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di _joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono nella merda ***
Capitolo 2: *** La lettera ***
Capitolo 3: *** Digrignando i denti ***
Capitolo 4: *** Partenza ***
Capitolo 5: *** Litigi ***
Capitolo 6: *** Psicologia da due soldi ***
Capitolo 7: *** Manhattan ***
Capitolo 8: *** Non abbiamo più l'età per le sorprese ***
Capitolo 9: *** Non si è già presa abbastanza? ***
Capitolo 10: *** Paga per me ***
Capitolo 11: *** First Lady ***
Capitolo 12: *** È che sono disperata ***
Capitolo 13: *** Quello che so fare meglio ***
Capitolo 14: *** Il bacio ***
Capitolo 15: *** Feeling home ***
Capitolo 16: *** Ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Sono nella merda ***


Era semplicemente troppo.
Tenevo tra le mani quella lettera ma non la vedevo, perché le lacrime mi riempivano gli occhi e offuscavano tutto.
 
 
Avere Dimitri come insegnante era una gran fregatura.
Imparare dal migliore...per carità, grande. Una figata.
Ma ne vale la pena, considerando quel che mi costa dal punto di vista umano?
A volte penso sarebbe semplicemente più facile tagliarmi un braccio.
Sanguinerebbe, farebbe un male cane, ma almeno poi passerebbe.
Si potrebbe fare qualcosa.
Tipo fasciarlo.
O ricucirlo.
Ma con il mio cuore, come posso fare?
Questa è una ferita che non si rimargina mai.
 
 
Sono in disgrazia con Dimitri, il mio istruttore.
Lo so, non dovevo baciarlo.
Basta con questa storia.
Ho ceduto perché…perché mi piace.
Perché sono innamorata di lui.
Perché non so cosa pensa e cosa prova lui per me e questa incertezza mi fa uscire di testa.
So che gli piacevo, me lo ha detto un po’ di tempo fa.
Dopo che siamo quasi finiti a letto insieme.
E lo ha ammesso a malincuore, perché noi siamo Dhampir e i Dhampir hanno un solo scopo nella vita: proteggere i Moroi (i vampiri buoni, figli della luce e detentori della magia) dagli Strigoi (vampiri cattivi e con un’anima nera, ma per nostra sfortuna molto più potenti di noi. Perché nutrirsi di sangue tanto come fanno loro dà potere. Tanto potere). E quindi, secondo lui, una storia tra noi è esclusa: è irresponsabile (va pure detto che lui è un mio insegnante e io sono parecchio più piccola, che palle), è inutile, è dannoso perché ci distoglierebbe dal nostro compito di guardiani dei Moroi.
Tra l’altro, piccolo particolare, lui è già il guardiano di Lissa, la mia migliore amica nonché unica discendente in vita dei Dragomir, una delle casate reali Moroi.
E io sarò un’altra dei suoi guardiani, appena mi sarò diplomata.
(O anche: se mai prenderò questo benedetto diploma).
Quindi: Dhampir, per di più impegnati a proteggere la stessa persona, la cui vita è più importante delle nostre.
Ergo: niente amore.
Nessuna possibilità di coltivare un sentimento che ci distrarrebbe dalla nostra missione.
 
Palle.
Io sono morbosamente attenta a proteggere Lissa, questo però non significa che la mia vita non conti niente.
Io sono una persona: mangio, parlo, penso, amo.
E come potrei non farlo?
Ma niente, con Dimitri è inutile parlarne.
 
Ma, forse, dovrei cominciare spiegandomi.
 
Allora, mi chiamo Rose e sono una Dhampir. E quindi sono mezza vampira e mezza umana.
A differenza dei Moroi, vampiri puri, l’esposizione alla luce del sole non mi infastidisce (gli Strigoi, al sole, diventano cenere; i Moroi no, ma ne risentono abbastanza), ho più curve (i Moroi sono longilinei come le modelle e i modelli da riviste patinate), sono agile e atletica per natura.
Perché la mia razza è una razza di guardiani, la natura ci dota perché possiamo adempier al meglio ai nostri compiti.
Ma, rispetto agli Strigoi, abbiamo una grande distanza da colmare.
Loro sono fortissimi, velocissimi, letali.
Noi ci arrangiamo.
Ci istruiscono per diventare guardiani letali.
Ma la nostra è fatica e abilità ottenuta con il sudore; il loro è potere puro derivante dall’oscurità.
I Moroi padroneggiano la magia (dei quattro elementi. Che in realtà sono cinque, ma ve ne parlo in un altro momento perché c’entra Lissa e la questione è lunga e intricata), ma gli Strigoi no, perché sono malvagi.
Va anche detto che si diventa Strigoi in due modi: o uccidendo volontariamente una persona, bevendo tutto il suo sangue (i Moroi hanno bisogno di sangue, ma non si avvicinano lontanamente all’uccidere una persona), oppure se uno Strigoi ti beve il sangue e poi ti costringe a bere il suo.
Quindi, o volontariamente, o indotto.
Ma tant’è: una volta che diventi uno Strigoi, non c’è più niente da fare.
Non si torna indietro.
E i Dhampir diventano i tuoi nemici mortali.
 
Ora, tutta questa bella divagazione non serve a distrarmi.
Torniamo a me.
Sono Rose, e ormai lo sapete.
Frequento un’Accademia per diplomarmi come Guardiano e voglio diventare la Guardiana della mia migliore amica.
E fin qui ci siamo.
Lo scorso anno siamo scappate da scuola perché Lissa…bè, va alla voce “ne parliamo dopo”, comunque è Dimitri che alla fine ci ha riacciuffate e riportate indietro.
E poi è diventato il mio istruttore, perché avevo bisogno di recuperare quello che avevo perso durante la nostra “gita all’estero”: ero indietro con il programma e le prendevo da tutti.
Ma Dimitri mi ha rimessa in pista: è uno tostissimo, è super-rispettato ed è fortissimo.
L’unico problema è che è pure bellissimo, sexy da morire e fantastico (sebbene sia un po’ taciturno e asociale), per cui io ho preso una cotta vertiginosa.
Ma non possiamo stare insieme, per i motivi sopra citati.
E la cosa è anche più difficile da quando ci siamo trovati nudi, a letto insieme (come? Ve lo dico dopo).
 
Va bè, morale:
l’altro giorno, in preda alla frustrazione più nera, mentre ci allenavamo, l’ho baciato.
Gli sono saltata addosso, lo ammetto.
Ma – e questo ve lo posso assicurare – anche lui mi ha baciata.
Solo che poi, quando ci siamo staccati l’uno dall’altra, è entrato in modalità “istruttore inflessibile” e ha cominciato a dire che non potevamo né dovevamo. Io mi sono incazzata, lui pure, abbiamo alzato la voce e ora non ci parliamo.
Cioè, siamo educati e freddi se ci incrociamo, ma il problema è che lui fa di tutto per non incrociarmi.
Ha anche sospeso gli allenamenti.
E, cosa ancor più grave, è subentrato un grosso, grossissimo problema nella forma di una Moroi che si chiama Tasha Ozera e che ha un debole per lui.
E, siccome è una Moroi, ha ben pensato di chiedergli di diventare il suo guardiano personale.
E, da quanto ho sentito, intende proprio  personale: dicono che vogli un figlio Dhampir e si capisce bene quale padre vorrebbe per suo figlio.
La sola idea mi fa venire voglia di spaccare tutto a calci.
 
Ma ci sono momenti, come oggi, in cui la rabbia mi abbandona e mi sento solo piccola, vuota e disperata: è Natale, la mia amica Lissa passa ogni secondo con il suo ragazzo Christian Ozera (nipote della maledetta Tasha) e Dimitri mi ignora e parla solo con Tasha (accidenti a lei).
Eravamo tutti insieme per una festicciola di Natale (con ospite d’eccezione: mia madre, che mi ha abbandonata da piccola, nemmeno sa che esisto ma l’altro giorno in allenamento mi ha presa a pugni e mi ha fatto un occhio nero. Buon Natale anche a te, mamma), ma se anche non ci fossi stata non se ne sarebbe accorto nessuno.
Stavo seduta, in silenzio, mentre tutti parlavano fra loro (e mia madre stava zitta. Ma siccome ho ancora un occhio nero di fare conversazione con lei proprio non mi andava, grazie tante).
Mi sono un po’ punita guardando Dimitri e Tasha che chiacchieravano amabilmente e poi, quando pensavo di essere sul punto di scoppiare a piangere davanti a tutti, ho mormorato una scusa (che secondo me nessuno ha sentito) e sono filata via.
 
Ho girovagato nell’ingresso cercando di ingoiare il magone e sono finita alla reception.
E ho trovato una lettera, per me.
Sudicia e macchiata, come se venisse dall’altra parte del mondo.
E un po’ è così: viene da un’altra vita.
 
L’ho presa con mani tremanti.
È sua.
 
È la mia lettera di Natale da parte di Nate.
 

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Capitolo 2
*** La lettera ***


Fisso la mia lettera con occhi sgranati, incerta se aprirla o meno.
Non dovrei.
Lo so che non dovrei.
 
È tutto finito, appartiene a un’altra vita.
Eppure…
 
Bene, mentre ci penso vi racconto quello che non vi ho ancora spiegato.
Dunque, avete capito che il mio mondo si compone di Moroi (vampiri buoni), Strigoi (vampiri cattivi) e Dhampir (mezzi umani, protettori dei Moroi).
I Moroi usano la magia, la magia buona, che è legata ai quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco.
Ognuno, a scuola, si specializza in un elemento che poi impara a padroneggiare: non si può scegliere né modificare né implementare, è un dono di natura, come il colore degli occhi o dei capelli (se fossi una Moroi spererei di specializzarmi nel fuoco, perché almeno potrei appiccare incendi agli Strigoi, visto che uno dei pochi modi di ucciderli è bruciarli. Comunque i Moroi non usano la magia nella lotta contro gli Strigoi).
Però io e Lissa abbiamo scoperto a nostre spese che in realtà gli elementi sono cinque: esiste anche lo Spirito.
Ormai lo sanno in pochissimi, perché la conoscenza di questo elemento si è persa nei secoli. E l’utilizzo…bè. Esistono ancora dei conoscitori dello Spirito, il problema è che, generalmente, la gente li scambia per pazzi.
Perché gli elementi attingono forza dalla terra, dal fuoco, dall’aria e dall’acqua…ma lo Spirito attinge dall’anima e logora chi lo utilizza, spingendo fino alla pazzia.
 
E indovinate a chi doveva toccare questo talento?
Ma alla mia migliore amica…e perché no?
 
Ora, non vorrei fare l’ingrata perché con lo Spirito si compiono atti meravigliosi.
Tipo: riportare in vita la sottoscritta.
Eh sì.
Quando, anni fa, si è verificato l’incidente d’auto in cui sono morti i genitori e il fratello di Lissa…bè, in realtà sono morta anche io.
Solo che lei mi ha riportata indietro.
Non sapendo di poterlo fare, ovviamente, ma l’ha fatto.
Tutti dicevano che era stato un miracolo, che sarei dovuta morire visto il posto in cui ero seduta quando l’auto si è schiantata.
E in effetti è stato un miracolo.
Lissa mi ha riportata in vita e dal quel momento si è creato un legame fra noi, forgiato da lei (ma questo lo abbiamo scoperto dopo): io sento i suoi pensieri e le sue emozioni. Posso persino entrare nella sua mente, senza però poter comunicare con lei o influenzarla: posso solo fare da spettatrice.
È un legame molto forte, in realtà, che si rafforza di giorno in giorno.
 
All’inizio percepivo le sue ansie, i suoi tormenti e le sue paure.
Vi accennavo che l’uso dello Spirito richiede un prezzo altissimo alla persona che lo usa.
E quando Lissa mi ha riportata in vita, è iniziato un periodo di depressione e autolesionismo durato molto a lungo, ma che tutti hanno (ovviamente) attribuito alla perdita tremenda che l’aveva colpita.
Ma io, che la osservavo, che la  sentivo, ero terrorizzata.
Perché la mia amica, così solare e luminosa, covava in lei pozzi di dolore e disperazione infiniti.
Ho visto la depressione dominarla, le fobie controllarla.
Si feriva da sola.
Credeva di essere spiata.
 
Allora non sapevamo che fosse lo Spirito.
E così, un bel giorno, siamo scappate da scuola.
La vita tra gli umani ci ha donato nuova serenità.
Vorrei dire che Lissa era tornata la ragazza la ragazza spensierata di sempre, ma sarebbe un’esagerazione.
Comunque, era molto migliorata, pur se io avvertivo quel lato oscuro sempre presente…latente, ma in agguato.
 
E poi, Dimitri ci ha trovate e riportate a scuola, dopo due anni di vita tra gli umani.
Capite perché mi dà lezioni supplementari?
Non che io sia una schiappa, anzi (sono tostissima), solo che perdere due anni di scuola (e noi studiamo e ci alleniamo all’infinito sui combattimenti) faceva sì che mi massacrassero di botte, a lezione.
 
Comunque.
Siamo tornate e andava tutto bene finché l’uso dello Spirito non ha fatto ripiombare Lissa nella depressione più nera.
E poi si è scoperto che non era un caso, ma un complotto organizzato da Victor Dashkov, suo lontano parente malato e quasi in fin di vita, che voleva sfruttare il potere di guarigione di Lissa per tornare in salute e candidarsi come prossimo re dei Moroi.
E in effetti ha rapito Lissa e l’ha obbligata a guarirlo, prima che li trovassimo e salvassimo lei.
Ora lui è in una prigione reale dei Moroi e lei sta seguendo una terapia con medicinali che le bloccano la magia, ma, se non altro, le evitano di impazzire.
Il nostro legame esiste sempre.
 
Anzi, da quando ha conosciuto Christian Ozera e si è messa con lui, le emozioni che il legame mi passa sono tutt’altro che tristi.
Anzi.
La prima volta che hanno fatto sesso Lissa era talmente felice che è riuscita a trascinarmi in lei…fortuna sono riuscita a tornare in me prima del momento clou, se capite cosa intendo.
 
Non è che io impazzisca per Christian, anche se adora Lissa. E vivere le cose attraverso gli occhi di lei fa sì che mi sembra di  essere  lei…cioè, conservo la mia razionalità ma provo le sue sensazioni. Per cui ho rischiato di perdere la verginità con Christian Ozera…hug!
 
Sì, sono ancora vergine.
Questo benché io sia molto carina e abbia decine di corteggiatori e con i ragazzi sia piuttosto spigliata.
Ma non sono arrivata mai fino in fondo…bè, perché credo nell’amore e voglio aspettare.
Poi ho incontrato Dimitri.
Mi sono innamorata e ho creduto che fossi destinata a rimanere inappagata a causa dei nostri ruoli (ricordate? Allieva-maestro).
Ma, durante il rapimento di Lissa, Victor ci ha distratti entrambi con un incantesimo di lussuria.
Un colpo di genio, non c’è che dire.
Se ci avesse attaccati in qualche modo avremmo reagito.
Ma toglierci i freni inibitori?
Quello sì che è pericoloso.
Sono stata a un passo dal concedere la mia verginità a Dimitri.
 
E dopo, quando ci siamo ripresi e abbiamo slavato Lissa…allora sì che ho capito che sarei davvero rimasta inappagata.
Dimitri ha ristabilito i confini e, anche se ha ammesso che ci tiene a me, non vuole che questo interferisca con i nostri ruoli.
 
‘Fanculo.
 
Accidenti, quante spiegazioni.
E non sono ancora finite.
Vi devo parlare dei due anni che io e Lissa abbiamo passato tra gli umani, per spiegarvi della mia lettera (che ancora rigiro tra le mani).
Dunque, all’inizio ci siamo spostate parecchio.
Poi siamo approdate a Manhattan.
Era il sogno di entrambe.
Naturalmente ci mescolavamo sempre agli umani: andavamo a scuola, alle feste.
A New York abbiamo fatto lo stesso.
Ci siamo inventate un’identità e abbiamo preso casa.
Come, vi chiederete?
Facile: Lissa ha ereditato un sacco di soldi (ve l’ho detto che è la principessa Dragomir?). E, grazie allo Spirito, può usare la compulsione, che è un potere che permette di manipolare la mente altrui.
Gli Strigoi in questo sono molto potenti. I Moroi mediamente, chi più chi meno.
I conoscitori dello Spirito sono fortissimi, invece.
Per nostra fortuna, perché Lissa poteva modificare le menti e cancellare dubbi o domande troppo insistenti sulla vita di due ragazze apparse dal nulla.
Solo che, grazie a lei, non eravamo apparse dal nulla: ha instillato nella mente delle persone che abbiamo conosciuto tutta una storia anche familiare su di noi.
E noi due eravamo (e siamo) la coppia di amiche più unite e più glamour.
 
Io ho assunto l’identità di Blair Waldorf, vivace bruna dominatrice dell’alta moda e dei rapporti sociali, con una madre sempre assente (cosa verissima, solo che mia madre fa la guardiana e non la stilista di alta moda) e una governante fedele, Dorota.
Lissa era Serena Van der Woodsen, eterea bionda con un complicato rapporto con la madre, sempre all’estero con uomini facoltosi ad inseguire un matrimonio dopo l’altro, e niente padre (molto comodo).
 
E Nate è Nathaniel Archibald, il fidanzato storico di Blair.
Cioè, il mio fidanzato storico (solo che il ricordo di conoscerci fin da bambini glielo ha instillato Lissa).
 
A scuola era il più bello e io l’ho puntato fin da subito.
Lissa è molto meno aperta di me, preferisce stare sulle sue, è più prudente.
Quindi io facevo un po’ la dominatrice del nostro gruppo sociale.
 
Quando ce ne siamo dovute andare di corsa da Manhattan perché erano sulle nostre tracce, ho mollato Nate senza una parola di spiegazione.
Eppure… eppure lui si è ricordato di me.
 
Di solito non penso a lui.
È molto carino e dolce, ma è stata una cotta adolescenziale.
Io sono innamorata di Dimitri, purtroppo.
 
Solo che…mi sento talmente sola con lui che mi ignora, Lissa che passa ogni secondo con Christian e mia madre che riappare nella mia vita solo per ignorarmi, che apro la lettera e scivolo a terra per leggerla.
 
Cara Blair,
sei sparita così…senza una parola.
Non so perché… Non so come trovarti.
Cosa è successo? Sono stato io?
Sta per arrivare Natale e per la prima volta non saremo insieme… vorrei solo sapere perché.
Mi manchi, sempre.
 
N.
 
Mi ritrovo a piangere, sorprendendo persino me stessa.
Ma…mi sento così sola.
Tiro su con il naso e mi asciugo gli occhi.
 
Poi alzo lo sguardo e incrocio quello esterrefatto di Lissa.
«Rose!» esclama «Ma che succede?»
Abbasso la testa per nascondere le lacrime e le tendo la lettera.
 
La sento sedersi accanto a me e passarmi un braccio attorno alla vita.
«Hum» mormora poi «È così dolce, Nate. Solo che…bè, quella vita l’abbiamo abbandonata. Il nostro posto è qui»
 
Sento, improvviso e imprevisto, un moto di insofferenza.
Certo, per lei è facile parlare.
Ha Christian, sta bene.
Perché dovrebbe desiderare di andarsene?
Ma io…
 
Sopprimo subito quei pensieri inopportuni.
Il mio ruolo è quello di proteggerla e io voglio stare insieme a lei.
Annuisco, poco convinta.
«Sono contenta che andiamo a sciare. Ti ci vuole una pausa da tutti quegli allenamenti»
Mi sorride affettuosa e io mi impongo di non fare smorfie.
 
Non le ho mai parlato dei miei sentimenti per Dimitri.
Tanto, non può succedere nulla tra noi.
Dimitri mi ha dimenticato, a giudicare da come sembra felice con Tasha Ozera.
E Lissa si sentirebbe in colpa, temendo di averci divisi lei.
 
Loro vengono prima.
Il mantra si ogni Dhampir.
 
Però ha toccato due nervi scoperti in un colpo solo:
Allenamenti uguale Dimitri.
Bha.
Ma anche sciare uguale Dimitri, visto che è l’Accademia a organizzare questa gita in un rifugio invernale megagalattico dove i Moroi potranno essere adeguatamente protetti mentre si godono le Feste.
Recentemente c’è stato un attacco di Strigoi a una famiglia reale Moroi, i Badica.
Sono stati sterminati.
Tra i Moroi si è diffuso il panico e questa soluzione permette alle famiglie (ma anche agli studenti e a qualsiasi Moroi voglia partecipare) di andare in vacanza tranquilli: ci sarà un grande dispiegamento di Dhampir a garantire la sicurezza.
 
Dimitri ovviamente andrà.
Peccato che venga anche Tasha Ozera.
 
Maledetta lei e il giorno in cui ha messo piede all’Accademia.
 

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Capitolo 3
*** Digrignando i denti ***


Natasha Ozera è una Moroi.
 
Gli Ozera sono una delle famiglie reali, ma sono in disgrazia.
I genitori di Christian, fidanzato della mia migliore amica, sono diventati Strigoi per scelta.
Si diventa Strigoi o se uno di loro ti succhia tutto il sangue e poi ti fa bere un po’ del suo, o se uccidi volontariamente qualcuno prosciugandogli il sangue (la seconda opzione ovviamente vale solo per i Moroi).
E i genitori di Christian…hanno volontariamente ucciso per diventare Strigoi.
 
So che, quando Christian era piccolo, erano andati a prenderlo, ma Tasha li aveva ostacolati.
Il risultato è che lei è sfigurata in mezza parte del viso: su una guancia le resta il morso che le ha strappato mezza faccia.
Comunque il suo intervento ha ritardato il rapimento e dato modo ai guardiani di intervenire: i genitori di Christian sono stati uccisi.
 
Lui non c’entra, ovviamente.
Però, anche a causa della sua asocialità e del suo carattere caustico, non è molto ben visto in giro.
E l’onta della sua famiglia gli viene continuamente ricordata.
È emarginato da tutti, a scuola.
Ora che sta con Lissa va meglio, ma in generale non è certo mister popolarità.
 
Sua zia è molto diversa da lui.
Sebbene appartenga a una casata reale, si guadagna da vivere insegnando arti marziali agli umani (bha).
Ed è una donna vivace e simpatica.
Certo, non ai miei occhi.
Ma in generale suppongo sia così.
Quando è comparsa a scuola per vedere Christian anche a me piaceva.
E sì, conosceva già Dimitri e lui, in sua presenza, si mostrava molto più a suo agio rispetto a com’è di solito.
 
Dovete sapere che Dimitri è stimatissimo tra i guardiani, ma non è un tipo che dà molta confidenza.
Può incutere un po’ soggezione, ma io so perché è così.
 
Dopo la scuola,  diventato il guardiano di uno dei lord degli Zekos, una delle casate reali.
I guardiani di solito sono due (il nostro è proprio un lavoro ed è umano che abbiamo del tempo libero: anche noi dormiamo, mangiamo, usciamo. Grazie) e, mentre era di turno l’altro guardiano, è stato ucciso da uno Strigoi.
Credo che Dimitri ne sia rimasto scioccato, non solo per il suo grande senso di responsabilità, ma anche perché lui e quel lord erano amici.
E ora è come se non volesse più rischiare di affezionarsi a qualcuno, in modo da non soffrire più…
 
Lui e Tasha Ozera si conoscevano perché hanno un amico in comune.
E con Tasha Dimitri mostra un lato più socievole.
All’inizio ne ero solo felice, ma poi…poi mia madre, per caso, si è fatta sfuggire parlando che lei lo ha richiesto come guardiano.
Il che è una promozione notevole: vivere a corte è una figata.
Lì la concentrazione dei guardiani è altissima e quindi il rischio di attacchi è minore, per cominciare.
E poi, la corte dei Moroi è ricchissima.
Comunque.
Mia madre sostiene che Tasha non l’ha richiesto tanto perché lui è un guardiano eccezionale (cosa che è: qui lo paragonano a un dio), ma perché lei è innamorata di lui.
 
Da quel momento, il mio cuore si è congelato.
Immagino Dimitri lasciare l’Accademia.
Lasciare…me.
Lo immagino cedere alle lusinghe di Tasha.
Li immagino nudi, insieme.
Mi si aggroviglia il fegato al solo pensiero.
 
Mollo un pugno contro il muro della mia camera e poi guaisco per il dolore.
«’Fanculo!!» grido, a nessuno e, contemporaneamente, al mondo.
 
Sto cercando di preparare la valigia per andare a sciare.
Ma la mia testa è occupata da immagini di Dimitri.
Dimitri che ci trova e ci riporta a scuola.
Dimitri che mi dà lezioni supplementari, che mi insegna a lottare davvero contro gli Strigoi.
Dimitri che sorride.
Dimitri che ride.
Lo fa di rado, ma quando succede… allora per me è come se spuntasse il sole.
Dimitri a letto con me, nuda.
 
No.
No no no.
Rose, non farlo.
Non pensarci.
 
Rabbrividisco, pensando alle sue mani che percorrono il mio corpo, che mi sfiorano dove nessuno è mai arrivato prima di lui.
Avvampo e mi maledico mille volte, perché non succederà più.
 
Lui ha messo in chiaro che tra noi non c’è nulla di quel tipo e… e ora è anche arrivata quella dannatissima Tasha.
E, a complicare le cose, l’altro giorno l’ho baciato e ora lui è furioso e si tiene alla larga.
 
‘Fanculo.
Mille milioni di volte.
 
 
*
 
L’Accademia ha un jet privato.
E ce lo mette a disposizione per spostarci in sicurezza.
 
Siamo tutti pronti a imbarcarci per il rifugio tra le montagne: allievi, parenti e guardiani.
Vedo Dimitri arrivare, da lontano.
È talmente alto che lo si riconosce in un attimo.
Arriva con quella sua andatura aggraziata e felina: come farà a essere così leggero e letale, sebbene sia alto più di due metri?
Mi calco il cappello in testa mentre lo sbircio di sott’occhi.
Alberta, il capo dei guardiani a scuola, lo ferma per dirgli qualcosa.
Stanno ancora parlando quando Tasha si avvicina per salutarlo.
 
Gli mette una mano sul braccio e praticamente fa le fusa, mentre Alberta la guarda seccata e Dimitri resta impassibile.
Io digrigno i denti.
 
Una mano sul braccio richiama la mia attenzione.
Mi volto e vedo Lissa, che tiene la mano di Christian.
«Ehi! Pronta per andare a divertirci?»
Io borbotto qualcosa di poco educato.
Christian aggrotta la fronte.
«Cos’hai detto? Sei regredita al linguaggio animale?»
Lissa interviene prima che gli strappi via la faccia a morsi.
«Rose è di malumore per via di una lettera d’amore ricevuta»
Mi strizza l’occhio e io, in risposta, mi acciglio.
 
Non sono di malumore per via di Nate.
Anzi.
Nate mi ha sempre trattata come una regina.
Ci penso più che mai, ora che mi sento uno schifo.
Credo sia una reazione normale: la tua vita fa cagare e tu ripensi con nostalgia ai bei tempi, quelli che solo fino a ieri felicemente nemmeno ti ricordavi.
Ma ora che Dimitri è così lontano….mi sorprendo a fantasticare su Nate.
Dentro di me lo so che è una questione di rivincita, quanto mai stupida.
Ma…che volete?
Sono umana anche io, per certi versi.
 
Saliamo sull’aereo e Lissa e Christian si siedono vicini, mentre Tasha prende posto accanto a Dimitri.
Digrigno ancora i denti e penso che, se continuo così, a trent’anni porterò la dentiera.
Devo darmi una calmata.
 
Mi siedo accanto a Mason, un mio compagno di corso che ha una cotta per me.
Dovrei darmi da fare, in effetti.
Ci sono tanti ragazzi che vorrebbero uscire con me… potrei anche riprendere a far del buon vecchio flirt, che non uccide nessuno e di cui ero una specialista, prima di rammollirmi.
 
Il fatto è che mi sono innamorata di Dimitri non solo perché è un figo pazzesco, ma soprattutto per la persona che è: è serio, dedito alla sua missione, come io alla mia.
Lui capisce il mio attaccamento a Lissa e dice sempre che sono molto più matura dei ragazzi della mia età quanto a questo.
E io capisco la sua dedizione, perché è anche la mia.
 
Ah!
Basta, basta, basta pensare a Dimitri Belikov!
Dannazione!!
 
 

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Capitolo 4
*** Partenza ***


ATTENZIONE!!!!
Non so come mai, ma questo capitolo e il successivo sono invertiti!

Questo è il 5, non il 4!

Sono seduta sul letto e aspetto che Lissa ritorni in camera.
Ai piedi ho la mia sacca da viaggio, già pronta.
Mi sono fatta una doccia e struccata.
Indosso jeans e felpa e ho i capelli legati in una coda.
 
Scivolo nella sua mente, come ormai riesco a fare senza problemi.
 
 
«Basta, smettila, Christian! Sei incredibile…no, dai! Vado, o Rose si chiederà dove sono…»
Ma lui si sporge a baciarmi e io ricambio con tutto il cuore.
E sento la sua mano scivolare sotto il mio maglioncino e sfiorare la mia schiena.
Rabbrividisco di desiderio.
Lo amo.
Amo Christian con tutto il mio cuore…

 

 
Bleah.
Quanto amore.
Torno in me e sospiro.
Bè, almeno ha lui.
Non si accorgerà nemmeno se mi allontano per qualche giorno.
Ultimamente non sono solo la donna invisibile, ma anche l’amica invisibile.
 
 
Alla fine, Lissa rientra.
Un’occhiata alla mia faccia e mi è subito accanto.
«Rose! Che succede?»
Io sospiro e la invito a sedersi accanto a me.
«Liss, ascolta. Volevo dirti che…»
Esito.
Come glielo dico?
«Liss, mi serve una pausa»
Lei sgrana gli occhi.
«Da cosa?»
«Da… da tutto questo» mormoro.
Lei sgrana gli occhi.
So, sento che ha capito, ma prova a tergiversare.
«Bè, ma… ma siamo in vacanza! In fondo, qui non hai esercitazioni e…»
«Liss» la interrompo «Lo sai che non è vero! Non siamo mai liberi dalle regole dell’Accademia! E io…io ho bisogno di una pausa…»
«Da me?» mi chiede, triste.
Mi faccio forza per non cedere.
L’affetto e il senso di protezione che ho nei confronti di Lissa mi sommergono.
Non siamo mai state lontane, fin da quando facevamo l’asilo.
È una cosa senza precedenti, per noi.
«Non da te, stupida» le dico, affettuosamente.
La stringo in un abbraccio e proseguo:
«Liss, mi sento persa. Sono sicura di voler essere il tuo guardiano, ma… l’Accademia mi sta depersonalizzando. Non sono io questa persona in cui mi vogliono inquadrare»
Lei mi guarda sgranando gli occhi:
«Io non ti chiederei mai di essere diversa da quella che sei!»
«Lo so, Liss. Lo so. Ma, da qualunque punto di vista la guardiamo, deve prendere questo maledetto diploma e, per farlo, devo adeguarmi agli standard dell’Accademia. Devo solo…ricaricare le pile, prima di tornare»
Lissa ci pensa su.
«Quindi?»
«Voglio andare a Manhattan» dico, d’un fiato.
Lei sussulta.
«A Manhattan? Ma… non so se acconsentiranno a mandarci, anche se Dimitri viene con noi»
Chiudo gli occhi.
L’ultima cosa di cui ho bisogno.
«Voglio andare da sola, Liss»
 
Ecco, ora sì che l’ho ferita.
Sento lo shock attraversare il legame.
«Vuoi… andare senza di me?» ripete, come per assicurarsi di aver capito bene.
«Liss… non è per te» dico subito «Ma vorrebbe venire anche Christian e… più siamo e meno probabilità ci sono che ci diano il permesso»
 
Non l’ho convinta.
 
«Rose… te ne vuoi andare? Stai scappando?»
«Da te? Certo che no, sciocca. Davvero, Liss. Mi serve solo qualche giorno, per recuperare la calma»
«Ma non puoi farlo qui?»
«No, Liss. Qui non posso nemmeno bere un bicchiere di vino che vengo subito tacciata di essere un’irresponsabile» le racconto di stanotte, semplificando i fatti «Anche per me dovrebbe essere vacanza. Ho diciassette anni anche io, cazzo!»
 
Lei si morde un labbro, riflettendo sulle mie parole.
Io mi sento una merda.
Ho giocato sottilmente la carta del “possiamo fingere, ma sappiamo che io e te non siamo trattate allo stesso modo”.
Per la società Moroi, è ovvio: lei è una principessa reale e io solo un futuro (si spera) guardiano.
Per Lissa, per la nostra amicizia, è inaccettabile.
Lei non pensa di essere superiore a me.
 
E io le ho sottilmente ricordato ora che non godo della sua stessa libertà e non ho le possibilità che ha lei.
 
Lissa sospira.
«Rose… mi dispiace. È colpa mia?»
«Certo che no, Liss. È solo che…tu hai Christian qui. Io non posso nemmeno prendermi una sbronza con i miei amici senza venire rimproverata come se avessi 9 anni»
Le parole di Dimitri mi bruciano ancora.
Sono piccola e immatura?
La vedremo.
«Voglio sono andare a ubriacarmi di shopping» le spiego «Voglio andare dal parrucchiere, dall’estetista, a farmi un massaggio. Voglio sentimi di nuovo… bella. Femminile»
Lissa fa una faccia comica.
«Ma tu lo sei! Lo sai…vero?»
Scuoto il capo.
«Liss, passo le mie giornate a allenarmi in palestra. Quando sono vestita bene, ho addosso una tuta. Ho dimenticato cosa significa farsi una manicure, truccarsi… questa non sono io. Cioè…non sono del tutto io. Io sono Rose…ma sono anche Blair»
 
E Lissa sorride.
 
«Lo so. Sei la persona più modaiola del mondo. Ma guarda che torneremo a essere noi, quando usciremo dall’Accademia. Non ci sarà nessuno a dirci che è sconsiderato andare a fare shopping perché possiamo imbatterci in uno Strigoi!»
Io rido.
«Ma in attesa di questo felice momento… mi serve un’endovena di vanità»
Lei annuisce.
«Però mi mancherà non esserci….»
«Lo so, Liss… bè, avrai più tempo per amoreggiare con il tuo ragazzo, vedila così»
Lei mi dà una spintarella.
«Tanto sesso approfittando dell’assenza di quella rompi della mia migliore amica?»
Alzo gli occhi al cielo e lei ride ancora.
 
 
La mia partenza in realtà è un po’ complicata, ma per fortuna se la sbriga Lissa.
Non vorrebbero mandarmi, ma come fanno a dire di no?
Siamo in vacanza.
Mi manca il permesso scritto di mia madre, ma Lissa sistema le cose con Alberta dicendole che vado proprio da lei.
Dopotutto, le Feste si passano in famiglia (e lei sa usare la compulsione, per fortuna mia).
 
Al rifugio mi guardano tutti come se avessi due teste o stessi facendo capriole nuda per strada, ma pazienza.
Mason si lamenta per due ore di fila.
Eddie mi chiede dove vado, ma io confermo che vado da mia madre (ci vado, ci vado: Eleonore Waldorf. Che è sempre all’estero. Che peccato!).
E sento l’eccitazione e l’adrenalina crescere in me, almeno fino a quando sento un rapido bussare alla porta della stanza e vedo entrare Dimitri.
La mia espressione si raggela, mentre sento l’effetto che ha sempre su di me la sua presenza.
 
Mi irrigidisco.
Lui resta in silenzio un attimo e poi dice:
«Allora è vero»
«Cosa?»
«Lo sai. Che molli Lissa e te ne vai a fare una vacanza»
Lo dice come se stessi meditando di rapinare una banca e io mi infiammo subito.
«Siamo in vacanza. Lo sai cosa significa, vero? Che, per una volta, è vacanza  anche per me»
«Lo sai che nella vita, con il tuo lavoro, non esisteranno le vacanze?»
«E tu lo sai che ho 17 anni e vado ancora a scuola e sono in vacanza
Alzo la voce e lui scuote il capo.
«Rose…perchè?» chiede, piano.
E sotto lo sguardo di quegli occhi di velluto io mi sciolgo.
Ma tengo duro.
«Perché ho bisogno di una vacanza» dico.
Non dice niente, ma leggo la disapprovazione nei suoi occhi.
 
Che te ne frega, potreste chiedermi…
Me ne frega, eccome.
 
Non ci riesco.
«Ho bisogno di cambiare aria, Dimitri» ammetto, di getto.
«Stai scappando?»
Eccone un altro.
«No! Ma perché lo pensate tutti? Tu e Lissa, poi!»
«Perché siamo quelli che ti conoscono meglio e vediamo quanto è irrazionale e assurda questa decisione?»
Sbuffo.
«Non vedo dove sia l’irrazionalità» mi intestardisco «Siamo in vacanza. La vita in galera non è ancora iniziata. Quindi, mi godo le vacanze. Poi torno. Tutto qui»
 
Chissà se ci sarai ancora, quando tornerò.
O se sarai andato via. Con Tasha.
 
Il pensiero mi colpisce a tradimento.
Serro i denti.
«Pensi che abbandonerei Lissa? O che l’Accademia mi permetterebbe di allontanarmi, se fosse contro le regole?»
«Non stiamo parlando delle regole. Stiamo parlando di te»
Incrocio le braccia sul petto.
«Ok. Parla, allora»
Lui si passa una mano tra i capelli, come se fosse esasperato.
Però poi mi coglie di sorpresa.
«Rose, se… Rose, mi dispiace per quello che ho detto stanotte»
Inghiotto.
«Non sei un’irresponsabile. Non lo sei mai stata, con Lissa. Io lo so. Per questo non mi spiego questo tuo gesto. Perché te ne vai?»
Sembra davvero preoccupato.
Ma… ma perché?
Non so cosa dire.
E, come sempre, finisce che dico troppo:
«Dimitri io…non lo sopporto. Mi sento soffocare. Voglio andarmene»
Taccio, ma è chiaro che ho innescato una miccia.
I suoi occhi scuri si fissano su di me e sembrano leggermi dentro.
E… penso che capisca cosa intendo.
Ma la cosa terribile e dolorosa è che non mi dice nulla.
 
Se adesso mi chiedesse di rimanere, si infuriasse, mi minacciasse… resterei.
Perché so che ha capito che voglio andarmene da lui.
Ti prego, fermami – penso – Ti prego, fammi capire che hai bisogno che io resti.
 
Ma, invece, lui annuisce.
 
E, senza salutarmi, si gira ed esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
 

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Capitolo 5
*** Litigi ***


ATTENZIONE!!!!
Non so come possa essere successo, ma sto rileggendo ora la storia e mi sono accorta che questo, in realtà, è il capitolo 4!
E il precedente è il 5!

Al rifugio (e più che un rifugio questo sembra una villa megagalattica) divido la camera da letto con Lissa.
 
Abbiamo una stanza enorme, con un bagno privato gigante e un terrazzo spaziosissimo.
Mi butto sul letto vestita mentre Lissa ripone ordinatamente i suoi vestiti nell’armadio.
È sempre così precisa.
Quando ha finito mi lancia un’occhiata e, scuotendo il capo, apre anche la mia valigia.
 
Le sorrido con gratitudine.
«Se fosse per te» mi prende in giro dolcemente «Ripartiremmo e la tua valigia sarebbe ancora così»
Faccio una smorfia e sprofondo nei cuscini, chiudendo gli occhi.
«Rose?» mi chiama gentilmente Lissa, dopo un po’.
«Mmm?» mugugno.
«Stai ancora pensando a Nate?»
 
A Nate?
No, sto pensando a Dimitri, dannazione.
 
«Perché me lo chiedi?»
«Perché ultimamente sei di cattivo umore e incline alla solitudine, e proprio non è da te. Sei sempre stata un vulcano…»
Sbuffo.
«Sì, bè, tutti hanno qualche giornata no. Anche io, per quanto questo possa sembrare assurdo»
 
Non la guardo, ma sento il dispiacere per le mie parole caustiche attraverso il legame.
Sospiro.
«Scusa, Liss. È che sono di malumore. E io odio essere di malumore»
«È che lavori troppo» fa lei, comprensiva «Ti sei buttata anima e corpo negli allenamenti e non hai un momento per te. Non ti fa bene, Rose»
«Ma sì, Liss. È il mio dovere. Tu vieni prima» le dico con tono canzonatorio.
Ma non sto scherzando.
Infatti lei ribatte, seria:
«Non dire così. Sei la mia migliore amica»
«Scusa» mi mordo il labbro e mi sollevo a sedere «Sono una piattola, ma mi passerà»
«Una vacanza ci voleva proprio» annuisce lei.
Poi mi guarda di sottecchi, spostando i sottili capelli biondi dietro le spalle.
 
Lissa è tanto bionda ed eterea e magra quanto io sono mora e formosa.
Le ragazze Moroi assomigliano alle modelle umane, per costituzione.
La cosa folle è che, nel nostro mondo, le Dhampir piacciono da morire ai ragazzi Moroi, proprio per le loro curve.
Bha, il mondo è strano.
 
«Sputa il rospo, Liss» le dico.
Lei fa un’aria offesa.
«Non stavo pensando niente!»
«Bugia» sorrido «lo sai che lo so»
Tocca a lei sbuffare.
«Accidenti, questo legame uccide la mia privacy…E va bene. Stavo solo pensando che sarebbe ora di dare una possibilità a Mason, che ne dici?»
Io arriccio il naso.
«Perché?»
«Perché è pazzo di te»
«Non è una ragione sufficiente» ribatto, con tono altezzoso.
Lei fa una risatina.
«D’accordo. È carino, simpatico e molto corteggiato. E è pazzo di te»
Ghigno.
«Ok. Ma non so, Liss…»
«Oh, dai, Rose. Inizi a farmi paura. Tu che vivevi per flirtare e uscire con i ragazzi…»
«Ehi» faccio l’aria offesa «Non sono mica una ragazzaccia»
Lei mi fa una linguaccia.
«Sì, certo, come no. Sei sempre stata la ragazza più corteggiata che conosco»
«Frequenti solo me» scherzo, ma so che ha ragione «E comunque non ho perso lo smalto. Sono solo diventata più responsabile, ecco»
«Non sembri tu» borbotta «So che le mezze misure non ti appartengono, ma non puoi essere o tutta divertimento o tutta responsabilità»
 
Mi mordo il labbro, indecisa se confidarmi o no.
Potrei raccontarle di Dimitri.
Potrei… siamo sempre state le migliori amiche del mondo.
E magari questo peso enorme si alleggerirebbe.
 
Ma, prima che io mi decida, lei sorride.
«Così avremmo tutte e due qualcosa da raccontare all’altra»
Mi strizza l’occhio e il legame mi suggerisce l’ovvio.
Solo che mi scordo che non dovrei dirlo.
«Ah già. Il sesso con Christian»
 
Lei avvampa e io mi mordo la lingua.
«Lo…lo sai? Di già? Ma..ma…ma come? Non l’avrai … visto!» sbotta.
«No, no!» mi affretto a mentire «È solo che lo hai….hum…pensato…e allora io…»
 
Lei è cremisi e borbotta qualcosa di poco lusinghiero sui guardoni.
«Ehi» ribatto, offesa «Non è che io mi diverta, sai?»
 
Sapesse cosa vuol dire, vedere (anzi, sentire) che la tua migliore amica impazzisce di gioia e di amore mentre tu sei sola come un cane.
Ah, è una goduria.
 
Lei mi guarda, truce.
«Lo so che non lo fai apposta…ma come ti sentiresti se io ti spiassi mentre fai sesso?»
«Io non ti spio, Liss! Cioè…cavolo, mica l’ho fatto apposta! E sappi che sono di stomaco delicato!»
Mi dà una spinta, ma vedo che è divertita.
«Di stomaco delicato? Non è che il problema sarà che tu non  fai sesso?»
 
Faccio una linguaccia e alzo il naso per aria, offesa.
«Scostumata!»
Lei ridacchia.
«Eddai, Rose. Vedrai che lo troviamo uno che ti piace, se proprio non vuoi Mason»
Sorride, ma io sospiro.
 
Uno che mi piace già c’è.
È questo il problema.
 
 
 
Passiamo il pomeriggio sulle piste da sci: Lissa e Christian sciano vicini, limitandosi a qualche discesa divertente.
Io invece mi scateno.
Con un gruppo di compagni di corso, tra cui Mason e il suo migliore amico, Eddie, ci lanciamo in discese spericolate e salti arditi.
Sento scorrere l’adrenalina nelle vene man mano che aumentiamo il ritmo e ne sono felice.
Lo trovo catartico.
È come se l’azione, l’avventura, la libertà mi inebriassero.
Siamo fuori dall’Accademia.
Niente lezioni, niente compiti, niente esami.
Niente Dimitri nei paraggi.
 
Sento fare capolino in me la Rose che ero prima, quella sconsiderata e dedita ai divertimenti più folli.
Certo, conoscere Dimitri e lavorare con lui ha stemperato certi miei tratti estremi.
Sono diventata molto più assennata e responsabile.
Però so ancora divertirmi.
E lo riscopro con piacere.
 
Al termine dell’ennesima discesa mozzafiato, decidiamo di rientrare per cena e soprattutto di organizzare un dopocena speciale.
Rientriamo, chiassosi e ammassati, spintonandoci a vicenda.
Eddie mi tira per due volte i capelli, che ho raccolto in una coda di cavallo.
Quando mi passa davanti per evitare una sberla, io prendo la rincorsa e gli salto sulla schiena.
Lui ride e di piega in avanti, tentando di sbilanciarmi, ma io gli serro le braccia al collo.
Mason mi tira giù a forza e mi solleva sulla sua spalla.
Io mi divincolo e contorco, ma lui ha dei muscoli di acciaio: mi acchiappa al volo e mi solleva di nuovo tra le braccia.
«Il vostro servitore vi porta di sopra tra le sue braccia, mia signora»
«Mase» rido «Mettimi giù!»
 
Stiamo gridando scherzosamente, quando lui apre la porta del rifugio con una spallata e me sempre in braccio.
E poi sentiamo una voce profonda che mi fa venire i brividi.
«Ragazzi»
Mason assume subito un’aria compassata.
«Guardiano Belikov»
Si ferma in piedi e io alzo una mano per scostarmi un ciuffo di capelli dalla fronte, mentre sbircio l’alta figura di Dimitri che incombe su di noi.
Ha le labbra serrate, segno che è seccato.
Punto i suoi occhi scuri su di me e scandisce:
«Mettila giù»
Mason mi depone a terra e io, stupidamente, arrossisco.
«Anche se non siamo all’Accademia» prosegue Dimitri, implacabile «Siete tenuti a comportarvi in modo corretto e a rispettare le regole. Il che significa niente zuffe in corridoio, o da altre parti»
«Non ci stavamo azzuffando, guardiano Belikov» gli sorride Eddie «Volevamo aiutare Rose, dopo che abbiamo sciato tutto il pomeriggio. Per cavalleria»
Alza un sopracciglio con fare complice, per indicargli che è uno scherzo innocuo, ma Dimitri resta impassibile.
«Se Rose non regge un pomeriggio sugli sci, mi pare improbabile che possa arrivare il diploma»
«Ehi» mi intrometto, arrabbiata per quella risposta ingenerosa.
Sono brava.
E lui lo sa, dannazione.
«Per prima cosa, io sono qui. Per seconda cosa, non sono una principessa viziata e so camminare. Semmai sono loro due ad essere due stupidi. Per terza cosa, certo che ci arrivo al diploma»
Eddie e Mason hanno il buon gusto di arrossire.
Ma Dimitri resta impassibile.
«Bene. Allora cammina da sola»
 
Se ne va senza guardarsi indietro.
Sento la rabbia ribollire.
Una figura da stupida con lui mi brucia più di qualsiasi altra cosa.
 
Mason mi sfiora il braccio, ma io non lo guardo nemmeno in faccia.
Ah sì, eh?
Bene.
«Vado a cambiarmi per cena» sbotto.
E sparisco per le scale.
 
 
In camera butto all’aria l’armadio che Lissa ha ordinato con pazienza e fisso con rabbia i pochi vestiti che mi sono rimasti.
Da quando siamo tornate all’Accademia lo shopping è un miraggio.
D’altronde, io passo il tempo in tuta da ginnastica e magliette termiche o felpe, visto che non faccio che allenarmi.
Non ho più occasioni di fare vita sociale.
E con i miei compagni di corso non è che ne valga poi la pena: siamo abituati a vederci pieni di lividi, stanchi morti, sudati fradici.
Però…
Però.
 
Però io non sono questa.
O almeno, non sono solo questa.
Io amo i bei vestiti, le feste, il divertimento che amano tutte le ragazze che come me hanno 17 anni.
 
E ancora, nel giro di pochi giorni, mi scopro a ripensare al periodo newyorkese con nostalgia.
Mi rivedo camminare per le strade di Manhattan vestita con capi di alta sartoria: scarpe con il tacco, borse griffatissime, capelli acconciati alla perfezione.
E mi sorprendo per la fitta di nostalgia quasi dolorosa che provo.
 
Sospiro.
Chi voglio prendere in giro?
Io non sono quella ragazza.
Io sarò un guardiano e un guardiano non ha tempo di preoccuparsi del suo aspetto.
È meglio che si preoccupi di tenere in vita il suo Moroi e di vedere di non restare ucciso lui stesso.
 
Metto a tacere con testardaggine la vocina che nella mia testa grida che ho solo 17 anni e mi merito un po’ di relax e di stravaganze e cerco nell’armadio la mia minigonna di jeans.
 
 
A cena sono briosa e allegra e sto ben attenta a bere abbastanza da allontanare pensieri inopportuni su un certo guardiano di mia conoscenza.
Del resto devo approfittare dell’occasione, perché Lissa è a una cena di reali e, se lei è nei paraggi, io non sono capace di distrarmi o lasciarmi andare.
Quindi bevo parecchio, insieme agli altri, anche se resto abbastanza vigile e comunque consapevole della mano di Mason che puntualmente scivola sulla mia gamba.
«No, Mase» dico, secca, per la terza volta «Dai, smettila»
Lui fa il broncio, finché Eddie non gli riempie nuovamente il bicchiere.
 
A tarda sera siamo abbastanza sbronzi da decidere di uscire per vedere l’alba.
La giornata dei Moroi è invertita rispetto a quella degli umani: loro soffrono la luce del giorno, quindi dormono durante le ore diurne e vanno in giro in quelle notturne.
Magari chi vive tra gli umani non lo fa, ma all’Accademia seguiamo questo trend.
Quindi, per noi è notte e nel mondo sta sorgendo il sole.
 
E l’alba tra le montagne è qualcosa di spettacolare.
Usciamo nella luce rosata che si sta diffondendo, mentre l’aria gelida mi snebbia la mente.
Siamo tutti abbracciati e barcollanti e ci sediamo sulle sdraio antistanti l’ingresso del rifugio.
Io sono tra Eddie e Mason.
Mi stringo le braccia al corpo perché si congela, ma rifiuto di farmi toccare da loro.
Non voglio che Mase si faccia strane idee.
Entrambi siamo bravi a flirtare e ci divertiamo parecchio, ma temo che lui non stia scherzando, con me.
 
La quiete del momento è rovinata da Ryan Aylesworth, che inizia a lanciare palle di neve a tradimento.
Tempo due secondi e scoppia una guerra feroce, in cui ci inzuppiamo completamente.
Ci saltiamo addosso a vicenda e rotoliamo nella neve, così che, quando siamo costretti dal freddo a fermarci, siamo fradici e malconci.
E in più siamo ancora parecchio allegri.
 
Rientriamo di corsa nel rifugio e incrociamo un gruppetto di guardiani che escono per il loro turno di guardia e, tra loro, riconosco subito la sagoma imponente di Dimitri.
E, grazie alla mia buona stella, non mi lascio sfuggire l’occasione.
Fingo di non vederlo ma, mentre marcio impettita nell’atrio, inciampo in un tappeto e cado di schianto a terra.
 
Impreco mentalmente mentre sento Eddie sghignazzare senza ritegno.
Poi, due mani forti e calde mi sollevano di peso.
Mi trovo improvvisamente in piedi di fronte a Dimitri e arrossisco sotto il suo sguardo penetrante.
Le risate si spengono e lui manda tutti nelle camere, poi dice ai colleghi di non aspettarlo.
 
So cosa significa.
Lavata di testa in arrivo.
 
Evito di proposito il suo sguardo, ma lui prolunga il silenzio tra noi.
Quando non ne posso più accenno un’occhiata veloce e lo vedo fissarmi serio.
 
È una pugnalata.
Di solito quando è con me è professionale ma anche amichevole: non ha ancora perso del tutto la sua aria burbera, però io lo diverto e insieme lo esaspero… credo che a volte faccia fatica a mantenersi serio con me attorno.
 
Chiaramente, però, oggi no.
 
Mi faccio coraggio e alzo la testa.
Lui mi guarda e poi scuote il capo.
«Cosa stai combinando, Rose?»
«Niente» dico, aggressiva «Ho giocato a palle di neve. È un reato?»
Lui sospira.
«Non è per le palle di neve, e lo sai. Guardati. Sei ridotta da far spavento. E lo sai che non è permesso bere»
Mi acciglio ancor di più.
«Ehi,compagno» lo sfotto, perché so che gli dà fastidio (ve l’ho detto che Dimitri viene dalla Russia? Bè, viene dalla Russia) «Non è mica un crimine di guerra. Non sono in servizio. Solo un bicchiere con gli amici, tutto qui»
«Non chiamarmi compagno. E non dire assurdità: quante volte devo dirti che nella vita, con il lavoro che facciamo, non esistono momenti di pausa? Non sai quando si presenterà il pericolo, quindi devi essere sempre vigile. Uno sbaglio, ed è la fine»
Sbuffo, forte.
 
È infantile, lo so.
L’ho fatto perché so che gli dà fastidio.
Io so che ha ragione.
Lo so.
Ma non mi trattengo.
Tutta la tensione in me esplode nei miei caustici commenti.
«Bè, compagno» scandisco «Non tutti sono soli come te, che non hai un amico al mondo. Io ho degli amici e credo che sia giusto passare del tempo anche con loro. Diventare una guardiana non significa per me diventare una misogina. Impara a rilassarti. E beviti un bicchiere anche tu, magari»
Scuote il capo.
Dannazione.
Odio quando non reagisce.
Solo che di solito affronta tutto con una calma zen.
Ma, sotto sotto, è passionale quanto me.
Solo che si controlla benissimo.
 
«Io ho scelto un altro stile di vita. Pensavo fossi più matura, ma evidentemente mi sbagliavo»
Io sgrano gli occhi e lui sa di aver messo un punto a segno.
«Non è che divertirsi una volta fa di me un’irresponsabile!» alzo la voce «Porca miseria, datti una regolata! Se non sono ingessata come te è perché ho 17 anni, sono giovane, e penso che… »
«Sei troppo immatura, Rose»
 
Ahi.
Questo è un colpo basso.
 
Ma, malgrado io resti di sasso, lui prosegue, implacabile.
«Non fai che confermare il fatto che sei una bambina. Guardati. Sei scarmigliata, sfatta. Malgrado tutti i passi avanti che credevo avessi fatto…»
Mi si riempiono gli occhi di lacrime.
È questo che pensa di me?
Mi mordo un labbro, furiosa, e sbotto:
«Oh, ecco perché ti piace tanto Tasha. È abbastanza vecchia da essere matura. Bè, spero sarete felici. Anzi, sono sicura che lo sarete, visto che lei intende pagarti in natura per i tuoi servizi…»
Lui sgrana gli occhi.
«Cosa stai dicendo?»
«Che lo so, Dimitri»
Sostengo il suo sguardo e mi sento svuotare.
Malgrado tutto, spero che ora mi dica che me lo sono immaginato, che sono pazza, che non mi lascerebbe mai.
«Che Tasha Ozera ti ha proposto di diventare il suo guardiano»
«Chi te lo ha detto?»
Sembra scioccato.
Scrollo le spalle.
Non ammetterò certo che me lo ha detto mia madre.
«Ho le mie fonti» minimizzo.
Lui esita.
 
Ti prego, Dimitri, ti prego.
 
«Pensavo che ci tenessi, a Lissa» dico, graffiante.
Pensavo che ci tenessi, a me.
Lui sembra accusare il colpo.
«Lo sai che ci tengo. Proteggere la principessa Dragomir è un onore…»
 
E io?
 
Il mio cuore sanguina.
Aspetto, ma lui non aggiunge niente.
Combatto contro la voglia di urlare, spaccare tutto a calci, mettermi a piangere.
«Bene, allora, compagno. Lo so quanto ti piacciono le donne che non hanno la tua età»
So che non dovrei provocarlo così.
Non è giusto, è un uomo con una grande moralità e un forte senso di responsabilità.
Ma sto talmente male che non mi importa.
Voglio ferirlo.
Voglio farlo soffrire.
Voglio che soffra quanto soffro io ora.
Lui digrigna i denti e, all’improvviso, mi afferra il braccio.
«Non posso che pentirmene. Ogni giorno, con ogni sciocchezza che dici, dimostri quanto sei piccola»
 
Io annaspo.
Vedo i suoi occhi dilatarsi appena e lui mordersi il labbro, come se si fosse subito reso conto della durezza delle sue parole.
«Rose…»
 
Ma io mi divincolo dalla sua presa e mi allontano.
«Benissimo. Allora non farti vedere in giro con me, che sono piccola e in disordine. Non vorrei rovinarti l’immagine»
Lui fa un passo verso di me ma io gli giro le spalle e scappo per le scale.
Una parte di me spera che mi segua, ma ovviamente lui non lo fa.
Apro piano la porta della stanza, ma Lissa non c’è.
Distrattamente esploro il legame e scopro che è con Christian.
Bene, almeno una di noi è felice.
 
Entro e accendo tutte le luci.
Vago per la stanza ma, quando entro in bagno, resto di sasso.
Mi fisso allo specchio e vedo una ragazza spettinata, scarmigliata, con il trucco sbavato e i vestiti stazzonati.
Sono un mostro.
 
E qualcosa dentro di me insorge.
Io non sono questa.
All’improvviso ho bisogno di sapere che in me c’è anche altro, non solo il guardiano letale e impassibile che sarò in futuro (a parte il fatto che non mi ci vedo proprio a diventare impassibile. Letale sì, ma il resto… vabbè, Lissa non ci farà caso), ma anche la Rose di 17 anni che sa vestirsi bene, ha una vita e non è solo il riflesso ombra di qualcun altro.
È un pensiero ingeneroso nei confronti di Lissa, ne sono consapevole.
Ma, improvvisamente, sono schiacciata dalla consapevolezza che lei è libera di decidere del proprio futuro, mentre io non lo sono.
Se andrò all’università, sarà perché lei ci va.
Se vivrò in una grande città o a corte, sarà perché lei lo ha deciso.
Come suo guardiano, dovrò starle accanto sempre.
Fare quello che lei farà.
 
Fa parte del gioco, lo so.
Ma, tutto a un tratto, è intollerabile.
 
Sento ancora quella nostalgia lancinante per la me che sono sempre stata, la Rose libera, sfrontata, sicura di sé.
Femminile, desiderabile.
Dimitri mi ha fatta sentire orrenda.
 
Mi serve una pausa, lo capisco all’imrpovviso.
Una pausa da lui, e anche da Lissa.

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Capitolo 6
*** Psicologia da due soldi ***


La Grand Central di New York.
 
Sono in piedi nell’atrio e con la mano stringo il bavero del cappotto, per ripararmi dal gelo.
Sono stanca, ho addosso quel senso di sporcizia che ti lasciano i viaggi in treno, e trascino svogliata la mia borsa.
È leggera, non mi servivano troppe cose.
Qui, Lissa paga ancora l’affitto del loft dove vivevamo.
 
E non dite che è esoso: lei ha soldi a palate.
 
Prendo un taxi e do l’indirizzo: mentre l’auto si avvia, io sprofondo nel sedile e lascio che i miei occhi si riempiano di immagini conosciute, familiari.
La mia mente però è distante.
È con Dimitri, sempre con Dimitri.
Al rifugio.
Dopo che è uscito da camera mia, non si è più fatto vedere.
Non è neppure venuto a salutarmi.
Ho la sensazione che il mio cuore si sia spezzato.
Tornerò all’Accademia tra una settimana ma…non sarò più io.
Senza Dimitri, la parte di me che stavo scoprendo si è congelata.
È come se sentissi che in me c’è una Rose che solo lui sa tirare fuori.
 
Pazienza.
Vorrà dire che il resto del mondo si terrà la Rose smargiassa e manesca.
 
 
Sospiro, prendo di tasca l’iPhone (all’Accademia non abbiamo il permesso di usare i cellulari, quindi è rimasto spento per mesi), lo accendo e, appena si connette, digito un sms per Nate:
 
Sono tornata. Ci vediamo?
 
Basta Dimitri.
Sono venuta qui per riprendermi i miei spazi.
Lui è andato avanti, con Tasha.
Devo farlo anch’io.
 
 
*
 
Quando il taxi mi lascia davanti al palazzo e io varco l’ingresso, il portiere si avvicina stizzito.
«Sì?» dice freddamente «Desidera?»
Io alzo gli occhi su di lui.
«Salve, Vanya» dico, pacata.
Lui annaspa.
«Miss… miss Waldorf?» sembra attonito «Non…non l’avevo riconosciuta… scusi, signorina…»
Annuisco brevemente.
Ecco la conferma che sono quanto mai lontana dalla ragazza che lui era abituato a vedere.
Salgo nell’attico e – dopo aver sconvolto anche Dorota, la fedele Dorota – mi rifugio in camera mia.
 
La mia ex camera, a dirla tutta.
 
Accendo la luce e resto sulla soglia, come se sentissi di non appartenere più a quegli spazi.
Mi guardo attorno con curiosità, come se stessi osservando la vita di un’altra persona.
 
In realtà… è una sensazione stranissima.
 
Questa ragazza sono io.
Sono io, con un nome diverso.
Ma… mi sento come se prendere un nome diverso mi avesse resa capace di creare una persona nuova, dal nulla.
Questa persona, questa ragazza… ha il mio viso, i miei occhi, i miei capelli.
Il mio sorriso, il mio corpo.
 
Ma è un’altra, un’altra da me.
Senza pensieri, senza responsabilità.
 
Guardo pigramente le foto di lei (di me) alle pareti e rifletto su come ho voluto che Blair fosse tutto quello che Rose non è e non potrà mai essere.
Modaiola, viziata: una principessina di Manhattan.
Io, che sono fatta di ferro, anche dentro.
Amo i miei amici, farei di tutto per loro… ma non indulgo in gesti affettuosi o che.
Sono sempre sarcastica, autoritaria… mi piace che le cose siano fatte a modo mio.
Mi piace tenere banco e mi piace che le persone seguano il mio ritmo.
Tutte, tranne Lissa, ovviamente.
 
E tranne Dimitri, ma perché lui corre e splende a una velocità molto più forte della mia.
 
Assorta, mi tolgo i vestiti e li lascio cadere sul pavimento.
Avevo dimenticato quanto lussuoso fosse questo appartamento.
Il letto a due piazze, enorme e morbidissimo.
Le coperte chiare, di seta e pizzi.
Così femminili.
Così tanto da Blair, e per nulla da Rose.
Rose dorme in una stanza singola all’Accademia (le novizie sono molte meno dei novizi, e questo mi dà il vantaggio di avere una stanza singola) austera, spoglia.
Un bagno comune.
Una coperta scozzese.
Niente fronzoli, niente lussi.
Qui ho un bagno privato, una cabina armadio, una scrivania in mogano con sopra un Mac di ultima generazione, un televisore al plasma, una cassettiera con sopra uno specchio enorme.
Una cassaforte con i gioielli dentro.
 
Sono quasi sopraffatta.
Scalcio via le scarpe e entro nel bagno.
Marmo candido fino al soffitto; una vasca incassata nel pavimento.
La adoravo.
Faccio scorrere l’acqua e, dopo poco, sono immersa nella schiuma candida mentre continuo a riflettere.
 
Potrei essere un caso clinico.
 
Voglio essere Blair.
Voglio essere questa ragazza viziata e ricca che non ha un problema al mondo.
Ma io sono lei.
È l’identità che ho assunto.
Io sono Rose. E anche Blair.
 
Lissa rideva di me quando ci siamo trasferite qui e diceva che avevo scisso la mia personalità concentrando in Rose tutto il senso del dovere, della responsabilità, oltre alla guerriera letale; mentre in Blair avevo relegato la dolcezza, la vanità, la mollezza.
Ma non è così.
Ci rifletto su e penso che piuttosto ho reso Blair un’amplificazione dei miei desideri più nascosti, quelli che non confesso nemmeno a me stessa.
Quelli in cui è pericoloso indulgere, perché tanto non potrò mai realizzare.
Io non sarò mai così.
Io sarò il guardiano di Lissa: questo è lo scopo della mia vita.
 
Lo voglio fare davvero?
– mi rispondo senza incertezze.
 
E allora, pazienza se dovrò rinunciare a qualcos’altro.
Ogni decisione porta con sé dei lati negativi.
Non potrò andare all’Università che avrei voluto frequentare, o decidere io dove vivere.
Andrò con Lissa.
Però la proteggerò, e questo è quello che voglio.
Quindi ok.
 
Sospiro.
È una vita di solitudine.
Ma lo sapevo.
Almeno, io sarò con la mia migliore amica e non con un Moroi sconosciuto che potrebbe anche non trovarmi simpatica.
Rifletto amaramente che, dato il mio caratteraccio, sarebbe anche  probabile.
Alcuni Moroi nemmeno parlano ai loro guardiani: li considerano ombre, che fanno solo il loro dovere.
Io, con Lissa, sono privilegiata.
E lo so.
 
Mi basterà, quando Dimitri non sarà più con me?
 
Il pensiero mi coglie a tradimento e mi strappa un brivido.
Di nuovo, vengo assalita dall’ansia al pensiero di Dimitri e Tasha insieme.
Dimiti. Dimitri. Dimitri.
Maledetta Tasha.
 
Per scacciare questa immagini indesiderate, mi scopro a fantasticare su me e Dimitri.
Su Blair e Dimitri.
Lei avrebbe saputo legarlo a sé?
Cioè… io lo avrei legato a me, se fossi stata più Blair e meno Rose?
È improbabile, forse… Dimitri è comunque troppo coscienzioso.
Avrebbe scelto comunque il dovere.
 
Mi sento morire.
Non vorrei mai scegliere tra lui e Lissa, ma il mio cervello rifiuta l’idea che non si possa trovare una soluzione.
 
E poi… e poi lui non mi ha mai vista così.
Lui conosce Rose, testarda, fiera, battagliera… sempre vestita con la tuta, sempre ammaccata e piena di graffi per i combattimenti in palestra, mai truccata…
 
Mi alzo e prendo un morbido telo di spugna.
Mi affaccio sulla porta del bagno, gocciolando a terra.
 
Me lo immagino qui, nella mia stanza.
Su questo letto enorme.
Persi nella morbidezza delle coltri, con il suo fisico muscoloso e possente su di me.
E io vestita della migliore lingerie di seta, con i capelli arricciati, la pelle morbida e curata.
 
E sento una fitta di desiderio.
Per la me che potrei essere.
 
Ripenso a quello che ho detto a Lissa.
Non ho bisogno di fare shopping.
Ho bisogno di sapere che io posso ancora essere una ragazza bella e desiderabile.
Ho bisogno di frivolezza, per dimenticare che nella mia vita non ne avrò.
Non è indispensabile, certo.
Ma… non potrò averla e questo, irrazionalmente, testardamente, me la fa agognare.
Lissa sì che potrà concedersi pomeriggi al salone di bellezza o nei negozi.
Io sarò quella che la accompagna.
E basta.
 
Mi siedo alla specchiera e mi spazzolo i capelli.
Li raccolgo in una coda alta, poi faccio una treccia.
Osservo le punte sfibrate, la mia pelle secca.
Serro le labbra.
 
Poi mi guardo negli occhi, allo specchio, e vedo riaffacciarsi Rose.
 
Avrei bisogno dello psicologo – mi dico da sola, ad alta voce – parlo di me come se io fossi due persone. Esisterà la sindrome del dottor Jakyll e mister Hide? Merda.  Finirà che impazzirò e finirò rinchiusa, se non mi do una calmata…
 
Scrollo le spalle e mi preparo per uscire.
 

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Capitolo 7
*** Manhattan ***


Il bello di questa città è che è una droga.
 
Vengo subito risucchiata nel vortice di frenesia, glamour e lusso che caratterizza Manhattan.
Anzi, di più.
Ci affogo, volontariamente.
Mi abbandono alle cure di bellezza, allo shopping, alle vanità più effimere.
Ammetto senza remore che i miei conti vanno a Lissa.
Siamo sempre state molto generose l’una con l’altra e questa cosa non mi crea imbarazzo: io la ricambio come posso.
Scaccio in fondo alla mente il pensiero malevolo che le sto dando la mia vita, quindi lei può tranquillamente comprarmi quegli stivali color cioccolato da Chanel.
 
Scaccio il pensiero, ma entro a prendermi gli stivali.
 
E poi c’è Nate.
Nate che è rientrato nella mia vita senza una parola di biasimo per la mia sparizione improvvisa.
Che ha accettato la mia confusa e vaga spiegazione sul fatto che ce ne eravamo andate per via di una crisi esistenziale di Serena.
Mentre glielo dicevo mi sarei risa in faccia da sola, ma lui non ha fatto una piega, solo commentato:
«Oh sì. Spero solo non si deprima come quell’amica di mia madre che sta su a forza di pillole e coca»
Sono rimasta di sasso.
Ah, la dorata vita di NYC.
 
Ma con Nate andiamo a mille.
Tutte cene, party, brunch, super feste esclusive del suo ambiente.
Che è anche il mio ambiente.
A volte mi verrebbe da ridere come una matta mentre siamo a qualche prestigioso gala o a qualche esclusivissima festa VIP, immaginandomi la scena di me che salgo su una sedia e grido a tutti che non sono ricca, non sono di Manhattan e non sono Blair Waldorf.
Poi torno in me, mi godo il momento e penso che, in ogni caso, quello che questa gente non mi perdonerebbe mai e poi mai è il non vivere nell’Upper East Side.
 
Alla prima teatrale della stagione, abbracciata a Nate, cerco di arginare la curiosità molesta e insistente del suo migliore amico, Chuck Bass.
«Quindi Serena è ricoverata in una struttura psichiatrica» gongola lui, mentre con la mano tocca il sedere di una ragazza altissima che sembra una modella.
«Chuck» sbotto, esasperata, alzando gli occhi al cielo «Che diavolo, smetti di esagerare e distorcere ogni cosa che dico! Ho detto che Serena si è presa una vacanza, tutto qui. Non è esaurita, depressa e tantomeno incinta, prima che tu ti faccia anche questo viaggio mentale»
I suoi occhi scintillano.
«Oh. Peccato» mormora, prima di rivolgere le sue attenzioni alla ragazza.
Nate riempie il mio flûte di champagne, scuotendo il capo.
«Ignoralo» mormora al mio orecchio «Sai com’è fatto Chuck»
Già. Lo so.
E comunque, è quasi agghiacciante vedere come certe cose si ripetano sempre.
Quando Dimitri ha riacciuffato me e Lissa e ci ha riportate all’Accademia, ricordo che la tesi dominante dei nostri compagni di scuola era una fuga a causa di una gravidanza, a turno mia o di Lissa.
Tutto il mondo è paese, a quanto pare.
 
A fine serata, sono decisamente brilla.
Dello spettacolo ho visto poco o niente, impegnata com’ero a darmi da fare con Nate.
Malgrado ciò, applaudo entusiasta quando il sipario si chiude e poi afferro la sua mano.
«Finalmente» mormoro «Ora possiamo stare un po’ soli»
Nate ride.
«Piccola, ma noi stiamo quasi sempre soli»
Vero.
Nate esaudisce ogni mio capriccio e in questo giorni non ci separiamo praticamente mai.
Ne ho bisogno.
È così dolce, affettuoso, premuroso.
Mi fa sentire importante, indispensabile.
So che sono il centro del suo mondo e lui è un balsamo per il mio spirito afflitto.
Mi drogo di vanità e di Nate fino a quando sento ovattato il dolore per la perdita di Dimitri.
 
Solo due volte sono scivolata nella mente di Lissa, per controllare che stesse bene: era al rifugio, con Christian. Ho intravisto anche Tasha con loro, allegra e spensierata.
Ho chiuso subito la mente, cercando di non pensare al motivo per cui è così allegra e ho preso una sbronza da paura all’inaugurazione di una galleria d’arte.
‘Fanculo.
 
Torniamo a casa e in ascensore Nate mi prende in braccio visto che quasi mi addormento in piedi. Entriamo in casa e lui saluta Dorota mentre mi porta in camera.
Mi sfila le scarpe con il tacco e mi slaccia con destrezza la zip del vestito, che io mi scrollo di dosso restando in sottoveste di raso.
Stesa a letto, lo osservo togliersi la giacca e la cravatta.
«Vieni qui» mormoro, facendogli cenno di avvicinarsi.
Lui sorride e, quando allungo una mano per sbottonargli la camicia mi lascia fare.
Mi concentro sui bottoni e osservo la sua palle dorata far capolino dal tessuto, i pettorali e gli addominali definiti.
È molto bello.
Certo, non è bello né muscoloso quanto Dimitri…
 
Vaffanculo, Rose.
 
Mi mordo un labbro e mi inginocchio sul letto.
«Nate» bisbiglio «A proposito del sesso…»
Non termino la frase e lui dice:
«Sì, lo so piccola. Non preoccuparti. Quando sarai pronta io ci sarò»
Perché è sempre così dolce e paziente?
Accidenti.
Ripenso a me tra le braccia di Dimitri: quanta dolcezza e insieme quanto desiderio ho percepito quella notte in lui.
Non avrebbe aspettato, ma non avrebbe affrettato le cose e, per quello che ho sperimentato, sarebbe stato davvero indimenticabile.
Tento di arginare quei paragoni impropri e di concentrarmi sul presente.
«Sì, ma forse…» dico.
«Forse?»
«Forse sono pronta e tu dovresti…»
 
Dovresti sbattermi sul letto Nate.
Forza, dai.
 
Ma lui scuote il capo.
«Sei ubriaca, piccola. Dormi. Ne riparliamo domani»
Crollo sui cuscini e mi sforzo di non maledire lui, me e questa situazione incasinatissima ad alta voce.
Non è colpa sua, dopotutto.
E non è giusto che io lo trasformi in una valvola di sfogo.
 
Come del resto sto già facendo.
 
Mi addormento cercando di tacitare la mia coscienza inopportuna.
Mi sveglio parecchie ore dopo, con la testa che pulsa leggermente e il corpo caldo di Nate incollato sul mio.
Cerco di spostare il braccio che mi avvolge i fianchi, ma così facendo lo sveglio.
«Mmmm» mugugna, sprofondando sotto i cuscini.
«Nate, suona per Dorota»
Ma lui mugugna ancora, finchè non gli strappo via il cuscino da sopra la faccia.
«Blair…»
«Colazione!» grido «Ho fame!»
Allunga il braccio e suona il campanello a tentoni e poi ripiomba in un sonno comatoso.
Io sbuffo, infastidita, e chiudo gli occhi.
Lo so cosa sto per fare.
 
Scivolo nella mente di Lissa con facilità: per noi è giorno pieno quindi in teoria lei dovrebbe dormire, perché i Moroi invertono giorno e notte a causa del fastidio che la luce del sole arreca loro.
Ma sono in vacanza, e di notte si balla e si va alle feste.
Infatti, Lissa è sveglia.
Vedo attraverso i suoi occhi una sala gremita, con persone che parlano, giocano a biliardo, bevono.
Sembra una riunione tranquilla e dimessa rispetto allo sfarzo in cui sono immersa io.
Lissa sta parlando con Christian e Tasha.
«…Secondo me sarà una fantastica sorpresa!»
Christian grugnisce.
«Ma se Rose vuole stare per conto suo, non possiamo lasciarla in pace?»
 
Cosa? Oh no!
 
«Guastafeste!» lo riprende intanto Tasha «Io non ho mai visto Manhattan! Non vedo l’ora!»
Gemo ancora, ovviamente senza che Lissa possa sentirmi.
Lei, però, si sta già preoccupando.
«Dici che sono egoista a volerle togliere i suoi ultimi giorni di vacanza? Ma…non è che se arriviamo noi lei non si diverte più: possiamo divertirci tutti insieme!»
Christian esita un attimo, come se volesse formulare una frase nel modo più gentile possibile.
«La tua presenza non le dà certo fastidio, dico solo che capisco la sua voglia di staccare un po’…Magari aveva solo la luna di traverso e non voleva rovinare a te le vacanze»
 
Bravo Christian.
 
Ma Lissa ci rimugina su e Tasha non aiuta, visto che è lì a berciare di come è contenta di questo viaggio fuori programma.
 
Oh, Lissa, ma perché?
 
E il peggio deve ancora arrivare.
Improvvisamente, vedo attraverso gli occhi di Lissa che Tasha si apre in un immenso sorriso e, due secondi dopo, appare Dimitri.
Il mio cuore sussulta mentre mi disseto contemplandolo.
«Ehi» gli dice Tasha, allungando una mano sul suo braccio «Che ne pensi di New York? Elettrizzante eh?»
 
Come osa toccarlo?
 
Sono talmente incazzata che mi perdo un pezzo della risposta di lui.
«…Completamente irresponsabile da parte di Rose»
 
Ecco, ti pareva.
 
«Mai dai!» trilla Tasha «È una ragazzina! È normale che voglia divertirsi!»
 
Una ragazzina?
 
«Non conta, Tasha» ribatte lui «Rose sarà un grande guardiano. Ma deve imparare a tenere sotto controllo il suo caratteraccio»
Lissa si illumina.
«Sì, lei è la migliore! Sono felice di sapere che lo pensi anche tu!»
Dimitri le sorride e il mio cuore quasi perde un battito nel vedere il suo viso distendersi.
«Ma certo, principessa. Però è stata molto irresponsabile e…»
«Dimitri, sei molto duro con lei…» Lissa argomenta, ma lui la ferma.
«Lissa, un guardiano non conosce momenti di pausa. E non so perché Rose faccia finta di non saperlo»
«Sei arrabbiato perché se ne è andata?» chiede la mia migliore amica.
«Ma figurati!» ridacchia Tasha.
Ma vedo Dimitri distogliere gli occhi da Lissa.
 
È arrabbiato? Perché non ci sono io?
 
«Suvvia, quanto sei severo!» prosegue Tasha «Insomma, Dimitri, devi rilassarti….dopotutto questa cosa dell’insegnamento non durerà…»
«Questa  cosa?» Lissa aggrotta la fronte, ma Dimitri cambia velocemente argomento.
«Comunque non penso sia una buona idea andare…»
«Oh, ti prego!»
Qualunque altro pensiero che non sia raggiungermi sfugge dalla mente di Lissa, immediatamente.
«Oh, dai, Dimka» lo blandisce Tasha «Andiamo a divertirci…»   
 
Lo dice in un tono sornione che mi dà il voltastomaco e anche Christian getta un’occhiata perplessa a sua zia.
Meno male.
Non sarò solo io a vedere i suoi attacchi da gattamorta?
 
Dimitri chiaramente disapprova, ma Lissa si impunta e dice che lei parte, per cui lui non ha altra scelta che acconsentire.
È ancora il suo guardiano.
Christian gli dà una pacca sulla spalla, sospirando come a sottintendere che anche lui è una vittima.
Tasha grida di giubilo dicendo che lei ignora i vezzi delle ragazze newyorkesi.
«Bè, chi meglio di me e Rose può aiutarti?» sorride Lissa.
 
Scivolo via dalla sua mente.
Aiutarla?
Sicuro.
Vieni, Tasha.
Vedrai cosa ne farà di te Blair Waldorf.
 
 

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Capitolo 8
*** Non abbiamo più l'età per le sorprese ***


Grazie al legame, conosco esattamente gli spostamenti di Lissa, Christian, Dimitri e Tasha.
 
Prevedono di arrivare questa sera, intorno all’ora di cena.
Però decido che farò la parte di quella completamente all’oscuro di tutto, che riceve una sorpresa dalla sua migliore amica.
Del resto, sono troppo occupata con la mia ritrovata vita per preoccuparmi di altro, no?
 
E così la giornata è dedicata allo shopping e al salone di bellezza.
Quando la sera io e Nate arriviamo al party dato da suo cugino Trip, io sono scintillante.
Indosso un abito lungo, argentato, che li lascia la schiena completamente nuda, e tacchi vertiginosi.
Ho i capelli raccolti acconciati in uno chignon alto e, appena prima di entrare, Nate mi sfiora il collo e sento qualcosa di gelido accarezzarmi la pelle.
Abbasso gli occhi su un pendente d’oro bianco e brillanti a dir poco da paura.
«Wow» mormoro «Cosa festeggiamo?»
«Per augurarti buon Natale, anche se in ritardo» risponde, semplicemente.
Prima di protendermi a baciarlo fisso lo sguardo nei suoi occhi limpidi e mi sento una stronza di prima categoria.
 
Certo, a vederci non sembriamo affatto una coppia con dei problemi.
Sto ballando con Nate quando il legame mi avverte che Lissa è qui.
Sta schermando i suoi pensieri per tentare di farmi una sorpresa e io non le rovinerò il momento.
Anzi.
Mi stringo di più a Nate e affondo il viso nella sua spalla.
«Tutto bene?» mi domanda lui, premuroso.
Io annuisco e mi lascio cullare dalla musica e dalle sue braccia attorno a me.
Poi lo sento irrigidirsi un attimo e stringermi più forte, mentre mi fa spostare sulla pista.
Reprimo un sorriso e non mi muovo, come se fosse semplicemente un movimento del ballo.
E lo sento ridere, improvvisamente.
Alzo il capo, mi volto, e mi trovo a guardare gli occhi verdi della mia migliore amica.
 
Lissa mi abbraccia, euforica, e io fingo di essere assolutamente stupefatta.
Ne vale la pena, visto quanto è contenta.
Quando mi scosta da lei e mi dà un’occhiata, la vedo sgranare gli occhi.
«Wow…accidenti, B!» riprende al volo a usare il mio vecchio soprannome «Sei una favola!»
Io la abbraccio di nuovo e poi mi volto verso Nate.
Lissa lo abbraccia, festosa; lui ricambia.
Poi un Christian seccato viene a riprendersi la sua ragazza.
Noi tre ridiamo.
«Stupido» gli dice affettuosamente Lissa «Ti presento il ragazzo di Blair»
 
Christian non muove un muscolo di fronte al mio nuovo nome, segno che Lissa ha raccontato qualcosa del nostro periodo newyorkese, però squadra Nate con un certo sospetto.
Mi viene quasi da ridere, considerato il fatto che io e Christian a malapena ci tolleriamo.
Mi incollo al fianco di Nate e lui mi circonda la vita con un braccio, prima di tendere la mano a Christian.
A differenza del Moroi, lui è molto più disteso.
Lo vedo sgranare gli occhi solo quando Tasha si avvicina e lui nota le cicatrici che la deturpano.
Ma è un attimo, la sua innata buona educazione riprende subito il sopravvento.
«Sono Tasha, la zia di Christian» si presenta lei «Non pensavo che…Blair… avesse un ragazzo tanto bello!»
Mi strizza l’occhio con fare cospiratorio, ma io la ignoro.
Nate sorride e risponde qualcosa di educato e neutro, ma sento la sua mano che stringe il mio fianco.
Probabilmente sta pensando a quante volte i suoi parenti più grandi ci hanno detto la stessa cosa.
Lo guardo e gli sorrido, nostalgica.
 
Intanto, per tutto il tempo, avverto la sua presenza così vicina, ma mi sforzo di non guardarlo.
Ho occhi solo per Nate e Lissa e mi comporto da gelida stronza con gli altri, ma quando Nate alza la testa e allunga nuovamente la mano getto un’occhiata veloce a Dimitri.
È così alto che persino Nate, il ragazzo più bello della scuola, sembra in soggezione.
Vestito con jeans, stivali e un maglione nero mi attrae più di tutti i damerini in smoking presenti qui stasera.
Sento un’inopportuna fitta di desiderio attraversarmi e tento di restare impassibile e concentrata.
Da parte sua, Dimitri è sempre controllatissimo e non trapela nulla dalla sua espressione mentre si presenta a Nate.
Non mi guarda, neppure per un secondo.
Poi sentiamo una voce derisoria.
«Guarda guarda, Serena Van der Woodsen. Con un esaurimento nervoso che le ha fatto perdere di vista il buon gusto, a quanto pare»
Ci voltiamo tutti verso Chuck Bass, che attraversa l’atrio sottobraccio a due ragazza asiatiche.
«Commovente» ci saluta «Bene, mi vedo costretto a rimandare il piacere di stare un po’ con voi. Le mie due amiche purtroppo ripartono stanotte»
«Che peccato, Chuck» stringo appena gli occhi «Penso che non dormirò, dal dolore»
Christian resta abbastanza sconcertato dal mio aplomb: probabilmente si aspettava che mostrassi il medio in giro.
«Se Nate ti tiene sveglia, non sono certo responsabile» ribatte lui.
Vedo Tasha sgranare gli occhi, divertita.
Lissa sorride gelida a Chuck.
«Bass. Che incontro inutile»
Io reprimo una risatina, sentendola riacquistare all’istante i modi altezzosi della ricchissima newyorkese che interpretava con tanta disinvoltura.
Allora forse non manca solo a me, penso.
Infatti, lei mi strizza l’occhio.
Chuck e Nate si sorridono.
«Notte, Archibald, Waldorf» saluta lui, prima di scomparire.
«Sono le nove, ti si è rotto l’orologio?» chiedo io.
Nate ride e scuote il capo.
«Lascialo perdere, amore» mi bacia la fronte «Chi vuole bere qualcosa?»
 
Quando Nate si dirige al bar io gongolo della sua dimostrazione pubblica di affetto cercando però di non mostrarmi troppo compiaciuta.
«Accidenti!» esclama Lissa «È sempre pazzo di te»
Io sorrido, ma non replico, anche perché molta gente si avvicina per salutare Lissa.
 
Per salutare Serena, cioè.
 
Come sempre in questo ambiente, le carinerie si mescolano al veleno finché non mi viene il voltastomaco.
Allora prendo Lissa per un braccio e ci fiondiamo nel luogo di ritrovo e confidenze di tutte le feste: il bagno.
«Mi sembra incredibile…essere qui» sospira lei, sedendosi su un pouf dorato «È come…tornare a casa»
«A me fa lo stesso effetto»
Mi controllo il trucco allo specchio e poi vado a sedermi accanto a lei.
«Vanitosa» sorride.
«Certo» abbasso la voce «Sai che Blair è parecchio vanitosa»
Lei sorride.
«Tu sei sempre bella, ma stasera sei stupefacente»
«Sì certo, sempre bella» faccio una smorfia «Soprattutto in tuta da ginnastica»
Lissa sorride.
«Anche così. Comunque parla piano così non farai morire d’infarto nessuno, qui dentro. La tuta da ginnastica non rientra nel dress code, lo sai»
Io rido.
«Già. A proposito, non sei à la page» la prendo in giro.
Lissa ridacchia.
«Sono venuta di corsa. Rimedierò. Volevo solo vederti, prima di portare Christian e gli altri a casa»
Mi irrigidisco all’istante.
«Staranno a casa da noi?» chiedo.
Lei annuisce, perplessa.
«Non posso mandarli altrove, Ro…B. Sarebbe scortese. E poi non sono pratici a vivere tra gli umani…»
 
Dimitri in casa tutto il tempo?
Oh no.
 
«Ma S» uso di riflesso il suo soprannome «Da noi c’è Dorota! E poi… e poi Tasha è abituata a confondersi tra gli uomini no?»
«Sì» annuisce lei, paziente «Ma Christian? Non l’ho trascinato fin qui per abbandonarlo a una vacanza con sua zia»
«Ma non ci divertiremo mai con Christian al seguito!» sbotto «È un musone! Non si integrerà mai! Non riuscirà a divertirsi e nemmeno a far finta di divertirsi! E allora…»
«Ehi, B» mi interrompe lei, visto che la mia voce sta salendo di grado «Calma. Sarà divertente, saremo tra noi…alla fine, importa solo chi siamo, no?»
«Per niente!» sbotto «Se importasse chi frequentiamo allora sarei rimasta al rifugio! Io voglio stare qui con i nostri amici di qui»
 
Lissa non dice niente per un attimo ma un sentimento di sorpresa e dolore attraversa il legame.
Ho implicitamente riconosciuto che con lei non mi diverto.
Bè, ‘fanculo.
Io non mi diverto.
Lei non c’è mai.
O se c’è, c’è Christian che le sta incollato come un francobollo.
Niente più pettegolezzi e serate tra ragazze.
Sono venuta fin qui per una boccata d’aria e lei mi rovina tutto così?
 
Mi alzo e marcio furiosa fuori dal bagno, senza aspettarla.
Individuo Nate e lo raggiungo alla massima velocità consentita dai miei tacchi, mentre sento la sorpresa e il dolore di Lissa ammantarmi come un’ombra.
Il mio attuale e ignaro fidanzato sta tentando di intrattenere una conversazione normale con un Christian silente, una Tasha garrula e un Dimitri ombroso.
Piombo nel mezzo del quartetto e afferro Nate per la mano, ignorando gli altri.
«Amore, balliamo?»
A lui basta un’occhiata per accorgersi che sono furiosa.
Mi passa il calice che regge in mano e accenna a scusarsi con gli altri.
Io nemmeno li guardo.
 
Ecco il vantaggio di essere qui: sono Blair, non Rose.
Non li conosco, non sono nessuno per me.
 
Vedo arrivare Lissa con la coda dell’occhio e trascino Nate sulla pista.
Quando lui mi prende tra le braccia per ballare cerco di rilassarmi.
«Fammi indovinare» mormora, dopo qualche minuto di silenzio nervoso «Avete inaugurato l’arrivo di Serena con una litigata»
Ma perché tutti pensano che il dream team delle migliori amiche debba per forza scannarsi, prima o poi?
Non abbiamo litigato.
Di fatto, sono venuta via prima che litigassimo.
Prima di urlare a Lissa che questa è la mia dannate settimana e ho il sacrosanto diritto di passarla come voglio.
Mi mordo un labbro.
«Il ragazzo di L…di Serena è una piaga sociale» dico «Sua zia non la tollero. E…»
«Christian in effetti non sembra molto nello stile di Serena» commenta Nate.
Già.
La scintillante, estrosa Serena, che si è innamorata di un musone di prim’ordine.
«Per nostra disgrazia, si è veramente innamorata di lui»
«Ma dai?» Nate alza gli occhi «Spezzerà il cuore di mezza Manhattan»
Sbuffo e lui ridacchia.
«Ma cos’è successo a quella…a quella Tasha?»
«Ah. Sì. Hum…lei…hum…» bofonchio qualcosa di poco chiaro «…Serena ha sempre questo animo caritatevole con i bisognosi…»
Nate aggrotta la fronte.
«Non ti piace?»
«Per niente» confermo, lapidaria.
«Bè, non mi sembra un grande problema. Non dovrai frequentarla, tutto qui»
 
Ah bè, certo, perché mi preoccupo?
Del resto, c’entra solo Dimitri.
 
Reprimo l’astio, perché Nate non c’entra nulla.
Sbircio il margine della pista da ballo e vedo Lissa fissarmi mortificata.
«Sono molto cattiva se dico che speravo potessimo restare da soli, io e te?»
«Per niente» mi bacia la fronte «Ma tu e Serena siete talmente legate che quello che deve essere geloso sono io»
Faccio un sorriso triste, perché mi sembra che ultimamente, nella mia vita, si sia spezzato tutto, anche l’amicizia con Lissa.
«Se vuoi, puoi stare da me, lo sai» dice Nate, prima di posare le labbra sulla mia spalla nuda.
«Lo so. Ma siccome non sono un’amica così di merda, tornerò a casa con Serena»
 
Nate sorride: sapeva che avrei detto così.
 
Al momento di tornare a casa saluto con grandi effusioni Nate ma poi mi infilo in macchina con Lissa.
E con il resto della truppa.
Christian, suo malgrado, è impressionato dalla limousine.
Quando arriviamo al loft, però, dà voce a una serie di rimostranze sul lusso esagerato e sull’ambiente vanesio che a quanto pare frequentiamo qui e che non gli piace.
Per la prima volta in tutta la serata, Dimitri apre bocca per concordare con un lapidario:
«Non potrei essere più d’accordo»
Io fingo di essere sorda, mentre estraggo dalla pochette il cellulare
«Rose» lo sento chiamarmi con voce dura ma non mi volto «Gli studenti non possono avere un cellulare»
«Soffri di problemi di ambientamento?» rispondo, sgarbata «Ti sembra di essere all’Accademia? Non so se hai notato, siamo a Manhattan»
«Ma le regole…»
«Le regole per me non contano»
Inizio a salire le scale sopprimendo l’impulso di mettermi a correre, in caso lui decidesse di riacciuffarmi.
Ma Tasha gli si avvicina e gli posa una mano sul braccio.
«Non fare il guastafeste» miagola «Adoro questo posto! Possiamo essere più tolleranti, qui»
Possiamo?
L’idea che lei si equipari a lui per quanto riguarda me – noi, insomma – mi manda in bestia.
La guardo dall’altro dei gradini e scandisco:
«E tu cosa c’entri, scusa?»
Lei sgrana gli occhi, Dimitri li assottiglia per avvisarmi di smetterla.
«Scusa, Rose…» dice Tasha «Dicevo solo che potremmo goderci la vacanza…»
«Ah sì?» la interrompo di nuovo «Io me la stavo godendo alla grande, la vacanza. Prima di stasera, cioè»
 
Marcio su per le scale ignorando Lissa che mi chiama, entro in camera mia e sbatto così forte la porta che probabilmente mi sentono fin da Brooklyn.

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Capitolo 9
*** Non si è già presa abbastanza? ***


La mattina dopo è Lissa a svegliarmi aprendo di scatto le tende in camera mia.
 
«Dormito bene?» esordisce.
Si siede sul letto mentre io sprofondo sotto le coperte.
Ma è inutile, perché lei mi strappa via il cuscino da sopra la testa.
«Perché sei stata così stronza ieri?»
«Aaaahhhh Lissa! Sto ancora dormendo! Non possiamo parlare dopo?»
«No, parliamo adesso. Perché sei così arrabbiata?»
Con la faccia affondata nel materasso ci rifletto su.
 
Facile: sono arrabbiata perché va tutto a puttane nella mia vita.
Perché mi sento sola. Perché l’amore della mia vita ha scelto un’altra.
Perché non posso parlarne alla mia migliore amica, che mi sembra un’estranea a volte.
Perché mi sono ridotta a cercare un po’ di felicità nel fingere di essere una che non sono.
 
Giro la testa e apro un occhio.
«Non sono arrabbiata» bofonchio.
Lei sbuffa.
«Sì, certo. Sei stata davvero stronza con Tasha. Stava cercando di placare Dimitri ed è un bene, visto quanto è arrabbiato. Con te»
«Me ne frego di Dimitri e pure di Tasha. Anzi, rettifico: Tasha è una stronza e se l’ho fatta incazzare sono felice»
«Rose!» esclama Lissa, scandalizzata «Ma cosa dici? Ma perché? Tra l’altro è la zia del mio ragazzo»
«E quindi? Mica è mia parente. Al massimo dovrai trovarla simpatica tu, io no di certo»
«Ma lei è simpatica»
«Oh, eccome» rispondo «Come un calcio nel culo»
 
Sento la confusione di Lissa invadere il legame.
Esita e dopo un po’ bisbiglia:
«Rose, me lo dici cosa succede?»
 
Cosa succede?
Ma perché non lo capisci Lissa?
Com’è possibile che io so tutto di te, noto tutto, e tu nemmeno ti accorgi che sono andata in pezzi?
 
«Succede che me ne vado a fare una doccia, visto che non posso dormire» rispondo, sgarbata.
Mi alzo e, senza guardarla, barcollo fino al bagno.
 
*
 
Quando esco dal bagno, profumata di bagnoschiuma costosissimo e cosparsa di crema idratante, mi strofino i capelli con un asciugamano e sbatto contro qualcosa.
Ma non è qualcosa, è qualcuno.
Dimitri.
Inarco un sopracciglio ma non lo saluto nemmeno.
Faccio per aggirarlo, ma lui mi prende per il braccio e dice:
«Stavo proprio venendo da te. Dobbiamo parlare»
«Non so se hai notato, non sono vestita. In più io non ho niente da dirti»
«Bene, ho io qualcosa da dire»
Traggo un malsano piacere nel guardarlo con simulata indifferenza.
 
Fagli credere che non te ne frega niente di lui, Rose.
Tu non hai bisogno di lui.
Non lo vuoi più, come lui non vuole più te.
 
Marcio in camera mia e gli sbatto la porta in faccia.
Nemmeno mezzo secondo dopo, la porta si apre di scatto e Dimitri, infuriato, entra.
«Non permetterti mai più» dice, secco «Sono ancora un tuo professore e tu…»
«E io sono nuda, professore, o sei cieco?»
Presa da un impulso improvviso, lascio cadere a terra il telo della doccia e resto immobile, completamente nuda, di fronte a lui.
Dimitri si ritrae come se gli avessi dato uno schiaffo.
«Copriti!» ringhia.
«Vattene!» urlo io in risposta.
 
Non riesco a dire se gli fa effetto vedermi senza vestiti oppure no.
Di certo mi ha già vista nuda.
E altrettanto certamente conosce ogni centimetro del mio corpo.
Ma forse non gli importa più.
 
Mi volto per non mostrargli quanto questi pensieri mi tormentano e entro nella cabina guardaroba cercando qualcosa da mettere.
Me la prendo comoda.
Alla fine opto per pantaloni di pelle, tacchi alti e un maglioncino scollato.
Non lo indosso perché devo asciugarmi i capelli, ma metto un top di pizzo e torno in camera.
Lui è arretrato fin sulla porta.
Lo ignoro e mi siedo davanti alla specchiera, iniziando a pettinarmi i capelli bagnati.
«Rose, cosa succede?»
Dimitri entra e chiude la porta, restando però in piedi, ben lontano da me.
«Perché me lo chiedete tutti?» ribatto.
«Perché questa non sei tu. Non so cosa vuoi fare, ma…»
«Perché non vi mettete tutti in testa che l’unica cosa che voglio fare è passare le vacanze a casa mia e con i miei amici? E già che siamo in tema di domande, perché siete venuti?»
«Questa non è casa tua»
«Ti sbagli di grosso» lo fermo «L’Accademia è solo studio… dove vivrò dopo è una decisione mia»
«Tu vivrai con Lissa!»
Mi guarda come se fossi diventata pazza e io sento una fitta d’angoscia al pensiero che lui invece non ci sarà.
Che sarà con Tasha.
«Sì, certo, dato che sarò il suo maledetto guardiano, ma comunque sia io che Lissa vogliamo vivere qui. Questa per noi è casa. Dovrebbe esserti chiaro per il fatto che siamo scappate da scuola che non aspiriamo a vivere nel Montana!»
Lui serra le labbra.
«Smettila di fare la bambina. Cosa succede con Lissa?»
«Niente» dico in tono piatto.
«Rose, io ti conosco… e conosco il legame che hai con lei. E lei ne sta soffrendo»
 
Bene, perché se invece soffro io chissenefrega, giusto?
 
«Senti, è molto facile. L’Accademia mi soffoca. Lissa ha Christian. Poteva starsene sette dannatissimi giorni in montagna con lui mentre io venivo qui a passare le mie vacanze, finché ho ancora una cazzo di vita mia! È molto difficile?»
«Cosa, dimostrare di avere un cervello? Rose, non sei un’irresponsabile. O almeno, non lo sei con Lissa»
«E a te cosa importa?» scatto «Tanto te ne vai con Tasha! Bè, che diavolo vuoi da me allora?»
«Voglio essere sicuro che non rovini la tua vita e che starai attenta a Lissa»
«Se te ne fregasse qualcosa, resteresti!»
«Rose, decido io cosa voglio fare…»
«Ma io no, invece. Devi decidere tu, o Lissa, o chiunque per me!»
«Rose, sei ancora una ragazzina…»
Mi volto, furente, e lancio contro il muro la spazzola.
A dir la verità, mi trattengo a malapena dal lanciarla addosso a lui.
«Io sono una  persona, una persona e non un oggetto cui mettere un’etichetta! Forse a te va bene rinunciare a qualsiasi cosa per scodinzolare dietro un Moroi, ma per me non è così. Io voglio vivere. Voglio divertirmi. Voglio viaggiare»
«Sei una Dhampir. Sei nata per fare il Guardiano»
«Saremo sempre e solo carne da macello per i Moroi, se continuiamo a pensarla così!»
 
Da dove mi è uscita questa?
Non intendevo fare una riflessione sociologica.
Non pensavo nemmeno di averla in testa.
È così, da sempre.
Noi proteggiamo i Moroi.
È il nostro compito.
Il mio compito.
 
«Sei solo gelosa. E arrabbiata»
Avvampo.
Osa sbattermi in faccia la sua relazione con Tasha?
«Sarei gelosa di te?»
«Di Lissa» stringe gli occhi «Di Lissa. Senti Rose… ci sono passato prima di te. So cosa vuol dire avere dei sogni, dei desideri. Ma questa parte che vuoi interpretare…»
«Questa parte era la mia vita!»
«Invece no, stavi solo recitando una parte….tu non sei questa, Rose!»
«Ah, certo…se non lo sai tu chi sono…»
 
È più forte di me.
Vorrei essere distaccata e fredda quando parlo con lui, ma emerge la rabbia e la gelosia a ogni respiro.
Mentre ci fissiamo in cagnesco si sente un lieve bussare alla porta e Lissa mette dentro la testa.
«Scusate, io… tutto bene?»
Io annuisco, secca, e raccolgo la spazzola.
Nello specchio vedo Lissa guardare timidamente in direzione di Dimitri, ma lui ha lo sguardo fisso su di me.
I nostri occhi si incontrano nel riflesso dello specchio e, per un attimo, vedo delle emozioni agitarsi in essi.
Passione. Rabbia.
Poi lui si volta ed esce, senza una parola.
 
Mi sembra che qualcosa, dentro di me, si rompa.
Vorrei corrergli dietro e chiedergli scusa, vorrei parlare con lui con la serenità che avevamo prima.
Mi manca. Così tanto.
 
Ma l’attimo passa e so che sarebbe inutile.
Non posso farmi umiliare più di così.
So che ha già scelto, e non ha scelto me.
Sbatto le palpebre per cacciare le lacrime e intanto Lissa mi si avvicina.
«Ce l’hai con me perché sono invadente?»
Sospiro.
«Non sei invadente, Liss» replico.
«Ho parlato con Christian… ieri… ieri mi è sembrato che ti seccasse avermi qui…»
Vedo la tristezza nei suoi occhi chiari e mi sento un mostro.
«Liss, scusa per ieri…»
«E Christian dice che in effetti sono incapace di lasciarti i tuoi spazi. Mi dispiace… Sono talmente abituata che tu ci sei, sempre, che per me è automatico…»
Le sorrido.
«Lo so»
 
Solo che adesso sei tu che non ci sei sempre.
Io non avevo problemi finché eravamo noi due.
 
«Senti, Rose… Mi dispiace. Speravo solo che potessimo divertirci qui, insieme, come prima»
«Sì…è solo che non siamo da sole. E con Christian e Dimitri io… è come se ci portassimo dietro l’Accademia, Lissa. Non siamo veramente  noi»
«Ma certo che siamo noi, Rose. Solo che qui fingiamo di…»
«No, Lissa! Io sono questa!»
«No, Rose… Noi siamo Rose e Lissa, non Blair e Serena. Poi possiamo divertirci e fingere, ma non possiamo dimenticare chi siamo. Cosa sappiamo»
Abbasso gli occhi.
Lo so che è vero.
 
Lo so, ma non voglio sentirmelo dire.
Volevo solo dimenticarlo, per una maledetta settimana.
 
In quel momento, sento una voce.
«Ma ragazze, cosa sono questi musi? Io e i ragazzi vorremmo andare a fare un giro a Central Park, quando tramonta il sole»
 
I ragazzi.
Sento l’odio per Tasha salire ai massimi storici, mentre lei si aggira per camera mia e osserva le mie cose.
 
Che fastidio.
 
Lissa mi ammonisce con un’occhiata e mi lancia un messaggio attraverso il legame:
Ti prego, è la zia di Christian…
 
Alzo gli occhi al cielo.
Lei mi sorride, affettuosa, e mi stringe la mano.
Ricambio e me ne vado in bagno per asciugarmi i capelli.
 
Quando torno, le trovo sedute sul letto che guardano delle fotografie.
«Ehm…Rose…» il tono esitante di Lissa mi mette già in allarme «Scusa, noi… Tasha mi diceva che le piace davvero tanto questa camera e allora… bè, mi chiedevo… sarebbe un problema lasciargliela? Dopotutto, non è mai stata a New York e vorrei che si divertisse al massimo…per te va bene?»
Mi guarda speranzosa, ma io sgrano gli occhi.
Cedere a Tasha la mia stanza?
E cos’altro poi?
Non si è presa già abbastanza?
Ha Dimitri.
Deve togliermi anche il mio letto?
 
La guardo e vedo un sorriso sornione sul suo viso.
«Rose, cara, forse sono stata indiscreta…» dice «Non dovevo, Lissa…sei troppo generosa, cara»
 
Ah, certo.
Bello essere generosi con le cose degli altri.
 
«Casomai dovresti chiederlo a me» dico, gelida.
«Oh…certo….scusami, Rose….dicevo per dire» ribatte, stupita.
«Rose!» lissa ha di nuovo la sua aria di rimprovero «Dovremmo essere gentili…»
«Forse tu devi essere gentile, io me ne frego!»
 
Detto questo, afferro la giacca e la borsa e me ne vado a grandi passi.
 
Fuori di casa, fuori di qui.
 
 

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Capitolo 10
*** Paga per me ***


Cammino per strada, furiosa.
 
Sono uscita talmente di corsa che mi sono infilata il cappotto nell’ascensore.
Un vento gelido mi arrossa la pelle mentre i miei tacchi sembrano voler trapanare l’asfalto.
 
Maledetta Tasha.
E accidenti anche a Lissa.
Cedere la mia stanza a quella stronza.
Certo.
E poi?
Rose, cedile Dimitri. Rose cedile il tuo letto. Rose prestale delle mutande.
Dannazione.
 
Fermo un taxi con gesto brusco perché le mie Loboutin non devono fare le spese della mia ira.
«Al Plaza, per favore» abbaio al tassista.
Lui parte a razzo e io mi adagio sul sedile, rimuginando sulla mia rabbia.
Sì, stavolta ce l’ho con Lissa.
E parecchio.
Per Tasha, mio malgrado, non posso farci niente: lei è come è e se Dimitri la preferisce a me oltre a mangiarmi i gomiti che posso fare?
Ma che la mia migliore amica la coccoli e la vizi solo perché è la zia del suo maledetto ragazzo no, non mi va giù.
 
Deglutisco a vuoto al pensiero di quante volte, nella vita, dovrò tacere e abbozzare di fronte a situazioni del genere.
Ma questo non fa che rafforzare la mia determinazione.
 
Non sono Rose.
Non voglio saperne di Rose.
 
Arrivata al Plaza, mi faccio annunciare e salgo nella suite dei Bass.
 
Nate vive da Chuck da quando suo padre è finito in galera per una storia di appropriazione indebita di fondi.
Le porte dell’ascensore si aprono sulla suite più incredibile che io abbia mai visto: un tavolo da biliardo gigantesco, una cucina, un soggiorno immenso con divani lussuriosi in pelle morbida come cioccolato, ogni ritrovato tecnologico, a partire da un maxischermo al plasma, un Mac ultimo modello, la Playstation (di Nate) ultimissima versione.
 
Appoggiato al tavolo da biliardo, Chuck Bass osserva la mia espressione e sorride.
«Waldorf, non te lo hanno mai detto che le belle donne devono sorridere sempre?» ghigna.
«Davvero?» ringhio «Allora contribuisci alla causa! Che ne diresti di vedere i miei dolci sorrisi tutti i giorni?»
«Li vedo già, ricordi? Tu e Archibald, sempre appiccicati…»
«Ti do l’occasione di vederne di più»
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Posso trasferirmi qui?» chiedo, d’un fiato.
Lui sgrana gli occhi.
 
Ho fatto perdere la compostezza a Chuck Bass, mica male.
 
«Cosa?» sbotta «Ma cazzo, mica questo è un asilo! Se tu e Archibald volete fornicare tutto il tempo prendetevi una stanza…»
«Chi mi chiama?» un assonnato Nate entra in soggiorno, vestito solo di un paio di pantaloni della tuta «Blair?»
Sembra sorpreso, ma mi tende comunque le braccia quando gli corro incontro.
Con i tacchi sono alta quanta lui… ma non arriverei nemmeno al naso di Dimitri…ah!
Ma cosa mi metto a pensare?
 
«Nate, ti prego» mormoro con la faccia affondata nelle sua spalla «Ti prego, fammi rimanere qui…»
«Ehi piccola» lui mi accarezza la schiena e io respiro il suo odore, così rassicurante «Che succede?»
«Niente, solo che…»
Non so cosa dire, ma dopo un mio prolungato silenzio Nate non insiste.
«Chuck…»
«Che cazzo!» dice elegantemente Bass, sbattendo la porta di camera sua.
 
Lo sapevo.
Nate lo convince sempre.
 
*
 
Due ore dopo, seduta sul divano senza le scarpe e con i piedi in grembo a Nate, mangiamo imboccandoci a vicenda come due idioti mentre io sorrido e tento di tacitare la mia voce interiore che mi accusa di essere una stronza manipolatrice.
 
Quando Nate mi ha chiesto per quanto volevo restare ho biascicato un “per poco” che lo ha fatto sorridere.
«Non puoi abitare a lungo sotto il tetto di Chuck» ha sorriso «Non voglio che vedi cosa combina quel depravato»
Poi mi ha baciata dolcemente e ha aggiunto:
«Vedrai che tu e Serena farete pace presto»
 
Non faremo pace, come sempre io dovrò ingoiare il rospo.
Ma non resterò qui a lungo… nemmeno per te.
Perché non posso.
 
Da quella codarda che sono, però, ho annuito e lasciato cadere il discorso.
Ci rimugino ancora sopra, mentre a Nate squilla il cellulare e lui si alza a rispondere, dicendomi con una smorfia:
«Mio cugino Trip…»
 
Io annuisco, distratta, ma sono altrove con la testa.
 
Dovrei parlare a Lissa, ora che non siamo a scuola?
Forse se le spiego perché non sopporto Tasha…
Ma come faccio a spiegarglielo?
Dovrei dirle di Dimitri e non ce la faccio.
Mi sento già abbastanza fallita, non voglio la sua compassione.
Lissa si sentirebbe responsabile per averci divisi.
Invece sono io che non vado bene.
Ma se…
 
Il ritorno di Nate mette fine alle mie elucubrazioni.
«Amore, indovina? Trip si sposa»
 
Trip è il cugino di Nate per parte di madre.
E la mamma di Nate è una Vanderbilt.
Il nonno di Nate, Mr. Vanderbilt, è uno degli uomini più ricchi e potenti dell’America.
I rapporti tra Nate e la famiglia di sua madre al momento non vanno alla grande, per via del disastro combinato da suo padre.
Ma, ancora una volta, sciorino il peggio di me e lo convinco a partecipare alla cena in onore degli sposi che si terrà stasera.
Che saranno mai un po’ di diatribe familiari in relazione a Strigoi, Accademia, Dimitri, Tasha e compagnia bella?
 
Lo so, sono una stronza.
Ma una stronza megagalattica.
 
*
 
Nate mi porta a fare shopping.
 
E sono in imbarazzo.
 
Con Lissa non ho mai avuto problemi, siamo sempre state molto generose l’una con l’altra: lei con il denaro e io… bè, io con la mia vita, le mie relazioni sociali, i miei amici.
Solo che dipendere da Nate mi fa strano e, insieme, mi irrita.
Rose non è certo la tipa che può dipendere da un uomo, per quanto lui sia innamorato, bello e favoloso.
Ma Blair sì, mi ripeto.
E questo è il risvolto della medaglia.
Blair non è Rose e Blair adora fare shopping, shopping pagato dal suo fidanzato.
Reprimo un brivido e tento di concentrarmi su quello che la povera commessa di Barney’s mi sta dicendo.
Sono nervosa, irritabile e incontentabile come di rado mi capita.
Ho provato qualcosa come venti vestiti e li ho scartati tutti.
Anche Nate inizia ad essere perplesso.
«Sicura che non vuoi prendere questo?» mi chiede «Sei stupenda»
 
Invece sono orribile.
Sono orribile dentro.
 
Scuoto il capo con un nodo in gola, mentre mi ordino mentalmente di darmi una calmata.
 
Rose, che cazzo c’è?
Compra un cazzo di vestito e vai a casa, santo Cielo!
 
«Nate, non… facciamo così. Scegli tu per me, a quanto pare oggi sono negata per lo shopping»
«Negata per lo shopping? Tu?»
Mi guarda sbarrando gli occhi e io annuisco, secca.
 
Sì, e quindi?
Ho anche un cervello…sorpresa!
Posso pensare a qualcosa che non siano vestiti, scarpe e borse.
Oh, ma che ne sai tu?
Tu non mi conosci…
Ah, certo…dimenticavo.
Sono venuta qui proprio perché non mi conosci.
 
Aiuto, mi sta tornando lo sdoppiamento di personalità.
 
Crollo a sedere su un divano in pelle e gli faccio un cenno.
«Nate, scegli per me. Ti prego»
«Poi non ti piacerà e…»
«Mi piacerà» lo interrompo «Scegli quello che ti piacerebbe vedermi indossare e sarà perfetto, ne sono sicura»
 
Sorride, ne sembra felice.
Parte alla ricerca di qualcosa con la commessa al seguito e io sospiro.
È questo che volevo?
Farmi agghindare come una bambola, una ricca bambola vacua e stupida?
E per di più mantenuta?
A cosa mi servono vestiti e feste se non ci vado con i miei amici?
 
Nate e Chuck non sono miei amici… non sanno chi sono.
E quella che credono io sia… bè, non esiste.
Ha ragione Lissa.
 
‘Fanculo.
Non ci voglio pensare.
 
Quando Nate torna con un abito e mi sorride timido sono più o meno riuscita a darmi un tono, ripetendomi ossessivamente di rilassarmi e godermela.
Alla faccia del divertimento.
Quando guardo il vestito mi mordo la lingua.
 
Ecco, ora sì che sarò una stupida bambola in tutto e per tutto.
 
La creazione in sé è stupenda, se ami Marchesa.
Lissa adorerebbe questo vestito.
Anche Blair, perché ne coglierebbe l’aspetto ironico, quello della It-Girl che è così lontana da Rose.
 
La Rose che ruggisce in me però lo farebbe volentieri a pezzi.
 
È rosa.
Rosa pallido (fortuna!).
 
Detesto le cose rosa.
Almeno è corto, grazie al Cielo.
 
Osservo il corpino stretto e impreziosito da un gioco di perle e cristalli che disegnano un fiocco in rilievo sul seno.
La gonna è morbida e drappeggiata dietro, mentre davanti scopre parecchio le cosce.
La commessa mi mostra, orgogliosa, tacchi di Jimmy Choo trapuntati di cristalli da abbinarci.
Sospiro e marcio nel camerino come una condannata a morte.
 
Lo sapevo, sembro una bambola.
 
Il vestito si sposa alla perfezione con i miei capelli scuri e la pelle curata e ambrata… ma non sono io.
Di nuovo, penso a quanto Lissa approverebbe e sento un moto di fastidio.
Ma non posso deludere Nate.
Lui mi abbraccia da dietro e mi osserva nello specchio, sorridendo.
«Sei favolosa»
Mi volto per dargli un bacio sulla guancia e lui fa una smorfia.
«Ti fa proprio schifo?»
Lo guardo a occhi sbarrati e lui ride.
«Amore guarda che ti conosco»
Sospiro.
Me lo merito.
Gli ho detto io di scegliere.
«Non sono troppo…leziosa?»
«Tu non saresti leziosa nemmeno se ti impegnassi, Blair!»
 
E non mi hai mai vista in tuta da ginnastica, mentre assesto calci.
 
«Ok, hai vinto» lo bacio di nuovo «Marchesa sia»
 
*
 
La cena organizzata da William Vanderbilt è a dir poco fantastica.
 
Quando arriviamo, mi sto ancora nervosamente sistemando la fascia di seta che mi trattiene indietro i capelli, acconciati in onde morbide.
Alla fine, ho deciso di concedermi quello che non mi sono mai concessa: vedere se posso somigliare anche io a una fragile, delicata fanciulla elegante.
All’apparenza – quando smetto di ridermi dietro – posso.
Mi sembra solo che tutto questo pizzo, queste sete, questi cristalli… stonino con la vera anima di Rose.
 
Mha.
Non era questo che volevo?
 
Lo volevo.
Lo voglio.
E allora, che sia.
 
Appena arrivati, il nonno di Nate ci piomba addosso e non si scolla più dal nostro fianco.
Salutiamo parenti, veniamo presentati a personalità importanti e Vanderbilt ripete almeno cinque volte al minuto che Nate deve intraprendere una carriera politica e che, a tal proposito, lui sta già muovendo i suoi contatti.
Nate è incazzato nero.
Mi sta accanto, rigido e muto, le labbra serrate.
Ma suo nonno non lo capisce?
Eppure dovrebbe conoscerlo.
Quando penso che sia sul punto di scoppiare interrompo tutti con una scusa sulle scarpe che mi fanno male e lo trascino via.
William Vanderbilt mi lancia un’occhiataccia ma io gli sorrido, sprezzante.
 
Trascino Nate all’entrata e lui sbuffa e si passa le mani tra i capelli biondi.
«Scusa se ti ho portata a questa riunione di mummie»
Sorrido.
«Io voglio stare dove stai tu. E qui c’è la tua famiglia»
«Bella famiglia del cazzo!»
«Nate» rido «Non si dice!»
Lui fa un sorrisetto riluttante e io gli metto le braccia al collo.
«Siamo insieme, no? Importa questo. Poi, sì, tuo nonno è un despota autoritario, ma che ti importa? Digli di sì e fai quello che ti pare»
Lui posa la fronte sulla mia.
«Bella filosofia. Tu fai così?»
Ci penso su.
Non proprio.
«A volte… ma adesso hai me»
Lui si sporge a baciarmi e mormora:
«Sono decisamente fortunato…»
 
Una voce composta interrompe le nostre effusioni, dopo poco:
«Blair! Che meraviglia vederti!»
 

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Capitolo 11
*** First Lady ***


 
Trip Vanderbilt, cugino di Nate, non mi è mai piaciuto.
 
Ha un’aria da politico probo… e contemporaneamente però c’è qualcosa in lui che mi stona.
È il nipote che ha seguito la carriera politica e Vanderbilt lo tiene su un piedistallo.
Lo ha anche fatto fidanzare con Maureen, insignificante ragazza che non sogna altro che seguire le campagne di suo marito con cappelli fioriti in testa.
 
Malgrado ciò, sorrido educata e saluto entrambi.
Trip mi abbraccia un po’ troppo stretto, ma quello che normalmente sarebbe un pestone ben dato sulle sue scarpe lucide diventa un sorriso radioso di falsa amicizia quando vedo gli ospiti entrati dietro la coppia: Lissa, Christian, Dimitri e Tasha.
«Trip» cinguetto «Che piacere vedervi!»
Maureen corre ad abbracciarmi e mi riempie di complimenti per il vestito.
Nate e Trip salutano Serena, il secondo con un’ombra di disapprovazione nello sguardo, perché Serena è nota per i suoi eccessi e le sue stravaganze dovute all’alcool e ai festini.
 
In realtà, non è Serena che si sbronza ma Lissa che accusa gli effetti dello Spirito…. Ma tralasciamo.
Presso i Vanderbilt, Serena è quella sregolata e io la principessina.
Improvvisamente, amo i Vanderbilt alla follia.
 
I saluti si protraggono e io ignoro completamente Dimitri e Tasha, ma ricevo una valanga di complimenti, specialmente da Trip.
Normalmente ne sarei infastidita, ma oggi arrossisco timida e mi stringo a Nate.
Ah, che attrice.
 
Lissa, molto gentilmente, sottoscrive ogni commento.
Sei bellissima  mi dice, attraverso il legame.
 
Io resto cortesemente impassibile.
A completare il quadro, compare Vanderbilt a reclamare l’attenzione dei due nipoti.
 
«Stai benissimo» Lissa mi si avvicina, titubante «Speravo potessimo parlare»
«Ti sembra il momento? Questa è la serata di Trip» la gelo.
Dimitri e Christian fanno subito un passo avanti, ma io mi volto verso la porta, per salutare Chuck e suo padre.
Il signor Bass mi prende la mano.
«Blair, è un piacere vederti. Sei bellissima stasera. Devo dire a Nate che è davvero fortunato»
Sorrido e Chuck si unisce al padre.
Se non sapessi che ha una mente diabolica e probabilmente vuole solo ferire Serena ne resterei stupita.
 
La serata va alla grande.
Come fidanzata di Nate sono al centro dell’attenzione (cosa che adoro) e volteggio da un gruppo di ospiti all’altro, sorridendo e parlando, mentre mi subissano di complimenti.
E – cosa incredibile – io me li godo tutti.
Davvero.
Normalmente odio le cene dell’alta società, piene di complimenti fatui e malignità represse.
A volte ho accompagnato Lissa alle cene dei Moroi e sono stata trattata come un essere invisibile.
Come una Dhampir, cioè.
Ci siamo per proteggere i Moroi, ma siamo praticamente arredamento.
A meno che non arrivino gli Strigoi, e allora siamo i migliori amici dei reali.
 
E invece… stasera sono la protagonista assoluta.
So che non è giusto per Maureen, ma non è colpa mia se lei è così scialba.
Dovrebbe essere la sua serata.
Ma io la metto in ombra e, sì, non faccio nessun passo indietro.
Ma cercate di capirmi: a me non è mai permesso essere la stella indiscussa.
Io sono sempre e solo l’ombra di Lissa.
Ma stasera è diverso: stasera è la mia rivincita.
 
William Vanderbilt ha un talento naturale per capire come tira il vento e mi tiene sempre vicina a sé, con Nate al seguito.
Più io scintillo, più lui usa la mia luce per stringere relazioni.
Mentre sorseggio dello champagne, mi dice addirittura che ho la stoffa della perfetta moglie per un Vanderbilt… o un Archibald si corregge, appena Nate gli lancia un’occhiata omicida.
 
Quando si aprono le porte del salone in cui si terrà la cena, io vengo immediatamente inclusa tra gli anfitrioni che fanno gli onori di casa.
Con Nate mi aggiro tra i tavoli in un lato della sala – mentre Trip e Maureen fanno la stessa cosa dall’altro lato – e controlliamo che tutti trovino il loro posto, siano a loro agio e via dicendo.
Mi sforzo di mantenermi impassibile quando vendo il tavolo dove siede Chuck.
Oltre a suo padre, c’è il gruppo di Lissa e due matrone che occhieggiano Bart Bass.
Chuck ha il muso lungo: nessuna donna da rimorchiare, visto che Lissa è occupata.
E poi, credo che Dimitri lo metta in soggezione.
Ci avviciniamo e Bart Bass si alza subito, imitato da Chuck, rivolgendomi un mezzo inchino.
Io sorrido graziosamente e poi guardo con intenzione Christian (perplesso) e Dimitri (impassibile, ma io che lo conosco intravedo una luce feroce nei suoi occhi), per sottolineare la loro mancanza di cavalleria.
«Signor Bass, non abbiamo avuto modo di parlare» dico, mentre Nate si occupa delle matrone «Spero ne avremo occasione più tardi»
«Certamente. Chuck mi dice che al momento anche tu vivi al Plaza. Ci fai onore, Blair»
Con la coda dell’occhio vedo Lissa rovesciare un po’ di vino per la sorpresa.
«Oh, sì, la ringrazio» gongolo.
Sorrido a Chuck e poi volto gli occhi verso gli altri, assumendo volutamente un’aria leggermente annoiata, come a dire che loro sono ospiti di serie B e parlo con loro solo perché devo.
«Spero i posti vadano bene» mormoro.
Lissa annuisce e ringrazia, visibilmente in difficoltà.
Chuck sbuffa.
Io gli sorrido:
«Chuck, né io né te troviamo il divertimento in serate come questa»
Lui mi guarda intensamente.
«Puoi giurarci, Waldorf»
Nate, alle sue spalle, gli molla uno scappellotto.
Poi mi prende per mano e facciamo il giro del tavolo, avvicinandoci a Lissa.
Nate sorride e le chiede come sta, lei risponde con voce sommessa.
Io resto impassibile e percorro la sala con gli occhi.
Non che me la cavi molto bene con l’etichetta, ma direi che sto trasmettendo il messaggio “Sono molto importante e non posso fermarmi troppo qui”.
Ma Nate insiste, accidenti a lui.
Impegna Lissa in una conversazione in cui tenta di coinvolgere anche Christian.
Quando gli domanda se NYC gli piace, quello sbuffa.
«Mi sembra piena di palloni gonfiati e gente falsa, veramente. Proprio il tipo di posto che può dare alla testa alla gente»
Mi lancia un’occhiata esplicita.
Ah sì?
 
Lo squadro dalla testa ai piedi con aria di vago disprezzo e poi sospiro abbracciando Nate più stretto.
 
Normalmente non ci bado, ma va detta una cosa: la ricchezza e i soldi sono una gran cosa.
La Rose vestita di tuta da ginnastica ha come armi la sua lingua tagliente e i suoi pugni, ma questa Blair può guardarti e con un battito di ciglia dirti che secondo lei vali meno di zero.
E se lo dice una ragazza coperta d’oro, allora…
Che figata.
Devo perfezionare le mie occhiate schifate.
 
Torno alla conversazione.
Lissa sta dicendo che Manhattan le è mancata davvero e che magari domani potremmo mangiare tutti insieme. Tasha aggiunge che la città è incredibile e che a parte un piccolo problema – occhiata eloquente verso di me – davvero pensano di…
La interrompo volutamente e maleducatamente:
«Amore» mormoro, sistemando la cravatta a Nate «È appena entrata tua madre»
Nate sussulta, poi si scusa e sparisce.
Io faccio per andarmene, ma Lissa mi prende la mano.
«Blair» mormora, accorata «Possiamo parlare un attimo, per favore?»
«Ora no. Devo ancora vedere come se la cavano gli altri ospiti, poi c’è la cena…»
«Per favore» mi prega, con gli occhi tristi.
 
All’improvviso, alle mie spalle, lo sento.
Dimitri.
Sento il suo odore e per un attimo il cuore perde un colpo.
Raddrizzo le spalle e sento la sua voce, bassa ma pressante.
«Rose, dobbiamo parlare»
 
Mi rifiuto di cedere al suo tono da professorino mancato.
Mi volto di scatto e lo guardo negli occhi.
 
Pessima mossa.
Cazzo quanto è bello.
Rose, concentrati.
 
«Bè, io sono impegnata»
Lui si acciglia e mormora:
«Mi sembra che tu stia dimenticando i tuoi doveri. Sai che…»
Lo interrompo:
«Se avessi letto il manuale del Guardiano doc o quel che è sapresti che la prima regola è mimetizzarsi, quindi quella roba che hai addosso non va bene»
Tento di assumere un tono che grondi disprezzo ma non so se sono convincente: è più bello di chiunque altro, qui dentro.
Per mantenere la mia freddezza non vedo altro da fare che una prudente ritirata.
Faccio un cenno con la testa a tutti e mi allontano.
 
Quando ci sediamo per mangiare sono ancora in subbuglio.
La cena è ottima, ma è la classica cena da ricconi: poca roba disposta in modi assurdi, che non ti sazia.
Saranno felici le donne qui dentro, per la linea.
Prima del dolce, William Vanderbilt si alza e prende la parola con un lungo discorso in cui cita Trip e Maureen tipo tre volte e la sua Fondazione quindicimila.
Comunque, dopo vari sproloqui politici, augura ai due colombi tanta felicità (e una radiosa carriera per lui) e, all’improvviso…
«Abbiamo un altro motivo di gioia» dice «tutti voi conoscete mio nipote Nate e la sua splendida fidanzata, Blair Waldorf. Cosa posso dire, se non che sono la persona più orgogliosa del mondo per i nipoti che ho e per le scelte che hanno fatto con le loro compagne? Brindate con me a Nate e Blair, vi prego!»
 
Io quasi mi strozzo.
Ma che… siamo praticamente fidanzati ufficialmente!
Aiuto: io lo sto per lasciare di nuovo.
 
Cosa posso fare?
Bevo, sorrido, ringrazio.
Quando l’orchestra inizia a suonare, Nate mi prende la mano e mi porta sulla pista.
Ci siamo solo noi e Trip e Maureen.
Mi chiedo oziosamente se i riflessi di luce che vedo in sala siano creati dalle gemme sul mio vestito.
«Inaspettato, eh?» mi chiede Nate.
Annuisco.
«Mi sta tormentando con questa cosa della politica. E ora inizierà con te, per farti fare la first lady»
 
Wow.
Sarei una fantastica first lady!
 
 
Ma per il resto della serata mi sento un macigno sul cuore, mentre il senso di colpa mi scava dentro.
Non mi diverto più.
I complimenti, il vino, le risate… è tutto falso.
E io sono la più falsa di tutti.
 
Quando mi sembra di non farcela più mi allontano ed esco da una portafinestra che dà sul giardino.
Cammino per i viali illuminati e mi siedo su una panchina solitaria.
E lì mi trovano.
 
Lissa e Dimitri arrivano nel buio.
«Rose» mi chiama piano lei.
Io sono stanca di scappare.
Annuisco, stanca.

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Capitolo 12
*** È che sono disperata ***


12

 

Mi sembra che le nostre conversazioni ormai avvengano secondo un pallosissimo modello che si ripete all'infinito.

 

Significa forse che non abbiamo più nulla da dirci?

 

Sono seduta su una panchina in giardino e Lissa, davanti a me, si sta scusando per quello che è accaduto con Tasha.

Il problema è che lo fa in un modo che mi fa intendere che non ha capito dove stava il problema. Mi sembra che voglia rabbonirmi, ma a me non interessa affatto.

Non voglio scuse generiche.

 

Lancio un'occhiata veloce a Dimitri e vedo che ha abbandonato l'aria del guardiano impassibile e invisibile e, anzi, mi fissa corrucciato.

Reprimo un sospiro.

Il nodo della questione so benissimo qual è.

Se Tasha non fosse la stronza che mi ha portato via Dimitri le avrei ceduto volentieri la stanza, i vestiti, l'armadio e qualsiasi cosa avesse voluto.

Ma non ce la faccio, è più forte di me.

Paradossalmente, per certe cose - tipo il coraggio - la ammiro.

E questo mi fa innervosire ancora di più.

 

Ma tutto questo muro di riservatezza che ho costruito mi impedisce di rivelarlo a Lissa.

 

"Non volevo rovinarti la vacanza, davvero" dice ora un'afflitta Lissa "Pensavo che sarebbe stato bello essere di nuovo insieme, qui"

"Noi non siamo di nuovo insieme, Liss" rispondo stancamente "E comunque va bene, se è questo che vuoi. Non posso impedirtelo"

 

Ok. Mi è uscito un tono da stronza, lo so.

Dimitri infatti aggrotta le sopracciglia e Lissa sussulta come se le avessi dato uno schiaffo.

 

"Ma... io speravo che tu ne fossi felice!"

"Ne sarei stata felice se fossi venuta da sola e per divertirti. Invece, Christian sembra uno pronto al suicidio, si annoia a fare qualsiasi cosa ed è nella città più bella del mondo, hai presente?"

"Ma lui è fatto così... Scommetto che Nate gli piace e che andrebbero d'accordo..."

Stavolta il tentativo patetico è il suo e non perdo occasione per evidenziarlo.

"Il fatto che Nate sopporterebbe chiunque non significa che io voglia appioppargli un compagno di giochi del genere"

 

Dimitri sposta il peso da una gamba all'altra con aria seccata.

Lissa tenta ancora.

"Rose, perchè sei così arrabbiata?"

"Liss, perchè non ci arrivi?"

"Rose, stai passando il segno" interviene lui.

Lo guardo freddamente.

"Non siamo a scuola. Non hai autorità qui.Non puoi dirmi come mi devo comportare"

"Invece sì. La preside Kirova non sarà felice di sapere..."

"Che cosa? Che mi sono divertita in vacanza? Ci scommetto, quella vecchia babbiona!"

Lui sbuffa, poi si rivolge a Lissa:

"Principessa, posso parlare da solo con lei, per favore?"

 

Lissa esita, preoccupata di avermi cacciata nei guai, ma io le faccio cenno di andare.

Si allontana mogia, guardandosi indietro mentre si avvia in casa.

E così, eccoci di nuovo.

Rose contro Dimitri.

Lui resta in silenzio per un po', quindi mi scruta con quel suo sguardo che sembra leggermi dentro.

"Perchè fai così?"

"Ancora?" urlo "Ma quante volte pensi di chiedermelo? Così come? Così cosa? Ho diciassette anni! Potrò andare in vacanza o no?"

"Questa parte l'hai già chiarita, anche se siamo in disaccordo. Ma io intendevo: perchè ora vuoi fare del male a Lissa? Perchè sei così irresponsabile? Non ti ho mai vista guardarti attorno per controllare se ci sono minacce o pericoli, sembri solo una ragazzina fatua che..."

"Oh, certo. Rispetto a quali standard? I tuoi? Perchè Tasha è un monaco di clausura, immagino..."

"Tasha è più grande di te e merita rispetto"

"Non rispetto le stronze"

"Rose! Ma come ti viene in mente..."

Ma io ormai sono scatenata:

"Sempre con quei modi melliflui... Non mi chiede la mia stanza, fa leva su Lissa perchè me la tolga. Dice che non vede l'ora di sciare e poi piomba qui. Vuole fare la ragazzina con i miei amici..."

"Ma non vedi quanto sei maleducata? Quella casa è enorme! Cosa ti costava cambiare stanza? Ma tu no! Sempre scene teatrali..."

"Quella stanza è MIA! Perchè non te la prendi con lei? Perchè non dici a lei di scegliersi un'altra stanza?"

"È solo una stanza! Solo per pochi giorni! Fa tutta questa differenza?"

"Sì! Sì, la fa! Ma perchè siete venuti?"

"Perchè Lissa voleva venire a passare le vacanze con te. Le mancavi"

Mi esibisco in un'espressione incredula.

"Lissa è troppo impegnata perchè io le manchi"

"Lo vedi che sei una bambina?"

 

Mi mordo il labbro.

Riesce sempre a incastrarmi. E a farmi sentire in difetto.

"Benissimo, immagino che invece la tua adulta e niente affatto inopportuna donna sia di tuo maggiore gradimento: non è affatto infantile da parte di Tasha fregarmi la stanza"

Lui si acciglia e fa per parlare, ma veniamo interrotti da una voce allegra.

"Chi mi chiama?"

Tasha avanza verso di noi con un sorriso e si avvicina subito a Dimitri.

Quindi, gli prende una mano e intreccia le dita alle sue.

Io resto di sale.

E forse sono talmente furiosa che immagino soltanto l'occhiatina compiaciuta che la Moroi mi lancia... o no?

"Sai, Rose, non vorrei intromettermi ma devo dire che ti sei comportata in modo davvero poco carino con Lissa. Ora, io posso sopportare senza problemi la scortesia rivolta a me, ma con lei dovresti mostrarti devisamente grata. Dopotutto, è con i suoi soldi che sei qui a giocare alla ragazzina ricca e viziata"

 

Mi sento come se mi avesse presa a pugni.

In un solo secondo è riuscita a farmi apparire come una stronza ingrata, approfittatrice e maleducata.

E quello che io do a Lissa?

Il modo in cui gestiamo il nostro rapporto è sempre stata una cosa nostra e non mi ha mai messa a disagio.

Fino ad ora.

Arrossisco e ribatto, feroce:

"Senti chi parla, quella che voleva la stanza più grande e comoda. E tu a spese di chi sei qui?"

"Cara io ho un lavoro e..."

"Non azzardarti a chiamarmi cara!"

"Rose!" ringhia Dimitri.

Ma Tasha gli sorride, svenevole.

"Non preoccuparti, sono abituata ai capricci dei ragazzini..."

 

Mai, nemmeno nei nostri peggiori momenti, Dimitri mi ha fatta sentire come sta facendo Tasha ora.

"Ah sì? E allora perchè non badi a tuo nipote, che a scuola è un reietto? Ti va bene, eh, che Lissa usi la sua influenza per lui? E tu cosa speri di fare? La zia mantenuta?"

Dall'espressione che vedo nei suoi occhi so che ho infilato un buon colpo, ma dura un attimo.

Poi Tasha fa una faccia da dignità offesa e Dimitri interviene:

"Scusa. Mi scuso io per lei. Non mi sono mai vergognato tanto"

 

Questo sì che fa male.

Ma veramente male.

Tasha fa emergere il peggio di me... e la cosa folle è che so che ho ragione e non capisco come mai gli altri non vedono la stessa donna che invece vedo io.

Ma il fatto che abbia rovinato il mio rapporto con Dimitri è una cosa che non le perdonerò mai.

 

"Tu non ti scusi affatto per me, compagno! Se volessi lo farei da sola e non voglio! Stronza opportunista!"

Prima che Dimitri possa intervenire (probabilmente per strozzarmi), sento Nate che mi chiama.

Mi sforzo di controllarmi e quando ci raggiunge ho solo l'aria molto incazzata, ma (spero) non omicida.

"Amore, tutto bene?" chiede.

Annuisco, mettendo la mano nella sua.

Provo una gioia molto meschina e stupida nel non essere quella sola come un cane davanti alla coppia Dimitri-Tasha. Non che lui ecceda in tenerezze, ma... purtroppo so anche troppo bene che nell'intimità è uno che decisamente vale.

Cerco di trattenere un travaso di bile, mentre Nate è trattenuto da Tasha che ha iniziato a chiedergli cosa studia, che università pensa di scegliere, da quanto ci conosciamo...

Lui, risponde, educato, mentre io fisso con intenzione la mano di Tasha, posata sull'avambraccio di Dimitri con gesto possessivo.

Il Dhampir ha riacquistato un'aria impassibile e non apre più bocca, ma Tasha è spumeggiante.

"Davvero, Nate, non sapevamo che... Blair... avesse un ragazzo tanto bello. Come mai?"

Nate esita, ma io non le mando a dire:

"I miei amici lo sanno benissimo, con chi sto"

 

Un punto per Rose.

 

"Oh, sì, Serena non ci aveva detto..."

Io rido.

"Stai pensando che Serena non sapesse di me e Nate? È che non va a raccontare le mie cose private..."

Anche Nate sorride, poi però chiede:

"E voi? State insieme da molto?"

Mi si gela il sorriso sulle labbra.

Dimitri si agita sul posto... e poi tace.

Tasha, invece, fa una risatina falsa.

"Oh, sai... Dimka e io ci conosciamo da molto... Ma...bè, sì... a voi possiamo dirlo. Diciamo che abbiamo dei progetti futuri"

 

Mi sento come se mi avessero tolto la terra da sotto i piedi.

Annaspo e, pur odiandomi, non posso evitare di rivolgere a Dimitri un'occhiata supplichevole.

 

Dimmi che non è vero.

 

Lui sembra a disagio, ma tace.

Tasha sorride e gli accarezza affettuosamente il petto.

Devo farmi violenza per non saltarle al collo.

"Vero, caro?" miagola.

La voce di Dimitri mi giunge come da lontano, ovattata: mi ronzano le orecchie, temo di essere sul punto di scoppiare.

O di trasformarmi in Hulk.

"Ecco, io..." dice intanto lui "Non... bè, forse... Insomma..."

Tasha ride.

"Tesoro, è terribile che tu sia così riservato, sai? Diciamolo, ormai: per questa primavera potremmo pensare di.."

 

Mi si annebbia la vista.

Questa primavera.

Abbasso gli occhi e cerco di ricompormi perchè non voglio dare loro la soddisfazione di vedermi distrutta.

Ma come ha osato farmi la paternale su tutto se già sapeva che...

 

Perchè non gli importa, Rose.

Non gli importa di te, è solo il tuo mentore...

 

Quando rialzo gli occhi ostento la mia migliore aria da stronza.

Dimitri mi fa un cenno che non riesco a interpretare, ma me ne frego.

"Bene, interessante, molti auguri" interrompo Tasha a metà di una frase sulla sua idea di comprare un appartamento "Nate, scusa, sono un po'stanca, ti spiace se rientriamo?"

Nate si scusa subito ma Tasha fa un passo avanti.

"Possiamo fare qualcosa?" domanda, simulando interesse.

Sono sicura, assolutamente sicura, che vuole solo godere del colpo che mi ha inflitto.

 

Tasha lo sa.

Sa di me e Dimitri.

 

Per questo mi odia? 

O sono io che la odio al punto che vedo cattiveria in ogni cosa che fa?

Non lo so e, sinceramente, me ne frego.

La tengo a distanza con un cenno, come se scacciassi un cane, e torno con Nate verso casa senza neppure salutare.

"Quella tizia non ti piace" commenta Nate una volta che rientriamo.

Scuoto il capo, ancora sotto shock.

 

Questa primavera. Questa primavera. Questa primavera.

 

"Si vede molto?"

"Non vi piacete a vicenda, direi..."

Sospiro.

"Lo so. Ma non ci crede nessuni. Serena la osanna comre se fosse la sua nuova migliore amica"

"Oh, Blair, ma che dici? Serena ti adora... piuttosto...quel suo fidanzato mette i brividi"

Chiudo gli occhi.

"Ti sembra preso da lei?" non posso trattenermi dal chiedere.

"Non so, non riesco a interpretare il suo viso..,"

 

Nate sembra pensieroso, io invece sono determinata come non mai.

Ci ho poensato su e se Dimitri ha preso questa decisione, allora...

Io sono giovane.

La vita non è finita, per quanto ora mi sembri di sì.

Trascino Nate in un salotto vuoto e lo spingo contro il muro, baciandolo.

Quando ci separiamo, lui sorride.

"Ehi, piccola..." 

Ma sgrana gli occhi quando, all'improvviso, io metto una mano sulla sua virilità, evidente anche dai pantaloni abbottonati.

"Blair..." ansima.

"Nate... pemso sia arrivato il momento"

 

 

*

 

 

Siamo usciti dall'ascensore nella suite di Chuck senza smettere di baciarci.

Non abbiamo mai smesso, da casa di suo nonno, poi nella limousine, quindi nell'ascensore.

Vale come preliminari?

Oh, non che io sia una tipa particolarmente romantica, per carità.

Sia come sia.

 

Nate mi porta in camera sua.

Mi adagia sul letto e si sdraia sopra di me, delicatamente.

Io passo freneticamente le mani sul suo petto e gli slaccio la cravatta.

Poi gli sfilo la giacca e sbottono la camicia.

Lui mi bacia, ma non mi tocca: tiene le mani accanto al mio capo.

Allora mi sfilo le scarpe e le lancio lontano, poi tento di arrivare alla chiusura del vestito senza farlo spostare, ma lui mormora:

"Aspetta... non c'è fretta..."

 

Lo dice lui.

Io mi sento ardere.

Di rabbia, non di passione... sarei capace di incendiare il mondo.

Lo so, è sbagliato.

Non è giusto per lui.

Lo so.

Ma non posso farci nulla.

Ho bisogno... di qualcosa. 

Di qualcuno.

 

Di Dimitri.

 

Scaccio con forza queato pensiero e passo le mani sul petto nudo di Nate, stuzzicando i suoi capezzoli.

Lui geme e poi chiede:

"Sei sicura?"

"Sì, sì" rispondo, frenetica.

Ma Nate si muove con lentezza, come se avessimo tutto il tempo del mondo.

Ce l'abbiamo, in effetti.

Provo a rilassarmi.

 

Ok, Rose. Va tutto bene. Sei con il ragazzo per il quale tutto il liceo farebbe follie. Calma.

 

Ma io non sono più una ragazzina cui piacciono i coetanei.

A tradimento, mi balena in mente quella notte con Dimitri, mentre eravamo preda dell'incantesimo di Victor.

Lì, Dimitri era andato piano, ma era tutto così... stupendo. Perfetto.

Perchè ora mi sento così nervosa?

Non ho paura, no.

Non è quello.

È che sono disperata.

 

Di scatto, rovescio Nate sul letto e inverto le nostre posizioni.

Mi chino a baciare freneticamente le sue labbra, la gola, il petto e l'addome.

Lui si inarca e io sbottono i suoi pantaloni.

Glieli abbasso e afferro l'elastico degli slip.

Lui ansima ma non fa altro.

Poso la mano sulla sua erezione, che i boxer ormai contengono a fatica.

Ma perchè non fa nulla? Non mi dice nulla?

 

"Nate" dico, decisa "Dimmi che mi vuoi"

Lui sgrana gli occhi.

"Ma certo...certo che ti voglio"

Mi chino di nuovo su di lui, verso il suo membro eretto.

"Dimostramelo, allora"





NdA: buonasera! Come state? Vi state sciogliendo?? Io abbastanza... Sto grondando sul tablet, che mi fa morire con la digitazione... Spero non ci siano errori! Oltretutto.... Colpo di scena, nel programma di scrittura per tablet non ci sono le virgolette basse per il discorso diretto -.-
Portate pazienza.... Non so come sarà la resa grafica di questo capitolo, spero non faccia schifo! 
Baci e buona lettura!

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Capitolo 13
*** Quello che so fare meglio ***


Quando sento la mano di Nate accarezzarmi i capelli faccio finta di dormire.

 
Serro le palpebre e resto immobile e lui, dopo poco si alza ed esce dalla sua stanza.
A quel punto, mi concedo un sospiro di autocommiserazione.
Questa notte è andato tutto storto.
Tutto.
Ma la cosa più sbagliata sono io.
 
Lo so che non posso dimenticare Dimitri facendo sesso con Nate.
Lo so che non posso punire Dimitri così.
So anche che – probabilmente – a Dimitri non può fregare di meno con chi io faccia sesso, purché non violi le regole della scuola.
Cosa mi resta, allora?
Solo un desolante senso di vuoto nel petto.
 
Ieri notte ero una furia lussuriosa.
Solo che non ero spinta dalla lussuria, ma dalla rabbia.
Tanta, tanta rabbia… così tanta da cancellare il senso di colpa che normalmente provo verso Nate, vittima innocente dei miei giochetti, dei miei isterismi e delle mie frustrazioni.
Rabbia verso Tasha, che mi ha portato via Dimitri.
Rabbia verso Dimitri, che mi ha dimenticata come se non contassi nulla.
Rabbia verso Lissa, che non lo capisce.
E rabbia verso Nate, il suo essere così perfetto e così amorfo, pur con me nuda nel letto.
Insomma, so che non ho giustificazioni, ma volevo solo… non pensare.
E gli stavo offrendo la mia verginità, dopotutto.
Sarebbe stata una cosa di cui vantarsi, al di là di tutto.
No?
 
 
Gli faccio un torto, lo so.
Ma… è che sembrava così spiazzato da questa me energica e volitiva che non faceva altro che fissarmi imbambolato.
E poi… al ragazzo più figo della scuola non l’hanno insegnato che se hai una donna nuda nel letto non è concepibile passare il tempo a chiedere “sei sicura” invece che a darsi da fare??
Per cui, in sostanza, io andavo a mille e lui a dieci.
Non sembrava intenzionato a strapparmi i vestiti di dosso o a regalarci una notte di scintille, per cui ho pensato “Al diavolo!”, mi sono armata di risolutezza e gli ho sfilato i boxer.
Lui si è limitato a fissarmi con gli occhi sgranati.
Io ho chinato la testa sul suo membro e, prima di ascoltare la voce della ragione, ci ho posato le labbra.
 
E, da lì, è andato tutto a rotoli.
 
A quanto pare, l’idea ossessiva di Dimitri non mi abbandona nemmeno quando cerco di fare sesso con un altro.
È così dentro di me, sotto la mia pelle, dentro la mia anima, che lo bramo, lo desidero, lo sogno ad occhi aperti, farei di tutto per averlo qui con me.
Un’altra volta sola, una e basta.
E, invece, con me c’era Nate.
Ho rialzato la testa di scatto: non ce la facevo.
L’ho fissato – divisa tra la foga e la vergogna – e… lui mi stava ancora fissando imbambolato!
«Nate!» ho strillato «Ma cosa c’è, insomma?»
Lui ha battuto le palpebre e si è messo seduto.
«Blair, amore… sei proprio sicura che è quello che vuoi?»
 
Stavo per strangolarlo.
Mentre cercavo di dominare gli istinti omicidi, lui ha detto:
«Scusa… è solo che… non sembri tu. Pensavo volessi qualcosa di romantico per la nostra prima volta e invece è tutto così…»
Squallido? Finto?
Non lo dice, ma immagino che lo pensi.
Mi sono lasciata cadere sui talloni e ho sbuffato, testarda.
«Forse, se almeno facessi finta di essere coinvolto, andrebbe meglio!»
«Finta? Coinvolto? Ma perché dovrei fare finta di desiderarti?»
«Perché se mi desideri potresti anche darti da fare!»
«Bè, grazie, Blair, ma io non desidero “darmi da fare”. Io voglio fare l’amore con te e…»
«Ma anche io!»
«Ah» dice con tono incolore «Allora è questo che stavamo facendo?»
Rifiuto di cedere.
«Io stavo facendo! Tu stavi dormendo!»
«E cosa stavi facendo, esattamente?»
 
Non ho una risposta, per cui mi alzo e marcio furiosa verso il bagno, chiudendo la porta con un gran rumore.
Cosa stavo facendo?
Bella domanda.
Quello che so fare meglio: la stronza.
 
*
 
Alla fine sono tornata a letto con una gran nausea.
Mi sono alzata per vomitare.
Non ho vomitato.
Che gran casino.
 
È finita che Nate mi ha presa tra le braccia per consolarmi e io mi sono scusata a bassa voce, ma la verità è che non posso scusarmi con nessuno per la persona orribile che sono.
Ho dormito malissimo, continuando a pensare a Dimitri e ad avere incubi brevi e vividi su di lui.
Non avevo voglia di affrontare Nate, stamattina, quindi ho finto di dormire quando si è alzato.
E poi, alla fine, sono piombata in un sonno pesante e confuso.
 
Quando mi sveglio batto le palpebre e poi gemo.
Cerco di sprofondare di nuovo nel sonno – per non pensare, se non altro – ma è inutile.
Mi alzo e faccio una doccia, quindi infilo un paio di culotte e una camicia azzurra di Nate, rimboccando le maniche, e mi dirigo in salotto, paventando le conseguenze della nottata.
E resto di sale.
Nate è in piedi accanto al tavolo, che distribuisce dei pancake su tre piatti.
E, seduto sul divano, c’è Dimitri.
 
Mi fischiano le orecchie.
Quando i suoi occhi incontrano i miei le sue labbra si tendono e io impallidisco.
Sembra furioso.
Percorre con lo sguardo le mie gambe nude e la tua mascella si serra ancora di più.
Io non so dove mettere le mani, né la testa, né altro.
Sono troppo stanca.
 
Troppo sconfitta.
 
Il silenzio si protrae, finché Nate non viene a porgermi il mio piatto con un sorriso.
Non mi bacia, anche lui è pallido.
Va a sedersi su una poltrona e porge a Dimitri dei pancake.
Lui ringrazia e china il capo sul piatto, i capelli gli nascondono il viso.
Non posso fare altro, per cui mi avvicino e mi siedo su un altro divano, da sola.
Per un po’, mangiamo tutti in silenzio.
Poi, Nate si schiarisce la voce e si rivolge a Dimitri:
«Quindi… mi dicevi che sei nato in Russia?»
Lui annuisce.
«Sì. Poi sono venuto in America per lavoro»
«E che lavoro…»
«Dov’è Serena?» intervengo io, precipitosamente.
Per carità, ci manca solo questa.
«Christian voleva vedere il Metropolitan e lei ha accompagnato lui e Tasha»
Inarco un sopracciglio.
«E tu?»
Mi sembra strano che li lasci andare via da soli, anche se è giorno e gli Strigoi, alla luce del sole, non possono uscire.
Lui scuote la testa e riprende a mangiare.
Scende di nuovo il silenzio, poi Nate si scusa e dice che va a salutare sua madre.
Alzo la testa per guardarlo e lui mi fa un sorriso triste, poi mi sfiora una tempia con un bacio ed esce.
 
Di nuovo silenzio.
Inaspettatamente, è Dimitri a romperlo, quando mi dice:
«Sembra davvero molto innamorato di te»
«Sì, lo è. Da sempre»
«E come…»
«Non glielo ha imposto Lissa con la compulsione, se è quello che pensi!» lo prevengo, secca.
«Non lo penso» risponde lui, pacato «Basta osservare come ti guarda»
Rimescolo il contenuto del mio piatto, perché lo so benissimo.
E non mi serve altro senso di colpa, grazie.
«Bè, si vede che è un cieco» sbotto, nervosa «L’unico idiota che non è capace di vedere che razza di mostro io sia e…»
«Rose, cosa dici?» Dimitri sembra sconvolto dal mio tono «Tu non sei un mostro!»
«Bah!» sbuffo io «Lo sono, eccome!»
Lui posa il piatto e tace per un attimo, come per riordinare le idee.
«Sai, è proprio il tuo lato più folle» dice poi.
«Cosa? Quale?»
«Quello che ti spinge a fare delle pazzie, tipo scappare a New York e fingere di non essere te, per le quali tutti ti rimproveriamo fino alla morte. Ma tu te ne freghi e, quando ci convinci che sei davvero così, allora fai un passo indietro e dici che sei un mostro e noi tutti degli idioti che non lo vediamo»
 
Potrebbe essere una giusta analisi, ma non mi ci voglio soffermare.
 
«Chi sarebbe il “ci”? chi sarebbe il “noi”?»
«Lissa. Nate. E…»
Esita, ma io lo incalzo.
«E tu?»
Annuisce.
Aspetto un po’ ma non nomina Tasha, per fortuna.
Scrollo le spalle.
«Lissa sa come sono, nel bene e nel male. Sa com’è Rose e sa com’è Blair. Nate, invece, conosce solo Blair, una bambolina viziata. Tu, invece… tu conosci solo Rose»
Alza gli occhi ad incontrare i miei.
Penso sia il primo vero sguardo che mi lancia da quando Tasha è entrata nelle nostre vite: penetrante, profondo.
Così da lui, così tanto… del mio Dimitri.
Mi impongo di restare immobile.
«Sì, io conosco Rose» mormora, dopo quelli che mi sembrano cent’anni di palpitazioni «La vera Rose. Perché dovrei voler conoscere qualcuno che non sei tu? Che non è la vera te?»
Il tuono della sua voce, il movimento delle sue labbra sono ipnotici.
Le fisso come se fossi in trance e dico, senza neppure pensarci:
«Ma anche Blair sono io. O, almeno… lei è una parte di me»
Lui scuote il capo, incredulo, ma io insisto:
«Invece sì. Anche Rose può amare le feste e i vestiti e questo non la rende una guerriera meno temibile o più stupida. È da stupidi, invece, pensare solo alla morte e alle battaglie! C’è altro nella vita: la vita è fatta anche di musica, di colori e…»
«Rose» sospira lui «Io lo so che hai diciassette anni e…»
«NO!» urlo, interrompendolo «No e no! Dimitri, ma perché fai sempre lo stesso errore? Dici che amo questa vita perché sono ancora una ragazzina e non capisci che invece la amo perché è l’unica vita che mi permette di sentirmi una donna e non un manichino da guerra!»
 
Lui resta senza parole.
Mi fissa attonito, mentre io ansimo per il mio scoppio di rabbia e frustrazione.
«Tu…» lui fa un gesto vago con le mani «Tu non hai bisogno di… vanità per sentirti donna»
«Ah no? E di cosa, allora?» lo incalzo «Di botte? Di lividi? Di allenamenti? Io sono una donna, Dimitri. Io ho bisogno di far vedere che in me non c’è solo la guerriera!»
«Ma è…insomma, è talmente…»
«Talmente stupido?» chiedo in tono derisorio.
«No» bisbiglia «Talmente evidente…»
Io trattengo il fiato per la sorpresa e l’atmosfera cambia in modo percettibile quando Dimitri mi guarda le gambe nude.
È un attimo, ma quando alza di nuovo gli occhi per incontrare i miei vedo che si è incupito.
Per una volta, però, so che non è per rabbia o impazienza, ma per desiderio.
«Se è evidente» chiedo «Allora perché mi tratti come se fossi una bambina?»
«Perché spesso fai di tutto per sembrarlo!»
«Oppure tu non vedi le cose» obietto «O, ormai, sei troppo impegnato per vederle. O per fregartene»
L’evidente accenno a Tasha lo mette chiaramente a disagio.
Apre la bocca un paio di volte, senza proferire parola, poi dice:
«Trovo assurdo che tu voglia dimostrarti di essere una Rose migliore toccando queste bassezze»
Rifiuto di farmi mettere dalla parte del torto.
«Quali bassezze? Comprando vestiti? Andando alle feste? Ci sei venuto anche tu: siamo in vacanza»
Ha l’aria di una conversazione affrontata mille volte e infatti Dimitri fa una smorfia infastidita.
«Ti ho detto che non è per le feste, è per…»
Ma non lo dice.
«È perché dormo con qualcuno?» lo attacco «Perché, tu con Tasha cosa fai? Le parole crociate?»
 
Ok, ammetto che sembro molto più spavalda di come mi sento in realtà.
Perché se ora mi risponde che no, fanno i fuochi d’artificio insieme, non solo me lo merito, ma potrei anche suicidarmi.
Invece lui storce la bocca e dice:
«Rose, Tasha deve restare fuori da…»
«No» lo interrompo «Se recrimini sul fatto che dormo con Nate, io posso fare lo stesso con te. Non siamo a scuola. Siamo adulti entrambi, no?»
Lui si alza e muove un paio di passi nervosi per la stanza.
«Se ti dico che non dormo con lei cambia qualcosa?»
Lo dice bisbigliando, dandomi le spalle.
Io fisso la sua schiena e sento il mio cuore sanguinare.
«No, Dimitri» mormoro «Non cambia niente se, comunque, te ne andrai con lei, se lascerai l’Accademia, se non sarai più il guardiano di Lissa. Non cambia niente, se comunque non mi vuoi»
Lui si volta di scatto.
Ci fissiamo, in silenzio.
Sento che gli occhi mi bruciano.
«Rose» mormora, con una voce carezzevole che quasi mi toglie il fiato «Non voglio vederti piangere»
Si avvicina a me e si inginocchia sul tappeto: è così alto che i nostri occhi sono alla stessa altezza.
«Sai che le difficoltà…»
Lo zittisco brutalmente:
«Dimmelo. Dimmi che non mi vuoi. Che sei venuto qui solo per farmi una ramanzina da professore»
Lui annaspa, chiaramente in difficoltà.
«Rose, non…»
«E non dirmi che non puoi!» alzo la voce «Essere un guardiano non fa di te un burattino, Dimitri! Non osare dirmi cosa possiamo o non possiamo fare secondo le convenienze, dimmi solo quello che vuoi fare tu!»
«Cosa cambia?» chiede, e i suoi occhi bellissimi sono due pozze tristi.
«Cambia per me. E, soprattutto, dovrebbe cambiare per te»
Lui scuote il capo e non dice nulla.
 
Sembra sconfitto ed è la cosa che più di tutte mi lacera l’anima: non ho mai visto Dimitri arrendersi di fronte a qualcosa, mai.
Nemmeno se l’ostacolo era enorme, nemmeno se si trattava di lottare per la sua vita.
Non posso tollerarlo.
 
Mi sporgo verso di lui e lo bacio.
 


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Buona lettura!

 

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Capitolo 14
*** Il bacio ***


Perdiamo entrambi il controllo in meno di un secondo.
 
Se l’ho preso di sprovvista, non lo dà a vedere.
Anzi.
Le sue mani mi circondano la vita e poi salgono a stringermi il seno, quindi mi solleva come se fossi fatta di niente e mi tira sul tappeto davanti a lui.
Io non sto certo con le mani in mano.
Da qualche parte, confusamente, mi chiedo se è l’ultima volta nella mia vita in cui bacerò Dimitri.
Se fosse, deve essere un bacio per cui vale la pena morire: è l’unica cosa che ho ben chiara.
Affondo le mani tra i suoi capelli e premo le labbra contro le sue con foga.
Lui sembra non avere fretta: saggia le mie labbra con tutta la calma (e la perizia) del mondo e, poi, sento la sua lingua cercare la mia.
Mi sciolgo, letteralmente.
Mi adagio tra le sue braccia e godo della sensazione di sentirle attorno a me, così forti e sicure.
E poi, senza smettere di baciarmi, Dimitri infila le mani sotto la mia camicia, sfiorando delicatamente la mia pelle nuda.
Avvampo.
Ho caldo, freddo, ho i brividi.
Poso le mani sul suo petto e lo sento stringermi più forte in risposta.
È la beatitudine.
È la riprova di quello che ho sempre pensato: è perfetto, per me.
È lui e non può essere che lui.
Dimentico il rancore, la paura, la mia follia mentre quest’uomo meraviglioso mi stringe.
 
Ora sì, che mi sento donna.
 
Con Dimitri non mi servono gli abiti, i trucchi, le cure di bellezza.
Ora sì che sono la Rose che voglio essere, quella in cui la guerriera e la bambola si fondono.
La rivelazione mi colpisce come uno shock.
Ho cercato tanto… e la risposta era qui, tra le sue braccia.
 
Mi sembra che passino mille estati di sole, almeno fino a quando una stizzita tossetta ci richiama alla realtà.
Dimitri allontana le labbra dalle mie ma mi resta vicinissimo, gli occhi torbidi e scurissimi fissi nei miei.
Io non capisco più niente, so solo che annaspo in cerca d’aria e artiglio la sua camicia, improvvisamente consapevole che non so cosa farà ora.
Mi lascerà, di nuovo?
O significa qualcosa il fatto che mi tiene ancora tra le braccia?
Lo vedo guardare verso la porta e incupirsi.
Io, invece, chiudo un attimo gli occhi e cerco di ripetermi conto che la Terra non può essersi spostata dal proprio asse, anche se a me sembra così.
Poi seguo il suo sguardo e vedo Chuck Bass fissarci con odio dalla porta.
Marcia nella stanza e mi rivolge un’occhiata velenosissima.
«Blair» mormora, mellifluo «Mi spiace interrompere le tue attività mattutine…»
Dimitri fa per alzarsi.
Io stringo più forte la sua camicia, ma lui dolcemente allontana le mie mani.
Prima di rivolgersi a Chuck mi sistema la stoffa sulle spalle: mi rendo conto ora che sono in disordine e che la camicia ormai mostra più di quello che nasconde.
Quindi, si alza e lo fronteggia e, sì, Bass è in difficoltà.
Dimitri è alto, imponente, inquietante.
Torreggia su Chuck e la sua espressione certo non invita a un confronto rilassato.
Credo sia la prima volta in tutta la mia vita in cui vedo questo damerino sgonfiarsi come un palloncino bucato.
Non si dicono nulla, non ce n’è bisogno: Chuck abbassa lo sguardo, sconfitto, e Dimitri si volta verso di me.
Con mia grande sorpresa, mi sfiora il viso e mormora solo:
«Stasera»
 
*
 
Stasera cosa?
Come?
 
Sono di nuovo sotto la doccia, perché non sapevo cosa fare e mi aggiravo per la suite come un’anima in pena.
In più avevo paura che Bass venisse a chiedermi spiegazioni, quindi mi sono tuffata qui dentro.
Gioco con i getti d’acqua e l’idromassaggio mentre ripenso al bacio.
Cosa significa?
Per me tutto.
Ma per lui?
E stasera?
Stasera cosa?
 
Alla fine non ce la faccio più e chiamo Lissa.
Lei sembra felice di sentirmi, mi parla del museo e mi chiede se voglio raggiungerla a Central Park.
Accetto senza nemmeno pensarci.
So che sono una codarda, ma non voglio essere qui quando Nate rientrerà.
Devo pensare.
Mi serve aria.
 
Mi vesto, prendo la borsa e sgattaiolo nell’ascensore.
Esco all’aria aperta e cammino fino a Central Park: ho bisogno di aria fresca per schiarirmi le idee.
Passeggio per i sentieri e le gambe mi portano verso la gigantesca pista di pattinaggio su ghiaccio.
Mi appoggio alla ringhiera e fisso le persone che ridono, pattinano, si divertono.
In realtà, non mi soffermo su nulla: sono persa nei miei pensieri.
Poi, sento una mano infilarsi sotto il mio braccio.
Non ho bisogno di voltarmi per sapere chi è.
«Ciao» mormoro.
«Ciao» bisbiglia Lissa, appoggiando la testa sulla mia spalla.
Restiamo entrambe in silenzio per lunghi minuti, poi lei si volta e dice qualcosa a Christian, che si allontana con sua zia.
«Andiamo a dare da mangiare ai cigni?» mi chiede poi Lissa.
«Liss, è gennaio…»
«Ah, cavolo…» si morde un labbro, pensierosa «Vuoi pattinare?»
Chiaramente non è entusiasta dell’idea: è un’offerta generosa, lei non ama particolarmente l’attività fisica, a differenza mia.
Sorrido e scuoto il capo.
«Che ne dici di cioccolata calda e due chiacchiere?»
 
Ed è quello che facciamo e, alla fine, siamo solo noi due.
Lissa rispetta il mio silenzio iniziale e non mi fa domande su Tasha o Dimitri o su ieri sera, si limita a raccontarmi le reazioni di Christian di fronte alla città, ai musei, ai party e ai negozi.
Io annuisco e ascolto e sento una sensazione di calore diffondersi in me.
So che Lissa non sta usando la compulsione, ma è come se il mio corpo si rilassasse.
Dopo la rivelazione di questa mattina, so più che mai che ho sbagliato con Nate.
Ho sbagliato con Lissa.
Ho sbagliato con un sacco di cose, insomma.
E ora, averla vicina sembra riportarmi in prospettiva.
Quando sospiro pesantemente, lei smette di parlare e mi lancia un’occhiata preoccupata, per poi dire:
«B… va tutto bene? Non sei obbligata a parlarmi dei tuoi problemi, certo… Lo so che ultimamente non abbiamo molto parlato di quello che stava succedendo. So anche che è colpa in gran parte mia. Ma… ci ho molto pensato in questi giorni, quando ho scoperto che NY senza di te non è divertente. Insomma… se tu vuoi…se vuoi, io sono qui»
«Liss…» scuoto il capo «Sono stata una vera stronza. Mi dispiace»
«No, no… Io lo capisco, che ti senti oppressa. Ieri Christian me lo ha fatto notare e io… Rose, non potevo immaginare…»
Sento l’ansia, la sua ansia, trapelare attraverso il nostro Legame e di riflesso, come ho sempre fatto, mi affretto a rassicurarla.
«Smettila, non sei tu. Sono io. Senti, la situazione più o meno è questa. So che si avvicina il diploma e, dopo quello, l’assegnazione ufficiale dei Guardiani. So che mi è stata data un’altra possibilità, so che essere assegnata alla Principessa Dragomir significa dover dimostrare di essere la migliore e…»
«Ma che dici?» mi interrompe, sgomenta «Certo che sei tu il mio Guardiano! Noi abbiamo il Legame! Nessuno potrà mai proteggermi meglio di te!»
«Liss, io lo devo meritare» rispondo, categorica «Il legame è importante, ma non basta. Io devo essere brava! Stiamo parlando della tua vita!»
«Ma tu sei brava!»
«No, io me la cavo, il che è diverso»
Lei si appoggia allo schienale della poltroncina di velluto su cui è seduta e mi fissa, perplessa.
Poi, mi lascia senza parole:
«Sai, Dimitri ti ha davvero cambiata… in un modo in cui neppure io sono mai riuscita a fare»
 
Per un attimo, il mio cuore si ferma.
Ma lei prosegue, inconsapevole di quello che ha scatenato in me:
«Insomma, non so come abbia fatto, ma ha educato una Rose seria, prudente e responsabile. Non che mi dispiaccia, sia chiaro… Ma non voglio che ti metti in testa di non essere abbastanza! So che sei sotto pressione, ma so anche che sei eccezionale! Lui…»
«Lui non c’entra» la prevengo, perché ora che sono tornata a respirare preferisco evitare un altro infarto «Sì, Dimitri mi ha insegnato tanto e ne sono consapevole. Non è solo questione di allenamenti e tecniche di lotta… Mi ha insegnato altro. Di più. A questo punto, anche se è folle pensarlo, in me c’era una parte responsabile e saggia che lui ha portato alla luce…»
Lissa ride e io respiro di sollievo.
Prima di perdere il coraggio, concludo sperando di sembrare leggera:
«Vedrò di farne tesoro per quando non lo avrò più come mentore»
Lei batte le palpebre.
«Cosa? Perché dici così?»
Scrollo le spalle.
«Cose che ho sentito. Forse…»
Non riesco a terminare la frase, non so come fare.
Ma ci pensa lei.
«Ma io non credo, sai? Dimitri è molto serio e responsabile con te e me… E poi ieri Tasha parlava di Atlanta ma lui le ha detto che i suoi progetti sono tutti all’Accademia»
 
Il mio cuore fa un triplo salto mortale.
Cerco di calmarmi, di non illudermi, di ripetermi che lo ha detto per Lissa, per non farle capire che loro…
 
«Cosa?» balbetto, con una voce che non sembra neppure la mia.
«Sì, Christian ha chiesto a sua zia se pensava di tornare a Minneapolis, allora lei ha parlato di Atlanta e ha chiesto a Dimitri se non pensava che fosse una bella città per vivere. Allora lui ha scosso la testa e ha detto – sai, in quel suo modo serio – che non lo sa, perché al momento il suo orizzonte è tutto nel Montana. Per questo mi sembrava strano… Rose?»
Lissa mi fissa preoccupata, probabilmente perché sto andando in iperventilazione.
Dimitri… Dimitri, cosa sta…?
I miei pensieri si rincorrono impazziti.
Sento a malapena Lissa che dice:
«Certo, mi spiacerebbe molto perdere Dimitri… ma non se ti fa sentire così»
Mi trattengo a stento dallo scoppiare in una risata isterica.
È che se perdessi Dimitri che mi sentirei davvero  così.
Così fuori di testa, per la precisione.
«Liss» rispondo, categorica «Dimitri è il migliore. Punto. E tu devi avere il migliore»
Lei sorride.
«La migliore io ce l’ho davanti. I migliori, se sarete voi due. Ma io posso prescindere da chiunque, tranne che da te»
Mi salgono le lacrime agli occhi a sentire la fiducia e il calore della sua voce, l’affetto che dal Legame si riversa in me e mi scalda il cuore.
«Liss» mormoro, con le labbra tremanti «Ho fatto un casino»
In un attimo, lei è passata dalla mia parte del tavolo e mi ha presa tra le braccia.
Mi rifugio nel suo abbraccio e lei mi stringe e mi accarezza la schiena.
«Cosa? Cos’è successo?»
«È Nate» singhiozzo «È tutto un casino, un enorme casino! Liss, non so come ho fatto, tutto quello che tocco diventa un casino…»
Lei mi accarezza i capelli e mi lascia sfogare.
Quando mi asciugo con rabbia quelle stupide lacrime, mi ordina un’altra cioccolata calda e mi prende la mano.
«Parliamo, se ti va» mi dice.
 
«Io volevo solo… staccare la spina» dico «Mi sembra che mi manchi l’aria, mi sembra di aver perso me stessa… Più divento abile come Guardiana, più sento che mi sfugge l’altra parte di me, quella che è Blair, quella che è bella, sofisticata… quella che è donna»
«Ma tu sei talmente femminile anche se…»
«Io non mi sento così!» ribatto, infiammandomi «Non mi sento più così! È come se per essere la migliore dovessi estirpare un lato di me… Mi sento persa! So che sembra una cosa stupida e infantile, se paragonata alla tua vita e alla vita dei Moroi che siamo chiamati a proteggere… Ma io mi ci sento, Liss. Sarò stupida, ma mi ci sento. Io sono una persona, sono fatta di due parti! Ho diciassette anni, provo ancora la voglia di avere cura di me, di essere carina, senza che questo mi faccia passare per una stupida senza cervello!»
Lissa batte le palpebre di fronte al mio ardore.
«Rose, frena… Aspetta, perché voler essere carina ti renderebbe stupida?»
«Perché tra i Guardiani io sono una fuori dagli schemi! Perché se dico che voglio passare una settimana di vacanza rilassandomi da sola tutti mi guardano come se meditassero di internarmi in un ospedale psichiatrico!»
Lei ha il buon gusto di arrossire.
«Sono mortificata, Rose» mi dice «Lo so che tu hai tutto il diritto di farti una vacanza, solo che…»
Esita, ma io aspetto che finisca la frase.
«… Non sono abituata all’idea che tu voglia stare senza di me. Che tu non mi voglia con te»
Sospiro.
«Liss, non volevo che la prendessi sul personale, davvero. Lo so che ho fatto la stronza. Mi dispiace. È solo che… è come se fosse la mia ultima occasione. Il mio spazio. Poi torneremo all’Accademia e sarà solo lezioni, allenamenti, allenamenti, allenamenti! Volevo un momento mio, un momento da regalare a quella Rose che ama ancora questa vita!»
«Ma dopo l’Accademia, noi…»
«Dopo l’Accademia, se tutto andrà come spero, io sarò il tuo Guardiano! Liss, significa turni di metà giornata con il mio partner per guardarti le spalle! Significa che, se andrai a fare shopping, io non entrerò più in camerino con te per provarci i vestiti insieme, ma starò fuori a controllare che nessuno tenti di ucciderti!»
«Mi sembra esagerato…»
«No Liss, non capisci!» le afferro un braccio e la scrollo, arrabbiata «È finita la fase delle amiche irresponsabili e incuranti! Non sarà più così! Non sarò mai più così irresponsabile da portarti in giro per il mondo per divertimento!»
Un po’ dell’ansia che io provo da settimane si fa strada in Lissa: lo sento, il Legame mi permette di esplorare le sue emozioni come se fossero le mie.
Pare sgomenta.
«Non avevo mai pensato… Non voglio che per colpa mia…»
Le lascio il braccio.
«Liss, ecco perché non te l’ho detto. Perché avresti detto subito che è colpa tua. Invece no, è il mio lavoro; o meglio, sarà il mio lavoro. Val bene un piccolo sacrificio. Per questo una settimana da sola mi sembrava…bè, solo un piccolo prezzo…»
Lei annuisce, con gli occhi umidi.
«Mi spiace per non averlo capito» mormora «Mi spiace per non aver capito che… Per essere stata così egoista da pretendere che NY fosse una cosa nostra e, insieme, per averci portato gli altri»
Le sorrido: so che ha capito.
Manhattan era il nostro sogno dorato: un posto dove eravamo solo noi due, giovani, folli e irresponsabili.
Senza regole, senza doveri.
Senza differenze tra noi, alla pari.
Dove io potevo essere quella forte e volitiva, ma anche quella glamour e regina.
 
Dio mio, sono proprio una stronza egocentrica.
 
Le asciugo una lacrima.
«Non piangere, Liss» la consolo come ho sempre fatto, come farò sempre «Alla fine, New York era un bel sogno… Un sogno dei mesi che ci abbiamo passato. Ma ho scoperto che non è più meravigliosa come credevo. Mi piaceva pensare che fosse così. Ma… ero io, che la idealizzavo perché ci ho riversato le mie frustrazioni e l’ho voluta vedere come la soluzione ai miei problemi»
Lei torna a stringermi la mano.
«Parlamene, Rose»
Annuisco.
«Cosa devo fare con Nate?» mi esce di getto.
Lei sorride, comprensiva, e riprendiamo a parlare come abbiamo sempre fatto.
 
 
Quando la riporto a Central Park è pomeriggio inoltrato.
Camminiamo per i viali a braccetto, come abbiamo sempre fatto.
Commentiamo le mise di tutte le ragazze che vediamo – e sono tante – ma, come sempre, Lissa conclude che noi siamo le più glamour e meglio vestite.
E poi li vediamo.
Christian e Tasha stanno pattinando sulla pista, tra la gente, molto più a loro agio ora che il sole si è abbassato nel cielo.
Lissa mi abbraccia e mi dà appuntamento al party di stasera, poi corre a raggiungerli.
Io ami appoggio alla balaustra e guardo i pattinatori, pensierosa.
 
E poi lo sento.
Sento la sua presenza ancor prima della sua mano che mi sfiora la spalla.
«Sei pensierosa» afferma, a bassa voce.
Io annuisco e reclino la guancia sulla mia spalla, sopra la sua mano.
Restiamo immobili per un po’, quindi gli dico:
«Devo andare. A più tardi»
«Dove vai?» chiede.
Alzo gli occhi a incontrare i suoi.
«A spezzare un cuore»
 
Mi stringo nelle spalle e mi incammino.
 





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Capitolo 15
*** Feeling home ***


Nate arriva proprio quando ho chiuso l’ultimo sacchetto.
 
Entra perplesso nella suite mentre io faccio un cenno e ringrazio il fattorino che solleva le mie borse ed arranca verso l’ascensore sotto il loro peso.
«Hai svaligiato la suite?» scherza Nate.
Io sorrido tristemente.
«No. Ho dato via i miei vestiti»
«I tuoi vestiti?» lui batte le palpebre su quegli occhi incredibilmente azzurri «E perché mai?»
Sospiro e mi siedo sul divano.
«Perché non mi servono più Nate»
Tendo una mano verso di lui, ma improvvisamente il suo sguardo si fa duro e lui arretra di un passo.
«Nate…»
Ma non mi fa nemmeno parlare.
«Fammi indovinare. Mi stai per lasciare?»
«Nate, io…»
«Bè, se non altro immagino di doverti ringraziare: almeno stavolta mi avvisi. L’altra volta sei sparita e basta! Cosa sarebbe… Un miglioramento nel nostro rapporto?»
 
Lo sapevo che non sarebbe stato facile.
Del resto, non merito che sia facile.
 
Mi alzo e mi avvicino di un paio di passi, guardandolo negli occhi.
«Nate, devo ripartire. Io e Serena dobbiamo tornare… dobbiamo andare via di nuovo. Noi…»
«Perché?» mi chiede, angosciato.
«Perché… te l’ho detto quando sono tornata, Nate. Non posso restare. Noi abbiamo scelto… Scelto di vivere da un’altra parte e ora…»
«No, Blair, no! Non ha senso! Cosa vuol dire da un’altra parte? Ma da un’altra parte dove? Cosa c’è, a parte Manhattan?»
Storco il naso.
«Nate, questa è veramente una frase da ragazzino stupido che vive nel suo mondo dorato. Che cavolo dici? C’è il mondo fuori di qui, lontano da questo guscio vuoto fatto di feste, balli e abiti firmati, sai?»
Lui mi fissa con uno sguardo penetrante.
«Non c’è un altro mondo per Blair Waldorf che non sia questo»
 
Annuisco.
Non sa quanto ha ragione.
Blair appartiene a questo mondo dorato e piccolo: è nata qui, l’ho creata così… e solo qui può esistere.
Ma io non posso restare ferma in un sogno di cristallo, ora l’ho capito.
Non sono libera qui, paradossalmente.
Sono intrappolata nel personaggio che ho creato.
 
«Hai ragione. È sempre stato così… ma ora non lo è più. Io sono cambiata, Nate»
«Cosa? Tu, cambiata? Non è vero! Perché dovresti cambiare?»
Mi mordo il labbro.
Così non andiamo da nessuna parte.
Certo che non ci crede: Blair non ha mai avuto bisogno di cambiare.
Ma, piccolo particolare… Blair non esiste.
Esiste Rose, e Rose è cambiata eccome.
 
«Tutti cambiano, Nate. È la vita»
Lui ride; una risata priva di gioia.
«Fai prima ad essere sincera anziché a parlare di grandi cambiamenti esistenziali. È per quel tipo?»
Non rispondo e lui mi incalza.
«È per quel Dimitri? Ho visto come ti ha guardata stamattina!»
Prendo fiato e lo guardo negli occhi.
«Sono innamorata di lui, Nate»
Lui serra la mascella, come se lo avessi preso a pugni.
«Mi lasci per un altro. Dovevo immaginarlo»
Scuoto il capo.
«Dimitri non vuole stare con me, Nate»
Lui sembra confuso.
«Cosa stai dicendo? Si vede benissimo che…»
Scuoto il capo, non voglio sentire.
Fa male, fa solo male.
«Nate, ascoltami ti prego. Odio mentirti. Io… ti ho mentito in questi giorni e mi sono comportata male, sono stata egoista, perché… ti rivolevo, perché tu mi fai stare bene, mi doni gioia, perché con te sono una Blair spensierata»
Lui muove un paio di passi per la stanza.
«Una Blair spensierata? Perché, che preoccupazioni terribili può mai avere miss Waldorf? Non ti hanno messa in lista di attesa per la nuova Birkin?»
Serro gli occhi.
Fa male anche questo.
Mi considera una stronzetta superficiale… Bè, ho fatto la stronzetta superficiale con lui, direi che me lo merito.
«Quando io e Serena ce ne siamo andate a studiare… all’estero, ho incontrato Dimitri. È una storia impossibile, lo so. Ma mi sono innamorata e… non posso farci niente. Però sono anche una stronza egoista e siccome le cose andavano male e io mi sentivo così sola… è arrivata la tua lettera e… aveva il sapore di casa. Mi sono precipitata qui, da te, anche se sapevo che era il gesto di un’egoista, perché tu… sei tu. Tu mi ami e mi fai stare… bene»
Termino debolmente e lui scuote il capo.
«Se con me stai bene perché mi vuoi lasciare? Se con me stai bene, perché ti sei innamorata di un altro? Perché te ne sei andata?»
Mi tremano le labbra.
«Perché io…perché io non sono questa Nate. O meglio, non sono solo questa. Non sono solo una ragazzina che vuole assolutamente la nuova Birkin» sorrido, amaramente «O meglio, non più. C’è altro… e tu questo altro non lo vedi»
«Fammi vedere, allora!» mi prega.
Io scuoto il capo.
«Non ti importa davvero Nate. Sono tornata e non mi hai chiesto perché me ne sono andata, perché ti avevo lasciato… Mi hai ripresa come se ci fossimo visti fino al giorno prima, ma le persone cambiano; la vita ci cambia! Non potevi pensare davvero che fosse tutto a posto… O meglio, lo hai voluto pensare»
«Ah, ecco. Lo sapevo. È colpa mia»
Mi avvicino tendendogli di nuovo le mani.
«No, Nate, no. È colpa mia, solo mia. Ma non posso andarmene, stavolta, senza spiegarti»
«Te ne vai in Russia?» chiede, tentando di sembrare indifferente.
Scuoto il capo.
«Vado via con Serena»
«Quando?»
«Domani pomeriggio»
Chiude gli occhi.
«Grazie dell’ampio preavviso. Da quando lo sai?»
Mi mordo il labbro.
«Da prima di tornare»
Annuisce.
«E lui non viene con te»
Scrollo le spalle.
«Non lo so. Penso di no»
«E allora perché non resti?»
Sembra disperato e io mi sento così triste per lui.
Mi avvicino e poso le mani sui suoi fianchi, delicatamente.
Alzo gli occhi per incontrare i suoi e penso che questo è un addio.
Un addio a Nate, ma anche un addio a Blair.
«Nate, tu meriti di più…»
«Non dirlo!» sbuffa «Non dirlo, è la scusa più stupida ed egoista…»
Lo zittisco:
«Ascoltami: dico davvero! Meriti di più, molto di più di una stronza egoista come me. E io ti auguro che arrivi presto e che sia speciale… Certo, non sarà me, ma…»
 
E lui sorride.
Sorrido anche io, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.
Ci stringiamo e mentre affondo il viso nel suo maglione e lui mi accarezza i capelli penso a quanto, ancora, sia incredibilmente generoso con me.
Il nostro abbraccio dura un’eternità e, quando dolcemente mi stacco da lui, penso che sto lasciando andare per sempre la mia parentesi a NYC.
Sorrido, tra le lacrime.
«In bocca al lupo per tutto, Nate. E… addio…»
«Non dire addio. Non dirlo, è così… definitivo. Arrivederci, piuttosto»
Annuisco, ma so che è l’ennesima bugia.
Arretro verso l’ascensore e dolcemente lascio la sua mano, che ancora stringe la mia.
«Ciao» bisbiglio.
Mi volto e davanti a me c’è Chuck.
Faccio un salto per lo spavento, mentre lui fissa i miei occhi rossi, poi Nate, poi la porta della nostra ex stanza, svuotata delle mie cose.
 
Ma, incredibilmente, quando posa di nuovo lo sguardo su di me non c’è traccia della consueta ironia nei suoi occhi.
«Immagino di essere arrivato in tempo per i saluti» dice, secco.
Io annuisco.
«Sì, Chuck. Io…»
Non so come proseguire.
Lui mi dice:
«Ho visto uno dei fattorini portare via le tue cose. Mi ha detto che lo hai incaricato di portarle in una parrocchia, perché siano date ai poveri»
Annuisco.
Sento un gemito provenire da Nate.
Mi volto e mi guarda con gli occhi sbarrati.
«Tu… hai dato le tue cose ai poveri? I tuoi vestiti?»
Annuisco di nuovo.
Sembra sconvolto.
«A me non servono più»
«Conti di andare in giro vestita di stracci?» chiede Bass, sardonico.
Scrollo le spalle.
«Sono solo vestiti. Sono solo soldi. Ci sono persone che muoiono di fame e vendendo un solo paio delle mie scarpe possono vivere per mesi»
«Sei diventata filantropa?»
Chuck sarebbe meno sconvolto se gli avessi detto che gli alieni stanno per invaderci.
 
O i vampiri.
Divertente.
 
«No. Ho scoperto che il mondo in cui viviamo qui è falso e fantastico quanto una bolla di sapone. E altrettanto inconsistente»
Sono entrambi attoniti.
«Meglio così Nate» dice poi Chuck «meglio così: ti ho sempre detto che era una stronza, ma ora devo aggiungere che è anche matta»
Nate chiude gli occhi, poi marcia in camera sua e chiude la porta.
 
È finita.
 
È andato.
Mi sforzo di non rimettermi a piangere e muovo un passo, ma Chuck mi prende per il braccio.
«Blair, te lo dico una volta sola: stai lontana da lui, capito?»
Ha ancora quell’espressione seria e capisco che, dietro la sua facciata di bastardo figlio di papà tiene davvero a Nate.
Annuisco.
«Dico davvero: se te ne vai, non tornare. Non fargli male di nuovo»
Mi si chiude la gola.
«Non tornerò, Chuck. E Nate lo sa»
«E per quanto riguarda le stronzate filantropiche, ricordati che ti ho vista stamattina e…»
«Ho detto a Nate di Dimitri» lo interrompo «Non volevo fargli del male, Chuck»
Lui non ribatte.
Poi mi lascia il braccio.
«Per quel che vale, mi spiace davvero» aggiungo.
Lui cammina verso il bar e si versa un whisky, senza guardarmi.
«Addio, Waldorf» dice soltanto.
«Addio, Chuck. Abbi cura di lui»
 
Le porte dell’ascensore si chiudono sulla sua schiena rigida.
 
*
 
Appena metto piede nell’atrio di casa di Serena mi accoglie un dolce profumo di peonie.
L’appartamento è pieno di fiori rigogliosi.
Dal salotto fanno capolino Christian e Lissa e la seconda corre ad abbracciarmi.
«Bentornata» dice, semplicemente.
Io annuisco e la stringo e ora sì, sì che mi sento a casa.
Lei mi prende per mano, mi accompagna al piano di sopra e apre la porta della mia stanza.
È pulita e ordinata.
E, soprattutto, vuota.
Non c’è traccia di Tasha.
«Rose, volevo scusarmi per averti tolto la tua stanza» dice Lissa, seria «Ero talmente ansiosa di far sentire Tasha a suo agio che ho davvero esagerato. Mi dispiace tanto, davvero!»
Annuisco.
«Tasha?» chiedo.
«Mi sono scusata e le ho detto che ho sbagliato a trattarti come ho fatto, poi le ho offerto la mia camera, ma si è sistemata in quella in fondo al corridoio. È stata molto gentile»  
«Bene» dico, neutra «Dov’è, ora?»
Preferirei non incontrarla… Ma tanto domani torniamo all’Accademia.
«Fuori con Dimitri»
Ingoio il magone, mentre Lissa si scusa ancora.
«Lo so che ti dispiace, non dirmelo più… ehi, Liss! Anche questa cosa della camera te l’ha detta Christian? Certo che è proprio saggio!»
Scherzo, per stemperare il mio nervosismo, ma la risposta di lei mi lascia basita:
«No. È stato Dimitri»
Cerco di mantenere un contegno ed entro nella mia stanza.
«Allora, cosa metti stasera?» chiede Lissa, correndo a raggomitolarsi sul letto, come ha sempre fatto «Il vestito di Marchesa era favoloso!»
Scuoto il capo.
«No, Liss: era un vestito da come Nate vede Blair. Stasera mi vesto da Rose, semplicemente»
«Quindi da gran figa» mi strizza l’occhio, complice, e poi si fa seria.
«Hai parlato con Nate?» chiede.
Annuisco.
 
Vado a sedermi accanto a lei e, attorno a me, vedo che le cose che sono state mie per due anni.
Le foto di me e Lissa alle feste super-glamour.
Gli outfit invidiabili.
Le vacanze sulla neve.
Quando sono tornata a Manhattan sentivo una nostalgia struggente per tutto questo.
Ora mi sembra semplicemente un bellissimo, sfavillante ricordo di due anni splendidi, ma passati.
Ora vedo sotto la superficie di quel periodo.
«Ehi» Lissa richiama dolcemente la mia attenzione «Tutto bene?»
«Sì e no» sospiro «Sì perché gli ho detto la verità… per quanto possibile. No perché l’ho ferito, di nuovo»
Lissa mi prende la mano.
«Era inevitabile» dice, piano.
«Già. Vorrei averci pensato prima di correre qui e buttarmi tra le sue braccia»
«Bè, va detto che è una tentazione buttarsi tra le braccia di Nate Archibald…» ammicca.
Le do una spintarella scherzosa e lei ridacchia.
«Dai, eravate una coppia sensazionale!»
«Modestamente…» annuisco.
Poi però penso agli occhi colmi di dolore di Nate e torno seria.
«Ho fatto una cosa imperdonabile, Liss! L’ho usato! Gli ho fatto del male sapendo che sono tornata nella sua vita senza poterci restare, l’ho trattato come un burattino senza importanza… mi vergogno di me!»
Lei sospira.
«Non flagellarti. Certo… non ti mentirò. Lui è innamorato di te. Nel suo modo superficiale, così da Nate, che vede quella che sei sempre stata e non quella che sei oggi. Ma in modo pulito. Comunque… glielo dovevi, Rose. E sapere la verità è il primo passo per guarire. Gli passerà»
Annuisco, mesta.
«E… dai, Archibald non è uno che può restare solo, con quel viso d’angelo. Vedrai che ti rimpiazza presto!»
Mi fingo offesa dall’idea e lei ride, poi però mi chiede di raccontarle tutto.
Mentre parlo mi alzo e giro per la stanza, tocco le mie cose, apro la cabina-armadio e ci sparisco dentro.
Ecco un’altra parte della mia vecchia vita: un paradiso.
Mi muovo tra gli appendiabito e trovo quello che cercavo.
Riemergo e Lissa si ferma a metà di una frase.
«Metti quello? Fantastico! Lo adoro! Sarai stupenda… Non te lo sei mai messo prima: perché?»
«Perché non è da Blair: Blair è una bambolina da fiocchi e pizzi. L’avevo comprato perché è da Rose»
Lei sorride.
«Anche quando eri Blair sentivi la mancanza di Rose»
«Ehi, io sono Rose! Blair è solo… l’esternazione della mia parte più femminile e frivola. Ma sono sempre io!»
Lissa scende dal letto e mi abbraccia.
«Lo so, amica mia, lo so!»
 
*
 
Quando finisco di prepararmi e mi guardo allo specchio quella che vedo è una Rose sicura di sé e affascinante.
Indosso un abito aderente come un guanto, rosso cupo, con una spallina singola, di strass neri.
Ai piedi ho delle Jimmy Choo altissime.
Devo ricordarmi di dire a Lissa di imballare i vestiti e portarceli via… Prima o poi, anche da Guardiano, potrò andare a una festa, giusto?
Scendo le scale e in salone vedo Tasha con Lissa e Christian.
Negli occhi della Ozera passa un lampo, ma poi mi sorride cordialmente.
«Stai benissimo Rose… o dovrei dire Blair?»
«No, chiamami Rose: Blair esiste solo per Serena Van Der Woodsen»
Strizzo l’occhio a Lissa, che ricambia complice.
Mi abbraccia e io ammiro il suo abito con il corpetto ghiaccio e la gonna di tulle: sembra la regina delle fate.
«A te sì che stanno bene certi abiti» le dico.
Lei scuote il capo.
«Non sarò mai sexy come te… Pazienza, regalami il Marchesa!»
Alzo gli occhi al cielo.
«Liss, ho regalato tutto. Soprattutto il Marchesa!»
Lei sbuffa.
«Non si regala un vestito così!»
«Invece sì, se vuoi chiudere definitivamente una storia!»
«Ah, ma quindi non vedremo Nate stasera?» si intromette Tasha «Peccato. Un così bel ragazzo…»
La guardo con tanto d’occhi.
Vuole fregarmi anche Nate?
Non che io abbia più diritti su Nate, chiaro…
Ma insomma, questa Moroi è insaziabile!
«Usciamo?» chiede Christian, sbrigativo.
«Oh, sì, andate» cinguetta Tasha «Io aspetto Dimitri»
 
Prendo un respiro e fingo indifferenza nel dirigermi verso l’ascensore.
Non ho certezze, con Dimitri.
Stamattina è stato incredibile, ma…
Ci siamo baciati altre volte.
E lui è sempre stato chiaro e categorico nel dire che una relazione tra noi due è impossibile.
So che stasera, con molta probabilità, dirà le stesse cose: devo essere realista.
È cambiato qualcosa?
D’accordo, forse l’ho fatto rosicare… e Nate ne ha pagato le spese.
Ma… Tasha?
Quanto potere ha su di lui?
E c’è una scelta tra me e lei, realmente… O non c’è mai stata?
Cerco di dominare i miei pensieri ingarbugliati, ma durante il tragitto sono silenziosa.
Quando arriviamo al party, scopro che si tratta della solita serata extra-lusso, con la solita gente vanesia e inconsistente che spende migliaia di dollari per l’abito di una sera che poi getterà via perché lo hanno visto tutti, ma è qui a fare beneficienza.
Gente che non ha idea di cosa sia della beneficenza.
Rabbrividisco al pensiero che due settimane fa tutto quello che volevo era stare qui.
Resto al fianco di Lissa e mi irrigidisco quando vedo entrare Chuck.
Lei mi stringe la mano, ma lui è solo.
Mi getta un’occhiata di sommo disprezzo e si allontana a grandi passi da noi.
Respiro di nuovo.
«Stai tranquilla, non vedo Nate!» mi rassicura Lissa, guardandosi discretamente attorno.
Christian grufola qualcosa sulla pazzia femminile e va a prendere da bere.
Lo guardo scuotendo il capo, ma poi dico alla mia migliore amica:
«Vai con lui»
«No, no, resto con te!»
«Liss, davvero, vai. Dovrei essere io a farti da guardia del corpo, non il contrario… E non credo che Nate verrà stasera. Ma tu puoi passare una bella serata con il tuo ragazzo»
«Voglio passarla con te, la bella serata» ribatte, angosciata «Siamo di nuovo a New York, insieme! Nella nostra città! Solo tu sai come ci si diverte qui!»
Le sorrido.
«Liss, io sono qui. Sarò sempre qui. Ma c’è anche Christian e questa è la sua occasione di conoscere i party folli di Manhattan. Domani ce ne andiamo… Io e te abbiamo vissuto qui due anni, lui no. È giusto che tu lo coinvolga, che condivida con lui questa serata. Io sono qui. Vai tranquilla»  
«Ma noi due…»
«Noi due siamo sempre Serena e Blair. Sapremo divertirci anche da altre parti, no?»
Le strizzo l’occhio e lei ride.
Si allontana mandandomi un bacio e io giro un po’ per la sala, evito Chuck, saluto delle conoscenti, ri-evito Chuck e alla fine esco in terrazza con un bicchiere di champagne in mano.
Sono assorta nei miei pensieri e non saprei dire quanto tempo è passato quando sento due mani calde sistemare sulle mie spalle nuda una giacca scura e pesante.
Volto il capo e vedo il profilo di Dimitri nella luce bassa.
«Ciao» mormoro.
Lui si siede accanto a me.
Osservo i suoi vestiti semplici e di nuovo mi colpisce come, anche senza abiti firmati, sia bellissimo.
Restiamo in silenzio per un po’, un silenzio amichevole.
Lo rompe lui:
«Allora… come è andata oggi?»
«Orribilmente» dico, guardando fisso davanti a me «Ma in un certo senso è stato liberatorio. Solo che… mi dispiace di essere stata così cattiva ed egoista»
«Rose… Tu non sei una persona cattiva ed egoista. Hai solo scoperto che le conseguenze delle tue azioni possono non ricadere solo su di te, ma ferire gli altri»
Annuisco e, dopo una pausa di silenzio, chiedo:
«Ho mai ferito… Te?»
Mi volto a guardare il suo profilo e, dopo un attimo, Dimitri risponde semplicemente:
«Sì. Mi fa male litigare con te»
«Anche a me fa male» sospiro «Tanto. Davvero. Eppure… so che a volte ti ho provocato e che ho cercato la lite. Era come se… volessi sfogare la rabbia, solo che poi stavo anche peggio»
Lui annuisce, guardando davanti a sé.
 
Prendo fiato e chiamo a raccolta tutto il mio coraggio.
«Mi dispiace, Dimitri»
Lui annuisce di nuovo, ma io proseguo:
«No, davvero. Mi dispiace davvero per come mi sono comportata sulla questione di Tasha… Sono stata capricciosa e stronza e l’ho fatto perché tu mi hai ferita, più di quanto credevo che si potesse ferire qualcuno. Poi io ho fatto lo stesso con Nate, senza volerlo… Ma l’ho fatto»
Cerca di interrompermi, ma lo fermo con un cenno.
«E la cosa peggiore è che mi sento male non solo per questo… Ma perché io voglio, nel profondo del mio cuore, che tu sia felice. E se io non posso farti felice… Voglio comunque che tu lo sia. Sempre. E allora ho pensato che anche se fa male… Io sono pronta a lasciarti andare, Dimitri. Perché tu sei dentro di me e io ti sento mio ma… le persone non si possiedono, non sono oggetti. Tu non sei certo un oggetto»
Sento il pianto che mi stringe la gola ma mi sforzo di proseguire con voce ferma.
Mi volto per guardarlo e lo vedo fissarmi con gli occhi sgranati.
«Rose, io…»
«Io ce la farò se saprò che tu stai bene. Che sei felice. E se andare con Tasha ti rende felice, allora è giusto così»
Lui batte le palpebre un paio di volte davanti ai miei occhi gonfi di lacrime e poi si sporge verso di me.
Mi abbraccia forte e io mi sento, per la prima volta, totalmente e assolutamente a casa.
 


NdA: buonasera!
Per chi di voi si sta chiedendo: chi sei? / Dov'è finita Serena VdW? / Cosa cavolo sta succedendo a questa storia? ... La risposta è: sono io, sempre io, che ho cambiato nick! 
Vi preannuncio che questo è il penultimo capitolo di questa storia e che presto avrete l'epilogo. 
Grazie a Lisbeth17 per avermi spronata a riprendere il filo della mia storia, delle mie storie aperte... Ha ragione a dire che le ho trascurate e per questo vi chiedo immensamente scusa e vi ringrazio se avrete ancora la pazienza di seguirle, fino alla fine.
E, per tutti gli aggiornamenti:
 https://www.facebook.com/Joy10Efp


Buona lettura,
Joy

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Capitolo 16
*** Ritorno a casa ***


Dimitri mi stringe forte e lo sento mormorare il mio nome in russo, più volte.
 
Roza.
Lo usa solo nei momenti di maggiore trasporto.
Chiudo gli occhi e respiro il suo odore, mentre sento il tessuto della sua giacca solleticarmi la guancia e ascolto il suo cuore che batte veloce.
Come il mio.
Mi accarezza i capelli e io stringo la presa sulla sua schiena, sentendo i muscoli sodi attraverso il tessuto.
 
Sto bene.
Mi sento completa, mi sento perfetta così, stretta tra le sue braccia.
Ed è una sensazione di calore e meraviglia così diversa da tutte le sensazioni che ho provato finora… è diversa dal desiderio, dalla passione, dal trasporto, dalla brama, dal possesso.
Le racchiude tutte, ma è qualcosa di più forte, di più gentile, di più caldo.
 
Vengo investita dalla consapevolezza che Dimitri è l’uomo per me.
Che probabilmente nessuno mi farà mai provare queste stesse sensazioni.
E che, se non sarà mio, almeno ho visto schiudersi davanti ai miei occhi questo mare di emozioni, così raro.
Serro le palpebre.
Saprò mai farmelo bastare, se lui scegliesse Tasha?
 
Dimitri non sembra avere fretta di staccarsi da me: l’abbraccio si prolunga finché non perdo la cognizione del tempo.
E poi, succede.
Sento dei passi affrettati e un gemito.
Ci separiamo bruscamente e, quando mi volto, vedo Lissa, Christian e Tasha a qualche passo da noi.
Arrossisco e sento un brivido di paura all’idea che, alla fine, ci abbiano scoperti.
Dimitri ha sempre detto che correvamo un rischio mentre io ho sempre sminuito questa sua affermazione… Ma ad un tratto mi chiedo, sgomenta, cosa potrebbe succedergli se venisse tutto alla luce.
Io sono minorenne.
Lui è un mio insegnante.
Se lo accusassero di aver abusato del suo ruolo?
Non lo permetterò mai, mai – mi dico, decisa.
 
Sono già pronta a dare battaglia e alzo il mento con fierezza quando Lissa si precipita singhiozzando tra le mie braccia.
«Cosa…» mormoro scioccata, abbracciandola di riflesso.
Che cavolo succede?
Non stavano per accusarci?
Sondo le emozioni di Lissa e quello che trovo non ha nulla a che fare con me e Dimitri.
Paura.
Terrore.
«Liss, cosa succede?» chiedo, attonita.
Dimitri le posa una mano sulla spalla, poi guarda verso gli altri due.
Christian fa un passo avanti e mormora:
«Strigoi. Hanno trucidato i Drozdov»
 
Io lo fisso, sconvolta.
I Drozdov sono una delle famiglie reali dei Moroi.
Sono una famiglia potente e ben protetta… come è possibile?
Come hanno fatto?
Capisco la paura di Lissa: le grandi famiglie Moroi godono di grande protezione e il fatto che un branco di Strigoi sia riuscito in un0impresa del genere è un attacco deciso al sistema.
Nessuno è intoccabile.
Non più.
Accarezzo i capelli di Lissa mentre la mia mente elabora questa idea ed è allora che la vedo.
Tasha ha gli occhi fissi su di me e la sua espressione non è affatto gentile.
Sono ancora scioccata per la notizia portata da Christian e impiego un attimo a razionalizzare.
Lissa è solo sconvolta dall’accaduto, è piombata qui perché voleva che la rassicurassi e non ha visto nulla, non ha colto nulla nell’abbraccio tra me e Dimitri.
Ne sono certa: sento le sue emozioni e non c’è nulla in esse, se non paura e orrore.
Christian sembra altrettanto ignaro della situazione, Strigoi a parte: fissa Lissa corrucciato, ma non sembra aver notato altro.
Ma Tasha ci ha visti, ne sono certa.
Ero sicura che avesse già capito che tra me e Dimitri c’era qualcosa: non era chiaro da quello scambio di battutine non troppo velate dell’altra sera?
Bene, non posso preoccuparmene ora.
Ma lei continua a fissarmi, con gli occhi ridotti a due fessure.
Io cerco con lo sguardo di Dimitri, che sta interrogando Christian sull’accaduto.
Quindi, dice solo:
«Devo mettermi in contatto con gli altri guardiani. Devo capire se è sicuro rientrare domani o…»
Io annuisco.
«Andiamo via tutti, va bene?»
Al suo cenno affermativo stringo Lissa e la faccio alzare; Christian è subito al suo fianco.
«Rose… com’è possibile?» mi chiede.
Io scuoto il capo: sono senza parole.
 
Il ritorno all’appartamento si svolge in un silenzio pesante e cupo.
Saliamo di volata in casa e, per la prima volta, mi scopro a guardare le ombre con paura.
È assurdo… o no?
Dove possono arrivare?
Cosa sanno?
 
Come ho potuto essere così irresponsabile da portare qui Lissa?
E se sbucassero gli Strigoi?
Bella mossa da guardiano, Rose!
Proprio responsabile!
Offrirei loro su un piatto d’argento l’ultima dei Dragomir… a Manhattan, in un loft scintillante.
Sono un’idiota.
Dimitri aveva ragione.
Per questa mia smania di un tuffo nel passato ho rischiato di mettere in pericolo Lissa.
Sono un’idiota colossale.
 
Dimitri sta parlando al cellulare a bassa voce.
Chiude la telefonata e ne fa subito un’altra, stavolta in russo.
Io apro e chiudo i pugni, nervosa.
Lissa va a preparare del thé.
Quando Dimitri finisce la telefonata non faccio in tempo a chiedergli notizie perché Tasha gli si avventa addosso, afferrandogli il braccio.
«Che notizie ci sono? Ne vogliamo parlare… in privato?»
Lancia un’occhiata preoccupata verso Christian e Lissa e io mi mordo la lingua per non sbottare in improperi: noi non siamo bambini.
Io non lo sono di certo e non voglio essere trattata come tale.
Ma Dimitri mi precede.
«Rose?» chiama.
Faccio due passi avanti.
Christian fa lo stesso.
«Ehi, vogliamo sapere anche noi. Siamo tutti adulti!»
«Christian, magari…» sua zia esita, ma lui la rimbecca:
«Zia Tasha, dove sono finiti tutti i tuoi bei discorsi sulla magia, sul farci parte attiva nella lotta agli Strigoi?»
«No, qui è una cosa diversa, Christian: mi sembra inutile terrorizzarvi e…»
«Non serve a niente mettere la testa sotto a sabbia» la interrompo io.
Guardo Lissa e lei mi fa un cenno con la testa, avvicinandosi e posizionandosi tra me e Christian.
«Giusto» mormora.
Dimitri la guarda per un secondo, poi annuisce.
«I Drozdov sono stati attaccati nel loro palazzo. È stata una strage. Non hanno risparmiato nemmeno chi lavorava per loro»
«Stanno attaccando i Moroi reali» dice Christian a denti stretti.
«Reali. Non reali. Non fa differenza per loro» risponde Dimitri.
Sembra assorto nei suoi pensieri e Tasha gli passa una mano sul braccio.
Io sono troppo scioccata per notarlo, quasi.
«Vi… vi ricordate Mia?» mormoro, riferendomi a una ragazza dell’Accademia «I suoi genitori non lavoravano per i Drozdov?»
Lissa impallidisce.
«Oddio… Oh mio Dio… è vero» balbetta.
Christian la abbraccia con fare protettivo e mi lancia un’occhiata.
Mia non stava simpatica a nessuno, tranne forse a lui… Ma è sempre orribile quando una tragedia tocca qualcuno che conosci di persona.
Sento un gelo inquietante serpeggiare per la mia schiena, ma mi sforzo di mostrarmi impassibile.
Sento gli occhi di Dimitri su di me, non voglio che mi veda cedere.
 
Eppure, quando salgo in camera, i brividi mi scuotono.
Ci sono branchi di Strigoi che vanno in giro a dare la caccia ai Moroi e io non trovo niente di meglio da fare che scappare a New York e attirare qui Lissa.
Qui, dove i guardiani non ci sono e non siamo protette.
Ho messo in pericolo lei e, di riflesso, Christian e Tasha.
E Dimitri… Dimitri non ha esitato a venire pur sapendo che era una follia.
Certo, i Moroi crescono e fanno la loro vita e i guardiani li seguono.
Ma noi… siamo ancora giovani.
Abbiamo la protezione dell’Accademia.
Lissa ha Dimitri, ma le manca il secondo guardiano.
Quello che in teoria dovrò essere io.
 
La sua migliore amica, abbastanza stupida da metterla in situazioni pericolose.
 
Rabbrividisco e ricordo i rimproveri di Dimitri e le mie rimostranze, dettate dal fatto che non mi stavo godendo le vacanze come speravo.
Se gli Strigoi fossero venuti qui… cosa avrei fatto?
Anzi. Se qui fuori ci fossero degli Strigoi, magari in branco…
Potenti. Terribili. Assetati di sangue.
Ci saremmo solo io e Dimitri a difendere tre Moroi.
E io quanto conto?
Mi piace pensare che sarò un grande guardiano… ma guardiamoci in faccia.
Ho incontrato un solo Strigoi nella vita e mi ha messa ko nel giro di mezzo secondo.
Ho esposto Lissa al pericolo.
E… Ho esposto anche Dimitri al pericolo.
Lui, che non si risparmierebbe mai.
Lui, che mi è corso dietro fino a New York, mentre poteva restarsene al sicuro al rifugio.
Mi sarei meritata che mi lasciasse sola e mi sarei meritata di incontrare gli Strigoi.
Sono solo una stupida, stupida, stupida idiota.
 
Nascondo il viso tra le mani, piena di disgusto e vergogna.
Come ho potuto essere così…
Sento una mano posarsi sulla mia spalla e faccio un salto di due metri per la paura.
Dimitri.
È Dimitri, che mi guarda con gli occhi sgranati.
«Scusa… Non volevo spaventarti. Stai bene?»
Annuisco freneticamente, poi ci ripenso e faccio segno di no con la testa.
Lui aggrotta la fronte e si siede sul letto, davanti a me.
«Perché no?»
«Potevo… Pensavo… Ho capito che ho messo tutti in pericolo… Lissa e Christian e… e te»
«E me?»
«Certo!» mollo un pugno sul materasso, arrabbiata «Certo! Se gli Strigoi… se gli Strigoi fossero qui e ci fossi anche tu solo per colpa del fatto che io sono una stupida, stupida oca e…»
«Rose, calma, calmati!» mi prende per le spalle e mi fissa negli occhi.
Io smetto di parlare ma, mentre guardo i suoi occhi scuri, così calmi e affettuosi, mi viene da piangere.
«Scusami per averti deluso…»
«Non mi hai deluso»
«Sì, invece!» singhiozzo «Sì, perché non sono capace di essere la Rose… la Rose che tu vorresti»
 
È colpa mia.
Se non fossi così… magari potrebbe amarmi.
 
Non lo dico, ma dal lampo che gli vedo negli occhi scommetto che ha capito.
Per un lunghissimo minuto non dice nulla.
Poi mormora:
«Tu sei già la Rose che io voglio»
«No» mi scende una lacrima e la asciugo con rabbia «Sono solo una stupida ragazzina che… che…»
«Rose, hai 17 anni! Tecnicamente tu  sei  una ragazzina! Ma… ma sai vedere cose che altri non vedono e sei responsabile. E coraggiosa. E forte»
«E stupida» mi scappa un altro singhiozzo «E irresponsabile e…»
Lui mi asciuga una lacrima con il pollice e mi si intrecciano le parole.
Chiudo gli occhi, sopraffatta dalla forza dei sentimenti che solo lui sa scatenare in me.
«Non sei stupida» mormora.
«Guarda dove vi ho portati, solo perché avevo voglia di essere di nuovo la Rose spensierata di un tempo!»
«Rose, tu sei molto giovane eppure hai parecchie preoccupazioni. Io non ti biasimo perché vuoi divertirti un po’, figuriamoci»
«Tu non lo fai»
Abbozza un sorriso triste.
«Io sono più vecchio. E ho altre responsabilità. Quando toccherà a te, non ho dubbi che saprai fare altrettanto. Però… sì, ammetto che non ho proprio capito questo tuo bisogno di scappare a New York»
Reprimo un singhiozzo mentre lo guardo, poi le parole mi escono senza pensare:
«Mi sentivo così sola. E così insignificante»
Lui sgrana gli occhi.
«Tu? Ma se sei la persona più di compagnia e con più amici che…»
«No, Dimitri, no… io non… non mi sentivo più io, capisci? Volevo così tanto tornare ad essere la Rose senza pensieri e divertente che ero… e volevo così tanto che tu mi vedessi così, femminile e curata e…»
«Io?» sembra senza parole.
Annuisco e lui batte le palpebre.
«Ma…» dice «Ma io ti vedo già così»
Scuoto il capo, rabbiosa.
«Tu mi vedi in palestra, coperta di graffi. E in classe, vestita con la tuta dalla mattina alla sera. Io volevo… volevo mostrarti che sono anche questa…»
 
Faccio un ampio gesto con la mano ad indicare le foto che tappezzano la stanza e che mi ritraggono alle feste, truccata, vestita con abiti corti, scollati e scintillanti, sempre impeccabile.
C’è persino uno scatto incorniciato di me che indosso uno spettacolare Vera Wang e sfilo a un evento di beneficienza.
Sono radiosa.
Gli indico quella foto e dico:
«Quella Rose lì, insomma»
Mi pianta addosso gli occhi, come se dubitasse della mia sanità mentale.
«Rose, io non ho bisogno di vederti indossare un vestito elegante per sapere che sei bella! E tu… tu non hai bisogno di questo per essere femminile!»
«Ma io…»
«Tu lo sei già! E io lo vedo… tutti i giorni. Quando ti alleni. Quando studi. Sempre»
«Ma…» sono senza parole «Ma a me mancava così tanto essere… bè, essere così»
Lui scuote il capo.
«Ti mancava la tua vita di prima?»
«Sì… no. Mi mancava il sentirmi la Rose di prima»
«Rose, ma tu non puoi aver bisogno di un vestito per sentirti te stessa. La Rose che conosco io non ne ha bisogno»
Chiudo gli occhi per impedirmi di piangere di nuovo.
«Lo volevo per te, Dimitri. Volevo che tu vedessi che posso essere un bravo guardiano, ma anche una ragazza femminile e carina»
«Rose, ma non mi ascolti? Io lo so già!»
«Ma io no! Io non lo so più! E tu sembri così…distante»
Lui tace, poi sospira.
«Rose…la questione tra me e te… Non ha nulla a che vedere con i tuoi vestiti o… con la tua femminilità… Anzi. Direi che già è abbastanza difficile senza che tu… e a me non importa, non mi importa davvero…»
Gli sfuma la voce ed è così strano vedere Dimitri in difficoltà.
L’occhiata che mi lancia, però, basta a scaldare il mio cuore.
 
Sto cercando le parole per spiegargli quanto significhi per me, per scusarmi ancora, quando sento tossicchiare dalla porta.
Ci voltiamo entrambi con aria colpevole.
E, ovviamente, è Tasha.
«Dimka» dice «Ti cercavo. La preside Kirova ha chiamato»
Lui annuisce e si alza con un unico movimento fluido.
«Allora, ti accompagno. Oh… e volevo chiederti se per caso non ti va di fare un ultimo giro per New York… Lasciamo i ragazzi in casa al sicuro…. È una sera così bella e sarebbe un peccato se…»
Calca per bene sulla parola ragazzi e, prima di allontanarsi con lui, mi lancia un’occhiata di sfida.
Io ricambio, gelida.
Poi, quando si allontanano, mi lascio cadere sul letto.
Guardo le mie foto e gli occhi mi si riempiono di lacrime, di nuovo.
 
*
 
Dopo una doccia calda mi sento un’altra.
 
Raggiungo Lissa in camera sua e non mi stupisco di trovarci Christian.
Sono raggomitolati sul letto, lei è pallida.
Mi tende subito una mano e io mi siedo accanto a loro.
«La Kirova vuole che torniamo all’Accademia domattina. Ci manda un jet»
«Che stile. Molto newyorkese» arriccio il naso.
«Rose… cosa pensi che succederà?»
«Che torneremo tutti all’Accademia, senza problemi» dico, decisa «Ho chiamato Mason»
Entrambi sgranano gli occhi.
Mason è uno dei Dhampir come me, che all’Accademia studiano per diventare guardiani.
«Cosa dice?» chiede Christian.
«Che c’è tanto fermento per l’attacco degli Strigoi ma che, a parte le chiacchiere, non si va da nessuna parte»
Lui scuote il capo.
«Ci avrei scommesso. Zia Tasha ha ragione, i Moroi devono mobilitarsi»
«Humpf» emetto un verso che non è né sì né no: detesto ammettere di essere d’accordo con sua zia.
«Come sta Mia?» domanda invece Lissa, preoccupata.
Io taccio ed è una risposta sufficiente.
Tutti e tre fissiamo la notte fuori dai vetri.
Chissà cosa sta facendo Dimitri con Tasha.
Ma poi chiudo gli occhi: non sono sicura di volerlo sapere.
 
*
 
Salutare New York, alla fine, non è terribile come temevo.
 
Tra la delusione e la paura per il nuovo attacco di Strigoi, l’idea di tornare alla quotidianità dell’Accademia non è così sgradita.
Getto un’ultima occhiata alla mia stanza e saluto in silenzio la sfavillante Blair Waldorf.
«Ehi» dice una voce dietro di me «Ho pensato di tenere l’appartamento… Insomma, se dopo il diploma decidessimo di venire a studiare alla NY University?»
Mi volto e sorrido a Lissa.
«Troppo grande e difficile da proteggere?»
Lei alza il naso per aria con fare scherzoso.
«Niente è troppo grande per Blair e Serena»
Io rido.
«Ah, questo è sicuro»
 
Nell’atrio incontriamo Dimitri e Tasha e scendiamo in ascensore, in silenzio.
Anche il tragitto in macchina verso l’aeroporto è silenzioso.
Sulla pista, mentre attendiamo il decollo, Tasha raddrizza il collo del giaccone di Christian e poi gli sorride:
«Torno all’Accademia ma potrò stare poco, prima di trasferirmi… Ma dobbiamo parlare del tuo futuro e dell’Università»
Lui annuisce.
«Alla fine, New York non è così male…» tenta, coraggiosamente.
Lissa scoppia a ridere del suo tono da martire e sua zia scuote il capo, incredula:
«Ma se ti sei lamentato ogni giorno!» si rivolge a Lissa «Accidenti, ci tiene proprio a te!»
Lei arrossisce di gioia e io annuisco in silenzio.
Sì, Christian tiene davvero a lei.
E sarà meglio per lui, perché se no io…
 
«Rose» la voce di Dimitri mi distrae.
Mi volto a guardarlo e lui mi fa cenno e ci allontaniamo di qualche passo, mentre gli altri si avviano verso la scaletta del jet.
«Bene» esordisco «Spero New York ti sia piaciuta… almeno un po’. Alla fine, è la città più bella del mondo, per me…»
«Ho detto di no» mi interrompe bruscamente.
Io trattengo il fiato e lui prosegue:
«Ho detto di no a Tasha»
Mi sembra che tutta l’aria mi sia uscita dai polmoni.
Annaspo e poi balbetto:
«Ma…ma… sembrava che lei ti piacesse così tanto…»
Mi guarda, con un lieve sorriso sulle labbra, e scuote piano il capo.
«È una donna meravigliosa. Ma… il mio cuore appartiene a un’altra»
I suoi occhi mi leggono fin dentro l’anima e mi scappa da piangere.
Di nuovo.
«Ma…» ritento.
«L’ho sempre saputo, Rose. Ma… speravo che lei mi avrebbe tenuto lontano da te. Speravo che… Speravo di poterti dimenticare»
 
Speravo la stessa cosa, quando sono venuta a cercare Nate.
 
«E lei è bella e intelligente ma… Non è te. E io non posso, Rose. Non è giusto per lei. Gliel’ho detto, ieri sera. E le ho detto che non sono disponibile a una relazione. Perché, anche se a volte ho paura di te, io…»
«Paura di me?» lo interrompo basita.
Lui annuisce.
«Tu mi conosci. Mi capisci. Sai leggermi dentro. E questa è una cosa che fa paura, Rose. È molto più facile stare con una persona piacevole, ma che non ti obbliga a metterti in gioco al cento per cento»
«Ma non ti basta» dico, guardandolo negli occhi.
Lui sorride, di quel suo sorriso meraviglioso.
«No»
Chiudo gli occhi e vacillo, imponendomi di non lanciarmi tra le sue braccia.
«Mentre io e te…»
Sospira.
«Tra me e te i problemi restano gli stessi»
«Per la differenza di età» dico.
Annuisce.
«E perché saremo entrambi i guardiani di Lissa» continuo e lui annuisce ancora.
«Bè, per come la vedo io non siamo ancora i suoi guardiani»
 
Lo fisso e mi aspetto che dica le cose che mi dice di solito: che è sbagliato, inappropriato, sconsiderato.
Tutto mi aspetto, tranne che posi le labbra sulle mie, cosa che invece fa.
Schiudo le labbra sotto le sue e, quando si allontana da me, lo sento afferrarmi la mano.
«Non dovevo, lo so…Ma…Non dire mai più che non vedo la Rose che sei, capito?»
Annuisco meccanicamente, stordita.
Con la coda dell’occhio colgo un movimento alla nostra destra.
Ci voltiamo ed è Tasha, che ci sta fissando.
Posa gli occhi su di lui, con espressione triste, ma poi annuisce e accenna un sorriso.
Dimitri stringe le mie dita, poi mi sorride e con un gesto del capo mi indica il jet.
«Dimitri» dico, precipitosamente, mentre il rumore del veicolo aumenta «Anche io… Anche il mio cuore è impegnato»
Lui sorride e mi stringe le dita un’ultima volta, prima seguirmi a bordo.
 
 
Seduta sul mio sedile, chiudo gli occhi e mi sforzo di mantenere a calma ed essere discreta, anche se vorrei solo urlare e saltare dalla gioia.
Non so come faccia Dimitri a comportarsi come se fosse tutto a posto.
Mi allaccio la cintura e fingo di dormire.
Calma Rose, calma.
È successo davvero.
 
Ha scelto me.
Mi ha detto che… che tiene a me.
Che il suo cuore è mio.
Mi impongo di non iperventilare e sento un ronzio provenire dalla mia tasca.
«Il cellulare!» sbuffa Christian da un punto imprecisato alla mia sinistra.
Gli rivolgo il medio a caso e sento Lissa ridacchiare.
Allungo la mano in tasca e prendo il telefono.
È un sms di Mason.
 
Rose, abbiamo scoperto che gli Strigoi si nascondono a Spokane, qui vicino. Vado a cercarli con Eddie e Mia. Vorrei che fossi qui. Mase.
 
Fisso lo schermo, terrorizzata.



*
Sì, è finita.

Non mi odiate, finisce davvero così.

Perchè?

Chi ha letto "Morsi di ghiaccio" sa che, pur nella "follia" di trasportare Rose e Lissa nel mondo di Gossip Girl, ho mantenuto un certo filo. 
E cioè: c'è il distacco doloroso da Dimitri, che io ho accentuato. C'è un barlume di riavvicinamento: nel libro della Mead dopo la cena dei Moroi, nella mia storia dopo la mancata notte di fuoco con Nate. Certo, il mio è molto più esplicito: sappiamo tutti che Dimitri non avrebbe baciato Rose se lei non fosse stata la sua scelta. Ma che volete farci... Io ho un debole per Dimitri Belikov e Rose Hathaway! 

Ma torniamo a noi... dopo questo barlume di riavvicinamento con Dimitri, in "Morsi di ghiaccio", Rose scopre che Mason è andato a cercare gli Strigoi. Lo raggiunge, ma Mason muore. Il chiarimento tra lei e Dimitri avviene all'Accademia, proprio in conclusione dell'ultimo capitolo.
Qui non aveva senso mettere gli Strigoi. Il percorso di Rose, in questa storia, è un percorso intimo, di crescita personale. Dimitri non è il culmine di questa crescita - che è stata sua - ma è quello che la completa. Eppure, quando tornerà all'Accademia, Mason non ci sarà più, e volevo lasciare traccia nella storia di questo evento che la segna.

Che dire di più... Grazie per avermi seguita in questa follia! Grazie a Lisbeth17 che ci ha creduto e mi ha incoraggiata, grazie a Clairy93 che si imbarca con entusiasmo in ogni mia follia, grazie a McHarrison per l'entusiasmo contagioso, grazie a dolcemary per l'incoraggiamento e a SaSi_Girl per il messaggio angosciatissimo in cui mi chiedeva un seguito :)
Il seguito no... Però... Ok, ammetto che ho un'idea... Diciamo che ci sono due momenti della storia in cui ipotizzavo un inserimento di Rose e Lissa in Gossip Girl... Vediamo... Magari una OS! ;)
Grazie anche a voi, _AB, SofyCullen e Emma Lawrence! 

E a tutti voi, che mi leggete in silenzio, come sempre grazie!

Alla prossima (che sarà presto),
Joy

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