Am I in love with...Niall?

di _nihonjin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...Ross in London? ***
Capitolo 2: *** I want know the real you. ***
Capitolo 3: *** Insecticide. ***
Capitolo 4: *** Dalton's law. ***
Capitolo 5: *** Ehm. ***



Capitolo 1
*** ...Ross in London? ***


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Questa storia è il continuo di
E se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?

…Ross in London?
 
E porca carota, non è possibile che mi sia già persa.
Insomma, quale ragazza sana di mente si perde per delle strade che ha percorso migliaia di volte? Solo io, ecco.
Londra…me la ricordo ancora. In ogni singolo dettaglio. Okay, no, sto scherzando. Non me la ricordo per nulla dato che mi sono persa.
Ma perché nessuno è venuto a prendermi all’aeroporto? Merda, merda, merda.
Mi guardo intorno cercando un elemento della città che mi faccia rammentare. Aspetta, ma lì non c’era un ristorante? E perché ora c’è un canile?!
Sospiro e butto l’occhio affranta su un ragazzino con le cuffie sulle orecchie. Mi avvicino a quest’ultimo e gli picchietto sulla spalla per farlo uscire dallo stato comatoso in cui si trova. Lui, per tutta risposta, con uno sguardo che potrebbe fulminare persino Chuck Norris, si toglie una cuffietta.
“Yes?”
Yes? Perché ha…
Ah, ma aspetta. Questo parla inglese. Okay, no problem. Ci ho vissuto per anni a Londra, figurarsi se non mi ricordo la lingua.
“Excuse moi…no, cazzo questo è francese…scusa, sai per caso se…” Ammazza oh, come mi ricordo l’inglese.
Quello mi fissa stranito.
“Sorry…uhm, you…non, cioè…come minchia si diceva?”
Rifletto un secondo sulla frase corretta da formulare. Mi ci vuole solo un po’ di tempo, che aspetti quell’insulso plebeo.
“Ai tont spik inglisc!” urlo, finalmente soddisfatta, dopo un’evidente lunga riflessione.
Guardo davanti a me, ma il ragazzino con c’è più. Scruto bene anche intorno la mia persona ma è sparito. Si è smaterializzato forse. Cavolo, voglio averla anche io questa abilità.
Forse la cosa giusta da fare è entrare in un bar, bere qualcosa, che so, magari un bicchiere d’acqua fresca e chiamare Mariateresa, la mia unica ancora di salvezza in questo mare di disperazione e indecisione. Sì, sono diventata una poetessa. E sì, mi sento intelligente. Più di quanto io sia in realtà, ma dettagli.
Mentre cammino spedita verso un mini-bar chiamato “di nome e di fatto” (ma che cazz…) dall’altra parte della strada, sento cadermi sulla testa un paio di gocce d’acqua e in men che non si dica un’intera cascata mi si riversa addosso. Ci voleva pure la pioggia, miseriaccia.
Apro l’ombrello che per fortuna mi sono ricordata di portare. Finalmente una cosa buona l’ho fatta oggi.
Un taxi. Devo solo chiamare un taxi, che sarà mai? Eccone uno che passa proprio davanti a me e si ferma pochi metri più avanti. Noto che anche un tizio ha adocchiato il veicolo.
E no, porco porcospino in calore, il taxi è mio. Non ho intenzione di prendere l’autobus! Vuoi la guerra babbano? E che guerra sia.
Inizio a correre, per quanto i tacchi alti me lo permettano, con lo scopo di entrare per prima nell’auto nera, ma neanche il tempo di raggiungere la maniglia della porta che un tizio in felpa e cappuccio mi si spalma completamente addosso e mi fa perdere l’equilibrio.
Io lo ammazzo, lo trucido, gli butto la testa nel finestrino! Deve solo provarci a scusarsi, lo uccido!
“Ma che cazzo, babbeo rincoglio…” Parto in quarta ma mi blocco improvvisamente trovandomi a fissare due intensi occhi azzurri, occhi che conosco fin troppo bene e che sono stati molte volte protagonisti dei miei sogni e talvolta anche incubi la notte.
Piega un po’ di più le ginocchia e mi ritrovo il suo viso a pochissimi centimetri dal mio. “Ti sei fatta male?” Mi chiede non riconoscendomi evidentemente.
Davvero non si ricorda più di me?
“I-io…non è nulla.” Rispondo, allontanandomi di scatto da lui. Poggio una mano a terra e con una spinta mi rimetto abilmente in piedi. Non è da me tutta questa agilità.
“Ross?” Esclama stupito.
“Niall?” Dico con tono ovvio e sarcastico. Mi guarda basito, con la bocca aperta in una specie di grande O. “Peni invisibili…” Sussurro ridacchiando.
Il biondo richiude subito la bocca e mi fissa, ancora.
Ormai il taxi è andato via ed io mi ritrovo inzuppata fradicia, infreddolita, col cuore che va a mille e lo stomaco in subbuglio. “Felice di averti incontrato, nano irlandese.” Prendo l’ombrello che è caduto a terra e lo riporto sulla testa. Mi volto alzando una mano in segno di saluto e faccio un passo avanti quando Niall mi ferma delicatamente per un braccio. Nonostante la presa sia leggera, non riesco a non sussultare al suo tocco.
“Ehi, aspetta.”
Mi fermo. “Scusami, non volevo venirti addosso. Sono scivolato.”
“Non ti preoccupare.”
Lui sospira e posso vedere chiaramente che è turbato. Ci guardiamo negli occhi ancora per un po’, marrone contro azzurro. Faccio spallucce. “Se vuoi possiamo guardarci ambiguamente.”
Ride. E oddio, ha la risata più bella del mondo.“Non lo perdi mai il tuo…” si ferma per cercare la parola adatta.
“Il mio essere costantemente acida e antipatica?”
“Stavo per dire umorismo!”
Umorismo? Ma, non mi pare di aver fatto una battuta. Bah, chi lo capisce è bravo.
“Comunque sia.” Continua scrutandomi attentamente. “Sei venuta per sapere la sorpresa di Mariateresa?”
“Wow, hai fatto la scoperta dell’acqua calda!”
Sorride. Ma non fa un po’ troppo caldo ultimamente? No, perché mi sto completamente sciogliendo sul marciapiede.
La soluzione è Kilocal donna! Per diminuire le vampate di calore!
“Sarei uno stronzo se non ti dessi un passaggio fino a casa sua.”
“In effetti, sì.”
“Quindi senza fare complimenti, sali in macchina.”
Non avevo mica intenzione di farglieli i complimenti. Mah.
Scuoto il capo, ma non riesco a non essere felice e triste insieme. Ho ancora una cotta enorme per Niall? No, non diciamo sciocchezze.
Faccio un respiro profondo ed entro nella gigantesca auto del nano, e con mio immenso piacere (si fa per dire) capisco che per davvero questo tizio spara i soldi dal culo.

“Beh? Non mi chiedi niente?” Niall spezza l’imbarazzante silenzio che si era formato dieci minuti fa.
Lo guardo alzando un sopracciglio, confusa. “Cosa dovrei chiederti?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.” Mi fa notare.
Oh, allora scusa. Sei meglio te.
Alzo le spalle e prendo a girarmi il cellulare tra le mani, nell’imbarazzo più completo.
“Non vuoi sapere nulla sulla sorpresa?”
“Certo che no!” Esclamo, stizzita. “Deve darmela Mary, non tu!”
“Sei strana.” Dice solamente ed io faccio una smorfia.
Se vuole parlare e blaterare faccia pure, tanto non lo ascolto.
“Allora…come stai?”
“Bene, nano. Sai, ultimamente sono cresciuta di un paio di centimetri. Ma non si può dire la stessa cosa per te, anzi. Sembra che ti sia rimpicciolito.”
Ridacchio falsamente guardandolo di sottecchi.
Lui sbuffa e frena bruscamente davanti il semaforo. Mi sbilancio in avanti e ringrazio Dio di non essere finita con la testa nel vetro.
“Ma spari solo stronzate? E per l’amor del cielo, metti quella cazzo di cintura!”
“Okay, okay…” Farfuglio.
I suoi occhi sono fermi sulla strada. Le nocche sono diventate bianche per la stretta troppo forte sul volante. “E’ incredibile come tu mi faccia uscire fuori di testa.” Sussurra più a se stesso che a me.
Il mio cuore continua a fare capriole e sembra non volerla proprio smettere.
“Pare che tu non sappia difenderti da una ragazza.”
“Da una ragazza stronza.” Specifica amaramente, ma poi mostra come al solito la fila di denti bianchissimi. Mi lascio sfuggire l’ennesimo sospiro.
“Niall, quando scendiamo, salutami per bene.”
Mi fissa curioso per un attimo. Possibile che debba sempre spiegargli tutto?
“Nel senso, che voglio un abbraccio e un “ciao”, come si fa tra persone normali.” Spiego, sentendo le guance andarmi a fuoco.
Non sono affatto pentita di avergli fatto una richiesta del genere. Cosa c’è di male nel voler essere normali? Nulla, quindi, voglio il mio abbraccio. Lo merito, cazzo, dopo due anni passati nella solitudine.
Ride e non riesco a capirne il motivo. “Sei ancora innamorata di me, non è così?”
Eh? Ma che cazzo sta dicendo?
“Come, scusa?”
“Dai, ammettilo.”
“Ma ammettere cosa?!”
“Che mi ami.”
Strabuzzo gli occhi e un improvviso istinto omicida mi travolge. Deve sempre tirar fuori argomenti sensibili! Non comprendo come riesca ad essere così fastidioso. Ancora.
Gli mostro la collana appesa al mio collo, una metà cuore. “Sono fidanzata.”
Questa volta è lui ad essere basito. Porta una mano tra i capelli e se li aggiusta. “Mi dispiace…”
“Non fa nu…”
“…per lui.” Urla e nuovamente scoppia in una fragorosa risata. Metto il broncio e sbatto un piedi a terra. Non è possibile che alla sua età sia ancora così terribilmente infantile.
“Fanculo, Horan.”
Ancora cala un pesante silenzio. Tutto sembra tranquillo, ma nella mia testa regna il caos totale. Gli ho detto una bugia immensa, ho usato la collana che divido con Mary come amuleto anti-Niall. Uhm…ripensandoci, dovrei farlo più spesso.
La vera e cruda verità è che sono stata mollata da un super sfigato quattro mesi fa per ovvi motivi. E cioè, perché sono troppo per lui: troppo bella, troppo intelligente, troppo chic!
No, non è vero. Mi ha piantata dicendo che “non lo amavo, che pensavo ad un altro” e bla bla bla. Tutte enormi stronzate. E’ vero che ho i miei difetti, avrebbe dovuto dirmelo, invece di sparare cazzate.
Niall si volta di nuovo verso di me dopo essersi fermato all’ennesimo semaforo. Picchietta nervosamente le dita sul cambio e sporge il labbro all’infuori. Mi fa una tenerezza gigantesca, i capelli spettinati, le guancie rosse e l’espressione del viso un po’ confusa.
“Davvero sei fidanzata?”
Domanda da un milione di dollari. Mi risulta difficile dirgli un’altra bugia, mi risulta difficile far finta che tutto stia andando per il verso giusto. Questa città mi fa male, ormai l’ho capito. Mi cambia completamente.
Prendo un bel respiro, pronta a mentirgli quando le mie labbra mi tradiscono sussurrando un flebile “no” come risposta.

Stringo fortissimo a me la mia migliore amica, fino a non farla respirare. Chiudo gli occhi e una lacrima di gioia mi sfugge. Sono stata troppo lontana da lei in questi ultimi anni. Mi è mancata tantissimo e finalmente dopo molto tempo è quasi come se un pezzo di una sorta di puzzle immaginario si rimetta a posto. La lontananza dalle persone che più si ama fa male.
 Quando ci stacchiamo mi sorride e mi pizzica la guancia.
“Ohw, best, non sai quanto ho sentito la tua mancanza. Per me sei come il miele per Winnie Pooh, lo sai, vero?” Le dico riabbracciandola.
Le do un bacio sulla guancia.
“Ross, ti voglio bene.”
“Anche io.”
Ci sediamo in salotto su delle poltroncine di pelle bianca. Finalmente Mary si è decisa a vivere insieme a Zayn. Hanno una casa gigantesca, devo ammetterlo. Sembra il labirinto del Minotauro. A proposito del nascondi-bombe. Dov’è?
“Dov’è Zayn?” Chiede Niall, indovinando i miei pensieri.
Mariateresa ci serve del succo di frutta alla pesca, il nostro preferito, e una fetta di torta al cioccolato ciascuno. Non risponde al biondo, gli lancia solo un’occhiata che non riesco a decifrare bene, ma sicuramente non è di rimprovero. Lui, invece di ribattere, rimane zitto e inizia a mangiare.
“Non rispondi?” Insisto.
Lei fa finta di niente e si siede di fronte a me. Mi guarda negli occhi. “Vuoi sapere la sorpresa?”
Eh, sì e che cazzo. Sono venuta dal Giappone fino a Londra! “No, guarda ho percorso più di novemila chilometri solo per farmi una simpatica passeggiata nel centro di Londra e per comprare quella maglia che vidi quel lontano quattro aprile millenovecento cinquanta nel negozietto in fondo alla strada, sai quello che a Natale metteva le decorazioni color oro e argento…” Inizio a blaterare.
Non noto neanche che sta diventando tutta rossa, non so se per la vergogna o per la rabbia. Fatto sta che Niall mi da una gomitata nelle costole. Smetto subito di parlare. Sto per girarmi verso di lui e riempirlo di parolacce quando improvvisamente Mariateresa urla.
“TRA DUE MESI MI SPOSO.”
Giro lentamente la testa nella sua direzione. Non respiro neanche, talmente sono sconvolta. “Oddio, e con chi?!”
“Con Zayn, testa di minchia!” Esclama Niall dandomi uno schiaffo dietro la nuca.
Ma la frase famosa ‘no alla violenza sulle donne” non gli dice nulla?
Sono…sbalordita. Mi alzo e le vado incontro, le accarezzo i capelli. “Prepareremo tutto per bene per la tua condanna a morte, tesoro.”
“Non è possibile che l’abbia presa così male.” Niall scuote il capo, rassegnato.
“Non l’ho presa male!” Ribatto, per poi pestargli il piede destro. Lui si contorce dal dolore. “E’ che…non me lo sarei mai aspettato. Tutto qui.”
Mary sorride. “Mi aiuterai con i preparativi, vero?”
“Certo che sì!” Urlo emozionatissima. Cavolo, è sempre stato il mio sogno fare la Wedding Planner! “Sarò una specie di piccola Enzo Miccio! Evvai!”
Il biondo mi fissa scioccato poi si rivolge alla futura sposina. “Te l’aspettavi questa reazione, non è così?”
“Già.”
Continuo a sclerare felice per tutta la casa, finché stanca non crollo sul divano dietro di me. “Sono esausta, troppe emozioni in una sola giornata. Prima Niall e poi tu..”
“Ehm, Ross…” Incomincia Mariateresa indicando con gli occhi il nano. Oddio…che cazzo ho detto?! Cancellate l’ultima frase!
“Stasera i ragazzi hanno un intervista i tv. Ti va di venire da me così possiamo…uhm, parlare?” Calca l’ultima parola ed io impallidisco. Annuisco.
“Quindi Niall.” Continua. “Ross ha fatto un lungo viaggio e si vede che ha bisogno di riposo. Perché non la porti nel suo nuovo appartamento?”
“Cosa?!” Grido guardandola malissimo. Alza le spalle mentre l’irlandese biondo che fa impazzire il mondo mi trascina via.
“Ci vediamo stasera, eh.” Mi dice facendomi l’occhiolino.
Sono nelle mani di Niall. Di nuovo. Oddio piango per sempre.










 

OMG, ROSS E TORNATA. 

Oddio quanto mi è mancato scrivere di Ross e di tutte le stronzate che dice. La settimana scorsa mi sono tipo detta: "ma perché non fai una OS con quello che succede dopo?" stavo già per mettermi al lavoro, quando ho capito che sarebbe stata esageratamente lunga. Per cui ecco qui, una nuova storia, completamente diversa dalla prima. Ora non è più tutto sui Larry ma finalmente sulla mia coppia preferita: Riall OuO
ehehehehe. Mi chiedo ancora come mi è venuto in mente di pubblicare una storia dato che sono occupatissima con la scuola, tanto che non ho neanche il tempo per respirare. Ma scrivere mi piace troppo e non posso farne a meno. Quindi invece di studiare bene bene bene il greco, scrivo. Se lo sapesse la mia prof. mi ammazzerebbe. Lol.
Comunque sia, se volete chiedermi qualcosa, sputtanarmi, prendermi in giro, rompermi le scatole, tutto quello che volete potete trovarmi qui:
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-Ross.
 

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Capitolo 2
*** I want know the real you. ***


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Questa storia è il continuo di
E se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?

I want know the real you.

“Wow” Niall si lascia sfuggire un mini-commento di apprezzamento per il mio appartamento. “E’…enorme!”
Alzo le spalle e stancamente getto le mie valige sul divano davanti a me. Accendo un po’ di luci mentre il nano continua ad ammirare estasiato quella che sarà casa mia per i prossimi due mesi.
“Com’è possibile, che nel giro di pochi anni…” Inizia, ma si ferma, molto probabilmente per cercare le parole adatte. “Insomma…prima a malapena avevi i soldi per vivere in un sgabuzzino ed ora stai in una reggia.”
Mi lascio sfuggire un sospiro mentre giro nelle altre camere per vedere come sono messe e Niall mi segue a ruota. “In Giappone casa mia è tre volte più grande di questa.” Ammetto, ma non mi lamento. So stare ovunque, infondo.
Decido quale stanza da letto sarà la mia e cambio le lenzuola e le coperte.
Rimane in silenzio, osservandomi attentamente mentre metto la federa al cuscino. Mi danno leggermente fastidio tutte queste attenzioni. Prendo la valigia e mi fissa. La apro e mi fissa. Poso alcuni vestiti nei cassetti e mi fissa. Ancora.
Chiudo gli occhi per un secondo per calmarmi, ma più tento di riallineare i chakra, più mi sale la stizza. Mi giro di scatto verso di lui, ma prima che riesca ad aprir bocca, lui parla.
“I tuoi libri sono stupendi.”
Lo guardo con un occhio che va su e giù per il nervosismo stile cartone animato. “Li hai letti tu, o te lo sei fatto dire da qualcuno?”
Alza le mani. “Giuro che li ho letti io.”
“Perché, sai anche leggere?”
Sbuffa, ma non ci faccio molto caso e ritorno a posare gli indumenti. Cala un pesante silenzio. Non riesco a capire perché, quando faccio una battutina squallida, lui non mi risponda mai. Insomma, sono davvero così terribili?
“Grazie, comunque.” Mormoro, tenendo gli occhi bassi.
Niall sorride. Dovrei cucirgli la bocca per evitargli di illuminare il mondo. Un giorno sicuramente perderò la vista.
“Posso solo sapere come hai fatto a trasferirti in Giappone e a scrivere quei libri?” Mi chiede dopo qualche secondo. Si siede su una poltroncina nella camera. Posando distrattamente lo sguardo da un oggetto all’altro.
“Diciamo che quando mia nonna è morta ha lasciato dei soldi ad ogni nipote. Ho preso la mia parte e sono scappata a Tokyo.” Spiego in fretta.
“I tuoi non hanno detto niente?” Domanda, forse per continuare la conversazione, o forse perché è davvero interessato ai fatti miei. Piccolo pettegolo.
“Ormai sono abituati a non avermi a casa così spesso.” Scuoto il capo, ripensando ai poster sgualciti ancora appesi nella mia camera da adolescente. Mi sembrano passati secoli dall’ultima volta che ho attaccato l’ennesima foto dei ragazzi al muro lilla. Sistemo i bagagli, ormai vuoti, in uno sgabuzzino.
“Comunque, hai scritto dei libri meravigliosi. Sono fiero di te, sai? Non pensavo fossi così…sensibile.” Confessa.
Abbasso il capo trovando improvvisamente le mie scarpe molto interessanti. “Non conosci molti aspetti di me.”
Prendo una scatola e sistemo su uno scaffale i miei cd preferiti. Primo fra tutti Up all night. Guardo Niall per un attimo come un affamato guarda un tacchino vivo il giorno del Ringraziamento. La voglia matta di farlo fuori e mangiarlo con l’insalata di cavoli. Cerco di trattenere una risata per la cazzata appena pensata finché Niall non mi stupisce dicendo una cosa che non mi sarei mai aspettata di sentire pronunciare dalle sue labbra. “Beh, allora voglio conoscerli tutti. Voglio conoscere la vera te.”
I miei occhi si scontrano con i suoi, mentre sul mio viso si fa spazio lo stupore e la meraviglia. Senza accorgermene, faccio cadere un cd di Lady Gaga.
“Questa corazza che hai creato intorno a te nasconde quello che sei.”
Sto zitta, non trovando niente di meglio da dire. Come ha fatto a capire il mio punto debole?
“Perché?” Gli chiedo solamente, non trovando il coraggio di fare alcuna battuta.
Sembra pensarci un po’, dato che assottiglia leggermente gli occhi e sporge il labbro inferiore all’infuori. Assomiglia ad un cucciolo. “Non lo so.” Ammette alzando le spalle, come se la cosa importasse poco.
Mi sento ferita ed esposta. Nessuno ha mai capito prima di lui perché io realmente faccia la dura. Forse l’ha capito quando due anni e mezzo fa piansi davanti l’intera band chiedendo perdono, o forse quando gli confessai i miei sentimenti. Oppure leggendo i miei libri, che è la cosa più probabile.
“Sono stanca.” Dico, raccogliendo da terra il cd. “Voglio riposarmi un po’.”
“Certo.”
Aspetto che se ne vada, ma pare non aver intenzione di muovere un passo. “Da sola.” Scandisco bene le parole.
Lui ritorna sul pianeta terra. “Oh, sì. Scusami, è che…”
“Fa niente.”
“Beh, allora io…ehm, vado.”
Annuisco un po’ incerta. Non voglio che se ne vada, ma non voglio neanche che pensi che mi piaccia ancora. Perché lui non mi piace. Vero?
“Non mi accompagni alla porta?”
Ma che cazz-
“Non sei un bambino, nano irlandese!” Urlo guardandolo male. “La conosci la strada.”
“Ehi, non ti scaldare. Non è colpa mia se la gentilezza non è nel tuo DNA.” E mi fa l’occhiolino.
“Dovresti farti curare il tic all’occhio, biondo.” Gli sussurro spingendolo via. Ridacchia, e non posso fare a meno di fare la stessa cosa. Lo saluto in fretta e vado in bagno. Non sento sbattere la porta, ma poco importa. Ho così tanto sonno che mi addormenterei sulle spine. Forse per questo non ho sentito.
Preparo l’occorrente per la doccia ed apro l’acqua calda, ancora pensando a Niall. Provo una strana rabbia nei suoi confronti, come quando al liceo i più cretini della classe mi prendevano per il culo inventandosi stronzate su stronzate per farmi salire la stizza. Li odiavo. Mi ritrovo a pensare che non voglio arrivare ad odiare anche il nano.
 Vado nella camera per prendere vestiti e biancheria puliti, ma neanche il tempo di attraversare l’uscio che due braccia forti mi stringono. Rimango immobile riconoscendo il profumo di un certo nano irlandese che conosco troppo bene. Il suo profumo sa di…Niall. Non so cosa abbia appena pensato, ma è così. Non riesco a ricondurlo a qualcosa. Mi ritrovo a stringerlo anche io, schiacciando il viso sulla sua maglia e beandomi del calore che emana. E oddio, altro che farfalle nello stomaco. Sono legioni romane e puniche che si stanno uccidendo l’una con l’altra. E non dimentichiamoci di Annibale che scavalca le interiora con gli elefanti. Altrimenti che guerra punica sarebbe.
Nonostante mi senta così scombussolata, e sono sicura che non è il ciclo, non riesco a fare a meno di sentirmi benissimo. Vorrei semplicemente che il tempo si fermasse. Vorrei rimanere così per sempre. Ma purtroppo le cose belle finiscono sempre troppo presto.
Ci allontaniamo, ed è inutile dire che sono più rossa di un pomodoro maturo. Mi prende il viso tra le mani e avvicina le labbra alla mia fronte. Chiudo gli occhi.
“Mi avevi detto che volevi un abbraccio, se non ricordo male.” Mi spiega.
Ecco perché quel gesto così improvviso.
Si allontana e ho quasi l’impulso di fermarlo e di baciarlo su quelle labbra perfette che ha, ma non lo faccio. Mi mordo la lingua, cercando di non tradirmi ancora, chiedendogli di restare. E se ne va. Esce dalla porta e prende l’ascensore senza mai lasciare i miei occhi, finché le ante non si chiudono.
Sospiro, lanciandomi sul divano.
Ho già sofferto abbastanza.
Non posso amarlo.
O forse sì.

“Quindi come ti ha chiesto di sposarti?” Domando a Mariateresa con gli occhi a cuoricino.
Sapevo che un giorno si sarebbero sposati, l’ho sempre detto. Da quando si sono conosciuti quella volta in discoteca. E pensare che se non ci fossi stata io, forse non sarebbe successo proprio niente. Eheheheh. Mi sento un po’ una specie di Cupido, al femminile. Cupidah.
Lei ride, mentre le stritolo il braccio per conoscere i particolari.
“Beh, avevamo litigato il giorno prima, ed io ero freddissima con lui. Figurati, che non gli parlavo neanche più.”
Ridacchio, pensando Mary simile ad un polaretto.
“Non ricordo nemmeno perché discutemmo.” Continua, sorridente. “La mattina successiva, si svegliò prestissimo. Cosa insolita. Svegliò anche me e mi disse di vestirmi in fretta, dato che doveva portarmi subito in un posto.”
“Oddio, voleva farti saltare in aria!” Urlo, ridendo come una cogliona.
Mi guarda male, ma continua a raccontare. “All’inizio non volevo, ma poi mi sono lasciata convincere. Comunque mi portò su un lago. Tipo quello del video in Gotta be you. Hai presente?”
Annuisco. Come dimenticalo?
“E lì abbiamo passato una giornata bellissima. Prima che facesse buio, al tramonto, si è inginocchiato e con l’aria più seria del mondo mi ha detto che mi amava, che lo rendevo felice e poi ha cacciato fuori l’anello.”
Mi mostra l’anello enorme che porta al dito e la mia bocca si apre involontariamente. “Minchia, deve valere una cifra! E’ stupendo.”
La osservo pavoneggiarsi, fiera. E non ha tutti i torti. E’ davvero fortunata. Sono così felice per lei!
“Dopodomani devo andare a scegliere l’abito. E tu verrai con me.” Dice e non vedo l’ora che sia dopodomani.
“Sì, sì, sì, SI’!” Grido, felicissima. “Sarò una perfetta consigliera, te lo prometto!”
Il suo viso ritorna serio come non mai.
“Che vi siete detti, tu e Niall?” Fa la domanda del secolo con una punta di malizia della voce.
Ma che cazzo, perché deve cambiare all’improvviso argomento? Vorrei risponderle ‘ma niente proprio.’, ma sarebbe simile ad una bugia. No, non simile, è proprio una bugia. E poi sanno tutti che le bugie hanno le gambe corte. O era il naso lungo? Vabbè, è uguale.
Sospiro, pronta a raccontarle ogni cosa. Se non lo facessi, mi ucciderebbe.

“Quindi ti ha abbracciata?” Chiede conferma per l’ennesima volta la mia migliore amica, eccitata.
“Se ti dico di sì, è sì.”
Emette un urletto felice e mi trafora i timpani. Non so perché sia così euforica, in fondo è solo un abbraccio tra conoscenti. Ad un tratto si calma e forse sta pensando a qualcosa di davvero importante. Lo vedo dai suoi occhi, le pupille si fanno più grandi, si allargano.
“Lui ti piace ancora, vero?” Domanda scrutandomi attentamente.
Normalmente mi arrabbierei per questo suo essere così diretta, ma ora l’unica cosa che provo è la confusione più totale. Un caos immenso. La lontananza da Niall mi ha fatto davvero bene? Quello di cui sono certa è che non si possono cancellare all’improvviso tanti anni di sofferenze causate dalla sua mancanza. Lo volevo con me, ma lui non c’era. Potrei scrivere un libro intero, no, una saga, solo su questo. Ma non so che risponderle, che cosa dirle. “Non lo so.”
E ho detto la verità. Non ne ho idea.
Sospira, pensando a chissà cosa. Forse che sono più stupida di quel tizio che fece un video tanti anni fa, travestito da banana che urlava e ballava, cantando ‘I’m a banana!’. Oppure ha semplicemente le zucchine in testa e si sta immaginando Platinette con un pelliccia di unicorno. Non lo so, Ross, non lo so. Ma non si sa mai che Zayn le abbia dato qualcosa di pesante.
“E’ che…sembra sempre un angelo, in ogni cosa che fa. La sua voce, il suo sorriso…il modo meraviglioso in cui suona la chitarra. Quando mi fa ridere o anche solo quando mi guarda, impazzisco. In senso positivo però. E’ la cosa più bella del mondo stare con lui ma…”
Non riesco a finire la frase che una marea di pensieri mi riempiono la testa. Mi sono contraddetta da sola.
Mariateresa mi accarezza un braccio, comprensiva. “Lo ami.” Afferma con un mezzo sorriso sul volto.
“L’ho sempre amato.”





 

PONZI PONZI POPOPO

Salve, pella genta troppa intelligenda! Ce l'ho fatta a pubblicarlo questo secondo capitolo, finalmente! Per un attimo ho pensato che non ce l'avrei fatta, ma è qui! C'è! Okay, meno confidenza con il tizio della Mulino Bianco. Ogni riferimento ad Antonio Banderas è puramente casuale.  E' squallido questo capitolo, ma devo dire che la prima parte, e l'ultima sono uscite come volevo io, e per questo sono soddisfatta.
Vi dico che è tipo un miracolo che sia ancora qui, che sia sopravvissuta per tutta la settimana. Davvero. E' successo di tutto e di più, e mi dispiace tantissimo, ma non so dirvi se riuscirò a pubblicare ogni capitolo in tempo. Ma tra poco vengono le vacanze di Natale, quindi un po' di tempo per scrivere ce lo troverò. Sicuramente.
Voi avete già fatto l'albero? Casa mia e piena zeppa di addobbi, ovunque. Lol.
Comunque sia, voglio ringraziare chi ha letto il primo capito, chi ha recensito, chi ha messo la storia nelle seguite o nelle preferite. Grazie, davvero.
Se volete chiedermi qualcosa, o solo fare due chiacchiere, potete trovarmi qui:
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Tanti kizz :*
-Ross.

 

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Capitolo 3
*** Insecticide. ***


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Questa storia è il continuo di
E se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?

Insecticide.

Sono stesa sul letto a pancia in su a guardare il soffitto bianco e vuoto. Un po’ come me. Insomma, credo che la mia vita sia perfetta. Mi sfogo e mi libero scrivendo, e i miei libri poi piacciono un po’ a tutti. Ma mi manca qualcosa d’essenziale. E forse so perfettamente cosa, ma non riesco, non voglio ammetterlo. Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono stesa, ho sentito solo il telefono squillare un paio di volte, ma so che erano le sette quando ho iniziato a pensare a Niall.
Il suo sorriso, i suoi occhi. Non riesco più a togliermeli dalla testa, non capisco perché sia così difficile non pensare a lui. Prima mi riusciva meglio, maledizione.
Cerco di pensare a quello che dovrò fare domani. Aspetta…cosa devo fare domani? Ho già preso il nuovo cd di Gigi D’Alessio. Ma allora cos…?
D’un tratto mi vengono in mente un paio di cose. Vestito. Mariateresa. Matrimonio. Devo accompagnare la mia migliore amica a prendere l’abito da sposa. Non so come dovrò comportarmi, non ho mai vissuto un’esperienza simile. Sospiro, portandomi le mani al viso per coprirlo. E se l’abito che sceglierà non mi piace? Cosa le dirò? Credo che forse la soluzione è essere sincera sempre e comunque, ma non voglio neanche deluderla. Okay, se piace a lei piace anche a me, se non piace a lei non piace neanche a me. Tutto chiaro? Più o meno.
Chissà come saranno le sue nozze. A me piacerebbe troppo avere i violinisti. Suonerebbero per tutto il ricevimento. Comincio ad immaginare ogni cosa sul mio improbabilissimo matrimonio. Mi pare di essere tornata a quando avevo quattordici anni quando assillavo mia madre su quest’argomento. Penso a quanto sarebbe bello sposarsi con Niall. Io che mi incammino verso l’altare e lui che mi guarda sorr…Devo smetterla di pensare a Niall. Basta, cazzo! Fa male alla salute. Ehm.
Per un secondo mi perdo di nuovo a fantasticare, ma qualcosa di nero sul soffitto mi fa sobbalzare. Ah, è solo un millepiedi gigante.
…un millepiedi gigante.
Ah.
Oddio, io odio gli insetti! Fanno schifo, sono ripugnanti!
Strabuzzo gli occhi, alzandomi di scatto dal materasso morbido. Mi gira un po’ la testa per il movimento improvviso. E’ assurdo, a ventisette anni ho ancora questa fobia per questi cosi schifosi che girano per casa.
Rimpiango di non essermi portata nella valigia mia madre, in queste cose è la migliore. Li ammazza alla grande. Che stile.
Guardo un attimo l’orologio e noto con orrore che è quasi mezzogiorno. Più di quattro ore a pensare e a respirare. Cavolo, è un record.
Riporto lo sguardo sul millepiedi, inorridendo appena muove una zampona pelosa. La mia faccia deve essere indescrivibile. Inizia ad avanzare, e oddio, non oso neanche immaginare cosa succederebbe se mi cadesse addosso.
I miei più grandi incubi si avverano, e quel coso fa una specie di balzo e va finire sul pavimento. Per poco non svengo, porca carota.
Si muove verso di me, ambiguamente. Vi prego, ditemi che sto dormendo e che questo è solo un brutto sogno. Porto le mani davanti a me, come per calmarlo.
“Ehm…cosino bellino, perché non te ne esci dalla porta? Così fai un favore a tutti.”
Ma quello invece che fa? Si mette a correre ancora più veloce.
Urlo in preda al panico, ricordandomi di non aver portato nessun insetticida con me. Ed è stata un’enorme cazzata. Esco in fretta dalla porta d’entrata, afferrando al volo la borsa sull’attaccapanni e invece di prendere l’ascensore scendo le scale per evitare di trovarmi di nuovo faccia a faccia con un altro di quegli insetti. Almeno non sono chiusa in una scatoletta con zero possibilità di fuga.
Sto delirando.
Quando esco dal palazzo mi sento libera e finalmente respiro aria pulita. Subito inizio a sentirmi meglio e il mal di testa di prima è quasi sparito del tutto.
Okay, la prima cosa da fare è trovare un negozio che venda un insetticida. Buono possibilmente. Mi ricordo che quando ai tempi del college il mio appartamento era pieno di scarafaggi e organismi non ancora identificati, usavo uno spray fortissimo. So ancora dove lo vendono. Ma ci sono due problemi: non so se il negozio è ancora aperto, dato che qui è cambiato praticamente tutto e in più si trova dall’altra parte della città. C’è solo un modo per andarci, visto che non ho la macchina. La metropolitana.
Sbuffo, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Inizio a sentire il freddo pungente di fine gennaio e mi rendo conto che non ho indossato il cappotto. Merda. Si gela, tra poco nevica pure, e non ho nulla da mettere per stare calda. Mi prenderò una bronchite, ma non ci torno da quel millepiedi.
Comincio a camminare, cercando di ricordare dove sia la stazione. Frugo nella borsa con la speranza di essermi portata almeno una sciarpa, o magari un cappello. Impreco. Non ho nulla.
Arrivo all’incrocio più avanti casa mia e mi fermo al semaforo  attendendo che diventi rosso per poter passare. Caccio un po’ d’aria fuori per far formare la nuvoletta di fumo affinché l’attesa non sia così pesante. Infondo lo sanno tutti che mantenere la calma non è il mio forte.
Sospiro e butto la testa all’indietro. Il semaforo finalmente da verde è passato a giallo e poi a rosso. Ora posso attraversare.
Neanche il tempo di fare un passo, che un uomo mi ferma per le spalle non permettendomi di fare alcun movimento. Sto per urlare, ma mi fermo poiché ho riconosciuto il profumo di una persona che ormai conosco troppo bene.
Chi può essere se non Niall? Mi volto verso di lui. Ha il fiatone e cerca di riprendere a respirare regolarmente. Corrugo la fronte mentre tossisce un po’ e metto una mano sul suo braccio, magari per calmarlo.
Appena riesce a respirare come un comune essere vivente, mi abbraccia. Ma che caspita sta succedendo?
“Oddio, Ross. Ho perso dieci anni di vita.”
Okay, la situazione sta diventando ridicola.
Muove la testa sulla mia spalla e mi rilasso un po’.
“Cosa-“
“Non farlo più, non farlo più.” Ripete per ben due volte. “Mi hai fatto spaventare.”
Mi fa segno di rimanere in silenzio, ma non riesco a non stare zitta. “Senti Niall, se non vuoi che ti castri, dimmi cosa sta accadendo, perché sinceramente non capisco una mazza.”
Mi molla guardandomi negli occhi. Ha le mani tra i miei capelli castani. “Hai lasciato la porta di casa aperta, ho pensato al peggio.”
Oh my God, ma cosa ha in testa questo? Le cipolle?
“Davvero ho lasciato la porta aperta?”
Annuisce.
“E pensavi che mi fosse capitato qualcosa?”
“Esattamente.”
“Ti sei davvero preoccupato tanto?”
“Si!” Urla, alzando gli occhi azzurri al cielo.
“Ma cosa porca minchia ti sei fumato? Farina?” Grido a mia volta, sconsolata.
Mi guarda sconvolto.
“Pensavo ti avessero rapita o che ti avessero ucciso e nascosto il cadavere da qualche parte! Non lo so, Ross, non lo so! Ma solo il pensiero che forse tu fossi in pericolo mi ha fatto impazzire. Io…ci tengo a te. Più di quanto immagini.”
Okay, il mio cuore sta battendo più forte di un martello e per poco non mi esce dal petto. Lo ha detto davvero o sto sognando?
“Sono andata via di fretta perché c’era un millepiedi gigante che mi stava inseguendo.” Mi giustifico, facendo spallucce.
Mi fissa senza dire nulla, non risponde, non fiata. Poi scoppia a ridere. Come si dice? Lui scoppia a ridere io scoppio a vivere? No, io scoppio ad ucciderlo di schiaffi. Minchia, certe volte mi fa impazzire.
“E cosa volevi fare poi?” Chiede ancora con le lacrime agli occhi per le troppe risate.
Mugugno. “Volevo andare a comprare un insetticida.”
Assottiglia quegli occhi perfetti. “Ma il supermercato è dall’altra parte della strada.”
“E l’insetticida che voglio io è dall’altra parte della città.” Rispondo seccamente scostandolo con una mano. “Devo andare, ora.”
“No, aspetta! Ti accompagno io!”
“Non voglio disturbarti, Niall. Prendo la metropolitana.”
“Insisto.”
Faccio di no con la testa.
Ma lui invece di mollare, mi prende la mano e rabbrividisce. “Sei freddissima!”
Mi mordo il labbro. “Ho dimenticato di mettere il cappotto.” Spiego.
“Un motivo in più per accompagnarti in auto.”
“No, davvero, non preoc…”
Mi fermo un attimo sentendo un cellulare squillare. Non è il mio, non è la mia suoneria. Osservo Niall cercare nelle tasche dei pantaloni il telefono, lo prende e mi fa segno di aspettare un secondo.
Lo sento parlare animatamente, a volte dice anche alcune parolacce, ma non ci bado troppo. “Va bene arrivo.” Dice infine. E chiude la chiamata.
Forse la mia faccia assomiglia a quella di un cane bastonato: lo ammetto, ci sono rimasta male. Adesso mi abbandona al mio destino e se ne va, ne sono sicura.
“Per questa volta hai vinto tu.” Dice puntandomi un dito contro. “Mi sono dimenticato di un’intervista che devo fare assolutamente, ma la prossima volta giuro che t’accompagno dove vuoi.” Infatti.
Sto arrossendo, me lo sento. Improvvisamente fa troppo caldo. Deglutisco, cercando di non parlare con una voce acuta, ma è praticamente impossibile.
“Non importa, grazie.” Oddio, sembra che ho la voce di Biancaneve. Tossisco più volte.
“Come devo fare con te?” Esclama lui, togliendosi la giacca e il cappello.
Forse crede che la mia tosse sia dovuta dal freddo, ma non è così! Oh, nespole.
Mi porge gli indumenti che si è appena tolto. “Indossali.”
“Cosa? No! E tu come fai?”
“Accenderò il riscaldamento in auto.” Spiega brevemente e mi aiuta ad infilare la giacca. Ha il suo profumo.
Sento lo stomaco contorcersi e piegarsi più volte su sé stesso.
Perché è così dolce con me? Non capisco, sinceramente.
“Scappo.”
“Ciao.”
Mi da un bacio sulla guancia e velocemente va via, mentre ficco sulla testa il suo cappello. Lo guardo andare via, toccandomi il punto in cui ha lasciato il bacio. Ho gli occhi a cuoricino, miseriaccia.
Faccio in modo che le maniche rimangano tra le mie mani. Porto queste ultime al naso e respiro avidamente il profumo. Sono proprio una disperata.
Dopo un po’ di tempo mi decido a camminare di nuovo.
Arrivo in poco tempo alla stazione tra un pensiero all’altro. Compro due biglietti, uno per l’andata e l’altro per il ritorno. Ne metto uno nell’obliteratrice e le porte di vetro si aprono davanti a me. Passo in fretta e mi fermo ad aspettare la sotterranea insieme ad una miriade di altra gente.
Sono completamente immersa nei miei pensieri. Niall, Mariateresa, l’insetticida. Forse dovrei andare a trovare Harry, Louis, Liam e Zayn. Ma adesso questo che cazzo centra? Devo organizzarmi per bene, parlare con il pakistano e minacciarlo di farlo saltare in aria se fa soffrire la mia migliore amica. Mi vengono in mente anche Francesca e Denise, che non sento da capodanno. Non sanno che sono a Londra. Mi scoppia la testa, cavoletti di bruxelle.
“Oh caspita, ma tu sei Ross! La scrittrice!”
Assottiglio gli occhi e increspo le labbra, vedendo una ragazzina di massimo quindici anni venirmi incontro.
“Io adoro i tuoi libri e il modo in cui scrivi è fa-vo-lo-so!”
Mi sembra di star parlando con Louis.
“Ehm…”
“Mi fai un autografo, per favore?”
La osservo meglio mentre caccia fuori dalla sua borsa una penna e un mio libro.
“Sì, certo.” Prendo entrambi gli oggetti e apro la prima pagina del testo. “Come ti chiami?”
“Cassie.”
Scrivo distrattamente la mia firma sul romanzo aggiungendo alla fine un cuoricino imperfetto e una faccina sorridente. Le ridò il libro e la ringrazio.
“Ma grazie a te!”
Saluta e va via emozionata, guardando ancora con occhi colmi di gratitudine il libro. Non è la prima volta che succede. Ormai ci ho fatto l’abitudine. Più o meno. Sospiro vedendo arrivare la metropolitana. Quando si ferma del tutto attendo con pazienza che le persone escano, al contrario di altri che spingono tutti di qua e di là per poter passare. E’ un incubo.
Appena noto che si sta sfollando un po’, muovo un piede. Finché un maledetto non mi viene addosso facendomi cadere rovinosamente a terra. E porca puttana!
Questo è troppo, sul serio.
Ora lo ammazzo e fanculo la prigione. Istinti omicida si risvegliano.
“Gran figlio del cavallo di quella troia che ti ritrovi per sorella! Ma guarda te ‘sti coglioni del cazzo che ti vengono addosso manco fossi una Louis Vuitton in saldo.”
Mi alzo in fretta e noto che mi fissa spaesato, con gli occhi a palla e la bocca aperta. “Che faccia di minchia che ti ritrovi.”
Le porte del treno si chiudono ed io sono fuori, e non dentro. Lo vedo partire e allontanarsi velocemente mentre la mia faccia esprime una rabbia catastrofica.
“Ma sto cornuto de merda proprio a me doveva capitare, oggi!”
Mi volto verso quello “PER COLPA TUA HO PERSO LA METRO!”
“I-io…mi dispiace…”
“Ti dispiace eh?” Applaudo. “Bravo, meriti un applauso per l’essere più imbecille della via Lattea! La corona è tutta tua!”
“Davvero, non l’ho fatto apposta!”
“Sta zitto, ci fai più figura.”
Lo guardo con aria di sfida. Le mie iridi sono infuocate, sembrano urlare a tutti di farsi sotto se hanno le palle.
“Scusami.”
Ha gli occhi verdi e i capelli neri. Magro, altro. E’ carino. Ma è anche un fottuto coglione. “Ti piacciono i panda?”
“Si, ma che centra?”
“Beh, allora usali panda a fanculo.” Alzo elegantemente il dito medio e mi dileguo.
Mai sfidare Ross la belva.




 

SCUSATE IL RITARDOOOOO,

okay, sono spregevole. Sono più di due settimane che non aggiorno, ma capitemi, ho avuto così tanto da fare che è già tanto se riesco a respirare ancora. Perdonia questa povera ragazza. Comunque sia, buona Vigilia. Anche se per me non lo è. Inutile dire che sono più incazzata di un babbuino a cui hanno rubato le banane.
Questo capitolo potrà sembrare di passaggio, ma non è così.
Anzi, è importantissimo, da qui inizieranno tutti i guai.
Niente paura, Liam, Zayn e i nostri amati Larry arriveranno tra poco.
Non so voi, ma non riesco a sentire proprio l'aria natalizia.
Spero che il capitolo vi piaccia. Grazie a tutti quanti.
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BUON NATALE!

Baci,
Ross.





 

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Capitolo 4
*** Dalton's law. ***


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Questa storia è il continuo di
E se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?


Dalton’s law.

Dlin dlon.
Secondo me i panda sono morbidi. Potrebbero essere dei meravigliosi cuscini giganti che si cibano di bambù.
Dliiin dloon.
Gigi D’Alessio fa proprio canzoni di merda. Cioè, ma esistono anche suoi fanz? Certo che il mondo è caduto proprio in basso.
Dliiiiiiiiiiiin dlooooooooooon.
La gente è assolutamente ignorante. Nessuno ormai sa più che quando un elemento si combina con la stessa massa di un secondo elemento per formare composti diversi, le masse del primo elemento stanno tra loro in rapporti semplici, esprimibili mediante numeri piccoli e interi. Dalton sembrava tanto stupido. E infatti lo era. Ma chi cazzo capisce ‘sta roba? Solo lui.
Dliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin dlooooooooooooooooooooooooooooooooon.
E che cazzo, arrivo.
Mugugno, portandomi il cuscino sulla testa. Apro gli occhi. Sono troppo stanca e assonnata, non ho voglia di alzarmi. Sbuffo, perché non ce la faccio. Porto lentamente un piede fuori dal letto, facendolo penzolare. Ancora più piano faccio la stessa cosa con l’altro finché non mi ritrovo seduta sul letto morbido e caldo. Lo sento che mi urla di non abbandonarlo, di continuare ad abbracciarlo. Il distacco dalle persone che ami è terribile. Oddio.
Mi tocco la fronte e mi stropiccio gli occhi. Sbadiglio, mettendomi in piedi di fronte lo specchio della stanza.
“Arrivo.” Grido per farmi sentire.
Osservo il mio riflesso schifata. Sembro un mostro cieco. Si sono formate due enormi borse sotto gli occhi di un colore viola scuro. Il pigiama rosa confetto mi sembrare tre volte più grassa di quello che sono. E’ disgustoso.
Ma poco importa, adesso non mi interessa granché.
Mi dirigo scalza verso la porta d’entrata, legando disordinatamente i capelli castani in una coda di cavallo alta. Apro e per poco non svengo.
Un angelo biondo con un vassoio di dolci fumanti è davanti a me in tutta la sua perfezione. Sgrano gli occhi e per una frazione di secondo apro la bocca stupita, ma la richiudo subito. Altrimenti ci entrano le mosche. Ma a che cavolo sto pensando?
“Ciao.” Dice sorridente, come al solito. Okay, mi sto sciogliendo sul pavimento.
Cerco di darmi un contegno ed incrocio le braccia al petto, arrabbiata. “Niall James Horan, come cazzo ti viene in mente di venirmi a svegliare a quest’ora della notte!?” Comincio. “La gente normalmente dorme a quest’ora!”
Mi guarda male. “E’ mezzogiorno.”
Ah.
Che testa di cazzo.
“E sentiamo cosa sei venuto a fare?”
Sorride. Rimango impassibile, ma la mia anima sta sbavando e raccogliendo tanti fiorellini romantici. Devo smetterla di pensare a queste cose. “Sono venuto a darti il buongiorno, ovviamente.” Si avvicina e mi da un bacio sulla guancia quasi vicino all’angolo della bocca.
Sussulto e manca poco. Manca poco al mio collasso. Oddio mio, questo ragazzo è la dolcezza, è stupendo. Sento le gambe come la gelatina, pronte a sfracellarsi e a cadere per terra.
“Ti ho portato la colazione.” Continua. “Spero ti piacciano i cornetti con la cioccolata.”
Certo che mi piacciono, li amo!
“Non dovevi.”
“L’avevo detto ai ragazzi che stavi dormendo.”
Ma è uno stalker? Questo qui è pericoloso. “Lo sospettavo” Aggiunge poi e io tiro un sospiro di sollievo, però senza farmi sentire.
“Aspetta che mi cambio e poi mangiamo insieme. Sempre se ti va.” Chiarisco, mentre le mie guance diventano più rosse di un peperoncino.
Lui annuisce e vado in bagno portando con me tutto il necessario per una doccia veloce. Una volta uscita, asciugo i capelli sul nuovo dispositivo rapido. Si tratta di una sorta di poltroncina rigida su cui si poggia la testa e si sceglie il tipo di capelli che si vogliono fare. Ricci, mossi o lisci. E te li asciuga in un minuto. Un po’ come una sorta di parrucchiere personale a casa. Indosso un jeans semplice, un maglione coi teschi e i miei soliti anfibi. Non mi trucco, mi annoio. Magari solo un po’ di mascara per allungare le ciglia, ma diciamocelo. Di certo non cambio aspetto.
Ritorno in cucina, dove Niall mi sta aspettando. Quando mi vede sorride un po’ spaesato. E’ seduto su una sedia vicino l’isola e guarda i cornetti.
“Ho una fame da lupi.” Dico, sedendomi anch’io di fronte a lui. Tutta questa situazione fa tanto fan fiction, per cui decido di riprendere il solito umore burbero e continuare a trattarlo male. Insomma, che cavolo ho in testa? Non deve più piacermi così tanto, no.
Prendo un cornetto e lo divido a metà, facendo colare il cioccolato sul tovagliolo poggiato sul bancone. Lo fisso estasiata. E’ da un casino di tempo che non lo mangio. Anche il nano ne prende uno, ma al contrario, subito lo morde affamato.
“Sembra sempre che non mangi da chissà quanti anni, datti un contegno.” Lo rimprovero. Cerco di fissarlo duramente, ma non ci riesco proprio. Il mio sguardo assassino si tramuta in una risata. Vorrei dirgli che è adorabile, ma non posso. Mi limito a pensarlo e a mordermi il labbro inferiore, scuotendo un po’ il capo.
Si unisce a me e dopo un po’ farfuglia qualcosa che deve sembrare una specie di ‘scusa’, tuttavia non ne sono del tutto sicura.
“I ragazzi pensavano che fossi sveglia, ma li ho convinti a non venire a casa tua.” Mi confessa dopo aver finito di mangiare.
Rifletto per un secondo su quello che ha appena detto. “Per questo sei venuto tu a rompere le palle, giusto?”
“Lo sanno tutti che sono il tuo preferito.” Risponde sicuro, facendomi l’occhiolino.
“Primo, non ti atteggiare.” Dico, osservandolo con la coda dell’occhio. “Secondo, non sei il mio preferito.”
Fa un gesto con la mano come a dire ‘se certo, come no.’
“Non ci credo neanche se me lo giuri.”
Si avvicina a me senza fretta, come se tutto fosse a rallentatore. Trattengo il respiro, mentre il cuore va a mille e cerca disperatamente di calmarsi, con poco successo. Mi sposta una ciocca di capelli sfuggita all’elastico e poggia la mano sulla mia guancia, accarezzando col pollice la pelle.
Un terribile ma bellissimo presentimento si fa spazio nella mia mente. Ma forse…no, è solo immaginazione. Non è possibile, io sono orribile, e questa situazione è assurda…io, insomma, è troppo strano. Non sta per baciarmi, vero?
Si avvicina un po’ di più. Riesco solo a sentire il suo respiro e il mio battito cardiaco troppo accelerato. Cosa devo fare, COSA DEVO FARE?
Improvvisamente fanno capolino nella mia testa mille pensieri. Devo stare ferma e aspettare che tutto accada con naturalezza, oppure spostarmi e far finta che non sia successo niente?
Eeeeeeeeh.
“La conosci la legge di Dalton, sì?” Grido in preda al panico.
“Che?”
“Massì, quella che quando si combinano tre grammi di carbonio e quattro di ossigeno si forma il monossido di carbonio. Ma se si combinano tre grammi di carbonio e otto di ossigeno, si ha il diossido di carbonio, che poi è la nostra anidride carbonica!” Esclamo con enfasi. “Interessante, non è così?”
Mi fissa spaesato, e quando incontra i miei occhi abbassa il capo.
Sono una stupida. No, ma che dico. Una cogliona!
“Ehm, p-penso di sì.”
Riprendo a respirare normalmente, ma improvvisamente il cuore mi pesa. C’è un silenzio tombale in quest’appartamento.
“Io…” Diciamo all’unisono.
Caccio fuori un po’ d’aria di troppo e gli faccio capire di parlare per primo. Ma non fa nulla. “Cioè…mi dispiace, io non volevo…”
Gli metto una mano sul braccio, per fermarlo. “Non importa, lascia perdere.”
“Comunque.” Enuncia. “Pranziamo con i ragazzi oggi.”
Oh, fantastico! Non vedo l’ora di rivederli e di abbracciarli. Cazzo, quanto mi sono mancati.
“Perfetto, e dove si va a mangiare?”
Mi osserva incerto, sembra quasi che abbia paura di dirmelo. “Uhm, da te. Credo.”
Strabuzzo le orbite, portando una mano davanti la bocca.
“E quando porca puttana pensavi di annunciarlo, angelo paladino e avvocato delle cause perse?” Strillo dandogli un pugno sul braccio. Lui si contrae un po’ dal dolore, per finta naturalmente. Almeno penso.
“Ma il tuo cervello c’è, o è andato in vacanza?” Continuo a sbraitare, cercando qualcosa da mangiare nei mobili della cucina e nel frigorifero.
“Senti cosa, intanto ti calmi.” Esclama provando a restare calmo e a fare il duro.
“Cosa la chiami tua sorella!” Urlo più incazzata che mai. “Ho sentito che cercavano una testa di cazzo per le cartoline, che dico? Che sei disponibile?”
Lui mi fa il verso, ed io lo mando elegantemente a fanculo, alzando il dito medio.
“Senti, smettiamo di litigare e andiamo al supermercato a cercare qualcosa di commestibile, dato che qui dentro non c’è neanche mezzo pacco di biscotti!” Dico, tentando di calmare la situazione.
“Ma guarda da che pulpito arriva la predica!” Ribatte invece Niall. Evidentemente non ha ascoltato cosa porca minchia ho detto. “Sei tu che hai iniziato.”
“Cazzo, sei grande a vaccinato e abbastanza maturo da capire che devi smetterla di farmi la predica, stupido idiota di sto cavolo di bruxelle!”
Schiocca la lingua contro il palato.“Allora scusa, sei meglio te!”
Provo a tenere l’urlo immondo che minaccia di uscire dalla mia gola. “Mettiti quel cazzo di giubbino e non rompere il cazzo. Cazzo!”
“E la smetti di dire cazzo?” Suggerisce ad alta voce, come se fosse un consiglio superspeciale. “Sei volgare.”
“Oh mio Dio, mi hai mandato in depressione.” Mi piace troppo essere sarcastica.  “Muovi quel culo e metti il giubbino!!”
Sbuffa indossando finalmente l’indumento ma continuando a parlare in aramaico in antico sottovoce. Mi sta provocando? Pazzesco.
“Secondo me dovresti calmarti un poco e parlare in modo più pacato alle persone.” Afferma sereno e tranquillo.
Lo afferro per il polso e lo trascino in ascensore. Non la smette di lamentarsi, spara un casino di stronzate. Bla bla bla. Dovrebbe chiamarsi Blatero anziché Niall.

“Quali sono i cannelloni?” Mi chiede il nano, mostrandomi due pacchi di pasta.
“Nessuno di tutti e due, intelligentone.”
“E cosa sono?”
Sospiro. “E’ scritto vicino la scatola, idiota.”
Guardo la mia lista per la spesa, incerta. Ho sicuramente dimenticato qualcosa. La carne l’ho presa. Anche il formaggio, le carote e la bottiglie di salsa. La pasta ora la prendiamo. Okay, mancano il sale, il pepe, le cipolle, la mozzarella. E l’olio! Oddio, senza olio non potrei fare nulla.
“Ma tu sai cucinare?” Mi domanda il biondo, posando nel carrello la pasta corretta. Finalmente.
“Un po’.”
“Moriremo tutti.” Commenta sottovoce, ma io l’ho sentito lo stesso. Faccio finta di niente. Avanziamo verso gli altri reparti.
“Senti Ross, ma alla fine l’hai preso l’insetticida?”
Annuisco senza capire quello che mi ha chiesto. Afferro un pacco di sale, stando molto attenta a non prendere quello doppio. Mi serve il sale fino per fare i cannelloni, è ovvio.
“Appena sono tornata a casa però il millepiedi era sparito.” Taglio corto con la speranza che non mi chieda nient’altro sull’orribile giornata passata ieri.
Mi viene ancora in mente il coglione che ho riempito di insulti e parolacce, e un po’ mi vergogno, ma infondo se lo meritava. Assolutamente.
Vorrei parlare liberamente con Niall, senza dover per forza arrossire per tutto, ogni cosa. E’ incredibile quanto mi faccia effetto. Non riesco a capire perché la cotta per lui non mi passi, non se ne va più via. A volte mi viene da maledire il destino.
Amare una persona che non ti amerà mai fa malissimo. E fa ancora più male se quella persona è vicina a te, ma comunque non puoi far niente per migliorare le cose. Fa tutto così schifo. Ma adesso cosa centra?
“Niall, mi prenderesti quest’ultimi ingredienti per favore? Non mi sento tanto bene.”
Fa sì con la testa e sembra un po’ preoccupato, ma non domanda niente e per questo gli sono grata.

Metto in forno la teglia con i cannelloni ripieni e mi poggio all’isola stremata. Non credevo fosse così difficile cucinare per tante persone.
“Alla fine è andato tutto bene, anche se hai confuso le cipolle con lo scalogno.” Rimprovero l’irlandese, lanciandogli sguardi che potrebbero incenerirlo.
“Ti ho detto che mi dispiace!”
Gne gne gne, non me ne faccio niente delle sue scuse.
Il campanello bussa per la settordicesima volta da stamattina e corro alla porta emozionata. “Sono arrivati!”
Apro e mi ritrovo davanti Zayn, Liam, Mariateresa, Francesca, Louis ed Harry. I miei occhi devono essere proprio a forma di cuoricino.
Tutti gridano e mi salutano, coinvolgendomi in un grandissimo abbraccio. Li adoro.
Poi li stringo uno ad uno, separatamente. Quando arrivo a Zayn gli getto le braccia al collo. “Eccolo qui il nostro sposino.”
Harry e Louis si tengono la mano e inaspettatamente scoppio a piangere.
“Sono così felice per voi.” Dico in preda ai singhiozzi. Altro abbraccio di gruppo.
E’ avvenuto tutto molto velocemente, ma devo dire che sono davvero contenta di stare con loro ancora. Mi sono mancati come l’aria sulla luna, e sul serio non vedevo l’ora di poter passare di nuovo un po’ di tempo con loro. Ora c’è il matrimonio da preparare, i vestiti, la cerimonia, i fiori. Tutto sarà una sfida per me. La nuova me. La scrittrice Ross è pronta ad aiutare la sua migliore amica, e magari a trovare finalmente l’amore. Chi lo sa come andrà.
“Oggi non mi ha chiamato nano irlandese!”
“Sta zitto, nano irlandese!” Grido.
Tutti scoppiano in una fragorosa risata.
Questi due mesi saranno divertentissimi. Me lo sento.





 

Perdonia! ç_ç

Okay, ritardo mostruosissimo, inammissibile.
Mi dispiace davvero tantissimo, non avete idea di quanti salti mortali abbai fatto per poter scrivere questo capitolo. Non aggiorno da quasi un mese, e insomma...scusatemiiii.
Sono riuscita a scrivere ieri perché avevo pochi compiti e oggi, dato che domani devo andare al cinema con la scuola, quindi. ouo
finalmente mi sono tolta di mezzo anche l'interrogazione di greco, quindi mi manca solo quella di biologia, per cui credo di riuscire ad aggiornare prima, poi tra poco c'è pure la pausa didattica.
La smetto di annoiarvi con la scuola, tanto non vi interessa.
Ah, buon anno comunque. Mi ero proprio dimenticata.
Per farmi perdonare del ritardo, ho messo più momenti Riall (trpp romntiko xdXd!111!1uno!!1), come potete vedere.
Diciamo che da questo capitolo inzia la vera e propria storia. Cominceranno gli amori, i problemi, le difficoltà. Ma non vi anticipo niente è.é
Con questo, mi dileguo. Mi sono già espressa abbastanza.
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Tanti kizz,
Ross.

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Capitolo 5
*** Ehm. ***


Salve.
*schiva i pomodori*
Sono una persona spregevole, aiuto.
Non è il capitolo, come avete potuto capire. Insomma, sono settimane che non aggiorno e non dovete perdonarmi, ma davvero, sono stressatissima. Non ce la faccio più. Neanche questa settimana ho potuto aggiornare e molto probabilmente neanche la prossima.
Vi prego solo di attendere un po'. E niente, scusatemi ancora. ç_ç
La vostra stupida, ritardataria, Ross.

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