasalì, rivolgendo lentamente il suo sguardo sul proprio petto, notandolo poi umido ed appiccicoso, oltre che rossiccio. Improvvisamente, tutte le immagini della notte precedente gli tornarono alla mente, lasciando però che anche ciò che aveva sognato gli ricomparisse davanti agli occhi. L’effetto fu immediato: diventò subito pallido e una strana morsa gli strinse lo stomaco, facendogli venire voglia di vomitare.
-…hey…- Zef gli si avvicinò con il panno bagnato tra le mani; il suo volto si era addolcito, forse perché era riuscita ad intuire le sue sensazioni –Va tutto bene, non c’è nulla di cui aver paura ora.- la bionda fece ancora qualche passo nella sua direzione –È tutto finito.-
Kid scosse la testa: -No, non è finita,- si portò le mani al viso, per farle poi salire sino alla fronte e tirarsi indietro la frangia spettinata –questo è solo l’inizio.-
La strega lo guardò con un ché di insoddisfatto: -Che?- tre passi veloci, decisi, verso il ragazzo –Certo che è solo l’inizio!-  sbatté poco elegantemente il panno bagnato sul petto del moro e ce lo strofinò contro qualche volta –Questo è un nuovo giorno!- levò lo straccio dal corpo del ragazzo, mostrandogli la pelle ora libera dal sangue –Il passato è il passato. Non importa se si tratta di ieri, anni fa, o altro. Solo ciò che succede ora è importante.-
Il giovane shinigami non poté far altro che rimanere spiazzato dal tanto coraggio che sprigionavano quelle parole. I suoi occhi ambrati erano increduli e non riuscivano a staccarsi da quelle determinate pietre zaffiro che li fronteggiavano. Poi il suo viso mutò, mostrando un tenero sorriso.
-Hai ragione,- prese il panno dalle mani della ragazza di fronte a lui e lo portò delicatamente sul suo braccio destro, dove ancora giacevano gli ultimi rimasugli di sangue della ferita che si era inflitta da sola. Non disse nulla mentre la puliva lentamente, e la ragazza fece lo stesso, nascondendo però un timido sorriso. Poco dopo lasciò che lo straccio cadesse dalla sua presa, che ora era impegnata a tenere le mani della ragazza dolcemente: -iniziamo insieme.- concluse guardandola negli occhi.
-Mmh!- annuì la bionda, in preda all’emozione e con le guance più rosse del normale. Si staccò poi dal compagno e si diresse verso la stufa, per la precisione dove aveva appeso dei vestiti.
-Tieni!- disse mentre gliene lanciava qualcuno –I nostri sono ancora bagnati, vedi se ti stanno.-
Kid li prese al volo e visualizzò le sue scelte: optò per un pantalone grigio che, benché fosse molto largo e lungo per lui, era provvisto di bretelle nere che l’avrebbero sicuramente reso più stabile. Prese poi una maglia bianca a maniche lunghe, anche lei piuttosto grande, e la infilò dentro i pantaloni. Certo, non erano i suoi abituali vestiti di seta e kashmir, ma per il momento potevano andare.
Osservò poi la ragazza: aveva scelto una maglia blu e se l’era messa a mo’ di vestitino, accoppiandolo con due lunghe calze bianche che le arrivavano alle ginocchia. Il ragazzo rimase atterrito dal fisico magro e sottile della ragazza, osservando però anche i suoi punti più formosi con attenzione. Eh già, le sue due cose erano perfettamente simmetriche, l’aveva felicemente notato anche prima. Si irrigidì. Non aveva forse smesso con la sua ossessione della simmetria? Insomma, dopo la battaglia contro il kishin credeva di averla abbandonata per sempre! Eppure, qualche volta, gli capitava ancora di usare l’aggettivo “simmetrico” per le cose che gli piacevano di più. Rabbrividì nuovamente: quindi gli piaceva Zef? No, non poteva essere, quello che provava nei suoi confronti era solo una profonda ammirazione e gratitudine, niente di più, niente di meno. E se anche questo significasse amare una persona? Kid non lo sapeva, non si era mai innamorato e quindi tutto il mondo del romanticismo per lui era un mistero.
-Ma mi ascolti quando parlo?- la voce arrabbiata della strega lo riportò alla realtà –Dobbiamo fare presto, non puoi rimanere imbambolato per mezz’ora a guardare il vuoto, abbiamo ben altro da fare!-
-S-sì, scusa…- mormorò lui mentre si infilava le sue scarpe, miracolosamente asciutte.
Anche Zefira fece lo stesso, lasciando così che le deliziose calze bianche scomparissero sotto la pelle nera dei suoi stivali. Si avviò quindi verso la porta e la aprì, aspettando poi che il giovane shinigami la raggiungesse.
-Bene,- riprese –è meglio separarci, così faremo prim..-
-No.- disse Kid serio –Non sappiamo chi ci potrebbe essere in giro, è meglio se restiamo uniti.-
-Come vuoi… Allora, che pensi che potremmo trovare di buono?-
 

Angolo dell’autrice
*siamo in una stanza buia, al centro di questa si trova una bara. Improvvisamente, dal nulla, inizia ad uscire del fumo, mentre una flebile luce illumina la cassa. Quest’ultima si spalanca di scatto, rivelando l’orribile figura che si era finora celata al suo interno: una ragazza con due occhiaie da paura e i capelli di una pazza si alza infatti da essa, mettendo successivamente i piedi per terra e respirando a pieni polmoni*
SONO RITORNATA NEL REGNO DEI VIVI, O MEGLIO… IN QUELLO DELLE FANFIC!!! Pensavate di esservi liberati di me, eh? Ed invece no, sono ancora qui a tormentarvi e a rendervi la vita impossibile con le impossibili attese per l’uscita dei miei capitoli!! Muahahaahaah!
No ragazzi, seriamente, non pubblicavo da tipo marzo! Non c’era giorno in un cui non mi dicevo “Ok, ora tu vai e scrivi un capitolo talmente bello da farti perdonare da tutti quei poveri cristi che ti hanno aspettato con ansia (se ne sono rimasti)!”, però non lo facevo. Diciamo che è stato un periodo duro per me, mi sono successe taaante cose che non vi racconto perché vi annoierebbero, ma che vi assicuro che mi hanno reso la vita complicata.
Comunque, non ho scuse per la schifezza che mi è uscita fuori stavolta, davvero. Il capitolo non è molto lungo e non succede granché, quindi… COME SIETE RIUSCITI AD ARRIVARE FINO A QUI?! Mamma mia, che coraggio che avete, davvero. Comunque, ora non vi mollo più, e sapete perché? Perché siamo sempre più vicini alla mia parte preferita di questa storia, nonché la più inquietante!! Non vedo davvero l’ora di farvi fare qualche incubo, sul serio!
Ringrazio tutti “i poveri cristi” che mi hanno seguito fino ad ora e che spero continueranno a seguirmi, siete una forza!
Recensite numerosi, oppure vi mieterò l’anima!
Bacioni simmetrici
Namae

PS: se avete notato bene, Kid dice che ha smesso con la sua ossessione della simmetria. Ebbene, in uno dei capitoli che avevo letto prima di inventare questa storia, lui aveva detto di voler cambiare e di guarire dalla sua ossessione… quindi il mio Kiddo non è OOC (o almeno credo che non lo sia, fatemi sapere se è cosi!), mi ero semplicemente portata un pochino avanti con gli eventi! Vabbè, ora vi lascio, che avrete sicuramente meglio da fare che ascoltare una pazza sclerotica..!

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Capitolo 10
*** Shibusen ***


Erano le due di pomeriggio. Il sole, alto nel cielo, riscaldava a sufficienza le strade per convincere la gente a rimanere a casa a riposare, magari assieme ai loro cari. Così accadeva anche a casa Evans, dove un vecchio grammofono riproduceva con passione un brando di musica Jazz. Poco distante dall’oggetto, Soul riposava beato, seduto su una poltrona. La sua rilassatezza era sottolineata dagli occhi e dalla bocca, entrambi socchiusi, e dall’espressione serena che dominava il suo volto.
-Ei Soul! Che fai, dormi?-
Il ragazzo aprì solo un occhio e guardò nella direzione da cui proveniva la voce. Seduta comodamente sul divano, con un libro tra le mani, c’era una Maka piuttosto incuriosita.
-No, secchiona. Stavo solamente cercando di ascoltare un po’ di buona musica…-
Un Maka-Chop riecheggiò per la stanza.
-C-che cosa ho fatto di male stavolta…?- mugugnò Soul.
La ragazza fece per rispondere, ma il campanello della porta la interruppe. Chiuse quindi il libro che aveva davanti a sé e si alzò per andare ad aprire. Forse erano arrivati?  Tutta la Spartoi aveva infatti deciso di riunirsi a casa Evans per parlare di quello che era successo a Kid e per decidere come affrontare la cosa.
Maka non fece neanche in tempo a salutare i suoi amici che un uomo dalla folta chioma rossa le saltò addosso.
-MAAAAKAAAAAAAAAA!! Bambina mia, come stai!?- disse Spirit mentre abbracciava la ragazza con foga.
-Papà?! Che ci fai qui?! Non sei stato invitato!- rispose lei mentre cercava di liberarsi dalla presa dell’ospite indesiderato.
Black*Star fece poi il suo ingresso trionfale: -YAHOOOO! Buongiorno a tutti ragazzi! Dite un po’, come siete sopravvissuti in questi ultimi giorni senza l’illustre sottoscritto?-
-Black*Star, non è educato entrare in una casa altrui senza il permesso del proprietario!- disse Tsubaki con il suo solito fare amorevole.
-Bè, Maka è comunque “occupata”, quindi non penso che possa accoglierci come si deve…- mugugnò Liz mentre controllava il cellulare.
-Allora permettetemi di farlo al posto suo, ragazzi. Benvenuti, fate pure come se foste a casa vostra.- ghignò Soul.
-Possiamo fare davvero come a casa nostra?! Siiiiiii!- gridò Patty mentre si lanciava sul divano.
Liz sospirò: -Non dovevi dirlo, Soul. Ora ti distruggerà la casa…-
-Dovrà passare sul mio cadavere per farlo!- esclamò Maka, la quale si era liberata del padre con una serie infinita di Maka-chop, lasciandolo così per terra in una pozza di sangue, -Piuttosto, mi dite perché diavolo avete fatto entrare mio padre?!-
Tsubaki si chinò leggermente nella sua direzione: -È colpa mia, Maka, mi dispiace davvero tanto. Il fatto è che l’ho trovato svenuto davanti a casa tua e ho pensato che fosse bene potarlo in un posto caldo dove si potesse riprendere…-
-Potevi anche lasciarlo per strada, non mi avrebbe fatto alcuna differenza.- la bionda si rivolse poi a suo padre, arrabbiata –Comunque, che diavolo ci facevi tu davanti a casa mia?! Sai bene che qui non sei il benvenuto!-
Spirit accennò un sorriso: -Semplice: ero venuto a trovarti. Purtroppo però avevo alzato troppo il gomito quella sera e così sono svenuto sullo zerbino del tuo palazzo… che figura, eh?-
-Per niente cool, come te dopotutto…- sospirò Soul.
-Taci, razza di albino scansafatiche! Tu non hai proprio il diritto di giudicarmi!-
-Giusto! Solo io, l’onnipotente Black*Star, posso farlo!- gridò il ragazzo che nel frattempo aveva usato il tavolino del salotto come piedistallo.
-Black*Star! Scendi dal tavolo!- lo supplicò Tsubaki.
Patty si affrettò a raggiungerlo: -Yuppi!! Tutti sul tavolo!-, diceva mentre saltellava.
L’azzurro guardò la ragazza stupito: come osava mettersi al suo livello? Insomma, questo era il momento del suo discorso trionfale alla plebaglia, che c’entrava lei?
-Ei ragazzina,- disse piuttosto scocciato –scendi dal tavolo, non rubarmi la scena!-
-Rubarti la scena? Perché dovrei farlo? Io voglio appoggiarti!- rispose lei solare.
Il ragazzo tacque, piuttosto scosso da quella risposta. Qualcuno si era finalmente accorto della sua grandezza? Aveva davvero trovato qualcuno che credesse in lui fino a questo punto? L’azzurro non riusciva a darsi una risposta, sapeva solo di essere felice, molto felice. Guardò la ragazza e ammirò la sua magnificenza; solo una giovane donna con una bellezza così, simile a quella di una dea, poteva essere la sua fedele seguace. Era dunque un angelo mandato dal futuro venuto a sostenerlo nella sua impresa? Si affrettò a prendere le mani della ragazza e ad intrecciarle con le sue: -Patty…- disse guardandola negli occhi –vorresti… insomma… vorresti farti l’onore di…-
-GIÚ LE MANI DA MIA SORELLA, BRUTTO SCREANZATO!- Liz intervenne prontamente, stendendo l’assassino con un pugno e guardandolo con occhi di fuoco –Patty è ancora troppo piccola per avere un ragazzo!-
-Chee?!- esclamò Black*Star, il quale si era subito ripreso.
-Ma sì! Insomma, voi due siete così piccoli e Patty è così… così ingenua! Potreste fare cose di cui potreste pentirvi!- la ragazza di Brooklyn abbracciò la sorella minore, la quale non aveva la più pallida idea di cosa stesse accadendo.
-Fidanzarmi con tua sorella? Liz, hai frainteso! Io volevo chiedere di diventare la mia allieva, così le avrei insegnato a comportarsi come una vera dea!-
-ORA BASTA!- gridò Maka furiosa -RAZZA DI IDIOTI, GIÚ DAL MIO PREZIOSO TAVOLO!-
Soul, che per tutto il tempo se ne era restato in disparte, si mise a ridere con gusto: -Che citrulli… Non è vero, Kid?-
Tutta la Spartoi si girò nella sua direzione, facendo cessare le liti che erano in corso.
Soul strinse i denti. Maledizione, eppure sapeva bene che Kid se ne era andato. Perché l’aveva chiamato? Lui non era più al suo fianco a ridere delle stupidaggini dei suoi amici come faceva di solito, lui era da un’altra parte, lontano da lì. Guardò i suoi compagni: i loro occhi erano rivolti verso il basso.
-P-perché questo silenzio improvviso?- domandò Spirit.
-Non ha senso,- sussurrò Patty –tutto questo non ha senso senza di lui. La casa è vuota, le giornate sono così noiose… Anche i capricci non hanno più senso.- scese con cautela dal tavolino e si lasciò cadere sul divano lì accanto. Rivolse lentamente lo sguardo al cielo, socchiuse poi gli occhi, come se si stesse sforzando di vedere qualcosa che non c’era  –Mi manca….-
Liz le si avvicinò e la strinse a sé con dolcezza: -Lo so, Patty.- la sua voce, costretta a trattenere i singhiozzi che le dimoravano in gola, tremava. - Anche a me manca tanto.-
I restanti cinque si osservarono, messi piuttosto a disagio dalla situazione. Non sapevano che pesci prendere per tirare su il morale delle due ragazze.
La fastidiosa quiete venne bruscamente interrotta -Non possiamo fare così.- Maka strinse i pugni –Dovremmo essere contenti per lui e non piangerci addosso. Non è questo quello che Kid desidererebbe.-
-Maka ha ragione- Soul diede le spalle ai suoi amici e si avviò verso la grande libreria situata accanto alla finestra –Se ci vedesse in questo stato ci ucciderebbe.-
-Ti sbagli,- Black*Star accentò le sue parole con un tono infastidito –Kid non uccide una vita se non è strettamente necessario.- nella sua mente riaffiorò il ricordo di quando lo shinigami gli aveva risparmiato la vita. Non riuscì a non sorridere –Ci avrebbe solo riempito di botte fino allo svenimento.-
-Maledizione, che cos’avrà di tanto speciale questo ragazzo per starvi tanto a cuore? Io non riesco nemmeno ad avere un rapporto corporeo decente con mia figlia e lui riesce a farvi cadere tutti in depressione!- Spirit scrollò le spalle, notevolmente demotivato. Si sedette poi sulla poltrona che era stata precedentemente occupata da Soul e accarezzò il vecchio grammofono con malinconia -Comunque non sono venuto qui solo per salutarti, tesoro mio. Mi ha mandato il Sommo Shinigami. Vuole sapere come stai; sai, visto che è da una settimana che non vieni a scuola, si era preoccupato.- l’uomo poggiò la testa di lato, nella direzione della figlia –Per fortuna stai bene, Maka. Shinigami sarà felice di saperlo.-
Soul sussultò: -Non avrai mica intenzione di dire al Sommo Shinigami che Maka ha marinato la scuola!-
Maka sorrise: -Avanti, papà. Smettila di giocare.--
-Giocare?- disse il rosso -Io sono serio.-
-Ovvio che lo sei, papà. Ma non sei certo venuto qui per farmi sospendere, dico bene? Tu vuoi minacciarmi per ottenere qualcosa in cambio.-
Tsubaki rimase incredula: -Minacciarti?-
-Non sono venuta a scuola perché temevo che il Sommo Shinigami mi costringesse a cercare Kid, cosa che, come ben sapete, non voglio assolutamente fare. Così mio padre ha pensato bene di imbucarsi in un’uscita con tutti i miei amici in modo da potermi ricattare in cambio di informazioni.  Complimenti, non ti facevo così furbo.-
-Che ci vuoi fare,- l’uomo fece spallucce –col passare degli anni chiunque impara un paio di questi trucchetti… Ma con te, a quanto pare, non funzionano…- sorrise –Brava, Maka. Sei proprio una ragazza intelligente come la tua mamma!-
-Piantala, Falce Della Morte!- gridò Soul, piuttosto infastidito –Sputa il rospo: che cosa vuoi sapere da Maka?-
-Voglio sapere quello che la mia amata bambina già sa. Sono più che certo che anche tu, come noi, eri preoccupata per Kid e che l’hai già cercato numerose volte. Quindi dimmi: dov’è il ragazzo?-
-Ei ei!- Liz richiamò l’attenzione con un ampio gesto delle braccia –Mi stai forse dicendo che Maka sa dov’è il nostro maestro d’armi e che non ce l’ha detto?-
-Liz, le cose non stanno così…- la maestra d’armi abbassò lo sguardo.
-E come dovrebbero stare?!- l’americana si alzò di scatto, piuttosto nervosa –Perché non ce lo hai detto?! Eravamo preoccupate da morire!-
-…Io…-
-Perché non ci hai detto che lo avevi trovato? Rispondi!-
Maka strinse i pugni: -…io… IO NON SONO RIUSCITA A TROVARLO!-
La pistola si pietrificò, sconvolta da quell’affermazione -C-che cosa?-
-Inizialmente non avevo fatto fatica ad individuarlo, ma poi, qualche giorno fa, è successa una cosa strana…-
Black*Star deglutì: -Che cosa… è successo?-
-Non saprei… so solo che ad un certo punto ho sentito l’anima di Kid sprigionare un’energia potentissima, quasi… esplosiva. L’onda è stata talmente forte da mandare in tilt la mia percezione dell’anima per tutto la giornata che ne seguì. Una volta in pieno possesso delle mie facoltà, ho cercato di nuovo Kid, ma con scarso successo. Era come scomparso.-
-Q-questo potrebbe significare che…?- Tsubaki domandò con voce tremante.
-…Kid…- Black*Star spalancò gli occhi, scioccato -…è morto…?-
-No, non può essere!- Patty si alzò di scatto dal divano e iniziò a piangere –Kid… Kid non può essere morto!-
Liz cadde in ginocchio, tremante. Non sapeva che dire, l’eventualità che il suo maestro d’armi l’avesse lasciata la terrorizzava.
Maka strinse i denti nel vano tentativo di non piangere: -I-io non ve l’ho detto p-perché non volevo farvi soffrire…! Perdonatemi, vi prego!-
Il silenzio regnò di nuovo; stavolta, però, la quiete era interrotta da singhiozzi trattenuti.
-Con questo siamo veramente al culmine!- ridacchiò Spirit –Mia figlia non ha mai pianto per me! Ahh, sono davvero un fallimento come genitore…!-
-Tu…- Soul strinse i denti –Come ti permetti, in un momento del genere, di dire una cosa simile?!-
-Quale momento, scusa? Se non sbaglio, le vostre sono solo supposizioni.- l’uomo si alzò dalla poltrona e si avviò verso la finestra, dando così le spalle ai ragazzi –Voi non avete nessuna prova che lui sia morto.-
Maka osservò il padre, piuttosto sorpresa: dov’era finita la sua solita aria da bonaccione? Non era da lui comportarsi in quel modo, aveva detto quelle parole con un’aria completamente diversa dal suo essere solito. Sembrava… sembrava che stesse provando compassione per loro, che si stesse trattenendo dal ridere loro in faccia.
-Ei tu, che cosa intendi dire?- Black*Star iniziò ad agitarsi, piuttosto infastidito dall’atteggiamento del padre di Maka.
-Pensateci un secondo: Kid è con una strega. Potrebbe benissimo aver convinto Zefira ad attivare il Soul Protect anche sulla sua anima.-
-Spirit ha ragione,- Tsubaki sorrise dolcemente –non dobbiamo saltare a conclusioni affrettate, magari ci stiamo preoccupando per nulla!-
Gli altri si convinsero che Kid stesse bene e tirarono un respiro di sollievo, eliminando così tutta la tensione accumulata.
-Ma allora che cos’era quell’ondata di energia?-  domandò Maka.
-Dovresti chiedere a Stein, io non me ne intendo di queste cose!- il solito sorriso innocente dell’uomo riapparve magicamente, confondendo ancora di più la maestra d’armi.
-Bè,- continuò –ora che so quello che voglio, posso anche andarmene. Grazie mille, ragazzi! Passerò di nuovo a trovarti, tesoro mio!- si avviò allegramente verso la porta –Ciaoo!- e la chiuse dietro di sé, lasciando la Spartoi atterrita.
Soul guardò Maka con un’aria perplessa: -Si può sapere che cosa aveva oggi quello? Faceva… paura.-
-Cambiando argomento, che cosa faremo ora?- s’intromise Liz.
-Mi sembra ovvio.- la maestra della falce rivolse il suo sguardo verso i compagni, decisa –Per prima cosa andrò da Stein per capirci qualcosa di più su quello che ho captato e poi, una volta chiara la situazione, decideremo il da farsi.-
Black*Star assunse una delle sue pose -Se hai intenzione di andare da Stein lascia che l’illustre sottoscritto venga con te!-
-Anche noi vogliamo venire!- gridarono all’unisono gli altri.
Maka squadrò i suoi amici con uno sguardo di sufficienza: -E invece ve ne starete tutti a casa. Non sono una bambina, non mi perderò lungo la strada per la casa di Stein e non incontrerò nessun lupo cattivo.-
-Vedi Maka,- Tsubaki intervenì, preoccupata –noi sappiamo benissimo che tu sei una persona affidabile, ma è del professor Stein che stiamo parlando!-
-Io non andrei mai da sola da quel tizio…- rabbrividì Liz.
-È vero!- Patty si affrettò a ridere di gusto –Pensa se decidesse di aprirti in due!-
Maka deglutì, immaginandosi la scena: -Ok… temo proprio che vi dovrò portare con me…-
-Scusa tanto se teniamo alla tua salute, secchiona!- sbuffò Soul.
-TACI!- sbottò Maka mentre apriva la porta dell’appartamento.

Spirit arrivò velocemente all’ufficio del Sommo Shinigami. Attraversò lentamente il corridoio di ghigliottine, ammirandole nella loro intimidatorietà.
-Buon pomeriggio, Sommo Shinigami.- l’uomo si appoggiò allo stipite dell’ultimo dei patiboli.
-Ciao Spirit!- il dio saltellò nella sua direzione –Allora? Hai novità?-
-Era come pensavamo. Maka non è venuta a scuola per non essere costretta a cercare Kid.-
-Oh… Da Maka non me lo aspettavo proprio…-
-Non conosci la mia bambina. Mi è stata comunque molto utile.-
-Ti ha detto dov’è Kid?-
-No, ma ho ottenuto da lei un’informazione molto importante che lei non può decifrare.-
-Sarebbe a dire?- la maschera si piegò di lato, incuriosita.
Spirit si accese una sigaretta: –Sono certo che almeno una catena si è spezzata.-
Il dio della morte si irrigidì di colpo e la sua voce diventò grave: -Sai cosa significa, vero Spirit? Dobbiamo trovare mio figlio prima che lo facciano loro.-
L’uomo sospirò, quasi come se si stesse immaginando la fatica che avrebbe significato ciò che stava per dire: -Devo cercarlo io, dico bene? Azusa e gli altri sarebbero impreparati.-
-Vedo che capisci al volo. Mi affido a te, Spirit, ti raccomando Kid. Ti prego, assicurati che quei tizi non gli facciano del male e sii delicato con lui, non sarà molto contento di vederti.-
-Farò in modo che non gli venga torto neanche un capello, tranquillo. Non posso assicurarti nulla invece su come lo tratterò. Se sarò costretto userò la forza, sia chiaro.- Spirit sorrise ironico –Ora però devo convincere Maka a dirmi dove ha localizzato l’ultima volta Kid, il che non sarà affatto semplice.- strinse poi la cravatta a forma di croce e domandò –Piuttosto, non è che potresti procurarmi quello che mi serve?-
 
Salve salvino, anime!
Come la va? Spero benone!
E allora, eccoci di nuovo con un’altra schifezzuola di capitolo! Lo so, lo so, non ci sono i personaggi principali e non si dice molto, ma ci sono anche alcuni indizi che aiuteranno sicuramente le vostre menti geniali a capire che cosa cavolo sta succedendo! *non che ci voglia molto, eh. Purtroppo non sono molto, come posso dire, brillante*
Comunque, la scuola e la mia vita *si, io vivo* mi stanno davvero uccidendo in questo periodo, ed è diventato molto difficile trovare il tempo per scrivere… Insomma, perdonatemi se non sto facendo capolavori di capitoli…!
Ringrazio tutti quelli che hanno messo “In White” nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate *manda bacini e cuoricini volanti*, ma ringrazio anche chi ha recensito o letto! *abbraccia tutti*
Allora, me la lasciate una recensione…? Una piccina piccina picciò va bene…. Mi renderebbe taanto felice….! Anche perché se non lo fate vengo a casa vostra *sì, so dove vivete* e vi mieto l’anima! Muahahahahah!
Abbracci *perché li preferisco ai baci*

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