Nuovo Ricordo

di Novizia_Ood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rose's Dream ***
Capitolo 2: *** Allons-Y! ***
Capitolo 3: *** It does need saying ***
Capitolo 4: *** Never say 'Never'. ***
Capitolo 5: *** ..and you're fantastic! ***
Capitolo 6: *** Human ***



Capitolo 1
*** Rose's Dream ***


Nuovo Ricordo
1.Rose's Dream


- Ormai è tardi, me lo sono perso. E’ mezzanotte. Mickey me ne dirà di tutti i colori ed è colpa tua! –
- No è colpa di Jimbo! Aveva detto che ci avrebbe dato un passaggio e poi ha detto che gli si è rotto un semiasse. Non posso farci niente. –
- Lascialo perdere mamma, è un tipo inutile! –
- Ma sentila! Tu stai con un meccanico! Cerca di capirmi però, alla mia età non potrò aspettarmi di più!  -
- Non fare così. Non si sa mai, potrebbe esserci qualcuno lì fuori.  –
- Forse, un giorno. –
Rose e Jackie Tyler erano di ritorno a casa durante la notte di Capodanno. Come ogni trentuno, non facevano nulla di speciale se non sedersi insieme sul divano a guardare qualche programma che decideva di dedicare la puntata ai festeggiamenti. La neve continuava a scendere, rendendo bianca qualsiasi cosa toccasse, compresa una cabina blu alle loro spalle, passata inosservata.
- Buon anno nuovo! –
-Buon anno nuovo! –
Esclamarono l’una seguita dall’altra prima di darsi un grande abbraccio. Sarebbe stato un altro anno, uguale a quello precedente. Nulla di sensazionale e ormai lo sapevano entrambe.
- Non star fuori tutta la notte! –
- Prova a fermarmi! –
Sicuramente sua madre quella sera si sarebbe divertita più di lei che invece puntava dritta verso il proprio portone, pronta a prepararsi un buon the prima di andare a dormire.  Si strinse nelle braccia, incrociandole al petto e prese a camminare, quando un rantolo di dolore richiamò la sua attenzione alle sue spalle. Si voltò di scatto, leggermente spaventata e quello che vide fu un signore, sicuramente sulla trentina, cappotto lungo vestito con giacca e cravatta. Non sembrava proprio uno di quegli ubriaconi che passavano o svenivano da quelle parti la notte di capodanno. Aveva la testa bassa e lei non aveva avuto il tempo di guardarlo negli occhi.
- Tutto ok amico? -
La voce di Rose risuonò nella sua direzione e lui non poté che alzare lo sguardo e guardarla.
- Si –
Rispose secco, sembrava non volesse avere nessun tipo di conversazione, non in quel momento. Rose sentiva che qualcosa non andava, come se stesse soffrendo.
- Bevuto troppo? –
Doveva assicurarsi che non fosse niente di grave o non se ne sarebbe mai andata.
- Qualcosa del genere –
Adesso sembrava quasi essersi ripreso, non si teneva più con una mano al muro accanto a lui, ma se ne stava dritto in piedi davanti a lei, nessun segno di giramento di testa o di cedimento.
- Forse è ora di andare a casa –
Gliel’aveva suggerito con fare materno, era sempre meglio smaltire una sbornia in casa, che fuori al freddo.
- Già –
Era veramente ora di andare a casa, ora di rientrare in quella cabina e di tornare nella sua solitudine.
- Comunque buon anno! –
Gli aveva sorriso e non perché i festeggiamenti la coinvolgessero fino a quel punto, era come se sentisse di quanto quell’uomo avesse bisogno di vederla sorridere ancora, le venne spontaneo.
- Anche a te –
Rispose l’uomo, quasi automaticamente. Era decisamente una persona di poche parole, l’aveva capito, così aveva preferito girarsi nuovamente ed avviarsi al suo portone.
- In che anno siamo? –
Non l’avrebbe lasciata andare così velocemente, lui la risposta a quella domanda la sapeva già, perché le coordinate per arrivare lì le aveva dovute inserire. Quella era solo una domanda  per trattenerla qualche secondo in più, davanti a lui e magari sorridere ancora una volta.
- Mio dio, quanto hai bevuto? –
E ci riuscì, lei sorrise ancora cosa che fece sorridere anche lui.
- Primo Gennaio 2005 –
- 2005 –
Lei annuì e si strinse di nuovo nelle braccia.
- Sai che ti dico? Scommetto che per te sarà un anno grandioso. –
Nel suo tono Rose notò un po’ di malinconia e non si fermò a pensare sul perché quell’uomo stesse dicendo proprio a lei quella frase.
- Si? –
Lei lo sperava davvero, ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai successo nulla di diverso. Lui le sorrise, ancora più malinconico di prima. Aveva uno strano effetto su di lei quella persona, sapeva perfettamente di non conoscerla, ma qualcosa le diceva che lui sapesse più di quanto non volesse dare a vedere. Fece per andarsene, ma poi si girò un’ultima volta, sorridendo.
- Ci vediamo –
Lei lo sperava veramente. Appena si voltò e corse verso la porta, afferrò la maniglia gelida e tirò, voltandosi un’ultima volta prima di entrare e di salire le scale.

 
 Intorno a lei adesso tutto tremava, cosa stava succedendo?
Rose Tyler si svegliò di soprassalto nella sua stanza a bordo del TARDIS. Ricordava di essersi rimessa in viaggio dopo esser rimasti a Londra, durante le olimpiadi, per aiutare una bambina con alcuni suoi demoni d’infanzia. Ma allora quello strano sogno cos’era? Rose non era solita ricordare i sogni che faceva, non da quando viaggiava con il Dottore, eppure quello sembrava così reale, quasi come se ormai fosse un ricordo. Avrebbe dovuto domandare a lui stesso, cosa stava succedendo..
 
Angolo della scrittrice
Nell'attesa del 23 Novembre, mi sono messa a rivedere tutte le puntate con Tennant che io amo e venero più di chiunque altro che abbia mai interpretato il Dottore! E mi sono chiesta, ma quel ricordo nuovo che Rose avrà avuto dopo l'incontro di Ten, prima della sua rigenerazione? Lei come l'ha presa? E così il mio cervellino ha iniziato a viaggiare, viaggiare e viaggiare e sono arrivata a questa conclusione, una fan fic! Spero che vi piaccia e che mi farete sapere cosa ne pensate!!! Mi raccomando fatemi sapere, spero di aggiornare il prima possibile anche perché non sarà troppo lunga! ^_^ 

Un bacio a tutti! <3

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Capitolo 2
*** Allons-Y! ***


2.Allons-y!


- Dottore –
Rose era arrivata nella sala comandi del TARDIS e lo aveva trovato seduto su quei sediolini, appoggiato con entrambi i piedi alla console, pensieroso. Si voltò verso di lei, quasi sull’attenti adesso.
- Ho fatto uno strano.. sogno
Asserì avanzando al centro per avvicinarsi a lui che la guardava con un sopracciglio alzato.
- Paura degli incubi? –
Tirò fuori la lingua divertito, ma sul volto di lei non c’era lo stesso divertimento, anzi solo preoccupazione. Saltò giù dai sedili e arrivò davanti la sua compagna, prendendola per le spalle e guardandola, ora serio, negli occhi. Le pareva più scossa di quanto non l’avesse mai vista fino a quel momento.
- Rose? –
Lei non gli rispose, aveva lo sguardo perso nel vuoto e non riusciva nemmeno a guardarlo. Stava rivivendo quella scena mentalmente a ripetizione da quando si era svegliata, all’inizio aveva pensato di averlo fatto per non dimenticare quel sogno, solo dopo si rese conto che non avrebbe più potuto dimenticare, ormai era parte di lei. Il Dottore la scosse, piano, e lei alzò gli occhi in quelli di lui, lo aveva già visto con quell’aspetto e non da quando si era rigenerato, ma da molto prima. Quell’uomo appoggiato al muro davanti il suo portone era proprio lui, qualche anno prima. Ma allora come era possibile che avesse già quelle sembianze? Quando lei lo aveva incontrato per la prima volta diverso; Aveva gli occhi azzurri, un fisico più atletico e più massiccio, poi lo aveva visto cambiare ed era avvenuto tutto davanti ai suoi occhi, era cambiato, ora era più alto, più magro e aveva dei capelli castani leggermente più lunghi e gli occhi ugualmente castani. Come aveva fatto a vedere nel proprio passato il suo futuro?
- Tu sei tornato –
Disse d’un tratto senza smettere di fissarlo, adesso lui era il più confuso tra i due.
- Tornato da dove? Sono sempre stato qui –
Le rispondeva, ma cercava di capire lei a cosa si stesse riferendo, senza riuscirci. Rose scosse il capo e l’espressione di confusione sul viso del Dottore non fece altro che accentuarsi.
- Tu sei tornato da me! –
Esclamò più convinta, come se quelle parole potessero aiutarlo a capire qualcosa in più di quella situazione. Doveva essere tornato per forza da lei dal futuro, ma perché non ricordava d’essersi vista? Se c’era il Dottore, lei dov’era? Perché, se era tornato il Dottore indietro, non era tornata anche lei con lui?
- E io non c’ero.. –
Terminò con voce più lieve, abbassando lo sguardo. Aveva così tanti pensieri per la testa che il Dottore lo aveva capito semplicemente guardandola.
- Tu sei tornato da me e io non c’ero. –
Aveva alzato di nuovo lo sguardo, le mani strette l’una nell’altra al petto, adesso era preoccupata e spaventata.
- Cos’hai sognato Rose? –
Azzardò lui non appena riuscì a vederla più presente. Lei lo guardò e scosse piano la testa, quello non era decisamente un sogno.
- Credo di avere un nuovo ricordo -
Lui la lasciò andare all’istante, facendo un passo indietro, quasi spaventato. Come poteva essere che avesse un nuovo ricordo e in più che riguardasse lui stesso? In più, di quale lui stava parlando, quale rigenerazione? Doveva per forza essere quella, la decima, perché durante la nona non ricordava d’esser tornato indietro da lei, mai, anche perché non ce ne sarebbe stato il bisogno.
- Eri tu. Era questa rigenerazione. –
Aggiunse la biondina quasi come se potesse sentire le domande che ronzavano nella testa del Dottore in quel momento, il quale si rabbuiò ancora di più. Cosa lo aveva spinto a tornare indietro da lei?
- Quando mi hai visto? –
Domandò preoccupato, lei si portò una mano alla testa e grattò la fronte nervosamente.
- Il primo Gennaio 2005 –
Citò le sue stesse parole, la prima volta che l’aveva visto.
- Ti ho visto così e mi hai assicurato che il mio anno sarebbe stato grandioso –
Si appoggiò con una mano al TARDIS, stanca come se quel nuovo ricordo richiedesse energia per essere metabolizzato.
- Come ho fatto ad incontrarti prima di.. io ti ho visto per la prima volta con quegli occhi azzurri e.. e quella giacca di pelle nera! Adesso tu sei così.. –
Lo indicò con una mano, confusa e quasi sfinita. Sospirò quando capì che lo sguardo di lui non avrebbe portato a nulla di buono. Non si erano separati una sola volta da quando si era rigenerato, questo voleva dire che il suo ricordo, per lui, non era ancora avvenuto.
- Ti ho detto qualcosa che potesse allarmarti? –
Che avesse voluto lasciarle un messaggio in qualche modo? Che dovesse avvisare se stesso di un pericolo imminente? Lei scosse ancora una volta la testa, avvolta nella sua vestaglia.
- No. Eri solo davanti casa mia e ti ho visto perché.. credo ci fosse qualcosa che non andava. Ti ho chiesto se avessi bevuto e mi hai detto che era “una cosa del genere”. Mi hai chiesto che anno era e io ti ho risposto il primo Gennaio 2005 –
Ripeté guardandolo, non sembrava più tranquillo, ma più confuso e disorientato. Per Rose era la prima volta che lo vedeva così.
- Che domanda stupida –
Disse lui passandosi entrambe le mani sul viso, sospirando. Cosa aveva fatto?
- Quale? –
Domandò la ragazza senza capire.
- Ti ho chiesto in che anno fossimo. Era una domanda inutile, lo sapevo benissimo in che anno eravamo. Devo pur aver inserito delle coordinate per arrivare da te quel giorno. –
Spiegò quasi tutto in un fiato, appoggiandosi con entrambe le mani alla consolle. Era andato da lei, ma perché? All’apparenza non c’era stato nessun motivo.
- Voglio tornare a quel giorno  -
La voce di Rose era stata più decisa e severa quella volta. Era tornata a reggersi su entrambe le gambe e guardava il Dottore con sguardo più presente e più sicuro, il solito sguardo che lui vedeva sul suo viso quando s’impuntava su qualcosa.
- Lo sai che non posso portare due TARDIS nello stesso tempo e nello stesso luogo. –
Le rispose scuotendo la testa.
- Mi porterai lì prima che arrivi tu. Sarò già lì quando arriverai. –
Quella che aveva fatto in precedenza non era stata una domanda, ma un’affermazione. Voleva tornare a quel giorno, con il suo consenso oppure no. Doveva stargli vicino in qualsiasi modo e ora era il momento di farlo.
- Se dovessi restare lì il suo TARDIS non vorrà atterrare dove già c’è il mio. –
Rispose lui serio quanto lei.
- Infatti mi porti lì e poi tu andrai via –
Aveva fatto un passo verso di lui, questa volta non aveva voglia di lasciarlo vincere, avrebbe scelto lei la prossima meta e quella aveva deciso, doveva andare da lui.
- Non posso lasciarti da sola, non so cosa mi ha spinto a venire da te –
La guardò più severo del solito, ma quella volta sembrava lei la più cocciuta e si sarebbe messa d’impegno se ce ne fosse stato il bisogno. Fece un altro passo verso di lui, arrivandogli più vicino, quasi minacciosa.
- Tu hai bisogno di me e io non ti lascerò da solo –
Il Dottore la fissò per qualche istante con entrambe le mani in tasca, stava riflettendo sul da farsi. Non poteva nascondere che anche lui fosse curioso di sapere cosa lo avesse portato nel suo passato.
- Non sai se avevo bisogno di te –
Le disse sperando di distoglierla da quell’intenzione, al tempo stesso rassegnato dal fatto di sapere perfettamente che non ci sarebbe riuscito. Lui sapeva di averne bisogno di lei a prescindere da qualsiasi cosa stesse succedendo.
- io ti ho visto e ti ho sentito. Non mi sembrava stessi bene. Ho bisogno che tu mi porti lì, adesso. –
Quello era un ordine bello e buono e il Signore del Tempo davanti a lei era così abituato a darli, che a riceverli faceva sempre un po’ strano. Si mosse a disagio, posando le mani su alcuni comandi, compresa la leva alla quale era tanto affezionato.
- In questo caso.. Allons-y! –

Angolo della scrittrice

Buona sera a tutti piccoli Whovians notturni *-* Sono stata veramente molto contenta di essere riuscita a pubblicare quest'altro capitolo a distanza di un solo giorno!
A dir la verità l'ho fatto anche per un'amica speciale e per darle la possibilità di leggere il secondo capitolo prima di partire! CIAO CAP! *3*
Ovviamente spero sia piaciuto a tutti e che abbia messo un pò di curiosità! Cosa farà la nostra Rose? Io non so che prevedo, non so voi! ahahah
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate e cosa secondo voi potrebbe accarere, sono curiosa di sapere cosa immaginate! :P

Alla prossima! :*

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Capitolo 3
*** It does need saying ***


3. It does need saying!


Il TARDIS atterrò sulla neve morbida che ricopriva interamente la strada di quella Londra del 2005. Rose fu la prima ad aprire la porta e ad uscire, seguita immediatamente dal Dottore che rimase sulla soglia a guardarsi intorno.
- E’ mezzanotte meno dieci, dovresti essere qui tra qualche minuto –
Guardava il suo orologio da polso che ora si era sincronizzato all’ora e al tempo di quel luogo.
- Non abbiamo idea da quanto tempo tu mi stessi aspettando, quindi direi che sia meglio che tu ti allontani subito –
Terminò voltandosi verso di lui, ancora appoggiato alla porta con le mani nelle tasche. Stava riflettendo, Rose glielo leggeva in viso e capiva anche la sua preoccupazione, ma in quel momento non poteva pensare a lui, almeno non a quel lui, ma all’altro che sarebbe arrivato tra pochi minuti.
- Dottore –
Lo chiamò abbassando entrambe le braccia, lasciandole lungo i fianchi. L’uomo volse lo sguardo verso di lei, con la testa ancora palesemente altrove, senza parlare le fece un piccolo cenno e un passo indietro, spingendo in avanti la porta del TARDIS per richiuderla, ma quest’ultima venne bloccata da lei che era tornata indietro per cercare di rispondere a quel disappunto che gli leggeva in faccia.
- Devo sapere perché mi hai cercata e perché non ero con te. Cosa può averti spinto a cercarmi nel passato senza avermi nel tuo presente? –
Il viso di lui fu abbastanza eloquente da farle comprendere quale fosse il suo presentimento. Aveva dei sentimenti profondi per Rose e lo sapeva anche se non aveva mai dovuto dirlo ad alta voce, proprio quel pensiero lo fece riflettere sul fatto che forse era arrivato lì solo per poterla vedere ancora, magari l’ultima volta. La bionda lasciò scivolare via la mano dalla porta in legno blu, senza staccare gli occhi dai suoi. Avevano capito entrambi di essere giunti alla stessa conclusione.
- Non ti direi mai nulla sul tuo futuro. Anche se ti vedessi arrivare, sapendo che non potresti essere del mio stesso tempo, io non ti direi niente. Viceversa, tu non potrai dire nulla a me del mio futuro quando tornerò a prenderti. Questo è un viaggio inutile. –
Puntualizzò lui ora più nervoso. Anche solo l’idea di perdere Rose era insopportabile, figurarsi averne una certezza. Che fine le aveva fatto fare? Perché era questa la sua paura, che qualsiasi fine lei avesse fatto, era solo colpa sua, come sempre e lui non lo avrebbe sopportato. Cosa sentiva lei dentro adesso? Era paura di scoprire qualcosa che non avrebbe dovuto?
- Adesso devo andare. Sarò qui tra poco. Ricordati di non far nulla che possa cambiare il tuo ricordo, non farti vedere finché tu non sarai andata via e non farti vedere prima che lui veda te. –
Chiuse la porta de TARDIS senza troppa forza, lasciando che fosse lei stessa ad allontanarsi per prima. Rose vide la cabina blu svanire davanti a sé, per la prima volta sentiva dentro come un vuoto incolmabile. Lei dov’era finita, senza il Dottore? L’altro era chiuso nella sua astronave, si era allontanato nel modo più veloce possibile per lasciare all’altro, la possibilità di atterrare senza difficoltà nelle vicinanze. Come lo aveva portato a quel punto, senza la sua Rose? Tornò a sedere sui sediolini, con entrambi i piedi appoggiati alla consolle, al suo ritorno non avrebbe voluto sapere nulla, adesso si che era spaventato dal suo futuro.
Rose Tyler era nella fredda notte del trentuno, mancavano ormai pochi minuti all’anno nuovo e il rumore solito del TARDIS in atterraggio, richiamò la sua attenzione. La bionda si mosse veloce, andando a nascondersi poco distante, dietro un palazzo. Dalla cabina blu vide uscire il suo Dottore, non sembrava invecchiato nemmeno di un giorno e invece chissà quanti ne aveva già passati. A giudicare da come si reggesse il fianco, qualcosa non andava per il verso giusto e lei avrebbe voluto intervenire subito, ma così facendo avrebbe cambiato il suo ricordo e magari lo avrebbe cancellato del tutto. Lo vide avanzare e girare l’angolo, solo qualche minuto dopo vide se stessa e sua madre arrivare a piedi ed iniziare a parlare, non ci fu nemmeno bisogno di avvicinarsi per sentire, quelle parole lei le ricordava perfettamente e una lacrima le rigò il viso. Le mancava molto sua madre e tutto quello che aveva lasciato, ma lo aveva fatto per seguire lui, il dottore, il suo dottore. Si affacciò e vide sua madre proseguire da una parte e lei dall’altra, così ne approfittò per avvicinarsi al muro opposto, davanti a lei dietro il quale il Dottore si stava mantenendo e stava parlando con lei non per l’ultima volta.
- Sai che ti dico? Scommetto che per te sarà un anno grandioso. –
Rose si appiattì al muro, una mano sul cuore e l’altra sulla bocca per non emettere nessun rumore, mentre i suoi occhi tiravano fuori già altre lacrime. Quel 2005 era stata una vera benedizione per lei, incontrarlo e viaggiare con lui, scoprire nuove vite e la sua nuova vita. Il Dottore le aveva insegnato così tanto e le aveva regalato tantissimo, era stato un anno veramente grandioso. Sentì se stessa salutarlo e la porta del portone chiudersi con un piccolo scatto. Vicino al muro dietro di lei il Dottore aveva prodotto un verso di dolore e si era appoggiato di nuovo al muro di mattoni e, non appena voltò l’angolo, trovò la stessa ragazza dagli occhi castani e capelli biondi che aveva lasciato qualche secondo fa.
- Rose –
Disse in un soffio con un sorriso, prima di accasciarsi. La ragazza si fece avanti prontamente e provò a sorreggerlo senza riuscirci, finirono per terra entrambi, lei inginocchiata e lui appoggiato a lei.
- Quale sei? –
Chiese lui ricordando fin troppo bene che non poteva essere la stessa della sua linea temporale, quella era bloccata per sempre in un altro universo, parallelo dal quale non sarebbe potuta più tornare.
- Che cosa ti hanno fatto? Che ti succede? –
Aveva ancora il viso bagnato dalle lacrime, ora fredde a causa dell’inferno e del vento che soffiava dietro quella strada che loro due avevano fatto tante volte, mano nella mano, per tornare a trovare Jackie di tanto in tanto.
- E’ iniziata –
Disse con un altro rantolo, si mantenne il fianco di nuovo e lei gli accarezzò il viso, tremante.
- No. –
Scosse la testa e passò la mano tra i suoi capelli morbidi e si rese conto solo in quel momento di non averli mai toccati.
- No, com’è successo? Com’è possibile? –
Cercò di parlare lei tra le lacrime, non poteva andarsene così.
- Wil.. Wilfred –
Sputò fuori a fatica e la fronte di lei si corrugò.
- Non so di chi parli –
Scosse la testa agitata, voleva aiutarlo e continuava ad accarezzargli il volto e le braccia, spalle, petto.
- Non conosci il nonno di Donna –
Continuò lui più parlando a sé che alla bionda che scosse nuovamente la testa, piangendo.
- Oh la consocerai, lei è.. Brillante. –
Disse in un’altra fitta di dolore, sapeva che Rose avrebbe detto a Donna quelle parole in un futuro chissà quanto prossimo.
- Sono così contento che tu sia qui Rose Tyler –
Continuò con la voce spezzata ed un sorriso rivolto a lei che ricambiò subito seppur tra le lacrime.
- Ti amo
Le parole gli uscirono con una naturalezza incredibile. Sapeva che la rigenerazione sarebbe stata completata da un momento all’altro e che presto lui e tutto quello che era, sarebbe morto per far spazio a qualcun altro, con altri sentimenti e con diversi gusti o pensieri. Ora poteva dirglielo, perché la sua prossima rigenerazione non avrebbe sofferto la mancanza di Rose, non quanto l’aveva sofferta lui. Rose lo guardò quasi spaventata.
- Ti amo e mi dispiace, dovevo dirtelo. –
Lei scosse la testa e si avvicinò alle sue labbra, lentamente. Non era mai arrivata così vicina a lui, ma ora che lo sorreggeva riusciva a sentire il suo respiro affannoso sul suo viso, era così bello, quasi di più di quanto non lo fosse quello che viaggiava con lei. Il Dottore ci mise poco ad allungare il collo e a baciarla definitivamente. Aveva sofferto molto, moltissimo, tanto che se non fosse morto per mano, indiretta, di Wilfred, probabilmente lo avrebbe ucciso la sua lontananza. Gli dispiaceva di averla messa in pericolo, di averla rinchiusa in un universo parallelo senza permetterle di tornare indietro e poi di averla rinchiusa lì una seconda volta, non avrebbe mai voluto farla soffrire. Le passò una mano tra i capelli e l’avvicinò di più, approfondendo il bacio e lei si aggrappò a lui più forte che poté. Non lo avrebbe mai lasciato andare, anche lei lo amava eppure non gliel’aveva mai detto. Dopo qualche secondo si staccarono, lentamente l’uno dall’altra, lui ci mise qualche istante in più ad aprire gli occhi e Rose non capì se fu per il dolore che provava oppure per assaporare di più quel momento che chissà da quanto tempo stava aspettando. Lei si sentiva frastornata da quello che provava per lui, non si sarebbe mai aspettata che potesse ricambiare in qualche modo.
- Dottore io.. –
- No, tu non dirlo. Non ce n’é bisogno. –
L’interruppe lui immediatamente, anche perché non era a lui che doveva dirlo, lui lo sapeva già. Avrebbe voluto dirlo alla Rose del suo tempo, avrebbe voluto essere lui l’uomo che restava con lei per il resto della vita, quello in parte umano, e invece. Si tirò in piedi e Rose lo mantenne per un braccio, aiutandolo, quando dietro di loro video un..
- Un Ood? Che ci fa qui? –
L’alieno iniziò a parlare e subito dopo una musica arrivò alle orecchie di lei.
- Cos’è questa musica? –
Quando tornò a girarsi l’Ood era sparito, ma non quell’armoniosa canzone.
- Sono loro, stanno cantando per la mia rigenerazione –
Si aggrappò a lei di nuovo, dolorante, adesso sentiva i legamenti a pezzi, doveva tornare al più presto nella sua cabina blu.
- Devo andare nel TARDIS, altrimenti la rigenerazione non può completarsi –
Fece qualche passo, trascinando i piedi nella neve mentre Rose cercava di sorreggerlo.
- Io dove sono Dottore? –
Chiese all’improvviso mentre lui continuava la sua lenta camminata.
- Perché non sono qui con te? –
Provò ad allungare il passo cercando di non dar ascolto alle parole della ragazza. Quando arrivò alle porte del Tardis le aprì e poi si appoggiò.
- Dimmi dove sono ti prego –
Il suo sguardo era fisso in quello di lui, con le lacrime agli occhi, scossa come non l’aveva mai vista prima d’ora.
- Non posso Rose, lo sai che non posso. –
Scosse la testa e si avvicinò di nuovo a posarle un bacio sulla fronte, doveva evitare di toccarla ancora, non in quel modo in cui avrebbe voluto. Le prese le mani e la guardò negli occhi, sospirando.
- Quando me ne andrò la prima volta, non aver paura e abbi fiducia in te stessa. Ci ritroveremo. Non perderti d’animo Rose Tyler, sei stata fantastica e continuerai ad esserlo sempre. Prenditi cura di me, ho bisogno di te. –
Non poteva resistere, si allungò di nuovo a posarle un bacio sulle labbra e poi la lasciò andare, entrando nel TARDIS. Prima di arrivare alla consolle si fermò ad osservare la sua mano che da rosa era diventata dorata e subito dopo anche l’altra. Si voltò e trovò la ragazza a pochi passi da sé.
- Esci di qui Rose! –
Esclamò ora più severo. Aveva già assistito ad una rigenerazione, sapeva quale forza si scatenava, quella poteva essere pericolosa.
- Esci di qui subito! -

TBC

Angolo della scrittrice

Buona sera a tutti nottambuli Whovians! *-* Sono felicissima di aver aggiornato questa Fan fic il prima possibile e soprattutto voglio farvi sapere che ci tengo moltissimo a finirla e a non tirarla per le lunghe!
Il capitolo ho preferito dividerlo in due parti perché volevo pubblicare questa notte per forza, ma il resto è già tutto su word! *-* E non vedo l'ora di farvelo leggere! 
Mi raccomando, aspetto sempre commenti da parte vostra per sapere cosa ne pensate della storia, perché scrivere per voi non è che un immenso piacere!
Voglio ringraziare i miei recensori che trovano sempre qualche minutino per lasciar scritto qualcosa, lo apprezzo molto!
Beh, alla prossima e buona notte! :*

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Capitolo 4
*** Never say 'Never'. ***


4.Never say 'Never'..


- Esci di qui subito! –
 
La voce del Dottore era suonata più severa del previsto, non le aveva mai parlato in quel modo e per un istante Rose rimase a fissarlo senza capire, poi fece un passo avanti, tendendogli la mano e scuotendo la testa.
- Io non posso lasciarti da solo! –
Urlò più forte lei, lo avrebbe aiutato in qualsiasi modo, avrebbe riguardato nel cuore del TARDIS per poterlo salvare. Le aveva dato una nuova vita e in quel momento gli doveva tutta se stessa, peccato per lei che il suo essere umana l’aveva sempre ostacolata nelle sue possibilità. Tutto quello che aveva sempre avuto era stata l’intelligenza, i sentimenti, il coraggio i quali più di una volta le avevano permesso di salvarlo, ma mai era riuscita ad ottenere chissà quale potere speciale per rendere una delle loro avventure qualcosa di semplice e di eliminare ogni pericolo mortale dai loro viaggi.
- Tu devi. Io non posso essere salvato, ho vissuto a lungo Rose e ho vissuto al meglio. –
Il suo tono adesso era più pacato e aveva un leggero sorriso sul volto. Aveva vissuto quella rigenerazione al meglio, era stata così piena di amore e di sentimenti che doveva ringraziare lei se era migliorato, se aveva dimenticato il sangue, la vendetta e la rabbia che provava prima. Ora però doveva lasciarsi andare, andare avanti. Nel suo petto il Dottore sentiva i suoi due cuori rallentare all’unisono, come se stessero spegnendosi lentamente. Era pace quella che sentiva dentro. Rose era la prima persona che aveva visto dopo l’ultima e prima della prossima rigenerazione e non avrebbe mai potuto chiedere nulla di meglio, quello era il massimo che un Signore del Tempo come lui avrebbe mai potuto desiderare.
“Tu puoi passare il resto della tua vita con me, ma io non posso passare il resto della mia con te.” Non era vero. Quella vita l’aveva passata con lei e aveva fatto in modo che anche Rose potesse fare lo stesso con la sua metacrisi, l’unico essere vivente in grado di amarla come l’amava lui, cioè con tutto se stesso.
- No ti prego, non lasciarmi –
Singhiozzò lei facendo un altro passo avanti. Le aveva mostrato tutto quello che esisteva nell’intero spazio e tempo, non sopportava l’idea di poter essere abbandonata in qualche angolo dell’universo e dimenticata, non da lui. Intanto le mani del Dottore stavano diventando di un dorato più acceso, dalle quali uscivano leggere scie fluttuanti di colore. Il suo viso sembrava sereno e rilassato proprio come quando lei assistette alla prima rigenerazione.
- Non lo farei mai Rose –
Amava il suo nome, era per questo che lo ripeteva più volte che poteva, non l’avrebbe mai dimenticata  poteva starne certa. Avrebbe voluto sacrificare qualsiasi sua rigenerazione per poter andare via con lei e vivere una vita normale, ma non poteva, non era quello il suo destino; aveva troppi compiti da portare a termine e scegliere una vita normale per una passione personale, rappresentava puro egoismo di un Signore del Tempo della sua portata. Aveva ceduto a quel piacere che Rose aveva rappresentato: l’amore. Aveva messo tutto se stesso nelle sue mani e quando l’aveva persa ne era rimasto ferito, più del solito, più di quanto avesse sofferto a perdere Martha o la sua Donna in seguito o Sarah Jane. Quella sua rigenerazione era stata la più umana che lui avesse mai avuto, si era innamorato di Rose e di quello che era riuscita a fare di lui, il quale, ormai, non avrebbe mai voluto cambiare il suo aspetto. Tutti quegli anni passati a difendere gli umani, a preoccuparsi del pianeta terra e ora si sentiva uno di loro, così piccolo davanti all’infinità che sentiva di avere dentro quando pensava all’amore che provava per quella meravigliosa ragazza.
- Rose esci di qui!! –
Una voce più vicina la chiamò alle sue spalle, ma lei non ci fece caso, avanzando di un altro passo provò ad allungare la mano sul suo viso e quando lo toccò lui chiuse gli occhi. Sarebbe stata l’ultima persona e l’ultimo contatto per quella sua decima rigenerazione e ne fu felice. Aveva perso tanto in tutte le sue vite, ma una cosa l’aveva imparata: non dimenticare. Sarebbe andato avanti con la consapevolezza di aver amato e di aver imparato tanto da quella razza che lui stesso adorava.
- Adesso fa come ti ho detto –
Fece un cenno con la testa e le indicò il Dottore che era fuori dal TARDIS a chiamarla disperatamente. Lei lo guardò, con le lacrime agli occhi. Veramente quello che stava succedendo in quel momento era il suo terribile futuro?
- Rose esci!! –
Gridò di nuovo lui. Non gli ci volle molto per capire cosa gli stesse succedendo e lei doveva venir fuori il prima possibile. Davvero stava guardando la sua fine? Non poteva restare lì a lungo.
- Come posso lasciarti qui da solo! –
Esclamò guardandolo senza avvicinarsi all’uscita, cercando di tirare indietro le lacrime.
- Lasciami andare, Rose. Devi lasciarmi andare. –
Proprio come lui aveva lasciato andare lei in quell’universo parallelo. Gli era servita una forza di volontà non indifferente e vederli baciarsi davanti a lui gli aveva spezzato i cuori. Si poteva essere gelosi di se stessi? Perché era proprio quella morsa allo stomaco che il Dottore aveva provato a vederli insieme su quella spiaggia prima di allontanarsi. La parte di sé che era libera di dirle ‘TI AMO’, libera di baciarla e farla sua era ormai sigillata in un altro universo e in un’altra realtà,  mentre a lui restava sempre il TARDIS, i suoi viaggi, i suoi ricordi e soprattutto i suoi dolori.
- No –
La testardaggine di Rose aveva sempre colpito il Dottore in qualche modo, ma non quel giorno. La rigenerazione sarebbe stata completata in pochissimi secondi e questo il Dottore che era fuori lo sapeva benissimo e sapeva anche che la ragazza non avrebbe mai deciso di abbandonarlo, per questo era tornato indietro dopo poco e aveva lasciato il TARDIS molti isolati più avanti e non aveva impostato le coordinate sulla sua linea temporale, ma su quella di Rose. Si appoggiò alla porta di legno blu e il TARDIS, sotto il suo tocco, tremò notevolmente segno che il paradosso a momenti sarebbe stato fin troppo grande.
- Dammi la mano! –
L’aveva tesa verso di lei, la quale se ne stava al centro fissandoli entrambi. Aveva paura per quello che stava succedendo e voleva fare qualcosa per cambiare le cose, per cambiare il suo futuro, ma sembrava non ci fosse nulla da fare. Quando tornò a guardare il Dottore in rigenerazione lo vide sempre sorridente e sorrise anche lei, triste più del solito. All’improvviso si sentì afferrare per i fianchi, con le braccia bloccate e intorno a lei tutto iniziò  a tremare violentemente, la consolle del TARDIS iniziò a fumare e a cacciare scintille mentre il Dottore davanti a lei era ormai completamente avvolto da quel color oro che lei aveva visto già una volta. Era andato via.
- NO! –
Urlò cercando di liberarsi nonostante sapesse di non poterci fare nulla. L’altro Dottore la tirò via, non potevano restare lì dentro un secondo di più altrimenti il TARDIS non avrebbe retto. Un’esplosione li scaraventò fuori e la porta della cabina si chiuse violentemente, tremò ancora e poi sparì con una strana ed inusuale partenza, lasciando gli altri due viaggiatori per terra in quella strada innevata. Il Dottore si rimise a sedere seppur con un po’ di fatica e Rose si alzò restando carponi, stava cercando di metabolizzare quanto successo, ma non ci sarebbe mai riuscita.
- Tu stavi.. –
- Non dire una parola. E’ già troppo che io sappia cosa mi stesse succedendo! –
Quella sarebbe stata la sua fine e l’unica consolazione era che avrebbe avuto accanto Rose. Purtroppo per lui il tempo non poteva essere riscritto o almeno ne era fermamente convinto, sarebbe dovuto andare via in quella circostanza e in quel modo tra chissà quanto tempo. Per il Dottore sarebbe stato impossibile non notare la propria imminente rigenerazione arrivato a quello stadio. L’unica sua domanda era come se la sarebbe cavata il nuovo Dottore con il TARDIS in quel pessimo stato. Rose si mise in ginocchio e, coprendosi il viso con le mani, continuò a piangere sotto lo sguardo attento dell’uomo che le stava affianco, un po’ frastornato.
- Vieni qui –
La tirò a sé e la ragazza e la strinse forte. Provava paura in quel momento e non per il destino che attendeva il suo corpo, ma quello che attendeva la sua mente: andare avanti senza Rose. In che modo l’aveva persa e in che modo era riuscito a stare senza di lei. Sospirò stringendola di più, quella era una promessa oltre che un abbraccio, l’avrebbe protetta da quel momento in poi ancora di più di quanto non facesse già, come se difenderla ne andasse della sua stessa vita. Non avrebbe voluto cambiare il suo futuro, ma doveva cambiare quello di lei, qualsiasi esso fosse. La giovane si appese al colletto del suo cappotto e nascose il viso nel suo petto, senza smettere di singhiozzare. Si sentiva così strana perché sentiva di averlo perso per sempre ma allo stesso tempo lui era lì che la teneva forte per non farla andare via. L’avrebbe trattenuta così per sempre? Non ne era più così sicura. Lui l’amava, gliel’aveva detto eppure non aveva dato il tempo a lei di fare il contrario, perché?
- Sai cosa? Continuano a cercare di separarci, ma non ci riusciranno mai. –
- Mai dire mai –
- No, staremo sempre bene tu ed io. –
Erano quelle le parole che aveva rivolto al Dottore alla fine della loro ultima avventura, prima di risvegliarsi con quel ricordo e ora sembravano frasi senza senso e prive di qualsiasi verità. Sarebbero mai stati bene per sempre lei e lui? Non poteva più dirlo con tanta certezza.
 

Angolo della scrittrice:
Vi ho fatto aspettare poco, vero?
Devo ammettere che durante la scrittura di questo capitolo ho pensato molto ai consigli che mi avete dato e vorrei sapere cosa ne pensate, 
sono riuscita a seguirli bene oppure qualcosina ancora potrebbe andare meglio? Sono curiosa di sapere che ne pensate e soprattutto 
se sono stata capace di farlo!! :P 
Attenderò i vostri commenti! ^_______^ E vi annuncio già che saranno gli ultimi due capitoli! ç_ç

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Capitolo 5
*** ..and you're fantastic! ***


5. ".. and you're fantastic!"

Era passato un po’ di tempo da quando erano rientrati e ripartiti nel TARDIS, forse un'ora al massimo. Rose aveva optato per il silenzio e lo stesso il Dottore, il quale non sapeva proprio cosa dirle per farle togliere quell’espressione vuota e spenta dal volto. Rimase appoggiato alla consolle, mentre sott’occhio vide la ragazza ritirarsi nella sua stanza con la tazza di the stretta tra le mani. Era stato un errore tornare lì, un grandissimo errore e lui non poteva sopportare l’idea di vederla in quello stato, non prima del dovuto almeno. Per lui era diverso, in tutti i suoi anni di vita ‘accettare’ tutto quello che gli accadeva era una delle cose che aveva dovuto affrontare la maggior parte delle volte, pur non riuscendoci mai, ma come avrebbe potuto accettare di andare avanti senza Rose? E soprattutto quanto tempo era passato da quando l’avrebbe lasciata a quando si sarebbe rigenerato? Sperava veramente poco. Alzò una mano e la posò al centro del petto, con entrambe le estremità della sua mano poteva sentire i suoi due cuori battere e completarsi a vicenda, ma c’era qualcosa in più che sentiva in quel momento: dolore e amore allo stesso tempo, per quella ragazza che vedeva soffrire davanti ai suoi occhi. Abbassò la testa in un sospiro, appoggiandosi con l’altra mano alla consolle del TARDIS, si sentiva così umano dentro come non si era mai sentito prima. Riuscì a trascinarsi con fatica e stanchezza fino alla stanza di lei dove bussò e rimase in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.
- Entra pure –
La voce era spenta e per niente allegra come amava sentirla. La porta si aprì in un sibilo e lui la vide seduta al centro del letto a gambe incrociate, trucco leggermente sbavato per colpa delle lacrime, la tazza ancora stretta tra le mani. I suoi cuori quasi rallentarono a vederla in quello stato. Era possibile star male in quel modo per qualcuno? Sospirò di nuovo con le mani rigorosamente nelle tasche, avvicinandosi al suo letto tondo al centro della stanza, la quale aveva un odore così di .. Rose.
- Come stai? –
Ovviamente non c’era bisogno di chiederlo, lo riusciva a vedere e a percepire, ma sperava che rispondesse qualcosa di diverso da quello che si aspettava, cosa che non accadde.
- Oh credevo lo capissi da solo. –
Si lamentò lei cercando di pulire sotto l’occhio dallo sporco della matita nera e dal mascara. Il Dottore si grattò a disagio la nuca e poi si convinse a sedersi sul letto davanti a lei, una gamba piegata sotto il sedere e l’altra penzoloni, afferrò la tazza di lei e la posò sul comodino affianco al letto, dopo di che le prese entrambe le mani e le strinse forte, avrebbe voluto darle un po’ di quella forza che sentiva di avere, per andare avanti o meglio, per continuare a sorridere nonostante tutto.
- Non posso e non voglio vederti così Rose Tyler. –
Sembrò quasi come un rimprovero, perché appena pronunciò quelle parole, strattonò leggermente le sue mani e lei le guardò insieme a quelle di lui, strette, come sarebbero dovute restare per sempre.
- Come fai? –
Gli occhi di Rose erano ridotti a fessure mentre guardava il suo Dottore davanti a lei, con un’espressione a metà strada tra curiosità e disgusto.
- Non ti seguo –
Rispose lui prontamente allentando la presa e alzando il suo sopracciglio sinistro, leggermente più smarrito di prima.
- Come fai. –
Ripeté lei più tranquilla alzando le spalle.
- Tu sei.. sei qui e pare che ti interessa più del fatto che io stia così che di te stesso e di quello che ti succederà, di quello che cisuccederà. –
Provò a spiegarsi trattenendo un singhiozzo per il pianto. Portò il dorso della mano al naso e tirò su, era stanca di piangere e vedere il Dottore così tranquillo e rilassato le metteva il doppio del dispiacere.
- A te non interessa niente giusto? Sarò come le altre, sei abituato a lasciare indietro le persone. –
Tirò lentamente via le mani da quelle di lui senza smettere di guardarlo. Quante ne aveva abbandonate prima di lei? Partendo da Sarah Jane che lei aveva incontrato e che lui non aveva osato nominare nemmeno mezza volta durante tutti i loro viaggi.
- No Rose.. –
Provò a risponderle scuotendo la testa, ma lei parve non sentirlo.
- Chissà quante ne hai già lasciate e chissà quante altre lascerai dopo di me. Eppure tu mi hai chiesto di venire con te, di viaggiare con te e di vedere tutti questi mondi e universi! Io ti ho seguito dovunque e continuerei a farlo per sempre se potessi, davvero. Mi ha affascinata tutto di questo e di te è per questo che io ora mi sento così vuota e persa anche se ci sei ancora tu vicino a me, so che non ci sarai per sempre. Credevo che almeno per voi Signori del Tempo il “ per sempre  ” avesse decisamente un’altra valenza e invece è la stessa identica, stupida, ingannevole di quella umana. –
Tirò di nuovo su con il naso e volse lo sguardo al soffitto per ricacciar dentro le lacrime, non voleva piangere anche se era più forte di lei, voleva essere forte e riuscire a dire quello che credeva. Il Dottore che sedeva ancora lì la guardava severo, ma non era arrabbiato con lei, non quanto lo era con se stesso. Aveva ragione, ne aveva abbandonate tante e se fosse stato per lui non lo avrebbe mai fatto, il problema erano gli eventi che si susseguivano sempre in modo così frenetico e lui a volte non aveva altra scelta che lasciarle indietro, cosa che non avrebbe mai voluto fare con Rose.
- Vorrei prenderla più alla leggera Dottore, davvero, ma proprio non ci riesco. A te può non interessare, io posso essere una delle tante, ma a me interessa invece perché tu non sei uno dei tanti. –
Completò finalmente riuscendo a guardarlo, se ne stava ancora in silenzio.
- Tu non sei una delle tante, smettila di dirlo. –
Disse all’improvviso lui, tirando via le mani e passandosele sul viso, era una situazione molto difficile e si maledì per averle permesso di tornare indietro.
- E tu smetti di dire che non è vero. E’ così e basta! Incontrerai altre umane dopo di me, magari più in gamba, più brillanti ed intelligenti ed è una cosa che riesci a superare con facilità e senza pensarci a quanto pare. Hai più di novecento anni, come puoi ancora pensare che io invece sia diversa dal resto delle compagne che hai portato con te in viaggio? –
Si chinò leggermente verso di lui, era molto seria e non c’era rancore nel suo tono, ma solo un’orribile rassegnazione.
- Se potessi non ti lascerei mai Rose. –
Disse all’improvviso scattando in avanti, posando entrambe le mani sul letto, avvicinandosi a lei. In quel momento l’arrabbiato sembrava proprio lui, aveva sul viso quell’espressione di dolore e di rabbia che ormai lei conosceva fin troppo bene.
- Credi che non vorrei anche io stare con te per sempre? Non ho bisogno di nessuno che sia più in gamba o brillante o intelligente, io ho bisogno solo di te. Sbagli non immagini quanto quando dici che io passo avanti facilmente, perché non è affatto vero soprattutto adesso, con questa decima rigenerazione. La nona nacque piena di rabbia, sangue di battaglia e vendetta, tu mi hai reso migliore Rose Tyler, mi hai permesso di diventare quello che vedi adesso, un Signore del Tempo che prova.. dei sentimenti, troppi! Sono più umano di quel che credo, più umano di quanto io non lo sia mai stato e tutto questo perché c’eri tu accanto a me, io sono nato per te, questa rigenerazione è la tua. –
Si zittì all’improvviso, tirandosi indietro, mentre lei aveva la bocca serrata senza permettersi di aggiungere mezza parola in più.
- Se io dovessi veramente lasciarmi andare a quello che sento, tutto quello che sento, rischierei di non adempiere al mio dovere di Signore del Tempo cedendo a troppe cose che non potrebbero essermi concesse in realtà. –
Avrebbe ceduto a lei per prima cosa. L’avrebbe baciata e l’avrebbe stretta a sé, l’avrebbe fatta sua per tutta la vita se solo avesse potuto vivere una vita normale proprio come quella di lei, ma purtroppo non poteva. Non avrebbe potuto amarla come voleva, ma solo come poteva, cioè da lontano tra sorrisi, sguardi e abbracci silenziosi, nulla di più. C’era qualcosa di più triste che costringersi a star lontano dalla persona che si ama? Per il Dottore no, non in quel momento. Avrebbe sofferto troppo a confessarle il suo amore e a dover passare il resto dei loro giorni insieme a convincersi che respingerla fosse la cosa giusta da fare per entrambi. L’amava come non aveva amato nessuno fino a quel momento, in un modo più vivo, più umano, ed era proprio per quel motivo che non l’avrebbe mai sfiorata.
- Cioè? –
Domandò lei ingenuamente senza riuscire a capire cosa, un grandissimo Signore del Tempo, potesse non fare. Era un alieno che poteva muoversi avanti e indietro nel tempo dello spazio, cosa poteva mai essergli negato così categoricamente?
- Cioè soffrire, prima di tutto. Se mi lasciassi andare alla sofferenza che provo per quelli che ho perso, per quelli che ho lasciato, per quelli che ho dovuto ferire e per il futuro che ci e ti attende.. –
Non riuscì a terminare la frase perché le parole gli morirono in gola e, coprendosi il viso con entrambe le mani, provò a tirare un sospiro e a calmarsi. Quelle parole erano state pronunciate con una tale rabbia ed un dolore che Rose non poteva nemmeno immaginare, era come se il Dottore avesse chiuso quella parte del suo essere da qualche parte dentro di sé e avesse provato ad accantonarla con pensieri positivi, riempiendosi di compagni e compagne e di viaggi verso l’infinito e oltre. Quelli non erano viaggi di piacere, ma viaggi per distrarsi, non poteva fermarsi ad ascoltare quello che aveva dentro o non si sarebbe mai fermato più davanti a nulla.
- Dottore.. –
Fu lei a scattare in avanti quella volta, avvicinandosi a lui e prendendogli le mani allontanandole dal viso. Aveva gli occhi lucidi e un’espressione più addolcita, cosa che la fece leggermente sorridere, adesso era lei a volerlo tirare su di morale, vederlo in quel modo le procurava un dolore fisico e non era abituata. Lui era tutto sorrisi, abbracci e Allons-Y gridati a gran voce, non avrebbe mai potuto togliergli anche quelle piccole cose.
- Mi dispiace, non avrei dovuto. Sono solo una sciocca umana fin troppo emotiva a quanto pare –
Scosse la testa mortificata, era stata così egoista a pensare solo a se stessa che si era dimenticata di quanto invece lui potesse tenere a tutti quelli che incontrava, in modi sempre diversi e sempre speciali.
- Non si è mai troppo umani Rose. Siete meravigliosi.. e tu sei fantastica. –
Le sorrise dolcemente accarezzandole il viso e lei fece altrettanto, inclinando leggermente la testa verso la sua mano. Amava sentirlo così vicino quelle poche volte che lui osava sfiorarla, adesso che sapeva che l’avrebbe amata era tutto diverso e in ogni suo gesto lei riusciva a vederci qualcosa di speciale, per questo stava così male. Lui le aveva detto ti amo e poi si era rigenerato, quanto poteva essere stato crudele il tempo con loro in quel caso? Sospirò e le posò un bacio sulla fronte prima di abbracciarla di nuovo, stretta. Avrebbe voluto tenerla con sé davvero per sempre, ma il sapere di non poterlo fare lo faceva soffrire.
- Che ne dici se per distrarci andassimo a trovare mia madre? –
Parlò Rose per rompere un po’ quella tensione che si era creata tra di loro in quella stanza. Si staccò lentamente da lui e gli posò un bacio dolce sulla guancia, non lo aveva mai fatto prima e poté giurare d’aver sentito il Dottore tremare sotto quel tocco così delicato. Si guardarono per un secondo e poi lui preferì far finta di nulla.
- Volevo tirarci su di morale, non istigarci al suicidio! –
Fece una piccola smorfia grattandosi la nuca e lei finalmente sorrise.
- Smettila che non è così male! –
Lo spinse con una mano e poi tirò fuori la lingua. Il Dottore in un secondo si sentì di nuovo felice e di nuovo completo, Rose stava bene e di conseguenza anche lui.
- Ho troppe cose da lavare e immagino si lamenterà di tutte le volte che ha chiamato e non ho risposto! –
Guardò preoccupata il Dottore, ma poi rise, non aveva paura di lei più di quanto ne avesse lui.
- Va bene, ma solo un saluto! Dopo torniamo immediatamente qui! –
Lei annuì e, prendendolo per mano, lo condusse fuori dalla stanza. “Solo un saluto”, il Dottore non immaginava quanto si stesse sbagliando, sbagliando di grosso per la prima volta in tutta la sua esistenza. 

Angolo della Scrittrice:
Aaaah questa sera posso proprio dire che l'ispirazione mi abbia baciata e ne sono felice!
Scrivere di loro non può che rendermi felice mentre mantengo la testa occupata nell'attesa del 23th Novembre! <3
Allora, che mi dite? Spero che non siate spariti per questi piccoli giorni di attesa, ma preferisco attendere l'ispirazione che forzarmi a scrivere quando non voglio!
Voi che ne pensate, è uscito comunque bene? :P Fatemi sapere, ci tengo molto ai vostri pensieri! ^_^
Ringrazio di cuore quelli che fino ad ora hanno trovato il tempo di lasciare anche una piccola recenzione, apprezzo molto! <3

ALLA PROSSIMA! :*

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Capitolo 6
*** Human ***


6. Human
 
Il mio nome è Rose Tyler e questa è la storia di Torchwood, l'ultima storia che racconterò.
Questa è la storia di come sono morta.

 
Era andata a trovare sua madre per distrarsi da quello che era successo, ormai, qualche ora prima e invece era morta.
Era morta nel suo mondo reale e nel suo cuore.
Si era vista strappata via da quell'universo in cui il suo Dottore era presente e in cui aveva lottato al suo fianco, amandolo senza nessuna riserva.
Era morta dentro adesso, per colpa di una lontananza che non sarebbe mai stata capace di colmare. Si era girata e rigirata nel letto quella notte, quella stessa notte in cui aveva sentito la sua voce tornare a chiamarla come da un mondo lontano, un sogno.
Fosse stata l'ultima cosa che avesse fatto, ma l'avrebbe seguita facendosi accompagnare dai suoi genitori, ormai insieme, e da Mickey con il quale non riusciva più ad avere un rapporto come lo aveva avuto in precedenza. Troppo lontana da lui adesso, Rose non avrebbe guardato mai più nessuno come aveva imparato a guardare il Dottore: con amore incondizionato. Il freddo di quel vento gelido arrivò a congelarle la punta del naso e delle dita che ora, intrecciate le une alle altre, provavano a scaricare quella tensione che la ragazza portava con sé nella speranza di rivedere lui in carne ed ossa arrivare da lei. Lui che sarebbe arrivato a riprenderla e a portarla via, proprio come la prima volta, perché così aveva detto giusto? Non doveva perdersi d'animo perché lei era in gamba e si sarebbero ritrovati.
Avanzò sulla spiaggia, allontanandosi dalla macchina portata dal padre, avvicinandosi alla scogliera e fu lì che lo vide.
Le parve passata un'eternità da quando lo aveva visto l'ultima volta e invece eccolo lì.
Corse nella sua direzione, con il cuore a mille, di nuovo vivo di nuovo funzionante. Aveva qualcosa per cui valesse la pena di battere ancora. Purtroppo si fermò quando, osservandolo meglio, non fece altro che realizzare che non fosse ancora fisicamente lì.
- Dove sei? -
Domandò immaginandoselo chissà dove e soprattutto chissà per qualche motivo. Ancora più importante di tutto, con chi? Era solo oppure era riuscito a trovare qualcun altro che gli tenesse la mano nei momenti più difficili. Qualche giorno prima era lei quella persona, qualche giorno prima lui era entrato nella sua stanza per aiutarla a stare meglio, qualche giorno fa nessuno dei due avrebbe immaginato una fine simile per entrambi.
- Nel TARDIS. -
Per fortuna che quella macchina del tempo non era solo un oggetto, ma una vera e propria presenza che lo aiutava a sentirsi meno solo e che lo sosteneva in momenti come quello. Non si sarebbe mai permesso una piccola debolezza come quella, approfittare di quella frattura per salutare Rose, la sua compagna, per l'ultima volta.
- Nell'universo è rimasto un piccolissimo varco e sta per chiudersi. Serve molta energia per inviare questa proiezione. Sono in orbita intorno ad una supernova. -
Informò mentre aveva gli occhi fissi su di lei. La vedeva lì davanti, con i capelli mossi da una brezza che lui non riusciva a percepire. Lei era lì fuori, lui era chiuso nella sua cabina, protetto, ma mai abbastanza. Da quando si era rigenerato in quella decima, si sentiva sempre così vulnerabile davanti a quei sentimenti che per la prima volta riusciva a provare a cuori aperti che a volte si spaventava perché avere dei sentimenti voleva dire avere dei punti deboli e Rose era sicuramente il suo.
- Sto consumando un sole solo per dirti addio. -
Il sorriso che venne fuori fu uno di quelli carichi di rassegnazione. Era quello il momento in cui la lasciava andare e non l'avrebbe vista più tornare? La sua rigenerazione era vicina? Se doveva starle lontano, sperava che quest'ultima sarebbe arrivata subito per non permettergli di soffrire. Davanti a lui una Rose ancora confusa fece un passo verso di lui.
- Sembri un fantasma -
Disse scuotendo appena la testa. Non si sarebbe accontentata mai di quella versione del Dottore, voleva di più, una semplice proiezione non bastava.
- Aspetta.. -
Bastò regolare il cacciavite sonico prima di puntarlo contro la console per prendere delle sembianze più normali, ma nemmeno quello sarebbe stato abbastanza per lui che voleva prenderla tra le braccia e stringerla, voleva sentire il suo profumo invaderlo e voleva sentire l'abbraccio di lei di rimando. Quella stretta di una donna che aveva sempre creduto di dover proteggere e invece era stata lei a proteggere lui. Quella meravigliosa, fantastica, umana che aveva avuto la fortuna di incontrare. La stessa che non aveva certo dimenticato e la stessa alla quale aveva pensato per tutto quel tempo che erano rimasti separati. Nemmeno i suoi 900 anni erano sembrati così lunghi ed interminabili. L'aspetto da fantasma era sparito, adesso Rose poteva riconoscere ogni minuscolo dettaglio del suo viso, non che non lo conoscesse già alla perfezione. Aveva tracciato quel profilo nei suoi sogni così tante volte che dimenticarlo sarebbe stato impossibile, il suo cuore e la sua mente l'avrebbero aiutata a tenere il suo ricordo vivo per sempre.
- Posso..? -
Chiese allungando una mano verso di lui nella speranza di poterlo raggiungere in qualche modo e di poterlo sentire di nuovo sotto la sua pelle.
- Sono comunque solo un'immagine, niente contatto. -
Gli costarono care quelle parole, perché lui per primo avrebbe voluto abbracciarla e stringerla forte, farla sentire al sicuro come sempre e invece c'era un universo a dividerli quella volta. Rose aveva gli occhi già rossi mentre i capelli continuavano ad essere mossi dal vento, in disordine. Aveva ritirato la mano, sconfitta e doveva iniziare ad accettare il fatto che non avrebbe potuto più toccarlo.
- Non puoi materializzarti del tutto? -
Chiese con innocenza. Aveva urgenza di sentirlo il più vicino possibile in quel momento in cui si sentiva più lontana e persa che mai.
- Finirebbe tutto in frantumi. Due universi collasserebbero. -
Quelle parole che non lasciavano trasparire nemmeno un'emozione quasi la ferirono. Diventava sempre così tecnico quando doveva spiegarle qualcosa da non darle la possibilità di percepire i suoi sentimenti e le sue sensazioni.
- E allora? -
Non le interessava se tutto il mondo sarebbe esploso e con esso le persone che ci vivevano, non le interessava di nulla finché lo avrebbe avuto accanto nonostante sapesse quanto quel pensiero potesse essere egoista. Lui sorrise, come se quella che aveva appena fatto lei fosse una battuta divertente, peccato che Rose non la pensasse allo stesso modo. Alzò gli occhi al cielo sia per il lieve fastidio che per le lacrime che stavano iniziando ad uscire.
- Dove siamo? Dov'è sbucato il varco? -
Domandò prontamente il Dottore, cambiando discorso.
- Siamo in Norvegia a circa 80 chilometri da Bergen. Questo posto si chiama Darling Ulv Stranden. In inglese si traduce con 'Baia del Lupo Cattivo' -
Spiegò lei con un piccolo sorriso. Non doveva vivere in quel tormento continuo ma doveva credere alle parole che in passato lui stesso le aveva detto. Un passato che sembrava così lontano e recente al tempo stesso.

"- Quando me ne andrò la prima volta, non aver paura e abbi fiducia in te stessa. Ci ritroveremo. Non perderti d’animo Rose Tyler, sei stata fantastica e continuerai ad esserlo sempre. Prenditi cura di me, ho bisogno di te. –"

Doveva avere fiducia in se stessa, perché era quella la prima volta che lo avrebbe visto andare via, ne era sicura. L'unica cosa che le interessava era che fosse tornato da lei in un modo o in un altro. Ma in che modo si sarebbe potuta prendere cura di lui in quel momento? Ora che il tempo e lo spazio li tenevano separati?
- Quanto tempo abbiamo? -
Chiese tornando a guardarlo negli occhi con un coraggio del tutto nuovo, più consapevole. Avrebbe lottato anche lei per riaverlo, quello era poco ma sicuro.
- Cinque minuti -
Rispose l'altro con una piccola smorfia che Rose non riuscì ad interpretare.
- Hai ancora Mister Mickey.. -
Aggiunse il Dottore accennando al ragazzo che attendeva accanto alla macchina insieme agli altri due. Tutto quello che aveva sempre voluto per Rose era che trovasse qualcuno che l'amasse come l'amava lui, l'unico problema era che lei non avrebbe mai trovato nessuno che avrebbe amato allo stesso modo, perché nessuno sarebbe stato il Dottore per lei.
- Ci ritroveremo -
Rispose senza nemmeno voltarsi a guardare gli altri. Aveva intuito che le parole di lui nascondevano qualcos'altro e lei gli avrebbe fatto capire che si sbagliava di grosso. Voleva ancora bene a Mickey ed era proprio per quello che non si sarebbe mai sognata di usarlo come un sostituto, perché non esisteva.
- Rose non puoi.. -
Iniziò lui credendo che lei avesse già chissà quale piano in testa. Era una ragazza caparbia ed intelligente, l'amava anche per quello e non si sarebbe mai stupito se avesse trovato un qualsiasi modo per farla franca da quella dimensione.
- No. Mi fido di te e basta.. -
Sorrise alzando appena le spalle e guardando il suo petto. Alzò entrambe le mani per posarle sul suo petto a qualche centimetro di distanza per non toccarlo. Sentire il vuoto sotto le sue mani sarebbe stato troppo, preferiva immaginare di percepire il suo calore e la sua vicinanza.
"Ti amo". Quelle parole le risuonarono nella testa con la sua voce e un sorriso le uscì tra le lacrime che ormai scendevano copiose sul suo viso.
Era stato lui a dire che si sarebbero ritrovati e lei si fidava, ci credeva e ci avrebbe creduto fino al giorno in cui gli sarebbe corsa in contro per abbracciarlo.
- Vivi la tua vita Rose Tyler. L'unica avventura che io non potrò mai avere -
Sarebbe stato un dolore doppio per lui non saperla felice in nessun luogo. Non era così arrogante da pensarla felice solo con lui, lei aveva il diritto di sperare in qualcosa di meglio, aveva il diritto di avere un futuro come tutti gli altri. Lui invece era solo una condanna. L'umana chiuse entrambe le mani in pugni e poi lasciò andare le braccia lungo i fianchi. Aveva solo cinque minuti. Rialzò il viso rigato dalle lacrime e provò a scostare i capelli dal viso bagnato e ormai gelido.
- Io ti.. -
Un singhiozzo le impedì di finire la frase, ma non si sarebbe fatta fermare da quello. Fuori casa, con quel Dottore tra le braccia e prima di quel bacio avrebbe tanto voluto ricambiare, avrebbe voluto che lui sapesse cosa provasse per lui perché non aveva intenzione di lasciarlo andare via ignaro di tutto.
- Io Ti Amo -
Disse domando un altro singhiozzo e riuscendo a guardarlo in viso al pronunciare quelle parole. Lo amava per tutto, l'aveva resa una persona migliore, l'aveva amata a suo modo e l'aveva tenuta al sicuro, sempre.
- Anche questo è vero -
Sorrise amaramente, con le stesse parole di lei che gli morivano in gola. Che sciocca che era stata a non capire che già da lì lui avesse capito cosa provasse per lei e viceversa. Non stava facendo finta di non accorgersene, stava solo andando avanti nonostante tutto, perché era così che lui faceva. Lei sorrise ed annuì. Era la verità.
- E credo che questa sia l'ultima occasione che ho per dirlo.. -
Iniziò lui più triste di prima, ma lei, prontamente scattò in avanti arrivando con la sua mano a pochi centimetri dalle sue labbra per zittirlo, senza toccarlo.
- Non dirlo. Non è questo il momento -
Disse lei scuotendo la testa con un grande sorriso tirando poi su con il naso. Inclinò la testa verso destra e lasciò che la sua mano, dalle labbra, passasse sulla fronte, sui capelli e poi sul viso del Dottore il quale era rimasto incantato a guardarla.
- Il momento verrà quando mi ritroverai. -
Sorrise guardandolo negli occhi ora pieni di lacrime come quelli di lei. Non voleva lasciarlo così, solo e triste così gli regalò un altro sorriso.
- Fidati di me -
Concluse mimando il gesto di accarezzargli la guancia con il dorso della mano.
- Rose Tyler.. -
Iniziò lui con un sorriso compiaciuto sul volto. Quell'umana non era più la stessa ragazzina che aveva trovato e portato con sé, quella che aveva davanti era ormai una donna matura che lo capiva più di chiunque altro. Prima che potesse aggiungere altro la sua proiezione divenne trasparente prima di sparire. Rose chiuse gli occhi e il pugno della mano che ancora aveva alzata all'altezza del viso di lui.
Doveva continuare a sentire quella voce nella sua testa, quel ti amo, non lo avrebbe dimenticato e l'avrebbe aiutata ad andare avanti, a sperare che il giorno successivo fosse stato quello del loro incontro.
Nell'altro universo il Dottore era chiuso dentro il suo TARDIS, dove si sentiva al sicuro nonostante tutto. Aveva gli occhi lucidi ma sul viso un sorriso di speranza, quella che era stata in grado di passargli lei.
La sua Rose, non lo avrebbe mai abbandonato e con quel pensiero avrebbe continuato a lottare, con l'amore che provava per lei sempre dalla sua parte.

Note dell'autrice
Oh cavolo, beh che dire. Dopo tre mesi di questa fan fiction lasciata in sospeso non potevo non concluderla e direi che solo oggi mi è venuta la voglia di scrivere per finirla. Sarà la vicinanza del 50th a mettermi ansia, oppure la voglia di scriverne una nuova proprio per il 50th, non vi so proprio dire! 
RIngrazio veramente chi ha recensito e seguito la storia, chi addirittura l'ha inserita nei preferiti! 
GRAZIE davvero 
❤ 
Spero che lascerete una recensione anche questa volta, ma più di tutto spero che la leggerete e che vi piaccia! ^_^
Attenderò vostre risposte, positive o negative che siano e poi.. vi attenderò per il 50th mi raccomando WHOVIANS! 

 

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