Eternity

di _joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Tentativi di ribellione ***
Capitolo 3: *** Una nuova amicizia ***
Capitolo 4: *** Turbamenti ***
Capitolo 5: *** Una svolta ***
Capitolo 6: *** Cene ufficiali ***
Capitolo 7: *** Prove di regno ***
Capitolo 8: *** Preparativi ***
Capitolo 9: *** Pensieri ***
Capitolo 10: *** Il gran giorno ***
Capitolo 11: *** Il Veliero dell'Alba ***
Capitolo 12: *** Il ritorno ***
Capitolo 13: *** Tutto crolla ***
Capitolo 14: *** Un'idea ***
Capitolo 15: *** Il corno magico ***
Capitolo 16: *** E così...questa sarebbe Narnia? (Penelope PoV) ***
Capitolo 17: *** La forza dell'amicizia ***
Capitolo 18: *** Di nuovo sul Veliero dell'Alba ***
Capitolo 19: *** Lacrime di gioia e lacrime di dolore ***
Capitolo 20: *** Amici e nemici ***
Capitolo 21: *** Il Fiore del Sonno ***
Capitolo 22: *** Il gigante ***
Capitolo 23: *** Un aiuto da Odisseo ***
Capitolo 24: *** La nemica di sempre ***
Capitolo 25: *** Un cuore spezzato ***
Capitolo 26: *** Tra bene e male ***
Capitolo 27: *** In lotta contro se stessa ***
Capitolo 28: *** Galima ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


La luce del mattino entra dalla finestra e illumina la stanza spaziosa.
Danza sulle tende di velluto pesante, si riflette sul grande specchio appeso alla parete, accende l’oro delle rifiniture e degli arazzi.
Sul maestoso letto a baldacchino due figure sono sdraiate, vicine e abbracciate.
«Amore mio, devo andare»
«Uffa»
«Lo so…lo so, Bella. Sono un mostro. Ma devo andare. C’è il consiglio dei Lord riunito che mi aspetta»
«Solo cinque minuti» lo prega Bella.
«Lo hai detto anche mezz’ora fa» mormora il re, ma poi ricomincia a baciarla.
Bella gli infila le mani tra i capelli scuri e preme il corpo contro quello di lui.
«Non ci vediamo praticamente mai…e dire che stiamo per sposarci» borbotta lei.
«Perdonami. Non sai quanto mi dispiace. Davvero. Lo sai che passerei con te ogni momento. Ma le questioni del regno…»
«Hanno la precedenza» completa lei.
«No, mai. Non dirlo mai. Tu hai la precedenza. Su tutto. Sempre»
«Davvero?» Bella sorride dolcemente «Allora oggi sei mio prigioniero»
Lui non ribatte e schiude le labbra sotto quelle dolci e impazienti di lei, ma la ragazza sente che si è irrigidito impercettibilmente.
 
Accidenti.
 
Bella si concede il lusso di imprecare nella sua testa contro tutti i Lord del regno e le questioni di stato, ma poi si obbliga ad allentare la presa delle mani che stringono la casacca di Caspian.
Lui apre gli occhi e la guarda perplesso.
«Vai. Forza, a lavorare. Porta il pane a casa, stasera»
Caspian si mette a ridere e si siede sul letto.
Lei gli sistema la camicia e poi passa una mano tra i capelli scuri, setosi ma scarmigliati per via delle coccole del mattino.
«Sicura? Insomma…lo so che ti lascio sempre sola e che ti annoi…»
Lei lo zittisce con un bacio a fior di labbra.
«Ti amo da morire. Prometti che non lavori fino a tardi?»
Lui la prende tra le braccia.
«Promesso. Ti amo anche io»
Si alza dal letto e le fa una carezza sul viso.
«Vai! Non mi sento sola…ho mille cose da fare. A dopo»
«Ciao, amore mio»
Bella sorride e gli lancia un bacio.
Solo quando la porta di richiude dietro il re, si concede un sospiro di autocommiserazione.
 
Non mi sento sola…no, figurati.
E perché mai dovrei?
Solo perché non ho amici, nessuno mi parla e anzi tutti mi guardano come se avessi tre teste?
Sola? Io?
Bha.
 
Da quando sono arrivati a Narnia, tre settimane prima, Bella riesce a passare pochissimo tempo con Caspian, sempre preso dalle questioni di stato.
Ma lei non sa fargliene una colpa.
Con la sua sensibilità, Bella ha capito quanto disperatamente Caspian ci tenga a fare il suo dovere e a essere considerato un buon re.
A dire la verità, lui è un ottimo re. Ma gli sembra di non fare mai abbastanza. Di non reggere il confronto con suo padre. Di non dare lustro alla sua memoria.
Per questo, lei cerca di ingoiare la solitudine e di non fargli pesare il fatto che è sempre impegnato.
 
Povero piccolo- riflette Bella, pensierosa – deve essersi sempre sentito tanto solo. È così affamato di affetto. È così responsabile, e gli sembra sempre di non essere mai abbastanza bravo, attento o solerte.
 
Non si risparmia mai. A volte neppure mangia, o non dormirebbe se Bella non lo costringesse.
 
E quei suoi consiglieri, mai a dirgli di prendersi un giorno di pausa. Sempre lì a chiedere, pretendere, chiedere ancora…ma non lo vedono che è un ragazzo giovane e che ha bisogno di distrarsi un po’?
 
 
E i Lord…bè, dire che hanno preso male la notizia del matrimonio è un eufemismo.
Una straniera.
Che viene da un altro mondo.
E che tra meno di una settimana sarà la nuova regina di Narnia.
 
Oh, mamma.
Al pensiero le tremano le ginocchia.
Regina.
Moglie.
Oddio.
 
Caspian ha subito dato per scontato che si sarebbero sposati. E ha dato l’annuncio al Consiglio dei Lord praticamente nell’attimo in cui erano stati catapultati da Aslan a Narnia.
I Lord erano rimasti sconvolti.
E Bella altrettanto.
Insomma, sì, lei lo amava, e sì, era una ragazza seria, per cui ovviamente sognava una relazione stabile con lui e il matrimonio e dei figli erano un sogno, certo…ma un sogno per il domani. Ecco. Non una cosa che stava per realizzarsi da lì a…sei giorni.
 
Sei giorni!
Aiuto!
In nemmeno un mese aveva lasciato il suo mondo, la sua vita, la famiglia, gli amici, e si era ritrovata in un mondo nuovo e sconosciuto.
 
 
Per calmarla e convincerla ad accettare l’idea delle nozze, il re aveva impiegato quasi una settimana.
Non perché lei avesse bisogno di farsi convincere che voleva stare con lui (non aveva forse lasciato il suo mondo, per lui?), ma perché doveva superare lo shock.
Un conto è sognare le cose e un conto è viverle.
Matrimonio.
Il sogno di ogni donna.
E sicuramente anche quello di Bella.
Con Caspian. Certo che sì.
Ma….ora? Subito?
 
«Amore, ma tu non vuoi che ci sposiamo?» Caspian era stranito.
«Ma non è che non voglio! Solo…mi sembra così improvviso!»
«Improvviso? Tu lasci il tuo mondo e la tua vita e mi dici che questo è improvviso?»
 
Cavolo.
Un punto per lui.
 
«Vuoi sposarmi perché pensi che mi hai portata via da casa? O perché è decoroso per un re?»
Lui aveva sospirato pesantemente.
«Bella. Voglio sposarti perché ti amo»
Lei era andata subito in confusione.
«Ma io…io non piaccio ai tuoi consiglieri perché non sono di Narnia…»
«Non dire sciocchezze! A me non importa e a loro nemmeno»
A quel punto, lei lo aveva guidato negli occhi.
«Allora giurami che non hanno fatto obiezioni. Nemmeno una»
Lui si era mosso, a disagio.
«Va bene, sì. In effetti hanno espresso qualche perplessità. Ma ho già spiegato loro che io sposerò te e nessun’altra, quindi che si rassegnino»
A lei si erano inumiditi gli occhi.
«Ti biasimeranno. E se tu arrivassi a rimpiangerlo?»
Lui le aveva teso le braccia.
«Amore, hai paura che io possa non amarti più per via di quel che dicono i miei consiglieri?»
Il re aveva fatto una faccia buffa.
«Vediamo…vecchi, brutti, barbosi…bè, sì, perché dovrei preferire te?»
Bella aveva sbuffato.
«Scemo!»
«Ti amo e voglio sposarti»
«Caspian…»
«Tu non mi ami?»
«Caspian!»
«E allora sposami»
E, alla fine, lei aveva detto di sì.
 
Io lo voglio.
È solo che ho una paura del diavolo.
 
 
Ma non del matrimonio.
Bella era cresciuta in una famiglia solida e unita, non aveva paura del legame matrimoniale.
Era spaventata dal grande cambiamento che aveva subito la sua vita.
Non era ancora riuscita ad assorbirlo.
Caspian lo sapeva e pensava che il modo migliore per restituirle la serenità fosse rendere il loro legame eterno, agli occhi dell’universo.
Lei lo capiva.
Solo, si sentiva a disagio per le occhiate di biasimo che le rivolgevano tutti, a corte.
Persino la dama di compagnia che le era stata affidata la guardava storto.
 
Sto diventando paranoicapensa Bella.
Si affaccia dal balcone della sua stanza e il panorama la lascia come sempre senza fiato.
 
Lucy le aveva parlato di una Narnia favolosa, magica, seducente.
Sarebbe bello sapere se è effettivamente  vero.
Bella non riesce mai ad allontanarsi dal castello.
Tutti si preoccupano in modo maniacale della sicurezza del sovrano e, ora, anche della sua.
Caspian lavora tutto il giorno, a volte anche la sera e persino la notte.
E lei è sola.
Sempre.
Ogni momento libero, Caspian lo passa con lei.
Ma sono così pochi.
Per la maggior parte del tempo, lui è barricato nella sala del trono e lei sta in camera sua.
A cena, capita spesso che qualcuno dei dignitari di corte mangi con loro.
Bella non conosce le pietanze, le usanze e le abitudini di Narnia ed è tutto più facile quando Caspian può dedicarsi solo a lei.
Cosa che succede troppo di rado.
 
Chissà se da regina potrò fare un editto per reclamare il tempo di mio marito per me.
O per cacciare tutti i Lord.
No, va bè…non l’ho pensato davvero…

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Capitolo 2
*** Tentativi di ribellione ***


Dopo un rapido bussare, la porta si spalanca.
Bella, ancora persa nei suoi pensieri davanti alla finestra, sussulta.
Una donna matura e dal viso aquilino fa il suo ingresso nella stanza, accennando un mezzo inchino.
«Buongiorno»
«Buongiorno» risponde Bella, laconica.
La gioia di aver passato dei momenti con Caspian scivola via, di fronte al naso adunco e allo sguardo penetrante di quella donna.
«Avete iniziato a guardare le stoffe che vi ho consegnato ieri, signora?»
 
Dannazione.
Ma perché mi chiama “signora”?
Accidenti a lei.
 
Bella aveva spesso la (giusta) sensazione che i Narniani non sapessero come rivolgersi a lei.
Regina non era ancora, principessa non lo era mai stata.
Repulsione, la suscito di sicuro- pensa con amarezza.
 
Il rapporto con questa donna, in particolare, era tremendo.
Dopo qualche timido tentativo di fare amicizia, bruscamente respinto, Bella aveva gettato la spugna e si limitava a cercare di sopravvivere.
La donna si piazzava in camera sua la mattina, dopo che Caspian passava a salutarla, e non se ne andava mai.
Si parlavano a stento, perché la donna scoraggiava qualsiasi tentativo di chiacchiere e perché conosceva solo questioni inerenti all’andamento del castello.
Argomento che Bella ignorava in toto, anche perché nessuno si preoccupava di istruirla.
 
«No, ancora non ho avuto tempo»
«Ma credevo che ieri sera voi foste con le mani in mano mentre il re parlava con Lord Wok, dopo cena. Signora»
«Bè, invece no, Tilda»
 
Accidenti e ancora accidenti.
Ma perché Caspian me l’ha appioppata?
Ah già. Per farmi compagnia. Bha.
Meglio sola, magari a pulire i pavimenti, che con questa compagnia.
 
«Bè, è ora di mettersi al lavoro» dice la donna, autoritaria.
«Davvero? Peccato. Ho appena deciso che vado a fare una passeggiata»
Per puro spirito di contraddizione, Bella marcia spedita fuori dalla porta, senza prendere nemmeno il mantello.
Attraversa il corridoio a passo svelto e scende le scale, con Tilda che la insegue.
«Signora, il mantello. E i capelli. Sono tremendamente in disordine. È disdicevole per sua maestà che voi andiate in giro così»
 
Ah, bene, anche questa.
 
Bella stringe le labbra e prosegue imperterrita.
Esce dal portone principale del palazzo e corre per i gradini, fino al cortile.
«Signora, insomma, non correte!» Tilda è sempre lì dietro «Non si è mai vista una regina di Narnia che corre per le scale!»
«Bene, si vede che io sarò la prima»
Nemmeno finisce di parlare che quattro guardie si materializzano attorno a lei.
Fa per muovere un passo per aggirare la più vicina, ma quella chiede, inespressiva:
«Desiderate, mia signora?»
«Niente!» sbotta lei, amareggiata «Desidero  passare»
«Dovete andate, mia signora?»
«Sono fatti vostri, forse?»
Sente un versaccio di disapprovazione alle sue spalle.
Tilda, probabilmente.
Ma Bella scrolla le spalle.
Tre settimane di immobilità forzata, di movimenti spiati e di controllo oppressivo all’improvviso le tolgono il respiro.
«Voglio fare due passi e voglio farli da sola»
La guardia scuote il capo, impassibile.
«Mi dispiace, signora, non è possibile. Ordini del re. Dobbiamo pensare alla vostra sicurezza»
«Non vado in capo al mondo! Vado solo qua attorno! Possibile? Cosa potrà mai capitarmi di tremendo? Che inciampi in una radice?»
Ma non c’è modo di dissuadere il soldato dallo scortarla.
Esasperata, Bella tronca a metà le parole dell’uomo e fa dietrofront, marciando verso il giardino interno.
Tilda la insegue.
«Se proprio volete saperlo, signora, non è questo il modo di comportarsi!»
«Bè, non voglio saperlo, grazie!»
Ma la donna è indomabile: si lancia in una lista di recriminazioni talmente lunga che Bella fa in tempo ad arrivare nel giardino, sedersi all’ombra di un albero, decidere che è meglio buttarsi nella fontana piuttosto che sopportare ancora Tilda e alla fine optare per sedersi di malagrazia sull’erba.
La ragazza stringe le ginocchia al petto e tenta di isolare la mente.
Non sono qui.
Non la sento.
 
Posa il mento sulle ginocchia e fissa l’acqua che zampilla dalla fontana.
Lentamente, gli occhi le riempiono di lacrime.
 
Mi sento così sola.
 
Si asciuga gli occhi senza farsi vedere e nasconde la testa fra le braccia.
Nessun rimprovero la fa spostare di un millimetro, finché non sente una voce ben nota chiamarla.
«Bella! Ma cosa è successo?»
Bella alza di scatto la testa e vede Caspian attraversare l’erba a passo veloce.
Non fa in tempo a muoversi che Tilda è già in piedi e si prodiga in inchini.
«Buongiorno, Vostra Maestà!»
Caspian la saluta con un cenno del capo e fa per affrettarsi verso Bella, ma la donna sciorina velocissimamente un elenco di torti di Bella in cui, contemporaneamente, compaiono lodi per se stessa e i suoi eroici tentativi di trattenere la giovinetta ribelle.
«…davvero, Maestà, ho spiegato più volte la necessità di non sottovalutare i pericoli di andare in giro senza un’adeguata scorta ma è stato inutile e…»
Bella sbuffa sonoramente e Caspian aggrotta le sopracciglia.
Poi, però, incrocia lo sguardo della ragazza e la sua espressione si fa subito preoccupata.
Si inginocchia accanto a lei, che subito lo abbraccia.
Lui le accarezza la schiena e, tacitamente, sia Tilda che le guardie che accompagnano il re si allontanano di qualche passo.
«Amore…hai pianto?» chiede lui «Perché?»
In risposta solo una stretta più forte.
«Bella? Cosa c’è piccola? Dimmelo, ti prego»
Lei alza il capo ma subito lo affonda di nuovo nel petto di lui.
«Bella?» la esorta ancora.
«Ci stanno fissando tutti» borbotta lei, la voce attutita dalla stoffa.
Caspian aggrotta le sopracciglia.
«Per questo sei arrabbiata?»
«Sì» Bella alza gli occhi di scatto «Sì, Caspian, sì. Dannazione. Ma perché non possiamo stare un momento da soli?»
Il re esita, ma poi fa un cenno con la mano e le guardie con la donna si allontanano di cinque passi.
«Questo non è  da soli. Questo è  circondati da un pubblico non gradito»
Caspian fa una smorfia.
«Tesoro…»
«Ma come fai a sopportarlo, Caspian? Non abbiamo intimità! Non possiamo fare un passo senza che qualcuno ci cammini praticamente sui piedi! È intollerabile! Non ti vedo mai perché sei sempre circondato da una marea di persone e nei rari momenti in cui siamo insieme ci sono le tue guardie e quella….donna
Il re sospira e si siede per terra, prendendo Bella tra le braccia.
«Mi dispiace. Lo so che è asfissiante. Ma è necessario. Purtroppo. Anche a me pesa, cosa credi?»
«Ma sei sempre così tranquillo!»
«No» sorride «Lo maschero meglio di te, tutto qui»
«Molto meglio» borbotta lei, accoccolandosi meglio tra le sue forti braccia.
Lui sa calmarla, come nessun altro.
Ma lei non è disposta a smettere di lamentarsi subito.
«Va bene. Molto meglio. Però, piccola, un re è una figura rappresentativa. E la sua sicurezza è la sicurezza del suo popolo. E la tua sicurezza» continua, anticipandola «Per me è tutto»
Lei fa il broncio.
«Ti ricordi quando sono arrivato nel tuo mondo?»
Lei annuisce, un sorriso negli occhi.
Come stavano bene. Solo loro due.
«Ero nervoso e stanco della sorveglianza oppressiva cui ero sottoposto. E ci sono cresciuto. Lo so che per te è una cosa nuova…mi dispiace»
Giocherella con i capelli di lei e poi chiede, quasi timoroso:
«Sei pentita di essere venuta qui, con me?»
Lei sgrana gli occhi.
«Ma come puoi fare una domanda del genere?» gli prende il viso tra le mani «Amore mio, certo che no. Io non desidero altro che stare con te. È solo che i momenti che passiamo insieme sono così pochi…io…»
«Mi dispiace» Caspian la stringe più forte.
«Scusa se mi lamento tanto» Bella arrossisce «so che hai tanti pensieri e non hai bisogno di preoccuparti anche di me…sono solo in vena di lamentele»
«Ma tu sei la cosa che mi sta più a cuore: come faccio a non preoccuparmi?»
Bella sorride.
«Ecco, questo è tutto quello che voglio»
«E basta?» scherza lui.
«E cinque minuti con te? No, dieci? No, un’ora?»
Il re scoppia a ridere.
«Mi manchi tanto, tutto il giorno» dice, sfregando il naso contro quello di lei.
«Anche tu. Cacci via le guardie per me, ti prego?»
«Amore mio, lo sai che non posso e che stanno facendo semplicemente il loro lavoro. Piuttosto…Tilda non ti piace? Pensavo che la compagnia di una donna ti facesse sentire meno sola…»
 
Quella è una virago, non una donna.
 
Ma lui la guarda con gli occhi talmente preoccupati e ansiosi che Bella non riesce proprio a dirlo.
«No, no. È solo che…non so nulla di come si manda avanti un castello, non so ricamare né fare altre cose che lei ritiene sacre. Mi sento sempre in disgrazia, ecco» tenta di sdrammatizzare.
Caspian sorride.
«Ma hai una vita per impararle, se ne hai voglia. E se no, a me va bene lo stesso»
«Ecco, ti sei guadagnato il mio amore eterno»
«Pensavo di averlo già» la stuzzica lui, e lei risponde con una linguaccia.
«Un po’, forse»
Scende un silenzio rilassato sulla coppia abbracciata.
«Cosa ti porta qui?» chiede poi lei, giocando con il laccio della casacca del re.
«La notizia che la mia futura sposa ha terrorizzato le guardie nel cortile e ha tentato la fuga»
«Ops» dice Bella, poco contrita.
Caspian ride ancora e le posa un bacio sui capelli.
 
Una guardia si muove, rumorosamente.
«Uffa» sbotta Caspian, a bassa voce, strappandole una risatina.
«Sono brutte e antipatiche, le tue guardie» sorride maliziosa lei «Secondo me dovremmo scappare»
Lui sospira di nuovo.
«Sei una tentazione senza pari e lo sei fin dal primo momento in cui ti ho vista…»
Lei sussulta.
«Caspian! Mi è venuto in mente ora…non abbiamo chiesto ad Aslan come mai sei finito nel mio mondo…e come mai a me sembrava di averti già visto…»
Il re aggrotta la fronte.
«Non ci avevo pensato…ma secondo me sono finito nel tuo mondo per trovare te»
Bella arrossisce.
«Il solito cavaliere. Ma se ho scombinato i piani di tutti!»
«Quali piani?»
«Quelli secondo cui dovevi sposare la stellina fulgente» ribatte lei, acida.
Lui ride.
«Sei gelosa. Mi piaci tantissimo così. Non posso credere che ti preoccupi di qualcuno che ho visto una volta nella vita, per tre minuti»
«Perché, ci sono donne di cui dovrei preoccuparmi di più?»
«Certo!» ribatte lui con una smorfia esagerata.
Bella gli dà uno spintone e lui la trascina per terra.
Entrambi si mettono a ridere, ignorando i versi scandalizzati di Tilda.
Bella nasconde il viso nelle pieghe della casacca del re.
«Oh, basta. Ma non perde mai la voce?»
Caspian le bacia la fronte.
«Tesoro, basta una tua parola e la allontano»
Ma Bella esita di nuovo: non vuole dargli anche la preoccupazione di cercarla un’altra dama di compagnia.
«No, ce la faccio. Stai per sposare una super-donna, cosa credi?»
Lui le sorride dolcemente.
«Lo so. E non vedo l’ora»
Lei arrossisce.
«Nemmeno io»
 

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Capitolo 3
*** Una nuova amicizia ***


Malgrado i buoni propositi, una volta tornata in camera l’umore di Bella sprofonda nuovamente.
 
La ragazza siede mesta su un divano di velluto verde e prende svogliatamente in mano i campioni di stoffa che Tilda le porge.
La donna è momentaneamente mansueta e Bella sa che dipende dall’evidente amore che il re le dimostra. Di fronte alla dedizione di Caspian, i Lord e ogni persona nel castello sono costretti a nascondere la loro disapprovazione.
 
Ma Bella la sente lo stesso, la vede in ogni occhiata di biasimo rivolta a lei e al re quando sono insieme… può solo immaginare quante ne riceva Caspian in sua assenza.
È vero che il re è stato molto chiaro nell’affermare che lei è la sua scelta e che lui non tollera sentire una sola parola al riguardo.
Però non può controllare i pensieri delle persone.
E Bella sospetta che i Lord sono talmente abituati a sollevare obiezioni sul suo operato (fingendo pure di farlo per il suo bene, per farlo crescere e maturare…quei bugiardi mentecatti!   Pensa lei astiosa) e talmente abituati a spuntarla, con Caspian, che stavolta sono rimasti sconvolti dalla sua determinazione.
 
Non che Caspian sia una persona debole di carattere, anzi  – rimugina Bella tra sé e sé -  È solo che è così attento a mantenere l’armonia tra tutti e a non prevaricare nessuno che a volte cede alle pressioni del Consiglio, solo per mantenere la pace.
 
Dannatissimi Lord.
 
Non tutti, è ovvio.
Ma Bella non può fare a meno di notare che qualcuno, tra loro, sembra trattare il re come un bambino piccolo, che va tollerato solo perché porta la corona ma che è incapace di decidere cosa è giusto e cosa no.
In particolare, Lord Wok e Bella si sono odiati praticamente dalla prima volta che si sono visti, visto che Wok è stato l’unico a osare interpellare il sovrano dicendo con scherno:
«Maestà…non vorrete seriamente sposare questa….donna? Ci state prendendo in giro?»
Caspian ha reagito con molta durezza, in quell’occasione.
E, come tutti i prevaricatori abituati a imporsi solo sulle persone più deboli di loro, Lord Wok ha fatto subito un passo indietro, assicurando il sovrano che ha parlato non per offendere, ma per sorpresa.
 
Ma sicuramente se l’è legata al dito  -  riflette amaramente Bella  -  visto che, da quel giorno, non ha perso occasione per farmi sentire inadatta e stupida.
 
 
Bella sceglie un velluto blu notte per i tendaggi della loro camera nuziale.
Tilda si oppone subito.
«Signora, le faccio notare che non mi sembra la scelta migliore. Non è un colore adatto ad un re. Meglio il rosso o il porpora…»
«Niente affatto, in camera nostra voglio colori più riposanti. Caspian ha già la sala del trono tappezzata di rosso cupo. Nei nostri appartamenti privati io voglio tutt’altro»
La donna serra le labbra, ma non ribatte.
 
Durante la giornata, non si stacca un attimo dal fianco di Bella.
Per  disperazione, la ragazza nel pomeriggio esce dopo averla spedita a cercarle un libro e si aggira per i corridoi del labirintico castello, fino a raggiungere lo studio privato di Caspian.
In realtà, si tratta di una stanza che il giovane re non usa praticamente mai, visto che è rinchiuso per quasi tutto il tempo nella sala del trono.
Però Caspian l’ha arredata secondo il suo gusto personale e la stanza è molto accogliente, con i libri rilegati in pelle illuminati dai candelabri, le tende chiuse sulla grande finestra che si affaccia sul cortile, le poltrone ampie e comode.
Inoltre, c’è il suo odore che la riempie.
Oggi il fuoco è spento, ma Bella entra comunque e, dopo essersi chiusa la porta alle spalle, sprofonda in una delle poltrone.
Dopo un po’, si alza e si avvicina a una delle librerie, seguendo con il dito i dorsi dei libri che sono ordinatamente raccolti.
Sono i libri sui quali Caspian ha studiato fin da piccolo, quelli che parlano di Narnia, della sua storia, delle sue leggi.
Bella se lo immagina bambino, seduto al grande tavolo di mogano, mentre studia concentrato sotto lo sguardo del precettore (il dottor Cornelius, ormai molto vecchio, dopo lo sconcerto iniziale era stato uno dei pochissimi ad accettare la sua presenza a Narnia) e si lascia sfuggire un sorriso.
 
«Siete contenta, signora? È bello vedervi così» esclama una vocetta stridula.
Bella fa un salto per lo spavento.
Oh, no.
Oh no, no, no.
 
È uno di loro.
 
Si volta lentamente e i suoi occhi localizzano una sagoma scura che spunta da dietro il divano.
 
Bella sente un conato salirle alla gola e cerca di ricacciarlo indietro e, contemporaneamente, di restare impassibile.
 
Oddio.
 
Se c’era una cosa che le faceva veramente schifo, erano i topi.
 
 
Caspian le aveva già spiegato che quelli non erano topi comuni.
In primis perché parlavano.
Poi, perché erano fedeli cavalieri di Narnia.
 
Io invece direi che non sono topi comuni innanzitutto perché sono enormi.
Dannazione, che schifo.
 
E quello non faceva eccezione.
Peloso, grigetto e grosso.
Ma grosso.
E parlante.
Come avvertendo  il suo disgusto, il topo le resta lontano, ma accenna un inchino.
«Mi dispiace avervi disturbata, signora. Sono Koralys e…bè, vi ho vista così assorta e pensierosa che ho pensato vi servisse compagnia»
Oh, un topone femmina.
Anche gentile, per carità, ma…
 
Bella deglutisce, ricordando le urla che aveva cacciato la prima volta che aveva visto uno dei topi vagare per il castello.
C’era voluto Caspian per placare la sua crisi isterica.
Le aveva presentato i topi, famiglia di un certo Ripicì, che aveva accompagnato Caspian in mille avventure e poi aveva raggiunto la Terra di Aslan, con il permesso del grande leone.
A Caspian Ripicì mancava tanto.
Bella riusciva invece solo a pensare che erano meglio quattro toponi piuttosto che cinque toponi.
 
Nemmeno il re era riuscito a farle accettare i topi.
Che, tra parentesi, non volevano essere chiamati topi, ma cavalieri.
 
Va bene, ce la posso fare.
 
«Ehm, ciao» dice Bella, facendo contemporaneamente un passo indietro.
Il topo accenna un inchino, ma ci ripensa quando vede che la ragazza lo prende per un tentativo di fare un balzo in avanti.
«Scusate. Non mi muovo. So…» esita e poi prosegue «So che io e la mia gente non vi piacciamo»
Bella si dimena, a disagio.
 
No, non è che non piacete, è che ho paura.
 
«Mi dispiace se vi ho disturbata»
Koralys, mortificata, si volta e fa per andarsene.
E Bella, inspiegabilmente, si sente in colpa.
Sono tutti odiosi con me e io mi comporto allo stesso modo con l’unica persona che mi rivolge la parola…anche se questa persona è un topo?
 
«Scusa! Aspetta!»
L’altra si immobilizza.
«Mi dispiace essere così maleducata. E mi dispiace di avervi offesi l’altra volta, quando ci siamo…ehm…conosciuti»  cioè, quando ho urlato come una pazza  «Non volevo offenderti»
Il topo sembra sorridere.
«Sua Maestà ci ha spiegato che avete paura di noi»
«Ehm, sì» dice Bella, nervosa.
«Posso essere schietta, mia signora?»
Bella annuisce, perplessa.
«Vi vedo vagare per il castello, sempre sola e triste, a meno che non siete in compagnia di Sua Maestà. Siete tanto felice con lui quanto sembrate disperata nel resto del tempo. Eppure…trattate noi come tanti trattano voi»
Bella fa una smorfia, riconoscendo la verità nelle parole dell’animale.
E le viene in mente l’avvertimento di Caspian.
 
Sono esseri pensanti e con dei sentimenti, Bella. Li offendi, se fai così.
 
«Io…è solo che…scusa»
 
Sono patetica.
 
Il topo fa un cenno di assenso.
«Posso…restare a farvi compagnia?»
Bella fa un rigido cenno con il capo.
 
Come faccio a dire di no?
 
Il topo si accovaccia sulle zampe posteriori e Bella si siede guardinga su una poltrona, rigida e pronta alla fuga.
«Cosa stavate cercando, se posso chiedere?»
Bella arrossisce.
«Ci credi se ti dico che volevo solo stare un po’ sola?»
Poi si morde la lingua, consapevole che può sembrare un’offesa.
«Cioè, volevo allontanarmi da Tilda» precisa, imbarazzata.
L’altra annuisce.
«Oh, la conosco. Non mi sembra una compagnia piacevole. Come mai sta con voi?»
«Perché Caspian pensava che mi servisse compagnia e…» le manca la voce.
«Ed è vero, no?» il topo inclina la testa, pensosa.
«Sì» sospira «Però io non le piaccio e penso non mi consideri…adatta»
«E perchè? Vi ha scelta il re, dovete essere speciale»
Bella sorride, grata.
«Probabilmente lo pensi solo tu in tutta Narnia»
«Io sono felice per sua Maestà, mia signora. Da quando ci siete voi qui, si vede che è felice. Sorride sempre»
Bella sente il cuore scaldarsi a quelle parole e prova un po’ più trasporto per il topo.
«Ma non so nulla delle vostre usanze e tradizioni, mi perdo nel castello, non vedo mai Caspian…» dice, con voce lamentosa.
«Bè, ma possiamo rimediare» esclama Koralys «Potete imparare, mia signora: posso portarvi a spasso per il castello finché conoscerete ogni passaggio! E poi potete studiare: in questa stanza ci sono i libri del re con le nostre leggi, la nostra storia…e Sua Maestà non può raccontarvi qualcosa? Non credo ci sia insegnante migliore di lui»
Il topo ammicca e Bella, per la prima volta, sorride con calore:
«Koralys…ma lo sai che sei un genio?»

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Capitolo 4
*** Turbamenti ***


Ma perché non ci ho pensato prima?
 
Bella avanza felice nel corridoio, verso le sue stanze.
Quando apre la porta, però, si immobilizza.
 
In camera sua c’è Caspian, ma non da solo.
Tilda gli sta mostrando dei campioni di stoffa color porpora.
«…e secondo me, Maestà, dovreste proprio scegliere questo…»
«Tilda, perché non ne parli con Bella? Sta scegliendo lei l’arredamento e io non so cosa preferisce…»
«La signora è d’accordo con me» mente la donna, tronfia «Le ho spiegato cosa è appropriato e cosa invece no e mi ha dato ragione su tutto»
«Allora va bene anche per me, se piace a lei» ribatte il re, semplicemente.
«Ma a me non piace affatto!»
Sentito il tono della voce alle sue spalle, Caspian non si stupisce affatto di vedere una Bella furiosa marciare dentro la stanza.
La ragazza affronta Tilda con un piglio da generale:
«Se non sbaglio, ti ho detto non più tardi di tre ore fa che questo colore non voglio nemmeno vederlo! O soffro di amnesia?»
La donna resta impassibile.
«Allora signora forse non ci siamo intese…»
«No, ci siamo intese eccome! Io ho detto che volevo il blu e tu, visto che non sei d’accordo, approfitti della mia assenza e racconti una bugia a Caspian? Pensi che sia stupida? O che quando la camera sarà pronta credi che io non veda che sarà tutta stramaledettamente rossa?»
Caspian le circonda la vita con un braccio.
«Tesoro, calma, non agitarti…»
«Mi agito, invece!» sbotta la ragazza, furiosa «Possibile che in questo dannato castello tutti pensino che io sia una povera stupida?»
Segue un attimo di silenzio attonito, poi Bella si volta e vede che fuori dalla sua porta si è riunito un piccolo contingente di servitori e dignitari, tra cui Lord Wok, che ghigna beffardo.
 
Bella sente il sangue affluirle al volto.
Si rifiuta di chinare il capo, ma si sente morire.
 
Ecco, l’ho fatta bella.
Ora penseranno davvero che sono una squilibrata.
E Caspian ne pagherà le conseguenze.
 
Ma il re non batte ciglio.
Fa un cenno con la mano e tutti spariscono all’istante dal corridoio, chiudendo la porta.
Poi si volta tranquillo verso Tilda.
«Tilda, sono entrato a cercare Bella e hai iniziato a parlarmi di stoffe. Sono stato chiaro nello spiegarti che è a Bella che devi chiedere qualsiasi cosa? E che quello che lei decide corrisponde alla sua e alla mia volontà?»
«Certo, Maestà»
«E allora perché mi hai detto che lei voleva una cosa che invece non è vero che vuole?»
«Maestà, davvero, sarà stata un’incomprensione, non mi sembra che ci sia motivo per tutto questo trambusto…»
Bella digrigna i denti, ma è l’occhiata ferma di Caspian a far spegnere la voce della donna.
Segue un prolungato silenzio, poi il re dice soltanto:
«Tilda?»
«Mi…mi scuso, Maestà»
«Non con me»
Tilda si rivolge a Bella, rigida.
«Le mie scuse, signora»
Bella, ancora infuriata, non le risponde.
Caspian le fa una lieve carezza sulla schiena, per tranquillizzarla, e poi si rivolge nuovamente alla donna.
«Tilda?»
«Maestà?»
«Che non succeda mai più» dice il giovane, fermamente «La tua padrona è Bella, e presto sarà la tua regina. È meglio per te che non venga mai a dirmi che ha motivo di lamentarsi ancora»
La donna diventa di uno sgradevole color mattone e, con un brusco inchino, va verso la porta.
Caspian sospira e si china a posare un bacio tra i capelli di Bella.
Ma la ragazza, che stava per rilassarsi, è colta da un pensiero improvviso che la fa irrigidire nuovamente.
«Tilda!» esclama, sconvolta «Non avrai…non avrai mica fatto la stessa cosa con il mio vestito, vero?»
 
 
Anche la scelta del vestito da sposa era stata complicata.
Tutti i modelli che la ragazza sceglieva tra quelli proposti dalle sarte di corte venivano immancabilmente bocciati dalla donna.
Di contro, quello che Tilda riteneva “appropriato” per Bella era inguardabile.
 
Alla fine, la ragazza aveva optato per un abito in raso color avorio, con due strati di tulle impreziosito da minuscoli brillanti disseminati sul corpetto e sulla gonna.
Tilda aveva recriminato contro la scollatura sulle spalle, ma Bella l’aveva ignorata.
 
Ma, visti i recenti accadimenti…
 
Infatti, l’espressione di sospetto negli occhi di Bella si trasforma in una di orrore quando nota lo sguardo di colpevolezza dell’altra.
Bella sente un groppo in gola.
«Il mio vestito…no…» sussurra.
Le si riempiono gli occhi di lacrime e, per evitare di piangere davanti alla donna, esce di corsa dalla stanza.
 
Accecata dalle lacrime, si rifugia nello studio del re.
 
 
E Caspian la trova lì, più tardi, raggomitolata su una poltrona, al buio e con il fuoco spento.
Si siede accanto a lei e le posa una mano sulla schiena.
E la sente singhiozzare.
«Bella…lo sai che non posso vederti piangere»
Lei non alza la testa.
«Amore, dai…ti prego…»
Lui le accarezza dolcemente la schiena e le parla sommessamente.
«Ascolta, ho allontanato Tilda, non dovrai vederla più. Mi dispiace per quello che è successo. E sono andato a parlare con le sarte: domani mattina vai da loro e ti cuciranno un vestito come vuoi tu, in ogni dettaglio. Quello che mi hanno fatto vedere non mi sembrava…ehm…che potesse essere di tuo gusto. Così ho detto loro di disfarlo»
Lei alza la testa, gli occhi gonfi e rossi.
«Era orrendo?»
Le labbra di lui si aprono a un sorriso divertito.
«Non mi sembrava il tuo genere, ecco»
«Fammi indovinare: ha fatto trasformare il mio abito in una tunica da monaco?»
Il sorriso di Caspian si fa più largo.
«Non so come si vestono i monaci nel tuo mondo…»
«Non fare il diplomatico con me» lo rimprovera lei.
Caspian si sporge a prenderla tra le braccia e lei si lascia stringere.
Lui le asciuga le lacrime con i suoi baci.
«Non piangere più, ti prego»
Bella respira il suo odore e si sforza di calmarsi.
«Ti metto sempre in imbarazzo. Mi dispiace. Cerco di comportarmi bene ma poi succede sempre qualcosa e io…»
«Ma cosa dici?» ribatte Caspian, esterrefatto «Tu non mi metti in imbarazzo!»
«Sì, invece» ribadisce lei, mortificata «Mi perdo nel castello, mi fanno paura i topi, non conosco nemmeno un’usanza di qui, faccio sempre gaffe con i tuoi Lord, nessuno mi presta attenzione se non per deridermi o per ignorarmi, come fa Tilda e io…mi vergogno così tanto. Ma per te, perché penseranno tutti che sei impazzito per il fatto che mi vuoi sposare»
Caspian resta un attimo senza parole, di fronte al dolore e alla rassegnazione che legge negli occhi di Bella.
E una vocetta li interrompe.
«Ve l’avevo detto che la pensava così, Maestà»
Bella riconosce la voce di Koralys e si stringe impercettibilmente al re, che le accarezza il fianco.
Caspian prende fiato.
«Tesoro, non ho mai sentito un cumulo di sciocchezze più grandi. Io…lo so che non ci sono mai e che per te è difficile, ma sto cercando di fare tutto quello che è in mio potere perché tu ti senta a tuo agio…»
«Lo so! È per questo che sono angosciata! Perché tu ti dai tanto da fare mentre io…»
«Ma non sei tu, come potresti? Per te è tutto nuovo! È colpa mia se non ti ambienti…»
«Se posso permettermi…» Koralys li interrompe «Maestà, non potete biasimare la vostra promessa se non vuole esservi di peso e vuole anzi che voi e la vostra corte siate fieri di lei. È un’idea molto nobile. Però, mia signora, non dovreste pretendere troppo da voi stessa: dopotutto, siete qui da poco»
Caspian e Bella si guardano, in silenzio, e il topo prosegue:
«Se posso permettermi di avanzare un suggerimento, signora, magari dovreste studiare qualcosa delle nostre leggi e delle nostre tradizioni, in modo da sentirvi meno inadeguata»
«Ma lei non è affatto inadeguata!» esclama Caspian.
«Certo che no, Maestà, ma quello che conta è come la signora  si sente. Non è giusto farla sentire in difetto. E chi meglio di voi, mio re, può aiutarla? Dopotutto, state per sposarvi e avete il dovere di pensare a vostra moglie e non solo al regno…»
Caspian si morde un labbro e Bella incrocia lo sguardo di Koralys, che le strizza l’occhio.
La ragazza sente spuntare un sorriso sincero di riconoscenza per il topo.
 
Cioè….per Koralys.
Accidenti.
 
«Ti trascuro tanto, vero? Sono imperdonabile»
Caspian si stringe a Bella e la ragazza osserva il topo sorridere e indietreggiare in silenzio fino alla porta, uscendo per lasciarli soli.
Bella gli accarezza i capelli scuri e morbidissimi.
«Io lo so che hai tanto da fare. È solo che sono molto egoista e ti voglio per me…all’incirca tutto il giorno, tutti i giorni. Come la vedi?»
Caspian scoppia a ridere e si sdraia sul divano, prendendo Bella in braccio.
«Non c’è niente che mi piacerebbe di più. Scusa, Bella. Ti ho portata qui e io voglio che tu ti senta a casa»
«Qui ci sei tu» risponde lei, tacendo il fatto che, al momento, Narnia le sembra più che ostile.
«Ma io voglio che il mio mondo ti piaccia» ribatte lui, ansioso
«Allora portami a scoprirlo. Io voglio vederlo con te»
Il re annuisce e poi i due innamorati si perdono in un momento di tenerezza, finalmente soli.
 
 
Poco dopo, Caspian si alza con un movimento fluido e la prende in braccio.
«Dove andiamo?» chiede lei.
«A cena, mia regina»
Ma Caspian la porta nelle sue stanze e non nel salone dove di solito consumano i pasti.
Arrivati lì, la mette a terra e ordina al suo cameriere di allestire la cena per due nel suo salotto privato.
«Maestà, vi ricordo che siete atteso a cena da Lord Wok e Lord Vulpis» dice l’uomo.
«Portate loro le mie scuse»  dice Caspian semplicemente.
E poi porta Bella sul balcone.
La abbraccia mettendosi alle sue spalle e circondandole la vita con le braccia.
In silenzio, i due osservano il panorama che si staglia oltre le mura del castello.
«Cosa ne dici se domani ti porto un po’ a cavalcare?» chiede poi lui, sottovoce.
Lei getta un’occhiata alle sue spalle; il profilo del re quasi difficile da vedere per via della notte, già sopraggiunta.
«Domani sei impegnato con il consiglio, amore mio» risponde dolcemente.
«Posso fare in fretta. Tu sei più importante del consiglio»
Le bacia piano il collo e lei rabbrividisce.
«Propongo un compromesso. Prima lavori, poi stai un po’ con me e mi spieghi qualcosa di Narnia, in modo che la futura regina non sembri proprio una sprovveduta che viene da un altro mondo» 
Gli strappa una risata.
«Ma piccola, tu non devi sentirti in difficoltà verso il consiglio, o verso Tilda o chiunque altro. Mi dispiace sapere che ti senti così. Tu vieni prima per me e anche se il tuo futuro marito ha la tendenza a lavorare eccessivamente, tu puoi punirlo, in qualità di futura regina di Narnia…molto prossima regina, per la verità» 
Bella capisce che Caspian scherza, ma che è davvero mortificato per l’accaduto con Tilda.
Si gira tra le sue braccia, senza allontanarsi.
«Non ti punirò troppo severamente perché in linea generale sei un bravo re» finge di rifletterci su «Però potrei decidere che dovrai passere più tempo con me. Parecchio tempo»  
Lui sorride.
«Terribile punizione, mia regina»  
Lei si imbroncia.
«Una punizione adatta sarà venire al matrimonio avvolta in una tenda, visto che quella donna mi ha rovinato il vestito. Passerai alla storia come “il re che si è sposato con una tenda” e non ne sarai felice, scommetto» 
«Potresti venire senza niente addosso, direttamente» mormora lui, mentre le fa correre le labbra sul collo.
«Apprezzeranno di certo tutti» rabbrividisce lei.
«Io  lo apprezzerei molto» asserisce il re «Non vuoi fare felice tuo marito?»  
«Il mio futuro marito?» sorride Bella, intrecciando le mani tra i capelli di Caspian.
«Mmmm» annuisce lui.
«Lo sapevo che quello che aspettavi davvero è la notte del matrimonio e non il giorno»  
«Pensa che a me quella impaziente invece sembri tu» bisbiglia Caspian chinandosi a baciarla.
 
Insieme hanno deciso di aspettare la prima notte di nozze, ma entrambi, ogni volta che sono soli, i limiti vengono messi a dura prova.
 
Quando si ricompongono, rientrano per cenare.
Nel salotto di Caspian possono sedersi vicini e Bella si rilassa immediatamente.
«Sai, mi mette tristezza il salone da pranzo…sei così lontano da me quando ti siedi all’altro capo dei quel tavolo immenso…»
Lui annuisce.
«Lo so. Mi ricordo che, quando ero piccolo, mi faceva lo stesso effetto»
«Posso avanzare una proposta?»
Bella gli lancia un’occhiata da sotto della ciglia scure e lui annuisce sorridendo.
«Potremmo usare la sala solo per le cene ufficiali e per il resto mangiare qui, quando siamo soli?»
«Certo. Possiamo fare tutto quello che vuoi»
«Possiamo non dare mai più cene e lasciar morire di fame i tuoi Lord?» chiede lei con aria innocente.
Il re scoppia a ridere e sta ancora ridendo quando, dopo un secco bussare, la porta si apre improvvisamente.
Lord Wok fa bruscamente irruzione nel salotto del re.
«Maestà» nemmeno si inchina, fa solo uno sbrigativo cenno con il capo «Pensavamo vi fosse successo qualcosa, vi stavamo aspettando»
Caspian posa la forchetta e non si scompone minimamente; Bella, che alla sola vista dell’uomo è sbiancata, non può fare altro che ammirarlo.
«Non avete ricevuto le mie scuse?»
«Sì, ma…» l’uomo sembra incredulo di fronte alla prospettiva che il re lo abbia deliberatamente ignorato.
Bella ride sotto i baffi, sforzandosi di non mostrarsi troppo compiaciuta.
«Ma?»
«Ma avevamo da parlare di…di varie questioni di stato riservate e…»
«Riservate?» il tono del giovane re si indurisce «Riservate per chi? Per mia moglie?»
L’altro arrossisce.
«No, ma…sono questioni delicate e…»
«E noi ne discutiamo da stamattina, Lord Wok, e vi ho già detto quale è la mia decisione e non sarà una cena a farmi cambiare idea. La questione è stata ratificata dal Consiglio e per me è chiusa»
Wok resta senza parole.
Bella si sforza di restare impassibile.
Caspian riprende tranquillo a mangiare e, dopo un attimo di silenzio, alza di nuovo gli occhi dal piatto.
«C’è altro?»
«Eh…no…»
«Bene. Da domani, Bella presenzierà alle udienze con il popolo»
«Cosa?» sbotta l’uomo «E posso sapere perché, Maestà?»
«Perché lei sarà la regina di Narnia, tra nemmeno sei giorni. Mi sembra una ragione più che valida»
«Sì, ma…ma nemmeno la moglie di Miraz presenziava…»
Caspian lo gela con un’occhiataccia.
«Ma io non sono Miraz, Bella è mia moglie e come gestiremo il ruolo di sovrani è affar nostro»
«Ma il consiglio….»
«Il consiglio ha una funzione di appoggio e noi gliela riconosciamo, naturalmente. Ora, se non c’è altro, noi vorremmo mangiare»
Il Lord si inchina, furioso, ed esce sbattendo la porta.
Bella riprende a respirare.
«C’è una legge che prevede di decapitare un Lord che sbatte le porte?»
Caspian, anche lui più rilassato, sorride.
«No, che io sappia»
«Domani mi metto a studiare. Scommetto che la trovo!»
Il re ride e le taglia una fetta di arrosto.
«Mangia, piuttosto. Sarò poco presente, ma che mangi poco lo noto»
Lei arrossisce.
«Le ragazze che stanno per sposarsi dimagriscono per la tensione, non lo sapevi?»
«No, perchè non sono mai stato sul punto di sposarmi. Vedo solo che sei dimagrita»
Bella gli accarezza una guancia, beandosi di averlo così vicino.
«Mai stato tentato dal matrimonio?»
«Prima di incontrare te, no»
«È la serata delle belle notizie» gongola lei.
 
 
Più tardi, quella stessa sera, i ragazzi sono sdraiati sul letto di Caspian, abbracciati.
«La sera e la mattina sono i momenti della giornata che preferisco» sospira Bella, mentre Caspian le bacia il collo.
Il re sorride.
«È lo stesso per me»
«Restiamo insieme stanotte?» chiede lei, timida.
Caspian si solleva sul gomito.
«Pensavo volessi aspettare la nostra prima notte da marito e moglie…»
«Sì…certo. Ma non voglio che mi lascia da sola. Per favore, dormi con me?»
Lui si sdraia di nuovo.
«Ma certo. Solo che…»
«Cosa?»
«Non sarà così facile dormire con te qui vicina»
Bella sorride e si alza per slacciarsi il vestito.
Scivola fuori dal tessuto di seta pesante e resta in sottoveste di raso.
Caspian sgrana leggermente gli occhi, ma lei sorride innocente.
«Tutto bene?»
«Ehm…sì…»
«Sei arrossito»
«Non è vero!» esclama lui, arrossendo ancora di più.
Per dissimulare la confusione e il desiderio, anche Caspian si alza per togliere i vestiti.
Si sfila gli stivali e la casacca, ma tiene la calzamaglia.
Nel distendersi a letto, vede Bella osservarlo compiaciuta.
«Cosa c’è, mia signora?» le chiede, sdraiandosi accanto a lei e coprendola con le pesanti coperte.
Lei gli posa una mano sull’addome piatto e forte.
«Sai? Sono proprio contenta che abbiamo deciso di aspettare…»
Lui geme e lei scoppia a ridere.
E poi lo sente mormorare con dolcezza, nel buio, mentre affonda il viso tra i suoi capelli:
«Strega!»
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Una svolta ***


Bella apre gli occhi e si sveglia in una stanza inondata dal sole.
 
Si stiracchia nel letto e volta la testa sul cuscino.
E non trattiene un sospiro.
 
Caspian non c’è. Si è già alzato.
 
Ma lo sapeva anche prima di guardare: non sentiva il suo calore accanto a sé, le braccia che la avvolgono anche mentre dorme, il respiro sul viso.
 
Dannati affari di stato.
 
Nel muoversi sotto le coperte, Bella sente un fruscio e, perplessa, allunga la mano e tasta la stoffa.
Le sue dita trovano un foglio di pergamena.
 
 
Solo cinque giorni.
Ti amo,
Caspian
 
 
Sorride, già più felice, e scosta le coperte.
Come se avesse percepito i suoi movimenti, una ragazza si affaccia sulla soglia dopo aver timidamente bussato.
«Buongiorno, mia signora. Mi chiamo Pedra. Sua Maestà mi ha incaricato di occuparmi di voi»
La ragazza, dopo aver parlato molto velocemente, tace di botto e arrossisce.
Bella le sorride gentilmente.
Ha un’aria molto più gentile e simpatica di Tilda.
«Ciao. Piacere di conoscerti»
La ragazza arrossisce.
«Ehm…grazie…volete fare un bagno?» balbetta.
«Fantastico! Grazie mille»
La ragazza arrossisce di gioia e si affretta fuori dalla stanza.
Bella ricade sui cuscini, serena.
 
Bene, si annuncia una bella giornata.
Niente Tilda, per cominciare.
 
Riprende il biglietto di Caspian e sorride di nuovo.
Cinque giorni.
 
 
Un’ora dopo, Bella è in camera sua, circondata da cinque delle sarte di corte.
Pedra e Koralys assistono restando lontane, attaccate alla parete.
Bella sta tracciando degli schizzi su un foglio, aiutata dalla capo-sarta.
«Molto bello, mia signora» esclama la donna, ammirata «Davvero elegante e particolare»
Bella sorride soddisfatta.
 
Da oggi, cambia tutto.
Basta farsi spaventare da queste persone.
 
Vuole che Caspian sia fiero di lei e vuole anche stupirlo.
Dopotutto, è il loro matrimonio.
 
Sono venuta fin qui per lui, non lascerò che tre vecchie cariatidi ci dicano cosa possiamo fare e cosa no.
 
Il vestito che ha disegnato segue i dettami della moda del suo mondo e per Narnia è molto innovativo, forse persino audace.
Le donne di Narnia sono abituate a portare abiti magari scollati, ma comunque con le maniche.
Bella ha scelto un abito monospalla di pesante seta candida, drappeggiato come un peplo antico e con il corpetto impreziosito da un pizzo impalpabile e trapuntato di minuscoli brillanti lucenti.
L’abito è a vita bassa e la gonna di seta si apre sotto i fianchi, molto ampia.
 
Alla sarta brillano gli occhi.
Il lavoro inizia subito.
 
Bella si volta verso Pedra e Koralys.
«Cosa ne dite?»
«Bellissimo!» approva la seconda.
La giovane cameriera invece è ancora sopraffatta dall’emozione di aver assistito alla scelta dell’abito e riesce solo ad annuire convulsamente, prima di correre a prendere del thè.
«Ho suggerito al re che forse avreste preferito una ragazza giovane e gentile alla vecchia megera….ops, non l’ho detto davvero!» scherza il topo.
Bella ride.
«Povera Tilda, era così gradevole…»
«Sì» Koralys abbassa la voce «E simpatica e gentile…poi non si intrometteva mai in nessuna vostra decisione…»
Bella ride ancora e si stupisce al pensiero che quella forse è la sua terza risata da quando è arrivata a Narnia.
«Non posso ancora crederci che ha ordinato alle sarte di cucire un vestito diverso da quello che volevo io. Già l’avevo accontentata scegliendo un modello narniano…»
«Avete fatto molto male, signora» la rimprovera ancora Koralys «Non dovete cedere su cose che per voi sono importanti e personali. Essere remissiva non fa per forza di voi una buona sovrana, anzi. Dovete imparare ad avere il coraggio di portare avanti le vostre idee e a capire quando invece serve rivedere una decisione»
Bella alza gli occhi al cielo.
«Agli ordini, padrona»
Koralys non si fa intimidire.
«E poi, signora, devo proprio dirvelo: non applicarvi mai alla conduzione del castello! Ignorare persino i piatti tipici! Suvvia, siete una ragazza così intelligente: come avete potuto oziare in questo modo vergognoso?»
«Perché nessuno mi spiega mai nulla e mi guardano tutti come se fossi scema»
Bella si imbroncia, ma il topo scuote la testa.
«Per vostra fortuna sono arrivata io!»
«Mi fai quasi più paura di Tilda, sai?»
Bella le fa una linguaccia, ma il topo scuote la testa impaziente.
 
E si scopre poco dopo che Koralys non scherzava davvero.
Ha preparato per Bella una vera e propria tabella di marcia.
La prima tappa è nelle cucine, dove la futura regina fa conoscenza della cuoca e del personale e ascolta una breve lezione sui piatti preferiti del re, sui pasti principali che si consumano al castello e sull’andamento della vita di corte.
Il tutto, condito da pasticcini e pettegolezzi.
Una delle aiutanti più giovani, nel vedere Pedra e non Tilda al fianco di bella, batte persino le mani.
Dopo una mezz’ora, Bella inizia a rilassarsi.
Inizialmente parla poco, intimidita, ma poi prende confidenza con la gentilezza e la cordialità di tutti e si tranquillizza.
Racconta persino alla cuoca qualche ricetta del suo mondo e, su due piedi, decide di ordinare per la sera una cena a base di piatti tipici per lei e Caspian.
E la cuoca risponde soltanto:
«Sì, mia signora. Temo solo che avrò bisogno della vostra guida»
Fantastico.
 
E così, Bella passa la mattinata in cucina, dando consigli e preparando lei stessa una torta alla crema e frutta.
A quel punto, Koralys inizia ad insistere perché lei faccia una sorpresa al re e gliela porti.
«Koralys, è impegnato!»
«Bene, ma può fare una pausa!»
«Sì, ma…ma insomma, sarà con i Lord e…»
«Mia signora, ascoltate» il topo scuote con fare ammonitore una zampina «Avete detto che vi dispiace che il re passi così poco tempo con voi. Bene. Cosa intendete fare per porre rimedio a questa situazione?»
Con gli occhi di tutta la cucina addosso, Bella arrossisce.
 
Accidenti al topo. Mi ha incastrata.
 
I passi di Bella mentre si avvicina alla Sala del Consiglio rallentano sempre più.
Con il cuore che le batte furiosamente, la ragazza esita in corridoio.
 
Cavolo.
Cavolo, cavolo, cavolo.
Non essere codarda.
A lui farà piacere….o no?
 
Prima di ripensarci definitivamente e scappare via, Bella fa un cenno alla guardia perché la annunci.
Quando le viene aperta la porta, mette dentro solo la testa, guardinga.
Caspian sta parlando con tre dei Lord, che stanno in piedi attorno al suo seggio.
Nella sala anche altri dignitari, intenti a consultare pesanti tomi o a discutere a bassa voce.
All’improvviso, Caspian alza gli occhi e la vede, per cui scatta in piedi.
E si fa silenzio.
 
Tutte le teste si voltano verso la porta e Bella si sente immediatamente in soggezione.
Ma il re fa un cenno e i dignitari di corte si inchinano e retrocedono verso una porta laterale.
 
Bella resta immobile, rossa in viso, mentre Caspian si avvicina a grandi passi.
«Va tutto bene? Stai bene? È successo qualcosa?»
La ragazza scivola all’interno della sala e richiude la porta alle sue spalle.
Guarda il re mordendosi un labbro e per la prima volta si sente in soggezione di fronte a lui.
«Io…» esita.
Caspian le è arrivato accanto e le prende le mani.
«Bella?»
Lei prende fiato e poi dice velocissimamente:
«Io…io…io ti ho fatto una torta e te l’ho portata e…»
«Una…torta?» Caspian sembra attonito.
Bella diventa cremisi.
«Ehm…sì…io…lo so che sembra una cosa idiota, ma volevo…eh…vederti e allora…»
Si morde un labbro, ma lui scuote la testa e si mette a ridere.
«Piccola, ma cos’è questa espressione terrorizzata?»
«Oh» sospira lei «Non sei arrabbiato?»
Lui le bacia la fronte.
«E perchè? Come potrei? Sono solo felice, quando ti vedo»
«Ma ho interrotto il tuo incontro…»
«Fa niente. Vieni»
La prende per mano e la porta verso il trono, facendola accomodare.
«Tra poco, i troni saranno due» le sorride dolcemente, accomodandosi sul bracciolo.
Bella si guarda attorno, un po’ in soggezione.
«Non mi ci vedo molto…»
Lui le accarezza i capelli.
«Perché?»
«Perché…non so nulla di Narnia!»
«E allora è l’occasione per imparare, piano piano. No?»
Lei fa il broncio.
«Ti sei messo d’accordo con Koralys?»
Lui le strizza l’occhio.
«Uno scambio di idee»
Poi Caspian scivola sul trono accanto a lei: è talmente ampio che in due ci stanno quasi comodi, ma lei si rannicchia subito sulle sue gambe.
«Perché non me lo hai detto che Tilda si permetteva di mancarti di rispetto?» Caspian è accigliato «Bella io…io vorrei fare così tanto, e sbaglio anche le cose piccole…»
Bella gli prende le mani.
«È stato il topo a metterti queste idee strane in testa?» chiede, severa.
Lui sorride.
«Si chiama Koralys. Pensavo foste ormai amiche. Comunque no, mi ha solo garbatamente suggerito di trovarti una compagnia più gentile e meno invadente, magari della tua età…il resto l’ho capito da solo»
Sembra mortificato.
Bella gli prende il viso tra le mani.
«E sarebbe colpa tua se quella donna voleva tappezzarci la stanza di rosso, vero?»
«No, ma…»
«No e basta. Caspian, anche io non ho fatto sforzi per ambientarmi. Mi sono lasciata andare alla pigrizia e tu sei stato anche troppo paziente. Vuoi  prenderti la colpa tu?»
Lui sospira.
«No, però lo so che non è facile e che ti serve aiuto…»
«Ma ce l’ho. Ho te. Ho anche un topo, ora»
Fa una smorfia disgustata e lui ride.
«Sono fiero di te»
«Non esserlo. Mi costa una fatica enorme già solo non mettermi a urlare quando me la vedo comparire davanti»
Ma il re scuote la testa e le dà un bacio.
«Se penso a come hai reagito la prima volta…Sono davvero fiero di te»
«Ma il topo mi fa ancora venire i brividi…per non dire che mi comanda a bacchetta!»
«Almeno lei ci riesce, a comandarti…»
Bella gli dà una gomitata scherzosa e lui ride ancora.
Poi le chiede una fetta di torta e insieme si godono un momento di riposo.
«Buonissima! Sto pensando che potrei mandarti a lavorare in cucina…»
«Sei di umore scherzoso oggi, mio re» commenta lei, sorridente.
«Merito tuo» si protende di nuovo a baciarla «Cosa hai fatto oggi? Mi dai altra torta?»
Bella ride.
Poi gli racconta delle sarte e della cucina.
Caspian la osserva parlare, attento.
La vede più rilassata e con una scintilla di ottimismo che recentemente aveva perso: si limitava ad aspettare le sue pause dal lavoro per vederlo e per il resto non faceva quasi nulla.
E a lui dispiaceva vederla così immobile. Così poco interessata.
Non era tipico di lei, non era giusto per lei.
Caspian trattiene un sorriso.
 
Koralys ci vede più lungo di me.

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Capitolo 6
*** Cene ufficiali ***


Quando la sera si incontrano, per cena, per la prima volta dal suo arrivo a Narnia Bella è stanca non per la noia ma per le troppe attività.
Koralys l’ha accompagnata in giro per il castello, presentandola a tutti i domestici (una schiera più folta delle truppe di Caspian, sospetta lei). Tutti le si sono affollati intorno, chiedendo direttive e indicazioni.
E Koralys sapeva sempre cosa consigliarle.
Si destreggiava tra perplessità, urgenze e antipatie o simpatie varie con una facilità che stupiva molto Bella.
«Accidenti, Koralys, sei proprio brava» le dice, ammirata, mentre in camera sua si prepara per la cena.
Il topo ridacchia, compiaciuta.
«Grazie, mia signora»
Bella reprime un gemito nel vederla frugare nel suo armadio.
«Dovreste scegliere il rosso» le dice poi Koralys, serena.
Bella annuisce e poi si precipita a prendere da sola un vestito.
«Vi piace la nostra moda, mia signora?»
«Perché?»
Koralys sospira.
«Non è una domanda a tradimento, signora. È solo una curiosità»
«Ah. Sì. Sì, sì. Bella»
Il topo la guarda con aria di rimprovero.
«Sicura? Perché, se posso dire la mia, la moda del vostro mondo vi dona molto. Il vestito che avevate quando siete arrivata qui era molto bello»
Bella sorride con una punta di nostalgia.
«Sai, non era proprio un abito “ordinario”, nel mio mondo. Lo indossavo perché sono andata ad un ballo con Caspian. Lo ha scelto lui per me»
Koralys batte le zampe, entusiasta.
«Oh, che bello! Sarete stata molto felice»
Bella annuisce.
«Sì. Nel mio mondo lui non era re. Non doveva comportarsi secondo un protocollo e potevo vederlo ogni momento…»
Il topo la vede diventare triste e tenta subito di consolarla.
«Ma qui state per sposarlo. Non siete felice?»
«Certo. Solo che…è una cosa stupida, ma ho sempre immaginato il mio matrimonio e…va bene, è una cosa sciocca, perché io sposo lui perché è lui che voglio ma…»
«Ma?»
«Ma…» Bella sospira «Ma non ci saranno i miei genitori. I miei amici. Nessuno che conosco. E…non ci sarà mio padre, per accompagnarmi all’altare. Mia madre e le mie amiche per aiutarmi con il vestito. Non fraintendere, io so di aver fatto la scelta giusta solo…solo che mi mancano. Che vorrei condividere con loro questo momento»
Il topo inclina la testa, pensosa.
«Qui a Narnia, la sposa arriva su un carro…bè, voi su un cocchio, ovviamente. E sfila per le strade così che tutti possano salutarla e benedirla e poi…»
Si interrompe quando vede lo sguardo terrorizzato di Bella.
«Ehm…comunque è molto bello…poi arrivate nella cattedrale e il re sarà lì con i Lord…»
Bella sbuffa sonoramente.
«I Lord anche lì? Che fortuna. Che bello…»
Koralys tenta di salvare la situazione.
«Ehm…ma il matrimonio di un re è un momento nevralgico nella vita del regno…»
Lo sguardo della ragazza la convince a non insistere.
Meglio parlare di abiti: è un terreno meno spinoso.
«Il vestito da sposa è delizioso: sarete bellissima»
«Caspian nemmeno mi vedrà, accerchiato dai Lord. Già me lo immagino: io, sola come un cane, e lui, assediato dai dignitari. Uffa. Quasi quasi gli propongo di scappare…»
Il topo sembra atterrito.
«Ah…ma…ehm, non dovreste, mia signora»
«Lo so, tranquilla. So quanto Caspian ami Narnia. Non potrei mai metterlo davanti a una scelta del genere»
«Lo amate molto»
Lei annuisce, semplicemente.
«Come sto?» chiede poi.
«Benissimo. Ma, se volete un consiglio, dovreste farvi un guardaroba meno narniano e più…vostro»
Bella, pensierosa, sfiora qualche tessuto nell’armadio.
«Sai? Forse hai ragione…»
 
*
 
Due ore più tardi, Bella è sul punto di addormentarsi con la faccia nel piatto.
Lord Mellroy parla ininterrottamente da almeno mezz’ora di non so quale innovazione geniale da lui apportata alle tecniche di irrigazione.
Improvvisamente, Bella sente una mano calda accarezzarle dolcemente la gamba.
Getta un’occhiata al re, che però è seduto, impassibile, e sembra concentrato sul discorso del notabile.
Le labbra morbide di Caspian si contraggono leggermente, come per trattenere un sorriso: Bella capisce che lo sta fissando in modo poco educato e distoglie lo sguardo, abbassando gli occhi sulla tovaglia.
 
Che palle.
 
Come se l’avesse sentita e volesse consolarla, la mano del re le accarezza dolcemente il ginocchio e risale lungo la coscia.
Bella posa il calice del vino e nasconde la mano sotto la pesante tovaglia, intrecciando le dita a quelle di Caspian.
Sono seduti vicini: hanno spezzato il rigido cerimoniale delle cene ufficiali, che altrimenti li vedeva sempre seduti ai lati opposti del gigantesco tavolo.
Il primo segno di un cambiamento.
 
Assonnata e intorpidita, Bella si sente poco propensa a sfidare le rigide regole di corte.
 
Un’altra splendida serata in cui faccio la figura della donna brillante e sicura di sé.
 
Ma, a sorpresa, l’anziano precettore di Caspian si rivolge a lei con un sorriso gentile.
«Mia signora, vi staremo annoiando a morte» esclama «Come procedono i preparativi per le nozze?»
Caspian sorride e solleva sul tavolo, in bella vista, la sua mano intrecciata a quella di lei.
Bella sente tutti gli occhi puntarsi sul suo viso e diventa cremisi.
Lord Mallroy sembra palesemente infastidito dall’interruzione.
«Bè, sì, come stavo dicendo…»
Ma Caspian lo interrompe.
«Grazie per averlo chiesto, è un momento speciale per noi. Siamo davvero euforici»
Gli occhi di tutti, increduli, si spostano su di lui e il re sorride, divertito.
«Miei signori, cosa sono queste facce? Sto per sposarmi. È un momento di grande gioia per me: stiamo parlando del mio matrimonio. O vi stupite che io sia così felice?»
Un mormorio di assenso percorre la tavola.
«Siamo davvero contenti per voi, Maestà» annuisce il precettore, strizzando l’occhio a Bella.
La ragazza gli sorride, riconoscente.
Caspian porta la mano di lei alle labbra e le bacia il dorso.
«Finalmente si parla delle mie nozze: miei signori, magari volete aiutarci anche nell’organizzazione della festa? Fatecelo sapere senza nessuna remora»
Bella si morde le labbra per non ridere, vista gli sguardi costernati dei Lord.
 
Probabilmente temono che Caspian stia per chiedere loro di cucirci le tende, o di tinteggiarci le pareti…
 
«Ehm…Maestà…» azzarda uno di loro «Forse…magari potremmo…eh…un corteo lungo le strade della capitale e poi un discorso pubblico…»
«Ah bè, niente affatto noioso. Vi ringrazio, ma non vorrei far addormentare mia moglie nel nostro giorno, sapete» è la risposta divertita del re.
Bella gli sorride, euforica nel vederlo con gli occhi scintillanti e un sorriso sul viso.
Si vede che è felice, anche se in presenza dei Lord si contiene.
Ma i dignitari sembrano sorpresi; attoniti di fronte al sorriso fanciullesco del sovrano e alle sue manifestazioni di affetto spontanee.
Lord Wok guarda le loro mani intrecciate come se fossero qualcosa di sporco posato su una tovaglia linda.
«Maestà, è una gioia vedervi felice» dice in tono piatto «Naturalmente essere un sovrano mette le questioni personali al secondo posto e…»
Caspian alza lo sguardo e lo fissa negli occhi dell’altro.
«Non sono d’accordo»
Il Lord inarca un sopracciglio.
«Prego?»
«Non sono affatto d’accordo» ripete lui, paziente «Stiamo parlando della mia vita. Della donna che ho scelto di avere vicino a me. Sapete quanto sono devoto a Narnia. Ma a mia moglie sono ancora più devoto»
«Sapete, Maestà» interviene il suo vecchio precettore per sedare ogni possibile replica «È davvero una gioia sapere che il matrimonio darà completezza alla vostra vita e che avrete al vostro fianco una donna così bella e intelligente. Vi abbiamo visto crescere e…»
«Sì, e vi abbiamo insegnato i valori e i doveri che un buon re…» interrompe Wok.
«Ed è bello vedervi uomo. Avete un regno e una moglie e ormai c’è davvero poco che possiamo fare per voi, a parte essere al vostro fianco per consigliarvi» riprende la parola il precettore, fermamente.
 
Bella guarda i Lord e vede i loro visi.
Alcuni neutri, altri scossi.
Quello di Wok è di uno sgradevole color barbabietola da zucchero.
La ragazza sospetta che  essersi visto ricordare che Caspian è un adulto e che il potere del re è assoluto non gli sia piaciuto affatto.
Caspian rafforza la stretta sulla mano di lei.
«Grazie, Maestro. Voglio che mia moglie conosca il suo regno, visto che ormai è casa sua, quindi da domani prenderò del tempo per accompagnarla personalmente in giro. E sarà presente alle udienze, naturalmente»
Sorride in risposta alla sguardo felice di Bella.
«Ora, se volete scusarci…Bella mi sembra stanca, vi lasciamo»
Si alza e dolcemente fa alzare anche lei dalla sedia.
Bella sente le gambe pesanti e cerca di nascondere una smorfia.
Mellroy non si trattiene:
«Ma stavamo parlando delle mie idee innovative su…»
Un’occhiata del re lo zittisce.
«Buonanotte, Maestà» bofonchia, poco convinto.
 
I Lord si ritirano e il precettore di Caspian saluta la coppia inchinandosi a Bella.
Lei si muove per trattenerlo, perché lo vede anziano, ma una stretta gentile di Caspian la ferma al suo posto.
E, subito dopo, anche i Lord si inchinano alla coppia: Bella capisce che Caspian voleva che le riconoscessero la stessa deferenza che mostrano a lui.
 
Una volta usciti tutti, Bella non trattiene uno sbadiglio.
Caspian, sorridendo, si china a prenderla tra le braccia.
Lei gli infila le mani tra i capelli.
«Hai tanto sonno?»
La ragazza annuisce, e reclina il capo sulla spalla di lui.
In un attimo, il re la porta in camera e la adagia sul letto.
Bella gli tende subito la mano.
«Non ti lascio» sorride lui, slacciando la cintura con appeso il pugnale «Ma togli il vestito prima di addormentarti…Amore?»
Ma Bella si è già addormentata.
Caspian sorride e, dolcemente, sbottona l’abito cercando di non svegliarla.
È talmente assorto che una vocina lo fa trasalire.
«Scusate, Maestà, non volevo spaventarvi. Ero solo preoccupata per la vostra signora…»
«Ciao, Koralys. Non preoccuparti, è solo stanca»
«Oggi si è occupata del castello e le ho presentato i domestici….forse ho esagerato» il topo sembra preoccupato.
«Ma no, era felice secondo me. Grazie perché le fai compagnia. Vorrei poterlo fare io»
«Ma voi potete, mio re» gli strizza l’occhio «Chi è il re qui?»
Caspian sorride e fa una carezza sui capelli di Bella.
«Giusto»
«Il suo mondo è molto diverso da Narnia?» chiede ancora Koralys.
Caspian annuisce.
«Moltissimo»
«Vi piaceva?»
«Sì…era affascinante»
«E vi dispiace essere tornato?»
Caspian osserva il viso di Bella, rilassato e sereno nel sonno.
«A volte…sì. Mi manca la libertà, il senso di poter essere…chiunque. Di poter andare ovunque, a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno. Però amo Narnia: casa mia mi è mancata»
«Oggi la signora mi ha raccontato le usanze del suo mondo che riguardano il matrimonio…voi pensate che sia triste qui, Maestà?»
Lui sospira pesantemente.
«Non me lo perdonerei, se così fosse»
«Ma…»
«L’ho privata della libertà…»
«Non volevo dire questo. Lei vi ama moltissimo, si vede»
«Lo so. È per questo che mi sento così egoista»
«Ma voi non la lascerete sola, Altezza. E potreste iniziare a organizzarle la cerimonia che vuole..magari è un primo passo»
Caspian osserva ancora Bella, mentre risponde:
«Qualunque cosa, per lei…»

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Capitolo 7
*** Prove di regno ***


Bella si sveglia con la luce del sole che le batte sul viso.
Arriccia il naso e nasconde la testa sotto il cuscino, ma poi sente una risatina.
Riemerge dalle coltri e sbatte le palpebre mettendo a fuoco Caspian, steso accanto a lei, che le tiene un braccio attorno alla vita.
«Buongiorno» sorride, baciandole la fronte.
Lei, ancora intorpidita dal sonno, gli si accoccola accanto.
«Sei ancora qui. È molto presto?»
«No, veramente. Ma lo spettacolo merita»
Lei fa una smorfia buffa e alza una mano per seguire il contorno del viso di lui con la punta delle dita.
«Che ore sono?»
«Quasi le 9»
«Le 9?» Bella salta a sedere sul letto «Ma tu ti metti a lavorare anche prima delle 7!»
Caspian, ancora disteso, sorride sereno.
«Sì, ma come ho detto lo spettacolo mi ha distratto…» la tira di nuovo giù, tra le coperte «E poi sto per sposarmi: devo pur cambiare qualche abitudine…»
Bella sorride, un po’ incredula.
«Per esempio?»
Lui finge di pensarci su.
«Per esempio…restare a letto con te, la mattina. Fare colazione insieme. Pranzare insieme, magari?»
Bella lo soffoca con un abbraccio improvviso e il re si mette a ridere forte.
«E poi andare a cavallo insieme, diciamo…due volte alla settimana? Almeno?»
Lei sgrana gli occhi.
«Ah..ehm…non è che sia proprio…»
Caspian ride di nuovo, sapendo quanto lei sia diffidente nei confronti dei cavalli.
«Ma dai, Bella. Anche tu devi cambiare qualche tua abitudine…»
«Ti diverti a prendermi in giro» borbotta lei.
«Per niente» le strizza l’occhio «Forza principessa: facciamo colazione e poi usciamo a cavallo»
Bella si nasconde sotto le coperte.
«Mi fai più paura di Koralys!»
Ma due braccia forti la voltano e la sollevano senza problemi e lei trova improvvisamente le sue labbra a pochi centimetri da quelle di lui.
«Davvero?»
Bella osserva quei lineamenti perfetti e sorride.
«Sì. Con la differenza che il topo è più bello di te e…ah!»
Caspian la spinge giocosamente sul letto e entrambi rotolano tra le coperte, inseguendosi e ridendo.
«Smettila! Fermo! Dai, non fare il bambino!»
Bella ride e si contorce mentre Caspian la tiene ferma solo con il suo peso.
Ma quando gli passa le braccia attorno al collo e si baciano, pensa che raramente lo ha visto così di buonumore da quando sono tornati a Narnia.
E quando Caspian allontana le labbra dalle sue per baciarle la gola, Bella sospira e riflette su come quell’uomo così maturo e responsabile abbia ancora l’anima di un bambino adorabile.
 
Quattro giorni  soltanto, pensa.
E sorride per il suo fremito di aspettativa.
 
*
 
Un’ora dopo, sorride meno.
Rigida sulla sella, cerca di tenere a bada il panico.
Caspian le mette in mano le redini del cavallo, ma lascia la mano a pochi centimetri da quelle di lei.
«Amore, piano. Non strattonarlo bruscamente…piano»
«Caspian…»
Sentendo che le trema la voce il re la stringe dolcemente.
«Amore, ascolta. Un cavallo si guida per prima cosa con le ginocchia. Non può sfuggirti di mano, lo controllo io. Però abituati a reggere la briglia. Se sente che non hai la mano ferma si spaventa»
Bella deglutisce, nervosa.
«Io non…mi sento molto a mio agio. Questo cavallo è enorme e…»
Caspian affonda il viso nei suoi capelli.
«Questo cavallo è il mio cavallo ed è bravissimo. Dai, che sei capace anche tu di guidarlo»
Serra le mani sopra quelle di lei e le alza leggermente.
«Fagli sentire che hai il controllo. Ma dolcemente»
«Faccio schifo, come amazzone»
«Tu non fai schifo in niente…Però ci dovremo sempre muovere a cavallo, o in carrozza…e l’idea che, se ci fosse bisogno, tu non sia pronta a cavalcare da sola mi turba un po’»
Lei volta il capo, sorpresa.
«Bisogno? In che senso?»
Lui sospira e scuote la testa.
«Scusa…è una sciocchezza. Ma mi hanno sempre abituato a pensare a possibili pericoli per la vita del re e a piani per una sua eventuale fuga…e ora mi scopro a progettare per te le stesse cose e…»
«Ma… Caspian! Ma come ti viene in mente?»
Lui le prende le redini di mano e porta il cavallo al piccolo trotto.
«Bella, quando ero un ragazzo mio zio Miraz ha ordinato alle sue guardie di uccidermi. Se non mi avesse salvato il mio precettore, non sarei qui. Purtroppo, la vita di un re non è mai del tutto al sicuro e…»
Si interrompe, di fronte all’espressione spaventata di lei.
«Amore, scusa, non spaventarti. Non corriamo certo pericolo, ora. Ma…non so se posso prometterti che sarà così per tutta la nostra vita. E se mai ci fosse un pericolo…»
«Ma…tu saresti con me e…»
«Non lo so. Ma la prima cosa di cui io mi preoccuperò sempre sarà sempre la tua sicurezza»
«Come sarebbe, non lo sai?»
Caspian esita.
«Tesoro, scusa se ho sollevato un argomento spiacevole…volevo solo dire: immagina che scoppi una guerra. Io dovrei restare a guidare le truppe, ma ti allontanerei subito dal pericolo»
«Ma io non me ne andrei mai!» ribatte lei, scandalizzata, strappandogli un sorrisino.
«Lo sai che una sposa deve giurare obbedienza al suo re, nel matrimonio?» le chiede, sporgendosi a baciarla sui capelli.
Lei assottiglia lo sguardo.
«Ah sì? Bene. Allora annulliamo tutto. Vivremo nel peccato»
La risata di Caspian è talmente forte che le guardie che li seguono si scambiano occhiate perplesse.
«Tu sei completamente pazza» le dice poi, abbracciandola.
«Sei veramente preoccupato? C’è qualche problema e non me lo dici?» chiede invece lei.
«No, amore. Davvero. Scusami, non volevo. Godiamoci la cavalcata, vuoi?»
Bella geme.
«Quasi quasi, preferisco parlare di guerra…»
 
*
 
Due ore dopo, Bella deve ricredersi.
 
No, preferirei essere ancora a cavallo. Sarei più tranquilla. E questo dice tutto.
 
Seduta accanto a Caspian, nella sala del trono, presenzia alle sue prime udienze.
E fa molta fatica a controllarsi.
Lord Wok ha introdotto un contadino nella sala, accusandolo di furto.
L’uomo avrebbe tentato di sottrargli la borsa dalla sella durante una sosta del Lord in una locanda.
Bella freme di disgusto.
D’accordo, rubare è sbagliato.
Ma… Wok sembra felice.
Felice della paura che ha provocato nell’uomo, che, quasi accasciato a terra, trema e piange.
Il Lord, intanto, espone al re e al Consiglio il caso.
 
Bella non riesce a distogliere lo sguardo dall’uomo che geme a terra.
E si sente fremere dentro.
Ma perché Wok si diverte a umiliarlo così?
 
Caspian sembra pensarla come lei, perché interrompe Wok (che sta ripetendo la sua storia per la terza volta, sempre molto compiaciuto) e si rivolge direttamente all’uomo.
«Come ti chiami?»
Il Lord sbuffa, ma Caspian sorride gentilmente all’uomo.
Il poveretto, però, trovandosi gli occhi del re e quelli di tutti i notabili addosso grida e piange più forte che mai.
Caspian fa cenno a due guardie di aiutarlo ad alzarsi, ma quelle devono sostenerlo praticamente di peso.
Nemmeno con la gentilezza Caspian riesce a farsi ascoltare o ad avere delle risposte.
Finché Bella, lasciando tutti di stucco, non si alza e si avvicina all’uomo.
Quello grida più forte e si ripara il viso con un braccio, come se temesse di venire colpito.
Le guardie si irrigidiscono subito, ma la ragazza, impietosita, gli parla dolcemente:
«Va tutto bene, non avere paura. Come ti chiami?»
Visto che non ottiene risposta, la ragazza gli posa gentilmente una mano sul braccio.
Wok impreca forte, alle sue spalle, e Caspian le arriva subito al fianco, mettendole una mano sulla spalla.
Ma l’uomo si è zittito, stupito del gesto.
E, quando apre gli occhi, si trova a fissare una ragazza giovane e sorridente, che gli domanda se sta bene.
Fa un cenno esitante con il capo, poi ricomincia a gemere quando ricorda la situazione in cui si trova.
«Per favore, non piangere. Non riusciamo a capire nulla. E come può aiutarti il re, se non conosce i fatti?»
«Infatti il re non deve aiutarlo» interviene sprezzante Wok «Ma siete in vena di scherzare? Vengo quasi rapinato da un sudicio pezzente e ci mancherebbe solo che il re…»
«Wok»
Basta una parola del re per zittirlo.
Caspian prende fiato e poi si rivolge anche lui all’uomo.
«Lord Wok ti rivolge un’accusa. Come rispondi alle sue parole? Ti prego, parla liberamente. Bella ha ragione: non devi avere paura. Non siamo prevenuti contro di te»
 
Ma, alla fine, solo la gentilezza di Bella riesce a far breccia nella disperazione dell’uomo.
Tra i singhiozzi, il contadino ammette di aver tentato di rubare la borsa, ma solo perché sua moglie e sua figlia sono gravemente malate e lui non ha i soldi da dare a un  medico perché le curi. Non hanno una casa, vivono al margine del villaggio, nella stalla di una locanda, e le due donne si sono ammalate per il gran freddo.
Wok non lo fa nemmeno terminare il discorso.
«Molto commovente, ma non ci riguarda affatto. Maestà, l’uomo ha ammesso il tentativo di furto e pertanto io vi chiedo di…»
«Ma non volevo!» grida il poveretto «Non sono un ladro! Solo che non sapevo come fare e…»
«Non osare interrompermi!» grida il Lord, furioso.
Ma, a sorpresa, la voce di Bella precede quella di Caspian.
«Ma perché non state zitto? Vi diverte tanto infierire su chi non può difendersi?»
Il Lord resta dapprima attonito, ma poi la ragazza si gira e lui, guardandola in viso, ghigna divertito.
«Vi vedo provata, Maestà» dice con tono di scherno, alla vista delle lacrime di lei.
Caspian digrigna i denti.
«Wok! Dannazione, non vi permetto di parlarle in questo modo!»
Ma Bella raddrizza la schiena e si asciuga gli occhi.
«Io non mi vergogno affatto di mostrare i miei sentimenti»
All’improvviso, nella sala scende il silenzio.
«Mi vergognerei molto di più a essere una persona che gode nell’infliggere dolore agli altri. O di essere una di quelle che si limitano a osservare senza far nulla, che è ancora più grave. Non è giusto rubare, ma non è giusto nemmeno che quest’uomo non si veda concedere delle attenuanti. E tu non sei una persona tale da non saperlo. Almeno tu, visto il valore di tutti quelli che sono presenti qui»
Dopo essersi rivolta direttamente a Caspian, Bella tira su con il naso e, rivolta un’occhiata sdegnosa alla sala, volta le spalle con aria regale e se ne va.
 
*
 
Mezz’ora dopo, Caspian si affaccia alla porta del suo studio e trova Bella che singhiozza con il viso affondato in un fazzoletto, mentre Koralys tenta di consolarla.
Quando sente un braccio posarsi sulle sue spalle, la ragazza sussulta.
Ma il re si accomoda al suo fianco e tende le braccia per stringerla.
Lei resta ferma.
«Sei…arrabbiato con me?»
Lui scuote il capo.
«Certo che no»
Bella si morde un labbro, sforzandosi di controllare i singhiozzi.
«Scusami…»
«Ma per che cosa, Bella?»
Caspian sembra stupito.
«Perché ho parlato come una stupida e…»
«Non è vero» la zittisce subito lui «Bella, potrei mai rimproverarti di esprimere una tua opinione? Io mi fido di te. Voglio il tuo consiglio. Per questo ti ho chiesto di presenziare alle udienze. Quello di Narnia è anche il tuo popolo ora. Se non mi fidassi di te pensi che ti farei interagire con loro? O con i Lord, o con chiunque?»
«Ma…ma a me i tuoi Lord sembrano odiosi. Non sono mai lucida con loro. E ho reagito emotivamente, come una stupida…»
«E l’essere emotiva ti renderebbe stupida, scusa? Ma come puoi dire una cosa del genere?»
Caspian le accarezza dolcemente i capelli, cercando di calmarla.
Ma lei continua a piangere.
«Penseranno tutti che sei matto a voler sposare una donnetta patetica…»
«Ma Bella!» Caspian è scandalizzato «Ma cosa stai dicendo?»
«Se posso permettermi, Maestà…» Koralys interviene mentre Bella continua a piangere «Da quello che ho capito, la signora non voleva interferire in una vostra decisione…»
«Ma non ha interferito! Interferire vorrebbe dire che io non la voglio accanto a me, libera di esprimersi! E io…»
«Ma lei» lo interrompe il topo «Teme di avervi danneggiato visto che il consiglio l’ha vista piangere, perché è sicura che voi meritiate una consorte impassibile e regale…»
Koralys fa grandi cenni con le zampe al re, per esortarlo a capire, e annuisce quando lui le fa un cenno con il capo.
Quindi, Caspian si alza e con un solo movimento fluido prende Bella tra le braccia e esce con lei sul piccolo balcone.
Si appoggia alla ringhiera e le bacia la fronte, mormorando:
«Un momento solo per noi due…»
E restano in silenzio, mentre l’abbraccio e le carezze di lui pian piano riescono a calmarla.
Quando Bella alza lo sguardo dalla camicia di Caspian, completamente bagnata di lacrime, lo vede sorriderle teneramente.
«Piccola, io non so come dirtelo che vederti piangere mi spezza il cuore» mormora lui, baciandole la fronte e lasciandola scivolare dolcemente a terra.
Bella gli circonda la vita con le braccia e posa il capo sulla sua spalla.
«Mi dispiace»
Restano ancora un po’ in silenzio e poi lei domanda:
«Cosa hai deciso, per quel poveretto?»
«L’ho ufficialmente ammonito a non rubare, perché rubare è un crimine e andrebbe punito. Detto questo, non c’è stato danno alcuno per Wok. E ho dato del denaro all’uomo e mandato il medico di corte dalla sua famiglia. E entro stasera si trasferiranno in una casetta al villaggio, pulita e confortevole»
Bella sospira.
«Ti amo tantissimo, sai?»
Lui sorride.
«Davvero?»
«Sì. Perché non somigli a Wok»
Caspian scoppia a ridere.
«Pensavo che stessi per dilungarti sulle mie molteplici qualità» scherza.
«Ma sì, anche» ribatte lei, mentre un po’ di colore torna sulle sue guance «Ma ora non sto a dirti che sei buono, giusto e generoso, che sei una bella persona e un ottimo re…»
È il turno di lui di arrossire.
«Non ho fatto nulla che non fosse giusto»
«Dici così perché tu sei giusto. Se il re fosse Wok, quel poveretto starebbe già marcendo in cella»
Caspian arriccia il naso.
«Bella, anche io resto ferito dalla freddezza e dagli atteggiamenti dei miei consiglieri, a volte. Ma sono uomini esperti e validi e io sono molto giovane…non è sbagliato farsi guidare e ascoltare i consigli…non voglio essere un autocrate»
«Sì, e poi tu sai mantenere la calma» borbotta lei.
«Ah, ma non sono capace di zittire il Consiglio, facendolo vergognare in toto» ribatte lui, con una risatina «Non a caso, ho trovato una donna molto più in gamba di me»
Gli occhi di lei si riempiono nuovamente di lacrime.
«Ma io..»
«Ma tu sei così e io non voglio che cambi. Perché ti amo. Ma anche perché ti ammiro»
Bella scoppia a piangere di nuovo.
«Bella!» geme il re «Accidenti, ma sono solo capace di farti piangere?»
«No, affatto» bisbiglia lei tra le lacrime «Sei anche capace di cambiarmi la vita»
 

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Capitolo 8
*** Preparativi ***


Mi spiace rubarvi tempo prima del capitolo, ma volevo scusarmi per l'assenza!
Scusate anche se non vi ho fatto gli auguri di Natale e...bè, almeno sono in tempo per quelli di buon anno!!!
Siate felici, felicissimi, felicissimissimi....e leggete e visitate la mia pagina Facebook per gli aggiornamenti!

Baci baci baci e mille auguri di cuore!!!





La mattina dopo, Bella si sveglia ancora tra le braccia di Caspian.
Sorride pigramente e gli mormora:
«Guarda che ci farò l’abitudine…»
Lui le dà un bacio sul naso e le dice, orgogliosamente:
«Da oggi sono in congedo matrimoniale»
Bella spalanca gli occhi.
Lui la fissa perplesso.
«Si dice così…no?»
Lei lo fissa, senza parole, e il re arrossisce.
«Io… so che hai raccontato qualcosa a Koralys dei preparativi e dei riti per il matrimonio nel tuo mondo e credevo che…»
Bella scoppia a ridere fragorosamente.
«Oh…mio…Dio…» ansima «Non posso crederci!»
Poi vede lo sguardo mortificato di lui e cerca di ricomporsi.
«Amore, scusa, solo che è stato così…inaspettato» le scappa un’altra risatina «È un’espressione da impiegato d’ufficio…e sai, tu sei un re…»
Gli sorride, radiosa, e lui si rilassa e fa un broncio giocoso.
«Uffa. Che noia essere il re. Perché io non posso avere il congedo matrimoniale?»
Lei sorride, stretta tra le sue braccia.
«Infatti. Direi che la prima cosa da fare oggi è sancirne uno»
«Ma è già sancito. Non scherzavo. Le attività di reggenza sono sospese fino a dopo le nozze»
Lei spalanca gli occhi.
«Davvero? Evviva! Fino a quando, di preciso?»
Lui le fa una linguaccia.
«Fino a dopo il viaggio di nozze»
«Ma mi avevi detto che qui non si usava e…»
«Lo so, infatti è così. Ma Koralys mi ha detto che le hai raccontato delle nozze di tua sorella. E di quanto tutto era bello e perfetto. E io non voglio che tu debba sentire la mancanza di una sola cosa, tesoro»
Bella resta un attimo senza parole.
«E quindi andiamo via insieme? Quando??»
Lui sorride della sua impazienza.
«Il giorno dopo il matrimonio, se per te va bene»
«E dove andiamo?»
«Ho dato ordine di allestire il Veliero dell’Alba, che è la nave ammiraglia della nostra flotta»
«Abbiamo una flotta? E andiamo a fare una crociera?»
Caspian ride dell’incredulità e della gioia di lei.
«Sì, abbiamo una flotta. Stai per diventare regina, amore mio. E..che cos’è una crociera?»
«Una vacanza su una nave! Che bello, non ci sono mai stata! Solo io e te?»
«Tesoro…lo sai che non possiamo andare soli. A parte che la nave è enorme e deve essere governata, non possiamo andare senza le guardie…»
«…che poi butteremo in mare, di notte…»
Caspian ride di nuovo e si appoggia sui cuscini.
«Che donna. Gettiamo già a mare le tradizioni dormendo insieme prima del matrimonio, ora vuoi anche assassinare le guardie? A sapere che avrei sposato una sanguinaria…»
«Ma noi non…dormiamo insieme. Cioè, non propriamente» arrossisce lei.
Caspian la guarda, gli occhi scuri fissi in quelli di lei.
«Ancora no. Ma, con mia grande gioia, mancano solo due giorni…»
Bella gli fa una linguaccia e lui si sporge a baciarla.
Mentre si stringono, lei lo sente mormorare:
«Forse due giorni sono comunque troppi…»
 
Un’ora dopo, la coppia è propriamente vestita e regalmente attenta mentre riceve gli auguri ufficiali del Consiglio dei Lord.
Lord Wok sta leggendo da una pergamena tutta una sequela di formule e nomi e auguri.
 
Che noia.
 
Bella reprime uno sbadiglio.
Caspian le stringe dolcemente la mano.
Quando i Lord finiscono, Caspian e Bella ricevono sarti e tappezzieri che lavorano alacremente per ultimare i preparativi, poi Bella porta il re nelle cucine.
Lui la guarda orgoglioso, mentre lei parla con la cuoca e saluta tutte le persone che incontra.
«Sai, sono fiero di te» le dice poi, mentre vanno verso il cortile.
«Davvero?» Bella arrossisce «E perché?»
«Perché quando parli con le persone sei gentile con tutti. E sorridente, e disponibile. Non tratti i servitori con freddezza…»
Sente la mano di lei tremare nella sua e la stringe forte.
«Piccola, cosa succede?»
Lei prende fiato.
«È solo che…io non sono capace. Capisco benissimo che tu sei il re, ma io…per me è tutto nuovo. Non riesco a entrare nella mentalità della…bè, della regina»
Caspian la guarda perplesso.
«Non capisco, Bella. In che senso? Che mentalità dovrebbe avere una regina, secondo te?»
«Bè, dovrebbe essere…regale. E distaccata. E dovrebbe rendere fiero il suo re, essere una presenza discreta e elegante. E invece guarda me. Sono emotiva, i tuoi Lord mi annoiano, quando non mi terrorizzano. Non so mai cosa dire e cosa fare. Non riesco ad essere…me»
Lui le stringe dolcemente le dita.
«Tesoro, secondo me parti dal presupposto sbagliato. Chi ha detto che una regina deve essere fredda e distante? Secondo te, io sono un re freddo e distante?»
«No, certo, ma tu non devi imparare nulla. Sei già un re bravissimo e attento»
«Ma amore, io sono stato educato così fin da piccolo. Per te è tutto nuovo. Te la cavi già egregiamente. E questo perché tu sei una persona elegante e regale»
«Lo dici per consolarmi…ma io ho così paura di farti fare brutta figura…»
Caspian la prende tra le braccia e la guarda, serio in volto.
«Ma come puoi dire una cosa del genere? Non ti rendi conto di come tu hai cambiato la mia vita?»
«È solo che…»
«Bella, credimi. È solo questione di sicurezza in te stessa»
Lei scuote il capo, ostinata.
«Pensa all’altro giorno, all’udienza di quel contadino. Non sarei stata capace di frenare la commozione nemmeno se fosse stata la mia milionesima udienza. E ti dirò di più: non vorrei farlo, nemmeno dopo un miliardo di udienze. Perché vorrebbe dire che non sarei più io»
«Infatti. Ti ho dato l’impressione che mi abbia mai infastidito o seccato qualcosa, in te? Come potrebbe mai essere? Io ammiro la tua sincerità, la tua spontaneità»
«Tu le ammiri in Bella. Ma nella tua regina?»
Lui sorride e le bacia la fronte.
Poi mormora:
«Ma amore, Bella e  la mia regina sono la stessa persona»
«Non sarò mai pronta, Caspian»
«Lo sei già. Sei tu»
Bella sospira.
«Ho così paura di deluderti…»
Lui scuote la testa e la riprende per mano.
Quando arrivano alle scuderie, la alza sulla sella del cavallo e poi monta dietro di lei.
Spinge il cavallo al piccolo trotto e poi le dice:
«Sai, mio zio Miraz era il tipo di reggente autocrate, forte, impassibile. Nessuno osava contrariarlo…bè, quelli che hanno osato sono stati tolti di mezzo senza tante cerimonie. Faceva paura. E con la paura governava. Eppure, quando ero più piccolo, a volte mi sembrava che non sarei mai stato capace di farmi rispettare come faceva lui. Ed è vero. Non sarò mai capace. Perché non sono come lui. Non vorrei mai esserlo»
Bella si volta a guardarlo, muovendosi con prudenza sulla sella.
«Piccola, sarebbe facile farsi rispettare così. Ma tra il rispetto e la paura secondo me c’è differenza»
Lei annuisce, con la gola serrata al pensiero di Caspian, adolescente, nelle mani di Miraz.
«Ma tra tiranna e fiera c’è differenza»
«Testona»
Lei fa il broncio.
«È che non sopporto l’idea di nuocerti, o di deluderti…»
«Bella. Se ti sento che lo dici nuovamente salto giù e ti lascio da sola con il cavallo. Sono stato chiaro?»
Lei serra le mani sul braccio del re che le circonda la vita, ma sorride.
«Diresti qualsiasi cosa per farmi stare tranquilla»
«Sì» risponde lui, categorico «Perché tu sei giusta. Sei perfetta per me. Ti amo e non voglio che passi un attimo a tormentarti su cose per le quali non hai motivo di essere in pensiero»
La sente rilassarsi tra le sue braccia.
«Cosa posso dire?» sospira «Cosa posso dirti, a parte che ti amo da morire?»
Lo sente posare la guancia sul suo capo.
«Cos’altro potrei mai volere, amore mio?»
 
*
 
Alla fine, potrei anche scoprire di apprezzare i cavalli.
 
Bella è in camera, sdraiata sul letto, con Caspian che le massaggia teneramente la schiena, indolenzita per la rigidità con cui siede sulla sella.
Ma è una sensazione piacevole, non fa male.
Tralasciando il fatto che ha ancora una certa diffidenza verso l’animale, si tratta di stare seduta tra le braccia di Caspian, a una ragionevole distanza dalle guardie.
E se poi il pomeriggio si conclude con un massaggio, allora forse lei potrebbe rivedere l’idea di uscire a cavallo più spesso.
Bella sospira, contenta, e il re si sdraia accanto a lei.
«Meglio?»
La ragazza annuisce e chiude gli occhi.
Si sente al sicuro tra le braccia di lui, al caldo.
Dopo qualche minuto – o un’ora? O di più? – si sente un leggero bussare alla porta e, dopo qualche parola, Caspian le dà un bacio leggero e si alza, salutandola.
«Dove vai?» gli domanda lei, assonnata, allungando la mano per trattenerlo
«Koralys mi dice che, secondo le usanze del tuo mondo, per il marito vedere l’abito della sposa prima del giorno del matrimonio porta sfortuna. Non vorrei rischiare»
A quelle parole, lei si alza di scatto.
«Il mio vestito?»
Lui sorride, dandole un altro bacio.
Poi esce, chiudendo piano la porta dietro le donne affaccendate.
Bella guarda la sarta mostrarle orgogliosamente il suo lavoro e resta senza fiato.
«Ma è…quasi pronto! Siete state velocissime! È incredibile!»
La sarta sorride di fronte a tanto entusiasmo.
«Signora, non potreste certo sposarvi senza l’abito! E poi cucire questo vestito è una sfida tutta nuova: ne sono molto orgogliosa»
Bella lo prova e, segnate le modifiche, il vestito viene riposto con cura, mentre la ragazza fa ancora i complimenti alla sarta e alle sue assistenti.
Le ragazze arrossiscono di gioia.
«È un onore servirvi, signora» la saluta la sarta, uscendo.
 
Ah.
Servire…me?
Wow.
 

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Capitolo 9
*** Pensieri ***


Due parole al volo prima di lasciarvi al nuovo capitolo:
un grazie grandissimo alla mia Lisbeth, amica sincera e scrittrice di vero talento: questo capitolo è frutto di una prima fase di lavoro insieme,

lavoro che porterà a una one-shot su Bella e Caspian che....hum, no :)

Non vi anticipo nulla....
Va bene, dai....visto che siamo sotto le Feste...diciamo che l'argomento sarà la prima notte di nozze ;)

Io e Lisbeth ci confrontiamo sempre su ciò che scriviamo e, tra suggestioni e consigli, abbiamo deciso di intraprendere la via della scrittura a due mani. I primi frutti li leggete qui, nel POV di Caspian.

Ultimissima cosa (lo so, lo so, avevo detto "due parole"....).... AUGURI A TUTTI PER UN ANNO MAGICO! <3




 

 

Un giorno, un giorno solo.
 
Manca un giorno e poi inizierà la mia nuova vita.
 
Certo, a rigor di logica la sua vita aveva già subito un bello scossone con l’arrivo a Narnia.
Ma sposare Caspian…questo sì che era il supremo tra i cambiamenti.
Una vita insieme, davvero.
Per sempre.
 
Pettinandosi davanti allo specchio, Bella si sorprende a fantasticare su come sarebbe stato sposarsi a casa.
Cosa avrebbe fatto il giorno prima delle sue nozze?
Ci sarebbe stata sua sorella, questo è certo.
E Penelope.
Probabilmente si sarebbero ritrovate tutte e tre in camera sua, a truccarsi, passarsi lo smalto, a ridere.
Con la sua nipotina che avrebbe fatto da damigella.
Bella sente il cuore stringersi al pensiero.
 
Non la vedrò mai più.
Non la vedrò crescere.
Non ci porterà gli anelli domani.
 
Cerca di scrollarsi di dosso la tensione e, accanto a lei, sente la voce di Pedra.
«Signora, state bene?»
Bella annuisce, con gli occhi umidi.
«Posso aiutarvi io?» domanda timidamente la ragazza.
Lei fa un cenno con il capo e le cede la spazzola.
Bella chiude gli occhi e cerca di rilassarsi.
Ma le immagini della sua famiglia si rincorrono nella sua mente.
Sua mamma, il suo sorriso: chissà cosa avrebbe detto del suo fidanzato.
Il suo orgoglioso papà…come sarebbe fiero di accompagnarla all’altare.
Sua sorella, la sua migliore amica: se le immagina vestite da damigelle.
E Edmund, Eustace e Lucy.
 
Serra le labbra per respingere la commozione.
Basta, insomma – si ammonisce – Di cosa mi lamento ora? Quante donne vorrebbero essere al mio posto? Sto per sposare l’uomo che amo. Dovrei fare i salti di gioia fino al soffitto.
 
Io sono felice.
Solo che….vorrei essere a casa.
Accidenti.
 
Si passa rapidamente una mano sugli occhi per cancellare le lacrime.
La cameriera si spaventa.
«Signora, state bene?»
Bella annuisce e accenna un sorriso.
«Sono solo sciocca. Stavo pensando alla mia famiglia, a come sarei felice se domani fossero con me. Vorrei solo rivederli, un’ultima volta…»
La ragazza annuisce, comprensiva.
«Io ho sette fratelli e capisco bene cosa vuol dire la famiglia. Non potrei pensare di stare lontana da loro, praticamente li ho cresciuti io»
«Oh. Ma… i tuoi genitori?» le domanda Bella.
«Lavorano nei campi. Io aiutavo in casa e stavo con i bambini»
«E come fanno, ora che lavori qui?»
«Ci pensa mia sorella Leika: a casa i soldi che porto servono…»
Bella si sente stringere il cuore.
«Ma, avete…avete problemi?»
«Oh no» la ragazza sorride «Sapete, il re è stato molto generoso con la mia famiglia. Aveva saputo che mio papà lo scorso inverno si era ammalato e non aveva potuto lavorare….mia mamma era disperata, piangeva tutti i giorni…ma il re le ha mandato degli uomini per aiutarci con il raccolto e ci ha dato del denaro e mi ha offerto di lavorare qui a corte»
La ragazza lega i capelli di Bella in una treccia, poi le sorride timidamente.
«Sapete, signora, siete davvero fortunata. Il re è una persona molto buona. E poi è…bè, è…ehm, scusatemi signora, ma è proprio bello!»
Bella si mette a ridere e sente la tensione sciogliersi.
Strizza l’occhio alla ragazza, nello specchio.
«Altroché, Pedra. Altroché, se è bello»
 
Altroché.
E se penso che domani sera noi….
 
Bella arrossisce, mordendosi un labbro.
Pedra ride complice, come se capisse perfettamente dove vagavano i pensieri della sua signora.
 
*
 
In cortile, Caspian sta tirando di spada, il volto concentrato.
Sente il sudore colargli sulla schiena, sotto la camicia e la cotta di maglia protettiva.
La guardia che gli sta davanti ansima e mostra una certa stanchezza.
Caspian fa un affondo, ma è quasi distratto.
Tanta è l’abitudine ad allenarsi che il corpo risponde praticamente da solo a ogni minima sollecitazione mentale.
Le mosse sono sicure, la presa sull’arma è salda.
Ma la mente e il cuore sono in tumulto.
 
Sto per sposarmi.
 
Mai, mai avrebbe pensato di essere capace di provare tante emozioni.
Tanto amore.
Tanta gratitudine.
Tanta dolcezza.
E tanta paura.
Di non farla felice, di averla privata della vita che avrebbe potuto avere.
Per egoismo.
Perché la voleva.
La vuole, come l’aria.
 
Prende fiato e fa un altro affondo, facendo volare via l’arma dalla mano del soldato che ha di fronte.
Quello fa una smorfia e muove il polso, indolenzito dal brusco contatto fra le armi.
 
Il re si deterge il sudore dal viso ed espira forte.
Poi sente una mano posarsi sulla sua spalla.
«Come state, mio re?»
Caspian sorride al suo vecchio precettore e gli offre il braccio per dargli sostegno.
«Bene, grazie. Voi?»
L’anziano maestro sorride.
«Scioccamente, sono orgoglioso come un padre al pensiero di domani»
Caspian ripensa alla sua infanzia, alla solitudine.
E alla presenza affettuosa del precettore.
E si sente commosso.
Accenna un sorriso e l’anziano uomo scuote il capo.
«Ho avuto tanto dalla vita. Vi ho visto crescere. Ho visto i vecchi sovrani tornare a Narnia, voi vincere la guerra con vostro zio. Salvare il vostro popolo, riportare la pace. Regnare come un sovrano buono e giusto. Prego solo di poter vedere i vostri figli, e sarò felice»
Caspian stringe con affetto il braccio dell’anziano precettore.
«Sapete che vi sono affezionato come un figlio…»
«Lo so» l’uomo sorride, affettuoso «E sono molto fiero di voi e della donna che avete scelto»
Caspian respira profondamente.
«A volte temo di essere stato molto egoista a portarla così lontana da casa, a stravolgerle la vita…»
Ma il suo maestro scuote il capo.
«Siete sempre stato così scrupoloso, anche da bambino. Aslan ve l’ha data, mio re. E so che la farete felice»
Il re sorride e, per un attimo, sembra di nuovo un bambino spensierato.
«Farò qualunque cosa, qualunque, per farla felice»
Poi, però, la sua espressione si fa preoccupata.
«Cosa vi turba, Maestà?» domanda l’anziano uomo.
Caspian scuote il capo.
«Nulla. Solo che…no, nulla»
Il precettore attende qualche minuto, durante il quale osserva il giovane re passarsi nervosamente le mani tra i capelli e prestare poca attenzione ai suoi commenti generici.
«Mio re…non siete mai stato molto bravo a nascondermi i vostri turbamenti. Il vostro viso parla da solo…»
E Caspian, improvvisamente, diventa cremisi.
«Domani sposerete la donna che amate. Dovreste essere il ritratto della felicità…»
«Ma lo sono! Sono felice, cioè! È solo che…»
Il re prende un profondo respiro, esita ancora un secondo e poi conduce il precettore verso una fontana del giardino, lontana dalle orecchie delle guardie.
«È solo che io…che lei e io…dannazione! Io stavo pensando…pensando a domani. A domani notte…» precisa Caspian, arrossendo ancora.
L’uomo trattiene un sorriso.
Ecco cosa preoccupava il suo ragazzo.
Certo, doveva immaginarlo.
Caspian non aveva mai giaciuto con una donna e, anche se sapeva in linea teorica quello che sarebbe successo, ovviamente non riusciva più a tenere sotto controllo l’ansia.
Come se la confessione avesse rotto gli argini del pudore, Caspian riprende a parlare velocemente:
«Io desidero Bella come non ho mai desiderato una donna, davvero… e la amo da morire. Ma Koralys l’altro giorno mi ha detto… mi ha detto che anche Bella è…bè, che non è mai stata con nessuno e che…anche lei è nervosa e…»
Il re non finisce la frase e il suo precettore gli posa una mano sulla spalla.
«Mio re, non permettete che le vostre paure rovinino i vostri momenti più belli. Sapete tutto quello che c’è da sapere. E, cosa ben più importante, voi l’amate. Quindi, dovete solo dimostrarlo alla vostra sposa»
«E come?»
L’anziano sorride di quell’imbarazzata richiesta di aiuto.
«Maestà, state calmo. Dimostrateglielo con carezze e attenzioni. Ciò che può ferire Bella è la paura e la rigidità, per cui voi mettetela a suo agio e vivrete entrambi un’esperienza splendida»
 
Caspian riflette sulle parole dell’anziano maestro e sembra rasserenarsi.
Annuisce per ringraziarlo e slaccia il cinturone con la spada.
«Basta allenamenti con le armi, mio re. In fondo, state per sposarvi. Per qualche giorno potrete essere meno ligio al dovere. Anzi, direi che dovrete, visto la bellissima donna che state per sposare»
Caspian sorride, mentre i suoi pensieri vagano verso immagini di Bella che dorme vicina a lui, scarsamente vestita, con la pelle che sembra seta alla luce delle candele.
Poi, improvvisamente, nella sua mente si forma l’immagine di Bella con in braccio un bambino.
Una dolcezza mai conosciuta si impadronisce del re, che alza lo sguardo verso le finestre degli appartamenti di Bella.
 
Contemporaneamente, la sagoma snella di lei si affaccia al balcone.
I loro occhi si trovano.
Lei agita la mano, lui le sorride.
Poi sente una leggera pressione sul braccio.
«Allora, mio re?»
«Prego?»
Caspian aggrotta la fronte, facendo sorridere il precettore.
«Allora, che cosa fate ancora qui, mio giovane sovrano? Ah, se fossi giovane io sarei già al piano di sopra, dalla vostra sposa…»
E sorride, divertito, quando Caspian sparisce di gran carriera nell’ingresso del castello.



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Capitolo 10
*** Il gran giorno ***






 

In piedi davanti allo specchio in camera sua, Bella osserva la fanciulla alta e slanciata, vestita di un meraviglioso abito candido, che ricambia attonita il suo sguardo.
Deglutisce, mentre la sarta e due assistenti si affannano a sistemare gli ultimi dettagli.
 
Sto per sposarmi.
Quella ragazza sono davvero io.
 
Le sembra irreale.
Ripensa ai cambiamenti dell’ultimo periodo.
Poi pensa a Caspian e all’improvviso sorride.
La sarta annuisce con aria di approvazione.
«Siete bellissima, mia signora»
Bella le sorride.
«Avete fatto un lavoro stupendo con il vestito»
La donna annuisce ancora, contenta.
Le sistemano lo strascico e si allontanano di un passo.
Bella si osserva con occhio critico.
«Sto bene?»
Tutte mormorano lodi, ma la ragazza scuote il capo:
«No, seriamente: sto bene davvero? Non mandatemi da Caspian in disordine»
Koralys scuote la testa, incredula, dal suo posto vicino alla porta (sa bene che Bella è ancora spaventata da lei).
«Certo che dovreste fidarvi almeno dei vostri occhi, signora»
Bella si volta e le sorride.
 
Oggi sono talmente euforica che persino Koralys mi sembra carina…
 
«Allora andiamo?»
Il topo annuisce.
Bella guarda Pedra.
«Pedra, tu che ne dici?»
«Siete perfetta, signora. Un sogno» sospira la ragazza.
Bella passa lievemente le mani sulle trecce che le raccolgono i capelli sulla sommità del capo e poi annuisce.
«Ok» prende fiato «Sono pronta. Si va»
La sarta le sistema il velo, agganciandolo sotto le trecce con un fermaglio di argento cesellato.
«Questa idea del velo basso è splendida, signora» esclama la donna, soddisfatta «Non ho mai lavorato su vestiti più insoliti…e più belli»
Bella le posa una mano sul braccio.
«Siete stata bravissima. Quando torniamo, dovrete occuparvi del mio guardaroba»
La donna ringrazia e poi, cogliendola di sorpresa, si inchina.
Tutte le altre persone nella stanza fanno altrettanto.
Bella si fa coraggio.
 
Mamma mia.
Calma.
 
Koralys muove un passo verso di lei.
«Il re aspetta, mia signora. Va bene che lo facciamo aspettare, ma non troppo…i miei fratelli mi dicono che è parecchio agitato»
A Narnia è la sposa ad aspettare il re, per tradizione.
È un atto di deferenza verso il sovrano.
Ma Caspian ha voluto cambiare le cose, per lei.
 
 
Bella ricorda ancora la prima volta in cui ha chiesto di vedere la chiesa: tutti l’avevano fissata, attoniti.
«Che cos’è una…chiesa?» aveva domandato, basito, il ciambelliere del re.
Bella sospettava che la decisione di Caspian di rendere le loro nozze il più simili possibile a quelle del suo mondo avesse stressato parecchio il pover’uomo.
«Ehm…è…ma perché, noi dove dovremmo sposarci?»
«Alla Tavola di Pietra»
Bella aveva sgranato gli occhi.
«Cosa? Che tavola?»
Poi Caspian le aveva spiegato che il luogo era quello del sacrificio di Aslan e aveva un forte valore simbolico e pertanto meritava un tributo come il loro.
La magia del luogo avrebbe sancito le loro nozze, il legame di Caspian e dei loro futuri eredi con la magia dell’antica Narnia e il popolo dei Telmarini.
Bella si era limitata a storcere il naso, ma aveva capito che per Caspian era importante e si era arresa.
Aveva posto solo una condizione: mai, per nessun motivo lei ci sarebbe arrivata in groppa a un cavallo.
 
 
Bella esce dalla sua stanza con Pedra che le regge cerimoniosamente il velo e il breve strascico.
Scende le scale e nota che ogni persona, al suo passaggio, si inchina.
Sorride a tutti e arriva al portone, dove la attende un picchetto di guardie.
Viene scortata alla carrozza, dove Pedra sale con lei e Koaralys in cassetta.
All’ultimo, Bella sente il rimorso impadronirsi di lei.
«Koralys! Vuoi….salire con noi?»
Il topo esita e Bella si impone di essere coraggiosa, senza pensare allo spazio limitato della carrozza.
Koralys l’ha davvero aiutata a inserirsi nella vita di corte e le ha dato ottimi consigli: è il momento di sdebitarsi.
«Vieni» cerca di sorridere rilassata «Penso di aver bisogno di supporto morale»
Il topo non se lo fa ripetere e balza in carrozza.
 
Quando arrivano alla piana della Tavola di Pietra, tantissime persone sono riunite nello spazio aperto.
Uomini di Narnia che vengono a vedere il loro re sposarsi, mitiche creature che vogliono omaggiare i sovrani.
Lo sportello della carrozza viene aperto e Bella si affaccia e scende.
Pedra le sistema lo strascico e il velo.
La ragazza prende un respiro e alza gli occhi.
Ma non riesce a vedere Caspian: è troppo lontano.
I centauri si dispongono su due file, alzando le loro spade e formando così un corridoio che è il suo corteo nuziale.
La moglie di uno dei Lord, la smunta Lady Ornelia, e una bimba di centauro si posizionano ai suoi fianchi e le offrono le mani.
Simboleggiano la parte umana e quella mitica di Narnia, che riconoscono entrambe ai sovrani l’autorità assoluta su tutte le creature, umane e non.
La piccola centaura le strizza l’occhio e Bella sorride in risposta.
«Siete bellissima!» esclama la piccola.
Lady Ornelia fa un sorriso vacuo.
«Molto elegante. La foggia dell’abito è…insolita»
Bella annuisce e ringrazia, quindi il piccolo corteo si avvia, camminando piano tra i centauri.
Bella vede le loro ombre disegnare sull’erba strani ricami, poi, improvvisamente, il corridoio finisce e la luce del sole la illumina in pieno, accendendo i cristalli disseminati sul pizzo dell’abito.
La piccola centaura prorompe in un’esclamazione festosa alla vista della luce che si riflette e la lady alza gli occhi al cielo, seccata.
Ma Bella, che ha alzato gli occhi, vede solo Caspian.
 
Anche lui è affiancato da un Lord e da un centauro ed è vestito con stivali alti su una calzamaglia nera e una casacca bianca intessuta d’oro.
Il suo sguardo è più che mai limpido e sincero e i suoi occhi trovano quelli di Bella con sicurezza infallibile.
La ragazza lo vede trattenere il fiato e divorarla con gli occhi.
 
E la tensione magicamente svanisce, rimpiazzata da una dolcezza che fa quasi male al cuore.
Bella dimentica le insicurezze e i rimpianti e sorride al suo re, pronta a legarsi a lui con ogni vincolo terreno.
E Caspian, vedendo il sorriso di lei, arrossisce.
Muove un passo, esitante, e Bella si sorprende a pensare a come di solito lui sia sicuro ed elegante nelle cerimonie pubbliche.
Vederlo così emozionato e vulnerabile la intenerisce come non mai.
 
Come se non potesse aspettare per toccarla, all’improvviso Caspian si avvicina, sorprendendo il Lord e il centauro che subito si muovono con lui.
Arrivato di fronte a Bella, le porge la mano.
 
Lei gli sorride, e in quell’attimo esistono solo loro.
 
Grida di gioia esplodono dal popolo riunito; i Lord applaudono contegnosi.
Bella posa una mano sul capo della piccola centaura e sorride sia a lei che a Ornelia.
 
Poi, mette la mano in quella del re.
Da sola, senza che nessuno la consegni a lui, perché solo sua è stata la scelta di seguirlo.
 
Gli sorride e, quando lui parla, ha la voce che trema.
«Amore…sei…bellissima…»
Bella sorride, stupita di sentirsi così serena e forte.
Gli stringe dolcemente le dita.
«Ti amo. Sei splendido anche tu»
 
Caspian sembra bloccato, continua a fissarla, quasi con stupore reverenziale.
Lei invece, che ha segretamente temuto di fare brutta figura davanti a tutti, si scopre tranquillissima.
Insieme, mano nella mano, avanzano verso la tavola di pietra.
Caspian la solleva e poi sale con lei sui resti dell’altare su cui Aslan si era sacrificato e Bella, che in cuor suo aveva sempre considerato un po’ macabra la cosa, osserva stupefatta la bellezza di Narnia distendersi davanti ai suoi occhi.
 
Sembra di essere al centro del mondo.
 
Un sacerdote, un Lord, un Centauro e un Nano leggono loro un giuramento che i sovrani devono sottoscrivere, poi tocca a loro pronunciare la formula che li unisce l’uno all’altra.
La voce di Caspian è bassa e si spezza per la commozione.
Quella di Bella è dolce e sicura.
 
Nella luce accecante del sole, le sembra quasi di vedere gli occhi di lui brillare di lacrime non versate mentre le infila all’anulare la fede d’oro, semplicissima, che hanno scelto.
Caspian voleva regalarle anelli con pietre preziose, ma lei ha scelto il simbolo classico, uguale per entrambi.
 
Si sporge verso il re e sente le sue labbra sulle sue, che suggellano la loro promessa.
Come ultimo atto, entrambi si chinano a ricevere le corone che vengono posate loro sul capo.
 
E poi esplodono le grida di gioia, vengono lanciati petali di fiori, a migliaia: il mondo diventa un turbine colorato.
Caspian le cinge la vita, lei lo abbraccia forte.
Tante braccia li stringono, li sfiorano, li circondano.
E poi, nella gioia della festa, si sente un ruggito poderoso squarciare l’aria.
A Bella quasi si piegano le ginocchia per la paura, ma nella radura improvvisamente silenziosa non appare nessuno.
«È Aslan» dice, emozionato, il vecchio precettore di Caspian, alle loro spalle «Vi dà la sua benedizione»
Caspian le sorride, radioso, e si china a prenderla tra le braccia.
Il tragitto verso la carrozza è lunghissimo, perché tutti vogliono salutare i sovrani, ma finalmente Caspian riesce a deporla delicatamente su un sedile della carrozza.
Quando sale anche lui interviene Pedra:
«Maestà, attento al vestito! E al velo!»
Bella ride e si sporge ad abbracciarla.
«Tutto a posto Pedra. Non preoccuparti»
Quando lo sportello della carrozza si chiude e l’ombra fresca e il silenzio li circondano, Bella reclina sospirando la testa sulla spalla di lui.
Giocherella con le loro dita intrecciate e rigira le fede nuziale attorno all’anulare di lui.
«Marito» sussurra.
«Moglie» le risponde lui, baciandole la fronte.
Lo guarda, emozionata, quasi frastornata dalla quantità di emozioni che prova e che vorrebbe riuscire a spiegargli.
«Siamo…davvero sposati?»
Lui ride.
«Ci hai già ripensato? Sarebbe il matrimonio più breve della storia di Narnia…»
Lei gli fa una smorfia buffa.
«Spiritoso» poi sospira «Vorrei dirti milioni di cose, ma…mi sento strana. Felicissima. È una sensazione quasi irreale…»
Lui annuisce.
«Anche per me è così. Quando ti ho vista io… Non posso credere di essere così enormemente fortunato da averti trovata» bisbiglia.
Bella alza la testa e si stupisce di vederlo di nuovo commosso.
Gli mette una mano sulla guancia.
«Amore…»
«È solo che…» lui serra gli occhi «…che non ho mai pensato che potesse essere così. Che anche io avrei trovato l’amore. Che ci sarebbe stato altro, per me, oltre a Narnia…»
Lei lo abbraccia forte e sente le spalle del re rigide per lo sforzo di trattenere le lacrime davanti a lei.
Gli accarezza dolcemente i capelli, cullandolo intenerita.
«Sei tutta la mia vita. Ogni scelta che ho fatto la rifarei, per te. Ti amo…cosa c’è tesoro?»
«Non mi sono mai concesso il lusso di sperare che avrei potuto avere una famiglia anch’io» lo sente bisbigliare, con il volto affondato nella sua spalla «Ho perso mia madre prestissimo. Ho perso mio padre. Non ho mai…mai saputo che poteva essere così»
Bella lo stringe più forte e chiude gli occhi.
«Ora ci sono io. Certo che avremo una famiglia. Io ci sarò sempre, per te»
Dopo un attimo, lui annuisce.
«Mi dispiace che la tua famiglia oggi non sia qui. Che sei lontana da loro…»
Lei prende fiato.
«La mia famiglia sei tu»
Restano stretti, in silenzio, finché la carrozza non si ferma davanti al castello.
Quando si guardano, lei vede le guance del re arrossate, ma lui sta sorridendo di nuovo.
E non c’è dubbio che sia un sorriso di gioia.
«Mi dispiace» le dice, baciandola.
Lei scuote il capo.
«Sono tua moglie. Puoi dirmi qualsiasi cosa»
Si sorridono, poi lui la prende in braccio per aiutarla a scendere dalla carrozza e salgono insieme nella sala dei banchetti.
 
La loro festa di nozze è splendida e regale.
E poco importa che Bella non conosca praticamente nessuno degli invitati: i suoi occhi sono solo per Caspian, e quelli di lui per lei.
Insieme aprono le danze e rispettano tutta una serie di tradizioni, sia di Narnia che del mondo di Bella.
A Caspian piace particolarmente quella di imboccarsi a vicenda con la torta nuziale.
«Smettila di baciarmi» sorride dolcemente lei, ad un certo punto «I tuoi Lord sono sconvolti»
«Li caccio» ribatte lui, senza esitazioni «Li esilio, dal primo all’ultimo»
Bella si mette a ridere, prima di perdersi di nuovo con lui nel vortice delle danze.
 
A tarda sera, quando vede sua moglie sorridere ormai stancamente, il re le si avvicina e la conduce all’aperto, su una delle terrazze.
«Hai freddo, mia regina?» chiede, abbracciandola.
Lei scuote la testa e cerca di soffocare uno sbadiglio.
«Ho bevuto troppo vino»
«È stata una giornata lunga. Sarai stanchissima. Vuoi salire in camera? Ti mando Pedra»
Bella, appoggiata contro il suo petto muscoloso, gli lancia un’occhiata perplessa.
«Non voglio Pedra ad aiutarmi. Voglio te»
Lui esita.
«Pensavo volessi un momento tuo per… per prepararti…»
Lei sembra confusa.
«Ma parliamo di te. Io sono pronta…di cosa dovrei avere bisogno?»
Lui sorride.
«Riesci sempre a lasciarmi senza parole»
Senza preavviso, la prende in braccio.
«Ti piace proprio, questa tradizione» lo stuzzica lei.
Lui annuisce e, costeggiando la terrazza, rientra in una sala deserta e sale la scalinata di servizio.
«Temo che i sovrani stiano per eclissarsi»
«Penso la stessa cosa, sai?»
Arrivati nella camera, Caspian la depone dolcemente a terra e Bella alza le mani a sciogliere le pesanti trecce scure.
Il marito le passa una mano tra i capelli, affascinato.
Poi Bella si volta e, timidamente, gli offre la schiena.
 «Mi aiuti a slacciare il vestito?» chiede.
E freme quando sente le mani calde di lui sulla schiena.
 
L’abito le sfiora le forme e cade a terra ai suoi piedi: Bella si volta verso Caspian, vestita di una sottoveste di raso, e arrossisce.
«Sei stupenda» mormora lui, armeggiando con i lacci della sua casacca.
Ma Bella sostituisce le mani alle sue.
Si spogliano a vicenda, con dolcezza.
E, quando lui la prende tra le braccia e la adagia sul letto, Bella riesce solo a pensare a quanto tutto sia giusto, magico, perfetto.



NdA: solo per ricordarvi la mia pagina Facebook e per annunciarvi che io e Lisbeth17 stiamo scrivendo una OS sulla prima notte di nozze di questa coppia... ;)
Stay tuned!
Baci a tuttI!!

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Capitolo 11
*** Il Veliero dell'Alba ***






 

La mattina dopo, Bella si sveglia con la luce del sole che inonda la stanza e una mano che traccia dolcemente dei disegni immaginari sulla sua schiena nuda.
Sorride, assonnata, e si rannicchia contro il petto muscoloso di Caspian, disteso accanto a lei.
«Buongiorno, moglie» mormora lui.
«Buongiorno, marito»
«Hai dormito bene?»
«Benissimo» risponde lei, sognante «Ma a quanto pare, sono la dormigliona della famiglia»
Caspian sorride.
«Già. Ho sposato una pigrona»
Bella bofonchia qualcosa e lo fa distendere sulla schiena, posandogli la testa sul petto.
«E io che volevo proporti di passare tutta la mattina a letto…»
Gli occhi di lui si illuminano.
«Non ho nulla in contrario» dice, baciandola «Proprio nulla…»
 
 
Un paio di ore dopo, Pedra porta secchi di acqua calda, mentre Bella è immersa nella vasca per un bagno caldo.
La ragazza canticchia tra sé e non riesce a impedirsi di arrossire mentre ripensa alla notte appena trascorsa.
Si muove per sciogliere i muscoli indolenziti e fatica a concentrarsi sulle domande sui bagagli da imbarcare sul Veliero dell’Alba.
All’improvviso, entra Caspian e si siede sul bordo della vasca, chinandosi a baciare la moglie e arrotolandosi poi attorno al dito una ciocca di capelli di lei, sfuggita allo chignon.
Pedra sorride discretamente nel vedere gli sguardi felici e timidi che si scambiano i novelli sposi e, mormorando una scusa, esce.
«Ti va un bagno, mio signore?» domanda allora Bella.
Caspian sorride e si alza per sfilarsi la camicia, sotto lo sguardo di approvazione della moglie.
«In realtà, ero entrato per vedere se eri pronta…il comandante mi chiede quando vogliamo salpare. Ma penso che potremmo partire al tramonto, se per te va bene»
Bella gli tende le braccia bagnate.
«Direi che mi sembra perfetto. Non sono mai stata su una nave, sai?»
Caspian finisce di spogliarsi velocemente e scavalca il bordo della vasca, sedendosi dietro Bella e prendendola tra le braccia.
Lei si distende sul suo petto.
«Navigare è stupendo» mormora lui, già distratto dalla pelle profumata della moglie.
«Non sono brutti ricordi, quelli che hai del tuo ultimo viaggio in mare?»
«No, in generale no» riflette lui «Ho visto cose terribili e ho perso dei compagni di avventura…ma ho visitato terre stupende. Sono arrivato fino alla Terra di Aslan. E sono tornato»
Bella rabbrividisce.
«Dimmi che d’ora in avanti sarai più prudente, nel programmare le tue avventure»
«Certo» mormora lui «Adesso ho altre priorità»
Le bacia dolcemente la spalla e il collo e lei rabbrividisce.
Si volta per abbracciarlo, facendo tracimare l’acqua dai bordi della vasca.
«Quand’è che partiamo?» chiede.
«Tardi» sorride Caspian «Molto, molto tardi»
 
*
 
In piedi sul ponte di comando del Veliero dell’Alba, Bella è senza parole.
Il sole rosso del tramonto sta sprofondando nel mare, accendendo tutto di una luce infuocata.
Il castello, il villaggio e la collina sembrano il paesaggio di una fiaba.
La banchina è decorata con fiori e bandiere, in omaggio agli sposi.
Il popolo di Narnia si è raccolto di nuovo, per salutare i sovrani.
 
Dietro di lei, con le braccia attorno alla sua vita, Caspian non osserva il panorama ma gli uomini che ultimano i preparativi.
Il comandante della nave aiuta a salire a bordo una spaventata Pedra e poi chiede al re l’approvazione per salpare l’ancora.
Caspian annuisce.
«Pronta?» bisbiglia alla moglie.
Lei si volta a sorridergli, radiosa.
Entrambi salutano con la mano i sudditi, che inneggiano ancora alla coppia.
E il Veliero dell’Alba si allontana dalla riva.
Con le teste vicine, Bella e Caspian osservano in silenzio la terra allontanarsi e il blu circondarli.
Quando il sole sparisce definitivamente, Caspian passa le mani sulle braccia della moglie per scaldarla e poi la conduce in cabina.
 
Lo spazio della cabina reale è molto grande per le dimensioni che solitamente hanno le cabine sulle navi ed è interamente rivestito in legno e pesante velluto.
Sotto la finestra una comoda panca di legno scuro è coperta da cuscini colorati e ovunque sono accese candele, che diffondono una luce calda e dorata.
Bella si guarda attorno, estasiata.
«È meraviglioso»
Caspian le sorride.
«Sono contento che ti piaccia. Per le prossime due settimane sarà il nostro nido. Navigare, alla lunga, può essere poco comodo, soprattutto per una donna. Gli uomini hanno abitudini più rozze…ma ho ridotto l’equipaggio al minimo»
Lei gli circonda il collo con le braccia.
«Non preoccuparti, è tutto perfetto. Sono senza parole» scuote la testa, incredula «Hai pensato a tutto, a mille dettagli che nemmeno io avrei considerato…e ora ce ne andiamo, da soli. Scommetto che i tuoi Lord chiederanno la mia testa»
Lui sorride dolcemente.
«In effetti qualcuno si è sentito male per la sorpresa, quando ho detto loro delle due settimane…» scherza «Ma pazienza…A me importa solo che tu sia felice»
Lei scuote la testa.
«Potrei non esserlo? Ho te. Se anche ci fossimo sposati in una capanna sarebbe stato comunque stupendo»
Lui si china a baciarla.
«Ti pentirai di averlo detto, quando ti farò dormire per terra»
Ma Bella fa un sorriso birichino.
«Chi ha parlato di dormire?»
E, dopo un attimo, sente le mani di lui sbottonarle dolcemente l’abito sulla schiena.
Sorride, quando è chiaro che i loro pensieri si muovono all’unisono nella stessa direzione.
 

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Capitolo 12
*** Il ritorno ***






 

I giorni scivolano via dolcemente.
Il Veliero dell’Alba naviga sereno lungo la costa e Bella si sorprende a pensare che non ne ha mai abbastanza del panorama incredibile di Narnia.
 
Appollaiata a prua, Bella stringe le ginocchia tra le braccia e guarda sorridendo Caspian che tira di spada con il suo comandante in seconda.
È affascinata da lui, da ogni suo movimento: così agile e forte, ma insieme elegante.
 
Quando i due si separano con amichevoli pacche sulle spalle, Bella sorride alla vista dell’affetto  che l’equipaggio dimostra a suo marito.
I marinai lo trattano con rispetto, ma si vede che sono a loro agio con lui.
E Caspian non nega mai un sorriso o una battuta a nessuno.
E gli uomini, in modo quasi commovente, sembrano averlo adottato.
Lo coinvolgono in qualsiasi attività, ma gli riservano il posto migliore o il cibo più buono, che poi Caspian puntualmente cede.
E anche Bella è accettata da tutti.
Le donne, in mare, sono esseri sconosciuti e praticamente spaventosi quanto i mostri mitologici.
Gli uomini di mare vivono in un modo rozzo e selvaggio che poco li rende adatti a una compagnia femminile, soprattutto come quella di Bella, la nuova regina di Narnia.
Ma tutti sono estremamente rispettosi nei suoi confronti.
 
I primi giorni di navigazione, quando lei appariva, improvvisamente scendeva il silenzio sulla ciurma e cessavano gli scherzi, le chiacchiere o i discorsi sboccati.
Ma, su consiglio di Caspian, Bella si era mostrata sempre gentile e molto curiosa riguardo agli aspetti della vita dei marinai.
E, pian piano, li aveva conquistati.
Lei si sentiva molto più a suo agio in un ambiente non rigido e formale come quello di corte; inoltre era curiosa di natura e le sue incessanti domande, rivolte a Caspian e a chiunque fosse a portata di orecchio, mettevano di buonumore.
E poi, tra queste persone, Bella non si sente a disagio perché proviene da un altro mondo: nessuno la guarda come se fosse uno scherzo della natura, ma al massimo con curiosità.
 
Il re e il nostromo le hanno insegnato a consultare la bussola e impostare la rotta, mentre gli uomini la studiavano da lontano.
Poi Bella ha appreso i termini della navigazione, l’organizzazione di una nave, la consultazione delle mappe.
E, un giorno, Caspian l’ha trovata a pescare assieme a tre degli uomini.
 
 
Ora, suo marito la raggiunge sorridendo e le bacia dolcemente il naso.
«Non ti tocco perché sono sporco»
Lei sbuffa scherzosamente.
«Fa niente, dato che sono vestita come uno dei tuoi marinai»
Caspian sorride e si avvicina ancora un po’.
«Avevo dimenticato che effetto mi fa vederti con i pantaloni….»
 
Dopo qualche insistenza da parte di Bella, che inciampava per la stretta scaletta della nave almeno cinque volte al giorno, c’era stato un cambiamento nella mise della regina.
Gli abiti lunghi erano finiti in un baule e lei si era arrangiata a stringere qualche camicia e qualche calzamaglia di Caspian.
Quando poi era salita sul ponte vestita con i suoi nuovi abiti, aveva ammutolito l’equipaggio.
Ma in senso positivo.
Quel giorno aveva ricevuto i primi, timidi sorrisi da parte degli uomini.
 
Ora, sul ponte, Caspian traccia con il dito il contorno del colletto della camicia e sorride, malizioso.
«Dovrei lavarmi. Mi vuoi aiutare?»
Bella salta subito in piedi e lo prende per mano, facendolo ridere.
Corrono come due bambini sul ponte della nave e giù per la scaletta.
Nel corridoio sottocoperta, Caspian prende Bella tra le braccia e apre la porta della cabina con una spallata.
La mette a terra, chiude la porta, e intanto lei gli ha già slacciato la camicia.
Lui si sfila gli stivali e Bella bagna un panno nel catino, per poi iniziare a passarlo sulle spalle e sul petto del marito.
Lo spinge dolcemente sul letto e si siede sulle sue gambe.
Caspian sorride.
«Che aria seria, moglie»
Lei fa un sorrisino.
«Sono molto occupata, scusa»
Caspian si lascia cadere sull’accogliente cuccetta e la trascina con sé.
Bella si siede a cavalcioni su di lui.
Quando inizia a passare il panno sull’addome piatto e muscoloso di lui, Caspian non trattiene un gemito e alza una mano per sciogliere i lacci della casacca di lei.
«Questi vestiti ti stanno molto meglio che a me» dice, con voce roca.
Bella gli sorride amorevolmente.
«Diresti qualsiasi cosa per farmi felice»
«Ti dico solo la verità»
Lei si china a baciarlo e, dopo un attimo, Caspian inverte le loro posizioni, mettendosi sopra di lei.
«Posso ricambiare il favore?» domanda, facendole scivolare la camicia dalle spalle.
Lei annuisce, arrossendo.
Finiscono di spogliarsi dolcemente, a vicenda, e poi il re la trascina sulle coperte.
«Peccato non avere la vasca da bagno che abbiamo al castello» mormora lei tra i baci.
«Pazienza. Dovremo arrangiarci» scherza lui.
 
 
Più tardi, sono sdraiati abbracciati sotto le coperte.
Bella ha la testa poggiata sul petto di Caspian e le mani intrecciate con le sue.
«Non avrei mai pensato che navigare mi sarebbe piaciuto così tanto» mormora.
Sente il marito farle una carezza sui capelli e sospira.
«Sei un marinaio fantastico» le dice «Comunque, questo è in assoluto il più bel viaggio della mia vita»
Lei volta il capo per guardarlo negli occhi.
«Ma come? Niente mostri, niente pericoli mortali…chissà che noi, per te»
Lui sorride.
«E la mia leonessa indomabile? Dove la mettiamo?»
«Mi hai domata in dieci secondi. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?»
«Come no. Mi odiavi…»
«Non è vero!»
«Eri algida, con me…»
Lei gli accarezza dolcemente il petto, prima di baciarlo.
«Avevo paura…ero così sicura che la mia vita fosse finita e che sarei rimasta da sola…e poi arrivi tu e cambi le carte in tavola in un attimo»
Il re le sorride teneramente.
«In un attimo non direi…»
«Caspian…non pensi mai ai nostri amici? A cosa fanno, come stanno…»
Lui le accarezza il viso.
«Certo…ti mancano tanto, amore?»
Lei annuisce.
«Soprattutto Penelope. Mi manca da morire. Se penso che ci siamo sposati e lei non c’era…mi sembra…non so, irreale»
«Scommetto che Penelope ormai sarebbe la migliore amica di Koralys» scherza lui.
Bella scoppia a ridere.
«Già. Pen avrebbe fatto amicizia anche con i cavalli…Narnia le piacerebbe tantissimo»
«Rimpianti?» le chiede piano lui.
Ma la vede scuotere la testa.
«Solo un po’ di nostalgia, a volte»
«Cosa posso fare?» domanda Caspian, ansioso.
E Bella, improvvisamente, sorride maliziosa.
Si china a baciargli piano il petto e lo sente sussultare.
«Un’idea io veramente ce l’avrei…»
 
 
Due settimane passano in un attimo.
Il giorno del rientro, mentre il Veliero dell’Alba scivola placido verso il suo porto, nuvole scure si addensano nel cielo.
Quando arrivano in vista della costa, il temporale scoppia fragoroso.
Bella attende Caspian in cabina, frugando nel baule alla ricerca di un abito.
Sospira, passando in rassegna i vestiti.
 
Si torna a casa.
Ma io non mi sento a casa al castello…
 
La porta che si apre la riscuote dai suoi pensieri e lei si impone di sorridere al marito, che entra sfregandosi energicamente le braccia per scaldarsi.
«Sei fradicio!» Bella salta in piedi e afferra un asciugamano «Dai, togli quei vestiti»
Caspian si spoglia e lei lo avvolge in un telo asciutto, strofinandogli la pelle gelata.
«È scoppiata una tempesta. Sono contento che il maltempo ci ha risparmiati, durante il viaggio»
Si appoggia alla scrivania di legno dorato e Bella butta a terra il telo bagnato, prendendo una coperta e avvolgendogliela attorno alle spalle.
«Hai freddo?»
«No, sto bene. Non sono abituato ad avere una moglie che si prende cura di me…Mai avute tutte queste attenzioni» scherza lui.
«Bè, ma il mio lavoro è occuparmi di te, mentre tu ti occupi di Narnia, no?»
«No. Il mio lavoro, se così vogliamo chiamarlo, è occuparmi di te e di Narnia. E il tuo comprende anche Narnia, tesoro»
«Io veramente vorrei dedicarmi al re…»
«Il re ha bisogno di te, piccola»
Lei fa una smorfia.
«Perché riesci sempre a incastrarmi? Avanti, dimmelo»
«Cosa?»
«Quello che hai in mente…come se non vedessi la tua aria fintamente angelica»
La bassa risata di Caspian le strappa comunque un sorriso.
Lui posa la fronte contro la sua.
«Diciamo che pensavo fosse una bella idea una cena di bentornato per i sovrani…»
«Definisci “cena”. Una cenetta noi due? Noi due e pochi altri? Noi due e un milione di persone?»
«Mmm…la terza direi…ma…»
«La terza?»
«Sì, la terza…ma farò cucinare tutti i tuoi piatti preferiti… e stasera, invece, staremo soli. Giusto per festeggiare il ritorno a casa in modo…privato»
Le sue labbra intrappolano quelle di lei per un lungo bacio che non lascia adito a dubbi sulle sue idee per la serata e la notte.
Quando si separano per respirare, Bella geme.
«Lo sapevo. Sei un ricattatore. Ora come faccio a dirti di no?»
 
E in quel momento, sentono la voce del nostromo.
«Maestà! Siamo a casa!»
 

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Capitolo 13
*** Tutto crolla ***






 

Il primo giorno dal loro rientro Bella e Caspian lo passano insieme.
È quasi possibile fingere di essere ancora su Veliero dell’Alba, avendo suo marito sempre vicino, decide Bella.
Solo, con molto più spazio e con tante persone in più attorno a loro.
Caspian dà ordine di non opprimere sua moglie con decisioni, richieste e doveri almeno per la prima settimana e decide di passare tutto il suo tempo con lei.
 
Il re è voluto uscire a cavallo: il suo destriero non è stato montato per due settimane ed è un po’ inquieto.
Per fortuna la guida sicura del suo cavaliere in breve lo tranquillizza.
Bella è rannicchiata tra le braccia del marito, con la testa poggiata sulla sua spalla, e il cappuccio del mantello alzato contro il vento freddo della mattina.
«Potevamo restarcene a letto…lo sai vero?» borbotta.
Il marito sorride, malizioso.
«Mia signora, sto cercando con tutte le mie forze di obbligarmi a  non  passare tutto il mio tempo a letto con te. Potresti fare lo sforzo di aiutarmi»
«Non vedo perché mai» commenta Bella, soave «Anzi…se abbreviassimo la passeggiata potremmo andarcene dritti a letto…»
Lui scuote il capo e le bacia la fronte.
«Sei insaziabile» le mormora, per non farsi sentire dalle guardie «Vorrà dire che stanotte cercherò di essere all’altezza delle tue aspettative»
Bella arrossisce, mentre bisbiglia:
«Non vedo l’ora…»
 
Una decina di minuti dopo attraversano un villaggio e Caspian ferma il cavallo di fronte a una delle abitazioni.
Con grande sorpresa della moglie, il re scende e bussa alla porta della casetta.
Sull’uscio compare il contadino che era stato accusato da Wok di furto, durante l’udienza a palazzo.
Il contadino si prodiga in ringraziamenti al re, una volta ripresosi dalla sorpresa, e chiama la moglie e la figlia al suo fianco.
Caspian prende in braccio Bella per farla scendere dal cavallo e sorride del suo stupore.
«Sapevo che ti eri presa a cuore la sua situazione, amore…»
Fa un cenno alle guardie, che portano per la famiglia dell’uomo cibo e vestiti.
La moglie del contadino si commuove, alla vista dei doni.
L’uomo sprofonda in un inchino e ringrazia balbettando il sovrano.
«Non dovete ringraziarmi» risponde semplicemente Caspian «È mio dovere»
Bella sorride amichevolmente alla figlia dell’uomo, che ricambia timida.
«Sei la regina?» chiede la bimba.
«Non disturbare sua Maestà…» tenta di zittirla la madre.
Ma Bella si inginocchia a terra vicino alla piccola.
«Sì. E tu come ti chiami?»
«Camilla. Sei bellissima! Io e la mia mamma siamo venute a vedere il matrimonio….abbiamo camminato tanto fino alla Tavola…papà non c’era perché stava male, ma il re ci ha aiutati e ci ha dato questa casa. E ci ha mandato anche un dottore per papà» dice la bimba tutto d’un fiato.
Bella le sorride.
«Anche tu sei bellissima, tesoro. E il re è molto generoso…però non dirglielo»
Le strizza l’occhio e la bimba ride.
Poi sbircia Caspian, che la guarda sorridendo.
«Voi ce l’avete un bambino?»
Bella arrossisce.
«Ancora no…»
«Camilla, lascia stare sua Maestà!»
La madre cerca di scusarsi con i sovrani, ma entrambi la rassicurano.
Quando si incamminano verso il castello, la bimba resta sulla strada, per salutarli con la mano.
 
«Grazie per avermi portata qui» dice Bella al marito, una volta che sono in sella.
Lui le solleva il cappuccio del mantello, coprendole con attenzione i capelli.
«È nostro dovere assicurarci che i nostri sudditi stiano bene. Volevo accertarmi che a quell’uomo e alla sua famiglia non mancasse nulla»
Bella gli bacia la guancia.
«Ti adoro»
Lui sorride.
«Anche se non siamo più in mare, ci sono milioni di cose che possiamo fare insieme. E c’è tanta gente che ha bisogno di noi»
«Del nostro viaggio di nozze mi mancherà soprattutto il fatto che non saremo sempre e solo noi due»
«Anche a me…ma possiamo impegnarci per essere il più possibile solo noi due»
Bella sorride.
«Mi sembra un’ottima idea…»
 
Dopo il pranzo, il tempo volge al peggio e, non potendo uscire a cavallo o in giardino, i novelli sposi si rifugiano nello studio di Caspian e passano il pomeriggio a leggere antichi testi su Narnia, al calore del fuoco.
Seduta per terra vicino al camino, tra le braccia del re, Bella ascolta dalla sua voce racconti sull’origine e sulla storia di Narnia, sulle sue leggi e tradizioni, e su Aslan.
Caspian conosce mille cose e lei non si stanca di apprendere da lui, di far domande e di approfondire quanto le risponde.
 
Solo nel tardo pomeriggio rientrano nelle loro stanze per prepararsi per la cena.
E una sorpresa attende Bella.
Pedra le mostra orgogliosa l’abito che indossava al suo arrivo a Narnia, quello proveniente dal suo mondo.
Quello che aveva scelto Caspian per lei.
Si volta a fissare il marito, che si stringe nelle spalle.
«Cosa posso dire? Eri stupenda con questo vestito»
Bella lo abbraccia d’impulso.
«Adoro questo abito! Grazie!»
«Penso di essermi innamorato di te appena te l’ho visto addosso, in quel negozio»
Si guardano, sorridendosi in silenzio, persi nei ricordi, finchè Pedra non si schiarisce rumorosamente la voce.
«Mia regina, vi preparo un bagno?»
Bella annuisce.
«Grazie. Poi vai pure: ci pensa mio marito ad aiutarmi»
La ragazza sembra perplessa, ma annuisce.
«Secondo me non si fida della mia capacità di vestirti» commenta lui, appena si chiude la porta.
«Secondo me ha capito che preferisci  svestirmi» lo provoca la moglie, civettuola «Ma ignora che, in mare, sei stato una fantastica cameriera»
Il marito le fa una linguaccia.
«Per la maggior parte del tempo, in mare, non sei stata molto vestita…»
«Pensavo ti piacesse vedermi con addosso i tuoi abiti…»
«Mi piaceva eccome» dice lui, con uno sguardo eloquente «Ma tu mi piaci sempre…»
 
Bella sorride e inizia a spogliarsi.
Poi vede il marito fissarla con una luce inequivocabile negli occhi e scoppia a ridere.
«Lo so a cosa stai pensando, ma ti ricordo che  tu, amore mio, hai invitato ospiti a cena»
Caspian fa una smorfia.
«Dannazione»
Bella gli strizza l’occhio.
«Più tardi, amore mio…»
 
Si baciano teneramente, senza sapere che un più tardi non ci sarebbe stato.
 
 
*
 
La cena è magnifica.
Per dare il bentornato ai sovrani si sono radunati tutti i notabili del regno.
Seduta accanto a Caspian, Bella sente tornare il solito nervosismo che la vita di corte le provoca.
La corona d’oro e diamanti che indossa le sembra pesare ogni secondo di più.
Caspian le riempie il piatto con un taglio pregiato di carne e le sorride affettuoso.
«Tutto bene, mia bellissima regina?»
Lei sorride, sperando per la millesima volta di essere capace di mostrarsi adeguata.
«Certo»
Due dei Lord chiedono al re una sua opinione su fatti di amministrazione e lui si volta per rispondere.
Bella invece sorride al precettore di Caspian, seduto vicino alla coppia.
L’anziano uomo le chiede come le è sembrato il viaggio in mare.
«Bellissimo, grazie! Non avevo mai navigato…e Caspian dice che sono un buon marinaio»
L’uomo sorride.
«Ne sono sicuro, mia regina. È bello avervi di nuovo a casa. Il nostro re è un giovane avventuroso, ma per un vecchio come me è confortante sapere che sta bene ed è qui e posso tenerlo sott’occhio. Non ho più l’età per corrergli dietro, ormai. E poi ora ha in mente solo voi: non gli pesa più l’immobilità forzata della vita di corte»
«Quando l’ho conosciuto, nel mio mondo, mi ha raccontato quanto per lui fosse a volte soffocante…eppure è sempre così disponibile, paziente e gentile. Sono io forse la vera insofferente…»
«Mia regina, non pensatelo neppure. Caspian è nato a corte ed è stato educato così. E se è dura per lui, a volte…per voi come deve essere? Capisco che la limitazione dei vostri spazi personali sia terribile…»
Lei annuisce e lui prosegue:
«Ma per noi è davvero importante sapere che i nostri sovrani sono al sicuro…non avete idea della paura che provavo ai tempi di Miraz…»
Bella si sente stringere il cuore.
«Caspian mi ha raccontato che lo avete salvato…»
L’uomo annuisce:
«Temevo che Miraz lo avrebbe fatto uccidere, una volta avuto un erede. Caspian era la sua minaccia più grande. Era solo un ragazzo…quando lo feci scappare ignoravo se l’avrei rivisto. E sono uno sciocco sentimentale, ma saperlo qui, al sicuro, sposato… è la mia fonte di gioia»
Il vecchio sembra commosso e Bella, d’istinto, gli tende la mano.
«So che gli volete bene»
Il precettore annuisce.
«Non sapete quanto io sia felice, Maestà, di vederlo accanto a voi. È così sereno, felice. Sembra un’altra persona»
Entrambi si voltano a guardare il re, impegnato in una conversazione con alcuni notabili.
Come se si sentisse osservato, Caspian si volta e i suoi occhi scuri si addolciscono quando si posano sulla moglie.
«Va tutto bene, signore?» chiede il re al precettore.
L’uomo annuisce.
«Sto chiacchierando amabilmente con vostra moglie, mio re. Posso solo che applaudire la vostra scelta, ogni giorno di più»
Caspian prende la mano della moglie e la bacia.
«Grazie. Non potrei essere più felice. Io…»
 
Ma Caspian non termina la frase, perché una luce inonda improvvisamente la sala.
Ed è una luce fortissima.
In molti gridano, spaventati e accecati.
Caspian si getta subito davanti a Bella, per farle da schermo.
Lei chiude gli occhi e dopo poco, quando li riapre, prova la fastidiosa sensazione di chi guarda diretto verso il sole e poi non riesce più a mettere a fuoco le cose vicine.
 
Tutti, nella sala, si agitano e si sfregano gli occhi.
«Stai bene?» chiede Caspian alla moglie.
Bella annuisce.
«Cos’è successo?»
«Non so. Io…»
Ma si interrompe e Bella segue il suo sguardo, fisso al centro della sala.
Batte di nuovo le palpebre, convinta che sia ancora uno scherzo della potente luce…
Ma no.
In mezzo alla sala è comparsa una donna.
E…non sembra uno scherzo della vista.
 
Quella donna riluce.
 
Caspian si alza, mettendo una mano sulla spalla della moglie.
«Signora…benvenuta a Narnia. Non vi attendevamo…»
Bella aggrotta la fronte.
Ma chi è quella donna?
Che poi…è una donna?
Brilla…
 
E poi…perché guarda Caspian in quel modo?
Tra i mormorii delle persone, la figura parla.
«Re Caspian. Non vi vedo da tempo»
Il precettore mormora qualcosa che Bella non capisce, ma Caspian annuisce e bisbiglia in risposta:
«È Lilliandil, figlia di Ramandu»
Bella è sempre più perplessa.
«Quale prodigio…» mormora l’anziano precettore «La stella, qui tra noi…»
«La stella?»
Bella scatta in piedi e Caspian si morde un labbro per non ridere.
 
Quando erano nel mondo di lei, Aslan aveva rivelato che, se non fosse finito nel mondo umano e non avesse incontrato Bella, il re avrebbe sposato Lilliandil e avuto da lei un figlio.
Per Caspian erano solo parole: l’aveva incontrata una sola volta, durante un viaggio.
E sì, era bellissima…ma non era Bella.
Nessuna era Bella.
 
Ma sua moglie, con il suo temperamento, non l’aveva presa altrettanto bene.
 
Il re porta alle labbra la mano di Bella e poi intreccia le dita alle sue e si incammina con lei verso Lilliandil.
«Ascoltate, signori. Abbiamo tra noi Lilliandil, figlia di Ramandu, che ci ha guidati in una parte del pericoloso viaggio da me intrapreso tempo fa, fino alla Terra di Aslan. Le diamo il benvenuto»
Gli invitati mormorano, stupiti e spaventati.
Qualcuno si inchina.
 
Intanto, Bella e Caspian si avvicinano alla stella.
La regina è sempre più rigida ad ogni passo.
Sa che è una cosa stupida.
Sa che Caspian la ama.
Glielo dimostra in mille modi, ogni giorno.
 
Ma…lei è una ragazza che viene da un mondo in cui non esistono leoni parlanti, stelle che camminano o topi antropomorfizzati.
Per lei, sapere che, in base a qualche profezia non scritta, Caspian avrebbe dovuto sposare un’altra, era una tragedia.
Caspian rideva di questa cosa, ma se fosse stato al suo posto, se avesse scoperto nuovi mondi, conosciuto creature parlanti…ne avrebbe riso lo stesso?
 
In preda all’ansia, Bella si morde un labbro.
La stella, che fino a quel momento non ha distolto un attimo gli occhi da Caspian, improvvisamente li fissa su di lei.
E a Bella sembra che voglia leggerle dentro.
Non riesce a capire la sua espressione: non sembra….umana.
 
Che sciocchezza.
Bella si dà una scrollata mentale.
Certo che non è umana.
 
Però, per quanto bellissima, sembra gelida.
È perfetta come nessuna donna potrà mai essere, ma contemporaneamente non è una donna.
E i suoi occhi mancano del calore e della profondità di quelli umani.
 
A differenza sua, Caspian sembra tranquillissimo.
«Signora» le dice «Benvenuta tra noi. È un onore avervi qui, in questo momento di grande felicità per Narnia. Diteci se possiamo fare qualcosa per voi, o se semplicemente ci concedete l’onore di avervi nostra ospite»
Lilliandil sta ancora fissando Bella.
Ne sembra ipnotizzata.
Caspian sorride.
«Perdonatemi. Sono molto sciocco. Posso presentarvi mia moglie, la nuova regina di Narnia?»
Quelle parole sembrano riscuoterla.
Riporta gli occhi su Caspian e dice, con voce che sembra un tintinnio:
«Allora è vero. Vi siete sposato. Ho sentito dire che eravate sparito…»
Caspian sta ancora sorridendo.
«Sì. Sono finito in un altro mondo, il mondo dei nostri antichi sovrani. Il mondo di Bella» passa la mano attorno alla vita della moglie e la avvicina a sé «Siamo tornati a Narnia insieme, per volere di Aslan»
La stella non dice nulla, si limita a guardarli.
Con la coda dell’occhio, Bella vede le guardie avvicinarsi impercettibilmente.
Poi, Lilliandil dice con tono esitante:
«Sembrate felice»
Il sorriso di Caspian si fa più grande.
«Lo sono. Sono benedetto. Non avrei mai immaginato di poter provare tanta felicità nella mia vita»
Il tono delle sue parole, vibrante e sincero, emoziona Bella, che si poggia al suo fianco e volta la testa per sorridergli.
I loro occhi si incontrano e, come sempre accade, per un attimo esistono solo loro due.
Caspian si sporge a baciarle la fronte.
Poi si rivolge di nuovo a Lilliandil e sembra imbarazzato.
«Perdonate. Sono molto sciocco. Ma immagino si possa scusare un novello sposo»
La stella ha ancora lo sguardo fisso.
«Vostra moglie è molto bella» mormora poi, atona.
Caspian annuisce, radioso.
«Non capisco»
«Prego?»
«Non capisco»
La stella si guarda attorno e poi prosegue.
«Mio padre, Ramandu, mi aveva detto che sarei stata vostra sposa. Che avrei regnato su Narnia. Che avremmo avuto un figlio»
Nella sala scoppia un immediato brusio.
Bella sente le gambe molli e si appoggia più pesantemente al marito.
«Ma voi avete preso un’altra strada…e io…»
Si interrompe e poi riprende:
«Io non ho più quella prospettiva. Quel futuro»
«Mi dispiace sentirvi parlare così» risponde il re «Ma tra noi non c’è mai stata alcuna promessa, di alcun genere»
«E voi liquidate il fato con tanta facilità, Caspian X? Con una protervia tutta umana?»
Caspian si irrigidisce e rafforza la presa attorno alla vita della moglie.
«Mi spiace se la mia vi sembra presunzione. Ma io credo che noi uomini abbiamo un ruolo attivo nelle nostre esistenze, che non siamo semplici burattini. Io ho intrapreso un percorso e ho preso delle decisioni. E me ne assumo i rischi. Bella è la mia decisione e su questo non tornerò mai indietro»
«Vi fa onore, tutto sommato» mormora Lilliandil, indifferente al tono alterato del sovrano «Ma, del resto, se non foste un umano con doti particolari non sareste stato destinato a me»
«Non sono destinato a voi!»
«Lo ha detto mio padre»
«Sentite, io non so cosa sarebbe successo se non avessi viaggiato nel mondo di Bella. Ma l’ho fatto. Sono cambiato. Ho incontrato lei. Noi siamo gli artefici del nostro destino, noi e nessun altro. E sarò anche umano, ma sono una persona dotata di intelligenza e responsabilità. Bella è la mia scelta. Bella e nessun’altra»
«Nemmeno io?»
«No. Nessuna»
Lilliandil per la prima volta mostra un po’ di emozione.
Sembra interdetta.
«Ma lei…» indica Bella «Lei è solo…umana»
«Ma come vi permettete?»
Caspian stringe gli occhi e il suo tono non ha nulla di amichevole.
Le guardie si avvicinano.
Lilliandil si guarda attorno, indifferente.
«Che strana, strana cosa» mormora.
Poi sembra riscuotersi.
«Re Caspian, state ostacolando il fato»
«Non so di cosa parlate. E non voglio nemmeno saperlo»
Lilliandil guarda Bella, poi scrolla le spalle.
«Questa vostra ostinazione mi dispiace. Non potete opporvi. Non mi lasciate scelta»
 
Bella si aggrappa al marito, ma un nuovo lampo di luce accecante immobilizza la sala.
E la regina sente svanire il corpo che stringe tra le braccia.
Nelle orecchie, solo il grido di lui:
«Bella!!»
 
 

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Capitolo 14
*** Un'idea ***






 

Bella riapre gli occhi a fatica e impiega un attimo a riacquistare la vista.
Ma non ha fretta.
Anzi.
 
Non vuole vedere.
Perché già sente che al suo fianco manca la presenza calda e rassicurante del marito.
 
Dev’essere un incubo.
Ora mi sveglio e mi trovo nel nostro letto, con lui addormentato accanto a me.
 
Ma, quando apre gli occhi, si volta lentamente e percorre la sala con lo sguardo, evitando il punto al suo fianco.
Tutti i notabili si stanno riprendendo: si interrogano spaventati sull’accaduto, si affannano a rassicurarsi a vicenda.
Gli occhi di Bella si soffermano sull’anziano precettore che fissa in lacrime il centro della sala.
 
Come in trance, la regina si volta verso lo spazio dove dovrebbe trovarsi suo marito.
Vuoto.
 
Caspian è sparito.
Lilliandil anche.
 
La sala, colpita da quella luce fortissima, ora sembra stranamente buia, malgrado le moltissime candele e i fuochi scoppiettanti nei camini.
Bella alza nuovamente gli occhi e vede tutti i notabili e le guardie rivolgere a lei i loro occhi.
E la regina, sempre in preda a un forte senso di irrealtà, improvvisamente si accascia a terra.
 
*
 
Koralys zampetta nervosa nel salotto privato dei sovrani di Narnia.
Appoggiata al muro, Pedra singhiozza sommessamente.
Il topo sbuffa.
«Pedra, smettila di piangere. Siamo tutti preoccupati»
La ragazza singhiozza più forte che mai.
«Ssssstt! Lascia riposare la regina!»
La ragazza si copre la bocca con la mano e lancia un’occhiata verso la camera da letto dei sovrani, dove Bella sta riposando.
«Come faremo ora?» chiede.
«I cavalieri del regno stanno battendo la regione alla ricerca del re. Vedrai che…»
«Ma se non lo ha rapito una donna comune, come pensano di trovarlo?» sbraita la ragazza.
Koralys la guarda male.
«Bè, insomma, i cavalieri sono molto esperti. E il Consiglio si sta organizzando per cui…»
«Hai ragione, Pedra» interviene all’improvviso una voce.
 
Sia Koralys che Pedra sussultano e si voltano a guardare Bella che si avvicina loro, stringendosi addosso una vestaglia di velluto.
La regina si lascia cadere sul tappeto, vicino al fuoco, e tende le mani verso il calore delle fiamme.
«Come possono sperare di trovarlo?» mormora, con gli occhi pieni di lacrime e la voce tremante «Come possono pensare che lo abbia portato in un posto che possiamo raggiungere noi uomini?»
«Maestà, non disperate» la esorta Koralys «Dobbiamo avere fede. Non possiamo cedere al panico. Forza. Cercate di tenervi in forze, per prima cosa. Oggi non avete mangiato»
«Corro a prendervi qualcosa…»
Pedra si avvicina alla porta, ma Bella la ferma con un cenno.
«No, grazie. Non ho fame»
«Ma Maestà…»
 
Bella non la guarda nemmeno, ma fissa le fiamme con occhi vuoti.
Koralys e Pedra si scambiano un’occhiata preoccupata.
«Maestà, coraggio» mormora il topo preoccupato «Non lasciatevi andare così…»
 
 
Ma Bella non mangia, non dorme, non trova pace.
Per due giorni non esce dalle sue stanze.
Passa il tempo con lo sguardo fisso nel vuoto, fuori dalla finestra.
 
Pedra e Koralys vivono praticamente accampate nella sua anticamera.
E, impotenti, la vedono logorarsi.
La cosa più spaventosa, secondo entrambe, è vederla così apatica, come se perdere Caspian la avesse svuotata di ogni energia.
 
 
Il terzo giorno, Koralys esce determinata dalle stanze reali e, quando torna, porta con sé una notizia che fa sgranare gli occhi a Pedra: per il giorno successivo è prevista una seduta straordinaria del Consiglio dei Lord.
«Ma il Re non…non c’è!»
«Lo so bene» ribatte il topo, severo «Ma c’è la Regina»
«Ma la Regina odia i Lord!»
«Pedra, lei è la Regina di Narnia! Non può odiare i Lord e lavarsene le mani. Lei ha delle responsabilità. Noi siamo il suo popolo. E essere regina significa che lei non può semplicemente chiudere la porta della sua stanza e fregarsene di quello che succede fuori»
«Oh, non dire così» la supplica l’altra «Sei ingiusta. È stato un colpo durissimo. Se sembra irreale a me…come deve sentirsi la Regina?»
Koralys sospira.
«Non voglio essere insensibile. Credimi. Voglio scuoterla. Il Re non tornerà da solo, purtroppo. E poi…mi fa paura vederla così»
«Io però non glielo dico, che domani deve presenziare alla seduta» mormora Pedra, defilandosi.
 
Koralys la gratifica con un’occhiataccia e poi si dirige verso la camera da letto.
Bussa ma nessuno la invita a entrare.
Schiude piano la porta, comunque, e vede Bella seduta in una delle poltrone di velluto.
«Maestà…il fuoco è spento. Vi ammalerete. Fa freddo qui…»
Bella non dà segno di averla sentita, ma Koralys non demorde.
«Mia Regina, ascoltate: so che vi sentite disperata, ma così non si risolve nulla. Dobbiamo trovare il Re. I Lord vi aspettano domani in Consiglio e…»
«Ma cosa dici, Koralys?» ribatte piano Bella «Cosa possono fare i Lord? Cosa può fare chiunque di noi? Non hanno trovato traccia di Caspian, da nessuna parte. È sparito in un lampo di luce. E…»
«No, mia Regina» la interrompe il topo «Non è sparito. È stato rapito, rapito da quella maledetta lucciola brillantata. E voi non dovete arrendervi, ma lottare per ritrovarlo!»
Bella si volta a guardarla e Koralys si alza sulle zampe posteriori.
«Io…mi sembra di non riuscire a pensare, Koralys. A respirare. Ho così tanta paura, mi sento così sola… è come se guardassi tutto da dentro una bolla: è tutto sfocato e privo di importanza e…distante. Conta solo Caspian, ma…»
Koralys non la lascia finire.
«Mia Regina, se c’è qualcuno che sa che siete sconvolta sono io: vi sto toccando la gamba e non siete schizzata via dallo spavento» scherza.
E Bella, inaspettatamente, la guarda fisso e poi sorride in modo impercettibile.
«Sto impazzendo, vuoi dire?»
Il topo ride.
«Dovete reagire, mia Regina. Oppure verrò a dormire nel vostro letto!»
La minaccia scherzosamente e sospira di sollievo quando la vede sorridere ancora.
Certo, non è il solito sorriso di Bella, ma è meglio di niente.
«Bene, ora dovete mangiare: vi serviranno forze per affrontare i Lord!»
 
*
 
Più che forze, mi servirebbe un caffè per restare sveglia – pensa Bella, amaramente, il giorno dopo.
Cedendo alle insistenze di Koralys, la Regina si è presentata alla seduta del Consiglio, accolta da un silenzio pesantissimo.
 
Seduta sul trono con gli occhi di tutti puntati addosso Bella si sente più che mai una ragazzina inadatta.
Malgrado gli incoraggiamenti di Caspian e Koralys, sa che a Narnia non la hanno mai accettata e questa ne è la prova lampante.
«Maestà, siamo pronti a seguire i vostri ordini e i vostri consigli» le dice Lord Canevan «Diteci: come volete procedere?»
 
Bella domanda.
 
Bella fa scorrere gli occhi sul Consiglio e vede volti impassibili, freddi, distanti.
Solo pochi sembrano addolorati o realmente preoccupati.
Ma come fanno? Non sono angosciati per lui?
 
Lord Wok sembra addirittura gongolare dello smarrimento di lei.
«Come intendete procedere, Maestà?»
Bella deglutisce.
«Io…io non…non so nulla di questa Lilliandil, di dove vive, di dove può…averlo portato…»
Wok sorride perversamente.
«Ah. Ecco. Vedete, Maestà, il problema è proprio questo. Non abita in una casa» le dice con tono di scherno.
Bella sente gli occhi riempirsi di lacrime di umiliazione.
 
Come può divertirsi a prendermi in giro in un momento del genere, quando non sappiamo nemmeno se Caspian è vivo?
 
Per tutta la seduta, lei non apre più bocca.
E il problema, si rende conto con sgomento, è che, una volta esclusa lei, i Lord comunque non hanno idea di come procedere.
Tolti i grandi discorsi sul momento terribile e i problemi contingenti, non ci sono proposte, né idee.
 
Quando il Consiglio viene sciolto, la Regina si avvia in giardino, sperando che una passeggiata la aiuti a tranquillizzarsi.
Cammina lentamente, sotto l’occhio vigile delle guardie, ma riesce solo a pensare ai bei ricordi di lei e del marito insieme.
Scuote il capo per schiarirsi le idee e si sente chiamare.
Si volta e vede il precettore di Caspian che si avvicina insieme a Koralys.
Abbozza un sorriso.
«Mia Regina, noi…»
«Venite a compiangermi?» li interrompe lei.
«Ma Maestà, che cosa dite?» Koralys sembra interdetta.
«Il Consiglio non crede in me. Ho sempre saputo che mi consideravano una stupida, però… però speravo che di fronte alla scomparsa di Caspian il fatto che mi odino passasse in secondo piano»
«Maestà, nessuno vi odia, che dite…» tenta di consolarla il precettore.
«Non mi importa se mi odiano» singhiozza lei «Mi importa solo di lui! Possono trattarmi come un’idiota se ne sono felici, ma che facessero qualcosa per ritrovarlo! Io…non so dove possiamo cercarlo, come posso saperlo? Perché lo chiedono a me? Praticamente non so nemmeno cosa c’è fuori dalle mura del castello!»
La regina si siede sul bordo della fontana e dà sfogo alle lacrime.
«Maestà…» il precettore si siede accanto a lei «Non dovete dare importanza alla villania di Lord Wok…»
«A me non importa della villania» singhiozza «Davvero, mi importa solo di ritrovare mio marito! Cosa posso farci se non sono di Narnia? Se non sapevo niente di questa Lilliandil?»
«Non è colpa vostra, mia Regina!» esclama Koralys «Anche il Consiglio non sa da che parte girarsi!»
Bella si tampona gli occhi con un fazzoletto.
«Mi dispiace sembrarvi più sciocca di quel che sono. È che mi sento così…impotente. Senza Caspian io…»
«Maestà, senza in re siete comunque la donna fiera e intelligente che lui ha scelto. E noi siamo il vostro popolo e abbiamo bisogno di voi» le dice semplicemente l’anziano uomo.
Lei gli stringe la mano.
«Aiutatemi, allora. Cosa posso fare?»
«Sto facendo delle ricerche, mia Regina, ma per ora…»
Scuote il capo, desolato.
Ma all’improvviso Koralys batte eccitata le zampe:
«Mia Regina, avete ragione! Abbiamo bisogno di aiuto!»
Bella la guarda, perplessa.
«Voglio dire: dobbiamo chiamare aiuto!»
Anche il precettore sembra attonito e il topo sbuffa, impaziente:
«Ci serve il corno della Regina Susan, no?»
 

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Capitolo 15
*** Il corno magico ***






 

A differenza di Koralys e dell’anziano precettore di Caspian, Bella non è entusiasta dell’idea avuta dal topo.
 
Non è narniana e il concetto di “magia” per lei è ancora nebuloso.
Va bene, la magia in questo mondo esiste.
Ha conosciuto animali parlanti, stelle vendicative… va bene, esistono.
Da qui a fidarsi della magia per risolvere un problema ce ne passa.
E dovrebbe esserelei a far funzionare un presunto corno magico.
 
Il precettore le ha spiegato che si tratta del corno appartenuto alla Regina Susan e che Caspian, fuggito dallo zio Miraz, lo aveva usato per richiamare a Narnia gli antichi sovrani.
Ma Caspian era di Narnia e aveva un legame di parentela con gli antichi sovrani… che poi, due di quei sovrani erano Edmund e Lucy.
E, sebbene non c’era niente che desiderasse più che avere i suoi amici accanto in quel frangente, che possibilità c’erano chelei avesse le capacità di riportarli qui?
«Maestà, smettetela di pensare che non siete in grado di risolvere questa situazione» dice Koralys, severa.
Bella teme di aver parlato a voce alta, anche se poi riflette su come tutto, in lei, probabilmente, grida sconforto e sfiducia.
 
Va bene, sono umana.
Che cavolo posso farci?
 
Stanno scendendo una ripida scala, diretti verso un’ala del castello che Bella non ha mai visto.
«Dove siamo?» mormora.
«Nell’armeria» le risponde l’anziano uomo «Ma noi siamo diretti laggiù»
Indica una porta in legno rinforzata da listelli di ferro in fondo ad un corridoio scarsamente illuminato.
L’uomo estrae una chiave dalla tasca.
«Esistono solo due chiavi che aprono questa porta: ne ha una il re e l’altra la custodisco io»
Spinge piano la porta e fa luce alzando una fiaccola.
Bella osserva la luce tremolante proiettarsi su teche di cristallo.
Si avvicina piano e osserva attentamente la stanza: malgrado la porta di modeste dimensioni, la stanza è grande e ricavata interamente nella pietra.
C’è un bassorilievo di Aslan, il grande Leone, che sconfigge la strega Jadis.
E ci sono incisioni che rappresentano battaglie e condottieri e castelli.
Il precettore le tocca il braccio e le indica le varie figure, spiegandole le storie e le leggende del suo mondo.
Bella improvvisamente annuisce:
«Sì, Caspian me ne ha parlato…»
«Questo è il Re Peter, il Magnifico» mormora l’uomo.
«E c’è anche il grande Ripicì, valoroso cavaliere!» squittisce estatica Koralys.
 
Poi il precettore attira l’attenzione della Regina sulle teche al centro della sala.
Alza il braccio che regge la torcia e Bella vede il metallo di una grande spada accendersi di riflessi argentei.
«È Rhindon, la spada di Re Peter»
Poi l’uomo ruota su se stesso, illuminando le altre teche presenti nella stanza:
«Ecco il cordiale della Regina Lucy, la Valorosa: ha proprietà magiche e può guarire qualunque ferita»
Bella osserva una piccola fiaschetta: e dire che quella piccola cosa ha proprietà talmente grandi…
Poi si volta per osservare quello che l’anziano mentore le sta indicando e sgrana gli occhi:
«Ma quella è… una torcia!»
Koralys annuisce:
«Apparteneva a Re Edmund, il Giusto. Ripicì mi aveva raccontato che emetteva una luce magica…»
«Non è magia, Koralys. È energia. Energia elettrica»
Il topo la guarda sbarrando gli occhi; anche il precettore sembra senza parole.
Bella scuote le spalle.
«È un oggetto che viene dal mio mondo. Non è magico»
«Ma Maestà…» controbatte Koralys «Non capite… si accende di luce!»
 
Bella soffoca un sorriso e resta in silenzio.
Anche io mi comporto così, di fronte alle cose di Narnia?  si chiede distrattamente, prima di rivolgere la sua attenzione alla teca successiva.
«Ed ecco il corno della Regina Susan, la Dolce, assieme al suo arco. La Regina era infallibile nel colpire»
«Conosco Susan» dice Bella, lasciando attonito l’uomo «E la donna che ho conosciuto difficilmente saprebbe tenere in mano qualcosa di più complicato di una borsetta»
Il precettore sgrana gli occhi.
«Ehm…ma Maestà… gli scritti attestano le grandi gesta…»
Un’occhiata della Regina lo convince a non insistere.
L’uomo si china sulla teca per aprire i complicati lucchetti che ne assicurano il prezioso contenuto e Bella riprende a camminare per la stanza.
Koralys la segue.
«Maestà» la chiama a voce bassa, tranquilla «Voi conoscete gli antichi sovrani!»
Bella annuisce.
«Sì, Edmund e Lucy. E il loro cugino, Eustace. Ho incontrato anche Peter e Susan ma…bè, francamente non li conosco bene, ma davvero Susan è la donna più superficiale e vanitosa mai esistita al mondo…a prescindere dal suo – a quanto pare – scintillante passato»
«Ehm…» Koralys annaspa «La Dolce non vi piace, Maestà?»
Bella getta un’occhiata verso il precettore e poi mormora, agguerrita:
«No, per niente! E se vuoi saperlo, ne ho abbastanza di queste donne (o stelle, già che ci siamo) coinvolte nel passato di mio marito!»
Il topo resta esterrefatto di fronte allo sguardo fiammeggiante di Bella, poi scoppia a ridere, così forte che anche l’uomo si volta a guardarla.
«Oh, mia regina» ansima lei «Bentornata! È bello vedervi reagire!»
Bella sospira.
«Caspian mi ha parlato di Susan, è stato onesto. Lo aveva fatto già nel mio mondo. Non mi sento minacciata. Piuttosto mi sento così….così stupida, Koralys. Ho conosciuto Susan e, a prescindere dalla mia antipatia, dal suo rapporto con mio marito e dei miei pregiudizi, ti giuro che ora è una ragazza futile e vuota. So che Lucy ne soffre molto. Eppure… eppure lei è stata catapultata a Narnia da ragazzina ed è stata capace di atti eroici. Io ci vengo consenziente, adulta, sposo l’uomo dei miei sogni…e sono totalmente inadatta»
«Maestà, se posso permettermi, vi sbagliate. E di grosso. Non siete inadatta, ma è questo vostro modo di pensare che vi impedisce di essere razionale. Vi fate guidare dalla paura. Non siete voi. Non siete la stessa ragazza che vedo assieme al Re»
«Ma lui…» gli occhi di Bella si riempiono di lacrime.
«Ma lui tornerà, altezza. E voi dovreste desiderare di renderlo fiero di voi»
«È così, Maestà» il precettore le ha raggiunte «Sapete cosa mi ha detto Caspian appena siete tornati dal vostro mondo? Che aveva trovato una donna che gli era superiore, e che aveva paura di non essere degno di voi»
Bella scuote il capo, incredula, e l’uomo prosegue:
«Voi siete coraggiosa, Altezza. Non avete lasciato il vostro mondo? Non avete affrontato l’ignoto? Cosa richiede più coraggio di questo?»
 
Lei resta spiazzata.
Sa che, dentro di sé, la Bella che è sempre stata scalpita per uscire.
Ma è schiacciata dall’incertezza, dal senso di abbandono e di solitudine, dalla vergogna di non essere più…lei.
 
Bella tergiversa e abbassa gli occhi su quello che l’anziano tiene in mano.
Il corno di Susan.
Prende fiato.
«Ok. Cosa…cosa devo fare?»
«Dovete crederci, Altezza» risponde lui, fermo «Soffiate nel corno e chiamate l’aiuto di cui abbiamo bisogno»
 
Bella allunga la mano e la stringe sul corno d’avorio, cercando di mantenere un’espressione neutra.
 
Devo crederci? È una parola.
Praticamente, mi stanno chiedendo di fare una magia.
E come diavolo faccio?
Io non ho potermi magici!
Accidenti, non potevano chiedermi di accendere la torcia?
 
Comunque, sotto lo sguardo di aspettativa dei suoi compagni, non può tirarsi indietro.
Alza il corno alle labbra e prega silenziosamente:
Ti prego, ti prego, ti prego. Fai che funzioni…
 
Soffia e il corno produce un dolce suono che riverbera nella stanza, fino a disperdersi.
«Bene» sorride il precettore.
«Non…succede nulla?» chiede Bella.
«Maestà, abbiate pazienza! La magia agisce con i suoi tempi!» 
Bella si sforza di reprimere una smorfia.
 
Avere pazienza?
Come faccio, se non so dov’è Caspian? Se non so come sta?
 
«Bene. Allora… aspettiamo?»
L’uomo annuisce.
«Perché non ne approfittate per mangiare qualcosa, mia Regina? Dovete mantenervi in forze… cosa dirà il Re al suo ritorno, altrimenti?»
Bella sorride alle parole affettuose del vecchio e cerca di dominare l’ansia.
 
Merda. Lo sapevo. Io, che uso la magia?
Figuriamoci se funziona…
 
*
 
Ma intanto, lontano, sulla costa, il mare di Narnia si illumina di una luce abbagliante e quattro figure muovono esitanti dei passi sulla spiaggia…

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Capitolo 16
*** E così...questa sarebbe Narnia? (Penelope PoV) ***






 

Penelope muove passi esitanti sulla sabbia finissima, ancora incredula.
 
 
Era con Eustace, Edmund e Lucy in salotto, dopo cena, e stava fissando semiaddormentata le fiamme del caminetto: avevano un effetto così ipnotico…
Gli altri giocavano a sciarada, le loro voci avevano un effetto riposante su di lei.
Il volume di filosofia che stava studiando era scivolato a terra.
Con gli occhi socchiusi, la ragazza fissava il fuoco.
E nel fuoco, improvvisamente, aveva visto delinearsi la criniera e gli occhi di un leone.
 
Era stato un attimo, ma Penelope si era alzata a sedere di scatto, con un sussulto.
Gli altri non sembravano del tutto convinti dal suo racconto, però si erano comunque avvicinati alle fiamme.
Speranzosi.
Penelope li aveva guardati scambiarsi occhiate emozionate, al pensiero – certo sciocco, irreale – che magari Aslan…
 
Ma Edmund e Lucy sapevano che il loro tempo a Narnia era finito e persino il suo Eustace ormai dubitava che avrebbe mai rivisto quel mondo incantato.
Per Penelope era anche peggio.
Si sentiva tagliata fuori da un’avventura magica che aveva risucchiato anche la sua migliore amica: non si trattava solo di sentirsi estranea a un mondo, a delle esperienze che non poteva condividere.
No.
C’era anche il pensiero di Bella, così lontana.
 
Non la vedrò mai più  pensò Pen, triste, tormentando l’estremità della sua treccia.
 
In quel momento, Eustace si era voltato verso di lei e le aveva sorriso dolcemente.
«Scommetto tutti i miei averi che stai pensando a Bella» aveva scherzato.
Lei aveva annuito e lui l’aveva presa tra le braccia.
«Starà benissimo» l’aveva rassicurata lui, cullandola «C’è Caspian con lei»
 
Eustace era la grande novità della sua vita.
Pen sapeva che lui era stato assolutamente infatuato della sua amica Bella, anche più a lungo di quanto lei stessa lo era stata di Caspian.
Il re era comparso nelle loro vite come una meteora e purtroppo ne era uscito altrettanto velocemente, portando Bella con sé.
E Pen e Eustace, rimasti a casa a fare i conti con una vita ormai diversa, si erano avvicinati.
Lei non avrebbe saputo dire quando qualcosa era cambiato.
Ma, di giorno in giorno, si scoprivano sempre più bisognosi della compagnia dell’altro.
E con Eustace erano tornate, almeno in parte, la gioia e le risate che erano sparite insieme a Bella, l’amica di una vita.
Pen ricordava ancora con emozione il giorno in cui Eustace le aveva confessato che, vedendola triste, il mondo gli sembrava più cupo.
 
Vorrei solo poter dire a Bells che sono felice  pensò Penelope, con la testa sulla spalla di Eustace.
 
In quel momento, Lucy aveva lanciato un grido.
 
Le fiamme del camino divampavano.
Da sole, improvvisamente, senza che nessuno le avesse attizzate.
E crescevano in altezza.
Il calore era diventato soffocante, la luce feriva gli occhi.
Eustace l’aveva spinta indietro, ma lei gli aveva afferrato la manica della camicia, terrorizzata.
E aveva chiuso gli occhi.
Incredibilmente, dopo qualche secondo, il calore era diminuito, sostituito da quella che sembrava…. Possibile? Una brezza fresca?
Forse Edmund era riuscito ad aprire la finestra del salotto.
 
Poi, le grida di giubilo degli amici l’avevano convinta ad aprire un occhio.
 
E, attonita, Penelope si era ritrovata su una spiaggia, di notte.
 
 
Eustace, Edmund e Lucy si erano tolti le scarpe ed erano corsi in acqua, come se fosse normalissimo ritrovarsi d’improvviso su una spiaggia, pur vivendo a chilometri e chilometri di distanza dal mare.
Ma Pen, guardandosi attorno, sapeva già che erano molto più lontani di quanto si potesse pensare.
Ruotando piano su se stessa, la ragazza catturava dettagli nella luce soffusa della luna, una luce che da sola sembrava più dolce e delicata di quella che lei aveva visto per tutta la vita.
Una distesa di sabbia finissima, argentea.
Una distesa azzurra e calma.
Piante dai grandi fiori rosa che crescevano tra le rocce, sulla spiaggia.
E una montagna con in cima un imponente castello.
 
Saremo davvero…
 
Muove passi esitanti verso l’acqua e si ferma sulla riva: non è una grande amante del mare.
Ma Eustace la raggiunge ridendo e la prende in braccio.
«Pen! Siamo a Narnia!»
«Come lo sai?» chiede lei, senza fiato.
«Ma dove potremmo essere, scusa?»
Eustace ride ancora e si volta verso Edmund e Lucy, che li hanno raggiunti.
«Siamo tornati, tutti! Che meraviglia!»
«Aspetta a dirlo» mormora Edmund, con gli occhi fissi su Cair Paravel.
«Perché?» chiede Pen, dopo aver visto gli occhi di Eustace e Lucy sgranarsi.
«Perché se ci hanno chiamati qui, può significare solo una cosa: sono nei guai»
 
Pen nota che Edmund non ha espresso un soggetto preciso e sente il cuore stringersi per la paura.
 
 
Insieme, camminano verso le mura che lei ha osservato dalla spiaggia: Eustace le spiega che si tratta di Cair Paravel, l’imponente castello in cui Aslan aveva incoronato gli antichi sovrani di Narnia: Peter, Susan, Edmund e Lucy.
Man mano che si avvicinano, lei sente crescere l’ansia.
E anche gli amici non sembrano sereni.
Il castello sembra dormire.
Si intravedono luci baluginanti e guardie di ronda, ma Edmund mormora:
«Sembra un castello fantasma»
Arrivati alla porta, Pen si fa piccolina di fronte alle imponenti guardie, ma Edmund dichiara:
«Sono Re Edmund, il Giusto, e questa è mia sorella, la Regina Lucy. Siamo qui con amici per vedere Re Caspian»
Penelope si morde un labbro, dubitando che le guardie accettino una spiegazione tanto semplice, ma, con sua sorpresa, una di loro si toglie l’elmo e si inchina di fronte ad Edmund.
«Re Edmund, ero a bordo del Veliero dell’Alba con Re Caspian. È un onore vedervi di nuovo a Narnia»
Edmund annuisce, ma l’altro prosegue:
«Temo però, ascoltando le vostre parole, che voi ignoriate la disgrazia terribile che ci ha colpiti»
 
A quelle parole, i quattro amici si irrigidiscono all’istante.
«Quale disgrazia?» domanda subito Lucy, dando voce al timore di tutti.
«Il re è stato…rapito»
«Rapito? Caspian?» Edmund impallidisce «Ma cosa dici? Quando? Come?»
Ma la guardia scuote il capo.
«Lasciate che vi accompagni al castello, Re Edmund»
 
Si volta e attraversa il ponte levatoio.
Edmund passa un braccio attorno alle spalle di Lucy, pallida, e lo segue.
Eustace stringe la mano di Penelope.
«Vedrai che capiremo…e troveremo una soluzione»
Lei scuote il capo, tremante.
Non era così che immaginava la meravigliosa Narnia, di cui i suoi amici parlavano tanto.
«Voglio vedere Bella» gli risponde «Subito»
 
 
In un’altra circostanza, Pen avrebbe apprezzato i sontuosi arredi del castello e le imponenti sale che il gruppetto attraversa.
Visto il momento, però, non riesce a far altro che concentrarsi sulla schiena dritta di Edmund, davanti a lei, e sulla mano di Eustace che stringe la sua.
La guardia si ferma di fronte a una pesante porta di legno e ferro, parlottando con un dignitario in divisa fermo accanto ai battenti.
L’uomo li fissa un paio di volte, basito, poi annuisce e apre la porta.
Da dentro, provengono voci concitate che si sovrappongono, gridando.
Ci vuole un attimo perché torni il silenzio.
Edmund avanza nella sala, senza dire una parola.
Ben presto, gli sguardi si concentrano su di lui e le voci sfumano.
Da dietro le sue spalle, Penelope si sporge a sbirciare la sala e quello che vede le stringe il cuore.
 
Una stanza molto grande, con vetrate istoriate, ospita un consesso variegato di uomini imponenti e autoritari.
Sola, seduta su un trono rialzato, l’unica donna presente, pallida, minuta e spaventata: Bella.
 
*
 
Ma non sembra affatto Bella, pensa Pen, attonita.
Ha il suo viso, ma l’espressione di rassegnazione e dolore lei non l’ha vista sul viso della sua amica neppure nei momenti peggiori.
Quando mette a fuoco Edmund, la ragazza si alza dal trono e per un attimo sembra che le gambe non la reggano, tanto è pallida e debole.
Non è lei  pensa Pen.
Proprio in quel secondo Edmund invece avanza, chiamandola per nome:
«Bella!»
Lei annuisce, con le labbra tremanti.
 
E a quel punto Penelope sgomita e quasi travolge Edmund nella fretta di correre ad abbracciarla.
 
Bella si rifugia tra le braccia dell’amica e scoppia in lacrime.
«Sono io. Sono qui. Non preoccuparti» continua a ripeterle Pen, accarezzandole i capelli.
Con gli occhi cerca però Eustace, spaventata da quello che vede.
Lui le posa una mano sulla spalla, ma si gira verso Edmund, che sta interrogando uno dei Lord in merito al rapimento di Caspian.
I ragazzi e Lucy sgranano gli occhi a sentire del discorso di Lilliandil.
«Cosa avete organizzato? Una spedizione? Sapete già dove cercarlo?»
«Hum…ecco, sapete…noi…Insomma, stavamo appunto chiedendo alla regina cosa pensava di…»
«La regina?» trasecola Edmund.
«La regina?» gli fa eco Lucy.
Entrambi si voltano a guardare Bella, ancora abbracciata a Pen.
«Che regina?» chiede quest’ultima, disorientata «Oh…oh! Bella! Ma…ma allora…»
Tutti guardano la ragazza, finché non si fa avanti un Lord.
«Re Edmund, quale onore» dice «Sono Lord Wok. Desumo che non siate a conoscenza dei recenti avvenimenti, sebbene re Caspian, nostro amato sovrano, ci avesse detto che…»
 
A Edmund bastano due secondi per soppesare il Lord.
«Detto che cosa?» lo interrompe.
«Ma delle nozze, delle sue nozze!» gongola quello.
Lucy e Eustace ansimano, sorpresi, ma Edmund non batte ciglio.
Non serve un genio per capire cosa succede tra Bella, in lacrime, e quell’uomo viscido.
«Una notizia meravigliosa. Ora, la regina mi sembra provata, e a ragione. Tra parentesi, voglio vedere come giustificherete al vostro re il suo stato, quando sarà di ritorno»
Wok sgrana gli occhi, imitato da molti.
Era stato facile divertirsi alle spalle di Bella, ma l’uomo sa perfettamente che Caspian non lo avrebbe tollerato.
 
Ma Caspian tornerà mai?
 
«Trovo vergognoso» prosegue Edmund «Che non abbiate insistito perché la vostra regina si riposasse, anziché assistere a riunioni e consigli. Inoltre, mi chiedo che diavolo ci fate qui, anziché essere in giro a cercare il vostro sovrano»
La costernazione serpeggia nella sala.
Bella alza gli occhi su Edmund, ma una vocetta la fa voltare:
«In realtà, re Edmund, il Consiglio è talmente attento che proprio non vuole riunirsi senza la regina»
Dall’ombra spunta Koralys, che si inchina ad Edmund e prosegue, imperterrita:
«Sono giorni che chiedono alla regina come vuole procedere per le ricerche, ma…»
«Cosa?» tuona Edmund «A parte il fatto – evidente anche a un bambino di due anni – che Bella non è di Narnia…voi qui cosa ci state a fare?»
Il suo sguardo furioso percorre la sala e molto Lord hanno il buon gusto di arrossire.
Koralys sorride sotto i baffi: è furiosa per quello che hanno fatto passare alla regina.
«Mia regina» Edmund si inginocchia accanto a Bella e le strizza l’occhio «Sono al vostro servizio. Mi date delega a procedere, in modo che possiamo ritrovare il nostro re?»
Bella annuisce e Edmund le fa una carezza sui capelli.
«Mi duole dirvelo, Maestà» riprende «Ma trovo esecrabile il comportamento di taluni dei vostri Lord. Se non lo farete voi, sarà mia cura riferirlo a Caspian, al suo ritorno»
Molti degli uomini scattano in piedi, avvicinandosi alla regina e imbastendo scuse.
«Tutti fuori di qui» ruggisce Edmund «Immediatamente!»
 
Quando la porta si chiude dietro l’ultimo del Lord, Lucy guarda ammirata il fratello.
«Accidenti che  spirito da re, Ed. Li hai rimessi in riga»
«Bella, che sta succedendo?»
Bella si è asciugata le lacrime e siede per terra, accanto a Penelope, che la guarda con aria protettiva.
«Edmund, io… tu…scusa, devo sembrare una vera stupida…»
«Ma cosa dici?» la interrompe Penelope «Per favore, non esagerare. Stupida? Tu? Ma dai! Piuttosto raccontaci cosa è successo?»
«Ma che ne so…» a Bella trema la voce «Era tutto così perfetto e un momento dopo appare dal nulla questa Lilliandil che…»
«Ma Lilliandil che cavolo c’entra con te e Caspian, scusa?» la interrompe Eustace.
«Bella…» dice contemporaneamente Edmund «A me qui non sembra esattamente tutto perfetto…»
«Zitti!» sbotta Penelope, gelando tutti «Io stavo dicendo della storia della “regina”. Come fai ad essere la regina? Non ti sarai sposata senza di me presente, vero?»
Segue un attimo di silenzio imbarazzato e Bella accenna un sorriso di scuse.
«Pen, perdonami…. Io non speravo che ci saremmo riviste e…»
«E quindi è un sì?» strepita l’altra «Ti sei sposata? Mio Dio!! Ti sei sposata!!»
«Penny, non gridare» mugugna Eustace.
Ma Bella, sorprendendo tutti, ridacchia.
«Ero sicura che avresti reagito così…cioè, lo pensavo se mai ci fosse capitato di… ed eccoci qua»
«Ma io voglio vedere le foto!»
«Non esistono qui, Pen…»
«Non esistono?» trasecola l’altra «Ma come? E quindi?»
«Bè, qui è un po’ diverso, sai…»
«Ma che cavolo!» sbuffa Penelope.
Bella ride di nuovo.
«Mi sei mancata, Pen»
«Anche tu….ma insomma, sposarsi senza di me!»
«Siamo davvero felici per voi» interviene Edmund.
Bella lo guarda e lo vede mettere una mano sulla spalla della sorella.
Per un momento, la regina e Lucy si guardano in silenzio.
«Certo» dice poi la seconda «Molto felici»
Bella si alza, in preda alla confusione.
«Oh Lucy, perdonami per questa accoglienza tremendamente poco calorosa. È che sono fuori di me»
La ragazza la abbraccia.
«Non preoccuparti. Che ne dici di mangiare qualcosa? Hai l’aria di una che sta per crollare»
«Ottima idea, Maestà» interviene Koralys «Sono giorni che ripeto alla regina che deve tenersi in forze»
Lucy sorride al topo, come sempre conquistata dagli animali parlanti di Narnia.
«Ora ci pensiamo io e Pen»
L’altra annuisce e balza in piedi, prendendo Bella per mano.
«Posso vedere almeno il vestito da sposa?» chiede, sbuffando.
Bella sorride.
«Cosa ne dite di riposare un po’, Maestà?» aggiunge Koralys.
Ma Bella si impunta subito.
«No. Ora che siete qui, vi prego, cerchiamo Caspian. Finora non è stato fatto nulla di concreto e io…»
«Bella, calma, non agitarti» la interrompe Edmund «Tu ora vai a riposare e noi vediamo di farci spiegare tutto. E poi decidiamo il da farsi»
Lei si morde un labbro.
«Posso…posso venire anche io?»
«Certo» Edmund la guarda stupito «Perché non dovresti?»
Bella gli sorride, grata.
«Oh, grazie, Ed»
Poi sorride a Eustace.
«È bellissimo vedervi, non ci avrei mai sperato. Mi spiace che le circostanze…»
Lui fa un gesto con la mano.
«Non preoccuparti assolutamente. Andate, dai. Vedete solo di tornare per cena…»
Pen gli dà una spinta scherzosa e Bella resta di sasso quando vede Eustace baciarla in risposta.
Lucy le sorride:
«Mi sa che anche noi abbiamo qualcosa da raccontarti…»

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Capitolo 17
*** La forza dell'amicizia ***






 

 
«Non posso credere che stai con Eustace!»
«Non posso credere che sei sposata!»
 
Nella stanza dei sovrani di Narnia Lucy ride osservando Bella e Penelope, la seconda che giocherella con la fede nuziale al dito dell’amica.
«Siete davvero una bella coppia!» esclama.
Penelope le fa la linguaccia, poi sorride trasognata.
«Però ti capisco… cioè, no, non proprio….però l’amore ti cambia la vita. Da quando ho incontrato il mio pasticcino…»
Lucy alza gli occhi al cielo.
Bella si morde un labbro per non ridere.
«Ma lo conosci da quando eravate piccoli!»
«Sì, però…»
«E poi  pasticcino  da piccolo era una gran rottura di scatole…» interviene Lucy.
«Non è vero!» si offende Penelope «Era solo molto sensibile!»
Bella scoppia a ridere.
Pedra, che sta servendo il pranzo, sorride felice.
«Che bello vedervi sorridere, mia regina» dice, timida.
«Bells, ti sei trascurata e non va affatto bene!» Penelope torna a concentrarsi sull’amica «Insomma, cosa dirà Caspian quando tornerà e ti vedrà pelle e ossa e con i capelli spenti e secchi?»
Bella impallidisce subito.
«Oh, ma se lui…»
Non finisce la frase, ma Lucy le si siede accanto.
«Non perdere le speranze. Non devi farlo mai. Siamo qui per te, per voi. Vedrai che lo ritroviamo»
Bella annuisce, cercando di mostrarsi ottimista.
«È solo che… come si fa a sapere dove si nasconde una che è una stella? Potrebbe averlo portato ovunque! Già Narnia è un mondo magico…come faccio solo ad immaginare quante profondità, quanti universi…quanto di tutto questo ci sia qui?»
Pen sgrana gli occhi ma Lucy annuisce.
«Giusta obiezione! Quanto di Narnia conosci?»
«Ecco… qualcosa della sua storia e poi…»
«No, volevo dire: quanta Narnia hai visto?»
Bella arrossisce.
«Quasi… quasi nulla. Voglio dire, Caspian mi ha portata al villaggio e poi siamo stati sul Veliero dell’Alba per il viaggio di nozze, ma…»
Di fronte allo sguardo smarrito di Lucy le si spegne la voce.
«Lo so, non la conosco per niente…»
«Bella, non c’è niente di male, ma… insomma: questa è casa tua ora…» esclama Lucy.
«Sì, lo so, lo so… solo che io… voglio dire, ci siamo sposati praticamente subito e Caspian è…era…è…sempre così preso…»
«Certo, naturale. Ma tu e lui governate insieme, no?»
L’espressione che vede sul viso di Bella non la tranquillizza affatto.
«Lucy, il fatto è che… hai visto il Consiglio. Non credono in me. Per loro sono una straniera. Non hanno mai condiviso la scelta di Caspian, ma finché lui era qui si limitavano a trattarmi come una bimbetta scema, ora invece…»
 
Penelope e Lucy guardano estrerrefatte gli occhi della regina riempirsi di lacrime.
«Bella! Ma che dici…» Pen stringe l’amica in un abbraccio soffocante «Come si permettono, quelle mummie vestite di fuseaux a fiori, di dirti qualsiasi cosa?»
«Guarda, Pen, non mi importa» singhiozza l’altra «Se solo facessero qualcosa per ritrovarlo… poi potrebbero dirmi qualsiasi cosa»
«Bella. Non dirlo mai più!»
Il tono gelido di Lucy fa voltare le due amiche.
La ragazza fissa con grande severità la regina.
«Tu sei la Regina di Narnia e nessuno, nessuno, si può permettere di dirti o farti qualsiasi cosa»
«Sì, ma…»
«Niente ma! Non ci sono ma! Se permetti loro di trattarti così, allora… Allora ti meriti che ti considerino una stupida!»
«Lucy!» ruggisce Penelope «Stai passando il segno!»
«Scusa, Bella» Lucy la guarda, sincera «So che le mie sono parole dure, ma ti dico quello che penso. Devi farti rispettare. Caspian ti ha scelta come sua regina. Non esiste che chicchessia si permetta di mancarti di rispetto. Sminuisce la tua autorità, e quindi anche la sua. E Narnia ha bisogno di stabilità: lo sai quanto ci tiene Caspian»
Bella si morde un labbro, sentendo espresse le sue principali paure.
«Lucy….Se tu solo sapessi. Rifarei mille volte la mia scelta, per lui….ma temo contemporaneamente di danneggiarlo. I Lord non mi rispettano. Io non conosco gli usi di Narnia, o le leggi… Vado in confusione, è tutto così…così nuovo! Così estraneo! Non so…»
«Bene» la interrompe l’altra «Studia. Esplora. Impara. Sbaglia, se devi, ma esponiti. Non puoi pensare di governare se resti rintanata nelle tue stanze!»
«Io non voglio governare!»
«Sbagliato, di nuovo. Hai sposato un re. Tu devi farlo. Se vuoi stargli accanto, devi»
«Non sono capace!»
«Ma puoi imparare» la conforta Penelope, affascinata dal dialogo «Lo so che puoi!»
«Io non lo so» dubita Lucy.
Entrambe le altre la fissano, sconcertate.
«Perchè…perché è molto difficile imparare?» domanda Penelope, perplessa.
«No, per la vecchia Bella» risponde Lucy «Per quella che vedo oggi non lo so»
 
Segue un silenzio attonito.
Poi la regina si alza di scatto.
«Senti, tu» sbotta «Non ne posso più di persone che criticano ogni cosa che faccio. Sono un disastro? Va bene! Ma io vorrei provare a migliorare, se solo tutti non fossero aprioristicamente convinti che sono un’inetta!»
«Caspian non lo ha mai pensato» dice piano Lucy «Pensavo ti sarebbe bastata la sua forza»
«È una battaglia impari Lucy! Non per lui, ma tutti gli altri!»
«Io non avrei voluto altro che combatterla, una battaglia così» mormora la ragazza.
Bella si zittisce improvvisamente.
Penelope sgrana gli occhi e si copre la bocca con le mani.
Quindi, la Regina di Narnia marcia fuori dalle sue stanze.
 
 
In cortile, Koralys ha finito di riassumere la situazione a Edmund e Eustace.
«Non posso credere che i Lord abbiano osteggiato a tal punto Caspian» dice quest’ultimo.
Edmund scuote la testa.
«Quello che ho visto oggi mi è piaciuto poco. Caspian è troppo tollerante con loro. Se…»
Ma si interrompe, alla vista di Bella che marcia per il cortile.
I tre si scambiano occhiate perplesse.
«Edmund!» ruggisce lei, mentre lui fa un salto per lo spavento «Una parola, ti dispiace?»
«Ehm… no, no…»
Si allontanano, con lui che lancia un’occhiata preoccupata a Eustace.
 
Bella cammina attorno alla fontana, nel cortile del palazzo, e poi si siede di scatto su una delle panchine.
«Lucy mi ha appena detto, sostanzialmente, che mi giudica un’idiota. Posso sapere cosa ne pensi tu?»
«Ehm…Sono sicuro che Lucy non ha…»
«Ha ragione, Edmund. Ha ragione lei»
Bella lo guarda negli occhi e prosegue.
«Ho combinato solo disastri. Mi sono disinteressata a tutto, lasciando che Caspian si preoccupasse di me»
«Perché lo hai fatto, Bell? Tu non sei così»
«Lo so. Lo so ma è tutto… tutto così incasinato. Arrivo qui decidendo su due piedi di abbandonare la mia casa, la mia famiglia, e mi ritrovo sposata. Lui è l’uomo dei miei sogni, ovvio… ma tutto il resto è un incubo. Mi guardano con sospetto, non mi accettano. Non so mai cosa dire, perché quando dico qualcosa mi trattano da stupida. Caspian ha ripassato con me la storia di Narnia e le leggi, ma… non sarò mai pronta!»
«Ok, calma» Edmund agita le mani «Per prima cosa: ficcati in quella bella testolina che non si tratta di essere pronti o no: Caspian ha scelto e la scelta sei tu. E la corona è tua, quindi devi fartelo piacere. Secondo: non farne un problema di provenienza. Io e i miei fratelli veniamo dallo stesso tuo mondo, eppure…»
«Come avete fatto?» chiede lei, afflitta «Caspian mi ha parlato per ore di voi. E così ha fatto Koralys, e il precettore di Caspian. Siete stati così… intraprendenti. Coraggiosi. Sicuri… solo a me sembra tutto così immensamente grande e fuori dalla mia portata?»
Edmund le si siede accanto.
«Bella, quando siamo arrivati a Narnia eravamo ragazzini. Lucy era una bimba. È stata… un’avventura fantastica. Anche terrificante per certi versi…ma lasciamo perdere. Quello che voglio dire è che un bambino è molto più pronto di un adulto ad accettare la magia, a vivere un’avventura. Tu sei una persona molto razionale ed è normale la tua reazione, dopo che hai scoperto che il ragazzo che frequentavi da poco in realtà è il re di un mondo lontano ed essere stata catapultata in quel mondo in un battere di ciglia»
Bella sospira.
«Me lo dico anche io… ma sentirlo da te è rassicurante»
«Bene, ma il discorso non si esaurisce qui. Perché se siamo stati capaci noi, da piccoli, di prenderci delle responsabilità, a maggior ragione devi farlo tu, che sei un’adulta. Che hai scelto liberamente di venire qui e di sposarti. Non dico che sia facile, ma che non devi atteggiarti come una sconfitta in partenza. Il popolo di Narnia per sua natura è variegato e gli uomini, anche se non sono la sua costituente più antica, comunque ne rappresentano una discendenza importante. Guarda Caspian, per dirne una»
Lei annuisce e lui prosegue:
 «Bella, non ti voglio dire che governare sia una cosa facile. Ma nessuno si aspetta che tu riscriva tutte le leggi di Narnia in tre giorni. Solo, ti prego, non dare l’impressione che te ne freghi, perché questo sì che sarebbe imperdonabile»
«Ma non è vero! Non potrei mai! Non potrei mai pensare una cosa del genere di un posto che Caspian ama così tanto, innanzitutto… e poi…non è che io odio Narnia. È che non la conosco…»
«Ma a questo si può rimediare»
«Non so…non so come farlo, Edmund. Sono rimasta defilata perché ho visto che ogni approccio che tentavo sembrava infantile, o sciocco, o ridicolo, al punto che avevo paura di danneggiarlo davanti ai Lord… e lui ci tiene così tanto a governare bene, che…»
«Bella, Caspian è cresciuto con uno zio che era in tutto e per tutto un tiranno e ha talmente paura di quel modello di regnante che regge il timone con polso anche troppo leggero, a volte. Quello che ho visto prima, al Consiglio, è inammissibile. Nessuno deve permettersi di mancarti di rispetto. Io ho visto come si comportavano i Lord con Miraz. E Miraz è stato assassinato. Ora, mi sembra il minimo imparare dagli errori passati, no?»
Lei va subito in agitazione.
«Ma Caspian non somiglia affatto a Miraz!»
«No, certo. Ma se era sbagliato il clima repressivo e di terrore istaurato da Miraz, non va bene nemmeno essere accomodanti al punto che i tuoi consiglieri pensino di poter fare il bello e il cattivo tempo con te. Con voi»
«Caspian si arrabbiava, ma…»
«Anche tu devi arrabbiarti. Cavolo, Bella, sei una delle persone più determinate che conosco! Se penso a come facevi stare Caspian sulla corda quando vi siete conosciuti… e permetti a tre vecchi babbioni di trattarti così?»
Lei fa una smorfia, ma dice:
«Non parlare così dei venerandi sapientoni…»
«Non ho sentito, scusa… hai detto venerandi  coglioni? Sì, in effetti… sembrava anche a me che…»
La risata di lei lo interrompe.
«Edmund, devo andare a cercare mio marito. Mi aiuteresti?» gli chiede poi lei.
«Ai tuoi ordini, mia regina» risponde l’amico, facendole l’occhiolino.
«Grazie. Allora… che si fa? Come? Quando? Dove?»
«Ehi…calma, calma! Ora ti sfoghi solo su di me?» sorride Edmund «Comunque, se posso avanzare un consiglio, io metterei in mare il Veliero dell’Alba e navigherei verso la tavola di Aslan, visto che Lilliandil la abbiamo incontrata lì»
«Ma sarà ancora lì?» chiede Bella, ansiosa.
«Non lo so, Bells» risponde «Ma possiamo tentare. Se non fosse lì, andremo avanti. Fino a dove servirà»
Lei annuisce e lo abbraccia.
«Scusa, Ed»
«E di che? Sarai una regina fantastica, lo so»
Lei scuote il capo.
«Vorrei esserne così sicura… vorrei convincere almeno me stessa»
«Convincere te stessa è il primo passo»
«Giusto» concorda una voce.
Entrambi si girano e vedono Lucy guardarli sorridendo.
«Anche perché direi che il tuo re lo hai già abbondantemente convinto: ti ama alla follia» continua la ragazza.
Edmund si alza per lasciare posto alla sorella e le fa una carezza al volo, passandole accanto per entrare nel palazzo.
Lucy si siede accanto a Bella.
Entrambe restano in silenzio per un po’.
«Mi spiace, Lucy» dice improvvisamente la regina «Devo averti delusa davvero molto»
«Oh no, Bella, non voglio nemmeno che lo pensi. Mi spiace essere stata così dura. Lo so che lo ami e per lui non potrei desiderare di meglio. Dico davvero. Ma non voglio vedere che ti trasformi in una persona diversa da quella che sei»
Si interrompe per un attimo, poi mormora:
«Almeno, pensa che io ti invidio parecchio…»
Bella si volta a guardarla.
«Lucy…»
«Non lo dico per farti pena, né per commiserarmi, davvero… Ma vivi in un mondo fantastico, hai sposato un uomo fantastico. Dovresti fare i salti di gioia, come minimo»
Le dà una spintarella scherzosa, ma Bella percepisce la verità nelle parole dell’altra.
«Sai cosa, Lucy? Hai proprio ragione» le sorride «Mi farò perdonare»
«Sei già perdonata. Ora diamoci da fare»
 
 
La riunione del Consiglio del giorno dopo rende subito evidente che Bella si sta impegnando a mantenere la parola data agli amici.
Malgrado sia sempre molto pallida, la regina si mostra ai Lord più determinata e la presenza di Edmund e Lucy, accanto a lei, ne rafforza l’autorità.
Sono presenti anche Eustace, che rispettosamente si posizione due passi dietro Edmund, e Penelope, che sta a braccia incrociate e guarda con disprezzo tutti quegli uomini che hanno osato mettere a disagio la sua amica.
«Come hai fatto a metterli in riga con la tua sola presenza?» bisbiglia Bella a Edmund.
Lui sorride.
«Non mi sono mai posto il problema che potesse andare diversamente. Probabilmente, l’esempio di Peter mi aiuta. Lui era il Re Supremo e si comportava di conseguenza. Mi ricordo che a volte mi chiedevo anche io come faceva ad essere tanto sicuro di sé… Ma aveva ragione. Se dubiti tu per primo, gli altri lo percepiscono. E ti trattano di conseguenza»
Bella sbatte le palpebre, assimilando il consiglio.
«Ok. Correggimi appena serve»
Lui ridacchia.
«Non si correggono le regine, sai?» poi torna serio «Stai tranquilla. Tu non sei piombata qui per caso. Ti ha scelta il Re di Narnia. Sei quella che ha più diritto di sedere su questo trono»
Infatti, né lui né Lucy si sono accomodati sugli scranni reali, ma sono rimasti in piedi.
 
Gli amici ascoltano Drinian, il timoniere di Caspian, relazionare sullo stato della flotta reale.
«Quante navi volete che salpino, Maestà?»
«Una: il Veliero dell’Alba» risponde Bella senza esitazione.
Accanto a lei, sente Edmund annuire.
«Ma Maestà…»
«Mi avete appena detto che solo la nave ammiraglia è stata controllata dai carpentieri e rimessa a nuovo, giusto?» lo interrompe lei.
Drinian annuisce.
«Era stata ricostruita dopo il viaggio di re Caspian verso le Isole Solitarie e revisionata prima delle nozze del re. Le altre navi necessitano di manutenzione e…»
«Bene» lo interrompe lei di nuovo «Questo le esclude. Non voglio rimandare la partenza, abbiamo già perso abbastanza tempo dietro stupidaggini varie»
Qualcuno dei Lord borbotta, ma Drinian annuisce e si inchina.
«Faccio armare la nave, mia Regina. Ci vorrà qualche giorno…»
Lei fa per protestare, ma Edmund le posa una mano sulla spalla.
«Ci serve una nave equipaggiata, Bella» le bisbiglia «Non possiamo trascurare ogni precauzione»
Lei annuisce e congeda Drinian, quindi si alza.
«Maestà» la chiama uno dei Lord «Volevamo parlavi della costruzione di un nuovo casino di caccia che il re aveva detto di volere tempo fa…»
L’occhiata di Bella lo gela.
«Vi faccio presente che il vostro re è stato rapito, in caso qualcuno di voi soffrisse di amnesia»
I presenti sgranano gli occhi di fronte alla versione feroce della ragazza che fino al giorno prima non apriva bocca in loro presenza, ma lei prosegue incurante:
«Immagino non ci sia bisogno di spiegarvi che lui è la mia priorità»
Cenni frenetici del capo le mostrano che i Lord hanno compreso il messaggio.
«Bene. Allora astenetevi dal dire stupidaggini inutili. Oppure siete liberi di non presentarvi. Grazie»
Detto questo, si volta e se ne va sprezzante.
Edmund si sforza di reprimere un sorrisetto seguendola; Penelope guarda dall’alto in basso gli uomini rimasti in sala.
«Bel colpo, Bella» sorride Lucy.
Bella le sorride in risposta.
«Era una vita che volevo farlo!»
«Bene, andiamo a pranzo?» si entusiasma Eustace.
Edmund alza gli occhi al cielo e Penelope sbuffa:
«Ma hai sempre fame! Diventerai un ciccione! E io ti lascerò…»
Bella scoppia a ridere mentre Eustace si finge indignato.
Lucy sorride al fratello:
«Ti ricordi quando è venuto a Narnia con noi, sul Veliero dell’Alba? Quando rubava il cibo e Ripicì lo ha sfidato a duello?»
Edmund ride di gusto al pensiero e anche Eustace si concede un borbottio di rimpianto.
«Smettila di picchiarmi, Pen! Va bene, va bene, il topo era un a posto, lo ammetto. Ehm… cosa c’è per pranzo?»
«Arrosto, mi dice Koralys» risponde Bella «Prego, accomodatevi. Io vi raggiungo dopo»
«Bell!» protesta subito Penelope «Devi mangiare, accidenti! Sei magra come un chiodo!»
«Ma sì, Pen, non preoccuparti. Dopo mangio. Ora volevo fare un giro al villaggio e vedere se è tutto a posto»
Edmund annuisce:
«Vengo io con te»
 
Quando escono, scortati da sei guardie a cavallo, lui le sistema il mantello e poi dice, severo:
«Però Penelope ha ragione, devi mangiare»
«Ma sì, mangio» risponde lei, meccanicamente.
«Bella, sembri un fantasma…»
«Sono solo stanca» mormora lei, con gli occhi appannati «Non riesco a dormire, non riesco a mangiare….penso solo a lui. Se sta bene, se…»
Le si spezza la voce e Edmund le stringe la mano con fare consolatorio.
«Non potrai trovarlo se muori di fame. Guarda che il viaggio sarà duro. Non mi hai molto l’aria del lupo di mare»
Un pallido sorriso compare sulle labbra di Bella.
«Caspian ha detto il contrario, quando siamo stati sul Veliero dell’Alba»
«Caspian non ti ha mai vista così patita e questo non sarà un viaggio di piacere»
Poi il Re Giusto stempera il rimprovero:
«Vedrai, farò di te una regina guerriera e non ti riconoscerà nemmeno tuo marito!»
Bella gli sorride, riconoscente.
«Non sai che meraviglia sia avervi qui. Mi date coraggio….non pensavo ci saremmo mai rivisti e invece…»
«E invece, se Narnia è in pericolo, noi ci siamo… sai che ti invidio?»
«Perché?»
«Perché vivi nel mondo più bello. Io darei qualsiasi cosa per vivere qui»
«Lo ha detto anche Lucy… devo sembrarvi proprio una sciocca!»
«Affatto. Non penso che a entrambi voi potesse capitare una fortuna maggiore. Certo, ora…»
 
La sua voce si spegne e entrambi restano in silenzio, pensierosi e preoccupati, fino ad arrivare al villaggio.
Lì, Bella si prodiga per gli abitanti, che la accolgono con simpatia e senza ombra di diffidenza, al contrario di quello che era sempre avvenuto al castello.
Anzi, ben presto i modi cortesi e diretti della regina fanno breccia nella compostezza dei suoi sudditi e le mamme le portano i bambini, mentre gli anziani la ammirano rispettosamente.
Lei parla con tutti, saluta tutti, offre cibo.
Edmund è accolto con altrettanto calore.
Il ragazzo stringe mani e parla delle passate battaglie, mentre con la coda dell’occhio osserva Bella; sorride quando sente due donne lamentarsi perché la regina è troppo magra e altre ricordare le nozze reali.
Ma il momento più commovente è quando Bella incontra la famiglia del contadino che Caspian aveva aiutato: la figlia dell’uomo corre ad abbracciarla, malgrado la mamma cercasse di trattenerla.
Poi, quando la piccola chiede a gran voce del re, gli occhi di Bella si riempiono di lacrime mentre cerca di rassicurarla e su tutti scende, greve, una nube di pessimismo e paura.
Ma tutti si sforzano di consolare la regina e di ignorare le sue lacrime.
 
Di ritorno al castello, Edmund non dice nulla, ma culla la speranza che, se Narnia ha perso il suo re, se non altro la sua regina sarà amata dal suo popolo.
 

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Capitolo 18
*** Di nuovo sul Veliero dell'Alba ***


 
I giorni che precedono la partenza sembrano infiniti a Bella.
 
L’energia che l’arrivo degli amici le ha trasmesso non riesce a trovare sfogo.
Presenziare a udienze infinite, assicurarsi che la gestione del castello prosegua serenamente, occuparsi dei bisogni dei sudditi diventano per lei compiti normali, ma non la aiutano a sfogare la rabbia e la preoccupazione per il rapimento del marito.
 
Edmund, che le è sempre a fianco, interviene sempre meno per consigliarla: si limita a starle accanto, consapevole che quello di cui Bella ha davvero bisogno è coraggio, non consiglio.
«Non capisco perché sei così convinta di non essere una brava sovrana» le dice, dopo una mattinata trascorsa a dirimere questioni legali.
Lei lo guarda con occhi sgranati.
«Edmund, ma scherzi? Ma che ne so io di impianti di irrigazione e di metrature agrarie? Spero solo di non aver combinato casini»
«Non hai combinato casini: sei talmente scrupolosa che ricontrolli tutto decine di volte, è matematicamente impossibile sbagliare»
«È sempre possibile sbagliare!» lo corregge lei.
«Bè, sì, ma si tratterebbe di uno sbaglio in buona fede. Non ho mai visto nessuno così scrupoloso… persino l’attendente stava per addormentarsi, all’ennesimo controllo»
Lei sorride, stanca.
«Non voglio danneggiare nessuno, quindi…»
«Non è una critica, anzi! È un complimento. Davvero, Bella, non capisco la tua ansia. Hai un dono naturale nel comunicare con le persone… lo si vede da come i tuoi sudditi ti ammirano e ti parlano. Non sono abituati a tanta gentilezza»
«Ma Caspian è gentile con loro!» ribatte subito lei.
«Certo che lo è» concorda Edmund «Ma è comunque il re e incute un po’ più di soggezione. Tu sei così… amichevole. Così paziente. Ascolti ogni divagazione come… bè, come se ti interessasse»
«Non mi sembra niente di speciale» Bella scuote il capo «Hai visto quanta strada fanno alcuni per venire fin qui? Anche giorni. Dormono nei campi, camminano fino a sfinirsi… aspettano ore, giorni per essere ricevuti! Mi sembra il minimo ascoltarli e, bè… farli sentire i benvenuti»
Edmund le sorride.
«Scommetto che Caspian ti affiderà tutte le udienze, al suo ritorno: hai un dono naturale, mia cara. E non permetterti di pensare “se tornerà”!»
Bella serra le labbra.
«Scusa. Hai ragione. Ma mi sembra di impazzire»
«Lo so, amica mia. Coraggio. Manca poco alla partenza»
Lei annuisce, imponendosi di soffocare le domande che continuamente le rimbombano nella mente.
 
Sta bene?
Dove lo ha portato?
Quanto tempo impiegheremo a raggiungerlo?
Come faremo a portarlo via?
Sarà pericoloso per lui, o per gli altri?
 
Ma soprattutto: è ancora vivo?
 
 
Durante la seduta del Consiglio pomeridiana, Bella è pallida e taciturna.
Edmund dà ai Lord le direttive da seguire durante la loro assenza e, nello stupore generale, nomina tre notabili per la direzione di Narnia, in assenza di Bella: Lord Oregon (marito della donna che aveva scortato Bella nella cerimonia nuziale), il nano Trumpkin e l’anziano precettore di Caspian.
La scelta scontenta i Lord, ovviamente, che vedono sminuita la loro autorità avendo un solo rappresentante dal Consiglio.
Edmund controbatte punto per punto, con logica ferrea, ogni questione che viene sollevata.
Bella, che ancora evita di parlare in Consiglio se può evitarlo, tace, ma l’amico non le nega una piccola vendetta.
«Questa rosa di nomi l’ho proposta personalmente alla regina, miei signori, e lei ha voluto ratificarla» fa correre lo sguardo lungo gli scranni «Se posso permettermi un consiglio, la prossima volta ricordate a chi dovete obbedienza e rispetto, prima di pretendere riconoscimenti»
Non tutti gradiscono l’osservazione: Wok e alcuni Lord suoi amici se ne vanno sdegnati appena Bella toglie la seduta, ma altri – molti - si affrettano ad avvicinarsi alla regina per salutarla e farle gli auguri per il viaggio.
Le parlano del re, la incoraggiano, la gratificano per la conduzione degli affari del regno.
All’improvviso, però, Edmund la vede impallidire e vacillare.
Si affretta a prenderla per il braccio e fa cenno ai Lord di non starle troppo addosso.
«Per favore, signori, lasciatele un po’ d’aria!»
«Maestà… come vi sentite?» le domanda uno dei Lord «Vi state trascurando…non potete affrontare un viaggio così pericoloso in queste condizioni!»
Alcuni annuiscono, preoccupati, ma Bella scuote subito il capo.
«Sto benissimo. E non c’è niente che mi impedirebbe di partire, quindi non pensateci neanche!»
Lancia uno sguardo di sfida a Edmund e lui non ribatte, ma quando la accompagna fuori dalla sala la sgrida.
«Non hanno torto, Bella. Sei pelle e ossa. Non mangi, non ti riposi. Guarda che questo viaggio non sarà uno scherzo!»
«Edmund, grazie per la preoccupazione, ma non ho cinque anni! Stiamo parlando di mio marito! Io vengo, e basta»
«Sarà pericoloso e ci servono forze per fare quello che dobbiamo fare. Se svieni semplicemente alzandoti dal trono forse dovresti…»
«Che cosa?» lo interrompe lei, gridando «Dovrei che cosa? Io vengo… e se pensi di no, lascia che ti dica una cosa: è più facile che parta io, che tu!»
«Bella, calmati! Non è “tu o io”! Ma sono preoccupato, e se ora non te ne vai a riposare, ti giuro che ti lascio qui, dovessi legarti!»
Per un attimo si guardano in cagnesco, ma poi Bella cede.
«Scusa… è che sono fuori di me…»
«Lo so, ma non ti fa bene. Vattene a letto, o chiamo il medico di corte!»
«No, per carità!» esclama lei «Non voglio pozioni che mi facciano dormire per forza… faccio incubi tremendi e non riesco a svegliarmi…»
Le trema la voce e Edmund la abbraccia.
«Sogni Caspian?»
Lei annuisce.
«In continuazione. Ma sogno che sta male, che è ferito, che è abbandonato solo in qualche cella umida e sporca…»
«Bella, conoscendolo probabilmente starà abbattendo qualche prigione a mani nude, per tornare da te» ribatte Edmund.
La regina gli sorride, grata.
«Sì, lo so…Vorrei solo sapere che sta bene»
«Ma vedrai che è così»
 
«Certo che è così!»
I due si voltano sentendo una voce allegra.
Eustace e Penelope, mano nella mano, camminano per il corridoio, preceduti da Lucy e Koralys.
«Io voglio allontanarmi dai due piccioncini, sappiatelo!» dice Lucy, scherzosa «Bella, ti prego, fammi da scudo umano: tutta questa tenerezza mi sta uccidendo!»
La regina le sorride, ma Edmund interviene subito.
«Ho già detto a Bella che deve riposarsi, prima è quasi svenuta e…»
«Cosa?» strilla subito Penelope.
Bella lancia un’occhiataccia a Edmund e tranquillizza l’amica.
«Niente di che, Pen. È che Edmund si agita come una chioccia»
«Chioccia o no, un po’ di riposo non ti farà male di certo» interviene Lucy, prendendola dolcemente per il braccio «Pen, vieni con noi?»
«Certo!»
Prima di allontanarsi, Penelope bacia ripetutamente Eustace e poi si offende quando vede Edmund che fa finta di vomitare.
«Tzè» gli dice «Sei solo geloso perché tuo cugino è più bello e affascinante di te!»
Lucy scoppia a ridere di fronte alla faccia di Edmund, poi se ne va con le amiche e Koralys.
«Eh, che vuoi farci…» scherza Eustace con il cugino «Del resto, se sono più bello io…»
«Smettila» gli dice subito Edmund «Oppure, ora che Penelope non c’è, ti faccio nero»
«Sì, sì…certo… Ok, scherzavo!» Eustace cambia tono alla vista del cipiglio del cugino «Senti, dicevi sul serio di Caspian? Secondo te sta bene?»
«Non ne ho idea…» Edmund sospira e si passa una mano tra i capelli «Sicuramente non è facile piegare uno spirito come il suo: non sarà certo un prigioniero modello. Ma…»
«Ma non stiamo parlando di una situazione…normale?» azzarda l’altro, quando vede che il cugino non completa la frase.
Edmund annuisce.
«Magari Lilliandil lo ha solo rinchiuso da qualche parte. Ma francamente può essere successo di tutto …»
Eustace si appoggia al muro.
«Lo troveremo, vedrai. Se Aslan ci aiutasse…»
«Lo so. E so che Lucy ci spera tanto. Lo spero anche io, per la verità. Ci servirebbe proprio la sua guida…»
«Sarà alla Tavola di Aslan?»
«Non ne ho idea, Eustace… Lilliandil ci era apparsa lì, ma non conta»
«Già…» sospira l’altro «Mi sento come se volessi buttare giù un muro a calci!»
«Già. Anche io. Ma sto cercando di proteggere Bella, per quel che posso … e cerco di trattenermi, per dare forza a lei…»
«Gli uomini sono pronti?»
«Sì, abbiamo fatto un sopralluogo per gli equipaggiamenti e le armi prima… Ormai ci siamo»
«Sì» concorda Eustace «Ci siamo…»
 
 
Nei suoi appartamenti, la regina cede alle pressioni di Lucy, Penelope e Koralys e si mette a letto, di malavoglia.
Pen resta con lei finchè, vinta dalla stanchezza, Bella non cede al sonno.
«Non capisco» sussurra Penelope a Lucy, uscendo dalla stanza «Sembra che abbia paura di dormire…»
Lucy fissa le fiamme e mormora quasi fra sé:
«Perché è nel sonno che le tue peggiori paure ti tormentano di più…»
 
Ma Bella, per non dare motivo agli amici di preoccuparsi, si forza a riposare e mangiare.
Il giorno dopo, al momento dell’imbarco sul Veliero dell’Alba, Edmund le dice, tra il serio e il faceto:
«Continui a sembrarmi un fantasma, ma apprezzo lo sforzo»  
Lei sorride.
«Andrà meglio, ora che ci muoviamo verso… verso di lui»
L’amico annuisce.
«Lo so. Che Aslan ci aiuti…»
 
«Maestà» Drinian raggiunge i due sul cassero e si rivolge a Bella «Siamo pronti a salpare, attendo i vostri ordini»
Bella conferma e Penelope si protende, emozionata, oltre il parapetto.
Eustace si precipita a trattenerla, per evitare che si sporga troppo.
La regina li guarda sorridendo.
«Ti danno sui nervi?» mormora Edmund, impacciato «Mi sono raccomandato di non esagerare con le effusioni da fidanzatini, ma con quei due non si sa mai…»
«No, non preoccuparti, davvero. Sono bellissimi, insieme. Pen mi sembra davvero felice e per questo sono grata a Eustace»
«All’inizio è stata dura, per entrambi. E poi… non so, è quasi assurdo. Si conoscevano da sempre eppure era come se non si fossero mai visti…»
«E invece…Sono perfetti, insieme. Ma io ne ero sicura. A Pen lui piaceva molto»
«A Eustace ha fatto bene il fatto che tu non ci fossi. Si era talmente fissato su di te… e invece così ha aperto gli occhi»
«Pen mi è mancata tantissimo. Tutti voi mi siete mancati. Sono felice di sapere che va tutto bene, a casa» esita e poi aggiunge «Lucy come sta?»
Edmund annuisce.
 
Quando Caspian aveva attraversato i mondi ed era finito nel loro, Lucy aveva visto i suoi sogni di bambina concretizzarsi: innamorata del re di Narnia fin dal loro precedente soggiorno nel mondo incantato, aveva sperato che il suo arrivo e la colmata differenza di età fra loro portassero a una relazione.
Edmund era convinto che parte delle ragioni di Lucy andassero cercate nel rapporto che lei aveva con la sorella maggiore, Susan. Susan si era allontanata da Narnia e dal suo ricordo, ma da sempre era la bella della famiglia e la sorellina si sentiva spesso ricordare di non essere avvenente come la maggiore.
E Caspian, incontrato dai Pevensie durante il loro secondo viaggio a Narnia, aveva avuto un debole per Susan.
In Inghilterra, per via di Bella e dell’evidente attrazione di Caspian per lei, i rapporti tra Lucy e il re si erano fatti molto tesi, ma Edmund conosceva l’animo generoso della sorella e infatti Lucy, quando aveva capito che Caspian era davvero innamorato, si era fatta da parte.
Poi, però, una volta ripartito il re, aveva ammesso con il fratello di amarlo davvero.
E, da quella volta, non aveva più sollevato la questione.
 
Edmund aveva rispettato il suo silenzio e il suo dolore. Ora, davanti a Bella, non se la sente di raccontare le pene della sorella.
«Sta bene. Lei vi vuole bene, davvero. Vuole il meglio per entrambi voi»
Bella gli stringe la mano.
«Caspian ama Lucy come una sorella e anche io le voglio bene. Mi dispiacerebbe sapere che…»
«Non preoccuparti, Lucy è un’adulta. Sa che le cose a volte funzionano… e a volte no. Arriverà il suo momento. Ma non ce l’ha con voi»
La regina annuisce ma non ribatte perché Koralys si avvicina sollevando la questione delle cabine.
«Direi di sistemarci così» risponde Edmund «Voi ragazze nella cabina reale, così che possiate avere un po’ di intimità e stare più comode. Io e Eustace dormiamo negli alloggi dell’equipaggio»
«Permettetemi di cedervi i miei alloggi, maestà» si offre subito Drinian.
Edmund rifiuta cortesemente, ma lo scambio di cerimonie viene interrotto da una delusissima Penelope:
«Ma come, io e pasticcino non dormiamo insieme?»
«Ma, Pen!» Bella interviene vedendo la faccia scandalizzata di Drinian e quella imbarazzata di Edmund «Ma ti sembra il caso?»
«Oh, scusate, era per sapere…»
Lucy scoppia a ridere fragorosamente, Edmund riprende il controllo della situazione dicendo:
«Bene, allora, se per te va bene, Drinian, io e Eustace ti chiederemmo ospitalità nei tuoi alloggi»
L’uomo annuisce solennemente e, appena se ne va, il Giusto dice al cugino:
«Eustace, ti sorveglierò come non ha fatto nemmeno Ripicì, chiaro? Niente scene sconvenienti, grazie»
Eustace arrossisce mentre gli amici ridono.
«Sempre simpatico, Edmund» borbotta.
 
Nemmeno a farlo apposta, Bella sta dicendo a Penelope:
«Ma, non dormite davvero insieme…vero, Pen?»
«Uffa, Bella! Ma mica sei mia madre!»
Penelope sbuffa ma Lucy ride.
«Tranquilla, Bella: mia zia, la madre di Eustace, ha un’idea molto severa delle cose che si possono fare e di quelle che non si possono fare prima del matrimonio!»
«Noiose!» Penelope alza il naso per aria, ma poi sorride quando le amiche ridono.
«Va bene, noiosa amica sposata» aggiunge «Quando mi servirà, potrai darmi qualche consiglio…»
Penelope si zittisce quando vede l’espressione di Lucy.
Segue un momento di silenzio imbarazzato, ma poi la più piccola dei fratelli Pevensie sorride e ammette:
«Mi sento molto la sfigata del gruppo…»
Pen arrossisce e balbetta una scusa.
«Di cosa ti scusi? Ci mancherebbe… è un dato di fatto, no?»
Lucy allunga una mano per sfiorare il braccio di Bella.
«Voi siete le mie amiche e io sono felice per voi. Davvero»
Sia Bella che Penelope le sorridono, un po’ a disagio.
Poi, la confusione dovuta alla partenza e alle operazioni sul ponte non offrono loro la possibilità di parlarne ancora, ma la sera, al momento di andare a dormire, Penelope racconta a Bella che Lucy non ha più nominato Caspian, dopo la loro partenza per Narnia.
«Oh, Pen, mi sento così in colpa nei confronti di Lucy…. È qui per aiutarci, è sempre così generosa… ma quanto le costa dal punto di vista personale?»
«Bell, non affliggerti anche per questo. Sono sicura che Lucy preferisce così: essere qui piuttosto che a casa e assicurarsi che Caspian stia bene. Dopotutto, volere bene a una persona significa volerla vedere felice. E lei lo sa che lui con te è felice»
«Sì, Pen, però…»
«Pensala al contrario: se Caspian avesse scelto lei e poi gli fosse successo qualcosa, tu te ne saresti fregata?»
«No, Pen, però…»
«Bella» la interrompe l’altra, severa «Lucy sta bene. È forte. Ce la fa. E soprattutto: non è una cosa in cui qualcuno di noi può impicciarsi. È veramente preoccupata per Caspian e per Narnia. Non privarla né dell’orgoglio né della volontà di aiutare un amico»
La regina fissa l’amica, ammutolita.
«Da quando sei così saggia?»
Penny le fa subito una linguaccia, tornando ad essere quella di sempre.
«Sono molto saggia, è solo che voi non ve ne accorgete. Scherzi a parte, però... C’è qualcosa di Narnia in Lucy, Edmund e Eustace. È giusto che anche lei partecipi a questo viaggio»
«Non voglio escluderla! Voglio proteggerla!»
«Non puoi proteggerla dai suoi sentimenti, tesoro… fattene una ragione. La vita è così. Tu non eri giusta per Eustace, ma per Caspian. E io non lo ero per Caspian, ma per Eustace. Non è una cosa che possiamo decidere a tavolino. Ma volere bene a una persona significa, a volte, metterla prima dei propri sentimenti feriti. È una scelta: o ti tappi gli occhi, se ce la fai, e cerchi di vivere facendo finta di niente, o ti fai coraggio e metti il suo bene prima del tuo»
Bella annuisce.
«Sono così felice che tu sia qui» le dice, d’impulso.
«Anche io. Mi sentivo così….esclusa da questa cosa di Narnia!»
La regina sorride.
«Questa cosa di Narnia è un gran casino…»
«Solo se la prendi dal verso sbagliato» le sorride l’amica «Se diventa un fatto di angoscia e oppressione. Ma se la vedi dal punto di vista dell’avventura, della scoperta… vuoi paragonare Narnia all’Inghilterra? Eustace mi ha parlato di draghi, di tesori, di luoghi incantati… e poi qui c’è il tuo re!»
«Lui è la mia unica ragione»
«Dovresti comunque considerare tutto il resto» la sprona dolcemente Penelope.
«Finora sembra bello sulla carta e tremendo nella pratica»
«Sì, bè… chi l’ha detto che per Cenerentola è stato tutto facile, dopo che ha sposato il principe?»
Bella scoppia a ridere.
«E io sarei Cenerentola?»
«Io catello ce l’hai, dopotutto…smettila di ridere! Volevo farti un esempio pratico!»
«Pratico? Ma Cenerentola non esiste!»
«Vabbè, sono sofismi….»
 
Quando Lucy entra in cabina, le trova che ancora ridono.
«Che succede?»
«Niente, Bella mi prende in giro» Pen fa un broncio scherzoso «Andiamo a dormire?»
Si sistemano tutte e tre per la notte e Bella si scopre grata di avere le amiche accanto, a smorzare i ricordi del viaggio dopo il suo matrimonio, fatto su quella stessa nave con il marito.
«Sei triste?» sente mormorare dopo un po’.
Si volta e vede Lucy che le sorride, mentre Penelope russa piano.
«Quando è sera è peggio… non riesco ad addormentarmi, me lo vedo ovunque»
Lucy allunga un braccio per stringerla.
«Ti ho mai raccontato del nostro primo viaggio a Narnia?»
Bella scuote il capo.
Lucy inizia a parlare sommessamente e la regina chiude gli occhi mentre immagini evocate dalla voce dell’amica le riempiono la mente: Caspian con gli animali parlanti della foresta, la vita alla Casa di Aslan, la guerra, il ritorno a Cair Paravel per l’incoronazione.
Lucy nomina sua sorella Susan, ma senza riferimenti a lei e a Caspian.
Bella le stringe una mano.
«Grazie di essere qui, Lucy» mormora, prima di addormentarsi.
 
Ma la Regina Valorosa resta sveglia ancora a lungo, quella notte. 
 
 
 
 
 
 
Buonasera a tutti e mille scuse per il ritardo nell’aggiornamento della storia!
A parte il lavoro, che mi sta letteralmente asfissiando, ho qualche dubbio su questo capitolo… non volevo attardarmi così tanto sui momenti prima della partenza, ma era come se la “questione Lucy” scalpitasse per uscire…  
Complessivamente però non sono soddisfattissima del capitolo (e ciò mi indispone e mi rende un orso con tutti :P)… voi che ne dite?
A presto!
G.

 





 




 

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Capitolo 19
*** Lacrime di gioia e lacrime di dolore ***


Per la dolcissima Corinne Shade... che inneggiava a questo momento! :)





Per una settimana il tempo si mantiene bello e la navigazione procede tranquilla.
 
La vita a bordo di una grande nave è decisamente intrigante, pensa Penelope.
È seduta sul cassero e osserva Edmund dare lezioni di scherma a Eustace. Sembra una cosa divertente e non pericolosa o persino mortale: quasi una danza.
 
Accanto a lei, Bella osserva gli amici e ripensa a Caspian tirare di scherma su quello stesso ponte, nel viaggio dopo il loro matrimonio. Non dice nulla, perché si è ripromessa di mostrarsi risoluta e coraggiosa quanto Lucy. Quanto tutti.
 
Appoggia il capo sulla spalla della sua amica e chiude gli occhi godendosi il sole sul viso.
«Maestà» Drinian appare al suo fianco dopo qualche minuto «Come state?»
«Sto bene, grazie»
Bella gli sorride affettuosamente: come la prima volta, l’equipaggio del Veliero dell’Alba le mostra affetto e comprensione e il cameratismo degli uomini riesce a cancellare la sensazione di freddezza e rigore che la corte le trasmette.
«Quando prevedete di arrivare alle Isole Solitarie?»
«Qualche giorno ancora… forse una settimana in caso di maltempo» risponde l’uomo.
«Ma c’è un tempo splendido!» obietta Penelope.
Drinian scuote il capo.
«Ancora per poco, mia giovane signora. Prevedo un cambiamento già da stasera»
 
E l’esperto uomo di mare non sbaglia.
La sera, nubi scure e gonfie di pioggia si addensano nel cielo.
«Il mare sembra meno attraente, con questo grigio» commenta Penelope, stretta a Eustace.
Sono tutti nella cabina reale, dove hanno appena consumato la cena.
Il cuoco di bordo fa ogni giorno del suo meglio per stuzzicare l’appetito della regina e quella sera non ha fatto eccezione.
«Con la pancia così piena affonderemo meglio» borbotta preoccupato Eustace.
«Fifone…. Non sei più un ragazzino, sai?» commenta Lucy, sbucciando un’altra mela.
«Brrrr… anche io non amo i temporali….specialmente in mare»
Koralys rabbrividisce e Bella la guarda con simpatia.
«Perché non ti fermi qui con noi a dormire, Koralys? Staresti più comoda…»
«Oh, grazie, Maestà ma non sarebbe giusto…. Posso stare nell’alloggio dell’equipaggio…»
Bella sente improvvisamente una fitta di compassione per l’animale, che si è sempre dimostrata fedele e generosa nei suoi confronti.
Sono proprio un’oca – si rimprovera mentalmente.
«Koralys, da stanotte dormi anche tu in cabina» ripete, decisa.
Il topo resta per un attimo senza parole e poi si inchina.
«Agli ordini, mia Regina»
«Mi ricordi Ripicì, sai?» le dice improvvisamente Eustace, sorridendo «Mi manca, quella marmotta…»
Koralys sorride, raggiante.
«Il mio avo ha dato lustro alla nostra famiglia! Il suo sogno era raggiungere la Terra di Aslan…»
«Sì, e Aslan in persona lo ha accolto» le sorride Edmund «Era davvero un amico coraggioso e fidato. Hai ragione ad essere fiera di lui. Ma tu non sei da meno, con Bella»
Se i topi potessero arrossire, Koralys lo avrebbe fatto di sicuro.
Invece si dimena sul posto, agitata.
«Maestà, mi fate onore, ma in realtà io…»
«Tu sei davvero una compagnia preziosa e un’amica fidata» la interrompe Bella, sorridendo «Edmund ha ragione. Pensa solo a quanto mi hai aiutata…»
«Oh, Maestà, non dite così… non ho fatto nulla di speciale!»
«Koralys, ma ti ricordi che all’inizio non sapevo nemmeno orientarmi per il castello?»
«Sì, ma… io vi ho aiutato volentieri!»
«Sì, e io sono sempre stata scortese con te…mi dispiace molto»
Koralys sembra senza parole.
«Maestà, non dite così! Io capisco che non eravate abituata a Narnia, a noi…. Non deve essere facile! Ho sentito sua Maestà dire che quando è arrivato nel vostro mondo non riusciva a capire come comportarsi!»
«Ah, puoi dirlo forte!» ride Eustace «È comparso in stivali alti e tenuta da caccia e non si riusciva a fargli capire l’importanza e la praticità di un paio di jeans…»
Tutti ridono al ricordo.
«Allora mi perdoni?» chiede poi Bella a Koralys.
«Maestà!» l’altra sembra sconvolta dal fatto che la regina le stia chiedendo scusa «Ma cosa dite? Come potrei essere arrabbiata…»
«Me lo meriterei» risponde semplicemente Bella «Per aver dimenticato che la lealtà e l’amicizia valgono più di tutto»
Edmund le batte una mano sulla spalla.
«Brava ragazza!»
 
E così, da quella sera Koralys divide l’alloggio con le tre ragazze.
«Non fraintendermi, è così carina e simpatica….» bisbiglia Pen quella sera a Bella «Ma pensavo ti facessero orrore i topi!»
«Lo sai che è così! La prima volta che l’ho vista… e anche tutte le volte dopo, veramente… pensavo di morire di paura! Però… è così buona. E fedele, e generosa. Mi è stata sempre vicina…»
«Sono molto fiera di te!» afferma Penelope, convinta «È proprio una tipa… un topo cioè… a posto!»
Bella ride e si ripromette di vincere anche il suo terrore nei confronti dei roditori.
 
La notte trascorre inquieta, con la nave che viene sballottata da vento fortissimo e il cielo illuminato a giorno da lampi fragorosi.
Il risveglio non è migliore.
Quando le ragazze tentano di salire sul ponte uno scroscio d’acqua molto violento si abbatte su di loro e Koralys precipiterebbe dalla scala se Lucy non la afferrasse al volo.
«Oh, grazie, Maestà!» ansima quella «Noi topi non siamo fatti per le tempeste in mare!»
«Nemmeno io, di sicuro!» esclama Penelope, atterrita nel vedere gli uomini legati con delle cime, per non essere trascinati via dalle ondate che flagellano il ponte.
Bella stringe gli occhi contro il vento e la pioggia scrosciante e tenta di distinguere le figure nella luce grigia, ma senza successo.
Poi vede Drinian correre verso di loro.
«Maestà! Tornate sottocoperta, qui è troppo pericoloso!»
Le ragazze tentano di protestare ma arriva anche Edmund a opporsi alla loro presenza.
«Ragazze mi spiace essere brutale ma sareste più di impaccio che altro! Per favore tornate in cabina…»
Penelope gli si aggrappa alla camicia fradicia chiedendogli notizie di Eustace.
«Pen, è a poppa e sta…»
«Vado anche io!»
Ma appena muove un passo sul ponte scivola e Edmund deve afferrarla al volo.
«Pen, lascia stare! Sta bene! Lo distrarresti se venissi su…»
Ma Penelope non sente ragione e grida e si agita, anche se il vento fortissimo permette a stento di capire le sue parole.
All’improvviso, un’onda fortissima si abbatte sul fianco sinistro della nave, inclinandola.
«Le vele!» urla Drinian accorrendo.
Il movimento ha sbilanciato tutti e Bella si sporge dalle scale per aiutare Lucy a trattenere Koralys.
Nel rialzarsi di scatto la regina impallidisce.
«Bella!» esclama Lucy «Stai…»
Ma non fa in tempo a finire la frase, perché l’altra si piega sulla ringhiera e rigetta interamente la colazione.
Lucy urla un avvertimento al fratello che solleva quasi di peso Penelope e la spinge sottocoperta.
Poi si volta verso Bella, appoggiata a Lucy.
«Bell! Ti senti male?»
Anche Pen si accorge del pallore di Bella. Lei si lascia scivolare su uno scalino, ma Edmund la prende in braccio.
«Ti porto in cabina, qui ti inzupperai e basta»
E si affretta sottocoperta, depositandola poi nella cuccetta.
«Tutto bene? Chiamo il medico?»
Lei scuote la testa e lo ferma con un gesto.
«No, scusa… non è niente, solo un capogiro…»
«Non mi sembra…. Ti sei trascurata troppo…»
«Ma smettila Edmund, stai diventando una chioccia! Avrò saltato un paio di pasti, ma lo facevo anche quando ero all’università e studiavo per un esame! Non farne una tragedia…»
«Senti Bella, capisco che non vuoi essere messa in disparte nella ricerca di Caspian ma non devi pretendere troppo da te stessa!»
«Non lo sto facendo!»
«Invece sì!»
«Invece no!»
«Smettete di gridare, ragazzi, prima che piombi qui tutto l’equipaggio!» Penelope li ha raggiunti in cabina «Vi si sente malgrado il rumore del vento e della pioggia!»
«Pen, vedi di convincere Bella a…»
«Pen, io sto bene, per favore…»
I due parlano insieme e Penelope si copre le orecchie con le mani.
«Non mi sembravi stare tanto bene due minuti fa!»
«Ma è stato un momento…»
«Oppure… sei incinta»
Dice una voce chiara dalla porta: Lucy è entrata in coda agli amici.
 
Improvvisamente scende il silenzio nella cabina.
Edmund guarda Bella a occhi sbarrati. Lei impallidisce ancora di più.
Penelope balbetta:
«Bell… ma… ma è possibile…?»
Bella fissa il vuoto con gli occhi sgranati. Edmund scambia uno sguardo con la sorella.
Poi la regina, lentamente, alza una mano e la posa sul suo ventre.
«Io…io credo…forse sì…» bisbiglia pianissimo.
Per un attimo, si sente solo il frastuono della tempesta che imperversa fuori.
Poi, Penelope lancia un urlo di gioia selvaggio e salta sulle coperte, stritolando l’amica in un abbraccio entusiasta.
«Aspetti un bambino!! Non ci credo!!»
«Pen, io… io non….cioè sì….credo che….credo di sì…»
Lucy arriva a salvare Bella dagli abbracci entusiasti di Penelope e la stringe a sua volta, dolcemente.
«Congratulazioni, Maestà» le sorride dolcemente.
«Oh, cavolo, davvero! Auguri Bella!!»
Edmund le posa una mano sulla spalla.
 
Bella sbatte le palpebre, quasi confusa.
Poi affonda il viso nelle mani.
«Oddio, un bambino…» mormora.
C’è un attimo di attonito silenzio fra gli amici, che si scambiano occhiate ansiose.
«Ma è una così bella notizia…vero?» dice poi Edmund.
Quando Bella alza gli occhi, Lucy si aspetterebbe quasi di vederla piangere, ma la regina fissa Edmund con uno sguardo di fuoco.
«Dobbiamo trovarlo. Caspian. Dobbiamo trovarlo e liberarlo»
«Certo» annuisce lui «Per Narnia!»
«Per Narnia!» ripete Lucy.
 
Quando Bella accetta di stendersi per riposare un po’, i due fratelli Pevensie salgono sul ponte insieme.
«Ed, lei non vuole che si sappia!»
Lucy boccheggia quando spruzzi gelidi di acqua salmastra la colpiscono in viso, mentre suo fratello avanza testardo.
«Lu, lei è la regina di Narnia e sta aspettando l’erede del regno. Considerando che siamo in mare aperto per una missione che non sappiamo dire quanto sarà difficile e pericolosa, il minimo che possiamo fare è cercare di garantirle una protezione supplementare. Non si risparmierà per trovare Caspian, ma ora ha anche qualcun altro a cui pensare»
«D’accordo, però…»
«Ascolta, non dico di mandare messaggi al castello, ci mancherebbe, né di fare proclami qui sulla nave. Però Eustace e Drinian lo devono sapere…»
Arrivati a poppa, Edmund chiama con un gesto il cugino e il nocchiero per metterli a conoscenza della situazione.
«Penso che Bella al momento sia davvero spaventata» conclude «Quindi non ditele nulla. È in ansia per Caspian e per Narnia… solo, ricordatevelo in caso arrivasse il momento… il momento di dover prendere delle decisioni. Narnia viene prima»
«Certo, Narnia viene prima» concorda Drinian.
«In che senso…» tergiversa Eustace «Insomma, è inutile che mi guardi male! Pen non mi permetterà di cospirare contro Bella!»
«Ma chi ha parlato di cospirare, zucca vuota? Mettiamo il caso che ci sia una battaglia, o che finiamo in qualche terra inesplorata e pericolosa… la sicurezza di Bella viene prima di tutto. Chiaro?»
«Ah, certo, certo! Quanto la fai lunga! Credevo fosse sottinteso!»
«Sei incredibile! Va bè, preoccupiamoci che la nave non affondi, innanzitutto… Lu, torna di sotto»
Ma Lucy si oppone, almeno finché il fratello non le fa presente che in infermeria ci sono dei feriti da aiutare: la ragazza a quel punto scende più volentieri sottocoperta, per supportare il medico di bordo.
Il medico la accoglie con gioia, onorato dell’aiuto della fanciulla. Purtroppo, il prezioso cordiale di Lucy è quasi finito durante il precedente viaggio a Narnia: le sue proprietà magiche gli permettono di conservarsi ma non di rigenerarsi.
Il dottore osserva con ammirazione quel prodigioso liquido che le leggende di Narnia celebravano e, di come accordo con Lucy, decide di preservarlo per i casi più gravi.
 
La sera, quando Lucy torna in cabina e racconta alle amiche la sua giornata, sia Arabella che Penelope la guardano stupite.
«Lucy mi spiace… Non hai nemmeno mangiato! Potevamo aiutarti anche noi…»
Alle proteste della regina, Lucy scuote dolcemente il capo.
«Tu devi riposare, testona» le dice con tono affettuoso «Almeno ora che puoi. E a me non pesa, davvero. Occuparmi dei malati mi dà un senso…non so, mi sembra di rendermi utile…»
«Tu hai una pozione che guarisce la gente? Wow!!» esclama invece Penelope.
«Purtroppo non ce ne è quasi più… preferisco comportarmi come se non l’avessi, in modo da conservarla in caso di vero bisogno»
«Ci sono tanti uomini feriti?» domanda Bella, preoccupata.
«Non tantissimi… però la tempesta è violenta e gli incidenti sul ponte capitano»
Le ragazze tacciono, ascoltando l’ululato del vento.
«Tu come stai?» domanda poi Lucy a Bella.
«Bene. La nausea mi è passata… Mi sento inutile però, bloccata qui. E… non è giusto che io stia al riparo mentre voi lavorate tutti…»
«Allora sei sicura che…» domanda Lucy.
Bella annuisce.
«Sì… ho rifatto i conti mille volte ma…è così. Ho un ritardo di oltre un mese. Non me ne ero resa conto… con tutto quello che è successo, prima il viaggio e poi…Bè. Ora, tornando ai feriti…»
«Bell, non ricominciare» le dice Penelope «Ne abbiamo discusso per ore. Tu e mia nipote restate qui!»
«Tua nipote?» domanda Lucy, attonita.
«Sì, ho deciso che è una bambina e che si chiamerà Penelope, che dici? Spero che a Caspian non dispiaccia troppo!»
Lucy scoppia a ridere mentre Bella scuote la testa, divertita.
«Che c’è? Penelope è un bellissimo nome!» protesta l’altra, offesa.
«Certo che è un bellissimo nome!» esclama una voce e Penny vola ad abbracciare Eustace, appena entrato con Edmund e Drinian.
Bella fa per alzarsi, ma entrambi gli uomini si precipitano a trattenerla.
«Oh, Ed» sospira lei «Lo hai detto anche ai pesci?»
Lui ride, imbarazzato.
«No… solo a Drinian e a Eustace»
«Congratulazioni, Bella!» le sorride Eustace «Quando troviamo Caspian, lo obbligherò a offrire da bere a tutto il regno!»
Drinian si avvicina alla sovrana con gli occhi umidi.
«Maestà, che notizia meravigliosa…. Vi prego, non stancatevi troppo, o sua Maestà mi ucciderà al suo ritorno a casa…»
«Oh sì. Caspian uscirà di testa. Non vedo l’ora di vedere la sua faccia, quando gli dirai del piccolino…»
Bella osserva tutti quei visi che ha intorno, fiduciosi e amici, sicuri che suo marito tornerà a casa, e non riesce a non sentirsi commossa.
Frattanto, Penelope rimbecca Edmund.
«È una bambina! Capito?»
«Ma che ne sai?» ribatte lui.
«Speriamo sia l’erede del re, Maestà. Augurandoci che passino ancora moltissimi anni prima che possa succedere a suo padre, Caspian X il Liberatore» interviene Drinian, ancora emozionato.
«Oh, anche io voglio un soprannome narniano!» Penelope si distrae dalla discussione con Edmund «Bella, tu ce l’hai? Come ti chiami?»
L’amica ride.
«No tesoro, è un titolo che si acquista solo con grandi imprese…»
«Bè, in questo viaggio io di sicuro farò qualcosa…»
«Sì… qualche casino» Edmund le fa una linguaccia.
«Maestà, avete mangiato? Dovete mangiare!»
Drinian sembra completamente rapito dalla notizia del bambino e incapace di pensare ad altro.
«Per favore, non iniziate a starmi troppo addosso, come se avessi qualche strana malattia. Sto benissimo. E tutti dovete mangiare, per tenervi in forze» risponde Bella.
 
Ma nessuna insistenza riesce a impedire a Drinian di tornare sul ponte.
Eustace si addormenta a tavola, ma Edmund, mangiato qualcosa, si alza per andare a controllare la situazione.
«Edmund, ti prego… mi sento così inutile» lo supplica Bella.
Ma lui è irremovibile.
Lucy invece gli strappa il permesso di scendere a controllare i feriti prima di andare a letto.
 
«Tutto bene?» domanda lui a sua sorella mentre camminano per il corridoio scarsamente illuminato e la nave ondeggia «A cena hai parlato poco»
Lucy annuisce, in silenzio.
Poi, mentre Edmund sta per salutarla di fronte all’infermeria, d’improvviso dice:
«Sono una tremenda egoista, Ed»
«Perché dici così?» chiede lui, incredulo.
Poi sgrana gli occhi, quando vede la sorella fissarlo con occhi pieni di lacrime.
«Oh Ed… Io…io ci ho provato…ci sto provando disperatamente…ma… ma lo amo così tanto!»
Lucy scoppia a piangere e Edmund la abbraccia, angosciato.
Caspian.
Allora è ancora così, per Lucy.
C’è ancora lui.
«È solo che…» singhiozza lei «Che tento di dimenticarlo…e finiamo di nuovo a Narnia…E lui è scomparso…E ora…»
Tira su con il naso e Edmund non dice nulla.
«Sono una stupida» prosegue lei, come se non riuscisse a trattenersi «Ma mi sembra come… come se l’avessi perso non una…ma più volte…. Come se fosse uno scherzo sadico… Io cerco di dimenticarlo, ma continuo a perderlo…»
Il fratello le accarezza la schiena.
«È… è anche per il bambino, vero?» domanda, piano.
Lucy annuisce, con il viso seppellito nel suo mantello.
«Non riesco a non pensare a quanto lui sarà felice, a quanto la ama… a quanto mi fa male…»
Edmund le accarezza i capelli, senza sapere cosa rispondere.
Lucy non gli aveva mai fatto capire la profondità del suo dolore.
«Ascolta, Lu. Non sai cosa farei perché tu potessi stare bene. Ma so che sei una Regina di Narnia, una donna forte e stupenda, e che Aslan si fida di te. So che aiuterai Bella, al massimo delle tue capacità. E sono fiero di te per questo. Ma cosa non darei per potertelo risparmiare!»
Lucy lo stringe forte e poi si stacca da lui.
Si asciuga gli occhi e lo ringrazia timidamente.
«Scusami…»
«Ehi, io sono tuo fratello! Puoi dirmi tutto!»
Lei sorride.
«Lo so, Ed. prego che Aslan mi dia la forza…»
«Anche io…» mormora lui.
 
Ma, quando sale sul ponte, il suo cuore sanguina per la sorella.
 

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Capitolo 20
*** Amici e nemici ***


 
Cinque giorni dopo il maltempo accenna a dare una pausa all'equipaggio.
 
Nella cabina reale, Drinian avverte la regina che un'isola è in vista: il Veliero dell'Alba ha raggiunto le Isole Solitarie.
Edmund racconta a Bella e a Penelope il loro sbarco su quella terra, durante il precedente viaggio fatto con Caspian.
L'isola, al tempo, era un covo di contrabbandieri e pirati, oltre che di mercanti di schiavi. Loro stessi erano stati catturati e Lucy aveva rischiato di essere persino venduta.
«Per colpa di Eustace» dice Edmund, sornione.
Il cugino gli fa la linguaccia.
«Mi avete lasciato lì, con un pugnale... Un cittadino britannico rispettabile!»
 
Lucy sorride, ricordando però i tributi umani che l'isola versava alla misteriosa foschia verde e che poi loro avevano liberato.
Tra essi anche la madre della sua piccola amica Gael, che si era imbarcata di nascosto dopo che suo padre aveva giurato fedeltà a Caspian e aveva chiesto il permesso di unirsi alla ciurma del Veliero dell'Alba per ritrovare la moglie.
Alla fine del viaggio, Gael e suo padre avevano ritrovato la donna, liberata insieme agli altri tributi.
Caspian aveva liberato le Isole Solitarie e abolito il commercio di schiavi.
 
«Dobbiamo sbarcare, maestà. La nave ha bisogno di riparazioni, dopo la tempesta che ci ha colpiti» afferma il nostromo.
Bella acconsente, anche se non vorrebbe fermarsi mai fino alla Tavola di Aslan. Ma sa che non èpossibile e che la sicurezza dell'equipaggio èprioritaria.
«Caspian ha lasciato l'isola nelle mani di Lord Bern. Andiamo a rendergli omaggio» consiglia Edmund.
 
Ma, appena la nave attracca e viene disposto lo sbarco, Bella nota che una vera e propria folla si riunisce sul molo.
«Riconoscono il Veliero dell'Alba!» commenta Eustace.
«C’è da sperare allora che non si ricordino di te!» commenta il cugino con voce flautata.
Eustace lo ignora e inizia a indicare a Penelope il palazzo del governatore, nel quale erano stati presi prigionieri.
«Sembrava un'isola disabitata ma noi siamo comunque andati ad esplorarla. Caspian mi aveva persino lasciato il pugnale di suo padre, perchè non ero armato!»
«Sì e tu cosa sei riuscito a combinare?» ride Lucy.
«Uff!!»
Eustace sbuffa e strappa una risatina a Bella e Koralys.
 
Scesi a terra, la folla si dispone ai lati della strada per ammirarli e Bella sente i commenti bisbigliati: "la Regina!" "i Re di Narnia!" "Ma dov'ère Caspian?" "È quello moro?" "No, non èlui..." " Il re non c'è, lo hanno rapito..."...
Ma èuna ragazza mora ad attirare l'attenzione di tutti, quando supera le persone in fila e si lancia ad abbracciare Lucy.
Uno dei marinai fa per proteggere la regina, ma lei grida esultante:
«Ma che...Gael?! Oh mio Dio! Ma sei tu?»
La giovane donna ride e la stringe.
«Lucy!! Non posso crederci!! Non speravo di rivederti!»
Quando le due si sciolgono dall'abbraccio Gael sorride a tutti e si inchina davanti a Bella e Penelope.
«Maestà perdonate se sono piombata qui così...» dice.
«La regina è lei» Pen le indica orgogliosa l'amica «Non preoccuparti, è la persona meno formale del mondo!»
«Grazie Pen per questo ritratto poco regale» scherza Bella, sorridendo alla ragazza «Mi hanno appena parlato molto di te, e molto bene. È un piacere conoscerti»
La ragazza si inchina di nuovo, ma Lucy la aiuta a rialzarsi.
«Siamo tra amici, qui. Niente cerimonie!»
Gael sorride, ma quando incrocia lo sguardo gentile di Edmund arrossisce e abbassa lo sguardo.
Il re di Narnia e il cugino la salutano affettuosamente e la invitano ad accompagnare tutti loro al palazzo del governatore.
 
Lord Bern accoglie con calore gli ospiti e si dice dispiaciutissimo per quello che èaccaduto a Caspian.
«Non capisco, Maestà» dice, accorato, a Bella «Come si può fare una cosa del genere al re, un sovrano così giusto e valoroso?»
«Non si tratta di una mancanza del re, Lord Bern. Evidentemente il mio arrivo a Narnia ha sconvolto dei piani e...»
«Mia regina, vi ho incontrata da poche ore e posso solo dire che il re è un uomo molto fortunato ad avervi trovata. E questo in barba a chiunque affermi il contrario sulla base di ipotetici diritti inventati di sana pianta. Non sapete quanto mi dispiace non essere intervenuto alle vostre nozze! »
L'anziano lord le stringe affettuosamente la mano e Bella gli sorride, conquistata dalla sua gentilezza.
Penelope, accanto a lei, le riempie il piatto e le rivolge un'occhiata significativa per esortarla a mangiare, poi le strizza l'occhio.
«Guarda Gael» bisbiglia.
In effetti la ragazza fissa Edmund come se fosse una divinità, pende dalle sue labbra e arrossisce se solo lui la guarda o le parla.
Anche Lucy, accortasi della cosa, ammicca in direzione delle amiche.
«Ha una cotta per Ed» si entusiasma Penelope, a bassa voce.
«Certo che ècresciuta, ma la vedo ancora come la bimba che voleva dormire con me in cabina... Confesso che la situazione mi sembra strana» Lucy soffoca una risata, vedendo che Edmund osserva Gael imbarazzato.
«È davvero carina» sorride Bella.
«Sì, era carina anche da piccola...»
 
Più tardi, il padre di Gael e la moglie arrivano a presentare i loro rispetti ai sovrani di Narnia. Entrambi inorridiscono a sentire le notizie sulla sparizione del re.
«Maestà quanto siamo dispiaciuti... Ma non dovete perdere le speranze! Il re è un uomo valoroso e…»
«Padre, andiamo anche noi con il Veliero dell'Alba a cercare il re!»
L'intromissione improvvisa di Gael lascia tutti senza parole.
«Piccola, ma che dici?» la madre si scusa «Le loro maestà non hanno tempo da perdere con la tua sete di avventura...»
Gael arrossisce, ma anche suo padre ammette che l'avventura vissuta da piccola l'ha resa desiderosa di vedere altre terre e conoscere nuove persone.
«Padre, che dici...»
«So che sei coraggiosa, Gael» Edmund interviene «Ma non possiamo far preoccupare così i tuoi genitori. Sei gentile a volerci aiutare, ma non sappiamo a cosa andremo incontro...»
«Maestà, ma il re di Narnia è il re di tutti noi...»
«Sì, certo, mia cara, ma non vogliamo coinvolgerti in qualcosa di tanto rischioso»
La fanciulla si zittisce, arrossendo all'udire l'espressione "mia cara".
Lucy le sorride, indulgente, con il sospetto che la questione non si sarebbe risolta così facilmente.
 
 
*
 
 
Gli occhi neri e innaturalmente fissi del corvo erano puntati sulle finestre aperte del palazzo del governatore.
 
L'uccello era immobile da molto tempo.
Nessun rumore, nessun richiamo lo avevano distratto.
Non poteva essere diversamente: l'animale era stato stregato per essere un emissario e il suo compito, quella sera, era concentrarsi sui sovrani di Narnia.
Li osservava da ore, immobile.
 
 
Lontano, lontanissimo dalle Isole Solitarie, in un maniero diroccato e tetro qualcuno guardava attraverso gli occhi del corvo nella sala del banchetto.
 
Un alito di vento mosse il mantello posato sulle spalle di Jadis, ma la Strega Bianca non diede segno di averlo notato.
Tutti i suoi sensi erano protesi nella sala del banchetto, poteva quasi sentire il calore del fuoco e i profumi della tavola.
 
Ed eccoli.
Edmund. Lucy. I loro amici.
 
Edmund, che con lei aveva un conto in sospeso.
Lucy, che stavolta poteva essere incredibilmente la preda più facile... Proprio lei, da sempre la più vicina ad Aslan, la più intoccabile.
 
E poi lei, la regina di Narnia, la donna che Caspian aveva sposato.
 
«Piccola Lucy» mormora Jadis, rientrando alla fine con la mente nel castello e liberando il corvo «Piccola Lucy, se avessi saputo di questi tuoi sentimenti l'ultima volta sarebbe andata diversamente...»
 
Ma le cose sono cambiate.
 
Narnia ora ha una regina.
Una regina per la quale Caspian ha cambiato il corso della storia di Narnia.
 
«Hai scomodato addirittura una delle guide di Aslan, re Caspian. E ora... ora vediamo se anche io posso contribuire... Se posso contribuire alla tua rovina!»
 
Jadis volta il viso verso una finestra del maniero, che guarda a Oriente.
 
Lontano, troppo lontano anche per lo sguardo della strega, sorgeva il castello di Ramandu, padre di Lilliandil.
 
 
*
 
 
Lilliandil era affacciata a un balcone e tamburellava con le dita sul corrimano.
 
«Allora?» domanda senza neppure voltarsi.
«Mia signora, non vuole mangiare... Non possiamo slegarlo, non possiamo lasciarlo senza sorveglianza...»
I freddi occhi di Lilliandil restano fissi nella notte scura.
«Va bene. Verrò io a vedere»
Lo gnomo aspetta in silenzio che lei si volti e che lo preceda fuori dalla stanza e lungo un corridoio scarsamente illuminato, fino a una solida porta isolata in cima ad una stretta scala.
Lilliandil entra senza bussare.
 
La stanza è grande e lussuosa: un grande letto torreggia al centro, tende di velluto pesante proteggono le grandi finestre, una preziosa tappezzeria copre le pareti di pietra, limitando le correnti, una tavola riccamente imbandita è pronta vicino al camino spento.
«Re Caspian» dice Lilliandil con voce piana «Sempre deciso a comportarvi da ragazzino ribelle invece che da re onorato, quale potreste essere?»
 
Seduto a terra vicino al camino, con le braccia legate dietro la schiena e trattenute da un anello di ferro fissato al muro, Caspian alza lo sguardo su Lilliandil ma non ribatte.
Uno gnomo appare da dietro la colonna del letto e rivolge un inchino alla figlia della stella.
«Tax» esclama lo gnomo che ha accompagnato Lilliandil «Disponi un posto a tavola per la nostra signora»
Tax si affretta a ubbidire, mentre Lilliandil si avvicina a Caspian e allunga una mano verso di lui.
Caspian si ritrae bruscamente, facendo tintinnare le catene.
Lei si acciglia.
«Persistete, quindi. Non parlate, non mangiate, obbligate Tax e Womer a legarvi» indica i due nani e prosegue «Per quanto intendete comportarvi così?»
«Fino a che sarò intrappolato qui, perché questa per me è solo una prigione» ribatte lui, la voce roca per il silenzio forzato.
«Sapevo che non avevate perso la lingua... a differenza di Tax, ma tanto non sembrate gradire una compagnia loquace. Bene, vogliamo mangiare?»
 
Lilliandil si accomoda a tavola, ma Caspian non si muove, anche se Tax corre a liberarlo dalle catene.
«Re Caspian» lo chiama lei «Davvero mi tediate»
Womer accorre e le robuste braccia dei due nani si aiutano nel sollevare il re da terra.
Quindi Womer lo strattona fino al tavolo e lo fa sedere davanti a lei.
Tax serve una minestra speziata.
«Maestà, se vi comportaste intelligentemente, non dovremmo legarvi, o evitare di apparecchiare la tavola con coltelli e forchette... o oggetti taglienti»
 
Lilliandil si riferisce al primo giorno di prigionia di Caspian, quando il re aveva tentato di aprirsi una via di fuga attaccando Tax con un coltello e poi disarmando da solo tre delle sue guardie prima che le altre riuscissero a catturarlo.
Da quel giorno il re veniva legato al letto di notte e incatenato di giorno, gli erano state tolte le posate affilate, assieme alle stoviglie che poteva rompere in pezzi e usare come armi.
 
Caspian aveva tentato di ragionare con Lilliandil, aveva chiesto per giorni di parlarle, ma lei si era negata. Allora il re aveva iniziato a rifiutare il cibo. Womer l'aveva subito chiamata, ma la figlia di Ramandu non aveva trovato un uomo malleabile ad attenderla.
Caspian le si era opposto, aveva argomentato, blandito e minacciato, ma da lei aveva ottenuto solo la ripetuta affermazione che, secondo suo padre, lei doveva essere regina di Narnia e lui, piccolo uomo, non aveva il potere di cambiare il corso delle stelle.
 
Affidato allo gnomo muto Tax, Caspian aveva cercato una via di fuga dalla stanza, ma essa non offriva appigli: finestre protette da pesanti sbarre, un'unica porta sorvegliata all'esterno giorno e notte, un carceriere sempre con lui.
Il re di Narnia non era tipo da cedere alla disperazione, ma dopo due settimane doveva ammettere di non avere molte risorse dalla sua.
Non gli veniva concesso di uscire dalla stanza perchè era chiaro che avrebbe tentato la fuga.
Non gli venivano dati libri o altre forme di svago.
Non poteva parlare con nessuno: gli era stato dato un carceriere muto.
L'unica via di fuga era per lui il sonno, una dolce tortura perchè nel sonno gli capitava sempre di sognare sua moglie e il risveglio nella sua cella era quanto mai duro.
 
Dopo due settimane, Caspian aveva iniziato a rifiutare il cibo.
Era una cosa folle, contro l'istinto di sopravvivenza, contro il buonsenso che lo spingeva a tenersi in forze in caso gli si presentasse una via fuga.
Eppure... non era abituato all'immobilità forzata, ad essere privato di stimoli o di compagnia di esseri parlanti.
La situazione rischiava di farlo impazzire.
Lilliandil chiaramente lo voleva remissivo, ma Caspian si sarebbe piuttosto ucciso.
Che speranza aveva contro i poteri di lei?
Senza armi, senza libertà di movimento, non ne aveva nessuna.
Non riusciva a persuaderla con le parole, non le interessava nessuno scambio.
Come poteva, un'emissaria di Aslan, comportarsi così?
Nei momenti di maggiore debolezza e stordimento dovuti alla mancanza di cibo, Caspian si domandava se Aslan non lo stesse punendo perchè scegliendo Bella aveva messo i suoi sentimenti prima di Narnia.
Poi ripensava a come il Leone era stato gentile e generoso con loro nel mondo di Bella e si vergognava di sé e dei suoi pensieri.
 
Stranamente, l'unico che sembrava davvero preoccuparsi per lui era Tax.
Lo gnomo muto non poteva ovviamente rispondere alle sue domande, ma tentava di spingerlo a mangiare quando rifiutava il cibo e la notte non lo legava mai in modo troppo stretto, per cercare di permettergli di dormire.
Ma Caspian non voleva fare amicizia con i suoi carcerieri.
Voleva solo tornare a casa.
 
 
Lilliandil fissa lo sguardo sul re, osservandone il pallore e la magrezza.
«Re Caspian, non fate il difficile. Sarebbe tutto più facile se voi accettaste con cortesia il vostro destino. Il nostro destino»
«Non c'è nessun noi!» scatta Caspian «Nessun destino "nostro"»
«Mio padre...»
«Vostro padre non è il giudice della mia vita!»
«Mio padre è molto più che un uomo!»
«E allora? Io ho giurato obbedienza ad Aslan, e Aslan stesso mi ha concesso di scegliere Bella! Voi non siete neppure stata mai nominata!»
Lei serra le labbra.
«Aslan era d'accordo...»
«Siete sorda, per caso? Io ho incontrato Aslan! Lui ha riportato a Narnia me e Bella»
«A me non importa, maestà. Non potete togliermi ciò che è mio»
«Narnia non è vostra!»
«Perchè voi vi ostinate» si indispettisce lei «Se solo capiste...»
«No, se solo voi capiste! Se capiste che per me c'è solo mia moglie e che il trono di Narnia non sarà mai vostro potreste smetterla con questa assurdità!»
 
Lilliandil si alza.
«Di assurdo io vedo solo un uomo che si oppone a qualcosa di più grande di lui. Pensate di privarvi del cibo? Pensate di scappare? Bene, fate pure. Vi saluto, Maestà»
 
Ma, una volta uscita dalla porta, comanda ai nani:
«Fatelo mangiare»
 
Tax osserva ansioso il re che, a tavola, si strofina gli occhi con la mano e poi poggia il capo sulle braccia.
Gli si avvicina e gli sfiora il braccio.
Caspian non si muove.
Il nano gli prende un polso e inizia a strofinare un unguento lenitivo sulle ferite da sfregamento prodotte dalle catene.
Passa all'altro polso senza che il re si opponga, poi corre a prendere la minestra, quasi fredda.
La assaggia e la mette da parte, quindi sceglie della frutta cotta e la avvicina al re, ma senza ottenere nulla.
Tax batte gentilmente sul braccio di Caspian, ma il re scuote il capo.
Lo gnomo scrolla testardamente la testa e prende un cucchiaio, per poi offrire al sovrano un po' di mela cotta.
Caspian serra le labbra, ma Tax lo guarda con rimprovero e insiste, a gesti, più volte.
 
Il Liberatore non sa perchè, ma a volte lo gnomo gli fa quasi tenerezza.
Forse perchè il mutismo condanna lo gnomo alla solitudine, forse perchè Tax gli sembra un reietto come lo è lui nella sua condizione attuale.
Alla fine, Caspian accetta di mangiare una mela cotta, ma rifiuta il resto.
Quando si sdraia sulle coperte, Tax lo guarda triste, ma lo incatena come ogni sera.
Però poi si affretta a coprirlo con una trapunta pesante e ravviva il fuoco, contro il gelo della stanza.
 
Quando il re cade in un sonno agitato, Womer si affaccia nella stanza per controllarlo.
Lo osserva voltarsi nel letto e mormorare il nome della moglie, come sempre.
 
Womer e Tax scuotono il capo.
 
Lilliandil entra nella stanza a notte fonda e si ferma ad osservare a lungo il re e il suo riposo agitato.
Dalle labbra del re escono parole sconnesse e lei lo vede voltarsi nel letto, impedito dalla catena che lo lega.
Lilliandil allunga una mano verso la trapunta caduta, ma quando lo copre Caspian si agita e tenta di scostarsi.
Lei teme di averlo svegliato, ma dopo un attimo si accorge di essersi sbagliata.
Eppure, anche nel sonno, lui invoca il nome della moglie.
 
Lilliandil aggrotta la fronte ed esce dalla stanza, mentre Tax va a sedersi per terra accanto al letto.
Appena la porta si chiude lo gnomo riavviva il fuoco e cerca di sistemare i cuscini del letto in modo da far riposare il re in modo più confortevole.
Ma lo guarda dispiaciuto, mentre Caspian geme e si agita.
 
Nel salone del castello, Lilliandil si rivolge a Womer.
«Il Liberatore non intende scendere a più miti consigli, a quanto pare»
«Maestà, è un uomo forte e orgoglioso e…»
«Forte? Orgoglioso? A me sembra uno sciocco» ribatte lei, indispettita «E tutto per una ragazzina umana, che neppure proviene da Narnia!»
«Ehm…a quanto pare la fanciulla ha fatto breccia nel cuore del sovrano mia signora…»
La voce dello gnomo si affievolisce di fronte allo sguardo gelido della stella.
«Ma è… eh… solo una donna umana. Nulla, in confronto a voi»
«Già. Ma a quanto pare re Caspian non si degna di notarlo»
Il gelo nella voce di Lilliandil obbliga il nano a prendere coraggio, prima di proporre:
«Forse, mia signora… concedergli un po’ di libertà, permettergli un po’ di movimento… magari potrebbe ammansirlo…»
«Potrebbe solo spingerlo a cercare un nuovo modo di fuggire» lo interrompe lei «No, non mi fido… non c’è altro modo di renderlo ragionevole»
«Ehm… a me pare che più che ragionevole sia rassegnato…ma rassegnato a farsi del male…»
Lo sguardo di Lilliandil lo gela sul posto.
Ma, dopo un lungo silenzio, lei sospira.
«Non si sottometterà, vero?»
«Io credo…credo di no…mia signora…»
«Bene, allora non ci sono altre soluzioni»
«Cosa intendete, mia signora?»
«Ci ho pensato e vedo una sola possibilità. Non credo che arrivi a lasciarsi morire, non è il tipo d’uomo… ma non intendo rischiare. Lo addormenterò. E aspetterò»
«Aspetterete…»
«Aspetterò che questa epoca passi e che il tempo cancelli i suoi cari. Quando si risveglierà non ci sarà più sua moglie, non ci sarà più la sua gente ad attenderlo. E allora vedremo se oserà ancora ostacolare il destino»
«Ma…ma…mia signora… si tratta davvero di tanto tempo e…»
«E allora? Io non ne risentirò. Lui nemmeno»
«Ma Narnia…»
«Narnia ci aspetterà. E se la regina di Caspian saprà o no governarla a me non interessa. Quando sul trono siederemo io e lui sistemeremo le cose»
 
Lilliandil si volta nuovamente ad osservare la notte, fuori dalle grandi finestre.
«Sì, è la soluzione migliore» mormora poi a se stessa.
Si volta ed esce dalla stanza, tornando in quella del re.
Lì, Tax la osserva preoccupato mentre lei contempla in silenzio l’alta figura addormentata del sovrano.
Poi, Lilliandil alza le mani e una luce chiara invade la stanza.
Tax emette un gorgoglio strozzato nel vedere un bagliore azzurrino circondare il corpo di Caspian, ma lui non si muove.
E quando la luce scompare nulla sembra cambiato, all’apparenza.
«Liberalo pure dalle catene. Non proverà più a scappare, ora»
Lo gnomo sgrana gli occhi e sfiora il corpo del re per liberarlo, trasalendo nel sentire il gelo della sua pelle, fino a poco prima calda e viva.
Rivolge una muta supplica a Lilliandil, ma lei lo ignora.
Si china a sfiorare la fronte del re con una carezza, ora che lui non può allontanarla.
«Allora a presto, mio promesso»
 
Lilliandil se ne va, lasciando un Tax sgomento e impotente nella stanza silenziosa.
 
 
 
*
 
 
Lontana, molto lontana, Jadis sorride alla notte.
 

 
 
 
Dunque.... buongiorno!!!
Devo dire che questo capitolo non era proprio previsto.
Anzi, non lo stavo nemmeno scrivendo perché stavo progettando un altro capitolo, di un'altra delle mie storie.
Ma l’altra notte l'ho sognato.... seriamente, l'ho sognato.
Cos'altro potevo fare, se non scriverlo? :-)
 
Ps: scusate gli eventuali errori di battitura, ma ho usato il tablet ed è stato un vero delirio!
 

 
 

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Capitolo 21
*** Il Fiore del Sonno ***


Lucy non riesce a liberarsi della sensazione di deja-vù.
 
In piedi, sul ponte del Veliero dell’Alba, cinque uomini circondano Gael, che fissa imbarazzata le sue scarpe.
Il Veliero aveva lasciato le Isole Solitarie tre giorni prima, con un vento favorevole che gonfiava le sue vele.
La navigazione procedeva serena.
Ma lei sentiva che qualcosa non andava.
 
Quella mattina Bella si era svegliata dopo un sonno agitato in preda a una nausea violenta.
La navigazione in mare non era il massimo, nel suo stato, ma chi avrebbe osato dire alla regina che non poteva prendere parte alla spedizione partita per cercare suo marito?
Ora Bella riposava nella cabina reale e Lucy era salita a prendere un po’ d’aria, mentre Pen vegliava sul sonno dell’amica.
 
E cosa aveva trovato, Lucy?
Una clandestina a bordo.
 
La Valorosa sospira, mentre Edmund e Drinian rimproverano aspramente la ragazza per la sua azione sconsiderata.
Doveva immaginarlo.
Gael aveva vissuto il loro precedente viaggio come un’avventura fantastica, attraverso i suoi occhi di bimba.
E, ora che era cresciuta, il fascino di suo fratello non aveva fatto che risvegliare quel suo spirito birichino e intraprendente.
 
Lucy vide la ragazza sbirciare Edmund più rapita che dispiaciuta per la sua azione avventata.
Benedetta ragazza, quel viaggio non era certo uno scherzo!
Ma ormai, cosa potevano fare?
La regina sapeva che non sarebbero mai tornati indietro per riportarla dai genitori: avrebbero perso una settimana, se tutto fosse andato bene.
E che altre soluzioni esistevano?
Abbandonarla su qualche isola?
 
Decisamente, Gael aveva valutato bene la situazione.
 
«Che succede?»
Penelope e Bella erano salite sul ponte, la seconda pallida ma serena.
La gravidanza le aveva donato una nuova luce, nota Lucy.
«Abbiamo una clandestina a bordo, a quanto pare» spiega Lucy «Come ti senti, Bella?»
«Bene, grazie. Non preoccuparti per me, non sarò più lagnosa di come ero a corte»
Lucy le dà una spintarella scherzosa, mentre Penelope commenta:
«Mi sa che la clandestina è mossa da sentimenti inequivocabili»
Le ragazze si voltano a guardare: Gael è arrossita appena Edmund le si è avvicinato per accompagnarla sottocoperta.
 
Il Giusto nota i sorrisi delle tre amiche e si adombra ancora di più.
«Ragazze, non è divertente. Come ho appena spiegato a Gael, la sua è un’azione sconsiderata, che poteva avere conseguenze ben peggiori e… ma perché sghignazzate?»
Lucy si morde un labbro.
«Gael, non avresti dovuto, Edmund ha perfettamente ragione»
«Ma Lucy, io…»
«Dai, forza» sorrise la Valorosa «Da quando non fai un pasto decente?»
«Ho mangiato qualche galletta che avevo portato da casa… Ricordo cosa diceva Ripicì su chi ruba il cibo su una nave»
«Hai mangiato solo gallette? Edmund, forza, provvedi perché le sia dato un pasto decente!»
Il fratello annuisce e accompagna via Gael, mentre Lucy strizza un occhio alle amiche.
«È stata irresponsabile, ma anche coraggiosa… meritava un aiuto, no?»
 
Malgrado queste sue parole, quando Gael raggiunge le tre amiche dopo aver mangiato non trova una Lucy condiscendente.
La ragazza la rimprovera in modo ancor più aspro di quanto ha fatto Edmund.
Gael è chiaramente spiazzata dall’atteggiamento di Lucy: ricordava una fanciulla poco più grande di lei e molto complice, mentre ora si trova di fronte a una donna estremamente decisa e seria.
Abbassa gli occhi, preoccupata: quella che le sembrava una nuova avventura minaccia di trasformarsi in un disastro che le alienerà le simpatie dei suoi amici.
«Lucy, mi dispiace…» mormora.
«Non è vero, Gael» ribatte l’altra «Se ti fosse davvero importato, ci avresti ascoltati quando ti abbiamo detto che questo viaggio è pericoloso. Non devi comportarti come una bambina a cui viene impedito di andare a una festa. Non ti stiamo escludendo dal divertimento, siamo preoccupati per te!»
«Ma io non sarò da sola e…»
«E chi lo dice? Come lo sai? Come fai a sapere cosa succederà, se resteremo tutti insieme, se ci sarà pericolo? Stiamo andando contro l’ignoto!»
«Lucy, calma» Penelope era dispiaciuta per la ragazza… e poi aveva un debole per le storie d’amore «Così la spaventi: ha capito»
«Vorrei davvero essere riuscita a spaventarla, alle Isole Solitarie» borbottò la Valorosa «Sei stata incosciente, Gael: pensa solo a come devono essere preoccupati i tuoi genitori!»
La ragazza arrossisce.
«Lo so, ma io… oh, Lucy, mi siete mancati tanto e poi siete tornati! E desidero davvero accompagnarvi, vedrai: non darò fastidio!»
Lucy sospira e Bella le viene in aiuto.
«Gael, Lucy ha ragione. Lei e Edmund sono preoccupati per te, come tutti noi»
«Ma Maestà, anche voi non avete mai viaggiato sul Veliero e io so che posso rendermi utile…»
Un’ombra passa negli occhi di Bella.
«Gael, forse ti sfugge che questa non è una gita di piacere. Io non avrei chiesto di meglio che restare a Narnia, con Caspian. Ti prego, non comportarti come se fossimo tutti invitati a una festa dalla quale sei esclusa, perché io non ci trovo davvero nulla di divertente»
 
Il rimprovero pacato lascia Gael senza parole.
La ragazza borbotta una scusa, consapevole di aver agito per ragioni egoistiche.
Sperava che Lucy ci passasse sopra, ma chiaramente l’amica è molto preoccupata per quel viaggio, più che per l’ultimo fatto insieme.
Gael cerca con gli occhi Edmund e poi sospira.
«Mi dispiace, Maestà» dice di getto «Sono una sciocca. Se vorrete punirmi io… io capirò. E cercherò di rendermi utile e di non dare fastidio…»
«Punirti?» Bella sgrana gli occhi.
«Oh, te lo meriti proprio» Lucy finge un tono duro «E Bella è ormai celebre, a Cair Paravel, per la sua inflessibilità…»
Gael sgrana gli occhi, ma quando vede Pen scoppiare a ridere tira un sospiro di sollievo.
«Ma dai, Gael, non ci crederai sul serio? Ah, e poi dicono che sono io quella ingenua, qui…» le dice Penelope.
 
Dopo quella conversazione, Gael si impegna molto per adeguarsi alla routine della vita di bordo e non far pesare la sua presenza.
Aiuta il cuoco con i pasti e serve il cibo agli uomini, restando sempre discretamente in disparte.
Una mattina, Edmund osserva la sua figuretta sottile mentre distribuisce cibo ai marinai in coperta.
È ancora arrabbiato con lei, ma deve ammettere che si sta comportando bene.
Gael lo cerca con gli occhi e, quando vede che lui la sta fissando, arrossisce.
Edmund si affretta a distogliere lo sguardo.
C’è qualcosa, negli occhi di quella ragazza…
Ma lui ha già abbastanza problemi così, senza aggiungerci follie nuove.
Lei si avvicina e gli sorride timidamente, per poi porgergli una ciotola con della zuppa calda.
Fa per parlare, ma viene preceduta dal grido della vedetta:
«Terra!! Terra a babordo!»
 
 
Dopo una veloce consultazione, viene decisa una sosta per cercare acqua e cibo da stivare.
Edmund e Drinian guidano, rispettivamente, le due scialuppe che toccano terra.
Scesa dalla barca, Penelope si guarda attorno: l’isola sembra tranquilla, non si vede traccia di esseri umani.
La vegetazione è rigogliosa e si sente fin dalla spiaggia il ruscellare di acqua che scorre.
Otto marinai partono in esplorazione, mentre i re, Penelope, Eustace e Drinian si raccolgono su un prato verde che quasi arriva fino al mare.
«Che strana spiaggia» commenta Eustace «L’erba arriva fin quasi al mare…»
«Però che meraviglia!» Penelope raccoglie un fiore violetto e rigoglioso e se lo rigira tra le mani.
Ne crescono a centinaia, su quel prato.
È uno spettacolo bellissimo, vivido e colorato.
Penny si lascia cadere sull’erba e Eustace si sdraia vicino a lei, prendendola tra le braccia.
 
Lucy sorride a Bella, dopo aver alzato comicamente gli occhi al cielo.
«Potevamo portare anche Gael… che ne dici?»
«Sì, hai ragione»
Bella ordina a due marinai di tornare sulla nave e prendere delle provviste, riportando alla spiaggia con loro anche la ragazza.
Poi si siede su un masso, mentre Lucy ha iniziato a intrecciare una corona di fiori violetti.
Bella ammira le dita dell’amica lavorare svelte e delicate e batte le palpebre un paio di volte.
 
Si passa una mano sulla pancia, delicatamente, riflettendo su come ultimamente ha sempre così tanto sonno.
È per il bambino, lo sa bene.
Sospira, guardando il mare.
 
Il sole brilla accecante, riflettendosi su quella immensa distesa immota ed azzurra, e la regina si sfrega una mano sugli occhi.
Quanta luce.
 
Socchiude le palpebre e si scopre a fantasticare sul piccolo che ha in grembo.
Appena ha realizzato di essere incinta ha avuto paura.
Una paura folle.
 
Avere un bambino era il suo più grande desiderio, ma l’assenza di suo marito rendeva quel momento – quel magico momento – drammatico invece che felice.
Bella aveva paura.
Si sentiva insicura, sola e incapace di fare qualsiasi cosa, senza Caspian.
Nei giorni successivi, però, aveva preso coscienza della vita che cresceva in lei.
Del bambino che portava nel grembo.
Sapeva che Pen e Lucy scommettevano scherzosamente sul sesso del bambino, ma lei, da parte sua, immaginava sempre un maschio.
Un piccolo Caspian con gli occhi scuri e i capelli morbidi come seta.
E dentro di lei crescevano l’amore e la speranza.
Per suo figlio, per quella nuova vita.
Era il frutto dell’amore suo e di Caspian: poteva non amarlo con tutta se stessa?
 
Stranamente, l’idea del bambino le dava forza.
Bella sapeva che Edmund era preoccupato, che avrebbe voluto saperla al sicuro a Cair Paravel.
Ma lei voleva restare con loro, voleva essere parte attiva nella ricerca del suo re.
Non poteva sopportare l’immobilità e la mancanza di notizie: era quello che davvero la straziava.
Ora, aveva una motivazione ancora più forte per trovare Caspian e per salvarlo.
Per loro figlio.
 
Si accarezza dolcemente la pancia.
Sai, piccolo, troveremo presto tuo padre e torneremo a casa. Io non sarò più così spaventata e insicura e imparerò a sentirmi a casa…con voi due…
 
 
Apre bruscamente gli occhi, di colpo.
Era scivolata dal masso su cui sedeva.
 
Ma cosa…?
 
Che sciocca.
Bella cerca di riscuotersi dal torpore, scuote il capo, ma c’è qualcosa che le impedisce di alzarsi.
Possibile?
 
Volta il capo e anche quel semplice gesto le costa una fatica incredibile.
 
E poi, quello che vede le toglie il fiato.
 
Penelope, Eustace, Edmund, Drinian e Lucy sono riversi al suolo.
Sembrano addormentati.
Ma c’è qualcosa di strano, di sbagliato in quella scena.
 
Non è un sonno naturale, Bella lo sa.
Lo capisce da come si sente lei stessa.
Così intorpidita, così innaturalmente affaticata.
Come se il suo cervello si muovesse troppo lento, come se non riuscisse a ordinare al corpo di muoversi, o agli occhi di stare aperti.
 
La regina tenta di sollevarsi sui gomiti, ma non riesce.
Crolla a terra, con il viso sull’erba.
 
Sono i fiori!
 
Lo capisce come un’illuminazione improvvisa, quando un odore dolciastro le satura le narici.
Com’è possibile, prima non lo sentiva…
 
Eppure, più respira e più pensare lucidamente le diviene difficile.
 
Bella scuote il capo testardamente, si copre il viso con una manica dell’abito.
Ma trattenere il fiato è difficile, così difficile…
Anche solo per pochi secondi…
Quell’odore… quell’odore vuole essere respirato.
Lo ordina al suo cervello, gli ordina di inalare: la sua mente è piena del desiderio di quei fiori viola, meravigliosi, dolci…
 
Bella tenta di strisciare verso l’acqua, lontana dal prato.
Si muove lentamente e non riesce a tirare fuori la voce per chiamare gli altri.
È così faticoso.
Le manca l’aria.
 
Si sposta di pochi centimetri e le costa una fatica immensa.
Le orecchie ronzano, gli occhi si chiudono.
 
Non devo, non devo dormire…
 
Ma la vista si annebbia, implacabilmente.
 
Qualche altro centimetro.
Ma, strisciando, il suo corpo sfrega sull’erba e l’odore dei fiori sembra centuplicare.
La stoffa non la protegge più e quella dolcezza nauseabonda sembra permeare ogni poro della sua pelle, fino ad atrofizzare il cervello.
 
La vista si appanna e la regina cade con il viso in avanti.
 
 
È tutto così dolce, così tranquillo.
Così rilassato.
Bella dimentica la paura, anzi: per la prima volta da mesi si sente rilassata e serena.
Ha un vago ricordo di turbamenti e ansie, ma…
Così lontani.
Così sfocati.
Sente come una musica nella mente che la culla, che la tranquillizza.
C’era qualcosa che doveva fare, che era importante…ma cosa?
Quando?
Come?
Ma poi… doveva davvero fare qualcosa?
Forse no.
Cosa c’è di più importante della pace?
Nulla, proprio nulla…
 
 
Quando tocca terra e vede quelle figure riverse Gael grida di paura.
I due marinai che l’hanno accompagnata, insieme a Koralys, stanno già sfrecciando nella radura.
Lei si sente le gambe di pietra.
Ma, all’improvviso, il topo grida:
«Fermi! Fermi!»
Gli uomini si voltano e lei li incalza.
«Lo so che cos’è! È il Fiore del Sonno!» indica con la zampa i fiori e prosegue «Ho sentito i miei fratelli parlarne… Si dice che sia un fiore dal profumo letale! Non respirate!»
 
I marinai si agitano, a disagio.
«Non possiamo lasciare qui i sovrani!»
«No, certo, ma non possiamo cadere preda del sonno anche noi! Non è un sonno naturale, non ci risveglia da soli! Le vittime muoiono di stenti…»
Gael geme e si fa avanti, afferrando Bella per un braccio e iniziando a trascinarla sull’erba.
Uno degli uomini arriva ad aiutarla e solleva la regina tra le braccia.
«Porta via sua Maestà, presto!» lo incita Koralys «Aspetta un bambino!»
L’uomo sgrana gli occhi e corre verso la barca come se fosse inseguito da un mostro.
Il suo compagno solleva Lucy e lo segue.
Gael e Koralys iniziano a trascinare Penelope.
 
Tentano di respirare il meno possibile, ma è difficile resistere a quell’odore meraviglioso e tentatore.
Koralys stringe gli occhi e testardamente sbuffa e tira, resistendo all’impulso di respirare a pieni polmoni.
Gael ha meno resistenza e crolla a sedere accanto a Edmund, singhiozzando.
Lo tira per la camicia, ma il re non si muove.
Sembra dormire, beato.
 
 
Edmund… Edmund…
Che sensazione fantastica, non è vero?
Cosa può esserci di meglio che tornare a Narnia e trovare questa pace?
Altro che crucci e tormenti, altro che preoccupazioni per il lavoro, la famiglia…
Lucy che soffre per Caspian, entrambi che soffrite per Peter e Susan, così lontani, così indifferenti…
E ora, invece…
Una spiaggia tranquilla, i tuoi amici.
Un prato meraviglioso.
E nulla, nulla di cui preoccuparsi.
Sei così stanco, Edmund… perché non resti qui e non riposi un poco?

 
Gael non sente nuove voci fino a quando un marinaio non la scarica brutalmente in acqua.
L’impatto freddo la scuote un po’ e, quando alza la testa, vede i corpi dei re e di Penelope ormai sulle scialuppe.
Drinian e Edmund sono gli ultimi ad essere trasportati.
Gli uomini stanno faticando, combattono anche loro contro il sonno.
Koralys parla, li pungola, li esorta instancabilmente a non cedere.
Gael scuote il capo, cerca di alzarsi, cade in acqua.
Sputa l’acqua di mare, tossisce e cerca di rialzarsi.
Uno degli uomini la afferra per il braccio e la solleva oltre il bordo della scialuppa, senza troppe cerimonie.
Il vestito si strappa e la pelle si scortica, ma il dolore è quasi il benvenuto: la aiuta a restare lucida.
Con un ultimo sforzo di volontà, Gael si sporge e afferra Koralys per la coda, trascinandola via dalla riva.
 
I marinai vogano brutalmente verso il Veliero dell’Alba, cercando di scacciare quel torpore innaturale con l’esercizio fisico.
Arrivano alla nave ma sono i compagni a doverli aiutare nella salita: il trasporto dei corpi è particolarmente delicato e costa fatica supplementare nelle loro condizioni non lucidissime.
Sul ponte della nave, con una brezza fresca che le riempie i polmoni, Gael riacquista un minimo di lucidità.
Koralys si è già riscossa e grida a gran voce agli uomini di annaffiarli con acqua e di portare abiti puliti, perché le spore dei fiori non si depositino sulla nave.
E i suoi consigli migliorano la situazione, ma non possono nulla su coloro che sono già caduti preda del sonno incantato.
Il medico di bordo, accorso, si mostra impotente.
Koralys gli racconta quello che sa del fiore, che ha il potere di far addormentare le persone, senza che esse possano risvegliarsi da sole.
«Ma non c’è una soluzione?» domanda il dottore.
«Secondo le antiche leggende, il Fiore del Sonno faceva addormentare le vittime dei Rettili Carnivori, che così catturavano le prede senza lottare. A quanto mi hanno raccontato, esiste un unico rimedio: il distillato della prima rugiada della mattina. Ma va raccolta direttamente dai fiori stessi»
«Quindi…dobbiamo tornare lì?» chiede uno dei marinai, spaventato.
Il topo annuisce:
«Per quello che ne so, sì»
 
L’equipaggio sembra non riuscire a prendere una decisione: senza uno dei sovrani o Drinian, manca un’autorità di riferimento.
Le opinioni sono quanto mai diverse e più si parla, più i dubbi crescono.
Koralys scambia un’occhiata con Gael e riprende la parola:
«Io torno sulla spiaggia! Sentite, così non andiamo da nessuna parte. Non possiamo salpare l’ancora: non si sveglieranno e, se continuano a dormire, non possono nutrirsi. Navigare verso le Isole Solitarie richiederebbe troppo tempo e la soluzione lì non c’è. No, basta: prima dell’alba, io torno»
«Ma come farai a distillare la rugiada, senza respirare?» chiese uno dei marinai.
«Le serve aiuto!» interviene Gael «Io vengo con te, Koralys»
Subito si scatena un’altra discussione, ma il topo rimette ordine in men che non si dica:
«Silenzio, silenzio! Sentite, organizziamoci così: andiamo divisi in quattro squadre. Due lavorano e due restano vicine all’acqua, poi ci si turna. Che ne dite? Dovrebbe essere sufficiente per consentirci di respirare»
«Non so» interviene un altro membro dell’equipaggio «Quel profumo maledetto… è come una droga. Ti viene voglia di inalare!»
«Possiamo coprirci il viso. E un tuffo nell’acqua gelida mi ha un po’ snebbiato la mente» propone Gael.
 
Alla fine, tutti accettano il piano di Koralys.
Mezz’ora prima dell’alba, due scialuppe vengono messe in acqua e i marinai, con Gael e Koralys, remano verso la riva.
Tutti hanno i visi coperti da stoffa imbevuta di acqua e aceto, per cercare di controllare l’odore dei fiori.
 
Eppure, tutti lo sentono subito, fortissimo.
Come se nella notte quieta esso fosse amplificato.
La prima squadra, guidata da Koralys, si mette velocemente all’opera.
Alcuni marinai, per la fretta e la tensione, distruggono dei fiori; il profumo si spande minaccioso.
«Piano, piano!» la voce di Koralys arriva distorta dalla stoffa «Così è peggio….forza! Cambio!»
La seconda squadra corre a sostituirli, ma dopo qualche avvicendamento è chiaro che il lavoro procede a rilento: la rugiada raccolta è davvero poca e gli effetti dei fiori iniziano a farsi sentire.
Un paio di uomini si tuffano in mare, altri versano ancora aceto sulla stoffa che copre i visi.
Gael sente la testa girare, ma testardamente rifiuta di cedere, pensando agli amici addormentati.
A Edmund incosciente.
Si raddrizza sulle gambe e fa un cenno a Koralys.
In cinque tornano verso il prato.
Raccogliere la rugiada con le mani che tremano e la vista che si annebbia è quasi un compito disperato.
 
E poi, all’improvviso, un lampo squarcia gli ultimi brandelli del buio.
Koralys alza il muso verso il cielo.
«Sento aria di temporale, ma… non minacciava pioggia, fino a poco fa»
E invece, improvvisamente, uno scroscio d’acqua si rovescia sulla spiaggia.
«I fiori!» grida Gael, temendo che la violenza della pioggia li distrugga.
 
E invece… i fiori brillano nella pioggia, come piccole luci.
Restano eretti, gli steli forti, i petali vividi.
Sono come circondati da un’aura di luce che li protegge e che ne conserva la rugiada, mentre l’odore si affievolisce.
«Aslan!» grida Gael «Aslan, Aslan ci sta aiutando!»
 
«Aslan!»
«Aslan!»
Il nome del Leone viene ripetuto come una preghiera dai marinai, che ricominciano a lavorare di buona lena.
In poco tempo, raccolgono sei fiale di rugiada e possono rimettere in mare le scialuppe.
La pioggia che li bagna e li rinfresca sembra una benedizione.
 
Nelle cabine, sottocoperta, i corpi addormentati sono distesi su cuccette pulite.
Sulle labbra di ciascuno vengono versate con attenzione sei gocce di rugiada.
Per qualche angosciante secondo non accade nulla, poi Penelope accenna a muoversi.
Eustace grugnisce leggermente, Drinian si volta su un fianco.
«Evviva!» il grido di Gael fa aprire brevemente gli occhi a Bella.
La regina sbatte le palpebre un paio di volte, il medico le si avvicina subito.
«Maestà, state tranquilla! Va tutto bene, ora riposate…»
 
Pian piano, gli amici riprendono coscienza.
Pen starnutisce un paio di volte, Eustace sembra confuso.
Ma è Edmund l’ultimo a riaprire gli occhi, con grande angoscia di Gael.
Il Giusto si alza di scatto sulla cuccetta, voltandosi a destra e a sinistra e allungando la mano verso il cinturone dove porta normalmente appena la spada.
«Edmund!» il grido festoso di Gael lo riporta bruscamente alla realtà «Edmund, stai bene?»
Il re prende fiato lentamente e si guarda intorno, gli occhi che si abituano alla luce delle candele.
Vede gli amici stesi su brande e si passa una mano sugli occhi.
«Cos’era?» chiede, a bassa voce.
«Un fiore, Maestà, il cosiddetto Fiore del Sonno… per fortuna Koralys sapeva come combatterne gli effetti. È stata una notte difficile, ma ora…»
 
Ma Edmund lo interrompe.
«Fiore del Silenzio?» chiede «No, io intendevo… cos’era quella voce?»
«Quale voce? Quella di Gael?»
Il Giusto scuote piano il capo.
Incrocia lo sguardo della sorella.
«Stai bene, Lu?»
Lei annuisce.
«Sì… non ricordo molto, solo di avere molto sonno… e di sentirmi bene. In pace»
Eustace, Pen e bella concordano, l’ultima ancora pallida.
«Però ricordo la sensazione di non riuscire a svegliarmi, quando vi ho visti riversi a terra…»
Rabbrividisce e il dottore si affretta a porgerle una coperta.
«Mia regina, ora dovete mangiare e poi insisto perché vi riposiate… Non dovete dimenticare la vostra delicata condizione, ma la mia prescrizione vale per tutti, va bene?»
 
Tutti annuirono, tranne Edmund.
Lucy osserva il fratello, perplessa.
«Ed, stai bene?»
«Mm mm» lui annuisce, ma la ragazza nota le labbra pallide e serrate.
Stirando i muscoli, il re si accorge della mano di Gael posata sulla sua.
La guarda, perplesso, e la ragazza diviene cremisi.
«Scusa.. scusami Edmund» mormora, alzandosi.
«Di nulla… anzi, grazie Gael»
«Sì, e grazie Koralys! Grazie a tutti!» sorride Penelope «non mi sarebbe proprio piaciuto restare addormentata per tutto il viaggio!»
«Il pericolo era maggiore, mia cara» interviene Drinian «Conosco la leggenda del Fiore del Sonno… le sue vittime non si risvegliano più…»
Pen impallidisce e Eustace la abbraccia, protettivo.
 
Due marinai entrano con la cena e il dottore ordina a tutti di mangiare.
Presto, la stanza è piena di chiacchiere e la paura è dimenticata.
 
Solo Edmund parla poco e mostra scarso appetito.
Rassicura tutti dicendo di non avere fame, ma i suoi occhi rimangono cupi.
Ripensa alla voce che ha sentito nel sonno e sento lo stomaco torcersi dolorosamente.
 
Conosce quella voce.
Non l’ha mai scordata.
Come potrebbe scordarla?
Tormenta i suoi incubi fin dal suo primo viaggio a Narnia.
Gli ricorda la sua viltà, la sua inadeguatezza.
 
Jadis.

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Capitolo 22
*** Il gigante ***


Nel suo palazzo, Jadis ringhia frustrata.
 
È ancora debole, troppo debole per manifestarsi in forma concreta fuori dal suo castello.
L’antica costruzione è permeata di magia oscura, una magia da cui lei trae sostentamento.
L’ultimo scontro con Aslan le ha reso impossibile assumere forma umana fuori da quelle mura.
 
Durante il regno di Miraz, Jadis ha tentato di liberarsi con un sortilegio che prevedeva l’ausilio del sangue di un figlio d’Adamo: aveva scelto Caspian, sicura che il sangue regale che gli scorre nelle vene la fortificasse abbastanza per rompere le catene della sua prigionia.
Ma i paladini di Aslan avevano sventato il suo tentativo.
Caspian era debole e manipolabile in quel momento, su Peter lei aveva lavorato bene… e chi aveva finito per distruggere i suoi piani?
 
Edmund.
 
Ironia beffarda.
Proprio Edmund, che da bambino era stata una così facile preda per lei e che, crescendo, non era mai riuscito a liberarsi del tutto dalla sua influenza.
E dalla paura di lei.
Tale infatti era la macchia sul suo onore che il ragazzo dubitava di sé e della sua forza, persino dopo le rassicurazioni di Aslan.
 
Durante il precedente viaggio a Narnia di Edmund, Jadis si era manifestata sotto forma di una nebbia verde, anche in quell’occasione incapace di assumere il suo antico aspetto.
Era riuscita a confondere i Pevensie e il re e a turbarli, rendendo la loro impresa più difficile, ma non era arrivata al punto di ottenere da loro un aiuto concreto per liberarsi.
 
Ma stavolta…
La Strega Bianca marcia a grandi passi nella sua sala del trono, un’ampia e gelida stanza diroccata.
Per una volta, non ha in mente il disfacimento del castello, emblema della sua rovina: sta pensando alla nuova regina di Narnia, incinta di un bambino che rischia di non conoscere mai il padre.
Sta pensando a Lucy, la pura prediletta di Aslan, nel cuore della quale si agitano dolore, paura e rabbia.
Sta pensando a Edmund, che sente così forte sulle spalle il peso dell’eredità di Peter il Magnifico e del confronto con il suo amato fratello maggiore.
 
Jadis riflette a lungo, immersa in un silenzio spettrale.
I suoi passi non si sentono sulla pietra scura del pavimento, mentre il lungo manto si agita alle sue spalle.
Poi, improvvisamente, la Strega Bianca si avvicina alla finestra e chiama con un fischio uno dei suoi corvi, emissari fedeli.
Fissando gli occhi in quelli dell’animale, la Strega gli imprime un messaggio mentale e poi mormora:
«Di nascosto da Ramandu, di nascosto persino da Aslan…»
 
Il corvo spicca il volo, gracchiando, e Jadis sorride, da sola, alla notte.
Aslan l’ha imprigionata, ma lei non è ancora del tutto inoffensiva: le resta ancora qualche carta da giocare.
Dalla tasca del mantello estrae una manciata di polvere scintillante.
Raccogliendo le forze, si proietta oltre le mura, alta nel cielo: per un secondo – un secondo solo – vede sotto di sé le terre e i mari.
E lo vede: il Veliero dell’Alba.
Un attimo le è sufficiente: soffia velocemente la polvere in direzione della nave e si lascia poi ricadere indietro, verso il suo castello.
Esausta, si accascia sul suo trono di pietra dura: ansima, ma il suo sforzo è premiato.
 
Nel cielo sopra il Veliero dell’Alba si addensano le nubi.
 
*
 
Eustace rabbrividisce per il vento sferzante mentre aiuta ad ammainare una delle vele.
 
Che strano.
Il cielo fino a poco prima era sereno.
 
Forse è la brutta avventura appena passata con il Fiore del Sonno a renderlo particolarmente nervoso, ma quel cambiamento climatico improvviso lo insospettisce.
I marinai dicono che, in mare, il tempo può cambiare con grande facilità.
Sarà vero, se lo dicono loro…
Cerca con gli occhi Edmund e lo vede impegnato ad aiutare Drinian.
Il ragazzo serra i denti e stringe più forte la cima che ha in mano.
 
Sottocoperta, le ragazze guardano nervose attraverso l’oblò le nubi che si ammassano nel cielo.
«Non mi piacciono i temporali in mare» mormora Penelope.
«Purtroppo possono capitare, anche violenti…ma il Veliero dell’Alba ne ha viste di peggio, te lo assicuro»
Lucy sorride alle amiche, cercando di infondere loro coraggio.
La notte dormono tutte insieme in cabina: Gael naturalmente sta con loro, in quella che è stata rinominata “la cabina della dame”.
Il mare è agitato e la grande nave cavalca le onde, inclinandosi pericolosamente sotto la spinta dei venti.
Il sonno tarda ad arrivare, mentre in coperta gli uomini non riposano, lavorando incessantemente.
Penelope si gira nel letto, nervosa e spaventata per Eustace.
Gael pensa a Edmund e Lucy è l’unica che riesce un po’ a riposare.
Verso l’alba, Bella si alza cercando di fare poco rumore.
Peneolpe, sveglia e provata dalla notte insonne, si alza con lei.
Fuori dalla cabina, osserva il viso pallido dell’amica.
«Nausea?» le chiede.
Bella chiude gli occhi e deglutisce.
«Non so più se è il bambino o è questo mare… Ho bisogno di aria fresca»
«Altro che aria fresca ci sarà di sopra» obietta Pen «Sicura che non vuoi sdraiarti e mangiare qualcosa?»
«Penny, non parlarmi di cibo e smettila di cercare di ingozzarmi…»
L’amica le sorride e insieme salgono sul ponte.
Aggrappate al corrimano osservano la pioggia, una pioggia martellante, ammantare tutto di un grigio indefinito.
Una sagoma coperta da una cerata avanza a fatica verso di loro.
«Ragazze!» grida Eustace «Tornate di sotto!»
«Tesoro, ero così preoccupata!» Penelope gli butta le braccia al collo, incurante del fatto che così facendo si bagna completamente «Detesto questo tempo e…»
 
In quel momento un lampo rischiara la notte, seguito dopo pochissimo da un tuono assordante.
Penelope si rannicchia tra le braccia di Eustace.
«Piccola, sono più tranquillo se so che stai al coperto…e no, prima che lo diciate: non potete aiutare. Tornate in cabina, prometto che appena Edmund viene a darmi il cambio vengo da voi»
È irremovibile, anche di fronte alle suppliche accorate di Penelope.
Le due amiche tornano in cabina e trovano Gael e Lucy sveglie.
«Non va meglio, eh?» chiede la seconda, mentre spazzola i capelli di Gael.
Malgrado i rimproveri dei giorni passati, Lucy le vuole molto bene e il clima cameratesco tra le due si è ricostruito in un battito di ciglia.
«Eustace non vuole venire di sotto…» mormora Penelope.
Bella prende un asciugamano e tampona dolcemente i capelli dell’amica.
«Tesoro, mi sembra che Eustace sia perfettamente padrone della situazione: non lo avevo mai visto così sicuro di sé e fiero…»
Gli occhi di Pen si illuminano subito a quella lode.
«Davvero? Bè, in effetti mi sembra di sì. È davvero felice di essere qui e si sente a casa… ed è meraviglioso!»
Le amiche ridono del suo tono rapito, ma si dicono d’accordo con lei.
 
Una mezz’ora più tardi, Edmund e Eustace scendono in cabina, annunciando che la tempesta li ha portati fuori rotta, in quanto hanno avvistato un’isola che sulle mappe di Drinian non figura.
Dopo una veloce discussione, viene deciso di avvicinarsi alla costa e aspettare che la tempesta passi, in modo da non rischiare danni alla nave o, peggio, incidenti ai marinai.
Così, Drinian guida con fatica la nave verso la baia, procedendo lentamente per paura di scogli a pelo d’acqua.
L’ancora viene gettata a una certa distanza dalla riva, ma il mare non cessa di scuotere il vascello.
 
Dopo un altro giorno di tempesta, gli animi si fanno nervosi e Eustace propone di sbarcare sull’isola.
Edmund si dice dubbioso in quanto a una prima occhiata l’isola sembra pietrosa e spoglia, ma il cugino insiste: farà bene a tutti scendere a terra prima di riprendere il viaggio.
Alla fine, Edmund accetta ma è una sola scialuppa a sbarcare.
 
La spiaggia è davvero grigia e spoglia come appariva dalla nave: oltre una striscia di ghiaia mediamente estesa si profila la costa della montagna, con anfratti e crepacci visibili anche nella scarsa luce.
Malgrado il grigiore Penelope sorride, felice di toccare finalmente terra, ed esclama:
«Guardiamo i lati positivi: la terra non ci oscilla sotto i piedi e non ci sono fiori puzzolenti in vista!»
Eustace ride e scuote il capo, indicando poi una caverna con la mano.
«Tanto vale trovare riparo, che ne dite?»
Un gruppo di marinai, guidati dai due cugini, esplorano velocemente l’area e la dichiarano priva di pericoli: l’isola non sembra abitata.
Nella grotta l’umidità è forte, ma se non altro la pioggia non entra e Drinian riesce ad accendere un fuoco.
Mangiare con il chiarore delle fiamme solleva un po’ gli animi.
«Che posto triste» commenta Gael dopo un po’, stringendosi nel mantello.
«All’inizio temevo fosse l’isola del drago… ti ricordi, Eustace?»
Il cugino fa una smorfia.
«Come no!» si rivolge a Penelope «L’ultima volta ho avuto un piccolo incidente e sono…ehm…diventato un drago»
«Come sarebbe, diventato un drago?» domanda lei, perplessa.
«Eh sì, questo gran furbo del tuo fidanzato ha trovato un tesoro e ha raccolto un paio di pezzi. Ma il tesoro era maledetto e così, per punizione, è stato trasformato in drago»
Penelope guarda Edmund con gli occhi sbarrati.
«Un…draghetto, vuoi dire?»
Lui ride.
«No, un drago enorme e sputafiamme!»
Eustace annuisce.
«Non ho mai avuto tanta paura in vita mia… non capivo cosa mi era successo! E potevo volare e sputare fiamme… Solo che sul momento non sembrava affatto figo, o altro: faceva solo paura»
«Tu facevi paura!» ride Lucy «Quando ti abbiamo visto ci è preso un colpo, pensavamo volessi attaccarci!»
«Sì e avete tentato di scappare… poi quando avete capito è stato comunque drammatico perché non sapevamo come fare a farmi tornare normale!»
«E come hai fatto, alla fine?» Penelope sembra terrorizzata.
«Aslan mi ha fatto tornare me stesso»
«Sì, dopo che ha dimostrato di non essere una piattola totale e viziata come sembrava all’inizio…»
Edmund lo prende in giro, ma Penelope sbuffa.
«Ci scommetto che non lo è mai stato!»
«Perderesti» le risponde il Giusto, deciso «E comunque, da drago era più affascinante!»
«Ma figurati, è sempre bellissimo!»
L’accorata dichiarazione di Penelope strappa una risata generale.
 
Pian piano il cibo e la pioggia conciliano la sonnolenza degli uomini e le conversazioni si smorzano.
I marinai si danno il cambio, avendo stabilito una staffetta per assicurarsi che il gruppo in esplorazione non corra pericoli.
Accanto al fuoco, i re e le regine si addormentano.
Eppure, tra le braccia di Eustace, Penelope fatica a dormire: i tuoni e i lampi la spaventano troppo.
Dopo il cambio della seconda staffetta, rinuncia e si alza a sedere, rimboccando il mantello attorno a lui.
«Esco un attimo, se ha smesso di piovere» mormora a un marinaio e quello annuisce.
 
Gli uomini si sistemano accanto al fuoco, silenziosamente, quando un grido squarcia la quiete svegliando tutti.
 
È la voce di Penelope, disperata.
Eustace è in piedi prima degli altri e si precipita fuori impugnando la spada.
Gli altri lo seguono ma quando emergono sulla spiaggia una scena surreale li attende.
 
Penelope è imprigionata tra le braccia di un gigante.
Un essere enorme, alto quattro o cinque volte un uomo normale, che si allontana verso l’interno dell’isola.
Eustace sta correndo dietro al mostro, ma quello si volta e improvvisamente gli lancia contro un masso.
Un masso grandissimo.
Per evitarlo, Eustace è costretto a gettarsi di lato e rotola sulla ghiaia.
Edmund corre ad aiutarlo e deve trattenerlo a forza perché non si getti contro il gigante.
«Aspetta, Eustace, fermo!» lo scrolla per farlo ragionare «Cosa pensi di fare?»
«Lasciami Ed, lasciami! La sta portando via!»
«Eustace, è un gigante! Ragiona! Vediamo dove va e capiamo come affrontarlo, ma non puoi corrergli dietro! Cosa faresti poi? Lo affronteresti con la spada? Sei grande come una formica per lui!»
Il cugino si divincola e si agita, tirando calci e chiamando a gran voce Penelope.
Edmund cerca di tenerlo fermo, ma si rivela un’impresa difficile: Eustace sembra posseduto.
Improvvisamente, però, il suo corpo si accascia.
Edmund lo trattiene e fissa uno sconvolto Drinian, che regge in mano un bastone.
«Oh, Cielo» mormora Gael, sconvolta.
«Mi…mi spiace Maestà» dice il nocchiero «Ma è meglio se vostro cugino per il momento non si fa trascinare in gesti avventati»
Edmund annuisce e distribuisce rapidamente ordini: manda due marinai a seguire il gigante, dispone che altri tre tornino sulla nave e facciano sbarcare la ciurma e le armi, poi solleva di peso Eustace e rientra nella caverna seguito da Drinian.
 
Appollaiato su una roccia, il corvo nero di Jadis osserva immobile la scena.
 
 
Quando Eustace riapre gli occhi Lucy gli sta tenendo un panno bagnato sulla testa, lamentandosi di non avere del ghiaccio, e tutti intorno lavorano alacremente.
Lui si alza a sedere, strizzando gli occhi contro un capogiro.
«Aspetta, non alzarti e soprattutto non muoverti di scatto» lo riprende la cugina, preoccupata «Come ti senti?»
Lui scuote il capo e poi sgrana gli occhi.
«Penelope?» chiede, ansioso.
«Calma» risponde Lucy, categorica «C’è Edmund a occuparsi della situazione e... se non stai fermo ti do un’altra botta in testa!»
Malgrado la minaccia, lui salta in piedi ma poi vacilla.
Lucy si affretta a sostenerlo e anche Drinian corre in aiuto.
«Scusate, signore…» borbotta l’uomo «Davvero, non volevo colpirvi ma temevo vi metteste in una situazione pericolosa sia per voi che per la signora»
«Drinian, io devo salvarla!» grida Eustace in risposta.
«E la salveremo!» ribatte Lucy, convinta «Ma tutti insieme, senza che nessun cugino idiota agisca d’impulso e si faccia ammazzare!»
Lui sta per ribattere, quando entra di corsa un marinaio mandato da Edmund che li invita a seguirlo.
Drinian vorrebbe lasciare Bella alla caverna, con Gael e alcuni marinai, ma la regina rifiuta decisamente e anche Gael si oppone.
«Io vengo ad aiutare» afferma Bella, secca «Se vuoi restaci tu qui, Drinian»
L’uomo sbianca:
«Maestà, se vi succedesse qualcosa io…»
«Io non resto nascosta mentre Pen è in pericolo! E vediamo di non perdere tempo in discussioni inutili, per favore!»
Dopo quello che – da qualunque parte lo si guardasse – era chiaramente un ordine, Drinian serra le labbra ma non ribatte.
 
Il piccolo gruppo segue il marinaio per un sentiero quasi invisibile che si arrampica sulla collina pietrosa.
La vegetazione cambia lentamente, ma resta sempre desolata.
Solo qualche sterpaglia riesce a sopravvivere tra i massi grigi.
Dopo una decina di minuti di cammino, gli amici vedono Edmund accucciato dietro una sporgenza rocciosa, che illustra con la spada un piano agli uomini.
Alza gli occhi al loro arrivo, ma non si interrompe.
«Non c’è altro modo che prenderlo di sorpresa» sta dicendo «Disponetevi come abbiamo deciso»
Gli uomini annuiscono e si allontanano; Edmund si rivolge agli amici.
«Il gigante l’ha portata in quella caverna» indica con un cenno del capo una spelonca che si apre sul dorso della collina «Uno degli uomini è entrato a controllare e riferisce che Pen è imprigionata in una gabbia. Sembra stia bene. Il gigante è nella grotta ma…»
Non fa in tempo a parlare che vede Eustace scattare in piedi.
Lo afferra per un braccio e poi si volta per sbirciare: il gigante è emerso dalla caverna e si allontana a grandi passi.
Il gruppo dei narniani resta nascosto, ma l’essere non si guarda attorno.
Semplicemente, si arrampica per la collina, fino a sparire dalla vista.
Edmund non fa in tempo a guardare Eustace che quello gli ha già detto:
«Vado a prenderla»
«Ascolta, Eustace, è meglio se…»
«No, Ed. Io vado»
Il Giusto annuisce, sapendo che non riuscirà a trattenerlo.
«Vengo con te» dice semplicemente.
«Anche io» afferma Lucy.
«Anche io!» conferma Bella.
Prima che Gael e gli altri intervengano, Edmund li ferma con un cenno.
«Calma! Calma, tutti quanti. Non andremo ad infilarci in una trappola come sprovveduti, tutti insieme. Io, Eustace, Lucy entriamo: voi aspettate qui. Drinian, metti alcuni uomini di vedetta e due sulla porta della caverna per avvertirci in tempo se il gigante dovesse tornare. Non perdiamo tempo in discussioni inutili, per favore»
Tutti annuiscono.
 
I tre cugini si armano velocemente, Edmund e Eustace con le spade e Lucy con un pugnale corto, poi si incamminano circospetti verso la grotta e spariscono al suo interno.

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Capitolo 23
*** Un aiuto da Odisseo ***


L’interno della grotta è buio e maleodorante.
 
Eustace avanza a grandi passi verso il fondo dell’antro, mentre i cugini procedono più cauti, guardandosi attorno.
Vedono ossa grandi ammassate contro una parete e schizzi di sangue.
«Sono…ossa di animali?» chiede Lucy, nervosa.
Edmund deglutisce.
«Non lo so….spero di sì» mormora in risposta.
Frattanto, Eustace ha trovato Penelope, che singhiozza spaventata.
La prende per mano e fa per riportarla all’ingresso della grotta, quando da fuori si sentono grida spaventate.
I Pevensie si scambiano un’occhiata allarmata, poi Edmund chiede con urgenza a Eustace:
«La grotta è chiusa?»
«Per quanto ho visto, no…»
«Allora, forza: di là ragazzi!»
Con Edmund in testa, il gruppetto si addentra fra le ombre.
 
*
 
Fuori, improvvisamente, gli uomini di Narnia hanno visto comparire un corvo che ha iniziato a starnazzare.
Dopo un paio di versi Drinian, nervoso, ordina di abbattere la bestia, perché il suo richiamo rauco non attiri l’attenzione del gigante.
Ma l’animale vola in alto, lontano dagli uomini, e sembra seguire proprio il mostro, continuando a gracchiare.
E il gigante, come chiamato, apparve di nuovo.
Si diresse veloce giù dalla collina, mentre tra gli uomini serpeggiava il panico.
Che fare?
Uscire allo scoperto e rischiare di ingaggiare una lotta e venire presi prigionieri, o uccisi?
Gridare per richiamare gli amici e farsi scoprire?
 
Drinian si china a sussurrare qualcosa a Bella e lei stringe convulsamente le mani l’una con l’altra, ma annuisce.
E l’uomo impone il silenzio ai narniani con un gesto della mano.
Il gigante rientra nella grotta e, a quel punto, un paio di uomini rivolgono bassi mormorii al nocchiero:
«Signore, dobbiamo intervenire!»
«No, non possiamo affrontarlo così» risponde quello «Ci ucciderebbe con una facilità assurda e a quel punto che aiuto daremmo ai prigionieri, a quel punto? No, dobbiamo trovare un’altra soluzione»
Gli uomini si guardano, attoniti: come possono fare?
«Possiamo provare con gli archi… o con il fuoco…» azzarda un marinaio.
Ma a quel punto interviene Bella, pallida ma risoluta.
«Drinian ha ragione: guardate com’è grande. Ci schiaccerebbe senza fatica. No, dobbiamo prendere un’idea in prestito»
«Un’idea?» chiede il nostromo, perplesso.
La regina annuisce, convinta.
 
 
Quando racconta agli uomini la storia di Odisseo tutti la fissano attonita.
«Maestà…» un uomo le fa timidamente una domanda «Voi conoscete un uomo che ha affrontato un gigante?»
«No, no» lei scuote il capo «Odisseo è il personaggio di un’opera letteraria»
Le facce degli uomini dicono chiaramente che i narniani non hanno molta fiducia in un terrestre immaginario che diceva di chiamarsi “Nessuno”.
Ma Drinian china il capo davanti alla sua regina e, uno dopo l’altro, gli uomini fanno lo stesso.
Viene mandato a prendere del vino sulla nave e viene chiesto al medico un sonnifero: il povero uomo, costernato, si vede prosciugare la scorta che aveva portato con sé.
Quindi, i marinai accendono un fuoco sulla spiaggia e lasciano il vino, della frutta e delle coperte ammassate, come se fosse il bivacco di qualche incauto esploratore, prima di nascondersi nella grotta dove avevano dormito.
 
Appollaiato su un tronco secco, il corvo osserva tutto con occhi di fuoco.
 
Il fuoco impiega un po’ di tempo a richiamare il gigante, che emerge dalla caverna con un ruggito.
Segue la scia del fumo fino alla spiaggia e lì osserva confuso la scena confusa.
Poi, con la mano enorme, disperde le ceneri spegnendo il fuoco.
«Ha paura del fuoco» mormora Drinian soddisfatto, nascosto con gli altri nella grotta sulla spiaggia.
Il mostro sparpaglia le coperte, poi annusa perplesso la frutta e il vino.
Tutti trattengono il fiato, ma il mostro esita solo un attimo e poi tracanna l’otre intero.
Eppure, in un primo momento, il vino sembra non avere effetto su di lui, visto che il gigante cammina sulla spiaggia tranquillo e risale la collina, fino alla sua caverna.
«Forse è troppo forte…» bisbiglia uno dei marinai, preoccupato.
Drinian scuote il capo, perplesso, ma comunque invita gli uomini a muoversi con circospezione e a risalire ancora la collina.
 
Li attende una bella sorpresa: il gigante è riverso per metà fuori dalla caverna, addormentato in una posizione scomposta.
Drinian frena sul nascere le grida di giubilo e ordina di procedere: in sei, i marinai legano il mostro con delle funi, quindi l’uomo di mare si rivolge alla regina.
«Mia regina, vi prego: non assistete. Se tornaste sulla nave…»
Bella è pallida, ma scuote il capo.
«Non posso andare via, senza sapere come stanno gli altri. Resto»
Ma lo spettacolo dei narniani che uccidono il gigante è troppo per lei.
Drinian la sorregge mentre vacilla e la fa sedere su un masso, mentre lei si copre la bocca con una mano.
«Maestà… mi dispiace, è sempre terribile vedere…»
Lei cerca di respirare per non svenire, mentre fiumi di sangue arrossano la terra secca dell’isola.
Quando il mondo sembra smettere di turbinarle davanti agli occhi, Bella dice solo:
«Riportatemi i miei amici»
 
Ma gli uomini entrati nella caverna riportano spiacevoli notizie: dentro non c’è nessuno.
 
*
 
Il trucchetto del masso non era stato niente male, decise Edmund.
 
Lucy aveva scoperto a tentoni quello che sembrava un anfratto e, invece, si era rivelato un passaggio angusto nella parete sinistra della caverna.
Il gigante lo conosceva?
A Edmund pareva poco probabile: era troppo basso, per attraversarlo lui e Eustace erano passati in ginocchio.
Considerata l’altezza del mostro, era improbabile che lo avesse anche solo notato.
Comunque, non potevano fare la fine dei topi in trappola, quindi avevano deciso di tentare.
Lucy e Penelope erano strisciate attraverso l’apertura, quindi Edmund e Eustace avevano avvicinato dei massi e, una volta passati, con pazienza e fatica avevano tentato di celare come meglio potevano il loro passaggio.
 
Ora, camminano nel buio per un cunicolo scosceso.
Penelope stringe la mano di Eustace, che cammina davanti a lei con la spada sguainata.
Ma non si vede nulla.
«Ah» si lamenta Lucy, piano, quando l’ennesima pietra le graffia la pelle «Dannazione»
«Attenti alla testa» interviene Edmund, che procede tastando le pareti ad ogni passo «Qui si abbassa la volta»
«Siamo sicuri che porti fuori e non sia un budello strozzato?» Penelope ansima, ansiosa.
«Non siamo sicuri di nulla, purtroppo…» Edmund stringe i denti «Ok, andiamo avanti»
 
Da quanto tempo procedono nel buio?
Minuti? Ore?
È difficile capirlo.
Insistono, testardi, ma la mancanza di luce, l’aria umida e la consapevolezza di avanzare alla cieca li confondono.
E, all’improvviso, Lucy urla.
Gli altri tre si fermano di botto, terrorizzati.
«Lucy!» urla Edmund, incurante di eventuali pericoli.
Dopo qualche secondo, sentono la voce di lei chiamarli in risposta.
Nel buio è difficile capire cosa sia successo e come mai la voce di lei giunge così ovattata, almeno fino a quando Penelope non sussulta bruscamente, aggrappandosi con forza al braccio di Eustace.
«C’è un crepaccio per terra!» grida.
Sia Edmund che Eustace si stendono ventre a terra e, con le mani, esplorano ogni centimetro di superficie, fino a trovare un’apertura frastagliata.
«Roba da spaccarsi l’osso del collo» ringhia il Giusto, frustrato, calandosi nell’apertura con le gambe.
Ma sotto non sente nulla.
«Lucy?» chiama «Mi senti?»
Dopo qualche attimo arriva la risposta:
«Sì!»
«Stai bene?»
«Devo essermi storta una caviglia, ma per il resto sto bene!»
La voce dolente della sorella lo innervosisce ancora di più e il re si cala di qualche centimetro in più nella fenditura.
«Lucy, ora vengo giù, aspetta!»
«No, Ed!» lo ferma lei «Mi sembra piccolissimo, qui! Rischi di farti male seriamente!»
Ma il fratello, testardamente, insiste:
«Non posso lasciarti lì! Non ritroveremmo mai la strada per tornare a prenderti, se andassimo avanti!»
A Penelope sfugge un singhiozzo quando si rende conto della verità di quelle parole: non sanno orientarsi, non sanno che strada hanno preso, non vedono nemmeno nulla.
Come potrebbero ritrovare Lucy?
O ritrovarsi, se si perdessero?
Non può che convenire con Eustace, quando lui dice:
«Edmund, resto qui per sollevarvi, ok?»
Il cugino annuisce e poi si lascia cadere: si sente un tonfo, uno strillo di Lucy, e poi la sua voce rassicurante:
«Tutto ok! Ci sono!»
A tentoni trova Lucy e poi cerca di aiutarla a rimettersi in piedi.
Lei gli si appoggia pesantemente contro, ansimando, poi entrambi cercano appigli per risalire.
Steso prono, Eustace parla e cerca di guidarli con il suono della sua voce.
Penny tiene stretto un lembo della camicia di lui e si sforza di controllare il panico.
C’è un gigante da qualche parte sopra le loro teste.
Sono intrappolati in quella caverna oscura.
 
Narnia sembrava molto più figa, quando gliela raccontavano gli amici.
 
Poi, all’improvviso, le sembra di scorgere un baluginio verdastro.
Com’è possibile?
Penelope aguzza lo sguardo, ma deve essersi sbagliata….
E poi, all’improvviso, una parte della volta crolla.
Penelope grida, spaventata, e da sotto urlano in risposta anche i Pevensie.
Quando tutto sembra di nuovo immobile, Pen tossisce per la gran polvere smossa e ci mette un attimo a razionalizzare che non ha sentito la voce di Eustace, assieme alle altre.
«Eustace! Eustace!» grida.
Tocca la figura stesa a terra, ma quella è immobile e muta.
«Pen!» grida Edmund «Che succede?»
«Non…non lo so!» strilla lei «Sono caduti dei massi! Devono aver colpito Eustace! Non si muove…»
Sembra sconvolta e Edmund le parla con calma per farla tranquillizzare:
«Pen, calma, ascoltami: ora devi assicurarti che respiri e che il polso ci sia, capito?»
«Come faccio??» strilla lei in risposta «Non vedo niente!»
«Pen, calma» interviene Lucy «Ora tocca a te mostrarti coraggiosa, siamo nelle tue mani. Stai calma e pensa a Eustace»
Di sopra, Penelope singhiozza ma cerca a tentoni il polso del fidanzato.
«Batte, batte!» urla dopo un attimo.
Lucy chiude gli occhi per il sollievo.
«Ok, grande!» ruggisce Edmund «Non muovergli la testa, per sicurezza!»
Penelope cerca di rimuovere le pietre con le mani e ne trova una particolarmente grande caduta vicino alla testa di lui.
Rabbrividisce e si impone di evitare scene isteriche, al momento inutili.
 
E, a quel punto, sente dei passi.
 
Trattiene il fiato, ma si china a bisbigliare verso il crepaccio a Edmund e Lucy di stare zitti e nascosti.
Edmund cerca freneticamente di risalire, temendo che si trattasse del gigante, ma non trova appigli al buio.
I secondi si protraggono in un silenzio pauroso.
Poi, i fratelli sentono Penelope gridare:
«Drinian!!»
«Oh» Lucy boccheggia e si poggia contro il muro «Che paura che ho avuto…»
Ma sono davvero i marinai: arrivano con torce e funi e riescono a tirare fuori in un lampo i Pevensie.
Appena risalito, Edmund si inginocchia accanto al cugino, privo di sensi.
Penelope, anche nella scarsa luce, è chiaramente terrea in volto.
Edmund passa le mani sul corpo di Eustace e poi gli sente il polso.
«Tranquilla Pen» dice intanto «Sei stata bravissima… vedrai che il cordiale di Lucy fa miracoli…»
La ragazza singhiozza piano, senza distogliere lo sguardo dal fidanzato.
Lucy scambia un’occhiata preoccupata con Edmund, ma nessuno dice nulla.
Drinian racconta loro come hanno ucciso il gigante grazie all’idea di Bella.
«Ma certo, Odisseo!» commenta Edmund, ammirato.
«Noto con piacere che il signor Odisseo è molto popolare presso di voi, Maestà» commenta il capitano.
Per la prima volta da quella mattina, al Giusto scappa da ridere.
 
Il ritorno sulla nave è silenzioso.
Lucy è trasportata da uno dei marinai ma purtroppo l’isola sassosa non ha offerto il modo di costruire una portantina per Eustace, quindi due uomini lo sorreggono, tentando di essere il più delicati possibile.
Bella è sulla spiaggia e corre loro incontro appena li vede.
Penelope scoppia a piangere tra le braccia dell’amica, ma Edmund le dà il cinque e Lucy le sorride, radiosa.
«Ci hai salvati!» grida, entusiasta.
«Ma che dici...» Bella accarezza i capelli dell’amica in lacrime e divora gli altri con gli occhi «Oh, ero così in pensiero…»
«Sei stata fantastica, Bell!» le dice il Giusto.
Lei guarda preoccupata il corpo di Eustace, ma Edmund le fa cenno di non dire nulla davanti a Penelope.
Il ragazzo viene deposto in una scialuppa e i narniani abbandonano l’isola.
«Che posto maledetto» rabbrividisce Lucy, massaggiandosi la caviglia.
 
Senza più nulla da vedere, il corvo gracchia e si alza in volo.
 
Sulla nave, Drinian consulta preoccupato le mappe navali e poi comunica a Bella e Edmund che la tempesta li ha portati fuori rotta e che dovranno probabilmente seguire una via nuova e sconosciuta.
Ma nessuno sembra preoccuparsene, dato che le condizioni di Eustace non accennano a migliorare.
Il medico di bordo non riscontra fratture, ma il ragazzo ha un grosso livido sulla nuca, dove evidentemente un masso l’ha colpito.
«Una commozione cerebrale?» chiede Lucy.
L’uomo la guarda senza parole.
«Prego?»
«Ah, sì… voglio dire: ha preso una botta in testa?»
«Sì…ma spero che con il vostro cordiale…»
Tutti lo speravano, ma una goccia della pozione non risveglia Eustace.
«Dagliene di più!» ringhia Penelope.
Lucy obbedisce, ma non serve a nulla.
E del resto, lei e il fratello sanno che una sola goccia ha guarito ferite mortali…
 
Penelope resta sveglia tutta la notte a vegliare Eustace, addormentato.
Gli amici si offrono di darle il cambio, le portano la cena, ma lei testardamente non si muove di lì.
 
Ed Eustace dorme un sonno popolato da una voce suadente e terribile:
 

Eustace… Chi mai avrebbe detto che saresti tornato a Narnia in queste circostanze?
Come puoi sperare di essere un eroe agli occhi di Penelope, o di Caspian, se c’è Edmund vicino a te?
Povero ragazzo, tuo cugino metterebbe in ombra chiunque… ti ha mai dato una spada?
Edmund ha quella di Peter e Caspian ha quella che gli ha dato Aslan.
Ma tu?
Non sei uno di loro?
Non sei un cavaliere di Narnia?
Evidentemente, non ti stimano abbastanza…povero caro.
Non è meglio dormire, dormire… e non deludere Penelope?
E non rischiare di lasciare Narnia, ancora?
Perché tu vuoi restare, vero?
Vuoi salvare Caspian?
Il re ha tanto bisogno di te, povero caro… Lilliandil lo ha maledetto… non tornerà mai a Narnia…
Ma tu, Eustace…tu vuoi restare?
Vuoi prendere la sua spada, il suo posto?
Dopotutto, Caspian aveva ammaliato persino Penelope… che male ci sarebbe, allora, a voler essere lui?

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Capitolo 24
*** La nemica di sempre ***


Passano quasi dodici ore prima che Eustace si risvegli.
 
Apre gli occhi, battendo le palpebre confuso, e Penelope gli si getta addosso schiacciandolo tra le lenzuola.
«Eustace!!» grida, singhiozzando di felicità «Oh, ero così spaventata!»
Lui con una smorfia si alza sul gomito, tenendola comunque abbracciata.
«Dove siamo? Che succede?»
«Siamo sul Veliero dell’Alba»
«E il gigante? Tu stai bene?»
«Sì, benissimo, ero solo così spaventata per te!» risponde lei, con foga «Bella ha avuto l’idea di fare come nell’Odissea, quindi hanno drogato il gigante e poi lo hanno ucciso quando era privo di sensi! Poi sono venuti a cercarci ma ci hanno messo un po’ perché ci eravamo addentrati parecchio in quelle gallerie… Comunque, non so se ti ricordi ma Lucy era caduta in un crepaccio…te lo ricordi?»
Eustace annuisce dopo un secondo.
«Sì, è vero. Ed era sceso ad aiutarla. E poi…»
«E poi c’è stata una frana e ti sono caduti addosso dei massi…»
Le trema la voce e lui aggrotta la fronte.
«Una frana? Che strano… era tutto così immobile…»
«Sì, l’ho pensato anche io… e poi ho visto come un bagliore verdastro… e sono venuti giù i sassi e uno ti ha colpito e allora io…»
 
Penelope continua a raccontare ma Eustace non l’ascolta più.
Un bagliore verdastro?
Che sia un caso?
No, impossibile: non dopo la voce ammaliante che ha cercato di trattenerlo e che quasi gli sembra ancora di sentire, se chiude gli occhi.
Scuote violentemente il capo per schiarirsi le idee.
La tempesta. Il gigante. La frana. Quel sogno pesante in cui è caduto e da cui non riusciva a svegliarsi.
C’è una sola spiegazione: la Strega Bianca è tornata.
 
Eustace non vede l’ora di parlarne con Edmund, ma Penelope insiste per chiamare il dottore e l’uomo non acconsente a farlo alzare: insiste invece perché riposi ancora, visti gli effetti del colpo in testa.
«Posso vedere Edmund però?» chiede ansiosamente lui.
«Sua Maestà è sul ponte… posso chiamarlo se è urgente»
Con gli occhi ansiosi di Penelope fissi su di lui Eustace non insiste:
«No, grazie… se potesse chiedergli di scendere quando è libero…»
Il medico annuisce e, dopo altre raccomandazioni, se ne va.
Eustace è talmente nervoso che persino la compagnia di Penelope non riesce a distrarlo.
Se lei se ne accorge, lei non lo fa capire: chiacchiera e sembra spensierata, gli porta una leggera cena e non acconsente a riposare anche se lo ha vegliato per tante ore di fila.
Dopo un paio d’ore bussano alla porta della cabina.
Eustace fissa ansioso la porta, ma sono Bella, Lucy e Gael a entrare.
Lui deve nascondere la delusione: le sue amiche sono preoccupate per lui e felici di vederlo stare bene, ma è così preoccupato per via dei suoi sospetti…
Gael gli ha portato della frutta e Lucy si siede sul letto e lo abbraccia.
«Ci hai fatti spaventare!» sorride, ma si vede che è preoccupata.
Penelope invece sembra aver ritrovato un’energia e un ottimismo inesauribili e rifiuta di riposare, anche se le amiche insistono.
«Eustace, ti prego, diglielo anche tu… potete stare in cabina entrambi, purché Pen dorma un po’» dice Bella.
Penelope ribatte che potrebbe tranquillamente remare fino a Cair Paravel da quanto si sente in forze e il suo fidanzato sorride.
«A proposito, Maestà» dice scherzosamente «Non ti ho ancora ringraziata per averci salvato il collo!»
Bella scuote la testa.
«Figurati, non ho fatto nulla…»
«Bell non ammetterebbe mai che ha il controllo della situazione» commenta Penelope con un’occhiatina furba.
La regina risponde con una smorfia.
«Figurati. È solo che noi abbiamo Omero»
«Buon per Narnia che ha una regina colta e pronta di cervello» ribatte l’amica «Come sta mia nipote?»
Tutti sorridono.
«Benone»
«Brava» sorride Pen carezzandole la pancia, che ancora non si nota «Ciao, piccola Penelope!»
Lucy le dà uno schiaffetto scherzoso.
«Vorrai dire: ciao, piccola Lucy!»
«No, no, no» scuote il capo l’altra «Come dicevo, certamente è una Penelope. Non credi anche tu, Gael?»
Gael ride e dice:
«Secondo me è un maschio! Lo spero per le loro Maestà!»
«Anche secondo me» concorda Eustace «Nella famiglia di Caspian nascono sempre maschi…»
Visto che il parere viene dal suo fidanzato, Penelope valuta l’idea.
«Bè, allora dovrete chiamarlo Junior!»
Bella sgrana gli occhi.
«Ma figurati! Non chiamerò mai mio figlio Junior!»
«Bell, Eustace mi ha detto che nella famiglia di Caspian tutti gli eredi si chiamano Caspian! Pensa solo che casino! Farai confusione e, peggio, la farai fare al bambino: non capirà mai se chiami suo padre o lui! Sempre che sia maschio… io voto per una bambina!»
Lucy, Eustace e Gael scoppiano a ridere.
«Cosa c’è di tanto divertente?» esclama una voce dalla porta.
«Edmund!» Eustace si solleva sui cuscini, sollevato.
Il cugino si avvicina al letto e gli batte una mano sulla spalla.
«Ciao, testa dura. Ben svegliato. Che c’è di divertente?»
Eustace ghigna.
«Secondo Penelope l’erede di Caspian dovrebbe chiamarsi Junior»
Edmund si gratta la testa.
«Ma se fino a ieri dicevi che era una bimba!»
«Ma infatti ne sono ancora sicura! Al 90%, ecco. Diciamo che per me è al 90% una Penelope e al 10% un Junior»
«Caspian non chiamerà mai suo figlio Junior!»
«Nemmeno io, se è per questo!» interviene Bella.
«Ma non siate retrogradi! Non possono chiamarlo Caspian! Farebbe confusione con il padre! Per questo la gente chiama i figli Junior!»
Edmund scuote il capo e ride.
«Junior tienilo per il primogenito tuo e di Eustace»
Strizza l’occhio al cugino, che arrossisce, ma Penelope si illumina.
«Oh!!!» esclama «Va bene, Bell: chiamalo pure Caspian XI!»
 
Gli amici restano nella cabina e cenano insieme, quindi Penelope inizia a dare segni di stanchezza.
Le ragazze insistono perché riposi e si congedano.
«Ed, un secondo» dice Eustace in tono leggero «Vorrei prendere una boccata d’aria: sali con me sul ponte?»
«Sicuro?» chiede il cugino «Cosa ha detto il dottore?»
«Che deve ri-ri-ri-posare…» sbadiglia Pen, stravolta.
«Ma infatti faccio solo due passi. Tranquilla. Arrivo subito»
Eustace le dà un bacio sulla fronte e si alza senza vacillare.
Esce con Edmund e, appena sono soli nel corridoio, bisbiglia:
«Ed, dobbiamo parlare»
Espone velocemente la sua teoria e vede il cugino irrigidirsi.
Eustace sa che Edmund è molto sensibile al discorso Jadis: al tempo del primo viaggio a Narnia dei Pevensie la strega lo aveva ingannato e da quel momento lui si portava dietro una schiacciante senso di colpa e vergogna, acuito dal confronto con il perfetto fratello maggiore.
Pur se era diventato un re saggio e valoroso, nel profondo del suo cuore Edmund continuava a temere quella debolezza che lo aveva reso una preda facile per la Strega Bianca: lei non aveva cercato nessuno dei suoi fratelli, ma solo lui.
Perché lui era debole.
Era suggestionabile.
Era manovrabile.
La vergogna per il suo passato aveva spinto Edmund a lottare duramente per cambiare il lato più debole e oscuro del suo carattere, ma, sebbene tutti vedessero la sua bontà, era lui a dubitarne.
Dentro, si sentiva ancora il bambino che la strega aveva irretito e neppure la consapevolezza di essere diventato il Re Giusto aveva cancellato quella paura.
Eustace lo sa, Penelope gliene ha parlato, ma a lui serve che suo cugino sia lucido, per cui lo sprona decisamente:
«Ed, senti, so che non vuoi sentirne parlare… ma la nebbia verde! Ti ricordi il viaggio con Caspian? Non può essere un caso! Che ne sa Pen della nebbia verde? E ti giuro che era lei, l’ho sentita nella testa… mi diceva cose, mi lusingava…ora tu dirai che è impossibile, ma io…»
«No che non lo dico» ribatte Edmund, lapidario «Lo so che hai ragione»
Eustace lo guarda a bocca aperta.
«L’ho sentita anche io» conferma il Giusto.
Il cugino sgrana gli occhi.
«Cosa? Quando?»
«Quando siamo caduti sotto l’incanto di quel fiore… l’ho sentita, mi parlava. Era lei: la conosco, lo so»
«E quando pensavi di dircelo?»
«Non pensavo di dirvelo» ribatte l’altro seccamente «Non credevo ci stesse accerchiando… pensavo fosse solo un caso»
«Un caso? Un caso?» ripete Eustace «Sei matto? Ed, ne è passato di tempo da quando eri un ragazzino suggestionabile!»
«Cosa dici?»
«Che è ora di smetterla di punirsi per un errore che hai già scontato! Aslan crede in te, o te lo sei scordato? Sveglia, Ed! non sei lucido quando si parla di Jadis e non ce lo possiamo permettere! Non sei tu il suo bersaglio!»
Edmund sospira e resta in silenzio per un po’, poi annuisce.
«Lo so, hai ragione. Se ve lo avessi detto, saresti stato preparato… lo sareste stati tutti. Ma ora rimedieremo»
«Ma cosa c’entra Jadis? Secondo te è d’accordo con Lilliandil?»
«Non ne ho idea, ma non credo. Lilliandil è figlia di un emissario di Aslan… spero non sia caduta così in basso»
«Allora che si fa? Lo diciamo agli altri?»
«Sì…» Edmund esita «Domani, ormai. Che dici?»
«Va bene, ormai è tardi, è inutile svegliare tutti e creare allarmismo. Dopotutto si è manifestata solo in seguito a attacchi esterni alla nave...»
Edmund annuisce.
«Vero. Domani allora. Vai a riposare, dai»
Il cugino gli dà una pacca sulla spalla.
«Notte, Ed»
«Notte»
Quando Eustace si allontana, Edmund si appoggia al parapetto e osserva il mare, accigliato.
Jadis.
Ancora.
 
In alto, appollaiato sulla vela maestra, il corvo nero lo fissa, immobile.
Domani.
 
 
La mattina dopo, uscendo dagli alloggi dell’equipaggio, Edmund è nervoso per via del compito che lo attende.
Compito che, però, subisce un ritardo.
Eustace, evidentemente ancora provato dalla perdita di sensi, dorme ancora e, con lui, Penelope.
Lucy e Gael non si vedono da nessuna parte e, quando il Giusto si imbatte in Koralys, il topo gli spiega che Bella non si sente bene: è in preda a nausee violente e le amiche sono con lei.
Edmund sospira e si vergogna del senso di sollievo che lo assale.
C’è ancora tempo prima di parlare di Jadis.
Salito in coperta, viene avvicinato da Drinian: è stata avvistata nuovamente terra.
 
Il nostromo è chiaramente nervoso: la rotta presa dopo la tempesta li ha portati su terre sconosciute, che non sono segnate nelle mappe.
Con il viso scuro, Drinian mostra a Edmund le mappe e la loro posizione.
«L’ho calcolata e ricalcolata, Maestà: in teoria, dovremmo essere in mezzo al mare. L’isola del gigante e questa isola non sono segnate…»
«Evidentemente non sono mai state esplorate… stiamo segnando un nuovo capitolo nella storia di Narnia»
«Con tutto il rispetto, Sire, preferirei seguire la rotta consueta… già quella era abbastanza pericolosa»
«Lo so, amico mio, ma cosa possiamo farci? È meglio sbarcare, immagino»
Controvoglia, Drinian annuisce:
«Non sappiamo cosa troveremo dopo… sì, direi di sì»
«Bene. Scialuppe in mare. Però stavolta non sbarcano né Bella, né Lucy e Eustace. Possiamo lasciare Gael con loro e chiedere a Lucy se vuole esplorare con noi l’isola»
Drinian annuisce e va ad eseguire gli ordini.
Bella è troppo debole per opporsi e Eustace e Penelope dormono beati, ma Gael sembra restare male della decisione di Edmund, anche se non dice nulla a Lucy.
 
La Regina Valorosa sbarca con il fratello e i marinai su un’isoletta verde e piena di vegetazione.
«Se non altro non somiglia all’isola del gigante» mormora Lucy.
Edmund annuisce, pensoso.
Si chiede se non sia il caso di mettere la sorella a parte di quanto accaduto a lui e Eustace, ma poi esita.
È meglio parlarne una sola volta, davanti a tutti: via il dente, via il dolore.
Un’unica discussione, facendo congetture tutti assieme.
Sì, certo è la cosa migliore.
 
Da lontano, il corvo sorvola il mare e si avvicina.
 
 
La spiaggia non riserva sorprese agli uomini di Narnia.
Poco lontano, si erge invece un bosco verde e compatto: impossibile capirne l’estensione a colpo d’occhio.
Un gruppo di uomini si avvia alla ricerca di acqua, mentre i sovrani fanno i conti con le mancanze più gravi: la carne secca inizia a scarseggiare, il sonnifero è esaurito. Se troveranno l’acqua, però, potranno stare sostanzialmente tranquilli, ancora per un po’.
Il problema più pressante è la pozione di Lucy, che scarseggia.
Ma per quella non c’è soluzione: era un dono di Aslan.
«Forse alla Tavola di Aslan troveremo risposta anche per questo, Lu» esclama Edmund.
In quel momento, gli uomini fanno ritorno.
Ma non sono soli: li accompagnano cinque individui alti, abbronzati e muscolosi.
Visto l’atteggiamento amichevole, i marinai sulla spiaggia non si armano.
Quando il drappello giunge al cospetto di Edmund e Lucy, i narniani andati in esplorazione presentano ai sovrani gli uomini, che dicono di appartenere a una piccola tribù, l’unica che abita l’isola.
Si presentano come discendenti di uomini sfuggiti alle razzie dei pirati e che si sono rifugiati in quel piccolo lembo di terra altrimenti deserto.
«Come vivete, qui?» chiede Lucy, curiosa.
«C’è abbastanza per pescare e cacciare» sorride uno degli uomini, con un ghigno che fa venire un brivido a Edmund.
Passa il braccio attorno alle spalle della sorella con fare protettivo e fa una domanda generica sugli animali che popolano l’isola.
Un altro degli aborigeni ride, una risata simile a un latrato:
«Non possiamo essere troppo schizzinosi, capite. Mangiamo di tutto»
In generale, la conversazione si mantiene tranquilla, ma Edmund declina con cortesia l’invito a restare per incontrare la tribù.
Gli uomini borbottano tra loro, ma Lucy riesce a placarli con i suoi modi cortesi:
«Vi preghiamo davvero di scusarci, ma sulla nave c’è una nostra amica, che aspetta un bimbo. Le abbiamo promesso di rientrare subito… sapete, è un po’ ansiosa»
Sorride e loro sembrano accettare la cosa, dopo un breve conciliabolo.
Però insistono per portare altra acqua e offrono carni e frutta per il viaggio.
I narniani ringraziano; la spedizione nell’interno dell’isola porta via buona parte della giornata ma il Veliero dell’Alba risulta ben approvvigionato.
«Siete troppo generosi» commenta Edmund, sgomento per la quantità di cibo offerto loro «Non possiamo accettare… l’isola è piccola, non possiamo togliervi tutto questo cibo!»
«Insistiamo» risponde quello che sembra il capo «Non passano mai viaggiatori, qui… Siamo figli di gente abbandonata, capiamo cosa vuol dire avere bisogno. Possiamo fare a meno di queste cose, è giusto darle a voi»
«Grazie…Come possiamo sdebitarci?»
L’uomo scuote il capo.
«Possiamo vedere come è fatta una nave? Non ne abbiamo mai viste»
Cosa può dire, il Giusto?
Acconsente e così la scialuppa torna alla nave con anche i cinque isolani.
Drinian in persona li conduce a vedere il vascello, evitando naturalmente le cabine occupate e soffermandosi principalmente sul ponte.
Gli uomini sembrano senza parole per quel che vedono e il loro stupore tranquillizza anche il Giusto, sempre diffidente viste le sorprese che quel viaggio sta riservando loro.
Alla fine, però, i saluti sono cordiali.
Quindi, gli uomini vengono riaccompagnati a riva e Drinian e Edmund decidono di passare la notte sulla nave e di salpare l’ancora la mattina seguente, in modo da poter stivare con calma le nuove provviste e soprattutto salare con agio la carne.
Dati gli ordini, Edmund scende nella cabina reale, ma la porta è chiusa.
Gael si affaccia al suo bussare, facendogli cenno di fare silenzio: Bella dorme, spossata.
«Sono un po’ preoccupata per Sua Maestà, oggi è stata davvero male…» gli dice.
«Lucy dice che può succedere, nelle prime fasi di una gravidanza. Ci sono donne che purtroppo soffrono di nausee terribili… spero non sia il caso di Bella, ma certo questo viaggio le richiede una grande fatica»
«Sì, dovrebbe riposare… Ma la capisco. È terribile non sapere cosa accade ai tuoi cari… Immagino che essere qui le dia la sensazione di fare qualcosa di concreto per il re»
«Gael, pensa ai tuoi genitori… come dovrebbero sentirsi loro, sapendo che sei sparita? Mi fa piacere che ti preoccupi per Bella, ma se ci pensi bene stai arrecando alla tua famiglia uguali preoccupazioni…»
Lei arrossisce, mortificata: in presenza di Edmund le riesce difficile spiccicare parola e venire ripresa come una bambina non facilita le cose.
Il Giusto, però, le sorride.
«Bene, ora vado a cercare Lucy. Buonanotte»
Lei annaspa alla ricerca di qualcosa da dirgli, ma alla fine mormora un saluto e rientra nella cabina.
 
La timidezza e i rossori di Gael, che in un altro momento imbarazzerebbero Edmund, stavolta passano inosservati: il giovane è troppo preoccupato di Jadis per pensare ad altro.
Eppure, anche dopo aver raggiunto la sorella, il cugino e Penelope, non riesce a vincere quel tabù d’infanzia e a tirare fuori l’argomento.
Eustace non dice nulla: il Giusto è convinto che anche lui voglia aspettare che Bella si riprenda e, pur vergognandosene, tira un segreto sospiro di sollievo.
Lui e Lucy raccontano agli amici dell’isola e cenano in tranquillità.
Si stanno scambiando la buonanotte quando la porta della cabina si apre con un tonfo.
Tutti sussultano e si voltano: sull’uscio compare un marinaio ferito.
Dietro di lui, viene alla luce uno degli isolani che hanno incontrato quel giorno.
Edmund e Eustace sguainano le spade e spingono indietro le ragazze.
L’uomo si limita a ghignare e a guardare fuori dall’oblò: proprio in quel momento, la luna appare nel cielo.
La sua luce argentea si riflette sullo specchio del mare e bagna sfiora anche la nave.
La figura dell’uomo sembra liquefarsi, poi allungarsi.
In un attimo, le membra diventano feline e il capo si rialza allungato: l'isolano si trasforma in un lupo gigantesco in un battito di ciglia.

 

Poi, con un solo movimento fluido, affonda le zanne nel collo del marinaio, dissanguandolo.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 25
*** Un cuore spezzato ***


L’urlo del marinaio non si è ancora spento in un ansito strozzato, che già Edmund e Eustace si sono lanciati addosso al mostro.
Quello si libera del cadavere spingendolo contro Eustace, ma il Giusto estrae anche il pugnale corto che porta alla cintura e si scaglia sull’animale.
Edmund aveva imparato a duellare con due lame nell’Età dell’Oro di Narnia e la sua abilità si era conservata inalterata: a guardarlo muoversi sembra di osservare una complicata danza, tanto è leggero e agile.
E letale.
Penelope sussulta di paura vedendo gli affondi decisi dell’amico e quanto lui si spinga vicino al mostro per colpirlo efficacemente.
Il tutto, nel giro di due secondi.
Lucy ha fatto appena in tempo a trascinarla al riparo che Edmund ha ingaggiato una lotta feroce e Eustace è scattato fuori dalla cabina, gridando l’allarme.
In un attimo sulla nave è il caos.
L’equipaggio si riversa sul ponte e nei corridoi, in armi.
L’aria si riempie di grida, latrati e rumori di lotta.
 
«Che cosa…siete?» ansima Edmund, menando un gran fendente.
L’animale si scansa ma non abbastanza in fretta: il colpo gli apre una ferita abbastanza profonda su una zampa.
Ringhia e spintona violentemente il ragazzo, alzandosi su due zampe, ma parla:
«Siamo i Figli della Luna»
È una voce che ha poco di umano, ma a Lucy sembra di riconoscere un’eco della voce di uno degli uomini che hanno incontrato la mattina.
«Siete licantropi!» grida.
«Non so cosa sia un licantropo» ringhia quello «Noi siamo Figli della Luna. Nessuno è come noi»
Penelope si nasconde sotto il tavolo, ma Lucy afferra un coltello dalla tavola e, approfittando di un momento della lotta in cui i due contendenti si separano, lo lancia contro la belva e la colpisce di striscio.
È sufficiente per Edmund: incalza l’animale, che si era distratto per un secondo, e lo ferisce più volte: ad ogni colpo risulta più evidente che la bestia è forte ma non in grado di fronteggiare armi maneggiate con destrezza.
Il mostro finisce a terra, guaendo, ma Edmund lo incalza: dopo avergli inflitto una profonda ferita all’addome che gli impedisce di rialzarsi, il Giusto chiede:
«Cosa volete da noi?»
La bestia guaisce in modo spaventoso, ma un nuovo colpo la convince a parlare:
«Sangue! Carne!»
«Perché ci avete accolti se volevate mangiarci?»
«Perché ci trasformiamo la notte, con la luna… e voi eravate tanti e volevate andare via»
«Per questo ci avete trattenuti così a lungo? Quanti siete?»
«Quelli che hai visto. Più altrettanti»
«Dieci?»
«Cosa è dieci?»
«Non sa contare, Ed!» interviene Lucy.
La bestia la guarda un attimo prima di riportare lo sguardo sul Giusto.
«Dove è la ragazza con il bambino?»
Il mostro si lecca oscenamente il muso mentre tutti trasaliscono.
«Cosa?» urla Edmund.
«La ragazza» indica Lucy «Ha detto che a bordo c’è una donna che aspetta un bambino. Per questo siamo venuti. Vogliamo la carne del bambino. Non mangiamo mai bambini e sono così buoni…»
L’espressione di desiderio bestiale del mostro si spegne in un secondo: mentre le ragazze gemono, Edmund gli apre la gola con un solo colpo preciso.
«Edmund!» salta in piedi Penelope.
«Cosa c’è?» fa lui, sbrigativo «Credevi che lo avrei lasciato vivere? Dobbiamo ucciderli prima che uccidano noi!»
Lucy allontana dalla porta il cadavere del marinaio e il fratello si affretta a coprirlo con la tovaglia che strappa dalla tavola.
«Per ora possiamo fare solo questo. Presto: ora chiudetevi dentro e non aprite per nessun motivo!»
Entrambe protestano a gran voce, soprattutto Penelope, che si rende conto di essere la più indifesa e, quindi,  il peso maggiore.
«Sentite, facciamo così: andiamo fino alla cabina di Bella, è solo poche porte più avanti. Mi chiudo lì con lei e Gael e non vi impiccio oltre, prometto!»
«Oh, Pen, non è che ci impicci…» inizia Lucy, ma il fratello interviene rapido:
«Va bene. State dietro di me e siate veloci. E se ve lo ordino correte, chiaro?»
Entrambe annuiscono e il terzetto esce dalla cabina.
Nel corridoio è in corso un feroce scontro proprio all’imboccatura delle scale che portano sul ponte e, più lontano, verso la stiva, si sente frastuono.
In un secondo, Edmund si catapulta verso le scale gridando alle amiche di seguirlo.
Correndo, riconosce Eustace, Drinian e altri quattro marinai che cercano di sbarrare la strada a tre lupi.
Si lancia nella mischia con le spade in mano; il cugino gli fa subito spazio.
Purtroppo le scale non offrono grandi possibilità di movimento e, nella mischia, occorre stare attenti a non ferire un amico per errore.
Ma la presenza di Edmund sortisce un effetto decisamente positivo: le sue lame sembrano essere ovunque e la sua destrezza spaventa i mostri tanto quanto rasserena i compagni.
Un colpo preciso e un arto di una delle belve vola sul pavimento.
L’animale latra e Drinian e Eustace approfittano per mettere all’angolo un’altra belva, mentre Ed finisce la prima. I marinai incalzano l’ultima.
Nemmeno il tempo per gioire che Edmund grida già nuovi ordini.
«Quanti ce ne sono sul ponte?»
«Credo quattro…o cinque» ansima Drinian.
«Più tre qui e quello che ho ucciso sono nove…ne esistono dieci, a quanto ho capito da quello che ci ha attaccati in cabina. Allora almeno uno è nella stiva, ma il pericolo maggiore è sul ponte. Dobbiamo salire! Quante perdite abbiamo avuto?»
«Ne ho contate almeno una decina, Maestà… siamo stati presi di sorpresa, sono saliti arrampicandosi dal fianco della nave! E sono fortissimi…»
«Sì, ma non conoscono le spade e l’acciaio di Narnia! Presto, due uomini all’armeria, prendete spade, spade lunghe per tenerli a distanza!»
Due marinai scattano e Edmund si avvicina alla porta della cabina reale, provandone la maniglia.
Chiusa.
«Gael!» chiama «Sono Edmund! Apri!»
La porta si apre immediatamente e una speranzosa Gael si affaccia sull’uscio.
«Oh, Edmund!» esclama «Ho sentito della grida furiose e…»
Non fa in tempo a finire perché lui l’afferra per il polso e la allontana dalla porta, lasciandola senza parole.
«Gael» le dice, serissimo «Non fare mai più una cosa così stupida, mi hai capito? Se hai sentito grida e rumori, ti pare il caso di aprire la porta?»
«Ma..ma…» balbetta lei «Era la tua voce e…»
«E se non fossi stato io? Se ti fossi sbagliata? Se ci fosse stato un mosto dietro di me?» la incalza lui «Ti rendi conto che hai la responsabilità della regina?»
Gael sembra sul punto di mettersi a piangere ed è Bella che interviene.
«Ed! Ma che ti prende? E cosa succede fuori?»
«Siamo sotto attacco» risponde lui, frettolosamente «Ora ascoltatemi bene, tutte: chiudetevi dentro e non aprite questa porta finché non sentirete tre colpi e poi la mia voce, ok? È questo il segnale. Aspettate prima i colpi alla porta. Pen, resta qui. E barricate la porta»
Detto questo, se ne va rapidissimo, chiudendole a chiave nella stanza.
Rimaste sole, le tre ragazze si guardano in silenzio per un attimo.
«Pen, cosa succede? Chi ci attacca?» chiede Bella, pallida.
«Dei mostri tremendi, sembrano licantropi…sono enormi e da quello che ho capito sono gli uomini che stamattina Ed e Lucy hanno incontrato sull’isola! Solo che con la luna si trasformano… bha! Pare uno di quei film dell’orrore che piacciono tanto a Eustace!»
Bella si dirige verso il tavolo.
«Ok. Barrichiamoci, altrimenti chi lo vuole sentire Edmund… accidenti, detesto essere inutile!»
«Oh, no, Bell…sapessi! Il lupo ha detto…» si ferma in tempo, prima di dire qualcosa che servirebbe solo a terrorizzare l’amica «Cioè…latrava, per cui non è che ho capito tanto… comunque dice che loro sono i Figli della Luna…o una roba del genere. Lascia quel tavolo, non devi fare sforzi! Gael, mi aiuti?»
Gael è rimasta al centro della stanza, con gli occhi bassi.
Ora si rivolge alle amiche con tono lugubre.
«Ma perché» chiede «Edmund mi tratta sempre come se fossi un’idiota?»
 
 
L’oggetto del suo dispiacere, frattanto, si era catapultato sul ponte alla testa di un drappello di uomini e stava impartendo loro una lezione magistrale sul combattimento con due spade.
Sembra un tornado e, grazie alla sua abilità, fa tornare coraggio negli uomini, terrorizzati dalle bestie che li avevano attaccati.
Da solo, uccide un mostro, mentre Eustace al suo fianco cerca di non essere da meno.
Nel buio, però, improvvisamente il ragazzo scivola su un corpo a terra e impreca, perdendo l’equilibrio.
Edmund gli è subito accanto, per coprirlo e Lucy corre verso di loro.
«Oh, no, Koralys!» urla.
In effetti, il topo è a terra, ferito e privo di sensi.
Lucy la raccoglie e cerca di portarla verso le scale, ma all’improvviso si sente afferrare per i capelli e tirare indietro.
Urla, ma nella confusione della battaglia nessuno sembra sentirla.
Uno dei lupi la sbatte a terra e inizia a tirarla per i lunghi capelli verso di sé, con un sorriso perverso.
La ragazza si dimena, ma è impotente: la bestia è fortissima.
Lucy si porta la mano alla cute e geme, ma non riesce a liberarsi.
Il Figlio della Luna la solleva bruscamente con uno strattone, facendola urlare.
«Dov’è il bambino?» ringhia.
Lei serra i denti.
«Non te lo dirò mai! Uccidimi se preferisci!»
Lui la scrolla violentemente strappandole un altro grido.
«Certo, ti uccido! Ma prima dimmi dov’è il bambino!»
Lucy geme e cerca disperatamente di guardarsi attorno in cerca di qualcosa da usare come arma, ma non c’è nulla: sono su un tratto del ponte aperto e lontano dalla paratie, per cui non può nemmeno tentare di sbilanciarsi verso l’esterno della nave.
Anche affogare sarebbe preferibile a quel tipo di morte…
Koralys è sempre svenuta, Edmund è lontano.
Attorno a lei non c’è nessuno.
Lucy si arma di coraggio e si prepara a morire, da sola.
L’animale scopre le zanne, chiaramente poco intenzionato ad aspettare la risposta al suo stesso ultimatum di fronte alla prospettiva di un collo giovane e invitante.
Lei stringe i denti e saluta silenziosamente Aslan.
 
E poi, in un attimo che la spaventa più di tutta la battaglia, la sente.
Quella voce.
La sua voce.
 
Lucy, Lucy…
Piccola Lucy, stai per morire da sola.
Ma io posso aiutarti…
 
Lucy sgrana gli occhi mentre il mostro abbassa le fauci verso di lei, tramortendola con il suo fiato rivoltante, che sa di sangue.
Jadis.
Non è possibile, lo sta immaginando… oh, l’ultima voce che sente deve proprio essere quella?
 
E poi sente la stessa voce ridere, morbida.
 
Ah, mia cara… chi preferivi ti desse l’ultimo addio?
Caspian, magari?
Sapessi, cara… non può parlare con nessuno, al momento.
Il tuo bel sovrano dorme un sonno senza sogni per volere di Lilliandil.
 
Il sangue si ghiaccia nelle vene di Lucy in quell’ultimo secondo.
Caspian…cosa significa?
Il suo cuore urla di paura per l’uomo che ancora ama e poi la bestia si spinge su di lei.
Ma l’aria sembra rarefarsi per magia.
Davanti agli occhi della ragazza, tutto sembra improvvisamente scorrere a rallentatore: gli uomini impegnati in battaglia, le bestie, il mostro che sta per ucciderla.
Un corvo dagli occhi scurissimi si posa vicino a lei ed emette un verso stridulo.
A Lucy sembra che anche i suoni non giungano più alle sue orecchie, ma quel verso lo sente bene.
E, all’improvviso, il corvo svanisce e al suo posto appare un pugnale di pietra scura.
La ragazza lo fissa, con il respiro corto per la presa ferrea della belva che ha i denti affilati a pochi centimetri dalla sua pelle.
 
Lucy… prendi il pugnale.
Uccidi la belva. Vivi.
Non è il tuo momento, non ancora… una delle Antiche Regine di Narnia non può morire trucidata da una bestia, in mezzo al nulla.
Salvati Lucy.
Non c’è nessuno qui, per te.
Salvati da sola.
 
Ma Lucy non si muove.
No, no, non deve.
Jadis è il male.
Se questo è il volere di Aslan… allora per lei va bene.
Che sia.
Oh, Aslan, ti prego fai che succeda in fretta, manda via Jadis…
 
Ma la voce parla ancora, nella sua testa.
Suadente.
 
Povera piccola, ti manca il coraggio di vivere, eh?
Il tuo grande amore ha scelto un’altra.
Un’altra che aspetta suo figlio, che per Narnia è più preziosa di te e di tuo fratello.
Il caro Eustace ha la sua donna cui pensare e presto Edmund si accorgerà di Gael, di come è carina…
E chi resterà con la piccola Lucy, allora?
Povera, povera cara… sei sola.
Non c’è più nessuno con te.
Anche Aslan non ti parla più Lucy… ti aveva detto che non saresti più tornata, poi lo ha permesso perché Arabella vi ha chiamati a sé.
Lei ha il potere, ora è lei la Regina di Narnia.
Oh, sì, ha condotto le cose in modo estremamente debole, all’inizio… Lo vedo, eri arrabbiata con lei.
Aveva Narnia, aveva Caspian… ma poi l’hai perdonata, vero, Lucy?
Sempre così buona, così generosa…
Ma non temere: Arabella sarà una grande regina. Lo vedo.
Il bimbo che porta in grembo sarà l’erede del tuo amato re…
Oh, sì, Lucy, un piccolo, meraviglioso Caspian…
 
Gli occhi di Lucy si riempiono di lacrime mentre ascolta impotente quelle parole che le lacerano l’anima.
E Jadis prosegue:
 
Ma io sono qui per offrirti un’alternativa Lucy…
Se mi ascolterai, potrai avere un’altra occasione.
Potrai restare a Narnia.
Potrai salvare Caspian, potrai farlo innamorare di te.
Prendi il pugnale, Lucy… salvati…
 
«No!» urla la ragazza «Uccidimi! Aslan, ti prego, aiutami!»
Ma nessuno risponde al suo grido di dolore.
L’aria resta immobile e ferma.
La voce della Strega Bianca diventa sferzante:
 
Non resistermi Lucy!
Che alternative hai?
Ti hanno ripagata per il tuo coraggio e la tua dedizione?
Aslan ti ha lasciata soffrire… ti ha allontanata da Caspian rimandandoti sulla Terra, te lo ha fatto rivedere facendolo giungere da voi. Ha permesso che un’altra te lo portasse via, per sempre.
Combatti, Lucy!
Ascoltami, solo io voglio aiutarti!
Abbandona Aslan e scegli la vita, scegli la vendetta!
Scegli un’altra possibilità…
 
Improvvisamente, nella mente di Lucy si materializza un’immagine vivida.
La ragazza si vede volare nella notte stellata.
Che sensazione assurda… le sembra di avere le ali.
Vede una torre solitaria sotto di sé.
È lì.
 
Ma è lì cosa?
Cosa cerca…cosa sta facendo?
Come può essere lì?
 
Atterra sul davanzale di una finestra, ripiega le ali.
Ma è un corvo… è il corvo!
Ma… è quello stesso corvo dell’isola del gigante?
Il corvo che poco fa si era trasformato… in un pugnale?
Oh, no, no… quella è magia nera.
Deve scappare… ma è come incatenata.
Non riesce a liberarsi e sa che comunque, anche potesse, la morte la aspetta, nella persona del lupo, sulla nave.
Ma meglio morire tra i narniani che cedere alla strega…
 
E poi il corvo fissa gli occhi nella stanza e Lucy grida, nella sua mente.
 
Caspian giace in un letto a baldacchino.
Sembra riposare sereno, ma l’animo della ragazza non fa in tempo a gioirne che vede altri dettagli: le catene fissate al muro.
La stanza che sembra una prigione.
E il re, così immobile… così pallido.
Cosa gli hanno fatto?
Lucy urla e urla ancora nella sua mente, ma il corvo resta impassibile e silenzioso.
Poi, la ragazza vede una piccola creatura – uno gnomo – entrare dalla soglia e avvicinarsi al corpo del sovrano.
Si arrampica vicino al cuscino, gli sfiora la fronte, ma Caspian resta immobile.
Il nano scuote il capo, triste.
 
Improvvisamente, Lucy si ritrova sul ponte della nave.
Sta piangendo, i singhiozzi le scuotono il petto e le fanno male.
Perché Caspian era così immobile?
Cosa gli sta succedendo?
Dov’è?
 
Te l’ho detto, cara.
Lilliandil gli ha fatto un incantesimo.
Non si sveglierà più.
Non avete la possibilità di fare nulla per lui.
Sua Maestà il Liberatore è ormai un corpo senza vita… a meno che tu non decida di salvarlo.
Scegli, Lucy, ora: muori, o vivi per salvare il tuo amore.
Cosa farai, Regina di Narnia?
 
Accecata dalle lacrime, mentre sente che la nave pian piano riprende a muoversi, Lucy stringe i denti.
Il fiato caldo del mostro che la minaccia torna a correre sulla sua pelle delicata, disgustandola.
Koralys è ancora immobile; sul ponte gli uomini muoiono.
Ma a Lucy sembra solo di sentire il rumore dei frammenti del suo cuore spezzato.
 
Caspian…
 
Lucy chiude gli occhi e allunga la mano verso il pugnale.
 

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Capitolo 26
*** Tra bene e male ***


Il coltello taglia la carne e le vene del collo del mostro come se fossero burro.
 
Lucy lo osserva cadere ai suoi piedi, agonizzante, e sorride mentre un flusso di calore ed energia si diffonde nelle sue membra.
 
Ben fatto, piccola Lucy.
Brava.
Forza, non fermarti qui.
 
Lucy annuisce a quella voce suadente e si dirige tranquilla verso suo cugino Eustace, che una delle belve sta mettendo in seria difficoltà.
Il giovane perde sangue da uno squarcio sul fianco e l’odore sembra eccitare il mostro, che, a zanne scoperte, tenta di finire la preda.
Quasi pigramente, Lucy affonda il pugnale nella schiena del Figlio della Luna: il colpo lo uccide all’istante, lasciandogli solo il tempo di emettere un guaito terrificante.
Quando il corpo cade a terra, Lucy sorride a un esterrefatto Eustace.
«Lucy!» grida lui «Ma…»
In quel momento, sopraggiunge Edmund, impegnato con un’altra delle belve.
La ragazza fa per alzare nuovamente il pugnale, ma un perentorio ordine mentale la ferma:
 
Non davanti a Edmund!
 
Allora aspetta, mentre il fratello e il cugino mettono alle strette il mostro e, dopo molte fatiche, riescono ad avere la meglio: ma entrambi sono feriti, sudati e sporchi.
Ansimando, Edmund le dice poi di andare sottocoperta.
«Ma se ho ucciso due mostri da sola!» ribatte lei, offesa, mostrando il pugnale.
Edmund la guarda scettico, ma Eustace conferma con un cenno del capo.
«Lucy, io non dubito del tuo coraggio» le dice allora «Ma preferisco saperti al sicuro. Riesco a concentrarmi meglio…»
Lei non lo lascia quasi finire di parlare e, stizzita, si avvia verso le scale che portano sottocoperta.
«Lucy!» le grida dietro Eustace «Prendi con te Koralys! È ferita…»
Ma Lucy non dà segno di averlo sentito.
 
 
Sottocoperta, Penelope sta camminando ansiosamente per la cabina reale, tanto che Gael le dice:
«Pen, smettila di andare avanti e indietro, mi stai facendo venire il mal di mare»
In quel momento si sente bussare alla porta della cabina.
Gael si avvicina subito all’uscio chiuso, memore degli ordini di Edmund.
Non hanno bussato tre volte.
Le ragazze si guardano, nervose.
In quel momento si sente la voce di Lucy:
«Ragazze, mi aprite?»
Le tre esitano.
«Lucy…sei davvero tu?» chiede Penelope, esitante.
«Sei stupida, Penelope?» sbotta la voce dietro la porta, seccata «Certo che sono io! Chi dovrebbe essere, la Befana?»
Le tre amiche si scambiano uno sguardo perplesso.
«Non mi pare affatto Lucy» osserva Penelope, perplessa.
Poi, tutte sussultano quando si sente un colpo forte alla porta, come un calcio sferrato con violenza.
«E allora fottetevi!»  urla la voce, prima di allontanarsi.
 
Lucy scende sottocoperta, furiosa.
«Dannate stupide» impreca «Cretine, poveracce e…»
Si appoggia alla parete, in preda a un capogiro.
 
Brava, brava Lucy.
Così, vai avanti.
Scendi nell’armeria… lì c’è un’altra belva.
Puoi ucciderla, sentire l’odore del suo sangue…
Ti piace, vero, l’odore del sangue?
 
Lucy vacilla, poi balbetta in risposta a quella voce che è nella sua testa:
«Sì…sì…mi piace… Io…»
Fa un passo, poi un altro ancora, fino a raggiungere il corridoio che conduce all’armeria.
Sulla sua strada, incrocia quattro cadaveri di marinai.
Lucy li osserva distaccata, senza provare nulla.
Ne calpesta uno nella fretta di avvicinarsi.
E alla fine trova la belva, intenta a stringere all’angolo un marinaio ferito, con il braccio destro piegato in modo innaturale.
Prima che l’essere possa ucciderlo, Lucy avanza tranquilla nella stanza.
Il marinaio le grida di scappare, la belva si volta a scrutarla e, immediatamente, sceglie di dedicarsi a quella preda più giovane, dall’odore così invitante.
Ma lei si limita a sorridere e, quando il mostro le si avvicina, veloce come un fulmine gli pianta il pugnale nello sterno.
Il mostro guaisce, furioso, e la spinge con violenza contro il muro.
Lei scuote il capo, sente un ronzio nelle orecchie… alza gli occhi in tempo per vedere la belva gettarsi su di lei.
E poi il marinaio le fa scudo con il suo corpo.
 
Lucy osserva il Figlio della Luna sbranarlo, a occhi sgranati.
Poi, quando la bestia si china sul cadavere, lei si alza e con un solo colpo preciso centra il cuore.
Quindi, osserva il cadavere dell’uomo che l’ha difesa.
«Povero, sciocco uomo…» mormora, prima di voltarsi e andarsene.
 
*
 
Le perdite dopo la battaglia sono consistenti.
 
Fermo sul ponte, Edmund si guarda attorno, serissimo.
Diciotto marinai hanno perso la vita nello scontro con i Figli della Luna; altri dieci sono feriti, alcuni in modo grave.
Le dieci bestie sono tutte morte.
Il Giusto ordina di bruciarne i corpi, poi scende sottocoperta con Eustace e Drinian per verificare i danni.
Quindi, parlato con i marinai e visitati quelli in infermeria, si reca alla cabina reale.
Bussa tre volte alla porta e chiama le ragazze: una spaventata Gael gli apre subito, sgranando gli occhi di fronte alle sue ferite.
«Edmund, stai sanguinando!» esclama.
«Oh, non è nulla» ribatte lui, mentre Penelope abbraccia convulsamente Eustace.
«Dov’è Lucy?» chiede invece Bella.
«Pensavo fosse qui con voi!» esclama il Giusto.
Bella scuote il capo e Penelope, offesa, gli racconta di come Lucy abbia chiesto di entrare in cabina in malo modo.
Edmund sembra perplesso.
«Lucy non si comporterebbe mai così» commenta.
«Ma ti dico che…» insiste Penelope.
«Ma figurati, mia sorella è la persona più sensibile e coraggiosa che conosco!»
Penelope lo guarda male, ma poi si dedica a pulire le ferite del fidanzato.
 
I due cugini raccontano alle ragazze la battaglia, omettendo i dettagli più cruenti, e stanno ancora parlando quando Drinian bussa alla porta e si offre di portare la cena.
Nessuno ha molta fame, ma le ragazze esortano gli amici a mangiare, per recuperare le forze.
Eustace arriccia il naso davanti alla carne secca che gli viene portata e prende un pezzo di pane.
Gael sta ancora insistendo con Edmund perché si medichi le ferite, quando una voce sarcastica proveniente dalla porta la fa sobbalzare:
«Grazie per avermi aspettata ed esservi preoccupati per me!»
Edmund si volta verso la porta e sorride alla sorella:
«Scusa, Lu, immaginavo fossi in infermeria…»
Il sorriso gli si gela sul viso quando scorge il bagliore gelido negli occhi di lei.
Sente un brivido corrergli lungo la schiena.
«Ah, certo, fate pure come se non esistessi» ribatte lei, seccata.
«Lucy, scusaci» interviene Bella «Hai ragione, siamo stati davvero maleducati, ma il pensiero di questo attacco…»
«Di nulla, Maestà» ribatte l’altra, inchinandosi in modo derisorio «Non vi disturbo oltre. Ma tu, Edmund, fai contenta quella penosa ragazzina che sbava per avere le tue attenzioni… Così, se non altro, risparmi a noi di dover assistere ai suoi tentativi mediocri di attirare la tua attenzione!»
Sputate queste velenose parole, Lucy volta la schiena e se ne va.
Nella cabina, tutti fissano esterrefatti la porta.
Dopo un attimo di silenzio scioccato, Eustace si schiarisce la gola, imbarazzato, stando bene attento a non guardare Gael.
«Ehm…sì…Hum. Magari… Pen, passami un’arancia, per favore…»
Penelope lo guarda sbattendo le palpebre.
«Eustace!» sbotta «Ma hai sentito tua cugina? Insomma, ma è impazzita? Prima insulta me, e ora la povera Gael…»
Eustace si affretta a prenderla per un braccio.
«Pen…sono sicuro che Lucy non voleva…» tenta, facendole cenno con gli occhi di tacere.
Ma lei, imperterrita, prosegue:
«Insomma, non doveva permettersi di dire a tutti, in questo modo per giunta, che a Gael piace Edmund!»
 
Un silenzio pesantissimo accoglie quelle parole.
Dopo un attimo, Gael scappa via singhiozzando.
Penelope sgrana gli occhi.
«Oh. Io… Accidenti, io non volevo…»
Eustace scuote il capo, rassegnato.
«È che proprio non ce la fai a trattenere quella tua linguaccia!»
«Uffa, quanto sei sgradevole! Non l’ho fatto apposta! Bell, lo sai che io parlo sempre senza pensare!»
Arabella sospira, notando il viso in fiamme di Edmund.
«Penny, lo so. Che ne dici ora di occuparti di quei tagli di Eustace, prima che gli venga un’infezione?»
Penelope annuisce con aria talmente infelice che il suo ragazzo scuote il capo ma la abbraccia con fare protettivo.
Rimasti soli nella cabina reale, Bella e Edmund tacciono per un attimo.
«Ed» lo chiama poi lei, piano.
Lui si schiarisce la voce e borbotta qualcosa sul controllare la stiva, ma la regina lo prende delicatamente per un braccio, trattenendolo.
Lui fissa ostinato il pavimento.
«Edmund, non fare lo scemo. Non mi sembra il più grave dei problemi»
«Io…io..Bella, ma è una bambina!»
«No, Ed, non è vero. È una donna, ormai. Questo non significa che tu debba ricambiare i suoi sentimenti, certo, ma non devi trattarla come se fosse una bimba di cinque anni, perché non lo è. Il rispetto glielo devi»
Lui arrossisce ancora di più.
«Chi l’ha detto che io.. voglio dire, che lei…»
«Non l’ha detto nessuno, ma bisognerebbe essere ciechi per non leggere negli occhi di quella ragazza»
Lui si impappina miseramente:
«Eh..ma..Insomma, era una bambina e…»
Bella lo fissa, spazientita.
«Edmund Pevensie! Era una bambina, d’accordo, ma sono passati degli anni ed è cresciuta. Come è possibile che sai combattere dei mostri ma non sai usare gli occhi?»
«So usarli, gli occhi» bofonchia lui.
«Bè, non sembra proprio» rimarca lei «Gael è trasparente come l’acqua e anche i pesci si sono accorti che quando ti vede le si illuminano gli occhi. Ma tu no, a quanto pare. Benissimo. Ora, pensaci su per un secondo, poi vai a cercarla e parla con lei»
«Di cosa??» si allarma lui, alzando sulla regina una sguardo terrorizzato.
«Oh, insomma! Del tempo! Ma che dici? Guarda che tra voi due sei tu quello più adulto e con maggiore esperienza, quindi tocca a te alleviare il suo imbarazzo!»
«Sono io quello imbarazzato!»
«No, Ed. Lei è molto giovane e scommetto che quello che prova è nuovo per lei. Non mi stupisce, sono sicura che è cresciuta con il mito dei Re di Narnia e poi ti ha conosciuto… per forza sei un eroe ai suoi occhi. Se non sa gestire bene le emozioni non è certo colpa sua, povera piccola»
Edmund sospira in modo comico.
Bella trattiene un sorriso e lascia passare un paio di secondi, poi chiede con disinvoltura:
«Sei sicuro che lei non ti interessi?»
Lui fa un salto fino al soffitto della cabina.
«Che cavolo dici??» tuona poi.
«Niente» risponde lei, disinvolta «Solo che Gael è davvero molto carina…»
Il Giusto la guarda, truce.
«Stammi bene a sentire, Bella: non metterti in testa idee matrimoniali, chiaro?»
«Chi, io?» risponde lei, sgranando gli occhi con fare innocente «Figurati, stavo solo constatando l’ovvio. Certo, magari a te piacciono donne più mature… Ma certo quella ragazza è bella e fresca come una rosa»
Bella sorride serafica di fronte all’occhiata di fuoco del re.
«Ma non è che devo insegnarti io a notare i pregi delle donne» prosegue «Forza, vai a parlarle. Io cerco tua sorella, intanto»
Il Giusto la fissa ancora un paio di minuti, in silenzio e con la sensazione di essere appena stato raggirato.
Quindi se ne va imprecando e sbattendo la porta.
Rimasta sola, Bella scoppia finalmente a ridere.
 
*
 
Gael si lascia scivolare dietro uno dei barili di acqua dolce allineati lungo la paratia della nave.
 
Appena sentite le velenose parole di Lucy aveva sperato di sprofondare sotto terra.
Pensare che Edmund potesse guardarla con pietà, o con fastidio…
Ma poi Penelope aveva parlato sventatamente, come era solita fare, e la ragazza aveva visto concretizzarsi le sue paure.
Come avrebbe potuto, ora, guardare in faccia gli amici?
Ed Edmund, poi!
Era scappata, piangendo… e aveva scoperto di non avere luoghi in cui nascondersi.
Su una nave lo spazio non è molto.
Su una nave appena attaccata da un branco di mostri, per giunta, gli spazi accessibili sono ancora meno.
 
Gael aveva girovagato svogliatamente per i corridoi, intralciando il lavoro dei marinai, e poi si era imbattuta in Lucy, sulla porta dell’infermeria.
Gael si era irrigidita immediatamente.
Lucy non la guardava: il suo sguardo era fisso sugli uomini all’interno della cabina, le mani le tremavano contro lo stipite, gli occhi erano arrossati.
Si era voltata lentamente verso l’amica.
Le labbra le tremavano, mentre mormorava:
«Gael, io…»
Ma Gael, ferita da quella che era stata l’amica e l’eroina della sua infanzia, l’aveva spinta bruscamente da parte senza rivolgerle la parola ed era salita sul ponte.
Lì, si era nascosta in quello che era il suo rifugio preferito ai tempi del primo viaggio sul Veliero dell’Alba, quando Ripicì le portava di nascosto arance e biscotti da mangiare, visto che le razioni erano abbastanza misere.
Gael sapeva che i marinai erano molto severi con chi rubava le razioni di cibo (Eustace lo aveva imparato a sue spese, quando Ripicì lo aveva colto in flagrante), ma il topo e tutti sulla nave con lei erano molto premurosi, quindi il cibo non le mancava mai.
Una volta, Caspian stesso le aveva dato l’arancia della sua razione: lei era arrossita e aveva protestato, ma lui aveva insistito e le aveva accarezzato i capelli con fare da fratello maggiore.
Quando Gael lo aveva raccontato a Bella, pochi giorni prima, la regina aveva sorriso, raggiante.
Non era difficile capire che Sua Maestà era molto innamorata del marito e, onestamente, Gael non poteva darle torto: Caspian era bello, aitante e affascinante, oltre che molto gentile e coraggioso.
Ma, ai suoi occhi, Edmund aveva sempre avuto una bellezza e un fascino particolari.
E, da quando lo aveva rivisto…
Ma ormai era inutile pensarci: Lucy e Penelope avevano rovinato tutto.
 
Gael si abbraccia le ginocchia e poggia la testa sulle sue braccia conserte.
Non sa bene quanto tempo sia passato, ma all’improvviso sente una mano gentile sfiorarle una spalla.
Si irrigidisce e non alza il capo, fingendo di non essersi accorta di nulla.
Poi, però, sente una voce che la fa sobbalzare:
«Mi fai posto, per cortesia?»
Gael sussulta, sgranando gli occhi, mentre Edmund si lascia scivolare accanto a lei.
Per un attimo nessuno parla, mentre lei sente il suo cuore battere furiosamente per l’imbarazzo.
«Ricordo che ti nascondevi sempre qui, durante il nostro primo viaggio» dice lui, dopo un po’.
Lei sgrana gli occhi.
«Pensavo fosse un mio segreto!» esclama, mortificata.
Lui ride.
«Ma dai, se non lo avessimo saputo saremmo stati dei pessimi sovrani. Una delle prime regole per governare bene è sapere sempre le cose»
«Per governare una nave?» chiede lei, perplessa.
«Anche una nave, sì» annuisce lui.
I loro occhi si incontrano e Gael arrossisce.
Edmund si scopre a pensare che Bella ha ragione: Gael è cresciuta.
In tono disinvolto, aggiunge:
«Era una cosa che mio fratello Peter mi diceva sempre»
«Tuo fratello ti manca?»
«Molto. Anche mia sorella. Ma non perché non sono qui… mi manca perché ci siamo allontanati»
Edmund inizia a raccontare a Gael di Peter e Susan.
Il suo tono calmo ha un effetto distensivo sulla ragazza, che dopo un po’ abbandona la sua espressione ferita e guardinga a favore di un sorriso spontaneo.
Edmund, esperto in fatto di donne, se ne accorge subito e continua a parlarle e a scherzare con lei.
Quello che non aveva previsto è che la conversazione prende anche lui: sorprendendo anche se stesso, Edmund si scopre ad aprirsi con Gael.
Le racconta del dolore che prova nel sapere che Peter è lontano, del senso di protezione che ha verso Lucy, della sensazione di inadeguatezza che lo ha accompagnato sempre, mentre crescevano, della paura di non essere per la sorellina il punto di riferimento che era il loro fratello maggiore.
Di più, le racconta dell’impotenza che ha provato quando ha scoperto che la sorella è innamorata di Caspian, che non la ricambia.
Perché le sto raccontando tutto questo? – si chiede all’improvviso, spaventato.
Lui non ne parla mai, con nessuno.
Non si lascia mai andare, non ha confidenti.
Ha imparato a fare tutto da solo, da quando Peter e Susan sono partiti per l’America: da quel momento, Edmund è diventato il solo riferimento per Lucy.
E ora… perché racconta una cosa talmente intima a quella ragazza?
 
Ma Gael lo stupisce.
Pur se è stata ferita dalle parole brucianti di Lucy, non commenta assolutamente niente di quello che Edmund le dice, limitandosi ad ascoltare con partecipazione.
Le uniche parole che lui le sente pronunciare sono di elogio per l’amore tra i due fratelli.
«Ho sempre desiderato anche io un fratello o una sorella, sai… Voi siete fortunati: è bello sapere che ci sarà sempre qualcuno che si preoccupa per te e che ti ama»
«Tu hai i tuoi genitori, Gael… Io e Lucy siamo cresciuti praticamente soli. Quando, dopo la guerra, papà è tornato, lui e mamma hanno deciso di trasferirsi in America, ma, per diffidenza culturale, hanno deciso che io e Lucy dovevamo crescere in Inghilterra. Lo hanno fatto a fin di bene… ma ci hanno allontanati. Non dico che non ci vogliano bene, figuriamoci, ma io e Lu ci siamo abituati a far conto solo l’uno sull’altra»
«Vi invidio molto, comunque»
Tacciono entrambi, ma il silenzio tra loro ora è sereno.
«Direi che ora potremmo anche mangiare qualcosa» dice poi il Giusto.
Lei acconsente, ma gli consiglia di andare prima in infermeria.
Non si offre di accompagnarlo.
Edmund la saluta e si allontana, sempre con il pensiero che… sì, la piccola Gael è cresciuta davvero.
 
*
 
Seduta sola, a prua, Lucy osserva il mare con occhi spenti.
 
Lo spettacolo della distesa azzurra, bagnata dalla prima luce dell’alba e soffusa di una luce rosata, sembra lasciarla completamente indifferente.
La ragazza tormenta incessantemente il laccio della sua casacca e si morde le labbra esangui.
Ritmicamente, i suoi occhi si posano sul pugnale che ha poggiato accanto a sé.
 
Che cos’è?
Perché la attrae così tanto?
Perché la fa sentire invincibile?
 
Lucy… non sei felice di essere così potente?
 
La Valorosa serra violentemente gli occhi, cercando di scacciare quel tarlo che è nella sua mente.
 
Vattene via, vattene via… - prega, in silenzio.
Ma le sembra di udire una risatina divertita, in risposta.
Si copre gli occhi con le mani e ascolta il battito fragoroso del suo cuore in tumulto.
 
Perché… perché è stata così cattiva con Gael, prima?
Lei vuole bene a Gael. È felice di averla ritrovata.
Le fa piacere che alla piccola piaccia Edmund… povero Ed, sarebbero davvero una bella coppia se…
 
Ah, ma se Edmund scoprisse che gli piace Gael, chi rimarrebbe con lei?
Sarebbe sola.
Definitivamente.
Eustace ha Penelope e Bella…
Bella ha sposato Caspian. È incinta di suo figlio.
L’unica davvero sola è lei.
 
Lucy cerca di soffocare quella sensazione angosciante di paura e rabbia, così insolita per lei.
Le fa paura.
Non le permette di pensare.
La spinge a gesti violenti.
Lei, che odia la violenza.
 
Ripensa al marinaio morto per farle da scudo.
Non lo ha ringraziato, non ha pianto per lui.
E sicuramente quell’uomo ha qualcuno, a casa, che piangerà la sua scomparsa. Una moglie, dei figli.
 
Lucy, Lucy… Ma che cosa ti importa?
Tu sei viva… solo questo conta!
 
«No…no!» geme Lucy.
 
Lucy, non cercare di difenderti da me… Non puoi, non ci riuscirai.
Non ti conviene.
Solo io voglio aiutarti.
Solo io posso portarti da Caspian…
 
Sentendo quel nome, uno squarcio si apre nel petto di lei.
Lucy lotta per restare aggrappata agli ideali che l’hanno sempre animata, alla sua fede in Aslan, ma si sente trascinare inesorabilmente verso un baratro oscuro.
 «Jadis…Maledetta…» ansima, cercando di resistere alle lusinghe di quella voce, di quel potere.
E, di nuovo, sente una risata nella sua mente.
 
Non sono io, cara, sei tu.
Sei tu che vuoi il potere.
Sei tu che mi chiami.
Sei tu che vuoi cambiare la tua vita, sei tu che desideri il tuo re…
 
Nella mente di Lucy balena improvvisamente un’immagine vivida di Caspian: immobile e pallido, adagiato su un letto circondato da candele accese, con uno gnomo che lo veglia.
«No! NO!» urla Lucy, singhiozzando «Maledetta! Maledetta, vuoi farmi credere che è morto, ma non è vero… Non è vero, io non ci crederò mai…»
 
Lucy, ascoltami!
Non è morto, te l’ho detto.
Lilliandil gli ha fatto un incantesimo, un incantesimo che lo obbliga a dormire un sogno senza sogni.
Non si risveglierà, a meno che lei non lo decida.
Lei… o tu.
Solo tu hai il potere di salvarlo.
Salvalo, Lucy, o quando si sveglierà non esisterà più nulla di quello che conosce, più nessuno di quelli che ama.
Non esisterai più tu e non ci saranno possibilità che il tuo sogno si avveri.
Salvalo… Salvalo da questa morte apparente.
 
Le spire che cingono dolorosamente il suo capo sembrano allentarsi all’improvviso.
Lucy ansima, si guarda attorno: non c’è nessuno vicino a lei, nella quiete dell’alba.
Il suo primo impulso è di correre da Edmund a dirgli tutto… ma si sente così stanca.
Così sfinita.
E se Edmund non le credesse?
O peggio… se le credesse e la allontanasse, schifato dal suo cadere preda della Strega Bianca?
E se Edmund fosse troppo preso da Gael per darle retta?
E comunque… cosa può fare Edmund?
Cosa può fare chiunque di loro?
 
Lucy abbassa gli occhi sul pugnale.
Quel pugnale è la chiave di un grande potere: lo sa, lo ha sentito.
Ma è un potere oscuro.
Pensa a Caspian, a come sembrava pallido e lontano nella sua visione.
 
Ci credo? È vero? O sto impazzendo? – si domanda, angosciata.
 
Fissa gli occhi nel sole, quasi godendo della sensazione di fastidio che ne deriva.
Poi chiude le palpebre e cerca di organizzare i suoi pensieri.
Non devo – si ripete, ossessivamente – È male…
Ma sente una fitta di desiderio quando il pugnale brilla nella luce dell’alba.
 
Lucy stringe i denti e, risoluta, raddrizza la schiena.
«No…non devo!» esclama.
Guarda il pugnale, poi il mare.
 
No!!
 
Ma la voce nella sua mente non può fermarla, ora.
Ha deciso.
 
 
E poi… tutto accade in un lampo.
«Lucy?» chiama una voce alle sue spalle «Hai detto qualcosa?»
Lucy si volta di scatto.
Alle sue spalle c’è Bella.
In un attimo, un attimo che le mette paura, la Valorosa contempla la sua rivale: l’aria aperta e la notizia della gravidanza hanno giovato alla Regina di Narnia, è chiaro.
Arabella è di nuovo colorita e bellissima, come è sempre stata.
Con una fitta di angoscia, Lucy ricorda il periodo trascorso da Caspian sulla Terra, nel loro mondo: come lo ha visto innamorarsi di lei ogni giorno di più, come lo ha visto scivolarle tra le dita.
E subito dopo, improvvisamente, ha una visione: vede Cair Paravel immerso nella luce del sole.
Sembra estate.
E il castello è in festa, ornato di bandiere e arazzi colorati.
Sembra il giorno dell’incoronazione di Caspian…
Ma poi li vede.
Due persone sedute in giardino, vicine alla fontana.
Sono Bella e Caspian.
Lei tiene tra le braccia un fagottino e lui la stringe amorevolmente.
I due si scambiano uno sguardo di amore puro, mentre un braccino si alza gioioso dalle coperte.
Caspian ride e allunga un dito a sfiorare la manina del bimbo.
 
 
Un odio mai provato si impossessa di Lucy e le stringe il cuore.
 
Velocissima, la ragazza si china e afferra il pugnale.
 
 


Infinite scuse per i miei ormai conclamati ritardi... le vacanze sono state un momento d'oro e ho aggiornato tutte le storie al volo, poi sono tornata al lavoro e, in due settimane, ho già fatto una trasferta -.-
Invoco la vostra clemenza e vi ringrazio per essere qui, con me <3

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Capitolo 27
*** In lotta contro se stessa ***


 
È un attimo terribile di sospensione quello che vive Lucy.
 
Di sospensione tra il bene e il male, tra il potere e i sentimenti.
Potrebbe facilmente avere ragione della Regina, colpendola velocemente, ma una voce dentro di lei la ferma.
Dopo un attimo che le sembra eterno, Lucy serra la presa sull’elsa del pugnale e deglutisce furiosamente.
«Bella, mi.. mi hai spaventata» dice di getto.
 
L’altra batte le palpebre, perplessa, e fissa il coltello nella mano dell’amica.
Lucy si irrigidisce.
«Io.. Non volevo… Mi hai spaventata, davvero…»
«Certo, scusa» Bella fa un cenno con il capo «sono venuta a cercarti appunto per chiederti scusa»
«Oh, no, no» dice la Valorosa precipitosamente «Sono io che devo scusarmi! Non so cosa mi sia… L’ansia per la battaglia, credo.. Io… non volevo davvero… e…»
«Tranquilla, Lucy, calma… Lo so. Lo so che non è da te»
Segue un attimo di silenzio, poi Arabella domanda:
«Ti va di scendere a mangiare qualcosa e a riposarti? Sarai sfinita…»
Lucy annuisce freneticamente.
«Sì…sì, grazie. Un secondo e scendo»
Bella le sorride e si volta, indietreggiando.
Mentre la guarda allontanarsi, Lucy rilascia il fiato che fino a quel momento ha trattenuto.
«Non l’ho fatto» mormora tra i denti «Non le ho fatto del male. Io non lo farei mai»
 
Le risponde una risatina nella sua mente:
No cara.
Io ti ho impedito di farle del male.
Non è il momento…
Non ancora.
 
*
 
Uscendo dall’infermeria, un Edmund pensieroso si scontra con Eustace.
«Ahia!»
«Ah! Ed, ma perché te ne vai in giro guardando per terra? Senti, tutto a posto?»
«Eh? Ah… sì, sì… Non è successo nulla, in fondo…»
«Nulla?» Eustace sgrana gli occhi «Ma che dici?»
Con sua sorpresa, il cugino arrossisce.
«Insomma, non facciamone una tragedia… Solo per qualche avventata parola, voglio dire…»
«Ma che cavolo dici?»
«Io? Eh… perché, tu cosa…?»
«I lupi!» sbotta Eustace, facendolo trasalire «E… ma perché, tu a cosa pensavi?»
«A niente! Cioè… alla stessa cosa, volevo dire!»
Ma è ancora rosso in viso e il cugino lo osserva perplesso.
«Sicuro? Non è che…Non è che pensavi a Gael, invece?»
«No!» dice Edmund, con troppa foga.
Il ghigno dell’altro non promette nulla di buono.
«Sicuro?»
«Certo! Non fare l’idiota! Che vuoi, piuttosto?»
«Volevo chiederti cosa hai deciso di dire!»
«Dire?»
«Ed, ma sei diventato scemo? Hai preso una botta in testa, per caso?» Eustace abbassa la voce «Stavo parlando della Strega Bianca»
 
Edmund si irrigidisce improvvisamente.
Jadis.
Certo.
Dovevano parlarne… gli sembra così lontano, adesso.
Dopo la cruenta battaglia, dopo la piacevole conversazione con Gael…
Jadis.
 
Non può sottrarsi, lo sa.
Eppure, in lui rispunta il bambino che è stato: insicuro, spaventato, debole.
Solo a sentirne il nome, preferirebbe affondare la testa sotto un cuscino e dormire, dormire finché la situazione non si risolva da sola.
Ma, trattandosi di Jadis, non si risolverà mai da sola, il Giusto lo sa bene.
 
Sospira e annuisce:
«Andiamo, ne parlerò ora a tutti»
 
Ma è già troppo tardi.
 
*
 
Riuniti nella cabina reale, gli amici e Drinian consumano un pasto freddo veloce.
 
C’è molto silenzio.
Gael si è seduta vicino a Bella, ignorando Lucy, e a nulla sono valsi i garbati tentativi di Bella di tirare la Valorosa vicino a loro.
Lucy mangia con gli occhi rossi e chini sul piatto, in silenzio.
Penelope è imbarazzata per la sua uscita infelice della mattina e guarda preoccupata ora Gael, ora Lucy.
Eustace non le presta attenzione, preoccupato da quello che Edmund sta per dire.
Drinian, scuro in volto, pensa alle perdite subite e ogni scuote il capo, brontolando tra sé.
 
Poi, Edmund si alza e dall’aria scura dipinta sul suo volto tutti capiscono che non ci sono buone notizie.
Lui esordisce dopo un attimo:
«Ragazzi, mi dispiace ma dobbiamo parlare di una questione molto pericolosa»
«I lupi?» chiede ansiosa Penelope.
«No, no, Pen. I lupi ormai sono un problema risolto. C’è un’altra questione di cui volevo parlarvi, ma che il loro attacco mi ha costretto a rimandare»
Tace per un attimo e poi dice, in tono forzatamente neutro:
«Si tratta della Strega Bianca»
 
Un bicchiere cade a terra con fragore.
 
Lucy, pallidissima, alza due occhi sgranati sul viso del fratello.
Lui non dà segno di aver notato nulla.
«Eustace ha sentito la sua voce dopo essere stato colpito dai massi nella caverna del gigante: è caduto in un sonno dal quale è stato molto difficile svegliarsi. E l’ha riconosciuta. E me lo è venuto a dire»
Il Giusto osserva le reazioni degli amici: Lucy serra i pugni freneticamente, Penelope si copre la bocca con le mani.
«Eustace… perché non me lo hai detto?» mormora, triste.
Lui le circonda le spalle con un braccio.
«Tesoro, non volevo spaventarti, mi dispiace» risponde «Volevo parlarne con Edmund, prima, per esserne sicuro»
«Ma…» obietta lei.
«Pen, ascoltami» interviene Edmund «Eustace è molto gentile a glissare sull’argomento, ma devi sapere che lo ha detto a me perché io conosco bene Jadis. Quando ero piccolo, al tempo del nostro primo viaggio a Narnia, l’ho aiutata nei suoi piani»
Penelope sussulta.
Edmund le racconta brevemente la storia, interrotto dalle proteste di Drinian:
«Maestà, vi prego… non dovete dipingervi in questo modo! Voi siete coraggioso e…»
«Grazie, amico mio, ma quello che è giusto è giusto» risponde «Io ho sbagliato ed è giusto dirlo. Aslan mi ha perdonato, i miei fratelli anche. Ho lottato contro Jadis, dopo. Ma ho sbagliato comunque a fidarmi di lei»
Un silenzio pesante accoglie quelle parole e il Giusto sorride, amaro:
«E comunque, non fate queste facce, insomma! Non dovreste dire “Oh ma figurati Ed non conosciamo nessuno più figo di te”?»
Eustace ride, Gael annuisce.
Edmund la guarda per un attimo, poi distoglie lo sguardo.
Penelope applaude.
«Bene, grazie. Dunque, ho omesso di dirvi che l’ho sentita anche io»
Un coro di strilli accoglie quelle parole.
«Per favore, calma!» Edmund alza appena la voce per ripristinare l’ordine «Sì, l’ho sentita in sogno…amesso che si possa parlare di sogni, quando è coinvolta lei. Sarebbe meglio dire incubi. Comunque… è successo quando eravamo sotto l’effetto del Fiore del Sonno. Nemmeno io riuscivo a svegliarmi e…bè, sentivo che mi chiamava»
«In che senso ti chiamava?» chiede Penelope, attonita.
«Pen, devi sapere che, al tempo del nostro primo viaggio a Narnia, Aslan e Jadis si sono affrontati in uno scontro mortale. Io avevo tradito i miei fratelli per lei… Ma non glieli ho consegnati e lei mi imprigionò, furente. Secondo le leggi di Narnia, i traditori devono essere messi a morte»
I suoi occhi scuri si posarono gravi sul viso attonito dell’amica, mentre continuava:
«Ma Aslan mi salvò: si offrì a Jadis al mio posto, fu ucciso al mio posto»
«Cosa? Aslan?» urla Penelope «Ma.. ma lui…»
«Sì, lui non è morto. La morte non poteva prendere un innocente. E, malgrado quello che ho fatto, malgrado il mio peccato… Aslan mi ha perdonato. E ha attaccato Jadis, e ha vinto»
«Ma quindi Jadis è morta!»
Edmund sospira.
«No, Pen. Non so spiegartelo, ma io credo che Aslan non le permetta più di entrare a Narnia nella sua forma corporea. Deve essere debole… ma, purtroppo, trattandosi di Jadis, sappiate che è pericolosa anche così»
«Ma… se non ha un corpo, cosa può farci?»
Penelope sembra scettica, ma Edmund è chiaramente preoccupato.
«Jadis agisce manipolando i dubbi, le paure e i desideri più oscuri che sono in ogni uomo, Pen… praticamente, non ti punta una spada alla testa, ma fa sì che sia tu stesso a fare quello che lei vuole»
«Come possiamo contrastare un essere che non ha corpo?» interviene Bella «Come possiamo anche solo vederla?»
«Ottima domanda. Non possiamo. E, quando la sentite che vi parla… è già troppo tardi. Si è già insinuata in voi. E, a quel punto, potete solo lottare»
Gli sguardi rivolti a lui sono di orrore puro.
«Amici, non è impossibile!» li rincuora Edmund «Guardate Eustace… guardate me! Ci siamo svegliati! Tutti ce la possiamo fare! Aslan è con noi, non dimenticatelo. È lui la nostra forza. Se e quando Jadis vi parlerà, pensate ad Aslan, a Caspian, alla nostra missione. Credete in lui e ricordate i vostri punti fermi: l’amore per le persone care, l’amore per Narnia. È quello che vi farà sopravvivere alla Strega Bianca. Jadis non può nulla contro la fede, contro l’amore!»
Il suo discorso vibrante sembra rincuorare gli amici, che poi, a malincuore, si separano per occuparsi delle varie attività che richiedono la loro attenzione.
Tutti, in cuori loro, vorrebbero rimanere uniti, perché sono sicuri che, uniti, sarebbe più facile contrastare la strega.
Il buio e la notte acquistano un nuovo connotato inquietante per gli amici di Narnia.
 
Lucy, da sola, va nuovamente a sedersi sul ponte del Veliero e, in silenzio, ascolta il battito furioso del suo cuore.
Jadis è già lì, con lei.
Allora… sulla base di quello che ha detto Edmund, Jadis l’ha trovata perché la sua fede in Aslan non è più così forte e limpida?
Com’è possibile?
Lei, che ha sempre avuto un legame speciale con il grande Leone, anche ai tempi del secondo viaggio a Narnia dei Pevensie: nessuno dei suoi fratelli riusciva a vederlo, ma lei sì.
Aslan, dove sei? – invoca Lucy, in silenzio.
Ma nessuna risposta giunge nell’immobilità della sera.
 
Quella notte, Lucy la passa sul ponte, da sola.
Ha paura a scendere in cabina e non può spiegare a nessuno il motivo della sua ansia.
Ricorda lo scatto avuto in presenza di Bella quella mattina ed è terrorizzata che, rivedendola, quella brama di farle del male si ripresenti.
Forse sarebbe stato meglio confessare a Edmund i suoi timori… ma come poteva farlo?
A tratti la sua mente è lucida e snebbiata e, in quei momenti, Lucy ha più paura.
Poi, quando l’ansia la sommerge, assieme al timore per tutti loro e alla paura per Caspian, è la voce di Jadis a parlarle.
Lucy cerca di non ascoltare, tenta di non cedere alle sue lusinghe, ma è così difficile…
È come lottare contro dei gorghi spaventosi che ti risucchiano senza che tu riesca ad opporti; come annegare in un mare nero e senza fondo.
Alterna momenti di veglia a incubi crudeli, brividi a una stanchezza spossante.
Assicurato alla sua cintura, il pugnale brilla alla luce delle stelle.
 
 
«Maestà! Maestà!»
Lucy si sveglia sentendo una voce che la chiama, preoccupata.
Batte le palpebre e fa una smorfia, constatando che le fanno male tutte le articolazioni.
Un momento dopo le è chiaro il perché: ha dormito sul ponte, accovacciata a terra.
Si solleva e, pur odiandosi per questo, allunga la mano per accertarsi di avere ancora il pugnale.
Lo ha.
Molto bene.
Alza gli occhi sul viso preoccupato di Drinian.
«Maestà, state bene?» chiede l’uomo.
Lei annuisce, un po’ intontita.
«Perché siete qui fuori? Voi… La notte è umida, avreste dovuto dormire in cabina!»
Lucy non sa come dirgli che la cabina, al momento, è il posto meno sicuro, per lei e soprattutto per le altre sue occupanti.
E poi lì c’è Gael, che è arrabbiata con lei.
Sospira e scuote il capo.
«Grazie, Drinian, tutto bene…. Non volevo, ma mi sono addormentata. Forse ero più stanca di quello che credevo»
Lui annuisce, cupo.
«Sono giorni duri, Maestà. E, dopo quello che re Edmund ci ha detto…» scuote il capo e mormora «Vorrei solo che avessimo già ritrovato il nostro re»
Lucy si alza in piedi.
«Vedrai che lo troveremo, Drinian, te lo prometto. Lo troveremo e lo riporteremo a Narnia e lui starà bene. Abbi fede!»
L’uomo le sorride e sembra commosso.
«Grazie, Maestà. Siete sempre stata una fonte di grande consolazione, per tutti noi. Un esempio, vorrei dire»
Lucy sorride per ringraziarlo, mentre lui si allontana, ma all’improvviso una voce nella sua testa la gela:
 
Oh, sì, che grande dote hai mia cara.
È importante per una regina farsi amare…
E, dopo la lotta con i lupi, hai anche reso chiaro che sai farti temere…
 
No! – urla Lucy in silenzio, orripilata – Io non sono così! Io non voglio uccidere!
 
Davvero? – una risatina divertita – Lancia via il pugnale, allora. Liberati di me, se riesci… Ma non puoi, Lucy, perché io ti rivelo solo quello che è già nel tuo cuore: non sono io che ti comando, sei tu che liberi quello che hai nell’animo…e  come puoi liberarti del tuo cuore?
 
Lucy si morde le labbra a sangue.
Possibile?
Possibile che in lei alberghino tali sentimenti?
 
La Valorosa scende sottocoperta e va a procurarsi una razione di cibo, che consuma sola, nascondendosi nella stiva.
Le sembra che ogni marinaio che incrocia il suo sguardo la fissi spaventato.
Sto diventando paranoica – si ripete.
Eppure, scopre che non vuole compagnia umana.
Gli uomini la annoiano.
Gli uomini non le servono.
Gli amici non le servono.
Non che si preoccupino di lei, a quanto pare.
 
Nella stiva, si lascia scivolare a terra e chiude gli occhi.
Sa cosa desidera, lo sa dalla prima volta che lo ha visto.
Che sia magia nera o no, che sia pericoloso o no, che sia vero o no…
Lei vuole vederlo.
Caspian.
 
Lucy libera la mente e si concentra: dentro di lei, non sa bene come, sa cosa deve fare.
Si concentra sul pensiero del re e, all’improvviso, si trova di nuovo a volare nel cielo.
È di nuovo il corvo.
Sente l’aria fresca della mattina sfiorare le sue piume, assapora la libertà di volare nell’aria che si tinge di rosa pallido.
Ed eccolo.
Un castello solitario.
Con una certezza infallibile, Lucy sa che Lilliandil si trova lì.
E il corvo vola sulle mura, si avvicina alle torri merlate, fino a posarsi sul davanzale di un’alta finestra.
Dentro, la Stella Azzurra è seduta davanti a uno specchio e si pettina i lunghi capelli biondi.
Non sembra avere altre preoccupazioni.
Dopo un po’, posa la spazzola, si alza ed esce dalla stanza.
Il corvo apre le ali e vola verso una torre solitaria, dove è già stato prima.
Ed eccola, la prigione di Caspian il Liberatore.
Come nelle precedenti visioni di Lucy, il re giace pallido e immoto sul letto.
Le candele bruciano dolcemente, ormai consumate.
La stanza si tinge dei colori dell’alba.
Quando Lilliandil fa il suo ingresso, un piccolo gnomo emerge dall’ombra e si inchina.
Lei si siede accanto al letto, contemplando in silenzio il viso del giovane immobile.
Il silenzio si protrae a lungo.
Poi, la stella allunga la mano a prendere quella del re e intreccia le dita con quelle di lui.
«Dunque, mio caro» dice, nel silenzio «Ecco a cosa ti ha condotto la tua ostinazione…»
Il suo tono compiaciuto fa infuriare Lucy.
Il corvo gracchia, cattivo, e si avventa nella stanza.
Lilliandil grida, sorpresa, e l’uccello le si avventa contro, beccandola con ferocia.
La stella grida e grida ancora, mentre un taglio zampilla da una profonda ferita sulla sua mano, con la quale è riuscita a ripararsi gli occhi.
Nella furia, il corvo non vede lo gnomo, che lo colpisce brutalmente ad un’ala; allora grida di dolore si alza in volo, inseguito dalle maledizioni di Lilliandil.
 
All’improvviso, Lucy si ritrova nella stiva, ansimando.
Gronda sudore, il cuore le batte all’impazzata.
Batte le palpebre e cerca di tornare alla realtà.
Era un sogno, o…
 
La porta si spalanca e lei sobbalza.
Edmund si staglia sull’uscio e sospira di sollievo nel vederla.
«Lucy! Mi hai fatto morire di paura, ma ti rendi conto? Nessuno sapeva dov’eri… Ma ti pare il caso di giocare certi scherzi con tutto quello che stiamo passando?»
Lucy tiene gli occhi bassi e cerca di riprendere il controllo mentre il fratello la sgrida.
Negli occhi ha ancora l’immagine di Caspian e in bocca sente uno strano sapore metallico.
Sangue.
Ma sangue di chi?
Di Lilliandil?
 
Fa per alzarsi e grida di dolore, stringendosi la spalla.
Edmund le è subito accanto.
«Che c’è? Cosa succede?»
«Niente…niente!» risponde lei frenetica.
Ma lo sa.
È l’ala, l’ala del corvo che è stata colpita nella torre.
E ora, il suo braccio è ferito: non riesce ad alzarlo, deve appoggiarsi al fratello che la scorta preoccupato in cabina, un po’ rimproverandola e un po’ consolandola.
Ma l’unica cosa che Lucy sente è la voce che, nella sua testa, le ripete:
 
Ci credi, ora, sciocca?
 
Lei serra gli occhi.
Ci crede.
È vero.
Caspian è stato stregato da Lilliandil.
Per un attimo, prova il desiderio struggente di confidarsi con il fratello, di dirgli tutto e di piangere tra le sue braccia per sfogarsi,  per cancellare quel senso di sporcizia che le oscura l’animo.
Ma, di nuovo, esita.
Edmund le crederebbe?
Se no, chi salverà Caspian?
Se sì, il fratello la allontanerebbe dalla missione per proteggerla?
La rimanderebbe a Cair Paravel?
Non può rischiare.
Mentre si tormenta con queste domande, raggiunge la cabina reale.
Dentro, Gael alza gli occhi dalla colazione e subito si alza, mormorando una scusa e uscendo.
Lucy sospira, frustrata.
Bella, pallidissima, sorride a Lucy da una poltrona.
«Tutto bene?» chiede Edmund, preoccupato.
La regina annuisce.
«Niente di che, è solo nausea»
Lui alza gli occhi al cielo e borbotta:
«Le donne, su questa nave, mi faranno impazzire!»
«Ma vedi di stare calmo!» lo apostrofa Penelope, scherzosamente, sorridendo a Lucy «Nemmeno avessi le tue cose!»
La Valorosa sorride debolmente in risposta e si siede pesantemente su una sedia.
«Cosa hai fatto al braccio Lu?» domanda ancora Edmund.
«Niente! Sono… indolenzita perché mi sono addormentata in una posizione scomoda…»
«Perché non hai dormito in cabina, stanotte?» insiste lui.
«Non…mi sono addormentata, e…»
«Dove? Come?»
«Ma la smetti!» ringhia Lucy, con un lampo di furia negli occhi «Chi credi di essere? Nostra madre?»
I due fratelli si fissano in cagnesco ed è Penelope a intervenire:
«Insomma, tutti e due! Già Bella non si sente bene, vedete di stare un po’ calmi, altrimenti andatevene a fare una passeggiata per placare i bollenti spiriti!»
«Ah, ecco la cagnolina fedele della regina!» sbotta Lucy, furiosa.
 
Tutti tacciono, attoniti.
Edmund sgrana gli occhi, Bella si alza e si avvicina a Penelope prendendola sottobraccio.
Ma l’amica fissa tranquilla Lucy e ribatte:
«Puoi dirlo forte! Non mi offendo, farei di tutto per la mia amica. E se pensi di essere così simpatica ancora a lungo la prossima volta magari ti azzanno a una gamba, che ne dici?»
A Lucy tremano le labbra.
«Scusa… Scusa, Pen! Io… non volevo, io…»
Penelope non la degna di un’altra occhiata e si dirige alla porta.
Lì si scontra con Drinian, che sta entrando di corsa.
«Vostra Maestà… terra!» annuncia, affannato.
 

NdA: Buon pomeriggio! 
Mi sento molto in colpa, sto trascurando questa storia che amo molto... vi prometto più impegno... e spero vivamente nel ritrovamento del mio quaderno di appunti, che ho miseramente perso... che fortuna, eh?!
Ricordate la mia pagina facebook per tutti gli aggiornamenti sulle mie storie:
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Buona lettura!

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Capitolo 28
*** Galima ***


«Eccola, Galima!»
 
Drinian, al timone di una delle due scialuppe messe in acqua dal Veliero dell’Alba, indica l’isola verdeggiante che si avvicina ad ogni colpo di remo.
«È un protettorato di Narnia» spiega l’uomo «E questo mi consola molto perché, finalmente, ho localizzato la nostra posizione so ritrovare la rotta!»
«Non ne avevo mai sentito parlare» gli dice Eustace.
«Perché nel precedente viaggio non siamo passati per questa rotta, mio signore. Ma da qui posso tracciare una navigazione sicura…salvo ulteriori complicazioni»
«Già» sbuffa Eustace «E quando mai mancano, le complicazioni?»
Sorride a Penelope e le stringe la mano.
Lei ricambia, con un pizzico di nervosismo.
È rimasta male per le parole pungenti di Lucy, prima.
«Che c’è?» le mormora il suo fidanzato.
«Niente…» lei scrolla le spalle, ma lui insiste.
«Pen, se c’è qualcosa, qualunque cosa, io voglio saperlo. Ok?»
Lei si guarda attorno, preoccupata, e poi risponde a bassa voce:
«Intendi per quella storia della strega?»
«No…non solo. Io voglio sapere sempre cosa ti preoccupa!»
«È che Lucy… non lo so, ultimamente si comporta in modo strano. È cattiva e…»
Lui storce il naso.
«Cattiva? Non penso esista una parola meno adatta a descrivere Lucy»
«Eustace, davvero, lo so benissimo che non è una persona cattiva, per questo sono stupita dai suoi comportamenti!»
«Penso sia solo nervosa…»
«Sarà» sbuffa Penelope, lanciando un’occhiata a Lucy, seduta due file più avanti.
 
La Valorosa è avvolta in un mantello scuro e ha alzato il cappuccio a riparare il capo.
Giocherella con il pugnale e tiene lo sguardo fisso sull’increspatura lieve dell’acqua del mare.
Seduto accanto a lei, Edmund studia invece attentamente una mappa.
Quando la ripiega cerca con lo sguardo Drinian.
«Dicci qualcosa in più di quest’isola» chiede.
Il capitano annuisce.
«Non so molto, Maestà, io non ci sono mai stato. Però il padre del nostro re, Caspian IX, ne ha sancito l’appartenenza a Narnia dopo aver sedato una lotta intestina tra le due famiglie più potenti che vi abitano, i Bravo e i Montero. Ricordo che Zenon Montero venne a Telmar per ricevere dal re le chiavi dell’isola»
«Una lotta tra famiglie?» chiede Edmund.
Drinian scuote il capo.
«Non so molto di più, Maestà. Le ragioni della faida mi sono ignote, purtroppo»
«Va bene, vediamo come si comporterà questo Zenon di fronte alla Regina di Narnia»
Edmund sorride a Bella, pallida in un abito azzurro cupo con inserti di velluto.
Lei abbozza un sorrisetto.
«Ti stai chiedendo se la navigazione mi ha resa una regina più consapevole?» scherza.
«Perché no?» ribatte lui «So che ne hai la stoffa!»
Il Giusto intercetta il sorriso di Gael e ricambia, rilassato.
 
La costa di Galima si avvicina sempre più.
Quando, infine, le due scialuppe vengono tirate in secca, i narniani scendono e osservano il paesaggio.
Galima è un’isola piccola, ma verde e rigogliosa.
Un fiume cristallino divide, con quasi geometrica precisione, l’isola in due: ciascuna parte è sormontata da un colle.
Due castelli fortificati si fronteggiano, minacciosi, dalle due cime opposte.
Già a occhio nudo, però, si vede come uno dei due manieri sia abbellito da bandiere e stendardi e pieno di vita, mentre l’altro sembra andare in rovina.
Drinian indica il prima castello e mormora:
«Direi che dobbiamo dirigerci lì»
 
Ma la delegazione di Narnia viene raggiunta da un drappello di uomini armati prima di avvicinarsi al castello.
Un uomo bardato di viola e oro si avvicina ai sovrani e, dopo averli fissati per un attimo, si inchina deciso davanti a Bella.
«Vostra Maestà, benvenuta a Galima! Siamo onorati di avervi qui!»
Lei ricambia il saluto con gentilezza e l’uomo si inchina poi a Edmund e Lucy, quindi si presenta:
«Sono Hilario, Vostre Maestà. Mi manda Lord Zenon a darvi il benvenuto e a scortarvi a palazzo!»
 
«Ci conoscevate già» commenta Edmund, mentre si avvia insieme agli altri verso le carrozze predisposte dall’emissario.
Quello annuisce.
«Lord Zenon è devoto ad Aslan e il culto degli Antichi Sovrani è ben radicato qui a Galima. Conosciamo le vostre gesta, Re Edmund. E naturalmente ci è arrivata la lieta notizia delle nozze di Sua Maestà, Re Caspian X»
Annuisce con il capo in direzione di Bella e prosegue:
«Siamo quanto mai dispiaciuti per quello che è accaduto, mia Regina… Ma dovete avere fede in Aslan: lui non permetterà che al nostro amato re venga fatto del male»
Arabella ringrazia con un cenno del capo.
Penelope interviene, perplessa:
«Sapete anche del rapimento? Oh… avevo l’impressione che le notizie arrivassero con lentezza… Sapete, dubito che qui esista un servizio postale…»
Hilario sorride, con una punta di perplessità nello sguardo:
«Mia signora, non sono uso a quello che avete chiamato… servizio postale? Ma a Narnia abbiamo modi di comunicare che potrebbero stupirvi! Siete anche voi del mondo dei nostri Antichi Sovrani, vero?»
Pen annuisce e l’uomo sorride raggiante.
«Permettetemi di dirvi che sono un instancabile lettore delle antiche cronache e che il vostro mondo mi affascina!»
La ragazza gli sorride gentilmente.
«Grazie! Il vostro mondo è stupendo… Ma è così diverso da casa mia e di Bella. A volte mi sembra…qualcosa di più grande di me!»
Hilario annuisce.
«Capisco, mia signora, ma dovete pensare che i nostri mondi sono legati: Aslan ha chiamato qui gli Antichi Re e Regine e ora il matrimonio di Re Caspian ha consolidato questo legame! Mi piace pensare che i nostri mondi siano gemelli…»
«Gemelli è forse un po’ difficile… Ma concordo con te, Hilario: niente avviene per caso, quando si tratta di Aslan» commenta Edmund, lanciando un’occhiata a Bella «Lui ha scelto noi. E poi ha scelto la vostra Regina»
«Esatto, Maestà, proprio così»
 
Quando le carrozze si fermano, i narniani si radunano alle spalle di Hilario, che li scorta su per la scalinata di accesso al castello.
La costruzione è imponente e conferma l’impressione di opulenza e cura che trasmetteva da lontano.
Agli ospiti vengono assegnate stanze sullo stesso piano, tutte molto ricche.
Hilario accompagna personalmente al piano i sovrani e li affida ai servitori del castello, annunciando loro che Zenon li attende per una cena in loro onore.
Tutti approfittano dell’ospitalità per concedersi un lungo bagno, cosa impossibile a bordo di una nave.
Pedra, la cameriera di Bella, incontra Edmund sull’uscio della stanza della Regina e si inchina prima di lasciarlo passare, dicendo:
«Sua Maestà ha fame, ne sono così felice! Ho sempre l’impressione che non mangi abbastanza!»
Edmund le sorride e poi bussa alla porta.
Bella, seduta di fronte alla finestra, gli sorride.
«E così hai fame!» fa lui, a mo’ di saluto.
Lei alza gli occhi al cielo, sorridendo.
«La notizia del giorno»
«Già» anche lui sorride «Però ne sono contento: siamo tutti preoccupati per te»
«Mi sembra che abbiamo altre preoccupazioni» obietta lei «Tipo Jadis»
Il Giusto sospira.
«Lo so, non me ne dimentico certo… Tu stai bene?»
«Certo»
«Voglio dire… Non hai fatto sogni strani o cose del genere vero?»
«No… o meglio, faccio continuamente incubi su Caspian ferito o in pericolo ma… Niente con voci che mi spingono a fare cose o altro»
«Bene. Sai… contro ogni previsione l’aria di mare ti fa bene: hai un aspetto molto migliore di quando siamo arrivati a Narnia. Hai ripreso colore. Potresti essere un bravo marinaio»
Bella sorride, un sorriso velato di tristezza.
«Lui me lo diceva sempre…»
Edmund le stringe una spalla affettuosamente e in risposta ottiene un sorriso più convinto.
«Ne sarà fiero, al suo ritorno»
«Ed… lo pensi davvero? Quello che hai detto prima, sul fatto che Aslan ha scelto… me?»
«Certo che lo penso, Bella! Sei arrivata in un mondo nuovo, un mondo come Narnia… e ancora non sei convinta che Aslan ne ha a cuore il futuro, che Aslan ci conosce e vuole il meglio per noi? Per Caspian?»
Lei sospira.
«Vorrei tanto crederlo… sarebbe così bello. Mi aiuterebbe a non sentirmi sempre sbagliata…»
«Questa è una lotta solo tua, contro te stessa»
«E se te ne convincessi e vedessi che tutti tifiamo per te la vinceresti subito!» dice una voce dalla porta.
Entrambi si voltano e vedono Lucy sorridere timidamente dall’uscio.
La ragazza si tormenta le mani e dice di getto:
«Scusate, io… Sono venuta per… per scusarmi per… per tutto!»
Bella le tende le braccia e Lucy corre a stringerla.
«Mi spiace» dice, con la voce soffocata nella stoffa del vestito dell’amica «Io non so proprio…»
Edmund allunga la mano ad accarezzare il capo della sorella, ma poi chiede:
«Lucy, lo chiedo anche a te: va tutto bene? C’è qualcosa che devi dirmi?»
Lei alza la testa di scatto, fissandolo con occhi sbarrati:
«No, no, cosa dici!»
Si libera dall’abbraccio di Arabella di scatto e poi geme, stringendosi il braccio.
«Ti fa ancora male la spalla?» chiede lui.
«Sì…no… non è niente!»
I due fratelli si guardano per un lungo momento, lui perplesso e lei guardinga.
 
E Bella sente un brivido improvviso.
 
Aggrotta la fronte e in quel momento Pedra rientra.
La Regina le fa un cenno e poi invita Lucy a sedere.
«Vuoi mangiare qualcosa? Mi sembri pallida… Guarda che poi tutti inizieranno a starti addosso…» scherza.
Lucy sorride debolmente.
«Tranne Pen, magari»
Bella le stringe il braccio.
«Pen non è una persona che porta rancore, vedrai»
L’altra annuisce e scivola a sedere.
«Lu, perché giri armata?» chiede all’improvviso il fratello.
Lei scrolla il capo, stringendo il pugnale con la mano.
«Perché è meglio essere sempre pronti» risponde a bassa voce.
Edmund fa un cenno con il capo e si avvia verso la porta.
«Vado a prepararmi, vengo a prendervi per scendere a cena»
 
Rimaste sole, Bella e Lucy restano in silenzio per un po’, la prima mangiando qualcosa e la seconda rifiutando lo spuntino portato da Pedra.
Poi Bella dice:
«Non hai l’impressione che questo castello e quello della collina opposta si fronteggino come a rappresentare l’ostilità reciproca dei loro padroni?»
Lucy si alza da tavola e si avvicina alla finestra.
«In effetti sembrano davvero vicini… Voglio dire, quando li abbiamo visti dalla spiaggia ho notato che sorgono a una certa distanza… Ma da questa finestra sembrano davvero incombersi addosso! Sì… sembra una cosa voluta»
«È così Maestà!» interviene timidamente Pedra «Quando sono scesa nelle cucine mi hanno spiegato che questo Lord Zenon è stato per anni nemico del signore dell’altro castello, Lord Veto. Si sono fatti la guerra per tantissimo tempo e i loro padri prima di loro. È proprio una rivalità di lunga data…»
«Come mai?» Lucy aggrotta la fronte
«Non so bene, ma mi hanno detto che tantissimi anni fa un Lord Bravo ha rapito la moglie di un Lord Montero…»
«Questioni di donne? Bel motivo per farsi guerra per generazioni intere!» commenta Lucy.
«Certo che i Bravo non sembrano passare un momento felice» Bella si affaccia sul balcone «Il loro castello è in rovina»
«A quanto mi hanno detto, Maestà, a seconda di come andava la guerra i castelli ne facevano le spese… ora che i Montero hanno il potere su Galima, il castello dei Bravo va in rovina»
Bella annuisce, mentre Lucy si aggira inquieta per la stanza.
In quel momento entra Penelope.
Lei e Lucy si fissano in silenzio per un po’, quindi la più giovane dei Pevensie si avvicina all’amica tendendole la mano.
«Pen, sono venuta a scusarmi con Bella… Ma avrei dovuto scusarmi prima con te per quello che ho detto. Sono stata davvero maleducata e io… io non lo penso, lo sai, vero?»
Penelope esita un attimo, ma poi le stringe la mano.
«Certo, lo so. Non fa niente. Siamo tutti nervosi e scossi per quello che è successo… Non fa nulla, davvero»
Lucy sembra sul punto di piangere; abbraccia velocemente Penelope ed esce a precipizio dalla stanza.
Pen scuote il capo e commenta:
«Davvero, lo capisco… Ma devo dire che non me lo aspettavo, da Lucy… Eustace mi ha raccontato che è sempre stata la più coraggiosa e ora invece sembra la più stressata di tutti noi…»
Bella si morde un labbro.
«Pen, non è più una bambina, è un’adulta… è cresciuta lontana da Narnia, non dico che questo abbia indebolito la sua fede in Aslan, certo, ma crescere ti rende più consapevole di quello che significa una battaglia, o rischiare la vita… E poi sai quanto è legata a Caspian, deve essere difficile anche per lei…»
«Bell ma tu… non sei gelosa di Lucy, vero?»
«Ma certo che no! Dico solo che non è dura solo per me. Lo è per Edmund, Eustace e per te… e per Lucy è peggio. Deve esserlo, Pen. Insomma… Io sono sua moglie, io posso disperarmi ad alta voce e combinare un casino… ma lei non può nemmeno ammettere a voce alta che soffre e questo quanto può pesarle?»
Penelope espira di botto.
«Non ci avevo pensato… Ma… sei sicura che non ti dà fastidio?»
Bella fa un gesto con la mano.
«Pen, è mio marito. Sono gelosa del fatto che è un bellissimo uomo affascinante? Sì, certo. Ma non mi ha mai, mai dato motivo di essere ciecamente gelosa, lo so benissimo. No, è che… è strano pensare che può esserci un’altra donna che prova per lui lo stesso sentimento che provo io, piuttosto. Senza fare stupidi discorsi di più o meno… Non esiste amare di più o di meno: esiste amare e basta, no?»
Penelope le sorride.
«Questo è il primo discorso che ti sento fare in cui riconosco davvero la mia Arabella»
La regina le sorride.
«Lo so che non sono io quella che si è presentata a Narnia in questi mesi. Ma cambierò Pen, cambierò… Se lo troviamo, farò qualunque cosa!»
«Vedrai che lo troveremo e che sta bene: ne sono certa Bell!»
 
*
 
Zenon Montero sembra estasiato all’idea di ospitare la regina di Narnia.
 
La cena allestita per gli ospiti è sfarzosa e abbondante, l’ospitalità di Galima squisita.
Ai narniani vengono offerti scranni rivestiti di cuscini di velluto e posti su una piattaforma rialzata, assieme a Zenon e sua moglie, Tabora.
I Lord dell’isola si prodigano in complimenti e in racconti di come amministrano il protettorato ed Edmund scopre, con sua grande sorpresa, che Bella è molto attenta ai racconti e fa domande precise e intelligenti.
Né il Lord né sua moglie, del resto, mettono in discussione il diritto della regina di farlo.
Edmund sorride sorseggiando il suo vino e il buonumore aumenta quando vede Penelope che si sforza di non sbadigliare per la noia.
Quando i suoi occhi raggiungono Lucy, invece, si fanno preoccupati.
C’è qualcosa che non va, nella sua sorellina?
Edmund la sta ancora osservando, quando con la coda dell’occhio coglie un movimento alla sua destra.
Si volta e, con lui, molte teste si girano.
 
Una ragazza giovane, con dei capelli castani sciolti sulle spalle e l’aria spaventata, arrossisce e si tormenta le mani.
«Telema!» tuona Zenon, facendola arrossire ancora di più.
Il Lord serra le labbra, poi si rivolge ad Arabella con un mezzo inchino.
«Maestà, vogliate scusarci… Mia figlia Telema, a quanto pare, ha dimenticato le buone maniere che le sono state insegnate»
La ragazza, mortificata, si sprofonda in un inchino balbettando delle scuse per il ritardo.
Bella le sorride.
«Non è successo nulla di grave, mio Lord. È un piacere per me conoscere vostra figlia»
Alle parole gentili della regina, la ragazza riacquista un po’ di colore e, dopo essersi inchinata nuovamente, scivola in silenzio sullo scranno che la madre le indica imperiosamente.
Zenon si schiarisce la voce e commenta:
«Sapete, mia figlia ama molto cavalcare… Al punto che è persino sconsiderata: rifiuta la scorta, si avventura da sola… Io e sua madre cerchiamo di trattenerla, ma…»
Arabella coglie il disagio della ragazza e le sorride:
«Purtroppo io sono una mediocre amazzone, ma proprio per questo ammiro doppiamente chi è in sintonia con i cavalli… Sapete, ero un po’ il cruccio di Caspian con la mia fobia»
A Zenon quasi cade la mascella, mentre Edmund, Eustace e Drinian sorridono divertiti.
«C’è una sola soluzione, Maestà» interviene timida Telema «Salire in sella!»
Bella annuisce.
«Mi piacerebbe visitare Galima. Posso sperare che mi accompagnerai?»
La ragazza annuisce, ma Zenon interviene:
«Maestà, non assecondate mia figlia… Alcune zone dell’isola sono impervie e cavalcare è rischioso. Non mi perdonerei mai se vi capitasse qualcosa. Vi supplico di accettare una delle mie carrozze»
Bella esita un secondo, ma poi accetta.
«Vi ringrazio, non conoscendo l’isola mi fido del vostro giudizio, soprattutto riconoscendo la mia scarsa abilità. Ma spero che vostra figlia voglia comunque accompagnarci»
Telema annuisce ringraziando.
«La cavalcata sarà per la prossima volta» le sorrise la regina.
La ragazza sorride in risposta e alzò il calice.
«Al vostro ritorno, assieme al nostro Re!»
Tutti alzano i calici, in un brindisi silenzioso.
«Quando ripartirete, Maestà?» chiede Lady Tabora a Edmund.
«Appena la nave sarà approvvigionata, mia Lady. Non possiamo ritardare ancora il viaggio: il maltempo ci ha fatto perdere la rotta, oltre a provocare una discreta dose di guai»
«Spero potremo avervi ancora ospite a Galima, Maestà, se questa volta intendete fermarvi così poco…» la donna osserva da sotto le ciglia il Giusto e poi, con disinvoltura, si rivolge alla figlia:
«Telema, mia cara… devi mostrare a sua Maestà il nostro giardino, più tardi»
La ragazza si irrigidisce visibilmente, ma mormora un assenso.
«Sapete, Maestà» prosegue Tabora «Telema ha una vera predilezione per i fiori e il giardinaggio, e un gusto talmente squisito! Dovete proprio farvi accompagnare da lei…»
Edmund annuisce, educato, ma nota che la donna fa di tutto per parlargli della figlia in toni entusiastici.
Quando la Lady si spinge a chiedere a Edmund se resterà a Narnia per sempre e quali sono i suoi piani futuri, Gael le scocca un’occhiataccia, ma il Giusto è bravo a dare risposte neutre e non impegnative.
 
Quando i narniani tornano nelle loro stanze, Eustace prende in giro il cugino:
«Fortuna che hai una grande esperienza in fatto di donne, Ed… Almeno te la sai cavare con le madri che cercano di accalappiare un regal marito per le figlie!»
Edmund sbircia Gael, a disagio, e poi grugnisce una risposta poco gentile.
«Che ne dite, andiamo davvero a vedere i giardini?» chiede Penelope «Così facciamo da corpo di guardia a Edmund»
«Prego?» chiede lui.
Penelope ghigna.
«Contro le pretendenti e le loro madri entusiaste»
«Ehi! A me Telema è sembrata una ragazza molto tranquilla» si guarda attorno e abbassa la voce «Sua madre, invece, pare abbastanza pericolosa…»
Tutti ridono, tranne Gael e Lucy.
 
Quando il gruppo esce in giardino, Gael si guarda attorno distrattamente.
«Non devi preoccuparti» le dice all’improvviso una voce, alle sue spalle «Lui non è tipo che si fa intrappolare così»
Gael si volta e si trova faccia a faccia con Lucy.
«Voglio dire…» si affretta la Valorosa di fronte allo sguardo freddo dell’altra «Edmund non è uno sciocco»
«Lo so perfettamente»
Gael si allontana di un paio di passi e Lucy la segue.
«Mi dispiace, Gael, davvero. Io ci tengo a te. Siamo amiche. Io non… Non volevo offenderti. Sono stata cattiva, ma… Ti prego di scusarmi»
La ragazza più giovane tace per un po’, poi si volta a guardare l’altra.
«Lucy, io lo so che non è da te, per questo ci sono rimasta male. Cosa ti sta succedendo?»
«Niente… niente! È stata una frase sciocca e…»
«No, Lucy. Tu non sei una persona cattiva, non dici certe cose. Non per stress, non per stanchezza: non le dici e basta»
Lucy si morde le labbra, nervosa.
«Sei sicura che va tutto bene?» chiede ancora Gael.
«Certo! Se non vuoi accettare le mie scuse… Va bene. Allora io…»
«Ecco, vedi?» ribatte l’altra triste «La mia amica Lucy non mi avrebbe mai detto che “va bene”. Non va affatto bene»
«Io stavo appunto cercando di…»
Vengono interrotte da uno strillo soffocato.
 
Si voltano e vedono Eustace trattenere a forza una figura ammantata di scuro.
«Eustace!» grida Edmund, sguainando la spada «Che succede?»
«Non so! Ho avuto la sensazione che ci stessero spiando… Mi sono voltato e tra i cespugli ho visto un’ombra…»
Drinian si avvicina e strattona il mantello della figura misteriosa, che si agita nella stretta di Eustace.
E i narniani si trovano a fissare un giovane magro e slanciato, che rivolge loro un’occhiata di sfida.
«Chi sei?» chiede Edmund, avvicinandosi di un passo.
Il giovane distoglie gli occhi e non risponde.
Il Giusto lo afferra per il colletto del mantello, con una stretta ferma.
«Forza, sentiamo: chi sei?» chiede di nuovo.
Ma gli risponde un grido disperato:
«No, Maestà, vi prego!»
 
Da dietro un albero corre verso di loro Telema Montero.
Che, a sorpresa, si getta tra le braccia del giovane, il quale la stringe a sua volta con fare protettivo.
Dopo un attimo, la giovane si volta a guardare i narniani stupefatti e poi si getta ai piedi di Bella.
«Maestà, lui è Esai Bravo… Vi prego, vi supplico… non ditelo a mio padre!»


Eccomi qui!
Sono tornata e vi chiedo immensamente scusa per questo (ennesimo) periodo di silenzio.
Prima cosa: per chi se lo chiedesse, sì: ho cambiato nick (ero Serena VdW orima)!

Poi: devo mettere ordine nelle mie storie (e nella mia testa!) e ora mi ci impegno seriamente, lo prometto!
Ho concluso "Escape" e ora è il momento di concentrarsi su "Eternity"... mi spiace molto di averla un po' abbandonata e spero non se ne risenta in termini di resa...
Vi chiedo nuovamente scusa e vi ricordo, per tutti gli aggiornamenti sulle mie storie, la mia pagina Facebook:
 https://www.facebook.com/Joy10Efp?ref=hl

Buona lettura,
Joy

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