Wreck-It Ralph. Warning: Virus Alert!

di Myki_Other_Stars
(/viewuser.php?uid=425409)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Allerta virus! Allerta virus! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- Un'ora prima. [Parte 1°] ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2- Un braccio! [Parte 2°] ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3- La ragazzina. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 4- Panico! ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

Prologo.


Era l'ora di punta al “Litwak Arcade”, quando molti ragazzini entrarono nella sala giochi dirigendosi, frettolosi, verso le loro console preferite. Alcuni avevano formato lunghe file in attesa del proprio turno, invece altri ragazzi erano radunati per osservare gli altri giocatori, intenti a superare il Record massimo. Il signor. Litwak notò due ragazzini, piuttosto in disparte, che avevano all'incirca quindici anni. Uno aveva capelli nascosti da un berretto con la visiera all'indietro, mentre, il suo compagno, aveva la testa rasata a zero ed era di carnagione più scura. I due giocavano a Hero's Duty, discutendo in modo molto animato.“No, cioè, ho tipo costretto mio padre a comprarmi l'ultima Xbox!” Il ragazzo dai capelli rasati diede poco conto alle sue parole e, con gli occhi sempre incollati allo schermo, ribattè. “Caspita! Mia madre invece, mi ha regalato un computer.” “Davvero?!” Chiese l'altro, eccitato. “Beh...sì” Bonfonchiò, un po' annoiato. “Ho tipo un paio di giochi nuovi, che non puoi trovarli qui. Potresti venire da me, giusto per provarli.”
La discussione finì quando sulla schermata comparve la scritta “Loser” in caratteri cubitali, lampeggiando interrottamente, e decisero che per quella giornata sarebbe bastato, e nel momento in cui si stavano dirigendosi all'uscita , il signor Litwak lì fermo. “E-Ehi ragazzi! Poco fa vi ho sentito parlare di nuove console e nuovi giochi, quindi...” Il signor Litwak fu interrotto bruscamente, dal ragazzo con la visiera al contrario. “No, cioè, qui non ci sono attrezzature moderne!” L'amico che gli stava accanto, mise una mano d'avanti, come per fermarlo. “Beh si, stavamo parlando di giochi per computer. Per questo stavamo andando via...” Il signor Litwak si portò una mano dietro la nuca, sfiorandosi quei pochi capelli che gli erano rimasti. “Computer!? Beh ragazzi...” “Non si preoccupi” Disse il ragazzo, notando l'agitazione del gestore “E' normale che non sappia cosa sia, tanto meno dei nuovi videogiochi. Insomma lei... è vecchio.” Il signor Litwak si fece ad un tratto serio. “Ragazzino, non c'è nessun gioco o console, che non conosca!”. I due rimasero a bocca aperta, prima di allora, non avevano mai visto il signor. Litwak così serio. Poi ritorno sereno, mostrando il suo solito sorriso cordiale. “Allora ragazzi ci vedremo il prossimo sabato?” I ragazzi annuirono, silenziosi, e dopo ciò, corsero verso le proprie bici.

Durante l'ora di chiusura, il signor Litwak, si fermò per un attimo a pensare alla breve discussione avuta con i due ragazzi quel pomeriggio. Purtroppo era vero, non sapeva quasi nulla d'informatica né di computer, al massimo aveva alcune conoscenze riguardo la manutenzione dei suoi amati arcade. Nient'altro.
Mentre si avviava verso la sua macchina, pronto per il ritorno a casa, all'improvviso, ebbe un lampo di genio. Ritornò indietro al negozio e corse così velocemente, che lasciò le chiavi nella toppa della porta, raggiungendo in fretta lo sgabuzzino. La puzza di chiuso e tempo era intriso su tutte le parti e con un 'click', accese la lampadina che in un attimo, illuminò tutto. All'interno di quella piccola stanza, in un angolo, c'era un computer “quasi” moderno. Un bel pc, a suo parere. Se lo caricò, con tutte le forze che aveva, e lo mise dietro il cofano della sua auto, insieme ad altri oggetti. Richiuso anche il Litwak Acrade, mise in moto la macchina, emozionato come un ragazzino. Anzi, come quei due ragazzini che l'avevano messo in dubbio.

“Non sono poi cosi vecchio per un pc! Quasi quasi, lo metto a disposizione di tutti!” Mormorò tra sé e sé, avviandosi dritto a casa.

 

-Nota dell'autrice-
Eccomi qua! Con questo...

Che dire... E' solo un prologo.
Mi è piaciuta scriverla all'una di notte? Cccccccccccccerto!! 
Ho faticato per fare un qualcosa di decente... TT_TT 
Il prossimo capitolo uscirà a breve. (Si spera...)

Spero che vi piaccia! é________è

Buona lettura da
Myki_Other_Stars!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1- Allerta virus! Allerta virus! ***


Il signor Litwark di buon ora arrivò alla sala giochi, con un grosso pacco. Molti arcade diedero una sbirciata alla scatola di cartone, curiosi di scoprire il suo contenuto, ma niente, nessuno riuscì a vederlo. Solo fino a quando Litwark lo aprì, molto lentamente, come se volesse creare della suspance, riuscirono a vedere cos'era in realtà. E' la vista non fu una delle più belle.
“Finalmente!” Esultò, entusiasta il proproieteraio. Arrivò vicino ad una scrivania e vi appoggio ciò che c'era al suo interno: un computer. Gli acrade erano nel panico più completo. Non sapevano cosa fosse quello strano aggeggio, temevano che con quello avrebbero tutti rischiato di essere staccati la spina, per sempre!

Intanto il signor Litwak era intento a collegare i vari filamenti per dargli corrente, quando fu in grado di accenderlo, installò quattro giochi: Splendid Garden, Project-D. Maker , Let's Fight Now! e Dinner Dush. Dopo ciò, si affrettò ad aprire la sala, a dei ragazzi, che attendevano impazienti nel vedere quel pezzo di tecnologia al 'Litwark Acrade'. Era assolutamente una novità.
Purtroppo però in molti ne rimasero delusi, non era un granchè, i computer non avevano niente di diverso dalle normali console, però erano decisamente noiosi e monotoni. Per gli acrade fu un grande colpo di fortuna.

 

Un ragazzo si avvicinò di soppiato al signor Litwak, il cappuccio della sua felpa, gli copriva quasi del tutto il volto.
“Posso... usare uno di questi computer?” Domandò il ragazzo, senza mai guardare negli occhi il signor Litwark. Lui rispose annuendo, indencandogli gentilmente la zona dove aveva messo a disposizione i computer. “E' rimasto solo un computer a disposizione, è tutto tuo, giovanotto.”
Il ragazzo allora, si mise d'avanti a quel pezzo d'anticaglia, fece dei profondi sospiri e caccio dal suo taschino una chiavetta usb e lo inserì. Sembrava essere molto esperto, forse anche troppo.
Il signor Litwark tenne sott'occhio il nuovo cliente, che gli sembrò vagamente sospetto per via dello strano atteggiamente, ma di quella felpa troppo grande. Ma comunque non ci badò più di tanto, ritornando alla sua postazione, davanti alla cassa dei gettoni.
Passati circa 20 minuti, il ragazzo misterioso si alzò dalla postazione, prendendo tutte le sue cose e lasciando vuota la sedia. Se ne andò senza dare nell'occhio e appena fu fuori, scappò via. Qualcuno però l'aveva visto scappar via, come un ladro, ed era proprio il proprietario della sala giochi.

“Forse aveva qualche impegno”Disse fra sé e sé, il Signor Litwark, decisamente confuso dal comportamento del nuovo cliente. E' mentre era immerso nei suoi dubbi, si accorse di una ragazzina, che lo guardava dall'alto bancone.
“Dimmi, signorina!”
“Signor Litwak” La una ragazza dai grossi occhiali rosa, con la fascetta fuxia che le teneva i capelli all'indietro, indicò il posto libero. “Posso?” Chiese lei, tenendo d'occhio la postazione, per paura che qualcuno la occupasse prima di lei. “Beh... Certo che si!” Rispose con il solito tono cortese “Ci sono dei giochi?” Incalzò ancora, la ragazzina, sotto gli enormi occhiali. “Si, ben 4 giochi!” La ragazza a quella risposta, rimase leggermente delusa. Alzò le spalle e si avviò comunque verso il pc, ma poi, ritorno subito indietro. “Le devo qualcosa?” Il signor Litwak alzò le mani e rise nervosamente. “No, no, assolutamente! Solo per oggi, sono di prova.”Allora la biondina con la fascetta ritornò a sedersi vicino al computer.
La prima cosa che fece, fu quella di controllare quali giochi interessanti ci fossero, ma ovviamente nessuno di loro attirava la sua attenzione, ad eccezione di uno. 'Splendid Garden'. Cliccò sull'icona più e più volte, ma sembra apparetenemente inutile. Solo ad un certo punto, apparve una schermata tutta nera, addirittura, per un attimo, gli sembrò di intravedere un ghigno spaventoso, ma pensò subito che era tutto frutto della sua immaginazione. Così, chiamò il signor Litwark, facendogli notare dello strano funzionamento del gioco, ma il pover signor Litwak non sapeva davvero che fare e alla fine, decise di metterlo da parte in una cartella selezionata. Eppure il signor Litwak, quella stessa giornata lo aveva provato, per la prima volta, è funzionava corettamente. Ma comunque non era la prima volta che gli accadeva una cosa del genere, così non ci diede molto peso.

Arrivata l'ora di chiusura, tutti i giochi erano liberi di godersi finalmente, il loro momento di relax. Ralph era solito far visita a Vanellope dopo la chiusura. Appena fu al Game Central, per dirigersi a 'Sugar Rush' , ma notò qualcosa di strano . L'Anti-Virus era solito a fermarlo per i controlli, ma questa volta non ci fu segno del suo arrivò, non diede molta importanza, forse era andato ad infastidire qualcunaltro. Ma tutto ciò fu molto sospetto. 
Prese il treno zuccheroso, dirigedosi verso la casa presidenziale. Per gli abitanti era normale che lui venisse così frequentemente, ormai lo conoscevano tutti. Arrivò all'uscita della porta, pronto ad entrare e stranamente, lo trovò aperto, così approffitò. Ma non appena vi fu dentro, notò che non c'era anima viva. Dalla sua ultima visita l'unica cosa che era cambiata era l'aumentare di scartoffie. Per Vanellope era molto complicato gestire l'intero gioco, da sola, faceva quasi fatica a restar dietro a tutte quelle facende da presidente. All'improvviso, Ralph, sentì il tipico suono di quando Vanellope glicchava, si giro un po' intorno per prevenire un possibile aguato, perchè Vanellope era solita anche giocargli dei brutti scherzi.Ma purtroppo le esasperazione di Vanellope, provenivano dal suo ufficio e questo l'ho portò a pensare che era di nuovo sommersa nei suoi compiti.

“Per mille strudel! Aspro Bill, guarda! Com'è possibile che ci vogliono tanti soldi per ricostruire da capo il Monte Dayet Cola!?”
La povera Vanellope stava di nuovo discutendo con Aspro Bill, il suo fidato vice-segretario, riguardo alla costruzione e alla manutenzione di tutta Sugar Rush. Ralph cercò di fare il più piano possibile, visto che non voleva disturbare, si limitò a bussare alla porta e poi, fece sbucare fuori la sua testa. “Si può...?” Sussurrò, convinto che nessuno l'avesse sentito. Vanellope si girò di scatto, è non aveva di certo una bella cera. Sul suo viso si notavano delle profonde occhiaie, segni evidenti della mancanza di sonno “Ehi Ralph! Scusa se non sono venuta a salutarti al portone...” Ralph prese Vanellope tra le sue mani, poggiandosela sulla sua spalla “Non ti preocuppare, del resto sei un presidente.” “Vorrei non esserlo mai diventata...” Disse Vanellope sotto voce, abbattuta.
“Cosa!?” Fece Ralph a quel punto, rischiando quasi du far cadere giù Vanellope, dalla sua spalla. “Andiamo! Dov'è finito quella impertinete guasta feste!?” Vanellope restò qualche minuto in silenzio e glitcho per terra. Ralph restò ad osservarla, provò a dire qualcosa per tirarla su di morlare, ma non fu capace di trovare le parole giuste.Da quando era diventata presidentessa Vanellope, non aveva mai trovato il tempo per visitare il Game Central, desiderava tanto poterla vedere, ma era sempre ostacolata dai suoi mille impegni e responsabilità.
D'un tratto irrupperò nella stanza Cambellino e Cambellotto.
“Presidentessa Vanellope!” Si fermarono al centro della stanza, per riprendere fiato. In quell'istante Ralph capì che non si trattava affato di buone notizie, come aveva notato dal viso Vanellope, che esprimeva frustatazione. Lei si mise le mani nei capelli, isterica. “Non mi dite che è successo di nuovo?!” I polizzioti si guardarono a vicenda e all'unisono annuirono. A quel punto Vanellope fece un profondo sospiro e si girò dalla parte di Ralph, con un sorriso stanco “Scusa, purtroppo...” “Non ti preocuppare!” Interrompe lui, alzando entrambe le manone. “Sono pur sempre affari di stato.” e con ciò, se ne andò, lasciando Vanellope insieme ad Aspro Bill e i due polizzioti.

Arrivato al Central Station, Ralph si diresse verso 'Tapper', per una bibita fresca. Quando all'improvviso, un allarme scattò, e l'intero Game Central entrò nel caos più totale.Ralph non riuscì bene a capire la causa del tanto trambusto. Poi si guardò in torno, evitando di non causare danni mentre si dirigeva al suo gioco, poi lesse uno dei tanti schermi rossi, che erano apparsi lampeggiando rumorosamente. Su ognuno di essi, c'era scritto. “Attezione, allerta virus! Allerta virus”
Si affrettò a prendere il primo treno diretto a 'Felix Aggiustatutto'. E' mentre il trano partì, gli sorse una domanda spontanea. Dov'era finito l'anti-virus...?

 

-Angolo dell'autrice-

Holàlà, eccomi qua con il primo capitolo! AHSHAHDJHADH!
Okey. Basta. Allora....
Mhhhhhh- Che dire, qui siamo diciamo all'inizziazioni della storia. (Yuppi!)

Ovviamente non c'è quest'azione che avevo promesso... TvT -sigh-Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! ;)


Buona lettura da

Myki_Other_Stars

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2- Un'ora prima. [Parte 1°] ***



Mancava poco alla chiusura della sala giochi, è un anti-virus si stava dirigendosi verso a quel che sembrava l'apertura del nuovo apparecchio, collegato con il resto dei giochi. Pian piano, lungo il tragitto, notò che tirava una strana aria. Il tunnel che stava percorrendo era buio e ci vedeva a malapena, ma la sensazione più strana che provò mentre la percorreva, era quella nell'essere osservato, da ogni angolazione.
Si fermò d'un tratto, davanti ad un enorme cancello. Divideva la strada tra il Game Central e La Micro's Zone: era lì che si trovavano i nuovi arrivati. Non aveva memorizzata i nomi dei loro giochi, ma avrebbe fatto un approfondito esame a tutti i personaggi. Così, per sicurezza. Chiuse il cancello dietro le sue spalle, non voleva correre nessun rischio, conosceva ogni procedura. La prima, ovviamente, era quella di dare il benvenuto, poi sarebbe passato al solito controllo di routine. Quando si voltò per proseguire il suo viaggio, vide una ragazzina di media statura, l'anti-virus cercò di fermarla, ma lei corse dritta verso la cancellata.
“Ehi, fermati! Non puoi forzare quella barriera!”
“Quale barriera?” Chiese lei, affanosamente per via della corsa. “No, qui sono io che faccio le domande! Nome?” La ragazzina si portò una mano in petto, per indicarsi. “Camilla.” “Gioco d'appartenenza?” L'anti-virus annotava tutto nel suo blocchetto. “Beh ecco...” La ragazza non riusciva a star ferma, è questo fece diventare nervoso l'anti-virus. “Nome del gioco d'apparteneza?” Domandò lui, ancora una volta, leggermente irritato. “Splendid Garden.” Rispose lei, passandosi le mani sulle tracce rosse.
Per un attimo l'anti-virus non ci volle credere. Era il gioco che gli avevano incaricao di andar a controllare. “Bene.” Rispose, chinando il capo sul blocchetto, annotando le ultime cose.
“Potresti spiegami cos'è successo?”
Camilla era in procinto di rispondere, ma di colpo, alzò lo sguardo, gli occhi si sgranarono e gridò. A quella reazione, l'anti-virus sussultò, cosa l'era preso all'improvviso? Camilla corse verso la cancellata cercando di aprirla nuovamente, ma l'anti-virus si sentiva confuso. Cercò di riprendere la conversione con la ragazza, procedendo con il suo controllo. Ma una melma nera alle sue spalle, travolse entrambi.



-Angolo dell'autrice.-
Piccola anticipazione del secondo capitolo, yay-!
Ovviamente chiedo scusa per il "lieve", ritardo. XDDDD
Entro domani, dopo le ultime correzioni, pubblicherò tutto. Promesso! 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 2- Un braccio! [Parte 2°] ***


Ralph si era diretto in tutta fretta verso l'abitazione di Felix, notando la particolare agitazione da parte dei Bei Postiani, temevano che questo virus avrebbe costretto uno staccamento totale di tutti i videogiochi. Felix, intanto, in compagnia di Tamora, venuta apposta da lui per riferigli il messaggio che aveva fatto il giro del intero l'acadre. Felix era al quanto agitato. Sobbalzò quando la porta fu spalancata all'improvviso, con tanta violenza. “Ralph!” Tamora era stata veloce a capire che poteva essere solo, il loro fidato amico. “Visto che siamo qui” Disse Tamora “Possiamo andare!” Si stava dirigendosi verso la porta, ma fu fermata da Felix “Aspetta, dove vorresti andare?!” “A fermare il virus, ovviamente!” Rispose Tamora a Felix, con un tono deciso. Andò verso l'ascensore, seguita da Felix e Ralph. Si sistemarono in modo tale che ci potevano stare tutti è tre. “Come riusciremo a sconfiggere questo virus?” Chiese Ralph, stretto fra due. Tamora con un sorriso beffardo, rispose sicura di sè “Con le armi.” “E' se le armi non funzionassero?” Tamora alla domanda di Felix, che risuonava piuttosto agitata, rispose con una sonora risata. “Bella questa! Le armi funzionano sempre.” Quando lee porte dell'ascensore si aprirono al pian terreno, con grande fretta, tutti è tre si diresserò verso il treno, che lì avrebbe condotti al Game Central.

Arrivati al Game Central, oltre loro, c'erano centinai e centinai di pattuglie di Anti-Virus, che controllavano minuzziosamente i portali di ciascun gioco. Fermavano chiunque uscisse dal proprio portale, è per loro non ci fu eccezione. Un piccolo figurino, molto probabilmente un cadetto alle prime armi, aveva fermato il trio. Si avvicinò a loro, fingendo di avere un'aria autoritaria “N-Non potete stare qui!” Balbettò, stanto ritto sulle gambe rigide. Tamora fece una smorfia e si abbassò all'altezza del cadetto, poggiando i gomiti sulle ginocchia. Gli occhi verdi di Tamora, scintillavano prepotenti. “Cosetto, stammi bene a sentire: Quel virus starà sicuramente gironzolando in tutto l'acrade.” S'indicò l'armatura con una mano. “Io possiedo la forza per distruggerlo.” Si rialzò poi, buffando con il naso. Il cadetto capì allora, da quale gioco provenissie Tamora. “Quindi... Fammi passare.” Aggiunse alla fine, lei, unendo le braccia al petto. Il piccolo cadetto si trasferì in fretta, in un'altra zona. Tamora chiese il favore, sia a Ralph che a Felix, di cercare più informazioni possibili. Lei si sarebbe procurata tutto il necessario, compreso l'armamentario giusto.

Arrivata a Hero's Duty prese tutto quello che aveva bisogno, poi si diresse, di nuovo, verso l'uscita. Uno strano rumore, a lei purtroppo molto familiare, la mise in stato d'allerta. Sentiva la presenza di uno Scarafoide, poco più lontano da lei. Caricò il fucile, girandosi intorno per la zona, perlustrando attentamente. Si avvicinò ad un enorme roccia, là dove il ronzio divenne più forte. Fece dei profondi sospiri. Appena fu ingrado di uscire allo scoperto, pronta a colpire, di colpo, si bloccò. Lo scarafoide era in preda ai dei tilt, cercandosi di rimettersi in piedi. Tamora non sapeva che fare. Odiava gli scarafoidi più di ogni altra cosa, ma quello stava avendo dei problemi davvero seri. Ad ogni tilt il colore degli occhi dello scarafoide cambiavano colore, dal verde al rosso vivo. Tamora tra sé e sé pensava che fosse un qualche bug del gioco, ma la cosa più anomala era che stava succedendo tutto questo, in presenza di un virus ancora sconosciuto. Si fece forza e sparò in mezzo agli occhi di quello scarafoide. Poi senza tante storie, si diresse verso l'uscita.

Felix e Ralph dopo che erano tornati con le informazioni, dai vari plutoni di sorveglianza del acrade, sembrava che la situazione fosse molto più grave del previsto. Il virus si era espanso per tutta la galleria che portava alla zona 'Microsoft'. La sostanza del virus, una strana poltiglia nera, arrivava fino ad una cancellata, che la bloccava. Ci sono vari dispersi, tra cui Arthur, l'adetto alla sicurezza della sicurezza del Game Central. Era stato incaricato di controllare quel piccolo difetto, a nessuno si sarebbe aspettato questa fine. In quel momento viderò Tamora fare ritorno, raccontandole tutto per filo e per segno. “..Questo è tutto.” Concluse Felix, con le mani unite e rigirandosi, nervosamente, i pollici. Tamora, senza pensarci su ancora di più, s'incammino verso ad una pattuglia in pausa. Prese con forza il piccolo cadetto, che lì aveva fermati poco fa, scaraventandolo contro ad un muro. “Dimmi dov'è!?” Chiese lei furibonda, Felix cercò di mantenerla calma. Il cadetto non riuscì a dire niente, neanche una minima sillaba. Tamora frustata, lasciò fare tutto a Felix. Così facendo, Felix, convinse il cadetto per sapere dove, per la precisione, era incominciato a diffondersi il virus. Il cadetto per un momento esitò, poi prese un pezzo di carta è incomincio a scrivere, fu interroto quando alcuni suoi superiori lo richiamarono. Per via della fretta, lasciò il pezzo di carta a Felix e corse verso il proprio superiore. Felix controllò il pezzo di carta, è lì vi era scritto l'informazione che avevano bisogno. Era la Micro's Zone.

I tre si diresserò verso la Micro's Zone, fino a ritrovarsi di fronte ad un enorme cancellata. Da lì, fuoriusciva della melma nera e densa. Era la prima volta che vedevano una cosa così disgustosa, Felix dovette mantersi lo stomaco per non vomitare. Lo scenario era terribile. “Secondo voi cos'è?” Chiese Ralph, avvicinandosi per dargli un'occhiata, insieme a lui anche Tamora si avvicinò, tenendosi entrambi ad una distanza di sicurezza. “Forse la sostanza del virus...” “Come fai a dirlo?” Chiese Felix, il suo viso era fra il bianco e il verde. Tamora si passò una mano tra i capelli, segno che anche lei era abbastanza perplessa “O è la sostanza del virus, oppure... ” Ad un tratto, Ralph gridò terrificato e anche Felix fece altrettanto, addirittura ebbe un capogiro. Tamora diede un sonoro doppio rovescio ad entrambi. “Che diavolo vi prende!?” Con il suo tono di voce autoritario, riuscì a metterli di nuovo in riga. Felix guardò con la coda dell'occhio Ralph, visto che era stato il primo a gridare. Ralph, ancora sotto shock e con gli occhi spalancati, indicò con una mano tremolante, un punto preciso della cancellata. Tamora allora seguì l'indicazione e, prima di accogersi cosa ci fosse tra la politiglia nera, sgranò anche lei gli occhi. Non poteva credere a ciò che vedeva, quello era....
“Un braccio!” Esclamò lei, sembrava crederci. Che fosse sopravvissuto qualcuno?!
Felix svenne, dopo una giravolta su sé stesso, cadendo ridicolamente con il viso per terra. Nè Tamora né Ralph potevano pensare a lui, in quel momento, dovevano trovare una soluzione per aiutare aprire il cancello.
 
-Angolo dell'autrice.- 
ASHUSHUSHUHSUAAAAH
WeeeeeaaaareeeeeetheeeeeeeeeChaaaaampioooonssss-!! 
Finalmente sono riuscita a pubblicare la seconda parte del secondo capitolo! Divertente, vero? Eh eh? 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, lo spero davvero tanto... -sigh.-
Chiedo perdono a tutti quelli che hanno atteso, pazientemente. -si mette ingionocchio.- Perdono. -sigh.-
Suspance, tanta(?) suspance! -risata diabolica.- Cosa succederà nel prossimo capitolo? 
Bhe, vi toccherà aspettare. Di nuovo. -risata diabolica 2, la vendetta.- 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 3- La ragazzina. ***


Erano di fronte ad un qualcosa di agghiacciante. Un braccio fuoriusciva da quella melma nera e Tamora fu la prima a darsi una mossa. Prese il braccio è lo tiro verso di sé, ma niente, il braccio rimaneva lì dov'era. “Forse è rimasto incastrato...” Osservò Ralph, dietro le spalle della soldatessa, che si sentiva esattamente come lei. In tensione. Non sapevano esattamente chi o cosa ci fosse lì sotto. Nemmeno se era ancora in vita. Tamora si chinò, mantendosi il mento con una mano e strofinandoselo appena. Stava pensando un modo per tirare fuori quella persona, doveva farlo o non ci sarebbe stato nessun testimone.

“Al-Allora!?” Chiese Felix ad un certo punto, che era restato a distanza a differenza di Tamora e Ralph, per via del braccio che gli faceva non poca impressione. “Credo che non ci sia niente da fare.” Rispose Tamora, allontanandosi di circa un metro dalla cancellata. “L'unica soluzione.... E' questa!” In quel momento, Tamora prese il suo fucile laser è lo punto verso la cancellata. Ma Felix fece in tempo a fermarla “Che vuoi fare!?” “Semplice, no!? Abbattere un muro!” A quel punto, Tamora, sparò un colpo diritto al cancello. Ralph fu preso di sorpresa, quando il laser rimbalzò sulla melma nera, come boomerang, che ritornò indietro. Tamora e Felix fecero appena in tempo ad evitare il laser. La soldatessa lanciò a terra con violenza il fucile, frustrata e adirata, anche le armi sembravano non aver alcun effetto su esso, così decise di adoperare un'altra soluzione. Da una delle sue tasche, prese un detonatore, uno di quelli potenti che usavano in cosa di necessità. Felix guardò prima Tamora poi il detonatore.“Stai davvero pensando di usarla?”Tamora annuì. Piazzò la bomba al centro della cancellata e quando furono abbastanza lontani, per evitare di ferirsi durante l'esplosione, Tamora diede il telecomando che attivava il detonatore che lo porse a Ralph, con uno strano sorriso sulla faccia. “Perchè lo dai a me?” Domandò Ralph, tenendo il telecomando sull'enorme mano, perplesso. La soldatessa rise a denti stretti, guardando Ralph con uno sguardo che sarebbe stato capace di appiccargli fuoco, da un momento all'altro. “Perchè sei tu quello che spacca tutto. No!?”
Allora lo spaccatutto capì, era arrivato il suo di momento. Il trio allora, in coro gridarono “Spacchiamo tutto!” E in quell'istante, Ralph cliccò il pulsante, che provocò unn grosso boato e pezzi della cancellata, volarono da varie parti.
Il cancello era quasi del tutto abbatuto, liberandolo dalla sostanza che era diventata, man mano, solida. Tamora, dopo aver raccolto il fucile che aveva lanciato un attimo prima, si avvicinò dove si trovava la serratura e fece di tutto per aprirla, ma niente.
Così Ralph, si propose per abbattere l'ostacolo, infatti, in un sol colpo riuscì a mandare il cancello in frantumi. Ma c'era ancora il problema del braccio, dovevano provvedere alla svelta. “Secondo voi, oltre al braccio, c'è anche il resto?” Chiese balbettante, Felix, con aria preoccupata. “Possibile, potrebbe anche esserci solo quello, chissà.” Rispose Tamora con una sottile linea di sarcasmo, stuzzicando il povero e pauroso Felix.
Poi un rumore, una sequenza di scricchioli di pietre. Tamora caricò il fucile in un attimo, per paura di un agguato, Ma dove un attimo fa c'era il braccio, la melma si era solidificata e grazie all'esplosione, dei pezzi erano saltati in aria. Un piccolo corpo, arricciato tutto su sé stesso, sussultava, tremava, singhiozzava anche. Era una ragazzina. Tamora si abbassò alla sua altezza, prendendola fra le braccia, gli schioccò le dita per far riprendere la ragazza, da cui fece pian piano riprese conoscenza. La ragazzina riapriì gli occhi piano piano, per poi riprendere completamente conoscenza e guardandosi intorno disorientata. Si mise sulle ginocchia e con una mano sfuggevole si passò mezza frangia sul lato sinistro dell'occhio, levandosi anche dei residui che le erano rimaste sulle sue trecce. Solo a quel punto si accorse dello strano trio, che restava a guardala. “Ehi,ti senti bene?” domandò Ralph allugando la mano per aiutarla ad alzarsi, ma la ragazza rifiutò, cercando con le sue stesse forze ad alzarsi da sola. Anche se con molta fatica. Tamora iniziò una breve ispezione alla ragazza.
Aveva i capelli rossi, ramato, legati in due trecce, il vestito era diventato un blu scuro per via della melma.
“Il mio nome è Felix, il tuo invece?” domando Felix, per rompere un po' la tensione che si era creata.La ragazza all'inizio si guardò introno, distratta. “Come ti chiami!?” Chiese furibonda Tamora alla ragazzina. La ragazza si spaventò per via dello sbraitare della donna e Felix calmò subito la moglie, riformulandole la stessa domanda alla ragazza. “Camilla.” Rispose, passandosi le mano sulle treccie. “Qual è il tuo gioco d'appartenenza?” Domandò Tamora, con la solita aria autoritario. “Beh, ecco...”
La ragazza non fece in tempo a rispondere, che all'improvviso sentirono un forte rumore proveniente dietro le spalle di Camilla, mettendoli in allerta. Ma non fecero in tempo a vedere chi o cosa avesse provocato quello strano rumore, ormai era diretto verso il Game Central con una strana rapidità. Camilla si fece d'un tratto bianca dallo spavento e Tamora pensò ad agire, prendendo la mira, dritto sul bersaglio. Dal mirino riusciva a vedere poco e nulla, notò soltanto che quello era davvero un individuo strano, sopratutto per il suo modo di correre. Ma la cosa pià importante, era non farlo arrivare al Game Central. Era pronta a premere il grilletto, ma Camilla le sì gettò addosso, facendole sbagliare il colpo. Tamora sbraitò qualcosa alla ragazzina, ma anche lei, dopo essersi rialzata, si diresse in tutta corsa al Game Central. Felix l'aiutò a rialzarsi, ma Tamora lo spinse via, accecata dalla rabbia. “Mai, e ripeto mai nessuno, mi fa sbagliare la mira. MAI.”



-Notedell'Autrice.-
Rieccomi risorta dall'oltretomba!
Eccomi con questo ''attessissimo''(?) capitolo!
Lo so che non è un granchè.
Però è solo l'inizio di una grande cosa, ed io sto andando a passi piccoli. (Forse troppo piccoli...)
Comunque spero che il capitolo vi piaccia, e vi auguro una buona lettura!
Ciao Da
Myki_Other_Stars

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 4- Panico! ***


Il trio si era rimesso in cammino, verso la strada del ritorno dopo che, uno strano individuo era apparso all'improvviso, e con velocità, si era diretto verso il Game Central.
Anche Camilla, inaspettatamente, aveva avuto uno scatto ed era corsa ad inseguire quel... ''coso''.

“AIUTO.”Gridò qualcuno, in fondo al tunnel “Un virus!” Quelle parole, risuonarono per tutto il tunnel. Tamora decise, per affrettare il passo, di salire tutti è tre sul krauser. Con leggera difficoltà, riuscirono ad uscire dal tunnel e quello che videro, non fu un bello spettacolo. L'intera zona era stata invasa dalla stessa melma nera, che avevano visto vicino alla cancellata.
Tutto l'Arcade era nel più completo caos, molti dei piccheti, per disperazione, salirono sui i vari appostamenti. Tamora, Felix e Ralph con il krauser, evitarono per un soffio la melma nera, che man mano stava assumendo una strana forma.
“Per favore, smettila!!!” La voce sembrava appartenere ad una ragazzina, forse era Camilla.
Tamora fece cenno ai due di tenersi, così Ralph e Felix si aggrapparono alla soldatessa. Tamora aumentò la velocità del karuser, per cercare il pi velocemente possibile, in mezzo a quella “roba nera”, la piccola Camilla. I
nfatti, era nella melma fino alle ginocchia e si trovava di fronte ad un ragazzino. Il suo aspetto non era dei migliori: metà del suo corpo era invasa dal virus mentre l'altra, sembrava essere normale, anche se ancora per poco.
“Harry, per favore, smettila!” Lo implorò, la ragazza.
Il ragazzino guardò verso di lei, con aria scocciata e sbuffò rumorosamente, segno che stava incominciando a perdere la pazienza. “Quante volte ti devo ripetere che il mio nome, non è Harry!” Con una semplice calpestata di piedi, trasformò la melma in un'onda anomala, che la scaglio contro Camilla che, ne rimase travolta. La ragazzina riemerse da quel mare nero, facendo quasi fatica a rialzarsi, e tentò a gran passi, di ritornare verso il ragazzo. “Torniamo a casa Harry...” Tentò, nuovamente. Il ragazzo stufo, con un'altra pedata sul pavimento, fece scomparire tutta la melma. Poi, si avvicinò piano verso Camilla, la guardò dispiaciuto e mentre gli spostava una ciocca di capelli, gli sussurrò nell'orecchio. “Il mio nome non è Harry.” Disse sibilando, a denti stretti. “Il mio nome è Survi.” Detto ciò, le diede uno schiaffo che le spostò la mezza frangia, che gli ricopriva metà del volto, cui nascondeva un enorme macchia nera. L'occhio era anch'esso nero, mentre l'iride era diventata gialla. Come il ragazzo. Anche lui aveva gli occhi interamente di nero, se non per l'iride che parve un faro. Camilla, in tutta fretta, si risistemò la frangia per ricoprire la lesione.

Ad un tratto, un intero battaglione di anti-virus circondarono i due, ed avevano già puntato la pistola contro di loro. Il ragazzino si guardo un po' attorno, gettando lo sguardo su ogni singola anti-virus. Camilla invece, restò ferma al proprio posto, non aveva il coraggio di vedere le pistole puntate contro sé, così tenne la testa bassa.
Il generale degli Anti-virus si avvicinò alla ragazza, con fare altezzoso, poi con un cenno della mano, fece segno ai soldati, di circondare sia lei che il ragazzino.
“Siete gli esseri più starni che abbia mai visto.” Disse il generale, beffandosi di loro. “Ma non posso rischiare.” Dopo ciò. mise le manette a Camilla, mentre i suoi soldati avevano difficoltà ad ammanettare il ragazzo. 
Uno dei suoi cadetti controllo l'orologio e si avvicinò al suo generale. “Signore è quasi l'ora d'apertura” Sussurrò lui, nel orecchio del suo superiore. Lui scoppiò in una fragorosa risata e gli diede delle solide pacche sulla schiena , per rassicurare il giovane soldato “Non ti preoccupare. Adesso, andrà tutto per il meglio!”
L'intera sala incominciò a lampeggiare di blu, ed una voce femminile risuonò per tutto il Game Central.
“Il Game Central sta aprendo. Tutti sono pregati di ritornare al proprio gioco d'appartenenza, grazie”
“Gioco!?”
All'improvviso il ragazzo, preso da un attacco di strana euforia, lanciò tutti gli anti-virus per aria. “Voglio giocare!” Ripete più volte il ragazzino, saltellando. Camilla si abbassò scontrarsi contro i svolazzanti soldatini, cercando di andare verso il ragazzo per fermalo, ma quando era vicina a Harry, sì senti aggrappare da dietro il collo e dopo, fu trascinata lontana dal suo obbiettivo. Girò lo sguardo e con la coda dell'occhio, vide la soldatessa “No, aspetta!” Protestò Camilla, agitandosi e provando in tutti i modi di fermarla. “Ti chiedo di ascoltarmi!” A quel punto Tamora la sbatte per terra, puntandole la pistola contro. “No!” Tamora si voltò, per vedere cosa accadeva alle sue spalle. Ma non poteva neanche lontanamente immaginare, quel che davvero stava accadendo in quel momento. Sembrava assurdo, il ragazzino stava facendo fuori tutti gli anti-virus, solo toccandoli con le sue mani.
“Sergente...tutti..”
Il sergente e l'unico cadetto sopravvissuto, avevano visto tutta la scena davanti ai loro occhi. “Vai ad avvisare gli altri al distretto...” Disse il sergente,prendendo il fucile dalle mani del cadetto ancora tremanti. “Qui ci penso io.” Il soldato per un attimo esitò, ma poi corse via, in un attimo con scatto fulmineo.

“Non c'è più nessuno che vuole giocare!?” Chiese il ragazzo, saltellando da una parte all'altra, utilizzando la melma nera, come dei trampolini. Felix e Ralph erano a pochi passi da lui, anche loro avevano visto la terrificante strage dei poveri anti-virus. Felix però era in pensiero per Tamora, visto che lei aveva deciso di andare a cercare Camilla. Felix era arrivato per fino ad implorarla, pregando di poter venire con lei, ma la sua unica risposta fu solo un bacio a fior di labbra.
Il ragazzino incominciò a punzecchiare, per noia, i corpi dei anti-virus senza vita.
“Che noia...” Sbuffò lui, controllando in giro. Poi, il suo sguardo fu rapito da un qualcosa che luccicava. Era il martello di Felix.

 

-Note del autrice-
Rieccomi!

Evviva! Finalmente un po' d'azione! YAY
Mi sono proprio divertita a scrivere questo capitolo!
Ovviamente il bello deve ancora arrivare...
-fa risata maligna-

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2287928