La ilusión de mi vida

di MartinaPausiniCullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione

Per esperienza so che nei periodi particolarmente difficili o felici viene l'ispirazione per dedicarti a qualcosa. Magari scopri anche di avere una passione.
È la seconda volta che mi succede, mi trovo in uno di questi periodi e mi viene voglia di scrivere, mi viene l'ispirazione giusta per iniziare un racconto. E di solito scrivere mi fa sentire meglio, perciò ci voglio riprovare.
Questo racconto potrà sembrarvi strano, ma è un pò come me, alternativo. Alternerò pezzi di vita vissuta con pezzi di vita che avrei voluto vivere, penso che questo sia l'ingrediente necessario per far si che riusciate a capirmi a fondo, o che almeno ci proviate. E in fondo le illusioni e i sogni sono la caratteristica principale della mia vita, quelli che la condizionano di più. Forse fin troppo a volte.

E quindi eccomi, a battere questi tasti che dovrebbero raccontare ciò che sto passando, ciò che mi è successo. Come in due anni possa cambiare una vita, totalmente. Come si possano scoprire nuovi valori, sentimenti, le cose essenziali della vita che magari prima o per distrazione o per infantilità non avevi compreso. E magari riuscirmi a liberare di tutto ciò che mi sto portando addosso da mesi ormai, magari riuscire anche a ritrovare quella felicità che ho perduto a fine luglio di quest'anno.
Ma per arrivare a capire cos'è successo, perché sto così, bisogna partire dall'estate 2011, quando inconsciamente è avvenuto un grande cambio dentro di me, che in un certo modo mi ha migliorata.

Si racconta dell'adolescenza, il periodo più strano della vita, che poi rimpiangerai per sempre. Quello dove ogni cosa è possibile, dove si inizia a pensare al futuro, dove si fanno sbagli che in teoria dovrebbero insegnarti qualcosa. È il periodo dei sogni, delle illusioni, della libertà, delle scoperte. Delle amicizie e degli amori. Quella delle cazzate. Ma soprattutto della crescita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


"Me siento sola, estoy tan triste...¿porqué a mi? ¿Porqué me toca sufrir así?"
Il mondo di Patty, Porqué a mi?


Estate 2011. 
Wow, è strano pensare che alla fine tutto è partito da lì. Da quell'anno scolastico perso, che avevo mandato a puttane.
Quell'anno ero stata bocciata, cosa che mi aspettavo, anzi, ci aspettavamo, non mi ero impegnata per niente e alla fine è arrivata la giusta punizione.
Non la presi così male, ma sicuramente mi fece riflettere: perché avevo perso quell'anno? A cosa avevo da pensare tanto da trascurare così tanto la scuola? 
Il fatto che ero ancora infantile, questo sicuramente si. Che mi piaceva giocare come una ragazzina (non che tutt'ora non lo faccia eh!), ero attaccata ai beni materiali della vita, a un computer, a gestire una pagina facebook, a passare le ore su facebook. Oppure a cazzeggiare tutto il pomeriggio, vedere la televisione... Pensare a tutto tranne che a studiare, o almeno fare il minimo necessario, anzi, neanche quello dato l'esito.
Le prime settimane delle vacanze ero arrabbiata per il fatto che fossi stata bocciata solo io, che altre persone che se lo meritavano tanto quanto me erano state salvate. Ma vabbè, succede anche questo nella vita.
Ma nonostante tutto mi sono assunta le mie responsabilità e ho accettato la situazione, ormai era andata così, indietro non si poteva tornare. Ma certamente potevo trarne qualche insegnamento: come, per esempio, che nella vita se le cose non te le sudi non te le regala nessuno. Capita di commettere qualche errore, ma basta solo trovare la forza di rimboccarsi le maniche, trovare un qualcosa che ti spinga ad andare avanti e provare così a riparare agli errori fatti. Perché c'è un rimedio a tutto.
Quell'estate è stata abbastanza strana, anche perché io avevo un umore molto precario, influenzato anche dalla mia famiglia che comunque mi colpevolizzava ogni santissimo giorno per la bocciatura. 
Mi sentivo oppressa, sola, trascurata, continuavo a vedere che tutto girava attorno a mio fratello e io ero solo la persona da rimproverare ogni volta che qualcuno si voleva sfogare. E io invece lì in Sardegna non avevo nessuno con cui sfogarmi, c'era mia madre col muso lungo, mio fratello che la emulava, mia cugina, coetanea di mio fratello (quindi hanno 6 anni in meno di me) che nonostante sia molto simile a me caratterialmente, non potevo dirle niente, o non tutto. 
La mia migliore amica era qui a Roma, anche le amiche di classe le sentivo raramente. In quel periodo non avevo ancora quel bellissimo rapporto con mia sorella che poi nei mesi successivi ho ritrovato, mio padre manco a dirlo, a malapena ci diciamo ciao. Pensavo di avere tanti amici perché parlavo con la maggior parte degli amici su facebook, ma la realtà era che non ce n'era nemmeno uno fra quelli che fosse vero realmente, che si preoccupasse di sapre come stavo e se stavo bene davvero. Un ragazzo? Ad avercelo..
Sola, completamente. Penso che sia stata proprio questa solitudine a cambiarmi, a farmi capire dove avevo sbagliato, anche se ero e sono testarda come un mulo e non volevo ammetterlo, non volevo ammettere che comportandomi scontrosamente stavo peggiorando la situazione e che dovevo cercare di andare avanti in qualche modo, che non potevo rimanere così, senza reagire.
Il mio istinto do fuga in quei mesi era più forte che mai, la mia meta ideale era l'Argentina, lontana dall'Italia, lontana da tutto.
Le mie aspirazioni fino a luglio-inizi agosto erano ancora fare la visagista (avevo scoperto che amavo truccare), la fotografa per hobby, e volere un computer portatile. Ero ossessionata oh.
Peggio di una droga era diventato. Ma forse quei tre mesi pieni passati in quel paese nell'entroterra sardo dove non c'è un'anima né tantomeno un wifi libero, mi hanno disintossicato da questa cyberdroga da computer.
Questo salto però lo completai a metà agosto, quando davanti ad un computer mi limitavo semplicemente a scaricare le foto fatte.
Per farvi capire la mia allegria di quell'estate, come colonna sonora avevo la canzone "Por que a mi?" de Il mondo di Patty, una delle più tristi. Però anche riascoltandola adesso (di solito quando mi capita la scarto subito, non ce la faccio a sentire cose così depresse, non so come facevo prima!) capisco perché l'avevo presa così tanto a cuore, rappresentava esattamente cosa stavo provando. Era quello il mio stato d'animo: tristissimo.

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