it's better in colours

di pponga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** c'era una volta. -prologo ***
Capitolo 2: *** incontri casuali. ***
Capitolo 3: *** un po' di pasta al forno al giorno toglie il medico di torno. ***
Capitolo 4: *** quasi-sorpresa di compleanno. ***
Capitolo 5: *** wedding night. ***
Capitolo 6: *** Julie meets Harry. ***



Capitolo 1
*** c'era una volta. -prologo ***






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buongiorno, sono so. (so di sole, di sorriso, di sonoaffamata. so, di sonia)
pubblico questa storia perché credo sia il momento di farle prendere un po' d'aria. poi magari cambio idea e la cancello, così, senza preavviso.
AVVERTENZE: non affezionarsi a fatti o personaggi.
ora che la mia coscienza è a posto, buona lettura c; x
____



Sembrava che tutti stessero respirando all'unisono. Migliaia di voci si fondevano con il ragazzo dai capelli rossi sul palco. Lui sembrava non farci caso. Con gli occhi socchiusi, che passavano dalla chitarra alla folla di fronte a lui. Se avesse smesso di cantare tutti si sarebbero accorti del suo cuore, di quanto velocemente stesse battendo.


 
Quella chitarra quasi la ipnotizzava. Il cantante dai capelli rossi continuava imperterrito il suo strimpellamento e Julie, a fatica, tratteneva grida di gioia.
You can wrap your fingers round my thumb and hold me tight. Cos you are my one, and only.
Era la serata più bella di tutta la sua vita, senza ombra di dubbio.


 
Lei gli stringeva la mano ormai da qualche minuto. non riusciva a sopportare tutte quelle grida, quelle voci stonate. Nicholas sarebbe uscito da quell'edificio senza pensarci due volte. Eppure le mani di quella ragazza, la sua Harriet, lo trattenevano. Come se avesse capito che voleva fuggire, dirigersi a spintoni fino all'uscita e non voltarsi più indietro. Avrebbe voluto vomitare. Poi lei gli aveva sorriso e lui si era sentito uno schifo solo per averlo pensato. Lei aveva bisogno di lui. Stringendole la mano le aveva appena silenziosamente promesso che sarebbe rimasto.


 
Era stato tutto come nei libri che leggeva la sera prima di addormentarsi. Che la costringevano a stare sveglia tutta la notte pur di sapere come finiva la storia. Pur di sapere se alla fine lui era tornato a riprendersela, se lei aveva smesso di portargli rancore. Lui l'aveva semplicemente guardata e lei aveva capito. aveva capito tutto quello che c'era da capire. Per Nicholas era stato più complicato. aveva dovuto veder spuntare sul suo viso un sorriso di quelli che potrebbe piazzarsi al posto del sole. Poi i loro sguardi si erano incontrati e per un attimo su quel palco nessuno stava cantando, la chitarra aveva smesso di suonare e la ragazza che gli stringeva la mano aveva alzato le braccia in aria, dimenticandosi di lui. Avevano smesso di leggersi l'anima nel momento in cui le luci, prima spente per creare l'atmosfera giusta, erano tornate ad illuminare i volti elettrizzati di migliaia di fans. Avevano appena iniziato ad appartenersi.

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Capitolo 2
*** incontri casuali. ***


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Sono sempre io. Che fortuna, eh! 
Comunque ho aggiornato. Solo per i miei fans c: *grilli* ahahah
E sappiate che sono la persona più felice del mondo quando recensite, quindi fatelo <3 
Non so che dire, avevo un sacco di cose da scrivere e non me ne ricordo nemmeno una (?)

ps. ringrazio @_harrysbravery per il banner c:
pps. sono @xlovesjonas su twitter
pss. se avete curiosità riguardanti la storia e non chiedete pure! c:
so, xx 
____



«Andremo al concerto! Andremo al concerto!» «Ed Sheeran, aspettaci!» urla l'amica, dopo aver afferrato una spazzola ed aver improvvisato un concerto in camera di Julie. «Ora dobbiamo solo pensare a come arrivare all'arena». Faith interrompe quel silenzio di riflessione. Senza distogliere lo sguardo dal punto imprecisato sulla parete dice, quasi in un sussurro: «Posso provare a chiedere l'auto a mio padre» «Ed io dovrei rischiare la mia vita»'. La prima cuscinata le colpisce lo stomaco. E' solo il primo di una serie di colpi. Quando si accasciano a terra, sfinite per le risate, si guardano come solo loro sanno fare. «Resta da me a dormire, stasera» «Dico a mia mamma che mi trasferisco qui con te». Scoppiano nuovamente a ridere. «Lo sai che mi farebbe piacere» «Lo so, sto cercando un lavoro. Per riuscire a pagarti una parte di affitto pulirei anche water» «Non ti ci vedo a lavare water» «Nemmeno io».

 
 
«Amore, ho trovato due biglietti per il concerto. Accompagnami, ti preeego». La frase è seguita da una tenera smorfia da cucciolo a cui Nicholas proprio non riesce a dir di no. E poi, accompagnandola a quel concerto, potrebbe forse alleviare il senso di colpa. Non sarebbe dovuto andare a letto con quella mora che ha incontrato alla festa di suo fratello. Non avrebbe dovuto tradire Harriet con cui sta ormai da due anni. Però cavolo, quanto si è divertito.
 

 
Julie comincia a ricordare quel concerto senza nemmeno rendersene conto. Immagini e sensazione che credeva dimenticate si fanno spazio prepotentemente nella sua mente. Si lascia cadere sul divano, sfinita. Poi chiude gli occhi.
 

 
«Quindi porterai la tua ragazza a quel ritrovo solo perché vuole andarci? Sei diventato proprio patetico. Uno zerbino, ecco» «Mi fai proprio incazzare quando fai 'sti discorsi. L'accompagno perché ci tiene e io voglio renderla felice» «Sembri una donna. Allora, la facciamo questa partita a fifa o preferisci leggere un libro di Nicholas Sparks?» Scoppiano a ridere all'unisono. «Un'altra volta, devo passare a prendere Harriet all'università. Lo so cosa stai pensando. Però no, non sono uno zerbino» «Giusto, sei solo follemente innamorato e blah blah blah. Almeno vedi di esserci sabato sera, voglio presentarti della gente» annuncia Harry, divertito.
Nicholas riesce solo ad annuire prima che la portiera dell'auto si chiuda. Approfitta dei finestrini appannati per disegnare un cuore e dedicarlo al suo miglior amico e poi, premendo sull'acceleratore, si allontana.


 
Nick sospira sollevato quando Harriet gli lascia la mano, ormai quasi sudata. Poi la vede camminare verso un gruppo di ragazze e non sa che fare. Non vuole rimanere ad ascoltare tutta quella gente che parla del cantante dai capelli rossi. Non saprebbe cosa dire. E poi ha fame, e quella bancarella vende degli hot dog che gli fanno venire l’acquolina in bocca. Si mette in fila, già pregustando il suo pranzo. Riesce ancora a vedere il profilo di Harriet proprio accanto alla fontana. Sta sorridendo. Dopo pochi minuti si ritrova a vagare nel parco, alla ricerca di una panchina libera. Trova posto accanto ad una ragazza. Lui con il suo hot dog tra le mani. Lei con le gambe incrociate ed un libro su di esse. Nicholas trattiene una risata quando lei, allungando il braccio alla ricerca del pacchetto di caramelle al suo fianco, ‘afferra’ la gamba del ragazzo. Decisamente meno commestibile. Passano alcuni secondi prima che si renda conto di quello che ha fatto. Poi le guance le si colorano di un rosso tenue. Nervosamente si passa una mano tra i capelli e torna con i piedi a terra, abbandonando quella posizione che le ha provocato un leggero formicolio. Solo ora se ne rende conto. Balbetta qualche scusa. Lui scuote la testa e da’ un morso al suo hot dog. «Cosa leggi?» le chiede. Lei sembra acquisire un po’ di sicurezza. Sorride e, senza perdere il segno, socchiude il libro. «L’ombra del vento, di Zafon». Poi lo guarda, aspettando una risposta. Vorrebbe chiedergli se lo conosce ma non vuole essere invadente. Lui non smette di masticare quell’hot dog, e lei continua ad essere in imbarazzo. «Forte» dice, dopo essersi pulito la bocca con un fazzoletto. Nemmeno la guarda in faccia. Si dirige velocemente verso la fontanella e , dopo essersi bagnato le mani, torna a sedersi. Lei non gli toglie gli occhi da dosso, un po' infastidita, disturbata. «Ti dispiace se ne prendo una?» chiede Nicholas, indicando il sacchetto con le caramelle. Lei lo cerca con lo sguardo ed annuisce, trascinandolo verso di lui. «Scusa ancora per prima, pensavo di essere sola» «Tranquilla, non c’è problema. E poi me lo dicono spesso che sembro una caramella. Non so, sarà il nuovo taglio di capelli». La ragazza lo osserva confusa. Poi inclina leggermente la testa e ride. Lui la segue a ruota. Smettono poco dopo, sui loro visi ci sono ancora le tracce di quella pessima battuta. Nicholas ha la conferma dei suoi dubbi proprio in quel momento. I capelli, che ricordava vagamente scuri, ora sono di un castano leggero e poco più corti. Il sorriso però è il suo, il ragazzo non ha dubbi. Vorrebbe chiedergli se lei lo ricorda, se durante quel concerto lei si sia accorta proprio di lui. Harry scuoterebbe la testa, contrariato. «Sono Nicholas». Le porge la mano. «Julie. Cioè, il mio primo nome è Rose, però preferisco Julie» «Meglio Rose» la spiazza. Lei non sa cosa rispondere, sembra così spavaldo. E poi sta ancora cercando di capire dove lo abbia già visto. Perché lei è sicura di averli già visti quegli occhi, quelle labbra. «Sei qui per il raduno?» le chiede lui. «Oh, ehm, sì. L’idea iniziale era quella. Ma c’è troppa gente. Non trovi che sia esagerata tutta quella confusione?» «Già, qui però si sta bene». Lei annuisce. «E tu?» aggiunge. «Eh?» «Sei qui per il raduno?». Lui sembra pensarci alcuni secondi. Poi, dopo aver preso una caramella dice: «La mia ragazza. Lei è qui per il raduno, io l’accompagno» La osserva, aspetta una sua reazione. Lei nasconde appena il viso tra la sciarpa. «La tua ragazza? Beh, ha ottimi gusti musicali» forza un sorriso che non le esce molto naturale. «Ecco, l’ho accompagnata al concerto di questo Sheeran, cinque mesi fa. È uno forte!». Per un attimo spera che lei abbia capito, che lei si sia ricordata dei loro sguardi. «Quel concerto è stato meraviglioso. Cavolo, Ed sa quel che fa» Nulla, lei non ricorda.


 
Harriet lo sta cercando. Lui istintivamente si alza, non vuole che gli faccia una delle sue solite scenate di gelosia. Non davanti a Rose. A Julie, Julie . «Devo andare» «Ora? Cioè, certo. C-ci si vede, in giro» «In giro, certo. Domani? Ehm, ecco, ti devo due caramelle. Guarda che sono un gentiluomo». L’aria si riempie di qualche risata nervosa. «Si vede. Però non serve. Insomma, non muoio per un paio di caramelle». Solo dopo averlo detto le balena in testa l’idea che lui potrebbe volerla rivedere. Però è fidanzato. È solo un gentiluomo fidanzato. Nicholas si sente stupido, come se si fosse buttato da un aereo. Senza paracadute. «Oh sì, certo. Allora, vado. Harriet mi-devo andare». Le sorride gentilmente e, dopo aver fatto alcuni passi senza staccarle gli occhi di dosso, le volta le spalle. Non lo chiama subito. Quando la sua voce riecheggia tra gli alberi però, lui è contento di sentirla. Si ferma, restando in quella posizione. Aspetta che lei ricominci a parlare. «Sono qui tutti i pomeriggi, dopo le tre. Sono quella con il libro in mano». Quando riprende a camminare sembra quasi più alto. Le spalle, più larghe di pochi minuti prima, lo rendono più sicuro. Julie si accorge solo in quel momento di aver perso il segno dal libro. 

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Capitolo 3
*** un po' di pasta al forno al giorno toglie il medico di torno. ***


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«Ti sei divertita al raduno?» 
«Cosa? Oh, il raduno, certo. Sì, c'era un sacco di gente. E il tuo colloquio?» 
«Mi passi l'acqua? Credo sia andato bene. Dicono che mi richiameranno» 
«Bene, speriamo sia la volta buona» 
«Ho un buon presentimento» dice Faith, prima di ricominciare a masticare. 
Come da rituale, Julie si ritrova a lavare i piatti. Dopo di lei, Faith li asciugherà svogliatamente. Con il sottofondo delle posate che vengono lasciate cadere nel cassetto, la ragazza si prepara per andare al parco. La notte precedente ha dormito poco per vari motivi. Tutti ridicoli, tra l'altro.
 «Devo uscire. Chiudi tu appena torni a casa, okay?» 
«Posso rubarti i biscotti?» 
«Assolutamente no. Anzi, prenditi quelli a forma di cuore che hai lasciato qui l'altra sera. Quelli al cioccolato. Sono terribili» 
«Non parlare in questo modo dei miei biscotti, insensibile!» Julie sorride all'amica. 
Mancano cinque minuti alle tre. Si assicura che la porta si sia chiusa dietro di sè e comincia a correre. Non corre eccessivamente veloce. Sarebbe sciocco correre in quel modo, per un ragazzo poi. E' più una camminata veloce la sua. Quando raggiunge il parco si ferma all'ingresso per riprendere fiato. Trova la panchina vuota. Sono le tre e dieci. Si siede ed estrae dalla borsa il libro che porta sempre con sè. Nicholas, nel frattempo, cerca di calmarsi bevendo un bicchiere d'acqua al bar. Il piano prevede di passare accanto alla panchina fingendo disinteresse. E poi niente, il piano finisce lì. E deve funzionare perché non ha nemmeno un piano di riserva. Non è bravo in queste cose. Di solito, quando vuole abbordare una ragazza, prima di andare a parlarci aspetta che sia ubriaca. o triste. E' fidanzato ma ogni tanto lo dimentica. 
La vede da lontano. E' affascinante come risulti bella anche con i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Le si avvicina senza far rumore. Tira fuori il pacchetto di caramelle che ha comprato apposta per lei e, porgendoglielo, attira la sua attenzione chiedendole: «Vuoi una caramella?». Ridicolo, pensa subito dopo. Lei sorride non appena lo riconosce. Ne prende due e, dopo avergliele fatte vedere, dice: «Ora siamo pari, gentiluomo» 
«Significa che non avrò più scuse per vederti?» le sussurra, soffermandosi sulla reazione della ragazza. Julie sorride, imbarazzata, e arrossisce. 
«Posso dirti una cosa divertente?» 
«Solo se fa davvero ridere» 
« Beh, non fa proprio tanto ridere. Cioè, è divertente ma- basta, non te la racconto più» Nicholas finge un broncio che gli riesce davvero molto bene. Lei sorride nervosamente. «Dai, raccontamela lo stesso» Il ragazzo le sorride grato. Le piace quando le si colorano le guance. «Harriet, la ragazza che ho accompagnato ie-» 
«La tua fidanzata, intendi?» lo interrompe Julie. 
«Ehm, sì. Si è arrabbiata parecchio quando siamo tornati a casa. Insomma, mi ha fatto mille domande su chi eri, cosa stavamo facen-»
«E' una bella ragazza. La bionda con cui sei andato a parlare poco dopo, vero?» 
«Già, una bella ragazza» 
«Forse non dovevi venire, oggi. Potrebbe arrabbiarsi. Magari finisci nei guai per colpa mia. Ora che siamo pari puoi tornare a casa tua, insomma, casa vostra» 
Nicholas è sul punto di dirle che la trova bella. Così, senza un motivo. «Mia, è casa mia. Non viviamo insieme. E poi non ti preoccupare, non facciamo niente di male. Non sopporto quando fa la gelosa, quando mi controlla» 
«Oh, okay» Nicholas si alza, allunga le braccia verso l'alto e si stiracchia. Julie sembra molto divertita dalla scena. Il ragazzo le porge la mano e lei l'afferra, seppur titubante. «Non dirmi che vuoi stare tutto il pomeriggio su questa panchina?! Fidati di me, ti porto a mangiare gli hot dog più buoni del mondo».
 
 
 
«Dovevi dirmelo che frequentavi un ragazzo. Ti avrei convinta a non indossare quella camicia a quadri» 
«Primo, che hai contro la mia camicia? Secondo, non frequento proprio nessuno» 
«m-ma» Julie la zittisce con un gesto della mano. 
«E' fidanzato, Faith. Con una ragazza molto bella» 
«E allora deve essere anche un grande stronzo. Sono rimasta con voi solo dieci minuti e lui non ha smesso di fissarti. Poi, quanto flirtavate!» 
«I-io non flirto» 
«Ma sentila! E questa ragazza sa che era con te?» 
«In realtà è una gelosa. Lui ha detto qualcosa sul fatto che lo controlla. Cose così» 
«Cavolo, quanto eravate belli» Faith non riesce a trattenere una smorfia mielosa. «Dimmi, fai uso di droghe?» chiede l'amica. Scoppiano entrambe a ridere. «A proposito, -aggiunge- che ci facevi da quelle parti?» 
«Sai quanti giorni mancano al tuo compleanno?» 
«Pochi. Aspetta, è domani» dice preoccupata. 
«Perspicace. Beh, ho comprato il tuo regalo. Ah, e come hai intenzione di festeggiare? Ti prego, non posso reggere una serata film-popcorn come quella dell'anno scorso» 
«Pensavo ti fossi divertita» 
«Da morire. Però fors-» 
«Pensaci tu» 
«Cosa?» 
«Pensa tu a tutto; come festeggiare, dove, con chi. Mi affido totalmente a lei, mrs. Jansen» le dice, mostrandole un meraviglioso sorriso. Poi si lascia cadere pesantemente sul divano. «Stasera pizza?» suggerisce l'amica. Julie annuisce, già assente.
 
 
 
Sabato. Nicholas dovrebbe pranzare dai suoi genitori ma proprio non ne vuole sapere di alzarsi dal letto. Sono le undici di mattina o poco più tardi. Se chiude gli occhi riesce ad immaginarsi sua madre che si destreggia tra i fornelli. Il pensiero della pasta al forno che gli prepara ormai per tradizione lo porta a trascinarsi in bagno. Esce di casa che mancano cinque minuti a mezzogiorno. Quando mamma Denise apre la porta lui le sorride un po' assonnato. Lo abbraccia e poi scuote la testa. «Dovresti tornare a casa prima quando esci con Harry. Eviteresti di arrivare qui come se non dormissi da una settimana» il tono dolce la tradisce. Lui vorrebbe dirle che non è stata colpa di Harry. Ma non gli va di dire a sua madre che non è riuscito a dormire per colpa di una ragazza, e poi di un'altra. Raggiunge il salotto. Suo padre, seduto sulla solita poltrona, legge un giornale che tiene faticosamente tra le mani. Appena si accorge del figlio lo richiude distrattamente e si alza per stringere Nicholas in un abbraccio. «Tutto bene?» chiede lui. L'altro annuisce «Joseph è nella sua vecchia stanza mentre Kevin dice che ritarderà. Jessie non voleva alzarsi dal letto» aggiunge poi. Dalla cucina si sente il rumore di cucchiai e mestoli. Prima di salire a salutare il fratello, decide di passare nel giardino sul retro. Un cane di grossa taglia lo raggiunge correndo. E' beige, e il pelo lungo è comunque molto curato. «Ti manco?» gli sussurra, tra una carezza ed un'altra. Per un attimo vorrebbe riportarlo a casa, poi pensa alle scenate che Harriet potrebbe fargli. Controlla che ci sia dell'acqua nella ciotola e, dopo avergli dato un'ultima occhiata, sale al piano superiore per incontrare Joseph. Si appoggia allo stipite della porta e aspetta che il fratello, malamente sdraiato sul letto, si accorga di lui. 
«Dovresti smetterla di stare sul mio letto. Ormai l'hanno capito tutti che sei geloso delle mie coperte di spiderman» dice dopo alcuni lunghi secondi. 
«Cavolo, finchè mamma non mi toglie quelle con l'orso che balla, non ho intenzione di avvicinarmi al mio». Scoppiano a ridere entrambi. Poi Joe si alza e raggiunge il fratello per stringerlo in un abbraccio. 
«Ah, un paio di sere fa ho incontrato Anna al locale. Mi ha chiesto di te. Non dirmi che..» Nicholas trattiene una risata, leggermente imbarazzato. «Anche lei? Dovrei lasciare Allie e venire a rimorchiare con te. Harriet lo sa?» 
«Harriet non sa un sacco di cose» 
«Qualche mese fa avevi intenzione di lasciarla, se non ricordo male» il discorso comincia ad essere troppo serio per entrambi. «Sai come sono, alla fine le voglio bene» il silenzio successivo viene interrotto da alcune risate al piano di sotto. 
«Dev'essere arrivato l'uragano» annuncia allegro joseph. 
 
 
 
Kevin, il fratello maggiore di nicholas, sta cercando di togliere il giubbotto ad una bambina che, a giudicare dai capelli ricci, deve essere sua figlia. Mentre la piccola corre ad abbracciare entrambi gli zii, Danielle saluta Denise e Paul. Quando si siedono a tavola hanno moltissime cose da dirsi ma nessuno sembra intenzionato a lasciar raffreddare il cibo nel piatto. Solo Jessie continua imperterrita a parlare dell'ultimo disegno che ha fatto a scuola. La maestra ne è rimasta colpita. Dopo pranzo Danielle aiuta la suocera in cucina, mentre i tre fratelli discutono di baseball con il padre. Jessie sta riposando al piano di sopra, nella stanza che un tempo era occupata da Kevin. Sulla scrivania ci sono ancora i libri di scuola che tanto detestava. 
Le due donne raggiungono i rispettivi uomini in salotto e portano il discorso sull'imminente matrimonio di Joseph. Manca poco più di un mese ormai. Lui vorrebbe non averglielo mai chiesto. Ama Allie. La ama follemente. Però ha paura, ecco. Denise ricorda al figlio l'appuntamento con il sarto. Tutti sembrano presi dal discorso. Nicholas non sa nemmeno se vuole sposarsi. Vorrebbe dei figli, forse. Però non crede che Harriet sarebbe disposta a partorire. «troppo doloroso» gli direbbe. Sono le due. Sette minuti dopo le due, per l'esattezza. Sta pensando se andare al parco. Potrebbe sembrare disperato. E poi probabilmente lei ha qualche impegno, qualche appuntamento. Alla fine si ritrova a pensare che non c'è niente di disperato nel fare una passeggiata al parco. 
 
Una parte di Julie vuole andare al parco, convinta che Nicholas sia là ad aspettarla. L'altra non ne vuole sapere. L'orgoglio prima di tutto, pensa. Faith le ha appena inviato un messaggio; ora ha definitivamente un lavoro. L'amica sorride. L'orologio appeso alla parete segna le tre e venticinque. Ormai è tardi, si ripete. Magari ti sta aspettando, ribatte l'altra parte. Chiude gli occhi per alcuni secondi. E' sdraiata su quel divano da una ventina di minuti, ormai. Con la mano si sistema i capelli dietro ad un orecchio. Poi, senza ripensamenti evidenti, si dirige a passi decisi verso il bagno. Quando esce di casa sono le quattro meno dieci circa. Ad ogni angolo il pensiero che lui non ci sia si fa spazio prepotentemente nella sua mente. Scorge la panchina da lontano e il cuore perde un battito. Sono passati solo alcuni minuti dalle quattro e non c'è nessuno. Nicholas non è seduto, e nemmeno accanto alla fontana. Julie rallenta il passo fino a fermarsi. Sospira; aveva sperato fino all'ultimo che lui ci fosse. Un uomo, leggermente anziano, sta passeggiando accanto alla fontana. La ragazza si avvicina per poi chiedergli se ha, per caso, visto un ragazzo dai capelli castani nei pressi della panchina sotto il ciliegio. «Mi spiace, -le dice- quando sono arrivato già non c'era nessuno». Lei annuisce, per poi raggiungere la panchina. Deve decidere cosa fare, ora che è fuori di casa. Quando posa lo sguardo a terra nota qualcosa. Sembra un foglio. No, un biglietto da visita. Lo raccoglie incuriosita e scopre che appartiene ad una casa editrice, o qualcosa del genere. Sul retro, in una calligrafia disordinata, si inseguono delle parole. 'Rose'. Il suo nome, scritto al centro, precede il messaggio vero e proprio: 'Speravo saresti venuta, ma magari avevi da fare. Ti perdono comunque, non ti preoccupare :) (qui Julie, non può fare a meno di sorridere) Mi chiami?' Ci sono alcuni numeri. Lei si rigira il biglietto tra le mani, cercando sfumature che potrebbe non aver colto. Poi, decisa, prende il cellulare dalla borsa e scrive la prima cosa che le viene in mente. Controlla cautamente di aver scritto il numero senza errori e lo invia per poi appoggiarsi allo schienale della panchina con un sorriso che le occupa decisamente troppo spazio.
 
'Devo perdere questa abitudine di farmi desiderare ahah la prossima volta mi farò trovare al solito posto, magari pure in tempo :') xx'
Nicholas sente un nodo allo stomaco non appena lo legge. Harriet, poco prima, gli ha scritto dicendogli che è uscita con delle amiche per fare del sano shopping. Così l'ha definito lei. Come se fare sesso con lui non sia abbastanza sano. Ha indossato la sua felpa preferita e si è presentato a casa di Harry con delle birre in mano. L'amico l'ha abbracciato e gli ha poi tirato un leggero pugno sulla spalla. Hanno suonato un po'. Era da tanto tempo che non usavano le chitarre, hanno dovuto accordarle entrambe. Comunque poi si sono sdraiati sulle poltrone, come erano soliti fare da adolescenti e hanno cominciato a parlare di tutto. Quando gli è arrivato il messaggio di Julie ha sorriso e l'altro gli ha chiesto se fosse ancora la sua ragazza. Ha negato, sovrappensiero, indugiando leggermente sulla risposta.
'Ti avrei aspettato', le scrive.
La risposta non tarda ad arrivare. 'Non lo avresti fatto. Ma va bene comunque.'
Harry lo osserva da alcuni secondi. Non può essere Harriet; non sorride per i suoi messaggi da tanto tempo, troppo. Perché stiano ancora insieme lui non lo ha ancora capito. 
Comunque poi Nicholas posa il cellulare e con uno sguardo che non lascia intendere nulla (oppure tutto) eclissa ogni sua possibile domanda. 
Le ha appena chiesto di incontrarsi, in serata. Deve andare al pub con Harry ma sa che l'amico andrà alla ricerca di qualche ragazza, o di qualche bottiglia di birra e non gli va di stare da solo. Harriet potrebbe essere libera ma non ha voglia di vederla, non dopo che ha rifiutato di andare a letto con lui solo per dello shopping. 
'Festa di compleanno. Mi obbligano a partecipare, non capisco perché ;)'
Un po' è deluso. 'Devo farti gli auguri, allora?', le chiede, facendo attenzione a non perdere il filo del discorso di Harry. Sta parlando dell'uomo che dovrebbe presentargli stasera, un certo Howard. 
'Non sei obbligato. Comunque ti inviterei a passare alla festa ma la mia amica non mi rende partecipe, non avrei dovuto lasciare nelle sue mani tutta l'organizzazione ahah'
'Non ti preoccupare, devo incontrare della gente :) Però gli auguri non te li voglio fare, non mi piacciono i messaggi ;)'
'Che vuoi dire?'
'Che dobbiamo vederci presto se vuoi che te li faccia :)'
'Non so, sono sempre molto impegnata. Cercherò di liberarmi solo per te ;) ahah'
Troppo occupato a rispondere a Julie non si accorge del fiato di Harry sul collo. «Che vuol dire che cerca di liberarsi per te?» per poco non gli cade il cellulare. Lo posa cautamente sul divano e scoppia a ridere. Harry cerca di restare serio, poi cede. «Questa devi proprio raccontarmela» gli dice, prima di recuperare la bottiglia di birra dal tavolino e bere un lungo sorso. 
 
 
 
'Lo spero bene, se fossi in te non mi lascerei sfuggire un'opportunità del genere'
'Modesto, insomma. Devo andare a prepararmi. Ci sentiamo :) xx'
Faith continua a dirle di sbrigarsi, 'ché hanno poco tempo. E lei si diverte davvero troppo a farle perdere la pazienza. Poi però si sente in colpa e comincia a vestirsi. 


____
Buonsalve (?)
Sono (finalmente) riuscita a postare anche questo capitolo :) 
Comunque sto facendo tutto il possibile per non abbandonare questa ff ahah Riuscirò a portarla avanti, abbiate fede!
Tornando a noi, spero che scritta in questo modo sia un po' più comprensibile (soprattutto i dialoghi). Ringrazio infinitamente coloro che hanno recensito i capitoli scorsi. E sappiate che apprezzo molto qualsiasi suggerimento :)
E niente, vi auguro buone vacanze! (io ancora devo finire la scuola e superare gli esami çç)

ps. Se avete delle domande potete trovarmi su 
twitter e su ask!
ee, vi consiglio di fare un salto da harrysbravery e da federica995 :) 
pps. leggetevi anche 
Tutto quello che ho <3
ppps. scusate per i titoli dei capitoli. mi diverto troppo a scrivere cavolate :') (che poi è un palese tributo alle lasagne di mia nonna <3)

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Capitolo 4
*** quasi-sorpresa di compleanno. ***


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Chiedo scusa per la lunghezza del capitolo. Mi sto godendo l'estate, nel senso che mi sono immersa nella saga di 'Hunger Games'. E niente, dovreste leggere quei libri. E ascoltare 'Don't let me go' cantata da Harry Styles. Le cose belle della vita,insomma.
Buona lettura.
So, xx
____



 

Quando arrivano al locale Julie sembra sollevata. Pensava fosse un locale molto più affollato, una specie di discoteca. Invece è un posto davvero carino. Nell'angolo c'è un piccolo palco, dei ragazzi strimpellano con la chitarra le note di una canzone che non le ricorda nulla. Comunque è orecchiabile. Faith le indica un gruppo di ragazzi sussurrandole un «Buon compleanno». Riconosce quasi tutti. La ragazza accanto a Caleb, scoprirà poi che è la sua nuova fiamma. Tutti la abbracciano, le fanno gli auguri senza perdere il sorriso. Josh si alza e, da vero gentiluomo, le sposta la sedia. Cominciano a parlare, non li vedeva da tanto. Sono appena stati in vacanza a Los Angeles. Lei ha dovuto lavorare e Faith le ha fatto compagnia. Non saprebbe cosa fare senza quella ragazza. Le sono mancati tutti, comunque. Cher sta raccontando di quando si sono ubriacati e Zayn si è quasi fatto arrestare. Lei non riesce a smettere di sorridere, vedendo l'amico che arrossisce leggermente. Ordinano da bere e chiede qualcosa di leggero. Anche se il giorno dopo non lavora non le va di passare la serata a vomitare.
Quando la barista porta da bere ha con sè un tovagliolo. «Rose?» chiede, posando lo sguardo sul gruppo di amici che ancora sta ridendo per delle vecchie battute. Julie fa un cenno con la mano e la ragazza le lascia il pezzo di carta sul tavolo sorridendo. Non fa in tempo a chiederle spiegazioni che già è diretta versa il bancone. Tutti la stanno scrutando, curiosi. Si sente quasi in imbarazzo. Faith la incita a leggere cosa c'è scritto. 'Mi salvi?' riconosce quasi subito la calligrafria e, notando gli occhi ancora puntati su di sè, trattiene il sorriso. Lo accartoccia, stringendolo ancora in mano. «Comunque sono bravi» Amaya cerca di attirare l'attenzione degli altri che la guardano confusi. «Quei cantanti, dico, sono bravi» poi guarda Julie che le lancia uno sguardo di gratitudine. Tutti, d'accordo con l'amica, cominciano una discussione sull'ultimo vincitore di xfactor. Coglie l'occasione per alzarsi, sgranchirsi le gambe (e cercare Nicholas). Con lo sguardo passa in rassegna tutti i tavoli. Poi lo vede, poco distante dal balcone. Parla con un signore dai capelli quasi grigiastri, potrebbe essere suo padre. Non sa se andare a disturbarlo oppure no. Quando le viene in mente il messaggio sul tovagliolo fa alcuni passi nella sua direzione e lui la nota, sorridendole. Posa una mano sulla spalla dell'uomo e, dopo avergli detto alcune cose che Julie proprio non riesce a capire, la raggiunge. Lei ha appena ordinato da bere. Forse ha cambiato idea, potrebbe anche volersi ubriacare. «Hai già preso qualcosa?» le chiede, avvicinandosi leggermente per sovrastare il rumore della batteria. «Sì, un pancho villa, non l'ho mai provato» 
«un pancho villa anche per me, per favore» dice poi lui, rivolto alla barista. «Che ci fai qui?» le chiede poi, senza smettere di fissarle gli occhi. E le labbra. 
«La festa di compleanno, ricordi?» Julie è imbarazzata, come se fosse alle prese con la prima cotta. 
«Lo so» 
«Allora perché me lo hai chiesto?» ribatte, leggermente divertita. Aspetta la risposta sorseggiando il cocktail che le è appena arrivato. «Non sapevo che dire» ammette lui. Prende in mano il bicchiere  ma aspetta alcuni secondi prima di portarlo alle labbra, non le toglie gli occhi di dosso.
«Da cosa ti dovevo salvare?» farfuglia Rose, mentre ordina qualche altro cocktail.
«Da Howard» 
«Il signore con cui stavi parlando?» Il liquido nel bicchiere barcolla leggermente, minacciando di rovesciarsi. Nicholas annuisce lievemente.
«E che voleva?» 
«E' il direttore di una casa editrice, qualcosa del genere» 
«Scrivi?» Il tono sorpreso e canzonante fa sorridere il ragazzo. 
«Ci provo»
«Non l'avrei mai detto» 
«Guarda che sono uno acculturato, eh» le dice lui, facendola ridere. 
«Certo, cioè, di che scrivi?» 
«Storie?» 
«D'amore?» 
«Non sono bravo in quelle» 
«E in cosa sei bravo?» 
a farti sorridere, vorrebbe dirle. 
«Non so, parlo delle persone che incontro, che camminano per strada, al supermercato. Mi immagino le loro vite, i loro sogni» 
«E io?» 
«Io cosa?»
«Che vita ho?» 
«Non lo so, incasinata, penso» 
«Non vale, tutti hanno una vita incasinata» 
«Ma a te piace» 
L'alcool comincia a fare effetto. 
«E a te?» 
«Anche a me piace, per questo ci siamo trovati. Almeno ora possiamo parlare di quanto ci piacciano le nostre vite incasinate» 
Julie lo guarda confusa, felice e sorride. 
«Non mi hai fatto gli auguri» dice, senza cambiare espressione. 
«Hai ragione, è che non mi sono preparato» 
«Sei strano, che devi preparare?» 
«Non posso dirti auguri e basta. Devo metterci qualcosa di mio» 
«Tipo?» 
«Non so. Mi lasci qualche secondo? Davvero, devo pensarci» Julie non riesce a trattenersi, scoppia a ridere buffamente. Incurante delle persone accanto che le lanciano occhiate incuriosite, anche loro sotto l'effetto dell'alccol.
«Tipo, Rose, sei proprio bella questa sera. Auguri» Nicholas ha appena sussurato, vedendo la ragazza divertirsi con niente. Ma lei l'ha sentito ed  arrossisce. 
«Perché mi chiami Rose?» chiede. 
«Te l'ho detto, lo preferisco» 
«A me piace più Julie» 
«Non mi importa. Facciamo che io ti chiamo come voglio e tu fai lo stesso con me» 
La ragazza sembra pensarci su. 
«Accetto» dice, infine. «Però devo pensarci. Mi serve l'ispirazione». Dopo alcuni secondi di silenzio aggiunge «Sei invitato ufficialmente alla mia festa di compleanno, comunque» 
«Ne sono onorato, miss Rose. Mi scusi, può farci due  gin tonic?» aggiunge, rivolto al barista. prendono i cocktail e, facendo attenzione a non rovesciare  nulla tra una risata e l'altra, raggiungono il loro tavolo. 
«Ti eri persa?» le chiede Faith, ammiccante. L'amica scuote la testa, divertita. Posa il bicchiere sul tavolo e, attira l'attenzione di tutti, prima di far conoscere Nicholas ai suoi amici. Si presentano distrattamente, lasciando nell'aria il suono dei loro nomi. Il nuovo arrivato sorride, educatamente. Sta pensando di andare a cercare Harry, non si sente a suo agio tra quelle persone. Non conosce nessuno. Si siede accanto a Julie, lei gli lancia sguardi divertiti. Sembra si sia accorta dell'imbarazzo, eppure non fa niente. «Balliamo?» le chiede allora. Annuisce poco convinta dopo aver lanciato uno sguardo al bicchiere  ormai vuoto. Nicholas ne ha contati sei. Lui si è fermato al terzo.E' brillo, forse. Ma non vuole ubriacarsi, non con Julie. Rose. Comincerebbe a flirtare senza pudore. Poi dovrebbe smettere di parlarle per non crearsi problemi con Harriet. E' simpatica, gli piace la sua compagnia. Anche quando non smette di far parlare l'alcool. Sorride, sorride spesso. Gli piace, sì.
 
 
 
Julie sente la voglia incontrollata di baciarlo. Non può, lo sa. Però vorrebbe. Ha bevuto qualcosa, la testa le gira leggermente. Nicholas le sta raccontando di un suo amico, un certo Antony. No, Harry. E' venuto al locale con lui e poi l'ha perso di vista. «Torniamo dagli altri?» gli chiede, quando ormai rischia di perdere la sua buona volontà. E poi si sente in colpa. Faith ha organizzato tutto per lei che passa la serata col suo nuovo pseudo amico. E' passata la mezzanotte, stanno ballando da una ventina di minuti. Lui annuisce e le prende la mano. Lentamente si fanno spazio tra la folla che in poche ore è aumentata. Si avvicinano al tavolo, le mani ancora intrecciate. Julie, leggermente imbarazzata allontana la sua. Nicholas non sembra farci caso. Le indica un ragazzo al bancone ma non riesce a metterlo del tutto a fuoco. «E' il ragazzo con cui sono arrivato. Ti spiace se lo raggiungo?». Le spiace, in effetti. «Figurati, ci si sente?» «Ci si vede. Mi sono divertito, saluta tutti». Poi le dà un veloce bacio che le fa infiammare la guancia sinistra. E, sorridendole, si allontana calmo. Lei raggiunge Faith e gli altri. Amaya sta raccontando una barzelletta che forse ha già sentito. Nicholas le sta ancora sorridendo.

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Capitolo 5
*** wedding night. ***


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Scusatemi, sono sempre in ritardo. In tutto. Ci tengo a farvi sapere che non ho intenzione di descrivere fisicamente troppo i personaggi. Voglio che ognuno di voi dia ad essi il volto che preferisce. Se vi fa piacere potete scrivermi nelle recensioni a chi li avete abbinati. E niente, spero non mi siano sfuggiti errori di battitura :)
So, xx
_
___


 

Continuano a sentirsi per giorni. E' un susseguirsi di mani sfiorate e taciti accordi. Non superano il limite, mai. Nicholas la invita ad una partita di baseball pur sapendo che lei non se ne intende di sport. Durante la partita le spiega ogni passaggio, le insegna tutto ciò che c'è da sapere.
Poi parlano di libri, spesso. Quando non trovano nulla da dire si stendono su un prato. Rose si siede, appoggiando la schiena al tronco di un albero non troppo vicino agli schiamazzi dei bambini. Nicholas appoggia la testa sulle gambe della ragazza e attende paziente che lei cominci a leggere. Cerca di osservare i suoi lineamenti, quando riesce. Il che gli riesce difficile, siccome lei, quasi gli leggesse nel pensiero, posiziona il libro come per nascondersi dietro ad esso.
Interrompono i loro incontri solo quando si avvicina il matrimonio di Joseph. Nicholas è uno dei testimoni, continua a pensare al discorso che dovrebbe fare. Non sa che dire.


 

Il giorno tanto atteso non tarda ad arrivare. E' il 25 di Giugno e fuori dalla finestra le foglie degli alberi sono scosse da un leggero venticello. Joseph si sta preparando quando il fratello minore si precipita nella nuova casa che condivide con la futura moglie. Il maggiore è già lì. Scoppiano a ridere, ripensando all'addio al celibato che deve rimanere un segreto. Il futuro sposo sembra essersi calmato. Almeno ha smesso di muovere la gamba nervosamente. Si sistema la cravatta e tutti e tre raggiungono il padre intento a preparare caffè. Ne servirà molto.



Poco prima di scambiarsi gli anelli Joseph si ritrova a pensare a quanto sia bella la sua donna. E a quanto la ama. Non potrebbe essere più felice. Nicholas, nel suo completo elegante, quasi vorrebbe chiamare Harriet e farle la proposta di matrimonio. L’allegria del fratello lo contagia, contagia tutti. La cerimonia non dura molto. Allie si è occupata del ricevimento. Quando raggiungono la villa restano tutti colpiti. Un lungo viale porta ad un ristorante. E’ coperto da un elegante gazebo bianco e i tavoli sono disposti ordinatamente. Al centro di ognuno di essi si distinguono delle rose. Un immenso prato li circonda. Poco lontano alcuni divani sono posti intorno ad un cumulo di legna. Sul lato destro del gazebo si estende una pista di ballo. Un uomo dai capelli folti li accoglie suonando qualcosa al pianoforte.
‘E’ andata. L’ha sposata.’
Nicholas invia il messaggio a Julie e segue Kevin al loro tavolo.
‘Attento! Il prossimo potresti essere tu ;) Fagli gli auguri da parte mia’
‘Sembra una minaccia..’
‘Lo è! Ci sentiamo più tardi? Devo passare a prendere Faith..’
‘E mi abbandoni con questa gente felice? :(’
‘Temo di sì’

‘Ohw :('
‘Ma smettila :)’
«Nicholas!» Denise lo sta guardando con uno sguardo torvo. «Ritira quel cellulare, siamo a tavola.» Il figlio non riesce a nascondere un sorriso divertito mentre infila il telefono in tasca.
Quando finiscono di mangiare Allie raggiunge il padre sulla pista da ballo e cominciano a muoversi sotto gli occhi di tutti. Joseph la osserva per pochi minuti per poi raggiungere la moglie e prendere il posto del suocero. Mentre Kevin e Danielle raggiungono la pista, Nicholas balla con la piccola Jessie. Quando la nipote decide che preferisce giocare con un gruppo di cugini, il fratello minore torna a sedersi. Ballano ancora per poco. Sono passate da poco le dieci e arriva la torta. Dopo il quarto bicchiere di vino il ragazzo riesce solo a definirla ‘enorme’. Quando tutti ne hanno una fetta di fronte a sé, Nicholas alza il calice con lo spumante e tossisce leggermente per attirare l’attenzione. Se è nervoso non lo dà a vedere. Comincia un leggere monologo che ricorda vagamente quello del matrimonio di Kevin. Sono pur sempre suoi fratelli entrambi. Quando si risiede cede la parola al fratello maggiore che termina dando a Joseph alcuni consigli sulla vita coniugale. Anche la migliore amica della sposa dice alcune parole. Lei e Allie sono come sorelle. Quest’ultima si lascia scappare una lacrima prima di ringraziarla. 
«A Joe ed Allie»  esclamano portando al cielo i calici. Finiscono di mangiare la torta e i più coraggiosi tornano sulla pista da ballo. Passata la mezzanotte quasi tutti i parenti con dei bambini al seguito tornano a casa. Allie lascia a loro un piccolo pensierino destinato agli invitati e questi ultimi ancora si congratulano per il matrimonio. Verso l’una la pista si è notevolmente svuotata. I parenti rimasti seguono il signore dai capelli folti fino ad una villetta in lontananza. Dall’esterno sembra una nuvola bianca (forse Nicholas ha bevuto più del previsto) con dei fiori colorati alle finestre. Raggiungono tutti le stanze a loro assegnate. Nicholas dovrebbe condividere la stanza con il cugino Bill. Ha solo un paio di anni in più ed è sbronzo, neanche fosse il suo, di matrimonio. Il ragazzo lo accompagna fino alla loro stanza. Lo lascia stendere sul letto e aspetta che la smetta di parlare della sua ex fidanzata. Quando finalmente si addormenta, Nicholas si sfila giacca e cravatta e raggiunge l’ingresso della villa, sicuro di trovare un piccolo bar.
E’ tutto molto silenzioso. L’unico rumore proviene da un uomo con i capelli biondi intento a sistemare bottiglie e bicchieri. Si siede su uno sgabello e l’uomo gli sorride.
«Le piace la stanza?»
«Molto, mia cognata ha scelto proprio bene. Sono ancora in tempo per un caffè?»
«Certo, ci vuole solo un attimo»
Dopodiché Nicholas cerca il numero di Harriet e le invia un breve messaggio in cui le fa sapere che è andato tutto bene. ‘Goditi gli ultimi giorni a Vancouver :)’ aggiunge infine.
Posa il cellulare accanto al piattino del caffè che gli è appena arrivato e porta la tazzina alle labbra. Ora che il matrimonio è finito non vede l’ora di incontrare Rose. Segue con lo sguardo il barista che ha ripreso a trafficare con i bicchieri e gli viene in mente un’idea.
 


Julie saluta distrattamente i suoi amici e si chiude la porta alle spalle. Sprofonda sul divano mentre l’altra toglie dal tavolino i residui di una serata in compagnia. Il telefono di Rose vibra pesantemente e Faith va a recuperarlo all’ingresso dopo un’occhiata supplichevole dell’amica. Quando torna in soggiorno ha un sorriso divertito. Quando allunga il braccio per porgerle il telefono, quest’ultima capisce a cosa è dovuto.
«Che vuole il belloccio?» chiede Faith, fingendosi disinteressata.
«Vuole portarmi in un posto» Julie scrolla leggermente le spalle e da’ un’occhiata furtiva all’orologio appeso alla parete. Segna l’una e venti.
«E cosa aspetti? Vai a prepararti, qua sistemo io»
Si sta ripassando il rossetto quando le arriva un altro messaggio.
‘Trovare casa tua non è stato poi così difficile. Ti aspetto, sono quello con la macchina nera’
Saluta velocemente l’amica e prende le chiavi. Chiude il cancello dietro di sé e rimane un attimo confusa alla vista di una limousine. Nicholas la aspetta, appoggiato accanto alla portiera aperta. Le braccia incrociate al petto che fanno a pugni col sorriso sul suo viso. Lei si avvicina titubante e abbandona l’idea di fare domande quando lui si porta un dito alle labbra.
«Ssh» le sussurra, prima di farla salire. Lui la segue all’interno e, dopo aver chiuso lo sportello, picchietta leggermente su una parete che li separa dall’autista. Cominciano a muoversi. Julie si sta ancora guardando in giro quando l’amico prende una bottiglia di vino dal minifrigo lì accanto. Riempie due bicchieri e ne porge uno alla ragazza che pare ancora confusa. Notandolo, il sorriso del ragazzo si allarga leggermente.  
«Sei ubriaco?» Julie conosce già la risposta eppure si sorprende quando lui annuisce e si avvicina maggiormente a lei. Lei coglie l’occasione per prendergli dalle mani il bicchiere con il vino e lo svuota al posto suo. Nicholas sembra divertito ma scarta l’idea di riempirsene un altro.
«Dove andiamo?» chiede ancora Julie.
«Alla villa dove c’è stato il ricevimento. Ora che tutti dormono mi annoio a girarci da solo. E poi sono quasi sicuro che ci sia una piscina»
«Certo, come ho fatto a non pensarci prima?!» lo canzona lei.
 


Lui le sta parlando del matrimonio quando la limousine si ferma definitivamente. L'uomo dai capelli biondi apre loro la portiera e, quando entrambi si trovano sul viale diretto alla villa, riprende a guidare fino al garage.
Nicholas le spiega che più tardi andranno a cercare la piscina. Ora vuole passare del tempo sui divanetti accanto al ristorante. Abbandona l’idea di accendere un falò dopo il secondo tentativo. Julie non è molto a suo agio. Il vestito le scopre troppo le gambe ogni volta che trova una posizione comoda e Nicholas continua a guardarla divertito.
«Allora, come hai fatto a procurarti una limousine?»
«Ho chiesto. So essere molto persuasivo. E poi, se tutto va come previsto, quando sarà ora di pagare il conto penseranno di aver bevuto più vino del previsto» risponde lui, compiaciuto.
«Se invece lo scoprono?»
Sta per rispondere quando sentono delle risate in lontananza. Joe ed Allie. Nicholas li riconosce quasi subito e, facendo silenzio, guida Julie fino al ristorante. Si nascondono sotto ad un tavolo. La tovaglia arriva fino a terra perciò è un ottimo nascondiglio.
«Scommetto che non hai davvero dimenticato il cellulare» sta dicendo la ragazza.
«E cosa te lo fa credere?»
Poi più nulla ed entrambi si scambiano uno sguardo nervoso. Nicholas reprime una risata e sbatte la testa contro il tavolo. Qualcosa accanto a loro si frantuma e il ragazzo si sporge appena per vedere quale danno ha combinato. Lancia un occhiata verso i divani in cui poco prima si trovavano loro e scorge il fratello e la moglie. Joseph sta guardando dalla sua parte. Per un attimo è convinto che lo abbia visto. Torna sotto al tavolo e aspetta qualche secondo sotto lo sguardo confuso di Julie. Poi sentono delle voci che si fanno sempre più lontane e, quando si sporge di nuovo sono di nuovo soli. Sospira sollevato e si appoggia ad una gamba del tavolo. Julie, che ha sentito le voci allontanarsi, ora sorride.
«Su quei divani non ci torno» sussurra lei, trattenendo una risata.
Sotto al tavolo la luce è inesistente ma nessuno dei due da' segno di voler uscire. Chiacchierano per dei minuti, cambiando spesso posizione, per quanto lo spazio glielo permetta. Julie si sporge appena per poter prendere una bottiglia di spumante simile a quella che hanno fatto cadere. Quando Nicholas lascia che il display del cellulare li illumini, si ritrova a guardare una ragazza con un sorriso furbo sul volto. Si scioglie i capelli, prima legati in una coda, e porta la bottiglia alle labbra. Lui sposta lo sguardo solo quando il display del cellulare torna scuro. Nell'oscurità cerca di prendere lo spumante da Julie che, impreparata, se lo lascia portar via confusa. Lo allontana dalla ragazza, appena fuori dalla tovaglia che ora lascia passare un filo di luce artificiale.
«Non dovresti bere più» sussurra lei
«Non voglio bere»
«Allora dammi la bottiglia»
Passano pochi secondi di silenzio prima che Julie senta la voce di Nicholas, ora più vicina e nitida. «Vieni a prendertela» 

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Capitolo 6
*** Julie meets Harry. ***


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Buonasera, spruzzetti di sole.
Cito Ade perché recentemente ho rivisto Hercules, cartone che mi piace da quando ero una cipollotta gioiosa, e sono molto allegra. Chiedo scusa per la lunghezza ridicola del capitolo ma è ciò che ho 'partorito' dopo una giornata faticosa. L'ho pubblicato principalmente per farvi sapere che non abbandono i miei personaggi, non ancora.
Buona lettura.
So, xx
_____




Potevi almeno svegliarmi’

Non mi sembrava giusto’
Sgattaiolare via – come se non ti fosse piaciuto - ti è sembrato giusto?’ Julie non può far a meno di sorridere per il messaggio.
Harriet è tornata?’
La sto aspettando all’aeroporto. Non cambiare discorso’
Devo andare a lavorare’ Bugia, ma lui non lo sa.
Non sai quanto vorrei baciarti’ Sta per uscire di casa. Controlla allo specchio che sia ordinata e, distrattamente, si passa le dita sulle labbra. Una serie di immagini indistinte le fanno venire i brividi. Stupida, pensa subito dopo.



Harriet gli sta correndo incontro. Gli porta le braccia al collo e lui si ritrova infastidito dal suo profumo. Si deve riabituare, come ogni volta che lei parte per poi tornare con qualche vestito in più, e alcuni soldi in meno.
«Amore» gli sussurra.
Lui le sorride di rimando e si offre di portarle i bagagli.



Da quando Faith è stata assunta nel locale in centro non riescono a cenare insieme quasi mai. Se è di buon umore si prepara un piatto di pasta facendo attenzione a usare meno piatti possibili, non le piace lavare le stoviglie.
Il bar dove lavora la ragazza è diventato anche il punto di ritrovo per tutti i loro amici. Perciò verso le dieci Julie esce di casa con l’intenzione di raggiungerli. La stanno aspettando al solito tavolo. Non prende nulla da bere. Deve andare a lavorare presto il giorno dopo. Amaya intavola una conversazione sul college che sta frequentando. E’ d’obbligo ricordare i giorni al liceo, dove si sono conosciuti.
Perché continuano a portare l'argomento sulle loro vecchie fiamme? Devo cercare Faith, pensa. Sa che arriverà il momento in cui le chiederanno se sta frequentando qualcuno e vorrebbe sapere come stanno le cose prima di dare risposte affrettate.
Per raggiungere il bancone deve farsi largo tra un paio di ragazzini. Continua a non vedere l'amica, però. In un secondo momento si accorge del ragazzo con i capelli ricci che sistema le bottiglie.
«Scusa» dice, cercando di attirarne l'attenzione.
Lui si volta immediatamente e le rivolge un sorriso cordiale.
«Sto cercando Faith, è in pausa ora?»
«Sì, ma credo sarà di ritorno tra poco. Perlomeno lo spero, è fuori da una ventina di minuti.»
«La solita» sussurra Julie, divertita.
«Vuoi un bicchiere d'acqua nel frattempo? Sei molto pallida..»
«Pallida? Oh no, credo sia la mia carnagione. Sto bene, penso»
«Ma sei sicura? Sappi che non ho partecipato al corso di primo soccorso a cui mi ha iscritto mia madre. Quindi nel caso svenissi..» aggiunge, in un misto di divertimento e preoccupazione.
Julie avvicina lo sgabello e si siede.
«Un bicchiere d'acqua non può certo farmi male» ammette, sorridendo al ragazzo.



Harry e Julie.
Julie, che al concerto di Ed Sheeran non ha fatto altro che cantare e piangere, piangere e cantare.
E Harry, che probabilmente non ha mai pianto, troppo occupato ad avere una vita perfetta.
Faith si chiude la porta alle spalle e li vede di sfuggita, immersi in una discussione animata. Percorre il locale a grandi falcate e in pochi secondi raggiunge il collega.
«Per quale motivo importuni la mia amica, Collins?» dice, legandosi il grembiule alla vita. Julie scuote la testa, divertita.
«Se non fossi rimasta fuori per più di mezz'ora non avrei importunato nessuno. Riesci davvero a sopportarla?» aggiunge, rivolto all'altra ragazza.
«In effetti, con gli anni ho acquisito maggior pazienza. E continuo a migliorare». Lui le riserva uno sguardo impressionato.
Intanto Faith, tra un bicchiere e l'altro, continua a guardarli sconcertata.
Harry e Julie.
«In una simile circostanza dovrei presentarvi, ma immagino non ce ne sia bisogno.» I due annuiscono, scambiandosi un'occhiata divertita.
«Comunque -riprende la ragazza- spero tu sia venuta qua per me»
«Mi sembra ovvio. In realtà, mi stavo annoiando e ti ho cercata. Fortunatamente, il simpaticone qui presente mi ha tenuto compagnia..»
«.. simpaticone qui presente..» sta dicendo intanto lui, imitandola.
«Vi lascio lavorare, domani devo svegliarmi presto» annuncia infine, alzando la mano in un segno di saluto. «E' stato un piacere, Harry. Faith, non riesco ad aspettarti sveglia. Ci vediamo domani mattina.» Dopodiché raggiunge il tavolo al quale gli altri stanno ancora bevendo e li saluta, avviandosi verso l'uscita.
Quando la porta si chiude con un tonfo, la ragazza si gira verso l'amico con uno sguardo rassegnato. «Che intenzioni hai?» gli chiede, sospirando.

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