Il Segreto
Sono nata in un mondo
tempestato dalla guerra, immersa fra dolore e angoscia, depressione e morte.
Sono cresciuta nell’inferno, circondata da anime dannate e diavoli feroci.
Eppure fu proprio negli
occhi di uno dei peggiori demoni che vidi riflesso, per la prima volta, l’amore.
E’ passato tanto tempo, ma ricordo ancora quel giorno come fosse oggi. Ero
solo una bambina allora, un’insignificante bambina a cui
piaceva guardare le stelle della notte dal tetto del suo orfanotrofio. Le
regole vietavano di rimanere là sopra, perché qualora ci fossero stati attacchi
da parte dei Deatheaters, non ci si sarebbe potuti
salvare. Ma io poco badavo a tali questioni: la morte non mi spaventava, c’ero
nata dentro e la sentivo scorrere nelle mie vene più veloce e intensa che il sangue.
Quella notte la
nostra villa fu presa come bersaglio dai seguaci di
Lord Voldemort. Gli Auror,
che non si aspettavano un tale colpo, tardarono a giungere.
La direttrice fu
uccisa per prima, e la gran parte dei bambini subito dopo, mentre ancora
dormivano fra le sgualcite lenzuola di cotone. Penso che siano passati dalla
vita alla morte senza neanche accorgersene, così, all’improvviso….
Io, seduta sul tetto,
lo sguardo fisso nel cielo, non mi ero accorta di nulla. Il silenzio della
foresta intorno a me non era stato turbato da un fiato. I Deatheaters
avevano fatto davvero un ottimo lavoro….
Ad un certo punto
tuttavia – non so ancora per quale strano motivo – abbassai il capo, e i miei
occhi si poggiarono su un’alta e possente figura nera in piedi davanti a me.
Si trattava di un
uomo giovane, con in una mano la bacchetta e
nell’altra la maschera d’argento simbolo di morte. Non avevo dubbi su chi fosse, avevo sentito molto parlare di lui e avevo visto
anche molte sue foto: tutti lo ricercavano, era uno dei seguaci di Voldemort più potenti. Draco Malfoy, l’ultimo erede della
casata più potente d’Inghilterra. Solo in quel momento mi resi conto che la mia
sicura dimora era stata attaccata.
Tuttavia, non mi
scomposi. Primo, perché come ho già detto non avevo paura di finire lì la mia
esistenza. E poi… e poi ero rimasta del tutto rapita dalla sua figura. Sembrava
quasi un angelo, dai capelli biondi e gli occhi di ghiaccio, e mi guardava con
tanto accanimento, con tanta concentrazione, con tanto sentimento… con così
tanto amore… che perfino io, innocente creatura, capii che, in un modo o
nell’altro, lui sapeva chi ero.
E fu quella
consapevolezza a farmi aumentare il ritmo del battito cardiaco, giacché
nessuno, prima d’allora, aveva saputo dirmi chi ero e da dove venivo.
Ma proprio mentre lui
si stava per avvicinare, un rumore secco alla mia destra mi costrinse a
voltarmi, e questa volta mi ritrovai a fissare la sagoma di un auror dal volto mezzo coperto da un ampio cappuccio.
“Malfoy…”
Pronunciò una voce di donna.
Il giovane angelo
nero abbassò la bacchetta che aveva sollevato non appena si era accorto che
qualcuno si era materializzato, e i suoi grigi occhi si spalancarono
quando l’auror scostò il cappuccio dal suo
capo, mostrando una chioma color rubino dalla bellezza impressionante e due
splendenti occhi zaffiro, capaci di togliere il fiato perfino ad un demonio
come lui.
“Ginevra…”
Disse, atono.
“Opera di grande
coraggio colpire un orfanotrofio pieno di bambini indifesi, non è vero?” Si
affrettò a dire aspra la giovane.
L’angelo corrugò la
fronte, e il suo sguardo divenne raggelante. “Sono quasi tutti mezzosangue, non
si meritano di vivere.”
“Sempre delle stesse
idee, eh? Non ti decidi proprio a cambiare.”
“Neanche tu, se è per
questo.”
“Io combatto per proteggere
la vita. Tu combatti per distruggerla.”
“Ti sbagli. Io pure combatto
per proteggere la vita: quella pura, quella vera, quella degna di esistere. Come
anche tu combatti per distruggere, per disintegrare me e le persone che hanno
la mia stessa mentalità.”
“Non osare più
paragonare l’operato di voi sporchi Deatheaters a
quello di noi Auror, Malfoy! Non mi spingere a fare
quello che avrei dovuto fare anni fa!” Gridò la rossa, camminando con
rabbia verso lui e alzando un braccio per mollargli un sonoro ceffone.
Ma Draco parò il colpo prima che arrivasse a segno, e tenendo ferma la
mano di Ginevra, la strattonò fino a farsela cadere sul petto. “Peccato che
allora ti piacesse di più venire a letto con me che puntarmi una bacchetta alla
gola.”. Le sibilò, fissandola con due occhi di fuoco.
Rimasero
infinitamente a guardarsi, l’uno perso nell’altra. Poi lei gli accarezzò il
viso, e a lui altro non rimase che gettar giù la maschera che ancora teneva in
mano e abbracciarla stretta a se. ”Pensavo fossi morto… ti davamo per morto al
Ministero, era da tanto che non ti facevi vivo.”
“Ed io ero certo che
ti avessero ucciso nella battaglia di tre mesi fa a Dover.”
“Perché non vieni
dalla nostra parte, Draco?”
“Perché io credo
nella mia guerra, Ginevra.”
Lei sospirò,
appoggiando il capo sul petto di lui. “Come ho fatto ad innamorarmi di uno come te?”
“Non lo so… e non so
nemmeno perché io ami te. Ma ora, c’è qualcos’altro di più importante su cui
dobbiamo portare la nostra attenzione.” Lei alzò il
capo, guardandolo interrogativamente. “La bambina.” Le rispose lui, in un
sussurro.
La vidi voltarsi,
seguendo la direzione indicata dallo sguardo di lui, e poggiare i suoi begli
occhi meravigliati su di me, che la guardavo con tranquilla curiosità.
“Da quando è qui?”
Chiese al ragazzo.
“Da prima che
arrivassi.”
La paura si fece
spazio nei suoi occhi. “Oh no! ma Ora… ora ci ha visto!
Se dirà qualc…” si bloccò improvvisamente, mentre
un’espressione di completo sbigottimento le trasformava il viso. Rimase
immobile per un tempo che mi parve infinito, con migliaia di emozioni che a
velocità incredibili le attraversavano lo sguardo.
“Non è possibile… non può essere….” Sussurrò
poi, aggrappandosi di più al petto del giovane, quasi impaurita da me.
“E’ così invece,
altrimenti l’avrei già uccisa.”.
“Ma… no! E’
assurdo! Non doveva stare in Inghilterra!”
“Le burocrazie non
fanno mai ciò che devono. E’ lei Ginevra, il Richiamo del Sangue che ho fatto
non può sbagliare.”
A quel punto la donna
si allontanò lentamente dall’uomo e con passo incerto mi venne incontro,
inginocchiandosi al mio cospetto.
Tremante allungò una
mano e mi accarezzò i capelli neri, mentre io la fissavo sempre in silenzio.
Vista da vicino era
ancora più bella, ancora più dolce, ancora più… impressionante.
Soprattutto i suoi
occhi, che ora erano coperti di lacrime: incantavano. Erano di un colore
talmente intenso che per tutto il tempo non feci altro che chiedermi come
potessero esistere cose così belle in un mondo tanto brutto.
“Ciao…” Mi
disse, gocce di pianto che le cadevano dagli occhi e le estremità della bocca
che le tremavano in un doloroso sorriso.
Io, che con il mio
agile e fantasioso cervello di bambina mi ero già costruita un puzzle tutto
personale rimettendo insieme i pezzi di ciò che era successo poco prima, senza
minimamente pensare se quello che dicevo fosse una sciocchezza oppure no “Anche
io da grande sarò bella come te?“ le chiesi.
Draco, poco distante
da noi, scoppiò a ridere. “Diventerà una strega davvero brillante, Gin!”
La donna invece mi
aveva guardato senza fiato, mentre l’ultima lacrima le scivolava giù per la
rosea guancia. “Tu…tu … tu hai…capito?!”
“Cosa ho capito?” Le
chiesi io, arricciando le labbra.
Lei sospirò,
alzandosi in piedi, e Draco le venne subito al fianco, ponendole un braccio
attorno alle spalle e dandole un bacio sulla tempia. “E’ meglio che ce ne
andiamo ora, Ginny. Non voglio che nessuno si insospettisca.”
“Ma lei…”
“Lei sa. Non è
necessario spiegarle nulla in più. Lei sa. E quando tutto sarà finito,
forse, anche gli altri potranno sapere.”
“No. Neanche quando
sarà tutto finito, il nostro mondo sarà pronto ad accettare una realtà del
genere.” Replicò addolorata lei. E Draco non poté
fiatare a quel ragionamento, purtroppo era tutto vero. La mascella gli si
contrasse per la rabbia, e i suoi occhi s’incupirono.
“In tale caso,
lasceremo questo mondo che non ci capisce. Esistono tanti altri posti in cui
potremmo vivere una volta aver concluso la nostra guerra.
Ora, però,
l’importante è che ciascuno di noi faccia il possibile per sopravvivere.”
“Allora lei è in
pericolo qua. Se non ci fossi stato tu l’avrebbero uccisa.”
“Non preoccuparti:
quando il tuo caro Ministero verrà a sapere dell’attacco, confinerà
tutti gli orfani in un posto molto più sicuro,
probabilmente perfino in terra straniera, e lei avrà la possibilità di
crescere.”
“Sì… forse hai
ragione.” Disse la strega dai capelli rossi in un sussurro, appoggiando la
testa sulla spalla dell’uomo che le stava dietro. “Però, adesso è davvero tempo
di lasciarci.”
Sentendo ciò, io mi
alzai, attirando la loro attenzione, e arrivata loro davanti strinsi le braccia
attorno alle loro gambe.
“Sono contenta di
avervi conosciuto.” Dissi, alzando il viso per incontrare i loro sguardi.
Il sorriso che mi
rivolsero in quel momento Draco e Ginevra rappresenta uno dei ricordi più belli
di tutta la mia vita. Mai prima di allora avevo sentito un tale affetto nei
miei confronti. Mai prima di allora qualcuno mi aveva ritenuto tanto importante
da dedicarmi uno sguardo del genere… come se fossi davvero l’unico fine per cui continuare ad esistere.
Pochi istanti dopo
scomparvero. E, da quel momento in poi, io non sentii più parlare di loro.
Crebbi in Francia,
dove la forte presenza di druidi assicurava una prevalenza della magia bianca
rispetto a quella nera, e dove dunque gli orfani come me
potevano stare al sicuro.
Non incontrai mai più
Draco Malfoy e Ginevra Weasley. In seguito, seppi dai
libri di storia che entrambi erano deceduti in quella
che viene nominata l’Ultima Battaglia, lo scontro finale con cui si pose fine
ad un conflitto che devastava il mondo magico già da quasi dieci anni.
Ma ora, all’età di
diciotto anni, sono libera finalmente di tornare in quello che so essere il mio
paese natio, e andare ad onorare la memoria delle due persone che mi consideravano
la cosa più importante della loro vita, e che avevano dato
un senso alla mia stessa esistenza.
Il Ministero di
Minerva McGonogall fu il fautore della stabile pace
che si creò con la fine del conflitto. Una volta che i due grandi della magia,
Harry Potter e Voldemort,
erano morti, ora non rimaneva altro da fare se non lasciare che i maghi normali
vivessero.
Ma vivessero
col ricordo di ciò che era successo, nel bene e nel male: per questo fu creato
un Cimitero dei Caduti, dove furono deposti i corpi di chi aveva lottato per
l’una e per l’altra parte.
Era un luogo
particolare, quasi spettrale. Un enorme struttura architettonica di pietra, che
ricordava tanto gli antichi palazzi egizi dove venivano sepolti i corpi dei
faraoni prima del periodo delle piramidi, conteneva al suo interno un numero
impressionante di stanze, ove ogni famiglia poteva andare a pregare il proprio
morto.
Non sembri strano che
anche i passati Deatheaters ricevano visite: anche
loro, una volta, erano uomini, e come tali sono stati sia odiati che amati da coloro che avevano intorno. E
il loro errore di essersi uniti al Male, anche se grave, può capitare che non
basti per eliminare il dolce sentimento.
Non fu difficile
trovare le tombe di Ginevra e Draco: per qualche strano motivo erano state
poste vicine, distanti da quelle dei loro parenti consanguinei.
Due grandi foto
incorniciate da un ovale erano state poste sulle strutture parallelepipede
entro cui si trovava il sarcofago, e ritraevano due giovani di circa trent’anni che sembravano possedere due caratteri
completamente contrapposti: lui altero, minaccioso, dagli occhi duri e la
postura impeccabile. Lei dolce, con un sorriso incantatore e due occhi azzurri
che sembravano racchiudere in se le profondità dell’oceano più misterioso.
Erano stati così
diversi… davvero troppo diversi. Questo doveva essere uno dei motivi per cui sapevano che la loro relazione, anche una volta
finita la guerra, non sarebbe stata accettata da nessuno. Lei
un dolce angelo, lui un tremendo demonio; lei solare, lui tenebroso; lei che
lottava per la vita, lui che dominava con la morte; lei auror,
lui Deatheters.
Lei Weasley, lui Malfoy.
Automaticamente,
poggiò una mano là dove le due tombe s’incontravano, sospirando.
Poi, però, un sordo
rumore alle sue spalle la costrinse a voltarsi, scostando per riflesso la mano
dalla liscia superficie di marmo.
Una donna di circa sessant’anni, inginocchiata a terra, con mano tremante
raccoglieva i fiori che le erano caduti, rimettendoli nel bouquet. Senza
neanche pensarci, la ragazza si inginocchiò davanti a lei, aiutandola nella sua
operazione.
L’ultimo fiore che
raccolse era un tulipano rosso, che si portò al naso prima
di riconsegnarlo alla sua proprietaria.
“E’ un fiore molto
bello.” Disse, porgendole la mano per aiutare la donna a rialzarsi.
“Sì… anche a lui
piaceva.” Replicò con voce flebile quella, accettando dopo un po’ d’esitazione
l’aiuto che le si stava dando.
“Ha un parente qua dentro?”
Chiese innocentemente la ragazza, una volta in piedi. L’anziana signora che
aveva davanti le aveva procurato uno strano tuffo al cuore: era così gracile,
così debole, un fuscello che sembrava attendere anche il minimo soffiare della
più lieve brezza per spezzarsi. I suoi occhi celesti erano opachi, e i suoi
lisci capelli bianchi, raccolti in un’elaborata acconciatura sopra il capo,
quasi avevano lo stesso colore della sua diafana pelle.
La donna, senza
staccare lo sguardo dal suo volto, fece cenno di sì col capo. “Due uomini, che
entrambi hanno lottato dalla parte del Male. Ma solo uno di loro ho veramente
amato.”
“Oh…” Fece lei,
allontanandosi di un passo. La conversazione stava prendendo toni troppo intimi
che la infastidirono: non aveva voglia di sentir parlare di mariti, amanti,
intrecci amorosi vari di una persona che neanche conosceva.
“Se avessi conosciuto
anche l’altro, pure tu saresti stata del mio stesso avviso. Era difficile
provare qualcosa che non fosse odio per Lucius.”
A quel nome, la
ragazza spalancò gli occhi, deglutendo a fatica. “Lucius?!” Chiese improvvisamente senza frenarsi. “Lei è la
vedova Malfoy?”
La donna sorrise a quella sue reazione, ma rimase in silenzio. “Capelli neri,
occhi azzurri, pelle rosea, fascino innegabile: sei stata fortunata piccola,
hai preso le caratteristiche migliori dai tuoi genitori.”
“Lei… lei sa…”
“Mio figlio è davvero
l’unico uomo che nella mia vita ho amato. E lui amava me. Mi amava tanto da
fidarsi nel rivelare perfino i suoi segreti più intimi, come la sua relazione con
la piccola di casa Weasley.
Sapevo di quell’amore
che entrambi avevano tentato invano di distruggere, e sapevo a cosa esso aveva
portato. O, per meglio dire, a chi aveva portato.
Come ti chiami?”
La ragazza rimase in
silenzio per un po’, fissandola sconvolta senza riuscire a risponderle. Era
cresciuta con la consapevolezza che ogni legame col suo passato fosse rappresentato dal solo ricordo di quell’unica,
incredibile notte… ed invece, ora si ritrovava davanti, in carne ed ossa, la
possibilità di potere sapere molto di più sui suoi genitori, sulla loro vita,
sulla sua stessa nascita….
Lei non era sola.
Deglutì a vuoto, poi,
con voce flebile, riuscì finalmente a rispondere al semplice quesito postole. “Mysteria.”
La donna, in uno
slancio dettato dalle intense emozioni che provava, sorrise, e allungò una mano
tremante per accarezzare la guancia di lei. “Mysteria…
i nomi parlanti sono sempre piaciuti alla mia famiglia.”
Poi ritrasse l’arto velocemente, quasi si fosse scottata, e abbassò lo sguardo,
sospirando tristemente.
E in quel momento,
parve che il peso dei suoi anni e delle sofferenze patite le fosse caduto sopra
mille volte più grave di prima.
“Ogni tanto mi chiedo quando la guerra finirà davvero… quando la verità
potrà finalmente essere detta… Dimmi Mysteria, vuoi
tu conoscere il tuo passato?”
“Più di qualsiasi
altra cosa.”
“Allora vieni con me,
questo è un luogo insicuro per un segreto come te.”
Così dicendo strinse forte il mazzo di fiori che teneva ancora fra le braccia,
e con passo deciso, altero, e con quella postura elegante che pareva innata in
lei, si diresse verso la tomba di Draco, riempiendone
il vaso vuoto. Si fermò un attimo, giusto il tempo di accarezzare la foto del
figlio e lanciare uno sguardo a quella di Ginevra, e tornò dalla ragazza,
facendole segno di seguirla fuori della costruzione.
Una
volta arrivati nel cortile la fissò dritta negli occhi, le prese la
mano… e con un sonoro poff, entrambe scomparvero.
La luce bianca
attraversava la grande vetrata della graziosa veranda che dava al parco, ricco
degli esuberanti colori della primavera. I mobili bianchi, di ferro battuto,
riflettevano la luminescenza esterna, rendendo l’ambiente quasi anestetico,
senza dubbio irreale. Eppure, paradossalmente, era in quel posto che lei,
vigile più che mai, stava per scoprire la sua realtà.
Si erano accomodate
già da dieci minuti, ma nessuna ancora aveva osato pronunciare parola.
Fu Narcissa a rompere quel silenzio pieno di aspettative.
“Draco
mi raccontò di averti vista, una notte. – sorrise, abbandonando la postura
rigida e poggiando la testa su una mano – Lo ricordo ancora, rimase a parlarne
per giorni! Era così felice, così… orgoglioso di te!
Ha i capelli neri, come una Black, mi disse… è bellissima… ed è molto
intelligente. Sarà una strega brillante… Raramente ho visto mio figlio così
espansivo. E’ sempre stato molto introverso, molto contenuto… solo in due
occasioni l’avevo visto così entusiasta: quando volò per la prima volta con la
sua scopa, e quando… quando s’innamorò di tua madre.”
Sussurrò quasi, mentre il sorriso si faceva più duro… ma
non scompariva dal suo stanco volto.
“A lei non piaceva
mia madre?” Chiese, cauta. Seduta davanti a quella che doveva essere a tutti
gli effetti sua nonna, si contorceva nervosamente le mani in grembo, e fissava
la sua ospite con attenzione, studiando ogni suo minimo movimento, pendendo
dalle sue labbra per assimilare fino alla fine ogni sua singola parola.
Narcissa
si prese qualche attimo prima di risponderle. “Eravamo
diversi. Due famiglie purosangue che, però, avevano scelto vie opposte, e
perciò, nemiche. Loro erano poveri, non disprezzavano affatto il mondo babbano,
e spalleggiavano Silente. Noi, tutto il contrario.
Draco
e Ginevra sono cresciuti come due avversari, influenzati dalle esperienze delle
proprie famiglie… quando però impararono ad essere
indipendenti dai giudizi altrui, e decisero di giudicare con la propria
testa il mondo, le cose cambiarono.”
“La mia nascita
rappresenta un compromesso fra due fazioni avverse?!”
Chiese, storcendo il naso.
“Se così vuoi
chiamare l’amore…!” Ghignò la saggia Black.
Mysteria
sorrise, mentre quelle parole le scaldavano il cuore, facendole tornare alla
mente il ricordo di quella notte passata, degli sguardi di quei due stranieri,
del palpabile legame che li univa, nonostante la distanza. Non v’erano dubbi
che i suoi genitori si fossero amati.
“Quando fu la
svolta?”
“L’ultimo anno di Draco… quindi il penultimo di Ginevra. Non chiedermi i
particolari, non li conosco. So solo che, a partire dal Natale di quell’anno, vidi mio figlio cambiare progressivamente,
diventare sempre più calmo, più pacato, più sorridente… E poi, una sera di
giugno, finite le scuole, approfittando dell’assenza di Lucius,
portò qui tua madre: mi disse che l’amava, e che era incinta di sei mesi.- la
donna ridacchiò lievemente, riassaporando quei vecchi momenti – Ricordo ancora
il mio stupore in quel momento!
Eppure… vedere mio
figlio così felice fu un’emozione talmente grande da impedirmi di ribattere… e,
anzi, spingermi ad aiutarlo.”
“Cosa successe poi?”
Domandò impaziente.
“Ginevra non poteva
rimanere a casa sua, se avessero scoperto della gravidanza… e soprattutto, se
avessero saputo chi era il padre del bimbo che portava in grembo, avrebbe
passato molti guai. Del resto, però, non potevo neanche nasconderla qui a Malfoy Manor, perché se Lucius avesse scoperto quanto
succedeva avrebbe ucciso sia lei che tuo padre.
Così, decidemmo che
la scelta migliore era che entrambi si allontanassero, rifugiandosi in una
delle nostre numerose ville: la scelta ricadde su una tenuta in Danimarca,
molto lontana da qui…e soprattutto molto isolata.”
“Nessuno si accorse
della gravidanza di mia madre?”
“No… tua madre non
ingrassò più di tanto, e grazie ad un incantesimo apposito la sua figura si
liberò del piccolo ingombro sospetto sul ventre. Perciò nulla impedì ai
genitori di “mandarla a studiare per tutta l’estate da una sua amica di
penna”…”
“Quindi… sono nata in
Danimarca?”
“Sì. Ero presente
anch’io quel giorno, feci da levatrice poiché dovevamo tenere la discrezione
più assoluta.”
“Loro erano felici?”
“Infinitamente.”
“Avevano già deciso
di darmi in adozione?”
“La guerra era
scoppiata due settimane prima della tua nascita, e i due eserciti avversari
richiedevano la presenza dei tuoi genitori. Ci furono litigi, pianti, notti
insonni… poi decisero che era meglio separarsi, ognuno per la propria strada,
sperando, nel futuro, di rincontrarsi.
Fui io a portarti in
un orfanotrofio di Diagon Alley,
chiedendo espressamente che fossi data in adozioni in un paese lontano dalla
Gran Bretagna.”
“Nessuno si stupì di
vedere la signora Malfoy in un orfanotrofio con una
bambina fra le braccia e una richiesta del genere da fare?”
“Polisucco,
mia cara… all’apparenza sembravo una donna di malaffare.”
Ghignò, fiera della sua astuzia.
“E così, questa è la
mia storia?”
“Questo è il tuo
passato… è solo l’inizio della tua storia… il resto, è tutto ancora da
scrivere.”
“E chi sarò, in
futuro?” Domandò Mysteria, apparentemente
impassibile, nel cuore un tumulto di speranze e sentimenti.
Narcissa
la fissò in silenzio, il mezzo sorriso triste non abbandonavail
suo volto. Pareva ormai un suo segno caratteristico, quella sorta di rassegnata
tristezza che aleggiava in ogni sua minima espressione, e che andava via solamente quando parlava del figlio deceduto. “Non lo so. Ma
voglio che tu rimanga qua, con me. E pretendo che tu sia forte, tesoro mio,
perché io non riesco più ad esserlo. E’ stata una sofferenza immane vivere per
tutto questo tempo dopo la morte del mio amato Draco,
ma l’ho fatto solo perché gli avevo promesso che avrei atteso il tuo ritorno.
Tu sei l’ultima discendente dei Malfoy, e l’ultima rappresentante della casata Weasley. In questo momento, in cui la pace è resa instabile
dai rancore ancora vivi, ciò che sei può non essere
accettato.”
“Sono abituata a
vivere nell’ombra.”
“Lo so. Ma oramai,
alla mai vecchia età, sono giunta alla conclusione che è giusto che la verità
si mostri. Dunque preparati, Mysteria Malfoy, perché la tua guerra sta per cominciare. Il segreto
deve essere svelato.”