obsession

di klayflo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il dipinto ***
Capitolo 2: *** accettazione ***
Capitolo 3: *** scambio ***
Capitolo 4: *** picture ***
Capitolo 5: *** love is forever ***



Capitolo 1
*** il dipinto ***


Me ne stavo in soffitta a dipingere quando mia madre entrò con una tazza fumante dicendo: "vuoi un tè caldo?" , io la guardai e controllandomi risposi :"mamma, se tu mi interrompi ogni dieci minuti non ce la farò mai a finire e mi distrai anche!" lei per niente risentita e assillante come solo le mamme sanno essere, controbatté imperterrita:" ma bella se non fai una pausa  impazzirai stando dietro quel dipinto, dai bevi questa tazza e ti prometto che non ti interromperò più" e sorrise accondiscendente; io sospirai arrendendomi e bevvi senza però scordarmi di ricordarle che tanto sarebbe venuta uguale con un altro pretesto. Diedi un altro schizzo di pittura rossa, non sapevo perché ma il rosso mi aveva sempre affascinata, tutti i miei dipinti erano pervasi di rosso, sembravo quasi una psicopatica patologica, ossessionata dal sangue ma io mi ritenevo semplicemente stravagante, diversa in modo originale.

Appena ebbi finito la cena ritornai al mio lavoro, passai l'intera serata dietro il dipinto ma senza esserne pienamente convinta di ciò che mi stava uscendo, mi lavai e andai a dormire. Stavo ancora con gli occhi aperti quando mia madre venne a darmi la buona notte; dato che proprio non ne volevo sapere di prendere sonno mi alzai e ritornai a dipingere. Quando venne l'alba avevo gli occhi che mi lacrimavano, ero stanca, quasi caddi sulla sedia e mi misi a osservare ciò che avevo creato: era un ragazzo seduto a cambe accavallate, con le braccia stese lungo lo schienale della panchina e circondato da un cielo dello stesso colore che adesso aveva quello reale. Feci un respiro profondo e mi sorpresi a pensare che in fondo con questo dipinto avrei potuto vincere la borsa di studio per l'università. Lo stavo osservando così attentamente che quando il ragazzo si mosse fui sicura che me l'ero immaginato, ma nel momento in cui disse:"ehi, non è che per caso ti avanza una sigaretta?" quasi caddi dalla sedia.

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Capitolo 2
*** accettazione ***


Mi stiracchiai non appena il sole, accecandomi gli occhi, mi svegliò da una posizione alquanto scomoda: stavo dormendo seduta con la testa appoggiata sulla scrivania. La prima cosa che vidi fu il dipinto: era più bello di quanto mi ricordassi, forse la luce del sole lo valorizzava, tutta l'attenzione la richiamava il ragazzo, il panorama circostante fungeva semplicemente da cornice; l'alba perfetta, le luci particolari, al confronto del ragazzo perdevano ogni significato, venivano completamente ignorate. Il ragazzo aveva due splenditi occhi azzurri, i capelli, forse troppo lunghi per la sua faccia ovale, erano spettinati, mossi e castani con qualche riflesso causato dalle luci del sole; aveva dei bermuda e una camicetta lasciata leggermente aperta, ai piedi portava delle converse. Lo sguardo era perso, il pensiero lontano, l'interpretazione era personale, ogni persona poteva pensare ad un proprio significato, quello che provai io fu amore: il ragazzo stava guardando oltre il panorama reale, terreno, cercava qualcosa, qualcuno, come se una ragazza lo avesse ferito o semplicemente si sentisse solo e aveva bisogno di qualcuno che lo capisse, che condividesse insieme a lui emozioni, eventi: la vita. Di una cosa ne ero certa: era stato tutto un sogno.

 La mattinata passò piuttosto lentamente, andai al corso di disegno, non mi stancavo mai di imparare e feci delle compere. Trascorsi il pomeriggio a leggere, quando mia madre entrò nella stanza (senza dimenticare la sua grazia e delicatezza), rimase entusiasta del dipinto; io lo osservai insieme a lei e l'abbracciai, così d'istinto, in fondo era grazie a lei se ero riuscita a realizzare un simile dipinto, le volevo davvero bene e ero certa che anche lei me ne voleva altrettanto se non di più. Dopo avermi strozzata e soffocata, mia madre uscì dalla stanza tutta contenta, tutto per un semplice abbraccio: tu dai un dito e loro si prendono tutto il braccio. Dopo cena ero così stanca che andai subito a dormire, dovevo recuperare le ore di sonno perdute quella notte. Stavo beatamente sognando quando una voce mi svegliò, aprì gli occhi di scatto, ma non vidi nessuno, così mi girai e richiusi gli occhi, pronta a riprendere sonno tra pochi istanti. Ma risentì la voce e questa volta sentì anche cosa diceva: 'ma dove diavolo sono?ehi, c'è qualcuno?'. Saltai subito in piedi, questo provocò una cecità momentanea, piano piano che riprendevo la vista mi accorsi che era l'alba, guardai il mio dipinto e rimasi così sconvolta che indietreggiai inciampando sulla sedia, cadendo irrimediabilmente a terra. Il ragazzo che, nel frattempo, mi stava osservando, scoppiò in una fragorosa risata, che mi mise più paura di quanto non ne avessi già.



'Chi sei?' dissi, ma la voce mi tradì e mi uscì tremolante;

'Me lo dovresti dire te...'

'No...ma...perchè...'

'Piuttosto raccogli le idee e poi componi una frase o domanda sensata...' 

'Bene...perchè cavolo tu ti muovi?Sto sognando?Ma certo che sto sognando...è l'unica possibilità...'

'Oppure ti sei fatta...Hai preso qualcosa ultimamente?'

'Certo che no' sbuffai.

'Allora accetta la realtà!'

'Sto impazzendo...oh cavolo sto impazzendo!Sono impazzita!'

'Penseresti di tutto piuttosto che accettarmi...'

'Ma io ti accetto, ti accetto immobile e muto come ti ho disegnato, in quel caso certo che ti accetto! Ma così...parlante e...proprio no! E' inaccettabile!'

'Pensa ciò che vuoi ma io mi muovo e parlo, senti:la la lalalalalala la la...'

Non ce la feci più ad ascoltarlo e mi buttai sul letto, coprendomi le orecchie con il cuscino.

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Capitolo 3
*** scambio ***


Non appena presi coscienza, un doloroso e penetrante mal di testa mi assalì. Scesi in cucina e lessi un biglietto di mia madre in cui diceva che era uscita e che sarebbe tornata presto, lo accartocciai e lo lanciai nell'immondizia. Per fortuna ero una di quelle ragazze che non ci mette tanto a prepararsi, così senza pensarci presi i soliti jeans, una maglia e mentre scendevo, mi infilai dei stivaletti. Dovevo prendere un pò di aria fresca, camminai finché non fui stanca, poi andai in biblioteca e mi venne in mente di cercare qualcosa che riguardasse ciò che mi stava accadendo. La prima ricerca fu 'quadri parlanti' e scoprii che esistevano, sì, sui libri di 'Harry Potter'; cercai in tutti i modi qualcosa che spiegasse l'accaduto, ma non scoprii nulla, niente che mi aiutasse. Alla fine chiusi tutte le finestre e decisi finalmente di uscire, una signora piuttosto anziana si avvicinò e mi chiese se mi servisse aiuto, io risposi gentilmente di no e uscii. Guardai l'orologio e mi accorsi che avevo passato più di quattro ore dietro quella stupida ricerca, quando tornai dovetti subire una sfocata di mia madre, mi dispiaceva averla fatta preoccupare però non aveva idea di quello che mi stava accadendo e se glielo avessi spiegato mi avrebbe chiusa in qualche clinica psichiatrica. 

Mi infilai sotto le coperte, chiusi gli occhi ma ci misi un pò prima di riuscire ad addormentarmi. La sveglia suonò come l'avevo programmata, proprio nel momento in cui il sole stava sorgendo. Mi alzai dal letto e mi sedetti davanti al mio dipinto, lo osservai attentamente, ma non successe niente, forse avevo semplicemente sognato, sospirai; però era stato tutto così reale, mi avvicinai al ragazzo, era immobile, lo stavo studiando da vicino quando si mosse di scatto e mi fece 'bu', mi spaventai così tanto che mi scappo un urlo, avevo il cuore che mi batteva all'impazzata, andai vicino la porta e appoggiai l'orecchio, per sentire se mia madre stava venendo, ma per fortuna non mi aveva sentita. Ritornai davanti al dipinto e trovai il ragazzo allungato per terra a ridere senza neanche cercare di trattenersi, mio malgrado mi scappò un piccolo sorriso, ciò non sfuggì al ragazzo, si mise seduto e mi fissò, io arrossii e sbottai 'che hai da guardare?' lui senza scomporsi, si alzò e disse 'voglio provare una cosa'. Si avvicinò, e appoggiò la mano sulla tela, mi guardò dritta negli occhi e disse 'fai lo stesso', non so perché ma tesi il braccio e posai la mia mano davanti la sua, le nostre mani, per un attimo si toccarono, poi una scarica elettrica partì dal contatto e si propagò su tutti i due corpi scaraventandoli a terra.

Non appena aprii gli occhi e dopo essermi guardata intorno, scoppiai a piangere. Il ragazzo mi guardò al di la della tela, si fece triste ma poi subito mise la mano sulla tela e disse 'avanti, su sbrigati!'; io dentro, il quadro, mi alzai e poggiai la mano, ma questa volta non successe niente, ero destinata a morire dentro il mio stesso dipinto. Mi buttai a terra, letteralmente e ricominciai a piangere; non alzai lo sguardo fino a quando non sentii arrivare mia madre, trattenni il respiro e per un momento andai nel panico, vidi il ragazzo alzarsi immediatamente, mi prese e uscì dalla finestra. Fui scaraventata da una parte all'altra ma riuscii comunque a urlare 'ma che diavolo stai facendo??riportami subito a casa!!!', lui continuando a correre rispose 'e che spiegazione vorresti dare a tua madre?chissà dove finiresti!' 

'mia madre non mi farebbe mai del male, sei tu quello che mi sta torturando!!!'

Per un attimo si fermò, mi guardò e mi disse 'scusa', poi mettendomi più al sicuro, ricominciò a correre.   

 

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Capitolo 4
*** picture ***


Si fermò solo quando fu sicuro di aver trovato un posto al sicuro. Entrò in un palazzo abbandonato, il primo piano era già occupato così, nascondendomi il più possibile, salì le scale fino a quando non trovò un posto abbastanza isolato; mi appoggiò per terra e mi chiese come stessi, io mi accontentai solo di guardarlo male: non gli avrei mai più rivolto la parola. Quando capì che non gli avrei risposto esclamò :'sul serio? ma quanti anni hai? quattro?' e sospirando, si allontanò dicendo 'vado a prendere qualcosa da mangiare', io non feci in tempo neanche ad obbiettare. Mi allungai, strinsi le ginocchia in un abbraccio e incominciai a singhiozzare, direzionando tutto il mio odio verso quel ragazzo che mi aveva rovinato la vita.

 

'ehi dai, svegliati' 

Sentii qualcosa che mi sfiorava la guancia, aprii gli occhi lentamente a causa del forte mal di testa e per un attimo vidi il ragazzo davanti a me, non più separato dalla tela, richiusi immediatamente gli occhi e mi alzai. 

Quando lo osservai nuovamente lui mi accolse con un 'ta taaa sorpresa' accompagnato da un sorriso impertinente, il primo istinto fu di scaraventarmi su di lui e strozzarlo ma riflettei che forse mi poteva essere utile per uscire da lì quindi mi controllai e gli chiesi: 'che cavolo ci fai qui?'

'sono venuto ad aiutarti no?!'

'NO!!! non capisci che adesso siamo rinchiusi tutti e due qua?'

'ehi, tranquilla!!! ti fidi di me?'

'NO.'

'waw neanche ci hai pensato un pò su...comunque seguimi' e si incamminò.

'cosa?? seguimi dove?' corsi per raggiungerlo e continuai 'dove dovremmo andare?? e come hai fatto a entrare nel dipinto??mi vuoi rispondere?' chiesi esasperata.

'sbaglio o tipo non mi dovevi parlare?' chiese con mezzo sopracciglio alzato, senza neanche degnarmi di un'occhiata.

Io ancora più irritata sputai un 'BENE'.

Camminammo per ore senza rivolgerci la parola, fino a quando non si fece notte e quindi ci fermammo a dormire. Io mi sedetti sopra dei sassi, avevamo camminato per tutto il tempo sulla sabbia, il mare era calmo, rimasi a osservare il tramonto mentre il ragazzo si impegnava ad accendere il fuoco. La mattina dopo quando riaprii gli occhi, mi stiracchiai e alzandomi mi resi conto dell'assenza del ragazzo; mi guardai intorno e andai nel panico quando capii che ero rimasta sola, completamente, dentro un quadro, il mio. Scoppiai a piangere, un pianto isterico, non provai neanche a fermarlo o a coprirlo, lo lasciai libero, mi sfocai completamente e poi caddi sulla sabbia sfinita; fu in quel momento che mi sentii toccare la spalla, delicatamente e vedendo che era lui, il ragazzo che avevo creato, scoppiai nuovamente a piangere, ma questa volta versai lacrime di gioia, lo abbracciai, grata di averlo di nuovo accanto ma allo stesso tempo odiandolo per avermi fatto finire in quella situazione.

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Capitolo 5
*** love is forever ***


Ci dirigemmo verso il bosco, fu molto paziente aspettandomi mentre scavalcavo tronchi, aiutandomi quando scivolavo sulle foglie e soccorrendomi quando mi tagliavo con pezzi di legno o spine; non sapevo niente di lui, chi era o se esisteva veramente... nonostante tutto però mi piaceva, i suoi modi di fare, il suo sarcasmo che mi irritava e il suo odore, superava anche tutte le fragranze che offriva quel luogo. Superato il bosco, abbattemmo anche tutte le nostre incomprensioni, appena rimettemmo piede sulla spiaggia (ero quasi certa che fosse un'isola) ci eravamo conosciuti meglio. Era quasi il tramonto e decidemmo di farci una nuotata, io inizialmente rifiutai inventandomi scuse banali ma quando capì che era perché non ero capace a nuotare scoppiò in una fragorosa risata, pensai che per farla usasse almeno 30 muscoli, il doppio del necessario; però mi trascinò per un braccio convincendomi che non mi avrebbe mai fatta annegare. Mi fece galleggiare e prendendomi dai piedi mi fece girare, ciò mi fece ricordare che non era un tipo proprio del tutto affidabile così mi avvinghiai su di lui convinta che se affogavo io doveva affogare anche lui. Mi strinse le gambe e uscì dall'acqua ridendo come un bambino che trasportava il suo giocattolo preferito. Io gli abbracciai le spalle non tanto per paura di cadere ma fiera di avere tra le braccia lui.

Dopo aver scherzato ci stendemmo abbracciati, stavamo quasi per addormentare quando lui si avvicinò e guardandomi negli occhi un attimo prima mi diete un bacio, tenero, caldo. Mi svegliai totalmente felice, ogni singola cellula del mio corpo era serena e felice, era come se stessi in un altro mondo, ma in effetti era vero, aprii piano gli occhi e poi scattai: ciò che mi abbracciava era un semplice piumone,  mi trovavo nella mia camera, mai mi sentii così delusa, era come se un attimo prima mi fossi trovata in cima ad una montagna e poi mi fossi buttata e in quell'istante stavo ancora precipitando. Mi alzai e andai immediatamente verso il dipinto, lui era immobile nella posa che gli avevo dato io, mi scese una lacrima involontaria, sapevo che non era l'alba ma avvicinai il mio viso a quello di lui, il mio viso ormai era completamente invaso dalle lacrime, chiusi gli occhi e continuai ad avvicinarmi; ciò che successe mi sconvolse ulteriormente, dal dipinto uscì il suo volto e le nostre labbra si incontrarono a metà strada.

Le lacrime di dolore si trasformarono in lacrime di gioia, pura gioia. Mi ritrovai a ridere con le mani che lo stringevano ancora. Non avevo mai trovato un ragazzo come lui, era perfetto per me, forse proprio perché l'avevo creato io. Finalmente fu capace di uscire dal quadro, ero convinta che il viaggio che eravamo stati costretti a fare aveva avuto il compito solo di aiutarci a conoscerci e a incominciare ad apprezzarci; per la prima volta ci trovavamo dalla parte giusta del quadro anche se successivamente non ne fui così convinta. La prima cosa che fece comunque fu di bruciare il quadro, per essere sicuro che niente più ci avrebbe diviso, questo però ci negò di avere un posto completamente nostro, ma da una parte neanche io volevo rischiare. Non fu un colpo di fulmine, o almeno per me ma non smisi mai di amarlo, le nostre vite da quel momento si incominciarono ad intrecciare in maniera quasi surreale, mi sembrava sempre un sogno quando stavo insieme a lui.

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