Playback

di susisango
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma che ci facevo io lì? ***
Capitolo 2: *** Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla? ***
Capitolo 3: *** Ma che cavolo ci fai lì sotto?! ***
Capitolo 4: *** Ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia? ***
Capitolo 5: *** Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese? ***
Capitolo 6: *** Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi? ***
Capitolo 7: *** Bacio? Cos’era sta storia del bacio? ***
Capitolo 8: *** Tu non hai mai baciato nessuno? ***
Capitolo 9: *** Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca? ***
Capitolo 10: *** E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità? ***
Capitolo 11: *** Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi? ***
Capitolo 12: *** Può essere che gli piace?! ***
Capitolo 13: *** Sei per caso geloso?...Può darsi! ***
Capitolo 14: *** Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi? ***
Capitolo 15: *** Ma che d’adone…di coglione! ***
Capitolo 16: *** Perché?! Io non ti capisco! ***
Capitolo 17: *** Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio? ***
Capitolo 18: *** Di cosa avevi paura? ***
Capitolo 19: *** Allora pace?! ***
Capitolo 20: *** L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno! ***
Capitolo 21: *** Volevi forse stuprarmi? ***
Capitolo 22: *** Dove cavolo mi portava?! In una topaia?! ***
Capitolo 23: *** Ti amo! ***
Capitolo 24: *** Spring nicht ***



Capitolo 1
*** Ma che ci facevo io lì? ***


solo playback

Playback

Ma che ci facevo io lì?

Mi ero lasciata convincere da mia cugina, che per quanto fosse più piccola mi me di 3 anni, aveva una capacità di persuasione straordinaria. Lei si chiama Irene e da quando per caso le ho fatto ascoltare una canzone di quello che è diventato il suo gruppo preferito…bè, vi lascio immaginare il seguito!

Scema.

Questo è l’aggettivo giusto!

Ha 16 anni, ma ne dimostra di più grazie a Madre Natura che le ha donato un bel metro e settanta abbondante e un corpo niente male, con occhi azzurri e gambe slanciate. Al contrario di lei io sono bassa e non proprio magrissima…certo non mi lamento! Ho anche io delle doti, come i capelli biondo oro. Però se consideriamo che le arrivo si e no alla spalla e che quando andiamo in giro mi scambiano sempre per la sorella minore... vicino a lei sono un moscerino!

Cavolo però io ho 19 di anni e ne dimostro 16!

Ma la vita è fatta così, piena di ingiustizie…e anche quella di essermi lasciata convincere ad accompagnarla al concerto era un’ingiustizia! Certo mi piacevano i Tokio Hotel (in fondo la prima a scovarli nel marasma di musicisti sono stata io un anno fa) però avevo evitato in tutti i modi di venire al concerto.

Perché? Bè, perché era in inglese e a me piacevano molto di più le loro canzoni in tedesco! Sembra stupido, ma non lo trovo un vero concerto se cantano solo in inglese!

Ma…quella scema ha vinto i biglietti e mi ha convinta a venire minacciando…meglio non dirlo!

Avevano già aperto i cancelli e una folla di ragazzine impazzite aveva dato l’assalto alla prima fila! A quel punto non potevo più tirarmi indietro e come una furia, trascinando mia cugina per un braccio, mi ero accaparrata il posto migliore: prima fila al centro! Visto che ero in ballo, tanto valeva ballare!

«Evvai! Ci siamo prese la prima fila! Da qui vediamo veramente tutto! Sei stata grande Siria!»

E già, Irene non soffriva più di tanto il caldo, gli spintoni e i capelli di quelle più alte di me e pensava solo al posto che avevamo raggiunto (modestamente solo per merito del mio scatto felino).

«Forse! Ma adesso ho la bocca piena di capelli di questa qui da vanti! E dobbiamo sopportare tutto questo per altre 3 ore?!» Già mi ero stufata di quelle ochette che iniziavano ad intonare Monsoon senza un motivo.

Da lì in poi ogni parola che cercavamo di scambiarci veniva inevitabilmente sovrastata da vocine acute come spilli, che infilzavano ogni secondo nuove note di natura sconosciuta.

L’unica cosa positiva era che potevo rivedere di nuovo dal vivo la band al completo. Sì, perché già qualche mese prima a TRL ero riuscita a vederli dalla prima fila! Però devo dire che quella volta sono rimasta delusa: oltre che arrivati in ritardo hanno suonato e cantato in blayback, perciò per una come me che ama ascoltare musica dal vivo è stato come un piccolo tradimento.

Dal vivo si sentono le emozioni, si sentono suoni nuovi che dal cd non escono e si vede anche l’interpretazione dei musicisti.

Per lo meno questo oggi ci sarebbe stato, anche se in misura minore perché non in lingua madre.

Pazienza!

Mentre stavo ragionando sulle mie oscure elucubrazioni si creò il buio…ed ecco un suono acuto di chitarra…era iniziato il concerto.

Irene era impazzita e si era slanciata con il busto verso Tom. Scema! Ecco che ritorna il suo aggettivo.

Però sentivo che c’era qualcosa che non andava.

Un presentimento all’inizio o forse il mio orecchio assoluto (un’altra dote nascosta).

Fatto sta che li sentivo strani…come se non fossero loro che suonavano! Ma decisi di aspettare con pazienza che Bill iniziasse a cantare. Mi ero concentrata su Tom, George, Gustav e neanche mi era passato per la mente di scatenarmi come quelle vicino a me tanto ero intenta ad analizzarli.

Poi…la mia morte all’improvviso! Una pugnalata al cuore! Un assassino invisibile ai miei occhi mi aveva colpito in mezzo al petto lasciandomi senza fiato.

Ecco spiegato il mio presentimento, la mia irrequietezza e il mio sospetto che stesse per accadere qualcosa.

Un DISCO…era questo che mi aveva ucciso.

Uno stupidissimo cd inserito in un lettore che mandava una sottospecie di musica.

Come si erano permessi di fare questo?!

Suonare e cantare per finta! Perché era questo quello che stavano facendo:

finta!

E io che odio gli ipocriti e i falsi, non potevo accettare che una delle mie band preferite (se non i migliori in assoluto) si esibisse in una veste così ripugnante! Non potevo proprio!

Quanti eravamo? 10.000? 30.000? o di più? Bè, pensavo che tutti noi stavamo assistendo a uno spettacolo pietoso: traditi dai nostri idoli! Ma quelle ochette senza cervello sembravano non volersene accorgere. Certo loro guardavano solo l’apparenza! Apparenza che non vale nulla senza la sostanza!

Non potevo accettarlo! E così, mi avvicinai il più possibile a Irene. «Senti! Io ti aspetto fuori all’uscita!», ma lei a queste parole si preoccupò «Ti senti male?». No, no era quello il motivo. «No! Sto benissimo! Poi ti spiego!» e dopo l’occhiata di assenso della mia cuginetta (la chiamavo così per sentirmi grande almeno in quello, se non potevo esserlo in altezza) cercai di farmi largo tra quella mandria di galline da combattimento. Non volevo dirle la verità su quello che stava succedendo, forse non se ne era accorta e non volevo rovinarle la serata sul più bello.

Una s p i n t a.

Una pedata.

Una boccata di capelli.

Poi…

N.A. Fatemi sapere che ve ne pare dell'inizio! Così decido se continuarla o meno. Anche se il seguito è una sorpresa e dal primo capitolo non si intuisce poi molto, anzi forse per niente. Però mi piacerebbe sapere la prima impressione che suscita ( che sia bella o brutta).

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Capitolo 2
*** Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla? ***


Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla?

Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla? 

Un omone si era avvicinato a me di soppiatto e prendendomi per le spalle mi fece girare verso di lui. Si era fatto spazio tra la folla come la carne putrida in un hamburger.

Ora la domanda era: cosa ci faceva lì e soprattutto cosa voleva da me tanto da rischiare il linciaggio da parte delle oche impazzite che non riuscivano a vedere i loro idoli per via della sua stazza? Certo era grosso, ma le ragazzine inferocite in gruppo sono oltremodo pericolose!

Lo squadrai per qualche secondo e poi lui mi disse «Scusa, ma il signor Kaulitz ti vorrebbe parlare nel backstage!».

Al che, più che meravigliata, mi ero

incazzata.

Insomma oltre che tutta la band (a mio parere) mi stava prendendo in giro con quel concertino da quattro soldi, adesso Tom mi voleva nel backstage per chissà cosa…!

E no! Forse avrei potuto cedere se avesse fatto un bel concerto, ma dai fatti non sarei mai andata a letto con lui!

«Dica a Tom che per farmi cadere ai suoi piedi prima deve suonarla la sua chitarra!» mi era uscita veramente una bella battutina che si sarebbe ricordato per un bel pezzo!

Ma si sa che gli equivoci esistono…

«Mi scusi, ma credo che mi abbia frainteso! Le chiede di venire il signor Bill Kaulitz!».

Questo è uno dei momenti in cui la mia testa va in tilt.

Quando sei assolutamente convinta di una cosa e invece scopri che in realtà non era minimamente quello che pensavi!

Perché mai Bill avrebbe chiesto di me? Insomma, di solito quello che ha la fama di chiamare le fan è Tom, che poi si diverte allegramente con loro nel dopo concerto! Ma Bill…non avevo mai sentito una storia del genere su di lui!

Ora il problema era: che fare? Ma soprattutto: cosa voleva? Perché se voleva una notte di svago se la poteva scordare! Ma…lui non era tipo...le sue canzoni lo dicevano…forse…

Però il tizio si era stufato di farmi da para-oche e poco gentilmente mi chiese «Allora vieni con me o devo riferire quello che mi hai detto?»

Ma dico era stupido o cosa? Quello che gli avevo detto era riferito a Tom e non a Bill, ma mi aveva chiamato Bill…e quindi era inutile riferire quelle cose a Tom…anche se se le meritava…e…mi si era ingarbugliato il cervello con i nomi Bill e Tom…era ora di prendere una decisione. Tanto se mi avesse rotto le scatole più del previsto me ne sarei potuta andare.

«Vengo! Andiamo.»

E così tra la folla delirante l’uomo mi fece  largo e con il suo aiuto scavalcai le barriere e mi condusse davanti a una porta con una scritta in rilievo incorniciata dal simbolo dei Tokio Hotel:

Camerino Tokio Hotel

Però…non si facevano mancare niente! Non era sufficiente una semplice sigla, ma il nome per intero che giganteggiava sulla porta con tanto di logo!

«Purtroppo il concerto è iniziato da poco e temo che durerà un po’. Ma si può accomodare nel loro camerino e aspettare il signor Kaulitz che appena avrà finito la raggiungerà.»

Cavolo quanta gentilezza da un bodyguard! Io mi aspettavo un rozzo individuo e invece è peggio di un maggiordomo!

«Grazie di avermi accompagnato e…per favore non riferisca quelle cose che ho detto su Tom.»

«Non si preoccupi non dirò niente.»

Bè, in fondo credo avesse già capito l’equivoco.

Aprii la porta e come mi aspettavo trovai un po’ di confusione, ma del resto cosa si poteva aspettare quella povera stanza da quattro ragazzi?! Un po’ di disordine era necessario!

Mi accomodai sul divano nero che troneggiava solo al centro della stanza, adornato da chitarre, piatti, corde sparse qua e là, un basso nero e alcuni asciugamani di diverso colore.

Presi una chitarra acustica e provai a strimpellare qualche accordo che avevo imparato a casa con

‘Il Corso Comodo’

che avevo acquistato in offerta insieme ad una scadente acustica ad un supermercato. Già appena la toccai emise un suono non paragonabile alla cassa armonica della mia carretta e quando suonai le prime tre note finalmente avevo capito la differenza tra una carretta e una professionale: a paragone il suono della mia era un rantolo strozzato mentre quella era un usignolo! Decisi di provare anche gli unici due accordi che sapevo e anche lì la differenza era tanta!

(Forse a malincuore) dovetti ammettere che Tom sapeva anche tirare fuori il meglio da quella meraviglia, a differenza mia che non avevo la minima idea di come sfruttarne al massimo le potenzialità…anche se al concerto aveva suonato in playback dovevo ammettere che era bravissimo quando si impegnava.

«Però! Non sapevo che i nostri accordi erano già circolati in internet…oppure sei veramente brava!»

Una voce baritonale…una provocazione…e chi poteva essere se non Tom!

Mi girai subito e vidi sulla porta d’ingresso quattro persone ammucchiate allo stipite e primo fra tutti il moccioso con i rasta e il cappellino sempre intonato con la maglietta. Di fianco a lui il giovanotto piastrato che aveva dato un nome stupido al suo basso, dietro il ragazzino perennemente imbronciato con il suo ciuffo biondo e alla fine di tutti intravedevo il riccio del ragazzino ribelle che veniva chiamato il kaiser. C’erano proprio tutti!

«Tom non iniziare subito a importunarla, l’ho invitata io!» Bill si fece spazio tra i tre e conquistò l’entrata.

«Ed è qui il punto! Mi stai rovinando la reputazione! Oppure…come dire…ti sei svegliato!» disse Tom rivolto al fratello con un sorrisino di chi crede di saperla lunga.

«Mmmm…no, mi pare proprio che nostra madre ci abbia dato due nomi differenti. Sai…non credo di chiamarmi Tom!»

«Ahhhh! Fai lo spiritoso. Ma non sai cosa si perde a chiamarsi Tom!»

Io…mi ero…STUFATA!

Potevano andare a battibeccare da un’altra parte! Che mi avevano chiamata a fare se non mi rivolgevano la parola e l’attenzione!

«Bene! Io allora me ne posso anche andare!», ma questa mia affermazione suscitò finalmente il loro interesse per me.

«No! Aspetta! Ti devo chiedere una cosa!» era stato Bill a trattenermi con quella quasi supplica e del resto devo ammettere che ero un po’ curiosa di sapere cosa volesse. «Parla che ho fretta!» Mi ero messa in piedi di fronte a lui a braccia incrociate ( tipica posizione che assumo quando voglio levarmi dalle scatole un individuo petulante).

«Perché te ne stavi andando?»

Certo che aveva una gran bella faccia tosta a chiedermelo! Pensava che fossi scema e non mi accorgessi che non strava cantando?! Ma del resto la media delle ochette era bassa e nessuna si sarebbe accorta del sotterfugio (tranne me).

«E me lo chiedi?! Io ho pagato un biglietto per vedere, ma ancora di più sentire, una delle mie band preferite dal vivo! Pensavate che tutte le vostre fan fossero ignoranti in fatto di musica e nessuno si accorgesse della bufala?! Io non mi ritengo una grande esperta, ma appassionata di musica si e vi posso assicurare che un concerto in playback è quanto di più squallido potevate offrire al pubblico! Perciò me ne stavo andando! Non valeva la pena di vedervi!»

Ok…forse avevo un po’ esagerato ed era falso che avevo pagato per entrare al concerto (i biglietti li aveva vinti mia cugina), ma dovevano capire che un concerto come quello non era degno di essere chiamato concerto.

«Hei tu, come ti permetti di dire certe cose…» iniziò Tom avvicinandosi con fare minaccioso a me. «No! Ha ragione invece!» la voce vellutata di Bill incredibilmente prese le mie difese (dopo tutto quello che avevo detto) e vidi che il suo sguardo si era fatto un po’ triste.

«Ma…»

«Tom, lo sai che ha ragione. Non era un programma televisivo, ma un concerto! La gente è venuta a vederci pagando!» e anche Gustav prese le mie difese, forse per la sua mania di fare sempre le cose perfette si era reso conto del torto che ci avevano fatto.

«Però c’è un motivo. Tu hai ragione ad arrabbiarti, ma stasera non potevamo fare altrimenti! Vero Bill? Spiegalo tu.» non capii ciò che voleva dire George. Un motivo? E quale poteva essere?

«Mi dispiace, ma è colpa mia. Ho un mal di gola temendo da due giorni e se sforzo per troppo tempo la voce mi sparisce. Ho cercato di curarmi, ma i medici mi hanno detto che più di così non si poteva fare. Però la data del concerto era stata fissata da molto e in via eccezionale per la grande richiesta, quindi non ce la siamo sentita di annullarlo.»

«Comunque non è un buon motivo. Potevate fare meno canzoni e tu Bill avresti potuto far cantare un po’ il pubblico, così la tua voce non si sarebbe dovuta sforzare più del necessario! Una soluzione comunque la potevate trovare!»

«Ma sentitela…» Tom si era scagliato di nuovo verso di me.

«Forse non ti rendi conto dello sforzo che la voce di Bill fa ogni volta per sostenere un tour con date così vicine per accontentare i fan?! Certo ammetto che non è stato un buon concerto, però per lo meno non ci siamo tirati indietro annullandolo e lasciando tutti a bocca asciutta! Sai quante persone hanno prenotato hotel, telefonato a parenti e amici facendosi lasciare un letto per passare la notte dopo il nostro concerto senza dover ritornare da soli di notte a casa?!» Gustav aveva interrotto Tom prendendo la parola, forse perché sapeva che il suo modo di parlare non era poi tanto gentile. E ad ogni modo le sue parole mi colpirono molto e mi fecero riflettere.

«Tuttavia avevamo intenzione di fare un concerto gratuito fra breve per permettere di sentirci veramente dal vivo e farci perdonare per oggi!». A questo punto le parole di George mi fecero riflettere ancora di più, ma non ero ancora del tutto convinta.

«Posso anche capire…però comunque sia la stima che avevo verso di voi è sicuramente calata. E quando non ho più fiducia nelle persone poi è difficile riconquistarla. Insomma…non so se siete ancora il mio gruppo preferito!» Avevo capito che il problema era reale, ma comunque la mia fede in loro era diminuita

(era un po’ come scoprire che la tua migliore amica, con cui raccontavi ogni segreto, ti ha detto una bugia anche se a fin di bene!).

«Bene, se la metti così ti invito personalmente al concerto che faremo il prossimo fine settimana a Magdeburgo, ultima data del tour, e scommetto che ti vedrò cantare insieme a me!»

Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla?

«Seee, come no! E te pensi che io sborsi un sacco di soldi per venire da voi e non sono neanche sicura che sarà un concerto decente?! Scordatelo!»

No, ero decisa a non cedere, anche perché non li avevo proprio i soldi per permettermi un viaggio del genere.

«Credo che non mi hai ascoltato. Ho detto che sarai mia ospite! Prenoterò io il biglietto aereo e verrai a stare nel nostro hotel! Però…» devo dire che era stato molto convincente «se ti vedrò cantare dovrai farmi un piccolo favore.»

«Una vera scommessa! Sentiamo.» La cosa era quasi assurda: io che scommettevo con Bill Kaulitz! Roba dell’altro mondo!

«Se vinco lavorerai con me in un servizio fotografico per Dior. Mi fari da spalla come modella!»

«Cosa?! Cioè, già hai citato Dior e mi è venuto un dubbio, poi hai detto che dovrei fare la modella?! Ma scherziamo?! Mi hai visto bene o hai la febbre oltre che il mal di gola?!» La cosa era andata oltre ogni mia previsione…mi era sfuggita di mano!

«Sì che ti ho visto bene! E sei perfetta! Senza offesa, ma mi serviva una partner che valorizzasse me. Non è che sono narcisista, però me lo hanno chiesto espressamente gli stilisti. Mi hanno chiesto di cercare una ragazza molto più bassa di me, che non fosse anoressica e di una bellezza eccessiva, ma che allo stesso tempo non fosse esattamente il contrario. E visto che mi sembri adatta colgo l’occasione!»

Il suo sorrisino mi sembrava da scemo! Insomma una come me a fare la modella?! Neanche a parlarne!

«Senti…io…non credo di essere adatta! Voglio dire ce ne sono a migliaia di ragazzine che ti aiuterebbero volentieri e che sono più ‘adeguate’ di me! E poi io ho l’università…»

Erano motivazioni reali. Ma…che in qualche modo mi stessi arrampicando sugli specchi?

«Credo che dieci mila euro al mese ti possano risarcire gli studi fuori corso! E comunque mi sembra che tu stia inventando un sacco di scuse, se te l’ho chiesto significa che vai bene tu e non un’altra!»

«Dai Bill andiamo via! Questa qui ha paura, non ha fegato! Non accetterà mai sta cosa!»

Credo che Tom sia la persona più insopportabile del mondo e che con le sue provocazioni ti spinge a fare esattamente il contrario (oirartnoc) di quello che ti sei prefissata di non fare!

«E va bene! Accetto! Ma diecimila euro per quanti mesi? E poi escluse le spese?»

Ok, forse erano esagerate le mie domande, però nonostante la mia pazzia volevo mettere le cose in chiaro.

«Naturalmente il servizio fotografico lo faremo quando avrò del tempo libero e quindi alberghi, da mangiare e quanto altro sarà pagato da me. È il minimo per la vita che farai sempre in movimento! Per la durata non lo so perché ho tanti impegni con la band, ma su per giù credo 3 mesi. Forse qualcosa in più o forse qualcosa in meno, anche se credo di più!»

«Bè, accetto! Anche se non mi piace viaggiare come fate voi! Ma tanto in playback non riuscirai a provocarmi emozioni così forti da vedermi cantare! Comunque se vinco io dovrete annunciare ufficialmente che il concerto di oggi era in blayback (o se preferite finto) e scusarvi con le fans restituendo tutti i soldi dei biglietti!»

Il mio tono saccente aveva suscitato un moto di orgoglio tra tutti i componenti del gruppo e lo potevo vedere sulle loro facce decise a farmi perdere la scommessa!

«Bill quando canta è capace di farti piangere mentre ridi e viceversa! Tu evidentemente non lo conosci bene come artista! E poi non dimenticarti di noi! Ci hai ferito nell’orgoglio e ti faremo vedere di cosa siamo capaci!» George era evidentemente deciso a dare il meglio di se nel prossimo live e a farmela pagare.

«Vinceremo e saprai cosa si prova a viaggiare in continuazione per il mondo! E poi così Bill non ci romperà più le scatole con questa storia della modella!» E a questo punto avevo capito che avrei avuto vita difficile con Gustav così agguerrito. Lui che di solito si vergogna a parlare in pubblico o con gli sconosciuti, aveva tirato fuori una grinta che non avevo mai visto se non quando suonava la batteria.

Ma come al solito Tom era il più diretto.

«Sta sicura che aiuterò Bill in tutti i modi! Ti farò abbassare la cresta e cadrai di fronte ai Tokio Hotel!»

«Tom adesso non la spaventare! E comunque accetto le tue condizioni!»

«Spaventare?! Non è facile! Ci vedremo fra una settimana!»

E con queste parole me ne andai dal camerino verso l’uscita.

L’incontro con i Tokio Hotel non era stato certo come me l’ero immaginato, ma mi stuzzicava l’idea di quello che avevo combinato. Nessuno ci avrebbe creduto che avevo una scommessa con loro! Non dissi niente a mia cugina all’uscita, solo che me ne ero andata dalla folla perché mi ero stufata di stare in piedi. Lei non ci ha creduto molto, però non ha fatto altre domande. A casa dissi che avevo vinto un viaggio gratuito per due giorni a Berlino e non opposero poi tanta resistenza quando partii. Ero grande ormai e potevo fare le mie scelte. Certo le solite raccomandazioni: stai attenta che sei sola là! Non andare in giro di notte! Non dare retta agli sconosciuti! E ritorna presto!

Ma non gli avevo detto niente della chiacchierata con il gruppo e della scommessa, tanto meno del concerto che andavo a vedere. Non so neanche io il perché, ma lo consideravo un mio piccolo segreto.

N.A. Bè, l'ho continuata! Adesso si capisce un po' di più la situazione. E le linee principali della storia si stanno sviluppando. Direi che ci vediamo la prossima volta con il concerto live! Ma non pensate che aggiornerò così presto, perchè questo capitolo era già stato scritto in parte. Il prossimo lo devo ancora pensare!

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Capitolo 3
*** Ma che cavolo ci fai lì sotto?! ***


Ma che cavolo ci fai lì sotto?!

Ma che cavolo ci fai lì sotto?!

N.A. Mi ero dimenticata di dirvi a scanso di equivoci che I Tokio Hotel sono persone vere a cui non voglio arrecare danni, ma solo prendere in prestito la loro immagine per una mia fantisiosa e quanto improbabile storia! Perciò non voglio offendere la loro persona e ciò che scrivo è solo una mia fantasia!

 Devo dire che la settimana volò e mi prese quasi il panico quando venerdì sera la mia valigia era ancora vuota. Pensavo a cosa mi dovevo portare, ma soprattutto al concerto.

E se mi fosse piaciuto veramente? Se avessi perso la scommessa?

Bè, ormai ero in ballo e tanto valeva andare fino in fondo! Così riempii un piccolo trolley con qualche vestito e me ne andai a dormire. Stranamente riuscii a prendere sonno e a rilassarmi. Una sfida con i Tokio Hotel cosa mai poteva avere di pericoloso?

La mattina la sveglia suonò alle 7 e pimpante mi alzai per prepararmi al viaggio. Devo confessare che ero un po’ curiosa per il live, ma ero intenzionata a non dargliela vinta a quei quattro.

Arrivata in aeroporto e preso l’aereo, passai più di un’ora in volo e una volta arrivata…una volta arrivata non sapevo neanche in quale luogo preciso suonassero! Forse con quella promessa di assistere al loro show era tutto uno scherzo per farmela pagare?! Scema io che ci avevo creduto! Ma avvicinandomi all’uscita incontrai l’omone del concerto che mi aveva chiesto se volevo parlare con il signor Kaulitz (era abbastanza facile riconoscerlo data la sua mole fuori dal comune e il suo strano cipiglio). Mi venne incontro e mi salutò sbrigativo.

«Buon giorno signorina. Le devo chiedere di seguirmi velocemente perché…ho lasciato la macchina in divieto di sosta per venire a prendervi!»

Cavolo! Così ricchi e famosi che non si fanno nemmeno riservare un posto macchina vicino all’aeroporto e sono costretti a parcheggiare in divieto! Roba da matti! Ma era la prova che anche gli eroi della patria erano normali ragazzi e naturalmente il tutto sarebbe stato abilmente lavorato da me in una battutina sarcastica e piccante da tirare fuori al momento giusto.

Intanto che il mio cervellino stava alacremente lavorando, le mie gambe seguivano la montagna verso una normalissima macchina nera neanche troppo appariscente.

Il tipo aprì lo sportello e mi fece salire per poi partire in gran fretta verso chissà quale luogo.

«Scusa, ma dove stiamo andando?» Gli chiesi sporgendomi verso i sedili anteriori.

«La porto all’albergo dove alloggia il signor Kaulitz. Sono pochi minuti di auto, arriveremo subito!»

Come non detto, in pochi istanti eravamo arrivati e io con il mio piccolo bagaglio ero approdata sull’entrata d’albergo più grande che avessi visto. I ricchi risparmiano su certe cose, ma sugli alberghi di lusso mai! Ora il problema era che io non sapevo cosa fare: l’energumeno se ne era andato sbrigativo e mi aveva lasciato lì senza una spiegazione! O meglio la spiegazione magari me l’aveva anche data, ma io a bocca spalancata per quel luogo non avrei comunque recepito nulla.

«Chiudi il forno o ti ci entrano le mosche!»

Quella voce…quella voce…era lui! E per una volta ero felice di vederlo, visto che non sapevo cosa fare al momento.

«Bill! Allora…pronto a perdere?» Ero già partita all’attacco.

«Solo se tu sei pronta a vincere…un giro per il mondo lavorando per me come modella!» Mi rispose a tono, ma non era poi così sprezzante nella sua affermazione. Non c’era voglia di discutere nelle sue parole. Solo puro divertimento!

«Come no! Ma di grazia, mi hai promesso che sarei stata tua ospite. Almeno una brandina per riposare me la vuoi concedere?»

«Come siamo esigenti! Ma del resto la mia futura modella ha bisogno di un letto dove riposare e una brandina mi farebbe disonore. Prego mi segua mia dipendente.» Disse facendomi segno con la mano di seguirlo su per le scale.

«Forse…dipendente! E comunque mi basta un letto!»

Lo seguii per le scale e poi dopo aver preso un’ ascensore mi condusse davanti ad una porta di legno porgendomi un mazzo di chiavi.

«Queste sono le chiavi della camera. Spero che per stasera sarai in forma, voglio vederti cantare!» Mi disse convinto avvicinandosi a me per darmi le chiavi.

«Contaci! Ma credo che sarai tu a dover cantare fra un po’ e non solo letteralmente (lo sai bene cosa intendo)!»

Dette queste parole presi le chiavi e aprii la porta. CAVOLO! Ma quella era una suite! Mi ricordava tanto quegli appartamenti favolosi nei film, con la moquette per terra, marmi, quadri, mobili favolosi!

Ritornai fuori e porsi di nuovo le chiavi a Bill.

«Tieni! Credo che ti sei confuso le chiavi della mia stanza con la tua!» Il mio tono era calmo e pacato perché era impossibile che quella fosse la mia camera. Uno scherzo! E questa volta lo pensavo veramente.

«Ma no! Questa è la tua camera! Ti pare che avrei preso un buco così brutto per me? La mia è molto più bella!...Ma dai che scherzo! La mia è un po’ più piccola. Oggi dormirai qui perché sei mia ospite, ma da domani si cambia visto che io sarò il capo e tu una dipendente!» Mi disse con l’intenzione di provocare una reazione in me…ma io non seppi cosa rispondere. Infatti lui sembrò un po’ deluso.

«Ma dai! Speravo in una battuta e invece a quanto pare sono già riuscito a stupirti! Ora vado a prepararmi per stasera, con il sound check, il trucco, il parrucco e tante cose che escono all’ultimo momento, il giorno del concerto è sempre frenetico. Più tardi l’omone di oggi che è venuto a prenderti alla stazione ti porterà al concerto nel lato destro del palco. Ciao e a dopo!»

Lo lasciai andare senza dirgli niente e entrando nella camera (di lusso) passai tutto il giorno a scoprire le cose che conteneva: un frigo bar nascosto nella parete, un computer super tecnologico, il letto a baldacchino e un telecomando che regolava la trasparenza dei vetri delle finestre. In bagno c’era una vasca-piscina idromassaggio con i rubinetti placati oro, uno specchio che copriva tutta la parete e pure la carta igienica profumata con chanel n°5 e bordata con fili di seta! E proprio vero: i ricchi sono delicati, anche lì!

Feci anche un riposino per riposarmi del viaggio e verso le sette di sera mi preparai per andare a cenare. Trovai una cameriera che mi stava aspettando e mi condusse ad un tavolo prenotato per me dove mi vennero serviti tutti piatti italiani. Certo mi sentivo un po’ a disagio in mezzo a tutta quella gente di classe, ma se quattro come i Tokio Hotel potevano cenare lì, allora anche per me non c’erano problemi. Loro erano di sicuro più rozzi!

Finita la cena l’Everst mi venne a prendere e mi condusse scavalcando le transenne (nel buio dello stadio) vicino al palco dove si trovava una sedia. Ero così vicina che avrei potuto vedere tutto, ma allo stesso tempo nessuno mi avrebbe notato se non LORO.

«Il signor Kaulitz mi ha detto che può vedere lo spettacolo da qui, solo dovrà attendere le 22 per l’inizio!»

«Grazie! Aspetterò.»

E il Monte Bianco se ne andò. Vedevo tutta la folla di ragazzi che si accalcava alle transenne e il vociare si faceva sempre più intenso, inoltre sentivo un frenetico ticchettare di scarpe dietro le quinte, segno degli ultimi preparativi. Mi domandavo dove fossero Tom, Gustav, George e Bill, ma non li vidi mai passare neanche per sbaglio.

Poi poco prima che scattassero le dieci, sentii un sussurrare che a mano a mano cresceva di intensità e si faceva sempre più stizzito fino a che…

«Ma che cavolo ci fai lì sotto?!»

Sentivo una voce da sotto i miei piedi e così spostando lo sguardo verso il basso vidi gli inconfondibili occhi di Bill attraverso le feritoie del palco. Sì, era esattamente passato da sotto il palco per parlarmi.

«Sono venuto a controllare che c’eri! Non si sa mai se ti era presa voglia di ritirarti all’ultimo momento!»

«Non dire cavolate! Non mi tiro certo indietro ormai! Ma come mai sei lì sotto?»

«Se passavo sopra potevano vedermi, così è impossibile perché davanti ci sono i pannelli che coprono la parte sottostante del palco!»

«Ma le pensi la notte?! Non hai di meglio a cui dedicarti?»

«Oh sì! Vincere la scommessa! Ti saluto e a dopo…dipendente!»

Ero pronta per replicare, ma se ne era già andato? Forse iniziavano finalmente a suonare?

Da quel momento si decidevano parecchie cose…

N.A. Allora...capitolo corto ma penso divertente! Spero che sia piaciuto!

Rispondendo alle domande di Gufo: ti devo dire che purtroppo in certe occasioni anche i Tokio Hotel cantano in playback, come ad esempio quando venuti a TRL a Roma, però credo (e anche dai concerti che ho visto) che durante i live non si azzardino a farlo! La mia è una storia dove però accade, anche se per un broblema di Bill! E per il nome del basso di George ti devo dire che è vero! Gli ha dato veramente un nome, ma sinceramente non mi ricordo qual'è?! Inizia con Mr. e poi non mi ricordo! l'ho letto su un'intervista! 

E grazie a tutti quelli che hanno commentato! Se avete qualche domanda fatela e io vedrò di rispondervi!

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Capitolo 4
*** Ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia? ***


ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia?

Ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia?

Un suono acuto di chitarra e poi tutto ebbe inizio!

Io dalla mia privilegiata posizione riuscivo a vedere tutto e tutti. E pensare che solo una settimana prima ero spiaccicata contro le transenne soffocata dalle spilungone che ululavano come cagne in calore o se preferite starnazzavano come oche selvatiche!

Intanto anche Gustav e George avevano seguito Tom nella loro performance e devo dire che mi sono dovuta ricredere parecchio!

Si stavano veramente impegnando molto, come mai li avevo sentiti nelle apparizioni TV o nei DVD dei concerti! E anche se Tom cercava come al solito di farsi notare, George e Gustav gli stavano dando del filo da torcere e tutto ruotava in un superarsi in bravura a vicenda. Ma del resto è stata la PIETRA DELLO SCANDALO a costringere tutto il gruppo ad un’esibizione deplorevole la settimana prima…e LUI non era ancora salito. Io non aspettavo che quello!

Fin dalle prime note avevo intuito che la canzone di apertura era jung und nicht mehr jugendfrei e del resto parecchi concerti importanti erano iniziati con questa scarica di adrenalina e di spensieratezza. Diciamo che come scelta era azzeccata!

E dopo pochi secondi eccolo salire di corsa sul palco e iniziare a cantare.

Bill questa volta non era in playback, lo avevo sentito chiaramente dalle piccole variazioni di tono e di AcEnTi che davano a quell’inizio di concerto una carica spaventosa!

Già dall’inizio iniziai a preoccuparmi di non riuscire nella mia impresa, perché era questo che era diventata la scommessa: un’IMPRESA e aggiungerei titanica!

La voglia di cantare e di divertirmi con loro era tanta, avevano in pochi secondi trasformato il concerto in una grande festa a cui tutti se volevano partecipare erano invitati. C’era un’atmosfera bellissima.

E ti pareva che io devo sempre cacciarmi nei guai! Ma dovevo resistere!

Ciò che trovavo strano era che Bill e gli altri del gruppo non mi avevano mai guardato neanche di sfuggita: era come se si fossero dimenticati me. Meglio!

Dopo fu la volta di Übers Ende dieser Welt e anche lì il pubblico andò in visibilio, mentre io dovevo rimanere indifferente e la cosa mi riusciva sempre più difficile!

E poi a cascata tante canzoni del nuovo e del vecchio album:

Leb Die Sekunde (la prima vera canzone che ha scritto Bill)

Der letzte Tag (per la quale hanno vinto parecchi premi)

Reden (e qui l’impresa da titanica si è trasformata in colossale visto che era una delle mie canzoni preferite)

Schrei (per un delirio generale in cui, come al solito, una fortunata era stata scelta da Bill per cantare con lui)

Monsun (la canzone d’esordio che li ha lanciati in tutto il mondo)

Spring nicht (la canzone preferita di mia cugina e se solo fosse venuta con me si sarebbe messa a piangere per l’intensità di emozioni che la voce di Bill e la musica degli altri ti trasmettevano)

Ich bin nich (un pezzo forte del primo album da cantare dalla prima all’ultima nota)

In die Nacht (la canzone dei gemellini per la quale mi sciolgo ogni volta, ma dovevo resistere!)

Heilig (una bellissima canzone dove le corde vocali di Bill hanno fatto meraviglie)

Giunti fino a qui ero riuscita a trattenermi, anche se lo sforzo stava andando avanti solo per orgoglio, perché oramai era chiaro il loro valore e ciò che sapevano fare! Ormai la sfida era diventata a senso unico, ma io nonostante ciò non intendevo cedere!

Poi una partitura assolutamente famigliare riecheggiò nelle mie orecchie e io riconobbi subito la mia canzone preferita in assoluto: RETTE MICH!

CaZZo! Pensavo che me l’ avessero risparmiata, ma a quanto sembrava era il pezzo forte della serata! E avevano deciso di eseguirla in unplugged! Peggio di così non poteva andare! Ora si trattava di vedere se averi resistito o no…ma tutto in quel momento era diventato incerto…

Bill iniziò a cantare, accompagnato solo dalla chitarra acustica del fratello, e sembrava quasi che la sua voce si fosse fatta più vellutata e che quasi accarezzasse le note che andavano a comporre quella melodia tanto dolce quanto triste. Poi tutto si fece più intenso e carico di emozioni con il basso di George e la batteria di Gustav, che rifinivano e incorniciavano il tutto. Tutte le fan, ammirate da questo spettacolo, miracolosamente si zittirono…Bill stava eseguendo una sua personalissima versione della canzone, che stava prendendo forma a mano a mano. Ero sicura che quel concerto sarebbe stato ricordato per un bel pezzo!

Credo che neanche loro si rendevano conto del miracolo che stavano compiendo sul quel palco. Era diventato il concerto che a pochi artisti riusciva: tutti inconsapevolmente stavano dando al pubblico molto di più di quello che normalmente sono in grado di fare (anche se sembra paradossale)!

D’altro canto io resistetti alla fortissima tentazione di cantare insieme a lui solo con la forza della disperazione! Non volevo lasciare la mia famiglia, la mia città, la mia università, tutto quello che mi circondava e la mia libertà, solo per una stupida scommessa! Certo avrei potuto tirarmi indietro…ma che figura ci avrei fatto!

Solo i fans degli artisti che vanno ai concerti possono capire lo sforzo che stavo compiendo pur di non muovere un muscolo della mia bocca! Mi stavo facendo violenza da sola!

Ci riuscii, la canzone finì e con lei le mie paure svanirono. Tirai un sospiro di sollievo, anche se sapevo che in fondo avevano vinto loro la scommessa: solo qualche nota in più e avrei decisamente perso!

Finita l’esibizione pensavo che fans urlassero di gioia per quell’esibizione ultraterrena, ma rimasero tutte in silenzio e vederle paralizzate mi aveva fatto un po’ di paura! Cosa stava accadendo? D’accordo l’esibizione trascendente, ma il momento magico era finito con le ultime note della chitarra di Tom.

Poi notai che le loro teste erano rivolte tutte verso qualcosa che le faceva ruotare verso di me. E allora girai il mio sguardo dall’altra parte per vedere cosa le attirava tanto e…quello che vidi non mi piacque affatto!

Bill lentamente si stava avvicinando a me e mi guardava così tanto intensamente che gli avrei detto volentieri: ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia?

Non potevo sopportarlo con quello sguardo che cerca di carpire ogni tua debolezza e ogni tuo pensiero! Non poteva farsi gli affari suoi?! Ma tutto quello che in pochi secondi avevo pensato di dirgli non prese mai forma dalla mia bocca.  

Arrivato a pochi passi da me, illuminato dalle luci del palco che lo avevano seguito, iniziò ad intonare l’ultimo pezzo di Rette mich senza l’accompagnamento musicale, facendo affidamento solo sulle doti di cantante.

« Komm und rette mich
Ich verbrenne innerlich…
»

E dopo queste parole si fermò un attimo aprendo gli occhi e guardando verso di me con uno sguardo che non riuscii a decifrare. E questo mi mise in aGiTaZiOnE: io non riuscivo a capire cosa volesse da me! Tutto intorno era Silenzio e nessuno aveva capito cosa volesse fare Bill, compreso il resto del gruppo, che sorpresi con una faccia da deficienti.

Poi…dall’inconscio affiorò la risposta…che forse già da qualche secondo avevo intuito.

Voleva che finissi io la canzone!

Non era giusto, mi aveva lanciato un colpo gobbo! Non ero pronta a quell’evenienza! Non mi aspettavo che facesse una cosa del genere ad un concerto! E poi perché proprio la mia canzone preferita?! Che lo avesse capito in qualche modo? O la sua era stata solo fortuna?

Nell’uno e nell’altro caso aveva vinto comunque!

« Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich.
»

Avevo finito quella dannata canzone che tanto mi piaceva e automaticamente persi la scommessa. Aveva ragione George quando mi aveva avvertita: ” Bill quando canta è capace di farti piangere mentre ridi e viceversa! Tu evidentemente non lo conosci bene come artista! E poi non dimenticarti di noi! Ci hai ferito nell’orgoglio e ti faremo vedere di cosa siamo capaci!”

Quando guardai Bill, convinta che avrebbe esultato rivolgendomi un sorriso di scherno, lo vidi sì con un sorriso, ma era un sorriso dolce e sincero senza intento di prendersi gioco di me. E ancora una volta il suo comportamento mi spiazzò!

Ma che, ci aveva preso gusto a destabilizzare le mie certezze?! E con uno scatto di stizza distolsi velocemente lo sguardo dal suo e voltai la testa di lato.

Subito dopo sentii che era andato a ringraziare e salutare il pubblico insieme agli altri che vennero accolti con un urlo assordante e un’ovazione da stadio, dopo di che se ne andarono.

Ma la folla iniziò a chiedere il bis a gran voce con un’insistenza tale che dovettero risalire sul palco e concedere il bis di Monsun, Schrei e Rette Mich. Certo il bis non era così coinvolgente come la prima parte del concerto, ma mi diede il tempo di rimuginare parecchio su quello che era successo e prepararmi psicologicamente ad affrontarli.

Poco prima della fine del concerto l’Everest (come avevo soprannominato il bodyguard) mi venne a prendere e mi accompagnò nel loro camerino.

Passarono cinque minuti in cui tentai di svuotare la mia mente, ma la cosa fallì miseramente quando dal corridoio provenirono quattro voci così elettrizzate e contente che mi sfuggì un sorriso anche a me. In fondo ero contenta di sapere che il mio gruppo preferito non era bravo solo a parole, ma anche sul palco.

La porta si aprì d’un tratto e entrarono tutti e quattro contenti e soddisfatti della loro esibizione.

«Dite la verità, sono stato bravissimo!»

«Ma che modesto! Tutti siamo stati bravissimi e non prenderti sempre tutto il merito Tom!» Gustav aveva ragione, erano stati tutti bravissimi.

«Però se c’è qualcuno che ci ha superato quello è Bill! Io non ho parole! Ma da dove ti è venuta quella nota tanto alta che neanche a 15 anni ti saresti mai sognato?!»

«Ma va George! Non esagerare! È vero mi sono impegnato, ma tanto quanto voi! Però…se proprio mi devo prendere un po’ di gloria non mi dispiace! Ma…che ne pensa sinceramente la scettica dell’esibizione? Era in playback anche questa?», finalmente mi concedettereo un po' della loro attenzione e Bill si rivolse a me con un tono vittorioso e contento. Credo che fosse anche un po' stupito dell'esibizione che aveva tirato fuori.

Mi girai verso di loro con la seria intenzione di dire la verità, in fondo se lo meritavano!

«Bè…che dire…F-A-N-T-A-S-T-I-C-I! Ammetto che siete stati bravissimi e mi rimangio ciò che ho detto una settimana fa. Complimenti a tutti! Concerto m-e-m-o-r-a-b-i-l-e!»

«La principessina scorbutica si è ricreduta! E dai che scherzo! Dopo tanti elogi ci voleva una battuta! Comunque grazie.»

Non ci potevo credere! Tom che mi ringraziava! Però la scorbutica se lo poteva risparmiare!

«Ehi, come sarebbe a dire scorbutica?!»

«Adesso non vi mettete a litigare voi due…» Bill si mise subito in mezzo per evitare una rissa che poteva avere conseguenze disastrose per…Tom naturalmente! «Hai ragione Bill, meglio risparmiare le forze per il duro lavoro che mi aspetta in giro per il mondo!» e lo dissi così con tono rassegnato che vidi l’euforia di tutti diminuire.

«Senti…a me fa piacere che una persona che ama così tanto la musica vera ci abbia fatto i complimenti! Per me va bene così! La scommessa era solo per farti vedere ciò che siamo capaci di fare e non perdere una fan così esperta. Se vuoi puoi anche rifiutare il lavoro da modella, non voglio che sia una costrizione per te.»

Ascoltai le sue parole in religioso silenzio, era carino a offrirmi la possibilità di tornare indietro, ma io avevo già preso la mia decisione.

«No! Avevo preso la cosa abbastanza seriamente, io non sono il tipo che dice le cose tanto per dire, anche se a volte scherzo, questo non era il caso. Perciò se per te va ancora bene e pensi veramente che ti possa aiutare, voglio tener fede alla mia parola! In fondo sarà comunque un’esperienza. E poi…parecchie persone pagherebbero con il sangue un’offerta di lavoro con Bill Kaulitz dei Tokio Hotel!»

Bill sembrava un po’ in difficoltà, forse aveva preso tutto come un gioco o forse pensava che tanto non avrei mai accettato. «Bè, non devi sentirti costretta. Sappi che non è facile la vita che conduciamo e tu dovrai spostarti con me ogni volta! Però la mia offerta, anche se poteva sembrare per gioco, era autentica. Perciò se vuoi proprio accettare questo lavoro va bene, ma almeno pensaci sta notte e poi domani prima di partire per casa mia mi darai una risposta! Se deciderai per il sì partirai insieme a noi.»

«Ma come domattina?! Non ho quasi nulla con me! E poi non ho detto niente a nessuno, neanche ai miei genitori!» Gli spiegai gesticolando un po’ con le mani. Ancora una volta mi aveva preso di sorpresa!

«Per le tue cose non ti preoccupare, ci penseranno i miei collaboratori…bè forse anche i tuoi…a cercarti tutto quello che ti serve. Per i tuoi genitori…puoi spiegare la cosa per telefono! E poi sei maggiorenne, una pazzia la puoi fare!»

Ma qui inaspettatamente intervenne Tom «Senti, tu non mi piaci molto…ma è ancora più spaventoso Bill quando ha un problema e non sa come risolverlo! Diventa palloso e non mi lascia in pace! Perciò se non ti stiamo troppo su cazzo mi faresti un grosso favore se accettassi!»

Bè, non era poi così stronzo Tom, in fondo si preoccupava per suo fratello e anche se faceva lo spaccone, quando qualcuno aveva un problema era evidente che lui cercava di aiutarlo.

«Va bene, seguirò il tuo consiglio Bill e ci penserò un po’ su. Domani mattina ti dirò se accetto o meno. Adesso però mi vado a riposare, sono proprio stanca! Ah Bill…hai un fratello spaccone…ma che ti vuole un gran bene.» e me ne stavo per andare nella mia suite con la carta igienica profumata chanel n°5 quando…

«Ma non vieni con noi al dopo concerto?» mi chiese Bill.

«Dopo concerto?!»

«Facciamo sempre un piccolo party dopo ogni concerto per ringraziare tutti quelli che ci aiutano a mettere su lo spettacolo! Non vuoi venire con noi?»

«No grazie. Non ho molta voglia, sono stanca dal viaggio e dalla pressione psicologica che hai esercitato su di me per farmi cantare Rette Mich! A proposito, perché proprio quella canzone?» gli chiesi ormai sullo stipite della porta.

«Quando ti abbiamo sorpresa nel camerino con una chitarra di Tom la corsa settimana...stavi suonando le prime note di Rette Mich e da lì ho capito che forse era la tua canzone preferita. Ho sperato di averci visto giusto e ci ho provato. Direi che ho un’ intuito formidabile!» mi disse con un sorriso a 32 denti come solo lui sapeva fare.

«Già, ci avevi visto giusto. Ma spero che ogni tanto anche tu chiuda gli occhi, se no diventi proprio una persecuzione per me! Va bene ragazzi, vi saluto, a domani con il verdetto! Buona notte!» e mi allontanai dal loro camerino per raggiungere la mia camera d’albergo.

Bill era rimasto un po’ sorpreso dal mio rifiuto «Prima d’ora mai nessuna aveva rifiutato di venire con noi al dopo live. Che carattere che ha quella ragazza! Non so se riuscirò a lavorarci insieme.»

«Secondo me è un po’ acidella, ma non è male! Ha un carattere forte ed ha subito la risposta pronta…sono curioso di sapere se è altrettanto forte e impetuosa anche a letto! Chissà se riuscirei a farmela?!»

«Tom?????!!!!!!!!» Dissero tutti insieme i componenti ‘sani’ del gruppo!

«E va bene, e va bene! La lascio a Bill! In fondo lui ne ha più bisogno di me. Io posso avere chi voglio!»

«E basta Tom!!!!!!!!!!» e finalmente con quest’ altro intervento ‘corale’ Tom si azzittì e tutti insieme si diressero al party.

N.A. Non vi ho lasciato con il dubbio! Sono stata brava? Spero di sì. Aspetto FIUMI di commenti!!!

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Capitolo 5
*** Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese? ***


«Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese?»
Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese?

Passai tutta la notte a riflettere sulle conseguenze di una mia decisione sia positiva che negativa, ma da entrambe le parti avrei potuto bere solo un caffé sia con lo zucchero che con il sale: sarebbe stato bello fare questa esperienza, io che non sono poi così bella, scelta per uno stilista così importante come Dior e collega di Bill (questo era lo zucchero); ma dall’altra parte avrei dovuto abbandonare, o per lo meno lasciare per un periodo abbastanza lungo, il mio bel mondo dove vivevo (questo era il sale). 

Era esattamente come trovarsi di fronte a una scelta tra torta con la panna e torta con la crema! Sono entrambe buone e ti regalano sensazioni fantastiche al palato, ma sono anche terribilmente caloriche e ti regalano un bel po’ di cuscinetti sui fianchi!

Per quanto il letto e l’ambiente fossero così accoglienti non mi addormentai mai, rimuginando continuamente sulla mia decisione e la mattina arrivò presto, senza la mia scelta.

Mi alzai dal letto per andarmi a rinfrescare in bagno e lì scoprii che i solchi per la semina nei campi erano meno profondi delle mie occhiaie!

Io che sono abituata a dormire 10 ore per notte non avevo proprio chiuso occhio, restando in uno stato di apatia con i nervi a fior di pelle.

Mi rassegnai: avrei potuto mettere del fondotinta coprente, ma non mi piaceva proprio truccarmi e oltre tutto mi dava fastidio.

Ritornai in camera, mi vestii e preparai la valigia. In qualche modo l’averi presa quella decisione. Non so come ma in qualche modo ci sarei riuscita.

Appena uscita dalla camera per andare a fare colazione con i Tokio Hotel, incontrai Tom che aspettava l’ascensore e sperando che non mi avesse ancora vista sgattaiolai lentamente nel corridoio da dove ero venuta, ma io sono sempre, perennemente sotto tiro della sfortuna!

«Bè, neanche un ciao!? Siamo sfuggevoli di prima mattina!»

Cazzo!  Mi aveva vista!

«Bè sai, vedere una faccia da schiaffi come te alle 8 non è salutare per me e per le mie occhiaie!» Mi girai lentamente verso di lui come se fossi io la star e non quel ragazzino.

«Hai ragione, non avevo fatto caso alle picconate che ti sei data sotto gli occhi! Non sapevo che fossi una autolesionista! Ma…da questo ne deduco che hai riflettuto molto sulla proposta di Bill…e quindi?»

«Quindi cosa?» Avevo capito dove voleva andare a parare, ma ancora non avevo deciso niente.

«Ah, ho capito non hai la più pallida idea della decisione che devi prendere. Una ragazza normale non avrebbe esitato neanche un attimo a…»

«…dire di no, visto la rottura di scatole che si ritroverebbe sempre tra i piedi!» Ma che insolente e rompiscatole! Ma con chi credeva di avere a che fare?! Ero pure più grande di un anno!

«…ad accettare per conoscere il più bravo e sexy chitarrista sulla faccia della terra!» e mentre lo diceva si era atteggiato a star «Ma a parte questo importante dettaglio…non hai ancora deciso, vero?»

«No! E sinceramente non so cosa rispondere a tuo fratello.» Dal cambiamento del suo tono di voce avevo capito che era finito il momento ‘presa per culo’ ed eravamo passati a ‘discorso semiserio’.

«Non sei una cretina come tante che avrebbero accettato subito questo lavoro solo per conoscere di persona i Tokio Hotel. Molti pensano che la nostra vita sia uno spasso, ma non è così! Però è anche vero che si tratterebbe solo di pochi mesi per te…e forse se accettassi di aiutare Bill cercherei anche di prenderti meno per il culo! In fondo tra te e lui... preferisco di gran lunga la rompiscatole n°2 che la prima donna nonchè sfortunatamente mio fratello gemello! E poi…potrei anche regalarti un pass per il mio backstage personale…» ecco lo sapevo che andava a parare lì!

«Ma sì…nei sogni del tuo cosino!»

«Cosino??!! Questa offesa non passerà impunita, te lo assicuro!» e se ne andò via appena arrivato l’ascensore. Io decisi che era meglio aspettate il prossimo e lasciarlo sbollire un po’, del resto per gli uomini non c’è peggio offesa che dare del ‘cosino’ al loro amichetto.

Intanto chiamai di nuovo l’ascensore e quando le porte si aprirono mi ritrovai Bill di fronte.

«Ma…Tom l’ha preso su questo piano l’ascensore! Tu perché…»

«Io ho la camera al piano di sopra. È uno strazio dormire con Tom e poi così ognuno si fa cavoli suoi!»

«Giusto! Posso solo immaginare!» e mentre gli davo ragione entrai in ascensore portandomi dietro il mio piccolo bagaglio.

«Allora…hai deciso? Te lo chiedo... anche se la tua faccia parla per te.»

«Sono così evidenti le occhiaie?»

«Temo di sì!»

«Accidenti! Comunque Bill…io ci ho pensato tutta la notte…ma non so proprio cosa rispondere! Mi piacerebbe, ma so che non sarà facile e oltre tutto non ho mai fatto la modella! Boh, io non ne ho idea!»

«Mi dispiace per la nottata in bianco e per la pressione che ti sto creando, però dovrai decidere subito dopo la colazione prima che partiamo per casa.»

Abbassai lo sguardo a terra e chiusi gli occhi in un attimo di riflessione, sembrava che fossi in un momento di catarsi. Poi li riaprii di scatto e guardai Bill negli occhi.  Non ero solita rimuginare troppo sulle decisioni e quella cosa era andata anche troppo per le lunghe.

«No, non ce ne sarà bisogno, ho deciso. Accetto! E ti prometto che cercherò di impegnarmi e di meritarmi uno stipendio di quella portata! Solo…non vorrei proprio lasciare gli studi e tutta la mia famiglia e i miei pochi amici…perciò dovresti farmi il favore di procurarmi i libri su cui sto studiando e un computer con collegamento internet. Io al momento sono a corto di soldi e poi non saprei…»

«Ma va, il computer puoi usare il mio che tanto è sempre spento. Non ho mai tempo! E per i libri puoi farteli mandare dai tuoi per posta. Ma piuttosto, sei sicura della tua decisione? Fino a un secondo fa...»

«Sì, ed è la mia ultima parola! Il problema sarà farlo capire ai miei! Pensano che sono qui in vacanza! Telefonerò a casa subito dopo colazione prima di prendere l’aereo! E cercherò di essere convincente.»

E alle mie ultime parole l’ascensore si aprì e ci dirigemmo verso la sala per le colazioni che sembrava allestita più per un party esclusivo che per una semplice colazione. In mezzo a tutti i signori distinti e le loro donne tutte ben vestite, spiccava la figura di tre ragazzi che non centravano niente con quel contesto così di lusso e vi lascio immaginare chi fossero!

Bill prima di iniziare a mangiare diede a tutti l’annuncio che per i prossimi tre mesi avrei lavorato con lui al progetto fotografico e ognuno di loro fu più o meno (Tom) contento della notizia.

«Finalmente una donna vera nel gruppo! Sai Bill mi ero un po’ stancato di te!» disse George con quella sua aria da saputello che fece andare Bill su tutte le furie.

«Ehi, donna a chi?! Se lo dici un’altra volta ti tiro un secchio d’acqua dopo che hai fatto la piastra!»

«Attento…potrei fare la stessa cosa!»

«E allora io al prossimo concerto ti rompo una corda di Mr. Sandberg prima di salire sul palco!»

«Ma ragazzi basta! Bill, sei peggio di quando litighi con Tom! Forza leviamo le tende e andiamo a casa!» meno male che era intervenuto Gustav, se no sarebbero andati avanti a minacciarsi per tutta la durata del viaggio.

Mentre eravamo nella macchina con i finestrini oscurati diretti all’aeroporto, chiesi a Bill il suo cellulare per telefonare a casa e dare la notizia del mio nuovo lavoro.

«Bill, potresti prestarmi il cellulare quando arriviamo in aeroporto? Vorrei telefonare a casa per informare i miei della mia decisione.»

«Sì, ma certo! Tieni, prendilo adesso che altrimenti dopo mi scordo!»

«Ma se ti dovesse chiamare qualcuno?»

«Ma va! Quello è il mio telefono personale e mamma l’ho già avvertita, non chiamerà nessuno. Le chiamate di lavoro le prendo nell’altro cellulare. Tranquilla!»

Era stato gentile e io appena scesa dalla macchina composi il numero di casa e con il cuore in gola per la reazione dei miei alla notizia, attesi che qualcuno rispondesse.

Uno squillo...

Il secondo...

«Pronto?»

«Ciao mamma, sono Siria!»

«Ciao! Come stai? Va tutto bene?»

«Sì, tutto bene. Senti io devo dirti una cosa…»

«Mmm…si dimmi tesoro.» ecco quando metteva in fila quelle tre parole significava che aveva già intuito che le stavo per dire qualcosa di imprevisto che forse non le sarebbe piaciuto. Decisi quindi di venire subito al sodo, tanto non ero il tipo da fare grandi giri di parole.

«Ti ho chiamato per dirti che mi fermerò in Germania per un po’ di tempo.»

«Ti fermi qualche altro giorno? Ma sì, in fondo ci sono tante di quelle cose belle da vedere…e poi quando ti ricapiterà di tornarci?!»

E che cazzo! Non aveva capito un tubo! Altro che intuizione!

«No! Veramente rimango qui per altri tre mesi!» La bomba l’avevo lanciata.

«…………TRE MESI!!!!!!!!!»

«Sì, ho trovato un lavoro con un buon stipendio e ho deciso di accettare.»

«Ma che dici?! Lavoro?! Ma…»

«Sì, mi hanno offerto un lavoro come modella per un servizio fotografico con Bill Kaulitz! La rivista è per Dior e mi pagheranno 10.000 euro al mese.»

«Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese?»

«Sì, mamma! Ho incontrato per caso quel cantante tutto strano…quello che assomiglia a una ragazza…e mi ha chiesto se volevo aiutarlo a fare questo servizio fotografico. Non è uno scherzo, ci ho parlato di persona! E poi mi pagherà circa 30.000 euro in tutto, così mi posso mantenere all’università da sola finché non la finisco!» Meno male che Bill non era nelle vicinanze, altrimenti si sarebbe offeso!

«Appunto per quello! Come farai con i corsi?! E lo studio?»

«Devo ammettere che sicuro rimarrò un po’ indietro, ma anche per questo ti ho telefonato. Dovresti spedirmi i libri e gli appunti per posta, così appena avrò un po’ di tempo posso studiare qualcosa!»

«Ma tesoro, non c’è bisogno che lavori per gli studi, te l’ho detto un milione di volte!»

«Sì, lo so! Però è anche vero che tutti quei soldi mi faranno comodo in futuro e comunque è un’esperienza che non capita a tutti di poter fare! E poi…sono grande ed è anche giusto che possa fare delle scelte!»

«Io non so cosa dire…se per te è importante fallo…ma ricordati…»

«Che lo studio è importante…che non è facile lavorare… che dovrai stare fuori di casa…sì lo so ci ho pensato molto. Ma sento che è una cosa che mi può aiutare a crescere e in fondo anche tu e papà siete stati per un po’ lontani da casa e papà persino all’estero! Senti bisogna che a papy glielo dici tu, io non ho il cellulare che funziona da qua e non so quando mi daranno il mio personale, perciò non credo che potrò ritelefonare tanto presto!»

«E adesso con cosa mi stai chiamando?» come per dire che volevo fregarla! Ma io dico!

«Con il cellulare di Bill, ma mica posso sequestarglielo per sempre! Ah, un’ultima cosa: non dire a nessuno cosa sto facendo qui in Germania. Se qualcuno sapesse che lavoro con i Tokio Hotel si scatenerebbe l’inferno! Se ti fanno domande rispondi che sono in viaggio-studio all’estero per conto dell’università! Mi raccomando su questo, massima discrezione! Adesso devo andare, poi appena posso vi richiamo! Ciao!»

«Mi raccomando, non fare sciocchezze e stai attenta! E telefona presto! E…»

«Mamma ciao! Devo riattaccare stiamo per prendere l’aereo, devo andare!»

«Va bene, ciao tesoro. Se c’è qualche problema…»

«Sì, chiamerò!»

E…prima che le venisse in mente qualche altro avvertimento o consiglio da darmi interruppi la chiamata e dopo aver ritrovato Bill seduto sulle sedie della sala d’attesa gli riconsegnai il cellulare.

«Com’è andata?»

«Pensavo andasse peggio!»

«Posso immaginare! Ma devi capire i tuoi genitori. Anche i miei hanno fatto un po’ di storie quando abbiamo iniziato a viaggiare per l’Europa! E oltre tutto non eravamo ancora maggiorenni! Poi però hanno capito e ci hanno lasciato andare per la nostra strada!»

«Speriamo bene!»

«Senti mi sembra un po' strano arrivati a questo punto...però io non so come ti chiami!»

«Oddio! Giusto! Bè, vorrà dire che faremo le presentazioni come in un vero colloquio di lavoro!
Piacere...mi chiamo Siria!
»

«Piacere signorina Siria, ben venuta! Io sono Bill!»

E come in un vero incontro di lavoro ci stringemmo la mano con un fare così professionale...che non ci avrebbe creduto nessuno da quanto stavamo ridendo a denti stretti!

«Ehi voi due, forza alzate il culo che è ora di imbarcarci! Si torma a casa!»

Così avvertiti da George ci avviammo verso le scale mobili e di lì sull’aereo che mi avrebbe portato verso un’ avventura speciale.

Però prima di varcare la soglia della sala d'attesa, Bill mi fermò per un braccio e mi fece avvicinare a lui.

«Aspetta! Era da prima che te lo volevo dire, ma non volevo disturbarti la telefonata! Hai due solchi sotto gli occhi da fare paura! Non puoi girare così!»

«Lo so, ma che ci posso…»

Ero già partita in quinta per dirgliene quattro, ma non riuscii a finire la frase che Bill si era avvicinato a me sfilandosi i suoi occhiali e sistemandoli sui miei occhi. 
Devo dire la verità: mi aveva di nuovo spiazzato! Una star del suo calibro che si toglie gli occhiali (fondamentali per il mimetismo tra la gente comune) per darli a me.

«Non sono proprio della tua misura…ma per il momento possono andare.»

«E tu come farai? Ti riconosceranno!»

«Chiederò a qualcuno di cercarmene un altro paio nella mia valigia! E poi non ho due occhiaie così paurose come le tue!»

«Grazie!» e lo dissi con un tono permaloso che non gli sfuggì.

«Per gli occhiali o per il complimento dei solchi profondi due centimetri?»

«Ma va va!»

N.A. Spero che non sia stato troppo noioso! In effetti non mi convince poi molto...però come sempre la cosa più importante è il giudizio dei lettori che io aspetto sempre con ansia! Credo che il prossimo capitolo sia un po' più...come dire...spassoso. E poi forse inizierà finalmente il servizio fotografico vero e proprio con mille imprevisi e sorprese! Grazie a tutti dei commenti e a quelli che leggono.

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Capitolo 6
*** Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi? ***


Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi?

Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi?

Appena atterrati all’aeroporto, di fretta ci scortarono alla macchina chiara con i finestrini oscurati: eravamo giunti vicino alla città dei Tokio Hotel e ormai lì tutti, vecchi e bambini, conoscevano le quattro persone, al momento, più famose di tutta la Germania.

«E che cavolo! Non si può andare un po’ più piano! Mi sta venendo il fiatone!»

«Smettila di lamentarti e seguici se non vuoi rimanere affogata nel mare di fans!» come al solito Tom era stato molto delicato e gentile.

«Non so quanto potrò resistere a questi ritmi.» Lo dissi più a me stessa che come protesta e infatti avevo avuto un tono più rassegnato che incazzato.

Una volta raggiunta la macchina ci potevamo (anzi, si potevano, visto che io ero una sconosciuta) ritenere al sicuro fino a casa. Gustav e George, dopo un fugace saluto, presero un’ altra macchina che li avrebbe portati a casa loro, mentre io dovetti seguire i Kaulitz.

«Tutto bene? Ormai puoi rilassarti il pericolo peggiore è passato.»

«Adesso capisco perché hai quella capigliatura strana…tutte le volte diventi scemo per sfuggire agli assalti delle fans e dei fotografi

«Ehi, non è vero che ho i capelli così per quel motivo!» Lo disse con un tono misto tra l’ironico e l’offeso, girandosi verso di me che ero seduta su sedile posteriore vicino a lui, mentre Tom si era seduto davanti.

«Mmm…non ne sono poi così convinta. Comunque dove si va adesso?»

«A casa nostra dove finalmente resteremo per una settimana! Non vedo l’ora di rivedere la mamma! E tu Tom?»

«Sì! E…soprattutto…fare quello che voglio per sette giorni di filata

DRIIIIINNNN…

DRIIIIINNNN…

Era il cellulare di Bill che stava squillando e, a quanto sembrava, anche piuttosto insistentemente.

«E un attimo…che rispondo…se trovo il cellulare in fondo a questa borsa!...meno male…eccolo!»

Quello che aveva preso in mano non era il cellulare che mi aveva prestato per parlare con mamma, ma quello che avevo intuito essere per il lavoro.

«Pronto!...ah sei tu! Dimmi, come ti sei aggiustato?...al tuo negozio?...Sì, credo che si possa fare…però non prima di un’ora! Lasciaci il tempo di sistemarci!...come?...Ho capito pensi che tra oggi e domani si possa fare…ok, allora…bene, così dopodomani iniziamo!...No, non ti anticipo niente…la vedrai quando sarà lì! E mi raccomando niente cose strane!...sì lo so che sono io quello eccentrico…ma te lo dico lo stesso! Ok a dopo.»

«Chi era?» chiese il solito Tom un po’ impiccione.

«A te non riguarda! Ma a te sì…» mi disse guardandomi «…era il mio fidatissimo collaboratore Dean…fa di tutto: è un’estetista, parrucchiere, truccatore, stylist e altro ancora…e devo dire che è un genio! Appena arriviamo se ti va bene andiamo da lui che ti prova qualche acconciatura e…poi non so! Ok?»

«Di già?! Non pensavo iniziassimo subito con le foto!»

«Ma no, non oggi! Oggi è più la preparazione. Inizieremo domani o dopodomani il lavoro vero.»

«Capisco…va bene!»

Ma...già sentire parlare di parrucchiere mi aveva sconvolto, di sicuro avrebbe voluto tagliarmi i miei adoratissimi capelli e poi il fatto che fosse il collaboratore di Bill rendeva la cosa ancora più spaventosa. Certo gli stavano divinamente quei capelli così strani, ma l’idea di assomigliargli non mi entusiasmava più di tanto.

Quando arrivammo, ad aspettarci sul cancello c’era una donna con i capelli biondi e lisci che io riconobbi subito come la mamma dei due gemelli. Era bella e si vedeva dall’espressione raggiante che non aspettava altro che i figli, penso le fossero mancati molto e infatti sia Tom che Bill scesero dalla macchina con uno slancio per abbracciarla. Erano un bel quadretto famigliare e mi fecero tornare in mente la mia mamma che già iniziava a mancarmi.

«Bill! Tom! Sono contenta che siate passati a casa! Era da un po’ che non vi vedevo e mi mancavate! Ma…chi è quella signorina?» Mi aveva visto…e adesso che succedeva? Poi Bill si girò verso di me e mi fece segno di avvicinarmi a loro.

«Ti ricordi di quando mi lagnavo con te al telefono perché mi avevano chiesto di trovare una modella da affiancarmi per il servizio fotografico di Dior? Ebbene…l’ho trovata, è lei! Penso sia perfetta! Che ne pensi?»

La signora mi si avvicinò e mi squadrò per un attimo.

«Piacere…io sono Simone, la mamma di questi due scalmanati! Mi fa piacere che hai accettato di lavorare con Bill, non ne potevo più delle sue suppliche perché gli facessi io da modella! Non trovava nessuna e si era abbassato a chiedermi di aiutarlo! Non ci potevo credere! Ma dimmi…come ti chiami?»

«Piacere…mi chiamo Siria!»

«Spero che ti troverai bene qui a casa mia!» e mi fece un sorriso a 32 denti proprio identico a quello di Bill. Adesso avevo capito da chi lo aveva ricevuto quel sorriso!

«Scusi piuttosto il disturbo! Sarò un po’ di impiccio per questi giorni!»

«Ma va! Piuttosto entriamo che ti faccio accomodare!» mi disse avvolgendomi le spalle con un braccio.

«Scusa mamma, veramente te la devo rapire perché dobbiamo andare da Dean…ci dobbiamo preparare per dopodomani!»

Ma Simone non era proprio d’accordo con i figlio.

«Senti tu…è appena arrivata e già la fai sgobbare! Dean può aspettare cinque minuti! Tom prendi le valigie e entriamo!»

«Ma perché proprio io? E gli altri due?»

«Lo sai che se Bill si rompe un’unghia succede il finimondo e Siria è un’ospite! Poi…non sei tu quello che vuole essere considerato un’ uomo adulto?! È ora che inizi

«Bè, c’è comunque l’autista!»

«TOM! Non fare la star con me! Con tua mamma ti conviene abbassare la cresta o…ti taglio tutti dread

E con la coda dell’occhio vidi Tom che non sapeva cosa replicare, ma voltarsi e iniziare ad aiutare l’autista a portare i bagagli dentro casa un po’ incazzato…(diciamo molto).

Mi condusse in cucina dove mi offrì del tè con dei biscotti buonissimi e parlammo un po’ del più e del meno come due vicine di casa.

 

«Scusa mamma…ma dobbiamo proprio andare! Te la riporto stasera, promesso!»

«Uffa! È così simpatica e poi mi piacce troppo il suo umorismo!»

«Ti piace…io la trovo odiosa…»

«Tom! Per piacere…ti fai sempre riconoscere! Evidentemente te lo meriti!»

«Ma mamma…la difendi?» replicò offeso il rastaro che però non ebbe risposta, ma solo un’occhiata eloquente.

«Se proprio dovete andare…ciao, ci vediamo stasera!»

Così mi alzai dal divano della cucina e raggiunsi Bill nella macchina.

«Portaci da Dean per favore.»

E l’autista che ci aveva accompagnato a casa Kulitz partì. Pochi minuti d’auto e ci ritrovammo di fronte al salone di bellezza più grande e sfarzoso che avessi mai visto. Dentro sembrava la hall dell’albergo dove avevo dormito la sera prima, non c’era nessun cliente e ne dedussi che ci voleva la prenotazione per entrare lì dentro. Mi si avvicinò un uomo sulla trentina, di bell’aspetto e curato, seguito da uno stuolo di ragazze più o meno della stessa età con un camice bianco addosso.

«Ciao Bill! Come va?» l’uomo si avvicinò a Bill e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.

«Bene Dean! Guarda qui che ti ho portato! Sarà lei la mia collaboratrice per il servizio fotografico. Che ne dici?»

«Buon giorno, mi chiamo Siria!» gli dissi porgendogli la mano.

Lui neanche mi fece un segno di saluto. Iniziò a squadrarmi da capo a piedi, sembrava mi stesse facendo la radiografia.

«Mmmm…un po’ bassina per te…poi poco curata…e guarda che straccetti che si ritrova…le scarpe da tennis nere, i pantaloni verdi e la maglia rossa! Non ci azzecca un colore! Non ha nessuno stile!»

La mia espressione…dall’amichevole passò alla sorpresa per finire con una da omicidio.

Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi?

Assunsi una posa simile a quella che aveva lui nel guardarmi: mano su un fianco e l’altra vicino alla bocca come nel più inteso sforzo di pensare.

«Mmmm…sai che ti dico? Sei molto più anonimo e insignificante di me là fuori: io vengo notata per l’allegria che emetto con i miei colori e il mio stile un po’ bizzarro, ma simpatico; tu vieni solo notato per la spocchia che hai e per i tuoi vestiti neri da funerale che fanno venire solo depressione! Ma chi ti credi di essere insignificante moscerino?!»

«Signorina, si dà il caso che io sia uno dei più quotati e importanti professionisti per la preparazione di star e se non lo sa il nero è segno di eleganza e compostezza!»

«Il nero sarà anche segno di eleganza e compostezza…ma solo per chi ne ha da vendere! Tu non ne hai neanche un briciolo!»

«STOP! Avete iniziato con il piede sbagliato! Tu Dave non puoi giudicare una persona dalle apparenze e tu Siria devi riconoscere la sua competenza in questo settore! Abbiamo un lavoro da fare e temo che ci dovremo vedere spesso noi tre, perciò mi piacerebbe una convivenza tranquilla! E…non replicate o non finiamo più!» Bill aveva interrotto quella lotta di sguardi e di opinioni che a, mio parere, avrebbe anche potuto degenerare.

«E va bene, forse si può fare qualcosa per questo anatroccolo!»

«Chissà, forse anche io per il tuo neurone tutto solo nel cervello che si chiede 'c'è nessuno qui dentro?!'!»

E quelle furono le ultime parole che ci scambiammo per l’intera giornata. Già lo odiavo, era peggio di Tom! Lui al confronto era uno zuccherino.

Bill sparì con lui nel retro del negozio e io venni affidata ad un equipe di estetiste molto più gentili del loro capo.

«Prego signorina, si tolga i pantaloni, la maglia e si accomodi sul lettino che iniziamo con la ceretta.»

Feci quello che mi avevano detto anche se un po’ imbarazzata perché mi ero sempre fatta la ceretta da sola e trovarmi tutte quelle ragazze davanti mi metteva un po’ a disagio.

«Signorina non si preoccupi. Non deve sentirsi in imbarazzo. Si rilassi piuttosto.»

Sì erano veramente gentili e comprensive e questo mi rilassò un pochino.

«Sì, effettivamente sono un po’ tesa. Ma va già meglio… AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH»

 

«Che succede?!» chiese allarmato Bill a Dave nel suo ufficio. Le mie urla erano arrivate fin lì!

«Ma…credo sia la ceretta all’inguine. Niente di serio, solo non è molto piacevole per qualcuno!»

«…ah…» esclamò Bill poco convinto e con un’espressione sofferente sul volto, quasi la stesse facendo lui la ceretta.

 

«E che cazzo! Fa male!»

«Scusi signorina! Ho fatto il più veloce possibile per farle sentire meno dolore, ma…»

«Non si preoccupi! È solo che mi ha preso un po’ alla sprovvista. E comunque la colpa è solo di quel capellone che mi ha convinto a fare questa cosa! La prossima volta che mi propone di lavorare con lui…»

«Ahhh…lei signorina è molto simpatica e tosta! Non ho mai sentito nessuno rispondere con tanta schiettezza a Dave! Che rimanga tra noi…però un po’ mi è venuto da ridere.»

«Gli sta bene! Chi si crede di essere?!»

«Sì, un po’ esagera con il proprio ego, però è veramente il migliore nel suo lavoro! Questo lo devo riconoscere!» disse un’altra ragazza che intanto mi stava facendo le gambe.

«Sarà…»

«E così lei lavorerà con Bill Kaulitz! Che fortuna! È talmente attraente quel ragazzo…che anche a me, che ho 25 anni, non mi è indifferente!» disse sognante quella che mi stava facendo le ascelle e che mi provocava smorfie da guinnes dei primati per la loro drammaticità.

«Ma quale fortuna? È che ho perso una scommessa con lui e ho dovuto accettare di aiutarlo!»

«Ah…che singolare episodio! Comunque deve ammettere che un certo fascino ce l’ha! Non può negarlo!»

«Ma…forse un po’…ma non è che gli cada ai piedi appena lo vedo! È elegante nella sua stranezza…però è anche vero che ha un anno in meno di me!»

«E allora?! Io pensavo ne avesse di meno di lui…ma qual è il problema?! Un anno non è importante!» mi disse la più pettegola di tutte.

«Ehi, ma mica ci voglio fare una storia! Devo conviverci per lavoro e basta! E solo perché mi pagherà bene! Tutto qui, basta con i pettegolezzi!»

«Ci scusi, ma sembrava così in confidenza con lui! Comunque abbiamo finito con la ceretta, può alzarsi e rimettersi i vestiti.»

Ero contenta che quella tortura cinese fosse finita così presto e mi alzai di scatto dal lettino. MAI L’AVESSI FATTO! Un terribile dolore si spandeva dall’interno coscia fino alla caviglia e sotto braccio!

«Credo che per un po’ sentirà del bruciore alle gambe e ascelle, ma dovrebbe passare nel giro di mezz’ora!» si affrettò a dire una delle ragazze.

Incazzata nera, mi rimisi i vestiti e camminando come un pinguino con le braccia aperte a mo di parentesi tonda, raggiunsi Bill e Dave nell’ufficio che appena mi videro si misero a ridere tanto da farsi venire i crampi allo stomaco. Mi avvicinai a Bill che ancora si sbellicava dalle risate e con la massima calma e serietà gli dissi una cosa che lo lasciò sconvolto.

«La prossima volta che mi proporrai una scommessa ricordami di includere nelle penitenze la ceretta ai tuoi capelli! Sta sicuro che per vendicarmi neanche Rette mich ti salverà!»

Colpito e affondato.

Poi si occupò di me il ‘signore onnipotente’ alias Dave, che ancora offeso dalle mie parole mi fece un male cane quando si impadronì miei capelli. Fortunatamente non aveva intenzione di tagliarli, (e meno male!) perché dopo tutto quello che avevo passato in sala ceretta ero capace di prendere le pinzette e strappargli ogni singolo pelo che affiorava dalla sua pelle, anche se ci sarebbero voluti anni!

Il risultato devo dire che era apprezzabile: con i capelli lisci e un trucco leggero sembravo un’altra persona. Non sapevo neppure che stirati i miei capelli arrivassero al sedere, tanto erano lunghi.

«Bè, di una cosa non mi lamento: i tuoi capelli sistemati sono belli naturali. Non avevo mai visto un colore biondo così pieno di riflessi e luce.» fu l’unico commento carino che Dave mi fece per quel giorno, anche se si vedeva che gli era costato ammetterlo.

«Sei molto carina così! Hai visto che Dave è il migliore?! Te l’avevo detto!» mi disse Bill contento e entusiasta per il mio piccolo, ma significativo cambiamento. E forse anche per farmi dimenticare la promessa che gli avevo fatto poco prima (la ceretta ai suoi capelli).

«Sarà…ma ricordati che queste sofferenze te le farò pagare a caro prezzo!»

No, non mi ero dimenticata! E ancora un po’ dolorante per via della ceretta e dei pettini di Dave che mi avevano scarnificato il cuoio capelluto, con le gambe a pinguino, con le mani a massaggiarmi la testa, mi avvicinai alla macchina che mi avrebbe riportato nella tana del lupo. Bill salutò Dave e prima che uscissi dal salone di bellezza mi si avvicinò e levandosi gli occhiali li pose di nuovo sui miei occhi senza nessuna spiegazione. In fondo non c’erano fans lì intorno! Io non gli dissi niente e la cosa morì quando salimmo sulla macchina.

«Ma dai che in fondo sei contenta! Anche se pensavo Dave avesse qualcosa di più… fantasioso nella testa…che so una cosa tipo…la mia…»

«Fottiti Kaulitz! Non ci pensare neanche che divento come te!»

«Bè, perché? Non sto bene così?»

«Bè…ecco…tu diciamo di sì…ma io non mi ci vedo proprio!»

«Allora sono figo così?»

«…ehm…cioè…diciamo che stai bene…però adesso non comportarti come tuo fratello!»

«Cioè?»

«Tipo: ‘io sono figo, tutte sono ai miei piedi, posso passare le notti con chi voglio’ ecc!»

«Bè, lui è fatto così!»

«Appunto, LUI! Tu certe cose non le fai!»

«E che ne sai tu?! Poterebbe essere che anche io ho un lato oscuro»

«Mmm…io inquadro subito le persone appena le vedo e ci parlo, tu non mi sembri il tipo da queste cose. Ma dopo tutto ognuno di noi ha un lato oscuro e sarei curiosa di vedere Bill Kaulitz, sempre sorridente e gentile, perdere le staffe!»

«Non sai quanto posso essere spaventoso!»

«Ma va! Faccio più paura io!»

«Non ti ci vedo più terrificante di oggi con Dave!»

«Oh, sì che posso esserlo!»

La conversazione rimase sospesa lì perché arrivammo a casa e appena entrata Simon mi fece i complimenti per quanto ero carina. Tom rimase con un palmo di naso quando mi vide, spalancando la bocca.

«Chiudila, o ti ci entrano le mosche!» gli dissi sprezzante.

«Ero solo rimasto un po’ sorpreso da quanti progressi abbia fatto la cosmetica

«Stronzo!» me la poteva risparmiare quella battuta idiota.

«Però così ristrutturata…sei quasi considerabile…» La sua espressione era di quelle da bello e dannato che, per lui, dovevano fare cadere le donne al suo cospetto.

«Taci con tutte le tue considerazioni! Almeno finché lavora con me non voglio strani apprezzamenti su di lei!» era stato Bill a difendermi, prima che lo facessi da sola.

«E va bene fratellino, la lascio a te! Se sei in carenza di affetto…»

«Tom! Falla finita! Lo sai come la penso su chi lavora per noi!»

«Ok, non parlo più! Se no poi ti incazzi!»

«Bravo! Siria scusalo se è deficiente, ma avrai capito che il cervello gli è sceso in basso

Alzai gli occhi al cielo come per dire che non c’erano speranze e di lì in poi la serata passò allegra mangiando con tutti loro la cenetta squisita di Simone finché verso le 11 andammo a letto. Per me era stata preparata la camera degli ospiti e dopo aver salutato tutti mi fiondai sotto le coperte visto che ero abbastanza stanca per via di tutto quel trambusto.

N.A. Non è per dire...però lo trovo carino! Lo so che si loda si imbroda, però ci avevo preso gusto a scrivere sto capitolo! Ora sta per arrivare il momento scatto e chissà cosa potrebbe succedere? Ho già in mente un paio di situazioni...come dire...esilaranti, ma allo stesso tempo improbabili. Comunque vedremo...chissà che non mi venga in mente qualcosa di più! Intanto ringrazio tutti quelli che hanno recensito, grazie veramente!

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Capitolo 7
*** Bacio? Cos’era sta storia del bacio? ***


Bacio? Cos’era sta storia del bacio?

Bacio? Cos’era sta storia del bacio? 

 

Dormivo così bene in quel letto che quando mi svegliai la mattina successiva mi ci volle un po’ per focalizzare il come e il perché non ero a casa mia, ma nella stanza degli ospiti della famiglia Kaulitz. Poi però in meno di un secondo mi ricordai tutto ciò che era successo, e seppur con svogliatezza e sonnolenza, scesi dal letto e aprii la porta diretta verso il bagno.

Il problema però era che appiccicata alla porta del bagno c’era una targhetta con tutti teschiolini e i microfonini disegnati come contorno, con scritto al centro

BILL!

Ora le cose erano due: o ero così rincoglionita da essermi dimenticata qual era la porta del bagno, oppure ero finita davanti la stanza di Bill! Mentre riflettevo su entrambe le possibilità una voce colta e fine diradò i miei dubbi.

«C’è Bill nel cesso! E ti conviene non entrare se non vuoi incorrere in una sua crisi isterica! Minimo ci mette altri 30 minuti prima di uscire, perciò se non hai un cazzo da fare oltre che aspettare la sua regale uscita, ti conviene venire a fare colazione con me e la mamma di sotto!»

«Certo che la mattina il tuo vocabolario di termini gentili e dotti si riduce drasticamente! Comunque grazie per il consiglio, avevo proprio fame!»

Era iniziata veramente bene quella mattina! Appena alzata e di già mi ritrovo il bagno occupato da Bill, e Tom che mi fa le sue battutine ironiche senza un minimo di tatto!

Decisi che era meglio affrontare un problema alla volta con lo stomaco pieno e, senza ribattere ulteriormente e scatenare una rissa verbale, scesi con Tom al piano di sotto dove ci aspettava una Simone ai fornelli intenta a prepararci la colazione.

«Allora oggi che farai con Bill? Inizierete con gli scatti?» mi chiese curiosa Simone.

«Non so. Prima credo dobbiamo passare dal trucco e parrucco, poi provare i vestiti e poi…bo non lo so!»

In effetti avrei voluto sapere cosa c’era in serbo per me quel giorno, soprattutto se mi dovevo preparare psicologicamente ad un’altra estenuante giornata con DAVE! Meno male che dopo 30 minuti esatti scese dalle scale Bill: pettinato, truccato e vestito di tutto punto; almeno potevo andare a sciacquarmi il viso e vestirmi.

«Ehi, vedi di spicciarti ragazzina! Ci devo andare anche io al cesso!»

Di nuovo aveva parlato la finezza in persona, ma non avevo le forze per incazzarmi con due persone nell’arco di una sola mattina e decisamente sarebbe stata più lunga la giornata con Dave! Così lasciai perdere.

In pochi minuti ero pronta e già Bill mi aspettava sulla porta di casa spalancata.

«Come va oggi? Ieri sembravi un pinguino da come eri messa!»

«Bill! Ti ci metti anche tu adesso! Guarda, già il fatto che devo rivedere Dave mi…»

«Ma dai! Scherzavo! Sul serio, come va?»

Sta volta era veramente serio e forse anche un po’ preoccupato per me.

«Bene! Una nottata di riposo…e mi è passato tutto. Spero solo che oggi non sia come ieri!?»

«No! Oggi proveremo i vestiti e se ci riusciamo iniziamo a fare qualche scatto.»

«Meno male! Andiamo va, che è meglio.»

E sorpassai Bill solo di pochi centimetri...che lui mi prese per un braccio e togliendosi gli occhiali li appoggiò sui miei occhi. A quel punto però non potevo più tacere! Perché lo faceva? C’era forse qualche problema?

«Bill, ma perché devo indossare sempre gli occhiali quando usciamo fuori?»

«Meglio essere prudenti!» fu la sua laconica risposta, che però non mi soddisfaceva.

«D’accordo per te! Ma io non sono famosa…perché mi dovrei nascondere?»

«Be, è un’abitudine che ho notato non fa mai male! È vero che non sei famosa, ma girando insieme a me non si è mai al sicuro con paparazzi o fans, perciò se non sanno chi sei e continuano a farlo è meglio per te!»

«Ah, capisco…per non avere impicci…vorrà dire che mi comprerò un paio di occhiali appena posso, così non dovrai più prestarmeli tu.»

Però stranamente non mi rispose e si avviò verso la macchina lasciandomi in attesa di un commento sulla porta di casa. Io lo presi come un ‘era ora che lo capissi, mi ero sufato di darti sempre i miei’ e poco dopo lo raggiunsi in macchina.

 

Quel giorno Dave era appena più sopportabile, forse perché doveva solo acconciarmi un po’ i capelli con qualche ciocca tirata su e truccarmi leggermente. La stessa cosa fece con Bill anche se con lui ci impiegò di meno visto che era già pronto, doveva solo ritoccarlo.

Poi fu la volta della prova vestiti e venimmo separati: lui a destra e io a sinistra. Una ragazza alta e truccatissima mi si avvicinò e si presentò.

«Ciao, io sono Erica la sylist mandata direttamente dall’etichetta Dior per vestirti. La mia collega vestirà il signor Kaulitz.»

Ero un po’ intimorita da quella bellezza anoressica, che quasi quasi mi faceva ribrezzo farmi vestire da lei. Chissà se avrebbe iniziato a rompermi come Dave?

«Piacere io sono Siria. È la prima volta che faccio la modella, ma cercherò di impegnarmi!»

Speravo di aver cominciato con il piede giusto, ci mancava solo un Dave versione femminile!

«Piacere! Allora io direi di iniziare con quest’abito. Visto che dovrai affiancare Bill tutti e due dovrete essere vestiti in un certo modo! Vai nel camerino e provalo, poi vediamo gli accessori!»

Bè, non era simpaticissima e si dava un sacco di arie, però sembrava più disposta a collaborare. Andai verso il camerino e indossai quel semplicissimo vestitino nero con la gonna che mi arrivava poco sotto le cosce e una scollatura a V non molto pronunciata. Come decorazione aveva un semplice nastro di raso nero avvolto alla vita con un fiocco sul fianco sinistro. Io per principio mi rifiutavo di indossare le gonne, non so perché ma le odiavo; tuttavia decisi che per quel lavoro avrei tentato di fare un’eccezione, ma solo sul set! Uscii dal camerino e appena Erica mi vide accennò solo a un piccolo sorriso. Evidentemente si aspettava di peggio!

«Bene, direi che come misura va bene. Adesso metti questi sandali bianchi e questo braccialetto e direi che sei pronta per i primi scatti!»

«Abbiamo fatto veramente? Pensavo ci volesse di più?!»

«Bè, se la misura non andava ci sarebbe voluto di più, ma…siamo a posto!»

La ringraziai e mi diressi verso la stanza dove avevano allestito il set fotografico. Lì vi trovai Bill già pronto con un completo niente male, gli stava benissimo: un gilet marrone sopra la camicia grigia e i pantaloni dello stesso colore.

«Già fatto?! Stai benissimo con quel vestito. Se ti vedesse Tom…»

«Punto primo, non mi piacciono le gonne. Punto secondo, Tom non mi vedrà mai così. Punto terzo, lo faccio solo per lavoro.»

«Ok ok. Bè…però ti starebbero bene le gonne! Perché non ti piacciono?»

«Non lo so nemmeno io, ma mi fanno ribrezzo su di me!»

Prima che Bill potesse replicare un’altra volta comparve davanti a noi un…BARBONE! Era un uomo con la barba lunga, i capelli iNcOlTi che uscivano da un cappello stracciato e un abbigliamento da anni 70 tutto logoro. Lì per lì mi venne un colpo soprattutto quando vidi che aveva in mano una gigantesca macchina fotografica e capii che era lui il fotografo ufficiale! Ma tutti sti matti dove li andavano a scovare?!

«Eilà, salve a tutti! Sono Max il Fotografo! Con la lettera maiuscola perché sono il migliore! Allora…oh, ma abbiamo una bellissima fanciulla come modella?! Perché sarai tu la mia modella, vero?»

Era un tipo FuOrI dI tEsTa, ma simpatico. Mi piaceva in mezzo a quella gente tutta impettita e poco socievole.

«Sì, anche se a dire il vero io aiuto solo Bill nel servizio fotografico!»

Mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò poche parole che mi fecero sorridere.

«E secondo te io guarderò lui mentre gli faccio le foto? Un’occhiatina di sfuggita solo per essere sicuri che non faccia cose strane sul set…ma la gente guarda le donne indipendenti e forti come te! Lui di forte ha solo i suoi capelli, che comunque fra un po’ gli cascheranno tutti! Io gli ho detto tante volte di lasciarli fluenti e ribelli come i miei!»

E a quel punto scoppiai in una risata: immaginatevi Bill con i capelli tipo quelli di Caparezza! C’era da sbellicarsi dalle risate!

«Bene! Allora Bill direi che la posa standard che hai sempre possa andare bene per le foto di oggi. Quindi, mani sui fianchi, anca in fuori e pancia in dentro (anche se è invisibile la tua, a differenza della mia!). Tu, come ti chiami soldato Jane?»

«Signore, io mi chiamo Siria!» era divertente quel gioco e non  mi faceva pesare il lavoro.

«Soldato Siria, si avvicini al soldato Bill sul suo lato sinistro e metta una mano sul cuore e l’altra sulla sua spalla con sguardo fiero e sorridente!»

Ecco iniziava la mia lunga odissea.

Ma già il fatto di mettere le mani addosso a Bill in quel modo mi metteva un po’ in agitazione. Dopotutto…ERA BILL KAULITZ e io ero pur sempre una sua fan. Un po’ titubante feci quello che mi aveva detto Max, ma la mia tensione era palpabile.

«Soldato Siria…rompa le righe! Non siamo in guerra, è solo un’esercitazione…si rilassssssssssi!»

«Bè, non è facile!»

«Lo so lo so che il soldato Bill è molto attraente…però vi pregherei di fare le vostre coccole da un’altra parte! Ahhhh!»

E quello era il modo di mettermi a mio agio?! E comunque non era vero che trovavo Bill attraente! Carino sì, ma attraente era una parola grossa!

Decisi di impegnarmi a fare quello che mi aveva detto Max, così magari avremmo finito prima.

«Tranquilla. Rilassati. E non badare alle battutine di Max; fa sempre così con le modelle! Piuttosto, non ti preoccupare se ti dice di starmi addosso, perché tanto prima o poi lo chiederà anche a me e allora sarò io ad essere in imbarazzo! Ma è solo lavoro, perciò prendila con leggerezza!»

Un po’ le parole di Bill mi calmarono, ma cosa voleva dire con ‘prima o poi lo chiederà anche a me e allora io sarò in imbarazzo’?

Con quel dubbio iniziarono i primi scatti e anche la nostra intesa sul set fotografico.

 

Alla fine del primo pomeriggio dopo aver pranzato lì da Dave e continuato con le foto, la luce esterna si era notevolmente affievolita e Max decise che era ora di smettere.

«Per oggi bene così! Per tutta la settimana direi di continuare con queste foto e la prossima…»

«No! La prossima non ci siamo. Abbiamo una serie di spettacoli nei dintorni. Continueremo la settimana dopo!»

«Ah, bene! In questo caso ci vediamo fra due settimane! E tu Siria vedi di sssssscioglierti: l’intesa con Bill c’è, però sei troppo tesa! Rilassati sorella! Bene gente…ci si rivede fra due settimane con…il bacio, ne vedremo delle belle!»

Bacio? Cos’era sta storia del bacio?

La cosa mi puzzava di bruciato e decisi di avere spiegazioni da Bill.

«Bill, cosa ha voluto dire con quella frase?»

E lui sconsolato con la faccia da funerale, mi rispose «Lo sapevo che lo faceva, lo sapevo!...» poi si rigò verso di me e quasi con le lacrime agli occhi mi informò del perfido piano della strega Max.

«Quando intende bacio…intende un bacio vero. Insomma avrai visto delle foro dove i due modelli si baciano?! Ecco…lui intende quello!»

CRAKCC…e adesso come avrei fatto?! Io, che nonostante i miei 19 anni, non avevo mai baciato nessuno?! E sì, perché un po’ per il mio carattere forte e deciso e un po’ per il mio aspetto poco curato e non alla moda come le altre ragazze, non mi aveva mai baciato nessuno! E poi adesso baciare Bill! Che vergogna! Dovevo trovare una soluzione e già una mezza idea ce l’avevo. Avevo 2 settimane per convincere una certa persona ad aiutarmi e ce la dovevo fare! Assolutamente!

N.A. Allora, questo capitolo era fondamentale per il seguito della storia. Non mi piace molto...ma mi serviva per non creare troppaconfusione dopo! Spero comunque che vi sia piaciuto ugualmente e aspetto qualche commentino in più rispetto a quelli del capitolo precendente! Ma vi capisco che siete impegnati! Anche io, ensate che ho scritto questo capitolo in soli due giorni. Forse è per questo che non mi piace tanto...è un po' frettoloso. Comunque avrete già capito che sono in arrivo strane situazioni e imbarazzanti momenti! Vi saluto e ringrazio tutti quelli che hhano letto e commentato, o solo letto! Ci sentiamo presto!

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Capitolo 8
*** Tu non hai mai baciato nessuno? ***


Tu non hai mai baciato nessuno?

Tu non hai mai baciato nessuno?

 

Erano ormai passati diversi giorni dal fatidico annuncio del bacio e ancora non mi ero decisa a parlare con Tom. Solo lui poteva aiutarmi, anche se la cosa non mi entusiasmava più di tanto! Però ero ridotta piuttosto male a idee e non avevo scelta.

Così di soppiatto mi avvicinai alla sua camera e accostandomi alla porta cercai di captare qualche suono , un segnale che fosse lì dentro…ma come vi ho già detto la sfortuna mi perseguita sempre e comunque…

Click…e la porta si aprì di colpo facendomi cadere miseramente a terra!

«Bene, bene! Ma che sorpresa…non mi aspettavo che proprio tu tentassi si spiarmi nella mia camera!» mi appoggiò un piede fasciato da un calzino bianco sulla schiena per impedirmi di alzarmi dal pavimento e con movimento veloce…chiuse la porta.

«Allora…che stai cercando di fare da qualche giorno?! Credi che non mi sia accorto che il tuo sguardo è sempre su di me? Cos’è improvvisamente non ti sono più indifferente? Oppure sei una di quelle che vuole diventare famosa cercando di vendere qualche scandalo ai giornali?» mi disse quelle parole con disprezzo e determinazione, come se già conoscesse la risposta. Io avrei voluto replicare, ma non me lo permise e anzi fece ancora più pressione con il piede per schiacciarmi a terra.

«Sai che ti dico…se vuoi vendere un’intervista te ne darò un buon motivo!»

Togliendo il piede dalla mia schiena e abbassandosi a terra dove io ero ancora mezza intontita, mi voltò bruscamente e si avvicinò pericolosamente al mio volto.

Vedevo la sua espressione trionfante e i suoi occhi scuri in quel momento così duri e decisi sempre più vicini…vedevo il suo pearcing che piano piano scompariva dalla mia visuale perché si portava sempre più vicino a me…e i suoi dread legati con un elastico che mi solleticavano il viso e il collo.

Bè, dopo tutto poteva andare peggio…almeno non avrei dovuto inventarmi qualche scusa o fargli chissà quale favore…stava facendo tutto da solo! E siccome inconsapevolmente realizzava il mio gioco mi venne naturale non tremare di paura o d’imbarazzo, ma al contrario si dipinse sul mio viso un’espressione quasi compiaciuta di quello che stava accadendo. Però…mi ero un po’ troppo illusa che fosse veramente così scemo

Infatti si fermò vicinissimo alla mia bocca che qualsiasi movimento avessimo fatto era inevitabile il contatto. Mi guardò per un’interminabile secondo e poi si allontanò lentamente da me, lasciandomi per terra ancora un po’ rincoglionita.

«Voglio la verità! Che cosa vuoi da me?»

E va bè, c’era sempre la mia intenzione iniziale per convincerlo, se non faceva tutto da solo. Così presi un lungo respiro…non poteva dirmi di no, dovevo indurlo ad accettare!

«Bè, ho un favore da chiederti!»

«L’ho capito! Spara

Mi alzai da terra e lo fronteggiai a testa alta per cercare di sembrare convita in quello che stavo per dire.

«Ho un problema sul lavoro che posso risolvere solo se tu mi aiuti! E…non posso chiedere a Bill

«Fino a qui c’ero arrivato…se avessi potuto evitare di chiedermi un favore sono sicuro che l’avresti fatto! Ma invece di girarci intorno, parla chiaro! Cosa vuoi?»

Era insistente e poco paziente…la mia richiesta era un po’ imbarazzante, anzi un po’ tanto, e lui pretendeva che glielo dicessi direttamente?! Presi un altro respiro profondo, in fondo era meglio togliersi il dente alla svelta.

«Devi insegnarmi a baciare! Entro la settimana perché poi ve ne andrete in giro per il paese!»

Devo dire che l’espressione scioccata e incredula di Tom fu per me un momento impagabile, davvero l’avevo tanto sconvolto?! Non credevo bastasse così poco!

«Bè, ti devo trasportare al museo delle cere a fare compagnia alla copia di tuo fratello?!»

E a quella provocazione si riscosse dal suo coma voltandosi verso di me e rivolgendomi un’espressione di divertimento con quel suo sorrisino che iniziava dall’angolo sinistro della bocca sollevato…e un attimo dopo si mise a ridere di gusto come se il mio titanico problema fosse una barzelletta per lui.

«Tu vorresti che ti insegnassi a baciare?! Me ne hanno chieste tante di cose nella mia vita…ma questa è la più assurda! Pensi che io possa insegnarti a baciare meglio?! Bè in effetti sono un esperto…»

«No, non ho detto meglio! Ho detto insegnare e basta!»

E la sua risata si bloccò trasformando il suo viso in un’altra espressione di incredulità.

«Cioè…ho capito bene?!»

«Sì! E smettila di ridere

«Tu! Tu non hai mai baciato nessuno?»

«Vuoi che te lo scriva in braile o lo capisci anche da solo!»

«Cavolo, ma hai 19 anni! Com’è possibile?»

«Senti…se mi vuoi aiutare ti fai un piacere da solo…altrimenti mi licenzio sul serio e poi te le sorbisci tu le crisi isteriche di Bill!»

«E perché mai?! Io gli racconterò la tua piccola confessione di oggi

«E chi pensi ti creda se nemmeno tu ci credevi fino a un minuto fa?»

Colpito e affondato. Non seppe più cosa replicare.

«Bè, una in più non fa differenza. E va bene!»

E ti pareva che non riusciva in qualche modo a replicare! Però avevo raggiunto il mio scopo e questo era l’importante.

«Scusa, ma perché non lo dici a Bill? È con lui che devi lavorare!»

«Non mi va di chiederglielo. Cosa penserebbe…e poi…»

«Credi che non possa farlo anche lui?! Guarda che non è un angioletto come tanti pensano. Lo sanno tutti che mi piacciono le avventure…ma anche lui qualche volta ne ha avute. Certo non se ne fa una a sera come faccio io, però ti assicuro che sarebbe capacissimo di aiutarti! I giornali se ne inventano così tante…ma non tutte sono storie costruite. È solo che lui è molto riservato e cerca di smentirle tutte.»

«Non è per questo. Lo so perfettamente che non è un santo! Cosa credi che sia una di quelle fan che vi vedono come degli dei! È che lavorando con lui e chiedendogli una cosa del genere mi sentirei poi in imbarazzo! Tutto qui.»

«Bè, ci può stare come motivazione…ma non è che per caso ti vergogni perché…se potessi salteresti addosso al mio caro fratellino?!»

«Sì, come no! Appena lo vedo mi viene voglia di violentarlo! Ma fammi il piacere

«Mmm, farò finta di crederci…»

E a quella affermazione di Tom alzai gli occhi al cielo per fargli capire quanto si sbagliava!

«Allora, mi aiuti o no?»

«Credo che mi divertirò! Vuoi iniziare subito o ti serve un po’ di tempo per preparati psicologicamente?» voleva fare lo spiritoso…

«Caspita che parolone difficile che hai tirato fuori! Sai che non si addice alla tua bocca così poco intelligente!»

E lui mi si avvicinò facendomi cadere sul suo letto mentre mi bloccava i polsi con le sue mani. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò dentro con voce suadente.

«Vuoi vedere quanto può essere intelligente la mia bocca in alcuni argomenti?» per poi rialzare la testa e fissarmi negli occhi.

«Fai poco lo spiritoso Tom! Io non sono una di quelle oche che cade ai tuoi piedi solo per una tua parola provocante!»

«Sai che un po’…sta diventando una sfida per me! Voglio vederti arrossire per un mio bacio! È diventata una questione di orgoglio!»

«Mmm…chissà che invece non ci riesca Bill! Perderesti due volte!»

«Allora vedi che un po’ ti piace! Lo tiri sempre in mezzo!»

«Pensane un’altra Kaulitz e datti da fare ad aiutarmi!»

«Non ci credo…mi sono fatto dire da una ragazza di darmi da fare!»

E con un sorrisino divertito sulle labbra mi baciò. Un bacio a stampo davvero poco credibile!

«Tutta qui la tua fama? Piuttosto deludente!»

«Guarda che sei tu quella che non collabora!»

«E che dovrei fare io?»

«Rispondere al bacio! Datti da fare anche tu invece di chiacchierare!» Mi aveva restituito la battuta con gli interessi.

«Ma te l’ho detto che non so fare!»

E prima che potessi aggiungere altro era già sulle mie labbra e questa volta cercai di improvvisare qualcosa. Certo che lui era veramente bravo al mio confronto, anche se un po’ irruento.

«Bè, un po’ meglio! Almeno ci hai provato. Ma devi rilassarti, altrimenti sembrerà che stai baciando uno schifosissimo verme!»

«Bè…non è che la realtà sia poi così distante!» Accidenti come mi era venuta bene quella battuta. Ma dello stesso avviso non sembrava Tom che si avventò sulle mie labbra per farmi tacere. Sentivo il ferro del suo pearcing che mi solleticava l’angolo della bocca e divertita dalla sua reazione così irrazionale, decisi di lasciarlo io senza parole e…cercando di mettere in pratica quello che lui in quei pochi minuti mi aveva insegnato, mi misi d’impegno a rispondere al bacio. Infatti mi guardò negli occhi come compiaciuto del risultato che aveva ottenuto e si staccò da me, lasciandomi un po’ piazzata.

«Per oggi basta! Potresti prenderci un po’ troppo gusto!» mi disse mentre si alzava da me e prendeva una felpa più pesante dal suo armadio.

«Ma che dici? È che devo imparare in fretta!»

«Adesso però io devo andare via, ci vediamo domani…se non ti ho sconvolta troppo!»

E si levò la maglietta che aveva addosso per mettersi quella che aveva appena pescato dal cassetto, rimanendo per un attimo a dorso nudo.

«Tom, cazzo! Ma un po’ di contegno?!»

Lui si girò verso di me appena prima che infilasse la maglietta e di nuovo con quel sorrisino da deficiente mi si avvicinò di nuovo. Io mi alzai in fretta cercando di evitarlo, ma fu più veloce e mi bloccò vicino alla porta spiaccicandomi al muro.

«Allora un po’ di effetto te lo faccio! Sembravi veramente insensibile al mio fascino!»

«Ma sta zitto! Non hai pensato che forse è perché non mi piaci affatto!»

Mi diede un altro bacio provocatorio e poi si allontanò da me di nuovo infilandosi finalmente la felpa.

Con quel suo sorrisino soddisfatto e da deficiente stampato in faccia se ne andò chissà dove lasciandomi nella sua stanza. In effetti non mi aveva fatto schifo, anzi ad essere sinceri mi era piaciuto. Però il problema era Bill…ero sicura che mi sarei vergognata lo stesso con lui, nonostante con Tom sembrava tutto facile. Ma poi…che sarebbe cambiato? Erano fratelli e per giunta gemelli, sarebbe stato uguale!

N.A. Scusate, ma sono un po' di fretta! Spero che vi sia piaciuto il capitolo e credo avrete capito che da qui in poi le cose si fanno interessanti (non so se mi sono spiegata?!). In effetti era un po' ovvio che avrebbe chiesto a Tom...ma non tutto sarà così scontato, aspettatevi imprevisti! Grazie a tutti delle recensioni che mi fanno semnpre molto piacere! invito anche quelli che trovano qualcosa che non li aggrada a farsi sentire. Si cresce anche con le critiche, purchè costruttive.

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Capitolo 9
*** Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca? ***


Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca?

Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca?

 

Il giorno dopo non ero più molto convinta della mia scelta. Forse avrei dovuto rifiutare di fare quelle foto! Forse avrei dovuto parlare con Bill e spiegargli che non me la sentivo e che forse era meglio se si trovava una professionista! Ma ogni volta che lo incontravo o al lavoro o per casa sua, mi prendevano mille dubbi e lasciavo perdere le mie buone intenzioni.

Per non parlare di Tom! Già non mi andava più molto a genio il fatto che gli permettessi di baciarmi! Certo ero stata io a chiederglielo…ma chissà quanto mi aveva preso in giro! Era da un po’ di tempo a quella parte che mi trovavo in situazioni che non sapevo come gestire e questo mi mandava in bestia! Io…sempre padrona di me stessa e pronta in qualsiasi situazione…

 

Venerdì, dopo il lavoro mattutino con il fotografo avevamo tutto il pomeriggio libero e di nuovo piano piano mi accostai alla porta della stanza di Tom per verificare che fosse lì dentro…ma le cose si ripetono ciclicamente nella mia vita!

Infatti come il giorno prima si spalancò la porta e io caddi di nuovo a terra! Però questa volta da parte di Tom ci fu solo una risata plateale e…anzi…mi aiutò ad alzarmi dal pavimento.

«Ahhh! Ma allora è un vizio spiarmi in camera!»

«A dire il vero non ti stavo spiando…volevo essere sicura che c’eri!»

«Tanto lo so che sei curiosa di sapere quello che faccio! Ma…perché sei qui?»

«Bè…ecco…non ricordi…che mi devi aiutare!»

«Se ti riferisci a ieri, io credo che la cosa possa bastare così! Mi sono divertito ad accettare la tua proposta…ma non credo che sia giusto continuare! E poi…da quello che ho provato su di me…sai baciare molto bene, anche se dici che non lo hai mai fatto. Secondo me mi hai detto una cazzata!» mi disse con tono malizioso e ammiccando.

«No…cioè…come sarebbe ‘basta così’?» Avevo capito bene o mi stava dando il benservito?! Insomma…come avrei fatto poi?!

«Io credo che sia una pagliacciata! E non ho intenzione di fare questi giochetti da bambini! Se la tua era una proposta per provarci con me…allora parla chiaramente! Ma se è la verità quella che mi hai detto…bè, allora direi che il gioco deve finire qui!»

«Pensi che ti ho detto una cazzata? Non è così! Se tu sei scemo che non ci arrivi, io non ci posso fare niente! Se la metti così mi licenzierò e tu sarai nei guai con Bill!» lo dissi con un sorriso un po’ teso sul volto e con le gote appena rosee per l’imbarazzo creato dalla situazione.

«Senti…pensi veramente che m’ importa qualcosa?! Le tue minacce non mi interessano. Sono da bambini! Sono stato al tuo gioco ieri, ma adesso basta! Se vuoi finire questo lavoro bacia il mio caro fratellino ed è fatta! Pensavo fossi più matura con il coraggio che tiri fuori per rispondermi a quel modo!»

Bè…devo ammettere che un po’ ci ero rimasta! Era come se avesse detto che mi aveva usata per divertirsi! Che infame! Però non ero tipo da concedergli questa soddisfazione.

«Bene…meglio! Però se vuoi un consiglio cerca di essere meno bastardo e approfittatore!» mi ero dovuta trattenere, la voglia di dirgli cose più pungenti era tanta.

Lui abbassò lo sguardo per un impercettibile secondo e poi disse qualcosa che mi colpì.

«Lo so, me lo dice anche Bill qualche volta…ma io sono fatto così! Prendere o lasciare!»

«Bè, a me importa poco!» anche io però ero un po’ bastarda.

«Certo che anche tu…se vuoi proprio che ti baci…possiamo divertirci in altro modo…» e di nuovo quel sorrisino divertito sul viso coperto in parte dalla fascia e dal cappellino. Penso che però quella volta volesse solo sdrammatizzare la situazione con quell’affermazione.

«No grazie! Ho ancora una certa dignità da difendere! Anche se quei soldi mi avrebbero fatto comodo per assoldare un killer ed ucciderti!» se non mi voleva aiutare era inutile stare tanto a pregarlo.

«Bè, se ti servono quei soldi allora prendili! Finisci il lavoro. E se è solo per timidezza una soluzione si trova.»

«E come, sapientone? Tu magari non sei mai stato insicuro, ma non tutti sono come te!»

«Bè, te l’ho detto…a quanto ho potuto sperimentare…non sei poi così timida. Un po’ tesa e imbranata, forse! Secondo me è questo il problema!» disse con un cipiglio di chi la sa lunga e ha molta esperienza.

«E come faccio a non esserlo? Queste sono le uniche cose che mi mettono a disagio!» gli chiesi con aria di sufficienza, sicura che non avrebbe trovato risposta alla domanda retorica che gli avevo rivolto.

«Un modo ci sarebbe…anzi…forse più di uno!» mi rispose cambiando espressione.

«E sentiamo grande genio…cosa proponi?»

«Mmm…uno sballo generale!» esultò per questa sua trovata, di cui però io non avevo capito niente!

«Cioè?»

«Cioè potresti perdere un po’ di freni inibitori…essere meno razionale! Che ne so…fumi

«Oh cielo, no!» gli dissi sconvolta. Odiavo le sigarette e tutto ciò che poteva essere fumato.

«Bè, allora niente cannetta…bevi?»

«L’acqua

«Santo cielo sei peggio di mamma! Ma non ti piace neanche lo spumante o la vodka o un liquore a scelta!»

«Sì, mi piace il limoncello…»

«Perfetto! Prima delle foto te ne bevi 3 o 4 bicchieri e vedrai che ti sentirai più leggera!»

«Ma dico! Mi vuoi far ubriacare?!» gli dissi un po’ sconvolta e con gli occhi strabuzzati. Avevo intuito più o meno dove voleva arrivare, ma non pensavo fosse così schietto.

«Ubriacare proprio no…ma un po’ brilla sarebbe la soluzione ai tuoi problemi.»

«Oddio! Che hai nel cervello?! Non mi sono mai ubriacata mai nella mia vita e dovrei farlo per delle foto?! Assurdo! Non ci penso proprio!» dissi molto indignata e orgogliosa della mia condotta sempre retta fino a quel momento.

«Fa un po’ come vuoi! La mia era solo un’idea. Adesso però devo andare a parlare con un tizio e risolvere il problema all’amplificatore della chitarra…perciò ti saluto!» e prima di andarsene mi diede un bacio a tradimento che io cercai di respingere con pochi risultati.

«Faffanculo Tom!»

«Ahh, era il mio addio! Non posso portarti a letto, altrimenti Bill si incazza!»

Ma guarda un po’ se dovevo incontrare un tipo così fuori di testa! In certi casi divertente, ma in altri decisamente volgare! Me ne andai pure io dalla sua camera un po’ schifata da quell’essere che aveva ostato tanto! Però i giorni per prepararmi a quell’evento erano sempre di meno e io dovevo trovare una soluzione al più presto.

 

La prima settimana di scatti fotografici finalmente finì e con mio grande sollievo avevo davanti una settimana senza impegni perché i Tokio Hotel erano in giro per il paese a guadagnare ancora soldi e a rendersi sempre più famosi. Nonostante tutto quello che era successo, mi piaceva ancora molto la loro musica e un po’ mi era dispiaciuto che non mi avessero invitata a vedere qualche concerto! Però…io dovevo pensare…pensare…pensare…pensare…a una soluzione. E mentre i giorni passavano…passavano…passavano…io cadevo sempre di più nella disperazione nera e densa che mi attanagliava la mente e ogni pensiero.

Il lunedì mattina della settimana successiva, molto silenziosamente, con Bill, raggiunsi il luogo dove avremmo fatto le foto e questa volta avevano scelto una galleria di quadri d’autore come set fotografico. Dopo che mi avevano truccata, pettinata e fatto indossare un abito bianco con gonna corta e tutta svolazzante e con due farfalle argentate che puntavano le spalline, andai in una stanza adibita a camerino e prendendo la mia borsa ne estrassi una bottiglia di limoncello.

Alla fine, non trovando soluzione, decisi di provare quello che mi aveva suggerito Tom e un po’ frettolosamente mandai giù due o tre sorsi di liquore…però se dovevo diventare un po’ brilla non bastava…e decisi di scolarmene mez-za bottiglia. Lì per lì mi venne solo un gran bruciore alla gola e per spegnere quelle fiamme mandai giù un sorso d’acqua, poi pian piano la mia testa divenne più leggera e tutti i miei pensieri svanirono rendendomi spensierata e felice. Dopo poco mi vennero a chiamare perché erano pronti per le foto e io un po’ bArCoLlAnTe raggiunsi il set. Quando vidi Bill vestito con un paio di jeans neri, una camicia marrone chiaro e la cravatta nera allentata…pensai che dopo tutto non sarebbe stato male baciarlo! In quel momento non me ne vergognai nemmeno, forse perché avevo così tanto alcool in corpo che nessun neurone poteva mandarmi impulsi di autocontrollo. Mi avvicinai a lui e Max ci disse di dare il meglio di noi.

«Bene ragazzi! E ora direi di dare fuoco alle polveri! Forza Peter Pan, agguanta Wendy alla vita e chinati verso di lei mettendo in bella mostra…il particolare disegno sulla tua deliziosa cintura d’orata

Avevo notato che Bill era un po’ in imbarazzo e un po’ indeciso sul da fare…così mi aggrappai al suo collo e portai la mia bocca…al suo orecchio.

«Non ti preoccupare…non essere teso. Non mi dispiace mica un bacio da parte tua! Sai quante volte avrei voluto farlo quando ancora ti seguivo in televisione?!» e poi sempre lentamente lo lasciai andare. Se fossi stata nel pieno delle mie facoltà non avrei mai pronunciato quelle parole! Mai!

Lui si allontanò dal mio volto, ma non troppo e un attimo dopo mi si era avvicinato con l’intenzione di baciarmi…almeno questo era quello che pensavo! Si avvicinò…ma con il naso alla mia bocca e poi inspirò profondamente. Ma che cavolo stava facendo? Ero brilla…ma questa stranezza assurda riuscì comunque ad arrivare al mio cervello e a dirmi che forse ancora una volta qualcosa era andato storto!

«Scusate tanto, ma per oggi non possiamo continuare!» lanciò un fulmine a ciel sereno, tanto che tutti ne vennero subito folgorati.

«Ma…Bill…cosa dici?! Se abbiamo appena iniziato?!» lo stesso Max ne era rimasto stupito. E anche io subito dopo gli rivolsi la parola.

«Perché? Che c’è?»

Lui si voltò verso di me e con un’espressione omicida sul volto mi rispose sottovoce, in modo che nessuno potesse sentire, ma con un tono arrabbiatissimo.

«Sta zitta! E non provare a fiatare ancora!»

I suoi occhi e le sue parole mi ferirono tanto che non seppi cosa rispondere. Mi aveva fatto paura quello sguardo che non gli avevo mai visto né in queste settimane né in qualsiasi foto o video che avevo a casa. Era arrabbiatissimo con me! Ma io ancora non ne capivo il motivo.

«E va bene Bill…se non ti senti bene possiamo rimandare a domani. Dopo tutto hai avuto una settimana difficile con il gruppo!» Max era intervenuto salvando tutto e tutti in corner.

Bill ringraziò tutti della disponibilità e poi mi afferrò per un braccio trascinandomi verso la macchina, senza nemmeno farmi cambiare l’abito! E cosa ancora più strana, non mi fece indossare i suoi occhiali, cosa che ormai era diventata un’abitudine per tutti e due. Saliti e partiti per la volta…di non so quale posto…chiesi spiegazioni.

«Ma che cavolo ti è preso

«Ma ti sei guardata?! Non riuscivi nemmeno a camminare! Ti sei resa ridicola e mi hai fatto rendere ridicolo con quella scusa che ho inventato al momento! Non so proprio cosa ti sia passato per la testa!»

«Ma che cazzo stai dicendo?»

«Pensi che non me ne sia accorto che sei ubriaca fradicia?! Non ti reggi in piedi, hai uno sguardo da drogata e il tuo fiato puzza d’alcool in modo schifoso! Nemmeno Tom si è mai permesso di presentarsi ad un concerto ubriaco! Come ti è venuto in mente di poter fare delle foto in queste condizioni?!»

Adesso avevo un po’ capito!

«E che sarà mai! Era solo per rendere la cosa più interessante!» Erano ancora gli affetti dell’alcool che mi facevano dire cose assurde che non pensavo. Normalmente avrei biasimato chiunque si fosse presentato come me al lavoro.

«Sta zitta! Certe cose sono intollerabili! Avanti scendi che entriamo in casa!»

«Io non prendo ordini da te!»

Ma nonostante la mia ostinatezza lui era più forte e mi tirò fuori dalla macchina facendomi entrare per forza in casa.

«Ma che cazzo vuoi…»

Ma non feci in tempo a finire la frase che un conato terribile mi colpì allo stomaco e dovetti correre come una pazza verso il bagno e vomitare tutto quello che avevo ingerito. Non capivo più niente, l’alcool ancora in circolo e i forti dolori mi avevano tolto qualsiasi forza tanto che dopo l’ennesimo conato stavo quasi per entrare letteralmente nella tazza del cesso…se una mano esile e al contempo forte, appoggiata alla mia fronte non lo avesse impedito! Bill era entrato nel bagno e mi stava aiutando come meglio poteva. Però io, riprendendo a mano a mano la ragione, mi vergognavo profondamente per il fatto che mi vedesse in quelle condizioni e soprattutto che mi vedesse vomitare.

«B…Bill…vattene!»

«No! Prima combini questo casino e poi vuoi che me ne vada?!»

«È che…che faccio…faccio schifo…»

«Bè, un po’ a dire il vero, sì. Ma Non ti devi preoccupare!»

«Allora…vattene! Non voglio…che mi vedi così!»

«Non dire cavolate! Se prima non ti aiutavo finivi nella tazza del cesso!»

«Così…mi sarà…da lezione!» e un altro conato mi venne su.

«Non ti lascio così! E poi sai quante volte ho dovuto assistere Tom quando era pure più ubriaco di te?!»

«Ma…lui è tuo fratello!»

«E che centra?! Non ti lascio da sola! Però domani voglio sapere come e perché ti sei ridotta in questo stato!»

«Vedi…io…»

«Ho detto domani! Non farmi incazzare ancora!»

«Scusa.» e ancora sforzi di stomaco.

«Però adesso basta. Non hai più niente nello stomaco. Cerca di rilassarti un po’, o ti verrà sempre di più da vomitare!»

«Io…non ci riesco…» e ancora tentai di tuffarmi dell’acqua del water.

«Sì che ci riesci!»

E detto questo mi prese per la vita e, levandomi di peso da sopra la tavoletta, mi fece sedere per terra insieme a lui con la testa e la schiena appoggiate al suo torace. Non capivo più niente…ero imbarazzatissima all’idea di essere appoggiata a Bill…soprattutto pensando che fino a qualche tempo prima ero una delle sue fan. Ero così tesa che mi venne ancora la nausea, ma Bill non mi lasciò andare e anzi mi strinse ancora di più sulle spalle per non farmi male allo stomaco già abbastanza provato.

«Ti ho detto di no! Resisti e vedrai che passa!»

Io non trovai altra soluzione che fidarmi di lui e infatti gli sforzi di stomaco si ridussero minuto dopo minuto. E trovavo sempre più rilassante la vicinanza di quello spilungone enormemente arrabbiato con me fino a pochi minuti prima! Se mi avesse visto mia cugina ci sarebbe rimasta di sasso! Io così vicina a Bill…neanche nei sogni! Però il motivo che mi aveva portato a tutto ciò mi faceva arrabbiare all’inverosimile! Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca? Che ero una fuori di testa (nel senso peggiore del termine) e che non ero affidabile, visto che avevo mandato a puttane un intero giorno di lavoro! Mi vergognavo profondamente delle mie azioni e ammiravo Bill che nonostante tutto mi stava vicino e mi aiutava dopo quello che gli avevo combinato.

«Visto che ci sei riuscita.» mi disse con la sua voce suadente e calda di quando canta.

«Scusami tanto! Io…ti ho rovinato la giornata!»

«Ti ho detto che non voglio sapere niente adesso! Forza, ti porto a riposare adesso.»

E scostandomi da lui, con un po’ di fatica, mi prese in braccio e mi portò in camera sua.

«No! Sono pesante! Ti verrà un’ernia! Non…»

«Così la prossima volta ci penserai due volte prima di ridurti in questo stato! Adesso ti porto in camera mia che è più vicina…altrimenti mi devo fare tutto il corridoio e allora si che mi verrebbe un’ernia!»

«OK.» seppi solo dire questo, profondamente colpita dalla sua gentilezza e disponibilità nonostante avessi mandato in fumo una giornata di lavoro a tutti. Pochi passi e mi adagiò sul suo letto a due piazze.

«Va meglio?»

«Sì. Ma così si rovinerà il vestito. Devo toglierlo.»

«Va bene, aspetta che ti vado a prendere il tuo pigiama.» e corse verso la mia stanza, o meglio la stanza degli ospiti.

«Tieni. Ce la fai da sola?»

«Sì! Certo che sì!» gli dissi con una voce un po’ troppo alta. Ma che gli veniva in mente?!

«Guarda che non volevo provarci con te!»

«Ah, bè era logico! Lo avevo capito!» certo non volevo che lui pensasse male di me e della mia testa bacata. Così chiuse la porta alle sue spalle e poco dopo rientrò con in mano una tazza fumante di .

«Bevilo che ti farà bene! Quando mi ubriaco mi fa sentire molto meglio dopo.»

«Ah, così anche tu ammetti che lo hai fatto!»

«Bè, cosa credi, non sono mica un santo! La differenza è che non lo faccio sul lavoro!» mi disse sarcasticamente.

«La stessa cosa me l’ha detta Tom!»

«Tom? Che centra?»

«Bè, niente!» mi affrettai a dire; forse un po’ troppo frettolosamente.

«Adesso puoi anche mentirmi…ma dopo voglio la verità.»

Non avrei potuto mentire con lui, non se lo meritava dopo tutto quello che aveva fatto per me. Ma per adesso andava bene così. Finii il tè e su consiglio di Bill mi feci una lunga dormita che fu decisamente un toccasana per il mio corpo molto provato. Ad affrontare Bill ci avrei pensato poi.

N.A. Devo dire che è stata una fatica fare sto capitolo...e comunque non ne sono molto convinta. Ma spero che vi piaccia lo stesso! Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato una recensione e chi ha letto solamente! Ogni commento mi fa pensare a quello che scrivo e mi aiuta in questa avventura (anche quelle che criticano in un certo senso la mia storia). spero di riceverne altre per questo capitolo! Ciao a tutti e grazie.

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Capitolo 10
*** E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità? ***


E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità?

E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità?

 

«Tom?! Fratello degenere dove cazzo sei finito?!» Bill stava cercando da un pezzo l’altra sua metà, ma questo sembrava sparito nel nulla…quando sentì la porta di casa spalancarsi e chiudersi con un forte tonfo. Poteva essere solo lui che trattava le porte in questo modo! Così si precipitò verso le scale e, scendendo al piano di sotto, lo vide che armeggiava con la sua chitarra sempre protetta dalla custodia.

«Tom! Dov’eri finito?!»

«Sono andato ad aggiustare il problema acustico della mia chitarra! Perché?»

«Ti devo parlare. A proposito di Siria.»

Si accomodarono sul divano e iniziarono quella che si prevedeva una lunga chiacchierata fra fratelli.

«Che c’è? Dal tuo tono sembra una cosa seria.»

«E lo è! Oggi si è sbronzata al lavoro!»

«Cazzo! Dai non ci posso credere!» Era indeciso se ridere o prendere la cosa sul serio…ma la sua vena ironica prevalse e si mise a ridere sguaiatamente.

«Non pensavo potesse fare una cosa del genere! Anche se l’ho suggerito io! Ahhhhhhhh!» Erano stati sempre sinceri tra di loro e per Tom non fu un grosso problema dirgli quello che aveva fatto.

«Che vuoi dire Tom?»

«Bè…diciamo che era un po’ agitata per le foto, come penso ti eri accorto anche tu…e così le ho consigliato di provare qualche bicchierino di alcool per non essere tanto tesa…ma da quello che mi hai detto sembra che ci abbia preso gusto! Ahhhhhhhhh!»

«Tom?! Ma un consiglio così le dovevi dare?! Si è proprio ubriacata! Pensa che non la smetteva più di vomitare!» Bill non era arrabbiato con Tom, in fondo era Siria che doveva essere più matura di lui e non fare quella cazzata.

«Ahhhhhhhh! Poveretta! Mi sa che non si era mai sbronzata in 19 anni!»

«Smettila di prenderla in giro! Mica è come te che ogni festa è una buona scusa per scolarti litri di champagne! Ma…perché è venuta proprio da te? Insomma…poteva parlare con me…in fondo sono io che ci devo fare le foto insieme! E comunque se era solo per il fatto che si sentiva agitata…»

«Bè…io di preciso non lo so…dovresti chiedere a lei!»

«Mmm…Tom lo sai che non riesci a renderti credibile con me! Ti conosco meglio di chiunque altro…forse…anzi sicuramente, meglio di mamma e tu cerchi ancora dopo 18 anni di mentirmi?!»

«E va bè, Bill! Potevi fare finta di crederci! Non è che non ti voglio dire i cazzi miei…però questi sono affari di una bella signorina!»

«Tom! Non mi piace che ci provi con una che lavora con me! Non è professionale!»

«Ma io mica ci sto provando! Faccio solo constatazioni personali! Non è che sei un po’ geloso di lei? Dai fratellino…dimmi che te la faresti volentieri!»

«Tom! Non dovevi neanche dirlo! Lo sai che quando lavoro con una persona cerco di essere professionale! Anche se il fatto di doverla baciare…non mi dispiace più di tanto!» e un sorrisino un po’ imbarazzato apparve sul volto truccato di Bill.

«Ah! Ma allora non ti è indifferente!» gli disse il fratello puntandogli il dito contro.

«Va bè dai…non è brutta, anche se lo vuole sembrare a tutti i costi! Ma quando Dave la sistema diventa un’altra persona! E poi il suo carattere forte e autoritario…secondo me è un po’ come te: corazzato fuori e timido dentro (anche se tu sei pure stronzo fuori)!»

«HEI! Io non sono timido per niente e…bè, forse stronzo sì, però questo piace alle donne!»

«Ma se quando ti piace veramente qualcuna devo essere io quello che fa da intermediario per fartela conoscere!»

«Ma dai! Quello succedeva a 10 anni! Piuttosto, dov’è la tua modella?»

«Di sopra in camera mia che dorme.»

«Beccati! Ne hai approfittato mentre era sbronza!» il sorriso di Tom si allargò a 32 denti.

«Scemo! No! Era la camera più vicina al bagno! Figuriamoci vomitava come una fontana!»

«Che schifo! Ma se quando mi sbronzo io mi lasci da solo come un cane!»

«Poverino! Con tutte le volte che ti sei ubriacato ormai non mi fai nemmeno pena! Lei invece l’ho vista subito che non c’era abituata, non potevo lasciarla da sola!»

«La prossima volta le consiglio di fumarsi una canna così te la puoi portare a letto senza tanti problemi!»

«Tom! E basta! Non me la voglio portare a letto!» disse Bill al fratello cercando di essere serio e professionale.

«Non fare tanto il santarellino con me! Come tu conosci me, io conosco te!

Aspetta, aspetta, aspetta! Non è che ti inizia a piacere sul serio!? Se è così capisco perché non ci hai ancora provato! Che bello Bill, ti ci vuole proprio una bella storia d’amore! E poi considera che lavora con te e che quindi è costretta a seguirti per lavorare…e che quindi non sarà una cosa a distanza…e che quindi…» Bill fermò i pensieri detti ad alta voce del fratello alzando le mani all’altezza del suo viso e intimandogli di farlo parlare.

«Aspetta, aspetta, aspetta! Non fantasticare troppo! Non mi sono innamorato e tanto meno ho intenzione di impegnarmi con una collega, perché comunque la cosa finirebbe fra 3 mesi quando sarà finito il servizio fotografico! E lo sai che le cose con scadenza le odio!»

«Però non ti farebbe male una storia d’amore! L’ultima che hai avuto è finita…mmm…più di 2 anni fa e da allora oltre che rifiutare di innamorarti, le notti che hai passato con una ragazza non sono state molto frequenti…almeno che non fossi talmente sbronzo e la fan di turno ci provasse spudoratamente! Comunque mi sa che prima della fine del suo contratto di lavoro un bacio vero ve lo scambiate…e da lì…» iniziava di nuovo a fantasticare con la mente e a farsi i filmini.

«Pensane un’altra Tom! Io vado, che stare a sentire a te è inutile a volte!»

«E dove vai?»

«In camera…» non aveva finito di dire la frase che già se ne era pentito amaramente.

«Ah…in camera…» Tom lo disse con sguardo ammiccante e voce melliflua.

«Ma vaffanculo!» e Bill a passi veloci salì le sCaLe per andare a vedere se Siria si era svegliata e stava meglio.

In effetti ero già sveglia da qualche minuto e quando Bill entrò in camera, sicuro che stessi ancora dormendo, si meravigliò un po’ di vedere che stavo già molto meglio.

«Allora, come stai adesso?»

«Grazie Bill! Sto meglio…» e alzando gli occhi su di lui gli dissi «…senti, mi dispiace per oggi…»

«Avevo detto che mi avresti raccontato domani cosa fosse successo…ma sembra che i rimorsi di coscienza siamo molto forti. Allora vuoi dirmi che ti è preso?» mi si avvicinò e si sedette sul letto vicino a me che ancora ero riscaldata dalle morbide coperte.

Certo non potevo proprio dirgli quello che mi era passato per la testa e tanto meno che…ma se prima di venire lì avesse parlato con Tom…adesso saprebbe tutta la verità…ma se…meglio sondare il terreno…

«Bill…vedi Tom non centra niente…»

«Lo so! Mi ha detto che l’idea dell’alcool te l’ha suggerita lui, ma non mi ha voluto dire qual era il tuo problema! Ha detto che avrei dovuto chiedere a te!» Lo disse con aria scocciata, come se non gli andasse a genio il fatto che Tom non aveva rivelato i suoi inciuci con me. Naturalmente io fui immensamente felice che per un volta Tom si fosse dimostrato più maturo di quello che sembrava in realtà. Certo mi ero ripromessa di dire a Bill la verità…ma ero sotto l’effetto degli alcolici e perciò quella promessa l’avevo fatta quando non ero in grado di intendere e di volere. Una mezza verità andava più che bene! Era come vedere il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto! Se gli avessi detto tutta la verità l’imbarazzo non mi avrebbe più permesso di guardarlo negli occhi!

«Allora? Sto forse aspettando che tu ti inventi una bella scusa credibile!»

«No! Però non so come dirtelo…» e adesso che cazzo mi inventavo?!

«Dillo e basta! Non so se odio di più i giri di parole o i silenzi!» Cavolo come era spazientito…ma del resto era comprensibile visto la figuraccia che gli avevo fatto fare al lavoro.

«E va bene…io…tu…bè insomma mi fa schifo baciarti!» Oddio cosa gli avevo mai detto! Che mi faceva schifo! Certo che una scusa più bella me la potevo inventare! La sua faccia non si scompose più di tanto…forse perché era già incazzato con me prima che gli dicessi quelle cose.

«Ah.» fu il suo unico commento.

«Bè, tu hai detto che non ci dovevo girare intorno…ma comunque non è che mi fai schifo nel senso…»

«Sta zitta!»

«Hei, Bill calmati…non volevo offenderti…io volevo dire che…»

«Che sei come tante altre! Che ti fa schifo baciare un’altra donna, come dicono che sono! Che ti faccio schifo perché sono truccato e mi vesto come una donna!» si era decisamente infuriato! Avevo combinato un pasticcio e volevo rimediare.

«Ma no…è solo che…»

«Tu, sai guardare solo le apparenze! Ma se ti fa più piacere vedere che sono un ragazzo stronzo e bulletto come credete che deve essere un “vero ragazzo” eccoti accontentata!» Cavolo se si era incazzato! E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità? Istintivamente chiusi gli occhi, ma quando sentii i miei polsi bloccati da lui sopra le coperte li riaprii di scatto. In tempo per vederlo che con impeto si impossessava delle mie labbra nonostante io cercassi di fare l’impossibile per levarmelo di dosso. All’inizio non avevo realizzato cosa volesse fare, ma quando con forza e un po’ rudemente riuscì a catturare le mie labbra, spalancai gli occhi. Non ci potevo credere che Bill Kaulitz potesse fare una cosa del genere. Cioè intendo con me! Come si permetteva!? Forzò le mie labbra serrate e entrò prepotentemente con la lingua e lo capii distintamente quando la mia sfiorò il suo pearcing. Era un bacio addirittura più brutto di quello che mi aveva dato Tom qualche giorno prima: senza sentimento e con la voglia di sopraffare una persona. Ma io questo non lo potevo accettare…non potevo accettare che un ragazzo si comportasse così con me, per niente al mondo! Così recuperato un po’ di auto controllo reagii a quel bacio e a quel ragazzo che adesso era veramente diventato schifoso. Gli morsi prima il labbro e poi vedendo che non demordeva la lingua. Lui si staccò subito da me facendo una faccia sofferente e uno sguardo accusatorio, come se non avessi dovuto fargli uno sgarbo del genere.

«Faffanculo Kaulitz, sei tu che non hai capito un cazzo e sono io che dovrei essere incazzata! Adesso si che mi fai schifo! Io non ho mai pensato al tuo aspetto esteriore! Anzi mi piaci pure fisicamente! È solo che…insomma per me baciare qualcuno non è uno sport, come invece sembra lo sia per te! Sei uno stronzo Bill! Tuo fratello è un angioletto in confronto! Sei un scemo e cretino!» Mi ero incazzata di brutto e gli avevo pure sputato addosso dalla foga di dirgliene quattro. Lui rimase un po’ spiazzato da quella mia reazione, ma subito l’offesa di prima gli ritornò alla memoria.

«E allora che cazzo volevi dire con “Mi fai schifo”?» mi lasciò i polsi e incrociò le braccia al petto in una posa da offeso. Io mi misi seduta sul letto cercando di assumere una posa imponente per incutergli un po’ di timore.

«Che non mi piace baciare o essere baciata a comando! Mi fa schifo un bacio finto! E poi chi mi assicura che non hai la mononucleosi o qualche altra cosa lasciata in regalo da una delle tue fan!? In fondo se sei un puttaniere come ora penso tu sia…» E va bè quella della mononucleosi me l’ero inventata sul momento…però era un buon motivo adesso che ci pensavo. Bill dopo la mia sfuriata era veramente rimasto di stucco e se non avevo visto male forse era un po’ arrossito per la vergogna del gesto che aveva fatto. Io ero incazzata come lo era lui due minuti prima e i miei occhi erano ridotti a due fessure che lo scrutavano di sbieco. Adesso che mi avrebbe detto? Lui con sguardo basso sembrava immerso nei sui pensieri e non mi degnava più di alcuna attenzione!

«Stai forse pensando ad una scusa plausibile per il tuo comportamento di un attimo fa? O forse aspetti che mi metta a piangere come una fontana per dirmi che ti dispiace e cavartela solo con una consolazione improvvisata? Ma te lo puoi scordare che sia un’oca così scema!»

«No! Non voglio inventarmi nessuna scusa plausibile…il mio comportamento è stato cretino e da scemi! Io sono subito saltato alle conclusioni e…»

«Almeno abbi la decenza di scusarti guardandomi negli occhi!»

«Hai ragione! E pensare che odio quando qualcuno mi parla e non mi guarda negli occhi!» e con un gesto che mi aveva fatto pena, alzò i suoi occhi marroni contornati di nero sui miei e solo in quel momento notai che era veramente dispiaciuto per quello che aveva fatto. Quasi quasi mi era sembrato che fossero un po’ lucidi.

«Scusami! Di solito non mi comporto così. E pensare che odio quelli che arrivano subito alle conclusioni senza lasciare finire di parlare l’altro. Sono io che questa volta ho guardato alle apparenze! Se vuoi rompere il contratto sei libera di farlo…in fondo non credo che tu voglia ancora essere baciata da me!» disse le ultime parole con un mezzo sorriso che sapeva d’amaro e con gi occhi spenti sempre rivolti ai miei. Io d’altro canto avevo capito che si era pentito veramente…quel poco che avevo imparato di lui in quelle settimane, era che non sapeva fingere tanto bene e che le sue emozioni trasparivano in modo impressionante. Del resto una persona capace di farti emozionare così tanto quando sale sul palco e inizia a cantare, deve per forza aprire se stesso a chi lo ascolta! La musica vera in fondo non è fatta di compromessi, è sincera! Però io adesso che avrei dovuto fare? Il bacio non mi aveva sconvolto più di tanto…ma il suo comportamento sì! E lui in quel momento lui si aspettava una mia risposta.

N.A. Allora...cosa ne pensate di questo capitolo? A me è piaciuto e ho cercato di farlo parecchio intenso! Adesso la parola spetta a voi! Oggi mi sento in vena di ringraziare i miei lettori uno per uno visto che ho un po' di tempo.

smokeygirlIn effetti si sa che Tom è un po'...come dire...originale!
alice94: In questo capitolo Bill non è poi così dolce! Diciamo che ho voluto tirare fuori la sua parte oscura che poche volte ha mostrato al pubblico! Ma poi la sua sensibilità è comunque ritornata fuori.
PuCiA: Spero che il Bill che ho descritto in questo capitolo non ti abbia sconvolto più di tanto...ma avevo voglia di mostrare un lato del suo carattere diverso dal sorriso che vediamo tutti i giorni.
silviacecy: Sono felice che ti sia piaciuto. Spero che anche questo capitolo non ti abbia deluso.
Westminister: Anche in questo capitolo ti è piaciuto Bill? Spero di sì! XD
Quoqquoriquo: Mi piace che qualcuno ha il coraggio di criticare a questo mondo! E soprattutto mi hai fatto notare delle cose che mi erano sfuggite. Comunque per la storia del limoncello, sai come si dice, quando uno non ha mai bevuto non ha la misura di dove può arrivare e Siria diciamo che ha voluto esagerare! poi per quanto riguarda gli stati d'animo dei protagionisti, devi anche comprendere che è una storia e che in fondo un po' di licenza letteraria me la prendo anche io. Certo forse sono poco verosimili...ma non è per giustificarmi (anzi forse un po' sì XD) ma è la mia seconda ff! E comunque in questo capitolo ho cercato di aggiustare un po' le cose! E per quanto riguarda "dorata" è un piccolo errore di battitura, può succedere! Comunque grazie di avermi fatto notare queste cose. Mi raccomando continua a recensire che non mi dispiacciono le critiche, se devono essere fatte! Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto di più!
PillyePuMotta: Che ne dici di questo imprevisto? Era scontato? Grazie del complimento! Spero che tia sia piaciuto anche questo!
selina89: Mi fa piacere che ti sia piaciuta! Scusa se ci ho impiegato un po' ad aggiornare!

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Capitolo 11
*** Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi? ***


Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi?
Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi?

 

«Bill?! Hai finito?! Ti muovi?! Guarda che Max ci riempie di botte se non ti sbrighi!»

«Arrivo, arrivo! Lo sai che per me i capelli sono importanti!»

«Ma muoviti! Saranno due ore che te li fai sistemare!» poi lo vidi arrivare in gran pompa, come sempre vestito di tutto punto e pronto per l’ennesimo set fotografico.

Erano passate ormai altre due settimane e io ancora ero lì con lui a fare foto tra una tappa e un’altra del loro tour. Ero costretta a seguirli in tutte le tappe, sempre pronta ad un eventuale pomeriggio da passare sul set fotografico. Se all’inizio poteva sembrare eccitante…ora era diventato stressante, proprio come mi avevano detto! E con le paranoie di Bill, sui suoi capelli la mattina, era ancora più snervante!Alla fine avevo deciso, seppur faticosamente, di sorvolare su quell’episodio del bacio e di andare avanti con il lavoro. Dal canto suo Bill si scusò ancora tutti i giorni per una settimana intera, finché non gli dissi che se la doveva finire! Già il giorno successivo al bacio mi aveva riempito di cose: un cellulare, un computer, vestiti di ogni genere, insomma tutto quello che accennavo solo di volere me lo ritrovavo il giorno dopo! Devo dire che era diventata una cosa insopportabile e così gli dissi che doveva smetterla di comportarsi da leccaculo e ritornare normale! ...lui sorrise debolmente e per l’ultima volta mi chiese di nuovo scusa.
Poi le foto con li bacio si fecero ugualmente, anche se con molto imbarazzo da parte di tutti e due, ma del resto era lavoro anche quello!

Avevo parlato di nuovo con i miei e con mio padre la lotta fu aspra e dura: non voleva proprio che lasciassi per così tanto tempo e per una cosa come la moda, lo studio…ma alla fine ha dovuto cedere anche perché pure lui da giovane era andato in Germania per un anno in cerca di lavoro! E quindi se lo aveva fatto lui…non vedevo perché non potevo farlo io! Così lo misi a tacere e ottenni il suo tacito consenso.

Però la cosa che avrebbe sconvolto di nuovo la mia vita in pochi mesi doveva ancora arrivare…

 

Dopo il primo mese di scatti fotografici l’aria frizzantina primaverile rendeva Bill ancora più lunatico e paranoico, tanto che George, Gustav e Tom, spesso e volentieri si defilavano lasciandomi in balia del “bambino” più vanitoso e problematico di capelli del mondo!
Quel giorno ci aveva impiegato ben due ore per il parrucco e quando uscì fuori dal camerino, Dean sembrava sfinito! Poverino, chissà cosa aveva passato? Per quanto lo odiassi mi faceva tanta pena in quel momento!
Vicino a me c’era una vasca piena di fango perché Bill e compagnia bella dovevano fare degli scatti simili a quelli per l’album Zimmer 483 da pubblicare su non so quale rivista. Finito con me sarebbero arrivati anche gli altri e avrebbero cominciato a sporcarsi di nuovo col fango per la gioia disperata di Bill e dei suoi capelli.
Ma dopo due foto di numero con me…si era già scusato per andare a prendere la bomboletta di lacca lasciata su un tavolo lì vicino, per sistemarsi le ciocche di capelli che a suo parere si erano sottratte al suo controllo.
Agguantata la bomboletta si posizionò di fronte allo
specchio e…
dalla fantomatica bomboletta di lacca uscì fuori qualcosa di più simile ad uno
sbocco sangue!
Iniziai a ridere così forte e di gusto che mi dovetti piegare in du-e per il mal di pancia e con me tutti quelli dello sfuff. Era una scena più rara che unica vedere Bill che a momenti si prendeva un infarto guardando allo specchio la sua ciocca
rossa, quasi fosse un alieno
Credo che dopo lo shcok iniziale, capì subito che avevo scambiato le bombolette della lacca e di uno spray
rosso per fargli uno scherzo. Infatti si girò con uno sguardo assassino verso di me con tutta l’intenzione di congelarmi…anzi incendiarmi con dei dardi di fuoco che partivano dai suoi capelli!

«Eddai Bill…non te la prendere! Era uno scherzo per toglierti un po’ tutte quelle paranoie che ti fai la mattina prima di iniziare! Pure il Dean non ne poteva più che quasi quasi mi faceva pena! In fondo…è stato divertente! In fondo…va via solo lavando i capelli! Ma che faccia che hai fatto! Eri veramente sconvolto! AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!»

Poi lo vidi sorridere leggermente e mi rilassai un po’ (di sicuro aveva capito lo scherzo e ci stava ridendo pure lui!). Mi si avvicinò abbastanza rapidamente…forse un po’ troppo rapidamentedecisamente troppo rapidamente! E superandomi mise le mani sul secchio di
fango e me lo rovesciò addosso!
Adesso mi ritrovavo tutta sporca di
fango dalla testa ai piedi, tanto che stavo per scivolare sui tacchi se non mi fossi appoggiata ad una colonna lì vicino.

«Adesso però devi vedere la tua di faccia! Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

Maledetto Bill si era vendicato! Però lui aveva solo una ciocca di capelli colorati, non era tutto zozzo come lo ero io adesso! Questa me la doveva parage!

«Stronzo! Ma guarda come mi hai conciata! E stavo pure per fare uno scivolone!» Così mi abbassai e lentamente mi sciolsi i sandali con il tacco e…subito dopo averli tolti mi lanciai verso di lui afferrandolo e sporcandogli i vestiti con la mole impressionante di fango che mi si era appiccicata addosso!

«Maledetta! Sei riuscita a fregarmi!» Mi disse dimenandosi come un serpente cercando di liberarsi della mia presa e cercando di sporcarsi il meno possibile! Ma ormai eravamo praticamente uguali in quanto a lerciume.

«Ma dai! Adesso siamo pari! E poi è stato divertente…guarda come ridono tutti! No?»

Mi scostai un po’ da lui per vedere la sua reazione e quello che vidi fu un meraviglioso sorriso che si dipinse sulle lue labbra.

«Sì! È stato divertente! E poi…»

«E poi?»

«No, niente.» chissà cosa voleva aggiungere? Ero troppo curiosa! Tanto curiosa da insistere ancora per sapere cosa volesse dire!

«Eddai! Ormai hai iniziato e devi finire! No puoi lasciare le frasi a metà!»

«Ma quanto sarai insistente?!»

«Tanto!»

«Volevo solo dire che finalmente ti fidi di nuovo di me.» Cacchio non mi aspettavo che tirasse di nuovo fuori quell’argomento e come di riflesso-osselfir mi staccai subito da lui quasi il suo corpo fosse diventato lava e l’imbarazzo prese di nuovo il sopravvento. Meno male che a tirarmi fuori da quella situazione imbarazzante ci pensò Max.

«Allora clown! Finito il divertente spettacolino? Ci avete fatto ridere veramente…però abbiamo perso tempo e ora che siete in uno stato pietoso credo proprio che solo una doccia può salvare il duro lavoro che ci attende oggi! Perciò…DI CORSA NEI BAGNI A LAVARVI!»

«Ma…lavarci qui!? In questo posto squallido?» Si lamentò Bill.

«Sì! E senza tante storie…se non vuoi che pubblichi la tua foto da dio del sole son i capelli rossi

«Come sarebbe?» chiese Bill un po’ allarmato.

«Ho scattato proprio una bella foto…al tuo nuovo look! Vuoi vedere?»

«No grazie! Mi vado a lavare che è meglio!» E prendendomi per mano mi portò nei bagni dei quel locale.

«Aspetta un attimo!»

«Allora…ci sono 3 docce perciò tu prendi quella di destra e io quella di sinistra. Gli asciugamani ce li portano fra due secondi!»

«Sì, ma io non faccio la doccia qui! Non ci pensare minimamente! E se poi entra un maniaco?»

«Ma che maniaco e maniaco! Mica c’è Tom!»

«Ma…ci sei tu! Chi mi dice che non possa essere tu il maniaco?» gli feci notare per prenderlo un po’ in giro e fare due battutine.

«Capisco…vai a chiamare Erica e dille di venire a controllare che non esca prima di te dalla doccia!» mi disse con sguardo basso e colpevole, come se gli avessi di nuovo rinfacciato il suo bacio poco carino, rivangando il passato.

«Ma dai Bill…scherzavo!» Gli dissi per sdrammatizzare la situazione che si era venuta a creare.

«No! È giusto! Valla a chiamare.»

«Ma no! Dai…l’hai detto tu poco fa…io mi fido di te!» Gli dissi convinta…anche se poi così tanto non lo ero.

«Guarda che per me non è un problema, in fondo quello che ha sbagliato sono io! Non…»

«E falla finita! Non sono certo una che non ha il coraggio di dire in faccia alla gente quello che pensa! Se non mi fido di te non avrei avuto nessuno problema a chiamare Erica anche se non me lo dicevi tu!» Bè, un po’ di dubbi ce li avevo, ma sapevo che era pentito del bacio che mi aveva dato un mese prima e ero intenzionata a dargli un’occasione.

«E va bene!» così dicendo entrò nella doccia vestito e chiuse la tendina.

«Ma che fai? La doccia vestito?»

«Ma no! Mi levo i vestiti qui dentro! Tanto fanno schifo e così si lavano pure loro! E poi non c’è il problema di chi entra per primo dentro la doccia!»

«Giusto! Non ci avevo pensato!» gli dissi entrando nella doccia pure io.

«Vedi che sono un genio?!»

«Sì, solo quando ti si connette il neurone che non pensa ai suoi capelli disastrati!»

«Non è vero! E allora tu...che usi i tuoi miliardi di neuroni per fare scherzetti al sottoscritto e farmi prendere un colpo?! Dovresti usare meglio la tua intelligenza se è vero che ce l’hai!»

«Spiritoso! Io almeno qualcosa di concreto lo faccio…tu riesci solo a lamentarti per la pettinatura!»

«Ma sentila…vorrei vedere te con questo problema…»

«…esistenziale?!» finii io per lui.

«Sei insopportabile a volte, lo sai?!»

«Però sono simpatica!»

«E come no!»

«Eddai Bill…di la verità!»

Ma la conversazione tra noi due venne interrotta dallo sbattere di una porta e da una trafelata Erica annunciava l'imminente impazzimento del mio telefono cellulare aveva iniziato a squillare.

«Ma Erica…sono nuda!»

«Prendi questo!» E mi lanciò dentro un telo bagno delle dimensioni di un lenzuolo. Io me lo misi addosso e uscendo risposi al cellulare credendo che fossero i miei genitori.

«Pronto?»

«Siria dove cavolo sei? E cosa stai facendo? È più di un mese che non ti sento e che non ti vedo? Ma insomma dove cavolo ti sei cacciata?! E non mi rifilare la scusa che sei all’estero per studio, perché non ci credo! Capito?!»

Una vocina squillante e parecchio arrabbiata mi era improvvisamente entrata nelle orecchie e ci mancò poco che non mi si rompesse un timpano. Era mia cugina, quella pazza che mi aveva portato al concerto maledetto! Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi? E pensare che mi ero così tanto raccomandata ai miei genitori di non dire in giro dov’ero e cosa stessi facendo!

«Ciao anche a te! Ma come hai fatto a…»

«…rintracciarti? Ho visto un bigliettino sul tavolo da cucina dei tuoi genitori con su scritto il tuo nome e un numero di cellulare che non era il tuo! Così mi sono insospettita e ho provato a chiamare…e a quanto pare ci ho preso!»

«Ma pensa te! E io che da quando ho il cellulare non mi sono mai presa l’impegno di impararmi a memoria il numero…l’hai fatto tu!»

«Per forza con tutte le volte che ho provato a chiamarti e lo trovavo sempre spento! Allora…mi vuoi dire che cavolo succede?» Mi chiese ancora più incalzante.

«Niente sono in Francia per studio come ti hanno detto!»

«NON DIRE CAVOLATE! So perfettamente che me lo avresti detto se andavi a studiare fuori! E poi questo numero segreto non me la racconta gusta! Allora? Voglio la verità?» il suo tono era autoritario e non ammetteva repliche.

«Chi è?» mi chiese Bill ancora dentro la doccia.

«Ho sentito una voce maschile che ha parlato in tedesco! Dove cavolo sei?» non sapevo più che fare! Aiuto!

«emm…vedi…io…»

«Sputa il rospo!»

«Sono in Germania! E sto lavorando!»

«Cosa? In Germania?! E non mi hai detto niente?! Magari hai pure incontrato i Tokio Hotel!»

«Beh…ecco…»

«Nooooooo! È…cioè è…vero allora!»

«Ma no! Cioè…senti è una cosa complicata e estremamente riservata!»

«Benissimo! Dimmi dove e domani sono lì da te così mi spieghi cosa sta succedendo! Studio o lavoro non mi interessa cosa stai facendo!»

«Ma che ti sei ammattita?! Non posso! Mi uccidono se porto una fa…» oh cazzo, mannaggia a me! Adesso sì che me sa sarei ritrovata il giorno dopo in albergo!

«FAN?!!!!! Allora è vero che hai conosciuto i Tokio Hotel!»

«Beh…ti prego lo dico solo a te, ma tu devi giurarmi che non lo dirai a nessuno! Promesso!»

«Ci sto assolutamente! Spara!»

«Lavoro per Bill Kaulitz come modella e lo affianco in un servizio fotografico per Dior! Adesso non posso dirti di più ma…»

«CAZZO! Non ci credo quasi! Ma veramente?»

«Sì! Ma ti prego non dirlo a nessuno! E abbassa la voce!»

«Tranquilla! Mi fai conoscere Tom domani?» Mi chiese supplicante.

«COSA?! Ma…»

«Eddai! Me li devi far conoscere i Tokio Hotel! Non fare la spilorcia! Mi dicevi sempre…che li avremo conosciuti insieme e adesso…» Accidenti come mi sentivo in colpa! Era vero quello che stava dicendo! Ci dicevamo sempre che se mai li avesse conosciuti una, anche l’altra ci sarebbe stata!

«Ci avrei sommesso che me lo avresti chiesto! E con la scuola, come la mettiamo?»

«Tu non ti preoccupare, per Tom questo e altro!»

«Ma…comunque devo chiedere prima il permesso a Bill per…»

«Chiedermi il permesso per cosa?» Era già uscito dalla doccia con l’asciugamano addosso e io non avevo sentito neanche un rumore, così presa com’ero a discutere con la mia cuginetta Irene!

«Ma chi è? Mi sembra Bill!»

«Sì, ci hai beccato!»

«COSAAAAA!!!» Mi gridò nelle orecchie.

«Sì, stai zitta che glielo chiedo se puoi venire per uno o due giorni qui!» le dissi a bassa voce.

«Si va bene sto muta come un pesce!»

«Senti Bill…è mia cugina al telefono…non so come ha fatto a rintracciarmi…però…»

«Perché non la fai venire qui con te qualche giorno?» Cavolo, mi aveva sorpreso! Aveva detto di sì ancora prima che gli facessi la domanda! Evvai, mi mancava molto mia cugina e mi faceva piacere fare due chiacchiere con lei!

«Davvero, Bill?» gli chiesi con punto interrogativo stampato negli occhi.

«Sì, così hai qualcuno con cui parlare un po’, che non sia uno squilibrato…aspetta com’era…paranoico dei capelli!»

«Grazie Bill!...Irene…ha detto di sì!»

«Ahhhhh! Non vedo l’ora di vederti e di vedere loro!»

«Se…loro non io!»

«Ma va! Lo sai che mi manchi!» mi disse così dolcemente che a momenti mi veniva una carie fulminante per il troppo zucchero che di aveva messo.

«Vai all’aeroporto domani e troverai un biglietto prenotato a mio nome che ti condurrà diritto diritto da me! Però adesso devo andare o Max mi uccide! Ciao! E non dire a nessuno dove sono e cosa sto facendo!»

«Sì, ci vediamo domani!Non preoccuparti! Non vedo l’ora! Ciao!»

E chiusi la chiamata.

N.A. Allora finalmente riesco ad aggiornare! l'esame non è andato poi così bene (almeno credo, perchè il voto non lo so), ma l'importante è che l'ho passato di sicuro anche se con un voto non particolarmente eccezionale! Spero che il capitolo vi sia piaciuto con il ritorno della cugina2 (sembra il titolo di un film)! Fatemi sapere cosa ne pensate, perchè ho qualche dubbio che mi attanaglia su quello che ho scritto.

Sono in vacanza e perciò ho tempo per ringraziarvi uno per uno:

Ladynotorius: Mi fa piacere che continui a leggere e che ti piaccia! Danke.
smokeygirl: Sono contenta che ti sia piaciuto! E per la croncaca io non pagherei miliardi per toccare Bill...ma per cantarci insieme una volta forse sì!
_PuCiA_: Bè, in fondo Bill è molto affascinante e persino Siria non è poi completamente indifferenete! Chissà se prima o poi pure lei ci farà qualche pensierino...non esatamente casto! XD
PillyePuMotta: Be, forse non ti aspettavi un Bill così perchè siamo abituate a vederlo sempre perfetto e sorridente...ma anche lui è un ragazzo normale e come dice parecchie volte, è molto più simile a Tom di quanto sembri esteriormente. E comunque basta vedere la scena che ormai ha fatto il giro del mondo: quando alza i medi e manda a quel paese Tom che gli sta rompendo le scatole di prima mattina! Divertentissimo! Ahhhhhh!
Westminister:Penso che ti ho un po' delusa con questo taglio improvviso, ma mi sembrava più dinamica una cosa del genere...e poi da quando arriverà la cuginetta Irene se ne vedranno di belle! Tutte quelle che ho tagliato qui! Non so se mi sono spiegata...
Quoqquoriquo: Mi fa molto piacere che il precedente capitolo ti sia piaciuto! Mi ero impegnata veramente molto, sopratutto a dipingere Bill come un normale ragazzo nella sua vita dietro le quinte e devo dire che ne ero abbastanza soddisfatta pure io! Continua a recensire e a farmi sapere cosa ne pensi! 
>FaBy<: Sì, lei è rimasta...ma con Bill qualche diffidenza rimane comunque! E poi adesso vedrai che succede...
selina89: Grazie della comprensione! Ho così tante cose da fare! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo! Fammi sapere se il taglio che ho dato alla storia in questo fa schifo o ci può stare!
alice94: Prima richiesta accontentata (lei non è andata via)...ma per la seconda non so... Vedremo se scatterà o no qualcosa tra i due! Anche se...
Gufo: grazie dei complimenti! Mi fa piacere che vi sia piaciuto Bill così come l'ho dipinto! E non preoccuparti non mi dispiace a prepararmi pisicologicamente! AHHHHHH!
Mirokia: Scusa se non ci sentiamo spesso...ma gli impegni mi sommergono ogni giorno di più! Tu un po' mi conosci e perciò...è sufficinete che ti dica grazie e credo che tu possa capire quello che intendo senza dilungarmi in smancerie che non mi si addicono!XD

E a tutti auguro un buon Natale e mando i miei più cari auguri, sperando che siate felici così senza che speriate che Babbo Natale vi porti doni inutili e senza senso! Perchè la "felicità è desiderare tutto quello che si ha"! Non vi faccio gli auguri di buon anno perchè vi prometto che ci risentiamo prima! Ciaoo


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Capitolo 12
*** Può essere che gli piace?! ***


Può essere che gli piace?!

Può essere che gli piace?!

«Ma esattamente chi stiamo aspettando?» mi chiese Tom appena sceso dalle nuvole.

«La cugina di Siria! Te l’ho già detto un milione di volte!» gli rispose spazientito Bill.

«Finalmente due ragazze che viaggiano con noi! Sai Tom la tua sola presenza era fastidiosa…figuriamoci con altri due ragazzi sempre fra i piedi! Ahhhhhhh!»

«E con questo cosa vorresti dire Georg?!» gli rispose Mr.”sono il più figo del mondo” con un tono abbastanza offeso, ma Georg non replicò alla provocazione (forse per non scatenare una delle loro solite scaramucce prima dell’arrivo di mia cugina Irene).

Tuttavia prima che Tom potesse incalzare la dose, si fermò, davanti all’albergo dove alloggiavamo per quei due giorni, la solita macchina nera con i finestrini oscurati che usavano i ragazzi nei loro spostamenti. Appena si aprì la portiera dal lato passeggeri comparve subito una chioma di capelli rIbElLi e castani e un secondo dopo i miei occhi incrociarono quelli azzurri di una persona con la quale ne avevo passate davvero tante. Io uscii subito dall’albergo per andare a salutarla e lei mi si avvinghiò talmente forte che credetti di venire soffocata da quell’abbraccio (mi sa che in tutti questi anni non si sia resa conto che è cresciuta più di me!).

«Ehi! Piano! Mi soffochi! Dai smettila…altrimenti non ti faccio conoscere i Tokio Hotel!» e appena sentì quel nome ritirò immediatamente le sue lunghe braccia.

«Ma davvero li conosci?!» Mi chiese al limite della commozione.

«Intanto…ciao: anche io sono felice di rivederti! Ma dico…non mi vedi da più di un mese e non mi saluti neanche?! Sono o non sono più importante di quei quattro scapestrati?!»

«Ma sì…infatti ti ho abbracciato forte forte forte! Però lo sai che dopo di te, vengono loro! E poi scusa…ma che sta succedendo? Per telefono non ci ho capito molto! E poi come cavolo hai fatto a pagarmi un biglietto così caro?!» mi disse con una faccia molto perplessa.

«Sì…in effetti non ti ho spiegato molto! Ma se entriamo dentro ti faccio conoscere veramente i Tokio Hotel e ti spiego tutto!» la rassicurai con un sorriso.

«Ma…allora…è vero!» Gli occhi fra un po’ le uscivano dalle OOrbite dall’emozione.

«Sì! Ma ti prego…promettimi che non ti metti a piangere, che non salti addosso a Tom, che non farai la timida oltre il solito, che non dirai cazzate, che non gli chiederai subito un autografo, che…»

«Senti, fammeli conoscere o l’unica cosa che ti prometto è che mi prende un infarto per l’attesa!»

«Ahhhhh! Ok! Allora andiamo, ci aspettano nella sala colazioni.»

E con lei che fra un po’ mi rom-peva un braccio per la tensione che aveva accumulato, mi diressi verso la sala colazioni. Una volta arrivate la presa sul mio braccio divenne oltremodo potente, tanto che dovetti scollarmela di dosso per non rischiare di dovermi ingessare il braccio.

«Allora ragazzi, vi presento mia cugina Irene! Irene, loro sono Georg, Gustav, Tom e Bill! Ma credo che già li conosci bene i loro nomi!» e dopo la mia breve presentazione ognuno di loro si alzò dal proprio posto per stringerle la mano e farla accomodare alla tavola vicino a me.

«Sono molto contenta di conoscervi!E…»

«Scusatela è un po’ in imbarazzo. Sapete è una vostra fan di vecchia data e…ha la camera tappezzata di vostre foto! Persino sul soffitto! Vero?» dovevo un po’ allentare la timidezza che la stava len-ta-men-te uccidendo.

«Sì! Ma anche te sei una loro fan!»

«Sì, ma non ho mai avuto la camera tappezzata di poster! Ahhhhhh!»

«Gli unici poster che circolano in giro sono i miei! Di sicuro è di me che ha la camera tappezzata!» e ti pareva che Tom non doveva uscirsene con una delle sue!

«Bè, in effetti…parecchi sono tuoi!» Oddio! E da dove le era uscita tutta sta spavalderia?! Alla faccia della timidezza!

«Che vi avevo detto!» ecco di nuovo il Tom saccente. Ma mia cugina non poteva fare ancora una volta la ragazza timida?! Proprio doveva dare ragione a Tom?!

«Ma smettila! Non sarà invece perché ogni volta che uno di noi fa delle foto tu ci vuoi sempre essere?!» accidenti, quando Gustav parlava e prendeva in giro Tom erano dolori per lui! Evviva Gustav, fagli abbassare la cresta (anzi ragliagli i rasta)!

«Ma no dai! Li ho di tutti voi! Solo che forse ce ne è qualcuno in più di Tom visto che suona molto bene la chitarra! Ma siete tutti e quattro bravi!»

«Diciamo che tra tutti, ti piace Tom!» Disse Georg un po’ malizioso.

«Ma no! Cioè dire che a me piace Tom…allora è come dire che a Siria piace Bill! Diciamo che è il mio preferito senza togliere niente a nessuno!» Lei lo disse così, candidamente. Ma l’imbarazzo che provai io fu oltre l’immaginabile.

«Non è vero che mi piace Bill! Che vai dicendo! Questa te la sei inventata adesso!»

«Ma dai! Se mi dicevi sempre che il tuo preferito era Bill!»

«“Il mio preferito”: che parolone! Dicevo solo che canta bene. E basta!»

«Se se…qua secondo me non ce la racconti giusta! Ah, adesso che mi ricordo…ecco perché quella volta mi hai chiesto se potevo darti lez…»

«Tom! Sai…mia cugina esagera un po’ quando dice le cose! L’avrò pure detto che il mio preferito è Bill…però senza Gustav, Georg e…te (anche se mi costa un po’ dirlo)…i Tokio Hotel non esisterebbero! Ognuno di voi è importante!» accidenti a loro! A tutti e due! Ma mia cugina non poteva stare zitta! E Tom doveva proprio ricordarsi della storia delle lezioni di…(adesso mi fa quasi ribrezzo pensare che gli avevo chiesto un favore del genere!)

«Come sei carina! Grazie!» mi disse Gustav.

«Ma è vero! Ognuno di voi è un grande!» e con questo avevo messo a tacere Tom. Non mi andava proprio che quella storia ritornasse a galla. E non so perché…ma non volevo che Bill ne venisse a conoscenza: era già imbarazzante lavorare con lui, figuriamoci se sapeva tutta la storia del bacio! Mi sarei sotterrata!

«Ragazze…ci ha fatto molto piacere conoscervi, ma stasera abbiamo un live e visto che sono le 10 passate dobbiamo proprio lasciarvi per andare a fare il sound-ceck…» poi si rivolse a me «…Siria, per oggi niente foto. Ho già avvertito io Max…e…a sì…se volete potete venire tutte e due al nostro concerto stasera! Ci farebbe piacere! Naturalmente avrete i posti d’onore riservati. Che ne dite?» era ora che mi chiedessero di venire ad un loro concerto! Dopo quello della scommessa non li avevo più visti dal palco. Guardai mia cugina che subito mi fece gli occhioni da cerbiatta.

«Ma sì, ci piacerebbe venire!»

«Bene allora ci vediamo stasera. Ciao!»

Io e Irene passammo tutta la mattinata e il pomeriggio a raccontarci cosa era successo all’una e all’altra in questo mese e io le raccontai cos’era successo al concerto dopo che avevo tentato di andarmene, della sommessa e del lavoro con Bill; lei mi raccontò della scuola, di come si era insospettita non sentendomi più nemmeno per telefono e soprattutto di come era rimasta scioccata alla notizia che conoscevo i Tokio Hotel di persona.

«Ma dai! Li ho conosciuti e ti assicuro che sono ragazzi normalissimi…forse quello un po’ meno normale è Tom!»

«Certo! È il mio Tommino! Lui è fuori dal comune!» mi disse con occhi sognanti.

«Fuori dal comune per essere grezzo, rompipalle e con un solo neurone al posto del cervello!» la corressi io.

«Ma…a me è sembrato simpatico! E poi hai visto bene com’è carino

«Sarà pure carino…ma se vuoi un consiglio non dargli troppa corda o si monta ancora di più la testa!»

«Però lui è Tommino mio!»

«E basta! Lo so da un pezzo che ti piace…ma ti assicuro che non è come sembra! Quindi stagli lontana!»

«Ah…mi dimenticavo che tu sei pazza per Bill! Bè, è carino…però Tom è più figo!»

«Oddio! Non dire mai una cosa del genere di fronte a loro! E poi non è vero che sono pazza per Bill! Mi piace come canta…ha stile nel vestire…ed è diverso dagli altri…ma non sono pazza di lui!»

«Ma se quando ascoltavamo le loro canzoni e guardavamo i loro video dicevi sempre “Bill è bellissimo”…”Bill è bravissimo”…”magari mi fidanzassi con Bill”…per non dire altro!»

«E va bè…quando non lo conoscevo! Adesso…»

«È diverso da come pensavi?!»

«Non è che sia molto diverso…però…qualche lato del suo carattere, che tiene sempre nascosto alle interviste, esiste. Al pubblico si presenta sempre ordinato, sorridente e felice, ma non sempre è così e capita anche a lui di perdere le staffe.»

«Bè, ma credo sia normale! Anche Tom non penso sia tutto quello che dicono i giornali!»

«No! Lui è proprio così! Se non peggio!»

«Davvero?»

«Te lo assicuro!»

«Mmm…forse non gli stai molto simpatica e lui non sta molto simpatico a te!»

«Su questo ci puoi scommettere!»

«Io non ci credo che è uno che pensa solo a fare sesso e a rimorchiare!» mi disse un po’ scocciata.

«Mmm…se ne sei convinta…credici finché puoi.»

«Non ti è mai andato molto a genio Tom! Invece per Bill…ma non c’è proprio niente tra voi due?»

«No! Ed è l’ultima volta che te lo dico! Adesso forza che dobbiamo prepararci per il concerto!»

«Ah sì! Che mi metto? Sono partita un po’ di fretta e non ho molte cose con me!»

«Tranquilla! Basta che ti metti un paio di jeans e una maglietta! Mica andiamo al gran galà!»

«Eddai, aiutami! Voglio essere carina! Mi fai la piastra alla frangetta?»

«Ancora con Tom vero?! E va bene siediti che ti sistemo io!» le dissi mostrandole la sedia di fronte allo specchio della mia camera d’albergo.

«Ma…che genere di foto hai fatto con Bill?»

«Ho dovuto indossare orribili vestiti di Dior e fare semplici foto in posa! Niente di più!»

«Ah…me le fai vedere?»

«Adesso non le ho con me! Ce l’ha Max, il nostro fotografo, ma quando le stamperà te le farò vedere volentieri!»

«E perché per stasera non ti metti uno di quei vestiti? Scommetto saresti bellissima!»

«Ma che dici?! Primo, ti ripeto che è un concerto e non un party con George Clooney; secondo, lo sai perfettamente che non mi piacciono le gonne e le metto solo ed esclusivamente per le foto; terzo, non devo essere bella per nessuno!»

«Ma dai! Fatti bella per Bill!»

«Scordatelo! E non dire più una parola su questo argomento! Non mi piace Bill!»

«Va bene, va bene.»

«Sarà meglio! Fatto. Adesso vestiti che mangiamo una pizza al volo e poi ci facciamo portare al concerto!»

Fu molto bello il concerto e insieme ad Irene mi divertii un casino, certo i suoi occhi andavano spesso e volentieri a cercare la figura di Tom, ma la cosa di cui mi stupii era che anche Tom spesso e volentieri si girava verso la nostra postazione alla sinistra del palco. Che ci provasse con Irene? Strano, non era esattamente la ragazza dei suoi sogni…ma per lui basta che respira una ragazza per essere abbordabile! Meno male che fra uno o al massimo due giorni ritornava a casa, dovevo stare attenta che non cadesse nella sua rete del ragno per poco.

Finito il concerto mia cugina volle assolutamente raggiungere la band nel backstage perché voleva complimentarsi con loro (e credo soprattutto con Tom).

«Siete stati bravissimi! Tutti!» si complimentò lei con i quattro.

«Grazie Irene! Ci fa piacere!» rispose come al solito gentilmente Gustav.

«Però di la verità…il più bravo sono stato io!» Ma perché il Signore gli aveva dato il dono della parola?!

«Bè, sei stato bravo anche tu, Tom!» Evvai! Risposta gentile e diplomatica con quel “anche”! Brava Irene!

Ma lui la squadrò da capo a piedi con un mezzo sorrisetto provocatorio per fermare lo sguardo nel suo e fissarla così intensamente che a me vennero i brividi (di ribrezzo). Lei al contrario sembrava abbastanza a suo agio e gli rivolse anche un timido sorrisino, quasi ci fosse una sorta d’intesa tra quegli sguardi. Poi Tom le si avvicinò pericolosamente e altrettanto pericolosamente le rivolse la parola.

«Vorresti venire al party del dopo concerto?» Sconcertante! A mia cugina quasi le si mozzò il fiato quando lo vide vicino…figuriamoci ad un invito così! Ma dopo il primo attimo di black-out si riprese.

«Sì.» con un filo di voce. E a quel punto era ora che intervenissi io in sua difesa.

«No invece! Hai solo 16 anni e finché sari qui sei sotto la mia responsabilità! Non ti permetto di andare da sola al party!» il suo visino prese una piega triste.

«Invece di sbraitare tanto, se proprio vuoi controllarla, vieni anche tu!» mi rispose a tono Tom.

«No! È il party di quelli che hanno lavorato per la buona riuscita del concerto, noi non centriamo niente!»

«Ma dai! Siria! Che ti costa venire!» mi supplicò Irene.

«Ho detto di no! E adesso forza a dormire che è mezzanotte passata!»

«Non sembra che hai 19 anni! Piuttosto ne dimostri 80 da come parli! Assomigli a una vecchia suocera!»

«Vaffanculo Tom!»

«Io voglio andarci!» si lamentò con più convinzione mia cugina.

«Quando avrai 18 anni! Adesso no!»

«Ma…»

«Dai, non ti preoccupare! Ci vediamo domani!» Non ci stava proprio bene una risposta del genere sulla bocca di Tom! Ma sembrò convincere Irene a seguirmi nella nostra camera e a non replicare più. Anche perché mise su un muso lungo tre metri e nemmeno mi rispose quando le augurai la buona notte. Per tutta la notte non riuscii a dormire pensando alla faccia sconsolata della mia cuginetta e mi vennero così tanti sensi di colpa che già alle sei di mattina ero scesa nella sala colazioni e aspettavo che iniziassero a servire qualcosa per affogare in un mare di tè e brioche. Ma poco dopo vidi che anche Gustav era sceso per la colazione e si accomodò al mio stesso tavolo.

«Ciao! Come mai già in piedi?»

«Potrei farti la stessa domanda!» gli risposi un po’ acida.

«E anche di cattivo umore! Che è successo? Qualche litigio con tua cugina?»

«Peggio! Non mi parla da quando ieri le ho detto che non volevo andasse al party! Non mi ha più rivolto la parola.» gli dissi un po’ tristemente.

«Bè, secondo me hai fatto bene. Cioè, non è che non volevo veniste con noi, però lei è minorenne ed è anche giusto che non possa fare tutto quello che vuole. Anche io ho avuto dei limiti dai miei genitori e, anche se qualche volta ho trasgredito, mi hanno fatto crescere.»

«Sì, però adesso è arrabbiatissima con me. Sai, conoscere Tom è da un po’ di tempo il suo sogno nel cassetto e adesso che ha la possibilità di farlo, io non glielo permetto! Sarebbe frustrante per chiunque!»

«Ma non c’è molto da fidarsi con Tom!» mi disse scherzosamente.

«Ma no! Non è di lui che non mi fido (cioè forse un po’ sì), ma di lei! Con questo fatto che ha la possibilità di conoscerlo veramente, non capisce più niente! Sarebbe capace di saltargli addosso!»

«Ahhhh! Carina l’immagine di una fan che salta addosso a Tom! Ma…quindi cosa vorresti fare adesso?»

«Boh, vorrei darle la possibilità di conoscerlo, però vorrei pure tenerla d’occhio e impedirle di commettere sciocchezze. Ma non so come fare!» la mia testa stava letteralmente
s c o p p i a n d o con tutti questi dubbi.

«Perché non vai insieme a loro in un posto…che so…in una discoteca o in un locale!»

«Per fare il terzo incomodo? No grazie! E poi si capirebbe che è una cosa organizzata da me! Non capisco perché Tom ci provi così tanto con lei? Non può lasciare perdere?»

«Può essere che gli piace?! E comunque potresti portare Bill con te! Così non sembrerebbe una cosa programmata!»

«Bill?! Non ci verrebbe mai! Perché non ci vieni tu con me?» gli chiesi supplicante.

«No! Per carità! È una cosa tra cugine e fratelli! Non mi voglio proprio immischiare!»

«Sei cattivo Gustav!»

«E poi io ho da fare! E per una volta che non devo avere tra i piedi i due gemellini e mi posso divertire da solo ne approfitto! Anzi sai che ti dico? Io e Georg stasera, visto che non abbiamo un concerto in programma, ci andiamo a divertire al casinò qui vicino! Perciò parla con Bill e vedi di convincerlo ad aiutarti (anche se credo non ti sarà difficile), ché non lo voglio tra i piedi a piagnucolare che sarebbe meglio spendere i solidi in vestiti e manicure!»

«Ma…»

«Niente ma! È deciso! E grazie anche da parte di George per la serata libera! Ci fai davvero un favore!»

E come era arrivato se ne andò chissà dove senza nemmeno fare colazione. Accidenti, mi aveva incastrato per benino! Però era una cosa sensata da fare, un consiglio utile (a differenza dei consigli di Tom che fanno più danni che altro!)

Mi alzai pure io senza aspettare la colazione e mi fiondai davanti alla camera di Bill.

Toc Toc

«Chi è?»

«Sono Cappuccetto Rosso!» gli risposi scherzosamente.

«Chi?»

«Ma dai, sono Siria!»

«Ah, entra sono già vestito e profumato.» girai la maniglia della porta ed entrai nella sua lussuosissima suite. Quando diceva che non me ne avrebbe più date di più belle della sua, non scherzava!

«Ciao!»

«Ciao. Senti devo chiederti una cosa.»

«Dimmi!»

«Vedi…ieri sera Irene se l’è presa parecchio perché non l’ho mandata con voi al party…e quindi volevo un po’ rimediare!»

«E ti serve il mio aiuto!» mi disse con sorriso di chi ha già capito cosa deve fare.

«Sì! Pensavo di andare in un locale o in una discoteca io, te, Irene e Tom. Così sarà felice e non mi terrà più il muso. Allora ci stai? Inoltre dovresti dirlo anche a Tom che se glielo dico io mi sbrana viva! E non deve sembrare una cosa tanto costruita!»

«Altro da chiedere?»

«No!»

«Farò questo sforzo. Però non devi venire vestita come prevedo farai!»

«Pensiero contorto…ma l’ho capito, e ti chiedo che differenza faccia?»

«Bè, ho una certa reputazione da conservare! Ti faccio questo favore se tu ti fai vestire, pettinare e truccare come voglio io!»

«Questa è una vera e propria minaccia! Non pensavo ti premesse così tanto la tua immagine da ricattarmi in questo modo!»

«Non si vede che ci tengo alla mia immagine?!» disse ironicamente.

«Sì, pure troppo! E va bene ci sto…ma…scordati qualsiasi tipo di gonna, taglio e tinta capelli, qualsiasi straccetto che non copra minimo il 50% dal collo in giù! Chiaro?»

«Cristallino! A Tom ci penso io e per il resto ci vediamo alle 10 p.m. nella mia camera, così non dovrò spostare trucchi e roba varia!»

«Ok! Lo faccio solo perché è mia cugina! Allora a stasera.»

«Aspetta! Pomeriggio si lavora. Perciò dopo pranzo fatti trovare nella hall dell’albergo. Ciao!»

«Ok. Ricevuto il messaggio. Ciao!»

Era fatta: l’incontro avuto solo nei sogni stava per diventare realtà! Speravo solo che andasse tutto liscio.

N.A. La cosa inizia a farsi complicata con l'entrata in scena della cugina che sconvolge le cose! Vi assicuro che nel prossimo capitolo ne accadranno di cose! Già ho in mente un po' di cose! Credo non mi sia venuto poi così male il capitolo, ma voglio come sempre conoscere la vostra opinione.Ringrazio chi ha letto e chi ha recensito! Grazie!

Clodie: Se devo confessarti una cosa, l'ispirazione della cugina l'ho presa proprio dalla mia cuginetta! E in linea di massima è proprio come la descrivo, anche se forse qualcosa del suo carattere mi sono permessa di accentuare (in fondo il personaggio è mio e ci devo mettere qualcosa in più)!
selina89: Grazie per tutti i comlimenti! Sei riuscita a mettermi un po' in imbarazzo! Comunque sono contenta che ti piaccia!
Westminister: Sai non ho descritto il servizio fotorgafico del bacio perchè non era poi così importante ai fini della storia e ho preferito eliminare una parte che a mio parere poteva diventare pesante. Ma aspetta che prima o poi...
silviacecy: Non importa se non hai recensito l'altro capitolo! L'importante è che non ti dimentichi di me!
Gufo: Bè, come si intuisce Siria non è una che si scandalizza per poco, anche se certe cose la mandano in crisi (come il bacio fotografico), ed è per questo che non si scandalizza più di tanto quando vede Bill in asciugamano. Per il resto ti ringrazio e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
smokeygirl: Come sempre grazie di aver lasciato un commentino! Piccolo ma sempre puntuale!XD
angel94: Grazie mille! Sai, a dire il vero prendo ispirazione da diverse cose che accadono a me nella vita reale, agli altri che me le raccontano, dalla tv, da internet, dai libri e da tante altre cose; poi ci metto un po' della mia fantasia ed è fatto il gioco! Anche se a volte l'ispirazione se ne va e diviene difficile produrre qualcosa di sensato! Ma speriamo che fino alla fine di questa storia non mi abbandoni!
Eka 90: Sono contenta che hai lasciato un commento! E spero che il capitolo non abbia deluso le tue aspettative! Ciaoo
Ladynotorius: Grazie come sempre per aver lasciato un commento! Però non morire che alla fine della storia c'è ancora un po' di tempo e vorrei che arrivassi in fondo, 'till the end!
alice94: Bè, non è successo niente perchè Siria non si lascia scandalizzare per così poco! E comunque le doccie erano separate! Ma chissà che non succeda qualcosa più avanti...magari alla festicciola che sta organizzando! Grazie per i complimenti!

E a tutti Buon Annno! Per un 2008 che ci porti i Tokio Hotel in Italia più spesso e che ci faccia impazzire alle 3 date italiane del loro tour, ma anche tane cose belle al di là di quei quattro geni della musica! Ciaoo e a presto!

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Capitolo 13
*** Sei per caso geloso?...Può darsi! ***


Sei per caso geloso?...Può darsi! Devo chiedere umilmente SCUSA per aver scritto Georg  con la "e".  Me l'hanno fatto notare e  non so come sia potuto succedere! Mi sa che è il computer con la correzione automatica, accidenti alle cose teconologiche che non sono intelligenti! E meno male che rileggo quello che scrivo minimo 3 volte prima di pubblicare! Che figuraccia! Cercherò di eliminare questo errore dai capitoli successivi e ancora una volta mi scuso immensamente! So quanto può dare fastidio leggere il proprio nome scritto male! Mi dispiace per gli altri capitoli che ho già pubblicato, ma credo che non si possa fare nulla! E pensare che dei Tokio Hotel Georg è il mio preferito dopo Bill! :-(


Sei per caso geloso?...Può darsi!

Toc Toc

«Avanti!»

Un po’ titubante entrai nella stanza di Bill e richiusi la porta dietro di me. Era stata una giornata stressante: le foto, mia cugina che sprizzava allegria da tutti i pori per l’imminente serata e il martellante pensiero di cosa avesse in mente quello svitato di un riccio spinoso.

«Ciao.»

«Ciao! Allora…con tua cugina come va?»

«Mmm…credo che avrebbe anche potuto uccidermi dall’ intenso abbraccio che mi ha dato. Era così contenta che si è subito messa a prepararsi mentre io la supplicavo di stare calma! Ma…dimmi…come diavolo hai fatto a convincere Tom

«Beh…non è stato poi così difficile! E comunque conosco un paio di suoi segreti che ogni tanto rispolvero per farlo cedere ai miei voleri.» mi disse con aria di sufficienza.

«Ah, capisco. Ma…Dean? Non mi dire che è in ritardo?! E chi la sente poi mia cugina?! Quella non vede l’ora!»

«Non c’è Dean! Perché ci dovrebbe essere?» mi disse con aria sorpresa.

«Ma come!? Non eri tu quello che aveva una certa reputazione da salvare e mi ha ricattato se non mi fossi vestita, truccata e pettinata come volevi tu?!» gli ricordai molto sarcasticamente, pensando che mi stesse prendendo in giro.

«Appunto! Come voglio io! Che centra Dean?» quello che vedevo sul suo viso non era un sorrisino diabolico?! Vero, che non lo era?! Nooooooo!!!

«Cioè…non ci sto a capire un tubo! Vuoi spiegarmi cosa stai combinando?» Forse…e dico forse…una mezza e terrificante idea su quello che aveva in mente ce l’avevo. Ma avevo preferito fare la finta tonta, se non altro per evitare una figuraccia nel caso in cui le mie supposizioni fossero state sbagliate.

«Beh, Dave lavora con noi per il progetto Dior…per il resto non centra niente.»

«E quindi…nonon mi dire che hai in mente di…» pronunciai quelle parole len-ta-men-te, quasi impaurita dalla possibile risposta di lui.

«Ti vesto, ti sistemo i capelli e ti trucco!» lo disse con aria sognante e allegra che quasi mi stava venendo il voltastomaco a vederlo così sorridente e falsamente allegro. Iniziai a ripetermi che era per una giusta causa e che dovevo sopportarlo ancora per un po’.

«Oddio! Mi sento male al solo pensiero di diventare come te!» e nel parlare mi portai una mano alla fronte in segno di demoralizzazione e sconforto.

«Mica ho detto che ti farò uguale a me! Questo è il mio stile, ma lo so che a te non piace. Perciò non preoccuparti…non ci andrò pesante!»

«E con questo vorresti dire che sai dell’esistenza di altri colori oltre il nero?!» gli chiesi con aria scettica.

«Ehi! Guarda che se mi ci metto sono meglio di Dean! Chi credi mi truccasse e mi pettinasse prima di avere uno stuolo di persone che mi fanno bello!?»

«Modesto!»

«Beh, lo facevo io! E tutt’ora, quando non sono impegnato per il lavoro, mi faccio tutto da solo!»

«Che brava bambina! Così fai risparmiare soldini alla mamma!»

«Eddai! Non prendermi per il culo! È vero!» mi disse un po’ scocciato dalle mie battutine canzonatorie.

«Mmm…mmm…mi fido più di Dean.» fu la mia lapidaria risposta mentre me ne stavo già andando. Ma lui con uno scatto raggiunse la porta e si frappose fra me e lei, impedendomi il passaggio.

«Fidati di me. E poi se voglio farmi una linea di vestiti devo fare pratica si qualcuno!»

«Certo! Ma non su di me.» gli risposi a questo punto seria e un po’ infastidita dalla sua insistenza e cocciutaggine.

«Prometto che non esagero…e che se non ti piace…potrai venire alla festa come ti pare! Allora…ci stai?»

Sembrava più un invito per cose indecenti…ma l’argomento versava più su moda e look. La proposta era buona: potevo lasciarlo fare…e poi girare i tacchi e farmi gli affari miei!

«Ok, va bene. Però, se alla fine non mipiace, promettimi che posso andare a cambiarmi.»

«Grande! Per un’ora sari la mia bambolina.» mi disse contento, come a un bambino che ha perso il suo giocattolo e poi lo ha ritrovato.

«Frena! Io non sono la bambolina di nessuno! Lo faccio solo per mia cugina e per farti smettere di stressarmi la vita!» gli ribadii puntandogli un dito contro.

«Va bene, va bene. Dettagli. Però adesso vai nel mio bagno personale: troverai dei vestiti che ho scelto appositamente per te.»

«Ammazza! Come ti sei preparato in anticipo!»

«Spero solo che ti vadano bene.»

Mi allontanai da lui e mi rifugiai in bagno chiudendo la porta a chiave. Mi voltai e vidi ordinatamente piegati su un piccolo tavolino di vetro dei vestiti: un paio di pantaloni abbastanza attillati rossi con le cuciture nere, un corpetto semplice nero con le cuciture rosse, una giacca corta in pelle a maniche lunghe nera, un paio di autoreggenti rosse accompagnate da biancheria intima rigorosamente nera. Alla faccia che non gli piaceva il nero! Però in un angolo…nascosta al mondo intero (ma non a me)…scorsi La Cintura Rossa Con I Doppi  Buchi che avevo sempre visto su di Bill e non avevo mai trovato nei negozi! Finalmente una cosa che mi piaceva e che mi aveva messo di buon umore, tanto da non essere poi così scocciata ad indossare quella roba. Prima di tutto girai la chiave del bagno in modo che il buco della serratura fosse coperto (non si sa mai!) e poi iniziai ad indossare, non senza poco imbarazzo, la biancheria intima. Fortuna che le mutande erano vere mutande e non fili interdentali (non che mi piacessero i mutandoni della nonna, però odiavo veramente tutto ciò che si chiamava perizoma o tanga o qualunque forma di intimo che me li ricordasse!) e il reggiseno era senza spalline, ma confortevole (del resto doveva solo sopportare solo una seconda!). Poi, dopo le calze, infilai i pantaloni che (devo ammettere) mi stavano che erano una meraviglia! Con il corpetto ebbi un po’ di difficoltà visto che era la prima volta che ne mettevo uno, ma la mia testardaggine vinse ancora una volta. Infine la giacca e la cintura davano un tocco elegante e allo stesso tempo “figo” al mio aspetto. E sì, Bill ci aveva azzeccato!

«Allora? Fatto?» sentii dall’altra parte della porta.

«Sì! Arrivo.» e aprii la porta.

«Caspita, sono un genio della moda!» mi urlò compiacendosi di se stesso e squadrandomi dalla testa ai piedi.

«Adesso non ti lodare troppo! E piuttosto sbrigati per il resto, che siamo già in ritardo!» gli dissi sbrigativa per evitare che mi facesse un’altra radiografia e mi mettesse in imbarazzo.

«Ok. Siediti qui sulla sedia.» feci come mi aveva detto e lui. Con una abilità che mi stupì non poco, iniziò a farmi una coda alta su un lato della testa lasciandola ricadere sulla mia spalla sinistra con qualche ciuffo che sfuggiva all’elastico e mi incorniciava il viso. Poi prese un altro elastico rosso con due nastrini attaccati alle estremità e lo legò sopra il precedente lasciando che le due fasce si intrecciassero un po’ con i miei capelli.

«Adesso chiudi gli occhi.» mi intimò quasi, mentre prendeva un pennello e i sui trucchi. Io sentivo solo le sue mani morbide e curate che sfioravano il mio viso così delicatamente che quasi mi addormentai al suo tocco. Per un attimo pensai che se avesse voluto baciarmi non avrei opposto resistenza, così imbambolata com’ero alle sue inconsapevoli carezze. Ma cosa andavo pensando!? No, non andava bene!

«Finito! Girati e dimmi sinceramente se ti piace.»

Mi girai lentamente e…accidenti che figa che ero diventata! Aveva ragione quando diceva che se ci si metteva era anche più bravo di Dean! Dalla sorpresa per un attimo sgranai pure gli occhi, gesto che a lui non sfuggì per niente.

«Allora ti piace!»

«Beh, potrei anche decidere di uscire così!»

«Allora è un sì?!» mi chiese tutto speranzoso.

«Sì! Sempre che non ti sia dimenticato le scarpe! La nuova moda dei piedi scalzi non mi piace molto.» lo punzecchiai sarcastica.

«Ce l’ ho! Eccole.» mi rispose prontamente porgendomi un paio di scarpe rosse di vernice lucida con tacco da 10. Cosa?!!! Tacco da 10!!!! Ma era impazzito?! Voleva farmi rompere una caviglia?!

«Bill, ma sono troppo alte! Non ci sono abituata a camminare sui trampoli!»

«Ma se nei set fotografici le metti!»

«Certo! Ma mica ci cammino sul set fotografico! Mi verranno le vesciche!»

«Ma dai! Ci andiamo in macchina in questo posto e poi abbiamo il privè prenotato! Quanto vorrai camminare?! Se ti fanno male le scarpe potrai sempre sederti!»

«Ma un paio un po’ più basse?»

«Faresti una figuraccia accompagnata da me che sono più di 1,80! Almeno così sembri un po’ meno tappa!»

«Stronzo! Da qua.» e per ripicca indossai le scarpe-trampoli rischiando di cadere se non mi fossi appoggiata al muro.

«Tu fai pratica intanto che io mi do una sistemata.» e prima che potessi imprecare contro di lui e le sue genialate, lo vidi scomparire nel bagno e non rimergerne per almeno mezz’ora. Intanto cercavo di fare pratica con quelle scassa-caviglie, ma con pochi miglioramenti.

Finalmente resuscitò dal bagno e devo dire che la parola “resuscitare” non era stata mai così azzeccata! Capelli piastrati e sparati verso il basso, trucco pesante come al solito, un completo pantaloni-camicia-giacca nero e bianco niente male che lo faceva proprio figo! Figo?! Sì, proprio questo mi ritrovai a pensare. Era veramente figo! Più figo di quando si presenta ai concerti…diciamo…in tenuta sportiva. In quel momento era elegante, ma non troppo; da serata spassosa, ma non da ciavattaro! Insomma…da figo! Lui probabilmente non si accorse della mia occhiata che furtiva gli percorreva il corpo.

«Oddio! Alzati e andiamo che Tom ci ammazza se arriviamo in ritardo! Oggi ci porta con la sua macchina. Sai vuole fare lo spaccone. Vieni?» e risvegliata dal mio momento in trans lo raggiunsi, incespicando per un momento con le scarpe. Prima di uscire, come ormai di consuetudine, si sfilò gli occhiali da sole e li appoggiò sul mio viso, prendendone un altro paio dalla tasca della sua giacca di pelle. Già vedevamo la macchina di Tom parcheggiata sul retro dell’albergo con i fari accesi e come previsto quando salimmo sulla Cadillac, nei sedili posteriori, Tom ci fece una bella ramanzina sul nostro ritardo. Ma io da vecchia volpe scaricai tutta la colpa su Bill e sul suo smisurato ego! Mia cugina era in fibrillazione e a mio parere un po’ troppo svestita con quella semplice maglietta bianca scollatissima e i pantaloncini corti marroni, ma dopotutto non era poi così male. Perciò decisi di chiudere un occhio per quella sera e non rovinarle la festa.

Arrivammo davanti a un’insegna luminosa con scritto

Devil

ed intuii che doveva essere il nostro locale. Tom accostò vicino al marciapiede e ci fece scendere consegnando le chiavi della macchina a un signore lì vicino che probabilmente si occupava di parcheggiare le macchine dei VIP. Già da fuori si sentiva il rumore assordante della musica a palla e ne dedussi che doveva essere per forza una discoteca. Mannaggia! Io odio le discoteche! Sono posti assordanti, non riesci mai a parlare con una persona senza sgolarti (e a volte non basta nemmeno quello) e il solo motivo per andarci è rimorchiare (intenzione ben lungi da me)! E va beh, per Irene avrei fatto lo sforzo. Naturalmente non entrammo dall’entrata principale, ma Tom e Bill ci condussero sul retro verso una piccola porticina dove ci stava aspettando un bodyguard del locale, che appena ci vide spalancò l’entrata. Ecco quali erano i privilegi dei famosi! Sempre tutto aperto per loro! Appena misi piede dentro quell’inferno (e mica si chiamava devil per niente!) un’onda d’urto pazzesca mi investì e per un attimo feci un passo indietro. Bill si accorse della mia esitazione e tirando fuori i decibel della sua voce mi chiese:

«Che c’è? Qualche problema?»

Ma anche io a decibel non ero messa certo peggio di lui.

«No, tutto bene! È solo che non ci sono molto abituata alla musica assordante della discoteca!»

«Ah, capisco! Vedrai che si fa subito l’orecchio!» e ci dirigemmo subito verso il privè. Io appena scorsi il divanetto mi ci fiondai, visto che già i piedi iniziavano ad essere indolenziti, e a ruota arrivò Bill, Tom e mia cugina che fra un po’ non toccava più i piedi per terra dalla felicità. Tom ordinò da bere per tutti, ma per me e mia cugina imposi solo un succo di frutta! A me era bastata la sbronza del mese prima e mia cugina era ancora troppo piccola. Per questa mia decisione brontolò un po’…ma io non sentii mai le sue lamentele grazie, per una volta, alla musica “tunz tunz”.

«Che ne dite di andare a fare quattro salti?!» urlò Tom con il suo vocione profondo.

«Sììììì!!!!» gli rispose Irene felice.

«Io passo. Forse più tardi.»

«Ma come cuginetta! Se sei brava a ballare, perché non vuoi venire?!»

«Se come no, non è vero che sono brava a ballare! E comunque non ho voglia adesso! Vai con Tom e magari dopo vendo anche io!» in verità non mi dispiaceva ballare, anche se in effetti non ero molto brava; ma con quelle scarpe ai piedi sarebbe stato un suicidio! E poi volevo concedere un po’ di tempo a lei e Tom.

«Ok! Come vuoi. Allora a dopo!» e con un cenno del capo la salutai.

«E tu fratellino? Non vieni?»

«No, faccio compagnia a Siria. E poi non è che mi piace più di tanto ballare…lo sai che mi spettino sempre!» e te pareva che non centravano i suoi capelli. Credo che la lezione del ciuffo rosso non gli sia bastata…ci vorrebbe la vernice indelebile la prossima volta!

«Ok fa come ti pare!» fu la sbrigativa risposta di Tom e senza degnarlo di un saluto se ne andò verso la pista.

«È forse per via delle scarpe?» Mi sorpresi di sentire la voce di Bill così bene e quando mi girai lo vidi a pochi centimetri dal mio viso. Cazzo, che imbarazzo! Subito mi scostai un po’ da lui.

«Beh…se devo essere sincera un po’ è anche per quello. Però veramente adesso non ho voglia di ballare!» gli urlai in faccia per cercare di farmi sentire. Lui mi si avvicinò di nuovo per parlarmi all’orecchio e sinceramente la cosa mi rendeva un po’ nervosa.

«Non urlare così forte o perderai la voce molto presto! Parlami vicino all’orecchio che ti sento molto meglio!» così feci.

«Scusa…ma te l’ho già detto che non sono abituata alle discoteche!»

«Senti…mi accompagni fuori a fumare una sigaretta?» mi chiese candidamente.

«COSA?! Bill non dovresti fumare! Ti si rovina la voce!» mi ritrovai ad urlargli contro.

«Non metterti a fare da mammina pure a me! Già basta che lo fai con Irene! E poi ne fumo solo una! Allora vieni o no?!»

«NO!» gli dissi nella speranza che non andasse.

«Bene, allora vado da solo!» e testardo come non lo avevo mai visto si alzò dal divanetto e raggiunse la porta d’uscita. Allora decisi di seguirlo e presa la mia giacca uscii dalla porta e…

«Lo sapevo che mi avresti seguito!» dall’angolo destro vidi Bill appoggiato al muro che mi sorrideva e tra le dita una schifosissima sigaretta.

«Potrei anche andarmene!» gli risposi stizzita e già in procinto di ritornare dentro. Ma lui mi prese per un braccio e non mi lasciò andare.

«Dai, rimani! Almeno finché non finisco la sigaretta!» lo guardai di sbieco, ma alla fine cedetti alla sua supplica.

«Sbrigati a finirla quella sigaretta!»

«Sei sempre così scontrosa! Sembri un maschiaccio! Non vuoi metterti le gonne, non ti trucchi mai e non ti vesti mai femminile! Perché?»

«Io sono così prendere o lasciare!»

«Guardati! Stasera sei bellissima! Perché ogni tanto non ti curi un po’ di più!»

«Stasera bellissima?! Ma fammi il piacere!»

«Beh, se non te ne sei accorta parecchi occhi erano puntati su di te. E dalle loro facce altro che solo ballare…!»

«Ahhhh, non ci credo!»

«Beh, che tu ci creda o no, ho visto parecchi ragazzi che ti stavano mangiando con gli occhi!» mi disse con un tono un po’ incazzato che non sfuggì al mio orecchio.

«Oh, sta calmo! Sei per caso geloso?» lo provocai con gli occhi dolci e un mezzo sorrisino di scherno.

«Può darsi!» mi rispose sbrigativo e conciso. A questo punto strabuzai un po’ gli occhi (anzi un po’ tanto), ma non feci in tempo a chiedere spiegazioni che un manipolo di ochette urlanti si diresse verso di noi al nome di “Bill”, impedendoci di tornate indietro verso la porta del locale e quindi la salvezza. Bill mi prese per mano…

«Maledizione! Vieni! Fidati di me!» e subito iniziammo a correre.



N.A. Capitoletto che mi è piaciuto scrivere! Intrigante, ma sul filo sottile del dico e non dico. Mannaggia a quelle fan che arrivano proprio sul più bello! Adesso coem se la caveranno Bill e Siria? E cosa intendeva dire Bill con quell'affermazione? Tutto questo, forse, nel prossimo capitolo. Intanto sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo. Mi dispiace, ma oggi non ho il tempo di salutarvi uno a uno, ma comunque un grazie a tutti quelli che mi scrivono recensioni e a tutti i lettori.

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Capitolo 14
*** Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi? ***


Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi?
Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi?

Abbiamo corso per cinque minuti buoni, con il gruppo di fan sfegatate alle calcagna che sembrava aver messo un motore turbo jet ai piedi! Accidenti! E io a correre con i tacchi! Sentivo che mi stavano venendo delle vesciche enormi ai piedi. Poi mi sentii strattonare da Bill e mi ritrovai spiaccicata ad un muro freddo ed anche un po’ lercio, parzialmente coperto dalle scale esterne di una casa: Bill mi era praticamente addosso per cercare di nascondersi il più possibile dalla visuale delle sue fans e io che cercavo di farmi il più possibile sottiletta per aiutarlo a eclissarci.

«Stai ferma e non ti muovere. Se ci scoprono è la fine.» fu l’unica cosa che mi disse a voce bassissima per paura di essere sentito.

Io dal canto mio però pensavo ad una soluzione per levarci da quella brutta situazione e ritornare incolumi al Devil, ma non era facile pensare con un Bill spiaccicato addosso che mi pervadeva il corpo con il suo profumo…di lacca! E si, perché si sentiva tantissimo da vicino il profumo della sua lacca, per quanto non avesse i capelli sparati per aria che avrebbero richiesto una dose ancora maggiore di fissante! Poi…l’illuminazione geniale del mio altrettanto geniale cervello (che modesta!).

«Bill…spostati  e lasciami passare che ci penso io a quelle. Mi è venuta un’idea.»

«Ma sei matta! Se ci vedono sono capaci pure di mandarci all’ospedale!»

«E parla piano! Comunque ti assicuro che non mi faccio vedere da loro. Fidati di me e del mio cervello da genio.»

Mi guardò per interminabili secondi, forse per capire se ero veramente convinta della mia idea e se soprattutto fosse una cosa pericolosa, poi, senza aggiungere nient’altro, si scostò leggermente da me per permettermi di attuare il mio piano. Appena libera di fare ciò che volevo mi levai lentamente le scarpe con i tacchi e le appoggiai a terra cercando di fare il meno rumore possibile, poi mi allacciai la giacchetta nera per rendermi più mimetica nella notte e infine sgattaiolai via da quel posto allontanandomi di parecchi metri dal posto dove si trovava Bill, arrivando quasi dall’altra parte della via che avevamo imboccato. Una volta trovato un nascondiglio abbastanza sicuro dietro una folta e alta siepe mi sporsi di poco e con quanto fiato avevo in gola mi misi ad urlare.

«ODDIO! MA QUELLO È BILL KAULITZ DEI TOKIO HOTEL!» imitando la loro voce da fan che si stava strappando i capelli.

E subito le ragazzine si voltarono dalla parte del mio urlo e sfoderando di nuovo i loro motori turbo jet vennero dalla mia parte fino a superarmi e raggiungere un’altra via dove credevano si stava dirigendo il loro idolo. Io subito dopo aver gridato mi ero nascosta per benino dietro la siepe e così l’avevo scampata aspettando che le galline starnazzanti se ne andassero. Poi sentii un rumore sopra di me…come di finestre aperte e di vetri sbattuti…non vi immaginerete neanche cosa mi accadde di lì a pochi secondi.

SPLASH

Una secchiata d’acqua gelata mi arrivò direttamente in testa bagnandomi tutta la giacca, il corpetto e in parte anche i pantaloni!

«Ma che cazzo urli alle 2 di notte! C’è gente che vuole dormire e che domani deve andare al lavoro! Vattene!» e come repentinamente si era aperta la finestra, altrettanto rapidamente si chiuse con un suono di vetri sbattuti. Mi incazzai, e pensavo che non poteva passarla liscia.

«Ehi, ma sei scemo o cosa?! Come ti viene in mente di bagnarmi così?»

La finestra si riaprì e di nuovo mi arrivò imprevista una seconda secchiata.

«Se non te la smetti chiamo la polizia! E adesso vattene se non vuoi passare dei guai!» Bene, adesso era il caso di andarsene per evitare un mucchio di problemi; in fondo il signore un po’ di ragione ce l’aveva e non mi andava di certo ricevere di nuovo un’altra secchiata d’acqua gelida e passare dei guai con la polizia, Bill mi avrebbe ucciso. Così ritornai nel posto dove avevo lasciato Bill e quando lui mi vide arrivare fece una faccia tanto stupita che riuscì a strapparmi un sorriso nonostante la brutta esperienza.

«Ma che cavolo hai fatto?»

«Ti ho salvato! Ho depistato le tue fans e le ho fatte allontanare! Cosa vuoi di più?» ero un po’ incavolata per via della secchiata che mi ero presa per salvarlo.

«Non mi riferivo a quello, ma al fatto che sei tutta bagnata!»

«AH, bè…sai un signore non ha molto gradito il mio urlo in piena notte e…mi ha buttato dalla finestra una bacinella d’acqua addosso! E tutto per salvasti dalle tue fans che vanno subito in delirio appena ti vedono e non sanno trattenere i loro ormoni adolescenziali! Così molla come sono e con il fresco venticello primaverile che soffia di notte…temo proprio…che mi prenderò una polmonite!»

«Spogliati!»

«Cosa?! Credo proprio di non aver capito?!» ma che gli saltava in mente adesso?

«Ma che hai capito! Levati la giacca e il corpetto che ti presto la mia giacca asciutta! Per arrivare al Devil ci impiegheremo un buon quarto d’ora, vista la corsa che abbiamo fatto prima, e non puoi andare in giro con i vestiti bagnati!»

«Ma no, poi tu ti prendi il mal di gola! E io non voglio certo essere responsabile di un tuo calo di voce ad un concerto! Io posso pure fare le foto con 40 di febbre e senza voce, tu no! Altrimenti poi ricominci a cantare in playback con la scusa del mal di gola. Perciò andiamo!» gli risposi un po’ sgarbatamente, ma non volevo che per colpa mia annullasse un concerto! Mentre mi stavo incamminando mi sentii prendere per un polso e Bill mi voltò verso di lui.

«Non fare la bambina piccola! Io sono asciutto e vedrai che non mi prendo un accidente, ma tu in queste condizioni sì! Perciò ora ritorni al sotto-scala di prima, ti levi quella roba fradicia e ti metti la mia giacca! Non ti preoccupare, io mi giro dall’altra parte!» mi disse mentre mi spingeva nel posto che era stato il nostro nascondiglio durante l’inseguimento di prima.

«Ma…» cercai di ribattere io opponendomi alla sua decisione. Era una situazione così imbarazzante per me che non volevo più rimanere da sola con lui, ma ritornare al più presto al Devil; inoltre avevo lasciato mia cugina da sola con Tom e chissà cosa poteva succedere!

«Vuoi per caso che lo faccia io?! Vuoi che ti spogli io?! Guarda che non ci impiego tanto! Non mi imbarazzo di certo! Sai quante volte l’ho fatto!»

«No no, va bene! Basta che stai zitto!» mi dava un enorme fastidio quando parlava delle sue “esperienze” se così le possiamo chiamare. Mi metteva in imbarazzo! Io che ero una sua fan e che per tanto lo avevo desiderato solo per me, come quelle galline di poco prima, adesso mi metteva d’impaccio. Chissà, forse ero anch’io come quelle! Bè, nel senso che sognavo di incontrarlo per conoscerlo meglio e conoscere più da vicino la sua musica. Mica per altro!

«Sai Bill…una volta ci assomigliavo molto a quelle ragazze di poco fa. Certo non ti avrei mai mandato all’ospedale con un abbraccio…però avrei fatto di tutto (meglio dire quasi di tutto) per incontrarti e parlare con te.» gli confessai mentre mi stavo levando la giacca e lui era di spalle.

«D’avvero?! Allora ti piacevo a differenza di come ho pensato la prima volta che ti ho vista!» mi rispose quasi prendendosi gioco di me.

«Eddai! Te l’ho sempre detto che mi piace la vostra musica, quella volta ero solo incazzata per la storia del playback! Poi mi sono ricreduta!»

«Mmm…e di me come persona cosa pensavi da fan, quando ancora non mi conoscevi?»

«Domanda insidiosa…» gli feci notare sarcastica.

«Rispondi sinceramente! Io non so molto bene cosa pensa di me la gente che non mi conosce, se non per le mie canzoni e i concerti che facciamo in giro per l’Europa! Sono curioso! E non mi offendo anche se mi dici che tutti pensano che sono una ragazza!»

«Bhe…quella è la prima cosa! Ahhhh!! No scherzo! Vediamo…cosa pensavo di te prima…visto che devo rispondere sinceramente risponderò francamente, ma non te la devi prendere e non devi farti strane idee!»

«Ok!»

«All’inizio pensavo che eri una ragazza veramente…poi ho capito da una cosa che non lo eri. Dopo ho iniziato a seguirvi (te e gli altri) perché mi piaceva la vostra musica e di te ho iniziato a pensare che eri una persona fuori dal comune; forte, visto lo stress (che immaginavo già allora) nel vostro lavoro; caparbia, per la grinta e la voglia di farcela al di là di quello che pensano molti e…pensavo che eri meno Don Giovanni, ma ho scoperto dopo che sei più simile a Tom di quanto si possa pensare!»

«Altro?»

«Mmm…che hai un look invidiabile, che però sta bene solo su di te, e che…e va bè PENSAVO che eri figo. Passami la giacca va!» e mentre me la passava lo sentii farmi una domanda.

«Cosa? Non ho capito?» sapevo che mi ero messa nei guai, però devo ammettere che un po’ l’avevo fatto apposta, per stuzziacarlo, vedere la sua reazione e anche la mia.

«Pensavo…che ERI figo! In fondo non ERI per niente male, un po’ troppo magrolino, ma interessante.» gli risposi sottolineando bene i verbi al passato per prenderlo anche un po’ in giro, mentre finivo di chiudere la lampo della sua giacca di pelle.

«Come sarebbe a dire “ERI”?! Perché forse non lo sono pure adesso?!» mi provocò con un tono tra l’offeso e il divertito.

«Fatto! E comunque…mmm…adesso che ti conosco e ti vedo tutti i giorni…hai perso un po’ del tuo fascino da “ragazzo impossibile per tutte le fan” e sei diventato più…normale!»

«Ma non hai risposto alla domanda! Hai glissato!» mi accusò girandosi verso di me.

«Non è vero!»

«E allora rispondi con un si o con un no!»

«Ma a cosa?!» stavo giocando con lui e mi divertivo a farlo spazientire.

«Sono figo adesso, o no?»

«Mmm…dipende dal punto di vista!»

«Dal tuo punto di vista!» era evidente che stava aspettando una risposta da parte mia.

«Mmm…boh! Andiamo va che ho lasciato Irene da sola con Tom e sai quanto può essere pericoloso, soprattutto considerando che ho notato atteggiamenti strani da parte dei due!»

«Eddai! Rispondimi! Ho bisogno di sapere se sono irresistibile o meno!» mi supplicò con quella sua vocina da cane bastonato chinandosi fino alla mia altezza per farmi vedere i suoi occhioni fintamente traboccanti di lacrime.

«No! Non te lo dico!»

«Eddaiiiiiiiiiii!» cercava di ostruirmi il passo per avere una risposta.

«Nooooooooo! E adesso andiamo!» gli intimai prendendo le scarpe e i vestiti bagnati in mano per camminare a piedi scalzi fino al Devil. Non avevo voglia di rimettere quelle dannatissime “tacco 10” per farmi venire ancora più vesciche ai piedi e quindi decisi di camminare scalza.

«Non me lo dirai mai che ti piaccio vero?! Sei così orgogliosa e testarda…» questa volta si rivolse a me con un tono normale, quasi rassegnato. Non stava più giocando.

«Ti lascio il beneficio del dubbio, Kaulitz!» gli risposi evasiva e con un sorriso ironico sul volto. E mica gli potevo dire di sì o no: primo perché non mi era mai stato indifferente e in quelle settimane avevo scoperto il vero Bill; secondo perché non mi piaceva da morire, sì era interessante, ma non provavo niente di più che amicizia per lui; terzo perché osservarlo nel dubbio era spassoso e non mi sarei privata di un piacere così dilettevole considerando la sua vanità e il suo egocentrismo! Dal canto suo lui non proferì più parola per tutto il tragitto di ritorno e una volta rientrati al Devil mi precipitai al balcone del privè per vedere che fine avessero fatto Irene e Tom e…sorpresa delle sorprese…stavano ancora ballando “normalmente” insieme, anche se “normalmente” era un po’ un eufemismo visto quanto erano appiccicati in quel lento (strano che in una discoteca che si chiama Devil mettessero un lento); però il fatto che erano lì e…diciamo non infrattati chissà in quale luogo, poteva dirsi un miracolo.

«Visto che sono ancora salvi! E tu che ti preoccupavi per Irene! Tom non è uno stronzo come vuol far credere: se una gli piace veramente, non ci va subito pesante.»

«Meglio per lui! Com’è che in una discoteca come questa mettono un lento?» gli dissi un po’ acida, scrutando attentamente la coppiettina in pista.

«Mettono un solo lento in tutta la serata, per dare modo alle coppiette di amoreggiare; è una caratteristica di questo posto. Ma non essere sempre così fredda, Tom non è un cattivo ragazzo!»

«Lo so! È solo che non voglio faccia cazzate!»

«Capisco! Però adesso levati da lì, sembra che gli stai facendo la guardia!» mi disse prendendomi per i fianchi e allontanandomi dalla balaustra dove ero appoggiata.

«Ehi! Cos’è tutta sta confidenza?!»

«Forza, vieni con me che vediamo di asciugare quei capelli prima di andare via.»

«No! Adesso è caldo qui dentro, mi si asciugheranno da soli…»

«Non vuoi proprio lasciarli senza la tua supervisione!»

«…e poi voglio ballare visto che non ne ho avuto l’opportunità prima!»

«E vorresti ballare senza le scarpe? Sai le pedate che ti prendi!»

«E allora?! Faccio come mi pare!» gli risposi di rimando dirigendomi a passi svelti verso la pista.

«Bene se vuoi proprio ballare puoi farlo qui, invece di metterti in ridicolo andandoli a disturbare.»

«Ma devo trovarmi un cavigliere per ballare, perciò devo andare per forza in pista!» gli replicai saccente. Poi mi sentii prendere di nuovo per i fianchi e Bill mi avvicinò a se, un po’ troppo per non andare parzialmente in tilt.

«Ti dimentichi forse di quello che “ERA” figo?! Sarò pure stato figo, ma ballare lo so fare ancora!»

Ecco, ora la mia salivazione era scesa a zero. Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi? Comunque non ero mai stata così in imbarazzo con un ragazzo come lo ero in quel momento con Bill.

«Mi stai mettendo in difficoltà, lo sai?» gli dissi sincera, nella speranza che capisse e mi lasciasse andare.

«Era il mio obbiettivo!» replicò lui con voce bassa e suadente. E che cavolo, ora dovevo andarmene o accettare, e entrambe le cose significavano qualcosa che io non pensavo: andarmene = vaffanculo, ma chi ti ha chiesto niente; restare = sei figo, e vaffanculo al resto, ci voleva una via di mezzo che in quel momento non avevo come opzione a disposizione. Porca puttana che situazione del cavolo.

«Se resto o me ne vado…sembrerà comunque qualcosa che non voglio. Io…»

«Lascia scegliere me. Così sarà ciò che voglio io.»

«Perché no! Bella idea Kaulitz!» mi aveva tolto dai guai.

«Bene…ciao!» e mi lasciò andare voltandosi dall’altra parte. Io ci rimasi di sasso, non era forse stato lui a prendere l’iniziativa?! E adesso mi mollava lì!

«Stronzo! Ma dico si molla così una ragazza! Ma VAFFANCULO!» ero incazzata nera, praticamente mi aveva in giro! E io che quasi ci speravo (quasi).

«Ahhhhh! Alla fine hai scoperto le tue carte! Potevi stare zitta, invece ti sei incazzata! Allora non ti sono indifferente e ti piaccio!» mi rise in faccia, si era preso gioco di me e si stava esaltando un po’ troppo per i miei gusti! Era ora di fare basta!

«SENTI LURIDO, IMBECILLE, CRETINO, BASTARDO, COGLIONE, DEFICIENTE, IDIOTA, SCEMO DI UN KAULITZ DI MERDA…VAFFANCULO!»

«Ahhhh! Altro da dire?» di nuovo mi aveva riso i faccia e si stava divertendo con me!

«…»

«Anche io…» mi disse con un sorriso come solo lui sapeva fare: caldo e avvolgente. Prima che potessi fare, pensare, capire, mi ritrovai con le sue labbra sulle mie. Non un bacio arrabbiato e orribile come l’altro, ma un bacio delicato e leggero. Mi stava solo sfiorando le labbra, tenendomi piano per i fianchi, quasi avesse paura che io non lo volevo, dandomi la possibilità di scappare in qualsiasi momento. Solo dopo qualche secondo capì cosa stava succedendo, però trovai quel contatto così gentile che non ebbi la forza di oppormi, anche se non accennai minimamente a rispondere. Rimanemmo così per un po’, finché Bill non si staccò da me e andò a chiamare Tom e Irene per ritornare a casa. Io ero rimasta senza parole e il dubbio se stesse solo giocando o facesse sul serio non mi lasciò per un bel pezzo.

N.A. Spero che sia piaciuto questo capitolo! Finalmente è successo qualcosa e il bacio che tante aspettavano è arrivato. Fatemi sapere che ne pensate sinceramente: complimenti o critiche sono sempre beneaccetti (entrambi fanno crescere). Perciò sotto con le recensioni! E oggi ho volglia (e soprattutto tempo) di ringraziare tutti quelli che hanno lasciato un commento.

linny93grazie di averci messo la volgia di recensire! XD E come hai detto tu è scattato un nuovo inizio! Non ti sembra?
Eka 90: Grazie per i complimenti! Mi dispiace che i vestiti che ti piacevano si siano bagnati tutti...ma forse è stato meglio così! Ti pare?
ellikaulitz: Lo so che non dovrebbe fumare, ma il vizietto anche nella vita vera ce l'ha e non è per niente salutare! Cattivo Bill!
Westminister: Ho cercato la cintura uguale a quella di Bill ovunque...ma non sono mai riuscita a trovarla! Che se le faccia fare apposta? Comunque grazie per i complimenti!
smokeygirl: Grazie mille! Spero che anche questo ti sia piaciuto!
Clodie: sono lusingata che questa storia ti piaccia così tanto da aspettare con così tanta passione un'altro cpaitolo! Mi dispiace solo che non posso aggiornare più i fretta, ma tra la scuola e gli esami che si avvicinano è dura!
Gufo: Oddio! ma come fai a correre con i tacchi?! Io mi inchioppo pure con 5 cm! Non ci sono tagliata per i tacchi! grazie ri recensire sempre puntualmente!
alice94: Si sono dati una mossa! Visto?! E poi come hai sottolienato più volte nella tua recensione ci ho messo la tua parolina preferita: Figo. Ti piace?
silviacecy: Grazie dei complimenti! Ma io dico che un po' sono state manna dal cielo le galline inferocite arrivati a disturbarli! Ti pare?!
Westminister: Bè, un po' dovevo dare una mossa a sti due, se no morivano in cirisi d'astinenza! Ma non ti preoccupare...è stata una cosa soft e poi in un certo senso solo da parte di Bill, Siria non ha fatto proprio nulla (a parte il fatto di rimanere lì). E comunque a me non piace affettare le cose. Dimmi comunque se ti è piaciuto o no (non mi offendo o mi arrabbio di certo se mi dici che la cosa non ti è piaciuta!). ciaoo
LiSa90: In effetti fa molto più effetto (gioco di parole) se la si legge tutta insieme, però per miei problemi evidenti di scuola e di tempo non posso scriverla tutta in una volta! Mi fa paicere che ti sia piaciuta!
Mirokia: Tu l'hai già letto in anteprima e mi hai dato delle dritte! Grazie! Che te ne pare della stesura finale, è migliorato? E comunque la frase del muratore mi ricorda un certo Tom...Grazie di nuovo per sopportarmi quando sono indecisa se pubblicare o meno il cpaitolo! Danke shon e ciaoo
selina89: troppi complimenti tutti insieme! Poi va a finire che mi monto la testa! Comunque grazie XD!
..GiNgi..GuToBiNa: direi che l'inciucio è iniziato! Grazire per i complimenti, spero che anche questo cpaitolo ti sia piaciuto!
Ambry: Bè, meglio tardi che mai per le recensioni! Fanno sempre piacere, perciò non ti preoccupare!

E adesso per chi ha avuto il coraggio di leggere fino a qui...lancio una competition (che poi tanto competition non è perchè decido io):
spremetevi le meningi su una canzone dei Tokio Hotel che vi piace tanto e di cui non è ancora stato fatto il video.
Pensate a un possibile video con i quattro musicisti e con un parte anche per la nostra amica Siria.
E scrivete il tutto a me, anche in una vostra recensione.
Se mi piace l'idea, potrebbe essere scelta per essere inserita nella mia storia.
P.S. non vi dovete offendere se non scelgo la vostra, non vi dovete offendere se non ne scelgo manco una di quelle che mi avete proposto, inoltre la vostra idea potrebbe comunque essere soggetta alla mia mente malata e quindi possibile di modifiche.
Se vi interessa darmi una mano scrivete, alrimenti non fa nulla e vi ringrazio ugualmente! Ciaoo e a presto.

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Capitolo 15
*** Ma che d’adone…di coglione! ***


Ma che d’adone…di coglione!

Ma che d’adone…di coglione!

 

Quella notte poi ritornammo tutti insieme all’hotel dove alloggiavamo verso le 4 del mattino, anche se con non poche lamentele di Tom che voleva ancora restare. Mia cugina era da un pezzo collassata su di me dalla stanchezza, non era per niente abituata a fare questi orari in discoteca.

«Tom, dico…hai visto in che stato sono ridotta?! Non potevo di certo rimanere!» gli feci notare abbastanza stizzita per la sua insistenza, anche di fronte all’evidente stato in cui versavo.

«E a me che me ne frega! Certo che andare a urlare a squarciagola nel pieno della notte! Chiunque sia stato ha fatto bene anche io avrei fatto così!»

«Cioè dico, dopo che ho slavato Bill da quelle invasate e mi sono per premio beccata una secchiata d’acqua gelata…tu…tu mi ringrazi così?!»

«Mica sono io che ti devo ringraziare! Semmai è solo mio fratello, io non ti devo niente

«Ma grazie fratellino, come siamo gentili! Tu non ti eri nemmeno accorto che non tornavamo più dentro! Non è forse vero?»

«Uffa, che pizza Bill! Mica ti devo fare da mammina! E poi mi sembra che te sa sei cavata piuttosto bene!» rispose Tom molto scocciato.

«Per merito mio! E visto che Bill è ancora vivo, i Tokio Hotel tuttora esistono. E quindi visto che tu fai parte della band mi dovresti ringraziare e non sbuffare perché ti ho interrotto la serata!»

«Mmm…scusa…ma fai ragionamenti troppo contorti alle 4 di notte! E io non ho voglia di starti a sentire! Perciò se vuoi una ricompensa chiedi a Bill: in denaro, in natura…quello che vuoi e io cercherò di convincerlo domani a fare tutto quello che vorrai! Ma adesso taci con questi discorsi che…anche a me sta venendo un sonno tremendo!»

«Ma vaffanculo, Tom!» Gli rispondemmo in coro io e Bill, scocciati dalla sua affermazione. Ma che si metteva a dire?! E poi pagare in “natura” mi aveva riportato alla mente il bacio di poco prima e non avevo proprio il coraggio adesso di voltarmi verso Bil.

Arrivati all’hotel svegliai mia cugina in coma onirico e insieme ai gemelli raggiungemmo le rispettive camere per una sana e riposante dormita. Se non che, io non potevo andare a dormire in quello stato: bagnata, un po’ sporca, con le vesciche (ormai diventate tagli) nei piedi! E non volevo svegliare mia cugina che beata come un ghiro si era già infilata sotto le coperte e ci mancava poco che si mettesse a russare.

«Scusa…Tom…» lo chiamai sotto voce prima che svoltasse l’angolo del corridoio per andare in camera sua.

«OH! Tu che ti rivolgi a me con un tono così smielato e accondiscendente! Che ti serve di preciso?» aveva capito che avevo usato quel tono così pacato con lui perché gli volevo chiedere un favore. Avrei potuto domandare a Bill…ma dopo quello che era successo, forse sarebbe stato meglio fare un’eccezione.

«Irene dorme…e mi servirebbe un bagno dove fare una doccia e asciugarmi…sai non voglio svegliarla.»

«Mmm…fammi pensare…NO!» con un sorrisetto da deficiente stampato in faccia.

«Come sarebbe “no”? Eddai, prometto che faccio subito!» ero proprio messa male se lo stavo quasi supplicando di aiutarmi.

«Io appena entro in camera mi fiondo nel letto e guai a chi mi disturba! Perché non chiedi a Bill, tanto lui come minimo ci impiega 30 minuti a struccarsi, svestirsi e prepararsi per la notte. Vedrai che non gli dai fastidio. Vero fratellino?»

«Beh, non è che io non abbia sonno Tom…» disse rivolto al fratello «…però se ti spicci e fai poco casino nel mio bagno, posso pure fartelo usare.» rivolgendosi poi a me con poca gentilezza.

E che cavolo, no! Era proprio questo che volevo evitare: restare da sola con Bill e per di più nella sua camera! Ma adesso come facevo a declinare l’offerta?

«Mmm…bè, ma va che sono stanca pure io! Mi sa che non ho voglia di fare la doccia e vado a letto così!» dissi cercando di essere più indifferente possibile.

«Ma guarda che Bill mica ti mangia?! Scusa, ma io non vedo il problema! A meno che…mmm…un po’ di imbarazzo c’è…e vuoi vedere…che tra di voi stasera…» e no! Così non andava proprio bene! Tom iniziava a sospettare qualcosa e questo non doveva succedere. Certo, Bill glielo avrebbe presto raccontato l’episodio del bacio e lo avrebbe fatto prendendomi in giro per quanto fossi stata scema a pensare che ci volesse provare con me, mentre era solo un gioco per lui…e mi avrebbe reso ancora più ridicola il fatto di non aver accettato di usare il suo bagno perché pensavo chissà cosa. Va bene che ero abbastanza abituata alle battutine pungenti di Tom, ma meglio salvare quel poco di orgoglio che ancora mi rimaneva e affrontarlo da una posizione migliore. Così dopo una veloce consultazione tra i miei due emisferi del cervello, decisi che era meglio fare la faccia tosta e sfacciata.

«Sì, e che magari abbiamo fatto sesso! Ma andiamo Kaulitz che idee ti saltano in testa?! Dai va andiamo che prima mi faccio sta doccia e prima vado a letto che sono sfinita!» e senza aspettare che qualcun altro prendesse la parola per dire altre cazzate,mi diressi veloce dentro la mia camera per prendere dei vestiti e poca altra roba; una volta chiusa la porta e preso le chiavi seguii i due verso la camera di Bill.

«Bene…io sono stufo morto…con tua cugina ho ballato tutta la sera! Vi saluto!»

«Kaulitz spero per te che abbiate solo ballato mentre io ero alle prese con le vostre fan deliranti che volevano farci la pelle!» Lui ormai voltato, per tutta risposta alzò una mano, senza aggiungere niente. Ma che cazzo significava?! Non feci in tempo a chiedergli altro che Bill aprì la porta e mi strattonò dentro.

«Basta urlare per il corridoio alle 4 passate di mattina!»

«Scusa, hai ragione! E poi non voglio prendermi un’altra secchiata d’acqua! Per carità!»

«Bè, là c’è il bagno.» mi disse indicandomi una porta sulla sua destra.

«Faccio in un attimo. Promesso!» e mi fiondai subito sotto la doccia.

Una bella lavata con l’acqua calda era quello che ci voleva, oltretutto ebbi anche modo di pensare un po’ a tutto quello che era successo in quella serata ed ero sicurissima che non me la sarei scordata tanto presto! Però quello che ronzava di più nella testa e che allo stesso tempo cercavo di scacciare, era quel maledetto comportamento di Bill: che significava? Oltretutto non mi aveva detto niente dopo, certo c’era sempre di mezzo qualcuno con noi, però un sorriso o uno sguardo che mi facesse capire qualcosa poteva pure concedermelo. Magari già si era scordato di quello che aveva fatto, oppure poteva essere così imbarazzato da non riuscire a spiccicare parola?! Mmm…l’ultima ipotesi era decisamente da scartare! Ma allora perché? Con la mente in subbuglio uscii dalla doccia e dopo essermi asciugata e indossato il pigiama uscii dal bagno…trovandomi di fronte una scena così tenera, che strappò un sorriso anche a me che di solito non ero affatto così smielata. Bill si era addormentato spaparanzato sul letto in una posizione tanto ridicola che di sicuro una sua foto in quel momento avrebbe fatto vendere milioni di copie a uno di quei giornalini per le ragazzine. Mi avvicinai alla televisione per spegnerla, si sa che dormire con il rumore di sottofondo fa male, e appena il suono cessò lui di malavoglia si svegliò assonnato.

«Scusa, ti ho svegliato?»

«Mmm…» fu la sua risposta alquanto esplicativa.

«Bè, io vado! Grazie.»

«Mmm…» mi rispose di nuovo lui alzando le coperte e infilandosi nel letto.

«Ma vai a dormire così: vestito e truccato?»

«Mmm…mmm…»

«Ma Bill, ti fa male alla pelle! Devi struccarti prima di andare a dormire!»

«E che palle! Non ho voglia, va bene?!» mi rispose visibilmente alterato.

«Ma dai, ti ci vogliono cinque minuti! Che ti costa?»

«Ti ho detto che non ho voglia!»

«Ma…»

«Uffa! Fallo te se non hai niente di meglio da fare!» Qualche volta sapeva essere così testardo e irritante che mi innervosiva. Però andai in bagno, frugai tra la sua roba e dopo un milione di matite, 300 mascara, 50 tipi diversi di fondotinta, bombolette di lacca formato viaggio, lucidalabbra di tutti i gusti possibili e immaginabili, fard, ombretti e chi più ne ha più ne metta, in fondo a una borsa trovai un po’ di cotone e una bottiglietta di struccante delicato per gli occhi. Poi ritornai al suo capezzale e mi avvicinai al letto.

«Forza Bill alzati almeno, altrimenti come faccio!»

«Mmm…» credo che quel suono stesse per: non ho voglia vaffanculo! E si girò dall’altra parte del letto dandomi le spalle.

«Eddai! Oddio, che ne penserebbero le fan se sapessero?!»

«Mmm…» credo volesse dire: non mi importa adesso!

«Uff…quanto sei pigro! Almeno voltati.» e per lo meno quello ebbe la forza di farlo.

Una volta che si fu girato verso di me intinsi il batuffolo di cotone nello struccante e sedendomi sul letto vicino a lui iniziai pian piano a levare quel trucco nero e pesante. Mi ritrovai a pensare quante volte avevo provato a immaginare Bill senza trucco, certo le foto circolavano un internet…però averlo lì che si lasciava struccare da me…considerando a quanto ci tenesse ad essere sempre perfetto…era qualcosa di assurdo! Troppe cose che avevo sempre sognato, anzi che non osavo nemmeno sognare, stavano accadendo e di giorno in giorno vedevo quei ragazzi sempre più normali, ma proprio per questo sempre più speciali. Chissà se gli stavo facendo male, cercavo di essere più delicata possibile, ma…però finché non rompeva le scatole significava che era a posto. Poi mi sfiorò il pensiero che non avrebbe mai dovuto toccarmi in quel momento: un altro bacio! Cavolo, avevo le sue labbra lì e anche solo fingendo un incidente avrei potuto baciarlo! Ma che cavolo di pensieri avevo?! No, erano solo i miei ormoni, a me non piaceva Bill Kaulitz in quel senso! Finii di struccarlo e con un gigantesco sospiro mi rialzai da quella scomoda posizione.

«Che c’è?» mi sentii sussurrare.

«Niente.» gli risposi atona.

«E allora quel sospiro?»

«Pensavo a quanto sei stupido e pigro tanto da non volerti struccare per la notte! Sai che poi ti verranno le rughe!»

«Sì, ma mica dormo sempre truccato! Solo quando sono stanco e il letto mi richiama con una forza impressionante!» era ancora fermo immobile in quella posizione con gli occhi chiusi. Mi faceva un po’ strano sentirlo parlare così, lui sempre attivo com’era…

«Guarda che dopo con le rughe non sei più figo!» lo canzonai io e lui ascoltando quelle parole aprì di scatto gli occhi per guardarmi in viso.

«Finalmente hai ammesso che sono figo!»

«Ancora con questa storia! Uff…va bene sei figo, bellissimo e bravissimo! Così va bene soddisfatto?»

«Per niente! Non con quel tono di voce! Ma è pur sempre un elogio, anche se poco convincente, alla mia bellezza d’adone!»

«Ma che d’adone…di coglione!» che battuta fantastica che mi era venuta in mente!

«Sempre dolce e gentile come al solito.»

«Però era una battuta bellissima! Ahhhhh! Eddai non te la prendere scherzo con te!»

«Non me la sono presa! Sai…» e la cosa iniziava a preoccuparmi dal cambiamento di tono di voce dal divertito al serio «…forse sono un po’ irascibile in questi giorni per via dello stress pre stress

«E che roba sarebbe?» non avevo proprio capito niente.

«Hai ragione scusa! Cioè…le prossime settimane saranno stressanti più del solito: interviste a fiumi, concerti in ogni dove, servizi fotografici con il gruppo e in più devo in qualche modo portare avanti anche il lavoro con te! Ah e naturalmente mi dimentico il progetto del nuovo video, dovremo spremerci le meningi e trovate un qualcosa di originale! Il solo pensiero di quello che mi aspetta mi farà venire le meches bianche naturali. Temo che stasera sia stata l’ultima mia uscita libera per un bel pezzo!» mi confesso alzandosi seduto sul letto e portandosi le mani nei capelli, nascondendo il viso alla mia vista. Mi faceva un po’ pena…insomma io dovevo solo fare le foto con lui e quando potevo studiare per non rimanere troppo indietro, lui invece aveva quattro volte i miei impegni! Ci credo che era stressato! Così appoggiai il batuffolo sporco e lo struccante sul tavolo, mi avvicinai e come se fosse un cagnolino gli scompigliai i capelli con una mano.

«Forza Bill! Pensa a quanto hai desiderato arrivare dove sei adesso, quanto hai faticato e sudato, ai rospi che hai ingoiato dalla gente che ti considerava perdente e alle tue migliaia…anzi milioni di fan che ti adorano. Io sono la prima di loro e ti posso dire che non ho mai visto Bill Kaulitz così svuotato! Forza, tu sei molto più forte di così! Lo si vede dalla carica che tiri fuori ad ogni concerto!» lo vidi rallegrarsi un po’ e regalarmi un bel sorriso di quelli che solo lui sapeva fare.

«Grazie!»

«Figurati! Anzi se posso fare qualcosa per aiutarti lo faccio volentieri!»

«In effetti sì. Farti curare quelle vesciche ai piedi! Forza siediti che te le medico.»

«Ma va non c’è bisogno!» Ma lui era già partito in bagno a prendere disinfettante, cotone e cerotti traspiranti. Si inginocchiò letteralmente ai miei piedi e iniziò il lavoro da crocerossino improvvisato. Il silenzio era calato tra di noi e un’atmosfera tesa si poteva tagliare con il coltello.

«Fatto!» A quanto pare la tensione era solo da parte mia visto quanto era rilassato Bill.

«Ti ringrazio, ma camminandoci e prima che arrivi in camera mia si saranno staccati!» gli feci notare molto gentilmente.

«Oh cavolo! È vero! Lavoro inutile!» disse un po’ sconsoltato.

«Dai non importa! Le pulisco di nuovo in camera.»

«Mi fai un po’ di compagnia prima di andare via? Di solito mi viene a trovare Tom prima di dormire, o Georg o Gustav…a proposito, dove sono andati stasera così di soppiatto?» mi domandò accendendo di nuovo la televisione, forse per vedere se anche a quell’ora trasmettevano un loro video.

«Bè…ecco…Gustav e Georg sono andati al casinò! Sai dicevano che finalmente si potevano divertire senza una palla al piede…non te la devi prendere…se mi dici che era la vostra sola giornata libera per un bel po’…anche loro avevano diritto a divertirsi…in fondo dopo giorni e giorni che state sempre insieme è normale che una volta tanto ognuno vada per la sua strada…ma mi stai a sentire?»

Mi girai verso Bill e lo vidi che dormiva beatamente nel letto, vestito con la famosa tuta arancione e blu che probabilmente si era messo quando io ero al bagno, con un’espressione rilassata e sognante dipinta in viso. Rimasi qualche minuto ad osservarlo, poi spensi la tv e…e che cazzo! Come cavolo si erano spente pure le luci?! Adesso non vedevo più un cavolo! No! Forse era andata via la luce, quindi entro breve sarebbe ritornata e io me ne sarei andata in camera senza rischiare di inciampare e rompermi una gamba. Ma più i minuti senza luce passavano e più il sonno mi prendeva…finché non mi addormentai come un sasso nella sua camera...nel suo letto…vicino a lui.

N.A. Ho pensato a un capitolo soft questa volta...ma tra le righe si può già intuire qualcosa che accadrà nei prossimi capitoli! Spero che non abbia annoiato. L'inizio mi era venuto molto naturale, ma la fine l'avrò riscritta 2 o 3 volte! Non mi piaceva mai! Spero che questa conclusione del cpaitolo vi sia piaciuta. Aspetto commenti e vi ringrazio tantissimo per i tanti che mi lasciate ogni volta!

linny93: sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo precedente! E ho visto con quanta energia hai recensito! Grazie
picchia: in effetti è vero che ci sto prendendo sempre più mano nello scrivere, anche se questo capitolo è stato una sofferenza! La cuginetta e Tom...mmm...nel prossimo capitolo direi che compariranno abbondantemente, ma per sapere devi spettare un po'!
Mirokia: Sto giro ho pubblicato senza fartelo leggere prima! Volgio sapere cosa ne pensi. E non ti preoccupare delle critiche...nello scorso capitolo mi sono servite! Ciaoo
alice94: Bè, per me è più figo Bill (forse non si era capito??!!!) Ahhhhh!!!! Però anche Tom non è male, lo ammetto. Eeeee, come siamo frettolose! Vedrò cosa potrò fare per quei due! Nel frattempo accontentati di questo capitolo.
..GiNgi..GuToBiNa..: Ma davvero? E come mai ti hanno tirato l'acqua addosso? Va bè, comqunque nel prossimo cpaitolo ci sarà abbondante spazio per l'altra "coppietta?!", boh non si sa!
Clodie: E questo? Non si sono baciati di nuovo...ma che ne dici? Spero che troverai il tempo per una recensioncina picccola piccola!
Eka 90: Bè, sai non esiste sempre il colpo di fulmine, a volte ci si innamora con il tempo e conoscendosi. Comunque non è che posto la domenica ad un orario. Lo faccio ogni fine settimana, ma può essere la domenica come il sabato, insomma quando ho tempo e finito il cpaitolo. Ciaoo
Gufo: io penso che mi ammazzerei se devo fare tutto quello che hai detto con i tacchi! Li odio!!! Va be, che ne pensi di questo capitolo?
Westminister: Ecco! credo che questo capitolo sia esattamente l'opposto del precendente! Quell'altro mi ero divertita molto a scriverlo, ma questo è stato un calvario! Non mi venivano idee. Va be, pensiamo al futuro e speriamo che per il prossimo sia più ispitata! E comunque dai, tanto successo! Che parolone! Comunque grazie!
LiSa90: In effetti la questione del ci provava o no l'ho lasciata un po' in sospeso...ma credo ancora non per molto! E poi chi l'ha detto che Tom non ha fatto ancora nulla chi l'ha detto? In questo capitolo alla domanda di Siria si può dire che non ha praticamente risposto! Chissà forse... ti lascio con il dubbio (che cattiva che sono)!
ellikaulitz: Diciamo che ho cercato di immaginarmeli normali. Si sa che le star in pubblico hanno una loro immagne e un loro modo di attegiarsi, così io ho provato a leggere tra quegli sguardi e quei gesti un po' costruiti quello che potevano essere veramente!
smokeygirl: Ecco, credo che sei quella che ha capito perfettamente quello che volevo accadesse! UN MACELLO! In fondo la vita è più bella con un po' di sale e pepe!
silviacecy: E adesso? Bella domanda...devo dire che i due piccioncini in questo cpaitolo hanno un po' aggirato il problema, ma presto dovranno scontrarsi, arrabbiarsi, chiarirsi e chissà cos'altro!
ayame90: Ti ringrazio dei troppi complimenti. Ho preso ispirazione un po' di qua, un po' di là, un po' da me stessa e un po' da quelli che mi circondano per scrivere. Ormai mi paice molto lo stile che mi sono creata anche se sono solo alla mia seconda storia chredo di essere migliorata un pochino! Ciaoo
PillyePuMotta: Mica tanto inverosimile! A quanta gente è capitato! Ma non me la sono mica presa, anzi ossevazione intelligente! Comunque sono contenta che ti piaccia!
!!!fragolina!!!: Grazie del comlimento! E ecco servito puntuale il capitolo!

E visto che incalzalzano per leggere il cpaitolo ringrazio tutti quanti quelli che mi supportano, che mi criticano e che leggono! E il competition per il video è ancora aperta! Partecipate in tanti! Ciaoo e alla prossima! Sempre che gli esami incombenti me lo permettano!

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Capitolo 16
*** Perché?! Io non ti capisco! ***


Perché?! Io non ti capisco!

Perché?! Io non ti capisco!


«Bill! Emergenza! Svegliati!»

Accidenti a Tom e a quando si alzava troppo presto. Dormivo così bene nel mio comodissimo letto d’albergo che all’inizio non volli per nessuna ragione aprire gli occhi. Forse se ne sarebbe andato non appena Bill gli avesse aperto la porta?!

«Avanti Bill, svegliati! Guarda che se fosse per me sarei rimasto volentieri a dormire, ma Irene mi ha letteralmente buttato giù dal letto perché Siria non è in camera sua! Allora mi vuoi aprire?!»

Cosa?! Avevo sentito bene? Irene era preoccupata per me perché non ero in camera?! Ma era scema o cosa?! E questa era la cazzata delle…mmm…boh, in effetti non sapevo manco che ore erano; così per ricordarmi di questo svarione di mia cugina e prenderla poi in giro con data e ora delle sue cavolate, decisi di aprire gli occhi e guardare sul mio cellulare che ore fossero. Mai l’avessi fatto! Non appena dalle fessure semichiuse dei miei occhi potei mettere a fuoco…vidi due paia di occhi nocciola che mi guardavano alquanto assonnati e molto probabilmente più spaesati di me. L’attimo successivo il mio sistema vestibolare dell’orecchio interno si era attivato e immediatamente capii in quale situazione mi trovavo: sdraiata a pancia sotto con un braccio appoggiato sul torace di Bill e la mia gamba sinistra intrecciata con la sua destra. Situazione imbarazzante e alquanto equivoca per chiunque!

«Ma che cazzo ha da sbraitare alle 10 di mattina quel coglione? Dormivo così bene…»

A quanto pare lui non sembrava più di tanto imbarazzato. E ci credo…chissà quante volte aveva dormito con una ragazza! Io però non ero intenzionata a rimanere così e abbastanza velocemente mi districai da quella situazione e mi misi seduta sul suo letto.

«Scusa Bill, la mia intenzione era quella di andare a dormire in camera mia, ma quando ho spento la tv tutte le luci della camera si sono spente e per non rischiare di uccidermi con una delle tue borse sparse per terra…devo essermi addormentata qui!»

«Mmm…aspetta fammi connettere due secondi…»

«Allora Bill apri o devo chiedere a Gustav il pass per entrare e buttarti giù dal letto! Eddai che Siria non si trova da nessuna parte!»

Oddio! E che avremmo dovuto fare adesso? Se avesse aperto la porta la situazione poteva sembrare equivoca, ma dall’altra parte Irene e tutti gli altri si sarebbero preoccupati inutilmente…che fare?

«E andate a dormire te e Irene! Siria è qui con me!»

Penso che in quell’esatto momento avessi superato di gran lunga il primato mondiale di occhi sgranati e bocca spalancata messi insieme. Ma che gli saltava in mente?!

«Per davvero, Bill?» questa volta il tono di voce di Tom era meno agitato.

«Sì! Avanti Siria digli che sei al sicuro e che se ne può andare gentilmente a dormire!» mi disse con occhio assonnato, subito prima di girarsi dall’altra parte e sprofondare di nuovo nei cuscini.

«Bill, ma sei scemo?!» il mio tono di voce era decisamente alto, tanto che lo fece sobbalzare e si rigirò verso di me.

«Ah! Ok allora! Non vi disturbo, ma la prossima volta Siria non sparire così senza almeno aver dato una spiegazione a Irene! Io vado ad avvisarla!»

«No Tom! Aspetta!» ma dall’altra parte non ricevetti nessuna risposta segno che se ne era già andato via. Io infuriata con Bill volsi lo sguardo verso di lui e lo fissai con aria molto più che assassina.

«Ma che cavolo hai tra le radici dei tuoi capelli tinti?! Ti si è tinto anche il cervello di nero?»

«Se non gli avessi detto che eri qui si sarebbero preoccupati di più, così sono tutti felici e contenti.»

«Sì ma…adesso che penseranno?»

«Ti fai di questi problemi? Avanti sei più grande di me, te ne dovresti fregare di quello che dicono gli altri! E poi gli altri, chi? Tom, Gustav e Georg devono solo che stare zitti! E tua cugina penso che se le spieghi che non è successo niente, non le bloccherai di certo la crescita!»

«Bill! Io vorrei tanto sapere come cavolo è andata via la luce per tutta la notte? Se non fosse successo non sarei in questo pasticcio!»

«Mmm…mi pare che la luce della camera sia regolata con la televisione che ha un timer interno, che è collegato…insomma…la notte se non cambio canale o non tocco qualche tasto del telecomando la tv si spegne automaticamente dopo un’ora e con lei le luci della camera, così non rischio di dormire con la tv accesa che mi fa venire mal di testa!»

Ma che cavolo era quella stanza, la casa delle tecnologie più assurde? Dove l’avevano trovato sto sistema infernale (per me)? Mmm...no, forse era una cazzata che si era inventato al momento Bill! Mi voleva prendere in giro! E infatti...

«Ah, dovresti vederti! Che faccia che hai fatto! Dai non preoccuparti, dormi ancora un po’ e poi ci alziamo a fare colazione.»

«Tu Bill non capisci! Per te sarà pure normale, ma per me, oltre al fatto di aver dormito con te…anzi no, è proprio questo il problema! Io non voglio che pensino che abbiamo…beh insomma…»

«Una storia?»

«Sì! Sarebbe difficile poi al lavoro se una notizia falsa come questa si diffondesse!» bugia.

«Mi dispiace…non pensavo che per te fosse un problema. Scusami.» e come dire di no a quegli occhioni grandi e supplicanti, privi della consueta barriera rassicurante del trucco. Era come potergli leggere dentro e lo vedevo così…dolce. Mi stavo un po’ troppo rammollendo con lui, normalmente non avrei perdonato così facilmente!

«E va bene. Non importa, però la prossima volta non agire con il tuo unico neurone annebbiato ancora dal sonno!» e sul suo viso si dipinse uno di quei sorrisi che tanto mi piacevano e che mi avevano subito affascinato, già ancora quando non lo conoscevo di persona.

«Senti io dormo un altro po’! Stasera partiamo di nuovo e da domani si ricomincia il lavoro, perciò ho bisogno di ricaricare le batterie. Se vuoi dormire anche tu per me non ci sono problemi se resti.»

«No grazie, credo che ormai il sonno mi sia passato anche se non ho dormito molto! Penso che andrò a rassicurare Irene e a fare quattro chiacchiere con lei tanto per chiarire la situazione. E poi è giusto che stia un po’ con lei, stasera parte per ritornare a casa.»

«Ok, ci vediamo…dopo.»

Io mi alzai dal letto mentre Bill alzava le coperte (visto che ci eravamo addormentati senza coprirci) e si ficcava sotto a dormire. Recuperai i vestiti che mi ero tolta il giorno prima (e che trovai ancora bagnati) e in pigiama, prendendo le chiavi della mia camera, in punta di piedi lasciai la sua stanza. Quando arrivai una più che furente cugina mi si scaraventò contro e solo l’intervento di Tom, che ancora si trovava lì, mi salvò da un’onda d’urto probabilmente mortale.

«Ma dove ti eri cacciata? Quando mi sono svegliata per andare in bagno non ti ho trovata e mi sono preoccupata! Non dovrei essere io a controllare te, ma tu me!»

«Tranquilla! Ti spiego tutto. E poi sono abbastanza grande per badare a me stessa!»

«Sarà meglio che le spieghi un po’ di cose! Mi ha buttato giù dal letto per chiedermi se ti avevo vista! Io vado a dormire, vedete di non scannarvi a vicenda!» e mentre Tom se ne andava come Bill a sonnecchiare, Irene aspettava impaziente un po’ di spiegazioni.

«Ieri sera sono andata a fare una doccia da Bill per non disturbarti e mentre guardavamo un po’ di televisione è andata via la corrente per un particolare dispositivo. Così per non svegliare Bill ho aspettato che ritornasse la luce per andarmene…ma mi sono addormentata lì. Stamattina ci ha svegliati Tom tutto trafelato perché dicevi che non mi trovavi. Ecco, tutto qui!»  Bè, lui aveva usato una scusa tanto scema con me...io perchè non la potevo usare con Irene?!

«Se come no! Come se non sapessi da quanto tempo ti piace Bill!»

«Irene, ti ho detto la verità! Chiedilo a Bill…»

«Come se mi raccontasse una versione diversa! Guarda che sono contenta se è successo quello che è successo, però almeno lascia un biglietto e non sparire così!»

«Ti dico che non è successo niente! Allora chiedi a Tom del dispositivo se non credi a me o a Bill!» Di sicuro Tom sapeva già tutta la storiellina inventata da Bill. Figuriamoci se non gli diceva una cosa così!

«Mmm…e va bene! Vedremo se è vero!»

«Ahhh, di Tom ti fidi e di me no?! Signorina, quella che deve spiegarmi un po’ di cose sei tu! Allora che è successo ieri sera? Vi ho visti appiccicati come due piovre!»

«Niente! Purtroppo nemmeno un bacio! E io che ci speravo! Abbiamo solo ballato così vicini che se non fossi tanto timida l’avrei baciato io!» la sua espressione era passata a sconsolata e delusa. Ci credo, fin quando non conosceva Tom era pazza per lui!

«Mi racconti una balla! Tom che non ci prova spudoratamente?!»

«Non è che non ci abbia provato…però non si è spinto al di là del ballare! Inizio a pensare che sia timido anche lui come me!»

«Oddio, Tom timido! E tutte quello che si diceva e che si dice per suo conto?!»

«Tu lo dovresti conoscere bene, è parecchio che viaggi con loro. Che tipo è?»

«Una volta ti avrei detto morto di fame…però se è vero quello che mi dici di eri…direi imprevedibile

«Non ti sto raccontando cazzate!»

«Seee…come quella volta con Andrea?!»

«Non te l’ho nascosto! Ero solo imbarazzata a parlartene!»

«Mmm…va be, facciamo che ci credo e comunque, tanto per rovinare questa atmosfera idilliaca…ti ricordi che stasera devi partire?»

«Sì. Mi piacerebbe rimanere un altro po’…»

«Lo sai che non si può. Anche io stasera parto con i Tokio Hotel per seguirli in un nuovo tour che per la verità è la continuazione di quello che hanno appena finito. E poi hai la scuola…»

«E Tu? L’università?»

«Mmm…tasto dolente! Sono rimasta indietro.»

«E i tuoi genitori?»

«Non lo sanno ancora, ma penso non tarderanno molto a venirne a conoscenza.»

«Capisco.»

«Bè, allora questo pomeriggio divertiamoci e andiamo a fare un po’ di shopping! Ti va?» le dissi piena di entusiasmo felice di passare un pomeriggio con lei.

«Bè…ecco…io dovrei andare…con Tom oggi pomeriggio!» e come aveva già intuito, la mia reazione non fu molto allegra e comprensiva.

«Cosa?!» Ero stata breve, ma efficace. Per il resto parlavano in miei occhi lampeggianti.

«Sì…gli ho detto…che mi piace la chitarra, ma che non ho mai avuto molta voglia di imparare a suonarla…e che a quella che ho a casa le si sono arrugginite le corde per quanto la uso…così mi ha detto che pomeriggio voleva assolutamente farmi vedere le sue chitarre e farmi provare a suonare…io pensavo che avessi da fare le foto…» Continuava a parlarmi con una faccina e un tono di voce da Innocentina.

«Va bene, va bene…ho capito. Vai con Tom, dopo tutto è il tuo chiodo fisso! E poi colpa mia che avrei dovuto dirtelo prima.»

«Se vuoi gli dico di no…» come se non avessi notato la sua sottile inclinazione della voce come se telepaticamente volesse inculcare nel mio cervello la risposta “no”.

«No, non importa. È un’occasione per te ed è giusto che tu abbia questa opportunità!»

«Sicura?» ancora quel tono che tradiva le sue emozioni, ma Bill mi aveva detto di fidarmi di lei e Tom e io a mia volta volevo fidarmi di lui.

«Sì! E poi quando tornerò fra qualche mese potremo vederci spesso e andare a svuotare i negozi, al contrario non rivedremo più i Tokio Hotel. Perciò, divertiti

«Perché dici non li vedremo più? Mi pare che sei diventata loro amica!»

«Una volta finito questo lavoro non voglio più parlare con loro, non li voglio più vedere se non in tv e ai concerti.»

«Perché?! Io non ti capisco!» mi domandò allarmata e stupita delle mie affermazioni.

«Perché è meglio non farsi illusioni.»

«In che senso?» quella notizia era stata più che uno shock per lei.

«Lascia perdere. Sarebbe troppo complicato da spiegare e non credo nemmeno di riuscirci.»

«Provaci!»

«Non mi va, punto e basta! E adesso andiamo a fare colazione.» chiusi lì l’argomento e Irene accettò questo mio mutismo; per tutto il tempo che siamo state insieme non mi fece più domande sull’argomento.

N.A. Sono ritornata!!!! Era ora, starete dicendo voi!!! Mi dispiace per l'attesa, ma sono felice di comunicarvi che ho passato ben 4 esami con risultati più o meno decenti :-D 

Allora, che ne dite di questo capitolo? A me è piaciuto abbastanza scriverlo e devo dire che mi sono anche divertita a lasciarvi l'alone di mistero alla fine sulle parole di Siria (che bastarda che sono!). Comunque riprenderò la mia normale produzione settimanale di capitoli come promesso, anche perchè ho una sovrabbondanza di idee in testa che urgono di essere scritte (visto che linguaggio aulico?!!). 

Ringrazio tutti i lettori, in particolar modo i sempre puntuali recensori e quelli un po' meno puntuali (sono pure sarcastica oggi!) e tutti queli che mi sostengono sempre, ma anche chi critica la mia storia (in effetti le critiche sono un po' troppo scarse in questo periodo e mi mancano!). Oggi non ringrazio uno per uno, ma dalla prossima volta cercherò di farlo, tempo permettendo! 

Vi saluto, ciaoo

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Capitolo 17
*** Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio? ***


Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio?

Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio?


«Mi raccomando, Posso fidarmi a lasciarvi soli?!»

«Sì, ma dai in fondo lo sai anche te che Tom non è quello che i giornali fanno sembrare!»

«Mmm…ma io non dico di lui, ma di te! Saresti perfettamente in grado di saltargli addosso!» le dissi con il sorriso sulle labbra per prenderla in giro.

«Non è vero!»

«Va be, adesso vai. Non sia mai che io ti trattenga dal tuo principe azzurro!»

«Scema!»

«Lo so! Mi raccomando però alle 6 p.m. nella hall dell’ albergo che alle 7 p.m. parte il tuo aereo…e se ti azzardi a farlo apposta a perderlo ti ci rispedisco in treno o in autobus a casa…il che lo sai bene quanto può essere comodo viaggiare per ore…»

«Si, ricevuto il messaggio! Dopo l’esperienza della gita a Parigi non perderò di certo l’aereo.» si riferiva a una gita con la sua scuola in cui avevano preso il treno e le era toccato viaggiare per più di 12 ore per arrivare a destinazione! Un vero calvario!

«Ok. Allora a dopo. E non stancarlo troppo Tom, che stasera si parte per un’altra tappa!»

Ma oramai lei era già evaporata dalla mia vista ed era corsa dove l’aspettava Tom. Già…Tom…quello che tutti chiamavano sex gott…che aveva poi di “sex” ancora lo dovevo capire! Era carino, ma uno stronzo di prima categoria. Decisamente meglio Bill: carino pure lui (e secondo me di più di Tom), ma certamente meno stronzo. Ma che andavo a pensare! Questa era sicuramente l’influenza di Irene e della sua smisurata passione per i Tokio Hotel e in particolare per Tom Kaulitz. Comunque non potevo certamente lasciarli da soli a fare chissà cosa! Dovevo tenerli per lo meno sott’occhio per essere sicura che non andassero oltre un bacio. Non si sa mai con gli adolescenti! Così con circospezione presi la via della camera di Tom dove sicuramente l’aspettava, io speravo per andare in un altro posto, perché altrimenti avrei fatto irruzione con un bazooka. Dovevo stare attenta a non farmi scoprire da Irene o sarebbero stati dolori…e accuse…e musi lunghi…e incazzature…

«Che cavolo stai facendo?»

Quella voce…quella dannata voce che mi piaceva così tanto adesso la trovavo veramente odiosa e tremendamente fuori luogo per i miei progetti. Lentamente mi girai verso chi aveva parlato, mi fermai subito con l’intento di farlo tacere e riprendere il mio pedinamento.

«Bill! Senti adesso non ho tempo…perciò ti prego non fare domande e ritorna da dove sei venuto.» forse ero stata un po’ scortese e brutale, ma avevo una missione da portare a termine e dovevo liquidarlo presto.

«Scordatelo! Lasciali in pace una buona volta. Tom mi ha detto che voleva uscire con tua cugina e io gli ho fatto una bella lavata di capo prima di lasciarlo andare. Ti assicuro che ha capito benissimo fin dove può arrivare. Ma tu non puoi stargli sempre con il fiato sul collo!» era agguerrito e deciso come mai lo avevo visto in quelle settimane (tranne che sul palco ovviamente!)

«Ma io…» e come al solito ero partita in quarta per far valere le mie ragioni con lui.

«Niente ma! Avanti adesso vieni con me e…»

Un cedimento

Un mancamento

Un malore

Per fortuna si era subito appoggiato alla parete e len-ta-men-te si era seduto a terra.

«Bill! Che ti prende?!» mi ero subito precipitata verso di lui scordandomi di tutto e di tutti, compresa Irene e la mia fantomatica missione. In quel momento Bill aveva la precedenza.

«Niente…sto bene.» si affrettò a rassicurarmi lui.

«Ma che stai bene! Guardati, sei più bianco del solito e stavi quasi per svenire. Fammi dare un’occhiata se hai la febbre.» gli misi una mano sulla fronte e come pensavo scottava, poi gli guardai bene gli occhi ed erano lucidi.

«Bill hai la febbre! Perché cavolo ti sei alzato?!»

«Fino a 5 minuti fa stavo benissimo…»

«Dai alzati che ti accompagno in stanza e ti rimetti a letto almeno finché non partiamo. Intanto io andrò a chiamare un dottore.»

Bill sforzandosi si tirò in piedi e io subito cercai di aiutarlo a sostenersi, ma in fondo il mio aiuto era veramente quasi nullo visto che ero molto più bassa di lui e a quanto prestanza fisica ero una schiappa!

«Certo che sei veramente tappetta!» ironizzò lui.

«Risparmia il fiato, invece di fare battutine idiote.» io invece ero seria e preoccupata per lui. Mi faceva impressione vederlo fiacco e senza energie, lui che sul palco era una prima donna che sprizzava energia da tutti i pori.

«Però alla fine ti ho costretto a lasciarli da soli…e pure con le buone.»

«Attento Kaulitz, che sarei benissimo capace di lasciarti in mezzo al corridoio!»

«Come…se lo pensassi davvero!» e nonostante tutto aveva ancora il coraggio di ironizzare! Però aveva ragione, non sarei mai stata capace di lasciarlo lì da solo in quelle condizioni. Perciò mi affidai alle ramanzine che ognuno di noi aveva fatto a Irene e a Tom, con la speranza che nei cervelli di quei due fosse rimasto ancora un neurone non intaccato da Cupido o da altri dei celesti. Arrivati nella camera di Bill gli ordinai di sedersi sul letto, di mettersi il pigiama e di infilarsi sotto le coperte, intanto che io andavo alla reception a chiedere di un medico.

Dopo solo una decina di minuti che aspettavo lì dopo che io direttore aveva fatto una telefonata, era già arrivato un dottore (incredibile come quando si è ricchi tutti i tuoi bisogni e voleri siano esauditi in meno di mezz’ora!) Lo accompagnai nella camera di Bill e poi uscii per permettergli di visitarlo. Il dottore rimase lì dentro per una buona oretta e quando uscì furori volle parlare con me (visto che ero l’unica lì fuori).

«Signorina... non è niente di grave, come ho detto al suo fidanzato, un banale raffreddamento! Deve stare al caldo e a riposo per qualche giorno e prendere delle pastiglie che le ho prescritto. Vedrà che già domani starà meglio; mi ha detto che ha in programma un concerto per domani sera…credo che sarà in grado di salire sul palco per una o due ore…ma mi raccomando una volta finito è meglio che lo spedisca subito a letto!»

«Dottore…ma…»

«Ah, sarebbe meglio se stanotte qualcuno stesse con lui, è debole e non vorrei che svenisse mentre si alza dal letto!»

«Grazie dottore. Però io non sono la sua ragazza!» ci tenni a puntualizzare.

«Ah, mi scusi allora. Però mi era sembrato che lo fosse! Beh, la saluto e mi raccomando di farlo riposare e di fargli mangiare cose sostanziose e ricche di vitamine

«Vedrò di provvedere. Arrivederci!»

Mentre il medico se ne andava entrai nella camera di Bill e lo vidi sudato, con tutto i trucco che si era messo la mattina colato sul suo viso.

«Ma guarda come ti sei ridotto!»

«Ho…il trucco colato…vero?!» Come mi faceva tenerezza! Un ragazzo così apparentemente sempre perfetto e idolo di tutte le ragazzine, che versava in quello stato…un po’ pietoso, se volevamo dirla tutta. Andai in bagno dove sapevo c’era lo struccante e il cotone e poi ritornai da lui per renderlo un po’ più presentabile.

«Grazie.» mi disse appena vide quello che avevo preso.

«Figurati.» e senza aggiungere altre parole iniziai piano a levare quella matita così ostinata ad andarsene.

«Scusa se ti faccio male, ma…»

«No, non mi fai male. Tranquilla!»

Avevo l’opportunità di guardarlo negli occhi e lui a sua volta lo faceva con me. Era la seconda volta che lo facevo…ma ero emozionata lo stesso come una fan fanatica…ero a disagio…ma allo stesso tempo non volevo che quel contatto così stano finisse.

«Mi dispiace…»

«Per cosa?» mi domandò lui molto sorpreso dalle mie scuse.

«Tu ti sei preso il raffreddore perché ieri sera mi hai prestato la tua giacca! Hai visto, te l’avevo detto che sarebbe stato un problema per i concerti se ti ammalavi!»

«Ma figurati! E comunque…il dottore ha detto che domani sera potrò cantare. La febbre non è così alta e le medicine che mi ha dato mi rimetteranno in sesto.» e come sempre tirò fuori uno di quei sorrisi che mi scioglievano, anche se questa volta era meno solare per via della febbre che lo rendeva debole.

«Penso di essere l’unica fan che può vantarsi di aver avuto l’onore di struccare Bill Kaulitz per ben due volte!»

«Sì…dovresti esserne onorata!» mi disse giocosamente.

«Lo sono, sul serio. Vederti affiorare dai chili di trucco che ti metti ogni volta è qualcosa che solo chi ti conosce bene come Tom può vantare.» gli confidai quello che pensavo veramente in quel momento, anche per farlo sorridere un po’.

«Non è vero che mi metto chili di trucco. Solo un fondotinta e la matita nera intorno agli occhi.» protestò animosamente lui.

«Sì, ma è talmente nera che fa sembrare che tu abbia due dita di trucco!»

«E non ti piace?» nella sua voce c’era una nota velata di malizia che non mi sfuggì per quanto avesse cercato di nascondela.

«No…al contrario! È il tuo stile e a me piace…però vederti senza è una sensazione strana…è come vederti indifeso…nudo…»

«Beh, adesso non esagerare! Poche persone possono vantare di avermi visto nudo…e tu non sei ancora tra queste!» la vena ironica a quanto pareva non gli era sparita con la febbre.

«Era un modo di dire!...Fatto, struccato e pulito. Adesso chiamo di sotto per farti preparare una bella cena leggera, ma ricca di vitamine come ha detto il dottore, da portare via nel pulman . Intanto ti rimetti a letto e fai un bel riposino.»

«Va bene mammina. Se ti preoccupi veramente per Irene vai pure a controllare.»

«Ma figurati! E lasciarti qui da solo?! Io rimango con te. Prega solo che Tom si comporti bene o lo rivedrai in ospedale per un politrauma da cugina incazzata!» ma evidentemente era troppo stanco per continuare ad ascoltare le mie lamentele, infatti si era addormentato.

 

Da un po’ di minuti dormiva come un angioletto un po’ traumatizzato, per via della febbre; così andai in bagno e preso un piccolo asciugamano pulito lo inumidii con dell’acqua e lo posai sulla sua fronte che scottava. Quasi mi incantai ad osservarlo senza la sua solita maschera di difesa del trucco e senza la perfezione delle pose che adottava sempre in pubblico per fare il fighetto con manie di grandezza. 

Io così scema da non capire la fortuna che mi era capitata di poter stare così vicino a lui…di poterlo conoscere per ciò che veramente è. Allo stesso tempo avevo paura che riuscisse prima o poi ad entrarmi dentro, a diventare importante per me. E pensare che fino a qualche tempo prima fantasticavo sul serio a come sarebbe stato parlargli, seguirlo, vederlo senza trucco…baciarlo. Irene aveva ragione quando aveva detto candidamente che ero una fan "spasmodica" di Bill. Adesso avevo avuto l’opportunità di fare tutto questo…anche se poi a baciarlo alla fine non ero stata io ma sempre e solo lui. Che non gli fossi indifferente? Ma allora perché non me lo diceva chiaramente?! Avevo già da un po’ iniziato a pensare che per lui fosse solo un gioco!...mi accorsi che questi pensieri erano veramente dannosi per la mia decisione di rompere qualsiasi contatto con lui e in generale con la band, dopo la fine del contratto di lavoro. Avevo deciso questo perché sapevo che se mi fossi troppo affezionata a loro…a lui…poi ne avrei sofferto…sapevo che poi ci sarei stata male quando non mi rispondevano al telefono…e sapevo che mi sarei corrosa l’anima se mi fossi innamorata di Bill, e poi sarebbe venuta una stronza a prendersi tutto di lui al mio posto! Cercare di stargli lontano e non avvicinarmi troppo era la soluzione migliore per non illudermi troppo! Quelle poche volte che mi piaceva un ragazzo, finiva sempre che poi se ne andava con un’altra anche se prima sembrava che ci provasse con me! Questa volta avrei prevenuto il Disastro! E poi non è che Bill fosse tutta sta gran cosa…!

Ma allora… perché ebbi l’irrefrenabile desiderio di chinarmi su di lui e baciarlo?! Perché volevo sentire il gusto delle sue labbra?!

Queste domande mi affiorarono alla mente, quando sentii un debole pic-chiet-ta-re alla porta, mentre inconsapevolmente mi ritrovavo già ad assaporare le sue labbra. Le sfioravo e le sentivo calde e morbide, forse anche a causa della febbre che aveva. Era una sensazione strana baciare di nascosto quello che era il tuo idolo, quello per cui avresti dato un’unghia (un braccio no, ma un’unghia si poteva pure fare!). Quel dannato cameriere stava bussando alla porta con abbastanza insistenza, tanto che chiunque si sarebbe alzato per andargli ad aprire…

...ma io no! 

Io volevo rimanere così finché potevo trattenere il fiato e non rischiare di svegliare Bill…volevo concedermi solo questo piccolo cedimento prima di prendere definitivamente le distanze da lui. Erano passate diverse settimane e il lavoro che dovevo portare a termine con lui era già a buon punto, nonostante tutte le difficoltà che avevamo incontrato. Presto sarei tornata a casa, alle mie cose abituali e per la gioia dei miei avrei ripreso gli studi all’università, e questa avventura sarebbe rimasta solo un bel ricordo di cui avrei riso poi con i miei amici. Non so perché avessi voluto a tutti i costi baciarlo, in fondo non ero nemmeno così attratta da lui, ma sentivo che per me era giusto farlo.

Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio? Se avrebbe riso, se si fosse schifato, se invece gli avesse fatto piacere? 

Adesso che ci pensavo…era il mio primo bacio dato a qualcuno…e nessuno mai avrebbe saputo niente. Non ce la feci più e dovetti allontanarmi da lui per respirare e non rischiare di svegliarlo; rimasi ancora un po’ a rimuginare su quello che avevo fatto e sul fatto che nessuno avrebbe mai dovuto sospettare niente. Poi mi alzai dal letto e aprii la porta per andare a ritirare la cena che il cameriere aveva intelligentemente lasciato sul carrello lì fuori. Poi ritornai dentro e mi sdraiai nel letto vicino a Bill, rimanendo però a debita distanza da lui e rImUgInAnDo ancora un po’ sulla grande cavolata che avevo appena fatto.

Cavolata

Perché una sana di mente altro che un semplice bacio dato di trafugo! Ma io dovevo sempre essere diversa dagli altri e farmi un sacco di paranoie, una sacco di scrupoli e soprattutto dovevo essere così timida! E già…non sembrava, ma io ero per davvero timida e l’unico modo per nasconderlo era fare l’esuberante, la scorbutica, la spiritosa! Era una piccola maschera che mettevo su, simile al trucco di Bill. Ecco spiegato il perché del mio comportamento con lui, sempre un po’ sulla difensiva e distaccato nonostante lui cercasse di avvicinarsi. Uffa!

N.A. Che ne dite? A me è piaciuto tanto scriverlo!!! Svelati un po' di misteri e un lato del carattere del mio personaggio preferito. Spero di aver esaudito le vostre richiese per una mossa a sorpresa di Siria. Avete un po' aspettato, ma spero ne sia valsa la pena. Aspetto commenti sia positivi che negativi (mi raccomando!) 

Per il momento passo ai ringraziamenti:

Ambry: un grazie speciale per tutti i comlimenti! Troppo buona. Spero che ti sia piaciuto questo capitolo con questo colpo di scena!
alice94: Grazie, sia per gli esami che per la ff! Danke shon! Spero di non averti deluso con questo capitolo.
Mirokia: Concerto dei Finley?! Sei un diesel?! Erano bravi l'anno scorso con il loro album d'esordio, adesso hanno un po' perso di credibilità! Comunque non te la prendere se non riesci ad essere la prima a recensire...dovresti essere molto più sveglia di quello che sei per arrivare in pole! Dai che scherzo! Lo sai come sono fatta, no?! Questa volta spero che la lunghezza del capitolo vada bene e per la sveltina...accontentati di questo sviluppo inaspettato! E per Tom...chissà...magari anche lui porta una maschera come Siria e fa sempre lo spaccone perchè in realtà ha paura dei suoi sentimenti (anche se non ci credo molto nemmeno io a quello che ho appena detto!). Ciaoo
LiSa90: Ma che fate, le gare a chi lascia una recensione per prima?! Va be grazie per i complimenti e spero che un po' questo alone di mistero si sia diradato!
linny93: Direi che un po' c'hai beccato...anche se poi nemmeno Siria ci capisce molto di quello che pensa e fa! Basta vedere a come ragiona e a come si incasina la vita! Mmm...forse questo sviluppo era un po' troppo scontato? Fammi sapere.
silviacecy: recensione breve ma efficace! Spero ti piaccia il capitolo!
ayame90: Mmm...chissà...forse è vero che Irene voleva solo andare da Tom e forse no! A te la scelta (anche se personalmente mi piace l'idea che si sia davvero preoccupata per Siria!) Finirà presto questa ff?! Chi può dirlo?! Solo io e ti dico che è a un po' più della metà, perciò respira che ancora qualcosa deve succedere!
Westminister: Contenta di aver svelato un po' l'arcano?! Proprio tutto ancora deve essere palesato...ma già si iniziano a scoprire le carte di ogniuno. Grazie come sempre per i complimenti.
eonys: Acetto sempre nuove recensioni, sia lusinghiere che non, perchè fanno venire in mente nuove idee e correggere gli errori. Perciò recencisci che mi fa piacere! Sono contenta che la consideri diversa e interessante, mi lusinga molto visto che ci ho lavrato molto per non farla sembrare banale!

E come al solito ringrazio anche chi ha letto e a tutti quelli che mi sostengono!
Ciaoo e alla prossima!

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Capitolo 18
*** Di cosa avevi paura? ***


Di cosa avevi paura?

Di cosa avevi paura?

 

Oramai erano giorni che tutto era tornato alla normalità: Irene se ne era andata tutta sorridente raccontandomi a pEzZi e bOcCoNi, prima di salire in aereo, del bacio tra lei e Tom quando stavano suonando la chitarra (che poi non penso suonassero la chitarra visto che erano impegnati in un…come lo aveva chiamato…”bacio indimenticabile”!). Era tutta sognante e camminava sollevata da terra di almeno 10 cm (lo spazio che la divideva in altezza da Tom…e chi ha capito, ha capito). Però a quanto pareva non erano andati più avanti di lì; evidentemente la lavata di capo che avevamo fatto a tutti e due era servita a qualcosa!

Io invece di giorno in giorno cercavo di allontanarmi sempre di più da Bill, per rendermi le cose più facili alla fine del periodo di lavoro. Se già ci pensavo mi mancavano i Tokio Hotel e non volevo proprio che l’inevitabile se-pa-ra-zio-ne mi facesse troppo male.

«Che sguardo di ghiaccio, Siria! Mi metti quasi paura…ma sei molto fashion! Come ti adoro in veste di ghiacciolo ibernato!» esclamò quel giorno il fotografo Max mentre eravamo impegnati in un set fotografico allestito in un boschetto poco fuori dalla città dove avevano suonato i ragazzi il giorno prima.

«Sbrighiamoci per favore.» chiesi gentilmente, ma con tono distac-cato.

«Aspetta! Voglio sfruttare questa tua faccia da imperatrice che mi piace troppo…mmm…appoggiati a quel tronco di tre quarti e tu Bill poggia una mano di fianco a lei, prendi delicatamente una ciocca dei sui capelli tra le mani e avvicinati lentamente…»

Ormai non eravamo nemmeno più tanto imbarazzati dalle sue richieste e eseguivamo senza fiatare…però devo ammettere che quando ci dovevamo guardare negli occhi da così vicino, era sempre difficile. Dopo tutto il suo sguardo aveva sempre qualcosa di strano per me…pensavo che Bill potesse leggermi nel pensiero o in qualche modo venire a conoscenza dei miei segreti; così spesso abbassavo il viso e puntualmente…

«Ehi, piccola principessina, guarda che il principe nero e malefico ti dovrebbe ipnotizzare con il suo sguardo! Vediamo di darci almeno un’occhiata a mister Kaulitz!» Appunto! Max da un po’ mi riprendeva sempre sul fatto che non lo guardavo più negli occhi e a suo parere questo era fondamentale per impressionare la gente e dare un tocco di realismo; si doveva vedere una certa intesa tra di noi per far apparire tutto più naturale.

«Che c’è che non va?» mi domandò Bill così piano che anche io feci fatica a capire quello che mi aveva detto.

«Niente.» gli risposi cercando di riprodurre il più possibile un tono atono e privo di ogni interesse verso la sua domanda.

«Sono forse io?» Insisteva. Era evidente che non gli bastava una risposta così poco convincente e voleva conoscere il motivo della mia freddezza nei suoi confronti.

«No.» troppo categorica e distaccata perché ci potesse credere.

«Lo prenderò per un sì.» meno male che intervenne Max ad annunciare un importante notizia che ci riguardava, altrimenti non so come sarebbe potuta finire quelle conversazione fatta di sussurri e sguardi (nel senso che avremo forse litigato), perché quando Bill voleva la verità era difficile mentirgli…aveva un sesto senso per le menzogne.

«Sentite ragazzi per oggi abbiamo finito. E devo annunciarvi che con il servizio fotografico abbiamo quasi terminato, mancano pochi scatti alla fine di questa avventura. Proprio per questo i grandi capi per stasera hanno organizzato una specie di party esclusivo per mostrare in anteprima una parte del lavoro già ultimato. Mi hanno detto di riferirvi che sarebbe molto gradita la vostra presenza…quando dicono “molto” significa che siete praticamente obbligati ad andarci! Non iniziate con le lamentele perché nemmeno io vorrei partecipare, ma è pur sempre lavoro anche questo e ci tocca! Perciò adesso andate in albergo, rilassatevi con una bella doccia e vestitevi da gran serata. Ciao!»

«Aspetta Max! Che intendi con “vestitevi da gran serata”?» chiesi io titubante e spaventata da un eventuale ricevimento di gala con tutti gli occhi puntati addosso.

«Penso che Bill abbia capito. Fattelo spiegare da lui e poi chiedi aiuto a Dean, che io devo smaterializzarmi all’istante per sviluppare queste ultime foto entro stasera!» ma perché tutti lì avevano sempre fretta e mi lasciavano così in balia degli eventi?! Così mi girai e solo con lo sguardo intimai a Bill di dire tutto quello che sapeva in proposito.

«Intendeva che bisogna vestirsi da sera: perciò giacca e cravatta per me e vestito per te.»

«Ho sentito bene?! Vestito?! Non se ne parla proprio! Se devo ancora sentire Dean che mi rompe le scatole preferisco venire in stile “casareccio”!»

«E allora?! Mica vorrai venire in jeans?!»

«Perché no?!»

«Così metti nei guai anche me, visto che ti ho proposto come collaboratrice! Non possiamo fare una brutta figura con i dirigenti!»

«E chi se ne frega! Allora trovami qualcuno che abbia qualche idea decente e che io riesca a sopportare…magari potrei anche accettare!» E ti pareva! Mi accorsi di quello che avevo detto solo quando a Bill gli si illuminarono gli occhi e con il suo solito sorriso a 32 denti mi si rivolse tutto felice e pimpante come un bambino.

«Ma eccomi qua!» indicandosi con le mani rivolte verso di lui.

«Scordatelo!» Proclamai io categorica.

«Eddai! Quando siamo andati al Devil ti è piaciuto quello che ho scelto…e non dire di no! E poi, a meno che non vuoi ascoltare di nuovo le solite lamentele di Dean anche di sera, ti conviene accettare. Io non ti stresso così tanto la vita!»

«Nooooooooooooo!» gli dissi in tono sarcastico. Bill mise su il muso, ma subito accompagnato da un sorriso.

«E va bene! Non credo di avere scelta, a meno che non diventi masochista e voglia farmi venire un mal di testa allucinante per le chiacchiere futili di Dean.»

«Fidati di me!» e dicendomi questo mi venne incontro abbracciandomi velocemente, per poi staccarsi subito e dirigersi chissà in quale luogo.

«Mi raccomando come l’altra volta alle 7 p.m. nella mia suite!» mi urlò, mentre saltellante se ne andava.

«Se, se!»

Era incredibile come nonostante tutti i miei sforzi per allontanarlo da me, lui riuscisse in un certo senso ad abbattere pian piano il mio muro ed avvicinarsi sempre di più. Mi fidavo di lui e sapevo che poteva diventare un ottimo stilista quando voleva, ma non era solo per questo che avevo accettato…in qualche modo volevo passare del tempo con Bill…scoprire chi era veramente…sapevo che questo gioco mi avrebbe portato a qualche conseguenza imprevista…ma come si faceva ad essere freddi e impassibili con un folletto che ti saltella sempre intorno con il sorriso stampato sul volto e un’aria da bambinetto?! Era inutile…riusciva a farti fare tutto quello che voleva lui facendola sembrare però una tua idea!

Brutto stronzo, sei per caso un manipolatore di cervelli…o come ha detto Max “il principe nero e malefico che ti ipnotizza con lo sguardo”? Quasi quasi sembrava la descrizione del principe azzurro di Shrek, che poi si scopre essere subdolo e manipolatore (con la differenza che Bill mostrava realmente le sue fattezze e non le nascondeva sotto una fluente chioma bionda!).

°Appunto mentale: avrei dovuto controllare se per caso portava una parrucca per nascondere i suoi capelli biondi da principe cattivo. A pensarci bene...Di natura ce li aveva biondi per davvero…biondi proprio come quelli di Tom! Che avessi scoperto la sua vera identità?!

Ok, basta fantasticare…con tutte queste follie demenziali sarei arrivata in ritardo visto che avevo da fare un sacco di cose prima di andare nella suite di Bill!

 

 

Quando arrivai da lui all’ora stabilita per poco non mi prese un colpo quando aprì la porta. Era un figo della madonna: camicia bianca un po’ aperta sul collo, pantaloni e giacca coordinati neri e le sue scarpe più eleganti sempre di nero. Perfino i capelli li aveva lasciati elegantemente cadere sulle spalle. L’unica cosa che un po’ stonava in tutta quella classicità erano la collana con il teschio, e il suo solito trucco super pesante.

«Com’è che non hai la cravatta? Non avevi forse detto che avresti dovuto metterla?» gli domandai io sarcastica per non farmi scoprire troppo mentre gli facevo la radiografia.

«Bè sai, delle piccole variazioni sono consentite. E poi non vedi come sono figo stasera!» Come sempre si doveva autoproclamare prima donna ancora prima di apparire al grande pubblico.

«Alla faccia dell’umiltà! Ma chi credi di essere?» gli domandai scherzando sulle sue battute.

«Sono un Kaulitz e me lo posso permettere! Comunque quando avrò finito con te penso proprio che lo sguardo degli ospiti devierà inevitabilmente alla mia destra.» mi disse tutto sconsolato e dispiaciuto.

«Stai tranquillo che non credo proprio accadrà! Io non ho certo la tua scioltezza in mezzo a persone così tanto snob e importanti.» gli risposi abbassando lo sguardo verso il basso.

«Hai paura?» questa volta era serio e premuroso nei miei confronti.

«No, piuttosto non mi sento sicura. Per me non mi interessa: se faccio una brutta figura non me ne importerebbe niente, tanto non rivedrò mai più quelle persone. Al contrario, voi tutti ci rimettereste per colpa mia, ci campate con questo lavoro e per questo mi sento addosso tanta responsabilità!»

«Tu stai tranquilla. Fai la tua parte e stammi vicino, vedrai che andrà tutto bene!»

«Sai ci credo poco. Non c’è festa dove non faccia la mia solita figurina, però questa non è una festa normale…è una cosa più grande di me…quasi quasi mi do per malata

«Non se ne parla! Mi lasceresti da solo lì in mezzo?! Guarda che anche io non sono molto esperto nel campo della moda; o si muore in due o da solo non ci vado nella fossa del leone!»

«Uff quanto sei petulante e logorroico! Dai fammi vedere un po’ cos’ha trovato la tua vena da stilista, sta volta.»

«Ma che termini sono?! Comunque…ecco…dovrei fare un po’ di premesse e anticiparti qualche postilla…»

«Che hai combinato?» gli chiesi allarmata per il suo comportamento.

«Senti…secondo me va benissimo…ma non devi fare storie prima di vederlo su…»

«Bill, vai al dunque!»

«Spero che ti piaccia il vestito.» concluse laconico.

«Ehi, io non giudico mai senza prima aver visto! Dai non ti preoccupare, se non mi piace posso sempre venire in jeans!» e andai verso l’armadio a muro che mi aveva indicato per aprirne un’anta…

«Porca puttana!» mi era sfuggita così quella esclamazione, senza preavviso e controllo.

«Ecco! Lo sapevo che non ti piaceva! Però secondo me lo dovresti provare…su fa un altro effetto e magari non ti fa così schifo…ero così indeciso…forse avrei fatto meglio a prendere…» con una mano gli tappai la bocca mentre ancora rimiravo quel meraviglioso vestito da sera: era rosso (evidentemente voleva andare sul sicuro col colore, visto che l’altra volta non avevo fatto tante storie!), non aveva le spalline ma solo un rigido corpetto e scendeva morbido con la gonna svasata fino fin sopra le ginocchia. Naturalmente aveva tutti i bordi contornati da un nastro di raso nero, come piaceva a lui. In fondo alla gonna c’era incollato un piccolo teschiolino fatto di strass che dava al tutto un tocco di trasgressività. Non era esattamente il mio genere preferito di abito, ma mi aveva colpito molto e mi piaceva l’originalità; l’unico difetto era l’enorme scollatura!

«Mi piace, è molto particolare…ma…»

«Ma…»

«…ma è scollatissimo

«Ma dai! Se quando siamo andati al Devil era la stessa cosa!»

«Sì, però lì avevo la giacca sopra!»

«Non mi dire che ti vergogni! Scommetto che ti starà benissimo, provalo!»

«Uff, ok.» Presi quella meraviglia e andai a cambiarmi in bagno. Certo era bellissimo…ma sarei mai stata capace di portare una cosa del genere, proprio io che l’ultima volta che avevo indossato una gonna era stato per il giorno della mia Comunione?!

«Allora…esci?»

«Sì sì, arrivo!» e con non poco imbarazzo aprii appena uno spiraglio dalla porta.

«Prometti che non ti metti a ridere…»

«Ok, ma adesso apri!»

«…e che non farai apprezzamenti poco carini…»

«Apri?!»

«…e che…»

«E basta!»

Così stufo delle mie lamentele prese la maniglia e spostò di scatto la porta. Peccato che io mi ero appostata lì dietro come una che vuole origliare una conversazione top secret. Risultato? Persi decisamente e inevitabilmente l’equilibrio andando a planare direttamente su Bill, che vista la sorpresa e la sua corporatura, capitolò a terra in un effetto domino. Adesso sì che la cosa si faceva imbarazzante: io che come una scema cercavo di riprendermi dalla sorpresa e di rialzarmi e lui che aveva attaccato a ridere come uno scemo.

«Basta! Aiutami ad alzarmi!» sbottai, incapace di alzarmi con quel vestito: bello, ma decisamente scomodo per me.

«Non ridevo per il fatto che sei caduta…bè, forse anche un po’ per quello…ma il motivo reale è un altro.»

«…cioè?» a dire il vero non capivo a cosa si riferisse.

«Niente! Lascia perdere.»

«E no! Adesso mi dici a cosa hai pensato!»

«Mmm…solo se ti fai truccare come me!»

«ODDIO! Mi suona più come una sentenza di condanna questa!»

«Dai, non ci andrò così pesante! E poi secondo me ti starebbe bene: hai gli occhi scuri come i miei e con il vestito rosso ti metterebbe in risalto il viso.»

«Però dopo mi dici a cosa pensavi. E senza barare! La verità voglio (come dici tu).»

«Ok.»

Mi fece sedere sulla sedia di fronte al tavolino dove erano appoggiati i suoi trucchi e iniziò il suo lavoro all’occhio destro per poi passare a quello sinistro. Mi stupivo sempre di più della sua maestria e della sua velocità: si vedeva che era un esperto del (suo) trucco. Mi ero quasi addormentata mentre mi passava l’ombretto scuro sulle palpebre e mi provocava come una leggera carezza. Ci mancava solo che iniziassi a russare!

«Attenta ad addormentarti! Potrei anche vendicarmi di te e baciarti io questa volta a sorpresa! Sai prima pensavo a questo quando siamo caduti.»

CAZZO!

Fu l’unica parola che mi venne in menteaspettavo, ecco tutto.

 quelle parole e non avevo più manco il coraggio di riaprire gli occhi io tempo che   in quel momento di panico totale. Non mi aspettavo una cosa così…e pensare che ero sicura stesse profondamente dormendo! Ma dopo più di una settimana quasi non ci pensavo a quello che avevo fatto. Per la prima volta in vita mia non sapevo veramente cosa dire, tanto che non osavo riaprire gli occhi per fronteggiarlo. Poi un’idea per cercare di salvarmi da dare spiegazioni!

«Ma che dici! Avrai avuto un’allucinazione per la febbre!» cercai di sviare il discorso e farlo sembrare una sua immaginazione, una sua illusione, sforzandomi di ridere.

«Non prendermi in giro!» mi disse un po’ alterato e serio.

«Non parlarmi di correttezza! Se proprio volgiamo dirla tutta sei tu che sei stato sleale tirando fuori l’argomento proprio adesso! Avresti dovuto dirmelo subito che eri sveglio!» Era stato inutile il mio tentativo di depistaggio, era ora di scoprire le carte.

«Perché cambia qualcosa?»

«Sì, pensavo che stessi dormendo!»

«Adesso sei tu la doppio giochista! Perché mai non volevi che me ne accorgessi?! Di cosa avevi paura?»

«Vaffanculo Bill!» gli risposi quasi con le lacrime agli occhi. Ma di fronte a lui non dovevo piangere! Così decisi che per quella situazione era meglio darsi alla fuga raggiungendo il salone del ricevimento, dove Bill non avrebbe potuto continuare il discorso in mezzo a tanta gente.

N.A. Devo dire che questo capitolo è stato particolarmente sofferto: tra che ho dato un'esame, tra che l'ho riscritto 2 volte perchè non mi convinceva, tra che ho visto san remo con i bravissimi sonohora...ma alla fine ce l'ho fatta! Adesso bisogna vedere che ne pensate voi! 

Intanto passo ai ringraziamenti di chi ha lasciato un commento:

LiSa90: In effetti volevo dare una scossa forte alla storia con il bacio di Siria! E come hai ben capito ha paura di affezionarsi a qualcuno quando sa benissimo che finirà presto! Che ne dici di questo capitolo sorpresa? Ciaoo e a presto.

linny93: Da quello che mi hai detto sembra che tu non sei solita recensire così a lungo una storia...Perciò ti ringrazio perchè se ti piace significa che qualcosa di buono ho scritto! Continua a dirmi quello che ne pensi, mi raccomando! Ciaoo
smokeygirl: Ho capito che ti sono mancata molto con la storia! Adesso sono ritornata...che ne pensi del mio rirorno?
ayame90: Ti ringrazio dei complimenti per il modo di scrivere, in effetti prima di scrivere così ci ho pensato parecchio e mi sono ispirata ai futuristi che avevano un modo molto simile di scrivere: la parola ha in se il concetto! Sono proprio modesta, vero?!!!! Finale triste? Non mi piacciono troppo i finali tristi...ma non si sa mai, anche perchè lo devo anocra scrivere!
Ambry: Non sempre le persone agiscono in modo razionale e il bacio di Siria riassume un po' questo comportamento che però ha una sua ragione....! E come sempre grazie dei comlimenti!
Tomi dark angel: Magari mi mandassi Billo parlante, ci metterei una pietra sopra la ff e non scriveri più se fosse qui XD! Ma non c'è per il momento e quindi mi tocca continuare a scrivere! UFFI! Che te ne pare del capitolo? Ciaoo
eonys: Breve ma concisa! Grazie mille per i soliti troppi complimenti! Aspetto un giudizio su questo capitolo.
Mirokia: E come ciliegina sulla torta, mi tocca scriverti qualcosa. Sai...ci parliamo da un po' troppo tempo...oramai sai già quello che ti sto per dire! Non è giusto! Va bè, stendiamo un velo pietoso sulla tua idea di Bill che si sveglia perchè ha visto Gustav nudo (che cazzata è questa?!) e poi 7 in italiano...io avevo tra l'8 e il 9 (non per vantarmi...ma per pavoneggiarmi un po'!). Comunque sappi che non ti avrei lasciato a marcire...sembro stronza, ma sotto sotto sono buonissima! Comuque, tanto per precisare, non ho mai detto che sei un'oca (ne conosco troppe di oche e il sesto senso mi ha detto che tu non lo eri, altrimenti mi sarei rifiutata di parlare da così tanto tempo con te!)XD Bene...ho pubblicato senza aspettare un tuo giudizio sulla traccia (non hai mai tempo)! Dai a parte gli scherzi, voglio sapere che te ne pare del capitolo! T.V.B. (troppo sdolcinata con questo? Decidilo tu!) Ciaoo

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Capitolo 19
*** Allora pace?! ***


Allora pace?!

Allora pace?!

 

Appena arrivata in sala salutai le persone più importanti e mi fiondai ad un tavolino in disparte iniziando a bere alcolici. Sapevo per esperienza personale che alla fine non sarebbe stato piacevole…ma in quel momento volevo solo dimenticarmi di tutto quel casino per un attimo. Non rimasi poco tempo da sola perché subito arrivò in sala il resto dei Tokio Hotel: Georg, Gustav e Tom.

«Ehi, ma che stai facendo?! Hai intenzione di scolarti tutta la roba da bere della festa?!» mi chiese ironicamente Georg appena vide i 5 calici di spumante vicino a me già vuotati.

«Non è aria Georg!» e giù ancora spumante.

«Cavolo, tu che bevi come una spugna…Tom che non voleva manco scendere alla festa, proprio lui che in queste occasioni da il meglio di se nella “pesca alla bionda”…ma che sta succedendo?!»

«Non è vero che vengo alle feste solo per rimorchiare!»

«Se…dillo a qualcun altro!»

Poi mentre si instaurava una conversazione alquanto dotta tra i due, Gustav mi si avvicinò e, mentre portavo l’ennesimo bicchiere alla bocca, mi fermò il braccio.

«Bere non serve a niente, domani il problema ci sarà di nuovo.»

«Eccome se ci sarà! Pure più grosso!» gli sbottai contro evidentemente un po’ alticcia.

«Che è successo con Bill?!»

«Che ti fa pensare che centri lui?!» gli chiesi un po’ sgarbatamente. Evidentemente l’alcool iniziava a fare effetto e pure con Gustav adesso me la prendevo.

«Perché la persona con cui passi le giornate è lui?! E poi so per esperienza quanto possa essere logorroico e noioso, tanto da farti perdere la pazienza!» ironizzò sopra.

«Se solo avesse parlato prima o fosse proprio stato zitto…adesso riuscirei ancora a guardarlo in faccia!» gli confessai liberamente, sperando che potesse aiutarmi con la volta prima con Irene.

«La cosa sembra più seria del previsto! Tom mezzo innamorato…tu peggio! Chi dei due devo salvare per primo?»

«Tom innamorato?!» mi aveva sorpreso questa notizia! Lo credevo quasi insensibile ai sentimenti, evidentemente quel “quasi” si era finalmente mostrato.

«Sì, pare che si sia preso una cotta per tua cugina Irene! Sinceramente non so quanto possa durare…»

«Se va bè, basta che Irene non cominci a chiamare al mio cellulare per cercarlo!»

«Cosa odono le mie orecchie?!!!! Avrei giurato lo uccidessi per questo!»

«Sono grandi e grossi, possono gestirsela da soli! Io ho altre cose a cui pensare!» gli risposi quasi assente, girando lo sguardo verso la porta d’entrata dove stava appena entrando Bill. Che nervi! Lo odiavo in quel momento! E che sorrisino falso che aveva stampato in volto…e poi con quella faccia da schiaffi…era proprio un animale da palcoscenico!

«Lo odio!» dissi a bassa voce non volendo farmi sentire, ma Gustav che era concentrato su di me lesse troppo bene il mio labiale.

«E perché?» la sua domanda mi fece rigirare e mi innervosì ancora di più.

«Vuoi sapere che ha fatto quello stronzo?! Fingeva di dormire per vedere quello che avrei fatto…e poi si è degnato di dirmi la verità solo stasera! Ma che credeva di ottenere?!»

«Aspetta non ci sto capendo niente! Spiegami tutto per bene!»

«…quando è stato poco bene…mi è sfuggito di baciarlo mentre credevo dormisse…stasera mi ha confessato invece che era sveglio! Che rabbia! Poi l’ho mandato a quel paese e mi sono rifugiata qua.» sentivo di potermi confidare con Gustav, ma meno male che lo spumante mi rendeva meno imbarazzata altrimenti non sarei riuscita a spic-ci-ca-re parola!

«Ah, capisco. In effetti è stato scorretto da parte sua, ma tu sei stata al prima ad essere scorretta! Perché l’hai baciato di nascosto? Volevi forse avere qualche esclusiva da raccontare alle tue amiche una volta ritornata alla normalità?» era un po’ infastidito da questa possibilità e glielo si leggeva nel tono di voce.

«Non dire idiozie! Se avessi voluto portare a casa un ricordino non pensi che avrei meglio sedotto Tom per poi portarmelo a letto, lui è una preda più facile!»

«Non ti facevo così potenzialmente furba e calcolatrice! Ma se non è per questo…allora perché l’hai baciato?»

«Se devo essere sincera non lo so proprio.» gli dissi un po’ sconsolata, abbassando drasticamente il tasso di rabbia che mi si era accumulato dentro.

«Bill è un ragazzo dolce e sensibile, anche se come tutti ha i suoi difetti. È impulsivo, diretto e a volte fa delle cazzate enormi! Però, se proprio volgiamo dirla tutta, è pure un bel ragazzo! Ora, non è che per caso ti piace? Non dico che ne sei innamorata, ma…che ne so…magari ne sei attratta fisicamente?»

«Innamorata di quel bastardo?!» gli rinfacciai, indignata della sua ipotesi.

«Eddai…pensaci un attimo! Adesso sei incazzata con lui, ma riflettici a mente fredda.»

«Bè…effettivamente sono sempre stata una sua fan…non solo per il modo in cui canta, ma che perché fisicamente non è male. E forse sì, volevo un’esclusiva per me stessa. In fondo lo sai che una volta finito questo lavoro non ci vedremmo più…volevo un ricordo da portare con me e…sapevo che non l’avrei mai avuto se glielo avessi chiesto.»

«Questo non puoi saperlo! Comunque a conti fatti direi che quella che ha più colpa in questa storia, sia proprio tu: lo volevi ingannare e ci saresti riuscita se lui non fosse stato sveglio. Scusa se nono così diretto, ma credo sia giusto che ti dica le cose come stanno!»

«Sì, lo so che sono stata scorretta, ma…tutti e due siamo stati scorretti in fondo. Dovrebbe scusarsi anche lui!» lo stavo facendo per ripicca, come una bambina piccola.

«Smettila di fare la mocciosa! Hai 19 anni, dovresti saper riconoscere quando hai torto e, mettendo da parte l’orgoglio, scusarti!» era stato duro con le parole, ma mi aveva risvegliato dal mio stato di testardaggine.

«Sei andato giù pesante con le accuse, però vedrò di parlare con Bill…se ne avrò voglia! Grazie fratellino Gustav.»

«”fratellino”?! Va bè, farò finta di non aver sentito, anche perché abbiamo la stessa età! Dovresti chiamarci Bill così. Sai…in fondo non mi dispiacerebbe vedervi insieme! Siete così simili che a volte sbattete la testa tra di voi.»

«Gustav?!!!!!»

«Scherzavo! Ah vedi, Bill sta venendo verso di te.»

«Cosa?!!!» Non mi ero ancora preparata il discorso da fargli e mi stava cogliendo impreparata.

«Oh no, no no no no!»

«Che sta succedendo Gustav? Avanti parla, io non mi posso girare altrimenti si capisce che mi hai detto che sta arrivando Bill!»

«Bè, non è che ti debba dare una buona notizia…Vicino a Bill c’è il nostro produttore e questo può portare solo danni!» disse sconsolato il batterista.

«Che…che vuoi dire?!»

«Ah bè, di preciso non lo so nemmeno io…ma quando ci viene a cercare lui succede sempre qualcosa. Eccolo!» E inesorabilmente percepivo un’ombra oscura che si avvicinava sempre di più alla mia indifesa persona…

«Buona sera! Ma che bello…oggi oltre ai miei pupilli, ho l’onore di vedere una bellissima fanciulla! Come si chiama?» bè, come prima impressione non era poi tanto male: galante, educato, rispettoso. Pensavo che Gustav si fosse sicuramente sbagliato sul fatto che portasse guai.

«Piacere, mi chiamo Siria!» gli dissi tendendo la mano per stringere la sua, ma lui con mia grande sorpresa mi riservò un galante baciamano, che mi fece un po’ arrossire (nessuno mi aveva fatto mia il baciamano!).

«Piacere mio, sono il produttore dei Tokio Hotel e mi chiamo Peter Hoffmann! Spero che questi 4 scapestati non ti abbiano dato molta noia…sai…da quando sono diventate star si atteggiano un po’ troppo a divi! Ma dai che scherzo!»

Era un uomo adorabile, simpatico e molto alla mano.

«Sei qui per l’anteprima del vostro servizio fotografico, vero?! Com’è lavorare con Bill?»

«Sì, sono qui con lui per questo. Bè, lavorare con Bill è difficile, bisogna conciliare il tempo per gli scatti con quello del tour e non è facile! Ma a parte questo e l’impatto iniziale di cambiare abitudini…direi che è stata una bella esperienza!» Bè, se toglievamo i battibecchi, Dave, lo stress e l’ultima litigata…era vero!

«Perché dici è stata? Non avete ancora finito se non sbaglio!»

«Sì, ma siamo al capolinea ormai. E poi comunque una volta finito questo lavoro chi avrà più il tempo?!» per un solo momento mi azzardai a cercare gli occhi di Bill e quando li trovai non fui capace di leggere quello che stavano dicendo.

«Bè…io avrei una favore personale da chiederti se posso?»

«Bè, mi dica!»

«Oh, ma non darmi del Lei, mi fai sentire vecchio!»

«Va bene! Allora dimmi

«Pensavo…visto che i ragazzi devono fare una specie di duetto per Viva…che ne diresti di aiutarmi? È un lavoretto semplice: dovrai cantare una canzone insieme a Bill durante il programma e il gioco è fatto! Sai non ho tempo di cercare altre persone e tu mi sembri adatta; inoltre penso sia anche più facile, visto il tempo passato insieme sul set e l’intesa che ne sarà sicuramente scaturita.»

«Oh, no! Io non posso! Non so assolutamente cantare!» ecco cosa intendeva Gustav con “guai in arrivo”!

«Per quello ci penserà Bill, ti darà lezioni! Ti prego non ho veramente voglia di presenziare a stupidi provini, risparmiami questo supplizio!» mi aveva messo decisamente in imbarazzo e non sapevo che dirgli: mi dispiaceva non accettare per aiutarlo (in fondo mi stava simpatico), però avevo deciso di fare basta con i Tokio Hotel finito il servizio fotografico.

«Bè…io…dipende che ne pensa Bill!» sicuramente lui avrebbe detto di no dopo la litigata che avevamo fatto e mi avrebbe tolto dai guai.

«A me non importa! Decidete voi.» Appunto! Così mi metteva decisamente in difficoltà: io non volevo dire di no al signor Hoffmann che me lo aveva chiesto come un piacere personale, ma lavorare con questa atmosfera tra me e lui sarebbe stato possibile?!

«Io…non so se sono in grado…» cercavo di togliermi dagli impicci in modo elegante (cosa che non ero mai riuscita a fare!).

«Lo sarai sicuramente! Grazie mille di aver accettato! La saluto signorina Siria, a presto!»

Mi fece di nuovo il baciamano e prese la mia esitazione come un sì. Ero di nuovo impantanata del fango dei Tokio Hotel! Però se dovevo ancora lavorare con Bill, dovevamo chiarire, anche se non mi andava poi molto.

«Bill…posso parlarti?»

«Sì, credo anch’io che dobbiamo parlare. Gustav, Georg,Tom ci vediamo dopo!»

Li salutai anche io e ci dirigemmo in una stanza adiacente al grande salone del party.

«Senti Bill…io non volevo accettare…»

«E allora perché l’hai fatto!» ignorai deliberatamente quella sua provocazione.

«…però mi dispiaceva non aiutare il signor Hoffmann, l’ho visto così pieno d’impegni che in fondo rimanere qualche giorno in più oltre il contratto non mi sembrava una cattiva idea. Solo che se dobbiamo fare questa cosa insieme dobbiamo collaborare.»

«Guarda che accettando hai tolto solo la metà del problema!»

«Che vorresti dire?»

«Peter non ti ha detto che oltre a una ragazza che canti con me, ci serve pure una che suoni la chitarra con Tom?!» era sarcastico e fastidioso nel suo tono di voce beffardo.

«E perché?»

«Ce l’ha richiesto il programma! Che ne so perché?!»

«Cavolo, mi ha preso in giro!»

«Non proprio, solo ha voluto cogliere la palla al balzo e levarsi un problema! Adesso gliene rimane solo un altro. Questo impegno se l’era preso lui e adesso che gli sei capitata sotto mano non ha esitato a coinvolgerti.»

«Mmm…e se…se suonasse Irene con Tom?»

«Irene?! Perché sa suonare la chitarra?»

«Bè, un po’ strimpella. Non è certamente al livello di Tom…ma se lui l’aiutasse un po’ credo che ce la possa fare.»

«E tu? Pensi che possiamo sopportarci ancora?» mi chiese guardandomi negli occhi e mettendomi così in soggezione.

«Ti volevo parlare di questo. Mi dispiace di averti mandato a quel paese prima…ma ero furiosa con te…forse ero arrabbiata anche con me. Non avrei dovuto baciarti di nascosto per avere poi chissà cosa! Ho sbagliato per prima io, anche se tu avresti dovuto fermarmi!»

«Bè, adesso potrai vantarti di averlo fatto! Di aver baciato Bill Kaulitz! Sai, forse era meglio se ti avessi fermato!» Avevo perfettamente percepito la sua frustrazione, la sua amarezza e delusione.

«Bill, no! Dai, non intendevo quello!»

«E allora cosa intendevi? Perché mi sembra proprio che tu mi stia usando e trattando come un giocattolo!» era arrabbiato, ma come dargli torto. Mi sedetti su un tavolino lì vicino, visto che mancavano le sedie, rimasi un attimo in silenzio a riflettere su quello che volevo dirgli e sperando che lui capisse (capire poi cosa, visto che nemmeno io ero a conoscenza del perché di quel mio gesto impulsivo e irrazionale).

«Non fraintendermi, ti ricordo che ero…sono anche io una tua fan e, non prendermi per oca, ma confesso che anche io ho pensato a come sarebbe stato baciarti almeno una volta…»

«E questo ti dava il diritto di fare ciò che volevi?»

«No, infatti la mia non era un giustificazione, ma una spiegazione del mio gesto! E comunque anche tu mi hai baciata senza che io lo volessi!»

«Se ti riferisci a quella volta…bè, mi avevi ferito con i tuoi quasi insulti e comunque mi ero scusato!»

«No, intendevo al Devil.»

«Era per distrarti da Tom e Irene.»

«Bene, in questo caso direi che siamo pari. Mi scuso ancora una volta e ti prometto che non accadrà più.»

«Perfetto!» era ancora distante e restio a fidarsi di nuovo di me. Mi ricordava tanto la volta in cui era stato lui a ferirmi con quel bacio forzato, quella volta per un po’ perse la mia fiducia, ma io non sono tipo da portare rancore. Chissà se anche a lui sarebbe passata come me?

«Allora pace?!» gli chiesi titubante guardandolo incerta negli occhi scuri e truccati come sempre di nero.

«Come i bambini?! Ok, pace!» e finalmente sul suo viso si dipinse un magico sorriso. In quel momento pensai che forse non era per una mia fissa da fan che lo avevo baciato, ma questo particolare non era il caso di dirlo.

«Che ne dici se adesso ritorniamo di là e finiamo questa logorante e monotona festa per poi andarci a riposare? Hai accettato il lavoro di Peter e da domani si inizia a provare, stonata come sei sarà un’impresa trasformarti da campana ad usignolo, anzi a Bill Kaulitz!»

«Ma che modesto, paragonarti ad un usignolo! Ti ricordo che a Parigi anche tu hai stonato!» era tornato tutto come prima, meno male!

«Era perché mi si erano tappate le orecchie!» mi puntualizzò saccente e sicuro di sè.

«Che schifo! Lavatele ogni tanto!»

«Ma lo faccio! Il dottore mi ha detto…»

«Se se, tutte scuse!»

«Non è vero! Comunque…te l’ho già detto che sei molto bella stasera?»

«Non cercare di adularmi, tanto non mi dimentico che hai le orecchie sporche!»

«Ma va! Sei la mia opera d’arte stasera! Ho fatto davvero un ottimo lavoro!»

«Ancora! Ti ho detto che è inutile!» e mentre varcavo la soglia del mega party, Bill mi passò un braccio intorno alla vita fermandomi e sussurrandomi all’orecchio per non farsi sentire dalla gente parcheggiata lì intorno a non fare nulla.

«Aspetta! Adesso ci sarà la visione delle foto che abbiamo fatto, voleranno di sicuro commenti di ogni genere…ti prego…mantieni la calma e lasciati scivolare addosso qualsiasi cattiveria o provocazione.»

«Sì, va bene.» gli risposi voltando di lato la testa e trovandomi le sue labbra a pochi centimetri. Cavolo, mi tentava così! OPS, ma che vado a pensare!!!

«Come mai così accondiscendente?»

«Perché altrimenti ti metterei nei guai e tu ci vivi con questo lavoro! Non ti preoccupare non andrò in escandescenza.»

«Grazie.» mi sussurrò dolcemente all’orecchio per poi passarmi di fianco e accompagnarmi sempre con la sua mano sul mio fianco al tavolo prenotato per noi, mentre iniziavano a
s c o r r e r e le prime immagini.

N.A. Scusare il leggero ritardo, ma non mi funzionava più Word! Comunque sembra che adesso il problema sia risolto! 

Devo ammettere che mi è piaciuto scrivere questo capitolo; non è successo molto, ma secondo me è carico di significato! Certo Siria non ha scoperto proprio tutte le sue carte...ma in fondo povera ragazza sembra tanto forte, in realtà è così fragile! E dalla prossima volta vedremo come si cimenterà nel canto e cosa ne sarà della sua proprosta di far suonare Irene con Tom! 

Nel frattempo inizio con i ringraziamenti:
Westminister: In effetti alla domanda di Bill "di cosa avevi paura?" Siria non dà proprio una risposta, ma questo perchè nemmeno lei è sicura di se stessa, delle sue sensazioni e dei suoi sentimenti. E come te anche io odio le gonne! Proprio non mi piacciono, anche se mia sorella mi dice che mi starebbero bene. Spero che mi dirai che ne pensi di questo capitolo e sono onorata pure della doppia recensione! Ciaoo
smokeygirl: Accidenti, recensione breve ma intensa! Sai ho capito una cosa...non vedi l'ora di sapere come va a finire tutto questo! Sai...anche io vorrei saperlo! ^_^ 
elli_kaulitz: Ma certo che ti perdono (solo se commenti questo capitolo!). In effetti ho pensato a un Bill che non mostra solo il suo lato da perfetto animale di palcoscenico, ho pensato a un Bill che ogni tanto perde le staffe (in effetti sono molto rare le volte che si vede Bill incazzato!), che si offende, insomma volevo vedere la sua personalità al di là della luce del riflettore. Spero di esserci riuscita anche se parecchio ho dovuto inventare! Sai...oltre cantare con Bill...mi piacerebbe molto essere vestita da lui, proprio come te! Scusa per il ritardo, spero che l'ascia sia accuratamente riposta in soffitta! 
Ambry: Direi che il discorso lo hanno ripreso in fretta e che una nuova era si è aperta a questo punto! Però...chissà...che le cose lasciate un po' in sospeso non ritornino a galla prepotentemente prima o poi?! Adesso ti ho ancora più incuriosito, vero?! Mi spiace...ma la pazienza è la vistù dei forti! Ciaoo
eonys: In effetti è stato un po' stronzo Bill, ma la colpa principale era di Siria che in effetti lo ha solo usato! Visto, finalmente ho aggiornato! 
Tomi Dark angel: Ma è inutile che lo cerchi Bill, sta venendo da me! Certo un po' gli ci vuole a piedi...ma è per strada, vedrai che fra un po' arrivaaaaaa!!! Sono contenta che la storia ti piaccia. E ricorda BILL IS HERE!
LiSa90: Direi che sono sì pari, però adesso inizia una nuova era...l'era dei soffici...no, ho sbagiato volevo dire l'era delle campane per le orecchie di Bill! A presto.
Mirokia: Sono proprio contenta che ti sia piaciuto! Sei una delle prime che ha inizato a leggere la mia storia e poi sai un sacco di cose extra che fanno di te un ottimo banco di prova per quello che scrivo! Per non palrare poi di quando commetto errori madornali e tu me lo fai notare (mea culpa). Però mi sono offesa che prima leggi le ff rating ROSSO anzichè la mia anteprima! Stronza, guarda che questa me la segno!  Bè, che ne dici di questo capitolo? Non ho avuto l'occasione di farti leggere l'anteprima...perciò anche per te è una sorpresa! Ciaoo

E naturalmente un grazie a tutti quelli che hanno anche solo letto e che per un motivo o un altro non hanno lasciato un commento! Ciaoo

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Capitolo 20
*** L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno! ***


L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno

L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno!

 

«Sveglia principessa! Oggi abbiamo un sacco di cose da fare e per l’occasione David mi ha esonerato da un sacco di impegni. Indovina un po’?»

Mi rigirai nel letto raggomitolandomi nelle lenzuola, mentre un petulante e fastidioso Bill mi urlava nelle orecchie. Era con la sua solita tutina dell’Adidas arancione e blu, con i capelli lisci sulle spalle, ma con al solito un dito di trucco.

«Come cavolo hai fatto a entrare?!» sbiascicai con la voce ancora impastata dal sonno.

«Non si risponde ad una domanda con un’altra! Comunque ho supplicato Gustav di darmi la tessera magnetica.» mi disse con la voce da innocentino.

«Cosa?! Come fa gustav ad avere pure la mia tessera?! Passi per le vostre, ma…»

«Visto che per alcuni giorni sarai parte della “squadra”, gli è stata consegnata anche la tua scheda! Lui è l’unico che non se le perde!»

«Ma…» Sospirai. E alla mia privacy chi ci pensava?!

«Niente reclami! E adesso alzati e vestiti che andiamo a fare colazione e poi tutto il giorno in sala prove!!» Guardandolo mi venne un po’ da ridere: aveva la stessa espressione del DVD, quando gli avevano recuperato il suo aeroplanino Jumby incastrato tra le travi di un magazzino.

«Uffa! Ma come fai ad essere proprio tu così pimpante, che ieri siamo andati a dormire tardissimo e sono appena le 10 di mattina!» Era sempre quello che sonnecchiava più di tutti!

«Perché non vedo l’ora di farmi quattro risate appena ti ascolterò cantare!» mi rispose con un sorrisetto sornione e irritante. Io finalmente aprii gli occhi e lo guardai con una faccia inespressiva e il più possibile raggelante, facendogli capire che la sua vita era in pericolo in ogni momento, da quell’istante in poi.

«Eddai! Come siamo permalose! A proposito…hai telefonato ad Irene?»

«No, mica le potevo telefonare alle 2 di notte! Lo faccio dopo pranzo che adesso è di sicuro a scuola.»

«Ricordati! Dai adesso alzati, io ti aspetto nella sala colazioni.»

«Ok, anche se avrei dormito volentieri altre 6 orette.» gli dissi mentre mi stiracchiavo le braccia e mi strofinavo gli occhi come un gatto. La discussione avuta la sera prima aveva messo in chiaro un po’ di cose e adesso eravamo tutti e due visibilmente più sereni…anche se io ostentavo un po’ falsamente la mia calma. Infatti dentro mille domande si accalcavano nella mia mente: prima di tutte perché io avevo agitò così? Poi perché lui aveva agito così? E perché la nostra discussione mi sapeva tanto di un tacito accordo per non affrontare questioni più spinose?

Poco dopo raggiunsi Bill e gli altri del gruppo, che già erano a me-tà colazione, arrivando proprio mentre si stavano lamentando di come Bill e Saki li avessero letteralmente buttati giù dal letto. Non riuscivo a capire per quale stramaledetto motivo uno come Bill  (che a quanto dicevano i giornali e avevo testato io stessa) dormisse più di 12 ore al giorno (quando poteva), si fosse svegliato relativamente presto e riuscisse ad avere un’energia come quando era sul palco per un concerto! D’altro canto c’era Tom che da quando ero arrivata mi guardava di sottecchi e studiava ogni mia mossa, sulle spine come per cogliere il momento più adatto di confessarmi che era diventato gay!

«Senti Siria…hai più chiamato a casa tua?» Ma che gli importava a Tom che si era sempre quasi totalmente disinteressato a me?! Quasi quasi un po’ mi preoccupava…ma forse avevo intuito dove voleva arrivare.

«No, non ho telefonato a Irene! Se è questo che ti premeva tanto sapere.»

«Ah, perché sai…io non so se lei sa suonare la chitarra…» era strano vederlo un po’ titubante e insicuro di quello che voleva dire. Questo mi sapeva tanto di scusa per sapere altro!

«No, non la sa suonare. E preparati psicologicamente perché avrai un bel po’ da fare!»

«Oh, su questo non avevo nessun dubbio!» ecco, era ritornato quello di sempre; tuttavia non mi era granché piaciuta quella battuta e glielo feci notare.

«Tom!»

«Non sapevo che fossi gelosa di me Siria!»

«Ma che dici! Guarda che ti terrò d’occhio; se fai qualcosa di poco carino nei suoi confronti…»

«Fratellino, non ti preoccupare, ci penso io a tenerla occupata. Con la campana che si ritrova per voce…sarà un’impresa ardua riuscire a non farla sfigurare vicino a me!» e alle sue parole tutti e quattro attaccarono a ridere che quasi scendevano giù i lacrimoni (vuoi per prendere in giro me, vuoi per prendere in giro Bill). Io feci la finta indispettita e bevendo l’ultimo sorso di latte mi alzai compostamente dal posto e feci per andarmene altezzosa e incazzata.

«Dai, aspetta! Scherzavo!» mi urlò dietro Bill, ma intanto che lui cercava di ricomporsi, io continuavo per la mia strada raggiungendo infine l’ascensore e schiacciando il bottone rosso di chiamata. Poi mi sentii avvolgere da due braccia lunghe e flessuose che riconobbi subito per quelle di Bill, dalle mani curate e dalla quantità enorme di anellini e braccialetti. Mi avvolgeva perfino le braccia per impedirmi di divincolarmi dalla sua stretta e mi portò indietro a contatto con il suo corpo, facendomi quasi cadere per la rapidità che ci aveva messo nello strattone.

«Dove vai?! Mi vuoi privare di un mucchio di risate?!» ancora più irritante.

«No, a dire il vero stavo solo andando a prendere la tua bomboletta di lacca truccata con dentro smalto indelebile…verde!» e mi sentii stringere ancora di più, in una morsa che sapeva di paura.

«No! Dai mi dispiace per quello che ho detto…e poi lo sai che non sono di certo il primo io a giudicare senza aver prima sentito!» Stava disperatamente cercando di rimediare perché sapeva fin troppo bene che sarei stata capace di riproporre quello scherzo. Io inclinai di lato la testa come stessi valutando attentamente le sue parole.

«Mmm…direi che in effetti un bel fucsia ti potrebbe state meglio come ornamento…» adesso era arrivato il  mio turno di stuzzicarlo per benino e farmi due risate.

«No!» e strattonandomi di nuovo mi trascinò all’uscita dell’albergo dove già vedevo l’Everest che ci stava aspettando in macchina per portarci agli studi e provare insieme.

«Aspetta! Devo prendere il cellulare e un po’ di robe su di sopra!»

«No, per carità!» aveva decisamente una fobia assurda di diventare verde. In fondo un po’ extraterrestre lo sembrava già…un tocco finale non poteva che rendere il tutto più realistico! Ma meglio non infierire troppo.

«Ma dai Bill, ti pare che ce l’ho veramente la bomboletta con il verde?!»

«No…ce l’hai fucsia!» e a quella sua uscita non potei fare altro che ridere.

«Scemo!» poi si fermò poco prima di uscire e mi lasciò andare lentamente.

«Però promettimi che non ci impieghi più di cinque minuti e non ritorni con bombolette sospette…o giuro che…»

«Se se…lasciami adesso!»

Appena fui libera raggiunsi la mia camera e presi la borsa che avevo preparato, prima di scendere per la colazione, con le mie cose. Quando ritornai giù vidi Bill che mi aspettava sul portone dell’hotel, un po’ atterrito alla vista della borsa sospetta che pendeva inquietantemente dal mio braccio…

«Che c’è li dentro?

«Quanto sei petulante! Se proprio vuoi guarda, ma di solito non si ficcanasa nella borsa di una signorina!» lo rimproverai mentre gli porgevo la mia borsa e lui, infischiandosene delle mie parole, ci frugò dentro come un cane antidroga!

«A posto? Possiamo andare?»

«Sì!» adesso gli era ritornato il sorriso e sembrava sul serio più sereno (il mio però era solo un gioco!).

«Anzi no!» e voltandosi verso di me si sfilò come al solito i suoi occhiali e li appoggiò delicatamente sul mio naso. Adesso ero davvero pronta per la mia sfida di canto…anche se già iniziavano a venirmi le paranoie e le fobie per il fatto di cantare di fronte alla persona che, inutile a negarlo, era il mio cantante preferito.

Arrivati allo studio ci sistemammo lentamente in una stanza vuota e insonorizzata: oggi la lezione era solo tra me e Bill, per provare e provare e provare

«Bill, ma che canzone dobbiamo fare?»

«Bè, quel coglione di Tom vuole fare Swarz. Cioè non dico che sia brutta…ma secondo me è un po’ lenta per un duetto.»

«Bè, ad essere sinceri a me piace. Sarà pure lenta, ma fa un effetto impressionante sul pubblico!»

«Cioè…hai la vaga idea chi sia l’autore? Perché penso che lo sapessi non parleresti così!» la sua faccia da saccente la diceva lunga.

«Invece ti sbagli! Lo so che le parole sono di Tom!»

«Ah, mi tradisci così?!»

«Sai…quando si tratta di musica non posso negare che Tom è molto bravo…forse più di te!» l’avevo detto per farlo un po’ indispettire.

«Però al primo concerto dopo che ci eravamo conosciuti…sono stato io a farti perdere la scommessa!» si era letteralmente gonfiato come un tacchino da quanto si sentiva importante!

«Ma se Rette Mich nemmeno l’hai scritta tu!» COLPITO e AFFONDATO.

«Stronza!» dal sorriso era passato a un’espressione corrucciata e irritata…parecchio irritata.

«E dai Bill, in fondo è l’interpretazione che decreta se una canzone è bella o meno!»

«Cantala!»

«Cosa?!»

«Canta Rette Mich! ORA!»

«Ma Bill…»

«Se non lo fai di fronte a me, non oso immaginare la scena di panico di fronte al pubblico!»

«Questo non è giusto da parte tua!»

«Senti da qui fino al giorno dello spettacolo canteremo tutti i giorni: io e te da soli, ma anche con il resto della band, davanti ai nostri tecnici e fan. Perciò metti da parte la paura e canta.» era serio perché mi voleva mettere in guardia su quello che sarebbe successo da lì in avanti.

«Ok!» e anche se un po’ titubante iniziai a cantare…

«Come inizio non è male. Pensavo peggio! Va bene adesso iniziamo con Swarz.»

«Bill senti, me la potresti cantare prima te senza base? Così me la ripasso un attimo.»

«Ma sì certo, ottima idea!» Appena accennò alle prime note io subito ne rimasi rapita, era bravissimo e 1000 volte meglio che ascoltare tutto l’album sull’MP3. Riuscivo a sentire le onde sonore prodotte dalle sue corde vocali che impattavano decise, ma allo stesso tempo leggere, su di me. Poi lui chiuse gli occhi e io imitandolo, mi lasciai trasportare dalla melodia triste e tenera che solo lui sapeva armonizzare così bene. Quando finì già volevo che ricominciasse di nuovo!

«Senti Bill...pensi davvero che potrei riuscire a duettare con te?»

«Che vuoi dire?»

«Che tu hai una voce fantastica, la moduli come cazzo ti pare, le fai fare rettilinei e poi paraboliche pazzesche, tieni il palco come pochi sanno fare (mica ti chiamano Kaiser per niente!), vi hanno paragonato ai Beetles e poi…quando hai un microfono in mano sembra che…che…bè, che stai facendo sesso…anzi no, l’amore con il microfono da quanto trasporto ci metti!»

«Oddio! Se c’era Tom chissà cosa avrebbe detto! Ma come ti è venuta?!» mi chiese un po’ turbato dalle mie parole.

«Bè, lo penso da prima che ci conoscessimo.»

«Non so se prenderlo come un complimento o presa in giro…»

«Cazzo Bill, è un complimento!»

«Bè, allora grazie! Ma non ti preoccupare, adesso ti insegno io i trucchi del mestiere e vedrai che anche tu arriverai a “fare l’amore con il microfono”.»

«Se lo dici te…»

Dopo parecchi dubbi iniziali prese avvio la lezione con il Prof. Bill Kaulitz. Andammo avanti a provare fino a pomeriggio, mangiando per pranzo un panino che ci avevano portato in studio. Bill era un maestro esigente, ma comprensivo, che nei momenti in cui vedi tutto grigio sapeva come farti riprendere fiducia in te. Si vedeva che si era abituato da tempo a questo lavoro e che ne aveva subiti tantissimi tra imprevisti, stecche e commenti poco carini da parte di molte persone. A fine giornata, mentre ritornavamo in albergo, mi chiese se potevo seguirlo in camera perché doveva parlarmi.

«Siediti pure.» mi disse indicandomi due poltrone.

«Grazie. Ma cosa mi devi dire?» chiesi un po’ sospettosa.

«Tu…tu…tu…»

«Smettila di fare il telefono e parla chiaro!» già mi ero alterata…

«Tu manchi di sentimento quando canti! Certo mi rendo conto che oggi la situazione era un po’ particolare…ma si vede subito se uno ci mette sentimento o no.»

«E allora?! Che dovrei fare? Non sono brava come te!»

«Io non ho detto che non sei brava! Anzi, per non aver mai cantato a livello professionista sei molto portata e se proprio lo vuoi sapere hai superato di gran lunga le mie aspettative per il primo giorno. Però la canti passivamente, senza sentimento.»

«E che dovrei fare?» avevo capito che non era una critica al mio impegno, ma anzi, lui voleva migliorarmi e darmi un consiglio.

«Che ne so…quando la canti pensa al momento più bello che hai passato con un ragazzo e poi a quando ti sei lasciata e non avresti voluto. Insomma a qualcosa di bello, ma allo stesso tempo triste!»

«Ti sembra facile!»

«Bè, però se ora sei felicemente fidanzata ti risulterà davvero difficile!»

«No, non sono fidanzata! È che…»

«E allora, magari pensa all’ultimo ragazzo che hai avuto.»

«Senti Bill, non la posso cantare e basta?» gli chiesi un po’ scocciata.

«Ma che senso avrebbe cantare se non senti tua una canzone?» lo disse con trasporto, per lui era una cosa importante cantare con sentimento (anche se questa frase poteva risultare ai più banale e scontata). Rimasi per qualche secondo a riflettere su quello che mi aveva detto, ma senza trovare soluzione.

«Mi dispiace, ma anche se volessi non potrei.»

«E perché?»

«Bill…la volta che forse ho sofferto di più è stato quando mi hanno bocciata alla pratica di scuola guida e la volta che ero più felice…quando ho preso la patente…»

«Scusa, ma non ti seguo.» era visibilmente disorientato dalle mie parole che per lui non avevano alcun senso in quel momento.

«Non sono mai stata innamorata veramente…non ho mai avuto un ragazzo e non ho manco dato il mio primo bacio! Adesso puoi anche stupirti, ma ti prego evita i commenti stile Tom se puoi.» se non capiva con i giri di parole, dovevo per forza dirgli le cose come stavano.

«Non è vero il tuo primo bacio l’hai dato!» tutto mi aspettavo, tranne una reazione così! Non era poi tanto sorpreso…forse non credeva a quello che gli avevo detto?!

«Non ci credi?»

«Sì, cioè no! Ci credo, in fondo perché mi dovresti dire una cavolata?! Però ti devo correggere perché il tuo primo bacio l’hai dato a me.»

«Quelli erano solo per lavoro, non sono validi!»

«E, se posso essere indiscreto, come mai non hai mai avuto un ragazzo?»

«Sei indiscreto! Comunque, perché forse non ne ho mai incontrato uno che mi piacesse sul serio. E poi…l’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno.» gli dissi con un sorriso per sdrammatizzare e per allentare un po’ di tensione che si era creata.

«Di che cosa hai paura?» di nuovo quella domanda! Il sorriso volò via dal mio viso e non sapevo più cosa fare.

«Non ho mai avuto particolarmente bisogno di nessuno, me la sono sempre cavata da sola; forse questa mia indipendenza mi ha reso un po’ fredda nei confronti degli altri e sospettosa…chissà forse…forse ho paura di amare e soffrire per questo…»

«No, tu non hai paura di amare…»

«E allora sentiamo saputello, cos’è?!» credeva di sapere tutto solo perché era osannato da milioni di ragazzine che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di accontentarlo! Ma lui non si scompose alla mia brusca reazione e mantenne quel suo viso sereno, ma serio.

«Tu hai paura di essere amata.» Mi sarei aspettata di tutto, ma questa sua affermazione mi spiazzò non poco deformando la mia faccia in un enorme punto ? interrogativo.

«Tu hai una paura folle che qualcuno si innamori di te. Hai paura che qualcuno soffra per te…e sa una parte ti rende molto sensibile, dall’altra ti distruggerà!» non riuscivo più a guardarlo nei suoi profondi occhi nocciola e inevitabilmente lo sguardo scivolò verso il pavimento. Non sapevo se avesse ragione o meno, ma quando pronunciò quelle parole iniziai a riflettere su me stessa e sul fatto che forse lui in questi due mesi mi avesse capita meglio che io in tutta la vita.

«E se anche fosse così…ormai non ha nessuna importanza.» pronunciai quelle parole in un sussurro, come rivolta a me stessa, mentre chiudevo lentamente gli occhi che minacciavano di diventare lucidi.

Poi senti un leggero spostamento d’aria…

La stoffa della poltrona sotto la mia mano appiattirsi…

Una cascata di capelli solleticarmi il viso…

E due labbra che non ne volevano sapere di staccarsi dalle mie, nonostante io cercavo di allontanarmi infossando letteralmente la testa nella stoffa soffice della poltrona.

Bill mi stava baciando di nuovo e se la cosa se da una parte mi dava fastidio, dall’altra ne ero contenta. Alla fine si staccò appoggiando la sua fronte sulla mia e costringendomi a guardarlo negli occhi.

«Non voglio la tua compassione Bill!»

«Quando vorrò dartela ti avvertirò prima!» era serio e scocciato dalle mie parole.

«E allora cosa vuoi?!» gli chiesi io sprezzante, ma al limite delle lacrime per quella situazione così carica di tensione.

«Dai, non puoi negare che non c’è niente! Io…non so come può andare a finire…»

«E come pensi possa finire?! Io fra massimo un mese me ne ritorno a casa, tu continuerai il tuo tour e come pensi andremo avanti?! Tu puoi anche tentare di illudermi, ma io non ci casco!»

«Se avessi voluto illuderti lo avrei fatto prima, non ti pare!»

Aveva ragione, ma io cosa dovevo dirgli, non ero pronta a una pallottola vagante come quella!

«Vuoi la verità?»

«Certo!»

«Mi piaci, adesso che ti ho conosciuto personalmente ancora di più…ma sinceramente non lo so! È tutto così maledettamente irreale: la fan che incontra la star…è vivere uno strano sogno…e non so quanto possa durare un sogno…e poi sei la prima persona che mi piace così tanto, ho paura di perdermi con te! E poi devo trovare un mio lavoro, la mia strada!»

«È vero che il servizio fotografico è praticamente finito, ma ho sentito che già diverse persone influenti sono rimaste colpite dalla tua professionalità e qualità…non te l’ho detto, ma vorrebbero proporti altri contratti lavorativi. Perciò non sarebbe così difficile incontrarci nel mondo dello spettacolo.» e questa notizia era scesa su di me come la spada di Damocle! Da quando in qua ero diventata un personaggio del mondo dello spettacolo?!

«E con i giornalisti come la mettiamo?! Ti sono sempre alle calcagna come del resto le fan!»

«Gelosa?!» mi chiese con un sorriso molto provocante.

«No! È solo che scoprirebbero subito…bè…»

«Che “ci frequentiamo” o può turbarti di meno che “stiamo insieme”?» era sarcastico o irritato?

«Te l’ho detto che non sono mai stata fidanzata, perciò non fare lo spiritoso!» gli dissi spingendolo lontano da me.

«Scusa. Però risolviamo un problema alla volta e come dico sempre io “Leb die sekunde”!» con quella uscita voleva scusarsi con la sua frase precedente.

«Scemo.» fu la mia laconica risposta alla sua scenetta demente, mentre mi alzavo e raggiungevo la porta.

«Aspetta! Allora che hai intenzione di fare?»

«Ti odio Bill Kaulitz, dalla prima volta che ti ho visto sulla mia stramaledetta televisione di casa!» gli gridai in faccia prima che lui mi abbracciasse e mi baciasse di nuovo. Questa volta però non mi aveva colta impreparata e anzi prima di annullare la distanza aveva esi-t-ato un attimo per capire la mia reazione; non avevo voglia di fare la bastarda e autolesionista come al solito, perciò mi lasciai andare e risposi al bacio. In fondo non potevo negare a me stessa che lo desideravo da tempo, ero pure arrivata a farlo di nascosto mentre credevo dormisse! Prima delicato, quasi fossimo due bambini, e poi più intenso e coinvolgente (lui sapeva essere un bravo maestro anche in quello), non aveva fretta e aspettava i miei tempi. Mi scappò una mezza risatina quando con la lingua toccai il suo pearcing, non mi ricordavo che ce lo aveva!

«Perché ridi?»

«Scusa, è che non mi ricordavo che avevi il pearcing alla lingua! Mi ha un attimo colto impreparata.»

«Se ci fosse Tom avrebbe già fatto la battutina “lo sentirai spesso”!» imitando la voce più profonda del fratello.

«Ma c’è Bill, quindi?»

Non ebbi nessuna risposta, ma l’ennesimo bacio. Non sapevo proprio dove questa storia ci avrebbe portato, forse a soffrire, ma in quel momento non me ne fregava più di tanto!

Andava bene così.

N.A. Direi che ho sfornato un bel capitolo di svolta! Personalmente ne sono abbastanza soddisfatta e spero che possa piacere anche voi. Mi scuso per il ritardo, ma avevo seri problemi e non potevo propio aggiornare. In compenso oggi mi sono messa d'impegno e ho finalmente scritto le cose che avevo in mente e per farmi perdonare ho scritto un lungo capitolo senza lasciarvi con suspence finale! (Sono stata troppo buona!)

Ne approfitto per fare un virtuale e telepatico augurio (so che non lo saprà mai) a Bill che spero guarisca presto, così forse posso vederlo al concerto di Bologna! (comunque prima di tutto la sua salute, chiaro!)

E adesso i ringraziamenti:

Westminister: Lo so che David è manager e produttore, ma ci sono altri 3 uomini nella squadra che sono i loro produttori e li aiutano nella stesura dei testi e delle musiche: Peter Hoffmann, Pat Benzner, Dave Roth e David Jost (che però è pure il manager). Ho solo voluto far conoscere l'uomo che forse ha conosciuto per primo i Tokio Hotel, visto che ha notato Bill durante la sua partecipazione a Star-search. in questo capitolo ci sono meno "svirgolate" e più fatti, ma ho cercato comunque di essere un po' ironica! Spero che ti piaccia.
Ambry: grazie come sempre di lasciare un commentino! Che ne pensi della svolta?
eonys: Lieto fine?! In questo cpaitolo sì! Spero che non sia stato troppo noioso. Aspetto commenti! Ciaoo
elli_kaulitz: In effetti David è uno dei produttori, ma ce ne sono altri 3 che collaborano. Inoltre Hoffman è stato il primo a scoprire Bill quando ha partecipato a Star-search. In effetti Gustav ce lo vedo tanto come il fratellone più grnade che elargisce consigli! Che dici ti è piaciuto il capitolo?
smokeygirl: breve ma concisa nel commento come sempre! Sono felice che ti piaccia ancora!
TVB: Mi fa piacere che ti sia piaciuta. In effetti leggerla tutta d'un fiato fa un effetto strano (l'ho riletta diverse volte dall'inizio)! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo svolta! Ciaoo
linny93: L'hai rodinato e io ho eseguito! Si sono baciati, anche se in maniera piuttosto roccambolesca! Aspetto commenti e non ti dimenticare! Ciaoo
ayame90:  Accidenti che recensione toccante! Ti giuro che mi sono un po' emozionata quando ho letto! Sai...non ho afferrato bene il concetto quando dici che le sembianze di Siria siano ben diverse da quelle descritte, nel senso che ti sembra una schifezza la sua descrizione? Per quanto riguarda il vestito me lo sono inventato prendendo ispirazione da un modello del mio stilista preferito Valentino (purtroppo non possiedo e non avrò mai un suo splendido modello) modificandolo un po' sulla base dei gusti raffinati, ma trasgressivi di Bill. Non preoccuparti se per un po' non sarai al pc...ti aspetto con un'altra lunga recensione! Ciaoo
alice94: Grazie per i complimenti e scusa per il ritardo! Come ti sembra il capitolo? Spero di non aver accelerato un po' troppo le cose...ma secondo me la situazione era quella buona. Aspetto un tuo giudizio. Ciaoo

Devo dire la verità mi aspettavo un po' più critiche...ma se non ci sono meglio, vuol dire che non faccio poi tanta pena!
Naturalmente un grazie a tutti quelli che leggono e un grazie particolare a Mirokia che so non può recensire, ma quando può mi aiuta sempre!
Alla prossima, con la speranza che non ci siano altri intoppi!

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Capitolo 21
*** Volevi forse stuprarmi? ***


Volevi forse stuprarmi?

Volevi forse stuprarmi?

 

Sapevo che Irene sarebbe arrivata all’aeroporto verso le 8 e mi ero alzata, vestita e preparata in anticipo per andare a prenderla. Quando scesi per la colazione pensavo di essere l’unica (forse a parte Gustav) sveglia a quell’ora…mi dovetti ricredere non poco quando vidi Tom bello sveglio e pimpante che stava divorando una brioche imbottita di marmellata, vestito in bianco con la sua solita maglietta extra large e il suo immancabile cappellino calato sugli occhi

«Tom?! Ma che…sveglio a quest’ora…come…» avevo balbettato per la sorpresa di vedermelo lì davanti.

«Perché non posso?!» mi rispose come se per lui fosse in quel momento la cosa più naturale del mondo essere sveglio prima delle 10 di mattina.

«Bè, iniziamo verso le 9, non vedo perché ti dovevi privare di altre due ore preziose di sonno! Bill mi ha detto che quando ti ci metti puoi dormire anche più di lui!»

«Bill ultimamente parla un po’ troppo…con te.» mi rispose abbastanza freddo, ma con una velata punta di malizia. Che già Bill gli avesse spifferato tutto? No, mi aveva promesso che avrebbe aspettato a dirgli…di noi due! Forse sospettava qualcosa…meglio cambiare argomento per evitare situazioni imbarazzanti.

«Ma, allora? Come mai sei già sveglio?» insistei io.

«Vado a prendere Irene all’aeroporto.» lui lo disse con calma, quasi come se fosse perfettamente normale; io invece sgranai gli occhi e lo guardai parecchio stupita e incredula.

«Guarda che vado a prenderla io! Altrimenti perché mi sarei svegliata così presto?!» La mia era stata una domanda retorica accompagnata da un eloquente sguardo saccente che subito aveva sostituito quello stupito e incredulo. Ma Tom non ebbe esattamente la reazione scocciata e rassegnata che mi aspettavo, ma tranquillamente finì il suo e la sua brioche per poi parlarmi.

«Scusa, credo che Saki si sia scordato di dirti che non ti poteva accompagnare all’aeroporto; perciò mi ha chiesto se potevo andarci io…» e a quel punto il suo sguardo assunse una smorfia cattiva di vittoria «…e sulla mia macchina faccio salire solo che cazzo mi pare!»

Se in tutto quel tempo passato insieme ai Tokio Hotel, avevo iniziato a sopportarlo…nel preciso istante in cui avevo ascoltato quelle parole, la mia sopportazione nei suoi confronti…era ripiombata a…zero. Infido, viscido e sicuro di sé in tutto da fare schifo!

«E come pensi di passare inosservato conciato in quel modo?»

«Bè, sai…non ho intenzione di andarci proprio così. Negli anni ho imparato a camuffarmi, non mi succederà niente.»

Era evidente che non mi avrebbe fatto venire con sé manco morto, perciò sarebbe stato inutile insistere…avrei solo perso tempo. Tom si alzò, lasciandomi da sola, e se ne andò trionfante verso l’uscita.

«Ci vediamo dopo in sala prove, Siria

Però io non avevo intenzione di rassegnarmi, anche se in quel momento non mi veniva in mente una soluzione…forse una persona poteva darmi una mano.

 

TOC TOC

«Bill, avanti…svegliati!»

«Mmm…ma che c’è a quest’ora? Lo sai che andiamo in sala prove alle 9!» mi sbraitò contro mentre stava aprendo la porta. Lo feci spostare dallo stipite dell’entrata della sua suite e introducendomi dentro richiusi la porta.

«Bill, tuo fratello è uno stronzo!»

«Questo lo sapevo già! Comunque ci fa solo quando è incazzato o vuole a tutti i costi qualcosa.»

«Bene! Come faccio ad arrivare in aeroporto entro le 8?»

«Ma non ti portava Saki a prendere Irene?» mi chiese un po’ stupito della mia domanda.

«Appunto che Tom è uno stronzo! Non so come ha fatto, ma Saki non mi ci porta più e lui, chissà com’è, gentilmente si è offerto di andare all’aeroporto…»

«…non fa salire mai nessuno nella sua Cadillac se non vuole lui.» aveva finito Bill per me, conoscendo suo fratello ancora prima di nascere.

«E quindi vorresti non dargliela vinta e arrivarci pure tu?!»

«Esattamente! Ma non so come fare!» gli dissi mettendo il broncio e guardandolo con gli occhi tristi.

«Lo sai che sei peggio di lui quando ti intestardisci?! Siete così uguali a volte…così insopportabili

«Se pensi che siamo così uguali…perché non hai baciato lui?!» gli domandai sprezzante.

Bill mi sorrise divertito, avvicinandosi a me e poggiando le sue mani sui miei fianchi per tirarmi verso di lui.

«Se devo essere sincero una volta l’ho baciato, quando avevamo 6 anni e io volevo provare a baciare una bambina della nostra età…ma non ero sicuro di me. Tom, come puoi immaginare, l’aveva già fatto prima di me e un po’ riluttante mi ha accontentato. Però se devo essere sincero è decisamente meglio baciare te!»

«Stai per caso cercando di adularmi per prendere tempo perché sei d’accordo con Tom?!» A quella mia uscita mi sorrise divertito più di prima e mi baciò velocemente.

«Io non ti posso certo aiutare perché non ho né la patente, né la macchina…»

«Questo lo so pure io!»

«…però che ne dici di prendere un taxi

Che scema! Una soluzione così ovvia che nemmeno ci avevo pensato!

«Sono troppo intelligente per pensare ad una cosa così ovvia!» Bill rise di gusto per qualche secondo, contagiando pure me.

«Dai, vai di sotto e fatti chiamare un taxi. Io ti raggiungo.»

«Guarda che non c’è bisogno che vieni anche tu! Io non ti aspetto tanto!»

«Arrivo prima del taxi. Non ti posso mandare al massacro con Tom, potreste sbranarvi a vicenda!» disse prima di sparire in bagno.

«So difendermi da tuo fratello molto bene, non preoccuparti!»

Il tempo di quella mia frase e di qualche altro secondo di silenzio, che riemerse dal bagno a petto nudo alla ricerca dei suoi vestiti. Rimasi per più di qualche momento ad osservarlo: la sua altezza, il suo portamento, la sua eleganza. Mmm…meglio dire che mi stavo concentrando su qualcos’altro! Poi mi accorsi che stavo “perdendo tempo” e riprendendomi dalla mia estasi contemplativa, riuscii ad articolare qualche parola.

«Ti aspetto giù. Muoviti!»

Mi dileguai in fretta da quella situazione, andando alla reception, cercando di focalizzare l’attenzione sul mio obbiettivo: mandare all’aria i piani loschi di Tom.

«Buongiorno. Potrebbe chiamarmi un taxi

«Ma certo signorina!» mi rispose gentilmente una ragazza che a occhio e croce aveva solo qualche anno più di me.

Nell’attesa la mia mente si lasciò andare al pensiero di Bill: alle cose che erano successe negli ultimi giorni, al fatto che non ci ero ancora abituata alle sue attenzioni e che non mi era mia capitata una situazione del genere (con una star del suo calibro poi!). In effetti ero ancora insicura della mia scelta (colpa dell’inesperienza), ma la dolcezza di Bill alleggeriva i miei pensieri e mi rassicurava, anche perché non mi metteva fretta e mi lasciava i miei tempi. Non avevo certo avuto altre esperienze con cui fare confronti, ma sentivo che stavo bene con lui e che mi potevo fidare. Fu proprio Bill a riscuotermi dai miei pensieri.

«Visto che ho fatto prima del taxi

«Sì, ma vorrei tanto vedere come sei conciato sotto gli occhiali, il cappellino e il giubbotto!» gli dissi sorridendogli, sicura che non aveva fatto in tempo a sistemarsi.

«Potrei anche mostrartelo, ma poi si spaventerebbero tutti!»

«Per l’orrore?!»

«No, per la bellezza!» mi corresse convinto di quello che diceva, anche se dopo due secondi scoppiò a ridere con me.

«Andiamo, è arrivato i taxi

Mi fiondai verso l’uscita, ma come al solito Bill mi fermò per un braccio e tirò fuori i sui soliti occhiali da sole scuri per me.

 

Il viaggio all’aeroporto fu abbastanza rocambolesco, anche perché l’autista per sbrigarsi aveva preso tutte le scorciatoie che conosceva (naturalmente a fronte di due centoni che gli avevamo offerto per il servizio straordinario), ma alla fine arrivammo prima che l’aereo di Irene atterrasse.

«Aspetta! Non fiondarti su Tom, vediamo che succede.»

L’idea di Bill di spiarli da lontano non era male, potevo sapere fino a che punto erano…”vicini”. Vidi scendere dalle scale Irene con una valigia che definire enorme era un eufemismo, goffa e un po’ ridicola mentre arrancava con la testa bassa per non finire stesa per terra. Poi arrivata sana e salva in fondo alle scale si spostò di lato per far passare gli altri passeggeri e posò poco elegantemente la valigia a terra, finalmente tirò un sospiro di sollievo e alzò lo sguardo proprio davanti a sé dove si era piazzato da un pezzo Tom osservandola e ridendo di sottecchi per la sua scenetta di poco prima.

«Tom!» Io non so come aveva fatto (naturalmente a parte Bill) a riconoscerlo e come potete immaginare a grandi falcate (quali le sue gambe permettevano) lo raggiunse con un sorrisone a 32 denti lucidi e bianchi. Si fermò a pochi passi da lui e gli chiese con voce squillante (che quasi tutti avrebbero potuto sentirla).

«Che bello vederti di nuovo! Come va?»

«Bè, mi saluti solo così?!» le chiese lui con uno sguardo che se avesse potuto l’avrebbe mangiata all’istante. Non si smentiva mai! Io nascosta dietro a una colonna speravo che gli rispondesse a tono e lo zittisse, ma questo è quello che avrei fatto io…non lei. Irene diventò rossa e abbassò lo sguardo sui suoi piedi, senza riuscire a proferire nessuna parola. Come si era imbarazzata quella volta non l’avevo mai vista prima! Tom invece fece qualche passo in avanti e addolcì il suo sguardo, proprio come quando parlava con Bill, e le sollevò piano il mento con una mano. Cazzo com’era dolce! Ma siamo sicuri che fosse proprio lui in quel momento?! Poi si abbassò e la baciò…piano…lentamente…tanto profondamente che fra un po’ avrei potuto dire che si poteva fare sesso semplicemente baciando una persona…un bacio così sexy non lo avevo mai visto manco nei film con i migliori attori! Ci credo che veniva chiamato sex gott! Mi girai di scatto dall’altra parte per non vederli più e con gli occhi sbarrati appoggiata ad una parete, pensavo a cosa fare. Interromperli? Sembravano però così a loro agio. Non intervenire? Avrei avuto poi rimorsi di coscienza. Che fare? Nel mentre mi ero scordata di Bill che un po’ titubante per la mia reazione mi si mise davanti e con una mano cercava di attirare la mia attenzione.

«Sveglia! Mica hai visto un Bill Kaulitz in tutto il suo splendore! Riprenditi!»

«Se era una battuta faceva schifo!» gli risposi acida.

«Lo so! Che vuoi fare?» sapevo a cosa alludeva.

«Niente.» gli risposi un po’ rassegnata guardandolo finalmente negli occhi.

«Lo sapevo. Dai andiamo in studio prima che arrivino loro e si accorgano che non ci siamo!»

«Bill…che ne pensi?» mi riferivo alla loro possibile storia, ero preoccupata per mia cugina.

«Che prima ti insegno a cantare decentemente e meglio sarà!»

Così mi prese in giro, anche se aveva capito a cosa mi riferivo, e prendendomi per mano ritornammo al taxi che avevamo pagato per aspettarci e portarci poi in sala prove. Ancora non mi capacitavo del fatto che Bill…bè…in un certo senso mi aveva detto se volevo stare con lui? No?! Ma che ne so era tutto così complicato e di certo il fatto che mi prendesse per mano in pubblico non mi aiutava: ero sempre stata forte esteriormente, ma in amore ero fragile ed era per questo che non avevo mai voluto affezionarmi così tanto ad una persona; ma Bill, non so come, faceva cadere piano piano la mia corazza e mi esponeva sempre di più ai sentimenti che provavo per lui. Che ne fossi innamorata sul serio?! E lui?! In fondo non mi aveva detto chiaramente cosa provava.

«Se solo il fatto di tenerti per mano ti fa fare tutti questi viaggi mentali…devo farlo più spesso!»

«Ma quali viaggi mentali?» cercai di disorientarlo.

«Da 1 a 10, quanto avresti voluto da me un bacio come quello di Tom a tua cugina quando ancora eri una mia fan “in incognito”?»

«Bill! Che razza di domande fai?!»

«Se ti ha colpito così tanto da farti desistere di mandarli all’ospedale…Dai, solo per me, non lo dirò a nessuno!»

«Fatti personali!» risposi vaga, mentre ci sistemavamo nella sua stanza prove.

«Che carina quando ti imbarazzi!» a dire il vero in quel momento sembrava più un bambina che aveva ricevuto il suo primo orsacchiotto.

«Che idiota!» gli feci osservare sconsolata.

«Iniziamo va, che quei due chissà quanto ci impiegano. Allora io mi riposo cinque minuti e tu tenti di cantarla decentemente.» disse mentre si stravaccava sul divano lì vicino. Chissà se ce l’aveva messo a posta per quelle occasioni di relax? Cercai di cantare meglio che potevo, ma avevo parecchi pensieri in testa e decisamente faceva schifo la mia prova.

«Faceva schifo!» Appunto!

«Scusa, lo so. È che non sono concentrata.»

«Ancora a loro pensi?»

«Sì e no.» si alzò dal divano e mi arrivò di fronte. Fino a lì tutto bene…un po’ meno quando avevo capito che voleva baciarmi…e ancora meno quando capii che Bill poteva superare di gran lunga Tom! Sentivo le sue labbra calde e possessive sulle mie, le sue mani che mi cingevano, non credevo davvero che Bill Kaulitz potesse mandarmi così in tilt. Tanto che pure io risposi al bacio e se devo essere sincera, in quel momento non avrei obbiettato se avesse voluto di più, tanto che inconsapevolmente (poi nemmeno tanto) infilai le mie mani sotto la sua maglietta. Fu lui a interrompere la cosa staccandosi da me e guardandomi con uno sguardo malizioso, ma rassicurante.

«Volevi forse stuprarmi?» ma come poteva uscirsene con una frase del genere!

«Io?! Forse tu!»

E come due scemi cominciammo a ridere.

«Così non potrai dire di essere gelosa di tua cugina!»

«In effetti…per me sei più bravo tu di Tom!»

«E che ne sai?» Mi chiese sospettoso. Cazzo!

«Sai quella volta che…dovevamo fare quelle foto…quelle con il bacio…che mi ero ubriacata…»

«E allora?» le sue mani appoggiate sui suoi fianchi non erano un buon segno.

«…avevo chiesto a Tom se mi insegnava un po’ di cosucce per superare il momento…»

«Gli hai chiesto di baciarti?!» Pensavo che i suoi occhi potessero uscire dalle orbite in quel momento.

«Eh…sì!» adesso mi aspettavo una bella sfuriata.

«Non ci credo! Possibile che Tom mi anticipi sempre?!» A quanto pare non era poi così arrabbiato.

«Non sei arrabbiato con me?» gli chiesi un po’ titubante.

«Sarei stato arrabbiato…se non avessi detto che sono meglio io di mio fratello!» il suo sguardo era trionfante e compiaciuto.

«Sì, sei meglio tu!» mi affrettai a confermare di nuovo.

Non si era arrabbiato. Meglio così!

Mi rendevo sempre più conto che quello che stavo passando era un bellissimo periodo, ma prima o poi doveva finire e io lo sapevo bene. Fra meno di 4 giorni avrei cantato con Bill e nel frattempo finito il servizio fotografico, poi? Che avrei fatto? I miei propositi di andarmene via iniziavano a vacillare…meglio non pensarci e risolvere il problema quando si presenterà! In quel momento mi dovevo a tutti i costi godere la mia favola!

 

«Senti…ma quando sarebbe il tuo compleanno? Tu di sicuro sai il mio!»

«Sì: 1 settembre 1989! Il mio è fra un po’!» risposi vaga. Non mi era mai piaciuto festeggiare il mio compleanno; cioè mi piaceva stare in compagnia…ma evitavo di organizzare feste perché poi sapevo benissimo avrei ricevuto un sacco di regali inutili…Se invitavo qualcuno ad una festa non era per il regalo, ma solo per stare un po’ in allegria; però la società immancabilmente esigeva il regalo (per lo più inutili e che nemmeno mi piacevano) e quindi da un po’ evitavo di fare festeggiamenti.

«Fra poco?! Quanto poco?»

«Poco!»

«Uffa! Che ti costa dirmelo?!» Bill si era spazientito.

«Senti io te lo dico a patto che non mi arrivi con regali, festeggiamenti e simili! Ok?»

«Perché?»

«Perché odio i regali fatti solo perché la società e il buon costume lo impongono! Un regalo deve essere fatto perché lo si vuole fare e non per una stupida festa!»

«Sei incredibile! Ma ci sto, niente regali!» lo guardai per qualche secondo negli occhi, per capire se era sincero o no.

«27 Aprile 1988.» sospirai infine.

«Ma è il giorno in cui dobbiamo cantare! Fra 4 giorni!» esclamò incredulo.

«Sì! Ed è meglio così almeno dovrò lavorare e non ci sarà tempo per i festeggiamenti!»

«Almeno gli auguri te li posso fare?»

«Sì, quelli assolutamente sì e mi offendo se ti dimentichi!»

N.A. Capitolo che ho scritto durante le tre noiosissime ore del mio prof. di Apparecchiature dell'aria radiologica! Spero non sia altrettanto noioso! Ma passiamo ai ringraziamenti:

ayame90:  Ah avevo capito male! Ma non è mica successo nulla e poi eri liberissima di criticarmi se non ti piaceva, ma meglio così in fondo! Magari tutte potessero incontrare Bill di persona!!! Ma sai com'è...un po' difficile! Dai io cerco di darmi da fare per scrivere bene e portarti di nuovo nel mondo dei sogni, dove almeno lì lo si può incontrare tutte le volte che vuoi! Ciaoo

Westminister: A quanto pare Siria ha parecchi problemi con il canto: una volta non ci mette sentimento, un'altra non si concentra...meno male che alla fine c'è Bill a dargli una mano! Se poi stesse bene anche nella realtà sarebbe meglio, vero?

nely: Grazie mille! Sono contenta che ti piaccia e ti ringrazio di aver lasciato un commento! In effetti non sei la prima che la legge tutta d'un fiato e se devo essere sincera la trovo più bella! Poi posso anche peccare di superbia...ma chi se ne frega, è la mia storia e ne vado orgogliosa! Ciaoo e a presto.

elli_kaulitz: Bè, in effetti ispira molto anche a me Bill che comanda! Ma anche Siria di sicuro non si fa mettere i piedi in testa! Ho aspettato a farli "incontrare" perchè penso che due persone si debbano prima conoscere e poi scocca la scintilla! Spero che l'accetta rimanga ancora buona e calma in letargo! Ciaoo

Ambry: La pazienza è la virtù dei forti!!!! E vai che ci siamo, adesso due coppiette belle che fatte e scoppiettanti d'amore! Ma sai...le svolte sono sempre dietro l'angolo. Ciaoo e fammi sapere che ne pensi.

linny93: aspetta che ti raccolgo, poi se mi svieni e sbatti la testa e vai all'ospedale chi commenta la storia?! Questo cpaitolo non è da svenimento, appositamente scritto per allentare un po' la tensione. Così ti riprendi! Ciaoo

eonys: Ma prego! Figurati che anche io non vedevo l'ora di sciverlo. Ma sai...le cose sono più gustose se assaggiate prima con gli occhi e poi con il gusto! Non bisogna avere fretta. Mi aspetto un bel commento per farti perdonare delle due misere righette del precendente, capito?! Oggi sono esigente. Ciaoo

Xx_dark_lady_xX: Bè, spero di aver risposto a tutte le domande! Le cose si sono appianate e sarebbe bello rimanessero così! Vero?! Peccato per le date italiane, ma la precedenza su tutto ce l'ha la voce di Bill. E non si discute! Sei d'accordo con me?!

TVB: Sai è la prima volta che si innamora e per di più di uno come Bill...è anche normale che si ponga delle domande e abbia dei bubbi! Mica capita a tutte di vivere una favola vera così! E grazie di aspettare così tanto il cpaitolo con "ansia e ossessione"! Ciaoo

alice94; in effetti è stato un po' a sorpresa che mi è venuta l'ispirazione e ho deciso di darci un taglio con gli indugi e ho scritto! Gli altri...ancora non sanno niente, ma in fondo credo che tutti l'avevano capito a parte i diretti interessati. No?! Ciaoo

LiSa90: Non fa niente! Io so aspettare con pazienza, lo prova il fatto che sono stati annullati i concerti e non mi sono ancora strappata i capelli! Grazie dei complimenti e fammi sapere che ne dici di questo break! Ciaoo

smokeygirl: il tuo è un tifo da stadio! Chissà che Bill non possa ingaggiarti come urlatrice! Sarebbe divertente, non credi?!

Mirokia: A parte che non ho cpaito il "curcà" ma sorvoliamo. Oggi non ho tanto tempo per scrivere...ma ti ringrazio dei complimenti e del sostegno! Visto che non li ho fatti litigare?! Anche se l'inizio buono c'era! E comunque non è vero che sono fissata con Bill...è solo che avrei tanto voluto vederlo sul palco...e invece...Quindi sopperisco alla mia voglia di lui sul palco nominandolo sempre! E' come un esorcismo per me, con la speranza che si rimetta presto! Ciaoo

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Capitolo 22
*** Dove cavolo mi portava?! In una topaia?! ***


Dove cavolo mi portava?! In una topaia?!

Dove cavolo mi portava?! In una topaia?!

 

Ero nErVoSa…e dire nErVoSa era poco: il mio corpo era un fascio di muscoli e tendini in tensione, come quando da bambina sapevo che dovevo fare il vaccino e poco prima di entrare dall’infermiera, mi prendeva una paura folle dell’ago.

Io sul palco con i Tokio Hotel?! Gli avrei sicuramente rovinato la reputazione! Mi ero seduta su un grosso contenitore di legno con le ruote, dove probabilmente era custodita una cassa audio prima dell’allestimento del palco. Lì, con il viso rivolto in basso, che pensavo un po’ troppo a un po’ troppe cose:

…prima di tutto allo spettacolo che fra qualche minuto sarebbe iniziato…

…poi al fatto che né Bill né nessun altro mi aveva ancora fatto gli auguri, nemmeno mia cugina…

…al mio vecchio proposito di andarmene dopo il servizio fotografico, che a quanto pare era andato a farsi sfottere.

«Ehi, sei nervosa?» qualcuno mi aveva parlato, ma io presa in me stessa non avevo riconosciuto la voce e dovetti alzare lo sguardo per capite chi era.

«Ah, Georg…scusa, ma la tensione mi sta uccidendo!»

«E Bill?»

«Cosa vuoi che ne sappia dove si è cacciato quel deficiente! È sparito da mezz’ora! Spero che almeno si rifaccia vivo per l’inizio della canzone!» ero stizzita con Bill che mi aveva lasciato lì da sola con una fifa matta del pubblico, per andare non si sa dove. Avevo iniziato pure a pensare che era andato a farsi una delle sue fan.

«Mmm…sinceramente non lo so nemmeno io dove si è andato a cacciare, forse era più nervoso di te e si è rifugiato da qualche parte. Ma sta tranquilla, non è mica un concerto, è solo una piccolissima canzone.» cercò di rassicurarmi come poteva.

«Sarà, ma ti ricordo che per me è la prima volta su un palco!»

«E tutte le foto che hai fatto con Bill?! Avresti dovuto essere imbarazzata di più in quella circostanza!» mi fece notare lui con un sorrisino alla Tom, il che significava solo che la sapeva lunga.

«Georg…che vuoi dire?»

«Bè, lo sanno tutti che state insieme e si vedeva già da prima che ti piace Bill.»

Rossa. Solo questo diventai nel giro di un nanosecondo. Possibile che fosse così evidente a tutti?!

«…io…ecco…»

«Guarda che non devi giustificarti di niente! Sono contento che dopo anni di astinenza finalmente si sia dato una mossa!»

Astinenza”?!

«Guarda che non si chiama Tom o Georg!» gli feci notare, riferendomi alla loro “libertà di costumi” (detto elegantemente).

«Scusa che vorresti dire?»

«Che non pensa affatto solo al pallino fisso che avete voi due!»

«Cioè, in tutti questi mesi non l’avete mai fatto?!» mi chiese stupito.

«Non sarebbero affari tuoi, ma per la cronaca NO!» gli risposi con un filo di voce un po’ imbarazzata per il fatto di dover raccontare i miei affari privati, ma non volevo che si facesse strane idee.

«Cavolo! Allora ci tiene veramente a te, anche se conoscendolo non mi stupisco più di tanto. Lui è fatto così, quando è innamorato se ne frega di tutto e di tutti.»

«Georg, quante ragazze ha avuto?» gli chiesi a bruciapelo. Ero curiosa di sapere un po’ più notizie di Bill da qualcuno che lo conosceva bene, ma che allo stesso tempo non fosse suo fratello.

«Non dovrei essere io a dirtelo, ma…credo 3 ufficiali.»

Il mio viso ritornò di nuovo verso il basso e il volto si fece più scuro. Non ero gelosa, solo che i miei sospetti erano diventati più concreti: da un po’ di tempo avevo iniziato a pensare che forse voleva di più da me. Non che fare sesso con Bill Kaulitz mi dispiacesse più di tanto, anzi! In fondo non ero una di quelle convinte che bisognasse aspettare il matrimonio…solo non avevo mai trovato una persona che mi piacesse così tanto e che io a sua volta gli piacessi, non volevo fare solo del volgare sesso! Forse non sarebbe stato per la vita, ma in quel momento ero certa di provare qualcosa per Bill ed ero pronta anche a un rapporto più “fisico” con lui. Però non sapevo come avrei dovuto affrontare la cosa, in fondo si trattava della prima volta per me e più che paura la mia era insicurezza.

«Non farti strani problemi mentali, Bill quando ama lo fa davvero! Se hai qualche problema o dubbio parlagli e…ti sembrerà strano, ma qualche volta sa anche ascoltare! Non essere timida o imbarazzata con lui.» Mi riscosse dai miei pensieri Georg, con queste parole rassicuranti.

«E se poi lui si arrabbia o rimane deluso?» chiesi esitante.

«Ma che hai combinato?» Mi chiese un po’ allarmato.

«Niente!» mi affrettai a rispondere.

«Guarda…se sei andata con qualcun altro…»

«No! Questo no!» replicai convinta.

«E allora vai tranquilla! Questa è l’unica cosa che proprio non potrebbe mandare giù. Lui è gelosissimo e pretende fedeltà!»

«Anche se un pochino forse centra la cosa…»

«E allora “la cosa” si fa preoccupante…»

«No…senti…ho bisogno di parlarne prima con uno che non sia Bill…mi posso fidare di te? Prometti che non lo andrai a dire in giro e che non mi sfotterai?»

«Sembri una bambina delle elementari! Sì, va bene!» Mi confortò con un sorriso.

«Forse non sono proprio tanto lontana dalla bambina delle elementari.»

«Bè, io non ci sto capendo un tubo.» ammise sincero e spiazzato dalle mie affermazioni.

«Sì, lo so. Ecco…insomma…»

«Forza, parla chiaro. Non ti giudicherò di certo io.» feci un bel sospiro e decisi di parlare perché volevo delle risposte.

«Ecco…Bill immagino abbia già fatto sesso?!»

«Sì.»

«Ed è una cosa importante per lui con una ragazza?»

«Abbastanza.»

«E come mi dovrei comportare con lui?» era una domanda più rivolta a me stessa, che però mi era scappata detta ad alta voce.

«Questo non lo so di certo io! Sei vergine?» Mi chiese così a bruciapelo.

«Ma che domande sono? Però…bè…non mi vergogno a dire di sì. Non è che non voglia farlo con Bill, è solo che credo sia normale avere qualche dubbio…»

«Cavolo 19 anni e ancora vergine!» Commentò lui evidentemente spiazzato; forse si aspettava una risposta diversa.

«Guarda che è solo perché non ho trovato il ragazzo giusto!»

«Scusa, non era una presa in giro! Anzi ti ammiro per questo. Ma non devi parlarne con me; lo so che può essere imbarazzante e ti vorresti sotterrare, ma parla con Bill.» Il suo consiglio era sincero e non vedevo nei suoi occhi traccia di “prese in giro”.

«Vedrò di provarci…adesso ci conviene prepararci che fra un po’ si inizia!»

«Mi raccomando sul palco guarda Bill e non il mare di gente che vorrà assalirti poco più avanti!» Mi disse imitando le mani delle fan che avrebbero voluto strozzarmi per essere sul palco, mentre loro non avevano questo privilegio.

«Grazie Georg, sei davvero d’aiuto!» gli dissi sarcasticamente e più agitata di prima, mentre lui si sbellicava dalle risate nel vedere la mia faccia come una maschera di terrore per il pensiero delle fan che mi assalivano e bastonavano.

«Irene?» non vedevo mia cugina da ore.

«Credo sia con Tom. Ormai quei due fanno coppia fissa

«Ma che coppia fissa! Lei è troppo piccola!»

«Ha solo due anni in meno…e poi credo che…insomma come dirtelo elegantemente…sia cresciuta…con Tom.»

«Cosa vorresti dire?!» gli chiesi un po’ allarmata, con i piede di guerra e gli occhi che si erano ridotti a due fessure mentre cercavo di esplorare inutilmente la sua mente.

«Ragazzi si entra in scena!» un tecnico lo venne a salvare proprio al momento giusto e lui sgusciando fuori come una serpe si dileguò il più in fretta possibile dalla mia vista.

 

Lo spettacolo fu eccezionale e riuscii anche a guadagnarmi la fiducia delle fan, facendone salire una sul palco finita la canzone. Volevo che anche quelle meno fortunate di me potessero avere un ricordo del loro gruppo preferito, in fondo lo sapevo bene cosa significava anche solo intravedere lo sguardo di uno dei Tokio Hotel, figuriamoci salire sul palco e abbracciarli uno per uno! Poi però l’apparizione finì abbastanza in fretta e dietro le quinte agguantai mia cugina che sAlTeLlAvA allegramente intorno a Tom, mentre gli descriveva filo per segno le sue emozioni sul palco.

«Adesso mi spieghi un po’ di cose!»

«Che c’è? Cos’è successo adesso?»

«Tom! Che sta succedendo con lui?»

«Non capisco a cosa ti riferisci!» si vedeva che stava recitando e pure male.

«Ti prometto che non mi arrabbio, ma devo sapere a che punto stanno le cose.»

«Io continuo a non capire!» Mi voleva liquidare con un “non sento, sono sorda”?!

«Ci hai fatto sesso?» se con i giri di parole non lo capiva, tanto valeva andare diretti e schietti. Come potevo prevedere (visto che la conoscevo da anni) la sua faccia divenne una maschera stupita e imbarazzata all’inverosimile, mentre non riusciva più a spiccicare parola. Era la prova evidente che avevo fatto centro, ma lo volevo sentire da lei.

«Non sono tua mamma e non ti giudicherò, però devo sapere a che punto stanno le cose.» Avevo usato le stesse parole di Georg che mi avevano convinta a parlare con lui.

«Bè, dai non c’è niente di male! So meglio di te la fama che ha Tom…però ti assicuro che la maggior parte sono solo invenzioni di giornali e poi…»

«Non c’è bisogno che ti giustifichi con me, te l’ho detto. A me basta sapere che eri convinta di quello che facevi, che ti piace, che non l’hai fatto tanto per provare e che non te ne pentirai qualunque cosa succeda. Sai bene che potrebbe anche non durare…»

«Sì, lo so! Ma lo rifarei lo stesso!» Mi confermò risoluta.

«Bene, adesso sono più sollevata!» le confidai con un sorriso.

«Tu piuttosto…con Bill

«Quanto sei maliziosa! Anche tu ti sei accorta che stiamo insieme?» le chiesi, anche se ormai era evidente che tutti lo avevano capito da un pezzo.

«Sì, primo era evidente e secondo ti stavi forse dimenticando dei discorseti che mi facevi ammirando estasiata la sua foto sui mega poster quando non lo conoscevi?!»

«No!» e le feci la linguaccia.

«Io ti ho raccontato di me, tu adesso dimmi di qualche particolare!» insisteva lei cocciutamente e caparbiamente.

«Che particolari vuoi sapere?! Te lo avevo detto che avresti avuto il ragazzo prima di me e avresti fatto esperienze prima di me!»

«Non è vero! Chissà che hai fatto con Bill mentre io non sapevo di questo tuo hobby-lavoro momentaneo con i Tokio Hotel!»

«Guarda che io e Bill ufficialmente stiamo insieme da poco più di una settimana! Cosa pensi che abbiamo fatto?!» Le chiesi stupita di queste sue affermazioni.

«Bè, quello che abbiamo fatto io e Tom! No?!»

«No! Non lo abbiamo fatto ancora.»

«COSA!!!! E io che pensavo…»

«Ecco, appunto, non pensare! E poi perché ti stupisci tanto, siamo stati così impegnati che non ci siamo quasi visti!»

«Ma se stavate quasi tutti i giorni in sala prove da soli! Io e Tom abbiamo avuto tempo lì!»

«Bè, noi invece di dedicarci ad “altro” ci siamo impegnati!»

«Sì anche io e Tom!» con un sorrisetto malizioso stampato in faccia.

«Oddio! Mi ti stai tommizzando! No!»

«Eddai, cuginetta! Scherzo!»

«E…mica tanto!»

«Toh, guarda chi arriva!»

«Tom?» le chiesi con un tono e una faccia rassegnata da zombie.

«No…Bill!» e alle sue parole mi ritornò il sorriso. Voltandomi lo vidi come ancora era sceso dal palco: capelli sparati in aria, truccatissimo, vestito con una maglia rossa, la solita giacchetta coordinata con i pantaloni neri e i suoi tipici braccialettini e anellini vari. Era figo come al solito, anche se a me piaceva di più con solo i capelli lisci, lasciati liberi dai chili di lacca che si metteva ogni volta.

«Ehi, voi due cosa avete da confabulare?! Irene, te la posso staccare di dosso un momento questa cimice?!» Chiese scherzosamente alla mia cuginetta.

«Cimice a chi?!» Gli chiesi accigliata.

«Ma fai pure! Anche perché io e Tom…abbiamo da fare.» quasi avevo notato un certo piacere che Bill mi volesse allontanare da lei.

«Cosa?! E no, vieni qui che ti devo dire…»

«Lasciala andare. Tom sa cavarsela!» Mi disse Bill prendendomi per i fianchi e portandomi vicino a lui.

«Tom?! È di Irene che mi preoccupo!»

«Bè, a quanto ho capito sa cavarsela meglio di quanto Tom si aspettasse…»

«Bill, non giocare con i doppi sensi!»

«Ma sì, scherzo! Dai vieni.»

«Dove mi porti?»

«In un posto…»

Quando un ragazzo diceva quelle parole era abbastanza prevedibile che ti avrebbe portato in un posto mozzafiato e di lì sarebbe nata una bella notte d’amore. E in quel momento stava accadendo a me; proprio per questo il mio cervellino iniziò a lavorare freneticamente tanto che non opposti poi tanta resistenza mentre mi faceva strada per le scale. Che mi volesse portare in camera sua? Che schifo, non volevo farlo in un posto così ovvio! In una suite fantastica con i petali di rosa? Era sempre lui che si prendeva la suite e quindi ritornavamo all’opzione numero uno! Bè, comunque sarebbe stata una camera visto che salivamo le scale dell’albergo; una camera fantastica magari, ma pur sempre una camera con un letto dove mi avrebbe stesa, baciata, toccata e togliendomi tutti i vestiti avrebbe fatto scivolare il suo pene nella mia vagina penetrandomi e  raggiungendo l’apice del piacere. Volgare?! Forse…ma era la realtà, inutile farsi inutili seghe mentali su chissà quale inutile bellissima fantasia se poi sarebbe stato tutto inutile!

Però quando mi accorsi che la camera di Bill era passata e che ci stavamo dirigendo per delle scale abbastanza in disuso e poco curate, i miei pensieri cambiarono al volo. Dove cavolo mi portava?! In una topaia?! Se proprio dovevamo fare sesso mi piaceva di più la sua suite! Ma lui non voleva proprio saperne di fermarsi, se non quando raggiungemmo una porta in metallo apparentemente piuttosto spessa e pesante…sembrava una porta di emergenza!

«Bill, ma dove caspita mi hai portata?»

Lui sembrò fregarsene altamente della mia domanda e piano aprì la porta da cui uscì un caldo tepore. Poi mi invitò ad entrare e di fronte a me comparve una vista alquanto strana e inimmaginabile. Eravamo sulla terrazza dell’albergo e al centro potevo scorgere l’acqua di una piscina che luccicava sotto la luce tenue delle lampadine sistemate ad arco su un gigantesco pallone di plastica trasparente che sovrastava quasi tutta la terrazza. Era una vista particolare, ma bellissima!

«Bill, ma che razza di roba è?» Non sapevo come altro definire quella struttura.

«Volevo farti un regalo per il tuoi 20 anni, ma mi hai detto che non ti piacciono. È tutto oggi pomeriggio che dirigo i lavori! Quando ho saputo che sulla terrazza dell’albergo c’era una piscina in disuso, ho fatto chiamare una squadra di idraulici per metterla a posto. Poi però ho pensato che la notte sarebbe stato freddo e che avrebbe anche potuto piovere, così mi è venuta l’idea di un pallone pressurizzato per mantenere la temperatura. Poi però ho anche pensato che con una normale copertura non avrei potuto farti vedere una stella…»

E qui mi ero già preparata alla tipica fine della frase “la stella più bella di tutte: tu”.

«…la stella…a cui ho dato il mio nome! Perché sai…si possono comprare i nomi delle stelle e io, visto che sono una stella del rock, me la meritavo di diritto! Non credi?!»

Io non ci potevo credere! Quello era fuori dal comune e forse era proprio per questa sua imprevedibilità, simpaticità e semplicità che aveva nonostante la gloria e la fama a livello mondiale, che mi piaceva così tanto! Mi aveva stupito in tutti i sensi e non potei fare a meno che mettermi a ridere di gusto.

«…ma…ma questo non…non è forse un regalo?» riuscii a domandargli tra le risate.

«No! Perchè domani verrà tutto smantellato e le ditte si riporteranno via ogni pezzo. Più che altro è un prestito! Anche perché mi sa che non avresti posto nella valigia per una piscina!»

«No! In effetti hai ragione!»

«Allora?! Andiamo a farci una nuotata? Guarda che bel costume…mi sono portato!» disse tutto felice e contento calandosi i pantaloni neri dell’esibizione e mostrando un costume fino al ginocchio bianco con i fiori azzurri.

«Mi sa che è il costume delle Maldive o sbaglio?!»

«Sì, perché comprare cose inutili se stai da dio con quelle che hai! Io mi affeziono ai miei vestiti, sono parte di me e mi dispiace buttarli! A quanto vedo sei pure informata su questo!» mi disse scrutandomi attentamente.

«Sì, va bè. Però io non ce l’ho il costume, né sotto né in camera! Non pensavo certo che ne avrei avuto bisogno!»

«Porca miseria, non ci avevo pensato!»

N.A. Che ve ne pare? Ci ho messo un po' a scriverlo perchè è un periodo un po' frentico tra università, nipoti, studio e varie ed eventuali! E poi avevo in mente di fare un unico capitolo, ma mi sono resa conto che è meglio scindere i fatti e raccontare una cosa per volta. Altrimenti lettori rischiate di fare indigestione! Ahhhhh!!!!(risatina)
Direi di passare ai ringraziamenti:

eonys:  Grazie. Si lo so che la scena di Tom e Bill che si baciano fa ridere! Naturalmente sei perdonatissima. Però adesso volgio sapere che ne pensi di questo capitolo? Ciaoo
TVB:  No dai schezavo è un onore se aspetti con ansia e ossessione! Questa volta non l'ho scritto nelle ore di apparecchiature dell'area radiologica e forse si vede che è più normale! Anche perchè nelle 3 noiose ore di spiegazione mi sono addormentata!!!! Ciaoo
Westminister: grazie dei sempre puntuali commenti. Sai...forse questa storia sta per volgere al termine. Direi ancora qualche capitolo e poi forse sarà finita. Ma nel frattempo dimmi che ne dici di questo, mi raccomando! 
Ambry: Grazie mille. Chissà se dureranno tutti e quattro o se la separazione è alle porte. Bè, sono contenta che ancora segui questa storia. Grazie
elli_kaulitz: Sì, Tom e Irene sono andati per i fatti loro nel senso che Bill e Siria non potevano farsi vedere, quindi sono ritornati dopo con la meravigliosa macchina di Tom. Hai ragione forse non era chiaro questo punto e lo dovevo scrivere meglio. Mi dispiace per la febbre, spero che adesso vada meglio. Ciaoo
Xx_dark_lady_xX: Se mi dici che posso aggiornare con tutta calma va a finire che me la prendo pure più comoda! Ma prima o poi aggiorno sempre, ho detto che ho intenzione di finirla questa storia e lo farò, PROMESSO!
linny93: Sì, credo proprio che ricevere un bacio così sarebbe da svenimento; peccato per noi che forse non lo sapremo mai! X Bill direi che è andato tutto bene e adesso si aspetta solo luglio quando verrà in Italia! Credo proprio che per luglio la mia fanfiction sia finita! Ciaoo
LiSa90: Ecco il capitolo! Spero che ti piaccia anche questo, anche se è un po' discorsivo, mi serviva per creare...come dire...l'atmosfera giusta! Ciaoo a presto.
Kristine: Ma che commentone lungo! Mi emoziono quando vedo e leggo cose così carine. Grazie! Comunque mi ricordo di te, non preoccuparti e devo dire che non sono male le tue storie che ho letto, certo ammetto che una grossa differenza dall'inizio alla fine si vede e credo proprio che con il tempo tu ti sia migliorata! Mi fa molto piacere sapere che trasmetto delle emozioni a qualcuno, perchè altrimenti molto probabilmente smetterei di scivere, è un po' come la musica: gli artisti fanno musica perchè hanno qualcosa da comunicare e se non riuscissero in questo loro intento a che servirebbe scrivere musica?! Non ti preoccupare "per sesso o per amore" la sto leggendo e devo dire che procede bene e che aspetto i tuoi aggiornamenti. Ciaoo e grazie.
alice94: Grazie del commento! A dire il vero non volevo che diventasse così superromantica la cosa, ma sono in un periodo abbastanza felice e sereno e la cosa mi è uscita così. Ma va bene, se trasmetto emozioni! Ciaoo

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Capitolo 23
*** Ti amo! ***


Ti amo!

Ti amo!

 

«ScheiBe!»

Si vedeva benissimo che era scocciato e quell’espressione fiorita che gli era scappata, e che ultimamente non sentivo da un po’, riassumeva alla perfezione la sua frustrazione.

«Ma dai Bill, non importa…»

«E no! Siria, non importa non lo dici!» si ritirò su i pantaloni per ricoprire il costume e in fretta prese in mano il suo cellulare e freneticamente iniziò a digitare qualcosa sul suo cellulare.

«Ciao zietto Friederich, senti mi serve un favore enorme e so che solo tu puoi farlo…naturalmente…ma certo…grazie zietto, sei il migliore!» e chiuse la telefonata, iniziando a digitare subito dopo altri numeri.

«Tom! Senti mi serve un favore…e siccome sei il mio fratello gemello preferito…senti una volta tanto che voglio essere gentile…non è vero solo quando voglio qualcosa…va bè adesso mi serve la tua macchina…eddai Tommino è una questione urgente…grazie fratellone ti adoro con tutto me stesso! Vengo a prendere le chiavi!»

Io ero rimasta basita da queste conversazioni che per me non avevano affatto un senso logico a cominciare dal fatto che Bill avesse chiesto a suo fratello la macchina quando lui non aveva ancora la patente! Ma non potei farmi ancora molte domande che mi prese per mano insieme alla mia borsa e mi condusse veloce giù per le scale.

«Bill, ma che cavolo ci vuoi fare con la macchina di tuo fratello? Non hai nemmeno la patente!»

«Infatti guidi tu! Hai la patente dentro la borsa vero?»

«Si ma…COSA!!!!! Io guidare una Cadillac?! Bill, non se ne parla proprio

Arrivammo in reception e davanti all’entrata dell’hotel c’era Tom che ci aspettava vestito alla meglio scocciato e un po’ titubante con le chiavi della sua macchina in mano.

«Grazie fratellino!» Bill cercò di prendere le chiavi, ma Tom si scansò all’ultimo momento venendo verso di me.

«So che guiderai tu, perciò sta attenta che se vedo un graffio anche microscopico sulla carrozzeria…»

«Tom dacci un taglio! Ha la patente da più di te e se succede qualcosa ti risarcisco io! Contento?» Bill era corso in mio aiuto vedendomi un po’ impacciata. Del resto cosa avrei dovuto rispondere, aveva ragione, era la sua macchina!

«Bill, senti qualsiasi cosa tu abbia in mente, non si può fare senza coinvolgere tuo fratello?» gli chiesi supplicante per non avere quella responsabilità di una macchina con quel valore. Ma Bill con uno scatto prese le chiavi a Tom che si era distratto fissandomi con uno sguardo poco amichevole e prendendomi per un braccio si fiondò fuori dalla porta sulla strada iniziando a correre sul retro dell’hotel. Intanto Tom, uscito fuori, ci gridava dietro.

«Bill, se scopro che ci avete fatto sesso ti uccido! Ancora nemmeno io l’ho fatto sulla mia macchina!»

Io mi fermai un attimo di scatto facendo quasi cadere Bill e girandomi verso Tom gli risposi a tono.

«Vaffanculo Tom! Altro che sesso…consumeremo il sedile posteriore!» Subito dopo Bill ridendo come un matto mi strattonò riprendendo a correre verso la macchina del fratello che era abilmente nascosta nel retro dell’albergo.

«Io tuo fratello lo ammazzo! Ma dico, che cavolo di uscite gli vengono?!»

«Lascialo perdere, hai la possibilità di guidare una macchina da 100.000 € che te ne frega del resto! Però mi è piaciuto come gli hai risposto a tono! Scommetto che poi la farà disinfettare prima di risalirci, fissato com’è!»

«Hai ragione…» dissi mettendo in moto e assaporando ogni più piccolo particolare di quella meraviglia «…tu non ti immagini come mi sento a guidare una macchina così, invece della mia sporchissima e anonima utilitaria…è una sensazione strana, come quando ti bacio.» affermai un po’ troppo velocemente senza pensare, ma le parole mi erano uscite di bocca come se fossi in estasi a toccare il volante di pelle scura di quel gioiello che, sinceramente, non concepivo potesse essere di Tom.

«Ah, mi paragoni ad una macchina!» mi chiese un po’ offeso mentre saliva sul sedile passeggeri e io ingranando la prima, iniziavo a dare gas.

«Sai non pensavo che a una ragazza come te potessero piacere così tanto le macchine!»

«Sono tante le cose che non sai di me…» gli risposi un po’ provocante.

«Lo so, ma mi piace questa continua scoperta. Del resto tu sai tutto di me dai giornali, ma forse anche io riservo ancora delle sorprese!»

«Ma se lo hai già fatto stasera con quella cosa assurda sul terrazzo! Anche se a dire il vero adesso non so dove stiamo andando.»

«Tranquilla, segui questa strada per 4-5 di kilometri e poi quando vedi l’insegna lampeggiante fucsia di un negozio fermati.»

«Ok, anche se sinceramente non ci sto capendo niente.»

«Siria, ti fidi di me?»

«Mentirei se ti dicessi di no.»

Mi voltai di poco e vidi aprirsi sul viso di Bill un sorriso appena accennato ma sincero, segno che la mia risposta gli aveva fatto piacere. Guidai per 5 minuti, o forse meno visto che non c’era traffico a quell’ora assurda, e appena da lontano intravidi qualcosa di fosforescente e accecante capii che eravamo quasi arrivati.

 

Schwimmen Kostüme

 

Bè, rimasi abbastanza spiazzata quando vidi quella scritta e il negozio completamente illuminato a giorno. Adesso avevo connesso le telefonate a notte fonda, il viaggio in macchina e tutto il resto. Bill era stato così gentile da mobilitare un esercito di persone che conosceva, per farmi avere un costume. Ero rimasta senza parole e pensavo a quanti accidenti aveva ricevuto dal proprietario del negozio che per lui aveva aperto a quell’ora proibitiva.

«Allora scendi o ci devo andare io da solo?»

«Ma Bill…ma…ma tu sei matto! Poverino quello del negozio, l’hai fatto svegliare a quest’ora!»

«E chi se ne frega! Se non sfrutto la mia popolarità per queste urgenze è inutile atteggiarsi tanto a star!» mi disse scendendo dalla macchina e facendo la parte di un divo a Hollywood (anche se poi tanto lontano da loro come popolarità non era).

«Però nella borsa non ho manco uno spiccio! Non ho previsto certo una cosa così folle!»

«E a che servono tutti i soldi che noi star guadagniamo allora!»

Lo guardai male perché non volevo si atteggiasse in quel modo con me, era odioso così!

«Ma scherzo! È un mio amico il proprietario del negozio e non mi farà certo pressione se gli dico di farmi credito. E visto che non vuoi regali, domani mattina andremo a pagarlo con calma.»

Mi aveva preso in giro e comunque l’idea mi piaceva.

«Ok!» gli risposi tutta felice e raggiante incamminandomi verso l’entrata del negozio.

 

Il tipo amico di Bill era davvero gentile e non mi fece sentire a disagio nemmeno un momento mentre provavo decine di costumi a rotella. Non permisi a Bill di vedere come mi stava nemmeno un costume, nonostante le sue lamentele, anche grazie all’aiuto del suo amico che ormai era diventato mio complice. Così Bill fu costretto ad aspettarmi seduto su una poltrona all’interno del negozio, mentre io mi divertivo a farlo aspettare. In effetti poteva essere considerata una vendetta per tutte le volte che lui andava a fare compre e faceva disperare tutti, a partire dalle bodyguard fino a Gustav, Georg e Tom che si trascinavano dietro pacchi e buste per tutti i negozi. Alla fine scelsi un semplice costume a due pezzi con le coulotte rosse e due strisce nere di traverso (il rosso era diventato il nostro colore). Mi lasciai il costume sotto e mi rivestii. Ringraziai il gentile ragazzo e mi diressi verso la macchina trascinandomi Bill che rompeva le scatole per sapere come avessi comprato il costume.

«Taci! Quanto sei logorroico, lo vedrai dopo!» lo zittì stufa delle sue chiacchiere e lamentele. Fino all’albergo restò in silenzio e anche tornati in quel piccolo paradiso rilassante che aveva creato sul terrazzo, non proferì parola. Allora decisi che era il momento di intervenire.

«Hei, sei arrabbiato con me?» gli andai vicino sorridendo mentre cercavo i suoi occhi.

«Voglio vedere il costume che ti sei presa!» mi disse con una voce da bambino che voleva le caramelle gommose.

«Dai andiamo a farci una nuotata.» e a quelle mie parole gli si illuminò di nuovo lo sguardo. Mi svestii rimanendo in costume e poi senza manco degnarlo di uno sguardo mi tuffai in acqua. Dopo essere riemersa vidi Bill, con il suo costume a fiori, che si immergeva lentamente usando la scaletta posta sul lato della piscina.

«Bill, ma che cazzo fai! E tuffati!» gli dissi schizzandolo un po’ con l’acqua.

«No! Siria stai ferma che così mi rovini i capelli!» mi disse seriamente, scocciato dai miei schizzi. Io sgranai gli occhi incredula a quello che avevo appena sentito. Insomma se uno prepara una piscina e dice che vuole farsi una nuotata, il minimo è bagnarsi! Lui poverino non si voleva rovinare l’acconciatura! Pazzesco! E già a quel punto la mia mente stava lavorando alacremente per combinargli uno scherzo.

«Bill…» lo chiamai cercando fare una voce quanto più possibile sexy cercando di non ridere. Lui si girò verso di me e io ammiccante gli andai incontro avvicinandolo e baciandolo quanto più possibile appassionatamente perché si lasciasse andare alla mia volontà…

…poi…

…gli afferrai le spalle e lo cacciai sotto l’acqua, facendo attenzione che ogni ciocca dei suoi preziosi capelli si bagnasse per benino. Poi lo lasciai andare e riemerse bagnato e incazzato nero, ma allo stesso tempo divertito.

«Sei una serpe

«Era ovvio ciò che volevo fare! È una tattica vecchia di anni per far bagnare qualcuno! Sei tu che sei cretino e ci sei cascato!» e attaccai a ridere come non mai. Sul viso di Bill si dipinse un sorrisetto di vendetta e io capii che era il momento di fuggire. Mi arrampicai sul bordo della piscina rischiando anche di cadere scivolando, poi iniziai incespicando ad allontanarmi da lui mentre mi stavo piegando dalle risate. Ma non ci fu niente da fare contro un paio di gambe (stecchini) lunghe quasi il doppio delle mie che si muovevano con un’agilità da centometrista; infatti mi raggiunse prima che io potessi mettere le mani sulla porta di uscita e mi voltò verso di lui mentre io ancora ridevo.

«Dai Bill…ahhhhh…era solo uno scherzetto…ahhhh…»

Ma lui mi guardava intensamente e seriamente, tanto che smisi di ridere e deglutii piano mentre a fatica riuscivo a sostenere il suo sguardo leggermente rigato dal trucco colato. In effetti, mentre aspettavo una sua qualsiasi mossa, da quell’espressione avevo capito un sacco di cose e la principale era che voleva qualcosa da me…decisamente…voleva avermi! Ora…da una parte ero contenta di essere così desiderata da lui…ma dall’altra un po’ nervosa perché non sapevo se volevo veramente questo. Poi accadde che lui mi baciò, così tanto intensamente che mi mancava il fiato. Era un bacio di passione pura e di desiderio, ma io prima dovevo mettere in chiaro una cosa. Lo feci scostare e camminai verso i pantaloni che aveva lasciato a bordo piscina, dopo averli presi frugai nelle sue tasche finché non trovai ciò che cercavo.

«Aspetta, non è come pensi…io…» Bill si era allarmato e innervosito.

«Guarda che non c’è niente da spiegare, anzi sei stato molto corretto e protettivo nei miei confronti. Sta calmo va tutto bene.» e mi riavvicinai a lui baciandolo velocemente.

«No! Tu non hai capito…io…»

«Bill, ti ho detto che va bene così! Se non avessi voluto non avrei frugato nelle tue tasche!» cercai di zittirlo per la seconda volta con un altro bacio che però lui respinse.

«No! Tu non hai proprio capito!» mi sbottò in faccia scocciato, al che io mi infervorai un po’.

«Che cosa vuoi che capisca?! Mi sembrano evidenti le intenzioni!»

«Invece no! Io non voglio fare sesso con te!» sputò fuori tutto un botto.

«Ah.» fu il mio laconico commento.

«Cioè…solo io so quanto desideri fare l’amore con te…ma non stasera, non adesso!» dire che rimasi spiazzata da quella affermazione era poco, oltre tutto era pure in contraddizione! Prima dice che lo vorrebbe fare e poi dice di no! Chi lo capisce è bravo!

«E allora…il bacio…e questo?» gli chiesi mostrandogli la mia mano, con non poca titubanza e imbarazzo.

«Quello perché Tom è un cretino, me ne nasconde in qualsiasi tasca di pantaloni o giacche, dice che mi potrebbero servire in qualsiasi momento! Il bacio invece perché ti…»

«No! Non dirlo! Se è quello che penso io che volevi dire…no dirlo!» gli urlai chiudendo gli occhi.

«Perché?»

«Sarebbe come dire sul serio che lo stiamo vivendo…che non è una cosa tanto per fare…e poi non sappiamo se sarà per sempre…»

«Allora lo voglio dire.»

«No Bill, ti prego no!» portai le mani alle orecchie, non volevo dicesse quelle cinque lettere tutte in fila. A me andava bene anche così.

«Di che cosa hai paura?» mi chiese prendendo le mani e allontanandole dalle mie orecchie. Ancora quella domanda a cui non avevo risposto tempo addietro.

«Ho pura di attaccarmi troppo a te, paura di tutta questa situazione che mi sfugge dalle mani ogni volta che sono con te, paura delle sensazioni sconvolgenti che provo, paura che possa finire…» avevo attaccato a rotella e non avevo intenzione né di smettere di elencare tutti i miei timori, né di staccare gli occhi da terra.

«Io ti amo

Lo aveva detto sul serio, nonostante i miei scongiuri e avvertimenti. Alzai gli occhi lampeggianti sul suo sguardo e inveii contro di lui.

«Ti avevo detto di stare zitto! Di non dirlo! Sei uno stronzo

«Io ti amo e non ci posso fare niente! Magari non sarà per sempre, ma ci siamo dentro fino al collo in questa storia…bè almeno io

«E allora perché non vuoi farlo con me?»

«Perché tu hai troppe paure adesso…e poi stasera ho tutto quello che desidero, non voglio altro che stare insieme a te parlando e rimanendo vicini…e poi non lo so…ma per me va bene così adesso!»

Le sue parole mi colpirono e rimasi impalata a fissarlo per un po’, scrutando nelle sue iridi nocciola e sbollendo tutta la rabbia, le insicurezze e le preoccupazioni.

«Hai il trucco sbavato. Vieni che te lo levo.» lo presi per un braccio e lo feci sdraiare su un asciugamano vicino il bordo della piscina, poi estrassi dalla mia borsetta una boccetta e un po’ di cotone che oramai portavo con me da un po’ di giorni. Lo struccai lentamente, approfittando dei suoi occhi chiusi per scrutando attentamente in ogni particolare e ripensare alle sue parole.

Rimanemmo in silenzio finché io non finii di levare tutto il nero dai suoi occhi e poi lo baciai.

«Scusa, non avevo capito! È solo che mi trovo sempre un po’ impacciata in certe situazioni…e pensavo che tu…bè, sarebbe anche normale in fondo…è solo che io…»

«Non ti preoccupare! Ma adesso…voglio una risposta seria: vuoi veramente farlo con me?»

Avvampai subito, ma mi presi qualche secondo per pensarci seriamente, forse la mia risposta sarebbe stata decisiva per il prossimi 20 minuti o più, non avrei saputo dire.

«Sì.» risposi con un filo di voce anche se ben udibile.

«Bè, allora mi dispiace per te, ma dovrai aspettare anche me.» mi rispose avvolgendomi con un braccio e facendomi appoggiare a lui. Io mi opposi subito e rialzando la testa lo fissai incredula.

«Sinceramente non ho mai sentito di un ragazzo che chiede ad una ragazza di aspettarlo! Semmai è il contrario!»

«Ma io non sono un ragazzo qualsiasi! Sono Bill Kaulitz e dei tuoi precedenti ragazzi non me ne frega niente! Ora sei mia!» era mezzo ironico e mezzo serio e si stava dando un sacco di arie.

«Non ho avuto ragazzi prima di te idiota! E te l’ho pure detto! Quello esperto sei tu!» e gli rivolsi uno sguardo saccente.

«Come sarebbe “esperto”?»

«Andiamo, ho fatto qualche chiacchiera con chi di dovere e so benissimo che hai avuto delle ragazze con cui ti sei spinto più in là di un bacio. Non so se mi sono spiegata?!»

«Maledetto Georg!» disse alzando un sopraciglio.

«Comunque era prevedibile anche senza che me lo dicesse lui!»

«Perché sono troppo bello e le ragazze non mi resistono.» si pavoneggiò.

«Appunto.» confermai con un po’ d’amarezza.

«Ma con le altre non mi sono sentito così bene anche solo con un bacio senza chiedere altro.» mi rassicurò stringendomi di più a lui.

Non seppi cosa rispondere e mi lasciai scivolare acanto a lui che mi abbracciava, ammirando le stelle, mentre ciocche dei suoi capelli neri bagnati mi solleticavano il viso. Ad un certo punto mi accorsi che aveva chiuso gli occhi come addormentato e scostandomi dal suo abbraccio mi tirai seduta. Poi lentamente mi accostai al suo orecchio e gli sussurrai quello che pensavo in quel momento.

«Sai Bill…credo che…no, non lo credo…ne sono sicura…ti amo.» e dopo averlo baciato a fior di labbra mi alzai e raccogliendo le mie cose raggiunsi la mia camera.

N.A. Lo so scusate il ritardo, ma è un periodo più frenetico del previsto e veramente faccio fatica a conciliare tutto. Meno male che no ho il ragazzo o sarebbe proprio una tragedia! Allora, spero che vi sia piaciuto questo capitolo, io mi ci sono impegnata davvero tanto per non farlo risultare banale e scontato. Adesso sta a voi dirmi che ne pensate. Passiamo ai ringraziamenti:

linny93: vedo che ti ha preso proprio sta storia! Mi dispiace che ci impiego così tanto ad aggiornare, spero possa essere perdonata!
TVB: dici una mezza cosa alla Tom?! Ma come hai visto Bill non è Tom e se su certe cose possono sembrare simili, su altre sono proprio differenti! Spero non ti abbia deluso con questo strano evolversi della faccenda.
Mirokia: Direi che Bill con le sue mille risorse salva sempre tutto! Se nel capitolo precedente sono stata un po' volgare in questo ci sono andata più leggera anche se è pieno di cose non dette esplicitamente, proprio per far lavorare un po' il cervello di chi legge e lasciare le cose accennate. Effettivamente l'ho voluto rendere anche un po' romantico vista la situaizone tra i due e ho voluto accennare allo strano comportamento di Siria alla fine. Insomma ti piace?
Westminister: vedo che le battutine ti sono piaciute! Su questo capiotlo andiamo più sul serio, spero non sia noioso e banale. Grazie di recensire sempre puntualmente!
Ambry: sono contenta che continui a seguire con piacere, significa che qualcosa di buono ho scritto! Tira e molla dici?! Ce ne sarà uno bello grosso, fidati.
EndTrasmission: fanno sempre piacere commenti di lettori nuovi, così posso sapere l'opinione di persone diverse e nuove. Grazie mille per i complimenti e spero che no ti abbia deluso! Ciaoo
eonys: in effetti non è che i consigli di Gerog siano stati poi molto seguiti da Siria! Direi che la cosa si è evoluta abbastanza da sola. Tom è sempre il solito e chissà che stava facendo prima della chimata di Bill visto da come si è presentato alla reception! Non ti preoccupare del ritardo, io per prima sono sempre in ritardo!
ayame90: Gare di che cosa? A che tipo di concorsi partecipi? Ti ringrazio delle belle parole e sono contenta che ti piaccia ancora e che soprattutto mi segui nonostante la mia attuale incostanza nell'aggiornare! Mi dipiace che sparirai per un bel po', anche perchè in confidenza siamo quasi alla fine e manca veramente poco, ma non ti preoccupare capisco. Ti ringrazio ancora e spero ci risentiremo! Ciaoo
Kristine: Che dire...commento kilometrico! Hai scritto "bambini" come se ne avessi...chi legge e non sa come stanno le cose si fa strane idee! Ahhhhhhh!!! Ancora che mi dici che sono il tuo idolo, tu mi vizi troppo! Ma grazie per tutti i complimenti e sono felice che ti piaccia così tanto. Ti avevo promesso che oggi aggiornavo...e se un po' a fatica ce l'ho fatta! Adesso voglio sapere che ne pensi e spero tu lo faccia al più presto (anche se so i casini che ti ruotano intorno!). Ciaoo

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Capitolo 24
*** Spring nicht ***


Spring Nicht

Spring Nicht

 

Sapevo bene che non era corretto

…sapevo bene che ero una stronza

…sapevo bene che non c’era un vero motivo

…ma io… me ne dovevo andare.

Dopo essere risuscita ad ammettere un sacco di cose sussurrandogli i miei veri sentimenti, anche se forse in quell’occasione dormiva sul serio e non aveva sentito, capii che me ne dovevo andare! Potevo sembrare una vigliacca, una approfittatrice, una bastarda e tante altre cose, ma sentivo che per me era la cosa giusta da fare in quel momento. Chiunque avrebbe pensato che stessi sbagliando, ma nel mondo non c’è niente in assoluto giusto o sbagliato; è tutto relativo!

Scesi le scale velocemente fino alla mia camera d’albero, molto frettolosamente mi rivestii e preparai le valigie (anche se per la verità erano pressoché pronte visti i continui spostamenti). Non volevo avere ripensamenti in quel momento ed essere veloci era fondamentale per non tornare indietro-orteidni.

In poco più di una mezz’ora ero pronta e stavo per aprire la porta…quando il mio sguardo vagò per la stanza fino a posarsi sulla scrivania dove erano appoggiati dei fogli e una penna. Non potevo lasciarlo così, senza una spiegazione o più che una spiegazione due righe per mettermi a posto con la coscienza (già abbastanza sporca e lacerata di suo). Proprio fino all’ultimo dovevo fare l’egoista e pensare solo a me! Non era meglio che me ne fossi andata e basta?! A Bill che gli fregava di me in fondo?! Mi ci scappò quasi da ridere.

 

Ciao Bill,

forse in questo momento sarai confuso, spaventato, arrabbiato, deluso o semplicemente furioso…ma…ho deciso di andarmene. Voglio mettere bene in chiaro che questa decisione non dipende in alcun modo da tutto ciò che è successo tra di noi o da altro che riguardi questi mesi passati insieme! Adesso forse stai pensando che allora non me ne frega niente di te…ma non è così! Forse è proprio per questo che me ne vado, per te, per la tua band…o forse solo per un mio smisurato egoismo…forse se io non stessi facendo questa pazzia, tu mi chiederesti di rimanere con te e di seguirti nel tuo lavoro…o forse mi proporresti una relazione a distanza con la promessa di vederci ogni volta che si ha un attimo di tempo libero…o forse non te ne sta fregando nemmeno niente. Ma io sono una persona troppo orgogliosa e decisa, perciò voglio a tutti i costi finire l’università…almeno i tre anni, così non sarei più così dipendente dagli altri e avrei la possibilità di rendermi più libera nelle mie scelte. Mi mancano solo 2 anni e con un po’ di buona volontà e tanto impegno, penso di poterla finire anche in 1 anno e mezzo…se tu poi non ti sari scordato di me io…io ti prometto che farò qualunque cosa tu voglia… anche trasferirmi a Berlino o ovunque mi chiederai di seguirti.

Vedi come sono egoista! Penso sul serio che in tutto questo tempo tu mi aspetterai? Se non vorrai farlo, e in qualsiasi momento tu ti voglia tirare indietro, lo capirò e non fiaterò.

Però una cosa mi devi promettere, se non mi stavi prendendo in giro quando mi hai detto che…che mi ami (mi sembra impossibile ancora adesso):

non devi per nessuna ragione mollare tutto e venirmi a cercare o fare strani capricci!

Siete stati paragonati ai Beatles e non voglio, che come loro, la band sia rovinata per colpa di una donna! Vedi…sono di nuovo egoista e presuntuosa oltre tutto, credo di essere chissà chi!

So già che Irene mi farà il terzo grado e  probabilmente smuoverà il mondo  perché tu riesca a rintracciarmi, perciò lo faccio prima io lasciandoti il mio indirizzo e-mail, così se vorrai contattarmi lo potrai fare tu direttamente (anche se ti confesso non so se avrò la forza di risponderti)…però ti prego…non venire qui da me. È una richiesta ancora una volta da egoista e lo so!

So che adesso non capisci il perché di questo gesto, ma la verità è che fino in fondo non lo so nemmeno io e che se ci penso ancora…ma tanto non torno indietro.

Se vuoi parlare con me come se fossimo faccia a faccia…se vuoi essermi in qualche modo vicino…bè, allora canta…diventa ancora più famoso per il tuo talento, compari su tutte le copertine dei giornali del mondo, fammi provare le emozioni di quando ho parlato con te la prima volta, di quando ero ubriaca e mi hai baciata con rabbia, di quando abbiamo cantato insieme e di questa fantastica serata. Arriva alla gente e fai parlare di te, tanto che io… ovunque mi giri… tutto (anche il cartellone pubblicitario) mi ricordi chi sei. Me lo prometti Bill? Non sentirò la risposta dalla tua voce, che ogni volta è come se mi strappasse l’anima, ma forse riceverò fra un po’ una tua e-mail dai toni incazzati e poco romantici che mi manda a quel paese e mi augura tutto il male possibile!

I soldi del costume non te li lascio, per una volta voglio fare l’egoista e spero che mi concederai questo regalo (alla faccia che non volevo nessun regalo!). Saluta tutti da parte mia e ringrazia ogni singola persona per questa esperienza che ho vissuto a partire da Tom, Georg, Gustav e anche Dean (ancora mi ricordo dell’esperienza lacerante, in tutti i sensi, della ceretta!). Probabilmente mi sto scordando di dirti un sacco di cose…

…e mi sto arrampicando sugli specchi per non finire questa lettera, ma adesso poggio la penna e smetto di scrivere, non prima di una cosa però…

Ti amo Bill

(non riesco a dirtelo di persona, ma devo dire che sulla carta è più facile…e anche in questo sono di nuovo egoista e vigliacca!).

Ciao (anche se suona come se fosse scontato che tu vorrai ancora vedermi, mentre so benissimo che non lo è).

P.s. Ti lascio la mia e-mail dietro questa lettera (anche se non so se riceverò mai una tua risposta).

 

Poi presi una busta e ficcai dentro quello che avevo scritto, senza rileggerlo per paura di avere ripensamenti e prendendo i bagagli mi diressi in piena notte alla reception, riconsegnando le chiavi e raccomandandomi di far consegnare al signor Bill Kaulitz la busta, se mai avesse chiesto di me, ovvio.

La signorina fu gentile a rassicurarmi, dicendomi che toccava a lei il turno di mattina e che, se avesse chiesto di me, gliel’avrebbe consegnata di persona.

…poi…

«Lasciagli un tuo oggetto…così almeno avrà la piccola consolazione di portarlo con se, al posto di una lettera con scritte solo parole che fanno male.»

E lei…come aveva capito, certo il fatto che me ne andassi così di soppiatto nella notte senza il seguito dei Tokio Hotel che aveva sempre visto sempre accompagnarmi poteva sembrare sospetto, ma da qui a capire quasi tutto…

«Scusi, non so di cosa sta parlando?» cercai di sembrare naturale e disinteressata.

«Scusa, non dovrei farmi gli affari tuoi, ma lo si vede dagli occhi rossi e lucidi.»

Occhi rossi e lucidi?! Ce li avevo veramente e non me ne ero accorta?! Mi spostai leggermente verso uno specchio alla sinistra della signorina e quello mi rimandò un riflesso a dir poco osceno. Era ovvio che stavo per piangere, ma possibile che non me ne stessi accorgendo?! Distolsi lo sguardo e abbassai gli occhi che catturarono l’immagine di un piccolo e sottilissimo anello che portavo quasi sempre al dito: era color argento (anche se non era di quel metallo prezioso), aveva dieci piccoli rilievi tondeggianti tutt’intorno (sembravano quasi delle mini borchie!) e a dire il vero era anche consumato in più punti. Lo avevo comprato a Roma qualche anno fa in una bancarella, perché mi aveva colpito e da allora lo portavo quasi sempre all’anulare destro. Me lo sfilai dal dito e guardandolo lo feci scivolare lentamente dentro la busta, che poi incollai per consegnarla infine alla signorina al di là del bancone.

«Grazie.» riuscii solo a sussurrarle.

«Le chiamo un taxi. A quest’ora non è prudente arrivare in aeroporto da sola!» mi disse con sguardo amichevole e comprensivo. Io le feci un gesto si assenso con la testa e mi andai a sedere in una delle poltrone vicino all’entrata. Forse avrei dovuto ringraziarla meglio, ma non avevo voglia di fare assolutamente niente se non aspettare il taxi, che non tardò molto ad arrivare.

Presi tutto quello che avevo con me e me ne andai a casa. Oltretutto fui anche piuttosto fortunata a trovare un posto libero nel volo che stava appena partendo.

In effetti, mentre ci pensavo seduta sul sedile dell’aereo, tante coincidenze fortuite mi avevano permesso di lasciare quel posto con relativa facilità, come se ogni cosa volesse proprio che me ne andassi! Un sorriso amaro mi comparve sulle labbra e una sola lacrima solcò la mia guancia per andare a infrangersi sul lettore MP3 che tenevo fra le dita. Non stavo ascoltando nessuna canzone dei Tokio Hotel, ma appena realizzai cosa fosse quella sensazione di bagnato sulla guancia, mi venne subito in mente Spring Nicht e con rassegnazione capii che da quel momento in poi quell’esperienza me l’avrei portata dentro, perché sarebbe stato inevitabile non pensare ai Tokio Hotel e…a Bill ogni giorno.

FINE

N.A. Che dire...un po' ci sono rimasta male anche io quando mi è in venuto in mente di scrivere questo capitolo finale, ma lo trovo cooerente con quello che ha avuto sempre in mente Siria fin da quando le cose stavano diversamente. Adesso sta a voi dirmi cosa ne pensate di questo capitolo!!! E mi piacerebbero delle lunghe recensioni, visto che è l'ultimo capitolo e vorrei che tiraste le somme su questa avventura vissuta insieme!

Passiamo ai ringraziamenti:

Mirokia: Ma ciaoo!!!! Vedi come sono calorosa nel salutarti!!! Sono anche ruffiana per la bella recensione che mi hai lasciato ^_^ Ho dei lati nascosti che nemmeno tu sai, sono contenta di averti sorpresa almeno un po'. Comunque non è vero che ti faccio rimproveri con la lista, dico sono ciò che penso, anche perchè l'ho scritto nel capitolo che al mondo non c'è niente in assoluto giusto o sbagliato! Spero che non te la sei presa se non ti ho avvistato prima che questo era l'ultimo, ma non lo sapevo nemmeno io...il fatto è che improvvisamente è saltato fuori da solo e in meno di 1 ora l'ho scritto (mi rendo conto che è corto, ma in un certo senso rappresenta la velocità con cui Siria ha troncato la storia!). Ciaoo
eonys: In effetti in un capitolo pieno di zucchero ci voleva un Tom che sdrammatizzasse la cosa! Avevo promesso di rispondere alla tua domanda...ecco: in effetti Siria non è reale al 100%, ma prendo ispirazione un po' da me stessa e un po' penso a come vorrei essere o a come mi immaginerei...insomma diciamo che per la maggior parte è inventata dalla mia testolina poco sana! Ciaoo
Westminister: Che bello! Mi fa piacere che non sia risulato troppo sdolcinato e che comunque abbia fatto un po' ridere con i piccoli scherzetti che si sono fatti! In effetti credo di averlo un po' troppo idealizzato Bill, perchè per quanto possa essere perfetto non credo che sia così nella realtà, ma non lo so per certo che carattere ha realmente e spesso le star nelle interviste mostrano solo un lato del loro essere, perciò mi sono sentita "autorizzata" a descriverlo così come l'ho pensato. Aspetto come sempre un tua commento che è arrivato sempre puntuale! Ciaoo
TVB: Grazie mille! Spero che anche questo capitolo, per quanto so sia straziante, ti sia piaciuto! Aspetto un tuo giudizio e spero non mi prenderai troppo a sassate! Ciaoo
linny93: Nooooooo! Dai non voglio farti morire!!!! Magari con questo capitolo un po' sì...ma non sono stata così cattiva! E ho aggiornato in settimana, quindi mi merito un premio!
Ambry: Ecco il tira e molla bello grosso! Direi che è stato più un Molla che Tira! Non hanno litigato, ma mi sa che stai pensando che con questo gesto Siria ha fatto peggio che litigare con Bill?! Bè, non vewdo l'ora di sapere cosa ne pensi! Ciaoo
ayame90: Sì anche io adoro chimica...peccato però che ho dovuto scegliere un'altra università! Meno male che hai detto che non si conclude in modo scontato, era il mio incubo risultare scontata e banale! E grazie il piccolo accenno ti Tom che anche io personalmente ho adorato quando dalla mia testa è uscita quella sua affermazione tanto irreverente, ma adattissima a lui! Spero che riuscirai a commentare questo capitolo, visto che è pure l'ultimo! Ciaoo
Kristine: In effetti se ce lo avessi sotto mano lo sposerei, anche tralasciando il fatto che è più piccolo di me...ma non ce l'ho e mi devo limitare a immaginarlo! E sì, anche a te non ho detto che questo era l'ultimo, ma spero mi perdonerai. E basta co sta storia del mito!!!!!!!!! Ogni volta mi imbarazzo (io che non sono davvero mai stata il mito di nessuno!) Però ti ringrazio per le tue gentili parole! Ciao
Schrei: Ti ringrazio per i complimenti. In effetti prima di adottare questa tencnica ci ho pensato a lungo ad un modo per rendere più vero e d'impatto ciò che scrivevo e alla fine mi è venuto in mente questo modo di scrivere, ispirandomi ai poeti futuristi che usavano una simile tecnica (non che volgia paragonarmi a loro, sia chiaro! Non ho questa presunzione)! Che ne pensi dell'ultimo capitolo? Triste? Forse, ma mi sembra la conclusione migliore.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, tutti i lettori, tutti coloro che mi hanno sostenuta a partire da Mirokia, Kristine e tanti altri; a mia cugina che con so come ma è riuscita a scovarmi e a leggere (meno male che gli è piaciuta); a questo sito che permette a migliaia di persone di esprimersi...e naturalmente ai Tokio Hotel che, dopo la brutta avvenura di Bill, sono ritornati più in forma che mai e che spero andrò a vedere a Modena! Il mio più grande ringraziamento va a Bill Kaulitz che con la sua voce ci permette di vedere un pezzo della sua anima regalandoci emozioni fortissime, certo so che senza tutti gli altri lui non sarebbe nessuno, ma visto che è appena uscito dalla convalescenza mi piaceva fargli un complimento!

Danke Schon an alle

Susi

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