A volte, tutti abbiamo bisogno di un abbraccio

di irwin_wife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno ***
Capitolo 2: *** due ***
Capitolo 3: *** tre ***
Capitolo 4: *** quattro ***
Capitolo 5: *** cinque ***
Capitolo 6: *** sei ***
Capitolo 7: *** sette ***
Capitolo 8: *** otto ***
Capitolo 9: *** nove ***
Capitolo 10: *** dieci ***
Capitolo 11: *** Undici ***



Capitolo 1
*** uno ***


-Drin! Drin! Drin!-
Mi strofino gli occhi e guardo la sveglia sopra al mio comodino. Il suono di quella cosa mi fa saltare i nervi. Mi alzo contro voglia dal mio migliore amico, il materasso e mi direggo verso l'armadio. Lo apro e prendo una maietta bianca a maniche lunghe e un paio di pantaloni azzurri a cavallotto basso. Come dice il mio idolo "non lasciare che i pantaloni ti indossino, indossa i pantaloni". Vado in bagno e mi cambio. Mi faccio un treccia di lato con i miei capelli castani. Finito di prepararmi scendo in cucina e do un bacio a mia mamma e bevo una tazza di latte. Finito di fare colazione mi infilo le scarpe e il giubbino. Afferro il mio zaino ed esco diretta verso scuola. Fuori si gela, mi scaldo le mani soffiandoci sopra. Pultroppo ho lasciato a casa il cellulare e non posso ascoltarmi la musica. Fortunatamente il tragitto casa-scuola non è molto lungo e dopo poco sono arrivata. Prima di entrare mi fermo a guardare la mia scuola. E' orribile, sia fuori che dentro. Sembra un carcere. E' tutta grigia con un cancello enorme, sempre grigio. Dentro, le aule son o spoglie e sporche, per non parlare dei bagni. Faccio un bel respiro ed entro. Mi dirigo verso la mia aula, la 3°a, e mi siedo al mio posto, ultima fila a sinistra. Il mio compagno di banco è sempre in ritardo, lo odio. E' di un'antipatia unica. E' solo colpa sua se io ho dei tagli sul braccio e sulla pancia.Ed è anche colpa sua se io devo frequentare una stupida spicologa che crede di aiutarmi. Lo odio con tutto il cuore, ma da un lato lo capisco, anche io mi prenderei in giro. Dopo un quarto d'ora, la porta della classe si apre.
-Signorino Smith. Vedo che lei è talmente affascinato dalla mia lezione da entrare addirittura quindici minuti dopo. Le mie congratulazioni.-
Dice la professoressa di latino rivolta al mio compagno di banco. Tutta la classe ride, tutta la classe tranne me.
-Non rompa le palle.-
Risponde Kyle rivolto verso la professoressa.
-Kyle Smith mi dia il suo libretto!-
Kyle obbidisce dando il libretto alla prof che gli scrive.. be' non so cosa. Poco dopo me lo ritrovo affianco. Mi faccio piccola e mi appoggio al muro, lo guardo per un po' e poi mi rigiro.
All'ultima ora, mi arriva un biglietto, lo apro e noto un disegno che mi ritrae con scritto "è troppo grassa fra poco esploderà", "è insulsa", "farebbe vomitare anche un morto" e altre ancora, Lo stropiccio e lancio nel cestino. Mi mordo la guancia e cerco di non piangere. 
-Ma sei scemo? Non glielo dovevi passare idiota.-
Sento Kyle che si lamenta con quello dietro di me. La campanella suona in fretta e corro uscendo dall'aula.
Non sto guardando dove sto andando, ho gli occhi appannati a causa delle lacrime. Qualcosa mi viene addosso e mi ritrovo a terra.
-Stai più attento la prossima volta!-
Urlo a caso e mi rialzo. Lo sento mandarmi a quel paese, ma non me ne frega nulla. Continuo a correre verso casa. Mamma non c'è a quest'ora, meglio. Corro in bagno e mi tolgo i pantaloni, appoggio la gamba alla vasca da bagno. Prendo la lametta da dentro il mio bustino e la spingo sulla coscia. Aspetto che il sangue si asciughi e mi rimetto i pantaloni. E' molto meglio così. E' molto meglio sentire il dolore che quei tagli mi provocano piùttosto di quello che ho dentro. 
Il resto della giornata lo passo guardando la tv e facendo i compiti. Vado a letto verso le dieci con le cuffiette nelle orecchie e mi addormento con mille pensieri in testa.


 SPAZIO AUTRICE: eccomiiii!! ciao ragazze/i questa è la mia prima ff spero tanto che vi piaccia.. recensite e ditemi cosa ne pensate! grazie in anticipo

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Capitolo 2
*** due ***


Quella maledetta sveglia ha risuonato di nuovo. Mi alzo e mi vesto, vado in bagno e mi faccio una coda alta, non so perché ma non sopporto andare a scuola con i capelli sciolti. A proposito di scuola, non ho proprio voglia di andarci oggi. Non per quello che è successo ieri, è successo anche di peggio, ma perché non voglio ritornare a casa e tagliarmi di nuovo. Anzi, da oggi mi faccio una promessa. Prometto a me stessa di non tagliarmi più e affrontare questa situazione. Scendo le scale e saluto mia mamma. -Amy. Oggi pomeriggio io e te dobbiamo parlare.- Dice mia mamma mettendo la caffettiera sopra il fornello della cucina. A quelle parole mi si chiude lo stomaco. Che ho fatto? E se ha scoperto che mi taglio e mi vuole portare in una clinica? No, non può essere. Annuisco velocemente e finisco di bere il latte dalla mia tazza. Prendo il mio zaino ed esco di casa. Stavolta il cellulare ce l'ho, mi infilo le cuffiette e mi lascio trasportare dalle note di "Bad day" di Justin Bieber. Arrivo davanti alla scuola, stacco le cuffiette, metto in silenzioso il cellulare, e facendo un bel respiro entro. All'ultima ora c'è ginnastica. Io la odio. E' sempre brutto farla, e poi negli spogliatoi non posso cambiarmi. Una volta l'ho fatto alle medie, e le mie compagne non hanno fatto altro che prendermi in giro e chiamarmi "trippona". Ed è la cosa più brutta del mondo. Finita l'ora di ginnastica, entro nello spogliatoio e vado in bagno a cambiarmi. Nel bagno della palestra mi sfogo, piango, e grido. Non mi interessa se le altre mi sentono. La mia vita è uno schifo, è una totale schifezza. -Oh la McCain piange.- Borbotta in tono ironico la più oca della scuola, Anna Susan, entrando in bagno con delle sue amiche. Mi asciugo una lacrima e mi lavo il viso ignorandola. -Ma guarda che cosce che hai! Ma dico non ti fanno schifo?- Dice Anna per poi scoppiare in una risata rumorosa. La ignoro ancora. -Non capirai mai che tu non sei come noi.. Non capisco perché perdo tanto tempo con te.- Sospira ancora. Basta io non ne posso più. -Ecco brava. Visto che non vuoi perdere tempo con me tornate pure a succhiare il pene del tuo ragazzo.- Rispondo a mia volta mostrando un falso sorriso e uscendo dallo spogliatoio. Sono stufa di questa vita orribile. Arrivata a casa mi spoglio fino a rimanere in mutande e in reggiseno. Mi guardo allo specchio e tiro il grasso in eccesso dalle mie cosce. Poi faccio lo stesso anche sulla pancia. Mi rispecchio un'altra volta. Non faccio così tanto schifo.. O forse si? Sono davvero così brutta, o sono le altre che esagerano? Non so nulla di quello che passa nella testa della gente quando mi vede. Mi faccio una doccia. Solo lì sotto mi sento rilassata, sembra che quelle goccioline calde che cadono ti vogliano abbracciare, ed è una sensazione bellissima. Esco dalla doccia e mi rivesto, poi mi distendo sul divano e ordino una pizza, che dopo poco arriva. La mangio e mi metto a fare i compiti. Verso le sei del pomeriggio arriva mia mamma. La saluto e accendo la tv. -Amy, ti ricordi che ti ho detto che dobbiamo parlare?- Mi chiede lei sedendosi sul divano accanto a me. Annuisco distrattamente mentre il mio cuore perde un battito. -Ecco, fra un'ora arriverà una mia collega di lavoro con suo figlio.- A quelle parole tiro un sospiro di sollievo dentro di me. Non ha scoperto nulla, yuppi! -Si chiama Michelle, e deve fare un viaggio di lavoro. Non può portarsi con se suo figlio..- Continua mia mamma. Ho già capito dove vuole arrivare e se lo può solo che scordare. -Be' ecco, io mi sono offerta di tenerlo qui con noi. Lei ha accettato. Parte fra qualche giorno, stasera vi conoscerete.. Dai non ti costerebbe nulla.- Continua lei cercando di convincermi. Scuoto la testa e la riscuoto di nuovo. Ma dopo tutto quello che ha fatto per me l'anno scorso, dalla morte di papà non gli posso negare un favore. Ma non posso neanche accettare un perfetto sconosciuto in casa! No, no, no. Ora gli dico di no. -Ok mamma, per me va bene.- Riesco a dire. Ma che cacchio ho detto! Poi la vedo battere le mani e abbracciarmi. Amo questa donna e vederla felice mi rende felice. Farò uno sforzo. -Ma.. mamma, quanto starà qui? Chi è? Come si chiama? E' carino? Quanti anni ha?- Le chiedo in continuazione, sembro una macchinetta. -Calma, allora starà qui da noi un paio di settimane, si chiama Austin, ha un anno in più di te, quindi ha diciassette anni e be' tocca a te stabilire se è carino o meno.- Dice rispondendo a tutte le domande e si. Devo ammettere che ho una grande voglia di conoscerlo. Mezz'ora dopo il campanello suona e mia mamma corre ad aprire. Al di là della porta c'è una bella donna. Deve essere Michelle, la saluto e mia mamma ci presenta. Poi dietro di lei vedo un ragazzo bruno dagli occhi verdi, anzi mi correggo, un'angelo. -Austin lei è Amy. Amy lui è Austin.- Dice Michelle. Austin si guarda in torno, è proprio bellissimo, cioè lui è proprio bellissimo. Poi mi guarda da testa a piedi e il mio stomaco si capovolge. Chissà cosa sta pensando di me ora? Gli allungo la mano e lui la stringe, mostrandomi un sorriso un po' sforzato, ma comunque stupendo. SPAZIO AUTRICE: Cosa ne pensate??? E' il mio secondo capitolo e spero tanto che vi piaccia. Non siate crudeli. Recensite però, mi farebbe piacere <3

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Capitolo 3
*** tre ***


Austin fa un passo avanti, ritrovandosi del tutto dentro casa mia. Mamma e Michelle si sono appena spostate in cucina per parlare di robe loro, lasciandomi da sola con lui. Okay, e ora che si fa? Di che cosa si parla con un ragazzo che non conoscevi fino a due minuti fa? -Ciao.- Dice lui rompendo quell'imbarazzante silenzio che si stava creando. Rispondo a mia volta salutandolo. -Allora.. quanti anni hai?- Gli chiedo pur sapendo la risposta. -Perché dovrebbe interessarti?- Risponde freddo. Ho scusa tanto mister "Iosonofigoetuno". Capisco che è la cosa più privata che una ragazza possa chiederti. -Scusa, era per fare conversazione.- Dico spostando lo sguardo sui miei calzini, diventati improvvisamente interessanti. Sbuffa e si siede sul divano togliendosi le scarpe. Certe persone prendono troppo sul serio la frase "fai come se fossi a casa tua". Mi siedo sul lato opposto del divano e cerco il telecomando... ma aspetta un secondo. Dove cacchio è? Inizio ad agitarmi, mi sposto dappertutto, ma non lo trovo. -Cercavi questo?- Mi giro di scatto e vedo Austin che ride e con in mano il MIO amato telecomando. Mi allungo e cerco di prenderlo, ma lui lo sposta sull'altra mano. -Dai Austin ti prego dammelo!- Urlo, ma è inutile. Non me lo da. -Dai!- Urlo di nuovo, ma lui scuote la testa. Mamma mia che nervoso! Dopo vari tiri, me lo passa e io mi sento sollevata. -Amy. Mostra ad Austin la casa. Così fra due giorni quando arriverà per stare da noi non si troverà impreparato.- Urla mia mamma dalla cucina. Ubbidisco e salgo su per le scale seguita da Austin. Gli mostro il bagno, la camera di mia mamma, la sua futura stanza e tutte le altre. Quando sto' per aprire la porta della mia camera mi blocco. E se è un hater? Con tutti quei poster che ho di Justin Bieber in camera mia... no, non posso farlo entrare. Ritraggo la mano e mi avvio verso le scale per scendere. Sono a metà scala, mi giro e Austin non è dietro di me. Salgo su di nuovo e apro tutte le porte delle stanze. Quando arrivo davanti alla porta del bagno, esito. Forse qui è meglio se busso prima. Busso e non risponde nessuno, così apro ma dentro non ci trovo lo stesso Austin. Okay, rimane solo la porta di camera mia, prendo un bel respiro e la apro. Bene, l'ho trovato. E' lì tranquillo che cammina per camera mia e si guarda in torno. -Justin Bieber.- Commenta accorgendosi della mia presenza. Annuisco velocemente. -Piace anche a me. Ma guai a te se lo dici in giro.- Continua mostrandomi un sorriso bellissimo, che dopo poco svanisce. Oddio un Bieber boy! Che bello! -Wow.- Riesco a dire. Lui mi guarda e annuisce. -Ragazzi è pronto. Scendete.- Ci chiama Michelle. Io e Austin scendiamo e ceniamo con una pasta al pesto. Durante la cena si parla del più e del meno e scopro che la mamma di Austin non è solo una bella donna, ma è anche dolce e simpatica. Al contrario di suo figlio, che è un po' un mistero. Finisco di bere l'acqua nel bicchiere e seguendo Austin mi alzo dalla tavola lasciando mia mamma e Michelle a parlare da sole. Io e Austin andiamo in salotto e accendiamo la tv. Nessuno dei due parla o dice una parola. Dopo un quarto d'ora se ne vanno salutandoci. Salgo su in camera mia e mi metto il pigiama, mi lavo i denti e accendo il computer. Decido di entrare su Facebook. E' da una vita che non ci entro e infatti ho una foto profilo orribile, la cambio subito e cambio anche il nome, da "Amily McCain" a "Amy McCain". Poi vedo, diciotto messaggi ai quali non ho risposto, quindici richieste di amicizia e centodue notifiche. Rispondo a tutte le richieste di amicizia e provo a cercare Austin. -Mamma qual'è il cognome di Austin?- Urlo da camera mia. -Mahone, tesoro.- Risponde pensandoci su un attimo. Digito il suo nome e il suo cognome e clicco sul primo profilo che appare. Dove c'è la sua foto. Non ci sono dubbi, è carinissimo. Ed ora che faccio? Gli invio o no la richiesta di amicizia? Ma si dai, inviamogliela. Dopo neanche due minuti me la accetta. Poi mi scrive sul diario:"Ciao, ci vediamo a casa tua dopodomani ;)". Perfetto, ora sono in tilt. "Ok, ciao :)" decido di scrivergli, poi metto mi piace al suo post e ad alcune sue foto. Spengo il computer e vado a letto. Mi addormento pensando a lui. SPAZIO AUTRICE: Allora? Cosa ve ne pare? Per me è importante saperlo. Me lo fareste un favorino piccolino? Scrivereste una recensioncina? *faccia da cucciolo* Grazie in anticipo e scusate se scrivo tutto attaccato, ma sono dal cellulare.

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Capitolo 4
*** quattro ***


-Amore svegliati.- La voce dolce di mia mamma mi sveglia dai miei sogni. -La sveglia si è rotta allora ho pensato di svegliarti io.- Dice spiegando il perché della sua presenza. Annuisco per poi stropicciarmi gli occhi. Mi lavo e mi vesto velocemente. Era ora che quella sveglia si rompesse! Vado in cucina e faccio colazione, finisco di preparare la cartella e mi infilo il giubbino. Siamo a Dicembre e fuori si muore di freddo. Sono sulla strada per andare a scuola quando qualcosa mi cade sul naso. Non ci faccio caso, ma poi risuccede. Mi guardo in torno e sta nevicando! Che bello! Entro a scuola con malavoglia, ma d'altronde chi ha voglia di andare a scuola anche di sabato? Be' io no di certo. Alle ultime due ore manca la professoressa di matematica. Meglio, non ho per niente voglia di farla, però non mi piace essere divisa in un'altra classe. Sono in terza superiore, e sono grande per avere queste fobie, ma se vado in una classe di ragazzi più grandi o della mia età mi vergogno. Ho paura che possano fare qualche battuta spiacevole sul mio corpo, ed è anche per questo che lo odio. Alla fine entro in una terza. Ma io ora mi chiedo: cosa ho fatto perché là su arrivassero ad odiarmi così tanto da non potermi mandare in una prima o in una seconda? Entro nella classe con altre due ragazze, menomale che non c'è Anna. Sposto la sedia in mezzo a quelle due ragazze, almeno così sarò in mezzo e meno visibile. E' una lezione di francese e solo tre o quattro ragazzi stanno attenti, gli altri giocano con il cellulare, messaggiano, due addirittura dormono. Va be', contenti loro. Mi riguardo in torno e vengo attirata da un ragazzo. Anche lui moro, come Austin, e con due occhi azzurri. Di un azzurro stupendo. E' molto carino, forse il più carino della classe, ma non si può paragonare al figo che è venuto a casa mia ieri sera (Austin). Ha lo sguardo attento sul cellulare, probabilmente sta messaggiando. Lo sto fissando da un po', a un certo punto alza lo sguardo, mi guarda e sorride. Sento le guance avvampare. -Signorino Rees, sarebbe in grado di ripetere quello che ho appena detto?- Dice il professore con aria di sfida, al momento non so a chi si riferisce, ma poi vedo quel ragazzo che stavo fissando prima, sistemarsi e andare in paranoia. Inizia a sudare e ad agitarsi. -Emh.. lei ha det..- Incomincia a parlare, ma poi la voce dell'insegnante lo blocca. -Molti bene Matthew Rees. Lei ha un'insufficienza nella mia materia e si permette di non stare attento durante la mia lezione? Bene, ma si ricordi, che io mi ricordo tutto. E quando faremo gli scrutini, posso benissimo alzare la mano e votare per la sua bocciatura. E sarebbe la seconda volta che ripetereste la terza. Sta a lei decidere. Mi dia il suo libretto, intanto.- Il professore di francese parla senza sosta. Quindi è stato bocciato, interessante. Matthew si alza e porta il libretto sulla cattedra sbuffando. Passa davanti a me e mi lancia un'occhiolino. No, aspetta, lo ha fatto proprio a me? Okay, sto sclerando. La campanella suona poco dopo. Questo annuncia che dovrò stare in questa classe ancora un'ora. L'ora successiva hanno storia. Be' tanto vale che stia attenta e che ne approfitti per avantaggiarmi. Anche quest'ora passa velocemente e sono finalmente libera di tornare a casuccia. Sono al cancello di scuola e sto per uscire, quando un qualcuno mi tira per un braccio. Alzo lo sguardo e vedo Matthew. Che cacchio vuole questo? Però mi fa piacere che mia abbia fermata. -Ehi, ferma qui.- Mi dice. Anzi, mi ordina. Tranquillo, non mi muovo. -Sai che mi sono beccato una bella nota per colpa tua? Bene, ora lo sai.- Continua con un sorriso strano. E poi non è colpa mia! Era lui che stava usando il cellulare durante un'ora di lezione. -E perché sarebbe colpa mia?- Chiedo irritata del fatto che dia la colpa a me. -Perché tu mi stavi fissando e io mi sono distratto.- Risponde lanciandomi una strana occhiata. Arrossisco, perfetto. -No, tu eri distratto perchè stavi messaggiando con il cellulare.- Mi difendo. Fa una smorfia e poi sorride. -Oh, be' è lo stesso colpa tua e ora la paghi.- Dice con un sorriso malizioso sulle labbra. -In che senso la pa...- Le sue labbra si appoggiano alle mie, impedendomi di finire la frase. Chiudo gli occhi e solo dopo qualche secondo mi molla. Mi sussurra qualcosa all'orecchio e poi insiste nell'accompagnarmi a casa. Arrivata a casa lo saluto. -Aspetta, io non so il tuo nome.- Mi dice prima di andarsene dal portone di casa mia. -Oh, mi chiamo Amily McCain. Ma puoi chiamarmi Amy.- Rispondo porgendogli la mano. La afferra con un caldo sorriso. -Okay Amy. Io sono Matthew Rees, ma chiamami Theo.- Annuisco e lo saluto. Dopo aver passato l'intero pomeriggio a fare i compiti, mi butto a nanna pensando al bacio con Theo. Domani sarà una lunga giornata, Austin verrà definitivamente a stare da noi. SPAZIO AUTRICE: ok, finalmente sono dal computer. Allora, che ne pensate? Vi piace? Dai recensite che mi fa piacere! Se non vi piace la storia ditemelo che la cancello. Un bacione, comunque io sono Nene.

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Capitolo 5
*** cinque ***


Sento mia mamma alzarsi. Sblocco il cellulare e guardo l'ora. Le nove e mezza, di domenica mattina. E' presto, posso dormire ancora un'ora, è domenica. Mi giro dall'altra parte del letto e chiudo gli occhi. -Amy, Amy. Svegliati.- Mi siedo sul letto e guardo mia mamma che è vestita con dei pantaloni di jeans e una maglietta a maniche lunghe viola. Perché mi ha svegliata? E' domenica! -Amy, dai in piedi! Fra poco arriva Michelle con Austin e devi ancora prepararti.- Sbuffa mia mamma. Oddio è vero Austin! Me ero completamente dimenticata. Mi metto una mano in fronte con fare teatrale e inizio a vestirmi, poi mi blocco. Ma scusa, questa è casa mia, anche se sto' in pigiama che problema c'è? Nessuno, e io sto' più comoda. Scendo in cucina per fare colazione e in quel preciso momento il campanello suona. Mamma corre a va ad aprire. -Austin, tesoro che piacere.- Lo abbraccia mia mamma mentre lui sfoggia un sorriso, come al solito sforzato. Da quando in qua tutta questa confidenza? Poi mia mamma va ad abbracciare Michelle, che se ne va subito. -Amy, aiuta Austin con le valigie.- Mi chiede mia mamma. Ma perché dovrei? E' un maschio ed è forte, puo' portarsele da solo. -Si mamma.- Rispondo. A malavoglia prendo uno due dei suoi zaini e me li metto in spallla, poi seguita da lui lo guido fino alla stanza accanto alla mia. -Ecco la tua stanza, il resto della casa te l'ho fatto vedere due giorni fa.- Dico aprendo la porta della sua stanza. Annuisce e porta il resto delle valigie dentro la camera. Metto i suoi zani sopra al letto ed esco dalla sua camera ed entro nella mia. Mi metto un paio di pantaloni fucsia e una ,maglietta nera, vado in bagno e mi faccio una coda alta, poi scendo in salotto per guardarmi un po' la televisione. Dopo poco scende anche Austin. -Austin, stavamo facendo colazione, hai fame?- Chiede mia mamma dalla cucina. -No, grazie.- Risponde lui. Poi si gira dalla mia parte. -Ehi, ti va di fare una scommessa?- Mi chiede. Annuisco. -Che genere di scommessa?- Gli chiedo titubante. -Ho visto che hai la wii. Se riuscirò a batterti stasera ti guarderai un film horror con me.- Risponde. No, no. A me i film horror non piacciono proprio per niente. Mi fanno fare incubi per tutta la notte. Ma mi ha sfidato e io non mi tiro in dietro. -Okay, ma se vinco io tu.. ti dipingerai quel ciuffo di viola. Ci stai?- Dico avvicinandomi a lui e soffiando sul suo ciuffo. -Ci sto.- Risponde sicuro di se. Inizia la partita e dopo poco siamo alla pari, riesco a superarlo e sto' in vantaggio quasi fino alla fine, dove lui mi supera e vince. Austin si lecca le labbra con la lingua, poi mi guarda. -Mi sa' tanto che i capelli me li dipingerò la prossima volta.- Dice per poi farmi l'occhiolino. Non lo sopporto più! Dopo pranzo vado in camera mia e faccio in compiti. Verso le quattro suona il campanello, sento mia mamma andare ad aprire. -Amy, c'è qualcuno per te!- Urla dal piano di sotto. Scendo per trovarmi sotto gli occhi Theo. E lui cosa ci fa qui? Sento le guance avvampare e vedo lui sorridere compiaciuto. Lo accompagno fino in camera mia, dove rimaniamo soli. -Allora... volevo chiederti se ti andava di uscire. Fuori c'è il sole e c'è la neve.- Mi chiede Theo. Annuisco velocemente e in un batter d'occhio sono già al piano di sotto che mi infilo le scarpe e il giubbotto. Lui mi raggiunge e usciamo di casa, dopo aver chiesto il permesso a mia mamma. -Dove andiamo?- Gli chiedo soffiando sulle mie mani per scaldarle. -Be', qui in giro.- Risponde vago. Camminiamo per il parco per un'ora o un po' di più parlando del più e del meno. E cos'ì scopro che ha una sorella di sette anni di nome Amber che è una mini belieber, che gioca nella squadra di calcio della scuola e che ne è il capitano. Io però non lo avevo mai visto in giro a scuola o altro, anzi, la sua faccia mi era completamente nuova. Camminiamo fino ad arrivare davanti a una villa circondata da un cancello di mattoni. -E' casa mia.- Mi spiega. Entriamo e ci sono due ragazzi in giardino che giocano a basket, sono entrambi sudati. Tutti e due quando mi vedono entrare ridono, e posso immaginare il perché. -Hai sete?- Mi chiede Theo. Annuisco e entro in casa sua seguendolo. Mi fermo in cucina, mentre lui va in salotto. Lo sento salutare alcune persone, tutte femmine, ovvio. -Theo ma cosa ci fa una balena in casa tua?- Gli chiede una di loro. Ha la voce acuta e fastidiosa. -Cosa te ne frega a te Virginia? E poi definirla balena non è carino.- Risponde Theo prendendo le mie difese. -Oh andiamo Theo, Virginia stava solo scherzando..- Dice una ragazza con una voce sensuale, riconoscerei ovunque quella voce. E' di Anna. Theo, però non risponde e non posso vedere che faccia fa. -Dai Theo, non mi vorrai dire che dopo la nostra rottura ti piacciono le prosciuttone sudate.- Continua Anna con un tono di voce schifata. Non ne posso più. Esco da quella casa correndo e corro fino a casa mia. Prima di entrare mi asciugo le lacrime. Mia madre non dovrebbe essere a casa, ma non voglio farmi vedere così da Austin. Entro in casa e Austin è seduto in divano che gioca con la play. La mia play. Lo saluto cercando di essere il più normale possibile. Entro in bagno per sciacquarmi la faccia, ma poi vedo il mio bustino e decido di prenderlo. Lo apro e prendo quella lametta. La faccio passare sui miei polsi ed emetto un gemito di dolore facendo attenzione a non farmi sentire da Austin. Aspetto che la ferita si asciughi e poi mi metto dei polsini in modo da nascondere i tagli. Lo so, avevo promesso a me stessa che non lo avrei più fatto, ma a questo punto mi sembra ovvio, non so mantenere le promesse. Mi asciugo l'ultima lacrima ed esco dal bagno. Rimango in camera mia con le cuffiette nelle orecchie per un po'. Solo la voce del mio idolo mi fa star bene, mi fa sentire amata, protetta e rispettata. No, non sto esagerando. Una cuffietta si toglie, o meglio, qualcuno mi toglie una cuffietta. Mi giro di scatto e vedo Austin seduto sul mio letto. -Che prepari per cena?- SPAZIO AUTRICE: Sciao belli/e!! Come va? Ok, ragazze questo è il quinto capitolo. Ditemi cosa ne pensate con una recensione, non vi costa nulla. Nene.

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Capitolo 6
*** sei ***


-Che prepari per cena?- Mi chiede Austin. Ora io gli dovrei anche preparare la cena? Ma che si è messo in testa questo? Non sono mica la sua cameriera personale. -Io non ti preparo niente. Sei hai fame apri il frigo!- Gli dico sedendomi meglio sul letto. Lui scuote la testa e muove avanti e indietro il dito indice. -No, no. Ricordati che io sono ospite.- Dice con un sorrisetto che vorrei tirargli via a schiaffi. Ma ha ragione, lui è ospite in casa mia. Oggi non è proprio giornata. -Okay, vedrò quello che posso fare.- Brontolo. Austin si alza e mi viene vicino. -Brava lei.- Dice infine, per poi lasciarmi da sola in camera. Non ho per niente voglia di mettermi a cucinare, ho già detto che oggi è una giornata no. Così chiamo per ordinare due pizze. -Austin chi pizza ti piace?- Gli urlo da camera mia. -Con le patatine fritte.- Urla a sua volta. Prendo il telefono e digito il numero della pizzeria. Una trentina di minuti dopo il campanello suona, Austin apre e chiama me per pagare. A be' certo, troppa fatica dare i soldi al posto mio. Vado in cucina e metto due bicchieri sopra la tavola, appoggio una bottiglia di coca cola al centro e apro i cartoni delle pizze. Chiamo Austin che arriva e si siede, incominciamo a mangiare e ogni tanto gli rubo qualche patatina e lui si arrabbia. Finito di mangiare sparecchiamo, anzi io sparecchio. Lavo i bicchieri e le posate e li metto nella mensola sopra il lavandino. Poi raggiungo Austin. -Hei, io e te abbiamo fatto una scommessa.- Mi ricorda Austin alzandosi e prendendo un cofanetto che si è portato da casa, tira fuori un DVD. -Cosa preferisci fra.. "La piramide maledetta" o..- Si interrompe e mi guarda maliziosamente. -"La notte dei mostri"?- Lo guardo con un po' di paura. -Scegli tu.- Gli dico sapendo già che sceglierà "La notte dei mostri". E infatti non mi sbaglio, fa partire il film premendo il tasto play. Mi allungo afferro il cuscino dietro di me e me lo metto davanti alla faccia, pronta per qualsiasi evenienza. Mi rimpicciolisco e mi metto all'estremità del divano. Lui mi vede e gli scappa una risata che cerca di nascondere. Forse devo fargli pena, perché si avvicina a me e avvolge un braccio intorno alle mie spalle. Lo guardo sorpresa e Austin se ne accorge, ma non ricambia lo sguardo. E' bellissimo visto di profilo e ho una voglia matta di riempirlo di baci. Un urlo mi distrae dai miei pensieri su Austin. Dannata televisione. Quell'urlo agghiacciante mi invita a guardare la televisione, ma mi metto subito il cuscino davanti alla faccia. Un'altro urlo, un'altro ancora e ancora, sangue cola dappertutto. Il corpo di una donna morta, il sangue che esce dalla bocca di un poliziotto. Un'altro urlo. Urlo anche io e mi nascondo dietro a quel cuscino. Austin è li che se la ride tranquillo. Dopo i titoli di coda posso dedurre che è stata l'ora più lunga della mia vita. Mi metto il pigiama e vado a letto. Appena chiudo gli occhi, la mia mente inizia a ricordare le scene del film di prima, inizio a sudare freddo, non riesco a dormire. Quando non riesco a dormire ho bisogno di compagnia.Mamma è appena tornata dal lavoro e non voglio svegliarla, rimane solo Austin. Ma quel ragazzo mi fa un certo che. Va be', io provo ad andare da Austin, al massimo mi manda a quel paese. Busso alla sua porta, ma è aperta ed entro lo stesso. -Austin, sei sveglio?- Gli chiedo strattonandogli il braccio. -Ora si, grazie a te.- Risponde girandosi dalla mia parte. Arrossisco e mi sento in colpa. -Che vuoi?- Mi chiede irritato. Mi stringo nelle spalle, non so se dirglielo o meno. Sembrerei una vera fifona. -Be' ecco... io non riesco a dormire.- Riesco a dire, ma me ne pento subito. -Perché?- Chiede curioso mettendosi a sedere sul suo letto. -Per il film che mi hai fatto vedere prima.- Rispondo balbettando. -Dai, vieni qui.- Dice Austin formando un cerchio con le gambe e facendomi segno di sedermi lì in mezzo. Ma no, non posso sedermi lì. Mi vergogno troppo, e poi non mi fido. E poi, come ho detto prima, mi fa un certo che e sedermi lì in mezzo mi fa sentire a disagio. Obbedisco e mi siedo in mezzo a quel cerchio. -Senti, è solo un film è tutto finto.- Incomincia a parlare. Ma no da? Sul serio è tutto finto? Non lo sapevo mica. Oh andiamo "Capitan ovvio" non è quello che mi spaventa, ma le scene di quel film mi sono rimaste impresse ed è tutta colpa tua. Quanto vorrei dirti tutto questo in faccia, ma non ci riesco. Riesco solo ad annuire. -Ma Austin, io ho paura.- Dico e mi vergogno di quello che ho appena detto. Lui scioglie il cerchio che ha fatto con le gambe e mi fa spazio nel letto. -Stanotte dormi con me.- Risponde distendendosi e guardandomi. Ma che cosa si è fumato questo? Io nel suo stesso letto? Mai e poi mai. Ma senza accorgermene sono distesa accanto a lui e sto dormendo coccolata dalle sue mani delicate sul mio volto. SPAZIO AUTRICE: Ehi bellissime/i recensite che mi fa piacere! A me questa storia piace e a voi? Continuo ad almeno una recensione. Chiedo poco, visto che siamo ancora all'inizio. Baci. Nene C=

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Capitolo 7
*** sette ***


-Drin! Drin drin! Drin!- Mi sveglio di soprassalto. Ma la sveglia non era rotta? Mi raddrizzo appoggiando la schiena allo shienale del letto. Mi guardo in torno, ma questa non è la mia stanza. Ad un tratto la coperta si alza e sbuca fuori Austin facendomi fare un'infarto. -Ti sembrano scherzi da fare di prima mattina?- Chiedo infastidita, ma lui è li che se la ride. Maschi, tutti cretini. Solo ora mi rendo conto di essere nella sua camera per la brutta figura da fifona di ieri sera. Mi alzo dal suo letto e mi avvio verso camera mia, dove mi vesto prendendo un paio di pantaloni grigi della Scout e una maglietta a riche bianche e grigio scuro. Vado in bagno e pettino i miei lunghi capelli in una treccia a spina di pesce. Scendo in cucina e bevo una tazza di latte, Austin invece si mangia dei cereali accompagnati da una spremuta. Non so' come faccia a mangiare di prima mattina, io non ci riesco. Se provo a mangiare qualcosa la mattina finisco per vomitare. Bevo il latte perchè mi obbliga mia mamma. Solo per questo. Mi metto le scarpe e il giubbotto ed esco di casa seguita da Austin. Mi infilo le cuffiette per ignorarlo ancora di più. -Allora in che scuola vai?- Mi chiede sfilando una cuffietta dal mio orecchio. Lo guardo storta. Questo ragazzo fa proprio di tutto per darmi fastidio. Mi rimetto la cuffietta e faccio come se Austin non esistesse. -Ehi, ti ho fatto una domanda.- Mi richiede risfilandomi la cuffietta. Si sta' innervosendo anche lui. -Alla “De Angelis” ,contento?- Sbuffo in tono acido. Era così importante saperlo? -Oh, io vado alla “Julius”.- Risponde orgoglioso. Ma chi te lo ha chiesto? Certo che questo ragazzo è proprio strano, è peggio di una donna con il ciclo. Sbuffo e continuo a camminare con le cuffiette nelle orecchie. Arriviamo davanti a scuola mia e Austin mi saluta girando verso destra e raggiungendo la sua scuola. Dopo aver messo in silenzioso il mio cellulare entro in classe, dove tutti mi guardano con una faccia stupita. Che ho fatto? Oddio e se ho qualcosa in faccia? Mi sento svenire. Mi siedo al mio posto e tutti iniziano a bisbigliare su di me. Sto malissimo, voglio sprofondare, ora! Alla fine una ragazza, si fa coraggio e viene a parlarmi. -Ciao.- Mi dice sedendosi al posto di Kyle. La saluto con un gesto della mano. -Senti ma.. Chi è quel ragazzo che ti ha accompagnata a scuola?- Ah bene. Ora ho capito tutto. -Un mio amico.- Dico finendola lì. La ragazza, che non si è neanche presentata, sta per dire qualcosa, ma poi suona la campanella e poco dopo entra il professore. Le altre ore le passo facendo di tutto, ma non stando attenta alla lezione. Non ho voglia. La campanella risuona, esco dalla classe per andare verso casa quando l'ultima persona che avrei voluto incontrare, mi prende per il braccio. Come il giorno prima. Mi porta dietro alla fila degli armadietti dei professori e mi tiene bloccata con lo sguardo. Con quegli occhi azzurri. -Perché te ne sei andata via da casa mia ieri?- Mi chiede curioso e irritato allo stesso tempo. Ma che faccia tosta, e me lo chiede anche? -Per colpa delle tue amichette. Ho sentito sai quello che hanno detto.- Rispondo. A quelle parole si blocca. Sbarra gli occhi e non ne rimango sorpresa. Pensa un po' prima di rispondere. -Okay, ma è quello che pensano loro, non quello che penso io.- Dice mostrandomi un sorriso bellissimo. Mi zittisce con quelle parole. Ha ragione, io ero ospite in casa sua, non me ne dovevo andare così, senza dire nulla. Ma non è bello sentirti dire quelle parole. -Hai ragione.- Sussurro. Theo mi sente e sorride ancora di più. Fa per abbracciarmi, ma io mi scanso. Non mi piace questo tipo di contatto. Non mi piace essere abbracciata, non mi piace che la gente lo faccia, solo mia mamma, lei è l'unica che lo può fare. Mi avvio verso casa accompagnata da Theo, che mi molla sulla porta di casa con un bacio sulla guancia. A casa c'è già Austin. Vedo le sue scarpe vicino all'attaccapanni. Ma non è in salotto, e neanche in cucina. Va be', deve essere in camera sua. Apro la porta del bagno e vedo Austin con in mano il mio bustino. Glielo prendo dalle mani. -Ehi! Questo è mio!- Urlo mettendolo al suo posto. -Okay, okay scusa.. Ma cosa ci sarà mai lì dentro che non posso vedere?- Risponde. Abbasso lo sguardo. -Di solito le ragazze ci mettono i trucchi dentro a quei cosi.- Si giustifica. -Ecco, se sai già cosa c'è, perché lo vuoi vedere?- Chiedo irritata. Come risposta scrolla le spalle. Scendiamo in cucina e pranziamo con una pasta, che ovviamente ho cucinato io. Poi ogniuno sale in camera sua per i compiti. A cena, Austin prepara dei toast. L'ho obbligato io a cucinare. Dopodiché tutti a nanna e buona notte. SPAZIO AUTRICE: Grazie di cuore per le recensioni. Continuate e ditemi cosa ne pensate della storia. Scusate se ho tardato, ma avevo problemi con la rete :))

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Capitolo 8
*** otto ***


Oggi è martedì, questo vuol dire che oggi pomeriggio devo andare dalla dottoressa Summers. La psicologa che paga mia mamma per "aiutarmi" nell'andamento scolastico e perché non ho molti amici. Mia mamma dice che mi fa bene andare da quella strizza cervelli, è convinta che mi faccia bene sfogarmi con lei. Ma non è cambiato molto da quando la frequento. Mi vesto e mi preparo per andare a scuola. Scendo in cucina e bevo una tazza di latte, come al solito, e dopo aver preso il cellulare esco di casa. Ma non ho dimenticato qualcosa? Oddio e Austin dov'è? Inizio a correre verso casa, suono il campanello e mia mamma mi apre. Dietro di lei c'è Austin con lo zaino in spalla pronto per uscire. I sensi di colpa iniziano a salire. -Amy, cosa ci fai qui?- Mi chiede mia mamma con la faccia corrugata. -E che mi sono dimenticata il libro di scienze.- Rispondo mentendo, e riesco di nuovo, con Austin questa volta. -Perché non mi hai aspettato?- Inizia a parlare Austin. -Perché non sono abituata alla tua presenza.- Rispondo irritata. -Ma fammi il piacere!- Risponde offeso. A si be', l'offeso è lui. Ma scusa non dovrei essere io, visto che lui ieri si è permesso di guardare nelle mie cose? A bene. -Senti carino, per me te ne puoi anche andare o fare un'altro giro per arrivare a scuola. Non sei obbligato a farla con me. E poi se almeno mi stessi simpatico.- Brontolo infastidita e mi sono anche trattenuta. -Carino? Si lo so che lo sono, anzi mi aspettavo un bellissimo, meraviglioso.. ma carino mi va bene lo stesso.- Risponde. Mamma mia che nervoso! Io lo odio! Però ha ragione, è bellissimo. -Ti odio.- Sussurro, ma lo sente e fa una risatina. Arrivo davanti scuola e mi fermo, mentre Austin prosegue. Cammino verso la mia classe, quando una mano mi trascina verso lo sgabuzzino. Mi volto per vedere chi è, e vedo quei occhi azzurri stupendi. -Theo ma che cosa vuoi?- Chiedo sorridendogli una volta entrati lì dentro. -Solo salutarti.- A quelle parole mi scappa una risata. Ma c'era bisogno di fare tutto questo casino per un semplice "ciao"? -Ciao, allora.- Gli rispondo. Annuisce e mi lascia un bacio sulla guancia. Esco da lì ed entro in classe. Le cinque ore passano velocemente e menomale Kyle, era assente oggi. All'uscita Theo mi accompagna fino a casa. Dopodiché ci salutiamo e ci diamo appuntamento a domani, fuori di scuola, dieci minuti prima dell'orario scolastico. Non vedo l'ora. Apro la porta di casa e mi trovo davanti Austin. Ma non dovrebbe essere a scuola quest'ora? -Vieni con me.- Mi ordina e mi prende per il polso. Basta, il mio polso ne sta subendo troppe, fra i miei tagli e le tirate di qua e di là dei ragazzi che mi circondano. -Cosa vuoi?- Chiedo fredda e scocciata. -Chi era quello?- Risponde lui con un'altra domanda riferendosi a Theo. -Un' amico, non posso?- Mi sta facendo saltare i nervi sto' ragazzo. -Oh andiamo, ho visto come lo guardavi! Lo spogliavi con gli occhi!- Dice irritato quanto me. -Ma anche se fosse? Che problemi ci sono?- Sto per scoppiare! -Vedo che non capisci, e io ho altro da fare.- E se ne va lasciandomi lì,senza dire una nulla. Non ho voglia di mangiare, quindi salto il pranzo e Austin si innervosisce anche per questo, ma poco mi importa. Faccio i compiti e mi preparo per andare dalla dottoressa Summers. Esco di casa e mi avvio verso lo studio della dottoressa. Arrivata lì davanti, suono il campanello e la sua segretaria, una personcina bassa e grassottella con un paio di occhiali, mi accoglie con un grande sorriso e mi accompagna fino alla dottoressa. Lì mi sfogo e finita quell'ora me ne torno a casa. SPAZIO AUTRICE: scusate il ritardo ma ho dovuto imparare a memoria una poesia di Leopardi, L'infinito, per scuola e non ho avuto avuto tempo di scrivere. Continuo a due recensioni, baci! <3

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Capitolo 9
*** nove ***


Perfetto, la sveglia è rotta e quindi non ha suonato e io, ovviamente, mi sono alzata in ritardo. Sono le sette e mezza passate, non riuscirò mai a prepararmi in tempo. Di corsa apro l'armadio e prendo il primo paio di pantaloni che trovo e una maglietta bianca a strisce gialle, quella che mi aveva comprato papà prima di... di andarsene su in cielo insieme al mio migliore amico. Si, l'unico vero migliore amico che ho avuto in tutta la mia vita è volato anche lui lassù, a causa di una leucemia. Si chiama, si chiamava, Willi e io lo amo, amavo, con tutto il cuore. Stringo forte la maglietta che mia aveva comprato papà e una lacrima mi riga il viso, poi un'altra ancora e ancora. Mi asciugo velocemente le lacrime e mi vesto. Scendo giù per le scale e mi metto le scarpe e il giubbotto. Mi faccio una coda bassa e prendo lo zaino. Arrivo davanti alla porta di casa e Austin è già lì, ovvio. Quella in ritardo sono io. -Alla buon ora.- Sbuffa alzando gli occhi al cielo. Chiude la porta di casa mia e poi si volta verso di me. Lo ignoro e guardo il cellullare, oddio è tardissimo! E poi sta mattina mi ero data appuntamento con Theo prima che la campanella suonasse, sto andando in tilt. Inizio a sudare freddo e sentirmi male. I sensi di colpa stanno salendo sempre di più, io odio la mia coscienza. Non posso neanche avvisarlo perchè non ho il suo numero. Continuo a camminare accellerando il passo e pensando a cosa posso fare. Mi dimentico di Austin e mi concentro su Theo. Ma proprio tutte a me devono accadere? Inizio a correre, magari riesco a raggiungerlo e ad arrivare in tempo. Arrivo davanti a scuola e scopro che in fondo, ma molto in fondo, il destino non mi odia più di tanto, infatti trovo Theo seduto sulla panca accanto al cancello della scuola. Ha un'aria triste. Mi avvicino e mi siedo accanto a lui. -Ciao.- Dico mostrando un sorriso enorme mentre prendo fiato. -Ehi, ciao. Allora sei venuta.- Mi risponde sorridendo, e io annuisco in segno di risposta. -Be' ecco.. volevo chiederti una cosa..- Dice Theo avvicinandosi a me. Okay, Amy. Calma, hai il ragazzo più bello della scuola davanti a te, che fai? Questo ragazzo è anche colui che è stato con quasi tutte le ragazze della scuola e in loro ha cercato solo una cosa, il sesso. Poi, questo ragazzo è un amico di Anna, e se fosse come lei? E se.. Due labbra interrompono i miei pensieri affondandosi sulle mie. All'inizio non mi dispiace affatto, ma poi stacco le mie labbra dalle sue prima di far entrare la sua lingua. No, non voglio che sia così.. o forse si? E se lui non fosse quello giusto? Non voglio dare il mio primo bacio a lui, o forse si? E poi chi vorrebbe dare un bacio a me? Un cesso ambulante. Si, la mia autostima è pari a zero, altrimenti non mi taglierei. Mi alzo dalla panchina e una lacrima mi scorre sul viso. L'asciugo subito, ma Theo se ne è accorto. -Scusa.. ho.. ho sbagliato qualcosa?- Mi chiede preoccupato. Scuoto la testa e un'altra lacrima scende. Si avvicina ancora di più e mi prende le mani, ma le sposto subito. Lui ci rimane male, ma non voglio che veda i miei polsi. -Scusa..- Mi ridice. -Non ti devi scusare, è solo colpa mia.- Lo interrompo. -No sono io che ho fatto il passo più lungo della gamba, ma rimaniamo amici?- Mi chiede. Annuisco sorridendo e lui mi abbraccia dolcemente, ma io non ricambio l'abbraccio. Non sono abituata a questo tipo di contatto. Non lo sono amore, ma forse lo sarò in futuro. Sciolgo l'abbraccio e guardo l'ora sul cellullare, sono le nove! Non posso entrare a scuola ora, mi serve la giustificazione, che non ho. Theo invece falsifica la firma di sua madre ed entra a scuola, prova a chiedermi più volte di falsificare la firma di mia madre, ma a me non piacciono queste cose, quindi rifiuto e me ne torno a casa. A casa non c'è mai nessuno a quest'ora. Prendo la lametta, vado in bagno e uno, due, tre tagli e mi sento meglio. Verso le undici e mezza apre la porta Austin. -E tu cosa ci fai qui?- SPAZIO AUTRICE: Ciao bellissime/i! Come va? Vorrei ringraziare di cuore tutte le persone che hanno recensito e mi raccomando non smettete! Per favore ditemi che cosa ne pensate di questo capitolo e scuso l'ennesimo ritardo. Continuo a tre recensioni, baci baci <3!

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Capitolo 10
*** dieci ***


-Cosa ci fai tu qui?- Diciamo in coro io e Austin guardandoci l'un l'altro. -Mancavano alcuni professori e ci hanno mandato a casa prima, tu?- Mi chiede lui lanciando il suo zaino della eastpack sul vano scale. Poi si butta in divano e appoggia i suoi piedi sul puf togliendosi le scarpe. -Allora?- Mi richiede impazziente, facendo segno di sedermi accanto a lui sul divano. E ora cosa gli dico? Posso solo dirgli una cosa, la verità con indifferenza. -Non sono andata a scuola.- Rispondo d'unfiato senza guardarlo. Lo sento fare una risatina e togliere i piedi dal puf per appoggiare i gomiti sulle sue ginocchie. -Non ti facevo così trasgressiva... E per quale motivo avresti saltato la scuola?- Mi richiede guardandomi. Incrocio il suo sguardo per un attimo perdendomi nei suoi occhi, ma poi lo sposto subito. -Ma gli affari tuoi?- Sbotto irritata alzando gli occhi al cielo. -Io ti consiglio di dirmelo.- Dice con aria superiore facendo una strana smorfia. -Perché?- Inizio ad agitarmi e innervosirmi. -Be', potrei dirlo a tua madre... lei non lo sa, dico bene?- Risponde sempre con quel suo solito sorrisetto, che mi sta preoccupando seriamente. Però ha ragione, mamma non lo sa e non lo deve sapere, o sono guai. Però non mi va affatto bene che mi ricatti, no, proprio no. -Oh, tu non lo faresti. Non mi puoi ricattare..- -E chi ti dice di no?- Merda. E ora che si fa? -Se ti dico perché non sono entrata a scuola tu prometti di non ricattarmi?- -Può darsi...- -Okay. Non sono entrata a scuola perché.. prima che suonasse la ricreazione mi sono fermata a chiacchierare con.. be' affari miei con chi mi sono fermata, ma poi non mi sono accorta che era suonata la campana della seconda ora e io non avevo la giustificazione per entrare, tutto qui.- Mi guarda come se avessi appena detto qualcosa di interessante, cosa che non ho affatto detto. -Oh.. interessante.- Borbotta per poi scoppiare a ridere. La sua risata è stupenda, e contaggiosa, infatti rido anche io. -Ti va se andiamo a prenderci un frullato?- Mi chiede. Annuisco e lo vedo alzarsi e andarsi a prendere le scarpe. Se le mette e lo stesso faccio io. Poi prendiamo i nostri giubbini e usciamo. Passeggiamo per un po' e poi arriviamo davanti ad una pasticceria. E' la mia pasticceria preferita da sempre. Ha le pareti color panna, una tendina turchese e due tavolini fuori. Ci venivo ogni sabato pomeriggio con papà, a volte prendevo un frullato al mango o mangiavo la solita pastina al cioccolato. Era il nostro modo di staccarci dal mondo in quel piccolo paradiso fatto di dolci e frullati. Non ci sono più entrata dalla morte di papà e sorrido ai ricordi passati lì dentro. Mi avvicino all'entrata accompagnata da Austin. Entriamo e Gloria, la gentile nonnetta che fa da cassiera è la stessa di sempre. Quando mi vede entrare fa un sorriso a trentadue denti. Forse mi ha riconosciuta. -Amy, tesoro da quanto tempo!- Dice abbracciandomi forte. Sorrido anche io. -Come sta la mamma? Oh ma come ti vedo cresciuta! Stai benissimo!- Chieda a raffica. -Gloria, calma. Allora mamma sta bene e grazie mille per tutti i complimenti, ti trovo bene anche io.- -Grazie cara.- Sorride, poi si accorge di Austin e mi lancia un'occhiolino. -E questo giovanotto chi è? E' il tuo fidanzato?- Continua Gloria andando verso Austin che stava ridendo per l'accoglienza che mi ha fatto la nonnetta. -Oh no, no.Gloria non è il mio fidanzato!- Dico arrossendo. -Peccato. E' molto carino. Comunque cosa vi serve?- Austin arrossisce e ringrazia la vecchietta, mentre io gli chiedo due frullati, uno al mango per me l'altro alla fragola per il moro che mi accompagna. Prendiamo i frullati e paghiamo, poi decidiamo di fare una passeggiata al parco. Dove giochiamo con un cagnolino di un nonnetto che si era addormentato su una panchina. Ritorniamo a casa verso le sette e ceniamo. Infine ci guardiamo un film sul razzismo “Il sapore della vittoria” e ci addormentiamo sul divano. SPAZIO AUTRICE: Rieccomiiiiiiii!! allora vi piace questo capitolo?!? Fatemelo sapere con una recensione :)) Infine mi scuso per il ritardo ma ho aspettato le tre recensioni e anche se l'ultima era un commento breve, ne sono contenta lo stesso! Anche se preferisco le recensioni.. a presto e recensite!

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Capitolo 11
*** Undici ***


Sono passati tre giorni da quando sono andata in pasticceria con Austin. Sembravamo amici quel pomeriggio, ci comportavamo come tali e spero che non me ne sia accorta solo io.  Mi ha fatto bene rivedere Olga e sapere che sta bene. La mia vita è cambiata, in un certo senso, mi sono ripromessa di non tagliarmi più. Mi sono preoccupata tantissimo quando ho letto un' articolo di giornale che diceva che l'autolesionismo porta a gravi malattie. Per esempio si può prendere un' infezione al sangue e puoi morire. Certo, il fatto di morire non mi dispiace, ma non è quello il punto. Il punto è che se lo viene a sapere qualcuno e lo dice ai carabinieri, mia mamma, visto che io sono minorenne, può finire in guai seri, e io non voglio. Poi ho iniziato a frequentare una palestra e sono dimagrita molto. Ci credo, con tutto quello che ci sto dentro! Tipo tre ore al giorno.. Ma se bella vuoi apparire, molto devi soffrire.
Mi sono disinfettata tutte le ferite e si vedono molto meno di prima, ma si vedono lo stesso.
Si sono già fatte le sette, meglio alzarmi dal letto e vestirmi. Prendo un paio di jeans, i primi che trovo, e un maglione blu a collo molto alto rigirato su se stesso. Abbino il look a delle vans nere. 
Voglio cambiare del tutto, voglio apparire più carina, o almeno passabile. Almeno così non passerò  come la "sfigata" di turno o la "nerd" di passaggio. Decido di truccarmi. Perché non dovrei farlo? Lo fanno tutte le mie compagne. Un filo di eyeliner e mascara, un po' di ombtretto oro, ma proprio poco, solo per avere un po' di scintillio anche sulle palpebre. Mi pettino i capelli e decido di lasciarli sciolti, per le prima volta. Mi guardo alla specchio e scendo le scale soddisfatta.
-Questa non è mia figlia! Che cosa lei hai fatto? Chi sei tu?-
Mi accoglie mia mamma con tono ironico sulla soglia della porta. Probabilmente stava andando a lavorare.
-Mamma, sono sempre io. Ho solo deciso di cambiare un pò il mio look. Sto male?-
Rispondo spiegandole la situazione.
-No tesoro, stai benissimo. Ora vado o faccio tardi, a stasera.-
Dice per poi mandarmi un bacio veloce e uscire di casa. Le sue parole mi hanno tolto un gran peso. 
Mi metto il giubbino e Austin mi raggiunge sul piano scale. 
-Buongiorno.-
Mi rivolge la parola per primo. Rispondo con un cenno del capo e usciamo di casa. 
-Come mai ti sei truccata oggi?-
Mi chiede Austin. Scrollo le spalle e metto le mani in tasca. Evviva l'ha notato! Mi sento speciale.
-Be'.. ti sta bene quel colore.-
Continua. Okay, Austin è un vero gentelman. Chissà quanto si è sforzato per dire una cosa simile. 
-Grazie.-
Rispondo mostrando un sorriso a trentadue denti e dandogli un bacio sulla guancia. Mi vergongno subito di quello che ho fatto e mi metto una mano sulla bocca. Lui lo nota e ridacchia. Ma cosa c'è da ridere? 
Arriviamo davanti a scuola mia e lo saluto per poi cercare con lo sguardo Theo. Dopo minuti di "ricerca visiva", finalmente lo trovo. E' seduto su una panchina vicino a Kyle. Di solito entro direttamente in classe, ma penso che per questa volta farò un'eccezione. Mi avvicino a loro e mi siedo in mezzo a Theo e Kyle. Quest'ultimo mi guarda stupito, mi saluta e se ne va. Anche Theo ha la stessa espressione dell'amico. 
-Wow.. Il trucco ti dona proprio.-
Riesce a dire. Lo ringrazio e vado in classe. Mi siedo al mio posto e aspetto la fine delle cinque ore. Stranamente oggi, essere stata la "vicina di banco" di Kyle non è stato male. Anzi. Ha iniziato a chiacchierare e scherzare come se fossimo amici da tempo. E questo sinceramente non lo capisco, ma se lui crede che io abbia dimenticato quello che mi gìha fatto in titti questi anni, be'... si sbaglia di grosso. Io non dimentico. 
Finalmente suona la campana e posso uscire da quella scuola e andare a casa. Appena esco dalla porta dell'aula, Kyle mi prende sottobraccio mettendomi a disagio.
-Hai da fare dopo?-
Mi chiede, ma so che è più un' affermazione che una domanda. Ma io provo a negare lo stesso.
-Si, devo andare in palestra.-
Rispondo. Certo, Kyle è carino, ma a questo punto mi metto con Theo.
-Ah, ti volevo portare in un posto...-
-Sarà per un'altra volta. A domani.-
Dico togliendo il suo braccio dal mio collo e uscendo da scuola. Ri saluto Theo e me ne torno a casa. 

SPAZIO AUTRICE: Scusatemi il ritardo, vi chiedo scusa dal profondo del cuore! Certo il capitolo non è granché ma migliorerò con il prossimo. Giuro. Okay.. detto questo vi chiedo di recensire.
P.S.Vi voglio bene <3 

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