Inalcanzable

di Francesca_3107
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo incontro in California ***
Capitolo 2: *** Il nuovo professore ***
Capitolo 3: *** In punizione ***
Capitolo 4: *** Una grande amica ***
Capitolo 5: *** Paure dal passato ***
Capitolo 6: *** Una chiacchierata con un vecchio amico ***
Capitolo 7: *** Una canzone che parla di te ***
Capitolo 8: *** Adesso DEVO cancellarti. ***
Capitolo 9: *** Amore ***
Capitolo 10: *** German ***
Capitolo 11: *** Il vero motivo ***
Capitolo 12: *** Speranza? ***



Capitolo 1
*** Nuovo incontro in California ***


La mia visione di vita da qualche anno è un pò distorta. Da quando mia madre è morta tutto è cambiato. Mio padre si è risposato con una donna orribile, Jade. A causa sua sono stata rinchiusa in un collegio dal quale non si puó uscire se non per le vacanze estive, fortunatamente questo sarà il mio ultimo anno. L'unica persona che davvero mi capisce e che mi fa davvero sentire a casa è mia zia, Angie, se non fosse stato per lei, sarei rimasta chiusa in quel dannato collegio per la seconda estate consecutiva, infatti non vedo mio padre da due anni, ormai abbiamo un contatto solo telefonico dove lui urla, io rispondo male e attacco il telefono. Angie mi ha portata con se in California, sole, mare, ragazzi! Oh si, è stata una vacanza spettacolare, si perchè è qui che ho incontrato lui.. Era una sera come tutte le altre, io e Angie insieme a due sue amiche, siamo andate in discoteca, non potete immaginarvi cos'era quella discoteca! Fantastica! Balliamo per tutta la sera divertendoci come delle matte. Ci si avvicinano alcuni ragazzi due dei quali iniziano a ballare vicino a me. Continuo a ballare tra di loro come se nulla fosse. Ecco che improvvisamente mi accorgo di un paio di occhi verdi, caldi e bellissimi, che mi fissano. Appartengono a un ragazzo, seduto al banco dei drink, si alza e viene verso di me, non riesco a smettere di guardarlo, è il ragazzo più bello che abbia mai visto, allontano i due ragazzi e faccio un passo verso di lui senza abbassare lo sguardo, lui si avvicina sempre di più fino ad arrivarmi a sussurrare qualcosa all'orecchio..
Xx: You're Beutiful..
Cavolo! Doveva parlare proprio inglese? Io non ci capisco quasi nulla! Mannaggia a me che non mi so mai messa a studiarlo!
Violetta: Thanks! Ehm.. You too..
Cavolo avró detto bene?
Xx:You're not American?
Dai, questa l'ho capita! Evvai!
Violetta: No, i'm Argentine.
Xx: Oh bhè, allora possiamo parlare anche in spagnolo, io sono Messicano *mi sorride*
È molto alto, ha delle spalle larghe e forti, le braccia nude, lasciate scoperte da una maglietta a mezze maniche, sono muscolose al punto giusto. Sono riuscita a notare solo questi particolari, perchè tutta la mia attenzione è rivolta ai suoi occhi e al suo sorriso, caspita mi lascia senza fiato.
Xx: Sono Leon e tu?
Leon, che bel nome, ma quanto è bello lui! Ma dove ti eri nascosto? 
Violetta: Violetta. 
Sento improvvisamente caldo e le mie guance diventano rosse. Oddio, io che arrossisco, ma dove si è vista na cosa del genere? Non è da me !
Leon: Sai, hai proprio un nome bellissimo.. Ma tu lo sei di più *mi sorride*
Ok, Violetta torna in te! Ma quel sorriso è così, così..
Leon: Ehi, ti sei incantata ? *mi sorride ancora*
Ecco! Ho fatto la figura della cretina! Devo riprendere il controllo, su !
Violetta: Ma che  incantata, è che qui dentro si muore di caldo *sventolandomi con una mano* 
Leon: Ah certo! *ironicamente* Ti posso offrire da bere? *mi tende la mano*
Violetta: Certo! * stringendogliela*
A contatto con la sua pelle, sento come una scossa elettrica che parte dalle mie dita e si diffonde in tutto il resto del corpo. La sua mano è così grande, rispetto alla mia, così calda.. M'infonde una gran sicurezza, è uno sconosciuto, ma sento di potermi fidare, non so, è una cosa che sento nel cuore. La sua voce mi riscuote dai pensieri..
Leon: Cosa prendi?
Violetta: Acqua tonica, grazie *gli sorrido*
Leon: Ok. *rivolgendosi al cameriere* Un acqua tonica e un rum e cola, grezie. *mi lascia la mano e si volta verso di me*
Leon: Quindi vieni dall'Argentina, e che ci fai qui in California?
Violetta: Sono venuta con delle mie amiche in vacanza. 
Mica potevo dirgli che sto con mia zia ! Mi avrebbe presa per una bambina.
Leon: Bhè spero che loro sappiano l'inglese *sfottendomi e iniziando a ridere*
Violetta: Ehi! *gli do uno schiaffetto sul braccio* 
Leon: Quando ti ho rivolto la parola hai fatto una faccia! Ho subito capito che non ci capivi nulla *scoppiando a ridere*
Violetta: Ah ah ah come sei divertente ! Bhè adesso vado ciao!
Mi volto per andarmene ma lui, bloccandomi per il polso, mi tira verso di sé facendomi scontrare con il suo petto a un soffio dalle labbra.. Oddio, non riesco a smettere di fissarle, senza pensarci mi mordo il labbro inferiore e sforzandomi sposto il mio sguardo ai suoi occhi..
Violetta: Che dici? Mi lasci?
Mi lascia il polso prendendomi peró per la vita avvicinandomi a lui ancora di più.
Leon: Certo che sei permalosetta eh! 
Sposta il suo sguardo sulle mie labbra, si avvicina sempre di più e inizia a sfiorarle con le sue.. Abbasso tutte le barriere e in un attimo mi ritovo a baciarlo, le sue mani si stringono ferree sui miei fianchi, con le braccia gli circondo il collo e infilo le dita tra i suoi capelli; le sue labbra continuano a muoversi sulle mie, finchè non sento la sua lingua chiedere accesso alla mia, cosa che subito gli concedo. Rimaniamo a baciarci fino a rimanere senza fiato. Lentamente ci stacchiamo rimanendo fronte contro fronte fissandoci negli occhi, sento il suo respiro sulle mie labbra, è un qualcosa di magnifico.. Sa di fumo e vaniglia..
Barista: Scusate, ecco a voi.
Ci allontaniamo l'uno dall'altra per prendere le bibite quando qualcuno mi prende per il braccio..
Violetta: Angie! Che c'è?
Angie: Ti ho cercata dappertutto, dobbiamo andare.
Violetta: Come dobbiamo andare? 
Angie: Veronica è ubriaca persa, Rubi è con lei fuori.
Violetta: *sospiro* Capito, vengo subito. 
Mi volto verso Leon..
Leon: Allora devi andare..
Violetta: Già *abbasso lo sguardo*
Leon: *prende un foglietto dalla tasca dei pantaloni e ci scrive sopra* Se ti va chiamami, questo è il mio numero. 
Violetta: Certo *gli sorrido* Allora ciao. 
Leon: Ciao bellissima. 
Mi bacia velocemente sulle labbra e si allontana. Continuo a guardarlo finchè non scompare tra la calca di persone. Sposto lo sguardo sul foglietto e me lo porto alle labbra. Quest'ultimo è il mio tesoro, apro la borsa e ce lo metto dentro. Uscita dalla discoteca trovo Angie e Rubi intente a far vomitare Veronica. In questo momento la sto odiando, mi ha fatto allontanare da Leon troppo presto. Apro lo sportello della macchina e mi siedo sul sedile anteriore poggiando i piedi sul cruscotto. 
Rubi: Vilu, hai un fazzoletto? 
Violetta: Si, vedi dovrebbe stare in borsa. 
Rubi: Ok grazie. 
Tornate in albergo andiamo direttamente a letto. Il giorno dopo la sveglia suona, sento Veronica che si lamenta per il mal di testa e per non prenderla a parole, sempre per il fatto di Leon, decido di alzarmi e andare sotto la doccia. Indosso un costume fucsia a fascia e infilo un copricostume bianco. Intanto che aspetto le altre decido di trascrivere il numero di Leon sul cellulare, prendo la borsetta e.. No, non ci credo! Il foglietto è sparito! No no no no no! 
Violetta: RUBIIIIII!!! 
Rubi: Che c'è?
Violetta: DOVE CAZZO STA IL FOGLIETTO CHE STAVA NELLA MIA BORSA?
Rubi: Alla fine non avevi i fazzoletti, così l'ho usato per ripulire la bocca di Veronica dal vomito, perchè? 
Violetta: IO TI AMMAZZO! 
Mi butto addosso a lei e inizio a tirarle i capelli. Come cazzo è possibile, e adesso come faccio a rintracciare Leon?! Subito intervengono Angie e Veronica che ci separano.
Angie: Violetta calmati!
Violetta: No che non mi calmo! Questa stronza mi ha fatto perdere una cosa importante!
Rubi: Angie, tua nipote è pazza! 
Violetta: A chi hai detto pazza, stronza!
Cerco di riprenderla per i capelli ma Angie mi ferma.
Angie: Vilu andesso basta. E tu Rubi, non ti permettere più di dare a mia nipote della pazza! 
Subito prendo le cuffie e mi metto ad ascoltare la musica.. Non ci credo, non lo rivedró mai più.. Ecco, che la giornata inizia da schifo! 

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Capitolo 2
*** Il nuovo professore ***


Sono passate due settimane dal mio incontro con Leon. Sono tornata da poco in Argentina e subito Angie mi ha riaccompagnato al collegio. Dopo averla salutata, scendo dall'auto per poi prendere le mie valige. Mi fermo a fissare l'imponente struttura e sospirando entro dalla porta principale, senza dar conto a nessuno vado direttamente nella mia stanza dove trovo le mie amiche Francesca, Ludmilla e Camilla. Noi siamo le ragazze più popolari del collegio e tutt'e quattro abbiamo un bel caratterino, non c'importa di niente e di nessuno, soprattutto dei grandi. Facciamo e otteniamo tutto quello che vogliamo. 
Ludmilla: Ehi ragazze! C'è Violetta! 
Ci corriamo incontro e ci abbracciamo. 
Francesca: Che bello, siamo dinuovo tutte insieme.
Camila: Già *sorridendo* Vilu come sono andate le vacanze in California?
Violetta: Sono state magnifiche! Mi sono divertita come una matta!  E voi? Che avete fatto qui tutta l'estate?
Ludmilla: Niente, le solite cose. *guardandosi le unghie*
Francesca: Ma racconta tu ! Hai conosciuto qualche bel fusto? *facendomi l'occhiolino*
Violetta: Puoi ben dirlo!
Racconto di Leon tutto d'un fiato, compresa la perdita del suo numero e la litigata con Rubi.
Camilla: Diamine che sfiga! Hai fatto bene a prendere per i capelli quell'oca!
Violetta: Già!*comincio a ridere* dovevate vedere la sua faccia! Qui qualche novità?
Ludmilla: Nulla di particolare, ieri sera sono uscita con Robert e bhè dopo esserci baciati l'ho mollato lì come uno stoccafisso!
Violetta: Oddio, sei tremenda!
Francesca: Io invece sto uscendo da qualche giorno con Mirko, così per perdere il tempo *rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita*
Camilla: Io invece sono stata con Rodrigo, ma niente.. È stato orribile!
Violetta: Tutto nella norma insomma. Vabbè aiutatemi a disfare queste valigie. Che è tardi e sono stanca per il viaggio. In più domani inizia la scuola! 
Francesca: Si purtroppo! 
Dopo aver disfatto la valigia, faccio una doccia e vado a letto. Il mattino dopo ecco che suona la solita sveglia assordante, uno squillo di trombe a volume altissimo, che risuona dappertutto.
Violetta: Che palle! *mi metto il cuscino sulla faccia*
Francesca: Uffaaaaa!
Ludmilla: Giuro che taglieró tutti i fili una volta di queste!
Camilla: Su alziamoci.
Di malavoglia ci alziamo dal letto, mettiamo quell'orrenda divisa, naturalmente modificata. La gonna che è lunga fin sotto il ginocchio la mettiamo alta in vita, retta da una cinta in modo che arrivi a metà coscia, la camicetta dentro, la cravatta allentata intorno al collo. Al posto di quegli squallidi calzettoni, indossiamo delle parigine color nero e un paio di tacchi dello stesso colore. Dopo esserci aggiustate i capelli e truccate, usciamo dalla stanza e ci rechiamo a fare colazione. Al nostri tavolo già ci sono i nostri amici, Diego, Thomas, Marco e Brodway. 
Diego: Ehi bellissima *facendomi l'occhiolino*
Thomas: Ciao Violetta *sorridendomi*
Violetta: Ragazzi ciao *sorridendo ad entrambi*
Sono uscita una volta con tutti e due, sono molto carini, ma non sono il mio tipo.. Nonostante ció non demordono e continuano a provarci.
Marco: Vilu! Che bello sei tornata!!  *mi abbraccia*
Violetta: Marco! *ricambio*
Lui è Marco, il mio migliore amico. Ci conosciamo da una vita, a dir la verità siamo cresciuti insieme. Gli voglio un bene immenso.
Brodway: Ciao Vilu! 
Violetta: Ehi! *gli sorrido*
Dopo colazione ci dividiamo dai ragazzi poichè le aule non sono miste. Grande cavolata a mio parere. Ma vabbè! 
Entrate in classe ci sediamo ai nostri posti. Io e Ludmilla avanti e Camilla e Fran dietro. Ludmilla prende la sua immancabile limetta e inizia a limarsi le unghie, io metto i piedi sul banco e mi metto a giocare con una ciocca di capelli, mentre Fran e Camilla chiacchierano di ragazzi. Dopo un pó entra la preside, Margarita Suarez un donnina bassina e paffutella, con un paio di occhiali dalle lenti molto spesse. 
Francesca: *sussurra* ecco la bruttona!
Inizio a ridere, la Suarez si guarda in torno e posa lo sguardo su noi quattro.
Preside Suarez: Voi quattro! Spero che inizieremo l'anno come si deve. Castillo tolga i piedi dal banco.
Violetta: Chi io? 
Preside Suarez: Sisi lei!
Violetta: Non posso, sa fa bene alla circolazione tenere le gambe alzate di tanto in tanto.
Le mie amiche cominciano a ridacchiare mentre tutte le altre rimangono in silenzio.
Preside Suarez: Faccia poco la spiritosa e metta giù quei piedi.
Violetta: Senta è per me questa è una necessità. Come lei non puó togliere gli occhiali,  perchè è più ceca di una talpa, io non posso togliere i piedi dal banco. Quando lei toglierà gli occhiali, io toglieró i piedi dal banco.
Le mie amiche cominciano a ridere forte facendo ridere anche me.
Preside Suarez: Catillo come si permette?!! Punizione! Lei e le sue amiche.
Ludmilla: Si, ma non si scaldi tanto, o le verranno le rughe.
Io e le altre continuiamo a ridere mentre la Suarez diventa rossa dalla rabbia.
Preside Suarez: Vi voglio tutte e quattro dopo pranzo in aula! 
Tutt'e quattro: Sissignora! *Continuando a ridere*
Preside Suarez: Torniamo a noi, *aggiustandosi gli occhialoni sul naso* sono venuta per annunciarvi che quest'anno avrete un nuovo professore dato che la professoressa d'inglese è andata in pensione, mi raccomando comportatevi bene. Prego signor Vargas, entri pure.
Violetta: *rivolgendomi alle tre* un altro pollo da spennare.
Ci sorridiamo a vicenda e mettendomi una matita in bocca inizio a dondolare sulla sedia, sempre con i piedi sul banco.
Eccolo che entra..  Leon, Cazzo! Non puó essere il mio professore! Lascio cadere la matita per terra. La preside esce dall'aula..
Leon: Bene ragazze, buongiorno. io sono il professor Vargas e come ha detto la preside sono il nuovo professore d'inglese. Bene, iniziamo a fare l'appello. *sorridendo prende il registro*. Castillo Violetta ? 
Il primo nome dell'elenco è il mio! Cavolo, non mi sono ancora preparata psicologicamente. Abbasso le gambe dal banco facendo un rumore assordante tant'è che si gira verso di me, rimaniamo a guardarci per periodo di tempo indefinito finchè..
Violetta: S-sono io professore *sforzandomi di parlare*
Leon: *riprendendosi* Bene, Castro Antonella..
Ludmilla: *sottovoce* Ehi Vilu, che ti è preso?
Violetta: Nulla, non preoccuparti.
Le sorrido e lei si gira avanti con una faccia che dice "non me la racconti giusta".
Finita la lezione, Leon esce dall'aula.. Non mi ha guardata per tutto il tempo...
Camilla: Certo che questo nuovo prof  è un figo da paura!
Francesca: Già! È la prima volta che sto così attenta in classe! 
Tutte e tre si alzano e io rimango immobile al mio posto. 
Ludmilla: Ehi Vilu, vieni? *con sguardo preoccupato*
Violetta: Sisi, avviatevi.. Vi raggiungo subito *sforzando un sorriso*.
Francesca: Bene, allora ti aspettiamo nel laboratorio di chimica. *sorridendo*
Camilla: Si, c'è la nostra prof preferita! Adesso si che ci divertiremo.
Tutte e tre si mettono a ridere per poi avviarsi verso il laboratorio di chimica. Io rimango seduta nel mio banco a tormentarmi le mani.. Dopo settimane che non lo vedo, mi si ripresenta come professore, non riesco a crederci. Metto le mani sulla fronte e chiudendo gli occhi sospiro.. Ok è deciso, andró a parlargli adesso. Mi alzo dal banco e corro verso la sala professori. Non c'è nessuno.. Sul tavolo c'è un foglio con scritto gli orari di tutti i professori. Scorro con l'indice sul foglio fino a trovare il suo cognome: Vargas. Alla seconda ora è nella classe quinta maschile, quella dei miei amici. Corro a perdifiato verso l'aula, quasi cado per colpa di queste dannate scarpe col tacco.  Arrivo fuori dall'aula, stranamente c'è un silenzio tombale, mi faccio coraggio, busso e apro la porta. Vedo Leon con un libro in mano, è in piedi vicino alla cattedra con il capo volto verso di me, mi guarda, vedo lo stupore nei suoi occhi. Il nostro scambio di sguardi viene interrotto dalle parole di Diego.
Diego: Ehi bellissima, sei qui per me? *alzandosi*
Thomas: Semmai è qui per me *alzandosi*
Leon distoglie lo sguardo da me.. E io faccio lo stesso guardando i miei due pretendenti, sorridendogli.
Leon: Ragazzi per favore. Signorina Castillo, mi dica.
Violetta: Si, prof scusi.. Volevo parlarle, è possibile?  *Abbassando lo sguardo*
Leon: Si certo. Ragazzi continuate a leggere il Romanticismo Inglese . E voi due *riferendosi a Diego e Thomas* seduti.
I due, con mia grande sorpresa, si siedono sbuffando. 
Leon posa il libro sulla cattedra e viene verso di me, esce dalla classe per poi chiudersi la porta alle spalle. Mi guarda negli occhi, poi li chiude e sospira..
Leon: Mi dica signorina, non ha capito qualcosa della lezione?
Violetta: *continuo a fissarlo negli occhi* Perchè mi tratti come se non mi conoscessi? 
Leon: *evitando il mio sguardo* Non si preoccupi, domani le rispiegherò quello che non ha capito.
Violetta: La smetti di ignorarmi, cazzo? Guardami e ascolta quando ti parlo! *prendendogli il viso tra le mani costringendolo a guardarmi negli occhi*
Lui rimane sorpreso e regge il mio sguardo senza battere ciglio.
Leon: Senta, adesso avrei lezione. Le ripeto che domani le rispiegherò ciò che non ha capito. 
Prende le mie mani e le allontana dal suo viso per poi lasciarle e girarsi di spalle. Sta per mettere la mano sulla maniglia della porta quando lo prendo per un polso costringendolo a voltarsi. I suoi occhi verdi mi trasmettono due sentimenti contrastanti, Rancore e Tristezza.. Gli lascio il polso e abbasso lo sguardo sulle mie mani, iniziandomi a torturare con i denti il labbro inferiore.
Violetta: Scusami, ma non trattarmi come una stupida. Non lo sono! *rialzando lo sguardo*
Leon: *sospira* Senti, quello che è successo in California.. Mi dispiace.
Violetta: Che vorresti dire? Che sono stata una delle tante che hai baciato quella sera? *alzando il tono della voce*
Leon: Shh! Vuoi che ci senta tutto il collegio?! Comunque si, mi dispiace. Non pensavo ti avrei rivista. E poi sono anche il tuo professore. Quindi..
Non gli do il tempo di finire che gli do uno schiaffo sulla guancia. Mi giro di spalle e corro verso il bagno. I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. Entrata mi chiudo la porta alle spalle e le lacrime iniziano a rigarmi il viso.. Non ci posso credere, quello mi ha soltanto presa in giro.. Come ha potuto! E io perché sto piangendo?? Perché sento questo peso sul petto? Occhei Violetta adesso basta! Mi asciugo le lacrime e mi avvicino allo specchio del bagno. Mi sciacquo il viso e dopo essermelo asciugato, inizio a truccarmi. Finito esco dal bagno e scendo nel laboratorio di chimica, si sentono le urla fin sopra le scale, le ragazze ne staranno combinando qualcuna delle loro. Pensandoci mi spunta un sorriso sulle labbra, almeno per un pò mi distrarrò.

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Capitolo 3
*** In punizione ***


Alla fine delle lezioni, andiamo tutte a pranzo ridendo tra di noi come delle matte. Abbiamo fatto scervellare tutti i professori di questa mattina, dalla prof di Chimica a quella di Greco. Arrivate al tavolo, troviamo i ragazzi già seduti, prendo posto vicino a Marco, che appena mi vede mi da un bacio sulla guancia, io gli sorrido. Ci divertiamo un modo raccontandoci ció che avevamo combinato ai prof quella mattina, poi Marco introduce l'argomento Prof d'Inglese e il sorriso mi si spegne. Ecco che mi ritornano alle mente le sue parole.. 
Marco: È troppo un figo quel prof! Mi piace.
Camilla: Lo puoi dire forte! È troppo bello *sognando ad occhi aperti*
Diego: Certo certo, per me è uno scemo come tutti gli altri.
Brodway: Ma sta zitto che ha messo a posto sia a te che a Thomas. Era da tanto che non mi divertivo così!
Marco e Brodway scoppiano a ridere, mentre Thomas e Diego li guardano storti.
Thomas: Sisi certo. Glielo abbiamo lasciato credere.
Marco: Sisi, dicono tutti così! *continuando a ridere*
Tutti scoppiamo a ridere guardando le facce di Thomas e Diego. 
Alla fine del pranzo Thomas mi di avvicina.
Thomas: Ehi Vilu, che ne dici di andare a fare due passi?
Violetta: Scusa, Tommy. La preside ci ha messe in punizione, quindi devo andare in aula a vedere cosa ci darà da fare questa volta. 
Thomas: Allora stasera?
Violetta: Ti faccio sapere per messaggio. Non so quanto ci vorrà.
Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia, lui arrossisce e si gratta la testa imbarazzato. Dopo aver salutato tutti ed essermi scambiata uno sguardo con un Diego gelosissimo, io e le mie amiche ci rechiamo in aula dove troviamo la Suarez ad aspettarci.
Preside Suarez: Alla buon ora!
Camilla: Ci scusi eh! Abbiamo fatto un pasto abbondante non siamo come lei che, mi lasci dire, ha proprio bisogno di una dieta! 
Tutte e quattro scoppiamo a riderle in faccia, la Suarez diventa paonazza e inizia ad urlare.
Preside Suarez: Fate silenzio! Ho preso una decisione per la vostra punizione *aggiustandosi gli occhialoni sul naso*. Farete parte del gruppo pomeridiano di Canto e Ballo! E parteciperete anche al Recital di fine anno!
Tutte e quattro la guardiamo a bocca aperta. Noi, ci dovremmo rendere ridicole davanti a tutti, mischiarci con gli asociali e perfettini bimbetti di questo collegio? Ma questa sta fuori?! E poi io, non posso.. No, non posso proprio!
Francesca: Sta scherzando vero? Io non mi renderò ridicola davanti a tutti solo per il suo divertimento!
Ludmilla: Non se ne parla proprio!
Violetta: Lei ha fumato qualcosa che le ha fatto male, mi ascolti, cambi spacciatore!
Preside Suarez: Adesso basta! Questa è la punizione. Ora andate il professore che si occupa del progetto di quest'anno è già stato informato della vostra presenza. Vi sta aspettando.
Dopo continue lamentele, rassegnate, facciamo una sosta in giardino a fumare una sigaretta ciascuno e poi saliamo al piano superiore. Questo è un piano dedicato solo alle arti, c'è un corridoio immenso con aule di canto, danza, di recitazione e addirittura, alcune,  piene di strumenti musicali, di alcuni non ne sapevo nemmeno l'esistenza. In fondo al corridoio invece c'è una porta che apre un auditorium. È una cosa spettacolare, ci sono poltroncine, di velluto nere, distribuite  nella platea sagomata a "cucchiaio". In fondo c'è un enorme palcoscenico ai cui lati è aperto un sipario bordeaux.. Sul palcoscenico si trovavano diversi studenti che si esercitavano nel ballo. Su una poltrona a cinque file di distanza dal palco era seduto qualcuno. Probabilmente il professore incaricato. Io e le ragazze scendiamo e raggiungiamo il prof. 
Violetta: Ehi prof!
Il professore si gira e rincontrando un paio di occhi verdi rimango senza parole. Non ci posso credere! Ma è una persecuzione. Ancora lui??
Leon: Ah eccovi, siete arrivate. Prego, andate sul palco insieme ai vostri compagni. 
Violetta: Ma non ci penso nemmeno!
Con strafottenza mi siedo su una di quelle poltroncine appoggiando i piedi sullo schienale di un'altra davanti. Mentre le mie amiche rimangono in piedi e mi sorridono.
Leon: Signorina Castillo, metta i piedi per terra, si alzi e raggiunga i suoi compagni.
Imperterrita rimango seduta, come se non avesse parlato, prendo una ciocca di capelli e l'arrotolo tra le dita.
Leon: Bene, vorrà dire che rimarrà qui tutto il giorno e sistemerà tutto ciò che oggi verrà utilizzato. Voi tre *riferendosi alle mie amiche* sul palcoscenico. Ora!
Violetta: Ehi non può tenermi qui tutto il giorno. Io ho una vita!
Leon: La prossima volta fa quello che le viene chiesto senza discutere *mi sorride strafottente*
Rimango senza parole a guardarlo, lui si gira a guardare gli altri sul palco come se niente fosse. Ma guarda tu sto bastardo! Un bel bastardo peró..
Leon: Allora voi tre? Volete far compagnia alla vostra amica?
Le tre mi guardano, io faccio un cenno con la testa, così raggiungono gli altri sul palcoscenico. Dopo ore e ore di prove e di lezioni, tutti se ne vanno, comprese le ragazze. Rimaniamo solo io e lui.
Leon: Bene, puó iniziare a sistemare tutto. Più tardi torneró e voglio trovare tutto al suo posto. Buon lavoro *prende le sue cose e se ne va*
Non ci posso credere, mi ha lasciata da sola a togliere tutto questo casino di mezzo, non finiró nemmeno per mezzanotte! Mi torna alla mente Thomas e alla nostra uscita. Così prendo il cellulare e gli invio un messaggio di scuse. Ripongo il telefono in tasca e mi rimbocco le maniche. Dopo un tempo che mi sembrava infinito guardo l'orologio e noto che segna la mezzanotte. Oddio! E non ho ancora finito! Mi siedo su una poltroncina e chiudo gli occhi.. Qualcuno mi sveglia scuotendomi per le spalle, apro gli occhi e mi ritrovo davanti un paio di occhi verdi che mi guardano, ancora mezza addormentata gli sorrido.
Leon: Castillo si svegli. Non ha ancora finito di sistemare!
Violetta: *stropicciandomi gli occhi* Scusa ma hai visto che ora è?? Sono distrutta!
Leon: La prossima volta saliva sul palco insieme ai suoi compagni.
Violetta: Sisi *alzando gli occhi al cielo* Almeno mi dai una mano?
Leon: Solo per questa volta. 
Risaliamo sul palco e insieme sistemiamo il resto della roba.. Mentre prendeva dei libri, per riportarli poi in biblioteca..
Violetta: Per colpa tua ho dovuto  dare buca a Thomas, ti sembra corretto? *cercando di farlo ingelosire*
Come se fosse stato toccato da quello che gli avevo detto, si lascia cadere i libri dalle mani che provocano un tonfo sordo sul palco. Si gira e mi viene vicino, fin troppo! Arretro e mi ritrovo con la schiena contro al muro. Lui si avvicina sempre di più e guardandomi negli occhi poggia la mano destra sul muro vicino la mia spalle, con la sinistra mi cinge la vita. Poggio le mani sul suo petto facendo leva con le braccia per cercare di spostarlo, ma inutilmente.
Leon: Prima fai tutte quelle scene per attirare la mia attenzione e poi ti organizzi con un altro? *risentito*
Violetta: Senti io faccio quello che voglio, e poi non eri tu quello che ha detto che ero una delle tante di quella sera?
Leon: *ignorando la mia domanda* Perché non mi hai chiamato?
Abbasso lo sguardo e mi ritrovo a fissare le sue labbra che sono a un soffio dalle mie. Mi mordo il labbro inferiore..
Violetta: Una delle mie amiche ha usato il foglietto con il tuo numero per pulire il vomito di un'altra.. E l'ho scoperto solo il giorno dopo..
Rialzo lo sguardo e vedo che scuote la testa sorridendo, lentamente poggia la sua fronte alla mia e inizia a guardarmi le labbra, senza aspettare oltre mi bacia. 

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Capitolo 4
*** Una grande amica ***


Subito mi ritrovo a ricambiare il bacio con la stessa intensità, da quanto aspettavo questo momento.. Dal suo petto porto le mani tra i suoi capelli e inizio a stringerli tra le dita. Lui rilascia un ansito sulle mie labbra che non smettono di cercarlo. Sposta una mano dalla mia vita e tira la camicia fuori dalla mia gonna per poi infilarci sotto la mano. Lentamente inizia ad accarezzarmi il ventre per poi passare con entrambe le mani sulla mia schiena, mentre io continuo a tenere le dita tra i suoi capelli. Baci e carezze, baci e morsi.
Dalle mie labbra inizia a segnare una scia imperfetta e umida fino al mio collo. Chiudo gli occhi e schiudo le labbra rilasciando un ansito. A questo punto mi stringe ancora di più e dal collo passa a vezzeggiarmi il lobo, per poi ritornare alle mie labbra.
Continuiamo a baciarci per dei minuti,  finché improvvisamente non si allontana. Mi volta le spalle e va dall'altra parte del palcoscenico mettendosi le mani nei capelli. Continuo a guardarlo ancora ansante per i baci di prima, lentamente cerco di avvicinarmi a lui..
Leon: Ferma lì.
Mi blocco a metà strada.
Leon: È stato uno sbaglio, questo non doveva succedere *continuando a darmi le spalle*
Violetta: Scusa? Credo di non aver sentito bene. Mi stai rifiutando per la seconda volta nello stesso giorno? A quanto mi risulta l'iniziativa l'hai presa tu!  Giuro che non ti capisco!
Leon: Non c'è niente da capire! *voltandosi verso di me e alzando la voce* 
Violetta: Tesoro, tu non mi alzi la voce contro, hai capito? Ma chi cavolo ti credi di essere? Solo perché sei più grande e per di più un professore, ti senti in diritto di fare il grosso con me?
Leon: Ma che cavolo stai dicendo?!
Violetta: Quello che mi fai capire, stupido!
Leon: Smettila di fare la prima donna! Sei solo una bambina!
Violetta: Ah si, però la bambina ti piace! Dato che l'hai baciata due volte. Ah, e se non ricordo male  il secondo bacio c'è stato appena un attimo fa! *iniziando ad alzare la voce*
Abbassa lo sguardo e mi volta nuovamente le spalle. Si china a prendere i libri che prima aveva lasciato a terra e dopo essere sceso dal palcoscenico li poggia su una delle poltroncine.
Leon: È tardi, penso sia ora che lei vada a dormire. Qui finisco io. 
Spiazzata da quelle parole rimango lì a fissarlo. Dopo essermi ripresa scendo dal palcoscenico, gli arrivo alle spalle.
Violetta: Adesso sei tornato a darmi del lei? Sai una cosa? Mi hai stancata! E si che vado a dormire, tu divertiti mi raccomando! 
Salgo le scale per arrivare all'uscita dell'auditorium e chiudo la porta alle mie spalle sbattendola.
Prima di recarmi in camera, esco fuori al terrazzo, del piano di musica, a fumare una sigaretta. Come si permette quel bastardo! Ma per chi mi ha presa? Per una che bacia e butta via ogni volta che ne ha voglia? Una lacrima scivola sulla mia guancia e subito l'asciugo con le dita. Faccio l'ultimo tiro alla sigaretta e la butto giù. Rientro e vado nella mia stanza. Le ragazze già stanno dormendo.. Mi spoglio velocemente e vado sotto la doccia. Apro la manopola e l'acqua inizia a scendere sulla mia pelle. Chiudo gli occhi e metto la testa sotto il getto d'acqua bagnandomi i capelli, metto le mani in viso e inizio a piangere. È solo un grandissimo bastardo! Vale meno di zero! Si, ma perché ci sto così male? Perché sento questo peso sul petto? Cerco affannosamente di ritrovare fiato. Niente, non ci riesco. Non riesco a respirare, mi sento svenire. Apro la doccia ed esco fuori bagnando tutto i pavimento.. Mi butto a terra mantenendomi al muro del bagno. Le lacrime non smettono di scendere, continuo ad asciugarle con il dorso della mano ma non riesco a fermarle. Improvvisamente sento la porta del bagno che si apre..
Ludmilla: Vilu! Cos'è successo? *preoccupatissima* 
Corre a prendere un'asciugamano e la mette sulle mie spalle per coprirmi. 
Ludmilla: Vilu non farmi preoccupare, cos'è successo? 
Mi prende il mento tra due dita alzandomi il viso in modo da potermi guardare negli occhi. Le lacrime continuano a scorrere imperterrite sulle mie guance, lei cerca di asciugarle con le dita. Inizio a mordermi il labbro inferiore spaccandolo a sangue.
Ludmilla: Vilu, ti prego. Smettila, non riesco a vederti così.
Mi butto tra le sue braccia e lei mi stringe forte, continuo a piangere sulla sua spalla finché non mi calmo.
Fortunatamente Ludmilla non fa altre domande, ha capito che non me la sento di parlarne. Proprio per questo le voglio bene, mi capisce sempre. Mi riaccompagna in stanza aiutandomi a vestirmi. Alla fine mi metto al letto e lei si corica al mio fianco; prende le coperte coprendo entrambe e abbracciate ci addormentiamo.
Ecco che squillano quelle maledette trombe. Come di vede che è mattina! Con un movimento del braccio dó involontariamente un cazzotto a Ludmilla..
Ludmilla: Ahiaaaa! 
Violetta: *apro gli occhi* Oddio Ludmi scusa! Non l'ho fatto apposta. *Alzandomi con il busto*
Ludmilla: *Massaggiandosi il fianco* Fa nulla, non preoccuparti.
Francesca: *stropicciandosi gli occhi* Chi? Cosa? Dove? Perchè? 
Camilla: *sbadigliando* Disgraziatamente dobbiamo alzarci! 
Ci prepariamo come ogni mattina e andiamo a fare colazione. Come al solito troviamo i ragazzi già seduti al tavolo.
Brodway: Giorno splendori, avete dormito bene?
Camilla: Magnificamente!
Iniziamo a fare colazione sfottendo il povero Marco che la sera prima era uscito con una ragazza misteriosa..
Violetta: Che bell'amico che mi ritrovo! Non mi hai detto nulla! *mettendo un falso broncio*
Marco: Dai Vilu non prendertela!
Violetta: Si che me la prendo *girandogli la faccia per poi sorridere*
Lui si alza dal suo posto e viene al mio fianco s'inginocchia e mette le mani a mó di preghiera. 
Marco: Mi perdoni?
Gli scoppio a ridere in faccia vedendolo in quella posizione, lui si alza e ridendo mi blocca la testa tra le sue braccia.
Violetta: Marco ti prego, lasciami! *continuando a ridere*
Marco: Così impari a ridere di me alle mie spalle! *ridendo* Chiedi perdono!
Gli altri cominciano a ridere, da fuori dobbiamo sembrare davvero comici! Violetta: Mai! 
Marco: Chiedi perdono! 
Violetta: Okok! Hai vinto! Perdono! *ridendo*
Marco: Ok 
Dopo avermi lasciata mi sorride e torna al suo posto. Improvvisamente suona la campanella, è ora di andare a lezione. Con le altre, saluto i ragazzi e mi avvio in classe. Quando..
Ludmilla: Oh cavolo, ho dimenticato la lima per le unghie in camera!
Violetta: Dai, mica è una tragedia!
Ludmilla: Si che lo è! E se mi si spezza un'unghia mentre sfoglio un libro.
Camilla: Ma dai, é impossibile!
Ludmilla: Che ne sai tu?
Francesca: E va bene, vai a prendere questa limetta, noi ti aspettiamo qui.
Ludmilla: Noo non preoccupatevi! Voi avviatevi in classe, Vilu mi accompagni?
Violetta: Ok. Raga allora ci vediamo tra poco.
Francesca: Ok.
Fran e Cami vanno verso l'aula mentre io e Ludimilla ci dirigiamo nella parte opposta. 
Ludmilla: Vieni con me. *prendendomi il braccio*
Violetta: Ma che..
Mi trascina in giardino e si siede su una panchina, costringendo a sedere anche me. 
Violetta: Mi spieghi che ti è preso?
Ludmilla: A me? A te piuttosto! Ieri notte eri uno straccio e stamattina fai finta di niente? Eh no cara, io non me la bevo! Che diamine è successo?
Prendo un respiro profondo e abbasso il capo iniziando a tormentare l'orlo della gonna.
Violetta: N-non è successo niente.
Ludmilla: Certo, e tu per un niente ieri sera sembravi la sorella della bimba dell'esorcista! *roteando gli occhi*
Violetta: Si va bene? *Alzando la voce*
Ludmilla: Ehi ehi, calmati! Adesso con le buone o con le cattive tu mi dici che cavolo ti è preso.
La sento sospirare e mettere una mano sulla mia.
Ludmilla: Vilu ti prego, dimmi cos'è successo. Non ti ho mai vista così.. Non sapevo cosa fare. Per un attimo ho pensato al peggio..
Quanto sono egoista. Ludmilla, sta soffrendo a causa mia e dopo tutto quello che ha fatto per me così la ripago?Le lacrime spingono per uscire dagli occhi. Prendo un bel respiro e inizio a raccontarle tutto. Di Leon che si è scoperto il nostro professore d'inglese. Del suo primo rifiuto. Della punizione. Del bacio. Del suo secondo rifiuto. Lei mi ascolta in silenzio e a ogni parola mi stringe sempre di più la mano. Senza dir niente mi abbraccia. Rimaniamo così per alcuni minuti. Al termine dell'abbraccio mi poggia le mani sulle spalle e guardandomi negli occhi..
Ludmilla: Vilu, come mi dispiace. Perché non me lo hai detto prima? Perché ti sei tenuta tutto dentro? Avremmo potuto aiutarti in un modo o nell'altro, almeno non saresti rimasta sola.. Ci saremmo state noi con te.
Violetta: Scusa, é che non riuscivo a parlarne.. E poi non c'è nemmeno stata l'occasione..
Ludmilla: Non preoccuparti. Vilu ricordati che per qualunque cosa io ci sono. E anche quelle altre due strampalate.
Iniziamo a ridere..
Violetta: Si, grazie di tutto.
Ludmilla: Non dirlo manco per scherzo. Adesso andiamo! Ma chi abbiamo adesso?
Violetta: Si. Ehm.. Italiano.
Ci alziamo e rientriamo nel corridoio, dirigendoci in aula. Bussiamo alla porta e entriamo. 
Ludmilla: Scusi il ritardo.
Prof. Italiano: Vi sembra questa l'ora di presentarsi in aula?!
Violetta: Ehi stia sciolta! Le abbiamo chiesto scusa!
Prof. Italiano: Castillo! Esca fuori. Ora!
Ludmilla: Ehi ehi! Si calmi! 
Prof. Italiano: Ferro, vuole uscire anche lei? Vada a posto. E lei Castillo, fuori! 
Violetta: Con grande piacere! *apro la porta*. Ah, prima di andarmene volevo farle un regalo. 
Le mostro il dito medio e ridendo chiudo la porta alle mie spalle per poi allontanarmi dall'aula. Dopo poco sento le urla di quella strega per tutto il corridoio.

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Capitolo 5
*** Paure dal passato ***


Ciao a tutti, volevo scusarmi per non aver postato in queste ultime tre settimane. Purtoppo dove sono andata in vacanza la linea internet era quasi inesistente. Eccomi con un nuovo capitolo, spero vi piaccia!! :)
Eccomi in presidenza, come al solito! Quella strega d'italiano mi ha fatto richiamare dalla Suarez, che paaalle!
Sono qui già da parecchi minuti ad ascoltarla su quali sono le regole, su come ci si deve comportare e bla bla bla. Finita la sua predica mi punisce ancora una volta, costringendomi a pulire tutte le aule del collegio. Vado al pian terreno  per prendere l'occorrente e inizio.
Che sfiga! Quest'anno è iniziato proprio bene, non me ne va giusta una! Finito di pulire le due aule del primo anno mi accorgo della presenza di qualcuno alle mie spalle. Mi volto..
Violetta: Diego? Che ci fai qui!
Diego: Ho visto che non sei venuta a pranzo e ti ho portato da mangiare. Poi magari ti aiuto *sorridendomi*
Violetta: Grazie! 
Ricambiando il sorriso mi siedo in un banco e lui difronte a me. Iniziamo a mangiare ridendo e scherzando. Finito, sistemiamo tutto e ricominciamo a pulire tutte le aule..
Diego: Ehi Violetta!
Violetta: si?
Non ho nemmeno il tempo di voltarmi che mi ritrovo bagnata da capo a piedi, ancora stupita vedo Diego con un secchio vuoto in mano che ride come un matto. Bene, vuoi la guerra?  Guerra avrai! Prendo un'altro secchio d'acqua e glielo butto addosso! Adesso sono io che rido e lui che rimane sconvolto.
Violetta: Tesoro, non ti mettere mai contro di me ! *gli faccio l'occhiolino*
A quelle parole Diego inizia a correre verso di me, io lo precedo scappando per tutta l'aula.. Improvvisamente mi afferra per il braccio, scivolo sul detersivo sparso a terra, mi aggrappo a lui ma cado distesa a terra con lui sopra di me.
Violetta: Ahiiii! *senza smettere di ridere*
Diego: Sei una peste! 
Violetta: Ehi! Peste a chi? *gli do uno schiaffetto sulla spalla*
Continuiamo a ridere rimanendo in quella posizione, i suoi occhi si specchiano nei miei ed entrambi torniamo seri, ci guardiamo per un lungo momento, lui mi sfiora la guancia con le dita della mano destra. Continuo a rimanere con i miei occhi fissi nei suoi. Si sta per avvicinare alle mie labbra. Sempre più vicino. Ammaliata da quegli occhi, chiudo i miei, in attesa di quel bacio.. Mi tornano alla mente un paio di occhi verdi, che non sono quelli che fino a un'attimo prima stavo guardando. Un sorriso che non è quello che prima avevo davanti. Un odore di tabacco che era mischiato alla vaniglia e non alla menta. A delle mani che fanno venire i brividi solo sfiorandomi e non a quelle che mi stavano toccando. A Leon, non a Diego. Apro gli occhi di scatto e con una spinta lo allontano da me. Lui si drizza a sedere stranito. 
Violetta: Diego, scusa. Ma non posso!
Diego: E perché? Fino a un'attimo fa andava tutto bene.. 
Violetta: *Mi avvicino a lui e gli metto una mano sul ginocchio* Diego, la colpa non è tua. È mia. *abbasso lo sguardo* Io, io credo di essermi innamorata di un'altra persona. 
Diego: Cosaaa?! Non ci credo. Non dirmi che è Thomas. *alterandosi*
Violetta: Nono, non è lui. È più grande. 
Diego: Ah, è più grande. Quindi la grande Violetta Castillo non si abbassa a frequentare dei ragazzi della sua età. Che c'è, sono troppo immaturo? 
Violetta: No Diego. Non è questo.
Diego: Oh, si che è questo. Adesso scusami ma devo andare. *si alza ed esce dalla porta*
Violetta: Diego! 
Bene, ci mancava anche questa. Dovevo litigare anche con Diego? Ma cosa c'è che non va in me?
Velocemente mi rialzo e ripulisco tutto il disastro. Finito, torno a riporre l'occorrente al suo posto, per poi avviarmi verso l'auditorium. Entrata trovo le mie amiche sul palco che stanno cantando divertendosi come delle matte. Al solo vederle mi verrebbe una gran voglia di andare su quel palco a cantare con loro, ma non posso. Abbasso lo sguardo. Quando mi sento chiamare da qualcuno. Mi volto. E chi poteva essere se non lui?
Leon: Signorina Castillo alla buon ora.
Violetta: Scusi professore. Ero un pó impegnata a pulire tutte le aule. A causa di quella strega della sua collega.
Leon: Non deve parlare così di una sua insegnante. E comunque io non ho avuto nessuna notizia di questa sua presunta punizione. Per quanto mi riguarda potrebbe anche aver voluto perdere del tempo. Quindi, mi segua. Andremo dalla preside.
Violetta: Non è mica colpa mia se quella rimbambita non le ha detto della mia punizione. Io mi sono spaccata la schiena per pulire quelle aule del cazzo! Quindi non rompa.
Leon: Castillo non mi obblighi a punirla. E abbassi il tono quando parla con me. 
Violetta: *alzando gli occhi al cielo* Si si, come vuole lei. Andiamo!
Mi avvio davanti e lui mi segue a ruota, sto per dirigermi verso l'ufficio dell'occhialuta quando mi sento afferrare per un braccio. 
Violetta: Che diavolo stai facendo? Lasciami!
Leon: Stai zitta e cammina.
Andiamo verso i dormitori, continuiamo a camminare silenziosamente con lui che continua a trascinarmi per il polso. Arriviamo davanti a una porta, la apre e mi ci spinge dentro, entra anche lui e chiude la porta dietro di se. 
Mi guarda. Lo guardo. 
Violetta: Cosa vuoi esattamente? *incrociando le braccia sotto al seno*
Lui mi si avvicina senza staccare gli occhi dai miei. Il mio cuore comincia a battere più velocemente ad ogni suo passo. Eccolo qui, ad un soffio dal mio viso, più bello che mai. Respiro a pieni polmoni il suo profumo. Tabacco e vaniglia. 
Leon: Stai con Diego?
Violetta: Che?? Ma poi saranno affari miei scusa!
Leon: Te lo chiedo un'altra volta. Stai con Diego? 
Violetta: No! Ok? NO! 
Leon: MI STAI MENTENDO!
Violetta: NO CHE NON TI STO MENTENDO! Io e Diego siamo solo amici.
Leon: E come mi spieghi quello che ho visto in aula?
Violetta: Tesoro guarda, io non ti devo spiegare proprio nulla! E non venirmi a fare scenate di gelosia dopo avermi rifiutata! Io e te non stiamo insieme, tu sei il mio professore e io sono una tua alunna. Me lo hai fatto capire chiaramente, quindi fai pace con il cervello! Adesso, se non ti dispiace vado.
Furiosa lo sorpasso, apro la porta della sua stanza ed esco fuori. Qui prendo un bel respiro, per poi incamminarmi verso l'auditorium.
Dopo qualche minuto torna anche Leon, come se non bastasse mi chiama per cantare. Deglutisco e salgo sul palco. 
Leon: Bene Castillo, canti qualcosa.
Violetta: Professore, io non posso.
Leon: *Spazientito* Per quale motivo?
Le mie amiche mi guardano tristemente, sapendo il motivo.
Ecco, ricominciano a tornare alla mente ricordi della mia infanzia e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Violetta: Non sono affari che la riguardano!
Leon: Castillo, non mi costringa a prendere provvedimenti.
Violetta: Può prendere tutti i provvedimenti che vuole, ma io NON CANTERÒ! *con la voce spezzata dal pianto*
Avvicino le mani al viso e correndo scendo dal palcoscenico per poi uscire dall'auditorium..  Velocemente arrivo al terzo piano, dove non c'è niente e nessuno, sbattendo molte volte contro qualcuno e senza nemmeno farci caso. Entro in una stanza e chiudo la porta alle mie spalle. Cammino su e giù per la stanza, dopo essermi accesa una sigaretta, continuando a piangere. Mi avvicino ad un muro e mi ci appoggio, scivolandoci contro arrivo a sedermi per terra. Porto le ginocchia al petto e le abbraccio, continuando a fumare. Dopo poco vedo la porta aprirsi improvvisamente.
Violetta: Cosa ci fai qui?
Leon: Sono venuto a vedere come stavi. Non pensavo ti mettessi a piangere.
M si avvicina e si siede al mio fianco appoggiandosi al muro.
Rimaniamo in silenzio per parecchio tempo a guardare in avanti. Faccio un bel respiro..
Violetta: Non canto per mia madre. Si è suicidata quando avevo dodici anni. 
Leon: *mi asciuga le lacrime con il pollice* Non devi..
Lo guardo. Quei suoi occhi nonostante tutto m'ispirano fiducia.. Scosto il mio viso dalla sua mano e torno a guardare il muro davanti a me, mentre lui continua a guardarmi.
Violetta: Sai, lei era una cantante famosa. Mio padre mi ha raccontato che quando avevo sei anni, un discografico la sentì cantare in un ristorante e le fece incidere il suo primo disco. Da allora iniziò a fare tour, serate e tanto altro. Eravamo veramente felici. Lei era felice. Poi però  iniziò a far uso di droghe, aveva sperperato quasi tutti i soldi che aveva guadagnato. Una mattina, avevo dodici anni, mi picchiò perché non volevo darle i miei risparmi e finii in ospedale. Il giorno dopo mio padre mi venne a trovare e disse che mia madre si era suicidata e che aveva lasciato una lettera..
 
FLASHBACK.
Papà mi mostra una lettera della mamma, inizio a piangere:
 
Mi dispiace per tutto. Sono una pessima madre e una pessima moglie. Fin da bambina ho sempre avuto due desideri : avere una famiglia e diventare una cantante famosa. Entrambi si sono realizzati, ma uno ha danneggiato l'altro. Io sono cambiata radicalmente, non sono più la stessa ormai.. Ho picchiato persino te, Vilu, a causa mia sei finita in ospedale e questo non me lo perdonerò mai. Per questo ho deciso di farla finita, continuerei ad essere un peso per entrambi e non voglio. German, giurami che avrai cura di nostra figlia come hai sempre fatto e come io non sono riuscita a fare. Vi amo entrambi, non dimenticatelo mai. Addio. 
 
Papà si siede sul mio letto ed entrambi ci abbracciamo piangendo.
FINE FLASHBACK.
 
Continuo a guardare dritto davanti a me, lui rimane in silenzio.. Dopo poco si alza e mi porge la mano. Alzo lo sguardo verso di lui..
Leon: Verresti in un posto con me?
Lo guardo interrogativa, lui mi sorride. Decido di andare con lui.

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Capitolo 6
*** Una chiacchierata con un vecchio amico ***


Gli porgo la mano e mi aiuta ad alzare. Senza lasciarmi comincia a camminare portandomi in una delle aule in disuso del collegio. Apre la porta e mi ritrovo dinnanzi ad un pianoforte. Mi blocco continuando a tenere la mano nella sua. Lui, si volta a guardarmi incitandomi a seguirlo con un sorriso. Arrivati al piano, lui si siede e io al suo fianco. Pone le mani sui tasti e inizia a suonare una melodia dolcissima. Rimango incantata a guardarlo. Improvvisamente si ferma..
Leon: Canta con me.
Violetta: Te l'ho giá spiegato, non posso *abbasso il capo*.
Prende il mio mento tra le dita, solleva il mio viso, facendo specchiare i suoi magnifici occhi nei miei.
Leon: Si che puoi. Non devi farti condizionare da ciò che é successo in passato. Tua madre ha fatto degli errori, ma questo non significa che tu farai lo stesso. Ti faccio una domanda, a te piace cantare?
Violetta: Si ma..
Leon: Nessun ma, canta con me. 
Allontana la mano dal mio viso e le ripone entrambe sui tasti del piano ricominciando a suonare e iniziando a cantare..

Leon: Abre tus ojos para ver *apri i tuoi occhi per vedere*
nena ya debes despertar *bimba ora devi svegliarti*
el sueño termino *il sogno è finito*
deja tu habitacion *lascia la tua casa*
la vida que te espera *la vita ti aspetta*
propone un plan mejor *propone un piano migliore*

I suoi occhi. I suoi occhi sono qualcosa di meraviglioso..

sal de tu caja de cristal *esci dalla tua scatola di cristallo*
ya no hay mas rosas para perfumar *adesso non hai più rose per odorare*
tus miedos te olvidaron *le tue paure ti hanno dimenticata*
el mundo esta en tus manos *il mondo è nelle tue mani*
ya es tiempo de salir aver que hay ayay *ora è il momento di uscire a vedere cosa c'è ayay*

 Leon: con la mirada azul como el cielo *con  occhi azzurri come il cielo*
esos dos ojos descorren el velo *questi due occhi sollevano il velo*
y a fuerza de reir aprenden a vivir *e a forza di ridere imparate a vivere*
y tienen algo para compartir *e avete qualcosa da condividere*

Mi fa un cenno con la testa, senza pensarci apro la bocca e inizio a cantare con lui..

Violetta e Leon: vamos te invito a caminar *andiamo t'invito a camminare*
hay que animarse a ver la realidad * bisogna incoraggiarsi a vedere la realtà*
tus miedos te olvidaron *le tue paure ti hanno dimenticata*
el mundo esta en tus manos *il mondo è nelle tue mani*
ya es tiempo de salir a ver que hay ayay *adesso è il momento di uscire a vedere cosa c'è*

todo puede ser mejor * tutto puó essere migliore*
porque el mundo es para vos *perchè il mondo è per te*
 puede ser mejor *puó essere migliore*
nena despierta de tu sueño *bimba svegliati dal tuo sogno*
HOY! *Oggi!*

Leon: hay alguien que quiere una respuesta *c'è qualcuno che vuole una risposta*
te presta su amor y dos alas abiertas  *ti offre il suo amore e due ali aperte*
no huyas no escapes y ya no te mientas *niente fughe niente scorciatoie e non mentire più*
te pido que hagas lo que tu alma sienta  *ti chiedo di fare quello che sente la tua anima*

Violetta e Leon: vamos te invito a caminar *andiamo t'invito a camminare*
hay que animarse a ver la realidad * bisogna incoraggiarsi a vedere la realtà*
tus miedos te olvidaron *le tue paure ti hanno dimenticata*
el mundo esta en tus manos *il mondo è nelle tue mani*
ya es tiempo de salir a ver que hay ayay *adesso è il momento di uscire a vedere cosa c'è*

todo puede ser mejor * tutto puó essere migliore*
porque el mundo es para vos *perchè il mondo è per te*
 puede ser mejor *puó essere migliore*
nena despierta de tu sueño *bimba svegliati dal tuo sogno*
HOY! *Oggi!*

todo puede ser mejor * tutto puó essere migliore*
porque el mundo es para vos *perchè il mondo è per te*
 puede ser mejor *puó essere migliore*
nena despierta de tu sueño *bimba svegliati dal tuo sogno*
HOY! *Oggi!*

vamos te invito a caminar *andiamo t'invito a camminare*
hay que animarse a ver la realidad * bisogna incoraggiarsi a vedere la realtà*
tus miedos te olvidaron *le tue paure ti hanno dimenticata*
el mundo esta en tus manos *il mondo è nelle tue mani*
ya es tiempo de salir a ver que hay ayay *adesso è il momento di uscire a vedere cosa c'è*

todo puede ser mejor * tutto puó essere migliore*
porque el mundo es para vos *perchè il mondo è per te*
 puede ser mejor *puó essere migliore*
nena despierta de tu sueño *bimba svegliati dal tuo sogno*
HOY! *Oggi!*

todo puede ser mejor * tutto puó essere migliore*
porque el mundo es para vos *perchè il mondo è per te*
 puede ser mejor *puó essere migliore*
nena despierta de tu sueño *bimba svegliati dal tuo sogno*
HOY! *Oggi!*

Ci guardiamo negli occhi, e ci sorridiamo a vicenda..
Leon: Hai capito adesso? *accarezzandomi una guancia*
Violetta: Si, grazie. Anche se fa male devo andare avanti con la mia vita, non mi posso lasciar condizionare da cose accadute in passato, per quanto importanti siano state. Sono felice di averne parlato con te, ne avevo davvero bisogno.
Leon: È stato un piacere! *mi sorride*.
Continuiamo a guardarci, lentamente mi avvicino al suo viso, sono ad un soffio dalle sue labbra quando lui si scosta.. Sospira e poggia la fonte sulla mia.
Leon: Non possiamo.
Violetta: Si che possiamo, basta volerlo! *allontanandomi per guardarlo negli occhi*
Leon: No, non basta. Non basterà mai! Sono un tuo professore.
Violetta: Evidentemente non vuoi, altrimenti te ne saresti fregato di tutto e tutti!
Leon: No, io vorrei! Non sai quanto lo vorrei.. Ma non posso rischiare.
Violetta: Ok, non rischiare! Tieniti il tuo stupido lavoro! Ma non venire più a farmi scenate come quella di oggi!
Mi alzo e mi allontano da lui.
Leon: Violetta aspe..
Non lo lascio nemmeno finire di parlare che esco dalla stanza e vado in giardino, le lacrime cominciano a rigarmi il viso, subito le riasciugo.. Questa volta non piangeró, ho già sprecato troppe lacrime per qualcuno che non le merita. Faccio un bel respiro e torno in auditorium, lui è giá qui.
Leon: Bene ragazzi, per la settimana prossima vi affido un compito, dovrete comporre una canzone. Potete parlare di ció che volete, l'importante è che parli di voi e che esprima i vostri sentimenti. Arrivederci, ci vediamo domani.
Eccolo che si alza e si allontana verso la porta d'uscita, chiudendosela poi alle spalle. 
Continuo a guardarlo quando qualcuno mi tocca la spalla..
Violetta: Fran che succede?
Francesca: A te che succede, è da qualche settimana che sei strana e oggi ci si è messo anche il prof con il canto.. Sicura che vada tutto bene?
Violetta: Sisi, non preoccupatevi. Prima di andare a cena vi devo parlare di alcune cose.. Ludmilla già ne è al corrente e vorrei aggiornarvi.
Camilla: Certo, andiamo!
Arrivate nella nostra stanza ci sediamo sul mio letto e inizio a raccontare di tutto quello che era successo con Leon, di come mi ero sentita qualche settimana fa e di come, nonostante mi abbia fatta soffrire, mi abbia aiutato a fronteggiare le mie paure.. Anche se un'attimo dopo era tornato a farmi del male.
Camilla: Sono davvero felice del fatto che adesso riesci a cantare! Ma quel Prof dei miei stivali dovrebbe far pace col cervello! 
Francesca: Ma infatti si! È un idiota! Vilu, ascoltami, non vale la pena star male per un tipo del genere. Ti vuole ma allo stesso tempo no. Ti fa scenate di gelosia poi si tira indietro! Tu non sei la sua bambolina. 
Violetta: Ragazze non vi preoccupate, staró bene *sforzando un sorriso*. Adesso vado un pó da Marco, è da tanto che non facciamo una chiacchierata come si deve. Ci vediamo a cena. 
Francesca: V-vai da Marco?
Violetta: Si, perchè?
Francesca: Sembra un cane! 
Violetta: Che? Fran ma che ti prende?
Francesca: Sii, con tutti quei capelli, poi anche la faccia, quel suo naso. Ha un naso da cane! 
Violetta: *inizio a ridere* Ok Fran. A dopo.
Lascio le ragazze in camera e mi avvio verso i dormitori maschili, arrivo alla porta della stanza dei ragazzi e busso. Ad aprirmi è Diego.
Diego: Che vuoi?
Violetta: Diego ti prego smettila. Sono venuta per Marco, c'è?
Diego: Si. Marco c'è qualcuno per te.
Rientra senza nemmeno salutarmi. Continuo ad aspettare fuori la stanza fin quando non vedo sbucare una testa piena di capelli neri fuori dalla porta. Ha ragione Fran, sembra un cagnolino.
Marco: Vilu! Cosa ci fai qui? *sorpreso*
Violetta: Sorpreso? Sono venuta per stare un pó con te, è da tanto che non facciamo una chiacchierata. Mica aspettavi qualcun altro?*guardandolo sospettosa*.
Marco: Chi, io?? *inizia a ridere nervosamente* Ma cosa stai dicendo! Io non aspettavo proprio nessuno.. 
Violetta: Certo! Ed è per nessuno che ti sei riempito di colonia. Ma quanto ne hai messa?! *sventolandomi davanti al viso con una mano*.
Inizia a toccarsi nervosamente i capelli e a guardare a destra e a sinistra.
Violetta: Marco, puoi smetterla di fare il cretino? La tua lei non verrà, sa che sono qui. 
Lui mi guarda sgranando gli occhi ed io gli sorrido.
Marco: M-ma tu come sai chi è?
Violetta: Tu e Fran vi siete fatti sgamare subito. Le occhiatine e i sorrisini che vi scambiate non passano inosservati e poi oggi ho avuto la conferma. Appena ho detto che sarei venuta qui Fran ha iniziato a dire cose senza senso come fa quando è nervosa. E tu hai iniziato a fare lo stesso. Quindi mi è bastato collegare e niente, l'ho capito!
Marco: Non ti si puó tenere nascosto nulla! 
Violetta: Non penso, prima o poi le cose si vengono a sapere. Perchè avete voluto nascondercelo?
Marco: *sospira* Sai com'è il padre di Fran, ha orecchie dappertutto se lo venisse a sapere qualcuno, ne verrebbe a conoscenza anche lui,  la porterebbe via dal collegio e non ci potremmo più vedere. E io non voglio, l'amo davvero.. Non potrei stare senza di lei. 
Iniziamo a camminare verso il giardino. Arrivati, prendo una sigaretta e l'accendo offrendone una a Marco che accetta volentieri. Ci sediamo su una panchina e fumiamo in silenzio.
Marco: Mi spiace di non avertelo detto, ma..
Violetta: Marco, non preoccuparti, ho capito. Sono davvero felice per voi e non preoccuparti, il vostro segreto è al sicuro con me. *Gli sorrido e l'abbraccio*.
Marco: Grazie Vilu, ti voglio bene.
Violetta: Anch'io stupido! *dandogli uno scalpellotto dietro la testa*.
Ci allontaniamo l'uno dall'altra ridendo. 
Marco: A te invece? Come va?
Faccio un bel respiro e gli racconto tutto d'un fiato. 
Marco: Sono così felice che hai ripreso a cantare.
Mi abbraccia ma subito dopo mi allontana mettendomi le mani sulle spalle.
Marco: Cos'è questa storia del professore? Non ci credo!
Violetta: Neanch'io. Vorrei non fosse così ma lo è. *Abbasso lo sguardo*.
Marco: Vilu, ascoltami, sai che non credo in quelle stronzate che sostengono certe persone su chi frequentare e chi no in base all'età, ma se si venisse a scoprire di questa relazione oltre a perdere il posto di lavoro, finirebbe in galera! Tu sei ancora minorenne, anche se non ci sembra. Per questo, io lo capisco. L'attrazione nei tuoi confronti c'è sicuramente e anche la gelosia, a quanto mi hai detto, sicuramente prova qualcosa per te, ma non se la sentirà di rischiare inutilmente.
Violetta: Si, non se la sente perchè è un codardo!
Marco: Si, forse hai ragione. Ma cosa faresti tu al suo posto? Hai provato a metterti nei suoi panni? Dovrebbe rischiare per un qualcosa che non è certo. Lui potrebbe pensare che da parte tua sia una stupida cotta e niente di più. Che ne sa lui se tu, dopo qualche mese ti scoccerai?Oppure se lui chiuderà la vostra relazione, hai pensato a come sarebbe vederlo tutti i giorni? E se in un attimo di rabbia raccontassi tutto?
Violetta: Si, forse hai ragione. Ma io ci soffro ugualmente.. Quello che fa più male è che nonostante tutto me lo ritrovo sempre. La cosa peggiore è che lui prova a consolarmi, com'è successo oggi. Mi sono illusa..
Marco: No Vilu, non ti sei illusa.. Lui sicuramente prova qualcosa per te, ma non è pronto a rischiare. Non puoi sapere lui come si sente in questo momento. 
Improvvisamente gli squilla il telefono. Lo prende e risponde.
Marco: Brodway dimmi... Okok, adesso veniamo. Ciao.
Chiude la telefonata e ripone il telefono in tasca.
Violetta: Cosa voleva?
Marco: Si è fatto tardi, dobbiamo andare a mangiare. Gli altri sono già tutti lì. Se vuoi finiamo di parlarne dopo *alzandosi*.
Violetta: Non ti preoccupare, so che hai un impegno e non voglio che lo cancelli per me. Questa chiacchierata mi ha fatto davvero bene. Dovremmo parlare più spesso, come ai vecchi tempi. *Mi alzo anch'io*
Marco: Certo! Dimmi quando e io ci saró! 
Ci abbracciamo sorridendo per poi andare in mensa sotto braccio. 
Dopo cena vado con le ragazze in stanza, tutte tranne Fran che aveva il suo incontro galante.
Mentre mettevo lo smalto alle unghie..
Camilla: Cosa è successo con Diego? Non ti ha guardata e rivolto la parola per tutta la cena.
Violetta: L'avete notato?
Ludmilla: Si.
Violetta: Niente, l'ho semplicemente respinto dicendogli che ero innamorata di un ragazzo più grande.
Camilla: Nooo! E lui?
Violetta: Si è arrabbiato e ha iniziato a blaterare che quelli della nostra età non erano abbastanza per me e altre cavolate.
Ludmilla: Non ci credo. 
Violetta: Giuro! Ho provato a spiegarmi ma mi tiene il muso, quindi non so che fare. Sinceramente ho già altre cose per la testa.
Improvvisamente bussano alla porta. 
Ludmilla: Chi sarà?
Violetta: Non lo so *poso lo smalto sul comodino*. Vado a vedere.
Mi alzo dal letto, vado verso la porta e la apro..
Violetta: E tu cosa ci fai qui?

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Capitolo 7
*** Una canzone che parla di te ***


Mi scuso per aver pubblicato solo adesso il capitolo, ma non ho avuto proprio tempo.. Spero mi perdonerete e che vi il capitolo vi piaccia! Alla prossima, ciaaao :D

Violetta: E tu cosa ci fai qui? 
Diego: Possiamo parlare un attimo?
Violetta: Diego, sai cosa dovrei fare? Sbatterti la porta in faccia. Ti sei comportato come uno stupido.
Diego: Si, hai ragione. Ma per favore, parliamone.
Violetta: *sospiro* Ok.
Esco in corridoio chiudendomi la porta alle spalle. 
Diego: Vieni, andiamo per di qua.
Lui va avanti ed io lo seguo fin sulla terrazza.
Diego: Vilu, scusa. Non volevo reagire in quel modo, il fatto è che ci sono rimasto parecchio male.
Violetta: Diego, ho capito che ci sei rimasto male, e credimi quando ti dico che mi dispiace. Ma il tuo comportamento è stato da immaturo. Non puoi comportarti così ogni volta che qualcosa ti va male. Fidati, avrei preferito innamorarmi di te cento volte piuttosto che di quell'idiota patentato. Ma purtroppo l'amore è così, non scegli di chi innamorarti, succede e basta.
Diego: Si, hai ragione. E per questo ti chiedo scusa. Ho capito che nonostante tutto voglio averti al mio fianco. Per me sei importante, e non voglio perdere la tua amicizia a causa del mio stupido orgoglio maschile.
Violetta: Oh, Diego. Anche tu sei importante per me, davvero. *Lo abbraccio*. E non sai quanto io sia felice di sentirti dire queste parole.
In lontananza vedo qualcuno fermo a guardarci, focalizzo meglio il viso.. Leon. Ma è mai possibile?! Mi trova sempre in momenti che potrebbe fraintendere! Si accorge del mio sguardo su di lui e si volta andandosene. Subito mi allontano da Diego e con una scusa mi congedo per poi dirigermi al suo inseguimento. Inizio a correre e fortunamente riesco a raggiungerlo. Lo prendo per un braccio e lui si volta.
Leon: Signorina, lei non dovrebbe essere a letto in questo momento? *con voce alterata*.
Violetta: Smettila di fare il cretino. Stavamo solo parlando e chiarendoci. 
Leon: Non è nel mio interesse la sua vita privata. Quindi non mi deve nessuna spiegazione. Piuttosto vada a letto, prima che le metta una nota.
Violetta: Idiota! Come già ti ho detto oggi, non c'è niente tra me e lui.
Leon: Le ho detto che non m'interessa.
Violetta: Certo, ed è proprio perchè non t'interessa che sei rimasto lì a spiare.
Leon: *alzando la voce* Io non stavo spiando proprio nessuno!
Violetta: Zitto idiota! Vuoi che ci senta tutto il collegio?
Leon: *abbassando la voce* Stavo andando nella mia stanza e.. Aspetti, ma io non le devo spiegazioni! Piuttosto vada a dormire altrimenti gliela metto una nota.
Fa per girarsi ed andarsene ma io lo fermo prendendogli il braccio.
Violetta: E mettimela sta nota se tanto ci tieni. Ma ascoltami! Stamattina quando ci hai visti, io l'ho respinto! Gli ho detto che sono innamorata di un'altra persona. Adesso stavamo soltanto chiarendo.
Leon: Ah bene, e chi sarebbe questa persona? Thomas? Marco? Ho visto che oggi eri molto in confidenza con lui.
Violetta: Idiota! Sei tu la persona di cui sono innamorata! Come diavolo fai a non averlo ancora capito?!
Lui rimane a guardarmi a bocca aperta. La richiude e la riapre senza far uscire nessun suono..
Leon: Non puoi. Non possiamo..
Violetta: Sempre la solita storia, non possiamo, non possiamo. Bhe io ti amo! *lo urlo*
Leon: Shhh * mi mette una mano sulla bocca per zittirmi* Sei stupida? Fino a poco fa eri tu che mi rimproveravi e adesso che fai? Urli?
Violetta: *allontano la sua mano dalla mia bocca e la trattengo tra le mie* Non ho paura di gridarlo.. Ti esprimerò il mio amore in ogni modo possibile. 
Leon: *inizia a ridere* Tu sei pazza. 
Violetta: Di te.
Lo guardo fisso negli occhi, lui smette di sorridere e mi si avvicina lentamente, la sua mano ancora tra le mie. Arriva a sfiorarmi il naso con il suo, le labbra con le sue, chiudo gli occhi e... niente. Non lo sento più. Stranita apro gli occhi e lo ritrovo a guardarmi..
Violetta: Che succede?
Leon: Non posso. Mi dispiace.
Stringendo i pugni lungo i fianchi si allontana, lasciandomi sola e al buio nel freddo corridoio.
Oramai è passata giusto una settimana da quel giorno non ho più avuto occasione di parlargli, ogni volta che lo incontravo per i corridoi era sempre sfuggente e di fretta. Anche a lezione sembrava ignorarmi del tutto.
 In questo momento sto per recarmi in auditorium con le ragazze. Per oggi, ognuno di noi ha dovuto scrivere una canzone che esprimesse i propri sentimenti. Bhè, io l'ho scritta.. Naturalmente parla di lui. Sono super nervosa al pensiero di cantarla davanti a tutti, ma soprattutto, di cantarla davanti a lui! Ma DEVO farcela, non mi arrenderò tanto facilmente. Gli ho detto che gli avrei manifestato il mio amore in ogni modo possibile, bhè, ecco il primo. 
Sento Ludmilla chiamarmi, la sua voce mi riscuote dai pensieri che affollano la mia mente.
Violetta: Scusa, che hai detto?
Ludmilla: Vilu, che hai? È da una settimana a questa parte che sei sempre distratta. Mica c'entra di 
nuovo quel professore da strapazzo?
Vedo un velo di preoccupazione nei suoi occhi, come in quelli delle altre.
Violetta: Tutto bene, non preoccupatevi!
Maschero i miei pensieri con un sorriso e mi avvio avanti. Arrivata in auditorium prendo posto su una delle poltroncine in platea, dopo poco mi raggiungono anche le altre. Leon è già sul palco, sta parlando con un ragazzo del terzo anno. Come al solito non riesco a staccargli gli occhi di dosso, sentendosi osservato mi rivolge uno sguardo. Rimaniamo a guardarci per qualche istante, poi lui distoglie lo sguardo e scendendo dal palcoscenico, si dirige al suo posto in platea. 
Leon: Bene ragazzi, adesso ascolteró le vostre canzoni. Prego, iniziamo dai ragazzi del primo anno.
Una ragazzina bionda, sale sul palcoscenico e inizia a cantare. Andiamo avanti così per quasi un'ora e mezza finchè non sento la sua bellissima voce pronuciare il mio cognome.
Violetta: Si?
Leon: Prego, tocca a lei.
Mi alzo dalla poltroncina, salendo lentamente le scale arrivo sul palcoscenico e mi posiziono vicino al piano. Noto che ha abbassato la testa su un foglio impegnato a scrivere qualcosa.
Leon: Prego, inizi. *Ancora con lo sguardo sul foglio*.
Chiudo gli occhi inspirando ed espirando. Li riapro e guardo verso le mie amiche che mi fanno cenno di continuare, prendo coraggio e inizio a suonare la melodia della mia canzone rivolgendo lo sguardo verso di lui, ancora impegnato ad ignorarmi..

Te siento tan distante y tan cerca a la vez, *ti sento così distante e così vicino allo stesso tempo*
Descifrando, tu silencio... *interpretando il tuo silenzio*


Continuo a guardarlo e finalmente alza lo sguardo verso di me. I suoi occhi vengono attirati dai miei, dalla mia voce e dalle mie parole.


Y entonces me imagino dentro de tu piel, *e quindi m'immagino nella tua pelle*
Pero pierdo, en el intento *ma mi distraggo nel provarci*

Y por mas que busco darte amor, *e per tutte le volte che cerco di darti amore*
Nunca te fijas en mi, *non ti sei mai accorto di me*
Si supieras que puedo morir por ti, *se sapessi che posso morire per te*
Por ti *per te*

Inalcanzable como estrella tan distante *irraggiungibile come una stella tanto lontana*
Un amor casi imposible, *un amore quasi impossibile*
Invisible como el aire, *invisibile come l'aria*
Eres tan inalcanzable, *sei così irraggiungibile*
Tan sublime como un ángel, *così divino come un angelo*
Un amor casi imposible, *un amore quasi impossibile*
Como un fuego que no arde, *come un fuoco che non brucia*
Te me has vuelto inalcanzable, *tu mi hai fatto diventare irraggiungibile*
Inalcanzable... *irraggiungibile*

Si, è così. Per me ormai sei diventato irraggiungibile, ogni volta che c'incontriamo scappi da me, dal mio sguardo, dal mio amore. Mi hai fatto diventare irraggiungibile di riflesso. Non posso amare nessun altro che non sia tu, non faccio altro che pensare a te, si, solo a te. Ormai gli altri non esistono. Esisti solo ed esclusivamente tu.

Vivo en la vereda de tu soledad, *vivo sul sentiero della tua solitudine*
Cuando alguien, te lástima, *quando qualcuno ti fa del male*
Que ganas de decirte que no hay nadie más *che voglia di dirti che non c'è nessun altro*
Que te ame, sin medida, *che ti ami, senza misura*
Como duele verte suspirar, *come fa male vederti sospirare*
Por quien no voy a ser feliz, *per chi non ti rende felice*
Si supieras que puedo morir por ti, *se sapessi che posso morire per te*
Por ti *per te*

Inalcanzable como estrella tan distante *irragiungibile come una stella tanto lontana*
Un amor casi imposible, *un amore quasi impossibile*
Invisible como el aire, *invisibile come l'aria*
Eres tan inalcanzable, *sei così irraggiungibile*
Tan sublime como un ángel, *così divino come un angelo*
Un amor casi imposible, *un amore quasi impossibile*
Como un fuego que no arde, *come un fuoco che non brucia*
Te me has vuelto inalcanzable, *tu mi hai fatto diventare  irraggiungibile*
Inalcanzable... *irragiungibile*

Inalcanzable como estrella tan distante *irragiungibile come una stella tanto lontana*
Un amor casi imposible, *un amore quasi impossibile*
Invisible como el aire, *invisibile come l'aria*
Eres tan inalcanzable, *sei così irraggiungibile*
Tan sublime como un ángel, *così divino come un angelo*
Un amor casi imposible, *un amore quasi impossibile*
Como un fuego que no arde, *come un fuoco che non brucia*
Te me has vuelto, inalcanzable, *tu mi hai fatto diventare irragiungibile*
Inalcanzable... *irraggiungibile*
Inalcanzable... *irraggiungibile*
Inalcanzable... *irraggiungibile*
...Inalcanzable *irraggiungibile*

Per tutta la canzone non facciamo altro che guardarci, spero di essere riuscita a fargli capire come mi sta facendo sentire, quanto lo amo.
Leon: Ehm.. Bene signorina Castillo. A quanto pare lei ha deciso di raccontarci di un suo amore impossibile?
Violetta: No, non ho parlato di un amore impossibile, ma quasi impossibile. 
Lo sfido sostenendo il suo sguardo, finchè non lo riabbassa sul foglio e mi rimanda a posto.
Prendo posizione tra le mie amiche.
Ludmilla: il caro professore è rimasto un pó turbato dalla tua canzone *sorridendo sottovoce*
Francesca: Un pó tanto turbato! Non ti ha tolto gli occhi di dosso! 
Camilla: Ben gli sta! Vilu, sei stata grande! *mi fa un occhiolino*
Finita la lezione ci dirigiamo tutti a mangiare, i ragazzi sono già al tavolo come al solito. 
Thomas: Ehi Vilu! Ragazze *ci sorride*.
Violetta: Ciao Ragazzi. *Mi siedo*
Marco: Ragazze, sentite qua! Stasera di esce da questo carcere!
Camilla: Che?? Magnifico! E dove andiamo? *urlando*
Diego: Zitta! Vuoi che ci senta tutto il collegio? 
Camilla: Oops!
Ludmilla: Allora? Dove andiamo?!
Marco: Ci viene a prendere un mio amico e andiamo a Bailaaar!
Francesca: Oddio! Che bello, era ora! Mi stavo annoiando a morte in questo posto del cavolo.
Thomas: Vilu, sei contenta?
Violetta: Che? Cosa? *risvegliandomi dai miei pensieri*
Thomas: Stasera.
Violetta: Si, sono entusiasta di andare a ballare! 
Sforzo un sorriso e vedo Ludmilla e Marco lanciarmi uno sguardo preoccupato.
Diego: Bene, allora fatevi trovare pronte per le undici e mezzo. A dopo bellezze! 
Ci fa un occhiolino e insieme agli altri si alza e va verso la sua stanza. Finito di mangiare, anche noi andiamo in stanza. Scocciata mi butto sul letto affondando la faccia nel cuscino.
Ludmilla: Vilu, dobbiamo parlare.
Sollevo il viso dal cuscino e la guardo interrogativa.
Ludmilla: non fare quella faccia, come se non ci fosse nulla da dire.
Poggio le mani sul materasso facendomi forza con le braccia per alzarmi e mettermi seduta con gambe e braccia incrociate.
Violetta: Infatti non c'è niente da dire.
Francesca: Guarda che ci siamo accorte che stavi in un altro mondo a tavola. E poi hai sempre quell'ombra che ti oscura il viso. Prima non eri così. 
Camilla: Apparte in quel periodo.
Ludimilla: Camilla!
Camilla: Scusaaa!
Violetta: Cami, non preoccuparti. Quel periodo è passato. 
Ludmilla: Si, è passato. Ma ci stai ricadendo. Vilu, c'è la stessa tristezza nei tuoi occhi, non puoi prenderci in giro!
Violetta: Vi ho detto che non è così! Va tutto bene! Adesso mi lasciate in pace?! *urlo*
Francesca: No che non ti lasciamo in pace! Vedi? Inizi a comportarti come allora. Ci tagli fuori dalla tua vita. Perché non ti sfoghi, noi siamo qui per questo.
Camilla: Vilu, ti prego. 
Si siede sul letto accanto a me e poggia una mano sulle mie.
Non mi sta succedendo di nuovo. Io sto bene. Perché non lo capiscono? Perché? Si, è vero. Sono un pò triste a causa di Leon, ma non come é accaduto in passato. 
Con uno schiaffo scanso le mani di Camilla dalle mie.
Violetta: Lasciatemi in pace, ho detto che sto bene. Non fate le mammine assillanti. So cavarmela da sola.
Mi alzo dal letto e vado nel bagno chiudendo la porta alle mie spalle. Dopo un pò sento le ragazze che continuano a parlare.
Ludmilla: Fran, lasciala stare. 
Probabilmente Francesca stava venendo di nuovo a rompere.
Francesca: Ma..
Ludmilla: Adesso é arrabbiata e non ragiona. Lasciamola sbollire e prepariamoci per stasera.
Devo ammettere che mi sento un pó in colpa, le ho trattate malissimo. Ma hanno davvero esagerato, io sto bene.
Con questi pensieri mi spoglio e faccio una bella doccia. Esco dal bagno e trovo le ragazze intente a mettersi lo smalto. 
Camilla: Hai finito? Bene, vado io. *Acidamente*.
Sta per entrare in bagno quando io la fermo per un braccio.
Violetta: Cami, scusa per prima. Non volevo schiaffeggiarti la mano. É che mi sono sentita attaccata. Ludmilla, Fran, scusate anche voi. *abbasso lo sguardo*. Avete ragione, sono un pò triste a causa di Leon, la settimana scorsa gli ho detto di amarlo e lui mi ha respinta ancora una volta. Mi sono sentita umiliata e ferita, ma nonostante tutto continuo ad amarlo, e voglio dimostrarglielo. Fidatevi quando vi dico che non sto così male come in quel periodo. Davvero. Siete le mie migliori amiche e vi voglio bene, scusatemi ancora.
Camilla subito mi abbraccia, dopo qualche secondo ci raggiungono anche le altre. 
Camilla: Ti perdoniamo. *si allontana dall'abbraccio insieme alle altre*. Il fatto è che ci preoccupiamo per te. Approposito quel professore inizia a darmi sui nervi! 
Violetta: *Inizio a ridere*Davvero, non c'è nulla di cui preoccuparsi.
Francesca: Ok, adesso lasciamo da parte i problemi e prepariamoci, stasera ci si diverte!
Tutte: Yeeeeeeeeeeeeeeeh!
Eccoci qui, pronte per la serata. 
Ricevo uno squillo da Marco ed in silenzio scendiamo giù in cortile dove ci aspettano gli altri.
Marco: Ehi! Venite che dobbiamo scavalcare! *bisbiglia*
Ludmilla: Un momento! Stiamo arrivando.  *Ad alta voce*
Diego: Ma sei impazzita? Che cavolo urli a fare? *bisbiglia*
Ludmilla: Ma stai zitto, imbecille!
Diego: Mha! Tu sei matta.
Cammina velocemente verso il cancello, si arrampica e lo scavalca facendo cigolare il cancello.
Ludmilla: Che imbecille! E poi dice a me.
Dopo qualche minuto e la caduta di Camilla con il sedere per terra, ci ritroviamo tutti fuori dal collegio.
Francesca: Marco scusa, ma questo tuo amico con la macchina?
Marco: Dovrebbe essere qui a breve.
Neanche qualche minuto dopo vediamo arrivare una limousine nella nostra direzione.
Marco: Eccolo.
La limousine si ferma davanti a noi, si apre lo sportello del passeggero ed esce un ragazzo alto, occhi di un azzurro spettacolare e capelli biondi. Non c'è che dire, un gran figo..  Non so ma mi sembra di conoscerlo. Il ragazzo va in contro a Marco e lo abbraccia.
Xx: Da quanto tempo! 
Marco: Già, sono felice di vederti. Ragazzi vi presento Jared.  *Gli da una pacca sulla spalla*.
Camilla: Ciaao! Io sono Camilla
Ludmilla: Ludmilla, piacere. *Gli sorride*.
Francesca: Io sono Francesca.
Brodway: Brodway *fa un cenno con la testa*
Diego: Ciao amico, io sono Diego. *gli stringe la mano*
Thomas: io Thomas.
Violetta: Io sono Violetta.
Jared: Lo so. *mi sorride*
Violetta: Come scusa?
Marco: Come Vilu, non ti ricordi? È quel nostro amico d'infanzia che poi partì per l'Europa.
Jared.. Oddio! Adesso ricordo!
Violetta: Non ci credo! Tu sei il tappetto con gli occhiali che piangeva sempre! 
Jared: *si gratta la testa imbarazzato* In carne ed ossa.
Violetta: Come sono felice di rivederti Piagnone! *Gli do una pacca sulla spalla*.
Marco: Adesso te lo ricordi?!
Violetta: E come dimenticarlo? Certo che adesso non sei più tanto basso *alzandomi sulle punte*.
Jared: Eh, no..
Thomas: Mi dispiace interrompere questa vostra rimpatriata, ma che ne dite di andare?*infastidito*.
Marco: Ehi, sta calmo. Adesso andiamo. 
Jared: Si, salite. 
Eccitati saliamo nella limousine, ci nove posti in pelle nera. C'è anche un bar rivestito sempre in pelle, con numerosi porta bicchieri, perfino la tv. Alzo il capo e vedo che è illuminata da delle luci disposte sul tetto. È magnifica. Una volta saliti tutti, Jared alte la divisoria autista e gli chiede di partire. Diego subito va vicino al bar e prende lo champagne per poi stapparlo. Velocemente tutti prendiamo i bicchieri che ci porge Jared e brindiamo. Dopo aver bevuto, chiedo all'autista di aprire il tettuccio della limousine, così io e Ludmilla ci alziamo e usciamo fuori con metà busto. Alzo le braccia e chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo. Il vento mi scompiglia i capelli, riapro gli occhi e abbasso le braccia posizionandone uno sulle spalle di Ludmilla. Le macchine e le luci di Buenos Aires sfrecciano davanti ai nostri occhi , urliamo e ridiamo come delle matte. Per la prima volta non ho pensato a lui.

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Capitolo 8
*** Adesso DEVO cancellarti. ***


La limousine si ferma fuori ad una discoteca. Elettrizzati scendiamo velocemente e ci rechiamo all'entrata. C'è un buttafuori che appena vede Jared ci lascia passare nell'area vip.
Violetta: Conosco un vip e non lo sapevo? *schernendolo*.
Jared: Bhè sai, essendo stato in Europa ho fatto diverse conoscenze ed eccomi qua. *Mi sorride*
Diego: *Gli da una pacca sulla spalla* Wow amico! Mi sa proprio che io e te andremo proprio d'accordo! *Squadrando una biondina mezza nuda al bancone*.
Ludmilla: Il solito morto di figa! *Lo guarda schifata*.
Diego: *Alza gli occhi al cielo* Si puó sapere che cosa vuoi stasera? 
Ludmilla: Chi, io? *Facendo la finta tonta*.
Diego: Si, tu!
Faccio segno a Jared di andare, a quanto pare ne avranno per un pò. 
Jared: Ma Marco?
Violetta: Non so, sarà già in pista? 
Lui annuisce, mi guardo in torno e noto che all'appello manca anche Francesca. Saranno andati ad appartarsi da qualche parte.
Thomas: Ehi Vilu! *Mi mette un braccio attorno alla vita* Vieni, ti offro da bere! *Fulmina Jared con lo sguardo*.
Camilla: Uhh! Anche a me! 
Brodway: E a me, naturalmente!
Thomas: No, solo a Violetta.
Violetta: *Mi allontano dalla sua presa* Meglio di no, grazie. 
Beodway: Bene, adesso vieni ad offrire a me e a Cami.
Camilla: Ben detto, Brodway! *Gli fa l'occhiolino*.
In un batter d'occhio scompaiono trascinandosi dietro il povero Thomas reggendolo un braccio per ciascuno.
Violetta: *Ridendo* Povero Thomas! Ha firmato la condanna del suo portafogli!
Jared: Già *ride anche lui*. Posso farti una domanda?
Violetta: Certo, dimmi. 
Jared: Ma tu e Thomas..
Violetta: No, no, no! È solo un caro amico, un pó appiccicoso.
Jared: No, perché mi guarda come se volesse farmi fuori. 
Violetta: *Scoppio a ridere* Probabile, ma non preoccuparti. Lo fa con qualunque persona o animale di sesso maschile mi si avvicini. 
Jared: Deve essere parecchio innamorato. 
Violetta: Nhaa, più che altro la sua è una fissazione. Prima o poi gli passerà! Ma adesso che ne dici di andare a ballare?
Jared: Con piacere! 
Mi porge una mano che io afferro e mi guida in pista. Balliamo sulle note di Wake me up, ridendo e scherzando. Dopo un po' ci raggiungono anche Diego e Ludmilla, che evidentemente hanno smesso di litigare. Mi accorgo che Ludmilla guarda in uno strano modo Diego, che intanto sta ballando con una moretta con un vestito dannatamente corto. Quando Jared va a prendere da bere, mi avvicino a lei che mi sorride.
Violetta: C'è qualcosa che non va? *le urlo per farmi sentire*.
Ludmilla: Nono, va tutto magnificamente! *mi urla di rimando*.
Violetta: Sicura? Non è che c'entrano Diego e quella sciacquetta con cui sta ballando? *le urlo*.
Lei inizia a ridere come una matta.
Ludmilla: Che?? Secondo te , io, sarei gelosa di un idiota come Diego? Vilu hai bevuto? *Urla e con una mano si sposta una ciocca di capelli che le erano caduti davanti al viso*. Adesso basta parlare di cose inutili, divertiamoci! 
L'abbraccio e così balliamo per qualche tempo finché non ci si avvicinano due ragazzi per provarci. Distolgo lo sguardo da quei due e vedo Jared farmi un cenno con la testa. Prendo Ludmilla per mano e mi dirigo verso Jared. 
Jared: Ecco a voi signorine. *Ci porge due bicchieri*.
Ludmilla: Ma grazie! Come sei gentile! *Gli fa gli occhi dolci*.
Jared: *arrossisce* di nulla. 
Ok, ho capito al volo! 
Violetta: Bhè ragazzi, io vado dagli altri. Voi non combinate guai, Jared ti affido Ludmilla. *Gli sorrido incoraggiante*.
Jared: E-ehm, o-ok.
Mi volto e vado verso l'uscita per prendere una boccata d'aria. Arrivata alla porta mi timbrano il braccio, "perché altrimenti non la possiamo far rientrare", che branco d'idioti. Prendo il pacchetto di sigarette dalla borsa e ne accendo una. Inspiro il fumo e dopo essermi appoggiata ad un muro, chiudo gli occhi e lo espiro. Per un po' rimango ad occhi chiusi, intorno a me sento il rumore della musica assordante della discoteca insieme ai clacson delle macchine in strada, il vento mi scompiglia i capelli, con una mano sposto una ciocca dal mio viso mentre con l'altra porto la sigaretta alla bocca per fare un altro tiro. 
Xx: E tu che ci fai qui?
Una voce familiare.. Apro gli occhi e mi ritrovo i suoi occhi nei miei, verdi e bellissimi. 
Violetta: Non penso siano affari che ti riguardino.
Leon: si che sono affari che mi riguardano, sei qui quando dovresti essere in collegio nel tuo letto a dormire.
Violetta: Si hai detto bene, dovrei. Ma sono qui. Adesso che farai lo dirai alla cara preside? Non m'interessa! Piuttosto, ti è piaciuta la canzone? *Butto la sigaretta e mi ci avvicino*.
Leon: S-si, carina. 
Violetta: Solo carina ? *Faccio un altro passo*.
Leon: Violetta, che stai facendo? *Sospira chiudendo gli occhi*.
Violetta: Chi, io? Proprio nulla. Faccio un ultimo passo trovandomi ad un soffio dal suo viso. Ci guardiamo negli occhi e mi avvicino sempre di più alle sue labbra. Sento il suo respiro infrangersi sulle mie, di conseguenza mi mordo il labbro inferiore. Lui sposta lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra ed io faccio lo stesso. Stiamo ad un soffio dal baciarci quando lui posiziona le sue mani sulle mie spalle e mi allontana.
Leon: Smettila.
Violetta: Perché dovrei? Ti ho già detto che ti amo, ma tu continui a respingermi. Eppure lo so che non ti sono indifferente, lo sento. Perché ti ostini a respingermi? *Mi riavvicino a lui*.
Leon: No. *Mi allontana nuovamente*.
Violetta: Smettila di pensare, fai quello che senti! 
Leon: Ti ho detto che non posso. 
Violetta: Perché?
Sta per aprire bocca quando lo sento chiamare per nome dalla voce di donna. Lui si gira ed io vedo da sopra la sua spalla una ragazza poco più che venticinquenne sorridergli e venirci in contro, mentre spinge un passeggino con dentro un bambino di circa due anni. La consapevolezza mi colpisce immediatamente come un secchio d'acqua ghiacciata. Lui ha un figlio e una compagna. Come ho fatto a non pensarci prima.
Violetta: Adesso ho capito tutto. *Abbasso lo sguardo*.
Leon: Che? 
Violetta: Scusami, non interferiró nella tua vita familiare. Ci vediamo a scuola, professore. 
Leon: Aspe..
Non lo faccio finire di parlare, corro verso l'entrata del locale dove quei buttafuori del cazzo hanno voluto vedere il timbro, "senza il timbro non posso farla entrare", ma che si fottano loro, il timbro e tutti quanti! Entrata in discoteca vado a sedermi su uno dei divanetti ai bordi della pista e inizio a piangere. Come caspita ho fatto ad essere così ingenua! Lui ha una famiglia, ecco perché non mi vuole, ecco il perché del suo ignorarmi continuamente e del suo trattenermi a debita distanza.      Quanto sono stata stupida, mi sono innamorata di un uomo già impegnato e con un figlio a carico. Le lacrime non smettono di rigarmi le guance, infilzo le unghie nella carne delle mie gambe e mordo iil labbro così forte che sento sulla punta della lingua il sapore ferroso del sangue che esce. Sono così scossa che non mi accorgo della presenza di qualcuno al mio fianco che allontana le mie mani dalle gambe, impedendomi così di continuare a ferirmi. 
Xx: Violetta, cosa ti è successo! *con tono allarmato* Perchè stai così.
Mi volto verso quella voce familiare e vedo un paio d'occhi blu che mi osservano con preoccupazione. Thomas. Senza parlare poggio la testa sul suo petto piangendo in silenzio. Lui con affetto mi abbraccia e mi stringe a sé, mentre io libero tutto il mio dolore. 
Violetta: Ti prego, p-portami a casa. *Con la voce rotta dal pianto*.
Thomas: Vieni, andiamo. 
Senza staccarmi da lui ci alziamo dal divanetto e schivando chi ballava e chi era ubriaco usciamo dalla discoteca e chiamiamo un taxi. Facciamo tutto il tragitto in silenzio, che ogni tanto veniva rotto da qualche mio singhiozzo.
Arrivati fuori il cancello del collegio, velocemente scavalchiamo e, sempre in silenzio, mi accompagna fino alla mia stanza. Entrati, mi sdraio sul mio letto ancora sconvolta, lui mi rimbocca le coperte e rimane lì ad accarezzarmi i capelli finché lentamente non mi calmo. Gli occhi, stanchi per il pianto, mi si chiudono lentamente, dopo, tutto diventa buio. 
Apro gli occhi e mi ritrovo con un gran mal di testa. Mi alzo con il busto e vedo le altre che stanno dormendo ognuna nel proprio letto. Lentamente mi alzo dal mio e vado in bagno, guardo il mio riflesso allo specchio. Sono un disastro! Ho gli occhi gonfi e arrossati a causa dello sfogo di ieri. Velocemente mi butto sotto la doccia, dopodiché cerco di risistemare la mia faccia con il trucco che fa miracoli! Non c'è nessuna traccia delle lacrime di ieri sul mio viso, indosso nuovamente la mia solita maschera, come se nulla fosse successo. Rientro in stanza e mi butto sul letto di Ludmilla facendola saltare dallo spavento.
Ludmilla: Ahhh!! Violetta, mi hai fatto perdere due anni di vita ! *mettendosi una mano sul cuore e respirando affannosamente*. Che ti prende?
Le sorrido con aria innocente.
Francesca: Che cos'è tutto questo baccano? *con voce assonnata*.
Violetta: Daai su è ora di alzarsi. Dobbiamo fare colazione e poi andare a lezione, su su !
Mi avvicino a Camilla e la scuoto per le spalle.
Camilla: Violeeettaaaa!!! 
Violetta: Daaaaii! 
Dopo qualche lamentela di Camilla, che non ne voleva proprio sapere di alzarsi dal letto, finalmente siamo pronte, stiamo per uscire dalla stanza quando Ludmilla mi fa l'unica domanda che non avrebbe dovuto farmi.
Ludmilla: Che fine hai fatto ieri sera? Sei scomparsa.
Ecco che il mio pensiero ritorna a ieri notte, a lui, alla compagna.. Al figlio.
Le lacrime ricominciano ad uscire dai miei occhi. Le ragazze subito mi vengono in contro e cercano di consolarmi e strapparmi da bocca ciò che era accaduto quella notte. Finalmente calma, inizio a raccontare loro, la novità. Leon ha una famiglia. Loro rimangono incredule e senza parole. 
Violetta: Ecco, sono una cretina. Sto piangendo di nuovo per lui. Sto diventando una piagnona.. 
Camilla: Vilu, non dire così. *Accarezzandomi una mano*.
Violetta: Si invece. Sono diventata una pappamolle, una che piange ventiquattro ore su ventiquattro. E per chi? Per un'idiota che ha anche una famiglia.
Ludmilla: Vilu, è normale. Stai soffrendo perché te ne sei innamorata..
Violetta: No. No, non posso più essere innamorata di lui. Quest'amore mi sta solo distruggendo. Devo cancellare Leon Vargas dal mio cuore.
Ricomincio a piangere e le ragazze continuano a starmi vicino. Dopo essermi calmata vado in bagno a sciacquarmi il viso e a truccarmi nuovamente per poi andare a fare colazione con le mie amiche. Mentre le ragazze si avviano in avanti, qualcuno mi prende per il braccio e mi porta lontano da lì.

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Capitolo 9
*** Amore ***


Chiedo umilmente scusa per aver tardato così tanto nel postare questo capitolo. Ma come suol dirsi, questa scuola mi sta uccidendo e in più tutti i mille altri impegni che ho preso quest'anno non mi lasciano respiro! Spero di riuscire ad aggiornare un po' più frequentemente. Mi scuso nuovamente, spero che il capitolo vi piaccia e grazie in anticipo :)


Violetta: Lasciami! 
Leon: No, vieni con me.
Di malavoglia lo seguo mentre continua a trascinarmi per il braccio. Arriviamo alla porta della sua stanza, mi ci spinge dentro, e se la chiude alle spalle. Con molta calma mi siedo su suo letto e inizio a guardarmi le unghie come se nulla fosse, mentre dentro sto morendo.
Violetta: Allora? Cosa vuoi? *continuando a guardarmi le unghie*.
Leon: Parlarti.
Violetta: Sono qui no? Dimmi tutto. 
Leon: Guardami.
Faccio come se non avesse parlato e continuo a guardarmi le unghie, mi accorgo che mi si è avvicinato solo perché mi prende il mento tra le dita della mano e alza il mio viso verso il suo. 
Leon: ecco, così.
Frustrata, tolgo con poca grazia la sua mano dal mio viso e mi alzo in piedi, fronteggiandolo e guardandolo negli occhi.
Violetta: Cosa vuoi.
Leon: Volevo spiegarti.
Violetta: non c'è niente da spiegare. Ho capito benissimo, non voglio mettermi tra te e la tua famiglia. Detto questo, ti saluto. 
Sto per andarmene ma lui mi si para davanti.
Leon: No, non hai capito niente. Quella ragazza è mia sorella e il bimbo è mio nipote.
Violetta: Non ti sei stancato di dire stronzate? 
Leon: È la verità. 
Violetta: Se è così, dimmi il vero motivo per cui non possiamo stare insieme.
Leon: *sospira* già te l'ho detto, io sono un professore e tu sei un'allieva. 
Violetta: Non ci credo. Tu te ne sbatti di questo, c'è qualcos'altro che non mi vuoi dire.
Leon: Hai ragione.
Violetta: Ok, non dirmelo. Ma qualunque sia la ragione, non puoi negare quello che provi, quello che vuoi. *Gli prendo una mano tra le mie*. Allora, cosa vuoi tu? Io lo so cosa voglio, perché lo sto stringendo fra le mie mani adesso! Cosa vuoi allora? Sono sicura che tu lo sappia e dimmelo ora se non sono io.
Dopo le mie parole segue un lungo momento di silenzio, continuiamo a guardarci negli occhi ancora mano nella mano. Rompe questo scambio di sguardi e questo silenzio con un sospiro, allontana le mie mani dalle sue e nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo, mi ritrovo le sue labbra sulle mie, morbide e calde come le ricordavo. Ricambio velocemente il bacio aggrappandomi al suo collo e stringendo tra le dita i suoi morbidi capelli castani. Lui poggia le mani sui miei fianchi e mi spinge sempre più contro di lui. Continuiamo quel bacio che entrambi bramavamo, con la consapevolezza che, almeno per questa volta, non ci sarebbero stati rifiuti o fraintendimenti esterni, ma solo noi. Lentamente mi allontano dalle sue labbra, lui continua a cercare le mie e lo accontento riprendendo a baciarlo. Le sue mani dai fianchi salgono a sciogliermi il nodo della cravatta. Le mie continuano a trattenere tra le dita i suoi capelli. Le sue labbra si spostano a baciare la mia guancia, poi arrivano vicino al lobo che lambisce con dei piccoli morsi. 
Leon: Si, sei tu ciò che voglio. 
Mi sussurra con voce rauca. A quelle parole, con le mani porto il suo viso dinnanzi al mio, ci guardiamo negli occhi e ci sorridiamo a vicenda, per poi tornare a baciarci. Le mie mani scorrono sulle sue spalle, sul suo petto, fino a raggiungere i bottoni della camicia che sbottono l'uno dopo l'altro. Lui fa lo stesso con la mia camicia, le sue labbra baciano ogni lembo della mia pelle, scoperto dalla camicia. 
Improvvisamente veniamo interrotti dal suo della campanella. 
Leon: Caspita, c'è lezione! Me n'ero completamente dimenticato. 
Velocemente si riabbottona la camicia e io faccio lo stesso ma non trovo la cravatta.
Violetta: Leon, dove hai buttato la cravatta?
Leon: Non lo so, aspetta ti aiuto a cercarla. Eccola!
La prende e io gli vado in contro, faccio per prenderla quando la nasconde dietro la schiena.
Leon: Non dimentichi qualcosa? *mi sorride*
Violetta: Mha, non credo. *Faccio la finta tonta*.
Leon: Questo. 
E mi bacia.
Violetta: Aspetta, forse non mi è del tutto chiaro.. Cos'è che ho dimenticato? 
Entrambi scoppiamo a ridere e torniamo a baciarci. 
Leon: Dai, adesso dobbiamo andare. 
Porta la cravatta attorno al mio collo e mi fa il nodo.
Leon: Ecco, è così che dovresti portarla. *Alludendo alla mia divisa modificata*.
Violetta: Nhaaa, non credo proprio. *Allentando il nodo alla cravatta*.
Leon: Vabbé, ho provato a fare il mio dovere da insegnate, ma ad essere sincero.. *Si avvicina al mio orecchio* preferisco, di gran lunga "questa" divisa. 
Mi bacia dietro l'orecchio e si allontana. 
Leon: Ci vediamo dopo. 
Mi fa un occhiolino e poi si chiude la porta alle spalle. Tutta sorridente mi butto sul suo letto, rilasciando un sospiro. Chiudo gli occhi e annuso il suo profumo sul cuscino. 
Sto diventando una pappamolle.
Continuo a sorridere e a pensare a lui, finché non mi torna in mente la lezione. Mi alzo dal letto e mi avvicino alla porta, la apro e con prudenza, per non essere vista da qualcuno, mi allontano dalla sua stanza e arrivo alla porta della classe. Busso ed entro. 
Prof. Matematica: Castillo le sembra consono arrivare a lezione già iniziata?
Violetta: Mi scusi prof., ma non sono stata bene. 
Lei mi guarda con la bocca aperta e mi dice di accomodarmi a posto, al fianco di Ludmilla.
Ludmilla: Ho sentito bene? Tu che ti scusi con una professoressa? Che è successo hai sbattuto la testa?
Francesca: *si sporge in avanti* E poi che diamine di fine hai fatto? Un attimo prima eri dietro di noi e l'attimo dopo puff! E cos'è questo sorrisone? 
Violetta: Si, scusate. Ero con Leon.
Ludmilla: Cosaaa??
Prof. Matematica: Ehi, voi quattro. Vi devo cacciare fuori?
Ludmilla: No prof., non si preoccupi. *le fa l'occhiolino*.
Stizzita la prof riprende a spiegare.
Violetta: Dopo vi dico tutto.
Francesca: Dal tuo sorriso sembra che non sia andata come al solito.
Scuoto la testa.
Ludmilla: Dopo voglio i dettagli!
Camilla: Anche quelli più scabrosi! 
Violetta: *comincio a ridere* Camilla!
Camilla: Che ho detto di male? Ah, comunque Thomas ti cercava. Ed era parecchio preoccupato. 
Violetta: Si, più tardi gli vado a parlare..
Prof. Matematica: Alloraa??? La vogliamo smettere??
Camilla: Sisi, si dia una calmata! Altrimenti le sale la pressione! 
Prof. Matematica: Signorina Torres! 
Tutte iniziamo a ridere, ignorando come sempre la professoressa.
Finite le lezioni, le ragazze mi prendono e mi trascinano, nel vero senso della parola, verso il giardino e qui inizio a raccontare ciò che è successo con Leon. 
Ludmilla: O MIO DIO! 
Camilla: Non ci credo! Finalmente si è svegliato! 
Francesca: Oddio Vilu, sono così felice per te! Non ci posso ancora credere!
Diego: A cosa non puoi credere?
Ludmilla: Al fatto cha al mondo esista un idiota come te.
Diego: Ehi ehi, calmati! Ma si può sapere che ti prende? È da ieri che mi tratti male.
Ludmilla: Se tu sei un idiota, la colpa non è mia. 
Violetta: ehi, voi due! Calmatevi. Diego, lascia perdere, non era nulla di particolare.
In lontananza vedo sopraggiungere Thomas. 
Violetta: Ragazzi, scusate. Ci vediamo dopo.
Velocemente raggiungo Thomas.
Violetta: Ehi, Thomas! Camilla mi ha detto che mi cercavi.
Thomas: Si. Volevo sapere come stavi. Ieri eri proprio a pezzi, quindi mi sono preoccupato.
Violetta: Mi spiace averti fatto preoccupare. Ma adesso si è risolto tutto. E grazie per ieri sera, davvero. *Gli sorrido*
Thomas: Sicura che sia tutto a posto? 
Violetta: Si, va tutto meravigliosamente!
Thomas: Mi dici allora cos'è successo ieri?
Violetta: Nulla, adesso è passato. 
Vengo distratta dalla presenza di Leon, che mi vede e subito se ne va.
Violetta: Thomas, scusa. Ma adesso devo andare. Grazie ancora per ieri.
Mi allontano da lui e vado nella direzione presa da Leon, lo ritrovo in una stanza vuota appoggiato al muro. Cercando di non fare rumore mi avvicino a lui e prendendolo di sorpresa lo bacio. Lui fa resistenza e mi allontana.
Violetta: Ehi, che ti prende?
Leon: A me? A te piuttosto! Non stavi facendo la gatta morta con il tuo amichetto?
Violetta: Ma quale gatta morta! Stavamo solo parlando.
Leon: Si, come no. Sono uno stupido, non dovevo fidarmi di te.
Violetta: Ma che stai dicendo? 
Leon: Quello che penso!
Violetta: ah, è questo quello che pensi? Bene! Allora forse è meglio chiuderla qui, per quanto male possa farmi. Vuoi sapere cosa stavo facendo? Lo stavo ringraziando per essermi stato vicino ieri sera, mentre piangevo e mi disperavo per uno stupido come te! 
Lui mi guarda sbalordito mentre delle lacrime mi rigano le guance. Faccio per andarmene, ma lui mi ferma.
Leon: Scusami. Non lo sapevo. È che tu non ti rendi conto di come ti guarda. Lui ti vuole, io non posso fare niente per impedirlo a causa della mia posizione e questo mi manda in bestia! Tu non sai quanto. *Mi abbraccia*
Violetta: *Gli prendo il viso tra le mani* Tu devi capire che io voglio te, né lui, né nessuno altro, te. Solo te. 
Mi bacia dolcemente per poi sorridere sulle mie labbra.
Violetta:Ti prometto che qualunque difficoltà possa riuscire a dividerci troveremo sempre, la strada per ritrovarci.
Leon: *Poggia la fronte sulla mia* Mi sono innamorato di una ragazzina, chi l'avrebbe mai detto.
Entrambi scoppiamo a ridere per poi tornare a scambiarci un lungo e tenero bacio.

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Capitolo 10
*** German ***


Buona seraaaa! Fortunatamente sono riuscita a non far passare troppo tempo dalla mia ultima pubblicazione, speriamo di riuscirci anche per il prossimo capitolo! Vabbè non voglio annoiarvi continuando a dire altre cose senza senso, quindi vi lascio al capitolo successivo. Spero vi piaccia e se volete, fatemi sapere cosa ne pensate! Bhè, alla prossima, un bacio :*




Sono passati diversi mesi, io e Leon siamo più felici che mai, nonostante le sue gelosie che, molte volte, ci hanno portato a litigare.. Ma si sa, l'amore non è bello se non è litigarello! Certo, dobbiamo stare molto attenti a non farci scoprire e soprattutto, durante le lezioni, è una cosa quasi impossibile, ma fino ad ora ce l'abbiamo fatta.
Al mio fianco qualcuno mi riscuote dai pensieri.
Ludmilla: Violetta! Si può sapere a cosa stai pensando?
Violetta: A nulla! È che sono felice! *L'abbraccio sorridendo*
Ludmilla: Si, ok. Però questa tua felicità non dimostrarla così, altrimenti mi uccidi!
Violetta: *Scoppio a ridere e sciolgo l'abbraccio* Scusa! 
Guardo l'orologio e subito mi alzo in piedi.
Ludmilla: E dove vai ora?
Violetta: Ho un appuntamento con Leon! Ci vediamo dopo.
Le do un bacio sulla guancia e scappo fuori dalla stanza, quando mi ritrovo davanti la preside. 
Preside Suarez: Dove va così di fretta?
Violetta: Da nessuna parte, cosa vuole?
Preside Suarez: Mi segua.
Violetta: Se è un'altra telefonata di mio padre, gli dica pure d'impiccarsi. Io ho da fare.
Preside Suarez: Glielo potrà dire lei stessa, di persona. È nel mio ufficio ad aspettarla.
Violetta: Cosa?? Ma che faccia tosta!
Preside Suarez: Mi segua.
La preside si avvia e io la seguo, arrabbiatissima, per i lunghi corridoi del collegio. Arriviamo alla porta dell'ufficio e mi lascia entrare, chiudendo poi la porta alle mie spalle. Volto il capo verso la scrivania della preside ritrovandomi davanti la figura di mio padre. È come lo ricordavo, vestito con un completo nero, impeccabile, i capelli sempre nello stesso identico modo, soltanto un po' ingrigiti per l'avanzare dell'età. Appena si accorge della mia presenza si alza dalla poltrona sulla quale era seduto, e mi viene in contro per abbracciarmi, ma mi scosto prima che possa anche solo sfiorarmi.
Violetta: Cosa vuoi? 
German: Sono venuto a vedere come sta la mia bambina.
Violetta: È assurdo! Con quale coraggio vieni qui dopo anni e anni che mi hai lasciata in questo posto? Io non sono più la tua bambina!
German: Si che lo sei, io sono pur sempre tuo padre.
Violetta: Tu non sei più mio padre! Forse lo sarai stato in passato, ma adesso non più! Dov'eri ad ogni mio compleanno? E quando finiva l'anno scolastico? Sarei rimasta quasi ogni estate in questo cavolo di posto, se non fosse stato per Angie! Dov'eri quando mi accadeva qualcosa di bello? Dov'eri quando piangevo fino a star male? Dov'eri quando ho cercato di togliermi la vita      qualche tempo dopo la morte della mamma? Quando mi sono risvegliata in ospedale, tu non c'eri! Mi hai fatto solo recapitare una schifosissima lettera nella quale ti scusavi di non poter essere lì. Sei senza cuore, che razza di uomo si definisce padre, dopo aver lasciato sua figlia, sola, in un letto di ospedale? Quindi non venire qui a pretendere che ti riconosca come padre. Sei solo la sua ombra che si è trascinata fin qui solo per un senso di colpa, che si è presentato troppo tardi! 
Le lacrime rigano le mie guance, con un gesto di stizza le asciugo con le mani. Dó le spalle a quest'uomo, che  ormai non conosco più ed esco dall'ufficio. Lui non cerca di fermarmi, troppo prevedibile. Con il cuore in pezzi corro verso la stanza di Leon. Arrivata, busso alla porta con forza e continuità finché non mi apre. Rimaniamo a guardarci per un po' sulla soglia, mi abbraccia e mi porta all'interno della stanza, facendomi sdraiare sul letto accoccolata al suo petto. Dó sfogo a tutte le mie lacrime, mentre lui in silenzio mi accarezza i capelli e mi tiene stretta a sé, fin quando non mi calmo.
Leon: Cos'è successo?
Violetta: Mio padre.
Leon: *Rilascia un sospiro* Cosa ti ha detto?
Violetta: Si è presentato qui come se niente fosse.
Leon: Capisco. E tu non ne hai voluto sapere, dico bene?
Violetta: Si! Con quale coraggio viene qui dopo tutti questi anni? 
Leon: Amore, perché non provi ad ascoltare quello che ha da dirti? È pur sempre tuo padre.
Violetta: No, non è più mio padre da molto tempo ormai. Non so più chi sia quell'uomo, mio padre è morto.
Leon: Non dire così.
Violetta: Si Leon! Tu non sai cosa mi ha fatto passare quell'uomo! Non c'è mai stato in questi ultimi anni. Ha preferito una donna qualunque a sua figlia, mi ha abbandonata.. Come se non fossi sua. 
Leon: Si, indubbiamente ha sbagliato. Ha reagito in modo sbagliato a quello che vi è successo, ma prova a comprenderlo. Ha pur sempre perso la donna che amava, forse voleva provare a dimenticare. Questo non significa che abbia fatto bene a mollarti qui, su questo ha completamente sbagliato, ma prova ad ascoltare cosa ha da dirti. Potresti pentirtene in futuro.
Violetta: No, tu non sai nulla. *Mi alzo dal suo petto e mi metto a sedere.*
Leon: Spiegami, ti prego. *Si alza a sedere anche lui.*
Violetta: Qualche anno dopo la morte di mia madre, papà ha conosciuto una donna, Jade, crudele come poche, l'ha sposata ed è stato convinto a mandarmi qui. In quel periodo stavo ancora male per la morte di mia madre, non riuscivo a capacitarmene ed in più mi sentivo rifiutata da mio padre. Avevo conosciuto le ragazze, ma non riuscivo a fidarmi di loro. Mi ero chiusa in me stessa. Un giorno ero stanca di vivere, mi serrai in bagno, riempii la vasca, presi una lametta. M'immersi nella vasca e mi tagliai le vene. Il giorno dopo mi ritrovai in ospedale, con una schifosissima lettera al mio fianco, era sua. In questa c'era scritto che non sarebbe potuto venire a trovarmi e che mi avrebbe telefonato. Lì ho capito che mio padre per me non esisteva più.. *Scosto i braccialetti e l'orologio che ho ai polsi e gli mostro le cicatrici*.
Leon: Oh, amore.. *mi abbraccia*, non lo sapevo, scusami, io..  
Violetta: Leon, non preoccuparti.. E ti prego, non parliamone più. 
Leon: Come vuoi.
Mi da un bacio tra i capelli e rimaniamo così in silenzio. Chiudo gli occhi e rimango ad ascoltare il suo respiro regolare, il battito del suo cuore.. Non c'è suono migliore al mondo. Mi volto verso di lui, sorridendo e lo bacio. Lentamente mi metto a cavalcioni su di lui continuando a dargli piccoli baci sulla mascella, mentre con le mani mi impegno a sbottonargli la camicia. Lui poggia le sue mani sui miei fianchi e lentamente risale a sbottonare la mia. In poco tempo ci ritroviamo in biancheria e capovolge le posizioni, appoggiandomi sul letto con dolcezza. Lentamente lambisce il mio collo di baci e morsi che mi fanno rilasciare qualche gemito, mentre io con le braccia attorno al suo collo lo attiro sempre di più a me. Toglie le mie mani dal collo e inizia a baciarmi le cicatrici sui polsi. Io gli alzo il capo e gli sorrido, per poi tornare a baciarlo. Dalle labbra torna a lambirmi il collo, il seno, l'addome, l'ombelico , mi fa completamente impazzire..
Ci ritroviamo a fare l'amore. I suoi gesti sono così delicati, attenti.. Mi ha fatto sentire tutto l'amore possibile.
Violetta: Ti amo.
Leon: Anche io, ti amo.
Finito l'amplesso, rimaniamo abbracciati l'uno all'altra e lentamente mi assopisco nel posto più sicuro e bello del mondo, le sue braccia.
È mattina e nel dormiveglia, sento il cellulare di Leon squillare. Con premura, evitando che io mi svegli, si alza dal letto e risponde. Non so perché ma faccio finta di dormire.
Leon: Pronto? Si, sono io. Ok, mi prenderò qualche giorno. Si, arrivederci.
Emette un sospiro e torna a stendersi al mio fianco, accarezzandomi il viso e dandomi qualche bacio. Faccio finta di svegliarmi e gli sorrido.
Violetta: Ehi.
Leon: Giorno, dormigliona. *mi sorride di rimando*
Chissà chi era al telefono.
Leon: Dai, è ora di alzarsi. Vai a farti una doccia ed andiamo a colazione.
Violetta: uffaa. 
Leon: Dai su, non fare la bambina. *Mettendomi le braccia attorno al suo collo per farmi alzare.* 
Facendo pressione sulle sue spalle gli salto in braccio e gli circondo la vita con le  gambe. Prontamente mi regge posizionando le mani sul mio sedere.
Violetta: Vieni a fare la doccia con me. *gli sussurro mordicchiandogli il lobo*
Leon: Proposta molto allettante, ma per sfortuna devo rifiutare. Devo andare a parlare con la Suarez. 
Violetta: Quanto sei noioso, professore. 
Mi faccio mettere a terra e prima di andare sotto la doccia gli do un bacio. Al mio ritorno la stanza è vuota. Come mai non mi ha parlato di quella strana telefonata? Forse non era niente d'importante.. Ma perché ha detto di doversi prendere qualche giorno? Con questi pensieri mi vesto e vado a colazione, tutti sono già lì.
Thomas: Ehi Vilu! Come mai così tardi?
Francesca: Thomas, ma sei stupido o cosa? Già ti abbiamo detto che si è svegliata tardi. Quante volte ti dobbiamo ripetere le stesse cose?
Thomas: Ehi sta calma!
Violetta: Dai ragazzi, non litigate.
Dopo colazione io e le ragazze ci dirigiamo in aula.
Ludmilla: Vilu, perché sei così pensierosa?
Violetta: Ieri è venuto quella sottospecie di padre che mi ritrovo. 
Camilla: Che?
Velocemente gli racconto dell'incontro.
Camilla: Ma che faccia di bronzo. 
Violetta: Già..
Ludmilla: C'è qualcos'altro vero?
Violetta: Si, Leon. *Sospiro*
Francesca: Che ha fatto stavolta?
Gli racconto della telefonata e del suo non parlarmene.
Camilla: Dai Vilu, non ti fare film. Te lo dirà, sicuramente. Non c'è motivo di essere così preoccupata. 
Violetta: Si, hai ragione.
Arrivate in aula, Leon non c'è.. Eppure dovremmo avere lui alla prima ora e, di solito, non è mai in ritardo. Improvvisamente entra la Suarez.
Preside Suarez: Ragazze, sedetevi. Per i prossimi giorni il Signor Vargas sarà assente. Quindi per oggi farete lezione a partire dalla seconda ora. Per adesso siete libere.
Rimango a guardare la preside a bocca aperta. Assente.. Perché non mi ha detto nulla? Le ragazze si voltano verso di me preoccupate. 
Ludmilla: Preside, mi scusi. Ma come mai? È successo qualcosa al professore? *da voce ai miei dubbi*
Preside Suarez: No. E comunque non sono affari che la riguardano. Il professore mi ha chiesto alcuni giorni di permesso. *Con tono altezzoso prende ed esce dall'aula*
La classe si svuota finché non rimaniamo solo noi quattro, io ancora immobile e stranita dalla notizia.
Francesca: Vilu, prova a chiamarlo.
Velocemente annuisco e prendo il telefono dalla gonna. Compongo il suo numero e scatta la segreteria. 
Violetta: C'è la segreteria..
Poggio il telefono sul banco e inizio a mangiarmi le unghie delle mani. 
Ludmilla: C'è chiede dei giorni di permesso e non ti dice nulla? Ma che tipo!
Violetta: Ragazze, scusate. Voglio stare sola.
Mi alzo e corro verso la sua stanza. Apro la porta della stanza con una copia della chiave ed entro. Cerco dappertutto.. Non può essersene andato senza nemmeno un biglietto.
Cerco un qualunque pezzo di carta ma, niente, non c'è niente. Mi butto sul suo letto abbracciando il suo cuscino che odora ancora di lui e mi lascio andare in un pianto liberatorio.

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Capitolo 11
*** Il vero motivo ***


Sono passate due settimane da quando Leon, ha chiesto dei giorni di permesso. Già è venuta un'altra a sostituirlo. Ho continuato a chiamarlo, ma ogni volta mi risponde la segreteria.. Non un messaggio, un biglietto, niente. È scomparso nel vero senso della parola. Entrata in aula, trovo la preside a parlare, e appena mi vede s'interrompe.
Preside Suarez: Signorina Castillo alla buon ora. Stavo giusto dicendo alla classe che il Signor Vargas non sarà più un professore di questo collegio. Sua sorella è venuta pochi minuti fa a darmi la notizia e a prendere le sue cose..
Non la lascio finire di parlare che subito scappo verso la sua stanza, con sottofondo le sue urla che mi richiama tra i corridoi. Arrivata alla sua stanza, trovo la porta aperta e all'interno la stessa donna che scambiai per la sua compagna mesi fa. Accortasi della mia presenza, mi sorride, non coinvolgendo però i suoi occhi.. Verdi e bellissimi come i suoi.
Violetta: Dov'è lui?
Xx: Tu devi essere Violetta. Io sono Alexis, sua sorella.
Violetta: Dov'è? *dico con la voce rotta dal pianto*
Alexis: Oh tesoro, non fare così.. *mi viene vicino*.
Violetta: *Faccio un passo indietro*. Perché se n'è andato senza dirmi nulla? Non un messaggio, non una telefonata. Niente!
Alexis: Si è trasferito. Lo hanno chiamato per un lavoro importante. Mi ha detto di dirti che gli dispiace.
Violetta: Scusa ma mi stai prendendo per il culo? Come si é trasferito!? Lui diceva di amarmi! E l'unica cosa che ti ha mandato a dirmi è che gli dispiace?
Rimane a guardarmi tristemente mentre io continuo a piangere.
Violetta: Dov'è?
Alexis: *fa un sospiro* Mi spiace, ma mi ha fatto giurare di non dirtelo.
A quelle parole, la lascio lì in piedi come una stupida e corro in lacrime nella mia stanza. 
Come può avermi lasciato senza alcuna spiegazione? Come può dirmi soltanto che gli dispiace? La nostra relazione valeva così poco per lui?
Sento la porta della stanza aprirsi e le mie amiche venirmi incontro.  Continuo a piangere tra le loro braccia e i loro cercar di tirarmi su, quando mi addormento sfinita ed esausta, per le troppe lacrime versate.
Due settimane dopo..
Francesca: Violetta, sono settimane che non mangi e che non esci da questa stanza. La preside ha compreso il problema, ma anche lei è preoccupata per la tua salute, come tutti noi. 
Silenzio.
Ludmilla: Violetta, almeno parlaci! Reagisci, urla, prendici a pugni, spacca qualcosa! Ma non stare così sul letto come un vegetale!
Silenzio.
Camilla: Violetta.. Ragazze, chiamiamo un dottore, la sento respirare a fatica! Violetta, rimani con noi! Svegliati!
Sento le voci delle mie amiche parlarmi in lontananza, mi dicono di svegliarmi.. Ma svegliarmi da cosa?Qui sto così bene, sono a casa mia.. c'è la mia famiglia. Sto cantando con la mia mamma accanto al pianoforte, mentre mio padre lo suona per noi. Tutti e tre ridiamo felici. Qualcuno bussa alla porta e, dopo aver abbracciato la mia famiglia, vado ad aprire. Ad aspettarmi c'è il mio Leon che, mi prende tra le braccia e mi bacia. Lo invito ad entrare a salutare i miei genitori. Tutti e tre si accomodano su un divano mentre io vado a prendere qualcosa da bere e da mangiare. Appena torno in salone li trovo in piedi che mi sorridono e tutti insieme mi dicono : Svegliati, Violetta. Torna a vivere. 
Spaesata lascio cadere per terra ciò che avevo preso in cucina...
Apro gli occhi e scorgo un soffitto bianco e il rumore dei macchinari, tipici di un ospedale. 
Ludmilla: Ragazze si è svegliata! 
Mi ritrovo le facce felici e bagnate di lacrime delle mie amiche.
Violetta: Ehi, cosa è successo? *cercando di sedermi con fatica*
Camilla: Non ti sforzare. Ci hai fatto prendere un colpo.
Violetta: Leon, dov'è Leon? E mia mamma e mio padre? *con tono allarmato*
Ludmilla: Vilu, non ti ricordi?
Improvvisamente ricordo, mia madre si è suicidata, per mio padre è come se non esistessi e Leon.. Mi ha lasciata. Le lacrime scendono silenziose lungo le mie guance.
Francesca: Oh Vilu. * Mi stringe la mano*.
Violetta: È tutto ok, davvero. *forzo un sorriso*. Ma che ci faccio in ospedale?
Francesca: per delle settimane non hai mangiato e a stento bevevi. Hai rischiato di morire. *Tra le lacrime*
Violetta: adesso sto bene non preoccupatevi. 
Improvvisamente entra Marco tutto trafelato e con il fiatone.
Marco: Violetta! Ho appena saputo! *Corre al mio capezzale*. Tesoro, tu un giorno di questi mi farai morire d'infarto! Come stai? *si sporge per abbracciarmi*.
Violetta: Oh Marco, adesso molto meglio. *Ricambio l'abbraccio*. Mi ci voleva proprio uno dei tuoi super abbracci! *Lo sciolgo*.
Marco: Non ti voglio più venire a trovare in questo luogo deprimente, mi sono spiegato? Questa è già la seconda volta. Devi reagire, cazzo! Ma come devo fare con te? *mi sorride*.
Ludmilla: Vorremmo saperlo anche noi! 
Violetta: Dai ragazzi! È tutto apposto, non preoccupatevi!
Marco: *Scuote la testa* Gli altri stanno arrivando.
Violetta: Non c'era bisogno che veniste tutti.
Francesca: Come scusa? Che amici saremmo altrimenti?
Dopo un po' entra un dottore che gentilmente porta fuori i miei amici per lasciarmi riposare.
Sono passati diversi giorni da quando mi hanno portata in ospedale. Anche oggi le ragazze sono venute a trovarmi, ma non sono sole, c'è una donna con loro.
Ludmilla: Vilu, c'è la sorella di Leon che è venuta a trovarti.
Violetta: Ah, ciao Alexis.
Alexis: Ciao.
Violetta: Ragazze potete lasciarci sole?
Camilla: Certo.
Tutte e tre escono dalla stanza.
Alexis: Come stai?
Violetta: Bene. 
Alexis: mi dispiace per quello che è successo.
Violetta: non è colpa tua.
Alexis: Un po' si. Perché ho deciso di assecondarlo.
Violetta: assecondarlo? In che senso?
Alexis: Violetta, lui non se n'è andato. È sempre rimasto qui. 
Violetta: Cosa?
Alexis: Si. Lui è qui.
Violetta: Oddio dove? Devo andare da lui, ti prego! Dammi l'indirizzo!*La supplico*
Alexis: *prende un bel respiro* È  proprio qui. In ospedale, nel reparto delle malattie terminali. *Calde lacrime bagnano il suo viso*. Violetta lui sta aspettando di morire.
Nota autrice:
Buonaseraaa! In questo capitolo abbiamo visto come, la nostra povera Violetta, ha affrontato la partenza di Leon, e come, a causa di ció, sia finita nuovamente in ospedale. Da questo, vediamo quanto Violetta sia debole e di quanto abbia bisogno di una persona al suo fianco, che le dia forza e che la sostenga. Ormai Leon, è diventato un po' la sua famiglia, tant'è che lo sogna insieme alla madre e al padre, i quali hanno compiuto delle scelte sbagliate, che hanno molto influito sulla vita della propria figlia. Però abbiamo scoperto che Leon, non ha reagito come loro, ma si è dovuto allontanare da Violetta per una casua di forza maggiore, quella terribile malattia che lo sta consumando..
Il prossimo capitolo, sarà l'ultimo e vedremo come finirà tra i nostri amati Leonetta. Volevo concludere ringraziando tutti coloro che hanno recensito la ff, ma anche coloro che l'hanno inserita tra le preferite, le ricordate e le seguite. Grazie di cuore! Ci vediamo alla prossima con l'ultimo capitolo, un bacio :*
~Francesca*

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Capitolo 12
*** Speranza? ***


Violetta: Cosa? No, non può essere! Io non ne sapevo niente.. *le lacrime iniziano a bagnare il mio viso*.
Alexis: Sono anni che lo sappiamo. Ha un tumore maligno al cervello. È stato operato due anni fa, ma il male non è stato asportato del tutto. Potrebbe fare un'altra operazione, ma non ne vuole sapere. 
Violetta: Perché non mi ha detto nulla?
Alexis: Non voleva farti soffrire. 
Violetta: Devo andare da lui! 
Mi alzo dal letto e accompagnata da Alexis arrivo nel reparto delle malattie terminali. Con decisione arrivo alla porta della sua stanza.
Alexis: Entra, io ti aspetto qui.
Faccio un cenno col capo ed entro. Davanti a me trovo una finestra che illumina l'ambiente, sulla destra c'è un letto, con l'amore della mia vita sdraiato, dormiente. Mi avvicino in silenzio e l'osservo. È dimagrito tantissimo, occhiaie violacee contornano i suoi splendidi occhi e la sua pelle è bianchissima. Gli accarezzo una guancia e improvvisamente apre gli occhi, così mi ritrovo in quel verde che mi è mancato come l'aria. 
Leon: E tu cosa ci fai qui? *sorprendendosi*
Violetta: Perché non me lo hai detto? L'avremmo affrontata insieme.
Leon: Violetta ti prego va via.
Violetta: No. Io non vado da nessuna parte. Resto qui, con te.
Lo sento sospirare, con fatica si volta verso la parete, dandomi le spalle.
Violetta: Posso farti una domanda?
Leon: Dimmi. 
Violetta: Perché hai preferito sparire invece di parlarmene?
Leon: *continuando a darmi le spalle* Una mattina il dottore mi ha chiamato e mi ha comunicato che dovevo fare dei controlli, il risultato non è stato buono, quindi sono dovuto rimanere qui. Ho preferito tagliare i ponti con te, non volevo che mi vedessi morire. Soprattutto, dopo tutto quello che hai passato. Non volevo che, questa volta, la causa del tuo dolore fossi io. Stando con te ho vissuto più di quanto non abbia mai fatto. Quando venni a conoscenza della malattia mi rinchiusi in me stesso, non avevo più voglia di andare avanti, soprattutto dopo il fallimento dell'operazione. Avevo accettato l'idea di morire. Quando i miei amici mi hanno convinto ad andare con loro in California, non avrei mai pensato che la mia vita sarebbe cambiata così repentinamente. Ti ho vista lì, in discoteca, bella come un angelo. Pensavo fossi un miracolo. Poi ti ho rincontrata in collegio e lì ho capito che era destino, ma allo stesso tempo avevo paura. Paura d'iniziare qualcosa che inevitabilmente sarebbe finito. Ma come hai visto, per quanto ci abbia provato, non ce l'ho fatta a resisterti, ed ho vissuto i mesi più belli della mia vita. Grazie a te, ho ricominciato a vivere. Ma adesso..
Si volta verso di me, le lacrime bagnano il suo volto, iniziano ad uscire anche dai miei occhi. Mi slancio ad abbracciarlo..
Violetta: Leon, ti prego operati.
Leon: No.
Violetta: perché?
Leon: potrei rimanere paralizzato o addirittura non riconoscerti! A cosa servirebbe se poi dimentico tutto? *abbassa lo sguardo e si guarda le mani*.
Violetta: Ricorderò io per entrambi. Almeno sarai vivo.. Ti prego.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, che a me sembra un'eternità.
Leon: *alza lo sguardo* Ok. Ma promettimi che se muoio, tu non ti abbatterai e continuerai a vivere, come hai sempre fatto. Portando, quello che hai dato a me, nella vita di qualcun altro..
Violetta: Si, te lo prometto. 
Con il viso pieno di lacrime mi avvicino al suo e lo bacio.
Leon: Ti amo, Vilu.
Violetta: Anch'io, Leon.

Un anno dopo.
Finalmente sono uscita dal collegio, e ho preso quel fottuto diploma. Vado fuori casa sua. Eccolo, bellissimo come sempre. C'è una strada a dividerci. Lui mi vede e si ferma a guardarmi. Da quanto tempo i miei occhi non si scontravano con quel verde intenso e bellissimo? 
Come se si riprendesse da un ipnosi mi sorride e attraversa la strada, venendomi incontro.
Rimango a guardarlo finché, non é a pochi passi da me.
Leon: Scusa, ti è caduto questo dalla borsa.
Si china e prende qualcosa da terra per poi porgermela. 
Leon: Ecco, deve essere il tuo cellulare. Stai attenta. 
Prendo il cellulare dalle sue mani e per un attimo ci sfioriamo. Una scossa elettrica mi percuote il corpo, da quanto non provavo questa sensazione?
Violetta: Grazie mille. 
Gli sorrido e lui ricambia.
Leon: Bhè, allora ciao.
Violetta: Ciao.
Mi oltrepassa e va per la sua strada. Stringo forte il cellulare tra le mani e inizio a piangere.. Fortunatamente l'operazione è andata bene, lui è ancora vivo. Ma come temeva, ha dimenticato tutto. Durante quest'ultimo anno, mi sono tenuta in contatto con Alexis, che ogni giorno mi aggiornava riguardo alla sua salute e al suo recupero. Piano piano sta recuperando i ricordi, ma di me non sembra voler ricordare. 
Qualcuno mi tocca il braccio, e velocemente mi volto con le lacrime che mi rigano le guance, è lui.
Leon: Scusami, è che da quando ti ho vista, qualcosa si è risvegliato in me, non so cosa. Sento che non posso assolutamente lasciarti andare, mi prenderai per pazzo, ma..
Non lo lascio finire di parlare e gli butto le braccia al collo, singhiozzando sulla sua spalla, lui ricambia l'abbraccio e mi tiene stretta a sé.
Lentamente, calmandomi, sciolgo l'abbraccio.
Leon: Noi ci conosciamo già, vero?
Violetta: Si.
Leon: Ti prego, aiutami a ricordarti. 
Annuisco e sorridendogli gli porgo la mano.
Violetta: Io sono Violetta.
Leon: Leon. Ma lo sai già. *mi stringe la mano sorridendo*. Bhè, ti va un caffè?
Violetta: Si.
Asciugo le mie lacrime e, al suo fianco, m'incammino nella caffetteria più vicina. Questi saranno i primi piccoli passi affinché ricordi il nostro amore.


Nota autrice:

Eccoci qui, siamo arrivati alla fine della storia. Come abbiamo visto, nonstante la perdita di memoria del nostro Leon, tutto ci lascia sperare in un futuro roseo per i nostri protagonisti. Insieme, riusciranno a recuperare il loro amore..
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito. Ma anche a tutti colore che hanno inserito la storia tra le preferite, da ricordare e seguite, davvero grazie di cuore *-*
Volevo anche dirvi che a breve, inizierò un'altra storia sui nostri amati Leonetta, se vi fa piacere vi aspetto! 
Grazie mille ancora, un bacione a tutti! Alla prossima :*

 

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