Mute

di LarryTranslations
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sabato 1 ***
Capitolo 3: *** Sabato 3 ***
Capitolo 4: *** Venerdì 3 ***
Capitolo 5: *** Sabato 4 ***
Capitolo 6: *** Sabato 6 ***
Capitolo 7: *** Sabato 7 ***
Capitolo 8: *** Sabato 8 ***
Capitolo 9: *** Domenica 8 ***
Capitolo 10: *** Sabato 9 ***
Capitolo 11: *** Sabato 11 ***
Capitolo 12: *** Sabato 12 ***
Capitolo 13: *** Sabato 13 ***
Capitolo 14: *** Mercoledì 13 ***
Capitolo 15: *** Sabato 14 ***
Capitolo 16: *** Sabato 16 ***
Capitolo 17: *** Sabato 16 (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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1. Prologo



Gli ultimi 16 anni sono stati duri per Anne Cox. Non solo ha dovuto attraversare un divorzio con il suo ex marito, avere a che fare con una figlia teenager ribelle per un paio d’anni ed essere l’unico membro della famiglia con uno stipendio fisso, ha anche dovuto fare i conti con un figlio muto.

Nonostante potesse sembrare che fosse un peso per lei, non lo era per niente. Se Anne avesse avuto tre desideri a disposizione, non avrebbe cambiato nemmeno una cellula del proprio figlio. Non a suo favore almeno, ma per il figlio forse l’avrebbe fatto.

Non si lamentò mai, nè si considerò una vittima di qualche ira divina del signore, semplicemente sorrise e apprezzò ciò che aveva.

Non importava che Harry non potesse parlare, non importava che non potesse comunicare con lei, non importava che non avrebbe mai potuto avere un rapporto madre-figlio normale, perchè almeno sapeva di averlo accanto a sè.

Lei era esageratamente fiera di lui. Esattamente come lo era della figlia. I suoi due figli significavano il mondo per lei e non avrebbe desiderato nient’altro. Nemmeno quando incontrò Robin che diventò suo marito. Loro venivano sempre prima.

Si accorse che qualcosa non andava con Harry già dall’inizio. Nonostante non fosse sicura, sentiva che qualcosa non andava, così come avrebbe fatto ogni madre. I suoi pianti non erano mai stati più forti di un mugolìo, i gargarismi suonavano strani e diversi. Ogni suono emesso dal bambino sembrava doloroso e soffocato.

All’inizio ci passò sopra, credendo fosse semplicemente un bambino silenzioso, pensò che fosse l’opposto della sorella casinista. Ma il suo dubbio diventò ancora più fondato, quando il bambino, a un anno d’età, sbattè la testa senza emettere un suono. Le sue lacrime scesero silenziosamente mentre giaceva sul pavimento senza ricevere aiuti, senza avvertire la madre che stava aiutando la sorella a prepararsi per andare a scuola. Quando lo trovò, lo portò direttamente dai dottori, sostenendo che fosse per via della testa, ma segretamente cercava di scoprire la causa del suo silenzio.

Quando le dissero cosa avesse, dopo settimane di esami estenuanti, sentì il suo cuore spezzarsi in due. Si sentì colpevole di non aver fatto nulla molto prima, colpevole che il suo bambino fosse muto e che non ci fosse nulla che potesse fare. Non era colpa sua, era un disturbo ereditario sconosciuto a ogni membro della sua famiglia. Ma sapere ciò non lo rese migliore da sopportare.

“Potrebbe guarire crescendo.” Sostenevano i medici, “Harry può fare molti esercizi, abbiamo dei risultati di test scientifici che dimostrano che il problema può essere rimosso con successo”

Ma non funzionò mai. Lo peggiorarono solamente. Quando Harry cominciò a fare progressi con le sue relazioni famigliari, fu portato a fare un esperimento lungo un giorno per provare a farlo uscire dal suo guscio. Quando tornò però, era silenzioso come una tomba. Rompeva il contatto visivo che aveva costruito dalla prima sessione, smise di approfondire gli abbracci, sopresse i sorrisi che riscaldavano il cuore e si chiuse in sè stesso. Le cose migliorarono col tempo. Infatti, visti dall’esterno, sembravano una famiglia normale. Harry sorrideva e rideva con loro qualche volta, e Anne faceva tesoro di quei momenti con tutto il suo cuore. Non l’avrebbe davvero mai cambiato per nulla al mondo.

Harry era perfetto e Anne sperò solamente che qualcun altro potesse vedere oltre la sua voce intrappolata e amarlo più di qualsiasi altra cosa al mondo.




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Note: Finalmente postiamo la traduzione di questa fanfiction anche su EFP! Spero di guadagnare così nuovi lettori! Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 2
*** Sabato 1 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 1

SABATO 1

Louis si sfilò il giacchetto per le spalle, mentre attraversava le grandi e pesanti porte.  Lo teneva appeso per le sue spalle,  rimbalzava sulla sua schiena mentre si incamminava per i corridoi dell'edificio moderno. Non aveva per nulla bisogno di indossare una giacca, il sole accecante nel cielo e il suo indiscutibile senso dello stile ormai conosciuto da tutti lo spinsero a indossare solo una sciarpa leggera attorno al collo. I suoi occhi azzurro acceso scorrevano sulla gente attorno, studiando la insolitamente affollata area reception con sospetto. Una massa di gente si era affollata attorno all'area caffè, una piccola folla, ad essere sinceri, ma molta di più di quanta ce ne fosse solitamente. Quel piccolo bar non era conosciuto per avere la roba migliore, quello era sicuro.

Scrollando le spalle con nonchalance, catturando l'occhiata di Brenda -la consigliera dell'edificio- si avviò nel corridoio a sinistra, verso la sua destinazione. Cancellò dalla sua mente il rossore che si diffuse sulle guance di Brenda a quello scambiò di sguardi, ignorando il panico causato dalla ovvia cotta che aveva per lui, nonostante i quarant'anni d'età e l'evidente attrazione del ragazzo per lo stesso sesso.

Vedete, Louis Tomlinson era gay, molto gay. Non nascondeva il fatto che fosse attratto dagli uomini, ormai non girava più con nemmeno un briciolo di eterosessualità. 

La sua voce era dolce e i suoi movimenti talmente aggraziati che era impossibile non attribuirgli i classici stereotipi da gay. Aggiungendo il fatto che era uno studente dell' Università d'arte e spettacolo di Manchester, specificamente dello studio di Musical in cui cantava,ballava e recitava, Louis rappresentava il tipico gay.

Nonostante la sua continua vistosità in pubblico che cresceva col passare del tempo, non aveva mai ricevuto alcuna particolare offesa contro la sua sessualità. Molta gente si era abituata alla sua sicurezza e alla sua vivacità che lo portavano sempre ad essere al centro dell'attenzione. Ma andando avanti col tempo ricevette commenti a riguardo che urtarono leggermente il suo ego. Non prese molto bene l'odio ricevuto, a essere sinceri non aveva mai avuto l'esperienza necessaria per poterlo affrontare. Quando imparò ad accettarli, non aveva abbastanza conoscenza per  fronteggiare  il problema, così metteva su una faccia coraggiosa per mascherare l'incrinarsi del suo cuore. Ciò lo portò a un punto in cui si trovò a dare troppa importanza a ciò che gli dicevano, tanto che una volta finì per accasciarsi sulla pista da ballo con l'eccessivo affaticamento che gli causò uno strappo muscolare e catturò il suo respiro fino a quando non si poté più muovere.

Detto questo, Louis era un ragazzo molto raggiante e gioioso. Il suo sorriso smagliante raramente veniva spento, mostrando quei denti perfettamente dritti e bianchi come perle per la maggior parte della giornata. La sua forte risata esplodeva per tutti gli studi più volte di quante si potessero contare e i suoi occhi non perdevano mai quella scintilla di gioia.

Complessivamente Louis Tomlinson era semplicemente felice.

I suoi piedi ballarono attraverso l'entrata, nel momento in cui le sue mani agili spinsero la porta d'ingresso. Il suo corpò roteò, le braccia attorno a sè stesso e l'atrio diventò l'aula musica. La sua mente era concentrata sulle sue dita dei piedi rivestite dalle Toms e la musica tintinnante nella sua testa; i tasti del pianoforte suonavano leggeri nella sua mente l'ultimo pezzo che aveva preparato per il suo esame. Rapidamente le note nella sua testa diventarono un tuttuno con il forte battito del suo cuore, le note più lievi e dolci rompevano i suoi movimenti galleggianti. Le sue mosse roteanti però, si fermarono d'improvviso e i suoi occhi cerulei si spalancarono dallo shock.

Essi si aggrapparono a una figura sconosciuta raggomitolata davanti alla tastiera del piano. Louis si allarmò subito, la persona stava suonando il suo piano, nella sua aula di musica. Ok, non era proprio la sua aula e quello non era il suo piano, ma era l'unico ad usarli, visto che ormai era sua abitudine suonare ed esercitarsi lì dentro. Ma era un intruso ad incoraggiare i tasti del piano a suonare un brano stranamente bello e oscuro. Il ventunenne tossicchiò per attirare l'attenzione,  ottenendo nient'altro che la continuazione della musica come risposta. Mentre il pezzo procedeva, Louis avanzò lentamente verso l'essere ricurvo.

"Scusa?!" il suo acuto echeggiò nell'aria. La musica si fermò e un paio di occhi verdi si fermarono su Louis. Quegli occhi si scontrarono col pavimento per evitare tutto quel contatto visivo e si spostarono goffamente sul tappeto. Le mani del ragazzo stavano ancora toccando i tasti del pianoforte, come attaccate ad essi dalla colla. Louis studiò l'apparentemente giovane ragazzo, da quel che ne dedusse, notando la massa di capelli ricci arruffati, la pallida e soffice pelle tirata sul suo viso perfetto, passando dai suoi verdi occhi rivolti verso il basso alle sue labbra rosate.

La sua faccia esprimeva tanti tipi di bellezza che venivano evocati diversamente dall'espressione confusa e diffidente su di essa.

"Ti hanno detto di venire qua?", chiese Louis al ragazzo, cercando di nascondere il tono di sufficenza che tendeva a far trasparire nella sua voce qualche volta, colpevole la madre di quella caratteristica.

"Ok, allora.. posso aiutarti?", chiese con più cortesia.

 

Silenzio

 

"Ok... beh, sai dove si trova il mio spartito? Sono entrato apposta per prenderlo"

Silenzio

"E' un pezzo di Beethoven, piuttosto lungo, avrebbe dovuto essere sul leggio.."

Silenzio

Louis stava cominciando a infastidirsi per via dell'evidente ignoranza del ragazzo. I suoi occhi erano ancora rivolti verso il pavimento e la sua espressione era vuota. Louis non era uno che si infastidiva facilmente, ma l'audacità con cui il ragazzo aveva suonato il piano negandogli poi una risposta quando gli parlava, lo irritò parecchio.

"Senti, tutto ciò che voglio è il mio spartito, quindi se per favore me lo dai io me ne vado." disse di scatto. Il ragazzo si girò e tirò fuori una pila di fogli, tremando appena mentre li consegnò a Louis che li afferrò frettolosamente.

"Dio, non è cosi difficile parlare", borbottò uscendo dalla stanza, senza accorgersi delle mani del ragazzo che vibrarono leggermente mentre deglutiva forte di paura e arrossiva dall'imbarazzo.




SABATO 2

Louis entrò agitato nello studio, saltellando su una gamba mentre si infilava le scarpe da ballo. Scostò la sua frangia dal viso e fece un sospiro di sollievo. Raggiunse lo studio due minuti in anticipo, grazie alla sua mente sconnessa che gli fece lasciare il bar in tempo. Non poteva arrivare in ritardo ad un'altra lezione, altrimenti il signor Harbour gli avrebbe fatto una bella ramanzina; sarebbe stato il quinto ritardo consecutivo, così fu contento che la sua corporatura atletica lo aveva condotto velocemente nell'edificio.

Il motivo per cui dovette attraversare di corsa la città fu il ragazzino riccio seduto al suo pianoforte una settimana fa. Mentre stava ordinando il suo caffè mattutino dallo Starbucks locale, una massa di capelli ricci passò davanti alla finestra del locale, come un lampo, facendo tornare ancora una volta i suoi pensieri al ragazzo silenzioso.

Molte volte durante la settimana ripensò al ragazzo e non ebbe idea del perché. Non poteva fare a meno di ripensarci, nonostante avrebbe dovuto essere infastidito. Fu catturato da quegli occhi verdi e cadde in un mare di curiosità al pensiero di quelle labbra soffici. Si sentì leggermente perverso a ripensare alle labbra del ragazzo, soprattutto perché non sapeva nemmeno il suo nome, ma quelle labbra erano semplicemente troppo allettanti. Louis non sapeva perchè il ragazzo fosse li, sicuramente non era uno studente, altrimenti Louis l'avrebbe conosciuto e in più lui non avrebbe fatto l'ignaro nei suoi confronti, ma avrebbe totalmente abbracciato la sua presenza.

Louis non si vantava della sua popolarità, ma tutti sapevano difatti chi fosse e piaceva a tutti, a prescindere dalla loro invidia per via dei suoi tanti talenti. La sua presenza era così gradevole che nessuno poteva sopportare di spegnere il suo sorriso perfetto,  e non avevano altra scelta se non ricambiarlo, tanto era contagioso. In tre anni di studi, non aveva dubbi sul fatto che fosse la stella dell'accademia. Più restava, più le sue abilità miglioravano, facendogli ottenere i ruoli più importanti nelle performances universitarie. Sembrava così a suo agio sul palco, così aggraziato mentre danzava su quel pavimento rialzato, così perfetto mentre intonava la canzone con tutta l'aria nei polmoni che possedeva e così coinvolto emotivamente quando recitava un copione qualsiasi a memoria senza alcun tipo di errore.

Tornando al presente, Louis ignorò lo sguardo giudicante del suo insegnante e appoggiandosi alla sbarra, trascinò i piedi in posizione per stirare bene i muscoli. Quando si piegò e stirò le gambe fino a sentirsele tirare, il signor Harbour si mise a cercare qualcosa in girò per la stanza per potersi preparare all'inizio della lezione. Louis riceveva lezioni private, in quanto ciò che Harbour insegnava al resto degli studenti era troppo facile per lui. Aveva bisogno di uno studio più avanzato e Harbour acconsentì a procurarglielo.

"Louis, ti dispiacerebbe andare dal tuo pianoforte e prendere quel CD? Penso che te lo sia portato via con te" rifletté il signor Harbour.

Con un veloce cenno del capo, Louis uscì dalla stanza per recarsi alla sua aula musica, dove si trovava il pianoforte, attraversando la leggera folla nel corridoio. I suoi occhi catturarono un manifesto appeso a una delle porte "Evento beneficenza organizzato dalla Rays of Sunshine", che fece scattare nella mente di Louis, che forse era quello il motivo per cui la settimana attuale e quella precedente erano state così impegnative. Ne aveva sentito parlare in giro, ma non  vi aveva dato molto peso. Vedendo le facce raggianti dei lavoratori, realizzò quanto fosse una buona causa e un piccolo sorriso nacque dalle sue labbra.

Non appena entrò nella sua stanza, il suo sguardo si gettò sulla sagoma protesa in avanti, la massa di ricci di cui si ricordava bene. Per qualche strana ragione non vedeva l'ora di imbattersi nel ragazzo. Mentre questo suonava sempre lo stesso brano tetro, Louis si fece scivolare accanto a lui. Appena il ragazzo si accorse della sua presenza, le sue dita sferragliarono sulla tastiera, creando un atroce intrecciamento di note. Le guance del ragazzo arrossirono e le sue labbra vennero pressate in mezzo ai denti. I suoi occhi si chiusero, come se cercasse di trattenere tutte le sue emozioni. Abbassò la testa e strinse le dita in un pugno. Louis non seppe cosa fare. Venendo sconfitto da quell'unico errore, il ragazzo sembrò abbattersi davanti ai suoi occhi, ma Louis non sapeva abbastanza di lui per poterlo aiutare. Seguendo un'emozione che Louis raramente provava, poggiò una mano sulla spalla del ragazzo, ma non appena il suo leggero tocco sfiorò il maglione indossato dal riccio, egli indietreggiò dallo shock, cadendo in terra. Si trascinò all'indietro fino all'angolo della stanza e si abbracciò da solo per la paura. I suoi occhi verdi erano ampi dal contatto e scorrevano per la stanza in continua agitazione.

Un'altra volta Louis si alzò, frastornato. La sua bocca si aprì e si chiuse ripetutamente, cercando delle parole che potessero consolare il ragazzo, ma dalla sua bocca non uscì nulla, perchè non sapeva nemmeno cosa dire.

"Stai bene?" chiese con cautela. L'espressione del ragazzo divenne spenta e assente com'era diventata settimane prima, le sue labbra serrate.

"Ok, prenderò solo il mio CD e me ne andrò..", disse completamente a disagio. I suoi occhi brillanti scorrevano per la stanza alla ricerca del CD mancante, impiegando un po' per trovarlo. La tensione soffocante nella stanza crollò sul corpo di Louis appena riuscì a trovare il CD. Finalmente dopo averlo trovato, ansimò e corse fuori dalla stanza, lontano dal ragazzo  complessato.

Appena fece un passo fuori dall'aula e si appoggiò contro il freddo muro bianco, inspirò profondamente per eliminare la forte tensione provocata dalla strana atmosfera nella stanza, per poi rilasciare tutto all'esterno.

 

Ma che cavolo era successo?



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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 3
*** Sabato 3 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 2

SABATO 3

Quando Louis lo venne a scoprire si sentì malissimo. Sentì il senso di colpa gocciolare dal suo cuore fino all’estremità dello stomaco. Si sentì la testa come se si stesse sciogliendo nel rimorso e gli angoli dei suoi occhi bruciavano con un imbarazzamento fatale. Un groppo gli si ammassò in gola, non di tristezza, ma di compassione. Quella specie di groppo che ti viene quando guardi un film che racconta la povertà di certe popolazioni e ti riempi di pietà e bisogno di aiutare chi è meno fortunato.

Non aveva nemmeno intenzione di ascoltare. A essere sincero, dopo aver sentito, desiderò di non averlo mai fatto. Il detto “La curiosità uccide il gatto” non poteva essere più azzeccato. Perchè in quel momento, sapeva che qualcosa nel suo cuore era cambiato, sia che l’avesse cercato o meno, qualcosa era cambiato. Forse solo un granello di quella singola emozione in quell’istante non era abbastanza per colpire il suo stato mentale, ma fu abbastanza per innescare qualcosa.

Compassione.

Ecco cos’era. Rovesciata in un po’ di rimorso e pietà e hai centrato il punto. Furono più le parole che erano uscite dalla sua bocca quel giorno senza considerazione che lo infastidirono maggiormente mentre lasciava l’accademia, la sua seconda casa. Non aveva mai avuto bisogno di contenersi e riflettere sulle sue parole prima di parlare, né aveva mai avuto voglia di rimangiarsi le frasi dette, quindi perché il fatto che avesse detto quelle parole offensive al riccio lo tormentava così tanto?

Era in piedi in coda al bar, per comprarsi una bottiglietta d’acqua prima di tornare nella sua classe di danza, quando sentì. Non voleva origliare, ma se qualcuno, esattamente di fronte a te, sta parlando con tanta serietà, non puoi fare a meno di ascoltare un po’ la conversazione. Se volete chiamare Louis impiccione, fate pure, ma nessuno può sostenere di non essere interessato alle piccole informazioni insignificanti dei perfetti estranei quando stai aspettando pazientemente in una lunga coda.

La donna sembrava molto giovane per il suo presunto stato di mezz’età. Doveva essere a capo del comitato di beneficenza, vista la spilla attaccata ai suoi vestiti pieni di frange. La sua interlocutrice era probabilmente di un’ età più giovane, ma non così giovane come una studentessa o qualcosa di simile. Non seppe come arrivarono a precisamente quell’argomento conversazione, tuttavìa ascoltò.

“Anche a mio figlio Harry piace suonare il piano. E’ un ragazzo bellissimo, ha dei bei ricci grandi e dei luminosissimi occhi verdi. L’ho trascinato qua le ultime settimane per suonare in una delle stanze, quella con il grande pianoforte nero, presente?” Disse la donna.

Lì fu quando Louis drizzò le orecchie. La sua mente fece veloci connessioni e collegò il ragazzo della conversazione con quello del sabato precedente che aveva reagito cosi stranamente, scioccato dalla presenza di Louis. Dovevano sicuramente parlare di lui, visto che l’aula di Louis era l’unica in tutto l’edificio ad avere un grande pianoforte nero. Louis si trattenne dal deriderla, pensando al fatto che stesse parlando così luminosamente del figlio, mentre era indescrivibile quanto fosse scortese nei confronti di Louis.

“Sembrava così contento del piano, beh, per lo meno, tanto quanto fosse in grado di esprimere.” continuò. “Vorrei che potesse far vedere un po’ più di entusiasmo nelle cose, ma in ogni caso lo so che ha adorato suonare quel piano. Istinto materno, credo, ma fu comunque difficile dirlo, finchè non ricominciò a suonare al vecchio piano traballante che abbiamo a casa.”

Louis quasi smise di ascoltare, non volendo sentire la madre lamentarsi dei loro problemi finanziari, ma la fila al bancone sembrò solamente rallentare, così riportò la sua attenzione alla conversazione davanti a lui tentando di intrattenersi in qualche modo.

“E’ un tipo introverso? Mio fratello era così quando era un teenager, ma non era niente di serio, stava solo crescendo in realtà.” parlò l’altra donna.

“No, Jill, a volte vorrei che stesse solo crescendo..” confessò la donna di prima. “E’ in una condizione in cui ha difficoltà di espressione, persino con i membri della famiglia, per cui non è proprio colpa sua se ha sempre quella faccia inespressiva.”

“Oh Anne, è terribile. Se posso chiederlo.. cos’ha che non va?”

Louis ormai era troppo intrigato per smettere di ascoltare. Voleva sapere il motivo della preoccupazione di Anne.

Ma dopo, desiderò di non esserlo stato.

“Ha una forma di mutismo selettivo. Probabilmente è schedato sotto la voce di ‘forma progressiva’, ma sembra un po’ meno grave a dire selettivo, sai? Praticamente, non può parlare. Con nessuno. Probabilmente riuscirebbe a parlare se ci provasse con veramente tanto impegno, ma ha vissuto con questo disturbo per tutta la sua vita e i suoi tentativi di cambiamento sono sempre falliti. Non penso che lui veda il senso di provarci. Ma è sempre il mio bambino, sai, quindi sarò sempre fiera di lui, anche se si è arreso. E’ perfetto così com’è.”

L’attenzione di Louis passò ai sospiri di shock di ‘Jill’ e alle seguenti parole di Anne, riportandola poi alla piccola esperienza con il ragazzo e alle parole che gli aveva detto. E potè sentire il suo corpo affondare nel senso di colpa. Il povero ragazzo non poteva scegliere se parlare o no e Louis gli aveva mancato di rispetto, trattandolo in una maniera non poco aggressiva.

Louis lasciò la coda silenziosamente, la sua voglia di una bibita era svanita e il suo entusiasmo di tornare nell’aula di danza svanì anch’esso rapidamente nell’aura cupa che si portava appresso. Uscì dal negozio con il pensiero delle emozioni negative che correvano per la sua mente. Come se il suo stato emotivo fosse la preda della storia di quel ragazzo sconosciuto, che mordeva e masticava rumorosamente la sua moralità.

Quando collassò sul divano, la sua mente cominciò a immaginare l’accaduto in situazione inversa. Se lui fosse stato in Harry, come si sarebbe sentito se un qualunque ragazzo a caso si fosse accollato a lui, insultando il suo modo di essere? Come avrebbe fatto i conti con il fatto di non poter mai emettere una parola durante tutta la sua vita? Sarebbe stato capace di vivere nell’assoluta solitudine per il resto dei suoi giorni senza mettere in difficoltà la sua intera famiglia?

Poi Louis pensò, perchè mi interessa alla fine?

“E’ interessante”, mormorò la sua mente.

“Non è più interessante di Harley della sala registrazione o di Helena la scieneggiatrice”, argomentò Louis.

E’ figo

“Ma sembra abbia sedici anni o qualcosa di simile. E’ troppo piccolo per me in ogni caso.”

E’ diverso

“E’ una bella cosa?”

Ti piace il pericolo, ti piace rischiare

“Non è rilevante”

Sì che lo è, lui è un rischio

“E se io non volessi correre un rischio? Poi in ogni caso probabilmente lui si è già dimenticato di me, quindi che importa?”

Lo sai che lo vuoi correre, e lo sai che lui non si è dimenticato. Lo stai immaginando raggomitolato nell’angolo di una stanza, quell’espressione scialba, consuma il muro che sta fissando attraverso le silenziose lacrime che stanno allagando la stanza. Tutto ciò a causa tua. Ecco perchè importa.”

Senza una risposta, la sua coscienza combatteva utilizzando la verità dentro Louis.

Non può parlare

Louis si schiarì la voce, sbarazzandosi dello spesso rivestimento e rompendo quel muro che nascondeva la verità.

“Lo so” disse con voce rauca.

Ha un aspetto così fragile e vulnerabile

“Lo so” ripetè Louis.

Tu vuoi aiutarlo

Il silenzio inghiottì Louis e il mormorio nella sua testa, finchè la sua bocca non sputò le parole che sentiva così amare sulla sua lingua.

“Lo so”

Così fu come Louis si ritrovò a tornare nell’edificio, camminata faticosa, i suoi piedi -ancora con le scarpe da ballo indosso- che lo trascinavano in quell’aula dove sapeva di trovare il ragazzo. Ovviamente uscì dal suo stato mentale migliaia di volte, chiedendosi se sarebbe dovuto entrare nel mondo del ragazzo bizzarro, ma ogni volta ritornò a una delle sue caratteristiche. Aiutare. Voleva sempre aiutare. Sia che si trattasse semplicemente di scaricare degli alimentari da un furgone a un negozio, sia che consistesse nel cercare di trasformare la vita esageratamente delicata di un ragazzo, in meglio; lui l’avrebbe fatto.

Louis sapeva di poterlo aiutare. Sebbene fossero due poli opposti, Louis era la persona più chiacchierona che esista al mondo e Harry, beh, lui non poteva parlare. Ma Louis pensò che potesse funzionare. Tentar non nuoce, no?

I suoi leggeri passi varcarono l’entrata e andarono verso il corridoio, fermandosi per un istante davanti alla porta. Con un respiro profondo di incoraggiamento, qualcosa di strano per Louis, la sua mano si piegò per raggiungere la maniglia e spinse la porta.

Harry non si mosse quando la porta si aprì, portando una ventata d’aria nella stanza, né reagì quando una presenza si mise dietro a lui. Era totalmente e completamente immerso nel suono dei suoi tasti, le dita premute su di essi con destrezza. I verdi iridi erano nascosti dalle sue pallide palpebre, occhi chiusi per abbracciare il brano senza distrazioni.

Alzando lentamente lo sgabello di riserva, Louis si aggiunse dall’altra estremità della tastiera e mise le sue dita in posizione sui tasti bianchi. Con cautela diede delle occhiate prolungate al ragazzo, per osservare la sua reazione. Le dita di Louis fecero pressione suonando le prime note.

Harry non saltò dallo shock, né si rannicchiò nell’angolo della stanza come Louis sospettava; spalancò invece gli occhi, fissando con troppa curiosità l’intruso. Le sue dita continuarono aggraziate sui tasti e proseguirono la corrente della melodia, benché la sua attenzione fosse concentrata su Louis. I suoi occhi danzarono attorno alla forma di Louis, prendendo nota della sua struttura e del suo atteggiamento, tentando di decifrare la ragione di quell’azione.

Non trovandone alcuna, i suoi occhi raggiunsero le sue agili dita e le guardarono mentre creavano un accompagnamento complementare alla musica di Harry.

Appena la canzone arrivò al termine, il ricciò non si mosse, nè fece alcun rumore. Louis lasciò che Harry si adeguò alla sua presenza, mentre rassicurava i suoi pensieri che era la cosa più giusta da fare.

“The Script,eh?” se ne uscì, riferendosi alla canzone che suonarono insieme. Harry non rispose, non fece nient’altro che fissare i tasti del pianoforte come in uno stato di trance.

“Harry, giusto?” gli occhi di Harry guizzarono velocemente sulla faccia di Louis, ma tornarono dritti sui tasti, dando la conferma che ciò che Louis aveva detto era effettivamente corretto e che Harry non stava obbiettando la sua partecipazione.

“Sono Louis, Louis Tomlinson. Sono uno studente qua. Non che importi davvero. Immagino che tu sia il figlio dell’organizzatrice dell’evento di beneficenza, giusto? E’ una bella cosa da parte di tua madre, quei bambini apprezzeranno molto ciò che fa.”

Louis fece fatica a regolare l’assenza di contatto dal ragazzo, non ci fu nemmeno un movimento verso di lui a dimostrare che stava ascoltando. Ma ciò non lo scoraggiò nemmeno un po’. Sapeva che Harry stava ascoltando, nonostante avesse un’espressione spenta che non contrasse nemmeno di un centimetro, sapeva che il ragazzo stava filtrando le sue parole radiose. Che gli facessero piacere o meno era fuori dal suo controllo, ma fu abbastanza sapere che i suoi tentativi di aiutarlo stavano venendo registrati.

“Conosci altre canzoni dei The Script? Ti piacerebbe suonarle… con me?”

L’unica risposta, un attimo dopo l’offerta di Louis, fu il tintinno dei tasti diventare il suono familiare di una delle canzoni dei The Script.

Suonarono la maggior parte delle canzoni dell’album, Louis non riuscì a non guardare con sbalordimento le dita di Harry che si amalgamavano con i tasti, creando nient’altro che un affascinante capolavoro ogni volta. Erano davvero ipnotizzanti. Anche se Harry non poteva esprimersi attraverso le parole, poteva farlo attraverso la sua musica. Ogni spinta del dito suggeriva un emozione diversa; la leggera melodia comunicava delicatezza, mentre il forte battere dei tasti trasmetteva forza e potenza.

Passarono delle ore e una volta finite tutte le canzoni, la mente di Louis parlò senza riflettere: “Venerdì fanno una tappa del tour in città, ti piacerebbe andarci?”

E a quel punto Louis capì che era andato troppo oltre.

Harry si congelò, il suo corpo si tese esageratamente. I suoi incisivi superiori catturarono il labbro inferiore e cominciò ad inspirare ed espirare affannosamente con il naso per sbarazzarsi dell’agitazione.

“Scusa, io..”

“Oh Harry, non sarebbe favoloso?!”

Una voce acuta li interruppe. Entrambe le loro teste guizzarono verso Anne che si trovava in piedi accanto alla porta, il suo sorriso si espandeva e i suoi occhi erano leggermente bagnati. Gli occhi di Harry slittarono sulla sua faccia, senza avere contatto con gli occhi, però, mostrando la sua goffaggine e il risentimento per la sua intrusione, ma rassegnandosi poi alla situazione.

“Ciao caro, sono Anne, la mamma di Harry” disse a Louis.

“Louis Tomlinson, sono uno studente qua” rispose calorosamente, ma con leggero disagio.

“Allora Harry, cosa ne pensi? Non sei mai stato a un concerto prima, sarà così divertente!” disse Anne entusiasta.

Harry scosse la testa con esitazione, un leggero movimento che sembrò un segnale di circospezione e nervosismo.

“E’ solo che avevo un biglietto che avanzava perchè il mio amico mi ha dato buca all’ultimo minuto e beh.. non fa niente se non vuoi andare, era solo una proposta. Non mi conosci nemmeno quindi..”

“Oh ma non importa! Vi potete conoscere!”, disse Anne gioisamente, accucciandosi per raggiungere l’altezza di Harry, passando le dita nella sua spessa massa di ricci. “Eddai Harry, ti farà bene. Lo so quanto ti piacciano, non rifletterci troppo, ok? Louis sembra un ragazzo a posto, si prenderà cura di te, vero Louis?”

“Sì, certo” rispose Louis con decisione.

“Senti, non hai nemmeno bisogno di rimanere fino alla fine, puoi tornare a casa quando vuoi. Darò il mio numero a Louis e lui farà in modo che tu sia sempre al sicuro, non ti perderà di vista, vero Louis?”

“No, non ti lascerò, a meno che non me lo chieda tu. Mi appiccicherò così tanto a te che probabilmente ti stuferai di me immediatamente” sogghignò Louis. Non sapeva perchè stesse tentando cosi insistentemente di convincere Harry ad andare al concerto con lui, pensò che sentiva fosse la cosa giusta da fare.

“Cosa ne pensi?” chiese Anne delicatamente.

Con un’ ulteriore esitazione, Harry annuì lentamente, causando sia a Anne che a Louis un gran sorriso.

Louis non vedeva assolutamente l’ora che arrivasse venerdì.

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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Venerdì 3 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 3

VENERDI' 3

Louis era agitato. Era estremamente agitato. Le sue mani lo dimostravano sudando nervosamente e la sua frangia perfetta stava per cotonarsi dal costante tormento delle sue dita che continuavano ad aggiustarla. Continuò a strofinare le mani sui suoi stretti pantaloni rossi per sbarazzarsi del ricordo che era davvero fottutamente nervoso. Appena i suoi piedi, rivestiti dalle Toms, premettero sull'accelleratore della sua instabile vecchia auto, la sua maglia azzurra si avvinghiò al suo petto provocandogli una sensazione soffocante.

Il ronzio delle macchine attorno a lui percorse le sue orecchie insieme al mormorìo della radio, bloccata sulla stessa frequenza dall'inizio del viaggio, mentre i fari delle auto di passaggio, lo accecavano per meno di un secondo ogni volta.

Non sapeva perchè fosse cosi teso.

Beh in realtà sì, lo sapeva. Stava andando a prendere Harry per portarlo a quello che presumibilmente era il suo primo concerto.

E questo era ciò che lo confondeva, perchè stava andando in panico per il fatto che stesse andando a prendere un ragazzo per portarlo da qualche parte? Non era un'esperienza a lui estranea, aveva avuto un sacco di primi appuntamenti a dei concerti. Ma sta volta era diverso.

Ovvio che era diverso, intanto non era nemmeno un appuntamento. Louis cercava semplicemente di farsi almeno un po' amico quel ragazzo, assolutamente niente di più. Primo perchè sarebbe una battaglia in sè, in più Louis non conosceva Harry abbastanza per pensare a lui in quel modo. Sì era carino, molto carino, ma quelli non erano nient'altro che pensieri iniziali.

Ma era Harry di cui stavano parlando. Harry. Il ragazzo che non poteva spiccicare una parola. Il ragazzo di cui non sapeva nulla. Il ragazzo che era ovviamente fragile. Il ragazzo che era totalmente anomalo nel panorama di conoscenze di Louis. Ma era il ragazzo che stava portando a un concerto e avrebbe fatto di tutto per assicurarsi  di farlo divertire e trasformarla in un'esperienza piacevole che avrebbe voluto rivivere.

Si sentì come se avesse avuto il bisogno di dare una prova di sé stesso al ragazzo. Provargli che non era dannoso e che era infatti, solo un ragazzo socievole e soprattutto innocuo. Sapeva che sarebbe stato un'impresa ardua, e sarebbe stato difficile anche giudicare l'esito dei suoi tentativi, dato la povertà di espressione di Harry, tuttavia avrebbe dato il suo meglio, per lui e per Harry.

Il ruggito meccanico della sua Nissan Micra rossa avanzava per la strada alla ricerca di una piccola casetta antica che era la residenza degli Styles. Le sue iridi azzurre esaminavano le file di case in riga nella piccola strada, perlustrando i numeri per trovare il "28". Gli occhi di Louis balzavano per le case poco illuminate, atterrando proprio su quel numero illuminato che rivelava la casa da lui cercata. Fermò la macchina nel vialetto, spegnendo il pesante brontolio del motore.

Si lasciò crollare sul sedile cigolante, facendo poi viaggiare il suo sguardo fuori dalla casa. Era abbastanza curata, il giardino pulito abbastanza da non sembrare disordinato, ma non troppo da sembrare una pulizia ossessiva. Le calde luci risplendevano attraverso le tende, segno che vi erano delle persone all'interno. L'accogliente atmosfera esterna non fece altro che tendere i nervi di Louis ancora di più. Era a causa di quella specie di aura che si sentiva sull'orlo del precipizio. Se la famiglia fosse stata tanto accogliente e calorosa quanto sembrava in apparenza, nel caso fosse stato rifiutato allora doveva davvero essere una persona orribile.

Lasciandosi quei pensieri alle spalle, Louis inspirò profondamente prima di uscire dalla macchina. Si mosse freneticamente per il vialetto, le sue sottili piante dei piedi si scontravano con leggerezza contro l'asfalto. Salì i gradini che precedevano l'entrata e raggiunse il campanello. Sentendolo fare "din don", fece un passo indietro, scendendo dai gradini per aggiustarsi il ciuffo nel riflesso del vetro.

L'aprirsi della porta lo indusse al nervosismo. I suoi occhi scattarono sulla figura in piedi sulla soglia che sorrise con nient'altro che gentilezza e delicatezza. Gli occhi di Anne si illuminarono alla vista del ragazzo elegante di fronte a lei, soprattutto il fatto che fosse arrivato. Aveva il timore che non si presentasse. Era improbabile che lo facesse, alla fine, il suo comportamento poteva essere un segno di cortesia di cui poteva essersi pentito. Tuttavia era arrivato,  e Anne era sinceramente emozionata all'idea che il figlio avrebbe potuto guadagnarsi qualcuno che si prendeva cura di lui al di fuori della famiglia.

"Louis! Sono così contenta che tu sia venuto! Ti prego, entra!", disse allegramente, spostandosi di lato per far entrare Louis nella casa. Un'aria casalinga e accogliente travolse Louis non appena varcò la porta, una sensazione a cui voleva prendere parte durante la sua attesa.

"Harry si sta ancora preparando, vuoi una tazza di tè o qualcosa? Del vino?"

"Se non crea alcun disturbo", chiese Louis con cautela.

"Ovvio che no!" Disse Anne, portando Louis in cucina. La cucina non era né troppo moderna, né troppo antica, era solo confortevole.

"Tè o vino?"

"Sarebbe sfacciato chiedere un bicchiere di rosso?",chiese Louis con leggero imbarazzo, mordendosi il labbro inferiore con completa innocenza.

"No, per niente! E' bello avere qualcuno con cui condividere una bottiglia, nessun altro qui attorno è un fan del vino!" Anne sorrise luminosamente. Tirò fuori una bottiglia aperta, allungandosi per prendere due bicchieri splendenti e poggiandoli sul bancone. Versando la sostanza rossa scuro nei bicchieri, ne passò uno a Louis.

Louis ne bevve un sorso, un po' esitante e i suoi nervi tesi, si afflosciarono nel relax una volta che il liquido aveva percorso la sua gola fino a posarsi con leggerezza nel suo stomaco.

"Ahh, com'è buono", sospirò con felicità.

"Lo so, vero? Robin, il patrigno di Harry me l'ha preso in Francia, era un viaggio d'affari. Te lo dirò, lo uso solo in occasioni speciali." fece l'occhiolino giocosamente.

Louis si strozzò mentre aveva la bocca piena del vino al sentire le sue parole, le sue mani a coprire la bocca non solo per evitare di sputare il vino, ma anche per nascondere il forte rossore sulle sue guance.

"Stavo solo scherzando!" rise Anne. "Hai bisogno di rilassarti, Louis!"

"Scusi"disse impacciatamente, una risata nascosta dietro la sua mansuetudine.

"Però sul serio, do questo vino solo alle persone importanti. E' il migliore che ho, quindi perché non condividerlo con le persone migliori?" diede un colpetto sulle spalle di Louis, mentre il suo vino strabordava leggermente a causa del movimento.

"Allora non avrebbe dovuto darmelo, Anne, non merito questo tipo di trattamento, davvero." confessò Louis.

"Non dire assurdità! Tra tutte le persone, tu sei quello che lo merita di più!" argomentò con un sorriso sconcertato.

"Non capisco il perché.. Non ci conosciamo davvero, potrei essere un assassino di massa per quello che ne sa.."

"Ma non lo sei. E non è questo il punto, potremo anche non conoscerci, ma stai facendo uno sforzo perché accada, ed è questo che conta. Stai facendo uno sforzo per conoscere Harry ed è questo il motivo per cui meriti i miei vini più raffinati. Stai provando a conoscerlo, come nessun altro, gli stai davvero dando una chance."

Louis restò momentaneamente attonito. Cosa avrebbe dovuto dire in risposta a quello? Non aveva alcuna idea di quanto significasse per Anne che lui stesse portando suo figlio a un concerto. Non aveva alcuna idea che la speranza negli occhi della donna fosse canalizzata con il bisogno del ragazzo di donare una soddisfazione.

Fortunatamente, l'agitazione alla porta della cucina gli riportò la situazione sotto controllo, il ragazzo in questione che si muoveva adagiamente nello sfondo. Due paia di occhi si appoggiarono sul ragazzo, esaminando la sua presenza e il suo abbigliamento. La testa di Harry era rivolta verso il basso e i suoi occhi erano chiaramente puntati sul pavimento, nonostante fosse difficile da dirlo, vista la massa di ricci che copriva i suoi giovani lineamenti. Il suo atteggiamento era timido, le sue spalle erano curve, le mani frugavano nelle tasche e i suoi piedi puntavano goffamente verso l'interno.

Gli occhi di Louis lo squadrarono dal basso verso l'altro, vedendo le Converse bianche ai suoi piedi, i suoi pantaloni di cotone a vita bassa, ma con una cintura di cuoio a righe come supporto - o forse solo come accessorio, pensò Louis-, una maglia blu scuro che accentuava il suo torso estremamente lungo e che che aveva il colletto tirato su con stile. Infine una giacca anch'essa blu scuro portato sopra la maglia. Louis dovette deglutire faticosamente a quella vista. Louis normalmente non sarebbe stato un fan degli out-fit esageratamente eleganti, soprattutto le giacche che a suo parere facevano sembrare la maggior parte della gente troppo snob, ma vedere Harry nel suo abbigliamento gli fece cambiare di gran lunga la sua opinione. Ok, forse era solo per via di Harry e in altre persone gli avrebbe dato comunque fastidio, ma lui sembrava così affascinante. Ovviamente era sexy, nella mente di Louis non vi erano dubbi che lui fosse estremamente figo -soprattutto quel lungo torso- ma aveva anche un aspetto dolce e carino. Harry era ovviamente insicuro del suo abbigliamento, si capiva dal continuo spostamento dei piedi e dal fatto che continuasse a lisciarsi le pieghe dei pantaloni. Ma Louis non avrebbe potuto scegliere di meglio.

"Oh Harry, sei stupendo!" urlò Anne, posando il suo vino sul bancone e trascinando i piedi verso Harry per stringerlo in un abbraccio - anche se non ricambiato-. Appena si sciolse, Louis notò il forte sbattere delle ciglia di Harry, l'unico segno di emozione nella sua faccia. Era un misto tra confusione, sospetto, e interrogazione che obbligò Louis ad aprire bocca senza pensarci due volte.

"Stai benissimo, Harry" disse, tirando fuori la sua espressione scioccata che aggraziava i suoi lineamenti, lasciò andare quel suo famigerato sorriso, svelando i denti bianchi splendenti come perle.

Gli occhi di Harry guizzarono su Louis, assorbendo il suo abbigliamento, ma senza incontrare

nemmeno una volta i suoi occhi azzurri. Louis si sentì leggermente a disagio sotto lo scrutinio di Harry, soprattutto con quell'espressione costantemente vuota che dimostrava né approvazione, né nient'altro. Ma se lo dimenticò subito, non appena Anne cominciò ad agitarsi per tutta la stanza.

"Oh guardate l'ora! Voi due è meglio che andiate! Veloci, non vorrete perderveli!" avvisò lei, spingendoli fuori dalla cucina fino all'entrata.

"Non ti preoccupare, Anne. Dovrebbero iniziare alle 9 e sono solo le- Oh merda" balbettò Louis. "Dovremmo davvero andare. Saremo di ritorno per le 10 e mezza, ok?"

"Sì,sì! Va bene, divertitevi, d'accordo?" Strinse Harry in un lungo abbraccio, ancora impietrito senza risponderle, Anne lo mantenne stretto a sé, tirando un lungo respiro, come se fosse esitante a lasciarlo andare. "Avete con voi i vostri telefoni? Louis hai il mio numero quindi chiamami se hai bisogno. Davvero, chiamami per qualsiasi cosa tu abbia bisogno."

"Certo, lo farò, ma andrà tutto bene, Anne. Mi prenderò cura di lui." Louis fece un sorriso sincero. Anne ricambiò il sorriso con gratitudine, mandando i due nella fredda aria notturna.

Il viaggio in macchina non fu così tanto strano, fu solo... silenzioso. L'unico rumore era il rombo del motore e il mormorio della radio, e ogni tanto anche la voce di Louis che parlava a caso in certi momenti. Salutò Harry con un 'ciao' e un 'come stai?', come fosse normale, ricevendo come risposta solo uno sguardo assente, che era nascosto dal continuo agitarsi del ragazzo sul sedile dell'auto. Louis commentò i posti che passarono con l'auto, giusto per riempire il quasi silenzio. Riempì Harry con informazioni sul concerto, fatti in proposito e cosa c'è da aspettarsi. Decise di ignorare il mkodo in cui Harry sobbalzò e sprofondò nel sedile quando Louis menzionò la grande folla che sarebbe stata presente, incosapevole della ragione di quell'azione.

Entrarono nel luogo molto facilmente, il suonare del basso vibrava attraverso i muri quando furono dentro. Gli ampi occhi verdi di Harry esaminarono l'edificio mentre salivano su per le scale verso la loro destinazione, inquisitivi e curiosi. La band di apertura aveva appena finito quando entrarono nell'area del concerto, mentre il muro di acclamazioni esplose nell'aria.

Louis sorrise istantaneamente, amando l'atmosfera del concerto. Camminò di fronte a Harry, oltrepassando il bar prima di notare il ragazzo che stava gironzolando all'entrata.

Harry sembrava così piccolo, così fragile e spaventato. Le sue braccia erano avvolte protettivamente sul suo corpo e i suoi denti superiori che solcavano il labbro inferiore. I suoi occhi danzavano frettolosamente attorno a ciò che lo circondava, piuttosto ansiosi.

"Harry" lo chiamò Louis sopra il frastuono. Ringraziò che la sua voce arrivò fino al ragazzo che si girò a guardarlo e corse a raggiungerlo precipitosamente.

"Stai bene?" chiese Louis mentre si muoveva accanto a lui.

Harry sbatté fortemente gli occhi, seguito da dei tremolii leggeri sulle sue palpebre. Il suo mento si abbasso lentamente seguendo il movimento di un cenno, un leggero sì con la testa che sembrò comunque cauto e poco convincente.

"Vuoi qualcosa da bere?" chiese Louis quando il barista gli passò accanto.

Dopo un momento di ciò che a Louis sembrò essere contemplazione, Harry scosse leggermente la testa da una parte all'altra, con fare silenzioso.

"Una birra, amico" ordinò Louis, lanciando uno sguardo a Harry per vedere la reazione del ragazzo alla sua ordinazione. Voleva controllare che a Harry non importasse della sua bevanda alcolica, dato il fatto che Harry non stava bevendo con lui, ma tutto ciò che vide fu Harry che fissava la folla con mente assente, i suoi occhi nascondevano una forte emozione che Louis non era in grado di comprendere.

Non appena il bicchiere colmo del liquido color ambra, sorpassò un mucchio di gente, facendo segno a Harry di seguirlo. Si infilò in un buco in mezzo alla folla, con una perfetta visuale del palco.

"Allora, qual'è la canzone che stai aspettando di più, Harry?" chiacchierò Louis.

"Io aspetto 'Breakeven'. Ad essere onesto, è sempre stata la mia preferita. A te piace? Deve, è difficile non amarla. Ti fa provare un'emozione unica-"

Fortunatamente la parlantina di Louis venne interrotta dall'attenuarsi delle luci e le forti acclamazioni del pubblico. I membri della band uscirono sul palco, equipaggiati dei loro strumenti cominciando la loro tanto attesa musica.

Le canzoni passarono una dopo l'altra, in contemporanea con le chiacchierate della band. Il pubblico era sereno, cantando le parole con loro, ma senza essere troppo opprimenti. Con un paio di canzoni dietro alle spalle, decisero di dedicare al pubblico una canzone meno tranquilla.

"A questo punto cambieremo un po' ", l'accento irlandese di Danny esplose dal palco. "Qualcuno di voi conosce una piccola canzone dei Black Eyed Peas chiamata 'I Gotta Feeling'?"

La folla urlò una risposta, provocando dei sorrisi consapevoli ai membri della band. Il ritmo introduttivo batteva attraverso i muri dell'arena, il pubblico cominciò a saltare, trasformando la calma in confusione.

Il pubblicò rimbalzava attorno ad Harry, muovendo l'aria su e giù, su e giù. Delle voci urlavano le parole delle canzoni, versi squillanti da facce squillanti. La musica strideva nell'aria con un potente fragore, uccidendo tutto ciò che che rendeva a lui sopportabile l'atmosfera precedente.

Il panico bruciò dentro di lui.

Il suo petto cominciò a contorcersi con respiri forti e pesanti. La sua gola cominciò a chiudersi; uno spesso grumo vi si formò all'interno, impedendo la facile respirazione. Le persone attorno a lui cominciarono a diventare una sola, i bordi dei loro visi e i loro lineamenti si sciolsero in un vortice, diventando sempre più confusi e difficili da distinguere. I suoi occhi ruotarono attorno alla stanza e balzarono freneticamente da una parte all'altra, alla ricerca di una faccia intatta che lo curasse dallo shock. Tutto ciò che vide fu una testa castana, anch'essa offuscata, che si girò, e discese lentamente allontanandosi dalla folla.

I suoi occhi si chiusero stretti. Nascondendo sé stesso dalla vista così confusa. Le sue braccia avvolte con fermezza attorno a sé, come reazione automatica per proteggersi. Il corpo caldo di qualcuno lo scontrò, la sensazione del suo tocco si appiccicò alla pelle sudata di Harry, attraverso il materiale dei suoi vestiti.

Tenendo gli occhi ben chiusi, le braccia di Harry si dimenarono, in tentativo di scacciare via qualsiasi corpo accanto a lui. Sentì il contatto delle sue mani con la pelle di qualcuno, un brivido di disgusto si dilagò dentro di lui, non appena toccò la carne sudata. Lui la spinse via severamente. Le sue mani continuarono a schiaffeggiare i corpi attorno a lui, nessuno che reagiva alle sue chiamate disperate.

Le sue labbra rimassero serrate.

Louis sentì uno schiaffo sulla schiena, ma lo ignorò. Immaginò che fosse una persona sovra eccitata  e molto probabilmente ubriaca; lui stesso era già stato in quella situazione. Tuttavia, il colpo si verificò  più volte con insistenza, uno schiaffo dal dorso di una mano invece che dal palmo. Louis si voltò di scatto, aspettando di vedere un uomo ubriaco con sorriso strafottente. Ma ciò che vide era ben lontano dal frivolo.

Harry si stava dimenando, quasi sofferente, il panico ricopriva la sua solita espressione assente. Gli occhi di Louis si spalancarono, esprimevano la confusione delle azioni inusuali di Harry; beh, se erano inusuali per Harry, Louis non lo poteva sapere, ma erano comunque inusuali per qualsiasi altra persona.

Le mani di Harry continuarono a fustigare attorno a sé selvaggiamente, colpendo il corpo di Louis. Tutti gli altri nella folla sembrarono inconsapevoli delle azioni di Harry e continuarono a ballare. Ma l'attenzione di Louis non avrebbe mai potuto distogliersi dal ragazzo più giovane in nessun modo.

"Harry?" disse Louis con tono interrogativo. Ma Harry continuò con i suoi movimenti, la sua testa si scuoteva rigidamente da una parte all'altra.

"Harry" chiamò Louis coprendo i suoni che li circondavano, ma Harry non poteva sentire. Tutto ciò che sentiva era il trambusto dei suoi pensieri e il frastuono causato dalla band e dal suo pubblico.

Louis afferrò i polsi di Harry per fermare i movimenti incessanti. Come reazione, Harry cominciò a dimenarsi ancora di più e Louis strinse i suoi polsi più forte, tanto che la pelle divenne rossa e irritata.

"Harry!" Louis continuò a urlare, ma Harry non reagì minimamente; era immerso nel suo mondo di terrore e Louis non poteva penetrarvi all'interno in alcun modo, nemmeno con le sue urla e le sue urla più forti, nemmeno scuotendolo con il massimo della foga.

Quando lo schiaffeggiamento continuò sembrò essersi fermato, Louis cominciò a sentirsi sollevato, ma quel sollievo venne presto spazzato via, non appena Harry cominciò a tremare violentemente, quando la folla acclamò ancora più forte.

"Cazzo" borbottò Louis. Era totalmente frastornato, non aveva idea di cosa fare; diavolo, non aveva nemmeno idea di quello che stesse accadendo. Harry sembrava essere seriamente terrificato e non avere assolutamente alcun  controllo delle sue reazioni corporee.

"Harry, dimmi che sta succedendo" insistette Louis, lasciando i polsi di Harry e afferrando le sue spalle per tentare di scuoterlo fuori dalla sua trance. Gli occhi di Harry rimasero chiusi, la sua faccia sobbalzante.

Guardandosi attorno, alla ricerca disperata di un aiuto, Louis non vide nessuno che notava niente di ciò che accadeva. Pensando d'istinto, Louis girò Harry e lo spinse in mezzo alla folla più veloce che poteva, guidando il corpo tremante verso il bar, dove era più silenzioso. Le mani di Harry cercarono i suoi capelli, afferrando i ricci, massaggiando la sua stessa testa. Lentamente, affondò sul suolo polveroso, rannicchiandosi in una palla, le sue spalle svelavano le forti scosse.

Come se qualcosa gli avesse colpito la tasca, Louis la toccò, ricordando il suo telefono. Le sue mani tremolanti, si infilarono nella tasca e tirarono fuori il telefono, facendolo quasi cadere quando gli slittarono i bordi dalle mani. Le sue dita tremavano quando digitava il numero di cui aveva bisogno, sussultando quando portò il telefono all'orecchio.

"Pronto?" rispose serenamente.

"A-Anne, N-Non so che stia succedendo" Il tremore nella voce di Louis, descrisse la sua preoccupazione.

"Louis? Sei tu?" chiese Anne come conferma.

"S-sì, sono io. Non so che fare. Anne, sono così dispiaciuto"

"Cos'è successo? Dimmi cos'è successo, Louis!" insistette Anne con il terrore nella voce.

"Non lo so! Ha iniziato a tremare e a dare colpi e non vuole aprire gli occhi ed è raggomitolato per terra e non so cosa stia succedendo!" tirò fuori Louis.

"Oh signore..." rispose Anne. "I-io non pensavo sarebbe successo di nuovo. Pensavo fosse solo un avvenimento particolare, pensavo l'avesse superato-"

"Cos'ha che non va, Anne?" disse interrompendola umilmente.

"Sta avendo un attacco di panico. Ne ha avuto uno quando era più giovane e io pensavo fosse solo perchè era un bambino, ma ovviamente non era per quello. Non avrei dovuto lasciarlo andare, lo sapevo che non avrebbe dovuto, ma ho pensato che sta volta sarebbe stato diverso." farfugliò Anne.

"Dimmi solo cosa devo fare, Anne. Non so cosa fare. Ho bisogno di aiutarlo, ho bisogno di farlo smettere." la implorò Louis

"Ok. Giusto. Portalo fuori a prendere aria fresca e lontano dal rumore, fallo sedere per terra o su una panchina o qualcosa. Sperando che l'aria lo aiuti abbastanza da calmarlo, ma se non lo fa allora confortalo. Sarò lì il prima possibile, resta li e non muoverti" ordinò Anne, prima di chiudere la comunicazione; lasciando Louis ad affrontare la situazione da solo.

Dopo aver preso un respiro per calmarsi, Louis si accucciò di fronte a Harry. "Harry, ti porto fuori, ok? Vieni con me e basta, è tutto ciò che devi fare" Louis sperò che non trasparisse la sua agitazione, non sapeva come comportarsi con quel ragazzo cosi fragile. Con esitazione, Louis raggiunse le braccia di Harry e lo tirò, guidando quel ragazzo così insicuro fuori dall'edificio.

L'aria fredda si scontrò con i loro corpi surriscaldati nonappena si trovarono all'esterno, Harry avanzava tremante per via della temperatura fredda.

"Ora ci sediamo su quelle panchine, ok?" disse Louis, senza ricevere nessun segno che avesse sentito, ciononostante andò avanti e fece come detto da Louis.

Guidò Harry fino alla panchina, facendolo sedere con cautela. Harry portò le sue gambe al petto e cominciò a dondolare avanti e indietro, respirando profondamente, ma senza cessare mai il suo scuotersi. Louis non smise di agitarsi, gli si sedette vicino, senza sapere cosa fare mentre il tempo passava, ma l'attacco non si calmava. Le dita di  Harry si arrotolarono nei suoi capelli mentre i suoi palmi coprivano le orecchie.

Non appena la macchina argentata familiare che Louis aveva gia visto nel viale degli Styles si fermò davanti a loro, la testa di Harry si alzò di colpo e i suoi occhi si spalancarono. Il suo pettò cominciò a ondeggiare su e giù e il suo respiro fece un rumore rauco quando stancamente prese un respiro.

"Merda" borbottò Louis. Vedendo Anne faticare cercando un posto dove parcheggiare, Louis diede un'occhiata impacciata al ragazzo. Cosa poteva fare?

Senza pensarci, infilò le dita nei ricci di Harry come aveva fatto lui precedentemente per calmarsi. La reazione che egli ebbe, però, non fu quella che voleva. Il corpo di Harry si rovesciò dalla panchina e, come aveva fatto nella stanza del piano di Louis, si trascinò più lontano possibile da Louis. I suoi occhi erano spalancati e terrorizzati, come se Louis fosse un completo estraneo.

Anne li raggiunse correndo, accucciandosi davanti a Harry e placandolo meglio che potesse. Louis guardò, il potere materno di Anne calmò un sacco Harry, ma non abbastanza per eliminare il  panico che si notava dai suoi lineamenti.

"Andiamo, ti porto a casa" disse Anne compassionevolmente, aiutando Harry ad alzarsi e confortandolo mentre si avviavano verso la macchina, ignorando la presenza di Louis.

Non appena fece salire Harry in macchina, dandogli un bacio sulla fronte prima di chiudere la portiera, Louis urlò dall'altra parte della strada. "Starà bene?"

La testa di Anne si alzò in direzione di Louis, ricordandosi che lui era lì. "Stara bene."

"E' Sicura?"

"Positivo. Ci vorrà un po' per fargliela passare, ma non lo ucciderà"

"Mi dispiace così tanto, Anne, davvero" disse Louis sinceramente. Anne annuì solamente e fece un sorriso triste, prima di entrare in macchina e partire. Lasciando Louis da solo con il suo senso di colpa a ricoprire interamente il suo cuore.



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Capitolo 5
*** Sabato 4 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

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Capitolo 4

Louis camminò per la reception a testa bassa, nel tentativo di nascondersi dalla realtà. Il suo cappello grigio calzava la sua testa perfettamente, coprendo -ciò che Louis preferiva- la sua massa di capelli castani immacolati, tenuti all'ingiù. Le ciocche erano pesanti e invadenti sulla fronte di Louis, data l'assenza di gel che normalmente le avvolgeva,  creando un capolavoro che li faceva diventare, fondamentalmente, capelli che istigavano sesso.

Si sentiva la pelle logorata, gli arti fiacchi. La carne abbronzata che ricopriva il suo copro era, per la prima volta dopo tanto tempo, ruvida e asciutta; qualcosa che solitamente veniva fermato dalla sua idratazione settimanale della domenica. Cosa poteva dire, non solo gli piaceva apparire bene, ma anche sentirsi bene, indipendentemente da quanto 'gay' potesse sembrare, doveva sempre accertarsi di essere rasente alla perfezione.

Era sicuro di avere delle scure borse violacee sotto gli occhi, che questa volta non si scomodò a nascondere con la sua scorta segreta di fondotinta. Anche se avesse coperto l'evidente stanchezza che sentiva, il suo trascinarsi i piedi e le braccia afflosciate avrebbero rivelato che fingeva. Non aveva l'energia di alzare le gambe nemmeno un centimetro da terra, così decise invece di strisciare le suole delle scarpe sulla pavimentazione e camminare lentamente. Il rumore grezzo del continuo strascicare lo seguiva, come promemoria del suo stato mentale estremamente precario.

Il problema era che Louis non poteva comandare la sua mente. Non poteva decidere se era la cosa giusta andare alla ricerca di Harry o no. Non era nemmeno sicuro che Harry si ripresentasse e il pensiero di quella sensazione sprofondante quando il riccio non si faceva vedere era totalmente demoralizzante.

Tuttavia Louis aveva in qualche modo convinto sé stesso che, anche se Harry non si fosse fatto vedere, almeno avrebbe avuto una risposta finale alla domanda che aveva tormentato la sua confusa mente durante la precedente settimana.

Aveva mandato tutto a puttane prima ancora che potesse cominciare?

Quello che fosse, Louis ancora non l'aveva deciso. E ad essere sinceri, non era nella lista delle sue priorità al momento. La prima cosa che doveva fare riguardo il ragazzo con i ricci, era addolcire le cose con lui, ma era più facile a dirsi che a farsi se il ragazzo non gli avesse dato l'opportunità di farlo.

 

Sabato 4

 

Non era perchè non fosse in grado di camminare quel corto tratto di strada tra l'appartamento di Liam fino alla sala da ballo nell'edificio dell'università, semplicemente non voleva farlo. La notte prima aveva esaurito ogni energia, specialmente dopo che era affogato nell'oblìo poco dopo che Anne era andata via con Harry. Aveva guardato il veicolo argentato allontanarsi, aveva sentito il ruggito del motore all'inizio e diventare poi un noioso mormorìo,  inspirato quell'odore di ruggine che infettava l'aria e aveva sentito il cuore collassare nel suo corpo.

 

Gli ci volle un attimo per notare che quella situazione era entrata nei suoi pori, si era attorcigliata alle sue cellule e aveva soffocato la sua mente. Qaundo gli ingranaggi nel suo cervello cominciarono a tintinnare, cominciando a muoversi lentamente, per cercare di elaborare cosa avrebbe potuto fare per migliorare tutto e non fare un gran casino, si precipitò verso il pub alla fine della strada per immergere i suoi pensieri nell'alcol.

 

Il giorno dopo si svegliò in un letto sconosciuto, beh fu sconosciuto all'inizio, poi realizzò che era il materasso viscoso di Liam. La sua testa pulsava; si sentiva come se ci fosse qualcuno fuori a martellare le pareti della sua testa e a spargere forti sostanze che gli provocavano vertigini. Appena i suoi occhi si aprirono, si serrarono immediatamente. La luce del sole mattutino lo stava accecando e non si scomodò a combattere il bruciore che lo colpiva.

 

In primo luogo, non sapeva perchè si fosse svegliato così presto, e non sapeva come avesse fatto, con la stanchezza che lo persuadeva a tornare a dormire dopo essersi svegliato. Tuttavìa poco dopo 4 colpi alla porta gli ricordarono che era sveglio facendo un terribile fracasso.

 

Urlando alcune parole offensive alla persona dall'altra parte della porta e sepellendo la testa nel cuscino, Louis cercò di bloccare ogni pensiero circostante, o meglio ogni genere di pensiero a dir la verità; voleva semplicemente ritornare a dormire immediatamente.

 

Ahimè, non fu possibile, in quanto la porta si spalancò e Liam entrò camminando a grandi passi, tirando via le caldi e coccolose lenzuola dal corpo di Louis rovesciando il ragazzo.

 

"Alzati" ordinò.

 

Louis emanò un allungato e soffocato 'no' per ottenere, in segno di rappresaglia, e soprattutto poco piacevole " alzati da quel cazzo di letto, sfaticato" da Zayn che era entrato nella stanza poco dopo Liam, una ciotola di cereali in mano dal quale stava mangiando voracemente.

 

"Non posso, morirò." disse Louis tragicamente, alzando la testa dal cuscino, dirigendo il suo discorso presumibilmente verso Zayn ma con i suoi occhi che si rifiutavano di aprirsi non era troppo sicuro.

 

"Come sei melodrammatico. Smettila di fare la diva e alzati." Louis poteva praticamente sentire gli occhi di Zayn roteare mentre parlava.

 

"Non c'è niente di male a fare la diva ogni tanto!" disse Louis in sua difesa con un tono piuttosto alto.

 

"Ogni tanto vabene, ma tu sei una diva per tutto il tuo cazzo di tempo" rispose Zayn a tono.

 

Louis fece solo un tono di disapprovazione e collassò di nuovo nel letto che Liam scuotendo e ordinando, raccogliendo i vestiti sparpagliati di Louis e raddrizzano gli oggetti che Louis aveva buttato giù alla ricerca di qualcosa nel mezzo della notte.

 

"Alzati da quel cazzo di letto e basta, o arriverai in ritardo da quel Harry"

 

E improvvisamente, Louis si allarmò. I suoi occhi si aprirono all'istante, la sua schiena si raddrizzo quando si sedette, la sua bocca si spalancò. "Merda" fu tutto ciò che disse, l'incidente della notte precendente gli tornò a mente e collassò sul suo petto come una tonnellata di mattoni. La sensazione non si preannunciò bene, dato che già doveva fare i conti con i postumi della sbornia, e poi sentì un forte bisogno di rigettare il contenuto rimasto del suo stomaco. Con gli occhi spalancati  e coprendosi la bocca con una mano, Louis si incespicò mentre si alzava, i suoi piedi si attorcigliarono nelle coperte fino ad arrivare in bagno. Si attaccò al sedile bianco, rigettando una sostanza acida, nessuno dei due ragazzi si preoccupò di confortare il povero ragazzo, beffandosi della reazione immediata alla notte precedente.

 

"Cosa, è stato così terribile?" disse Zayn prendendolo in giro. "Dio, amico, hai davvero bisogno di darti una sistemata, te la fai sempre con i peggior scopatori"

"Non l'ho scopato, idiota" rispose Louis debolmente.

 

"Allora è un pessimo limonatore?"

 

"No, non l'ho nemmeno baciato"

 

"Come non l'hai nemmeno-"

 

"Vaffanculo Zayn" Louis aveva raggiunto il limite della pazienza con 'l'educato' ragazzo di Bradford, ebbe difficoltà a fingere di essere divertito se si prendevano gioco sia di lui che di Harry. Zayn ovviamente  ricevette il messaggio e lasciò il ventunenne malato da solo, sapendo di non dover premere troppo sui dettagli della notte precedente, altrimenti Louis l'avrebbe preso a sberle e lui sarebbe finito con una scarpetta da ballo impiantata nella sua faccia, di nuovo.

 

Dopo che Louis aveva vomitato nella bacinella più volte e lavato i suoi denti meticolosamente, si trascinò in cucina, alla ricerca di una buona colazione per rimettere in riga il suo stomaco. Grazie a dio, non appena crollò sulla sedia, Liam gli posizionò davanti una ricca colazione all'inglese, insieme a una tazza di tè fumante e due tachipirine. Porgendogli un sorriso di gratitudine, Louis dovorò il cibo ansiosamente, il forte sapore si riunì nella sua gola piacevolmente, per ricomporre i suoi sensi nel loro normale stato. Louis inghiottì le pastiglie con un sorso della bevanda calda, poi si girò verso dei Liam e Zayn in attesa che sedevano pazientemente dall'altra parte del tavolo.

 

"Cosa volete sapere allora?" chiese Louis con uno sguardo inespressivo.

 

"Parlaci di lui" suggerì Liam.

 

"Cosa volete sapere di lui?"

 

"Qualsiasi cosa e tutto" disse Zayn semplicemente.

 

Con un sospiro, Louis iniziò a raccontare ai due di Harry; il suo aspetto, il modo in cui si comportava, la ragione perchè voleva solo trovare un amico in lui e il modo in cui anche se aveva detto così, ci fosse un minimo desiderio di qualcosa di più in lui, il fatto che avesse 16 anni e fosse quindi 5 anni più piccolo di lui, il modo in cui non gli avesse rivolto nemmeno una parola perchè era per l'appunto muto. Dire che i due erano sotto shock, era poco, erano assolutamente sbalorditi, per il fatto che Louis stesse affrontando tutta quella scocciatura per diventare amico di quel ragazzo , che sembrava una difficile impresa.

 

Dopo che Louis ebbe spiegato l'incidente della notte precedente, Liam finalmente tirò fuori la sua confusione.

 

"Perchè ti importa allora?"

 

"Cosa intendi?" chiese Louis con la stessa confusione.

 

"Beh, sembra un grande impegno, cioè con tutto quello che è successo la notte scorsa, mi chiedo perchè stai cercando di dargli una prova di te."

 

"Perchè- beh, perchè è Harry" confessò Louis.

 

"E' questo il punto, il fatto che sia 'Harry' " gesticolò Zayn, " è il problema. Non dovrebbe importartene, cerca qualcuno di più facile"

 

Louis corrugò le sopracciglia che aveva unito per evocare la rielaborazione del precedente commento di Liam, l'emozione che traspariva sulla faccia di Louis  era in un certo senso oppressa, "Stiamo solo capendo ciò che è meglio per te, sono sicuro che è un ragazzo divertente, ma non penso che tu abbia considerato tutto di lui. Prenditi un po' di tempo per pensare se  ne vale la pena di impegnare tutte le tue energie su di lui, è tutto ciò che stiamo dicendo."

 

Nè il rumore delle sedie che grattavano il pavimento, nè tanto meno la pacca sulle spalle che gli diedero i due mentre scorrazzavano fuori dalla stanza, interruppe Louis dalla trance in cui era caduto. Non sapeva cosa pensare. Non sapeva se avrebbe dovuto considerare quello che gli avessero detto i due ragazzi  o semplicemente spingerlo nel retro del suo cervello e magari un giorno tirarlo pigramente fuori per valutare l'opzione. Scelse la seconda risposta, ovviamente, perchè con l'episodio della notte precedente che sembrava l'unica prominente attività nella sua mente, la sua priorità divenne quella di decifrare la situazione e alleggerirla prima di tutto.

 

Mandando giù il resto del suo caffè, Louis si precipitò a vestirti per la lezione di danza. Il suo mal di testa era ancora presente, ma le pastiglie stavano avendo effetto, alleggerendolo pian pano. Picchiettandosi la testa attraversò la porta del soggiorno, Louis biascicò un veloce grazie e arrivederci ai ragazzi in sala, prima di proiettarsi nella fredda brezza mattutina.

 

Una volta che aveva raggiunto il suo appartamento con un tempo più esteso del solito, saltò nella doccia per una veloce lavata, rimuovendo quel rancido odore di vomito e la sensazione dell'alcol aggrappato alla sua pelle. Indossò i suoi stretti leggins neri e la sua maglia tinta unita bianca. I suoi occhi guardarono inconsciamente l'orologio e notò che se non si fosse mosso presto, sarebbe sicuramente arrivato tardi, così scorrazzò per la casa afferrando le sue scarpette da ballo e si infilò le sue Toms, infilandosi poi il suo berretto bordeaux e lasciando la casa.

 

Quando raggiunse l'edificio e entrò la reception, i suoi occhi trasparenti guizzarono verso la scrivania della receptionist, ma non reagirono quando Brenda salutò energicamente, rimasero grigi e senza vita. L'unica scintilla che li animava era la speranza di trovare Harry e aggiustare quel casino, ma appena i suoi occhi vagarono senza meta per il salone, si accorse che era in ritardo di qualche minuto e il signor Harbour gli avrebbe dato una grande lavata di capo se avesse tardato ancora, specialmente dal momento che la settimana precedente era uscito dalla classe senza nemmeno preoccuparsi di tornare con una spiegazione.

 

Velocizzando il passo, Louis si accertò che i suoi occhi non si fermarono nel corridoio mentre sgattaiolava nell'aula di danza, altrimenti si sarebbe ritrovato a fissare l'entrata con speranza che Harry sarebbe entrato saltellando platealmente verso di lui e  l'avrebbe avvolto tra le sue braccia e-

 

'Louis devi davvero piantarla' Pensò tra sè e sè, scuotendo la testa per far passare ossigeno. Inspirando profondamente e sbarazzandosi di qualsiasi altro pensiero che non fosse la danza, Louis entrò nello studio con piena determinazione.

 

Ovviamente era coscente che il sudore e il gel dei ­i capelli che si era leggermente tirato indietro l'altra notte stavano colando sulla sua fronte e del fatto che complessivamente non era nei suoi stati migliori; ma quello non lo scoraggiò dall'entrare nell'aula del pianoforte. Aveva delle farfalle che ballavano nel suo stomaco per via del nervosismo, un sbattere di ali dovuti alla preoccupazione e alla speranza, che comparirono non appena spinse la porta. La costruzione di un sorriso carico di scuse venne demolito da una forte tristezza appena vide il vuoto della stanza.

 

La stanza sembrava senza vita. Lo sgabello era rimasto li, intoccato. Il piano era bello e imponente, ma abbattuto e debole dalla mancanza di qualcuno che suonasse i suoi tasti,trasformando le note in melodia.

 

Louis era altamente deluso, per dirla francamente. Il suo cuore cadde nel buco del suo stomaco e un ronzio percorse le sue orecchie a causa della gran confusione che aveva in testa. Buttò via il germoglio di speranza che forse Harry fosse solo andato al bagno o qualcosa di simile, sapendo che il ragazzo non avrebbe mai lasciato la stanza a meno che non fosse stato davvero necessario. Non negò il fatto che la sua bocca si arricciò all'ingiù mentre usciva dalla stanza avvilito, nè la piega che si formò sulla sua fronte quando la corrugò unendo le sopracciglia per via dello sgomento.

 

Si trascinò nella reception, i suoi occhi bruciavano il pavimento mentre trascinava i piedi coprendo le sue tracce. Senza notare ciò che lo circondava, non vide il 'traffico' di gente che si era creato e andò a sbattere contro qualcuno, cadendo pesantemente sul pavimento con un tonfo. Lamentandosi e massaggiandosi con una mano la faccia, guardò la figura che incombeva davanti a lui.

 

"Merda-ehh-Anne, mi dispiace- io- ehm- è solo che non guardavo dove-" Louis balbettò un insieme di parole insensate mentre si alzava velocemente, strofinandosi i leggins.

 

"Va tutto bene, Louis, è stato un incidente" Il sorriso che comparì sulle labbra di Anne aveva una storia nascosta; sì, era più caloroso che mai, ma sembrava anche..addolorato?"

 

"Senta, Anne. Io davvero- Io vorrei scusarmi per la scorsa notte, sono così dispiaciuto per quel che è successo, lo sono davvero. Se potessi ritirare tutto in modo che non accadesse, lo farei in un secondo, lo giuro. Per favore, mi può perdonare?" Il tono di innocenza nelle sue ultime parole, sembravano quelle che direbbe un bambino a un altro dopo essere stato cattivo.

 

"Vieni qua, Lou", disse Anne con dolcezza, tirandolo verso la caffetteria e rubando un tavolo per loro. I grandi occhi azzurri di Louis la guardavano mentre aspettava pazientemente per la sua risposta, nascondevano preoccupazione attraverso il loro colore.

 

"Questo sembrerà davvero un clichè, ma davvero Louis, non sei tu, sono io. O , meglio, siamo io e Harry, suppongo. Tu non hai fatto niente di sbagliato, assolutamente niente. Nessuno poteva prevedere che Harry avrebbe avuto un attacco, e  tu non hai mai dovuto affrontarne uno quindi come potevi sapere i sintomi? Non voglio che tu ti dia la colpa per questo. Io avrei dovuto sapere che qualcosa di simile poteva accadere e non avrei dovuto lasciarlo andare, o almeno avrei dovuto avvertirti. Ma il fattore base di tutto è stato che mi sono dimenticata. Ho dimenticato che aveva quel problema e l'ho incoraggiato ad andare ed è sfociato in quello. Dovrei essere io a scusarmi con te, davvero, sono seria, non avresti dovuto trovarti in quella situazione"

 

"Quindi mi perdona?" chiese Louis silenziosamente, mettendo da parte il suo lato chiassoso  per tirare fuori la sua voce delicata.

 

"Ma certo Louis, non sono mai stata arrabbiata con te" disse Anne con affetto, mostrando i suoi denti perfettamente dritti attraverso un sorriso di conforto.

 

Louis tirò un sospiro di sollievo, alzando leggermente le spalle. Aveva comunque ancora un grosso peso sul petto, per la piccola faccenda di Harry. "Posso-Posso parlare con Harry?"

 

L'espressione di Anne diventò qualcosa come un misto tra comprensione e tumulto interno. "Harry non è venuto oggi, caro"

 

"C-cosa? - Perchè? E' per via di ieri notte?" chiese Louis confuso e irrequieto.

 

"E'..è solo un po' occupato, non riesce a venire sta volta, ma magari tornerà la settimana prossima" Louis notò immediatamente la bugia di Anne. Metetndo da parte l'imbarazzante mancanza di contatto visivo e il suo contorcere le mani sul tavolo, la bugia era evidente attraverso le sue parole balbettate che normalmente sarebbero uscite fuori fluide e tranquille.

 

"Cos'ha che non va, Anne?" chiese piano Louis.

 

"E' solo.. non sta troppo bene, okay? E' un po' scosso e non ho avuto il coraggio di svegliarlo sta mattina. Ci ha messo così tanto ad addormentarsi ed era così stanco. Sono rimasta seduta sul suo letto quasi fino alle 2 e mezza sta mattina, tenendo la sua mano mentre si scuoteva nel letto per via di tutto quel tremare. Ho provato ad abbracciarlo, ma è schizzato via da me. Non sai quanto fa male, Louis, tuo figlio che ti tratta come se fossi uno sconosciuto pericoloso. Ho dovuto affrontare questa cosa per tutta la sua vita, ce l'ho sempre fatta, ma credo che stia tutto ricadendo su di me. E adesso sono preocupata di averlo peggiorato perchè non è venuto oggi e quindi ho cambiato la sua routine e lui lo odia, lo odia così tanto. Ho solo paura di perderlo sempre di più"

 

Louis era sinceramente sbalordito, non sapeva cosa dire. Anne aveva ammesso tutto quello e in un modo così addolorato con le lacrime che raffioravano dai suoi occhi, che non sapeva come reagire. Appena stava per avvicinarsi alla ricerca di un abbraccio di conforto, una giovane ragazza si unì precipitosamente a loro. Il suo bel vestitino rosa sventolava con i suoi passi, non appena volteggiò verso Anne.

 

"Signora Anne, Matt mi ha detto di chiederle di aiutarlo a sccegliere la musica per il suo pezzo, può venire ad aiutare?" Disse così luminosamente.

 

Il sorriso leggermente bagnato di Anne diretto alla ragazza fece la sua comparsa, seguito da un sì con la testa. Si strofinò gli occhi con la punta delle dita, sbavando leggermente il trucco e tornò a guardare Louis, non appena si alzò dalla sua sedia.

"Ci vediamo presto, sì?"

 

Louis annuì debolmente, i suoi pensieri carichi e la sua attenzione da un'altra parte.

 

Dopo il suo tentativo fallito di parlare con Harry la settimana precedente, e la confessione commovente di Anne, Louis non è proprio stato "presente" durante la settimana. Ovviamente aveva falsificato il suo usuale splendore, ma c'era un leggero indugio dietro il suo sguardo di cui non riusciva a sbarazzarsi.

Quella monotonia nasceva dal senso di colpa. Il fatto che fosse colpa sua se Harry non si era presentato all'università sabato. Colpa sua se la routine di Harry si era scombussolata, che a quanto pare era una cosa brutta per lui. Colpa sua se aveva piantato il seme della preoccupazione e del dubbio nella mente di Anne che le aveva causato tanta sofferenza.

 

I suoi ritmi del sonno non cambiarono tanto durante la settimana, eccetto venerdì sera. Non solo era un promemoria che solo la settimana prima era stato veramente felice, oltre che nervoso, ma era anche il fatto che il giorno dopo era sabato, il giorno del giudizio. Perciò, Louis aveva dormito quasi 3 ore, che era difficile da sopportare quando l'alcol non era presente a far sembrare il tutto meno grave. Un'altra ragione per cui avesse così poco sonno erano le parole dei suoi amici che si interrogavano se ne valeva la pena di rischiare con Harry. Ma Louis sapeva nel profondo che era così, anche se non era in grado di spiegare a sè stesso il perchè di quella certezza.

 

Camminò faticosamente nell'edificio - avendo un aspetto terrificante- con mente determinata a chairire ogni cosa.

 

Finì l'ora di danza prima del solito, il Signor Harbour si arrese notando l'assenza di interesse da parte di Louis. Quest'ultimo non potè negare l'osservazione del suo insegnante perchè non era per niente concentrato nell'accuratezza dei suoi movimenti. Erano trascurati e bloccati, non si amalgamavano con armonia come facevano di solito. Tutto per via di quel riccio che assillava la sua mente.

 

Scivolando in un fascio di nervi e consapevole, a malincuore, che quella fosse l'ultima settimana, Louis attraversò l'edificio, arrivando lentamente all'ormai familiare corridoio. Raggiunse la porta, era lì, alta, dominava la sua armatura inusualmente insicura e instabile. La sua mano tremolante si strinse alla maniglia, spingendola verso il basso con cautela.

 

La porta si aprì, rilevando la stanza. Un sospiro di sollievo trattenuto rimase nella gola di Louis, quando riconobbe la figura rannicchiata di fronte al  pianoforte. Il piccolo batuffolo di lana piegato che si muoveva agilmente sullo strumento, la massa di ricci che spuntava dall'estremità, prova che era in effetti il ragazzo in questione. 

Attraverso la stanza suonava la melodia familiare, quella che Louis stava imparando nell'ora di piano, le note volavano verso di lui. Probabilmente era solo un tentativo, lo capì da come le dita di Harry suonavano la superficie dei tasti con leggerezza.

 

Dopo essersi liberato dello spesso groppo, schiarendosi la gola, la testa di Harry si voltò, trovandosi faccia a faccia con Louis, tenendo occhi spalancati e pieni di agitazione.

 

"H-hey" balbettò Louis con un sussurro.

 

Harry sbattè le ciglia in velocità come risposta, le sue iridi che si guardavano intorno, senza mai cadere sul viso dell'altro.

 

"Posso entrare?" chiese Louis, nonostante fosse più la sua stanza che quella di Harry.

 

Se gli occhi di Louis non fossero stati interamente concentrati sulla testa di Harry, molto probabilmente non avrebbe notato la leggera contrazione della testa da parte di Harry quando annuì appena con un movimento rigido del capo.

 

Strascicando all'interno, Louis si appolaiò sul bordo della sedia che Harry divideva con lui. Gli occhi di Harry erano impiantati sulla tastiera, così come quelli di Louis. L'atmosfera era soffocata dalla tensione e in un denso imbarazzo.

 

Louis provò l'unica cosa che poteva attenuare quella situazione piuttosto sconfortante e cominciò a suonare. Le sue dita pizzicavano i tasti, spingendoli lentamente, ma diffondendo musica di fronte a loro. Harry, con timidezza, si unì molto presto.

 

Arrivati nel profondo della canzone, l'atmosfera si era alleggerita, per quanto potesse essere possibile alleggerirla suonando una melodia, perciò non migliorò di tanto. Quando la pressione era troppa per Louis da non permettere al suo petto di continuare a respirare regolarmente, le sue dita si bloccarono d'improvviso.

 

"Ascolta Harry, posso solo dirti quando sono dispiaciuto per venerdì sera?  Non so davvero dirti quanto sto male e ho solo bisogno che tu mi dica che stai bene,  perchè non credo potrei sopportare di sapere che ti ho ferito, credo davvero che non potrei." Sputò fuori tutto d'un fiato Louis, tremando e interrompendo Harry che suonava.

"Lo so che suona stupido perchè ti conosco appena, ma io voglio conoscerti Harry, voglio conoscerti così tanto per ragioni che, ad essere sincero, nemmeno io so. Semplicemente lo voglio. Ma il fatto che avrei potuto mandare tutto all'aria già dall'inizio mi spezza il cuore." Le mani di Louis tolsero il berretto dalla testa e percorsero i suoi capelli dalla frustrazione, poi fregarono la sua faccia, mentre ridacchiava sconcertato.

 

"Ok,  perdona i miei discorsi melodrammatici, ma sono serio, Harry, non posso aver mandato tutto all'aria già ora, non posso."

 

Harry era congelato al suo posto. Sempre silenzioso. Le sue dita erano attaccate ai tasti, nessuna contrazione o movimento leggero. Louis potè vedere i suoi occhi ampiamente aperti e  desolati, le verdi iridi che miravano in avanti in un'atmosfera cupa.

 

"Parlami Harry, fai qualcosa, ti prego" implorò Louis.

 

Poco a poco, la testa di Harry si spostò per trovarsi di fronte a quella di Louis.

 

Per la prima volta gli occhi di Harry si incastrarono in quelli di Louis.

 

Per la prima volta Harry sorrise.

 

Louis era sopraffatto.

 

La luminosità e il verde brillante degli occhi di Harry bucarono i suoi, la scintilla dorata lo ipnotizzò in un modo che non poteva comprendere.

 

Nonostante fosse solo una piccola piega delle sue labbra, una leggera crescita degli angoli di quelle spesse labbra rosa, tutto ciò era troppo per Louis. Sentì il suo cuore esplodergli nel petto, esplodere in frammenti per via di quanto adorabile e perfetto potesse essere quel piccolo sorriso.

 

Tutto ciò di cui aveva bisogno, era sapere che andava tutto bene, e che in qualche modo, era riuscito a comunicare con Harry.

 

La faccia di Louis si trasformò nel più grande sorriso che avesse fatto dopo tantissimo tempo. I suoi occhi splendevano di pura gioia e felicità. L'espressione di Harry non crebbe, ma rimase stabile e incantevole ed era più di quello che serviva a Louis per far uscire una graziosa risatina. Scuotendo la testa dallo stupore di essere stato accettato, Louis allungo lo sguardo verso la faccia di Harry e poi realizzò che non aveva alcun motivo di essere imbarazzato dalla sua felicità, perchè era riuscito a vedere attraverso Harry Styles. E si sentì come se tutto andasse semplicemente per il lato giusto.

 

"Che ne dici se ti insegno questo pezzo così te lo impari a casa?" si offrì Louis.

 

Guadagnò un cenno  compiaciuto dal ragazzo.

 

E Louis era più che compiaciuto, infatti, era totalmente estatico.


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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 6
*** Sabato 6 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 5

Sabato 6

Le note soffici fluttuavano nell'aria, rimbalzando nell'orecchio di Louis per poi insinuarsi nella sua mente con il rumore sordo dei tasti. La semplice melodia diventò lenta e pesante, passando da una struttura liscia e dolce, ad una rude, con suoni singhiozzanti.

Nonostante fosse così "balbettata" e caotica, non era nient'altro che un capolavoro, capace di venir suonata solo dalle mani di un suonatore esperto con un formidabile talento.

 

Gli occhi di Louis si spalancarono comicamente, quando inciamparono su Harry sbalorditi,  il ragazzo era immerso in una trance musicale, dove suonava il pezzo familiare in maniera aggraziata. Louis stava in piedi di fronte al piano, confuso, guardò Harry che suonava lo strumento finché la  canzone non finì delicatamente. La sua mascella cadde e le sue sopracciglia erano guizzate all'insù, fin sotto la frangia. Soffocò una risata compiaciuta quando Harry lo guardò con i suoi grandi occhi verdi, fissando il suo essere ma non direttamente nei suoi occhi.

 

"Ma che- come diavolo hai fatto a farlo?!" chiese Louis meravigliato.

Harry arrossì. Una spolverata di rosa sulle sue guance ad accendere il suo viso. Louis non riuscì a pensare a niente di più carino in quel momento, perché Harry era così adorabile che pensò che il suo cuore sarebbe presto esploso dentro al petto. Scrollò le spalle, i suoi denti ad afferrare il labbro inferiore, trasformando la sua faccia nell'espressione più innocente che Louis avesse mai visto. 'Penso seriamente che potrei piangere da quanto è carino' pensò Louis quando i suoi occhi finirono sull'espressione dolce di Harry.

 

"Non avevi nemmeno lo spartito davanti! Ma come- io non so che- wow!" balbettò Louis, la sua bocca formò un sorriso sorpreso curvando i lati delle labbra.

 

Harry si spostò dallo sgabello senza pensarci, offrendo lo spazio a Louis che lo prese immediatamente, continuando a fissare Harry incredulo.

 

"Sei una specie di genio musicale o cosa?!?" chiese Louis ridendo.

 

Harry abbassò lo sguardo nascondendo il rossore sulle guance che aumentava, ma ciononostante Louis lo notò. Harry alzò le spalle un'altra volta per sembrare indifferente, ma Louis sapeva di essere stato capito dalla scintilla negli occhi di Harry che catturò mentre quest'ultimo abbassava la testa. 

 

"Sei magnifico Harry, davvero." Disse Louis dolcemente, esitando a mettere la sua mano sulla spalla del ragazzo, sorvolando il pensiero di alzare la faccia del ragazzo tirandogli sul il mento, visto che sarebbe stato troppo. "Mi ci è voluto così tanto per riuscire a imparare solo le basi di quella canzone, non riesco e non credo che riuscirò mai a metterci la stessa quantità di emozione e grazia che ci metti tu. Hai un grande talento Harry, davvero, è incredibile"

 

Harry scosse la testa bruscamente, un'espressione scettica insegnata dall'esperienza che traspariva nei suoi lineamenti. La sua faccia mostrava nient'altro che le parole 'No, non è vero non ce l'ho.'

 

"Sì che ce l'hai Harry, credimi. E non dire che sto mentendo perchè il mio ego è troppo grande per riuscire ad ammettere che qualcuno abbia più talento di me  e solitamente non dico niente se lo penso, quindi non è una cosa facile per me da dire." Ridacchiò Louis. "Perciò credimi Harry quando dico che hai un dono"

 

Passò qualche minuto, Harry fissava alla destra della testa di Louis, finchè a un tratto i suoi occhi verdi brillanti si connettero con quelli di Louis per una frazione di secondo, per capire se gli stava dicendo la verità o no. Una volta che Harry ebbe la risposta che sì, Louis diceva la verità, una piccola piegatura all'angolo delle sue labbra diedero a Louis la conferma che Harry aveva accettato il complimento.

 

"Possiamo magari... suonarla insieme?" chiese Louis apprensivamente. Harry annuì con sicurezza e una forte emozione dietro alla sua azione. "Ti suonerà stupido, ma... non è che per caso hai lo spartito con te?"

 

Harry sorrise, vedendo Louis arrossire intensamente, per via dell'ironia che fosse lui a doverglielo insegnare e che avesse bisogno dello spartito. Harry indicò una sacca marrone che giaceva senza cura sul pavimento, mostrandogli dove trovare il pezzo di carta. Louis si mosse di scatto e cercò nella borsa, tirando fuori due fogli.

 

Riconobbe il primo foglio che era lo spartito, ma l'altro foglio sembrava molto più interessante. Louis rimase accovacciato dov'era, i suoi occhi scorsero il volantino dai colori accesi, concentrandosi su ciò che c'era scritto.

 

"Ehi, è per il talent show della tua scuola?" Louis, restando nella posizione, roteò i talloni, riuscendo a non cadere.

 

Gli occhi di Harry si lanciarono sul volantino, spalancandosi con uno sguardo, in seguito si precipitò da Louis, strappandogli il pezzo di carta dalle dita.

Louis lo guardò, le sue mani tremanti piegavano il foglio, ponendolo poi nella tasca posteriore dei suoi jeans.

 

Louis si alzò lentamente, accucciandosi poi vicino a Harry e arrivando al livello della sua figura tremolante. "Stai bene, piccolo?"

 

Harry sbatté le palpebre e scosse la testa  per chiarire la situazione. Fissò Louis inespressivamente, buttò uno sguardo vacillante sugli occhi dell'altro, poi focalizzò il suo viso in generale prima di annuire leggermente e tornare alla sedia del pianoforte.

 

"Dovresti provarci.. lo sai, il talent show", suggerì Louis, scivolando vicino al ragazzino silenzioso. Harry rise leggermente, scuotendo la testa, divertito da quelle parole per lui assurde.

 

"Sono serio! Dovresti partecipare, fagli vedere il tuo talento! Sei fantastico Harry, continuerò a dirtelo finché non lo capirai!"

 

Harry scosse la testa insistentemente, l'intensità delle sue azioni fecero capire a Louis che sarebbe stato difficile da convincere.

 

"E'-è perché sei preoccupato di quello che le persone penseranno? Quello che penseranno gli altri studenti?", chiese Louis con cautela.

 

Harry diventò improvvisamente rigido; Louis riuscì a notarlo, nonostante provasse in tutti i modi di nasconderlo.

 

"Com'è per te la scuola, Harry?" Louis non era sicuro se la sua domanda fosse troppo azzardata per la loro situazione, ma voleva conoscere Harry, per quanto fosse possibile, e per farlo doveva arrivare dritto al punto. Si accertò, comunque, che la sua voce fosse abbastanza leggera da non allarmare il ragazzo.

 

"Parlami di te, Harry, voglio conoscerti, ti prego", implorò Louis. Harry  continuò a fissare i tasti bianchi e neri del piano, gli occhi intensamente piantati su di essi, mentre il suo corpo, invece, si ammorbidiva in uno stato più rilassato. "Se-se ti do qualcosa su cui scrivere, me lo dirai?"

 

Mentre Harry contemplava la sua offerta, Louis lo guardò con il respiro sospeso.  Portò il lato del suo labbro inferiore in mezzo ai denti, masticandolo leggermente, era un vizio che aveva, soprattutto quando pensava intensamente. Ci mise un po' a dare una risposta definitiva, sul suo viso era visibile il fatto che stesse combattendo una guerra interna per trovare una decisione. Finalmente, l'espressione ad occhi spalancati di Harry si rivolse a Louis e annuì con leggerezza.

 

Louis dovette contenere un largo sorriso che stava per tirarsi tra le sue labbra. Si sentì come se il suo cuore si fosse duplicato in misura, per via dell'orgoglio. Frugando tra la pila disordinata di fogli nell'angolo, Louis raccolse un vecchio foglio da musica vuoto e il mucchio di penne che giacevano senza riguardo sul pavimento. Giudicò il foglio adatto per essere scritto, dato che vi erano solo le righe del pentagramma sopra e lo portò ad Harry, sedendosi nuovamente sullo sgabello. Tirò giù il coperchio della tastiera per creare una superficie piana e poggiò il foglio sull'area nera e lucida, tenendo stretto il gruppo di penne nelle mani; i diversi colori e le diverse forme spuntavano dalle sue dita.

Mimando la voce da presentatore di un gioco a premi televisivo, Louis presentò in modo buffo ognuna delle diverse penne al ragazzo. A Harry si formò un sorriso sulle labbra, facendo notare il divertimento tra i suoi lineamenti, dopodichè sfilò una semplice biro nera dalle dita abbronzate dell'altro.

 

Prendendo una penna per sé, Louis macchiò di inchiostro blu la pagina:

 

Com'è per te la scuola, Harry?

 

Harry rimase pensieroso per un breve attimo, rimurginando sulla sua risposta. Infine, alzò la penna nera avvicinandola al foglio e scrisse i suoi pensieri sulla pagina:

 

E' ok, credo. 

 

Louis da quella frase realizzò, non solo che Harry aveva una scrittura talmente pulita, che poteva far impazzire, ma anche che non avrebbe tirato fuori le informazioni dal ragazzo troppo facilmente.

 

Credi?

 

La semplice domanda di Louis sembrò scuotere Harry, la sua penna premeva sulla superficie a causa dei pensieri profondi del riccio, mentre cercava di rispondere.

 

Beh, non è un granchè, ma potrebbe andare peggio.

 

In che modo non è un granchè?

 

E' solo che non è... è la scuola, giusto? Nessuna persona sana di mente ama la scuola.

 

 A me piaceva andare a scuola. A volte desidererei tornare indietro per rivivere di nuovo quell'esperienza. 

 

Ma tu non sei esattamente sano di mente, o sbaglio?

 

Louis notò il sorrisino di Harry dalla sua prospettiva laterale, beccando lo scintillio di sfacciataggine nei suoi occhi che fissavano il pavimento. Tirò un respiro melodrammatico, mettendo una mano sul cuore, come se fosse stato offeso nel profondo. Nonostante la leggera offesa, Louis si sentì come se fosse riuscito finalmente a scavare uno scorcio all'interno del ragazzo; il fatto che stesse scherzando con lui, dimostrava che in fin dei conti aveva un minimo di confidenza.

 

Sorvolerò quel commento sfacciato che hai inserito e ti chiederò: perchè non ti piace?

 

Non è che sono stupido o cosa, anzi, sono abbastanza intelligente, - anche se me lo dico da solo- ricevo bei voti agli esami e tutto. Solo che... è complicato.

 

Invidio la tua intelligenza. Come può essere complicato? Le cose sono complicate solo se sei tu a complicarle.

 

Louis notò la visibile esitazione di Harry e come la sua immediata reazione non fu scrivere. Si fermò, in silenzio, la sua penna rotolava sulla pagina. Louis pensò che forse si era spinto troppo oltre, indagando troppo a fondo.

 

Non devi rispondere se non te la senti. Non voglio dire niente che non ti faccia sentire a tuo agio.

 

E' solo che.. Non so come formulare la frase, mi sento stupido a dirlo.

 

La testa di Harry si rivolse verso il basso, lanciò uno sguardo alle sue dita mentre ci giocherellava.

 

Non farlo. Non sentirti stupido. Lo sai che non ti giudicherò mai, vero?

 

Certo.

 

Voglio solo che tu lo capisca, Harry. 

 

Finalmente Harry raccolse il coraggio di portare la penna al pezzo di carta, causando una cascata di parole.

 

Prima di tutto, non pensare che sia vittima di bullismo. Perchè non lo sono. Sono qualcosa molto lontano da esso, a dir la verità. Non vengono abbastanza vicino a me per riuscire a fare i bulli. E' come se avessi una specie di malattia contagiosa che non lascia avvicinare le persone a meno di cinque metri da me. Come un campo di forza, o qualcosa del genere, che li respinge. Nessuno mi ha rivolto una parola in tanti anni; è come se fossi invisibile. Nemmeno gli insegnanti mi parlano, quant' è stupida sta cosa? Cioè, è ovvio che non risponderei a nessuna delle loro domande, ma se qualcuno mi parlasse sarebbe carino, sai? E' un po stancante ricevere sempre lo stesso silenzio ogni singolo giorno. A nessuno importa davvero.

 

Louis lesse lentamente il paragrafo, in cui Harry aveva versato ogni particella del suo cuore. Assorbì ogni parola, registrò ogni sillaba trovando la tristezza a consumarlo. Non aveva realizzato che la scuola potesse essere così terribile per alcune persone. Poteva sentire le emozioni attraverso quelle frasi; il rimorso, la paura e la tristezza che riempivano ogni parola.

 

Louis fece un tentativo e alzando la penna dal foglio scrisse:

 

Harry, non so cosa dire.

 

Non devi dire niente, è la vita, non puoi cambiarla.

 

Louis si mordicchiò un labbro, mentre pensava a una risposta. Non voleva andare oltre il necessario o superare il limite, ma non voleva che Harry pensasse che non gli importava nulla. La sofferenza che aveva passato Harry lo aveva in qualche modo toccato nel profondo.

 

Ma io voglio cambiarla Harry.

 

Beh, non ho amici, è un gran bel problema.

 

 Non è vero che non ne hai. Almeno uno ce l'hai.

 

Harry lanciò a Louis uno sguardo incredulo e confuso. Le sue sopracciglia si aggrottarono mentre scriveva la sua risposta.

 

Cosa hai intenzione di fare? Sei pazzo, Louis. 

 

Sono pazzo a pensare che sono tuo amico?

 

Louis vide gli occhi color smeraldo allargarsi, balzando per tutta la pagina per via dello shock. La sua penna scrisse velocemente sul foglio.

 

Lo sei?

 

Mi piacerebbe pensare di esserlo.. vorresti che io lo sia?

 

Io.. io penso che mi piacerebbe... forse.. si, mi piacerebbe.

 

Louis sorrise troppo quando Harry lasciò che l'angolo delle sue labbra si alzasse dolcemente. Il colore rosso si dipinse su entrambe le guance di Harry e si morse un labbro, - cosa che a Louis, dovette ammettere, sembrò molto attraente - cercando di reprimere la gioia.

 

Pensi che, forse, come farebbero due amici, potremmo fare uso del bel tempo e andare al parco a prenderci un gelato?

 

Davvero? Vorresti uscire con me?

Non intendo in quel senso ovviamente, ma, vorresti davvero andare da qualche parte con me?

 

Sì, vorrei, cosa c'è di così sorprendente?

 

Non lo so, nessuno mi aveva mai chiesto di andare da qualche parte prima d'ora..

 

Mai?

 

Per quanto mi ricordi, no, ed ho una memoria piuttosto buona, lo vedrai.

 

Wow. Ehm- quindi accetti l'offerta?

 

Sì, mi piacerebbe molto.

 

Figo, andiamo subito?

 

Posso prima dirlo a mia madre?

 

Certamente, non possiamo mica tenere Anne all'oscuro di tutto, no? Vuoi che porti dietro della carta, così puoi scriverci sopra?

 

Non dobbiamo per forza se non vuoi, hai già detto abbastanza per oggi. Non voglio farti pressione o niente del genere.

 

Non lo so... non vorrei che tu ti stancassi di me..

 

Cosa?! Non potrei mai stancarmi di te, Harry!

 

E' una cosa abbastanza frequente, ad essere sincero

 

 Davvero Harry, io voglio conoscerti. Non è che me l'abbiano chiesto, l'ho scelto io, da solo. Ok?

 

Sicuro?

 

Al 100%

 

Ok.. beh, magari puoi portare qualche foglio, giusto in caso, ma non ti prometto niente

 

Ah, fai il difficile, mi piace! 

Ma stai zitto

 

Louis interruppe l'infinito silenzio, scoppiando in una risata improvvisa, facendo vibrare ciò che li circondava. "Forza, piccolo, andiamo a cercare tua madre."

 

La coppia lasciò la sicurezza dell'aula pianoforte, avanzando lentamente per l'edificio, alla ricerca della donna dai capelli scuri. Louis ignorò le occhiate dei suoi compagni, lanciate a causa del ragazzo sconosciuto che camminava al suo fianco, che  aveva affondato le spalle e lo seguiva nascosto dalla sua timidezza.

 

Se Louis avesse visto qualcun'altro camminare con così tanta confidenza con un ragazzo più giovane, che ovviamente non esprimeva la stessa sicurezza, probabilmente anche lui gli avrebbe lanciato uno sguardo confuso, ma essendo lui stesso in quella situazione, non vide la differenza tra camminare con Harry e camminare con una persona qualunque.

 

I due trovarono Anne, indaffarata con lo stage, ad agitarsi intorno con altre due donne, di fronte ai microfoni. Louis la informò del loro programma, assicurandola che sarebbero tornati all'ora in cui lei avrebbe dovuto lasciare l'università. Lo sguardo stampato sul viso di Anne era senza prezzo, sembrava veramente felicissima. Il suo sorriso era enorme e, stando al modo in cui aveva abbracciato strettamente entrambi, Louis fu convinto di avere la sua totale approvazione.

 

Mentre camminavano il breve tratto di strada per arrivare al parco, Louis mise un braccio attorno alle spalle di Harry, -coperte da una felpa grigia- la sua mano a tener l'estremità di esse in una leggera stretta. Harry diventò teso a sentire quel contatto, e Louis non era sicuro se levare il braccio casualmente appoggiato lì o no. Lo aveva fatto senza pensarci, era un'azione assolutamente normale per lui. Ma la stramba rigidità di Harry gli fece riconsiderare le sue azioni e il suo intero atteggiamento.

 

Si rese conto che con Harry le cose sarebbero state diverse. Non sarebbe stato in grado di scompigliargli casualmente i capelli, cosa che aveva sempre fatto a tutti i suoi amici.

Certo, sarebbe stato difficile per lui, cambiare le sue abitudini, ma per qualche strana ragione, sapeva che per Harry poteva farlo.

 

Vi fu un noto cambiamento nella figura di Harry. Le sue spalle si rilassarono e la sua corporatura tesa, divenne sciolta, il suo corpo cominciava a imitare i soffici contorni di Louis.

Louis sorrideva tra sé e sé, quando sentì il corpo del ragazzo vicino al suo, la novità lo emozionava internamente.

 

Non appena entrarono nella gelateria, lo stomaco di Louis si fece sentire, in apprezzamento alla vista di tutti quei gusti. I diversi gusti erano esposti dietro la vetrina, in un ampio margine di scelta tra gusti ordinari e straordinari.

"Cosa desiderate, ragazzi?" chiese la vecchia signora dietro al bancone con tono amichevole.

 

"Hmm-" Gli occhi di Louis viaggiavano sopra ogni tipo di gusto, posizionandosi sopra

alcuni di essi eccessivamente misteriosi. "Potrei avere un gelato... al gusto Mou per favore?"

 

"Certo,caro." la signora prese il cucchiaio e lo immerse nella vaschetta, posizionando una deliziosa pallina dorata su un cono leggero. "E tu, tesoro?", disse dirigendo lo sguardo verso Harry, mentre porgeva il cono che veniva poi afferrato dalle mani abbronzate di Louis.

 

Harry la guardò con shock, gli occhi spalancati e allarmati, Louis poté quasi vedere i pensieri scorrere nella sua testa. Non solo Harry era scioccato per via del contatto verbale, ma anche perché non sapeva cosa fare. Louis sospettò che Harry fosse sempre in compagnia di Anne e della sua famiglia la maggior parte del tempo e che se era da solo era probabilmente in un posto in cui la gente sapeva del suo 'problema'. Cercò quindi di salvare il ragazzo, mettendosi vicino a lui, avvolgendo il braccio intorno alle sue spalle.

 

"Indicami quale vuoi, Haz", gli bisbigliò Louis nell'orecchio, o meglio, nella massa di ricci.

 

La testa di Harry guizzò trovandosi faccia a faccia con Louis, i suoi occhi esprimevano shock, che divenne poi divertimento. Fece un sorrisetto.

 

"Cosa? Cosa ho fatto?", chiese Louis confuso. "Dai, Haz, dimmi che ho detto di tanto divertente" si lamentò Louis.

 

Harry gli lanciò un' altra occhiata divertita, facendogli accendere l'interruttore nella sua testa. "Oh, giusto- scusa,Haz.. mi è scappato.. ", disse Louis sorridendo impacciatamente.

"E' tutto ok?"

 

Harry annuì energicamente, tornando a guardare i vari gusti di gelato. La sua posa non era più timorosa, ma estremamente rilassata, mentre, con lo sguardo di un bambino in cerca di approvazione, indicava il gelato al lampone.

 

"Bella scelta" annuì Louis, con un sorriso sulle labbra. "Una pallina di gelato al lampone, per favore"

 

La signora lanciò un paio di occhiate strane ai due ragazzi, ma mantenne il sorriso e posizionò il gelato sul cono, porgendolo infine ad Harry. Harry diede subito una leccata, mostrando un sorriso a labbra serrate in senso di apprezzamento.

 

"Fanno tre sterline e novanta centesimi, prego" La mano di Louis si fiondò nella sua tasca per prendere il portafoglio, frugando nel portamonete. Una volta raccolto l'intero importo, la sua mano si scontrò contro un'altra.

 

Guardò Harry curioso, poi protestò. "Che stai facendo? E' stata una mia proposta, dovevo offrire io!"

 

Harry lo guardò male, spingendo con la sua mano per spostare quella di Louis.

 

"No, insisto, pago io!" disse Louis, spingendo via la mano di Harry e buttando i soldi sulla mano testa della signora, prima che Harry riuscisse a reagire.

 

" E ora vieni, voglio andare sulla collina!" Louis strinse forte il polso di Harry e lo condusse fuori dal negozio. Inghiottiti dalla luce del sole, Louis esclamò all'improvviso. "A chi arriva primo!"

 

Partì come un missile, correndo davanti a Harry in direzione della collina. Harry lo raggiunse velocemente, quando Louis esaurì le energie in un tempo sorprendentemente breve, contando il fatto che era un ballerino. Finirono per crollare entrambi sulla cima della collina, con i respiri affannosi, ma ciononostante, felici.

E fu lì che Louis sentì qualcosa che fece esplodere il suo cuore nel petto. I suoi occhi si oscurarono quando lo sentì, provava un'emozione che non era davvero in grado di spiegare.

Sapeva che, a quel suono, una delle emozioni che lo pervadevano era la felicità. E quel suono, era musica per le sue orecchie.


Ciò che vide, invece, fu ab
bagliante. Era grande e luminoso.

Vide un lato di Harry che non si aspettava di vedere, soprattutto non così presto. E si sentì orgoglioso. Orgoglioso perché era stato lui a causare quello sguardo sul viso di Harry. Louis non  riusciva a superare il fatto che, dio, quei denti erano così perfettamente dritti che avrebbe voluto far scorrere la sua lingua su di essi e sentire- aspetta, cosa? Comunque.. Era uno sguardo talmente euforico e gioioso, che Louis non l'avrebbe mai dimenticato.

 

Era meraviglioso. Questo era l'unico modo per descriverlo.

 

Harry Styles aveva appena riso, forte, facendo fuoriuscire nient'altro che felicità e Louis non riuscì a pensare a nulla di più bello.

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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 7
*** Sabato 7 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 6

Sabato 7

"Oh, per carità di dio, Harry! Perché hai messo quelle scarpe? Ti avevo detto di buttarle!"esclamò Anne. Louis, che entrava nella stanza del pianoforte, dopo essersi preso uno snack veloce al bar, sentì la conversazione che avveniva nel bel mezzo della stanza sua e di Harry.

Harry era seduto sul bordo dello sgabello, le ginocchia rannicchiate sul petto e i piedi a penzoloni. Anne, invece, si trovava in piedi, accanto a lui, sguardo furioso puntato alle scarpe da ginnastica distrutte che indossava il figlio, e si afferrava i capelli, tormentata.

Le mani di Harry raggiunsero istintivamente le scarpe rotte, coprendole in segno di difesa, nascondendo il materiale rovinato. La suola che cadeva tristemente, veniva mantenuta al suo posto dalle dita di Harry -quelle lunghe e sottili dita che al contatto sarebbero così-

Louis scosse la testa interiormente, spingendo quei pensieri fuori dalla sua mente e concentrandosi sulla discussione apparentemente impari di fronte a sé, che, ovviamente per Louis, era invece a doppio fronte. Lo sguardo minaccioso di Harry parlava più forte delle parole della madre, i suoi occhi verdi guizzavano dalla figura di Anne, alle scarpe segnate dalle intemperie, traducendo che non approvava la sua, beh, disapprovazione.

"Louis! Louis, Louis, Louis," biascicò Anne. " Potresti per favore dire a Harry che ha bisogno di un paio di scarpe nuove? Queste sono orrende!"

Louis fece una risatina, accovacciandosi davanti allo sgabello, dove Harry sedeva e incrociava le gambe. "Beh... non sono nelle condizioni migliori, credo", disse con tatto.

Gli occhi di Harry si allargarono, sembrando quasi feriti dalle parole del ragazzo. Louis non poté reggere l'espressione, che stava per spezzargli così tanto il cuore che si corresse immediatamente. "Ma se ci riesci ancora a camminare, allora va bene."

"Riesce a malapena a camminarci! E- no Harry, non fare finta di riuscirci, perché ci inciampi ogni volta- no! Lo vedo che inciampi! Lo vedo con i miei occhi! E non dire che ho bisogno degli occhiali perché, davvero, non è così!" sbraitava Anne, interrompendo le proteste di Harry. "Appena finiamo qui, andiamo a comprare delle scarpe nuove, non accetto un no come risposta, capitano!"

Louis guardò divertito come Harry roteava gli occhi ad Anne drammaticamente; dopodiché le sue mani scattarono alla ricerca di un foglio e una penna e scarabocchiarono una parola in stampatello.

 

GEMMA

 

Fu come se una lampadina di memoria si fosse accesa nella mente di Anne e si ricordò improvvisamente di qualcosa che aveva a che fare con Gemma.

 

"Oddio, Gemma! Mi sono totalmente dimenticata! La nostra giornata tra ragazze! Dannazione, fare shopping scombussolerà tutti i piani.." Mormorò pensierosa. L'espressione di Harry non era eccessivamente gioiosa, ma Louis poté individuare una punta di compiacimento. Per quanto Louis volesse parteggiare Harry, l'espressione preoccupata di Anne era molto più esagerata. Sembrava che stesse avendo una guerra interna con sé stessa, cercando di decidere come risolvere la situazione.

"Beh.. magari potrei portare io Harry a comprare le scarpe nuove" disse Louis con tono interrogativo e insicuro.

La testa di Anne si girò con un gesto rapido -o meglio, si abbassò, visto che il ragazzo si trovava disteso in terra- verso Louis e i suoi occhi si illuminarono. "Lo faresti?!" esclamò speranzosa.

"Sì, non è un problema",disse con un'alzata di spalle disinvolta.

"Davvero, Louis, non sei costretto.. Non ti sentire obbligato se non vuoi farlo davvero."


"No, seriamente, non ho problemi. Mi farebbe piacere passare un po' di tempo con Haz" disse Louis dolcemente, un leggero rossore si accendeva sulle guance. Era inconsapevole del bagliore che era presente anche sulle guance di Harry, il soprannome da lui utilizzato e il complimento così riservato avevano attaccato la calma interiore del riccio.

Anne sembrava che stesse per esplodere dalla gioia, dopo che Louis aveva parlato e Louis non era sicuro del perché. Il sorriso di Anne era perfetto, i suoi occhi spiegazzati agli angoli. Le sue mani rivolte verso l'alto, sotto il suo mento, con uno sguardo di adorazione, misto a felicità.

I suoi occhi guizzarono tra Harry e Louis, notando l'assenza di reazione di Harry e il fare rilassato con cui Louis espresse le sue parole

"Cosa? Ho qualcosa sulla faccia?" chiese Louis goffamente, mentre Anne era rimasta fissata a guardarlo negli occhi.


"Haz?", chiese con dubbio.

Louis arrossì istantaneamente e abbassò la testa per nascondere il suo imbarazzo. "Scusate, continua a scapparmi" disse provando vergogna.

"No no,  non ti scusare! E' adorabile!!" disse Anne con un sorriso. Le sue mani raggiunsero i ricci di Harry e li scarmigliarono con fare giocoso; ma il suo umore cadde, non appena il ragazzo si scostò, sedendosi sul bordo opposto, lontano da lei, con un espressione accigliata incisa nei suoi lineamenti.

Anne si schiarì la voce impacciata, cercando di respingere la forte tensione nell'aria. Probabilmente era per via del contatto fisico indesiderato da parte di Harry, o forse il fatto che era imbarazzata per il fatto che Louis avesse assistito alla scena. Dopotutto , l'azione di Anne non era proprio un gesto che faceva sentire Harry grande.

"Sei sicuro che non ti crea problemi, Louis?" chiese ancora.

"Anne, sono più che sicuro!  Andate e godetevi la vostra giornata tra ragazze, lasciate me e Harry alla nostra giornata tra ragazzi!"

"Hai ragione, devo smetterla di preoccuparmi troppo!" ridacchiò Anne. "Bene allora, è meglio che vada. Fammi uno squillo quando avete finito, ok? Hai i numeri di entrambi nel caso ti perdessi, va bene Harry? Bene, allora ci vediamo quando ci vediamo!" disse Anne mostrando la sua disponibilità e buttando ogni tanto un'occhiata sull'orologio.


Dopo un abbraccio impacciato con Harry e uno più rassicurante con Louis, Anne uscì dalla stanza. Louis guardò la figura snella sparire dal suo campo visivo, prima di rivolgersi al partner del giorno. Quando lo guardò, notò che stava scrivendo sul foglio dove prima aveva scritto 'GEMMA', la scritta si poteva intravedere attraverso il pezzo di carta.


Giornata tra ragazzi? Seriamente?

Scrisse Harry con un sopracciglio dubbioso sopra i suoi occhi smeraldo.


"Sì! Che c'è di male?!" esclamò Louis con offesa.


Giornata tra ragazzi?

Ripeté Harry,  premendo con la penna sulla parola 'ragazzi'. Un sorriso tirò leggermente la bocca, una leggera contrazione dello spesso labbro rosa a dimostrarne l'emozione.


"Cosa intendi con 'giornata tra ragazzi'?" chiese Louis, gesticolando con le virgolette e stressando sul come Harry aveva scritto le parole.


Non intendo offenderti, ma non sei proprio l'uomo più mascolino del mondo, o è solo una mia impressione? E poi una giornata tra ragazzi dovrebbe consistere di attività da uomini.. non lo shopping.

Louis lanciò uno sguardo con fare canzonatorio ma non poté trattenere la risata che scoppiò dalle sue labbra. "Credo tu abbia ragione, però.. siamo comunque due ragazzi, quindi passiamo del tempo tra ragazzi! Non usare la mia eccessività contro di me! Devi sapere che essere femminili come me è un talento!"

 

Sì, femminile, non maschile: ovvero ragazza, non ragazzo. Una giornata tra ragazzi è guardare il calcio con pizza e birra in boxer, praticamente abbuffarsi di cibo. Non fare shopping.


"Beh, possiamo fare quelle cose se vuoi dare vita alla definizione di una giornata tra ragazzi" suggerì Louis sensatamente.


No grazie, credo che mia mamma mi ucciderebbe se non comprassi le scarpe nuove e mi scoprirebbe a bere, quindi per me è proprio un no, ad essere sincero.

Louis guardò l'affermazione del ragazzo, considerando ciò che aveva detto. Mi sembra giusto, pensò, e capì il fatto delle scarpe, ma la cosa del bere? Harry non aveva mai bevuto prima?

"Aspetta.. non bevi?" chiese curiosamente.

No. Mai. Perché, cosa c'è di male?


Louis rimase a guardare Harry un po' esterrefatto, davvero non aveva mai bevuto?
"No, non c'è niente di male. Non avevo mai sentito di qualcuno alla tua età che non avesse mai bevuto nulla.. Però credo fosse solo il modo di vivere a Doncaster, è sempre diverso a seconda del posto, credo. Se posso chiedertelo, sei tu che non vuoi o è perché non ne hai il permesso?"

Harry esitò, restando in contemplazione del foglio.

Beh.. credo sia un po' di tutte e due. Mia madre ha più o meno passato la vita a viziarmi, quindi mi ha sempre detto quanto fosse sbagliato bere così giovani, di come sia illegale eccetera, così me l'ha come dire impiantato in testa. Voglio dire, non rifiuterei se mi si offrisse un drink, ma non andrei dritto di mia spontanea volontà a prendermene uno, capisci che intendo?

"Capisco che vuoi dire. Credo che sia un atteggiamento positivo quello che hai. Hai dei valori che desidero aver avuto anch'io alla tua età- Merda, quella è l'ora? Dobbiamo davvero andare, prima che i negozi chiudano, Haz, forza!"  attaccò Louis gentilmente, nonostante le sue parole crebbero di espressione, non appena notò l'ora sul suo telefono e sobbalzò immediatamente, afferrando Harry per un polso e trascinandolo fuori dalla stanza.

Girarono per negozi per più di un'ora, senza alcun successo. Tutto quello che Louis indicava era o troppo particolare, o troppo banale, apparentemente non riusciva a trovare nessuna via di mezzo, solo gli estremi.

Louis dovette ammetterlo, quelle scarpe da ginnastica color verde,rosa e giallo fosforescenti che indicò a Harry -che erano supponibilmente per uomo, nonostante non sarebbero state molto bene con il normale colore di jeans di Louis- gliele aveva fatte vedere per puro divertimento: vedere Harry che cercava il modo più diplomatico possibile di smontare Louis, il quale aveva tirato fuori le sue più grandi capacità recitative, mettendo su una scena davvero convincente su quanto gli piacessero. Harry se ne uscì con un "non è che siano proprio il mio tipo" il che fu più che spassoso per lui, specialmente quando Louis riuscì quasi a fargliele provare, ma la sua espressione l'aveva tradito ed era scoppiato, facendo rimbombare la risata per tutto il negozio. Harry era arrossito violentemente, quando gli occhi della gente presente si erano tutti puntati su di loro, e, nonostante la risata di Louis fosse musica per le sue orecchie, l'attenzione per lui era ampiamente indesiderata, perciò scappò fuori dal negozio veloce come un fulmine.

Louis gli diede una pacca sulla schiena per chiedergli scusa, guidandolo fuori dal negozio di scarpe strambe, dirigendolo verso uno un po' più normale, con design meno complessi o appariscenti. Il rossore si spense lentamente dalle guance di Harry, nonostante Louis avrebbe voluto che stesse più a lungo, perché era una cosa davvero tenera.

Più tardi avanzarono verso un altro negozio, stanchi e demoralizzati per il fallimento. I negozianti vagavano attorno ai negozi, probabilmente devastati dalla dura giornata lavorativa e desiderosi che il loro turno finisse al più presto. C'era una coppia di clienti che davano un'occhiata agli scaffali, presero delle potenziali nuove scarpe, ma le rimisero a posto non appena si accorsero di un altro paio, che era praticamente identico all'altro. Louis e Harry vagarono in giro, scorrendo per le file di scarpe non adatte.


Quando i suoi occhi, vagando per il negozio, si posarono su un banco familiare, Louis boccheggiò. Borbottando un veloce 'Vado solo là" a Harry, si precipitò verso lo scaffale delle TOMs e con le dita ricalcò la nuova fantasia, in contemplazione.


Nel frattempo, Harry esaminava la catasta di Converse, annuendo in approvazione del design così semplice, che non era né troppo banale, né troppo eccentrico. I suoi occhi ne notarono un paio del classico bianco, che erano abbastanza semplici da non risaltare troppo.

Prese il paio, ruotandole tra le sue mani e guardandole con cura.


Improvvisamente una voce un po' roca risuonò di fronte a lui, facendolo soprassalire.

"Posso aiutarti, amico?" chiese l'uomo sciatto, rozzamente.

Il commesso era trasandato, i suoi capelli erano scarmigliati, la barba 'corta' troppo cresciuta e tra di essi vi era una leggera barbetta che contornava la sua mascella.

Gli occhi di Harry lo squadrarono, guardando il suo abbigliamento disordinato, in cui i jeans erano strappati alle ginocchia e le sue scarpe erano addirittura in uno stato peggiore di quelle di Harry. La sua pancia protrudeva dal limite della sua maglia, il pezzo di pelle era peloso e disgustoso. Harry arricciò il naso a quella vista.


Dimenticando che l'uomo potesse vedere che lo stava squadrando da testa a piedi, e che avesse parlato, Harry realizzò che non aveva sentito nulla di ciò che l'uomo avesse detto.


"Senti, dimmi solo che misura vuoi e te la vado a prendere", disse scorbuticamente.

Harry lo fissò, insicuro sul da farsi. I suoi occhi erano spalancati e impanicati. Poteva sentire il suo cuore pompare nel petto molto energicamente. I suoi polmoni erano sovraffollati, almeno quanto la sua testa, che girava dalla confusione e dall'incomprensione di quel che doveva fare.


Inspira. Espira. Inspira. Espira. Inspira. Espira.


Continuò a respirare fortemente, con respiri corti

"Toc Toc? C'è nessuno?" disse l'uomo prendendolo in giro, facendo finta di bussare ad una porta immaginaria di fronte a Harry.

Gli occhi di Harry guizzarono al muro dietro all'uomo, tracciando un contorno attorno alla sua figura.

Le labbra di Harry erano serrate, non si muovevano.

"Wow. Che problemi hai, ragazzo? Sto solo cercando di aiutarti!" La voce dell'uomo si alzò, notando l'assenza di comunicazione di Harry.


Harry voleva che se ne andasse.

Voleva che se ne andasse, lasciando che Harry corresse via dal negozio, verso la via di casa.

Non sapeva cosa fare. L'uomo pretendeva delle risposte, non voleva lasciar perdere e nessuno era lì ad aiutarlo.


"Cos'è, sei per caso una specie di strambo che non sa parlare o cose simili?" L'uomo urlò quasi. Ma la cosa più forte era lo sguardo crudele nei suoi occhi, non il volume.


Spaventò Harry.

Troppo.


Lasciando perdere lo spezzarsi del suo cuore, quando sentì la parola 'strambo', una parola che stava iniziando a dimenticare, ora che Louis lo faceva sentire più accettato di quanto lo fosse mai stato, Harry non sapeva proprio che fare.

All'improvviso, una mano toccò la spalla di Harry. La sua testa si girò di colpo alla sua destra per lo shock, i suoi occhi bruciavano di paura. Ma il fuoco venne presto spento quando si accorse che c'era Louis accanto a lui, sentendosi sollevato per il fatto che non fosse qualcun'altro pronto a tendergli un agguato.


"Che diavolo sta succedendo qui?", chiese Louis  all'uomo, con tono severo.


"Il ragazzo non sta parlando!" esclamò l'uomo, la sua faccia sgradevole increspata con ripugnanza.

Le sue dita tozze puntarono Harry con fare accusatorio, e immediatamente Louis si mosse, mettendosi davanti ad Harry. Le sue braccia si appesero attorno al ragazzo, tenendo il corpo di Harry direttamente dietro di lui, proteggendolo.

"E allora?! Cosa c'entri tu?!" urlò Louis in risposta.

"Gli sto offrendo un aiuto e non mi risponde! E' da maleducati!" gridò in seguito l'uomo.

"No, quello che io penso sia maleducato è come tu lo stai trattando! Sei tu che ti stai comportando da stronzo, non lui!" La faccia di Louis si stava colorando, il rosso causato dalla rabbia si stava diffondendo sulla sua pelle, scaldato dalla furia interna.

"In che cavolo di modo sarei uno stronzo? E' lui che mi sta ignorando!" rispose a tono, infastidito.


"Non ti sta ignorando! Se ti stesse ignorando, non sarebbe nemmeno qui ora, perché sarebbe uscito da questo negozio! Non hai un po' di buon senso in quel minuscolo cervello che hai?!"

 

"Beh non mi sta rispondendo e questo equivale ad ignorare!"

Harry voleva urlare. Voleva urlare a loro di smetterla.


"Non è colpa sua se non può rispondere! Non ha deciso lui di essere muto! Non ha deciso lui di non riuscire a parlare!" Louis gridava fortissimo, la sua voce echeggiava nel negozio così silenzioso. "Non vuole che si pensi che lui stia ignorando le persone, ma a volte lo fa perché semplicemente non capisce. Ma questo non fa di lui un mostro o uno strambo, fa di lui una persona vera. Fa di lui un uomo, molto più di quanto lo potrai mai essere tu, perché ha dei sentimenti. A differenza di te a lui importa delle persone. Tu invece te ne freghi se stai ferendo qualcuno o se lo stai spaventando, per te è solo una normale giornata di lavoro, giusto?! Urlare contro dei ragazzini e spaventandoli a morte finché non crollano, scommetto che lo adori! Sei un disgustoso bastardo!"

Lo sbraito di Louis arrivò a una fine, il suo respiro era diventato affannoso e pesante. La sua faccia era di un rosso luminoso, con un'espressione accigliata. Le sue braccia erano ancora incatenate attorno alla vita di Harry con una forte stretta, così che non potesse muoversi, così che non potesse farsi male.

L'uomo rimase immobile e zitto dallo shock, gli occhi pieni di sorpresa. Louis gli lanciò un ultimo sguardo disgustato, slacciando poi le braccia da Harry e afferrandolo per un polso. 

Camminò fuori dal negozio con passo pesante e arrabbiato, ignorando gli altri clienti e commessi che li fissavano. Continuò a marciare finché non ebbe lasciato il centro commerciale e si fosse introdotto nell'aria fresca. Arrivato al lato dell'edificio, crollò, senza curarsi dei mozziconi di sigaretta sul quale si doveva essere seduto. Inspirò profondamente e lasciò che la brezza fresca entrasse nei suoi polmoni e lo liberasse lentamente della collera che sentiva. I suoi occhi si chiusero stretti, bloccando ogni vista che avrebbe potuto distrarlo dal calmare le sue emozioni.

Dopo qualche minuto, sentì il rumore di un materiale che scivolava sul muro. Aprì gli occhi e girò leggermente la testa di lato per trovare Harry seduto impacciatamente accanto a lui.


"Scusa," disse con voce graffiata. "Non volevo, è solo che mi sono arrabbiato e-"


Il braccio di Harry si alzò lentamente, con leggera esitazione. Si alzò, passando oltre la testa di Louis e si posò attorno alle sue spalle. Il suo corpo venne tirato nel calore di quello dell'altro. La sua testa si appoggiava sul petto respirante di Harry.

Louis non ebbe bisogno di scusarsi ancora, perché sapeva di essere stato perdonato.

Amò la sensazione che sentiva stando tra le braccia di Harry. Sì, quell'abbraccio era leggermente strano e non era completamente aperto e rilassato, ma era qualcosa. Era caldo, confortevole e tutto ciò che aveva immaginato, forse qualcosa in più. Era forte. Forte e robusto. Ma, allo stesso tempo, era delicato e morbido. Louis realizzò che il battito di Harry era accellerato. E gli piacque.




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Meg

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Capitolo 8
*** Sabato 8 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 7

Sabato 8

Il locale era animato, la gente tutta intorno era movimentata: correva avanti e indietro tra bar e pista da ballo, rovesciando le bevande nei bicchieri.

I suoi occhi scorrevano per la stanza buia, strizzandosi a ogni lampo di luce per vedere  la gente che ballava. Louis non era proprio affascinato dalle coppie danzanti sulla pista, né era infastidito dal fatto che entrando era stato praticamente investito una ragazza e un ragazzo che si stavano letteralmente mangiando la faccia a vicenda. Non era la vista più piacevole, ma era una vista a cui era abituato. Non è che i ragazzi avrebbero mai proposto di andare in un bar per gay prima o poi, a meno che uno dei due non avesse avuto un improvviso cambio di direzione e lui non sarebbe più stato l'unico contro tre a voler andarci.

Si appoggiò sul bancone freddo del bar, portando la mano che aveva accolto una birra, alle sue labbra, per pulirsi l'alcol che era colato sul suo mento dopo aver bevuto fino all'ultimo sorso della bottiglia.


Zayn era crollato per via di un bicchiere piccolo di Whiskey, che fissava intensamente con un' espressione profondamente accigliata. Louis non aveva il cuore di dirgli che Holly non sarebbe rimasta una volta che le avesse detto che gli piaceva; cioè, non aveva notato gli occhi che faceva ad ogni ragazzo che passava? Aveva pure cercato di non farsi vedere mentre faceva un occhiolino furbetto a Louis, nonostante il fatto che fosse gay. Stava soltanto mettendo su una scenetta e Zayn era  un bersaglio facile, Louis poteva confermarlo.

L'aspetto oscuro e misterioso di Zayn si accoppiava con le occhiate aspre e, seriamente parlando, le forme perfette di Holly non sarebbero state mai abbastanza per lui, oltre ovviamente al suo mancato interesse a iniziare una vera relazione.

 

Niall, d'altra parte, rideva sonoramente, la testa all'indietro per via delle risate. La sua mano  afferrava una birra,che portava casualmente alle labbra. I suoi luminosi occhi azzurri illuminavano il buio e possedevano una scintilla che si creava ogni volta che aveva l'alcol nel suo sistema. Niall diceva sempre che era assolutamente in grado di controllarsi quando assumeva alcolici, Louis decise di dare la colpa al suo essere irlandese, piuttosto che sostenere che fosse qualche tipo di dipendenza dall'alcol. L'altro braccio di Niall si trovava attorno a una ragazza magra,alta e dai capelli scuri, che probabilmente aveva rimorchiato di recente, altrimenti voleva dire che Louis era mancato nel giro per troppo tempo.

La ragazza stava ridendo in modo piuttosto dolce -tendendo comunque a risultare un po' fastidioso per Louis- quando poi si girò e tirò il biondo in un bacio spinto.

 

Liam era seduto su uno sgabello del bar,  l'unico dei quattro abbastanza fortunato da aver acchiappato un posto a sedere. Stava sorridendo dolcemente al suo telefono. Louis riuscì a cogliere a distanza di metri il suo sguardo sdolcinato, o, più precisamente, il suo 'sguardo da Danielle'. Era totalmente colpito da lei, non importa quanto protestasse, Louis poteva riconoscere come i suoi profondi sentimenti per lei scorressero all'interno del suo corpo.

 

Il fatto era che, c'era una 'regola' non detta, che legava i quattro ragazzi. Non era stata creata di proposito, era solamente... apparsa. Louis credette che era stato Zayn a introdurla, siccome aveva passato i suoi anni da teenager ribelle a dormire con un sacco di ragazze.

L'intera immagine che creavano di sé stessi era quella di ragazzi non seri. Non in amore. Sì, avevano sostenuto di essere stati innamorati alcune volte, ma erano troppo giovani per capire, almeno, in ogni caso questo è quello che dissero a loro stessi. Nessuno di loro veniva etichettato come 'zerbino' o niente di simile, così cercarono di comportarsi come dei semplici ragazzi e fecero finta non importasse loro più di tanto.

 

Trasferitosi in un séparé che si era liberato, e sedendosi su una sedia di pelle, con Zayn da una parte e Niall dall'altra - che a quanto pare aveva perso la ragazza a cui si era avvinghiato prima-, Louis finalmente partecipò alla conversazione tra i suoi amici. Sorprendentemente, gli altri tre venivano considerati da Louis solo se non si parlava di argomenti mondani in cui Louis non aveva il minimo interesse, tipo il calcio. Così si unì alla conversazione con entusiasmo quando notò che parlavano di come la sorella minore di Zayn si fosse trovata un ragazzo. Zayn era furioso, già solo quello per Louis era spassosissimo. Ma poi pensò, che se la stessa cosa stesse per accadere alle sue sorelle, sarebbe tanto arrabbiato quanto Zayn; sapeva ricoprire il ruolo di fratello iperprotettivo piuttosto bene, nonostante non avesse avuto occasione di dimostrarlo.

 

"Ma ha tredici anni! Non è giusto!" obbiettò Zayn.

 

"Tu stesso hai detto di aver avuto la tua prima ragazza proprio a tredici anni! Non vedo dove sia il problema!" cantilenò Niall.

 

"L'hai visto il ragazzo, Niall? E' uno svitato! Non si merita una come lei!"

 

Proprio mentre Louis stava per introdursi nella conversazione, una vibrazione pungente nella sua tasca, lo tirò via dai suoi pensieri. Rovistò nella tasca, tirando fuori il suo telefono. Trattenne il leggero sorriso che minacciò di scoppiare dalle sue labbra, non appena lesse il nome sullo schermo illuminato: Harry.

Da: Harry (20:17)
Ehi Lou, tutto bene? :) xx

 

Il cuore di Louis prese il volo. Amava quando Harry lo chiamava 'Lou' gli faceva venire dei formicolii per tutto il corpo. Lo faceva sentire... speciale. No, non era stata l'unica volta che lo chiamavano in quel modo, ma con Harry era diverso. Harry non sembrava il tipo che si affezionava emotivamente a qualcuno e, secondo le leggi di Louis, un soprannome era un grande passo. Dimostra quanto tu sia a tuo agio con la persona in questione. E questo, in effetti, rese Louis particolarmente felice, perché dimostrava che Harry si stava abituando alla presenza di Louis e si sentiva abbastanza in buoni rapporti da usare un soprannome.

Da: Louis (20:19)
Ehi piccolo, sto splendidamente, grazie! E tu? ;) xxx

 

Da: Harry (20:21)
Bene! Sto una favola, indovina che mi ha appena comprato mia madre?! Xx

 

Da: Louis (20:23)
Che cosa?! Xxx

 

 

Da:Harry (20:24)
The Definitive Collection - Stevie Wonder! Xx

 

From: Louis (20:26)
Oh, è meraviglioso, Haz! Xxx

 

 

"Cazzo Louis, ma con chi diavolo ti stai scrivendo? Non ti sei staccato un attimo!" Chiese Liam a Louis, facendogli togliere l'attenzione dal suo cellulare. Il telefono cadde sul tavolo appiccicoso con grande frastuono, causando un un gridolino di shock di Louis.

 

"Ooh è un nuovo ragazzo?" provocò Zayn, tirando le guance di Louis, per prenderlo in giro.

 

Quando tolse la mano beffeggiante di Zayn, Louis biascicò una cozzaglia di parole incoerenti per cercare di dirottare la loro attenzione.

 

"Cos'era quello?" rise Zayn.

 

"Ho detto che non è nessuno" Louis non registrò nella sua mente il motivo per cui non gli stava dicendo che era Harry, si basò sul fatto che l'alcol stava cominciando a fare effetto e stava parlando in modo insolito rispetto ai normali discorsi che avrebbe fatto.

 

"Certo" si dilungò Zayn.

 

Improvvisamente Niall separò la bottiglia dalle sue labbra, spalancò gli occhi,  mentre attivava la memoria. "Oh mio dio, ve lo ricordate quel ragazzo che non parla? Davvero non ho idea del perché tu ci sia uscito Louis, era un tale scherzo della natura" la sua risata rimbombò nell'aria, insieme a quella di Zayn e di Liam che non riuscirono a sopprimere.

 

Louis fissava il tavolo, insicuro su che cosa dire. Poteva sentire un vortice di rabbia nello stomaco, ma non fu così forte come la settimana precedente, probabilmente l'alcol l'aveva reso insensibile alle parole rigide dei suoi amici.

 

"Oh sì e quando alla serata evitava tutti e poi è andato fuori di testa e tutto il resto? Cioè seriamente, quanto dev'essere incasinato quel ragazzo? Chi lo è così tanto?" Se ne uscì Zayn, con voce profonda, ridendo continuamente. Liam non trattenne la sua risata ancora a lungo e rise insieme agli altri due.

 

Nessuno di loro notò la battaglia interna che stava combattendo Louis. Per quanto volesse rispondere loro a tono, dirgli che Harry non era così, che Harry era diverso da quello che pensassero, questi erano i suoi amici. Non poteva fargli pensare che avesse perso la retta via, non poteva far pensare loro che era amico di uno 'scherzo della natura'.

 

"E' solo che è strano che non sappia parlare, cioè quanto strano sarebbe scoparlo senza che lui emetta un suono? E' fottutamente strano, è tutto ciò che riesco a dire!"  alzò la voce Niall, la sua bocca gorgogliava di risate schernitrici. Zayn, che aveva appena portato la bottiglia di birra alle labbra, dovette poggiarla velocemente e coprire la sua bocca per evitare che sputasse fuori tutto il liquido, in quanto dovette scoppiare per via dell'immagine. Louis fece uscire una risata forzata; a quanto gli sembrò, gli altri l'avevevano ritenuta vera.

 

Improvvisamente il suo telefono vibrò  forte sul tavolo, mentre le risate si stavano leggermente calmando, nonostante continuassero a lasciar uscire risatine ripensando alla conversazione. La mano di Louis si allungò in avanti per raggiungere il cellulare, ma fu troppo lento e le dita abbronzate di Zayn lo acchiapparono per prime.

 

Louis protestò, cercando di raggiungerlo, mentre Zayn lo teneva in alto sopra la sua testa, senza però riuscirci.

 

"Dai Zayn, ridammelo" disse Louis mettendo il broncio.

 

"No, voglio vedere chi ti ha scritto per tutta la sera!"

 

"Per favore Zayn, puoi lasciar perdere e ridarmi indietro il mio telefono?" mugolò Louis.

 

Zayn scosse la testa con determinazione "Cosa c'è, ti mette in imbarazzo la persona con cui ti stai scrivendo?"

 

Louis congelò. Cosa avrebbe dovuto dire? Internamente era ovvio che non fosse imbarazzato. Ma se Zayn non avesse esaudito la sua richiesta e avesse guardato il nome lampeggiante sullo schermo, la sua intera immagine sarebbe stata distrutta, e chissà cosa avrebbero detto i ragazzi.

 

Non poteva rischiare di essere beccato, così fece finta di arrossire e guardò in basso, tirando fuori le sue grandi capacità di attore.

 

"Guarda guarda! Tomlinson è imbarazzato! Questo sì che è raro!" lo prese in giro Zayn, dando una gomitata a Niall con fare giocoso, osservando Louis.

 

"Forza Zayn, voglio vedere chi è!" disse Niall impazientemente, tirando via il telefono dalle dita di Zayn e guardando lo schermo attentamente.

 

Louis guardò nervosamente il viso di Niall che veniva avvolto da uno stuolo di confusione, sopracciglia aggrottate e un'espressione concentrata. "Chi è Harry? Giuro che questo nome non mi è nuovo.."

 

"Aspetta... Harry non è quello che non può parlare?" accusò Zayn, che strizzò gli occhi mentre, si spostarono da Niall che teneva in mano il telefono a Louis.

 

"Uh-ehm sì, suppongo" balbettò Louis goffamente, sfregandosi dietro al collo.

 

"Perché ti stai scambiando messaggini con lui?" chiese Liam, prendendo parte alla conversazione piegandosi in avanti.

 

"Io-lui.. solo-è che continua a mandarmi messaggi e non la smette, sapete? Vorrei solo dirgli tipo  'vai a  quel paese,nessuno ti vuole' ma probabilmente è emozionalmente instabile e potrebbe uccidersi o qualcosa di simile."

 

Louis inghiottì il resto del suo drink in un sorso, nascondendo lo sguardo colpevole che probabilmente aveva piantato in faccia. Non poté negare la forte emozione che sentì al cuore, era soffocante.

 

I tre ragazzi, comunque, non lo notarono e risero alle sue parole, rispondendogli con un

"Dio, che stronzo" e "E' patetico".

 

"Vado a prendere un altro drink, voi ragazzi ne volete uno?" Con un rifiuto da parte di tutti, Louis agguantò il suo telefono dalle mani di Niall e passeggiò fino al bar, l'unico pensiero che correva nella sua mente in quel momento era quello di sbronzarsi totalmente.

 

Era ubriaco. Supponevolmente quei drink rosa erano più forti di come aveva detto Zayn, perciò cinque di quelli non promisero affatto bene per il corpo di Louis. L'alcol gli era andato direttamente alla testa. Ogni preoccupazione era stata immersa nella sostanza letale e dissolta in una materia che sembrava non aver alcun tipo di importanza.

 

Tuttavia, non eliminò il leggero bruciore che sentiva nella sua tasca, il forte peso che lo mantenne attaccato al pavimento. Non era abbastanza opprimente per lui da non sentirsi frastornato e leggermente fuori di testa, ma persisteva insieme a tutte le fragorose responsabilità e non poteva ignorarlo davvero.

 

Nella tasca di Louis, c'era il suo telefono, che aveva vibrato praticamente ogni dieci minuti per tutto il tempo che era stato nel club. Aveva imparato ad ignorarlo, comunque, perché non appena cercava di prenderlo, improvvisamente sentiva tutti gli occhi dei suoi amici piantati su di lui che lo giudicavano con ogni parte di loro stessi. Non lo stavano facendo, ovviamente, loro erano assolutamente indifferenti, ma Louis era paranoico. Sospettò che fosse l'alcol ad incasinare la sua mente.

 

Era all'estremità della folla accalcata, saltava, ballava, seguendo il ritmo della musica che esplodeva tutto intorno. Alcune ragazze ubriache ballavano sul piccolo palchetto innalzato, vicino al quale si trovava Louis. Si facevano vedere da tutto il club, con poca dignità.

Gli altri ragazzi erano vicino a lui, Zayn e Niall guardavano le ragazze sbavando, con  occhi bramosi e Liam stava semplicemente ballando con allegria in disparte, dimostrando non troppo interesse alle ragazze.

 

Tre delle ragazze si sussurrarono qualcosa, lanciando occhiate a loro quattro.

Louis le vide barcollare nei loro estremamente alti tacchi, i loro corpicini striminziti che portarono verso Louis e Zayn.

 

"Ehi ragazzi" una di loro fece l'occhiolino a Niall con seduzione.

 

"Uno di voi gradisce ballare con noi sul palco?" chiese un'altra, rivolgendosi a tutti loro, inarcando il braccio attorno alle spalle di Zayn. Nessuno di loro rispose, ma tutti sorrisero verso Louis, che stava un po' incespicandosi, non riuscendo a stare fermo per via della musica e anche per il fatto che fosse troppo ubriaco.

 

"E tu cosa ne pensi, sexy?" la ragazza bionda magra chiese a Louis, le sue dita tracciarono il suo petto, in una maniera nient'altro che seduttiva.

 

"E' gay ed è davvero un ottimo ballerino" biascicò Niall timidamente. La ragazza non sembrò scoraggiata, le sue dita continuarono a seguire il loro corso fino ad arrivare alla faccia di Louis, fermandosi sulle sue labbra.

 

"Ti piacerebbe ballare lì sopra con me fino allo sfinimento? Non sei con qualcuno, vero?"

 

La mente offuscata di Louis, non era sicura di cosa intendesse con quella domanda, quindi se stava chiedendo se lui fosse con qualcuno nel club, allora era completamente fuori strada. Ma la faccia di Harry comparì come un flash nella sua mente, leggermente sfocata ai lati e non proprio precisa, ma era sempre e comunque una visione di lui. Non era con lui, ma era di Harry che stavano parlando, quindi tutto era diverso. Quindi quello che 'aveva' era qualcosa da tenere stretto e non da lasciar andare ballando con qualche ragazza a caso.

 

L'immagine, però, svanì dalla sua mente non appena 'S&M' cominciò a suonare odiosamente e non riuscì a resistere al richiamo del ritmo selvaggio. Dopo aver tirato fuori gli oggetti di valore che impedivano i movimenti flessibili dalla tasca, Louis li lanciò a Zayn, aggrappando poi il polso della ragazza e tirandola sul palchetto.

 

La gente esultò  al ruotare del suo corpo, le spalle si scuotevano e il bacino impiantato sul sedere della ragazza. La sua mente si lanciò nella spensieratezza, amava le attenzioni. Confuso dall'alcol accettava la gente da sotto che si aggrappava ai suoi pantaloni, senza nemmeno far caso quando qualcuno afferrò distintamente il suo cavallo. I suoi occhi fissavano il nulla con uno sguardo ardente, mentre si perdeva nella musica. Non era una proprio una routine per lui quel tipo di 'performance', era molto lontano da ciò, ma ciononostante si  lasciava trasportare. Non gli importò che fosse una ragazza sulla quale si stava strusciando in modo così sensuale, perché almeno era qualcuno.

 

Il sudore scivolava sulla pelle e nel frattempo un sorrisetto si presentò sulle sue labbra. Poteva sentire i fischi acclamatori quando si abbassò, toccando quasi in terra mentre faceva uno - davvero, non era dignitoso per niente, proprio come suggeriva il nome- slut drop* dietro alla ragazza della quale ancora non sapeva il nome. I suoi movimenti osceni si accoppiavano con le parole sconce della canzone, facendo baldoria con tutta la volgarità che potesse esprimere.

Le sue mani vagavano senza vergogna per il corpo della ragazza, mentre cantava forte le parole, il suo corpo si agganciava al ritmo del basso.

 

Non appena il ritmo si placò, i suoi movimenti mantennero la loro volgarità, ma si calmarono  e rallentarono con la musica. Mosse rapidamente il bacino, roteando il torso, abbassandosi gradualmente sul pavimento con flessibilità finché non saltò diritto appena il ritmo ritornò in vita. Si sentiva totalmente nel suo elemento -ogni cosa era sensuale, ogni cosa era sesso e lo amò. Continuò a danzare finché la canzone non finì, mandò poi alla ragazza uno sfacciato occhiolino prima di saltare giù dal palco e raggiungere gli altri ragazzi. Loro gli diedero una pacca sulla spalla con grandi sorrisi stampati sulle loro facce, complimentandosi per la sua-nonostante volgare- bravura nella danza.

 

Non c'era stato tanto bisogno di fare tutto quello spettacolino, ma Louis era ubriaco e voleva lasciarsi andare. E voleva anche dimenticarsi del diciassettenne che aveva mantenuto nel retro della sua mente mentre era con i suoi amici, non volendo commettere un errore e far vedere che in realtà di lui gli importava. Così era tornato il Louis che saltellava ovunque e ci provava con tutto e tutti. Quel ragazzo non era con lui al momento, e ne avrebbe tratto vantaggio, pensò ubriaco.

 

Appena la sua vista offuscata scannerizzò la stanza senza alcun fine, notò Zayn aprire la bocca e avvicinarsi per parlare a Louis più chiaramente. Proprio quando stava per parlare, il braccio di Louis venne tirato da dov'era ed egli venne strattonato attraverso la massa della gente fino al centro. Mandò un rapido sguardo di scuse a Zayn, ma continuò a scontrarsi con la persona. Si scoprì che quella persona era un ragazzo, che aveva messo le braccia attorno alla sua vita e aveva cominciato a ballare con Louis all'istante.

 

Era di bell'aspetto, non c'erano dubbi. Aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri -una faccia carina in generale- ma qualcosa non andava. Louis non l'aveva guardato tanto bene a dir la verità, dato che erano abbracciati mentre ballavano, ma dalla mancanza di sensazioni che aveva normalmente nello stomaco quando vedeva qualcuno da cui era attratto, sapeva che il ragazzo non era 'adatto'. Fu veramente sorprendente, poiché  l'aspetto da duro, ma nel frattempo calmo solitamente rientrava nelle preferenze di Louis, perciò si sorprese a non sentire quella sensazione mescolarsi nel suo corpo.

 

In ogni caso, Louis continuò a ballare con il ragazzo, toccandogli ripetutamente il cavallo dei pantaloni.

 

"Ti ho visto ballare su quel palco" borbottò nel suo orecchio in modo sexy. Louis fece solo un verso di approvazione per fargli capire che aveva sentito, mettendo la sua testa di nuovo sulla sua spalla, mentre lui gli dava dei piccoli baci dietro l'orecchio. "Eri così sexy"

 

Appena il ragazzo-ancora senza nome, ma a Louis non importava davvero in quel momento- attaccò le labbra alla pelle sudata di Louis, quest'ultimo notò Zayn avvicinarsi. Lo guardò con uno sguardo furioso, cercando di scoraggiarlo dal venire verso di lui. Louis notò che ovviamente Zayn non l'aveva colto. Si fece spazio tra la folla, finché non raggiunse Louis e gli sbatté fastidiosamente il telefono davanti alla faccia; l'azione, però, non fermò  le labbra dello sconosciuto dal collo di Louis.

 

Louis squittì un "cosa?" interrogatorio attraverso un gemito, mentre la lingua del ragazzo gli passava sulla pelle.

 

"Ha continuato a suonare costantemente ed è fottutamente fastidioso." urlò Zayn sopra la musica.

 

"Beh spegnilo allora" urlò Louis di risposta.

 

"Rispondi e basta, continuano a chiamare quindi è sicuramente importante." disse Zayn testardo.

 

Agguantandolo dalle mani di Zayn, Louis ringhiò un 'd'accordo', girandosi verso il ragazzo che con riluttanza aveva staccato le labbra dalla pelle rossa.

 

"Devo rispondere, vieni con me nel bagno?" sussurrò nelle labbra screpolate del ragazzo, dopo averle toccate leggermente, con fare ubriaco. Il ragazzo annuì silenziosamente e intrecciò le loro mani, lasciando che Louis lo guidasse attraverso la folla  fino ai bagni.

 

La stanza era deserta, ad eccezione di un uomo che se ne stava andando. Il rumore del basso era meno potente in quella camera, era più come un rumore sordo che vibrava attraverso le pareti. Louis si appoggiò al muro, mentre controllava il telefono con gli occhi offuscati, che rifiutarono di focalizzare correttamente lo schermo luminoso. Le sue dita continuarono a scivolare sui tasti mentre cercava le chiamate perse e si lamentò per la frustrazione.

 

"Ehi piccolo, calmati" disse il ragazzo avvicinandosi e sussurrando nell'orecchio di Louis con tono tranquillo.

 

"Non so nemmeno chi è che mi stava chiamando." biascicò Louis. "Come faccio a richiamare se non so nemmeno chi sia?"

 

"Beh forse dovresti aspettare finché non ti richiamano"

 

"Ma poi saremo bloccati qua ad aspettare mentre lì fuori succede di tutto." disse mettendo il broncio come un bambino.

 

"Beh magari mentre aspettiamo possiamo divertirci un po' a modo nostro..." sussurrò il ragazzo in modo seducente, premendo le sue labbra contro quelle di Louis all'improvviso.

 

Louis ricambiò il bacio, ovviamente, ma ciò non voleva dire che gli piacesse. Era sciatto - ma ammise che era in parte colpa sua perché era troppo ubriaco per importarsene- e pieno di denti che si scontravano, e ad essere sinceri, non gli sembrava la cosa giusta. Non si era mai opposto a un bacio in questo tipo di situazioni, ma in quel momento, non era giusto.

 

Il suo telefono cominciò a vibrare nella sua mano, facendo esplodere la suoneria che divise la coppia di colpo. Louis premette il pulsante verde con un po' di esitazione e portò la cornetta al suo orecchio.

 

"Pronto-" iniziò Louis ma una risatina scappò dalle sue labbra quando quelle del ragazzo gli fecero il solletico mentre gli baciavano il collo. "Fermati, mi fai il solletico" farfugliò al ragazzo, dimenticandosi che il telefono era ancora vicino al suo orecchio.

 

"Louis? Sei tu?" La voce di una donna risuonò dal telefono. Louis la riconobbe, ma la sua mente rallentata non collaborava e non riuscì a capire chi fosse.

 

"Sì sono io- aspetta,aspetta, voglio fare quella cosa che fanno le persone nei film, pronta? Dipende da chi chiede" disse Louis stupidamente, facendo l'occhiolino, nonostante la persona non potesse vedere. La bocca del ragazzo si avvicinò alle labbra di Louis e lo baciò.

 

"Sono Anne, Anne Cox- ma dove sei Louis?"

 

Improvvisamente, quando il menzionare il suo nome scatenò un cumulo di emozioni, che gli fecero immediatamente smaltire la sbornia e realizzare la sua vita all'infuori delle mura di quel club, Louis si congelò nel bacio.

 

Separò le labbra da quelle secche del ragazzo. "A-Anne? Perché stai chiamando?"

 

La sua voce tremava ed era troppo poco chiara. Pensieri corsero nella sua mente con rapidità, ferendo il suo cervello poco attivo.

 

Anne. Harry. Messaggi. Mentire. Ubriaco. Ignorare. Ballare. Ignorare. Baciare. Ignorare.

 

"Mi serviva sapere che stessi bene",rispose Anne semplicemente. Il ragazzo continuava intanto a premere le labbra su quelle di Louis, ignorando l'espressione seria sui suoi lineamenti.

 

"M-ma certo che sto bene, p-perché volevi saperlo?" balbettò Louis confuso.

 

"Non hai più risposto ai messaggi di Harry e lui è davvero ansioso, Louis" ammise Anne.

 

Louis poté sentire un peso che cominciava ad accumularsi sul cuore, senza farlo cadere tutto subito, ma stava per farlo se avesse avuto alcun tipo di connessione con il genere di pensieri che stava avendo dopo ciò che gli aveva detto Anne. "Cosa? Perché? Ero solo-.. ero occupato credo"

 

"Sì, posso immaginarlo" commentò con tono vago.

 

"Cosa c'è che non va, Anne? Che è successo? Perché Harry è così agitato?" farfugliò Louis. Il ragazzo intanto continuava a pungergli il la mascella.

 

"Sei ubriaco, vero?" Chiese Anne subito dopo.

 

"Cos- no! Beh, forse un pochino, ma dimmi Anne, ti prego!"

 

"Spero solo che tu sappia in cosa ti sei andato a cacciare Louis-"

 

Louis interruppe il messaggio criptico di Anne, "dimmi e basta!" esclamò, spingendo via il ragazzo che stava tirando la sua maglietta per avere la sua attenzione. Gli lanciò uno sguardo al  per dirgli, in sostanza, di stare zitto.

 

"Si preoccupa per te, ok? Quando inizia ad importagli di qualcuno, gli importa fin troppo. Si preoccupa costantemente di questa persona e deve sapere che sta bene, è quello che fa. Allora gli manda messaggi per rimanere aggiornato e sapere che non gli è successo niente. E quando non riceve una risposta, comincia ad essere suscettibile. Poi, se una risposta non arriva dopo un bel po', comincia a preoccuparsi per davvero. E' tutta una discesa che non può essere fermata finché non sa che la persona in questione sta bene. E' spaventato Louis, non sa cosa stia succedendo."

 

Quella sensazione pesante sul suo cuore lo colpì, facendo precipitare il suo umore gioioso, riducendolo in frantumi. Si sentì in colpa, stupido, scortese, e un'altra dose di colpa sopra tutto. Sì, non poteva sapere che Harry era così, ma non avrebbe dovuto ignorarlo sin dall'inizio. "Cazzo" disse a sé stesso, senza sapere cosa dire.

 

"Devo andare a controllare come sta, Louis, ma magari mandagli comunque un messaggio o qualcosa del genere. Magari dopo riuscirà a prendere sonno. Dio solo sa come starà domani mattina per essere stato sveglio fino a così tardi" disse Anne tra sé e sé, mentre si lamentava di come sarebbe stato l'umore del figlio il mattino dopo. "Solo.. assicurati di sapere a cosa vai incontro, Louis, lui è diverso da chiunque altro. Non voglio che lo abbandoni quando le cose si fanno troppo difficili. Pensaci, Louis, cerca di capire se sei pronto ad entrare nella sua vita. E' tutto o niente, tesoro, è la scelta che devi fare."

 

E con questo  Anne attaccò, lasciando Louis completamente e totalmente esterrefatto.

 

 

 

*passo di danza che consiste nel piegare le ginocchia fino a quasi toccare in terra con il sedere mentre si continua a ballare attaccati a qualcuno, tirandosi su ondeggiando con il corpo.

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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 9
*** Domenica 8 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 8

Domenica 8

Erano le prime ore di domenica mattina quando Louis raggiunse la porta d'ingresso; immaginò che fossero circa le due del mattino, ma non ne era certo. C'era ancora un piccolo accennò di alcol che macchiava la sua mente, ma dopo la chiamata di Anne, era più che sicuro di essere tornato sobrio. Dopo aver riordinato i pensieri nelle giuste categorie, aveva spinto via da lui il ragazzo senza nome, riassortendo i pensieri e tutto ciò in cui consisteva la conversazione, così che potesse decidere come reagire.

 

Quello che decise di fare fu, in primo luogo, di uscire assolutamente dal locale. Quella che inizialmente fu un'atmosfera euforica, ora si era disintegrata ed era diventata un'aria soffocante e dolorosa che premeva sulla mente e sull'anima di Louis. Non sarebbe riuscito a sopportare il ritmo del basso che interrompeva i suoi pensieri ancora a lungo. Si fiondò fuori dalla folla, dimenticandosi dei suoi compagni che erano inchiodati da qualche parte, occupati a infilare la lingua nella gola di qualche ragazza.

 

L'aria fresca lo colpì bruscamente, come fece la chiamata: una grande forza che si inserì dritta nelle sue vene per far evaporare ogni intossicazione che scorreva libera nel sangue. Gli schiaffeggiò la pelle, filtrando all'interno per catturare quell'elettrizzante sensazione di gioia creata dall'alcol e intrappolarla in una capsula di preoccupazione e sensi di colpa. 

 

Passò davanti a vari club palpitanti, superò i confini dei negozi di kebab, dei rivenditori di alcolici, camminando sopra i piccoli stralci d'erba sui dossi artificiali. Cercavano di fare scena, aggiungendo un tocco di campagna a quell'area squallida, ma non era molto efficace.

 

Si sedette, mettendo le braccia esposte attorno al suo corpo, sfregandosele per mantenere il caldo che  irraggiava rapidamente dalla sua pelle. Dimenticando che era potenzialmente pericoloso stare lì, perché era nel bel mezzo della notte ed era buio, a parte la luce sulle strade, Louis serrò gli occhi e rimase con la testa sulle ginocchia.

 

Voleva semplicemente che qualcuno avesse deciso per lui. Voleva che qualcuno lo avesse schiaffeggiato con il buon senso prima di entrare nel locale. Voleva pregare qualsiasi Dio presente la fuori che non avesse causato più male, di quanto bene avesse fatto.  Pensava che fosse ok. Pensava che andasse bene quando l'aveva detto. Nonostante il peso sul cuore in quell'istante, l'alcol l'aveva fatto credere che andasse tutto bene. Ma non era vero, ovviamente, e ora se ne pentiva più di ogni altra cosa.

 

La visione di un Harry distrutto tagliò il cuore di Louis a metà con un colpo pungente. Si aprì e tutto l'amore che vi teneva all'interno fu lasciato scorrere fuori. Perchè se aveva ferito Harry, non meritava più di amare nessuno. Aveva rotto un essere innocente, un oggetto fragile.

E poi Louis si arrabbiò con sé stesso. Prima era solo infastidito e si sentiva in colpa. Ora, invece, era furioso dentro. Voleva prendersi a calci, pugni, graffiare fuori quelle parole che la sua bocca aveva pronunciato, così che non avrebbe più potuto dire di nuovo una cosa del genere. Fece uscire un forte lamento di frustrazione, le sue dita si aggrapparono alla radice dei capelli, accolto da pura furia. Perché l'aveva fatto? Che diritto aveva di dire quelle cose? 

 

Perché era spaventato. Quella era la ragione. Perché era fottutamente spaventato. 

 

Era un codardo.

 

La confessione di per sé non sembrò alleviare la forte stretta con cui il senso di colpa stringeva il suo cuore, ma comunque, quella piccola ammissione, aveva portato un leggero sollievo nella sua mente. Sapeva dove aveva sbagliato. Non era come se fosse inconsapevole, non era stupido. La confessione lo fece sentire almeno un po'  meglio, perché non stava negando il fatto di aver sbagliato ed era stato sincero con sé stesso, non come in passato, quando aveva ponunciato quelle brutali parole. 

 

Una volta che Louis ebbe assorbito l'aria fresca abbastanza a lungo da decifrare i suoi pensieri e ritenerli nella condizione adatta per decidersi sul da farsi, si alzò, rifiorendo dal suo crollo. Scrocchiò le ossa e si stiracchiò, cercando di liberarsi dell'ultimo spiraglio d'alcol nel suo corpo e si incamminò sulla strada, bloccando un taxi che passava. Dopo aver detto all'autista la sua destinazione, si accasciò sul sedile posteriore e appoggiò la fronte contro vetro freddo. Il sobbalzamento della sua testa sul finestrino ogni volta che l'auto faceva qualche manovra, non faceva alcun bene al suo mal di  testa, ma non si disturbò a muoversi. Guardava le luci lampeggianti stordirlo, accecandolo momentaneamente, prima di dissolversi.

 

Finalmente l'auto si fermò davanti alla casa familiare. Louis si sentì improvvisamente riluttante al pensiero di lasciare la sicurezza del veicolo, avrebbe voluto rannicchiarsi su  quel sedile non poi così comodo e legarsi alla maniglia, così che non sarebbe stato più in grado di andarsene. Lo sapeva che in quel modo l'avrebbe rifatto, sapeva che sarebbe stato un codardo, ma era spaventato. Non avrebbe potuto solamente mandare un messaggino, lo sapeva. Sarebbe stato troppo distaccato e non abbastanza personale e sentiva di doversi  scusare per tutto quello che aveva detto, nonostante Harry fosse ignaro di ciò.

 

Con esitazione, dopo aver pagato il tassista, Louis scese dalla macchina e lasciò che i suoi piedi lo guidassero fino alla porta d'ingresso.

 

Doveva suonare il campanello o bussare? Non sapeva se Anne avesse messo Harry a letto -dio, Louis odiava dirlo, faceva sembrare Harry un bambino- o no. Il campanello avrebbe potuto svegliarlo e Louis non voleva essere il responsabile di ulteriori problemi. Scelse la seconda opzione, decidendo che era quella più sicura nel caso Harry fosse addormentato. Poteva vedere una leggera luce attraverso le tende, ma ciò non significava che qualcuno fosse sveglio. Sperò che lo fossero, non voleva essere lui a svegliarli e causare ulteriore fastidio alla famiglia.

 

Con cautela bussò tre volte alla porta e rimase in attesa sul prato con imbarazzo, gli occhi impiantati sulle sue Toms luride. Circa un minuto più tardi sentì un movimento dietro la porta e quando alzò la testa, vide una luce accendersi nell'ingresso e risplendere attraverso il vetro ghiacciato.

 

Non appena la porta cigolante si aprì delicatamente, Louis sentì un brivido dovuto al nervosismo che inaspettatamente percorse la sua  pelle. Non sapeva cosa sarebbe successo oltre quella soglia - sempre che l'avessero lasciato entrare- perché, davvero, Anne avrebbe potuto dirgli che aveva beatamente mandato tutto a puttane e che non voleva che si avvicinasse mai più a suo figlio, e avrebbe avuto tutto il diritto di farlo.

 

La figura di Anne si mostrò man mano che  la porta si aprì. La sua faccia appariva spossata, stanca e stremata. Il suo corpo era coperto da una vestaglia, ai suoi piedi calzava delle pantofole e sembrava fosse pronta per andare a letto, anche se i suoi occhi dicevano il contrario.

 

"Louis" disse facendo un sospiro. Di sollievo? Louis non ne era sicuro.

 

"Ciao Anne" disse goffamente.

 

"Che ci fai qui?" disse attraverso uno sbadiglio che coprì con la mano.

 

"Io- è che.. Non potevo solamente scrivergli, dovevo vederlo." Confessò Louis balbettando.

 

Anne apparve leggermente scioccata dalla sincerità di Louis e si fermò a pensare. Si prese qualche secondo per elaborare le parole del ragazzo nella sua mente e lo lasciò poi entrare nell'abitazione, quando si rese conto che non lo diceva solo per il proprio interesse. Lo pensava davvero.

 

Louis chiuse la porta mentre entrava nel calore della casa e si girò verso Anne, che si era seduta sui gradini. Rimase in piedi imbarazzato vicino alla porta, non volendo rendersi ancora più ridicolo facendo qualcosa di proibito.

 

"Vieni qui, Louis" disse Anne stancamente. Gli gesticolò di avvicinarsi, dando un colpetto sullo spazio accanto. Louis si mosse e si strinse vicino a lei, i suoi occhi la guardarono con attesa e le sue mani si intrecciarono inquiete sul suo grembo

 

"Dorme?" Chiese Louis velocemente.

 

Addolorata, scosse la testa e rispose: " No, si rifiuta. Ma ad essere sincera, non penso ci riuscirebbe nemmeno se volesse."

 

Louis rimase seduto silenziosamente, lasciando che le parole si soffermassero in aria. Il suo senso di colpa era ancora un peso sulla bocca del suo stomaco e avvolto attorno al suo cuore.

 

"Mi dispiace" sussurrò in tentativo di mantenere la stessa atmosfera silenziosa. Nonostante il fatto che si sentisse un po' a disagio, almeno lei non gli stava urlando contro da ogni angolo. In realtà l'atmosfera era piuttosto confortante. Il calore di Anne c'era ancora. Aveva ancora quell'intero campo di forza, che costituiva la bontà dell'intera famiglia attorno a lei. Quella 'bolla' di gentilezza che Louis non pensava di poter mai bloccare, ma per una qualche ragione, pensò che avrebbe potuto scalfirla e  sarebbe potuto essere in linea con quella crepa. 

 

"Non è a me che devi chiedere scusa", rispose gentilmente." Anche se non credo sia questo che voglia sentirsi dire. Ha solo bisogno di sapere che stai bene, ogni altra cosa in aggiunta è un bonus, credo.

 

 

"Posso mica vederlo? Ma solo se pensi che vada bene, rispetterò assolutamente la tua decisione se non vuo-"

 

"Vai, Louis. E' nel soggiorno, la prima porta alla tua sinistra" sorrise debolmente, ma con una punta di dolcezza. " Solo.. stai attento con lui, ok?"

 

"Sempre."

 

I passi di Louis, mentre si avvicinava alla porta chiusa, furono ammutoliti dal tappeto. Bussò timoroso, aprì la porta e vi sbirciò all'interno con la testa.

 

Quando vide Harry, il suo cuore si sentì congelare.

 

Era seduto sulla sedia a braccioli, il suo corpo era rannicchiato su sé stesso, le sue braccia avvolte alle gambe con le dita che picchiettavano su una coscia. La sua faccia era nascosta con il naso tra le ginocchia.

 

La parte peggiore, secondo Louis, erano i suoi occhi. Fissavano dritti davanti a loro, diretti al caminetto che era acceso con un bagliore color arancione. Louis poteva vedere come Harry fosse ipnotizzato dalle fiamme danzanti e oscillanti, i suoi occhi erano inespressivi. Si abbinavano con la sua vecchia espressione, quella che mostrava nient'altro che il vuoto. Sembrava stanco: stanco di tutto. Non aveva alzato lo sguardo, quando aveva sentito bussare, né quando la porta si era aperta perché, Louis sospettò,  credeva che fosse Anne. Dopo tutto, chi altro avrebbe potuto essere?

 

E in qualche modo, vedere Harry così isolato, rendeva tutto molto più difficile. Ogni accenno di determinazione era stato lavato via da un'onda di compassione, pietà e senso di colpa.

 

Fece un passo nella stanza, chiudendo la porta cautamente con un 'click' dietro di lui. Harry non si mosse, i suoi occhi non si spostarono, ad eccetto per il lento sbattere delle palpebre. Louis non riuscì a non notare come quel colore fosse diventato di un verde opaco; era sicuro che non fossero  mai stati così spenti prima d'ora.

 

Il ragazzo più grande fece altri passi nella stanza, i suoi piedi increspavano il tappeto silenziosamente.

 

"Harry" la voce di Louis non voleva essere così silenziosa, non avebbe dovuto spezzarsi facendola diventare un sussurro, ma in qualche modo uscì rotta, senza nemmeno che ci provasse.

 

Gli occhi di Harry finalmente si mossero dalla loro ipnosi, il verde opaco cominciò a disperdersi, non appena Harry notò la figura di Louis, guardandolo dall'alto in basso con quello sguardo intenso del passato.

 

Improvvisamente, il corpo di Harry balzò dalla sedia, saltando verso Louis e finendo per crollare in una stretta attorno al suo corpo. Harry lo strinse forte e all'inizio Louis non seppe cosa fare. Avvolse le sue braccia attorno alla schiena di Harry e ricambiò l'abbraccio, come se ne andasse della propria vita.

Poteva sentire il respiro pesante della bocca di Harry sul suo collo, era così rumoroso e laborioso che poteva sentire chiaramente l'affanno di sollievo  nella stanza silenziosa.

 

Louis strofinò il naso sulla spalla di Harry e chiuse gli occhi nella forte stretta. Il suo respiro ora era dello stesso ritmo di quello di Harry. Era come se ci fosse stato un peso sullo stomaco che gli impediva ogni tipo di respirazione. Lui, invece che provare a riacquistare la padronanza del ritmo, respirò attraverso il naso, prendendo un respiro del profumo di Harry, il quale non era sicuro che avrebbe potuto sentire ancora.

 

"Mi dispiace" mormorò Louis nella spalla di Harry. Non era nemmeno sicuro che le sue parole fossero abbastanza chiare da essere capite, ma le disse in ogni caso, colto dal calore del momento, quando tutto ciò che voleva fare era chiedere scusa ancora una centinaia di volte.

 

Harry scosse la testa contro il collo di Louis per indicare che aveva lo aveva sentito  e che non era d'accordo con il suo commento. Era più una mossa sprezzante, una di quelle che fai quando qualcuno dice qualcosa che non andrebbe detto.

 

"Mi dispiace così tanto" ripeté Louis nel materiale della maglietta di Harry. Questa volta Harry scosse la testa con più determinazione, come se le parole di Louis fossero completamente senza senso.

 

Louis tirò via la faccia dalle spalle di Harry con riluttanza, facendo muovere a sua volta  anche la testa di Harry che si trovava accoccolata sulla pelle calda di Louis. La faccia di Harry era direttamente di fronte alla sua, ma il ragazzo non incontrava ancora i suoi occhi. Louis, invece, fissava intensamente nei suoi, nonostante la mancanza di contatto visivo. "No  Harry, hai bisogno di sapere quanto mi dispiace per quello che ho fatto, per tutto."

 

Quegli occhi verdi luminosi, guizzarono, dal bordo di cotone del suo colletto, verso quelli azzurri di Louis, tremolando un secondo prima di tornare al posto giusto. Louis non era sicuro di cosa significasse quello sguardo, ma non appena Harry tolse lentamente il suo braccio dal corpo dell'altro e si ritirò sul divano opposto al caminetto, capì che Harry lo avrebbe ascoltato, nonostante avesse voluto mettere le scuse di Louis da parte.

 

Louis sprofondò a fianco al più piccolo, che era raggomitolato nel lato opposto del divano. Si prese del tempo per notare gli abiti di Harry mentre si sistemava sui cuscini. Il suo outfit era totalmente adorabile, pensò Louis. Tirava fuori tutta l'innocenza di Harry, un solo completo che lo descriveva perfettamente. Indossava un pigiama dal disegno scozzese blu e verde: i pantaloni di cotone e la maglia a maniche lunghe, con solo un piccolo triangolo del petto pallido di Harry in vista. Era così teneramente carino che Louis pensò che il suo cuore gli sarebbe scoppiato fuori dal petto.

 

Prima che Louis avesse occasione di parlare, Harry si girò, sporgendo il suo di dietro in aria mentre trafficava per terra con le mani. Louis non riuscì a non guardare; voglio dire, sarebbe innaturale non farlo, giusto? Quelle morbide natiche erano esattamente rivolte verso la faccia di Louis, poteva davvero negare uno sguardo a quella rotondità così palpabile? Louis pensò di no, o almeno convinse sé stesso che non fosse possibile.

Harry, purtroppo per Louis - ma in realtà a Louis piaceva anche la sua faccia, quindi il fatto che il suo sedere non fosse più in mostra non fu troppo doloroso-, tornò nella sua posizione precedente con un block notes e una penna in mano. Dopo aver scarabocchiato sul foglio Harry lo mostrò a Louis:

 

Non hai bisogno di scusarti, Lou

 

Louis sospirò, ovvio che Harry avrebbe reagito così. Pensò che non ci fosse niente di male nel modo in cui Louis si era comportato.

 

"Vuoi che scriva o che parli?"

 

Non mi importa, puoi parlare se preferisci.  Scrisse di risposta Harry.

 

"Io- tu non capisci, Haz. Ho bisogno di chiederti scusa. Ho bisogno di dirti ancora e ancora che mi dispiace, perché sono stato così orribile e crudele ed è imperdonabile, ma ho bisogno almeno di provarci e farmi perdonare perché non posso perderti e io- mi sto perdendo in chiacchiere, vero?"  il discorso di Louis era rapido e precipitoso, ma quando vide Harry, seduto lì, con la più piccola piega sulle sue labbra, notò la sua parlantina e si fermò.

 

E' tutto a posto Louis, ero solo preoccupato per te quando non mi hai risposto- è tutto qua. Non è che hai ucciso qualcuno o roba simile.

 

"E' questo il punto, tu eri preoccupato. Non avresti dovuto essere preoccupato a causa mia. Non mi importa se tu sei così, non avrei dovuto comunque metterti in quella posizione." confessò Louis umilmente.

 

Non importa Louis, ora sei qui e questo è quello che conta. Stai bene.

 

Louis fece uscire un rumore soffocato. Harry non capì. No, Louis non aveva programmato di informarlo sulle terribili parole che aveva detto al club, ma voleva chiedere scusa indirettamente. Forse era solo per lenire il senso di colpa che si era introdotto nel suo cuore, forse era per fermare questo peso che sentiva sul petto, ma aveva bisogno che Harry capisse che gli dispiaceva.

 

Quando Louis guardò in alto dal suo grembo, dove stava torcendo le dita tra di loro, Harry aveva di nuovo preso il blocco, con un'altra riga scritta sopra. L' espressione di Louis era esitante e il suo labbro, catturato in mezzo ai suoi denti, come se stesse decidendo se ripondere o  meno.

 

Ti dispiace se ti chiedo perché non hai risposto?

 

Louis deglutì forte. Cosa avrebbe dovuto dire? Che lo stava ignorando? Che aveva smesso di rispondergli perché non voleva sembrare strano davanti ai suoi amici? Che praticamente era stato un vero stronzo?

 

"I-io mi sono fatto prendere da tutto e credo mi sia semplicemente passato di mente" la bugia rendeva la sua lingua appiccicosa, amara e collosa nella sua bocca. Quando Harry annuì solennemente, come se capisse, Louis sentì quel gusto inspessirsi sulle sue labbra e improvvisamente sentì il bisogno di lavarsi la bocca. Mentire era facile, Louis lo aveva provato nel club quando aveva sputato fuori quelle parole sul ragazzo, ma mentire a Harry era tutta un'altra cosa. La pura innocenza sul suo viso rendeva molto più complicato mentire perchè davvero, è di Harry che stiamo parlando.

 

Quando Louis guardò Harry, lo vide sbadigliare stancamente, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano e sbattendo le palpebre pesanti.

 

"Sei stanco?" chiese Louis delicatamente, raggiungendo il ginocchio con la mano per dargli una pacca. L'altro sussultò leggermente, dopodiché, giudicò accettabile il fatto di lasciare che il tocco si soffermasse sul suo ginocchio. Annuì leggermente, come se non avesse avuto nemmeno l'energià di muovere adeguatamente la sua testa.

 

"Vai pure a letto, fatti una bella dormita" disse Louis al ragazzo esausto. Harry annuì un'altra volta, alzandosi dal divano. Si stiracchiò e inarcò la schiena mentre lo faceva. Nonostante Louis si sentì un po' strambo a guardare con desiderio la figura del ragazzo mentre stava indossando un indumento così innocente, non riuscì a non notare di nuovo quanto fosse lungo il torso di Harry. Fu una sopresa che quella maglia non fosse troppo corta per lui, visto che i pantaloni sembravano troppo abbassati e Louis davvero desiderò che fosse troppo corta e fosse riuscito a vedere uno scorcio di quella pelle nuda.

 

Harry cominciò a camminare verso la porta ma si fermò prima di andarsene e si girò verso Louis, a guardarlo era un' espressione incerta.

 

In realtà Louis pensò che il suo cuore avrebbe potuto esplodere quando Harry fece la sua prossima mossa.

 

La sua mano destra era chiusa in un pugno e strofinava un occhio, mentre l'altra era stesa verso  di lui, le sue dita afferravano l'aria, come se stesse cercando di afferrare Louis.

 

Louis pensò che avrebbe potuto piangere da un momento all'altro. Pensò di non aver visto niente di così carino in vita sua, perchè, dannazione, nessuno avrebbe potuto abituarsi a quanto fosse adorabile il ragazzo in quel momento. Il suo semplice pigiama e quel comportamento, che avrebbe solo un bambino piccolo che cerca di catturare l'attenzione della madre e attirarla verso di lui, era il simbolo di tutto ciò che era adorabile.

 

"V-vuoi che venga anch'io?" chiese Louis balbettando.

 

Harry annuì quasi energicamente (ovviamente non troppo, visto che era sfinito fino in fondo alla sua anima, ma l'ambizione nel suo annuire era presente) e una volta che aveva rimosso la sua mano dall'occhio, rivolse il suo sguardo in direzione di Louis.

 

"O-okay" Louis provò a elaborarlo nella sua mente. Sì, era consapevole del fatto che non sarebbe successo niente, ma le camere da letto erano qualcosa di privato e personale e Louis pensò che visto che era stato invitato in quella di Harry, allora, wow, il ragazzo doveva davvero sentirsi a suo agio con lui. Louis sentì un crescere di orgoglio e di sincera felicità quando si alzò e si mosse verso il ragazzo.

 

Harry guidò Louis attraverso il corridoio, passando accanto a sua madre che stava ancora seduta sugli scalini. Quando vide la tranquillità di Harry e l'assenza di preoccupazione sulla faccia di Louis, si illuminò visibilmente con un ampio sorriso, nonostante esso fosse avvelenato dalla stanchezza.

 

Louis si fermò con imbarazzo quando si avvicinò ad Anne. Il suo sorriso era diventato in qualche modo curioso quando Harry si fermò e aspettò Louis a metà della rampa. "Ehm, Harry mi ha chiesto se potevo andare in..camera con lui" Louis si grattò dietro il collo impacciatamente mentre parlava. "Va bene?"

 

Louis sentì il soffio melodrammatico di Harry, ma ciononostante lo ignorò, concentrandosi su Anne, i cui occhi si erano leggermente estesi dalla sorpresa.

 

"Davvero?"

 

"Sì.. cioè, lo capisco se non vuoi, ma non ho intenzione di fare niente a- con lui."

 

"No, va benissimo, sono solo sorpresa" disse Anne con un sorriso incredulo.

 

"Sì, sì, lo so.." balbettò Louis.

 

Dalle scale, Louis sentì un rumore che sembrava un lamento strozzato. Guardò in alto verso Harry che stava lì, i denti che tiravano appena il labbro inferiore e una ruga nel mezzo delle sue sopracciglia. Non c'era dubbio che Harry riuscisse a fare lamenti dai toni acuti e ovviamente voleva che Louis si sbrigasse.

 

"Arrivo, arrivo. Dio, se sei pretenzioso." rise Louis sotto un respiro. Quando superò Anne, lei si alzò velocemente e gli sussurrò nell'orecchio: " Una volta che si è addormentato vieni in cucina a parlarmi, ok?"

 

Louis annuì ubbidientemente e seguì l'Harry rassegnato su per le scale fino alla sua camera. La camera di Harry era la camera tipica di un ragazzo adolescente, eccetto per la mancanza di poster di donne mezze nude per tutte le pareti e la mancanza di disordine sparpagliato per tutto il pavimento -quindi alla fine non era poi così tipica. Però era semplice, niente di stravagante. Il suo letto singolo era rintanato nell'angolo della finestra e Harry ci si trascinò immediatamente. Vi si buttò sopra di peso, facendo ridacchiare Louis quando rimase senza vita con la faccia sul letto.

 

"Dai, piccolo, mettiti a letto come si deve" fece da mamma Louis. Si avvicinò al letto e fece rotolare Harry, così che potesse tirare su il lenzuolo. Harry restò a peso morto, quando Louis cercava di infilarlo nel letto. Finalmente Louis aveva sistemato Harry sotto le coperte. Le coperte erano rimboccate fino al mento, la punta delle sue dita spuntava dal bordo mentre le teneva, per mantenere il calore al suo interno. I suoi occhi si erano chiusi e pronti per il mondo dei sogni.

 

Louis si girò per strisciare fuori, ma una mano gli schiaffeggiò una gamba. Si girò verso Harry, i cui occhi verdi erano di nuovo in mostra, lo guardavano con espressione implorante.

 

"Cosa c'è che non va, Harry?", chiese Louis dolcemente, accovacciandosi vicino al letto di Harry.

Harry emise un suono di disapprovazione, tirando fuori un braccio dal bozzolo di calore e dando colpetti al lato del letto.  I suoi occhi erano estesi e pieni di un verde edera, lo guardavano bisognoso.

 

"Vuoi che rimanga?" Chiese Louis, la sua voce alta e interrogativa.

 

Harry rispose annuendo con sicurezza.

 

"Okay" sussurrò Louis, prima di sistemarsi sul pavimento e appoggiare le mani sul materasso. Harry sospirò contento prima di chiudere nuovamente gli occhi.

Louis rimase seduto pazientemente e in silenzio, mentre Harry veniva trasportato dal sonno, il suo respiro si faceva sempre più profondo. Rimase seduto accarezzando il pollice di Harry che aveva in qualche modo connesso al suo, mentre pensava a tutto quello che era successo.

 

Quando fu sicuro che Harry si era addormentato, si alzò silenziosamente in piedi. Si piegò sul letto, la sua mano accarezzò i ricci di Harry -che, a proposito, erano incredibilmente morbidi, in caso  ve lo steste chiedendo. Erano come fasci di seta- e abbassò la testa in modo da essere vicino all'espressione pacifica di Harry.

 

"Mi dispiace, Haz. Non lo pensavo davvero, lo giuro, sono solo stato preso dal momento e mi sono comportato da stupido. Per favore, perdonami." Louis sussurrò la sua confessione al ragazzo addormentato. Prima che se ne andasse, si chiese se sarebbe stato sbagliato premergli un bacio sulla fronte. Harry non l'avrebbe mai saputo e Louis non poté resistere, doveva appoggiare le labbra alla massa di ricci con affetto. "Scusa", farfugliò mentre gli dava un bacino sulla testa castana, dopodiché uscì dalla stanza e si fece strada verso la cucina.

Anne posizionò la tazza di tè tra le mani di Louis e crollò sulla sedia con un sospiro. Louis lasciò che il tè caldo gli sciacquasse la gola, sorseggiandolo, una calma istantanea che si insinuava attraverso i suoi pori.

Ci furono un paio di minuti di silenzio mentre i due bevevano la loro bevanda calda; un silenzio confortevole.

"Allora", cominciò Anne

Il discorso sembrò causare a Louis una serie di balbettii, non appena rilasciò tutti i suoi pensieri, investito dalla fretta.

"Non posso dirti quanto sono dispiaciuto, Anne. Per tutto. Per il casino con Harry, innanzitutto. Per come l'ho fatto preoccupare. Cosa che, di conseguenza lo ha fatto stare alzato tutta la notte e domani sarà stanchissimo. E lo sarai pure tu, perché sei dovuta stare qui a confortarlo mentre avrei dovuto starci io, e-"

"Louis" interruppe Anne" Smettila. Smettila di scusarti, è tutto a posto."

"Lo so, ma-"

"Niente ma. Non sapevi che Harry fosse così, eri inconsapevole di come avrebbe reagito, quindi ti sei comportato normalmente. Tu hai la tua vita, Louis. Essere amico di Harry non deve compromettere quella vita."

"Ma Harry è parte della mia vita adesso.."

 

"No, Louis, l'altra tua vita. Quella che avevi prima di Harry. Devi viverla, hai altri amici oltre a lui."

"Lo so ma guarda com'è andata a finire sta volta. Non smetterò di parlare con loro o di vederli, perché sono i miei migliori amici e voglio loro un bene dell'anima, ma guardalo ora Anne, guarda che gli ho fatto."

"Non hai fatto niente di male. Lo sai, Harry non ti disprezzerà per avere altre persone di cui prenderti cura, lo sa che hai una vita al di là della vostra amicizia. Voleva solo sapere che tu stessi bene. La prossima volta, cerca di assicurarti di rispondergli, anche se è breve. O digli che stai facendo, digli che sei occupato e che gli parlerai appena puoi, solo non lasciarlo appeso a un filo o ad aspettare un messaggio che non arriverà mai", iniziò Anne.

 

Le sue parole fecero sentire Louis maggiormente sollevato. Non aveva alcun senso di colpa persistente sulle sue spalle, si sentì complessivamente meglio a sapere che poteva vivere la sua vita con i suoi amici, nonostante i problemi d'ansia di Harry. Un semplice messaggio sarebbe stato tutto ciò che ci voleva e Louis era sicuro che avrebbe potuto farlo, magari anche più di quello.

 

"Mi accerterò di farlo, Anne. Non farò più di nuovo lo stesso errore" Louis iniziò. "E' solo- Mi chiedevo.. Harry è sempre stato così? E' sempre stato così preoccupato per le persone?"

 

"La maggior parte delle volte, sì. Anche se è più per le persone della sua età, tipo gli succedeva di preoccuparsi così per Gemma. Voglio dire, non ha molto l'occasione di preoccuparsi, visto la mancanza di amici, ma ad esempio in un' occasione particolare in cui i suoi cugini lo visitarono per il week-end e si era abituato alla loro presenza, quando se ne andarono Harry fece difficoltà ad accettare l'improvviso cambiamento. Penso si senta così perchè hanno la sua età, sente che loro vorrebbero sentire che qualcuno tiene a loro come lo vorrebbe lui. E l'unico modo in cui può canalizzare quell'interesse è andando fuori di testa."

 

"E tu lo trovi difficile da superare?"

 

"Dipende da quanto è grave, in realtà. E' frustrante quando non posso fare nulla , quando dipende tutto dall'altra persona, che normalmente è inconsapevole di quello che sta succedendo, e tutto ciò che voglio fare è aiutarlo. Si comporta in modo così infantile quando lo affronta. E' come se la sua mente fosse stata impostata a dieci anni prima, qualcosa che scatta nel suo cervello e si comporta come farebbe un bambino. Voglio dire, credo che questo mi dia la possibilità di prendermi davvero cura di lui, come abbracciarlo e confortarlo adeguatamente, a differenza dal normale, ma poi è anche più difficile perché semplicemente non ascolta quando provo a parlargli."

 

"E' come se fosse agrodolce, giusto?" aggiunse Louis.

 

"Esatto. Ed è dura quando diventa in quel modo, perchè non capisce davvero che è stato così accondiscente con tutti ed è difficile per me riportarlo alla realtà. Anche se sa quello che ha detto, sa quello che ha pensato. Diventa lunatico. Se passerai la notte qui - pensi di passare la notte qui?- allora lo vedrai tu stesso, è giusto un avvertimento. Non è tanto male, ma è un po' come camminare sui gusci d'uovo finchè non sta di nuovo bene.

 

Louis aveva intenzione di restare? Non lo sapeva. Non voleva oltrepassare il limite. Come aveva detto Anne, Harry non era pienamente in sé era diventato così ansioso, quindi forse non voleva perdonare Louis.  Ma se quello era il caso, allora sicuramente Louis avrebbe dovuto, o parlarne con Harry e assicurarsi che nessuno di loro venisse lasciato all'oscuro di dove fosse l'altro, o provare il suo meglio per farsi perdonare. Ma come aveva detto Anne, non è che non sapesse quali fossero i suoi pensieri. La mente di Louis, invece, elaborava pensieri sul voler restare, ma sapeva che sarebbe stato maleducato imporlo dopo tutto quello che aveva fatto.

 

"Posso?"

 

"Certo, Louis. Sei il benvenuto qui, ogni volta che vuoi, okay? So com'è l'università e so che vuol dire faticare per soldi e la mancanza di cibo in frigo, quindi se hai bisogno di qualcosa, basta che vien-"

 

Improvvisamente si sentì un colpo fortissimo dal piano di sopra, seguito da una serie di passi pesanti provenire dal secondo piando della casa. Anne e Louis si zittirono entrambi, con sguardi curiosi e confusi. Il pestare diventò più forte man mano che scendeva dalle scale e poco dopo, la porta della cucina si spalancò.

 

Harry entrò insicuro, il suo corpo rimbalzò dalla porta dentro la cucina. I suoi occhi erano spalancati e i suoi capelli scompigliati. Una delle sue mani afferrava i ricci alla radice con angoscia. Stava respirando affannosamente e in modo alquanto stressato, finchè i suoi occhi che guizzavano per la stanza non si soffermarono su Louis.

 

Una volta che vide il ragazzo più grande, sembrò che tutto lo stress in lui fosse uscito fuori. Barcollò verso Louis e crollò su di lui dal sollievo. Gli occhi di Louis erano spalancati, quando Harry lo strinse così forte come se non volesse più lasciarlo andare. Le sue dita scavavano le spalle di Louis bucando  lo spesso strato di cotone della sua maglietta. Le sue guance erano inclinate verso quelle di Louis e stava respirando profondamente. Fanculo, la sua pelle era così soffice, com'era possibile.. e, Gesù, sta respirando sul mio collo, merda, sto per- bene, ecco la pelle d'oca, era tutto quello che Louis riuscì a pensare mentre il ragazzo rimase lì, finché il suo corpo non si fosse rilassato un pochino.

 

"Stai bene, piccolo?" disse Louis dolcemente, portando la sua mano sulla testa di Harry, cercando di  calmarlo un pochino con delle leggere carezze.

 

Harry annuì debolmente mentre tirò via la testa per essere in linea con quella di Louis. I suoi occhi balzarono verso la porta del retro che dava sul giardino, mentre lasciava la presa sulle spalle di Louis per gesticolare verso di essa. Aveva un broncio sulla sua faccia - un broncio carino- mentre cercava di trasmettere la preoccupazione che aveva provato.

"Porta?" Chiese Louis confuso.

Harry annuì, piegando la testa di lato e gesticolando delle linee che se ne andavano da lì.

"Oh, pensavi che me ne fossi andato?" Disse Louis una volta che realizzò i motivi di Harry per una reazione di panico di quel genere. Harry annuì.

"Non- non volevi che me me andassi?"

Harry scosse la testa determinato come se fosse la cosa più ovvia, ma allo stesso tempo una cosa che avrebbe dovuto spiegare a Louis attraverso le sue azioni.

"Vuoi che resti?" Fece la voce di Louis interrogativamente.

Era piuttosto sorpreso di come si stava comportando Harry, di come volesse disperatamente che lui restasse. Harry annuì con la stessa determinazione, con un sorriso a bocca chiusa sulla sua faccia, totalmente appagato.

"Okay" Louis lo sussurrò talmente piano che fu quasi silenzioso, solo le sue labbra a mimare le parole.

Harry si mosse dal grembo di Louis e si alzò vicino a lui, tenedogli la mano, gesto fuori dalle aspettative di Louis. Fece uscire una risatina quando afferrò le lunghe dita della mano di Harry e si lanciò in piedi. La sensazione della mano di Harry era morbida e soffice. Sommerse le dita agili di Louis, nonostante la sua giovane età. La sua mano inghiottì letteralmente, tanto era grande, ma gli  sembrò così giusto. A Louis piacque il calore che portò quella stretta. Era piacevole.

Il panico sembrò essersene andato ed essere stato rimpiazzato dalla spossatezza e i piedi di Harry si trascinarono sul pavimento mentre tirava Louis al piano di sopra.Louis sentì Anne tubare mentre rigirava il suo tè, Louis si girò per farle una linguaccia giocosamente e vide il suo visto pieno di amore e luminosità. Il suo cuore si inondò di beatitudine, quando vide la sua espressione, segno che accettava l'amicizia tra di lui e suo figlio.

 

Louis lasciò che Harry lo trascinò su per le scale, fin dentro la camera da letto scura. Harry immediatamente si arrampicò nel letto e si accoccolò sotto le coperte, abbracciando di nuovo il calore di esse. I suoi occhi chiusi si aprirono immediatamente quando Louis non si mosse da dov'era, in piedi vicino al letto. Aggrottò le sopracciglia e strinse forte le labbra tra di loro, in un'espressione di intensa riflessione.

 

Il suo braccio uscì fuori dalle coperte e raggiunse il polso di Louis, tirandolo verso di sé. Fece inciampare il ragazzo, facendolo quasi cadere sul letto sopra Harry. Prima che poté chiedere a Harry che stesse facendo, quest'ultimo stava dando colpetti sul materasso, dietro la sua schiena, dove c'era spazio.

 

Louis lo guardò con cautela "Vuoi.. vuoi che mi infili anch'io? Con te?"

 

Harry annuì con entusiasmo, almeno, tanto entusiasmo quanto lo potesse avere una persona che sta per addormentarsi.

 

"Sei sicuro? Non penso che sia una buona idea, Harry.." Per quanto lo volesse, non voleva trarre vantaggio dallo stato infantile del ragazzo. Niente sarebbe successo, ovviamente,  ma era comunque qualcosa di molto intimo.

 

Gli occhi di Harry diventarono imploranti e Louis tentò il suo meglio per resistergli, ma poi vide che erano così teneri che non riuscì a fermare le sue mani dal togliersi le scapre e -accertandosi prima che Harry fosse d'accordo- i suoi pantaloni stretti, arrampicandosi poi verso il ragazzo stanco. Scivolò sotto le lenzuola e si sistemò. Non voleva avvicinarsi troppo a Harry, altrimenti c'era possibilità che il ragazzo si terrorizzasse. Questo era già un grande passo.

 

Tuttavia, quella decisione l'aveva presa Louis e Harry afferrò invece il braccio di Louis e lo mise attorno a lui. All'inizio, Louis sentì il suo corpo irrigidirsi, scioccato dalla sfrontatezza, ma si rilassò presto al corpo di Harry e lo abbracciò calorosamente. Harry si rannicchiò contro il corpo di Louis e sospirò gioiosamente, cadendo poi in un sonno pacifico, quasi immediatamente.

 

Louis guardò l'espressione calma di Harry, elaborando i suoi lineamenti perfetti e sentendo il peso forte contro il suo petto, come se fosse nato per stare lì.

 

Louis conosceva quella sensazione.

 

Lo svolazzare nel suo stomaco, il battito che aumentava,, la temperatura che spargeva il calore per tutta la sua pelle.

 

Quel forte battere nel suo cuore ogni volta che pensava al ragazzo, irrefrenabile.

Un'ondata euforica di emozioni che cresceva attraverso le sue vene ogni volta che lo guardava.

 

A Louis piaceva Harry.

 

Più di quanto a un amico dovrebbe.

 

Ma, sorprendentemente, non gli importava.

 

Gli piaceva.

 

E così, andò a dormire con un'insolita calma, tenendo il ragazzo più piccolo tra le sue braccia.

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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Sabato 9 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 9

Sabato 9

 

No Louis, non lo farò. Puoi fare quello che vuoi, ma non mi convincerai, ok?

Era il sabato successivo, quando Louis ebbe il seccante compito di convincere Harry a fare qualcosa che lui - anche se Louis pensava che dentro di lui lo volesse fare disperatamente- si lamentava di non voler fare. Erano tornati nella confortante aula del piano, come solito, e dopo aver portato a termine insieme la loro sequenza di tintinnii di tasti, aveva deciso di svolgere un compito difficoltoso.

Avevano suonato un brano particolarmente gioioso e felice questa settimana. Non includeva per niente il pesante sbattere dei tasti delle note più basse del piano, erano tutti toni acuti, con una melodia discontinua. La velocità fece ingarbugliare tra di loro le loro mani, in un'estensione disordinata di dita. Nonostante la melodia fosse incasinata e si scoprì che era una stridula melodia per pazzi, fatta di note alte, i due ragazzi ci risero solamente sopra. Non erano imbarazzati per i loro errori, non erano infastiditi, perché si stavano divertendo.

Louis fu particolarmente fiero quando le loro dita si erano incastrate. In realtà era pieno di gioia. Ovviamente il rumore non era piacevole, ma la reazione di Harry era il seme dell'orgoglio. Harry non impazzì, non si spaventò. Non si rinchiuse nel suo mondo di infelicità e tormento. Fece l'esatto opposto. Quando Harry si bloccò, mentre facevano quel fracasso, Louis sospettò che quell'allegria che gli aveva portato la melodia gioiosa, stesse per dissolversi così velocemente tanto quanto il buon umore di Harry avrebbe fatto.

L'ultima volta Louis non conosceva il ragazzo. Non sapeva del suo problema, non sapeva il dolore dentro, così fittamente nascosto. Non gli piaceva, né aveva una inusualmente grande cotta per lui - suonava così infantile, pensò Louis, era più di una semplice cotta che si ha per il ragazzo più popolare della scuola.

Quindi, davvero, cosa si aspettava Louis? Quando era successo lo stesso l'ultima volta, Harry si era chiuso in sé stesso e Louis era preoccupato che sarebbe successa la stessa cosa. Questo fu per due ragioni. Ragione uno: non aveva idea di cosa fare. Lo dimostrava la sua inesperienza nell'affrontare i problemi di Harry quando lo portò al concerto settimane prima. Certo, quello era stato un evento in cui andavano di minore accordo, ma ciononostante era un dettaglio importante. Se l'umore di Harry fosse precipitato drammaticamente, allora Louis avrebbe avuto il dovere di migliorarlo. E non sapeva come fare quando il ragazzo era così fuori di sé. Ragione due: se Harry avesse dato di matto, allora Louis forse non aveva creato un così forte impatto nella vita del ragazzo come pensava. Se avesse avuto una crisi in presenza di Louis, allora sicuramente non sarebbe stata tanto grave quanto quella del concerto, no? Ma se fosse stata grave, o anche peggio, allora la mente di Louis sarebbe stata sovraccaricata, pensando a tutte le cose che avrebbe potuto fare meglio perché il ragazzo si fidasse di più di lui in queste circostanze.

Tutti questi pensieri, tuttavia, erano irrilevanti.


Harry rideva. Rideva, cazzo. Questo fece a sua volta ridere Louis, ma quella era una cosa a parte. Lui rideva. Quanto è adorabile ciò? Era una piccola bolla di felicità che spuntava fuori dalla sua bocca. Davvero Harry voleva far morire Louis dalla tenerezza ogni volta che si vedevano? Louis pensò che lui volesse, doveva farlo apposta.


Aveva avuto lo stesso effetto su di Louis quando era scoppiato a ridere sulla cima della collina qualche settimana prima. Aveva fatto ingrossare il suo cuore e in risposta alla sua risata aveva fatto un così largo sorriso che le guance gli avevano fatto male. Era quasi lusinghiero che Harry avesse la confidenza di sorridere e ridere. Con lui.


Così risero e sorrisero, sghignazzarono e arrossirono, fecero larghi sorrisi e fiorirono. Era..piacevole. Avevano passato delle ore davvero piacevoli.


Ritornando alla domenica mattina dopo 'l'incidente del club' , era davvero un periodo di diffidenza per Louis. Non sapeva se Harry sarebbe stato strano o infastidito da lui e se avrebbe sminuito completamente i tentativi del ragazzo più grande di farsi perdonare. Si svegliò, Harry avvolto tra le sue braccia, che dormiva beatamente. All'inizio, fu un po' un trauma. L'intonaco blu delle pareti fu uno shock. Quando le sue palpebre si aprirono completamente, ricoperto ancora dal sonno, l'azzurro opaco confuse la sua mente. Le sue pareti non erano azzurre, infatti, erano una sfumatura chiara di bianco, e le aveva ridipinte qualcosa tipo il mese precedente, quindi non avrebbe potuto sbiadirsi così in fretta. Quella sfumatura di azzurro gli ricordava la sua vecchia camera da letto a Doncaster, causando un'ondata di ricordi per la sua mente, nella quale si lasciò abbandonare. Si ricordò di quando si svegliava fissando quel muro azzurro di fronte a lui , quasi pregando che lo potesse inghiottire e lui non sarebbe stato costretto ad alzarsi per andare a scuola. Ma poi tendeva a ricevere un messaggio di Zayn con una confessione qualunque sulla festa della notte precedente o una chiamata poco piacevole per svegliarlo.

Quando realizzò che non era la sua camera, la cosa successiva che notò fu il forte peso che stava tenendo sopra di lui. Non era un peso così forte da rompere le ossa, era leggero, a dir la verità. Non era nemmeno leggero quanto un cuscino però, cosa che tendeva a fare quando era solo.

Solitamente lo manovrava inconsciamente  da una parte all'altra, rannicchiandovisi sopra, come se fosse una persona. Era sempre stato particolarmente imbarazzante quando si svegliava in quella posizione, insieme a una chiazza bagnata sopra di esso. E no, non era pipì.

I suoi occhi guardarono giù, curiosi, verso il peso persistente. Notò i ricci castani estesi per il cuscino, e così, ogni cosa gli tornò in mente.

Gli ci vollero un paio di minuti per radunare i suoi pensieri, ma poco dopo tornò rilassato, ancora nel letto, ancora con Harry. Si ricordò di come si era avvicinato nervosamente alla casa, di come Anne l'aveva accettato, del grande abbraccio di Harry che aveva fatto gonfiare i loro cuori quando lo stava salutando, di come aveva accompagnato Harry a letto, la chiacchierata con Anne, il ragazzo esaurito che lo tirava al piano di sopra e il momento finale in cui si era addormentato con il ragazzo tra le sue braccia.


Harry si era girato durante la notte e la sua testa era raggomitolata sul collo di Louis. I suoi respiri leggeri colpivano la sua pelle, nell'area compresa cresceva la pelle d'oca a ogni respiro. Le sue labbra erano leggermente separate, la sua bocca era un po' socchiusa.Ci fu un leggero ronzio provenire dalla bocca di Harry che risuonava nel silenzio della stanza, silenzioso, ma forte abbastanza da essere sentito.


Louis si chiese se era inquietante, visto che fissava il ragazzo che si era addormentato facilmente, ma sembrava talmente in pace che non riuscì a non guardarlo.

Non sembrava piccolo come era sembrato nelle prime ore del mattino. Sembrava più grande, più maturo. Non che gli fossero spuntate le rughe o gli fosse cresciuta la barba, semplicemente non sembrava più un bambino. Era come se l'interruttore che l'aveva trasformato in bambino durante l'attacco di panico, fosse stato spento, e lui era tornato nel suo sé stesso più maturo. I suoi lineamenti erano leggeri e senza preoccupazioni, ma la sua mascella aveva un aspetto prominente e cesellato e le sue labbra erano di un rosa naturale, la pelle invece non era perfetta, aveva delle macchie.

Era bellissimo.


Louis si sentì quasi come se la notte precedente fosse successo qualcosa, qualcosa lontano dall'innocente. Non era successo, ovviamente, ma il modo in cui guardava il ragazzo e la grande ammirazione che provava per lui lo sorprese, pensando che era tornato alla normalità e che non aveva fatto sesso con il suo ragazzo-dopo tutto tendeva sempre a fare questi pensieri dopo questo tipo di attività.

Tuttavia la calma e la serenità furono spezzate quando una specie di grugnito - Louis non seppe come descriverlo, davvero, era un rumore stranissimo- mischiato a un brontolio e a un lamento provenne dalla figura dormiente di Harry. Beh, non più dormiente ormai, visto che i suoi occhi si aprirono, sbattendo ripetutamente le palpebre. Durante quel rumore, Harry era riuscito a spostarsi, quindi ora era sdraiato sopra di lui, la sua faccia premuta sulle spalle di Louis. Il suo naso e le sue labbra erano spalmati contro la sua carne, solo quel lato del viso era visibile. Il naso di Harry era un po' freddo sulla pelle calda di Louis, ma era piuttosto piacevole, era reale.


Piccoli flash di verde lampeggiarono attraverso la pelle color latte delle palpebre di Harry, aprendosi per meno di un secondo e chiudendosi per un arco casuale di tempo, finché non si aprirono del tutto, cominciando a sbattere regolarmente. 

Louis poté vedere solo uno dei suoi occhi, visto che la sua faccia era spiaccicata contro di lui, ma notò il modo in cui lentamente registrava le cose attorno a lui. I suoi occhi si bloccarono per lo shock, fissando la pelle abbronzata quando realizzarono che la faccia non era appoggiata a un cuscino, ma pelle. Sentì l'assenza di respiro di Harry, quando anche lui si bloccò, fu come se il suo corpo non potesse fermare la reazione al suo 'nuovo cuscino'. 

Realizzò che una stretta lo teneva e si irrigidì.

Lentamente, il suo corpo rotolò e con le palpebre socchiuse sbirciò sopra di lui, notando Louis. Louis cercò di onorare le sue labbra con un sorriso rassicurante, sperando che non gli uscisse inquietante. Sembrò funzionare, dato che Harry tirò un sospiro di sollievo - o almeno, Louis sperò che fosse sollievo, era troppo genuino per non esserlo- e gli rivolse un leggero cenno con la testa per salutarlo, con una piccola piega alle labbra prima di rigirare la testa nel cuscino. 

Louis lo guardò storto, confuso dalla suo atteggiamento altezzoso. Si aspettava per lo meno un qualche tipo di reazione: un'espressione arrabbiata, un'espressione ferita, magari se era fortunato anche un'espressione piena di gioia- nonostante sapeva che fosse improbabile.

"Va tutto bene, Haz?" Louis non realizzò quanto fosse gracchiante la sua voce di primo mattino finché non parlò. Beh, in realtà i suoni gracchianti sembrano troppo tipo cornacchia, la sua era solo molto rauca e così differente dalla solita voce soffice. Si spezzò alla prima parola, dimostrazione che non aveva usato le corde vocali per ore e che era stato avvolto dal sonno. Tossì per liberarsi di quello spessore e ripeté la domanda con più chiarezza.

Harry emise solamente un suono di disapprovazione nel cuscino.

Beh, pensò Louis, questo era proprio penetrante.

Il silenzio prevalse per qualche minuto mentre Louis pensava a cosa dire. Mentre il viso di Harry era chiuso nel cuscino, il suo respiro profondo ventilava l'aria, diventando poi pesante.

Nonostante non stesse ricevendo alcun tipo di reazione, Louis apprezzò quel poco di accettazione che ebbe prima; avrebbe potuto essere completamente ignorato dal ragazzo. Almeno Harry non era arrabbiato con lui. Non sembrò pensare che Louis avesse tratto vantaggio di lui. E la rigidità del suo corpo era semplicemente perché, il fatto di sentire delle braccia attorno a sé era uno shock per lui. E quella rigidità non continuò quando notò che era Louis. Sarebbe stato di cattivo umore, Louis lo sapeva quello e la stanchezza sembrava essere compresa nel pacchetto. Voglio dire, aveva pure sorriso appena, cosa avrebbe potuto volere di più Louis?

Il richiamo della fame nello stomaco di Louis gli ispirò un idea di conversazione. "Hai già fame? Vuoi un po' di colazione?" Mise la mano a coppetta, alzandola per accarezzare con gentilezza la testa di Harry. I suoi pollici si mossero leggermente da un lato all'altro, strofinando i capelli nascosti dietro al suo orecchio. Sentì la sua testa spingersi un po' all'indietro nel tocco, come per dire che stava apprezzando le carezze confortanti.

Harry scosse la testa languidamente e fece un verso simile a quello precedente. Girò la testa di lato, fronteggiando Louis con gli occhi ancora chiusi dal sonno.


"Ti dispiace se vado a prendermi qualcosa da mangiare? Sembra che tu voglia solo dormire, quindi sarà più semplice se non sarò nel letto con te.."


Harry sembrò aver perso quel modo di fare appiccicoso della notte precedente e fece solo un "pfffft" arricciando il naso con fare indifferente. La sua faccia si rannicchiò nuovamente nel cuscino e sospirò profondamente, pronto per tornare a dormire.

Louis annuì a nessuno in particolare e mormorò un 'giusto' quando decise cosa fare.


Sì alzò, scavalcando Harry, cercando di non contrastarlo troppo. Quando tirò via il braccio da sotto il ragazzo, sentì un formicolio crescere bruscamente e si sentì punzecchiare quando il sangue tornò a scorrervi; non aveva nemmeno notato che il peso di Harry lo aveva addormentato. Il suo corpo scivolò fuori dalle coperte, finendo sul pavimento ricoperto dal tappeto, con un po' di difficoltà.

Rigettando uno sguardo oltre le spalle, mentre apriva la porta cigolante quasi silenziosamente, a parte il click che fece quando la chiuse, Louis si fece strada verso la cucina, alla ricerca di cibo, sentendosi soddisfatto della reazione di Harry. Louis pensò che fosse stato un successo.

E poi Louis trovò il volantino, dépliant, brochure, comunque lo vogliate chiamare. Aveva un colore acceso, un colore sgargiante, abbellito da finissima "word art" per tutto il foglio e non era troppo invitante. Ma nonostante ciò, esso catturò l'occhio di Louis e questa era la cosa più importante.

D'accordo, Harry non gliel'aveva dato direttamente, non gliel'aveva offerto su un piatto d'argento. Ma era spuntato così chiaramente dalla tasca dei pantaloni di Harry che Louis non aveva resistito e l'aveva afferrato per i bordi. Prima che Harry fosse stato in grado di reagire, Louis era saltato dallo sgabello ed era corso nell'angolo della stanza. Aveva tenuto il dépliant esattamente davanti alla sua faccia, come se avesse potuto aiutarlo a leggerlo più velocemente e più facilmente. I suoi occhi scannerizzarono rapidamente la pagina appena vide Harry incespicare verso di lui, cercando di filtrare l'informazione più veloce che poteva.

Prima di quanto si aspettasse, una mano colpì il foglio e lo strappò via dalle mani di Louis. Harry lo nascose dietro alla sua schiena, la sua faccia mise su un broncio dalla frustrazione.


"Oh, piccolo, non fare così" si lagnò Louis, mettendo il broncio anche lui sulle sue labbra per imitare Harry. Il broncio del ragazzo più piccolo si ruppe appena quando Louis lo copiò, e l'altro colse un sorriso trattenuto dietro le labbra che si contraevano.

Avvolse le sue braccia attorno alla vita di Harry con uno sguardo furbetto negli occhi. Le sue mani gli sventolavano attorno, cercando le altre mani, che avevano afferrato il volantino. Continuarono ad agitarsi attorno alla vita di Harry, facendo girare il ragazzo di lato, quasi piegato. Una risata scoppiò fuori dalle labbra di Harry mentre Louis continuava a lottare con lui, tutto per quel piccolo pezzo di carta. Le dita di Louis finalmente raggiunsero il materiale sottile e vi si attaccò come se ne andasse della propria vita.

Gli fu comunque negato il volantino, poiché Harry si rifiutò di lasciarlo prendere dal più grande.

"Perché non vuoi che lo veda?" Chiese Louis garbatamente, facendo diventare il tono giocoso improvvisamente calmo.

Harry raddrizzò la sua postura con un sospiro e scosse la testa, quasi con rimorso.

"Si tratta solo del talent show della scuola, giusto? Del fatto che cerchino un rimpiazzo per un'esibizione che è stata disdetta?"

Harry annuì e alzò le spalle, cercando di comportarsi con nonchalance e di evitare la conversazione.

"Allora, perché non vuoi che lo veda??" Iniziò Louis con molta calma. Harry sospirò pesantemente e si allontanò da Louis, saltando giù dallo sgabello e afferrando lo spartito dal leggio. Trovò una penna e


Scrisse : 

 

Perché proverai a convincermi a farlo.

 


Louis raggiunse la penna dal leggio del piano e diresse il foglio verso di lui.

E cosa c’è di male?!  



 


L’espressione di Harry non era troppo.. beh, espressiva, ma Louis riuscì a notare la luce di incredulità nei suoi occhi.





Perché non voglio farlo??





Ma perché no?





Louis sospirò, sapeva già che sarebbe stato un compito difficile. Gli occhi di Harry erano pieni di determinazione quando..





Perché non voglio e basta… Qual è il problema?





Il problema è che so che ti farà bene, ma tu mi ignori e basta!





Harry roteò gli occhi e lanciò a Louis uno sguardo duro. Sapeva che non era un’ argomentazione valida e che il suo sguardo di non era poi così di rabbia, ma era solo di grande frustrazione. Louis stava passando la stessa cosa, perché tutto ciò che voleva era che Harry ascoltasse. Non per sembrare presuntuoso, ma Louis conosceva queste cose. Era nell’industria dell’intrattenimento e si era esibito milioni e milioni di volte, quindi sapeva che quel piccolo talent show avrebbe fatto bene a Harry.




In che modo tutti che ridono di me sarebbe una bella cosa?!



Lo sguardo di Harry si spostò sui tasto del piano, spingendo il volantino con forza verso Louis. I ricci gli ricadevano in faccia, ma l’altro poté ancora vedere l’espressione cupa impostata sul suo viso.



Louis sentì un crescere di tristezza nelle vene, che pizzicava la sua pelle con la preoccupazione.



Era davvero quello che Harry pensava sarebbe successo? Perché avrebbe dovuto soltanto sentire il bisogno di pensarlo? Chi aveva messo quel pensiero nella sua testa? Solo.. Perché?



Harry" disse Louis quasi piagnucolando. Quando si avvicinò per parlargli, Harry agguantò di nuovo il pezzo di carta e scrisse con determinazione.

 

Non la voglio la tua compassione, ok? Non voglio alcun tipo di pietà o tristezza a mio favore. E non mi proteggere nemmeno perché ne ho abbastanza da bastarmi per l'intera vita. Non voglio questo proprio da te.



Louis sentì il suo cuore sprofondare. Non sapeva davvero perché il suo cuore era precipitato nel buco del suo stomaco, ma presunse che fu il fatto che Harry sembrò così persistente nelle sue parole. Come se fosse stanco, stufo ed esausto di tutta la pietà. Louis non era sicuro su che dire, aveva così tanto trambusto nella sua testa, ma niente sembrò trasformarsi in un discorso coerente.



Era la mancanza di confidenza che si bloccò nel suo cuore. Non aveva mai avuto quel problema, la confidenza viveva nei suoi geni. E invece ecco un ragazzo con quasi zero confidenza. Ogni persona con cui si associasse era rumorosa e delle volte leggermente arrogante, e quello era ciò che erano metà degli studenti della sua università. Ecco perché dovevano superarlo. Ma Harry non era così e Harry era il centro dell'interesse di Louis.ù

Infine Louis stabilì semplicemente:



Non rideranno di te, Harry..



Harry lo sbeffeggiò forte, come se le parole di Louis fossero tutte stronzate.



Certo che lo faranno. Non sono così stupido, Lou.



Come fai a sapere che lo faranno? Sei incredibile, Harry. Non rideranno di qualcuno con così tanto talento come ce l'hai tu. Se faranno qualcosa, sarà rimanere in silenzio sbalorditi.



Ci volle un po' a Harry per rispondere. All'inizio aveva solo fissato il foglio con inespressività. Poi, una volta che aveva preso la penna e attaccato la punta al foglio, non si era mosso. Era rimasto così, a fissare. Finalmente, dopo che aveva passato un bel po' di tempo a scrivere, buttando giù le sue parole, disse:



Ma io non gli piaccio..



Louis sentì il suo cuore andare in frantumi. Chiuse gli occhi, tenendoli stretti. Respirò profondamente attraverso il naso per calmare la sua valanga di emozioni brucianti che stavano scorrendo per il suo corpo.



Era una frase così semplice: così breve - ma non tanto dolce.



Quella frase mostrava così tanto.. così tanta solitudine, tristezza, rimorso e uno spruzzo di amarezza. Nonostante non fosse detto come dispetto o aggressione, era stato detto come una confessione dolorosa. Louis poté immaginare le parole fluttuare nell'aria, il modo in cui erano state scritte in un leggero grigio, un gradiente dell'azzurro che lavava via il colore cupo verso la fine delle lettere. Il carattere del testo era fiacco ma forte e aveva ancora una certa forma;  le parole erano scritte con tristezza, ma Harry aveva avuto la forza di ammetterle.

Erano un fruscio nell'aria che però continuava a cadere, cadere giù finché non si sarebbero arrestate nel cuore di Harry e non si fossero incatenate lì. Louis voleva essere la chiave per liberare quelle parole. Voleva prenderle e romperle in piccoli frammenti. Le butterebbe fuori, butterebbe via il punto di vista insicuro e pessimista di Harry delle persone con cui andava a scuola. E poi le rimpiazzerebbe con il suo nome, così Harry avrebbe avuto lui nel suo cuore a ricordargli che a qualcuno, all'infuori della sua casa, importava di lui.



"Harry" ripeté Louis, similmente a prima. "Non dire così, per favore."



Non dire cosa?  Lo sai cosa succederà. Non faranno il tifo, né applaudiranno per qualcuno che odiano. Mi fischieranno e mi prenderanno in giro e non ho davvero voglia che la mia vita scolastica diventi ancora peggio di come è già.



Fanculo, Harry. Non ti rendi conto di quanto sei bravo, vero? Indipendentemente dal fatto che tu sei migliore amico loro o no, non negheranno il fatto che sai suonare dannatamente bene. Sarebbe una bellissima cosa per te, Haz, lo sarebbe davvero. Guadagnerai così tanta confidenza e tua madre sarà così tanto fiera.



No Louis, non lo farò. Puoi fare quello che vuoi, ma non mi convincerai, ok?



Io sarò così fiero di te



Harry sospirò forte e si mise una mano nei capelli dalla disperazione. Lanciò a Louis uno sguardo distratto quando disse così, facendo uscire un ringhio silenzioso e profondo di frustrazione.



Non farlo Louis. Non mi ostacolare con i sensi di colpa per indurmi a farlo, ti prego.



Non ti sto ostacolando! Ti sto solo dicendo la verità! Sarei così fiero di te, Harry. Non puoi nemmeno capire quanto sarei orgoglioso di te. Dai, Haz, lo sai anche tu nel profondo che è una buona idea. Lo sai che ti sentirai così fiero di te stesso e così sicuro di te una volta che l'avrai fatto. In fondo lo so che tu vuoi farlo.



Harry ebbe una reazione simile alla precedente, sospirando e afferrandosi i ricci castani. LA sua faccia sembrava combattuta: indecisa e nervosa.



Non penso di poterlo fare, Lou. So cosa stai dicendo, e una parte di me è d'accordo con te, davvero, ma non credo che potrei davvero...farlo..



Puoi farlo, piccolo, puoi farlo. Pensa a come sarà bello dopo che l'avrai fatto, pensa alla sensazione che hai quando suoni in questa stanza, e ne varrà davvero la pena perché so per esperienza che dopo, la sensazione che provi e praticamente euforica.



E' che.. mi fa paura..



Lo so, ci sono passato, ricordi? Lo faccio praticamente per vivere. Potrei sembrare una persona molto sicura di me, ma sono sempre ancora molto agitato prima di salire su un palco, non importa quanto sia corta la performance. Ma attorno a me ho delle persone che mi sostengono e mi augurano buona fortuna e mi fanno sentire così...sicuro da spaccare i culi a tutti, tanto da mettere su la migliore esibizione della mia vita ogni volta.
Lo puoi fare, Harry.



No, non posso invece! Non ho quelle persone lì ad aiutarmi, non come ce le hai tu. Non ho una riga infinita di amici che mi augurano buona fortuna, dandomi l' in bocca al lupo e sapendo che sarò fantastico in ogni modo. Le persone tra il pubblico non sono miei amici. Lo so che non sono nemmeno nemici, ma non sono persone a cui piaccio. Non ho quel tipo sostegno!



Cazzo, Harry, ce l'hai invece! Hai tua madre,  e sono sicuro che Gemma potrebbe trovare un po' di tempo per venire e darti il suo supporto, o almeno chiamarti. Anche Robin! Robin c'è per mandarti un messaggio da qualsiasi nazione si trovi ora, solo per dirti in bocca al lupo. E hai qualcuno che vuole solo vederti felice, qualcuno che vuole solo vedere quel sorriso che farai dopo la performance, che sa che ti fa splendere perché è il sorriso che lo fa bruciare dalla felicità ed è il sorriso che vorrebbe vedere ogni giorno. Hai me.



Gli occhi verdi luccicanti di Harry sbirciarono Louis attraverso le sue ciglia lunghe. Guardarono la sua faccia, esaminando l'espressione di Louis, alla ricerca di qualche segno di menzogna che sapeva non avrebbe trovato, ma doveva controllare. In tutta onestà, le parole fecero esplodere il cuore di Harry nel suo petto.  Quasi soffocava mentre leggeva, il suo respiro diventava sempre più pesante dopo ogni parola.



Harry sentì che qualcuno gli voleva bene. Ed era una sensazione meravigliosa.



La faccia di Louis non esprimeva nient'altro che onestà, nessuna traccia di una bugia. Lo pensava davvero, dal profondo del suo cuore. Una minuscola piega al bordo delle sue labbra era la conferma che non aveva bisogno di  farsi tirare fuori le cose a forza per dire quelle parole così gentili e significative per lui, uscivano tutte naturali quando si trattava di Harry.



Harry fece parlare apertamente la sua espressione rivolta a Louis: "Lo pensi davvero?"



"Lo penso davvero, Harry, così tanto che è quasi surreale" disse con una risata secca.



Harry aveva ancora uno sguardo di indecisione sulla sua faccia, come se stesse avendo una battaglia mentale con sé stesso.



"Fallo e basta, Harry" lo incoraggiò Louis gentilmente.



Harry raccolse la sua penna e scrisse velocemente sulla pagina:



Tu ci sarai sicuramente?



"Ogni singolo secondo" disse Louis sinceramente, pronunciando ogni sillaba per rendere ovvia che avrebbe fatto quello che diceva.



Harry annuì, quasi dubbioso, come se non fosse sicuro se sarebbe dovuto essere d'accordo o no.



"Sì?" chiese Louis, occhi spalancati e un sorriso di incoraggiamento.



Ci vollero un paio di minuti per evocare in Harry una risposta definitiva, ma prima che Louis lo sapesse, Harry stava annuendo con più determinazione di prima, dicendogli che, sì, si sarebbe esibito davanti alla scuola. E Louis l'aveva fatto succedere.



Venerdì 9



Louis individuò Harry da lontano, avrebbe riconosciuto quei ricci inconfondibili da qualsiasi distanza. Si mosse in fretta attraverso l'entrata dalla scuola, sorpassando il gruppo di persone che si facevano strada verso il terreno scolastico. Poteva vedere solo la schiena di Harry, appoggiata alla macchina e riconobbe le figure di due donne vicino a lui. Velocizzò il passo, le sue Converse colpivano la ghiaia mentre si avvicinava. Poté vedere il corpo di Anne, che stava in piedi fronteggiandolo, ma non poté vedere la faccia dell'altra donna, visto che era di schiena. Ciononostante aveva l'impressione di sapere di chi fosse.



Notò gli occhi di Anne gettare lo sguardo verso di lui e poi avvisare Harry gesticolando del suo arrivo. La testa di Harry si girò immediatamente, insieme con quella dell'altra ragazza.  Il suo viso si illuminò con un'espressione felice e  sollevata e scorrazzò da Louis velocemente.



Mentre si avvicinava, Louis notò l'abbigliamento del ragazzo più giovane. Avrebbe voluto che Louis l'aiutasse a decidere cosa indossare, ma avendo avuto le prove tardi il venerdì, Louis non aveva avuto occasione di chiamarlo. Si era fidato del fatto che Anne avrebbe fatto la giusta decisione nel caso Harry fosse stato indeciso, e sembrò averla fatta. Perché Harry doveva esibirsi, non poteva avere un aspetto trascurato. Doveva avere un aspetto intelligente, questo è quello che gli avevano detto. Louis sapeva che era un momento monumentale per Harry, aveva l'occasione di farsi vedere dalla scuola in altre vesti per presumibilmente una delle sue prime volte -specialmente quando tutti gli occhi sarebbero stati su di lui- ma con l'abbigliamento richiesto,cioè da 'intelligente', non poteva davvero allontanarsi dalla sua solita mise da scuola.



Tuttavia, indossava una maglietta bianca che sembrava piuttosto spessa e aveva il piccolo logo blu scuro di 'Abercrombie&Fitch' sopra, nascosto dai suoi pantaloni neri stretti, a vita bassa, tenuti su da una cintura marrone. Louis pensò che fosse stupendo, attraente e qualsiasi altra parola che esprimesse sesso. Il modo in cui la maglia era infilata nei pantaloni che essendo bassi ammorbidivano il suo lungo torso, che aveva ammirato così tante volte. Forse, a rischio di sembrare grezzo, era diventato una specie di ossessione che aveva nel ragazzo.



Louis non poté trattenere il sorriso sul suo viso, i denti bianchi scoperti in tutta la loro finezza, tirò Harry in un abbraccio. Harry non respinse l'abbraccio, solo perché era chiaramente nervoso.



Il suo respiro era esausto e le sue mani tremavano mentre si poggiavano sulla schiena di Louis.



"Ehi, ehi", iniziò Louis delicatamente nell'orecchio di Harry. "Calmati, Haz, andrà tutto bene."




Si tirò indietro per vedere la faccia di Harry completamente. La faccia del ragazzo più giovane  era piegata verso il basso con i ricci che ricadevano sui suoi occhi. Louis, con esitazione, poggiò le sue dita sotto il mento di Harry, alzandolo lentamente e riportandolo al livello normale. Gli occhi verdi di Harry erano chiusi delicatamente, troppo spaventati per essere aperti e fronteggiare la realtà.




"Guardami", sussurrò Louis. Harry scosse la testa debolmente, una ruga a formarsi tra le sue sopracciglia.




"Harry, guardami", ripeté Louis, facendo risuonare la sua voce.




Dopo aver fatto spuntare una serie di piegature tra i suoi lineamenti, Harry finalmente aprì gli occhi, sprofondandoli nella profondità delle sfere blu di Louis. Louis ricambiava lo sguardo, impedendo a Harry di rompere il contatto visivo per la prima volta da quando si erano conosciuti.




Harry ne aveva bisogno, non voleva farlo smettere. Gli occhi di Louis erano piscine d'acqua piena di rassicurazione, speranza e orgoglio che galleggiavano in superficie, con granelli verdi e dorati. Sembrarono infiniti, come se il colore andasse avanti per sempre.




Harry non aveva guardato dentro tanti occhi, ma era sicuro che quelli di fronte a lui fossero i più belli che potesse trovare.



Louis, invece, aveva visto gli occhi verdi ancora prima di lui, ma questo non vuol dire che li avesse visti così da vicino. Li aveva visti di sfuggita, aveva avuto solo lampi di quella bellezza. Poteva suonare come un cliché scadente, ma Louis non riuscì a non immergersi nella perfetta sfumatura di verde che ricopriva interamente i grandi occhi di Harry. Splendevano di una preoccupazione inspiegabile, ma con un accenno di ambizione.



Louis avrebbe potuto fissarli per giorni.




"Ascoltami, Haz" La voce silenziosa di Louis tremava leggermente ed era debole. " Sarai perfetto lì dentro, lo so che lo sarai, quindi non farti prendere dal panico, d'accordo?"



Harry provò ad annuire, prima di alzare le spalle e scuotere la testa come per dire "Non è per quello in realtà.."



"Cosa c'è? Dimmi, piccolo" insistette Louis con delicatezza.



Gli occhi di Harry gettarono lo sguardo di lato con riluttanza, guardando l'entrata della scuola dove c'era un raduno di studenti che stavano, probabilmente, aspettando i loro amici. Erano nei loro abiti casual, ridevano e scherzavano con grandi sorrisi sulle loro facce. Sembravano abbastanza intelligenti, a parte alcuni dei ragazzi che sembrava non volessero nemmeno trovarsi lì, ma erano stati trascinati dalle loro ragazze. I suoi occhi si soffermarono su di loro con tristezza e preoccupazione.



"E' per loro? Hai paura che gli altri studenti non ti vogliano qui?"



Harry annuì dolcemente e con un leggero senso di colpa. La sua attenzione tornò su Louis, poi abbassò la testa e si morse il labbro inferiore.



"Oh Haz, devi trovare un po' di sicurezza in te stesso. A loro non importerà, stupido, tu hai il permesso di venire a questi eventi, è anche la tua vita scolastica." Louis notò Anne e la ragazza farsi strada verso i due ragazzi, stando leggermente fuori dai confini, come per non interferire. "E comunque, non mi sembra abbiano le palle per esibirsi e a te?"



Louis mandò a Harry un sorriso furbetto, dando colpetti alle sue spalle per rassicurarlo, girandosi poi per salutare Anne. L'abbracciò intensamente, sciogliendosi tra le braccia materne.




"Grazie per averlo convinto, Lou; sono così contenta che tu l'abbia fatto." Disse Anne con gratitudine mentre si dividevano.




"È stato un piacere" sorrise Louis con sincerità. "Bisogna pur tirare fuori un po' di sicurezza da questo piccolo birbantello, no?" disse, scarmigliando i ricci di Harry giocosamente e incasinandogli i capelli. Harry si contorse e si liberò dalla presa. Aveva un broncio scherzoso sulla faccia che si piegò all'insù, non appena le sue mani cercarono di riordinare i capelli spettinati da Louis.



Sentì una risata familiare e i suoi occhi si piantarono su una ragazza con, beh, degli occhi davvero familiari. Erano simili a quelli che aveva appena fissato intensamente,- nonostante non fossero altrettanto perfetti, perché davvero, nessuno poteva avere gli occhi tanto perfetti, quanto quelli di Harry, < davvero-  e mentre scannerizzava i suoi lineamenti, notò  un cenno di Anne che si mise in mezzo.



"Louis, non penso che tu e Gemma vi siate mai incontrati prima, giusto?" Disse Anne amichevolmente.



"No, direi di no," fece un passo avanti verso la ragazza carina e alla moda. "Louis Tomlinson" si presentò con un sorriso.



"Gemma Styles" disse lei con un sorriso dolce, mentre con uno scatto avanzava abbracciando Louis in un abbraccio di benvenuto.



"Dovremmo andare ora, è quasi ora dello spettacolo!" Anne esultò gioiosamente.  Indirizzò il braccio verso Gemma e la tirò verso l'entrata. Louis mandò a Harry uno sguardo di incoraggiamento e mise un braccio attorno alle spalle del più piccolo, guidandolo verso l'edificio.



Quando entrarono nell'aula dove ci sarebbe stata la performance, Louis notò che i posti a sedere erano quasi tutti occupati. C'erano studenti e genitori sparpagliati, ma erano più che altro studenti. Alcuni di loro erano impegnati in conversazioni profonde, spettegolando eccitati, altri si guardavano attorno semplicemente, senza alcun scopo, mentre aspettavano che lo show cominciasse.



Quando la famiglia, più Louis, entrò, la testa di Harry si abbassò immediatamente e i suoi occhi erano piantati per terra. Louis non voleva fare altro che tirare su la sua faccia e nutrirlo con un briciolo o due di sicurezza così che non avrebbe dovuto sentire il bisogno di chiudersi a riccio, ma poi capì perché Harry era così timido. Delle teste si girarono verso di lui e all'istante, uno sguardo di disapprovazione comparì sulla faccia di alcuni studenti. Guardavano il ragazzo dall'alto al basso, giudicandolo. Alcuni dei ragazzi sussurrarono qualcosa ai loro amici, indicando Harry con un' espressione canzonatoria.



Louis rimase confuso sul perché alcuni, non tutti, dei teenager dovessero essere così assolutamente ignoranti da giudicarlo. Sì, non era più a scuola da un paio di anni, ma era sicuro che non fosse mai stato così terribile. Magari non aveva trovato il tempo di notare alcuni degli studenti più silenziosi; dopo tutto, lui era una piuttosto grande presenza e quello potrebbe aver sopraffatto il suo ricordo dei teenager più timidi. Ma in ogni caso, non era normale comportarsi in quel modo. Harry non veniva perseguitato dai bulli a scuola, lo sapeva, ma questo tipo di accoglienza non era per niente carina. Solo perché Harry probabilmente non era mai andato a nessuno di questi eventi prima, non voleva dire che non potesse farlo ora.



Anne e Gemma sembrarono ignare, quando cincischiavano nel cercare le sedie che gli erano state assegnate, ma Louis non riuscì a non notare ogni faccia che sembrò sorpresa di vedere Harry lì. Louis sapeva che non avrebbero fischiato il ragazzo, niente di simile, ma dava l'impressione che Harry non fosse adatto per stare lì. Le loro facce scioccate avrebbero potuto essere per via del braccio che Louis teneva stretto attorno alla vita di Harry. Non aveva realizzato, mentre camminava nell'aula, ma le mantenne per confortarlo, quando Harry abbassò la testa.



"Stai bene?" sussurrò Louis nell'orecchio di Harry mentre camminavano verso la porta che portava al backstage. La testa di Harry era ancora diretta al pavimento, ma ciononostante annuì. Si fermarono davanti alle scale e Louis si mise di fronte al ragazzo più piccolo.



"Ehi" disse Louis silenziosamente sopra il trambusto del pubblico. Fece come aveva fatto prima, alzò il mento di Harry con gentilezza così che potesse vedere correttamente il viso del ragazzo. "Voglio che mi ascolti, ok? Voglio che ascolti ogni cosa che dirò ora"



Harry lo guardò concordante, tirando su le labbra in un sorriso promettente.



"Quello che ti dirò te lo dico per esperienza, ok? Quindi, credimi, so come ti senti ora.
Dimentica tutti quelli tra il pubblico. Dimentica tutti quei bastardi lì e concentrati sulla tua performance. Immergiti nella tua musica, Harry. Perditici dentro. Se hai bisogno di sostegno, allora guarda verso di me o verso tua mamma, o Gemma se vuoi, ma ti assicuro che non hai bisogno di noi. Per quanto tu pensi di averne bisogno, non ne hai. Perché sei forte dentro, Harry; sei un lottatore. Hai determinazione e hai quella motivazione che farà diventare questa la miglior esibizione che potresti mai fare. Dovresti vedere come sei meraviglioso stasera, Haz. Sembri un vero e proprio musicista, sei assolutamente stupendo. Credici che lo sei, perché so dal profondo del mio cuore che sei un musicista e che stasera dimostrerai a tutti di che pasta sei fatto."





(X)

Il palco era buio, ad eccezione di un riflettore che illuminava un pianoforte che stava lì, silenziosamente. Il piano era in pendenza, e le dita incantate del riccio potevano essere viste dal posto a sedere di Louis. La testa di Harry era piegata in avanti; Louis poteva vedere la sua schiena contrarsi e rilassarsi mentre presumibilmente respirava per calmare i nervi.



La sua testa guizzò in alto e i suoi occhi cercarono quelli azzurri e luminosi. Non fu lungo, durò soltanto pochi secondi, finché non creò una connessione con essi. Louis si accertò che il suo sguardo fosse soffice, esercitando nient' altro che supporto, incoraggiamento e puro orgoglio. Era già orgoglioso solo per i fatto che Harry fosse seduto lì, nonostante le sue dita non avessero ancora toccato i tasti. Harry non aveva mai fatto quel genere di cose prima, quindi era un grande passo per lui, che di per sé fece gonfiare il cuore di Louis, perché lui, l'aveva causato, lui aveva incoraggiato il ragazzo a farlo.




Una volta che Louis avesse trasmesso così tanta fede a Harry, il ragazzo tornò ai tasti, concentrandosi e impegnandosi nel piano, il piano e basta.



Iniziò relativamente piano,  con delle leggere spinte sui tasti, che impostavano l'animo del brano. Era un tintinnio semplice, ma aveva una complessità di sottofondo creata da note aggiunte che lo completavano. Era in un certo modo tranquillo, con un umore di tipo toccante. Potevi sentire il tuo cuore battere con ogni nota base, ondeggiando con il suono. Non ci volle tanto prima che la nota acuta entrasse in gioco, esponendo le abilità di Harry, sia a mantenere il tono profondo, sia a portare avanti la confusa sottigliezza delle note alte.



Era delicato il modo in cui suonava quelle note, senza troppa pressione, per mantenere la canzone nel suo umore abbattuto.




La testa di Harry era abbassata, nascondeva la sua faccia ma Louis sapeva che i suoi occhi erano chiusi strettamente. La sua espressione probabilmente era rilassata, eccetto per quelle palpebre strizzate che erano pensierose per il bisogno di sentire solo la musica.




Fu abbastanza semplice, quando si concentrò sulle note più alte. Ma la sua semplicità non sembrò accigliare la gente nella stanza; anzi, era piuttosto ipnotizzante. La stanza era muta come una tomba. Ogni occhio era concentrato sul singolo ragazzo. Ogni orecchio era sintonizzato nel suono che emanava il piano. Ogni mente non voleva che quella melodia finisse.




E poi diventò complesso. Le note correvano e la velocità con cui le dita di Harry si muovevano era inspiegabile. Lo faceva con così tanta facilità, come se fosse naturale che fosse così esperto all'età di sedici anni. La testa di Harry non era ferma come quando aveva cominciato con le note dolci, dondolava a ritmo con la forza delle sue dita. Era come se l'energia della musica stesse crescendo nelle sue vene e stesse inducendo una qualsiasi parte del corpo a muoversi e ad arrendersi a quel suono incantevole.




Ritornò alla sua calma e serenità per un po', in perfetto equilibrio tra forte passione e semplice amore per lo strumento. La passione tornò di nuovo con un veloce tintinnio delle dita, rallentando gradualmente, finché non finì con l'accordo perfetto.




La stanza era silenziosa. Le bocche spalancate e gli occhi pieni di lacrime. Quegli occhi pieni di lacrime appartenevano per la maggior parte a Louis, Anne e Gemma, perché, dio, Louis praticamente piangeva da quanto era orgoglioso. Quando l'applauso esplose e Harry fu scagliato fuori dalla sua bolla di musica, immerso nella sua conquista, la sua faccia si girò verso il pubblico, ricoperto dallo shock. I suoi occhi erano spalancati quando notò che quella reazione era per lui. E poi sorrise a trentadue denti, sebbene quel sorriso fosse solo per sé stesso quando diventò scarlatto e guardò il pavimento. Ma ciononostante sorrise.



Fu quello il momento in cui una lacrima scese un po' più velocemente sul viso di Louis, perché, cazzo, era così fiero del suo ragazzo, più di quanto avesse potuto immaginare. Vederlo in quel modo fece venire voglia a Louis di urlare dalla cima del tetto che Harry si era esibito davanti a circa 300 persone e che l'aveva fatto perfettamente. Quando Harry si precipitò fuori dal palco, con un sorriso curioso e soddisfatto sulle sue labbra, Louis si girò e si aggrappò ad Anne che stava piangendo come una madre orgogliosa avrebbe fatto. Si strofinò gli occhi ripulendosi dalle lacrime con una risatina acquosa, ma sapendo che la sensazione di orgoglio non si sarebbe ripulita molto presto.




Furono venti minuti di sofferenza -quello era l'unico modo per descriverli- in cui Louis dovette aspettare prima che finisse lo spettacolo. Una ragione era che, beh, diciamo che le esibizioni di danza erano particolarmente scadenti. Pompon e vestiti con luci al neon non erano proprio il genere che Louis amava, specialmente quando i vestiti delle ragazze erano incredibilmente corti e i balletti sembravano più degli spasmi che danza. L'altra ragione, la ragione principale, era che avrebbe dovuto aspettare un'atrocità di tempo per vedere Harry. Il ragazzo era ancora dietro le quinte e aveva il permesso di andarsene solo una volta che lo spettacolo fosse finito, quindi Louis non aveva alcun modo di dirgli quanto fosse fiero fino alla fine dello show. Aveva considerato l'idea di alzarsi fingendo di dover andare in bagno o qualcosa del genere, ma lo sguardo secco dalla donna di fronte quando disse a Anne il suo piano lo fece decidere che era meglio se restava lì.




Quando lo show finì e la gente cominciò ad andarsene, Louis saltò immediatamente in piedi, afferrando la mano di Anne che afferrò quella di Gemma; e tutti e tre si avvolsero nella folla verso la porta del backstage. Louis aprì la porta, guardando in direzione degli artisti che passavano, alla ricerca dei famigerati ricci.




Anne li individuò per prima, indicando e chiamando il ragazzo con emozione nella sua voce. Corse verso di lui e lo strinse nell'abbraccio più stretto che potesse dargli, e per una volta fu ricambiato, con lo stesso vigore. Louis avanzò lentamente, non volendo interrompere il momento e stette lontano da loro, guardando Harry interagire con sua madre.

In seguito, si avvicinò Gemma, senza dargli un altrettanto lungo abbraccio, ma esprimendo tanta felicità e tanto orgoglio quanto ne espresse la madre.




Il sorriso non lasciò mai la faccia di Harry.




E poi, quegli occhi verdi giada guizzarono verso il ragazzo dagli occhi azzurri. Si accesero, emozionati. Il suo ampio sorriso, si trasformò in un sorriso a labbra serrate, ma era ancora della stessa luminosità. Era più soffice dell'altro sorriso, era più sincero e con una punta di gratitudine. Anne e Gemma strisciarono di lato e lasciarono che Louis si avvicinasse a Harry. Fece fatica a mantenere il suo passo normale, quando tutto quello che voleva fare era scattare e buttare il ragazzo a terra in un abbraccio così forte, da spaccare le ossa.



Quando raggiunse Harry, rimase di fronte a lui, gli occhi leggermente alzati per guardare il ragazzo più alto. Guardò in quegli occhi verdi che sembravano così suscettibili alle emozioni e si accertò che Harry stesse guardando i suoi, pozzanghere piene di orgoglio.



"Sono così fiero di te" sussurrò Louis, accorgendosi che la sua voce era troppo debole per uscire interamente.



Harry chiuse dolcemente gli occhi in accettazione, un sorriso di gioia a illuminare la sua faccia. Quando li riaprì, splendevano di felicità.



Louis non riuscì a resistere ancora a lungo e presto le sue braccia furono avvolte attorno al collo di Harry, abbracciandolo forte. Sentì le braccia lunghe ricoprire la sua schiena, quando Harry ricambiò la stretta. La sua faccia era premuta nella calda pelle del collo di Harry come lo era la faccia di Harry nella sua. Rimasero nell'abbraccio più a lungo che poterono. Era come se i loro arti che si toccavano stessero trasferendo l'orgolio di Louis a Harry e la gratitudine che Harry aveva bisogno di esprimere a Louis.



Si staccarono, con riluttanza, e dopo uno sguardo prolungato nei loro occhi e sussurri di orgoglio che cadevano dalle labbra di Louis, Harry gli prese la mano destra nella sua.



"Cosa stai-" iniziò Louis, ma Harry alzò il suo dito per zittirlo.



"GM" * lesse Louis, quando Harry soletticò il suo palmo con quelle lettere. "GM?"



Harry annuì serenamente



Louis scompose la sua mente per cercare di capire che parole iniziassero con G e M, ma non trovò nulla nel suo repertorio in quel momento. Il suo cervello ancora non era ripartito dopo la performance emozionante di Harry, non si poteva pretendere anche che le riconoscesse tra le parole ordinarie.



Harry sospirò appena, scherzando ovviamente, e ripeté l'azione, stavolta più lentamente.




E Louis rantolò quando ci arrivò, guardando il ragazzo con speranza spostando lo sguardo da un punto che fissava mentre rifletteva, al palmo che gli formicolava.



"Grazie mille?" chiese piuttosto senza respiro.



Harry annuì entusiasta, con un sorriso accecante.



Louis sentì mancargli il respiro quando collegò le azioni di Harry e le sue parole. Di nuovo, si dimenticò di avvertire e saltò tra le braccia di Harry. Le sue gambe attorno alla sua vita e le sue braccia tenute strette attorno al suo collo.



Sussurrò nell'orecchio di Harry con estrema sincerità e onestà.



"Qualsiasi cosa per te."









*Nella versione originale, l'autrice ha scritto: "TY" (=Thank you), cosa che è ovviamente più facile da indovinare, tuttavia ho avuto difficoltà a trovare una combinazione corrispondente e adatta, quindi chiedo scusa se la mia soluzione vi risulta poco credibile.




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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 11
*** Sabato 11 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 10

Sabato 11

Il calore irradiava il petto di Louis, ricoperto da una maglietta spessa, mentre era pacificamente sdraiato sull'erba. I suoi occhiali da sole erano posati sul suo naso, la sua pelle, grazie a Dio non aveva bisogno di essere ricoperta di crema solare. La crema solare era sempre stata un tormento nella sua vita: doverla spalmare ogni giorno in vacanza sulla pelle delle sue sorelle, bastava per fargli provare repulsione verso di essa, soprattutto quando insistevano nello schizzarla dappertutto.

Era sorprendente il caldo, quando il giorno prima c'erano stati acquazzoni intermittenti, cielo nuvoloso e la strana comparsa di tuoni rombanti. Ma Louis decise di approfittarne e fare uso del bel tempo per riportare Harry al parco.

Gli ricordò della prima volta che uscirono, beh, a parte l'incidente del concerto. I loro gelati erano già finiti e i loro stomachi erano allineati con il piacere cremoso che aveva reso le mani di Louis parzialmente appiccicose. I due non poterono evitare di salire su per la collina con un tipo di caldo fin troppo afoso per l'Inghilterra, così affermarono di trovare una fontana sotto la grande quercia, che aveva una fresca ombra dove potevano sdraiarsi. Quello però, non fermò il sole dall'insediarvisi attraverso, di arrampicarsi sulla pelle di Louis, nonostante non sembrò aggrapparsi allo stesso modo a Harry, nascosto dietro il tronco dell'albero.

Louis guardò il ragazzo: schiena sostenuta dal tronco, gambe allungate e incrociate alle caviglie, braccia avvolte tra di loro. Uno spicchio di sole passò attraverso le foglie e splendette su un pezzo del viso di Harry, illuminando una parte dei suoi occhiali da sole, una parte del naso e l'angolo delle sue labbra. La sua pelle color latte non era splendente, non era di un bianco luminoso, ma aveva un certo bagliore scintillante sul quale il sole vi si gettava addosso.

Il suo abbigliamento non era necessariamente il migliore per una giornata di sole, ma Louis gli aveva dato il beneficio del dubbio perché aveva semplicemente lanciato l'idea al ragazzo mentre si annoiavano nella sala climatizzata del piano forte. Segretamente, Louis desiderò che il caldo diventasse quasi troppo da sopportare per il ragazzo, così lui avrebbe dovuto togliersi innocentemente quella maglia dei Ramones e rivelare quel torso lungo, molto lungo, attraente, afferrabile, degno di venire toccato, di quelli che ti viene voglia di farci scorrere le mani sopra costantemente, che vorresti leccar- merda, okay, facciamo finta che non sia mai successo.

Sembrava così in pace, nonostante quell'osservazione lo facesse sembrare come se fosse morto, ma aveva davvero un aspetto calmo. Non potevi dire se i suoi occhi erano chiusi o spalancati per via di quei Ray-ban che gli stavano così bene. Sembrava quasi una rockstar che oziava al sole dopo un concerto stancante. I capelli selvaggi si aggiungevano al look, insieme all'abbigliamento, che adesso Louis era piuttosto compiaciuto che Harry stesse indossando. Quella era un tipo di visione che piaceva molto a Louis e improvvisamente, l'immagine di Harry in eyeliner comparve nella sua mente. Gli piacevano quelle immagini, forse fin troppo. Ma, davvero, il modo in cui la linea sottolineava il verde luminoso dei suoi occhi era qualcosa a cui non poteva resistere.

Le sue guance arrossirono istantaneamente e i suoi pensieri si dissolverono, quando si accorse che Harry aveva alzato gli occhiali da sole e lo stava fissando allarmato. Plasmando un sorriso fin troppo esaltato, Louis salutò con la mano entusiasta, provando a scoraggiare Harry dall'accorgersi che lo stava proprio mangiando con gli occhi. Gattonò verso do lui e si mise in una posizione simile alla sua.

"Allora" disse Louis, girando la faccia verso l'altro, mentre si toglieva gli occhiali da sole e li infilava nella sacca di Harry.

Harry fece lo stesso con i suoi occhiali e annuì con un breve sorriso, come per dire la stessa cosa in risposta.

Solo allora, Louis notò il piccolo carrello pieno di bevande fresche e si rese immediatamente conto di quanto fosse assetato. "Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?"

Harry scosse la testa, frugando nella sua sacca e tirando fuori una bottiglia d'acqua mezzo vuota. Louis annuì, disse a Harry un veloce "torno subito" e si diresse verso il carrello.

Tornò non più di qualche minuto dopo, la sua tasca svuotata di due pound, ma le sue mani riempite dalla birra ghiacciata. Si rimise vicino al ragazzo, prendendo un lungo e desiderato sorso, facendo un sospiro di sollievo, quando il forte gusto attraversò la sua gola. Poté sentire gli occhi di Harry rivolti verso di lui, diede una sbirciata di lato, per notare il ragazzo intento a fissare la bottiglia verde che sgocciolava.

"Oh, ti va bene che la beva? Lo so che tu non bevi, quindi se non vuoi che beva quando sono con te.." chiese Louis, che vedendo Harry fissare aveva avuto quel pensiero per la mente. Harry, tuttavia, negò e scosse la testa fermamente. Lo sguardo di Louis era curioso e interessato, guardò Harry sospettoso e questo rispose scrollando le spalle e un gesto della mano per fagli capire che non era assolutamente come credeva.

"Dimmi a cosa stai pensando" chiese Louis, tirando fuori dalla sacca di Harry un blocco che aveva preso dall'aula del piano prima che uscissero. Lo premette, insieme alla penna, sul grembo di Harry e sorrise trionfante, mentre Harry fece uscire un sospiro sconfitto e afferrò la pagina per scrivere.

Io..mi stavo solo chiedendo com'era, tutto qua

Le sopracciglia di Louis si accigliarono in confusione. "Che cosa, questa intendi? Il gusto?" chiese, scuotendo appena la bottiglia per gesticolare. "Puoi provarla se vuoi, non mi importa" avvicinò la bottiglia al viso di Harry, senza rendersi conto che stava praticamente toccando le sue labbra. Harry arricciò naso e spinse via la bottiglia, riafferrando il blocco.

No, non in quel senso, intendo bere in generale. Tipo ubriacarsi e cose così, solo questo

"Oh.." disse Louis delicatamente "Non ti sei mai ubriacato prima, vero?"
Il suo tono non stava padroneggiando, era più gentile e leggermente interrogativo, ma caratterizzato da più che confusione.

Harry guardò in basso, mordendosi l'interno della guancia e scosse la testa quasi solennemente.

"Vuoi che ti dica com'è? È quello che ti stai chiedendo?”

Harry alzò la penna velocemente e scrisse sul foglio che giaceva in braccio a lui:

Per favore

Guardò su attraverso le sue ciglia, iridi color giada illuminati alla luce del sole. Il suo sorriso non era triste, ma nemmeno felice. Non era come se si vergognasse di non aver mai bevuto, assolutamente, ma quella piega caratteristica, agli angoli delle labbra, dimostrava un leggero desiderio di possedere quel tipo di ricordo. Era vulnerabile alla sensazione di rimpianto, rimpianto di non aver provato abbastanza a comportarsi come un vero adolescente. Ma a Louis non piacevano le cose normali: gli piaceva Harry.

“Io.. non c'è qualcosa che senti in particolare, sai? Ad essere onesti, non c'è molto di bello. Cioè, ti dimentichi quello che hai fatto la notte prima; se diventi davvero ubriaco marcio, ti svegli con un mal di testa martellante, e certi alcolici fanno davvero schifo. Ma immagino che è solo per via della scossa che ricevi. Magari è per il fatto che sai che non ti fa bene, che ti ubriachi. Come io so che il giorno dopo starò di merda e so che probabilmente farò qualcosa di stupido, ma è un modo per allontanarsi da tutto ciò che chiaro e ordinato ed essere spericolato per una volta, quindi continuo a bere. Se devo essere sincero, mi pento di aver cominciato a bere da così piccolo. Non ero troppo giovane, ma penso di aver consumato alcol a un'età giovane e ora non è più così...beh, così emozionante. Quindi non ti stai davvero perdendo tanto, c'è ancora tempo comunque. Non sei nemmeno nell'età per bere legalmente, quindi questo farà la tua prima bevuta a diciotto anni più emozionante della mia quando ho iniziato.”

Harry rimase seduto, pensieroso per un minuto, i suoi occhi si abbassarono al foglio dopo aver ascoltato con attenzione il discorso di Louis.

Non pensi che io abbia mandato a puttane la mia infanzia non avendo fatto le cose normali che fanno i ragazzi? Io...vedo tutti questi teenager che vivono quel tipo di vita, come andare alle feste ogni settimana e ubriacarsi e mi sento come se dovessi sentire di star perdendo qualcosa..

“Cos- no, Haz, ovvio che no! Non pensare così, okay? La tua vita è tanto bella quanto la loro, forse anche meglio perché non passi ogni domenica accucciato nel bagno vomitando anche le budella. Seriamente, hai anni e anni per fare questa esperienza e comunque, lo fanno solo per sembrare fighi e la maggior parte del tempo sembrano tutto il contrario. Se mi riguardo indietro ora, in un'età in cui sono anni che posso bere legalmente, vedo solo un fallito per niente figo.

Harry ridacchiò all'immagine di un Louis più giovane, sfigato e ubriaco che si comporta da stupido, nonostante la sua immaginazione mantenne il bell'aspetto che possiede ora, piuttosto che immaginarsi i lineamenti di un Louis adolescente. Sembrò si sentisse un po' più sollevato, se quel piccolo tiramento sulle labbra, che non sembrava volesse sparire molto presto, era qualcosa su cui fare affidamento. Cominciò a scrivere sul pezzo di carta, ma non appena i suoi occhi si alzarono verso Louis e poi guardarono di nuovo sulle parole, un rossore si diffuse sulle sue guance.

“Oi!” protestò Louis mentre Harry cancellava le parole. La sua obiezione bloccò Harry, che lanciò uno sguardo sorpreso a Louis e quest'ultimo prese vantaggio della sua distrazione. Si lanciò verso Harry – per fortuna aveva prima poggiato la bottiglia per terra- e si buttò per prendere il foglio. Harry fu veloce a reagire e combatté con Louis per evitare che il foglio venisse preso. Ma ben presto, le gambe di Louis furono a cavalcioni su Harry e le sue dita fecero il solletico al più piccolo, finché il foglio non cadde dalla presa del ragazzo.

Stando sempre seduto sopra Harry, Louis portò il foglio al viso per leggerlo chiaramente:

Mi comprerai la mia prima bibita legale?

Harry stava arrossendo intensamente sotto Louis, un leggero color scarlatto a illuminare le sue guance.
Forse era per via della loro posizione e il fatto che Louis fosse sopra di lui, o forse era perché era imbarazzato delle parole che aveva scritto su quelle righe.

Haz” disse Louis, senza scherno nel suo tono, ma con una punta di incredulità e gioia.
“Lo vorresti davvero?”

Harry sembrò indeciso se confessare la verità o meno. I suoi occhi si girarono di lato, perlustrando la cupola accanto a loro, cercando lì la giusta risposta. Un'alzata di spalle fu tutto ciò che gli venne in mente, perciò rispose così. Non stava dicendo né no né sì, quindi pensò che così avrebbe potuto prendere in considerazione tutte le opzioni. Sperò che la sua faccia non rivelasse che nella sua mente stava urlando: sìsìsì.

“Beh...se è questo che vuoi, ne sarei onorato.” disse Louis diplomaticamente, senza lasciar sapere a Harry che poteva vedere, nascosto nei suoi occhi, quello che realmente il ragazzo voleva.


Quegli occhi lo tradirono di nuovo, nonostante Louis non stesse ancora guardando direttamente all'interno di essi, accendendosi con pura gioia e entusiasmo. Il sorriso che si ruppe tra le sue labbra sì aprì, rivelando un po' di quei denti, bianchi come perle, su cui Louis voleva passare la sua lingua sop- Dio, non di nuovo, è come se i miei pensieri non fossero più controllabili.

E fu lì che Louis si ricordò che era a cavalcioni su Harry. Non volendo trattenersi troppo sui fianchi dell'altro, rischiando di farlo sentire a disagio e non volendo diventare lui stesso a disagio con un certo tipo di problema, scese dal ragazzo e si sedette a gambe incrociate accanto a lui.

Non notò l'incupirsi dei lineamenti di Harry, quando fece così, le piccole sopracciglia si accigliarono e con un movimento delle dita il ragazzo più grande lo tirò su.


“Forza, mettiti seduto” ordinò Louis, aggrappando la mano di Harry per tirarlo in una posizione seduta. Questa volta, Louis non si perse un altro bagliore di rosso che comparve sui lineamenti del ragazzo, ma tuttavia fece finta di non accorgersene, nonostante internamente non riuscisse a sopprimere un ghigno di vittoria.

“Chiedimi qualcosa che vorresti sapere” disse, riporgendo il foglio a Harry.

Harry rimase immobile e meditò su una domanda da fare per un po', tenendo l'estremità della penna tra le labbra, pensosamente.

Mi racconti del tuo diciottesimo?

“Il mio diciottesimo? E' stato abbastanza tranquillo, a dir la verità. Perché il mio compleanno è la vigilia di natale e mia madre mi ha letteralmente infilato in testa che non ero autorizzato a ubriacarmi. Così ebbi solo uno o due drink con Zayn al pub, ma non feci nulla di diverso dal solito. Il barista ci lasciava bere lì da quando eravamo appena diciassettenni, quindi non era niente di speciale.”

Oh...beh i tuoi diciannove allora?

Il viso di Louis si accese con un sorriso, “Beh, il mio diciannovesimo fu molto meglio, credimi. Non era il giorno del mio vero compleanno, l'ho festeggiato attorno capodanno. Io, Zayn, Liam e Niall eravamo entrambi andati a Magaluf* e, mio Dio, non mi sono mai divertito tanto in vita mia. Fu del tutto casuale, del tipo che non avevo idea che ci saremmo andati fino al giorno in cui partimmo. Ad essere onesti, fu piuttosto crudele, perché finsero tutti di essersi dimenticati il mio compleanno, ma poi mi diedero i biglietti ed è stato così bello. Era tutto un bere, ubriacarsi ogni sera, ballare, nudismo-”

Harry sgranò gli occhi comicamente e la sua mascella si spalancò dallo shock.

Nudismo?!

Louis rise “Lo so, fu totalmente fuori dal mio controllo, ma in qualche modo riesco ancora a ricordarmelo. Fu esilarante, non so perché lo feci, lo facemmo solo io e Zayn, quindi non fu come se lo avessimo fatto tutti, cosa che è piuttosto strana, ma fu così...divertente. La piscina era così gelida che, lo giuro, il mio pisello era diventato praticamente insensibile, ma fu lo stesso un'esperienza elettrizzante.”

Harry scoppiò a ridere non appena Louis finì di parlare e Louis non riuscì a non ridere insieme a lui a quel ricordo. Harry tirò indietro la testa e le sue labbra erano aperte in un sorriso enorme, facendo risuonare quella sua bellissima risata. Continuò a far uscire piccoli risolini dopo essersi calmato, non riuscendo a togliersi quell'immagine di mente.

“Cambiamo discorso” rise Louis, schivando l'argomento per evitare altre risate rimbombanti a sue spese – non che a Louis importasse, visto che si trattava della risata di Harry che era diretta a lui.

Cos'altro hai fatto lì? Oltre che fare il bagno nudo..

“Hmm...fammi pensare... non credo sia successo niente di importante. Oh! Ho avuto una specie di storia estiva.” ammiccò Louis.

Davvero? Parlami di lui!

“In realtà era piuttosto noioso, se devo essere sincero. Ma, voglio dire, a quel tempo, tutto quello che volevo era una buona scopata, quindi non è che mi importasse molto se sapesse sostenere una conversazione o meno. Ci incontravamo ogni sera al locale e cominciavamo da lì. A pensarci bene, credo che non si possa chiamare una storia, era più una 'scopa-amicizia' estiva. Ma non suona molto bene, vero?"

Harry non stava arrossendo, non tanto quanto fece mentre scrisse la risposta, con una spolverata di rosa sulle sue guance. Teneva il labbro inferiore catturato in mezzo ai denti e con timidezza mostrò a Louis il suo blocco.

Anche a me piacerebbe una storia estiva, penso che siano dolci.

Louis avrebbe voluto fare un forte 'aw', ma non lo fece, mantenendoselo stretto in gola.

"Il mio non era tanto dolce però. Una sveltina sulla sdraio non è proprio la cosa più romantica che ci sia."

Harry rise un pochino assieme a Louis.

La vorrei comunque, però sceglierei un ragazzo che non sia noioso come il tuo, ovviamente.

Gli occhi di Louis lessero distrattamente la frase un paio di volte, ma continuarono a venir attirati da quell'unica parola: ragazzo. Non riuscì a impedire a quella parola di scorrere fuori dalla sua bocca.

"Ragazzo?"

Stavolta Harry arrossì decisamente, le sue guance avvamparono di un rosa acceso e sembrava che volesse nascondere il suo viso dall'imbarazzo. Annuì con ammissione e Louis sorrise rassicurandolo, per fargli capire che era okay. Sarebbe sempre stato okay per Louis, lui era probabilmente la persona più gay che Harry avesse mai incontrato, quindi non c'era alcuna possibilità che il ragazzo potesse trattarlo diversamente.

Ovviamente non avrebbe voluto farselo scappare di bocca, ma l'aveva fatto. Louis era piú o meno felice, scioccato, ma felice. Quella situazione era calma e non vi era alcun tipo di pressione. Non fece sembrare la confessione troppo grande e pesante, era semplicemente scappato - ipoteticamente- dalle labbra di Harry, come fosse stata una normale confessione di qualcosa di assolutamente irrilevante. Per Harry doveva essere stato più facile dirlo così che in una conversazione esclusivamente per quello, quindi Louis era contento che si fosse aperto. In più, ciò voleva dire che la cotta di Louis per il ragazzo non era sprecata con qualcuno di palesemente e totalmente etero.

Quindi, Megaluf è il posto più lontano in cui sei stato? Andando per locali, intendo.

"Oh sì, quella è l' ultima volta che ci sono stato, non posso permettermi di andarci ora. Sono sorpreso che i ragazzi se lo potessero permettere, era piuttosto cara la vita lì, con tutti i drink e cose varie. Mi pagarono il mio biglietto e tutto il resto quindi deve essere stato costoso per loro. Potrei andare a Londra, per quello posso cavarmela, ma non fuori dal paese. Tu pensi che potresti? Cioè viaggiare per andare nei locali. Se bevessi, ovviamente.”

No, probabilmente no. Cioè, non fraintendermi, amo visitare altri paesi in vacanza e tutto, ma non per una cosa in particolare. E poi non saprei la differenza tra andare nei locali qua e in altri paesi...c'è qualche differenza?

"Non proprio. Probabilmente solo una differenza di meteo e forse è meno caro. Tutti sono lì solo per stare nei locali, quindi credo che questo cambi un po' l'atmosfera, ma qui intorno è comunque bello. Se ci vai con l'intento di ubriacarti, puoi farlo tranquillamente nel locale in fondo alla strada. Andare per locali praticamente è: bere, ballare, bere di più"

È per quello che ti piace? Perché si balla? È quello che senti quando balli che ti piace?

Louis pensò alla sua risposta per un attimo. Quello non era davvero ballare, a parte lo spettacolino che aveva messo su l'ultima volta, non lo faceva normalmente. "Beh immagino che sia per quello, ma non lo sia allo stesso tempo, ha senso? Ballare su un palco è diverso, è routine, è ciò in cui metti tutto il tuo cuore, mentre nei locali è più..può sembrare grezzo, ma è solo strusciarsi contro gli altri, muovere il sedere, cose volgari insomma. Non devi metterci tanto sforzo, è l'alcol che ti da la scossa, più che la danza. È una cosa divertente da fare, ma non è la stessa cosa sai?"

Come quando io ho una sensazione diversa quando suono il tuo piano, rispetto a quando suono quello a casa? Al tuo piano mi sento nel posto giusto al momento giusto, ma nel mio a casa non riesco a suonare altrettanto bene.

Gli occhi di Harry erano sgranati e innocenti mentre fissavano Louis, cercando di aiutarlo a spiegare.

"Sì, immagino che sia come quello" gli offrì un sorriso e un cenno di incoraggiamento. Harry sorrise contento quando capì, facendo battere velocemente il cuore di Louis. "Dipende dalla situazione, sai?"

Harry annuì entusiasticamente, d'accordo con lui. Fu come se le orecchie di Harry punzecchiassero in quel momento e la sua attenzione si rivolse alla band davanti alla fontana. Avevano suonato dei brani classici nel sottofondo, approfittandosi del parco affollato e del bel tempo. C'era un chitarrista, un bassista, un cantante che aveva una tastiera di fronte a lui e due persone che suonavano la tromba. Non erano tanto male, secondo la memoria di Louis, ma non li aveva davvero notati tanto ad eccetto per il momento in cui erano arrivati al parco.

L'espressione di Harry si accese quando sembrò realizzare quello che stava dicendo il cantante. Un sorriso si stese sulla sua faccia non appena vide i musicisti preparare i loro strumenti e la musica per cui Harry era tanto emozionato.

Appena Louis stava per chiedergli cosa stesse succedendo, Harry scrisse sul foglio velocemente e glielo mostrò:

Stanno per suonare Stevie Wonder ed è pure la mia canzone preferita!

Louis guardò l'espressione luminosa di Harry, notando quanto fosse felice ed emozionato solo perché la band stava suonando la sua canzone preferita del suo artista preferito. La musica significava molto per Harry, quello era ovvio, ma Stevie Wonder significava molto di più. Louis non sentiva qualcuno balbettare su quanto fosse meravigliosa una persona da quando viveva con le sue sorelle, che mugugnavano su Justin Bieber. Ciononostante a Louis non importava, lo amava infatti. Harry adorava quell'uomo, era così folgorato che fu inspiegabile.
Il tono calmante di quella voce sembrò dargli sollievo. Anche se il ritmo della canzone era veloce, Harry entrò in uno stato di calma e beatitudine. Quella musica era tutto il suo mondo.

Appena Louis lesse quelle parole e notò quell'espressione felice, afferrò la mano di Harry e lo tirò su facendolo alzare da terra con uno sforzo. Non perse tempo e trascinò il ragazzo più piccolo - nonostante ci fosse una piccola resistenza da parte sua- verso la piccola folla che era radunata attorno alla band. Li raggiunsero non appena la prima nota venne suonata e l'espressione di Harry si trasformò all'istante nel sorriso più grande che Louis avesse mai visto.

Louis amava così tanto quando Harry sorrideva. Non sembrava forzato o fuori posto, non era troppo grande, né troppo piccolo, era sempre giusto. Era quando sorrideva in quel modo che il cuore di Louis era di più in adulazione. Esprimeva estrema felicità e gioia. A pensare che settimane prima vederlo sorridere a bocca serrata era una grande impresa, fu sbalordito di come le cose fossero cambiate. Era una sensazione dolce e amara allo stesso tempo. Louis non voleva che le cose cambiassero da quel momento. Harry sembrava veramente felice e questo era tutto ciò che importava, ma una piccola parte di lui continuava a strattonare il suo cuore per ricordargli di quei sentimenti con cui non voleva spaventare Harry.

La musica era contagiosa, ma il sorriso raggiante di Harry lo era di più. Louis stava sorridendo così tanto che le sue guance stavano quasi per fargli male, ma ciò non lo scoraggiò dall'esprimere la sua felicità. Restò in piedi vicino a Harry, che era perso nella musica, nonostante la voce dell'uomo non fosse ai livelli di Stevie - che poi, chi era al suo livello?- e avvolse le braccia attorno alla vita del ragazzo.

Harry non si tese molto, forse un pochino per via dello shock, ma appena sentì il mento di Louis sulla sua spalla e la sua voce cantare le parole nel suo orecchio, si rilassò nella stretta. Le sue mani si incrociarono per tenere le braccia di Louis mentre lui dondolava da una parte all'altra, ballando un pochino.

Si dimenticarono di ciò che gli stava intorno.
Si persero nella melodia gioiosa e la sensazione della testa dell'altro sul proprio corpo. Erano intrappolati in una bolla di felicità.


Il telefono di Louis vibrò e squillò fastidiosamente nella sua tasca, per fortuna quando la canzone era finita e aspettavano la canzone successiva, ma in ogni caso aveva interrotto i due dalla loro trance. Louis lo pescò dalla sua tasca e premette il tasto di risposta, senza importarsi di controllare chi era. Tutto ciò che voleva era finire la chiamata in fretta così che potesse tornare ad Harry e passare il resto del pomeriggio in pace.

“Pronto?” chiese. La band sembrò suonare un pezzo sconosciuto sia per Louis che per Harry, così con un cenno della testa, gli gesticolò di tornare al loro posto.

“Ehi amico”

Zayn.

Merda.

Louis controllò Harry che stava camminando lentamente poco più avanti di lui, non notandolo assolutamente. Louis non voleva per niente parlare con Zayn in quell'esatto istante, non era davvero il momento. Con tutto quello che era successo l'ultima volta, non voleva ripetere l'esperienza. Ovviamente aveva promesso a sé stesso che non avrebbe più fatto nulla del genere, quindi non l'avrebbe rifatto, ma non aveva idea di quello che avrebbe detto. Era stato in quella situazione un sacco di volte nella sua testa, trovando milioni di modi in cui avrebbe potuto cambiare ciò che voleva dire, ma, in quel momento, c'era solo il vuoto.

“O-oh Zayn- ehm, che succede?” balbettò prima di ricomporsi e convincersi a comportarsi con nonchalance.


“Niente di che, mi chiedevo che stessi facendo, tutto qua” c'era qualcosa di strano dietro al tono di Zayn che Louis non riusciva a riconoscere, non era davvero sicuro di volerlo scoprire, sarebbe stato meglio di no.

“Ehm- niente di che, sto solo.. oziando” Louis sussultò da quanto strano suonasse e, davvero, chi è che usava ancora il termine 'oziare' ?

“Davvero? Stai oziando? E stai 'oziando' in qualche posto carino?” Louis poteva praticamente sentire Zayn giudicarlo attraverso il telefono, poteva letteralmente vedere le virgolette fatte con le sue parole.

“Uh no, non proprio, solo al parco, niente di speciale” Louis mantenne gli occhi fissi su Harry che si avvicinava all'albero.

Mentre guardava, il ragazzo inciampò sui suoi stessi piedi e Louis dovette tapparsi la bocca con una mano per sopprimere la risata che stava per scoppiargli. Harry si raddrizzò e si guardò intorno, per controllare se qualcuno se ne fosse accorto e, nessuno l'aveva visto, finché i suoi occhi non finirono su Louis che stava tremolando con una risata silenziosa. Arrossì e gli fece il dito medio, cosa che fece venir voglia a Louis di ridere ancora più forte. Crollò sotto l'albero, facendo finta di tenere il broncio, ma quel ghigno simile a un sorriso tra le sue labbra lo resero poco convincente.

“Louis? Ci sei?” sentì attraverso il telefono. Louis si ricordò del ragazzo in linea e tossì goffamente, provando a sbarazzarsi dell'immagine di Harry che cadeva e la risata che ne seguì.

“Sì, certo, scusa. Che stavi dicendo?”

“Stavo dicendo che sono vicino al parco, potrei venire e ci potremmo vedere se ti va” si offrì Zayn, quel tono che continuava a persistere nella sua voce.

“No!” fece all'improvviso Louis, ma tossì per correggersi velocemente “Cioè, no, non c'è bisogno, me ne sto per andare comunque, quindi non ha molto senso..”

“Sicuramente potrai stare un po' di più per vedere il tuo migliore amico, no? Non ci vediamo da un sacco, non vieni più a trovarci al sabato..”

“Uhm, sono stato impegnato con l'università, tutto qua. Sabato è il giorno migliore per finire i compiti assegnati." mentì Louis, o beh, non era del tutto una bugia.
Tecnicamente andava nell'edificio universitario, solo che non lavorava.

"Ma hai tempo di andare al parco? Sì giusto.." Rispose Zayn per le rime, sarcasticamente.

"Sto.. Sto lavorando! Sì, sto finendo un saggio. Sto approfittando del bel tempo, sai?"

Louis sentì un mormorio nello sfondo, non era sicuro di chi fosse, ma non sembravano troppo felici.

"Quindi non sei con qualcuno in questo preciso istante?" Lo interrogò Zayn.

Louis si immobilizzò. Cosa avrebbe dovuto dire? Pizzicava dalla voglia di ammetterlo, ma qualcosa lo tratteneva, forse la voce dura di Zayn, che lo intimidì a stare zitto.

"Uhmm... Io... Beh.."

"Oh, piantala, Lou!" Ringhiò Zayn prima di buttare giù improvvisamente. Louis tolse il telefono dall'orecchio e lo fissò sorpreso. Quello non se l'aspettava. Zayn non era uno che chiudeva in faccia il telefono alle persone con facilità, era più uno che diceva all'altro ciò che pensava. Specialmente con Louis; glielo diceva sempre se era arrabbiato con lui e gli diceva anche il perché, chiaro e tondo. Non erano state tante le volte in cui era stato arrabbiato con il ragazzo, solitamente era tollerante nei suoi confronti, ma c'erano state volte in cui semplicemente non riusciva a passarci sopra e allora lo mandava a quel paese.

Quindi era questo il motivo per cui sta volta fu uno shock per Louis; il ragazzo aveva tranquillamente buttato giù il telefono, lasciando Louis sconcertato.

Mentre si avvicinava al ragazzo impigrito, con la fronte corrugata al pensiero della chiamata che ancora non voleva spostarsi dalla sua mente, senti qualcuno avvicinarsi velocemente dietro di lui. Credendo fosse un bambino dietro di lui che cercava di recuperare una palla o qualcosa di simile, Louis continuò a camminare dritto verso Harry, che, notando il suo ritorno, lo stava salutando con un sorriso.

“Ehi, Haz, ti piacer-” cominciò, chiamando il ragazzo, ma venne interrotto velocemente da una voce familiare dietro di lui, che fermò il suo discorso e lo fece arrestare.

“Haz?” La voce era ferma, dura e vendicativa, non simile a com'era solitamente. Quella parola era stata detta come se la faccia che si nascondeva dietro di essa avesse un'espressione interrogativa e giudicatoria, per nascondere lo sgomento che provava.

“Cazzo” mormorò Louis sotto al suo respiro, strizzando gli occhi strettamente e alzando la mano per strofinarla sul suo viso dall'angoscia. Ovviamente doveva succedere, non poteva passare una sola bella giornata senza che qualcosa andasse storto.

Si girò sui suoi talloni, trovandosi faccia faccia con la voce.

Zayn.

Niall e Liam gironzolavano dietro, ma era ovvio che Zayn era quello a cui infastidiva di più la situazione, stando in piedi direttamente di fronte a lui.

Louis si strofinò il retro del suo collo goffamente. “ Uh..ehi, amico, tutto apposto?” Il suo tono era cauto perchè Dio solo sa quanto potesse essere maligno in queste condizioni.



“Haz?” ripeté un'altra volta, quasi sputandogli le parole addosso.



“Senti, Zayn, posso spiega-”


“Quindi siamo alla fase dei nomignoli eh? Haz sta per Harry presumo, no?”


“Sì e quindi anche se fosse? Cosa ti cambia?” ribatté Louis sulla difensiva.



“Mi cambia quando mi dici le bugie!”


“Dai, non te la prendere per una cosa del genere. Non stavo nemmeno davvero mentendo visto che non mi hai nemmeno dato occasione di spiegare” provò a farlo ragionare Louis.



“Mi incazzo se voglio! Fanculo, Lou, non avresti spiegato proprio un bel niente. Ti ho dato un milione di opportunità per farlo e tu non hai colto nessuna di queste.”



“Non sapevo fossi qui, te l'avrei detto se l'avessi saputo!”


“Cosa, quindi mi avresti detto che eri con facciadaculo?” rispose subito Zayn a tono, facendo un passo avanti.



Era come se ci fosse un vulcano nel petto di Louis che era stato innescato con quell'insulto ed eruttava rabbia, che scorreva attraverso le sue vene, viaggiando velocemente dentro di lui e nutrendolo con le sue parole.


“Non chiamarlo così.” ruggì con un tono profondo. La sua postura era difensiva, i suoi pugni erano stretti ai lati. Naturalmente non sarebbe ricorso alla violenza, non con il suo migliore amico, ma doveva trattenere la sua rabbia in qualche modo.

“Ma è così che è, no? Questo è il ragazzo che non può parlare, no? Non vedo come possa essere altro se non un cretino di merda.” Zayn lo disse come se quello fosse l'unico nome con cui fosse possibile chiamare Harry, come se la sua opinione fosse chiaramente l'unica che tutti dovevano avere.


“E' mio amico, ecco cos'è. Ed è lontano da... quello.

Le parole di Louis sembrarono scioccare Zayn. Lo colsero un po' di sorpresa. I suoi occhi si allargarono comicamente, le sopracciglia si alzarono sulla fronte. Forse la sua reazione era abbastanza per dimostrare quanto Louis stesse venendo intensamente giudicato in quel momento, ma non se ne accorse. Dietro, Niall e Liam sembrarono scioccati anche loro, lanciando a Louis sguardi strani e stupiti.

“E' tuo.. amico?” disse Zayn con il disgusto che traspariva nel suo tono.

“Sì, lo è, che male c'è?” sparò Louis fiduciosamente, inclinando la testa all'indietro, in un modo che farebbe chi sta per cominciare una rissa. Non l'avrebbe fatto, ovviamente, ma stava quasi scommettendo sulla risposta.

“Tutto!” La risposta di Zayn era esasperata, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Le sue mani erano di fronte a lui, gesticolando alle cose intorno, come se fossero 'tutto'.

Niall fece un passo avanti, senza sorpresa, il suo accento irlandese era inspessito dallo scherno. “Beh, sicuramente se è tuo amico, possiamo incontrarlo allora?”

Le labbra di Louis si serrarono con una riga stretta e sottile. Sapeva cosa stavano facendo, sapeva che stavano ridicolizzando il modo in cui difendeva il ragazzo. Volevano che lui reagisse, volevano vederlo crollare un'altra volta e ammettere che era tutto uno scherzo.

Ma Louis non poteva più farlo, non voleva. Le due parti della sua vita dovevano restare separate, l'aveva deciso tempo prima. Harry era una parte della sua vita, i ragazzi erano l'altra. Non dovevano fondersi in una sola. Se fossero andati da Harry, sapeva che la linea che le sperava sarebbe stata spezzata e sapeva che non si preannunciava niente di buono per il caso di Harry. L'avrebbero sopraffatto, confuso e spiazzato. L'avvicinamento di persone così arrabbiate l'avrebbe scioccato, e sapeva che probabilmente Zayn l'avrebbe preso in giro cercando di farlo parlare.

Erano tutti dei bravi ragazzi, non sarebbe stato loro amico se così non fosse, ma erano adolescenti. Provavano rancore nei riguardi di persone che non avevano il bisogno di venir discriminate e avevano una visione in bianco e nero della vita. Louis immaginò che fosse la sua vita ad essere troppo aperta, il che significava che era diverso. Sin dall'inizio era stato vulnerabile, avendo una vita completamente diversa dalla loro per via della sua sessualità. Aveva visto come funzionava tra le persone che non venivano classificate come 'normali' e si era abituato, le preferiva – ad eccezione dei tre ragazzi di fronte a lui.


Era attirato a Harry perchè Harry non era il tipo di persona che pensa e basta. Lui esplorava la sua mente e tirava fuori teorie casuali e idee che persone come Zayn non farebbero. Lui era aperto a cose diverse.

Avrebbe voluto che loro andassero d'accordo, è ovvio che avrebbe voluto, ma sapeva che non sarebbe successo, specialmente se lo incontravano com'erano adesso. Erano suscettibili e frustrati,

e sapeva che Harry non sarebbe stato in grado di comunicare con gente con quel tipo di umore. Voleva solo proteggere il ragazzo, in parole povere. Voleva proteggerlo dai pensieri che avrebbe fatto dopo l'incontro. Zayn non avrebbe nascosto il suo disprezzo per il ragazzo, non in quelle condizioni comunque, quindi Louis sapeva che Harry si sarebbe continuamente chiesto perché lo disprezzassero e cosa avesse fatto di male. Harry era felice e non voleva compromettere ciò.

“No” iniziò Louis. “Non potete. Non posso rischiare che lo feriate, perché vi conosco e so che lo farete. Non vi permetterò di farlo. E' mio amico, okay? Non smetterò di essere suo amico solo perché voi non capite perché mi piace. Non dovete per forza conoscerlo o fare finta di essere amichevoli con lui, quindi potete semplicemente lasciare perdere e dimenticare che lo conosco. D'accordo?”

Le parole di Louis non erano particolarmente energiche o dure, ma erano severe e efficaci. Era ovvio che Zayn era stato preso alla sprovvista, Louis normalmente non era così interessato a una persona. Avrebbe potuto giurare che Louis era serio e che era al limite per diventare furioso se Zayn avesse fatto un altro passo in avanti. Louis arrabbiato era sfacciato, e nessuno poteva davvero competere con le osservazioni insolenti che avrebbe lanciato a loro. Zayn avrebbe ammesso che quasi voleva spingere Louis oltre il limite, ma sapeva che non era l'idea migliore. Lui stesso era arrabbiato, più per il fatto che Louis gli stesse mentendo che il fatto che fosse amico di qualcuno come Harry, ma, come aveva detto Louis, non erano affari suoi. Zayn stava solamente cercando il suo migliore amico, ma sapeva che sarebbe stato meglio se si fosse tenuto alla larga dalla situazione per il momento.


“D'accordo, d'accordo” si arrese, alzando le mani e facendo dei passi indietro. Louis sembrò sgonfiarsi con un sospiro di sollievo non appena Zayn gli lanciò un fugace e incerto arrivederci, prima di girarsi e andare via con gli altri due suoi migliori amici.

Louis strofinò le mani sulla faccia, infilando poi le dita tra i capelli. Andò meglio di come pensasse. Zayn sapeva quando fermarsi -glielo concedeva- quando si trattava di Louis. Sapeva che qualche volta probabilmente avrebbero dovuto risolvere la situazione parlandone, ma in quel momento non poteva fregargliene di meno.


Roteò sui suoi piedi, tornando da Harry che stava guardando attentamente. Il suo sguardo era leggermente incuriosito, ma l'espressione accigliata sul suo viso era la prova che sapeva che si era verificata una lite. Appena Louis si avvicinò, notò che il ragazzo non sembrò avere sofferenza nei suoi lineamenti e quel fattore lo fece sentire un po' più alleggerito. Harry, ovviamente, non aveva sentito la conversazione e Louis voleva ringraziare Dio per quello. Tutto ciò che sapeva era che qualcosa non andava bene tra Louis e il ragazzo, ma non sapeva cosa o perché.

Louis si piantò sotto l'albero, sistemandosi vicino all'altro. Il viso di Harry era girato verso di lui, gli occhi che domandavano cosa non andasse. Louis scosse la testa, dicendogli che non era niente e di non disturbarsi a chiedere, che non voleva approfondire il discorso. Ciononostante lo sguardo interrogativo di Harry non cessò. Non che si sarebbe disperato se non avesse saputo cos'era successo, era solo preoccupato per il ragazzo più grande e voleva assicurarsi che stesse bene.

Stai bene?

Scrisse Harry disordinatamente, mostrandolo a Louis, con preoccupazione nei suoi occhi.

Louis sorrise, mettendo un braccio attorno alla spalla di Harry e lasciando che la sua testa di ricci si posasse sulla curva del suo collo. “Tu sei qui, giusto? E' ovvio che sto bene, sto più che bene.”





*Hotel / Resort che si trova in Spagna, sull'isola di Mallorca.

 



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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Sabato 12 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 11

Sabato 12

Anne si trascinò dietro Harry, mentre si fecero strada per il corridoio, i passi di lui erano veloci e troppo vivaci perché lei riuscisse a seguirli. Su una spalla teneva la sua borsa, dall'altro lato la sacca di Harry. Il ragazzo era così emozionato - Anne non riusciva a trovare un' altra parola per descriverla, anche se era un'emozione troppo forte per la situazione- che aveva lasciato la borsa marrone sul sedile posteriore, abbandonata. Era saltato fuori dalla macchina così in fretta che era inciampato nei suoi lunghi piedi, che sembrarono riportarlo alla velocità normale. Anne era scoppiata a ridere e aveva scosso la testa con scherno. Non c'era nemmeno bisogno di essere così agitato, niente fuori dall'ordinario stava per accadere. Era un giorno normale: nessun compleanno, nessun evento speciale. No, era solo un sabato normale per Harry. Per Anne era più un promemoria che rimanevano ancora 4 settimane al concerto e quindi alla fine della campagna di beneficenza nell'università. Anche se questo non incideva su Harry; beh, forse un pochino.
Ma dopo quello che aveva sentito dal ragazzo la settimana prima durante una chiacchierata intima, sapeva che la fine dell'evento non avrebbe fatto alcuna differenza.

Così Anne seguì Harry dentro l'università, facendo un cenno alla sua collaboratrice, avvisandola che l'avrebbe raggiunta in un minuto, prima di rincorrere Harry per il corridoio. Forse l'inciampare non l'aveva riportato alla realtà, però, seriamente, chissà cosa succedeva nella testa del ragazzo a volte.

Harry si fermò immediatamente davanti alla porta semiaperta. Quando Anne si appoggiò al muro in silenzio, aspettando una sua reazione, vide un bagliore monello nei suoi occhi, uno di quelli che vedeva difficilmente.

Normalmente un genitore sarebbe stato apprensivo nel vedere quel bagliore. Avrebbe sospirato scontento e avrebbe aspettato impaziente che la malizia negli occhi del figlio fosse sparita, per poter andare al lavoro più tranquilli e il prima possibile. Con Anne tuttavia, era l'opposto. Gli anni della sua infanzia non erano stati pieni di scherzi e gare di buffonate. Erano stati pieni di risate ridotte, calma e momenti preziosi. Naturalmente Harry sapeva un sacco di giochetti, non era privo di senso dell'umorismo. A dire la verità aveva un umorismo freddo, e nonostante nessuno lo sapesse, la cosa fuoriusciva in famiglia , quando erano insieme.

Era più facile per Anne vedere una parte di Harry più divertente quando erano fuori casa - non per far sembrare che Harry fosse noioso, spento o serio. A casa solitamente si chiudeva nella sua stanza, fissava la TV per ore o si incatenava al piano suonando una marea di pezzi. Questo non significava che non passasse del tempo con la famiglia, solamente era più facile socializzare con lui nel parco o da qualche parte a un picnic.

Ma quella caratteristica stava svanendo. In tutti quegli anni, Harry, oltre a Gemma, non aveva nessun altro a cui fare scherzi o con cui complottare per progettare piani.
Cose che, col fatto che Gemma fosse una ragazza, -una ragazza interessata alle cose da ragazze- non le erano mai tanto interessate.

Perciò, vedere Harry essere in grado di esprimere apertamente la sua voglia di fare scherzi, fu una sorpresa.

Un sacco di cose erano cambiate negli ultimi tre mesi, -tre mesi? Anne non poteva crederci che era passato così tanto da quanto Harry aveva incontrato Louis- monelleria e felicità inclusi, tutto in meglio.

Anne venne riportata al presente quando Harry, dopo averle bloccato il braccio, quel bagliore ancora danzante nel suo sguardo, alzò un dito portandolo alle sue labbra. Non l'avrebbe mai ammesso, ma il suo cuore si spezzava ogni volta che Harry faceva qualcosa del genere; qualcosa, che era dire di fare silenzio come qualcuno che poteva parlare liberamente avrebbe fatto. Harry non aveva la scelta di obbedire o disobbedire a qualcuno che gli faceva così, quindi vederglielo fare era ancora più doloroso.

La madre annuì comprensiva e rimase silenziosamente dietro Harry mentre lui spingeva la porta e si avvicinava a Louis in punta di piedi. Louis stava facendo tintinnare i tasti senza scopo e inconsapevole dei due che si erano intrufolati. Anne gironzolava nei pressi della porta, preoccupata che avrebbe mandato all'aria il piano facendo passi avanti. Guardò il figlio non appena le sue mani si indirizzarono verso le spalle inconsapevoli di Louis, esitando per qualche secondo, prima di piombare su di esse rapidamente. Louis saltò spaventato e lasciò andare dalla sua bocca uno strillo da ragazza, spalancandola. Essa si abbinava agli occhi spalancati, entrambi che lanciavano sguardi a Harry, che schiamazzava dalle risate.

Il cuore di Anne si riscaldò, non appena sentì la risata di Harry filtrare tra le sue orecchie. Non riuscì a sopprimere il grande sorriso formatosi sulle sue labbra, causato dalla reazione di Louis verso Harry o di Harry verso il più grande. Ovviamente aveva già sentito la risata di Harry prima, ma poteva notare la totale ammirazione e felicità che seguiva ogni nota che usciva dalle sue labbra.

Combinata alla risata di Louis, i due rumori si adattavano perfettamente l'uno all'altro. La risata di Harry era profonda, ma aveva comunque quella leggera sfumatura che la rendeva giovane ed innocente. La risata di Louis era di tonalità alta, forse a volte nasale, ma non era troppo alta da diventare fastidiosa. Le due risate sembrarono bilanciarsi tra di loro. Era come se entrambi raccontassero una storia singolarmente e poi insieme raccontassero una nuova storia mischiando le due.

La risata di Harry era nuova e rinfrescante. La risata di Louis era sana e sicura.

Entrambe le risate erano felicità.

I due si sistemarono sullo sgabello insieme, Harry a sinistra e Louis a destra. Anne quasi non voleva irrompere nella loro piccola bolla, annunciando la sua presenza, ma non poteva semplicemente sgattaiolare fuori senza fare un piccolo saluto a Harry.

Camminò a passo felpato verso di loro, Harry fu il primo a notarla. Sorrise genuinamente, insieme a così tanta speranza e felicità che Anne avrebbe voluto scattare una foto da conservare per sempre. Senza parole, gli diede delle pacche di incoraggiamento su una spalla e mollo la sua borsa dietro lo sgabello. Mormorò un silenzioso 'ci vediamo dopo' a Louis che le rispose con un ampio sorriso e si diresse fuori dalla stanza. Il loro ridere e scherzare riprese, non appena lei stava andandosene e non poté resistere dal fermarsi dalla porta, nascosta dalla loro vista, a spiare la coppia per qualche minuto in più.

Non stava esattamente ascoltando quello che dicevano; no, i suoi pensieri la portarono altrove. Vedendoli seduti così vicini, la mano di Harry posata sopra quella di Louis per tenerla e guidare entrambi sulle note del piano e Harry che guardava Louis con quella sensazione di cui aveva discusso con lei, i pensieri di Anne la riportarono alla notte di una settimana prima.

Non accadeva spesso che Anne avesse occasione di sedersi sul divano con Harry, uno spesso piumone a ricoprire i loro corpi, tazze di limonata calda che dondolavano tra le loro mani- il fatto che a Harry non piacesse la cioccolata calda era davvero strano a volte- e i loro corpi a fronteggiarsi, pronti a parlare.

Erano vicini, quasi come due migliori amici. Anne stava accanto ad Harry più che potesse, a parte la scuola, altrimenti veniva lui. Aveva aspettato quella conversazione per un paio di settimane, ma non aveva voluto fare troppa pressione sul figlio, altrimenti si sarebbe rifiutato di confidarsi. Poi, finalmente, dopo tutta quell'attesa, aveva sentito quello strattone familiare sulle sue maniche, che Harry faceva sempre quando voleva fare un discorso più profondo di una banale chiacchierata.

Harry sembrò incerto e leggermente esitante, mentre sorseggiava sua bevanda calda. Non stavano parlando in quel momento, si stavano solamente rilassando nella calma atmosfera che Anne si era accertata di creare. I discorsi seri erano quelli durante i quali Anne non voleva che Harry fosse a disagio, così faceva in modo che fossero più semplici possibile per lui da affrontare.

Una volta che i loro drink furono finiti e posizionati sul tavolino da caffè di fronte a loro, Anne diede un colpetto a Harry, che sembrava essersi perso in una trance. Gli parlò delicatamente, senza mettergli alcuna pressione nel suo tono. “Ehi Harry, vuoi parlare?”

Lui arrossì un pochino quando fu svegliato dalla sua confusione e spostò il piumone per raggiungere la penna spessa nera. Avevano comprato parecchio tempo prima una lavagna bianca per Harry, perché era molto più facile da usare, specialmente nei momenti in cui Harry aveva bisogno di rispondere velocemente.

Replicò annuendo, sorridendo grato verso di lei. Tirò via il tappo con le labbra, sputandolo sul piumino, senza curarsene e portò la punta del pennarello sulla tavola. Una volta che ebbe fatto così, non sembrò in grado di muoverla. Era fermo immobile, in silenzio. Anne lo guardò inspirare ed espirare profondamente, il suo petto si contraeva e rilassava equamente. I suoi occhi esaminavano la tavola bianca come fossero alla ricerca di una risposta. Dopo aver deliberato nella sua mente, i suoi occhi si puntarono su quelli di Anne, dove sussultarono, come per dire ' non so come dirlo' o 'non so da che parte iniziare'.

“Cominciamo dall'argomento in generale, okay? Dimmi di che si tratta e partiremo da lì”

il tono che usò Anne verso Harry non aveva nemmeno una punta di sufficienza. Era premuroso, nient'altro.

Harry mosse lentamente il pennarello sulla lavagna, causando uno stridio.

Louis

'Ovviamente' pensò Anne. In un certo senso si aspettava che avesse a che fare con il ragazzo più grande. Ogni cosa sembrava trattare di lui ultimamente, non che Anne si lamentasse. Era davvero affezionata al ragazzo e rendeva suo figlio felice, quindi quello era tutto ciò che importava.

Cos'hai da dirmi su di lui, tesoro?” chiese.

Ho questa... sensazione che mi viene

Anne annuì cautamente, non sapendo dove la conversazione sarebbe arrivata. I suoi occhi erano

sgranati e curiosi, quando parlò. “E che sensazione è? Puoi descrivermela?”

Harry sembrò stesse combattendo con sé stesso. Non sembrò essere in grado di formare parole coerenti e nel giusto ordine nella sua testa, per creare una frase corretta da ripetere ad Anne. Rosicchiava il suo labbro inferiore dalla frustrazione, scrivendo parole, ma cancellandole subito dopo, quando realizzò che non erano corrette. Harry guardò sua madre con confusione nei suoi occhi. Ovviamente non sapeva che tipo di sensazione fosse e non sapeva nemmeno descriverla correttamente.

Okay, quand'è che ti viene questa sensazione?” chiese Anne dolcemente. Non voleva farla sembrare una seduta dallo psicologo, così prese la mano di Harry -con un po' di apprensione- nella sua e accarezzò appena la sua pelle pallida. Harry non trasalì al suo tocco, quindi aveva sicuramente abbassato la guardia nell'esatto istante in cui aveva strattonato la sua manica.

Ogni volta che sono con lui

Giusto. E' una bella sensazione? O una brutta?”

Harry la guardò con gli occhi annegati nell'insicurezza. Evidentemente era incerto sulla risposta, e diventò chiaro a Anne che quello era il motivo per cui Harry voleva parlare. Non sapeva che sensazione fosse, se doveva averla e perché la stesse avendo. Anne sotto sotto sapeva di cosa si trattava, ma avrebbe fatto in modo che Harry lo scoprisse da solo.

Ti senti meglio quando la senti? Ti senti felice?”

Sì.. penso di sì

Ce l'hai solo quando sei con Lou?”

Harry sembrò scioccato e confuso quando Anne chiamò Louis usando il suo soprannome e sbatté forte le palpebre verso di lei. Ben presto però, stava scrivendo la risposta sulla lavagna, spingendo quell'errore nel profondo dei suoi pensieri.

Sì. Non l'ho mai sentita con nessun altro prima, e ora mi viene solo quando sono con lui. Non l'avevo quando ci siamo incontrati la prima volta, è successo solo di recente

Anne rimase seduta pensierosa per qualche minuto, mentre Harry giocava con dei fili sporgenti del piumone, aspettando il suo verdetto. Anne non voleva influenzarlo con i suoi pensieri, ma era piuttosto chiaro cosa fosse. Sì, voleva che Harry lo capisse da solo, ma sembrò non riuscirci. Una parte di Anne era un po' triste che non fosse riuscito a farlo senza di lei, e che non l'avesse mai provato prima per poter riconoscere quella sensazione. Ma almeno adesso lo stava provando e ciò fece sorridere Anne, incoraggiandolo.

Harry, non voglio che ti spaventi, okay?” Iniziò, e gli occhi di Harry vennero improvvisamente fulminati dalla paura. “Oh, no no, tesoro, non è niente di brutto! Non ti preoccupare!” si corresse, e il terrore sembrò spegnersi un pochino.

Penso.. Penso che lui ti piaccia”

Anne poteva vedere gli ingranaggi del cervello di Harry lavorare, lentamente ma con naturalezza. I suoi occhi scrutavano il muro dietro di lei, guizzando intorno, cercando di trovare la comprensione che cercava. Era un' affermazione piuttosto semplice, ma le parole dovevano far scattare un clic nella sua testa, prima che realizzasse il loro impatto. Era un ragazzo intelligente, eccelleva a scuola ed era predisposto a prendere A+ in praticamente ogni materia, ma le conoscenze emozionali erano il suo punto debole. Non era mai stato abbastanza sicuro per chiedere di certe sensazioni, voleva essere indipendente e capirlo da solo. Ma a volte non poteva farlo e aveva bisogno dei suggerimenti della madre ad aiutarlo.

Anne lo guardò, mentre la realizzazione di quelle parole sembrò diffondersi per il verde degli occhi di Harry; picchiettando sulle pagliuzze dei suoi occhi color giada e abbracciandole con tutto il suo cuore. Gli occhi di Harry si spalancarono, ma il resto della sua faccia rimase piuttosto impassibile e scosso. I suoi occhi raccontavano che tribolazione e sofferenza percorrevano la sua mente, cercando di sottoporre a un processo la verità di quell'affermazione.

Balzarono verso Anne e poté vedere le emozioni miste che stava provando. La sua espressione si alleviò in un piccolo sorriso preoccupato e le sue sopracciglia si aggrottarono ansiosamente. Anne si accertò di esprimere nient'altro che supporto e comprensione quando lui la guardò in cerca di aiuto. Diede colpetti sul divano, alla cieca, cercando il pennarello, e una volta trovato, ruppe il contatto visivo con lei e scrisse, guardando la lavagnetta:

Cosa devo fare?

Anne sentì come se il suo cuore stesse traballando nel suo petto. Gli occhi del ragazzo erano così sgranati e innocenti quando la guardarono e, nonostante Harry l'avrebbe negato se fosse saltato fuori l'argomento - non che l'avrebbe menzionato - Anne era quasi sicura che ci fosse una riga di lacrime nei suoi occhi, che minacciava di rompersi.

"Oh, tesoro, vieni qui" disse calorosamente, spingendo leggermente via il piumino e abbracciandolo. Harry si trascinò tra le sue braccia, lasciando che lei lo avvolgesse e poggiando la testa sul suo petto.

"Voglio che tu tenga bene a mente questo, ok? Il fatto che ti piaccia Louis non è una brutta cosa, per niente. Non c'è niente di sbagliato, in alcun modo, e non c'è bisogno di fare nulla in proposito. Solo perché hai capito che ti piace diversamente da come ti piacerebbe un amico, non vuol dire che sarà diverso. Gli vuoi ancora bene come amico, quindi niente è cambiato e probabilmente non sei innamorato di lui."
Harry scosse la testa ancora appoggiata sul suo petto, d'accordo con lei. "Quindi nemmeno quello è cambiato. È solo un piccolo aumento di emozioni che non fa molta differenza. Ti sei sentito così per un po' no? Quindi non c'è bisogno di comportarsi diversamente. Non voglio che tu ti preoccupi, amore, perché è una cosa naturale. Tutti prima o poi proviamo quella sensazione nella vita, semplicemente succede che la tua prima volta sia ora. E sai cosa? Penso che Louis sia la persona migliore per cui tu possa provare queste cose, perché ci tiene già così tanto a te e sono sicura che un giorno, se non già ora, gli piacerai anche tu alla stessa maniera."

Harry si fermò per un momento per assimilare le parole, poi guardò sua madre, come per chiederle, 'lo credi davvero?'

"Come potrebbe non farlo? Voi due siete perfetti insieme come amici, quindi sono sicura che sareste perfetti come coppia."

Harry afferrò la lavagnetta e scrisse un'altra risposta:

Quindi se mai ci mettessimo insieme a te andrebbe bene?

"Ma certo! Io adoro Louis, sarei onorata di chiamarlo il ragazzo di mio figlio!" Harry sembrò felice di quella conferma e lasciò che un sorriso si raccolse sulle sue labbra.
Anne non voleva che sparisse, era un'espressione inaspettata, visto che era sembrato così vulnerabile recentemente, ma aveva bisogno che Harry capisse tutto.

"Però non voglio che tu ti faccia prendere troppo da questa emozione. Sì, penso che voi due sareste perfetti insieme e ho detto che col tempo gli potresti piacere, ma non lo so al cento per cento. Non so cosa succeda nella sua testa, quindi non sperare troppo in qualcosa che potrebbe non accadere mai. Lo so che sembra cattivo detto così, ma semplicemente non voglio che tu soffra, H"

Non succederà, mamma. Voglio dire, non mi aspetto assolutamente di piacergli... Non gli piacerebbe mai qualcuno come me in ogni caso. E' comunque una bella sensazione, sai? Cercherò di non andare troppo a fondo.. Ma tu ci sarai per me se accadrà, giusto?

Certamente, è ovvio che ci sarò per te. Ogni volta che hai bisogno di parlare delle minime cose, basta che vieni dritto da me, okay? Non tenerti tutto dentro per troppo tempo, altrimenti rischi di esplodere e io voglio aiutarti, H, voglio che tu sia sempre felice quanto lo sei ora.”

Grazie, mamma. Ti voglio bene.

Con gli occhi lucidi dopo aver letto la piccola frase ancora e ancora, Anne premette un bacio sulla fronte di Harry, rispondendo con un soffocato “Ti voglio bene anche io, H, ti voglio bene anche io.”

Così Anne era lì, guardando suo figlio interagire gioiosamente con il ragazzo che gli piaceva. Sembrava sinceramente felice, nonostante non sapesse minimamente se i sentimenti fossero ricambiati. Anne si vergognò un po', a dir la verità, per il fatto che non se ne fosse accorta prima. Quegli occhi adoranti erano così familiari; erano stati lì per un bel po'. Non erano lì dall'inizio, questo lo sapeva. Dopo tutto, Harry non aveva avuto abbastanza confidenza da poter solamente lasciare che gli piacesse il ragazzo, non finché non si era trovato nella sicurezza della loro amicizia.

Da qualche parte, in fondo al cuore, Anne sapeva che, nonostante l'amore sarebbe dovuto essere un cammino difficoltoso, pieno di colpi e graffi, l'inizio della loro relazione vi si sarebbe opposta e sarebbe stata semplicemente perfetta. Non poteva immaginare che quel desiderio riempito di amore provenisse da una sola parte e non da entrambi; l'unica possibilità sarebbe stata che entrambi si volessero a vicenda.

Louis era un ragazzo molto sociale e amichevole, ma la sua amicizia con Harry era molto più profonda di così. Nonostante potesse essere che la loro amicizia fosse così forte perché il suo preoccuparsi per lui era solo in una forma platonica, Anne era sicura che qualcosa c'era, che Louis lo sapesse o meno. Harry sapeva ciò che provava ora, e avrebbe aspettato se fosse stato necessario perché non sapeva cosa sarebbe successo dopo; non sapeva il corso di una relazione. Anne non era sicura che Louis sarebbe stato altrettanto cauto, se avesse aspettato di solidificare il rapporto prima di agire in base ai suoi sentimenti. Ma in entrambi i casi, finché stavano insieme e Harry era felice, quello era tutto ciò di cui avesse bisogno.

C'era sempre la preoccupazione che Louis potesse ferire Harry e Harry non fosse più in grado di riprendersi. Le cose gli stavano a cuore più di quanto facesse vedere, e una piccola caduta avrebbe potuto costargli gli interi tre mesi in cui era diventato una persona più felice. Ma Anne sapeva che Harry aveva considerato ogni opzione, nei giorni dopo che avevano parlato. Se Harry si fidava di Louis, allora anche Anne si sarebbe fidata.

Con un'ultima occhiata ai ragazzi che erano totalmente immersi nel loro piccolo mondo, Anne sorrise dolcemente e lasciò che i due portassero avanti il loro pomeriggio.

“Haz, non mi va proprio di suonare adesso” sospirò Louis, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano. Era passata mezz'ora da quando Harry era arrivato e anche il solo piccolo tintinnio del piano aveva sfinito Louis. Non che il rumore fosse tanto atroce da dargli un mal di testa martellante, era solo incredibilmente stanco e non riusciva proprio a concentrarsi sui tasti d'avorio.

Sapeva che se avesse suonato la sua stanchezza sarebbe passata, ma non voleva tirare fuori la musica a forza. Suonare con Harry era facile e non voleva che, sforzando le mani a premere i tasti, questo cambiasse, nemmeno per qualche minuto.

Harry lo guardò con aria interrogativa, i suoi occhi si chiesero curiosi perché Louis non volesse suonare. Le sue iridi evocarono dolore o qualcosa di simile e si stavano domandarono il motivo per cui Louis non volesse prendere parte alla loro attività settimanale.

"Sono solo.. Vorrei avere una scusa migliore, ma sono proprio esausto.” Ammise Louis con una risata secca. Si girò verso Harry, la cui espressione era caratterizzata da un sopracciglio alzato, segno che lo stava giudicando, e un labbro increspato.

"Cosa? Perché mi guardi così?!" Esclamò Louis all'improvviso.

Harry si allungò per prendere una penna e un pezzo di carta che si trovavano sul pianoforte e scrisse velocemente per non perdere il suo aspetto giudicatorio:

Qualcuno ha fatto un po' tardi la scorsa notte, eh? O era mattina? Sensi di colpa?

Harry lo stava provocando, nessuna acidità presente nella sua espressione. Lo stava provocando perché pensava che Louis fosse uscito la notte precedente e avesse rimorchiato.

A Louis piacque il fatto che Harry era a proprio agio nel fare certe battute con lui, soprattutto su argomenti che non erano nemmeno un po' innocenti. Il fatto che Harry fosse a proprio agio con il suo passato, presente e le sue scappatelle fece sentire Louis davvero sollevato. Poteva avere con lui una genuina chiacchierata tra ragazzi, come avrebbe potuto con chiunque altro. Era solo un altro pezzo del puzzle di una normale relazione.

"No, veramente no! Non ho lasciato casa! Avevo in programma di andare a letto presto, ma poi Zayn, Liam e Niall sono venuti per una birra e una pizza e semplicemente non ho resistito. Abbiamo finito per giocare con la Xbox per un sacco e poi abbiamo fatto una maratona di film. Beh, non è stata una vera maratona perché ci siamo addormentati dopo solo due ore, ma comunque erano tipo le quattro del mattino quando abbiamo deciso di spegnere quindi non puoi proprio biasimarmi. Harry lo guardò scettico, controllando se stesse mentendo o meno. Sembrò dire la verità e le borse sotto ai suoi occhi erano la prova che aveva fatto tardi. Oltretutto, la sua faccia sembrava piuttosto accesa, quindi non sembrò avere accenni di postumi. Harry annuì lentamente, facendo capire a Louis che gli credeva, prima di prendere nuovamente la penna e scrivere un'altra volta:

Beh cosa vuoi fare allora? Fuori è brutto tempo, quindi non voglio uscire di nuovo e non c'è molto altro oltre a un pianoforte in questa stanza e non vuoi suonare, quindi..

Louis rimase seduto a pensare per qualche minuto, prima di parlare con tono interrogativo: "Potremmo parlare?" Fece spallucce, alzandole e strinse le labbra, per dare un tono leggero al suo discorso, così che Harry potesse rifiutare la sua offerta se avesse voluto.

Harry però, non rifiutò, infatti, annuì entusiasta, con un sorriso luminoso. Erano le cose semplici che rendevano Harry felice.
L'offerta di chiacchierare e basta, l'aveva illuminato immediatamente.

“Sento il bisogno di parlarti..” borbottò Louis, martellando le dita sul suo mento, pensieroso. Quando l'idea balenò nella sua mente, si girò, facendo pendere entrambe le gambe ai lati. “Dai, girati, così ti posso vedere. Puoi semplicemente tirare giù il coperchio del piano e sederti di lato per scrivere.” istruì Louis. Harry obbedì, abbassando cautamente il coperchio che coprì i tasti. Goffamente alzò la gamba, il suo piede quasi colpì Louis, dato che la sua gamba era molto lunga, e si sistemò in modo da stare a cavallo della sedia, come Louis, dalla parte opposta.

“Allora, di cosa vuoi parlare, stallone?- Ok, non ho idea del perché io abbia appena fatto un'imitazione di Sandy*, non è nemmeno una frase del film, ma facciamo finta che io non l'abbia mai fatto e andiamo avanti..” le guance di Louis avvamparono dopo aver fatto quell'imitazione e si corresse all'istante. Ciò non fermò Harry dal ridere forte, perciò, onestamente, a Louis non importò di essersi reso ridicolo, se era riuscito a ottenere quella reazione.

Passando avanti dal perché sei così stanco, mi puoi parlare dei tuoi amici?

Quello sì che era un argomento delicato.

Louis non era sicuro di cosa dire su di loro, ovviamente non gli avrebbe rivelato il loro disprezzo nei confronti del ragazzo,ma fu difficile decidere la parte da raccontare a Harry, non voleva dare impressione di vantarsene. Harry non aveva mai avuto degli amici prima, per quanto dirlo spezzasse il cuore di Louis, non ne aveva mai avuti.
Quindi non voleva sbattergli in faccia le fantastiche qualità e l'amicizia eterna che aveva con i ragazzi.

"Cosa vuoi sapere?"

Erano quelli al parco la settimana scorsa?

Louis deglutì. "Sì, erano loro. Zayn è quello con il ciuffo, il misterioso 'bad boy'. Niall è quello con i capelli biondissimi e scarmigliati, Liam è quello che tendeva un po' a restare dietro, con i capelli castani."

Sembrava che steste discutendo.. Va tutto bene con loro?

"S-sì va tutto bene ora. Non era niente di serio, niente che una birra non potesse risolvere. Sono dei ragazzi molto all'avanguardia, non pensano che ci sia solo o bianco o nero .. so che a volte non sono il meglio, ma sono dei bravi ragazzi, oltre i piccoli litigi in cui ci cacciamo a volte. Saranno sempre i miei migliori amici."

Sembrano dei ragazzi a posto. Mi piacerebbe avere qualcuno come loro, qualcuno che non mi lascerà mai e che mi conosce meglio di chiunque altro...

L'espressione di Harry non era esattamente addolorata o pentita, ma non era nemmeno esultante né felice. La sua faccia era quasi priva di emozioni, come se l'argomento non ne valesse il tormento di spiegargli come si sentiva in proposito. Ovviamente significava qualcosa per lui, ma non voleva dare l'impressione di importarsi troppo di qualcosa di così emozionale.

"Sì, lo sono.." Louis non sapeva come commentare la confessione di Harry. Voleva essere tattile con le sue parole, ma non voleva che pensasse che stesse cercando di forzare la sua opinione verso Harry. Infine disse onestamente: “Mi piace pensare di essere così.... Per te. Non ti lascerò e lo so che non ti conosco meglio della tua famiglia, ma ti conosco piuttosto bene, giusto?"

Harry sospirò dolcemente mentre rispondeva sulla carta:

Beh, sì, mi piace pensarlo, ma penso di non conoscerti come ti conoscono loro, no?

Louis meditò per un minuto all'incirca. Ovviamente i ragazzi lo conoscevano meglio di chiunque altro, forse meglio della sua stessa madre. Lui e Zayn erano stati appiccicati per praticamente tutta la vita. Gli aveva sempre detto tutto di lui e vice versa. Quindi no, Harry non lo conosceva quanto lui, non ancora. Ma questo non voleva dire che non avrebbe potuto sapere tutto di lui in futuro. Louis era sicuro che finché Harry lo voleva, sarebbe stato li per conoscere ogni particolare del ragazzo e lui avrebbe detto a Harry tutto quello che voleva sapere.

In un certo senso, Harry conosceva Louis in modo diverso dai ragazzi. Lui non aveva una cotta per loro, non l'aveva mai avuta e mai l'avrà. Non aveva quelle allegre farfalle svolazzanti nello stomaco quando era con loro, né avrebbe voluto serrare le sue mani con le loro come voleva fare con le lunghe dita di Harry. Harry conosceva la parte più sensibile e delicata di lui, tanto quanto il suo lato casinista.

"Cioè, voglio dire, loro li conosco da una vita e noi ci conosciamo da soli tre mesi, quindi non avresti potuto cogliere ogni cosa così velocemente. Ma sai un sacco di cose su di me e io so un sacco di te, anche se in questo breve arco di tempo" constatò Louis. Si fermò per un secondo circa, la sua voce si addolcì in un tono più calmo e la sua testa si inclinò, mentre parlava. "E comunque tu conosci un lato di me che loro non conoscono..."


La faccia di Harry era ricoperta di confusione. Era assolutamente insicuro di cosa Louis stesse cercando di concludere nell'ultima parte del suo discorso. Non avrebbe voluto dire quel pezzo di frase in più, ma la sua risposta non era sembrata abbastanza adeguata, così gli era scappato. Il motivo principale per cui stava dicendo a Harry che gli piaceva in quel modo, era perché non voleva spaventarlo. Ma ormai se l'era fatto scappare e il panico istantaneo si era insidiato. Ovviamente avrebbe amato essere una coppia con Harry e starci insieme in quel modo, e quella frase alla fine non diceva tanto, ma la preoccupazione era ancora lì, sul suo petto.

In che modo?

"È solo un lato diverso, credo.." Disse Louis molto vago. Al più grande non dava fastidio entrare nel personale con Harry, nemmeno un po', ma quando si trattava proprio del riccio, non voleva dire nulla di troppo privato, altrimenti Harry si sarebbe spaventato.

Harry restava seduto, cercando di decifrare ciò che diceva Louis, ma era completamente inconsapevole. Le sue sopracciglia erano aggrottate un'altra volta e aveva pure un leggero rossore sulle guance, perché si sentì leggermente stupido, dato che non capiva.

Non capisco... Non so niente che loro non sappiano, tu con loro sei esattamente come sei con me, no?

"Ma tu sei diverso, Haz! Tu sei.. Harry. E loro sono Zayn, Liam e Niall e mi sento completamente diverso rispetto a quando sono con loro,se si tratta di te!" Sbottò Louis. Le sue mani gesticolavano ampiamente, mentre cercava di spiegare le sue parole.

Harry lo guardò con occhi immersi di confusione e un leggero sorrisino comparve alle sue labbra, vedendo il ragazzo più grande balbettare.
Louis non stava dicendo nulla di sensato per il ragazzo evidentemente e si stava semplicemente ripetendo ancora e ancora.

Ma qual è la differenza? Non capisco qual è la differenza che senti! È una bella differenza?

"Io...beh, si cert- in un certo senso, sì lo è.. Ma da un lato- no, cioè sì..io..è che- argh, non posso.. Solo, sai quando hai un ragazzo? Quella sensazione?"

Harry si impietrì, visibilmente. Gettò la testa verso il basso e le sue spalle si ingobbirono all'istante. Louis non poteva vedere gli occhi di Harry, ma presumette che fossero stretti forte. La sua mano sinistra era chiusa in un pugno, che premeva strettamente sui suoi pantaloni. La sua testa si muoveva di lato in lato, ma Louis non capì se era di risposta al suo discorso difficile o se era un'altra parte della sua reazione.

"Ehi piccolo, cosa c'è che non va?" Disse Louis dolcemente, mettendo il dito a uncino per trovare il mento di Harry e tirare su il suo viso. Gli occhi di Harry si aprirono lentamente e scosse la testa più lentamente.

Ci volle un attimo a Louis per realizzare che stava rispondendo la domanda precedente, e quella realizzazione lo colpì al cuore. L'espressione di Harry fu come se il dolore si fosse filettato su ogni pagliuzza dei suoi occhi. Sembrava davvero turbato e imbarazzato sulla sua onesta risposta. Louis avrebbe voluto solamente donargli il più grande abbraccio potesse dargli, perché vedere Harry così ferito, fece spaccare il suo cuore dritto nel mezzo.

"T-tu non conosci quella sensazione?" Gli chiese delicatamente, con tono calmo. Le sue dita erano ancora posate sotto il mento di Harry, fermandolo dal nascondersi di nuovo.

Harry rise udibilmente, tirando il viso via dalle dita di Louis. Aveva un sorriso, che era più una smorfia, sulle sue labbra e scosse la testa, come se la risposta alla domanda di Louis fosse la risposta più ovvia del mondo. Prese la penna sul coperchio del piano e cominciò a scrivere sul foglio con furia.

Beh, ovviamente, sono il più lontano che si possa essere da quella sensazione.

"Cosa intendi?" Chiese Louis, quasi sussurrando.

La tensione nella stanza era cresciuta, partendo dall'atmosfera felice e diventando spessa angoscia.

Non sono nemmeno mai stato baciato.

Fu lì, dopo che Louis aveva letto e riletto più volte , che Harry tirò un sospiro muto attraverso quelle labbra sorridenti, un sorriso che non era di felicità
o di una risata. Louis sentì le sue parole affondare nella propria pelle.

Quando vide gli occhi di Harry diventare lucidi in quel preciso istante, e la realtà di quelle parole si insediò nel suo cuore, Louis capì che l'argomento non era per niente superficiale per Harry. Sembrò davvero toccato dal fatto di non essere mai stato baciato, e la semplicità della cosa, provocò a Louis un groppo in gola.

Era il modo in cui aveva detto 'nemmeno mai stato baciato'. La parola 'nemmeno' lo faceva suonare come se fosse la cosa più facile della terra, e non poteva realizzarlo. Era come se si trovasse all'inizio di una montagna, il primo ostacolo, e lui non era stato in grado di arrampicarsi per provare

le esperienze oltre di essa. Aggiungendo la sua reazione, Harry gli sembrò quasi disperato. Non in quel modo, non in un modo appiccicoso, dove era così disperato che si sarebbe fatto baciare per il gusto di farlo. No, sembrava disperato che qualcuno capisse. Che a qualcuno importasse.

“Harry, non essere triste, per favore” disse Louis quando gli occhi luccicanti di Harry percorsero il suo viso, per trovare qualcosa per cui reagire. Louis posizionò nuovamente la sua mano sotto il mento di Harry, strofinando il pollice sulla guancia di Harry, per calmarlo.

Harry lo guardò e alzò le spalle, come per dire 'Non posso farci nulla'.

“Parlamene, ti prego. Non mi piace vederti così” disse Louis sincero. Harry chiuse gli occhi lentamente e raccolse la penna. Louis fermò le sue dita dal toccare la pelle chiara, levandola poi, per permettere a Harry di scrivere con più facilità.

Tanto non capiresti..

“Ci proverò. Almeno lasciami provare e capire, perché lo voglio davvero.” Gli occhi di Harry guizzarono dal fissare la carta, finendo sugli occhi di Louis. Fu come un flash, ma fu abbastanza per Harry da capire che Louis pensava davvero ciò che aveva detto. Louis voleva sapere e voleva capire cosa provava Harry, gli importava abbastanza di lui da voler farlo stare meglio e se lasciarlo spiegare era il modo per farlo, allora sarebbe rimasto seduto ad ascoltarlo per giorni.

Harry annuì brevemente e scrisse qualcos'altro sulla pagina.

Potrebbe volerci un po', è abbastanza patetico, sei sicuro di volerlo sentire? Non voglio essere un peso e scaricare tutti i miei insulsi problemi su di te..

Seriamente Harry, io voglio ascoltarti. Non sarai mai, mai un peso per me, capito? E un problema non è mai patetico se ferisce qualcuno. Se è importante per te, allora è importante anche per me.

Ok.. bene... Non so proprio da dove cominciare. Mi sento così scemo a scriverlo, perché, per altre persone, non è niente di speciale e la cosa non gli tocca. Ad alcune persone non gliene importa neanche, pensano che un bacio sia solo una forma di affetto. Ma diciamo.. per me significa qualcosa perché non ricevo alcun tipo di affetto. Non lascio nemmeno che le persone mi tocchino. Non posso farci niente, è così che faccio. Non lo faccio apposta, ma mi fa sentire a disagio se è qualcuno che non conosco. Prima ho bisogno di trovare qualcuno che conosco davvero, con cui sono a mio agio nel fare le cose normali, prima di considerare solamente di baciarlo. Sembra esigente, ma ciò richiederà un'eternità e visto quanto ho aspettato finora, non so quanto ancora posso aspettare.

Voglio dire, sì, probabilmente sono io la causa di ciò, perché è semplicemente così che sono, ma è comunque difficile da accettare che nessuno voglia che tu faccia qualcosa che fanno passare per una semplice azione.

Mi fa male. Sembra patetico dire: 'Cosa, non avere qualcuno che ti bacia ti fa male?' Lo so, lo so che ci sono così tanti altri problemi nel mondo. Le persone muoiono per ragioni del cazzo e io sono qui che mi lamento e mi rotolo nell'autocommiserazione che a nessuno importa abbastanza da baciarmi. Ma questo è il problema più grosso che ho ed è quello su cui mi concentro. Lo so che anche il fatto che non possa parlare è uno dei miei problemi più grandi, ma a quello mi sono abituato ormai. Non mi ha mai importato non essere stato con nessuno in quel modo fino a qualche anno fa. E sono in un'età in cui le persone hanno i loro primi ragazzi e ragazze, e ho pure superato l'età minima legale e questo dimostra che le persone della mia età hanno il permesso di fare sesso. E io non riesco nemmeno a ricevere un bacio. Uno stupido, fottutissimo bacio.

E' quando vedo le persone insieme. Sembrano così felici e io semplicemente vorrei sentire un briciolo di quella felicità. Devono sentirsi proprio felici dentro perché sanno che piacciono a qualcuno per quello che sono. Si piacciono e sono contenti di quello che sono dentro. Pensano di essere carini, pensando di essere belli. E potenzialmente vogliono restare con l'altra persona per il resto della loro vita. Perché non posso piacere a qualcuno in quel modo?

E' quando sento le ragazze spettegolare di aver fatto sesso, facendolo passare per una sciocchezza, sembra che lo dicano nella tua direzione. Se ne vantano e prendono in giro il fatto che tu non sei nemmeno mai stato baciato. Qualcosa che probabilmente hanno fatto quando avevano undici anni o qualcosa del genere.

Mi fa sentire così.. immaturo. Loro hanno così tanta esperienza. Sono state baciate e hanno fatto molte altre cose, cose su cui io posso solo fantasticare perché non posso nemmeno superare il primo ostacolo.

Ho paura. Ho paura che nessuno mi amerà mai in quel modo. Ho paura che resterò da solo tutta la mia vita. Perché, davvero, chi è che amerebbe un muto? Mi vedranno come uno stupido e un bambino perché non avrò minimamente idea di come devo baciare. Vedranno la mia inesperienza e lasceranno sentirmi peggio di come sto già. Ma comunque, non è che a qualcuno piacerò mai abbastanza da fargli considerare l'idea di baciarmi.

Alcune persone se ne fregano dei baci. Bacerebbero chiunque. E senza offesa, ma tu sei una di quelle persone. Non ti odio per questo, non mi importa nemmeno. Sto solo dicendo che la maggior parte della gente è così abituata a baciare che per loro non è niente di importante. E' solo qualcosa che fai con qualcuno che ti piace davvero per dimostrargli quanto ti importa di loro. Ma alla maggior parte delle persone non importa della persona che stanno baciando.

Ma sono quelle che sono sicure di ciò che sono, quelle a cui viene detto di essere belle o stupende o magari pure sexy e fighe. Sono le persone che sono state amate.

E' solo che.. Se è cosi facile, ed è una cosa poco importante, perchè allora io non sono nemmeno mai stato baciato?

Sono così brutto?

Sono così strano?

Sono così incasinato?

Sono così tanto fuori di testa?

Sono così rivoltante che nessuno ha la minima di baciarmi?

Harry non poté evitare quell'enorme groppo in gola che gli si era formato, né la linea di lacrime che riempiva i suoi occhi. Si sentiva patetico. Sì sentiva stupido. Non aveva mai detto a nessuno come si sentiva a riguardo, era qualcosa che aveva giurato di tenere imbottigliato dentro di lui finché avrebbe vissuto. Ma all'improvviso, appena gli occhi cerulei di Louis lo guardarono, il tappo di sughero di quella bottiglia sigillata era saltato via, facendo rovesciare tutti i suoi sentimenti sul pezzo di carta, vittima di quello sfogo. Le sue parole avevano riempito praticamente l'intero foglio, ma non sembrava ancora abbastanza. Quelle vili emozioni che lo avevano fatto abbattere così intensamente, avrebbero potuto riempire solo uno spazio così piccolo.

Sapeva che Louis avrebbe considerato le sue parole e non avrebbe riso di lui, ma c'era sempre una parte di lui che temeva che Louis l'avrebbe trovato troppo insicuro di sé e che avrebbe voluto lasciarlo solo, facendolo tornare chi era prima.

Perché è quello che era Harry: insicuro. Non aveva avuto qualcuno a dirgli che era perfetto così com'era, e nonostante non aveva intenzione di cambiare molto presto, non gli faceva piacere sapere che a nessuno importava. Ovviamente sua madre gliel'aveva già detto, e così anche la sua famiglia, ma non prendi mai quel tipo di complimenti seriamente, perché loro lo intendono in un modo completamente differente.

Harry voleva solo essere amato.

Aveva paura di alzare lo sguardo e guardare la reazione di Louis mentre leggeva le sue parole. Non voleva vedere le facce che faceva quando realizzava quanto patetico fosse Harry.

Infine, Harry sentì Louis scorrere in avanti con lo sgabello. Senza parlare, Louis si riaggiustò, così era seduto a gambe incrociate, e alzo le ginocchia di Harry verso di lui, per indurlo a fare lo stesso. Harry si sistemò per trovarsi direttamente di fronte a Louis, ma continuò a non guardarlo in faccia. Il foglio restava tra i i loro grembi, le scritte, composte da strisce nere abbagliavano Harry.

Le loro ginocchia si toccavano e Harry pensò quasi che le sue si sarebbero bruciate, dal calore che il tocco produceva. Non era ancora del tutto abituato ai tocchi di Louis e forse con la nuova scoperta rivelazione che gli piaceva il ragazzo, non avrebbe mai sentito quei tocchi come li sentirebbe un normale amico.

Con entrambe le mani messe a coppetta, Louis prese il mento di Harry per alzarlo e Harry ci mise tutta la sua forza – che non era tanta visto che era piuttosto emotivo- per mantenere il suo viso nascosto. Spinse via le mani, ma Louis premette verso l'alto e non riuscì a prevalere quando il ragazzo mormorò un leggero. “Dai Harry, guardami”

Gli occhi di Harry danzarono verso il viso di Louis, cercando almeno un segno di divertimento a sue spese. Ma non ne trovò. Elaborò lo sguardo cupo e nebbioso di Louis e realizzò che no, Louis non lo avrebbe mai trovato divertente. Sembrò quasi ferito quanto Harry, ma ovviamente non in quel senso.

Sembrò aver preso le parole davvero a cuore, sembrò aver capito.

“V-voglio che mi ascolti,ok? Non interrompermi, non negare, non essere in disaccordo, ascolta e basta.”

Harry annuì, non molto sicuro di dove la conversazione volesse arrivare. Le parole di Louis uscirono fitte e lui tossì per sbarazzarsi del groppo che ostruiva la sua gola.

“Tu...cazzo, Harry. Tu non capisci quanto tu sia veramente bello, vero? Io.. io non ho mai visto nessuno così insicuro con un aspetto come il tuo. Non c'è niente, nemmeno il minimo dettaglio che ti divide negativamente da tutti gli altri. Anzi, in realtà sei diviso da tutti gli altri, ma in modo positivo, perché sei la persona più speciale che io abbia incontrato. Dimentica il fatto che non puoi parlare, dimentica il fatto che, sì, forse non ti piace molto il contatto fisico e dimentica il fatto che non hai mai baciato nessuno, niente di tutto ciò importa. Tu, Haz, sei perfetto. Il tuo aspetto all'esterno è tanto perfetto quanto la tua personalità all'interno. Hai quegli occhi verdi stupendi, i cui mi sorprende il fatto che nessun altro vi sia mai perso come ho fatto io. Hai quel bel gruppo di capelli che è più morbido di qualsiasi cosa. Tu sei solo tu. Le persone sono idiote a non averti mai baciato, lo sono davvero.

Il cuore di Harry tremava nel suo petto. Il suo respiro era leggermente affannato, ma lo nascose, inspirando e espirando attraverso il naso, mordendosi le labbra. Era sicuro che i suoi occhi fossero spalancati quando fissò dritto verso Louis. Non sapeva come esprimersi, dopo le parole che gli erano state dette.

Nessuno aveva mai detto niente di così tanto valore prima, né di così gentile.

Quelle parole erano praticamente impossibili da credere per Harry. Non poteva accettare dei complimenti così grandi, quando non aveva mai avuto nemmeno un piccolo complimento prima. Sentendo dire quelle cose da Louis l'aveva reso un po' più speciale. Louis era il ragazzo che gli piaceva e nonostante i complimenti non volessero dire che lui ricambiasse, erano comunque detti dal ragazzo che ammirava e quindi quello era tutto ciò che importava.

Louis aveva appena detto che Harry era bello.

Harry non sapeva nemmeno cominciare a descrivere come lo fece sentire.

Ciecamente cercò la penna e poggiò la carta sulle ginocchia per scrivere di nuovo.

Le mano di Louis si sbriciolarono dal viso di Harry, e improvvisamente la pelle dove erano poste sembrò inusualmente fredda.

Io... nessuno mi aveva mai detto niente del genere prima..

“Lo so, Harry, ed è ridicolo che non l'abbiano mai fatto. Perché ti meriti che qualcuno ti dica quelle parole più di un milione di volte, davvero, lo meriti.

Il cuore di Harry si agitò nuovamente, e sentì una valanga di farfalle svolazzare nel suo stomaco.

Vorrei solo che sia speciale. Vorrei essere abbastanza speciale per qualcuno, da piacergli in quel modo, e da volermi amare e da volermi dire quelle cose che mi hai appena detto in continuazione.

“Merda, Harry, tu sei speciale. Non lo capisci, ma lo sei davvero. Nessuno è speciale quanto te, te lo giuro. Io.. io semplicemente vorrei poter essere abbastanza speciale per te..”

Abbastanza speciale per lui? Harry era confuso. Ovvio che Louis era speciale, che cosa stava cercando di dire? Se c'era qualcuno che non era speciale abbastanza era Harry, per Louis. Lui non era nessuno e certamente non era niente di straordinario.

Cosa intendi dire con 'vorrei essere abbastanza speciale per te?'

Louis sospirò e si portò una mano al viso, in qualcosa che Harry sospettò essere angoscia.

Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, balbettando dei rumori, che furono fermati dalla sua bocca che si chiudeva con uno scatto appena questi emergevano. Il ragazzo più grande strizzò gli occhi quando stava per parlare, come se stesse per dire un segreto, nonostante sapesse di non doverlo dire:

“Mi piaci davvero Harry. Nel senso che davvero mi piaci piaci, più di quanto dovresti. E lo odio, perché non ti merito minimamente. Vorrei poterti meritare perché voglio innamorarmi di te più di qualsiasi altra cosa, e voglio essere il tuo primo bacio, lo voglio davvero, ma non posso portarti via una cosa del genere, non se non ti piaccio nemmeno in quel senso e se non merito nemmeno quello perché tu hai bisogno che te lo porti via qualcuno di speciale. E io non sono abbastanza speciale.”

Harry pensò che sarebbe andato in iperventilazione quando Louis cominciò a parlare. Non era possibile che Louis stesse mentendo, quel pensiero passò per la mente di Harry molte volte negli ultimi secondi di pausa dopo che Louis aveva parlato. Gli occhi erano sempre ciò che rivelavano se stava mentendo, scherzando, o se era sincero, qualsiasi emozione stesse usando, i suoi occhi l'avrebbero mostrata. Così, quando Harry vide la pura onestà e una sfumatura di dolore in quelle profondità azzurre, pensò che il suo cuore sarebbe scoppiato.

La sua mente stava andando a 1000 chilometri orari, 'piaccio a Louis' circolava nel suo cervello più veloce di qualsiasi altra cosa. Non capiva come potesse essere possibile. Piaceva a Louis? Harry? Il ragazzo che non poteva parlare? Non era possibile.

Come se sentisse il -leggero- collasso di Harry, Louis parlò immediatamente: “Dio, mi dispiace così tanto Harry. L'ho capito, non ti piaccio. Cazzo, sono così stupido. Ti prego, non lasciare che questo si metta in mezzo a noi due, ti prego, adoro veramente essere tuo amico e non so cosa farei se tu mio odiassi e-”

Harry bloccò lo straparlare di Louis, mostrandogli che stava aggiungendo delle scritte sulla pagina, scrivendo velocemente, mentre Louis cercava di controllare i danni. Harry sembrò di aver la sua mente sotto controllo mentre Louis continuò a parlare. Beh, per quanto potesse comunque, ed era stata una rivelazione scioccante.

Lo pensi davvero?

“Al cento per cento. Mi dispiace se ti sei agitato per questo e giuro che non tirerò più fuori l'argomento se mi dici soltanto di starti lontano e non ti piaccio in quel modo. Lo capisco assolutamente, voglio dire-”

Lo sai che parli un po' troppo, vero?

Il piccolo tentativo di Harry di sdrammatizzare, non ricevette nemmeno una risata di Louis, nonostante ciò causò il suo incessante blaterare.

Puoi non straparlare e rispondermi semplicemente? La mia testa ci mette un po' a concepire le cose e sono davvero tante...

Allora io ti piaccio? In quel senso?

“Sì. Più di quanto tu possa immaginare. Cioè, non sono innamorato di te ma- oops, scusa” si tirò indietro Louis, quando si ricordò l'ordine di smettere di blaterare, ma sembrò come se la sua bocca continuasse a parlare da sola.

Come nel modo in cui tu piaci a me?

“Uh.. beh dipende da in che modo ti piaccio?” I toni di Louis si confusero tra di loro, quando trasformò l'affermazione in una domanda.

Beh.. credo che tu mi piaccia piaccia...

Harry arrossì mentre scriveva quelle parole e diventò rosso scarlatto quando le mostrò a Louis. Forse erano gli occhi di Harry a forma di cuore che gli fecero pensare che gli occhi di Louis si illuminarono leggendo quella dichiarazione, ma fu sicuro che a Louis si formò un sorriso un credulo, che si tese da un orecchio all'altro.

Dici...dici davvero?

Sì..davvero..tanto..

“W-wow. Okay...Non so proprio cosa dire..”

...Allora visto che ci piacciamo entrambi, e a me piacerebbe che tu mi baciassi, lo faresti?

Harry vide Louis congelarsi. Fissò Harry per qualche secondo, il viso privo di emozioni, prima che la sua espressione si rilassò in una forma incerta.

“Io..io non posso portartelo via però, Haz. Non mi merito di essere colui che ti porta via qualcosa di così speciale..” Era ovvio che Louis voleva, il desiderio nei suoi occhi era ovvio. Ma qualcosa nella sua mente lo tratteneva.

Lou, per favore. Non voglio che il mio primo bacio sia nessun altro, a parte te...

Dopo una pausa momentanea per deliberare la sua decisione, gli occhi di Louis erano luminosi e spalancati, incastrati in quelli di Harry. Questa volta Harry non fece allontanare i suoi dalle pozze azzurre e li mantenne connessi a quelli del ragazzo. Amava guardare negli occhi di Louis e questa volta erano più luminosi di quanto non fossero mai stati. Poteva vedere che Louis si mordeva le labbra per trattenere un sorriso raggiante, ma si concentrò sul fatto che appariva genuinamente felice, e quello era solo per merito suo.

Il cuore di Harry batteva nel suo petto e i nervi che spezzavano le ossa, più di quanto potesse immaginare. L'adrenalina era alta, ma quello non fermò la sua preoccupazione di fare qualcosa di sbagliato dallo scorrere nella sua mente. Non poteva fare pastici, proprio non poteva.

Louis stava avanzando lentamente, una delle sue mani si sporse per afferrare il mento di Harry, mentre l'altro muoveva il retro del suo collo. Il respiro di Harry era pesante, non riuscì a sopprimerlo. Quando le loro facce erano a pochi centimetri di distanza, Louis sospirò dolcemente, “non aver paura, Harry”

Harry voleva dirgli che non aveva paura, che era solo preoccupato. Che voleva fosse perfetto. Che era più emozionato di qualsiasi cosa, pregustando impazientemente di avere la bocca del ragazzo perfetto sulle sue, aspettando che le soffici labbra toccassero le sue per la prima volta.

Sembrò una mossa fulminea, ma allo stesso tempo fu molto semplice. Gli occhi di Louis iniziarono a chiudersi lentamente, così Harry lasciò che i suoi si chiusero. Poteva sentire Louis avvicinarsi, così si avvicinò anche lui, finché non poté praticamente sentire le labbra sulle sue. Erano così vicine, distanti solo pochi millimetri. La mente di Harry si spense dall'emozione.

E poi si toccarono.

Non si mossero, rimasero ferme. Le labbra di Louis premute sulle sue, né troppo forte, né troppo piano.

Nel modo giusto.

Le loro labbra erano attaccate, e per quanto fosse tentato di muoverle e sperimentare, Harry le mantenne ferme, perché gli piaceva la semplicità.

Per quei dieci secondi che rimasero così, Harry non poté descrivere le sue emozioni. Era come se ogni cosa dicesse louislouislouis e labbralabbralabbra.

Con riluttanza, Louis si tirò indietro. Harry trascinò le labbra in avanti, quando il più grande fece così, in modo da mantenere il contatto più a lungo che poteva, ma ben presto si arrese e le lasciò separarsi. Una volta che le avevano allontanate, Louis appoggiò la sua fronte su quella di Harry. Aprì gli occhi per vedere i luminosi occhi verdi brillare verso di lui, danzando con gioia.

Sussurrando, Louis parlò: “Allora.. Harry Styles, vorresti essere il mio ragazzo?”

Il cuore di Harry batteva così forte nel suo petto che poteva sentirlo nelle sue orecchie. Batteva e batteva più forte di quanto pensasse che potesse battere. Le sue mani tremarono mentre appoggiava la penna al pezzo di carta.

Assolutamente.




*Sandy di Grease.

 

 

 

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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 13
*** Sabato 13 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 12


Sabato 13

Da: Harry (19:02)
Ho delle cattive notizie :( xxx

Da: Louis (19:03)
"Che succede? :( xxxx

Da: Harry (19:05)
Apparentemente mia madre ha pensato di organizzare un viaggio in spiaggia estemporaneo. Quindi non posso venire domani :( xxx

Da: Louis (19:07)
Davvero? Dannazione, non vedevo l'ora di vederti anch'io :( xxxx

Da: Louis (19:07)
E comunque, il fatto che tu abbia detto "estemporaneo" in un messaggio è adorabile xxxx

Da: Harry (19:08)
Vero? Ma non potevo proprio dire di no perché.. Beh lo sai com'è fatta. xxx

Da: Harry (19:08)
E non vedo come potesse essere adorabile, giusto per dire xxx

Da: Louis (19:10)
Beh dai ti divertirai in ogni caso. Hai bisogno di prendere un po' di sole su quella pelle pallida che hai! Almeno uno dei due avrà un'abbronzatura, non mi abbronzo da troppo tempo. Ed era adorabile perché usi paroloni anche nei messaggi e... Beh sei comunque adorabile e basta, quindi shhh xxxx

Da: Harry (19:12)
Non mi abbronzo mai, per niente, è impossibile. E non sono adorabile, te l'ho detto un milione di volte!

Da: Louis (19:13)
Aw, il mio piccolo ragazzo vampiro, che carino xxxx

Da: Harry (19:15)
Seriamente, Lou? Seriamente? xxx

Da: Harry (19:15)
Ehi, ho appena avuto un'idea! Xxx

Da: Louis (19:18)
No, Harry! Per l'ultima volta, non voglio che mi trasformi in un vampiro!

Da: Harry (19:20)
Fottiti, non sono nemmeno così bianco! E quello che stavo per dire, era che volevo offrirti di venire con noi xxx

Da: Harry (19:21)
Solo se vuoi ovviamente xxx

Da: Louis (19:23)
...Non voglio disturbare... xxxx

Da: Harry (19:24)
Non disturbi! Ti sto invitando io di mia spontanea volontà! E mia madre ti adora, quindi sarà felice che tu sia lì. Viene anche Gemma, quindi potranno spettegolare tra di loro o roba simile xxx

Da: Louis (19:26)
Beh se la metti così... Però ho la lezione di danza domani, quindi non riesco a raggiungerti a casa :/ xxxx

Da: Harry (19:27)
Beh mia mamma deve venire per l'affare di beneficenza, quindi mi preparo prima, cioè per la spiaggia e posso passare comunque così potremo partire tutti insieme. Se ti porti il cambio e tutta la roba penso riusciremo :) xxx

Da: Louis (19:29)
Beh, mi piacerebbe davvero tanto, ma... Sei sicuro che ad Anne non importerà?

Da: Harry (19:30)
Ovvio che non le importerà! E ora rispondimi come si deve! Verrai in spiaggia con me o no? xxx

Da: Louis (19:32)
Chiedi a tua madre prima e poi ti risponderò xxxx

Da: Harry (19:33)
Dio, sei difficile da accontentare! D'accordo, lo farò! Xxx

Da: Harry

A: Mamma (19:33)

Può venire Lou con noi in spiaggia domani? Ti preeeeego, lascialo venire!

Da: Mamma

A: Harry (19:35)

Sei un pigrone, saresti potuto semplicemente scendere giù e chiedermelo, no? Ma comunque certo che può, non c'era nemmeno bisogno di chiedere.

Da: Harry

A: Mamma (19:36)

Grazie grazie grazie!

Da: Mamma

A: Harry (19:37)

Però non voglio dimostrazioni d'affetto in pubblico, intesi?

Da: Harry

A: Mamma (19:38)

O mio dio mamma, stai zitta

Da: Mamma

A: Harry (19:39)

Dico solo che non voglio niente di vietato ai minori!

Da: Harry

A: Mamma (19:40)

Ti prego smettila mamma. Smettila

Da: Harry (19:40)

Mia mamma ha detto di sì! Quindi ora non hai scuse ;) xxx

Da: Louis (19:41)

Ehi! Non era una scusa, io volevo venire! Xxxx

Da: Harry (19:42)

Beh, ora puoi venire, anche se mia madre ha detto -testuali parole- “Però non voglio dimostrazioni d'affetto in pubblico, intesi?” Stavo morendo xxx

Da: Louis (19:43)

O mio dio, tua madre è una leggenda LOL! Sono contento che le vada bene di noi, nonostante il fatto che non voglia dimostrazioni di affetto :P xxxx

Da: Harry (19:44)

Anche io, anche io :) xxx

Harry aveva detto ad Anne del cambio di stato sentimentale il giorno successivo. Non è che avesse scelto lui di non dirglielo il giorno stesso in cui si erano messi insieme e normalmente l'avrebbe detto subito dopo, ma il momento non era stato mai adatto ed era troppo frastornato per formare un discorso razionale. La sua testa era confusa per il fatto che Louis era il suo ragazzo e non sembrò riuscire a sorvolare quel grosso blocco. Non che volesse dimenticarsene, probabilmente non ci sarebbe riuscito nemmeno se avesse voluto, ma l'aveva lasciato in uno stato di beatitudine tale, che si era domandato se fosse stato più in grado di formulare una frase coerente nella sua testa.

Senza contare che quando aggiunse il bacio ai suoi pensieri, tutto il resto andò in fumo ed era al settimo cielo ogni secondo in cui era sveglio.

Beh, non che il bacio non avesse assillato i suoi sogni, comunque.

In realtà 'assillato' suonava troppo negativo e doloroso; i suoi pensieri non erano assolutamente niente di simile a quei connotati. Non pensava direttamente al bacio mentre dormiva, semplicemente un piccolo promemoria fluttuava per il mondo dei sogni, un promemoria che gli ricordava che aveva appoggiato le sue labbra su quelle dell'altro per la prima volta in assoluto.

Se provava solo a pensare minimamente al bacio, in qualsiasi momento, poteva chiaramente sentire le soffici labbra premere contro le sue. Poteva sentire pizzicare entrambe le labbra. Era come se ci fosse una piuma che svolazzava lì attorno, solleticando le sue labbra rosa ogni volta che la sua mente catturava il pensiero di quel bacio che faceva scoppiare il cuore.

Anne aveva colto questo sorprendete cambio di atteggiamento. Harry sfoggiava costantemente un largo sorriso o anche solo una leggera piega agli angoli delle labbra. Era rinfrescante vedere un'espressione così felice. Il sorriso allegro marchiò la pelle di Harry con un nuovo tipo di gioia. Non è inteso che Harry nei mesi recenti non sorridesse, sarebbe lontano dalla verità dire una cosa simile, ma non lo aveva mai visto così gioioso quanto quel sabato pomeriggio. Specialmente quando quel sorriso veniva rinforzato da qualcos'altro, che Anne non riuscì a capire cosa fosse. Era alquanto sbalorditivo.

Aveva deciso di lasciar perdere, guardare se l'umore di Harry si sarebbe ristabilito e poi magari sarebbe stata in grado di parlargli dell'incremento casuale di felicità. Ma il piano fallì quando Harry si alzò la mattina successiva, nemmeno un po' irritato dal fatto che era stato svegliato da lei che si faceva la doccia. Si aspettava almeno un grugnito dal ragazzo, mentre passava davanti a lei per scendere le scale, ma al suo posto ricevette un sorriso silenzioso. Lo guardò da dietro, occhi fissi sul figlio, che stava praticamente saltellando giù dalle scale, fino alla cucina e si chiese per quale oscuro motivo fosse così di buon umore. Anne non si sarebbe lamentata molto presto, era piacevole avere un'anima così gioiosa che le balzava intorno per la casa, anche se per una ragione sconosciuta.

Fece una scommessa con sé stessa, per vedere quanto a lungo riuscisse a stare senza cedere e chiedere a Harry perché fosse così dannatamente felice. Pensò che forse potesse durare tutta la domenica, forse dodici ore o così, morendo dalla voglia di scoprirlo, così si sistemò seduta a guardare il grande fratello.

Durò due ore.

Ma tutto il merito era di suo figlio. Ovvio che sarebbe stata curiosa. Aveva il diritto di essere ficcanaso. Aveva sputato fuori tutto d'un fiato, mentre spezzettava le carote per cena quella sera, la sua mente non concentrata completamente sull'azione, i suoi occhi si portavano al tavolo a cui sedeva Harry, telefono in mano e un largo sorriso sulle labbra. Gli chiese perché fosse così felice, girandosi e poggiando il coltello sul tagliere in modo calmo. Ovviamente aveva un po' balbettato, dicendo che amava il suo umore e che si stava solo chiedendo il perché, naturalmente.

Harry le sorrise soltanto, ammiccando con sfacciataggine e con sicurezza avanzò verso il soggiorno, canticchiando senza parole un brano senza nome. Anne lo seguì correndo dietro di lui, avida di curiosità, che assediava la sua mente. Harry poltriva sul divano quando lei gli si avvicinò, un sorriso pigro ad accarezzargli le labbra.

Anne afferrò velocemente la lavagnetta e la penna dal tavolino da caffè e la spinse sul petto do Harry. Era un po' spaventato dall'acutezza delle sue azioni, ma il muro che proteggeva il segreto tra lui e Louis, impedendo a chiunque altro di saperlo, crollò nell'esatto istante in cui gli occhi di lei espressero entusiasmo, infilandosi fin dentro la sua anima.

Allora.. Louis potrebbe o non potrebbe...avermi baciato...

Arrossì intensamente mentre glielo mostrava, i suoi denti erano sopra il labbro inferiore e una fossetta stuzzicava la sua guancia. Il rossore si scurì, non appena Anne lesse le parole e girandosi si ritrovò a strillare. Tirò Harry velocemente per trasformarlo in un quasi abbraccio di ringraziamento, ma lo spinse via poco dopo. La sua mano copriva il grosso sorriso e mentre se la portava al viso, i suoi occhi brillavano di gioia ed orgoglio.

"Oh, Harry! Sono così contenta per te!" Disse raggiante, togliendo le mano dal suo viso e dandogli delle pacche, come usano fare le madri.

Non è tutto

Scrisse Harry, guardando Anne con un sorriso delicato. La madre era rimasta sorpresa alla rivelazione che la sua felicità avesse altre ragioni per ampliarsi, rabbrividì internamente, pensando a tutte le possibilità. Ovviamente non poteva essere niente di sessualmente spinto, perché conosceva Harry e sapeva che non l'avrebbe mai fatto. Ma la prospettiva di lui involto romanticamente con qualcuno, aveva fatto balzare il suo cuore ancora prima che parlasse.

Potrebbe o non potrebbe avermi chiesto di mettermi con lui..

Colpendosi la bocca con una mano per non far uscire un altro strillo che stava già scoppiando fuori dalle sue labbra per via dell'emozione, Anne non riuscì a trattenere i tre piccoli saltelli che fece quando lesse la scritta. Gli occhi di Harry non luccicavano dall'imbarazzo per la reazione della madre, sorprendentemente erano invece venati di soddisfazione, per il fatto che sembrò così fiera di lui.

Era semplicemente felice che suo figlio avesse trovato qualcuno a cui importava tanto di lui quanto a lui importava dell'altro. Era una rarità di per sé. Harry meritava quel qualcuno di speciale.

Ma poi Anne si accorse che Harry non aveva specificato di aver accettato l'offerta. Stava improvvisamente pregando ogni dio che l'avesse fatto e che non avesse sprecato un'opportunità così meravigliosa.

"Aspetta... Hai detto di sì, vero?"

Harry la guardò come se fosse pazza.

Certo che ho detto di sì!

Fece uscire istantaneamente un balbettio di parole insieme alle solite frasi, come 'oh il mio bambino è cresciuto' e ' sono così felice per te, H' e 'voi due siete perfetti insieme, oh Harry sono così fiera di te'

Dopo un'infinita quantità di sdolcinatezze da parte di Anne, Harry era tornato nella sua camera con un senso di riappacificazione e successo che risiedevano comodi nel suo cuore. Non era stato esattamente preoccupato della reazione della madre, lei gli aveva già dato l'okay alla relazione la settimana precedente, ma lui era comunque consapevole del fatto che avrebbe potuto pensare che fosse troppo presto. In fin dei conti Harry aveva appena scoperto i sentimenti che provava verso il ragazzo. Ma alla fine, era completamente acconsenziente e totalmente estatica.

Sapeva che lei sarebbe andata dritta verso il telefono di casa, componendo il numero di Gemma e premendo la cornetta sul suo orecchio per sputare fuori la nuova informazione che le avevano rivelato. Senza dubbi Harry avrebbe ricevuto un messaggio emozionato dalla sua amata sorellina, che voleva sapere ogni minimo dettaglio e lui glielo avrebbe fornito di sua spontanea volontà, perché lei era sua sorella e lui le raccontava praticamente tutto. Ovviamente sua madre era la sua migliore amica- a parte Louis e Gemma stessa- e lui le diceva la maggior parte delle cose che voleva dirle, ma con Gem era diverso. Lei era più giovane, capiva le piccole emozioni dei teenager e non si fece problemi a raccontarle ogni piccola scintilla che aveva sentito durante il bacio.

Quindi, complessivamente, la reazione della sua famiglia fu euforica. Erano assolutamente soddisfatti.


I due ragazzi si trovavano seduti al piano, nessuno dei due suonava realmente. Louis aveva provato a far sentire a Harry il nuovo pezzo che stava imparando, ma fallì molto presto quando sbaglio le note. Non si era esercitato più per troppo tempo, quindi era ancora arrugginito sul dove posizionare le sue dita. Stava diventando frustrante quanto gli ci volesse per imparare, dopo tutto, non era nemmeno un pezzo 'avanzato'.

Aveva visto come gli occhi di Harry avevano inondato il pentagramma con approvazione, annuendo alla melodia che stava suonando nella sua testa, caratterizzata da note posizionate al posto giusto, con delicatezza.

Quei piccoli tasti neri, nella mente di Harry, gli fecero immaginare il modo in cui l'avrebbe suonato. Louis sapeva che Harry sarebbe stato in grado di suonarlo con facilità, ma voleva riuscire a compierlo tutto almeno una volta senza chiedere aiuto a Harry. Ultimamente era come se i ruoli si fossero permanente rovesciati, Louis lo studente e Harry l'insegnante.

Una volta che Louis si era lamentato per la milionesima volta, infastidito, Harry rilasciò un sospiro e strappò un foglio dalla cima del suo blocco.

Smettila di innervosirti, okay? È un pezzo difficile, non ti abbattere.

"Lo so, lo so. Ma dovrei almeno riuscire a terminare la prima parte prima di quel crescendo" fece notare. "E non riesco a fare nemmeno quello. Cos'hanno le mie dita oggi? Erano normali ieri pomeriggio!", piagnucolò, portandosi le dita al viso e guardandole con espressione sofferente.

Beh, dipende dov'erano le tue dita la scorsa notte...

Harry stava sorridendo. Un sorriso ampio e allargato. Louis non lo colse fino alla terza occhiata che lanciò alla frase, combinata all'espressione sconcia e, quando capì, boccheggiò all'allusione sfacciata.

"Sporco bastardo!" Disse schiaffeggiando leggermente Harry sul braccio, sbigottito, ma dilettato dalla risata maliziosa in cui era scoppiato il riccio.

Cosa? Io non so cosa combini ogni notte!

"I-Io.. Non.. Io..stai zitto, Haz!" Louis stava arrossendo di un color scarlatto intenso, le sue parole strisciavano d'imbarazzo.

Avevo intenzione di offrirti un aiuto a suonare..

"Oh, per favore, Harry!" L'imbarazzo sembrò essere diminuito, o forse Louis stava facendo un buon lavoro, disseminandolo e nascondendolo come se non fosse mai stato lì.

Ma non so se voglio più mettere le mie dita sopra le tue...

Il sorriso era tornato, insieme con una leggera risata di malizia, che venne però nascosta dalla mano di Harry, che portò alla sua bocca per bloccare entrambi. Quel fottuto sorrisetto sarà la mia morte, pensò Louis.

"Harry!" Si lamentò Louis. "Smettila!" Disse imbronciandosi infantilmente e incrociò le sue braccia, posando le mani sotto le ascelle.

Oh, Louis è imbarazzato?

Mentre Louis leggeva, Harry cominciò a pizzicare le sue guance, come se fosse un bambino, cosa che causò una protesta soffocata da parte di Louis, mentre spingeva via le sue dita. Harry scoppiò a ridere in risposta, scuotendo la testa alle buffonate di Louis.

Poi Harry, una volta che si era calmato, si alzò dalla sedia e si mise in piedi dietro Louis. Louis gli lanciò uno sguardo confuso, ma obbedì quando Harry lo tirò su per i fianchi, facendolo alzare. Louis si avvicinò al piano, mentre le gambe magre di Harry si fecero spazio dietro a quelle di Louis, anche se il busto sembrò non seguirle. Confuso, Louis si girò a guardarlo, lanciando una veloce occhiata a Harry che si era seduto al posto di Louis. Ma prima che se ne accorse, il suo fondo schiena venne strattonato verso il basso e finì in braccio a Harry.

"Che stai facendo?!" La voce di Louis era piena di sorpresa e assolutamente alcun tipo di rabbia.

Doveva ammetterlo, il grembo di Harry era piuttosto comodo, e fu terribilmente difficile non strusciarsi sul suo cavallo. La tentazione era una vera puttana. Ma Louis la prevalse e aspettò una risposta di Harry, con la tentazione delle labbra di Harry, che sarebbero state la sua condanna, essendo così vicine alle sue e dovette fermarsi dalla voglia di attaccare ferocemente quella bocca così soffice e carnosa.

Invece che rispondere direttamente, Harry si staccò dai fianchi dell'altro e le portò accanto alle sue mani. Louis non si era nemmeno accorto che le sue erano istintivamente rimaste sui tasti. Appena le tolse, continuava ad alzarle leggermente e poi a fermarle subito dopo per poi alzarle di nuovo. Era come se stesse inscenando esitazione e preoccupazione. Le sue dita tremarono esageratamente e i suoi polpastrelli si attorcigliarono nel momento in cui si avvicinò.

Improvvisamente, quando le sue mani erano distanti centimetri da quelle di Louis, il calore irradiante sulla pelle abbronzata, Harry ritrasse le sue mani con un lamento per dichiarare che non poteva mettere le sue mani su quelle di Louis.

Louis capì quello che Harry stava facendo, l'espressione fintamente disgustata divenne ancora più evidente. Saltò giù dal grembo di Harry con frustrazione, procurando a Harry una risata - forse era per la reazione di Louis o forse per il suo stesso scherzo- girandosi poi per fronteggiarlo.

"Per amor di Dio, Harry! Non mi sono fatto un ditalino ieri notte!"

Le parole esclamate di Louis vennero seguite da nient'altro che silenzio. Gli occhi di Harry erano spalancati e la faccia un misto tra mortificata, scioccata e divertita. Le sue iridi verdi erano dirette esattamente oltre le spalle di Louis.

Oh cazzo no, per favore no, pensò Louis.

"C'è qualcuno dietro di me, vero?" Trasalì. Harry annuì, le sue labbra premute tra di loro per fermarsi dallo scoppiare a ridere.

Louis girò lentamente sui suoi talloni, per vedere -Oh certo, doveva

essere per forza lei, no?- Anne, in piedi dalla porta, occhi e bocca spalancati. Louis poteva sentire il calore salire per il collo istantaneamente, procedendo lentamente su per le sue guance e bruciando le sue tempie. La fissò con orrore, bocca aperta e avvicinandosi cercando di formare una vera frase, delle scuse, ma tutto ciò che continuò a fare fu inciampare nelle parole.

Anne tossì goffamente, battendo gli occhi per risvegliarsi dalla trance creata dallo shock e lanciando a Harry uno sguardo alienato.

"V-volete che andiamo?" Disse debolmente, gesticolando verso l'uscita. Louis non poté reagire, era ancora in piedi che bruciava dal calore, immobile nel mezzo a stanza. Harry si alzò dal suo posto e Louis lo poté vedere raccogliere la sua sacca con la coda dell'occhio e scivolare verso di lui.

Diede un bacino sulla guancia a Louis velocemente e Louis poté sentire la sua trance dissolversi con quell'unica azione. Dio, mandò tanti di quei pizzicori al corpo di Louis che non sarebbe mai stato in grado di contarli. Era una così semplice forma d'affetto, ma era come una valanga di sentimenti pronti a riversarsi per tutte le vie, fino ad arrivare alle dita dei piedi. Le braccia di Harry si avvolsero attorno alla sua vita e iniziò a guidarlo in avanti, seguendo Anne che era uscita frettolosamente, probabilmente ancora imbarazzata quanto Louis. Louis si raggomitolò nella stretta di Harry mentre camminavano fuori dall'edificio, strofinando il naso sul suo collo. Sussurrò, probabilmente troppo piano : "Questo si che era imbarazzante, penso che morirò."

Ovviamente era abbastanza forte perché Harry sentisse, vista la vibrazione che percorse Louis quando Harry scoppiò a ridere. Harry fece più stretto l'abbraccio, in modo per consolarlo e scosse la testa leggermente, come per aiutare Louis a superare l'imbarazzo.

Louis fece un rumore di protesta nel collo di Harry, agendo contro il suo scuotere la testa sdegnoso.

Non sarebbe stato tanto facile dimenticarlo, ma fece un patto nella sua testa che si sarebbe comportato come se non fosse mai successo così sperava sarebbe sfuggito dalla mente di Anne. La pelle calda di Harry al di sotto della sua faccia lo distraeva dalla situazione, le loro pelli appiccicate. Fu tentato di arricciare le labbra e premerle sulla pelle calda, ma si trattenne.

Camminarono fino alla macchina, separandosi riluttanti, mentre Louis camminò attorno all'auto, infilandocisi dentro. Anne chiacchierava con una donna vicino alla porta, probabilmente dicendole cose che dovevano esser fatte, visto che se ne sarebbe andata via prima, quindi erano solo lui e Harry nella macchina.

Il sedile centrale sembrò creare una specie di barriera tra di loro e tutto ciò che Louis voleva fare era scivolare dalla sua parte e accoccolarsi accanto a lui. Voleva sentire il calore di Harry su di lui, usufruire di questo nuovo stato sentimentale per poterlo toccare ogni volta che voleva. Ovviamente Harry non era completamente a suo agio, ma accettava maggiormente semplici toccatine o carezze.

"Ti dispiace se.... mi avvicino? Per sedermi accanto a te?" Louis sapeva che la sua voce era giovane e innocente, ma non gli importava. Fu cauto con la sua domanda, non essendo sicuro se per Harry sarebbe stato ok o no.

I grandi occhi verdi di Harry fissarono Louis e annuirono lentamente. Louis slacciò la cintura di sicurezza e gli scivolò vicino. Si chiuse di nuovo la cintura, sentì la sensazione della gamba di Harry sulla sua bruciare attraverso i jeans che coprivano la sua pelle. Si spostò in modo da posizionare le sue spalle dietro a quelle di Harry e poggiò la sua tempia sulla spalla. Harry si era irrigidito un po' per via della vicinanza, ma si rilassò ben presto.

Appena Anne stava per salire in macchina, caricando roba nel bagagliaio, le dita di Harry , con esitazione, si mossero verso la mano di Louis, che teneva in grembo. Si contrassero sulle punte delle dita, prima di scorrere timorosamente la sua pelle soffice per arrivare a loro. Il leggero tocco gli fece venire un po' di pelle d'oca, cosa che non sapeva se fosse a causa del fatto che soffrisse il solletico o che Harry lo cercava. Harry era silenzioso, il suo respiro profondo attraverso il naso era l'unico rumore nella macchina. Afferrò le dita di Louis e con trepidazione, intrecciò le loro mani insieme. Louis sospirò felice, lanciando uno sguardo a Harry, con un sorriso sul suo viso, stringendo forte le loro mani. I suoi occhi dicevano 'grazie' a Harry, nonostante non fosse sicuro del perché lo stesse ringraziando in particolare. Per aver allungato la mano verso di lui. Per averlo lasciato entrare nella sua vita. Per essere lì. Per tutto.

Gli occhi di Harry brillarono verso di Louis, luminosi pozzi verdi di esitazione che si stava dissolvendo, trasformandosi in crescente benessere. Sembrò essere felice con sé stesso, felice che aveva avuto il coraggio di fare la prima mossa, felice del fatto che fosse così a suo agio con qualcuno seduto così vicino, nonostante la tensione iniziale che aveva attraversato il suo corpo.

L'atmosfera non venne tanto distrutta quando Anne scivolò sul sedile anteriore, ma Louis, per l'imbarazzo, aveva sentito il rosso riaffiorare sulla superficie delle sue guance, al solo ricordo.

La madre disse qualcosa della serie “Bene allora, andiamo” in una gran voce esultante, prima di accendere il motore e sfrecciare per la strada. Sarebbero dovuti andare a prendere Gemma a casa – visto che era tornata per le ferie dall'università- e poi avrebbero fatto il loro viaggio sulla costa.


Il telo sottile con la fantasia scozzese era stato disteso sulla sabbia soffice, le borse messe in pila di lato e le felpe arrotolate e arrangiate come cuscini. Custodie di occhiali da sole erano abbandonate ai lati, aperte, niente all'interno a riempirle, poiché ognuno di essi si trovava sopra il naso del rispettivo proprietario. Anne e Gemma erano più i tipi da montatura tonda, il tipo di occhiali che vedi indossare dalle celebrità. Harry aveva un paio di Ray-ban classici, che Louis si godeva addosso a Harry, sbirciando dal suo modello a goccia.

Harry non era proprio vestito per la spiaggia, nemmeno Louis lo era in realtà, tanto meno Gemma e Anne. Gemma indossava un abito che arrivava al ginocchio, con disegnate sopra spirali e fasci di colori sgargianti. Louis non poté negare quanto fosse assolutamente bella. Anne indossava un abito simile, tuttavia era un maxi vestito lungo, che completava la sua figura in un modo eccezionale. Harry, invece, indossava dei pantaloni leggeri beige e una maglia bianca a maniche corte con una camicia aperta sbiadita sopra. Era un outfit relativamente bello, -saggio per la temperatura, ma non vuol dire che non fosse..affascinante- così non avrebbe sudato troppo. Ma nella peggiore delle ipotesi può sempre togliersi la maglia bianca, tenere la camicia nel caso gli venga freddo, ma può tenerla aperta, Dio, sarebbe così sexy- No Louis, non pensarci. Davvero, Louis non avrebbe dovuto essere così percettivo riguardo alla moda, ma la sua scusa era che stava semplicemente seguendo gli stereotipi sui gay.

Anne e Gemma si erano già stese su un plaid, prendendosi tutto lo spazio, così Harry e Louis restarono in piedi goffamente, il sole a picchiare sulle loro schiene. Due teli in più erano stesi vicino al plaid, come offerta ai due di sdraiarsi lì, li spostarono un pochino, così non erano attaccati alla madre e alla sorella, lasciandole sdraiate in terra. Harry si buttò immediatamente giù con un 'hmph' e si stravaccò sul largo telo. La sua faccia era rivolta direttamente verso il sole, e una piccola striscia di pelle era visibile dove la maglietta si era alzata. Louis fece fatica a distogliere lo sguardo dalla figura rilassata, specialmente quando il sole sembrò aumentare la luminosità e ogni parte di Harry sembrò irradiare bellezza.

Dio, sono così sdolcinato, pensò Louis.

Crollò, seguendo Harry e si sdraiò sul telo, lasciando che la sua pelle scoperta assorbisse i raggi del sole.
Era piacevole e pacifico stare lì, sdraiati, con solo il rumore del mare, i bambini che giocavano e i gabbiani che starnazzavano, volando sopra le loro teste. Gli occhi di Louis esaminarono Harry da dietro i suoi occhiali da sole, le sue labbra rosse furono la prima cosa che Louis vide.

Non aveva notato Harry mordersele o altro per farle diventare di un color rosa così intenso, quasi rosso, ma era improvvisamente grato a qualunque cosa le avesse rese di un colore così invitante.
Non che Louis avesse una passione per i rossetti o simili, ma vedere quelle labbra così carnose, soffici e- oh, ora brillanti per via della lingua che vi era appena passata sopra- era qualcosa che Louis trovava affascinante. Probabilmente era perché Louis aveva davvero il permesso di poggiare le labbra su quelle rosse, era per quello che le faceva così allettanti, non importava quanto deliziose sembrassero.

Lentamente, senza pensarci troppo, Louis scivolò dal telo silenziosamente. Harry non se ne accorse e improvvisamente gattonando, balzò sopra di lui. La sua mira però non fu altrettanto buona come il silenzio mantenuto, quando le sue labbra, invece che atterrare su quelle carnose dell'altro, finirono a un lato del suo naso. Harry sembrò un po' scioccato quando Louis indietreggiò per guardarlo, una volta che realizzò di aver mancato il bersaglio.

"Scusa" disse Louis. Si guardò intorno per vedere se aveva allarmato Anne o Gemma, ma nessuno di loro sembrava essere interessata. "Le tue labbra sembravano deliziose e volevo baciarle" sussurrò come se fosse un segreto che non doveva mai essere svelato. Nonostante fosse un segreto semplice.

Harry arrossì, una fitta di rosa a spolverarsi sulle sue guance. Mantenne quel labbro inferiore tra i denti, quasi ingelosendo le labbra di Louis del diritto che quelle avevano sulla carne soffice.
Louis lo guardò con decisione, gli occhi azzurri si posarono sulla pelle inscurita, mentre Harry lasciò lentamente la presa dei denti sulle sue labbra. La parte non morsa diventò più carnosa quando la rilasciò, il colore si scuriva con ogni millisecondo che passava e che il tempo si prolungava da quando aveva smesso di torturarsele. Non ci volle molto prima che le labbra soffici tornassero al loro posto, gonfie e rosate. Louis non sapeva se Harry lo stesse facendo di proposito, ma cavolo, era così sexy che Louis pensò di non essere in grado di mantenere internamente -o esternamente- il controllo.

"Sei così sexy" borbottò Louis inaspettatamente. Non si diede occasione di controllare la reazione di Harry che le sue labbra furono attratte da quelle dell'altro. Era un tentativo di cercare di muovere le labbra e separare quelle di Harry con le sue, ma sapeva di non potersi spingere troppo oltre.
Il pensiero di leccarle come farebbe con un lecca-lecca lo sopraffaceva, ma si concentrò solamente sulla sensazione e nient'altro.
Si perse a mantenere le labbra su quelle dell'altro, quello era tutto ciò di cui aveva bisogno.

Quando si staccò e si inclinò per premere nuovamente le sue labbra su quelle di Harry e variare la lunghezza di tempo in cui erano rimaste attaccate, il braccio del riccio si stava alzando lentamente dietro di lui, ma non se ne accorse.
Fu solo quando sentì una pioggia di sabbia scendere dall'alto, nel suo collo che si separò dallo shock, scuotendo il corpo violentemente per sbarazzarsi della sensazione solleticante.

"Che guerra sia, Styles."

Dopo aver lanciato sabbia ovunque ed essersi calciati addosso castelli di sabbia
abbandonati, Louis era distrutto. Il sole sulle loro schiene rendeva il tutto più caldo, mentre si agitavano nella sabbia; era ricoperto di granelli di sabbia, senza dubbio l'avrebbe trovata ovunque per almeno una settimana, ma vedere Harry con un tono da furbetto e così giocoso, gli fece pensare che ne valeva la pena. Aveva un sorrisino malizioso sul suo viso, quando afferrò un pugno intero di sabbia e scoppiò a ridere sonoramente quando la buttò completamente sopra i vestiti già insabbiati di Louis.

Caddero in terra con un capitombolo, lottando giocosamente e cercando di spiaccicarsi la sabbia in faccia a vicenda, ma ben presto si arresero e lasciarono
perdere. Finirono per giocare con la sabbia, ma piú ragionevolmente di prima. Afferrarono due bicchieri di plastica vuoti e abbandonati e li riempirono di sabbia. Fecero un piccolo castello di cinque bicchieri rovesciati e scavarono un fosso attorno al bordo.
L'acqua non arrivava abbastanza vicino da riempirlo, ma ciononostante creava lo stesso effetto. Louis era soddisfatto della costruzione, ma Harry si sporse afferrando conchiglie e pietre per decorarlo.

Finirono con un sospiro, fissando la loro opera d'arte – anche se non era così bella- che rimaneva in piedi in mezzo alla brezza marina. Louis tirò fuori il suo telefono e scattò una foto, con il fine di stamparla e aggiungerla a tutto ciò che aveva a che fare con Harry. Dopo aver inserito il suo telefono nella tasca, imitò la posizione di Harry e si sedette, le sue braccia a reggere il suo corpo e le sue mani immerse nella sabbia a granelli.

Louis girò la sua testa verso Harry, parlando dopo pochi secondi di ammirazione, che erano inevitabili, specialmente se si trattava del profilo perfetto del ragazzo riccio:" Ti va di tornare a prendere il sole? Sono leggermente sfinito."

Harry scoppiò a ridere, guardando Louis con sguardo canzonatorio, sopracciglia alzate. Louis rispose allo sguardo con un acuto "Cosa?!" Harry esaminò la spiaggia velocemente prima di allungare il braccio per indicare qualcosa. Gli occhi di Louis seguirono la sua azione e si bloccarono su un uomo anziano, quasi addormentato sulla sedia a sdraio mentre quelli che Louis immaginò fossero i suoi nipotini giocavano allegramente attorno a lui.

Louis sospirò drammaticamente, "Non sono un vecchietto!"

Harry rise mentre si alzava in piedi, muovendo i polsi con uno scatto, come per dire, "come vuoi tu, nonno."

"Bastardo" mormorò Louis sotto il suo respiro, alzandosi per seguire il ragazzo più piccolo. Scosse i jeans dalla sabbia e camminò a fatica fino al telo dove Harry si era messo in posizione coricata, i suoi gomiti usati per tenere il busto su. La sua faccia non era tanto espressiva e Louis non poteva vedere gli occhi per. Apire se stava pensando intensamente o no, ma sembrava comunque che avesse uno sguardo lacerante. "Un bastardo fottutamente bello, però" Louis crollò sul terreno duro vicino a Harry, sospirando pesantemente. Frugò cercabdo la sua felpa, appallottolandola e posizionandola sotto la sua testa. Chiuse gli occhi, cercando di schiacciare un pisolino, ma sembrò impossibile. La felpa non era per niente d'aiuto; era dura e scomoda, specialmente nell'ultima sistemazione, in cui la zip si conficcò nel retro della sua testa. Stava per riprovarci e rimodellare il cuscino improvvisato un'altra volta, ma sentì una mano stringergli il bicipite.

Guardò verso Harry, che stava tirando il braccio di Louis più vicino a sé. Louis gli mandò uno sguardo confuso. Harry prese la sua reazione roteando gli occhi e scivolò più vicino, in modo da stare in mezzo a entrambi i teli, dove erano sdraiati. Una volta che si era sistemato, tirò più forte Louis, in modo da avere il ragazzo più grande vicino a lui, così vicino che le loro pelli si toccavano. Mollò il braccio di Louis e guidò la sua testa sul suo petto, così Louis realizzò che stava facendo.

Era elettrizzato a vedere Harry risistemare entrambi, così sarebbero stati comodi, insieme. Stava apertamente lasciando Louis dormire sopra di lui, solo in modo che Louis potesse dormire bene.
Sì, tecnicamente avevano già dormito insieme - non in quel senso, ovviamente- ma quella era una piccola azione che per chiunque sarebbe stata irrilevante, ma che a Louis fece battere il cuore.

Trovarono una posizione, Harry sdraiato sulla schiena e Louis rannicchiato di lato, con la testa poggiata sul petto di Harry.
Louis poteva sentire il cuore di Harry battere forte, non essendo un battito normale. Il fatto che Louis avesse provocato ciò era sbalorditivo per il ragazzo di Doncaster.

Non passò molto però, fin quando il battito del cuore aveva rallentato, tornando a un ritmo ragionevole. Louis lo prese come un segno che Harry era a suo agio con i il fatto che i suoi corpi erano a contatto e lasciò sprofondare i suoi occhi nel sonno.

Louis si svegliò dal mondo dei sogni, rotolando un pochino sul telo. I suoi occhi si aprirono leggermente, ma si chiusero stretti quando il sole accecante fu la prima cosa che videro, evidentemente i suoi occhiali da sole erano caduti mentre dormiva. Sapeva che non era stato addormentato così tanto dal fatto che le sue palpebre non erano appiccicate tra di loro da un velo di sonno, ma era sicuramente caduto nel mondo dei sogni per un bel po'. Il suo braccio si tese ciecamente verso il lato, provando a cercare il ragazzo sul quale si era addormentato. Immaginò che fosse rotolato via dal ragazzo durante il sonno, ma la felpa a mo di cuscino sotto la sua testa era stato posizionato con troppa accuratezza, quindi la sua mente, ormai disfatta dal sonno, era leggermente confusa.

Aprendo lentamente gli occhi e mettendosi seduto, se li strofinò con la mano e si guardò intorno. Harry non era da nessuna parte, né seduto vicino a lui, né vicino ad Anne o Gemma.

"Ehi, Anne" disse Louis, tossendo per mandare via la voce rauca. "Dov'è Harry?"

Anne alzò lo sguardo dal suo libro e guardò Louis attraverso i suoi occhiali da sole. "È solo andato giù a riva, tesoro. Se n'è andato da soli dieci minuti, quindi probabilmente è ancora lì"

Louis annuì con gratitudine e si alzò in piedi, stiracchiando muscoli e ossa con uno scrocchio. Passando le sue mani sui suoi jeans per lisciare le spiegazzature accumulate attorno al ginocchio, Louis lasciò che i suoi piedi scalzi lo trascinarono verso la spiaggia. Più si avvicinava, più era facile distinguere quei famigerati ricci. Harry stava dondolando i piedi avanti e indietro nelle profondità del mare. I suoi pantaloni erano leggermente arrotolati, il materiale sbiadito dell'interno mostrato insieme alla pelle pallida di Harry. Non erano arrotolati tanto, quindi probabilmente si sarebbero bagnati se fosse andato un po' più a fondo o se le onde si fossero rotte con più forza, ma essendo già piegati in su la metà, Louis riuscì a immaginare Harry prendere tempo per arrotolarli uniformemente e ordinatamente. Il pensiero era adorabile di per sé.

Quando la sabbia chiara e morbida diventò più scura e bagnata, Louis poteva vedere Harry più chiaramente. Sembrava immerso profondamente nei suoi pensieri, -se questo fosse possibile da vedere da dietro- soprattutto dal modo in cui dondolava i piedi senza scopo, dando calci deboli. Le sue mani erano liberamente a ciondoloni di lato, le sue dita all'ingiù senza alcun tipo di schema.

Louis si avvicinò silenziosamente da dietro, i rumori dei suoi passi sulla sabbia con il tento di sorprendere il ragazzo da dietro, avvolgendo le sue braccia alla vita di Harry. Tuttavia il piano andò in fumo, quando le sue dita dei piedi vennero a contatto con il male gelido. Lanciò un urletto da ragazza e si ritrasse via dall'acqua. Morse le sue dita e pizzicò le sue vene, provocando una reazione istantanea e quasi si pentì di essere solamente venuto al mare. Era solo un quasi rimorso però, perché avere Harry di fronte, con un sorriso genuino sulle sue labbra, valeva qualsiasi congelamento. "Voglio entrare e abbracciarti, ma è fottutamente fredda" ammise Louis, affondando un dito nell'acqua imminente ma ritirandolo fuori immediatamente con un sibilo.

Harry si allungò verso di lui, chiudendo le mani a pugno e riaprendolo come per invitare Louis a entrare in acqua. Il più piccolo fece sporgere il labbro inferiore e allargò gli occhi e sembrò che la mente di Louis fu improvvisamente ipnotizzata. I suoi piedi camminarono nell'acqua gelida senza pensarci e il suo corpo collassò nelle braccia impazienti di Harry.

Stare nell'acqua ghiacciata non era così terribile se le braccia di Harry erano avvolte attorno a lui. Dimenticò momentaneamente del freddo e si perse nel calore di Harry, la sensazione del ragazzo più alto che inghiottiva il suo corpo snello. Finì per stare bene, poiché i suoi piedi non erano più freddi, erano ormai insensibili e quindi non sentiva il freddo pungere la sua pelle.

"Voglio andare in vacanza" sospirò Louis sul petto di Harry. Harry fece un verso di approvazione e Louis sentì la scossa quando Harry annuì con la testa.

"Voglio andare in un posto caldo" disse Louis, e Harry annuì un'altra volta con intesa.

"Ma non in un posto troppo lontano, rimanendo in Europa" Harry mosse la testa per dire a Louis che pensava lo stesso, non volendo viaggiare troppo lontano.

"Non in un posto dove fa troppo caldo però, tipo la Spagna, perché non voglio dover comprare un sacco di vestiti nuovi" Harry strinse Louis in accettazione di quello che gli aveva detto.

"Magari in un posto tipo la Francia o l'Italia" Harry annuì entusiasta alle parole di Louis, più di come aveva fatto con le altre divagazioni. Louis tolse la testa dal suo petto e guardo in alto verso di lui, curiosamente. Harry aveva un leggero sorriso sul suo viso e gli occhi spalancati.

"Quale, Francia?" Harry scosse la testa.

"Oh, vuoi andare in Italia?" Harry annuì con entusiasmo, nonostante non ci fossero progetti fatti o niente di simile, solo chiacchiere noncuranti.

"L'Italia sembra un bel posto" sospirò Louis seppellendo la testa di nuovo nel petto di Harry. Poté sentire Harry annuire un'altra volta e una mano arrivò ad accarezzargli i capelli. Era così rilassante avere le lunghe dita infilate nelle sue morbidi ciocche, i polpastrelli che massaggiavano il suo scalpo. Dovette sopprimere un mugolio di apprezzamento quando le unghie corte di Harry grattarono la sua pelle inconsapevolmente.

"Voglio portarti in vacanza" sussurrò Louis. Sentì Harry raddrizzarsi un po' e poi rilassarsi qua si continuò a parlare.

"Ci ho pensato, lo sai? Portarti da qualche parte, un posto caldo. Pensaci un po', l'Italia è il tipo di posto che ho immaginato. Avremmo una camera d'albergo di lusso e potremmo alzarci quando vogliamo. Non dovremmo fare niente, nessuno ci conoscerebbe, nessuno vorrebbe che noi facessimo nulla, potremmo solamente fare i pigri ogni giorno. Passeggeremmo per le strade, mano nella mano. Guardare i mercatini con montagne di cibo accumulate e provare alcune delle delizie locali. Poi andremmo a cena e divideremmo il dessert perché saremmo troppo pieni dopo aver mangiato antipasto e piatto principale che riusciremmo a mangiare solo un po' del dolce. Magari andremmo a vedere suonare la band locale o semplicemente passeggeremmo sulla spiaggia di notte. E torneremmo in camera tardi e ci addormenteremmo insieme, tra le braccia dell'altro. Poi quando ci sveglieremmo faremmo di nuovo tutto da capo."

C'era silenzio. Si poteva sentire solo il rumore delle onde che si rompevano attorno a loro. Le braccia di Louis erano strette attorno ad Harry, i suoi occhi si chiusero mentre stava sul petto di Harry. Questo si era pietrificato sotto all'orecchio di Louis mentre continuava a parlare delle sue piccole idee. Louis poteva sentire il cuore di Harry battere selvaggiamente, poteva quasi sentire i suoi pensieri correre nella sua mente avanti e indietro ad andatura veloce.

Per una qualche ragione, nonostante potesse intuire che Harry stava moderatamente impazzendo, non si pentì di quello che aveva detto. Era tutta verità, non stava mentendo. Voleva fare tutto ciò con Harry, lo voleva così tanto. Ovviamente sapeva che avrebbe dovuto aspettare un paio d'anni, ma voleva dimostrare a Harry che aveva quel tipo di progetti. Che voleva quelle cose.

"Parlami, piccolo, dimmi a cosa stai pensando" disse Louis gentilmente, la sua voce uscì quasi come sussurro, tanto era debole. Alzò la testa per guardare la faccia del ragazzo e fu sorpreso dall'assenza di preoccupazione in essa. Ovviamente vi era un piccolo accenno ad essa, ma non ce n'era tanta da doversi, beh, preoccupare. Harry gesticolò in direzione del telefono di Louis, presumibilmente in modo da poter comunicare i suoi pensieri scalmanati con esso.

Penso che mi piacerebbe

"Davvero?" disse Louis sotto shock. La sua voce descriveva quanto fosse sorpreso; era acuta e quasi stridula. "I-intendi tipo, presto? Non in un paio d'anni?"

Presto, sì, vorrei andarci presto..se tu vorresti, allora è..

"Ma certo che vorrei! Oh mio dio, Harry! Mi piacerebbe moltissimo."

Ma quanto presto?.. Cioè, io sarei pronto a partire, mentalmente, ma non so se mia madre pensa che lo sia.

Magari dopo la raccolta di fondi? Voglio dire, non è obbligatorio, se dice di no non ti rapirò per portarti via con me, ma è un pensiero carino, no?"

È un pensiero molto carino.. Mi piacerebbe davvero partire con te...

Non voglio obbligarti a fare niente, Haz. Non vorrei mai che tu ti sentissi costretto a fare qualcosa, quindi per favore, dimmi se lo stai dicendo solo per assecondarmi. È un grande passo partire insieme, saremmo solo io e te. Devi assicurarti di trovarti a tuo agio anche solo all'idea.

Sono sicuro, Lou. Ci ho pensato anch'io, sai? Voglio fare questo con te. Le persone non realizzano che posso essere indipendente. Riesco a fare le mie scelte e questa è una scelta di cui sono assolutamente sicuro. Sì, d'accordo, sarò un po' nervoso, ma vorrei partire con te da morire.

"Sei incredibile, lo sai questo?" Sorrise Louis. Si spinse sulle punte e premette un bacio casto sulle labbra sorridenti di Harry. "Vedremo e ci informeremo, okay?"

Harry annuì sicuro con un sorriso bianco e a mille denti. Louis lo ricambiò senza fatica.

"Forza, piccolo, torniamo su. Mi sta venendo una certa fame." Louis prese la mano di Harry nella sua, riservando uno sguardo a Harry per controllare che fosse okay. Venne rassicurato dal sorriso delicato e la stretta delle loro mani insieme. Harry stava diventando una persona completamente diversa e Louis lo adorava. Naturalmente amava entrambi i lati di Harry equamente, ma era bello vedere un ragazzo così timido uscire fuori dal suo guscio a causa di tutte le sue azioni.


Dondolarono le loro mani insieme liberamente, mentre arrampicandosi tornarono nel loro angolino, Louis blaterò nell'orecchio di Harry, anche se sapeva che Harry non stava ascoltando. Lo sguardo distante, ma pieno di felicità nei suoi occhi ne era la prova e la piega sulle labbra dimostrava che era decisamente felice.

Louis sapeva che c'erano sguardi curiosi delle generazioni più vecchie, ma niente di troppo grave. Stavano solo guardando la coppia, facendosi domande, quindi non diede fastidio a Louis nemmeno un po'. Harry era ignaro e Louis si chiese come avrebbe reagito se non fosse stato così inconsapevole.

Raggiunsero presto il loro posto, vedendo Anne e Gemma conversare profondamente tra di loro. Guardarono in su quando la coppia si avvicinò e Anne non poté trattenere il sorriso che pungeva le sue labbra, quando vide le loro mani intrecciate e i loro visi sorridenti. Gemma li guardò dolcemente, ma qualcosa persisteva dietro i suoi occhi, qualcosa che Louis non sapeva riconoscere. Non conosceva così bene Gemma, ma dal tempo che avevano passato insieme pensava fosse adorabile. Sperò che pensasse lo stesso di lui, in fondo usciva con suo fratello, per il quale provava un'eccessiva quantità di bisogno di proteggerlo.

"Pensavo di andare a prendere qualcosa da mangiare, volete qualcosa?" Chiese Louis, lasciando con riluttanza che le sue dita si sbrogliarono da quelle di Harry.

"No grazie, caro." disse Anne con un sorriso, tornando al suo libro.

"Haz, vuoi qualcosa? Da bere magari? Ti posso andare a prendere una coca se vuoi" chiese Louis. Harry scosse la testa e con un tonfo si buttò sul telo vicino ad Anne.

"Gemma, qualcosa per te?"

"Pensavo di venire con te, se ti va bene" Disse Gemma, alzandosi in piedi. Harry le lanciò uno sguardo espressivo, ma Gemma lo spense salutandolo con un colpo di polso.

"Uh sì, va bene" disse Louis.

I due camminarono su per la spiaggia in silenzio, facendosi strada verso la baracca lontana. Louis aspettava che Gemma parlasse, sapendo che era impaziente di dire qualcosa. Non appena Louis guardò i panini sul display, Gemma sì liberò delle parole, stringendo le sue mani tra di loro.

"Non lo farai soffrire, vero?" Sputò fuori.

La testa di Louis si girò di colpo per guardarla, con un'espressione inorridita: "Cos- ovvio che no! Tu..tu credi che lo farò? È questo che ti aspetti da me?"

"No, Dio, no! È solo che.. Sono preoccupata per lui, sai?" Trasalì Gemma. Louis prese un panino, una bottiglia di coca-cola -prosciutto, formaggio e cetrioli, in caso ve lo steste chiedendo e no, la coca-cola non era solo nel caso Harry avesse voluto dividerla. Dio, perché mai dovreste pensarlo?- e li poggiò sul bancone, pescando qualche moneta dalla sua tasca e posizionandole sul bancone davanti al cassiere.

"Lo so, Gem. Faccio lo stesso con le mie sorelle, tranne che se una di loro fosse come Harry, allora probabilmente sarei proprio come te." Disse Louis, raccogliendo il resto e il cibo prima di girarsi verso Gemma. Si voltarono e cominciarono a tornare indietro, senza parlare più per un minuto circa.

"Possiamo sederci? Vorrei.. Vorrei parlarne, ho bisogno di venir tranquillizzata riguardo l'intera faccenda" Disse Gemma, gesticolando con le mani. Si sedettero sulla sabbia, Louis lasciò la roba da mangiare di lato, in modo da potersi concentrare sulle parole di Gemma. Stava sicuramente per fargli il solito discorso 'se gli spezzi il cuore, ti spezzo le gambe'. Louis sapeva che sarebbe uscito fuori a un certo punto, se lo aspettava.

"Tu stesso sai quanto è sensibile Harry. Si può rompere così facilmente, lui non capisce quanto è fragile in realtà. Lui pensa di essere forte e, sì, lo è perché ne ba passate davvero tante. Ma non è così forte. Non penso che sarebbe in grado di affrontare qualcosa di così grande come un cuore spezzato, davvero, non credo.-Posso solo finire di parlare prima che tu dica qualcosa? Grazie, tesoro- Tu l'hai reso così felice, Louis, e non credo di poterti ringraziare abbastanza. È uscito dal suo guscio così tanto. Vedere il suo sorriso è una delle mie cose preferite in assoluto e tu hai aumentato a dismisura l'occasione di poterlo vedere sorridere. E molto più sicuro di sé, amo ciò che è diventato. Ed è tutto merito tuo, Louis. Tutto merito tuo. Quindi, beh, vorrei ringraziarti per quello. Lo so che ti piace tanto, e sentirlo balbettare di quando l'hai baciato mi ha migliorato la settimana, seriamente.

Ma c'è sempre la possibilità che tu lo ferisca e non posso rischiare che gli accada. Come ho detto prima, ne ha passate tante e non voglio aggiungere anche questo in cima a tutto. Lo so che è un cliché? Ma, giuro su Dio Louis, se gli spezzi il cuore ti troverò e non esiterò a stapparti via il pisello, così non sarai più in grado di scopare con nessuno, intesi?"

Louis deglutì e annuì, muto. Non l'avrebbe mai ammesso, ma il fuoco nella sua voce scombussolò leggermente i suoi nervi. Sembrava così minacciosa, come se lo pensasse con tanta passione.

"N-non gli farò del male, lo prometto" tossì Louis, la sua voce era spessa, dalla paura anticipata. "Lui mi piace davvero, Gemma. Potrei davvero passare giornate intere, solo stando con lui, senza mai annoiarmi. Farò in modo di stare al suo fianco finché mi vorrà, e quando si stuferà continuerò comunque a provarci perché mi piace così tanto. Lui significa tutto per me. Lo so che suona molto azzardato...voglio dire, non lo amo, so di non provare ciò, ma sento davvero qualcosa di forte per lui. Non vorrei mai ferirlo di proposito e non voglio essere colui che lo rompe, voglio essere quello che lo rinforza, o quello che 'lo aggiusta'."

"Sei un bravo ragazzo, Louis, hai buone intenzioni. Mi piaci, sei giusto per lui. Solo.. Fai attenzione con lui, okay?"

"Assolutamente" disse Louis senza dubbi.
"Ehi, mi chiedevo, cioè, chiederò anche ad Anne, ma cosa ne diresti se io e Haz ce ne andassimo in vacanza insieme per qualche giorno in un paio di settimane?"

Gli occhi di Gemma si spalancarono comicamente. "In vacanza? Tu e H? Da soli? Solo voi due?" Louis rise, "Sì, solo noi due. Voleva andare in Italia, ne abbiamo parlato. Lui vuole andare, dice che è pronto."

"Ha detto così?"

"Sì è assolutamente intenzionato a farlo. Crede che vostra madre non lo riterrà pronto, ma se tu sarai d'accordo lei ci lascerà, giusto?"

“Io.. Non lo so. Sarà dura per lei dire di sì, non è mai stato davvero lontano da noi, ma sono dalla vostra parte. Lo adorerà, stare via dalla famiglia e tutti. Almeno avete me dalla vostra parte." Sorrise, scuotendo le spalle.

"Grazie Gemma, per tutto." Disse Louis sinceramente.

"Piacere mio, Louis" rispose. Allungò le braccia e lo tirò in un caldo abbraccio.

"Vuol dire un sacco per me che tu accetti la nostra relazione" Biascicò Louis nel suo orecchio.

"Lo so" disse lei, gentilmente. "Ma se qualcosa va storto, non pensare che non butterò le tue palle in un tritacarne"

_____________________________________ Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 14
*** Mercoledì 13 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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___________ CHIEDO SCUSA PER L'IMMENSO RITARDO!! __________

Capitolo 13

Mercoledì 13

Harry non aveva paura.

No, non aveva assolutamente paura. La paura è qualcosa che prova un bambino quando perde i propri genitori in mezzo a una folla, o quando si sveglia dopo un incubo ed è tutto buio. Quello è avere paura. Avere paura non è qualcosa che prova un ragazzo di sedici anni quando c'è un temporale. No. Era solo.. leggermente preoccupato per la sua incolumità, tutto qui.

Chi sapeva quanto a lungo la pioggia avrebbe picchiato sul suolo, magari avrebbe causato un alluvione. Chi sapeva quanto il fulmine fosse lontano da casa sua, magari avrebbe colpito il tetto e infiammato la casa. Chi sapeva quanto forte avrebbe tuonato, magari lo avrebbe fatto diventare sordo-okay, forse gli scenari che assillavano la mente di Harry erano di paura, ma non è che lui volesse avere paura. Lo odiava infatti. Non era come se avesse un fremito, causato da una scossa di adrenalina o come se dopo scoppiasse sempre a ridere, trovando ilarità in tutto ciò, no, Harry non lo faceva mai.

Harry odiava avere paura, principalmente perché lo faceva sentire stupido. Era un adolescente, negli ultimi anni della sua giovinezza e non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo. Nessun altro teenager l'avrebbe fatto e ciò separava Harry da tutti gli altri, ancora di più. Ovviamente nessuno sapeva della sua paura, l'unico temporale durante la scuola fu quando aveva dieci anni ed era normale essere spaventati- nonostante tutti i maschi nella classe non la pensassero così- ma nella sua testa, sapeva che non era normale.

La sua testa: quello era il seme di tutto. La sua mente pensava ad orrendi scenari, alcuni dei quali erano totalmente surreali, che portavano poi alla fuoriuscita delle sue insicurezze. Pensava e pensava e pensava mentre la pioggia schizzava contro la finestra e si sentiva patetico e stupido e altre cose simili. Solitamente c'era qualcuno a casa, qualcuno a confortarlo e a distrarlo da quei pensieri. Questa volta, però, era da solo.

Harry da solo con i suoi pensieri non era mai una bella cosa per nessuno.

Anne era bloccata al lavoro, aveva detto tramite i suoi messaggi, e sarebbe rimasta a casa della sua collega, che era a soli cinque minuti di distanza, finché il temporale non si fosse stabilizzato. Harry non voleva che lei uscisse, aveva provato a convincerla a rimanere nell'edificio e rimanere lì -cercò di autoconvincersi che sarebbe finito presto- per quel poco tempo in cui il temporale sarebbe andato via. Ma Anne era o ignara delle sue preoccupazioni, o cercava di ignorarle e metterle da parte. Aveva in programma di restare nella casa della sua amica, principalmente perché era più comodo. Non ascoltava Harry.

La pioggia sembrò diventare ancora più fitta.

Gemma anche era tornata all'Università, era tornata esattamente due giorni prima. Era per lei che Harry era preoccupato maggiormente. Ma in realtà quando esattamente Harry non era preoccupato per Gem? Lei era giovane, carina, bella e frizzante, era attraente. Harry si era sempre preoccupato che qualcuno si potesse approfittare di lei, ma quello non era mai la sua preoccupazione peggiore. Sentiva che la sua salute era una sua responsabilità. Le mandava un messaggio ogni mattina e appena prima di andare a letto -solitamente ore prima che la sua testa avesse solo toccato il cuscino- solo per assicurarsi che stesse bene nel suo appartamento del secondo piano.

Forse era quello che rendeva la tempesta ancora più preoccupante per lui. Il fatto che lei non vivesse al piano terra cancellava la possibilità di un alluvione, ma ciò significava che se qualcosa dell'impianto elettrico avesse preso fuoco da un fulmine, allora non avrebbe avuto modo per scappare. C'era una leggera possibilità che potesse accadere, ma Harry era Harry e ovviamente quello sarebbe stato un problema.

Era esagitato nei suoi messaggi, per assicurarsi che stesse bene. Voleva che lei fosse con lui, per coccolarlo e accarezzargli la testa, per rilassare i suoi nervi. Ma no, doveva essere lontana chilometri. Non poteva nemmeno sentire la sua voce, non c'era mai senso nel fare chiamate quando non poteva rispondere.

Louis fu l'ultima persona che Harry controllò. Non che fosse in fondo alla lista delle priorità -nonostante sua madre e sua sorella venissero ovviamente prima di chiunque altro- ma c'era qualcosa in Louis che lo faceva sentire un po' più sicuro. Louis sapeva badare a sé stesso, e nonostante Harry fosse un paranoico,- e uno bello grande, cercando di non ricordare una certa situazione di un sabato sera di qualche settimana prima- e nonostante gli importasse davvero tanto del benessere di Louis, c'era qualcosa in lui che trasmetteva e gridava 'sicurezza'.

Ritornando a quel sabato di preoccupazione, nonostante questa fosse una situazione simile, dato che Harry era spaventato a morte, non era esattamente la stessa cosa. Harry ancora non conosceva Louis così bene al tempo, non sapeva che Louis sotto quel velo di sfrenatezza e spontaneità fosse così attento. Louis non si sarebbe mai messo in pericolo, specialmente non ora che aveva anche Harry di cui prendersi cura.

Era come se Louis potesse sentire la preoccupazione di Harry colare nelle parole dei suoi messaggi, così stava facendo di tutto per confortare il ragazzo più piccolo. Quello di per sé era strano per Harry perché nessuno, nemmeno la sua famiglia, era stato in grado di capire le emozioni di Harry. Sì, non le esprimeva quasi per niente, e sapeva che a volte aveva quello sguardo vuoto, senza emozione sulla sua faccia, ma al di sotto lui provava qualcosa e la maggior parte delle persone non riusciva a capirlo. Lui aveva delle emozioni, sentiva tutto, tanto quanto chiunque altro. Ma certa gente sembrava pensare che non fosse come loro, solo per la sua mancanza di voce e quindi pensavano che, quando aveva bisogno, non era nulla di importante perché ovviamente il ragazzo muto non provava niente.

Poteva dire che qualcuno lo conoscesse bene, quando quel qualcuno era in grado di scoprire cosa provava, anche quando aveva quello sguardo sulla difensiva inciso nei suoi lineamenti e quella conoscenza gli dava il giusto coraggio per fidarsi di quella persona. Sebbene in tal modo, la sua preoccupazione venisse nutrita, ma non era quello il punto.

Il punto era che, anche se Harry non era con Louis, lui conosceva le sue emozioni come le sue tasche. Forse era perché comunicavano solo attraverso la scrittura e i messaggi, quindi aveva colto il modo in cui utilizzava il linguaggio o qualcosa di simile. Ma nonostante il modo in cui Louis lo facesse, ciò dimostrava Harry che aveva trovato qualcuno che voleva conoscerlo più di chiunque altro e qualcuno che voleva essere colui che lo confortava e che veniva confortato da lui.

Harry però non voleva esattamente venir confortato, beh, non da Louis almeno. Sapeva che il ragazzo più grande non l'avrebbe giudicato, ma c'era sempre quella preoccupazione che lui potesse vedere come fosse innocente e infantile e che non avrebbe più voluto avere niente a che fare con lui. Non voleva dare a vedere che era spaventato dal tempo, perché è il tipo di cose di cui sarebbe spaventato un bambino di sei anni, non un ragazzo di sedici. Non voleva essere preso in giro – non che Louis l'avrebbe fatto- o deriso, e più erano le persone a sapere della sua paura, più erano le persone che potevano rivoltarsi contro di lui e rendere la sua vita infelice, tutto ciò basato solamente su quel piccolo particolare.

Ovviamente non stava riuscendo molto bene a mantenere segreta quella paura. Louis l'aveva indovinato presto durante la loro conversazione, capendo che la preoccupazione di Harry non si sarebbe fermata, visto che Louis stava tornando a casa dall'università. Gliel'aveva chiesto delicatamente e senza alcun tipo di sufficienza, se Harry era spaventato dal temporale, e con un piccolo colpetto al cuore, Harry stava confessando la sua paura attraverso il piccolo schermo.


Da: Harry (16:41)

Lo so che in realtà non mi succederà niente, ma non posso evitarlo. Ho ancora paura xxx


Da: Louis (16:42)

Voglio aiutarti, piccolo, lo voglio davvero. Non mi piace che tu abbia paura. Cosa posso fare per aiutarti? Xxxx


Da: Harry (16:43)

Fermare il temporale? Xxx


Da: Louis (16:44)

Lo farei se potessi, Harry. Xxxx


Da: Louis (16:45)

Che ne dici se vengo lì? Così posso distrarti e confortarti, okay? Xxxx


Da: Harry (16:46)

Non posso lasciartelo fare, qualcosa ti potrebbe accadere. Non voglio che tu ti faccia male xxx


Da: Louis (16:47)

Non mi succederà niente, assolutamente niente. Salirò in macchina e guiderò fin da te, semplice! xxxx


Da: Louis (16:47)

E comunque ti voglio vedere, mi manchi xxxx


Da: Harry (16:48)

Ti manco? Xxx


Da: Louis (16:49)

Certo che sì, mi manchi sempre quando non sei con me xxxx


Da: Harry (16:50)

Davvero? Xxx


Da: Louis (16:53)

Assolutamente xxxx


Da: Harry (16:55)

Beh..anche tu mi manchi xxx


Da: Harry (17:00)

Lou? Xxx


Da: Harry (17:02)

Louis? Dove sei? Xxx


Da: Harry (17:05)

Louis, seriamente, dove cavolo sei finito? Stai bene? Rispondimi, per favore. Ho paura xxx


Da: Harry (17:06)

Fanculo, Lou. C'è qualcuno alla porta. Non voglio rispondere. Aiutami xxx


“Sono io, Harry! Apri sta cazzo di porta o, giuro su Dio, le mie palle si congeleranno seriamente, mi sto infradiciando qua fuori!” chiamava Louis dalla porta, tirando colpi sul legno con la sua mano chiusa a pugno. Se la sua voce aveva viaggiato attraverso la porta, superando lo spesso rumore causato dai tuoni o se Harry stava davvero ascoltando e non si era impostato in 'modalità panico' Louis non poteva saperlo. Continuò a picchiare sulla porta, giusto in caso.

Era girato, quando la serratura venne sbloccata, guardava nervosamente la pioggia che non sembrò volersi calmare presto. Stava colpendo il pavimento con una forza tale che rimbalzava sul terreno schizzando di nuovo per terra e continuando così ancora per un po'. Le pozzanghere si fondevano insieme diventando più ampie e profonde, tanto che potevano arrivarti alle caviglie se ci avessi fatto un passo dentro, magari anche più in alto.

Il suo pugno cadde in aria quando cercò di bussare ancora, ciò fece girare la sua testa verso l'entrata. L'aria calda arrivò come un'onda e riuscì a vedere l'interno della calda casa. Prima che catturò la vista di Harry però, venne scagliato in casa, quando un forte tuono scosse l'aria attorno a loro. Il suo corpo incespicò attraverso la porta e nell'atrio e mentre si ricomponeva, sentì la porta che veniva sbattuta per essere chiusa e le serrature venir serrate con tremore.

Louis guardò di nuovo Harry che era appoggiato alla porta, le mani e il corpo piatti contro di essa. I suoi occhi erano chiusi e la sua testa era piegata all'indietro, la sua mascella era in piena vista.

Oh, Dio, vorrei solamente leccarla per tutto il suo contorno e-. Il lenzuolo avvolto attorno alle sue spalle stava scivolando via, cadendo dalla sua maglietta e slittando accanto i pantaloni della tuta grigi, ma Harry era concentrato a respirare lentamente per placare i nervi.

Louis si precipitò in avanti, così era esattamente di fronte a Harry, senza preoccuparsi dei suoi vestiti bagnati che gocciolavano per tutto il pavimento. La sua piccola mano, messa a coppetta, afferrò il mento di Harry e la guidò verso il basso, così era al suo stesso livello. Gli occhi di Harry si aprirono lentamente, rivelando quel verde acceso che era sommerso dalla preoccupazione.

“Stai bene?” chiese Louis, con una punta di ruvido nel tono della sua voce. Harry fece uscire un respiro tremolante e annuì sbattendo le palpebre. Sembrò aver superato il suo shock e lasciò che un sorriso pigro graziò le sue labbra per la presenza di Louis.

“Vieni qui”, mormorò Louis attraverso il suo sorriso. Aprì le sue braccia e lasciò che Harry camminò volontariamente verso di esse. Tuttavia, Louis sembrò essersi dimenticato che i suoi vestiti erano fradici: la sua giacca scivolosamente bagnata, i suoi jeans e le sue scarpe inzuppati. Harry immediatamente balzò all'indietro con un mugolio e una faccia inorridita. Louis gelò al tocco, la sua pelle fredda in contrasto con il calore di Harry.

“Oops” si tirò indietro. “Scusa, mi sono dimenticato”

Harry sospirò e scosse la testa in modo materno, esprimendo la propria disapprovazione attraverso i denti. Roteò gli occhi alla trascuratezza di Louis e afferrò la sua mano. Louis stava per fargli domande, quando Harry lo tirò su per le scale, ma le sue parole si distrussero quando venne spinto nel bagno. Harry aveva agguantato un asciugamano dalla pila del bucato sul pianerottolo e l'aveva buttato sul braccio di Louis. Si mosse in fretta fuori dalla stanza e tornò con un paio di pantaloni della tuta grigi, larghi e una maglia bianca semplice, posizionandoli sul piccolo bancone.

Louis guardò Harry mentre rimaneva nel mezzo della stanza, chiaramente pensando a qualcosa. Il ricordo di qualcosa tramontò sul suo viso e afferrò l'asciugamano dalla stretta di Louis, appoggiandolo con cura sul portasciugamano riscaldante. Camminò verso il bagno e si sporse in avanti per aprire la doccia, lasciando che la sua mano si muovesse sotto al getto caldo per un paio di minuti, per testare la sua temperatura. Una volta che fu soddisfatto, Louis lo guardò mentre tornava verso di lui, indicando prima Louis e poi la doccia.

Louis si trattenne dall'esclamare “Aw, Harry!” come uno squittio dalla sua bocca. Trovò che il comportamento di Harry fosse molto materno e assolutamente adorabile, specialmente quando appariva così determinato a occuparsi di Louis. Il vero motivo per cui il ragazzo era passato da Harry era per confortarlo e prendersi cura di lui, non il contrario. Ma Louis non si lamentò, specialmente se Harry si comportava in quel modo.

Fu come se la natura sapesse quello che Louis stesse per dire e volesse provvedere a evitare che lo dicesse. Invece di un tuono rumoroso che non sarebbe stato udibile sotto il rumore della doccia, un lampo illuminò la stanza e Louis vide Harry sussultare esageratamente.

"Harry" disse Louis calmo. "Sono qui per assicurarmi che tu stia bene. Non posso farlo se sono nella doccia e tu sei lì da solo."

Harry scosse la testa con determinazione e sbatté la mano contro l'aria come per dire "va bene così"

"Ma-"

Harry guardò Louis con sguardo pungente e piazzò le sue mani sui bicipiti di Louis, guidandolo più vicino alla doccia per rendere più ovvia la sua opinione.

Lo sguardo testardo negli occhi di Harry fece emettere a Louis un sospiro di sconfitta.
"D'accordo, d'accordo. Ma farò più veloce possibile e se hai bisogno di me, bussa alla porta o entra a chiamarmi, intesi?"

Harry annuì con un sorriso e occhi brillanti, cominciando a camminare fuori.

"Per qualsiasi cosa, okay? Pure se hai la più piccola paura o preoccupazione, entrerai a chiamarmi, vero?"

Harry roteò gli occhi, ma il suo sorriso si espanse, annuendo con fermezza. Si fece strada fuori, chiudendo la porta dietro di lui. Louis non sentì i suoi passi ritirarsi, ma ebbe la sensazione che fosse tornato in sala da pranzo, al piano di sotto. Tirò un sospiro, sorridendo pensando alle stranezze di Harry, e cominciò a spogliarsi degli strati di vestiti bagnati, infilandosi poi sotto il getto caldo d'acqua.

Louis sospirò nella sua tazza, mentre si dimenava sotto il piumone, sistemandosi meglio. La sua schiena era supportata dal bracciolo e fronteggiava Harry, che specchiava la sua posizione dall'altra parte del divano. I loro piedi erano annodati tra di loro e Louis stava trovando difficile non sfregare la caviglia di Harry con il dito del piede. La spessa coperta nascondeva tutto al di sotto e lasciava che il calore li circondasse, quasi rinchiudendoli e mantenendoli al sicuro.
La tempesta si stava ancora verificando, anche dopo la doccia di Louis- che fu sorprendentemente veloce per lui-ma Harry non sembrò troppo scosso, quando lo trovò raggomitolato sul divano.

Aveva portato giù con sé il piumone, pronto per accoccolarvisi sotto con Harry. Sapeva che al ragazzo non sarebbe dispiaciuto. Inoltre, non è che non fosse mai stato nella sua stanza prima e non stava nemmeno ficcando il naso, semplicemente aveva sfilato via dal letto il piumone e l'aveva portato con sé al piano di sotto. Si erano sistemati sotto il calore, ma Louis aveva ancora un po' di pelle d'oca.
I vestiti di Harry addosso a lui erano troppo grandi, aveva dovuto rimboccato le estremità più che poteva, altrimenti le maniche sarebbero cascate all'ingiù e sarebbero state più lunghe di quanto avrebbero dovuto essere.

Harry immediatamente si alzò di scatto, dicendogli di aspettarlo, che sarebbe andato a prendergli -parole testuali- 'la bevanda migliore del mondo'. Tornò con due tazze incastrate tra le sue dita, una marrone con una scritta gialla sfumata, le cui parole Louis non riuscì a distinguere e una azzurra con un tema floreale a ricoprirla. La sua lingua faceva capolino dalle sue labbra mentre camminava diretto verso di lui e quando si piegò per passargli la tazza azzurra, Louis si sporse in avanti per afferrarla. Rimase confuso quando sentì il calore della tazza e vide il liquido chiaro che odorava di limone.

È limonata calda. È buona, davvero.

Harry scrisse sulla sua lavagnetta, facendolo vedere velocemente a Louis, prima di riprendere la sua tazza e mettersi comodo sul cuscino.

Louis guardò le labbra di Harry formare un anello, soffiando aria fredda nella tazza. Continuò a soffiare finché non sembrò soddisfatto e poi con esitazione portò la ceramica marrone alla bocca. La inclinò lentamente, lasciando scorrere il liquido tra le sue labbra separate. Una volta che ne aveva sorseggiato un po', abbassò la tazza, deglutì e lasciò uscire un sospiro, chiudendo gli occhi pigramente, con un piccolo sorriso sul viso.

Louis fu piacevolmente sorpreso quando provò la bevanda calda, aspettandosela troppo dolce, ma con un retrogusto amaro. Era meglio di come pensasse e quando espresse il suo parere a Harry, il ragazzo sembrò totalmente compiaciuto. Louis non lo avrebbe ammesso apertamente, ma nel momento in cui rimasero seduti in silenzio, semplicemente sorseggiando le loro bevande, poteva immaginare lui e Harry fare la stessa cosa, anni dopo, nel futuro, magari anche quando sarebbero stati vecchi, con i capelli bianchi.

Sembrò che il temporale si fosse calmato mentre bevevano, meno pioggia che sbatteva violentemente sulla finestra e i tuoni non più tanto forti. Louis parlava a Harry senza alcuno scopo, ma non era sicuro che Harry stesse ascoltando. Tuttavia aveva un sorriso che spuntava sulle labbra, quindi se stava davvero ascoltando le sue parole o solo la voce di Louis, quello era un enigma, ma a Louis ciò era sufficiente per continuare a chiacchierare ininterrottamente.

"E voglio dire, stavo solo chiedendo a Harley di assicurarsi che la musica fosse pronta, ma lei si è incazzata con me! E io ero tipo-"

Un forte colpo rimbombò nell'aria, il lampo a illuminare la casa e la pioggia a scontrarsi sulla finestra con ancora più forza di prima. Le parole di Louis vennero interrotte prematuramente dal rumore, il lampo seguì prontamente il colpo del tuono, ravvivando l'espressione di Harry.

I suoi occhi verdi si spalancarono in quella che si poteva identificare solamente come paura, guizzavano per la stanza, ma tornando poi sempre verso la finestra.
Le pagliuzze dorate erano avvolte da paura e preoccupazione, forse anche un po' di mortificazione, ma la paura era quella più prominente. Il suo battere le palpebre era veloce e terrorizzato. Le sue sopracciglia erano aggrottate in una linea di preoccupazione, con piegature che marcavano la fronte. Le sue labbra si separarono, il suo petto continuò ad alzarsi ed abbassarsi velocemente.

Quando risuonò un altro tuono, Harry trasalì, il suo corpo saltò da sotto le coperte. Inconsciamente, la sua mano batté sopra la coperta, cercando. Diede un colpo a quella di Louis, posizionandosi sopra e afferrandola con forza, stringendola fino a farla diventare bianca.

"Harry", sussurrò Louis delicatamente. Non voleva spaventare Harry con toni tesi e violenti, così mantenne la sua voce regolare e calma. Gli occhi di Harry balzarono verso di lui quando parlò, il suo respiro era sempre corto e veloce. Louis tirò la mano con le loro dita intrecciate e portò il ragazzo più vicino a sé. Lo sistemò dalla sua parte, lasciando che il piumone li tenesse in un bozzolo di calore e protezione. La testa di Harry si poggiò sul suo petto e le dita di Louis viaggiarono sullo scalpo di Harry per accarezzargli i ricci. L'azione sembrò calmare leggermente il più piccolo, ma Louis realizzò presto che la mano sul petto di Louis vicino alla testa di Harry strava tremando con piccole scosse.

"Oddio. Harry, piccolo, va tutto bene" lo rassicurò Louis. Abbassò la testa, così la sua voce calma era vicina all'orecchio di Harry, sperando che sarebbe stata l'unica cosa che il ragazzo potesse sentire, così avrebbe potuto sovrastare i rumori spaventosi che li circondavano.


"Non succederà niente, tesoro. Siamo al sicuro qui" Louis gli strofinò la schiena per rassicurarlo e premette una bacio sul suo orecchio.

"Ci sono qui io. Ti proteggo io, amore, ti proteggo io." I due rimasero seduti lì, i corpi premuti tra di loro in cerca di conforto e protezione. Il tremore di Harry era diminuito, diventando degli strani brividi e la paura nei suoi occhi si era sciolta; solo le macchiette dorate erano ancora avvolte nella paura. Harry si era alzato appena, così era seduto più dritto e la sua testa era appoggiata sulla spalla di Louis. Le loro mani erano ancora intrecciate in mezzo a loro e Louis continuò a dargli strette confortanti di tanto in tanto. Il vento ancora avvolgeva le finestre, fruscii cercavano di entrare in casa, così Louis si assicurò che Harry non fosse concentrato su quei rumori.

"Pensa, piccolo, tra qualche settimana saremo in Italia. Non dovremo preoccuparci di un tempo così brutto, perché sarà sempre soleggiato" Louis sorrise guardando in basso verso Harry, che sbirciava attraverso i suoi ricci. I suoi occhi si illuminarono al ricordo, e affondò nuovamente nel petto di Louis con un sospiro di soddisfazione. "Immagina noi due che passeggiamo per le strade, con il sole, avanti e indietro, scendendo giù verso la spiaggia, così da poterci sedere lì tutto il giorno, finché il sole non comincerà a scomparire. Magari porteremo la roba da picnic con noi, così potremo stare anche a prenderci un tè lì. Avremo una coperta, ovviamente, così se si alzerà il vento potremo coprirci insieme. Sembra perfetto, non pensi?"

Fu una conversazione davvero cauta e prudente quella di quando i due ragazzi chieser ad Anne il permesso per la loro vacanza programmata. Quando Anne stava accompagnando Louis a casa, lui offrì loro di entrare per un tè, affermando che lui e Harry avevano bisogno di chiederle una cosa. Aveva lanciato a Harry uno sguardo di avvertimento, per controllare che fosse d'accordo e, nonostante gli occhi del figlio possedessero una leggera preoccupazione, sembrò tuttavia compiaciuto della proposta.

Harry ebbe un'espressione meravigliata quando entrò nell'appartamento di Louis. Non era nulla di speciale, per niente. Dopotutto, viveva lì da solo, quindi non era grande ed era ancora piuttosto incasinato. Si scusò per il disordine, ma Anne lo aveva tranquillizzato, farfugliando qualcosa sui suoi giorni da universitaria. Ma comunque gli occhi di Harry esaminarono immediatamente ciò che li circondava, familiarizzando con la vita di Louis.

Louis era stato quello ad aver facilitato l'entrata in argomento, quando si sedettero al piccolo tavolo della cucina con le loro tazze di tè- acqua nel caso di Harry. Quando Louis le aveva detto la loro idea, Anne era rimasta scioccata, occhi e bocca spalancati. Aveva guardato Gemma alla ricerca di una reazione simile alla sua, ma Gemma aveva alzato le spalle, offrendole un sorriso d' incoraggiamento. La madre aveva balbettato parole di confusione e sorpresa, nessuna delle quali avevano realmente un senso.

Mentre Louis spiegò ogni cosa con tono calmo e ordinato, sottolineando fatti e aspetti che presumette essere veri, Harry rimase seduto ad ascoltare, con i suoi occhi verdi pieni di speranza. Voleva così tanto che lei dicesse di sì, che poteva sentire il suo cuore barcollare ad ogni parola che diceva.

Avrebbe potuto semplicemente dire di no, dopotutto. Harry non era nemmeno ancora ritenuto un adulto. Lui sapeva che lei l'avrebbe trovato difficile lasciarlo andare, erano insieme costantemente e con le condizioni di Harry in aggiunta, era più protettiva di chiunque altro.

Un frammento di speranza però, era Gemma. Aveva già acconsentito, Louis lo aveva avvertito, così avevano una persona in più che potesse persuadere sua madre. Harry sentiva che quel pomeriggio sua madre gli avrebbe fatto il terzo grado, per assicurarsi che, anche se avesse detto di no, fosse quello che lui realmente voleva. Lui le avrebbe risposto la verità, le avrebbe detto che sì, lui voleva andare più di qualsiasi altra cosa; voleva andare in Italia, voleva andare con Louis, voleva andare con il suo ragazzo, che non gli importava il fatto di essere da solo perché sapeva che Louis non l'avrebbe mai costretto a fare niente. Le avrebbe detto che voleva un po' di spazio, che voleva provarle di poter essere indipendente e che lui e Louis erano in grado di badare a loro stessi.

Ci volle molta persuasione, molte domande, molte rassicurazioni, molte promesse per convincere Anne a rispondere definitivamente. Dopo aver parlato con Harry in privato, magari aver pure perso qualche lacrima di orgoglio e di preoccupazione, disse a Louis che sì, avevano il permesso di andare in vacanza insieme. Ovviamente aveva stabilito delle regole e raccomandazioni e promise che ce ne sarebbero stati molti altri nelle settimane a venire. I due ragazzi sapevano che avrebbero dovuto lasciarle fare quello che voleva, accettando ciò che diceva, perché alla fine, lei aveva dato loro il permesso, al di sopra di ogni sua preoccupazione e ansia.

Aveva intenzione di organizzare tutto per loro, disse che l'avrebbe fatta sentire meglio sapere esattamente dove sarebbero stati e che avrebbe scelto il posto appropriato. Louis aveva rifiutato la sua offerta di pagare per lui, e le aveva assicurato di poterselo permettere. Non era davvero sicuro di poterlo fare, ma le sue capacità di attore si dimostrarono utili quando le disse che non aveva problemi. Avrebbe trovato un modo, anche se avesse voluto dire procurarseli a suo modo dal portafoglio di Zayn.

Louis non gli importò che Anne si occupasse di tutto, non gli importò di dover chiedere il permesso. In qualche modo, la cosa era rassicurante. I genitori del suo ragazzo gli avevano garantito il permesso solamente di stare con lui, senza contare il fatto che l'avrebbe lasciato portarlo fuori dal paese per qualche giorno. Non gli importò che Harry avesse una madre protettiva. Avevano una relazione indipendentemente da lei, dimenticandosi dei piccoli dettagli di cui qualsiasi madre nella sua situazione avrebbe voluto prendere il controllo. Erano una coppia indipendente, avevano i loro momenti di privacy, che erano solo loro e non andavano all'infuori di loro due.


Louis aveva lasciato che la famiglia uscisse, tirando Harry dentro, prima che varcasse la porta, per premergli un bacio sulle labbra. Harry aveva ridacchiato tra sé e sé mentre camminava via e Louis sentì il suo cuore gorgogliare di felicità. Lui, Louis Tomlinson, avrebbe portato Harry Styles in vacanza, il pensiero era nientemeno che emozionante.


La coppia era ancora accoccolata sul divano, un attimo dopo l'attacco di panico di Harry, questo ancora era rannicchiato dal lato di Louis. La lavagnetta bianca era in grembo a Louis, insieme alla penna, ma nessuna delle due era stata raccolta o usata. Rimasero seduti in silenzio per un po', semplicemente ascoltando la pioggia. In qualche modo, Harry non era così spaventato quando il suo viso era affondato nel petto di Louis. Lui gli aveva parlato un pochino in un tono silenzioso, ma l'atmosfera calma aveva riportato Harry alla normalità e non voleva interrompere ciò. La mano destra di Louis aveva iniziato a tracciare delle linee sulla schiena di Harry, ma con un brivido da parte del ragazzo più piccolo, l'aveva già lasciata cadere non appena ebbe cominciato. Louis non poteva mai essere sicuro di come avrebbe reagito Harry. A volte sembrava a suo agio con il contatto, con gli abbracci e le coccole. Ma i tocchi leggeri erano gli unici che facevano tendere i suoi muscoli. Louis non sapeva il perché, non era uno psicologo, ma lo attribuì semplicemente al modo di lavorare della mente di Harry. Era un campo complicato e, nonostante Louis volesse partecipare, alcune cose erano da lasciar perdere.

La serenità, però, venne ben presto di nuovo interrotta dopo un altro, ferocissimo, insieme di tuoni e un lampo più violento e luminoso, quasi rosa a illuminare il cielo. La luce tremolò, poi saltò con un 'ping' del metallo. Il lettore DVD che aveva mormorato tutto il tempo, senza che nessuno lo notasse, si era spento con un fruscio.
La stanza venne immersa nel buio, persino la luce dalla finestra era stata stroncata, quando il bagliore arancione della luce di strada diventò grigio e nebbioso.

Harry aveva fatto un salto e Louis l'aveva sentito prendere un respiro. Era come se per Harry il tempo si fosse fermato e lui si fosse pietrificato nella sua posizione. Le sue spalle erano ingobbite e le sue braccia erano aggrappate al corpo di Louis.

I suoi polpastrelli avevano automaticamente afferrato il materiale leggero della maglia di Louis, le sue dita dei piedi erano arricciate difensivamente, imitando quelle delle mani.

Un mugolio fuoriuscì dalle labbra di Harry ed entrò nelle orecchie di Louis. Quest'ultimo abbassò la testa come reazione del piccolo lamento di terrore. Sotterrò la faccia proprio nella piega del collo di Louis, in modo da essere completamente nascosto dalla cappa scura. Louis poteva sentire i respiri corti di Harry colpire il suo collo. La pelle dorata stava diventando appiccicaticcia, ma non avrebbe mai mosso Harry da un luogo in cui trovava conforto.

“Merda” Imprecò Louis sottovoce. “Harry, dai, guardami, per favore.”

Harry scosse la teta nel corpo di Louis in segno di rifiuto, un altro mugolio trapassò l'aria silenziosa. Era un rumore così quieto e solitario che sembrò rendere l'aria amara. Louis odiava vedere Harry così pietrificato, gli spezzava il cuore. Non era il fatto che Harry avesse questo aspetto così innocente, nonostante fosse un dato di fatto- ma non tanto nei vestiti che indossava, l'estremità dei suoi pantaloni era così a vita bassa che Louis trovò difficile trattenere le sue dita dallo stimolare l'elastico dei boxer (erano azzurri) in vista-, ma era per via della rassicurazione di cui aveva bisogno. La stava cercando in Louis. Voleva carezze confortanti e rassicuranti. Perciò Louis era felice di procurargliele.

“Sono serio, piccolo, guardami. Andrà tutto bene. Non ci succederà niente, siamo al sicuro qui” Disse Louis delicatamente. Harry alzò finalmente la testa dalla piega del suo collo e guardò Louis, gli occhi guizzarono sul suo viso senza incontrare i suoi, in panico. Scosse la sua testa, mimando un 'no'.

“Siamo al sicuro, piccolo, non ci succederà niente, lo prometto.” Lo assicurò. Gli prese la mascella con la mano, per evitare che il suo viso tornasse nel suo covo di conforto. “Hai- hai paura del buio, Harry?”

Harry spalancò gli occhi e scosse la testa con decisione.

“Haz- non c'è niente di cui vergognarsi, seriamente, tutti noi abbiamo le nostre pau-”

Harry scosse la testa, lasciando la stretta sulla maglia di Louis per gesticolare un 'no' con le mani. Frugò attorno alla ricerca della lavagnetta e la penna, che erano state perse nel cumulo di piumoni e scrisse, tremolante:

Non ho paura del buio. E' solo che.. non mi piace quando c'è il temporale...

“Oh giusto.. Beh, possiamo trovare una soluzione, no?” Disse Louis con ottimismo.

L'elettricità è saltata, Lou.. non possiamo davvero trovare una soluzione finché il temporale non è finito...

Louis roteò gli occhi giocosamente. “Dio, i ragazzi di oggigiorno! Non avete mai sentito parlare di candele? Ai miei tempi, noi-” La realizzazione di ciò che stava facendo Louis tramontò sull'espressione di Harry con un sorriso, e così schiaffeggiò Louis sul braccio, scherzosamente per porre fine alla vocina da nonna che stava imitando.

“Allora forza, mostrami dove sono” disse Louis con un sorriso, alzandosi e porgendo la mano a Harry per fargliela afferrare. Harry la prese e lasciò che Louis lo tirò su dai caldi confini del bozzolo di coperte. Harry non negò lo svolazzare nello stomaco, quando Louis mantenne forte la stretta di mano, mentre cercavano per la casa, le candele. Quell'azione gli riscaldava troppo il cuore perché riuscisse a dimenticarsene.

Una volta posizionate con attenzione le candele attorno al soggiorno, accendendole con altrettanta cautela, si risistemarono sul divano. Le piccole candele avevano creato un bagliore caldo nella stanza, molto più autentico delle solite lampade sul soffitto che illuminavano di un giallo brillante. Vi erano piccoli sfarfallii delle fiamme arancioni, alcune delle quali si univano per creare toni più chiari o più scuri nella camera. Alcune erano piazzate sul tavolino da caffè di fronte a loro, altre sul bancone dove era situata la TV, e altre ancora sul ripiano del caminetto.

Era quasi romantico.

Nessuno dei due si era accorto del tempo che passava, ma i loro stomaci sembrarono consapevoli dell'orario e brontolarono rumorosamente. Il gorgoglio di Louis fu subito seguito da quello di Harry, facendoli entrambi scoppiare a ridere per via delle loro pance sincronizzate. Louis si offrì di andare a preparare qualcosa, nonostante non fosse il miglior cuoco e Harry fosse considerevolmente migliore. Comunque avrebbe potuto preparare qualcosa di semplice, e quello era il suo piano. O almeno lo fu, finché tentò di accendere il forno elettrico e non accadde nulla.

“Oh merda” mormorò. “Harry, non so se te ne sei accorto, ma non c'è corrente elettrica” chiamò l'altro nel soggiorno, continuando ad armeggiare con le manopole, come se si fosse potuto accendere magicamente.

Sentì Harry ridere forte, il suono rimbombò nell'aria e viaggiò dritto verso il cuore e attraverso le vene di Louis, per scavare in essi una piccola fossa di gioia. Harry strisciò in cucina, una candela ferma sulla sua mano e un sorriso sulle labbra. Louis sospirò, abbandonando le manopole e tornando al frigo. Lo aprì ed esaminò il suo contenuto. Sentì un'altra presenza accanto a lui e vide la mano di Harry tenere una candela al suo interno per illuminarlo.

Entrambi arricciarono il naso per la mancanza di cibo già pronto. Harry usò l'altra sua mano per rovistare intorno tirando fuori dei contenitori. Alzarono la candela sopra di loro, restando un po' perplessi ed esitanti dal cibo che si trovava all'interno. Con un ultimo soffio di speranza, Harry tirò fuori il contenitore più grande e lo tenne verso la luce. I due fecero versi di delizia e apprezzamento alla pizza tagliata a fette che era nel recipiente.

Raccogliendo la candela lasciata sul tavolo, Louis seguì Harry di nuovo nel soggiorno. Si gustarono la pizza, nonostante fosse gelata. Era vegetariana, ricoperta di peperoni verdi e funghi, quindi non era proprio la preferita di Louis. Harry lo informò del nuovo ricettario di sua madre, qualcosa a che vedere con il fatto che il cibo verde fosse più salutare; gli disse che tutto quello che mangiavano ultimamente era verde o conteneva un po' di verde e che non ne poteva più.

Erano quasi alla fine della loro cena improvvisata, quando Louis si trovò ad affrontare una situazione inspiegabile. Quell'attorcigliamento nello stomaco non era certo per via della fame, dato che aveva appena consumato metà pizza o di più. Quella stretta dentro, che tirava con delicatezza, sicuramente non era nemmeno il bisogno di andare al bagno, perché, beh, Louis non ne sentiva il bisogno. Il formicolio che salì per il suo petto, combinato al fatto che le sue labbra si erano seccate e la sua lingua dovette balzare su di esse, lasciavano una sola spiegazione.

Era tutto a causa di Harry, naturalmente. Non mangiava maleducatamente, per niente – ma non fate parlare Louis su come Harry mangiò. Fu qualcosa che gli fece stringere il cuore. E no, non aveva una stranezza quando mangiava, era solo che Harry mangiava in un modo davvero particolare, un modo che era sia sexy che adorabile allo stesso momento. Fattosta che, in qualche modo, aveva lasciato una traccia di salsa sul suo labbro inferiore. Se Louis avesse perso tempo a concentrarsi sul fatto che il labbro incriminato era macchiato di rosso per la salsa, gli sarebbe saltato addosso, senza nemmeno essere in grado di fermarsi. Quindi non lo fece, cercò di mantenere quel pensiero dietro a quello che aveva più urgenza di essere tirato fuori.

Poteva immaginarlo. Sentirlo. Assaporarlo.

Riusciva a immaginarsi il modo in cui si sarebbe avvicinato a quella piccola macchia di salsa. Poteva immaginare il modo in cui vi avrebbe passato la sua lingua sopra e come sarebbe svanito dalla pelle chiara, magari lasciando una traccia arancione che avrebbe avuto bisogno di essere bagnata ulteriormente per liberare la superficie bianca. Poteva sentire come la sua lingua sarebbe scivolata rozzamente contro il labbro di Harry, il modo in cui si sarebbe inspessito da un lato, per la pressione che ci avrebbe messo. Poteva-

“Ahia!” esclamò Louis. Focalizzò Harry con un espressione accigliata, sfregandosi l'area dolorante che la lavagnetta aveva creato. “Perché l'hai fatto?!”

Mi fissavi in un modo strano..

“Io.. no non è vero!”

Sì è vero, eri così...cupo

“Che cosa intendi con 'cupo'? Non lo ero!”

I tuoi occhi si erano ristretti e ti stavi mordendo il labbro inferiore. I tuoi occhi erano di un blu più scuro, comunque non so come tu abbia fatto, ma era davvero.. forte.. e...sexy..

Louis deglutì. “Lo ero?” squittì.

Sì, lo eri. Cosa significava? A che stavi pensando?

“A n-niente..” disse Louis, senza smettere di muoversi. Non si era accorto di starlo mangiando con gli occhi così palesemente. Da quello che diceva Harry, era praticamente come se avesse avuto i suoi pensieri scritti su un cartellone, appeso su un cavalcavia dell'autostrada.

Dimmelo!

Harry mise il broncio adorabilmente- oh, la salsa era ancora lì e- Dio, non se n'era accorto, ti prego non te ne accorgere- oh davvero, Harry? Dovevi per forza morderti il labbro in quel modo?

“Non era niente, Era.. niente.”

Per favooooooooore dimmelo! Voglio saperlo! Continuerò a tormentarti finché non me lo dirai, e lo sai quanto fastidioso posso diventare quando voglio qualcosa. Quindi potresti semplicemente risparmiarti la fatica e dirmelo

“Io.. solo- hai un po' di salsa sul tuo labbro, tutto qua” soffocò Louis. Harry aggrottò le sopracciglia. Alzò il dito alla bocca e cominciò a strofinarsi al lato del suo labbro, quello opposto alla macchia di salsa.

“Uh no, è dall'altro lato” disse Louis, l'imbarazzo a inondare il suo tono mentre si grattava dietro la testa.

Magari Harry lo stava facendo apposta, ma quando cambiò lato, cominciò a strofinarsi sopra il labbro superiore piuttosto che il punto direttamente sotto, dove si trovava la salsa.

“No, scemo, è qui” Disse Louis scuotendo la testa. Si alzò sulle ginocchia e si sporse per raggiungere Harry. Sollevò il suo pollice, portandolo sulla macchia e facendolo scorrere sopra, le labbra rosse di Harry erano così morbide e delicate sotto il suo dito. Non era la sua lingua, ma era comunque abbastanza perché il calore salisse per il suo collo. Era come se l'atmosfera precedente fosse mutata in un tipo di tensione più spessa: tensione sessuale.

Louis non poté evitare di fissare intensamente gli occhi di Harry, che per una volta si connettevano con i suoi. Non sapeva davvero cosa stesse provando Harry, quali emozioni si celassero in quelle profondità verdi, ma si stavano scurendo, anche senza che Harry lo realizzasse. Il verde profondo fece martellare forte il cuore nel petto di Louis, non aveva nemmeno realizzato che il suo pollice fosse ancora premuto sulle labbra di Harry, tanto era preso dai suoi occhi.

Si sporse in avanti lentamente, senza nemmeno realizzare pienamente quello che stava facendo, e rimosse il pollice dalle labbra scarlatte e carnose. Lo portò alla sua bocca e lo succhiò, continuando a fissare Harry. Lo riportò alla mascella di Harry, come già l'aveva afferrata quella sera, ma sta volta per ragioni totalmente diverse. Quando le sue labbra si premettero contro quelle di Harry, non ci fu alcuna protesta da parte del più giovane, l'unica cosa che fece fu chiudere le palpebre. Le sue labbra però non erano completamente sopra quelle di Harry, si trovavano leggermente più a destra. Le seguì, così erano allineate, rimanendo lì per qualche secondo, per sentire il calore di Harry e lasciare che la tensione riempisse le sue ossa.

L'altra sua mano scivolò tra i ricci di Harry e per qualche motivo, come se quei fili setosi avessero provocato una scossa di adrenalina nelle sue vene, i suoi sentimenti sembrarono essersi moltiplicati per dieci. Le sue dita si strinsero e le sue labbra premetterò forte quelle di Harry. Le sue labbra erano già separate, non chiuse in un bacio normale come avevano fatto prima. Le labbra di Harry erano ancora serrate tra di loro come solito, ma la mente di Louis aveva bisogno di qualcosa in più.

Grugnì nelle labbra di Harry e le richiuse, affamato. Il modo in cui continuava ad aprire e chiudere le labbra su quelle di Harry e poi allontanandosi, era quasi come mordere. Si dimenticò di registrare che non era normale per loro, che le sue azioni su Harry erano vane, visto che lui non stava reagendo. Era pietrificato o spaventato, semplicemente sembrava non sapere come reagire.

Fu quando la mano di Harry lo afferrò per un fianco che venne risvegliato dalla confusione creata da quegli stimoli sessuali che aveva. Si allontanò e smise di praticamente mangiargli le labbra, con occhi spalancati e mortificati.

"O mio dio. Cazzo. Merda. Harry"

"Merda...Dio" Louis tirò un accozzamento di imprecazioni e sputò una cascata di parole insensate, mentre tornò a sedersi composto, inorridito. "Mi dispiace così tanto, Harry. Oh, merda, ho appena rovinato tutto. Per favore Harry, ti giuro che non mi sono reso conto di cosa stessi facendo, non mi odiare, ti prego. Non lo farò più finché non sarai pronto, io-" un mano bloccò la sua bocca e fermò il suo straparlare.

Rifallo

Scrisse Harry, mostrandolo timidamente a Louis.

"Huh?" Louis fece un verso di confusione.

Ho detto, rifallo

"Ma io-"

Voglio che.. Mi insegni


"Insegnarti?" Louis quasi squittì.

Sì.. Dimmi cosa devo fare..

"Come...si bacia?"


Sì, ma correttamente, come 'pomiciare' e cose varie.


"Tu... Davvero?" Chiese Louis senza respiro. L'aria gli era mancata l'esatto istante in cui Harry aveva detto di 'insegnargli'


Però non... con la lingua.. Non sono pronto per quello, scusa


Non hai bisogno di scusarti! Harry, non ti scusare mai per niente di simile, chiaro?"


Certo. Ma voglio davvero farlo.


"Tu... Non ti senti... Costretto a farlo, vero?" Chiese Louis cautamente.


Cosa? No, ovvio che no. Non farei mai niente che non voglia fare. Io *voglio* farlo. Voglio essere

in grado di baciarti come si deve.

“Sei assolutamente pronto?”

Totalmente. Lo so che è prematuro, voglio dire, ho avuto il mio primo bacio solo la settimana scorsa. Ma mi piaci davvero, e penso di sentirmi a mio agio a farlo. Non è niente di così importante, no?

“Beh per te lo è- aspetta, così suonava male. Io penso che sia una cosa grande, Haz. E' tanto per qualcuno che non è molto accondiscendente al contatto. Voglio solo il meglio per te, tutto qua. Ho bisogno di assicurarmi che ti senti a tuo agio a farlo, all'idea di farlo.

Lo sono, lo giuro. Farò schifo a farlo, lo so, ma questo non sarà perché non voglio, sarà così perché non so come farlo. Sarà un po' strano perché non ho alcun tipo di esperienza nel baciare, tanto meno baciare in quel modo. Non perché non mi piaccia... la sensazione o cose simili.

“Sei sicu-”

Stai zitto e baciami

“Va bene, okay” mormorò Louis sottovoce. Si sporse un'altra volta, alzandosi leggermente per raggiungere Harry. Piegò la testa in modo che le sue labbra potessero facilmente raggiungere quelle del ragazzo più giovane.

“Tu...segui me, ti conduco io, okay? E allontanati se non ti piace” Harry annuì e allungò il collo in avanti per far incontrare le loro labbra.

Come al solito, Louis mantenne le sue labbra ferme su quelle di Harry per un paio di secondi per lasciare che si adattassero. Le lasciò premute contro quelle di Harry, ma lentamente e cautamente le aprì con leggerezza. Il movimento causò l'apertura di quelle di Harry e lo lasciò abituarsi al cambiamento.

Quando sentì che Harry era pronto, tirò via le labbra da quelle di Harry e le riposizionò sopra, così avevano cambiato leggermente di posizione. Harry sembrò vincere coraggio e copiò i movimenti di Louis, mandando un'ondata di orgoglio attraverso il petto di Louis, notando la crescita di sicurezza da parte di Harry. Lo schiocco delicato quando le loro labbra si separarono e si riunirono, il piccolo scoppiettio, fece bruciare l'interno di Louis di calore.

Louis piegò la testa di lato, guidando la testa di Harry nel lato direttamente opposto, così che le loro labbra potessero combaciare. Senza fretta, Louis cominciò a muovere le labbra in una nuova posizione, nonostante Harry non stesse ancora reagendo. Sembrò esitante a fare qualcosa di diverso, non volendo fare nulla di sbagliato. Ma Louis lasciò che il suo pollice strofinasse la sua guancia, incoraggiando il ragazzo a buttarsi e seguire il suo esempio. Le labbra di Harry si mossero inesperte, leggermente disattente, ma caute allo stesso tempo.

Mentre continuarono a baciarsi, la sua apprensione sembrò dissolversi un pochino e trovò la sicurezza di piegare la testa di lato, facendo diventare invece Louis quello che si muoveva seguendo Harry.


Infine, le labbra di Louis alleviarono la pressione su quelle di Harry. Il ragazzo le seguì finché non si staccarono e guardò verso Louis con grandi occhi lucidi. Facevano domande, chiedendo se era andato bene.

“Sei stato perfetto” disse Louis semplicemente, senza alcun bisogno di altre parole per esprimere come l'aveva trovato. Harry sorrise felicemente, soddisfatto di sé. Con un largo sorriso di gioia, raggiunse la sua lavagnetta e scrisse qualcosa. Un sorrisetto sfacciato graziò le sue labbra quando lo mostrò a Louis, senza vergogna.

Pensi che potremmo fare un altro giro?

Louis rise rumorosamente, e buttò di nuovo la testa verso di lui, con un sorriso soddisfatto sul suo viso.

Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 15
*** Sabato 14 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 14


Sabato 14

Erano all'appartamento di Zayn, loro quattro con del cibo cinese appena consegnato, unto e fumante, sul tavolino da caffè. Zayn e Liam erano stravaccati sul divano sbrindellato, Niall era seduto per terra e Louis occupava la-piuttosto scomoda- poltrona a braccioli su cui aveva dovuto rannicchiarsi in una posizione strana per essere in grado di rilassarsi e mangiare allo stesso tempo. I quattro, sorprendentemente, erano un gruppo che tendeva a condividere il cibo che ordinavano, giudicando quella tecnica più efficiente quando Liam non finiva mai il Chow Mein* da solo. Ordinavano un sacco, troppo forse, ma Niall l'avrebbe senza dubbio mangiato il giorno dopo a colazione e nonostante Louis non sarebbe stato in grado di mangiare tutto, il suo stomaco brontolava ogni volta che il coperchio di carta veniva rimosso dal contenitore d'alluminio. Dio, aveva tutto un aspetto così buono.

Louis aveva le sue ragioni per essere così affamato, beh, più o meno. Si era svegliato tardi quindi non aveva avuto tempo di mangiare e aveva quasi perso la sua lezione di danza, presentandosi mezz'ora in ritardo, trovando uno sguardo di delusione e disapprovazione da parte del signor Harbour. Con alcune delle sue mosse perfette, era tornato nella lista degli studenti migliori molto presto- beh non tanto presto, poiché la lezione finì cinque minuti dopo che lo sguardo deluso fu svanito.

Il giovane ballerino fu lieto che l'insegnante non volesse fargli fare un'altra mezz'ora extra, perché poi voleva dire che avrebbe dovuto passare molto meno tempo -okay, non era così tanto meno, ma shh- con Harry. Non che avessero programmato di fare qualcosa di speciale, si trattava solo di passare un giorno nell'aula del piano. Ma in qualche modo, quella prospettiva era più emozionante di quella di fare qualcosa di stravagante. Semplicità, bastava quello, calzava a pennello nel ragionamento di Louis. Non aveva bisogno di fare nulla di bizzarro con Harry per essere intrattenuto. Mettete solamente un piano in una stanza e avrebbero potuto passare intere settimane lì dentro. Harry sarebbe stato emozionato solamente dal fatto di poter suonare uno strumento così elegante ed essere in grado di perdersi quanto volesse nel suo passatempo preferito e Louis sarebbe stato emozionato solamente di poter sedersi e guardare Harry essere così felice.

Facevano solo quello: suonare il piano. Era tutto quello che facevano. Beh, era più Harry che suonava il piano, Louis guardava con gioia, meravigliato e alla prima occasione, si aggregava. Oh, e infilare baci tra una canzone e l'altra, quella era un'altra attività.

In un modo o nell'altro, durante il loro non fare nulla, i due erano così assorti dalla presenza dell'altro che si erano dimenticati del poco tempo che avevano a disposizione. Solo dopo un bacio languido, che era durato più di molti altri che si erano scambiati, un bacio che aveva fatto arrossire furiosamente Harry - forse dall'imbarazzo, o dalla lussuria o solo il fatto di essere rimasto sopraffatto, non lo sapremo mai- Louis aveva individuato il ticchettio delle lancette del suo marrone e dalla cinghia sottile, orologio da polso.

Non era tardi di per sé, ma era Louis a essere in ritardo. Avrebbe dovuto incontrarsi con Zayn, Liam e Niall per due tiri a calcio nel parco e poi sarebbero tornati a casa di uno di loro prendendo cibo da asporto.

Tutto quello sarebbe dovuto succedere un'ora prima, probabilmente quando Louis era caduto in uno stato di trance a vedere le dita esperte di Harry sui tasti.
Ma seriamente, chi poteva biasimarlo? I pezzi che Harry sapeva suonare erano davvero ipnotizzanti, specialmente per lui. Forse perché il più grande era davvero meravigliato del più piccolo, che tutto quello che faceva, lo faceva alla perfezione, ma non riuscì a pensare a nessun altro con cui avrebbe voluto perdere tempo. Si trattenne dal premere baci di orgoglio per tutte le dita del ragazzo.

Attraverso la sua ipnosi, Louis non era riuscito a notare il ronzio del suo telefono, che stava venendo tempestato nella sacca di Harry. Con imprecazioni che volavano dalla sua bocca, zompettò verso il cellulare, trovando cinque messaggi non letti, che illuminavano lo schermo della facciata principale. Chiaramente agli altri non importava il fatto che lui si fosse dimenticato. Non che ciò infastidisse Louis, non lo toccava nemmeno un po', erano fatti così. Se tu eri in ritardo, eri in ritardo, 'non frega un cazzo a nessuno' come avrebbe brontolato Zayn.

Era il motivo per cui era in ritardo che preoccupava Louis.

Così Louis si era separato da Harry con un bacio sulle labbra, abbinato a una tirata ai suoi ricci. Magari avrebbe lasciato il ragazzo con le labbra arrossate e un sorriso compiaciuto sul suo viso, magari anche un rossore sulle guance, quello era davvero un esito piacevole del loro arrivederci. Si fece strada verso i tre ragazzi che chiamava i suoi migliori amici con un accenno di riluttanza e acutezza nel suo petto.

Con il cibo unto tirato fuori e messo nei piatti scheggiati, lo stomaco di Louis si sistemò, contento ad ogni forchettata di quel cibo poco salutare. La conversazione era finita in versi, con la strana scenata di Niall che era stata poi interrotta dal riso caduto dalla sua bocca e tutti gli altri erano strisciati via, disgustati

Stavano finendo il loro pasto quando Niall all'improvviso, aveva buttato fuori uno schiamazzo, dal ridere. Tutte le teste si giraronoverso di lui, che sembrò divertirsi tantissimo, ridendo da solo. Louis fece uscire una risatina divertita, mentre Niall poggiò il suo piatto per afferrare la sua lattina di coca-cola, finendo per scoppiare nel contenitore di metallo, il suono rimbombò per tutta la stanza, rendendo il tutto ancora più misterioso.

"Di cosa sei fatto?" Chiese Zayn confuso.

"I-io stavo solo" Niall squittì, prima di lasciare un'altra risata. "Mi sono ricordato di quando Li è caduto su quella nonnetta e la sua faccia era esattamente sulla sua- scusate, scusate, mi devo calmare" disse Niall interrompendosi da solo con un altro round di risate. Zayn aveva afferrato ciò a cui Niall stava pensando e si era unito a lui nella risata reminiscente. Liam stava arrossendo leggermente, ma era ovvio che stava cercando di trattenere la risata.

"Che è successo?" chiese Louis confuso. Non era affranto dal fatto che non fosse incluso nella battuta, era più intrigato che altro.

Liam stava andando a calciare la palla, no? E ha fatto questa specie di balzo in avanti, che l'ha fatto scivolare fino a raggiungere una vecchietta a bordo-campo. E tipo la sua testa era al livello del suo- come dovremmo chiamarlo? - Cavallo? Ah e oh mio dio, la sua faccia era impagabile"

Louis rise all'immagine nella sua testa, una leggera risata schernitrice verso Liam, ricevendo un balzo in avanti dalla vittima e subito dopo un ceffone sulla testa.

"Saresti dovuto esserci, sarebbe stato bello" disse Zayn a Louis, una volta che si furono seduti tutti, un sorriso stordito sulle sue labbra.

Louis balbettò, "L-lo so, solo..sono stato un po' occupato, tutto qua. Ho perso la cognizione del tempo." Niall corrugò la fronte, "Che stavi facendo? Cioè non importa che te lo sia perso, sono solo curioso"

Ovviamente le cose non potevano essere sotto controllo per troppo tempo. Nessuno di loro gli aveva chiesto niente su da dove ne venisse quando era entrato, che gli aveva fatto sentire in un lago di sollievo. Ma adesso era finito tutto nello scarico con la domanda casuale di Niall.

Pensereste che dopo l'incidente del parco, Louis sarebbe stato in grado di dire liberamente il nome di Harry davanti a loro tre, ma in un modo o nell'altro, questo non era il caso. Aveva pensato di nominare il ragazzo in una conversazione molte volte, immaginandosi il nome rotolare via dalla sua lingua, ma per qualche ragione non fu altrettanto facile metterlo in pratica.
Dovendo fare la guardia al suo nome, come se fosse lo smeraldo più prezioso del mondo per tanto a lungo, si era così abituato a mantenere il nome serrato tra i denti che lasciarlo all'aria aperta sembrava più pericoloso di quanto non fosse, come se l'aria fosse talmente lesiva, da dissolvere tutta quella bellezza in polvere grigia.

"Aspetta- eri con quel ragazzo muto?" Pensò Liam a voce alta. Il suo tono non era accusatorio o accondiscendente, cosa che in un certo senso era un sollievo, ma era privo di emozioni, cosa che lo rese molto più grave. Lo stava giudicando dietro a quella calma esteriore? Aveva notato vagamente che le altre due teste si erano girate a fronteggiarlo, ma fece finta di niente. Invece, si focalizzò sulla televisione che era accesa, proiettando diversi raggi di luce, mentre il suono era solo un mormorio basso, che lo rendeva irrilevante nella stanza. Improvvisamente sembrò essere diventata la cosa più rilevante per Louis.

"I- io stavo solo.. Cioè.. Sì"

Inconsciamente, gli occhi di Louis viaggiarono dalla TV, al piatto sul suo grembo. Le sue dita trovarono la forchetta e la stavano girando nel piatto in un movimento ... Stava spingendo pezzi di riso e pollo con noncuranza, gli occhi inespressivi.

Perché doveva reagire così? Perché doveva diventare tutto imbarazzato e chiudersi a conchiglia non appena tiravano fuori l'argomento?
Perché non aveva potuto semplicemente dire "sì, ero con lui" schietto e diretto?

Non avrebbe dovuto balbettare in quel modo, avrebbe dovuto essere in grado di pronunciare la loro amicizia come se fosse la cosa più semplice del mondo da dire. Ma in un modo o nell'altro non poteva e lo odiava più di qualsiasi altra cosa. Non si vergognava della loro amicizia nemmeno un po'. Forse era consapevole in anticipo di quale sarebbe stata la loro reazione, ma ora non pensava nulla del genere. Era una regola non detta nella sua mente, quella di non tirare in ballo Harry nella conversazione perché ovviamente i ragazzi non gradivano. Ma ciò non significava che se gli facevano domande, non potesse parlare di lui. Cosa gli stava succedendo?

Ci fu silenzio per un paio di minuti, tutti in contemplazione. Louis non osò alzare lo sguardo dal suo piatto, per vergogna o paura, non ne era sicuro,(vergogna della sua risposta balbettata, non di Harry, che sia chiaro)

Zayn, ovviamente, era Zayn e fu lui quello che sciolse la cappa di tensione che sembrò ricoprire la stanza inconsapevolmente. Con un colpo di tosse e risistemandosi - per dominanza o presunzione- sul divano, il ragazzo si schiarì la gola.

"Senti, ci devi dire che succede, perché per quanto mi ricordi, solitamente non ci dai buca-"

"Non vi ho dato buca!" Esclamò Louis a sua difesa, guardando dal suo piatto verso Zayn.
"Ho solo perso la cognizione del tempo, non l'ho fatto apposta! E non era nemmeno tanto importante, era solo una partitina a calcio e solitamente non te ne frega niente, perché ora te ne frega?" Gli occhi di Louis si restrinsero attorno a Zayn, accusatori.

"Ora me ne frega perché ha a che fare con quel cazzo di-"

Liam interruppe Zayn velocemente. "Zayn" gli disse ammonendolo. "Avevamo detto che non l'avremmo chiamato così, ricordi?"

Il ragazzo dai capelli corvini sbuffò infastidito, sfregando le mani sulla faccia per la frustrazione. "Senti amico, io solo non capisco come sia possibile che tu passi tutto il tuo tempo con lui, quando pensavo che non fosse nulla di serio"

"Non passo tutto il mio tempo con lui.." Disse Louis rassegnato, posizionando il suo piatto in terra e tirando un filetto del cuscino.

"Beh è un po' sospetto quando passi tanto tempo lontano da noi come faresti se avessi un rag-" gli occhi di Zayn si spalancarono, la sua mascella cadde, facendo dividere le sue labbra. Louis lo guardò con occhi sgranati, respirò profondamente, serrando la mascella.
"Dimmi, Lou. Hai un ragazzo segreto, di cui non ci hai detto nulla?" Gli occhi di Zayn erano grandi e padroneggianti, lo giudicavano.

La mente di Louis si bloccò. La pista asfaltata che percorrevano i suoi pensieri si sciolse in una melma appiccicosa, facendo aderire quei pensieri al loro posto in un millisecondo. Poté sentire il suo corpo congelarsi incontrollabilmente.

Il fatto che si fosse immobilizzato era solo una briciola delle cose che infastidivano Louis. Il fatto che si fosse spento all'argomento di lui che ha un ragazzo, di lui che deve ammettere tutto, sollecitò la frustrazione nelle sue vene. Non si stava vergognando, maledizione, perché allora il suo corpo si stava comportando così?
Poteva farcela. Poteva dirglielo e tutto si sarebbe sistemato. Voleva mostrare Harry a tutti, voleva tenergli la mano e presentarlo ai suoi amici, magari fargli cambiare l'opinione che avevano di lui. Non c'erano problemi, era solo una parola semplice: sì. Dopodiché, quando gli avrebbero chiesto con chi, lui avrebbe detto 'Harry', con tono calmo. Avrebbe sorriso, come sempre faceva quando pensava o parlava di Harry. Una piccola piega sulle labbra, magari anche una spolverata di rosso traditore sulle guance. Gli avrebbero chiesto perché proprio lui, perché il ragazzo muto. Louis gli avrebbe detto che loro non avrebbero mai capito, ma giusto per farglielo sapere, gli avrebbe detto che a lui piaceva davvero questo ragazzo e voleva stare con lui finché l'altro l'avrebbe voluto. A lui non importava la sua mancanza di parola, perché il modo di essere di Harry compensava. Glielo avrebbe detto con orgoglio. Perché era così orgoglioso di sé stesso per aver trovato un gioiello come Harry.

"N-no"

Aspetta, come?

Sputò Louis, accorgendosi di aver farfugliato le parole solo dopo. Sapeva che la sua espressione era ricoperta dal panico, dentro di sé poteva sentire emozioni miste che mandavano lampi di luce colorata e combattevano tra di loro.

Come aveva fatto semplicemente a uscirgli quella parola? Non sarebbe dovuto assolutamente uscire così. Avrebbe dovuto essere un maledetto SÌ, non un piccolo 'no' sciatto. Aveva ingranato la marcia per dire sì, tutto ciò che voleva fare era urlare della sua relazione e dire a tutti che frequentava il ragazzo più perfetto che avesse mai visto. Ma per qualche ragione sconosciuta, la sua voce sembrò avere un'idea diversa. Pensava che dire che Harry era il ragazzo che stava frequentando non fosse un'opzione.

Se solo l'avesse detto, sarebbe stato tutto buttato fuori, sarebbe stato tutto finito. Non avrebbe più dovuto combattere con sé stesso come doveva fare (beh, non è che dovesse)

"Davvero, Lou? Ti aspetti che io ci creda?" Disse Zayn scetticamente. "Hai un ragazzo?"

Questa era la sua opportunità, ora Louis poteva dire che era stato uno stronzo prima e che invece aveva davvero qualcuno che era speciale per lui.

"No"

Okay, quello non era proprio ciò che intendeva, ma tecnicamente, poteva star rispondendo alla prima domanda di Zayn, sul fatto di credergli. Zayn lo conosceva come le sue tasche, quindi era ovvio che Louis non si aspettasse che gli credesse, soprattutto non voleva che gli credesse.

"No, non ti aspetti che io ti creda? O no, non hai un ragazzo?"

"Non.." Dai Louis, dillo e basta, Dio santo "..ho un ragazzo"

Ci mancava poco che si auto-schiaffeggiasse. La sua bocca sembrò avere tutta un'altra opinione, rispetto alla sua testa, evidentemente mal funzionante.

Louis voleva solamente gridare che il fatto che avesse un ragazzo era un'opzione, in realtà era l'unica opzione. Non si vergognava di Harry, nemmeno un po', ma per qualche ragione faceva fatica a dire la più semplice delle parole. Tutto a causa della sua stupida bocca che agiva da sola nelle occasioni più inconvenienti.

"Mio Dio, Lou. Non capisci che per me sei come un fottuto libro aperto? Mi stai mentendo, dimmi che hai un cazzo di ragazzo!"

Louis avrebbe potuto dire che Zayn lo stava mettendo sotto pressione; cavolo, era sotto pressione anche da sé stesso. Ogni cellula del suo corpo ne era consapevole, ma in qualche modo la sua voce squittì un piccolo "no". La sua schiena era abbassata nella sedia, quindi ora le sue spalle erano allo stesso livello con il resto delle braccia, il suo corpo si era incurvato e le gambe si erano raccolte al suo petto. Poteva quasi sentire i suoi occhi bruciare dal prurito, per quanto fosse infastidito da sé stesso.
Non poteva smettere, non capì perché. Non era ubriaco, non aveva da incolpare l'alcol. Ma allora cos'era?

Paura? Ma poteva la paura cambiare il suo modo di comportarsi come avrebbe fatto l'alcol? L'alcol influenzava, la paura era solo un'emozione. Giusto?

Louis non si accorse che Zayn si stava avvicinando per sovrastarlo paurosamente.

"Qual è il suo nome Louis?" la voce di Zayn non aveva un tono minatorio, nonostante fosse un po' aspro, ma non era troppo spaventoso. Severo, era il termine più adatto, non traspariva tanta delicatezza dal suo discorso ma nemmeno malignità.

"N-non te lo dico" balbettò Louis.

"Dillo e basta- aspetta, quindi stai ammettendo che c'è qualcuno?"

"Io..n-n-..s-..io

"Fanculo, Lou. Siamo migliori amici da tutta la vita, perché non puoi dirmelo e basta?" Louis alzò lo sguardo dalle sue gambe e guardò Zayn negli occhi. Non aveva intenzione di connettere le sue iridi blu on quelle nocciola di Zayn, ma in qualche modo vi era affondato. Erano uno sguardo delicato, non doloroso. Zayn non feriva, non in maniera esagerata comunque.

"L- lo so che sei mio fratello, Zayn-"

"Louis abbassò lo sguardo da Zayn e focalizzò gli occhi dietro il ragazzo, la parete alle loro spalle era ricoperta di foto giganti scattate durante le loro uscite.

"Allora dimmi il suo nome e basta!"

Senza lasciare una pausa dopo le parole frustrate di Zayn, non meno di qualche millisecondo dopo, Louis sbottò in esclamazione: "Aiden Grimshaw!"

Zayn si bloccò "Aiden Grimshaw? Ti frequenti con Aiden Grimshaw?"

Louis rimase immobile, meravigliato di aver semplicemente tirato fuori a caso quel nome. Aveva appena detto che Aiden Grimshaw era il suo ragazzo. Aiden Grimshaw.

Si accorse della foto che stava fissando intensamente e quando i suoi occhi misero di nuovo a fuoco, ciò che era confuso tornò chiaro. La foto illustrava Louis con il braccio allacciato attorno alle spalle di Aiden, un sorriso sbronzo sulle labbra e l'altro ragazzo sorrideva, avvolto da una simile intossicazione. Il flash della macchina fotografica aveva illuminato la loro pelle, quella di Louis era più bianca della sua abbronzatura solita, invertendo la foto, visto che lo sfondo era praticamente tutto nero, non era una delle foto migliori di Louis, ma era abbastanza decente per venire appesa sul 'Muro degli amici' come l'aveva chiamato Niall.

Aiden era...eccentrico, era estroverso, ma allo stesso tempo bizzarro. Era divertente e il sarcasmo non era mai stato l'unica estensione del suo umorismo. Sapeva essere casinista, ma normalmente se ne aggirava per l'università silenzioso. Era un popolare silenzioso; qualcuno che aveva un sacco di amici, ma non era sempre visto come un'icona in alcune classi. 'L'uomo misterioso' avrebbe potuto essere il suo soprannome, nonostante quando si pensasse a Aiden, tutto ciò che ti veniva in mente era gioia e colori sgargianti.

Era attraente, ovvio che lo era. Era alto e slanciato, non che quel ciuffo favorisse la sua altezza, comparata a quella di Louis. Aveva degli occhi lucenti, che normalmente nascondeva dietro un paio di occhiali neri spessi.

Louis veniva invitato alle uscite e sembrò che anche Aiden venisse invitato. Dopo essersi incontrati troppe volte in diverse occasioni, i due ragazzi finalmente si conobbero, grazie al 'birra pong' *

Così la loro amicizia rimase stabile per un anno o più, non fioriva, ma cresceva un pochino di più ogni volta che si incontravano.

Poi arrivò Matt. Matt Cardle, con i suoi denti fottutamente perfetti che erano troppo perfetti perché Louis riuscisse a rendersi conti che fossero reali.

I loro incontri alle feste rumorose e palpitanti erano diventate feste piagnucolose - da parte di Aiden- su quanto Matt fosse perfetto e di quanto il ragazzo strambo fosse disperato, al punto di dirgli che era profondamente innamorato di lui. Dopo sei incontro di quel tipo, Louis aveva deciso di porre fine a quella situazione.

Aveva parlato con Aiden -per fortuna senza altre lacrime da ubriaco- e gli aveva detto di un piano, un piano per vincere Matt.

Gli diede una settimana e mezza, il tempo approssimativo fino al prossimo party, per pensare al miglior piano che potesse immaginare.

Gelosia. Questo è tutto quello che era venuto in mente a Aiden.

Quindi in qualche modo, con l'aiuto dei grandi occhi da cucciolo di Aiden, si era ritrovato ad acconsentire a diventare Louis Tomlinson, finto fidanzato di Aiden Grimshaw.

L'aveva detto ai ragazzi e aveva finito per ricevere un pugno sulle palle da Liam che aveva detto "È l'idea più stupida che io abbia mai sentito". Zayn non aveva davvero trattenuto i commenti dicendogli di fare quel che cavolo volesse. Lo aveva preso in giro fino a qualche settimana dall'inizio della loro 'relazione', finché la situazione di Louis si era finalmente sistemata.
Niall aveva solo riso, trovando l'intero fatto divertente. Aveva affermato che si sarebbe assicurato che i due si sarebbero scambiati più 'baci' imbarazzanti possibili, solo per vedere Louis a disagio. Non che a Louis non piacesse Aiden, ma non era attratto da lui in quel modo. Ovviamente era un ragazzo impetuoso e Aiden era un ragazzo di bell'aspetto, ma erano diventati amici così stretti, che baciarlo sarebbe stata la cosa più inappropriata da fare.

Aveva funzionato però, quindi tutte le prese in giro che aveva ricevuto e tutte le volte che era stato chiamato "ragazzo facile" non erano state invano.

Matt era diventato geloso dopo un mese e mezzo e cominciò ad odiare Louis. Questo portò a uno strano discorso tra Matt e Aiden, che consisteva nel più grande che diceva:" Louis non è quello giusto per te, siete totalmente diversi. Voi due siete come il giorno e la notte, tu sei maturo e lui è selvaggio, tu sei un po' matto, lui è proprio strano, tu sei calmo e lui è fuori di testa" per fortuna Aiden aveva interrotto la sua parlantina, in cui si lamentava del fatto che Louis fosse un Chiuaua e Aiden un Alano, ma Louis non pensò troppo a fondo al paragone.

Non approfondiremo su come Matt aveva finito per lasciare Aiden, intento a viaggiare attorno al mondo seguendo la sua musica, e non approfondiremo su come Louis si era trovato in qualche modo a essere l'oggetto con cui Aiden sfogava il bisogno di sesso, per ripicca. Il punto è, che Louis e Aiden tecnicamente avevano un passato, e c'era da chiedersi se quel passato si sarebbe ripetuto ancora.

Non sarebbe dovuto accadere in quel modo, non avrebbe dovuto dire quel nome. Avrebbe dovuto rispondere Harry, Harry Styles. Harry Edward Styles. Harry Perfetto Edward Styles. Harry Meraviglioso Perfetto Edward Styles. Harry Bellis- Okay, abbiamo afferrato il concetto.

A dire il vero, Louis aveva intenzione di rispondere sì già dall'inizio, ma le cose ovviamente non erano procedute a seconda del piano per il ragazzo del nord. Poteva già sentire il rimorso nuotare nel suo cuore e un pesante groppo in gola che si soffermava per giorni e giorni solitamente, come promemoria delle stupide azioni compiute da Louis. Poteva quasi sentire il bruciore che sarebbe venuto alle orecchie, avvicinandosi silenziosamente alle vene del collo formando un formicolio soffocante e assordante.
Sarebbe trapelato nel suo orecchio, bruciando nella sua testa e correndo per ogni fessura del suo cervello finché non sarebbe stato completamente sconfitto da ogni cosa che aveva fatto di cui si era pentito.

Era vomitevole. Quello che aveva fatto era disgustoso, orrendo, odioso- e ogni altro tipo parola con dei connotati negativi su come si era comportato spregevolmente.

Si era comportato male, era totalmente confuso da quello che stava facendo il suo corpo e non sapeva come avrebbe mai potuto rimediare. Non voleva nemmeno pensare alle conseguenze, non ancora, il solo pensiero fece rimescolare il liquido nel suo stomaco.

E comunque, Louis non parlava a Aiden da almeno un mese, come cavolo avrebbe convinto i ragazzi che lo conosceva dentro e fuori, se non sapeva nemmeno cosa stesse facendo?

"Non è il ragazzo con cui hai avuto una finta relazione?" notò Liam con le sopracciglia corrugate.

Finta relazione. Finto. Era tutto finto.
Le sue parole erano finte. Il suo ragazzo- quello immaginario, non quello vero- lo era per finta. Pensarono che stesse uscendo con qualcuno con cui aveva finto di uscire anni prima. Era finto allora ed era finto adesso, ma loro non lo sapevano. Allora non gli piaceva Aiden, l'aveva messo in chiaro durante tutta la messa in scena ed era sicuro come l'oro che non gli piacesse ora.

Com'era possibile che non l'avessero ancora capito?

Era ovvio. Se Louis aveva così tanti problemi a dire loro che stava con Aiden, allora sicuramente la cosa sarebbe stata un po' sospetta, no? E aggiungendo il fatto che era già stato in una finta relazione con lui, era chiaro che le sue parole erano bugie...giusto?

"Oh mio Dio, adoro Aiden! Congratulazioni, Lou!" Esclamò Niall, raggiante, saltando dalla sua sedia e allacciandosi a Louis con un grande sorriso sulle labbra.

Evidentemente, non era così ovvio.

Louis si girò sotterrando il viso tra le mani, rannicchiato nel resto del corpo. Si era umiliato. Non sarebbe dovuta andare così, per niente. Durante il corso dei secondi successivi che rimasero silenziosi dopo l'esclamazione di Louis, aveva deciso che nonostante avesse incasinato tutto dicendo il nome sbagliato (Louis avrebbe riso al pensiero che la situazione era simile a quella di Ross di “Friends” che aveva detto il nome sbagliato al suo matrimonio, se solo non si stesse prendendo a pugni da solo internamente), aveva ancora una chance di uscire da quella situazione. Aveva una via di fuga e avrebbe trovato un piano per salvarsi. I ragazzi si sarebbero accorti che fingeva, basandosi sulla loro finta relazione passata e le cose sarebbero andate bene. Gli avrebbe detto che era Harry e i ragazzi sarebbero stati scioccati, ma contenti per lui.
Perché lui con Harry era felice.

Ma non funzionava così, ovviamente.

A sua insaputa, Louis aveva iniziato a balbettare, o a cantilenare se preferite, sottovoce una serie ripetitiva di “no”. La sua bocca evidentemente non aveva smesso di parlare da sola, e non voleva spegnere la mente a parte che era fatta per rovinare ogni cosa.

Sentì una mano poggiarsi in cima alla sua schiena, tra le due scapole. “Ehi, Lou, cosa c'è che non va? È una bella cosa, no?” Il tono di Zayn era delicato e preoccupato. Zayn era il migliore a ricoprire il ruolo di fratello, poteva essere il miglior ascoltatore quando voleva. Si preoccupava per Louis più di chiunque altro al mondo – tranne la sua famiglia- e Louis provava lo stesso per lui. Avrebbero fatto qualunque cosa l'uno per l'altro.

“Non avrei dovuto dirlo. No, non è una bella cosa, è una merda.” disse nervoso Louis.

“Oh suvvia, Aiden è un bravo ragazzo. Ci piace, lo sai, non ti preoccupare.”

“Non avrei dovuto dirlo, merda, non avrei dovuto dire così. Non intendevo dirlo” Louis era sicuro di sembrare fuori di testa, schizzando fuori parole a caso mentre la sua mente normale si riconnetteva con la bocca. Queste erano parole che stava dicendo nella sua mente normale, ma non sarebbero dovute uscire. Magari potevano uscire quando era da solo, dove avrebbe potuto prendersi a botte per quello, ma non davanti alle cause principali dei suoi problemi. Ma non era una buona cosa che lo stesse ammettendo? Che avesse raggiunto un accordo con la situazione e stesse dicendo loro, indirettamente, che aveva mentito?

Era complicato, troppo complicato.

“Dire cosa, amico?”

“Non avrei dovuto dire il suo nome” sputò Louis, le mani a ricoprirsi la faccia e spegnendo la sua voce in un mormorio soffocato.

Il pollice di Zayn stava strofinando la sua schiena disegnando cerchi, per confortarlo. “Perché no?”

“P-perchè non è giusto. Non avrei dovuto. E' sbagliato. Non è i-il-” Louis stava per dire che non era il nome giusto, che era quello di qualcun altro. Qualcuno chiamato Harry, non Aiden. Aveva detto la cosa sbagliata, tutto qua, e non era giusto che lui facesse così. Il nome non era quello giusto, era tutto sbagliato.

Ma invece, finì in qualche modo per dire “-il modo in cui dovevo dirvelo, volevamo dirvelo insieme.”

Fece rotolare fuori le parole in una tempesta di sillabe, che si mischiarono tra di loro. Era come se la sua mente le stesse spingendo via dalla sua lingua con l'intero mondo a rincorrerle dietro, spingendo alla velocità della luce. Come se fosse impaziente di buttarle fuori, disperato, rovinando tutto.

“Oh, Lou. Va bene così! Sono sicuro che non gli importerà” Lo consolò Zayn. Louis non poté rispondere; stava mordendo il suo labbro così forte che sapore gusto metallico scorse nella sua bocca. Pungeva, intensamente. Louis se lo meritava.

Niall rise sonoramente, senza vergogna: “Comunque puoi farti perdonare con un pompino!”

E in tutto questo tempo, sembrarono essersi dimenticati del ragazzo dai capelli ricci. Ma Louis non lo aveva fatto.

Domenica 14

Louis sentiva la sua lingua come un peso enorme nella sua bocca, un peso ricoperto di ruvida carta vetrata. La sua testa era leggermente dolorante, sentiva picchiare al suo interno mentre stava lì seduto, disorientato. La sua vista era appannata e sfocata e lo scrocchiare della sua schiena indicò che non aveva assolutamente dormito nel suo letto quella notte. Il suo letto per la notte era stato il pavimento della cucina, che era sporco e appiccicoso, tanto che dovette scrostare via le mani lentamente per riuscire a muoversi anche solo di poco.

Si strofinò gli occhi con il dorso delle mani, visto che il palmo era disgustosamente colloso. Si guardò intorno, il sole lo accecò momentaneamente ed elaborò lo stato della cucina. Era tutto come al solito, a parte qualche bibita rovesciata sul pavimento e una bottiglia vuota di, aspetta, cos'era?-Vodka. Chiaramente, Louis era stato di pessimo umore e quella bevanda alcolica sembrava la cosa più gradevole, in qualsiasi stato fosse. Non voleva pensare a cosa fosse successo per ridurlo così, beh, non finché non avesse avuto il caffè bollente a bruciargli la gola e a riportare la sua mente a pensare cose sensate.

Per fare il caffè non fece altro che inciampare e fare rumore, ma alla fine era collassato sulla sedia della cucina con una tazza fumante di fronte a lui. Il profumo stava già risvegliando i suoi sensi, grazie a Dio, perché non avrebbe potuto sopportare l'annebbiamento nei suoi occhi ancora per molto.

Il liquido rovente riscaldò la sua gola quando deglutì, il gusto amaro lottava con quello irrancidito dell'alcol. Non spinse i suoi pensieri a recuperare velocemente il ricordo di ciò che era successo la notte prima, li lasciò tornare gradualmente, mentre restava seduto a fissare il vuoto.

Non appena ogni singolo dettaglio tornò alla sua mente, blocchi di rimorso e odio cominciarono a impilarsi uno sopra l'altro
Finché non diventò una torre instabile che partiva dalla base della sua spina dorsale fino alla sua gola. Fu allora, quando stava contemplando le sue azioni disgraziate, che Louis notò il bruciore alla bocca del suo stomaco. Se precedentemente si era auto-convinto che fosse dolore o fastidio di sé stesso, adesso non poteva fingere che fosse quello. Con questa sensazione che cresceva rapidamente, balzò con uno scatto dalla sedia e rovesciò la testa nel lavandino, giusto in tempo per rilasciare il contenuto del suo stomaco. Magari aveva reagito così per la quantità di alcol che aveva consumato, ma Louis non era stupido; era disgustato dalle sue azioni e il suo corpo reagiva nel modo in cui avrebbe reagito se avesse avuto una brutta malattia.

Dopo un sorso d'acqua per togliersi quell'orribile gusto acido, Louis si fece cadere la testa fra le mani, che erano aggrappate al bancone come se la loro vita dipendesse da quello. Stringeva gli occhi, strizzandoli con forza per scacciare via i pensieri di ciò che aveva fatto.
Senza risultati, imprecò tra sé e sé, "Fanculo".

Non poteva essere un codardo, doveva affrontare ciò che era successo. Non poteva fingere che non fosse mai accaduto, non con sé stesso almeno.
Aveva bisogno di rifletterci su, magari provare e capire perché diavolo avesse detto quelle cose ridicole.

Dopo aver lasciato casa di Zayn prima del previsto, si era fatto strada indifferentemente verso il suo appartamento e si era seduto nel soggiorno, immobile, per una buona ventina di minuti. Era rimasto semplicemente seduto lì, fissando il nulla e respirando, silenzioso, impassibile. Non sembrò riuscire a registrare tutto ciò che era accaduto, era tutto confuso.

Aveva davvero appena detto che il suo ragazzo era Aiden Grimshaw? Aveva davvero negato di uscire con Harry? Era davvero stato così coglione? La risposta era sì.

E inoltre ciò lo portò ad avanzare lentamente verso la casa di Aiden con passo addormentato, per dire al suo vecchio amico che ora erano in una relazione.

Sembra abbastanza, no?

Magari no.

Gli ci vollero molte spiegazioni al ragazzo che aveva aperto la porta in pigiama, un cappello di lana in testa, una sciarpa attorno al collo e dei guanti a coprire le dita che afferravano una ciotola piena di zuppa. Louis aveva deciso di ignorare i vestiti da esterno, indossati in casa e lo fece passare per una stranezza di Aiden, ma quando mise un piede in casa, realizzò presto che quei vestiti erano necessari.

Il riscaldamento era rotto, apparentemente, quindi Aiden aveva girato per casa come un, citazione, “fottuto orso polare, avvolto in un altro orso che sta già indossando un cappotto di zebra”. Quelle erano il tipo di cose a cui Louis si era abituato, in un modo o nell'altro.

La sua intenzione iniziale era di discuterne con Aiden, sentire il suo punto di vista nelle cose. Non menzionò il fatto che gli fosse scappato di bocca il suo nome, disse solo di aver detto quello di qualcun altro. Aiden rimase un po' perplesso all'inizio, incerto su che dire. Ma ben presto, capì la situazione e spinse Louis a raccontargli tutto.

Quando passò un po' di tempo e la conversazione si fece più profonda, Louis diventò un po', come potremmo dire, emotivo? Se classificate il fatto di fare respiri tremolanti che diventano singhiozzi spezzati come emotività, allora sì, emotivo era probabilmente la parola esatta. Continuò a sputare fuori quanto fosse arrabbiato con sé stesso, quanto si odiasse. Raccontò al ragazzo di quello che era successo prima, del fatto che non sapesse perché avesse fatto tutto ciò. Aiden ascoltò e basta. Era una spugna, di per sé. Assorbì tutte le parole piagnucolose e le lacrime e quando Louis aveva bisogno di essere consolato, gli donava parole di saggezza.

Non fu tanto arrabbiato, quando Louis confessò che era Aiden che aveva detto di stare frequentando. Rimase più calmo di quanto si aspettasse, in quanto aveva evocato immagini di Aiden che gli diceva di andare a farsi fottere perché non poteva affrontare di nuovo di avere una finta relazione con lui. Aiden gli disse che non c'era problema, che non gli importava. Fu come se stesse ripagando il debito che aveva con Louis per quello che gli aveva fatto fare l'ultima volta, perciò non era un grande problema.

La sua unica preoccupazione, tuttavia era come ciò avrebbe inciso nella relazione sua e di Harry. Ovviamente Louis non avrebbe detto nulla a Harry, perché ciò avrebbe voluto dire dirgli dell'ostilità che i suoi amici avevano nei suoi confronti, quindi quello non era neanche da mettere in discussione. Era il senso di colpa che preoccupava Aiden maggiormente. Sapeva che Louis sarebbe stato divorato da esso prima o poi, più prima che poi. Non è che dovessero fare qualcosa o comportarsi come una coppia, quindi non lo stava tradendo di per sé. Aiden gli aveva elencato a tutti gli effetti i rischi che si stava prendendo, solo per rendere i suoi amici felici. Gli aveva detto che se Harry l'avesse scoperto, probabilmente sarebbe stato tutto finito per lui. Sapeva che Louis non avrebbe voluto – o potuto- scegliere tra i due, perché entrambi significavano il mondo per lui, ma dovette sapere che quello che stava facendo avrebbe potuto ferire qualcuno.

Parlare con Aiden non l'aveva aiutato così tanto. Ovviamente aveva sistemato la parte di problemi legati al ragazzo, ma non aveva aiutato il senso di colpa che gli stava percorrendo le vene. I suoi occhi erano bordati di rosso e le guance macchiate di lacrime asciutte che pizzicavano la sua pelle e spargevano il colore rosa sull'intera superficie. Era ridotto male. Quando piagnucolava drastiche soluzioni tipo “voglio morire” con singhiozzi melodrammatici, per Aiden era diventato troppo tardi per affrontare una situazione simile. Poteva avere a che fare solo con una certa quantità di lamenti e avrebbe dovuto svegliarsi presto il giorno dopo, quindi non poteva davvero affrontare un crollo emotivo in quel momento. Quando Louis si comportava in quel modo, era particolarmente rumoroso. I suoi piagnistei erano a tono alto e nasali, e i suoi commenti melodrammatici erano così esagerati che sembravano stupidi.

Così, con quel pensiero, infilò due bottiglie di Vodka tra le braccia di Louis e lo mandò a casa per affogare la sua tristezza in un modo più silenzioso.

Fu così che Louis si ritrovò collassato sul pavimento della cucina, con tanto di postumi da sbornia. Era sicuro che fosse più tardi di mezzogiorno, non si sarebbe mai svegliato così presto con i postumi, a meno che non era costretto e lo sforzo della notte precedente lo avrebbe reso ancora più esausto.Il tremolio del suo telefono era implacabile, ma non aveva l'energia di raggiungerlo al suo posto al lato opposto della stanza, dove giaceva senza scopo sul pavimento.

Con un'altra sorsata d'acqua per mandare giù le due pastiglie di Paracetamolo, ebbe giusto la quantità di energia adatta per raggiungere il telefono, strusciando verso di esso e raccogliendolo con un grugnito. Con la vista sfocata, fissò lo schermo, che mostrava alcuni messaggi non letti e si portò verso il soggiorno.

Dopo aver risposto svogliatamente e mandato una risposta di scuse al messaggio di Zayn e uno di ringraziamenti a quelli di Aiden, passò ai quattro messaggi lasciati da Harry, mentre il senso di colpa coagulava nel suo stomaco.

Da: Harry (9:46)

Goooood Morning, Good Morniing na na nanananaa! (Era quella canzone, non ricordo di chi sia, ma è molto vecchia) Xxx

Da: Harry (11:02)

Loooouis, presumo tu stia ancora dormendo, no? Xxx

Da: Harry (12:35)

Alza quel culo dal letto, pigrone! Ti voglio parlare. Non che abbia niente di particolare da dirti, ma mi manca parlare con te, tutto qua xxx

Da: Harry (12:37)

Era troppo scadente? Tutta la storia del mancarmi? Voglio dire, lo so che non ci sentiamo da un giorno o qualcosa di simile (lo so che è meno di un giorno, saputello) ma, non so, è solo che mi manca sentirti, tutto qua. Sei la mia unica fonte di intrattenimento mentre mia madre mi trascina per negozi. Sapevi che, apparentemente, le donne si alzano alle 7 del mattino per andare a fare shopping?! Incredibile, lo so. Per fortuna non mi ha svegliato costringendomi a vestirmi così presto, ma in ogni caso, lo trovo abominevole. Comunque, direi che ho parlato abbastanza, scrivimi quando puoi, amore. Xxx

Ovviamente Harry doveva essere così adorabilmente carino che Louis avrebbe solamente voluto soffocarlo di abbracci e ricoprirgli la faccia di bacini, doveva essere così proprio quando Louis si sentiva peggio di come fosse mai stato. Era una sensazione orribile, una sensazione ripugnante e nauseante, ma Louis sapeva di meritarselo. Non avrebbe potuto affrontare il ragazzo perfetto quando si sentiva così, quando ancora odiava ciò che aveva fatto. Non è che sarebbe stato improvvisamente meglio, ma le ferite erano troppo fresche e aggiungere Harry alla miscuglia, era come strofinare il sale sulle aperture.

A: Harry (12:43)

Ehi, scusa per averti risposto così tardi, avevi ragione, mi sono appena svegliato. Ma ora sono in piedi, nonostante credo che tornerò a letto tra due minuti perché mi sento uno schifo. Non sto proprio così bene per parlare, mi fa male la testa e voglio solo dormire, mi perdoni? :( xxxx

Da: Harry (12:44)

Stai male? Oh Lou, non ti avrei mandato così tanti messaggi se l'avessi saputo, scusa! Mi sento uno stronzo, mi spiace così tanto :( xxx

A: Harry (12:46)

Oh no, Haz! Non fare così, davvero, è bello sapere che ti importi! Non chiedermi scusa, non hai fatto niente per cui devi scusarti. Davvero, non farlo. Scusa se non posso curare la tua noia. Xxxx

Da: Harry (12:48)

Tu vai a dormire così ti passa il mal di testa, okay? Parleremo più tardi, guarisci presto Lou xxxx

Louis chiese scusa a Harry ad alta voce con un lamento. Il ragazzo era così dolce e premuroso e in normali circostanze, Louis avrebbe apprezzato quelle qualità, ma non quando lo facevano sentire peggio di come già stesse. Non stava mentendo quando diceva di essere malato, perché lo era- nonostante fossero solo i postumi della sbornia- quindi quello non era in aggiunta alle sue preoccupazioni, ma sembrò una scusa talmente patetica da usare. Non voleva parlare con Harry per via delle sue stesse azioni e i postumi erano il suo scudo. Sapeva che avrebbe dovuto soltanto prendere coraggio e affrontare il ragazzo, ma invece si nascose dietro al mal di testa.

Era un tale codardo.

Lunedì 14

Lunedì arrivò più veloce del previsto, soprattutto visto che Louis aveva passato l'intera domenica a spazzare casa tra una dormita e l'altra. Non è che stesse riordinando la mente, decidendo cosa fare, ogni cosa era sempre confusa come non mai. Ancora non sapeva come sistemare le cose senza ferire i suoi migliori amici o il suo fidanzato – o magari entrambi.

Non era troppo, forse un pizzico, ma Louis aveva sentito un po' di senso di colpa per non aver parlato a Harry per il resto della domenica dopo essersi svegliato. Per via di questo, auto-convincendosi di avere una grande abilità nel fingersi ignari di eventi ed emozioni, Louis aveva mandato un messaggio a Harry verso tarda notte, dicendo che sarebbe andato a prenderlo a scuola il giorno dopo.

Mettendo da parte ogni cosa e concentrandosi sul giorno dopo, Louis era piuttosto nervoso. Era la seconda volta che andava dalla scuola di Harry, ma questa volta era diverso. L'ultima volta era andato apposta per sostenere Harry e assicurarsi che stesse bene, ma questa volta non c'era un vero scopo. Ovviamente non avrebbe imbarazzato Harry e avrebbe aspettato esattamente fuori dall'uscita come una madre devota alla fine del primo giorno di scuola del proprio figlio, ma comunque, gli studenti gli sarebbero passati accanto. Non fu arrogante quando pensò che avrebbero saputo chi era, perché ad alcuni non avrebbe fregato nulla, ma alcuni avrebbero potuto ricordarsi di lui dal talent show e non era sicuro di come avrebbero reagito. Vi erano state occhiate criticanti nella loro direzione ed era più l'effetto che quegli occhi avrebbero fatto su Harry che preoccupavano Louis maggiormente. Non voleva essere un imbarazzo o un peso per il suo ragazzo.

Il sole risplendeva attraverso il vetro del finestrino, riscaldando l'interno della macchina come se fosse un pasto cotto a puntino. La fresca aria che faceva dondolare gli alberi era così invitante, sentendo il caldo insediarsi nella sua giacca di cotone che copriva le braccia e la pelle abbronzata. Mentre aspettava in fondo alla strada, a distanza di pochi minuti alla fine della scuola, non resistette dallo scendere dalla macchina, per appoggiarvisi di fronte. Era consapevole che poteva sembrare un cliché, soprattutto se il colletto della sua giacca era stato tirato in su o altrimenti avrebbe reso il completo troppo banale, ma non era troppo infastidito e per lo meno non era circondato dal caldo soffocante. Almeno non stava cercando di far vedere la sua sua macchina, nessuno se la tirerebbe per una Nissan Micra arrugginita. La sua maglietta a righe bianche e blu era un regalo dal cielo, quando la brezza soffiava più forte, filtrando piccoli spifferi d'aria fino al suo petto e introducendosi nei pori della sua pelle. Le sue mani erano nelle tasche ma una, continuava a cercare di infilarsi tra i suoi capelli, tirando su quel piccolo ciuffo che continuava a cadere davanti ai suoi occhi.

Sentì il chiacchiericcio ancora prima di vedere l'orda di studenti fiondarsi fuori. Poté vederli prendere strade separate all'inizio della via dove si trovavano le uscite, alcuni attraversavano la strada, altri andavano a destra, altri a sinistra. Era una massa di bianco e nero, una visuale che Louis non vedeva tanto spesso. Erano passati anni da quando aveva dovuto indossare lo stesso tipo di uniforme, e non si stava lamentando. Essere obbligati a mettere una cravatta strettissima che aveva righe con due colori che non donavano molto non era proprio la sua parte preferita della scuola e vedere i ragazzi allentarsela gli fece ricordare quella sensazione di sollievo.

Non si separò dalla sua trance finché non sentì il rimbombo di risate maschili. Guardò dall'altra parte del marciapiede, notando un gruppo di ragazzi che si spingevano in modo turbolento e giocoso. Si ricordò di quei tempi con un sorriso discreto sulla sua faccia, faceva tutto parte del lato bello della scuola. Quando il suo sguardo si posò su di loro, per niente più che meraviglia e noia, notò una testa di ricci famigliare aggirarsi dietro di loro.
Gli occhi azzurri di Louis si staccarono da loro e finalmente individuarono gli inconfondibili occhi verdi di Harry, una vista confortante. Louis fu veloce a chiedersi perché Harry fosse con quei ragazzi apparentemente infantili, stando dietro di loro con un espressione che Louis non poté vedere. Da quello che poteva vedere e da quello che sapeva dalle conversazioni precedenti, non è che Harry facesse parte di quel gruppo e non sembrava nemmeno costretto-quindi ciò portò un lume di preoccupazione che Harry fosse vittima di bullismo.

Quando i ragazzi iniziarono a muoversi a passo di lumaca, Louis realizzò che Harry era agitato e saltava goffamente sulle sue punte ogni volta che i ragazzi si fermavano per fare la lotta tra di loro. La massa di ricci si alzò con lui, i suoi occhi guizzavano nell'area che lo circondava. Dalla distanza che si trovava, Louis poté vedere il modo in cui i suoi occhi si illuminarono quando lo vede e poté finalmente vedere l'intera faccia di Harry, il modo in cui fece un sorriso enorme, un sorriso talmente grande che poteva aver danneggiato un po' il cuore di Louis. E no, ovviamente quel piccolo morso che Harry diede al suo labbro inferiore quando Louis alzò la mano per salutare, non ebbe alcun effetto su Louis, niente, assolutamente niente, nemmeno un po', nemmeno farlo cambiare leggermente di posizione per sentirsi più comodo.

Louis inclinò la testa verso la macchina, come gesto per invitare Harry a salire. Ma Harry alzò le spalle, la sua faccia accartocciata dal disgusto mentre i suoi occhi si indirizzavano al gruppo di ragazzi che bloccavano il suo cammino. Louis notò Harry che cercava di sorpassarli dai bordi, ma con il grande gruppo che occupava l'intero sentiero, non riuscì a stringersi per passare. A Harry probabilmente era capitato spesso, non sembrava fosse una rarità per lui quando guardò Louis. Metteva tristezza pensare al fatto che Harry non potesse nemmeno chiedere a loro di lasciarlo passare, e Louis si chiese se l'avrebbe chiesto se avesse avuto la voce, o se semplicemente sarebbe stato comunque troppo timido per farlo.

Infine, Harry si estrasse dalla folla e camminò – con saltelli allegri nel suo passo- verso Louis, con un sorriso che non era in grado di abbandonare le sue labbra. A Louis ci volle un po' per elaborare l'apparizione di Harry, la sua maglia era infilata disordinatamente nei Jeans neri stretti -accentuando il suo lungo busto che faceva contorcere le sue viscere dal calore provocato- le sue maniche rimboccate fino ai gomiti, mostrando la pelle bianca dei suoi avambracci e quella sacca marrone appesa sulla spalla. La vista era, beh, Louis non poteva non ammettere il calore che si avvolgeva nel suo stomaco alla vista di Harry. Quando Harry cominciò a tirare la cravatta, sciogliendola dal suo collo con facilità, Louis trovò davvero difficile controllare la sua immaginazione dal collocare Harry nella sua camera da letto.

Louis rimase fermo in silenzio, mentre Harry camminava verso di lui avvicinandosi sempre di più, non tanto sicuro sul da farsi. Voleva andargli incontro e premere le labbra sulle sue, ma non è che gli studenti della sua scuola sapessero della sua sessualità. Nonostante non lo stesse nascondendo, non si erano disturbati a scoprirlo, quindi Harry non sapeva come avrebbero reagito. Louis non voleva superare il limite.

Harry, al contrario, prese l'iniziativa e camminò nelle braccia di Louis che erano piegate, per via delle mani infilate in tasca. Brancolando leggermente, Louis tirò fuori le mani e le avvolse attorno a Harry in un abbraccio, con l'intenzione di staccarsi dopo pochi secondi, ma restando fermo quando la faccia di Harry si accoccolò nel suo collo

“Tutto bene?” mormorò Louis. Harry annuì nel collo di Louis e si staccò, un sorriso luminoso sulle labbra rosate. “Forza, meglio salire in macchina. Ti avverto subito, potresti morire da quanto manchi l'aria lì dentro” Harry rise e salì sul sedile del passeggero, soffiando e tossendo melodrammaticamente quando si immerse nella macchina.

Una volta che si sistemò sul sedile e ebbe allacciato la cintura, Louis si girò verso Harry, vedendo il ragazzo sprofondare nel sedile con un sorriso. Sembrava a suo agio, sistemato. Un dolore acuto di senso di colpa colpì il petto di Louis quando vide Harry così felice in sua presenza, così inconsapevole della battaglia che stava combattendo l'altro. Desiderò che potesse essere così facile come Harry pensava che fosse e avrebbe potuto esserlo se Louis non fosse stato così codardo.

Magari il senso di colpa era lì perché Harry non sapeva, perché credeva che fosse tutto a posto. Odiava tenere Harry all'oscuro, non dicendogli tutto. Gli unici segreti che manteneva era quelli del dramma riguardo il giorno prima e la notte nel club settimane prima e odiò semplicemente il fatto che ci fossero. La loro relazione sarebbe dovuta essere senza segreti e il fatto che Louis fosse quello che infrangeva quella regola gli faceva venire voglia di raggomitolarsi e nascondersi per sempre.

La sua trance causata dal senso di colpa indomato venne interrotta dalla mano di Harry che scuoteva davanti alla sua faccia. Louis scosse la testa per scacciare via quei pensieri, volendo pensare a Harry e non l'Harrydicuihomentito.

Andiamo a prendere un milkshake? Ne voglio uno alla fragola, è tutto il giorno che ne voglio uno e quelli della scuola fanno schifo.

“Oh- sì, certo” deglutì Louis “c'è un bar in fondo alla strada, giusto?” Harry annuì in accordo.

Louis scivolò sul suo sedile e girò la chiave nell'ignizione. Appena stava per accendere il motore, la mano di Harry si poggiò sulla sua coscia per fermarlo.

Prima che andiamo, posso fare solo una cosa?

Le labbra del ragazzo più piccolo vennero allineate in un sorriso birichino ma esitante, e Louis lo guardò con uno sguardo curioso. Harry si slacciò la cintura e scivolò dal suo sedile, stando praticamente seduto sul freno a mano. Louis rimase in silenzio mentre le grandi mani di Harry si infilarono dietro al collo di Louis, afferrandogli il retro della testa. Il suo respiro era profondo e difficoltoso mentre Harry diede iniziò al momento intimo. Lentamente, Harry si mosse lentamente in avanti e premette le sue labbra su quelle di Louis. Non era come se non si fossero baciati prima, ma provocò tante scintille per il corpo di Louis quando era Harry a istigare.

Dopo che Harry ebbe mosso le labbra nella quantità sufficiente per soddisfare le sue necessità, scivolò di nuovo sul suo sedile e si rimise la cintura, con un sorriso silenzioso e compiaciuto sulle labbra. Louis accese il motore e uscì dal parcheggio, silenzioso. Poteva vedere Harry scrivere sul blocco di carta con la coda dell'occhio, leccandosi le labbra finemente.

Harry disse che le labbra di Louis sapevano di fragola, ma tutto ciò che Louis sentiva sulle sue labbra era il gusto del senso di colpa.





*1 piatto cinese : Noodles (spaghetti all'uovo) con pollo e ingredienti misti.

*2 gioco di bevute in cui i giocatori lanciano una pallina da ping pong da un lato all'altro di un tavolo con lo scopo di fare centro in un bicchiere di birra che si trova dall'altro lato del tavolo. Può essere giocato sia singolarmente (1 contro 1) o a squadre, con più varianti riguardanti l'ordine di tiro. Non esistono regole ufficiali, ma solitamente vengono usati 6 o 10 bicchieri di birra per ogni squadra.



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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg


Chiedo scusa per l'immenso ritardo!!! Grazie, se ancora seguite questa storia dopo tutta l'attesa! In più volevo dirvi che per farmi perdonare tra tre giorni pubblicherò il capitolo successivo! Yay :) Grazie ancora, vi amo!

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Capitolo 16
*** Sabato 16 ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 15 (parte 1)



Note del capitolo: questo è l'inizio della fine!

Sabato 16

Louis non era esageratamente energico, ma aveva una certa carica nel suo passo, mentre si faceva strada verso il suo appartamento all'università. Non vi era motivo di essere 'emozionato' , ma sentiva i suoi arti leggeri e sentiva le scintille luccicare nei suoi occhi, rendendoli un po' più luminosi, nonostante non vi fosse una ragione. Forse si era solo alzato dalla parte giusta del letto, e comunque, non doveva esserci un motivo perché fosse felice, poteva essere pieno di gioia se lo voleva.

Nonostante in quel periodo non fosse davvero il caso. Le ultime due settimane erano state difficili, dal momento in cui si svegliava a quando la mente si spegneva per la notte- e sarebbero continuate ad essere così finché non si fosse tirato fuori da quel casino. Era tutto a causa delle fastidiose parole che aveva detto, quando aveva parlato con i suoi tre migliori amici.
Si sentì come se non si meritasse di avere una tregua dalla 'tortura', che avrebbe dovuto essere triste tutto il tempo e pagare per le azioni spregevoli da lui commesse. Così, con quel pensiero, provando a fare almeno una cosa giusta- apparentemente nella sua mente essere giù di morale era l'unica cosa che riusciva a fare bene- preferiva essere uno stupido depresso, a meno che non fosse da solo.

A parte il fatto che non era mai davvero solo. Almeno, non secondo le condizioni di Louis. Si assorbiva nella danza. Quando danzava, non si sentiva solo; nemmeno quando a notte fonda si era infiltrato nella sala da ballo, nonostante quel posto fosse abbandonato per via dell'orario. Era con i suoi pensieri, sì, ma era con la danza. E quello era abbastanza per mantenerlo sano. Louis non sarebbe mai stato in grado di spiegare a qualcuno come la danza lo facesse sentire, era un inspiegabile, divino, prodotto della vita.

Non era insolito che Louis cadesse nell'abisso della danza, era già successo prima. Aveva avuto un sacco di momenti in cui si faceva prendere dalla sbarra e dalle pareti specchiate. Da quando aveva cominciato a ballare all'età di – quanto, otto anni?- sapeva che la danza fosse il suo sfogo.
Anche se inizialmente il suo problema più grande era essere infastidito dal suo compagno Christopher, in quarta elementare, per aver detto all'insegnante che aveva copiato al test di spelling, questo passatempo lo aiutava a calmare le sue preoccupazioni. Le persone più vicine a lui erano abituate, si rassegnavano e non trovavano niente di sospetto nel suo comportamento. Quindi non sospettavano che Louis stesse combattendo un terribile tumulto interno, lì nel suo petto.

Ma in qualche modo, quella mattina tutta la sua angustia si era dissipata in piccole gocce di sudore che sgocciolavano dal suo collo e venivano risucchiate dal colletto della maglietta striminzita. Magari era stata la chiamata che aveva ricevuto alle due del mattino, durante la quale gli era stato chiesto di andare nello studio di danza per vedere Harley e Jordan e praticamente accontentare le loro richieste. Erano un po' alticci e per qualche ragione volevano che Louis li aiutasse con il loro modo di danzare, che era orrendo, come confermato dalla storia di Jordan che era stato respinto da una ragazza qualche ora prima, mentre ballavano. Ma Louis eseguiva, perché tanto non riusciva a dormire e i due erano tra i ragazzi più simpatici intorno, quindi non avrebbe rinunciato a passare un po' di tempo con loro.


O magari era leggermente accaldato perché non vedeva l'ora di vedere il suo ragazzo.

Okay, forse Louis arrossiva un po' ogni volta che diceva "ragazzo" e forse ridacchiava come una ragazzina certe notti quando tornava a casa dopo aver visto Harry, solo forse. Non era mai stato così emozionato per il termine "ragazzo" prima ed era già stato utilizzato da lui un paio di volte, quindi gli fece strano quando improvvisamente sentì delle farfalle svolazzare nel suo stomaco, tutte intorno a quella parola. Per quanto Louis lo trovasse difficile da ammettere, probabilmente era solo un modo che il suo corpo usava, per dirgli di tenerselo stretto, che non era solo uno qualunque.

Ciò non significava che Harry fosse 'quello giusto' perché, beh, prima di tutto Louis ancora non amava Harry. Non si erano frequentati ancora abbastanza, quindi non sarebbe stato in grado di affermare una cosa del genere ancora per un po'. Ma lui era speciale, e Louis poteva accettarlo con tutto il suo cuore e non esserne spaventato nemmeno un po'.

Ma poi aveva mandato tutto a puttane, quindi forse non ne era così tanto affezionato come credeva.

Tornando al presente, Louis aveva un sorriso sulle labbra mentre passava davanti alla reception. Aveva lanciato un cenno di saluto a Brenda, mentre passava, infilandosi nello studio di ballo per la sua lezione, per la quale era sorprendentemente emozionato.


Il signor Harbour sicuramente non si era accorto del suo modo di comportarsi e si godé quel momento solo in parte, approfittandone per spingere Louis oltre i suoi limiti abituali. Louis si rassegnò del fatto che il giorno dopo le sue gambe avrebbero fatto un male cane, ma non sembrò importargli più di tanto. Non si stava concentrando su quello, stava pensando di vedere Harry seduto sul piccolo sgabello del pianoforte, non tanto lontano da dove si trovava lui in quel momento.

Come mai aveva tanta urgenza di vedere il ragazzo? Non è che non l'avesse visto per settimane intere. Infatti, lo aveva visto il sabato precedente e di nuovo due sere prima. E anche questo rese l'anticipazione leggermente più strana; si mandavano messaggi costantemente e non smettevano a meno che non dovessero. Dopo tutto, avevano ancora molte cose da imparare l'uno dell'altro.

Louis sperò che il casino creato non lo fermasse dall'imparare ogni piccolo dettaglio del ragazzo.

Louis era nei meandri del corridoio, cercando di mascherare il suo entusiasmo, ma comunque avviandosi verso il suo ragazzo un po' più velocemente del solito.

Sentì le sue labbra rilasciare un fremito di disprezzo, quando sentì una mano afferrargli l'avambraccio e fermare il suo percorso. Non voleva risultare maleducato, anche se la persona stava accorciando il suo tempo prezioso con Harry. Si girò con un'occhiataccia involontaria, ma la cancellò subito dal suo viso e la rimpiazzò con un'espressione più formale e cortese, quando vide il signor Harbour in piedi di fronte a lui.

“Mi sono dimenticato di chiederti. Mi è avanzato un biglietto per “Lo Schiaccianoci” , lo spettacolo a cui avevo parlato alla mia classe, mi chiedevo se volessi venire”

Louis deliberò la decisione nella sua testa. Lo schiaccianoci non era uno dei suoi spettacoli preferiti, ma avrebbe potuto stare a guardarlo senza pensare che fosse una perdita di tempo. Probabilmente non costava tanto, il signor Harbour aveva dei contatti con il teatro, quindi poteva sempre prendere biglietti scontati. Ma era con la sua classe, la classe da cui Louis era stato mandato via. Era sempre convinto che loro ne risentissero, che non amassero il fatto che lui aveva sempre avuto dei trattamenti speciali. Non dava la colpa a loro, probabilmente lui si sarebbe sentito allo stesso modo se si fosse trattato di, ad esempio, Stacey o Keeley, quindi la cosa non lo sorprendeva più di tanto. Perciò, non era troppo sicuro di voler passare tante ore, venendo isolato da quelle persone.

“Quando sarebbe?” chiese Louis, non volendo dire di no troppo in fretta.

“Martedì prossimo, un po' tardi per avvisare, lo so” rispose l'uomo con una smorfia.

Beh, quello era ciò che decideva allora. Louis si sentì sollevato. “Oh, dannazione, Lunedì parto, quindi non ci sarò. Mi spiace, ma grazie comunque per l'offerta, sarei venuto se fosse stata un'altra settimana.”

“Beh, posso cambiare la settimana dello spettacolo se vuo-”

“No, no. Non ce n'è bisogno. Vada pure con la classe e divertitevi” interruppe Louis. Era lo studente preferito del suo insegnante, cosa avrebbe potuto dire, l'uomo avrebbe fatto di tutto per ottenere qualcosa che poteva dare benefici al futuro di Louis.

Annuendo e congedandosi, Louis lasciò crescere il suo ardore fino al suo strato superiore di pelle e gonfiare i suoi pori. Camminò a grandi passi per il corridoio, non trovando alcun deterrente per fermarlo da quell'urgenza, aveva perso ogni tipo di imbarazzo, per il fatto che era qualche minuto in ritardo dal vedere Harry.

Con un sorriso luminoso sulle labbra, un saluto fin troppo fanatico e dal volume più alto del solito che usciva dalla sua bocca, Louis entrò carico nell'aula del piano. Stava per rilasciare il suo solito benvenuto, ma prima che le sillabe potessero formare le parole, la frase gli cadde dalle labbra, andandosene formando un mucchio di polvere sul pavimento.

Harry non c'era.

Louis non poteva vedere la figura che normalmente spuntava dalla sedia del piano. Non era da nessuna parte. Il ballerino cercò di non pensare al suo cuore che era caduto nella bocca del suo stomaco e cercò di ignorare il fatto che i suoi organi sembrarono essersi raggruppati tutti nella sua gola. Strisciò attorno al piano, cercando di scoprire il ragazzo, nel caso stesse giocando a nascondino. Il pensiero gli attraversò facile la mente: magari Harry gli stava solo facendo uno scherzo e in realtà era lì. Ahimè, Harry non era nascosto sotto il pianoforte e sicuramente non era nella stanza.

Uno sguardo corrucciato si formò sul viso di Louis. Non era da Harry arrivare in ritardo. Era sempre puntuale, come un orologio svizzero.

Se era Anne a tardare, era il suo compito mantenere la routine stabile che lo faceva essere in orario. Louis presumette che fosse quello il motivo, aveva visto Harry dover spedire Anne fuori dalla stanza del piano prima che potessero essere in ritardo per qualsiasi cosa dovessero fare o chiunque dovessero vedere.

Alzando le spalle per simulare nonchalance e smettere di sembrare così possessivo – perché Louis non era possessivo, no, non l'avrebbe mai ammesso-, seguì le tracce dei tasti con le dita, in modo da distrarsi e passare il tempo. Harry sarebbe venuto alla fine, non sarebbe mai stato così in ritardo, né avrebbe mai saltato un incontro, Louis ne era sicuro.

Harry non venne.

Louis era rimasto seduto ad aspettare nell'aula del piano per almeno un'ora, prima di arrivare alla conclusione che avrebbe dovuto fare qualcosa per il fatto che Harry non era ancora arrivato. Era snervante non averlo lì con lui nell'aula, cosa bizzarra perché non più di qualche mese prima era innervosito dal fatto che Harry fosse nell'aula. I tempi erano cambiati più di quanto si fosse aspettato, ma non vi si soffermò troppo a lungo.

Così Louis continuò a suonare il piano – che era diventato un po' meno divertente con un solo paio di mani a premere i tasti d'ebano e avorio- e pescò il suo telefono dalla tasca della felpa. Mormorò qualcosa sui 'dannati leggins che non hanno le tasche' mentre lo tirava fuori, volendo riempire il silenzio con i suoi distinti pensieri.

Mandò un veloce messaggio del tipo “Ehi tesoro, tutto bene? Mi stavo chiedendo dove fossi :) xxxx” Louis sperò di non sembrare troppo appiccicoso. Dopo tutto, se Harry era semplicemente in ritardo allora sarebbe risultata una reazione esagerata. Harry solitamente era abbastanza veloce nelle sue risposte, quindi Louis presumette che avrebbe ricevuto una risposta molto presto e mentre aspettò, si sedette sul pavimento, la schiena appoggiata alla parete fredda. Non voleva consumare il piano ancora prima che Harry arrivasse.

Louis rimase seduto, facendo girare il telefono tra le sue dita, pensieroso. La stanza era silenziosa, silenzio, tranne il lieve rumore di passi dietro i muri. Aveva sempre amato la stanza solamente per quello. Ogni cosa era più calma, molto più serena che in qualunque altra aula dell'edificio. Anche la sala da ballo non era altrettanto calma, cosa sorprendente, visto che la danza era il massimo della calma per il ventunenne. Louis si chiese se era diventato un tipo di consolazione, negli ultimi tempi. Non si era davvero mai concentrato su quel particolare, non aveva mai individuato le emozioni che sentiva quando era in quella stanza. Ma ora, che aveva un abitante in più, sembrò essere diventato più consapevole delle emozioni che scorrevano per la stanza e rimbalzavano sulle pareti fino ad attaccarsi ai suoi polpastrelli e stringersi sotto le sue unghie, finché non venivano lavate via dal mondo esterno.

Mentre rimaneva seduto, in attesa di una risposta, venti minuti dopo aver mandato il messaggio, e perciò venti minuti a catturare pensieri che erano fondamentalmente solo Harry, Louis realizzò che non aveva più avuto tempo di pensare. Ovvio che aveva avuto tempo di pensare alle cose semplici e varie sporadicamente, ma non aveva mai davvero pensato. Aveva pensato a quello che aveva fatto due settimane prima, ma non era quello ciò che intendeva. Tu puoi pensare, ma poi puoi pensare, per quanto suoni da pazzi.

Disse che avrebbe provato a prendersi tempo per pensare, sia che quei pensieri fossero stati su di Harry o no, quello non sarebbe mai stato definito.

Fu quando controllò il cellulare per qualcosa che sentì essere la miliardesima volta, che capì che avrebbe dovuto fare qualcosa un po' più estremo che mandare un semplice messaggio. Non sarebbe andato a casa di Harry pretendendo di vederlo, no, ma avrebbe preso il toro per le corna e provato a guardare dove diavolo si fosse cacciata quella canaglia.

Sgambettò fuori dalla stanza, nel corridoio con più ambizione che ferocia. I suoi occhi scannerizzarono l'atrio trafficato dove gli studenti confondevano il loro cervello in attività extrascolastiche e le madri cercavano di controllare i loro figli dallo scappare per guardare quella massa di capelli castano lucente passare. Louis non poté vedere il sorriso luminoso di Anne o la sua figura muoversi liberamente da nessuna parte, ma con una piccola deterrenza si diresse verso l'aula magna, alla sua ricerca.

Il concerto di beneficenza si sarebbe tenuto la sera, e tutto sembrava andare secondo il piano. Bouquet di fiori attorno al palco e un'infinita quantità di sedie giacevano pronte per essere piazzate per la sala. Da quello che aveva sentito, gli artisti dell'università, insieme con i bambini per cui era stato organizzato il concerto erano pronti per arrivare e per adesso non c'erano stati inconvenienti.

Il fatto che ci fosse stato il concerto quella sera, determinava la fine del lavoro di beneficenza di Anne. Voleva dire niente più visite del sabato mattina. Voleva dire niente più 'Ora di Harry e Louis' nell'aula del piano. Ora, se Harry avesse voluto continuare la tradizione, avrebbe dovuto chiedere a Anne di portarlo con la sola intenzione di vedere Louis, senza che fosse un fine secondario di Harry solo per essere coinvolto nell'attività di Anne, tanto per fare. Non che non si sarebbero più visti solo perché non sarebbe più venuto il sabato, né voleva dire che all'improvviso l'aula del piano sarebbe stata la sala d'incontro di qualcun altro, perché entrambe le affermazioni erano ampiamente false. Louis e Harry si sarebbero visti comunque nella settimana e avrebbero potuto continuare a vedersi nell'aula del pianoforte se avessero voluto.

Ma stava arrivando la fine dell'anno universitario per Louis, e Harry aveva appena finito i suoi esami, quindi sarebbero iniziate le vacanze estive. Così, per una volta, non avrebbero usato la struttura e davvero, avevano bisogno di espandere i loro incontri fuori dalla stanza.

Era quasi come la fine di un'era, per quanto drammatico suonasse. Louis e Harry avrebbero lasciato il posto che aveva cambiato entrambe le loro vite, non avrebbero più avuto alcun bisogno di incontrasi nel posto dove si erano incontrati e dove avevano compiuto il salto da amicizia a relazione. Anche se avessero avuto intenzione di tornarci, la cosa era scoraggiante. Dopotutto, Harry non sarebbe durato più di qualche settimana senza le sue dita a graziare i tasti lisci. Ma ciò avrebbe determinato il fatto che le cose sarebbero state differenti, in modo positivo però, Louis ne era sicuro.

Louis non avrebbe mentito, era un po' amareggiante che Harry non fosse lì per passare il loro ultimo giorno insieme nell'aula piano. Anche se si fosse fatto vedere, sarebbe stato difficile recuperare il tempo perso e Louis non voleva rovinare l'atmosfera apatica della stanza, l'intero significato della stanza.

Quando Louis si alzò sulle punte e i suoi occhi scrutarono l'auditorium, finalmente individuò la donna che cercava. Si mosse freneticamente verso di lei, dove stava riordinando gli spartiti musicali, scivolando vicino a lei con un sorriso impercettibile sulle labbra. Prima di parlare i suoi occhi lanciarono un'occhiata per la stanza senza scopo, notando alcuni dei suoi vecchi compagni di danza che facevano stretching sulla sbarra che si erano arrangiati. Si ricordò del nome di un ragazzo chiamato Spencer, un ragazzo alto, slanciato con una massa di grandi ricci che rimbalzavano mentre saltava e danzava. Non era attraente, cioè Louis non lo trovava attraente. Louis aveva degli standard elevati, che poteva dire. Ma questo riccio piegarsi sulla sbarra, gli fece venire in mente l'immagine di Harry nel modo meno innocente possibile.

Dovette scuotere la testa e schiarirsi la gola per cancellare quei pensieri, non volendo causare problemi. Dopotutto stava indossando i leggins, lasciando a immaginare cosa sarebbe potuto accadere. Quel suo rinfrescarsi le idee, attirò l'attenzione di Anne, che si girò velocemente sui talloni per fronteggiare Louis.

“Ehi!” disse Louis con tono brillante, accertandosi che quei pensieri fossero spinti molto in fondo in modo da poter uscire in un momento un po' più sensibile che di fronte alla madre del ragazzo in questione.

Anne lo fissò inespressiva, una frazione di sorpresa che graziò i suoi occhi e poi quando vide la faccia di Louis un'emozione sconosciuta lampeggiò sul suo viso, cambiando in un'espressione simile a quella che il vecchio Harry avrebbe fatto. Imperterrito, Louis fece la domanda che aveva più importanza di un semplice 'come stai?': “Sai per caso, dove si trovi il tuo bellissimo figlio minore?” i suoi denti luccicarono sotto le luci del palco, mentre fece un ampio sorriso sfacciato a Anne.

Louis si aspettava una risposta sarcastica e spiritosa da Anne, magari una pacca scherzosa sulla spalla per abbinare il sorriso che avrebbe indossato, ma ciò non successe assolutamente. Tutto ciò che fece Anne fu contrarre le labbra e arricciare il naso, in quello che Louis avrebbe normalmente classificato come disgusto. Non disse niente e si girò, tornando agli spartiti.

Louis fu sbalordito dalla sua reazione e dall'evidente ignoranza. Tossì visibilmente a disagio e balbettò un interrogativo “Anne?”

Senza ricevere alcuna risposta a tutti i suoi tentativi che seguirono la seconda volta che le aveva parlato, Louis si allontanò da lei con un cipiglio tra le sue sopracciglia e un broncio tra le sue labbra. Non capì perché non gli avesse risposto, non è che fosse una risposta complicata. Pensò che magari una scusa fosse che era stressata, che non poteva sopportare di pensare a qualcos'altro che non fosse il concerto. Ma come aveva menzionato prima, era una risposta tanto semplice, quindi quanto sarebbe stato difficile dirglielo e basta?

Ritornò nell'aula del piano con la confusione fitta nella sua espressione accigliata e la preoccupazione accumulata nei suoi occhi azzurri. Non voleva pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato, specialmente quando avrebbe causato ancora più angoscia se provava a capire che cosa avesse fatto. Non c'era niente, (a parte l'ovvio ma era impossibile) che avesse potuto fare per causare una reazione simile. Era sempre stato sé stesso quel giovedì, quando aveva visto la famiglia Styles, gentile e felice, un po' monello. Non c'era stato niente di sbagliato in quell'incontro, al meno lui pensò che non ci fosse.

Anne aveva proposto a Louis di andare da loro a cena quel giovedì e Harry aveva passato la parola con riluttanza. Disse che sua madre voleva cucinargli un piatto fatto in casa, così che avessero potuto discutere di certe cose. Ovviamente Harry aveva tratto le peggio conclusioni e pensò che volesse fare “Il Discorso” con i due prima che andassero in Italia, per questo non era molto propenso ad invitare Louis. Ma come gli aveva detto Harry una volta, Anne sapeva che niente di tutto ciò sarebbe accaduto e che comunque, era piuttosto sicuro che lei sapesse che Louis non era vergine quindi avrebbe saputo quello che stava facendo. In modo avveduto, Louis immaginò che volesse discutere della loro vacanza che, contando da quel mercoledì, sarebbe stata in cinque giorni.

Anne si era tenuta in contatto con Louis, spiegandogli ogni dettaglio, prima di finalizzarlo.

Onestamente, Louis era felice di avere qualcun altro che lo facesse. Generalmente era una persona caotica quindi se avesse dovuto organizzare lui, probabilmente avrebbero finito per restare senza camera d'albergo ma un milione di cose da fare nel corso della loro permanenza. Inoltre Anne sapeva cosa preferiva Harry e avrebbe potuto chiedere a suo figlio ancora prima di consultare Louis. Il fulcro della loro vacanza era Harry. Louis voleva che fosse perfetta per Harry, dopotutto non era mai stato via solo lui e un amico prima, quindi sarebbe stato un grande passo. Il fatto che si fidava di Louis tanto da lasciarsi portare da lui fuori dal paese era una cosa enorme, il che significava molto per entrambi, perciò Louis non voleva che fosse un fallimento.

Inizialmente quando i primi dettagli furono stabiliti, Louis aveva avuto un momento o due di preoccupazione. Stavano andando troppo veloce? Era troppo tutto ciò? Ma alla fine, aveva realizzato che no, non era così. Magari secondo qualcuno sarebbe stato un po' affrettato, ma per loro era okay e volevano, quindi non è che fossero costretti. Entrambe le parti erano pronte a fare quel salto e partire, entrambi sentivano il bisogno di un po' di privacy. Non avevano bisogno di privacy in quel senso, ma avevano bisogno di mostrare la loro indipendenza come coppia, per provare che potevano funzionare anche senza tutti quei servizi.

Era finito per farsi molto tardi ma la sua scusa fu che aveva rovesciato qualcosa sui pantaloni che doveva indossare e quindi aveva dovuto cambiarsi- non sapevano cosa avesse rovesciato. Ma Anne non si era fatta problemi e aveva aperto la porta, con una ciotola per mescolare in mano, riempita da un miscuglio, segno che il suo ritardo non aveva fatto posticipare il loro pasto troppo in là. Si era accomodato sul divano vicino a una Gemma che mandava messaggi, quando Harry era sceso dalle scale, i ricci che volavano da tutte le parti. Si bloccò soffermandosi sulla porta quando notò che Louis era lì e poi un sorriso dolce si formò sulle sua labbra gradualmente. Louis aveva risposto sorridendogli incoraggiante, dopo un secondo in cui aveva elaborato l'outfit del ragazzo.

Harry non stava indossando niente di speciale, ma comunque non si aspettavano niente di particolarmente elegante perché era a casa sua. Aveva addosso una maglietta marrone, leggermente sbottonata per mostrare la pelle chiara e liscia del suo petto. Louis dovette trattenersi dal saltargli addosso e chiudere la bocca attorno a quelle clavicole esposte per succhiare delle ovvie macchie scure. Le sue gambe erano evidenziate da dei jeans stretti neri, che facevano sembrare le sue gambe come se andassero avanti per sempre da quanto erano magre e da quanto fossero slanciate dai suoi fianchi non-prominenti.

Louis aveva inclinato la testa per gesticolare a Harry di venire accanto a lui. Harry vagò verso di lui e si piazzò di fronte a Louis che si era trascinato leggermente verso il ragazzo, avvolgendo le braccia attorno ai fianchi del suo compagno. Quando lo fece, tuttavia, Harry si irrigidì visibilmente, nonostante fosse ovvio che tentasse di nasconderlo e il suo sorriso diventò una smorfia per qualche secondo. Louis sussultò desolato e fece cadere le braccia dalla vita del ragazzo.

Per alleggerire la tensione che si era creata, perché Harry non si sentisse a disagio - o in colpa- Louis si alzò in piedi nello spazio tra il divano e Harry e premette le labbra su quelle dell'altro. Non si aspettava una reazione particolare, non una veloce, visto che credeva di ritrarle subito, ma non fu il caso. Harry reagì subito e premette le sue labbra su quelle di Louis con la stessa forza, muovendole insieme con più facilità di prima. Fu una piacevole sorpresa e Louis certamente non si poteva lamentare. I loro occhi serrati non erano consapevoli di Gemma, che aveva alzato lo sguardo dal suo cellulare con un'espressione inspiegabile; se era disgustata perché quello era suo fratello o se era meravigliata perché quello era suo fratello, nessuno l'avrebbe saputo.
Si separarono con uno schiocco e un rossore sulle labbra di Harry e seguirono le chiamate di Anne che diceva che la cena era pronta.

Era stata piacevole la cena, piena di chiacchiere e risate. Louis si sentì completamente a suo agio con la famiglia, fu come se li avesse conosciuti da tutta la vita, non solo da qualche mese. Era stato adorabile vedere Harry venir coinvolto così liberamente dalla sua famiglia, soprattutto quando si aspettava che non sarebbe stato tanto facile. Harry non era stato totalmente a suo agio con sua madre quando lei e Louis si erano incontrati la prima volta, non avendo un'eccessiva connessione, quindi fu bello vedere un calore simile tra loro. Magari Harry era così a suo agio perché Gemma era presente, dopotutto lei era la sua migliore amica.

Dopo cena, Anne aveva tirato fuori tutti i fogli e le brochure e si era seduta al tavolo con Louis. Harry era rimasto per i primi cinque minuti, ma poi si era impazientito e cominciava ad annoiarsi, allora decise di guardare la TV con Gemma, Louis aveva sentito lontanamente le proteste della ragazza e una zuffa sul pavimento, probabilmente per il telecomando, a giudicare dalle parole di Gemma.

Anne iniziò con i punti base: quanto sarebbero rimasti -cinque giorni-, dove avrebbero alloggiato - Caorle-, come ci sarebbero arrivati -in aereo dall'aeroporto di Manchester-, quando sarebbero tornati -partenza lunedì, ritorno sabato mattina-, e altre carabattole sull'hotel e l'area in generale.

Dopo quasi tre quarti d'ora di discussione, Harry si era intrufolato nella stanza e aveva avvolto le braccia attorno al collo di Louis, il suo mento appoggiato sulle spalle. Respirò pesantemente, un leggero fischio soffiò nell'aria.

"Cosa c'è?" Chiese Louis, conservando ad Anne uno sguardo consapevole. Poté vederla scuotere la testa alle buffonate di Harry, ma quell'occhiata sfuggevole aveva qualcosa che Louis non poté cogliere-si rese conto più tardi che era qualcosa simile a stupore e meraviglia e una gran dose di felicità. Harry sospirò drammaticamente e buttò fuori il suo turbamento soffiando aria calda sul collo di Louis.

"Ehi, non so perché tu ti stia lamentando, tutto questo è a tuo vantaggio, signorino!" Lo rimproverò Louis giocosamente, scontrando l'avambraccio di Harry con la penna che pendeva libera tra le sue dita. Harry mormorò nel suo orecchio e premette un bacio sulla sua guancia, come per dirgli grazie. E onestamente, per Louis, quello era tutto il ringraziamento di cui aveva bisogno. Un semplice gesto d'affetto partito da Harry era più del necessario, anche se ai trattava del più piccolo tocco, sarebbe sempre stato ciò che bastava.

"Perché non vai a tenere Harry occupato? Finisco io di sistemare queste cose, che dici?" Suggerì Anne. Louis poteva sentire il sorriso di Harry formato sulle sue labbra e le fossette bucate le sue guance dopo la proposta di Anne e con quel pensiero, non poté rifiutare l'offerta.

Con un sospiro melodrammatico, Louis prese le braccia di Harry, staccandole dal suo collo e si alzò dalla sedia. Farfugliando un leggero "Andiamo, piccolo birbante" con un sorriso, Louis si girò e scarmigliò i capelli di Harry, causando uno squittio del ragazzo per reazione e zampettò via dalle dita solleticanti di Louis che lo avevano catturato.

La serata procedette con Louis e Harry nella camera da letto di Harry, a non fare niente di che. Avevano tirato fuori il laptop di Harry e passato le ore successive a guardarsi video su YouTube per puro divertimento. Ovviamente tra un video e l'altro - o a volte pure nel mezzo, che era sempre una sorpresa per l'altro, una sorpresa che comprendeva un'eruzione di clan di farfalle nello stomaco, a dirla tutta- c'era stato il solito bacio. Era strano, ma Louis notava già quanta sicurezza Harry acquisiva ogni volta, nel modo in cui muoveva le labbra con meno esitazione di prima. Non che prevalesse tutta l'esitazione, ancora ne aveva, ma non era quello il punto.
Era bello ricevere quei baci casuali che ritornavano come molle ed erano ricoperti di preoccupazione da parte di Harry, che temeva di star facendo qualcosa di sbagliato.

Anne aveva bussato delicatamente alla porta e aveva detto a Louis che si stava facendo tardi, ovviamente avevano perso la cognizione del tempo per cui aveva bisogno di essere avvertito dalla madre premurosa. Louis se n'era andato con un bacio dell'arrivederci prolungato, facendo scivolare le mani nei suoi ricci nel frattempo.

Per quanto ne sapesse Louis, non aveva fatto niente di sbagliato. Anne l'aveva pure lasciato con un caldo abbraccio prima che se ne andasse, quindi sicuramente non riguardava niente che era successo quel giovedì. Erano passati solo due giorni da quella sera, che cosa avrebbe potuto aver fatto di così male in quei due giorni?"

La risposta non si degnava di arrivare molto presto, così si definì ignorante.
Creò lo scenario in cui non traspariva alcuna emozione secondaria negli occhi di Anne e si comportava come una donna pazza e stressata, quindi quello era il motivo per cui non gli aveva risposto. Ciò riduceva il dolore della respinta in un semplice sentirsi punzecchiare.

Ma la domanda su dove fosse Harry ancora non aveva una risposta.
L'intero scopo di vedere Anne era di chiedere di Harry, ma era stato depistato da ciò che era successo e il tempo extra era finito, sempre senza traccia di Harry

Magari era malato? Louis pensò che fosse plausibile. Se Anne era stressata per il concerto di beneficenza, avere il figlio a casa malato nel letto avrebbe causato solo ulteriore frustrazione. Ma comunque Gemma era a casa dall'università, quindi avrebbe potuto ricoprire il ruolo della madre e portare via un po' di peso dalle spalle di Anne. Come risaputo a Harry non piacevano i cambiamenti di routine. I sabato che trascorrevano loro due erano qualcosa a cui si erano abituati ormai, era strano per loro se non lo passavano insieme. Perciò Harry non avrebbe mai interrotto la routine che lo manteneva sano per una ragione insignificante. E la malattia non era insignificante secondo il dizionario di Louis ed era sicuro che Anne la pensasse allo stesso modo.

Louis decise che Harry doveva essere malato. Harry non avrebbe detto comunque a Louis che era malato, quindi quello spiegava l'assenza di messaggi da parte sua. Era probabilmente drogato di antidolorifici o devastato sul divano. (Quando Louis immaginò la scena, visualizzo Harry con la bocca spalancata, mentre sbavava poco elegantemente sotto la forte stretta del sonno che lo dominava. Era un'immagine carina, nonostante la gente avesse trovato ripugnante qualcuno che sbava. Louis quasi avrebbe voluto fare da madre a Harry: tenergli indietro i ricci mentre vomitava, rimboccargli le coperte fin sotto il mento, spegnere la televisione quando era veramente troppo stanco per guardarla. La cosa divertente, era che Louis poteva immaginarsi di fare quelle cose negli anni a venire.)

Il riccio non era uno che proclamava i suoi problemi e le sue avversità, gli piaceva tenerli dentro finché fosse stato necessario. Nonostante avevano già avuto una seria discussione su argomenti relativi alle emozioni, Harry aveva comunque mantenuto un controllo su ciò che rivelava. Presumibilmente Louis aveva abbastanza problemi per aggiungervi quelli 'patetici' di Harry in cima. Louis non pensava che fossero patetici, né che pensò che avesse tanti problemi, ma non mise il ragazzo sotto ulteriore pressione e seppe di dover chiudere la conversazione senza terminarla.

Così, evocando un'immagine fresca di un Harry malato nella sua mente, Louis tirò fuori il suo cellulare e mandò un messaggio al ragazzo in questione.

A: Harry

Ehi, immagino che tu non stia troppo bene, vero? È solo la tua fortuna che ha catturato quel germe che gira dal primo giorno delle vacanze estive! Beh, presumo che sia quel virus che hanno avuto tutti quelli che conosco a un certo punto. Se è quello che hai, allora sono piuttosto sicuro che ti passerà entro stasera, quindi resta idratato e prendi vantaggio della completa sovranità della TV, ok? Ad ogni modo, scrivimi per dirmi che sei vivo così non muoio di preoccupazione. Guarisci presto, piccolo xxxxxxx

Erano circa le sette meno cinque quando Louis era tornato all'università. Aveva lasciato l'aula del piano prima di come avrebbe fatto se fosse stato con Harry, pensando che magari avrebbe potuto fare uso del tempo avanzato per preparasi per il concerto. Non si sarebbe esibito in niente, no, quello era compito di quelli del primo anno. Ma doveva apparire presentabile, soprattutto se si sarebbe seduto accanto a Harry, che sarebbe stato senza dubbio spettacolare nella sua combinazione di jeans e maglietta che gli aveva fatto vedere per foto mentre li comprava. Apparentemente Harry non si fidava troppo del senso della moda della madre e aveva bisogno dell'aiuto di un occhio più esperto. Quindi le aveva mandate a Louis perché non sia mai che Louis non pensasse che l'outfit fosse alla moda, altrimenti non sarebbe uscito di casa con lui (Louis pensò che era assurdo il fatto che non gli fregava se Harry avesse indossato pallini e righe insieme- okay forse gli sarebbe importato un pochino.)

E così Louis aveva seguito la sua solita routine che faceva prima di uscire la sera per qualcosa di speciale: la doccia, l'idratazione, l'asciugatura dei capelli, il vestirsi, il dopobarba.

Avrebbe potuto essere una routine devastante per alcuni, ma era terapeutica per il ventunenne. Magari era un pochino intensiva e sopra le righe per un ragazzo, ma ehi, era gay; era sempre quella la sua scusa.

La sua vecchia macchina instabile lo portò fino all'università. Sarebbe potuto andare a piedi ma a parte il fatto che non gli importasse, sperò che sarebbe potuto andare da Harry dopo per passare più tempo con lui. Non c'era niente di speciale che voleva fare con lui. A Louis bastava solo essere con lui.

L'atrio era pieno di una serie di anziani, alcuni più vecchi, altri meno. Era ovviamente un evento di famiglia quindi i bambini urlanti che correvano per le sedie erano assolutamente standard. Trovò posto alla fine della fila, sperando che sarebbe stato in grado di notare Harry quando sarebbe venuto. Ovviamente Anne sarebbe stata già lì, ma presumette che sarebbe stato nel backstage a riordinare tutto così non avrebbe trovato il suo posto finché lo spettacolo non fosse cominciato. I un certo modo, la cosa era un po' demoralizzante, perché non sarebbe stato in grado di parlare a Harry come si deve e assicurarsi che stesse abbastanza bene da essere fuori dal letto, ma avrebbe potuto accoccolarsi sotto l suo braccio se l'avesse lasciato e anche quello sarebbe stato perfetto.

Così Louis si sedette e aspettò finché le luci non iniziarono lentamente a spegnersi e il pubblico si sistemò nelle sue sedie in anticipazione. C'era una specie di vibrazione nell'aria, che rese la stanza così calda e invitante. Erano tutti lì per aiutare i piccoli bambini bisognosi e quello era assolutamente ciò che predominava l'aura della sala. Era sollevante.

Ma poi lo spettacolo cominciò e Harry ancora non era arrivato. L'atmosfera lo trascinò, fino nei dieci minuti extra in cui Harry ancora non si era fatto vedere. E poi in aggiunta a quei dieci, altri dieci e poi altri dieci. Era passata già mezz'ora e Harry ancora non c'era. Allungò il collo alla ricerca del riccio, ma non trovò nessuno che assomigliò al suo ragazzo. Anne aspettava vicino al palco, un sorriso incoraggiante sulle sue labbra verso tutti i bambini e gli artisti che si esibivano. Ma Harry non era nemmeno lì. Non era vicino a lei, né vicino a Louis.

Discretamente- beh quanto discretamente tu possa riuscire in una stanza buia con una homepage tanto illuminata da poter accecare- Louis sfilò il suo telefono dalla tasca dei pantaloni e sbloccò la tastiera. Una foto del retro dei capelli di Harry era tutto ciò che comparve, niente piccola icona di notifica sulla casella nera, niente 'Harry' lampeggiante sullo schermo con piccole parole posizionate al di sotto. Louis cercò di ignorare l'annodarsi del suo stomaco, ma non era un compito facile. Aveva mandato al ragazzo dei messaggi extra tipo, 'Spero tu stia bene' e 'Sei ancora vivo, pulcino?' e 'A presto, Hazbear' durante le ore tra il primo messaggio e il concerto, così Harry doveva aver realizzato che aveva cercato di contattarlo.

Il suo istinto gli diceva che qualcosa non andava. Qualcosa era fuori posto, specialmente quando non aveva sentito niente di Harry da più di ventiquattr'ore. Non voleva sembrare ossessivo, ma era preoccupante visto che era solito parlare con Harry ogni giorno. I suoi pensieri sembrarono ripetitivi, ritornando a ciò che aveva pensato precedentemente. Ma il fatto era che Harry rispondeva sempre ai suoi messaggi, anche se si fosse trovato moribondo in un fosso avrebbe risposto. E sai cosa, pensò Louis, probabilmente farei lo stesso. Aveva imparato dai suoi errori e quello era diventata pura volontà di rispondere a Harry. Magari Harry non voleva più rispondere a Louis, magari era stufo di lui e i suoi modi di fare ostentatori.

Il pensiero fece agitare il suo stomaco.

Il ragazzo superò il concerto senza fare niente di drastico al suo cellulare per via della preoccupazione. Le sue dita erano sempre aggrappate strette al telefono, per essere sicuro di sentire ogni singola vibrazione e anche per trattenere le emozioni. Non voleva che la sua preoccupazione gli sfuggesse di mano, probabilmente non era niente di che, stava solo esagerando. Passò l'intervallo a cercare Harry tra il pubblico che si era raggruppato nell'entrata per rinfrescarsi. Senza aver avuto fortuna, aveva cercato Anne invece, senza ripensare al ricordo di essere stato evitato precedentemente. La individuò in mezzo alla folla di persone, ma mentre si infilò tra la gente per raggiungerla le perse di vista. La volta successiva che la vide, si trovava in piedi nell'entrata con un microfono in mano, avvertendo tutti che tra poco sarebbe cominciato il secondo e ultimo tempo del concerto. Attraverso uno spiraglio tra la folla, creò un contatto oculare con lei. Il suo respiro si bloccò nella gola quando successe, non per come i suoi occhi sembrarono inusualmente immersi nella situazione, ma per quanto fosse desideroso di parlarle. Fu inaspettato che i suoi guardi si incrociassero, ma Louis non voleva sprecare l'opportunità. Cominciò a urlare il suo nome e a farsi spazio tra le persone davanti a lui, sempre mantenendo gli occhi concentrati sui suoi. Ma quando fece così, diede immediatamente al suo sguardo abbattuto una forma diversa, trasformandolo in un'occhiata furiosa. Arricciando il naso, girò i tacchi e rientrò nella sala.

Louis rimase fermo immobile per Dio solo sapeva quanto. L'entrata era vuota, tutte tranne una. Louis Tomlinson stava in piedi nel centro, chiedendosi che diavolo fosse appena successo. Non aveva mai visto Anne comportarsi così scontrosamente, ne aveva mai visto i suoi occhi portare nient'altro che un caldo verde. Ma stasera le cose erano cambiate. Lui era già confuso come tutto e combinato con ciò che era successo prima, Louis era totalmente sconcertato. Non riusciva ad elaborare ciò che era appena successo, il suo istinto continuava a premere, continuava a immobilizzarlo per farsi notare e cercare di far capire a Louis quello che voleva dirgli. Ma Louis non voleva affrontarlo, pensò che non fosse possibile e non avrebbe mai creduto fosse possibile finché le parole relative non fossero state pronunciate. Che mistero pensò tra sé, mentre rifiutava di menzionare nella sua mente ciò che suggeriva il suo istinto riguardo la situazione. Quando Louis si intrufolò nella hall, frastornato, la sua mente continuò a ripensare allo sguardo perforante. Mentre i suoi occhi vagavano sull'esibizione delle tre ragazze che facevano street dance, senza davvero guardare, Louis non nascose alla sua mente che non aveva mai davvero preso in considerazione il significato di un'occhiataccia. Avrebbe potuto significare disgusto. Ne aveva ricevute un paio dai suoi ragazzi passati. Potevi lanciare un'occhiataccia a qualcuno o a qualcosa per esprimere il tuo disgusto per qualsiasi cosa. Tendeva a rendere il concetto pienamente, se accompagnato da un tiramento di labbra verso il basso e un arricciamento del naso.

Poi c'erano le occhiatacce giocose, quelle che facevi quando scherzavi con qualcuno. Quella era più simile a un'occhiata di umiliazione, quella che faresti in un momento di imbarazzo. Potresti essere imbarazzato, ma potresti non essere serio finendo per aggrottare le sopracciglia in un modo scherzoso.

E poteva voler dire disgusto. Louis non seppe dire di aver ricevuto tante di quelle occhiate, la maggior parte dopo che si era lasciato con qualcuno o quando aveva sbattuto in faccia ad altre persone la sua sessualità, come una sciarpa spinta dal vento che ti copre la faccia.

Louis pensò che Anne fosse un misto tra uno e l'altro, nessuno dei due troppo piacevole. Lo spettacolo finì con un lungo round di applausi e Louis sentì un senso di nostalgia poggiarsi sulla piega del suo collo, .. e punzecchiandogli le ossa. Si ricordò dello spettacolo di non molto tempo prima in cui aveva, in un certo senso, convinto Harry a esibirsi. L'applauso per Harry non era stato influenzato dal suo stato sociale, era stato semplicemente il suo piano che suonava, nient'altro. Aveva dimostrato quanto fosse davvero notevole il suo talento e nonostante fosse classificato come un emarginato, poteva comunque innalzare il tetto con un dono che nessuno poteva negare si trovasse sulle sue dita. Era stato così fiero di Harry quella sera, che probabilmente non sarebbe mai più stato in grado di esprimere un'emozione del genere. L'evento di beneficenza era simile a quella sera, visto che aiutava le persone e l'esibizione di Harry aveva aiutato lui stesso. Harry aveva maturato la sua sicurezza e anche se non lo mostrava, possedeva un seme di sicurezza all'interno di sé, pronto a sbocciare. Louis voleva essere colui che innaffiava quel seme e lo faceva fiorire in un bellissimo fiore, per quanto potesse suonare impertinente.

Le cose in quel periodo erano più facili. Louis avrebbe ammesso che stava facendo il suo lavoro, ma se doveva essere sincero, non sarebbe mai tornato indietro. Le cose sarebbero potute andare diversamente per il casino che aveva combinato con i suoi amici, ma ciò sarebbe potuto essere a sfavore della loro relazione se qualcosa fosse cambiato. Avrebbero potuto non mettersi mai insieme e quel pensiero era abbastanza mostruoso da abolire il desiderio di un minimo cambiamento. Il pubblico scorreva attraverso le porte, ma Louis era seduto, immerso nei ricordi, inconsapevole di ciò che accadeva attorno. La sua testa era buttata verso il basso istintivamente così magari avrebbero creduto si fosse addormentato, nonostante ciò sarebbe stato un po' irrispettoso. Se fosse stato abbastanza coraggioso da ammetterlo, avrebbe detto alle persone che gli angoli dei suoi occhi stavano bruciando e che i suoi condotti lacrimali erano punti da lacrime indesiderate e traditrici. Louis non era uno che si commuoveva spesso, magari quando aveva avuto un bicchiere di vino di troppo in una sera in cui erano solo lui e 'Le Pagine della Nostra Vita', ma non scoppiava per le cose più semplici. Aveva sempre dovuto nascondere le sue emozioni alle sue sorelle, aveva dovuto essere la forte figura paterna per loro e quell'idea gli si era installata dentro, fino al punto che era diventato difficile per lui commuoversi davanti ad altre persone.

Probabilmente era perché stava pensando a quanto avanti fosse arrivato, a quanto avanti Harry fosse arrivato, cosa che aveva stimolato le lacrime nei suoi occhi. Dio, ricomponiti, ragazzina. Si disse Louis con una risata ironica.

Alzò lo sguardo dal suo grembo, sbattendo veloce gli occhi per tentare di ridurre quel flusso d'acqua e si trovò attorno una sala quasi completamente vuota. Non era rimasto lì molto a lungo, forse qualche minuto in più degli altri, ma con le poche persone che circolavano, fu più semplice individuare la donna che aveva causato così tanti turbamenti nella sua mente. Aveva la borsa sotto il braccio, mentre si separava a un gruppo di donne con un sorriso stanco. Louis guizzò via dalla sua sedia in cima all'auditorium e chiamò il nome di Anne, sperando che la sua voce vacillante raggiungesse la madre.


I suoi piedi agili fecero dei passi svelti e leggeri giù per le scale, le sue piccole Converse bianche tamburellavano sui gradini luminosi. La testa di Anne si girò nella sua direzione, sentendo chiamare il suo nome, ma invece che fermarsi come aveva sperato Louis, velocizzò il suo passo, dirigendo l'attenzione al telefono, rinchiuso nella sua mano destra. La madre del suo ragazzo era già a una grande distanza, perciò nel momento in cui lui si era precipitato fuori dalla porta della sala, lei stava già uscendo in strada.



“Anne! Anne! Aspetta!” urlava Louis mentre correva piano- non sarebbe stato facile correre velocemente nei pantaloni che stava indossando, diciamo che nonostante fossero di materiale jeans erano tanto stretti quanto i leggins che aveva indossato quella mattina- attraversando la porta, diretto nel freddo pungente della notte. Per essere una notte di estate, faceva particolarmente freddo; il vento sussurrava nelle sue orecchie con una punta gelata e le foglie venivano trascinate dal vento tutte intorno, se come un fantasma di danza contemporanea le stesse mantenendo tra le loro dita bianche polverose. Come se un certo fantasma avesse bloccato anche la sua voce e non l'aveva fatta passare e arrivare all'orecchio di Anne mentre determinatamente non si era resa conto della presenza e persistenza di Louis. La donna castana stava scorrendo fino alla sua macchina parcheggiata.



“Signora Cox! Anne!” alzò la voce in un volume più alto per assicurarsi che Anne poteva sentirlo ed era sicuro che poteva comunque, nel modo in cui la sua testa si era girata di lato, ma resistette a ricambiare lo sguardo. “Perché mi ignora? Ho solo bisogno di chiederle una cosa!” La voce di Louis non era arrabbiata, ma più inquisiva e leggermente delicata , come in un'indagine. I suoi passi si stavano velocizzando, così Louis la imitò.



Anne si rifiutava di fare qualsiasi tipo di contatto con lui, nemmeno un'occhiata alla sagoma di Louis. Se Louis non fosse stato concentrato a catturare la sua fugace attenzione, avrebbe probabilmente sentito un misto tra frustrazione e dolore arricciarsi nel suo stomaco. Ma Louis voleva parlarle, voleva sapere il vero motivo per cui lo stava ignorando e soprattutto, dove fosse Harry. La donna frugò caoticamente nella sua borsa, probabilmente alla ricerca delle chiavi, giusto mentre Louis la stava finalmente raggiungendo. Non era distante di più di qualche metro, quando finalmente lei alzò lo sguardo verso di lui. La portiera della macchina era aperta e la sua mano era poggiata su di essa. Louis si fermò sul posto, immobile, sospirando alla vista della sua espressione vuota.
"Mi dica solo dov'è, Anne" Disse Louis delicatamente. Sussurrò un "per favore" proprio mentre lei scosse la testa raccapricciata e salì in macchina. Il motore partì e lei passò accanto a Louis senza nemmeno lanciargli uno sguardo, senza notare la sua espressione sconfitta e avvilita. "Ho solo bisogno di sapere che sta bene" mugolò, nella notte fredda. La guardò andare via, i fari a dissolversi nel buio. Le sue emozioni si trasformarono da distrutte a forti, quando un senso di bisogno lo avvolse. Aveva bisogno di sapere cosa non andava, aveva bisogno di vedere che Harry stava bene. Non aveva intenzione di tornare a casa finché non avesse avuto qualsiasi tipo di spiegazione, per quanto potesse sembrare indigente.


Così, avendo scoperto qualcosa che Louis ancora non capiva, si trascinò dall'altra parte della strada, verso la sua macchina. Con un ruggito del motore, finendo con il fermare la macchina, Louis si disse di calmarsi e iniziò il suo viaggio, cercando di non pensare a tutto ciò che sarebbe potuto andare storto in quelle ore. Era una gara contro il tempo, in un certo senso. Louis sapeva che Anne sapeva che l'avrebbe seguita verso la loro piccola casa, era inevitabile. Chiunque conoscesse Louis sapeva che era persistente e avresti potuto definirlo anche testardo. L'unica cosa che lei non poteva sapere, era che Louis si sentiva leggermente ferito dalla situazione. Stava venendo ampiamente ignorato e lo feriva. Era peggio venir ignorato dal suo ragazzo però, Louis poteva assicurarlo. Non stava facendo lo spericolato alla guida e bruciando i semafori rossi come se stesse facendo una gara, ma non era nemmeno il massimo della prudenza. Sì, magari in qualche occasione era andato di 20 km/h sopra il limite e sì, forse era colpa sua quando si prendeva la precedenza, nonostante non ce l'avesse assolutamente, ma era per un'importante causa. Poté vedere la macchina argentata in lontananza e voleva raggiungerla prima che Anne avesse l'opportunità di chiuderlo fuori, mettendo interamente fine alla serata.

Successe però, che un trattore decise di fermarsi, proprio di fronte a lui, mentre cercava di fermarla. Mandò fuori un lamento di frustrazione e colpì con un pugno il volante, maledicendo chiunque guidasse il veicolo così lento. In un certo senso il trattore fastidiosamente lento fu un regalo dal cielo. Diede a Louis il tempo di pensare a come approcciarsi alla situazione. Non poteva pretendere di entrare come se fosse il padrone di casa, ovviamente. La famiglia aveva dovuto avere un valido motivo per ignorarlo per cui avrebbe dovuto accettarlo e avvicinarsi con cautela. Louis sperò di essere in grado di farlo, non perché era qualcuno che perdeva spesso il controllo della situazione, ma quando si trattava di Harry, era piuttosto serio ed il fatto che fosse così preso dal ragazzo rendeva le sue azioni troppo poco prudenti a volte. Quando si fermò davanti alla residenza degli Styles notò che la casa aveva un velo di tenebre attorno a sé. Le stanze al piano superiore erano nascoste dall'oscurità, solo una piccola e lieve luce che arrivava dall'angolo della finestra nella camera di Harry. Il soggiorno aveva le tende chiuse completamente, una riga di luce che spuntava dove l'estremità del materiale si raggruppava. Era come se la casa cercasse di sembrare inabitata.


Il cuore di Louis batteva drammaticamente nel suo petto, pompando sangue alle sue orecchie in onde spesse. Il rumore del motore della sua macchina si era spento in un rombo addolorato e il silenzio lo sostituì. Era un silenzio angoscioso. Dentro di sé teneva una grande tensione e il suo stomaco si contraeva dallo stress. Louis sapeva che qualcosa non andava, difficile negarlo.

Dopo essere sceso dalla macchina ed essersi scosso un po', cercando di sciogliere i nervi, Louis avanzò lentamente verso la porta che era diventata ormai famigliare negli ultimi mesi. Normalmente era un simbolo di protezione per lui, donandogli quel calore e quella ospitalità che gli mancavano di casa sua. Era come se avesse una terza casa: la sua casa a Doncaster, il suo appartamento a Manchester e la casa di Harry. Gli faceva sempre pensare al pane fatto in casa, ai tortini dolci appena sfornati e alle sere davanti al caminetto. Non gli aveva mai ricordato 'il crollo' o 'l'incontro ravvicinato' o 'il confronto'.

Magari Louis stava esagerando, dopo tutto spesso era una 'drama queen'. In un certo senso, Louis sperò di stare esagerando e che fosse tutto soltanto uno stupido malinteso. Ma con quel pensiero venne il fatto che nient'altro attorno a lui fosse cambiato. Niente si era illuminato, nessun contatto era stato fatto, tutto era esattamente come un minuto prima. Se fosse stata un'esagerazione, probabilmente avrebbe avuto una rivelazione di quanto fosse stato stupido e Louis non l'aveva avuta.


Respirando una grossa massa di aria dal naso, Louis chiuse gli occhi per qualche secondo, preparandosi spiritualmente con un gran respiro, per poi bussare alla porta: uno, due, tre. Fece un passo indietro sul marciapiede, torcendosi le mani nervosamente – e combattendo un senso di déjà vu che non lo avrebbe aiutato nella situazione, ricordare non era una cosa per lui in questi momenti- e battendo il piede irrequieto. Sperando che nessuno nella casa avesse sentito, bussò nuovamente con le nocche per fare un rumore più forte.


Niente. Dopo aver aspettato ancora, non aveva ancora risposto nessuno. Una cosa del loro piano di fingere che la casa fosse vuota che non aveva funzionato, era la macchina che Louis aveva seguito fino alla casa. Era parcheggiata nel vialetto, per nulla nascosta ed era stata parcheggiata frettolosamente, per via delle sue ruote girate.


Bussando altre cinque volte, Louis decise che ovviamente quello non era il modo migliore per guadagnarsi accesso alla casa. Dio, sembra chissà che gioco d'avventura, penso Louis sarcasticamente. Non era minimamente paragonabile a un gioco per lui. E la cosa in sé era spaventosa, le cose non erano più un gioco ormai. (Non che prima lo fossero, ma era con i loro cuori che stava giocando ora.)

Gli occhi celesti di Louis vagarono per la porta alla ricerca di ispirazione per attirare l'attenzione della famiglia. I suoi occhi passarono per la buca delle lettere un paio di volte prima di pensare al suo prossimo tentativo. Si accovacciò, in modo da essere sulla stessa linea e sperò con tutto il cuore che gli Styles fossero tanto aggiornati da avere una buca di quelle con la spugnetta all'interno, più facili da aprire da fuori.


Per fortuna, una cosa quella notte era dalla sua parte e mentre alzava leggermente lo sportello con cautela, poté vedere dritto attraverso, nonostante si sentì leggermente invadente e inquietante a fare così. Le luci nell'entrata erano accese e poté intravedere la luce della cucina risplendere da dietro a una porta aperta per metà. Non vi erano alcuni segni- per quanto sembrasse drastico- di vita, a parte le scarpe raggruppate lasciate davanti alla porta. Poté individuare le converse di Harry alla fine della pila, si chiese quabd'era stata l'ultima volta che Harry era uscito di casa.

Con molta nonchalance Louis chiamò attraverso la buca delle lettere nonappena vide un'ombra muoversi da dietro la porta della cucina. "Ehi! Sono Louis, potete aprire la porta?" Non ci fu nessuna risposta. "Uhm.. Sono solo io, lo so che è tardi, ma giuro che non sono un assassino o niente di simile!" A quanto pare nemmeno battute avrebbero funzionato. "Sentite, non so perché non rispondete alla porta, ma lo so che ci siete." Louis sospirò. "Potete almeno dirmi cosa ho sbagliato?"

Secondi, forse minuti, passarono e Louis ancora non aveva ricevuto una risposta. Con un gran sospiro, lasciò che lo sportello delle lettere si chiudesse con un colpo esagerato e si sedette sui gradini, le sue braccia appoggiate sulle ginocchia e le mani a penzoloni. Non aveva altre idee, non sapeva cosa fare. Era ovvio che lo stessero ignorando e ancora più chiaro che non fosse solo Anne ad essere astiosa nei suoi confronti. "Ditemi solo cosa ho sbagliato" mormorò tra sé e sé, lasciando che la su testa si appoggiò alla porta. La situazione stava iniziando a logorargli il cuore, cominciando a sentire un peso nella bocca del suo stomaco. Il pensiero di Harry arrabbiato con lui era straziante e difficile da mandare giù, era come se fosse ricoperto di pungiglioni che venivano infilati nella sua gola ogni volta che cercava di deglutire e mandare giù i pensieri e che cercava di coprire con cumuli di ingenua ignoranza. L'ignoranza era una cosa positiva, no?

Rimase un bel po' di tempo seduto sui gradini finché si ricordò di essere ancora lì. Non sapeva quanto tempo fosse passato perché si era perso in pensieri di ogni tipo, così quando sentì la sicura della porta dietro la sua schiena, fu uno shock. Scattò in piedi dalla sua posizione e la porta si aprì leggermente, pronta a mostrare chiunque vi fosse dietro. Il viso di Anne apparì lentamente dalla fessura che aveva appena aperto, ma non appena vide Louis lì, con un'espressione piena di speranza, spinse velocemente per richiudere immediatamente la porta. Probabilmente aveva pensato che se ne fosse andato e stava controllando, tuttavia quello non era il caso. Louis avrebbe aspettato Harry per sempre, non lo sapeva?

Reagendo velocemente, le braccia di Louis balzarono per bloccare la porta, impedendo che venisse chiusa di nuovo. "Anne, per favore, mi parli." Pregò Louis, fregandosene se la sua voce sembrava disperata. Anne sembrò esitare e smettere di spingere la porta sul braccio di Louis, così Louis lo prese come se lei avesse intenzione di parlare con lui. Tuttavia non era così. Forse era leggermente presuntuoso, ma quando mosse il braccio, si aspettava che aprisse la porta, non che gliela chiudesse in faccia.

“Cosa?!” disse Louis ad alta voce con fastidio e perplessità. “Non capisco cosa ho fatto! Perché mi state ignorando tutti?”


Ancora senza risposta, Louis continuò a sbraitare “Ditemi solamente cosa ho fatto, per l'amor di Dio! Sto impazzendo per cercare di capire cosa ho fatto e non dicendomelo non siete di aiuto!”


Il pugno di Louis colpì la porta e lasciò andare un grugnito di frustrazione, sfogando la sua rabbia attraverso uno sbuffo. “Dovrà pur parlarmi a un certo punto! Voglio dire, tra due ca-volo di giorni dobbiamo partire, quindi dovete per forza parlarmi! Non può non parlare al ragazzo di suo figlio che lo porterà in un'altro dannatissimo paese! Non capisco-”

Louis incespicò in avanti quando la porta si aprì con uno strattone di fronte a lui. Barcollò in avanti verso la soglia per via della forza di retrazione e dovette tenersi in equilibrio appoggiandosi al muro. “Cos-”

Non porterai mio figlio in un altro paese.” Disse Anne severamente, le sue labbra premute insieme.

Gli occhi di Louis si spalancarono drammaticamente sia per il tono che per le parole, entrambi suonarono dure a dir poco. “Cos- perché no?!”


Anne arricciò il naso e alzò il mento come se avesse voluto guardare Louis dall'alto in basso. Ma quella ancora non era una risposta, non riusciva ancora a portare Louis alla comprensione di ciò che aveva sbagliato. Okay, dimostrava che qualsiasi cosa avesse fato era enorme perché non avrebbe avuto più il permesso di partire con Harry e Anne non gliel' avrebbe negato per qualcosa di insignificante. Harry era esageratamente estatico all'idea di partire, Louis sapeva che Anne non avrebbe voluto portare ciò via da lui a meno che non fosse la loro ultima risorsa.


“Non può semplicemente dirmi che non ho il permesso di partire con lui senza dirmi il motivo! Non funziona così!” Louis cercò di mantenere la voce sotto controllo e non alzare troppo il volume, ma era difficile da fare con milioni di pensieri che correvano nella sua testa, che borbottavano, coprendo le sue orecchie di parole e con le vene che trasportavano la disperazione sotto la sua pelle.


“Beh tu non puoi semplicemente spezzare il cuore a qualcuno e aspettarti che faccia finta che sia tutto normale! Non funziona nemmeno così!”


Louis si immobilizzò, gli occhi impiantati sulla porta dietro Anne, la paura pungeva la schiena e un peso enorme spingeva nel suo stomaco per piantarsi in gola. Aveva ripreso fiato non appena le parole erano state pronunciate e le sue labbra improvvisamente sembrarono più spesse e pesanti del normale. Solitamente, Louis si sarebbe chiesto come mai ciò accadeva sempre a lui, ma questa volta fu come se il suo cervello si fosse congelato e tutti i pensieri fossero rimasti incastrati in qualsiasi canale si trovassero. Poté quasi sentire il sangue scaricarsi, sentendo la sua fronte sempre più leggera e leggera e i suoi occhi venire oscurati.

“D-di cosa sta parlando?” Soffocò Louis per via del groppo in gola che fermava il suo normale discorso. La sua voce era spessa, ma debole, profonda ma tremolante.

“Penso sia ora che tu te ne vada”, ordinò Anne duramente. Si girò tornando verso la porta, ma la mano di Louis automaticamente la raggiunse e la afferrò per le spalle. Lei la guardò come se fosse sporca e stesse rovinando la sua maglietta nuova, scuotendola via con un'espressione di disgusto.


“Di cosa sta parlando, Anne?”, chiese Louis debolmente. La sua voce decresceva in forza ogni volta che le parole di Anne cominciavano a circolare nella sua mente.


“Lo sai di cosa sto parlando, non cercare di fare il finto tonto con me” sputò Anne. I suoi occhi erano bagnati in odio e repulsione quando lanciò un'occhiata al ragazzo. Stava irradiando odio per Louis.


“I-io non ho idea, Anne...”, mormorò debolmente. Anne non rispose, continuò a fissare Louis con uno sguardo che gli faceva venire voglia di raggomitolarsi e nascondersi. “Posso vederlo?”, chiese tranquillo e speranzoso.

Anne rise sonoramente per prenderlo in giro. “Ti aspetti che ti lasci vederlo? Dopo quello che gli hai fatto? Stai scherzando!”


Louis sospirò profondamente e la sua voce diventò più stabile quando parlò. “Come posso sapere cosa ho fatto se non posso nemmeno vederlo?”


Lo sguardo di Anne si mantenne saldo e non uscirono parole dalla sua bocca. Rimase in silenzio, indifferente.


“Per favore mi lasci solo vederlo, Anne.”


“Il fatto che me lo stia tenendo lontano non aiuterà nessuno. Ho bisogno di parlargli.”


“Ho bisogno di spiegargli qualsiasi cosa abbia fatto di male, cosa che ancora non so.”


“Non mi lasci lontano dal mio ragazzo, merito di sapere cosa l'ha ferito tanto.”

“Non me ne andrò finché non so cos'è successo.”

“Ho bisogno di aiutarlo, sono-”

“D'accordo”, interruppe Anne con voce riluttante. “Ma solo perché così Harry può ottenere una spiegazione, non me ne frega niente di te.


Louis non si soffermò troppo a lungo a pensare alla sua ultima frase e si concentrò semplicemente sul fatto che poteva andare a parlare con Harry. Il pensiero era scoraggiante, spaventoso, intimidatorio e terribile allo stesso tempo.


Mentre camminava su per le scale lentamente e cautamente, tutto ciò a cui Louis riusciva a pensare, oltre al suo battito del cuore forte e pieno di dolore, era il pensiero che qualsiasi cosa avesse fatto, aveva ferito Harry. Solo quel pensiero da solo bastava a voler scappare a casa e soffocare la sua tristezza in una bottiglia d'alcol.


Ma no, Louis avrebbe affrontato qualsiasi cosa avesse fatto, non importava quanto lo lacerasse dentro. Qualsiasi cosa avesse ferito Harry lo avrebbe ucciso internamente, ma doveva sapere cosa lo avesse causato e aveva bisogno di sistemarlo.

Doveva sapere cosa aveva fatto per ferire il suo Harry, ma da qualche parte, nel profondo, sapeva cos'era successo, solamente non ci avrebbe creduto finché non sarebbe stato scritto su un pezzo di carta.

Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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Capitolo 17
*** Sabato 16 (parte 2) ***


Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 15 (parte seconda)

Tulipani. Erano i fiori preferiti di Louis. In una conversazione su tutto e niente che avevano fatt, Harry aveva imparato che il fiore preferito di Louis era il tulipano. Amava il fatto che uscissero in colori così luminosi e vivaci: rosa, viola, arancione e giallo. Amava il modo in cui si formavano, non erano troppo raffinati come un giglio, ma nemmeno troppo poco eleganti come i crisantemi. Non erano troppo esposti, ne sopravvalutati come le rose. Possedevano una bellezza semplice, che si notava nel modo in cui i loro petali nascondevano il polline in un morbido cilindro di colori. Non risaltavano troppo, non erano i fiori preferiti di tutti, normalmente venivano messi nello sfondo per aggiungere colore, ma Louis pensava che valessero più di così. Non andavano messi solo per riempire lo spazio, le diverse sfumature andavano mischiate tra di loro per formare un acceso, ma delicato buquet di bellezza.

Così, con quel pensiero e tutto il discorso basato sul modo di ragionare di Louis, Harry avrebbe preso dei tulipani. Non le rose, come sua madre aveva suggerito, perché, no, Harry non era scontato. Era sentimentale, e cosa c'era di più sentimentale – e ad azzardarvi, avreste potuto aggiungere anche romantico- di un mazzo dei suoi fiori preferiti?


Ovviamente Harry non avrebbe negato che, ordinando il buquet, era grato della scelta di fiori di Louis, perché, beh, le rose sarebbero state piuttosto care e i tulipani erano solo secondi nella lista dei prezzi. Ma, detto sinceramente, Harry avrebbe comprato altri fiori se i tulipani avessero avuto lo stesso prezzo di quelle vistose rose? Esattamente.


Era combattuto quando guardò la combinazione di colori per decidere quale buquet creare. Avrebbe potuto fare qualcosa di delicato come un insieme di rosa, bianco, viola e un tocco di rosa più scuro. Il mazzo di fiori bianchi con le diverse variazioni di rose sembravano troppo da matrimonio secondo Harry, non voleva sembrasse che stesse facendo una proposta di matrimonio al ragazzo. Quindi complessivamente gli sarebbe voluto un po' per decidere il mazzo perfetto.


Il negozio di fiori- di Katherine- era solo a pochi passi da casa sua, e con il fatto di dover ritirare i fiori alle 17.30, Harry trasse vantaggio della bella giornata di venerdì pomeriggio e andò a piedi. Sua madre conosceva la proprietaria del negozio relativamente bene – beh, per quanto bene tu possa conoscere qualcuno tra chiacchiere varie, scambiate in un bar la mattina- quindi Harry non era preoccupato di dover spiegare che non potesse parlare. Non gli dava fastidio girare da solo, infatti gli piaceva l'indipendenza, l'unica minima cosa fastidiosa era dover tirare fuori quella piccola tesserina che affermava il suo problema, scatenando sguardi di pietà e compassione.

Non faceva esageratamente caldo, ma era abbastanza per Harry da camminare per le strade con le maniche a tre quarti, i jeans rimboccati e una sottile maglia bianca. Un berretto verde chiaro copriva i suoi ricci, nascondendo la selvaggia massa di capelli che si era creata, non essendo al massimo delle condizioni igieniche. Le sue Converse bianche non lo facevano sembrare troppo sciatto. Dopo tutto, Harry era piuttosto soddisfatto di come si era vestito. Louis sarebbe stato fiero delle sue scelte, pensò nascondendo un sorriso.


Non stava facendo molta attenzione a ciò che lo circondava, mentre passava le file di negozi, perso nei suoi pensieri e nella musica, che usciva dalle sue cuffie. Alla fine, Harry non riusciva a rinunciare ad ascoltare la musica quando camminava da solo- sua madre non adorava il fatto che ascoltasse la musica quando era con altre persone, volendo che fosse più socievole e non sembrasse un emarginato. Naturalmente qualche volta non le dava fastidio, qualche volta sapeva che era necessario per Harry cercare silenzio e conforto nella musica, perché la musica era la sua isola di conforto. Ma non voleva che Harry restasse su quell'isola per sempre, aveva sempre bisogno di tornare prima o poi.


Harry entrò nel negozio, togliendosi gli auricolari e infilandoli nella tasca, il muro di profumo lo pervase completamente. I fiori nel negozio erano certamente fragranti e il naso di Harry non era troppo d'accordo. Starnutì tre volte di seguito, occhi stretti e naso arricciato. Grazie a Dio, Harry non aveva quel tipo di starnuto forte e squillante, era relativamente silenzioso, così Katherine non
fu colta di sorpresa quando Harry fece la sua entrata starnutendo.


“Oh, Harry!” disse Katherine, precipitandosi verso di lui. Il suo grembiule sbatteva sulle ginocchia mentre si avvicinava, le sue braccia erano allungate. Non era giovane, ma comunque non era nemmeno vecchia. Harry presumette che fosse nella metà della cinquantina, dal modo in cui uno strano grigio spuntava in mezzo al taglio dei suoi capelli neri. La sua mano diede dei colpetti sulla guancia di Harry, come una nonna avrebbe fatto al nipote, con tanto affetto. “Accidenti, sei ancora più bello di come ti aveva descritto Anne!”


Harry arrossì goffamente e unì le mani tra di loro, fermando l'urgenza di staccare le mani della signora dalla sua faccia e grattarsi la pelle finché il peso che avevano provocato non sarebbe stato rimpiazzato.


“Oh, scusa, ti sto mettendo a disagio!” fece la sbruffona, levando le mani dalle guance di Harry e dando un colpo sulle sue cosce. “Allora, sei qui per prendere il mazzo di tulipani di domenica, giusto?”

Harry annuì e fece dondolare i talloni. Katherine entrò in una stanza dietro al bancone e tornò con un mazzo di colori sgargianti. Li poggiò sul banco, trafficando con la posizione di qualcuno di quei fiori, per far sembrare il buquet perfetto, nonostante il fatto che per Harry sembrarono esattamente come prima.

“Sai una cosa, Harry, non succede spesso che qualcuno ordini mazzi di tulipani, non piacciono abbastanza. Ma io credo che siano stupendi, voglio dire, guarda i colori qui dentro. Sono rossi, misti a un viola chiaro e poi ci sono quelli bianchi, tratteggiati intorno e hanno un aspetto meraviglioso, specialmente nei tulipani, probabilmente i migliori che possiedo. Hai scelto un bellissimo mazzo, ragazzo. Chiunque sia la ragazza che li riceverà, è una donna fortunata!


Harry arrossì nuovamente alla sua frase finale, grattandosi con imbarazzo il retro del collo e arricciando il naso in segno di disgusto. La signora, tuttavia, non notò il suo linguaggio del corpo infastidito e si avviò al registratore di cassa, completamente inconsapevole.

Dopo aver pagato e aver lanciato uno strano sorriso di ringraziamento a Katherine, Harry si fece velocemente strada per tornare alla luce del sole. Mentre i suoi piedi seguirono il loro percorso sul terreno, guardò in basso verso i fiori sbocciati che teneva in mano. Era felicissimo dei fiori, erano esattamente come se li era immaginati. Il modo in cui i tulipani rosso scuro spuntavano tra la massa di quelli viola chiaro e bianchi era stupendo. Un sottile nastro marroncino era avvolto attorno ai gambi verdi per tenerli insieme. Era delicato ma espressivo, esattamente quello che voleva Harry.

Louis li avrebbe adorati, ne era sicuro. Beh, più che altro Harry ci sperava.

Era completamente immerso al pensiero di come avrebbe reagito Louis, quando Harry si accorse di ciò che stava accadendo al pub davanti al quale stava passando. Aveva camminato per soli cinque minuti o qualcosa di simile, quando si avvicinò al pub all'angolo e non ci avrebbe fatto molto caso, soprattutto per come era immerso nei suoi pensieri. Ma una certa risata lo aveva scosso dal suo mondo, come un gioco di strattoni e guerra tra finzione e realtà.

Harry fermò il suo passo una volta sentita quella risata e si girò per guardare nel pub, i suoi occhi vagarono sulla muratura, attraversando lo schiamazzare nelle sedie occupate. Visto il bel tempo, Harry si aspettava che i tavoli e le sedie fuori venissero utilizzati, così si accertò di controllare in ogni angolo per vedere se trovava il proprietario di quella voce tra tutta la gente. I suoi occhi infine atterrarono su una porta nell'angolo e finalmente trovò la sorgente della risata.

Un gruppo di ragazzi sedeva a un tavolo argentato con fantasia etnica, con sedie in legno che erano sistemate attorno ad esso. Un ragazzo dai capelli corvini, che aveva un'aria familiare a Harry, ma non poteva mettere la mano sul fuoco su chi fosse, era in piedi dalla porta e interagiva con il gruppo. Essendo questo girato di spalle, Harry poté vedere solo un ammasso di capelli spuntare da dietro la testa del ragazzo dopo di lui, quindi ciò non avrebbe potuto aiutarlo a capire di chi si trattasse. Dopodiché si vedeva un ragazzo dai capelli biondi, aveva addosso un berretto dei Miami Dolphins, per quanto Harry riuscisse a vedere, che nascondeva la maggior parte dei ricci, nonostante alcuni spuntassero da esso. Passando alla persona accanto, Harry vide un ragazzo con un enorme ciuffo. Era diverso da quello del ragazzo alla porta che gli sembrava familiare, più arrotondato e di un colore completamente diverso. Il marrone color castagna abbinato agli spessi occhiali bordati, posati sul naso del ragazzo, gli davano un aspetto eccentrico. Harry pensò che non c'entrasse molto col resto del gruppo, ma quella era solo la sua prima impressione, non poteva giudicare. La persona accanto, invece, era ciò che aveva attirato gli occhi di Harry nel pub.

Infilato sotto il braccio del ragazzo eccentrico e la testa appoggiata sulla piega del collo dell'altro, vi era un ragazzo dai capelli di piuma e dai luminosi occhi azzurri. Un ragazzo dalla pelle liscia e abbronzata. Un ragazzo che indossava un maglietta grigia familiare con una grande stampa dei Ramones sopra. Un ragazzo che sedeva comodamente, a suo agio, accoccolato sul ragazzo sconosciuto. Un ragazzo che sembrava appartenere a quelle braccia sotto al cui stava e che sembrava apprezzare di venire stretto da quegli arti magri.

Un ragazzo per il quale Harry aveva coltivato fin troppo affetto perché il suo cuore non cadesse nel fondo del suo stomaco, vedendolo in quella posizione.

Louis.

Louis era infilato dal lato del ragazzo in un modo in cui faceva inevitabilmente viaggiare la mente di Harry in luoghi pericolosi. Aveva uno strano sorriso sul viso, leggermente schernitore ma poteva essere che la mente di Harry si stesse inventando tutto. Anche se Louis sembrava seduto nello stesso tipo di posizione in cui si sarebbero seduti loro.

Ma Harry non sarebbe andato in panico, no, sarebbe stato stupido. Louis era una persona che dimostrava il suo affetto tramite il contatto fisico, era fatto così. Sì, con Harry si conteneva, ma Harry non era ingenuo. Sapeva che Louis non avrebbe mai cambiato nulla di sé solo per il suo problema, si sarebbe sempre comportato allo stesso modo con le altre persone.

Quel ragazzo era solo un amico di Louis, fine della storia. Si stavano solo comportando come due buoni amici avrebbero fatto.

Harry lo sapeva. Sarebbe stato stupido solamente considerare il pensiero che fosse qualcosa di più di quello, totalmente ridicolo.

Un leggero pensiero di andare lì e vedere Louis trafisse la mente di Harry. Era una possibilità, magari un'occasione per incontrare gli amici di Louis e conoscerli. Non che Harry fosse disperato di incontrarli, non gli importava davvero. Non era bisognoso di nuovi amici e comunque non sarebbe riuscito a fare nuove amicizie tramite Louis in ogni caso. Se avesse dovuto stringere amicizia, allora stringeva amicizia. L'avrebbe fatto a modo suo.

Così il pensiero di incontrare gli amici di Louis non era qualcosa di così grave se non si considera lo shock sociale iniziale in cui andava. Con quel pensiero, Harry non impazzì all'idea di attaccarsi a loro e rendersi ridicolo davanti agli amici di Louis, così decise di mantenere le distanze; dopo tutto Louis passava abbastanza tempo con lui e aveva bisogno di un po' di tempo con i suoi amici d'infanzia.

Proprio mentre Harry stava per andarsene, l'immagine di Louis felice insieme ai suoi amici - senza pensare a niente più di quello, come ad esempio, quella piccola fitta di preoccupazione che aveva sotto sotto riguardo la fedeltà di Louis- rimasta impressa nella sua testa, colse una frazione della conversazione. Era stato così concentrato sul loro aspetto che non aveva proprio ascoltato. Non sarebbe stato maleducato intromettersi un pochino, no? In ogni caso, stava solo dando un'occhiata all'interno della vita di Louis fuori dal mondo di Harry, era un'azione innocua.

Fu lì, quando il ragazzo dai capelli corvini parlò, che Harry realizzò chi fosse. Zayn, doveva essere Zayn. Aveva sentito parlare un sacco del ragazzo, sembrava abbastanza a posto. Probabilmente non sarebbero andati tanto d'accordo, pensò Harry. Zayn sarebbe stato uno di quei ragazzi popolari a scuola e Harry era il più lontano che ci fosse da quello. Nonostante ciò, era comunque un amico di Louis e non di Harry, quindi non gli faceva alcuna differenza.

Harry non era riuscito a sentire cosa aveva detto, era stato più un insieme di parole, così ascoltò giusto per catturare la sostanza generale di ciò che stava accadendo. Era una cosa innocua, ricordò a sé stesso. "Ehi piccioncino, potresti portare il tuo culo qua e aiutami con questi drink?" Zayn urlò al tavolo. Harry cercò di indovinare chi stesse guardando, ma fallì miseramente.

"Fottiti Zayn" rise Louis. Dio, Harry amava la risata di Louis. Creava bollicine di felicità e scoppiettii di gioia nel suo petto, stuzzicando le fossette sulle guance.

"Ehi, non è colpa mia se non riesci a separarti dal tuo ragazzo per due minuti!"

Ragazzo.

Ragazzo?

Se Harry avesse dovuto mentire, avrebbe detto di essere assolutamente indifferente a quelle parole. Avrebbe detto che le avrebbe cancellate, che sapeva che non era nient'altro che un nomignolo insignificante. Probabilmente avrebbe detto che pensare diversamente sarebbe stato stupido perché i ragazzi stavano solo facendo gli idioti, era solo quello che facevano. Forse avrebbe fatto un sorriso e finto di aver capito la battuta, ma era solo un forse.

Ma a Harry non piaceva mentire, Harry non era un bugiardo.

Quelle parole non gli erano indifferenti.

Non poteva semplicemente cancellarle

Harry non sapeva se il gruppo stesse solo facendo casino.

E Harry decisamente non poteva fare un sorriso.

La parola ragazzo era.. Beh, era una parola importante per Harry. Poteva sembrare stupido e infantile, ma la parola "ragazzo" contava parecchio per il riccio. Aveva un grande peso, una grande responsabilità. Era colmo di protezione, amore, brama, desiderio, adorazione e meraviglia. Era come una pentola d'oro, qualcosa in cui qualcuno come Harry difficilmente metteva le mani. Alcuni erano fortunati e potevano infilarle in quel calderone, ma altri non lo erano altrettanto. Ciò non voleva dire che le monete che avevano scelto valessero di meno, no, in effetti probabilmente avevano di più. Per via dell'attesa, voleva dire che la scelta era più raffinata, più attenta ed era più appropriata a chiunque stesse scegliendo. Harry aveva appena fatto la sua prima scelta e aveva scelto quella parola, aveva appena ottenuto il permesso di usare una parola così costosa e piena di valore. Quindi non la usava così alla leggera. Se l'avesse fatto, allora sarebbe stato abituato ai risolini e l'imbarazzo che arrivavano compresi nel pacchetto insieme ad essa. E anche se erano imbarazzanti, avrebbe segretamente amato il modo in cui lo facevano sentire.

Ma tornando al punto, Harry si sentì un po' pizzicare all'interno, da come la parola veniva buttata lì così liberamente. Quel continuo scherzare non riusciva a digerirlo. Poteva essere un'esagerazione, probabilmente lo era, ma lui era Harry e quello non era nulla che Harry avesse mai provato normalmente.

Tutti quei pensieri andavano a mille miglia all'ora, scorrendo per le sue orecchie, abbastanza velocemente da catturare anche l'ultimo pezzo della conversazione, nonostante ne avesse perso un frammento.

Speranza. La speranza c'era in fondo alla mente di Harry. Speranza che magari Louis fosse scoppiato a ridere, dicendogli di state zitto, che era Harry il suo ragazzo, non lui.

Niente di ciò accadde, purtroppo.

Louis infilò la sua testa nel collo del ragazzo - per il quale Harry stava iniziando a guadagnare un bel po' di disprezzo- e disse qualcosa che Harry non poté sentire. Improvvisamente Harry odiò la distanza tra loro due, sentendo che ciò che Louis aveva detto sarebbe potuta essere la cura per come si sentiva. Il ragazzo col ciuffo rispose qualcosa a Louis, che poi si alzò sospirando melodrammaticamente.

"Wow, amico, Aiden ti tiene sotto controllo. Sei ufficialmente la puttanella di Aiden Grimshaw."

Se Harry pensava che il suo stomaco non potesse rivoltarsi più di quanto già non avesse fatto, allora si sbagliava. Sentì le sue viscere attorcigliarsi per il dolore e la confusione.

La confusione era il modo migliore per descrivere tutte le sue emozioni. Il dolore derivava dalla confusione. Il fatto che si fosse immaginato scenari nella sua testa per cercare di capire che stesse succedendo lo feriva, non sapeva se il dolore fosse necessario o no perché non sapeva se i suoi pensieri fossero veri, spargendo ancora più confusione. Ciò portò al fatto che non aveva alcuna occasione di capire che succedeva perché non ne faceva parte. Harry si sentì di nuovo escluso per la prima volta dopo mesi.

Aiden, quindi era questo il suo nome. Hm. E Louis era la 'puttanella' di Aiden, che era appena stato chiamato il ragazzo di Louis dai suoi migliori amici. Aiden, che aveva Louis accoccolato sotto il suo braccio pochi secondi prima. Aiden, non Harry. Aiden.

Harry avrebbe voluto trattenere ogni singola emozione, ma fu un compito troppo difficile quando sentì la risposta di Louis. Era la goccia che faceva traboccare il vaso. Dalla sua pelle colava la rabbia in eccesso e i suoi occhi si annebbiarono, passando dallo shock al dolore. Non è che volesse crederci, ma doveva. Non c'erano altre opzioni. Certo, avrebbe potuto pensare che Louis fosse un tipo da fare cose del genere, ma alla fine, fuori dalla loro bolla di LouisEHarry, quanto conosceva Louis? Lo conosceva?

Un altro colpo al cuore a Harry arrivò da una rivelazione, una rivelazione di troppo per lui.

Il suo respiro si era aggrappato allle pareti della gola, nelle vie respiratorie, come se non se ne fosse mai voluto andare. Il suo corpo si congelò, come se fosse stato colpito da un'arma spara-ghiaccio, bloccando ogni muscolo e osso nel suo corpo. Sentì girare la testa per come le orecchie gli sembrarono tappate da grosse balle di cotone. La sua bocca formava una linea retta, le sue labbra erano troppo pesanti e troppo spesse per nascondere la sua vera emozione. I suoi occhi bruciavano, le lacrime infuocate a espandersi per il viso di conseguenza. Il suo petto, stretto e pesante, le costole che si scontravano verso l'interno. La sua pelle cominciò a pizzicare, il fondo della gola a pregare di essere graffiato via, a pregare che quell'onda di emozioni venisse distrutta.

Le sue gambe erano come gelatina, i suoi muscoli erano troppo leggeri per trattenere la loro forma.

Le sue mani prudevano dal volersi sollevare per infilarsi nei suoi capelli e facendogli tirare lo scalpo. Ma nello stesso tempo, piangevano per coprire le sue orecchie, lasciare il mondo fuori, restando in una cappa silenziosa. Poi le sue dita cominciarono a tremare, la pelle tra un dito e l'altro bruciava come una fiamma che si espandeva senza preavviso. Strisciò, si insinuò, si arrampicò fino alle sue vene, contorcendosi sui suoi polsi e trascinandosi su per il suo collo. Morendo nuovamente per essere grattato via. Non finiva mai. Era quel momento di un film in cui la musica si dissolveva con la vita. Poteva essere di qualsiasi tipo. Poteva essere depressa, poteva essere meccanica, ingombrante. O poteva essere energica, ritmica, felice, per ironia. Poteva essere arrabbiata, per abbinarsi alla mente di Harry, la quale formava un turbine che si attorcigliava con i colori, causando alla fine l'interruzione dei suoi pensieri. Ora.

Le sue dita lasciarono la presa dei fiori. Caddero in terra silenziosamente, combinandosi con il modo in cui il mondo si era fermato attorno ad Harry. Una ventata li attaccò. Alcuni petali vennero soffiati via, distruggendo la sua forma perfetta.

Non è quello che ha detto mentre me lo scopavo fin dentro al materasso l'altra notte, haha!”

E in un attimo, la perfezione non sembrò più possibile.



Era il solito. Il cuore che batteva, orecchie tappate, organi inferiori che si radunavano in gola: le emozioni generali che tendevano i nervi e scatenavano la preoccupazione. Ogni passo che faceva su per le scale era l'aggiunta di un altro tassello di quell'agonia. Ogni volta che il suo piede atterrava sulla superficie dura, il battito del suo cuore era come se battesse un pochino più veloce. La sua gola era tesa, sentiva una stretta dolorante che a volte gli faceva contrarre gli occhi. Niente di ciò che stesse facendo, nessuna delle sue azioni stava venendo registrata nella sua testa. Era concentrato solamente nel vortice di tensione ed ansia che sentiva nel suo stomaco annodato.


In parole povere, Louis aveva dentro un mattone enorme.

La camminata su per le scale che aveva fatto era stata più veloce di quanto si aspettasse, e molto presto era sul pianerottolo, fermo. Pensando al passato, avrebbe probabilmente fatto uso del poco tempo a disposizione per salire con l'ascensore, dopo tutto, ora che era lì non sapeva come approcciare la situazione. Sapeva che Harry era arrabbiato, quello era qualcosa di cui era sicuro. Dolore, per quanto facesse male ammetterlo, quella era un'altra emozione che Harry aveva tra i palmi della sua mano. Confusione, Louis sperò che fosse presente. Lo voleva semplicemente perché allora Harry avrebbe avuto qualche dubbio tra tutte le emozioni e quindi forse avrebbe potuto accettare che c'era stato un malinteso, qualunque cosa fosse quello.


Automaticamente, Louis si girò e si trovò goffamente in piedi davanti alla porta di Harry. Si sentiva piccolo a stare lì. Minuto, come una persona di misura normale comparata a un gigante. Jack e il fagiolo magico, o qualcosa di simile.

No, non era il momento di pensare alle favole. Soprattutto quando la sua si stava sbriciolando di fronte ai suoi occhi.


Bene, okay, è solo un malinteso, qualsiasi cosa sia può essere sistemata. Harry non ti odierà, beh, forse lo farà, ma cambierai le cose quando gli spiegherai tutto. Per quanto sia grave, può essere spiegata. E dopo puoi dirgli quanto ti piace, quanto hai bisogno di lui, quanto pensi che potresti finire per innamorarti di lui, e con riluttanza ti dirà lo stesso e alla fine realizzerà che tutto ciò è stato stupido e tornerete immediatamente come prima, si disse Louis. Che credesse davvero a una a quelle parole o meno, era tutto un altro discorso.


Con esitazione, Louis alzò il suo pugno alla porta. Bussò due volte, con una certa leggerezza. Non ci fu risposta, Louis si era abituato in quel giorno, rifiuto e assenza di spiegazione era tutto ciò che aveva ricevuto finora. Non era una sorpresa.

Bussò un po' più forte, uno spicchio di speranza persisteva nella sua mente, che magari Harry poteva essersi addormentato e non sentiva il suo debole bussare. Un'altra volta, non ricevette alcuna risposta. Non poteva nemmeno sentire alcun movimento nella stanza.

“Harry?” la voce di Louis era notevolmente tremolante, era imbarazzante. Ma in quel momento, Louis non poteva davvero preoccuparsi di quello. Aveva cose più importanti a cui pensare, tipo cercare di raggiungere il ragazzo nella stanza, il suo tono tremolante e ovviamente spaventato non lo preoccupava come avrebbe fatto normalmente. Tossì un pochino, riaffermando il suo tono.

"Harry? Sei lì dentro, tesoro?"

Silenzio.

Per quanto Louis sperasse e pregasse, sapeva che erano tornati al silenzio e quel pensiero era come un pugno nelle viscere, un calcio nei denti, una pugnalata nel cuore, tutti nello stesso momento.

"Dai Harry, non farmi questo", iniziò Louis. "Fammi solo entrare, okay?"

Silenzio.

"Cazzo, Haz", Louis brontolò sottovoce dalla frustrazione. "Entrerò da solo se non mi apri. Sarebbe molto più semplice se mi facessi entrare però." Cercò di ragionare.

Senza alcuna risposta, la mano di Louis si alzò verso la maniglia della porta. Non si sarebbe precipitato dentro, sarebbe stato troppo, ma magari poteva convincere Harry, facendogli vedere che faceva sul serio, che aveva bisogno di vederlo. Girò la maniglia, aspettando che scendesse completamente. Questo, però, non fu il caso. Il leggero ruotare si fermò con un click e la forza che stava usando per girarla venne bloccata da una barriera.

Era chiusa a chiave.

Ovvio che era chiusa a chiave, era un classico di Harry. Chiudersi a chiave in una stanza finché le cose non erano sicure, lasciando tutti fuori, così tutto ciò che aveva erano i suoi pensieri e non c'era nessuno lì che potesse ferirlo.

"Harry", si lamentò Louis. "Piccolo, ti prego, fammi entrare. Ho bisogno di parlarti."

"Haz, andiamo, abbiamo bisogno di parlarne"

"Dimmi solo cosa ho fatto, Haz"

"Non puoi ignorarmi per sempre, ho bisogno di sapere che succede. Ho bisogno di sistemare questa cosa."

"Non ho intenzione di perderti, Harry, ho bisogno di aggiustare sta cosa, ho bisogno di aggiustarti.."

Le sue ultime parole vennero dette con sconfitta e stanchezza. La sua fronte rimase appoggiata alla porta e le sue labbra strofinarono il legno mentre vi mormorava sopra, occhi chiusi e la mano ancora sulla maniglia. Si buttò in terra, girandosi, così la sua schiena si trovava contro la porta, similarmente a come era quando era fuori. " non me ne vado finché non ho sistemato, non posso andarmene.." Mormorò Louis.

"Solo.. Sappi che non andrò da nessuna parte, okay, Haz? Non ho intenzione di muovermi da questa porta finché non mi parli, perché, francamente sono preoccupato da morire e ho bisogno di sapere che stai bene. Dimentica ciò che è successo - cosa che ancora non so tra l'altro- solo ho bisogno di sapere che va tutto bene. Che sei, non lo so, vivo.." Il suo discorso era forte all'inizio, ma si sgretolò verso la fine, diventando un mormorio, abbinandosi a un'alzata di spalle e a come distrattamente aveva tirato su un filetto.

Si era un pochino spento, concentrandosi sul filetto un po' sfilacciato sulla punta. Facendolo ruotare tra le sue dita, non notò il movimento dentro alla stanza e notò un foglietto di carta solo con la coda dell'occhio. Scivolò sotto la porta e Louis buttò il filo in terra, insieme al suo mucchietto, per raccogliere il foglio. Era di Harry, ovviamente, e quel pensiero fece balzare il suo cuore troppo forte nella sua testa. Quasi non voleva leggere quella scritta disordinata, quasi.

Quello che diceva gli fece fermare il cuore, a dir poco. E non in senso buono, assolutamente.

Sono vivo.

Puoi andare a scopare il tuo ragazzo fin dentro al materasso ora. Sono sicuro che Aiden ti farà sentire molto meglio.

Fiato corto, stomaco chiuso, groppo in gola, occhi congelati. Arti bloccati, dita attorcigliate. Pugni chiusi. Unghie affondate nella pelle, denti stretti. Lingua pesante. Occhi che bruciano. Palpebre ferme. Pensieri arrestati. Mente collassata. Il mondo crolla.


Sequenze di 'no' fuoriuscirono dalle labbra di Louis senza nemmeno realizzare, tossendo e soffocando come tosse convulsa. Nella sua mente era in atto una guerra, pensieri- soldati, combattevano tra di loro per essere sul podio dei pensieri principali di Louis. Nessuno di loro era vittorioso in quel tipo di battaglia, ogni cosa si stava spegnendo davanti ai suoi occhi. Dimenticandosi della logica di Louis, in cui Harry non l'avrebbe mai scoperto, Louis era totalmente e completamente scioccato.

Non sapeva come Harry l'avesse scoperto -avrebbe voluto davvero saperlo?- ma non era quello il problema principale, il problema era che Harry l'aveva scoperto.

Harry sapeva.

Harry sapeva delle sue bugie.

Harry era ferito a causa di esse.

Harry era ferito a causa sua.

Harry si era perso in un malinteso, ma non lo sapeva. Pensava di sapere tutto, ma non era così.

Louis non sapeva cosa fare.

Per tutte le volte in cui aveva vissuto quella situazione nella sua testa, non aveva mai pensato nemmeno una volta che avesse potuto essere così doloroso. Era come se qualcuno lo stesse uccidendo per dieci volte, senza dargli mai alcun sollievo. Per quanto potesse sembrare melodrammatico, Louis si sentiva davvero come se la sua vita si stesse sbriciolando di fronte ai suoi occhi. Ogni cosa che aveva costruito stava cadendo a pezzi su di lui, colpendo il suo cuore. Perché Harry era la sua vita. Harry era tutto e tutto era Harry. E Louis riuscì solo ad elaborare che tutto stava diventando niente in un batter d'occhio.

Ma poi, quando Louis ebbe realizzato ciò, le porte della diga si aprirono. Ogni cosa fuoriuscì in singhiozzi secchi e parole piagnucolanti.

"Harry- Harry per favore, io- Harry, giuro su Dio, non è come sembra. Cazzo, merda, cazzo-io.. Non è come sembra. Per favore Harry, ascoltami, lo giuro. Cristo, non- Mi dispiace, Harry. Giuro su Dio, mi dispiace da morire. Non posso crederci che ti sto ferendo, sai quanto sto morendo dentro per questo? Per quello che ho fatto? Lo so che sembro pazzo perché un minuto prima ti dico che non è come sembra e un minuto dopo ti sto chiedendo scusa, ma proprio non so cosa dire e non riesco a parlare come si deve e ho bisogno che prima tu capisca tutto perché non posso perderti Harry. Non posso. Per favore non lasciarmi."

Fu un'accozzaglia di parole, un incoerente massa di profanità e scuse, ma Louis non riuscì a fermarsi. Sapeva che nessun discorso preparato sarebbe stato di aiuto, perché era appeso a un filo e la sua unica speranza stava facendo parlare la sua bocca da sola. Lo aveva messo in questo pasticcio e l'avrebbe tirato fuori. Almeno sperava.

"Okay, okay, ascolta" riaffermò Louis, stabilizzando un pochino la voce, ma con il tremolio ancora presente. "Lo capisco che tu probabilmente non voglia più parlarmi e vorresti solo che me ne andassi ma ho davvero davvero davvero bisogno di spiegarti tutto. E lo so che sembra un cliché, lo so, ma giuro su Dio che non è quello che pensi tu. Perché lo so che pensi che Aiden sia il mio ragazzo, ma Harry, non ti farei mai una cosa simile. Dovresti sapere quanto mi importa di te, quanto ho bisogno di te e quanto mi uccida vederti minimamente triste. Non metterei mai mai mai la tua felicità a repentino di proposito, la mia vita è totalmente concentrata su di te e non voglio nessun altro nella mia vita in quel senso all'infuori di te, quindi per favore, fammi spiegare." Fu un minuto o qualcosa di simile in cui si sentiva solo il suo respiro affannoso, prima che Louis ricevette una risposta. Dovette alzarsi e fronteggiare la porta, per assicurarsi che Harry potesse sentirlo. Le sue parole si mischiarono in una sola, mentre le diceva, stava parlando più veloce di quanto avesse mai fatto, ma il suo cervello sputava fuori scuse, una dopo l'altra ed era difficile controllare la velocità. Aveva bisogno di dire tutto a Harry e la sua mente sembrò pensare che avesse il tempo limitato. Non voleva ferire Harry più di quanto avesse già fatto.

Dopodiché, un altro pezzetto di carta bianca era scivolato sotto la porta velocemente come se Harry l'avesse spinto con velocità perché vicino a una fiamma ustionante.

Io... Suppongo di sì. Voglio dire, cos'altro si fa in certe questioni? Si ascolta, no?

Louis sospirò forte "Harry, questa non è.. Non è una questione, non farne una questione.." Mormorò a sé stesso chiudendo gli occhi per mantenere calme le emozioni (per quanto potesse calmarsi in questa situazione, dato che le lacrime minacciavano di cadere in ogni istante)

"Bene, okay", disse Louis a sé stesso. "Ora mi siederò, se per te va bene. Solo, non credo di essere in grado di stare in piedi ancora a lungo perché le mie gambe stanno per abbandonarmi" ridacchiò Louis facendo una smorfia.

Quando Louis si sedette, si chiese se Harry fosse seduto dall'altra parte della porta, magari si starebbero toccando se il legno non fosse stato di mezzo. Era stupido farsi false speranze per un minimo contatto che non sarebbe mai accaduto dopo quella conversazione. Quello, sommato al fatto che Louis era incredibilmente nervoso -così nervoso che poteva sentire il suo cuore battere così forte da far vibrare il suo petto-, rendeva la spiegazione ancora più difficile.

"Okay, questo è il fatto. Bene- okay, facciamolo." Louis sentì un colpo alla porta, presumibilmente Harry che gli diceva di andare avanti. In un certo senso, la facilità con cui quell'azione era stata compiuta era un boccone amaro da digerire. Anche se le cose non sarebbero dovute essere facili nel loro rapporto lo erano, ma Louis aveva rovinato quella perfezione.


"Allora- uh, beh, hai presente i ragazzi? Zayn, Niall e Liam? Beh io... Cazzo. Beh, praticamente non sono, tipo, le persone dalla mentalità più aperta di questo mondo e un giorno- non era nemmeno tanto tempo fa- stavamo mangiando e oziando e cose varie e, tipo, hanno iniziato a parlare di te. Non sapevano che ci stessimo- stiamo frequentando, perché, io... Beh.. Arriverò dritto al punto, okay? E non voglio che tu ci resti male perché la loro opinione non conta più niente ormai. Voglio dire, non me ne frega un cazzo di quel che pensano perché non capiscono e perché non ti conoscono come ti conosco io, d'accordo? Allora praticamente tu... Non gli piaci molto. Non hai fatto niente di male, davvero, non hai sbagliato una sola cosa. Sono dolo pretenziosi, arroganti, ignoranti e a volte stronzi e non sanno guardare oltre il loro naso. Solamente... Non ti capiscono. Tutto qua, e non voglio pensarci perché non è assolutamente un problema e loro non hanno la minima importanza. Solamente dovevo dirtelo adesso così puoi capire il resto. Credimi, non te l'avrei mai detto se non fosse stato necessario, è irrilevante ed una completa stronzata. Non gli ho detto che uscivamo insieme perché cercavo di proteggerti e non ti ho detto quello che dicevano perché ti stavo proteggendo, di nuovo. Non volevo che dicessero altre cose brutte su di te, giusto che tu lo sappia."

Louis fece un respiro profondo e provò a pronunciare le parole lentamente, per parlare in maniera più chiara.

"Io.. Beh ora che sai questo, credo debba andare avanti. Allora, a causa di questa merda, quando ti hanno nominato, ero davvero spaventato. Cioè, avevo davvero paura di quello che avrebbero detto perché odio sentirli parlare di te in quel modo e non volevo sentire niente di così... Orribile. Così hanno notato quanto tempo avevo iniziato a passare con te, cioè non che gli riguardasse che lo passavo con te, ma hanno iniziato a farmi domande. E io, essendo l'impulsivo che sono, ho finito in qualche modo a dire che mi vedevo con Aiden. Te lo giuro, Haz, ti giuro su Dio che stavo per dire il tuo nome. Ho pensato che avrei detto il tuo nome, ma poi il nome di Aiden mi è scappato e ancora adesso non ho idea del come. Penso che fosse stato soltanto un vomito di parole, sai?

Me ne pento ogni secondo che sono sveglio, Harry, devi credermi se te lo dico. Il fatto di aver provocato tanta sofferenza per il fatto di essere stato incapace con le parole è la cosa peggiore che sarebbe potuta capitarmi al momento. Odio vederti ferito, anche solo non sentirti mi uccide, figurarsi se realizzo che è la mia stupidità ad aver causato tutto ciò. Non volevo che scoprissi ciò che avevo fatto, non perché ti ho tradito o mentito, ma perché dopo che l'avevo fatto sapevo che avrei combinato un casino, ma ormai era troppo tardi per cambiare le cose. Stavo solo cercando di proteggerti, piccolo, te lo giuro, mi è solo scappata la situazione di mano.."

"Aspetta- non ho finito, non ancora. Ho bisogno che tu sappia che tra me e Aiden non è successo niente. Lo giuro su tutto ciò che amo, lo giuro, Harry, niente è successo tra me e Aiden. Beh- in realtà qualcosa è successo, ma è stato tanti anni fa. Aiden è soltanto un mio caro amico. Sembra ridicolo, ma una volta ho finto di essere il suo ragazzo per provare a far ingelosire la sua cotta e tutto è andato per il verso giusto. Ma poi Matt se ne è andato e io immagino di essere stata la prima persona a cui Aiden ha pensato e potremmo aver fatto sesso, ma non significava niente e non significa niente adesso, sono passati anni, è finita. Non abbiamo più fatto niente da allora, l'abbraccio è stato il massimo in cui mi sono spinto. Penso sia per questo che ho subito detto il suo nome dopo essermi rifiutato di dire il tuo, tutto qua. I ragazzi lo sapevano, sapevano che non stava succedendo niente in realtà, così pensavo che magari avrebbero realizzato, sai? Pensavo mi conoscessero abbastanza bene da capire che non mi è mai minimamente piaciuto."

"Non è una scusa, lo so. Ma ho bisogno che tu capisca che è tutto un malinteso e che non ti ho tradito. Non ti stavo nascondendo un ragazzo segreto. Non stavo- ugh, scopando Aiden, ma ti sono stato completamente devoto. Sembra sdolcinato, c'è pure una canzone con queste parole, vero? Ma è vero, non ho mai guardato nessun altro a parte te, e voglio che tu lo sappia. Non è come pensi, niente di tutto ciò, beh, a parte la nostra relazione... sempre che ci sia ancora una relazione.. Praticamente Aiden era solo un finto fidanzato, nonostante.. non sapevo nemmeno cosa fosse nel frattempo, ma lo era e sono davvero fottutamente dispiaciuto."

Subito dopo aver parlato, ci fu un attimo di silenzio. Si sentiva sgonfio, esausto perché aveva dovuto versare il suo cuore in una pozza sul pavimento e non sapeva se si fosse prosciugata o se Harry ci si fosse immerso dentro per schizzare e farla diventare tante piccole gocce. La sua gola era infiammata, dolorante, per aver trattenuto le lacrime. Era difficile ammettere tutto, rivelare tutto quello che era rimasto dentro per così tanto a lungo.

Non voleva la sua pietà, però, non era per quello che stava ammettendo quanto fosse difficile. Scommise che nemmeno Harry desiderava pietà. Harry non era così. Non voleva essere compatito, ricevendo quello strano sorriso e delle patte sulla spalla. Avrebbe reso tutto peggio dopo, immaginò Louis, perché voleva dire che era difficile decidere come comportarsi con Harry. Se fossero riusciti a superare il problema, non avrebbe voluto comportarsi come se niente fosse accaduto perché ciò vorrebbe dire ignorare i suoi errori, ma non voleva concentrarsi solo su quelli o altrimenti Harry sarebbe stato ferito ancora e ancora di più e non sarebbero mai stati in grado di andare avanti.

Quello che Louis stava dicendo, era che non sapeva nemmeno cosa Harry pensasse della situazione. Era stato silenzioso per un sacco di tempo, beh, almeno sembrava lo fosse. Louis comunque non gli avrebbe fatto pressione. Harry gli avrebbe parlato quando voleva, in quel caso avrebbe saputo cosa stesse davvero pensando e non la rabbia e il dolore che gli aveva causato.

Erano passati un'altra manciata di minuti quando Louis sentì del movimento dietro la porta. La sua mente venne trafitta dalla speranza che magari Harry avrebbe aperto la porta, ma si fermò dal pensarlo. Non voleva illudersi, non si meritava di avere alcuna speranza, pensò.

Lentamente, quasi vacillando, un altro pezzo di carta apparve da sotto la porta. Un grumo di nervi alloggiava nella gola di Louis, mentre lo raccolse con le mani tremolanti.

Perché?

Una parola. Tutto lì. Solo una parola. Scritte varie erano scarabocchiate nella pagina, ma era quella parola che era stata scelta come domanda. Era una parola spaventosa. Lo era. Piena di promesse e tensione, sogni e favole spezzate. Poteva essere facilmente rivestita di bugie, come una botola che ti fa uscire da una situazione difficile. O sarebbe potuta essere usata per dire la verità, uscendo con giustizia e onestà.

Louis sapeva che doveva combattere questa battaglia con lealtà. Se voleva tenersi Harry, o almeno lottare per lui nel modo migliore che poteva, allora doveva mettere tutte le carte in tavola.

"Perché... Perché sono un codardo", affermò semplicemente, demoralizzato. Perché per una volta nella vita, mi sono preoccupato di ciò che pensava la gente. Avevo paura di essere etichettato come qualcosa di non vero. Avevo paura di dovermi spiegare alle persone che avrebbero dovuto saperlo subito. Avevo paura di scoprire che non mi sostenevano, che non ci sostenevano. Avevo paura che tu venissi discriminato, avevo paura che tu avresti dovuto sopportare troppo e che avresti pensato che non ne valevo la pena. Avevo solo paura."

Con un'altra dose aggiunta di silenzio, una massa di tensione e una pila di ansia, Louis aspettò la risposta di Harry. Non aveva trattenuto niente, aveva sputato tutto fuori. Sì, poteva essersi contraddetto quando aveva spiegato perché avesse detto il nome di Aiden senza farlo apposta, ma era così. Non voleva dire il nome di Aiden e non si era corretto dopo, come invece avrebbe potuto fare, per via della sua codardia. Era complicato, troppo complicato. Sperò che Harry fosse stato in grado di capirlo, che sarebbe stato in grado di riordinato il casino e rimetterli in carreggiata. Louis avrebbe dovuto essere l'insegnante, aiutare Harry in questa relazione per via della sua mancanza di esperienza, ma ora era Harry ad avere in mano le redini, ad avere la palla nel proprio campo.

Il messaggio successivo fu il più doloroso. Louis poté immaginare Harry dirlo, immaginare il suo sguardo mentre lentamente scriveva quelle parole. Forse Harry avrebbe stressato il suo labbro inferiore e le sue sopracciglia sarebbero state contratte insieme con forza. O magari avrebbe avuto lacrime nei suoi occhi -quello era un colpo fatale al cuore- e avrebbe sbattuto gli occhi costantemente per farle andare via, dovendo usare il dorso della mano per pulire via il bagnato e non abbassare la guardia.

Ogni tipo di immagine lacerava il cuore, ma era inevitabile con le parole che erano scritte sul foglio.



Ti vergogni di me?

Un singhiozzo scoppiò nella bocca di Louis, in tentativo di venire finalmente rilasciato. Ancora nessuna lacrima era scesa, sarebbero state conservate per il suo momento di privacy, ma quel singhiozzo non avrebbe potuto trattenerlo ancora a lungo.

Avrebbe voluto dirgli che non aveva idea come Harry fosse arrivato a trarre una conclusione simile, ma, con rincrescimento, lo sapeva. Inconsapevolmente aveva dato a Harry quell'impressione, quando dentro di sé sentiva l'esatto opposto. Questa fu la volta che Harry doveva ascoltarli, concluse Louis, Harry non poteva pensarlo un secondo di più.

"Cazzo, Harry, io- no, solo no. Questo proprio- no. Non voglio che tu lo dica più d'accordo?? Io.. Hai idea di quanto mi ferisca sentirlo? Perché mi sta distruggendo internamente ora, il fatto che tu possa pensarlo. Io non- non potrei mai pensarlo. Sono probabilmente la persona più fiera di te oltre alla tua famiglia, Haz. Sono la cosa più lontana che ci sia dal vergognarmi di te. Lo so , lo so che lo sembrava, ma giuro su Dio che non mi vergognavo e non mi vergogno di te. Vorrei poterti mostrare in giro e tenerti la mano e baciarti in mezzo alla strada e tutte quelle cose e possiamo farlo perché non ho niente in contrario. Solo- non voglio che lo sia tu. Lo so che sei già insicuro di tutto ciò e non voglio che tu ti vergogni di noi per via delle tue insicurezze.

Lo so che non c'entra niente con la situazione, ma se siamo in argomento vergogna, suppongo di doverlo dire. Non voglio che tu ti senta mai indebolito o insicuro su di noi. Perché tu sei- eri, forse- la cosa più stabile che ho-avevo- nella mia vita e non capisci quanto ho bisogno di te. Ho sempre saputo che c'eri e che mi avresti aiutato, perché è così che sei, quindi non mi vergognerei mai e poi mai di avere qualcuno come te nella mia vita. Per favore Harry, credimi quando ti dico che non mi vergogno di te, perché non dovresti mai pensarlo. Non.. Non ci amiamo ancora, ma credo che potrei innamorarmi di te, Haz , e non c'entra niente con la conversazione, quindi perché lo sto dicendo? Starò zitto ora.. Sì.. Non mi vergogno di te nemmeno un po'."

Louis era per terra; una volta finito, la sua testa cadeva nello spazio tra le sue gambe, dove le sue ginocchia si formavano. Era stremante, emozionalmente, mentalmente e fisicamente. Si sentì esausto di provare a spiegargli il suo punto di vista ed era ancora più esausto di cercare di capire se gliel'aveva spiegato bene. Era difficile capire Harry normalmente, figurarsi con una porta di legno in mezzo.

Rimase seduto per un lungo arco di tempo, così lungo che si chiese se Harry si fosse addormentato. Era consapevole del fatto che probabilmente non avrebbe ricevuto una risposta da Harry. Nessuna delle altre volte era passato così tanto tempo e l'attesa aveva solidificato quel pensiero, diventato come un cubo di ghiaccio infilato nel retro del suo collo. Era così freddo da far male, come il suo cuore.

Stette un periodo ad ascoltare i movimenti nella stanza, volendo sapere che stava succedendo, cosa stava provando Harry. Però non sentì niente. Forse sperava che quando avrebbe sentito un movimento, ci sarebbe stata l'apertura della porta. Louis sperò di vedere Harry prima di andarsene, qualunque fosse stato il momento. Si sarebbe accampato fuori dalla porta per sempre, se fosse stato necessario, -almeno in casa faceva caldo, meglio che sul gradino della porta d'ingresso- per cercare di sistemare tutto. Ma da come le cose stavano andando, non sembrò che sarebbe potuto succedere. Senza alcun contatto, nemmeno con la carta, era poco probabile che quel contatto faccia a faccia sarebbe potuto verificarsi.

Louis aveva aspettato almeno mezz'ora, quando sentì dei passi sulle scale. Alzò la testa, guardando Anne negli occhi con i suoi, stanchi e lucidi. Aveva capito ora perché lei lo odiava. Si sarebbe odiato anche lui, se fosse stato in lei. Fondamentalmente, Louis aveva tradito Harry dal suo punto di vista, e anche se non era vero, lei non lo sapeva. A meno che non avesse origliato, cosa che sarebbe stata inaspettata, ma a Louis non avrebbe importato. La sua faccia era devastata, stanca e Louis non poté capire che stesse provando. Non aveva più quell'aspetto severo come prima, il suo sguardo si era dissipato, ma non era nemmeno ospitale come era abitualmente.

"Si sta facendo un po' tardi, non credi? Forse dovresti andare.." La sua voce non era fredda, ma non era nemmeno dolce. Era senza emozione.


“Posso solo... aspettare ancora un pochino?” La voce di Louis era rauca e spessa, piena di emozioni. Anne scosse la testa leggermente. “Non credo, Louis. Penso sia ora che tu te ne vada.”

“Ma Harry...” stava praticamente piagnucolando.

“Louis, è ora di andare” affermò Anne un po' più sicura, ma ancora con un sottotono morbido, senza sembrare troppo autoritaria.


Louis mormorò proteste senza scopo sotto i baffi, ma presto si lasciò in un sospiro di sconfitta. La sua testa batté sulla porta con un leggero colpo, quando la fece cadere all'indietro. Chiuse gli occhi, assorbendo quel momento e radunando i suoi pensieri. Non voleva andarsene, ma non aveva alcuna intenzione di obiettare gli ordini di Anne ancora una volta quella sera.

“Posso solamente-” Louis gesticolò verso la porta quando si alzò e Anne annuì.


Louis si schiarì la gola goffamente e si sistemò i vestiti spiegazzati. “Bene, ehm, beh, devo andare adesso, Haz. Sarei rimasto se avessi potuto, ma, penso di aver oltrepassato il benvenuto in ogni caso” disse, lanciando uno sguardo ad Anne che fingeva di non essere interessata al suo discorso.


“Uhm, allora, immagino tu abbia sentito tutto ora e beh- spero di aver chiarito ogni cosa e che considererai il fatto di riprendermi. Non che ci siamo lasciati o cosa, almeno spero che non sia così, ma capisco perché sei arrabbiato con me. Voglio dire, la base di ciò è che ho fatto un casino e ti ho ferito ed è okay per te sentirti così. Spero soltanto che mi potrai perdonare, perché ho davvero bisogno di te , Harry, e non voglio nemmeno pensare a come sarebbe la mia vita senza di te. Sembra melodrammatico, lo so, è solo che non voglio perderti, lo sai? Ma se non puoi perdonarmi è comprensibile. Allora, beh, saremmo dovuti andare in Italia lunedì e so che tua madre non vuole che andiamo, ma le cose sono cambiate ora e hai molto da prendere in considerazione. Io, uh, io ti aspetterò all'aeroporto, per cui se non vieni, saprò che è finita e.. già. Io..immagino che ci vedremo allora, Haz. Scusami, di nuovo. Scusami davvero tanto.”


Le sue parole diventarono sussurri alla fine, la sua voce compressa non lasciava uscire più alcun suono. Non voleva suonasse come un addio, non era un addio. Non avrebbe lasciato esserlo. Lunedì sarebbe stato un grande giorno, lo sapeva, non aveva intenzione di arrendersi, nonostante quanto sconfitto sembrasse attraverso le sue parole. C'era un po' di voglia di combattere rimasta in lui, nonostante fosse talmente piccola da non sentirsi attraverso le sue parole.


Dopo un minuto per riprendersi, la sua mano si avvolse sulla cornice della porta per appoggiarsi e si girò lentamente. Guardò Anne, lanciandole uno sguardo desolato. Non c'era dubbio che stesse esprimendo quanto fosse dispiaciuto, era tutto scritto sul suo viso. Cominciò a camminare via, i suoi piedi strisciavano con riluttanza.


Ci fu il 'click' che avrebbe dovuto farlo voltare, ma non pensò a niente di simile. Aveva superato il punto in cui la sua mente funzionava correttamente, quindi pensò che probabilmente fosse solo un'allucinazione.


Se si fosse voltato indietro, avrebbe visto la faccia di Harry spuntare dalla piccola fessura della porta. Avrebbe visto i capelli scombinati, i vestiti larghi, le unghie morsicate. Se avesse guardato anche più a lungo, avrebbe visto la chiazza rosa, cerchiata di rosso, le labbra scheggiate.


Non fu, finché non sentì qualcosa cadere sul pavimento, il peso dietro alle sue ginocchia e sentì il 'click' di ritorno. Fu lì che si girò. I suoi occhi balzarono sulla porta inizialmente, ma caddero verso terra con tristezza, quando videro che era chiusa. Dopo averli chiusi per qualche secondo per ricomporsi, seguirono la traccia sul pavimento, finché non arrivarono all'oggetto che lo aveva colpito precedentemente.

Quello scatenò onde di emozioni nella sua mente, il fatto che non ci fosse stato nessuno sbattere della porta, nessuna scenata, ma solo sconfitta. Louis era rimasto senza parole, singhiozzò ad alto volume e finalmente lasciò cadere le lacrime. Caddero, rotolarono, corsero giù per le sue guance e si accumularono in uno stagno di dolore, ovunque si posassero. I suoi singhiozzi erano forti, distruggevano il suo corpo. Provo a reprimerli con la mano che aveva attaccato alla sua bocca, poi se fosse per soffocarli o solo una reazione, quello non era certo.


Perché per terra c'era una scatola.


Un regalo.

E in cima a quel regalo c'era un pezzo di carta.

Il pezzo di carta era coperto da cuoricini e spirali rossi e rosa. Era fatto a mano, con pensiero e fatica.

E in centro a quella pagina c'erano tre parole che strapparono via il cuore di Louis e lo pestarono con qualsiasi cosa potessero farlo. C'erano delle parole che lo fecero correre giù per le scale e fuori dalla casa con paura e furia verso sé stesso. Le parole che avrebbe dovuto conoscere, che avrebbe dovuto sapere se non fosse stato per il casino nel quale si era cacciato. Le parole che significavano che tutto quello aveva ferito Harry maggiormente e così anche Louis.


Buon primo mesiversario!

Buon primo mesiversario, infatti.




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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

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