Immortal Love

di Adriane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Who are u? ***
Capitolo 2: *** Perché? ***
Capitolo 3: *** Ancora lui ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Who are u? ***


Morire. Il pensiero della morte.

E' quello che passa per la testa di Cassie. La morte le piace, anzi, l'attira. E per questo lei la vuole provare, provare sulla sua pelle.

Stare sul precipizio di un palazzo di dieci piani è eccitante. Provarlo sulla sua pelle è ancora più eccitante.

Il vento, al decimo piano, è veramente forte. Se lei fosse un po' più magra, sarebbe già stata portata via dalla corrente.

Mi butto. E' ora ,pensò Cassie. Guardò per qualche secondo sotto di lei. Le strade erano affollate di macchine parcheggiata e in movimento. Sotto di lei c'erano il Gran Plaza Hotel, uno dei più prestigiosi hotel del posto. Dopo pochi secondi parcheggiò una limousine davanti all'hotel, dalla quale scese una vacchia signora, indossando un cappotto lungo bianco e una pelliccia che ricopriva tutto il busto. Indossava degli occhiali enormi a cerchio, e dei tacchi venti centimetri. Probabilmente alloggiava lì. Cassie distolse lo sguarda e si preparò mentalmente. Un salto e via. Tutto sarebbe passato. Si preparò. Chiuse gli occhi. Era pronta. Stava per saltare, quando qualcuno urlò. La voce proveniva da sotto. Cassie aprì gli occhi, guardò giù e vide un ragazzo che agitava le braccia. Da quell'altezza non vide bene chi fosse in volto. Cassie riuscì a distinguere gli occhi probabilmente neri, capelli neri spettinati e molto alto. Indossava un cardigan verde scuro con dei semplici jeans. Il ragazzò urlò qualcos'altro che Cassie non riuscì a sentire, e continuò ad agitare le braccia. Dopo si fermò. Cassie non voleva distrarsi e si preparò di nuovo al salto. Ormai non poteva tirarsi indietro. Aprì gli occhi per vedere se il ragazzo urlava ancora, ma non c'era più. Menomale, pensò lei. Basta distrarsi. Contò uno, due... e tre.

Cassie saltò. La caduto le sembrò un istante, anzi meno di mezzo secondo. Era morta, ma era ancora cosciente. Aprì gli occhi, si guardò intorno. Era di nuovo sul palazzo. Ed era in braccio a qualcuno. Il ragazzo di prima l'aveva presa prima che lei potesse saltare. Come ha fatto?, pensò Cassie. Guardò per qualche minuto il ragazzo: era alto, come immaginava, i capelli erano gli stessi, ma gli occhi no. Gli occhi non erano neri, ma grigi. Grigi come il cielo nuvoloso, grigi come il cemento. Dopo un po' Cassie parlò.

''Mi lascia giù?'' chiese.

''Giù dal decimo piano, o giù sul pavimento?'' chiese lui accennando un sorriso.

''Come hai fatto?'' chiese lei liberandosi dalle braccia.

Il ragazzo misterioso la guardò un attimo e poi rispose ''Corro veloce''.

Ci fu un silenzio che durò qualche minuto, ma per Cassie furono anni. Alla fine decise che doveva andarsene, così guardò a porta del terrazzo, e si diresse verso essa.

''Perché?'' chiese il ragazzo.

''Perché no?'' chiese lei.

Cassie oltrepasso la porta, poi si girò. Il terrazzo del palazzo era vuoto. Non c'era più il ragazzo misterioso. Forse lo aveva immaginato, o forse era semplicemente più pazza del previsto.

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Capitolo 2
*** Perché? ***


Tornando a casa Cassie pensò solo a quel ragazzo. Perché? , si chiese così tante volte, che dopo un po' non le contò più.

Arrivò a casa a piedi. Dal Gran Plaza Hotel distava solo qualche minuto, e lei aveva bisogno di camminare e pensare. La casa era più pulita di come l'aveva lasciata. Sua madre stava ore a pulire, pulire e pulire.

''Ciao'' disse passando davanti la camera di sua madre, intenta a pulire, di nuovo.

''Ehi, Cassie! Dove sei stata? Sono le nove di sera'' urlò la madre rincorrendola.

''Mi stavo lanciando nell'aria da un palazzo'' rispose tranquillamente lei.

La madre la guardò, e poi rise. ''Ah ah ah, spiritosa. Non devi fare certe battute, se no la mamma non smette più di ridere. Sul serio dov'eri?''

''Te l'ho detto'' rispose lei chiudendo la porta in faccia alla madre.

La camera era pulita. Cassie era stanza di tutta quella pulizia, così aprì l'armadio e tirò fuori i pochi vestiti che aveva e gli sparse per terra; poi disfò il letto, e buttò fuori le piume dai cuscini. Così si sentiva molto meglio. Tanto la madre l'avrebbe ripulita il giorno dopo.

Si sedé un' attimo per riflettere e accese il computer. Fissò la schermata di google per qualche minuto, digitò la voce: ''limite di velocità per un uomo normale''

Apparsero tanti risultati, ma Cassie cliccò solo su uno di questi.

L'articolo diceva varie cose sulla velocità e i moti del corpo, cosa che a Cassie non interessava molto, perciò mandò giù, fino a quando trovò quello che cercava.

Sulla pagina c'era scritto ''LIMITE DI VELOCITA' PER UNA PERSONA MEDIA NORMALE 30 KM/H''

30 km/h?, si chiese. Impossibile. Allora come ha fatto?

Quel ragazzo era corso da lei per salvarla. Aveva corso dieci piani in un minuto? Era davvero possibile?

Quel giorno l'ascensore non funzionava neanche all'Hotel, si ricordò. Forse in qualche minuto l'aveva aggiustato.

Cassie pensò per ore, fino ad addormentarsi con la testa china sul tavolo.

La mattina seguente Cassie, come sempre, si svegliò tardi, e corse fino a scuola.

La scuola che frequentava era una delle più prestigiose della città, ma lei la odiava. Odiava tutto di quella scuola. Odiava le persone, i muri, gli insegnanti, le lezioni, ma sopratutto le persone. Odiava in 99% degli alunni e il 100% dei professori. Sua madre l'aveva mandata lì con la forza, ma lei la odiava.

Prese il treno e arrivò lì in dieci minuti. Come sempre teneva in una mano l'i-pod con le cuffiette, nell'altra un libro. Ogni giorno aveva un libro diverso, perché leggeva velocissimo e tantissimo. Nella sua libreria aveva minimo cento libri.

Quella mattina non ebbe molto tempo di vestirsi ''decente'' , quindi indossava dei normali jeans e un pullover nero. Camminando verso scuola vide tutti gli altri ragazzi del liceo arrivare con le loro manifiche macchine o scooter da migliaia di dollari. Anche sua madre le regalò una macchina per il suo sedicesimo compleanno, ma Cassie la bruciò.

Tolse lo sguardo dai suoi ''compagni'' e continuò a leggere, fino a quando andò a sbattere contro qualcuno e le cadde il libro.

''Oh, scusa'' disse freddamente lei.

''Scusami tu. Si è sporcato il libro. Lo stano caso del dr.Jekyll and mr.Hyde?'' chiese un ragazzo che raccolse il libro da terra. Cassie alzò gli occhi verso di lui, e rimase sconvolta. Era lui.

''Oh, di nuovo ciao'' aggiunse il ragazzo quando la vide.

''Mi perseguiti?'' chiese lei afferrando il libro e incamminandosi.

Il ragazzo la seguì e rispose: ''veramente no. Sono nuovo qui. Oggi è il mio primo giorno di scuola''

Cassie pensò a cosa dire. Non voleva essere troppo invadente, ma neanche troppo socievole, quindi rispose nel modo più stupido possibile: ''bravo''.

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Capitolo 3
*** Ancora lui ***


Cassie andò in classe e posò lo zaino. Poi uscì fuori e vide il ragazzo di spalle. La stava di nuovo seguendo?

Per non andargli incontro, cambiò direzione e tornò indietro in classe. Dov'è finita Lilly?, si chiese.

Cassie stese le braccia sul banco, piegò la testa verso il basso e chiuse gli occhi. La campanella sarebbe suonata tra qualche minuto, e lei voleva dormire ancora.

Dopo poco, la campanella maledetta suonò.

''In classe!'' urlò il professore di biologia agli studenti che stavamo fuori. ''Muovetevi!''

Cassie aprì gli occhi pigramente e alzò la testa. Davanti c'era Lilly che la stava fissando.

''Mi chiedevo quando avresti alzato la testa. Ben svegliata'' disse lei.

''Ciao.. è da tanto che mi fissi?'' chiese Cassie sbadigliando.

''Un po' '' rispose lei.

Lilly era l'unica amica che aveva. Era l'unica che le parlava in quella scuola, ed era l'unica su cui contare. Si erano conosciute l'anno prima. Lilly era venuta da lei, la cervava, e Cassie ancora non sapeva il perché. Inizialmente lei la respinse, ma dopo un po' diventarono amiche. A Cassie non piacevano molto le persone, sé stessa inclusa.

''Calma! Calma! Adesso iniziamo con biologia.. qualche volontario?'' chiese il professore guardandosi intorno. Poi mise gli occhi su Cassie, e sorrise. Uno di quei sorrisetti che significavano ''so che non hai studiato e ti metto due''.

Merda, si disse.

Ma prima che il professore potesse dire qualcosa, qualcuno bussò alla porta.

''Chi è?'' chiese lui scocciato.

La porta si aprì.

Un ragazzo alto quasi due metri, con dei capelli spettinati neri e degli occhi grigio sorpassò la porta. Portava lo zaino su una spalla e nell'altra mano aveva un foglio.

''E' l'aula di biologia?'' chiese il ragazzo fissando il professore.

Bel coraggio, tutti avevo paura di lui, e nessuno osava tenere il suo sguardo.

Si fissarono per vari minuti, anzi molti minuti, infatti gli alunni stavano tenendo il tempo.

''Sì'' rispose il professore togliendo lo sguardo. Aveva perso. ''Chi sei?''

''Sono nuovo. Sul foglio c'è scritto che la prima lezione è biologia. Dove mi siedo?'' chiese il ragazzo tenedo ancora lo sguardo.

''Dove vuoi'' rispose il professore diventando nervoso.

Il ragazzo tolse lo sguardo, e voltò la testa verso la classe. Squadrò per bene tutti quanti, poi lo sguardo si posò su di lei. Il ragazzo si incamminò per il corridoio e si sedette nell'ultimo banco in fondo. L'unico libero.

''Visto che sei nuovo, e hai disturbato la lezione, spero che ci delizierai con una bella interrogazione'' disse il professore rivolto al ragazzo.

Lui ci pensò un'attimo e poi sollevò le spalle. ''Ok'' rispose.

E' pazzo? Prenderà due, pensò Cassie, anzi è quello che pensò tutta la classe.

''Bene, signor...?'' chiese il professore prima di iniziare.

''Gabriel Martin'' rispose con la voce calma.

''Bene, signor Martin, mi sa dire cos'è la biologia, cosa studia e tutto quello che comprende?''

''Certo'' rispose lui.

Dopo un'interrogazione da dieci e lode, il professore rimase stupito.

''Potrebbe fare di più. Sei scarso'' rispose.

Cassie stava per ridere, ma si fermo. Sei? Sta scherzando. Era da dieci, DIECI.

Il ragazzo tornò al suo posto, ma camminando girò la testa verso Cassie e le fece l'occhiolino.

Me lo sono immaginato?, si chiese.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Alla fine delle due ore di biologia Cassie e Lilly uscirono in fretta per andare in bagno a parlare. Appena entrate Lilly perlustrò bene tutti i box e chiuse a chiave la porta.

''Ma sei pazza? Magari qualcuno ha dei bisogni. E poi perché mi hai trascinato in bagno?'' chiese Cassie sbuffando.

''Primo: ci sono trentamila bagni. Secondo: tu lo sai'' rispose Lilly prendendo dalla borsa un rossetto rosso acceso e usava quotidianamente.

''No non lo so'' rispose lei.

''Ti do un indizio: G a b r i e l'' disse l'amica facendo lo spelling.

''E quindi?'' chiese Cassie indifferente, ma lei sapeva a dove voleva mirare Lilly.

''Dove vi siete conosciuti? Avete parlato? Quanti anni ha? Sembra più grande di noi, tipo del quarto. Strano. Allora?'' chiese Lilly facendo una domanda dopo l'altra senza respirare.

Cassie avvampò, ma lo nascose, e indifferentemente rispose: ''Non l'ho mai visto prima''.

''Sì,certo. Vuoi prendermi in giro? Ho visto le occhiatine che ti dava. Allora?'' chiese impaziente l'amica.

''Mi guardava?'' chiese Cassie sbalordita.

''Sul serio non te ne sei accorta?'' chiese lei.

Chi è questo Gabriel? E che vuole da me?, si chiese Cassie.

''Oooooh,allora? Che fate lì dentro? Aprite!!'' disse qualcuno bussando furiosamente alla porta del bagno.

Le due non si erano neanche accorte della enorme fila che si era fatta al bagno, e aprendo la porta Lilly diventò brusca.

''Ci sono duecento bagni. Proprio qui?'' chiese urlando.

''Calmati'' sussurrò l'amica.

La prossima lezione era educazione fisica.

Grande, pensò lei.

A Cassie non piaceva per niente la ginnastica, ma le piaceva correre. Poteva correre per ore senza stancarsi, e per questo, era sempre in ottima forma.

Suonò la campanella e entrambe si diressero negli spogliatoi della palestra per cambiarsi i vestiti. La divisa da ginnastica della scuola era orrenda. Le femmine avevano due divise strandar. In estate si utilizzava una canottiera gialla con sopra il logo della scuola, neanche fosse tanto importante; pantaloncini corti e verdi fino a metà coscia,ma alcune ragazze gli arrotolavano quel tanto che bastava per coprire le mutande, sempre se ce l'avevano. In inverno t-shirt identica alla canottiera, felpa giallo canarino e pantaloni da tuta lunghi. I maschi ne avevano solo una. Una t-shirt rossa con dietro il logo della scuola di dimensioni gigantesche che coprivano tutta la schiena, e pantaloni gialli lunghi.

Cassie e Lilly si cambiavano coprendosi a vicenda. Entrambe si vergognavano del loro corpo perché, a differenza delle altre ragazze, loro non avevano gli ''attributi'' adatti. Portavano entrambe la seconda scarsa, mentre le altre avevano già una quarta abbondante.

Uscirono dagli spogliatoi e la coach ordinò di uscire all'aperto. Era autunno e fuori c'erano circa dieci gradi.

''Sta scherzando,vero?'' chiese Lilly.

''Non credo'' rispose lei.

''Qui rischio una polmonite'' rispose l'amica.

''Basta parlare signorine! Cinque giri del campo. Maschi davanti,femmine dietro. Forza!!'' urlò la coach soffiando nel fischietto.

''Morirò'' sussurrò Lilly all'amica.

''Dai, un po' di corsa fa bene'' rispose lei.

Cassie corse due giri, quando ad un tratto vide qualcosa, anzi qualcuno affacciato alla finestra dell'aula di musica che la guardava.

Gabriel.

Stava lì in piedi ad osservarla attentamente. Cassie continuò a correre facendo finta di non averlo visto, ma la tentazione di guardarlo era troppa, così si voltò verso la finestra, ma non vide più nessuno.

Se l'era immaginato, di nuovo?

 

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