La mia piccola stella di Satsuriko (/viewuser.php?uid=38444)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La giornata dei papà -parte uno- ***
Capitolo 2: *** La giornata dei papà -parte due- ***
Capitolo 3: *** La malinconia di Bra ***
Capitolo 4: *** Urgenza baby-sitter! ***
Capitolo 5: *** Lesyar ***
Capitolo 6: *** Chi è in realtà Lesyar? ***
Capitolo 7: *** Una spia in casa Brief ***
Capitolo 8: *** La missione di un padre ***
Capitolo 9: *** Sul pianeta Mazdha ***
Capitolo 10: *** Viaggio nello Spazio ***
Capitolo 11: *** Bra e Raysell ***
Capitolo 12: *** Ad un passo dalla verità ***
Capitolo 13: *** Faccia a faccia con Lord Utsumi ***
Capitolo 14: *** Le origini dell'odio ***
Capitolo 15: *** Specchi e riflessi ***
Capitolo 16: *** La mia piccola stella ***
Capitolo 1 *** La giornata dei papà -parte uno- ***
Ce la farò??
“La mia piccola stella”
1) La giornata dei
papà -parte uno-
“Uff…Spero tanto che papà non faccia i
capricci domani…” Sospirò la bimbetta dai capelli turchini preparandosi la
cartella per il giorno
seguente. “Quaderni…abecedario…astuccio…merendina…tovagliolo…barbie...”
elencò frugando nel suo zainetto rosa.
“Mammaaaa” chiamò la bambina voltandosi verso
la porta della cameretta, “Eccomi, tesoro!”
Erano trascorsi undici anni dalla sconfitta
del terribile Majin Bu e la pace, sulla Terra, regnava incontrastata da molto
tempo; tempo che volò gioiosamente e all’insegna della spensieratezza per tutti
i guerrieri Z. Quella fresca serata di marzo la piccola Bra, di appena sei
anni, era preoccupata per ciò che l’attendeva il giorno seguente: avrebbe
portato a scuola suo padre per la tradizionale “giornata dei papà” indetta dalla
maestra. Ma la bambina sapeva a cosa sarebbe andata incontro… dopotutto
conosceva suo padre molto bene.
“Che c’è, Bra?” domandò amorevolmente Bulma a
sua figlia, dopo essere giunta sulla soglia della camera. “Senti, mamma…”
iniziò titubante la piccola, “tu credi che…credi che papà si comporterà bene
domani? Oppure…mi lascerà sola?”
Inizialmente la donna fu colta da una fugace
sensazione di sconforto, ma poi disse allegramente: “certo che no! Perché
dovrebbe? Anche se non è particolarmente bravo a dimostrartelo…lui ti vuole
tanto bene”. Bulma sfoggiò il suo sorriso migliore per tranquillizzare Bra,
ma quest’ultima non mutò espressione. “Sei sicura, mamma?” mugugnò a testa
bassa la bambina. Gli occhioni azzurri puntati sul pavimento davanti a lei.
“Non potrei mai mentirti, piccola mia…Lo ha
detto a me, personalmente, mentre eravamo da soli”. “Vuoi dire quando…” pensò
ad alta voce Bra “…siete nella vostra cameretta di notte e si sentono i rumori
strani?” chiese ingenuamente con un’innocenza che solamente i bambini
possiedono.
La donna dai corti capelli azzurri arrossì
all’improvviso e scrollò la testa rapidamente, muovendo le mani davanti a
sé. “Eeeh? Ma che dici, Bra?!” urlò Bulma agitandosi, “lo sai che le bugie
non si dicono! Guarda: ti sta diventando il naso lungo!!” “Ma…non è una
bugia! Io una volta…” “WHAAAAAAAAA!!”
Bulma si lanciò sulla figlia e cominciò a
farle il solletico dappertutto, mentre quella si dimenava schiamazzando; poi le
afferrò il nasino: “guarda un po’? È più lungo di prima!” disse fra mille risate
la donna.
Il discorso finì lì, quella sera, fra scherzi
e risatine. Ma il dubbio, insinuatosi nel giovane cuore di Bra, rimase a lungo.
-Domani si vedrà…- stava pensando
la bimba pochi minuti più tardi, sotto le coperte, -se domani si comporterà
bene come tutti gli altri papà, allora vorrà dire che ci tiene davvero a
me-.
Nella mente della piccola Bra viaggiavano
ricordi, emozioni, immagini…
Dal cancello della sua scuola elementare
vedeva spesso tanti padri che portavano in spalla i propri figli e, in quelle
occasioni, si chiedeva come mai il suo papà non l’avesse mai presa in
braccio. Altre volte, quando il suo “fratellone” Trunks si offriva (o meglio,
veniva obbligato) di portarla al parco-giochi, non poteva fare a meno di notare
tanti padri che compravano una gustosa merenda per le loro figlie al carretto
del gelato; e poi lo mangiavano assieme, serenamente. Inoltre la TV non era
certo d’aiuto a far sentire Bra amata da Vegeta: nei film, così come nei cartoni
animati, non erano rare le tenere scenette padre-figlio. Padri che pescano
con i figli…figli che fanno i compiti con i padri…padri che giocano a baseball
con i figli…
Padri! Figli! Sempre padri e figli! E lei,
invece…che tanto elemosinava un po’ di attenzione da parte del fiero genitore…ne
riceveva una parte veramente minima. Quella sera di marzo Bra dubitava
fortemente che Vegeta, suo padre, si sarebbe comportato in modo ammirevole
durante la “giornata dei papà”.
-Eh, sì…Spero proprio che domani non
faccia i capricci…- si ripetè per l’ennesima volta prima di avventurarsi
magico nel mondo dei sogni.
Intanto, nella stanza di Vegeta e Bulma,
si discuteva, come sempre, animatamente. L’argomento? La “giornata dei papà”, è ovvio.
“Non capisco come mai io debba partecipare a
questa pagliacciata ad ogni costo!” sbraitava il principe dei saiyan,
contrariato come mai; a quell’irruente affermazione Bulma rispose con l’energia
di sempre: “te lo dico io perché: tutti i genitori della classe sono tenuti a
rispettare questo piccolo impegno e poi tua figlia ci tiene moltissimo!!”
“Io non devo rispettare proprio nulla, donna!
Solo perché ho smesso di ricordartelo tutti i giorni non significa che tu te lo
debba dimenticare: io sono e rimango sempre il principe dei saiyan!” strepitò
Vegeta puntandosi contro l’azzurra con aria minacciosa. Bulma non potè fare a
meno di sbuffare rumorosamente, poi si parò anch’ella davanti al suo
interlocutore e ricominciò: “tralasciando questo avvenimento in particolare,
caro il mio principe…ricordati che stiamo parlando di Bra! Di nostra figlia! Una
figlia che vorrebbe solo essere amata da suo padre e che invece trova un muro!!”
Ci fu una lunga pausa. Quella volta neanche il
grande Vegeta trovò le parole giuste per ribattere, per quanto si stesse
sforzando. L’ultima frase pronunciata da Bulma aveva scosso qualcosa nel
profondo del suo cuore. Anche se non lo avrebbe ammesso mai e poi mai in
tutta la sua esistenza… per lui era stata la stessa cosa. D’altronde Vegeta
conosceva meglio di chiunque altro il significato della parola
“solitudine”. E ormai aveva imparato quanto fosse importante l’amore.
“Domani andrai a scuola con nostra figlia e le
dimostrerai una volta per tutte che tieni a lei” disse lapidaria Bulma, rompendo
il silenzio, usando quel suo tono di voce che non ammetteva repliche.
Il saiyan alzò gli occhi al cielo e mise un
broncio che avrebbe fatto sorridere chiunque rientrasse nel suo giro di
conoscenze. Un broncio da bambino capriccioso. Bulma dovette trattenersi
dallo scoppiargli a ridere in faccia: non sarebbe stato affatto d’aiuto.
“Tsk…d’accordo…” si arrese infine sospirando e
abbassando le spalle. Bulma gli saltò addosso e lo travolse in un abbraccio
coinvolgente, riempiendolo di baci. “Sono fiera di te, tesoro! Ma, mi
raccomando, non deluderla…” “Ci proverò” rispose il saiyan poco convinto.
********************
Nello stesso istante, una decina di anni
luce distante dalla Città dell’Ovest, un losco individuo vestito di stracci
stava sogghignando nell’ombra. “Non mi deluderai…vero, Raysell?” Il
ragazzo inginocchiato davanti a lui rispose rispettosamente: “non lo farei mai,
signore: mi impegnerò a fondo per portare a termine il suo piano. Mi metto
subito in azione!”
L’oscura figura fece un cenno con la testa ed
il servo svanì nel nulla, forse usando un teletrasporto, chissà…
“Vegeta…” sibilò con un filo di voce “presto
tutte le umiliazioni subite…tutte le sofferenze che mi hai fatto patire…saranno
ripagate. Oooh, avrò la mia vendetta, principino… …Puoi scommetterci la
Corona!” Una risata tanto roca quanto malefica si levò e invase l’intero
antro, facendo volare via i pipistrelli che lì avevano trovato riposo.
Una stella, nell’immensità della galassia, si spense.
Ciao a tutti!! Eccomi con
una nuova fan fiction che, spero, vi abbia incuriosito. Tutto è partito dalla
giornata dei papà a scuola della piccola Bra, ma poi…beh…come dico sempre io “mi
sono fatta il film” XD Quindi ora mi ritrovo a scrivere la mia prima fan
fiction a più capitoli: se devo essere sincera sono un po’ spaventata. Il mio
timore più grande è quello di lasciarla incompiuta perchè io SO cosa si prova a
iniziare la lettura di una storia per poi interromperla bruscamente per sempre,
in quanto sono stata prima LETTRICE e in seguito AUTRICE di EFP (vabbè, non ci interessa! Nd lettori).
“Ma perché quella demente
di Satsuriko ha scritto la parola “corona” con la maiuscola?” Vi starete
chiedendo voi (veramente non ci avevamo fatto neanche caso, per quello che
ci interessa…-_- nd lettori). Tsk! -l’autrice incrocia le braccia al
petto e si gira dall’altra parte, come fa Vegeta- Comunque lo saprete più
avanti nella storia, se ci sarete ^^ Ricordate che ho bisogno di recensioni
per continuare a scrivere: sono il mio carburante dato che sono autrice da una
settimana XD.
Fatemi sapere se vi piace,
gentilissimi-lettori-cari -sghignazza maleficamente sfregandosi le
mani-
Alla prossima, un
abbraccio a tutti!!
°Satsuriko°
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Capitolo 2 *** La giornata dei papà -parte due- ***
papà
2) La giornata dei
papà -parte due-
La mattina seguente Bra saltò pimpante giù
dal letto e si diresse nella camera dei suoi genitori correndo come una
matta. “Oggi sto con papino! Oggi sto con papino! Oggi sto con papino…”
canticchiava salterellando per il corridoio che conduceva alla stanza di Bulma e
Vegeta. Lungo il tragitto si imbattè in Trunks, o, più precisamente, gli andò
addosso. “Ehii!” si lamentò il ragazzo dai capelli glicine, bloccando la
corsa della sorellina, “perché ti comporti da trottola alle sette del mattino!?”
domandò mezzo-addormentato, ma con tono di rimprovero. “Vado a svegliare
mammy e papy! Ciaoo!” E ricominciò la sua corsa, incurante di tutto e di
tutti. “…bah” fu l’unico commento di Trunks.
Era arrivata ai piedi del letto
matrimoniale. “ghgh” rise sotto i baffi. Si portò le mani sulla bocca per non
far sentire la sua voce, ma, subito dopo…
“…BUONGIORNOOO!!” urlò, saltando sul letto,
svegliando di colpo i suoi genitori. “Aaaaaah!” “Ma
porca…” “…Bra?!?” esclamò Vegeta scrutando con attenzione la
piccola creatura mostruosa che gli era appena saltata sopra. Bulma impiegò un
po’ di più per realizzare, poi ricadde stancamente sul cuscino borbottando
qualcosa. “Che ti è saltato in mente, ragazzina!!” urlò invece Vegeta
fissando corrucciato la figlia pestifera. “S-scusa pa-papy…” balbettò subito
la bambina ritraendosi e scendendo giù dal letto, “volevo svegliarvi e farvi un
pesce d’aprile…” Abbassò il capo e incrociò le braccia dietro la schiena,
dondolando il busto a destra e a sinistra; poi sollevò nuovamente lo sguardo,
per incontrare quello adirato del padre e quello deluso della
madre. “Scusatemi tanto: non lo faccio più! Giurin-giurello!” disse
mortificata alzando il mignolo della mano destra e sforzandosi di
sorridere.
“Ahhh…buongiorno anche a te, piccola” disse
dopo qualche secondo Bulma, disarmata di fronte a tanta tenerezza e semplicità,
la stessa che fece capitolare Vegeta.
I Brief si prepararono per i rispettivi
impegni: Bulma aveva un importante appuntamento con alcuni rappresentanti
dell’azienda, Trunks doveva affrontare una lunga e difficile mattinata alla
“Orange High School” e, per quanto riguardava Vegeta e Bra…la “giornata dei
papà” li attendeva.
“Se il buon giorno si vede dal mattino…”
sospirò colui che una volta faceva tremare l’intero universo, tenendo per mano
una bimbetta magrolina dai capelli color del cielo e occhi color
mare.
“Sono contenta che questo grazioso vestitino
ti stia ancora bene, Bra” fece Bulma accarezzando la figlia “non sei cresciuta
molto nel giro di un anno”.
Bra indossava un vestitino bianco a pois
rossi, abbinato ad una giacchetta a maniche lunghe e a delle piccole scarpette
rosse. Era lo stesso che indossava un anno prima, il giorno in cui Goku se n’era
andato chissà dove con quel ragazzo di colore, conosciuto durante il
Tenkaichi.
Tutta la famiglia al gran completo uscì di
casa e si incamminò sul vialetto che portava alla strada. “Fai la brava, mi
raccomando” si raccomandò Bulma alla figlia, baciandole la fronte, “sì, mamma!”
“E fai il bravo anche tu!” scherzò la scienziata rivolta a Vegeta,
schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia. “Buona giornata a tutti!”
salutò Trunks prima di alzarsi in volo e partire al razzo verso Satan
City. “Sai, Vegeta…” riprese Bulma mentre saliva in macchina, “sappi che mi
piaci molto vestito così!” e gli fece l’occhiolino. Il principe dei saiyan
indossava un paio di jeans con sopra una camicia bianca e una cravatta
blu-scuro.
Ciascuno, quindi, prese la propria strada e,
padre e figlia, rimasero da soli. “Ok, ora aggrappati forte a me e non
mollare la presa per nessun motivo” annunciò Vegeta piegandosi e facendole segno
di mettergli le braccia attorno al collo.
“Ma, papy!! Non vorrai portarmi a scuola
volando, spero!” “E perché no, scusa?” “Innanzitutto mi si scompigliano
tutti i capelli…e poi ho paura di cadere!” “Non dire sciocchezze, Bra: non ti
faccio cadere!” “Non voglio fare la fine del nostro secondo
gatto!” “Perché? Che fine ha fatto il nostro secondo gatto?” “Sei andato
al negozio di animali, lo hai comprato e lo hai fatto spiaccicare mentre lo
trasportavi a casa in volo! Io non l’ho neanche mai visto!” “Eeehm… Tu sei
più importante di quello stupido gatto! E poi è successo perchè lui mi ha
graffiato…” “Beh, comunque rimane la faccenda dei miei bellissimi
capelli!”
Dopo una lunga discussione, che durò quasi
più del viaggio stesso, Bra riuscì a far desistere suo padre. Tutta la tesi di
Vegeta crollò nel momento in cui lei mise il broncio e lo guardò con gli
occhioni lucidi. Quei grandi, meravigliosi, occhi blu che non sopportava di
vedere tristi e ai quali non riusciva mai a resistere; gli stessi della madre,
che lo avevano fatto innamorare.
Alla fine i due si incamminarono a piedi,
impiegando circa mezz’ora. Inutile dire che arrivarono in ritardo.
Padre e figlia erano davanti la porta
dell’aula. Un solo piccolo movimento e, per Vegeta, sarebbe cominciato
l’inferno. Il piccolo movimento venne effettuato dall’impaziente Bra, che
spalancò la porta con forza e irruppe, letteralmente, nella “giornata dei
papà”.
“Ciao a tutti, amici!!” salutò, “eccoci qua!
Scusate il ritardo” disse facendo un piccolo inchino per scusarsi.
“Bra, finalmente! Mettiti a sedere con il
tuo papà e aspettate il vostro turno: per fortuna stiamo ancora ai nomi con la
lettera A” li accolse la maestra, una donna sulla quarantina, dai lunghi capelli
castani. “Vieni, papy, ti faccio vedere il mio banco…” disse la piccola
trascinando Vegeta nella parte sinistra della stanza, accanto alle finestre che
davano sul giardino. “Guarda, guarda!” “Sì, sì…ho
visto” “Allora?” “Allora cosa? È un banco” “Ma no! Guarda meglio
papy!” “…” “Non vedi?”
La bambina indicò un punto in alto a destra
e lo cerchiò con l’indice. C’era una scritta piccola e in caratteri simili a
geroglifici, una calligrafia molto infantile: “TI VOGIO
BENE, PAPI” Vegeta inarcò un sopracciglio e lesse ad alta voce. “Ti vogio
bene, papi?” “Ma che dici?! Ho scritto…” “…” “…Oh-oh…”
Bra agguantò velocemente il suo astuccio e,
impugnata la matita, corresse in un battibaleno l’errore di
ortografia. Vegeta osservava le sue mosse impassibile. “Ok! Leggi
adesso!” “Avevo già recepito il messaggio…” “Quindi? Sei contento papy?”
Un sorriso caloroso e genuino si dipinse sul
volto della piccola Bra, il sorriso più bello che Vegeta avesse mai
visto. “Mi vuoi bene??”
“Bra-aaa!!” intervenne allora la maestra,
“smettila di chiacchierare con il tuo papà e ascolta i compagni! Le regole sono
sempre le stesse, cosa credi? Devi rispettare chi sta parlando, intesi?” “Va
bene maestra…”
Un bambino era in piedi davanti la lavagna e
leggeva a voce alta il suo tema sul papà, mentre quest’ultimo era seduto vicino
la cattedra. “Mio padre si chiama Dan ed è un giornalista. Papà è sempre
gentile con tutti e gli piace tanto costruire modellini di aerei insieme a me.
Papà ha sempre molto lavoro da fare però trova anche il tempo di stare con me e
spesso mi aiuta a studiare storia. Io gli voglio tanto bene perché è
buono.”
La maestra fece i suoi complimenti al
bambino e chiese a suo padre di raccontare qualcosa del suo lavoro di
giornalista.
Trascorse qualche minuto. Noiosissimi minuti
che sembrarono interminabili al principe dei saiyan; egli infatti stava
cominciando ad esaurire la sua, già poca, pazienza.
“Un applauso a Bob e a suo padre Dan,
ragazzi! Congratulazioni per il suo successo, signor Arrish” annunciò a voce
alta la maestra, risvegliando Vegeta dal suo stato comatoso. “Ora…Brief!
Forza Bra, ora tocca a te!” “Arriviamooo!”
Padre e figlia si incamminarono verso le
loro rispettive postazioni: Vegeta seduto sulla piccola sedia e Bra in piedi
davanti la lavagna con un foglio in mano.
-Resisti, Vegeta, resisti!- si ripeteva
il saiyan, -ricorda che non devi deludere tua moglie e soprattutto tua figlia!
Coraggio! Affronta questo supplizio e soffri in silenzio!-
Tutti attendevano con ansia di sapere
qualcosa sul padre di Bra, dato lei lo descriveva sempre come un eroe; per il
resto la figura di Vegeta era avvolta dal mistero, sia per i bambini che per
l’insegnante. Tutti i presenti, insomma, pendevano dalle labbra della bimba
dai capelli turchini.
“Il mio papà” cominciò leggendo il titolo
del tema. “Il mio papà si chiama Vegeta…e fa il guerriero!”
La prima frase bastò a far sghignazzare
circa tre quarti della classe e le battutine arrivarono, naturalmente, allo
sviluppato udito di Vegeta. Una piccola vena cominciò a pulsare sulla sua
fronte, ma Bra non interruppe la sua lettura. “Papà è sempre scontroso con
tutti e non gli piace quando qualcuno lo fissa troppo a lungo senza motivo. I
capelli di mio padre sono molto strani, ma a me piacciono così.”
Stavolta sia alunni, che maestra,
scoppiarono in una grossa risata. Molti bambini si misero delle matite
colorate sulla testa, puntate verso l’alto, e giocarono ad imitare i capelli di
Vegeta. Una seconda vena si aggiunse alla prima.
-Razza di mostriciattoli senza cervello…
se non ci fosse Bra, qui con me, ve la farei pagare cara…-
“Papà Vegeta è speciale e mi proteggerà
sempre perché è fortissimo.” Concluse Bra, ripiegando il foglio e rivolgendo
un caloroso sorriso al padre. Ma Vegeta, al contrario di sua figlia, non stava
affatto sorridendo. La bambina guardò poi in direzione della maestra, in attesa
di un suo giudizio sul tema svolto.
La donna, perplessa, attese qualche secondo
prima di parlare: “…davvero brava, piccola! B-bel tema…” disse
titubante. “S-signor Brief…ci…ci dica qualcosa di lei!”
“Il mio nome è Vegeta…e sono padre di Bra”
rispose secco, osservando di sottecchi la sua interlocutrice. “Sì,
ma…vorremmo sapere qualcosa di più, ad esempio…che vuol dire che lei fa il
guerriero? Uh?”
-Stupida femmina impertinente, come osi
rivolgerti così al grande Vegeta?! Vuoi sapere chi sono io, eh? Lo vuoi sapere?
Io sono un principe e ti giuro che, se ci trovassimo in altre circostanze,
troverei il modo di levarti quella presunzione dalla faccia! Solo perché ti
occupi di questi mocciosi non vuol dire che tu debba comandare a bacchetta anche
me!-
Intervenne allora Bra: “glielo spiego io:
mio papà è il combattente più forte di tutta la galassia e potrebbe fare il
sederino a strisce a chiunque!” Sul volto della piccola si potevano cogliere
svariate emozioni: sicurezza, disappunto, baldanza, ma soprattutto
orgoglio. -Amore di papà…- non potè fare a meno di pensare,
ironico, Vegeta. “Ah, sì? Non lo metto in dubbio…vorrei solo saperne di più!”
riprese la maestra, “coraggio! Ci dica qualcosa di lei!”
Bambini e insegnante attendevano ansiosi la
risposta di quell’uomo tanto misterioso che si ostinava a tacere. Non volava una
mosca. Eppure le labbra del saiyan non si mossero di un millimetro. L’aula
continuava ad essere avvolta dal silenzio.
-Che vorresti dire? Cosa vuoi sapere di
me!? Ti devo spiegare come è fatto il mio nuovo attrezzo per l’allenamento
creato da mia moglie? Vuoi che ti dica cosa ho mangiato a colazione? O quando è
stata l’ultima volta che ho fatto la doccia? Che pretendi? Di che ti
impicci?!- Dopo un po’ Vegeta parlò: pronunciò sei semplici
parole…
“…Non sono affari che ti riguardano” “Ma
come si permette?! Lei è un gran maleducato!” “…” “Allora? Mi ha sentita?
Si vuole degnare di dire qualcosa?!” “…”
Un bambino si alzò in piedi e prese la
parola, anzi l’urlo: “ma il papà di Bra è stupido?!”
Fuoco.
-“Il papà di Bra è stupido”!?! Piccolo
insetto insignificante, potrei schiacciarti in un batter d’occhio se solo lo
volessi. Faresti meglio a tacere se non vuoi che ti spedisca all’altro mondo:
sono molto tentato!-
A quella disastrosa affermazione ne
seguirono tante altre. Ci fu chi gridava, chi si limitava a creare brusio,
ma, di fatto, tutti commentarono il comportamento di Vegeta.
“Com’è antipatico!” sussurrò una bambinetta
dai capelli rossi, seguita subito dopo da quella che, probabilmente era la sua
migliore amica: “hai proprio ragione! È brutto e cattivo, quello!”
“Come fa Bra a vivere con un padre
così?” “Poverina! È proprio sfortunata…” “Hai visto con che capelli va in
giro!? Secondo me è pazzo!!” “Sì, lo dico anch’io…” “Guarda come ci sta
fissando: secondo me vorrebbe menarci” “Menare noi?! Dopo un anno di judo
siamo forti ormai!” “Già, io lo stendo in un attimo con un
mega-calcio!”
Impossibile contare le vene che pulsavano
sulla fronte di Vegeta: la sua collera aumentava di secondo in secondo. Fece
davvero molta fatica a trattenersi dal picchiarli tutti. Gli occhi della
piccola Bra divennero lucidi.
“Signor Brief! Ha perso la
lingua?!” “…No” “Oooh! Ebbene? Si sforzi di formulare una frase,
forza!”
-Deriso e preso in giro da un branco di
mocciosi e da una femmina terrestre? Non se ne parla…-
“…Andate tutti al diavolo!”
Vegeta si alzò di scatto, facendo ribaltare
la piccola sedia di legno sulla quale stava seduto fino a un attimo
prima. Osservò la classe con disprezzo e poi, senza preavviso, imboccò
l’uscita e se ne andò. Fu inevitabile che le lacrime cominciassero a
scivolare sulle guance calde e arrossate di Bra. Una goccia cadde sul foglio
del tema. “Papà…”
Eeeeeeeeccomi qua, miei cari!!
Che differenza di lunghezza fra il primo e il secondo capitolo! Allora? Vi
sta piacendo? Povera Braaaa… -singhiozza e si soffia il naso- Scusate la
mancanza di “azione”, ma per quella ci vuole un po’ di tempo. Cosa starà
facendo nel frattempo Raysell? (Ray-chi?? o.O nd lettori) Ma sì! Il
ragazzo che ha giurato al suo signore di non fallire la missione!
(......................nd lettori) Capito, và… I commenti sono
sempre graditi, ma in realtà mi basta sapere che leggiate^^ -Inserisce i
proiettili nel fucile a doppia canna, con una sigaretta un bocca- XD Naaaaa,
dormite sogni tranquilli: non potrei mai farvi del male! (…più o meno.) Alla
prossima! Un abbraccio a tutti!!
°Satsuriko°
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Capitolo 3 *** La malinconia di Bra ***
sdgzs
3) La malinconia di
Bra
Ore 15:30, cucina di casa Brief.
“VEGETAAAAAAAAAAAAA!!!”
Alla Capsule Corporation una scatenata Bulma
stava prendendo a padellate in testa il suo dolce consorte. Era furente di
rabbia, il che si traduce, per le persone normali, in collera furiosa alla
decima potenza.
“Come hai potuto fare questo a nostra
figlia!?! Sei un essere spregevole, Vegeta! Ma soprattutto sei un PADRE
spregevole!!” Il saiyan, incurante di tutti gli utensili che gli stavano
arrivando in testa, si limitava ad alzare gli occhi al cielo e incrociare le
braccia al petto.
“Quando sono andata a riprendere Bra a
scuola aveva gli occhi rossi per quanto aveva pianto! Come fai ad essere così
insensibile nei riguardi di tua figlia?! E poi… lasciami dire che sei stato
veramente OTTUSO: solo perché dei bambini ridevano di te…” “Insomma, la vuoi
piantare?! Le tue urla mi trapano i timpani!!” Urlò Vegeta tappandosi le
orecchie.
Bulma continuò ad urlare a sua volta: “beh,
sono contenta! Forse riuscirò a farti più male in questo modo che con la
padella!”
A quelle parole Vegeta scattò in avanti,
fulmineo. Afferrò i polsi di Bulma e, in un attimo, la donna si ritrovò
intrappolata al muro della cucina. Il saiyan le impediva ogni via di fuga da
quella scomoda posizione, che però li vedeva molto vicini.
“Adesso ascoltami. Io non sono tagliato per
fare il padre: sono nato per diventare il guerriero più potente dell’universo e
per conquistare mondi lontani! Guardami come sono ridotto ora… umiliato da una
banda di mocciosi terrestri mentre faccio da baby-sitter ad una bambina di sei
anni che pensa solo alle bambole!” Fece una piccola pausa ad effetto prima di
riprendere, avvicinandosi ulteriormente a Bulma, “non è esattamente ciò che
avevo in mente di fare nella vita… Prova a collaborare, una volta tanto, e a
metterti nei miei panni!!...Tanto non puoi capire…”
“Una baby-sitter… Ma certo!” ripetè Bulma,
assorta. “Cosa?” “Mi hai appena fatto venire in mente un’idea,
Vegeta” “Spiegati, donna!” “…Te l’avrei detto dopo pranzo, ma poi mi sono
talmente imbestialita per questa faccenda che me ne sono
dimenticata…” “Allora??” “Oggi, alla riunione…abbiamo parlato dell’ultima
invenzione della Capsule Corporation, che ha riscosso molto successo; così tanto
successo che… Un’altra azienda ha deciso di comprarla. Faremo un
affarone!” “E mi spieghi cosa c’entra questo con la baby-sitter!?” “La
pazienza continua a non essere il tuo forte… Comunque questa operazione richiede
la mia presenza, purtroppo. Ergo, starò via per qualche giorno; e mi stavo
giusto chiedendo…dato che TU sei totalmente INAFFIDABILE e che Trunks non è
ancora ciò che si può definire un casalingo… …A chi lasciare la piccola
Bra?”
L’unica risposta di Vegeta fu un lieve
grugnito; poi lasciò la presa su Bulma, lasciandola libera di
muoversi.
“Per una volta mi sei stato utile, Vegeta:
ti ringrazio!” disse ironicamente la donna dai capelli turchini facendo un
piccolo inchino, “troverò una buona baby-sitter, possibilmente giovane e carina,
e le lascerò i pargoli in custodia fino al mio ritorno…Le dovrò dire di accudire
anche te?”
Lo sguardo omicida che Vegeta le lanciò
bastò a interrompere il suo flusso di ironia pungente.
“Partirò dopodomani, quindi devo darmi una
mossa se voglio trovare qualcuno. Appenderò dei volantini in tutto il quartiere,
anzi… …Vegeeeta?”
Il saiyan si stava allontanando in punta dei
piedi verso la porta della cucina, ma la determinata e inaffondabile Bulma lo
bloccò tirandolo per il collo della camicia. -…Sono
fregato-
“Vegeta… forse le padellate in testa non ti
fanno male, forse le mie grida non sono abbastanza acute da romperti i timpani,
ma… magari la punizione giusta per te è lì davanti i nostri occhi, senza che io
sprechi il mio formidabile ingegno per inventarmela…” “No! No!
No!...” “Oh, sì, mio caro! La prima cosa che farai domani mattina all’alba
sarà appendere qualche centinaia di volantini con il nostro indirizzo e numero
di telefono. Io mi occuperò della fabbricazione!” “Non puoi costringermi,
donna!!” “…Ah, no?”
Bulma pronunciò quelle ultime parole con
voce sensuale, accompagnandole da uno sguardo ammaliatore. La sua opera di
persuasione era appena iniziata. “Beh, come vuoi…tanto ho pronta un’altra
punizione per il tuo imperdonabile comportamento…” disse maliziosa, “scegli,
Vegeta: o ti rimbocchi le maniche che con quei volantini oppure…puoi anche dire
addio a quella cosa che ti piace tanto…”
-Accidenti a lei e ai suoi
mezzi!-
“Allora,
principe? Hai
deciso?” “…” “Uhm?” “…Dannazione!! Va bene! Collaborerò con questa
assurdità della baby-sitter, contenta!?” “Ottima scelta…Comunque ricordati
che non ti ho affatto perdonato e che dovrai farti perdonare soprattutto da
Bra!” “Cosa dovrei fare, sentiamo…” “Quello che non hai mai fatto, Vegeta:
il padre” “Intendi dire portarla al luna-park e mangiare un gelato
insieme?” “…Come inizio non sarebbe male, ma occorre qualcosa di
più” “Sarebbe a dire?” “L’amore”
L’amore… Un qualcosa che gli era sempre
stato negato. Per anni non ne aveva né dato né ricevuto. Mentre in quel
periodo della sua vita, invece, si ripresentava continuamente, bussando alla
porta del suo cuore. Comprese il significato di quella parola tanto tempo
prima e mise in atto ciò che aveva imparato durante lo scontro con Majin Bu; in
quell’occasione sacrificò la propria vita per amore. Bulma gli aveva chiesto
di donare amore alla piccola Bra… …Ne sarebbe stato in grado?
Vegeta e Bulma non erano soli. Una
minuta bambina dai grandi occhi blu si era nascosta dietro la porta. Origliare e
impicciarsi degli affari degli altri rappresentavano due dei suoi passatempi
preferiti. A Bra non era sfuggita neanche una parola. Seduta per terra, le
ginocchia al petto. Ancora una volta furono inevitabili le
lacrime.
-Papà…perché mi odi!? Forse perché…sono
una femmina? Forse perché non so combattere??-
Questi pensieri torturavano Bra senza darle
pace. È forte il dolore di un figlio che capisce di non essere amato da un
proprio genitore. Troppo forte per il cuore di una bambina di appena sei
anni.
Il resto della giornata trascorse
abbastanza in fretta: fra le fotocopie dei volantini, i compiti di algebra di
Trunks, gli allenamenti di Vegeta…e lo sconforto di Bra.
“Bra?” Una voce conosciuta. “Bra? Sono
io, Trunks. Dai, fammi entrare per favore!”
La bambina aprì la porta della sua cameretta
e si trovò davanti il fratello maggiore. Questo si avvicinò a lei e l’abbracciò
forte.
“Allora, piccola?” chiese con tutta la
tenerezza di cui era capace, “non voglio vederti piangere tutto il giorno,
ok?” Il ragazzo la tenne stretta a sé e cominciò ad accarezzarle i morbidi
capelli. “Fratellone… papà mi odia, lo so!” e scoppiò nuovamente in
lacrime. “Che stai dicendo, Bra!? Nostro padre ti adora! Anzi…a volte penso
che voglia più bene a te che a me…”
Si sentiva sciocco a struggersi per quel
fatto a diciannove anni suonati; ma, dopotutto, è il dilemma di tutti i bambini
che hanno un fratello, o una sorella: “a chi vogliono più bene mamma e
papà?” Alzi la mano chi, se non figlio unico, non si è mai posto questa
domanda, perdendo il sonno, o avvelenandosi le giornate. Trunks, in quel
momento, si sentiva veramente un bambino. E decise che avrebbe comunicato con
la sorellina da bambino a bambino.
“Bra... Anche io ho sofferto a causa di
nostro padre: lui non c’era mai per me e le uniche attenzioni che mi prestava
riguardavano gli allenamenti. Lui è fatto così, cosa possiamo farci?”
Fece una piccola pausa per osservare l’espressione di Bra. Le lacrime non
accennavano a fermarsi.
“Sai, Bra…io ero convinto che non mi volesse
bene e soffrivo per questo, anche se in silenzio e con discrezione. Ma poi è
accaduto un miracolo. Quando ho saputo che papà aveva sacrificato la propria
vita per proteggere me e la mamma… sono stato sì affranto per la sua scomparsa,
ma, allo stesso tempo, fui orgoglioso di lui. Fu allora che capii quanto, in
realtà, tenesse a noi…” Trunks si allontanò un poco per poter guardare la
sorella negli occhi, poi concluse: “Nostro padre ci ama. Morirebbe per noi.
Ricordatelo sempre!”
-Ooh, Trunks…Se non ci fossi tu…
Certe volte sei davvero dispettoso quando mi prendi in giro insieme a Goten…
però… quando si tratta di consolarmi nessuno è meglio di te: diventi così buono
e gentile. Ti voglio bene-
“Grazie mille, fratellone…grazie di
tutto”
L’abbraccio fra i due fratelli si strinse
ancora di più.
Oooooooooohh…che carini Trunks
e Bra! Magari fosse così anche MIO fratello! Allora, gente?? Non battete la
fiacca, eh! La storia è appena cominciata, tenetelo a mente. Chi sarà la
ragazza “giovane e carina” che si prenderà cura di TUTTI i Brief in assenza di
Bulma? XD Leggete e saprete, miei cari! (e se ti dicessimo che non ci
interessa neanche un po’? Nd voi) In tal caso prenderò seri provvedimenti!
MWHAHAHAHAHAHAHAH!! -Dopo aver caricato il fucile, gli toglie la
sicura-Alla prossima, gentilissimi lettori! Se
avete resistito a leggere fin qui vi meritate il premio nobel per resistenza
alla noia XD Tengo molto a ringraziare coloro che hanno
recensito: Kikka994, Angelo
Azzurro, Umpa_lumpa, sexxxychichi e Sgt. Grazie di cuore! Non potete
immaginare cosa significhi per me T___T Un bacione a tutti!
°Satsuriko°
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Capitolo 4 *** Urgenza baby-sitter! ***
urgenza baby sitter!
4) Urgenza
baby-sitter!
Vegeta dovette svegliarsi alle sei, quella
mattina: il volantinaggio lo attendeva. Una volta uscito di casa la prima
cosa che fece fu leggere il messaggio che Bulma aveva fornito.
“CERCASI BABY-SITTER URGENTEMENTE!” La
famiglia Brief necessita di qualcuno che si prenda cura dei pargoli di 19 e 6
anni per cinque giorni (possibilmente una ragazza giovane e carina).
Contattare questo numero per informazioni e/o prenotazioni: 3348788063.
Grazie per l’attenzione! Accorrete numerosi alla Capsule Corporation!
Vegeta scosse la testa. “…Che idiota”
commentò avviandosi.
Il principe dei saiyan girò l’intero
quartiere in lungo e in largo, maledicendo, ogni secondo che passava, la sua
famiglia. Attaccò i volantini a muri, alberi, cancelli, persino secchi della
spazzatura; e così, nel giro di tre ore, tutti i quattrocento manifesti
vennero distribuiti.
Nel frattempo, alla Capsule Corporation, Bra
si svegliò meno pimpante del solito: il suo morale era a terra nonostante suo
fratello avesse tentato di consolarla il pomeriggio precedente.
Era un sabato. La bimba dai capelli
turchini non doveva andare a scuola, quindi si sedette alla sua scrivania e
cominciò a disegnare. I colori a cera lasciavano sul foglio tratti dai colori
brillanti, ma altrettanto brillante non erano i sentimenti di Bra in quel
momento. Piano piano presero forma due figure che si tenevano per mano: una,
molto piccola, aveva una massa di sfumature celesti sulla testa; l’altra, molto
più alta della prima, aveva lunghe gambe e, in cima al capo, tanto nero che
schizzava verso il cielo. Vegeta e Bra. Il ritratto di padre e figlia non
poteva certo definirsi tale, dato che i due personaggi avevano ben poco di
antropomorfo... ma, in fondo, la piccola artista aveva solamente sei
anni. Anche se Bra avesse mostrato il disegno a qualcuno e quest’ultimo
avesse storto la bocca vedendolo, a lei non sarebbe importato: era il
significato la cosa più importante. E il significato… si celava proprio
dietro quelle mani. Due mani che si tenevano. L’amore. Il suo unico
desiderio.
“Amore! Già sveglia?” domandò una voce
femminile sulla porta della stanza; la bambina si voltò di scatto e vide sua
madre in camicia da notte e vestaglia. La donna si avvicinò alla scrivania e
diede il bacetto del buongiorno alla figlia, poi abbassò lo sguardo sul
disegno. “Che bello! Questa sei tu…e questo è…papà? Dalla pettinatura direi
proprio di sì” scherzò Bulma per strapparle un sorrisino, ma la bambina si
limitò ad annuire. La scienziata stava per aprire bocca quando suonò il
citofono di casa. Era Vegeta, di ritorno dalla sua terribile
missione.
“Ciao” salutò poco cordiale. “Ah, tesoro!
Bentornato! Appena in tempo per la colazione!”
Come sempre la serenità dell’una compensava
il malumore dell’altro. Erano Bulma e Vegeta: la terra e la
pioggia.
“Missione compiuta?” “Missione
compiuta” “Li hai attaccati in tutto il quartiere?” “Sì” “Anche un po’
fuori?” “No” “Lo sapevo: sei uno scansafatiche!” “Uno scansafatiche!?
Io??” “Sì, mio caro! Perché fai soltanto il minimo indispensabile!” “Ma
stai parlando con me? Proprio con ME?” “Nooo…in realtà sto sgridando la
lavastoviglie!” “Non prendermi per il culo, donna! Potresti
pentirtene!”
La piccola Bra, che, come sempre, aveva
deciso di impicciarsi, intervenne nella discussione dei suoi genitori a voce
spiegata. “Smettetela!! Non si dicono le parolacce, papà!” Pugni sui
fianchi, gambe semi-divaricate, labbra arricciate, sguardo ostile: somigliava
così tanto a sua madre…
Tutti i bambini detestano sentire i propri
genitori litigare e Bra non era certo da meno. “Non mi piace quando urlate e
vi dite le cose cattive!! Fate pace per favooooooore!”
Vegeta e Bulma rimasero immobili nelle loro
posizioni, i loro sguardi si incrociarono per poi posarsi su quello della
figlia. Nei suoi grandi occhi blu riluceva la speranza.
“Noi non stiamo litigando, Bra…” disse Bulma
rompendo quel silenzio imbarazzante calato nella stanza, “stiamo
solo…esponendo…i nostri diversi punti di vista. Comunque hai ragione, piccola:
Vegeta! Non si dicono certe parole, ok?” La donna fece un occhiolino alla figlia
prima di rivolgersi al principe dei saiyan.
Due paia di occhi, quelli che lui amava più
di ogni altra cosa al mondo, lo fissavano in attesa di una risposta.
“…Tsk. Per questa volta lasciamo perdere,
d’accordo!?” farfugliò alquanto irritato.
Il volto di Bra si illuminò. Bulma
esibiva lo sguardo del come-volevasi-dimostrare. Ma Bra aveva un’ultima
richiesta: “adesso, per fare pace, vi dovete dare un bacetto!” rise con una
punta di malizia. “…BRAAAAA!”
*****************
Bastarono pochissime ore… ed una giovane
donna stava davanti l’imponente edificio della Capsule Corporation. Lo
sguardo grigio era vitreo e assente, i lunghi boccoli color verde-scuro
volteggiavano al vento.
“Dovrebbe essere qui…”
Cortino questo chappy,
nevvero? -sorseggia, composta, una tazza di tè- Chi sarà mai questa
misteriosa baby-sitter? Fate bene a domandarvelo! -si sfrega le mani
sghignazzando- Non so voi, ma… io qualche volta mi sento proprio come Bra:
detesto sentire i miei genitori che urlano e si dicono cose tutto fuorché
carine. Io metto sempre un po’ di mio in ciò che scrivo e credo che questo
piccolo episodio ne sia la prova più eclatante. Continuo a sperare che la
storia vi stia piacendo e che, prima o poi, il mio lavoro venga apprezzato da
più persone^^. Per i lettori che si stanno spazientendo nell’attesa che
succeda qualcosa: abbiate pazienza, carissimi! (…E anche un po’ di pietà
XD) Ringrazio molto le persone che hanno lasciato un commento,
ovvero Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, Kikka994 e Sgt: grazie mille per il vostro
sostegno, siete grandi!! Un bacione a tutti!
°Satsuriko°
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Capitolo 5 *** Lesyar ***
papo
5) Lesyar
“…E dopo
l’università cosa hai intenzione di fare?” “Dopo aver preso la laurea in
archeologia… credo l’archeologa” “Ti piace avere a che fare con la storia,
allora! Ma soprattutto ti piace studiare! Mi fa piacere… io lo consideravo una
noia mortale! Non riuscivo proprio a stare troppo tempo ferma sui
libri!”
Bulma scoppiò a
ridere, ma la sua interlocutrice rimase impassibile; vedendo la reazione
della ragazza tentò di ricomporsi subito: aveva capito di aver trovato una
persona seria, forse anche troppo.
La futura
baby-sitter sedeva composta sul divano del grande salotto circolare; i capelli
smeraldini ricadevano anch’essi compostamente lungo la schiena e gli occhi
chiari non lasciavano trasparire alcuna emozione: né imbarazzo, né
felicità.
“Non voglio
farle l’interrogatorio, anche perché si vede che lei è una ragazza seria e per
bene! Grazie mille per essere accorsa in così poco tempo: gliene siamo grati!”
Bulma sorrise e
allungò la mano in segno di fiducia. Dovette attendere una manciata di secondi
prima che lei ricambiasse il gesto.
“Ragazziiii!
Trunks! Bra!...Vegeta!” chiamò Bulma rivolta alle scale che conducevano ai piani
superiori, “venite tutti qui, forza!”
Nel giro di
un minuto erano tutti sull’attenti davanti la nuova
arrivata.
“Vi presento
Lesyar! Lei si prenderà cura di voi mentre io sarò via. Spero che andrete
d’accordo” disse con un sorriso raggiante.
Bulma si avvicinò a ciascun
componente della famiglia, facendo presentazioni più accurate.
“Questo mister
muscolo si chiama Vegeta ed è mio marito, naturalmente. Le consiglio di non
infastidirlo mentre si allena, io ne so qualcosa; e, è avvisata, dovrà veramente
mettersi sotto per riempirgli lo stomaco!”
Poi passò al
ragazzo dai capelli glicine. “Lui, invece, è Trunks: ha diciannove anni e
frequenta l’ultimo anno di liceo scientifico alla Orange High School. Mio figlio
non le darà alcuna forma di problema, a parte, forse, all’ora dei pasti…ma a
quello si abituerà presto!”
Infine fece un
passo verso la piccola bimba dai grandi occhi blu. “E per finire ecco Bra, di
sei anni. È una bambina buona e leggermente vanitosa. Dovrà portarla a scuola e
andarla a riprendere; ad aiutarla con i compiti ci penserà Trunks, vero
tesoro??” “…Sì, mamma” rispose quest’ultimo, già rassegnato in
partenza.
Lesyar non
aveva battuto ciglio durante tutto il discorso, limitandosi a rivolgere sorrisi
di cortesia a ciascun Brief.
Si dice che sia
la prima impressione quella che conta di più…e, in quel momento, la prima
impressione sulla baby-sitter era assai negativa. Vegeta la squadrava
corrucciato, pensando che sarebbe stata una Bulma 2 più musona e rompiscatole
dell’originale. Trunks l’aveva già associata alla sua professoressa di latino
e l’idea di convivere con una tale disgrazia della natura non gli piaceva
affatto. Mentre Bra… si sentiva stranamente affascinata da quella giovane
donna così silenziosa e apparentemente impenetrabile, forse perchè le ricordava
suo padre…e lei era MOLTO affascinata da suo padre.
-Credo che
saranno cinque interminabili giorni…- Pensava invece Vegeta alzando gli
occhi bruni al cielo.
“Allora, fammi
vedere questo esercizio…” “Sì! Dimmi se ho fatto giusto,
Lesyar” “…Uhhhm…” “Allora?” “…Allora, Bra… hai una pallida idea di cosa
sia una sottrazione?” “No, cos’è?” “Se tu hai dieci regoli e ne togli uno,
quanti regoli ti sono rimasti?” “Eeeeehm…nove?” “Brava. In breve la
sottrazione è questa: è il calcolo di ciò che rimane di una cifra dopo avergli
tolto un’altra cifra!” “…Cosa?”
Bra e la nuova
arrivata si stavano già impegnando in alcuni esercizi assegnati dalla maestra di
matematica: un ottimo metodo per entrare subito in confidenza. Anche se i
rapporti sociali non erano certo il punto forte di Lesyar.
“Come procede
qui?” irruppe Bulma, portando un vassoio colmo di biscotti per tutti i
gusti.
“Tutto bene, signora Brief.
Le sto spiegando come si fanno le sottrazioni, anche se la sua insegnante non
l’ha ancora fatto; si troverà avvantaggiata rispetto ai suoi compagni e potrà
risolvere facilmente esercizi difficili” rispose cordialmente la donna dai
lunghi capelli verdi.
“Bene! Mia figlia ne aveva
proprio bisogno! Vi ho portato la merenda: ci sono biscotti di ogni tipo. Spero
che vi piacciano. Ora vi lascio al vostro studio. Ciao!”
Una pausa:
esattamente quello di cui la piccola Bra aveva bisogno, soprattutto per
conoscere meglio la sua baby-sitter dal punto di vista…umano. La bimba si
lanciò sul vassoio ed esibì tutta la voracità di cui era capace, o, meglio, di
cui erano capaci tutti i saiyan.
La prima
reazione di Lesyar fu il tipico gocciolone sulla testa, accompagnato da
un’espressione perplessa. Poi si riprese dallo shock e rimproverò la bambina.
Le due
apprezzarono il gustoso “spuntino” e, una volta sparito l’ultimo biscotto, la
donna stava per riprendere il discorso di matematica; ma Bra glielo impedì:
voleva sapere di più su quella figura misteriosa che sembrava non avere una
personalità.
-Questa
signora sembra quasi un robot: non ride e non mostra nessun tipo di emozione,
più o meno; e poi fa solo il suo dovere, proprio come una macchina.
Uhhhm...-
Questi i
pensieri della piccola Bra quando bloccò il braccio di Lesyar, che stava per
afferrare un quaderno.
“Che c’è?”
domandò Lesyar, non capendo il motivo di quel gesto. “Niente. Voglio solo
chiederti delle cose…” “Sarebbe a dire?” “Beh… vorrei... vorrei sapere…”
cominciò la bimba titubante, “…da dove vieni!”
“Perché ti
interessa?” “Perché sì” “Il perché sì non è una risposta” “Perché lo
voglio sapere” “Nemmeno questa” “Uffaaaaaa!”
Bra mise il
broncio incrociando le braccia al petto e le diede le spalle, sperando che la
sua infallibile tecnica di persuasione funzionasse anche con Lesyar. -Se
ha effetto con papà…- pensava la furbetta, -…ha effetto su
chiunque!-
Ma non ottenne i risultati sperati. Quando la
bambina si rigirò in direzione della baby-sitter, questa era ancora immobile e
con lo stesso sguardo di prima. Uno sguardo che Bra non avrebbe mai saputo
descrivere e che la faceva pensare ad una sola parola:
ghiaccio.
“Ora possiamo
continuare a lavorare?” fece sarcastica la donna.
Era evidente
che, per quel giorno, Bra non le avrebbe strappato nemmeno una parola sulla sua
vita personale. Eppure la curiosità aumentava ogni minuto di
più.
Calò
l’oscurità della sera e, per Lesyar, era arrivato il momento di mettere alla
prova le sue capacità culinarie…e di sopportazione.
Bulma
sarebbe partita la mattina seguente all’alba: prima di lasciare casa e famiglia
in mano ad una sconosciuta voleva almeno accertarsi che fosse una brava
casalinga.
Così, quella
ventosa sera d’aprile, si trovarono a cena tutti insieme.
Il pasto,
cucinato con maestria da Lesyar, fu uno dei migliori che i tre saiyan avessero
mai gustato, ma, soprattutto, molto abbondante.
“Vedo con
piacere che ha capito come prendere questa famiglia!” rise Bulma, estasiata
dalle doti della baby-sitter favolosa che aveva trovato. “Sono sicura di
potermi fidare di lei! Mi raccomando: si ricordi che questi tre sono sai…
-ehm-…sazi solo dopo una decina di portate” riprese l’azzurra. “Lo terrò a
mente” disse semplicemente Lesyar, senza alzare gli occhi dal tavolo.
Era arrivato
il momento dei saluti per la piccola Bra, rintanata sotto le coperte del suo
piccolo futon. Bulma le si avvicinò e le schioccò un sonoro bacio sulla
fronte.
“Domani
mattina parto troppo presto per salutarti quindi lo faccio ora” sussurrò
dolcemente all’orecchio della figlia, “non fare arrabbiare Lesyar e ubbidisci a
quello che ti dice, ok?” “Ok, mamma…” “Fai la brava, piccola. La mamma ti
vuole tanto bene” “Anch’io ti voglio bene” “Buonanotte, tesoro” “Notte,
mamma”
E la luce sul
comodino si spense.
La luce sul comodino si spense…in
TUTTI i sensi! Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, il futon è il
materasso a fior di terra sul quale dormono i giapponesi: lo avrete visto spesso
in qualche anime o manga^^. Allora? Come butta? A quanto vedo dal numero di
persone che leggono e dal numero di persone che recensiscono la mia fan fiction
non sta piacendo a nessuno! (…amara verità T________T) Vabbè… spero almeno
che qualcuno la stia seguendo anche se non dà segni di vita attraverso le
recensioni. Per ora mi sento in dovere di ringraziare le uniche che hanno
recensito lo scorso capitolo, ovvero Angelo Azzurro e Umpa_lumpa! Non smetterò
mai di ringraziarvi!! Carissimi lettori (ammesso che ce ne siano), resistete
ancora un po’: vi giuro che tra non molto accadrà qualcosa di
interessante. Parola di Satsuriko! Buon weekend a tutti^^!
°Satsuriko°
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Capitolo 6 *** Chi è in realtà Lesyar? ***
sdgzs
6) Chi è in realtà
Lesyar?
Era prestissimo quella domenica mattina e Trunks non voleva
altro che restarsene a letto fino a ora di pranzo, dopo sei giorni di alzatacce;
ma non avrebbe potuto, non quel giorno.
“Svegliaaaaa!” urlò Lesyar, dopo essere entrata di soppiatto
nella stanza ed essersi avvicinata al letto.
“Waaaaaaaaaaaaaaaaa!!!” Il giovane non potè evitare di
saltare fino al soffitto per lo spavento. I suoi primi sospetti ricaddero
sull’irritante sorellina che era solita giocare certi scherzi, così, senza
neanche avere il tempo di guardarsi intorno, strepitò: “Bra!! Che cazz…volo ti è
preso!?! Falla finita con questi scherzi che non fanno ridere nemmeno un…”
Si interruppe di colpo quando distinse, dinanzi a sé, la sagoma di una
donna. La sagoma di Lesyar.
“M-ma-ma…” balbettò confuso. “Tuo padre ti vuole
immediatamente nella GR e mi ha detto di chiamarti” “C’era bisogno di
svegliarmi in questo modo?!” “È stato tuo padre a
raccomandarmelo” “…”
Trunks si vestì in fretta, o, almeno, in tutta la velocità di
cui era capace alle sei di domenica mattina. Giunse all’interno della Gravity
Room, dove lo stava aspettando suo padre per chissà quale motivo; la porta
automatica si aprì e il giovane si trovò davanti Vegeta, grondante di sudore,
che metteva a dura prova il proprio fisico con una lunga serie di flessioni con
un braccio solo.
“…Papà?” “Oh! Era ora che arrivassi! Quanto diamine ci hai
messo a presentarti?! Passi troppo tempo a prepararti… proprio come le
donne” “Papà!!” “Ti dico solo quello che penso…o sei troppo sensibile? Eh,
donnicciola?” “Papà!!!” “Non sai dire altro? Coraggio: sfogati!...Sempre
che tu ne sia capace” “Aaaaaaaaaaaaaah!!!”
Trunks si lanciò contro suo padre, deciso a dimostrargli tutta
la sua potenza. O almeno questo era il suo intento. Dopo pochi passi cadde a
terra, vinto dall’elevata forza di gravità alla quale non era più abituato. Da
piccolo si allenava spesso con Vegeta nella GR, ma poi, dopo la sconfitta di
Majin Bu, il ragazzo aveva dedicato sempre meno tempo agli esercizi per
migliorare le sue prestazioni fisiche e così, nel giro di qualche anno, la sua
forza era notevolmente diminuita. Solo in quel momento sembrò rendersene
conto.
“Vedi? Ecco cosa intendevo: sei diventato una debole
femminuccia!” “No-no…P-pa-papà…” “Guardati: non riesci neanche a stare in
piedi a gravità 300! E pensare che a sette anni ti destreggiavi senza problemi a
gravità 150… Avresti dovuto migliorare in tutto questo tempo! Invece l’hai
trascorso sempre a spasso con il secondo figlio di Kakaroth…”
Trunks non seppe dare un nome alle sensazioni che
provava. Rabbia? Gelosia? Rancore? Vergogna?
Il ragazzo non trovò la forza di ribattere e un turbinio di
pensieri invasero la sua mente, senza lasciargli via di scampo.
-Padre… Perché mai tutto questo disprezzo nei miei
confronti? Cos’ho fatto di male? Sì, mi sono un po’ rammollito in questi ultimi
anni…e allora? Io non sono te. Nonostante questo… papà… io non voglio
deluderti: non riuscirei a sopportare il tuo sguardo colmo di delusione e
disappunto. Ti mostrerò che sono degno di essere tuo figlio!-
Contro ogni previsione di Vegeta, Trunks, più determinato che mai, si rialzò
e avanzò verso suo padre. Temerario. E fu per lui l’inizio di una nuova era:
quella della dignità…e della forza.
Vegeta e suo figlio si stavano allenando incessantemente da ore
quando Bra, nell’oscurità della sua cameretta, si svegliò da un dolce
sonno. Si alzò dal letto e camminò in direzione della finestra, alzò la
serranda e poi la spalancò. Inspirò l’aria fresca di quella mattina che
sapeva di primavera. La Città dell’Ovest brulicava di persone che correvano
di qua e di là, frementi e preoccupate di ritardare a qualche appuntamento: in
quel luogo la vita scorreva troppo veloce per tutti. La fantasia della
piccola Bra viaggiò veloce… Ricordava un posto che non fosse così, uno
solo. Paoz. In quel luogo meraviglioso e lontano da tutto, in
cui regnava la pace e la tranquillità. Pan. Il volto di una
bambina minuta, dagli occhi scuri e i capelli d’ebano bussò alla porta dei suoi
ricordi. Pan non abitava sui monti Paoz, ma a Satan City. Eppure, per qualche
oscuro motivo, il suo ricordo era stato suscitato dall’immagine di montagne e
sconfinate distese d’erba. Forse lei non se lo ricordava, ma…era probabile che
il loro primo incontro fosse avvenuto in una casetta sperduta fra i monti.
Una casa piccola e bianca, simile per forma ad un igloo… Da quanto
tempo non vedeva quella bambina della quale ricordava poco o niente? Forse un
anno? Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a ricordare.
-Voglio rivederla- pensò fra sé e sé, -voglio
rivedere Pan!-
Come sempre nulla le avrebbe fatto cambiare idea, nulla
l’avrebbe fermata. Eccetto, forse…
“…BRA! IL CAMION!!”
Bra stava correndo un enorme pericolo: nella fretta di inseguire i suoi sogni di bambina aveva deciso su due piedi di andare dalla piccola Pan a costo di viaggiare da sola. Ma aveva cominciato decisamente male, poichè un guidatore distratto, sulla strada, stava per investirla.
“ATTENTA!!!” “AAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!”
La bimba non ebbe neanche il tempo di realizzare che il pericolo fosse
a pochi centimetri da lei. Era pietrificata. …Ma non colei che segretamente la stava pedinando: Lesyar.
La ragazza dai capelli verdi balzò verso la strada con uno
scatto di cui, forse, nessun terrestre sarebbe stato capace. Spinse così la piccola Bra con energia e la bimba si
ritrovò a gambe all’aria sul marciapiede opposto alla strada.
E, contrariamente ad ogni legge della fisica…Lesyar non era
stata investita. Si era salvata, ma, cosa più rilevante, aveva salvato
Bra.
La bambina era senza parole e non riuscì ad articolare una frase
sensata.
“Come si dice quando qualcuno ti salva la vita, ragazzina?”
chiese ironicamente Lesyar, allungando una mano a Bra per aiutarla a rimettersi
in piedi.
“…G-grazie…” fu tutto ciò che la bambina dai capelli turchini
riuscì a dire, fissandola con incredulità.
Fu solo grazie all’intervento della baby-sitter che quel giorno
Bra potè andare a trovare Pan, colei che sarebbe diventata la sua migliore
amica.
****************************
Parecchie ore più tardi, in un oscuro antro lontano da ogni
genere di civiltà, una creatura antropomorfa avvolta in un mantello di stracci,
sedeva su un rudimentale trono di pietra.
Una giovane donna dagli occhi grigi e i lunghi capelli color
smeraldo avanzava verso la tetra figura, che cominciò a parlare. “Che notizie
mi porti… Raysell?”
Il volto candido ed etereo della ragazza universitaria subì una
metamorfosi strabiliante: i lineamenti femminili scomparvero a poco a poco,
lasciando il posto a fattezze dure e rozze. Nel giro di pochissimi secondi
Raysell perse le sembianze di donna, ritornando alla sua forma
originale.
Ora un ragazzo dalla corporatura robusta e dagli scarmigliati
capelli verdi si stava inginocchiando ai piedi del suo signore. “...Li ho
trovati, Lord Utsumi”
Tan-tan-taaaaaaaaaaaaaaaaaan!!! Sorpresi??
^^ Scommetto che molti di voi lo avevano immaginato, ma l’avventura è appena
iniziata. Leggete e vedrete, carissimi!! Sono molto grata a Sexxxychichi,
Umpa_lumpa, Angelo Azzurro e a Sgt per i loro commenti: leggere le vostre
recensioni mi riempie sempre di gioia! Spero tanto di avervi incuriosito e
che seguirete gli svolgimenti della vicenda ^^. Un bacione a tutti i lettori!
Alla prossima!
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Capitolo 7 *** Una spia in casa Brief ***
aaaaaaaaaa
7) Una spia in casa
Brief
Anche quel giorno Vegeta e Trunks si stavano allenando
insieme nella Gravity Room e, per la precisione, a gravità 350. Vegeta aveva
uno scopo: rendere suo figlio un guerriero invincibile che solo lui avrebbe
potuto vincere. Allora, ne era certo, sarebbe stato veramente orgoglioso di
Trunks e lo avrebbe considerato il degno erede al trono della razza saiyan. Ma
per realizzare questo desiderio avrebbe dovuto rieducare il ragazzo
all’operosità attraverso una ferrea disciplina.
Quando il principe dei saiyan ha un obiettivo da raggiungere…
nessuno può fermarlo.
“796…797…798…799…800! Fiuuu!” Trunks si rialzò in piedi
dopo 800 faticosissimi addominali. Qualche piccola goccia di sudore colava
dalle punte dei capelli, schiantandosi al suolo quasi pesasse dieci chili.
Si diresse poi verso suo padre, che si allenava poco
lontano. “Papà?” “Che vuoi?” “È quasi ora di cena…non è
che…” “No” “E daiiii! Ci stiamo allenando incessantemente dalle tre! Non
ho neanche avuto il tempo di andare da Goten!” “Non nominare più quel nome!
Da oggi niente più figlio di Kakaroth, intesi!? È colpa sua se ti sei
rammollito!” “Ma papà…” “Non voglio sentire piagnistei!...Devo chiamarti
di nuovo donnicciola? O preferisci moccioso?”
Solo Vegeta era in grado farlo sentire così. Inutile.
Insignificante. Suo padre era il suo idolo, ma, allo stesso tempo, il suo
torturatore.
“Comunque se proprio non ce la fai… vattene. Non ho bisogno di
un debole fra i piedi!” Detto questo Vegeta gli diede le spalle,
ricominciando a tirare pugni all’aria più velocemente che poteva.
-Un debole…-
Trunks lasciò la GR, affranto sia fisicamente…che
mentalmente.
Nel frattempo Lesyar stava cucinando un’abbondante cena per
i tre saiyan, ma, purtroppo per lei, non era riuscita a scrollarsi di dosso Bra
per tutto il pomeriggio; così, mentre l’intrusa nella famiglia Brief si
affaccendava in cucina, la vivace bambina le teneva compagnia, seduta al
tavolo. Bra era euforica: non riusciva proprio a smettere di raccontare il
pomeriggio trascorso insieme a Pan, la sua amica ritrovata. E la povera
Lesyar, o Raysell -a voi la scelta-, dovette sorbirsi ore e ore di
quell’irritante vocina che non riprendeva mai fiato.
“…E indovina chi ha vinto la gara a chi mangiava di
più?” “…” “Dai, Lesyar! Prova a indovinare!” “…Tu?” “No!
Pan!” “…Che bello…” “Non pensavo che esistesse una bambina con lo stomaco
più grande del mio… E pensare che è un anno più piccola di me! Ahahahahah! Si
buttava sul piatto come una cannabale!!” “Si dice cannibale” “Sì, quello!
…Quanto ci siamo divertite!” “..Non lo metto in dubbio,
Bra...” “…” “…” “Lesyar?” “Uh?” “…Tu ce l’hai un
amico?”
Silenzio. Turbamento.
Nemmeno la parte più intima e personale nell’anima di
quell’essere muta-forme si aspettava una domanda del genere. D’altronde
nessuno gliel’aveva mai posta. Nessuno si era mai interessato della sua vita
e, tanto meno, dei suoi sentimenti. Ma quella bambina… quella fastidiosa
creatura dagli occhi blu come il mare doveva avere un qualche strano
potere. Anche se solo per un istante era riuscita a renderlo più debole. E
ci era riuscita con una semplice domanda. “Lesyar? Tutto bene?”
chiese preoccupata Bra, notando il disagio della sua baby-sitter. “Sì, Bra”
rispose l’altra d’un fiato, riprendendo il suo dovere.
Il discorso finì lì, quella sera; soprattutto perché ormai era
pronto da mangiare…e si sa: per i saiyan il cibo rappresenta un bisogno molto
più che vitale.
Quindici portate in totale. Prevedibile. Ma furono solo padre
e figlia a consumarle, seppur in silenzio: Trunks, dopo essere uscito dalla
Gravity Room, non si era più fatto vedere in giro. Neanche a cena.
Bra dormiva sogni tranquilli quella notte. Nonostante la
settimana trascorsa non fosse delle migliori, soprattutto a causa di suo padre,
lei riusciva sempre a sorridere e a donare amore a tutti: forse era stata
l’amicizia nata con la piccola Pan a conferirle tale serenità.
La bambina si addormentò con il sorriso sulle labbra… ignara
del fatto che, un ragazzo dagli occhi grigi e i capelli color smeraldo, fosse
entrato furtivamente nella sua cameretta.
La osservava nel buio.
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah!! Braaaaa!!
Attentaaaa!!! Uhhhhm…qualcosa mi dice che non può sentirmi. Pazienza!
XD Bella gente!! Come ve la passate? Spero alla grande! Io mi sto
innamorando di Raysell, eh! Vi avverto! Un bacione alla francese per i
seguenti soggetti: (AIUTOOOO!!! Nd voi) Sexxxychichi, Umpa_lumpa,
Angelo Azzurro, Kikka994 e Sgt per quanto bene vi voglio!! Ci siete ancora o
siete emigrati tutti? XD Buona serata a tutti, ragazzi! Un bacio (non alla
francese, contenti?)
°Satsuriko°
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Capitolo 8 *** La missione di un padre ***
yujm,
8) La missione di un
padre
Sparita.
Vegeta e Trunks la cercarono in ogni luogo
possibile e immaginabile, sia all’interno della Capsule Corporation che
fuori. Sudavano freddo ormai da diverse ore. Gli animi in
subbuglio.
Bra era sparita.
Corse sfrenate, urla a non finire,
discorsi privi di un senso logico. Terrore.
-Lesyar!!! È stata quella donna!
Quella stronza ha rapito mia figlia! Lo sapevo, lo sapevo…Non mi era piaciuta
fin dall’inizio!! Maledetta, io ti disintegro!! Faccio fuori te e tutta la tua
famiglia! Se osi torcere un solo capello a Bra giuro che...-
Le violente riflessioni di Vegeta
furono interrotte dall’arrivo di Trunks e dalla sua voce strozzata: “Ancora
niente…non è neanche a casa di Pan”, proferì il mezzo saiyan faticando a
pronunciare ogni singola parola.
“Ora cosa facciamo?!” domandò ancora,
affranto. “COSA VUOI CHE NE SAPPIA IO!?!”
Persino il principe dei saiyan, colui che
riusciva a mantenere il sangue freddo in ogni situazione, aveva perso il
controllo. Sua figlia era stata rapita.
Si dice che ci si renda conto di quanto una
cosa sia importante solo nel momento in cui la si perde. E questa storia ce
lo insegna meglio di qualunque altra.
“Papà…” riprese Trunks, quasi in lacrime,
“…dobbiamo chiamare la mamma!”
“Per dirle cosa?!” sbottò
Vegeta. “…”
Il saiyan si portò la mano all’orecchio a
mo di finto telefono e ironizzò sull’ipotetica telefonata che ne sarebbe
uscita. “Ciao Bulma, come va? Qui tutto bene a parte il fatto che nostra
figlia ci è stata portata via da una troia!”
Sì, Vegeta aveva del tutto perso la
testa. “Se vuoi che lo sappia chiamala tu!”
Detto questo spiccò il volo e se ne andò
chissà dove. “Oh, Bra…” sospirò il giovane mezzo-sangue alzando gli occhi
azzurri al cielo, che era invece più grigio che mai.
Vegeta volava a tutta velocità sopra
l’oceano, non gli importava avere una meta. In mente un solo pensiero: la
piccola Bra.
I suoi grandi occhi blu non lo
abbandonavano un solo istante. Lo fissavano ora supplichevoli, ora
spensierati.
Atterrò su un’isola deserta, davanti a lui
una spiaggia bianca e immacolata. Quel luogo gli ricordava qualcosa,
un’esperienza che aveva condiviso proprio con la figlia… qualche anno
prima…
Quel pomeriggio la piccola Bra
aveva dato un pugno ad un suo compagno d’asilo e Bulma l’aveva sgridata; lei era
così affranta e mortificata, ma sua madre si ostinava a non voler “fare
pace”. Trunks era come sempre da Goten, il suo migliore amico. Quindi era
Vegeta l’ unico che potesse consolarla e donarle un po’ di affetto e
comprensione.
Così, per tirarla su di morale, il
saiyan la portò in volo con sé fino ad un’isoletta sperduta, dalla sabbia
bianca. Un panorama mozzafiato. “Woooow!” esclamò allora Bra, con gli
occhi improvvisamente limpidi di gioia e meraviglia. Padre e figlia
trascorsero tutto il pomeriggio insieme ad esplorare l’isola volando di qua e di
là, cosa che, a quei tempi, Bra adorava. Osservarono poi il tramonto sul
mare, che si tinse di arancione. Stavano seduti sulla spiaggia, in silenzio,
ma era un qualcosa di eccezionale. “Papà?” “Che c’è?” “Tu mi buoi
bene?” “…” “Mi ploteggelai semple, velo?” “Su questo puoi contarci:
nessuno può permettersi di fare del male alla figlia del principe dei
saiyan! Nessuno ti torcerà un
capello finchè ci sarò io.” “Ti boglio bene, papy!” “…”
Troppe volte le aveva negato quella
frase, che per lei sarebbe stata così importante. “Ti voglio
bene”.
Doveva ritrovarla. Doveva recuperarla a
costo della sua stessa vita. Doveva dirle che le voleva bene.
Le onde, tinte ancora una volta di quel
meraviglioso colorito arancione, si infrangevano sulla spiaggia, ai piedi di
Vegeta. Era giunto per lui il momento di assumersi le sue responsabilità.
Era giunto il momento di andare a salvare Bra. Non sapeva come ci sarebbe
riuscito, ma avrebbe portato a termine la sua missione: costi quel che
costi.
Lasciò quindi quell’isola dimenticata
da tutti e si diresse, in volo, verso Città dell’Ovest.
“Papà!” urlò Trunks, vedendo arrivare in
lontananza suo padre, “papà, vieni! C’è una novità!”
Vegeta atterrò e si avvicinò a suo figlio.
Il suo sguardo era di fuoco. “Allora? Mi vuoi dire che è successo o devo
tirare a indovinare!?” Esplose il principe dei saiyan ai limiti della sua,
come sempre poca, pazienza.
“Guarda qua! L’ho trovato sotto al letto di
Bra, ma non riesco a capire cosa ci sia scritto! Forse tu puoi
decifrarlo!”
Trunks gli porse un foglio di papiro in
apparenza scarabocchiato di simboli privi di significato. Si trattava, in
realtà, di caratteri in scrittura saiyan e, sulla Terra, solo Vegeta avrebbe
potuto comprenderli.
“Merda!!” Strepitò dopo pochi secondi il
principe, sbattendo con violenza un pugno sul muro dell’edificio. Una piccola
crepa si aprì sulla gialla parete della Capsule Corporation.
“Cosa dice??” “Era esattamente come
immaginavo…” “Ma cosa???” “L’HANNO RAPITA, TRUNKS!! ME L’HANNO PORTATA
VIA! È STATA QUELLA DONNA: L’HA PRESA E L’HA PORTATA SUL SUO LURIDO
PIANETA!!”
Il principe si sentì all’improvviso strano,
come se le sue gambe stessero per cedere. E, in effetti, le gambe
cedettero. Cadde a terra, sul prato.
“E perché? Vogliono un riscatto? Hanno
scritto dov’è questo pianeta??” “…Sì, ma…io…non l’ho…mai sentito
nominare…” “Dimmelo! Magari io lo so!” “Il
pianeta…Mazdha” “Mmhh…” “Allora?” “…Credo si trovi nella Galassia del
Sud” “Credi o sei sicuro?” “…Sì! È così!” “Qui ci sono anche le
coordinate esatte, credo. Altrimenti non mi spiego quest’insieme di numeri in un
testo come questo” “Perfetto! Siamo a cavallo papà!” “Siamo? Chi ti ha
detto che vieni con me?” “Ma, papà…”
-Ecco. È arrivato il mio momento, il
momento di dimostrargli quanto valgo. Gli dimostrerò che ho fegato e che ho un
sacco di buone qualità! Riporteremo indietro Bra e tu mi apprezzerai
veramente. Sarà il momento più felice della mia vita…-
“Io vengo con te!”
Forse per la prima volta in vita sua,
Trunks si impose ad una decisione del padre. Il ragazzo sfoderò una grinta
che non aveva mai mostrato in tanti anni di inattività e fissò suo padre con uno
sguardo infiammato: lo stesso che aveva anche Vegeta. Il fuoco che ardeva in
loro era più simile di quanto si potesse credere.
Fu questo a colpire il principe dei
saiyan.
“…” “…” “…Va bene. Mi sarà utile la
tua conoscenza della tecnologia” “Bene!” “Riguardo tua madre…le lasceremo
un biglietto in cui scriviamo che siamo partiti tutti insieme per una piccola
vacanzetta padre-figli e che torneremo…quando ci saremo stufati” “…Sei sempre
il solito, papà…”
Vegeta alzò gli occhi al
cielo.
-Ti salverò, Bra… Dovessi perlustrare
l’intero universo!-
Ciao a tutti!! Stasera ho
postato più tardi del solito…Ma che volete farci? Sono un tipo impegnato io!
(ma se stai tutto il pomeriggio al computer!! Nd voi) Non è verooooo!!
XD Vabbè…comunque mi è piaciuto scrivere questo capitolo (bene: compensa
il fatto che a noi non sia piaciuto leggerlo! Nd voi). -Satsuriko
impugna un badile- Ok, ok! Basta con le cretinate! Ringrazio piuttosto le
persone che sono state così gentili da recensire i capitoli precedenti, ovvero
niente meno che: Sexxxychichi, Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, Kikka994 e
Sgt. Grazie! Grazie! Grazie! Ora corro a nanna. No! Non è vero: sto
appiccicata al computer per vedere se arrivano recensioni! XD Buonanotte a
tutti, amici! ^^
°Satsuriko°
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Capitolo 9 *** Sul pianeta Mazdha ***
sdgzs
9) Sul pianeta
Mazdha
Quando riaprì gli occhi non credette a ciò che questi le stavano
suggerendo.
-Dove sono!?!-
Bra, ancora a terra, si guardò attorno spaesata come non
mai. Si trovava in un posto che non poteva definirsi “stanza” tanto era
spoglio e piccolo; sembrava più una cella di prigione, una cella fatta di fredda
pietra. Un minuscolo buco, che forse doveva fungere da finestra, dava
sull’esterno. Ma la cosa che più la spaventò fu il fatto che…non c’era una
porta.
Dal suo stato di “rimbambimento-post-sonno” si riprese
immediatamente e indietreggiò facendo leva sulle braccia, sbattendo poi alla
parete dietro di sè.
Era in trappola.
“Aaaaah!! Aiuto!!” urlò in lacrime, “che è successo?! Dove
sono?!?” La bambina si fece prendere dal panico. Cominciò a piangere
disperatamente. Le sue urla erano agghiaccianti. Così agghiaccianti che il
giovane Raysell, che si trovava nei paraggi, non potè fare a meno di
sentirle.
“Accidenti! La mocciosa sta frignando troppo forte per i miei
gusti!” Strepitò il ragazzo dagli occhi grigi come un cielo in tempesta,
“sarà meglio dare una controllatina…” E si avviò lungo i corridoi di quel
“castello” di pietra in direzione della cella in cui aveva rinchiuso, poche ore
prima, la piccola Bra.
-E ora che faccio!?! Voglio tornare a casa…Voglio andare
a casa!-
Raysell era giunto ai piedi una parete apparentemente
impenetrabile. -Mi pare fosse qui…- riflettè tentando di ricordare
l’ubicazione esatta della cella. Quando fu sicuro della posizione assunse
momentaneamente le sembianze di donna, tornando Lesyar, e si teletrasportò
all’interno della piccola prigione senza porte.
Si materializzò quindi a pochi passi dalla bambina, che era
rannicchiata ad un angolo a piangere. Il muta-forme osservò il ritmico
abbassarsi e sollevarsi delle spalle di Bra, sconvolta dai singhiozzi, prima di
pronunciarsi. Se non fosse stato quello che era avrebbe ammesso a sé stesso
che provava compassione per lei. Ma la vita non si basa sui “se”…
“Ciao, Bra” salutò senza alcuna forma di entusiasmo la
donna, “perché piangi?” domandò crudelmente.
La piccola alzò la testa di scatto in direzione di quella voce
conosciuta. “Lesyar!” fu tutto ciò che riuscì a dire. E per un istante i
suoi grandi occhi blu brillarono di gioia nell’oscurità: persino senza luce essi
potevano risplendere.
“Finalmente una faccia amica! Grazie per essere venuta a
prendermi!! È solo un brutto sogno, vero? Adesso mi sveglierò e tu mi preparerai
la colazione e io ti chiederò se potrai accompagnarmi di nuovo da Pan…” Ora
le piccole mani di Bra stringevano quelle di Lesyar e la bimba cercava lo
sguardo della sua baby-sitter, che, però, la fissava dall’alto.
Impassibile.
“…Non è affatto un sogno” “Perché adesso mi prendi in giro?
Tanto adesso mi sveglio!” “…Non accadrà” “Sì, invece!” “No”
Il luccichio in quei meravigliosi specchi d’acqua che erano i
suoi occhi svanì d’un tratto. L’espressione di Lesyar era, come sempre,
seria e impenetrabile.
“L-Le-Lesyar?” “È tutto inutile” “Cosa?!” “Sei stata
rapita, Bra. Sono stata io a rapirti. E ti aspetta l’inferno”
Bra cadde a terra quando le forze le vennero meno. Si
ritrovò in ginocchio ai piedi di quella che, fino a pochi secondi prima,
considerava un’amica. Amica.
“Lesyar?” “…” “Tu ce l’hai un amico?”
“P-p-p-perchèèè??” chiese affranta la figlia di Vegeta.
“Perché…perché sì” rispose secca la donna.
“Voglio solo chiederti delle cose…” “Sarebbe a
dire?” “Beh… vorrei... vorrei sapere… da dove vieni” “Perché ti
interessa?” “Perché sì” “Il perché sì non è una risposta” “Perché lo
voglio sapere” “Nemmeno questa” “Uffaaaaaa!”
Lesyar riprese a parlare, più dura che mai. “Ci
servi” “…A cosa?!” “Lo scoprirai a breve. Ma sappi che non sarà affatto
una piacevole sorpresa per te. Per ora posso solo dirti che ci troviamo sul
pianeta Mazdha, parecchi anni luce distante dalla Terra” “…Sei
cattiva…” “Lo so”
“Ora cosa dovrei fare?!” “Continuare a piangere e disperarti,
se vuoi. Ma ti avverto: la pazienza di Lord Utsumi ha un limite e potrebbe
prendere seri provvedimenti per farti tacere” “…Adesso mi lasci
sola?” “Sì. Ma, forse, tornerò di tanto in tanto per portarti da mangiare…o
per constatare che sei viva” “…” “A presto, ragazzina”
La ragazza si smaterializzò, scomparendo dalla vista della
bambina.
Rimase sola. Ancora una volta sola. Si riaccucciò
all’angoletto, ginocchia al petto e testa su di esse. L’aveva detto anche
Lesyar: non poteva far altro che aspettare.
-…Aspettare cosa? Mi faranno del male…Lesyar e quel tipo che
ha nominato prima: Lord…Mitsuni? Tizumi?...Non ricordo. Non
m’importa-
Alzò la testa e guardò quel piccolo spiraglio di luce, la sua
unica finestra sulla libertà.
-Papà…Aiutami-
**************************
Vegeta squadrò la navicella con sguardo critico, poi si
voltò verso suo figlio, dietro di lui. “E tu dici che questo affare può
percorrere dieci chilometri al secondo?” “Certo! È la più veloce che abbiamo.
E poi ho controllato bene i comandi e tutto il resto: la saprei pilotare bene!”
“Sarà. Tutto pronto per il viaggio?” “Direi di sì. Mancano all’appello
solo il phon, lo shampoo, il balsamo e una spazzola!” “…” “Sto scherzando
papà!” “TI PARE IL MOMENTO ADATTO!?!” “…No” “Se non manca nulla io
parto immediatamente!” “Sì, tutto ok! Saliamo e accendiamo i
motori”
I due, dopo aver preparato l’equipaggiamento necessario,
salirono a bordo della navicella spaziale firmata “CAPSULE CORP.” e iniziarono
il conto alla rovescia per il lancio.
Dieci.
“Guarda, Vegeta: è una femmina!”
Nove.
“Mamma, posso tenerla un po’ io la mia
sorellina?”
Otto.
“P-p-paaapàà!”
Sette.
“Ti boglio bene, papy!”
Sei.
“Io da glande falò la guelliela come mio papà!”
Cinque.
“Mammaaaa! Trunks mi fa i dispetti!” Quattro.
“...BUONGIORNOOOOO!”
Tre.
“Il mio papà è fortissimo!”
Due.
“Mi vuoi bene??”
Uno.
“Ti salverò, Bra… Dovessi perlustrare l’intero
universo!”
Zero.
Sono un genioooooo! (evviva la modestia! -_-‘
nd voi) Sono un mito perché oggi ho studiato greco come una matta e ho
trovato PERSINO il tempo di scrivere questo nono capitolo della saga! I’m
happy!! Che diamine vorranno ‘sti tizi dalla piccola Bra? Solo io lo
so! MWHAHAHAHAHAHAH!! (………… Nd voi) Ok, ok…questa è la prova che
il troppo studio fa male! Soprattutto quando non si è abituati! XD Allora,
bella gente. Se non vi dispiace io passerei ai ringraziamenti: ad Angelo
Azzurro, a Umpa_lumpa, a Sexxxychichi, a Sgt e alla nuova arrivata LadyDreamer;
e, già che ci sono, vi consiglio di leggere le loro fan fiction: alcune sono
davvero bellissime! (sentito ragazze? Vi faccio pubblicità ^^) Ora me ne vado
a ripassare latino. Secondo voi posso farmi dare ripetizioni da Gohan? Se
frequenta lo scientifico farà pure quello oltre a matematica, biologia e
robaccia simile! XD Buona serata a tutti!
°Satsuriko°
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Capitolo 10 *** Viaggio nello Spazio ***
asf
10) Viaggio nello Spazio
La navicella spaziale era partita ormai da
diverse ore, quando Trunks, alla guida, avvertì uno strano rumore proveniente
dal motore. Il ragazzo si allarmò subito e lasciò momentaneamente il
controllo in mano al pilota automatico.
Nel frattempo Vegeta era seduto al
centro della camera principale a gambe incrociate e a occhi chiusi. Sembrava in
meditazione. Egli, infatti, stava seguendo un allenamento che aveva appreso
nel corso dell’ultimo anno: il combattimento simulato; una disciplina che gli
permetteva di battersi con un avversario immaginario, che, però, rispondeva
abilmente agli attacchi ed era in grado di tenergli testa.
Da ore il principe dei saiyan non si era
distratto neanche un secondo, nell’intento di non perdere le sue “sane”
abitudini. Ne avrebbe avuto bisogno e lo sapeva. Dopotutto, i caratteri
usati su quel papiro…erano saiyan.
-Chi potrà mai essere stato?... Chi può
conoscere la scrittura saiyan a così tanti anni di distanza dal loro sterminio?
Lo scoprirò presto… Non vedo l’ora di combattere!-
“Papà!” Intervenne Trunks, dal tono
preoccupato, “papà, ascoltami!”
Nella mente di Vegeta tutto ritornò
improvvisamente buio, quindi riaprì gli occhi e fissò trucemente suo
figlio. “Hai interrotto il mio allenamento!!” disse con un tono di rimprovero
che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque. “Ma, papà, c’è
un buon motivo: te lo assicuro!” “Avanti, spara!” “Beh…sento dei rumori
molto sospetti provenienti dal motore dell’astronave! Dovremmo andare a dare
un’occhiata, non trovi?” “No, non trovo” “Cosa? Che diamine stai
dicendo?!” “TU vai a dare un’occhiata! Io sono molto impegnato in questo
momento e lo sarò per tutta la durata del viaggio” “Quindi devo andare solo
io?!” “Vedo che capisci in fretta…” “Ma…!” “…” “Ok, ok:
vado…”
Trunks si armò di pazienza e, dopo aver
sbuffato rumorosamente, si diresse verso il punto in cui credeva di aver sentito
i rumori sospetti. Suo padre riusciva sempre a fargli fare quello che voleva
e si sentiva un po’ un burattino. Ma, stavolta, ne era convinto, avrebbe risolto
il problema in un baleno e Vegeta lo avrebbe lodato certamente. O
almeno…questo era ciò che sperava.
Era giunto al piano inferiore della
navicella, in cui, solitamente, nessuno mette mai piede. Era uno spazio buio e
ristretto e veniva utilizzato solo per salire e scendere da quel veliero
spaziale.
Trunks premette senza esitazione
l’interruttore della luce.
“Whahahhmhhhhaaaaaaiiiiiiih…” “Hhhawiiiiiiinnnhhhhaaaa…”
“Hhaieeeehhnnnnnnh…”
Un branco di piccoli esserini orripilanti si
voltarono verso il ragazzo dai capelli glicine e lo scrutarono rabbiosi per aver
interrotto il loro pranzetto; questi, infatti, si stavano cibando del
materiale che rivestiva l’interno della navicella. “Oh-oh…” fece Trunks,
colto alla sprovvista da una tale visione.
Un centinaio di mostriciattoli viola, della
dimensione di un melone ciascuno, si avventarono
sull’intruso. “Aaaaaaah!!”
Il mezzo-sangue si ritrovò a battersi contro
una miriade di alieni dai lunghi denti affilati che cominciarono a mordicchiarlo
dappertutto. Trunks si trovò in difficoltà.
-Cavolo!! Ma come hanno fatto ad
entrare!?!L’unico modo che ho per sbarazzarmi di questi cosi sarebbe lanciare
onde energetiche, ma così causerei più danni di quanti non ne stessero causando
loro: non posso rischiare di danneggiare ulteriormente la navicella! Però non ce
la faccio neanche ad affrontarli tutti a mani nude, sono
troppi!!-
Il ragazzo lanciò pugni a destra e a
manca, quasi a casaccio, sperando almeno di stordire quegli strani aggressori;
ma la sua strategia sembrava non avere successo. Più lui ne colpiva, più gliene
arrivavano addosso.
“Trunks! Afferra questa!”
Trunks si voltò in direzione di quella voce
e scorse un lungo oggetto che volava verso di lui. Lo afferrò con dei riflessi
perfetti e lo esaminò all’istante: una spada.
“La spada di Tapion!!”
Estrasse la spada dell’eroe e sterminò i
piccoli alieni con pochi e precisi colpi; i capelli color lavanda ondeggiavano
seguendo i suoi agilissimi e rapidissimi movimenti. In pochi secondi fu fatta
piazza pulita.
“Mi sa che ho esagerato…Non avrei voluto
ucciderli tutti!” “Ma fammi un piacere…” “…Grazie mille papà! Mi ero
completamente dimenticato di questa spada portentosa, sai? Me la donò l’eroe
Tapion molti anni fa…” “Lo so. Ho ritenuto opportuno portarla con noi e, a
quanto pare, avevo ragione. Come sempre, del resto!” “Papà…” “Uh?” “Ora
non esageriamo…”
Dopo questa parentesi leggermente
problematica, Vegeta e Trunks tornarono alle loro occupazioni: il combattimento
simulato e il controllo della navicella.
Il resto del viaggio, a parte una pioggia di
asteroidi che il giovane seppe affrontare abilmente, fu abbastanza
tranquillo.
Mancavano solo due ore al loro atterraggio
sul pianeta Mazdha.
-Fra non molto risolverò il mistero… e
potrò fare il culo allo scellerato che ha osato farmi questo!-
Vegeta levò lo sguardo sull’oblò, dal quale
si poteva vedere lo Spazio aperto. Uno spettacolo stupefacente si mostrò ai
suoi occhi scuri: migliaia di stelle, comete, pianeti lontani… …E
due grandi occhi blu.
*************************
“Ebbene?” fece una voce rauca e
profonda, “spero per te che non abbia commesso errori, Raysell!”
Il ragazzo, inchinato a pochi passi da lui,
abbassò la testa in segno di rispetto e rispose “Assolutamente no. Ho preso la
persona giusta. È quella bambina la detentrice della Corona: può starne certo,
padre!”
“QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON CHIAMARMI
IN QUEL MODO!?!”
La figura tenebrosa si scagliò contro il suo
interlocutore e gli assestò un violento pugno nello stomaco. Il giovane
stramazzò a terra, reggendosi l’addome dolorante. “C-ce-certamente” disse fra
i colpi di tosse, “n-non accadrà più!”
“Bene…” sibilò Lord Utsumi, rimettendosi
seduto sul suo giaciglio di roccia. “Fra un po’ dovrai portarle qualcosa da
mangiare: mi serve in forma se voglio raggiungere il mio
scopo!” “Sissignore”
“Credi che il caro piccolo principe verrà a
riprendersi sua figlia?” “Io…io credo…” “Insomma!! Il tuo compito era
infiltrarti nelle loro vite e spiarli, oltre che rapire la mocciosa! Ti sei
girato i pollici fino alla notte del rapimento?!” “No, signore…è solo
che…Vegeta era sempre così…distaccato, ecco” “E allora? Non hai ancora
risposto alla mia domanda!” “…Io…credo che verrà. Se non per rivedere sua
figlia, lo farà per una questione d’orgoglio personale”.
Ci fu una breve pausa. “Ah!” sussultò
Raysell all’improvviso, “signore! L’ho sentito! Vegeta è in avvicinamento. Pare
che alla fine abbia deciso di farsi vivo!”
“Perfetto! Due al prezzo di uno…” “Credo
che atterrerà sul nostro pianeta fra poco meno di due ore”
“Avvicinati, principino… Vieni a riprenderti
tua figlia. Ti aspetta una bella sorpresa...”
Mentre scrivo mi faccio paura
da sola: brrrrrrrrrr… Vegeta, Trunks! Fate attenzione, vi prego!! Lettori
carissimi…come butta? Spero meglio della piccola Bra. Chissà per quale motivo
Lord Utsumi ha bisogno di Vegeta e Bra… Ancora una volta posso dire: lo so
soltanto io! Pappappero! Allora io ringrazierei di cuore i lettori più
fidati: Sgt, Angelo Azzurro, LadyDreamer, Sexxxychichi, Umpa_lumpa e
Kikka994! Avete letto le loro fan fiction, sì? -Punta il fucile carico
contro i lettori, con sguardo minaccioso- Peggio per voi se non l’avete
fatto! XD Ora auguro buona serata a tutti quanti!
P.s: Se leggendo questo
capitolo vi siete chiesti… “e mo chi cavolo è ‘sto Tapion?!” Sappiate che ho
fatto riferimento ad un film di DBZ e, per l’esattezza, “L’eroe del pianeta
Conuts”: vi consiglio di vederlo! È stupendo! P.p.s: Sapete che comincia a
diventare faticoso aggiornare tutte le sere? XD
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Capitolo 11 *** Bra e Raysell ***
veggy
11) Bra e
Raysell
La piccola Bra alzò gli occhi gonfi di lacrime al cielo, o,
meglio, a quella minuscola apertura nella roccia che le permetteva di
respirare. Chissà quanto aveva pianto la bambina, sola e abbandonata in quel
posto sudicio e buio. Rimpiangeva la sua routine sulla Terra che le piaceva
definire, nei rari momenti di depressione, “vita caccolosa”.
Capì che, in fondo, non aveva proprio nulla di cui lamentarsi:
era ricca, aveva una bella famiglia e una nuova amica del cuore.
-Pan…-
Quel pensiero le tornò alla mente, crudele.
“Pan?” “Che c’è?” “È vero che è importante avere
amici?” “Sì! Come il cibo! Anche se…non ne ho molti…” “Se vuoi la verità…
Nemmeno io…” “…” “Pan?” “Che c’è?” “Vuoi essere la mia migliore
amica?” “Lo sei già” “Grazie! Anche tu!” “…Non potrei fare a meno del
cibo” “…Nemmeno
io!” “Ahahahahahah!” “Eheheheh!”
Di cosa poteva lamentarsi? Solo in quel momento sembrò
rendersene conto.
-Papà…- I ricordi correvano e si rincorrevano in
una competizione asfissiante. Bra pensò a ciò che suo padre aveva detto una
settimana prima…
“...Guardami come sono ridotto ora… umiliato da una
banda di mocciosi terrestri mentre faccio da baby-sitter ad una bambina di sei
anni che pensa solo alle bambole!”
Una bambina di sei anni che pensa solo alle bambole. Ecco
come la vedeva. Ecco tutto ciò che rappresentava per lui.
-Non verrà fin qui per riportarmi a casa... Non verrà a
salvarmi…-
E furono ancora
lacrime.
"La vuoi smettere di piangere, ragazzina!?” Una voce dura la
ridestò dai suoi tristi pensieri, la voce di Lesyar. “Guarda. Ti ho portato
qualcosa da mangiare” aggiunse con il tono di chi preferirebbe morire che
pronunciare certe parole.
La bambina alzò finalmente la testa e scrutò il piatto che la
donna le stava porgendo: pietanze a lei totalmente sconosciute.
“E io che credevo di averle provate tutte…” fece Bra buttandosi
a capofitto in una scorpacciata a base di alghe rosse e carne di
qualcosa.
Lesyar restò in piedi ad osservare la piccola prigioniera,
pensando che non si sarebbe mai stancato di assistere alle sue abbuffate. Una
parte di quell’essere stava sorridendo.
“Ah! Mi ci voleva proprio! Grazie, Lesyar!” “Beh? Non sei più
in collera con me? Perché adesso mi tratti come se nulla fosse?” “Perché…
perché sì!” “…” “Dai, scherzo!” “…Mi vuoi rispondere o me ne devo
andare?” “No! Non lasciarmi sola!”
Qualcosa di caldo pulsò nel petto del muta-forme. All’altezza
del cuore.
Lesyar si sedette accanto a Bra e ricominciarono a
parlare.
“Devo pagarti per avere una risposta?” “Se vuoi…” “Non lo
farei mai” “Uffaaaaa!” “Niente storie, ragazzina” “Non sono
arrabbiata…perché ho scoperto che non è colpa tua” “Cosa?” “È tutta colpa
di quel bruttone di Lord Mitsuni!” “Utsumi” “Sì, quello” “Dove
vuoi andare a parare, scusa?” “…Tu sei buona”
Di nuovo quella strana sensazione di benessere e di
calore. Raysell non riusciva a spiegarsela.
“Tu dici?” “Uh-uh” “Potrei ucciderti in questo
istante!” “…Ma non lo hai fatto” “Ma potrei farlo” “Io non
credo” “Non ti conviene mettere alla prova la mia pazienza!!” “Io non sto
facendo nulla di male, anzi…ti sto facendo un complimento” “Evitalo” “Lo
sai che sei diventata rossa?” “Non è vero!” “Sì!” “No!”
-Questa mocciosa rimbambita sta rimbambendo anche me con le
sue chiacchiere. Calmo, Raysell… Ora la spaventi e ti lascia in
pace!-
“Ehi, ragazzina! Sta a vedere!” Le forme gentili e il viso
delicato della ragazza cominciarono d’un tratto a scomparire, lasciando il posto
al vero Raysell. Compì la metamorfosi davanti alla bimba dai capelli
turchini, nella speranza che questa si ricredesse sul suo conto: non sopportava
l’idea di non essere temuto e rispettato da una sciocca nanerottola
terrestre.
Lesyar non c’era più: Raysell fissava Bra ansioso di conoscere
la sua reazione e, magari, leggere la paura nei suoi occhi. Ma l’effetto non
fu quello desiderato…
“Wooooow! Che forzaaa!!” Esclamò Bra meravigliata e
affascinata da quella visione.
“Come sarebbe a dire!?” “Ma…ma allora…sei un
muta-forme!!” “Eeeeeh? Come fai a saperlo!” “Una volta ho visto una cosa
del genere in un cartone animato e lo avevano chiamato proprio
muta-forme!” “Cos’è un cartone animato?” “Come cos’è? Un cartone
è…è…è…” “Lascia stare” “E quindi la tua forma originale è
questa!” “Sì…” “Sei un maschio!” “Sì…” “E sei anche
bello!” “…” “Lesyar? Sei arrossito di nuovo” “Accidenti, ragazzina! Non
mi chiamo Lesyar!” “No??” “Il mio vero nome è un altro: Raysell.
Capito? Raysell!” “Ok, ok…” “Bah. Bambini…” “Perché dici
così?” “Pensavo che avresti avuto paura di me, una volta trasformato” “Io
non potrei avere paura di te” “Ah, no? E come mai, di grazia?” “…Perché
sei mio amico!” Bra donò al giovane un caloroso sorriso così
semplice quanto spiazzante. Il sorriso più bello che Raysell avesse mai
visto. Forse l’unico.
Il muta-forme si alzò in piedi, essendo giunto alla conclusione
di aver sprecato fin troppo tempo in compagnia di Bra: ben altri compiti lo
attendevano. E, presto, sarebbe stato lui stesso a dare la morte a quella
bambina che…
-…Questa bambina che ha uno strano ascendente su di me-
“Ora vai via ma dopo ritorni, vero?” Chiese la piccola,
preoccupata, cercando il suoi occhi cristallini.
“Non lo so” Rispose semplicemente quello. Si voltò
un’ultima volta verso di lei, pensando che, forse, la prossima volta sarebbe
stata anche l’ultima. Una nota di malinconia nel suo sguardo. E svanì nel
nulla.
La piccola Bra si ritrovò nuovamente in compagnia di sé stessa,
sola come non era mai sentita in vita sua.
*************************
Erano trascorsi quasi tre giorni da quando Vegeta e Trunks
si erano messi in viaggio per la loro missione di salvataggio. Il tempo aveva
incrementato l’odio di Vegeta e il suo desiderio di battersi contro il rapitore
di sua figlia. Il suo istinto lo esortava a non evitare spargimenti di sangue
nonostante lo avrebbe fatto sotto gli occhi di una bimba di sei anni; ma
un’altra parte di lui, quella rimasta lucida, gli suggeriva di non
traumatizzarla per sempre con certe dimostrazioni di violenza e
spietatezza.
-È inutile rimuginare su questi particolari: l’unica cosa
che conta è riportare a casa mia figlia, poi tutto il resto diventerà
irrilevante. Resisti ancora un po’. Sto arrivando Bra-
-Bra, sorellina pestifera e petulante. Noi ti salveremo,
fosse l’ultima cosa che facciamo! Questa spada sarà la mia compagna in battaglia
e, insieme, conquisteremo la tua libertà. Tieni duro e aspettaci. Sto
arrivando Bra-
E atterrarono finalmente sul pianeta Mazdha.
Heilà! Salve a tutti, belli e brutti. Siamo
quasi agli sgoccioli, eh! (meno male, così ci liberiamo di lei! nd voi)
-mette il broncio- State battendo la fiacca ragazzi! Come vi
permettete!? Non fatemi arrabbiare che poi divento supersaiyan! (troppe
canne fanno male… nd voi) A questo punto mando un bacione enorme ad
Angelo Azzurro, LadyDreamer, Umpa_lumpa e Sexxychichi!! Grazie di cuore,
ragazze! Meno male che ci siete voi ad aiutarmi nel recupero della mia
autostima, al momento sotto i piedi. Buona serata a tutti voi!^^
°Satsuriko°
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Capitolo 12 *** Ad un passo dalla verità ***
veggy
12) Ad un passo dalla
verità
L’aria era quasi irrespirabile nonostante l’inspiegabile
presenza di ossigeno. Il paesaggio si presentava brullo, composto
principalmente da rocce rossastre. La luce era fioca ovunque a causa
dell’elevata distanza con il Sole e tutto il pianeta era illuminato quasi
esclusivamente da fiamme. Sì, fiamme. Come fuochi fatui volteggiavano a
mezz’aria piccole sfere incandescenti e si spostavano di qua e di là, quasi
volessero giocare.
“Bel posto…Dovremo andarci in campeggio un giorno” ironizzò il
ragazzo dai capelli glicine. “Invece di scherzare concentrati anche tu sulle
auree presenti sul pianeta!” Lo zittì Vegeta.
I due chiusero gli occhi ed entrarono in uno stato di
concentrazione assoluta. Evidentemente il loro atterraggio era avvenuto molto
distante dal luogo in cui si trovava la piccola Bra.
“Avverto due forze molto potenti da nord-ovest…” “Sì, papà,
le sento anch’io… Dici che sono due i rapitori?” “Dietro un rapimento di
solito c’è una mente superiore che gestisce la situazione, quindi è probabile
che la nostra cara baby-sitter avesse ricevuto l’ordine da qualcuno. Sì: possono
benissimo essere in due!” “…Maledetti…” “Gliela faremo pagare
cara!” “Puoi scommetterci!”
Trunks ritrasformò la navicella in una piccola capsula e se la
mise in tasca. Entrambi indossavano una tuta da combattimento. Trunks ne
aveva una molto vecchia, risalente ai tempi di Cell: tuta blu e armatura
bianca. Vegeta aveva “tolto dal chiodo” la sua divisa blu intera, che portava
il fatidico giorno dello scontro con Majin Bu.
Quell’abbigliamento significava una sola cosa:
combattimento. Ed il principe dei saiyan non potè che accoglierlo con
gioia.
Vegeta e Trunks spiccarono il volo a tutta velocità in direzione
delle auree percepite poco prima.
“Raysell!” Tuonò la figura nascosta nell’ombra. “Agli ordini,
signore!” si presentò immediatamente quello.
Il ragazzo attese febbrilmente di conoscere le intenzioni del
padre e rimase immobile, inchinato a pochi passi da lui; il capo abbassato, lo
sguardo pensieroso. Forse la colpa di togliere la vita a quella dolce bimba
dagli splendidi occhi blu lo stava già opprimendo. Eppure non avrebbe dovuto
essere così… Da anni vagava di pianeta in pianeta alla ricerca del principe
dei saiyan, e, ogni volta che capiva di aver fallito per l’ennesima volta,
sfogava la sua ira sugli innocenti abitanti della terra in questione. E allora
stuprava donne e uccideva i difensori della giustizia senza pietà, poiché nella
sua vita la giustizia gli aveva voltato le spalle.
Ora aveva finalmente portato a termine la sua missione, aveva
rintracciato colui che da tempo cercava senza sosta e, sia lui che il padre,
stavano per compiere la loro vendetta. Tutto procedeva per il verso giusto,
finalmente. E invece lui… …Lui non era felice. Il perché non riusciva a
spiegarselo. Non capiva come l’incontro con quella bambina lo avesse indotto
a ragionare in modo così diverso... così umano.
Il flusso di coscienza in Raysell venne interrotto dal parlare
roco e profondo di Lord Utsumi.
“Sono giunti sul nostro pianeta?” “Sì. Percepisco le loro
auree in avvicinamento” “Di sicuro non incontreranno difficoltà a
raggiungerci…” “Esattamente, signore. Tutto procede secondo il
piano” “Perfetto” “Quale sarà la nostra prossima mossa?” “Impossessarsi
della Corona, mi pare ovvio!” “…” “Cos’è quella faccia abbattuta? Dovresti
saltare di gioia, tu che ne hai la forza! Invece te ne stai zitto, con l’aria da
cane bastonato” “Non è vero, signore…” “Non dire assurdità!! Stai forse
offendendo il mio infallibile intuito!?” “Non lo farei mai” “…Pensi di
aver meritato questa vita? Le vittime siamo noi e tu lo sai! Ora avremo ciò che
ci è stato tolto e torneremo alla vita!” “…” “Finalmente abbiamo la
possibilità di reclamare ciò che è nostro…e di far soffrire la causa delle
nostre sofferenze!” “…” “Adesso và! Portamela qui e fai in modo che non
possa dimenarsi. Corri! Quei due potrebbero essere qui a
momenti!!” “…Sissignore”
Raysell si alzò e si avviò verso la cella di Bra, lasciando
Lord Utsumi da solo con i suoi sogni di riscatto e di vendetta. Percorrendo i
lunghi corridoi di fredda pietra il giovane si rendeva conto del fatto che il
suo cuore avrebbe potuto far parte di quelle pareti: stava per abbandonare la
piccola bambina dagli occhi blu nelle mani della morte.
Un contadino cammina al fianco del suo piccolo vitello
preferito sapendo che, a causa di forza maggiore, deve portarlo al
macello. L’agnellino segue il padrone, credendo che lo stia
conducendo in un bel posto per pascolare; invece l’uomo lo lascia in mano ad un
macellaio, che presto lo sgozzerà.
Ecco a cosa pensava Raysell in quel momento. Bra era
l’agnellino innocente e lui era il contadino.
…O forse il macellaio?
Dopo aver raggiunto il posto giusto il muta-forme si
teletrasportò all’interno di quell’oscura tana nella roccia, trovandosi davanti
il corpicino di Bra, accasciato al suolo.
“Sono qui, ragazzina” cominciò, apparentemente distaccato come
al solito.
Il viso della bimba si sollevò quel tanto che bastava per
riconoscere la figura che aveva dinanzi. Raysell era tornato per lei.
“Les-ehm-Raysell!!” “Sì, mi chiamo così…” “Non prendermi
in giro! Sono contenta che tu sia tornato da me a farmi compagnia!
Grazie!!” “Di cosa?” “Te l’ho appena detto! Non mi stavi
ascoltando?” “Sinceramente no” “Uffaaaaa! Perché sei sempre così
antipatico!? Anche il mio fratellone fa così certe volte! Non vi
sopporto!” “Hai detto tu stessa che non è colpa mia…” “Lo sai che mi
sembri strano? Che hai??” “Niente…” “A me non sembra!” “Niente,
ragazzina! Quando imparerai a chiudere la bocca!?!” “Ma…” “Zitta! Non
voglio più sentirti, dannata mocciosa!”
Con uno scatto fulmineo Raysell si gettò su Bra e lottò contro
di lei per tenerla ferma. Con poco sforzo riuscì a legarle i polsi e le caviglie
usando una corda spessa e resistente. Bra aveva capito cosa stava succedendo
e fissò il ragazzo con uno sguardo ostile e deluso allo stesso tempo. Raysell
stentò a sopportare la vista di quegli occhi blu, che inconsapevolmente adorava,
ora colmi di odio e rancore. “Pensavo fossi mio amico!” Ripeteva la bambina
senza sosta lasciando libero sfogo alle lacrime.
Il muta-forme tentò di ignorarla e se la caricò sulle
spalle. “Pensavo fossi mio amico!!!” Urlava scalciando e battendo i pugni
sulla robusta schiena di Raysell, che, ovviamente, li percepiva
appena. Ripercorse quindi il tragitto per giungere dal crudele
Utsumi.
-…Sono io il macellaio-
Rayseeeeeeeeell! Che mi combini?!? TT____TT Vi
chiedo perdono, ragazzi: ieri sera non ho postato! Finora ero stata così
puntuale… È stata tutta colpa della famiglia! Picchiate loro al posto mio
XD. Oooooooooook! Ci stiamo avvicinando alla fine eh! Spero di non
deludervi con questi aggiornamenti…Mi sto affezionando tanto alla mia
storia. Ora, come sempre, è il momento dei ringraziamenti accorati: per
Sexxxychichi, Umpa_lumpa, Angelo Azzurro, Sgt, LadyDreamer e Kikka 994. Leggere
le recensioni di tutte quante voi dopo un capitolo mi fa sentire in paradiso!!
Veramente! ^^ Ora devo scappare, cari lettori! A presto!
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Capitolo 13 *** Faccia a faccia con Lord Utsumi ***
dfh
13) Faccia a faccia con Lord
Utsumi
La donna dai capelli azzurri si avvicinò
alla cucina, chiedendosi come mai non ci fosse nessuno a casa. Giunta ai
piedi del tavolo vi scorse sopra un foglio di carta.
"Che roba è?"
Bulma afferrò ciò che le sembrava un
biglietto da parte dei suoi familiari…e, in effetti, lo era. Lesse quindi
mentalmente il messaggio.
“Cara mamma, io e Bra abbiamo
ritenuto carino fare una bella scampagnata sui monti
Paoz, in tua assenza. Dopo aver costretto papà a respirare la stessa aria che
respira Goku (e ti confesso che non è stato facile!) siamo
partiti. Spero che non ti dispiaccia restare a casa senza troppe
faccende da sbrigare per qualche giorno… Non sappiamo quando torneremo, ma spero
non ti sentirai troppo sola. Abbiamo tutti bisogno di una piccola vacanza. A
presto, mamma. Ti voglio bene!”
“Ma guarda questi…” protestò in un grugnito
la scienziata, ai limiti della pazienza, “quando tornano a casa mi sentono! Non
si tratta così una signora!!” E accartocciò il foglio.
************************
Bra non riusciva a darsi pace. Era convinta
di aver visto qualcosa di buono nel cuore di Raysell…ma i fatti
dimostravano il contrario. Si era sbagliata.
Aveva sbagliato a trascinare suo padre a
scuola contro la sua volontà. Aveva sbagliato ad origliare la discussione dei
suoi genitori. Aveva sbagliato a giudicare il suo rapitore un amico. Aveva sbagliato a credere che suo padre le volesse bene.
-Sono solo una
sciocca…-
Non si era mai sentita così male in
vita sua.
Continuava ad agitarsi e a scalciare,
legata come un salame e bloccata dalle forti braccia di Raysell. Capiva, però,
che ogni suo sforzo sarebbe stato inutile in quanto uno scricciolo come lei non
avrebbe mai potuto tenere testa ad un ragazzo di…ventisette anni? Non avrebbe
saputo dirlo e, in quel momento, le importava ben poco.
Il ragazzo l’aveva ormai portata al
cospetto di Lord Utsumi, quindi la poggiò al suolo, davanti a colui che avrebbe
stroncato la sua giovane vita. Offerta su un piatto d’argento.
-L’agnellino
innocente…-
“Ecco la bambina,
signore” “L’hai legata per bene? Non vorrei che riuscisse a
sottrarsi…” “No, non può: non riuscirebbe mai a liberarsi da quelle
corde” “Bene… Quand’è così…”
Bra ebbe finalmente modo di guardare
negli occhi Lord Utsumi: il suo carnefice, il suo nemico, il suo assassino. E
per un attimo le sembrò di avere davanti il padre, perchè incontrò un paio di
occhi neri come la notte più buia; esattamente come i suoi.
Si liberò della lunga tunica, mostrando una
tuta da combattimento scura piuttosto malconcia; il tessuto aderente lasciava
intendere un corpo forte e muscoloso, ma provato da molteplici battaglie. Il
cappuccio scoprì una folta chioma di capelli neri scompigliati e un volto rude,
sfigurato da una profonda cicatrice e coperto da una barba incolta.
Si inginocchiò ai piedi della sua piccola
fonte di salvezza, come per venerarla. Come per ringraziarla.
“Ciao, Bra. È così che ti chiami, dico
bene?” disse l’uomo a pochi centimetri dal suo viso. La bambina si limitò ad
annuire lentamente.
“Bra. Principessa di un popolo scomparso.
Tu racchiudi in te l’energia più potente che si possa immaginare. È un potere
che passa di generazione in generazione nella famiglia reale dei saiyan. La
leggenda narra che solo gli eredi destinati a fare grandi cose possano esserne
custodi. Tu possiedi la Corona, mia cara principessa. E ora, se non ti
dispiace, vorrei prelevare questa energia dal tuo corpo visto che, come puoi vedere, ne ho
molto bisogno. Peccato che questo causerà la tua morte… Sono mortificato. Ma
non è colpa mia…il tuo destino è stato segnato il giorno stesso in cui sei nata
e io non posso che andargli incontro. Dopotutto…anche il mio destino è stato
segnato per sempre dalla mia nascita. Ma non sono cose che ti
riguardano…”
Utsumi prese il mento di Bra con la mano
sinistra e le sfiorò una guancia con la mano destra. “Che peccato, veramente…
Saresti stata una bella donna…” sussurrò. L’uomo voleva leggere il terrore
nei suoi profondi occhi blu.
…Ma non lo trovò.
Proprio come aveva tentato di fare Raysell
il giorno prima, nella cella di pietra, quando si era trasformato per
spaventarla. Padre e figlio provavano sempre una sensazione di benessere
nell’incutere paura. Era come un nutrimento, per loro. Quante volte avevano
visto il panico sul volto delle loro vittime, un attimo prima di spedirle
all’altro mondo? Molte, forse troppe. Era un insano piacere che accomunava le
loro menti malate.
Ma quella bambina così speciale, la
principessa dei saiyan, la figlia del grande Vegeta, Bra, la piccola e dolce
Bra…lei non aveva paura. E rivolgeva al suo nemico uno guardo di fuoco. Lo
stesso di suo padre. Lo stesso di tutti i saiyan.
“Papà?” “Che c’è?” “Tu mi buoi
bene?” “…” “Mi ploteggelai semple, velo?” “Su questo puoi contarci:
nessuno può permettersi di fare del male alla figlia del principe dei
saiyan! Nessuno ti torcerà un
capello finché ci sarò io”
-I saiyan…ora ricordo… Papà…avevi detto che mi avresti protetta… Invece…Io sto per essere uccisa…e tu non sei
venuto a salvarmi… Nessuno è venuto a salvarmi…-
“Io…” mormorò Bra in un bisbiglio
sottile e assordante al tempo stesso, “…io non ho paura di voi. Fatemi quello
che volete. Forse nessuno si accorgerà della mia scomparsa…”
A quelle parole il cuore di Raysell perse
un colpo. Anche lui, come Bra, credette di non essere mai stato così male in
tutta la sua vita. …E ce ne voleva per fargli avere questa impressione dato
che aveva sofferto tanto nel corso della sua esistenza. La bimba con cui
aveva condiviso momenti normali e spensierati era adesso fra le braccia della
morte, quasi a supplicare la sua fine… per causa sua.
-…Il macellaio-
Lord Utsumi scoppiò in una grossa e macabra
risata, facendo rabbrividire sia Bra che Raysell. “Sono felice di sentirtelo
dire: meno peso sulla coscienza per me!” scherzò con finto tono da santarellino.
Poi afferrò Bra da sotto le braccia e la sollevò in aria. “Allora addio,
principessa. Grazie mille per la Corona!”
Detto questo le mise una mano sul petto,
all’altezza del cuore, e cominciò la sua opera di rinascita.
Bra si sentì lentamente svuotata, privata
di qualcosa che le sembrò improvvisamente di vitale importanza. La
Corona…
-Cosa ho fatto di grande?! Vorrei tanto
saperlo…-
La piccola principessa faticava a tenere
gli occhi aperti, e, in una smorfia di dolore, cominciò a dimenarsi e ad
urlare. Era tutto inutile. Sentiva le forze andarsene a poco a poco e
presto, di lei, non sarebbe rimasto che un corpo vuoto. Nella stretta fessura
che le sue palpebre affaticate le lasciavano, intravide Lord Utsumi rinforzarsi
di secondo in secondo. Era ovvio che l’energia che perdeva lei passasse a
lui.
Raysell chiuse gli occhi per non assistere
ad una simile atrocità. I diversi frammenti della sua anima gli suggerivano
reazioni altrettanto diverse. Ma i casi, in fondo, erano solo due: lasciar
morire Bra e obbedire agli ordini; oppure ribellarsi, intervenendo in aiuto
della piccola e tradire suo padre. Le sue gambe non avanzarono, ma
tremavano. Che fare?
-…Per me è finita-
“NON TOCCARE MIA FIGLIA!!!”
Una piccola sfera di energia, venuta
apparentemente dal nulla, colpì il braccio del malvagio
Utsumi. “…AAAAAAARGHHH!!!”
L’uomo mollò la presa e il corpo quasi del
tutto privo di forze della piccola Bra cadde a terra; la caduta sarebbe stata
per lei il colpo di grazia, ma venne prontamente afferrata da un ragazzo dai
capelli color glicine.
“Ehi, sorellina! Non pensi di esserti
cacciata in un guaio troppo grande persino per te, stavolta?” Le sorrise
dolcemente.
Forse non era la fine.
Per un pelo! Fffiuuuuuu… I
nostri eroi hanno salvato Bra sul filo del rasoio: ancora pochi secondi e per
lei sarebbe stata la fine (avevamo capito, eh! Nd voi)! Ragazzi!! Lo
sapete che vi adoro, vero? Con lo scorso capitolo ho battuto il mio record di
recensioni: sette!! Vi rendete conto di quanto basti poco per rendermi felice?
(Infatti sette recensioni sono pochissime! -_-‘ Nd voi)
Perciò il messaggio d’amore va alle seguenti persone: Sexxxychichi,
LadyDreamer, Juu_nana, Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, Sgt e Lady_melody (non vi
preoccupate, sono etero! XD) GAZIEEEEEEEEEEE!!^^ E scusatemi per il
ritardo sull’aggiornamento, ma in questi giorni ho dei problemi familiari… -si
accuccia ad un angoletto a puntellarsi gli indici- Alla prossima,
amici!!
°Satsuriko°
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Capitolo 14 *** Le origini dell'odio ***
awr
14) Le origini
dell’odio
Dopo essersi sentita afferrare da qualcuno Bra aprì lentamente e
faticosamente gli occhi. L’immagine apparì in principio sfocata, poi sempre più
nitida, fino a riconoscere il volto di suo fratello.
“T-Trunks…?” chiese, incredula, con voce fioca e
spezzata.
La vista offuscata. I suoni ovattati.
“Sì, Bra. Sono io!” “…Sono morta?”
Il ragazzo non riuscì a trattenere le lacrime e abbracciò con
foga la sorellina ritrovata.
“No, piccola. Sei viva e presto torneremo a casa!” singhiozzò
Trunks, felice come non mai di vedere sua sorella.
Bra era incredula e stordita e non capiva ancora bene cosa fosse
successo. Il fratello la stava stringendo fra le sue braccia, proprio come
aveva fatto tante e tante volte per consolarla. La bambina sbarrò gli occhi,
non comprendendo la situazione.
Qualcuno aveva colpito il suo aggressore. Chi?
Bra si liberò momentaneamente dalla stretta di Trunks e si
guardò attorno, disorientata. Le parve di vedere Lord Utsumi piegato in due
dal dolore, il suo braccio sanguinava. Raysell era accucciato accanto al suo
signore, l’espressione più corrucciata del solito, forse addirittura
preoccupata. E c’era qualcun altro…
…C’era un uomo che si ergeva, immobile e imponente come una
montagna, sui due avversari, guardandoli con superiorità dall’alto della sua
infinita sicurezza. C’era un uomo sprezzante del pericolo nei quali occhi si
rispecchiavano l’ardore e la forza di un vero guerriero. C’era un uomo
pronto all’azione, venuto da un pianeta lontano per salvare una vita, la vita di
sua figlia.
C’era Vegeta, il principe.
-…Papà?!-
Il saiyan, dopo aver inferto qualche colpo a Utsumi e Raysell,
si avvicinò al corpo indebolito di sua figlia, piegandosi poi su di esso. Le
accarezzò il capo e la guardò negli occhi, quei bellissimi occhi blu che tanto
desiderava rivedere.
“Bra…” fu tutto quello che riuscì a
dire. “P-pa-papy…”
-Papà... sei venuto a salvarmi! Ma
allora…-
La triade di saiyan si era finalmente riunita. Qualsiasi
parola sarebbe stata inutile in un tale momento di perfezione. Vegeta, Trunks
e Bra celebravano silenziosamente il loro ritrovamento. Non urlando, non
scatenandosi… ma, semplicemente, guardandosi e sorridendosi.
In questo gioco di sguardi si mescolava tutto l’amore che faceva
vibrare il loro spirito. Un intreccio di cielo, di notte, di
mare.
Perché tutta questa pace? Il nemico era forse stato
sconfitto? No. Certo che no…
Lord Utsumi si rialzò e si scagliò su Vegeta, prendendolo alle
spalle. Il principe sarebbe stato ferito gravemente se il giovane Trunks, con
uno scatto rapidissimo, non fosse intervenuto con la sua spada.
L’assassino, ora dai riflessi pronti come non mai, evitò per un
pelo di finire trafitto dalla lama e si scansò appena in tempo per uscirne solo
con taglio poco profondo sul petto.
Vegeta, voltatosi di colpo e vedendo suo figlio davanti a
sé, apprese ciò che era accaduto. Il ragazzo che aveva definito “femminuccia”
pochi giorni addietro… lo aveva appena salvato.
“Trunks!” Esclamò, colpito, “…mi hai…tu mi hai…” “Papà!
Possibile che per te sia così difficile dire grazie!?” “Tsk! Non contarci,
ragazzo!”
Entrambi si lanciarono uno sguardo d’intesa. Era giunto il
momento di fronteggiare il nemico.
“Allora…” cominciò calmo Vegeta, accompagnando il suo
parlare con un sorrisetto di sfida e avanzando verso Lord Utsumi, “posso sapere
tu…chi cazzo sei?!”
Vegeta era a pochi passi dal suo nuovo avversario, anch’egli in
piedi e pronto al combattimento. I due guerrieri erano l’uno di fronte all’altro
e, seppur immobili, si stavano già scontrando; bastava, infatti, l’intensità dei
loro sguardi, cupi come un cielo senza luna, a creare le scintille della
battaglia.
“E così…finalmente ci incontriamo. Che momento
memorabile…” “Rispondi alla mia domanda!” “Ma quanto siamo frettolosi! Non
ti va di festeggiare insieme questo giorno speciale?” “Piantala di
farneticare e combatti, se ne hai il coraggio! Ti farò pagare molto caro il
rapimento di mia figlia!” “Oooh… che paura… Dimmi, Vegeta: come fai ad essere
così certo della tua vittoria? Credi veramente che sarà così facile sbarazzarti
di me?” “…Come fai a conoscere il mio nome!? Avanti, parla!”
Utsumi cominciò a muovere qualche passo e a camminare su e giù
per l’ampia sala di pietra; l’unico suono udibile, al suo interno, erano i lenti
passi dell’uomo. Aveva atteso anni quel momento e perciò, adesso che era
arrivato, sentiva il bisogno di assaporarlo lentamente. Avrebbe raccontato
tutta la storia dal principio e poi…
-…Poi ti spedirò all’inferno, principe dei miei stivali. E
ciò sarà possibile grazie ai poteri di tua figlia!-
Tutti attendevano ansiosi che l’uomo sfregiato dalla cicatrice
parlasse; persino Raysell, che conosceva la sua vita meglio di chiunque altro,
pendeva dalle sue labbra. La piccola Bra, invece, era ancora a terra sorretta
da Trunks e continuava a chiedersi il motivo di tutto quell’astio nei confronti
di suo padre. La verità stava per essere svelata,
finalmente.
“Io so molte cose di te, Vegeta, perché…vedi, i nostri destini
sono inscindibilmente legati” Silenzio assoluto.
“Tutto cominciò dal tuo caro padre: Re Vegeta, che concepì un
figlio illegittimo con una giovane schiava di nome Shiniko; il frutto di questa
unione visse i primi anni della sua vita in segreto, nascosto nei sotterranei
del castello reale e accudito solo dalla madre. Il Re non lo riconobbe come suo
figlio. Il piccolo visse per molto tempo in solitudine, in mezzo al sudiciume
di quei bui cunicoli infestati da topi e pipistrelli. Quando il mezzo-sangue
compì cinque anni nascesti tu, Vegeta: il solo e degno erede al trono. Il primo
figlio doveva sparire, perché, ovviamente, il padre non voleva si sapesse in
giro che il vero primogenito fosse un debole e malaticcio bastardo
mezzo-sangue. Quindi minacciò Shiniko di morte e la bandì dal regno, ma prima
compì un’azione orribile: si impossessò di quasi tutta l’energia vitale del
figliastro, lasciandolo al suo destino. La sua intenzione era evitare che il
bambino ritornasse un giorno, rivendicando il trono. Per anni madre e figlio
vagarono di pianeta in pianeta alla ricerca di una cura per il piccolo
indebolito dalle mani dello stesso padre, ma nessuno sembrava avere un rimedio a
quella forma di stanchezza perenne. Con il passare degli anni il bambino
divenne ragazzo e da ragazzo si fece uomo, imparando a muoversi e comportarsi
come se le sue condizioni fisiche fossero normali. Sua madre era l’unica che lo
proteggesse, l’unica che lo facesse sentire amato. E lui l’amava. Così, in
una notte senza luna, si unirono… e lei rimase nuovamente incinta di un saiyan.
Il nascituro era saiyan, come il padre, e muta-forme, come la madre. Quando
l’allegra famigliola si trasferì sul pianeta Mazdha, i suoi componenti vi
trovarono una brutta sorpresa e dovettero vedersela con un gruppo di alieni
irascibili e violenti. Shiniko rimase uccisa. I due mezzo-sangue rimasti
sterminarono l’intera popolazione e giurarono vendetta contro la causa delle
loro disgrazie.”
Utsumi si fermò e rivolse a Vegeta uno sguardo
inquietante. “E sai chi era lo sventurato primogenito? Lo
sai!?!...”
-Non è possibile…Non può essere…-
“Ero proprio io, FRATELLO!”
Cucù! Ve lo aspettavate?? Il fratellastro del
nostro caro Vegeta…che emozioneeeeeeeeeeeeeeeeeee!! ^//////^ (Ok, Satsuriko
è impazzita del tutto: allontaniamoci senza dare nell’occhio! Nd
voi) Adesso io dovrei fare come Bra: “uffaaaaaaaa!” Sapete perché?
Perché nessuno sta leggendo più questa storia!!! Sono triste
TT_____TT Lascio comunque un sostanzioso ringraziamento alle persone che
hanno recensito lo scorso capitolo: Angelo Azzurro, Sexxxychichi, Sgt,
LadyDreamer, Umpa_lumpa, Lady_melody e Kikka994! Meno male che ci siete voi!
Come farei senza i vostri commenti!? Ehi! Credo che il prossimo capitolo sarà
anche l’ultimo! (Ooooh! Finalmente una buona notizia! Nd voi) Allora
al prossimo capitolo, amici! Buona serata a tutti!
°Satsuriko°
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Capitolo 15 *** Specchi e riflessi ***
sdgzs
15) Specchi e
riflessi
Fratello.
Una parola che non aveva alcun significato per Vegeta. Lui
era il solo e unico erede della stirpe reale…
-…O forse no?-
Il saiyan boccheggiava senza emettere una parola; ogni suo
pensiero al quale avrebbe voluto dar voce, gli si spegneva in gola e non aveva
la forza di uscire. Dal canto loro Trunks e Bra avevano appena appreso di
avere uno zio e un cugino, entrambi con sangue saiyan.
-Raysell…mio…cugino…- Pensò la principessina sgranando
i grandi occhi blu e voltandosi in direzione del muta-forme.
“Stai mentendo!! Ti sei inventato solo un mucchio di stronzate
per impietosirmi!!” “Ti sbagli, Vegeta. Non ti ho affatto mentito. E non ho
bisogno di impietosirti dato che ti ucciderò in un batter d’occhio grazie al
potere della Corona. Sono un saiyan e te lo dimostrerò con immenso
piacere…” “Tu…Fantasma del mio passato! CHI SEI TU?!?” “Il mio nome è
Utsumi, Lord Utsumi, e non hai tutti i torti definendomi un fantasma: lo sono
stato per tutta la vita. Ma ora, finalmente, siamo alla resa dei conti. Dopo una
vita di debolezza e ardue battaglie per sopravvivere, potrò dimostrare
all’intero universo tutta la mia vera potenza!” “Tsk! Non aspetto altro…Fatti
sotto, fratellastro!” “Come desideri, piccolo
principe!” “AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!” “WHAAAAAAAAAAAAAA!!!”
I due guerrieri, fratelli separati dalla distanza dell’odio,
si lanciarono in un combattimento all’ultimo sangue.
“Bra! Andiamo via di qui!” urlò Trunks prendendo in braccio la
sorellina e correndo il più lontano possibile dalla battaglia, scattando in
direzione della porta principale. -Devo proteggere Bra e portarla al
sicuro da quest’inferno!-
Ma una figura si parò davanti a lui. Un giovane dagli occhi
grigi, ferito in precedenza dai colpi di Vegeta e ansimante per il dolore, gli
impediva la via di fuga. “Calmo, frocetto… Dove credi di scappare?” gli
disse, strafottente, con un sorrisetto di sfida sulle labbra.
Trunks rimase un attimo sconcertato. Non si era nemmeno
accorto della presenza di quel tizio con i capelli verde-scuro, tanta era la sua
preoccupazione per Bra e suo padre. Ma poi si riprese subito e, dopo aver
pensato alle parole taglienti che quello gli aveva appena rivolto, rispose a
tono. “Scusami tanto…Non mi ero accorto di te. Per tua informazione sto
portando mia sorella lontano da qui: non ho alcuna intenzione di farla soffrire
ancora! E, tanto meno, a causa di un essere viscido come te! Perciò spostati e
lasciami uscire immediatamente!”
Raysell posò il suo sguardo prima sul ragazzo con la spada, poi
sulla piccola e dolente Bra. E si accorse, con sgomento, che vederla soffrire
era per lui la peggiore delle torture. Ma non poteva ignorare la sua
missione… Da anni, ormai, viaggiava di pianeta in pianeta alla ricerca della
Corona, volendo porre fine alla lenta agonia del padre e volendo vendicarsi
degli eredi al trono saiyan. -È colpa loro…È tutta colpa loro se la
nostra vita è stata travagliata e colma di sofferenze…-
Si ripeteva Raysell, affinché il suo cuore non gli dettasse
l’azione sbagliata: non voleva commettere sciocchezze. Non poteva buttare via
i suoi ideali di una vita intera, le convinzioni che sempre lo avevano
accompagnato nel corso delle sue malefatte.
Il muta-forme, nonostante le sue condizioni svantaggiate,
attaccò il saiyan dai capelli glicine con un violento calcio negli
stinchi. Trunks non ebbe il tempo di rendersene conto e cadde a terra,
evitando, per un pelo, di schiacciare Bra sotto il proprio
peso. “Truuuuuunks!!” urlò la bambina gattonando faticosamente accanto al
fratello. “Fratellone! Stai bene??” “S-sì, piccola…Mi ha soltanto preso
alla sprovvista” “…Per favore…Cerca di non fargli del male!” “Coooosa? Ma
sei impazzita!?” “Lui…non è…cattivo…”
Raysell assisteva alla scena senza muovere un muscolo. Se
non fosse intervenuta Bra di certo avrebbe già finito l’opera con quel
mezzo-sangue. Ma ora…ascoltava, colpito, le parole della principessa
azzurra.
-Ooh, Bra…Nonostante tutto il male che ti ho causato sei
ancora disposta a perdonarmi e, per di più, a persistere in questa tua sciocca
opera di convincimento. Quando imparerai a diffidare delle persone e… a capire
che in me non c’è nulla di buono!? Scendi da quel castello incantato sulle
nuvole, in cui tutti sono puri di cuore e disposti ad aiutare il prossimo;
smetti di vivere nell’illusione che il Bene sia ovunque. Io sono un mostro e
non merito il tuo perdono… Non merito quella luce meravigliosa che risplende nei
tuoi occhi limpidi di speranza.-
“Bra…Allontanati da qui. Corri via!” “Ma…ma no…Io non
voglio lasciare te e papà!” “Fai come ti dico, prima che sia troppo
tardi!!” “No…” “Vattene!”
La bambina, spaventata dal fragore dello scontro fra Utsumi e
Vegeta e dalle urla di suo fratello, decise di seguire il consiglio; così si
avviò, più velocemente che poteva, verso la grande porta.
Bra passò accanto a Raysell, guardandolo con la coda dell’occhio
e sperando che l’avrebbe lasciata passare.
Vedendo la bambina muoversi verso l’uscita Raysell non si mosse.
La guardò di sottecchi e, quando si trovarono l’uno accanto all’altra, i
loro sguardi si incontrarono. Blu nel grigio.
Bra riuscì ad imboccare il corridoio che l’avrebbe condotta
fuori dal palazzo e, forse, in salvo.
All’interno della sala di pietra rimasero le due coppie di
sfidanti: Lord Utsumi contro Vegeta e Raysell contro Trunks.
Raysell si scagliò nuovamente sul suo avversario, assestandogli
una serie di pugni nello stomaco e, inizialmente, il ragazzo fu in serie
difficoltà; ma poi Trunks trovò la forza di reagire quindi, dopo esserselo
scrollato di dosso, impugnò la spada e la puntò contro Raysell.
Nel frattempo la lotta fra i due fratellastri procedeva senza
esclusione di colpi e Vegeta non si stava certo risparmiando: aveva utilizzato
già svariate volte il Big Bang Attack, ma senza risultati. Lord Utsumi, avendo riacquistato i pieni poteri, era agilissimo e la sua forza
distruttiva avrebbe intimorito chiunque. …Chiunque tranne il principe dei
saiyan, che cominciava a godere di quell’ebbrezza e di quel fomento tipici di una
battaglia. Il suo spirito di guerriero, assopito da anni, si stava poco a
poco risvegliando. Era un leone che aveva dormito troppo a lungo e che poi,
inseguendo una preda, riprendeva coscienza del suo vero modo di
essere.
Ma l’erede dalla profonda cicatrice non era uno sprovveduto:
dopo aver ripreso il controllo delle proprie capacità, non avrebbe certo esitato
ad usarle tutte. Fu così che, senza preavviso, Utsumi divenne Vegeta. Una
metamorfosi perfetta e degna di un muta-forme purosangue. Il principe dei saiyan
aveva dinanzi una copia di sé stesso.
“Eh! Eh! Credi di spaventarmi con un trucchetto del genere?
Sbagliato: io non temo nulla!!” Vegeta combattè contro un altro Vegeta, abile
e scaltro quanto lui. Un gioco di specchi e di riflessi.
“Non hai paura di niente, giusto?” Domandò, ghignando
Utsumi. “No, di niente!” “Ah, sì??...”
Vegeta, o meglio, Lord Utsumi con il corpo di Vegeta, si
smaterializzò per un istante. -Ma che diamine…!?-
Tornò pochissimi secondi dopo con una bambina fra le braccia,
una bambina dai capelli turchini. “Papà! Mettimi giù!!” Urlò la piccola
dimenandosi, usando le poche forze che le rimanevano.
Utsumi aveva usato il teletrasporto per riprendere Bra, che,
dopo tanta fatica per uscire dal castello, si ritrovava nuovamente all’interno
del suo peggior incubo. Perché suo padre l’aveva afferrata con violenza e
riportata nella “sala delle torture”? Non capiva.
“Allora, Vegeta…Sei ancora convinto che nulla ti possa
spaventare? Eh?” “Bastardo…” “Ah! Ah! Ah! Sì…in effetti lo sono in tutti i
sensi! Ma che vuoi farci? Come diceva sempre Shiniko…oggi a te, domani a
me!”
-Cosa sta dicendo? E poi perché ci sono due papà… Aiuto, non
ci capisco più niente! Voglio andare a casa!-
“Non pensare nemmeno di venire qui a riprendertela, mio caro! Se
tu o tuo figlio provate a fare un solo movimento giuro che questa graziosa
bimbetta non rivedrà mai più la luce del sole! Ma tanto…credo che ciò non
avverrà in ogni caso…”
Stallo. Pausa.
Trunks e Raysell avevano interrotto il loro combattimento e
assistevano, ansiosi, alla scena. Vegeta si sentiva inutile e
impotente. Tentò di elaborare un piano, una soluzione qualsiasi per salvarla,
ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a ragionare; proprio lui, che tanto si
era vantato del proprio coraggio e sangue freddo, in quella situazione si
riscopriva debole e fragile. Il possente leone che sentiva dentro di sé poco
prima, aveva lasciato il posto ad un piccolo cucciolo impaurito. Vegeta si
lasciò cadere a terra, sulle ginocchia, trovandosi carponi sul ruvido pavimento.
Sbattè con forza i pugni.
-Bra... Cosa ti accadrà adesso!? Io sono venuto fin qui per
salvarti e invece…adesso, per colpa della mia arroganza, quel mostro sta per
portarti via sotto miei occhi. Mi dispiace, Bra…Non so che fare! Perdonami…-
“Allora, Vegeta? Che fine ha fatto tutta la tua baldanza di
prima? Non fai più il gradasso, eh!” “…” “Beh? Non hai nulla da dirle? Io,
fossi in te le chiederei scusa…” “…” “In questo caso…”
Utsumi creò una sfera di energia nera. La teneva nel palmo della
mano, a poca distanza dal corpo della bambina. Ancora pochi istanti e Bra
sarebbe stata cancellata per sempre dalla faccia dell’universo.
Raysell era l’unico che poteva fermare tutto questo. Non
poteva accettare il fatto che Bra sarebbe scomparsa per sempre. Non poteva…e
non voleva. -Non voglio lasciarla morire così…-
“Addio, principessina!”
“…Allora, Bra… hai una pallida idea di cosa sia una
sottrazione?” “No, cos’è?” “Se tu hai dieci regoli e ne togli uno, quanti
regoli ti sono rimasti?” “Eeeeehm…nove?” “Brava. In breve la sottrazione è
questa: è il calcolo di ciò che rimane di una cifra dopo avergli tolto un’altra
cifra!”
No. Non se ne sarebbe andata anche lei.
“Lesyar?” “Uh?” “…Tu ce l’hai un
amico?”
No, non poteva fare finta di niente e assecondare quella
crudeltà.
“No! Non lasciarmi sola!”
Non poteva abbandonarla.
“Io non potrei avere paura di te” “Ah, no? E come
mai, di grazia?” “…Perché sei mio amico!”
Doveva proteggerla.
“Ora vai via ma dopo ritorni, vero?”
Prima l’aveva lasciata al proprio destino: non sarebbe accaduto
di nuovo.
“Pensavo fossi mio amico!!!”
Forse lo era.
“…Per favore…Cerca di non fargli del
male!”
Non le avrebbero più fatto del male. L’avrebbe strappata al
suo triste destino.
E la salvò.
Usando il teletrasporto arrivò in un attimo da suo
padre. Spintonò via Bra e la sfera distruttiva…lo prese in pieno. L’azione
fu così veloce che nessuno si rese conto di ciò che era accaduto. Fatto stava
che Bra non era stata colpita e che Raysell, invece, era stato sbalzato lontano
finendo addosso alla parete opposta. Il muta-forme giaceva al suolo,
ricoperto di sangue.
Tutti i presenti si voltarono in quella direzione e osservarono,
sbigottiti, il corpo esanime di Raysell. Nessuno credeva ai propri
occhi. Soprattutto Lord Utsumi.
“RAYSEEEEEEELL!!!” Bra, incurante della stanchezza e delle
ferite riportate, gli corse incontro. Lo raggiunse e
si chinò su di lui, sollevandogli la testa per potergli parlare meglio.
Il sangue sporcò le sue piccole e candide mani. Ancora
una volta calde lacrime sgorgarono da quei limpidi occhi blu e caddero, pesanti
come non mai, sul petto seminudo del giovane.
“R-Raysell? M-mi senti? Raysell!” Urlava Bra mentre
lo scuoteva leggermente. Per qualche secondo non ottenne risposta, ma, poi, una
fioca e debole voce le parlò. “Ti sento…” “Ah! Sei ancora vivo!!” “Più
o meno…” “Perché l’hai fatto?!” “…Perché sì” “Il perché sì non è
una risposta! Me lo hai detto tu…” “Perchè…tu…sei la luce” “Eh? La luce?
Scusami, non ti capisco!” “La luce che…mi ha reso un uomo migliore, anche se
per poco” “Io credo che ti stia sbagliando: non ho fatto niente...” “Oh, sì, invece.
La leggenda narra che la Corona venga tramandata solo agli eredi destinati a
fare qualcosa di grande…E sai perché è passata a te? Perché…tu hai fatto qualcosa di
grande...Tu mi hai cambiato. Tu...mi hai salvato” “Raysell…” “Non piangere, ragazzina. Non ne
vale la pena, credimi” “Ma tu sei mio amico…” “A-anche tu lo
sei” “Allora la prossima volta che ti chiedo se hai un amico, tu mi dovrai
rispondere, ok??” “Bra. So-sono felice di averti
conosciuta...” “Raysell??” “…Non sono mai stato…più…felice…”
Poi, tutto era immobile. Tutto era spento. Spenta
l’illuminazione di una stanza… Spento l’affetto di un padre… Spenta la
speranza di una bambina…
…Spenti gli occhi grigi di Raysell.
…………… Hueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Sto piangendo!!
Rayseeeeeell!!! Ti sei sacrificato per la luce della tua vita! Comunque
non temete, ragazzi: questo non sarà l’ultimo capitolo,
contenti?^^ Capirai…dopo ce ne sarà un altro solo. Comunque…che ne
pensate? Io ho le lacrime agli occhi, non sto scherzando: probabilmente a voi
non importerà un fico secco di quel che è successo, ma per me che ho inventato
il personaggio sì,
perdindirindina!! Huuuueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!! -Si
becca un martello gigante in testa da parte dei lettori- Ok…cerco di
ritornare in me perché devo assolutamente ringraziare le mie carissime lettrici
fidate^^: Angelo Azzurro, Sexxxychichi, Lady_melody, Umpa_lumpa, Sgt,
LadyDreamer e Kikka994! Siamo quasi alla fine, amiche mie… Preparatevi! Al
prossimo capitolo! Un bacione a tutti!
P.s: Credo che stanotte sognerò
Raysell…TT_____TT
°Satsuriko°
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Capitolo 16 *** La mia piccola stella ***
yujm,
16) La mia piccola
stella
Raysell, il ragazzo al quale si era affezionata e che aveva
rischiato la sua vita per salvarla, giaceva immobile sotto di lei. Un lungo
rivolo di sangue scendeva dall’angolo sinistro della bocca, rimasta semiaperta.
La vista della bambina era offuscata da uno spesso
velo di lacrime, come se stesse tenendo gli occhi aperti sott’acqua…ma non
abbandonava mai con lo sguardo il volto del giovane dagli occhi
grigi. Nessuno riusciva a parlare.
Sì, certo, tutto era spento… …Ma qualcosa era pronto ad
accendersi: la rabbia di Bra. L’ennesima lacrima cadde sul volto irrigidito
di Raysell. E accadde l’imprevisto.
Una forza
misteriosa si impossessò completamente di Bra. La principessa azzurra sentì
nascere dentro di sé un’energia indescrivibile. Invadeva ogni centimetro del
corpo. Fluiva nelle vene. Permeava ogni parte del suo essere.
“…WHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”
Una luce abbagliante investì oggetti e persone, illuminando
anche gli angoli più bui dell’ampia stanza, gli anfratti più bui del
pianeta. Fu un’esplosione di rabbia, dolore e frustrazione, accompagnata da
un urlo agghiacciante. Nessuno se ne accorse, ma, per un istante, i capelli
turchini di Bra si tinsero d’oro.
Lord Utsumi fu colpito violentemente da un raggio di
energia… E si sa: la luce vince sempre sulle tenebre. Il gran frastuono e
la poca visibilità non permisero ai nostri eroi di comprendere appieno la
situazione ma, dopo che la luce accecante si era dileguata, Vegeta e Trunks
scorsero il loro nemico giacente e ansimante al suolo; il suo aspetto esteriore
era tornato quello di sempre.
“…Cosa è successo?” Domandò Trunks, guardandosi intorno,
allibito. “Non so che dirti…” gli rispose Vegeta, altrettanto sorpreso
dall’accaduto. -…Raysell…- Dopo uno sforzo immane le
palpebre della piccola Bra si chiusero lentamente. L’ultima cosa che vide,
prima di perdere i sensi, fu il sorriso di Raysell… quel dolce sorriso che
riuscì a donarle prima di andarsene, mentre le diceva di essere felice. Poi
la bambina cadde a terra, sbattendo la testa.
“Bra!” Trunks corse dalla sorellina e la prese, ancora una
volta, in braccio; fissò poi il corpo privo di vita di quel giovane, morto per
salvarla. -Mi ero sbagliato sul tuo conto, lo ammetto. Non pensavo che
avresti mai fatto una cosa del genere…Mi dispiace. Te ne sei andato senza
lasciarci il tempo di ringraziarti per il tuo eroico gesto. Ma vedrai che un
giorno porremo rimedio a questo: farò di tutto per riportarti fra
noi…cugino-
Nel frattempo Vegeta si era avvicinato a Utsumi che, sofferente,
si stava agitando dondolandosi di qua e di là. Sembrava impazzito. Lo scrutò
dall’alto, rivolgendogli uno sguardo colmo di disprezzo.
“Ma bene: guarda un po’ chi è che se la sta facendo addosso
ora…Lord-come-diavolo-ti-chiami! A proposito… il titolo di lord te lo sei dato
da solo, vero?”
Il mezzo-sangue continuava a dimenarsi e a rotolarsi, ma poi,
alle parole del fratellastro, si sentì in dovere di rispondere. Si sforzò perciò
di aprir bocca e di formulare una frase sensata. “I-io…Io dovevo essere
re!!” “Che senso ha ormai? Il nostro popolo è stato sterminato parecchi anni
fa: di cosa vuoi essere il sovrano? Di un pianeta inesistente e di una razza in
via d’estinzione?” “…” “Sai, se fossi Kakaroth mi lascerei prendere da un
attacco di pietà e di altruismo, decidendo così, su due piedi, di risparmiarti
la vita. Ma per fortuna non sono lui. E non ho
alcuna intenzione di perdonarti per quello che hai fatto!”
In un baleno Vegeta creò una sfera di energia e la puntò contro
Utsumi, tremante a terra. In quel momento quasi non si riusciva a capire chi
fosse il malvagio fra i due. “Pagherai con la vita…” lo minacciò mentre la
sfera continuava ad ingrandirsi “…addio!”
“Papà, fermo!” Una voce cristallina lo bloccò un secondo
prima di infliggere il colpo fatale. Vegeta si voltò in direzione di suo figlio,
chiedendosi cosa gli fosse preso.
“Trunks! Si può sapere che vuoi!?!” “Sei sicuro che sia la
cosa giusta? Guardalo: ormai è innocuo, non ha più nulla…” “Hai già
dimenticato quello che ha fatto!?” “Certo che no. Ma ormai è tutto sistemato:
Bra è qui, fra le mie braccia. Lascialo in pace, dai….Dopotutto è sangue del
nostro sangue!”
Intanto che Vegeta e Trunks discutevano sul da farsi, Utsumi
aveva ben altri pensieri per la testa e ignorava completamente il loro
battibecco. Le sue orecchie non ascoltavano, perché non volevano
ascoltare. Voleva ascoltare il cuore, una volta tanto. E il cuore gli
diceva che…
-…Ho fallito. Ho fallito su tutti i fronti. Ancora non
capisco cosa sia accaduto e come possa essermi ridotto in questo stato pietoso a
causa di una mocciosa. Avevo persino la Corona! Ora mi sento veramente debole,
più che mai, se possibile. Più debole di quando trascorrevo le mie giornate in
un sotterraneo lercio e oscuro; più debole di quando mio padre assorbì una buona
parte della mia energia vitale, lasciandomi quasi senz’anima; più debole di
quando scoprii di essere diventato genitore. Ora mi sento fragile come una
lastra di cristallo che sta per schiantarsi al suolo. Mio figlio è morto.
Perché? Perché… ha voluto salvare una sciocca bambinetta mezza terrestre e
mezza saiyan. Perché? Perché…aveva un debole per lei. Perché? Perché…è
stata la sola a donargli affetto. Perché? Perché…io non gliene ne avevo mai
dato. Era tutto ciò che avevo, tutto ciò che mi era rimasto dopo una vita
passata a rincorrere un sogno. Ma ero così cieco da non rendermene conto. Non
gli ho mai rivolto una parola gentile, mai un complimento o un qualsiasi segno
di approvazione, eppure lui… ha dato tutto per me. Ora se n’è andato anche
lui. Cosa mi resta? Cosa farò? E qui questi scimmioni stanno litigando per
decidere cosa fare di me. …Che mi finiscano pure! Almeno raggiungerò Shiniko
e Raysell, ovunque siano. Ma non me ne starò qui a implorare che mi facciano
fuori: non è da me. Sono pur sempre Lord Utsumi, io.-
“…Non mi lascio impietosire! Non sono una
femminuccia!” “Non è questione di femminuccia o non, ma di pietà” “Tsk!
Non rientra nel mio vocabolario e tu lo sai” “Ma…”
Prima che Trunks potesse completare la frase, entrambi i
combattenti sentirono uno strano rumore alle loro spalle; una volta voltati la
scena che si mostrò ai loro occhi li lasciò di stucco.
Lord Utsumi stringeva fra le mani la spada dell’eroe Tapion,
lasciata incustodita a pochi metri dal corpo di Raysell. Mani sporche di
sangue. Occhi sbarrati. Si era trafitto.
“Harakiri…” commentò Vegeta, con fare esperto, vedendo il corpo
del nemico accasciarsi su quello del figlio.
-…Madre…- Fu l’ultimo pensiero di Utsumi,
prima di raggiungere la sua famiglia… …Il suo unico vero tesoro.
Tutto era finito. L’incubo si era finalmente concluso. Ad
un tratto, come per magia, la piccola Bra si svegliò. Riaprì gli occhi,
riprese colorito, ma, soprattutto, riprese le forze perdute. Si alzò,
incerta, non riconoscendo il luogo nel quale si trovava. “Papy! Trunks! Si
può sapere dove siamo!?” urlò poi correndo loro incontro. Il padre ed il
fratello la raggiunsero altrettanto velocemente e la portarono subito via, prima
che potesse vedere lo scempio che li circondava. Uscirono quindi dallo
spettrale antro di pietra, lasciandosi alle spalle una sconvolgente avventura. E
una sconvolgente storia.
****************************
Poche ore prima, quando le forze avevano abbandonato del tutto
la piccola Bra, era caduta a terra sbattendo la testa. Non ricordava
nulla.
Più volte, durante il viaggio di ritorno a casa, Vegeta e Trunks
le chiesero se stesse scherzando o se veramente si fosse dimenticata ogni cosa;
ma lei cascava sempre dalle nuvole, non capendo il motivo di tutta quella
morbosa preoccupazione. Evidentemente, dopo il trapasso di Lord Utsumi, la
Corona era tornata alla legittima detentrice, restituendole l’energia di sempre.
Ma Bra, di quella macabra avventura, non riusciva a ricordare
nulla. Niente rapimento, niente Utsumi…niente Raysell. E, come pensarono
anche padre e fratello, era stato meglio così.
“Bra?” “Che c’è, papy?” “Sei sicura di non ricordare
nulla…di questo campeggio?” “Te l’ho già detto tante volte:
no!” “Accidenti. Allora devi aver sbattuto molto forte…quando sei rotolata
giù dalla collina!” “…” “…” “Papy?” “Uh?” “Mi vuoi
bene?” “…” “Eh?”
-Ecco. Sembra sia arrivato il momento…che vergogna…Forza,
posso farcela: ho affrontato sfide più ardue di questa! Mentre viaggiavo
nello Spazio nella sfrenata corsa per raggiungerti mi fermavo spesso a scrutare
il cielo, che appariva sconfinato e pieno di stelle. Ma non riuscivo a vedere
che il tuo grazioso viso ovunque voltassi lo sguardo: tu eri lì, fra le
stelle…La più bella e splendente di tutte. Ora ho le idee chiare. Ora riesco
a vedere… Vedere il bene che ti voglio. Ora so quanto tu sia importante
per me, piccola Bra. Mi è parso così limpido nel momento in cui ho temuto di
averti persa per sempre… Non lascerò che ti accada più nulla di male. Mai
più.-
“Ti voglio bene, Bra. Farei qualunque cosa per
proteggerti.” “Eh, eh! Anche attraversare l’universo per salvarmi da un mostro
cattivissimo?” “…Per esempio, sì.” “Davvero?!?” “Certo.
Non potrei mai abbandonarti o fare a meno di te.” “Perché?” “Perché…tu sei
la mia stella. E niente potrà cambiare questo! Neanche il mostro più
terrificante della galassia.” “La tua stella?” “Proprio così. La mia
piccola stella...”
-FINE-
…E da allora Vegeta, dopo anni di indifferenza,
divenne un’altra persona con sua figlia! Fineeeeee! Sigh... Non mi pare vero!
Allora, vi è piaciuta????? -Afferra per il colletto della felpa tutti i
lettori che non hanno mai commentato e che se la stanno dando a gambe di
soppiatto- Ragaaaaaaaazzi?? MWHAHAHAHAHAHAHAH!! Sapete che adesso tocca a
tutti lasciare un parere o un commentino-ino-ino-ino! -Si scrocchia le dita
con aria minacciosa e occhi da assatanata- Allora… Stasera vorrei
ringraziare approfonditamente tutte le lettrici fidate che hanno recensito,
ovvero…
Sexxxychichi: Ciao, carissima!!
Sono contenta di averti conosciuta! Mi ha reso immensamente piacere il fatto che ti piaccia questa fan
fiction e ti auguro tanta fortuna per quel gioiello di “Amara
dolcezza”! Un bacioneeeeee!!
Angelo Azzurro: Grazie infinite
per tutte le tue recensioni, my darling (non ti conosco ma già ti lovvo
XD)! Sei stata un tesoro a recensire tutti i capitoli: una delle poche!^^
Grazie di cuore!!! P.s: Credo che presto leggerò la tua ff "L'infanzia
di un principe" perchè mi ispira parecchio. U.U
Umpa_lumpa: La mia svitata
preferita! Dici sempre che le tue recensioni sono stupide e inutili…invece erano
sempre quelle che non vedevo l’ora di leggere! Non smettere di scrivere
poesie anche se non ti lasciano tante recensioni, ok? Sono
bellissime!^^ Un abbraccio!
LadyDreamer: Heilà! Non vedo
l’ora di sapere cosa pensi del finale! Grazie infinite per tutte le tue
recensioni! Non puoi immaginare la mia felicità nel leggerle, dopo aver
pubblicato un capitolo^^ Lo sai che mi piace molto la tua ff "Il mio
sacrificio"? ^_- Grazie ancoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! (Il buon
senso si sta esaurendo inesorabilmente XD)
Sgt: Ciauz!^^ Sono stata contenta
di sapere che la mia ff sia stata la prima a cui tu abbia dato un commento.
Spero tanto che il finale non ti abbia delusa… Grazie di tutto!!!
Kikka994: Sei stata la prima a
darmi fiducia, poiché la tua è stata la primissima recensione a questa fan
fiction. Se tu non avessi scritto quelle parole fatate…forse mi sarei
scoraggiata in partenza....e ora non sarei qui a scrivere ringraziamenti! Grazie
di cuore!!
Lady_melody: Meeeeeell! Che te ne
pare??? Scrivimi un bel commentuzzo, mi raccomando: ho fiducia in te! XD Mi
sto appassionando alla tua ff “Lady vampire”, sai?^^ Non ti
azzardare a lasciarla in sospeso che ti spezzo in due! (…Haimè, troppo Vegeta fa
male a lungo andare)
Juu_Nana: Ciao! Sono
contentissima che la mia fan fiction ti abbia coinvolta tanto da leggerla tutta
d’un fiato…però poi non ti sei più fatta sentire…TT___TT Spero che comunque tu
abbia continuato a seguirla: ne sarei ancora più felice!^^
Dark Shinobi: Rob! Non so come
ringraziarti per aver sopportato la lettura di questa mia fan fiction! Sei stata
una grossa a leggerla, nonostante non ti andasse per niente: sei una vera
amica!! Non capisco come mai la tua prima one-shot su DB “Due chiavi e
una fenice” non abbia riscosso molto successo dato è strabiliante!! Non
smetterò mai di ringraziarti! Ci sentiamo, otakona!
E, PER FINIRE, UN GRAZIE A TUTTI I LETTORI CHE SONO ARRIVATI FIN
QUI! (…zzz nd lettori) A parte gli scherzi…Ve ne sono grata!^^
Altro dirvi non vò… (…E dopo questa posso
anche andarmene: il fatto che mi sia uscito un verso di Leopardi a buffo è
decisamente un brutto segno XD) Sapete che, volendo, potrebbe venir fuori
anche un seguito a “La mia piccola stella”? No, ragazzi, non scappate!! Mi butto
sul sentimentale, nel mondo after-GT…perché ho capito che le avventure
ultraterrene non fanno per me. Chissà…Voi cosa dite?^^ Buonanotte EFP…e
grazie infinite a chi recensirà questa storia!! (Come sempre mi ricordo le cose
al rallentatore -_-’) Un bacio a tutti!
°Satsuriko°
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