Balladz

di ScratchThePage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Spirito Solitario (Parte I) ***
Capitolo 2: *** Lo Spirito Solitario (Parte II) ***
Capitolo 3: *** Lo Spirito Solitario (Parte III) ***
Capitolo 4: *** Lo Spirito Solitario (Parte IV) ***
Capitolo 5: *** Lo Spirito Solitario (Parte V) ***



Capitolo 1
*** Lo Spirito Solitario (Parte I) ***


                                    Lo spirito solitario
 
Chiuse immediatamente i due miseri lembi di pelle che ricoprivano il foro della sua finestra: stava per arrivare un bufera di neve e non aveva voglia di trovarsi con una stanza completamente bianca e ancora più fredda di quanto non lo era già. Un tempo aveva avuto delle protezioni in legno, ma una bufera precedente le aveva completamente distrutte. Così era costretta a dormire sotto una coltre di pelli e con non meno di sette strati di vestiti. Talvolta il freddo era così tremendo che scendeva in soggiorno e si sdraiava vicino al caminetto che, nonostante fosse spento, emanava ancora un certo calore.
Un lieve spiffero entrò nella stanza e lei si coprì ancora di più con il suo giubbotto di pelle e foderato in pelliccia. Decise di scendere: prima di andare a dormire voleva almeno riscaldarsi un po’.
Scese due piani di scale in pietra per raggiungere, infine, l’unica sala che aveva un certo tepore. Si avvicinò al fuoco strofinandosi le mani e vide che là davanti c’era anche sua madre, avvolta in una coperta di trapunta.
‹‹ Ciao mamma, vedo che sei tornata. ›› le disse.
La donna si girò e la osservò.
‹‹ Hai chiuso tutte le finestre? ›› le domandò.
‹‹ Sì mamma. ›› rispose sedendosi anche lei davanti al caminetto.
Allungò le braccia e godè pienamente del calore che ricevette.
‹‹ Detesto l’inverno e tutte le sue bufere. ›› affermò.
‹‹ Un tempo non era così… ››, sussurrò sua madre, ‹‹ Un tempo si poteva raccogliere abbastanza legna per riscaldare tutta una casa. Hai visto anche tu tutti i caminetti che ci sono nella nostra e ti ricordo che la stiamo ereditando da generazioni. ››
Sorrise, capendo il discorso della donna.
‹‹ Mamma, tu stai parlando di un secolo fa! Ormai tutta la città si è abituata a vivere così. ››
‹‹ Però darebbe bello se tutto ritornasse come prima ››, una strana luce si accese nei suoi occhi, mentre diceva quelle parole, ‹‹ Certi dicono che dentro la foresta ci siano molti più animali che fuori, e che sia piena di deliziosi frutti.››
‹‹ Questo l’ho sentito anch’io… ma ormai sono abituata a questa vita fatta di carni magre e legna più o meno scarsa. ››
‹‹ Oh giusto, la legna! ››, esclamò sua madre, ‹‹ Marya, mi puoi fare un favore? Me ne puoi andare a comprare un po’? Io non sono riuscita e orami siamo agli sgoccioli. ››
Marya sbuffò al solo pensiero di uscire al freddo e al gelo. Purtroppo, però, la legna serviva e lei non poteva dire di no.
‹‹ Va bene. ›› rispose alzandosi.
Si avviò verso una vecchia credenza in legno appartenuta a sua nonna. Aprì con cura il primo cassetto: se si fosse rotto, sarebbe stato molto difficile farlo riparare.
Frugò un po’ e trovò una piccola scatoletta metallica. L’ aprì e prese un paio di monete, poi la rimise dentro e chiuse il cassetto.
‹‹ Allora vado. Ah, se la bufera si scatena mentre sono fuori, è probabile che mi fermi al Ritrovo. ›› disse prima di uscire.
Notò, prima di chiudere la porta in legno, che sua madre aveva agitato la mano in segno di saluto.
Appena fu fuori, la investì una tremenda folata di aria fredda. Estrasse dalla tasca del giubbotto la sciarpa e i guanti di pelle e, dopo esserseli infilati, si tirò su il cappuccio. Si guardò attorno e vide che, con il cielo completamente grigio, la sua città era ancora più tetra: una spessa coltre di neve ricopriva le strade, mentre le case di ergevano una attaccata all’altra. Erano tutte in pietra e prive di tetto. Al suo posto avevano una volta a botte, sempre dello stesso materiale dell’edificio e unita abilmente con il resto. Le finestre erano tutte piccole e anonime, soprattutto quelle dei condomini, enormi strutture in pietra che si intrecciavano tra di loro.
Sospirò e vide il suo fiato condensarsi davanti a lei. Si avviò verso la piazza del mercato, non pensando alla bufera di neve imminente. Sapeva benissimo che il Ritrovo era vicino e che, se fosse scoppiata all’improvviso, avrebbe potuto fare una corsa e raggiungerlo senza problemi. Inoltre non era l’unica folle a camminare per le strade con quel tempo: ormai la gente era abituata a quella situazione.
Stava per raggiungere la sua meta, quando un uomo passò vicino a lei di corsa urlando :‹‹ Uno straniero! Uno straniero avvistato dalle mura! ››
Mary si girò immediatamente verso l’immensa muraglia in pietra che circondava la città, molto sorpresa da quell’avvenimento: era da moltissimo tempo che nessuno si addentrava in quelle terre fredde e desolate e, soprattutto, nei pressi della Foresta dello Spirito.
‹‹ Uno straniero? E cosa ci fa qua? ››  

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Capitolo 2
*** Lo Spirito Solitario (Parte II) ***


Non appena entrò nell’enorme sala fu avvolta da un caldo tepore. Era risaputo che il Ritrovo era il luogo più caldo di tutta la città. Infatti, oltre ad essere un punto d’incontro per le persone, era stato costruito anche per accogliere le persone senza casa o, in rari casi, stranieri.
Appese il cappotto e il giubbotto su uno dei tubi che percorrevano le pareti e il soffitto. Ringraziò di aver trovato uno spazio libero per i suoi indumenti: il resto dei tubi ne era sommerso.
Si voltò e, quando vide la marea di gente che affollava il Ritrovo, si maledisse per aver portato prima la legna a casa.
Stava per avviasi verso quella marea di persone, ma decise di togliersi anche l’altra giacca che aveva addosso: forse la sua camicia dalle maniche ampie e la giacca in pelle senza maniche potevano bastare là dentro.
Non appena raggiunse tutta la calca cercò di farsi spazio: era da tanto che non si vedeva uno straniero e lei non voleva perdere quell’occasione. Sbuffò quando si rese conto che l’impresa era praticamente impossibile. Almeno poteva sentire il dialogo che sembrava essere nato.
‹‹ È ora che ci racconti il motivo di questa tua visita alla nostra città! ››
Riuscì a riconoscere la voce di Mirko. Non si meravigliò che avessero scelto lui come portavoce: in tutta la sua vita non aveva mai conosciuto una persona più socievole e pronta a fare nuove conoscenze.
‹‹ Sto cercando qualcuno che mi ha rubato qualcosa di molto importante. ›› rispose una voce femminile.
Marya si meravigliò parecchio: era raro vedere giovani fanciulle che si avventuravano per il mondo e, soprattutto, da sole.
‹‹ Non vorrei essere indiscreto ma... cosa ti ha rubato questa persona? ››
‹‹ Questo non ha importanza. Voglio solo sapere se un altro straniero è passato da queste parti. ››
Il tono era freddo, distaccato e senza alcuna flessione, nonostante la voce fosse abbastanza profonda. Magari sarà solo raffreddata.
‹‹ Mi dispiace. Tu sei la prima straniera che vediamo da... da quanti anni Franko? ››
‹‹ Dieci. ›› rispose un’altra voce maschile.
‹‹ Già, dieci. ››
‹‹ Capisco. Date le circostanze penso che resterò qua solo per la notte. ››
Un mormorio di disappunto riecheggiò in tutta la stanza. La straniera sembrò non notarlo.
‹‹ Vorrei sapere se passando per la foresta posso raggiungere l’altra vallata con maggiore facilità. ››
Un cupo silenzio calò in tutto il ritrovo. Attraversare la foresta? Ma è impazzita?! Pensò Marya, sconvolta.
‹‹ Io non te lo consiglierei... ›› rispose Mirko, con un tono più cupo.
‹‹ Per quale motivo? ››
Sentì che l’uomo sospirò, non trovando le parole per spiegare il motivo di quel consiglio.
‹‹ Avete un problema che non riuscite a risolvere. ››
Ora l’inespressività della voce della straniera le metteva i brividi: sembrava che avesse una totale apatia per tutto.
‹‹ Esattamente. ››
‹‹ Di che genere? ››
‹‹ Perché sei così interessata alla sua natura se vai via domani? ››
Riconobbe la voce di Sophia, anche se era abbastanza debole. Probabilmente c’erano troppe persone che le separavano.
‹‹ Perché detesto che qualcuno sia in difficoltà e non possa fare nulla per migliorare la sua situazione. ››
Neanche il minimo cenno di irritazione: ma chi è questa qua?
‹‹ Vuoi dire che... ci vuoi aiutare? ›› domandò Mirko, riprendendo la parola.
‹‹ Certamente. ››
‹‹ E la tua ricerca? Questo inconveniente non la può rallentare? ››
‹‹ Io sono costretta a vagare per il mondo perché nessuno mi ha aiutata. Non voglio che qualcuno sia nella mia stessa situazione. ››
Il tono era lo stesso di prima, ma aveva abbassato la voce: forse voleva sottolineare l’importanza di quella frase?
‹‹ Bene. Allora Luka tu prendi la tua arpa e... ››
Momento di pausa e Marya sentì che la gola le si annodava: doveva assolutamente allontanarsi da là.

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Capitolo 3
*** Lo Spirito Solitario (Parte III) ***


‹‹ Dov’è il nostro uccello canterino? ››
Iniziò a farsi strada tra la gente, sperando di raggiungere in tempo l’uscita.
‹‹ Oh, Marya, eccoti qua! ››
Il cuore le sussultò: com’era possibile che l’avesse vista?
Girò la testa e notò che le persone avevano lasciato tra lei e il punto dov’era seduto Mirko.
‹‹ Su, non essere timida! L’hai già fatto tante volte! ››
Sì, troppe. Pensò, mentre iniziava ad avviarsi verso l’uomo. Detestava quando la facevano cantare. Non che non le piacesse, ma avere sempre tutti quegli occhi che la fissavano e che la giudicavano la rendevano alquanto nervosa. Ora, inoltre, c’era persino una straniera: e se non avesse apprezzato la sua voce? E se lei avesse stonato?
Sentì che l’emozione la stava surriscaldando e, quindi, si tirò su le maniche della camicia.
‹‹ Coraggio, non ti mordo e non credo che lo faccia nemmeno la nostra cara ospite. ››
Lei, però, continuò ad avanzare con calma e a testa china: sentiva già tutta la tensione provocata da tutti gli sguardi dei presenti. Raggiunse finalmente Mirko come un condannato raggiunge il patibolo e gettò uno sguardo verso la straniera, seduta là vicino. Dei corti capelli biondi le ricadevano fino al mento e due glaciali occhi verdi la stavano fissando. Notò che indossava i tipici abiti di pelliccia della loro regione e trovò alquanto strano vederli addosso ad una persona con una carnagione lievemente più scura della sua.
Si vede che non è del nord. Pensò posizionandosi vicino a Luka.
Sentì che il ragazzo emise un lieve risolino e lei avrebbe voluto tirargli un calcio: non occorreva sottolineare in quel modo l’evidente stato di imbarazzo in cui si trovava.
‹‹ Allora, volgiamo raccontare a Lysa perché non può andare nella Foresta dello Spirito? ››
Avrebbe voluto uccidere Mirko per averla coinvolta ma, alla fine, si limitò a sorridere come un’idiota. Sentì che Luka aveva iniziato a pizzicare le corde e lei deglutì, pronta ad iniziare a cantare.
 
S’aggira solitaria nella foresta,
Una figura minuta e di altra natura,
Due occhi azzurri pieni di paura
E rabbia tale da creare con la neve ogni tempesta.
 
Un giorno un uomo s’addentrò in quel luogo misterioso
In cerca di cibo e legna per i suoi cari,
Tempi in cui il bosco non era pericoloso,
E stormi e tempeste erano rari.
 
Improvvisamente incrociò quegli occhi azzurri come mille mari,
occhi affamati e impauriti,
mentre il corpo e gli arti erano feriti.
L’uomo non esitò e lo portò con sé sulla via più lesta.
 
S’aggira solitaria nella foresta,
Una figura minuta e di altra natura,
Due occhi azzurri pieni di paura
E rabbia tale da creare con la neve ogni tempesta.
 
Una grossa tempesta lo colse a metà del ritorno
E dovette cercare un rifugio sicuro per ripararsi.
Guardandosi attorno
Trovò una grotta dove salvarsi.
 
Raccolse velocemente un mucchio di rami sparsi
E accese un fuoco per sé e per quella creatura ferita
Ma quella si allontanò, come se fosse un pericolo per la vita.
Poi parlò, dopo aver alzato la testa:
 
‹‹S’aggira solitaria nella foresta,
Una figura minuta e di altra natura,
Due occhi azzurri pieni di paura
E rabbia tale da creare con la neve ogni tempesta.
 
Questa è la mia natura e il mio destino.
Cosa ti spinge a salvarmi?
Cosa ti spinge così vicino?
Talvolta ho fatto danni che  non potrai mai perdonarmi. ››
 
‹‹ È una cosa di cui amo vantarmi ››
Gli disse l’uomo sorridendo
‹‹ Ma se vedo qualcuno la cui vita si sta spegnendo,
Non posso lasciarlo alla sua ora funesta. ››
 
S’aggira solitaria nella foresta,
Una figura minuta e di altra natura,
Due occhi azzurri pieni di paura
E rabbia tale da creare con la neve ogni tempesta.
 
Ma ora per lui rabbia e tristezza non esistono più,
Dopo che quell’uomo lo curò e lo accudì
E che tornava spesso laggiù,
In quel luogo dove s’incontrarono un dì
 
Finché quell’uomo morì,
Ucciso da un orso sulla via verso il villaggio,
E restò solo in quel posto selvaggio,
finché lo trovò una ragazza con una cesta.
 
S’aggira solitaria nella foresta,
Una figura minuta e di altra natura,
Due occhi azzurri pieni di paura
E rabbia tale da creare con la neve ogni tempesta.
 
Non vedendo più tornare il suo fedele amico,
Pensò di essere stato abbandonato.
Risvegliò il suo furore antico
Contro la specie che lo scordò
 
Da quel giorno il freddo dominò
E morte sicura colpisce chi entra nella foresta da un centenario,
Ormai regno incontrastato dello Spirito Solitario.
 
Non appena finì di cantare, sentì che un grosso peso si allontanava da lei. Si aspettò un qualsiasi commento o persino una critica dalla straniera, ma questa semplicemente disse: ‹‹ Sì, credo che posso aiutarvi. ››
Un sommosso mormorio invase tutto il Rifugio. Marya sentì alcuni commenti: qualcuno la reputava una folle, qualcun’altro una spregiudicata, ma c’era anche chi vedeva in lei la speranza di liberarsi finalmente da quella maledizione.
Posò lo sguardo su quella ragazza: dal suo volto non trapelava alcuna emozione, ma lei si fidava di lei. La sua presenza le sembrava quasi un presagio divino.
Sì, è ora che la Luce torni a dominare dopo tutti questi anni di Oscurità.

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Capitolo 4
*** Lo Spirito Solitario (Parte IV) ***


Qualcuno bussò alla porta e lei si rintanò ancora di più sotto la marea di coperte. Non sapeva che ora era ma non le importava: era ancora stanca e necessitava ancora di qualche ora di sonno. I colpi si ripeterono e lei cercò nuovamente di ignorarli. Qualcun altro, però, non fu della stessa opinione.
‹‹ Marya, vai ad aprire! ›› urlò sua madre.
Sbuffò: sua madre era sicuramente più vicina all’ingresso di lei, ma non doveva affaticare troppo i suoi arti.
Si alzò il più velocemente possibile e si precipitò giù. Diede una rapida occhiata alla sua stanza e le venne un nodo allo stomaco quando scorse della neve a terra. Ci penserò dopo. Decise, mentre scendeva la seconda rampa di scale.
Raggiunse la porta e l’aprì. L’aria fredda del mattino le punse il volto e lei lo cercò di nascondere sotto il collo del cappotto. Poi si cinse il petto, sperando di riscaldarsi un po’ e alzò finalmente lo sguardo. Restò senza fiato quando vide chi aveva davanti.
‹‹ Marya, giusto? ›› le domandò la straniera.
Lei annuì, ancora sorpresa della visita.
‹‹ Non credo che ieri abbiamo avuto il tempo di presentarci. ››, la ragazza allungò una mano verso di lei, ‹‹ Io sono Lysa. ››
Marya gliela strinse, sussurrando un debole “ piacere”. Non si meravigliò che la presa della straniera non fosse né forte né debole: dato il tono della voce e l’impassibilità del volto non poteva aspettarsi altro.
‹‹ Posso entrare? ››
Quella domanda la bloccò per un istante: perché mai voleva entrare proprio in casa sua?
Cercò di farfugliare qualcosa finché si ricordò che l’ospitalità era un dono da concedere a tutti.
‹‹ Prego.›› rispose, lasciandola passare.
Non appena Lysa varcò la soglia, lei chiuse la porta: il freddo era insopportabile. Subito dopo si avviò verso il caminetto, pronta ad accendere un fuoco.
‹‹ Non serve. ››
Quel comando così secco la fece rabbrividire ulteriormente. Si girò ed incrociò i gelidi occhi verdi della straniera.
‹‹ Ne è sicu… ››
‹‹ Sicurissima ››, ribatté Lysa, avvicinandosi alla cassettiera che c’era nella stanza, ‹‹ Non restiamo qua a lungo. ››
Marya sbatté le palpebre, perplessa: primo, non le aveva ancora detto cosa ci facesse a casa sua; secondo, perché aveva iniziato a parlare al plurale?
‹‹ Scusi Lysa ma… perché è venuta a casa mia? ››
‹‹ Dammi del tu. Detesto quando qualcuno utilizza con me la forma di cortesia. ››
Marya annuì, ancora impaurita per l’inflessibilità della straniera.
Questa intanto stava passando, con la mano, lungo tutti gli intagli della cassettiera, come se stesse cercando qualcosa. Lei la osservò, incuriosita e affascinata: nonostante l’impassibilità, quella ragazza aveva una grazia e un’ eleganza che non aveva mai visto prima.
Si riscosse dal suo stato quando notò che Lysa stava cercando di spostare la cassettiera.
‹‹ No, ferma! ››
Questa si girò senza battere ciglio e senza il minimo cenno di sorpresa.
‹‹ E’ una cassettiera antica e se si rompe non abbiamo legna per aggiustarla ››, spiegò senza riprendere fiato e allontanando gentilmente la straniera, ‹‹ So che per te è strano ma, se ti ricordi la ballata, chiunque entra in quella foresta non fa una bella fine, anche se vuole solo…››
‹‹ Il tuo avo era solito a incidere gli avvenimenti importanti là sopra, vero? ››
Quella domanda la bloccò: come faceva a sapere una cosa simile e perché glielo stava chiedendo?
‹‹ Chi sei? ›› le domandò, avvicinandosi sempre di più al muro e allontanandosi da quella ragazza che le metteva i brividi.
‹‹ Tranquilla, ho raccolto informazioni qua e là per la città. ››
Marya sospirò, ma non osò riavvicinarsi: Lysa si stava comportando in un modo fin troppo strano.
‹‹ Ho notato le incisioni di due bambini in fasce, di una grande tempesta di neve e di un fiore molto particolare, ma non riesco a trovare quella che cerco. Per questo volevo spostare il mobile. ››
Ora, oltre che impaurita, era anche confusa: le faceva tutte quelle affermazioni sospese appositamente? O era il suo modo di parlare?
‹‹ E cosa cercavi? ››
‹‹ L’incontro con lo Spirito Solitario. ››
Marya sgranò gli occhi: tutta quella scenata serviva solo per avere la conferma che l’uomo della ballata era un suo avo?
‹‹Bastava chiedermelo! ››
‹‹ Cosa? ››
‹‹ Se ero una discendente dell’uomo della ballata! ››
Lysa la fissò con il solito sguardo impassibile.
‹‹ Ah, davvero? ››
Non sapeva se le dava sui nervi l’idea che non fosse giunta ad una conclusione così semplice da sola o che avesse detto quell’affermazione con la sua solita apatia. Si morse un labbro: non doveva risponderle male. Quella straniera poteva aiutarli e lei non poteva rovinare la speranza di gran parte della città.
‹‹ Comunque, perché volevi essere sicura che io fossi una sua discendente? ››
‹‹ Perché chi può essere più degno di fiducia che il sangue del sangue dell’uomo che l’ha salvata? ››
Il cuore iniziò a batterle velocemente e sentì che il respiro le si mozzava: no, non poteva chiederle di calmare lo Spirito Solitario.

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Capitolo 5
*** Lo Spirito Solitario (Parte V) ***


Alzò lo sguardo: la cinta muraria sembrava immensa e indistruttibile. L’avevano costruita per proteggere la città da tutte le tempeste di neve: da quando era lo Spirito Solitario a scatenarle, avevano una forza distruttrice maggiore.
Si voltò verso Lysa: ora la sua fermezza e la sua impassibilità le davano sicurezza. Le aveva assicurato che non era la prima volta che risolveva una situazione simile e che aveva sempre avuto la situazione sotto controllo. Non sapeva se era stata quell’affermazione a convincerla o tutto l’elaborato discorso sul fatto che lei fosse la chiave per risolvere il problema.
Comunque lei era là, diretta verso quella missione suicida. Fortunatamente sua madre si era riaddormentata e non aveva dovuto dirle dove andava.
Restarono un po’ sotto la muraglia, finché Marya si ricordò che, forse, dovevano attraversarla. SI avvicinò a una piccola finestrella di legno posta sulle mura. L’aprì e tirò una corda. Quando sentì il suono di un campanello si riavvicinò a Lysa.
Un uomo uscì dalla porta lignea davanti a loro. Non era armato, ma la sua stazza avrebbe intimorito chiunque. Era abbastanza alto la sua corporatura lo rendeva ancora più imponente. Inoltre gli strati di pelliccia non lo aiutavano molto.
‹‹ Cosa volete? ›› domandò osservandole accuratamente.
‹‹ Andare nella Foresta dello Spirito Solitario. ›› rispose meccanicamente Lysa.
Il cuore le sussultò: forse non era stata abituata, ma almeno un po’ di tatto nella richiesta! Con una buona premessa avrebbero avuto molte più possibilità di passare che con un’affermazione così secca! Infatti l’uomo strinse gli occhi e la guardò trovo.
‹‹ Fuori discussione. Questa è una follia non una richiesta. ››
‹‹ Date la stessa risposta a coloro che vanno a prendere la legna? ››
Tirò ripetutamente Lysa per il pesante cappotto, sperando che capisse il concetto.
‹‹ Loro ci dicono “ andiamo a far legna”, non “entriamo nella Foresta” ››
‹‹ E quindi? ››
Inutile. La stessa persona che voleva aiutarli ora si stava bloccando la strada da sola. Tecnicamente avrebbe dovuto lasciarla parlare: se non fossero passate oltre la cinta muraria, non sarebbero andate nel bosco e lei non avrebbe rischiato di morire.
Questo se la sua coscienza non avesse deciso di farsi sentire: anche se era un po’ strana, quella ragazza poteva dare loro una mano. Continuare a vivere in quel modo era una tortura e non poteva permetterlo solo per mire egoistiche.
‹‹ La scusi, è una straniera: non sa la corretta terminologia. ››
L’uomo la fissò senza cambiare espressione.
Il cuore incominciò a batterle pesantemente. Primo, lui la inquietava; secondo, aveva paura di non essere stata tanto convincente.
‹‹ La straniera, hai detto? ››
Marya annuì debolmente.
‹‹ Quella che vuole eliminare lo Spirito Solitario? ››
Le venne un nodo alla gola. Com’era possibile che la notizia si fosse diffusa così rapidamente? Ora non avevano alcuna possibilità di passare.
‹‹ Mikele, lasciale andare! ›› urlò una voce dall’interno.
L’uomo si girò e rispose, burbero: ‹‹ E per quale assurda ragione? ››
‹‹ Ordini. ››
Mikele grugnì: l’idea sembrava non piacergli.
‹‹ Non credo proprio. Questa qua si sta portando dietro un’altra ragazza. Non voglio mettere a rischio due vite. ››
Il gesto fu fulmineo. Lysa estrasse dal nulla una spada abbastanza lunga e, con un movimento molto simile ad un passo di danza, la puntò alla gola dell’uomo.
Lei sussultò, mentre Mikele impallidì.
‹‹ Non vorrei essere pignola, ma le faccio presente che desidererei risolvere la questione prima che faccia buio. Quindi la prego di farci passare. ››
L’uomo indietreggiò un po’ annuendo.
La ragazza le fece cenno di seguirla all’interno. Ci mise un po’ a muoversi: ora non sapeva se le faceva più paura lo Spirito Solitario o la straniera

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