Can't live without you

di Chordi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Not Alive ***
Capitolo 2: *** Brividi e segreti ***
Capitolo 3: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 4: *** There's so much I need to say to you ***
Capitolo 5: *** Vivere o sopravvivere? ***
Capitolo 6: *** Love was such an easy game to play ***
Capitolo 7: *** In another life I would be your love ***
Capitolo 8: *** Cenere ***
Capitolo 9: *** L'Isola-che-non-c'è ***
Capitolo 10: *** Stay with me ***



Capitolo 1
*** Not Alive ***


Tonight I'm gonna have myself a real good time I feel...”

Aaaaalive! Anderson, ci avrei giurato che ti avrei trovato qui.”

“ È l'unico posto dove mi rilasso Rach, poi questa canzone mi fa impazzire e lo sai bene!”

“ Beh, come darti torto? Riguardo Kurt...”

“ Non ho voglia di parlarne ora.”

Erano passati esattamente un anno e due mesi da quando si erano definitivamente lasciati, ma Blaine non riusciva a non pensarci: era stato persino con Sebastian, ma nulla, il viso perfetto della sua anima gemella non voleva togliersi dalla sua testa.

“ Sono la sua migliore amica e in quanto tale dovrei essere dalla sua parte, ma credo sia troppo presto perché si sposi con Elliot...”

“ S-si sposa? Kurt? Il mio Kurt si sposa” rispose Blaine con un nodo alla gola.

“ Si...Mi dispiace... Io e Finn...”

“ Tranquilla Rach, non dispiacerti, sono solo un povero illuso. Scusami ma devo incontrarmi con Sam e Tina in caffetteria, ci vediamo in giro!”

Blaine prese i suoi spartiti e uscì dall'aula con aria afflitta, dirigendosi verso la caffetteria della NYADA, dove lavorava Santana con la sua nuova fiamma, Dani; non si sentiva ancora pronto a dire a Sam e Tina del matrimonio di Kurt, prima doveva elaborare per bene la notizi, per non scoppiare a piangere quando glielo avrebbe detto. Sam era il suo migliore amico, e ora anche suo coinquilino, e sapeva che si sarebbe fatto in quattro per consolarlo, così come Tina, ma non era ancora pronto agli sguardi di compassione che già in passato aveva dovuto subire, quando Kurt l'aveva lasciato per un certo Starchild.

Quando arrivò all'entrata del “ NYADA Café” vide Tina e Sam parlare animatamente, fece un lungo sospiro per calmarsi, si stampò un finto sorriso sul volto, spinse la porta e si diresse verso il loro tavolo.

“ Hey Freddie! Ti abbiamo preso un cappuccino doppio cioccolato, il tuo preferito!” Sam gli strizzò l'occhio e spostò lo zaino dalla sedia per fare posto a Blaine.

“ Grazie Sam” Sorriso finto.

“ Sai la novità? Tina vuole riconquistare Mike, sabato ha un appuntamento con lui!”

“ Siamo solo amici, Sam!”

“ Si certo...ci esci solamente perché il club delle zitelle di ha ripudiato, per caso?”

“ Dai Tina, è una splendida notizia!” disse Blaine.

“ Lasciamo perdere, vi prego. Blaine, Kurt si è fatto più sentire poi?”

“ No, perché dovrebbe?”

“ Mi ha detto un paio di giorni fa, che aveva qualcosa da dirti...”

“ Non sarà nulla di importante.”

“ In realtà, sembrava un po' preoccupato.”

“ Bah, sai com'è Kurt...”

“ Ragazzi! Ho un'altra novità: mi hanno chiamato per un altro shooting per una rivista di moda!” Blaine e Tina si guardarono.

“ Sam sono contento per te, ma non vorresti fare il provino per la NYADA o la NYU? Sei un ragazzo talentuoso, intelligente, geniale e carismatico oltre che bello. Sinceramente, mi sembra che tu ti sia arreso.”

“ Io non la vedo così.”

“ Ammettilo, bocca da trota, che ti sei arreso” Santana sbucò all'improvviso dal nulla e prese in giro Sam.

“ Non dovresti lavorare, Santana?” Disse scocciato il ragazzo.

“ Come vuoi... Gay- Bye!” la latina si allontanò sbuffando.

“ Cambiando argomento, Blaine prima è passato Sebastian.”

“ E cosa voleva?”

“ Solo salutarti. Ma non vi frequentate più?”

“ No e poi non era niente di importante per me.”

“ E sai se si vede con qualcuno?”

“ Non che io sappia, perché?”

“ Ehm, curiosità...” Sam arrossì un poco “ comunque stasera esco con Penny.”

“ Siete davvero una bella coppia!” esclamò Tina.

“ Si, beh, credo che stasera la lascerò...”

“ Sei impazzito per caso? Siete perfetti insieme! Vi completate a vicenda!”

“ Lo so, Blaine, è questo il punto. Con lei non mi sento completo, mi manca qualcosa”

“ E cosa sarebbe?”

“ Non lo so, sto cercando di capirlo.”

“ Non credo sia una ragione valida per lasciarla, ma se ne sei così sicuro...”

“ Allora che ne dite di tornare a casa? Sto morendo di fame! Ci fermiamo sulla strada e prendiamo da mangiare?”

“ Cinese?”

“ Ovviamente.”

 

I due ragazzi e Tina uscirono dal bar. All'esterno tirava il tipico venticello d'autunno, il sole non era ancora del tutto tramontato, ma i lampioni erano già accesi. I tre ragazzi s' incamminarono sul marciapiede affollato: erano gli unici a cammirare tranquillamente mentre la gente intorno a loro camminava a passo spedito senza curarsi di chi gli stava intorno.

Dopo essere passati dal ristorante cinese, si diressero verso Central Park e si sedettero su una panchina a mangiare. In autunno, Central Park era spettacolare: le foglie gialle e rosse che cadevano dagli alberi non ancora del tutto spogli e il laghetto verde smeraldo davano al paesaggio un'atmosfera romantica, che in nessun altro posto si poteva trovare; era tutto perfetto, se non fosse per il sorriso spento di Blaine: era stranamente silenzioso e Sam e Tina non riuscivano a capire che cosa avesse, nonostante insistettero molto. Ad un certo punto, Blaine si alzò e si diresse verso il laghetto, per celare le lacrime che non riusciva più a trattenere. Sam e Tina si guardarono e lo seguirono, non capendo cosa stesse succendendo.

“ Blaine, che hai?”

“ Niente che vi possa interessare.”

“ Riguarda il matrimonio di Kurt, vero?” Esordì Tina.

“ Matrimonio?!” Sam era scioccato.

“ Si, con Elliot...”

“ Proprio con lui? Con tutte le persone in questo mondo, lui!” il ragazzo biondo era a dir poco su tutte le furie.

“ Tina come fai a saperlo?” Chiese Blaine, con le lacrime agli occhi.

“ Per piacere, mi chiamano Gossip- Tina!” esclamò la ragazza “ Ho preferito non dirti niente, perché volevo che ti parlasse lui.”

“ Beh non mi ha detto niente! Nemmeno accennato. Me l'ha detto oggi Rachel.”

“ Mi dispiace, Freddie...”

“ Era la mia anima gemella, Sam...”

“ Lo so, e mi dispiace veramente, ti voglio bene B.!” disse Sam, abbracciandolo.

Tina si aggiunse all'abbraccio “ Anche io tesoro”

“ Grazie ragazzi, vi voglio bene.” Ormai Blaine stava piangendo, ma era contento di avere al suo fianco persone che gli volevano così bene.

“ Grazie, davvero!” Disse tra i singhiozzi “ Ma Sam, tu non hai un appuntamento?”

“Si e sono in ritardo! Ci vediamo a casa tra poco, non credo sarà un lungo appuntamento!”

Sam tornò a casa più tardi del previsto, quando entrò vide che le luci erano già tutte spente. Stravolto da ciò che era appena successo, si lasciò cadere sul divano e, senza saperlo, cadde anche addosso a Blaine.

“ BLAINE! Che cosa ci fai sul divano? Pensavo stessi dormendo in camera!”

“ Ci ho provato, ma non riuscivo ad addormentarmi, così sono venuto qua per aspettarti e sapere com'è andata con Penny ma, per ironia della sorte, mi sono appisolato. A proposito , com'è andata?

“ Decisamente male. Non l'ha presa per niente bene. Eravamo in un pub ed è scoppiata a piangere lì, in mezzo a tutti. Mi sono sentito un mostro...”

“ Beh, in teoria lo sei, con quelle labbra!” Scherzò Blaine, ma Sam non rideva” Scusa, mi dispiace... ma ora hai capito cosa ti mancava con lei?”

“ Credo di si, sono arrivato tardi per verificare se ciò che pensavo fosse vero...”

“ Dimmi pure Sam, sono qui per te.”

“ Non me la sento, veramente.” Sam se ne andò nella sua camera a pensare.

Blaine dormiva profondamente, quando si sentì percuotere tutto, prima piano poi più forte e si svegliò di soprassalto ritrovandosi faccia a faccia con Sam.

“ Sam! Ma che fai?!”

“ Ti devo dire una cosa...”

 

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Capitolo 2
*** Brividi e segreti ***


“ Sam sono le due, per favore... non puoi aspettare qualche ora ?” disse Blaine frastornato.

“ No, B. È una cosa davvero importante.”

“ Okay, fammi almeno cambiare la maglietta visto che è impregnata delle lacrime...”

“ No! Blaine, No!”

“ Mah?! Come preferisci. Allora, cosa mi devi dire?”

“ Non è una cosa facile per me, ma arriverò dritto al dunque. Ehm, io, beh i-io... sono gay! Ecco, okay, l' ho detto...”

“ T-tu cooosa? Sam hai per caso fumato qualcosa?” chiese Blaine, con gli occhi sbarrati e l'aria attonita.

“ No, Freddie, non scherzare, è una cosa seria. E mi sento così male, non so cosa fare, come comportarmi... È come se fossi tornato in seconda media, sto malissimo!”

Sam si sentiva mancare l'aria, si sedette sul letto a due piazze del suo migliore amico, con lo sguardo fisso nel vuoto. La sua mente ripercorse gli ultimi tre anni con le bellissime Quinn, Santana, Mercedes, Brittany e per ultima Penny, in soli pochi secondi. Gli occhi diventarono colmi di lacrime e due segnarono il suo viso perfetto.

Nel frattempo, Blaine era andato in cucina a preparare al suo coinquilino una tazza di cioccolata calda densa densa, come piaceva a lui.

“ Ehy, amico, in fondo non è così male esserlo, parola di un 100% gay” I due ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata.

“ Sai sempre come farmi tornare il sorriso, non so cosa farei senza di te...” si abbracciarono teneramente.

“ Meglio dormire adesso Sammy, domattina ho due ore di canto. Buonanotte, ti voglio bene!”

Blaine aveva il vizio di inumidirsi le labbra prima di addormentarsi e Sam era lì a fissarle, ammirato. Quanto avrebbe voluto sfiorarle.

 

Erano le 7 e 02 e la sveglia di Blaine risuonò rumorosamente per tutto l'appartamento. Aprì a fatica gli occhi color caramello, la luce del mattino penetrava dallo spiraglio che c'era tra una tenda e l'altra, illuminando il suo volto e provocandogli un leggero fastidio. Ci mise un po' ad alzarsi, era ancora scosso dalla conversazione della scorsa notte e non capiva se era stato solamente un sogno molto realistico oppure era successo veramente; non riusciva proprio a credere che Sam, il suo migliore amico, che conosce da quando da piccoli giocavano nella casa sull'albero di Finn, fosse gay. Quanto tempo era passato, e quante cosa erano cambiate: lui, Sam, Finn e Puck erano come i tre moschettieri più uno, giocavano sempre insieme e passavano le estati ad escogitare scherzi alle ragazze, a costruire razzi e a fare gare con le biciclette; tutto quesro fino al liceo, quando le loro strade si separarono: Sam e Blaine da una parte, Finn e Puck da un'altra; facevano cose completamente diverse e di certo a questa situazione aveva contribuito il coming out di Blaine, ma Sam non l'aveva mai abbandonato e di certo non sarebbe stato lui, ora che erano maturati, a farlo. Fortunatamente, il Glee Club aveva riunito i quattro ragazzi ed ora si vedevano abitualmente, anche se Puck si trovava dalla parte opposta del paese, nella soleggiata Los Angeles.

Stranamente, dopo la confessione notturna di Sam, Blaine si era sentito sollevato, quasi contento di quella notizia, ma fu scosso da un brivido ed abbandonò questo strano pensiero in un angolo remoto della mente.

Blaine si diresse svogliato verso la cucina, ma prima si fermò davanti alla camera di Sam: lo osservò mentre dormiva profondamente a bocca aperta e sorrise. Quando arrivò in cucina, vide che il tavolo era già preparato per la colazione, ma di Tina non c'era l'ombra; allora si sedette sul divano e accese la televisione su MTV, vide che stavano mandando in onda uno speciale sui Queen e si perse nella trasmissione. Ad un certo punto, sentì dei passi, si voltò e vide Sam con l'aria assonnata e i capelli più scompigliati del solito.

“ Hey B, stai guardando il tuo compare?” disse sbadigliando.

“ Vedo che ti sei alzato dormiglione! Sai per caso dov'è Tina?”

“ Veramente no, non l'ho neanche sentita uscire, tanto ero stanco. A proposito di Tina, non sono ancora pronto a dirle ciò che ti ho detto ieri sera, come vedi faccio anche fatica a parlarne...” mormorò Sam a bassa voce.

“ Non ti preoccupare , ma perché bisbigli? Tina non c'è!”

“ Non si sa mai, B., non si sa mai...”

La porta di casa sbatté di colpo.

“ Stavate parlando di me?” esclamò Tina.

“ Hai le orecchie che ti fischiano, per caso?”

“ Allora, vi ho portato la colazione, cappuccino per Blaine e un caffè forte per te Sam, credo che tu ne abbia bisogno!”

“ Si, certo...”

“ Comunque io devo scappare subito, devo portare Rachel dal dottore.”

“ Come mai?”

“ Niente di grave, solo un po' di nausea e stanchezza. A stasera guys!” Tina prese la borsa e uscì di corsa.

Rimasti soli, i due ragazzi andarono al tavolo e mangiarono silenziosamente, quando a Blaine sorse un dubbio.

“ Toglimi una curiosità, ieri sera hai detto che sei arrivato tardi per verificare quella cosa, ma dove sei andato?” Chiese Blaine, sospettoso.

“ Non credo sia importante, ora come ora.”

“ Veramente mi sembra più che importante!”

“ Fidati, non è niente!”

“ Va bene, non ho voglia di discutere. Oggi starai ancora tutto il tempo a poltrire sul divano come gli altri giorni, o farai qualcosa?”

“ Il servizio fotografico è oggi, quindi andrò allo studio, mi metterò in posa, sorriderò e toglierò la maglietta. Non ti sembra abbastanza?”

Blaine scoppiò a ridere “ Non ho mai incontrato una persona più pigra di te, tranne ovviamente riguardo la palestra!”

“ Si, baby, guarda che muscoli!” Sam flesse il braccio e fece pose da macho ridicole, che fecero ancora più ridere Blaine.

“ Bene, vado a fare la doccia.” esordì Sam e si diresse verso il bagno in fondo al corridoio. Blaine cominciò a sparecchiare e lavò i piatti sporchi. Quando ebbe finito, si vestì ed andò in bagno per ingellarsi i capelli scompigliati e annodati. Sam stava cantando sotto la doccia e a lui si aggiunse Blaine, formando così un duetto da paura.

Here comes the sun dududu...and I say it's alright”

“ Blaine, mi passi l'asciugamano, per favore?” esclamò Sam allungando la mano.

“ Certo, tieni!” Il ragazzo smise un attimo di ingellarsi e passò il salviettone all'amico, dalle tendine della doccia. Quando Sam uscì, Blaine non potè fare a meno di ammirare il suo fisico tonico e perfetto: cercava di sbirciare dallo specchio, senza farsi vedere, gli addominali scolpiti di Sam, ancora più sensuale con il corpo e i capelli lunghi bagnati, tirati indietro. Un brivido percorse la schiena di Blaine, che distolse lo sguardo appena avvertì quella sensazione.

“ Ehm, Sam io vado, mi aspetta una lezione impegnativa oggi.”

“ Certo, ti aspetto a pranzo, okay?”

“ Va bene, a dopo!” Blaine uscì in fretta e furia dal bagno, ancora scosso da quel brivido che un attimo prima aveva percepito, ma non sapeva cosa significasse, o meglio, non lo voleva sapere.

 

“ Oh. Mio. Dio. Berry!”

“ Shh, Tina, non urlare. Sono sorpresa quanto te, ma non vogli ofarlo sapere all'intero ospedale!”

“ Ma, l'avevate previsto? Finn quanti ne vuole? Se sarà maschio, lo chiamerà come il suo migliore amico?”

“ Ehi, ehi, ehi, quante domande! Ancora devo pensare come dirlo a Finn, non so se la prenderà bene...”

“ Non dire altro, una volta da ubriaco mi disse che per lui è importante mettere su famiglia ed avere figli in futuro. E quel futuro è proprio qui, davanti ai miei occhi, sei l'amore della sua vita Rach, questo evento non può fare altro che rafforzare il vostro rapporto.”

“ Wow Tina, non ti facevo così poetica. A parte gli scherzi, grazie di cuore!”

 

Nell'aula 51 della NYADA, Blaine stava per esibirsi. Inizialmente aveva preparato “ Too much love will kill you” dei suoi amatissimi Queen, ma pensò fosse troppo scontato: tutti erano a conoscenza della sua profonda ammirazione nei confronti del mitico Freddie. Stavolta decise di cambiare, volle stupire la sua classe di canto, piena di studenti invidiosi della sua magnifica voce. Avrebbe cantato “ Against all odds” di Phil Collins.

Fece un respiro profondo, si sedette davanti all'imponente pianoforte e cominciò a cantare. Mentre pronunciava “you're the only one who really knew me at all”, pensò a Sam: questa era la frase che più rappresentava il loro rapporto. Appena finì, guardò il cellulare sperando che Sam l'avesse chiamato o quantomeno cercato, ma niente. Sentì un vuoto nel cuore, ma non capiva il motivo. Deluso, uscì dall'aula dirigendosi al portone della NYADA e si sentì picchiettare sulla spalla: era Sam.

“ Ehi campione! Cosa ci fai qui?” esclamò Blaine sorpreso ma sollevato.

“ Secondo te? Sono venuto a prenderti!”

“ Sei il migliore!”

“ Dimmi qualcosa che ancora non so!”

“ Dai Mr. Simpatia, andiamo a mangiarci un mega cheeseburger da McDonald's e poi facciamo un salto da Starbucks. Ti va?”

“ E me lo chiedi anche? Corriamo!”

Entrarono nella macchina del biondo e si diressero a destinazione. Alla radio cominciò “ Wake me up before you go-go”, si guardarono con un sorriso e iniziarono a cantare a squaciagola, proprio come facevano qualche anno prima con Finn e Puck.

Blaine avvicinò la mano sinistra allo stereo per alzare il volume al massimo e sfiorò leggermente la mano di Trouty Mouth; entrambi arrossirono e si guardarono con occhi diversi, come non avevano mai fatto e Sam fissava le piccole labbra rosse del suo amico; sapeva che doveva lasciar perdere, sapeva che avrebbe rovinato tutto, ma l'istinto era troppo forte ed era ormai troppo tempo che lo reprimeva. Blaine aveva sentito di nuovo quel brivido, che la mattina aveva ignorato, ma ora non poteva scappare, non poteva tirarsi indietro. Pensò che quello che stava per accadere, poteva fargli dimenticare almeno per qualche secondo Kurt, ma subito scacciò quest'idea; non avrebbe mai potuto usare Sam, il SUO Sam, per quello...era il suo migliore amico e da un momento all'altro sarebbe diventato qualcosa di più.

Sam decise di accostare a lato della strada. C'era un piccolo parcheggio isolato, sarebbe stato tutto perfetto. Blaine sentì il cuore andare alla velocità della luce e arrossì ancora di più. Sam prese l'iniziativa e si avvicinò silenziosamente alle labbra del suo Freddie, quando qualcuno bussò all finestrino.

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Capitolo 3
*** Vecchie conoscenze ***


Ancora un attimo e tutto sarebbe cambiato: la loro relazione, il loro rapporto, tutto. Blaine non sapeva se esserne felice o no. Sam si risvegliò all'improvviso, come alla fine di un bel sogno, si rese conto di ciò che stava per faree e si scostò bruscamente da Blaine. Quando si voltò, si ritrovò faccia a faccia con Sebastian, sbuffò e abbassò il finestrino.
“ Lavori anche qui adesso?” chiese sarcastico Sam.
“ Veramente, no. Ho riconosciuto la tua macchina e volevo ridarti questi...” gli allungò una mazzetta di banconote.
“ Che cosa sono?”
“ I 100 dollari che mi hai dato ieri sera. Di solito non lo faccio, ma per un amico questo e altro.” disse i tono malizioso. Sam arrossì e abbassò lo sguardo.
“ Uh, ehm, grazie...”
Blaine osservava la scenetta, cercando di capire, ma non riusciva a venirne a capo ed era sempre più confuso.
“ Grazie a te, bello. Ci vediamo in giro ragazzi!” Sebastian si allontanò con le mani in tasca dirigendosi verso una macchina che si era appena fermata. Sam non disse niente, accese la macchina e sgommò via subito. Durante il tragitto verso casa, aleggiava un silezio glaciale, rotto solamente dai sospiri di Blaine. Sam non sapeva che dire, era preoccupato ed in imbarazzo e di certo non sarebbe stato lui a fare la prima mossa questa volta. Dopo un tempo che parve a tutti e due interminabile, Blaine cominciò a parlare a tutta velocità: le parole scorrevano come in un fiume in piena e per poco non cominciò ad urlare contro Sam.
“ Senti, sto cercando di capire ciò che è appena successo ma sinceramente non ci riesco, perchè l'unica cosa che mi viene in mente è a dir poco agghiacciante; non voglio neanche saperlo, anzi no devi dirmelo! Sono il tuo migliore amico, Sam. Quando mi menti, mi sento morire dentro, come quando tu e Finn avete organizzato la festa a sorpresa di Puck senza dirmelo: mi sono sentito tagliato fuori dalla tua vita e così mi sento ora. E se non volevi ferimi, devi capire che ti amo ti voglio bene, e il mio affetto supera di certo l'arrabbiatura e il dispiacere. Io non ti mentirò mai, Sam. Quindi, qualunque cosa sia successa con Sebastian, ti prego, ti scongiuro, dimmi questa fottutissima verità.” Sam era allibito, non aveva mai visto il suo amico parlare così velocemente e fare un discorso così lungo, ma aveva ragione. Non poteva nascodere per sempre la verità, doveva dirglielo, anche se sarebbe stato tremendamente difficile.
“Hai ragione Blaine, devo togliermi questo peso. È da un po' di tempo che so di essere gay, più o meno da quando tu e Sebastian vi frequentavate. Lo guardavo e provavo sensazione mai avvertite prima. Pensavo di essermi innamorato di lui. Ero veramente confuso, non capivo più niente. Ieri sera, dopo aver lasciato Penny, stavo tornando a casa, quando vidi Sebastian su un marciapiede insieme ad altri ragazzi, allora accostai e lo feci salire in macchina per accompagnarlo a casa. Ad un certo punto mi disse di accostare e quando lo assecondai successe tutto molto in fretta, non mi resi conto di niente. Mi disse di essere un gigolò e io mi sono sentito obbligato a dargli i soldi per il... ehm... 'servizio'. Ero scioccato, così lo feci scendere dalla macchina e tornai a casa. Non ti ho detto niente perché non volevo ferirti, insomma sono andato con il tuo ex che ho scoperto essere un gigolò. Non volevo farti stare ancora peggio, ma ho fatto un errore, dovevo dirtelo subito... Mi dispiace.” La sua voce tremava dall'emozione e non osava guardare in faccia Blaine. Il ragazzo moro lo guardò dolcemente.
“ Senti, ciò che hai fatto mi disturba, ma solo in parte. Di Sebastian non mi interessa più nulla, è bugiardo e manipolatore; ma sono preoccupato per te, per ciò che stai passando e perché sei andato dalla persona meno indicata per schiarirti le idee. Comunque sapevo già ciò che fa Sebastian: andava in giro in contanti, indossava sempre vestiti di marca e non sapevo mai dov'era o cosa faceva, diciamo che l'avevo intuito.”
“ Quindi non sei arrabbiato?”
“ Certo che no, voglio solamente che tu stia lontano da lui, porta solo male. Promesso?”
“ Promesso.”

Rachel fissava la tazza di tè che aveva tra le mani, in attesa che si raffreddasse. Stava aspettando Quinn, avevano appuntamento al “NYADA Cafè” alle 18, ma arrivando dall'aeroporto, c'era molto traffico e quindi era in ritardo. Non si vedevano da molto tempo e trovare uno spazio tra una corso e l'altro era praticamente impossibile, ma con l'avvicinamento del Ringraziamento, le lezioni erano meno faticose ed impegnative. Non vedeva l'ora di riabbracciare Quinn e raccontarle tutto, anche se non era sicura di volerle dire l'ultima grande notizia, prima aveva intenzione di parlarne a Finn. Rachel era immersa nei suoi pensieri e non si accorse che Santana si era seduta di fronte a lei e la guardava divertita.
“ Buongiorno Berry!” disse facendola sobbalzare.
“ S-santana! Da quanto tempo sei lì?”
“ Abbastanza per capire che qualcosa non va … problemi in paradiso?”
“ No, sto aspettando Quinn.”
“ Ah e per quanto si ferma?”
“ Un paio di giorni appena...”
“ Allora cercate di fare un salto da me sabato sera, organizzo una rimpatriata, ci saranno Blaine, Tina, Sam, Mike, Kurt e forse anche Artie, vi potreste aggiungere anche tu, Finn e Quinn se vi va...”
“ Va bene, San. Ci saremo sicuramente!” sorrise Rachel “ E invece Brittany?”chiese con aria innocente.
“ Devo tornare al lavoro, nasona.” Santana si alzò velocemente dal tavolo.
“ Ma se non c'è nessuno!” disse divertita la cantante “ Questo mi fa pensare che tu abbia paura a parlare di lei!”
“ Madre de Dios, Berry! Non sei cambiata per niente! Se proprio vuoi saperlo, l'ho chiamata e non mi ha risposto.”
“ Sai che è impegnata con la danza!”
“ Tutte balle! Avrà visto il  mio numero e avrà ignorato la chiamata.”
“ Dovresti riprovarci con lei...”
“ Senti, cara, l'ho amata con tutto il mio cuore, ma è finita. Siamo troppo lontane e ora sto con Dani.”
“ Eravate perfette insieme e tu eri diversa, più... ehm... umana; lei tirava fuori la parte migliore di te.”
“Lei era la parte migliore di me! Ma le persone cambiano. Discussione chiusa.” Santana prese il vassoio e se ne andò, per non continuare quella conversazione che l'avrebbe sicuramente portata alle lacrime. Rachel la fissò preoccupata, ma poi la sua attenzione fu rivolta verso l'entrata, dove una ragazza bionda dai lineamenti delicati scrutava la sala in cerca della sua migliore amica. Rachel corse incontro a Quinn e le stampò un bacio sulla guancia. Quinn l'abbracciò forte e non voleva più lasciarla andare.
“ Quanto mi sei mancata Quinnie!”
“ Anche tu, Rach” le due ragazze sciolsero l'abbraccio e Rachel prese la sua amica sottobraccio per portarla al tavolo, ma Quinn la bloccò.
“ Aspetta! Ho una sorpresona, ma non solo per te...” dalla porta entrò un'altra ragazza bionda che si guardava intorno meravigliata.
“ BRITTANY!” esclamò Rachel abbracciandola “ Cosa ci fai qui?”
“ Ho pensato di venire a salutarvi, mi mancate tantissimo! Ma Santana non c'è?” disse Brittany, cercando il suo vecchio amore con lo sguardo. Santana stava servendo un tavolo, quando ebbe finito, si voltò per tornare al bancone e la vide. Il vassoio che aveva in mano cadde rumorosamente e i bicchieri che c'erano sopra si ruppero.
“Brittany...” sussurrò arrossendo, ma corse via e andò a rifugiarsi nel ripostiglio del bar . Rachel si scusò con Quinn e Brittany e seguì Santana. La trovò seduta su uno sgabellino in un angolo, con il fiato corto in preda ad un attacco di panico.
“ C'è Brittany, Rach, c'è Brittany! Perché c'è Brittany??”
“ Non lo so, San, è stata una sorpresa di Quinn.”
“ Una sorpresa?! Ma lei... ma io...”
“ Ti devi calmare! Fai dei respiri profondi, così brava, tranquilla, non è niente è solo venuta a trovarci... a trovare TE. Ora esci e la saluti come si deve” Rachel uscì dal ripostiglio, seguita dalla sua amica più calma e meno rossa in viso. Quando arrivarono dalle altre due ragazze sedute al tavolo, Santana fece un respiro profondo e si sedette con loro.
“ Scusa BrittBritt, sono stata colta di sorpresa. Mi sei mancata...” la guardò con occhi dolci.
“ Anche tu , San. Tantissimo...” Santana  distolse lo sguardo e arrossì; solo Brittany le faceva quest' effetto.
“ Ehm, dovrei tornare al lavoro, comunque sabato sera potete venire da me a cena, ci saranno anche gli altri, anzi ora chiamo Sam per dirglielo. Rachel vi spiegherà tutto.” La ragazza si allontanò dal tavolo e digitò il numero di Sam sul cellulare, ma per l'emozione non riusciva a scrivere, così dovette cercarlo nella rubrica e dopo vari tentativi la chiamata partì.

Da quando erano tornati a casa, non si erano parlati molto. Nonostante avesse perdonato Sam, Blaine era più freddo che mai e il biondo non riusciva a darsi pace per ciò che aveva fatto, era stato stupido a fidarsi di Sebastian e così aveva perso Blaine, la persona più importante della sua vita in quel momento. Non avevano mai litigato veramente, ma Sam sentiva che questa era la fine, quando pensava che sarebbe potuto iniziare qualcosa di nuovo, lui aveva rovinato tutto e non riusciva a perdonarsi. Senza Blaine, non era niente, solo una persona vuota. Non poteva sopportare di vivere senza il suo migliore amico, doveva fare qualcosa per rimediare. Preparò la cena, con i piatti preferiti di Blaine. Quando ebbe finito, andò in camera a chiamarlo ma si bloccò sulla porta chiusa; sentiva la musica e Blaine che cantava sottovoce, Sam ascoltò attentamente le parole “When all I can do is watch you leave? 'Cause we shared the laughter and the pain and even shared the tears, you're the only one who really knew me at all.” Non sapeva se era riferito a lui, ma aveva le lacrime agli occhi, non poteva assolutamente perderlo, doveva farsi perdonare a tutti i costi. Entrò in camera del suo amico.
“ Che bella canzone Blaine.” disse Sam, con la voce rotta.
“ Grazie...” rispose sorpreso il ragazzo moro “ ma che hai?”
“ Ehm, niente. C'è pronta la cena comunque.” si voltò per andarsene.
“ Aspetta Sam! So che c'è qualcosa che non va, lo vedo nei tuoi occhi. È per ciò che è successo oggi? Ti ho detto che non sono arrabbiato...”
“ Non è vero, è tutto il pomeriggio che mi eviti, cosa devo pensare? Ho paura di perderti, Blaine e se te ne andassi, non potrei mai perdonarmelo.”
“ Siediti un attimo e ascolta la canzone di prima” Blaine cantò tutta “Against all odds” guardando Sam. La cantò con una tale emozione e un tale sentimento che le lacrime gli scendevano, rigandogli il viso. L'ultima strofa non si sentì neppure.
“ Ora lo capisci? Non potrei mai, mai, mai andarmene e lasciarti solo. Non ti abbandonerò mai, qualunque cosa tu faccia, io ti starò accanto.” Senza dire niente, Sam si alzò e lo abbracciò forte. Blaine non voleva staccarsi da lui, si sentiva al sicuro tra le sue braccia.
“ Okey, va bene basta lacrime! Ho cucinato il tuo piatto preferito!” Blaine lo guardò dolcemente, era veramente il migliore .“Ah, prima ha chiamato Santana, ci ha invitato a cena da lei sabato sera, ci saranno tutti, Quinn, Brittany e anche ,ehm... Kurt. Quindi se preferisci non andare, starò a casa con te.”
“ Non ti preoccupare Sam, prima o poi lo dovrò affrontare, quindi ci andremo assolutamente, non vedo l'ora di rivedere gli altri!” Disse Blaine, deciso.
“ Allora la richiamo!” Sam era un po' deluso dalla decisione di Blaine, voleva restare a casa da solo con lui e non voleva che rincontrasse Kurt, aveva paura che la scintilla si riaccendesse nuovamente. Compose il numero di Santana e dopo due squilli a vuoto, rispose.
“ San, io e Blaine ci saremo!” disse sorridendo al suo amico. Riattaccò e insieme si diressero verso la cucina per la cena speciale di Sam.

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Capitolo 4
*** There's so much I need to say to you ***


“ Sam sei un ottimo cuoco!”  disse Blaine con la bocca piena.
“ Grazie B. Vedo che ti piace, sembra che non mangi da un secolo!” ridacchiò il biondo “ comunque se ci vuoi ripensare per sabato...”
“No Sam, per quanto ancora dovrei fuggire dalla realtà?”
Sam non rispose e continuò a mangiare a capo chino, ma gli era passata la fame. Dopo un'infinità di minuti in cui Blaine continuava a parlare di Kurt e della cena di sabato, Sam lo interruppe. “Freddie, alle 9:30 su MTV intervistano Phil Collins, e mi ricordo che avevi detto che l'avresti voluto vedere assolutamente, quindi vai pure sul divano con i popcorn mentre io sparecchio!” Blaine si fiondò sul divano senza farselo ripetere e Sam lo guardava con aria afflitta da lontano: sapeva che Blaine sperava di far ardere di nuovo la fiamma con Kurt, ma lui soffriva, soffriva e Blaine neanche se ne accorgeva. Possibile che ciò che era quasi successo in macchina non significasse niente? Forse si era illuso e si convinse che tutto il dispiacere che provava in quel momento fosse perché non voleva che Blaine stesse ancora male per Kurt. Gli occhi si riempirono di lacrime, ma deglutì per mandare giù il nodo che gli torturava la gola e fingere che tutto andasse bene. Stava sciaquando il bicchiere di Blaine, quando sentì la gamba sinistra vibrare e cercò lo straccetto blu che sua nonna gli aveva regalato quando si era trasferito a New York, con ricamati sopra il suo nome e quello di Blaine. Si asciugò le mani in fretta e furia, prese il telefono dalla tasca e rispose, vedendo comparire sul display la foto di Santana.
“ Hey San!”
“ Trouty, ciao! Volevo solo farti sapere che la cena è anticipata a venerdì sera, quindi a domani, perché sabato devo lavorare tutta la sera al bar.”
“ Ah, okay San, no problems!”
“ Bene, a domani! Salutami Blaine!” Santana riattaccò velocemente lasciando Sam a metà frase. Scosse la testa e appoggiò l'iPhone sul tavolo della cucina.
“ Chi era Sammy?”
“ Santana. Ha detto che la festa è anticipata a domani.” disse sedendosi sulla poltrona accanto al divano.
“ Domani? Oh, Jesus! Non so cosa mettermi!” Blaine saltò in piedi agitato e si fiondò in camera. Sam lo seguì e si fermò sulla porta a guardarlo mentre tirava fuori tutti i vestiti.
“ Sbrigati, B.! Tra poco inizia il programma!”
“ Stai scherzando vero? Hai presente quanto ci metto a scegliere? Non posso proprio rimandare Sam!”
“Ma... dovevamo guardare MTV insieme!”
“ Scusa ma questo è più importante di uno stupido programma musicale!” Disse Blaine arrogante, continuando a buttare vestiti ovunque, non degnando Sam di uno sguardo.
“ Ah. Se lo dici tu.” Sam se ne andò dalla camera del suo amico, deluso e arrabbiato.
“ Scommetto che non si è nemmeno accorto che ci sono rimasto male” pensò Sam, amaramente “ Che se ne stia di là con in suoi vestiti, a farsi bello per il suo Kurt” Gli era passata la voglia di guardare la televisione, così corse anche lui in camera e sbattè violentemente la porta. Non voleva più né vedere né sentire Blaine per quella sera. Si sedette alla fine del suo letto a due piazze, di fronte allo specchio, si tolse la magliettà e la gettò a terra, sciolse i capelli raccolti in una piccola coda sul collo e guardava, incredulo, l'uomo che era diventato. Ancora non ci credeva. Era un diciannovenne con un lavoro fisso e la barba. Quella barba che non cresceva più da adolescente e che ora non voleva avere, anche se gli dava un aria più matura, come gli diceva sempre Blaine. In quel momento sarebbe voluto andersene sull' Isola Che Non C'è e diventare un bambino sperduto, per non crescere mai, come Peter Pan, il suo film preferito. Lo guardava sempre con Blaine. Scosse la testa e scacciò via l'immagine di lui e Blaine sul divano a guardare Peter Pan. Sbattè le palpebre per mandare via le lacrime e tornò a fissarsi. Migliaia di pensieri gli frullavano nella mente, ma era troppo arrabbiato e stanco per fare ordine nella sua testa incasinata. Decise di andare a dormire, così si tolse anche i jeans e rimase in boxer. Si sdraiò sul letto, girandosi verso la finestra e guardando le foto sul comodino. C'era lui con i suoi fratelli, lui con Blaine e Tina, lui con Blaine, Finn e Puck, lui solo con Blaine... La sua preferita ritraeva il giorno del diploma. Alcuni erano vesiti di rosso, con la toga e il tocco mentre gli altri che si erano già diplomati indossavano abiti eleganti. Tutti insieme stavano abbracciando il professor Schuester, con le lacrime agli occhi. Sam ricordava benissimo quel giorno, è stato uno dei più belli della sua vita: c'erano tutti i suoi amici del Glee e andavano stranamente d'accordo: non litigavano, non si insultavano; era veramente tutto perfetto. Vagando tra i ricordi, Sam aveva perso il sonno ma rimase immobile nella stessa posizione, sentendo bussare alla porta e Blaine chiamarlo piano. Non aveva voglia di parlargli e men che meno di scusarlo, quindi decise di ignorarlo. Blaine continuava a bussare imperterrito e alla fine entrò, aprendo piano la porta e lasciandola socchiusa. Vide che Sam stava già dormendo, respirando profondamente. Non voleva disturbarlo, ma aveva assolutamente bisogno di un suo consiglio. Per una volta voleva stupire tutti, soprattutto Kurt, e indossare una cravatta al posto del suo solito papillon, ma gli pareva una mossa azzardata, così aveva deciso di chiedere a Sam, ma a quanto pare al momento non era disponibile. Blaine posò i completi e le cravatte sulla sedia di fianco alla porta, attendo a non sgualcirli; si sdraiò sul letto accanto a Sam, facendo aderire il suo corpo con quello caldo e nudo di Sam. Si sentiva piccolo e protetto vicino a lui e sarebbe voluto rimanere li per tutta la notte. Quando Blaine si adagiò sul suo letto, Sam sentì un brivido percorrergli la schiena liscia e si impose di repirare normalmente, per non far capire al suo amico che era sveglio. Speò che Blaine non si spostasse da quella posizione: gli piaceva tanto, forse troppo per essere il suo migliore amico; gli venne voglia di girarsi e di continuare ciò che avevano interrotto quel pomeriggio in macchina, ma subito si pentì di questo pensiero, sapeva che Blaine era intenzionato a riconquistare Kurt in qualunque modo possibile e Sam voleva solo la sua felicità, quindi non si sarebbe messo in mezzo di nuovo. Blaine si stava per addormentare quando sentì la porta d'entrata aprirsi, si alzò bruscamente, prese i vestiti e uscì velocemente dalla camera di Sam, sperando che Tina non lo vedesse e non sospettasse niente. Quando se ne fu andato, Sam si girò sospirando e pensando all'occasione che aveva appena sprecato, ma ancora una volta scacciò questo pensiero.
“ Devi dirlo a Finn!”
“ Lo so, Quinn, lo so. Ma non so come! Cosa faccio? Vado da lui e gli dico 'Buongiorno paparino'? No, non posso. Deve essere un momento speciale e voglio che se lo ricordi per sempre” Quinn aveva scoperto il segreto di Rachel, trovando il test di gravidanza nel cestino del bagno e ora stava cercando di farla ragionare, ma neanche lei sapeva che fare, anche se ci era già passata.
“Rachel, in qualunque modo glielo dirai, se lo ricorderà! Avrete un figlio e questo è già abbastanza speciale, non credi?”
“Si, ma...”
“Niente ma! Quando Brittany finisce di truccarsi andiamo a fare shopping con Santana e tu racconterai tutto a Finn, quando torna. Ok?”
“ Va bene, sono forte, ce la posso fare!” Si convinse Rachel.
“ Eccomi, sono pronta!” esclamò Brittany uscendo dal bagno.
“Ciao Rach, ci vediamo dopo. Mi raccomando.” Quinn salutò la sua amica facendole l'occhiolino. Rachel si ritrovò sola, ma da un momento all'altro sarebbe arrivato Finn e voleva farsi trovare pronta. Prese dalla credenza due bicchieri alti, stappò una bottiglia di champagne che non avrebbe bevuto, la versò nei bicchieri e accese alcune candele e attese impaziente il suo amore del liceo sul divano. Dopo pochi minuti sentì la chiave nella serratura e quando la porta si aprì corse incontro a Finn e gli diede un lieve bacio sulle labbra. Insieme si diressero in salotto abbracciati.
“Wow, come mai lo champagne?” Chiese Finn, sorpreso. “Ho dimenticato il nostro anniversario?”
“No, tranquillo. Ti devo solamente dire una cosa, che credo, anzi spero, ti farà piacere...”
“Va bene, però anche io ho una novità e devo dirtela subito perché è da una settimana che sto pianificando questo momento, ma non sapevo come fare. Ora sono pronto.”
“Ehm, o-okay...” disse Rachel balbettando. Finn le prese le mani e gliele strinse. Rachel sentì che era sudato e capì che ciò che stava per dire Finn, l'avrebbe sorpresa, e non poco.
“Rachel, per tutto la vita ho cercato di essere sicuro, di ciò che facevo e delle strade che seguivo. Tutti mi vedevano come un leader, un esempio e un' ispirazione, qualcuno su cui contare nel momento del bisogno e un  amico fedele. In realtà, non sapevo ciò che facevo, seguivo l'istinto, facevo tutto impulsivamente e speravo che nessuno se ne accorgesse. Ma poi sei arrivata tu. Tu che con la tua energia e il tuo amore mi hai tirato fuori da quel vortice di finzione che mi circondava. Quando per la prima volta abbiamo cantato 'Faithfully', ho sentito smuoversi qualcosa dentro di me. Ti guardavo ed ero sicuro, sicuro che quello era il mio posto, ma soprattutto sicuro di amarti. Non mi ero mai sentito così, non avevo mai, mai, mai provato niente del genere. Ma ora, ogni giorno, mi sento veramente sicuro, perché l'unica certezza della mia vita sei tu. Sei ciò che mi mantiene in vita, ciò che mi rende felice, perché so che ci sarai sempre. Non potrei sopportare di vivere senza averti accanto, senza sentirti cantare. Sei la mia vita, una parte di me senza la quale sarei ancora a Lima a lavorare nell'officina di Burt. Sei tu la mia musa e la mia ispirazione. In tutto ciò che faccio ti sento dentro di me e ogni volta che ti bacio, o anche solo che ti guardo, mi sento l'uomo più fortunato del mondo. Non ti lascerò mai. È una promessa che ti faccio qui, ora” Finn s'inginocchiò, prese dalla tasca  una scatolina ricoperta di velluto rosso e l'aprì “ Rachel Berry, mio unico grandissimo amore, vuoi sposarmi?”
Rachel sorrise, consapevole che ciò che stava per dire l'avrebbe reso ancora più felice.
“Finn...” cominciò Rachel “ Sono incinta.
Sam si svegliò la mattina dopo, ancora arrabbiato con Blaine. Lo trovò seduto al tavolo che stava facendo colazione, assorto nei suoi pensieri; lo superò senza degnarlo di uno sguardo e si mise a preparare il latte. Blaine si risvegliò improvvisamente e salutò Sam sorridendo.
“ Ehy Sam!” Sam continuò ad ignorarlo, sperando che ad un certo punto si rendesse conto che ci era veramente rimasto male per ieri sera, ma a quanto pare non ci aveva nemmeno pensato.
“ Ieri sera sono venuto in camera tua per chiederti un consiglio, ma stavi già dormendo, così ho aspettato stamattina. Tanto tu non devi lavorare no? Da noi le lezioni sono state sospese per una fuga di gas, quindi siamo tutti e due liberi. Avevo pensato di mettermi la cravatta al posto del papillon, ma siccome ho solo quella degli Usignoli, mi chiedevo se tu potresti prestarmene una; oppure andiamo da qualche parte a comprarla! Ma mi stai ascoltando?”
Sam aveva smesso di starlo a sentire a 'consiglio' ma non gli importava. Pensava che almeno si sarebbe scusato per averlo bidonato e invece, ancora una volta, i vestiti erano più importanti di lui.
“Sam, mi devi dire qualcosa?” Aveva così tanto da dirgli, ma non aveva ragioni per farlo, anzi probabilmente la situazione sarebbe peggiorata, così stette ancora zitto.
“È per ieri sera? Dai Sam, capiscimi! È importante per me apparire sempre al meglio!”
“E secondo te, per me non lo è? Eppure non trascuro gli amici. Dovresti rivedere le tue priorità Blaine. Poi forse potremo parlare ancora.” sbottò Sam.
“Avevo capito che eri arrabbiato, ma non pensavo fosse per una cosa così superficiale!”
“Tu sei superficiale! Non ti riconosco più... una volta ti bastava cantare e stare con i tuoi amici ed eri felice. Poi hai conosciuto Kurt..”
“Non dare la colpa a Kurt!”
“Perché, forse non lo è? Dai Blaine, apri gli occhi e ammettilo!”
“OK, va bene. Ammetto che forse sono cambiato un po'  da quando è arrivato Kurt, ma in meglio. Insomma, il mio aspetto è migliorato, mi vesto meglio, e anche a cantare sono decisamente migliorato.”
“ Sei migliorato a cantare grazie al professor Schue, non a Kurt. E veramente, per me eri più bello prima. Ti metti tre quintali di gel sui capelli tutti i giorni. A me piacevano di più prima, ricci come quando eri piccolo a dir la verità...” disse Sam arrossendo “e hai messo su anche qualche chilo, non hai più quei pochi addominali che avevi una volta. Non che ora sei brutto, ma a me piacevi di più prima.”
“Davvero?”
“Certo, sia fisicamente che caratterialmente...”
“Forse hai ragione. Allora se sei d'accordo, stasera niente gel e se non ti dispiace domani posso venire con te in palestra?”
“ Va benissimo B. Se vuoi ti aiuto anche a scegliere il  completo. Che ne dici di quello che hai messo al tuo primo appuntamento con Kurt ?” disse Sam sorridendo. L'arrabbiatura era ormai passata.
“Sei  un genio Sam! Ora vado a provarlo per vedere se mi va ancora bene! Blaine corse in camera, con gli occhi che gli brillavano e Sam pensò che se c'era una cosa che non era cambiata in Blaine, erano proprio gli occhi: nocciola e costantemente illuminati, soprattutto quando cantava e parlava con lui. Era grazie a loro che Sam si era innamorato di Blaine.

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Capitolo 5
*** Vivere o sopravvivere? ***


“Dai Blaine!” eclamò Tina “Siamo già in ritardo!”
“Lo so Tina, ma non sono ancora convinto...” le urlò Blaine dal bagno.
“Blaine se non ti muovi ti vengo a prendere di peso” Sam era agitatissimo
“Okok arrivo!” Uscì dal bagno con i capelli spettinati, liberi dal gel. “Beh, come sto?”
“Divinamente. Ora muoviamoci!” disse Tina scocciata. Sam guardò Blaine, tenendo la porta aperta come se potesse spiccare il volo da un momento all'altro. Finalmente rivedeva quei riccetti che tanto gli piacevano e sorrise chiudendo la porta dietro di sé.

Arrivarono a casa di Santana quando tutti erano già seduti a tavola  e si accomodarono anche loro. I presenti emisero un versetto di sorpresa notando i capelli e la cravatta di Blaine.
“Oh lala! Mr. Nonindossocravatte ha una cravatta!” esclamò Santana.
“BLAINE! I capelli!” Rachel lo guardava con le mani alla bocca.
“ Quinn...Chi è quel ragazzo accanto a Sam?” Sussurrò Brittany a Quinn.
“ Sono felice anche io di rivedervi ragazzi!” disse Blaine ridendo.  Sam lo guardava cercare con gli occhi una persona, che però non c'era e tirò un sospiro di sollievo. Ad un tratto suonò il campanello .
“Ah, questo dev'essere Kurt” disse Santana andando ad aprire. Un ragazzo alto e vestito di tutto punto stava in piede sulla porta, cercando di nascondere qualcosa
“ Ho trovato una personcina qua fuori che voleva farci una sorpresa...”
“ Puckzilla è qui!” Un altro ragazzo, più muscoloso, con la cresta e uno zainetto sulle spalle entrò in casa.
“Puckerman!” Rachel era di nuovo con le mani alla bocca.
“Puck!”
“Noah!” tutti si alzarono per abbracciarlo.
“So come mi chiamo, grazie!” disse Puck abbracciandoli a sua volta, ridendo.
“Hey San! Aggiungi un posto a tavola!” urlò Sam a Santana.
“Abbassa le arie, bocca da trota.” replicò stizzita la ragazza e tutti scoppiarono a ridere.
La serata passò tranquilla e felicemente. Mike e Tina si continuavano a scambiare occhiate roventi; Artie fece vedere i video che faceva all'università e Sam faceva ridere tutti con le sue imitazioni. Blaine non la smetteva di guardare Kurt, che a volte ricambiava. Rachel e Finn erano stranamente silenziosi e Quinn li fissava piena di aspettative. Brittany parlava con tutti, si sentiva di nuovo a casa e Santana la guardava dolcemente. Quando arrivarono al dolce, erano già tutti pieni e un po' brilli e Rachel, che non aveva bevuto niente, si alzò e si schiarì la voce.
“Scusate io e Finn dovremmo dire un paio di cose. La prima è che...beh...io...sono...incinta!” esclamazioni di sorpresa di levarono dal tavolo “ E la seconda è che io e Finn ci sposiamo. Tra tre mesi.” Quinn si voltò verso di Rachel esterrefata, Santana sputò il vino che stava bevendo e tutti guardavano Rachel e Finn a bocca aperta.
“Beh, CONGRATULAZIONI!” Puck fu il primo a rompere il silenzio e subito dopo escplose un applauso.
“Ci stiamo dando da fare qui eh? Chi sarà il terzo?”  esclamò Tina e Kurt arrossì.
“Che ne dite di prendere il dolce per festeggiare?”
“Vado io!” si offrì Kurt.
“Ti aiuto...” disse Blaine alzandosi. Sam lo fulminò con lo sguardo, ma Blaine era ormai perso dietro a Kurt.

I seguenti 10 minuti passarono con Sam che si agitava sulla sedia e gli altri che si congratulavano con  Rachel e Finn e parlavano del loro futuro, di come avrebbero chiamato il bambino, del vestito da sposa di Rachel e le canzoni che avrebbero cantato al matrimonio, ma Sam non li stava a sentire, continuava a lanciare occhiate sospettose in direzione della cucina e non ce la faceva più a stare li seduto; sapeva che nella stanza accanto stava succedendo qualcosa.
“ Scusate, ma Blaine e Kurt? Sono via da più di un quarto d'ora con il dolce!” disse cercando di sembrare più preoccupato per il dolce che per Blaine.
“Staranno parlando no? Kurt deve spiegare un po' di cose a Blaine...” disse Tina.
“Si, ma...il dolce...”
“ Se ci tieni tanto, vai tu a prenderlo!”
“È proprio quello che farò!” Sam si alzò di scatto, innervosito dalle risposte di Tina, e Rachel lo guardò incuriosita. Sam si fermò sulla porta della cucina, non era pronto a vedere quello che stava succedendo ma doveva farlo, per Blaine. O per se stesso? Scacciò via questo pensiero e fece un respiro profondo e abbassò piano la maniglia. Bastò uno spiraglio e vide quello che temeva: Blaine e Kurt avvinghiati che si baciavano furiosamente, Kurt seduto sul bancone della cucina con la mano  nel dolce, ormai rovinato e Blaine in piedi abbracciato a Kurt. Sam fece dietro front con le lacrime agli occhi e prese le chiavi della macchina.
“ Mi sono appena ricordato che domani devo svegliarmi prestissimo, quindi me ne vado ora. Mi dispiace...”
“ Va bene Sam, stai tranquillo!” disse Santana.
“ Ma e io?!” esclamò Tina.
“Fatti accompagnare da Mike” le rispose Sam, amaramente
“ E Blaine?” chiese Rachel sospettosa.
“Blaine non ha bisogno  di me...Ciao ragazzi, ci vediamo!”
“ Ciao Sam!” Il ragazzo uscì dalla casa di Santana e quando entrò in macchina, scoppiò a piangere. Aveva veramente pensato di piacere in quel modo a Blaine? Aveva veramente pensato che ci fosse qualcosa di più tra loro due? Si era solo illuso, come al solito. Non avrebbe dovuto nemmeno confessare a Blaine di essere gay, sarebbe stato più facile continuare a fingere.  Come avrebbe potuto guardarlo senza morire ora? Doveva trasferirsi, tornare nel Kentucky dai suoi genitori, loro si che avevano bisogno di lui. Sarebbe andato a casa, avrebbe fatto i bagagli e sarebbe partito senza dire niente a nessuno, nemmeno a Blaine. No, non era capace di essere così cattivo ed egoista, non era nella sua natura, ma come poteva sopportare di vedere Blaine contento e sapere che la ragione per cui sorrideva  non sarebbe stato lui?  Sarebbe rimasto perché è il suo migliore amico, perché nonstante non sembrasse, Blaine aveva bisogno di Sam. Con le lacrime agli occhi accese il motore e si diresse verso casa sua.

A casa di Santana, aleggiava un' aria intrisa di ormoni. Quinn e Puck se n'erano andati in un locale di spogliarelliste, visto che grazie a Santana, Quinn aveva scoperto un lato nuovo di se stessa e si era offerta di accompagnare Puck e ovviamente lui aveva accettato. Aveva sempre avuto un debole per Quinn. Mike e Tina si stavano praticamente mangiando la faccia sdraiati sul divano, Artie stava parlando al telefono con Kitty, sussurrando parole dolci e Finn e Rachel stavano ancora parlando del bambino e del matrimonio. Kurt e Blaine si erano spostati dalla cucina alla stanza degli ospiti di Santana, e nessuno si azzardava ad andare a disturbarli. Santana era molto scocciata e Brittany si offrì di aiutarla a sparecchiare.
“Grazie Britt!” le disse dolcemente.
“Di niente! Senti stavo pensando, domani ti andrebbe di uscire a cena?”
“Oh...” Santana arrossì violentemente “ Non te l'hanno detto Quinn e Rachel?”
“Che cosa?”
“Io...ehm...ho una ragazza”
“ Ma usciremmo da amiche!”
“No, Britt. Dani sa che siamo state insieme e quando ha saputo che oggi ci saresti stata anche tu, non l'ha presa bene e abbiamo litigato.”
“Mi dispiace.”
“ Anche a me...”
“ San mi piaci ancora un sacco” disse Brittany guardandola negli occhi.
“Io...cosa?”
“ Si, sai mi manchi. Mi mancano i nostri baci e le giornate passate insieme... Non hai mai smesso di piacermi. Sei la prima persona che non mi abbia trattato da stupida.”
“ Ma quando l'anno scorso sono tornata a Lima e tu stavi con Sam, perchè non me l'hai detto? Avrei mollato l'università pur di stare con te...”
“ Non potevo fare questo a Sam, è il ragazzo più dolce che io abbia mai avuto...”
“E io scusa?”
“Tu sei una ragazza...” Santana sorrise “ Tu ami Dani, San?”
“ No, certo che no.”
“ E perché allora non la lasci?”
“ Perché mi piace.”
“Ma non la ami.”
“Nemmeno tu amavi Sam...”
“Già, io amavo solo te. Amo ancora solo te.”
“Dopo tutto questo tempo?”
“Sempre.” [cit. Severus Piton 'I Doni della Morte' J.K.R]
Anche Santana amava ancora Brittany con tutto il suo cuore, ma non poteva lasciare Dani, non se lo meritava.
“Britt...” Brittany interruppe Santana
“Sai sto pensando di trasferirmi a New York, alla fine di questo semestre...” Sorrise “Ora però sono stanca, vado a casa, tanto è qua vicino!”
“Non aspetti Finn e Rachel?”
“Non voglio disturbarli...”
“Ma è tardi non puoi andare in giro da sola! Se vuoi puoi stare qui a dormire per stanotte, ti lascio il mio letto e io vado sul divano...”
“Sei sicura che Dani non si arrabbierà?”
“ Dani è a San Francisco dai suoi genitori, non tornerà prima di martedì.”
“Va bene allora. Grazie San! Posso andare subito a dormire?”
“Certo BrittBritt! Prendi uno dei miei pigiami, sono nel secondo cassetto...”
“Grazie ancora. Sei la migliore!” Santana guardò Brittany sparire dietro la porta della camera e cominciò a lavare i piatti.
“San io vado!” Le urlò Artie.
“ Hai bisogno di una mano?”
“ No grazie, se ne stanno andando anche Finn e Rachel, mi accompagnano loro...” Rachel si affacciò alla porta della cucina.
“ Dov'è Brittany?”
“ Dorme qui stanotte. Era stanca e non voleva disturbarvi...”
“ Oh, che carina! Va bene , a domani San! Buonanotte!” Rachel fece per allontanarsi ma poi si ricordò di una cosa. “ Ah, ci sono ancora Kurt e Blaine nella camera degli ospiti che stanno... hai capito no?”
“Sisi, tra un po' li sbatto fuori...”
“ Sempre gentile eh?”
“ Sei ancora qui, Berry?”
“ Si, scusa, ciao!” Rachel, Finn e Artie se ne andarono, lasciando Santana tra i suoi pensieri.

Rachel e Finn stavano tornando a casa dopo aver accompagnato Artie, ma Rachel costrinse il suo fidanzato a fare inversione e andare da Sam.
“Perché?” Finn non riusciva a capire.
“ Non hai visto come se n'è andato velocemente? C'è qualcosa che non va...”
“ Si in effetti...”
“ Salgo solo io ok?”
“ Certo, Rach, io ti aspetto qui.”
“ Ti amo.”
“ Anche io!” Rachel scese dalla macchina e prese le chiavi di riserva che Sam, Blaine e Tina le avevano dato in caso si fosse verificata un'emergenza e fece scattare la serratura.

Taylor Swift era la passione segreta di Sam. Non l'aveva mai rivelato a nessuno, ma conosceva tutte le sue canzoni a memoria e si vergognava da morire di questo suo segreto. Quella sera, dopo essere tornato a casa devastato, una canzone della Swift gli rimbombava in testa. “ He says he's so in love, he's finally got it right, I wonder if he knows he's all I think about the night.” Già, Blaine ha sempre raccontato a Sam quanto stava bene con Kurt e che pensava di aver trovato quello giusto, anche dopo che si erano lasciati. “He's the reason for the teardrops on my guitar, the only thing tha keeps me wishing on a wishing star. He's the song in the car I keep singing, don't know why I do.” Ogni volta che suonava la chitarra o cantava una canzone pensava sempre a Blaine, e non ne aveva mai capito il motivo, ma ora lo sapeva. Era innamorato di lui da sempre, ma Blaine non ricambiava, perché a quanto pare il suo vero amore era il suo ex ragazzo che si sta per sposare. Questa situazione gli faceva venire le lacrime agli occhi dalla rabbia. Era sdraiato sul suo letto a pensare a cosa avrebbe detto a Blaine la mattina dopo, quando sentì la porta aprirsi e pensò che fosse Tina, ma invece sentì la voce acuta di Rachel  che lo chiamava. La ignorò.
“Sam posso entrare?” Ormai Rachel era fuori dalla sua camera.
“No.”
“Dai Sam! Penso di aver capito cos'hai!”
“ Va bene allora entra, ma fai in fretta sono stanco.” La ragazza entrò piano e si sedette di fianco al suo amico.
“ In realtà non ho capito, ma sapevo che c'era qualcosa che non andava quando sei scappato di corsa da casa di Santana...” Sam guardò Rachel e per un attimo fu intenzionato a buttarla fuori di casa, ma poi si rese conto che doveva parlarne con qualcuno e per parlarne doveva confessare un' altra cosa, che solo Blaine sapeva.
“Rach, sono gay e sono innamorato di Blaine.” Non aveva voglia di girarci intorno.
“ Si lo avevo immaginato...” Sam la guardò interrogativamente. “ Cioè pensavo ci fosse di più tra di voi, ma tu eri etero quindi credevo che vi consideraste come fratelli. Ma avevo pensato bene all'inizio allora. Lo hai detto a Blaine?”
“ Certo che no. Sa che sono gay ma non che sono innamorato di lui. Blaine ama Kurt.”
“ Forse prima ma non sono mai stati anime gemelle. Vedevo come ti guardava e giuro che non l'ho mai visto guardare così Kurt.”
“ Come hai detto tu, è perché mi considera come un fratello, è ovvio che non guarda Kurt in quel modo.”
“Non mi hai capito. Lui ti guarda come io guardo Finn, o come Santana guarda Brittany e perché no, come Puck guarda Quinn. Non è uno sguardo da fratello, fidati. Siete fatti per stare insieme, l'ho sempre pensato: l'uno l'opposto dell'altro, per quello che vi completate. È come se tutti avessimo il cuore a forma di un pezzetto di puzzle e la nostra anima gemella abbia quello complementare al nostro, quando ci incontriamo i nostri cuori si uniscono per formare un'unica anima. Senza uno l'altro non può vivere. So che hai pensato di andartene, ci avevo pensato anche io quando Finn mi aveva tradito con Quinn. Ma ti sei domandato perché sei rimasto? Perché senza Blaine, tu non puoi vivere e senza di te nemmeno Blaine può vivere, Sopravvivere si, ma non vivere. I vostri cuori si sono uniti già da un pezzo, perché vi conoscete fin da piccoli, siete destinati a stare insieme.”
“ Forse è meglio che tu vada Rachel, stai delirando”
“Ma...”
“Ciao Rach, grazie comunque!” Sam spinse Rachel fuori dalla porta di casa. La ragazza si arrese e tornò in macchina da Finn.

Pochi minuti dopo tornò Blaine. Si diresse subito in camera di Sam, si sentiva terribilmente in colpa per quello che aveva fatto e voleva chiarire le cose. Spalancò la porta e trovò Sam appollaiato sotto la finestra.
“Sei già tornato?” chiese.
“ Sam, ho fatto un casino...”
“ Già... ora chi lo spiega a Elliot?”
“Cosa? No, non è per quello. Cioè si anche, ma ho fatto un casino con TE!”
“ Ah si? Non mi sembra...sei andato a letto con l'amore della tua vita no? Non era quello che volevi?”
“ Si, cioè no, Kurt non è...”
“Si che lo è, me lo dici ormai da quasi quattro anni!”
“ Lo credevo anche io, ma ora è tutto cambiato. Kurt è cambiato. O forse è sempre stato così e io ero accecato dall'amore.”
“ Se lo dici tu...” disse Sam voltandogli le spalle.
“ Si lo dico io! Adesso mi ascolti, perché c'è una cosa che finalmente ho capito.” Subito Sam pensò alle parole di Rachel ma poi si disse che era impossibile, non poteva essere vero.
“ Prego”
“Ti giri per favore?”
“ No.”
“ Va bene allora vengo io.” Blaine superò il letto e si mise di fronte a Sam guardandolo negli occhi. “ Sam, Kurt non è l'amore della mia vita. Per stare bene con lui devo baciarlo, abbracciarlo o guardarlo. Non mi fa sentire subito felice, non mi fa sentire in grado di fare qualsiasi cosa, non mi fa sentire come mi...fai sentire...tu. Con te, mi basta averti accanto per sentirmi splendidamente, mi basta che tu sia nella stessa stanza con me, mi basta sapere che esisti per sentirmi così. Per quello che quando sono con te, sono sempre contento, starei tutto il giorno a guardare una lumaca che attraversa Central Park con te. Basta che tu ci sia. Non importa quello che facciamo, se cantiamo o guardiamo per l'ennesima volta Peter Pan. Mi completi, non riuscirei a vivere senza di te. E se...” Blaine non riuscì a terminare la frase. Le labbra di Sam si erano posate sulle sue e era successo così inaspettatamente che Blaine emise un mugolio di sorpresa. Posò le braccia sulle spalle di Sam e ricambiò il bacio. Finalmente.

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Capitolo 6
*** Love was such an easy game to play ***


Fu un bacio dolce. Le dita affusolate di Sam sfioravano gentili il viso tremante di Blaine, che nel frattempo aveva cinto le sue braccia attorno alla nuca del biondo, giocherellando nervosamente con due ciocche e spingendolo sempre di più verso il suo corpo. Voleva sentirlo più vicino, sentire il suo odore addosso e imprimerlo per sempre sulla pelle e nel cuore.
Baciare il suo migliore amico era come aveva sempre immaginato nelle fantasie più segrete e profonde, ma il sapore delle labbra lo sorprese: sapeva di buono, di vero, con un retrogusto alla ciliegia, il gusto del burrocacao di Sam.
Dopo qualche minuto si staccarono svogliatamente l'uno dall'altro per riprendere fiato e aprire gli occhi. Blaine si perse in quelle iridi chiare e sussurrò al suo amante a fior di labbra.
“Sei bellissimo”. Sam accennò un sorriso e prima di baciarlo di nuovo gli rispose “Mai quanto te...”.
Il bacio riprese, questa volta meno casto e più passionale. La lingua di Sam s'infilò dolcemente nella bocca del moro, provocando uno scontro di lingue e di denti. Si sentiva talmente sicuro sotto il tocco della lingua di Blaine che poteva quasi sciogliersi, in quell'antro così caldo e accogliente.
Nella camera si sentivano solo i gemiti e i mugolii provenienti dalle bocche dei due ragazzi, con la voglia di avere sempre di più. Improvvisamente, fu come se esistessero solo loro e tutto il resto non importasse. Il mondo era come in stand-by. Erano passati pochi minuti o forse delle ore. Avevano perso la cognizione del tempo. Era tutto talmente perfetto che avrebbero voluto fermare la loro vita lì, a quell'istante, quando sentivano i loro cuori battere all'unisono, i loro respiri farsi sempre più affannati e le loro menti spegnersi completamente.
Una luce spaventosa si fece spazio nella mente di Sam: stava rivivendo la scena a cui aveva dovuto assistere a casa di Santana. I suoi occhi si riempirono di rabbia, delusione e dolore così si ritrasse bruscamente dalla meraviglia seduta tra le sue gambe muscolose. Perché andava a finire sempre in questo modo? Sam aveva rovinato quel romantico momento. Perché Sam rovinava sempre le cose importanti. Ancora un po' scombussolato dall'accaduto, Blaine aprì a fatica gli occhi e ritrovò fissato da un paio di occhi pieni di passione, ma spenti. Sam non dovette neppure parlare perché il moro aveva già capito tutto. Ma non era una novità. Aveva questo potere. O forse Sam non riusciva a camuffare le sue emozioni. Per lo meno quando si trattava di Blaine. Il più basso si alzò e a sua volta fece alzare Sam. Gli prese il mento con l'indice e il pollice della mano sinistra e gli occhi chiari si tuffarono in quelli ambrati. La mano destra invece, si andò a posare sul petto del biondo, andando poi a sistemarsi sul cuore che sentì battere più veloce del normale.
“Ascolta B...”
“No am-Sammy, ascoltami tu. Se fossi un'altra persona ti direi le solite cagate come -Ascolta il tuo cuore- ma non è così. Perché tu hai tutte le ragioni del mondo per essere incazzato con me, fossi in te lo sarei anche io. Per questo motivo ti dico solo che ti aspetto; ti ho aspettato per quasi due anni, non pensare che mi arrenda così facilmente. Buonanotte gigante!” gli disse Blaine ridendo, alzandosi sulle punte per sfiorargli un'ultima volta le enormi labbra. Senza lasciargli il tempo di rispondere, uscì dalla stanza di Sam, quasi correndo. Non sapeva se essere al settimo cielo o sentirsi male. Si sentiva talmente in colpa per quello stupido errore che aveva commesso con Kurt e proprio non riusciva a perdonarselo. Arrivò in camera sua girando l'angolo dopo il bagno e chiuse a chiave la porta. Si appoggiò ad essa con la schiena e si lasciò scivolare giù fino al pavimento freddo. Le sue mani erano attorno al capo massaggiando le tempie, quasi cercando di trovare una ragione plausibile per il suo comportameno. Stava quasi per iniziare ad autocommiserarsi e ripetersi che persona orribile fosse, proprio come era successo un anno e mezzo prima, ma una voce dentro di sé glielo impedì.
Dio, aveva quasi diciannove anni, non poteva comportarsi ancora come un bambino. Si alzò e si diresse verso l'armadio, che aprì senza far rumore, per specchiarsi velocemente e poter notare le sue enormi occhiaie marcate e i capelli senza forma. Certo che Sam aveva proprio avuto un bel coraggio a baciarlo, nonostante il suo aspetto. Si sfilò con delicatezza il vestito elegante tutto stropicciato e lo appese ad un ometto, cercando di togliere più pieghe possibili, con scarsi risultati. Si rifugiò teneramente nel suo adorabile pigiama e si stese sotto le coperte calde; abbracciando il cuscino e immaginandosi Sam al suo fianco cadde tra le braccia di Morfeo con il suo sorriso più smagliante stampato sulle labbra.
Il biondo era rimasto immobile, esattamente come l'aveva lasciato Blaine. Aveva baciato Blaine. Aveva abbracciato e stretto Blaine. Blaine, il suo Blaine. Alle orecchie di Sam, Blaine sembrava la parola più dolce del mondo. Era davvero innamorato di quel piccolo hobbit. Ma se lo amava, perché aveva interrotto il bacio? Perché si era fatto prendere dalla gelosia proprio in quel momento? “Idiota, idiota, idiota! Evans, sei tanto figo quanto idiota.” aveva sussurrato dando delle piccole testate sul muro adiacente alla porta. Aveva così tante domande che gli frullavano per la testa e alle quali avrebbe voluto trovare risposte, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare erano le labbra morbide del suo...del suo cosa? Come avrebbe dovuto comportarsi il giorno seguente? Alla fine aveva creato lui stesso tutta questa situazione, complicandola come al solito. Era la sua specialità. Complicare le cose.
“Okay Evans, niente panico! Domani ci inventeremo qualcosa.” si fece l'occhiolino guardandosi nell'enorme specchio. Lanciò camicia e pantaloni da qualche parte e si infilò il pigiama con l'orso che gli aveva regalato Blaine il Natale precedente. Si nascose sotto le coperte e proprio come il moro si addormentò abbracciato al cuscino, immaginandoselo accanto.
Il mattino seguente, quando Sam si alzò, era felice. Un'emozione che non provava ormai da tempo. E guardandosi intorno sentì un sorriso ebete farsi spazio sul suo volto. Si trascinò svogliatamente fuori dal letto e si diresse in cucina  sbadigliando sonoramente e trascinando i piedi. Un delizioso profumino aveva occupato il piccolo appartamento newyorkese: Blaine aveva preparato i pancakes. Sam adorava i pancakes. La tavola era una varietà di sciroppi: dalla parte di Sam c'era solo quello d'acero, il suo preferito, mentre dalla parte di Blaine ce n'erano una dozzina, ma alla fine sceglieva sempre quello al cioccolato. Vide il suo hobbit maneggiare con gli sciroppi sulla loro colazione, così decise di andare a salutarlo. Gli si avvicinò con passo felpato e lo abbracciò forte, cingendogli le spalle da dietro. Blaine sobbalzò spaventato, ma quando Sam gli lasciò un piccolo bacio sul collo sembrò rilassarsi, così lo baciò di nuovo, appena dietro l'orecchio, facendolo rabbrividire. Blaine si girò e abbracciò calorosamente Sam, facendogli dei piccoli grattini dietro la schiena, che si trasformarono in solletico facendo ridere i due ragazzi fragorosamente. Si ritrovarono uno di fronte all'altro con le labbra a distanza di un bacio. Sam fece per avvicinarsi, ma Blaine non glielo permise.
“No Sam. Voglio che tu sia sicuro di quello che veramente vuoi” il moro sorrise e gli baciò la guancia, diventata rossa per l'imbarazzo, mostrandogli poi la scritta “Sammy” circondata da un cuore, sui suoi pancakes. Era stato il miglior risveglio di tutta la sua vita.

3 giorni dopo
Erano almeno 10 anni che non nevicava così a Novembre. New York era tutta innevata e offriva un paesaggio davvero meraviglioso, lasciando senza parole persino Blaine.
Quel martedì mattina Sam si era stranamente svegliato presto e, notando il suo coinquilino dormire ancora profondamente, decise di andare a fare la spesa. Indossò i vestiti più pesanti che trovò nel suo armadio, cappotto, guanti, il cappellino nero comprato a Boston un anno prima e uscì dall'appartamento. Si diresse a passo svelto verso il minimarket, non perché distasse molto dalla loro abitazione anzi, ma aveva una brutta sensazione. Si rivelò fondata quando apparve di fronte a lui Elliot. Non aveva mai nutrito una grande simpatia nei suoi confronti, sarà che per colpa sua Blaine ha passato 6 mesi rannicchiato in un angolo della sua camera o per quella sua faccia da insolente, ma essendo un ragazzo educato lo salutò comunque.
“Oh ciao Sam! Non ti avevo riconosciuto così imbacuccato. Come stai?”
“Bene, grazie.Tu? Passerai il Ringraziamento con Kurt presumo...”
“Anche io sto bene ma purtroppo no, lo passerò con i miei in Nebraska. Anche tu tornerai a casa?”
“Ehm, no... sto qui a New York con Blaine.”
“Scusa ma devo proprio scappare. Mi ha fatto piacere incontrarti. Ciao!”
“ Si, anche a me” mentì spudoratamente Sam “ Ciao...” Proseguì sulla sua via e raggiunse il minimarket. Fece la spesa che bastava solo per due persone, visto che Tina non era mai in casa. Pagò alla cassa e si sbrigò a tornare all'appartamento perché stava cominciando a nevicare di nuovo. Entrò in casa senza far rumore e appoggiò le buste della spesa sul tavolo. Sentendo un vociare familiare, si diresse verso la stanza di Blaine. Aprì appena la porta e lo vide che stava parlando con qualcuno su Skype.
“No Blaine, ascoltami. Sam è fatto per stare con te.”
“Rach, prima lo pensavo, ma sono già passati tre giorni e magari...magari non gli interesso. Oppure è tornato da Sebastian, o... Dio, se qualcuno mi sentisse adesso potrei sembrare un pazzo paranoico.” A Sam spuntò un ghigno sul volto. Si, sembrava decisamente un pazzo paranoico.
“Stanotte l'ho persino sognato, o meglio ho sognato cosa sarebbe successo se quella sera non fossi stato con Kurt. Tornavamo a casa insieme dalla cena di Santana entravamo in camera mia e cominciavamo a ballare un lento su “Yesterday”. Poi alle parole “love was such an easy game to play”, smettevamo di ballare, lo guardavo dritto in quei suoi bellissimi occhi chiari, così belli e profondi e...”
“Blainey, stai divagando!”
“ Si scusa Rach, stavo dicendo che lo guardavo dritto negli occhi  e gli ho detto “sai, con Kurt era una cosa semplice l'amore, ma con te voglio che sia passionale e complicato, voglio le litigate e poi fare pace facendo l'amore. Perché io ti amo Sam Evans” e poi ci baciavamo. Ma io dico, Perché sono così stupido?”
Sam fu l'ultima cosa che ascoltò, poi sgattaiolò in cucina. Cazzo, Blaine aveva appena detto che lo amava. “Guarda che l'ha detto nel sogno, razza di idiota!” gli rispose una vocina detro la testa. Ma a lui non importava, perché solo il fatto di sapere che Blaine ricambiava il suo sentimento gli fece quasi mancare l'aria. Si sentì dannatamente stupido per aver dubitato di lui. Doveva farsi perdonare. Decise quindi di utilizzare ancora le sue doti culinarie e gli preparò un pranzetto coi fiocchi .
Erano solo le 12 ma il suo stomaco brontolava. Per fortuna il pollo era già quasi pronto. Bussò piano alla porta della camera di Blaine, chiamando il suo nome, ma visto che non rispondeva, la aprì. Trovò un adorabile Blaine addormentato, con la bocca aperta in una piccola smorfia e il respiro pesante. “Mio Dio, quanto è bello”. Si avvicinò silenziosamente a lui e quando gli fu abbastanza vicino, notò la scritta 'Sam' sul polso sinistro. Un sorriso innamorato e allo stesso tempo imbarazzato si formò sul suo volto e con delicatezza svegliò Blaine.
“Oh Sam... c-che cosa ci fai qui?” chiese, coprendosi istintivamente il polso.
“Volevo solo avvisarti che il pranzo è pronto” rispose Sam, baciandogli teneramente la guancia.
“Di già?”
“Ehy! Allo stomaco non si comanda!”
“Scemo” entrambi i ragazzi risero e si trasferirono in cucina.
Mangiarono in silenzio, ma continuavano a scambiarsi occhiate dolci e, talvolta, maliziose.
“Wow, Sam! Sei davvero un Dio ai fornelli!”
“Si ma il meglio deve ancora venire!” disse il biondo alzandosi e andando ad aprire il frigorifero. Ne tirò fuori una torta fatta tutta di cioccolato e la posò di fronte a Blaine. 'Mi perdoni?' diceva la scritta su quell'opera d'arte. Blaine aveva un'espressione alquanto interrogativa.
“Beh? Qual'è la tua risposta?”
“Ma io realtà non ho capito la domanda... Per cosa dovrei perdonarti?”
“Per non aver fatto nulla in questi tre giorni...”
“Ma tranquillo! Lo sai che mi piace pulire i pavimenti!”
“No B., non mi riferivo a quello, ma al fatto che non ho più parlato di 'noi'. Si perché c'è un 'noi'. In realtà c'è sempre stato, ma avevo paura di mostrare i miei veri sentimenti. Blaine tu per me ci sei sempre stato e fino ad un mese fa era quello che più apprezzavo di te. Ma poi un giorno ti ho guardato. Ti ho guardato veramente e ho capito che senza di te non sarei potuto andare avanti. Non solo sei una persona meravigliosa, sia fisicamente che moralmente intendo, ma sei anche buono. Perché anche se qualcuno ti ferisce riesci a perdonarlo e spero che come hai fatto con Kurt, tu lo faccia anche con me. E scusami se ci sono voluti tre giorni per farmi capire che non posso più fare a meno di te, del tuo profumo, delle tue labbra, del tuo sorriso. Io vorrei davvero provarci con te.”
“Si.”
“Si cosa?”
“Sei perdonato!”
“ Grazie amore!” Sam si avvicinò a Blaine e si baciarono come non avevano mai fatto, sentendosi vivi e carichi di adrenalina come non mai. Il resto del pomeriggio lo passarono accoccolati sul divano, abbracciati a guardare Peter Pan.

Erano ormai le 8 di sera, ma nessuno dei due voleva sciogliere quell'abbraccio che durava da più di cinque ore. Un gorgoglio spezzò quel favoloso silenzio, poi un altro e un altro ancora. Sam e Blaine si guardarono complici e cominciarono a ridere fino ad avere il mal di pancia.
Sentirono la porta aprirsi e si girarono in sintonia per vedere chi fosse.
“Ma guarda un po' chi si rivede! Tina Cohen-Chang!” Sam era davvero sorpreso “Ciao tesoro!”
“Ciao anche a voi ragazzi! Vi sono mancata?”
“A dire il vero no, ma...”
“Evans sei sempre più simpatico!” esclamò Tina mettendo un finto broncio.
“Dai lo sai che scherzo!” disse Sam avvicinandosi a lei per abbracciarla forte.
“Mi macheranno i tuoi abbracci Sammy! E anche il tuo gel Blaine!”
“Cosa cosa?”
“Mi trasferisco...da Mike!”
“Mio Dio sono così felice per te!”
“Grazie B., anche io lo sono!” esclamò la ragazza con gli occhi luminosi.
“Ehm a proposito di buone notizie... io e Freddie, noi abbiamo una...stiamo uscendo insieme” disse Sam con un sorriso a 32 denti, prendendo per una mano Blaine.
“Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio! Ragazzi è la notizia più bella che avreste potuto darmi! Ho sempre tifato per voi due, siete così... diversi, ma così complementari! Mio Dio, mio Dio!”
“Grazie tesoro!”
“Grazie Tina, ma non dirlo a nessuno altrimenti le mie labbra ti uccideranno!”
“Mmh, va bene, come desiderate, ma ora potremmo mangiare? Il cinese diventa uno schifo se no!”
I tre amici risero e poi Blaine, per la prima volta, baciò Sam di fronte a qualcuno.

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Capitolo 7
*** In another life I would be your love ***


“Santana, ti squilla il telefono!” Dani cercava di ignorare la vibrazione insistente del cellulare della sua ragazza non voleva vedere chi fosse. La relazione con Santana andava a gonfie vele, facevano l'amore regolarmente e non litigavano quasi mai. L'unica volta che avevano discusso era per l'ex di Santana, Brittany. In effetti, ancora adesso il modo in cui ne parlava infastidiva Dani. Una volta Santana le aveva fatto vedere un video in cui cantava la sua canzone preferita “ If I can't have you”, e anche se aveva saggiamente evitato di dirlo, era sicuramente dedicata a Brittany. Scacciò questi pensieri. Ora era lei che stava con quella bomba sexy, non Brittany. Sorrise e sorpassò il divano per andare in camera a svegliare Santana.
“Dai svegliati San!”
“Ancora 5 minuti” borbottò la ragazza da sotto il cuscino.
“Ma il cellulare continua a vibrare! Non lo sopporto più!”
“ Va bene, va bene, mi alzo” Santana scostò le lenzuola dal corpo coperto solo da una T-shirt e si diresse svogliatamente in salotto. Il cellulare continuava a vibrare imperterrito. Chiunque fosse non voleva arrendersi tanto facilmente. Santana rispose senza neanche controllare il nome sul display.
“Pronto?”
“Ehy, sono io...Brittany!”
“Oh ciao! Scusa Britt, ti posso richiamare tra qualche minuto?”
“Certo San!” Brittany riattaccò subito. Santana non aveva idea del perché l'avesse chiamata, era tremendamente curiosa ma non poteva farsi sentire da Dani parlare con la sua ex, così s'infilò i pantaloni della tuta, la giacca e gli stivali e uscì di corsa urlando a Dani che andava a fumare, senza nemmeno prendere il pacchetto di sigarette. Digitò velocemente il numero di Brittany, che le rispose subito.
“Rieccomi!”
“Finalmente, pensavo che non mi richiamassi più...”
“Sono passati solo 2 minuti Britt!”
“Ah già, ma non vedevo l'ora di risentire la tua voce” Santana arrossì.
“Mmh, si...cosa c'è?”
“Ti volevo chiedere una cosa. Ora sono a Los Angeles e ho fatto un provino per un musical dove avevano bisogno di una ragazza che cantasse e ballasse e mi hanno preso!”
“È fantastico Britt! Ma non capisco cosa possa c'entrare io!”
“ Beh ecco... la compagnia si sposta per tutti gli Stati Uniti e starei via per quasi 6 mesi, quindi volevo chiederti se volessi venire con me...” A Santana mancò il respiro per un attimo e non rispose subito.
“Ma...dici sul serio?”
“Certo! Dai San, pensaci... io e te in giro per l'America... ricordi che ci pensavamo sempre?”
“Certo che me lo ricordo, ma a quel tempo stavamo...”
“Stavamo insieme, si lo so. Ma potrebbe essere un buon modo per riprovarci...”
“Britt...”
“We can learn to love again” canticchiò Brittany al telefono. Santana aveva le lacrime agli occhi per ciò che stava per dire.
“No, non posso. Non credo che possa funzionare tra noi. Ci abbiamo già provato...”
“Non credi nemmeno tu a quello che stai dicendo.” Era vero. Santana non ci credeva. “ Non sei mai riuscita a mentirmi San...”
“Anche se fosse, ti ho già detto che sto con Dani”
“Ti prego, vieni dai!”
“Britt, io verrei in capo al modo con te davvero, ma non posso mollare tutto così. Tu devi cogliere questa occasione e andare senza di me, io ti starò accanto comunque!”
“ Davvero?”
“Davvero”
“Non sarà la stessa cosa che averti veramente con me però...”
“Britt...”
“Non fa niente, va bene così, devo accontentarmi del tuo ricordo. Ciao San, ci vediamo!”
Brittany riattaccò senza dare a Santana il tempo di salutarla. La ragazza entrò in casa pensierosa. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere, soprattutto da Brittany. Era sempre stata Santana a prendere l'iniziativa e lei la seguiva in tutto senza fare domande. Avrebbe davvero voluto accompagnarla, ma crescendo era diventata più responsabile e sapeva che non poteva mollare tutto così come se nulla fosse, nonostante avesse amato la sua migliore amica più di chiunque altro. Le vibrò di nuovo il cellulare. Era un messaggio di Brittany.
“We're not broken just bent and we can learn to love again. I promise.” Santana non rispose. Non ne aveva il coraggio.

“Oh lala! Rachel Berry in un vestito da sposa!”
“Sei bellissima Rach!”
“Non so, mi stringe un po' sui fianchi no?”
“Sei incinta!” Sbuffò Santana.
Rachel stava provando il suo primo vestito da sposa in una boutique appena fuori New York. Era solo il primo che indossava e voleva già tornare a casa da Finn. Fortunatamente Santana e Tina erano venute con lei per aiutarla, per lo meno Tina.
“Si, ma non vedi anche come cade...”
“Ehy fate vedere anche a me!” La voce metallica di Quinn interruppe Rachel.
“Dai Quinn è proprio necessario? Ti avrei mandato le foto!”
“Sono la tua migliore amica! Ho il diritto di guardare in diretta la scelta, anche se si vede talmente male su Skype...”
“Non ho detto che lo sceglierò oggi! Non sono nemmeno più sicura di volermi sposare. C'è un sacco da fare , tutti i preparativi, il vestito, la torta, gli invitati...non credo di reggere la pressione!”
“Per favore! Tu sei Rachel Berry! La ragazza che al secondo anno ha improvvisato alle provinciale davanti a tantissima gente facendoci vincere!” la rassicurò Tina.
“Va bene, ma questo vestito proprio non mi piace, ne provo un altro.” Detto questo, sparì nel camerino.
“Allora Tina, come hanno preso Blaine e Sam la notizia del tuo trasferimento?”
“Direi molto bene...” disse Tina distrattamente.
“In che senso?”
“In che senso cosa?” la ragazza si era accorta della gaffe “ Erano felici e basta. So che mi vogliono tantissimo bene e anche voi, ma a volte sono davvero insopportabile no?”
“Si, solo Mike riesce a sopportarti!” disse Santana in una risata.
“Mmh già...” fortunatamente le due ragazze non si erano accorte di nulla, altrimenti Blaine e Sam non l'avrebbero mai perdonata. Rachel uscì dal camerino con i suoi soliti vestiti e andò con aria afflitta verso il divanetto dove erano sedute Santana e Tina.
“Scusate ragazze, ma oggi proprio non ho voglia. E poi non ha senso provarli ora visto che tra qualche mese sarò una mongolfiera!”
“Ma...ho rinunciato ad uscire con Dani per te! Oggi facciamo 4 mesi!”
“Dai Santana calmati, ci esci stasera! Rachel ha più bisogno di te al momento!” disse Tina.
“Tesoro, non ti preoccupare, anche io pensavo fosse troppo presto! Ciao Rach, ci sentiamo quando torni a casa!”
“Ciao Quinn!” Il viso della ragazza sparì dal display del telefono d Santana.
“Ti va di andare da Sturbucks Rach?” Le chiese Tina.
“Si, ho bisogno di una cioccolata calda per riscaldarmi. Tu vieni San?”
“Mmh, se proprio devo...” Uscirono tutte e tre dalla boutique, salutando cortesemente la commessa.
“Grazie per oggi ragazze, davvero!” disse Rachel prendendo le sua amiche sottobraccio e dirigendosi verso la macchina ricoperta da un sottile strato di neve.

Sam amava correre. Tutto gli scivolava via, come se non esistesse altro: problemi, emozioni, stanchezza. Si sentiva libero e felice. Come quando stava con Blaine. Non avrebbe mai immaginato di pensare una cosa del genere, nemmeno tra un milione di anni, eppure la loro relazione si era evoluta talmente in fretta che quasi non s'era nemmeno accorto. Sapeva solo che si sentiva felice come mai ed era questo che contava. Voleva urlarlo a squarciagola, ma questo significava anche fare coming out e Sam non voleva. Aveva visto come venivano trattati i gay, al liceo ma non solo. La sua vita sarebbe cambiata totalmente se si fosse dichiarato. Non gli piaceva la parola “dichiarato”, l'aveva sempre collegata alla dichiarazione d'amore, ma in questo caso sembrava che per amare Blaine dovesse etichettarsi per forza e se c'era una cosa che Sam odiava da sempre erano le etichette: sarebbe stato qualcosa che si sarebbe portato dietro per tutta la vita e non voleva che i suoi sogni e le sue ambizioni venissero influenzati da ciò che era. Non era per niente giusto, ma amava talmente tanto Blaine che avrebbe fatto qualunque cosa per lui. Gli andava bene come si stavano comportanto, tenendo segreta la cosa, a parte con Tina e Rachel, ma avevano tanto amore e lo tenevano nascosto. No era giusto nemmeno questo, soprattutto nei confronti di Blaine. “Forse” pensò Sam “ devo parlarne con lui”. Appena sarebbe arrivato a casa ne avrebbero discusso insieme, era sicuro che Blaine capiva la sua situazione. Perso tra i suoi pensieri, era arrivato a Central Park. Era mattina perso e non c'era molta gente in giro. Aveva proposto a Blaine la sera prima di andare con lui a correre, ma poi quando l'aveva svegliato alle 6 per prepararsi, il suo migliore amico si era girato dall'altra parte e aveva continuato a dormire. Sam aveva rinunciato ad aspettarlo così era andato a correre da solo. Si fermò vicino ad un albero per riprendere fiato e spegnere la musica, poi si avviò verso un bar per prendere due caffè da portare a casa, sempre che Blaine si fosse svegliato prima di mezzogiorno. Tornato a casa, lo trovò seduto sulle scale fuori dalla porta che stranamente fumava e guardava fisso nel vuoto.
“ Ehy B. come mai fumi?” vedendo Sam, Blaine tirò un sospiro di sollievo.
“Cazzo Sam! Ero preoccupatissimo! Non ti ho visto nel letto, sono corso fuori, ma non sapevo cosa fare, avevi lasciato a casa il cellulare, non potevo nemmeno chiamarti! Così mi sono seduto a fumare...Sono qui da più di un'ora! Dov'eri finito?” Blaine era pallidissimo e Sam scoppiò a ridere.
“ Per quanto mi faccia piacere che tu fuma solo per me, sei proprio scemo sai? Ieri sera ti ho chiesto se volevi venire con me a correre, stamattina sono venuto a chiamarti ma non ti sei svegliato, così sono andato da solo. Non ci credo che sei stato qui fuori al freddo ad aspettarmi!”
“Mi sono dimenticato!” Blaine abbassò la testa e rise anche lui.
“Dai andiamo in casa, ti ho preso il caffè” disse Sam tendendogli la mano ed entrarono in casa abbracciati.
Era già pomeriggio e Sam non aveva ancora chiesto a Blaine il suo parere ed era agitatissimo, non voleva essere lui a tirar fuori l'argomento, infatti fu Blaine a predere l'iniziativa, coe se gli avesse letto nel pensiero.
“Sam, stavo pensando...non è tanto che usciamo e capisco che tu non sia ancora pronto, ma non credi che dovremmo dirlo almeno agli altri?” cominciò Blaine.
“Mmh, in realtà te lo stavo per chiedere io, è tutto il giorno che cerco di parlarti di questo, ma non ne avevo il coraggio perché non me la sento ancora di dichiararmi. Non è il fatto di stare con te perché giuro che lo urlerei ai quattro venti se potessi, ma dire di amarti significa mettere tutta la mia vita in subbuglio e non so se riuscirei a sopportarlo...” Sam gesticolava cercando di far capire a Blaine quanto gli dispiacesse.
“I nostri amici sarebbero contenti per noi e nient'altro...”
“Ho paura degli sguardi della gente Blaine...”
“ Ma qui siamo a New York, non a Lima! Si vedono in giro migliaia di coppie gay e se c'è un posto dove si può essere se stessi è proprio New York!”
“E il mio lavoro da modello?”
“E il tuo lavoro da modello, cosa? Non vedo nessun problema Sam!”
“I modelli sono visti come uomini perfetti per ogni donna e se si venisse a sapere che uno di loro è gay, perderebbe il suo fascino. La scorsa settimana hanno licenziato uno all'agenzia solo perché è stato visto parlare con un amico...non voglio perdere questo lavoro!”
“Ma viviamo insieme Sam! Se avessero voluto licenziarti, l'avrebbero già fatto!”
“Veramente” Sam arrossì “ Ho detto che abito solo con Tina...”
“Cosa? Tu hai detto che...” Blaine non riusciva a trovare le parole per esprimersi “ Io ci ho pure creduto! Ho creduto che tenessi veramente a me!”
“ Ma è così Blaine! Solo che...”
“Solo che ti vergogni di essere quello che sei?”
“ Si, cioè no... voglio dire...Cazzo Blaine! Io darei l'anima per te, ma non capisci che la mia vita cambierebbe totalmente?”
“ E tu capisci che a quest' ora sarei potuto essere da Kurt, visto che mi manda almeno 5 messaggi al giorno! E invece no, sto qui a perdere tempo con te!”
“ E allora vacci dal tuo Kurt! Forse sei troppo scemo anche per capire che ti ha solamente usato per fare sesso! Ma no. Qui sono io quello che ti prende in giro, giusto?”
“Almeno quando stavo insieme a lui gli altri lo sapevano!”
“Dio Blaine, è davvero così importante dirlo a tutti?”
“Stai scherzando vero? A te interessa di più uno stupido lavoro (quando potresti aspirare a cose migliori) di me!”
“Scusa se non ho soldi e capacità per andare al college eh! E dove diavolo vai ora?”
“Ad aprire quella cazzo di porta. Se non te ne sei accorto, il campanello suona da mezz'ora!” Blaine uscì dalla cucina infuriato, dirigendosi verso l'ingresso. Aprendo la porta si trovò davanti Kurt.
“ Ciao Blaine” disse in tono malizioso.
“Oh, tu... che vuoi?”
“Sono passato per chiederti una cosa visto che non mi rispondi...”
“ Blaine, chi è?” urlò dal salotto Sam. Blaine lo ignorò volontariamente.
“ Dimmi pure”
“ Elliot è dai suoi genitori per il Ringraziamento, così se ti va di passare...saremo solo io e te!”
“ Mmh, veramente...”
“ Veramente Blaine starà a casa con me” Sam era apparso accanto alla porta e guardava Kurt in cagnesco.
“ È vero Blaine?” disse Kurt rivolgendosi al ragazzo moro.
“Beh si, ma...”
“Ma un cazzo! Kurt è fidanzato Blaine!”
“Sam, per favore...”
“Hey, hai qualche problema?” gli domandò Kurt.
“Veramente, si. Sei tu. Ti stai per sposare e vieni a fare la gatta morta con Blaine che nemmeno ci sta. Quindi si, ho qualche problema!”
“Non credo siano affari tuoi, Sam.” disse Kurt pacatamente.
“Non credi siano...oh questa è bella! Sono il suo migliore amico, lo conosco da molto più tempo di te e sono stufo di vederlo soffrire per colpa tua. Ti conviene andartene via prima che ti spacchi la faccia. Non voglio rovinarti la pulizia facciale serale.”
“È casa di Blaine, spetta a lui cacciarmi via”
“Si da il caso che sia anche casa mia. E sono sicuro che Blaine non ti voglia qui.”
“ Blaine?” Kurt si rivolse nuovamente al suo ex.
“F-forse è meglio che te ne vada...” disse il ragazzo con un filo di voce.
“Bene, ma questa è la fine di tutto. Non c'è più speranza per noi sappilo.”
“Non c'è mai stata, Kurt...”
“Ora puoi andartene per favore?” disse Sam a denti stretti. Kurt si voltò senza dire una parola e sparì dalla loro vista. Sam si voltò verso Blaine e gli prese le mani guardandolo negli occhi.
“Non so se staremo ancora insieme, spero di si perché ti voglio davvero tantissimo, ma prima di tutto sarò il tuo migliore amico. Per sempre.”

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Capitolo 8
*** Cenere ***


“ Spiegami per quale cazzo di motivo devi mentirmi.”
“Ma cos-”
Dani porse il telefono a Santana aperto sulla chat di Brittany.
“E quindi?” chiese la latina accigliata.
“E quindi? E quindi?! San mi stai prendendo in giro spero!” esclamò Dani con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata “ Cazzo, ti ha scritto un pezzo della vostra canzone preferita e altri diecimila messaggi!”
“Esatto. Lei me li ha scritti, io non le ho nemmeno risposto!”
“Hai ancora una foto con lei come sfondo del telefono!”
“È la mia migliore amica e continuerà ad esserlo.”
“E tu non le hai risposto perché non hai voluto, visto che alludevano a qualcosa che va oltre l'amicizia, o perché non hai potuto dato che stai con me?” Santana abbassò improvvisamente lo sguardo. La sua compagna ormai da quattro mesi, aveva toccato un tasto dolente. Molto dolente.
“M-ma che domande fai? È ovvio che...”
“San, guardami negli occhi e dimmi che non hai voluto.”
“Perché devi mettermi in questa situazione?”
“Perché ti amo.” rispose Dani con un sorriso amaro stampato in volto, raccogliendosi i capelli rosa in uno chignon perfetto. “Credo che andrò a fare la spesa.”
“D-dani, tesoro, aspetta...” Ma la ragazza era già uscita dal loro appartamento, con le lacrime che le rigavano il viso.

“Rachel, ti prego, puoi venire un attimo da me?”
“Certo Blainey, sto arrivando”
“Grazie, non so cosa farei senza di te” Rachel sorrise nel chiudere quella chiamata. Cinque minuti più tardi si trovava fuori dall'appartamento dei suoi amici più cari.
“B. da quando fumi?”
“Da quando sono innamorato di un cretino.” disse aspirando dolcemente dalla sigaretta.
“Sei innamorato di Sam, che cosa dolce!”
“Si, ma non mi sembra di essere ricambiato.”
“Perché? Cos'è successo?” chiese allarmata la Berry.
“Si vergogna di me, ecco cos'è successo.”
“Spiegati meglio”
“Stamattina stavamo parlando e gli ho chiesto se avesse voluto dire agli altri della nostra pseudo-relazione, pensando avesse dato una risposta positiva, invece ha detto che la sua vita cambierebbe troppo. Ha persino detto alla sua agenzia che vive solo con Tina.” disse Blaine sconsolato.
“Ti ha detto solo questo?”
“Ha detto anche che se fosse per lui lo urlerebbe ai quattro venti, ma ha paura delle occhiate della gente...”
“Beh, non ha torto...”
“Ehi, ma tu da che parte stai?”
“ Domanda di riserva?” rise sonoramente Rachel.
“No, okay, sono offeso.” rispose Blaine, cercando di trattenere una risata.
“Ma il tuo super bellissimo e biondissimo fidanzato dov'è ora?”
“È dovuto partire per andare dai suoi...” cercò di rimanere sul vago, ma era visibilmente scosso, e si accese un'altra sigaretta.
“Sei nervoso B... sputa il rospo!”
“Eravamo appena tornati in casa dopo la sfuriata con Kurt, quella che ti ho scritto prima per messaggio, e mi ha preso le mani dicendomi quanto fossi importante per lui e ci siamo baciati per fare pace. Poi Sam mi ha chiesto se volessi fare la doccia insieme a lui, ma ovviamente ho rifiutato, ho bisogno di rimettermi in forma, anche se non potrò mai competere col suo fisico da dio greco; quindi sono rimasto in cucina a leggere, quando è suonato il suo cellulare. Non sapevo cosa fare, poi ho sentito che dal bagno mi diceva di cominciare a rispondere e che sarebbe arrivato subito dopo. Ho fatto come mi aveva detto e ho visto che era Judith.
“Judith?”
“Sua madre, Rach. Rispondo, ci scambiamo due parole anche se lei sembrava alquanto strana e come da copione le passo Sam ed improvvisamente vedo il suo sorriso sciogliersi dalla faccia e gli occhi riempirsi di lacrime. Riattacca la chiamata e si getta tra le mie braccia dicendomi che suo padre è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale e che sarebbe dovuto partire subito. Gli ho proposto di accompagnarlo, ma si è rifiutato categoricamente, abbiamo litigato di nuovo ed è uscito di casa urlando e incazzato nero. E ora sono qua, a sentirmi in colpa e a finire il pacchetto di sigarette fregato a casa di Santana.”
“Non è colpa tua Blaine...”
“Si Rach. Era preoccupato per suo papà ed io l'ho fatto innervosire ancora di più. Sono un deficiente di prima categoria.” disse, gettando a terra la sigaretta; Rachel la spense con il piede e prese le mani di Blaine.
“Allora, adesso ti alzi e andiamo a fare un giro a Central Park, giusto per tranquillizzarti un po'...”
“Sei la mia salvezza, Rach!” la ragazza lo prese sottobraccio e s'incamminarono verso il parco. Si fermarono su un ponticello a guardare le coppiette che passavano sotto di loro con la gondola, felici. Blaine pensò che se un giorno lui e Sam fossero riusciti a dichiararsi agli altri, l'avrebbe sicuramente portato su una di quelle gondole; Sam si sarebbe alzato in piedi, stando in equilibrio e facendo ondeggiare la barca, che probabilmente si sarebbe capovolta e sarebbero finiti tutti e due in acqua, ma a Blaine non sarebbe importato perché almeno sarebbe stato con la persona più importante per lui. Sarebbe stato bagnato e felice. Ora era asciutto e triste.
“A cosa pensi?” disse Rachel, interrompendo il suo monologo interiore.
“A...” Blaine ad un tratto lo vide. “ Sebastian!”
“Sebastian? Sei serio?” Rachel era sconcertata.
“No no, guarda là, eccolo!”
“Ah si, mi ero preoccupata quando...” la ragazza s'interruppe, vedendo lo sguardo pieno d'odio di Baine. “Ehi, ma che hai? Qualunque cosa sia, lascia perdere oer favore...”
“Niente, voglio solo andare a salutarlo.” Blaine si diresse verso il suo ex quasi correndo. Rachel rimase lì impalata, a fissarlo mentre se ne andava.
“Sebastian!” disse il ragazzo, toccandogli la spalla.
“Blaine! Sai, stavo proprio pensando a te, tutta questa neve mi ha fatto venire in mente quella volta che siamo andati un weekend a Vancouver da soli... faceva freddissimo, ma le notti erano molto calde, se capisci quello che intendo.” Sebastian scoppiò a ridere, ma la sua risata e  il tono di voce dolce non si addicevano per niente al suo viso spigoloso e allo sguardo glaciale. “ Comunque, ti stavo per chiamare, volevo chiederti cosa fai domani al Ringrazia...”
“So cos'hai fatto a Sam, Sebastian...” sbottò Blaine.
“ Mmh, vorrai dire, CON Sam!” rise di nuovo. “ Sei arrabbiato? Volevi aggiungerti per caso?”
“Smettila! E stai lontano da lui!”
“Gli ho solo chiarito le idee, mi dovrebbe un favore anzi.”
“Scherzi vero?”
“Certo che no. Magari gli propongo di venire a lavorare con me, so che ha problemi di soldi, accetterebbe di sicuro.”
“No invece, lui non è con te!” disse Blaine, avvicinandosi ancora di più. Ormai c'era pochissima distanza tra di loro.
“Ah si, io sono meglio, non sono un sempliciotto di campagna, diplomato per sbaglio e con un taglio di capelli improponibile! Io sono meglio.” Blaine strinse i pugni.
“Sam è buono, e geniale! Cose che tu nemmeno puoi immaginare di essere, accecato come sei da te stesso.
“Io almeno vado all'università, Sam invece la può vedere solo con il binocolo, scemo com'è.”
“Sei un bastardo Sebastian! Tu l'hai rovinato e non ti voglio più vedere vicino a lui.” si voltò per andarsene.
“Sai, l'ho capito. Ho capito che ti piace e non posso darti torto, è un gran bel ragazzo, l'unico suo pregio. Ah, ma aspetta. Forse, ti ha da fastidio che sia venuto da me e non da te?” disse Sebastian, con un tono di scherno. Blaine non ci vide più, si girò di scatto e gli sferrò un pugno dritto in faccia, con tutta la forza che aveva, solo che la sua forza in quel momento era praticamente nulla, così si accontentò dell'urlo sorpreso di Sebastian.
“Che cazzo fai?”
“Quello che avrei dovuto fare quel pomeriggio, ma non davanti a Sam, come ti ho già detto, lui è troppo per te!” detto questo, si allontanò da Sebastian per raggiungere Rachel, che guardava a bocca aperta la scena.
“Andiamo, Rach!” disse superandola.
“E dove?” la ragazza era scombussolata da ciò che aveva appena visto.
“A fare un tatuaggio” rispose Blaine sorridendo tra sé.

Sam strinse le mani al volante e trattenne le lacrime. Per tutto il viaggio di ritorno era stato come in trance, troppo stanco persino per chiudere gli occhi e lasciarsi andare. Non credeva di aver mai passato un giorno così brutto in tutta la sua vita. Suo padre era stato male e l'avevano ricoverato d'urgenza. Infarto, avevano detto i medici e nonostante fosse debolissimo e a malapena si reggeva in piedi, l'avevano mandato a casa, perché non aveva l'assicurazione. La cosa peggiore però, era stata sua madre, con delle occhiaie profonde e le mani che tremavano, che l'aveva obbligato a tornare a New York, dicendo che se la sarebbe cavata da sola, ma Sam non capiva come avrebbe potuto farcela con in più due bambini da curare, oltre che il marito; il ragazzo aveva passato tutto il pomeriggio ad abbracciare Stacey, che aveva visto il padre cadere davanti ai suoi occhi. Come poteva sua madre chiedergli di abbandonare la sua famiglia in un momento come questo? Prima di ripartire, andò nella piccola cappella della città a pregare, di solito era lì che gli venivano le idee migliori, e fu lì che decise che, una volta tornato a New York, avrebbe cercato un secondo lavoro e i soldi che avrebbe guadagnato li avrebbe spediti a casa, con o senza il consenso di sua madre. Si era già occupato di loro una volta, poteva farlo di nuovo. Decise di chiamare Blaine, per avvertirlo che stava tornando, sperando che non si fosse già addormentato, visto che era molto tardi. Squillò tre volte e poi partì la segreteria telefonica.
“Mmh Blaine, guarda che sto tornando, tra 10 minuti sono a casa. A dopo.” fece una pausa e poi aggiunse: “ Ti amo.” chiuse la chiamata e sospirò. Blaine gli era mancato terribilmente in quella giornata, e se non fosse stato così scemo da rifiutare il suo aiuto, probabilmente a quell' ora sarebbero stati insieme. Sperò solo che non se la fosse presa troppo per come se n'era andato. Accese la radio per distrarsi. Stavano trasmettendo 'Born To Die' di Lana del Rey. Di solito, non ascoltava quel genere di canzoni perché lo deprimevano, ma per quella volta fece un'eccezione.
Don't make me sad, don't make me cry sometimes love's not enough when the road gets tough
I don't know why
” Sam si abbandonò alle note della canzone. Prese una scorciatoia, per arrivare prima da Blaine, illuminata solo da pochi lampioni che emanavano una luce sfuocata. La stanchezza iniziava a farsi sentire. Ma tra poco sarebbe stato di nuovo tra le braccia di Blaine. “Choose your last words this is the last time” strinse di nuovo le mani e le nocche gli diventarono bianche. “ 'Cause you and I” chiuse gli occhi per un attimo e immaginò le labbra di Blaine sulle sue. “We were born to die”.
Riaprì gli occhi lentamente e avvertì un dolore insopportabile, ma non capiva da dove provenisse. Respirava a fatica a causa della cintura che lo schiacciava addosso al sedile. Sentì il sangue che gli fluiva alla testa. No, era tutto troppo per quel giorno. Si lasciò andare e rimase lì, fermo e immobile ad ascoltare l'ultimo verso della canzone. Chiuse gli occhi. Di nuovo.

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Capitolo 9
*** L'Isola-che-non-c'è ***


“Perché piangi bambino? - domandò gentilmente.
Anche Peter sapeva essere molto cortese, perché aveva imparato le buone maniere alle cerimonie delle fate. Così si alzò e s'inchinò graziosamente. Ciò lusingò moltissimo Wendy che dal suo letto rispose con un altrettanto grazioso inchino.
-Come ti chiami?- domandò Peter
-Wendy Moira Angela Darling- ella rispose con compiacimento – e tu?
-Peter Pan.”
Blaine chiuse il libro e lo  posò sul comodino bianco, pieno di fiori. Erano ormai tre giorni che Sam non si svegliava da quella notte quando era uscito fuoristrada; aveva sbattuto la testa talmente forte che nemmeno i medici sapevano dire quando si sarebbe ripreso dal coma. Blaine era devastato; gli era stato concesso di stare con lui anche fuori dall'orario delle visite, essendo il suo migliore amico e coniquilino. Non aveva detto che era anche il suo ragazzo, la sua anima gemella, l'amore della sua vita, ma forse si capiva già.
Il pomeriggio era un via vai di gente. Rachel e Finn venivano tutti i giorni, Rachel voleva cantare qualcosa ma i medici glielo impedirono. Santana aveva accompagnato Artie e persino Puck aveva preso il primo aereo per New York ed era corso all'ospedale. L'unico che non si fece vedere fu Kurt e Blaine era estremamente arrabbiato con lui, perché era sicuro che lo sapesse, visto che parlava con Rachel tutti i giorni. Blaine si limitava a stare seduto vicino al letto, tenendogli la mano quando gli altri non c'erano e leggendo Peter Pan: sperava che Sam, sentendo la voce del suo amore raccontare la sua storia preferita, si sarebbe svegliato, proprio come succede nei film. Il dottore che aveva in cura Sam, aveva spiegato che era inutile quello che stava facendo, perché tanto non lo poteva sentire, ma a Blaine non importava e continuava imperterrito. La verità era che lo faceva soprattutto per sé, perché in cuor suo sapeva che Sam non lo poteva sentire, ma lui aveva bisogno di fare qualcosa, perché si sentiva tremendamente inutile. Vedere Sam continuamente immobile nella stessa posizione era terribile, ma Blaine non poteva fare a meno di guardarlo per tutto il giorno e stare al suo fianco per tutta la notte, era come buttarsi sotto un treno, morire, resuscitare e poi ripetere tutto di nuovo, all'infinito; pensava che da un momento all'altro avrebbero ricoverato anche lui, nel reparto di psichiatria; i suoi amici gli continuavano a dire di andare a casa, ma se se ne fosse andato, non sarebbe rimasto nessuno con Sam e non voleva lasciarlo solo: l'aveva già fatto una volta e Sam era finito all'ospedale, quindi non aveva intenzione di muovere un passo senza di lui. Blaine si sentiva come svuotato, stanco di non vedere miglioramenti. Lui e Sam non si erano mai non parlati per così tanto tempo, anche quando Blaine era stato in Europa per un mese a studiare, si chiamavano tutti i giorni, rimaneva sveglio ad aspettare la sua chiamata ed ora gli sembrava così strano non sentire la sua voce ogni giorno. L'ultima cosa che Sam gli aveva detto era “Ti amo” alla segreteria telefonica, così ascoltava continuamente l'ultimo messaggio che gli aveva mandato e ogni volta si sentiva sempre più in colpa, perché l'ultima cosa che gli aveva detto lui era che si stava comportando da immaturo e non poteva fare a meno di pensare che se fosse andato con lui, forse questo non sarebbe successo. Blaine sentiva il cuore frantumarsi ogni volta che guardava Sam, ma continuava a leggere, sperando che Peter Pan lo riportasse indietro dall' Isola-che-non-c'è.

“Dai Blaine vai a casa!”
“No Rach, Sam ha bisogno di me!”
Rachel lo stava supplicando ormai da un'ora, ma Blaine era irremovibile, nonostante avesse bisogno di dormire su un vero letto e mangiare qualcosa di più di un panino al giorno.
“Senti, sto qua io con lui e se succede qualcosa, giuro che ti chiamo subito!”
“Ti ho detto di no!”
“Almeno possiamo uscire un attimo a parlare?” domandò Rachel. Il ragazzo la guardò dubbioso. “Oh andiamo! Non credo che nei prossimi 5 minuti si alzi all'improvviso e salti giù dalla finestra!”
“D'accordo, ma solo 5 minuti” Blaine seguì Rachel fuori dalla stanza e si diressero verso l'uscita dell'ospedale; si sedettero su una panchina sotto un albero ormai spoglio e rimasero in silenzio, dopo un po' Rachel cominciò a parlare.
“Senti devi prendere in considerazione l'idea che non si risvegli più. Lo so che è brutto da dire, è uno dei miei migliori amici, ma non so per quanto possa andare avanti così.”
“I medici hanno detto che si riprenderà.”
“Non l'hanno mai detto, Blaine. Speri solo che lo dicano. Ascolta io sono qui per te, qualunque cosa succederà, io ti starò accanto.”
“Allora festeggerai con me quando si risveglierà.” Rachel lo guardò con aria triste, scuotendo la testa.
“Blaine non fare così. Ti stai dando solo false speranze, ci resterai solamente peggio quando...” Rachel si interruppe di colpo.
“Quando cosa?”
“Niente. Ti capisco Blaine, davvero, so come ci sente...”
“No, non lo sai.”
“Si invece.” Rachel si alzò e lo guardò con le lacrime agli occhi. “ So come ci sente a sentirsi in colpa per una cosa del genere, a passare notti insonni e preoccuparsi tutto il santo giorno. So come ci si sente a rischiare di perdere la tua migliore amica. So che per te è diverso, perché Sam non è solo il tuo migliore amico, ma quando guardavo Quinn nel suo stesso stato, mi sentivo morire dentro e il peggio era che non potevo fare niente, stare con le mani in mano nonostante fosse stata colpa mia...”
“Ma non è stata colpa tua!”
“E nemmeno tua Blaine! Quindi smettila di piangerti addosso e reagisci! Non dico di non stargli vicino o non leggergli Peter Pan, ma devi prenderti cura di te ora! Non puoi lasciarti andare in un momento come questo!”
“Sai Rachel, quali sono le ultime parole che mi ha detto? 'Ti amo' e che tra 10 minuti sarebbe tornato. Sai come mi sono sentito quando passati quei maledetti 10 minuti, passate mezz'ora, passate due ore? Mi sono sentito come se mi mancasse l'aria e quando ho ricevuto la chiamata dall'ospedale, non ci credevo, non volevo crederci. Ma è tutto vero e me ne rendo conto solo ora, grazie a te, perché prima sembrava solo un incubo da cui non riuscivo ad uscire, mi limitavo a sperare e basta. Ma ora, ora sono convinto che andrà tutto bene, perché Sam è una delle persone più forti che io conosca, anzi la più forte e so che si riprenderà, non so quando ma lo farà, ne sono sicuro.”
“Basta, non dire più niente per favore. Ora torno dentro e ci resterò finché Sam non si sveglierà.”
Rachel guardava Blaine in un misto di ammirazione e pena; non aveva mai visto nessuno sperare così tanto in una cosa quasi impossibile.

“ - Perché piangi bambino?” gli domandò.
Allora Peter si alzò, inchinandosi graziosamente e Jane dal letto rispose con un altro inchino.
-Ciao – disse lui.
-Ciao – rispose lei.
-Mi chiamo Peter Pan – egli la informò.
-Lo so.
-Ero venuto a prendere la mia mamma – spiegò lui – per portarla nell' Isola-che-non-c'è.
-Si lo so – rispose Jane – Ti aspettavo.”
Era da 15 giorni che Blaine leggeva a Sam almeno un capitolo al giorno ed era arrivato al finale. Guardò Sam, sempre nella stessa identica posizione e non potè fare a meno di pensare a quanto avrebbe voluto ascoltare la fine, la sua parte preferita, nonostante avesse letto quel libro più di venti volte. E Sam non era un grande lettore. Quando erano alle elementari, avevano messo in scena proprio Peter Pan come recita di fine anno e il ruolo di Peter era andato inevitabilmente a Sam. Era un Peter perfetto: sapeva tutte le battute a memoria, era biondo e a quel tempo i suoi capelli si arricciavano un po' alla fine, proprio come Peter Pan. Blaine invece aveva interpretato John, perché gli piaceva da morire il cappello a cilindro. Blaine aveva sempre pensato che anche Sam non sarebbe mai cresciuto, rifugiato sull' Isola-che-non-c'è nella sua mente, ma in realtà era maturato molto in fretta e si era assunto delle responsabilità che nessun ragazzo della sua età avrebbe dovuto avere, come badare da solo alla propria famiglia; ma Blaine non capiva in che modo Sam fosse riuscito a mantenere la sua innocenza da Bambino Sperduto. Il mondo non l'aveva rovinato ed era una cosa pazzesca. Era una delle cose che Blaine amava di più in Sam: la sua bontà e spensieratezza. Ma nonostante il suo essere buono, continuavano ad accadergli conse brutte e Blaine non capiva il perché. Sam era molto devoto a Dio, ma Dio gli aveva sbattuto la porta in faccia più e più volte e non era giusto. Perché non c'era Blaine al posto di Sam sul lettino? Perché a Sam? Perché sempre alle persone migliori? Queste domande frullavano nella sua mente ormai da due settimane e l'unica risposta che era riuscito a trovare era che Dio non esiste. Altrimenti Sam non sarebbe stato in quello stato, sarebbe a casa con lui in questo momento, abbracciati davanti al camino. L'unico motivo era quello, doveva essere quello. Aveva anche pensato ad un cattivo incrocio astrale a sfavore di Sam, ma era più facile dare la colpa a qualcuno e se Dio fosse esistito veramente, allora o era un dio che amava gli scherzi oppure non esisteva e basta. Di certo, il dio buono di cui tanto parlava Sam, non c'era, altrimenti l'avrebbe salvato. Blaine si sentiva in colpa, non per questi pensieri, ma per non sentirsi in colpa dei pensieri che stava facendo, gli sembrava di tradire Sam e si chiese se il suo ragazzo stesse vivendo un'esperienza mistica. Sbadigliò sonoramente e appoggiò la testa sul libro. Era tremendamente stanco e si sforzava a tenere gli occhi aperti , ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò di colpo. Sognò di essere ad un Safari Park e Sam continuva a farlo ridere, facendo un verso strano che lui sosteneva essere quello di un dinosauro. La loro guida era Rupert Grint. Tutto ciò non aveva senso, il vero verso del dinosauro non si sa nemmeno, ma era comunque divertente. Rupert si girò e si tolse il capello, rivelando una massa aggrovigliata di capelli rossi.
“Ciao Blaine!” lo salutò. Sam aveva smesso di fare il dinosauro e lo stava chiamando, scuotendogli il braccio e urlando.
“Blaine!” gli strillò in un orecchio. Blaine si svegliò di soprassalto e vide due occhi chiari e luminosi che lo fissavano allegramente. Lì per lì, pensò che stesse ancora sognando, ma poi capì.
“Sei tornato” disse Blaine “ Sapevo che saresti tornato.”
Sam sorrise.

Sette giorni. Erano passati solo sette giorni e a Sam sembravano mesi, anni addirittura. Si malediceva, malediceva Blaine per averlo fatto innamorare di lui, malediceva Rachel e Tina che li avevano appoggiati, ma soprattutto, malediceva Sebastian, quel diavolo tentatore dagli occhi cangianti.
Era entrato nella stanza d'ospedale del biondo proprio una settimana prima; bello e affascinante come sempre, ma senza il suo solito ghigno menefreghista e strafottente stampato in faccia, e Sam ne rimase sorpreso.
“Finalmente ti sei svegliato, Bocca da Trota!”
“Già da qualche giorno a dire il vero, Faccia da Mangusta. Che ci fai qui?”
“Ehi, sono venuto a trovare un amico!”
“Amici? Noi non siamo amici. Voglio il vero motivo Smythe.”
“Okay, Evans. Io, ecco tu... beh ti ricordi che qualche tempo fa uscivo con Blaine?”
“Si, me lo ricordo bene” dichiarò con ribrezzo “ e quindi?”
“E quindi niente...Io sono... innamorato perso di lui.” rispose l'ex Warbler arrossendo vistosamente. Aveva la stessa espressione di Blaine quando Sam gli faceva un complimento o semplicemente quando lo teneva tra le sue possenti braccia. Cazzo, Sebastian non mi innamorerò mai Smythe era innamorato, del suo Blaine per giunta. Questa cosa non andava affatto bene.
“Mmh, okay. Ma cosa vuoi da me di preciso se sei innamorato di Blaine?”
“Giusta osservazione... visto che tu sei il suo migliore amico, volevo chiederti qualche consiglio per riconquistarlo.”
No, cazzo, no. Lui e Blaine si erano appena ritrovati, non si poteva permettere di perderlo.
“Ehm ecco, non so come dirtelo ma...” stava quasi per cedere, dicendogli che lui e Blaine in realtà non erano solo migliori amici. “ ma vedi Blaine mi aveva detto esplicitamente che ti odiava e non voleva più avere niente a che fare con uno stronzo come te.” mentì Sam “Testuali parole.”
“Oh beh, come dargli torto...l'ho sempre trattato male!”
“Si infatti...”
“Però lo amo, lo amo da morire e vorrei almeno fargli capire cosa provo.”
“Senti...” cominciò Sam “ oggi viene a trovarmi e ci parlo. Ma questo è il massimo che posso fare, okay?”
“Grazie Evans, ti sono debitore.” Detto questo, Sebastian si alzò e si diresse verso l'uscita lasciando Sam lì da solo a pensare.

“Forse Blaine sarebbe più felice con Smythe, lui è gay dichiarato e quindi non dovrebbero tenere segreta la loro relazione. Questo renderebbe il mio hobbit sicuramente più sereno.” pensò Sam con aria malinconica “forse è meglio chiudere qui la nostra relazione”
“Ciao amore!” la voce squillante e gioiosa di Blaine interruppe il silenzio nella stanza e il rumore dei pensieri di Sam. “Come stai?” chiese dopo aver lasciato un piccolo bacio sulle labbra del biondo.
“Bene se mi saluti sempre così!”
“Mmh, ci penserò” disse Blaine, baciandolo di nuovo sulle labbra. “ Ma sei sicuro di stare bene? Ti vedo strano...”
“In realtà, dovrei dirti una cosa...”
“Dimmi pure, sono qui ad ascoltarti!” esclamò Blaine prendendo una sedia e sedendocisi sopra.
“Sai, oggi ho pensato molto... soprattutto riguardo al nostro rapporto.”
“E...”
“E credo sia meglio finirla qui” concluse Sam velocemente, abbassando lo sguardo.
“ C-cosa? Sam io ti amo, non farmi questo ti prego...”
“Ti amo anche io Blaine, più della mia stessa vita. E proprio per questo motivo devo lasciarti andare, ti meriti una vera relazione, un vero fidanzato.”
“Ma io sono innamorato di te, di te e di nessun altro!”
“Vedrai che tra un paio di mesi non mi penserai più...”
“Tu dici? Non vorrei ricordartelo, ma siamo coinquilini.”
“Tanto devo rimanere in questo ospedale per un altro mese buono.”
“Vuoi dire che per un mese non devo venirti a trovare?”
“S-si”
“È questo che vuoi? Ne sei sicuro?”
“È la cosa migliore da fare” tagliò corto Sam.
“Va bene, se è questo quel che vuoi, lo farò. Però prima di andarmene vorrei dirti un'ultima cosa...”
“Non credo sia il caso, Freddie. Fa già abbastanza  male...”
“No Sam, ti prego, ho bisogno di dirtelo. Se no, vivrò per sempre con il rimpianto.
Come ben sai, la mia vita non è sempre stata rose e fiori: mio padre non ha mai accettato la mia omosessualità , venivo sempre picchiato dai bulli del liceo. L'unica cosa buona della mia vita sei sempre stato tu, soprattutto nel periodo prima dell'incidente; la NYADA mi stressava, eppure tu con il tuo dolcissimo sorriso o un'ennesima imitazione mi facevi dimenticare tutto. Vorrei solo rigraziarti per avermi fatto sentire il ragazzo più speciale del mondo. Grazie.” detto questo si alzò dalla sedia e la rimise al proprio posto e un momento prima di uscire, si girò verso il biondo. “You're the only one who really knew me at all” intonò con la voce rotta dal pianto. “Ciao Sam.”
“Ciao B.”

 

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Capitolo 10
*** Stay with me ***


Caro Sam,

Ciao amore mio,

come sta andando senza di me noi? Sai, sai sono 21 giorni, 3 ore e 45 minuti che non ci vediamo. Mentirei se ti dicessi che sto bene, anche perché sono state le tre settimane peggiori della mia vita. Senza di te sono come Ron senza Hermione, come Barney senza Robin o come Peter senza Wendy, insomma...impensabile! Ieri ho incontrato Sebastian al supermercato e l'ho salutato solo perché sono una persona estremamente gentile e sensibile, forse dovrei smetterla di esserlo, quanto meno con lui... proprio non lo sopporto e poi secondo me nasconde qualcosa, non so, ho un brutto presentimento.

Devo ringraziare molto Rachel in questo periodo, per l'enorme aiuto che mi sta dando, penso sia la ragazza che sposerei se non fossi innamorato di te, o semplicemente gay!

So che dovrei essere incazzato nero con te (insomma mi hai lasciato razza di idiota) visto che pensavo che avrei passato il resto della mia vita al tuo fianco, ma sono solo incazzato con me; è l'ennesima lettera che ti scrivo e che mai ti spedirò. Che codardo. Non saprei cos'altro aggiungere. Ti amo.

Tuo per sempre,

Blaine.”

Una lacrima si posò su quel “per sempre”. Di grazia, cosa le passava per quel cervello? Santana Lopez non può piangere per una lettera d'amore che non sia scritta da lei, da Brittany. Ma c'era qualcosa che non le quadrava: Sam era gay? Stava con Blaine? Si amavano? Rachel ne era a conoscenza, e non le aveva detto niente?

“Nasona, questa me la paghi.” pensò “dopo aver fatto riappacificare la Blam ovviamente” No, la Santana Lopez che lei conosceva non avrebbe mai pensato una cosa del genere. Ma dopotutto era cambiata, cresciuta e maturata da quando stava con la sua Britt, e da quando si erano lasciate aveva anche iniziato da fare da cupido per i suoi amici. Se lei non era destinata a stare con la sua anima gemella, non significavache non potesse almeno aiutare gli altri a tenersela ben stretta. Forse non era così malvagia come credeva.

“Ehi Santana! Cosa ci fai qui?”

“Ma non ti ricordi? Circa un'ora fa mi hai chiamato dicendo di venire qua per poi andare insieme da Starbucks per una cioccolata.”

“Ah già, ma come hai fatto ad entrare se non ti ho aperto?”

“Chiavi di scorta sotto lo zerbino, sei troppo prevedibile Anderson!”

“Uff, lo so. Ma c-cosa stai tenendo in mano?”

“Oh questa dici?” disse la latina alzando la lettera scritta da Blaine “ È la lettera che hai scritto per Sam. Mi dispiace tanto che vi siate lasciati, ti aiuterò a riconquistarlo. Promesso.”

 

“Certo che Sturbucks non delude mai, questa cioccolata è ottima.”

“Hai ragione Blainey. Oddio, posso chiamarti Blainey? So che non siamo mai stati tanto in confidenza, ma io ci tengo a te.”

“Certo che puoi chiamarmi Blainey, San. E comunque anche io ci tengo a te. Sai cosa non abbiamo mai fatto al liceo?”

“Ehm, sesso?”

“No, scema! Oh meglio, anche quello... ma non abbiamo mai duettato!”

“È vero. Se no la Berry sarebbe rimasta in disparte, le nostre voci insieme farebbero scintille. Possiamo rimediare ora se vuoi”

“Qui? Sul marciapiede?”

“Si! Metti il cappello per terra e con i soldi raccimolati andiamo a comprarci gli Skittles!”

“Santana Lopez, tu sei pazza!” disse Blaine scoppiando a ridere “ Ci sto!”

“Vai Anderson, che ne dici di 'Something Stupid'?”

“Mi piace, mi piace!”

 

“Ottimo lavoro Blainey, 35 dollari con una sola canzone. Siamo delle bombe!”

“Concordo in pieno San!” esclamò Blaine battendole il cinque.

“Ci meritiamo almeno altri 20 pacchetti di Skittles!”

“Dammene un altro verde, mi piacciono un sacco!”

“Uh, sono anche i miei preferiti! Tieni, ma solo perché sono clemente.” dichiarò porgendogliene un paio.

“ Quale onore!”

“B. ti squilla il telefono!”

Il moro tirò fuori il cellulare dalla tasca. Lui lo stava chiamando.

“Pronto Smythe? Spero per te che sia importante...”

“Calmati Anderson. Sono Nick, dal cellulare di Bas.”

“Oh ciao Duval. Perché mi hai chiamato con il telefono dello stronzo?”

“Perché il mio è scarico e volevo dirti che il mio Jeffie ha fatto un incidente.”

“Oddio, mi dispiace un sacco! Come sta?”

“Abbastanza bene, ha solo una gamba rotta e i punti sul braccio.”

“Dammi un quarto d'ora e arrivo. A che stanza siete?”

“La 36. A dopo, Blaine!”

La 36. La stessa stanza di Sam. Finalmente l'avrebbe rivisto.

 

15 minuti dopo Blaine arrivò nella stanza 36, con ben 4 pacchetti di Skittles in mano. Due li porse appena entrato a Jeff, che lo abbracciò calorosamente, e gli altri li posò sul letto di Sam , che in quel momento era vuoto.

“Sterling, Duval, è una vita che non vi vedo!”

“Già, Anderson. Ti ricordi quando eravamo in stanza insieme alla Dalton e Jeff era geloso?”

“Si, Nick, mi ricordo bene. Sono già passati quattro anni!”

“E stiamo ancora insieme!” disse il biondo prendendo teneramente la mano al proprio fidanzato.

“Tutto merito mio, caro Jeff. Sono stato il vostro cupido!”

“E infatti non smetteremo mai di ringraziarti nanetto!”

“Parla quello alto!”

E poi Blaine si fermò e guardò con gioia due dei suoi più cari amici, così innamorati e così affiatati, e il suo cuore perse qualche battito quando si rese conto che gli ricordavano tantissimo lui e Sam.

“Ehi amico, tutto bene!”

“Sisi, Nick, grazie!”

“E invece tu, hai trovato l'amore della tua vita?”

“Veramente si, ma diciamo che i pianeti non sono allineati per noi.”

E una voce alle sue spalle gli fece venire i brividi.

“Ciao Freddie.”

“Ciao Sammy.”

“Grazie per le caramelle.”

“Oh, ma figurati. Sono il tuo migliore amico no?”

“Certo che lo sei.” e così dicendo Sam lo strinse in un abbraccio caldo e pieno di emozioni, uno di quelli che Blaine amava. Entrambi furono scossi da brividi lungo la schiena, ma si staccarono sgraziatamente dopo il commento acido di Sebastian.

“Madonna, prendetevi una camera!”

“Sei sempre più simpatico, Smythe. Poi ti chiedi perché la gente ti odia.”

“Anderson, al posto di farmi la ramanzina, potresti venire un attimo fuori con me?”

“Ehm... no?”

“ Ti prego B. è importante.”

“Okay, ma solo due minuti.”

Il ragazzo dagli occhi verdi fece dietro-front e uscì dalla porta, seguito subito da Blaine.

“Cosa devi dirmi?” chiese freddo, il più basso.

“Volevo un'altra chance. Per noi.”

“Non c'è mai stato nessun noi, e lo sai.”

“Lo so B., ma io ti amo”

“Buono a sapersi. Se vuoi saperlo, io non ti amo.”

Gli occhi di Sebastian si riempirono di lacrime di rabbia, e con decisione s'impossessò delle labbra di Blaine; la reazione di quest ultimo non fu proprio quella desiderata: né da lui, né dal suo povero occhio nero.

 

Dani se n'era andata. Non definitivamente, quello no, anche perché Santana non l'avrebbe sopportato. Prima Brittany, poi Dani. “Almeno non sono l'unica a soffrire per amore” disse tra sé, pensando a Blaine. Non se l'era aspettato. Blaine e Sam. Sam e Blaine. L'idea la incuriosiva e rallegrava allo stesso tempo. Se c'era qualcuno adatto a Blaine, quel qualcuno era Sam: sapeva che non c'era amore più puro e più bello di quello tra due migliori amici e Santana lo sapeva bene. Effettivamente gli ricordavano lei e Brittany. Sperava solo che non finissero come loro, perse senza speranza. A questo pensiero, la ragazza sbuffò forte: non sopportava di sentirsi così debole, vulnerabile.

La casa senza Dani le pareva vuota e troppo silenziosa per i suoi gusti. Si raccolse i capelli in una coda di cavallo, che la portò indietro nel tempo, quando portava la coda praticamente giorno e notte, quando era nei Cheerios!. “Bei tempi quelli” sospirò. Un po' li rimpiangeva, ma la sua nuova vita le piaceva, era proprio come l'aveva immaginata. Mancava solo la sua Britt, ma almeno aveva Dani, o almeno sperava. Con un gesto stizzito si tolse la maglietta, il reggiseno ed entrò nella doccia. Lasciò scendere l'acqua per un po', fino a quando non diventò bollente e ci si fiondò sotto. Quasi si ustionò, ma non le importava, perché con l'acqua che scorreva sulla sua pelle scura, le scivolavano via anche tutti i pensieri, lasciando la sua mente libera e vuota. Rimase nella doccia per più di mezz'ora, la pelle delle sue mani si raggrinzì tutta, ma il piacere che provava l'impediva di muoversi. L'acqua la abbracciava teneramente, e Santana chiuse gli occhi, abbandonandosi in quell'abbraccio caldo.

Fu risvegliata bruscamente dal campanello della porta e si fiondò fuori dalla doccia, pensando che Dani fosse tornata, ma poi si rese conto che se fosse stata veramente lei, avrebbe aperto da sola con le chiavi. Fu tentata di rientrare nella doccia, ma chiunque fosse che stava suonando era molto insistente. Cercò l'accappatoio dietro la porta, ma non lo trovò “Cazzo, ce l'ha Dani!”, così prese un asciugamano abbastanza lungo da coprirla, anche se era indecente aprire la porta così conciata. “Ah beh, chiunque sia, ha solo da guadagnarci.”. Si diresse a piedi nudi e con i capelli gocciolanti verso l'ingresso, aprì la porta con una mano, mentre l'altra teneva l'asciugamano.

 

Brittany sperava di ricordare dove fosse la casa di Dani e Santana, visto che ci era stata solo una volta. Sperava anche che quando sarebbe arrivata, Dani non fosse in casa, così avrebbe potuto parlare liberamente con la sua Santana. Svoltò l'angolo e s'incamminò nella strada illuminata da pochi lampioni e finalmente scorse la casa ed accelerò il passo, per quanto la valigia che si portava dietro lo consentisse. Aveva abbandonato il musical di cui era la protagonista, non faceva per lei, così senza indugi, era tornata a New York e la prima persona che voleva vedere era Santana. Poteva consigliarle un hotel dove stare per un po', mentre cercava lavoro. In realtà il suo vero obiettivo era quello di riconquistare la sua migliore amica ed in un modo o nell'altro ci sarebbe riuscita.

Si fermò davanti all'uscio della casa e suonò il campanello, più volte. Sentì qualche imprecazione venire dall'interno e un sorriso le spuntò sul volto. Udì dei passettini veloci avvicinarsi e si preparò all'incontro. Santana aprì la porta con un colpo secco. Brittany rimase a bocca aperta quando la vide, non si era aspettata che venisse così. Santana con i capelli neri bagnati tirati indietro e con un asciugamano soltanto, abbastanza corto da farle girare la testa, ma abbastanza lungo da lasciare il resto all'immaginazione. Brittany si rese conto che la stava fissando da troppo tempo, ma non sapeva che dire, quell'immagine l'aveva lasciata a dir poco senza parole. Così fece l'unica cosa che si sentiva di fare. Lasciò cadere la valigia e si fiondò su quelle labbra rosa che le erano mancate così tanto.

 

Santana emise un mugolio di sopresa quando le labbra di Brittany si posarono sulle sue. Voleva respingere quel bacio inaspettato, ma qualcosa glielo impediva. Chiuse gli occhi per assaporare il gusto delle labbra della sua migliore amica. Pessima mossa. Allentò la presa e l'asciugamano cadde, lasciandola nuda, stretta nell'abbraccio di Britt. La bionda si staccò un attimo sorpresa e guardò Santana negli occhi per la prima volta come non faceva da anni. Subito il bacio riprese con foga e Brittany si tolse il giubbetto e le scarpe senza mai staccarsi da Santana. La latina le sbottonò la camicetta, lasciandola in reggiseno, ma poco dopo volò via anche quello. Santana si gettò sul letto matrimoniale dove di solito dormivano lei e Dani e guardò Brittany slacciarsi i pantaloni e dopo fiondarsi accanto a lei; fece scorrere la sua mano lentamente sulla schiena bianca della sua anima gemella, facendole venire i brividi.

“Mi sei mancata San.” disse Brittany sottovoce.

“Anche tu Britt.” rispose Santana in un sussurro.

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