Un lato oscuro - Le origini

di Lucash99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'essere malvagio viene al mondo ***
Capitolo 2: *** Cosa ne sarà di Nèl? ***
Capitolo 3: *** Fratellino ***
Capitolo 4: *** Sono davvero un mostro ***
Capitolo 5: *** Il destino non si può modificare ***



Capitolo 1
*** L'essere malvagio viene al mondo ***


Jonathan e Nél avevano lasciato questo mondo, e in più avevano lasciato anche un grande vuoto nell'animo di tutti i loro conoscenti, soprattutto Jonathan, la sua assenza si sentiva, se n'era andato uno dei migliori, una persona speciale, ma il passato non si poteva più modificare, quel ch'era successo era ormai successo, nulla poteva più rimediare all'errore commesso dai familiari di Nél e dal loro veggente, che era venuto anche lui a conoscenza dei fatti, rimanendo molto affranto; in fondo se lui avesse predetto un futuro migliore per il neonato, che invece aveva giudicato “essere malvagio”, quella triste storia non si sarebbe mai realizzata, quel bambino avrebbe vissuto felice insieme alla sua famiglia e soprattutto a suo fratello, ma purtroppo...

 

Capitolo n.1 – L'essere malvagio viene al mondo

«Buongiorno signori Coynborough, come mai qui oggi?»

«Domani nasceranno i nostri due gemelli e vorremmo...»

«Ho capito, voi chiedete una predizione della giornata del 15 settembre, il prezzo é di duecento euro, proseguiamo?»

Avvenuto il versamento, il veggente cominciò ad osservare ciò che avveniva nella sfera, passarono alcuni minuti senza che l'uomo dicesse alcunché, in seguito, però, l'espressione del suo volto cambiò radicalmente, era completamente allibito, e i futuri genitori erano ovviamente incuriositi:

«Possiamo seguire cosa succede?»

Lui rispose con un categorico:

«No, non potete guardare nella sfera, altrimenti ciò che avviene in essa non accadrà ed il futuro verrà stravolto, posso soltanto raccontarvelo, d'altronde sono stato pagato per questo.»

Il padre cominciava a preoccuparsi:
«Come mai quell'espressione turbata? È qualcosa di negativo?»

La replica non fu rassicurante:

«Sì, purtroppo la predizione é ampiamente negativa, vi riferirò esclusivamente ciò che ho visto, poi toccherà a voi decidere la maniera in cui comportarvi domani. Come avete detto voi e come ho potuto leggere nella sfera domani avrete due gemelli, dei quali uno nascerà per primo ed un'altro per secondo, non ci saranno complicazioni riguardo la prima nascita, sarà il bambino successivo a crearvi non pochi problemi, egli sarà un essere malvagio, una creatura spietata ed incontrollabile, uno strumento del male, comandato dall'oscurità e dalla malvagità più profonda. In pratica, quel bambino rappresenterà il lato oscuro del proprio gemello.»

I due coniugi si allontanarono dal veggente e presero la via di casa, erano sorpresi e allo stesso tempo terrorizzati da ciò che avevano appena ascoltato, credevano molto alle parole del veggente e questo faceva sorgere in loro un dubbio: liberarsi oppure no del loro secondogenito?

«Cosa dovremmo fare, caro? So che é dura rinunciare ad un proprio figlio, ma...»

«So cosa ti turba, fa lo stesso effetto anche a me, ma se sarà davvero un essere così malvagio non riusciremo mai a tenerne il controllo.»

«Quindi secondo te... é quella la decisione giusta da prendere?»

«Forse sì... non sarà facile farlo, ma dovremo avere molto coraggio... e poi... potrebbe mettere a repentaglio anche l'esistenza del nostro figlio sano.»

«La penso allo stesso modo, sarà giusto così.»

Il bimbo era a poche ore dalla sua venuta al mondo, ma non poteva certamente sapere che il suo destino era oramai segnato.

 

Il mattino seguente, dopo la nascita dei gemelli e l'uscita dalla sala parto...

«Adesso cosa faremo?»

«Ciò che abbiamo deciso ieri dopo aver parlato col veggente.»

«Dovremmo realmente sbarazzarcene? In fondo é nostro figlio.»

La donna, dopo aver effettuato quella domanda, ragionò per alcuni secondi, poi affermò sicura:

«Sì, ho deciso, lo faremo, questo é un mostro, e dato che tutti, compreso te, sono d'accordo... lo lasceremo. Non dobbiamo tornare indietro, quest'essere é un pericolo per l'intero mondo, malvagio e spietato.»
«Già, se lo abbandoneremo mentre é ancora indifeso e debole non ci saranno conseguenze, altrimenti non oso immaginare cosa succederebbe, da adulto potrebbe causare guai terribili, e non dimentichiamo che dobbiamo tutelare Nel, se avesse una creatura del genere come fratello rischierebbe troppo, noi non vogliamo questo, lasceremo a marcire questo mostro salvando nostro figlio.»

Quando chiesero ai genitori dei due pargoli il nome da dare al secondo, risposero:

«Nél.»

Nél, che stava a significare “Non é lui”, un atto per distinguerlo dal fratello, che invece era nato, secondo la loro idea, puro.

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Capitolo 2
*** Cosa ne sarà di Nèl? ***


Il “mostro” stava per essere abbandonato a se stesso, dopo poche ore la sua vita si stava già avviando verso la fine, un neonato non può sopravvivere da solo senza alcuna cura, sarebbe fantascientifico pensarlo, e fu con quelle premesse che i suoi genitori lo appoggiarono al di fuori dell'ospedale, dove nessuno avrebbe potuto trovarlo, o almeno questo era quello che credevano...

“Lì all'angolo... c'é un bambino!”

Il giovane si avvicinò alla creatura e vi trovò vicino un cartellino: “Nél Coynborough”

Il diciottenne, che stava tornando a casa dal lavoro, dopo aver portato il bimbo a casa, pensò a lungo: “dovrei riportarlo alla madre e al padre, ma non ne sono sicuro, se lo hanno lasciato lì ci sarà un motivo, un bambino appena partorito non può certamente essere scappato, quindi questo vuol dire che lo hanno fatto volutamente, non sono certamente delle persone affidabili, se Nél avesse avuto un problema non lo avrebbero trattato in quella maniera, ma avrebbero chiesto aiuto, non posso andare in contro ad un rischio del genere, ne va anche della sua salute. Basta ragionarci sopra, l'importante adesso é che io mi prenda cura di Nél, tutto il resto passa in secondo piano.”

Il dilemma, però, era come comportarsi in quella situazione, mantenere una vita, quando si hanno pochi soldi, é difficile, e lui non era nemmeno sicuro di saperlo fare, ma non mollava, lui non era quel tipo di persona, si rimboccò le maniche e si mise al lavoro.

“Forse qualcosa lo ricordo, ma... mi sembra complicato... come farò a nutrirlo, non so come affrontare la situazione... é appena nato o giù di lì, dovrò comprare il latte e... aiuto, come farò? Adesso i negozi sono chiusi e non ho del cibo adatto a lui, meglio metterlo a letto, domani mattina mi occuperò di fare scorta di pannolini e di qualunque altra cosa gli serva, poi gli darò da mangiare e andrò a lavoro, mi sembra l'unica via possibile, perché se facessi girare la notizia ne verrebbero a conoscenza anche i Coynborough e questo non so cosa potrebbe causare, quindi...”

«Buonanotte Nél.»

Sapeva che sarebbe stata dura, soprattutto economicamente, dato che guadagnava poco, ma lui non demordeva, il destino del bimbo era nelle sue mani, e dalle sue mani, al contrario di quelle dei suoi genitori, non sarebbe scappato.

Il mattino seguente...

“Meglio lasciarlo dormire per ora, quando sarò tornato lo sveglierò e baderò a lui.”

Al ritorno dal supermercato:

“Adesso cosa ci faccio con tutta questa roba? Credo che uscirò pazzo entro poco tempo, ma non devo lasciarmi intimorire.”

Si dedicò a lui per l'intera giornata, non pensò ad altro, a nient'altro che a Nél, poi ovviamente dovette allontanarsi da casa:

“Come faccio? Il bimbo non vuole addormentarsi e io rischio di fare tardi al lavoro, che situazione!”

Dopo aver atteso per altri pochi minuti, riuscì ad uscire senza pensieri, Nél dormiva e Jonathan andava via, per adesso riusciva a cavarsela, ma chissà come sarebbero andate le cose più avanti, quando il Coynborough abbandonato dalla sua famiglia avrebbe avuto bisogno dell'istruzione, il diciottenne, arrivato a quel punto, l'avrebbe mostrato al mondo esterno o se lo sarebbe tenuto sempre e solo per sé? E quando quello sfortunato essere umano avrebbe chiesto dei suoi genitori, l'altro come gli avrebbe risposto? La situazione per lui era difficile da gestire, non poteva divulgare la notizia, ma doveva comunque garantire una vita dignitosa a Nèl; non era certamente ricco e a stento riusciva a mantenere sé stesso, come avrebbe fatto a soddisfare ogni giorno le necessità del bambino? Ciò che era certo era che, a confronto dei Coynborough, lui non avrebbe mai abbandonato quella povera creatura nemmeno se fosse stata davvero malvagia, e neppure se lo fosse diventata in futuro...

 

Cari lettori, vi porgo una domanda: siete riusciti a decifrare il vero significato dell'ultima frase? Se pensate di averlo capito potete scriverlo nella recensione; grazie per aver letto, pubblicherò presto il prossimo capitolo!

 

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Capitolo 3
*** Fratellino ***


Chiedo scusa se aggiorno a distanza di così tanto tempo, ma per un certo periodo non ho potuto scrivere dato che avevo il computer fuori uso e negli altri giorni non ho trovato molto spazio per dedicarmi al capitolo. Detto questo vi lascio alla lettura, spero vi piaccia.

 

Erano già passati 3 anni da quel giorno, i genitori di Nèl vivevano come se nulla fosse mai accaduto e nella più totale tranquillità, il ricordo dell'abbandono del secondo gemello era ancora chiaro nelle loro menti ma non provocava sofferenze, non si erano mai pentiti nell'arco di quei 36 mesi di ciò che avevano fatto, nemmeno un ripensamento, non si erano mai fermati a rimuginare sul loro gesto, non si erano mai più chiesti se sarebbe stato meglio tornare indietro per cercare il loro bambino, quel loro orribile atto non li aveva più turbati, al contrario si sentivano quasi degli eroi, per aver salvato loro stessi e il loro essere puro, Nel; dall'altra parte, invece, Jonathan continuava a seguire il bambino che era diventato, ormai a tutti gli effetti, suo, l'aveva cresciuto sin dal primo giorno, nutrito ed accudito per tantissimo tempo, gli aveva insegnato a camminare e lui aveva imparato a parlare, adesso era il momento di istruirlo, perché di portarlo fuori ancora non se la sentiva, non era bello pensare ad un bambino che in tanto tempo aveva visto soltanto quattro mura ed una sola persona, ma era la triste verità, era angosciante... ma tutto vero. Nél cominciava a formulare le sue prime domande e per Jon non era affatto facile rispondere:

«Jon, ma io non ho un papa e una mamma? L'altra volta ho visto in televisione...»

L'adolescente, cercando di evitare il quesito, lo interruppe sul nascere:

«È ora di mangiare, vieni in cucina.»

«Va bene.»

Prima o poi, col passare del tempo, avrebbe dovuto dargli la soluzione, non si poteva tenere nascosta una verità così grande e purtroppo anche tanto dolorosa; magari avesse potuto parlare faccia a faccia con i Coynborough, l'avrebbe fatto molto volentieri, ma non poteva sapere che genere di persone erano quelle con cui avrebbe voluto avere a che fare, teoricamente potevano essere anche la coppia più pericolosa del mondo e lui non aveva alcuna intenzione di entrare in conflitto con loro, più che per il suo destino lo faceva per quello del suo bambino, in un certo senso attuava lo stesso ragionamento dei genitori dei gemelli, soltanto che il suo sospetto era leggermente più fondato rispetto a quello della coppia di coniugi che in base ad una predizione aveva abbandonato un figlio, a tutela dell'altro. Jonathan, inoltre, si sentiva anche in colpa per questa circostanza, era convinto che fosse anche colpa sua se Nél non era mai uscito di casa, perché se soltanto lui l'avesse voluto sarebbe accaduto, ma forse sarebbe accaduto anche qualcos'altro, chi poteva saperlo.

Ci era riuscito, aveva resistito ancora per una sera, era riuscito a mettere al letto il bimbo senza dirgli la verità, evitando ancora una volta la spinosa domanda, lui ed il sonno, però, quella sera non andavano affatto d'accordo, non riusciva ad addormentarsi, non ne voleva sapere di smettere di pensarci, continuava a ragionare a voce alta:

«Quei dannati Coynborough, abbandonare così loro figlio... povero Nél, come farà senza dei genitori?»

Sfortunatamente per lui lo stesso Nél era ancora sveglio e si era ritrovato ad ascoltarlo, rimanendo molto scosso: “Co... Co... Coynborough... il papà e la mamma... voglio vederli.”

Il ragazzo non se ne era accorto, quindi si mise nel letto inconsapevole di ciò che il bimbo stava per fare; costui, spinto dalla voglia di conoscere i suoi genitori, si mise a correre per l'intera serata alla ricerca delle persone che l'avevano rifiutato, pioveva forte, ma lui non se ne preoccupava, cercava su ogni citofono il cognome Coynborough, ma non lo trovava, cominciava a starnutire, ma continuava imperterrito nella sua corsa, poi...

“Coynborough, sono loro... il papà e la mamma.”

Si trovavano al piano terra e stavano discutendo proprio del “lato oscuro” di Nel:

«Mamma, perché abbiamo festeggiato ieri il mio compleanno anche se sono nato oggi?»

«Perché é giusto così, festeggeremo sempre il tuo compleanno il 14 al posto del 15 settembre perché hai un lato oscuro.»

Nél era piccolo e non comprendeva bene il significato di quelle parole, il lato oscuro era lui, l'essere malvagio che non meritava di essere festeggiato neppure indirettamente; il bambino continuò a seguire quella conversazione, tante furono le parole che volarono via al vento, inutili per una mente ancora così giovane, tanti furono i concetti che non riuscì a memorizzare, ma una frase si fissò nella sua mente, una frase di Nel che era riuscita a commuoverlo:

«Mamma, mi piacerebbe tanto avere un fratello, non posso averlo?»

«Purtroppo no, hai soltanto un lato oscuro, ma ci siamo noi che ti proteggeremo sempre.»

“Fratellino... ti voglio bene...”

Rientrò in casa dalla finestra, così come aveva fatto per uscirne, tornò a letto e Jonathan non si accorse di nulla; non notò niente nemmeno durante le altre giornate, in cui puntualmente Nél lasciava la sua abitazione per seguire le vicende della sua vera famiglia, sfruttava il fatto che il suo amico si coricava con molto anticipo a causa del lavoro mattutino e percorreva quel percorso che ormai aveva imparato a memoria. Col passare del tempo cominciò a crescere nella mente di Nél il desiderio di incontrare in prima persona la sua famiglia, ma titubava ancora, non si sentiva pronto e continuava ad osservarli, con estrema curiosità e chiedendosi come mai non poteva stare accanto a loro, che erano felici assieme al loro figlio “puro”.

«Nel, é ora di dormire, domani é il tuo primo giorno di scuola.»

«Sì mamma, buonanotte.»

“Che cosa é la scuola? Jon non me ne ha parlato.”

Il mattino seguente il bimbo aspettò sveglio l'arrivo di Jonathan, curioso di sapere cosa fosse quella strana cosa chiamata scuola che suo fratello stava frequentando, quando il ragazzo varcò la porta Nél volle conoscere la risposta:

«Papà, che cos'è la scuola?»

Attendeva fremente la soluzione, ma quest'ultima non arrivò prontamente come lui si aspettava.

“Papà? Mi ha chiamato papà... perché?”

Il piccolo aveva scoperto cosa significava quella parola sbirciando le vicende dei Coynborough e di conseguenza aveva identificato Jon come suo padre, alle orecchie del suo “papà” però suonava in maniera strana, anzi più che strano, per lui, era commovente.

«La scuola é...»

Era consapevole del fatto che non poteva permetterselo, non poteva permettersi di portarlo in quel luogo per due motivi, aveva paura che gli accadesse qualcosa, non voleva portarlo all'esterno di quella casa, voleva proteggerlo, e inoltre non avrebbe potuto né accompagnarlo né prelevarlo, perciò la risposta doveva essere obbligatoriamente “no”.

«La scuola é... é quella che facciamo io e te, dove io ti insegno tutto ciò che ti serve.»

«Allora io sono fortunato, papà, vado già a scuola, invece Nel l'ha iniziata oggi.»

“Chi é Nel? Sarà qualche personaggio della televisione, non c'é altra spiegazione.”

Nel, colui che al contrario del gemello poteva condurre una vita normale e iniziare a conoscere il mondo, invece per “l'essere malvagio” la storia era ben diversa, l'unico che conosceva di persona era soltanto Jonathan, ma presto avrebbe conosciuto qualcun' altro, avrebbe conosciuto colei che in parte gli aveva rovinato la vita, e il loro incontro non sarebbe stato dei più gradevoli; come sarebbe stato accolto dalla persona che l'aveva rifiutato? Quali sarebbero state le conseguenze? Nél, all'età di 8 anni, avrebbe finalmente incontrato... sua madre.

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Capitolo 4
*** Sono davvero un mostro ***


“Mamma... papà... adesso voglio conoscervi.”

Nél quella sera uscì ancora di casa, mentre Jonathan dormiva, percorreva ancora quella strada che oramai conosceva meglio di casa sua, ma quella volta non era come tutte le altre, l'evento che stava per accadere avrebbe modificato radicalmente l'andamento della sua vita, nulla sarebbe stato più come prima, erano passati 5 anni dalla prima osservazione ai Coynborough, aveva appreso un alto numero di nozioni, Jonathan oltre ai panni del padre aveva indossato anche quelli dell'insegnate, aveva dedicato tutto se stesso al suo bambino, ma nonostante ciò non era soddisfatto del suo operato, era convinto che avrebbe potuto portarlo a conoscerlo il mondo esterno per fargli condurre una vita normale, come quella di chiunque altro, ma la paura e la preoccupazione l'avevano fermato; Nél, in quei 60 mesi aveva deciso di farlo da sé, anche se aveva esplorato esclusivamente quel sentiero, non andando oltre. Adesso, però, era pronto, pronto a fare la conoscenza di coloro che l'avevano ripudiato, vale a dire i suoi genitori; osservò dalla finestra la situazione di quel momento: in casa c'era soltanto una donna, sua madre, impegnata in alcuni lavori di pulizia, probabilmente aspettava il ritorno di Nel e di suo marito, era rilassata e allegra, ma quando vide il piccolo entrare dalla finestra si fermò.

«Mamma!»

I suoi dubbi si sciolsero, si era resa conto di chi era la persona che aveva di fronte, cominciò a tremare, lascio cadere la scopa, il suo volto era terrorizzato, ma volle reagire:

«Mi hai chiamato mamma...? Questo vuol dire che sei...»

«Mamma, sono Nél, vieni da me e da Jon, e porta con te papà e il mio fratellino.»

Era un essere innocente, la sua voce era dolce e gioiosa, ma agli occhi di sua madre appariva come un mostro, un demone arrivato per portare via con sé tutta la sua famiglia, in pratica un essere malvagio, una creatura spietata ed incontrollabile, uno strumento del male, comandato dall'oscurità e dalla malvagità più profonda, un emissario del diavolo, che con quella voce sottile e perfida li invitava ad una fine tremenda.

«Va via mostro! Non ti darò mai mio figlio, non lo avrai!»

Il piccolo cominciava a piangere, non si sarebbe mai aspettato un accoglienza del genere dalla donna che l'aveva messo al mondo, era stato trattato come il peggiore degli esseri esistenti.

«Mamma, perché fai così? Io... io...»

Lei, invece, non cambiava tono di voce, non cambiava espressione, ma soprattutto non cambiava il suo pensiero, volle scacciare quel mostro:

«È inutile usare quella voce dolce, togliti quella maschera, so chi si nasconde dietro quel viso apparentemente così tenero, mostra la tua vera essenza!»

Dipingeva suo figlio come il classico demone presente nei film horror, che si presenta sotto forma di bambino, poi cattura le sue vittime e li porta in un luogo spaventoso e cupo, accompagnato dalle urla di tutti coloro che erano stati intrappolati, una specie di inferno, dove quel mostro tortura i suoi prigionieri fino alla fine dei loro giorni; invece era realmente dolce e tenero, quell'espressione non era una finzione, ma soltanto l'unica che un bambino può mostrare quando incontra un suo genitore, soprattutto se il suo affetto non l'aveva mai conosciuto, una reazione logica che qualunque altro essere umano avrebbe avuto, non c'era nulla di strano in ciò che stava facendo Nél, é naturale che un bimbo provi dolcezza verso sua madre, anche se quest'ultima lo ha abbandonato esclusivamente per delle parole pronunciate in cambio di denaro da un veggente, anche se quest'ultima l'ha rifiutato violentemente dopo 8 anni da quel gravissimo errore, anche se quest'ultima non lo merita affatto.

«Mamma, vieni, dai!»

Cominciò a tirarla per la maglia con lo scopo di attirare la sua attenzione, desiderava vivere con la sua genitrice, ma lei non voleva permetterglielo, guardava ancora il suo bimbo con gli stessi occhi, quegli occhi che l'avevano guardato con disprezzo e paura fin dal primo secondo della sua vita, credeva di essersi liberato di lui, ma non era così, stava vivendo un vero incubo, era terrorizzata e perciò continuava a respingere le richieste del piccolo Nél:

«Allontanati, essere ripugnante!»

Il bimbo non comprendeva appieno e quindi insisteva nell'invitare la madre a casa sua, cercava di tirarla, ma la madre si contrapponeva alla sua forza e cominciava ad indietreggiare, minacciosamente per la donna Nél si avvicinava sempre di più e quest'ultimo, nel tentativo di aggrapparsi a lei, la spinse verso il piano cottura, lei, malauguratamente, cadde con la testa sullo spigolo e, senza fare resistenza, si accasciò a terra, non parlava e fiumi di sangue continuavano a fuoriuscire dal suo capo, suo figlio non capiva, era in un momento di panico e l'unica cosa che riusciva a fare era gridare a gran voce:

«Mamma, mamma! Alzati mamma!»

Per lui era un orrore osservare quella scena, si vedeva privato di sua madre pochissimo tempo dopo averla conosciuta, quello sì che era un vero incubo.

«Mamma, ti prego mamma, alzati!»

“Perché mamma non parla più? Perché non respira più? Il suo cuore non batte più, sono stato io... é soltanto colpa mia... non ho il coraggio di dirlo a Jon... non voglio tornare mai più a casa, mi vergognerei troppo, Jon mi ha insegnato tante cose ed io... ho sprecato tutto, io non mi merito il suo affetto, aveva ragione la mamma... sono un mostro, non merito Jon, non merito i suoi insegnamenti, li ho gettati tutti al vento, soffrirebbe troppo se venisse a conoscenza di ciò che ho attuato, e dopo quello che ho fatta alla mia cara mamma non voglio vedere più nessuno soffrire, non voglio vedere più nessuno piangere o urlare, basta...”

Dunque, non era stato Jonathan ad abbandonare Nél per indisponibilità economiche, quello sarebbe stato ciò che l'agente di polizia avrebbe voluto far credere al ragazzo in futuro, ma non era stato così, era stato il bimbo a non voler più tornare a casa... mai più.

Nél uscì per strada, pensava ancora alla persona che, con le sue mani, aveva fatto fuori: “cara mamma, sono stato davvero un mostro, come quelli che si vedono in televisione, avevi ragione tu, dovevo starti alla larga.”

Cominciò a camminare senza una metà, senza più una ragione per la quale vivere, senza più alcun sogno, quelli in cui Jonathan gli aveva insegnato a credere, iniziava una nuova vita per Nél... più brutta e triste della precedente.

 

 

 

Siete pronti per l'incredibile finale? Lo scoprirete Nél prossimo ed ultimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Il destino non si può modificare ***


Era il mattino del giorno seguente a quello dell'omicidio involontario del giovane Nél, mentre quest'ultimo continuava a camminare senza più alcun traguardo dopo una nottata insonne, nella ex abitazione del bimbo Jonathan si era alzato, pronto per andare a lavorare, come sua abitudine si apprestava, prima di uscire, a dare il buongiorno al suo piccolo, ma quando si avvicinò al letto...

«Nél, dove sei? Nél, sei in casa? Non fare scherzi, Nèl, vieni qui! Nél, dove ti sei cacciato? Non farmi preoccupare.»

Jonathan, tutto d'un tratto, rimase pietrificato, era in preda al panico, intuì subito che quella non era la giornata giusta per dedicarsi alle sue mansioni, Nél era scomparso, non c'era traccia di lui tra le mura dell'immobile e il ventiseienne non sapeva neppure da dove cominciare a cercare, poteva essere in qualunque luogo, poteva essere andato ovunque nel corso di quella decina di ore, ma forse era semplicemente a qualche metro, che motivo avrebbe avuto per scappare?

Era la prima volta che viveva una sensazione del genere, quella di perdere un figlio, era la situazione più spaventosa in cui si era mai imbattuto; fece un giro di controllo nei dintorni, ma di Nèl nemmeno l'ombra, sembrava introvabile, cominciò ad allontanarsi sempre di più dalla sua dimora, ma nulla da fare, non aveva alcun indizio, non aveva nessun amico al quale chiedere aiuto, non aveva mai parlato a nessuno della sua adozione... per paura, la stessa paura che in quel momento lo stava distruggendo: “non so più dove correre, non so se sia più utile girare a destra o a sinistra, ormai nulla più potrebbe essere utile, ho commesso troppi errori, sono stato troppo insicuro, sono stato un genitore pessimo, sapevo che non sarei stato all'altezza. Come farà adesso? Come vivrà, dove troverà un luogo nel quale sistemarsi? Dovevo capirlo prima, oramai é troppo tardi, io non gli ho permesso di visitare il mondo esterno e lui ha agito di sua iniziativa, é un comportamento ovvio, come ho fatto a non comprenderlo, é disumano vivere per otto anni chiuso tra quattro mura e per questo lui ha voluto crearsi la libertà che io non gli avevo mai concesso. Ho commesso troppi sbagli, non ne ho voluto parlare con nessuno e adesso non avrò aiuti, é tutto finito, io e Nèl non ci rivedremo mai più... ma non é questo il problema, il vero problema é che non gli ho mai insegnato a cavarsela autonomamente e adesso si troverà di fronte a mille difficoltà sconosciute, poverino, non può nemmeno immaginare cosa lo aspetta lì fuori, non godrà più della mia tutela, come farà? In ogni caso, non posso fermarmi nemmeno davanti a questa tragedia, troppe persone credono in me e hanno bisogno di me, non posso deluderle. Caro Nèl, ti auguro ogni bene, spero con tutto il cuore in un futuro splendente per te, spero che qualcuno ti possa dare ciò che io non ho saputo passarti, e se anche starai per cadere non arrenderti mai, e un giorno chissà... forse per pura casualità ci rincontreremo, così potrò scusarmi nei tuoi confronti, perché non sono stato ciò che tu meritavi, ho fallito come tuo maestro, sono certo che ti attende un domani radioso, spero migliore del mio, perché tu meriti di più. Adesso tornerò sulla via di casa, che non sarà più la stessa senza te, abbattuto come non mai mi renderò conto di essere di nuovo solo e di necessitare del tuo affetto, del quale, stupidamente, mi sono voluto privare.”

Nel contempo invece i Conynborough, anche se indirettamente (dato che non sapevano fosse lui l'omicida), odiavano in maniera profonda Nél, il padre non si sentiva in colpa nei confronti del figlio che aveva abbandonato anni addietro, e dopo aver avvisato la polizia del ritrovamento del corpo iniziava concretamente a sospettare dell'essere malvagio: “i poliziotti ci hanno riferito che le impronte ritrovate sugli indumenti di mia moglie non appartengono a nessuno, nessun essere umano esistente possiede quelle impronte digitali, e questo potrebbe voler dire che...”

Il suo volto mutò e divenne da disperato, ovviamente per la morte della donna, e pensieroso a terrorizzato, cominciò a formulare l'idea che l'autore del misfatto fosse stato proprio lui: “e se fosse stato lui, la creatura oscura? Se fosse tornato qui dagli inferi per vendicarsi di noi perché gli abbiamo impedito di mettere in atto la sua opera di distruzione? E se il suo intento fosse vendicarsi portando via Nel? E se addirittura ritenesse responsabile dell'affronto subito l'intera umanità, a cosa arriverebbe? Per il mondo avrebbe inizio un'era di caos, paura e devastazione... qualcosa di terribile e imponderabile, la rovina più totale... per tutti, un vero e proprio incubo.”

Al contrario, altro che cancellare l'intera umanità, altro che avviare una catastrofe, Nél dopo quello sfortunato incidente era totalmente affranto ed avrebbe avuto ampiamente bisogno dell'appoggio di qualcuno, ma nessuno era con lui, doveva cavarsela da solo, erano già ore che camminava senza ideali, senza traguardi da raggiungere, ma un desiderio nel profondo del cuore, dopo ciò che gli era successo, lo aveva anche lui, non aveva più intenzione di vedere alcuno soffrire, nella sua esistenza non avrebbe voluto più udire grida di dolore o osservare visi impallidire e corpi accasciarsi a terra, niente di tutto quello, avrebbe compiuto qualunque gesto pur di evitare tali scene aberranti, qualunque. Nel corso del suo interminabile cammino scorse un gruppo di ragazzi litigare, la rissa era molto accesa, spintoni e botte non si risparmiavano, non erano certamente persone per bene, ma Coynborough volle comunque opporsi a quella situazione, si intromise nella lite e si frappose ai giovani malviventi, ma quest'ultimi non la presero bene:

«Levati di mezzo, mocciosetto! Questi non sono affari che ti riguardano!»

Piangendo, Nél, urlò contro di loro:

«Non voglio più vedere scene del genere!»

Uno dei quattro tirò fuori una pistola dalla tasca e subito sparò all'intruso che stramazzò al suolo privo di sensi ed in pericolo di vita, ma nessuno frequentava quel malfamato quartiere, nessuno ne aveva il coraggio, i delinquenti che l'eroico ragazzo aveva cercato di dividere lo lasciarono lì, senza offrirgli nessuna cura, la pietà non era nella loro natura e perciò lui rimase disteso su quel marciapiede per giorni, abbandonato come 8 anni prima, però stavolta non c'era Jonathan pronto a raccoglierlo, era completamente solo e niente e nessuno l'avrebbe portato ad evitare il suo triste destino, quello che avrebbe dovuto affrontare una volta sveglio dal trauma:

“Cosa é successo? Dove sono? Non ricordo più nulla, tranne una cosa... i miei genitori e tutti i miei parenti mi hanno abbandonato... ho già fatto fuori quella stupida donna senza scrupoli, adesso devo completare l'opera, devo distruggere tutti coloro che mi hanno rifiutato, faranno la fine che meritano.”

Nél aveva subito gravi danni cerebrali e l'unico ricordo che aveva conservato era il peggiore, quello della vendetta, quello dell'infamia dei familiari che l'avevano lasciato marcire, invece non gli erano rimasti impressi nella memoria l'affetto di Jon, l'innocenza del suo fratellino e il desiderio di non veder più nessuno soffrire, la sua personalità aveva subito un immenso cambiamento, la sua idea si era ribaltata, adesso il suo unico obiettivo era quello di godersi la sofferenza di chi aveva fatto soffrire lui; se, al contrario, avesse rimembrato ciò che di positivo gli era accaduto la sua storia sarebbe stata ben diversa, l'immagine del giovane ragazzo che l'aveva salvato lo avrebbe spinto a fermarsi ed a non attuare quell'orribile sterminio, si sarebbe costruito un futuro migliore e la vita di Jonathan non sarebbe terminata così prematuramente, ma putroppo... il destino gli é stato avverso; molti, in futuro, avrebbero pensato che quel folle omicida avrebbe potuto condurre una vita diversa, ma non era stato possibile, era diventato una persona intenta solo ad uccidere e non aveva avuto nulla a disposizione in grado di fermarlo, neanche un solo pensiero positivo.

Allora, il veggente non aveva detto quelle frasi soltanto per soldi, tristemente era ciò che realmente aveva osservato all'interno della sfera, aveva svolto, se così si può dire, onestamente il suo lavoro, non aveva raccontato bugie, Nél sarebbe stato concretamente un essere malvagio conseguentemente al fatto che i genitori avrebbero preso per vere le predizioni, avrebbe distrutto un'intera stirpe e questo non sarebbe affatto stato un gesto da puro di cuore; perciò l'unica verità é soltanto una, era tutto già scritto nel destino, non hanno colpe il veggente e i Coynborough, non centra nulla Jonathan e neppure i 200 euro e i giovani malviventi, tutti dovevano, involontariamente ma obbligatoriamente, collaborare per completare il puzzle, i racconti del cartomante erano fondati ed essendo questi fondati i due coniugi erano tenuti a ritenerli tali, perché altrimenti non si sarebbero avverati, e i restanti protagonisti, vale a dire Jonathan e i criminali responsabili del trauma di Nèl, erano anch'essi costretti a far avverare la profezia; il destino di Nél era scritto fin da sempre e niente avrebbe potuto farlo mutare, perché era destino, e il destino non si può modificare, mai.

 

 

22 agosto 2011 – 23 novembre 2013

Queste sono le date di inizio e fine della serie “Un lato oscuro”, con voi l'avventura é iniziata più tardi, ma mi avete accompagnato in quell'avventura, un grazie speciale a tutti voi lettori e anche a me stesso, “Un lato oscuro” si conclude qui.

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