Brisingr

di Egwine
(/viewuser.php?uid=46563)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Verità ***
Capitolo 2: *** La Notizia ***
Capitolo 3: *** Un giro in paese ***
Capitolo 4: *** Sofferenza pura ***
Capitolo 5: *** Partenze e Nuove Scoperte ***



Capitolo 1
*** La Verità ***


1- La Verità



Dopo aver rilasciato l'incantesimo e aver reso più tranquillo il cugino grazie alla sua promessa, Eragon si distese finalmente sulla sua branda. Le membra gli dolevano, come anche la mente, per il duro combattimento avuto contro suo fratello Murtagh, figlio di Morzan, il traditore che aveva aiutato Galbatorix nei suoi loschi piani, per eliminare l'ordine dei Cavalieri. Lui, Eragon, era suo figlio... faceva ancora fatica a crederlo, ma si era deciso ad aggrapparsi alla convinzione che Garrow, colui che lo aveva allevato e che lo aveva istruito insegnandogli i sani principi che lui ora possedeva,fosse il suo vero genitore. Il corso dei suoi pensieri fu interrotto improvvisamente da una forte perdita di energie.Si alzò subito in piedi e srinse con forza la collana che i nani gli avevano donato, le forze continuavano ad abbandonarlo e lui, già stremato dalla guerra e dalla battaglia, cadde in ginocchio con una smorfia di dolore. Roran, che non si era ancora allontanato, si allarmò e preoccupato gli chiese:"Eragon, cosa c'è? Cosa ti fa quella collanina?" ma il cugino, troppo provato dallo sforzo di non cadere nel buio della morte, non gli rispose. Allora quello chiese ancora:"Eragon... non farmi spaventare! Vado a chiamare qualcuno? Forse Angela?". Solo allora il Cavaliere si rese conto che il cugino gli stava parlando, anzi urlando, ma lui non ci badò e cercò la sua dragonessa con la mente "Saphira...qualcuno sta...cercando di divinarci...aiutami" l'ultima parola fu una richiesta disperata che rivolse anche a Roran.Questi si apprestò a chiedere:"Cosa devo fare?" e lui, con un filo di voce:"Prestami la tua...Oh! Non pensarci è passato". Infatti il martello stava ridiventando freddo e l'Ammazzaspettri si accasciò al suolo, esausto.

* * *

Rinvenne dopo pochi minuti dopo e immediatamente il cugino, lieto di vederlo sano e salvo, lo abbracciò e gli sussurrò all'orecchio:"Scusami se prima ti ho accusato ingiustamente della morte di mio...nostro padre, ora capisco che su di te conta l'intera Alagaesia e sei vittima di continui attacchi nemici, non so cosa ti è accaduto poco fa', ma con la tua richiesta di aiuto mi è sembrato che volessi scampare alla morte stessa e da cio' deduco che ti abbia attaccato uno stregone potentissimo e..." Eragon interruppe il fiume di parole, confessando con voce roca:"Era Galbatorix, stava cercando di divinare me e Saphira, avrà saputo dell'insuccesso di Murtagh e...si, ho richiato seriamente di morire, anche se penso che con l'aiuto di Saphira sarei riuscito a contrastarlo, almeno per un po', e ora credo di dover riposare o cadrò stremato tra le tue brac..." Roran dovette sorreggerlo, perché svenne. Lo adagiò sulla branda e, addolorato dalle sue condizioni, uscì dalla tenda sedendosi all'entrata, al fianco della possente dragonessa, la quale lo guardò con un suo occhio color zaffiro e lo chiamò facendolo spaventare.
"Scusa, sai, non sono ancora abituato a parlare con un drago"
"Non scusarti, non avrei dovuto chiamarti cosi' improvvisamente"
"Cosa volevi dirmi?"
"Ti vedo turbato, per questo ti voglio rassicurare dicendoti che Eragon ti vuole molto bene e non lascerà che facciano del male a te o alla tua amata, noi ti aiuteremo a salvarla"
"Grazie, ma forse non dovrei farvi esporre a un cosi' grande pericolo e non dobbiamo dimenticare che poco fa' il Re lo ha attaccato e... sinceramente mi e' sembrato un po' preoccupato, anche se cerca di nasconderlo"
"Eragon e' molto giovane e per me ha patito sofferenze che mai nessuno ha provato, ed ora e' cosciente del fatto che lui e' l'unico in grado di salvare Alagaesia dalla tirannide di Galbatorix e che dovrà combatte non solo contro di lui, ma anche contro il suo migliore amico e fratello Murtagh, entrambi molto più forti di lui, ma io so che insieme supereremo tutte le difficoltà e alla fine porteremo la pace... forse"

Roran abbassò lo sguardo verso terra, suo cugino era diventato uno degli uomini più potenti della terra, ma il suo animo disprezzava quel potere, desiderando solo calma, pace e libertà, ma non era possibile ritornare nel passato e cambiare gli avvenimenti, per questo Eragon si era preso le sue responsabilità di Cavaliere e ora si dava animo e corpo alle giuste cause, per affrontare un giorno, forse non molto lontano, il fatidico combattimento che avrebbe deciso la sorte di Alagaesia, come dice il proverbio "Il dovere è più pesante di una montagna, la morte più leggera di una piuma"
Rivolgendosi a Saphira "Lui è sempre stato il piu forte tra i due, quello che non si arrendeva mai, ma cercava una strada alternativa da percorrere, ora ha dei grandi doveri e io non mi sento più vicino a lui come un tempo"
"Non devi dire questo, Eragon è solo diventato più maturo di qualsiasi altro ragazzo della sua eta' grazie alle molte esperienze fatte in pochi mesi e ai duri allenamenti a cui siamo stati sottoposti, tanto che spesso hanno dubitato del fatto che lui fosse realmente il famoso Cavaliere le cui gesta vengono cantate dai Varden, dai nani e anche dagli elfi, ma è sempre la stessa persona, cioè colui che è cresciuto con te"

Detto questo la dragonessa lo lascio' a ragionare da solo, fino a quando non si addormento' e lei lo copri' con una delle sue sinuose ali.

* * *

Dopo qualche ora Eragon si sveglio' e, inquieto usci' dalla tenda e si accuccio' vicino al ventre caldo del suo drago.
"Saphira"
"Piccolo mio, cosa c'è?"
"Niente, è solo che non voglio stare lontano da te"
"Neanche io Eragon"
E cosi' si abbandonarono tra le braccia di Morfeo, ognuno ringraziando l'altro per la propria presenza.

* * *

All'alba Eragon si desto' dal suo stato di dormi-veglia e si alzo' ammirando lo splendido paesaggio che aveva davanti agli occhi, il colore allegro del sole e del cielo mattutino faceva da contrasto al desolato deserto delle Pianure Ardenti, disseminato di cadaveri che attendevano di essere sepolti per vivere finalmente una nuova vita, sicuramente migliore di quella precedente.
Il Cavaliere si stiracchio' e girandosi verso Saphira noto' che Roran era rimasto li' per l'intera notte, probabilmente la notte precedente si era preso un grande spavento vedendolo in quelle condizioni.
I Varden stavano svolgendo pigramente le loro mansioni giornaliere e nessuno lo noto' passeggiare tranquillamente assorto nei suoi pensieri: Galbatorix non aveva potuto gia' sapere della missione fallita del fratello, stanco com'era, Castigo non ce l'avrebbe fatta a percorrere quel tratto che separava le Pianure con Uru'Bean in meno di mezza giornata.
Forse era avvenuto qualcosa di importante che lo aveva indotto a divinarlo... ma cosa?
Inaspettatamente si accorse che i suoi piedi lo avevano portato nell'accampamento degli ex-abitanti di Carvahall.
Provo' un senso di smarrimento, li' non si sentiva a suo agio, riteneva di aver tradito tutti i suoi compaesani costringendoli ad una vita piena di dolore, anche a causa della perdita delle proprie radici.
Tutti coloro che qualche anno prima lo sgridavano, ora lo guardavano con timore reverenziale, addolorati, ma spaventati dal suo potere.
Sospiro' e girandosi per dirigersi da Nasuada, quasi non si scontro' con Horst. Questi subito divento' teso e fece un lieve accenno a inginocchiarsi, non sapeva se poteva salutarlo come aveva sempre fatto, ma Eragon lo trattenne e lo scherni':"Horst non sono un re, sono il ragazzo di sempre, mi hai sempre aiutato nelle difficoltà. Voi tutti, credete che io sia cambiato, certo ho dovuto affrontare prove a cui non mi sarei mai sottoposto, ma anche voi avete superato un lungo e travagliato viaggio, il mio aspetto è mutato, la mia cultura è molto più vasta di prima, ma la cosa più importante, l'anima, è la stessa, quindi vi prego di trattarmi come avete sempre fatto."
Horst era un po interdetto, ma sentendo cio capi' che era la verita' e ritorno' il vecchio e inimitabile Horst.
"Va bene, Eragon, cerchero' di convincere gli altri, ma non ti assicuro nulla, sai, quella tua dragonessa li ha spaventati tantissimo, ma tutti ammettono che in fin dei conti è stupenda. Non ho mai dubitato di te, ma ora sei un Cavaliere e i tuoi poteri sono temuti da tutti, credo sia normale che anche noi ti trattiamo con rispetto e un pizzico di paura."
"Ti credo, ma ciò non mi piace ugualmente, mi dispiace, ma devo andare, la mia Signora mi sta chiamando"
"Certo, vai pure, a presto!"
Infatti Eragon aveva sentito la coscienza di Nasuada chiamarlo, ma prima di andare da lei, si diresse verso la sua tenda, avverti' Saphira, la quale volle venire con lui, adagio' Roran sulla sua branda per farlo riposare meglio e corse verso il padiglione centrale.






L'angolo dell'autrice

Mi spiace se la storia può risultare poco scorrevole, ma è la mia prima Fan Fiction in assoluto.
Ringrazio tutti coloro che riusciranno a leggere questo capitolo e quelli che lo commenteranno.
Credo di aggiornare presto... lo spero.

A presto!!!


Egwine

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Notizia ***


2- La Notizia



"Cosa?", esclamarono in coro Eragon e Saphira, il primo ad alta voce, l'altra mentalmente.
I due erano troppo scioccati dall'improvvisa notizia che non riuscirono a proferire altra parola. Eragon sembrava un bambino che stava per piangere, a cui gli era stato sottratto un oggetto prezioso, mentre Saphira guardava il suo Cavaliere con i suoi occhioni, percependo che stava soffrendo.
Infatti, nell'anima dell'Ammazzaspettri, ruggiva una dura battaglia tra l'amore e l'amicizia e il sollievo, ma nessuna delle due parti riusciva a prevalere, come se fosse una bilancia a due bracci in bilico, indecisa se cadere a destra o a sinistra.
"Devo ammettere che sono addolorata anche io, ma non posso nascondere che questo è un grande vantaggio per i Varden... e per voi, e questo non mi può che dare solo gioia. Ora la nostra missione è più semplice", ammise Nasuada.
"Mia signora, scusate l'intrusione - si inserì Arya che era appena entrata nel padiglione - ho saputo dell'accaduto - rivolse un fugace sguardo di compassione verso Eragon - e non credo che semplifichi le cose"
"E perchè mai?" chiese il capo dei Varden.
"Perchè Galbatorix potrebbe insinuare che siamo siati noi e quindi, accecato dall'ira, potrebbe attaccarci lui stesso", spiegò in modo conciso l'elfa.
"Capisco le tue preoccupazioni, ma nessun indizio ci fa escludere il fatto che sia stato lui in persona a causare quello che è successo, forse per sviarci, portarci su una pista sbagliata da lui scelta, per poi colpirci quando crederà opportuno." le fece notare lei.
"Probabilmente avete ragione, ma questa situazione non mi piace per niente", affermò Arya facendo stupire i presenti.
"Gli elfi non si fanno mai innervosire dalle notizie spiacevoli, anzi di solito sono del tutto indifferenti. Forse sei in agitazione per qualche messaggio arrivato dalla tua regina, nonchè madre?" chiese preoccupata la Furia Nera.
"Niente che possa nuocere ai Varden, per questo preferirei non pronunciarmi in merito"
"Certo, come vuoi. Puoi andare, devo scambiare quattro parole con Eragon".
Nasuada non staccò gli occhi dalla schiena di Arya, fino a quando questa non scomparve dietro alla porta, gli occhi che in realtà non stavano vedendo nulla, ma solo ragionando.
"Ed ora Eragon, mi dispiace per quest'ulteriore dolore che ti ho inflitto, ma credo non sia prudente da parte mia lasciarti andare sull'Helgrind per salvare Katrina insieme a tuo cugino..." attaccò il discorso, dicendo ciò che il Cavaliere si era aspettato.
"Mia Signora, concordo in pieno con te, ma se lo dicessi a Roran, lui partirebbe senza di me e non potrei sopportare anche la sua perdita."
"Lo so, ma non c'è altra soluzione, vai e avvertilo"
"Come vuole lei", non aveva la forza di controbattere, quella notizia gli aveva tolto tutte le sue certezze.


* * *


Drago e Cavaliere non si parlarono per l'intera giornata.
Eragon aveva avvertito Roran della sua assenza alla missione e questi aveva reagito come era stato previsto.
Ora il tramonto sembrava più tetro del solito, no, era solo l'umore dello spettatore che lo rendeva tale.
Tutte quelle sfumature di arancio, simbolo della felicità che in quel momento era del tutto assente, e di verde, segno di speranza. Quel colore non aveva motivo di esistere agli occhi di quell'eroe che ora piangeva disperatamente, rassicurato solo dalla sua dragonessa che lo guardava premurosa come una madre... solo lei era in grado di capire i sentimenti di Eragon.


* * *


"Eragon" chiamò una voce squillante.
"Eragon!" riprovò
"ERAGON!!!"ora il Cavaliere si alzò fulmineo, cercando con la mano la spada che in realtà non aveva.
"Eragon, non preoccuparti, sono io, Angela"
"Oh! Ciao, cosa ci fai qui a notte fonda?"
"Ho trovato una cosa che devi vedere assolutamente! Seguimi"
Il nostro eroe si affrettò a raggiungerla, taciturno. Quella giornata era già stata piena di notizie sconvolgenti, cosa poteva accadere ancora?
L'erborista lo guidò in una radura non lontano dall'accampamento Varden.
"Lì è avvenuto il famoso fatto di oggi" e indicò uno spazio tra due alberi.
Camminarono ancora per qualche minuto e si portarono vicino all'accampamento nemico.
"Guarda lì"
Eragon rimase sconvolto.
"Cosa...? Chi ha...? Perchè?"
Angela sembrò divertita.
"Scusa, potresti almeno finire una domanda?"
"Non ho parole" riuscì a dire.
"Bravo!! E' un grande inizio!!Sinceramente non ne capisco molto nemmeno io di questa storia, ma il mio istinto di indovina mi dice che non dovrai dirlo a nessuno e a meno che tu non sia realmente te stesso, qualcuno ci vuole ingannare. Tuttavia, ciò non vuol dire che anche quello trovato stamattina dagli esploratori sia una copia, ma potrebbe essere quello reale."
"La penso anche io così, e poi... non voglio illudermi con false convinzioni"
"Bravo, forse quell'Oromis ti ha inculcato veramente qualcosa in quella tua testolina, ora ritorniamo all'accampamento e acqua in bocca!!"

Eragon andò da Saphira e le raccontò tutto, alla fine la dragonessa commentò: "Non mi convince questa situazione, ma ora riposati piccolo mio, domani ci aspetta una nuova giornata, e non dimenticarti mai che non sarai mai da solo, ci sarò sempre io al tuo fianco"
"Grazie, le tue parole sono sempre confortanti, buona notte"
"Sogni d'oro"





L'angolo dell'autrice



Eccomi qui per tormentarvi con un nuovo capitolo!! Spero abbiate capito qualcosa...eheheh XD
Mi sono divertita tantissimo a scriverlo, anche perchè vi faccio restare sulle spine, vi posso dire solo che le notizie sono tutte collegate (anche quella di Arya)
Cosa sarà successo mai?!?
Mi piace punzecchiarvi, potete anche espormi le vostre idee, sono tutt'orecchi!

Ringraziamenti
Stefy_81: grazie per l'incoraggiamento!!Spero ti piacerà questo capitolo :)
Akita: i periodi... lo so... ma ho tante cosa da dire che rendo le frasi lunghissime e piene di informazioni. (anche se vorrei scriverle ancora più lunghe)

Infine vorrei ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia giovane FF, e commentatela mi raccomando!!

P.S. stavo quasi per piangere quando ho scritto la parte del tramonto...

P.P.S scusate gli errori di battitura, scrivo velocemente altrimenti mi dimentico cosa voglio dire (scrivo direttamente sul computer)

A PRESTO!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un giro in paese ***


3- Un giro in paese



Era un paesino semplice, molto isolato, tanto che gli abitanti non sapevano nemmeno che era in corso una sanguinosa guerra tra l'Impero e i Varden.
Il sole aveva appena compiuto il suo giro giornaliero ed ora ritornava al punto di partenza, illuminado il cielo e oscurando le stelle, le quali non potevano competere con la brillantezza della "palla di fuoco", così chiamata perchè si narrava fosse stata creata dalle fiamme dei draghi all'origine dell'universo.
L'immensa foresta che si estendeva intorno al paesino era l'unica a gioire di quello spettacolo, spesso sembrava ignara di ciò che le accadeva intorno, ma a volte partecipava alle emozioni anche solo di una persona, come in quel giorno.
Gli adulti, ma soprattutto gli anziani, affollavano già le strade, creando un piacevole miscuglio di voci, che unendosi al soffio del vento, formava una sinfonia che solo la natura era in grado di percepire, poichè quasi tutti la ritenevano un fastidio.
I pochi bambini presenti dormivano beatamente nelle case, consapevoli che ad ogni incertezza, dolore, avrebbero avuto l'intera famiglia al fianco, pronta ad aiutarli.
Ma così non era per quell'ombra che si aggirava furtiva tra gli alberi, cercava di non fare rumore, come se la inseguissero.
Il suo giovane corpo era l'immagine perfetta della sinuosità e dell'armonia, un uomo si sarebbe perso volentieri in quelle curve perfette.
Tutto era nascosto da vestiti maschili che però sembrava portare con disinvoltura, certamente non era abituata agli abiti femminili, troppo ingombranti per combattere e scappare via velocemente quando era necessario.
Aveva sempre vissuto in solitudine, i suoi genitori erano morti quando era ancora una bambina, aveva imparato a cavarsela da sola, aveva imparato l'arte del combattimento da un vecchio saggio, il quale, prima di morire, le aveva donato la sua spada Knifr.
Quando aveva 15 anni aveva scoperto di essere in grado anche di usare la magia, e da quel giorno in poi tutto era cambiato.
Era decisa nel volersi rendere utile e quindi aveva deciso di schierarsi dalla parte di uno dei due schieramenti che si stavano fronteggiando.
Quel giorno era il suo diciottesimo compleanno, ma non festeggiava, non c'èra tempo per quelle sciocchezze, era solo un giorno come un altro, ora doveva solo nascondersi in quel paesino per qualche giorno e poi dirigersi verso...
Una radice le strappò un pezzo di pantalone, fermando il flusso di pensieri che le attanagliavano la mente.
"Maledette queste radici!"
Continuando ad inveire, guardando lo strappo, continuò a camminare fino a quando non giunse sulla strada principale.
Nessuno la degnò di uno sguardo.
Era troppo pericoloso alloggiare in una locanda, lì probabilmente non ce ne sarebbe stata nemmeno una.
Passeggiò per tutta la mattinata, godendosi il panorama e guardando le case che le ricordavano tanto il suo piccolo paese di origine, da cui era dovuta fuggire per motivi di sicurezza.
A ora di pranzo si sedette sotto ad un albero e prendendo un pò di pane e formaggio, mangiò assaporando la serenità che da mesi le mancava.
Vide un uomo avvicinarsi e si irrigidì, non sapeva se aveva buone o brutte intenzioni, così stette lì ad aspettarlo.
L'uomo era molto robusto, con spalle larghissime e una folta barba, non doveva avere nemmeno 40 anni.
Le sorrise calorosamente e le chiese "Chi sei? Da queste parti non si vedono molti forestieri! Sarei ben felice di accoglierti in casa mia se tu lo desideri!Io sono Albert."
"Oh! Ne sarei grata! Grazie" rispose, esibendo il suo bellissimo sorriso, come non faceva da tempo.
"Posso chiederti come ti chiami?"
Sembrò molto indecisa prima di rispondere, così inventò un nome velocemente.
"Mmm... sono Akyta"
"Bel nome complimenti!"
"Grazie" mentre sorrideva si sentiva in colpa per aver mentito ad una persona così gentile nei suoi confronti, ma le circostanze non le permettevano di svelare il suo nome.
In quegli ultimi tempi aveva giocato un pò a ingannare i due schieramenti, ma presto quello con cui aveva deciso di allearsi avrebbe scoperto tutta la verità.
Ma per il momento doveva restare nell'ombra e fingere di non esistere.



L'angolo dell'autrice



Ecco un altro capitolo appena sfornato!
Continuo a tenervi sulle spine, ma credo che nel prossimo capito sarà svelato qualcosa. (una mia amica di classe mi ha proposto di svelare tutto nell'ultimo cap, ma io sono buoooona :D )
Spero che vi sia piaciuta la descrizione di questa new entry!!

Ringraziamenti
Stefy_81: è proprio il mio obiettivo tenervi sulle spine! Grazie per aver recensito!!
Akita: no, Oromis non è morto, da cosa lo presupponevi? Cmq grazie!
angelo_di_irlanda: grazie dei consigli, quando avrò tempo leggerò la tua ff :D

Infine vorrei ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia giovane FF, e commentatela mi raccomando!!



A PRESTO!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sofferenza pura ***


4- Sofferenza pura



Eragon si svegliò di soprassalto, aveva fatto di nuovo quel sogno:
era in una fitta foresta, era mattina, ma il sole veniva ostacolato dalle chiome degli alberi, creando così un'atmosfera lugubre.
Due ragazzi a cavallo, si, uno di loro era lui, Eragon, cavalcavano, spronando delle cavalcature ormai sfinite.
Entrambi avevano uno sguardo sofferente, poi tutto divenne indistinto e diventò quasi sera.
Eragon stava tendendo un'imboscata ad una ragazza, era bellissima, tuttavia combattè come il migliore dei comandanti Imperiali.
Eragon la sopraffece e...
"Eragon, piccolo mio, di nuovo quel sogno, credo che ciò che hai visto accadrà molto presto, ma ora riposati."
"Grazie Saphira, non so cosa farei senza di te, ma è tardi e devo alzarmi se non voglio che Roran parta da solo."
"Come farai a convincere Nasuada?"
"Non lo so ancora, ma la farò ragionare, non voglio perdere anche mio cugino."
"Non tormentarti troppo, ormai non è più un semplice contadino, sa badare a se stesso, anche se devo ammettere che i Ra'zac non sono alla sua portata"
"Si, è per questo che lo voglio seguire, costi quel che costi!"
"Ben detto!"

Si incamminarono insieme per l'accampamento, rispondendo agli inchini cordialmente.
Involontariamente si ritrovarono nel luogo in cui era accaduto il fatto che aveva sconvolto tutti il giorno prima.
Una lacrima solitaria solcò il volto del giovane Cavaliere, che la lasciò scivolare senza vergogna, era realmente addolorato per quell'avvenimento, e come lui anche la dragonessa che condivideva i suoi sentimenti.
Mentre erano assorti a guardare nel vuoto, furono riportati al presente da Roran.
"Ei!Fratellino, io parto, volevo salutarti."
"Cosa? Non puoi farlo! Non ti lascerò partire senza di me!"
"Eragon, il capo dei Varden non ti farà partire e ogni giorno che passa, è un giorno di sofferenze per Katrina e me, non reggo più!"
"Non commettere sciocchezze! Se vai da solo, non ritornerai! E non sono più in grado di sopportare altre morti inutili!"
"Scusa, avevo dimenticato... mi hanno accennato qualcosa, ma non hanno voluto dirmi di chi era il corpo, lo conoscevi?"
Eragon scoppiò in una risata isterica.
"Si, lo conoscevo.Era mio fratello, Roran! Era Murtagh!"
E detto questo salì immediatamente su Saphira, la quale spiccò il volo, lasciando Roran sbalordito per quella rivelazione.
Il Cavaliere, intanto, stava riordinando i propri pensieri, cercando di calmare quel tremore che si era impadronito di lui.
Abbassò le barriere mentali e si immedesimò in un piccolo uccello che volava libero. Si sentì subito meglio.
"Scusami, Saphira, se non sono il Cavaliere che tu desideravi"
"Eragon, non devi mai pensarlo, tu per me sei perfetto"
"Grazie"
E così volarono ancora a lungo, carezzati da un leggero venticello.



* * * *



Murtagh vagava per i corridoi del palazzo senza una meta precisa, quando infine si decise ad andare da Castigo.
Il percorso era lungo, ma piacevole, camminare lo aiutava a calmarsi, infatti da quando era ritornato dalla guerra, il giorno prima, Galbatorix non l'aveva convocato e ciò lo impauriva, perchè era sicuro che stava progettando una punizione esemplare da infliggergli per non aver obbedito ai suoi ordini.
Improvvisamente, sentì la mente del re avvicinarsi alla sua e chiamarlo.
"Castigo, raggiungimi, Lui ci vuole al suo cospetto"
"Certo, arrivo subito."

E infatti, mentre svoltava un angolo, Murtagh lo vide venirgli incontro.
Arrivarono velocemente davanti all'enorme porta che portava alla sala del trono. Non era decorata, ma era formata da un'unica pietra nera, come la morte, con scolpiti innumerevoli pugnali con la punta rivolta verso colui che entrava, se non si faceva attenzione, ci si poteva ferire facilmente.
Drago e Cavaliere entrarono e incontrarono subito lo sguardo del Re, uno sguardo privo di emozioni.
"Murtagh, Murtagh, perchè ti ostini a disubbidirmi? Ormai avresti dovuto capire che non puoi sottrarti al mio potere." sfoggiò un piccolo sorriso di derisione che però non raggiunse gli occhi.
Sferzate di magia raggiunsero il corpo già martoriato dalle numerose cicatrici del ragazzo.
Questi, pur avendo ricevuto un solo colpo, cadde in ginocchio dal dolore.
Di solito le frustate non erano così violente, probabilmente Galbatorix non stava utilizzando l'aria per infliggergli quella terribile pena, ma energia pura.
Murtagh cercava di non lamentarsi, ma ad ogni colpo lanciava un urlo terrificante, sentendo anche i ruggiti del suo drago.
Il Re, invece, guardava compiaciuto la scena ridendo di gusto.
"Ora giura che la prossima volta non lo lascerai scappare!"
Il Cavaliere, però, troppo impegnato nel lottare contro il dolore, non sembrava sentire.
"GIURALO!!"
E così dicendo raddoppiò i suoi sforzi, facendo comparire sul volto di Murtagh l'immagine pura della sofferenza, poi tutto finì.
Castigo si accasciò, mentre il ragazzo, ormai caduto a terra, ansimante, disse con un sussurro quasi impercettibile:"Lo giuro"
E svenne subito dopo.

L'angolo dell'autrice



Eccomi ancora qui con un muovo capitolo!
Finalmente ho svelato qual'era "il fatto che ha sconvolto tutti", ma come avete visto Murtagh è vivo... quindi?
Mi dispiace per le Fan di Murty, ma la perte della tortura dovevo mettercela.
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo!

Ringraziamenti
Stefy_81:grazie 1000 per aver recensito, mi fa piacere il fatto che ti è piaciuta la descrizione di "Akyta"
Akita: sai che mi sono resa conto solo ora che il nome del mio personaggio è come il tuo?!? Vabbè, è un bel nome :D
Cmq grazie per la recensione!!

Infine vorrei ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia giovane FF, anche se non commentano.

A presto!!!

Egwine

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Partenze e Nuove Scoperte ***


5- Partenze e Nuove Scoperte



Murtagh era stato portato di peso nella sua lussuosa camera da letto, da alcuni servitori che si erano stupiti della sua leggerezza, nonostante la possente muscolatura.
Venne svegliato, contro il suo volere, da un raggio di sole, entrato dall'unica finestra presente nella stanza, creando un'atmosfera strana; infatti la stanza, oppressa dall'oscurità totale, veniva leggermente illuminata da quell'unico filo di luce che permetteva di intravedere solo gli occhi ancora assonnati del Cavaliere.
Le palpebre si mossero più volte, cercando di far adattare gli occhi al sole, per poi aprirsi del tutto, mostrando un azzurro così intenso, da poter reggere il confronto addirittura con il cielo splendente dell'estate.
Il letto a baldacchino su cui era stato disteso era ornato da un pregiato velo rosso che si adagiava con leggerezza, creando numerose pieghe sinuose, su una struttura in legno, scolpita con piccoli draghi, dipinti con tale maestria da rendere possibile la distinzione di ogni singola scaglia.
Murtagh rimase per un po' disteso sul letto, cercando di restare immobile per non causare nuove fitte alla schiena.
Infatti sulla schiena erano presenti molte ferite che gli causavano un dolore così atroce da far urlare qualsiasi altro mortale su tutta Alagaesia, ma lui voleva sembrare forte, voleva illudersi di poter resistere alle innumerevoli punizioni di Galbatorix, ma in realtà il suo cuore lottava contro quelle catene che lo attanagliavano per raggiungere un minimo di libertà. Si sentiva troppo oppresso dalle numerose promesse che era stato costretto a fare.
Castigo era ancora immerso nel mondo dei sogni, così non lo svegliò.
Si alzò dal letto, cercando di stiracchiarsi, ma questo non fece altro che intorpidirgli ancor più le membra doloranti. Rassegnatosi alla sofferenza, si accostò alla finestra e vide un cielo splendente, sembrava volergli infondere gioia e serenità. La città, costruita tutt'intorno all'imponente castello nero, stava iniziando ad animarsi con le persone che svolgevano velocemente le loro commissioni.
Quella giornata era perfetta, ma non per Lui.
Castigo era stato svegliato dalle parole dell'onnipotente drago nero.
“Chiama il tuo Cavaliere, Galbatorix vi vuole da lui, ci sono buone notizie”
Murtagh fu subito avvisato e, insieme al suo drago, si diresse verso la sala del trono, un po' rincuorato dal fatto di conoscere le buone notizie.
Appena entrarono, colsero il sorriso smagliante del Re ad accoglierli.
Il Cavaliere si inchinò appena, ricordando quello che il giorno prima era accaduto.
Galbatorix, come per avergli letto nel pensiero, disse: “Caro Murtagh, mi dispiace per la mia punizione, ma era necessario, non hai ancora capito che qui il comandante sono io, e non posso permetterti di rovinare i miei splendidi piani per il tuo... amore”
Pronunciò l'ultima parola come se costasse fatica dirla.
“Inoltre la faccenda è del tutto risolta, infatti proprio poco fa mi è arrivata una bellissima notizia dal campo di battaglia”
Murtagh stava iniziando a sudare freddo, cosa era potuto accadere da rendere il Re talmente felice?


* * * *


Eragon, ormai calmatosi, uscì dalla propria tenda e si diresse verso il padiglione centrale.
A metà strada si unì a Saphira, che era andata via poiché aveva percepito nel suo Cavaliere la necessità di solitudine.
“Saphira, la prossima volta che dubito di te, inceneriscimi...”
“Bene, finalmente hai riacquistato il senso dell'umorismo, e per quanto riguarda la tua richiesta... quando si presenterà l'occasione, ci penserò!”
E insieme risero di gusto, attirando sguardi increduli dalle persone presenti nell'accampamento.
Arrivati davanti all'entrata la dragonessa gli chiese: “Sei sicuro di volerlo fare?”
“Certo! Tu cosa ne pensi?”
“Segui il cuore, piccolo mio”
“Lo farò”
Detto questo entrò nel padiglione, aiutando Saphira a far entrare la testa.
Un'indaffarata Nasuada alzò lo sguardo dalle numerose carte sparse sulla scrivania, per posarlo su un ragazzo giovane, dai lineamenti raffinati e con uno sguardo deciso.
“Ciao Eragon, cosa desideri?”
Il Cavaliere fece un piccolo inchino con la testa e iniziò a recitare con decisione il discorso che sie era preparato.
“Lady Nasuada, so di essere indispensabile per i Varden, soprattutto ora, ma credo che mi potresti concedere di...”
“Si Eragon, puoi accompagnare tuo cugino nella sua impresa, lui da solo non riuscirà mai a sconfiggere i Ra'Zac, e so che mi disubbidirai pur di aiutarlo, quindi te lo concedo”
Eragon era traboccante di gratitudine e facendo il gesto di fedeltà elfico ringraziò la sua signora.
“Grazie, io e Saphira le siamo molto grati, ora se non le dispiace, andrei a preparare i bagagli, partirei fra qualche ora.”
Nasuada gli rispose con un piacevole sorriso sulle labbra: “Certo, vai pure, e buon viaggio! Sii prudente”
Lo fissò fino a quando non scomparve dietro i lembi dell'entrata. Provò compassione per quel ragazzo, così giovane, che aveva un peso enorme sulle spalle.
Pregò per lui affinchè potesse trovare, alla fine di tutto, la pace interiore e la serenità.


* * * *


Intanto, molto lontano da Uru' Bean e dalle Pianure Ardenti, anche una ragazza bellissima si era finalmente destata dal sonno, un sonno pieno di incubi, non certo una notte ristoratrice.
Aprì gli occhi e subito una lacrima le solcò il viso per il ricordo dell'ultimo sogno che aveva fatto.
La sua vita non era stata facile, ma lei era stata forte nel fronteggiare tutte le prove che il destino le aveva imposto, tuttavia quando riviveva episodi della vita non poteva far altro che lasciar cadere quella goccia.
Si asciugò delicatamente con un dito e chiudendo per un attimo gli occhi si diede un minimo di ritegno, per poi riordinare la stanza e partire alla volta della sua meta.
Era stata molto fortunata, la famiglia che l'aveva ospitata le aveva donato una camera intera poiché erano troppo eccitati all'idea di un ospite, e malgrado tutte le sue proteste l'avevano quasi obbligata ad alloggiare lì.
Si guardò allo specchio. Una ragazza magra e longilinea le restituì lo sguardo.
Gli occhi verdi splendevano alla luce del sole, facendoli diventare a volte giallognoli, a volte grigi, il naso perfetto, sembrava scolpito dal migliore degli artigiani, la bocca sottile, di un rosa perlato, sarebbe stata la dimora preferita delle labbra di un uomo.
I capelli castano chiaro, tendenti al biondo, le ricadevano dolcemente sulle spalle in ricci appena accennati.
Il collo, le braccia, il seno, i fianchi, tutto era proporzionato e rendeva il corpo di quella giovane donna sinuoso come un serpente, che, intento a non farsi notare dalla preda, scatta fulmineo per afferrarla. Proprio in quel modo “Akyta” combatteva. Prima resta immobile per mimetizzarsi con il territorio che la circonda, dopo corre veloce come il vento, e poi, sguainando la spada, inizia una specie di danza che termina solo quando non ci sono più nemici.
Le gambe, snelle ma muscolose, le permettevano un'agilità impressionante nei movimenti.
Tutto ciò era nascosto da abiti maschili, un po' troppo larghi per lei.
Prese la splendida spada argentea e se la legò alla cintura, si pettinò i capelli per poi intrecciarli, fino a formare una lunga treccia che le arrivava quasi alla cintola.
Finalmente uscì dalla stanza e entrò nella cucina, trovando l'intera famiglia riunita attorno al tavolo, facendo colazione. Alla sua entrata tutti si girarono a guardarla ammaliati e le rivolsero un “Buon Giorno” seguito da calorosi sorrisi.
Subito la donna di casa la fece accomodare, ignorando le sue proteste, e le pose una tazza fumante contenente un liquido nero, delle fette di pane e piccoli biscotti fatti in casa che sembravano molto invitanti.
Pensò che sarebbe stato inutile rifiutare tutto, e inoltre, una volta intrapreso il suo viaggio, non sapeva se avrebbe mangiato o no.
Finita la colazione, ringraziò per l'ospitalità e uscì di casa con il suo piccolo bagaglio sulle spalle.
Erano passate solo due ore dall'alba, nel piccolo paese tutti stavano lavorando, c'èra chi seminava e chi raccoglieva, chi cercava di vendere merci gridando alla folla, chi acquistava a volte alzando la voce per ottenere un prezzo migliore.
L'aria era rilassante e fresca, ottima per iniziare un viaggio. Si inoltrò velocemente nella foresta da cui era venuta e si diresse a Sud.
Le gambe scattavano veloci, vogliose di giungere alla loro meta per poi avere un meritato riposo.
La poca luce che filtrava attraverso le foglie creava strane ombre sul viso della fanciulla, la quale esternamente poteva sembrare felice e serena, ma che realmente era inquieta e spaventata dalle prossime scelte che avrebbe dovuto affrontare.


* * * *


Eragon preparò velocemente il suo bagaglio e, insieme a Saphira, andò a cercare Roran.
Lo trovò nella sua tenda, seduto sulla sua branda con gli occhi persi nel vuoto, appena lo vide si alzò e disse: “Scusa Eragon, non sapevo che era il corpo... suo”
“Non preoccuparti Roran, so che non volevi ferirmi” rispose il Cavaliere con voce quasi impercettibile. “In ogni caso, sono qui per partire con te” continuò.
“Ma così disubbidirai al capo dei Varden! Non puoi farlo!!” gli disse il cugino con tono preoccupato.
“Non preoccuparti, è stato già tutto deciso, posso partire”
“Bene!! Non perdiamo nemmeno un minuto, partiamo subito!” esclamò con entusiasmo, finalmente avrebbe potuto rivedere la sua amata Katrina.
Uscirono dalla tenda e salirono velocemente su Saphira, Roran dovette essere aiutato da Eragon, visto che non riusciva a salire.
Con tre potenti battiti d'aria si ritrovarono a più di cento metri da terra e aiutati da forti correnti di vento, partirono veloci verso Nord.
Dopo qualche attimo di silenzio Roran sentenziò: “E' bellissimo da qua su, tutto sembra rimpicciolito! E questa brezza che ci carezza il volto.... è...”
“Piacevole?” finì per lui il Cavaliere. “Si” gli rispose l'altro sorridendogli.
Eragon sorrise anche lui compiaciuto di aver assottigliato l'enorme barriera che c'èra tra di loro per mezzo della morte di Garrow, e di essere riuscito a cancellare, anche se per poco, le preoccupazioni del cugino per la sua amata.


* * * *


Murtagh attendeva impaziente la “bella” notizia del Re.
“Alcuni soldati in perlustrazione, hanno trovato un corpo vicino al loro accampamento, e si dà il caso che il cadavere sia del Cavaliere Eragon”
Il Cavaliere cremisi ebbe un improvviso mancamento e chinò la testa verso il basso per nascondere il volto pallido e gli occhi sgranati da cui stavano per cadere delle lacrime, che però furono ricacciate indietro con uno sforzo enorme. Quasi non ascoltava le parole di Galbatorix, ma una parte lo colpì: Saphira, non si sapeva in che modo, era sopravvissuta. Riprese ad ascoltare.
“I soldati erano anche loro increduli e si sono accertati della morte del Cavaliere, non c'è più ombra di dubbio, ora abbiamo un avversario in meno” e detto questo sorrise nel suo modo disgustoso.
Murtagh si congedò e insieme a Castigo uscì dalla sala.
Riuscì a dire una sola parola “Non ci posso credere” “Nemmeno io”
Il drago per tutto il tragitto tentò di consolarlo, ma invano.

L'angolo dell'autrice



Eccomi con il 5° capitolo!
Allora, la trama si infittisce... ora anche Eragon è morto?!?Invece l'abbiamo visto partire con Roran... cosa è successo?Sarà un "Tributo per" anche qui?? Vabbè, pensateci voi a sciogliere l'enigma. Ah!E non dimenticate cosa accadde nel 2° Capitolo!! Spero vi sia piaciuta la descrizione di "Akyta" (però non conoscete ancora il nome :D)
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo!

Ringraziamenti
Stefy_81:Flash Back? Potrebbe essere... ma potrebbe anche non essere... poi in futuro si vedrà.
Akita:carina la tua ipotesi(stavo quasi per cadere dalla sedia per le risate quando l'ho letta)ma non posso rispondere(segreti del mestiere :D)

Infine vorrei ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia FF, anche se non commentano.

A presto!!!

Egwine

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=229014