Quando tutto ritorna.

di Miss_Panda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La missione ***
Capitolo 3: *** Arrivo e scoperte. ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 PROLOGO
 
Il campo di battaglia era un bagno di sangue e i corpi dilaniati comparivano da tutte e parti. Sui resti di quella che doveva essere una casa, c’era una ragazzina che giaceva ferita a un fianco ricoperto dal sangue, che non accennava a fermare il suo corso. Davanti a sé Estele vide la sua brava vita , sicura che avrebbe lasciato quel mondo lì in mezzo ai cani selvatici e ai cadaveri.
DUE ANNI PRIMA…

<< Estele, attaccami! >> gridò suo padre Nahor dopo averle messo una spada in mano ed essersi allontanato con la sua di alcuni metri. La ragazzina scattò ma non riuscì neanche a colpirlo, anzi si graffiò con l’altra spada e finì nel laghetto con una scena quasi comica.
Estele aveva dodici anni e si poteva definire una bambina prodigio. Suo padre era il figlio del comandante Aatai, uno dei due principali capi militari del regno di Faos, da tempo immemore in contrasto con il comandante Aatos; lei, però, anche se era stata sempre privilegiata sin da piccola, non aveva mai tolto i piedi da terra. Sua madre? Bhe sua madre l’aveva lasciata a suo padre dopo appena due settimane ed era scomparsa, ma aveva ancora la sfacciataggine di inviarle a ogni compleanno dei regali che lei, con un misto di curiosità e rabbia, accettava e apriva. Non capiva come una donna poteva definirsi una madre se lasciava il proprio figlio e scappava via; suo padre, però, le aveva insegnato a non giudicare le azioni delle persone senza prima conoscere la situazione che ne è dietro.
Uscita dal laghetto, aiutata dal padre e dalla nutrice Rosille, si andò ad asciugare e tornò all’accampamento dove suo nonno l’aspettava nella sua tenda per parlarle di una questione importante. Quando, asciutta e medicata, arrivò da suo nonno, vide che insieme a lui c’era una ragazza sulla ventina con capelli lunghi fino alle spalle, castani e riccissimi.
<< Estele, dobbiamo  parlare… >>

Salve! :) Piacere di conoscervi! Spero che la mia storia vi piaccia e che la commentiate! ^.^ Sono nuova in questa sezione e in questo gener perchè io scrivo principalmente su Dragon Ball! La protagonista è Estele ma non meno importanti sono i suoi genitori, dei quali non solo tratterò la loro travagliata e affascinante storia ma anche tutto ciò che li riguarda, diciamo che andranno a pari merito con la figlia! Ma anche Estele avrà la sua parte amorosa che arriverà non molto presto purtroppo quindi, in questa prima parte dovrete accontentarvi della storia tra Elinor e Nahor! ^.^ Ora vi lascio! Spero di avervi interessato e di trovare dei pensieri! A presto!

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Capitolo 2
*** La missione ***


LA MISSIONE 

 

Estele non parlava, non capiva la serietà di suo nonno in quel momento, non si era mai posto a lei in quel modo.

<< Prima che tu inizi a raccontare la tua avventura giornaliera, dobbiamo discutere della tua prima mansione importante: devi andare nell’accampamento di Aatos e scoprire tutto ciò che puoi su questa persona – le spiegò, passandole un foglio con un nome scritto in bella scrittura, Elinor, per poi continuare – partirai oggi stesso alle 12:00 e ti accompagnerà Rosille. Lei sa già cosa deve fare e tu sarai sotto il suo controllo, quindi non combinare casini o la missione salta. >> concluse l’uomo guardando la ragazza al suo fianco, che sembrava si chiamasse Nayana, la quale, con un accenno di testa, uscì dalla tenda silenziosa come si era presentata, per poi chiedere alla nipote cosa era successo per essersi fatta un bagno nel laghetto, ridendo anche a sentire la scena.

<< Nonno, ma papà lo sa? Glielo devo dire io? >> chiese dopo aver rubacchiato un biscotto dalla scatola sotto la scrivania (Aatai conosceva bene la nipote).

<< Non ti preoccupare per tuo padre, ci penso io! >> la rassicurò Aatai sorridendole e raccomandandole ancora, prima di uscire, di seguire la sua nutrice. E così, rassicurata su suo padre, si preparò e partì verso l’accampamento nemico dove non sapeva chela sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Nel frattempo, Aatai aveva raggiunto la tenda del figlio per informarlo delle sue azioni che a Nahor non sarebbero piaciute.

<< Papà, dove sta Estele? A pranzo non l’ho trovata e nessuno sa dove sta. >> chiese preoccupato il giovane dopo aver visto entrare il padre, mettendosi a sedere sul letto. Sin da piccola, la bambina era solita scomparire ma ricomparire sempre nella grande tenda centrale per il pranzo; quindi, visto che lei non saltava nessun evento o incontro quando si trattava di cibo, si iniziò a preoccupare.

<< L’ho mandata in missione. Deve raccogliere informazioni su una persona. >> spiegò calmo l’uomo pronto alla predica che il figlio gli stava per fare.

<< Sei impazzito?! E poi chi sarebbe questa persona? E che dovrebbe fare di preciso? Mi chiedo se ci pensi all’incolumità di tua nipote prima di mandarla in missioni in cui lei potrebbe essere in pericolo! – iniziò  a esclamare Nahor alzandosi dal letto e iniziando a girare per il grande spazio rettangolare della tenda, per poi fermarsi davanti al padre e continuare, più nervoso – E poi dovevi avvisarmi. Lo sai benissimo che è sotto il mio controllo! E la prassi? Le regole che tanto segui? Te le sei scordate? >>

<< Si, è vero. Ti avrei dovuto avvisare ma non avresti accettato e lei è l’unica le cui caratteristiche sono adatte per questo compito! È vero che non ho rispettato la prassi, ma Estele è un caso diverso. Ho insistito con lei da quando ha iniziato a camminare e ha iniziato gli allenamenti molto prima degli altri bambini; quindi prima o poi dovevi aspettarti una notizia del genere. >> rispose lui con la sua solita calma.

<< Dimmi almeno che non l’hai mandata da sola! >> esclamò stendendosi sul letto nuovamente con un braccio sugli occhi.

<< No, è andata anche Rosille con lei. >> disse Aatai  prima di uscire dalla tenda e lasciare da solo il figlio.

Nahor era molto preoccupato non solo per la presenza della figlia in una missione di cui lui non sapeva il grado. Le missioni erano segnate da gradi: di solito le prime missioni consistevano in incarichi facili come andare a prendere viveri pregiati (come le Bacche di luna, bacche gialle che servivano come medicinali, chiamate così perchè crescevano solo nelle notti di luna piena, o i Semi bianchi, che si usavano per la produzione del veleno) o qualche pietra preziosa, e queste missioni andavano dal grado A al grado G. Successivamente si passava a quelle in cui si portavano i prigionieri da interrogare, queste erano dall’H alla M. Ultime, ma non meno importanti, erano le più pericolose e virtuose nell’accampamento: andare come infiltrato in territori nemici a raccogliere informazioni; qui ci sono le missioni in cui le informazioni erano su una situazione generale e quelle su un soggetto particolare. Proprio quest’ultime erano le più pericolose perché se la copertura saltava, si veniva uccisi.

Ritornando a Nahor, lui si chiedeva il perché di quell’azione tanto sconsiderata del padre. Secondo la prassi, il tutore, che di solito era il genitore residente nell’accampamento, doveva essere prima convocato e, se dava il permesso, il ragazzo poteva partire. Questo doveva avere un’età minima di sedici anni e nei casi più estremi si poteva scendere a quattordici, ma non si era arrivati mai a dodici. Nella mente dell’uomo sopraggiunse involontariamente l’episodio di Keller, un ragazzino di appena quattordici anni che venne inviato con il padre in una missione di spionaggio; tornarono lui morto e il padre i fin di vita, morì due ore dopo tra atroci sofferenze. Nahor decise che, non appena Rosille sarebbe tornata al l’accampamento per il resoconto obbligatorio, le avrebbe chiesto informazioni e, se fosse stato necessario, sarebbe andato a prendere la figlia, anche contro le proteste del padre e della ragazzina stessa (sicuramente non sarebbe stata buona).

Con il cuore pesante, decise di riposare un po’, con la sua piccolina sempre nei suoi pensieri e suoii suoi sogni.

 

Salve! Rieccomi con il primo capitolo della storia: da qui tutto inizia! :D Allora, prima di levarmi fuori dalle... volevo spiegarvi un po di cose. Avrete notato che ci sono delle parti di spiegazione nella narrazione, ma in verità ora vorrei spiegarvi sia la struttura dell'accampamento perchè molti si chiederanno se è un campeggio! La risposta è ni, ora vi spiego: l'accampamento che ho immaginato è tipo quello romano ma le tende che fanno da abitazione e sale comuni sono dei veri e propri tendoni, personali nel caso dell'abitazione (soprattutto quelli di Aatai, Nahor, Estele e Rosille), struttura ben differente da quella di Aatos (che vedrete prossimamente). Ora, i nomi. I nomi sono un miscuglio molto variegato; sotto vi elencherò i vari significati e lo farò nel caso in un capitolo compiaiono nuovi nomi:

- Aatai, inventato (lo so che non è un bel nome ma non sapevo come chiamarlo)

- Nahor, origine aramaica, significa luce, lampo

- Estele, origine elfica, significa speranza

- Elinor, origine arabica, significa il mio dio è la mia luce

- Rosille, origine elfica, significa rosa

- Aatos, origine finlandese, significa pensiero

- Nayana, origine hindu, occhi

- Keller, origine gaelica, significa compagno

Ora vi lascio, un bacio! :* 

ps mi raccomando lasciate un commentino! :)

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Capitolo 3
*** Arrivo e scoperte. ***


 

ARRIVO E SCOPERTE

Appena arrivate all’accampamento di Aatos, le due vennero accolte da un soldato, sicuramente una spia di Aatai, che salutò calorosamente la sua nutrice. Estele notò che Rosille e il soldato, che avrebbe scoperto chiamarsi Tresh, si assomigliavano: avevano gli stessi capelli biondi ma gli occhi erano marroni, era anche molto alto e muscoloso.

<< Tu saresti Estele allora! Mia sorella mi ha parlato molto di te. >> esclamò il soldato dopo che la giovane l’aveva presentata. Estele rimase senza parola nello scoprire la loro parentela, aveva conosciuto sua nonna Aleena ma era venuta a mancare anni prima. Furono scelte come dame di compagnia di Elinor e vennero condotte subito dalla donna.

Elinor non si fece aspettare. Secondo la mora, doveva avere pressappoco l’età di suo padre, uno o due anni in meno di lui, sui trenta anni, capelli neri contornavano un viso delicato e deciso con grandi e dolci occhi celesti, incorniciati da folte ciglia scure, per poi intrecciarsi su una spalla. Una veste verde, aperta un una gamba con uno vistoso spacco, nascondeva dei comodi pantaloncini neri e ai piedi portava degli stivali neri, mentre le braccia, e parte delle cosce sotto i pantaloncini, erano fasciate dalla rete che tutti, sia nell’accampamento di Aatos che in quello di Aatai, portavano come ulteriore supporto (questa rete era formata da un ragno magico che produceva una ragnatela inizialmente appiccicosa, ma che poi, con un particolare trattamento, diventava resistente e leggera come un tessuto).  Il suo sorriso fu una delle prima cose che meravigliarono la ragazzina, era così dolce e familiare, come se fosse nei suoi pensieri più profondi.

<< Quindi voi due sareste le mie dame di compagnia! Rosille e Estele, giusto? >> chiese la donna sorridendo alle due. A Estele sembrò una figura che somigliava molto a quella della sua bambola; infatti, quando sua madre la abbondonò davanti alla tenda di suo padre, aveva lasciato nella cesta insieme a lei una copertina verde e una bambola di pezza, molto spartana e con un sorriso molto dolce, che l’accompagnava in ogni sua avventura.

Elinor le accompagnò alla casetta che sarebbe stata il loro spazio personale e la piccola notò che, non appena si iniziarono ad avvicinare a quella struttura, gli occhi di Rosille incominciarono a illuminarsi sempre più. Una volta entrata, iniziò a osservare l’ambiente; non era molto grande, ma neanche molto piccolo, c’erano un ambiente principale, con un tavolo e quattro sedie, una piccola dispensa, un camino e una pentola, e due stanze che si affacciavano in modo discreto, delle quali una era un bagno e l’altra una camera da letto con due letti e un armadio. Si sistemarono e non passò molto tempo, forse un’oretta, che Elinor le raggiunse per  annunciare  che quella sera ci sarebbe stata una festa.

 

Nel frattempo, Nahor si stava allenando con un amico nel bosco e, in un momento di pausa, si sedette su un masso.

<< Bhe, che mi racconti di bello? Estele come sta? È un po’ che non la vedo in giro! >> esclamò Konnor, asciugandosi con la mano la fronte medita di sudore. Konnor era il suo migliore amico da quando erano bambini e anche la migliore spia per lui; infatti, si poteva dire che faceva il doppiogioco con Aatai.

<< Niente di che, amico! Veramente, Estele è stata mandata da mio padre in una missione oggi. Konnor, sono preoccupato! Se si ferisse? Se fosse in pericolo? Se ne andata da qualche ora e già mi manca! >> esclamò Nahor alzandosi e iniziando a camminare nervoso.

<< Nahor, io so dove è stata mandata Estele, ma non dovrei dirtelo, sia perché tu andresti in escandescenza e non mi lasceresti il tempo di spiegare, sia perché me lo ha chiesto tuo padre. >> confessò l’amico.

<< Cosa? Sai dov’è mia figlia? Parla per favore! >> chiese sorpreso il giovane, girandosi verso di lui.

<< Non dovrei però mi fai preoccupare quando stai così! – esclamò l’uomo, constatando la situazione: era agitato e lui non era mai, neanche quando si trovava nelle missioni e la situazione sfuggiva di mano – è da Aatos >> concluse, pronto a prendere la sua arma e inseguirlo. Infatti, le sue previsione furono giuste e successe tutto in meno di un secondo. Nahor si diresse velocemente verso la tenda di suo padre, non ascoltando più niente o nessuno.  

 

Da Aatos, invece, le due iniziarono subito il loro lavoro, che non sembrò così duro come la riccia all’inizio si aspettava, preparando la donna, per poi, cambiarsi loro: Elinor aveva indossato un abito verde smeraldo di pizzo, molto semplice e lineare, i capelli erano stati lasciati sciolti ed erano tenuti indietro da una fascetta verde che spiccava, Estele un abito lungo blu scuro, tenuto in vita da una cintura panna con dettagli floreali blu, i capelli ricci erano stati legati in una coda laterale da un nastro panna mentre Rosille un abito celeste con dettagli blu e azzurro che lasciava scoperte le spalle, coperte dai lunghi capelli lasciati sciolti.

Quella sera, sotto lo sguardo di Rosille, Estele ballò e si divertì molto, la quale sorrise di cuore nel vederla così felice. Ad un certo punto, le si avvicinò la ragazzina che la esortò a andare a ballare ma, purtroppo, non riuscì nel suo intento e si diresse verso la pista a ballo affianco a Tresh che incominciò a prenderla in giro per quell’atteggiamento, a suo dire insopportabile, che assumeva in quelle occasioni, meritandosi anche una linguaccia infantile da parte della sorella, provocando anche una risata da parte di Elinor e Estele. La mora, però, invece di seguire i due sulla pista da ballo, si sedette affianco alla sua dama da compagnia e incominciò a chiacchierare con lei in modo molto amichevole, come se si conoscessero da molto tempo.

Quando finì la festa, la ragazzina corse verso la loro casetta dove si cambiò molto velocemente, si buttò sul letto e ritornò alla lettura del suo ben amato libro (Estele aveva una grande passione per la lettura e la sua nutrice ebbe grandi problemi per convincere la riccia a non portarsi dietro tutti i volumi che aveva), mentre, nell’ombra, all’insaputa di tutti, due persone parlavano.

<< E’ così brava? >> chiese la prima alla seconda mentre osservavano dalla finestra la bambina che si leggeva un grande tomo in pelle.

<< Forse anche di più… Aatai non è uno sprovveduto. >> rispose la seconda sorridendo in modo enigmantico.

Nel frattempo Rosille era entrata nella casa e si era messa nel letto con un diario che portava con sé durante le missioni. Quando finì di annotare ciò che era successo durante quella giornata, girò la esta e vide la sua piccola protetta che dormiva con il libro in faccia. Si alzò, mise il segnalibro in pelle, chiuse e poggiò il libro sul pavimento in legno, rimboccò le coperte come quando era piccola e spense la luce prima di andare a dormire anche lei.

Di notte, una figura si introdusse nella casa e si avvicinò al letto della bambina guardandola, si piegò ad accarezzarle i capelli e le lasciò un dolce bacio sulla fronte, sussurrando un “mi dispiace”, per poi uscire con una lacrima che le rigava il volto.

 

 

Ciao a tutti! Rieccomi con il terzo capitolo di questa storia! ^.^ Prima di iniziare vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto il capitolo, coloro che lo hanno (anche) commentanto, coloro che hanno agginto la storia nelle tre liste. Vorrei anche mandare un bacio ai miei amici della Sardegna, spero che vada tutto bene e voi stiate bene. Ora, inziamo con le solite spiegazioni! ^.^ Nell'ultimo capitolo ho promesso che, ogni volta che ci sarebbe stato un nome nuovo, vi avrei spiegato provenienza e significato, e anche questo farò ma prima devo spiegarvi l'accampamento di Aatos. Il suo accampamento è leggermente diverso: le abitazioni non sono tendoni ma bungalow e la forma è uguale a quella dell'accampamento di Aatai, forse un po' più lunga. Come abbiamo visto (o letto), è compasa Elinor! Finalmente dicono alcuni xD Chi saranno secondo voi le due persone che si nascondono nell'ombra della notte e che spiano Estele? Idee? Bene, prima che mi fuciliate, passo ai nomi (che sicuramente non ve ne può pregar di meno):

- Tresh (nome inventato)

- Konnor, origine gaelica, significato amante dei cani (non chiedetemi niente, please! :/) 

Beeeene, ora vi lascio sul serio... alla prossima settimana! ^.^

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***



RIVELAZIONI

<< Padre, dobbiamo parlare. >> disse con tono freddo il giovane Nahor, interrompendo una giovane che stava parlando.

<< Non ora Nahor, non vedi che sono occupato? >> chiese irritato l’uomo.

<< No, dobbiamo parlare ora! >> esclamò lui irritandosi, suo padre non doveva farla franca.

<< Papà, l’hai mandata da Aatos? Ma sei impazzito?! Non ci tieni alla sua vita?! Non pensavo fossi così incosciente! >>  attaccò il padre il giovane che, dopo aver congedato la ragazza, non ebbe tempo di parlare per la predica del figlio.

<< Non te lo posso dire Nahor, lo sai benissimo! E poi, non ti permettere di giudicare le mie azioni quando il primo a farlo devi essere tu stesso con le tue! Credi che non sappia tutto su di te? Che non sappia chi è sua madre e come mi hai disonorato presentandosi con quella bastarda in braccio?! >> esclamò Aatai in preda alla rabbia, lasciando suo figlio di stucco. Quindi per tutto quel tempo l’uomo che lui aveva considerato suo padre aveva finto di voler bene a Estele, prendendola in giro  insieme a lui.

<< Cosa? Ho capito bene? Tu consideri tua nipote una bastarda?! >> ripetè Nahor sorpreso, con la vena sul collo che iniziava a pulsare violentemente e gli occhi pieni d’odio.

<< Si, come lo sei tu! Tu non sei degno di essere considerato il mio successore alla guida dell’esercito e dell’accampamento. Tu sei solo il risultato di uno stupro che doveva essere eliminato sin da principio, così come quella! Tua madre era una puttana che non meritava neanche di esistere e quando ho scoperto che lei aspettava un figlio, è venuta anche a rinfacciarmelo pretendendo che io lo accettassi. E quel aborto che lei mi ha dato eri tu! >> disse Aatai mentre Nahor stringeva i pugni in preda non più alla rabbia, ma una furia omicida che sfociò in un balzo verso l’uomo davanti a sé e in pugno che lo colpì in pieno volto, insieme a molti altri. Dopo di che uscì dalla tenda lasciando suo padre a terra con il viso gonfio e viola, del sangue che usciva dal naso, da un sopracciglio e dal labbro, raggiunse la sua tenda, preparò le sue cose e uscì dall’accampamento con, nel cuore, l’odio, la delusione e l’angoscia.

I giorni passarono e il rapporto tra Elinor e Estele sembrava saldarsi. Purtroppo, per colpa di un bagno fuori porta (la piccola era finita in laghetto durante un combattimento di spada con Elinor e Rosille), la riccia venne colpita dalla febbre che, fortunatamente, durò poco; così la bionda decise di andare a fare il rapporto obbligatorio a Aatai, lasciando la mora sotto il controllo di Elinor che si offrì senza problemi a quel compito, non senza però averle raccomandato mille volte di non fiatare sulla missione che stavano compiendo.

Elinor si stava affezionando e si vedeva. Ogni giorno le regalava un sorriso più radioso e sempre più serenità incominciava a crescere nel suo cuore. Quel giorno decisero di andarsi ad allenare un po’, lontano da laghetti o qualunque cosa contenesse acqua, ma, visto il temporale che stava arrivando sulle loro teste, fecero un breve combattimento e tornarono all’accampamento giusto in tempo perché, non appena misero il piede dentro la casa che Estele condivideva con Rosille, una bomba d’acqua scese dal cielo.

<< Senti, non sono fatti miei, lo so, ma di chi sono quei abitini da neonato che stanno nel tuo armadio? >> chiese la bambina con un po’ di imbarazzo e un po’ incuriosita. Non che lei mettesse la testa negli armadi altrui ma una volta, dopo la richiesta di Elinor di andare a andare una stola, aveva notato i vestitini.

<< Erano di mia figlia... mi manca molto. L’ho dovuta lasciare al padre per farle vivere un vita migliore, lontano da guerre, rancore, rabbia. E tu? Non mi racconti mai niente monellina! Tua madre deve essere una santa per tenere una bambina così combina-guai come te! >> esclamò la donna passando da un sorriso malinconico a una risata.

<< Mia madre mi ha abbandonato a mio padre poco tempo la mia nascita… l’unica persona che posso considerare come una madre  è Rosille, la mia nutrice. È arrivata poco tempo dopo il mio arrivo, è stata sempre gentile e buona con me. >> spiegò Estele un po’ triste, meritandosi anche un abbraccio dalla donna.

<< E non provi rancore verso di lei? Insomma, ti ha lasciato a tuo padre! >>

<< Un po’, ma mio padre mi ha sempre insegnato a non giudicare mai le persone dalla situazione. Potrebbe averlo fatto per un motivo più grande. Eravamo in tempo di guerra, quindi magari era per la mia vita. - continuò la riccia alzando le spalle, per poi  prendere dalla borsa buttata malamente sul pavimento una bambola di pezza molto spartana con un vestitino rosso, i capelli neri e una macchiolina di sangue all’altezza dello zigomo sinistro.

<< Mi dispiace molto, non volevo turbarti. Però il tuo comportamento è esemplare: nonostante lei abbia fatto ciò tu la rispetti ancora! >>

<< Si, mio padre mi ha insegnato a vedere la situazione generale e le ragioni che hanno portato all’atto. >> rispose sorridendo la ragazzina.

<< Sei molto più matura di me, complimenti! Sembri anche più grande di me! >> esclamò ridendo Elinor, facendo tornare il sorriso alla bambina che, poco dopo, si addormentò tra le braccia di Elinor che la cullava come quando era piccola.

Nel frattempo Rosille era arrivata, aveva fatto rapporto e, così velocemente era entrata, uscì dall’accampamento intenzionata a ritornare da Estele e Elinor ma, nella strada per il ritorno, si sentì come osservata. Si girò e la prima volta no vide nessuno finchè non venne fermata da una mano sulla spalla che la fece scattare ferendo l’aggressore con il coltello, vedendo poi che colui che aveva ferito era Nahor. Si fermarono e lei gli curò il graffio profondo provocato dall’arma con mano ferma e esperta.

<< Come sta Estele? >> chiese l’uomo rompendo il silenzio che pesava sulle loro teste come un macigno.

<< Bene, ha avuto la febbre un po’ di giorni ma ora fortunatamente sta bene, è anche migliorata con la spada e sta iniziando a capire quali erbe sono commestibili e quali no. È un’ottima allieva! >>

<< Bene… e Elinor che dice? >> chiese sorridendo Nahor, ben sapendo che Rosille avrebbe risposto senza pensare.

<< Bene, è felice di avere al suo fianco quella bambina! Aspetta… - si fermò subito dopo essersi accorta di ciò che aveva detto per poi prendersela con l’amico – ma tu come le fai a sapere queste cose?! >>

<< Ho fatto due più due carissima Rosille, comunque perché non mi avete detto niente? Ti rendi di conto in che missione l’hai portata? E se veniste scoperte? >>

<< Ascolta, capisco la tua preoccupazione, ma devi fidarti di me! Lo sai che non permetterei a niente e nessuno di farle del male! Scusa ma ora devo tornare… si sta facendo tardi. >> concluse Rosille, lasciando il giovane angosciato.

Rosille arrivò da Aatos dopo il tramonto e si diresse verso la sua abitazione, dove vi trovò Estele addormentata tra le braccia di Elinor che le accarezzava i capelli dolcemente. Le si strinse il cuore e, dopo aver poggiato un pezzo di pane che aveva preso da Aatai sul comodino, rivolse alla mora uno sguardo che le lasciava intendere tutto; infatti scese dal letto e raggiunse fuori la bionda.

<< Elinor, quando glielo dirai? È passato il tempo dei forse. Devi, anzi, dobbiamo farlo per la sua serenità! >> esclamò convinta la  bionda.

<< Si ma solo lei lo deve sapere… se qualcuno scoprisse che Estele è mia figlia, sarebbe in pericolo più di quanto non lo sia adesso. Non so che fare, lei è pronta per sapere tutto, anche se non penso che questa scoperta le farà piacere, Nahor penso lo abbia intuito però Aalok non lo deve assolutamente scoprire, me la farebbe pagare cara! >> puntualizzò Elinor incrociando le braccia sotto il seno.

<< Elinor, Aalok è la prima spia di tuo padre! Lui, prima o poi scoprirà qualcosa, quindi il minimo che si possa fare è scappare! >>

<< Non posso scappare, sia mio padre che lui non me lo perdonerebbero mai… dobbiamo trovare un altro modo… >> rifletté la mora.
<< Elinor, tu puoi scapare, come hai fatto quando aspettavi Estele! C’è qualcosa che ti blocca qui con loro? >> la riprese Rosille sicura.

<< Si… mio padre mi ha promesso a lui…  >>

<< E tu hai accettato? >>

<< Non ho risposto… comunque, non stavamo parlando di questo! Estele è figlia mia e di Nahor, deve avere gli stessi benefici di cui godono i bambini dell’accampamento di Aatai, non dei nostri. Sarebbe marchiata a vita, come te e me. Mi rendo conto che non è possibile che lei abbia una famiglia unita e viva senza pericoli, a qui non avrebbe avuto tutte quelle libertà che io e te abbiamo sognato.  Rosille, io l’adoro e voglio il meglio per lei, non voglio correre alcun rischio per la sua vita! >>

Nel frattempo Estele si era svegliata e, mentre mangiava il pane, che riconobbe essere quello del suo accampamento natio, venne attirata da delle voci che riconobbe essere di Elinor e Rosille. Sapeva che era maleducazione origliare ma, presa dalla curiosità, mise l’orecchio alla porta.

<< Se qualcuno scoprisse che Estele è mia figlia, sarebbe in pericolo più di quanto non lo sia adesso. Non so che fare, lei è pronta per sapere tutto, anche se non penso che questa scoperta le farà piacere >> sentì dire da Elinor. A quel punto le cadde il mondo addosso, lei era sua madre, lei era colei che l’aveva portata in grembo e che poi l’aveva lasciata a suo padre. E poi anche Rosille sapeva tutto, anzi lei l’aveva aiutata in quell’atto così crudele. Sentì montarle la rabbia e un dolore sordo le colpì il cuore. Lacrime amare le iniziarono a scendere sulle gote, bruciando la pelle. Senza neanche fare la cortesia di farlo silenziosamente, preparò la sua borsa con poche cose e corse via verso il bosco.


Salveee! Oggi ho pochissimo tempo per scrivere qusta parte, quindi mi scuso. Vorrei scusarmi innanzitutto per aver saltato la pubblicazione della scorsa settimana, non ho avito tempo neanche per respirare! Il nome ve lo spiegherò al prossimo capitolo! Grazie per la visita e al prossimo capitolo! ;)

Miss_fairy

PS se ci sono errori, segnalatemeli e appena posso li correggerò! ;) 

 

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