Ancora tu!

di _haribooinlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giusto! Lui è Harry! ***
Capitolo 2: *** E finalmente ti presento Harry ***
Capitolo 3: *** Gelati defunti, cespugli parlanti e baci mancanti. ***
Capitolo 4: *** Big news. ***
Capitolo 5: *** QUAE NOCENT DOCENT ***
Capitolo 6: *** Oh how I wish that was me ***
Capitolo 7: *** Little white lies ***
Capitolo 8: *** Cosa mi succede? ***
Capitolo 9: *** Ostinazione ***
Capitolo 10: *** Che Dio ci aiuti ***
Capitolo 11: *** Nuova missione! ***
Capitolo 12: *** Scintille e disegni ***
Capitolo 13: *** L'amore è un killer ***
Capitolo 14: *** C'è qualquadra che non cosa! ***
Capitolo 15: *** Sabotare. ***
Capitolo 16: *** Sasso, carta, forbice. ***
Capitolo 17: *** Essere o non essere, questo è il dilemma ***
Capitolo 18: *** La corsa. ***
Capitolo 19: *** Non è mai tardi per ricominciare ***
Capitolo 20: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Giusto! Lui è Harry! ***


                                                                                       






 CAPITOLO 1
-Mochoo scendi! Dai scendi di lì!-
Sentii una voce sconosciuta oltre il muretto che divideva la mia casa dall’abitazione accanto.
Percorsi il viale del giardino e mi affacciai sul cortile del mio vicino di casa.
-che succede?- chiesi perplessa ad un bambino con un nido di rondini al posto dei capelli, intento a parlare con la grande quercia che si estendeva su gran parte del suo giardino.
-il mio gatto non vuole scendere dall’albero-
Annuii e mi avvicinai alla grande quercia.
Su uno dei rami più alti era appollaiato un gattino bianco e nero che ci guardava sconcertato.
-prova così-
Spezzai un boccone di sandwich al prosciutto che stavo mangiucchiando e lo sventolai di fronte al gatto, che subito lo guardò ammaliato.
-ecco gattino, vieni giù e ti do questo.-
L’esserino si spostò di ramo in ramo e scese dall’albero tenendo gli occhi fissi sul bocconcino.
Lo presi in braccio e gli diedi il pezzo di tramezzino, poi mi rivolsi allo strano bambino.
-il gatto è sano e salvo- glielo porsi.
Lo afferrò e lo strinse tra le sue esili braccia tanto che il povero essere fece uno strano verso e si liberò dalla presa di testa di cespuglio.
-penso che quel poverino volesse scappare da te- affermai divertita.
Mi porse la sua minuta mano destra.
-ciao, sono Harry-
L’afferrai un po’ seccata. – Lily-
-tanto piacere, Lily- sorrise.
-il piacere è tutto tuo..- borbottai.
Non mi piaceva quel bambino, puzzava di strano.
-quanti anni hai?- domandò.
-nove..-
-io otto. Che bello essere vicini di casa- sorrise di nuovo e ammiccò.
Comparirono nel suo volto due fossette.
Ahh, piccoli sciupafemmine crescono.
-sento che traslocherò- dissi ironica per poi girare i tacchi e rientrare in casa.
Circa dieci minuti dopo trovai fuori la porta d’ingresso un mazzo di margheritine gialle e bianche, su una di queste era poggiato un foglietto scritto a mano.
Mi piacciono le bambine difficili.
Maledetta testa di cespuglio, quella sarà solo la prima delle taaante torture che dovrò subire da quell’individuo.
 
 
 
 
14 ANNI DOPO..
-quindi penso che sia più conveniente per noi e per il nostro cliente se abbattessimo il capitale del 50%, applicassimo in luogo del tasso d’interesse moratorio, quello legale e comunque solo a decorrere dalla data di stipulazione del contratto-
Tre ore in quella sala conferenze, tre ore con quei trampoli che mi fracassavano i piedi, tre ore con affianco Finnh-alitosi che m’inebriava con il suo “meraviglioso” alito. L’inferno non può essere molto peggio.
-molto bene, la conferenza è finita. A lunedì- annunciò Mark Russell, il mio capo.
Partì lo stridulo rumore delle sedie che strisciano sul parquet e il tintinnio dei tacchi varcare la porta dell’aula.
Uscii in fretta dal grande palazzo e partii in direzione di ‘Hakkasan’, un ristorantino davvero grazioso in cui dovevo pranzare con la mia amica May.
Lei è una ragazza molto bella: alta, formosa, capelli molto scuri, pelle pallidissima e occhi castani che col sole assumono sfumature verdognole.
Ci conosciamo da circa cinque anni.
Prima lavoravamo insieme qui a New York, ma poi ha ricevuto una promozione e si è traferita a Sacramento, California.
Oh..io non mi sono nemmeno presentata.
Sono Lily, Lily Dixon. Neo-avvocato, laureata a Stanford lo scorso anno.
Sono un metro e sessantasette di acidità (nei giorni in cui sono più allegra), il lavoro mi stressa parecchio.
Ho i capelli rossi molto chiari, che tendono al biondo e occhi verdi.
Sono abbastanza minuta, ma ho le mie forme.
Appena arrivata a destinazione, parcheggiai la mia Mini Cooper ed entrai nel ristorante.
-Salve, ha prenotato?- mi chiese un uomo appena varcata la soglia.
Spostavo lo sguardo a destra e a manca, in cerca di May.
-sono Lily Dixon, dovrei vedermi con un’amica..-
-nome?-
-May Turner-
Fece un sorriso e m’invitò a seguirlo.
-da questa parte, prego-
Ci spostammo in un’altra stanza e riconobbi subito la zazzera della mia amica, seduta ad un tavolo che dava sulla grande vetrata.
-Mayyyyy- mi fiondai su di lei.
-Lily!- ci abbracciammo calorosamente.
Mi sedetti di fronte a lei.
-beh? Come vanno le cose?- domandai elettrizzata.
-bene, anzi benissimo! Ho una cosa importante da dirti- disse sorridente.
Feci una faccia interrogativa.
-mi sposo!- annunciò di botto.
Emisi un urlò tanto che partì dai tavoli accanto una serie di ‘shh’.
May, una delle mie più care amiche, si sposa!
-scusate!- dissi secca per poi rivolgermi a May.
-congratulazioni! Sono felicissima per voi! Lui chi è? Come te l’ha chiesto? Da quanto state insieme? RACCONTAMI.TUTTO- sparai a raffica esaltata.
-Stiamo insieme da un anno e mezzo, è un dottore, ci siamo conosciuti a una festa sulla spiaggia. Da quando l’ho visto mi sono persa nei suoi occhi! Ci siamo fidanzati circa tre mesi dopo il nostro primo incontro e la settimana scorsa me l’ha chiesto-  raccontò entusiasta.
Le afferrai la mano sinistra come fanno i bambini quando giocano ad ‘acchiappa la bandiera’.
Aveva all’anulare un bellissimo diamante da tre carati, intorno al quale c’erano cinque piccoli topazi perfettamente allineati.
-oh mio dio. E’ magnifico..- sussurrai.
-Lily, c’è altro..- disse la mia amica.
Subito alzai lo sguardo dalla sua mano e le rivolsi un ‘mh-mh’
-vorrei che fossi la mia damigella d’onore-
Sorrisi ampiamente alla sua strabiliante richiesta e l’abbracciai.
-certo!!- le bisbigliai all’orecchio.
Ci mettemmo a ridere senza motivo.
-e dove vi sposerete? Quando?-
-uhm..pensavamo di farlo qui a New York , fra un mese circa-
-e me lo fai vedere o no il tuo futuro marito?- chiesi divertita.
Dopo aver sorseggiato un po’ di vino, May parlò.
-si chiama Harry Styles-
Un momento.. Harry Styles?
Risi.
-che buffo.. quando ero piccola il mio vicino di casa si chiamava Harry Styles. Era una vera rottura.. Eravamo ‘amici’ però poi tutto d’un tratto  traslocò, da quel giorno non lo vidi mai più-
Dissi immersa nei miei ricordi infantili.
May sorrise, però non facendo molto caso alle mie parole. –ti faccio vedere una sua foto-
Afferrò la borsa appesa alla sedia e ci frugò dentro.
-ma dove l’ho messo?!- borbottò impaziente.
 -l’eterna disordinata, non sei cambiata affatto- ridacchiai.
-trovato!- afferrò il suo i-phone e qualche secondo dopo me lo porse.
Nella foto era ritratta lei, tutta sorridente, con una coda sbarazzina, un paio di shorts di jeans,una t-shirt ed un ragazzo alto, capelli ricci occhi verdi e sorriso beffardo. Un ragazzo fin troppo familiare.
-io questo tipo lo conosco- parlottai cercando di ricordare il viso tanto conosciuto.
May corrugò la fronte e fece spallucce.
-lui è Harry- disse confusa.
Trasalii. –GIUSTO! LUI E’ HARRY!- sgolai, continuando a picchiettare l’indice sulla figura del bel ragazzo.
-si, lo so! Lui è Harry!- continuò lei.
-no! Lui è Harry!-
-si, Lily! Lui è Harry, il mio ragazzo, Harry.-
-May non capisci, lui è Harry, il mio vicino di casa rompiscatole!-
Restammo qualche secondo in silenzio, lei perplessa ed io con la bocca aperta che fissavo Harry.
La mia migliore amica stava per sposare Harry Styles, il mio vecchio vicino di casa, il ragazzo che mi aveva fatto la corte per due anni per poi sparire.
Sembra una cosa stupida ma lei non lo può sposare!
Quell’individuo non è normale!
Certo, avevamo otto anni ma quando uno nasce pazzo non può diventare normale di punto in bianco.
Mi ha traumatizzata! La prima volta che l’ho visto stava parlando con un albero.
Quel nido di rondini ambulante strangolava il suo povero gatto!
Mochoo scappava sempre nel mio giardino per sfuggire alle torture di quel bambino iperattivo.
-nonononono- sbottai tutto d’un fiato –non può essere-
May in tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata.
-che cosa bellina!-
Che cosa bellina?
-ragazza, credo che la California ti abbia stordita un po’, troppo sole c’è laggiù, già. Oppure è stato Harry! Sono sicura che sia stato lui a rovinarti!-
-Lily, tu ed Harry eravate vicini di casa, e allora? Qual è il problema? Se da piccoli non vi sopportavate..- la interruppi.
-IO non lo sopportavo.-
-Lily, non capisco quale sia il problema-
-il..il problema è che..-
-vedi? Non sai neanche tu quale sia. Ah, dimenticavo che qui a New York vi fanno lavorare come muli. Troppo stress-
-ma..-
Continuò a parlare, ignorando le mie proteste.
-perché non provi un po’ di coca?- domandò.
Sbarrai gli occhi. –MAY?!-
Partì una risatina da parte sua.
-dai scherzavo!-
Levai gli occhi al cielo e guardai l’orologio sul mio polso.
-devi andare via?- domandò la mora di fronte a me.
-oh..ehm, si dovrei. Devo aiutare un..un mio amico a fare una.. cosa-
Mentii.
In verità volevo solo andare a casa, levare quella trappola per piedi e meditare sul matrimonio di May e testa di cespuglio.
Insomma, io ero la damigella d’onore, il che significa che dovevo occuparmi di gran parte del matrimonio, alias passare molto tempo con gli sposi, ergo con Harry.
May annuì.
Pagammo e uscimmo da Hakkasan.
-oh Lily, domani sera si cena al Plaza. Arriva Harry e alcuni suoi amici. Non devi mancare-
-certo- dissi a denti stretti.
May sorrise, prima di sfrecciare via con la sua scarlatta audi r8.
-sarà il mese più bello della mia vita- borbottai ironica.
 
Parcheggiai nel vialetto e spensi la macchina.
Entrai frettolosamente in casa tenendo in bilico le mille scartoffie che mi procuravo a lavoro per poi “adagiarle delicatamente” sul tavolo della cucina.
Mi buttai a peso morto sul divano levandomi giacca e scarpe.
-che stanchezza- mugugnai con le mani sul viso.
Non ci posso credere May ed Harry..Harry e May.. Marry..Hay!
Non è possibile.
-sono sicura di averle ancora..- sussurrai pensante.
Mi alzai a fatica e mi diressi verso la mia camera.
Aprii lentamente il grande baule affiancato al letto, facendo alzare un mucchio di polvere e presi una piccola scatolina sulla quale c’era attaccato un foglietto ingiallito dall’umidità e dagl’anni.
‘tanti ricordi’ c’era scritto.
Mi sedetti a gambe incrociate sulla moquette color panna e aprii il piccolo scrigno.
Ammiravo le tante foto scattate nel corso degli anni.
Foto con mia madre, con mio padre, foto con i miei nonni, amici..dov’era?
-testa di cespuglio, dove sei?!- sbottai seccata.
Sfogliavo le varie foto velocemente con la speranza di trovare un nido di rondini ambulante.
Niente.
Corrugai la fronte.
Giocherellavo impazientemente con il gancetto di chiusura del cofanetto che tenevo in grembo, quando mi accorsi di un mucchietto di venti foto circa in fondo alla scatola.
Corrugai la fronte e le presi.
Era lui, eravamo noi. Io ed Harry.
Foto in cui lo prendevo per capelli, foto in cui ero sull’altalena e lui mi spingeva da dietro.
Sorrisi osservando una foto in cui Harry tirava la coda al povero Mochoo al quale si drizzarono i peli ed io che tiravo la maglietta a testa di cespuglio per farlo smettere di maltrattare il povero gatto.

And we gonna let it burn, burn, burn, burn
We gonna let it burn, burn, burn, burn
Gonna let it burn, burn, burn, burn 
We gonna let it burn, burn, burn, burn’


La suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare e ritornare alla realtà.
Lo afferrai un po’ sconcertata.
-p-pronto?- risposi.
-Lily, sono Haven-
-Ehi… dimmi tutto- strofinai gl’occhi.
-ho visto un completo da Victoria’s Secret da non lasciarsi scappare! Dopo ci facciamo un salto così lo prendo?-
-uhm..oh..si ok-
-ci vediamo fra un’ora in centro?-
Sospirai –va bene, a dopo-
-un bacio- chiuse la chiamata e mi ritrovai di nuovo immersa in tutte quelle foto, in tutti quei ricordi.
 
Saltellavo giù per le scale con l’intento di infilare l’altro stivale al piede.
Afferrai la borsa, le chiavi e uscii di casa.
Parcheggiai a circa due isolati dal centro, che avrei fatto a piedi.
Vidi la mia amica Haven incantata avanti alla vetrina di Prada, con la fronte letteralmente appiccicata al vetro e gli occhi sognanti.
-sogna sogna..- la salutai divertita.
-Questa borsa costa $ 750,00! Ti rendi conto?- proferì col dito spiaccicato sulla vetrina, indicante una borsa bordeaux con delle borchie sul manico. Heven ama le borchie.
-l’hai letta l’insegna? Non credo che ci sia scritto ‘borse a tre dollari’-
dissi sarcastica.
Sbuffò per poi rivolgere tristamente lo sguardo verso di me.
Ci abbracciammo e ci avviammo alla tanta stimata boutique di Victoria’s Secret.
La mia amica Haven Morris è la tipica bellezza: alta, capelli biondi e occhi azzurri.
Ma lei ha qualcosa di particolare.. saranno le labbra? No, credo che sia merito del suo frizzante carattere peperino.
Non riesce mai a star ferma, tutto il contrario di me che ogni volta che vedo qualcosa su cui posso sedermi, appisolarmi o solo anche appoggiarmi io ne approfitto.
Alcune volte penso di farle da babysitter.
E’ uno dei più stimati giornalisti di New York..se non di tutta la East Coast, lavora per New York Times.
-novità?- mi domandò mentre percorrevamo la 37esima strada con un fumante bicchierone  di cappuccino tra le mani .
Era il momento di sfogarsi.
-in realtà sì..-
-spara-
Annuii. –ti ricordi la mia amica May? L’hai incontra un paio di volte..-
Corrugò la fronte –quella di Los Angeles?-
Feci un cenno con la mano. –Sacramento,  ma sì, lei-
-beh?-
-si sta sposando e..-
Fece un ‘aww’ molto sdolcinato.
-felicitazioni!-
Roteai gli occhi. –quando la incontri gliele dai, fammi continuare!-
Fece un gesto di assenso.
-Lei si sposa fra circa un mese ed io sarò la damigella d’onore-
-e..quindi? chiese.
-ed è fidanzata con Harry! Harry Styles!-
Le apparve un punto interrogativo in viso.
-Te ne ho parlato un milione di volte!- sbottai irascibile.
-beh, non ho idea di chi sia!-
Feci un mugugnato. –Harry Styles! Il bambino strano che abitava di fianco casa mia all’età di nove anni!- cercai di ricordarle.
-Harry chi?-
-il bambino strano! Quello che parlava con gli alberi e torturava il gatto!-
-ehm..non credo di riuscire a capire di chi tu stia parlando-
disse Haven, gettando il bicchiere di caffè nel cestino dei rifiuti di fronte alla nostra destinazione.
Sospirai. –testa di cespuglio- sbottai.
Le si illuminò il viso. –ohh si! Ora ricordo! Com’è che lo chiamavi…nido di aquila ambulante?-
Rise.
-in realtà era nido di rondini ambulante e comunque lo chiamo ancora così- Feci un cenno con la mano per ritornare al discorso –il punto è che May si sposa con lui!-
Fece una faccia perplessa.
-chi è May?-
Mi stampai un mano in faccia.
-io ci rinuncio!-
La presi per il polso e la trascinai nel negozio.
 
 
Dopo un’ora e mezza in quel benedetto negozio, perché Haven ha litigato con una quarantenne sul completino intimo che voleva acquistare, finalmente sono tornata a casa sana e salva.
Era stata una giornata parecchio insolita e io volevo fare solo una cosa: dormire.
Misi il mio comodo pigiamino di seta e sprofondai sotto il piumone.
Sistemai il cuscino cosicché potessi stare comoda e non svegliarmi con un torcicollo micidiale e spensi la luce dell’abatjour di fianco al letto.
Non riuscii a contare nemmeno dieci pecorelle che già vagavo nei miei sogni più profondi.




CIAOOOO BELLE!
NUOVA FANFICTION!
NON SO COSA DIRE!!! MI STA PRENDENDO MOLTO QUESTA NUOVA STORIA.
SPERO VERAMENTE CHE VI PIACCIA TANTO.
VORREI PRESENTARVI I PERSONAGGI.. O ALMENO COME GLI HO IMMAGINATI IO ^.^
LILY DIXON:


HO PENSATO AD EMMA STONE PERCHE' SECONDO ME E' UNA RAGAZZA MOLTO SEMPLICE ED E' MERAVIGLIOSA.
MAY TURNER:



CREDO CHE ODETTE YUSTMAN SIA PERFETTA PER LA PARTE DI MAY.
HAVEN MORRIS:


E LA BELLA HILARY DUFF E' MOLTO SIMILE A COME HO IMMAGINATO HAV. 
BENEEEEE. SPERO VERAMENTE CHE QUESTA NUOVA STORIA VI PIACCIA!!!!!
LASCIATEMI TANTE RECENSIONIIII VI PREGO.
BACIONIII
KIKKA XX.
ECCO IL TRAILER DELLA STORIA:
trailer

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Capitolo 2
*** E finalmente ti presento Harry ***


                                                                                                       




CAPITOLO 2
 
Un piccolo raggio di sole mi accarezzò il viso e la spalla destra.
Era il momento di alzarsi.
Allargai le braccia per stiracchiarmi e mi misi a sedere sul mio grande letto.
Mi stropicciai gli occhi e vidi che sulle mani comparve un segno nero di eyeliner, segno che ieri non mi ero struccata.
Tastai sul comodino per cercare il cellulare, l’orologio, la sveglia o qualsiasi altro aggeggio che potesse fornirmi l’ora.
Afferrai il mio orologio da polso, scaraventato sul comò la sera prima, e lessi l’ora.
09:15.
Mi alzai a fatica e strisciai i piedi fino la cucina.
Il caffè caldo è un ottimo buongiorno.
Picchiettai le dita sul tavolo annoiata, in cerca di qualcosa da fare.
Il sabato non si lavora, ma questo non vuol dire che non ci si annoia.
Vivere da sola ha i suoi pro e contro.
I miei genitori sono morti tre anni fa in un incidente stradale ed io mi trasferii da Jacksonville, in Florida a New York.
Non riuscirei mai a tornare lì, troppi ricordi..
Finita la colazione, decisi di andare a fare un po’ di jogging.
Misi la tuta e partii per Central Park mentre la musica dell’ipod mi picchiettava nelle orecchie.
Corri, corri, corri, corri, ohhh che bel cagnolino, ahhhhh il “bel cagnolino” mi ha morso, scappa via dal cagnolino.
-VAII..VAIII VIAAA!- sgolai esasperata cercando di sfuggire dalle grinfie di quella bestia assassina.-AIUTOOOO!- due cinesi sulla cinquantina armati di macchina fotografica, intenti a scattare una foto ad un vagoncino di Hot Dogs mi guardarono male e iniziarono a sbraitare in una lingua a me sconosciuta quando feci cadere accidentalmente le loro ciambelle appena acquistate.
-QUALCUNO UCCIDA QUESTO CANEEE!- sbraitai in preda al panico accelerando sempre di più la corsa con quell’essere a qualche centimetro di distanza da me.
-LOKI! LOKI, VIENI QUII!- una voce a circa cinquecento metri da me urlò questo nome e improvvisamente il cane fece retromarcia e corse via dal suo presunto padrone.
Mi piegai in due ormai senza respiro e cercai di non morire lì su quella fetida erba urinata da chissà quanti animali e.. forse anche da qualche persona.
Vidi riavvicinarsi il cane saltellando allegramente a destra e a manca, questa volta con un guinzaglio attaccato al collo ed un ragazzo che lo teneva a bada.
-scusa per Loki, gli piace giocare..-
Quando vidi il sorriso di quel ragazzo persi letteralmente il senso della parola.
Capelli scuri, un po’ scompigliati da quel venticello primaverile, occhi color cioccolato, carnagione rosea e labbra perfette.
-ehm..tutto ok?- domandó.
Oh la sua voce..la sua voce era come accarezzare le nuvole, come camminare sull’arcobaleno, era musica per le mie orecchie.
Cosa mi aveva chiesto?.. oh, si, se stavo bene.
-oh si che sto bene- risposi sognante.
-uhm..no, perché sanguini-
Spalancai gli occhi.
S-sangue?!
Io e il sangue non andiamo per niente d’accordo.
Ho la fobia di quel liquido rosso che sa di ruggine e sale.
-c-cosa?-
Indicò il mio polpaccio, dove mi aveva morso quel cagnaccio, e lentamente, molto lentamente, spostai lo sguardo.
La mia pelle era diventata scarlatta.
Improvvisamente sentii un bruciore lancinante su tutta la gamba.
Mi lasciai cadere sull’erba, cercando di non fare caso al sangue che sgorgava dalla mia ferita.
Il bel ragazzo al mio fianco mi tirò su e mi aiutò a rimettermi su due piedi.
-andiamo al pronto soccorso-
Annuii titubante e cinque minuti dopo ci trovammo nella sua macchina, io con un fazzoletto pressato sul polpaccio.
-mi sa che devi addestrare meglio il tuo cane..- proferii per attaccare bottone lungo la strada.
Le sue labbra presero la forma di un sorriso sghembo.
-lo penso anch’io..-
Di nuovo silenzio.
-comunque io sono Liam Payne, piacere- mi tese la mano e senza esitare l’afferrai con un sorriso.
-Lily Dixon- mi presentai.
L’angioletto si chiamava Liam, come Liam Hemsworth, o Liam Neeson..
Anzi, molto meglio di loro.
Parcheggiò di fianco al pronto soccorso ed entrammo, io zoppicante.
-si è fatta male alla gamba, vorremmo visitare un dottore- disse Liam indicandomi.
Un’infermiera sui quarantacinque anni circa, con due grandi occhiaie sotto i bei occhi marroni ed un’espressione della serie  ‘odio la mia vita’ ci indicò un sala alla nostra sinistra.
-aspettate qui- disse seccata.
Bussò tre volte ad una porta di legno ormai rovinata dal tempo, qualche secondo dopo un vecchio signore aprì.
-si?-
-Dottor. Benson, ha tempo per una paziente?-
-che entri pure- acconsentì con la sua voce corrugata dalla vecchiaia.
Arrancai fino alla soglia di quella stanza più piccola, con le pareti verdi smeraldo e i pavimenti di parquet rigato.
-non tu- l'irritabile infermiera sbarrò la strada a Liam, che era dietro di me.
Sbatté la porta dietro di se e mi ritrovai davanti il dottore.
-accomodati pure sul lettino, cara-
Mi distesi su quello scomodo lettino e misi le braccia dietro la testa.
L’anziano signore indossò un paio di guanti e venne verso di me.
S’infilò gli occhiali e toccò delicatamente la mia ferita.
-che ti sei fatta?- chiese, continuando ad osservare attentamente la lesione.
-ehm.. mi ha morso un cane- confessai.
Annuì, prese la lente d’ingrandimento e poi parlò.
-lo sai che ora bisogna mettere i punti, vero?-
Sospirai rassegnata. –si, lo immaginavo-
-bene, non c’è bisogno che faccio l’anestesia quindi..-
-un momento, COSA?!Senza anestesia?! Nonono, non ci siamo capiti vecchio, io non mi faccio bucare la pelle consapevole che dovrò soffrire- sbottai tutto d’un fiato.
-vuoi una chupa chups per calmarti, come faccio con i bambini?- chiese retoricamente.
Corrugai la fronte e feci spallucce, io amo le chupa chups..meglio approfittarne.
-beh, forse quelle potrebbero migliorare la situazione, si-
-sono lì, dietro di te-
Sorrisi e afferrai un barattolo di vetro contenente almeno cinquanta lecca-lecca.
Scelsi lampone&vaniglia, il mio gusto preferito ed iniziai a gustarmela.
-parlami di qualcosa, così non pensi molto al dolore-
disse, mentre sterilizzava l’ago.
Feci spallucce.
Volevo parlare di testa di cespuglio.
Volevo sfogarmi e parlare del loro matrimonio, tanto che avevo da perdere? Al 99,9% delle possibilità non avrei mai più rivisto quel signore in vita mia.
-vede, una mia cara amica fra un mese si sposa e..AAAAHHHHIIIIIIIII!-
Vedevo un ago nella mia pelle e la cosa non mi piaceva affatto!
-continua! Non pensare a quello che sto facendo io-
Strinsi la presa al piede del lettino e continuai a parlare, respirando molto lentamente.
-uh..che dolore! O-ok..le dicevo, io sarò la damigella d’onore e sono tanto..AHIA!.. t-tanto felice per lei, ma si sposa con il mio ex vicino di casa di quando abitavo in Florida, Harry Styles. Io so che dovrei essere felice per loro e lo sono, però c’è qualcosa che..AHI! LA PREGO FACCIA PIU’ PIANO!-
Benson mi guardò e sorrise –scusi signorina, continui a parlare-
-non..non so, Harry non lo vedo da una sfilza  di anni ormai e.. ODDIO! CHE DOLORE!..e, e i-io non so se si ricorda di me e come si comporterà.
l-lui era strano, un bambino alquanto strano ed io non l’ho mai capito e conosciuto veramente, non so cosa..AHI.. cosa succederà in questo mese in cui staremo insieme- sputai lì, tutto d’un fiato.
Il medico levò gli occhiali e li poggiò sulla scrivania bianca di fronte a me, mi guardò e sorrise.
-io ti ho ascoltata ma francamente non ti ho affatto capita, quanti problemi vi fate voi giovani del giorno d’oggi-
Mi strinsi nelle spalle mentre il Signor Benson mi fasciava il polpaccio con le sue dita affusolate.
-si vede che ti piace..-
Mi uscirono gli occhi dalle orbite.
-COSA?!!- spolmonai.
Come mi può piacere un ragazzo che nemmeno conosco, o almeno che sicuramente non si ricorda della sua vicina di casa di secoli fa.
-pensa sul serio che potrebbe mai piacermi il fidanzato della mia migliore amica che, tra l’altro, non vedo da più d’undici anni? Potrebbe essere diventato un hippie, che poi.. diciamola tutta, come può un tizio che da piccolo torturava i gatti diventare un santerello tutto ‘amo la natura e gli animali’ , e questo solo in qualche anno?!- parlottai gesticolano come una pazza. – strani si nasce e strani si rimane-
-sei sicura che il cane ti abbia morso sulla gamba e non in testa?- domandò retorico per poi prendermi per il polso e trascinarmi verso la porta.
-scusi, mi sta cacciando?!- lo guardai sbalordita.
-beh a te che sembra?  E comunque non direi proprio cacciando, così sembro maleducato…diciamo più “accompagnando verso la porta” ok?- sorrise invitandomi ad uscire.
Levai le braccia al cielo –e va bene! Me ne vado, ma si ricordi che mi ha detto lei di sfogarmi- conclusi puntandogli il dito contro e varcando la soglia della piccola sala.
Prima di chiudere la porta il medico mi sussurrò qualcosa all’orecchio.
-ricordati, non è mai troppo tardi per ricominciare-
-oh certo, da oggi questo sarà il mio nuovo motto- borbottai sarcastica.
Liam mi aspettava seduto su una delle tante sedioline sistemate a semicerchio nella grande sala d’attesa con le pareti color pesca e la moquette panna.
-ehi, non eri tenuto ad aspettarmi- gli sorrisi.
-non potevo permettere che una bella donzella zoppicante come te tornasse a casa tutta sola-
Aveva detto qualcosa? Perché le mie orecchie sentirono solo “bella donzella” e le mie guance andarono a fuoco.
-beh se è così.. il bel gentiluomo vorrebbe accompagnare la donzella zoppicante a mangiare qualcosa? Perché tra poco il suo stomaco mangerà i suoi reni, per quanto è affamato…- dissi divertita.
-ma certo- sorrise, potevo vivere dei suoi sorrisi.
Uscimmo dall’edificio e mi fece accomodare al posto del passeggiero, nella sua bella macchina, con Loki che mi sbavava sul braccio sinistro.
Guardai schifata la saliva di quel cane sulla mia bella pelle pallida.
-ehm.. potresti darmi un fazzoletto?- mugugnai cercando di non vomitare.
-sono lì, sul cruscotto-
M’indicò un punto davanti a me.
Acchiappai un pacco di fazzoletti e con i miei modi maldestri feci cadere dei documenti.
-oh, scusa tanto..-
Le raccolsi in fretta e mi cadde l’occhio su un foglio.
iscrizioni anno 2013-2014’ diceva.
-uhm.. scusa non volevo fare la ficcanaso..- mi giustificai vedendo che Liam mi stava scrutando di sottecchi.
Sorrise comprensivamente –non ti preoccupare, sono della scuola di pugilato.. sono un allenatore-
-ecco perché tutti quei muscoli..-
L’avevo detto ad alta voce?! Ma cosa mi dice la testa!?
Si, era evidente che l’avevo sussurrato e non solo pensato, perché le guance di Liam diventarono scarlatte.
-oh, uhm...s-scusa non ..non dovevo- con una mano mi coprii il viso.
-beh, grazie- disse guardandosi i bicipiti.
Sorrisi impacciatamente.
 Percorremmo ancora qualche chilometro.
Il vento garriva i miei capelli, i raggi di sole illuminavano i nostri visi.
Parlavamo, ancora e ancora.
Chiacchieravamo di tutto, dei nostri interessi, delle nostre passioni.
Arrivammo in un fast-food adatto per un hamburger ed una birra.
Ci sedemmo in un tavolino piuttosto appartato, lontano dagli schiamazzi dei clienti rumorosi.
Mi piaceva quel posto, era confortevole e allegro.
Le pareti dell’ambiente erano rosse e si alternavano a parti di legno e il pavimento era un vecchio parquet che non sembrava più tale.
Tutte le sedie erano rivestite di un’imbottitura rossa e i tavoli erano di un legno scuro, rettangolari.
Qualche minuto dopo una cameriera, fornita di blocco e penna, si avvicinò al nostro tavolo con un sorriso stampato in faccia.
Si piegò ad accarezzare il cane, che mordicchiava il suo osso ai piedi di Liam.
-che bel cucciolo, volete ordinare?-
Annuimmo.
-per me un cheeseburger con extra formaggio, patatine fritte piccanti, pezzettini di pollo fritti, un milk-shake cioccolato e panna, sia sopra che sotto ed una dreher limonata- chiusi il menù soddisfatta della mia ordinazione e mi trovai due paia di occhi che mi guardarono perplessi.
-o-ok..- proferì incerta la cameriera. -per te?-
-uhm..- Liam diede una scorsa alla lista dei panini –un…un panino ‘italiana’-
-e da bere?-
-mi va bene una Tennent’s, grazie mille- rispose porgendole i menù.
La ragazza annuii, li strinse nelle sue piccole mani – i vostri piatti arrivano subito- e con questo si dileguò.
-dovrei farti conoscere il mio amico Niall, avete gli stessi gusti gastronomici..- scherzò il moro di fronte a me mordicchiando un pezzo di pane.
In tutta risposta sorrisi.
-quindi..sei allenatore di boxer?- chiesi per parlare di qualcosa.
-esatto, da tre anni, però faccio pugilato da quando ne avevo circa sei..tu che fai nella vita?-
Mi strinsi nelle spalle. –mi sono laureata da poco, lo scorso gennaio ho fatto un tirocinio legale.. e da febbraio sono entrata in una compagnia-
-quindi sei un giudice?-
Sorrisi –avvocato-
-wow..- rise leggermente.
Corrugai la fronte. –perché ridi?-
-oh..no niente, è solo che non sembri proprio un avvocato-
-e cosa sembro?- chiesi avvicinandomi di più a lui e poggiando i gomiti sul tavolo.
La sua voce diventò più roca.
-di solito gli avvocati non riescono a farsi mordere da un innocuo cane- pronunciò ridendo allegramente.
Risi fragorosamente –beh, non tutti gli avvocati indossano la parrucca bianca e vanno in giro con una toga-
-giusto- disse sorridente.
-il panino ‘italiana’?- chiese un cameriere alternando lo sguardo tra me e Liam.
-mio- rispose il ragazzo di fronte a me, alzando la mano come si fa a scuola.
-ehm..tutto il resto è mio- dissi con un sorriso.
-vedo che sei affamata..- disse scherzosamente aprendomi la birra.
-siamo quello che mangiamo- citai allegra.
Iniziammo ad abbuffarci.
Non ho mai mangiato delle patatine piccanti più buone di queste.
Solo una parola: deliziose.
Finito tutto il resto, agguantai il mio frappè conquistata da tutta quella panna che formava una nuvoletta bianca all’orlo del bicchierone.
-vuoi assaggiare?- porsi un cucchiaio a Liam che quando lo vide sobbalzò e si schiarì la gola.
-uhm…n-no grazie..p-puoi allontanare quell’affare da me per favore?-
Si riferiva al cucchiaio?
Lo posai sul fazzolettino.
-non mi piacciono affatto..- ammise.
Feci spallucce –io quando mi annoio bevo la Schweppes e mi metto a fare rutti quindi..non sei l’unico strano-
Si mise a ridere e picchiettare la mano sul tavolo.
-beh..ne sono felice- disse tra una risata e l’altra.
 
Tra chiacchiere e sghignazzi si fecero le sei e fu l’ora di tornare alla realtà, (sciaguratamente).
 
-ora gira a destra..-
Appena Liam svoltò l’angolo gli indicai una delle tante villette di quella strada.
-il numero trentanove- continuai.
Accostò vicino al cancello della mia abitazione.
-uh..v-vuoi entrare?- domandai indicando la porta.
-oh, grazie ma mi devo preparare perché questa sera ho una cena…-
-ah..- feci un gesto con la mano –in verità anch’io..già..beh, chissà dove ho la testa- risi istericamente.
-beh, ci si vede.. g-grazie del passaggio e beh..di tutto-  proseguii titubante.
-mi ricorderò dove abiti- sorrise.
-s-si..-
-ciao..-
Gli tesi la mano per farmela stringere e lui si avvicinò a me per darmi un bacio sulla guancia.
-oh..- facemmo lo stesso movimento al contrario per finire con una risatina imbarazzata.
Scesi dalla macchina, rossa in viso.
-allora… ciao, Lily-  mi fece un cenno con la mano e sorrise, per poi sparire nel traffico di New York.
-ciao Liam..- sussurrai appoggiandomi alla porta d’entrata.
 
Ok.. cosa ci si mette per andare a cenare con la tua migliore amica e i suoi genitori, con il tuo ex vicino di casa che non vedi da dodici anni e i suoi amici che sono completamente tuoi estranei?
Sbuffai aprendo l’armadio che straripava di vestiti.
Afferrai una camicia spiegazzata sulle maniche e feci una smorfia, buttandola sul letto.
-da stirare-
Un paio di jeans ed una t-shirt? Nah..troppo sportiva.
Svuotai il mio guardaroba in cerca di qualcosa di appropriato.
Guardai, con la testa piegata da un lato, la massa di vestiti informe che si era formata sul mio letto.
-questo potrebbe essere adatto..- acchiappai un tubino grigio scuro, fino al ginocchio, con scollo a barca e una cintura nera molto sottile, che avrei allacciato poco al di sopra dei fianchi.
 
Tra circa cinque minuti sarei dovuta essere al Plaza, invece ero ancora in bagno cercando inutilmente di mettere l’eyeliner.
Quando sono di fretta non riesco a fare le cose bene.
Mi sento come se mi rincorresse qualcuno.
Uscii arrancando di casa e sventolai le braccia all’aria come le pazze, per chiamare un taxi.
Nemmeno una macchina gialla voleva fermarsi.
Mi schiarii la gola e fischiai con tanto di bis, come si fa in Texas.
Passare l’estate da mia zia Milly mi è servito.
-all’hotel Plaza- indicai ad un taxista cinese che mi rispose con un “plego”, aprendomi la portiera della macchina, quanta gentilezza.
Ero lì, in quel tassì, torturandomi le unghie e immaginando il saluto che avrei rivolto a nido di rondini quando l’avrei visto.
Mh.. ‘ciao testa di cespuglio, ti ricordi di me?’, meglio non chiamarlo così.. ‘Piacere, sono Lily Dixon’ no..e se poi lui si ricordava di me? Sembravo essermi dimenticata di lui. ‘ehii Harry! Come te la passi?’ troppo amichevole.
-ehm.. signolina, essele allivati’ il cinesino tanto simpatico mi riportò alla realtà.
-oh.. quant’è?- chiesi.
-tlentacinque- rispose sorridendo.
-trentacinque..?!- era parecchio caro il cinesino.
Sganciai il soldi e scesi dal taxi.
Perché il cuore sembrava che volesse uscire dal petto? Perché le mie mani erano fradicie? Perchè continuavo a strizzare l’occhio?
Ero nervosa, e parecchio.
La sala del ristorante era immensa e stracolma di gente, non riuscivo a trovare May.
-Lily! Siamo qui- la mia amica sventolò la mano per attirare la mia attenzione.
Si trovava ad un tavolo parecchio distante da dove ero io, un tavolo molto lungo.
Mi si avvicinò e ci baciammo sulla guancia.
-vieni..- mi trascinò vicino al tavolo, ero molto imbarazzata e continuavo a guardare May.
-ragazzi un momento di attenzione, voglio presentarvi Lily, la mia migliore amica e damigella d’onore- proferii elettrizzata la mia amica.
Mi si avvicinarono i genitori di May, che già conoscevo.
-salve signori Turner- dissi cortese.
-ciao cara, come stai?- chiese sua madre.
-bene grazie-
Li abbracciai entrambi per poi essere presa per polso da May.
La ragazza al mio fianco, abbigliata con un vestito molto colorato, credo Versace e delle belle scarpe con la zeppa, tossì per richiamare l’attenzione di un gruppetto di ragazzi che chiacchieravano allegramente fra loro.
Dopo una risata mi guardarono sorridenti, riconobbi subito Liam che si avvicinò.
-anche tu qui?- chiese divertito.
-come poteva mancare la damigella?- chiesi retorica.
Sorrise.
-un momento.. voi vi conoscete?- domandò perplessa May.
-è una lunga storia ma si, ci siamo conosciuti questa mattina-
Sorrisi e lei mi fece un’occhiata da ‘ne riparliamo più tardi’.
-Lily, loro sono Zayn, Niall e Louis-
-piacere- strinsi la loro mano destra con un sorriso.
-Lily?  Come Lily e il vagabondo.. sai quando ero piccolo mi incantavo a guardare il bel piattone di spaghetti che mangiano prima di baciarsi- disse il ragazzo biondo con gli occhi sognanti.
-oh..- è tutto quello che riuscii a dire.
-si beh, Niall è un caso perso- scherzò l’altro tipo che assomigliava a Peter Pan.
-io sono il più normale tra i due- proferii il terzo ragazzo, con un sorriso a trentadue denti perfetti e occhi color cioccolato.
-beh, si in confronto a Peter Pan- indicai il tipo di fianco a Niall che teneva le mani in tasca e mi ascoltava sorridente –e Lily e il vagabondo, sì, sei quello più normale-
Si misero tutti a ridere e mi ritenetti soddisfatta della mia battuta.
Vai così Lily!!
May si guardava in giro sconcertata e impaziente.
-cerchi qualcuno?- chiese Liam.
-si, dove è andato a finire Harry?- si allontanò in cerca del suo fidanzato sperduto e Louis si rivolse a me.
-allora Lily, cosa fai per vivere?- sono già due volte che me lo chiedono in meno di ventiquattr’ore.
-avvocato- risposi con un sospiro –e voi?-
-sono un architetto- enunciò Lou.
-insegno arte in un liceo- proferì Zayn sorridente.
-commercialista- disse per finire amoglispaghettidiLilyeilvagabondo.
Annuii poco interessata e volsi lo sguardo verso May, che parlava con un ragazzo riccio, molto riccio.
-sono una bella coppia eh?- mi fece sobbalzare Liam.
-oh..uhm, si- sorrisi.
May e testa di cespuglio si avvicinavano, non riuscivo a vedere il suo viso, coperto dai capelli ballanti di May.
-e finalmente ti presento Harry-
Il ragazzo fece un passo avanti.
Rimasi a bocca aperta, non era cambiato di una misera virgola.
Stesso sguardo, stessi capelli e soprattutto c’erano ancora quelle maledette fossette che mi facevano girare le ovaie.
Era molto elegante quel giorno.
Pantaloni skinny, camicia bianca leggermente svasata, blazer nero e Clark nere.
Aveva tagliato un po’ la sua zazzera ma sempre folta era.
-Lily? Lily Dixon? Non ci posso credere sei tu?-
Ok..la sua voce era cambiata parecchio, ora non era strillante e assillante, no, era roca e profonda. Parlava molto lentamente.
-esattamente- cercai di imitare la sua voce per sembrare matura ma,no, sembravo più lo starnuto di un corvo.
Si fiondò tra le mie braccia e quasi mi soffocò.
I suoi innumerevoli capelli mi solleticarono il naso e, siccome sono molto sensibile, stranutii sulla sua bella giacca. Lasciandoli tanto di moccio.
Nei primi cinque minuti di fianco a testa di cespuglio avevo già fatto due figure di merda.
Si staccò delicatamente da me e guardò la chiazza giallognola sulla spalla.
Mugugnai, rossa di vergogna, delle scuse e cercai di levarli il mio muco appiccicoso con un fazzoletto.
-non guardatela così, si può starnutire nella vita!- espresse con un sorriso angelico.
I ragazzi e May mi osservavano cercando di trattenere le risate, Niall, per esempio, era rosso in viso.
-ehm..Niall, puoi anche ridere..- dissi titubante.
Scoppiò in una fragorosa risata che sembrava non finire più.
-oddio..- mugugnò con una mano sulla pancia –tu..tu hai sparato una bomba di moccio sulla sua giacca e.. si asciugò una lacrima, tra una risata ed un’altra –ed è stata la cosa più esilarante che abbia mai visto-
-possiamo accomodarci?- chiesi a denti stretti.
May annuì e prendemmo posto al tavolo apparecchiato.
-Lily, non puoi immaginare quanto mi sei mancata!- cominciò Styles vedendo che chiacchieravo allegramene con Liam.
Annuii titubante e mi reimmersi nel mio discorso.
May afferrò un bicchiere e con un cucchiaino ci picchettò sopra.
-ragazzi, vorrei fare un brindisi a questa meravigliosa serata e alla mia vita felice con Harry-
Sorrise e tutti alzarono i loro calici.
Non mi sono mai piaciuti i brindisi, mi sembrano una cosa patetica ed insensata.
-ad Harry e May- gridarono tutti in coro.
-ad Harry e May..- mugugnai.
-allora ragazzi, May mi ha accennato qualcosa sulla vostra storia ma, Harry, raccontami di più sulla coppia Hay, come gliel’hai chiesto?- proposi un po’ seccata ma col migliore sorriso finto che potessi fare.
Mi guardava intensamente negli occhi.
Credo che cercasse di dirmi qualcosa, ma io ero concentrata ad osservare May. Lo guardava in modo così innamorato, si vede che era pazza di lui.
-beh… eravamo in un ristorante cinese, il suo preferito- cominciò prima di guardarsi negl’occhi con la sua sposina e scambiarsi un dolce bacio.
stomachevole…
-a fine cena feci mettere l’anello in un biscotto e un bigliettino con scritto ‘si o no’..-
-come si fa alle elementari- mugugnai alzando gli occhi al cielo.
-come dici?- chiese.
Drizzai la schiena –oh, io? No, dico che è una cosa talmente dolce..- espressi facendo una vocina da bimba.
stomachevole 2, alla vendetta..
Sorrise e proseguì. –lo aprì e rimase letteralmente a bocca aperta. Si guardava intorno sconcertata pensando che i camerieri avessero sbagliato tavolo, vero Mamy?-
Mamy? ..Stomachevole 3, alla riscossa della vendetta..
-vero Hazzy-
No vabbè, Hazzy non si può proprio sentire.
..Stomachevole 4, qualcosa che non mi viene in mente..
-vai avanti..- insistetti fingendomi altamente interessata al suo discorso.
Smisero di fare naso-naso e si rivolse a me.
-chiese se fosse tutto per lei e disse di sì, insomma è andata così-
Annuii poggiandomi sui gomiti.
-e tu?- chiese d’un tratto mandandomi un’occhiatina.
-io?- replicai.
-sei impegnata?-
Odio parlare della mia vita sentimentale perché di ragazzi ne saprebbe più un moscerino di me.
Le poche storie che ho avuto non sono andate per niente a buon fine, ma forse è colpa mia.. da quando ho incontrato quel bastardo al college, che mi ha usato e buttato via come se fossi una fotocamera usa e getta ho chiuso con quella branca umana ancora legata alle scimmie.
-single- ammisi.
Fece un sorriso compiaciuto e iniziò a chiacchierare con i suoi amici.
Cosa voleva dire con quel sorriso,con quello sguardo?
Vorrei tanto entrare nella sua mente (capelli permettendo) e controllare tutti i sui pensieri.
Non ho mai scoperto ciò che provava, ciò che pensava.. o meglio, non mi sono mai interessata a farlo.
Mi sento un po’ in colpa per questo..
Il resto della serata passò in fretta, tra chiacchiere e risate il tempo vola.
Non ho parlato molto con testa di cespuglio in queste due ore.
Né lui si rivolgeva a me, né io mi rivolgevo a lui.
Solo sguardi fugaci e sorrisi sornioni (da parte sua),raramente, ma niente di più.
 
Eravamo all’uscita dell’hotel\ristorante e stavo scambiando le ultime chiacchiere con Niall e gli altri, mentre i futuri sposini felici (molto deprimente quest’espressione) parlavano con i genitori di lei.
-dovresti darmi il tuo numero- chiese Liam tra una chiacchiera e l’altra.
-oh si, anche a me- ripresero gli altri.
-si..5550179- presero i loro cellulari e si segnarono i numeri in rubrica.
 -dopo ti mandiamo un messaggio così memorizzi il nostro numero- annuii a Zayn.
-ragazzi io dovrei andare- annunciò Louis.
Seguirono subito a ruota Liam, Zayn e Niall e finimmo per salutarci.
Li vedevo allontanarsi nella nebbia, stretti nel loro giubbotto e con le mani in tasca, fino a quando girarono l’angolo e sparirono.
Interruppi imbarazzata il discorso di Harry, May e i suoi genitori.
-io andrei..- proferii indicando la mia macchina, parcheggiata proprio di fronte a noi.
-oh, si va bene- May mi stampò un bacio sulla guancia.
Styles si avvicinò a me.
-è stato un piacere rivederti- proferì a denti stretti.
Che cosa nascondeva?
Corrugai la fronte.
-Lily, non avevi la giacca?- chiese poi scrutandomi le braccia nude.
Borbottai un sì e rientrai a recuperare il mio impermeabile.
Qualche secondo dopo me lo ritrovai dietro che mi sorrideva beffardamente.
-quindi i bigliettini con su scritto ‘si o no’ sono cose da elementari eh?- chiese ridendo leggermente.
Mi aveva sentita? Come aveva fatto a sentirmi? L’avevo solo sussurrato..
Rimasi con le labbra schiuse in cerca di una scusa adatta.
-i-io..non ho detto questo- dissi infine concentrando lo sguardo sulle mie dita affusolate.
-oh, si invece-
Gli trafissi lo sguardo, o almeno è quello che cercai di fare, ma non ci riuscii perché quelle stupide fossette mi irritavano.
-puoi smetterla di sorridere per favore?- sbottai.
Allargò il suo sorriso ancora di più e levai gli occhi al cielo.
-vedo che non sei cambiato per niente. Sai, pensavo che fossi maturato in dodici anni ma credo di essermi sbagliata. Sarò la damigella di onore e dovrò passare, sfortunatamente, molto tempo con te, quindi vedi di darti una calmata. Non voglio creare problemi a May, o meglio non voglio che tu crei problemi-.
Feci prima di prendere il giubbotto e camminare a passo deciso fino all’uscita del Plaza.
-sei stata tu a cominciare- borbottò.
Mi girai e gli sibilai in faccia un ‘che bambino’ con tanto di smorfia.
Ribollivo di rabbia.
Quel ragazzo aveva il potere di farmi girare le ovaie anche solo con un sorriso.
Pensavo che per me e Harry questa sarebbe stata un’opportunità per ricominciare, ma era rimasto sempre lo stesso sciocco bambino insopportabile.
-sei sempre stata una tipetta difficile..- mormorò.
Ora gli spacco la faccia!
Stava per sposarsi, non era più un giochetto, non avevamo più otto anni.
-Harry, ti ricordo che sei fidanzato-
Ancora un altro sorriso.
Ma cosa aveva di sorridere?! Quella situazione non era per niente divertente.
-un consiglio da damigella, quando tu e May sarete sposati evita di sorridere ad ogni vostro litigio, altrimenti ti potrebbe arrivare un calcio la sotto-
Dissi indicando le sue parti basse.
-vorresti tirarmi un calcio vero?- ghignò.
-oh non immagini quanto male vorrei farti in questo momento- mugugnai.
-sei sempre la solita. Questa è guerra Lily Dixon, questa è guerra-
Mi puntò l’indice contro.
Voleva la guerra? E guerra sia.
-ma ricordati che l’organizzazione del tuo matrimonio ce l’ho in mano io- mi puntai l’indice sul petto, soddisfatta.
-io sono lo sposo-
-e io sono la damigella- risposi a tono.
-May non può fare completo affidamento su di te!- sbottò.
-sono la sua migliore amica-
-non ti lascerò carta bianca!-
-tu no, ma lei si- sorrisi.
Detto questo girai tacchi e me ne andai a testa alta.
Uno a zero Styles.
 


CIAOOOO BELLEE
GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI! SIETE GRANDIOSE, SUL SERIO:3
ALLORAA....CHE DIRE? QUESTO E' IL SECONDO CAPITOLO.
FINALMENTE HAZ E LILY SI INCONTRANO..
CHE NE PENSATE?
POVERA DIXON CHE E' STATA MORSA DA LOKI xD
PERO' ALMENO HA INCONTRAO LIAM GIUSTO?
IO MI SPACCHEREI ANCHE TUTTE LE OSSA PER INCONTRARLO U.U
ALLORA..
COSI' E' COME SI E' VESTITA LILY PER ANDARE AL PLAZA:

LASCIATEMI TAANTE RECENSIONI, FATMI SAPERE SE VI E' PIACIUTO IL CAPITOLO.
BACIII XX
ECCO IL TRAILER DELLA STORIA:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=AF0bwSBahEI

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Capitolo 3
*** Gelati defunti, cespugli parlanti e baci mancanti. ***


                                                                                       





CAPITOLO 3
 
Fischiettavo allegramente nella doccia, mentre m’insaponavo i capelli.
Uscii e infilai sbrigativamente l’accappatoio.
Il vetro dello specchio era appannato, così con l’asciugamano ci passai sopra, per vedere il mio riflesso.
Districai la mia chioma e l’asciugai.
Bel problema, cosa mettevo?
Contemplai il mio armadio in cerca di un aiuto dal cielo.
Afferrai degli shorts di jeans scuro, camicia bianca e un cardigan grigio.
Scesi frettolosamente le scale canticchiando ‘got to get into my life’ dei Bealtes, presi la borsa e uscii da casa sbattendo leggermente la porta.
Entrai in macchina tutta pimpante, con un sorriso stampato sulla faccia.
Picchiettavo allegramente le dita sul volante, scegliendo la mia meta.
Era domenica mattina e la domenica mattina ci si rilassa.
-central park-
Ero felice.
Cos’era che mi faceva stare così bene?
Forse il fatto di aver litigato con Harry?
So solo che quel giorno ero allegra e rilassata.
 
Parcheggiai di fronte a Central Park e camminai fino una gelateria.
Amavo il gelato, era la mia droga.
-come lo vuoi cara?- un vecchietto indicò con le sue mani raggrinzite i vari gusti esposti.
Mi grattai la fronte.
-ehm…cono con menta e liquirizia, grazie-
Si rimboccò le maniche e preparò il mio gelato.
-ecco bella-
Pagai e mi diressi verso uno spazietto ombreggiato sul prato, pronta a gustare quella meraviglia che avevo in mano.
 
Che magia..
Gli uccelli cinguettano allegramente, le farfalle svolazzano di qua e di la.
Scrutavo sorridente il laghetto di pesciolini colorati che si estendeva di fronte a me.
Il vento faceva danzare i miei capelli, tanto che qualche ciocca mi accarezzava il naso e la fronte.
-LILYYY!-
Sobbalzai e mi sfuggì di mano il cono.
Cercai inutilmente di agguantarlo, ma del mio tesoro (ormai defunto e finito nel laghetto) era rimasto solo il fazzoletto.
-Lily! Ma che fai?! Così quei poveri pesci muoiono!-
May spalancò gli occhi e indicò esterrefatta lo stagno, ormai contaminato.
-ma..-
-niente ma!-
Cercai di calmare i nervi e cambiai discorso.
-che ci fai qui?-
-beh..certamente non sono di Marte..-
-intendevo a Central Park-
-è un parco pubblico!-
-May, smettila-
Rise, adorava farmi uscire dai gangheri.
-facevo un po’ di spese con Herreh-
Ma perché lo chiamava così?!
Il suo nome è HARRY.
No Herreh, nè Hazzy o tantomeno Pucci-Pucci.
M’innervosiscono parecchio i nomignoli.
Mi guardai in giro.
-Harry immaginario?-
-di chi par..oh, Lily-
Testa di cespuglio spuntò da.. beh, un cespuglio.
Aveva in mano una coppetta gelato.
-Styles, quelle coppette le fanno per i bambini le cui madri hanno paura che si sbrodolino, lo sai vero?-
Prima che potesse sparare una cazzata May parlò.
-vedo che scherzate come quando eravate piccoli, eh?-
Rise.
-vado a prendere un gelato-
La mora si alzò.
Poggiai i gomiti per terra e ammirai i rami del salice piangente fluttuare al vento.
-sembri Alice nel paese delle meraviglie- proferì lo spara-cazzate alla mia destra, intento a bere il gelato sciolto in fondo la ciotolina.
-e tu sembri uno stupido, ah no, mi sbaglio..tu sei uno stupido-
Afferrò un fazzoletto e si pulì la punta delle dita.
-mi spieghi perché ce l’hai con me?-
Sospirai.
-non lo so nido di rondini..ogni tuo gesto, ogni tuo sorriso sornione, ogni tuo movimento, ogni tuo respiro suscita in me rabbia-
Scrollai le spalle.
-per favore..non mi rovinare il matrimonio. Io la amo- sussurrò.
Mi credeva così meschina?
Beh sì, ammetto che l’avevo pensato.. ma non potrei mai, non lo farei mai.
-non sono il tipo di persona che pensi che sia..- parlottai.
Lo sentì sorridere.
-bene, allora tregua?-
Mi porse la mano.
La guardai. Era forte e grande.
-treg..-
Mi ritrovai sulle sue spalle e cinque secondi dopo ero fradicia.
Sguazzavo sbigottita nello stagno.
Harry non la smetteva più di ridere.
-ma sei coglione o cosa?!- sbraitai.
Mi aveva buttata in uno stagno!
In uno stagno sudicio dove ci sguazzavano le rane!
-io ti uccido!- lo guardavo con la bocca spalancata -TI RENDI CONTO DI COSA HAI FATTO?! VAI A CURARTI! PAZZO!- sgolai tentando di arrampicarmi ed uscire da quell’acqua stagnante.
-ti aiuto- ancora col sorriso mi porse la mano.
L’afferrai e lo strattonai, spingendolo giù con me.
-occhio per occhio, dente per dente!- citai furiosa.
Si mise a fare il morto, mentre io mi aggrappai a una radice cercando di risalire sulla terra ferma.
Sentii due mani toccarmi il sedere.
Mi voltai furiosa.
Quel bamboccio di Harry aveva poggiato le sue grandi e forti mani sulle mie chiappe!
-toccami un’altra volta il sedere e ti taglio le palle mentre dormi!-
Scandii bene ogni singola parola, cosicché quel senza cervello comprendesse.
Le allontanò delicatamente e levò le braccia al cielo, in segno di resa.
-volevo solo aiutarti ad uscire dall’acqua, quanta acidità-
Rise leggermente.
-io non sono acida, ho solo un ph ballerino- borbottai.
Finalmente uscii da quell’acqua sporca e mi stesi sull’erba.
Avevo le mani piene di terra, la camicia fradicia e un taglio sul ginocchio.
E soprattutto la mia allegria era andata a farsi fottere.
-mi aiuti ad uscire?-
Ringhiai e mi misi a sedere.
-io sento questo- mimai con la mano una boccaccia che blaterava (quella di Styles) –e invece vorrei sentire questo- finalmente le labbra ballerine si tapparono.
Fece spallucce e tornò a fare il morto.
Perché era capitato a me!? Perché ho dovuto rincontrare quel moccioso?
Mi stampai una mano in faccia per cercare di coprire il volto dai raggi solari che m’infastidivano gli occhi, anche se chiusi.
-ma che è successo qui?! Sono stata via solo cinque minuti!-
May era a qualche centimetro da me e guardava me e Harry, sconvolta.
-succede che il tuo fidanzato è un vero coglione!- urlai.
-Senti Dixon, è molto meglio che ti calmi- sbraitò Harry.
Gli feci vedere il mio meraviglioso dito medio.
-c’era un’ape assassina che ronzava attorno a Lily, cercando di farla andare via è inciampata ed è caduta nel lago, spingendo giù anche me- mentì.
Sbarrai gli occhi!
Che stronzate!
May non poteva credere a quello spara-cazzate.
-se devi dire puttanate è meglio che ti tappi la bocca, Styles- mi rivolsi a May. -è andata così..-
Mi segregò la bocca con la sua manina da fata.
-non m’interessa com’è andata!, ora tu- indicò Harry –accompagnerai Lily a casa-
-perché io!?- sbraitò quel bradipo che sguazzava in acqua con nonchalance.
-perché sì! Voi due dovete imparare ad andare d’accordo, perché ho una sorpresa per tutti, che vi comunicherò nei prossimi giorni-
Serrai i pugni ed emisi un brontolo.
-sono bagnata, non in fin di vita! Posso benissimo tornare a casa con le mie gambe-
-ha ragione la schizzata- mugolò Harry facendo un cenno con il capo, per indicarmi.
Calma Lily, è solo Harry..che ti aspettavi?
-ci vediamo May- dissi calma.
-non mi saluti!?- chiese Styles sarcastico.
Sospirai e mi diressi verso la mia auto.
Aprii la portiera e misi il cardigan sul sedile, per evitare di bagnarlo tutto.
Mi sedetti a peso morto e partì in direzione della mia casa e soprattutto della mia doccia.
 
 
Era pomeriggio inoltrato, quando mi arrivò un messaggio.
Ero spaparanzata sul divano, che guardavo ‘stuck in love’.
Mi alzai a malavoglia e lessi il messaggio.
Strano..non avevo quel numero nella rubrica.
 
Ciao Lily, sono Liam Payne.
Ti andrebbe di andare a bere qualcosa sta sera?
Io e gli altri pensavamo di fare un salto al ‘Cittie of york’, vieni anche tu?
Porta qualcuno se ti va xx.‘

Sorrisi quando lessi il suo nome.
Chiamai Haven.
Dopo tre squilli rispose.
-qui Haven, si?-
-sono Lily, sta sera si esce-
Rise leggermente –chi ti ha invitato? Sono carini i suoi amici che vuoi presentarmi?-
-Liam, uno schianto da paura e…si, sono molto carini-
Esitò per tre secondi e poi rispose convinta –ci sto. Passa a prendermi tu-
-a dopo, un bacio-
Riattaccai e feci il mio ballo della felicità, ergo muovere il di dietro a destra e a manca e sventolare le mani in aria.
 
Accetto!. Ci vediamo al pub verso le otto?:)
Porto un’amica xx’
 
Inviato, con tanto di baci e faccina sorridente.
Qualche secondo dopo mi arrivò la sua risposta.
 
va bene, alle otto lì.
Un bacio’
 
Ballo della felicità, secondo round.
 
Solo quando mi cadde l’occhio sull’orologio mi resi conto che erano le 19:40 e che avrei dovuto essere più veloce di una gazzella per prepararmi.
Camicia nera a fiori rossi, minigonna nera aderente, giubbotto di pelle e francesine nere.
Mi sembra perfetto per andare ad un pub.
Mi fiondai in macchina, con la delicatezza di un elefante in una cristalleria e mi diressi verso l’appartamento di Haven.
Arrivai in circa quindici minuti.
Suonai ripetutamente il campanello per poi passare al piano B: colpire con i pugni la porta.
-un attimo!-
Sentii un ovattato urlo.
Dopo tre minuti venne ad aprirmi Haven, intenta a mettersi un orecchino.
-ti vuoi sbrigare?!- sbottai.
Salimmo in macchina.
Era veramente bellissima quella sera.
Pantaloni neri aderenti, decolté argenteo, maglietta bianca effetto vedo-non vedo e copri-spalle argenteo. Tutto abbinato ad una pochette nera.
-dove si va?-
Chiese appena finì di controllarsi allo specchietto retrovisore.
-al Cittie of York- risposi continuando a tenere gli occhi sulla strada.
Arrivammo piuttosto in fretta.
Scesi dalla macchina e mi aggiustai la gonna, Haven si mise una mano tra i capelli e li mosse un po’, per dargli volume.
Era bello quel posto, ci ero stata già un paio di volte.
Non era una discoteca, era un pub dove si poteva parlare e sorseggiare del vino o della birra… molto tranquillo.
Di sicuro non c’era la musica che ti spaccava i timpani.
Una chioma bionda mi salutò.
-ciao Niall- gli diedi un bacio sulla guancia, come feci anche a Louis, Zayn e Liam.
Quest’ultimo mi sussurrò ‘sei bellissima sta sera’ e mi vennero i brividi quando percepii il suo respiro sul mio collo.
-ragazzi, lei è Haven-
Zayn scrutò maliziosamente la mia amica per poi porgerle la mano.
-incantato- ammiccò e lei fece un risolino stregante.
Me l’aveva insegnato un paio di anni fa, ma i modi per rimorchiare non li capisco proprio, preferisco essere me stessa.
Strinse la mano agli altri tre ragazzi e prendemmo posto in un tavolino circolare, di legno.
Qualche minuto dopo un cameriere ci portò vino bianco in dei calici che avevano l’aria preziosa, accompagnato da vari stuzzichini. (olive, vari formaggi e salumi..)
Niall si fiondò subito su un particolare tipo di formaggio che lo affascinava.
-allora Haven, cosa fai nella vita?- chiese Louis.
-stavo per domandarglielo io..- borbottò Zayn.
Risi leggermente.
-scrivo per il New York Times..-
-sei fidanzata?- ok..Louis iniziava con l’interrogatorio.
La mia amica rise e fece cenno di no con la testa.
-okaaaay, possiamo fare domande sensate e non l’interrogatorio Louis?- lo ammonii divertita.
Annuiì imbarazzato.
Quel giorno i ragazzi erano proprio dei fusti.
-ragazzi, non potete mai immaginare cosa mi è successo oggi!- dissi, ricordando la “nuotata” fatta quella mattina.
-centra Harry?- chiese Liam.
-si..-
-allora possiamo intuire!- sbottò Niall divertito.
-non potreste mai indovinare!-
Si fecero pensanti.
-ti ha attaccato una gomma da masticare nei capelli?- suggerii Zayn.
Scossi il capo.
-ti ha baciata?- Niall mi guardò elettrizzato.
-ma che ti sogni?! Certo che NO!- risi.
Zayn guardava fisso il bicchiere pieno di vino, sistemandosi il ciuffo.
-mhh..sono sicuro che centra qualcosa con l’acqua-  pronosticò.
Schioccai le dita e lo indicai.
-Fuoco! Ci sei!-
-ti ha buttato un secchio d’acqua in viso?- chiese ironico.
-no-
-dammi un indizio-
-eravamo a Central Park-
Rise –si vabbè..ti ha buttato nello stagno di fronte..-
Battei le mani e finii la frase -..di fronte alla gelateria sì! Non è normale!-
Scoppiarono delle fragorose risate.
-per Harry è normale fidati, te lo dice uno che lo conosce da sette anni-
-quello secondo me è pazzo di te- sbottò divertita Haven.
La guardai facendo di no con la testa.
-io ho sentito che May ha in mente qualcosa di speciale, ma non mi ha voluto dire cos’ha pensato di fare-  Niall fece spallucce.
-ma quando hai intenzione di presentarmi i due sposini?- domandò la mia amica.
-non ti conviene conoscere Harry, potrebbe risentirne il tuo fisico e la tua salute mentale-
Sorseggiai un bicchiere di brunello di Montalcino del ’96.
-i migliori vini sono italiani..- sussurrai ammirando il forte colore del liquido.
-eh già- Liam mi guardava sorridente.
-ci sei mai stata?- chiese.
Feci una faccia interrogativa.
-in Italia-
Poggiai delicamente il calice sul tavolo.
-sono stata a Siena due volte, in Puglia e a Milano per la settimana della moda. Amo i ragazzi italiani, amo il cibo italiano: amo l’Italia-
Rise leggermente.
-tu?- chiesi.
-ho visitato Verona e Milano. L’anno prossimo andrò a Torino e rivisiterò Milano- sorrise.
-Verona.. la patria di Romeo e Giulietta- borbottai.
Rise –non sei una tipa romantica, vero?-
Storsi il labbro –neanche un po’-
Assunse un tono melodrammatico, ironicamente. –e perché mai?-
Mi strinsi nelle spalle. –semplicemente perché non credo nell’amore. Non penso che ci sia nessuna anima gemella che ti possa far sentire tanto bene, o almeno io non l’ho ancora trovata.. e non so se la troverò mai. Ho smesso di cercare il principe azzurro, sarò la principessa che prende e si salva da sola-
-cinica- sibilò divertito.
-ma smettila- gli diedi un buffetto sulla spalla.
Intanto i quattro pazzi al nostro fianco si stavano scattando delle foto.
-ehi! E noi siamo figli di nessuno?- sbottò Liam con le braccia in aria.
-dai, c’è l’autoscatto di tre secondi-
Cercò di dire Louis con la bocca inarcata in un sorriso e i denti stretti.
Ci ammassammo e scattammo tante, tante foto.
 
La serata passò in fretta.
Era l’una di notte e noi eravamo fuori al locale, stretti nei nostri giubbotti.
Stavo chiacchierando con Liam, mentre Haven si salutava con gli altri.
Ormai avevamo finito gli argomenti.
Avevamo parlato di tutto.
-uh..h-hai un.. capello- mi afferrò un piccolo ciuffetto ribelle –lo tiro o lo metto dietro l’orecchio?-
Sorrisi un po’ imbarazzata.
Dolcemente lo poggiò dietro il mio piccolo orecchio e mi guardò negli occhi, con la mano poggiata sulla guancia.
Volevo baciarlo, volevo sentire il suo profumo.
-sono stato molto bene sta sera-
-anch’io-
Sentivo il suo respiro.
Sapeva di menta.
Avvicinai la mia mano alla sua spalla e la poggiai all’incavo del collo.
Con l’altro braccio mi attrasse leggermente a se, premendomi la mano sul fianco.
I suoi occhi passavano dalle mie labbra ai miei occhi.
Chiusi lentamente le palpebre, per prepararmi ai fuochi d’artificio.. ma quello che ricevetti fu un sobbalzo da parte sua.
Mi allontanai impaurita.
Haven ci guardava un po’ confusa.
-che hai detto scusa?- domandai grattandomi la fronte.
-ehm..ho detto che forse è meglio andare, domani c’è lavoro..-
Si strinse nelle spalle.
-oh..si, giusto-
Diedi un bacio sulla guancia di Liam, come feci con Zayn e gli altri.
Appena entrate in macchina emisi un ‘wow’ un po’ stozzato.
Eravamo a tanto così.
Ma è stato comunque bellissimo.
Sentire il suo corpo così vicino al mio mi ha fatto venire i brividi.
-credo di aver interrotto qualcosa prima- si scusò divertita.
Risi.
-ci sarà un’altra occasione, su, torniamo a casa-
Sfrecciammo via da Cittie of York.


CIAO BELLEEEE
NUOVO CAPITOLO!! SPERO VI PIACCIA..
MI SONO RESA CONTO CHE IL CAPITOLO PRECEDENTE ERA DAVVERO LUNGO, FORSE UN PO' TROPPO.

MI RENDO CONTO CHE FORSE DOVREI SCRIVERLI UN PO' PIU' CORTI..VOI CHE NE PENSATE?
VORREI RINGRAZIARE LE PERSONE CHE HANNO MESSO LA MIA STORIA TRA LE PREFERITE\SEGUITE\RICORDATE.
GRAZIE MILLE ANCHE PER LE RECENSIONI DEL PRIMO E SECONDO CAPITOLO!!!!
ALLORA..CHE NE PENSATE DI LIAM E LILY?
E CON CHI VEDRESTE BENE LA NOSTRA HAV??
FATEMI SAPERE SE VI PIACE IL CAPITOLO.

RECENSITE, VI PREGO. DATEMI CONSIGLI, CRITICHE... ∞
ACCETTO TUTTO!
VORREI VERAMENTE SAPERE LA VOSTRA OPINIONE.
GRAZIEE

PS. ECCO COME SI E' VESTITA LILY PER ANDARE A CENTRAL PARK:


 KIKKA XX.

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Capitolo 4
*** Big news. ***


                                                                                        


CAPITOLO 4
Lunedì mattina, alias lavoro.
Erano le sette ed ero nel mio cucinino con una tazza di caffe nelle mani.
Mi ero già vestita: gonna a vita alta nera, camicia bianca e cardigan lungo fino al ginocchio.
Posai la ciotola sporca nel lavello e dopo essermi lavata i denti mi diressi in ufficio.
 
-ehi Scott- salutai il portiere che mi aprii le porte del grattacielo con un sorriso e un cenno d’intesa.
Presi l’ascensore e mi diressi verso il trentacinquesimo piano.
Diedi un saluto ai miei colleghi e mi accomodai alla mia postazione.
Davanti ai miei occhi avevo lo studio di Mark, il mio capo.
Aspiravo a stare io lì dentro, un giorno.
-Lily, vieni un po’ qui- la vipera.. volevo dire Mark  si affacciò dalla porta.
-dimmi- tartgliai.
-ho un compito molto importante per te-
Mi si illuminarono gli occhi.
Finalmente!
-devi andare a prendermi il caffè- disse convinto.
Ma per chi mi aveva presa?! Non ero la sua schiavetta.
Aveva due gambe e due braccia, poteva fare da solo.
Strinsi i pugni, non volevo ritrovarmi senza un lavoro per la fine della giornata.
-Mark, sono un avvocato, non la tua assistente- precisai.
-zip! Sono il tuo capo, ricordi?-
-si- biasciai.
-va’-
Feci un sospiro e un forzato sorriso d’assenso.
Quanto vorrei strangolare quel montato.
Devo rivedere ‘come ammazzare il capo..e vivere felice’ per prendere qualche spunto.
Arrivata alla macchinetta del caffè, misi le monete e presi un espresso lungo senza zucchero, come lui.
-ecco il tuo caffè- lo poggiai, forse troppo violentemente, sulla sua scrivania.
Mi fulminò con lo sguardo e mettendo la coda tra le gambe mi dileguai.
-mostro- borbottai.
-scusi io cerco Lily Dixon!- sentii una voce abbastanza acuta che cercava di imprimere il mio nome in qualche mente testarda.
Mi girai a destra e manca finché non vidi la mia amica May sbraitare e gesticolare contro l’inserviente Ying-Tùe.
La raggiunsi a passo svelto prendendole un braccio.
-no! L-l-L-Y! Non pipì.- May faceva lo spelling del mio nome mentre la ragazza affranta le indicava ripetutamente la porta del bagno.
-May! è cinese! Cosa ci fai qui?- sbottai a denti stretti, facendola sedere sulla mia sedia girevole sotto lo sguardo di tutti.
-ti cercavo- disse lei come se non riuscisse più a tenere un segreto.
-ehm..devi dirmi qualcosa?- chiesi perplessa.
-si.. ho deciso dove festeggiare il matrimonio-
-qui a New York- dissi convinta.
-mh..ci sei quasi-
-..a Manhattan?-
-no.-
-Brooklyn?-
-fuochino..-
-May dimmelo!-
-Alle Hawaii- proferii elettrizzata.
Avevo capito bene?
Hawaii isole sperdute nell’oceano pacifico?
-da quale parte ti sembrano vicino a Brooklyn?!- sbottai.
-sono sempre in America..- fece spallucce.
-May, comunque io non posso venire-
Non potevo lasciare il lavoro.
-impossibile- mi porse una busta.
La presi e l’aprii perplessa.
C’erano due biglietti aerei.
-due?- chiesi.
-si.. Zayn, Louis e Niall mi hanno convinto a prendere un biglietto anche per una certa Ellen.. amica tua?-
Risi leggermente. –si chiama Haven. Vedo che hai soldi da spendere-
Fece di no con la testa. –hanno insistito a pagare loro il biglietto- sorrise.
-May, cerca di fartelo entrare in quel cervelletto offuscato dai venti californiani. Io non posso venire!- le dissi piano ad occhi sbarrati.
-Lily, ci tengo davvero tanto, tu lo sai bene. Voglio che questo matrimonio sia perfetto. E comunque si parte domani, bisogna sistemare un paio di cosette. In una settimana bisogna fare miracoli-
Cioè, avevo capito bene? Una lunghissima settimana in compagnia (forzata) di tibuttoinunlagoperchèmiva ?!
Nononono, e se non sono stata chiara NO.
-non avevi detto che avevate programmato il matrimonio per il prossimo mese?-
La ragazza guardò sognante il soffitto e iniziò a fare qualche passo a destra e a manca, sbattendo il ginocchio sulla mia scrivania.
Emise un gemito e ritornò sul pianeta terra.
-vogliamo affrettare le cose- sorrise a trentadue denti.
-andiamo in Italia in luna di miele. Ah..Italia il paese de..-
-della pizza!- sbottai divertita.
-stavo per dire dell’amore!- concluse seccata dal mio intervento.
-May, quella è la Francia!-
Sbuffò e sospirò –Italia,Francia.. sempre amore è!-
Scossi la testa e roteai gli occhi.
-non vi bastano le Hawaii?- borbottai con lo sguardo fisso sullo sfondo del mio Mac, una foto mia e di Haven.
-e che vacanze di nozze sarebbero con voi in giro?- la mia amica poggiò rumorosamente sulla scrivania tutte le buste di negozi vari e mi guardò in attesa di una risposta.
-Mi dispiace May- finii afferrando un fascicolo e dirigendomi verso la fotocopiatrice.
Mi seguì.
-ma quanto sei ostinata!- esclamai esasperata.
Si poggiò al muto e mi guardò sconsolata.
-perché?- chiese.
-il mio capo non mi farà mai avere tre settimane libere- finsi.. che poi, in realtà non era proprio una menzogna. Non sarebbe stato facile convincere Mark.
-e ci parlo io con il capo!- si guardò intorno –dov’è?-
-non c’è- mentii.
-Lily?! Perché ci metti tanto a fare due fotocopie! Mi servono ora, sbrigati-
Ecco, ci mancava.
-ehm…arrivo Alf-
-e ti ho detto mille volte di non chiamarmi con il mio secondo nome! Sono MARK-  ecco, ma bravo, gridalo più forte, così la mia amica ti convincerà a darmi tre settimane di ferie e dovrò partire con lei e tutto il pacchetto (testa di cespuglio).
-è lui il tuo capo?- chiese lei indicandolo.
-no-
-si invece! Sì, sono il suo capo. Sei una cliente?-
-no- ripetei.
-no infatti, sono il suo dottore.. dovrei parlare con lei in privato-
Si mise una mano sulla bocca per non far si che sentissi cosa stavo dicendo.
Ma ho capito benissimo cosa disse ‘ Lily ha dei problemi’.
Entrarono nel suo ufficio.
Oddio! Non voglio nemmeno immaginare quali cazzate stesse sparando May per convincerlo.
Circa cinque minuti dopo, la mora uscì dalla porta tutta contenta.
-Cosa gli hai raccontato?!- sbraitai.
Fece spallucce. –ho solo detto che hai una malattia altamente contagiosa e che potresti infettare l’intero ufficio e lui. E che devo portarti in un ospedale di Washington per metterti in quarantena. Non ho nemmeno dovuto ricorrere al piano B-
-quale sarebbe?-
-petto in dentro e sedere in fuori- risi leggermente.
-Quindi Hawaii?- chiesi.
Annuì soddisfatta. –Ewa Beach, contea di Honolulu-
 
 
Ore: 6.30 del mattino.
Luogo: John f. Kennedy International Airport di New York.
Stato: accartocciata su una poltroncina della sala d’imbarco, con la testa poggiata sulle gambe di Haven e il piumino a mo’ di coperta, in attesa che arrivasse quello stupido aereo e ci scortasse in quella stupida città di quella stupida isola situata in quello stupido oceano.
Ero parecchio incazzata.
Si gelava.
Liam era steso su due poltrone con lo scalda-collo sul viso, le cuffie nelle orecchie e le mani nelle tasche della maxi-felpa.
Zayn era con i piedi poggiati sul suo trolley, lo sciarpone che gli copriva le spalle e con un blocco in mano, cercava di disegnare Niall, che era appollaiato vicino alla parete con Louis, intento a mangiucchiare un sandwich.
Quel ragazzo anche se ci fosse stata la fine del mondo tra uno tsunami e un uragano, avrebbe trovato il tempo di mangiare.
E infine, non posso evitare di rammentare la coppietta felice, che si stava “mangiando”.
Già, erano avvinghiati l’uno all’altro e le loro labbra erano ad incastro, come un puzzle.
-basta! Non ce la faccio più! Tra quelle due che sonnecchiano- Lou indicò me e Haven –quello che è rintanato nella musica- fece lo stesso contro di Liam, che con una faccia confusa si levò una cuffia –quello che cerca di ritrarre Mr. Panino mentre si finisce il sesto tramezzino in un’ora e quei due che non si staccano più- Puntò il dito verso gli amorosi. – sto diventando pazzo. Quando arriva questo cazzo di aereo!?-
Nemmeno il tempo che Louis finisse di sbraitare sentimmo una voce metallica provenire da sopra la nostra testa.
-tutti i passeggieri diretti al volo A45 di Honolulu sono pregati di recarsi alla casella d’imbarco, grazie-
In quella sala c’eravamo solo noi e qualche altra coppietta.
Finalmente ci fecero imbarcare.
Percorreremo un lungo tunnel ed entrammo in aereo.
Mi posizionai vicino al finestrino, avevo accanto Zayn.
-ti dispiace se mi appisolo un po’?- chiesi.
-oh..dormi pure- mi sorrise.
Mi accartocciai in me stessa e chiusi gli occhi.
 
Sentii un raggio di sole illuminarmi il viso.
Assonnata aprii gli occhi.
Sorvolavamo l’oceano.
Zayn era accasciato sul sedile e russava.
Emisi un risolino, quel ragazzo aveva una corazza così spessa, ma se lo coglievi nel momento giusto potevi vedere la sua tenerezza.
Chiesi ad un’hostess quanto mancasse all’arrivo.
Ancora mezz’ora.
Dammi una lametta che mi taglio le vene.
-per favore un bicchiere d’acqua- Una voce roca, di una persona che si era appena svegliata, proveniva dalla mia destra.
Styles era con gli occhi semichiusi e una coperta avvolta su tutto il corpo.
May era stesa sulle sue gambe, ancora addormentata.
-buongiorno- proferì.
-sono le dodici, Harry- dissi secca, girando la testa verso il finestrino.
-allora buon pomeriggio- sorrise.
Sospirai –anche a te..-
-ti va di fare una partita a nomi cose città?- chiese.
Nomi cose città?
-Quanti anni hai, otto?-
-quando eravamo piccoli ci giocavamo sempre-
-infatti, ora non siamo più piccoli..o almeno, io no-
Sbuffò.                                   
-sei proprio noiosa! Sciogliti un po’-
Mi aveva dato della noiosa?
Annuii compulsivamente.
-volevo solo evitare di farti sfigurare davanti a tutti i passeggieri dell’aereo ma, va bene-
Sorrise sornione.
Spostò la testa di May e si alzò.
-e levati Malik- con la delicatezza di un rinoceronte, scansai il ragazzo addormentato.
Io e Styles ci sedemmo su due sedili, qualche fila avanti, muniti io di foglio e penna e lui di fazzoletto e pastello colorato.
Ecco la differenza.
Facemmo a sorteggio e uscì la lettera Q.
Mh.. 
Nomi: Quintin.
Cose: quadrigetto.
Colore: ehm.. mistero.
Animale: Quaglia.
Mestiere: secondo mistero
Città: Quagliano.
E’ il meglio che potessi fare.
Misi giù la penna e girai il foglio.
Harry era con la testa girata da un lato e gli occhi pensanti.
Iniziai a contare.
-ok, mi arrendo- enunciò.
Presi il suo ‘foglio’.
-non hai scritto nulla!- risi leggermente.
-ritirati, è meglio- continuai divertita.
Fece spallucce e si sistemò i capelli.
Presi il mio i-phone, sistemato in tasca qualche ora prima, accendendolo.
Iniziai a sfogliare le immagini, annoiata.
Feci vedere ad Harry una foto di quando eravamo piccoli.
Eravamo raffigurati noi due e, letteralmente appiccicata a Harry una bambina che conoscevamo da piccoli.
-ti ricordi chi è?- chiesi.
-e come dimenticare Ciccia-Amy!- mi misi a ridere.
-era proprio fissata con te- risi.
a breve passeranno gli assistenti di volo con il pranzo, buon proseguimento di volo’
Girai la testa, Zayn dormiva ancora.
-resta qui, non conviene disturbare Zayn quando dorme- ridacchiò Harry guardando le sue mani.
Annuii sorridente.
Continuava a sfiorare le sue affusolate dita, con un’espressione seria e  pensierosa.
-perché sei andato via?- chiesi di botto.
Alzò lo sguardo, aveva la fronte corrugata.
-cosa?- lo disse molto lentamente e con una voce bassa.
Rigiravo impazientemente l’anello che avevo al dito medio.
-perché ti sei trasferito?- chiesi un po’ imbarazzata.
-beh.. in quel periodo i miei genitori divorziarono e mia madre non voleva più vedere mio padre, e voleva andare via dalla florida- prese un grande respiro, si vedeva che era difficile per lui parlare di quell’argomento.
-n-non sei costretto a parlarne se non ti va..- precisai comprensiva.
-oh no..con te riesco a parlarne facilmente, sei speciale- sorrise.
Okaaay.. abbiamo superato la zona ‘parliamo come amici’.
Vide la mia espressione un po’ seccata dal suo complimento.
-perché ti da fastidio che ti dico qualcosa di carino?- chiese con un sopracciglio alzato e un sorriso sornione.
-perché.. perché ti da fastidio la lana bagnata sulla pelle?- risposi con un’altra domanda.
A tutti inorridisce quella sensazione sul corpo.
Fece spallucce e iniziò a gesticolare.
-beh..perchè è super fastidioso! La lana è appiccicosa e prude troppo, non riesci a sopportarla-
Mi strinsi nelle spalle.  –ecco, ti sei risposto-
-quindi.. io sarei come la lana bagnata?- ipotizzò.
-solo in certi casi-
Si avvicinò a me.
-per esempio quando?-
Pressai una mano sulla sua pancia, per allontanarlo.
Sentivo il suo respiro regolare, tutto il contrario del mio: affannato e corto.
-per esempio quando ti avvicini troppo- lo spinsi via e rise leggermente.
-o quando sorridi beffardamente-
-sai, oltre ad essere un incredibile, bellissimo, talentuoso dottore, so anche capire molto bene le persone-
-e anche un ragazzo talmente modesto!- aggiunsi.
-già..-
-dove vuoi andare a parare?- domandai.
-voglio solo dire che ti conosco molto meglio di quanto pensi-
-mi devo preoccupare?- chiesi sorridente.
-dovresti- rise.
Un’hostess ci consegnò un contenitore di cartone.
Harry ed io lo aprimmo.
Cos’era quello?
Una strana sostanza verdastra in una ciotolina di plastica emanava uno strano odore.
C’era del pollo (o almeno credo che fosse pollo), un’insalata avariata, di colore verde chiaro.
-credo che mangerò il carciofo- enunciò Harry, poco convinto.
-Harry..quello è una coscia di pollo- precisai disgustata.
Ne morse un piccolo pezzo e lo masticò lentamente, assaporandolo.
-di che sa?- chiesi.
-mh..di..sa di..di qualcosa che non mangerei mai- lo sputò nel fazzoletto e sorseggiò dell’acqua.
Con l’indice sfiorai la salsina rivoltante.
Era molle e calda, meglio non mangiarla.
Harry di punto in bianco ricominciò a parlare del suo trasloco.
-ci trasferimmo a Londra, però a me non piaceva l’Inghilterra.. non mi sentivo a casa- annuii, addentando un cracker. –così quando finii le superiori decisi di andare all’università in America. Studiai alla Berkeley, mi laureai e rimasi lì. Mi feci una vita e meno di due anni dopo incontrai May e..-
-e da lì vedesti solo amore- conclusi la frase con un sorriso, concentrandomi sul pane assai salato che avevo in bocca.
Styles annuì.
-posso farti una domanda?- chiesi molto titubante.
Non volevo che quella conversazione diventasse un interrogatorio.
-dimmi pure-
-forse ti può sembrare un po’ stupido.. perché non mi hai salutata quando sei partito?-
Si sistemò i capelli e mi guardò l’anello.
-te l’ha regalato il tuo fidanzato quello?- chiese.
Mi guardai il dito.
Perché aveva cambiato discorso?
-era di mia madre, mi ricorda molto lei- riposi nostalgica.
-perché sarebbe stata troppo dura dirti addio- sussurrò dopo qualche minuto di silenzio.
-sul serio?- espressi sorpresa.
Un brivido mi percorse la schiena.
Rimasi un po’ scossa dalle sue parole... molto scossa.
consigliamo ai gentili passeggeri di indossare la cintura di sicurezza, stiamo per atterrare all’ Honolulu International Airport’
Allacciai la cintura.
Sotto di noi si estendeva la meravigliosa costa Hawaiana, le macchine, che prima sembravano dei miseri puntini, s’ingrandirono.
L’areo atterrò e sussultai leggermente.
Mi si tapparono le orecchie.
-anche a te?- chiese Harry ridendo e toccandosi l’orecchio destro.
Annuii affranta.
Presi la mia valigia scaraventata nel portabagagli e acchiappai anche la borsa ficcata sotto il sedile.
-Zayn! It’s time to get up!- canticchiai.
-lascia fare a me- Liam diede un paio di schiaffi sulla guancia del bel addormentato, facendolo trasalire e finalmente aprire gli occhi.
-le sei ore più lunghe della mia vita- borbottò stropicciandosi gli occhi.
-a chi lo dici..- sospirai.
-beh almeno tu hai parlato con Harry nell’ultima mezz’ora, io sono stato tutto il tempo col sedere piantato sul sedile e Haven che russava al mio fianco-
Aspettammo circa dieci minuti prima che arrivassero anche gli altri bagagli e che finalmente potessimo uscire da quella trappola a trenta gradi.
Ok, ho appena scoperto che alle Hawaii fa decisamente più caldo che a New York.
-ma vogliamo scherzare?!- sventolavo impazientemente il biglietto aereo.
L’addetto dell’hotel, incaricato di portarci in albergo, mi sorrideva compassionevole.
-i turisti americani fanno sempre queste scenate quando arrivano qui, ma si ricordi signorina- il signore in giacca e cravatta alzò l’indice a mo’ di e.t. –quando si viene a Honolulu si piange solo due volte: quando si arriva e quando si va via-
Detta questa perla di saggezza il fattorino prese le nostre valige ed entrammo in un grande SUV grigio, dove sulla fiancata c’era stampato il nome del villaggio: ‘the Modern Honolulu’, con tanto di stelle, cinque per l’esattezza.
Appena entrata nel macchinone levai la giacca e legai i capelli in una coda alta, usando gli occhiali da sole come cerchietto.
Haven, al mio fianco, stava probabilmente scrivendo un messaggio o un e-mail sul suo blackberry.
-basta lavoro!- sbuffai levandole il telefono di mano.
La ragazza rimase con la bocca spalancata e le mani aperte.
-evita di scherzare Lily, devo mandare al direttore un allegato dell’articolo che ho finito di scrivere-
Cercò di prenderlo, ma lo passai a Niall.
-Haven, sei troppo fissata con il tuo lavoro, lasciati andare!-
Alzò un sopracciglio. –lo dici proprio tu?!-
Annuii convinta e lei sospirò.
-ok..ti prometto che non parlerò e tantomeno non cercherò di controllare il mio lavoro fino a sta sera- mi porse il palmo della mano, cosicché potessi ridarle il cellulare.
-andata..-
 
Circa mezz’ora dopo arrivammo di fronte ad un lussuoso cancello.
La proprietà era immensa, il muro che divideva il villaggio con la strada, era più lungo di un chilometro.
Il taxista/fattorino dell’hotel scese dalla macchina, suonò al citofono e sussurrò un codice, le porte si aprirono ed io rimasi letteralmente senza parole. 



CIAOOO BELLEEE.
GRAZIE MILLE PER AVER RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO (E TUTTI GLI ALTRI).
QUESTO E' IL QUARTO, SPERO DAVVERO CHE VI PIACCIA.
IN QUESTO CAPITOLO HO SPIEGATO UN PO' LA SITUAZIONE FAMILIARE DI HARRY..ED IL PERCHE' SI E' TRASFERITO.
VI PIACE COME VI STANNO METTENDO LE COSE? 
SE SI O NO FATEMELO SAPERE, PER FAVORE.
LASCIATEMI UNA PICCOLA RECENSIONE ED EVITERETE CHE SPROFONDI NELLO SCONFOTRTO TOTALE T.T
SCHEEERZO, COMUNQUE MI FAREBBE VERAMENTE PIACERE SE MI LASCIASTE LA VOSTRA OPINIONE<3

ALLORA...IO HO UN GRAVE PROBLEMA!
E' DAL 25 NOVEMBRE CHE STO CON LE CUFFIETTE NELLE ORECCHIE AD ASCOLTARE OGNI SINGOLA CANZONE DELL'ALBUM (PARLO DI MIDNIGHT MEMORIES)
DITE CHE SUCCEDE ANCHE A VOI COSI NON MI SENTO SOLA!!!! XD
SONO TUTTE AKJHFGVBDKJDVGFIG!
TIPO...OGGI SONO IN FISSA CON
 WHY DON'T WE GO THERE E DOES HE KNOW, MA SICURAMENTE DOMANI MI FISSERO' CON HAPPILY, STRONG, YOU AND I...
AHAHAHAHA, SI MI SUCCEDE COSI'.

IN QUESTO PRECISO ISTANTE PER ESEMPIO STO ASCOLTANDO HAPPILY, E NATURALMENTE LA STO CANTANDO A SCUARCIA GOLA, MASSI' E' NORMALE! :D
OKAAAY.. ORA VI CHIEDERETE 
'MA COS'HA QUESTA SCOPPIATA? NOI COSA CE NE FREGHIAMO DI COSA STA FACENDO?!' 
E IO VI DICO CHE AVETE RAGIONE, QUINDI MI DILEGUO.
BACIONIIII XX

PS. 
TU, SI PROPRIO TU! GRAZIE PER AVER LETTO QUESTO CAPITOLO ED AVERMI SORBITA NELLO SPAZIO DI AUTRICE. XX RECENSIONCINA?



E DI QUESTO INDIVIDUO VOGLIAMO PARLARNE?!

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Capitolo 5
*** QUAE NOCENT DOCENT ***


 
                                                                                     
CAPITOLO 5                                  
 
I miei occhi erano sgranati e le labbra spalancate.  
Certo, ero stata in parecchi villaggi turistici meritanti quattro stelle, ma questo li superava tutti.
Davanti ai miei occhi si estendeva la struttura più grade, lussuosa e moderna che avessi mai visto.
C’era un alto grattacielo bianco e tutt’intorno tantissime villette dal tetto piatto e con tanto di cortile con muretto, sdraio e vista mare.
Tutti questi bungalow erano collegati alle porte del grande palazzo grazie ad un graziosissimo percorso di ciottoli, abbellito da varie specie di fiori e luci colorate.
Già dal mio campo visivo scorsi due piscine enormi, ma sono sicura che c’era molto di più.
Guardandomi intorno notai che il territorio era il quadruplo più grande di quello che avevo immaginato.
Ed era zeppo di turisti, da ogni dove si vedevano sorrisi e risate.
Persone con un drink in mano, bambini tutti fradici che si rincorrevano divertiti, gruppi di ragazzi e ragazze in costume o con un prendi-sole che ciondolavano per i vari giardini o che facevano passeggiate sul bagnasciuga.
-venite prego- il fattorino ci aprii le porte dell’edificio bianco latte.
Se sono rimasta stupita per l’ambiente esterno ora potevo morire felice.
Stupenda era poco per descrivere la hall.
Le pareti erano color oro, molto chiare.
I pavimenti in marmo presentavano fantasie floreali e geometriche. Al centro dell’enorme sala c’era un grande vaso di bronzo, contenente fiori tipici Hawaiani e intorno ad esso erano disposte una serie di poltroncine e divanetti. 
Delle ballerine ci accolsero ballando l’hula, sculettando a destra e a manca e ondeggiando i fianchi a tempo di musica.
Le guardavo sorridenti, ho sempre amato quel ballo.
Erano vestite con una gonnellina di paglia svolazzante, sulla vita erano applicati fiori colorati, un reggiseno a forma di due conchiglie e di certo non poteva mancare collana e coroncina di fiori.
Tre cameriere, vestite nello stesso modo, avevano al collo più collane e tra le mani un vassoio con vari cocktail.
-aloha- disse Zayn malizioso ad una cameriera davvero carina, che ammiccò.
-con che cos’è questo?- chiesi ad una ragazza dagl’occhi a mandorla e un sorriso che arrivava fino alle orecchie, probabilmente finto.
-bevilo e basta!- sbuffò Niall prendendo e dandomi il drink.
Feci spallucce e ne sorseggiai un po’.
Wow… era delizioso.
Non aveva un sapore preciso, credo che fosse un misto di frutti tropicali.
Le belle ragazze ci misero una collana di fiori al collo e ci accompagnarono alla reception.
Un ometto, abbastanza basso, era dietro al grande bancone di marmo e altre persone in giacca e cravatta entravano e uscivano da una stanza con fascicoli, chiavi, asciugamani o altre cose che potessero accontentare i clienti.
-salve, nome?- ci chiese con un marcato accento hawaiano.
-Ehm…abbiamo prenotato con il nome Turner-
Il signore annuì, prima di controllare il monitor del suo Mac e sorriderci.
-trovato, una settimana giusto?-
Annuimmo, io sconsolata.
-perfetto, preferite le camere in hotel o vorreste affittare dei bungalow?-
-io opterei per le villette, sono più comode.. almeno non è necessario fare su e giù con l’ascensore- propose May.
Fummo tutti d’accordo.
Io e Haven decidemmo di condividere la camera, affianco a noi c’erano Zayn, Louis, Liam, e Niall e la coppietta aveva una villetta tutta per se, la notte potevano tranquillamente fare baldoria senza disturbare, o essere disturbati.
Aprii la porta e fui subito avvolta da un profumo di lavanda e lamponi.
Haven si buttò a peso morto sul letto, spiaccicando i cioccolati sistemati sui cuscini.
Scaraventai valigia e borsa a terra e corsi ad aprire finestre e persiane.
La brezza marina fece garrire le leggere tende color avorio.
Uscii in cortile.
C’era un muretto di mattoni su cui erano poggiati dei vasi di fiori, uno stendino e due sdraio con un tavolino di vimini.
Il nostro bungalow dava sul mare.
Si potevano tranquillamente scorgere le altre casette, le due piscine e la struttura principale.
-non ci posso credere!- trillò la mia amica.
-che succede?- sbottai ritornando dentro.
Era comodamente stesa sul letto con le gambe incrociate, aveva davanti agli occhi un dépliant.
-noi abbiamo visto solo un quarto del villaggio: ci sono tre ristoranti, uno dei quali con vista panoramica, cinque piscine sparse su tutto il territorio, l’arrampicata, il parco di tennis, calcio, beach-volley, bocce e tiro con l’arco, e su tutta la spiaggia sono disposti almeno venti chioschi.. per non parlare delle mille attrazioni come il surf, paracadutismo, wind-surf, canottaggio e possiamo fare anche diverse escursioni sulle isole intorno e nelle giungle-
Iniziai a saltellare e a battere le mani, mentre Haven andò in bagno.
Bussarono alla porta.
Mi ricomposi e aprii dopo essermi sistemata una ciocca ribelle dietro all’orecchio.
-Liam!- dissi allegra.
-ehi, ero passato solo per vedere un po’ la camera-
Elettrizzata gli presi la mano e lo trascinai sul letto.
-guarda qui- gli porsi il volantino con la mappa del villaggio.
-si, sono venti minuti che Louis lo sta ammirando imbambolato- risi leggermente.
-Lily, mi allacci il costume?- Haven, ignara della presenza di Liam, aprì la porta del bagno.
Aveva indosso solo degli slip e una canotta tutta accartocciata che le copriva il seno, nell’altra mano stringeva un costume.
-cazzo!- appena vide Liam corse di nuovo dietro la porta ridendo.
Il ragazzo si coprì gli occhi divertito.
-scusa Hav!- alzò le mani all’aria. Teneva ancora gli occhi serrati.
-non fa niente-rispose sporgendo la testa.
-allora io vado, quando finite di prepararvi venite da noi.. così ci organizziamo e facciamo qualcosa- Payne mi fece un cenno con la mano e aprì la porta di uscita.
-ciao Haven- urlò prima di chiudersi la porta alle spalle.
-è andato via?- sussurrò la mia amica.
Mi lasciai cadere sul cuscino.
-si..-
Con un sorriso si ripresentò davanti a me.
Si poggiò sulla punta del letto, di spalle.
Con una mano teneva fermi i lacci del costume aspettando che le facessi il fiocco, e con l’altra si spostò i capelli di lato.
Le feci il doppio nodo.
Haven aveva tatuato un numero romano proprio sotto l’attaccatura dei suoi capelli corvini.
-fatto-
Aprii la valigia in cerca di un costume da indossare.
Scelsi una fascia color rosa antico, con gli slip dello stesso colore.
Un costume molto diverso da quello di Hav: turchese a coppa, con il pizzo e i lacci lilla.
Afferrai un pareo colorato e insieme alla mia amica uscii dal bungalow.
Percorremmo un vialetto contornato da piante e fiori.
-ehm..qual’è la camera di Liam e gli altri?- chiese Hav ammirando tutte quelle villette.
Aggrottai leggermente la fronte.
-credo che sia questa..- poco convinta aprii la porta di un bungalow e delle facce stupite mi guardarono.
-Lily?!-
Non avevo aperto la porta del bunaglow di Niall, Louis, Zayn e Liam... bensì di quello di Harry e May.
-scusate!-estremamente imbarazzata per aver interrotto i loro ‘momenti di tenerezza’ mi misi una mano in fronte.
Erano entrambi stesi sul letto, Harry la baciava e lei giocherellava con i suoi ricci, almeno fin quando non aprii la porta.
Testa di cespuglio mi lanciò una frecciatina come per incitarmi ad andar via e non scassargli le palle e May mi sorrideva, impaziente che li lasciassi soli.
-allora io vado- dissi più imbarazzata di prima, indicando la porta.
 Mi chiusi la porta alle spalle e vidi Haven intenta a parlare al cellulare.
E’ proprio testarda quella ragazza!
Glielo strappai dalle mani.
-ora te lo butto!- sbottai.
-Lily, Lily ti prego lascialo! Stavo parlando con la redazione. Dammelo-
Molto cauta avvicinò la sua mano alla mia, per cercare di prenderlo.
-no!-
Legai le braccia dietro la schiena e, con un ringhio, la bionda si fiondò su di me, imprecando .
-lascialo subito- sbraitò mentre le tiravo i capelli per allontanarla.
-mai- boccheggiai, dopo che mi tirò una gomitata nella pancia.
Afferrò il mio pugno chiuso e cercò di togliermi dalla mano il cellulare.
Ringhiando, facemmo tira e molla sempre più forte, fino a quando Hav non inciampò nelle sue infradito e mi cadde sopra.
Sbattei la schiena a terra e, accidentalmente, lasciai volare via il suo blackberry, che finì qualche metro più avanti.. o almeno i pezzi che rimasero integri.
-ops..- sussurrai impietrita.
Allibita, Haven, si mise in piedi e correndo raggiunse quel che restava del suo telefono.
Un po’ titubante la raggiunsi, raccattando da terra qualche frammento di schermo, o qualche altra ‘maceria’.
-guarda che hai combinato!!- sgolò rossa di rabbia, con lo sguardo fisso per terra, dove giaceva il suo tesoro.
Ok…era messo male.
Non credo che si possa riparare un cellulare senza schermo e con mezzi pulsanti sparsi per terra.
-dai..lo aggiusterò- dissi con una voce fin troppo acuta.
-certo, avvertimi quando ce la farai. Ah che sbadata.. mi ero dimenticata che questo accadrà circa nel duemilanovecento, quando io sarò morta e sepolta- sbottò Hav, cercando di mantenere la calma.
-ehm.. non ti preoccupare, ci sarà un motivo se mi chiamano lily-aggiustatutto no?- cercai di essere più positiva e allegra possibile.
Haven ringhiò e la sua faccia si fece rossa di rabbia.
-punto primo nessuno ti chiama mai così, perché sei più pericolosa di un elefante in una cristalleria- mi puntò l’indice contro –punto secondo: non mi piace affatto la tua positività, quindi faresti meglio a tacere e a farmi ritornare calma-
-e come faccio a farti ritornare la calma?- chiesi ingenuamente, con un sorriso stampato sulla faccia.
In tutta risposta Haven mi scoccò un’occhiataccia e si diresse verso la piscina, cioè davanti ai nostri occhi.
-Hav, il cellulare lo lasci qui?- domandai a voce alta, per farmi sentire.
-STAI.ZITTA!- sbraitò.
Ed ecco il favoloso lato ‘da guerriera’ della mia amica.
Questo è uno dei suoi momenti, fra mezz’ora le sarà già passato tutto.
Vidi uscire dalla porta del bungalow di fianco a quello di Harry e May la bionda chioma di Niall.
-oh, Horan!- lo raggiunsi.
-ma dov’eri?! Quanto ci mettete a prepararvi? Vi aspettavamo ma..- guardò un punto dietro alle mie spalle –dov’è Hav?-
-ehm..è andata in piscina, credo..-
-entra..- mi prese per il polso e mi trascinò nella loro camera.
-che porcile!- sbottai appena ci misi piede.
In meno di un’ora avevano reso quella stanza un vero lerciume.
C’erano vestiti da tutte le parti.
I letti erano sfatti e trovavo patatine dappertutto.
-mi sembra di essere entrata nella stanza di un quindicenne- scherzai, sedendomi sul letto.
-siamo peggio dei quindicenni- proferì Louis malizioso.
Zayn uscì dal bagno a torso nudo e, devo ammettere, che torso.
Mi cadde l’occhio su un tatuaggio disegnato sul suo fianco sinistro.
Una pistola, tatuata perfettamente e nei minimi particolari.
La pelle era un po’ gonfia e rossa.
-l’hai fatto di recente quello?- chiesi indicando il tattoo.
Gli diede una sbirciata.
-oh si.. di recente. Ti piace?- chiese elettrizzato.
-mh-mh-
-non mi sembri tipa da tatuaggi- sorrise.
Feci spallucce.
-ti sbagli.. ho ben sei tatuaggi-
Mi guardarono un po’ scioccati.
-invisibili?- chiese Liam divertito.
Tolsi il pareo e li mostrai uno scacciapensieri tatuato proprio sotto il seno, non era troppo grande, ma nemmeno piccolo.
Lo ammirarono sorridenti.
-ha un significato particolare o..- ipotizzò Niall.
-mi fa pensare tanto ai miei genitori. Ad ogni onomastico me ne regalavano uno..-
Nella parte interna dell’avambraccio avevo tatuato una frase che lessi una volta in un libro: ‘Quae Nocent Docent’.
Le cose che feriscono insegnano.
Dietro le caviglie due paia di ali, non molto grandi.
-le ho tatuate perché per me la cosa più importante è essere liberi..- spiegai.
Sorrisero interessati.
La scritta ‘verso l’infinito ed oltre’.
-amo la Disney ed ogni frase che si lega ad essa..-
Una runa angelica tatuata sul polso.
-questa cosa significa?- chiese Louis divertito, quando mostrai il polso.
–mi piaceva il motivo-
Ed un piccolo fiocco rosa dietro l’orecchio.
-oh mio dio! Lì dietro dev’essere dolorosissimo!- espresse Niall sfiorando il tatuaggio.
-Sì, estremamente doloroso, non te lo consiglio affatto Horan- affermai con i brividi.
Non oso ricordare quante pene ho sofferto per quel tattoo.
Però per me quel piccolo fiocchetto rosa ricorda tanto gli anni dell’infanzia.
-andiamo?- proposi, visto che era calato il silenzio.
Con un sorriso uscimmo dal bungalow.
-Harry e May?- chiese Zayn.
-ehm..credo che sia meglio lasciarli un po’ soli..prima erano intenti a fare..altro-
-allora andiamo a rilassarci un po’ in piscina- consigliò Liam incamminandosi.
-nononono, ragazzi facciamo quello!- Louis puntò il dito su un paracadute che stava per toccare il mare.
Sgranai gli occhi.
-stai scherzando vero?- brontolai.
Io non mi sento a mio agio quando salgo l’ascensore, non immagino neppure come potrei sentirmi se facessi paracadutismo.
-Lily- Louis mi circondò il collo con il braccio –io l’ho fatto già una sfilza di volte e c’è solo da divertirsi- espresse con un’aria da facciolospericolatoamatemi.
-sì certo, l’hai fatto una sfilza di volte alla wii- sbottai imitando il suo tono di voce e allontanando il suo braccio.
Il povero Tomlinson rimase di stucco mentre gli altri quattro ridacchiavano sotto i baffi.
-te l’ha menata amico- sghignazzò Liam dandogli una pacca sulla spalla.
-ce l’aveva detto Harry che sei forte- Zayn si rivolse a me con un sorriso.
Improvvisamente le mie guance si colorirono.
Harry parla dei suoi amici di me?!
-perché sei arrossita?- chiese Niall confuso.
-arrossita io!? Pff..ma no.. s-sono le vampate di calore..già fa troppo caldo alle Hawaii- barbugliai sventolando incessantemente la mano come per farmi aria.
Mi guardavano un po’ perplessi.
Ehi! Cosa pretendono?
Sono un avvocato, non posso essere anche una grandiosa attrice.
-comunque io quello non lo faccio- sbottai lasciando stare la mia gaffe.
-allora facciamo a maggioranza, alzi la mano chi vota il paracadutismo-
Tutti alzarono la mano sorridendo sornioni.
-contro?-
-IO!-
-mi dispiace Lì, la maggioranza vince- Louis fece spallucce.
-perché mi chiami Lì? Lily è già un soprannome- precisai.
-oh..sai che non lo sapevo?-
-non ne dubitavo..- mormorai alzando gli occhi al cielo.
-e qual è il tuo vero nome?- chiese Liam curioso.
-Lilian..- ammisi –però suona meglio Lily-
Ad interrompere il nostro interessantissimo discorso sul mio vero nome furono Harry e May, che sbucarono da dietro facendomi trasalire e imprecare a bassa voce.
-noi volevamo andare a fare paracadutismo, venite con noi?- la grande boccaccia di Zayn disse quelle parole e la coppietta rispose con un ‘certo’ fin troppo gasato per i miei gusti.
-come fanno a piacerti queste robe?- sussurrai alla mia amica.
-cosa? Il paracadutismo? Lily, è un’esperienza stupenda..ti senti libera! Devi farlo!-  
 
 
Maledetta me e al mio carattere troppo buono!
Come da copione mi sono fatta convincere e, dopo aver raccattato Haven che stava frignando sulla ‘morte’ del suo cellulare di fronte ad un cinese che non stava capendo una sola virgola del suo piagnisteo, abbiamo raggiunto l’elicottero che ci doveva scortare “qualche metro più su” come aveva detto May.
Ora eravamo su quel velivolo che a me sembrava più una carrozzina vecchia.
Un ragazzo sui venticinque anni circa ci aiutava a mettere l’attrezzatura.
Mi sentivo come una pergamena in una bottiglia: stretta, scomoda e senza respiro.
-io non ho la minima idea di come si faccia sbucare fuori il paracadute- lagnai all’hawaiano che indicò una fibbia penzolante sul mio giubbotto.
-devi tirare questa-
-quando?!-
-circa a cento metri dal mare, tanto bisogna scendere a due.. con chi vuoi andare-
-vieni con me?- chiese Liam.
Annuii e ci legarono i giubbotti in un modo alquanto strano, inspiegabile.
Aprirono le porte dell’elicottero.
-chi va per primo?- urlò l’hawaiano per contrastare l’assordante rumore del motore.
-noi!-
May, prima di saltare giù, sorrise elettrizzata.
Testa di cespuglio però non fece spuntare le sue fossette, no.
Si limitò a scoccarmi un’occhiataccia e prendere la mano della sua ragazza.
Ma che problemi aveva?
Si voltarono di spalle.
Contarono fino a tre e poi.. niente, non c’erano più.
Si sentivano solo delle urla di gioia e liberazione.
Tutti si sporsero a vedere ‘la magia’ ma io preferii non guardare.
-Lily tocca a noi- mormorò Liam entusiasta.
-mi astengo- supplicai.
-troppo tardi- disse accompagnato da una risatina da parte di tutti.
Inspira e respira Lily, che sarà mai?! Devi solo buttarti giù da un elicottero e librarti nell’aria, non come fanno gli uccelli... ma come fanno le persone che vogliono suicidarsi!
Liam mi porse la mano che strinsi nella mia il più forte possibile, come se stritolare qualcuno potesse portarmi via la paura.
Mi sporsi leggermente.
Il mare sembrava così lontano, eravamo sopra le poche nuvolette sparse qua e la che circondavano il cielo di Ewa Beach.
Sotto di noi intravidi un puntino.
-cos’è quello?- chiesi a Liam indicando la chiazza bianca piazzata nel mare, il quale fece spallucce –credo che sia una nave-
L’hawaiano annuì.
-sì, dovete raggiungere quella nave appena siete scesi, vi riporterà sulla riva..-
-andiamo?- mi esortò Liam, sfiorandomi la spalla con la sua.
-no-
Sorrise e si lasciò cadere nel vuoto, portando giù anche me.
Non c’era più nulla sotto i miei piedi.
Avete presente quando sentite di poter fare qualunque cosa?
Quando vi sentite onnipotenti e siete liberi, felici.
Vi è mai capitato di voler urlare ma di non riuscirci, poi ad un certo punto succede qualcosa e…  la paura va via e la voce esce dalle vostre labbra più forte che mai?
Vi è mai successo di essere senza pensieri, solo con un sorriso stampato in viso e la voglia di godervi e prolungare un momento che amate il più possibile?
Ecco, io mi sentivo così.
Mi sentivo come se in testa avessi solo il pensiero di vivere quel momento.
Mi sentivo come…come essere davanti alla fabbrica di cioccolato.
Chi non amerebbe che Willy Wonka ci facesse da guida turistica e noi potessimo vivere in quel mondo alla panna e caramelle?
-è meraviglioso!!- sgolai ammirando l’elicottero sopra di noi divenire sempre più piccolo fino a tramutarsi in un puntino.
-woooooah!- Liam liberò un urlo ed io lo seguii a ruota.
Si occupò lui ad aprire il paracadute.
Mi sentii come se qualcuno mi tirasse indietro.
Una stretta allo stomaco, seguita subito da una risatina.
-è stato mozzafiato!- espresse Payne ancora in trance.
Avvicinai la mia mano alla sua e con il mignolo gli sfiorai il palmo.
Intrecciammo le nostre dita e ci scambiammo un tenero sorriso.
Ci preparammo all’impatto con il freddo oceano pacifico.
Serrai gli occhi, presi un bel respiro e mi sentii improvvisamente grondante.
A quanto pare feci un grande tuffo perché mi ci volle una buona manciata di secondi per risalire in superficie.
Vidi Liam intento a slacciarsi lo zaino col paracadute attaccato e nuotai fino a lui.
-lascia, faccio io- Sganciai la chiusura.
Appena alzai lo sguardo due occhioni nocciola aspettavano i miei per combinarsi in una dolce unione.
Mi bastava solo protendere il collo per accarezzare le sue labbra.
Non ce la facevo più a trovarmi a qualche centimetro da lui e non poterlo baciare!
-OKAY! ORA POTETE PURE SALIRE A BORDO!-
Di chi era quella fottuta voce che ci ha impedito di baciarci ancora una volta?!
Ringhiai e riducendo gli occhi a due fessure spostai lo sguardo.
Davanti a noi c’era un grande yacht, con a bordo ragazzi dell’hotel.
May mi guardava maliziosa mentre Harry mi riservava uno sguardo maligno.
Sembrava mio padre quando a quattordici anni mi sgamò mentre mi baciavo sotto il portico di casa con il mio ‘ragazzo segreto’.
“l’amore è cieco, il padre no” mi ripetei da quel giorno.
Una ragazza che aveva una maglietta con il logo dell’hotel e una targhetta col nome aiutò me e Liam a salire a bordo.
Un altro ragazzo ci porse due asciugamani blu, anch’essi con il logo del villaggio.
-è stato bellissimo!! Un’esperienza assolutamente sconvolgente!-
Ero elettrizzata, ero parecchio elettrizzata.
Harry si portò via Liam con uno strattone e io rimasi con le gambe in acqua a chiacchierare con May e ad osservare i variopinti paracadute che sbucavano da qualche nuvola e toccavano il mare.
-cosa c’è tra te e Liam?- chiese la mia amica.
Cosa dovevo dirle? Lei avrebbe riferito tutto a Styles..ma forse farlo rosicare un po’ sarebbe un bene.
-beh..mi piace e credo di piacere a lui…-
Mi guardò come se stesse vedendo un interessante film alla tv e saltasse la luce proprio nel momento migliore.
-ma?-
Mi strinsi nelle spalle. –non riusciamo mai a baciarci..ogni volta siamo a cinque centimetri di distanza e…puff.. non succede nulla!- gesticolai impulsivamente.
May rise leggermente con gli occhi fissi sui suoi piedi che muoveva nella limpida acqua.
-sai, prima che Harry ed io ci baciassimo per la prima volta passò molto tempo- esordì con un sorriso stampato in viso.
Non volevo sentire un aneddoto della loro storia, ma lei continuò a parlare, pensando che fossi estremamente interessata.
-ogni volta che i nostri sguardi s’incrociavano e le nostre fronti si toccavano succedeva sempre qualcosa..-
-qualcosa?- chiesi.
-sì, qualcosa d’imbarazzante…una volta eravamo in macchina e ci stavamo per baciare, si avvicinò a me e per sbaglio poggiò la mano sul volante e premette il clacson, io sobbalzai e accidentalmente gli diedi una gomitata nella pancia-
Scoppiai in una risata fragorosa che durò a lungo.
-e il vostro primo bacio?- chiesi ormai divertita.
-Eravamo al luna park, sulle montagne russe. Era appena iniziato il giro.. eravamo in salita e lui mi prese la testa fra le mani e mi stampò un bacio fugace.. rimasi qualche secondo in trance pensando ‘mi ha baciata o l’ho solo immaginato?’ poi però l’ho guardato e ho notato che gli era rimasto un po’ del mio rossetto rosso sull’angolo delle labbra, così gli dissi “hai la bocca sporca” e lui beffardamente rispose “vuoi pulirla tu?” e lo baciai. E’ stato meraviglioso.. almeno finché non scendemmo in picchiata”-
Sorrisi quando finì di parlare.
Sentimmo un tonfo in acqua e subito dopo delle risate.
Risalirono a galla due figure: Haven e Louis.
E successivamente Niall e Zayn.
-bello eh?- disse May con un sorriso.
-bello è dire poco!- proferì Niall.
-voglio ‘salire qualche metro più su’ molte altre volte!- espressi.
May annuì e vedemmo tornare Liam e il riccio che chiacchieravano allegramente.
-fra quanto si torna sulla riva?- chiese quest’ultimo curioso.
May corrugò la fronte e esitò guardando il cielo.
-non ne ho idea amore…credo quando finiscano di lanciarsi- la ragazza fece spallucce indicando due ragazzi che erano appena saliti sullo yacht sorridenti e fradici.
Tirai le gambe fuori dall’acqua e mi strinsi nelle spalle.
-vado a fare un giro-
Detto questo mi allontanai dal gruppo.
Vedevo ragazzi con giubbotti salvagenti e mute dappertutto e camerieri che giravano per la nave con cocktail vari tra le mani.
Fermai un ragazzo dell’hotel che stava gironzolando porgendo asciugamani ai passeggeri grondanti.
-scusa..sai quando si torna al villaggio?- chiesi con un sorriso.
-uhm..- diede uno sguardo al suo orologio da polso –circa fra mezz’ora.. aspettiamo che finisca questo turno-
Per saperne di più sull’hotel feci una nuova domanda.
-ma questo yacht si usa solo per il paracadutismo?-
Scosse la testa. –il lunedì, mercoledì e venerdì il villaggio organizza delle escursioni nelle isole accanto e si usano gli yacht dell’albergo-
Mi spiegò il ragazzo.
Capii che era impaziente di tornare al suo lavoro perché guardava a destra e a manca controllando se qualcuno avesse bisogno di un asciugamano o di un accappatoio.
-grazie delle informazioni- diedi una scorsa alla targhetta col nome cucita sulla sua maglietta con il logo del villaggio –Ku’oko’a?-
Ma che razza di nomi s’inventano gli hawaiani?!
Mi sorrise indulgente –si legge Koo oh koh ah-
Rimasi leggermente disorientata dalla sua pronuncia.
-ehm.. grazie ko-ko ajh..quello che è-
Con un sorriso imbarazzato mi dilguai.
Entrai in un’ampia sala, un ristorante.
Mi sedetti su uno dei divanetti vicino alle vetrate vista mare.
Eravamo in una nave, tutto lì era vista mare!
Una ragazza dagli occhi a mandorla mi si presentò di fronte.
-vuole qualcosa?-
Le sorrisi –solo un bicchiere d’acqua, grazie mille-
Annuì e se ne andò.  
Qualche minuto dopo vidi entrare nel ristorante testa di cespuglio.
Roteai gli occhi e cercai di non prestargli attenzione ma mi vide e si sedette al mio fianco.
-dove sono gli altri?- chiesi distaccata.
-May, Liam e Niall si stanno facendo un bagno..gli altri sono in giro per la nave-
Annuii e iniziai a fissare una ciocca dei miei capelli che mi rigiravo nelle mani.
-sei insicura- proferì Harry di colpo.
Mi girai e corrugai la fronte.
-come?-
Si sistemò i capelli e molto lentamente indicò la ciocca che avevo tra le mani.
-quello è un segno d’insicurezza, le persone fanno così quando sono imbarazzati o..- fece spallucce –incerti su qualcosa o qualcuno- marcò molto quella parola.
Alzai un sopracciglio e misi le braccia conserte.
-cosa intendi con quel tono?-
Volse lo sguardo alle mie spalle e sorrise sghembo.
-come va con Liam?- chiese ritornando a guardare me.
Ma perché erano così interessati a cosa c’è tra me e Liam?!
-non sono fatti tuoi..- sbottai alzandomi.
Mi prese per polso.
-lasciami-
-siediti- con un sorriso beffardo mi tirò giù, costringendomi a sedermi.
-ma cosa ti passa per la testa!?- sbraitai.
Rise allegramente.
-sai, alcune volte m’inquieti parecchio- proseguii.
-dai, ti guro che non farò il pazzo, vorrei solo chiacchierare un po’ con te-
Acconsentii con un sorriso un po’ seccato.



CIAOOO BELLEE
ALLORA, INZIO COL DIRVI SOLO UNA PAROLINA: GRAZIE!
GRAZIE PER LE RECENSIONI, GRAZIE A CHI HA INSERITO LA MIA STORIA TRA SEGUITE\RICORDATE\PREFERITE E GAZIE ANCHE A CHI LEGGE E BASTA.
VI PIACE QUESTO CAPITOLO? MI HA DIVERTITO PARECCHIO SCRIVERLO, SOPRATTUTTO LA PARTE DEL PARACADUTISMO XD
(NON L'HO MAI FATTO QUINDI NON SO PRECISAMENTE COME VANNO LE COSE)
BEH? VI PIACE COME SI STANNO METTENDO LE COSE? 
LILY E' MOLTO ATTRATTA DA LIAM E VICVERSA,MA HARRY?
QUALI MECCANISMI CONTORTI(?)CI SONO IN QUELLA TESTOLINA? ^_^
IN QUALCHE RECENSIONE DELLO SCORSO CAPITOLO AVETE MENSIONATO LA COMBINAZIONE HILY (HARRY+LILY), MI E' PIACIUTA TANTISSIMOOO!!!!
QUALE SOPRANNOME POTRESTE DARE A LILY E LIAM?
COMUNQUE HO CAPITO CHE VI PIACCIONO I MOMENTI DOLCI TRA STYLES E DIXON, QUINDI NE INSERIRO' MOOOOLTI DI PIU' *-*
VI SAREI IMMENSAMENTE GRATA SE MI LASCIASTE UNA RECENSIONCINA, VI PREGOOO ^____^


OKAY, ORA PARLIAMO DEI TATUAGGI..
PER QUELLO DI HAVEN HO PRESO SPUNTO A QUELLO CHE HA SELENA GOMEZ:

LO SCACCIAPENSIERI DI LILY L'HO PENSATO COME QUELLO DI MILEY:

DICIAMO CHE PER GLI ALTRI SONO ANDATA UN PO' AD IMMAGINAZIONE xD
AH...PER LE ALI DIETRO ALLE CAVIGLIE HO PRESO SPUNTO DA UNA RAGAZZA CHE LO AVEVA, L'HO VISTA UNA VOLTA NELLA MIA CITTA'..
*NON SO CHI TU SIA, MA GRAZIE PER LO SPUNTO DEL TATTOO*

PER FINIRE VI PONGO UNA DOMANDINA:
SIETE DEL TEAM LIAM O DEL TEAM HARRY?


VOLEVO FARVI VEDERE QUESTE DUE GIF DI HAZZA, OGNI VOLTA CHE LE RIGIUARDO MI VIENE IN MENTE THIS IS US*___* NON VEDO L'RA DI PRENDERE IL DVD!!
OKAAAY, MI DILEGUO.
BACIIIIIII xx



 

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Capitolo 6
*** Oh how I wish that was me ***


                                                                

CAPITOLO 6

 
-posso chiederti una cosa, Harry?- domandai sorseggiando l’acqua appena servita.
-certo-
-perché mi guardavi in quel modo prima di paracadutarti e quando sono salita sullo yacht?-
-in quale modo?- chiese scrocchiandosi le dita della mano sinistra.
Cercai d’imitare il suo ‘sguardo assassino’ ma non uscì affatto bene, tanto che Styles incominciò a ridere sonoramente, gettando la testa indietro.
-io..-
Ad interrompere il nostro discorso fu proprio Liam.
-come va bella gente?- domandò sedendosi al mio fianco.
Il viso di Harry divenne subito cupo e sul suo volto non c’erano più quelle fossette.
Arrivò anche May, che stampò un bacio sulla guancia di lui.
Riprese subito l’aria allegra.
-facciamo un giro Lily?- chiese Payne.
Mi venne spontaneo guardare Harry, non so perché lo feci..forse solo per vedere la sua reazione.
Ma lui non era interessato a me, chiacchierava serenamente con May, non facendo caso a noi.
-Lily?-
Mi resi conto che stavo fissando la coppietta solo quando Liam mi riportò alla realtà.
-oh..s-si andiamo- con un sorriso imbarazzato mi alzai.
Io e Payne uscimmo dall’ampia sala e ci fermammo ad ammirare l’oceano che si estendeva di fronte ai nostri occhi.
Mi poggiai alla ringhiera di ferro per salire la scalinata che portava al piano superiore.
Era uno spazio aperto, con poltrone sdraio e tavolini di plastica.
I camerieri salivano e scendevano le scale con vassoi in mano, e i passeggieri in muta e con i capelli bagnati, come noi, chiacchieravano e ridevano allegramente con in mano un drink.
Ci sedemmo su una sdraio piuttosto appartata.
Respiravo a pieni polmoni quell’aria sana che a New York potevo sognarmi.
-sei così bella- un sussurro mi fece trasalire.
Liam mi guardava sorridente.
-grazie…- ero arrossita.
Si grattò la nuca. –sai, penso che Harry sia un po’ geloso della..beh, della situazione che si è creata fra noi due. Quando ti sei fermata a conversare con May con le gambe a mollo nell’acqua io e lui abbiamo parlato e… abbiamo parlato di te.-
Sbarrai gli occhi. –di me?-
-sì… mi ha chiesto se c’era qualcosa fra noi due e sembrava parecchio adirato quando gli ho detto..- si fermò un po’ imbarazzato.
Con un sorriso lo esortai a continuare.
-quando gli ho detto che mi piaci veramente molto.-
Ok, ora ero io quella imbarazzata.
Lily, Lily sorridi.
Non stare lì impalata, fa qualcosa!

-oh..an-anche tu mi p-piaci- è tutto quello che riuscii a dire
Prima che riuscisse a dire altro, sentimmo il suono squillante di una specie di trombetta e la barca iniziò a muoversi, dirigendosi verso riva.
Dei passi svelti salirono le scale, accompagnati da tante risate.
Riconobbi subito la zazzera di Zayn.
Cavoli. Quel ragazzo riusciva ad avere i capelli perfetti anche dopo essersi librato in aria da più di quattrocentocinquanta metri e tuffato in acqua.
Si avvicinò a noi seguito da Niall e Haven.
-ciao ragazzi- ci salutò lei sorridente.
-sta sera che si fa?- chiese Niall stendendosi su una sdraio e mettendosi i suoi ray-ban.
-dormiamo! E’ stata una gior..- non mi fecero continuare.
Si misero a fare smorfie e a sbuffare.
-Lily! Sei così pigra!- sbottò Zayn.
-già, sii attiva ragazza- Liam batté le mani, come per svegliarmi.
Risi leggermente e feci spallucce.
-ragazzi, ho saputo che tre volte a settimana si fanno delle escursioni- dissi elettrizzata.
Credo che abbiano capito che volevo partecipare, e, conseguentemente, portarli con me.
Sì, sono pigra, ma non ho mai fatto un’escursione in una giungla e la curiosità invade la mia mente.
Sono fatta così.
Devo provare tutto e capire cosa mi piace o non piace fare.
-non ci tengo ad essere sbranata da una tigre!-
Ed ecco Hav. Naturalmente lei era contraria alla mia idea.
A Niall s’illuminarono gli occhi.
-come nel video di Katy Perry-
I tre ragazzi iniziarono a canticchiare ‘roar’ e, devo ammettere, anche piuttosto bene.
Alzai gli occhi al cielo e mi rivolsi alla mia amica.
-alle Hawaii non ci sono le tigri-
La ragazza fece un gesto con la mano.
-dai ragazzi- faccia cucciolosa: attiva. –vi prego, vi prego, vi preeego-
Mi misi in ginocchio.
Okaaay, le persone mi guardavano sconcertate, meglio rialzarsi.
-si, va bene!- sbottò Haven esasperata –domani ci andremo-
Vittoriosa mi alzai da terra. –grazie-
-quando torniamo in hotel m’informo sugli orari- dissi soddisfatta.
Zayn corrugò la fronte e si guardò in giro.
-dove sono gli altri?- domandò.
-uhm…Harry e May sono al ristorante e Louis..Louis non ne ho la minima idea, quel ragazzo è capace di perdersi pure in casa sua-
 
Circa dieci minuti dopo ritornammo al villaggio.
Mi feci una doccia rigenerante e mi stesi un po’ a letto.
Verso le 22.30, dopo cena, dovevamo andare ad una delle tante feste sulla spiaggia organizzata dallo staff del villaggio, con karaoke e discoteca.
“Un vero sballo” (cit. Zayn).
Haven era stesa dall’altra parte del grande letto, con le affusolate gambe nude appoggiate alla spalliera e la testa dall’altra parte.
Aveva tra le mani un libro che leggeva attentamente.
La sua fronte era grinzosa e gli occhiali da lettura leggermente calati sul nasino all’insù.
Sospirando mi misi a pancia in giù, lasciando scivolarmi sul letto il cellulare e giocherellando con una ciocca di capelli.
Ripensai a quello che mi aveva detto Styles quando mi vide fare questo gesto.
Sei insicura
Mi rivolsi a Hav, smettendo di rigirarmi quel ciuffo tra le dita.
-Havy…-
-mh-mh- non levava gli occhi da quel volume.
Incuriosita mi sporsi a vedere la copertina.
‘cime tempestose’.
Sbuffai.
-Haven, sarà almeno la quinta volta che leggi questo libro!- sbottai.
Lo chiuse e se lo strinse tra le braccia.
-se provi a scaraventarlo a terra come hai fatto con il mio cellulare- si portò il pollice alla gola e mimò il movimento di tagliare la testa, accompagnato da uno strano suono… tipo la vibrazione assordante che fanno i coltelli quando si sfregano uno contro l’altro –sei morta-
Alzai le braccia in segno di resa e sorrisi leggermente.
Lei annuì e lo poggiò sul comodino accanto al letto.
-secondo te sono insicura?- chiesi dondolando le gambe.
Fece spallucce.
-dipende dalle situazioni.. perché questa domanda?-
-Harry mi ha detto che sono insicura..- ammisi.
Improvvisamente a Haven si illuminarono gli occhi.
-non sai cos’ho sentito!-
Ripresi il mio i-phone tra le mani.
-cos’hai sentito?- chiesi annoiata.
-quando stavamo sullo yacht ho visto Harry parlare con Louis..e ho sentito che..-
-Hav, hai origliato!-
-forse… ma non è questo il punto. Stavano parlando di te, Lily-
-e cosa dicevano?-
-non lo so..non ho capito bene. Non è facile origliare a circa cento metri di distanza da loro nascosta in una pianta, con le foglie che mi entravano in posti dove le foglie non devono ficcarsi- sbottò la mia amica esasperata.
Roteai gli occhi. –e allora come fai a sapere che parlavano di me?!-
Sospirò. –stavo passando di lì e ho sentito che dicevano ‘Lily..’, incuriosita invece di voltare l’angolo mi sono nascosta dietro un alberello e ho cercato di sentire qualcosa di più, ma tra gli schiamazzi degli altri passeggeri e le foglie che mi prudevano sulla pelle, non ho capito niente-
Gli feci l’okay con la mano e guardai l’orario.
-Hav, è meglio che ci prepariamo..fra un po’ dobbiamo andare a cena-
Annuì e si alzò dal letto.
Avevo sistemato tutte le mie cose nell’armadio, come Haven.
Cercavo qualche vestito da indossare e vedevo la mia amica fare lo stesso.
-e tu?- chiesi improvvisamente.
-io?-
-Zayn, Louis o Niall?- ripresi.
Mi guardò con la fronte aggrottata per poi sorridere ingenuamente.
-dai Haven. Sai benissimo che piaci e tutti e tre!- dissi elettrizzata -e sono sicura che hai puntato gli occhi su almeno uno di loro, su avanti. Chi è?-
Iniziò a dondolarsi da un piede all’altro, come i bambini.
-amo gli occhi di Louis-
Iniziai a saltellare allegra, ridendo sonoramente.
-te gustaaaa-
Si coprì il viso, ormai rosso di vergogna, con la mano.
-giusto un po’- mugugnò.
Continuai a ridere.
-quanto equivale quel “giusto un po’ “ ?-
Allargò le braccia.
-si okay, mi piace Tomlinson- iniziò a sghignazzare anche lei.
Mentre Haven entrò nella doccia cercai disperatamente una cosa da mettere.
Diedi una scorsa anche ai vestiti della mia amica.
Nulla.
Non c’era nulla che mi stava a genio per metterlo quella sera, così uscii dal bungalow e mi diressi verso quello di May e Harry.
Lei aveva sicuramente qualcosa da prestarmi.
Prima di entrare bussai, meglio non commettere lo stesso errore due volte.
Mi aprì testa di cespuglio. Avrei volentieri preferito che alla porta ci fosse la mia amica, anziché lui.
-ciao Harry, ehm..May?- chiesi un po’ imbarazzata.
-sta facendo la doccia-
Annuì e mi preparai una scusa per andare via, ma lui mi precedette.
-ti serve qualcosa?-
Beh, tanto vale dire la verità.
-uhm..no, volevo solo chiedere se ha portato in viaggio quel suo vestito che mi piace tanto..-
Si sistemò i capelli divertito.
-capito, volevi scroccare qualcosa da mettere-
Risi anch’io. –esattamente-
Mi fece cenno di entrare.
-ehm..ma solo se vuole May- precisai.
-certo che vuole- espresse con un sorriso aprendo l’armadio.
Un po’ imbarazzata dagli occhi di Harry fissi suoi miei, diedi uno sguardo veloce ai vari vestitini variopinti che erano appesi sulle grucce.
Con un sorriso trovai quello che m’interessava, ossia un pittoresco vestitino che mi lambiva le ginocchia.
Era a righe, con una piccola cintura bianca all’altezza della vita.
Styles mi fissava e, di tanto in tanto, si sistemava i capelli.
Sentimmo la porta del bagno aprirsi e May uscirne avvolta in un accappatoio bianco.
-Lily, che ci fai qui?- chiese sorridendomi.
Le mostrai l’abito che avevo tra le mani e fece un sorriso compiaciuto.
-vedo che non hai perso l’abitudine di prendere i miei vestiti- rise mentre si spazzolava i lunghi capelli corvini.
-e mai la perderò-
Mi diressi verso la porta e l’aprii.
-allora, ci si vede a cena- salutai Harry e May ed uscii dalla loro camera.
Sorpassai quella degli altri ragazzi ma vidi che era schiusa.
Si sentivano voci e risate.
Riconobbi subito il sonoro schiamazzo di Niall e roteai gli occhi.
No Lily, cosa stai facendo!?
Non puoi origliare coma fa Haven!
Ho sentito il nome Lily o sbaglio?
Okay, resto.
Mi sedetti a gambe incrociate vicino alla porta e porsi la testa avanti.
Riconobbi subito la voce profonda di Zayn.
-avete visto come la mangiava Harry con gli occhi?-
Harry cosa?! Ma che stupidata..
-si, purtroppo ho visto- borbottò Liam.
-quando?- ed ecco Niall. Quel ragazzo è già tanto se sa dove sia il suo naso.
-quando si stava per lanciare con Liam, idiota!- sbottò la voce squillante di Louis.
-oh..io in quel momento guardavo Hav-
Si sentirono tante risate e poi i ragazzi ricominciarono a spettegolare.
Sembravano tanto le zitelle del liceo che si accovacciano in un angolo e sparlano di tutte le anime viventi di questo pianeta.
Sentii dei passi dietro di me e intravidi testa di cespuglio camminare con qualcosa in mano, qualcosa di bianco.
-Harry!- sussurrai.
Il ragazzo si fermò e corrugò la fronte.
-Harry! Sono qui- ripresi, sventolando le braccia per farmi vedere.
Prima guardò alle sue spalle poi finalmente volse lo sguardo a sinistra, verso di me.
-Lily? Ma che..-
Spalancai gli occhi e mi misi le mani nei capelli.
-shhhhhhhhh! Cazzo Styles, vuoi che ci sentano?!- bisbigliai gesticolando come una pazza.
Il ragazzo, parecchio perplesso, s’incamminò a grandi passi verso di me.
-ma che stai facen..-
Gli stampai una mano sulle labbra per farlo stare zitto.
Gli indicai la porta.
Emise un mugugnato, poi roteò gli occhi e levò via la mano.
-perché stai ascoltando la loro conversazione?- mormorò.
-stanno parlando di me! E’ lecito che ascolti- mi autodifesi.
Guardai dallo spiraglio cosa stava succedendo.
Harry cercò di protrarsi per sentire meglio.
-smettila, non vedo nulla!- sbottai, tirandolo per capelli.
-lasciami! Ferma- mi prese i polsi per farmi lasciare la presa.
Improvvisamente Styles mi cadde addosso, facendomi rotolare sui ciottoli.
La porta era spalancata e quattro volti confusi ci guardavano.
Il corpo di Harry era letteralmente attaccato al mio.
Il suo busto faceva pressione sul mio addome.
Il mio respiro era sempre più affannoso.
Alcuni suoi ricci mi sfioravano la fronte.
E le sue labbra, oh, loro mi stavano facendo andare nel panico.
Erano così vicine al mio viso, erano così vicine alle mie.
Qualcuno tossì per attirare la nostra attenzione.
Ripresi coscienza e me lo levai di dosso.
-ehm..- cercai di dire qualcosa ma ero talmente imbarazzata che non riuscivo a formulare nessuna parola.
Guardai allarmata il riccio al mio fianco che si grattò la nuca.
-cosa facevate?- domandò Zayn con un sopracciglio alzato.
Mi schiarii la gola e ingoiai della saliva rumorosamente.
-lui..- cominciai.
-ehm..- Harry ebbe uno scatto e acchiappò subito la cintura bianca che gli era scappata dalle mani quando siamo caduti –le ho portato questa- la sventolò di fronte le loro facce confuse.
-ma…perché eravate a terra?- chiese Niall.
-fuori la porta del nostro bungalow- precisò Liam, mandando una frecciatina a Harry.
-è che… a-avevo visto una busta di plastica su..- mi guardai in giro –s-sullo zerbino!- esclamai come se mi fosse appena venuta in mente la risposta in un test di matematica.
Si girarono verso lo stuoino.
-ma non..- Louis cercò di dire qualcosa ma lo interruppi.
-l’avrà portata via il vento..- enfatizzai la menzogna con un cenno sbrigativo della mano.
Mi tirai su aiutandomi con le braccia e feci cenno ad Harry di alzarsi da terra.
Riacchiappai il vestito di May e lo strinsi tra le braccia, come uno scudo.
-allora..io vado a cambiarmi-
Harry mi porse la cintura che afferrai imbarazzata.
Ci guardammo tutti per un secondo, poi io e testa di cespuglio mugugnammo un ‘ciao’ dileguandoci, ognuno verso il suo bungalow.
Sentii una porta sbattere.
Scrutai furtivamente dietro le mie spalle e vidi i quattro ragazzi guardarsi perplessi e parlottare qualcosa, di Harry nessuna traccia.. sarà rientrato in camera.
Continuai a camminare a testa bassa, lasciando alcune ciocche di capelli ricadere sul viso.
 
Aprii la porta del bungalow e trovai Haven seduta sul margine del letto.
Aveva poggiato sulle ginocchia il suo amato libro.
Era già pronta.
Quando sentì la porta chiudersi alle mie spalle alzò la testa, come se si fosse svegliata da un bellissimo sogno.
-Hav..mi cambio e andiamo-
La ragazza annuì.
Sorrisi ed entrai in bagno.
Levai shorts e t-shirt ed infilai il vestitino.
Pettinai i capelli e li lasciai sciolti, un velo di eyeliner e un pizzico di mascara.
Tornai in camera da letto.
Afferrai dalla scarpiera dei sandali di cuoio con un laccetto alla caviglia.
Presi la borsa di paglia e con Haven di fianco, uscii dal bungalow.
Circa cinque minuti dopo entrammo nell’hotel vero e proprio.
Un sublime odore di carne arrostita mi fece danzare le papille gustative non come a Hav, lei è vegetariana.
Non capisco come fa a cibarsi di cose verdi da ben sette anni, e non assaporare l’essenza di una buona bistecca alla brace!
Entrammo in ristorante, una sala molto accogliente.
Ampia e luminosa.
C’erano fiori e piante dappertutto. I tavoli erano abbelliti da vivaci fiori rosa, scarlatti, turchesi e pervinca.
Il centro tavola era un vasetto di tanti nontiscordardime, davvero adorabili.
C’era il self-service.
Una grande tavolata al centro dell’enorme stanza esponeva diversi piatti, la maggior parte tipici hawaiani.
Sulla fiancata destra dell’atrio, inoltre, c’era un’altra postazione.
Più con pasta o cose calde. C’erano degli chef che la preparavano e la distribuivano alle persone appena cotta.
Mi buttai subito sulla tavolata principale.
Mi preparai un piatto con salumi e formaggi, una pagnotta di segale e delle verdure gratinate: una delizia.
Le posai sul tavolo e presi un altro piatto.
M’incuriosiva parecchio uno strano tipo di carne, ero indecisa se prenderla o no.
Passò un cameriere e lo fermai.
-ehm..ciao, scusa..sai che tipo di carne è?- la indicai.
Sorrise gentile e si preparò a dire la ricetta a pappardella.
-è uno spezzatino di pesce e pollo. E’ un piatto originario cinese e..-
Lo fermai subito. –non voglio sentire la storia del piatto grazie, mi bastava solo sapere cos’è- ribattei, quanto più fine possibile.
Il ragazzo annuì e con un ‘buon appetito’ si dileguò.
Ne presi una porzione e ritornai a sedermi.
Si erano aggiunti gli altri ragazzi al nostro tavolo.
Sorrisi a May e a tutti gli altri.
Iniziammo ad abbuffarci finchè non fummo a pancia piena e quasi non in grado di muoverci.
Circa un’ora e mezzo dopo decidemmo di spostarci verso la spiaggia, come la maggior parte degli ospiti.
All’uscita del grande ristorante c’erano sorridenti gli animatori del villaggio, vestiti con una gonnellina di paglia e fiori dappertutto, che distribuivano locandine e incitavano le persone ad andare alla festa sulla spiaggia.
-salve signori-  una ragazza con una maglietta col logo del villaggio ed una gonnellina svolazzante, con un marcato accento canadese, porse due brochure ad una coppia con un bambino di circa sette anni.
-e per lui c’è il miniclub- continuò scompigliando i capelli all’esserino che si nascose dietro la mamma.
C’incamminammo verso la spiaggia.
Era ormai buio e le variopinte luci del vialetto e dei giardini illuminavano i nostri volti.
Harry e May, come di consueto, si erano isolati, camminando mano nella mano qualche passo più avanti di noi.
Haven era parecchio imbarazzata, come Louis.
Entrambi stavano parlando con Niall e Zayn, ma si vedeva che preferivano stare un po’ soli.
Feci cenno al biondo di venire da me e Liam iniziò a parlare con Zayn di qualcosa d’insensato, per lasciare un po’ d’aria a Hav e Tommo.
Con i due fuori dai piedi iniziarono a camminare lentamente e a sorridersi, erano talmente dolci.
-allora?- chiese Niall ad un tratto.
-allora?- ribattei.
-quando ti decidi?-
-a fare cosa?- domandai perplessa.
Sbuffò e roteò gli occhi.
-a baciare Liam!-
Emisi un risolino imbarazzato.
-ci proviamo..ma..-
-non dire altro! Ho già capito. Ci provate ma non ci riuscite-
Annuii a testa bassa.
Niall guardava tristemente Haven ridere alle battute di Louis.
Sospirò e poi si rivolse a me.
-come vorrei che fossi io..-
Poggiai la testa sulla spalla di Nialler e lo abbracciai, per consolarlo.
Il ragazzo teneva la testa bassa e gli occhi ridotti a delle fessure, ma soprattutto in volto non aveva quel sorriso che ammiravo tanto.
Gli posai le mani sulle spalle.
-Niall- dissi in tono autoritario –Niall, guardami!- con l’indice gli tirai su il mento.
Posò il suo oceano blu sul mio prato verde.
-non devi stare male, lei ha scelto Louis..ma non è l’unica ragazza sulla faccia della terra!-
Mugugnò qualcosa.
-uhm..cosa?-
Ripeté stufato –non mi fai stare meglio!-
-guarda!-
Gli indicai le tante belle ragazze che c’erano in spiaggia.
-non c’è solo Haven!-
Sospirò e fece un sorriso forzato.
-forse..forse hai ragione-
-certo che ho ragione! Ora vai, tigre!-
Gli diedi una pacca sulla spalla e lui tutto sorridente andò verso una biondina davvero graziosa.
La musica mi picchettava nelle orecchie.
Tutti ballavano o bevevano dei drink.
I ragazzi dell’hotel animavano la festa, incitando la gente a partecipare ai vari giochi.
Sulla sabbia erano posti vari tavolini di plastica e di fronte a noi c’era un piccolo palco, dove si cantava al karaoke.
Un gruppo di ragazzi, probabilmente tedeschi dall’accento, cercavano di cantare ‘royals’ di Lorde…ma sembravano più il lamento di mia nonna Dudy quando le era entrata quella scheggia nel piede e io ho dovuto toglierla.. Forse quella che si sarebbe dovuta lamentare sarei dovuta essere io, i suoi calli sono più vecchi della serie ‘beautiful’.
Ordinai un mojito al chiosco delle bibite, addobbato con delle luci colorate.
Il barman me lo preparò in un lampo.
Ringraziai e andai a sedermi sul bagnasciuga, ad ammirare le onde infrangersi sulla riva.
Levai i sandali e li poggiai sulla sabbia.
Camminai per un po’ di metri sorseggiando il mio drink.
L’acqua fredda a contatto con i miei piedi provocò un brivido su tutta la schiena.
Mi sedetti e lasciai che l’acqua bagnasse le mie gambe affusolate.
Sentii dei passi e una presenza al mio fianco.
-ciao..- borbottò Harry, con una voce più roca di quanto già ce l’avesse.
Gli sorrisi un po’ titubante e ritornai a fissare il mare.
Mi strappò dalle mani il mojito e lo bevve tutto d’un sorso.
-Harry?! Cosa stai facendo?- protestai a braccia in aria.
Il ragazzo tossì e si sistemò i capelli, poi decise di alzarsi.
-ne voglio un altro- reclamò.
Con un balzo mi alzai e lo tirai per un braccio.
-Harry?! Ne hai già bevuto uno..il mio tra l’altro.. credo che basti per ora-
Scosse la testa compulsivamente e borbottò qualcosa d’incomprensibile, incamminandosi verso il bar, dimenticatosi totalmente della mia presenza e…barcollando un po’.
C’è qualcosa che non va..
-Harry?- lo chiamai ma non rispose.
-Harry?!- riprovai con voce più acuta, niente.
Si ubriacava sempre alle feste?
Lo raggiunsi a passo svelto e mi affiancai a lui.
-è successo qualcosa con May?- azzardai.
Ridacchiò.
-sai..penso che le ragazze sono strane, soprattutto... Mav- mugugnò.
-May- lo corressi.
-cosa?- borbotto.
-May, non Mav-
Non si capiva precisamente dove stesse guardando.
-e io cosa ho detto? Mav!-
Il suo alito puzzava tremendamente di alcool.
Chissà quanti se n’era bevuti di mojito prima del mio.
Serrai i piedi per terra e lo guardai barcollare verso la sedia più vicina, per poi chiamare un cameriere.
Corsi verso Zayn e lo esortai a venire.
Stava parlando con una ragazza dai capelli rosa e l’accento inglese.
Lo presi per il polso e cercai di farlo venire con me, ma mi fermò e rise istericamente.
-scusala, è sbronza- giustificò il mio comportamento alla ragazza che mi guardava perplessa.
-no, Harry lo è!- sbottai puntando gli occhi verso il moro.
Zayn continuava a sorridermi compassionevolmente e a fare cenni alla ragazza di lasciarmi perdere.
Vide che non me ne andavo così smise di sorridere e mi sussurrò qualcosa all’orecchio, dovette piegarsi per farlo, perché sono molti centimetri più bassa di lui.
-è meglio che sparisci, è il mio momento di rimorchio- borbottò.
Stava per tirarsi su quando lo strattonai per la maglietta.
-Harry è molto brillo e sono preoccupata per lui, credo che sia successo qualcosa con May. In qualità di suo amico hai il dovere di aiutarlo. Puoi pesare dopo a questa sciroccata dai capelli fluo- sbottai a denti stretti.
Stava per ribattere ma quando incontrò i miei occhi ridotti a uno spiraglio, ci ripensò e mugugnò un ‘va bene’.
-torno subito- con un sorriso si scusò con la ragazza e raggiunse Styles, che era impegnato a mandarsi giù di fila tre bicchieri di tequila.
-nonono- Zayn allontanò i bicchierini –con questi basta, okay amico?-
Testa di cespuglio mugugnò un ‘no’ e cercò di riafferrarli, ma gli sbarrai la strada.
Sbatté la mano sul tavolo.
-un altro!!- strepitò.
Il cameriere stava per portargli un altro alcolico.
-non vedi che è ubriaco fradicio?! Ma sparisci tu e questo mojito!- sbraitai all’hawiano.
Non contenta presi il bicchiere e gli lanciai il liquido in faccia, così impara ad aumentare la sbronza ad un cliente!
Il ragazzo, esterrefatto, tornò dietro al bancone e si passò un asciugamano sul viso.
-ci sono certi coglioni in giro..- borbottai infuriata volgendo lo sguardo dappertutto in cerca di Liam, Haven o qualcun altro.
Intravidi Lou fare il limbo e mi affrettai a raggiungerlo.
Cercavo di farmi spazio tra la gente.
-scusi… Permesso, mi fa passare?! E si levi di mezzo!- ehm..non sono molto fine.
-Louis, Harry è brillo, parecchio. Credo che sia meglio..-
Si affrettò ad annuire.
-dov’è?- urlò, per contrastare la musica ad alto volume.
Gli presi il polso e lo trascinai fuori da quella massa di persone che ballava senza sosta.
-Harry- gli diede qualche schiaffetto sulla guancia –su, è il momento di andare a dormire. Ne hai fatte troppe oggi-
Lo tirò su di peso.
Styles era passato dallo stato ‘o la tequila o la vita’ alla conseguenza dell’ubriacarsi: la trance.
Con le mani nei capelli seguii Louis.
-dove lo porti?- chiesi.
-in camera-
-Dov’è May?- domandò preoccupato Zayn.
Ci pensai qualche secondo su –credo che sia andata a letto..- ipotizzai.
Raggiungemmo il suo bungalow e bussai.
Non rispondeva nessuno.
Provai più forte.
Niente.
Le cose si mettono male.


CIAOOO BELLEEE
ALLORAAAA, CAPITOLO 6!
BENE BENE.. TUTTI INCITANO A LILY DI FARE IL PRIMO PASSO CON LIAM, MA STYLES?
COS'E' SUCCESSO QUANDO ERANO A SOLI CINQUE CENTMETRI DI DISTANZA?
COSA STA CAMBIANDO NEL LORO RAPPORTO SECONDO VOI?

FATEMELO SAPERE CON UNA RECENSIONE, CI TERREI MOLTISSIMO :3
ANYWAY VOLEVO DIRVI CHE PERRIE IN QUESTA STORIA LA DESCRIVERO 
ANCORA CON I CAPELLI ROSA, LO SO CHE ORA E' RITORNATA BIONDA... MA MI SEMBRAVA PIU' PARTICOLARE CON LA CHIOMA FLUO ^.^
 ECCO IL COLORE CHE HA NELLA STORIA.
ORA...NON CENTRA NULLA CON LA STORIA MA L'AVETE VISTO IL VIDEO DI LITTLE ME? 
E' AKLHJOJGOENVKLE! 

OKAYYY, DEVO DIRVI NIENT'ALTRO?
AH SI... A MASSIVE THANK YOU PER LE RECENSIONE DEGLI SCORSI CAPITOLI, MERCI ANCHE A CHI HA MESSO LA STORIE IN RECENSITE/PREFERITE/SEGUITE E NATURALMENTE A CHI LEGGE E BASTA!

GRAZIE IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO ∞
ORA MI DILEGUO, BACIONI XX

  ECCO IL TRAILER DELLA STORIA:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=AF0bwSBahEI

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Capitolo 7
*** Little white lies ***


                                                                                          


-MAY! APRI QUESTA MALEDETTA PORTA!- sbraitai. Iniziai a prenderla a calci, finché Zayn mi allontanò.
-Lily smettila, si vede che non è in camera!- m’ammonì -intanto possiamo mettere il bell’addormentato in camera tua? ha bisogno di riposo- chiese in seguito.
Scossi la testa mortificata -le chiavi le ha Haven, in camera vostra?-
-Liam..le ha lui-
Mi stampai una mano in viso e sbuffai -o..okay. Io vado a cercarli voi… restate qui!- esclamai con un cenno delle mani.
-e Perrie!?- sbottò Zayn.
-Perrie?- replicò Louis.
-la ragazza con cui st..-lo fermai.
-Prima finiamo con Harry, poi vai da lei!-
Raggiunsi di corsa la spiaggia. -Liam?!- urlai.
La folla ballava e rideva. Intravidi la zazzera della mia amica, voltata di spalle.
-Haven- dissi sollevata – Hav mi serve la..- la ragazza si girò.
Ops..non era Haven.
-Ich glaube nicht, Ihre Sprache sprechen-
Okay, non avevo capito una misera sillaba.
-ehm..- credo che sia tedesca.
Le mimai un ‘ok’ con la mano e ritornai alla mia ricerca.
Mi scontrai con qualcuno.
-oh sc…NIAAALL!- proferii elettrizzata –Hai visto Hav, o Liam?- chiesi.
Il ragazzo sorseggiava un cocktail. Mi fece cenno di sì con la mano e m’indicò un punto nella folla.
Mi reimmersi in quella miriade di gente e finalmente vidi Haven e Liam che ballavano scatenati.
-finalmente vi ho trovati! Mi servono le chiavi dei bungalow- aprii entrambi i palmi delle mani.
-perché?- chiese confusa Haven, continuando a muoversi a ritmo di una canzone remixata –già vai a letto?-
Scossi la testa –per Harry..è ubriaco, credo che sia successo qualcosa con May.. a proposito, l’avete vista?-
-l’ho vista incamminarsi verso la piscina..circa mezz’ora fa- disse Liam.
-Grazie..ehm chiavi!- li incitai.
Payne si mise le mani in tasca ed estrasse la chiave e Haven la tirò fuori dalla borsa tracolla.
Li salutai con la mano e raggiunsi la piscina per controllare May.
Le luci erano accese e formavano tanti giochi di colore nell’acqua, il leggero venticello faceva muovere le palme e formare delle piccole increspature, quasi onde, nella grande vasca.
May era immersa nell’acqua. Era fradicia dalla testa ai piedi, non si era levata neppure le scarpe, aveva poggiato solo la borsa su una delle tante sdraio.
-May!- la chiamai.
Alzò la testa e mi rivolse un cenno di saluto, per poi nuotare verso di me.
Aveva tutto il trucco sbavato, sembrava un panda. Si sedette su uno dei gradini, dove l’acqua era più bassa.
M’inginocchiai e le accarezzai una guancia.
-May, cos’è successo con Harry?-
Scoppiò in un pianto isterico.
Tirai fuori dalla mia borsa un fazzoletto, anche se non servì a molto, perché diventò fradicio e ricoperto di matita colata anch’esso.
-è stata tutta colpa mia!- balbetto tra un singhiozzo e un altro.
-cos’è successo?- chiesi paziente.
-l’ho ac-accusato d-di…- si fermò e si concentrò sulle sue mani.
-di?- la incitai.
-d-di….di guardarti…-
Trasalii e la guardai interrogativa.
-Me?- insinuai –May, cosa ti salta in testa? Harry non si azzarderebbe mai di guardare un’altra ragazza, soprattutto me-
La ragazza si bagnò il viso e riprese a piangere –però per tutto il tempo che abbiamo ballato lui teneva lo sguardo fisso su te e suoi tuoi spostamenti-
-quanto hai bevuto?-
Scrollò le spalle –un po’-
-May, non lo farebbe mai..- ribadii.
-l-lo so…- Si asciugò delle lacrime  -è.. s-solo che..- altri singhiozzi e poi si restrinse nelle spalle. –non lo so Lily..non so cosa mi è preso. Ho iniziato ad urlargli conto e lui cercava di abbracciarmi... lo spingevo via e poi se n’è andato- le sistemai una ciocca di capelli che le si era attaccata in fronte, dietro l’orecchio –e posso immaginare dove.. – continuò titubante -dov’è ora?- chiese poi, guardandomi intensamente negli occhi.
Non volevo dirle cos’è successo veramente.
-Ora sta..- cosa potevo dirle? -… dormendo.. è andato a dormire subito dopo che avete litigato-  
Fece un sospiro di sollievo.
-pensavo che si fosse ubriacato…reazione che avrebbero avuto tutti gli altri ragazzi sulla faccia della terra. Ma fortunatamente lui è diverso, è migliore-
Sorrisi forzatamente. –Harry ubriacarsi? Pfff…ma certo che no- emisi un risolino imbarazzato – non è proprio il tipo da ingoiare un moijto dopo l’altro.. no.. specialmente quello altrui…-
May mi guardò un po’confusa. Salvatemi!!
Sentii che qualcuno chiamò il mio nome.
-si?- allungai il collo e girai il capo.
Scorsi Zayn in lontananza che mi faceva cenno di avvicinarmi.
Meglio andare, non voglio immaginare cosa accadrebbe se spuntasse fuori Louis con quell’individuo strafatto e mezzo addormentato.
-ehm.. May, devo aiutare Zayn a… ritrovare il suo.. pigiama. Già…lui, lui l’ha perso e vuole che lo cerchiamo insieme- bofonchiai.
-oh…già va a dormire?-
Feci spallucce e la salutai, lei sollevata tornò a nuotare.
A passo svelto raggiunsi Zayn mostrandogli le chiavi.
-quanto ci hai messo?!- sbraitò.
-zitto e cammina-
Arrivammo davanti alla villetta dei ragazzi.
Louis era seduto a terra, con la schiena poggiata sulla porta d’ingresso, che maneggiava il suo cellulare.
E testa di cespuglio…beh, lui era steso in una maniera indecente a terra che…russava.
Quando ci vide, Tomlinson fece un sorriso e si alzò.
-ehm…- mi ricordai di cosa avevo detto a May –ragazzi..c’è un problema-
-cosa?- chiese Louis prendendo per braccia Styles, mentre Zayn gli afferrava le gambe.
-ho detto a May che Harry era andato a dormire quando hanno litigato- proferii con una mano stampata in fronte.
-e quindi?- chiese Louis.
A Zayn si sbiancò il viso, mollò di colpo le gambe del povero Harry, che emise un lamento, e si mise una mano nei capelli.
-e quindi May avrà dedotto, certamente, che Harry fosse andato a dormire nel loro bungalow e noi non abbiamo le chiavi per aprire la porta! Grande mossa Lily, davvero-
Sbuffai, non volevo perdere il mio ottimismo.
-magari le ha Harry, controllate le tasche-
Louis scosse la testa.-le ha May-
Feci un lungo respiro.
-okaaay- mi venne un’idea –okay, ora tu- indicai Zayn –controlli Harry, mentre io e Louis andiamo a prendere le chiavi, portiamo Styles dentro e lo mettiamo a nanna, poi rimettiamo le chiavi nella borsa di May e continuiamo a goderci la festa!- esclamai soddisfatta del mio brillante piano, battendomi una mano sulla gamba.
-un gioco da ragazzi- borbottò Malik sarcastico.
Roteai gli occhi –almeno io ho avuto un’idea! Tu pensi solo ad escogitare un modo per portarti a letto Perrie dai capelli rosa!- sbottai esausta.
Louis s’intromise, scuotendo la testa -basta! Ora faremo come ha detto Lily..è l’unica possibilità per far si che fili tutto liscio-
Annuii soddisfatta. Louis ed io raggiugemmo la piscina.
Il ragazzo al mio fianco continuava a mantenere il passo felpato e mi aveva veramente seccata.
-Tomlinson! Non siamo mica James Bond!- sbottai.
Lui sorrise sognante -magari fossimo come 007-
Levai gli occhi al cielo e gli diedi uno scappellotto dietro la nuca.
Ci nascondemmo dietro una sdraio.
-ecco May- sussurrai indicando la ‘sirenetta’ che sguazzava canticchiando in piscina.
-ma che sta facendo?!-
-lascia stare, è uno dei suoi momenti… ed ecco la borsa. Esattamente..-
Louis sbuffò -esattamente davanti ai suoi occhi!-
-vai a distrarla..io prendo le chiavi-
-come faccio a sapere quando hai fatto? Mi fai un segnale segreto?-
-va bene! Vada per il segnale…quale?- lo accontentai.
-Hai mai visto Hunger Games?- chiese elettrizzato.
-si- risposi confusa –perch..oh no! La ghiandaia imitatrice no!-
Congiunse le mani al petto e fece la faccia da cucciolo –ti prego-
-maledizione, va bene!-
Louis raggiunse May e iniziò a parlare, sentivo lei ridacchiare.
Io intanto arrivai alla sua borsa.
Mi tremavano le mani. Aprii la cerniera, afferrai le chiavi e mi nascosi di nuovo dietro una sdraio.
Sbuffai e fischiettai il verso di quell’uccello.Sentii Louis inventare una scusa per andare via.
Voltò l’angolo e ritornò al bungalow, dopo qualche secondo lo raggiunsi.
Mostrai soddisfatta le chiavi e aprii la porta, seguita dai due ragazzi.
Accesi la luce mentre i ragazzi arrancavano fino al letto con Harry tra le braccia.
-piano…- lo scaraventarono sul materasso.
Avevo detto fate piano o sbaglio?! Teste d’uovo…
Gli tolsero la maglietta e i pantaloni, lo misero sotto le coperte e gli scompigliarono i capelli, per rendere tutto più reale.
-lo lasciate in boxer?- domandai.
-dorme sempre così.. ora andiamo via-
Louis e Zayn uscirono dal bungalow, mentre io sistemai i vestiti che avevano scaraventato per terra.
-che dolore…- sentii qualcuno mugugnare. Mi girai cautamente e vidi Styles che si massaggiava la testa.
-Lily?- brontolò.
-dormi Harry- gli passai una mano sui capelli, ma lui intrecciò le sue dita alle mie e le avvicinò al suo petto, attraendo anche me.
-Harry, cosa stai facendo?- sussurrai impietrita.
-ciò che volevo fare dal primo momento che ti ho vista..- con due dita mi alzò il mento e avvicinò le sue labbra alle mie.
Cazzo, il suo respiro era sempre più vicino e la cosa mi turbava molto.
-Harry, sei ubriaco- non fece caso alle mie parole.
Qualche centimetro, era quella misera distanza che ci divideva.
-non lo vuoi veramente- sussurrai indulgente, liberandomi dalla sua tenera presa e collocandomi ad una distanza di sicurezza.
-si invece..- mugugnò con gli occhi chiusi.
Sospirai e avvicinai le labbra al suo orecchio –tu ami May- sussurrai, ma lui non poteva sentirmi, era crollato.
Uscii e chiusi la porta a chiave.
Io, Zayn e Louis sospirammo all’unisono, accasciandoci per terra.
-visto? Ce l’abbiamo fatta!-
Zayn guardò l’orologio.
-forse sono ancora in tempo per andare da Perrie…ci si vede!- sgattaiolò via.
Anche Louis ritornò alla festa.
Riuscii abbastanza facilmente a rimettere nella borsa le chiavi, senza farmi vedere da May, così, annoiata ritornai in camera.
Mi lavai e struccai, tolsi il vestito, indossai una maxi t-shirt e feci una cipolla sbarazzina.
Presi il cellulare, ma lo scaraventai sul letto dopo cinque secondi.
Cosa è successo ad Harry? Perché ha fatto così?! Io non volevo baciarlo, non potevo.
Passarono i minuti, era già l’una di notte e si sentiva ancora l’ovattato suono della musica. Chissà quando sarebbe tornata Hav in camera.
Afferrai il pacchetto di Marlboro e uscii dalla stanza, lasciando la porta socchiusa.
Presi una sigaretta e l’accesi. Feci un lungo tiro.
Non fumo quasi mai, solo quando sono stressata, triste o annoiata.
Sentii dei passi e intravidi Liam, che mi vide e sorrise.
-vai a dormire?- chiesi emettendo un po’ di fumo dalla bocca.
Fece spallucce -posso?- chiese indicando la mia sigaretta.
-certo- gliela porsi e fece un tiro -ne vuoi una?- gli domanda subito dopo.
Annuì e ne tirai un’altra fuori dal pacchetto, passandogli anche l’accendino.
Facemmo qualche passo e ci sedemmo sulla panchina di marmo di fronte al mio bungalow.
-non sapevo che fumassi- proferii.
-nemmeno io- rispose sorridente riferendosi a me.
-lo faccio raramente..-
-Harry?- chiese. Appena pronunciò il suo nome mi si piazzò nella mente l’immagine del nostro ‘quasi bacio’, ma cercai di non farci caso.
-sta dormendo beato in camera sua-
Annuì e scosse la sigaretta per far cadere la cenere in eccesso.
Restammo qualche minuto in silenzio, poi Liam fece un gesto a me totalmente inaspettato.
Si voltò verso di me e in un lampo mi baciò.
Non fu molto lungo, più fugace.
Come una stella cadente, essa percorre tutto il cielo in pochissimi secondi.
Ecco, in quel momento mi sentii come una ragazzina distesa sul prato ad ammaiare il cielo scuro.
Poi una luce improvvisa illumina le tenebre e gli occhi della bambina si illuminano di gioia e stupore, lei non avrebbe mai pensato di vedere una cometa in quel momento.  E’ quella la parte bella, la sorpresa.
La magia di quel bacio fu proprio quello.
-volevo dirti tante cose, ma ho pensato che avrei fatto meglio con un bacio- sussurrò con le sue mani pressate sulle mie guance incandescenti.
 -hai pensato bene- balbettai avvicinando le mie labbra alle sue.
Lasciai cadere la Marlboro e legai le braccia al collo di Liam.
Giocava con i miei capelli, era una sensazione bellissima.
Mi sentivo protetta tra le sue braccia.
Ci staccammo leggermente, giusto il tempo di prendere un respiro.
Arrivò Haven e ci sorprese.
Ridemmo imbarazzati.
-finalmente!- enunciò la ragazza – Lily non la smetteva di piangersi addosso perché non riuscivate a baciarvi!- trillò la mia amica a voce un po’ instabile.
-ehm.. Haven, cos’hai sul collo?- indicai un segno rosso.
Rise leggermente.
-ehm..io vado a dormire, ci vediamo domani..- sussurrai a Liam quando Haven entrò in camera.
-buonanotte- si avvicinò e mi lasciò un altro delicato bacio.
Mi alzai e lo salutai, chiudendomi la porta alle spalle.
-Haven è stato..- mi girai e vidi la ragazza spaparanzata sul letto, che russava.
Scossi la testa e la coprii, mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi.
 
 
Un forte rumore mi fece sobbalzare ed aprire gli occhi.
Ci misi qualche secondo a focalizzare la stanza.
Mi misi a sedere sul letto e spinsi da un lato il leggero lenzuolo.
Haven dormiva ancora.
Guardai il pavimento per vedere cosa fosse caduto e mi resi conto che la bottiglietta d’acqua appoggiata sul comodino la sera prima era a terra.
Barcollai fino al bagno e mi diedi una sciacquata al viso.
Aprii le tende e fui subito accolta dai focosi raggi di sole mattutino, che mi ravvivò.
Infilai le infradito, uscii silenziosamente da camera e bussai sonoramente a quella di Liam e gli altri.
Sentii dei lamenti e dei borbottii, poi qualcuno strisciò i piedi fino alla porta e l’aprì.
Mi si presentò davanti un Niall per tre quarti addormentato, con i capelli tutti spettinai, gli occhi mezzi chiusi e la voce impastata dal  sonno.
Mugugnò qualcosa e si scansò per farmi entrare.
-SVEGLIAAAA- urlai divertita.
 Iniziai a saltare sul letto matrimoniale, sul quale si era accasciato Horan e dormiva beato, per poi passare a quello di Louis e Liam.
-ma che fai?!- mugugnò quest’ultimo con la faccia stampata sul cuscino.
Gli diedi un bacio sulla guancia.
-ragazzi, su! E’ tardi!!- proferii.
-per cosa?- borbottò Louis con gli occhi chiusi ed una mano sul viso.
-per l’escursione! Il pullman parte alle nove, sono già le otto!-
Finalmente levarono le chiappe da quel materasso e aprirono gli occhi.
-buongiorno- sorrisi divertita ai quattro volti che mi guardavano assonnati.
-lo è?- chiese retorico Zayn.
-certo che lo è! Vi ho svegliati io. Va bene, faccio l’altro round. Lavatevi e preparate lo zaino, ci vediamo fra..- controllai l’orologio che avevo al polso –un quarto d’ora a ristorante-
Uscii dal loro bungalow e feci qualche metro, raggiungendo quello di May e Harry.
Fermai il pugno a qualche centimetro dalla porta.
Forse non dovrei svegliarli...hanno avuto una serata insolita.
Un po’ titubante bussai alla porta, sentii dei passi e mi si presentò davanti May tutta felice.
Rimasi interdetta.
-già sveglia? Harry?-
-ci siamo svegliati prima e...abbiamo chiarito- ammiccò e capii al volo cosa voleva dire con quel “abbiamo chiarito“.
Sorrisi ed entrai.
Harry era steso sul letto con le lenzuola che gli coprivano le gambe, solo in quel momento mi resi conto che May era in intimo.
Mi sentii il terzo incomodo.
-Harry, come stai?- gli sussurrai quando May entrò in bagno per ‘presentarsi in uno stato più decente’, come aveva detto lei.
-bene, grazie mille per aver mentito a May…non me l’avrebbe mai perdonato- disse grato.
-solo una piccola bugia bianca..- farfugliai imbarazzata –che vuoi che sia..-
Sorrise –so cosa vuol dire per te mentire..-
Dovevo digli cosa aveva tentato di fare ieri sera? Forse sì…
-ehm…Harry, ti ricordi cos’è successo ieri sera, quando sei tornato in camera?- lui scosse la testa, come previsto.
Sospirai –hai tentato di baciarmi-
Sussultò e si mise a sedere, sembrava stupito, più che inorridito –e l’ho fatto? Ti ho baciata? C-come è stato?! Cazzo, non mi ricordo nulla!-
Rimasi un po’ sorpresa dalla sua risposta –ehm… no, non mi hai baciata. Ti ho fermato in tempo, la sbronza fa fare cose assurde..- mugugnai imbarazzata.
-oh…c-certo, grazie per avermi fermato…mi sarei pentito…-
Okay, ho capito che ti schifi delle mie labbra ma, essere così spudoratamente sincero potresti evitarlo!
-ehm…-Mi strinsi nelle spalle. –comunque ero venuta per avvisarvi che alle nove parte il pullman, fra venti minuti dobbiamo essere a ristorante-
-pullman?- chiese Styles confuso.
-ebbene sì. Si fa un’escursione nell’entroterra di Honolulu, sembra che ci siano delle riserve stupefacenti-.
Annuì, in quel momento uscì May dal bagno.
Ora aveva indosso una vestaglia di seta che le copriva fino a metà coscia.
-sono felice che abbiate fatto pace- farfugliai sorridente.
La ragazza rise –anche noi..- stampò un bacio a fior di labbra ad Harry che rispose attirandola a se e facendo scorrere la sua mano sulla schiena di May.
Sorrisi e farfugliai un ‘ci vediamo dopo’ ma non credo che ricordassero più della mia presenza,  così uscii dalla stanza a passo svelto.
Rientrai in camera e con uno scappellotto svegliai Haven, chiudendomi in bagno e facendo sparire tutti i miei strani pensieri attraverso una doccia gelida.
Ritornai circa dieci minuti dopo nell’ampia stanza, avvolta in un asciugamano che mi arrivava qualche centimetro sopra alle ginocchia.
-perché mi hai svegliata così presto?- borbottò la mia amica cercando inutilmente di cercare i suoi occhiali.
Sospirai e gli afferrai dal comodino, passandoglieli.
Li mise in fretta e strizzò gli occhi.
Poi si alzo e si stiracchiò, com’era solito fare.
-Che si fa oggi?- chiese dopo aver allungato le braccia e fatto scrocchiare le nocchie.
-oh lo sai bene- risposi sorniona.
-sai cosa ti dico Lily? Io resto qui.. ho mal di pancia..- finse di gemere e si toccò il ventre a fronte corrugata.
Scossi la testa.
-non ti convinco eh?- chiese poi.
-neanche un po’, ora vestiamoci-
Aprii l’armadio e lo contemplai con la testa piegata verso destra.
Presi una canotta color magenta abbastanza aderente a bretelle doppie, con scollo quadrato.
Dei pantaloni molto elastici, beige, con tasche dappertutto: sulle cosce, sugli stinchi, dietro il sedere e vicino la vita, abbastanza ampie e capienti.
Delle Superga verdoni, con tanto di buco al lato (eh si, ne avevano passate molte quelle scarpe) e gli occhiali da sole. Naturalmente sotto l’abbigliamento misi il costume.
Pettinai la chioma e la racchiusi in una coda alta che però non riuscì a trattenere i miei soliti ciuffi ribelli.
Il risultato fu una bizzarra pettinatura con i capelli più corti lasciati ‘indomati’ e ricadenti sul viso.
Presi uno zaino di jeans scaraventato nella parte più remota dell’armadio e ci misi un ricambio di maglietta, la crema solare, il burro cacao, il cellulare, un pacco di sigarette e una bottiglietta d’acqua.
Haven si mise una t-shirt abbastanza larga e svasata con una stampa colorata, un pantalone alla turca blu fino alle ginocchia e le converse bianche, anche se le avevo ripetuto minimo venti volte che quelle scarpe alla fine della giornata non sarebbero state più di quel candito e puro bianco latte.
Afferrò il suo zaino grigio della napapijri e ci scaraventò dentro le stesse cianfrusaglie che misi io.
Uscimmo dal bungalow e ci avviammo verso la cucina parlottando allegramente con i nostri zaini sulle spalle, mi sembrava essere ritornata a scuola.
-novità con Louis?- Le chiesi varcando le porte spalancate del grande ristorante.
-ieri abbiamo ballato per un po’, poi ho bevuto e ho perso tre quarti della lucidità..quindi non so cosa sia successo dopo- Hav fece spallucce.
Vedemmo Zayn e Tomlinson seduti al tavolo che avevamo occupato anche la sera precedente, intenti a sorseggiare un cappuccino e mangiare un croissant.
-ciao ragazzi- li salutai.
Presi dal self-service una tazza di caffè caldo e un pezzo di torta alle mele.
-gli altri?- chiesi prendendo posto sulla comoda sedia imbottita e avvicinandola al tavola facendo un po’ di rumore.
In quel momento arrivò la coppia, vestita anch’essa in modo molto sportivo.
Si sedettero di fianco e iniziarono a stuzzicare la mia fetta di torta.
-ma prendetevela! E’ lì, davanti ai vostri occhi!- sbottai irritata indicando il bancone pieno di torte e dolciumi vari.
Loro non mi ascoltarono, così mi alzai e ne presi un altro pezzo.
Entrarono nella grande stanza anche Niall e Liam che mi salutò con un dolce bacio a fior di labbra.
-cosa?!- urlò Styles alzandosi in piedi non appena vide le mie labbra sfiorare quelle di Payne.
Lo guardammo tutti confusi ma lui continuava a fissare me con occhi sgranati.


CIAOOOO BELLEEE
PER PRIMA COSA VORREI AUGURARVI BUON NATALE, ANCHE SE E' GIA PASSATOxD
STATE PASSANDO BENE LE VACANZE? IO STO APPROFITTANDO DI QUESTO TEMPO LIBERO PER DORMIRE/SCRIVERE UN PO' DI PIU'.
LA MIA MENTE E' TALMENTE INCASINATA, MI STANNO VENENDO IN MENTE TROPPE IDEE PER UNA FANFICTION FANTASY...HO GIA SCRIBACCHIATO IL PRIMO CAPITLO.

VI INTERESSEREBBE UNA STORIA FANTASY? FATEMELO SAPERE COSI' QUANDO CONCLUDO 'ANCORA TU' POSSO DEDICARMI A QUESTA NUOVA FF ^.^
PASSANDO AL CAPITOLO...ALLORA,HO INTUITO CHE VI ASPETTAVATE MOLTO E SPERO VIVAMENTE DI NON AVER DELUSO LE VOSTRE ASPETTATIVE *-*
GRAZIE MILLE A TUTTI QUELLI CHE HANNO RECENSITO I CAPITOLI SCORSI, SUL SERIO! SENZA DI VOI SPROFONDEREI NELLO SCONFORTO TOTALE!
GRAZIE A CHI HA INSERITO LA MIA STORIA NELLE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE E NATURALMENTE GRAZIE ANCHE A CHI LEGGE E BASTA.
VORREI RINGRAZIARE PARTICOLARMENTE LA MIA MIGLIORE AMICA, NON CHE MUSA nene_lol2000, SENZA DI LEI NON SAPREI CHE FARE!!
PASSATE DALLA SUA STORIA, SCRIVE DIVINAMENTE ^^


ALLORA RAGAZZE...PRIMA DI LASCIARVI VORREI PORVI UNA DOMANDA: SECONDO VOI HARRY HA TENTATO DI BACIARE LILY PERCHE' ERA UBRIACO, O LO VOLEVA SUL SERIO?
VI SAERI MOLTO GRATA SE LASCIASTE UNA RECENSIONE CON I VOSTRI PENSIERI :*
BACIIIII X




 

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Capitolo 8
*** Cosa mi succede? ***





-che succede Harry?- chiese May premurosa.
Il ragazzo si guardò intorno e poi borbottò che non c’era lo zucchero nel caffè, tutti risero ma io no.
Sono sicura che non sia stato per lo zucchero che ha avuto quella reazione, anche perché ce n’era in abbondanza nella sua tazza. Cosa gli prendeva?
Finimmo l’abbondante colazione e ci avviammo verso la reception, dove ci aspettavano le guide dell’hotel insieme ad altri turisti.
-mi fai capire che ti è preso!?- sbottai ad Harry mentre gli altri non sentivano.
Lui non rispose, si limitò a ridurre gli occhi a due fessure e a volgermi uno sguardo truce.
Mi sorpassò dandomi una spallata e raggiunse May, come per farmi dispetto.
Ma chi si credeva? Come si permetteva a trattarmi in quel modo?
Questa mattina era tutto ringraziamenti e sorrisi…e ora?! Si permetteva di rivolgersi a me in questo modo?!
Sono pure più grande di lui-di solo un anno ma sono sempre dodici fottutissimi mesi-basta essere gentile e codiale, è il momento di reagire!
Arrivammo nella hall e notammo che la stanza era occupata da un grande gruppo di ragazzi e ragazze che chiacchieravano allegramente in tante, troppe lingue.
Ci accomodammo su dei divanetti e aspettammo che arrivassero i pullman.
-Liam..hai visto come si è girato Harry prima?- gli sussurrai per non farmi sentire dal sottoscritto.
Annuì pensieroso accarezzandomi i capelli.
-a che pensi?- chiesi.
-penso che questa sera dobbiamo cenare insieme- mi sorrise dolcemente.
-soli soletti?-
-solissimi-
Mi sedetti sulle sue gambe e avvicinai le mie labbra alle sue, fino ad azzerare la distanza che le separava.
Ad interrompere il nostro bacio fu Harry-naturalmente-con il suo ‘è arrivato il pullman!’
-grazie mille per l’avviso Harry- dissi a denti stretti, recuperando la borsa accartocciata sul divanetto e uscendo a passi svelti dalla hall.
-tutto per una cara amica come te- sorrise beffardo.
-seh, però non c’era bisogno di urlarlo, nelle mie orecchie d’altronde- continuai.
Fece spallucce –prima le signore- con un gesto del braccio mi esortò ad entrare nell’autobus.
-grazie per la signora..- borbottai sbuffando e facendomi spazio tra i sedili.
Mi buttai a peso morto su uno dei sedili più in fondo e mi spinsi giù con la schiena.
Alla mia sinistra si sedette una donna alta, con un bel sorriso e dei capelli ramati..avrà avuto sui cinquant’anni circa.
Le feci un sorriso, non sapendo se parlasse la mia stessa lingua o no.
Mi salutò, non era inglese quello che parlava.
Riconobbi l’inconfondibile ‘r’ moscia che caratterizza i francesi, tentai con un saluto.
-bonjour- Okay, il mio francese faceva schifo. Ho tentato di riprodurre la loro ‘r’ ma quello che ne uscì fu uno strano verso simile al rumore del catarro in gola, accompagnato da uno sputo per niente fine nell’occhio di quella povera donna, che mi guardò schifata e si pulì il viso con l’indice.
-uhm…excusez-moi..- parecchio imbarazzata andai ancora più giù con la schiena e mi calai gli occhiali da sole sul naso.
Guardai di sottecchi la francese che cercava con lo sguardo un altro posto per sedersi, prima di alzarsi e occupare un altro sedile qualche fila più dietro.
Sospirai e mi guardai intorno. Niall era seduto proprio di fronte a me e parlava con una ragazza, la scrutai meglio e capii che era la stessa che aveva conosciuto l’altra sera.
Molto bella: capelli lunghi e biondi, due occhi blu da favola e un sorriso contagioso.
Niall continuava a ridere alle sue battute, apparentemente divertenti.
Sorrisi e volsi lo sguardo fuori dal finestrino.Percorrevamo una strada a due corsie.
Il paesaggio intorno a noi era verde e rigoglioso, pieno di alberi da frutto e cespugli.
Il pullman si fermò in un grande spiazzo, dov’erano parcheggiati altri bus, SUV o macchine.
Le due guide che ci accompagnavano ci esortarono a scendere e svegliavano i pochi turisti che si erano appisolati durante il tragitto.
Mi trascinai fuori dal pullman con lo zaino in mano.
In questo spazio di terra sterrata si accalcavano una miriade di persone, tutti accompagnati da guide.
I nostri due accompagnatori, un uomo dall’incarnato olivastro e la testa pelata ed una donna sui trent’anni con i capelli lungi fino metà spalla, ci radunarono in un cerchio e ci consegnarono un braccialetto di plastica, abbastanza doppio e blu cobalto.
-così non ci perdiamo di vista- ridacchiò l’uomo.
-allora, facciamo l’appello e andiamo okay?- la ragazza tirò fuori dalla sacca che teneva in spalla un blocco e una penna.
-che siamo, a scuola?- e come non poteva Harry uscirsene con una battutaccia del genere? May gli diede una leggera gomitata.
Sbuffai sonoramente –lo fanno per il nostro bene Harry, per vedere se ci siamo tutti!- sbottai.
Il ragazzo che ci accingeva a sistemarsi i capelli-come al solito-mi guardò con un sopracciglio inarcato e poi levò gli occhi al cielo.
-sempre a fare la sapientona tu eh! Mi raccomando..-
Legai le braccia al petto e volsi lo sguardo ai turisti dell’hotel che non parlavano inglese e naturalmente non capivano nulla di tutto quello che stavamo dicendo.
Dopo aver fatto quel lungo appello finalmente entrammo in quella radura.
Le guide parlavano ma io ammiravo il paesaggio da cui ero circondata, scattando foto ai vari alberi tropicali o animali appollaiati sugli arbusti.
-spero proprio che quell’i-phone ti cada lì- disse Styles indicando, con un cenno del capo del letame.
-e io spero che ci cadano quelle tue irritanti fossette, peccato che i nostri desideri non si avvereranno- risposi a tono.
Era incredibile quell’ambiente completamente verde.
Non c’erano sentieri, dovevamo arrangiarci per camminare in gruppo.
I canti degli uccelli e i versi di altri animali formavano una meravigliosa armonia orecchiabile.
Il profumo dei fiori era qualcosa di magico, inebriante.
Percorremmo circa un chilometro, si sentiva l’irritante ronzio delle zanzare ed altri insetti fastidiosi.
Vedevo la mia amica Haven che muoveva scompostamente le braccia per scacciare via un moscerino che si ostinava a ronzargli nelle orecchie.
Ringhiava e borbottava parole non molto cortesi a quell’esserino.
-vai via! Levati dalle pa..AHI!-
Vidi la scena: Hav che tirava schiaffi a vuoto ed inciampò su una radice, ora le sue gambe erano in aria e la sua faccia spiaccicata sul suolo.
Ridendo a crepapelle andai ad aiutarla.
-tutto okay?- la presi per un braccio e la tirai su.
La ragazza aveva la maglietta sporca di terra umida e sulla guancia le si era attaccata una foglia.
Ancora sghignazzando, gliela levai.
-ma chi me l’ha fatta fare?! – ringhiò levando prontamente il suo braccio dalla mia morsa e continuando a camminare scostando radici e rami di alberi.
Raggiunsi Niall e Zayn che mi presentarono subito le loro amiche.
-piacere, sono Candy- una ragazza dieci centimetri più di me mi porse la mano, notai subito le sue unghie lunghe e laccate di smalto scarlatto.
-Lily- quella ragazza mi faceva sentire uno scricciolo.
Insomma… centottanta centimetri di pelle candida e perfetta ti mettono un po’ in soggezione.
L’altra ragazza che era accanto a Zayn mi guardava dall’alto al basso.
La riconobbi subito: Perrie dai capelli rosa.
Con una smorfia mi allontanai da lei.
Le persone così snob non mi stavano proprio a genio.
Con la coda dell’occhio scorsi Harry che cercava di sbrogliarsi il laccetto della macchina fotografica dai vari bracciali che teneva al polso, con uno sbuffo lo raggiunsi. Non volevo che la sua reflex finisse nel ruscello che si accingeva a fotografare, soprattutto perché gliel’avevo regalata io a May.
-Harry sta fermo! Così la romperai- mi avvicinai a lui e iniziai a snodare il laccio di tessuto.
Il ragazzo, un po’ seccato, ritrasse le mani e lasciò che me ne occupassi io.
Abbassai il capo e respirai profondamente, cercando di non perdere la pazienza.
I capelli di Harry mi solleticavano la fronte, perché anche lui aveva la testa piegata.Vedevo le sue spalle alzarsi e abbassarsi lentamente.
Non sconcentrarti Lily-pensai-devi aiutarlo, non perderti a fissarlo!
Finalmente riuscii, con le mie abili dita, a srotolare il laccetto di sicurezza e gli porsi la camera soddisfatta.
-grazie..- sorrise e la prese.
Mi girai per incontrare gli occhi della guida o qualcun altro ma quello che vidi furono solo alberi.
Alberi, cespugli e arbusti.
-Harry..- sussurrai impietrita.
Sentii il rumore che fa una macchinetta quando scatta una foto e ripetei il suo nome seccata.
-Lily, cosa vuoi?! Sto fotografando ques…- si bloccò vedendo che non c’era anima viva.
-Harry!! Harry, ci siamo persi! Cazzo ci mangeranno i lemuri e gli uccelli, Harry! Chiama qualcuno ti prego- andai subito in iperventilazione, camminando incessantemente.
Mi sentii due mani calde sulle spalle e due pozzi verdi che mi martellavano la vista.
-Lily calmati, si accorgeranno subito che manchiamo e torneranno a prenderci-
 
 
-come avevi detto Harry? “oh non ti preoccupare, verranno a prenderci”- scimmiottai cercando di farmi caldo con le braccia.
Erano le quattro passate e ormai iniziava a fare freddo.
Gli alberi non facevano filtrare nemmeno un raggio di sole e si stava accumulando umidità.
Styles era fermo davanti a me con il cellulare in mano, chiamava per la quinta volta May.
-cazzo..- buttò il cellulare tra l’erba –batteria morta- bofonchiò.
Lo raccolsi e lo infilai nel suo zaino, poi gli porsi il mio.
-ci basta ancora per un’ora circa la batteria..- mormorai alitando sulle mani per riscaldale un po’.
Il ragazzo mi scrutò mentre cercò in rubrica il numero di Zayn, per poi sedersi al mio fianco e attirarmi a se.
Mi fece poggiare la testa sul suo petto e mi scaldò con le sue braccia.
-ora chiamo Liam- armeggiò con il mio iphone e se lo portò all’orecchio.
Liam, a quel bastardo non è venuta la misera idea di pensare ‘ehi, ma dov’è finita Lily?”
Sentii i muscoli di Harry contrarsi per poi rilassarsi subito.
-LIAM! Finalmente amico! Ci avete lasciato indietro siamo rimasti alla radura! Veniteci a prendere- Harry disse qualcos’altro e poi chiuse la chiamata.
-stanno arrivando- mi abbracciò.
Tutta quella tenerezza? Sarà la felicità..
-fra quanto arrivano?- mugugnai.
-hanno detto circa enti minuti..-
Piagnucolai delle lamentele per poi accasciarmi a terra.
Lui ridacchiò e si stese al mio fianco.Mi misi a pancia insù e lui mi sorrise.
-a che pensi?-
-a Liam..- borbottai, quel coglione di Payne non l’avrebbe passata liscia.
Lo sentii mugugnare qualcosa d’incomprensibile e alzarsi.
-e allora statti con Liam!- sbuffò, prese il suo zaino e iniziò a camminare.
-mi vuoi lasciare qui?!- sbottai.
Non rispose così lo raggiunsi e lo agguantai per il braccio, costringendolo a girarsi.
-Mi hai stufato Lily!-
Rimasi atrofizzata, rovinata da quelle quattro parole che mi erosero dentro.
Cercavo di non piangere.
Trattenere le lacrime è orribile, continui a ripeterti ‘non qui, non ora’.
Lily, lui non merita le tue lacrime!
Rammendava una vocina nella mia mente.
Deglutii a fatica e gli voltai le spalle.
Basta. Ho chiuso con i ragazzi.
Posso diventare lesbica, preferisco anche divenire suora, tutto fuorché avere gli uomini nella mia vita.
-Lily, non intendevo quello..-
Sentii lo scricchiolio delle foglie secche sotto i piedi e due braccia che mi trattennero.
Fu in quel punto che esplosi.
-TU NON SAPEVI NEMMENO COSA VOLEVO DIRE!- sgolai divincolandomi.
Mi prese la testa nelle mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi, non sapendo che fu in quel momento che cambiai tutte le certezze che avevo su di lui.
-scusami, non volevo offenderti-
Mi fece accovacciare sul suo petto, continuando ad accarezzarmi i capelli per calmarmi.
Alzai la testa e gli rivolsi un sorriso, era un sorriso diverso però.
Era diverso da tutti quelli che avevo fatto a Liam, era un sorriso vero.
Mi asciugò le ultime lacrime che mi avevano rigato le guance e si sistemò con la schiena su una quercia, facendomi sedere sulle sue gambe.
Mi guardò intensamente negli occhi e mi rivolse la stessa domanda di prima, con un’eccezione nella mia risposta però.
-a te- risposi con quel filo di voce che mi rimaneva.
Mi baciò la fronte e un brivido mi percorse la schiena.
Cosa mi succede? Perché ho voglia di un suo altro bacio? Perché mi sento a mio agio con lui?
Ti stai innamorando di lui..
Okay, devo cambiare coscienza perché questa spara solo stronzate.
Non posso innamorarmi di lui, non è per niente una cosa logica!
Mi vennero in mente le parole del dottor. Benson.
‘non è mai tardi per ricominciare’
-Lily, Harry!?- una voce abbastanza acuta squittì i nostri nomi.
Voltai la testa e vidi le guide, i ragazzi e tutti gli altri turisti che ci fissavano.
May era davanti a tutti con le mani conserte e Liam mi guardava scuotendo la testa.
-ora capisco perché ‘vi siete persi’- continuò la ragazza facendosi spazio tra la folla per allontanarsi da noi.
-No May, aspetta!- Harry si alzò e mi scostò di dosso, raggiungendo la sua ragazza.
Rimasi un po’ delusa da quel suo gesto, ma come biasimarlo?
Mi rimisi in piedi e afferrai lo zaino, non calcolando gli occhi di Liam fissi sui miei.
L’escursione riprese ed io feci finta che niente di tutto questo fosse mai accaduto, almeno finché Haven non iniziò a farmi la predica.
-Lily, io vedo come guardi Harry e ti assicuro che Liam non lo guardi nello stesso modo! Parlami, ti piace?-
-Haven, ti prego..- la supplicai di smetterla con quella ramanzina.
-okay, però non venirmi a piangere addosso dopo che si sposeranno..- mi puntò l’indice contro e io sorrisi, abbracciandola.
Arrivammo in un grande spazio di erba e massi, davanti ai nostri occhi si estendeva un lago con delle cascate. Una vista mozzafiato.
-l’ultimo che si butta è un pesce lesso!- gridarono Louis e Niall togliendosi la maglietta e facendo un rumoroso tuffo a bomba.
Seguirono Candy e Perrie ed altri turisti curiosi di esplorare quelle limpide acque.
Zayn si tolse cautamente maglietta e scarpe, per poi calarsi in acqua e chiacchierare allegramente con Perrie vicino alla riva.
Harry e May stavano discutendo molto rumorosamente, così un po’ indecisa m’interposi.
-ehm..- crecai di dire qualcosa ma May mi precedette.
-sta’ zitta tu! Impara a prenderti gli affaracci tuoi!- sbraitò con la faccia rossa di rabbia.
-non trattarla in questo modo!- Harry prese le mie parti.
-ah bravo, difendila! Giacché dimmi pure che sono completamente impazzita e che non ho visto che stavate amoreggiando spudoratamente venti minuti fa!- sputò gesticolando incessantemente.
-amoreggiando?!- ripetei stufata da quella incresciosa situazione –ma ti senti May?!-
-già, ma ti senti?!- mi fece eco Harry.
-allora non sai proprio cosa vuol dire vita di coppia, vero?! Amare vuol dire rispettare e avere fiducia. Non mi sembra che tu abbia avuto fiducia di Harry!-
-Non puoi negare che vi abbracciavate!- sbottò congiungendo le braccia al petto e rivolgendomi uno sguardo di sfida, come per farmi ribattere.
-si, ci stavamo abbracciando e allora? Non credo che sia un problema abbracciare un’amica-
-non sembravate amici..- borbottò.
-senti May, io non sono qui per darti spiegazioni, ma penso che ti comporteresti da vera idiota se continuassi con questa scenata da bambina gelosa..-
-gelosa io?!- ripeté indignata.
-si, proprio tu- feci.
Detto questo mi girai, sfilai maglietta, pantaloni, scarpe e mi tuffai in acqua.
Nuotai qualche metro in apnea per poi riaffiorare in superficie e poggiarmi su uno scoglio levigato dalle onde.
Liam mi venne incontro e con una smorfia cercai di allontanarmi, ma mi afferrò il polso.
-Lily, mi spieghi perché fai così? Dovrei essere io quello arrabbiato-
-ti chiedi pure perché? Beh vediamo…forse perché per tutto questo tempo non hai avuto la minima intenzione neppure di voltarti e dire ‘ehi, ma dov’è Lily?’, tu che dici?!- sbraitai, muovendo braccia e gambe per mantenermi a galla.
-okay scusa, mi ero fatto prendere dall’escursione.. però anche tu eh! Non hai esitato nemmeno un momento a buttarti tra le braccia di Harry!-
Sgranai gli occhi, cosa mi credeva? Una puttana?!
-pensi veramente che potrei fare un torto del genere a May?!-
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito.
-allora non hai capito un bel niente di me- biasciai arrampicandomi su una roccia e allontanandomi da lui.
Uscii dall’acqua e mi sedetti sull’erba fresca, non contando le varie goccioline d’acqua che scorrevano sul mio corpo.
Mi si avvicinò Louis, con un sorriso compassionevole.
-forse è meglio che vai via..- mormorai.
-perché?- chiese dispiaciuto, fermandosi di colpo a qualche passo da me.
-perché se inizio a parlare, non la smetto più..-
Sorrise e si avvicinò, avvolgendomi nelle sue braccia.
Eravamo entrambi bagnati, quindi fu tutto più bello.
-Louis- mi girai verso di lui –perché la gente fraintende tutto ciò che vede?-
-perché non sa come stanno le cose.. cos’è successo con Liam? Vi ho visti litigare-
-lui ha detto ‘dovrei essere io quello arrabbiato’, quando non si è nemmeno accorto che ero sparita! Ha accusato me di comportarmi come una troia perché abbracciavo Harry!-
Louis sussultò –ti ha chiamato così?!-
Scossi la testa e afferrai una ciocca di capelli, rigirandomela tra l’indice e il medio –no, però è quello che voleva dire..-
-io ho visto come vi abbracciavate, ti garantisco che non sembravate amici…-
Sbuffai allentandomi –anche tu?!-
-nonono Lily, ti assicuro che non intendevo quello-
Lo guardai torva, per poi risiedermi un po’ più distante da lui.
-volevo dire che comunque si vede che state iniziando ad andare d’accordo, ed è un bene questo-
Cercava di arrampicarsi sugli specchi, ma ormai era chiaro cosa voleva dire, cosa volevano dire tutti: io ed Harry non ci siamo comportati come semplici amici, e anche se a me sembra totalmente normale abbracciaci in quel modo, devo chiarire le cose con lui.
Non potrei-e non vorrei- mai rovinare il suo matrimonio.
Devo farmi da parte e lasciare che gli sposi si comportino come… beh, come degli sposi!
-Lily?- Louis mi sventolò la mando davanti al viso.
-uhm..cosa?-
-dobbiamo continuare l’escursione-
Con un sorriso mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi.
Passavano manciate e manciate di minuti e noi continuavamo a vagabondare, scostando rami e foglie che intralciavano il nostro cammino.
Le guide si accingevano a spiegarci ogni albero, ogni volatile, ogni rettile, ogni frutto, ogni fiore che vedevamo.
Perfino se c’era una cacca a terra loro la indicavano e sapevano dirci di quale animale era.
Kau'i –o come cavolo si chiamava l’accompagnatore maschio- intravide un camaleonte, cosa alquanto strana perché quell’animaletto se ne stava comodamente rannicchiato su un ramo di un albero, perfettamente mimetizzato.
Lo fece cautamente poggiare sulla sua mano, per poi passarlo ai turisti che lo fotografavano e se lo stringevano tra le braccia.
Un uomo con un marcato accento portoghese mi chiese di fare una foto a lui e a suo figlio, che aveva il palmo aperto e l’animale che gli ficcava le esili unghie nella pelle.
Annuii e mi porse la macchinetta. Scattai la foto e mi ringraziò.
Il bambino iniziò a piangere perché l’esserino camminava sul suo braccio destro, così la guida glielo tolse di dosso e lo passo ad un altro turista…un momento, quel turista era Haven!
La povera ragazza continuava a strillare e a lamentarsi cose tipo ‘toglietemelo di dosso!’ o ‘cazzo mi ha morso! Levati bestiaccia’.
Il camaleonte le si era aggrappato alla maglia e lei, con un gesto irruento della spalla, lo fece cadere giù.
Un turista scuotendo la testa lo prese e lo rimise sul ramo.
Continuammo a camminare finché non arrivammo davanti ad un rigagnolo abbastanza agitato.
C’erano varie pietre su cui poggiarsi per superarlo, però bisognava fare attenzione perché erano bagnate e scivolose.
Mi sistemai bene lo zaino in spalla e misi gli occhiali da sole a mo’ di cerchietto.
Feci passare prima Haven e Louis.
Cautamente misi un piede su una pietra non molto stabile.
Continuai così per qualche passo, finché non scivolai su un masso fin troppo levigato e bagnato e caddi all’indietro.
Sentii un ‘‘attenzione a Lily’’ e due braccia mi presero al volo, tenendomi stretta i fianchi.
Un respiro affannoso mi fece girare di soprassalto.
Harry era in bilico, con un piede su una pietra e uno su un’altra e me tra le braccia.
Liam e May mi riservavano uno sguardo truce, così con un borbottio mi rimisi in piedi.
-tutto okay?- fece Styles posandomi una mano sulla spalla.
Me lo chiese per il mio modo brusco per allontanarmi o perché stavo per finire in acqua?
Annuii sempre con lo sguardo dritta di fronte a me, passai su un’ultima pietra e raggiunsi finalmente la terra ferma.
Aspettammo che arrivassero anche gli altri turisti e ci radunamo in cerchio.
-allora ragazzi, spero che vi sia piaciuta la gita! Ora noi ritorneremo al parcheggio e andremo in hotel.. venerdì si farà un’altra escursione ad Oahu e ci piacerebbe che veniste, ci siamo divertiti tanto oggi- Leia, l’accompagnatrice, ci fece cenno di seguirla.
Facemmo qualche metro per poi riapparire nello spiazzo di terra battuta dove ci aspettava il pullman.
Salii e presi un posto a caso.
Vidi Zayn sedersi vicino a Perrie, Louis con Haven, Candy con Niall ed Harry con..May.
Si vede che si erano riappacificati, dopo toccava a me parlare con lei.
Uno degli ultimi a salire fu Liam, che si guardò in giro per trovare un posto libero che, guarda caso, era proprio vicino al mio.
Un po’ impacciato si sedette e rimase in silenzio.
Era rigido sul sedile, con i muscoli contratti, come lo ero io.
D’un tratto però sbuffò e mi prese la testa tra le mani, ignorando i miei mormorii e sobbalzi.
Mi bacio con intensità, come non aveva mai fatto.
Non riuscii nemmeno ad oppormi.
-Liam..- sussurrai un po’ sbigottita e imbarazzata –di fronte a tutti?-
-non ce la facevo più! Lily, non voglio litigare con te..io ti amo!-Sentii dei mormorii tra i sedili vicini e vidi Haven ridacchiare quando Louis le disse qualcosa all’orecchio, continuando a fissarci.
May sorrideva guardando Liam, mentre Harry… lui preferiva guardare fuori dal finestrino ed ignorare le continue moine della sua ragazza per farlo voltare e vedere la scena del ‘ti amo’.
Sembrava che fossimo al cinema…ero io l’attrice del film però.
-Liam…- feci imbarazzata.
Lui subito si ritrasse e mi prese le mani.
-non te l’ho detto per avere un ‘‘anch’io’’, te l’ho detto perché volevo farlo, perché è la verità!-
La verità Lily? Ma per favore..da quanto state insieme?! Due, tre giorni? Forse anche meno…Sii ragionevole.
La mia testa continuava a ripetere questa frase, oltre che alle sue due parole.
Ti amo lo può dire una madre ad una figlia, due vecchietti con cinquant’anni di matrimonio, Ti amo lo dice il cuore, non la mente.
Certo…una persona si può innamorare subito come mai, però Liam non mi sembra così ‘innamorato’.
Sì, gli piaccio e si vede, ma mi ama? Ed io? Io lo amo?
Coscienza...ora dovresti aiutarmi.
Eh no Lily! Questo non è il mio campo, delle smancerie varie si occupa il cuore… non toccare questo tasto con me.
Grande, la mia coscienza non mi aiuta ad essere cosciente.. da non credere vero? Ma è proprio così.
-Liam, tu mi piaci…ma mi sembra fin troppo presto per dire..-
-non per me Lily, ma io no vogli indurti a dire nulla- mi sorrise e mi stampò un bacio sulla guancia.
Rimasi interdetta per qualche secondo, con la fronte corrugata, poi il bus si fermò e scendemmo.
A passo svelto raggiunsi il bungalow e, senza aspettare Haven, aprii la porta e mi buttai sul letto.
Volevo piangere o volevo ridere?
Haven entrò e buttò la borsa per terra sbuffando.
-grazie per avermi fatto passare la mezza giornata più brutta della mia vita!-
Non la stavo calcolando molto così s’accigliò e si sistemò vicino a me.
-che succede- sospirò.
-cazzo Haven!- sgolai buttando la testa sotto il cuscino.
Non mi accorsi nemmeno che le lacrime rigavano il mio volto come la pioggia fa con le foglie di un albero.
-Lily..- la mia amica mi afferrò un braccio e mi attirò a se, abbracciandomi calorosamente e accarezzandomi i capelli con dolcezza.
Continuavo a singhiozzare e piangere.
-Lily, mi spieghi perché piangi di punto in bianco?- chiese Haven evidentemente preoccupata.
Scossi la testa e mi strofinai una mano sugli occhi.
-dai, parla- continuò.
-non lo so! E’ che Liam si comporta come un stronzo e poi..- altri singhiozzi –e poi mi bacia in quel modo!-
-ma a te piacciono i baci di Liam- continuò la mia amica.
-questo no..- sussurrai provata e sconvolta.
La mia amica sgranò gli occhi. –cosa!?-
-questo bacio non mi è piaciuto affatto, Haven! Non mi ha suscitato nulla di buono, volevo solo che finisse in fretta!-
La ragazza mi guardò attentamente e poi sospirò.
-se ti chiedo una cosa mi dici la verità?-
Annuii sconsolata.
-cosa provi per Harry?-
Una domanda di riserva no?
-non lo so Haven-
Bugiarda, lo sai eccome! Ti Piace, ti piace, ti piace!
Dopo attimi di fastidioso silenzio, finalmente parlai.
-okay si, lo ammetto! Da oggi ho capito che non mi è completamente indifferente Harry-
Lei in tutta risposta balzò in piedi e mi trascinò in bagno, non contando i miei mugolii di protesta.
-lo sai cosa si fa ora?- chiese facendomi sedere sul bordo della vasca e strofinando sulle mie guance bagnate un fazzoletto di carta.
Scossi la testa frustrata. –ora tu vai a parlare con Harry-
Scattai in piedi e allontanai le sue mani già propense ad applicarmi il mascara ed il rossetto.
-nonono, io con lui non ci parlo!- bofonchiai. Haven s’ingobbì con uno sbuffo, si protese verso specchio fisso sopra il lavandino e si ravvivò i capelli con le dita, con fare annoiato.
-hai intenzione di non rivolgergli più parola? Spiegami- si girò verso di me e si poggiò sul lavabo, incrociando le braccia al petto.
Mi misi una mano tra i capelli e mi accasciai per terra.
-non lo so Hav, sono tanto confusa-
-ma fammi il piacere!- mi afferrò per la maglia e mi costrinse ad alzarmi.
Sempre tenendomi la t-shirt mi trascinò fuori dal bungalow.
Facemmo qualche metro, lei continuando a sbraitare cose del tipo ‘devi parlare con lui’ o ‘cazzo Lily, muovi quel culo e non fare la bambina’, ed io continuando a dimenarmi; finché non scontrai la schiena contro qualcosa.
O meglio, contro qualcuno.


CIAO BELLEEEE
PRIMA DI TUTTO VOGLIO RINGRAZIARVI PER TUTTE LE RECENSIONI!! GRAZIE SUL SERIO. GRAZIE A CHI HA INSERITO LA STORIA NELLE PREFEITE/RICORDATE/SEGUITE E GRAZIE A CHI LECCE E BASTA^^
ALLORA...DICIAMO CHE QUESTO CAPITOLO E' IMPORTANTE (?) 
LILY (FINALMENTE) AMMETTE A SE STESSA CHE PER HARRY PROVA QUALCOSA!! EH GIA', CADONO TUTTE AI SUOI PIEDI AHAHAHH.
COSA NE PENSATE? SECONDO VOI LIAM HA FATTO BENE AD ARRABBIARSI, O HA RAGIONE LILY PERCHE' LUI NON SI E' ACCORTO CHE LEI ERA SPARITA?

SECONDO VOI CHI E' QUEL "QUALCUNO" CON CUI SI SCONTRA LILY??

AH....CANDY IO L'HO IMMAGINATA COME ANNASOPHIA ROBB:


SPERO VERAMENTE MOLTO CHE VI PIACCIA IL CAPITOLO! VI SAREI IMMENSAMENTE GRATA SE MI LASCIASTE UNA PICCOLA RCENSIONE *PLEASEEEE*

PS. HO INIZIATO UNA NUOVA FANFICTION: "THROUGH THE DARK", SE VI VA PASSARE E LASCIARE UNA PICCOLA RECENSIONE (GRAZIE IN ANTICIPO ^^ SE LO FARETE) CLICCATE QUI

BACIONIII XX ( E BUON ANNO NUOVO, IN ANTICIPO *-*) 

 

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Capitolo 9
*** Ostinazione ***




Haven drizzò la schiena e mi lasciò andare, mi girai di scattò ed incontrai i suoi occhi che-stranamente-mi fecero andare nel pallone.
-Harry!- mormorai.
Ci mettemmo a ridere dopo aver detto contemporaneamente ‘dobbiamo parlare’.
Haven mi mandò un’occhiata d’allerta e sparì dietro la porta del nostro bungalow, cosicché io ed Harry avessimo un po’ di privacy.
-con May?- chiesi dondolandomi da un piede all’altro e trovando estremamente interessanti le mie scarpe, tanto che non staccavo lo sguardo da terra.
-abbiamo chiarito, però credo che sia ancora un po’ sospettosa-
Sì ‘avete chiarito’ come l’altra volta: su un letto che cigola e senza vestiti addosso. Già ad immaginare mi vengono i brividi.
-inizia tu- mi esortò lui.
-no no, vai prima tu- acconsentì con un sorriso.
La verità è che speravo in un discorso sdolcinato, uno di quelli che ti fanno venire gli occhi lucidi, uno di quelli che sanno scrivere solo i cantanti nelle loro ballate romantiche. Non capisco perché avevo questo desiderio, però le mie mani erano dietro la schiena e le dita erano incrociate.
-sappiamo benissimo entrambi che non è successo nulla nel bosco, vero?-
Ecco, nel momento stesso in cui pronunciò quella manciata di parole mi sentii mancare il respiro, però cercai lo stesso di rimanere su due piedi.
Continua a respirare Lily, trattieni le lacrime e sorridi. Devi andare avanti così almeno fino a quando non ti guarderà più.
-v-vero..- mormorai con voce spezzata.
-e sappiamo che fra meno di sei giorni dovrò sposarmi, giusto?-
Scossi la testa e gli rivolsi una truce occhiata.
-certo che lo so Harry, evita di pensare cose strane. Non è successo nulla nel bosco! Non ti fare strane idee su cosa provo per te! Sei solo il ragazzo della mia migliore amica, basta! Noi non siamo amici e tantomeno qualcosa di più- Non cercavo di convincere lui con quelle, cercavo solo di convincere me.
-come non siamo amici?- fece un po’ preoccupato.
Il labbro inferiore prese a tremare, mi pizzicavano gli occhi e dovetti tirar su col naso più volte in pochi secondi.
 -Lily tutto okay?- domandò il ragazzo avvicinando la mano alla mia spalla.
Al contatto con le sue dita mi venne un fremito su tutto il corpo e dovetti ritrarmi.
-s-scusa…devo andare- corsi in camera sbattendo la porta alle spalle.
Ma quanto sei stupida Lily.
Quanto sei stupida per aver pensato che Harry potesse cambiare, che tu potessi cambiare.
Ma cosa credevo? Che con un paio di occhiate dolci e baci in fronte Harry si fosse innamorato di me?
Devo dimenticarlo, devo dimenticare quelle dannate fossette, devo dimenticare quel cespuglio che ha in testa, devo dimenticare quelle iridi che hanno il potere di mandarmi in confusione.
Haven, quando sentii il sordo rumore della porta sbattere, scattò in piedi maliziosa, fino a quando non incontrò il mio sguardo afflitto, sconvolto, torturato dalla semplice e pura verità.
-oh no…-mormorò abbracciandomi.
-sono un’ottusa Haven!-
-non è vero-
-si invece! Ho fatto tutto da sola! Ho pensato che ad Harry potessi piacere, ho pensato che avrebbe lasciato May, h-ho pens..-
Non riuscivo a parlare, i singhiozzi invadevano i pensieri e non permettevano che li trasformassi in parole.
Vari flash annebbiavano la mia mente. Vedevo Liam, vedevo May, mi vedevo ridere alle battute di Harry in aereo, vedevo il suo sguardo fisso sul mio quando eravamo soli, abbracciati in quel paradiso verde, vedevo le lacrime che cercavano di uscire e rigarmi il viso cinque minuti fa.
 -lui vuole lasciarsi quella storia alle spalle! Pensa che sia stato uno sbaglio- singhiozzai.
-Lily, calmati ti prego-
La testa mi girava vorticosamente, perché vedevo tre Haven?
Improvvisamente mi sentii pericolosamente instabile, poi un tonfo.
 
 
Nonostante avessi le palpebre pesanti aprii gli occhi. Notai subito il soffitto color salmone della sala in cui mi trovavo, perché vedevo solo quello.
Mi misi a sedere, facendo leva con le braccia e mi guardai intorno.
Era un’ambiente ampio.
Vedevo delle sagome muoversi dietro la tenda blu che mi divideva con il resto della sala.
-sono sveglia- bofonchiai per attirare l’attenzione.
Sentii dei borbottii e vidi delle ombre muoversi, poi May entrò nella stanza. Riconoscevo sul suo volto imbarazzo e preoccupazione.
-come stai?- chiese prendendomi la mano e sedendosi al margine dello scomodo lettino.
-un po’ stordita…ma cos’è successo? Sono caduta?-
-ehm…a quanto pare. Hav ci ha detto che ti sei sentita male e hai perso i sensi-
Ora ricordo tutto.
-comunque vorrei parlare…- vide che feci una smorfia e si affrettò ad aggiungere qualcosa –lo so che non è momento, però voglio chiarire-
Annuii.
-Sono stata fin troppo gelosa, lo so che tu ed Harry vi stavate solo abbracciando ma…la preoccupazione, mischiata alla stanchezza e all’irritazione dovuta a quei maledetti insetti- enfatizzò il tutto con un risolino ed una grattatina alla nuca –mi hanno fatta esplodere…vorrei chiederti scusa-
-sono felice che abbia capito che Harry ha occhi solo per te- dissi tutto con un po’ d’invidia, perché ormai sapevo che provavo qualcosa per lui…qualcosa mi molto fioco e lontano, ma concreto.
-non voglio più litigare con te- continuò sorridendomi.
-nemmeno io- l’abbracciai calorosamente.
Entrò nella stanza Louis e Liam, che mi baciarono entrambi sulla guancia.
La barbetta lasciata incolta di Liam, mi pizzicò la pelle.
-tutto bene?- chiese accarezzandomi i capelli. Mi scostai di dosso il leggero lenzuolo che mi copriva le gambe e mi alzai.
Mi sentivo piuttosto bene. –tutto okay, voglio solo riposare un po’-
Mi poggiò una mano sulla schiena e mi condusse fuori dall’infermeria.
Vidi Styles che mi sorrise miserevole, ma non ricambiai. Aprii la porta della camera e mi poggiai ad un angolo del letto. Liam si sedette accanto e mi prese la mano.
Tenevo lo sguardo fisso in basso, mentre lui mi accarezzava la spalla.
-Lily?- non risposi, ma lui persistette –Lily?-
Mi fece girare e avvicinò le sue labbra alle mie. In un primo momento non ricambiai il bacio, però poi pensai alle parole di Harry e feci completo affidamento alle sue labbra.
All’inizio fu piacevole, le sue labbra erano morbide a contatto con le mie, mi cinse la vita con le braccia ed io gli accarezzai i capelli.
Però poi diventò più brusco.
Si piegò e mi fece stendere sul letto. Si stese sopra di me e, per non farmi peso, fece leva con le braccia. Mi tempestò di baci il collo, poi portò le mani all’alla cintura dei miei pantaloni.
Lily!? Ma cosa stai combinando?!
Cazzo, non lo so nemmeno io!
Beh, allora fallo smettere al più presto, perché stai per fare una cosa di cui ti pentirai amaramente!
Cercai di mettermi a sedere, ma il suo corpo impediva alcun movimento.
Slacciò la cintura e gettò per terra, poi si concentrò sull’orlo della mia t-shirt.
-Liam..- bofonchiai.
-oh giusto…- si scostò ed estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo portafoglio, poi prese una piccola bustina rossa.
Da quando in qua ci si portano i preservativi appresso?
-L-liam..no- gli levai la confezione dalle mani e mi alzai dal letto.
Mi guardò un po’ stranito e confuso –che succede? E’… è la tua prima volta? S-scusa non volevo sembrare cos..- lo fermai subito.
-no, ti pare che a ventiquattro anni sia vergine?!..- sbottai.
-e allora perché non vuoi?-
-non…insomma sono appena svenuta, e mi fa male ancora la testa! Non oggi..- mentii, la mia testa stava benissimo, era il mio cuore che fra qualche minuto sarebbe scoppiato.
Il ragazzo arrossì leggermente e si alzò dal letto.
-certo- mi baciò le labbra e si diresse verso la porta-ci vediamo dopo?-
-sì..-
Si chiuse la porta alle spalle, beh, almeno l’ha presa bene. Sentii dei passi e poi Haven aprì la porta.
-Hav, Liam ha cercato di portarmi a letto!- sbottai divertita.
-e tu?!- chiese lei, strabuzzando gli occhi.
-gli ho detto che non era il caso oggi…sono stata perfida?-
Scrollò le spalle –un po’ ma…gli uomini è sempre meglio farli rosicare-
-andiamo in piscina?- chiesi, con un’inaspettata voglia di fare l’idromassaggio.
Mi rivolse un ‘mh-mh’ per poi infilarsi il costume.
 
Arrivammo in piscina, non era molto affollata.
Levai il pareo e mi tuffai subito in acqua, Haven invece scese dai gradini.
-che merav…- non feci in tempo a finire la frase che gli altri ragazzi spuntarono di punto in bianco, okay, non era più una meraviglia.
Perrie mi guardò torva, che aveva quella ragazza contro di me? Invece Candy si sistemò al mio fianco.
Tutti-sono serissima- tutti i ragazzi tra i quindici ai quarantacinque anni, anche quelli sposati, la guardavano sognanti. Invece le ragazze le rivolgevano uno sguardo truce.
Come biasimarle? Aveva un corpo da paura, dei capelli lisci e senza nemmeno una doppia punta, un sorriso abbagliante: quella ragazza era la reincarnazione di Afrodite. 
 -allora Candy, non ci conosciamo affatto…parlami un po’ di te- incalzai con un sorriso.
-ehm…non ti conviene sapere la storia della mia vita, è un po’ noiosa…- sorrise imbarazzata -e deprimente-
Sospirai e alzai le spalle –ho tempo da perdere-
-sono del Kansas, Topeka, però a sei anni mi trasferii in Argentina…-
Corrugai la fronte –perché?-
-ehm…q-quando mia madre è morta mio padre non voleva più vivere lì- la ragazza sorrise compassionevole e riprese il suo racconto –Buenos Aires mi piaceva, mi ero fatta così tanti amici lì…però poi anche mio padre mi lasciò, fui devastata dal dolore. Avevo solo quindici anni, ero troppo piccola per stare da sola, troppo piccola per farmi una vita. Andai in un collegio e mi diplomai lì, a diciott’anni mi trasferii a Forks…-
-perché proprio Forks, voglio dire… fa così freddo lassù…-
-lì viveva una zia di mio padre…a diciannove anni trovai lavoro in una palestra, sono una maestra di Yoga. La mia è stata un’infanzia dura, ma ora finalmente sono felice-
-e ora vivi a Forks?- domandai.
-Port Angeles, comunque da quelle parti…-
Wow, mi ero fatta un’idea completamente sbagliata di Candy, è una ragazza talmente forte e volenterosa, ora che so la sua storia la vedo con una luce diversa.
Invece Perrie…lei mi sembrava la stessa presuntuosa dai capelli fluo, però provai comunque a parlarle.
Con un sorriso uscii dalla piscina e mi stesi sulla sdraio accanto alla sua.
-ci sono così tante sdraio…- sospirò lei, con quell’aria di sufficienza che odiavo tanto –perché sei proprio qui?-
-oh sai…è bello romperti le palle- sghignazzai.
-è bello per te forse…- ritornò a sfogliare il suo giornale, con gli occhiali da sole calati sul naso.
Ci rinuncio. Alzai gli occhi al cielo e mi spostai su un’altra sdraio, guarda caso circa un minuto dopo Harry uscì dall’acqua e si sedette al mio fianco.
-ti devo chiedere una cosa- enunciò.
-no- mi alzai ma lui mi trattenne.
-leva quelle zampe dal mio pareo, lo hai infracidito- sbottai a denti stretti.
-Lily, puoi smetterla di fare la bambina? Per favore. Devo chiederti una cosa- ribadì.
Acconsentii seccata e mi sedetti sulla poltroncina di vimini, di fronte a lui  –cosa vuoi?-
Teneva il capo basso, i capelli grondanti lasciavano gocciolare acqua che gli ricadeva sui piedi e sulle mani. D’un tratto alzò il capo e mi guardò sornione.
-sai, mi è sembrata molto strana la tua reazione..-
-quale reazione?- cercai di fare la vittima che non sa nulla di quello di cui si sta parlando, ma non mi credette.
-lo sai benissimo quale reazione. Insomma, sei stata alquanto esagerata quando ho confermato che non c’è nulla fra noi…-
-infatti non c’è niente tra noi!- precisai isterica.
-però, se tu non fossi interessata a me, non ti saresti messa a piangere-
-piangere?! Mi hai visto piangere? No. Quindi non hai il diritto di dire cosa ho fatto o no- strepitai.
-oh ma per favore! Certo che hai pianto, già avevi gli occhi lucidi quando ti stavo parlando, poi te ne sei uscita di scena con quel ‘scusa devo andare’- mimò la mia voce, marcando molto i gesti.
-io non ho quella voce! E poi cosa vorresti insinuare? Che mi piaci?!- Mi sono scavata la tomba da sola, sono un vero genio!
Scosse la testa e sorrise beffardamente –oh no, io non sto insinuando nulla, la mia è una certezza- incrociò le braccia al petto in attesa della mia reazione.
In tutta risposta sbuffai e volsi lo sguardo da un’altra parte.
Lui rise sonoramente –così stai alimentando l’acqua al mio mulino, Dixon- mi fece girare, ancora con quel maledetto sorriso stampato in viso –allora?-
-allora cosa?!- sbraitai.
-ti piaccio?-
-m-ma sono domande da fare, Harry?! Mio dio, cresci..sul serio…- cercai di farfugliare una scusa per dirmi di no, ma lui m’interruppe co un sospiro.
-ti piaccio- concluse con un sospiro ed un sorriso sornione.
Non feci in tempo a ribattere che arrivò May e, curiosa com’è, indagò su cosa stavamo parlando.
-‘ti piaccio’ a chi?- domandò con un sopracciglio alzato, ormai non si fidava molto di noi.
Harry mi guardò allarmato –no…ehm, ti piacciono, non ‘ti piaccio’…Harry ed io stavamo parlando d-di…- farfugliai.
-dei bambini- aggiunse lui con un sorriso imbarazzato.
Lei sembrò cascarci e si sedette al mio fianco, evidentemente entusiasmata da quel discorso –oh, Lily… piacciono tanto anche a me- mi stritolò tra le sue braccia ed alzai gli occhi al cielo.
-io ed Harry pensavamo di…beh, hai capito…di aprire la nostra fabbrica- trillò May, con un risolino.
-tra qualche anno- aggiunse in fretta Harry.
Sorrisi debolmente e May riprese a parlare -Lily, domani arriva il vestito!- annunciò elettrizzata.
-okay, questi sono discorsi da donne, ci si vede- Harry con una smorfia si dileguò.
-com’è?- chiesi con finto interesse –l’abito-
-l’ho preso in un atelier di San Francisco, è…- gesticolò impulsivamente –perfetto, assolutamente perfetto. Domani insieme al mio, ci saranno anche il tuo vestito e quello di Haven….sarà una giornata unica- cinguettò. I suoi occhi si fecero a forma di stelline ed il sorriso le arrivò fino alle orecchie.
-oh…a proposito, quando sarà il matrimonio?- domandai.
-sarà lunedì, giù al ‘Lullaby’-
Il ‘Lullaby’ era il ristorantino a vista panoramica, è stato costruito sugli scogli.
-il ricevimento sarà lì, la cerimonia in spiaggia. Stanno già preparando tutto- precisò sorridente
-ma, May… manca ancora circa una settimana- obiettai.
-voglio preparare tutto per tempo…te l’ho detto- alzò le spalle –deve essere tutto impeccabile-
Esigente la ragazza, eh?
-sarà tutti inappuntabile, vedrai- mormorai alzandomi.
-dove vai?- domandò, triste che avessimo già finito quella conversazione.
-vado a riposarmi un po’- dissi, giocherellando con le chiavi del mio bungalow.
La ragazza annuì, così finalmente m’incamminai verso camera.
Stavo per svoltare l’ultima curva abbellita da alberelli, ma sentii una voce e mi bloccai. Allungai il collo e vidi Harry che borbottava fra se e se e camminava avanti e indietro di fronte al mio bungalow.
Continuava a bofonchiare cose del tipo 'ora 'aspetto' o 'magari è gia tornata in camera', però poi squoteva la testa e sussurrava 'meglio di no'
Wow…non ho mai visto Styles così indeciso, è sempre così spavaldo e sfacciato, questo è un lato di lui che non ho mai conosciuto.
Chiuse la mano in un pugno e fece per bussare alla porta, ma poi la ritrasse. Sospirò sonoramente e si allontanò.
Fece solo qualche passo e poi si fermò, ritornò indietro e fissò la porta di legno scuro, farfugliando tra se e se.
Un po’ divertita dal suo comportamento, sbucai fuori dal cespuglio dietro al quale mi ero nascosta e, con nonchalance e facendo finta di non averlo notato, m’avvicinai al bungalow.
-ciao Lily- mi salutò con la mano.
-ehi- volevo proprio vedere a che punto potesse arrivare, così gli diedi le spalle e, ridendo sotto i baffi, inserii le chiavi nella serratura, facendole girare ed aprire la porta. Stavo per richiudermela alle spalle ma lui tossì per farsi notare, così, sorridendo sorniona mi girai verso di lui.
-raffreddato Harry?- feci ironicamente, ma sembrò non azzeccare la mia battuta.
Continuava a fissare prima me e poi le sue mani, finché non si fece spazio e oltrepassò la soglia.
-accomodai…- borbottai –Harry…ti vedo un po’ troppo gasato, tutto okay?-
-Lily, non mi hai risposto- disse sedendosi sul letto.
Corrugai la fronte e gli chiesi di esprimersi meglio.
-Lily, ti piaccio o no?-
Ma che palle, ancora con quella storia…vedo che si è proprio fissato.
-Harry…-
-si o no?- insistette.                    
-ti ricordi cosa hai detto prima? Non c’è nulla fra noi, ti stai per sposare con May, giusto?- mormorai a testa bassa.
Mi guardò negli occhi e poi sospirò –giusto…-
-ci vediamo a cena- sorrisi.
Un po’ deluso si chiuse la porta alle spalle.
Mi buttai a peso morto sul letto e dopo qualche secondo chiusi gli occhi.
Quella sera mangiai poco e rifiutai anche l’invito di fare una passeggiata sulla spiaggia da parte di Liam, volevo solo tornare in camera e dormire.
Così feci, appena finii la mia cena mi piombai nel bungalow e sprofondai sotto quel dolce lenzuolo.



CIAO RAGAZZEEE
ALLORA, SPERO CHE VI PIACCIA QUESTO CAPITOLO! SO CHE E' MOLTO PIU' CORTO DI TUTTI GLI ALTRI MA, SECONDO ME, L'IMPORTANTE E' CHE CONTENGA QUALCHE 'COLPO DI SCENA' NON TROVATE?
BENE BENE, CHE SUCCEDE AD HAROLD? INSOMMA, LUI IMPACCIATO?! QUANDOMAI?! EH SI, LILY GLI FA QUESTO STRANO EFFETTO... 
IL MATRIMONIO SI AVVICINA SEMPRE DI PIU' E LE COSE SI STANNO FACENDO COMPLICATE, AHI AHI! 
SECONDO VOI COME SARA' IL VESTITO DI MAY? E QUELLO DI LILY ED HAVEN?

E POI, VOGLIAMO PARLARE DI LIAM?! PASSIONALE IL RAGAZZO, EH AHAHAH. MA, A QUANTO PARE, LEI NON VOLEVA PROPRIO! CHE NASCONDE SECONDO VOI' FATEMELO SAPERE IN UNA RECENIONE XX

GRAZIE ANCORA PER AVER INSERITO LA STORIA TRA LE PREFERITE/RICORDATE/SEGUITE, GRAZIE MILLE A CHI LEGGE E BASTA E NATURALMENTE GRAZIE INFINITE A CHI RECENSISCE! 
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA! 

PS. SE VI VA DI PASSARE ALLA MIA NUOVA FANFICTION "THROUGH THE DARK"  (GRAZIE IN ANTICIPO ^^ SE LO FARETE) CLICCATE  LE ALI
BACII XX




 

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Capitolo 10
*** Che Dio ci aiuti ***







…La dolce sensazione dell’erba fresca sotto i piedi nudi mi rilassava.

I capelli lasciati sciolti venivano mossi dal vento fresco.
Mi resi conto di essere su una grande collina, tutt’intorno a me c’era erba e fiori. Scorsi in lontananza uno stagno, contornato da due salici piangenti, sui quali era legata un’altalena, che mi affrettai a raggiungere.
Correvo su per il colle, ridendo e annusando i vari fiori che giacevano sotto i miei piedi. Mi sedetti sull’erba, all’ombra di questo enorme e maestoso albero, che ospitava il nido di vari uccelli, che cinguettavano.
Udii dei passi arrivare dietro di me e, subito dopo, una presenza al mio fianco.
-Harry…- sussurrai, sfiorando l’acqua con le dita.
Il ragazzo mi avvolse nelle sue braccia e mi baciò i capelli. Alzai il viso e congiunsi le mie labbra alle sue. I brividi percorrevano tutto il mio corpo.
Il bacio era magico, le sue labbra erano così dolci e delicate sulle mie, sembravo essere in una favola. Poi qualcuno mi agguantò il braccio e mi allontanò da lui.
Mi voltai e vidi Liam, però non era il ragazzo che conoscevo. Era vestito di nero e sul suo volto era impressa una smorfia.
-cosa fai?- gridai, mentre cercava di portarmi lontano da Harry –aiuto!-
D’un tratto la scena cambiò. Mi ritrovai capovolta in una massa di uomini urlanti.
Puzzavano di birra. Erano…strani. I loro abiti erano medioevali e urlavano in una lingua a me sconosciuta. Anche il mio abbigliamento era diverso: indossavo un abito principesco, che non mi permetteva molti movimenti, e una strana acconciatura.
Mi feci spazio tra la folla a gomitate e spallate. Finalmente raggiunsi una staccionata, oltre alla quale due uomini si stavano sfidando con la spada. Focalizzai meglio i loro visi e notai che erano Liam ed Harry.
Mi dimenai e cercai di oltrepassare la staccionata, urlando i loro nomi.
Sentii un urlo sordo e vidi Harry a terra, con la mano pressata sul braccio destro. Gli occhi presero a pizzicarmi quando vidi la spada di Liam pericolosamente vicina alla gola di Harry.
-Liam! LIAM, LASCIALO IN PACE! Ti prego- sgattaiolai via da quel recinto e caddi sul fango, macchiandomi la gonna ed il viso. Corsi, piangente, verso di loro e bloccai il braccio di Liam, ormai pronto ad infilzare il collo di Harry.
Mi scostò con uno spintone e caddi con la faccia a terra. Continuavo a piangere ed urlare, però non osavo guardare i visi dei due sfidanti.
Udii un urlo sordo ed un boato proveniente dal pubblico.
Mi girai e vidi Harry, inerte, immerso in una pozza di sangue…
 
-NOOOOOOOOOO!- sobbalzai e drizzai la schiena.
Col fiatone a mille, mi toccai la fronte: ero fradicia. Sta calma Lily, era solo un sogno…Harry è vivo, Liam non è un assassino.
Qualcuno aprì la porta d’ingresso, Louis ed Haven mi corsero incontro, preoccupati.
-tutto bene, Lily?- fece lei, guardando i miei capelli appiccicati alla fronte.
-s-si…solo un brutto sogno..- balbettai, ancora un po’ scossa.
Okay, adesso ho la certezza che mi devo far visitare da qualcuno. Secondo voi è normale che faccia dei sogni? NO, non è affatto una cosa comune. Certo, chi ha visto “insidius” può affermare che ci sono incubi peggiori del mio, ma, che razza di sogno ho fatto?!
Mi alzai dal letto e corsi a farmi una doccia, sperando che l’acqua fresca mi levasse di dosso i brutti pensieri.
Dieci minuti dopo ne uscii rigenerata.
Rientrai in camera da letto e mi vestii, per poi uscire sbattendo la porta e dirigermi verso il chiosco di bibite, sul lungomare.
Intravidi Perrie e le feci un cenno, senza badarci molto.
Arrivata al baracchino, fui subito “accolta” dallo sguardo truce del cameriere. Sì, perché quell’hawaiano si era legato al dito il fatto che l’abbia “annaffiato” con la tequila, che, tra l’altro, lui voleva dare ad Harry, già brillo.
-mi dia un cocktail, molto alcolico se è possibile- ordinai, sedendomi ad uno dei tanti divanetti in vimini, disposti a caso sulla sabbia.
Il barman, corrucciato, iniziò a maneggiare con vari liquidi, mischiandoli in uno shake e sbattendo il contenuto, naturalmente tutto questo continuandomi a mandare frecciatine.
-ecco a lei- mi porse un bicchierino contendente un liquido celeste –un cocktail alla vodka-
-tutto qui?!- biasciai tirando il colletto della sua maglietta –senti occhi a mandorla, vedi di farmi avere tra le mani un bicchiere più grande e contendente più vodka! La mia vacanza non sta andando affatto bene, evita di metterti in mezzo-
Il ragazzo ingoiò la saliva rumorosamente e, con un cenno della mano, si sistemò il camice stropicciato, per poi sparire dietro al bancone.
-così si ragiona- borbottai dopo che mi allungò, con mano tremante, un calice più grande.
Bevvi tutto ad un fiato e strizzai gli occhi quando la vodka mi bruciò la gola.
-Lily?- sentii qualcuno urlare il mio nome. Vedete?! Non posso avere un attimo di pace! Non posso resistere per altri quattro giorni.
Mi girai e vidi May che, dalla limpida acqua marina, scuoteva la mano. Insieme con lei c’erano Liam, Zayn, Candy e naturalmente Harry.
Dopo aver fatto un cenno di ringraziamento al cameriere, mi alzai dal divanetto e raggiunsi i ragazzi. Mi fermai sulla battigia e incrociai le braccia.
-non entri?- mugolò May.
-no grazie, rimango qui- la ragazza mi guardò sbuffando, per poi fare un cenno ad Harry che mi prese per le spalle e mi gettò in acqua.
-sei pazzo?!- sbraitai, cercando di ritrovare sul fondo dell’acqua gli occhiali da sole che, naturalmente, erano magicamente spariti dopo il mio tuffo –quegli occhiali costano duecentocinquanta dollari!-
Lui, indignato, mise una mano sotto l’acqua e li riacciuffò –contenta ora?-
-molto- sibilai –ora, se volete scusarmi…- mi congedai, rossa di rabbia.
Li sentivo ridere e borbottare alle mie spalle e, dopo aver grugnito di rabbia, mi voltai verso di loro –si può sapere che avete da ridere!?-
Candy, sorridente, indicò il mio lato B. Mi resi conto di aver impigliata, sugli slip del costume, una schifosa e viscida alga marina.
-che schifo- borbottai, afferrandola con due dita e scaraventandola sulla sabbia calda. Ordinai un altro drink e poi, incazzata nera, me ne andai dalla spiaggia.
Ma perché Harry è così imbecille? Perché esegue a cagnolino tutto ciò che le dice May?! Perché?! PERCHE’?!
Mi dirigevo a grandi passi verso l’idromassaggio della piscina quando mi scontrai contro un ragazzo molto alto, facendogli cadere il drink addosso. Oh mio dio! Inzuppai il tizio dalla testa ai piedi. Tutte a me devono capitare!? Posso capire qualche disgrazia ma perché devo essere proprio io, con i tanti miliardi di persone in questo pianeta, ad essere portatrice di F.D.M (acronimo che sta per figure di merda)
-scusami tanto! Io…io non so dove ho la testa, davvero- ammirai mortificata la sua (ex) maglietta bianca. Lui alzò testa, mettendo una mano nella sua chioma color cioccolato e mi rivolse un sorriso sghembo.
-non preoccuparti, siamo alle Hawaii, chi è il pazzo che non ha la testa tra le nuvole?-
Quando mi sorrise, notai delle adorabili rughe di espressione e lunette intorno al labbro. Cavolo, a questo giro la fortuna ha bussato alla mia porta! Insomma, un ragazzo niente male!
Gran fisico (molto palestrato), lineamenti scolpiti, occhi azzurri e capelli castani chiari. Bel colpo, Lily!
Dixon, sei impazzita?! Tu sei già impegnata.
E sta zitta un po’, coscienza!
-comunque io sono Lily- con un sorriso ammaliante, gli porsi la mano, che strinse subito nella sua.
-Garret, piacere- si girò verso il chiosco delle bibite sotto un gazebo e mi sorrise di nuovo –vuoi un drink?-
Guardai ancora la sua povera t-shirt –sì magari, e scusa ancora per la maglietta…se vuoi te la ricompro- proposi.
-non preoccuparti, tanto è estate, che ce ne facciamo delle magliette?- alzò le spalle e se la sfilò, mettendo in bella mostra i suoi addominali scolpiti.
Credo di essere arrossita, anzi ne ho la certezza! Perché sentivo le guance e le orecchie fin troppo calde! Avrei potuto cuocerci della pancetta.
-bel fisico…- sussurrai impietrita.
-cosa scusa?- lui corrugò la fronte, per poi alzare un sopracciglio.
-n-no cioè…- tossii per cercare di calmarmi –ordiniamo?-
-certo…- sghignazzò.
-se il bar non fosse all-inclusive ti pagherei da bere, per scusarmi della gaffe- tartagliai, grattandomi la nuca.
-ed io non ti lascerei pagare- fece un cenno al barman e poi mi sorrise –prima le donne-
Un po’ imbarazzata ordinai un cocktail esotico, per poi aspettare Garret su una sdraio, ammirando la piscina zeppa di gente.
Il ragazzo si sedette di fronte a me e iniziammo a sorseggiare i nostri drink.
-di dove sei, Lily?- domandò. Guardai prima le mie mani e poi lui.
-vivo a New York, ma sono nata in Florida, tu invece?-
-sono di Sydney, ma vivo a Melbourne. Sei mai stata in Australia?-
-ehm sì, un paio di anni fa, ho visitato Brisbane- risposi sorridente, giocherellando con gli occhiali da sole che tenevo nelle mani.
-oh..si, ti è piaciuta la Gold Coast?-
-si molto, mare bellissimo, tu sei mai stato a New York?-
Il ragazzo annuì.
Ok Lily, sai tre cose di lui: è un ragazzo (al novanta per cento etero), è australiano, e sai che si chiama Garret. PATETICO.
-ehm…come vivi?- balbettai –cioè, come ti man-mantieni…nel senso…-
-che lavoro faccio?- intuì ridendo –sono allenatore di surf, tu?-
-avvocato- risposi. Perfetto, la conversazione era morta!
Mio dio, Lily! Se vuoi fare colpo almeno cerca di farlo bene!
-se ti va, a pomeriggio potremmo surfare insieme…- propose un po’ impacciato.
-No, non le va!- aprii bocca per dare una risposta del tipo ‘certo, grazie mille’, ma quelle parole non uscirono dalle mie labbra.
Mi voltai e vidi Liam, con le braccia incrociate e uno sguardo truce.
-ehm Liam…lui è Garret- balbettai indicandolo e alzandomi.
-e senza maglietta- osservò Payne, quasi urlando.
-che ti prende Lily?!- sbraitò, allontanandomi da Garret.
-non posso conoscere una persona?!- protestai.
-lui non cercava di conoscere te, voleva conoscere le tue protuberanze- il ragazzo s’accigliò, indicando il mio petto.
-non dire stronzate!- sgolai –e poi non puoi essere così geloso-
-si invece, tu sei mia!-
-tua?! Liam, sono una ragazza, non un giocattolo-
-intendevo che stai con me!- cercò di calmare le acque ma ormai aveva espresso il suo schifoso “tu sei mia”, non poteva più ritornare indietro.
Non gli diedi retta e tornai a chiacchierare con Garret, non contando la fastidiosissima sensazione degli occhi di Liam sul collo.
-il tuo ragazzo ti sta fissando- mormorò Garret a denti stretti ed una faccia imbarazzata.
-si lo so, fai finta di divertirti- lo riproverai iniziando a ridere istericamente, per far vedere a Liam che non sono affatto sua! –sei così divertente Gar!- gli diedi un colpetto sulla spalla e lo incitai a ridere, però non lo fece.
-ehm Lily, non pensavo che fossi impegnata. Mi dispiace…- si alzò e se ne andò, lasciandomi a bocca aperta.
-e comunque l’Australia non mi è piaciuta per niente! COME GLI AUSTALIANI!- sbraitai contro il fusto che si allontanava sempre di più e, di tanto in tanto, rivolgendomi sguardi perplessi. Si riavvicinò ai suoi amici e iniziò a ridacchiare.
-sei felice ora!?- intimai a Liam, che rideva di gusto.
-molto soddisfatto, sì- annuì.
Allora non ha capito che io sono seria? Bene, glielo farò capire io. E' tempo dim ettere le cose in chiaro.
-senti Liam- incalzai furiosa –quando ti ho visto la prima volta sono rimasta incantata, ma ormai le cose sono cambiate. Penso che sarebbe meglio che questa “cosa” finisca-
Sì, esatto. Volevo lasciarlo! I suoi ultimi comportamenti mi hanno fatto diventare un punto interrogativo, sono sempre stata attratta da Liam, ma forse solo fisicamente. Insomma, ci conosciamo da troppo poco tempo! Una relazione non può nascere dal nulla! Il nostro incontro è stata una pura casualità. Sono sicura che fra noi non funzionerebbe mai.
-questa “cosa”?! Lily, io ho sempre saputo distinguere i miei sentimenti per te! E ti assicuro che questa “cosa” può diventare una relazione seria- osservò con gli occhi lucenti, prendendomi entrambe le mani. Scossi la testa decisa e sorrisi.
-Liam, so quello che voglio- forse…
-e quello che vuoi non sono io…- insinuò.
Perspicace il ragazzo!
-non ora- precisai con un sospiro –ora…ora voglio divertirmi. Tu mi piaci, ma da qualche giorno noto dei cambiamenti, forse in me! E…e in questo momento, in questa vacanza, preferisco riflettere-
Il ragazzo sospirò e mi abbracciò, poi mi sussurrò qualcosa all’orecchio. –fai in fretta, non manca molto al matrimonio-
Cosa voleva insinuare? –come?- balbettai.
-lo so, Lily. Non fare la finta tonta. So bene cosa provi per Harry e cosa prova lui per te…-
-lui non prova niente per me!- precisai seccata.
-non è quello che fa vedere. Quindi, fai in fretta…- finita questa insulsa frase, mi fece l’occhiolino e se ne andò. Lasciandomi da sola, in preda alla confusione.
 
 
Io ed Haven camminavamo a grandi passi verso il bungalow di May. Era il fatidico momento della prova dell’abito. Che meraviglia.
Bussai decisa alla porta ed entrai, seguita da Havy, al suono di un ‘avanti’.
La mia amica ci si presentò davanti tutta sorridente, con due portabiti di tessuto bianco tra le braccia.
-vado a mettere il vestito, voglio che sia una sorpresa!- trillò, sbattendo alle sue spalle la porta del bagno.
Io ed Hav ci scambiammo uno sguardo divertito, per poi accennare una piccola risata.
May è sempre stata una ragazza molto, come dire…esagerata. No, credo che quello sia un aggettivo che non descrivi in pieno la ragazza. “Esagerata” è dire pochissimo.
Dopo qualche minuto di attesa, fece ingresso nella sala. O forse è meglio dire che il suo abito fece ingresso. Lei non si notava proprio!
Avete presente tutti quegli abiti pomposi da principessa, ecco scordateveli! Il suo era molto più pomposo, molto più bombato, esageratamente gonfio!
Lo scollo a cuore, la gonna talmente gonfia e piumata da impedire la maggior parte dei movimenti alla povera ragazza rinchiusa in quel tessuto. Tutto enfatizzato da un velo-nel quale probabilmente, il giorno della cerimonia, inciamperà- e un paio di guanti di raso.
Se questa non è un’esagerazione che un fulmine mi colpisca adesso!
Nulla? Bene, come pensavo.
-allora ragazze?- chiese la sposina, cercando disperatamente di sedersi sul letto, senza riuscirci –che ne pensate?-
-è…- Haven tossì, cercando di non ridere –ehm….grande-
May sorrise ampiamente, come se Hav avesse detto la cosa più giusta del mondo –Già! Tu che ne pensi, Lily?-
-s-si, bello e….piumoso- commentai in totale imbarazzo.
May ci abbracciò calorosamente, anzi, mi correggo, ci stritolò.
Mi entrò qualche piuma bianca in bocca.
-Lily, non sputare sul mio vestito!- sbraitò subito, allontanandomi.
Così va a finire?!  Scusa May-avrei voluto dirle- ma sono allergica alle tue esagerazioni.
Non è proprio giornata.
-okaaaay, ora tocca a voi!- disse –chiudete gli occhi-
Sentii una cerniera aprirsi e poi spalancai gli occhi.
Oh.mio.Dio. Avrei voluto richiuderli subito. Quello che mi si presentò davanti mi traumatizzò, seriamente.
Quel “vestito” sembrava più una maglietta, ed anche molto corta. Color pesca-rivoltante-, scollo a cuore anch’esso e sull’orlo della gonna era applicata un’intera fila di piume dello stesso colore!
No, questo è troppo! Non posso mettere quella roba! Non posso, non voglio!
Havan per poco non collassò. Ha sempre odiato quel colore. Come biasimarla? E’ così detestabile!
-belli vero?- osservò May, vedendoci con la bocca spalancate e gli occhi sgranati –su, provateli-
Cinque minuti dopo ero impacchettata in quello che sarebbe dovuto essere il mio vestito da damigella. Il corpetto era talmente attillato che la mia gabbia toracica si sarebbe stritolata da un momento all’altro.
-un po’ strettino…- boccheggiò Haven, poggiandosi una mano sulla pancia.
-sì- trillò May –ho preso una taglia in meno della vostra perché volevo che mettesse in risaltò tutte le vostre curve-
Oh, Gesù! –così non respiriamo May, però- obbiettai.
-uffa Lily! Sempre a lamentarti stai! Trattieni il fiato, no? Non rovinarmi il momento!-
Ma quale momento!? Che Dio ci aiuti!





CIAO BELLEEE!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE PER TUTTE LE RECENSIONI!!! VI AMO! SIETE VERAMENTE TROPPO GENITILI! GRAZIE A CHI HA INSERITO LA STORIA TRA LE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE! GRAZIE VERAMENTRE! SONO INFINITAMENTE FELICE DI SAPERE CHE SEGUITE IN TANTE LA STORIA *
ALLORA, PARLIAMO DEL CAPITOLO! C'E' QUALCHE NOVITA'! LIAM E LILY HANNO ROTTOOOO! SIETE FELICI O TRISTI? (FATEMELO SAPERE IN UNA RECENSIONE^-^) 
SE SIETE STATE ATTENTE LIAM HA DETTO UNA COSA UN PO' STRANA... "FAI IN FRETTA, NON MANCA MOLTO AL MATRIMONIO" EHEHEHEH! 
ANCHE LUI HA CAPITO CHE LILY PROVA QUALCOSA PER HARRY? E SOPRATTUTTO, L'HA CAPITO SOLO LUI? 

*MISTERO* PER ORA :)

SCUSATEMI TANTO SE IL CAPITOLO E' CORTO!!

VOGLIAMO PARLARE DEL VESTITO DI MATRIMONIO DI MAY E QUELLO DELLE DAMIGELLE? AHAHAHAH. ECCO COME LI HO IMMAGINATI:+

ABITO DI MAY:

IN REALTA' LA GONNA SAREBBE DOVUTA ESSERE PIUMATA, IO L'AVEVO IMMAGINATA COSI' POI HO CERCATO UN VESTITO CHE ASSOMIGLIASSE A QUELLO CHE IMMAGINAVO E HO TROVATO QUESTO T.T *FATE FINTA CHE LA GONNA SIA DI PIUMExD*

L'ABITO NON E' CHE SIA BRUTTO, SOLO TROPPO SFARZOSO E GONFIO. A VOI PIACE? A ME NON PARTICOLARMENTE... COMUNQUE, I GUSTI SONO GUSTI :D

ED ECCO IL PEZZO FORTE! L'ABITO DI LILY ED HAVEN:


VOILAAAAAAAA!  ANCHE QUESTO E' UN "SOSIA" IO LO VOLEVO MOLTO PIU' BRUTTO XD E COLOR PESCA|! QUESTO E ROSA ANTICO (?) E POI IO L'HO IMMAGINATO CON LE PIUME SULL'ORLO, NON COI FIORI! D: IMMAGINATELO MOLTO PIU' ESAGERATO, PIUMATO E COLOR PESCA! 


AH, ED ECCO COME HO IMMAGINATO GARRET, IL BEL AUSTRALIANO:

VE GUSTAA?

PRIMA DI ANDARE VORREI PORVI DUE DOMANDE: 
SECONDO VOI QUALCUN'ALTRO HA CAPITO COSA PROVA, NEL PROFONDO, LILY PER HARRY? VI PIACCIONO I VESTITI DI MAY, LILY ED HAV? 
FATEMELO SAPERE IN UNA RECENSIONE, CI TERREI MOLTO! XX
-KIKKA


 

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Capitolo 11
*** Nuova missione! ***







Sentii qualcuno bussare alla porta del bungalow e l’aprii.
-ehm…ciao Harry- rimasi sorpresa vedendo il riccio impalato che mi fissava –ti serve qualcosa?-
-no, cioè…May è andata con Perrie e Candy a parlare col pasticcere dell’hotel della torta di matrimonio, mi annoiavo un po’. Ti va di fare una passeggiata sulla spiaggia?-
Harry che mi chiede di passeggiare insieme? Uno di fianco all’altro? Potremmo prenderci a mazzate, non è una buona idea, ma accettai.
-uh…ehm, okay- Presi le chiavi della camera e chiusi la porta alle spalle.
-come mai questo “invito”?- chiesi un po’ divertita, mentre ci incamminavamo verso la costa.
-te l’ho detto, mi annoiavo- fece spallucce e si sistemò i capelli, piegando la testa e scuotendola, per poi, con la mano, scostare i riccioli ribelli da un lato.
I Rayban sugli occhi gli davano un’aria un po’ più mascolina, nascondevano quell’infantilità che si ritrovava.
-allora…come va con Liam?- mi guardava con un sopracciglio alzato e una faccia divertita, che prepotente.
-quanto sei spiritoso- scimmiottai una risata che lo fece ridere fragorosamente.
-dai, sono serio. Come va?-
-non va- sospirai rassegnata.
-avete litigato?- mi chiese un po’ curioso. Ma non sapeva che avevamo rotto?
-mi prendi in giro?- domandai stizzita –abbiamo chiuso!-
Spalancò gli occhi e sorrise felice –veramente?!-
Mi sembrò fin troppo allegro, così vedendo la mia faccia diffidente, si ricompose.
-uhm, cioè…veramente?-
-sì Harry, veramente- risposi forse un po’ troppo arrabbiata, ma non è colpa mia! E’ lui che ha il potere di farmi incazzare.
-perché? Se posso sapere…-
Sbuffai, ma decisi di dirgli la verità –perché i miei sentimenti per lui sono cambiati-
Gli si illuminarono gli occhi, perfetto! Aveva capito male. Meglio cambiare discorso.
-e tu? Fra due giorni ti sposerai, come ti senti?-
-confuso- ammise –molto confuso…-
Corrugai la fronte –in che senso confuso? Insomma, hai trovato la donna della tua vita, sta per diventare tua moglie…dovresti essere al settimo cielo, non confuso-
-lo so, e lo sono! Ma, è come se col matrimonio perdessi tutte le libertà. Cioè, tu sai com’è May, progetta già di avere figli! Ho solo ventidue anni, nessuno a quest’età vorebbe essere padre, o almeno io no-
Oh-oh, problemi in vista.
-posso farti una domanda un po’ indiscreta? Perché gliel’hai chiesto se non sei ancora convinto di fare questo grande passo? Perché lo sai che è una grande passo-
-si, lo so. E’ un grandissimo passo, enorme. Io pensavo di essere pronto, ma poi c’è stato qualcosa a farmi cambiare idea…-
Non oso chiedergli che cos’è quel “qualcosa” che gli ha fatto il lavaggio del cervello.
-Harry, mancano due giorni…-gli ricordai. Lui sospirò e poi si sistemò i capelli (di nuovo).
-s-sì, lo so. Ed io ce la farò-
Ci sedemmo sulla calda sabbia sottilissima.
-devo chiederti una cosa molto importante- disse lui, sfiorandomi la spalla con la sua.
Contatto ravvicinato, sorrisetti fugaci, occhi dolci, domande di botto: brividi. Oh no, non di nuovo!
-o-ok- balbettai, allontanandomi un po’.
-cos’è successo l’altro giorno nella foresta?-
Perfetto, ora non avevo nemmeno vie di fuga.
-andiamo a fare il bagno?- proposi alzandomi. Lui sbuffò e mi trattenne, non aveva abboccato. Fottuta intelligenza da primario ospedaliero!
-rispondimi- non avevo scampo, dovevo parlare.
-non lo so- ammisi –è stato…imbarazzante-
-e terribilmente bello- aggiunse lui con un sussurro. Se non fossi stata concentrata sulle sue labbra che si muovevano per emettere quelle tre parole, non avrei capito la sua frase. Frase che mi fece entrare in subbuglio. Il cuore prese a battermi talmente veloce che fra un po’ avrei avuto un collasso, nel mio cuore prese vita un match di pugilato, sapete uno di quelli di Rocky Marciano e Joe Louis, cose grosse.
Feci comunque finta di non capire, ignorando le orecchie che andavano a fuoco –che hai detto?-
Fu colto di sorpresa e, enormemente imbarazzato, scosse la testa –nulla, nulla…-
Restammo qualche minuto in silenzio, entrambi pensanti.
Mio dio! Ha ammesso che gli è piaciuto quel momento!
D’un tratto Harry mi prese il viso tra le mani e mi bacio. I brividi salivano sul mio collo per poi scendere in picchiata fino alla punta dei piedi.
Harold Edward Styles mi stava baciando, sulle labbra! La sua bocca era calda e molto morbida, la schiuse leggermente e lo feci anche io. Con una mano mi attirò a se e l’altra la posò sulla mia guancia. La sua lingua sfiorò la mia e in quel momento mi sentii mancare non uno, non due ma minimo tre battiti. Una sensazione strana si era impadronita del mio stomaco, altro che Rocky.
Mi lasciai trasportare e gli allacciai le braccia al collo. Continuammo così per qualche minuto, fino a quando non ci mancò il respiro e purtroppo dovemmo staccarci.
Ci siamo baciati! Le mie labbra hanno toccato le sue! Non ci posso credere.
-scusa, ero curioso di sapere se avrei provato qualcosa…- sussurrò.
Wow, come frase post-bacio incantevole (almeno per me) non era un granché. Abbassai il capo, un po’ frustrata.
-e ho provato molto più di qualcosa- continuò sempre con una voce flebile e quasi incantata.
-Harry, cos’è successo?- chiesi stordita.
-non è ho la più pallida idea- osservò –forse sono stato avventato, troppo avventato. Non volevo spaventarti, solo che non ce la facevo più!-
-se non l’avresti fatto tu, stai certo che me ne sarei occupata io…- ammisi. Ma come sono riuscita a dire una frase del genere?! Che vergogna!
-ora però c’è un problema, un grosso problema- dissi autoritaria.
-ovvero?- Harry, al contrario di me, sembrava sereno e spensierato. Ero io ad essere combattuta e frustrata. La mia mente diceva una cosa e il mio cuore un’altra.
-Harry, tu fra due giorni ti sposi!- sbraitai, per poi inspirare profondamente.
-Lily, io disdico. Disdico tutto, ora so cosa provo per te. Dopo il nostro bacio non posso fare finta che le cose con May non siano cambiate!- disse Harry, con voce profonda. Mi prese la mano, ma l’allontanai subito.
Purtroppo la mia mente ebbe la meglio: io ed Harry non potevamo stare insieme. Quello che è successo poco fa tra di noi è stato un errore, uno splendido errore. May è la mia migliore amica ed io non sono nessuno per impedirle di vivere il giorno più bello della sua vita. Quindi c’è solo una soluzione: non devo innamorarmi di Harry!
Lui mi piace, ma finché è solo attrazione posso anche riuscire a dimenticarlo, invece se mi innamoro sarò veramente un problema.
-Harry, no. Tu ami May. Il tuo destino è insieme a lei- esclamai.
-ho sempre pensato che lo scriviamo noi il nostro destino- ribatté.
-ti prego, sii ragionevole- lo implorai.
-non voglio essere ragionevole Lily. Nella mia vita sono sempre stato razionale ed equilibrato, non ho mai saputo cosa vuol dire sbagliare e imparare dai propri errori, ho sempre fatto la scelta giusta. Ora basta, voglio sbagliare, voglio cadere per poi rialzarmi. Voglio vivere sapendo che tutto ciò che ho fatto è frutto delle mie cadute, dei miei errori-
Rimasi spiazzata dalle sue parole, ma cercai comunque di dire qualcosa.
-Harry, sbagliare non vuol dire perdere la donna che ami- sussurrai.
-e se non l’amassi?- ci stava dando pesante.
-e se ti sbagliassi?-
-so cosa provo- decretò –so cosa provo per te e cosa provo per lei. Ed ora i sentimenti che nutro verso di te si stanno facendo pian piano sempre più reali e forti-
-non è vero!- dissi alzandomi e scrollandomi la sabbia dal sedere. Si alzò anche lui.
-sì invece-
-devi sempre essere così testardo, tu?- sbottai avvicinandomi e fronteggiandolo.
-e devi sempre farmi perdere la testa ogni volta che ti avvicini a me, tu?- rispose, posandomi le mani sui fianchi e chinandosi per baciarmi.
Stessa reazione, di questo passo non riuscirò a non innamorarmi di lui!
Perché bacia così dannatamente bene?! Mugugnai un “non possiamo” sulle sue labbra, ma sembrava più un gemito, quindi lui continuò, impertinente. Gli posai le mani sul petto ma, invece di scostarlo, mi venne di abbracciarlo.  E così feci! Certo, lui prende l’iniziativa ma tu collabori Lily, collabori eccome!
-oh cazzo- sentimmo una voce alle nostre spalle e ci voltammo di scatto. Sperai con tutta me stessa che non fosse May, fino a quando incontrai le confortanti iridi blu di Haven e mi rilassai.
La ragazza ci guardava esterrefatta, con la bocca aperta e il drink lasciato in sospeso tra le labbra e il vuoto.
-ehm, Haven…possiamo spiegarti tutto, Harry, l-lui aveva un pelo in bocca…e-e lo stavo aiutando a toglierlo- farfugliai come una pazza, guardando prima lei e poi il ragazzo al mio guardo che rideva di gusto a questa mia sceneggiata di panico.
-con la lingua?- insinuò lei guardandoci sconvolta ma anche divertita. In fondo, penso che se lo sarebbe sempre aspettato un nostro bacio.
-sempre meglio utilizzare ogni arma, non è vero, Lily?- ironizzò Styles, come se la cosa non lo toccasse minimamente.
-zitto- lo ammonì.
-va bene- iniziò Haven sorniona –è chiaro che non dirò nulla a May, a patto che mi spieghiate per filo e per segno cosa diamine state combinando-
Sospirai e roteai gli occhi –non stiamo combinando un bel niente!- mi autodifesi.
-ah no? Allora cosa stavate facendo poco fa, letteralmente appiccicati l’uno all’altra?- chiese lei, con un sorriso furbo.
-ti ho detto che gli stavo togliendo un pelo!- intimai, accompagnando la mia ira con un grugnito non molto elegante –Harry, diglielo che ti stavo togliendo un pelo dalle labbra!- 
-se ti fa sentire meglio…- si rivolse ad Hav –mi stava togliendo un pelo dalle labbra-
La ragazza rise, per poi scuotere la testa –Lily, dobbiamo andare a prepararci. Stasera c’è la serata gala-
Sorrisi a Haven, per incitarle di andarsene. Fortunatamente colse il mio sguardo e annuì, rivolgendomi un'occhiata da "dopo mi devi spiegare tutto".
-ci vediamo in camera-mi salutò –ciao Harry-
Mi girai verso Styles –visto? Non funzionerebbe mai- decretai.
-proviamoci- mi supplicò.
-Harry, io so come andrà a finire. Ti stancherai di me come, da quello che ho potuto notare, hai fatto con May. Poi lei ti ama, e sono sicura che, anche se tu dici di provare qualcosa per me, la ami ancora, anzi, non hai mai smesso di farlo-
-no, Lily-
Non voleva proprio cedere, dovevo ricorrere al piano B, ovvero dovevo mentire. Mentire su quello che provo per lui. Non c’è altra scelta.
-Harry, ascoltami. Io-io non starei bene con te. Non sei l’uomo per me- non volevo guardarlo in faccia, non potevo.
Se fosse stato qualcun altro, avrei buttato tutto all’aria e mi sarei stretta a lui, ma May, non posso farle un torto del genere.
-come?- chiese un po’ dubbioso.
Inspirai e parlai fermamente –non provo niente per te-
Come hanno fatto ad uscire dalle mie labbra quelle cinque parole, se neanche le pensavo? Sono un mostro!
-bene- decretò indignato –adesso mi è chiaro-
Si voltò e se ne andò.
-Harry aspetta!- lo raggiunsi e lo tirai per la maglietta. Quando mi guardò, notai sul suo volto una smorfia.
-sei stata chiara con me. E troppo tardi per i ripensamenti- e con queste parole mi lasciò, sola e affranta.




CIAO BELLEEE!
MI AVETE CHIESTO TANTO DI QUESTO BACIO E FINALMENTE ECCOLO QUI!!!
UN AMORE DISASTRATO E' QUELLLO A CUI STA ANDANDO INCONTRO LILY!
PERO', HA DETTO AD HARRY CHE NON PROVA NULLA PER LUI, SI E' COMPORTATA MALISSIMO SOLO PER "PROTEGGERE" IL MATRIMONIO DELLA SUA AMICA.
VOI L'AVRESTE FATTO AL POSTO SUO? CHE POI, PARLIAMONE, CHE MATRIMONIO E' SE HARRY NON E' SICURO DI CIO' CHE VUOLE?
COOOMUNQUE, DITEMI, VI E' PIACIUTO IL BACIO? LO SPERAVATE PIU' COMPROMETTENTE? PENSAVATE CHE SI BACIASSERO IN UNA SITUAZIONE DIVERSA? PENSATE CHE QUESTA E' LA FINE? NON VI PREOCCUPATE! L'AVVENTURA VERA INIZIA ORA, DOPO IL PRIMO, ANZI I PRIMI DUE, BACI!
VORREI RINGRAZIARE TUTTE LE RAGAZZE CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA TRA LE PREFEITE/SEGUITE/RICORDATE E CHI LEGGE E BASTA (; GRAZIE MILLE A CHI RECENSISCE, SIETE VERAMENTE TROPPO GENTILI!

SCUSATEMI SE QUESTO CAPITOLO E' CORTO D: IN REALTA' E' DI OTTO PAGINE SU WORD, MA QUI' SEMBRANO MOLTE DI MENO. L'HO FATTO UN PO' PIU' CORTO PERCHE' ORA CHE E' SUCCESSO QUESTO "DRAMMA" VOLEVO LASCIARVI UN PO' SULLE SPINE, SONO MALVGIA MUAHAHAHA!! 
BENE, ORA IO VI LASCIO.
UN BACIOO X

 ED ECCCO A VOI UNA GIF DI LILY (
EMMA STONE)
 


 

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Capitolo 12
*** Scintille e disegni ***





-AHHHHHHHH!- sentii un urlo acuto dietro la porta della camera e scattai subito in piedi, con il cuore  a mille.
Girai la maniglia e mi trovai di fronte Haven con le mani sul viso, che saltellava e urlava.
La tirai subito dentro –ma sei impazzita?! Che ti prende?!-
-Lily, io non ci posso credere!- ansimò. Non riusciva a stare un momento ferma, picchiava i piedi sulla moquette, si metteva le mani in viso e scuoteva la testa –LOUIS MI HA BACIATAA!!!-
Risi fragorosamente, quando Liam mi baciò non ebbi questa stupida reazione, però quando mi ha baciata Harry…
-sù, racconta dai…- sospirai poggiandomi con la schiena sull’armadio.
-Eravamo al campo di tennis, stavamo giocando e poi mi ha fatto avvicinare alla rete e mi ha baciata, cazzo!!! E’ stato talmente romantico! Ci siamo rotolati sul campo senza staccarci nemmeno un secondo! Mio dio, ho ancora il suo profumo in bocca, vuoi sentire?- mi vi avvicinò pericolosamente aprendo le labbra, ma la respinsi con occhi sgranati.
-no grazie, non ci tengo-
Tornò al suo posto con il broncio, ma riprese subito a sorridere dopo che le chiesi cosa avesse provato.
Mi raccontò tutto, dai brividi ai sorrisi, dalle carezze agli abbracci. Mi disse che lui era il ragazzo giusto, che aveva perso la testa per lui e fui talmente gelosa. Non gelosa di Louis e nemmeno di Haven, gelosa di loro, del loro rapporto. Si sono finalmente trovati e completati, loro ci sono riusciti. Io no. Forse l’amore non è per me, o forse io non sono per l’amore.
Fatto sta che tutti in questa terra felice trovano la loro anima gemella, tutti tranne me. Ecco perché per me questa terra non lo è affatto, non è felice. O forse non lo sono io, non sono per niente felice.
Il problema è che vedo come si guardano gli innamorati, ed io non ho mai guardato nessuno in quel modo, tranne una persona. La persona più sbagliata per me, quella assolutamente incompatibile, il mio ketchup sul pesce, il mio blu sul rosso.
-Harry…- sospirai senza neanche accorgermene.
-come?!- spolmonò Haven con gli occhi luccicanti.
-come?- ripetei perplessa.
-hai detto “Harry”- canzonò beffarda.
-ho detto “Harry”?-
-eccome!-
-non è vero!- protestai, stampandomi una mano in viso.
-oh, si che è vero! Non riesci a smettere di pensare a lui!- insinuò lei, anzi, mi correggo. Lei non lo insinuò, lei ne era pienamente sicura! Ed aveva ragione cavolo, aveva proprio ragione.
-ti ho detto che non è vero!- mentii. Solo che io ho sempre avuto un enorme problema: quanto mento divento rossa. E’ assurdo che ogni volta che dico anche la più piccola bugia le mie guance diventano scarlatte. Naturalmente, dopo tanti anni, Haven sapeva tutto di me, anche questa piccola particolarità.
-Lily, non puoi mentire. Sei diventata rossa- cosa avevo detto?!
-okay, si lo ammetto. Stavo pensano a lui, ma succede raramente!-
-le tue guance mi dicono che non succede poi così raramente-
-basta, parlare con te è assurdo! Vado a fare una passeggiata!- grugnii sbattendomi la porta alle spalle.
-questo perché sai che ho ragione!- esclamò lei da dietro il muro.
Okay si, lo so che ha ragione, ma faccio troppa fatica ad ammetterlo. Insomma, questa situazione sta diventando indomabile, ci manca pure Hav che mi ribadisca il concetto del “sei innamorata di Harry”.
Questa vacanza sta diventando sul serio una tortura.
Passai davanti al bungalow di May e testa di cespuglio e mi venne in mente quando aprii la porta vedendoli accoccolati che si baciavano. In quel momento mi venne solo disgusto, invece se li vedessi ora mi salirebbe l’istinto omicida verso May.
Qualcuno aprii improvvisamente la porta, scoprendomi ammirare lo zerbino.
-Lily- disse May sorpresa –che ci fai lì impalata?-
Alzai gli occhi e vidi le lacrime sulle sue guance e solo in quel momento mi resi conto che aveva la voce flebile e spezzata.
-oh, n-nulla…May, che ti è successo?- le chiesi avvicinandomi e abbracciandola.
Scoppiò a piangere e singhiozzare.  Ma che problemi aveva?
-abbiamo dovuto spostare il matrimonio, si celebrerà fra cinque giorni! Io avrei dovuto sposare fra quarantacinque ore, ventisette minuti e- si controllò l’orologio al polso – sei secondi, Harry! Non fra cinque fottutissimi giorni!-
Wow, piuttosto impaziente la ragazza.
-ehm…- le diedi qualche pacca affettuosa sulla spalla –May, sono solo cinque giorni…non è molto-
-come non è molto?!- sgolò –ho dovuto spostare la luna di miele!-
-ma si può sapere perché è stata spostata?-
Tirò su col naso –il pastore ha avuto dei problemi, in più la torta non sarebbe stata nemmeno pronta in così poco tempo…-
-oh, va bene…ora, ora cerca di calmarti! Vado a prenderti…-
-una bella camomilla?- le si illuminarono gli occhi.
-beh, io intendevo un po’ di vodka, ma se preferisci la camomilla…torna in camera e stenditi a letto. Dov’è Harry?-
-è andato a fare cannottaggio con Zayn, niall, Louis, Candy e Perrie, non so fra quanto tornerà-
Annuii e mi diressi verso la cucina del resort, sì, perché nessun piano bar offre della stupida camomilla. Che poi, diciamocelo, quell’infuso non ha il potere di calmare nemmeno me, che sono una tipa piuttosto calma già di mio. Quando si è agitati cosa bisogna fare? Un bicchierino e via!
Vidi la sagoma di Liam camminare sotto il sole cocente. Quando mi vide mi salutò e, naturalmente, ricambiai.
-Lily, l’hai saputa la novità?- Mi diede una spintarella con la spalla –cinque giorni sono perfetti-
Corrugai la fronte –perfetti per cosa?-
Rise leggermente e poi mi lanciò un’occhiata di sfida –per innamorarti di lui, è ovvio!-
Lily, non arrossire. Lily, non arrossire. Lily non arrossire.
-di chi? Ma cosa stai dicendo?- domandai con faccia da vittima.
-te l’hanno mai denti che arrossisci quando menti?-
Accidenti, il mio piano non ha funzionato!
-Liam, non fare lo stupido per favore, sai bene che…- non mi fece finire di parlare.
-si, che tra voi non c’è niente e bla bla bla! Ma ha chi la racconti? Per favore tu! Una volta tanto, vuoi ammettere i tuoi sentimenti e lottare per il tuo amore?-
Sospirai sonoramente e abbassai gli occhi. Forse Liam aveva ragione, forse è il momento di uscire fuori dal guscio.
Forse.
-ci penserò sopra…- sospirai.
-sì, ma sbrigati! Il tempo passa ed io sento già la marcia nuziale in lontananza- iniziò a fischiettare il motivetto, giusto per mettermi rabbia.
-bene!- sbottai–ora, se non ti spiace, devo farmi fare una camomilla-
Camminai impazientemente fino a quando mi trovai in ristorante, dietro le porte scorrevoli della cucina. Entrai un po’ imbarazzata e vidi i cuochi all’opera ai fornelli. Mi passò un cameriere davanti e lo fermai. –ehm, scusa…non è che qualcuno potrebbe prepararmi una camomilla?-
-una camomilla?- ripetè incredulo. Sì, una camomilla! Qualche problema?! –ehm…certo…-
Entrò in magazzino e ne uscì qualche minuto dopo con in mano una bustina di carta. Riscaldò l’acqua e preparò la camomilla.
-vuole dello zucchero?-
-sì, grazie…-
-ehm, la vedo un po’ giù signorina. Preferiremmo che nel nostro resort le persone si divertissero, non che avessero le lacrime agli occhi- mi disse il cameriere, mettendo lo zucchero nella tazza.
D’impulso mi toccai subito gli occhi e tirai su col naso –vedi…- controllai il suo nome sulla targhetta attaccata alla t-shirt dell’hotel – Alohi, la mia amica fra cinque giorni si sposa ed io credo di essermi innamorata del suo fidanzato…- ammisi.
Lui, con la fronte corrugata, mi indicò –un momento, tu sei Lily?-
Come faceva a conoscermi? A meno che, in un’altra vita, io e lui eravamo migliori amici non vedo come faccia a sapere il mio nome!
-ehm, sì!- gli si illuminò il viso e trattenne una risata.
-Harry mi ha parlato così tanto di te!-
Harry, parlato, me?!  Cosa, come, quando?! Era il mio cuore a battere talmente forte o cosa?-
-c-come? Perché Harry dovrebbe parlare di me?! E tu come fai a conoscere lui?!- sparai a raffica.
-guarda caso ti sei sfogata con il suo cameriere di fiducia- oh perfetto –mi ha detto tutto di te! Dal primo giorno che è arrivato qui!-
lo tirai per il polso e lo condussi fuori dalla cucina. A grandi passi mi incamminai, con Alohi dietro, verso la hall e mi sedetti su un divanetto, incitandolo a parlare.
-ehm…signorina, io dovrei lavorare…- feci un gesto sbrigativo con la mano.
-suvvia! Sciocchezze, ora devi assolutamente raccontarmi cosa ti ha detto Harry di me, dalla prima all’ultima parola, intesi? Ah, e per favore, chiamami solo Lily-
-uff, va bene!- sospirò e sorrise –allora, da dove cominciare? Mi ricordo benissimo quando gli portai il primo cocktail, era in spiaggia e tu stavi facendo il bagno insieme ad un ragazzo con i capelli marroni e i muscoli, un bellissimo ragazzo devo dire. A proposito, ti andrebbe di presentarmelo?-
Ma questo è gay? –ehm, sì, Liam, il mio ex…si, te lo presenterò, ora continua!- sbottai.
-lui non smetteva di fissarti, la sua ragazza blaterava cose insensate e lui, secondo me, si era dimenticato perfino che era lì: aveva occhi solo per te! Poi, il giorno dopo, lo incontrai da solo. Aveva tra le mani un’agenda di cuoio, con delle scritte sulla copertina. Stava scarabocchiando una pagina, mi sembrava infuriato. Da buon cameriere che sono, dovrebbero darmi una promozione, gli ho chiesto se stesse bene e lui mi ha risposto che aveva litigato con una ragazza. Non feci nemmeno in tempo a prepararmi una buona frase di conforto, che lui iniziò a parlare. Mi tenne segregato su quel divanetto di vimini, che mi ha fatto il sedere a strisce, per mezz’ora! Mi disse che ogni volta che ti vedeva aveva voglia di baciarti, io rispondevo che doveva farlo al più presto, prima di perderti, ma lui ricordava sempre la stessa cosa: sto per sposarmi. Più di quello che dovevo fare io? Sorridevo compassionevole e inventavo una scusa per tornare a lavoro. L’ho incontrato ieri, mi ha detto cosa è successo tra di voi. Ho tirato un sospiro di sollievo quando mi ha detto che vi eravate baciati, pensando “oh, finalmente vissero per sempre felici e contenti, ora questo californiano non dovrà più rompermi l’anima ogni volta che mi vede”…-
-si si, non mi importa cosa hai pensato tu, lui che ha detto?! Del bacio, intendo?- trillai, con troppa foga.
-nessuno pensa ad Alohi…- borbottò.
-perché Alohi parla di sé in terza persona?- domandai, corrucciata.
-perché Alohi pensa che sia più divertente-
-Alohi?!- lo richiamai –ti sbrighi a continuare?!-
-certo, dov’ero rimasto?- si mise una mano nei capelli e alzò il capo, pensante –ah si, mi ha detto che è stato magnifico, stupefacente e bla bla bla…-
-al posto di quei “bla bla bla” potresti inserire gli aggettivi che ha detto, per piacere?- sbottai.
-non li ricordo tutti!- rispose a tono –quindi, ora perché ti è ritornato quel faccino?-
-perché evidentemente Harry non ti ha detto tutto…- sussurrai a testa bassa.
-e dovrai dirmelo tu, vero?- insinuò, affranto.
-esattamente!-
-perfetto- borbottò –allora è meglio che mi metta comodo…-
-naturalmente. Beh, dopo il nostro bacio diciamo che non è stato tutto ‘rose e fiori’, ho…ho mentito spudoratamente su ciò che provo per lui! Gli ho detto che non nutrivo nessun sentimento per lui, gli ho detto che siamo diversi e che tra di noi non può scoccare nessuna fottuta scintilla!-
Mi guardò come uno psicologo guarda la sua paziente: gambe accavallate, sguardo pensieroso e capo annuente -e tu cosa provi per lui?-
Ecco, ci mancava proprio questa domanda! –io mi sto innamorando cazzo, mi sto innamorando di lui! Sta andando tutto a rotoli!-
-tutto a rotoli cosa?- continuò investigativo.
-il mi piano!-
-che consiste nel…?- lasciò la frase in sospeso per permettermi di spiegare.
-che consiste nel non innamorarmi di lui! E’ così semplice! Se io mi innamoro di lui posso fare cose sbagliate e lui si lascerà prendere dalla passione ed il matrimonio di May non ci sarà, ergo perderò la sua amicizia! E’ un disastro!-
-a me sembra più un rompicapo cinese, sinceramente- ammise.
Sospirai rassegnata, mordendomi il labbro inferiore e scuotendo la testa –tu cosa ne pensi?-
Il ragazzo sorrise e iniziò a parlare –penso che la stai facendo più grossa di quanto è in realtà, molto più grossa!-
-non capisco cosa vuoi dirmi…- borbottai.
Sospirò –proviamo così- sistemò sulle gambe il vassoio e impugnò una bottiglietta di ketchup come fosse una penna –questa sei tu…- disegnò uno strano essere esile, con due mani che sembravano più un batuffolo di cotone con degli spilli incastrati (le dita), una gonnellina alquanto dritta, che sembrava un triangolo, e uno scarabocchio in testa, che penso voglia rappresentare i capelli –e questo è Harry- questa volta disegnò un cespuglio con quattro stecchini, due per le braccia e due per le gambe –voi vi piacete- ci racchiuse in un cuore, alquanto deforme –e lei è Mal-
-ehm, si chiama May…- lo corressi.
-Mal, May, quello che è!- rappresentò un tizio, ah no…era una tizia, con le gambe aperte e le braccia in aria. Sembrava una psicopatica –lei vuole Harry- allungò il braccio della povera ragazza e lo “legò” a quello di Harry, spezzando il cuore. Ridisegnò due smile, uno triste ed un altro con i capelli lunghi felice, e poi disegnò uno smile che voleva rappresentare la mia faccia (che, in teoria non è una palla di bowling) che piange. All’angolo del vassoio raffigurò un’addizione tra due smile tristi, che ne formavano uno felice e poi mi guardò, soddisfatto della sua strabiliante opera d’arte.
-cos’hai capito?- ora non era più uno psicologo, adesso si comportava come un professore d’arte sull’orlo di una crisi esistenziale.
-ehm… che non avrai mai strada nella carriera artistica?- azzardai, con un pizzico d’ironia nella voce. Spalancò la bocca e pulì il suo scarabocchio con un tovagliolo.
-mi hai ferito, sul serio! Ritieniti colpevole di un mio futuro suicidio! E comunque sei anche ciuccia in matematica, faccina triste più faccina triste è uguale faccina felice! Ma non te le hanno insegnate queste cose a scuola?- mi rammentò, melodrammatico.
-ehm, no… non ho imparato “operazioni tra smile” alle elementari, sai, ormai tolgono lavoro ai professori che hanno queste essenziali competenze lavorative, quindi…ahimè!- sdrammatizzai, ma poi vidi il suo volto che ci fece scuro.
-oh-oh- sussurrò –Mal-
Girai di scatto il volto e incrociai gli occhi infuriati e sbalorditi di May, impalata a qualche metro di distanza tra noi.
-si chiama May, idiota- borbottai a denti stretti.
Cazzo.




CIAO BELLEEE
SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE! LO SO CHE DIECI GIORNI DI ATTESA SONO VERAMENTE MOLTI, MA HO UNA SPIEGAZIONE RAGIONEVOLE!
COME SAPETE, IL 27 E' STATA LA GIORNATA DELLA MEMORIA ED HO VOLUTO PREPARARE UNA ONESHOT SUL RAZISMO "PER NON DIMENTICARE", INOLTRE CON QUESTE VERIFICHE DI FINE SEMESTRE NON HO AVUTO PROPRIO TEMPO DI SCRIVERE PIU' DI UNA PAGINA AL GIORNO! INIZIO I COMPITI ALLE DUE E LI FINISCO ALLE OTTO E MEZZO, LA SERA SONO DISTRUTTA, POTREI ADORMENTARMI SULLA TASTIERA E SCRIVERE INVOLONTARIAMENTE "ZZZZZZZZZ" SULLA PAGINA DI WORD!
SCUSATEMI ANCHE SE QUESTO CAPITOLO E' CORTO :( , TUTTI MI CHIEDEVATE DI AGGIORNARE E PER NON FARVI ASPETTARE TROPPO HO CERCATO DI CONTENERE LE MIE IDEE, ALTRIMENTI NON SAREI RIUSCITA A FINIRE PER STA SERA! SPERO COMUNQUE CHE VI PIACCIA TANTO!
GRAZIE INFINITE A CHI HA INSERITO LA STORIA TRA PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE, CHI LEGGE E BASTA E NATURALMENTE UN ENORME INGRAZIAMENTO A TUTTE QUELLE CHE RECENSISCONO! MI FATE FELICE, VERAMENTE MOLTO FELICE, QUINDI GRAZIE INFINITE!
DICIAMO CHE IN QUESTO CAPITOLO NON SUCCEDE NULLA DI INTERESSANTE, INSOMMA...SI SCOPRE CHE NON E' SOLO LILY AD ESSERE "OSSESSIONATA" DA HARRY MA ANCHE LUI PENSA SEMPRE A LEI (ALMENTO SECONDO QUELLO CHE DICE ALHOI)
FINISCE CON UNA PAROLACCIA, LO SO, SCUSATE ANCHE PER IL LINGUAGGIO, MA PENSO CHE "CAZZO" POTESSE ESPRIMERE TUTTE LE SENSAZIONI CHE PROVAVA LILY IN QUEL MOMENTO, LO RITENEVO APPROPRIATO xD
COME VI HO GIA' DETTO: SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA. MI FAREBBE IMMENSAMENTE FELICE SE MI LASCIASTE UNA PICCOLA RECENSIONE.
P.S SCUSATE PER QUESTO POEMA, MA VOLEVO SPIEGARE DETTAGLIATAMENTE ALLE RAGIONI DEL MIO IMMENSO RITARDO.
P.P.S SCUSATEMI ANCORA!!!!
VI LASCIO CON UNA GIF *SEXY* DI HARRY, PER FARMI PERDONARE!
  ANZI, CON DUE VA' 

UN BACIONE X
 P.P.P. S SECONDO VOI COME NICKNAME RIMETTO "_HARIBOOINLOVE", O LASCIO "KIKKAXX_HAZ" ( CHE AVEVO PRECEDENTEMENTE CAMBIATO NEL PRIMO, SOPRA CITATO) ?

 

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Capitolo 13
*** L'amore è un killer ***





Mi resi conto di essermi bevuta la sua camomilla, solo quando lei mi guardò torva, con le mani sui fianchi.
Ti prego signore, fa che non ha sentito di cosa stavamo parlando, ti prego, ti prego, ti prego.
-Lily, la mia camomilla?- guardai il fondo della tazza, dove era rimasto un po’ di zucchero. Beh, almeno non ha sentito la nostra conversazione, credo.
-ehm…mi dispiace, mi veniva sete e…e ho pensato di approfittarne, sai com’è, nelle giornate di caldo infernale è sempre meglio bere una camomilla bollente!-  no, la verità è che voglio trovare un discorso che si allontani il più possibile a quello che stavo facendo con Alohi: Harry. O meglio, i sentimenti che io provo per Harry, e viceversa. Già, non è per niente promettente che la sposa venga a sapere certe cose proprio qualche giorno prima del suo “perfetto” matrimonio.
-andiamo, Lily? Vorrei parlarti del matrimonio…- squittì la mora, con un’occhiata all’apparenza innocente.
Cosa nascondeva? Perché è palese che nascondeva qualcosa, tremendamente palese.
Mi girai verso di Alohi, che se ne stava divertito a guardare la scena ancora col vassoio sulle gambe, e gli sorrisi –grazie di tutto…-sussurrai, alzandomi.
-oh, di nulla! Mi raccomando, digli ciò che provi…- dopo questa raccomandazione si alzò dalla poltroncina e si schiarì la gola, per poi togliermi la tazza dalle mani e posizionarla proprio al centro del vassoio sporco.
-perché c’è del ketchup, lì sopra?- indagò May, accigliata.
 -oh, si è aperta la bottiglietta ed è scolato tutto- mentì l’hawaiano, lanciandomi un’occhiata d’intesa –se volete scusarmi, devo tornare a lavorare…-
-prego- mormorò May, con un sopracciglio alzato.
-tutto okay?- chiesi alla ragazza –hai guardato Alohi come se fosse la merda di un uccello- beh sì, la mia similitudine non è delle migliori, ma almeno ha centrato il punto.
-chi è Alohi?- domandò lei, con sufficienza.
Qualcosa non andava, lo vedevo dal suo comportamento altezzoso e dalla smorfia che era impressa sul suo viso.
-il cameriere- precisai.
-oh sì, lui…odio la gente che aiuta i bugiardi- marcò pesantemente l’ultima parola, inchiodandomi quegli occhi di ghiaccio addosso, come se avessero il potere di pietrificarmi all’istante. E forse un po’ ce l’avevano, perché m’immobilizzai e sono quasi sicura di essere sbiancata.
-che vuoi dire?- balbettai, fingendo di non capire a cosa si riferisse.
-oh, lo sai bene, mia cara- ribatté, aspra –ho saputo, ora so tutto-
Fermiamoci un attimo. Adesso ero lì, nella grande hall, con le gambe che mi tremavano, ed una senonconfessititrasformoinpietra di fronte.
Pensavo che quella sarebbe stata sul serio la fine. La fine della mia amicizia con May, la fine del suo quasi-matrimonio (perciò del suo fidanzamento) ed anche la fine di quel “qualcosa” che si era formato tra me ed Harry- intendiamoci, sempre che quel “qualcosa” non fosse già svanito quel giorno sulla spiaggia, dopo la mia dichiarazione da non-amore- perché, suvvia, parliamoci chiaro: quando finirà quest’avventura nelle isole della tintarella, finiranno anche quegli sguardi fugaci, quelle risate, quei sorrisi, finirà tutto. Non ci voglio nemmeno pensare, meglio resettare.
-sul serio May, cosa sai? Non capisco proprio a cosa ti riferisci- farfugliai.
-Lily, ti conosco meglio delle mie tasche, so come sei fatta e quali sono i tuoi punti deboli, quindi non venire a dirmi che non sai di cosa parlo perché sei scarlatta in viso!- accidenti, un’altra volta! –Haven ha detto ad Harry tutto e adesso tu stai cercando un modo per dirlo a me, attraverso quel cameriere impertinente, ma sappi che io sapevo già tutto prima!-
Okaaaaay, consiglio: quando una pazza psicopatica si mette a blaterare cose insensate nell’atrio di un hotel voi dovete fare solo due semplicissime cose, ossia sorridere e annuire.
Vedete? Come faccio io.
-avevo detto io che ti serviva la vodka…- mormorai.
-oh, vuoi provare ancora a negarlo?! Basta, perché non mi hai detto che odiavi i vestiti di damigelle che ho scelto per voi?-
Come come come? Stop.
Vestiti?
Damigelle?
Oh merda, sono salva!
-ehm, c-chi te l’ha detto?- finsi di essere imbarazzata e coi sensi di colpa fino al collo. Tutte queste bugie mi stanno facendo migliorare come attrice.
La ragazza sbuffò –Haven l’ha detto ad Harry e lui, naturalmente, l’ha detto a me- chiuse le mie mani nelle sue –perché non me l’hai detto tu? Ci siamo sempre dette tutto, è cambiato qualcosa?-
Basta, non ce la facevo più! Avete presente il gioco “chubby bunny” Spero proprio di si, perché io in questo momento sono la concorrente con nove-dieci marshmallows in bocca, non riesco quasi più a respirare, voglio sputare tutti quei cilindretti morbidi e disgustosi, ma non posso perché devo cercare di battere il mio sfidante, che in questo caso è la “verità”.
Già, quella furbetta della “verità” cerca sempre di farmi perdere, in questo gioco.
-n-no May, certo che no…non è cambiato assolutamente nulla, i-io non te l’ho detto per paura di offenderti. Sai, hai sempre detto che vuoi un matrimonio perfetto e chi sono io per intralciartelo? N-nessuno, assolutamente nessuno- borbottai, con le mani che mi sudavano.
-no- obbiettò lei, severa –tu sei la mia migliore amica-
Non capii precisamente lo scopo di questa “saggia” frase, ma comunque le sorrisi e ci unimmo in un abbraccio, fin troppo sdolcinato per i miei gusti.
-non mentirmi mai più, okay?- mi sussurrò all’orecchio.
Roteai gli occhi, menomale che non poteva vedermi –okay-
-ah, e comunque credo proprio che a quel cameriere tu piaccia- trillò, divertita., prima di girare i tacchi e andare via.
-è gay!- esclamai, ma lei era troppo lontana per sentirmi, così lasciai perdere e andai verso il campo da tennis. Volevo far girare i miei occhi proprio come una pallina da ping-pong, alla vista dei due sfidanti di turno che si contendevano la vittoria, e, chissà, magari avrei incontrato un altro australiano sexy che mi avrebbe insegnato come impugnare la racchetta.
“Se non hai niente, non hai niente da perdere” pensai, camminando per i vialetti contornati da alberelli.
Ed eccomi alla rete che divideva i giardini dell’ “entroterra” del resort, ai campi da tennis. Mi accomodai su uno tanti spalti del campo cinque e chiusi gli occhi. Sono una persona alternativa. I turisti vanno al campo da tennis per giocare a tennis? Lily va al campo da tennis per prendere il sole.
Setivo il sordo rumore delle palline toccare il suolo e i racchettoni e poi un dolore lancinante alla testa. Starete pensando che mi viene mal di testa spontaneamente? Beh, se è così vi sbagliate, mi hanno colpito in testa con una fottuta palla da tennis!
Voglio proprio vedere chi è il cretino che riesce a mandare una palla da tennis in testa ad una povera anima pia.
Mi misi a sedere, ancora stordita per il corpo, e guardai di fronte a me.
Naturalmente.
Naturalmente mi risposi da sola. C’era solo una persona capace di essere così ottusamente ottusa. Oh sì, sto a chi state pensando, e ci avete azzeccato alla grande.
Proprio lui. Proprio Harry.
-due centimetri più giù e avresti potuto rompermi gli occhiali da sole, coglione!-
Naturalmente io non penso alla mia testa-sulla quale si sta già formando il cucuzzolo- ma ai miei Gucci nuovi di zecca, mi sembra normale! I bernoccoli passano, le lenti di un paio di occhiali di duecento sterline invece non si riparano da sole, se sbaglio ditemelo!
-tre, tre centimetri. E comunque al campo di tennis si viene per giocare, non per prendere il sole- L’ha pure fatto apposta, brutto bastardo!
-fottiti- sbottai, per poi alzarmi, scendere dalle gradinate e dirigendomi fuori dal campo. Se c’era Harry non volevo esserci io, semplice la cosa –spero proprio che ti arrivi una racchetta nelle palle, deficiente-
-oh, spero che me la lancerai tu, così almeno potrò ricambiare. Stronza- come mi ha chiamato? Okay, l’ha voluta lui.
Afferrai una delle tante palle sistemate in una cesta di tessuto e gliela lanciai proprio lì sotto. Mira infallibile.
Si piegò in due e si accasciò a terra, gemendo di dolore.
-sei una vera, vera stronza- quella parola era uscita due volte dalla sua bocca in un solo minuto.
-vuoi il colpo di grazia?- gli sussurrai all’orecchio. Naturalmente, per farlo dovetti piegarmi, perché lui era ancora steso sull’erbetta finta e sintetica.
Non fece in tempo a ribattere che sentii una voce, una voce fin troppo famigliare. Una di quelle voci che non si possono dimenticare nel tempo, che non si possono scordare.
Drizzai la schiena e volsi lo sguardo a destra e manca, in cerca del viso che appartenesse a quella voce, e lo trovai facilmente.
Voi vi starete chiedendo cosa sto passando, ve lo spiego subito.
Proprio alla mia destra, è appena entrato in campo Taylor, con accanto una biondina graziosa, fin troppo graziosa.
Cazzo. Sapete chi è Taylor? E’ il mio ex ragazzo. Quello che ho visto a letto con la ragazza delle pulizie a Singapore.
Vi racconto la storia…fino a tre anni fa io ero fidanzata con questo ragazzo dalla pelle rosea e i capelli castani, Taylor, “il ragazzo dei miei sogni”. Noi eravamo molto felici (o almeno pensavo così) fino a quando, un giorno, durante un nostro viaggio a Singapore, lo trovo avvinghiato nel mio letto d’hotel, con la ragazza delle pulizie, una filippine brutta come uno scorfano e bassa la metà di lui, gli arrivava quasi all’altezza di metà busto, molto più comodo per fare quello che stava facendo. Vi lascio immaginare quante ne ho passate dopo aver visto quella scena orrida. Partii col primo aereo da Singapore e da quel giorno non vidi più Taylor. Fine della storia, divertente vero?
La cosa più esilarante è che ancora ricordo la sua voce e ho nitidissima nella mente l’immagine del suo viso.
-cazzo, cazzo, cazzo- borbottai, nel panico –Harry alzati, svelto!-
Lo trascinai in piedi, tendendolo per un braccio volgendo sguardi allarmati alle mi spalle.
Taylor e quella sgualdrina si avvicinavano, suppongo che lui non mi abbia ancora vista.
Mi guardai attorno preoccupata e poi avvicinai Harry a me –baciami!- gli ordinai.
-ma che cazz…-
-baciami e basta!- continuai irritata. Cercai di avvicinarlo a me, tenendolo per la clavicola, ma non aveva proprio idea di abbassarsi e unire le sue labbra alle mie.
-Harry- continuai –o mi baci, o sono fottuta-
-vada per il “sono fottuta”- cercò di allontanarsi ma gli menai una ginocchiata nelle sue parti intime e lo costrinsi a piegarsi. Prima che lui potesse combattere (anche se non credo che con quel “sedativo” capirà qualcosa per i prossimi cinque minuti) gli presi la testa tra le mani e lo baciai aggressivamente.
Forse sarebbe più corretto dire “gli infilai la lingua in gola” e, naturalmente, non me ne vanto, però era necessario farlo. E poi, lo ammetto, mi sono mancate le sue labbra.
Per qualche secondo oppose resistenza, ma poi lo pizzicai sul collo e dopo un “mhh” di dolore finalmente si lasciò trasportare dal “momento”.
I latini dicono “carpe diem”, penso che Harry abbia afferrato alla lettera quella dicitura, e forse anch’io.
Il bacio durò a lungo e mi lasciò letteralmente senza fiato, in un’altra occasione mi sarei vergognata infinitamente a fare una cosa del genere ma, come ho ribadito due o tre volte, era proprio necessario.
-Lily?- sentii l profonda e irritante voce di Taylor alle mie spalle e, un po’ a malavoglia, mi staccai, per comunque tenendo il suo corpo attaccato al mio.
-sì?- pronunciai con forse troppa foga. Ricomponiti Lily –oh, Taylor? Sei davvero tu? Da quanto tempo-
-ehm, sì…un bel po’-
Devo ammettere che non è cambiato di una misera virgola. Stessi occhi lucenti, stesso sorriso beffardo. Stesso ego maschile. Stesso, identico Taylor. Un Taylor che odio.
-lei è Dinah, la mia ragazza- la presentò un po’ imbarazzato. La ragazza, per niente intimorita dai tre paia di occhi che la fissavano, mi porse la mano.
Ugh, unghie finte, da strega. Anche lei aveva l’impressione di una strega. Per quanto fosse carina mi faceva pensare alla strega di Hansel e Gretel, quella con i nei sotto il naso dai quali spuntava qualche pelo. Mi vengono i brividi!
-piacere mio- trillò con un marcato accento argentino.
-è di Buenos Aires- precisò Taylor. Capitan ovvio, ci sono arrivata benissimo da sola.
-lo vedo- commentai a denti stretti, squadrandola –hai cambiato tipo. Che c’è? Le filippine non ti interessano più?-
Quasi si strozzò con la sua stessa saliva, peccato! Speravo proprio di vederlo stecchito a terra, ma potrei sempre pensarci io.
-di cosa sta parlando?- indagò lei, con una mano attorno al collo del suo splendido ragazzo.
-nulla baby, una storiella di quando eravamo giovani. Sai, eravamo…amici-
Baby? Ma chi è? Justin Bieber?
-e lui chi è?- Taylor indicò Harry con un cenno del capo.
-lui…-iniziai –lui è Harry. Il mio…-
Harry sorrise maligno prima a me e poi porse la mano a Taylor –marito. Sono suo marito-
Grazie a Dio. Qualche volta è intelligente quel ragazzo.
-marito?- ripeté Taylor –Lily, hai solo ventiquattro anni. Sei sposata?-
E bravo il ragazzo, ricorda pure qualche data.
-ebbene sì, sono sposata- mentii soddisfatta.
-e l’anello?- chiese Dinah, guardano la mano sinistra.
Ecco, c’è sempre qualcosa che deve andare storto.
-l’anello…- farfugliò Harry.
-l-l’ho lasciato in camera, ho sempre paura di perderlo-
-anche io!- esclamò Harry –sapete, ci teniamo al nostro matrimonio, vero Lolly?-
Oh mio dio, e quel “Lolly” da dove gli era uscito?! Vedete? May fa sempre un sacco di casini quando inizia a contaggiare le persone con la sua mania dei nomignoli.
-ehm, vero…Hazzy- devo dire che non brillo di fantasia, quini ne copiai uno che avevo sentito nei taaanti momenti in cui ero in compagnia della coppietta.
Tossii, leggermente imbarazzata e lui mi baciò. Okaaay, vedo che si p calato nel personaggio, ma il mio cuore sto andando in tilt, credo dovrebbe staccarsi.
-da…da quando state insieme, ragazzi?- domandò Dinah, accigliata. Brutta Argentina, che ti interessano i fatti miei?
Guardai Harry, cercando di ficcargli nella mente la data e poi rispondemmo insieme.
-un anno-
-qualche settimana-
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
E se non l’avete capito, ho detto “cazzo”!
I due di fronte a noi ci guardarono perplessi e la bionda piegò la testa ad un lato, con fare annoiato e confuso. Certo, perché quella sciacquetta sa fare solo due cose: aprire le gambe e aprire la bocca. Non che mi piaccia ancora Taylor, sia chiaro, provo solo un grande sentimento di rabbia verso i suoi confronti!
-cioè, i-in verità da qualche settimana, ma a me piace dire un anno perché…- pensa Lily, sù, pena a una scusa-…beh, perché lo amo così tanto da illudermi di essermi sposata un anno fa!- feci spallucce e poi strinsi il braccio di Harry.
-beh, credo proprio che sia ora di andare…- borbottò Taylor.
Finalmente!
-è stato un piacere, conoscerti- sussurrò Dinah con voce ammaliante, ammiccando e inumidendosi con la lingua (usata per chissà quali scopi) quel gommone che lei chiamava “labbra”.
-ehm…anche per me…- farfugliò Harry, porgendo la man prima alla sciacquetta e poi al semilasciincameradasolomiscopounafilippina, soprannominato “Taylor”.
Appena svoltarono l’angolo, mollai la mano di Harry ma lo strinsi comunque tra le mie braccia –grazie…- gli sussurrai nell’orecchio.
Esitai un momento, ma poi ritornai in me e mi staccai. Lui sorrise, lasciando perdere, e alzò le spalle.
-tanto mi hai una racchettata nelle palle e, subito dopo, una ginocchiata. Come potevo non sdebitarmi?-
Ed ecco tornato tutto normale, Harry è ritornato in se.
Sbuffai e lo guardai con un sopracciglio alzato.
-figurati- aggiunse subito dopo, ridacchiando.
Mi resi conto solo in quel momento che era a petto nudo. Aveva un costume giallo sgargiante, abbastanza largo, che gli arrivava una manciata di centimetri più su del ginocchio. Aveva tantissimi tatuaggi sul petto e sull’addome, tra cui una farfalla, due uccellini, numeri romani e altre cazzate. Sapete come sono gli uomini, a loro piace solo macchiarsi la pelle (e non solo di tatuaggi).
-scusami- mormorai, abbassando la testa. Sapevo per certo che era ancora arrabbiato con me, ma almeno quella era il momento per chiarire.
-perché devi scusarti sei sentimenti che non provi per me? Ormai so la verità, non ti piaccio e forse questo è un bene, perché sappiamo entrambi che quello che è successo tra di noi è stato solo un errore, una sciocchezza. Vero?-
Come?
Dovevo aspettarmelo, dovevo proprio aspettarmelo! Prima mi bacia sulla spiaggia e ora mi dice che è stato tutto uno sbaglio?! Solo ora, dopo notti insonne e piangenti, dopo aver tentato di dire tutto a May, dire che amo il suo fidanzato?!
Sapete quando siete sulle montagne russe per la prima volta? Quel momento in cui sapete che il giro sta per terminare, ma comunque volete fare finta che continuerete a urlare e ridere per molto, molto tempo ancora? E poi succede, il vagoncino ritorna al punto di partenza, e voi anche se ne eravate certi, ci restate comunque di pezza, perché sapete che quello è stato un momento straordinario, e purtroppo, anche se risalirete sulle montagne russe, non sarà uguale, perché le cose veramente belle succedono solo una volta nella vita.
Ecco, in quel momento io mi sentivo precisamente così.
-che ti prende ora?- mormorò, vedendo le mie guace bagnate –perché stai piangendo?-
-perché sto piangendo?!- sgolai –perché io TI AMO cazzo, ti amo! E ti giuro che il mio è stato veramente un fottuto errore! Ma purtroppo è successo-
Rimase allibito, rigido e a fissante le lacrime che rigavano le mie guance.
Tirai su col naso, scossi la testa e me ne andai.
Tra tutti i ragazzi che mi hanno spezzato il cuore, Harry è l’unico che mi ha fatto capire una cosa: l’amore è un killer.




CIAO BELLEE
PER PRIMA COSA MI SCUSO IN ANTICIPO SE TROVERETE DEGLI ERRORI, NON HO RILETTO PERCHE' DEVO SCAPPARE A STUDIARE!
HO AGGIORNATO PRIMA *-* SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACERA'!
GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI, AMO LEGGERE I VOSTRI PARERI!!!
STRANAMENTE OGGI NON HO MOLTO DA DIRVI:/ SARA' LA FRETTA? BUH, FATTO STA CHE CREDO CHE QUESTO SPAZIO DI AUTRICE ESCA MINUSCOLA. FORSE E' MEGLIO COSI' NON VI STONO CON TUTTE LE MIE CHIACCHIERE LOL
AH...VI LASCIO UNA FOTO DI TAYLOR:


NATURALMENTE DIRE CHE AMO LIAM HAMSWORTH E' DIRE VERAMENTE POCO! 

ECCO ANCHE UNA FOTO DELLA "SCIACQUETTA" COME CHIAMA LILY DINAH, L'ARGENTINA:



 Image and video hosting by TinyPic

 
 
E NATURALMENTE VE NE LASCIO ANCHE UNA DI HAZZA IN COSTUME *-*:


COME SI PUO' NON AMARE UN TIPO DEL GENERE?!!


SPERO CHE QUESTO CAPITOLO CI PIACCIA, RECENSITE CI TENGO ALLA VOSTRA OINIONE!
UN BACIONE X

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Capitolo 14
*** C'è qualquadra che non cosa! ***





Ho sempre pianto per cose futili, come la decapitazione, da parte di mio cugino, delle mie amate barbie all’età di sei anni, per le mie tette sproporzionatamente piccole alle medie, perché ero l’unica ragazza di sedici anni a non avere il motorino e l’unica a diciannove a non avere la patente. Ho sempre versato laghi di lacrime sul divano di casa mia, formando un pavimento di fazzoletti usati e umidicci, l’ho sempre fatto. Come ho sempre pianto per amore.
Vi posso sembrare la più cinica delle persone, ed è anche vero, ma per me l’amore è la più futile delle futilità.
Ho sempre affermato questo, ma ci sono anche caduta, nell’amore intendo.
Compio quest’erroraccio da quando avevo nove anni, forse è stato proprio in quel periodo che m’innamorai per la prima volta. E sapete di chi? Proprio del ragazzo per il quale ora sto piangendo.
Proprio di Harold Edward Styles, quel bamboccio tutto boccoli e niente cervello.
Lo so, lo so. E’ dall’inizio di questa strana avventura che vi ripeto che ho sempre affermato che Harry è una testa di cespuglio senza materia grigia, ma non ero del tutto sincera.
Ora potreste anche smetterla di leggere e mandarmi al diavolo, lo comprenderei, ma voglio comunque raccontarvi del mio grossissimo errore, e cadere nell’autocommiserazione, perché si sa, è stata tutta colpa mia!
Correva l’anno duemila, ed io ero nella mia cameretta, che facevo ammazzare le mie barbie l’un l’altra, come sempre d’altronde. Sì, voi quando immaginate una bambina che gioca con le proprie bambole pensate che le veste, le sveste, le fa fare le passerelle, andare a cavallo e cantare le canzoni delle Winx. Beh, dovete sapere che io non ero così, i miei giochi erano un mix di “Beautiful” e “Jersey Shore”.
Ero molto perversa per la mia età, ma nel tempo sono migliorata.
Comunque, ero sul letto con questa distesa di bambole sulle coperte e sentii dal piano di sotto la voce di mia madre…
 
-Lily, c’è Harry! Vieni giù-
-non ho intenzione di vedere quella palla di pelo! Caccialo via!-  urlai, sventolando impazientemente Britany e Chloe, le due conigliette di playboy che stavo facendo scannare per il titolo di “coniglietta del mese”.
Sentii la maniglia girare e poi qualcuno aprì la porta. Come volevasi dimostrare, quella testa calda del mio vicino era entrato in camera mia.
Non mi persi in convenevoli, non lo facevo mai con lui.
-cosa vuoi, Harry?- sbottai, infilando le piccole mani di Chloe nei capelli biondi platino di Britany e imitando un urlo.
-giocare con te! Perché ammazzi le barbie?- chiese lui, sistemandosi di fronte a me.
Era una bella giornata di primavera, la vetrata della mia camera era aperta e il venticello che entrava dalla finestra mi faceva capitare piccole ciocche di capelli sul viso, che scostavo con un soffio. Perchè doveva esserci Harry a rovinarmela?
-io non voglio giocare con te. Ce l’hai una sorella! Vai da Gemma- protestai.
-ma Gemma sta con le sue amiche!- ribatté lui infastidito –quelle vogliono piastrarmi i capelli e tingermi le unghie, io voglio stare con te-
Levai gli occhi al cielo. Che darei io per piastrarmi i capelli e tingermi le unghie, e lui si lamenta! Maschi, chi li capisce.
Senza aspettare una mia risposta prese Ken e iniziò a dondolarlo per il braccio, cercai di levarglielo dalle mani ma non me lo permise.
-Harry smettila!- piagnucolai –così gli spezzerai le ossa! Ho già pagato fin troppo l’ospedale per Jenna, perché Susy le aveva tirato un pugno in faccia!-
Sono molto perfide le mie barbie.
-le bambole sono di plastica, stupida! Non hanno ossa!- mi fece la linguaccia con fare presuntuoso e iniziò a far fare a Ken le acrobazie in aria, aprendogli le gambe e facendolo girare come una trottola.
Ora vomiterà e Barbie poi chi la sente!
-sì che ce l’hanno le ossa, hanno anche il cuore, quello di Ken fra un po’ si fermerà se continui a torturarlo!- protestai. Da grande potrei entrare in politica, sono molto convinta sui miei principi filosofici.
-no invece- continuò lui fermandosi di scatto e tenendo la bambola per il braccio –guarda!-
Si sentì uno scatto, Harry aveva spezzato il dorso di Ken.
Spalancai la bocca ed esplosi in un pianto liberatorio. Quale mostro uccide Ken?!
-sei un assassino!- spolmonai, levandogli dalle grinfie le due parti del fidanzato di Barbie –l’hai ucciso! Ti odio-
Stampai la faccia sul cuscino e iniziai a singhiozzare, tenendo quel che restava di Ken pressato sul petto.
Qualche minuto dopo sentii una mano leggermente sudata e calda sulla mia clavicola.
-scusami…- sussurrò Harry alle mie spalle.
Mugugnai un “vai via” con la faccia sulla stoffa morbida di quello che sarebbe sempre restato il mio unico amore: il cuscino.
Lo sentii alzarsi, zampettare fino alla porta e chiudersela alle spalle.
Dovevo aspettarmelo. I maschi fanno casino e poi, da veri codardi, scappano via con la coda tra le gambe! Tutti uguali.
Ecco perché Chloe (la barbie bruna) tirò un calcio nelle parti intime di Mason (il suo ex) quando lo vide civettare e mangiare un gelato con Lola.
Ma perché è capitato proprio a me!?
Rimasi qualche minuto inerte sul letto, che guardavo il mio povero Ken, spezzato a metà.
Poi la porta si riaprì.
Mi misi sui gomiti per vederci meglio e notai ancora una volta i suoi capelli, i suoi maledetti capelli!
Ma non gli avevo forse detto di andare via?
-ora chiamo la mamma!- lo minacciai.
-tanto a tua mamma sono simpatico- disse lui, sorridente –per scusarmi…-
Mi porse un pacchetto di Haribo, lui sapeva che erano le mie preferite.
Rimasi colpita da quel semplice gesto. Così piccolo, ma così forte. Per una ghiottona di caramelle come me, ricevere in regalo un pacchetto di Haribo è più di dieci Ken, con tanto di bicipiti.
-grazie…- sussurrai.
-le ho prese dal nascondiglio segreto- mi confessò lui beffardo –la mamma non lo sa che le mangio, dice che hanno un effetto strano su di me, quindi shh- si mise l’indice sulle labbra e ridi leggermente, assaporando un orsetto arancione.
-qual è il gusto che ti piace di più?- chiese poi, mangiucchiando una di quelle caramelle a forma di uovo ad occhio di bue.
Ci pensai qualche secondo su –mhh- mormorai, fissando la bustina colorata contenente quella delizia –direi l’arancia-
-allora quando ci sposeremo, come regalo, ti comprerò una piscina piena di haribo all’arancia. Gli orsetti, i coccodrilli, tutto! Tutto all’arancia!- promise lui, gesticolando allegramente. Ecco qual'era l'effetto strano...
“quando ci sposeremo” è una realtà molto inverosimile, per come l’immagino io.
-un’altra opzione?- proposi scherzosa.
-il nostro matrimonio non è un’opzione. E’ una certezza, noi lo faremo- riprese lui, sorridente.
Sembrava quasi un uomo realizzato. Wow, a soli otto anni.
-io voglio Britany come damigella e voglio anche che Chloe che ha il fazzoletto bagnato di lacrime quando guarderà il mio bellissimo vestito! Lo voglio con lo strascico!- naturalmente queste erano le mie condizioni, ogni sposina che si rispetti deve avere i propri vincoli!
-però il funerale a Ken lo facciamo prima, non voglio essere abbattuta per la grande data- ripresi, indicando i pezzi della bambola.
-facciamolo ora- propose lui porgendomi la mano –lo seppelliamo in giardino, io faccio il prete e tu la sorella di Ken, ce l’hai un abito nero?- domandò.
Wow, era serio! Feci spallucce –prendo la vestaglia della mamma, quella corta. Se si sporca di terra tanto non è un problema, poi la lava lei-
Detto questo presi la mano di Harry e ci dirigemmo verso l’armadio di mia mamma, m’infilai la vestaglia che mi arrivava fin sotto le ginocchia e andammo in giardino per “seppellire” Ken nella cuccia del cane, non mi facevano usare la pala, i miei genitori dicevano che avrei potuto avere uno dei miei scatti omicidi nei confronti di Harry e tirargliela in testa. Tecnicamente fino a qualche minuto fa l’avrei fatto senza problemi, era il mio unico desiderio, ma ora…ora non ero poi così sicura. Un Ken lo ricompro, Barbie ha cambiato così tanti fidanzati, uno di più non le cambierà l’esistenza, ma Harry credo proprio che sia insostituibile.
 
Che quadretto armonico, non è vero? Io con la vestaglia della mamma che tenevo per mano un bambino così somigliante ad Harry, eppure c’è qualcosa nell’Harry di ora che mi sconcerta, e quel qualcosa si chiama “la fidanzata” la mia più acerrima nemica, che, però, la mia più cara amica.
Vedete che situazione scombinata? Se fosse per la Lily diplomatica che è in me ora dovrei togliermi di mezzo e fare spazio all’entrata della sposa, ma purtroppo la mia mente è dominata dalla Lily squilibrata, quella che piange e si dispera. La Lily diplomatica si fa sempre più piccola, credo che fra poco tempo scomparirà!
-ho una proposta!- esclamò Haven facendo irruzione della stanza e sventolando un dépliant che avrà sicuramente preso dalla hall –tu, io e Louis per tre ore in giro per Honolulu-
Okay, si vede che si sarà sniffata qualcosa prima di entrare in camera.
-per vedervi sbaciucchiare ogni volta che mi giro verso di voi?- domandai, retorica –grazie, ma passo-
-la mia non era una domanda cara mia, ora tu alzi il culo da questo letto e ti vesti, perché il centro commerciale ci attende- trillò lei, tirandomi per un braccio e guardando schifata i vari fazzoletti che avevo seminato per terra.
Quando ero tornata dal tennis le avevo raccontato l’accaduto, perciò sapeva che il mio stato d’animo era più giù delle cacche dei cani.
-se vuoi faccio venire anche Harry e M…- la fermai subito.
-NON TI AZZARDARE!- sgolai –io quelli non lo voglio vedere, tantomeno baciarsi e chiamarsi “ciccino” e “ciccina” tutto il tempo, sia chiaro!-
Alzò le braccia in segno di resa –okay pitbull, a cuccia!- ridacchiò e poi si fece di nuovo seria, spingendomi verso l’armadio e incitandomi a vestirmi in maniera decente. Perché le mutande e un top non sono decenti –ora però vestiti, il pullman sta per partire!-
-Haven, ti ho detto che non ci voglio venire! Non puoi costringermi!- sbottai, allontanandomi e sedendomi al bordo del letto.
Non mi andava proprio di camminare, guardare Haven e Louis baciarsi, camminare e camminare.
Lei sospirò –ma cosa devo fare con te? Okay, resta pure qui. Ma promettimi che andrai a parlare con Harry-
Risi istericamente –NO!-
-okay, che maglietta ti metti?- domandò, beffarda.
-okay, okay!- sbottai –andrò a parlare con lui-
-perfetto- osservò lei, soddisfatta.      
Certo, perfetto per lei. Che potrà godersi una giornata di shopping intensivo in compagnia del suo bel fidanzatino, ma per me cosa c’è di perfetto? Fronteggiare Harry senza avere l’impulso di gridarli in faccia che razza di stronzo sia. Oh mio dio, e se incontro Taylor e mi vede sbraitare contro Harry? Quelli sì che saranno guai seri.
Infilai in fretta un prendisole e le infradito, per poi sbattere la porta dietro di me bruscamente.
Camminai imperterrita per qualche metro, per poi svoltare l’angolo e ritrovarmi davanti alla porta del bungalow di dov’èlamiacamomilla e titirounapallonatainfaccia, anche soprannominati come May ed Harry.
Bussai ripetutamente alla porta, ma non mi apriva nessuno. Provai più forte, per poi prenderla direttamente “a schiaffi”.
May mi venne ad aprire, intenta a tirarsi giù la vestaglia e a sistemarsi i capelli.
-Lily!- trillò imbarazzata, volgendo di tanto in tanto occhiate verso l’interno della camera –c-cosa ci fai qui?-
C’è qualquadra che non cosa.
-devo parlare con Harry- dissi –è qui?-
-ehm, n-no, non c’è- farfugliò –dormivo…-
Non badai a lei e, alzando gli occhi al cielo, varaci la soglia.
Le lenzuola del grande letto matrimoniale erano sfatte e notai la sagoma di una figura inerte sul materasso, coperto da un lenzuolo.
Feci per scoprire Harry, ma May mi trattenne.
-no no no- balbettò, spingendomi verso la porta –sta dormendo, è molto stanco…riprova più tardi, okay?-
Serrai i piedi per terra e incrociai le braccia al petto, con fare testardo.
Dovevo parlare con Harry, costi quel che costi.
-ci vorrà solo un minuto- borbottai, afferrando un lembo delle lenzuola che fece intravedere un piede –poi tornerà a dormire-
-Lily, ti prego di non insistere!- obbiettò lei, guardandomi severa.
-May, è solo per un secondo…- cercai di convincerla. Il mio momento di coraggio non sarebbe durato a lungo, se May non mi assecondava mi sarei trovata di nuovo nel mio bungalow, immersa in un mare di autocommiserazione e fazzoletti bagnati di lacrime salate, mentre intorno a me il tempo sarebbe passato, e mi sarei allontanata sempre di più all’uomo che mi fa sentire viva. Perché Harry è per me ciò che la linfa è per le piante: è l’essenziale. Senza di lui non ci può essere un “io”. Senza di lui non so che farei.
Lo so che questa mia frase sdolcinata vi possa far venire il diabete, ma da quando mi sono innamorata mi frullano nella mente pensieri svenevoli e patetici! Che assurdità l’amore, vero?
Il ragazzo sotto le lensuola iniziò a sbadigliare e May sgranò gli occhi, sussurrando un “oh merda” e conducendomi a forza fuori dalla porta.
-ci vediamo, Lily!- detto questo mi sbatté la porta in faccia.
Rimasi qualche secondo impalata con i piedi sullo zerbino, la fronte sul legno duro e le mani sullo stipite.
Ok, questo non era nel programma. Io sarei dovuta andare da Harry, urlagli in faccia, iniziare a fare la parte della vittima e piangere, rifiutare il suo abbraccio, urlargli di nuovo in faccia ed, infine, baciarlo appassionatamente senza lasciarli nemmeno il tempo di dire “palla da tennis”.
Ma purtroppo questo mio geniale piano non si sarebbe potuto compiere, per via di una sposina che non lascia nemmeno il tempo di dire quattro parole al tizio inerte sul letto, perché è troppo impegnata a fare la zozza con lui!
Devo essere forte e determinata. Feci per bussare alla porta ma il mio pugno non voleva proprio battere sul legno.
Ecco, che vi avevo detto? Il momento coraggioso è sparito! Quel codardo del coraggio si presenta quando non posso essere spavalda e se ne va con la coda tra le gambe quando ho più bisogno di lui! Ma che razza di coraggio è se non è coraggioso?!
Quel fifone del coraggio va e viene, come le lacrime isteriche sul viso di May. “oddio, mi sono rotta un unghia” lacrime “il vestito mi tiene scoperte mezze poppe” lacrime “ho un’unghia del piede più lunga di un’altra” lacrime.
Che nervi!
Ormai senza speranze decisi di andare al campo beach volley. Il vialetto che conduceva al campo era zeppo di gente. Persone che andavano da una parte e dall’altra con drink in mano, camerieri che camminavano all’unisono e parlavano, mentre tenevano tra le braccia vassoi sporchi o bicchieri vuoti.
Sentii il marcato accento di due camerieri che parlottavano alle mie spalle.
-dov’è Malaki? Dovrebbe essere di turno ora- chiese la voce di una cameriera al ragazzo accanto a lei.
-non dovrei dirtelo…-sussurrò l’altro –ma Malaki si vede con una turista del resort-
Udii un risolino partire dalla faccia della ragazza –come di consueto! E’ la quinta già che si fa in due settimane. Ti ricordi la cilena dell’altro giorno? E chi è lei?-
-e come posso dimenticarla! Lo sai che questa settimana c’è un matrimonio vero?- mormorò il ragazzo, cercando di non far sentire la loro conversazione ai passanti.
-si…sono due americani, se non mi sbaglio- disse lei.
-Sinka mi ha detto che Malaki si stia facendo la moglie!-
Cosa?
Mi girai di scatto e spalancai le labbra, i due camerieri si guardarono complici ed emisero un “oops” in coro.
-tutto bene signorina?- chiese la ragazza bassina con un sorriso sulle labbra. Cercando di deviare il fatto.
-vuole un drink?- aggiunse lui, avvicinandomi un vassoio pieno di calici con drink colorati.
Mi sembrava che nella loro mente stessero dicendo “ti prego, fa che non abbia sentito nulla”.
Afferrai due calici e li bevvi tutto ad un sorso poi corsi via da loro.
Oh mio dio.
May non è fedele ad Harry? E tutte quei baci? Quei “ti amo”? Quelle notti di bunga-bunga estremo? Ed ora?
Ora siamo nella merda. 




CIAO BELLEE!
NUOVO CAPITOLO FINALMENTE! ANCHE QUESTA VOLTA HO RITARDATO, SCUSASEMI TANTO!
INIZIO COL COMMENTARVI LO STRANO TITOLO: C'E' QUALQUADRA CHE NON COSA :,D 
MI SEMBRAVA PIU' DIVERTENTE CHE DIRE "C'E' QUALCOSA CHE NON QUADRA" AHAHAHA
POI, HO INVENTATO IL TERMINE BUNGA-BUNGA PERCHE'...IN VERITA' NON C'E' UN MOTIVO PRECISO LOL
AHIAHIAHI MAY, MA CHE COSA CI COMBINI?!?!
LE COSE SI METTONO MALE, VERO? SECONDO VOI E' PROPRIO MAY LA SPOSINA CHE SI APPIOPPA IL CAMERIERE MALAKI? FATEMELO SAPERE IN UN COMMENTO^
GRAZIE MILLE PER TUTTE LE RECENSIONI E SPERO DI RICEVERNE ALTRETTANTE PER QUESTO CAPITOLO!
UN BACIO X


 

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Capitolo 15
*** Sabotare. ***


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Quattro.
Mancano quattro fottutissimi giorni alla fine di questa storia incasinata. E lo sapete perché lo è? Perché è incasinata?
Beh, la moglie tradisce il marito, il quale, ha baciato più di una volta la damigella d’onore, perdutamente innamorata di lui! E tutto questo a distanza di novantasei ore dalla marcia nuziale!
Se questo non si può chiamare “casino” ditemi voi come definirlo!
Devo cercare una soluzione, ma quale?
Devo dire a Haven cosa ho sentito? E a Harry?! Cosa racconto a lui? Ah vabbè, a lui non devo proprio rivolgere parola, alcune volte mi dimentico di essere furiosa con lui, ma lo sono! Sono furiosa!
Però ora mettiamo da parte la faccenda “i sentimenti che provo per Harry” e apriamo il file “la sposina fa cornuto lo sposino”.
Non me lo sarei mai aspettato da lei, però chi sono io per giudicare? Sono forse anche più colpevole di May, però, a quanto pare, è ritornato tutto normale per Harry. Me l’ha detto in faccia, e lo accetto…no! No che non lo faccio! Ma sto di nuovo parlando di lui, devo concentrarmi su May e Malaki.
Potrei cercare quel Malaki e dirgli quattro parole.
Dovrei.
Okay, lo farò.
Dopo essere scappata dalla vista di quei due camerieri mi cercai un posticino dove strapparmi i capelli e torturarmi le unghie tranquillamente, d’altronde sono una persona riservata io.
Mi alzai da terra e strofinai la mano sul sedere, per levare qualche povera formichina spiaccicata quando il mio grande lato B si era catapultato su quello spiazzo di pietra per il karaoke, a quell’ora deserto.
Devo ritornare al bungalow di May, è lì che si trova Malaki, nel suo letto. Letto che, per la cronaca, dovrebbe essere occupato da Styles…a proposito, dov’è quella testa di cespuglio? Era da un po’ che non lo chiamavo così! Devo ricordarmi di non perdere queste belle abitudini.
Percorsi la via che mi avrebbe condotta dritta alla loro porta, non prestando nemmeno più attenzione a dove girare. Per quante volte ero passata davanti alla loro camera, sognando che fosse la mia e quella di Harry, avevo imparato a memoria la strada.
E’ il momento di bussare. Lo faccio? E se lo faccio deve essere in tono deciso e autoritario o sommesso?
Sono queste le paranoie che assillano la mia mente ogni giorno della mia ignobile e misera esistenza.
Avvicinai il pugno chiuso alla porta ma essa si aprì da sola.
-Harry?!- esclamai. Mi resi troppo tardi conto di essere arrossita, ormai lui l’aveva notato e aveva anche ridacchiato. Ripigliati Lily, il tuo obiettivo è di non lasciar trapelare sentimenti, non di diventare scarlatta anche solo per averlo visto.
-che ci fai qui?- ripresi, con un tono decisamente più basso.
-è il mio bungalow, che ci fai tu qui! Volevi forse vedermi?- queste battutine non miglioravano per niente la mia colorazione facciale.
-certo che no!- sbottai –devo parlare con May-
Con una spallata lo sorpassai e spalancai la porta socchiusa.
-lei non c’è- sospirò alle mie spalle –ha detto che andava a fare snorkeling assieme a Perrie-
Certo, lo so io che snorkeling sta facendo…
-okay- borbottai allontanandomi. Gli passai davanti e lui chinò la testa e chiuse i pugni, poi sussurrò il mio nome.
-che c’è?- sbottai imperturbabile.
-mi spieghi il motivo per il quale non mi vuoi vedere?- sussurrò –è forse per la pallina da tennis che ti ho lanciato in testa?-
Ecco. Ora sono scoppiata –oh certo che no stupido!- spolmonai –oltre ad essere coglione sei anche senza cervello!-
Alla fine però ha ragione, perché sono arrabbiata con lui?
Sono arrabbiata perché non mi accetta.
Sono arrabbiata perché lo amo e lui no.
Sono arrabbiata perché questo non è la cotta passeggera, non è Garret, né Liam, né Taylor e né nessun altro. Questo è amore, e quando è amore è merda. Io sono nella merda.
Fin sopra ai capelli!
Però tutto questo Harry non lo sapeva, e non lo saprà mai.
-io…- sospirai –scusa, non volevo comportarmi da bambina. Non ho nulla contro di te, non preoccuparti- gli feci un sorriso incoraggiante e m’incamminai verso la cucina.
Se non trovavo Malaki avrei sicuramente trovato qualche suo compare che avrebbe detto anche le ore in cui va in bagno se infuocato dal mio sguardo assassino.
(ho guardato molti Gialli con mio padre, quando ero piccola).
 
-Lee, te lo ripeto per la terza volta- sussurrai a denti stretti –dov’è il tuo amico Malaki?-
Fermiamoci un attimo!
Ora ero nella grande cucina del ristorante, con lo sguardo fisso su Lee, la cameriera che prima parlava con il suo simile di Malaki, le puntavo una carota contro. Se ci fosse stato Louis in quel momento l’avrebbe mangiata, rovinando il mio piano da perfetta detective lava-cervelli.
-la prego signorina Dixon, sono allergica alle carote…- l’avevo bloccata contro il piano cottura e avvicinavo sempre di più l’ortaggio al suo viso.
-dimmi dov’è Malaki e questa carotina finirà dritta nel pasto di qualche cliente. So che sai dov’è e con chi - sospirai.
-va bene, va bene!- esplose lei, dimenandosi –Malaki è nel suo appartamento con una ragazza, in hotel, al quinto piano, stanza trecentoquantacinque-
-perfetto- conclusi, allontanandomi da lei e lanciando la carota nel lavello più vicino –grazie dell’aiuto, aspettati una mancia a colazione!-
 
Trecentoquarantatrè, ecco ci siamo: camera trecentoquarantacinque.
Siccome sono una ragazza intelligente mi sono fatta dare da quella cara ragazza anche la carta magica.
Sapete, quella carta magnetica che hanno le domestiche, quella capace di aprire ogni porta di ogni stanza.
Ecco, ora mi rigiravo una di quelle piccole bacchette magiche nelle mani, indecisa sulle parole che dovrò dire una volta entrata.
Cose del tipo “mi hai delusa, May”. Oppure “leva quelle manacce dalla ragazza, sta per sposarsi!”
Forse è meglio lasciare perdere le frasi pre-organizzate e temporeggiare.
Inserii la carta con uno scatto e aprii la porta, allungando il collo e trasportandomi oltre la soglia.
Niente.
Le finestre erano aperte e le tende di seta bianca danzavano leggiadramente, formando dei giochi di luce con il sole. Il grande letto moderno e matrimoniale era sfatto e per terra c’era una scia di vestiti che arrivava fino ad una porta socchiusa. Si sentiva il getto dell’acqua della doccia che scorreva e dei risolini acuti.
Oh no. Sento la sua voce, sussurra, geme, ride: è May.
Aprii la porta lentamente.
Non posso guardare! Serrai gli occhi con la mano sinistra e protesi la destra in avanti, cercando un punto fisso su cui appoggiarmi.
Inciampai su un asciugamano accartocciato per terra e, per mantenermi in equilibrio, mi aggrappai alla tenda, strappandola e sbattendo la testa sulla superficie bagnata della doccia.
Oh mio Dio.
Non sono caduta nella doccia nella quale c’erano due esseri nudi.
Non sto sentendo delle urla acute di May.
Non mi sono infradiciata dalla testa ai piedi.
Lily, sognare che non sei un pericolo pubblico non ti aiuterà a smaterializzarti.
Penso che la mia coscienza abbia proprio ragione.
-che cazzo ci fai qui, Lily?!- May si arrotolò la tenda strappata addosso, invece Malaki si coprì le parti sud con le mami.
-cosa ci fai nella sua doccia?- spolmonai, alzandomi e cercando di ignorare la fastidiosa sensazione dei vestiti bagnati pressati sulla pelle.
-io?- ripetè allibita, uscendo dall’abitacolo caldo e bagnato e poggiandosi con la schiena sul lavandino –io non sono nella sua doccia-
Lasciai perdere per un secondo May e mi concentrai sul ragazzo, bello e palestrato, che spostava gli occhi prima su di me e poi sulla ragazza.
-lo sai…- lo incalzai cercando di mantenere la calma –lo sai che lei sta per sposarsi, vero?-
-ehm…- brontolò lui –i-io…-
Furiosa scossi la testa ed uscii dalla stanza.
Non volevo crederci. Volevo pensare che ciò che avevo sentito era una menzogna. Volevo essere certa che la persona che ho avuto accanto per così tanto tempo, May, non fosse così. Ma invece, eccomi qui, nel corridoio del piano cinque premendo impazientemente il pulsante dell’ascensore, sperano di sparire al più presto da qui, così magari anche le immagini che sfrecciavano nella mia mente di quei due nella doccia sarebbero sparite.
Sentii il tipico rumore delle infradito di plastica che correvano sulla moquette e abbassai la testa, sperando che quei passi svelti non appartenessero a May o Malaki.
Finalmente l’ascensore si aprii, rivelandomi la mia salvezza, o quasi…
-Harry?!- oh cazzo. Perché vedevo un nido di rondini ambulante che mi fissava implorante dall’ascensore? –che ci fai qui?-
-devo parlarti! Una cameriera mi ha detto che eri qui.. Per favore, chiariamo le cose! Ho bisogno di dirti ciò che provo...-
Tempismo perfetto! –non abbiamo nulla da…-
Fui interrotta dalla voce acuta di May che mi chiamava dal corridoio, si sentiva che piangeva, perché aveva un tono flebile e smorzato dai singhiozzi.
Oh no!
-Harry!- si fermò di scatto davanti a lui.
Entrambi mi guardarono fugacemente e poi iniziarono a parlare.
Lei era in evidente imbarazzo per il suo non-abbigliamento, e lui per essere sbucato dal nulla, entrambi cercavano un aiuto da me.
So bene che May stava pregando tutti i santi che non spifferassi ciò che avevo visto ad Harry e comprendo anche che quest’ultimo sperava che gli parassi il culo, un’altra volta.
Se solo May non fosse la mia migliore amica e gli occhi di Harry non mi facessero sciogliere come gelato al sole ogni volta che si posano su di me avrei detto tutto. Di me, di lei, di lui. Avrei aperto bocca e forse non l’avrei chiusa per molti minuti. Probabilmente avrei anche pianto, o magari riso. O forse avrei semplicemente detto che sono innamorata di Harry e che loro dovrebbero proprio parlare. Infondo il matrimonio cos’è? Una firma su un pezzo di carta. E’ uno scambio di sorrisi e baci, ma i sorrisi e i baci possono essere finti, costruiti, privi di quel sentimento su cui il matrimonio si fonda: l’amore. Se non c’è l’amore il matrimonio è solo la tua carta d’imbarco per il paradiso, o per l’inferno.
Guardai entrambi e poi sospirai, abbassando la testa.
-Harry, perché sei qui?- ripeteva May in preda al panico, cercando di contrastare il flusso di domande che le porgeva.
-e tu perché sei nuda?!- sbottava lui alzando la voce, squadrando il suo bel corpo coperto solo dalla tenda della doccia semitrasparente, che lei si accingeva a sistemare a mo’ di asciugamano.
-non sono nuda, per la cronaca- la ragazza arrossì all’istante, quando vide il bel ragazzo alto, con i capelli corti e lucenti, dei muscoli scolpiti e marcati dall’acqua e gli occhi a mandorla che si avvicinava verso di noi.
Se prima Malaki aveva una smorfia di strafottenza in viso ora i suoi lineamenti iniziavano a cambiare, divenendo sempre più sommessi e impauriti.
Certo, trovarsi davanti al fidanzato della donna che ti sei appena fatto non è una bella esperienza, ma suvvia, è un uomo che presenta gli attributi o no?
-e chi cazzo è questo buffone?!- le pupille di Harry si dilatarono e il petto si gonfiò, alzandosi e abbassandosi velocemente, quando realizzò l’evidenza.
Scossi la testa, preparandomi al peggio. May non aveva più bugie da usare. Quelle archiviate nel tempo le aveva usate tutte, e la rete wi-fi della sua testa non era connessa, perciò non ne trovò altre.
-lui è Malaki- dissi come se fosse ovvio.
Avevo un’idea. Un’idea che avrebbe sicuramente salvato il matrimonio della mia amica, ma probabilmente rovinato la mia vita “sentimentale”.
May mi guardò stranita, sicuramente domandandosi cosa mi ero fumata prima di fare quella simpaticissima visitina nella doccia di occhi di mandorla e combinare questo casino. Perché è tutta colpa mia, lo è sempre stata.
Dovevo rifiutare quando ne avevo l’occasione, quando ero nel mio ufficio a pensare ai pro e i contro della strana situazione che si presentava davanti ai miei occhi. Purtroppo il mio eterno astio vero Mark Russell mi ha fatto convincere ad accettare di venire qui alle Hawaii-quindi tecnicamente è stata colpa sua, vero?-combinando questo casino. Certo, perché se la mia testolina non mi avesse detto di pronunciare quelle due semplici lettere che hanno fatto saltare di gioia May, circa una settimana e mezzo fa, adesso non avrei gli occhi pizzicanti e le gambe che tremano. No, ora probabilmente sarei nel mio ufficio, con la mia vicina di scrivania, Jesy, che starebbe commentando l’ultimo tatuaggio di Brad Pitt, o la taglia in più di tette di Pamela Anderson. Forse, proprio in quel momento, Mark mi avrebbe ordinando di andare a prendergli un caffè- senza zucchero, ovviamente- e sarei più felice di fare sette metri e passare davanti alla scrivania del mio unico corteggiatore, Finnh-alitosi, piuttosto che stare qui, in questa sala senza condizionatore, spostando gli occhi verso i tre ragazzi che mi guardavano interrogativa.
-il mio ragazzo- conclusi.
Non scorderò mai il sospiro di sollievo e gratitudine che May mi rivolse in quel momento, e lo sguardo abbattuto e truce di Harry.
Mai.
 
-sono una stupida, Haven!- ero immersa in una pozza di lacrime e autocommiserazione, perché solo le lacrime e l’autocommiserazione avrebbero potuto salvare quello che rimaneva della mia dignità.
-no, non lo sei…- sussurrò lei continuando a passarmi le mani dolcemente sulla guancia –sei solo dannatamente buona-
Eravamo nella nostra camera, con le luci spente, fatta eccezione di quella pura che proveniva dalla persiana semiaperta. Ero distesa con la testa sul suo petto, piangendo e singhiozzando. Mi accarezzava per calmarmi, ma era un tentativo destinato a fallire.
Hav si mise a sedere, facendo alzare anche a me. Era con le gambe incrociate sul letto, i capelli biondi tutti scompigliati e il prendisole tutto sciupato e bagnato di lacrime (le mie).
-hai un problema- sentenziò, schiarendosi la voce.
-il mio secondo nome è “problema”-
Corrugò la fronte –pensavo che fosse Grace-
Mi lasciai cadere goffamente sul cuscino, pressando tutta la rabbia e la frustrazione su quel pezzo di stoffa –era un modo di dire!-
La sentii ridacchiare. Se ci fosse qualcosa di divertente sarei la prima a ridere.
-hai per caso visto mia nonna che è vestita come la sirenetta e balla l’hula?- sbottai.
-cosa?- sgranò gli occhi. Vedo che Haven non sa proprio afferrare le battute.
-quello che sarebbe divertente. Ma siccome sento che ridi, volevo proprio chiederti quale motivo avevi per farlo. Perché mi sembra che questa situazione non sia divertente-
Scosse la testa e drizzò la schiena, tornando al punto principale –perché metti la vita di May prima della tua?-
Rimasi un po’ stupita dalla domanda. Lo faccio? Lo faccio veramente?
-Insomma, è il suo matrimonio, è la sua vacanza, è il suo ragazzo, i-io non sono nulla…se non fosse stato per me tutto ciò n-non sarebbe acc…- Haven mi fermò sbuffando.
-è la sua vita, Lily!-
I secondi passavano, e la mia mente vagava da pensieri a pensieri.
E se Haven avesse ragione? Se non avessi dovuto intromettermi nella sua vita sentimentale?
Beh, però è merito mio se ora Harry non è su un aereo diretto a Los Angeles, senza moglie.
Però è colpa mia se hanno litigato –più di una volta- e se ora lui è indeciso sui suoi sentimenti verso May. Ed io sono stata così dannatamente sconvolta quando gli ho visti nella doccia, senza nemmeno pensare che sono colpevole quanto lei. Tradendola, come ha fatto Harry e lei a lui.
Suonarono al campanello, era Louis.
Sapevo che lui e Hav dovevano andare a fare un giro con la canoa insieme.
Feci un cenno della mano ad entrambi. La mia amica mi guardò compassionevole e sussurrò qualcosa a Louis. Tanto lo so che gli avrebbe detto tutto, come fa sempre. Lui l’avrebbe detto subito ad Harry, d’altronde sono migliori amici quei due.
Presi il telefono e chiamai Niall, so che siamo vicini di bungalow, ma farmi vedere in quest’orrido stato non è in cima alle cose che vorrei fare entro la fine della giornata.
Rispose dopo tre squilli.
-Lily, tutto bene?-
-in verità proprio no, potresti venire nel mio bungalow? Avrei bisogno di parlare un po’…-
Esitava, sicuramente stava cercando una scusa per declinare l’invito.
Certo, tanto quale essere sulla faccia della terra avrebbe voluto sentire i miei piagnistei e porgermi i fazzoletti di carta? Perfino la mia migliore amica se l’era svignata.
-ehm…scusa, ma sto con Candy al bar in piscina…- sentii molti schiamazzi, forse non era proprio una scusa –perché non vieni tu?-
Scossi la testa, sapevo benissimo che non poteva vedermi, ma dovevo affermare che sto male e non in grado di farmi vedere da persone sconosciute e con la lingua lunga.
-no, ma grazie lo stesso. Ci vediamo a cena allora, salutami Candy- chiusi la chiamata e composi subito un altro numero.
-ehi piccola- la voce sensuale Zayn si sentiva male, segno che nel posto dove si trovava non c’era molto segnale.
-mi fai un po’ di compagnia?- strizzai gli occhi quando glielo chiesi, per prepararmi al peggio.
-ehm, scusa baby ma proprio in questo istante sto infilando la muta, sto a largo a fare snorkeling con Liam-
Emisi un “bene” gutturale e chiusi la chiamata.
Perfetto, ecco cosa si prova a rimanere da sola come un cane.
Sentii qualcuno bussare alla porta, svogliata andai ad aprire.
-Havy, che ne dici se…oh- Perrie era davanti all’uscio e sul viso aveva una smorfia di compassione e orrore.
In questo periodo erano diventate molto amiche, tutte e due chiacchierone e frivole. Passavano molto tempo assieme, ma io non ci stavo male, anzi, sono felice che quella gallina di Perrie abbia trovato qualcosa più divertente da fare che scassarmi le ovaie ogni singolo secondo della mia esistenza.
-ciao Cip, ora Ciop non c’è. Riprova più tardi- diedi un calcio alla porta per chiuderla, ma la ragazza era già appoggiata al muro della stanza e mi guardava ridacchiando.
-anche Romeo è afflitto, ora dimmi Giulietta: problemi d’amore?- aveva usato il mio stesso tono, ma non rimasi sorpresa da quello.
Cioè, parliamone: Perrie che, naturalmente a modo suo, mi chiede cos’ho? Questa devo segnarla sul calendario.
-Perlad Louise Edwars che s’interessa a me?- insinuai, facendo una smorfia di finta-sorpresa.
-beh, se hai detto che Ciop non c’è…- roteò gli occhi e si accomodò sulla poltroncina girevole accanto al letto –sù, sputa il rospo-
No, questo non è reale. Non scambierò una parola con lei. Cos’è? Per una settimana mi ha lanciato solo frecciatine ed ora che vuole qualche scoop è diventata Perrie La Psicologa?
-ho visto Harry prima, e mi ha detto cosa è successo…- continuò.
Okay, qualche parolina posso anche scambiarla.
Le raccontai la mia versione dei fatti (quella reale) e lei per tutto il tempo annuiva e, di tanto in tanto, si controllava la manicure con fare annoiato.
-e perciò questa vacanza mi segnerà la vita- conclusi affranta.
Ci guardammo per qualche secondo. Io cercavo di captare qualche segnale dai suoi occhi-che quasi non si vedevano da quanto erano truccati, ma dettagli- e lei …lei mi guardava e basta.
-ecco la mia idea- m’incalzò –tu lo ami, ma questo è palese, ciò di cui non ti accorgi e che anche lui ti ama! May? Pfft, è solo un ostacolo ormai per lui, e anche per te-
Annuii.
-e siccome gli altri vogliono aiutarvi a fare il passo decisivo…- roteò gli occhi –io naturalmente non volevo farlo ma Zayn mi ha costretto ed è così bello mentre mi fa il solletico e…-
-Perrie!- l’ammonii –concentrati!-
-va bene, dicevo…siccome gli altri vogliono aiutarvi a…”uscire dal guscio” hanno pensato, e purtroppo io sono convolta, di sabotare il matrimonio!- terminò tutta pimpante.
Sabotare? Un’idea pessima.
Ma se è un’idea pessima allora perché vorrei battere il cinque alla ragazza al mio fianco?
E’ un’idea incredibile!
Devo licenziare la mia insulsa coscienza, ragionerei meglio se non sentissi la sua torturante vocina.
Ma purtroppo io esisto. Su, accetta, cosa aspetti?
-un’ idea migliore!- sbottai.
-cosa?- domandò Perrie, corrugando la fronte –Lily, parli da sola?-
-cosa?- ripetei –oh no, nulla… sento un ronzio nell’orecchio e…-
Il punto interrogativo che le si stava formando in viso non mi aiutava a mentire.
-lasciamo perdere- scossi la testa  -Perrie, questa è un’idea…dannatamente bella!-
-naturalmente- modesta la ragazza –un attimo, mando un messaggino-
Le sue unghie laccate tintinnarono sulla schermata dell’Iphone, il leggero bagliore che emetteva le pronunciava i lineamenti delle labbra e del naso, la vidi fare una smorfia.
-ma perché non accendi la luce? Non voglio essere portata in giro da un cane, solo perché tu mi hai fatta diventare cieca! Non indosserò mai quegli orribili occhiali per non vedenti!- sbottò alzandosi.
-dove vai?- domandai corrucciata.
-lontano da questa stanza buia, mi hai già stancata- aprì la porta ed esitò qualche secondo sull’uscio, con la testa china sul telefono.
Le arrivò una notifica e sorrise –oggi ceniamo al “Lullaby”- decretò, poi mi squadrò dalla testa ai piedi con una smorfia –cerca di essere presentabile-
Con questo si sbatté la porta alle spalle, mi riavvolsi in quell’oscuro silenzio che lei odiava, ma che io amavo.
Sabotare.
Come ho potuto accettare?



CIAO BELLEE
NUOVO CAPTOLO *FINALMENTE*
PRIMA DI PARLAVI DI ESSO VORREI SCUSARMI ENORMEMENTE, PURTROPPO LA PAROLA "RITARDO" CE L'HO NEL SANGUE :C 
PENSO PROPRIO CHE DOVRETE ABITUARVICI...
HO FATTO UN NUOVO BANNER *-* NON MI PIACEVA PIU' QUELL'ALTRO LOL, VOLEVO CAMBIARE. QUESTO VI PIACE? (DITEMELO IN UN COMMENTO, SE VI VA)
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE LEGGONO "ANCORA TU!" E RECENSISCONO, MI FATE FELICE!!

OKAY, PARLIAMO DEL CAPITOLO!
SPERO CHE SIA VALSA L'ATTESA, CI HO MESSO MOLTISSIMO A SCRIVERLO, IN VERITA' NON AVEVO MOLTE IDEE ALL'INIZIO, E' QUESTO FORSE CHE MI HA RALLENTATA.
FORSE NON HO ESPRESSO BENE LA PARTE INIZIALE, E  PERCHE' LILY E' ABBATTUTA: HA PARATO IL CULO A MAY, DICENDO CHE MALAKI E' IL SUO RAGAZZO, QUINDI ASSUMENDOSI TUTTE LE RESPONSABILITA' DELL'AZIONE.
SECONDO VOI COME LA PRENDERA' HARRY? 
FINALMENTE ENTRA IN CAMPO PERRIE, DICIAMO CHE L'AVEVAMO ARCHIVIATA, MA ORA E' RITORNATA IN SCENA :)
*SABOTARE* 
EBBENE SI', A QUANTO PARE NEMMENO GLI ALTRI SONO PRO-MATRIMONIO (DI HARRY E MAY) E PERCIO' VOGLIONO SABOTARLO, CHE VE NE SEMBRA?
SECONDO VOI COSA SUCCEDERA' NEL PROSSIMO CAPITOLO? HARRY SCOPRIRA' LA VERITA'? E MAY? LASCERA' MALAKI O CONTINUERA' A TRADIRE LO SPOSINO?
CI TERREI MOLTO SE RISPONDESSE ALLE DOMANDE, PLZ!!!
VI LASCIO UNA FOTO DI COME IO HO IMMAGINATO MALAKI:

 L'HO PENSATO SIMILE A GOFREY GAO!

SPERO CHE IL CAPITOLO SIA DI VOSTRO GRADIMENTO, SCRIVETE IL VOSTRO PARERE IN UNA RECENSIONE! CI TERREI MOLTO!
UN BACIONE X



 

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Capitolo 16
*** Sasso, carta, forbice. ***


 

Mi sporsi di più verso lo specchio, mettendomi sulle punte, per controllare che la linea di eyeliner fosse dritta. Era accettabile.
Misi il rossetto e diedi una spazzolata ai capelli, acconciandoli in una pettinatura laterale.
Afferrai la borsa, scaraventata sulla cassapanca assieme a tante altre, e uscii dal bungalow.
Era da questo pomeriggio che Haven non si faceva vedere, e dopo che Perrie mi disse della cena al Lullaby pensai che fosse meglio prepararmi per tempo ed arrivare in anticipo, che affettarmi all’ultimo momento, mettendo l’eyeliner in fronte e non sugli occhi.
Il ristorante panoramico era parecchio lontano dalla mia posizione. Avrei dovuto attraversare tutta la spiaggia per arrivarci, o, camminare nei sentieri pieni di zanzare.
Era meglio avere fra le dita dei piedi granelli di sabbia fastidiosa o le braccia rosse e gonfie per le punture di quelle stramaledettissime zanzare? Voto per la sabbia, tanto siamo alle Hawaii.
Le mie aspettative di camminare sulla spiaggia con i sandali non si sono avverate, perciò decisi che fosse meglio levarli. Mi poggiai con la schiena su una palma e mi accinsi a slacciare il lembo di cuoio sulla caviglia.
Sentii una voce, conosciuta ma non identificata ad una persona, parlare al telefono dall’altra parte dell’albero. Sarà stato qualche turista che ho visto di sfuggita durante la mia troppo lunga permanenza. Ma quel marcato accento del sud, quel tono profondo ma allegro, tutto ciò era familiare.
Mi sporsi per vedere chi era e notai una chioma corta e un po’ spettinata, delle spalle larghe molto abbronzate ed una tshirt a giromanica, che scendeva lunga fino al costume a bermuda, ancora leggermente umido.
Era Garret, il bell’australiano che mi sono lasciata sfuggire circa una settimana fa.
Non avevo proprio voglia di parlare con lui, alias fare una figura di merda, perciò mi allontanai a passo svelto, tenendo gli occhi fissi verso le lucine colorate che circondavano gli scogli su cui si trovava il variopinto ristorantino.
Fortunatamente non mi vide, e se lo fece non si prese la briga di salutarmi.
Ma questa sera ci sarebbero dovuti essere anche Harry e May? E se lui avesse iniziato a fare domande su Malaki? Oddio, sarebbe la fine.
Mi squillò il cellulare e lo estrassi dalla borsa, accettando la chiamata e premendomelo all’orecchio.
-dove sei?- sbottò Candy dall’altra parte della cornetta –Lily, ci siamo tutti, manchi solo tu! Me l’aveva detto Niall, non riesci ad arrivare una volta in orario ai tuoi appuntamenti!-
-avevamo detto alle nove e mezzo! Ora sono…- diedi una scorsa all’orologio da polso –sono le nove e ventisette, ho ancora tre minuti per essere puntualissima!-
In tutta risposta la ragazza sospirò rassegnata –avevamo detto alle nove-
Oops.
-cosa vuoi che sia mezz’ora di ritardo?- borbottai, consapevole della mia innata capacità di non afferrare la parola “orario” e anche quella “puntualità”.
-in mezz’ora Niall avrebbe potuto mangiare il suo, il mio e anche il tuo pasto!-
Risi leggermente, e poi la liquidai con un “ciao” divertito, ficcando il cellulare nella borsa.
La musica che proveniva dal Lullaby mi risuonava forte nelle orecchie, si sentiva già da qui il frastuono dei clienti e dei camerieri che stavando prendendo le comande.
Salì li scalini di legno e varcai la soglia del grande gazebo adattato a ristorante. C’erano innumerevoli tavoli, ma raggiunsi con facilità il mio.
-ed eccomi qui!- sorrisi –se la cena fosse stata alle nove e mezzo sarei stata puntuale!-
-peccato che non lo è!- borbottò Niall, guardando ammaliato tutte le porzioni che i camerieri “sventolavano” sul suo naso per porgerle ai clienti.
-avete ordinato?- chiesi.
-non ancora- sospirò Zayn, facendo cenno ad un cameriere di venire –preferite carne o pesce?-
Come da programma alcuni risposero carne ed altri pesce, così ordinammo mezze porzioni di una varietà e mezze di un’altra.
-Harry e May?- chiesi, spezzando un pezzo di pane e mordicchiandolo.
-ci raggiungono dopo, alla festa- rispose Haven, accigliata.
Sapevo che anche oggi si sarebbe tenuta una di quelle esotice feste organizzate dallo staff, con mangiafuoco, falò e balli vari.
-ricordo com’è andata a finire l’ultima festa- rammentai ai miei amici –non ho potuto godermi un mojito, ho fatto la psicologa ad una sirena nella piscina e ho giocato a zero-zero-sette con Louis, che, tra parentesi, è un pessimo compagno!-
Parti una risata generale.
-mi hai offeso!- esclamò lui, facendo il finto broncio.
-certo, certo- ironizzai.
Chiacchierammo fino a quando non ci portarono le nostre ordinazioni, circa dieci minuti dopo.
-spigola?- chiese un cameriere, spostando lo sguardo, incerto, verso ognuno di noi.
-mia!- cinguettò Perrie, seduta di fronte a me.
Quella sera era veramente molto eccentrica, che volesse fare colpo su qualcuno?
Non ne aveva bisogno, c’era già Zayn che sbavava ad ogni suo battito di ciglia finte.
Indossava un variopinto vestito a fiori, con una profonda scollatura a cuore, delle vertiginose zeppe nere e una giacchetta di jeans, che ora era appesa alla sedia.
Le sue guance erano abbastanza rosee, chissà quando blash aveva messo, perché la sua carnagione è normalmente cadaverica. Le ciglia, sproporzionatamente lunghe e sicuramente finte, battevano frequentemente, lasciando intravedere la marcata linea di eyeliner che le incorniciava quei bellissimi occhi cristallini. Stranamente le labbra non erano molto truccate. Di solito marcava la bocca con una matita scarlatta o un rossetto altrettanto forte e notabile, oggi invece le aveva truccate con una passata di gloss rosa, dandole volume e facendo sembrare ancora più bianchi i suoi denti, già candidi.
Al naso non portava il suo solito piercing a cerchietto, oggi aveva un brillantino poco visibile e molto più elegante di quel gancio da toro imbufalito!
-che hai da guardare?!- sbottò imperterrita la ragazza, sventolando la forchetta sul mio viso –lo so che sono straordinariamente bella, ma evita di fissarmi il naso!-
Con un battito di palpebre spostai lo sguardo, soffermandomi sull’outfit di Haven.
Lei era molto più semplice di Perrie, quella sera. Indossava degli shorts a vita alta, arancioni con fantasie di colore più scure, che accentuavano il colorito abbronzato. Sopra aveva una tshirt a bretelle, blu. Ai piedi calzava dei sandali di cuoio. Aveva le unghie tinte di blu, che richiamavano il colore notturno della maglia, e sul viso aveva una spruzzata di blash, una sottile linea di eyeliner sugli occhi e burro cacao sulle labbra screpolate. Molto più semplice di cos’haidaguardare.
Haven mi sorrise, notando che la fissavo, così distolsi lo sguardo, concentrandomi sull’arrosto misto il cui profumo m’inondava le narici.
Candy mi toccò il braccio, facendomi cenno di seguire il filo del loro discorso. Annuii e alzai lo sguardo su Liam, che parlava a tremila all’ora.
-…perciò avevamo pensato di sabotarlo-
Mi resi conto che Liam si stava rivolgendo a me solo quando terminò il suo discorso e mi guardò in attesa di una risposta.
-puoi ripetere?- chiesi imbarazzata –non stavo ascoltando…-
Il ragazzo sospirò e ricominciò –a te piace Harry, e a lui piaci tu. Sappiamo cos’è successo con Makako…-
-in verità il suo nome è Malaki- precisai.
-con Malaki- continuò –e sappiamo anche cos’hai fatto per salvare la faccia a May, lei? Non ci sta simpatica, per niente. E’ prepotente, altezzosa, gelosa e arrogante. Harry sta male, sta male perché la donna a cui deve dire “lo voglio” non sei tu, e anche se May si scuserebbe in ginocchio per il torto che ha fatto a lui…-
Lo interruppi –e questo che non volete capire, ragazzi! Io sono colpevole quanto lei. In un certo senso anche Harry l’ha tradita…-
-un motivo in più per boicottare il matrimonio!- osservò allegra Candy.
-ragazzi…- protestai.
-niente “ragazzi”- mi rimproverò severa Haven, imitando la mia voce –io non ci torno a New York con una cascata di lacrime ambulante, chiaro? Dovrei sentire tutto il tempo “Harry è a Los Angeles” “quel cespuglio a somiglia a Harry” “uh, quel gatto sembra Mochoo, lo sai che Harry ne aveva uno quando eravamo in Florida?”-
-la maggioranza vince!- esclamò sornione Liam –ora fatemi continuare! Dicevo, anche se May si scuserebbe in ginocchio per il torto che ha fatto ad Harry le cose andrebbero meglio. Domani sera ci sarà l’addio al nubilato di May e l’addio al celibato di Harry, il matrimonio sarà due giorni dopo. Il tempo stringe e non possiamo farci venire altre idee per rimandarlo, bisogna agire!-
Agire? Adesso sì che sembravamo 007.
Quindi sono stati loro a rimandare il matrimonio!
-cosa intendete per “agire”?- domandai accigliata, poggiando i gomiti sul tavolo, consapevole che era maleducato farlo.
Liam fece un cenno a Candy che tirò fuori dalla sua borsa un foglio di carta arrotolato, porgendolo a Payne.
Anche lei quella sera era stupenda: camicetta smanicata di jeans, top color panna, shorts a vita alta di pizzo e ballerine che richiamavano il colore della maglia.
Un tocco roseo sulle guance richiamava il colore con cui aveva truccato anche le labbra sottili.
-ecco qui…- Liam stese il foglio davanti ai miei occhi, fermando i lembi che garrivano al vento con alcune posate –alcune idee-
Su quel pezzo di carta c’erano scarabocchiate, in diverse scritture molto differenti tra loro, tante frasi, catalogate in diversi punti.
-che cavolo sarebbe questo?- sbottai alzando lo sguardo.
-ognuno ha scritto qualche idea che gli è venuta in mente nel corso di questi giorni- disse Zayn, alzando le spalle.
Tutto sommato questo era un quadretto davvero dolce. Insomma, avevano fatto tutto per me. Su quel foglietto squinternato c’era anche la scrittura di Perrie- la riconobbi per i suoi inconfondibili cuoricini sulle “i” da quindicenne innamorata- forse quella banda di pazzi era davvero sincera.
-grazie ragazzi- commentai infine, sorridendo ampiamente –siete fantastici!-
Perrie, che in tutto quel tempo aveva fatto finta di essere scocciata dalla situazione, alzò gli occhi al cielo e rispose con ovvietà: -dimmi qualcosa che non so!-
Ridemmo all’unisono della tanta modestia di Perrie e poi ritornai a guardare le loro strambe idee.
“Malaki come cameriere principale. Sono cazzi della sposa :P” c’era scarabocchiato in verticale, da una scrittura quasi illeggibile. Era Zayn.
“Perrie come truccatrice!!” ed ecco l’elegante ma semplice scrittura di Haven, a caratteri quasi cubitali.
“gamberi. May è allergica ai gamberi.” È vero! Una volta, in terzo superiore, io e lei eravamo andate alla festa in piscina a casa di Chad Dicks, uno dei più popolari della scuola, nella sua stramegagalattica villa offrivano gamberi immersi in salsa rosa. May non sapeva di essere intollerante ai crostacei quindi ne mandò giù uno e iniziò a tossire. La bocca le si gonfiò tanto da fare invidia a quella di Pamela Anderson, ebbe una reazione allergica così forte che dovette stare a casa per una settimana, in più vomitò sulle scarpe nuove di Dicks.
Un’improvvisa folata di vento fresco mi fece salire la pelle d’oca, peccato che non mi ero portata una giacca.
-hai freddo?- chiese Liam premuroso, levandosi la camicia di flanella scozzese e porgendomela –tieni-
Sorrisi goffamente e la presi, mettendomela. Non era esattamente il massimo, perlopiù non c’entrava nulla col colore del mio vestito, però è stato dolce da parte sua, è questo che conta.
Lo ringraziai e masticai un altro boccone di carne, che ormai si era freddata ed era diventata piuttosto vomitevole.
-quindi?- chiese Niall, curioso –ci stai?-
Posai la forchetta sul piatto, cercando di non fare rumore, e ingoiai rumorosamente –come diceva Manzoni…- citai –“questo matrimonio non s’ha da fare”-
Tutti sorrisero soddistatti, Louis e Zayn addirittura si diedero il cinque.
-e May e Harry?- feci poi.
Zayn fece spallucce –niente, loro non sapranno nulla. Penseranno d’incorniciare il loro “amore” con un bel matrimonio, ma non sarà così naturalmente-
-ora che vengono cosa devo fare? Sapete che non so mentire!- iniziai ad agitarmi sula sedia, gesticolando compulsivamente e sistemandomi troppo frequentemente ciocche di capelli dietro le orecchie.
-sì, è vero- commentò Haven beffarda –avrete sicuramente notato che quando mente arrossisce e potrebbe far invidia a un peperone-
Annuii agitata.
-Lily- disse Perrie scocciata –devi fare finta di nulla, santo cielo non sarà proprio così difficile! Quando ho fatto il provino per entrare in “Pretty Little Liars” mi hanno detto che per mentire bene bisogna sbattere le ciglia e sorridere-
Naturalmente Perlad doveva tirar fuori un meraviglioso aneddoto sulla sua vita passata e sulle sue straordinarie capacità nel civettare.
-ecco perché ora hai questo tic- osservò Louis imitando il continuo sbattere delle ciglia di Perrie –sai, con quei ventilatori attaccati agli occhi potresti spazzare via pure un albero- disse poi, rifedendosi alle sue ciglia finte lunghe e tremendamente folte.
Dal canto suo Perrie non badò alla stuzzicata, continuando a parlare con me –se avrai qualche problema ti aiuteremo noi…- concluse, addentando un’alice.
-Perrie- disse Candy con finta sorpresa –hai per caso detto “noi”? Lo sai che questa è la prima persona plurale e non la seconda, e che comprende anche te, vero?-
La ragazza fece spallucce –mi sta antipatica May, se questo serve a tirargli un pugno in faccia tanto vale farlo- trillò.
Oh santi numi! Chi ha mai parlato di pugni in faccia?!
Zayn sospirò –baby- precisò –ti ho detto che le tireremo metaforicamente un pugno in faccia-
-va bene!- sbottò la Edwards dopo qualche secondo di silenzio –però nessuno mi vieta di prendere un mattone e tirarglielo in testa, vero?-
La guardammo scioccati, Perrie assassina? Pensavo che avesse paura di spezzarsi un’unghia.
-mangia il pesce, tesoro- rispose Zayn, accarezzandole i capelli –mangia e non parlare-
Risi leggermente, per poi ricompormi quando un cameriere si avvicinò al nostro tavolo, cavoli!
-buonasera signori- era Malaki, non mi aveva ancora notata –la cena è di vostro gradimento?-
-si, ottima- rispose Niall, cercando di trattenere le risate vedendo la mia faccia che si faceva paonazza e la mia espressione sempre più arrabbiata.
Un’altra parola e mi sale l’istinto omicida, altro che Perlad.
-ne sono felice, dess…- non lo lasciai finire di parlare. Avevo detto un’altra parola, giusto? Lui ne ha dette tre e mezzo!
Poggiai le mani sul tavolo e spinsi indietro la sedia, creando un rumore assordante che ravvivò l’attenzione di tutti i presenti.
Mi avvicinai a Malaki e lo afferrai per l’orecchio destro, facendolo piegare, e scesi i gradini del Lullaby, i quali portavano direttamente in spiaggia.
-tu sei un coglione!- spolmonai, in preda ad una crisi nervosa. Anche se ora avevamo sceso le scale le persone potevano benissimo allungare il collo e assistere ad io che inveivo contro l’hawaiano bastardo.
-potresti lasciarmi l’orecchio? Ne avrei bisogno!- era ancora leggermente chinato e il suo orecchio era diventato tutto rosso per la mia presa. Lo lasciai andare, spingendolo contro uno scoglio e puntandogli l’indice contro.
-se tu non lasci May io…- incespicai nelle mie stesse parole, cercando la minaccia giusta –io dico tutto ad Harry, e poi sono cazzi tuoi! Oltre ad avere entrambi gli occhi ammaccati sarai sbattuto fuori dal resort a calci nel culo-
Ed ora ragioniamo.
Rise leggermente, guardando la presa che avevo sulla sua camicia di seta, piuttosto costosa per un semplice cameriere.
-no- obbiettò divertito, avvicinandosi più a me. Ma che stava facendo?! –sono cazzi di May, non miei. E poi non possono buttarmi fuori. Mio padre è il proprietario-
Ecco spiegato la grande suite al quinto piano, l’orologio costoso che aveva al polso e la camicia altrettanto cara.
-e sei un cameriere?- domandai seriamente perplessa.
Lui fece spallucce –o qui con mio padre a fare il cameriere o a Maui da mia mamma ad ammaestrare delfini-
Credo che i suoi siano divorziati.
-senti- dissi, ritornando al punto, in tono fermo –io non ho nessun’intenzione di mentire e parare il culo a te e May fingendo di essere la tua ragazza!-
Il ragazzo scosse la testa divertito –ti piace così tanto, eh?-
-di che stai parlando?!- sbottai, allontanandomi. Eravamo veramente troppo vicini.
-quel ragazzo col cespuglio in testa, Harold. L’ho notato. Quando hai detto di essere la mia ragazza eri arrabbiata, ma non perché l’hai detto, perché lui ti ha sentita e ti ha creduta. Con lo sguardo lo supplicavi di non farlo, ma lui ha seguito le tue parole-
All’improvviso sentii la sua mano, fredda e affusolata, sfiorare il tessuto del mio leggero vestito e posarsi sul mio fianco. Ma che cazzo sta facendo?
Posò entrambe le sue braccia sul mio punto vita e si posò sullo scoglio, avvicinandomi.
-ma che…- non riuscii a terminare la frase, le sue labbra già incombevano sulle mie.
-ci sono Harry e May dietro di noi, ma non ti girare. Segui me-
Rimasi rigida per qualche secondo e lui attese il mio consenso.
Non posso baciarlo! Ma se mi allontano May ed Harry capiranno tutto, ed io devo seguire il piano. Cosa devo fare?
Malaki scosse la testa leggermente e mi diede un flebile bacio a mezza luna, per poi allontanarmi e salire i gradini per andare a servire un tavolo che aspettava.
L’ho scampata, ma non mi voglio girare.
Lentamente voltai la testa.
Harry era a bocca aperta e May confusa.
-ehm…- sussurrai.
Styles lanciò una frecciatina a Malaki, che era in procinto di prendere delle ordinazioni e poi camminò a grandi passi verso di lui.
May ed io ci guardammo all’unisono e poi urlammo: -HARRY!-
Lui aveva i pugni chiusi, le braccia lunghe sui fianchi. Anche Louis e gli altri, appena indovinate le sue intenzioni, si alzarono rumorosamente dai loro posti e corsero verso di lui.
Styles prese Malaki per la maglietta e gli urlò in faccia: -cosa hai fatto? COGLIONE!-
Malaki lasciò cadere il suo vassoio a terra  e diede uno spintone ad Harry –non mi toccare!- sbottò.
Il pugno chiuso di quest’ultimo non si controllò più, andandosi a schiantare sullo zigomo del cameriere, il quale, tanta era la potenza del cazzotto, dovette voltarsi e andare a finire sul tavolo dietro di lui.
Malaki iniziò a sanguinare. Si rialzò e si scagliò su Styles, facendolo cadere e cascare sopra di lui.
Iniziarono a prendersi a gomitate. Si riunì un piccolo gruppo di spettatori attoniti, poi Louis e Niall intervennero, allontanando i due ragazzi.
-Harry- sbraitò Louis, cercando di tenere a bada il ragazzo che si agitava e inveiva contro l’altro –Harry, sta calmo cazzo!-
-io ti uccido!- gridò Styles a Malaki che era “imprigionato” nelle braccia di Niall.
L’hawaiano, sentite queste parole, iniziò a dibattersi sempre di più e finì per tirare un calcio a Horan, che lo mollò all’istante e si piegò su se stesso.
-che hai detto?- fece Malaki, gonfiando il petto –ripeti dai-
Liam, visto che Niall era kaput, allontanò Malaki da Harry.
-che cazzo ti è preso?!- spolmonai. Le lacrime premevano per uscirmi.
-stai zitta tu!- sbraitò Harry, rosso in viso non solo per la rabbia, il sangue gli colava dal naso e dal labbro inferiore –sei una puttana-
C-come mi ha chiamata?
Dischiusi le labbra, tremanti per lo sgomento e per la rabbia, e mi avvicinai al tavolo che avevo di fianco, afferrando una bottiglia di acqua, in vetro.
-e tu non hai capito NIENTE!- gliela sbattei in testa, facendola frantumare.
Forse Perrie non era l’unica ad essere impazzita.
A quel punto Harry, stranamente non crollato a terra dal dolore, si liberò dalla presa di Louis e se ne andò. May lo seguì a ruota.
Tutti i presenti mi guardarono stupefatta, poi Haven mi venne incontro.
-Lily stai bene?- mormorò, anche lei stupefatta del mio gesto.
-certo- sussurrai –vado a preparare la valigia-


CIAO BELLEE
SONO ANCHE OGGI IN RITARDO, COLPA MIA!
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA, FORSE ORA STA SALENDO ANCHE A VOI L'ISTINTO OMICIDA VERSO QUALCUNO AHAH, CHI PRENDETE DI MIRA?
MALAKI PER AVER BACIATO LILY?
LILY PER ESSERSI LASCIATA BACIARE?
HARRY PER AVER INIZIATO CON LE MAZZATE?
SECONDO ME IL COLPEVOLE E' MALAKI, INSOMMA, SE NON AVESSE FATTO CIO' CHE HA FATTO AD HARRY NON SAREBBERO GIRATE LE PALLE, VERO?
ANCHE SE LUI L'HA BACIATA, IN UN CERTO SENSO, PER PROTEGGERLA. GIUSTO?
VOI CHE DITE? CI TERREI VERAMENTE MOLTO SE MI LASCIASTE LA VOSTRA OPINIONE SUL CAPITOLO, E' MOLTO IMPORTANTE!
E POI L'ULTIMA FRASE DI LILY? 
"VADO A PREPARARE LA VALIGIA"
SECONDO VOI VUOLE DIRE CIO' CHE STATE PENSANDO?
CHE DITE A RIGUARDO?
PERO' LEI HA DETTO CIO' CHE HA DETTO PERCHE' HARRY L'HA CHIAMATA PUTTANA, ALTRA COSA ORRIBILE.
PENSATE CHE ABBIA FATTO BENE A CHIAMARLA COSI' O NO?
[FATEMELO SAPERE IN UN COMMENTO]
E L'IDEA DEL "SABOTARE"? ORA CHE LILY HA ALTRE INTENZIONI COSA SUCCEDERA' SECONDO VOI?
SINCERAMENTE NON SO PERCHE' HO MESSO QUESTO TITOLO, HO PENSATO CHE IL SASSO POSSA ESSERE LO SCOGLIO SUL QUALE MALAKI HA BACIATO LILY, CARTA IL FOGLIO DELLE IDEE DEI RAGAZZI, FORBICE IL PUGNO DI HARRY (?) CHE NE DITE?

ORA PASSIAMO AGLI OUTFIT
NE HO CREATI QUATTRO: UNO PER LILY, UNO PER HAVEN, UNO PER PERRIE (ECCENTRICA COME SEMPRE) E UNO PER CANDY.

LILY:



PERRIE:


HAVEN:


CANDY:


QUALE VI PIACE DI PIU'?


GRAZIE INFINITE PER TUTTE LE BELLISSIME RECENSIONI, GRAZIE A CHI HA INSERITO LA STORIA TRA SEGUITE/PREFERITE/RICORDATE E GRAZIE A CHI LEGGE E BASTA! x
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!

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@enough232

UN BACIONE X
 
ecco come sarebbe Perrie assassina :')

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Capitolo 17
*** Essere o non essere, questo è il dilemma ***



Sì, vado a prepararmi. Rinchiudo tutto in quello stupido bagaglio. I baci, quelli dati e quelli non, i rimpianti, le lacrime. Sbatto la porta e volo via.
Nota per me: se qualcuno mi chiede di andare alle Hawaii devo tirargli un calcio in faccia.
-la valigia?- ripetè Haven, incredula.
-hai sentito bene, la valigia. Io me ne vado, maledetta May è il suo stupido ego femminile. Non sarei mai dovuta venire. Lo sai che cosa starei facendo adesso?- spolmonai, rossa in viso –starei con un giornale in mano, sul divano del mio appartamento, bevendo una cioccolata calda e pensando a quanto fossero felici tutti quei fottuti innamorati la fuori. E qual è il risultato? Ora anche io sono fuori, ma non sono innamorata, né felice-
-Lily- fece Hav, per calmarmi –tu sei innamorata-
-certo- borbottai, grattandomi il sopracciglio sinistra –di un coglione-
-beh…-
-anzi no- mi corressi -lui non lo è, la cogliona qui sono io- scossi la testa e scesi i gradini.
-e adesso cosa vorresti fare?- sbottò Haven, sapendo che mi sarei girata a guardarla  -vorresti andare via? Fuggire dal dolore? Pensi che cosi si risolva qualcosa? Pensi che così si rimargini quella voragine che hai nel petto?-
-voglio svegliarmi da questo incubo- proferii impassibile.
-non ti credevo così- fece la mia amica scuotendo la testa –questa non è la vera Lily, questa Dixon molla. Sei diventata una mollacciona-
Mi stava provocando, sta cercando d’innescare dentro di me quella fiaccola di riscatto, la goccia che fa traboccare il vaso, ma non ha capito che so il suo gioco, e che sono stanca.
-va bene, sono diventata una mollacciona. Probabilmente domani mi crescerà una coda e mi usciranno anche le branche- dissi –c’est la vie-
-c’est la vie?- sibilò lei, rossa di rabbia. Ops, forse avevo esagerato –mi vuoi dire che Harry spacca tutto, May ha una crisi esistenziale, tutto il matrimonio sta andando a puttane, per colpa tua, e tu te n’esci con un “è la vita”?!-
-cosa cosa cosa?- la interruppi, furiosa –per colpa mia?! Haven, ma che stai dicendo? Ti ricordo che è stata idea vostra sabotare il matrimonio, io non c’entro niente-
-non abbiamo mica scelto noi di farti innamorare di Harry!- esclamò stizzita.
Ma che stava blaterando?
-io lo sapevo, Lily, ne ero certa. Dicevi di odiarlo, ti lamentavi di che razza di bamboccio fosse, ma alla prima occhiata gli sei caduta ai piedi, come hai fatto con Liam e l’australiano Garret-
Urlava, ed anche io stavo iniziando ad alzare la voce.
-su quale piano la stai mettendo?!- sbraitai –non mi sembra più questione di mollare-
-hai rovinato il loro matrimonio!- urlò Haven –l’hai rovinato-
Sono sicura di essere sbiancata. Lasciai cadere le mani sui fianchi, le fessure che avevo al posto degl’occhi presero fuoco. Chi era quella? Dov’è Haven?
-Lily…- sussurrò, rendendosi conto di aver esagerato  -non…non volevo dire quello, io…-
Le mie gambe parlarono per me. Scappando. Correvo sulla fredda sabbia, piangendo e scuotendo la testa.
Haven aveva ragione.
Quella Lily non c’era più, quella Lily era morta.
 
Ti prego, chiuditi! Su, un altro sforzo, manca poco, pochissimo.
-finalmente!- esclamai. Non ho mai capito come mai le valigie al ritorno non hanno la minima intenzione di chiudersi, volessero restare in vacanza? Ah no, preferirei lasciarle alle Hawaii piuttosto che rimanere.
Presi lo zaino e legai la giacca in vita, sistemando sul colletto della tshirt gli occhiali da sole.
Lo so, è notte, forse dovrò aspettare fino a domani mattina per salire sull’aereo, ma non m’importa. Voglio andare via.
Raggiunsi la reception a passo svelto, incespicando nei lacci svolazzanti delle Converse. Maledizione, per la fretta non avevo nemmeno fatto un fiocco degno di essere chiamato tale.
Mi piegai, borbottando cose incomprensibili, e mi allacciai decentemente le scarpe, facendo anche il doppio nodo.
Quando mi rimisi in piedi, con troppa foga, mi caddero a terra gli occhiali.
-che cazzo- mugugnai, stizzita. Feci per prenderli ma un’altra mano s’allungò verso di essi, sfiorando la mia. Che cos’era? Una scena da commedia romantica? Ne avevo veramente abbastanza di rosa e cuori per adesso, con tutta questa dolcezza potrei seriamente rischiare di prendere il diabete.
Con uno scatto tolsi i Rayban dalla mano di quello sconosciuto, del quale vidi il viso solo quando voltai la testa distrattamente dopo aver ripreso a camminare.
-volevo solo essere gentile!- protestò lui, alzando le braccia all’aria. Aveva un accento italiano, ma non gli diedi molta importanza.
Entrai nel grande edificio, infastidita dl triplo giro che dovetti fare con le porte girevoli. Non esistevano quelle normali?
Dietro al lussuoso bancone non c’erano persone, possibile che dormissero tutti? Certo, era l’una passata ma dovrebbe esserci qualche fattorino pronto a servirmi, ed ora avevo bisogno di molto aiuto, più “miracolo” lo chiamerei.
Suonai ripetutamente il campanellino, e solo dopo tre musichette di natale ed una de “i pirati dei caraibi”-adoro intonare canzoncine con qualsiasi cosa. Devo bussare alla porta? Suono “tanti auguri a te”, devo affiggere un chiodo? strimpello “ i sogni son desideri”- un Hawaiano piuttosto assonnato mi venne a servire, sbucando fuori da una porta su cui regnava la frase “accesso riservato allo staff”.
-buonasera signorina- borbottò, con la voce impastata di sonno –posso aiutarla?-
-sì- risposi, afferrando dalla busta dei documenti e delle banconote da cinquanta- devo partire-
Gli porsi i documenti.
Il receptionist sgranò gli occhi- partire?! M-ma, signorina, è l’una di notte passata, a quest’ora lei non…- ora gli porsi anche i cento dollari, che guardò accigliato –oh…ehm, mi faccia fare una telefonata-
Funziona sempre.
Vedevo l’hawaiano parlare al telefono e, tra uno sbadiglio ed un altro, lanciarmi qualche occhiatina fugace.
Mise giù la cornetta e afferrò i soldi, mettendoli sbrigativamente nella tasca interna della giacca elegante.
-il suo taxi sta arrivando- mi avvisò, controllando i documenti e scribacchiando i miei dati sul database del Mac nuovo di zecca sulla scrivania.
-perfetto- assentii.
Mi accomodai su uno dei tanti divanetti d’attesa e chiusi gli occhi.
Haven, com’ha potuto? Secondo lei sono veramente io la causa di quest’orribile matrimonio. Non sono stata mica io ad aver tradito Harry con un cameriere dell’hotel.
Oh, l’hai fatto invece.
L’ho fatto?
Le labbra di May non sono state le uniche a toccare quelle di Harry, in questo viaggio…
La mia coscienza si zittì all’istante, quando la voce di una ragazza che mi chiamava mi rimbombava nei timpani.
-Lily…- mormorò Haven, sedendosi accanto a me. Aveva il viso sfigurato dalle lacrime. Si era cambiata, ora indossava una tshirt tutta sgualcita e dei pantaloncini di cotone, ai piedi calzava dell’infradito –mi dispiace tantissimo-
Rimasi impassibile, fissando il vuoto davanti a me e cercando di non strappare il tessuto della maglietta che mi rigiravo freneticamente nelle mani.
-Lilian Grace Dixon- fece Haven, prendendomi per le spalle e facendomi voltare verso di lei.
Mi guardò negli occhi e le si accumularono di nuovo delle lacrime ai bordi –mi dispiace infinitamente- mi strinse a se, forse più per non lasciarmi scappare che per affetto.
No, non posso cedere. Non devo.
Il fattorino richiamò la mia attenzione con un colpo di tosse –ehm, signorina Dixon, il suo taxi è qui-
Mi staccai da Haven, che rimase sul divanetto, e, trattenendo le lacrime, afferrai le valigie e corsi verso la grande porta tenuta aperta dal fattorino.
-vuoi veramente andare via?- chiese Hav, riprendendo fermezza e scrutandomi.
-è quello che fanno le mollaccione, no? Dai agli sposi le felicitazioni da parte mia- mi sistemai lo zaino in spalla e scrutai la ragazza, pensierosa –e poi riferiscigli anche di andare a farsi fottere-
Detto questo sgattaiolai nel taxi, lasciando Haven a bocca aperta, ed indicai al guidatore la meta: aeroporto.
 
-fine della corsa, signorina- m’indicò il tassista, porgendomi la mano per prendere i soldi.
Gli diedi le banconote indicate sul cruscotto e ringraziai, acchiappando le valige e trascinandomi all’interno dell’aeroporto.
-perfetto- borbottai, vedendo la matassa di gente ammassata per fare il check-in.
 
Dopo un’ora abbondante avevo fatto tutte le procedure necessarie per potermi imbarcare, mancava solo l’arrivo dell’aereo.
-posso?- chiesi ad una coppietta che scherzava. I posti erano tutti pieni e la maggior parte delle persone erano sdraiate a terra.
-oui, oui- disse la ragazza spostando il suo borsone e sorridendomi.
-ehm…merci- qualche parola la sapevo dire anch’io in francese.
-parlez-vous français?- mi chiese il ragazzo, allungando il collo per vedermi meglio.
-non, je…- come si diceva? –je suis anglais-
-oh, siamo laureati in lingue- ammise la ragazza, finalmente parlando la mia lingua, con un accento francese marcato.
Era molto carina. I suoi capelli erano biondo cenere e gli occhi a mandorla azzurri. Era vestita semplice. Con una camicetta a scacchi e sotto una tshirt bianca, aveva degli shorts e un paio di ballerine.
Anche lui non era male, aveva i capelli lunghi sul collo e corvini, un po’ scompigliati. Indossava una maglietta grigia a maniche corte e dei bermuda colorati, ai piedi portava delle espadrillas.
-anche tu in vacanza alle Hawaii?- chiese lui.
-ehm, si. Viaggio di ritorno, anche voi?-
-si purtroppo. Honolulu è bellissima, queste isole sono paradisiache…- la ragazza mi allungò la mano –piacere, sono Aline, e lui è Xavier-
-sono Lily- risposi cortese, stringendo la mano prima ad Aline e poi a Xavier –ho sempre amato la Francia-
-oh, peccato che noi siamo del Belgio- sghignazzarono.
-oh be, bello anche quello. E poi a Bruxelles c’è il parlamento dell’Unione Europea, che meraviglia-
-ti piace l’economia?- chiese Xavier, incuriosita.
-sì, in verità sono un avvocato. Ho a che fare con cose del genere ventitré ore su ventiquattro, in pausa pranzo mi concentro a sbranare il sandwich-
Mi squillò il cellulare e controllai chi era. Haven, non volevo parlare con lei, perciò rifiutai la chiamata e ritornai alla conversazione con i francesini tanto simpatici.
Parlammo del più e del meno per un po’, però poi mi chiamarono di nuovo: era Liam. Forse a lui posso anche concedere qualche minuto.
-scusatemi un attimo- dissi, portandomi l’apparecchio all’orecchio –Liam? Che c’è?-
-Lily! Finalmente, ma cosa è successo? Haven mi ha detto che vuoi andare via-
-sono in aeroporto, Liam- tagliai corto.
-tu non puoi andare via!- esclamò lui. Dovetti allontanare il telefono dall’orecchio, per evitare di spaccarmi il timpano sinistro.
-sì invece. Mi dispiace, ma devo tornare alla mia vecchia e normale vita-
-ok- disse lui impassibile, sentii un brusio e poi dei clacson suonare–una curva e sono arrivato all'aeroporto-
-cosa?! No, Liam, rimani lì voglio tornare a…Liam?-
Perfetto, aveva chiuso.
-Aline, Xavier…io, io devo andare- farfugliai prendendo le mie cose.
-cos’è successo?- chiese la ragazza, drizzando la schiena.
Raccontai sbrigativamente la storia alla coppia.
-mon Dieu, gli americani sono così…complicati-
-puoi dirlo forte, Xavier- osservai, legandomi bene la giacca alla vita –ora mi nascondo in bagno-
Corsi verso la toilette più vicina e, portandomi a presso tutti i bagagli, mi ci addentrai.
Nemmeno il fetore proveniente dai bagni riuscì a fermarmi.
-non può portare le valigie qui!- mi rimproverò un’inserviente Hawaiana, che era in procinto di pulire un water. Non voglio dirvi cosa c’era sullo spazzolone.
-scusi signora, ma è questione di vita o di morte- risposi stizzita, sedendomi sul trolley.
-no!- protestò, avvicinandosi armata di spazzolone sporco –questa è questione di vita o di morte!- me lo sventolò in faccia.
-che schifo! Ma che fa?!-
Cercò di colpirmi con quell’ammasso di spatole puzzolenti e sudicie ma io la scansai, cadendo dritta col sedere a terra.
-okay, okay- mi arresi, alzando le braccia –ha vinto lei, ora vado via-
Presi le mie cose ed uscii dal bagno, imbattendomi contro la schiena di una persona.
-oh mi s…cazzo- iniziai a correre come una bambina, buttando all’aria le valigie troppo pesanti e scansando persone.
Liam mi rincorreva, saltando sopra i miei ostacoli e seguendo la via che avevo percorso.
Arrivai alla fine dell’immensa sala. Per inerzia mi catapultai su una delle colonne di cemento.
-Lily, calmati maledizione!- sbottò lui, ormai davanti a me –non sono mica un mostro-
-peggio!- sbottai –uno scagnozzo di Haven. Vi ho detto che non voglio tornare!-
-non comportarti da bambina, ti prego!-
Da bambina? Ero davvero così infantile? Certo, scappare davanti ad un mio amico non era di certo il massimo della maturità, ma mi hanno scocciato. Una persona può avere o no il libero arbitrio? Devono scegliere gli altri per me? No.
-ascoltami- continuò –quello che è successo sta sera è stato…ehm…-
-un motivo in più per andare via- puntualizzai.
-no. E’ stato romantico, una sceneggiata molto romantica- si sedette sulla poltroncina e lo seguii, confusa.
-romantico, Liam? Da quando in qua una rissa è romantica? Quello è stato infantile, stupido. Harry si è comportato come il vero bambino che è-
-bambino di cui tu sei innamorata- precisò, scrutandomi sornione –tu sai benissimo che non ti parlerà più se te ne andrai e neanche May non lo farà più-
-oh May- sospirai –beh, lei dovrebbe farsi confessare-
-anche tu, se vogliamo metterla su questo piano, ed Harry. In realtà tutti dovremmo andare a confessarci. Sai bene che non è questo il punto-
Scossi la testa, ma non dissi nulla. Aveva ragione, come al solito. Stavo girando intorno al punto principale: non volevo sentirli dire “lo voglio”. Sono una mollacciona, io mollo. Lascio le cose a metà. La verità è che non so guardare il dolore negli occhi. Non lo so sopportare.
-Haven mi ha detto che ho rovinato il loro matrimonio, che è stata tutta colpa mia- ammisi. Ecco, perché gli occhi presero a pizzicarmi?
Non piangere Lily m’imposi non devi piangere.
-ed ora perché stai piangendo?- Liam rilassò i muscoli e mi strinse nelle sue braccia, accarezzandomi i capelli –Haven avrà bevuto qualche bicchierino di più. E’ palese che non avrebbe voluto dire ciò, Lily, Harry ti ama, sei tu la donna della sua vita- mi scosse leggermente, ma io abbassai il capo.
Le lacrime m’impedivano di parlare, continuavo ad inzuppare la maglietta di Liam.
-i-io- singhiozzai –n-non ce la faccio. Io non lo voglio vedere sposarsi-
-lo so, lo so ma…-
Tutti i passeggeri diretti a New York City sono pregati di raggiungere il casello A6 per l’imbarco, grazie.
Mi staccai da Liam e recuperai le valigie –ci…ci vediamo a New York-
-Lily, io abito a Boston- mi rammentò, triste.
-oh…- Boston, era un po’ più sopra di New York, non ci si poteva di certo andare in bicicletta.
Lo abbracciai calorosamente –grazie di tutto-
-sei fantastica- rispose lui –se cambi idea, ricorda: il matrimonio è fra tre giorni-
Gli sorrisi malinconicamente –assicurati che andrà bene, mi dispiace-
Raggiunsi il casello d’imbarco e m’imbattei in Aline e Xavier, che si accingevano a prendere le loro valigie da terra.
-ragazzi- li salutai –è giunto il momento di salutarci, grazie mille della compagnia e spero di rivedervi, un giorno-
-vienici a trovare- m’incitò Xavier –viviamo in una casa di campagna dei dintorni di Mons-
-mi piacerebbe molto, magari potreste venire anche voi, un giorno a New York. Mi farebbe molto piacere-
Ci scambiammo i numeri di telefono e gli indirizzi email, ma poi la voce metallizzata di un’assistente mi ricordò che era giunto il momento di tornare a casa.
-ehm, Lily?- disse Aline, quando ormai mi ero voltata –ricordati che Honolulu non è poi così lontana da New York-
Le rivolsi un mezzo sorriso e percorsi il tunnel, che mi condusse direttamente in aereo.
Solo qualche ora e rivedrò il mio appartamento, Central Park e Mark Russell. Solo qualche ora e ritornerò alla solita, futile, noiosa normalità.



CIAO BELLEE
OK, SONO UNA COGLIONA. CI HO MESSO UNA VITA AD AGGIORNARE E GUARDATE COSA E' USCITO FUORI!
QUESTO CAPITOLO FA LETTERALMENTE PENA.
CIOE', NON SUCCEDE NULLA! 
SCUSATEMI INFINITAMENTE, NEL PROSSIMO CERCHERO' DI METTERE PIU' AZIONE E MENO SCENE LAGNOSE.
SPERO COMUNQUE CHE VI SIA PIACIUTO, LASCIATEMI UN COMMENTO (ANCHE NEGATIVO, NATURALMENTE)
GRAZIE INFINITAMENTE A CHI SEGUE "ANCORA TU" E A CHI RECENSISCE, SONO DIPENDENTE DEI VOSTRI SPLENDIDI COMMENTI.
ORA VI LASCIO UNA FOTO DI ALINE E XAVIER, VI PIACCIONO COME PERSONAGGI?

ALINE (WEMIMA WEST)             XAVIER (PIERRE BOULANGER)

SECONDO VOI COME SI E' COMPORTATA HAVEN? CI TERREI CHE ME LO SCRIVESSE IN UNA PICCOLA RECENSIONE:)
E LILY? SECONDO VOI COSA FARA'? E CHE NE DITE DELLA FRASE FINALE DI ALINE? 

GRAZIE INFINITE DI TUTTO! 
P.S. VI ANDREBBE DI PASSARE AD UNA MIA PICCOLA FLASHFIC? ECCO IL LINK : 
FLASHFIC
UN BACIONE X
 

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Capitolo 18
*** La corsa. ***


-sono diciotto in tutto-
Posai le banconote sul sedile posteriore e ringraziai il tassista per la corsa. Quel giorno a New York la temperatura radeva i venti gradi, fatto scioccante perché dopo un lungo inverno come questo i cittadini non sapevano più di cosa odorasse la primavera. Io no, però, alle Hawaii i venti gradi nemmeno a gennaio ci sono!
Inserii le chiavi nella toppa e girai, facendole tintinnare e sbattere contro il legno della porta. Il sordo rumore dell’antifurto mi ricordò che non era più come nel bungalow, e che per i comini mortali esisteva ancora l’allarme.
-qual era il codice?- borbottai –ah si, 3304-
Disinstallai l’antifurto e mi catapultai in cucina, per versarmi un rinfrescante bicchiere di soda.
Stappai la bottiglia e misi il contenuto in un bicchiere. In quel squillò il cellulare. Non controllai neppure chi era, risposi e basta.
-pronto?- tenni in equilibro il telefono tra l’orecchio e la clavicola, afferrando un pacco di patatine fritte e buttandomi sul divano. Era tardi per andare a lavoro ormai, erano tutti in pausa pranzo e non mi andava di fare il turno pomeridiano. Meglio stare a casa e autocommiserarsi sulle giornate passate.
-ma che credevi di fare?- dall’altro capo della cornetta una vocina imperterrita civettava queste parole. Ora anche Perrie ci si metteva? –tu non puoi nemmeno immaginare in quanti cazzo di guai ci hai messo!-
-sul serio?- dissi, non ascoltandola e accendendo la tv –wow-
-niente “wow” Lily, basta scherzare cazzo!- un’altra voce risuonò nella cornetta, era maschile –ma sei coglione? Ho detto mirtilli, non mango! E poi voglio più ghiaccio, non vedi quanto caldo fa?! Vai!-
-Perrie?- feci, perplessa.
-parlavo col cameriere- sospirò –le persone non riescono più nemmeno a distinguere la frutta. Comunque sia, tu non puoi veramente capire che sta succedendo-
-No!- sbottai –hai ragione Perrie, non posso capirlo. E sai perché? Perché non sono più lì ormai, lo vuoi capire? Sono a New York, a casa mia. Ora basta. Cancella il mio numero, se è necessario fatelo tutti. Non voglio più saperne niente! E se questo è un addio mi dispiace, ma non mi fate avere altra scelta- attaccai e schiantai il cellulare sull’altro divano.
Possibile che è così difficile comprendere? Io sono stufa di questa stupida storia. Non c’è futuro per me ed Harry, e non ci sarà mai. Forse lo vorrei, anzi sicuramente! Sì, lo voglio dannatamente. Voglio le sue mani, le sue labbra. Il suo amore, cazzo! Lo amo, e voglio passare il resto della mia vita assieme a lui.
-oh cazzo- sussurrai –io amo Harry!-
Oh no! No no no, non può essere. Non è possibile!
Il mio piano! Il mio perfetto piano è andato in frantumi, mi sono innamorata di lui.
E l’hai scoperto troppo tardi.
Grazie miss sottuttoio, ma non avevo proprio bisogno del tuo parere!
Devo fare qualcosa!  Non posso stare qui imbambolata con briciole di patatine sulle labbra.
Chiamai subito Haven, fa niente che siamo arrabbiate. Lei è l’unica che mi può aiutare, non mi fido di Perrie.
Mi rispose dopo due squilli –bene bene, la mollacciona si fa finalmente sentire. Più contenta nella sua casa? Signora semollostomeglio?-
-stai zitta, Haven. C’è un problema. Un grosso problema!-
-fammi indovinare: hai finito il gelato e non sai su cosa compensare la tua tristezza?-
-non essere sciocca!- la rimproverai –ho con me le patatine. E’ un problema molto più grave! Io amo Harry! Devi dirglielo, devo dirglielo. I-io…-
-Lily- m’interruppe, lasciando perdere il sarcasmo –è tutto cambiato. Harry ha anticipato le nozze, si faranno questa sera. Tu per lui sei un capitolo chiuso-
-cosa?!- spolmonai in preda al panico. Ecco cosa voleva dirmi Perrie. –devo tornare lì! A che ora è il matrimonio?-
-si farà alle otto, la cerimonia è sulla spiaggia e si festeggerà questa notte. Lily…- disse.
-cosa?- cercai di aprire la valigia per prendere qualche indumento, ma la cerniera si era bloccata. Imprecai a bassa voce, tirando un calcio a quell’innocente bagaglio, e presi la borsa, sbattendomi la porta alle spalle. Oh-oh, le chiavi erano dentro casa. Perfetto, mi ero anche chiusa fuori!
-corri!- fece.
Richiusi la cornetta e andai verso la macchina.
-peccato che le chiavi stanno in casa!- borbottai, allontanandomi dallo sportello.
Grazie a Dio avevo preso almeno il portafoglio, un taxi non me lo levava nessuno.
Mi avvicinai a passo svelto verso al parcheggio dei tassì, controllando l’orario: era l’una. Posso ancora farcela!
Vidi che l’ultimo guidatori raggiungere gli altri in uno Starbucks proprio lì davanti.
-no no!- dissi implorante –la prego, devo andare all’aeroporto!-
Lui fece di no con la mano –non vede che ora è?- disse con un marcato accento brasiliano –è l’ora del caffè! Vada con la metropolitana-
Uhm, bella trovata!
Raggiunsi correndo la stazione più vicina- a circa due isolati da dove mi trovavo- e mi accinsi a scendere le scale, ma un cartello con scritto “lavori in corso” mi bloccò la strada.
-VAFFANCULO!- urlai a pieni polmoni.
Due o tre gruppetti di persone si girarono a guardarmi. Una vecchietta addirittura mi disse “l’ha lasciata il fidanzato? E’ dura la vita eh!”. Sembravo veramente così disperata?
Attraversai la strada senza guardare e mi piombò nelle orecchie il sordo rumore di un clacson e delle ruote sgommare. Ops. Se muoio Haven mi uccide!
Un uomo sui sessanta, con i capelli brizzolati e l’aria formale, scese dalla macchina. Lo riconobbi solo quando mi fece quel suo solito sorriso affranto, quasi a dire “che ci vuoi fare?”. Era il dottor. Benson.
-mia cara Lily!- mi salutò, come se avesse dimenticato che mi sono quasi stampagnata sulla sua costosissima Citroen –come stai? Passata la gamba?-
-bene dottore- farfugliai guardando l’orologio al polso. Il tempo scorreva ed io ero ancora di fronte casa mia! –se non le spiace, io dovrei andare all’aeroporto…-
-oh benissimo!- disse, genite –anch’io, vuole…- m’indicò il posto del passeggero.
Non ci pensai due volte ad accettare il passaggio.
-grazie ancora- dissi, quando ormai eravamo per strada –mi sono chiusa fuori casa e ho dimenticato le chiavi della macchina dentro, il passaggio per la metro più vicino è chiuso per lavori e nessun tassista è disponibile all’ora di pranzo! Non è proprio la mia giornata….se non me ne fossi andata- l’ultima frase potevo evitare di dirla ad alta voce.
Mi sorrise benevolo, tenendo d’occhio la strada –hai un biglietto?-
Scossi la testa –ho deciso all’improvviso di partire-
-voglia di viaggiare?- chiese lui. Penso che fosse in vena di chiacchierare.
Con la coda dell’occhio vidi un portabiti di tessuto che conteneva un completo elegante, adatto ad una conferenza di lavoro od una cerimonia.
-non direi. Un imprevisto, in realtà. Sa quando ha finalmente capito la cosa giusta da fare ma ha ormai troppo poco tempo per farla?-
Mi guardò perplesso, poi la sua fronte rugosa si addolcì. –ti capisco perfettamente, è successo tante volte anche a me. La maggior parte di queste non sono riuscito a fare ciò che ho capito fosse giusto-
Ah.
-non mi incoraggia molto- precisai, frustrata.
-ma- aggiunse, avvicinandosi e guardandomi beffardo –è andata molto meglio di quanto pensavo, le volte che ho sbagliato. Da un errore, un ritardo, può fiorire la cosa più bella che si possa desiderare-
-non nel mio caso- ribattei –glielo garantisco-
Svoltò a destra e continuò sulla superstrada a velocità costante. Era un ottimo guidatore. Teneva sempre gli occhi sulla strada, non eccedendo né in eccesso e né in difetto sulla velocita.
-ah, allora ho capito- sospirò –c’è di mezzo l’amour-
-lo dice come se fosse una cosa bella- sussurrai.
Ora May forse starà guardando e riguardando il suo vestito, sistemando i capelli o bevendo whisky per lo stress pre-matrimoniale.
-l’amore è sempre una cosa bella- sulla sua fronte si formò una grinza quando vide la mia occhiata di disappunto –non è così, forse?-
-non per me. Il problema è che il mio grande amore sta per donare il cuore a qualcun altro-
Ci pensò su –stai parlando di quel tipetto che ti ha accompagnato in ospedale quando ti feci mordere da un cane?-
Io continuai a dargli del lei e lui del tu a me.
-oh Liam, no lui non c’entra-
Dopo di questo non disse nulla, forse non voleva premere un po’ troppo sull’argomento o forse non gli interessava.
Arrivammo in aeroporto circa mezz’ora dopo.
-penso che le nostre strade si dividano adesso- dissi una volta entrati –grazie mille di tutto, me la caverò da sola-
-è stato un piacere, cara! Qual è la sua meta?-
-Ewa Beach, Hawaii. Spero di non dover aspettar mol…- non mi fece finire.
-io anche devo andare lì- controllò il suo orologio –ho già fatto il check-in online, perciò dovrei andare direttamente all’imbarco, però penso che ci sia abbastanza tempo per fare un altro biglietto. Su andiamo!-
Parlammo con un’assistente che mi diede il consenso di fare un biglietto. Appena aprii il portafoglio notai che non avevo abbastanza soldi e non avevo ricaricato il bancomat. Iniziai ad agitarmi. Di questo passo non ce la farò mai.
-non ho abbastanza soldi!- decretai quasi con le lacrime agli occhi –devo ritornare a casa-
L’hostess mi guardò dispiaciuta e si strinse nelle spalle, il signor Benson invece scosse la testa tirando fuori dal suo borsellino i soldi necessari per il biglietto.
-dottore, non le farò pagare il biglietto! Ha già fatto abbastanza per me-
Ormai era troppo tardi per le lamentele, perché Benson mi porgeva già il pezzo di carta.
-io…-
-mi basterebbe un “grazie”-
Annuii –la ringrazio infinitamente-
-bene, ora andiamo-
Il dottore nascondeva qualcosa, me lo sento…
Circa un’ora dopo il nostro aereo aveva appena lasciato la pista e, grazie al cielo, io ero dentro.
Al signor Benson squillò il telefono –sì?- rispose accigliato.
Si sentì borbottare qualcuno all’altro capo della cornetta e il dottore roteò gli occhi –sono in aereo ora, sarò lì il prima possibile. Ti ho detto che arriverò lì per le otto e mezza.
COME? Le otto e mezza? No! Loro a quell’ora si staranno scambiando le fedi. Il prete avrà già detto la frase “chi ha qualcosa in contrario parli ora o taccia per sempre” E’ tutto sbagliato!
Iniziai di nuovo ad agitarmi.
Benson mi vide preoccupare e con una scusa agganciò il cellulare –cosa succede? Paura di volare? Crisi epilettica?-
-no no- cercai di calmarmi e di calmarlo –è tutto okay, solo…ho sentito che arriveremo lì alle otto e mezza e non riuscirò a fare ciò che devo-
-oh, se è per questo non preoccuparti! Non penso che mezz’ora di ritardo faranno male a nessuno-
A me si pensai.
Trascorremmo il volo zitti, lui giocava alle parole crociate e io mi mangiucchiavo le cuticole o giocherellavo con delle ciocche di capelli.
-sai, cara- disse di punto in bianco il dottore, scrutandomi –che rigirarsi i capelli nelle mani è un segno di insicurezza? Fossi in te non lo farei, è un brutto vizio-
Che strano, le stesse cose che aveva detto Harry a me. Ricordo precisamente l’avvenuto. Eravamo sullo yacht per tornare in albergo dal paracadutismo e commentò questo mio modo di fare di punto in bianco, proprio come il signor Benson.
-lo so, ma non ci posso fare niente- feci spallucce –è come un antistress per me-
Anche se molto “anti” non si stava rivelando in quel momento.
Passai sei ore e venticinque minuti esatti in completa ansia. Non attesi nemmeno che scendesse il dottor Benson dall’aereo, quando finalmente arrivammo, non badai a commensali, non ne avevo il tempo. Lo ringraziai sbrigativamente e gli promisi che un giorno, tornati a New York, gli avrei offerto un caffè per ripagargli questa piaga. Lo so, lo so, può sembrare davvero egoista e tirchio un misero caffè, ma quando si ha la testa da tutt’altra parte non è molto facile pensare.
Volai sulla navetta più vicina e mi diressi verso l’hotel, un’altra volta.
 
Sette e cinquanta.
Mancano dieci minuti! Ed io sono ancora in questo stupido pulmino, appiccicata ad un texano con le ascelle puzzolenti, che mi concede la magnifica vista dei suoi peli ascellari unti e arricciati. Perlopiù dall’altra parte c’era una vecchietta che mi tirava sempre il bastone in faccia quando svoltavamo a destra o sinistra.
Avrei voluto scoppiare, o meglio, far scoppiare ascelle puzzolenti e la lancia bastoni.
Appena le porte si aprirono tirai una gomitata all’omone grasso e puzzolente che si scagliò, per sbaglio, contro la vecchietta e la fece ruzzolare a terra.
Mi sentii molto colpevole in quel momento, ma non mi preoccupai di aiutarla a rialzarsi. In fin dei conti non è colpa mia se è così instabile.
-vieni qui! Stupida ragazzina, aiutami a rialzarmi!- la vecchietta alzò in aria il suo bastone come per protesta.
-a cuccia nonna!- risposi stizzita cercando un taxi libero. La navetta ci aveva tirato fuori dal caos dell’aeroporto, ma non era un pulmino del mio hotel, perciò non ci scortava direttamente nel resort. Adesso eravamo all’imbocco delle grandi strade che si biforcavano per tutta l’isola. Più avanti c’erano spiazzi per pulmini privati di alberghi e B&B, a sinistra altri parcheggi dell’aeroporto e se voltavo lo sguardo alle mie spalle notavo la gigantesca distesa di Oceano Pacifico, macchiato da varie navi da crociere. Era quasi il crepuscolo. Il cielo si era screziato di rosso e il sole si poteva finalmente vedere negli occhi, caldo e dalle sfumature aranciate.
Se non fossi stata così occupata ad impedire un matrimonio di svolgersi sarei rimasta anche qualche minuto di più a guardare il panorama.
Intercettai un gruppetto di macchine gialle e le raggiunsi in fretta, controllando negli specchietti se non c’erano già altri passeggieri intenti a descrivere la meta. Pochi erano liberi. Aprii la portiera di un taxi e sospirai vedendo il grazioso hawaiano sorridermi cordialmente. Mi sedetti al posto del passeggero.
-dove andiamo, signorina?-
-al resort The Modern Honolulu, non so se…- fui frenata dall’acceleratore che segnò la partenza di quella pericolosa corsa. Sbattei la testa sul sedile e misi subito la cintura. Va bene che era tardi e che dovevo raggiungere Harry in fretta, ma rinunciare alla mia vita mi sembrava esagerato.
-può…può andare più piano?- farfugliai col cuore a mille –il tachimetro si sta ribellando-
Il guidatore non mi rispose. Non era mica sordo? Vero? Impossibile, aveva risposto quando gli avevo indicato la meta.
Cercai di calmarmi e di “godermi” il tragitto, magari pensando a cosa potrei dire ad Harry una volta di fronte a lui, sempre che per il mio arrivo non sarà già in camera a fare bunga-bunga con May la traditrice.
Dopo dieci minuti di inaspettate curve o pericolose accelerazioni il tassista si fermò, sbuffando.
Alzai gli occhi –oh porca…- sapete quando nei film il ragazzo capisce il disastro che ha fatto e vuole riparare? Era quello che tentavo di fare. E sapete quando c’è una marea di macchine ferme davanti ai tuoi occhi suonando il clacson ed imprecando in hawaiano che la coda si muovesse? Era quello che c’era davanti ai miei occhi.
Solo i motorini riuscivano a crearsi un varco in tutto questo stramaledettissimo traffico.
-cammina!- intimai al tassista, che si presentò col nome di Halì.
-come posso fare? Non vede il traffico?-
-No- sibilai a denti stretti, stringendo i pugni –vedo solo questo sulla sua faccia se non cammina-
Scosse la testa e sospirò –succede sempre, qui a Honolulu, bisogna aspettare-
Ma io non posso aspettare!
Aprii di corsa la portiera e ringraziai comunque Halì, cercando di raggiungere il marciapiede.
Al margine della strada c’era un fattorino di pizze a domicilio, in sella al suo motorino, con dietro una cesta piena di pizze calde.
-non posso credere che sto per farlo- borbottai a me stessa.
-ehm, ciao!- dissi al fattorino, che alzò il capo dal suo cellulare –parli la mia lingua?-
-sì- rispose –alle Hawaii si parla la tua stessa lingua, americana-
Mi sentii sprofondare dall’imbarazzo! –certo, lo sapevo- farfugliai –mi serve il tuo aiuto. Conosci l’hotel The Modern Honolulu?-
-si- rispose. Wow, di poche parole il ragazzo.
-bene. Mi devi portare lì- tirai fuori dalla tasca qualche dollaro e glielo sventolai in faccia.
Guardò le banconote accigliato e ridacchiò –mi dispiace, non accetto biglietti del cinema-
Ma cosa…? Guardai il foglietto: era proprio un ticket per il cinema, di tre settimane fa. Come poteva stare ancora nella tasca dei jeans?
Gli porsi una vera banconota da venti dollari ma vidi la sua faccia non convinta.
-e va bene!- borbottai, tirando un po’ il tiro –ma non niente di più!-
-salta su- m’incitò, indicandomi la cassa delle pizze.
-ehm…- adesso ero io quella titubante –non mi scotterò il sedere, vero?-
-non ti preoccupare, si sono freddate-
Salii sulla cesta e, non sapendo dove aggrapparmi, distesi le braccia lungo i fianchi, pregando di non cadere.
Mi porse un casco. Oddio, io questo coso non lo indosso.
-non è che hai qualcosa di…- esitai –meno appariscente?-
Insomma, girare per strada con indosso un casco giallo con una cresta da gallo e tutte le piume svolazzanti non era il massimo dell’eleganza. Mise anche lui un casco simile e mi guardò divertito, scuotendo la testa.
-no eh?- insinuai –e va bene-
-penso che dovresti tenerti- disse poi, mettendo le mie mani attorno la sua vita –sta tranquilla, non voglio stuprarti o nulla del genere, mi hai pagato!-
Accese il motorino e partimmo in direzione dell’hotel.
In quel momento non mi sentivo molto Chanel n.5, ma più ordinazione n.5.
Controllai l’ora: erano le otto. Spero solo che May abbia un collasso pre-matrimoniale, che si strozzi col whisky o che qualcuno la soffochi col velo del vestito. Deve entrare in ritardo in chiesa, altrimenti dovrò ricorrere al piano B. Fino ad ora avevo pensato a parlare ad Harry in privato, ma se arrivo in ritardo dovrò fermare il matrimonio. Mi sbaglio, forse?

Ehi, ma non ho pagato il tassista!



CIAO BELLEE
E' LA TERZA VOLTA OGGI CHE CERCO DI POSTARE QUESTO CAPITOLO, ED E' LA TERZA VOLTA CHE SCRIVO QUESTO SPAZIO DI AUTRICE.
POTRESTE CAPIRE CHE HO I VERVI A FIOR DI PELLE! AHAHAH MAMMA MIA! 
SARO' BREVISSIMA!
FINALMENTE LILY CAPISCE COSA DESIDERA IL SUO CUORE, E NON LA SUA MENTE. COMPRENDE CHE IL DETTO "SE LO AMI LASCIALO ANDARE" ( E' COSI', GIUSTO?) FA SOLO DIVENTARE GELATO-DIPENDENTI, E CHE BISOGNA LOTTARE PER IL PROPRIO AMORE! NON LASCIARSELO SFUGGIRE. MA LEI RIUSCIRA' A RIACCHIAPPARE HARRY?
VI PROPONGO UNA COSA: CHE NE DITE SE, IN UNA RECENSIONE, MI SCRIVETE, SECONDO VOI, COME SI SVOLGERA' IL SECONDO CAPITOLO? 
VORREI SAPERE CHE IDEA VI SIETE FATTE DELLA STORIA :)
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA, CI HO MESSO UN PO' A SCRIVERLO E SONO SODDISFATTA DEL RISULTATO. VOI?
NATURALMENTE, COME IMMAGINAVO, QUESTO SPAZIO D'AUTRICE E' STATO LUNGO COME TUTTI GLI ALTRI. 
GRAZIE INFINITE A CHI HA INSERITO QUESTA STORIA NELLE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE, GRAZIE A CHI RECENSISCE E A CHI LEGGE E BASTA!
 SENZA DI VOI NON SAREI MAI ARRIVATA FIN QUI! VI SONO IMMENSAMENTE GRATA^^
CHE NE DITE DEL FATTORINO SENZA NOME? (QUELLO CHE RIPORTA LILY ALL'HOTEL, FORSE. CHI LO SA? PUO' SUCCEDERE DI TUTTO!)
SCRIVETEMELO IN UN COMMENTO **

UN BACIONE A TUTTE X

P.S. HO AGGIORNATO, UN PAIO DI GIORNI FA, ANCHE LA MIA ALTRA FANFICTION "THROUGH THE DARK", PER QUELLE CHE LA SEGUONO. CHE NE DITE DI PASSARE? HO NOTATO CHE IL CAPITOLO NON E' PIACIUTO MOLTO, SPERO CHE NON SUCCEDERA' ANCHE CON QUESTO CAPITOLO DI "ANCORA TU"!
P.P.S. SCUSATE PER EVENTUALI ERRORI, NON MI ANDAVA DI RILEGGERE LO SCRITTO PER LA TERZA VOLTA :')

ADESSO MI DILEGUO SUL SERIO, UN BACIO X




 

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Capitolo 19
*** Non è mai tardi per ricominciare ***





Non penso che Harry abbia più voglia di vedermi, tantomeno di parlarmi. Ma come si può fare? Devo lottare per il mio amore, prendere a calci qualcuno per ottenere ciò che voglio, anche se mi sembra che ora quella presa a calci sono solo io.
Mia madre mi diceva sempre “sii forte, sii rumorosa, sii coraggiosa”, era un po' il suo motto, in realtà lo disse per la prima volta quando incontrò mio padre. Per lei era una sfida, una sfida che bisognava vincere in modo altezzoso. Mio padre era un tipo molto difficile, un po' come Harry. Sempre sulle sue, lunatico, fanatico del baseball.
Mi portava sempre con lui alle partite, ogni match comprava un cappellino con l'icona della sua squadra del cuore. Non mi sono mai piaciuti quei brutti cappelli, per non parlare poi di quella orribile visiera che avevano! Lui mi costringeva ad  indossarli e, stranamente, io lo facevo sempre. Forse per paura di farlo arrabbiare, non ne ho idea. Però ho sempre cercato di non deluderlo, mai, nemmeno una volta. Ero troppo legata a lui, era il mio eroe e mia madre la mia eroina. Per quel poco che mi hanno detto sulla vita, sull'amore e su me stessa, ho cercato e cerco ancora ora di assorbire ogni singola parola, tutto ciò che mi resta. Perchè è solo quello che mi rimane dei miei genitori: i ricordi.
Quanto vorrei che fossero qui con me. Mi darebbero un consiglio, mi aiuterebbero ad andare avanti. Forse mia madre mi ricorderebbe di che donna forte sono e mio padre mi farebbe  indossare i suoi calzini fortunati per tre notti.
Meglio scacciare dalla mente questi fiochi pensieri, altrimenti entro di nuovo in depressione. Ah già, non sapete tutta la mia storia.
L'anno in cui sono morti i miei io l'ho passato chiusa in casa. Uscivo solo per fare la spesa. Tutti potevano pensare che fossi morta anch'io, e molti o facevano. Una mia vecchia amica, dopo essermi ripresa, m'incontrò al cinema e quando mi vide sbiancò. “ma tu non eri nella tomba?” mi chiese scioccata.
Non potevo darle torto. Mi ero fatta la tomba a casa, ero diventata scheletrica. La cosa divertente era che ciò che compravo lo rinchiudevo in cucina finchè non emanava un odore stomachevole.
Andai avanti così per un anno. Poi, un giorno, svenii. L'anoressia era normale per me ormai, ma il mio organismo non reggeva più e perciò si ribellò. Fui ricoverata in ospedale ed è lì che incontrai per la prima volta Haven.
Anche lei ancora ragazza a quel tempo faceva la volontaria in ospedale, per pagarsi il campus universitario, e mi aiutò a rimettermi.
Era l'unica che mi parlava, che era davvero vicina a me. Sembrava quasi comprendere cosa provavo. E' stata la mia ancora di salvezza, senza di lei forse starei ancora in ospedale.
Quando iniziai a stare e lei accumulò un po' di soldi, ci comprammo degli appartamenti a New York e iniziammo a lavorare.
Veniva ogni sera da me, guardavamo film o mi faceva leggere i suoi primi articoli. Era felice che mi stessi rimettendo, ed io ero felice che lei fosse accanto a me.
E’ una vera amica, non so dove sarei adesso se lei non ci fosse stata.

Controllai l’orologio: otto meno cinque.
Ed io sono ancora in autostrada.
E se rinunciassi? Se lo lasciassi andare, come lui ha fatto con me tanto tempo fa? Stoppassi l’autista, gli facessi fare retromarcia. Forse asciugherei la mia lacrima di coccodrillo e la macchia scomparirà.
-fermati- ordinai al fattorino, senza pensarci –accosta qui, per favore-
Lui, un po’ confuso, mise le quattro frecce e accostò sul ciglio della strada. Si girò e mi guardò. –tutto bene? Non eri in ritardo?-
Scossi la testa, mi veniva da piangere –e se non mi volesse più?-
Il fattorino guardò le macchine passare e poi sorrise amaramente, strizzando gli occhi per il sole –se non lo raggiungi non lo scoprirai mai-
Sospirai e risi, però non ero affatto felice.
-non ti conosco nemmeno- disse –ma so cosa stai provando-
-oh- ribattei –fidati, non lo sai-
-no, fidati tu. Quando sono partito da Maui a Honolulu ho dovuto lasciare la mia ragazza. Per un po’ di tempo ci siamo sentiti, ma non potevamo continuare così. Abbiamo perso i contatti, io però non l’ho mai dimenticata. Tre anni dopo la rincontrai, camminava dall’altra parte della strada col suo fidanzato. Erano così felici, mano nella mano, ed io ero con una scatola di pizza in mano con la bocca spalancata e la mano in sospeso a qualche centimetro dal campanello di una porta- imitò la scena per rallegrare la situazione –una voce dentro di me diceva di correrle dietro e baciarla, avevo ben tre minuti a disposizione, prima che lei e l’imbecille al suo fianco svoltassero l’angolo-
Capii già come andò a finire la storia.
-non fare il mio stesso errore- mi consigliò –frattura e slogatura non sono la stessa cosa-
Guardai l’orizzonte oltre la strada, ormai buio. Frattura e slogatura non sono la stessa cosa.
A nove anni ebbi una slogatura, non una frattura.
-parti!- annunciai dando al ragazzo uno scappellotto sulla spalla, per incitarlo ad essere più svelto –veloce! Metti in moto!-
Ripartimmo in direzione del resort.
-però- esclamò il fattorino, per contrastare il vento che veniva contro di noi- che ragazza indecisa-
-già!- ammisi –dovresti vedermi a lavoro! Ma, chissà perché, alla fine vinco tutte le cause-
 
Nove. Un’altra ora è passata, e il mio sedere penso che sia diventato una gigantesca rientranza per tutte le buche che abbiamo preso.
-quanto manca?- chiesi.
-siamo quasi arrivati-
 
Nove e venti.
No, non eravamo quasi arrivati.
-quanto manca?- domandai stizzita, ancora una volta.
-manca una curva e ci siamo- disse, mortificato.
Svoltò a sinistra e riconobbi l’entrata dell’hotel.
Mi catapultai giù dal motorino e corsi verso il cancello aperto, ancora con il casco in testa.
-ehi! Il mio casco!- urlò il ragazzo. Non notava che ero un po’ impegnata al momento?
Sorpassai i giardini dei bungalow e arrivai fino la piscina, dove giravano turisti e camerieri con cocktail in mano.
-dove si trova il matrimonio di Harry Styles e May Turner?- domandai a una cameriera.
-è…- esito –in…in spiaggia credo. Ma…- non la feci finire di parlare.
Il tragitto fino alla spiaggia era parecchio lungo. Avrei dovuto superare tre blocchi di bungalow. Meglio iniziare a correre.
Scansavo persone e camerieri, fino a quando vidi un golf Cart parcheggiato proprio all’entrata del campo da golf. Non ci pensai due volte. 
Fortunatamente le chiavi erano nel veicolo. Accesi e partii.
Appena arrivai in prossimità della spiaggia saltai giù dalla macchina e raggiunsi il padiglione allestito per il matrimonio.
C’era un lungo tappeto di fiori sulla riva, con dei veli bianchi che ornavano l’andatura e delle sedie agghindate di fiori. L’altare era bianco e la seta svolazzava per la leggera brezza. Vidi gli ultimi invitati dirigersi verso un tendone bianco, di seta probabilmente, dal quale proveniva un profumino davvero allettante. Quella tenda dovrebbe essere lo spazio ricevimenti.
Corsi verso due ragazza sulla trentina, probabilmente colleghe della sposa, e le fermai.
-scusatemi!- esclamai –dove sono gli sposi?-
Le due si guardarono complici e poi risero allegramente, come se avessero Paperino che balla l’hula di fronte a loro.
-probabilmente no…- borbottai allontanandomi. Non volevo perdere tempo con delle ochette sbronze.
Arrancai, stanca e sudata, fino all’entrata della grande tenda. Oltre al filo rosso di velluto riuscivo a vedere tavoli e buffet. Ma non c’era nessuno dentro.
Cercai disperatamente Harry con lo sguardo, ma purtroppo non vidi niente. Vedevo gruppetti di ragazzi camminare sconcertati sulla sabbia, come se fosse successo qualcosa d’insolito. Cosa stava succedendo? Forse Harry e May, dopo la cerimonia, sono scappati mano nella mano nella loro stanza a fare yuppi-yuppi, o probabilmente sono andati a fare un bagno e uno squalo si è mangiato la ragazza, quello si che sarebbe fantastico!
Fatto sta che le poche persone che erano rimaste sulla spiaggia si mettevano le mani nei capelli, scuotevano la testa o si preparavano per andare via.
Provai a chiamare Haven. Uno, due, tre squilli. Nulla. Non rispondeva. Tentai con Liam e Louis, lo stesso.
C’è stato uno sterminio da parte degli alieni?
Feci il giro della spiaggia, ormai deserta, e poi decisi che non potevo più fare nulla.
Andai verso la piscina e decisi di prendermi un drink: è la cosa migliore da fare quando si è così confusi.
Ordinai una vodka e mi sedetti su uno dei divanetti. Presi il cellulare e feci scorrere la lista dei contatti fino al numero di Harry. Dovevo chiamarlo? Sì, devo chiamarlo.
Senza pensarci due volte feci partire la chiamata e mi portai il cellulare all’orecchio…
-ciao!-
Sobbalzai –oh mio dio, Harry! Scusami, i-io…-
-stai parlando con la mia segreteria telefonica! Se non rispondo vuol dire che ho di meglio da fare, lasciami un messaggio in segreteria dopo il bip o riprova più tardi!-
La voce registrata del ragazzo mi penetrò nelle orecchie. Era dalla sera prima che non lo vedevo né sentivo e la sua voce mi manca di già.
Non posso lasciarlo andare così.
Iniziavo a sudare e gli occhi diventarono rossi in pochi secondi. Una profondissima sensazione di angoscia mi divorò. Mi sentivo persa, sono persa senza di lui.
Iniziai a piangere, mi cadde a terra il bicchiere di vodka, frantumandosi in mille pezzi, ma ci feci minimamente caso.
L’ho perso, l’ho perso per sempre e non posso fare niente per riprenderlo.
Tra i singhiozzi ricomposi il numero. Sempre la segreteria.
-RISPONDIMI!- spolmonai alla cornetta, accasciandomi sulle gambe –rispondimi, per favore-
-se urli contro il cellulare non penso che ti risponderà- osservò una voce alle mie spalle.
Mi girai di soprassalto e trasalii quando vidi il signor Benson fermo davanti a me con un bicchiere di champagne in mano.
-cosa…- mugugnai piangente –cosa c-ci fa qui?-
Lui fece spallucce –ospite per una sera. E tu, signorina Dixon, cosa ci fai con le lacrime agli occhi?-
-sono distrutta- sussurrai con un filo di voce –io mi arrendo-
-per quale battaglia stai combattendo?- domandò, sedendosi al mio fianco.
-l’amore- risposi in lacrime –quello impossibile, non corrisposto-
-c’è differenza- spiegò lui –tra l’amore impossibile e quello non corrisposto. L’amore impossibile è quello più romantico, il più bello. Tipo quello di Romeo e Giulietta…-
-le faccio notare che sono entrambi morti avvelenati-
-ma sono morti insieme. Invece quello non corrisposto non è amore- sospirò, come uno che la sa lunga –quante cose devi ancora imparare sulla vita. Ora, asciuga le tue lacrime. Se, come dici tu, questo amore non è corrisposto non è consentito piangere. Non si piange per chi non merita le nostre lacrime. Ricordatelo Lily Dixon-
Tirò fuori dalla sua tasca un fazzolettino di tessuto e mi asciugò le guance, con fare paterno –torna a casa…-
Deglutii –è stato lei a dirmi, tempo fa, che non è mai tardi per ricominciare-
-se ricominciare comporta soffrire fino a ridursi senza forze non si deve ricominciare. Ciò che è fatto è fatto, ciò che è perso è perso-
Ero abbattuta, piangente, rossa in viso, stremata e consapevole che lui aveva completamente ragione, Ciò che è fatto è fatto, ciò che è perso è perso. Ed io l’ho perso, l’ho perso per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
Un anno dopo
 
 
-ci vediamo lunedì, Lily. Ricordati della presentazione-
-certo Mark- risposi seccata –ho mai saltato una presentazione?-
Lui fece finta di pensarci su e poi sorrise –no, mai. Buon weekend-
Uscii dall’edificio e mi ricordai che non avevo fatto ancora la spesa. Non posso mangiare ancora pane duro e pomodoro per un’altra sera! Il mio corpo non lo accetterebbe.
Controllai distrattamente l’orario al cellulare, mentre percorrevo la 57esima strada, e mi resi conto di avere una chiamata persa: Haven.
Era da circa una settimana che non la sentivo. Dopo il suo matrimonio di Louis, circa otto mesi fa, si è trasferita con lui a Boston, dove vive anche Liam. E’ da quel giorno che non vedo lei, Louis e Liam. Niall lo vedo un po’ più spesso perché vive a Brooklyn e, quando il lavoro ce lo permette, andiamo volentieri in qualche pub insieme a mangiare qualcosa. Naturalmente con noi c’è anche Candy, ufficialmente fidanzata con l’irlandese e sua futura sposa.
Con Zayn non è altrettanto facile vederci, anzi, impossibile. Perrie l’ha convinto a trasferirsi da lei, a Londra nella lontana Inghilterra, e ora è diventato un conosciuto professore nell’università delle Belle Arti.
Lui non è potuto venire al matrimonio di Haven e Louis, per motivi di lavoro, perciò è dalla folle e lontana avventura alle Hawaii, che preferisco non ricordare, che non lo vedo.
Ci sentiamo ogni mese, però.
Con May ho perso i contatti ed anche con lui, ma ormai non mi fa più effetto. Ho superato anche questo, finalmente. Ci sono riuscita ed ora sono felicemente single. Posso incontrare altri ragazzi, posso divertirmi e non soffrire. Non piango da sei mesi ormai, l’ultima volta l’ho fatto è stato per la gioia quando Mark Russell mi ha concesso finalmente quella famosa promozione che aspettavo da due anni. Pare che si sia sensibilizzato da quando è diventato papà. Indovinate un po’ il nome di sua figlia? Ursula. Una piccola Mark Russell, scommetto che se avrà una sorella si chiamerà Crudelia.
Entrai nel primo market che intercettai e iniziai a scorrere tra gli scaffali per prendere ciò che mi serviva. Sapete cosa amo più dei supermercati? Il reparto dolciumi. Vedersi davanti agli occhi pacchi di caramelle gommose è il paradiso.
Dopo aver preso il latte e altre cose mi avviai alla ricerca del mio scaffale preferito, che trovai dopo numerosi giri.
-finalmente!- mormorai ammaliata.
Dove sono? Dove sono le mie Haribo? Feci scorrere lo sguardo, ma non le trovavo, fino a quando non posai gli occhi su un pacco di orsetti di gomma colorati e riconobbi subito la meravigliosa scritta “Haribo”! Mi s’illuminarono gli occhi, era l’ultimo pacco ed era mio. Allungai il braccio per agguantarlo, ma un’altra mano imperterrita si posò sulla mia, cercando ti prendere la confezione.
Eh no! Sono miei!
Alzai gli occhi e…
-Lily?-
Un pugno allo stomaco, anzi no. Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male. Una freccia di cupido, si. Una di quelle maledette frecce mi si ficcò proprio nel petto.
Incontrai quegli occhi cristallini, che mi fissavano sconvolti quasi quanto me.
Labbra carnose e rosee, leggera barbetta, iridi verdi, capelli arruffati, bandana in testa. Non è possibile.
-Harry Styles…- sussurrai. Non lo dissi a lui, lo dissi a me stessa. Voglio autoconvincermi che sia vero, che sia proprio lui.
-sei tu- mi disse –sei Lily-
Deglutii. Mi tremavano le mani, e lui se ne accorse, perché mi guardò più intensamente.
Fece scivolare la sua mano nella mia, non pensando più al pacco di caramelle.
-sono io- confermai balbettando –sei così…tu-
Feci posare lo sguardo sul suo anulare sinistro e mi si fermò il battito quando vidi che non portava fede.
Notò che guardavo la sua mano e ridacchiò, capendo ciò che stavo cercando di constatare. Ritornò subito serio e si concentrò di nuovo su di me.
-dove sei andata a finire?- mi chiese.
-ti ho cercato- ammisi –però poi qualcuno saggio mi ha detto che ciò che è fatto è fatto, ciò che è perso è perso. Tu ti sei sposato e…- mi fermò.
-sposato? Io non mi sono sposato, Lily!-
-certo che si!- protestai –io ero tornata alle Hawaii per te. Non te l’ha detto nessuno questo? Era troppo tardi, però. Le nozze erano finite-
Lui avvampò e strinse la presa alla mia mano, quasi si vergognasse –io non ho sposato May. L’ho lasciata sull’altare. Sono partito per New York per cercare te-
Sbiancai. Ora comprendo perché erano tutti perplessi alle nozze. Perché non c’era nessuno nella sala ricevimenti.
-io pensato che tu l’avessi sposata- sussurrai con voce spezzata.
Fece per dire qualcosa, ma si morse il labbro.
Raddrizzò la schiena e mi sussurrò all’orecchio: -qualcuno, un giorno, mi ha detto che non è mai tardi per ricominciare-
I suoi ricci mi solleticarono il collo, ma non mi diede fastidio. Il suo alito profumato mi fece drizzare i peli.
No, non l’avevo rimosso.
Si allontanò e mi porse la mano. Con una smorfia l’afferrai.
-ciao- disse con il suo tono sexy –sono Harry-
Trattenni un sorriso –Lily-
-molto piacere, Lily- prese le caramelle che ci stavamo disputando e aprì il pacco –ti va un' Haribo? Qualcosa mi dice che ti piacciono queste caramelle-
-molto gentile, mi andrebbe volentieri- feci per prenderne una, ma lui infilò la mano nella busta e me la porse.
-arancia- disse sornione –spero ti piaccia questo gusto-
-si…- sussurrai maliziosa –guarda caso è il mio gusto preferito-



YUPPI-YUPPI!!
Ok, lo so cosa state pensando: sono una cogliona. Il 26 marzo è stata l'ultima volta che ho aggiornato e oggi è il 27 aprile! Un mese e un giorno. 
Cazzo, ragazze. Non so veramente come farmi perdonare! Ora vi spiego cos'è successo: sono stata una settimana a Milano con la scuola e 
non potevo portarmi il pc lì, un'altra settimana è volata via in Egitto con la mia famiglia. Per le altre due settimane non so cosa dirvi, non avevo ispirazione,
ero sempre impegnata! Mi scuso veramente, veramente moltissimo, sono mortificata. Vi giuro! Mi sono arrivati molti messaggi, sia qui che su twitter, di ragazze che 
seguono la storia che mi hanno chiesto quando avrei aggiornato. Lo so che è orribile aspettare così tanto, anche io lo odio, ma è stato un mese un po' incasinato! 
Perciò scusatemi ancora!
Allora, penso che la storia sia finita. Insomma, manca solo l'epilogo, (che m'impegnerò per scriverlo da domani). 
Io spero vivamente che questa fanfiction su come non bisogna mai perdere le speranze vi sia piaciuta. Penso che la morale della mia storia sia incentrata sopratutto sul
proverbio "tutto accade quando meno te l'aspetti". Quindi ragazze non smettete mai di credere nei vostri sogni e non perdetevi mai d'animo, MAI.

Vi dico questo perchè, anche io, all'inizio della mia permanenza in efp mi perdevo sempre d'animo, perchè la mia prima storia non è stata molto cliccata (ma meglio così perchè era scritta male). 
Lily, Haven e tutti gli altri mi mancheranno terribilmente, come mi mancheranno le vostre sbalorditive recensioni! Siete veramente favolose, e questo ve lo dico dal primo capitolo! <3
Spero vivamente che vi sia piaciuto come ho fatto finire la storia, spero che non pensate che sia "scontato" o qualcosa del genere. Comunque, in teoria, la storia non è ancora finita. *manca l'epilogo*
Cooomunque...io stavo pensando a qualcosina, pervò vorrei prima il vostro insuperabile parere: vi piacerebbe un sequel di "Ancora tu!" ?
Avevo questa folle idea (ancora lontana) ma non sono ancora molto sicura. Voi che mi dite?

Però, possiamo dire "tutto bene quel che finisce bene", no? Haven e Louis si sono sposati, Niall e Candy sono prossimi al matrimonio e Zayn e Perrie vivono felici e contenti a Londra. Liam...beh, lui non è stato altrettanto fortunato ma non si sa mai! Come dico sempre: tutto può accadere!
Lily e Harry...loro hanno ricominciato, e prevedo cielo sereno per i prossimi tempi. Cosa non può succedere in un supermercato tentando di acquistare un pacco di Haribo, vero? Quasi quasi domani ci provo anche io! Non si sa mai!
May sembra quasi come scomparsa...

Ci vediamo prestissimissimo con l'epilogo! 
Un Bacione xx



 

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Capitolo 20
*** Epilogo. ***




-EPILOGO-
 
 
Sette mesi dopo.
 
Harry fece fermare un taxi e gli bisbigliò una meta all’orecchio. Non capivo perché era così misterioso.
Mi aveva fatto volare in Florida con lui dicendomi che doveva vedersi con un suo parente lontano, ancora residente a Jacksonville, ma per tutto il viaggio è stato molto silenzioso e leggermente imbarazzato. Sarà il jet-leg che gli fa questo effetto?
-tesoro, ma dove vive questo tuo famigerato cugino?- gli chiesi cercando di non far trapelare la mia punta di curiosità.
Lui mi strinse la mano –qui nei dintorni, è in campagna-
Annuii e, leggendomi negli occhi l’esasperazione, sorrise e mi scoccò un bacio sulle labbra, come per dirmi “non manca molto”.
Convinto lui…
-allora…- m’incalzò, per cambiare discorso –come ti senti oggi?-
Alzai un sopracciglio –come mi sentivo ieri, e anche l’altro ieri, Harry. Normale-
Ma cosa gli prende? Cercò di trattenere una risatina e poi sorrise con una punta di furbizia –bene-
-e tu?- chiesi, poco dopo.
Sorrise ampiamente e voltò lo sguardo verso il panorama fuori al finestrino.
Era una bella giornata autunnale, ma naturalmente anche se era novembre, lì in Florida sembrava agosto inoltrato.
Campi coltivati si estendevano sia a destra sia a manca, percorrevamo una lunga strada che correva dritta per la valle.
Harry era vestito benissimo quella mattina. Una maglietta grigia a scollo a “v”, con una camicia scozzese di sopra. Dei normalissimi blue jeans strappati al ginocchio e i suoi soliti stivaletti di pelle marrone.
Io invece avevo preferito mettere, conoscendo il bel tempo della Florida, una magliettina beige a tre quarti, con un cardigan sopra, dei pantaloni a cavallo basso e delle ballerine in vernice dello stesso colore della maglietta.
Harry era strano quella mattina, quasi gasato. Ma notai più volte che gli tremavano mani e tastava continuamente la tasca sinistra dei pantaloni, quasi gli fosse venuto un tic.
-Harry…-azzardai- sicuro che va tutto bene?-
Lui si girò e mi guardò –certo! Alla grande-
-ti vedo molto…- esitai –eccitato-
-oh…è solo che amo trovare i parenti! E poi non vedo da tanto mia zia!-
Lo guardai di sbieco –fino a cinque minuti fa era tuo cugino. Cos’è, qui in Florida le persone hanno il potere di cambiare sesso così velocemente?-
Lui impallidì e si grattò la nuca –cugino! Volevo dire cugino, mia zia è a Los Angeles! Perché avrei dovuto dire “zia”?!- rise leggermente e poi ammutolì, ritornando a fissare il cielo.
-se non lo sai tu…- borbottai.
Dopo aver finito la lunga corsa Harry pagò il tassista e mi fece scendere dall’auto.
Alzai la testa e persi un battito.
-un momento…- sussurrai impietrita sul marciapiede, davanti ad una grande casa col tetto spiovente e i muri chiari –Harry, dove mi hai portata?-
Spostai lo guardo inconsciamente a destra e vidi un’altra grande dimora, con le mattonelle chiare e i muri color panna.
Un flash mi accecò la mente: un bambino e una bambina erano stesi all’ombra del salice piangente davanti ai nostri occhi, e un gattino era appallottolato proprio al loro fianco e russava beato.
-è…- tirai su col naso –è qui che abita tuo cugino?-
Lui sorrise dolcemente e indicò la soffitta della mia vecchia casa.
-ricordi quando andavamo lì a giocare agli esploratori?-
Era tutto identico. La stessa staccionata dipinta di rosso da me e mio padre quando avevo sette anni. Gli stessi graffi sul lato del portico provocati da Mochoo. Lo stesso odore di casa.
-i proprietari mi hanno dato il consenso di entrare- disse Harry- solo se vuoi, naturalmente. Voglio dire…so che può essere troppo, nel senso…-
Lo fermai portandogli una mano sul braccio –no, voglio entrare-
-va bene- annuì intrecciando le sue dita alle mie e aprendo il cancelletto e dopo qualche metro la porta.
La disposizione dei mobili era cambiata, ma nella mia mente riuscivo a ricordare perfettamente com’erano sistemati.
-Harry…- sussurrai attonita. Iniziai ad avvampare, e i miei occhi presero a pizzicare. Mi portai una mano sulle labbra.
-amore, tutto bene?- chiese lui, piegandosi leggermente.
Invece di rispondere mi lasciai cadere sul suo petto, abbracciandolo forte e sfogando tutte le mie lacrime su di lui.
-ti…ti ringrazio infinitamente- sussurrai con la voce spezzata.
-sapevo che ti sarebbe piaciuto- disse solamente, stringendomi forte.
Non ero mai tornata a vedere la casa, mi faceva troppo male. Ma con Harry sapevo che sarei potuta andare da qualunque parte.
-e spero che ti piaccia anche un’altra cosa…- aggiunse subito dopo, un po’ imbarazzato.
Mi fece uscire e aprimmo il cancelletto della sua vecchia casa, trovandoci davanti alla grande e famosa quercia che segnò il nostro primo incontro. Dall’altra parte c’era il salice piangente sotto il quale ci stendevamo per chiacchierare.
-ti faccio vedere una cosa…- mi fece avvicinare ad una parte della staccionata coperta da un cespuglio, scostò un ramo e rivelò una scritta incisa a grandi caratteri che diceva:
“Ti amo, Lily. Ti amo e quando vedrai questa scritta sarà il giorno in cui te lo dirò, è una promessa”
Rimasi sbigottita, era la scrittura di Harry.
-l’ho inciso il giorno prima di partire- mi mormorò sul collo.
Mi girai lentamente verso di lui, lo guardai e capii che lui era tutto ciò di cui avevo bisogno. Era la mia essenza di vita. Senza di lui non potevo esserci io.
Gli passai la mano sulla nuca e mi alzai in punta di piedi, baciandolo dolcemente. Lui sorrise sulle mie labbra e mi alzò da terra, facendomi stringere le gambe attorno al suo bacino. Tenendomi da sotto si spostò verso la grande quercia e mi appoggiò proprio sul tronco. Ero con la schiena contro la corteccia, col corpo contro il suo, che era così possente e bellissimo.
-sai…il primo bacio l’ho dato così, contro un albero-
Alzai un sopracciglio, sospettosa.
-però,- continuò –a differenza di te, quella ragazza, dopo che la baciai disse che era sbagliato e se ne andò via-
Scossi la testa, sorridente –io non me ne andrò mai via-
-ed è per questo che…- si allontanò di qualche passo e prese qualcosa dalla tasca –ho pensato a qualcosa di più per noi-
Oh santo cielo!
Quella che aveva tra le mani era una scatolina blu con un fiocchetto bianco, guarda caso la scatolina blu più famosa al mondo.
-Harry…- sussurrai allibita.
Lui sorrise e s’inginocchiò davanti a me.
Non può essere. Questo non è reale.
-Lilian Grace Dixon,- pronunciò arrossendo –ti ho conosciuta proprio sotto questo albero, una mattina di tanti anni fa. Avrei giurato che tu fossi la ragazza più insopportabile e pignola del mondo, ma poi mi hai sorriso e mi hai fatto sentire un po’ meno “il bambino che si è appena trasferito” e un po’ più “testa di cespuglio” ed io adoravo questa cosa di te. Avrei fatto qualsiasi cosa per te, ma il tempo ci ha divisi, fino a farci diventare sconosciuti. Se ti dicessi che non ti ho mai dimenticata forse tu ti faresti quattro risate, ma perché mentire? Lily, lo so, sono il solito, comune, spudorato romantico, ma io non ti ho mai dimenticata. Quando ti ho rivista, dopo quattordici anni, al Plaza ho pensato: “perché l’ho lasciata andare?”. Eri così sicura di te che mi facevi svenire ogni volta che mi guardavi. Ed io ero così ottusamente confuso, non vedevo che la donna della mia vita piangeva perché era infelice, non ti sono stato accanto e questo non me lo perdonerò mai. Ma adesso, dopo tutta questa storia, io ho solo un desiderio, solo un sogno che ho bisogno che si trasformi in realtà, se tu mi concederai il tuo amore- slegò il fiocchetto e lentamente aprì la scatolina. Mi vennero i brividi quando vidi quel meraviglioso diamante di Tiffany, sproporzionatamente grande, brillare sotto la luce del sole. Qualche lacrima di gioia mi solcò il viso e per una volta non posso essere più felice di piangere.
-Lily, io sono pazzo di te, il mio cuore è tuo- annuii freneticamente, per esortarlo a continuare –mi faresti l’onore di diventare mia moglie?-
In quel momento la mia mente fece “click”, una fotografia si archiviò nella mia memoria. La fotografia più bella che avrei mai potuto fare.
-programmo da tutta la vita questo momento- balbettai –perciò, lascia che ti risponda a modo mio. Dopo questo meraviglioso discorso non posso risponderti con una misera sillaba-
Rise leggermente e così feci anch’io, continuando a piangere.
-Harold Edward Styles,- dissi con voce spezzata –sei stato il bambino più ottuso e intollerabile che abbia mai incontrato. Quando avevamo otto anni speravo che qualcuno ti investisse con un tram o che Mochoo, quel povero gatto, finalmente si riscattasse con una bella graffiata letale- fui interrotta dalla sua risata un po’ imbarazzata –ed ho sempre pensato di essere pazza. Io lo ero, ne sono certa, e lo sono tuttora. Non penso che sia possibile odiare qualcuno ma pensare irrefrenabilmente a lui. Nei miei pensieri c’eri solo tu, Harry, tu e quello stramaledettissimo cespuglio che hai in testa. E poi la tua voce, ah, ho sempre pensato che la tua voce fosse il paradiso in terra. E’ dura ammettere queste cose, ma penso finalmente che sia arrivato il momento giusto. Quando ti ho visto al Plaza pensavo che entro la fine della serata ti sarebbe arrivato un piatto in testa da parte mia, sei salvo solo perché quella botta mi sarebbe dovuta costare troppo. Ogni volta che ti guardavo, però, avevo qualcosa dentro che mi diceva di saltarti addosso e baciarti. Sì, è vero, ho pianto tanto in questo periodo e l’ho fatto solo per te! Perché io ti amo, Harry, ti amo perché sei l’unico ragazzo che mi abbia mai offerto le Haribo per farsi perdonare di qualcosa, ti amo perché sai ogni sfaccettatura di me, ti amo perché sei sempre rimasto quel sorridente bambino con le fossette che non sopporto, ma di cui non posso fare a meno. E se questo è un sogno ti prego di non svegliarmi, perché sposarmi con te è ciò in cui spero più o meno da quattordici anni. Perciò sì, amore mio, non posso vivere un giorno senza di te ed io voglio sposarti!- finii con un commovente sorriso.
Gli occhi di Harry s’illuminarono in un modo in cui non avevo mai visto fare, era come che, nelle sue pupille, riuscivo a sentire tutte le parole che ci siamo detti in questi anni, tutte parole che si uniscono e ne compongono una: “sì”.
Prese l’anello e me lo infilò lentamente all’anulare sinistro, il mio dito preferito.
Poi non riuscì più a trattenersi, si alzò e mi strinse tra le sue braccia.
Era la fine della mia meravigliosa e tormentata favola. O forse non proprio la fine, ma almeno per ora.
Mi prese la testa tra le mani e senza indugio mi baciò appassionatamente. Non avrei mai resistito senza le sue labbra, il suo alito fresco, le sue grandi mani, il suo calore, il suo cespuglio per meno di un secondo.
Lui era la mia droga preferita, la mia personale, indimenticabile droga.
 
Ed ora, per finire, vi consiglierei di non sottovalutare mai un pacco di Haribo, perché è solo grazie a loro che adesso ho questo solitario al dito e il mio amore che mi bacia.
 




THE END.





"ANCORA TU!"
Non avrei mai pensato di piangere ad un mio scritto, non l'ho fatto nemmeno dopo la piccola oneshot sulla seconda guerra mondiale, 
ma mi sbagliavo. 
Ho pianto, lo ammetto, ho pianto tanto dopo aver messo fine a questa meravigliosa avventura della quale mi sono sentita la protagonista.
Mi mancheranno tantissimo Lily, Harry, May, Haven e tutti gli altri personaggi...ma più di tutti mi mancherete voi, ragazze, voi.
Senza il vostro supporto non sarei arrivata da nessuna parte, forse non sarei nemmeno riuscita a scrivere "fine", avrei mollato molto prima.
Voi mi avete dato un motivo per non mollare, ed io vi sono infinitamente grata!
Ve l'ho sempre detto, e ve lo dirò sempre. GRAZIE, grazie infinite|

L'epilogo è molto corto, lo so, ma come mi avete detto voi in precedenza non è la lunghezza che forma una storia, ma il contenuto e spero
che questo corto ma, a parer mio, intenso epilogo vi possa piacere più di uno chilometrico ma senza capo nè coda.
Cosa avevate immaginato per la fine? L'avevate pensata diversa o sono stata molto banale?
Ho cercato di esprimere diversamente un anonimo "sì", perchè l'amore non si può esprimere così, secondo me, e perciò ho voluto darvi
un'idea di entrambi i pensieri di Harry e Lily.
Avreste mai immaginato che sarebbero tornati a visitare la Florida?
Vi chiedo solo un piccolo parere, uno sforzo finale, per incoronare meravigliosamente la fantastica fine dell'avventura di due innamorati
che viaggiano controvento.
Harry e Lily rimarranno per sempe nel mio cuore, fanno parte di me ormai e mi hanno insegnato tanto e sono diversa grazie a loro, sono migliore.
Spero tantissimo che anche a voi abbiano lasciato qualcosa, che li ricorderete. 

Vi porterò sempre nel cuore, ragazze. Avete reso migliori i miei ultimi sei mesi e di questo non vi ringrazierò mai abbastanza.
Siete state vicino a me, mi sono sentita felice con voi, per me non siete delle sconosciute!
Vi voglio bene e vi ringrazio per aver condiviso con me i vostri preziosi pensieri.
Grazie mille per aver seguito "Ancora tu!" e spero che vi sia piaciuta...e che, se già vi piacciono le caramelle Haribo, le guardiate in modo diverso, speciale,
e per chi non le amava, beh, spero di avergli fatto cambiare idea! ;)

Un bacione grandissimo amiche mie!  xx 

 

 
 
 

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