125 giorni

di iniustaverba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


layn

En ma fin gît mon commencement.

 

 



Zayn guarda il calendario per la terza volta quella mattina, e ha sempre la stessa sensazione che ormai ha da 125 giorni, Zayn oramai vive in camera sua, c'è un sudicio che anche alla cameriera le si sono rizzati persino i peli delle braccia, libri aperti, chiusi, pieni di polvere, cartoni di pizza e bicchieri di plastica mezzi finiti e mezzi no, la cenere delle sigarette che giace sulla moquette, irrecuperabilmente sporca.
Ogni giorno del calendario è segnato con una X rossa, fatta con un pennarello indelebile, e sono centoventicinque giorni che se n'è andata, 125 giorni in cui a smesso di pensare, di vivere, uscire, 125 giorni che l'unica cosa che aveva lasciato era una maglia sgualcita e sporca, una foto di loro a Parigi, durante il periodo Natalizio e un grande vuoto nell'appartamento, nel letto, nello stomaco.
Si trascina verso il letto che sa ancora di caldo, si lascia cadere sulla trapunta color porpora, ispirando l'aria malaticcia nella sua stanza, dalla finestra entra un piccolo raggio di sole che ricade sul suo braccio interamente tatuato, fece finta di non averla mai incontrata, che tutta quella situazione era solo un sogno che, in qualche maniera, lo tormentava, il fatto invece era che non si ricorda nemmeno come trascorreva le sue giornate prima che lei arrivasse, e il solo pensiero gli faceva venire un senso di nausea. Adorava i fumetti, ma il solo pensiero di tenerne uno fra le mani lo fa andare fuori di cervello.
Il solo fatto che “ti lascio per il tuo bene” scritto su un foglio di carta strappato da una bolletta già pagata, lo fa sentire un completo idiota.
Sono 125 giorni, compreso questo, che scivolano via con amarezza.


Delle nocche battono alla porta di camera sua, il silenzio è talmente forte che si spaventa, sussulta sul letto e borbotta un – Avanti – strascicando le parole.
Lola entra ferocemente nella stanza, lasciando che la porta sbattesse al muro, a malapena riesce a camminare, vista tutta la roba gettata sul pavimento «Zayn Jawaad Malik!» tuona, mettendo le sue mani incredibilmente minuscole sui fianchi, Zayn le rivolge solo uno sguardo per poi riprendere a fissare il tetto sopra le loro teste. «Sei un demente» lo offende, guardandosi intorno, storcendo il naso, perché ragazzi, dentro quella stanza c'era un'odore asfissiante, Lola nemmeno capisce come riuscisse a viverci Zayn, lì dentro.
Spalanca la finestra, lasciando che il sole le riscaldasse il viso e che un po' d'aria fresca le entrasse nei polmoni, oppressi dall'odore di nicotina, pizza e birra.
Ora che Lola non poteva vederlo, Zayn ride ad ogni sui ammonimento, scoprendo il perché quella ragazzina dai capelli crespi, le labbra sottili e le mani minuscole, fosse diventata una delle poche persone a spronarlo, anche mentre tutti gli altri perdevano la speranza in lui.
Lola si gira, arricciando il naso «Le dieci sono passate da un bel po', lo sai questo vero, popstar?» aggiungendo al suo discorso ammonitore un po' di ironia «E sai anche che non permetterò che tu passi un'altra giornata chiuso in questa diavolo di stanza che... - si sofferma a guardare per un attimo, e con un'espressione di schifo dipinta sul viso – da quanto cazzo è che non pulisci questa stramaledetta stanza, Zayn? Cristo, guarda che schifo!» tira su una maglietta sporca, senza nemmeno degnarsi di annusarla, le potrebbe venire la peste bubbonica al solo avvicinarla al suo bel, e anche delicato, naso.
A Lola non piace vedere il proprio amico ridotto come un malato di depressione, chiuso da giorni in una stanza sudicia, per giunta puzzolente, a fissare il soffitto, cercando risposte che mai sarebbero arrivate, perché Bree ormai era andata e se per qualche, sfortunato, evento la incontrasse, sarebbero cazzi amari.
Lola sorpassa con noncuranza il calendario con le grandi X rosse, segnate dalla precisa mano di Zayn, e sorride con rassegnazione «Sentimi carino, adesso, per prima cosa, ti alzi, perché io di vederti steso su questo letto lercio, ne ho già piene le palle – leva dal pavimento dei pantaloni neri rotti sulle ginocchia – secondo, mi dispiace tanto e lo sai benissimo, però, diamine Zayn, non puoi mica buttare la tua vita così!» La ragazza si mette a sedere sulla sponda del letto, raccogliendo i capelli folti in uno chignon, Zayn se ne sta disteso, con le mani sotto la nuca, il suo bisogno di sentire dolore non era giusto e nè tantomeno normale, ma il suo provare dolore gli fa ricordare di essere vivo, che il mondo intorno a lui continua a girare, e la vita non dovrebbe fermarsi per nessuno, che il sole la mattina sorge e la sera tramonta, che Lola non ne può più di andare a lavoro a piedi e di passeggiare da sola, ma sopratutto di pulire quella stanza, la quale azione era oltre che disgustosa, molto spiacevole.
«125 giorni»
«125 che cosa?» chiede Lola riducendo gli occhi a due fessure, impercettibili fessure. Poi capisce e agita le braccia.
«Oh, davvero? Hai deciso di rimanere chiuso qui dentro fino a Natale?»
Quella battuta sarcastica gli strappa un flebile risolino divertito. «Potrebbe essere un’idea, no?»
«L’unica idea che ho in mente io ora, è quella di tirarti un pugno e procurarti talmente tanto dolore da farti dimenticare Bree, il mese in cui siamo, e anche il tuo nome, per la miseria»
Odia il fatto che c'è questo vuoto che lo mangia, che ha paura ancora, come da bambino, dei mostri sotto il letto, il fatto di sentirsi il più ridicolo fra gli imbecilli, e il fatto che, per un attimo mentre le mani di Lola gli sfiorano l'orecchio, desidera che siano quelle di Bree, nascosta ora in chissà quale angolo del mondo.

 

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Ueilà! Eccomi con una minilong composta da tre capitoli o di più che mi gira in testa da moltissimo tempo e ho deciso di pubblicarla alla fine! Non so voi ma io adoro il personaggio di Lola e sopporto poco Bree (cliccate sul nome per vederla)
spero in qualche vostra recensione, visto che ci tengo da morire..
alla prossima belle!
cleo.

 

zayn

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Capitolo 2
*** 2. ***


layn

Sempre e solo nei sogni stringo le braccia intorno a te

 

 



2.

 

 

Lola vorrebbe trovarsi in qualsiasi altro posto in quel momento, tranne che in quello, è un posto carino, certo, ma la compagnia è veramente pessima, o almeno quella che avrà in pochi minuti.
É un hotel gestito da italiani, molto alla mano, il posto è pulito e la gente carina che fa sorrisi a destra a manca, come se fosse una bellissima giornata – non è per niente una bella giornata, idioti – come sempre lo spirito scontroso di Lola non può fare la sua parte, ma sorride comunque all'ometto con i baffi che ridacchia dall'altra parte del bancone.
Se pensa alla fatica fatta per riuscire a farsi dire il nome di quello stramaledetto posto si strapperebbe i capelli, la famiglia di Bree non è mai stata tanto gentile, tanto meno la stessa Bree lo era statam visto le condizioni in cui Zayn si trovava.
Non era stato facile farsi dire da Evan il motel in cui la sorella risiedeva in quei pochi giorni che la separavano dalla partenza per Parigi, dal tragitto da casa sua al Luxury Hotel, aveva fatto i conti con un tassista e la sua voglia di parlare a gente sconosciuta e con un venditore ambulante, piuttosto insistente, di CD scaricati illegalmente da internet, e la giornata continuava a peggiorare.
Da quando ha messo piede nella Hall non fa altro che scrutare i visi delle persone che le passano davanti, con la paura di lasciarsela scappare, non serra le palpebre, perché magari lei la vede e fa di tutto per scappare dalla sue grinfie e sopratutto dalla predica che Lola ha da farle.
Vede visi stanchi, annoiati, sorridenti, non riesce a smettere di pensare alla vita monotona che queste povere persone sono cotrette a vivere, famiglia, casa, bollette, la spesa e il pranzo della domenica, le chiacchere delle colleghe di lavoro sul marito che non le soddisfa o delle loro unghie sciupate.
Queste persone non sono la razza umana, ma razzi umani, sempre di fretta, con la paura di essere in ritardo per non riuscire a prendere il treno.
Passano davanti a lei un'altra decina di persone e poi la vede, con un passo leggero, cammina con grazia e il vestito a fiori svolazzava, scoprendo di poco le sue gambe, più magre del solito, i capelli non hanno più lo stesso colore, adesso sono castani e ha un nuovo taglio che le incornicia alla perfezione il visto un po' paffutello, ma sicuramente più smagrito dell'ultima volta che l'aveva vista.
Lola ricordava Bree molto più colorita in viso, ora un rosa pallido colora il suo viso, e Lola deve ammettere che le sta da dio.
In un gesto del tutto naturale, Bree alza gli occhi godendosi per pochi secondi il tepore della sala d'aspetto, respirando un po' l'odore dolce, dato dai fiori che ornano la stanza, della sala d'aspetto dell'albergo, e i suoi occhi finalmente incontrano quelli adirati di Lola. Improvvisamente la saliva le si blocca in gola, la bocca si asciuga e si schiude, lasciando uscire un gemito soffocato dalla sorpresa di vederla lì, con le gambe accavallate e il fumo che le esce persino dalle orecchie, da quanto è incazzata. Quindi Bree avanza il passo, ma Lola si alza di scatto.
«Dove credi di andare, signorina?» le afferra un polso, costringendola a voltarsi, Bree impreca dentro di sé. «Lola, che piacere vederti!»
«Finiscila sai, so benissimo che per te non è un piacere vedermi qui e, credimi, nemmeno per me è un piacere»
Bree sospira amareggiata, fissando dal vetro vedendo due uomini seduti al bar dell'albergo «Se devi dirmi qualcosa, per piacere non qui»
Lola si volta – tu guarda questi imbecilli – non sopporta i ficcanaso.


Lola lascia cadere nel suo caffè la prima bustina di zucchero di canna nel suo thé caldo, Bree non poteva far altro che osservare i piccoli granelli di zucchero cascare nell'infuso, nemmeno ne dipendesse la vita, da quella bustin di zucchero.
Il caffè dell'hotel non è altro che una terrazza sul mare, con camerieri vestiti di bianco e con un cappello ridicolo in testa, c'è il sole e c'è anche una marea di gente in quel bar, Bree non sa cosa dire, non sa mai cosa dire, sopratutto quando si tratta di Zayn e Lola, perché Lola è una testa calda e non c'è proprio da negarlo.
Lola sospira e si asciuga le labbra con il fazzoletto di color rosa pesca – che colore del cazzo – pensa fra sé e sé, poi guarda Bree, intenta a fissarla.
E Bree le è grata, perché non riesce nemmeno ad aprire la bocca.
«Come procede il lavoro?» chiese legandosi i lunghi capelli «Beh, benone, sono riuscita ad evitare il licenziamento, non hanno più soldi»
«Mi piace il tuo nuovo taglio di capelli» sibila Lola, abbozzando un sorriso timido, Bree si sfiora la nuca con le dita minuscole «Ti ringrazio, ma non credo tu sia venuta qui per parlare dei miei capelli»
Lola sospira e lei non sospira mai, guarda un uomo grasso che passa, una ragazza che parla accigliata al telefono e un cameriere che la guarda da lontano, Bree sa perfettamente il motivo per cui la ragazza è arrivata con il fumo che le usciva dalle orecchie, solo che è troppo impaurita, ansiosa, per ammetterlo.
«Zayn ormai è diventato un vegetale, nel vero senso della parola Bree, Cristo, sta contando i giorni da quando te ne sei andata!»
Bree alza un sopraciglio, bevendo un sorso di caffè caldo, il sapore amaro riesce un po' a calmarla, o almeno a calmare il fiume di pensieri che scorre nella sua mente, come se fosse in piena, ricorda ancora quando ha poggiato l'ultima volta le sue labbra, su quelle di Zayn e da allora sembra che quella sensazione umidiccia non se ne sia mai andata, che l'amaro in bocca resterà per sempre, ma è stata la cosa giusta e lei lo sa.
Ne va della sua malattia, della sua libertà.
«In che senso?»
«Nel senso che stamattina sono entrata in quel porcile di camera, sono passata davanti al calendario e ci sono segnate sopra ben 125 stramaledettissime X!» Bree non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da Zayn, non è solito a dimostrare il suo dolore, non è solito a lasciare la stanza come un bordello e non ha mai visto Lola così incazzata.
«Tu pensi che, ripresentandomi un giorno, per poi vedermi scomparire di nuovo, gli farà bene?» gonfia il petto, cercando di non alzare il tono di voce, così che tutto il bar evitasse di sentire in che razza di situazione di era cacciato il famoso Zayn Malik.
«Certo che no! Non sono così stupida, Dio, dico solo che magari, se la ragazza che lo ama gli dicesse di darsi una svegliata, saremmo già un passo avanti» la mani di Lola cominciano a tremare per la tensione nervosa, la rabbia che le scorre ovunque.
Ma si trattiene, perché lo sa che sennò succederebbe un casino che la metà basterebbe.
«Dai Bree, sii ragionevole, l'hai scaricato con un pezzo di carta strappato da una bolletta già pagata, non è molto carino!»
Bree ammette a sé stessa che l'idea di prendere un pezzetto della bolletta più alta che aveva pagato, era decisamente la cosa più deficiente che avesse potuto aver fatto.
«Sai che giorno è fra una settimana?»
Sospira «il suo compleanno» le sue labbra si sciolgono in un tenero sorriso, mentre guarda le briciole sul tavolo, ed è quando Lola capisce che è nel mezzo a chissà quali ricordi felici.
«Vuoi tornare a Bradford, per vederlo?» la interrompe Lola, guardandola fissa, come se potesse cambiarle la mente, come se potesse fare felice Zayn in qualche modo.
«No Lola – Bree si alza, si mette la borsa sulla spalla, sorride triste – non torno»
E se ne va, non una parola di più.

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Eccomi con il capitolo forse più difficile di questa minilong, è stato un parto, poi ho avuto varie situazioni, sia piacevoli che spiacevoli e non sono più riuscita ad aggiornare, e mi scuso tanto per il ritardo!
Spero vi sia piaciuto e ringrazio le lettrici che leggono questa minilong, che tengo finire hahha
A presto,
Cleo

 

zayn


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Capitolo 3
*** 3. ***


125

 

epilogo.

 


«TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A ZAYN, TANTI AUGURI A TE!» Un boato di applausi scoppia nella enorme stanza, Zayn soffia le candeline celesti sulla torta preparata da sua madre, e sorride come un bambino di dieci anni al suo compleanno.
Non riesce a credere che il suo compleanno sia arrivato così senza preavvisto, che i giorni siano passati così velocemente come una folata di vento, spazzando via per qualche secondo tutta la tristezza e la rabbia racchiuse dentro il suo corpo, ed è arrivato tutto così velocemente, mentre le X sul suo calendario traslucido aumentano, come i suoi anni.
Zayn attira l'attenzione dei suoi compagni di band, delle sue sorelle e di Lola picchiettando la forchetta sul bicchiere di vetro, gli occhi sono tutti su di lui «Non c'è bisogno che rompi il servizio buono di mamma, Zayn – ride Waliyha – ti stiamo tutti guardando»
Zayn la guarda smorto per un po' «Zitta un po'» borbotta poi.
Si schiarisce la voce con un colpetto di tosse, dando alla torta davanti a lui un ultimo sguardo «Prima di tutto, non cantatemi più gli auguri, perché siete pessimi come cantanti – dei risolini si disperdono per la stanza, insieme al fumo delle candeline appena spente – e poi volevo ringraziarmi.. so che in questi ultimi tempi sono stato..»
«Un'ameba» conclude Harry Styles sorridendo e facendo ridere tutti i presenti, Zayn sbuffa impaziente, anche se ride per la battuta del più piccolo della band.
«Ok questa era buona – sentenzia, poi cerca di ritornare serio per la fine del suo discorso che aveva preparato nella sua testa per settimane – no davvero, so che sono stato antipatico, scontroso e...Lola?» guarda la sua migliore amica a pochi passi da lui «Noioso?» azzarda lei accigliandosi, Zayn annuisce e sorride «Probabilmente, ma sono fiero di dire che nessuno di voi mi abbia abbandonato, e un grazie speciale a Lola che mi ha persino tolto i lacci delle scarpe per evitare che mi impiccassi, quindi...chi vuole la torta?» Louis senza pensarci due volte si fionda vicino all'amico, sorridendogli – Ce la fai amico – e con quelle parole Zayn sorride ancora di più, dando una pacca riconoscente al più vecchio della band.

Nessuno presta più attenzione a Zayn e Lola, la quale si avvicina a lui e le strattona il braccio «Zayn?» lui si gira, mettendole un braccio intorno alle spalle minute, sente le ossa di quelle bucargli quasi il braccio «Qua fuori c'è qualcuno che vuole vederti» abbassa lo sguardo sorridendo e uscendo dalla sua stretta «Prendilo come il mio regalo di compleanno»


Zayn vorrebbe saltare, piangere, ridere, poi ripiangere di nuovo. L'emozione è la stessa di un bambino di cinque anni il giorno di Natale, guardare cosa Babbo Natale gli ha portato, tenendo fra le piccole mani dei pacchi colorati.
Bree è bella con i suoi stivaletti di camoscio, con il suo golf color panna e avvolta in quei jeans strappati sulle ginocchia, i capelli lisci che le circondano le guance più paffute del solito, ma Zayn avrebbe trovato Bree bellissima in qualunque caso e il suo sguardo lo colpì come il freddo in Novembre, facendogli ricordare i giorni passati a piangersi addosso e tutto il dolore provato a segnare quelle X rosse sul suo calendario.
E il biglietto e le bollette, e lui forse l'amava e lei sorride.
«Ciao Zayn»
«Perché sei qui?» in qualunque modo formuli la frase, Zayn ha paura di essere scontroso, quando invece, l'unica cosa che desidera è un suo caloroso abbraccio, ma Bree non risponde, lo guarda e sorride timida, strascica i piedi fino alla panchina verde poco lontano dalla veranda di casa Malik, non sa perché è andata lì, non ha intenzione di ritornare con lui, ha bisogno di una nuova vita, ricominciare da capo, vivere come se ogni giorni fosse l'ultimo, respirare l'aria fresca la mattina alle cinque e bere il caffè ogni quattro ore.
«Sinceramente – sbuffa lei, scuotendo la testa – nemmeno ci volevo venire qui, è stata tutta un'idea di Lola, quindi quando avremo finito di parlare e tu tornerai a vivere la tua vita, da un abbraccio forte, stringi quella ragazza, perché se lo merita – si morde un labbro e lo guarda, vede nei suoi occhi il dolore e la voglia di fumare una sigaretta – ti vuole davvero bene»
Zayn rimane spiazzato, Bree e Lola non si sono mai piaciute e non sono mai state in grado di sostenere una conversazione civile, senza finire a frecciatine o insulti.
Bree lo guarda ancora, scrutandolo bene «Ho bisogno, e Zayn, ne ho davvero bisogno, che tu mi dimentichi, cancellami»
Zayn avrebbe voluto piangere, fare il capriccioso, come poteva cancellarla?
«Tu mi ami?»
Bree non sa che rispondere, non si trova mai a suo agio quando le si pongono certe domande, da una parte Zayn occupa una gran parte del suo cuore, dall'altra ha bisogno solo di se stessa.
«Questo non importa ormai Zayn – una voragine si apre nel suo stomaco, inghiottendo tutto il coraggio che fino a poco prima aveva – io l'ho fatto per t..»
«Cazzo! - sbotta lui, battendo un pugno sulla panca – smettetela di dire, l'ho fatto per te, l'ho fatto per il tuo bene, come se non fossi in grado di decidere cosa è meglio per me! Certo, ti spacco il cuore in due, ma lo faccio per il tuo bene, mi credi idiota?»
E Bree non riesce più a trattenere quell'impulso, affonda il viso nell'incavo del suo collo e lo abbraccia, lo stringe forte perché alla fine lo sa anche lei che ne ha bisogno, il pianto le muore in gola, e Zayn vorrebbe che quel momento durasse per l'eternità.
«Devo andare – si ricompone, sorridendogli – non odiarmi, Zayn...non odiarmi»
Zayn la ama, e ne è pienamente cosciente, ed è cosciente anche del fatto che i suoi sentimenti non cambieranno mai.
Ma si adatterà.
Prima o poi, Zayn la cancellerà.
Prima o poi.

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E con questo capitolo si conclude 125 giorni, non ci credo, ho finito una ff dopo ANNI ahahaha
vorrei ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita, che hanno recensito e che mi hanno supportato!
Vi amo davvero, non so come ringraziarvi!
Non temete, salutiamo Bree ma non salutiamo Zayn e Lola, infatti ho una Os pronta per voi su loro due!
E voi eravate team Zree o team Zola? che nomi del cazzo ahahah, io sono team Zola comunque 
tanto per dire.
vaaaabeh, raga alla prossima.
grazie ancora, love you.
Cleo.

 

zayn

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