Heart like an Hand Grenade

di 924_GilmanStreet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Are we the waiting? ***
Capitolo 2: *** That place that i call Home... ***
Capitolo 3: *** She's a Rebel. ***



Capitolo 1
*** Are we the waiting? ***


Un piede colpì la pozzanghera di quel piccolo vicolo di periferia. Anche se più che periferia lo si poteva definire Ghetto. Il centro ormai era un unico subbuglio. Anche per quella sera la rivoluzione era passata, ma questa volta Amanda era stata vista. La polizia l'aveva riconosciuta a capo di quella serata così, era stata costretta a scappare lasciando l'evolversi della situazione momentaneamente nella mani dei suoi amici. Così iniziò a correre, ma sentiva sempre dietro di se la polizia. 
- La moto, cazzo! Dove l'ho lasciata!?- continuava a chiedersi... Poi la vide, la sua moto. Era finita su una specie di carretto di legno. Probabilmente un tentativo di furto fallito, visto che una ruota di quel carretto era collassata su se stessa. Poco importa, la moto era lì e lei doveva scappare più alla svelta possibile. Con un paio di movimenti felini si ritrovò a cavallo della sua moto. Una Harley usata, ma telmente bella che poteva sembrare nuova. Non l'aveva decorata; nessun adesivo, come tutti si potrebbero immaginare. Era una semplice Harley nera e ben lucidata, talmente tanto che ci si poteva specchiare nella carrozzeria. Perchè mi sto soffermando su questo? Probabilmente perchè fu grazie alla vista della sua faccia riflessa sulla moto che Amanda si accorse di essere troppo riconoscibile. Durante la corsa per fuggire aveva perso il cappelli che la aiutava a non farsi riconoscere. Per fortuna vide una sciarpa appesa ad un balcone prorprio sopra il carretto.  Tese il braccio e la afferrò e al posto della sciarpa mise una banconota da cinque dollari. Sapeva bene che anche una semplice sciarpa in quel posto poteva significare molto. All'improvviso si accorse che i passi degli agenti erano sempre più vicini. Si legò la sciarpa in volto e provò ad accendere la moto - Parti dannazione! Parti!- a quella esclamazione, come se la avesse capita, la sua Harley si accese. Appena in tempo. Gli agenti avevano appena girato l'angolo e l'avevano vista ma non riuscirono ad avvicinarsi. Scese senza troppe gentilezze da quel che rimaneva dal carretto ovviamente a cavallo della sua moto. In questo modo ruppe alcuni pezzi delle assi che lo componevano ed esse schizzarono nella direzione degli agenti. Era fatta. Ormai si era allontanata abbastanza e non l'avrebbero potuta raggiungere semplicemente correndo. Era ancora per strada a tutto gas, quando il suo sguardo si alzò e vide il cielo. Era più stellato del solito. Era uno spettacolo stupendo, non poteva non soffermarsi a guardarlo. In effetti lo guarò talmente a lungo da non accorgersi che c'era un pvero gattino in mezzo alla strada, e per evitarlo fu costretta a sterzare in modo veramente brusco, ma così il gattino era salvo. Amanda vide che in fondo quella sterzata non era stata nemmeno così inutile. Era finita in un vicolo a fianco dove vide un palazzo abbandonato. Posò la moto, raccolse il gattino da terra e si dirisse sulla cima del palazzo. Aveva trovato un posto per vedere in santa pace le stelle. Dopo cinque piani di scale eccoli arrivati sul tetto. Amanda posò a terra il gattino che sembrava molto incuriosito dal posto e andò a fare un giro di ispezione, Amanda incece si accorse di una costruzione quasi fatiscente (come il resto dell'edifico) proprio nel mezzo del tetto. Probabilmente era un vecchio magazzino per gli attrezzi. Sbattè i pugni contro la porta di questo e si lasciò cadere a terrà strusciando i pugni su quella porta di legno. Le sue mani iniziarono a sanguinare. si girò con le spalle al muro del vecchio magazzino e iniziò a piangere mentre guardava il cielo. Una canzonre continuava a pasarle per la testa " Starry Nights, City of lights coming down over me, Skyscrapers and stargazers in my head, Are we, we are, are we, we are, the waiting unknown..." .  Il gattino le venne in contro e iniziò a leccarle il sangue dalle ferite sulle mani.
-       Siamo noi l’attesa eh? L’attesa di cosa? Qui va tutto a rotoli e io sono qui a piangermi addosso perché mi sento sola! – Disse singhiozzante al gattino, che la ascoltava con attenzione, come se la capisse – Tutto questo non ha senso! Questo stupido posto mi ha tolto tutto! La famiglia per prima! E ora pure i miei amici stanno iniziando a rinunciare a tutto. E come biasimarli, è una situazione stancante e anche pericolosa, se non lo fosse io ora non sarei in cima ad un eduficio abbandonato a piangere con te… Certo che potrei darti un nome sai? Ti piace Black? Mi sembra molto adatto a te visto che sei tutto nero… Bene, è deciso, tu sei Black e verrai a casa con me. Mi sembra giusto presentarmi, sono Amanda e sono un’idiota che sta piangendo perché ha visto le stelle. Detta così sembra una frase senza senso lo so, ma le stelle , per quanto le adori, in certe situazioni mi destano una malinconia che non puoi nemmeno immaginare… Ah, e poi amo i Green Day, se non lo si era capito- in effetti lo si poteva intendere dalle toppe per l’appunto dei Green Day che aveva cucito sul giubbino di pelle nera che indossava.
Si era fatto tardi ormai, anzi, più che tardi era presto, era l’alba. Ormai la polizia non la cercava più e poteva ritornare a casa , ma prima decise di fare una sosta al suo locale preferito. Aveva bisogno di un buon caffè forte che le avrebbe potuto sistemare le idee (per il momento) e aveva bisogno anche di un po’ di latte per il suo nuovo inquilino. Così, si asciugò le lacrime, prese in braccio Black e ritornò a terra. Che bella la luce del sole che filtrava tra i vicoli.
-       Black, si va fare colazione. Ti porto in un posto che per me è come casa e probabilmente diventerà una seconda casa…- salì sulla moto e mise il gattino sul manubrio-  è molto bello, e anche le persone sono molto cordiali…- accese la moto in unico colpo secco- Ottimo! È partita! Si va al 924 di Gilman Street! Pronto?-
E partì, lasciandosi quella brutta nottata alle spalle, o almeno provandoci. Sapeva che quei  “mostri” che la perseguitano sarebbero tornati, e anche molto presto… ma per il momento l’unica cosa che voleva era riuscire a fermarsi per qualche minuto e bere una buona tazza di caffè caldo.

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Capitolo 2
*** That place that i call Home... ***


Dopo un lungo viaggio in moto finalmente ce l'aveva fatta, Amanda era arrivata a casa. Il 924 di Gilman Street era già aperto da ore. Entró e salutó Christian, il barista, anche se non era proprio il barista, semplicemente si divertiva a stare dietro al bancone, era un modo per ammazzare il tempo come gli altri. Ad alcuni piace camminare, a lui piaceva servire il caffè.
-Ehi Chris, mi fai un buon caffè e un po' di latte? Abbiamo un nuovo inquilino
- Caffè e latte in arrivo...
Amanda vide una figura addormentata su un tavolo, nonostante la band di turno stesse facendo le prove a tutto volume da tutta la notte.
- Ehi Chris..
-Dimmi
- Chi è quel ragazzo?
-Non ne ho la più pallida idea... Quando è arrivato io ero sul retro... Chiedi ai ragazzi, loro stavano provando quando è arrivato. Forse sanno qualcosa.
Quella faccia ad Amanda era famigliare, l'aveva già vista altrove. Capelli neri e spettinati, matita nera ben marcata, giubbotto di pelle con le borchie, una sciarpa al collo, jeans strappati, catene e anfibi e tanti tatuaggi. Era la sua versione maschile. Nonostante questo non lo riconosceva, non capiva la sua identità. Chi cazzo era quel ragazzo accasciato sul tavolo a dormire esausto!? Si dirisse verso la band, il ragazzo non si sveglió, nonostante i suoi anfibi e le catene avessero fatto un tale rumore che avrebbe potuto svegliare anche chi viveva dalla parte opposta della città. 
-'Giorno ragazzi...
Si rivolse alla band, tre ragazzi pressapoco della sua età, con cui aveva legato molto dato che di tanto in tanto li aiutava quando necessitavano di una chitarra o di una voce di supporto. La band si chiamava Sweet Children.
Era composta da certo Billie Joe alla voce e chitarra, Mike al basso e avevano recentemente cambiato il loro batterista... Ora c'era un ragazzo di nome Frank, ma che si faceva chiamare Trè Cool. Uno più strano dell'altro, ed era proprio questo il bello. Stavano provando da tutta la notte.
- Weila, guarda chi è arrivata! - disse Billie - cazzo è successo stanotte?
-un macello che non hai nemmeno idea, mi hanno vista in faccia a fine serata, ma per fortuna sono riuscita a scappare
- Fai più attenzione Amy... Non puoi mandare la tua vita a puttane...-disse Mike-
- Infatti - si aggiunse Trè - se no poi come facciamo senza il nostro membro di supporto?
Partì una risata fra di loro
- Sempre tenero eh! - rise ancora - comunque, sapete dirmi chi è quel ragazzo? 
-Ma chi? Quello lì? - disse Mike
- Eh si, Chris ha detto che è entrato mentre voi stavate provando 
- Ci ha detto che si chiama Jimmy...
-Ma certo! Jimmy! - urló interrompendo Billie-
- Wowowo calma! Come fai a conoscerlo? - chiese Trè insospettito
- Era alla ribellione, si scontrava con il suo gruppo affiancando il mio! Come ho fatto a non riconoscerlo! Adesso lo sveglio, quello sfaticato - disse con un sorriso ironico...

Si dirisse verso Jimmy e inizió a sussurrargli all'orecchio - E allora, bell'addormentato, hai intenzione di svegliarti?
Jimmy riconobbe subito quella voce - Amanda! Che cosa diavol... Ma che ci fai qui?!
- Cosa ci faccio io? Cosa ci fai tu qui!? Questa é casa mia se non ti ricordassi!
- Giusto.. Me ne ero scordato... Comunque, io non ho più una casa, la mia é stata distrutta stanotte
- Stai scherzando? Quei brutti bastardi l'hanno rifatto? Hanno fatto saltare un altro immobile? 
- Si, a quanto pare non c'è più spazio per le loro ville da ricconi.
- Adesso basta! Hanno superato il limite! Stasera ancora alla ribellione e tu sarai al mio fianco!
- E dove andrò quando sarà finita la serata? Non posso vivere qui per sempre..
- Qui no, ma al piano di sopra c'è il mio appartamento e per ora vivrai con me...
- Ma...
-niente ma! È così e basta. Ora prendi un caffè, abbiamo tutta la giornata davanti a noi.

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Capitolo 3
*** She's a Rebel. ***


She's a Rebel
She's a Saint 
She's the salt on the earth 
And she's Dangerous.

***


Oh beh, ormai tanto vale dirlo. Tra i due c'era qualcosa di più profondo di un amicizia, ma non c'era nemmeno una storia vera e propria, i due non potevano prendersi un tale impegno in un momento difficile come quello che stavano attraversando. 
Jimmy aveva notato Amanda una sera di qualche mese prima in piazza, durante una protesta. Lei dirigeva un gruppo che affiancava il suo. Durante le rivolte e le manifestazioni Amanda aveva un " nome di battaglia" che in molti urlavano a scuarciagola. Whatsername. Era lì, a difendere i suoi diritti e quelli degli altri. Alta, anfibi neri e opachi ai piedi, jeans strappati con catene appese alle tasche, cinta con borchie, la maglia della band locale, un chiodo in pelle rattoppato più volte, con borchie e vari loghi di band. E poi il suo viso. Pelle bianca latte, come una bambola di porcellana, trucco nero ben marcato, un rossetto rosso scuro, quasi bordeaux, dilatatori al lobo, una Black Devil incastrata dietro l'orecchio, capelli lunghi fino a metà schiena, lisci e rossi. Le si vedevano al collo un collare borchiato, un plettro e una collana raffigurante il simbolo dell'anarchia. Alzava il pugno per protestare. Al polso aveva un polsino dei Nirvana, che di tanto in tanto scivolava. Le si potevano vedere le cicatrici. "Un brutto periodo" diceva lei, ma in realtà era semplicemente troppo disgustata da se stessa. Il dibattito tra i diversi partiti ebbe inizio. Lei urlava come nessuno. 
Prese per il culo. Tutto quello che dicevano non erano altro che cazzate. E lei non ne poteva più di sentire le solite quattro cretinate ripetute all'infinito come " niente più tasse" o "aiuteremo chi è in difficoltà " , BALLE. Nessuno avrebbe mai mosso un dito, come sempre. Ad un tratto solo uno dei due rappresentanti rimase sul palco per esporre il suo programma elettorale, era solo un buffone come gli altri. Amanda si gettó sul palco. Li inizió uno scontro con quell'uomo
- bravo Charles! Hai altre cazzate da dire? Non ti sono bastaste quelle che ci hai detto settimana scorsa? 
- Chi non muore si rivede eh... Guardala qui la nostra cara Whatsername. Ma guardati, hai si e no diciotto anni e sei qui a difendere con le unghie e con i denti questa città senza speranze...
- Almeno io qualcosa per questa città lo faccio, non come te. Non sei altro che un misero buffone!
Charles la prese per le guance con una mano, come avrebbe fatto con un bambino
- Tu, piccola sciocca non rovinerai i miei piani!  Hai idea di quanti soldi sgancia il governo per mandarmi qui a sparare quattro cazzate?!  Tu stai nel tuo piccolo lo caletto da quattro soldi e non intrometterti.
Amanda gli sputó in faccia. Charles la lasció andare e si pulì il volto.
- Charles, non imparerai mai... Fai sempre più schifo.
E li sparì, scappó via dal palco e se ne andò. Bastarono quei pochi istanti per far capire a Jimmy che quella ragazza era fantastica e che doveva essere sua.
Anche Amanda lo aveva notato. Anfibi neri, jeans rotti, catene e borchie a non finire, chiodo di pelle nera , capelli neri e spettinati e degli occhi verdi da fare invidia a chiunque. 
Lui nelle rivolte era conosciuto come St. Jimmy. E cazzo, anche lui spaccava i culi. Più volte si era scontrato e aveva anche riportato varie cicatrici da questi scontri. 
Non lo si poteva negare, tra i due c'era una grande attrazione e si frequentavano di tanto in tanto... Però non potevano prendersi questa responsabilità, almeno, non ora....

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