You know I make you wanna scream!

di Rejected
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter one ***
Capitolo 3: *** Chapter two ***
Capitolo 4: *** Chapter three ***
Capitolo 5: *** Chapter four ***
Capitolo 6: *** Chapter five ***
Capitolo 7: *** Chapter six ***
Capitolo 8: *** Chapter seven(fold) ***
Capitolo 9: *** Chapter eight ***
Capitolo 10: *** Chapter nine ***
Capitolo 11: *** Chapter ten ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


You know I make you wanna scream!
Storia scritta a quattro mani da Rejected e LonelyGirl__

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Sophie
Una ragazza abbastanza particolare. Può sembrare spesso scontrosa, ma bisogna conoscerla a fondo per apprezzarla. Il suo comportamento è dato da varie ragioni, in passato c’è stato qualcuno che l’ha ferita a tal punto da formarsi una corazza attorno a sé.
Ha dei gusti un po’ strani per i canoni della sua generazione, ma per fortuna c’è Andreea che la capisce nel migliore dei modi, come nessuno sa fare. Purtroppo però, abitano a 253 km di distanza ma riescono comunque a sentirsi ogni sera in videochiamata su Skype. Parlano di tutto e di più, facendosi risate anche per futili motivi.
La cosa che più sicuramente le tiene legate, è la musica.
E sarà proprio quest’ultima a cambiare le loro vite, in un certo senso.


Andreea
Una ragazza a primo impatto acida e antipatica, ma in realtà è molto dolce. Ha un’amica con la quale condivide un sacco di cose, soprattutto per quanto riguarda i gusti musicali, Sophie.
Nonostante abitino tanto lontano, è come se fossero sempre vicine.
Si sono conosciute un’estate, ad un incontro di ragazzi che condividevano la stessa passione per una band.
E’ molto schietta e diretta, anche se a volte esagera un po’ e risponde male alle persone. Questo è causato dalle continue delusioni che ha ricevuto, soprattutto nei rapporti di amicizia, per questo fatica a dare fiducia alle persone. Fa spesso discorsi stupidi, ma sa anche essere seria.




Era una piovosa e noiosa giornata di novembre. Noiosa per tutti, tranne che per due ragazze. Per Andreea e Sophie era la giornata più bella che potessero immaginare. Le due ragazze, due carissime amiche, si sarebbero incontrate dopo tanti mesi di lontananza.
Abitavano a 253km di distanza ma, nonostante non potessero vedersi, si sentivano tutti i giorni per messaggio oppure su Skype.
Si sarebbero incontrate anche per un altro motivo: dovevano andare ad un concerto insieme.
Le due ragazze condividevano un sacco di cose, ma quella che le unì più di tutto fu la musica.
Sophie suonava la chitarra, mentre Andreea no, anche se le sarebbe piaciuto tanto suonare qualche strumento.
Il treno di Sophie sarebbe arrivato alle 10 del mattino, ma Andreea era così ansiosa di vederla che era arrivata in stazione con mezz’ora di anticipo. Si mise così appoggiata al muro, davanti al binario dove sarebbe arrivato il treno, ascoltando il suo mp3.
Appena vide il treno in lontananza si incamminò sulla banchina, scrutando tra i finestrini per cercare Sophie e, quando la vide, iniziò a sbracciarsi per salutarla, urlando il suo nome.
Sophie scese e le due si corsero incontro per poi abbracciarsi.
“Oddio, non ci posso credere che tu sia qui, non sai quanto mi sei mancata!”
“Mi sei mancata un sacco anche tu, Andre!”
“Finalmente, dopo così tanto tempo siamo ancora insieme! Allora, pronta per domani?!”
“E me lo chiedi? Non vedo l’ora! Cioè, vedremo gli Avenged Sevenfold! Ancora non ci credo...”
“Si! Aspettavo questo momento da anni e finalmente ce la farò, ce la faremo!”
Le due si abbracciarono ancora.
“Beh, andiamo a casa mia? Così sistemi le tue cose e poi vediamo che fare!”
“Perfetto! Anche perché la valigia sta per esplodere”
Scoppiarono a ridere e si incamminarono verso la metropolitana.
“Quasi mi mancava la metropolitana di Milano!” appuntò Sophie.
“Potresti trasferirti qui!” ironizzò Andreea anche se, in realtà, lo pensava davvero.
“Lo sai che lo farei!”
Le due salirono sul treno e, una volta scese alla fermata, si incamminarono verso la macchina di Andreea.
“Ah, sei venuta in macchina?”
“Certo! Oggi, Sophie, avrai l’onore di salire sul mio bolide!” rise.
Entrarono in macchina e, dopo una decina di minuti, arrivarono a casa di Andreea, che fece strada all’amica verso la camera.
“Bene, qui puoi sistemare le tue cose” disse la prima mostrando un armadio all’altra ragazza “e qui dormirai. Come vedi, divideremo la stanza, spero che non ti dispiaccia”
“Ma no, figurati!”
Sophie buttò la valigia sul letto e iniziò a sistemare le sue cose, aiutata dall’amica. Una volta finito, le due si buttarono sui rispettivi letti.
“Allora, sei troppo stanca o hai voglia di fare un giro?”
“Me lo chiedi pure? Sai quanto adoro Milano! Chissà se i Sevenfold sono già in giro”
Le due allora s’incamminarono verso la metro e dopo poche fermate furono in Duomo.
“Non esiste volta in cui io non mi esalti vedendo questa piazza!”
“Che ha di tanto speciale?”
“E’ strafiga!”
“Sarà…” continuò perplessa Andreaa, ormai abituata a quei posti.
Iniziarono a parlare e a progettare il post-concerto, erano eccitate come non mai. Il giorno dopo avrebbero visto una delle loro band preferite, non si poteva non essere felici.
Ad un certo punto, proprio nel mezzo della loro conversazione, qualcuno sbatté contro Sophie che già era in ansia per il concerto, ergo nessuno doveva farla innervosire.
La botta fu talmente forte che la borsa le cadde, facendo uscire tutto il contenuto. Sia lei che Andreea si chinarono presto per raccogliere le cianfrusaglie, iniziando ad imprecare contro lo sconosciuto che aveva combinato tutto ciò.
“Dannazione a te, perché cazzo non guardi dove metti i piedi? Vaffanculo! Adesso devo rimettere tutto a posto, il cellulare non funziona neanche più!”
“Deficiente!” aggiunse anche l’altra ragazza.
Non videro la persona in faccia, si limitarono a cercare di rianimare il proprio telefono che al momento non dava segni di vita.
Costui provò a parlare, ma Sophie non gli diede tempo dato che continuò a sborbottare.
“Zitto va, che sono già nervosa per i fatti miei!” concluse, prendendo le ultime cose e continuando per la sua strada insieme all’amica.

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Capitolo 2
*** Chapter one ***


Chapter One

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“Cazzo, dov’è il mio portafoglio?” si agitò Sophie, non trovando l’oggetto di cuoio per terra.
“Non l’hai già messo in borsa?” chiese l’amica.
“No, ho controllato e non c’è. Porca troia, c’era dentro il biglietto del concerto di domani!” la ragazza iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro guardandosi intorno, tra l’indifferenza dei passanti.
Improvvisamente una mano si poggiò sulla spalla di Sophie e, quando si girò, quasi non credette ai propri occhi: un uomo sulla trentina, alto, con uno strano taglio di capelli, le stava porgendo il portafoglio scomparso.
Quell’uomo, però, non era una persona qualunque e le due ragazze se ne accorsero presto. Synyster Gates, chitarrista degli Avenged Sevenfold, era proprio lì in fronte a loro e le guardava sorridendo.
“Tieni, questo ti è caduto prima quando per sbaglio ti sono venuto addosso. Ho provato a dirtelo prima, ma mi hai mandato a fanculo” rise.
Le due ragazze continuarono a guardarlo incredule
“Che c’è? Come mai rimanete immobili?” chiese lui.
A quel punto Sophie allungò la mano e prese il portafoglio, mettendoselo in borsa.
“S-sono mortificata. Non immaginavo che, beh insomma, che fossi tu.” disse la ragazza balbettando.
“Ah, quindi presumo tu sappia chi sono! Anche se, diciamocelo, sono abbastanza famoso” si vantò lui, passandosi una mano nei capelli.
“GATES ALLORA, CI MUOVIAMO O NO?” si sentì una voce provenire da lontano.
“Raggiungimi un secondo!” rispose Gates, alzando la testa verso in cielo.
Una seconda figura maschile si avvicinò. Le ragazze rimasero ancora più incredule realizzando chi essa fosse: Zacky Vengeance, l’altro chitarrista della band.
“Allora, che stiamo aspettando?” chiese il ragazzo.
“Calmo Vee, stavo ridando il portafoglio alla ragazza a cui sono andato addosso. A proposito, ho sentito che domani dovete andare ad un concerto, non è che per caso vi troviamo lì, vero?”
“Però, sveglio il ragazzo!” rispose Andreea, scherzando.
“S-sì, beh, noi siamo vostre fan, non potevamo perderci l’occasione di vedervi!” aggiunse la seconda ragazza.
“Brave ragazze, avete proprio degli ottimi gusti in quanto a musica e in più mi siete simpatiche! Facciamo così, domani sarete ospiti d’eccezione nel backstage, che ne dici Vee? Mi sembrano due ragazze a posto, no?” propose Synyster.
“Credo non ci siano problemi! Ci farà piacere avere qualcuno di simpatico con cui conversare!” rispose Zachary, che non toglieva nemmeno per un secondo lo sguardo da Andreea.
Le due ragazze si trattennero dall’urlare per la gioia di quell’invito, che ovviamente accettarono.
“A domani allora!” assicurò Zacky, facendo l’occhiolino alla ragazza.
“A domani” risposero le due in coro.
Ancora non potevano crederci, non riuscivano a crederci. Avevano incontrato i chitarristi della band per la quale erano in fermento da settimane. Per tutto il tragitto di ritorno verso casa le due parlavano dell’accaduto, immaginandosi come sarebbe potuta andare la serata del concerto.
Arrivarono a casa e iniziarono subito a preparare gli zaini per la notte, poiché sarebbero andate la sera stessa alla location del concerto, per assicurarsi i posti in prima fila.
“Pronta?” chiese Andreea.
“Prontissima!” rispose Sophie, progendo il cinque all’amica, che le battè la mano.
Le due saltarono in macchina e, tempo 15 minuti, arrivarono al Mediolanum Forum di Assago. Furono le prime e questo le fomentò ancora di più, perché si erano sicuramente guadagnate la transenna.
Fecero per accamparsi quando un bagliore da lontano le illuminò. Si girarono e notarono delle persone scendere dall’auto; notarono subito una figura bassa, con la cresta, non poteva che essere Johnny Christ, bassista della band.
Si sbracciarono per farsi notare e il bassista da lontano fece loro un cenno, voltandosi poi verso un secondo membro della band, che le due ragazze identificarono come Zacky. Il chitarrista fece loro segno di raggiungerlo all’interno dell’area antistante le scale che portavano all’interno del Forum, ma le due non potevano e soprattutto non volevano muoversi, per paura di perdere i posti. Fu così che il chitarrista si avvicinò a loro, per fare una chiacchierata.
“Allora ragazze, già qui?” chiese in fare scherzoso.
“Beh, sì” ripose Andreea “dovevamo guadagnarci la prima fila e direi che ce l’abbiamo fatta alla grande!” Zacky le fece un sorriso di approvazione e  riprese a parlare.
“Direi di sì! Immaginavo foste voi comunque, ho riconosciuto te, con i capelli rossi” fece indicando Andreea. Un sorriso enorme si stampò sul viso della ragazza.
“Oh, non pensavo ti ricordassi di me! Comunque, visto che non ci siamo presentate oggi, piacere, io sono Andreea e lei è la mia cara amica Sophie, piacere!” le due porsero le mani al chitarrista.
“Il piacere è tutto mio” rispose lui, prendendo le loro mani.
“Senti Vee” chiese Sophie “ti spiacerebbe firmarci un paio di autografi? Sai, così poi possiamo vantarci con gli altri che arriveranno per fare la fila” ridacchiò.
“Ma certo, avete dei fogli e una penna?”
Andreea aprì la borsa e tirò fuori un quadernino -dove era solita farsi firmare autografi dalla gente famosa che incontrava- con una penna e li porse a Zacky, che gentilmente glieli firmò.
Da lontano si udì una voce profonda che chiamò Zacky, probabilmente era Matt, il cantante.
“Beh ragazze, io ora devo andare in albergo, ci vediamo domani sera allora! E , ricordate, siete nostre ospiti per il post-concerto” le rassicurò.
“Certo, a domani sera!” risposero le due ragazze in coro.
Le ore passarono più o meno in fretta, nonostante il freddo e la pioggia che effettivamente non aiutavano la situazione delle due. Ma alle sei e mezza del giorno dopo, qunado i cancelli si aprirono, la stanchezza sembrava essere miracolosamente scomparsa.
Non c’è parola per descrivere cosa provarono le due ragazze in quel momento, corsero talmente veloce che in mezzo minuto furono dentro, guadagnandosi la primissima fila.
Il forum si riempì e presto iniziarono a suonare gli Avatar e i Five Finger Death Punch. Non erano per nulla male, Sophie ed Andreea si divertirono un mondo dato che entrambe le band mantenevano viva la folla.
Ci fu poi il cambio di palco e riuscirono a vedere l’enorme Deathbat dietro il tendone che calò subito dopo.
Le luci si spensero e un boato scoppiò tra la folla, le due ragazze erano schiacciate al centro delle transenne in prima fila e per quanto facesse male alle loro povere costole, ne valeva la pena. Per primo entrò Synyster, seguito da Arin, Johnny, Zacky ed infine Matt.
Sophie appena vide il suo idolo, ovvero il primo, si mise le mani nei capelli e non poté trattenere le lacrime e gli urli. Non avrebbe voluto avere preferenze, ma come chitarrista, non poteva astenersi dall’adorare Synyster Gates.
Come anche non riuscì Andreea a non urlare il nome dell’altro chitarrista, colui che considerava l’uomo della sua vita.
Saltavano, cantavano Shepherd of Fire a squarciagola e a loro non interessava se le tonsille bruciavano, volevano semplicemente riuscire a farsi notare dalla loro band preferita.
E ci riuscirono, perché durante una fantastica scena Synacky, i due sorrisero alle ragazze facendogli un cenno come per dire “ci vediamo dopo”.
Le due si guardarono, abbracciandosi dalla felicità e continuando a pogare e saltare.
Non potevano di certo non farsi notare anche da Matt e Johnny, che gli regalarono dei fantastici sorrisi e cenni d’approvazione.
Critical Acclaim, Welcome to the Family, Hail to the King, Doing Time, Buried Alive fino ad arrivare a Fiction.
Durante quest’ultima una luce illuminò Gates, Sophie notò gli occhi lucidi come i suoi e si commosse maggiormente. Poteva capirlo, anche lei aveva perso il suo migliore amico e certe cose non si dimenticano, il dolore rimane lo stesso ogni giorno che passa.
Quello era uno dei motivi per cui si sentiva più legata a quella band, dopo la morte dell’amico la aiutarono a non sentirsi sola anche solo attraverso delle semplicissime note.
Le lacrime pervasero anche Andreaa, che l’altra ragazza abbracciò come per aiutare a farsi forza insieme.
Nightmare, This Means War, Afterlife, l’assolo di Gates, Requiem, Bat Country, Chapter Four ed infine Unholy Confession.
Il concerto passò troppo in fretta, anche se la band rimase per qualche minuto a lanciare plettri, scalette e bacchette.
Andreea era riuscita a prendere un plettro di Zacky, Sophie invece neanche uno, infatti quando Gates iniziò a lanciare i propri si sbracciò, tentando di prenderne almeno uno.
Il ragazzo però li finì presto e naturalmente non ne rimase neanche uno per la ragazza.
“Vaffanculo Synyster!” gli gridò scherzando.
Lui ridacchiò e se ne andò definitivamente, subito dopo aver salutato la folla.
Le due ragazze si presero per mano e riuscirono ad arrivare vicino alle transenne, dove il tecnico di Zacky le stava aspettando.
Gli mise al collo due pass, facendole entrare.
Sophie ed Andreea fremevano per ri-vederli, sebbene l’avessero fatto il giorno prima.
Vennero portate davanti ad una porta, il ragazzo fece cenno di bussare e così fecero, per poi entrare.
Si portarono le mani al viso, trovandosi davanti l’intera band, tra cui Matt a petto nudo. Arrossirono vistosamente, provocando una fragorosa risata da parte di tutti.
“Calmate gli ormoni!” esclamò Zachary continuando a ridere.
La situazione poteva essere solo una: Andreea aveva gli occhi fissi su Vee, l’altra su Synyster.
Quest’ultimo se ne accorse e, dato che si voleva divertire un po’, si tolse anche lui la maglia, andando di fronte a Sophie.
“Ecco la ragazza che in due giorni mi ha mandato a fare in culo almeno cinque volte”
La ragazza continuava a fissarlo dalla testa ai piedi, non poteva non ammirare tutti quei tatuaggi, i capelli, i suoi lineamenti dannatamente perfetti a suo parere.
Zacky non tardò a imitarlo, questa volta però con Andreea, che diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
“Posso stare in questa stanza o stai per morire?”
“Tesoro, dovresti preoccuparti della mia amica che sta per saltare addosso al tuo amico”
“Non sei simpatica” le rispose serafica l’amica in questione.
“Oh, invece ha ragione” contestò Synyster ridacchiando.
“Beh, ci volete presentare queste vostre amiche?” chiese Matt avvicinandosi con Johnny ed Arin.
“Lei è Andreea e questa è…” Zacky fece un attimo di pausa, probabilmente non si ricordava il nome dell’altra.
“Sophie.” concluse Gates, non distogliendo lo sguardo da quest’ultima.
“Bene! Quindi, Sophie ed Andreea, volete uscire a bere con noi?”
“Siamo conciate giusto un po’ male, sembriamo uscite da una sauna ma...va bene!”
Matt e Syn si rimisero le maglie - sfortunatamente, pensarono le ragazze - e si affrettarono ad uscire con tutta la band.
Presero le rispettive auto e si rivisero in Duomo, decidendo di andare alle colonne di S. Lorenzo in un pub.
Era tardi e le ragazze erano stanche, ma nulla le avrebbe fermate dal rimanere con gli Avenged Sevenfold.
Si sedettero in un grande tavolo, ordinando da bere svariati alcolici. Vodka, Jack Daniel’s, rum e tanta, tantissima birra.
Andreea e Sophie non erano abituate a bere, ma la seconda - dopo aver visto Syn buttare giù una quantità indefinita d’alcol - volle imitarlo, iniziando a bere più del dovuto.
La prima ragazza, invece, bevve solo qualche birra e un sorso di Jack Daniel’s e anche Zacky si trattenne un po’.
“Allora, quanti anni avete?”
“Venti!”
“Sembrate più grandi. Siete entrambe di Milano?”
“No, Sophie è di Firenze, io invece abito qui”
“Figo! L’Italia è davvero una figata, ci fa sempre piacere venire qui. Ti faccio una proposta: domani ti andrebbe di portarmi a fare un giro per questa meravigliosa città? Mi piacerebbe molto visitarla”
Andreea stava morendo dentro, mai si sarebbe aspettata che Zacky Vee le potesse chiedere una cosa del genere, ovviamente non tardò ad accettare.
“Ma certo!”
La ragazza spostò un attimo lo sguardo sull’amica che nel mentre stava cantando canzoni senza un senso logico assieme a Synyster, entrambi completamente ubriachi.
“Si porterà a letto anche lei”
Andreea inclinò la testa e aggrottò le sopracciglia, sorpresa dalla frase pronunciata da Zachary.
“Forse tu non lo sai, ma è da almeno un anno che ad ogni data dei tour si fa una ragazza diversa, non ha freni”
“Ma è sposato!”
“Lo so, lo sa anche lui, ma non credo gli importi. Mi spiace per la tua amica”
“Non credo le dispiaccia”
“Spero non ci rimanga male se poi Brian non la considererà più”
“Beh, non penso avrà l’occasione di incontrarlo nuovamente, venite in Italia ogni morte di Papa!”
Il ragazzo ridacchiò, ma poi venne colto da un’idea.
“E se foste voi a venire con noi?”
“Che cosa?!” quasi gridò Andreea, incredula.
“Un po’ di compagnia non fa mai male, specialmente se c’è di mezzo una bella ragazza come te” concluse accarezzando il braccio della rossa.
Quest’ultima non riusciva a capacitarsi che il suo idolo ci stesse spudoratamente provando, ma a lei piaceva e questo le bastò per avvicinarsi abbastanza per guardarlo dritto negli occhi.
Ma proprio mentre i due si trovavano l’uno di fronte all’altro, Sophie chiamò l’amica, che fu costretta ad interrompere il bel momento.
“Andre, vado in albergo con Synyster fuckin’ Gates!” disse ridendo e lasciandosi prendere la mano da quest’ultimo.
“Sarà meglio andare con loro” consigliò Zacky, passandosi una mano tra i capelli.
Si incamminarono tutti verso l’albergo. Matt, Arin e Johnny, invece, decisero di rimanere ancora un po’ in giro.
“Sei bellissimo!” esclamò la mora, riferendosi a Syn.
“Lo so”
Lei continuava a ridere, l’alcol continuava a fare il suo effetto e di certo non la fermava dall’essere abbindolata dal chitarrista.
Arrivarono presto all’hotel e ancora più velocemente alla camera, accompagnati da Zacky e Andreea.
“Bene, penso che tu non voglia vedere nessun porno dal vivo, perciò andiamo nella mia stanza, ti va?”
“Oh beh, certo!”
Presto Sophie e Gates si ritrovarono da soli, l’atmosfera era strana, quasi calda.
Il ragazzo trascinò con sé nel letto la mora, farfugliando parole a caso.
“Vuoi farlo?” chiese poi, senza ritegno.
“Mh, no” rispose la ragazza, lasciando l’altro perplesso.
Ma lui aveva una strategia, infatti iniziò a toccare le curve di lei lentamente, così che non poté resistere.
“Dannazione, diamoci dentro” mugugnò lei, avventandosi su di lui.
Iniziò a baciargli il collo, lasciandogli dei piccoli morsi. Lui sfilò presto i vestiti di lei e la cosa fu presto reciproca. Quando Sophie stava per scendere sul corpo del chitarrista, lui la fermò ribaltando le posizioni.
“Qui comando io” ghignò sorridendo da un angolo della bocca.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte, si lasciò completamente andare. Lui cominciò a baciarle il seno, leccandolo e mordendolo, facendo scappare a lei dei gemiti che non aveva mai provato prima.
Le mani del ragazzo si insinuarono nell’intimità dell’altra, iniziando a fare movimenti decisi che la fecero a dir poco impazzire. Ormai lei ansimava senza ritegno, ma fu ancora meglio quando gli sfilò le mutandine entrando con una spinta decisa.
Iniziariono a sentirsi anche i gemiti di lui, che aumentavano mano a mano che velocizzava le sue mosse.
Il silenzio nella stanza era scomparso ormai, le loro voci colmavano il vuoto che si era creato in precedenza.
Sophie avvinghiò le gambe al bacino di Brian, lasciando qualche graffio sulla sua schiena. Che era bravo lo immaginava, ma non a tal punto da farla arrivare ad un orgasmo così intenso.
Dopo poco più di quaranta minuti, entrambi raggiunsero il culmine del piacere, lui fece giusto in tempo a buttare il preservativo che si ributtò nel letto con lei. Stremati dalla stanchezza, si addormentarono.
Nel frattempo, nell’altra stanza, Zacky e Andreea si sedettero tranquilli sul divano e, dopo essersi versati un altro bicchiere di Jack Daniel’s, iniziarono a parlare del più e del meno.
“Allora Zacky, come mai ti piace così tanto l’Italia?” chiese la ragazza, sorseggiando l’alcolico dal suo bicchiere.
“Beh mia mamma ha origini italiane. Ho sempre avuto un particolare interesse per il vostro Paese, mi sembra un bel posto” confessò.
“Sì, diciamo di si, anche se personalmente preferisco la California. Sogno di andarci fin da quando sono bambina”
“Beh, potrei portartici una volta finito il tour, se ti va” propose il moro.
“Ci stai per caso provando con me Zachary?” lo interrogò la ragazza.
“Emh, no, cioè… Tu fai un favore a me facendomi visitare la tua città e io faccio un favore a te, facendoti visitare la mia” rispose il ragazzo, arrossendo.
“Tranquillo Vee, scherzavo” rise lei “toglimi una curiosità sul tuo nome: leggevo sempre che hai scelto ‘Vengeance’ perché hai avuto dei problemi con dei ragazzi e questo è un po’ una rivincita contro di loro, è vero?”
“Sì, ti sei informata bene sul mio conto, dovrei preoccuparmi?” le sorrise.
“No no tranquillo, non sono una specie di stalker ma, ecco, sei il membro della band che preferisco e quindi ho fatto qualche ricerca in più, tutto qui!” lo guardò con aria dolce e lui ricambiava gli sguardi.
Parlarono per molto tempo e, senza accorgersene, ad un certo punto si trovarono vicinissimi, le punte dei loro nasi quasi riuscirono a toccarsi. Era tutto perfetto, finché qualcuno non aprì la porta: erano Gates e Sophie che, dopo essersi riposati - vista la notte che avevano passato - si decisero a tornare dagli amici.
Gates entrò e si accomodò sul divano, in mezzo ai due, mentre Sophie rimase sulla porta.
“Beh, forse è giunta l’ora di andare” disse Andreea, abbassando lo sguardo.
“Come preferite, vi accompagnamo all’uscita allora” ribatté Vee.
Vee e la ragazza si alzarono dal divano, aspettando che anche Gates lo facesse, ma rimase immobile.
“Che fai, tu non vieni?” chiese Zachary.
“No.” rispose secco l’altro chitarrista.
Zacky fece spallucce e si avviò alla porta d’uscita con le due ragazze.
“Ciao Brian” disse Sophie che, per tutta risposta, ricevette solo un cenno con la mano dal chitarrista, il quale non si voltò nemmeno per guardarla in faccia.
“Fanculo” sussurrò quindi con un filo di voce, tanto basso da non essere sentito nemmeno da Zacky e Andreea, che le stavano affianco.
I tre scesero con l’ascensore fino al piano terra e si salutarono. Le due ragazze uscirono dal portone principale e, dopo qualche metro, sentirono i passi di qualcuno che correva verso di loro. Era Zacky.
“Tieni Andreea, questo è il mio numero di telefono, così ci possiamo sentire per domani”
“Ah okay, perfetto, allora ti faccio uno squillo così ti salvi il mio numero” rispose la ragazza, chiamando col suo cellulare quello del moretto.
Il tragitto verso casa fu abbastanza lungo, le due ragazze dovettero prendere un taxi dall’albergo della band fino al Forum di Assago dove avevano lasciato la macchina, per poi raggiungere casa di Andreea. Durante il viaggio Sophie raccontò in lacrime quello che era successo tra lei e Synyster Gates e l’amica cercò di consolarla, dicendole di non pensarci, anche se sapeva sarebbe stato difficile, poiché il giorno dopo si sarebbero rivisti tutti e quattro insieme.

 

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Capitolo 3
*** Chapter two ***


Chapter two

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Erano le nove del mattino. Andreea dormiva beata nel suo letto, ma Sophie proprio non riusciva a  dormire. Aveva passato quasi tutta la notte a pensare alla sera prima, alla sua avventura con Gates e al fatto che lui non l’avesse considerata molto. Anche ora ci stava pensando, ma qualcosa distolse la sua attenzione da quegli avvenimenti: il cellulare di Andreea iniziò a vibrare, probabilmente qualcuno la stava chiamando. Così la ragazza decise di alzarsi a vedere chi fosse. Era Zacky.
Non volendo svegliare l’amica, decise di rispondere lei stessa.
“Pronto?”
“Andreea?” chiese Zacky, non riconoscendo la voce.
“No Zacky, sono Sophie, Andreea sta dormendo. Dimmi tutto!”
“Ah nulla, volevo sapere per che ora ci saremmo potuti vedere per quel famoso giro in centro”
“Oh certo, è vero! Non so, facciamo per le 12 davanti la Cattedrale?” propose lei.
“Va benissimo, ci vediamo dopo allora” la salutò lui.
“Ecco, allora sveglio Andreea, altrimenti non saremo mai lì per quell’ora! A dopo!” ribattè lei, dando degli scossoni all’amica, per farla svegliare.
Anche la seconda ragazza si svegliò e, a turno, usarono il bagno per prepararsi al tanto atteso incontro.
Puntuali come due orologi, le due amiche si fecero trovare davanti la Cattedrale del Duomo, ma dei ragazzi nessuna traccia. Aspettarono qualche minuto ma, non vedendoli arrivare, decisero di chiamarli.
“Ciao Zacky, dove siete?” chiese Andreea, una volta che il ragazzo rispose al cellulare.
“Si scusate, ho avuto un piccolo problema con quel coglione di Gates che non voleva venire. Due minuti e siamo lì da voi” la rassicurò.
“Perfetto, vi aspettiamo!” disse lei, chiudendo la chiamata.
Una cosa le balenò subito in testa: non aveva ancora detto all’amica che sarebbero partite insieme ai ragazzi, per le seguenti date del tour.
Si sedettero sulle scalinate della chiesa e Andreea colse l’occasione per informare Sophie di questo fatto.
“Senti Sophie, devo dirti una cosa…” iniziò.
“Che succede Andreea?” domandò l’amica, un po’ stranita.
“Beh ecco, le cose stanno così: ieri, mentre tu e Gates, ecco, ci davate dentro, mi è stata fatta una proposta da parte di Zacky…” continuò Andreea.
“Mi devo preoccupare?”
“No, cioè… Non è niente di che, ci ha solo invitate a partire con loro per le prossime date del tour” concluse.
“COSA? E tu che hai risposto?”
“Beh gli ho detto che ci avrebbe fatto piacere e che saremmo partite con loro”
“Andre, sai questo cosa significa?”
“Certo che lo so… Tu non hai problemi, vero? In tal caso, possiamo sempre dirgli di no” Sophie stette un attimo a pensare, ma decise alla fine di asscondare la scelta dell’amica.
Nel frattempo le ragazze videro i due chitarristi arrivare da lontano: Zacky aveva un’aria abbastanza contenta, mentre Gates sembrava un po’ contrariato, evidentemente l’amico l’aveva trascinato lì a forza.
I quattro si salutarono e poi, guidati da Andreea, iniziarono il loro giro per Milano: visitarono  il Castello Sforzesco e l’immenso parco che contiene, Piazza della Scala, la Galleria, Corso Vittorio Emanuele, Porta Ticinese e Porta Genova, per poi ritrovarsi ancora in Piazza Duomo. Mentre Zacky e Andreea avevano conversato tutto il tempo, Sophie e Gates non si erano scambiati nemmeno una parola, nemmeno uno sguardo. Lei stava morendo dentro, alla fine aveva avuto una storia di una notte con il chitarrista che, di punto in bianco, aveva smesso di considerarla. Non capiva, pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma più che altro era arrabbiata perché lui non si era comportato bene con lei, si sentiva usata e, orgogliosa com’era, non poteva sopportarlo.
Zacky si era accorto di questa situazione e, in un certo senso, si sentiva ferito anche lui. Non sopportava più il comportamento dell’amico, che ad ogni data del tour se ne portava a letto una e poi la piantava in asso come se nulla fosse successo, come se fossero le sue puttanelle. Aveva provato altre volte a parlargli, ma non era mai riuscito a trovare un momento per restare da solo con lui.
Ma questa volta era diverso, perché Zacky, sebbene fossero passati solo due giorni, si era affezionato alle due ragazze e non voleva rischiare che il comportamento di Brian compromettesse i piani che si era fatto, non voleva che questo non avesse fatto partire le due amiche con loro.
I quattro si fermarono davanti ad un bar.
“Scusatemi ma mi scappa una pipì tremenda” disse Andreea, tenendosi la pancia “Sophie mi accompagni?” chiese all’amica che annuì e la seguì all’interno del locale.
Era il momento giusto, Zacky poteva finalmente parlare con Gates a quattr’occhi e chiarire questa situazione una volta per tutte.
“A che gioco stai giocando?” chiese stizzito.
“Che intendi Zack?” Gates lo guardò interrogativo.
“Lo sai benissimo a cosa mi riferisco. Intendo con Sophie. Con tutte le altre che ti sei portato a letto in questi giorni e che poi non hai più calcolato di una virgola. Non ti senti una merda?”
“Non farmi la paternale Vee, sono grande e vaccinato, posso fare e scoparmi chi mi pare.” rispose secco l’amico.
“Infatti a me non interessa chi ti scopi, mi interessa come le tratti una volta che ti sei divertito. Non mi interessa di Michelle e del fatto che tu la tradisca, ma non puoi comportarti da stronzo con tutte. Non ti sei accorto che Sophie ci sta male?” Zacky lo spintonò.
“Ma perché dovrebbe? Non l’ho mica abbandonata all’altare”
“Te la sei scopata, cazzo. Potresti almeno parlarle, chiederle come sta, non stare qui come un coglione ad evitarla. Anche perché partiranno con noi, quindi vedi di darti una regolata e almeno dille qualcosa.”
A questa affermazione Gates spalancò gli occhi, non sapeva che le ragazze sarebbero partite con loro ed era anche parecchio infastidito dal fatto che Zacky non gli avesse detto nulla.
Proprio mentre stava per rispondere Andreea e Sophie uscirono dal bar e si avvicinarono a loro.
“Lunga questa pipì” affermò ironico Brian.
“Se ti ha infastidito tanto, la prossima volta te la faccio addosso” rispose secca Andreea.
I quattro ripresero a camminare, Zacky e Andreea davanti, Gates e Sophie dietro.
“Allora…” iniziò Syn “come stai?”
Sophie lo fissò incredula, davvero cercava di attaccare bottone così?
“Bene” rispose secca.
“Senti io volevo dirti una cosa, io-” proprio in quel momento però gli squillò il telefono.
“Dammi un minuto”
Syn si voltò e rispose al telefono, dalla sua faccia si poteva intuire chi fosse la persona dall’altra parte: Michelle.
“Tesoro, qui tutto bene. Tu? - Ah, buono - Certo, scusa se non mi sono fatto sentire ma sono stato in giro con i ragazzi - Va bene, ti amo -”
Sophie era disgustata dal suo comportamento, odiava quando quelle parole venivano sprecate in un modo del genere, perché si sapeva che Brian non amava Michelle - o meglio, si intuiva -.
“Mi fai schifo” gli disse, infatti.
“Sei solamente gelosa”
Lei lo scostò con una mano.
“Mettiamo in chiaro una cosa: non sono la tua bambola, né la tua puttanella.” disse decisa Sophie, quasi stizzita.
“E questo chi l’avrebbe deciso?” chiese sarcastico lui.
“Vaffanculo, Synyster.”
Lei fece per andarsene, ma lui la trattenne per un polso, facendola voltare verso di sé.
“So che mi vuoi” le sussurrò dopo essersi avvicinato al suo orecchio.
La mora non voleva ammetterlo, ma aveva ragione lui: nonostante tutto, lei lo voleva, eccome se lo voleva. Ma non poteva dargli ragione.
“No! Mi sono ricreduta, va bene? Pensi solo a te stesso, sei un narcisista di merda. E pensare che eri tu il mio idolo, dannazione, se l’avessi saputo non sarei di certo stata dietro a uno come te!”
La discussione si era trasformata in un vero e proprio litigio, la rabbia si poteva quasi toccare.
“Ragazzina, modera i termini”
“Non modero proprio un cavolo! Ti rendi conto di cos’hai fatto? Mi hai distrutto un mito. Mi hai fatta ubriacare per poi portarmi a letto, fai schifo, sei pure sposato!”
“Non sembrava ti dispiacesse”
Il ghigno che si formò sulla faccia di Gates fece imbestialire ancora di più Sophie, che si avvicinò mollandogli uno schiaffo in pieno viso.
Per fortuna arrivarono Zacky e Andreea, dividendo i due che quasi avrebbero iniziato ad azzuffarsi.
“Che succede qui?!” chiese il ragazzo, dividendo i due.
“Succede che questa mi ha appena dato uno schiaffo, stronza!”
“Fottiti, Gates!”
Fu questa l’ultima cosa che Sophie gli gridò, per poi incamminarsi verso la metropolitana.
Andreea fece giusto in tempo a salutare con un leggero bacio sulla guancia Zacky, per poi seguire l’amica.
Nel tragitto ci furono solo lamentele della mora, ma nonostante l’altra cercasse di calmarla, non smise finché non arrivarono a casa.
“Dannazione, continuo a rovinare i momenti tra te e Zacky, scusami” disse con voce tremante.
“Tranquilla, piuttosto, dobbiamo preparare le valige per domani”
La mora si passò una mano tra i capelli, pensierosa.
“Vai tu, io non me la sento” mormorò.
Andreea provò in tutti i modi a convincerla, ma non c’era modo di farle cambiare idea. Ma d’altronde doveva essere comprensiva con lei, Syn non si era di certo comportanto bene.
Mentre stavano sdraiate sul letto, perse tra i loro pensieri, il cellulare della rossa vibrò: era un numero sconosciuto.
“Pronto?”
“Emh, Andreea?”
Lei riconosse la voce dell’altro chitarrista della band, ovviamente, ma non voleva farlo sapere all’amica.
“Heeey! Dimmi tutto”
“Zacky è andato a farsi una doccia, mi ha chiesto di chiamarti per dirti l’orario di domani: otto e mezza all’aeroporto di Malpensa, vi aspettiamo fuori.”
La ragazza si alzò e uscì dalla stanza per non farsi sentire dall’amica.
“Non credo che Sophie verrà…”
“Oh…”
“Spero di riuscire a farle cambiare idea, ma non assicuro nulla”
“Lo spero anche io”
I due si salutarono, lei rimase perplessa sulla risposta di Synyster.
Tornò in camera, Sophie si era addormentata.
Ricevette un messaggio da Zacky dopo poco, così iniziarono a parlare tramite sms.
Nel bel mezzo delle frasi tattiche del ragazzo, le arrivò un ulteriore messaggio da parte di Syn che chiedeva il numero della mora. Andreea non tardò a darglielo.
Poco dopo il cellulare di Sophie squillò, svegliandola e con voce impastata rispose.
“Sì?”
“S-Sophie…volevo scusarmi per come mi sono comportato, non avrei voluto ferirti né tantomeno farti arrabbiare, e vorrei farti sapere che mi farebbe piacere se domani partissi con noi”
Brian disse la frase tutta d’un fiato, lei rimase quasi scioccata dal gesto inaspettato, tanto che riattaccò la chiamata senza neanche rispondere.
Per un po’ fissò il pavimento, solo un pensiero le girava per la testa, una domanda: andare o no?
Infondo, nessuno si sarebbe immaginato che Synyster Gates aka Brian Elwin Haner Jr. chiedesse scusa a una ragazza qualunque, però l’aveva fatto.
Il dubbio la stava assalendo, Andreea se ne accorse e diede un buon consiglio all’amica: avrebbe aspettato fino all’ultimo momento, così da capire cos’avrebbe voluto veramente.
 

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Capitolo 4
*** Chapter three ***


Chapter Three

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Anche se con un po’ di fatica per via dell’agitazione, le due ragazze si addormentarono, tra poche ore avrebbero avuto l’aereo per Barcellona, per seguire la band nel tour.
Avevano puntato la sveglia alle 5 del mattino, visto che alle 7:30 si sarebbero dovute trovare all’aeroporto di Malpensa. Avevano già tutto pronto, valigie e tutto il resto; non vedevano l’ora di partire, avrebbero continuato il tour con una delle loro band preferite, chi altro ha mai avuto un’occasione del genere?
Dopo essersi preparate, uscirono di casa e alle 7:30 precise erano all’aeroporto, dove c’era la band ad aspettarle.
Le due ragazze salutarono tutti e insieme si diressero verso l’aereo. Presero tutti posto: Matt prese un posto per conto suo, Johnny ed Arin si sedettero vicini e inizarono a conversare, Zacky e Andreea andarono a sedersi vicino all’ala, Gates e Sophie si sedettero subito dietro di loro.
L’aereo partì e, non appena si staccò da terra si sentì uno strattone. Zacky afferrò velocemente la mano di Andreea, gli venne istintivo. Lei gliela accarezzò, ma appena il capitalo li avvertì che il carrello aveva fatto fatica a chiudersi e che non era nulla di grave, Zacky la lasciò velocemente, arrossendo in viso e abbassando lo sguardo, mentre ad Andreea scappò un sorriso.
“Che sta succedendo qui?” la faccia di Gates fece capolino dal buco tra i sedili di Zacky e Andreea.
“Oddio Gates, leva la faccia da qui che potrei avere un infarto!” commentò il secondo chitarrista, per sdrammatizzare la situazione.
“Sei solo invidioso del mio fascino” borbottò Brian, Zacky rise.
“Oh che palle Syn, lasciali soli, non li disturbare” lo riprese Sophie, tirandolo per la maglia.
“Stavo solo chiedendo” rispose lui, facendo il finto offeso.
Dopo un’ora e mezza di volo atterrarono finalmente a Barcellona. Scesero dall’aereo e presero i bagagli, per poi dirigersi alle auto che li avrebbero scortati fino all’albergo. Appena le due ragazze se lo trovarono davanti, rimasero a bocca aperta: l’hotel si chiamava Majestic, era un cinque stelle lusso proprio nel centro della città.
Le due ragazze entrarono per prime, scortate da Zacky e Syn, seguiti da Matt, Johnny, Arin e i tecnici.
“E’ la prima volta che entrate in un hotel del genere, vero?” chiese Syn, in modo quasi strafottente.
“Dico, stai scherzando? Ci passo tutti i weekend in posti così!” rispose ironica Sophie, che si avvicinò a Gates, il quale portò un braccio verso di lei, quasi per abbracciarla, ma si bloccò tutto d’un tratto.
Sophie non capì subito il perché si fosse fermato, ma diventò tutto più chiaro quando sentì la voce di Matt urlare.
“Oddio Val! Che ci fai qui?” disse il cantante, avvicinandosi alla moglie e al bambino che portava in braccio. Le diede un dolcissimo bacio sulla bocca, per poi afferrare il piccolo River e stringerlo forte al petto.
“Volevo farti una sorpresa, mancavi un sacco al piccolo River. A tutti e due mancavi” si avvicinò a Matt, che la prese tra le sue enormi braccia per abbracciarla.
Quando si staccarono, Val si accorse della presenza delle due ragazze e, vedendo Sophie così vicina a Gates, si allarmò, chiedendo spiegazioni.
“E queste due chi sono?” chiese voltandosi verso Matt, che sgranò gli occhi.
“Emh-”
“Lei è la mia ragazza, si chiama Andreea” intervenne subito Zacky e portando la giovane verso di sé, che diventò subito rossa come un peperone “e lei è la sua amica Sophie” disse indicando la seconda ragazza.
“L-la tua ragazza? Non sapevo ti fossi fidanzato! Sono contenta per te!” Valary lo abbacciò e lui rimase incredulo, non immaginava che quella scusa avesse funzionato veramente.
“Ah, Brian!” aggiunse la bionda “Manchi un sacco a Michelle, ha chiesto di tenerti d’occhio”
Sophie si sentì morire dentro, ma cercò di non farlo vedere.
“Beh ora andiamo in camera a sistemare le nostre cose” disse Andreea schiarendosi la voce. Ovviamente lei non si sarebbe mai aspettata una frase del genere da Zacky, era rimasta spiazzata.
“Certo, vi accompagno io, tanto le vostre camere sono vicino a quella mia e di Gates” rispose il moretto, prendendo i suoi bagagli.
Le loro stanze si trovavano nei piani più alti dell’albergo, così che gli ospiti potevano godere di una bellissima vista sulla città. Certo, ai quattro non importava molto della città, erano più interessati a quello che stava all’interno dell’hotel, a pochi passi gli uni dagli altri.
Le due ragazze entrarono ognuna nella propria stanza e sistemarono i bagagli, quando qualcuno bussò alla porta di Sophie.
“Senti Sophie, io e Zacky avevamo pensato che, prima di andare al soundcheck, saremmo potuti andare fuori a pranzo tutti e quattro, che ne dici?” propose Brian.
“Certo, nessun problema! Lo dico subito ad Andreea, anche se non credo che per lei ci siano problemi” rispose la ragazza, quasi in preda all’emozione. Alla fine, erano state invitate a pranzo da Synyster Gates e Zacky Vengeance e, nonostante si fossero abituate alla presenza ormai costante dei due nelle loro vite, questo invito le aveva fatto comunque uno strano effetto.
“Bene, allora facciamo per l’una giù nella hall dell’albergo” appuntò Gates, sorridendole dolcemente, mentre lei annuiva con la testa ricambiando il sorriso.
Sophie raggiunse quindi l’amica nell’altra stanza per darle l’invito che, come prevedibile, la rossa accettò senza pensarci due volte.
“Senti, vieni qui in stanza da me, ci prepariamo e poi andiamo giù” propose Andreea.
“Ci sto! Prendo i vestiti e sono da te” disse la mora, uscendo velocemente dalla stanza e rientrando dopo pochi secondi.
Le due si prepararono e, con dieci minuti di anticipo, erano pronte. Si sedettero quindi sul letto e iniziarono a fare un po’ di conversazione.
“Allora, con Gates come va?” chiese la rossa.
“Guarda” rispose Sophie “non lo so proprio. Un momento prima fa lo stronzo, un momento dopo è dolce con me, poi torna a non considerarmi. Non so proprio cosa pensare...”
“Mh, certo che proprio strano quell’uomo” disse Andreea, mordendosi un labbro.
Proprio in quel momento, però, qualcuno bussò alla porta. Sophie andò ad aprire e si trovò i due chitarristi davanti a lei.
“Che ti dicevo, Brian? Sono ancora qui. Eravamo in anticipo noi” disse Zacky quasi sgridando l’amico.
“No beh in realtà anche noi eravamo già pronte, stavamo chiacchierando un pochino” rispose Sophie.
“Ah sì? E di che parlavate?” chiese Syn.
“Parlavamo male di te Gates, qualche problema?” Andreea sbucò da dietro la porta “Allora, andiamo?”
I quattro si diressero verso l’ascensore e, una volta usciti dall’albergo, si diressero verso il ristorante.
“Ma avete per caso prenotato da qualche parte? No perché vorrei evitare di rimanere senza mangiare” puntualizzò Sophie, guardando Gates.
“Sì, tranquilla, ci ho pensato io!” Zacky alzò la mano.
“Menomale che ci sei tu, se avessimo aspettato Syn probabilmente saremmo morti tutti di fame” aggiunse la mora.
Tutti e quattro scoppiarono a ridere.
Dopo qualche minuto a piedi arrivarono ad un ristorante, entrarono e chiesero un tavolo per quattro.
Il cameriere li accompagnò al tavolo e i quattro si sedettero.
Dopo aver pranzato, i quattro si diressero alla cassa. Sophie e Gates pagarono onguno la propria parte e, quando anche Andreea fece per pagare, Zacky la bloccò.
“Oh no, tu non paghi nulla, offro io” affermò il chitarrista, sorridendo alla ragazza.
“Ma no dai, non ti preoccupare” Andreea cercò di fargli cambiare idea.
“No no, in un certo senso sei mia ospite, pago io” insistette Vee.
“Tu invece non offrire nulla Gates, tranquillo! Alla fine, non siamo stati a letto insieme...” Sophie mandò una frecciatina a Gates che, imbarazzato, abbassò lo sguardo, probabilmente si sentì parecchio in colpa.
I ragazzi uscirono dal ristorante e si diressero di nuovo verso l’hotel.
Mentre camminavano, Andreea si avvicinò a Zacky.
“E così sarei la tua ragazza, giusto?” chiese in fare scherzoso.
“Si beh… Dovevo inventarmi qualcosa… Voglio dire… Val si sarebbe insospettita…” il ragazzo iniziò a balbettare, era visibilmente nervoso.
“Ma sì, tranquillo! Anzi… Devo ammettere che mi ha fatto piacere, insomma, non mi ha dato fastidio” ammise Andreea.
“Questo mi fa sentire decisamente meglio, pensavo di aver fatto un casino… Senti, per farmi perdonare vi voglio al soundcheck prima del concerto di stasera, vi va?” propose Vee.
“Oddio certo che ci va, che domande!” rispose la ragazza, tutta eccitata.
“Bene, allora andiamo direttamente all’arena, così iniziamo prima un po’ da soli, poi con gli altri quando arrivano”.
Così i quattro cambiarono direzione e raggiunsero l’arena dove, dopo qualche ora, si sarebbe svolto il concerto.
Le ragazze guardavano entusiaste la strumentazione della band, sembrava tutto così irreale che non si accorsero che tutti si erano messi ai loro posti per provare qualche canzone.
Presto però si andarono a sedere, Sophie ovviamente dalla parte di Synyster e Andreea da quella di Zacky.
La mora osservava la mano sinistra di Brian, che si muoveva ad una velocità surreale. Le sembrava di sognare, i suoi assoli la inebriavano come se fosse alcol, la mandavano su di giri. Il chitarrista se ne accorse e si mise proprio a suonare di fronte a lei, con un ghigno sul viso che non prometteva nulla di buono.
Lei non voleva essere abbindolata nuovamente, ma non sarebbe mai riuscita ad andarsene da lì. Chiuse gli occhi e, sorridendo, continuò a ubriacarsi di quelle note.
Non che Andreea non fosse totalmente persa nelle mosse di Zacky, che continuava a farle l’occhiolino anche da lontano. Tra loro due c’era sicuramente qualcosa, si sentiva nell’aria, quasi si poteva toccare.
Durante il cambio di chitarra, lui si avvicinò a lei, lasciandole una carezza sulla guancia che le provocò un sorriso. La rossa era sempre più confusa, voleva sapere, capire, agire e sicuramente l’avrebbe fatto entro la fine della giornata.
Mentre i due si lanciavano sguardi d’intesa, anche tra Sophie e Syn stava succedendo qualcosa.
La ragazza si avvicinò alle chitarre di lui, prendendo quella che sarebbe servita per la canzone successiva della setlist del soundcheck. Ormai lei le sapeva a memoria, conosceva tutto della sua strumentazione.
Gates rimase alquanto sorpreso e, appoggiando la chitarra a terra, prese le mani della ragazza.
“Suoni anche tu” disse semplicemente, lasciandole andare dopo aver sentito i calli sulle mani di lei.
La mora riuscì solamente ad annuire.
“Non come te, però” aggiunse.
“Beh, ci vogliono anni”
“Lo so, Mr. Ego”
“Hey, non è colpa mia se suono una meraviglia”
“Come non detto”
“Prova a negarlo, con queste mani riesco a farti svenire...con o senza s.”
La ragazza colse il doppio senso non appena lui ghignò, arrossì leggermente ma ci fece una risata.
Presto il soundcheck fu finito e i ragazzi e le ragazze tornarono in albergo per riposarsi.
Dato che Sophie stanca non era, se ne andò nel cortile per fumarsi una sigaretta. Ma dopo pochi tiri, venne bloccata dalla voce di qualcuno: Zacky.
“Posso rubartene una?”
“Fai pure” sorrise lei, porgendogli una Malboro rossa e l’accendino.
Presto si ritrovarono insieme a fumare, così la ragazza chiese il motivo della sua presenza.
“Devo parlarti di Andreea”
La mora rimase sorpresa, così finì la sigaretta e la spense, ascoltandolo attentamente.
“Sai, potrà sembrarti patetico, strano, stupido e tutto quello che vuoi, ma sento qualcosa per lei”
“Vai avanti, non ti giudico”
“E’ difficile da spiegare, provo un certo interesse per lei da quando la vidi a Milano. Perché, sai, Syn non si è scontrato con te per caso, ma bensì per farmi conoscere la tua amica. E’ bella, dolce e simpatica, è da tanto che non mi sento così”
“Allora non c’è nessun problema, lei è persa di te”
“Invece un problema c’è. Quando ho scoperto che eravate entrambe nostre fan, ho iniziato ad avere timore che lei provasse solo del senso di ammirazione nei miei confronti. Intendo, quella cosa che si prova verso una persona che ti fa da idolo”
“Zacky, vi conoscete da poco, dovete passare del tempo insieme per capirlo. Ma almeno provaci, iniziate qualcosa e vedete come va! Non puoi rimanere così come un cretino!”
Il ragazzo fece un attimo di pausa, spengendo anche lui la sigaretta.
“Quindi...dici che non mi darà uno schiaffo se mi confesso?”
“Se mi fai un’altra domanda del genere, lo schiaffo lo ricevi da me!”
“Grazie” fece lui ridacchiando e tornando nell’edificio.
In contemporanea a quella conversazione, anche qualcun’altro ne stava avendo una simile: proprio Andreea e Brian.
Lei lo aveva raggiunto in stanza, cercando di non farsi vedere da nessuno. Nessuno doveva sapere che lei fosse lì, soprattutto Sophie.
“Gates, dobbiamo parlare” disse lei, con voce ferma.
“Di Sophie, vero?” anticipò lui, abbassando lo sguardo.
“Sì. A che gioco stai giocando? Non puoi prenderla e usarla a tuo piacimento. Non è una cazzo di bambola, ha dei sentimenti. In più prova qualcosa per te, quindi vedi di schiarirti bene le idee su quello che vuoi fare. O stai con lei, o non ci stai. Non giocare con i suoi sentimenti, o giocherò io con la tua faccia” disse Andreea. Aveva un tono cupo, non sopportava le prese in giro, soprattutto quando si trattava delle sue amiche.
“In realtà, Andreea, a me Sophie interessa e parecchio anche. Ed è proprio questo il problema. Sai che sono un uomo sposato, già quello che faccio ai concerti quando mia moglie non c’è è sbagliato. In più mi sono preso una cotta per lei. Il punto è che non posso permettermelo” gli occhi gli si fecero lucidi, si vede che alla fine ci teneva a Sophie e tutto quello che le stava facendo, faceva soffrire anche lui.
“Allora perché non glielo dici? State male in due così, e io non sopporto vederla triste, perché non se lo merita” continuò Andreea.
“Sono Synyster Gates. Ho una reputazione da mantenere. Che immagine darei ai miei fans, ai NOSTRI fans, se scoprissero che sono innamorato di una ventenne qualunque?”
“Me ne frego della tua reputazione. Vedi di prendere una decisione in fretta, prima che il tour sia finito.” Andreea si diresse verso la porta.
“Ti ha detto lei di venire qui a parlarmi?” chiese il ragazzo.
“No, lei non sa nulla. Sono venuta io a parlarti perché non sopporto vederla così… Promettimi che ci penserai e deciderai che fare”
“Te lo prometto” disse Syn, portandosi una mano al petto.
“Bravo Gates, così ci capiamo!” esclamò Andreea, facendo un occhiolino e uscendo dalla stanza.
Quella sera i ragazzi fecero un concerto fantastico e le ragazze erano entusiaste di averli visti dal vivo per la seconda volta: non si sarebbero mai stancate.
Ma un pensiero tormentava Sophie, che nel mentre aveva perso più tempo scavando nei suoi pensieri che godendosi il concerto.
Non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, quello che in precedenza provava per Synyster era cambiato, si stava evolvendo e la cosa non le piaceva - anche perché non poteva essere ricambiata, continuava a pensare -.
Inoltre, tutte le frecciatine che lui le aveva mandato, la mandavano su di giri e voleva assolutamente fermare la cosa, così pensò di andare a parlarci.
Girò tutto il backstage, ma non riusciva a trovarlo, così incrociò Johnny e chiese a lui.
“Johnny, hai per caso visto Syn?”
“E’ entrato adesso nel suo camerino”
La ragazza si diede della stupida per non averci pensato, così si diresse verso la stanza.
Bussò alla porta e si ritrovò un Brian Haner Jr a petto nudo.
“Ti devo parlare” disse lei imbarazzata.
“Mi dispiace, sono occupato con lei” fece indicandole una bionda dietro a sé “Ti scoccia dirmi domani? Grazie”
Il ragazzo non le diede neanche il tempo di rispondere che chiuse la porta, lasciandola senza parole e con l’amaro in bocca.
Fece finta di nulla e tornò in albergo con gli altri, buttandosi nel letto ormai distrutta psicologicamente.
Nel pieno della notte, invece, Zachary non riusciva proprio a dormire. Pensava a lei, ai suoi capelli, al suo profumo, le sue labbra, i suoi occhi, la sua voce e la sua risata.
Da quanto non si sentiva così? Da mesi.
Ed era pronto a fare il primo passo, perché sentiva in qualche modo che quella ragazza dovesse essere sua, per quanto il rischio di delusione fosse grande.
Si alzò dal letto e prese un paio di pantaloni e una maglietta a caso, infilandosi poi le scarpe e uscendo dalla sua stanza.
Bussò a quella di Andreea che era a pochi passi dalla sua, ricevendo una risposta quasi immediata.
La ragazza si stropicciò gli occhi chiedendosi chi fosse a quell’ora e, non appena aprì la porta, quasi non le prese un colpo.
“Zacky, che ci fa-”
La frase della ragazza fu interrotta da un gesto a dir poco inaspettato: le labbra di Zacky si attaccarono a quelle della rossa, che schiuse le sue immediatamente per fare incontrare anche le loro lingue.
Lei lo attirò a sé facendo aderire i loro petti e presto finirono sdraiati l’uno sopra l’altra. Il tutto sarebbe continuato, se qualcuno non fosse entrato nella stanza.
Era Sophie, in lacrime con addosso solo una maglia lunga che le arrivava alle ginocchia.
“Scusate, avevo bisogno di parlare con Andre, ma non ha importanza” mormorò tirando su col naso.
Ovviamente l’amica si alzò e la prese per mano, facendola sedere.
“Zacky, puoi lasciarci sole?”
Il ragazzo capì e uscì, anche se un po’ deluso. Tuttavia, la conversazione tra le ragazze continuò.
“Ho un problema e anche bello grande”
“Non sei incinta, vero?” fece la rossa per sdrammatizzare, provocando un sorriso dell’altra.
“Per carità, ci mancherebbe”
“E’ colpa di Gates?”
“Non del tutto, in realtà è più colpa mia. Non c’è più quell’attrazione che c’era prima, è diversa. Ma dannazione, oggi ha continuato a provocarmi, non riesco a controllare la cosa. Volevo parlargliene, ma era impegnato a scoparsi un’altra”
“Sai com’è fatto…”
“Infatti, per questo sto così, lui non potrebbe mai ricambiare i miei sentimenti e fa male”
“Ma no, d’altronde siete andati a letto insieme, magari la pensa come te”
Un’ulteriore persona irruppe nella stanza: il diretto interessato.
“Invece Sophie ha ragione” fece deciso, per poi uscire e chiudere la porta, lasciando Andreea perplessa e l’altra in lacrime.

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Capitolo 5
*** Chapter four ***


Chapter Four

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Andreea era incredula, non concepiva come Brian avesse potuto dire quelle parole, dopo essersi confessato a cuore aperto solo poche ore prima.
Il sangue iniziò a ribollirle nelle vene, si alzò di scatto e raggiunse Syn nel corridoio, iniziando ad inveire su di lui.
“Sei un cretino! Come ti è venuto in mente di entrare in camera e sbattegli quella balla in faccia?” Andreea raggiunse Gates e, prendendolo per un braccio, lo voltò verso di sé. Intanto Zacky, allarmato dalle urla della ragazza, uscì dalla stanza e si fermò sulla porta.
“Come cazzo hai potuto? Dimmelo, Brian. Lei ci sta male per te e tu lo sai. Come puoi parlarle così?” La ragazza si fece prendere dal nervoso e immediatamente diede uno schiaffo in faccia al chitarrista.
“Sei una merda, stai lontano da me e soprattutto da lei!” la rossa cacciò un ultimo urlo, per poi voltarsi di scatto e incamminarsi velocemente verso camera sua.
Zacky chiuse la porta verso di sé e si avvicinò all’amico.
“Si può sapere che hai combinato?”
“Sono un coglione Vee, sono davvero un coglione” disse Brian, abbassando la testa e portandosi una mano nei capelli.
“Oh, questo l’ho capito… Dopo ne parliamo, ora scusami ma raggiungo Andreea e vedo di farla calmare un po’” ribattè Zachary, allontanandosi dall’altro chitarrista.
C’era un solo rimedio allo stato d’animo di Sophie: l’alcol.
Nel minibar della sua camera avrebbe potuto trovare di tutto, infatti si rintanò lì dentro e iniziò a tracannare bottiglie a caso, tra Jack Daniel’s e vodka. Una dopo l’altra, iniziò a sentirsi meglio. Il dolore non c’era più, era tutto offuscato dall’alcol.
Ma poi, tutto d’un tratto riprese a farle male, quando Synyster entrò nella sua stanza.
“Sophie, che stai facendo?” chiese il ragazzo perplesso dallo stato della ragazza.
“Quel cazzo che mi pare! Vai via di qui, stronzo”
“Non ti lascerei così per nulla al mondo, metti giù quella bottiglia”
La mora allora iniziò a urlargli contro, ma infondo aveva tutte le ragioni per farlo.
“Ti odio, sei la peggior persona che io abbia mai incontrato. Mi hai regalato così tanti bei momenti in passato...adesso li hai distrutti.”
“Soph, non pensavo veramente quello, prima”
Il ragazzo si avvicinò a lei, che intanto si era fatta scappare qualche lacrima.
“Certo, e intanto ti sei scopato quella bionda”
“Non c’entra!”
“Sì, invece, smettila Brian. Non hai scuse, ho capito che non ti interesserò mai e che hai voglia soltanto di prendermi in giro”
Mentre voleva versarsi un altro bicchiere di vodka liscia, per sbaglio si rovesciò tutto addosso.
Iniziò a barcollare, si resse al muro ma dopo poco si ritrovò tra le braccia di Gates.
Lui la svestì e le mise addosso la sua maglia, sdraiandola poi sotto le coperte. Quando però stava per andarsene, lei lo trattenne per un braccio.
“Resta” gli disse soltanto, con voce flebile.
Brian tentennò un po’ prima di accettare, ma si sdraiò comunque con lei.
La guardava mentre aveva la bocca schiusa, lui voleva le sue labbra, eccome se le voleva. Ma non poteva innamorarsi di una ragazza, era sposato e lui era convinto che la sua donna lo amasse, si sentiva in colpa per lei.
Ma quando era con Sophie, era come se ci fossero solo loro due e che tutto potesse andare a quel paese.
Le accarezzava le guance pallide con le nocche, si vedeva che era sfinita, infatti dopo poco si addormentò. Gates, invece, rimase sveglio tutta la notte, guardandola mentre dormiva e pensando a cos’avrebbe fatto.
Dormì solamente un paio d’ore, finché la ragazza non si svegliò alle undici senza capire cosa fosse successo la sera prima.
“Sei una cosa vergognosa, mi hai abbindolata di nuovo facendomi ubriacare! Fottiti!”
Lui si stropicciò gli occhi, ci mise un po’ per capire dove stava il problema, ma subito alzò le mani in segno d’innocenza.
“No, no, non abbiamo fatto nulla, lo giuro! Ti sei ubriacata - da sola - e versata mezza bottiglia di vodka addosso, ti ho solo cambiata”
La mora si passò una mano tra i capelli e sbuffò, non ce la faceva a ribattere. Era stanca, aveva i postumi, ma riuscì comunque a ricordarsi di aver iniziato a bere da sola.
“Bene, me ne vado” fece il chitarrista, arrivando all’uscio ma per poi bloccarsi.
“E comunque non sono andato a letto con la bionda. Ahimé, non ce l’ho fatta.”
Queste ultime parole subito prima di chiudere la porta lasciarono Sophie senza parole, non riusciva a capirlo.
Zacky intanto aveva raggiunto Andreea nella sua stanza. Non immaginava che la ragazza potesse arrivare a tanto, ma alla fine aveva ragione: Gates si era comportato male con Sophie e anche lui avrebbe sicuramente fatto la stessa cosa, se si fosse trattato di un suo caro amico.
Aprì la porta della stanza e trovò la ragazza seduta sul letto, ormai disfatto e con i cuscini a terra; la raggiunse e si sedette vicino a lei, cercando di farla sfogare.
“Che ha combinato quel cretino?” le domandò, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli rossi.
“Non lo sopporto Zacky, si è comportato da vero stronzo.” la ragazza iniziò a raccontare quanto era successo quel giorno.
“Oggi sono andata da lui, approfittando del fatto che Sophie fosse giù a fumarsi una sigaretta. Gli ho chiesto che cosa aveva intenzione di fare e di smetterla di farla soffrire, gli ho chiesto di essere sincero con lei e lui mi ha anche confessato di provare qualcosa per lei.” si alzò di scatto e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro per la camera “E indovina ora che fa? Entra in camera mentre io sto cercando di tranquillizzare Sophie e le sbatte in faccia che tra di loro non ci sarà mai nulla. Capisci, Vee?” Andreea iniziò a gesticolare, così Zacky si alzò e la raggiunse, passandole una mano nei capelli.
“Senti, tu ora tranquillizzati e non ci pensare, domani parlerò io con lui” disse Vee con voce dolce, accarezzandole il viso.
“Davvero lo faresti?” rispose lei, guardandolo negli occhi.
“Per te, questo ed altro” il chitarrista ricambiò gli sguardi.
“Sei bellissima quando ti arrabbi, sai?”
In quel momento Andreea prese il viso del ragazzo e lo avvicinò al suo, lasciandogli un lungo bacio sulle labbra, che subito si trasformò in un bacio sempre più appassionato, le loro lingue si intrecciavano velocemente. La rossa fece indietreggiare il chitarrista e lo sdraiò sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Subito la ragazza levò la maglietta a Vee e lui fece lo stesso con lei, poggiandole poi le mani sui fianchi. Iniziò poi a palparle il seno e baciarle il collo, mettendosi sopra di lei. Le mani della ragazza vagavano sulla schiena del chitarrista e si fermarono poi sul bottone dei suoi pantaloni. Esitò un attimo, ma quando poi Zacky le slacciò i pantaloni e iniziò a toccarla nell’intimità, lei si lasciò completamente andare, togliendo i pantaloni al ragazzo e avvinghiando le gambe al suo bacino, riuscendo a sentire l’eccitazione di Zachary. Si staccarono solo qualche secondo, giusto per dare il tempo al chitarrista di mettersi il preservativo.
Dopo pochi minuti si trovarono entrambi nudi, i loro corpi sembravano uno solo. Lui, dopo averla fatta gemere con i suoi movimenti delle dita, entrò in lei con delle spinte dolci, che andavano piano piano aumentando. Lei sussurrava il suo nome e lui faceva di tutto per compiacerla. Non era solo sesso, quello si capiva, ma non era nemmeno amore. C’era quel qualcosa in più.
Quando entrambi raggiunsero l’orgasmo, Zacky le diede un ultimo, lungo bacio e poi uscì da lei, sdraiandosi affianco alla ragazza e facendo appoggiare la testa di lei al petto di lui. Erano entrambi sfiniti, così si addormentarono.
Il mattino dopo, quando Andreea si svegliò, non trovò Zacky al suo fianco. La ragazza si alzò, coprendosi con le coperte, e si avvicinò al tavolo della sua stanza, dove trovò un bigliettino: “Sono sceso a sistemare le mie cose per il concerto di stasera, ci vediamo nella hall per le 12 così partiamo. ZV”
Alla rossa spuntò un sorriso enorme, aveva appena passato la prima notte con il chitarrista di una delle sue band preferita - la prima, sì, perché ce ne sarebbero sicuramente state altre, o almeno così pensava lei -.
Posò il biglietto sul tavolo e andò ad aprire l’acqua della doccia, nel frattempo iniziò a sistemare le sue cose in valigia.
Entrò in doccia e iniziò a pensare a quella notte: era stato tutto fantastico, quasi come in un sogno; una cosa sola la preoccupava, ovvero la paura che Zacky la abbandonasse, come Gates con Sophie. Alzò la testa, l’acqua le scorreva sul viso e la aiutò a non pensarci. Fece giusto in tempo ad uscire dalla doccia, che qualcuno bussò alla porta.
“Solo un momento” urlò.
Uscì velocemente dalla doccia, si mise un asciugamano attorno a sé e andò ad aprire la porta. Era Sophie, che entrò tutta agitata nella camera dell’amica.
“Tu non puoi capire che è successo stanotte” iniziò a raccontare la mora.
“Prego, entra pure” rispose la rossa in tono sarcastico.
“Andreea, io non so davvero più che fare, quell’uomo mi sta facendo uscire di testa. Ieri sera, dopo che tu gli hai urlato addosso, è entrato in camera mia mentre beh, ero un pochino brilla, e, non ci crederai mai, mi ha confessato che non pensava quello che mi ha detto.”
“E...come mai hai su la sua maglietta?” la interruppe Andreea.
“Poi, ecco, mi sono rovesciata da bere addosso e mi ha dato la sua maglia. Ma ti giuro che non è successo nulla! Anche io pensavo, ma mi ha assicurato di no” la rassicurò l’amica.
“Beh menomale, un po’ di buonsenso ce l’ha ancora!” disse la rossa, mentre cercava qualcosa da mettersi.
Sophie girovagava per la stanza, quando, ad un certo punto, vide il bigliettino di Zacky sul tavolo e lo lesse ad alta voce.
“Andreea perché hai un bigliettino di Zacky sul tavolo? Non dirmi che…” si bloccò.
“Emh…”
“Oddio! Tu e lui…”
“Sì, stanotte” la rossa abbassò lo sguardo e sorrise, ripensando all’accaduto.
L’amica cacciò un urlo e poi l’abbracciò, era contentissima per lei.
“Lo sapevo, lo sapevo!” esclamò Sophie.
“Dopo ti racconto tutto, ora sbrighiamoci che siamo in ritardo, i ragazzi ci stanno aspettando giù!” disse Andreea, affrettandosi a sistemare le ultime cose.
“Ah sì, giusto! Vado a prendere le mie cose e scendiamo” Sophie uscì dalla porta, dirigendosi alla sua stanza.
Una volta raggiunti i ragazzi, il gruppo entrò in un enorme bus, che li avrebbe scortati all’aeroporto, per poi partire verso Madrid.
Arrivati nella capitale spagnola e raggiunta la location del concerto, le ragazze andarono nei camerini, mentre il gruppo si riscaldava per lo spettacolo che sarebbe iniziato dopo poche ore.
Sophie uscì dal camerino di Gates per andarsi a prendere una bottiglietta d’acqua, quando ad un certo punto incontrò Val nel corridoio.
“E tu cosa ci facevi nel camerino di Syn?” chiese la bionda.
“Io…beh…” la mora iniziò a balbettare.
“Ah, ho capito tutto. Tranquilla, non dirò niente a mia sorella Michelle, se lo merita di essere trattata così” confessò la moglie di Matt, dopo essersi seduta su una sedia.
“Come sarebbe?” chiese incuriosita Sophie.
“Beh vedi, come Gates tradisce mia sorella quando è in tour, lei tradisce Brian. Credo che Brian abbia iniziato tutto questo quando ha scoperto che Michelle lo tradiva e non lo biasimo per nulla” continuò Valary, che venne interrotta dal pianto di River, proveniente dal camerino del padre.
“Mi raccomando, non dire niente a Brian, non voglio che vengano fuori casini né con mia sorella, né con il gruppo” Sophie annuì all’affermazione della bionda, tornando nel camerino di Syn.
Il concerto fu fantastico, i ragazzi erano attivi sul palco e, una volta terminato, tornarono ognuno nel proprio camerino e dalle ragazze che li aspettavano: Matt da Val, Zacky da Andreea e Gates da Sophie.                          
La mora se ne stava sdraiata sul divano del camerino di Synyster, passandosi il plettro del chitarrista che aveva preso al concerto di Milano.
Aveva lo sguardo perso, era mentalmente stanca e un nodo in gola era comparso, la faceva stare male. Una brutta sensazione, tanto brutta da farle dimenticare di quanto fosse fortunata ad essere con la sua band preferita.
Sentì che il concerto si era concluso, ma non si alzò finché non arrivò Gates.
Stava per uscire dalla stanza, quando lui la fermò.
“Brian, non ne voglio parlare”
“No, fermati, devo...oh, dannazione, non sono mai stato bravo con le parole”
Conclusa la frase, le labbra dei due finalmente si incontrarono. Il ragazzo fremeva per far entrare la sua lingua nella bocca di lei, la quale non ci pensò due volte a schiudere le labbra per dargli accesso. Era il loro primo bacio, perché prima non c'era stato nulla tra loro, se non sesso. Il sesso senza neanche un bacio non significava nulla, era solo puro piacere.
Ed era quello il momento più significativo di entrambi, perché niente era meglio di un bacio dato con qualcosa di più di una semplice attrazione sessuale.
La fece indietreggiare fino a farla ritrovare con le spalle al muro, si tolse la maglietta e velocemente fece lo stesso con quella della ragazza.
Lei accarezzava il fisico atletico di lui, le pause tra i loro baci erano veramente brevi, giusto il tempo di riprendere i respiri che man mano si facevano sempre più affannati. Synyster, invece, abbassò i pantaloncini e le calze a lei e si slacciò i suoi pantaloni. La fece spostare di poco, abbastanza per poggiarla su un tavolo presente nella stanza.
Però, inaspettatamente, si fermò staccandosi tanto da riuscire a vedere Sophie negli occhi. Lei non aveva parole, non sapeva cosa fare.
“Sei tu che devi decidere, dopo di questo saremo ad un punto di non ritorno”
Solo il fatto che avesse usato un verbo al plurale fece decidere in men che non si dica la ragazza.
Per tutta risposta lo riattirò a sé e lo baciò, facendogli capire che tutto ciò che voleva era lui.
Prese le giuste precauzioni, Brian entrò in lei con forza e decisione ma con movimenti dolci, insoliti da uno come lui.
Le lasciava dei piccoli morsi sul collo, era come se avesse voluto farle capire che la voleva sua. Lei gemeva mano a mano che il piacere si avvicinava, gli tirava un poco i capelli umidi mentre lui velocizzava le spinte.
Fu quando entrambi vennero che capirono quello che veramente stava iniziando a formarsi tra di loro. Erano spaventati ma allo stesso tempo felici, perché anche solo lo stare insieme li faceva stare bene.
Nessuno, però, poteva sapere cosa sarebbe successo da lì in poi.

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Capitolo 6
*** Chapter five ***


Chapter Five

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Passarono la notte insieme, abbracciati. Gates si svegliò per primo e non poté fare a meno di guardare Sophie mentre dormiva, era così dolce che al ragazzo scappò un sorriso.
Si alzò dal letto e andò a farsi una doccia, mentre Sophie continuava a dormire beata nel suo letto. Uscito dalla doccia e vedendo la ragazza ancora sdraiata nel letto, Brian si avvicinò a lei e, accarezzandole i capelli, la chiamò.
“Piccola andiamo, è ora di svegliarsi. Tra poco dobbiamo partire per la prossima data del tour”
La mora mugugnò qualcosa, per poi girarsi dall’altra parte, senza dare retta al chitarrista. A quel punto il ragazzo prese le coperte e gliele levò, lasciando la ragazza completamente nuda sul letto.
“Ma che cazzo fai?!” urlò lei, cercando qualcosa per coprirsi.
“Oh dai, come se non ti avessi mai visto nuda!” rise lui.
“Sei un cretino, Brian!” la ragazza prese un cuscino e glielo lanciò.
“Dai, vatti a lavare, dobbiamo andare” le sussurrò Syn, avvicinandosi a lei e scoccandole un bacio sulle labbra. La ragazza sorrise e, dopo aver preso i vestiti, si diresse in bagno per prepararsi.
I due raggiunsero quindi gli altri membri della band e insieme partirono verso la città di Lisbona, per una nuova esibizione.
I ragazzi passarono tutto il pomeriggio a provare e riprovare le canzoni, le ragazze li guardavano dal backstage; qualcosa però preoccupava Gates: non c’era sintonia tra lui e l’altro chitarrista, Zacky era visibilmente turbato e questo rischiava di incidere sul concerto.
“Vee che hai, è tutto a posto?” gli domandò.
“S-si, sono solo un po’ stanco” rispose Zacky, con un certo distacco.
“Va bene. Mi raccomando, carico per stasera!” Brian gli diede una pacca sulla spalla.
“Si.” l’altro chitarrista si allontanò.
Arrivò finalmente il momento del concerto e tutti erano esaltatissimi. Tutti, tranne Zacky Vengeance. A fine concerto, perciò, Synyster cercò nuovamente di parlare con l’amico.
“Vee vuoi dirmi che succede?” lo prese per un braccio, voltandolo verso di sé.
“Niente, perché?” rispose l’amico, con fare indifferente.
“Oh avanti, non prendermi in giro. C’è qualcosa che non va, si vede. Dimmi che ti prende” Syn era deciso, voleva capire cosa stesse passando per la testa a Zacky.
“Stavo solo pensando alle tue storie durante le scorse esibizioni, stavo solo riflettendo” confessò il ragazzo.
“Sono acqua passata ora, non mi interessa più delle altre, voglio concentrarmi su Sophie”
“Ho bisogno di una sbronza, me la concedi senza continuare a farmi il terzo grado?” Vee lo guardò fisso, quasi come se lo volesse sfidare.
“Certo, chiamo le ragazze e andiamo”
“Ah certo…le ragazze…”
Gates lo guardò stranito, ma non volle farci molto caso.
Andò a chiamare le ragazze e, insieme, raggiunsero un pub. Subito Zacky ordinò fiumi di cocktails, gli altri tre lo guardavano increduli.
“Vee, non ti sembra di esagerare?” chiese Andreea, stupefatta.
“No” rispose secco. Lei sgranò gli occhi.
In quel momento il telefono di Andreea squillò.
“E’ mia madre, devo rispondere” la rossa si alzò e uscì dal locale, per cercare un po’ di tranquillità.
“Non essere così freddo con lei” lo rimproverò Gates.
“Oh certo, è arrivato l’esperto in relazioni con le donne” sbottò il più piccolo.
“Come scusa?”
“Hai sentito bene. Non venirmi a dire come devo comportarmi con Andreea, quando fino a due giorni fa te ne scopavi una a concerto e trattavi male Sophie. Non venire a rimproverarmi Gates, sei l’ultima persona che può farlo” Zacky buttò giù l’ennesimo drink.
Brian non lo riconosceva più. Questo non era il ragazzo con il quale era cresciuto, non si era mai comportato così e non riusciva a capire perché lo stesse facendo proprio in quel momento.
“Ora basta, smettila di bere” Syn prese il bicchiere dell’amico e lo spostò.
“Sai che faccio ora? Faccio come te. Esatto, me ne scopo anche io una a concerto” né Brian, né Sophie riuscivano a credere a quello che era appena uscito dalla bocca di Zacky, che velocemente si alzò, raggiunse una ragazza qualsiasi, una bionda, e iniziò a baciarla, finché quei baci non iniziarono a diventare sempre più spinti. Gates si alzò di scatto, prese l’amico per un  braccio e lo staccò dalla ragazza.
“Ma che cazzo ti prende? - gli urlò in faccia - Questo non sei tu, vedi di darti una regolata, cristo”
“Che cosa ne sai tu, eh? Non sai come mi sento ogni volta che vedo te che te ne trombi una, sei sempre al centro dell’attenzione, non ti interessa niente degli altri e dei loro sentimenti.” Zacky iniziò a delirare, un po’ per colpa dell’alcol, un po’ per la stanchezza del tour. Si avvicinò a Sophie, si sedette vicino a lei e le poggiò un braccio sulle spalle, stringendola a sé.
“Lasciala.” minacciò Syn.
“Altrimenti? Sono sicuro che anche lei sta morendo dalla voglia di darmi un bacio” il ragazzo si avvicinò alla faccia della ragazza, che prontamente si spostò.
“Puzzi di alcol e no, non muoio dalla voglia di baciarti, non mi interessi” rispose Sophie, cercando di non entrare nel panico.
“Oh avanti, non fare la schizzinosa” Zacky continuava ad avvicinarsi a lei.
Gates ormai aveva il sangue che gli ribolliva nelle vene, si innervosì a tal punto da spingere l’amico giù dalla sedia.
“Ma che cazzo fai?!” gli urlò lui contro.
“Smettila di toccarla”
Zacky si rialzò avvicinandosi nuovamente alla ragazza, che fu presto scostata dall’altro.
“Ti ho detto di smetterla, lei è mia”
“E questo chi lo dice? Potrei benissimo scoparmela”
“Vaffanculo, Vee. Ti sei già dimenticato di Andreea? Prima dici a me di non fare il coglione, ma adesso prova a guardarti. Sei patetico!”
“Per prima cosa: Andreea non è qui. Seconda cosa: faccio quel cazzo che mi pare! Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare. E’ inutile che fai tanto il figo, devi smetterla di mettermi in secondo piano”
“Taci e non dire stronzate”
Adesso anche Zacky era arrabbiato, si capì quando mollò un destro dritto in faccia a Brian.
Quando però l’altro, fuori di sé, stava per ricambiarlo, Sophie li bloccò.
“Fermi, fermi, fermi! Calmatevi, cazzo”
“A me non importa di nessuno, sono un uomo libero. Fanculo tu, Gates e Andreea”
In quel momento, proprio per caso, entrò nel locale l’ultima nominata, che sentì la frase pronunciata dal chitarrista.
Si avvicinò a lui lentamente, il cuore le batteva a mille e questa volta non era per una buona ragione.
“C-Che succede?” balbettò, per poi andare verso l’amica.
“Succede che questo coglione ci ha provato per tutta la sera con una e poi con Sophie” fece Brian acidamente.
Si voltò verso Zacky, guardandolo intensamente negli occhi.
“E’ vero?”
“Sì e non mi importa! Va bene? Puoi anche andartene”
“Sei ubriaco, smettila di dire queste cose”
“Ma vaffanculo! Sei una ragazzina come tante, Syn non è l’unico che si scopa ragazze a caso.”
La rossa non poteva credere a ciò che aveva appena sentito, i suoi occhi diventarono presto lucidi ma al ragazzo non sembrava importare parecchio.
“Zachary, se me ne vado adesso...io non torno più”
“Era l’ora”
Si portò una mano alla bocca, incredula e scioccata dal comportamento di lui.
“Andiamocene” concluse Gates riferendosi alle due, per poi dirigersi verso l’uscita.
Zacky era rimasto solo, i suoi amici se n’erano andati e lui non sapeva più che fare. Era visibilmente nervoso e aveva bisogno di sbollire. Ad un tratto la ragazza con cui Vee ci aveva provato prima si avvicinò a lui e si sedette.
“Serata storta?” gli domandò.
“Assolutamente da dimenticare” confessò lui.
“C’è qualcosa che posso fare per te?” chiese la bionda. Il ragazzo si fermò un secondo a pensare.
“In realtà sì, c’è” rispose con fermezza.
In pochissimo tempo i due si ritrovarono in albergo, nella stanza di Zacky. Lui iniziò a baciarla con foga, mentre lei gli sfilava la maglietta e gli slacciava i pantaloni. Vee la buttò sul letto, sbottonandole la camicia e iniziando a baciarle i seni.
Nel frattempo Andreea, che aveva sentito dei rumori provenire dalla stanza del ragazzo e così decide di andare a parlare con lui, per capire se fosse tutto a posto.
Aprì la porta e non potè credere alla scena che si trovò davanti, così tirò un pugno alla porta, attirando a sé l’attenzione del ragazzo.
Zacky si fermò un secondo a pensare, forse aveva capito di aver fatto una stronzata.
“Andreea aspetta, ti posso spiegare” balbettò.
“Mi fai schifo” rispose lei, con voce ferma.
La ragazza si girò, sbattendo la porta, e se ne andò nella hall del albergo, aveva bisogno di una bottiglietta d’acqua. Scendendo le scale, incontrò Brian e Sophie.
“Andreea che succ-” la ragazza non fece finire quest’ultima che scoppiò in lacrime.

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Capitolo 7
*** Chapter six ***


Chapter Six

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Andreea era disperata. Non si aspettava certo un comportamento del genere da parte di Zacky, dopo tutti i bei momenti che avevano passato insieme, non avrebbe di certo dovuto trattarla così.
La ragazza cominciava a pensare di aver fatto qualcosa, di aver sbagliato qualcosa con lui e non riusciva a darsi pace. Sophie non se la sentiva di lasciarla sola, dopotutto Andreea l’aveva aiutata parecchio quando aveva problemi con Brian e si sentiva di dover ricambiare il favore. 
La raggiunse quindi in camera e cercò di farla sfogare un po’.
“Andre, come ti senti?” domandò.
“Io...io sto bene” balbettò la rossa.
“No, non stai bene. Hai bisogno di sfogarti e si vede. Avanti, sputa il rospo” la incitò l’amica.
“Perché ha fatto così, Sophie? Ho per caso fatto qualcosa di sbagliato? Non so cosa pensare, è cambiato tutto in un giorno, che gli è preso?” Andreea scoppiò in lacrime, cercava disperatamente una risposta, ma non la trovava.
“Non lo so, davvero. Ma era ubriaco, sicuramente non pensava davvero quelle cose” cercò di rassicurarla la mora “vedrai che chiarirete”
“Non voglio chiarire, non per adesso. Si è comportato male. Avrei potuto farlo, se la cosa si fosse fermata alla scenata del pub, ma si è portato la tipa in camera. Ci stava scopando Soph!” continuava Andreea, piangendo.
“Vedrai che non l’ha fatto con cattive intenzioni, era solo un po’ troppo ubriaco e ha fatto una stronzata. Tu non l’hai mai fatto?” la interrogò l’amica.
“Sì, ma non ho mai urtato i sentimenti di nessuno, specialmente della ragazza che ho fatto sentire importante e che mi sono portata a letto il giorno prima” continuò.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta della camera. Sophie andò ad aprire e si trovò davanti Zacky, con gli occhi lucidi e l’alito che puzzava ancora di alcol, probabilmente aveva bevuto ancora dopo l’accaduto.
“Zacky io non credo ch-”
“Fatti da parte Sophie, voglio parlare da solo con Andreea” il ragazzo le bloccò le braccia e la scansò dall’entrata.
“Vai via, non ti voglio vedere. Non ti voglio parlare” sputò Andreea.
“No, invece tu adesso mi ascolti” Zacky si voltò verso Sophie e le lanciò un’occhiataccia, così la ragazza se ne andò, lasciandoli soli.
“Ho detto che te ne devi andare” Andreea si alzò e si avvicinò con fare aggressivo al chitarrista. Non era una ragazza che si arrabbiava spesso, ma quando veniva ferita diventava intrattabile.
“Io non mi muovo da qui finché tu non hai ascoltato quello che ho da dirti” si impuntò Vee, che ormai aveva la ragazza in fronte a sé e la guardava negli occhi, mentre lei non proferiva parola.
“Non so perché mi sono comportato così, te lo giuro. La verità è che sono stressatissimo per il tour e mi sono ubriacato per alleviare la tensione. Non avrei dovuto scaricare tutto su di te, scusami” la voce del ragazzo si fece sottile, come se stesse soffocando un pianto.
“Stressatissimo per il tour vero? E pensavi di scaricarti anche su quella biondona che ti stavi portando a letto prima, giusto?” Andreea era nera di rabbia.
“Si...cioè no. Non volevo dire questo, è stato un momento di debolezza ma devi credermi, per me sei importante solo tu” il moretto cercò di afferrare le mani della ragazza, che le tolse immediatamente.
“Zacky, ti prego, esci da questa stanza. Sono stata ad ascoltarti, ma ora ho bisogno di tempo” affermò la rossa, abbassando lo sguardo.
“Andreea, devi credermi” Zachary cercò di convincerla a farlo restare, ma la ragazza si avvicinò alla porta e la aprì.
“Vee, ti scongiuro, ora vai” lo implorò lei.
Il chitarrista non aveva altra scelta, così si fece forza e uscì dalla stanza. 
“Sei l’unica persona importante per me” furono le ultime parole pronunciate dal ragazzo. Ad Andreea venne un nodo in gola, così chiuse la porta di scatto e si buttò nel letto. Continuava a piangere ed era stravolta, in un paio di minuti si addormentò. 
Dormì fino a mezzogiorno del giorno dopo, quando Sophie irruppe in camera sua.
“Andreea? Andreea andiamo, alzati! Siamo in ritardo e dobbiamo partire per Londra, muovi il culo!” la esortò l’amica. La rossa si rivoltò nel letto. Di alzarsi e dover affrontare Zacky, di nuovo, non ne aveva voglia.
“Io non voglio vederlo Soph” sussurrò.
“Non ti preoccupare i ragazzi sono già partiti, noi abbiamo l’aereo tra due ore quindi alzati da quel letto che dobbiamo andare in aeroporto” disse Sophie mentre cercava di sistemare i vestiti di Andreea in valigia.
La rossa si decise quindi ad alzarsi e, dopo essersi fatta lavata e vestita, raggiunse l’aeroporto con l’amica. Si imbarcarono sull’aereo e dopo un’oretta arrivarono a Londra. All’uscita le attendeva l’autista che le avrebbe portate all’albergo.
“Allora, oggi ti porto a fare shopping”  disse decisa Sophie, una volta poggiati i bagagli in camera. 
“No davvero, non ne ho voglia” rispose la rossa.
“Preferisci stare qui, col rischio di beccarlo?” Andreea sobbalzò a quella domanda, Sophie, come al solito, aveva centrato il punto.
“Forse hai ragione, è meglio uscire” 
Sophie la abbracciò e insieme raggiunsero il centro città. La visitarono tutta, anche perché la mora c’era già stata e sapeva bene come muoversi.
Per un momento, Andreea si sentì tranquilla, non aveva pensato a Zacky tutto il giorno, ed era tutto merito della sua amica. Si avvicinò a quest’ultima e la abbracciò forte.
“Grazie, grazie davvero. Se non ci fossi stata tu probabilmente sarei stata tutto il tempo a deprimermi in camera”
L’altra ragazza non rispose, la strinse più forte e le diede un bacio sulla fronte.
Nel frattempo, in albergo, i ragazzi si stavano prendendo una piccola pausa al bar.
Matt, Johnny e Arin erano seduti ad un tavolo, mentre Zacky era al bancone, da solo con un bicchiere e una bottiglia di Jack Daniel’s: si sentiva una merda per quello che aveva fatto la sera prima, ma soprattutto per aver perso la fiducia che Andreea aveva riposto in lui, pensava e ripensava all’accaduto. Mentre fissava il bicchiere ormai vuoto, quando qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla e si sedette vicino a lui.
“Brutta giornata, vero?” era Gates.
“Sono un idiota Brian, ho rovinato tutto per una stronzata” al giovane chitarrista si fecero gli occhi lucidi, ma cercava di trattenersi.
“Hai provato a parlarci?” chiese l’amico.
“Sì, ieri sera, dopo il casino, ma mi ha sbattuto fuori” rispose Zachary, versandosi un altro bicchiere.
“Vedrai che si risolverà tutto” lo rassicurò Syn, levandogli la bottiglia da davanti.
“Io lo spero, lo spero davvero. Tu, per caso, sai se sono già arrivate?” lo interrogò Vee.
“Sì, sono arrivate stamani. Sophie l’ha portata a fare shopping, per distrarsi un po’” confessò l’altro chitarrista “vedrai che quando avrà sbollito ti perdonerà” continuò.
“Grazie amico, scusa per il pugno, scusa per come mi sono comportato con Sophie, non ero in me e-”
“Tranquillo, è acqua passata” Brian gli diede una pacca sulla schiena e si alzò dalla sedia, chiedendo all’amico se avesse voluto raggiungere gli altri al tavolo. Zacky accettò.
Passarono il pomeriggio a bere e a chiacchierare, così da far dimenticare al chitarrista il litigio con Andreea, almeno per un po’.
Usciti dal bar, i ragazzi incontrarono le due amiche proprio davanti all’entrata dell’hotel. Zacky abbassò lo sguardo, per non incontrare quello della rossa che, istintivamente, fece lo stesso. Quando furono abbastanza vicini però, Vee cercò un modo per attaccare bottone.
“Hey Andreea, posso...posso parlarti un secondo?” chiese a voce bassa.
Andreea non sapeva che fare e si voltò verso l’amica, che le fece un cenno affermativo con la testa, come per farle capire che doveva andarci a parlare.
I due si allontanarono dal gruppo, rimanendo sul marciapiede.
“Allora come...come stai?” iniziò il moretto.
“Come vuoi che stia? Sophie è stata un angelo oggi, cercando di non farmi pensare a tutto quello che è successo, ma non è servito a molto” confessò Andreea.
“Ti ho già chiesto scusa…” continuò lui.
“Si ma ti rendi conto di quello che hai fatto?” lo accusò lei.
“Te l’ho detto, ero ubriaco, è stato un momento di debolezza”
“Un momento di debolezza? Questo non è un momento di debolezza Vee. Ti sei ubriacato, hai baciato quella al pub, ci hai provato con Sophie, hai dato un pugno a Brian e ti stavi portando a letto quella bionda. Tu lo chiami momento di debolezza?”
“Cazzo Andreea, te l’ho spiegato. Più che chiederti scusa, non so che fare”
“Zacky, non mi importa delle tue scuse! Sei un coglione, un emerito cretino di cui non dovevo fidarmi!” gli gridò la rossa in faccia, con tutta la rabbia che aveva dentro.
“Mi hai stufato. Non mi vuoi credere? Bene, posso anche farne a meno di te!”
A volte, però, le parole che si dicono non sono quelle che si pensano.
Andreea era distrutta, voleva andarsene da lì, così si affrettò ad attraversare la strada, commettendo però un grave errore, che presto le fece sentire un grande botto e vedere tutto bianco.
Zacky, avendo sentito anche lui il rumore, si voltò verso la strada e quasi stava per svenire dopo aver visto il corpo della ragazza inerme, a terra, con il sangue che le gocciolava dalla tempia.
Iniziò a gridare, a cercare aiuto, chiamò subito un’ambulanza.
“Piccola, guardami, dimmi qualcosa” fece con gli occhi che iniziavano a pizzicargli, prendendo tra le braccia il corpo della ragazza.
Ma lei non rispondeva, aveva gli occhi chiusi e non era propensa ad aprirli.
“Ti prego, rispondimi” continuò poi, iniziando a versare lacrime a più non posso.
Sophie, che nel mentre stava parlando con Gates nella hall, sentì il suono di una sirena di un’ambulanza provenire da fuori e si affrettò ad uscire, trovandosi davanti una scena a dir poco spiazzante.
Cacciò un urlo, correndo verso l’amica.
“Che cazzo è successo?! Andre, svegliati, andiamo! Porca puttana!”
“Signori fate spazio!” 
La voce proveniva da un medico dell’ambulanza.
Si spostarono in fretta, Sophie cercò di salire sulla vettura ma fu presto fatta uscire.
“No! Devo stare con lei!” continuava a gridare inutilmente, anche quando il veicolo aveva già iniziato a percorre le strade.
Si scagliò contro Zacky, insultandolo e tirandogli qualche pugno sul petto.
“E’ colpa tua, tutta colpa tua! Sei stato tu a farla andare qua fuori, figlio di puttana!” gli sbottò in faccia.
Per fortuna fu presa da Brian, che la strinse forte a sé per farla calmare almeno abbastanza da non farle avere un attacco di panico.
“Shh, andrà tutto bene” le sussurrò cercando di rassicurarla.
Un taxi fu presto davanti all’hotel, diretto all’ospedale dove avevano portato Andreea.
Zacky se ne stava nel sedile di fianco al guidatore, le lacrime continuavano a scendere e non sapeva più cosa pensare. L’unica cosa che aveva in mente erano le ultime parole che aveva pronunciato subito prima dell’incidente.
Sophie era ancora ben stretta a Gates, mentre lui l’accarezzava, lei gli stringeva la maglia e piangeva, continuando a dare la colpa a Vee per tutto.
Arrivarono all’ospedale, si ritrovarono presto in sala d’attesa. Un’attesa che sembrava durare un’eternità, l’ansia era a mille.
Un uomo in camice bianco sbucò da una stanza, dirigendosi verso i ragazzi.
“Voi siete parenti?”
“Amici.”
“Bene, la signorina ha avuto un brutto trauma cranico e non sappiamo ancora quando si sveglierà. Per adesso è incoscente, ma la sua situazione è stabile”
“Grazie, dottore”
Sophie entrò immediatamente, chiudendo la porta in faccia agli altri due.
Zacky continuava a torturarsi di rimorsi, così decise di fare una domanda a Gates.
“Brian, potremmo annullare il concerto stasera…”
“Zacky, per quanto anche io voglia farlo, non possiamo. E’ tra poche ore, dobbiamo andare.”
Vee provò in mille modi a convincere l’altro ma non ci riuscì, effettivamente aveva ragione: dovevano andare all’arena di Wembley.
Sophie uscì per qualche minuto, per prendere aria.
“Soph, mi dispiace, io-”
“No, non dirmi nulla. Non ti perdonerò mai per questo. La mia migliore amica è lì su un fottutissimo lettino d’ospedale, una fottutissima macchina l’ha investita. Tutto perché presa dalla rabbia, è uscita senza neanche controllare se passasse qualcuno. E adesso vai a suonare il fottutissimo concerto, resterò io con lei”
La sua voce iniziò a tremare, i suoi occhi tornarono lucidi, ma non diede il tempo di dire qualcosa ai due che rientrò nella stanza dove si trovava Andreea.
“Lasciala andare, deve sfogarsi” disse Syn, invitando l’amico ad uscire dalla struttura.
Anche se con ben poca voglia, Zacky si diresse con Brian all’arena dove si sarebbe svolto il concerto. Quando arrivarono, gli altri membri della band e Valary li raggiunsero, notando le loro facce sconvolte.
“Che è successo? Dove sono le ragazze?” chiese Matt preoccupato.
Zacky non rispose, si allontanò velocemente e si diresse verso il camerino.
“Andreea ha avuto un incidente, è in ospedale con un forte trauma cranico. La stanno tenendo in osservazione” spiegò Gates, abbassando lo sguardo, preoccupato.
“Oddio com’è successo?” domandò Valary, portandosi una mano alla bocca.
“Ha litigato con Zacky e si stava allontanando da lui, non ha visto la macchina arrivare. Io e Sophie eravamo dentro, è stato un attimo” continuò il chitarrista.
I ragazzi erano tutti increduli, non potevano immaginare una disgrazia del genere. Johnny fece per parlare, quando il manager li chiamò, dicendo che era ora di andare in scena. Brian andò così a chiamare Zacky, che si trascinò fuori dal camerino come uno zombie, si capiva che aveva pianto.
Tempo dieci minuti e la band era sul palco. Il concerto sembrava essere iniziato bene, i ragazzi erano fomentati e Zacky sembrava non pensare a tutto quello che era successo. Era solo apparenza. 
Tutti i pensieri gli tornarono in mente quando iniziarono a suonare “Buried alive”: l’incontro con Andreea, la prima volta che parlarono, il loro primo bacio, la loro prima volta a letto inisieme. Poi il degenero, tutte le stronzate che aveva fatto la sera prima, l’incidente...non riusciva ancora a crederci. Le parole di Sophie all’ospedale gli rimbombavano in testa, era colpa sua. 
Non si trattenne più: a metà canzone diede sfogo alla sua rabbia scagliando ripetutamente a terra la chitarra, fino a romperla. Per un momento lasciò il palco, fino alla fine della canzone. Valary lo raggiunse e, una volta calmato, lo convinse a ritornare a suonare, per concludere il concerto.
“Ti prometto che, una volta finito il concerto, ti porterò da lei”
Quelle parole lo rassicurarono, così tornò dagli amici e concluse il concerto, pronto per andare da Andreea e starle vicino, non voleva lasciarla più.

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Capitolo 8
*** Chapter seven(fold) ***


Chapter Seven(fold)

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Finito il concerto la band e Valary si diressero all’ospedale, ma non c’era stato nessun miglioramento da parte di Andreea.
Zacky fece per avvicinarsi al lettino dove la ragazza dormiva già da troppo, ma Sophie lo bloccò.
“Dove credi di andare?” gli sputò acida, piena di rancore nei confronti del ragazzo.
“Sophie, per favore-”
“Per favore un cazzo, tu non ti devi più avvicinare a lei”
“Voglio solamente vedere come sta”
“Come vuoi che stia?! Male! Tutto perché sei un deficiente! Se non fosse stato per te a quest’ora non sarebbe stesa su un fottuto lettino d’ospedale!”
“Ma io non ho fatto nulla!”
La ragazza in preda alla rabbia stava per mollare uno schiaffo a Zacky, ma Gates le fermò il braccio in tempo.
“Soph, calmati”
“Non dirmi di stare calma! Guarda che cazzo è successo, dovevi esserci tu sotto quella macchina!” gli gridò anche a lui contro, in mezzo alle lacrime.
La mora iniziava a dare segni evidenti di un attacco di panico, iniziò a tremare dalla testa ai piedi e le mancava il respiro. Brian pensò bene di portarla fuori e farla calmare.
“Lo odio, lo odio” continuava a ripetere tra le braccia di lui, con il poco respiro che le rimaneva.
“Ora basta.” sentenziò deciso, prendendole delicatamente il viso tra le mani.
“Sì, però-”
“Adesso zitta, devo portarti a far vedere una cosa”
“Ti sembra questo il momento?”
“Ascolta, sei stata qui per delle ore, hai bisogno di pensare ad altro. Andreea starà bene, ci sono gli altri con lei”
“Non mi fido degli altri”
“Cosa mai le potrebbero fare?”
Sophie non rispose, si lasciò trascinare e decise di andare con lui.
Salirono su un taxi, il ragazzo le prese la mano vedendola ancora nervosa.
Dopo qualche minuto, arrivarono nel centro di Londra, più specificamente davanti al London Eye.
Brian fece scendere la ragazza, che sembrava non aver capito che il posto era proprio la ruota panoramica e si fermò a guardarla incredula.
Il ragazzo parlò con un responsabile e le fece strada verso l’attrazione, mentre la more ancora non aveva parole.
Venne aperta la porta di una delle cabine, facendo entrare i due.
“Dimmi che non sto sognando” disse Sophie, scrutando la cabina che con lentezza iniziava ad alzarsi.
“L’ho affittata per noi prima che succedesse l’incidente, volevo provare a fare il romantico per una volta” confessò lui, arrossendo e abbassando lo sguardo.
La ragazza non disse niente, solamente si avvicinò e lo baciò dolcemente.
“Perché fai questo…per me?” chiese dopo essersi staccata dalle labbra del chitarrista.
“Dopo tutto quello che ti ho fatto passare mi sembrava il minimo”
“Davvero, non so che dire...grazie”
“Grazie a te” questa volta fu lui a prendere l’iniziativa, prese la faccia della ragazza e le schioccò un bacio lungo, sincero.
I due si staccarono, rimanendo abbracciati e ammirando il panorama notturno che offriva questa splendida città.
Gates sentiva che c’era qualcosa che non andava, sentiva chiaramente che Sphie era preoccupata per l’amica.
“Andreea starà bene” disse premuroso, dandole un piccolo bacio sul collo.
“Lo spero, lo spero davvero” rispose lei, abbassando lo sguardo.
Il giro sulla ruota durò circa trenta minuti, durante i quali i due rimasero l’uno attaccato all’altra.  Una volta terminato il tutto, i due presero un taxi per tornare in albergo. Sophie era distrutta e aveva un bisogno estremo di riposare, infatti una volta salita in macchina, si addormentò sulla spalla del chitarrista.
Quando arrivarono in hotel, Brian non volle svegliare la ragazza che dormiva così pacificamente, così la sollevò di peso, prendendola in braccio e la portò fino in camera, dove rimase con lei tutta la notte.
Nel frattempo, all’ospedale, gli altri ragazzi della band e Valary se n’erano andati e Zacky era finalmente riuscito a rimanere solo con Andreea, che ancora non dava segni di miglioramento.
Il ragazzo continuava a fissare il corpo della ragazza e a domandarsi se fosse veramente colpa sua per quello che era successo. Rimase in silenzio per quasi un’ora, poi si decise a parlare.
“So che non puoi sentirmi Andreea, ma io ho bisogno di parlare con qualcuno e l’unica persona che mi avrebbe capito, saresti stata tu. La realtà è che non mi sentivo così da parecchio tempo e ora, se sto così, è solo grazie a te. Tu mi rendi migliore e quello che ho fatto l’altra sera al pub...no, quello non ero io, non so cosa mi sia preso ma ti giuro che la colpa è solo e soltanto mia. Tu sei diversa dalle altre e l’ho capito subito, dal primo istante che ti ho vista e lo so che forse è presto per dirlo, ma credo di essermi innamorato di te”
Zacky parlava a cuore aperto, le parole gli uscivano naturali e nemmeno lui stesso credeva a quello che stesse dicendo. Pochi minuti dopo, si addormentò con la testa sul letto.
Si fece mattina e, mentre il ragazzo dormiva beato, qualcos’altro stava accadendo nella stanza: le condizioni di Andreea stavano piano piano migliorando e la ragazza stava riprendendo conoscenza. Una volta che fu completamente cosciente, si accorse della presenza di Zacky.
“Hey” disse accarezzando il viso del ragazzo “hey Vee…”
Il chitarrista, ancora intontito, si voltò verso di lei e, in men che non si dica, si avventò sulle labbra della ragazza.
“Oddio ti sei svegliata, grazie al cielo!” disse lui, con gli occhi pieni di lacrime.
“Che è successo? Perché mi trovo qui?” chiese lei, non capendo perché fosse in ospedale.
“Dopo che abbiamo litigato, sei stata investita da un’auto. Ma questo non ha importanza adesso, l’unica cosa che conta è che tu ti sia ripresa”
“Sei qui da molto?”
“Sono venuto qui subito dopo il concerto, non ti ho lasciata sola un secondo”
“E Sophie? Dov’è?”
“Sophie è andata via con Brian, se fosse rimasta qui, non mi avrebbe permesso di vederti visto che mi incolpa per quanto ti è successo”
“Non è colpa tua Zacky...e scusami per non averti ascoltato. So che tu non sei così, solo che mi sono sentita morire dentro quando ho visto come ti comportavi, soprattutto dopo quello che ho visto nella tua stanza” concluse la ragazza, fissando le lenzuola del letto.
“L’importante è che siamo di nuovo insieme” rispose il chitarrista, prendendole la mano.
“Non c’è nient’altro che dovrei sapere?”
“N-no, è tutto, credo” balbettò Zacky.
“Credi?” Andreea lo guardò interrogativa.
“Si, è tutto” le sorrise lui “sai, forse è meglio che chiami Sophie, sarebbe contenta di sapere che ti sei svegliata”
“Certo, ma non credo di avere con me il cellulare”
“Prendi il mio” il moro le allungò il cellulare.
La rossa prese il telefono e fece il numero dell’amica che, nonostante stesse dormendo, rispose quasi quasi subito.
“Che cazzo vuoi Zacky?” accusò Sophie.
“Hey Soph, sono Andreea. Volevo dirti che mi sono svegliata e-” la ragazza venne interrotta dall’amica che cacciò un urlo.
“Oddio Andreea! Come ti senti? Come…hey, perché chiami dal cellulare di quello?”
“Zacky è rimasto con me tutta notte, l’ho trovato qui appena sveglia”
“Gli avevo detto di non avvicinarsi a te” Sophie era nervosa e si sentiva dalla voce.
“Soph, dagli tregua, non è colpa sua” disse Andreea, con voce calma.
La mora fece una breve pausa, non volendo continuare il discorso.
“Mi vesto e sono da te” fece per poi riattaccare.
Una volta chiuso il telefono, Sophie saltò addosso a Brian, che era in dormiveglia sul letto.
“Si è svegliata Brian! Andreea si è svegliata! Dai svegliati che andiamo da lei” gli urlò, mentre il ragazzo cercava di riprendersi.
“Si è svegliata? Quando?” chiese lui.
“Poco fa credo, mi ha chiamata dal cellulare di Zachary”
“Dammi un secondo per prepararmi e partiamo” disse Syn, avvicinandosi allo specchio per sistemarsi i capelli.
“Dai Gates, stiamo andando all’ospedale, non c’è bisogno di infighettarsi” puntualizzò la mora.
“Sono Synyster Gates, ho una certa immagine da mantenere” rispose serio lui, provocando la risata della ragazza.
Circa venti minuti dopo i due raggiunsero l’ospedale e, una volta entrati nella stanza di Andreea l’abbracciarono, felici che si fosse ripresa.
“Ci hai fatto prendere uno spavento” disse Sophie, con voce tremante.
“Mi spiace, non volevo farvi preoccupare”
“Zitta, non dirlo nemmeno per scherzo” sbottò Sophie, lanciando un’occhiataccia a Zacky.
Nonostante la sua amica si fosse ripresa, la ragazza proprio non riusciva a perdonare Vee per come si era comportato con lei e di certo non aveva cambiato idea su di chi fosse la colpa per quanto accaduto.
“Soph” fece Andreea per riprenderla, notando il suo sguardo. La ragazza non rispose, semplicemente si avvicinò all’amica e l’abbracciò forte. Poco dopo, un’infermiera notò del movimento nella stanza e quando vide che la ragazza era sveglia,  fece uscire i due ragazzi e Sophie dalla stanza e andò a chiamare un dottore per farle degli accertamenti.
“Sembra che lei si sia rimessa perfettamente dall’incidente, non abbiamo più motivo di tenerla qui. Solo una raccomandazione: cerchi di riposare nei prossimi giorni” disse il medico.
Sophie era dall’altra parte della porta a origliare la conversazione e, una volta sentite quelle parole, tirò un urlo, abbracciando Gates e spiegando ai due cosa avesse appena sentito.
Quando il dottore uscì dalla stanza, la ragazza si precipitò dall’amica, aiutandola a preparare le sue cose, mentre i due chitarristi l’aiutavano ad alzarsi dal letto e portandola fuori dall’edificio tenendola sotto braccio.
“Ora andiamo a mangiare qualcosa però, non so quanto sia stata lì dentro, ma sto morendo di fame” disse Andreea, sentento borbottando il suo stomaco.
I quattro risero, per poi dirigersi verso l’hotel. Una volta essersi riuniti in una camera, ordinarono qualcosa da mangiare.
Zacky e Andreea si sdraiarono insieme su un divanetto, mentre Gates e Sophie sul letto.
Proprio quando stavano iniziando a parlare, vennero interrotti dal suono del cellulare di Brian, che rispose immediatamente.
“Ciao tesoro - Una sorpresa per me? - Tu cosa?!

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Capitolo 9
*** Chapter eight ***


Chapter Eight

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Sophie aveva capito chi fosse l’altra persona al telefono: Michelle.
La faccia di Brian cambiò radicalmente, era evidentemente scosso e preoccupato per un motivo che lei doveva sapere.
“Non ho molta fame, scusate” fece alzandosi e uscendo sul balcone.
Venne seguito dalla mora, che si avvicinò a lui.
“Che succede?”
Il ragazzo si prese qualche secondo per accendersi una sigaretta, mentre cercava le parole giuste per dirglielo.
“C’è un problema”
“Cioè?” chiese la ragazza, iniziando a preoccuparsi.
“Michelle”
“Quello l’avevo capito.” rispose lei.
“Sta arrivando. E’ in taxi diretta qua.”
Sophie sbiancò, abbassò lo sguardo e si sentì morire dentro. Gli occhi le diventarono lucidi, infatti si voltò per non farsi vedere da Brian.
“E adesso?” chiese con voce flebile.
“Dovrò comportarmi come se tra noi non fosse successo niente”
Lei si fece scappare un singhiozzo, così il ragazzo spense velocemente la sigaretta e strinse Sophie a sé.
“Promettimi che non la bacerai davanti a me” gli sussurrò tra qualche lacrima.
“Te lo prometto” disse lui dandole un bacio sulla fronte.
Si sentì bussare alla porta, così i due rientrarono col cuore in gola.
Sophie si sedette al fianco di Andreea e l’amica, vedendola scossa, le chiese il motivo, ma lo capii quando vide entrare la moglie di Brian.
Oh shit” disse Zacky, alla vista dell’amica che si avvinghiò a Gates in men che non si dica.
Le due ragazze, non accortesi della presenza della donna, si sorrisero a vicenda e cominciarono a canticchiare una canzone che sicuramente i ragazzi si sarebbero ricordati.
Oh shit, what’s in the bucket? What’s in the bucket, motherfucker dumb shit, motherfucker dumb grape-
Il tutto venne interrotto da Zacky che, pur avendo apprezzato l’intervento, diede una gomitata alle due, facendo notare Michelle.
“Amore, non sai quanto mi sei mancato”
Sophie a quel punto ripensò alle parole di Valary e si morse un labbro, iniziando ad innervosirsi.
“Ci vediamo troppo raramente tesoro, dovremmo passare più tempo insieme...da soli” disse voltandosi verso le ragazze e Zacky. Quest ultimo la salutò con un cenno.
“Chi sono queste due?” chiese acidamente, squadrandole dalla testa ai piedi.
“Lei è la nuova ragazza di Vee e l’altra è-” si bloccò per una manciata di secondi, notando in qualche modo la tristezza negli occhi di Sophie “è una sua amica, nostra fan”
“Capisco...comunque, mi accompagni a disfare le valige?”
“Certo”
“Sei un tesoro” concluse avvicinandosi a lui e baciandolo.
Inutile dire che Sophie, dopo la promessa che Brian le aveva fatto poco prima, sentì un fuoco divamparsi dentro di sé.
Poco prima che lui uscisse definitivamente dalla stanza, i loro sguardi si incrociarono e Gates abbassò il suo, notando gli occhi lucidi di lei.
A Michelle, ovviamente, non interessava disfare le valige.
Appena arrivati in camera, si avventò sulle labbra di lui, scendendo poi al collo lasciandogli qualche piccolo morso. Si stesero sul letto e i baci iniziarono a farsi più spinti, presto infatti lei non aveva più la maglietta. Ma quando Brian capì cosa stesse facendo, si fermò, staccandosi dal corpo della moglie.
“Scusa, non mi sento tanto bene, ti dispiace se esco a prendere una boccata d’aria?”
La donna sbuffò ma alla fine cedette, rimanendo sola nella stanza a disfare le valige - questa volta, per davvero -.
Gates scese nel cortile dell’hotel, trovando Sophie intenta a fumarsi una sigaretta, così decise di avvicinarsi a lei.
Quando la mora si accorse della presenza del ragazzo, si voltò, lasciandogli notare i suoi occhi evidentemente arrossati.
“Me ne offri una? Le ho lasciate in camera”
“No.” rispose secca.
“Piccola, ha fatto tutto lei” fece per giustificarsi.
“E naturalmente tu l’hai lasciata fare. Torna a scopartela, vai pure”
“Smettila di fare così, non potevo fare altrimenti”
“Me l’avevi promesso” continuò con voce tremante in procinto di piangere - per l’ennesima volta - a causa sua.
“Spiegami cosa avrei potuto fare, mi è saltata al collo”
“Giusto, allora visto che ci sei scopatela” disse lei, con tono di sfida.
“Va bene”
La ragazza rimase un po’ interdetta.
“Non avresti mai il coraggio di farlo, ormai non la ami più”
“Il fatto che io ti scopi non vuol dire che non ami più mia moglie”
“Non lo farai”
“Passa dalla mia stanza a goderti lo spettacolo, allora” concluse, dirigendosi verso l’interno della struttura.
Sophie rimase basita e per il nervoso finì il suo pacchetto di sigarette dopo pochi minuti, così decise di rientrare per prenderne un altro, senza pensare che sarebbe passata davanti alla camera di Brian che era proprio di fianco alla sua.
Non appena arrivò davanti alla porta iniziò a tremare, non sentendosi più neanche un muscolo. Ma proprio quando stava per cadere a terra, qualcuno la sorresse. Era Zacky, che era uscito dalla stanza di Andreea che nel frattempo stava riposando.
La portò nella propria camera e la fece sdraiare sul letto cercando di calmarla.
“Soph, respira profondamente” le disse “Ti vado a prendere un bicchier d’acqua”
“Lasciami sola” mugugnò nel pieno di un pianto isterico.
“Bevi” la incitò il chitarrista.
Dopo qualche tentennamento, la mora decise di accettare l’aiuto del ragazzo e dopo una decina di minuti riuscì a calmarsi.
“Cos’è successo?” le domandò.
“Niente”
“Certo, perché tutti hanno crisi isteriche dal nulla”
“Non ho bisogno del tuo aiuto” contestò acidamente, alzandosi e chiudendosi nel bagno dopo aver avvertito una sensazione di nausea.
“Sophie, c’entra Brian?”
Proprio in quel momento, manco l’avesse chiamato, la porta si aprì e si vide Gates sbucare.
“Zacky, hai per caso un preservativo?” chiese sfacciatamente, non sapendo della presenza della ragazza.
“Che cazzo dici? A cosa ti serve?”
“A cosa potrebbe mai servirmene uno? Va beh, faremo senza” continuò inarcando un sopracciglio.
“Sei un coglione” concluse Vee sbattendolo fuori dalla camera.
Nel frattempo Sophie aveva sentito tutto e non ci pensò due volte a chiudere a chiave la porta del bagno, tornando nuovamente a piangere.
“Apri la porta”
Lei non rispose, dato che la nausea diventò talmente forte da farla rimettere.
A quel punto Zacky buttò giù la porta, preoccupato per la salute di lei.
Infatti, la trovò stesa per terra con gli occhi gonfi e la faccia pallida; prese subito una salvietta e le asciugò il viso, cercando di farla alzare.
“Coraggio, andiamo a sdraiarci sul letto” continuò prendendola sotto braccio.
“Lasciami stare”
La ragazza cercò di divincolarsi ma con pessimi risultati, anzi, era talmente debole che ricadde per terra.
“Soph, so che ce l’hai ancora con me per quello che è successo ad Andreea ma, ti prego, fatti aiutare”
“E’ uno stronzo ma-”
La frase venne spezzata dalle lacrime che tornarono a scorrere sul suo viso.
“Ma? Sapevi a cosa saresti andata incontro”
La verità fa male.
Sophie si lasciò andare e abbracciò Zacky che la strinse a sé per farla sentire protetta.
“Ma io lo amo!” gridò tirandogli la maglia.
Lui rimase senza parole, si limitò ad accarezzarle i capelli, non riuscendo a trovare qualcosa da dirle per poterla rassicurare.
“Se vuoi ci parlo io, sono quello che lo conosce da più tempo e potrei provare a capire cos’ha in quella testa”
“No, sono stufa di dover dipendere dagli altri e soprattutto da lui, sono stufa dei suoi capricci e sono stufa di stare male”
Il ragazzo, nonostante lei le avesse detto ciò, decise di andare comunque a parlare con Brian.
Riuscì a farla addormentare e ad andare dall’amico.
Bussò alla porta, per evitare un visione indesiderata, e fu proprio lui stesso ad aprire.
“Michelle è qua?”
“No, è con Valary, perché?”
Zacky non rispose, entrò nella stanza sbattendo la porta.
“Sei un’emerita testa di cazzo”
“Piano con le parole, che ho fatto ‘sta volta?”
“Mi prendi per il culo? Ti sei scopato Michelle, nonostante tu avessi promesso a Sophie di non toccarla neanche”
“E’ stata lei a dirmi di farlo”
“Ma lo vedi che sei un cretino? Si è appena addormentata, ha pianto per un’ora intera ed ha pure rimesso dal nervoso”
“Ascolta, alla fine io e lei non siamo niente, non può prendersela in questo modo”
“Davvero non l’hai capito?”
Gates lo guardò interrogativo, inarcando un sopracciglio.
“Di cosa mi sarei dovuto accorgere?”
“Lei si è innamorata di te”
“Sì, certo, come una ragazzina che si innamora del proprio idolo”
“Ah sì? Vieni con me”
Gli fece strada verso la sua stanza, dove aveva lasciato Sophie e lo fece entrare.
“Una ragazzina che si innamora del proprio idolo non starebbe così a quest’ora. Cresci una buona volta e cerca di pensare più a chi ti sta attorno e meno a te stesso” concluse, per poi uscire dalla stanza.
A quel punto, Brian iniziò a sentirsi veramente in colpa, notando le condizioni della ragazza distesa sul letto; era evidentemente stremata da tutto, le si leggeva in faccia.
Le parole del suo amico gli rimbombavano in testa, così si decise a svegliare la ragazza per parlarle.
Quando lei si svegliò e lo vide, si allontanò di scatto pronta a dirgli quale sarebbe stata la sua decisione.
“Brian, forse è meglio finirla qui. La situazione sta degenerando, ne potrebbe andare di mezzo la tua carriera e soprattutto la mia salute”
Il ragazzo fissava il pavimento, come in cerca di una risposta. Si passò una mano tra i capelli e sbuffò, per poi tornare a guardare Sophie negli occhi.
Era dura ammetterlo, ma aveva ragione.
Si avvicinò a lei, che appoggiò la testa sul petto di lui.
Le mise una mano tra i lunghi capelli mori e con l'altra la fece aderire maggiormente a sé. Si lasciò inebriare dal suo profumo per qualche minuto, era il più buono che avesse mai sentito prima.
La mora si lasciò scappare un singhiozzo, cercò il più possibile di trattenere le lacrime ma non ci riuscì.
But baby don't cry” le sussurrò dolcemente, anche lui con gli occhi velati dalla tristezza.
Passarono un paio di minuti in quella posizione, senza dire nulla, cullati dai loro respiri. Fu Sophie la prima a staccarsi.
Si asciugò le lacrime e fece un'ultima carezza al viso di Brian, che incrociò la sua mano a quella della ragazza.
“Sappi, comunque, che non ti dimenticherò mai” concluse decisa, per poi voltarsi verso l'uscita.
Le loro mani si staccarono definitivamente, la distanza iniziava a crearsi tra i due e il dolore si faceva sempre più forte in entrambi.
“Soph” la interruppe nel suo cammino, facendola girare verso di lui.
Non servirono parole, solamente con gli sguardi riuscirono a capirsi.
Questa volta fu lui che andò verso la porta, ma solo per raggiungerla e prendere il suo viso tra le mani per darle probabilmente quello che sarebbe stato il loro ultimo bacio a cui lei non si oppose.
“Addio, Brian”
 

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Capitolo 10
*** Chapter nine ***


Chapter Nine

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Il tour era ormai finito e, visto che la storia tra Zacky e Andreea andava a gonfie vele, le due ragazze si trasferirono a casa di lui.
Sophie ancora stava male, non riusciva a superare la rottura con Brian.
Da giorni rimaneva rinchiusa nella camera che Zacky le aveva assegnato, usciva giusto per qualche spuntino e per pulire qualcosa. Non voleva né essere d'intralcio, né d'impiccio, per questo cucinava per la coppietta ad ogni pasto.
Riuscire a non pensare a Brian era troppo difficile, praticamente impossibile. Il suo cuore si era ormai gelato, non riusciva più ad essere la solita dolce ragazza di sempre.
Dopo quel brutto litigio non si erano mai più rivolti la parola e onestamente a lui non sembrava interessare.
Ma lei provava ad apparire felice davanti agli altri, erano tutti contenti per le rispettive situazioni e non voleva rovinare nessun momento.
Nemmeno Andreea, che da sempre riusciva a capire anche solo con uno sguardo che la sua amica non stava bene, se n'era accorta. Non perché pensasse troppo a Zacky, ma perché Sophie era veramente riuscita a non lasciar sfuggire niente.
E il ventitré dicembre, quando i due avevano deciso di uscire per andare a fare shopping natalizio, la mora trovò finalmente un po' di pace.
Si sdraiò sul letto, con le cuffie nelle orecchie e l'ipod in rigorosa riproduzione casuale. E, naturalmente, l'ultima canzone che sperava di ascoltare fu la prima a capitare: So Far Away.
Tanto conosciuta quanto triste, la canzone che aveva dedicato al suo migliore amico poco dopo la sua scomparsa. Come non pensare a lui?
In questo momento lui potrebbe esserci stato, se una fottutissima malattia non l'avesse portato via.
“Perché lui?”
Quella era la domanda che lei si era sempre posta.
Lui c'era sempre stato, non aveva fatto nulla di male. Quando lei era triste, riusciva a tirarla su di morale anche solo con una frase. Era pieno di vita, gioioso, trasmetteva felicità.
Lei era riuscita a trovare un altro ragazzo che riusciva a strapparle un sorriso in ogni momento, ancora più di quanto il suo migliore amico riusciva a fare.
Un giorno troverai qualcuno che ti farà stare meglio di quanto io possa fare, quel qualcuno sarà quello giusto per te. E tu non dovrai fartelo scappare.” le disse durante una delle loro frequenti conversazioni.
Quel ragazzo l'aveva già incontrato e l'aveva a un paio di chilometri da sé. Quel ragazzo era Brian.
Non era troppo tardi per chiarire, poteva ancora fare qualcosa.
Si asciugò le lacrime che ormai le avevano inzuppato il viso e prese il cellulare, componendo il numero di lui.
Uno, due, tre, quattro, cinque e passa squilli. Nessuna risposta.
Forse, Brian neanche voleva sentirla.
La situazione non migliorò, si buttò nuovamente sul letto, ma questa volta senza musica perché neanche quella l'avrebbe tirata su di morale.
Stette probabilmente un paio d'ore nella solita posizione, finché non sentì bussare alla porta della stanza.
A quel punto non le importava più neanche di non fare notare ciò che le stava succedendo alla sua amica o a Zacky, si sentiva sola e non ce la faceva più.
Mormorò un “avanti” e sentì un cigolio dalla porta. Non si mosse da quella posizione, continuò a rimanere rannicchiata sul fianco destro, verso la parete opposta alla porta.
Sentì un corpo abbastanza pesante appoggiarsi su una sponda del letto, da lì capì che doveva essere Vee.
“Scusa, non ce l'ho più fatta a trattenermi, sono arrivata al limite. Al capolinea della mia tristezza e rabbia interiore. Non volevo farlo notare a te e Andreea, siete così felici che mi sembrava da egoista interrompere il vostro momento. Ma oggi ho ascoltato una vostra canzone, quella che dedicaste a Jimmy. Beh, l'avevo dedicata a mia volta al mio migliore amico, morì nel 2011, a lui piaceva tanto. Lui mi disse che quando avrei trovato il ragazzo che mi avrebbe fatto stare meglio di lui, allora avrei finito la mia ricerca. Diceva che quel ragazzo sarebbe stato di più che un semplice amico, sarebbe nato qualcosa di più: l'amore. Feci fatica a credere che un giorno l'avrei incontrato e invece l'ho fatto. Ma, naturalmente, sono riuscita a mandare tutto a puttane per un po' di gelosia. Sai, lui non sarebbe fiero di me per questo. Beh...avrebbe ragione, perché io provo qualcosa di grande per Brian e lui neanche lo sa. Probabilmente sarà con Michelle, anzi, sicuramente. Sto male, mi sento sola. Zacky, aiutami. Mi manca da morire.”
“E se ti aiutassi io al posto di Zacky?” la mora si sentì gelare il sangue nelle vene quando sentì la SUA voce.
Si sedette, voltandosi verso la figura affianco a sé: Syn.
Asciugandosi le lacrime, inizio a sentirsi in imbarazzo per quello che aveva appena detto.
“Sono patetica, lo so, ma-”
Il ragazzo le poggiò l'indice sulle labbra, zittendola. Si avvicinò e dolcemente la baciò, calmando così i battiti accelerati di lei.
Sophie iniziò a singhiozzare, si aggrappò a lui come se fosse la sua ancora di salvezza, finendo sdraiati. Affondò la testa nel suo petto e pianse, ma quelle lacrime erano quasi di gioia dato che lui era lì.
Le accarezzò la schiena, lasciandole dei piccoli baci sul capo, cercando di calmarla.
“Sono qui, non ti lascerò mai sola, te lo prometto”
Lei alzò lo sguardo e capì che non le stava mentendo, era sincero.
“E Michelle?”
“Stiamo divorziando”
“Che cosa?” rimase sorpresa la mora.
“Non potevamo più andare avanti così, tradendoci a vicenda. Ma non è questo il motivo principale per cui personalmente ho deciso di lasciarla”
“E quale sarebbe?”
“Io…” balbettò.
“Tu?”
Brian si passò una mano tra i capelli, segno evidente di nervosismo.
“Io ti amo.”
Sophie perse un battito al suono di quelle due parole che pensavano fossero impronunciabili da uno come lui.
Lo osservava attentamente, voleva capire se lo stesse dicendo con il cuore, ma le bastò incrociare il suo sguardo. Lo baciò e tutto quel freddo che si era formato dentro il cuore di lei, iniziò a sciogliersi; sentì un grande calore dentro di sé.
Le pause tra i loro baci erano veramente brevi, avevano bisogno di sentire l’uno il sapore dell’altro, la sensazione ineguagliabile che provavano non appena le loro lingue si incontravano.
Lui le alzò la felpa sfilandogliela via, facendo rimanere la ragazza in reggiseno. Poco dopo successe lo stesso con i leggings e presto Sophie si ritrovò in intimo sotto il corpo di Brian.
Il ragazzo si prese qualche secondo per guardare il corpo su cui era a cavalcioni; esile a tal punto che aveva paura di farle male, la pelle era più pallida del solito. Le labbra erano un poco arrossate e le guance pure, ciò che risaltava ancora erano gli occhi. Lui ne era sempre rimasto incantato da quello sguardo color smeraldo sempre truccato, poteva leggere nella testa di Sophie attraverso di esso. Ma in quel momento non era neanche truccata, erano contornati da una linea rossa, segno evidente di stanchezza. In poche parole, si poteva notare quando si fosse trascurata nell’ultimo mese.
Per Brian, però, rimaneva comunque bella. Gli piaceva guardarla anche in quelle condizioni, sarebbe rimasto così per sempre.
Adesso l’avrebbe curata, perché lei stava male e tutto per colpa sua, lui sarebbe stato la sua unica medicina per tutto ciò.
“A cosa stai pensando?” gli chiese la ragazza notando uno strano sorriso nel volto di lui.
“Perdonami per averti fatta stare così, giuro che cambierò”
“Non voglio che tu cambi neanche di una virgola, io amo Brian Haner Junior aka Synyster Gates, colui che anche se può sembrare uno stronzo di prima categoria in realtà è la persona più dolce di questo fottuto mondo”
Lo vide arrossire e cacciare un sorriso, per poi tornare sulle labbra di lei.
Sophie gli tolse la maglia e gli slacciò la cintura, ma ci pensò lui a sfilare ciò che rimaneva addosso ad entrambi.
Questa volta, la mora non fu l’unica a percepire qualcosa di più in quel gesto che inizialmente doveva essere solo sesso, anche Brian capì che quella volta non c’era solo piacere ma anche quell’emozione che da anni non provava più: l’amore.
Nonostante le spinte fossero decise e forti, la dolcezza si poteva quasi toccare.
E al culmine del piacere, i due si guardarono intensamente.
“Ti amo, Brian”
“E io amo te, Sophie”
 

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Capitolo 11
*** Chapter ten ***


Chapter Ten

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Nel frattempo, Zacky e Andreea erano rimasti soli a casa di lui.
"Hai fame?" chiese lei.
"Mah, un pochino sì"
"Ordiniamo una pizza? Ne ho proprio una voglia matta. Però paghi tu eh!" propose la ragazza.
Zacky rise e si fece portare due pizze. Appena si sedettero al tavolo e diedero il primo morso alla pizza, però, Andreea sentì il bisogno urgente di andare in bagno a rimettere. Il chitarrista accorse subito da lei, per vedere se stesse bene.
"C'è qualcosa che non va? La pizza non è buona?" chiese preoccupato.
"No no, è strano. Mi è venuta una nausea improvvisa, anche se ora sembra passata" disse la rossa, tirando lo sciacquone e lavandosi la bocca.
"Te la senti di mangiare ancora?"
"Si non ti preoccupare, sto già meglio" gli sorrise la ragazza.
I due tornarono in cucina e finirono di mangiare, anche se con un po' di fatica. Alla ragazza non era totalmente passata la nausea, ma non disse niente per non far preoccupare il ragazzo.
Si sdraiarono sul divano e iniziarono a coccolarsi. Un bacio tira l'altro, Andreea si trovò a cavalcioni sulle gambe di Zacky, mentre le mani del ragazzo le accarezzavano la pelle, sotto la maglietta. Quando la ragazza gli sbottonò i pantaloni, un altro attacco di nausea la colpì e fu costretta ad andare in bagno ancora.
"Andreea, sei incinta?" la domanda gli sorse spontanea.
"Ma che ti salta in mente Vee? L'ultima volta è stato con te e abbiamo usato le precauzioni" sbottò la ragazza.
"E se non avesse funzionato? E se si fosse rotto? E..."
"Se può farti stare più tranquillo, domani faccio il test" lo rassicurò la rossa, accarezzandogli il viso.
"Io non...non sono preoccupato"
"Ti si legge in faccia Zacky... Domani prendo il test e lo faccio. Ma tanto sarà negativo, sarà solo qualcosa che ho mangiato prima, non ti preoccupare"
Con queste parole il ragazzo si tranquillizzò, prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò intensamente sulle labbra.
"Ora però vorrei andare a riposare, mi sta venendo un po' di mal di testa" disse Andreea.
"Ma certo, ti accompagno di sopra"
I due si diressero verso la camera da letto e Zacky, dopo essersi sdraiato per primo, fece sì che la ragazza si coricasse proprio affianco a lui e facendole poggiare la testa sul suo petto.
Andreea si addormentò quasi subito, mentre il chitarrista si divertiva a guardarla dormire, accarezzandole i capelli. Non era riuscito a dormire granché, continuava a pensare al fatto che la ragazza potesse essere incinta. Non che gli dispiacesse avere un bambino ora, alla fine aveva trentadue anni, bensì si preoccupava per lei, che invece aveva soltanto vent'anni.
Quasi all'alba, finalmente si addormentò anche lui. Andreea poco dopo si svegliò, ma, appena vide Zacky che dormiva così beatamente, non volle svegliarlo e decise di andare in farmacia da sola. Tornò a casa in dieci minuti e si precipitò in bagno. Ci rimase una buona mezz'ora prima di decidersi a farlo, non era poi così tanto sicura che non fosse incinta, un piccolo dubbio era rimasto anche a lei. Quando finalmente si decise a farlo, Zacky bussò alla porta del bagno.
"Andre? Tutto bene lì dentro?"
"S-si" esitò un attimo a rispondere.
"Posso entrare?"
"Vieni pure"
Il ragazzo aprì la porta e la trovò seduta sulla vasca da bagno, con il test in mano.
"I-io non credo di farcela, ho paura" confessò, abbassò lo sguardo.
“Ciccina, non aver paura, ci sono io. Starò con te, non ti lascerò sola nemmeno un secondo"
"E se il test fosse positivo?" una lacrima scese sul suo viso.
"Se fosse positivo, decideremo insieme cosa fare" lui le prese la mano e la strinse forte "ora fatti coraggio e leviamoci questo pensiero. Io sarò proprio qui dietro la porta, se hai bisogno batti un colpo e sono da te" le diede un bacio sulla fronte, per poi allontanarsi e uscire dalla porta. Andreea si fece coraggio e fece il test. Appena ebbe finito, raggiunse il ragazzo nella stanza affianco. L'attesa era snervante, la ragazza si appoggiò al chitarrista, che la abbracciò. Dopo poco si ebbe il risultato: positivo.
La rossa si mise a piangere e Zacky la strinse ancora più forte a sé. Stettero così per qualche minuto, poi la ragazza fece un respiro profondo.
"Zacky, voglio tenerlo. Non importa se sono troppo giovane, voglio tenere il bambino, il nostro bambino"
"Sei sicura?"
"Sicurissima" disse lei, sorridendo al ragazzo e dandogli un bacio sulle labbra.
“Andreea…”
“Dimmi Vee” disse lei, guardandolo con fare interrogativo.
“Ti amo”
La ragazza non credeva a quello che Zacky aveva appena pronunciato. Zacky Vengeance, il famoso chitarrista, si era innamorato di lei, una fan.
In un battito di ciglia lei gli saltò al collo, stampandogli un bacio che quasi lo lasciò senza fiato.
“Ti amo anche io Zacky”
Nonostante fosse la vigilia, i due passarono la giornata in completo riposo, sdraiati sul divano a coccolarsi come due fidanzatini.
 
Era finalmente arrivato Natale.
Le due ragazze solitamente non aspettavano con ansia questa festa, ma questa volta era diverso: lo avrebbero passato con Zacky Vengeance, Synyster Gates e la sua famiglia, visto che i genitori Vee erano in vacanza in Italia.
Una volta preparati, Zacky e Andreea raggiunsero l’altra coppia a casa di Brian Senior che, una volta aperta la porta, li salutò con un caloroso abbraccio.
“Oh finalmente conosco anche la ragazza di Zacky! Eh, il fascino delle italiane!” scherzò Papa Gates.
“Brian non iniziare” lo riprese subito Suzy, la matrigna di Syn “Entrate pure, accomodatevi”
I ragazzi si diressero in salotto, dove Sophie e Gates li aspettavano.
“Come stai?” chiese Sophie, abbracciando Andreea.
“Ho passato un periodo un po’ strano, nausee e continui giramenti di testa, ma ora è tutto okay” rispose sorridendo, voltandosi verso Zacky.
“Per l’incidente?” si preoccupò Sophie.
“Ma no, sarà un po’ di influenza, in questo periodo gira!” si sentì la voce di Brian Senior provenire dall’altra camera.
“Non origliare Brian!” lo riprese un’altra volta Suzy “andiamo, è pronto il pranzo”
I quattro risero e si sedettero al tavolo che la donna aveva imbastito per l’occasione. Li raggiunse anche McKenna, la sorellina di Syn, che stava al piano di sopra.
A fine pranzo, quando i genitori di Gates e la sorella si spostarono in cucina, lasciando i ragazzi da soli, Zacky si alzò in piedi e prese la mano di Andreea, che gli sorrise.
“Che ti prende Vee?” chiese Syn.
“Devo dirvi una cosa. Avrei voluto aspettare che ci fossero stati anche i miei genitori, ma loro sono in vacanza e questo mi sembra il momento più adatto. Andreea aspetta un bambino”
“Oh mio Dio, stai scherzando?” disse Gates, sgranando gli occhi.
“Andreea...ma che…” continuò Sophie.
“Si Soph, credo sia stato quella volta in tour e...ecco, ora siamo qui” spiegò Andreea.
“E hai deciso di tenerlo?” chiese l’amica.
“Sì, certo. Nonostante sia giovane, non mi dispiacerebbe averne uno”
“Sei un grande Vee, scopi una volta col preservativo e lei rimane incinta, io e Soph l’abbiamo sempre fatto senza e non ci è successo nulla. O no, Soph? Pensa se fosse successo a noi!” scherzò Brian.
Sophie abbassò lo sguardo, in realtà tutto questo parlare di nausee e bambini l’aveva fatta pensare e l’ultima frase di Gates le fece balzare in testa il pensiero che, magari, anche lei potesse esserlo.
Anche a lei, nell’ultimo periodo, erano venuti degli attacchi di nausea, ma non aveva voluto dire nulla perché pensava che le sarebbero passati.
“Sono davvero tanto, tanto felice per voi!” disse la ragazza, abbracciando la coppia.
“Qualcuno si sposa?” Brian Senior irruppe in salotto, accompagnato dalla moglie.
“No, ma Zacky aspetta un bambino” disse Syn.
“Ah ecco, mi sembrava che la sua pancia fosse lievitata un pochino” lo punzecchiò Guitar Guy, provocando le risate di tutti.
La serata si concluse felicemente, ma alla mora era rimasto il dubbio che potesse essere incinta.
Il giorno dopo, senza dire nulla a nessuno, si recò al pronto soccorso per prenotare un’ecografia che, per ironia della sorte, le venne data proprio due giorni dopo, a cavallo con il quarto anniversario della morte di Jimmy.
Era giunto il 28 Dicembre, i ragazzi sarebbero voluti andare in tarda mattinata alla tomba di Rev.
Le ragazze che avevano dormito insieme ai rispettivi ragazzi, si erano accorti di quanto male gli stava facendo quella giornata.
Quel giorno non le svegliarono con un bacio, non gli fecero una carezza e non dissero di amarle. Non dissero proprio nulla, il loro sguardo parlava per loro.
L’unica cosa che fecero fu chiedere a Sophie ed Andreea se li avessero accompagnati. La risposta era ovviamente positiva, ma prima, la mora doveva fare un’altra cosa.
“Io devo...devo uscire un attimo” disse a Brian, che sembrava perso in un altro mondo.
“Ci vediamo là alle undici” le rispose soltanto, fregandosene del luogo in cui sarebbe andata.
Ma d’altronde, lei non faceva fatica a capirlo.
Tuttavia, uscì presto da casa Haner, per andare a fare la famosa ecografia.
Per fortuna, lo studio della ginecologa non era per nulla lontano, infatti lo raggiunse a piedi.
L’attesa fu breve, ma abbastanza lunga da far ingrandire l’ansia all’interno della ragazza.
Le parole di Brian le rimbombavano nella testa, se fosse stata incinta chissà cosa sarebbe successo.
Entrò nella stanza, la dottoressa cercò di rassicurarla vista la faccia impaurita della ragazza.
La fece stendere su un lettino, alzandole di poco la maglietta per poi spalmarle sopra un gel freddo.
Sophie chiuse gli occhi, non voleva vedere. Ma fu costretta a riaprirli quando la dottoressa pronunciò una certa frase.
“Signorina, lei è incinta”
Lo vide, vide quel piccolo sullo schermo, a malapena si poteva capire cosa in realtà era.
Si mise una mano alla bocca, ma trattenne le lacrime. Voleva piangere, eccome se lo voleva fare. Cos’avrebbe detto a Brian? Non sapeva neanche come sarebbe potuto crescere questo bambino, dato che aveva bevuto e fumato in grandi quantità nell’ultimo mese.
Mentre tutti questi pensieri la torturavano, la dottoressa diede i risultati alla ragazza ancora scioccata.
“Mi scusi, avrei una domanda” fece la mora prima di andarsene.
“Dica pure”
“Cosa...cosa dovrei fare se...se volessi...abortire?” chiese con la voce che tremava, ormai allo stremo nel nervoso.
“Qui è legale l’induzione farmacologica, con la pillola RU-486. Prima di farlo, però, ci pensi bene”
“Può darmi la ricetta? Non credo che lo terrò”
“Ne ho una scatola qui, ma non-”
“La prego”
La dottoressa riprovò a convincere la ragazza, ma Sophie aveva troppa paura.
Preso il tutto e messo in borsa, uscì finalmente dalla struttura.
Chiamò un taxi che l’avrebbe portata al cimitero, ritardò di pochi minuti, ma abbastanza per fare alterare Brian.
“Sei in ritardo” le disse acidamente.
Lei non rispose, non riusciva più a controllare le sue emozioni in quel momento, si limitò a seguirlo all’interno del posto.
Brian conosceva bene il tragitto verso la tomba del suo migliore amico, anche se c’era stato poche volte. Gli faceva male, ogni volta era come rivivere la sua morte.
Erano tutti lì: lui, Sophie, Zacky, Andreea, Johnny, Lacey, Matt, Valary e Michelle.
Alla ragazza non turbava la presenza di quest’ultima.
Andreea era ben stretta a Zacky, come se avesse paura. Sophie, invece, era distante da Gates, ma non se la prese.
Si chinarono uno ad uno trovando qualche parola da dire a Jimmy, ma non pronunciarono nulla, erano nella loro testa e lui poteva sentirli.
“Jimmy jumped into life and never touched the bottom”
A Sophie scappò una lacrima, ma quasi nessuno se ne accorse dato che portava gli occhiali da sole. Solo lui la notò, Brian, che si avvicinò a lei e la cinse per un fianco senza dire nulla.
Passarono dieci minuti lì, poi decisero di andarsene, altrimenti la tristezza li avrebbe divorati.
Arrivarono presto ognuno alla propria casa, Sophie e Brian non si scambiarono neanche una parola, lui si sdraiò sul divano e lei andò in camera da letto.
Stettero due ore intere senza parlarsi, ma lei non lo biasimò, in questi casi si voleva rimanere soli.
Brian, per sbaglio fece cadere la borsa di lei e quando fece per raccogliere ciò che era caduto notò una busta proveniente dall’ospedale.
Non tardò ad aprirla e vide i risultati dell’ecografia, rimanendo scioccato.
Salì di corsa le scale per andare dalla ragazza, che trovò con in mano il blister delle pillole per l’aborto, ma quando lui entrò nella stanza, sobbalzò.
“Vogliamo parlarne?” le chiese sventolandole davanti i fogli.
A lei quasi non venne un colpo, non sapeva cosa dirgli.
“Quando avevi intenzione di dirmelo?” continuò lui avvicinandosi.
Lei indietreggiò verso il muro, iniziando a sentire l’ansia salire tanto da farla tremare.
“P-Posso abortire, ho già le pasticche” mormorò indicando la scatola adagiata sul letto, con gli occhi che le diventavano lucidi.
Lui quasi si spaventò dalla reazione della ragazza, si avvicinò a lei con cautela.
Nonostante tutto, però, lei si sedette a terra e si posò le mani sul viso per coprirsi.
“Scusami, scusami, scusami” continuava a ripetere squotendo la testa.
Lui si sedette davanti a lei e le tolse le mani dal viso.
“Non vorrei mai che abortissi, non pensarci neanche”
“Ma tu non vuoi un figlio e io non voglio intralciare la tua carriera”
“Un figlio mio e tuo sarebbe la cosa più bella che mi sia mai capitata, l’altro giorno ero ironico”
“Ho paura”
“Ci sono io qui, ricordi?”
Concluse il tutto stringendola a sé, si capiva che l’unica cosa di cui aveva bisogno era un abbraccio da parte sua.
“Pensa, in tutti questi anni io e Michelle non siamo riusciti ad averne uno, per fortuna è successo con te”
“Davvero pensi questo?”
“Ma certo. Piccola, ci pensi a un piccolo Synyster Gates? Sarà il bambino più figo del mondo”
“Ti pareva che Mr. Ego non tornasse”
Entrambi scoppiarono a ridere, avevano un’altra ragione per essere felici.
 

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Capitolo 12
*** Chapter eleven ***


Chapter Eleven
 
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Sophie e Brian ancora non avevano dato la notizia agli altri - eccetto ad Andreea e Zacky -, dato che la ragazza era stata male per due giornate intere a causa della forte nausea.
Per fortuna, la sera di Capodanno si sentì abbastanza bene per partecipare al cenone che si sarebbe tenuto nella villa di Zacky.
Le amiche si incontrarono un’ora prima per prepararsi insieme.
Sophie indossò un vestito nero, con scollatura a V, borchie sulla cintura e dei tacchi neri, ornati anche quelli con borchie; capelli ricci lasciati sciolti.
Andreea un vestito bianco senza spalline con una cinta rossa e tacchi dello stesso colore; capelli anche lei sciolti, lisci e lasciati da un lato.
Entrambe si truccarono molto leggere, non volevano appesantire troppo lo sguardo.
Mancavano dieci minuti alle otto, quando scesero per farsi vedere da Zacky e Brian.
Tutti e due rimasero a bocca aperta, da tanto non vedevano le ragazze così in tiro.
“Amore, sei bellissima” fece Vee, prendendo le mani della propria ragazza.
“Anche tu lo sei” rispose lei, baciandolo.
Andreea era veramente felice, Zacky la faceva sentire come nessuno era mai riuscito a fare, come una principessa.
“Sarà un peccato togliere questo vestito, stasera” disse invece Gates, schioccando un bacio sulle labbra a Sophie.
Vee e la rossa si avviarono verso l’auto, lasciando gli altri due soli.
“Sei fantastica” gli sussurrò poi Syn.
Lui non amava farsi sentire dagli altri quando parlava a Sophie, voleva rimanere con la reputazione di quello duro, quello che nessuno poteva distruggere. Ma davanti a lei cambiava, era un’altra persona, si scioglieva dentro.
“Andiamo o faremo tardi” continuò lei prendendolo per mano.
 
Quando tutto fu pronto in tavola, i ragazzi e le ragazze si sedettero e iniziarono a mangiare.
Sophie sembrava finalmente aver ripreso appetito e Brian non si astenne dal fare una delle sue solite battute alla fine della cena.
“Tesoro, capisco che tu debba mangiare per due, ma se continui così ti dovrò portare in giro con un montacarichi”
Gli altri rimasero scioccati sia per la notizia involotariamente data, sia per il poco tatto di lui.
“Soph-” le disse Andreea per bloccarla, dopo aver notato i suoi occhi lucidi, ma con scarsi risultati.
“Taci! E’ colpa tua! E’ COLPA TUA SE ADESSO MI RITROVO INCINTA, VA BENE?! E oltre tutto, i miei jeans preferiti n-non m-mi vanno più” concluse la frase alzandosi da tavola, seguita dalla rossa che andò con lei per consolarla.
“Complimenti Syn, davvero! Lei è incinta e tu le dici che è grassa” sentenziò Zacky.
“Non ho detto questo!”
“Hey, hey, hey! Fermi un attimo, da quando anche lei è incinta?” chiese Matt che non sapeva se ridere o piangere dopo la scena.
“Emh, sorpresa! Me l’ha detto tre giorni fa…” sorrise lui, grattandosi il capo.
“Congratulazioni, amico!” continuò Johnny, dandogli un brofist.
Tutti si alzarono e andarono a congratularsi con Gates, che nel mente era preoccupato per la reazione di Sophie.
“Devi solamente fare attenzione, Brian” lo incoraggiò Valary, vedendolo perplesso.
“E dovresti andare da lei” lo incitò poi Zacky.
Lui annuì e si precipitò nella stanza accando, dove sentii la mora piangere.
Entrò per poi vedersi addosso lo sguardo delle due ragazze, a dir poco incazzate.
“Andre, per favore, lasciaci soli”
Lei fece come le disse e Brian andò vicino a Sophie.
“Piccola, non volevo offenderti”
“Vaffanculo, se già adesso mi dici così, chissà tra 8 mesi”
“Ma stavo scherzando! Avanti, sai che per me resti sempre bellissima”
“Non è vero!” gridò poi tra le lacrime.
Nonostante lei non volesse, la strinse tra le sue braccia perché sapeva che quello sarebbe stato l’unico modo per farla calmare.
“Lasciami” mormorò tirando su col naso.
“Shh”
I respiri della mora iniziarono a regolarizzarsi, così da smettere di dimenarsi dalle braccia di lui.
“Scusami” le sussurrò lasciandole poi un bacio sulla fronte.
“Non me lo dire più”
“Mai più”
“Sei uno stronzo”
“Sono uno stronzo”
“Egocentrico”
“Egocentrico”
“Brutto”
“No eh, questo direi di no”
La ragazza finalmente rise, alzando il viso per vedere Brian negli occhi.
“Ti amo”
“Ti amo anche io”


 
Erano passati quattro mesi e, sebbene un po’ di alti e bassi vi erano stati, tutto stava procedendo bene.
Era il 18 Aprile, quel giorno Sophie aveva la quarta ecografia durante la quale avrebbe scoperto il sesso del futuro nascituro.
Sia lei che Brian non riuscivano più ad aspettare di sapere, infatti appena scattarono le undici - orario dell’appuntamento - si ritrovarono nell’ambulatorio della dottoressa.
“Sei pronto per vedere per la prima volta tuo figlio, o tua figlia che sia?” chiese lei, prendendolo per mano.
Purtroppo lui, per una serie di impegni, non era potuto essere presente a nessuna delle precedenti ecografie e non sapeva che proprio in quella avrebbero scoperto il sesso.
“Che sarà mai” disse lui, facendo spallucce.
“Fai meno il duro” lo riprese lei, scocciata dal suo comportamento.
“Signorina Phelps?” chiamò la segretaria della dottoressa.
“Sì!” rispose sorridente, prendendo il ragazzo e trascinandolo con sé.
Appena entrarono nella stanza, la dottoressa fu felice di vedere anche lui.
“Oh, abbiamo finalmente qui anche il padre!”
Gates si grattò il capo, in imbarazzo per non essere stato presente prima.
“E’ un uomo molto impegnato” lo giustificò Sophie, facendogli una carezza.
“Beh, ci credo. E’ molto conosciuto ad Huntington Beach, il signor Haner! Vieni Sophie,  sdraiati pure”
La ragazza si accomodò e si alzò la maglietta, scoprendo il ventre appena rigonfio, nonostante fosse già al quinto mese.
La donna fece sedere Brian su una sedia a fianco della mora.
Messo il gel, posò la sonda sulla pancia della paziente e subito si vide sullo schermo il piccolo.
Syn spalancò gli occhi e strinse maggiormente la mano a Sophie, facendola sorridere.
“Volete sapere il sesso?”
“Oddio, di già?” chiese lui, ancora incredulo.
“Sì, per favore”
La dottoressa mosse ancora la sonda, trovando la risposta.
“E’ un maschietto!”
Sophie, che veramente ci sperava, cacciò un urlo dalla gioia. Brian, invece, continuava a fissare lo schermo senza dire nulla.
“Amore, hai sentito?”
“S-Sì”
“Avete già pensato ad un nome?” si intromise la donna, curiosa.
“In realtà, io sì...James”
Gli occhi di Brian si illuminarono, anche se ancora non riusciva a dire nulla.
“E’ un bellissimo nome! Vi lascio un attimo da soli, sembra che il ragazzo si sia ammutolito”
Uscì e Sophie si asciugò il gel, alzandosi.
“Hey” gli sussurrò, vedendolo scosso.
“Io...quello era…”
“Nostro figlio”
“E tu lo vuoi chiamare…”
“James, se per te va bene”
Lui abbassò lo sguardo e quando lo puntò negli occhi di lei, si notarono i suoi occhi lucidi e delle lacrime scivolare sul suo viso.
“Jimmy avrebbe voluto esserci in un momento come questo”
“Ma lui c’è” lo rassicurò lei, asciugandole con il pollice le lacrime.
Brian la strinse a sé, trovando quella forza che gli serviva per andare avanti.
“Grazie, piccola”
Si alzò un poco sulle punte e lo baciò, sentendolo sorridere tra le sue labbra.
Anche Andreea, nel frattempo, aveva l’appuntamento per l’ecografia. Anche se avesse voluto Zacky al suo fianco, sarebbe andata da sola, poiché il chitarrista aveva un impegno che non poteva rimandare. Quando arrivò davanti alla porta il cuore iniziò a batterle forte per l’ansia, non voleva entrare. Un’infermiera la notò, immobile davanti alla porta, e si avvicinò per tranquillizzarla.
“E’ la prima ecografia?”
“No no, è solo che questa volta sono più agitata del solito” confessò la ragazza, tenendosi la pancia.
“A che mese sei?”
“Al quinto”
“Ah, quindi oggi scoprirai il sesso del feto!” disse l’infermiera.
“Eh sì, forse è per quello che sono un po’ agitata”
“Se vuoi puoi anche non saperlo fino a quando partorirai”
In quel momento, finalmente, arrivò il dottore, che fece accomodare Andreea sul lettino, mentre accese il macchinario per l’ecografia.
“Tiri pure su la maglia”
La ragazza obbedì e rabbrividì quando il gel per l’ecografia toccò la sua pelle. Il medico iniziò a spostare la sonda sulla pancia della rossa, mostrandole sullo schermo la testa e i piedini del bambino.
“Ah, ma qui abbiamo una bella femminuccia! Sta crescendo sana e forte, per fortuna non sembra aver problemi di nessun tipo!” il dottore tolse la sonda e passò ad Andreea un paio di fazzolettini, per togliersi quello che era rimasto del gel.
L’ansia di Andreea se n’era totalmente andata e la ragazza si diresse a casa, tenendo strette le foto del feto tra le mani, impaziente di mostrarle a Zacky.
Quando arrivò davanti casa, però, la ragazza sobbalzò vedendo la porta di casa socchiusa. Subito pensò che il ragazzo fosse tornato a casa e l’avesse dimentica aperta, così entrò tranquillamente.
“Amore, ho qui le-”
Un colpo la raggiunse al volto e la fece cadere per terra. Evidentemente, non era Zacky l’uomo che la aspettava a casa, bensì un ladro.
“Dimmi dove sono i soldi o ti ammazzo!” la intimidì lui
“Non lo so” Andreea iniziò a piangere, un po’ per il colpo subito, un po’ per la paura.
L’uomo urlò, continuando a picchiarla e sferrandole calci sulla pancia.
“Dimmelo, avanti!”
“Giuro che non lo so! Ti prego, basta!” la ragazza continuò ad implorarlo, finché il suono della sirena della polizia, chiamata dai vicini, non lo fece scappare dalla porta sul retro.
Quando gli agenti entrarono, trovarono la ragazza stesa sul pavimento, rannicchiata su sé stessa.
Chiamarono immediatamente un’ambulanza, che portò la ragazza in ospedale con urgenza.
Intanto Zacky rincasò e, trovando un sacco di gente fuori, accorse subito alla porta, dove trovò due agenti di guardia.
“Mi spiace, ma non si può passare” lo intimidì uno dei due.
“E’ casa mia questa! Che diamine è successo?” sputò acido il ragazzo, cercando di entrare in casa.
“C’è stata una rapina con aggressione”
“Aggressione? Come aggressione? Dov’è Andreea?”
“Se intende la ragazza che era in casa, l’hanno portata d’urgenza all’ospedale. Aveva delle brutte ferite”
“Brutte ferite? Dov’è il bastardo che l’ha ridotta così?”
“Purtroppo non siamo riusciti a prenderlo. Nonostante la chiamata dei suoi vicini, non siamo arrivati in tempo” disse l’ufficiale, con risentimento.
“Spero non capiti mai sotto le mie mani” il chitarrista prese velocemente le chiavi della macchina e si diresse di corsa all’ospedale. Una volta arrivato raggiunse la reception e la donna lo indirizzò verso il reparto di terapia intensiva.
“Mi scusi, sto cercando la signorina Andreea Taylor” disse con voce tremante, fermando un medico.
“Ah si, l’hanno ricoverata stamattina” rispose lui, guardando una delle cartelle cliniche che teneva in mano.
“E come sta? Posso vederla?”
“Purtroppo non è possibile entrare nella stanza. Le sue condizioni sono stabili, solo che…” il dottore sospirò e si prese un attimo per pensare.
“Solo che? La prego, mi dica che starà bene” Zacky si fece sempre più preoccupato, le lacrime iniziavano a riempirgli gli occhi.
“Lei è un parente?”
“Sono il suo fidanzato”
“Non so come dirglielo ma...la ragazza rischia di perdere il bambino”
 

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