Percy Jackson e Harry Potter - Lo scontro definitivo

di LetsCuddle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio. ***
Capitolo 2: *** L'incontro. ***
Capitolo 3: *** L'arrivo. ***
Capitolo 4: *** Da cosa partiamo? ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio. ***


Il passo svelto del Signore Oscuro non creava alcun rumore a contatto con il marmo freddo e nero del palazzo risorto sul monte Otri. Il tempo sembrava scorrere sempre più lentamente, segno che si avvicinava alla sala del trono dove lo attendeva il Signore del Tempo.
Agitò la bacchetta e la portà si spalancò per poi richiudersi al suo passaggio.
Il re dei Titani era lì, che lo attendeva, sotto forma di braciere nero dalle fiamme scarlatte.
"Mio Signore" Voldemort si inginocchiò al suo cospetto, era una cosa che odiava, ma necessaria.
"Puoi alzarti, mortale" la voce quasi metallica del Titano riempì la stanza e lo stesso Signore Oscuro rabbrividì: Crono era l'essere che più temeva, perfino più di Silente, ma la situazione era disperata e occorreva il suo aiuto.
"Ho deciso di aiutarti nel tuo scontro" esordì il Titano "a patto che tu e le tue... forze magiche aiutiate me nella mia battaglia"
Un ghigno si fece strada sul volto di Lord Voldemort "Ma certo, mio Signore" sibilò.

 


"Hey Harry, che stai facendo?" chiese Ron saltando gli ultimi gradini della scala che portava alla sala comune dei Grifondoro, dove il suo migliore amico stava finendo di scrivere una lettera.
"Ron! Mi presti il tuo gufo?"
"Non puoi usare Edvige?"
"No, è troppo riconoscibile" si affrettò a rispondere Harry indaffarato a infilare la lettera nella busta "Perché questa cosa non entra? Accidenti!"
Il ragazzo dai capelli rossi si accigliò e gli si avvicinò "C'è qualcosa che non va Harry?"
Il suo amico dagli occhi verdi alzò lo sguardo serio, Ron non lo aveva mai visto così preoccupato, mai.
"Siamo in grossi guai, Ron" si intromise una ragazzina dai capelli arruffati spuntata da chissà dove neanche un secondo prima "Woo Hermione? Da dove sei uscita fuori?" chiese sconvolto.
"Hermione, menomale, hai avvertito gli altri?"
"Si Harry, tu hai mandato la lettera? Ci servirà tutto l'aiuto necessario."
"Se Ron chiamasse quel gufo!"
"Sicuro di voler affidare una lettera così importante a quello stupido gufo?"
"Qualcuno mi spiega che sta succedendo?"
"Voldemort è tornato, Ronald. Ed ha un nuovo alleato." gli rispose Hermione.
Il ragazzo sgranò gli occhi, l'unica cosa che riuscì a biascicare fu "Miseriaccia."
"Adesso mi chiami Errol?"

 

Era una mattinata come un'altra al Campo Mezzosangue: centauri al galoppo in lontananza, satiri in giro per il bosco alla rincorsa di ninfe, figlie di Afrodite che si specchiavano nel lago, figli di Apollo alle prese con il tiro con l'arco, gufi con lettere nel becco... un momento.
"Che ci fa un gufo con una lettera nel becco?" chiese il semidio alla sua ragazza.
"Un che? Percy stai bene?" rispose lei apprensiva.
Il ragazzo le afferrò il viso e la voltò verso l'alto dove nel cielo stava ancora volando un gufo in maniera un po' strana. Lo strano uccello attraversò la barriera
come niente fosse, segno che aveva qualcosa di magico, ma non di cattivo.
Mentre il figlio di Poseidone e la figlia di Atena ancora seguivano il pennuto con lo sguardo questo si andò a schiantare contro un albero poco lontano dai due ragazzi finendo a terra.
"Dobbiamo andare ad aiutarlo! Forse è un messaggio di mia madre!" esclamò Annabeth speranzosa, afferrando il braccio del ragazzo e trascinandolo con se fino al punto di 'atterraggio' dell'uccello simbolo della dea.
"Annabeth, io non credo che..." neanche il tempo di finire la frase che l'uccello balzo di nuovo in piedi con la lettera salda nel becco. La ragazza si porto un ricciolo biondo dietro l'orecchio poi si chinò e si avvicinò al gufo "Mi daresti quella lettera per favore?" chiese con un gran sorriso. Quando la sua mano afferrò la lettera giallastra il gufo non fece storie "Grazie Errol".
"Errol?".
"Si, è così che si chiama".
"Che ne sai?" chiese Percy quasi incredulo.
"Bhe io..." la ragazza prese una pausa come per pensarci "lo so e basta" tagliò corto infine.
La lettera sembrava di carta antica ma non era di sua madre, avanti era chiusa con della cera rossa sopra cui era raffigurato uno stemma con quattro animali, un leone, un serpente, un tasso e un'aquila sormontati dalla scritta 'Hogwarts'.
Annabeth si rigirò la lettera fra le mani e il suo sorriso si spense "E' tua".
"Mia?"
"Si Percy, è per te!" sbottò passandogli rigidamente la lettera.
Mentre Percy fissava la lettera come per leggerla da chiusa, Annabeth salutò Errol che ripartì nella direzione da cui era venuto.
"Che aspetti ad aprirla?" chiese la ragazza riportando Percy alla realtà, era troppo concentrato sul precisissimo indirizzo che c'era scritto sul retro della busta 'Mr P. Jackson, Casa 3, Campo Mezzosangue, Long Island, New York' il che lo incuriosì ancora di più.
Dopo un paio di minuti in cui Percy si immerse nella lettura Annabeth esclamò impaziente "Allora? Che dice?".
Il ragazzo alzò lo sguardo come se nella lettera ci fosse un invito di Zeus a prendere il thè insieme, così senza dire una parola passò nuovamente la lettera alla ragazza che iniziò a leggere ad alta voce:
"Caro Percy Jackson, 
il mio nome è Harry Potter, studio magia alla scuola di stregoneria di Hogwarts e ti scrivo perché ho bisogno del tuo aiuto, non voglio dilungarmi troppo in questa lettera, potrebbe essere pericoloso, ti dico solo una cosa: Crono è tornato. Se tu e i tuoi amici siete disposti ad aiutare noi, noi aiuteremo voi, abbiamo dei nemici in comune e sono sicuro che insieme li sconfiggeremo definitivamente."
Annabeth alzò lo sguardo impaurita "Che significa che Crono è tornato?"
Percy alzò le spalle e si riprese la lettera ancora turbato "Come abbiamo fatto a leggerla? E' scritta nella nostra lingua eppure non ho avuto problemi nonostante la dislessia."
"Già" rifletté la ragazza "neanche io".
I due si guardarono in silenzio finché quasi all'unisono esclamarono "Dobbiamo chiamare Chirone."

 


"E' impregnata di magia, non c'è dubbio, ma è un altro tipo di magia..."
"Un'altro tipo di magia? Che significa?" chiese Annabeth quasi affascinata.
"Non è questo l'importante" interruppe Percy "Che significa che Crono è tornato?"
Il vecchio centauro poggiò la lettera sulla scrivania e guardò i ragazzi con aria seria "Che chiunque ti ha mandato questa lettera è a conoscenza di quello che vi stavo per dire, ovvero che dobbiamo prepararci per una nuova battaglia."
Esattamente in quel momento la porta si spalancò e Grover entrò di corsa inciampando nei suoi zoccoli e cadendo a terra seguito da Tyson che lo aiutò a rialzarsi. Il centauro e i due mezzosangue rimasero un attimo interdetti ma poi Tyson esclamò "Fratellino!" rompendo il silenzio e buttandosi su Percy stritolandolo in un abbraccio ciclopico.
"Hey campione, mi stai stritolando!" riuscì a balbettare il semidio.
"Oh, scusa." disse il ciclope lasciandolo andare e arrossendo.
"Che ci fai qui? Come sta nostro padre?"
"E' molto preoccupato"
"Ovviamente anche Poseidone sa del ritorno di Crono" li interruppe Chirone.
"Vuoi dire che anche Oceano si sta risvegliando? Di nuovo!?"
"No per fortuna gli altri Titani non danno segno di voler sostenere di nuovo Crono".
"Allora sarà un gioco da ragazzi!" esclamò Percy come se stesse cercando di convincere più se stesso che gli altri.
"Non è così semplice Percy" gli rispose Grover calmo.
"Come ti ha accennato questo Jerry Popper dicendoti che avete nemici comuni, Crono non è solo" con queste parole il Signor D entrò nella stanza sorseggiando la solita Diet Coke.
"Harry Potter" lo corresse Annabeth.
"E' lo stesso Annie"
"Annabeth." ribatté la ragazza con durezza.
"Si, ok, il punto è che dobbiamo contattare questo ragazzo e vedere cosa vuole"
"A questo proposito Percy, penso tu ti debba recare nella tua Casa e mandare un messaggio Iride" consigliò Chirone "Porta Annabeth, Grover e Tyson con te".
"D'accordo".

 

Nel bagno della Casa 3 dalla magica fontana di Poseidone sgorgava ancora acqua salata, Percy buttò nell'acqua una dracma d'oro e pronunciò le parole di rito chiedendo alla dea di mostrargli "Harry Potter, scuola di Hogwarts".
"Che poi chissà dov'è questa Hogwarts" si interrogò Grover.
"Non è questo il momento Grover" lo rimproverò Annabeth.
La nuvola di vapore tremolò e piano piano si distinsero tre figure: un ragazzo alto dai capelli rossi e gli occhi azzurri, un ragazzo dai capelli neri, gli occhiali rotondi e gli occhi verdi come quelli di Percy e una ragazza dai capelli scuri e arruffati. I tre stavano parlando animatamente ma poi la ragazza si accorse di essere osservata e richiamò l'attenzione dei due ragazzi sul messaggio Iride.
"Harry Potter?" domandò Percy.
Il ragazzo con gli occhiali strabuzzò gli occhi e chiese "Percy Jackson?".
"Miseriaccia!" esclamò il ragazzo dai capelli rossi "E quello cos'è?".
"E' un ciclope Ron, ho letto tutto sull'argomento!" rispose la ragazzina vicino a lui.
Tyson fece un gran sorriso e salutò il ragazzo con la mano mentre questo lo fissava ancora incredulo.
"Già e quest'altro è mezza capra" si intromise Annabeth indicando Grover che quasi offeso esclamò "Hei! Si dice satiro!".
"Miseriaccia" ripeté il ragazzo dall'altra parte.
"Siete voi che ci avete mandato la lettera?" chiese Percy ancora non molto sicuro.
"Vi è arrivata!" esclamò il ragazzo con gli occhiali "Per fortuna, non sapevo quanto ci potessimo fidare di Errol!"
"Te l'ho detto che si chiamava Errol" sussurrò Annabeth a Percy con tono saccente.
"Si ve l'abbiamo mandata noi, io mi chiamo Harry Potter, ma questo lo sai già, loro sono Ron Weasley" disse indicando il ragazzo dai capelli rossi che sorrise divertito salutando "ed Hermione Grenger" concluse indicando la ragazza dalla chioma scura che sorrise a sua volta.
"Tagliamo corto, cosa sapete del ritorno di Crono e cosa significa che abbiamo nemici comuni?" esordì con foga Annabeth.
La ragazza dall'altra parte della nuvoletta rispose con aria di chi ne sapeva molte e disse "Abbiamo saputo che un nostro... "vecchio amico" ha chiesto l'aiuto di Crono per sconfiggere tutti noi."
"E come lo sapete?" chiese di nuovo Annabeth.
"L'ho visto nel sonno" esclamò Harry con aria seria.
"Che significa che l'hai visto nel sonno? Anche voi avete sei sogni premonitori?" chiese curioso Percy.
"Sogni premonitori? No, niente affatto, ma io sono, come dire, "collegato" a Voldemort" quando pronunciò quel nome a Percy e i suoi amici si gelò il sangue, possibile che solo un nome avesse questo effetto?
"Come?" chiese Grover.
"Tramite questa" così dicendo Harry si spostò i ciuffi che aveva sulla fronte e mostrò una cicatrice. Gli occupava il centro della fronte ed era a forma di saetta. Non sembrava un taglio normale.
"Vogliamo sapere solo questo, ci aiuterete in questa battaglia?" chiese Hermione.
Annabeth e Percy si scambiarono un'occhiata di intesa, poi il figlio di Poseidone guardò anche suo fratello e il suo migliore amico che gli risposero la stessa cosa con lo sguardo e infine guardando quei tre ragazzi rispose "Siamo con voi."
I ragazzi dall'altra parte sorrisero e si guardarono poi Harry disse "Bene, allora preparatevi al nostro arrivo".



Yo.
Premetto che vi ringrazio, perché se state leggendo questo significa che avete letto tutto il capitolo c:
Per quanto riguarda la storia vi consiglio di non farvi problemi cercando di capire o di immaginare dove è collocata temporalmente, perché onestamente non lo so di preciso neanche io lol
Ovviamente spero vi sia piaciuta, se avete idee o consigli per migliorarla vi sarei grata se me li scriveste nelle recensioni c:
Se vedo che piace cerco di scrivere in fretta il resto della storia (principalmente i problemi di tempo me li da la scuola), altrimenti non mi creo proprio problemi lol
Ok ora vi lascio.

Arrivederci c:
-Milla.

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Capitolo 2
*** L'incontro. ***


Erano passati alcuni giorni da quando Percy aveva parlato con Harry tramite il messaggio Iride ma ancora nessuna notizia dal giovane mago e i suoi amici.
I giorni scorrevano al Campo Mezzosangue e tutti si preparavano all'arrivo dei nuovi ospiti, Annabeth si divertiva a progettare nuove capanne per ospitarli mentre i suoi fratelli e le sue sorelle insieme ai figli di Efesto costruivano camini ovunque potevano come espressamente chiesto da Hermione. Una richiesta decisamente strana, ma la sua risposta fu "Capirete quando arriveremo" così la figlia di Atena iniziò a progettare camini senza porsi troppe domande.
Per i boschi aleggiava il profumo dei fiori e le risate delle Ninfe risuonavano tra gli alberi facendosi eco a vicenda.
Percy, iperattivo per natura, non riusciva mai a stare senza far nulla così, depositata la canoa sulla riva del laghetto, si stava avviando verso l'arena per allenarsi un po' quando sentì un rumore improvviso provenire dal bosco, i suoi riflessi da mezzosangue lo tennero in allerta, la mano scivolò subito nella tasca alla ricerca di Vortice nella sua forma di penna. Il fruscio si fece più vicino, alcuni cespugli si mossero e quando un'ombra si stagliò davanti al semidio lui fu pronto a scattare, ma questa sciovolò di lato e schivò il colpo: "Hei che fai, cerchi di uccidere il re dei morti?"
Era Nico Di Angelo, un ragazzino di un paio di anni in meno di Percy, ma con l'aria molto più matura di quanto il figlio di Poseidone si ricordasse.
"Ci rivediamo finalmente!" esclamò Percy rimettendo il cappuccio alla spada facendola tornare una semplice penna "Erano mesi che non ti facevi vedere, iniziavo a preoccuparmi, volevo mandarti un messaggio Iride ma conoscendoti sapevo che saresti sbucato al momento opportuno."
"Ed infatti eccomi qua Percy!" rispose il ragazzino accennando un sorriso, ma poi tornò subito serio "Sai già?"
"Si" rispose l'altro "ma ho come la sensazione che tu sappia di più, vero Nico?".
"Noto con piacere che impari a conoscermi sempre di più Perseus" sorrise di nuovo il figlio di Ade.
"Ho parlato con qualche fantasma ultimamente, ovviamente mi hanno raccontato dell'imminente ritorno di Crono e che i Titani questa volta non sono dalla sua parte ma mi hanno anche detto che ha comunque un esercito, sai le solite dracene e tutti i suoi altri amichetti".
"Questo c'era da aspettarlo" lo interruppe Percy non troppo turbato dalla notizia.
"Già, come c'era da aspettarsi che iniziassero a tornare mostri come l'Idra, il Minotauro e gli altri giusto?".
Percy, un po' meno sicuro rispose sovrappensiero "Si hai ragione, non ci avevo pensato."
"Comunque non è questo che sono venuto a dirti, prima o poi te lo avrebbero detto Annabeth o Chirone, quello che voglio dirti è un'altra cosa: io non conterei sul fatto che gli altri Titani non si siano uniti a Crono. Tu sai quale influenza può avere e con quel Voldemort ha ancora più potere. Sai meglio di me che gli basta convincere anche solo Oceano per trovarsi in vantaggio."
Percy rimase di stucco a sentire quelle parole. Era assolutamente vero. Nell'ultima guerra contro Crono le sue forze li avrebbero sopraffatti se non fosse stato per l'intervento di suo padre impegnato fino ad allora con Oceano.
"Parla con tuo padre Percy. Digli di stare pronto."
"Combatterai di nuovo con noi Nico?" Tuo padre ci aiuterà?"
Nico Di Angelo si fece scappare una risata ascoltando quelle parole "Conosci mio padre Percy, ama farsi desiderare! Cercherò di convincerlo" così dicendo Nico scomparve nel buio accennando un ultimo sorriso.

"Ronald la smetti di mangiare?" sbotto Hermione.
"Sono nervoso! Lo sai che non posso fare a meno di mangiare quando sono nervoso!" rispose Ron finendosi il pacchetto di Tuttigusti+1.
"Tu sei sempre nervoso Ron" disse Ginny con fare accusatorio.
La riunione doveva comprendere tutta la scuola e ogni aiuto possibile, non poteva tenersi nella Sala Comune dei Grifondoro così si tenne nella Stanza delle Necessità che si tramutò in un'enorme sala capace di contenere tutti gli studenti, gli insegnanti e chiunque si fosse voluto unire e che dava a tutti la possibilità di ascoltare con semplicità ciò che Harry o chi per esso avesse da dire.
"Abbiamo deciso di spostarci noi al Campo Mezzosangue e non viceversa" annunciò Harry.
Un brusio iniziò a diffondersi per la sala finché qualcuno non alzò la mano e chiese "Come mai non vengono loro qui?".
A prendere la parola fu Hermione che iniziò a spiegare la situazione con fare di uno che aveva studiato tutto con cura "Il palazzo di Otri si trova in America e le sue forze come quelle di Voldemort si concentreranno lì, per di più il loro obbiettivo è l'Olimpo che come pochi di voi sapranno di trova a New York, sull'Empire State Building."
Titani? Olimpo? Empire State Building? Nessuno ci stava capendo niente.
"Scusa, ma l'Olimpo non è dove vivono gli Dei? E il palazzo di Otri dove sono i Titani? Tutto ciò non fa parte della mitologia? Che cosa c'entra con Tu-Sai-Chi?" chiese una giovane Corvonero.
"La storia è lunga da raccontare, quando saremo lì vi verrà spiegato tutto con cura da chi ne sa di più, ci hanno detto che hanno degli appositi video per questo..." continuò Harry fino ad interrompersi capendo che non faceva altro che confondere chi non ne sapeva abbastanza.
"Tutto quello che dovete fare ora è preparare il minimo indispensabile per partire, vi basterà portare la bacchetta e fare le valigie, poi le farete comparire lì una volta arrivati" dichiarò la McGranitt facendosi largo tra gli studenti fino a raggiungere Harry e gli altri ragazzi pronti a dare spiegazioni.
"Allora? Avete capito tutto? Su su! A lavoro!" concluse battendo le mani e facendo spalancare le porte della Stanza.
Quando tutti furono usciti la McGranitt si rivolse di nuovo a Harry, Ron, Hermione, Ginny, Neville e Luna, rimasti nella grande sala "Voi sapete che con Voldemort sono tornati anche i suoi seguaci vero?" chiese tenendo d'occhio i sei ragazzi.
"Si, professoressa" rispose Ginny.
"Il giovane Malfoy è di nuovo scomparso, temo per lui" disse con apprensione la preside di Hogwarts.
"Professoressa McGranitt, come ha fatto Lei-Sa-Chi a tornare?" chiese con aria innocente Luna.
"Oh questo purtoppo non glielo so dire signorina Lovegood! Temo che sia stato grazie al Signore dei Titani, è capace di cose inimmaginabili, ci dovremo preparare al peggio".
"E io che credevo che l'avessimo scampata" commentò Ron.
"Triste di deluderla signor Weasley" continuò la McGranitt, poi rivolgendosi ad Harry disse "Percy Jackson è un ragazzo potente e pieno di virtù, le somiglia molto Potter, sono sicura che andrete d'accordo e anche se così non fosse pazienza. Dovrete comunque convivere in armonia e affrontare pericoli insieme." La McGranitt pronunciò queste parole con profonda saggezza come se già sapesse a cosa Harry andava incontro.
"Bene, e ora a prepararvi anche voi!" esclamò di nuovo battendo le mani, quando i ragazzi uscirono si poggiò alla cattedra, unico arredo dell'enorme sala e con fare nostaglico sussurrò "Aiutaci tu, Albus."

"Non vedo l'ora di visitare quel posto! Ci sarà sicuramente molto da imparare!" esclamò contenta Hermione.
"Non andiamo a fare una gita di piacere Hermione".
"Oh non essere sempre così negativo Harry!" si intromise Ginny "Non ci porterà solo cose brutte questa avventura, lo sai."
"Probabilmente hai ragione" ma Harry non riusciva a pensare alle 'cose belle' in quel momento. Da quando la cicatrice gli riprese a bruciare e ebbe quel sogno non faceva altro che pensare a Voldemort. In più l'imminente incontro con Percy Jackson lo agitava, avrebbe trovato in lui un amico o un rivale?
"Ci rivediamo nella Sala Grande tra poco, sbrigatevi!" annunciò Ginny poi le ragazze andarono nelle proprie stanze e lo stesso fecero i ragazzi.
Poco dopo si ritrovarono tutti nella Sala Grande. Erano presenti, oltre a studenti e insegnati, anche la famiglia Weasley al completo, Hagrid, i restanti membri dell'Ordine e qualche inviato dal Ministero.
La Sala Grande era stata riempita di camini tutti intorno le pareti.
"Hai preso tutto Ron Ron?" chiese Molly sistemando a Ron il colletto della camicia.
"Si hai preso tutto Ron Ron?" le fece eco George. Ron neanche rispose, si limitò a fare una boccaccia al fratello sorridente.
"Bene, spero che nessuno si sia dimenticato niente! Sono sicura che ognuno di voi sappia come funzionano i camini quindi mi limiterò a ricordarvi che le parole da pronunciare sono 'Campo Mezzosangue'. E con questo vi auguro buon viaggio!".
Appena Minerva McGranitt finì di pronunciare le ultime parole, la prima fila di maghi entrò nei camini.

"Sei davvero sicuro di questo Percy?"
"Si Chirone, me lo ha detto poco fa Nico"
"Per tutti gli Dei, quel ragazzino è di nuovo scomparso! Ci teneva tanto ad avere una Casa di Ade al Campo e poi non c'è mai!"
"Per favore Chirone, dov'è Tyson?".
"Te l'ho già detto Percy, è tornato al palazzo di Poseidone."
"E perché io non posso andarci?".
"Perché il tuo posto, per ora, è qui".
"Quindi potrò andarci?".
"Forse".
Percy odiava queste mezze risposte ma sapeva che insistere sarebbe stato inutile, così salutò Chirone e si diresse verso la Casa di Atena alla ricerca di Annabeth ancora intenta a rivedere i suoi progetti.
I camini in quella stanza erano pronti, a quanto pare mancavano solo gli ultimi nella Casa di Ares, i suoi figli ci impiegarono un po' a lasciarsi convincere a far costruire anche lì dei camini.
"A cosa servono?" chiedeva Clarisse La Rue, capo della Casa di Ares.
"Non lo sappiamo" rispondeva Malcom, della casa di Atena.
"E allora perché costruirli?".
E fu questo per almeno un paio di giorni fin quando Clarisse si lasciò convincere con l'aiuto di Chris.
Prima che Percy potesse raggiungere Annabeth se la ritrovò venire incontro e si scontrarono avanti la casa di Era.
"Dobbiamo esaminare le Case" tagliò corto Annabeth, Percy annuì e la seguì, in fondo gli bastava starle vicino.
Lasciarono la Casa di Poseidone per ultima, Percy sapeva che essendosene appena andato Tyson, sarebbe stata perfetta, infatti quando arrivarono trovarono tutto pulito e in ordine.
"5 su 5. Questa volta me lo concedi vero Sapientona?".
"E va bene Testa D'alghe, solo per questa volta" sorrise Annabeth. "Ti va di andare a controllare i camini?" Percy annuì e insieme uscirono dalla Casa di Poseidone. Quando arrivarono alla Casa di Ares i camini erano quasi tutti finiti, nella Casa c'erano solo Clarisse e Jake Mason della casa di Efesto che stava finendo il suo lavoro.
"Allora? Hai finito?" chiese impaziente Clarisse.
"Si ecco fatto" così dicendo, Jake posizionò l'ultima pietra sul camino e poi arretrò soddisfatto per ammirare il suo operato.
Erano tutti e quattro intorno al camino quando d'improvviso si iniziò a sentire un tremolio che andava sempre più aumentando, fino a diventare quasi un terremoto, ma più che tremare la terra, tremavano le pareti fin quando dai camini iniziò ad uscire della polvere come se il condotto ne fosse stato pieno. In un'improvvisa nube di polvere iniziarono ad apparire delle persone, prima due, tre, quattro, poi dieci, dodici finché la Casa non ne fu piena e la nube si fermò. Clarisse si precipitò a guardare fuori dalla finestra, anche le altre Case erano piene, delle persone vestite con lunghi mantelli neri erano comparse all'improvviso entrando dai camini.
Quando la nube si fu diradata e tutti smisero di tossire, alcune persone iniziarono ad uscire sotto lo sguardo sbigottito di Percy e degli altri. Cinque ragazzi, tre ragazze e due ragazzi, rimasero dentro fin quando il primo, dai capelli neri e arruffati, gli occhi verdi, che portava dei grandi occhiali rotondi e aveva una cicatrice sulla fronte a forma di saetta si fece avanti e porse la mano a Percy mentre sorridendo disse: "Piacere, tu devi essere Percy Jackson, io sono Harry Potter."




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Capitolo 3
*** L'arrivo. ***


Dopo l'arrivo di Harry Potter un altro centinaio, se non di più, di maghi e streghe arrivarono al Campo Mezzosangue. L'ultimo camino a sfornare una strega fu proprio quello nello studio di Chirone, dal quale uscì Minerva McGranitt in persona.
"Minerva! E' un piacere rivederti!".
"Caro Chirone, finalmente!".
Chirone era seduto sulla sua sedia a rotelle speciale la quale mascherava perfettamente il suo enorme di dietro da cavallo ed era esattamente avanti il camino, come in attesa.
"Come è andato il viaggio?".
"Oh benissimo, per i viaggi lunghi la Polvere Volante è l'ideale! Ma dimmi, dov'è il Signor D?".
"E' dovuto tornare sull'Olimpo, sai, cause di forza maggiori, che ne dici, andiamo a spiegare ai ragazzi cosa sta succedendo?"
"Certo, fammi strada!".
Quando la preside di Hogwarts e il direttore delle attività del Campo Mezzosangue uscirono dalla Casa Grande si trovarono avanti alla confusione più totale: migliaia di maghi, streghe, semidei, satiri e altre creature magiche discutevano, correvano, urlavano, si abbracciavano e alcuni già litigavano.
"Per gli dei" esclamò Chirone.
"Ci penso io" intervenne la McGranitt, si portò la bacchetta alla gola e urlò "Silenzio" così forte da far ammutolire chiuque al Campo.
"Un vecchio trucchetto che mi è stato insegnato tempo fa" disse a Chirone riabbassando la bacchetta.
In quel momento uscirono dalla Casa di Poseidone Percy, Harry e gli altri, giusto in tempo per ascoltare il discorso di Chirone.
"Buon giorno a tutti e benvenuti al Campo Mezzosangue! E' un piacere potervi accogliere tra noi, sono sicuro che andremo tutti d'accordo, vero ragazzi?" disse lanciando un'occhiata a Clarisse e agli altri figli di Ares "i nostri ragazzi vi aiuteranno ad ambientarvi e a sistemarvi nei vostri nuovi alloggi..." la mano di Annabeth scattò in alto e Chirone non potè far a meno di notarla "Prego, Annabeth".
La ragazza si fece largo tra la folla e arrivò fino al direttore: "Chirone, ecco, avevo preparato queste bozze per delle nuove Case..." e così dicendo cacciò dei fogli pieni di disegni e li porse a Chirone "immagino ne serviranno molte".
"Oh sei stata molto gentile cara, ma non credo che ne avremo bisogno" li interruppe la McGranitt.
Annabeth la guardò confusa così la McGranitt continuò "useremo i tuoi progetti, ma ci serviranno per una Casa sola".
Annabeth sembrava sempre più confusa, così la preside passò direttamente all'azione. Maghi e Eroi la lasciarono passare e la donna arrivò fino allo spazio tra le Case 9 e 10. Piazzandosi esattamente difronte, la McGranitt agitò la bacchetta e ne fuoriuscirono dei piccoli fasci di luce che caddero a terra, le due Case si allontanarono e da lì, neanche due secondi dopo, spuntarono piano piano dal terreno due torri e poi un antico palazzo in muratura. "Sembra Hogwarts in miniatura" sussurrò all'amica una ragazza di Tassorosso.
L'abitazione era dell'esatta stessa grandezza delle altre Case al Campo, ma l'aspetto era tutt'altra cosa, sembrava uscire da un'epoca completamente diversa.
Le sue dimensioni sconcertarono Annabeth che non riuscì a trattenersi "Ma come ci entrerete tutti lì dentro?".
La McGranitt, che stava ancora agitando le braccia per guidare i fasci di luci e le torri del castello, si voltò con un sorriso e le porse la mano "Vieni cara".
Annabeth corse verso di lei afferrandole la mano e si lasciò guidare dentro il palazzo.
Quello che vide la lasciò sconvolta. Quando entrò si trovò dentro un'enorme sala d'ingresso con le pareti di pietra e la prima cosa che vide in fondo la sala fu l'enorme stemma raffigurante un leone, un serpente, un'acquila e un tasso che vide sulla lettera. La sala si apriva in due scalinate laterali che salivano e in una larga frontale che scendeva, in più sulle pareti vicino le scalinate si trovavano quattro enormi clessidre piene di gemme di colori diversi, una verde, una rossa, una gialla e una blu.
"Le scale a destra portano alla Torre di Grifondoro, quelle che scendono alle segrete e alle cucine, dove si trova la Sala Comune di Serpeverde e quella di Tassorosso, mentre le scala sulla sinistra portano alla Torre di Corvonero" spiegò soddistaffa la McGranitt alla figlia di Atena che aveva un'espressione tra lo sconvolto e l'euforica.
"E quelle clessidre?".
"Sono per tenere il punteggio delle varie Case".
Annabeth notò che c'erano due porte ai lati delle scalinate laterali e la preside le spiegò che portavano agli alloggi dei professori e degli altri ospiti, come la famiglia Weasley e i Membri dell'Ordine.
"E' un miracolo di ingegneria" riuscì ad esclamare alla fine.
"Beh si, direi che è venuta abbastanza bene" disse la donna sorridendo da sotto i suoi occhiali squadrati.
Uscita dalla Casa, che chiamò 'Casa 9 ¾', la strega iniziò a parlare con tutti i ragazzi: "Allora, per i ragazzi della mia scuola, troverete come sempre i vostri effetti personali nei dormitori per cui, sono sicura, non faticherete a trovare la strada. L'anno è quasi finito e sarete lieti di sapere che non ci saranno gli esami -Silenzio!- ora la cosa più importante è preparasi alla battaglia".
Molti dei ragazzi, eroi e maghi, erano ancora disorientati, non tutti sapevano bene cosa stava succedendo ma una cosa era certa: la quasi totalità di loro era sconvolta anche solo per la semplice esistenza dell'altra 'specie'.
"So che molti di voi si staranno ponendo un sacco di domande" intervenne Chirone leggendo le espressioni dei ragazzi "voi sarete abituati all'idea che la magia appartiene solo ai maghi" disse rivolgendosi agli studenti di Hogwarts "e voi che appartiene solo agli Dei" rivolgendosi agli eroi "ma vi sarà ora evidente che nessuna delle due convinzioni è vera! Finché starete qui vi conoscerete a vicenda e imparerete a combattere fianco a fianco".
"Per chi ha domande riguardo il Campo Mezzosangue e tutto ciò che ne concerne è pregato di seguire Chirone, che vi mostrerà un video su tutto ciò che c'è da sapere, chi invece vuole sapere qualcosa in più riguardo la magia di maghi e streghe venga con me".
Così dicendo, Chirone guidò maghi e streghe verso l'arena dove aveva preparato un proiettore mentre la McGranitt portò i semidei nell'anfiteatro dove iniziò a parlare e ad agitare la bachetta facendo piccoli incantesimi di tanto in tanto.
Gli unici a rimanere dove erano, furono otto ragazzi ed un satiro.
"Questo posto è incantevole" disse Luna dopo un lungo silenzio.
"Grazie" dissero in coro Percy e Grover sorridendo.
"Quella cosa che ha fatto quella donna... è stato incredibile!" esclamò Annabeth ancora emozionata.
"La professoressa McGranitt è una strega incredibile, quello non era niente" disse gentilmente Ginny.
"Voi non avete bisogno del video?" chiese timidamente Grover.
"Io ho già letto abbastanza sull'argomento prima di partire, agli altri lo ha già spiegato la preside" chiarì Hermione, con l'aria di chi è orgoglioso di non aver avuto bisogno di spiegazioni.
I ragazzi continuarono a stare in piedi gli uni di fronte agli altri per qualche altro minuto, poi tornò l'imbarazzante silenzio che stavolta fu rotto da Grover: "Vi va di fare un giro del Campo?"
Gli occhi di Hermione si illuminarono e tutti i ragazzi annuirono convinti, così mentre Grover e Percy li portavano in giro spiegando le varie parti del Campo, i ragazzi iniziarono a socializzare.
Luna si guardava intorno incuriosita da ogni cosa, sempre con la sua espressione sorpresa, e Neville le faceva compagnia, Ron, Harry e Ginny camminavano vicini guardandosi intorno e cercavano di ascoltare la conversazione che Annabeth ed Hermione avevano poco più dietro.
"Quindi uno dei tuoi genitori è un Dio?"
"Esatto. Mia madre per l'esattezza, mio padre è un professore di storia militare".
"E chi è tua madre?"
"Io sono figlia di Atena, dea della saggezza e della strategia militare".
A sentire il nome della dea, gli occhi di Hermione si illuminarono di nuovo.
"I miei genitori invece sono dei dentisti".
"Non credevo che i dentisti esistessero anche nel mondo della magia".
"No infatti non esistono, loro sono Babbani".
"Ba...cosa?" chiese Annabeth perplessa.
"Babbani. Senza poteri magici" chiarì Hermione.
"E allora come fai tu ad averne?".
"Sono una Nata Babbana" spiegò Hermione sorridendo "significa che sono una strega nata da genitori Babbani".
La conversazione tra le due continuò, iniziarono a scambiarsi informazioni di tutti i tipi sui due diversi mondi di appartenenza, quando arrivarono sotto il pino di Talia stavano ancora chiaccherando a proposito di libri, creature magiche, divinità e tanto altro ancora. Intanto anche Ginny e Luna si erano unite alla conversazione, così iniziarono a parlare anche di Quiddich e di Nargilli ("Luna, non esistono!" insistette Hermione).
Anche Ron, Grover e Neville avevano cominciato a conversare. Grover stava spiegando loro che nel bosco e nel lago vivono delle Ninfe ma che nel bosco ci possono essere anche creature pericolose ("Come nella Foresta Proibita!" esclamò Neville).
Harry e Percy, però, ci misero un po' a cominciare una conversazione. Erano entrambi in imbarazzo perché sapevano che tutti si aspettavano qualcosa di importante da loro essendo il Prescelto e il figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi. Alla fine, Harry iniziò la conversazione come Hermione, chiedendo a Percy di suo padre e unendo in seguito la conversazione con quella degli altri, finché, all'ombra del pino di Talia, si tovarono otto ragazzi e un satiro.

 

L'Oscuro Signore e i suoi Mangiamorte si erano appena trasferiti sul Monte Otri, il piano era di attaccare l'Olimpo con l'aiuto di tutte le creautre malvagie a disposizione.
Mentre i Dissennatori volavano intorno al palazzo di Crono, le dracene sorvegliavano l'interno.
"Lieto che hai deciso ancora una volta di unirti a me, Lucius" asserì mellifluo Lord Voldemort.
"Non potrei mai tirarmi indietro, Signore" rispose impaurito Malfoy.
Lui e la sua famiglia si erano uniti ancora una volta alla schiera dei Mangiamorti e si erano, di conseguenza, trasferiti sul Monte Otri.
Draco si trovava di nuovo con una grande responsabilità tra le mani.
L'idea che Lord Voldemort non era a comando diretto lo spaventava ancora di più, ovviamente era una vergogna per lui e sapeva che il Signore Oscuro non lo accettava di conseguenza era ancora più arrabiato e suscettibile e cosa che lo rendeva pericoloso.


Intanto il Signore del Tempo, aspettava seduto sul suo Trono, ancora troppo debole per muoversi.
"Mio Signore, ci è giunta notizia che gli studenti della scuola di Hogwarts sono arrivati al Campo Mezzosangue."
Un lieve sorriso comparve sul volto del Titano.
"Molto bene".

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Capitolo 4
*** Da cosa partiamo? ***


"La domanda è semplice: come si possono distruggere due degli esseri più potenti del pianeta?".
Silenzio.
Nessuno aveva una vera risposta.
Di solito c'era un oggetto magico da distruggere, persone con cui parlare, prove da affrontare, ma questa volta nessuno sapeva niente.
"Da cosa dobbiamo partire?".
Ancora nessuna risposta.
"Beh" interruppe il silenzio la McGranitt "prima di tutto non vi farebbe male un po' di allenamento".
I ragazzi la guardarono tutti con aria interrogativa. I maghi venivano da un intero anno ad Hogwarts mentre i ragazzi del Campo si allenavamo tutto l'anno.
"La preside intende" intervenne Chirone cogliendo le espressioni interrogative "che ognuno di voi dovrà esercitarsi non solo in cosa eccelle, ma anche in quello che non conosce".
"Intendete dire che noi dovremo allenarci con spade e cose del genere e loro con la magia?" chiese Ginny.
"Esattamente" rispose la preside di Hogwarts.
"Ma credevo che la magia potessero utilizzarla solo i maghi" disse Hermione.
"Ecco, vedi, i nostri ragazzi sono figli degli dei dell'Olimpo. In loro scorre sangue divino, di conseguenza c'è la possibilità, ma nessuna certezza, che possano usare la magia! Alcuni di loro hanno poteri speciali, ad esempio Percy respira sott'acqua e la controlla, quindi potrebbero avere i requisiti adatti per fare qualche incantesimo" spiegò Chirone.
"Per quanto riguarda le lezioni di magia, è prima necessario che vi troviate delle bacchette, altrimenti è impossibile che impariate a fare incantesimi senza esperienza. Faremo arrivare qui tutte le bacchette possibili, in modo che vi scelgano..."
"Ci scelgano?" chiese Percy spaesato.
"E' la bacchetta a scegliere il mago, signor Jackson. O nel vostro caso... il semidio".
"Per quanto riguarda invece le lezioni di spada, lancia, tiro con l'arco o quello che sia, provvederemo noi, in modo tale che ogni mago o strega scelga ciò che preferisce, in caso ci fosse bisogno di combattimenti corpo a corpo" concluse Chirone.
"Ovviamente ognuno prediligerà ciò a cui è abituato in combattimento, ma nel caso ci fosse bisogno, essere preparati è sempre meglio!" aggiunse la McGranitt.
 
Il palazzo era freddo e l’aria era pesante. Ogni respiro sembrava faticoso, almeno per Draco.
Tutto ciò che vedeva gli sembrava impossibile. Aveva conosciuto tante creature strane negli anni trascorsi ad Hogwarts, dagli Erkling ai Clabbert, ma ciò che si aggirava per i corridoi del palazzo e ciò che faceva da guardia fuori… beh, diciamo che doveva ancora farci l’abitudine. I ciclopi gli ricordavano molto i Troll anche se gli sembravano più intelligenti e non sapeva dire se era un bene o un male. Di sicuro tra le creature più strane c’erano le empuse, donne vampiro con una gamba di bronzo e l’altra d’asino, a Draco aveva colpito molto una che indossava un divisa da cheerleader, sembrava la più entusiasta di tutte, pronta alla battaglia, a quanto pare non vedeva l’ora di avere la sua vendetta contro un certo Percy Jackson.
Affacciato alla finestra della sua stanza questo era tutto quello che il giovane Malfoy poteva vedere, le strane creature che difendevano la dimora del re dei Titani.
Non era sicuro di quello che faceva, ancora una volta non era convinto che seguire la propria famiglia fosse la scelta giusta, ma non poteva tradire i suoi genitori, e poi pur volendo non aveva idea di come andarsene da lì.
Dopo aver suo malgrado assistito ad una scena raccapricciante, le empuse avevano appena assaltato un povero cerbiatto che passava di lì, Draco decise di lasciare la sua stanza, era abbastanza stufo di rimanere rinchiuso lì e anche leggermente indignato. I corridoi erano enormi, ogni passo sembrava non portarlo da nessuna parte e più si avvicinava alla sala in cui erano riuniti Lord Voldemort e Crono più si sentiva pesante. La porta era socchiusa ma incustodita, il ragazzo sapeva che se lo avessero scoperto… non voleva nemmeno pensarci, ma non resisteva più nel rimanere in disparte così si accostò alla porta in modo tale che potesse sentire senza farsi vedere da nessuno.
“Mia madre purtroppo dorme ancora, ci rimetterà troppo a risvegliarsi, non possiamo contare sul suo aiuto in questa guerra” la voce del Titano riempiva la stanza, era come se venisse da ogni direzione “però una buona nuova c’è”.
“Ovvero?” a confronto con il re dei Titani, la voce di Voldemort sembrava molto più piccola, il ché sorprese e spaventò Draco che non avrebbe mai pensato di poter trovare la voce del Signore Oscuro ‘piccola’.
“Ovvero Campe, mia fedele servitrice e custode del Tartaro, agevolerà il ritorno dal regno dei morti di alcuni dei nostri alleati” Draco non ne era sicuro, ma immaginò che un sorriso si stesse formando sul volto di Lord Voldemort, “eccellente” disse lui in fine.
Da qualche parte nel palazzo una porta si aprì cigolando e questo riportò Draco alla realtà. Si ricordò di essere dove non doveva così si allontanò piano dalla porta facendo attenzione a non farla muovere di neanche un millimetro e iniziò a correre nella direzione opposta curandosi di non far alcun rumore.
 
“Minerva non dovresti aiutare i tuoi ragazzi a sistemarsi?”.
La strega rimase sorpresa dall’arrivo del centauro ma non lo diede a vedere “non preoccuparti, i tuoi ragazzi li stanno già aiutando benissimo, stanno ancora scegliendo tutti le loro armi”.
“E’ strano vederli mischiarsi così vero? Semidei con delle bacchette e maghi con delle spade”.
“Beh in realtà che dei maghi impugnino una spada non è proprio un eresia, molti nel mondo babbano ne hanno avuto l’occasione, chi per svago e  chi per altro, ma dei semidei con delle bacchette… quello è decisamente destabilizzante”.
“Solitamente i poteri dei semidei hanno a che fare con capacità innate come quelle dei figli di Afrodite di convincere gli altri a fare ciò che vogliono con la lingua ammaliatrice oppure come Percy stesso che può controllare l’acqua. Però sono sicuro che a qualcuno di loro farà bene impugnare una bacchetta e imparare qualche incantesimo”.
“Chirone come pensi che andrà a finire questa faccenda?”.
“Non lo so, Minerva, non lo so. I nostri ragazzi sono forti, qui ce ne sono alcuni che si allenano per momenti come questi fin da tenere età, la loro vita è improntata a questo, ma ciò che andremo ad affrontare è qualcosa che non ha precedenti. Nella mitologia c’è sempre una costante, qualcosa di già avvenuto a cui aggrapparsi, ma quello che sta succedere…”
Non ci fu neanche bisogno che il centauro terminasse la frase, Minerva sapeva perfettamente quello che intendeva, anche lei era spaventata, riuscire a sconfiggere il Signore Oscuro era stato già difficile, Hogwarts aveva subìto molte perdite, ma dover addirittura fronteggiare il re dei Titani e tutta la sua schiera era quasi impensabile.
“Ma non possiamo lasciarci scoraggiare Chirone. Ne noi, ne i nostri ragazzi, dobbiamo mostrarci forti per loro” la domanda che stava per fare suonò strana nella mente della professoressa e quando le parole le uscirono dalla bocca si sentì quasi ridicola “ma gli dei? Faranno qualcosa?” non avrebbe mai creduto di dire una cosa del genere.
“Nico Di Angelo è andato negli Inferni per parlare con suo padre, Ade, per convincerlo a lasciar sfuggire qualche anima al dio Tanato per permettergli di tornare da noi..." guardò la preside negli occhi "almeno momentaneamente".
"Si lo so, la morte non torna mai indietro".
“Per quanto riguarda gli scontri diretti non so che dirti, gli dei hanno combattuto con dei loro figli soltanto nelle lotte contro i giganti, sono, come dire, dei tipi particolari, non amano sporcarsi le mani, ma di certo non rimarranno indifferenti” ci fu un breve silenzio mentre entrambi guardavano il campo da lontano, guardavano ogni eroe, ogni mago, ne memorizzavano il viso, le movenze chiedendosi se dopo tutto quello che stava per accadere avrebbero rivisto quella persona, “almeno spero” concluse meditabondo.
 
I ragazzi avevano trovato le loro armi: Annabeth trovò una bacchetta adatta a lei, ma fu una delle poche, infatti Percy fu rifiutato da tutte le bacchette che provò, prima incendiò un cespuglio facendo scappare tutte le ninfe nel bosco, poi causò un esplosione al centro del laghetto delle canoe e poi fece saltare in aria un capanno di armi che per fortuna fu subito fatto tornare com’era da qualche mago più esperto di lui, in fine rinunciò. I maghi intanto decisero in cosa specializzarsi: Hermione e Luna scelsero entrambe l'arco, Harry e Neville una spada come quella di Percy, Ginny un pugnale e Ron una lancia.
Gli allenamenti iniziarono subito: Ginny iniziò ad usare il pugnale contro dei manichini nell’arena facendosi aiutare da qualche altro semidio mentre Harry e Neville si allenarono sotto l’occhio di Percy, Hermione e Luna si fecero aiutare dai figli di Apollo, Hermione inizialmente non sembrava molto portata, anche se dopo un po’ iniziò a prenderci la mano, al contrario di Luna che sembrava tirare con l’arco da tutta una vita. Ron infilzava dei manichini in movimento con la sua lancia sotto la supervisione di Clarisse, infine Annabeth iniziò a seguire quale lezione di incantesimi base, giusto per prenderci la mano.
Era solo il primo giorno, eppure maghi e semidei avevano già stretto amicizia, come se si conoscessero da tutta la vita.
Quando arrivò il momento di andare a letto, gli studenti di Hogwarts salutarono gli eroi, andarono nella loro nuova Casa, e a quel punto Percy ed Annabeth rimasero soli: "E' stata una lunga giornata vero?" disse la figlia di Atena.
"Già, è stato faticoso".
"Che hai, Testa d'Alghe?"
"Sono solo stanco..." Annabeth continuò a fissarlo finché Percy non confessò: "Sono preoccupato. Crono e Voldemort insieme? E se non ne fossi in grado? Se non riuscissi a sconfiggerli? Cosa succederebbe?".
"Guarda che non sei solo" Annabeth si chinò sul figlio di Poseidone e lo baciò "ci sarò sempre io al tuo fianco. E poi ci sono anche Harry e gli altri maghi, insomma avrai un sacco di aiuto, non credere di essere il più figo" un sorriso si fece spazio sul volto della figlia di Atena e il cuore di Percy si scaldò, era incredibile come gli bastasse solo qualche parola da lei e un suo sorriso perché si sentisse subito meglio.
"Adesso devo andare, ci vediamo domani" e così dicendo, la ragazza stampò un altro bacio sulle labbra del semidio e andò via, dirigendosi verso la Casa di Atena.
 
Percy non riusciva a dormire, aveva paura di sognare qualcosa di brutto, come spesso gli accadeva, così decise di concedersi una passeggiata sulla spiaggia prima di dormire.
Mentre camminava sulla riva del mare e la salsedine gli riempiva i polmoni, una figura comparve nel buio, istintivamente portò la mano in tasca dove c'era la sua penna magica, ma non la cacciò nemmeno perché si accorse subito di chi fosse: Nico Di Angelo.
"Ancora sveglio?" esclamò Nico ancora da lontano.
"Non riuscivo a dormire. Hai parlato con tuo padre?"
"Si".
"Sei riuscito a convincerlo?"
Calò il silenzio, l'unico rumore era quello delle onde, Percy ne avvertiva tutta la potenza.
"Lascerà sfuggire qualche anima. Ha parlato di un certo Fred, non so chi sia, ma ha detto che sarà categorico, ne torneranno poche e solo finché dovremo combattere contro Crono e Voldemort".
“Meglio di niente”.
“Piccoli eserciti potrebbero aiutarci negli scontri diretti, è tutto quello che sono riuscito ad ottenere” Nico sembrava schivo, sovrappensiero, i due ragazzi si guardarono finché il figlio di Ade non ruppe l'ennesimo silenzio “Percy io devo andare, ho un compito da svolgere, ci vediamo” scomparve nel buio abbozzando un sorriso lasciando Percy di nuovo solo.
Adorava guardare il mare, lo calmava, in particolare di notte, quando sembrava che tutto andasse bene. Si chiese quale fosse il compito da svolgere di Nico, ancora non riusciva a capire quel ragazzo, a decifrarlo, di sicuro non era più il bambino che aveva salvato anni prima, ma quanto fosse cambiato nel tempo e cosa fosse rimasto invariato non sapeva dirlo.
Rimase qualche altro minuto seduto lì a fissare il regno di suo padre finché non decise di essere abbastanza stanco da poter dormire senza troppi problemi, così fece marcia indietro e tornò nella solitaria Casa 3.

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