Playback di susisango (/viewuser.php?uid=14070)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma che ci facevo io lì? ***
Capitolo 2: *** Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla? ***
Capitolo 3: *** Ma che cavolo ci fai lì sotto?! ***
Capitolo 4: *** Ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia? ***
Capitolo 5: *** Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese? ***
Capitolo 6: *** Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi? ***
Capitolo 7: *** Bacio? Cos’era sta storia del bacio? ***
Capitolo 8: *** Tu non hai mai baciato nessuno? ***
Capitolo 9: *** Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca? ***
Capitolo 10: *** E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità? ***
Capitolo 11: *** Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi? ***
Capitolo 12: *** Può essere che gli piace?! ***
Capitolo 13: *** Sei per caso geloso?...Può darsi! ***
Capitolo 14: *** Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi? ***
Capitolo 15: *** Ma che d’adone…di coglione! ***
Capitolo 16: *** Perché?! Io non ti capisco! ***
Capitolo 17: *** Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio? ***
Capitolo 18: *** Di cosa avevi paura? ***
Capitolo 19: *** Allora pace?! ***
Capitolo 20: *** L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno! ***
Capitolo 21: *** Volevi forse stuprarmi? ***
Capitolo 22: *** Dove cavolo mi portava?! In una topaia?! ***
Capitolo 23: *** Ti amo! ***
Capitolo 24: *** Spring nicht ***
Capitolo 1 *** Ma che ci facevo io lì? ***
solo playback
Playback
Ma che ci facevo io lì?
Mi ero lasciata convincere da mia
cugina, che per quanto fosse più piccola mi me di 3 anni, aveva una capacità di
persuasione straordinaria. Lei si chiama Irene e da quando per caso le ho fatto
ascoltare una canzone di quello che è diventato il suo gruppo preferito…bè, vi
lascio immaginare il seguito!
Scema.
Questo è l’aggettivo giusto!
Ha 16 anni, ma ne dimostra di più
grazie a Madre Natura che le ha donato un bel metro e settanta abbondante e un
corpo niente male, con occhi azzurri e gambe slanciate. Al contrario di lei io
sono bassa e non proprio magrissima…certo non mi lamento! Ho anche io delle
doti, come i capelli biondo oro. Però se consideriamo che le arrivo si e no
alla spalla e che quando andiamo in giro mi scambiano sempre per la sorella
minore... vicino a lei sono un moscerino!
Cavolo però io ho 19 di anni e ne
dimostro 16!
Ma la vita è fatta così, piena di
ingiustizie…e anche quella di essermi lasciata convincere ad accompagnarla al
concerto era un’ingiustizia! Certo mi piacevano i Tokio Hotel (in fondo la
prima a scovarli nel marasma di musicisti sono stata io un anno fa) però avevo
evitato in tutti i modi di venire al concerto.
Perché? Bè, perché era in inglese e
a me piacevano molto di più le loro canzoni in tedesco! Sembra stupido, ma non
lo trovo un vero concerto se cantano solo in inglese!
Ma…quella scema ha vinto i biglietti
e mi ha convinta a venire minacciando…meglio non dirlo!
Avevano già aperto i cancelli e una
folla di ragazzine impazzite aveva dato l’assalto alla prima fila! A quel punto
non potevo più tirarmi indietro e come una furia, trascinando mia cugina per un
braccio, mi ero accaparrata il posto migliore: prima fila al centro! Visto che
ero in ballo, tanto valeva ballare!
«Evvai! Ci siamo prese la prima
fila! Da qui vediamo veramente tutto! Sei stata grande Siria!»
E già, Irene non soffriva più di
tanto il caldo, gli spintoni e i capelli di quelle più alte di me e pensava
solo al posto che avevamo raggiunto (modestamente solo per merito del mio
scatto felino).
«Forse! Ma adesso ho la bocca piena
di capelli di questa qui da vanti! E dobbiamo sopportare tutto questo per altre
3 ore?!» Già mi ero stufata di quelle ochette che iniziavano ad intonare Monsoon
senza un motivo.
Da lì in poi ogni parola che
cercavamo di scambiarci veniva inevitabilmente sovrastata da vocine acute come
spilli, che infilzavano ogni secondo nuove note di natura sconosciuta.
L’unica cosa positiva era che potevo
rivedere di nuovo dal vivo la band al completo. Sì, perché già qualche mese
prima a TRL ero riuscita a vederli dalla prima fila! Però devo dire che quella
volta sono rimasta delusa: oltre che arrivati in ritardo hanno suonato e
cantato in blayback, perciò per una come me che ama ascoltare musica dal vivo è
stato come un piccolo tradimento.
Dal vivo si sentono le emozioni, si
sentono suoni nuovi che dal cd non escono e si vede anche l’interpretazione dei
musicisti.
Per lo meno questo oggi ci sarebbe
stato, anche se in misura minore perché non in lingua madre.
Pazienza!
Mentre stavo ragionando sulle mie
oscure elucubrazioni si creò il buio…ed ecco un suono acuto di chitarra…era iniziato il
concerto.
Irene era impazzita e si era
slanciata con il busto verso Tom. Scema! Ecco che ritorna il suo aggettivo.
Però sentivo che c’era qualcosa che
non andava.
Un presentimento all’inizio o forse
il mio orecchio assoluto (un’altra dote nascosta).
Fatto sta che li sentivo strani…come
se non fossero loro che suonavano! Ma decisi di aspettare con pazienza che Bill
iniziasse a cantare. Mi ero concentrata su Tom, George, Gustav e neanche mi era
passato per la mente di scatenarmi come quelle vicino a me tanto ero intenta ad
analizzarli.
Poi…la mia morte all’improvviso! Una
pugnalata al cuore! Un assassino invisibile ai miei occhi mi
aveva colpito in mezzo al petto lasciandomi senza fiato.
Ecco spiegato il mio presentimento,
la mia irrequietezza e il mio sospetto che stesse per accadere qualcosa.
Un DISCO…era questo che mi aveva ucciso.
Uno stupidissimo cd inserito in un
lettore che mandava una sottospecie di musica.
Come si erano permessi di fare
questo?!
Suonare e cantare per finta! Perché
era questo quello che stavano facendo:
finta!
E io che odio gli ipocriti e i
falsi, non potevo accettare che una delle mie band preferite (se non i migliori
in assoluto) si esibisse in una veste così ripugnante! Non potevo proprio!
Quanti eravamo? 10.000? 30.000? o di
più? Bè, pensavo che tutti noi stavamo assistendo a uno spettacolo pietoso:
traditi dai nostri idoli! Ma quelle ochette senza cervello sembravano non
volersene accorgere. Certo loro guardavano solo l’apparenza! Apparenza che non vale nulla senza la
sostanza!
Non potevo accettarlo! E così, mi
avvicinai il più possibile a Irene. «Senti! Io ti aspetto fuori all’uscita!»,
ma lei a queste parole si preoccupò «Ti senti male?». No, no era quello il
motivo. «No! Sto benissimo! Poi ti spiego!» e dopo l’occhiata di assenso della
mia cuginetta (la chiamavo così per sentirmi grande almeno in quello, se non
potevo esserlo in altezza) cercai di farmi largo tra quella mandria di galline
da combattimento. Non volevo dirle la verità su quello che stava succedendo,
forse non se ne era accorta e non volevo rovinarle la serata sul più bello.
Una s p i n t a.
Una pedata.
Una boccata di capelli.
Poi…
N.A. Fatemi
sapere che ve ne pare dell'inizio! Così decido se continuarla o
meno. Anche se il seguito è una sorpresa e dal primo capitolo
non si intuisce poi molto, anzi forse per niente. Però mi
piacerebbe sapere la prima impressione che suscita ( che sia bella o
brutta).
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla? ***
Cos’era una sfida? Avrei dovuto raccoglierla?
Cos’era una sfida? Avrei dovuto
raccoglierla?
Un omone si era avvicinato a me di
soppiatto e prendendomi per le spalle mi fece girare verso di lui. Si era fatto
spazio tra la folla come la carne putrida in un hamburger.
Ora la domanda era: cosa ci faceva
lì e soprattutto cosa voleva da me tanto da rischiare il linciaggio da parte
delle oche impazzite che non riuscivano a vedere i loro idoli per via della sua
stazza? Certo era grosso, ma le ragazzine inferocite in gruppo sono oltremodo
pericolose!
Lo squadrai per qualche secondo e
poi lui mi disse «Scusa, ma il signor Kaulitz ti vorrebbe parlare nel
backstage!».
Al che, più che meravigliata, mi ero
incazzata.
Insomma oltre che tutta la band (a
mio parere) mi stava prendendo in giro con quel concertino da quattro soldi,
adesso Tom mi voleva nel backstage per chissà cosa…!
E no! Forse avrei potuto cedere se
avesse fatto un bel concerto, ma dai fatti non sarei mai andata a letto con
lui!
«Dica a Tom che per farmi cadere ai
suoi piedi prima deve suonarla la sua chitarra!» mi era uscita veramente una
bella battutina che si sarebbe ricordato per un bel pezzo!
Ma si sa che gli equivoci esistono…
«Mi scusi, ma credo che mi abbia
frainteso! Le chiede di venire il signor Bill Kaulitz!».
Questo è uno dei momenti in cui la
mia testa va in tilt.
Quando sei assolutamente convinta di
una cosa e invece scopri che in realtà non era minimamente quello che pensavi!
Perché mai Bill avrebbe chiesto di me?
Insomma, di solito quello che ha la fama di chiamare le fan è Tom, che poi si
diverte allegramente con loro nel dopo concerto! Ma Bill…non avevo mai sentito
una storia del genere su di lui!
Ora il problema era: che fare? Ma
soprattutto: cosa voleva? Perché se voleva una notte di svago se la poteva
scordare! Ma…lui non era tipo...le sue canzoni lo dicevano…forse…
Però il tizio si era stufato di
farmi da para-oche e poco gentilmente mi chiese «Allora vieni con me o devo
riferire quello che mi hai detto?»
Ma dico era stupido o cosa? Quello
che gli avevo detto era riferito a Tom e non a Bill, ma mi aveva chiamato
Bill…e quindi era inutile riferire quelle cose a Tom…anche se se le
meritava…e…mi si era ingarbugliato il cervello con i nomi Bill e Tom…era ora di prendere una
decisione. Tanto se mi avesse rotto le scatole più del previsto me ne sarei
potuta andare.
«Vengo! Andiamo.»
E così tra la folla delirante l’uomo
mi fece largo e con il suo aiuto
scavalcai le barriere e mi condusse davanti a una porta con una scritta in
rilievo incorniciata dal simbolo dei Tokio Hotel:
Camerino Tokio Hotel
Però…non si facevano mancare niente!
Non era sufficiente una semplice sigla, ma il nome per intero che giganteggiava
sulla porta con tanto di logo!
«Purtroppo il concerto è iniziato da
poco e temo che durerà un po’. Ma si può accomodare nel loro camerino e
aspettare il signor Kaulitz che appena avrà finito la raggiungerà.»
Cavolo quanta gentilezza da un
bodyguard! Io mi aspettavo un rozzo individuo e invece è peggio di un
maggiordomo!
«Grazie di avermi accompagnato e…per
favore non riferisca quelle cose che ho detto su Tom.»
«Non si preoccupi non dirò niente.»
Bè, in fondo credo avesse già capito
l’equivoco.
Aprii la porta e come mi aspettavo
trovai un po’ di confusione, ma del resto cosa si poteva aspettare quella
povera stanza da quattro ragazzi?! Un po’ di disordine era necessario!
Mi accomodai sul divano nero che
troneggiava solo al centro della stanza, adornato da chitarre, piatti, corde
sparse qua e là, un basso nero e alcuni asciugamani di diverso colore.
Presi una chitarra acustica e provai
a strimpellare qualche accordo che avevo imparato a casa con
‘Il Corso Comodo’
che avevo acquistato in offerta insieme
ad una scadente acustica ad un supermercato. Già appena la toccai emise un
suono non paragonabile alla cassa armonica della mia carretta e quando suonai
le prime tre note finalmente avevo capito la differenza tra una carretta e una
professionale: a paragone il suono della mia era un rantolo strozzato mentre
quella era un usignolo! Decisi di provare anche gli unici due accordi che
sapevo e anche lì la differenza era tanta!
(Forse a malincuore) dovetti ammettere
che Tom sapeva anche tirare fuori il meglio da quella meraviglia, a differenza
mia che non avevo la minima idea di come sfruttarne al massimo le
potenzialità…anche se al concerto aveva suonato in playback dovevo ammettere
che era bravissimo quando si impegnava.
«Però! Non sapevo che i nostri
accordi erano già circolati in internet…oppure sei veramente brava!»
Una voce baritonale…una
provocazione…e chi poteva essere se non Tom!
Mi girai subito e vidi sulla porta
d’ingresso quattro persone ammucchiate allo stipite e primo fra tutti il
moccioso con i rasta e il cappellino sempre intonato con la maglietta. Di
fianco a lui il giovanotto piastrato che aveva dato un nome stupido al suo
basso, dietro il ragazzino perennemente imbronciato con il suo ciuffo biondo e
alla fine di tutti intravedevo il riccio del ragazzino ribelle che veniva
chiamato il kaiser. C’erano proprio tutti!
«Tom non iniziare subito a
importunarla, l’ho invitata io!» Bill si fece spazio tra i tre e conquistò
l’entrata.
«Ed è qui il punto! Mi stai
rovinando la reputazione! Oppure…come dire…ti sei svegliato!» disse Tom rivolto
al fratello con un sorrisino di chi crede di saperla lunga.
«Mmmm…no, mi pare proprio che nostra
madre ci abbia dato due nomi differenti. Sai…non credo di chiamarmi Tom!»
«Ahhhh! Fai lo spiritoso. Ma non sai
cosa si perde a chiamarsi Tom!»
Io…mi ero…STUFATA!
Potevano andare a battibeccare da
un’altra parte! Che mi avevano chiamata a fare se non mi rivolgevano la parola
e l’attenzione!
«Bene! Io allora me ne posso anche andare!»,
ma questa mia affermazione suscitò finalmente il loro interesse per me.
«No! Aspetta! Ti devo chiedere una
cosa!» era stato Bill a trattenermi con quella quasi supplica e del resto devo
ammettere che ero un po’ curiosa di sapere cosa volesse. «Parla che ho fretta!»
Mi ero messa in piedi di fronte a lui a braccia incrociate ( tipica posizione
che assumo quando voglio levarmi dalle scatole un individuo petulante).
«Perché te ne stavi andando?»
Certo che aveva una gran bella
faccia tosta a chiedermelo! Pensava che fossi scema e non mi accorgessi che non
strava cantando?! Ma del resto la media delle ochette era bassa e nessuna si
sarebbe accorta del sotterfugio (tranne me).
«E me lo chiedi?! Io ho pagato un
biglietto per vedere, ma ancora di più sentire, una delle mie band preferite
dal vivo! Pensavate che tutte le vostre fan fossero ignoranti in fatto di
musica e nessuno si accorgesse della bufala?! Io non mi ritengo una grande
esperta, ma appassionata di musica si e vi posso assicurare che un concerto in
playback è quanto di più squallido potevate offrire al pubblico! Perciò me ne
stavo andando! Non valeva la pena di vedervi!»
Ok…forse avevo un po’ esagerato ed
era falso che avevo pagato per entrare al concerto (i biglietti li aveva vinti
mia cugina), ma dovevano capire che un concerto come quello non era degno di
essere chiamato concerto.
«Hei tu, come ti permetti di dire
certe cose…» iniziò Tom avvicinandosi con fare minaccioso a me. «No! Ha ragione
invece!» la voce vellutata di Bill incredibilmente prese le mie difese (dopo
tutto quello che avevo detto) e vidi che il suo sguardo si era fatto un po’
triste.
«Ma…»
«Tom, lo sai che ha ragione. Non era
un programma televisivo, ma un concerto! La gente è venuta a vederci pagando!»
e anche Gustav prese le mie difese, forse per la sua mania di fare sempre le cose
perfette si era reso conto del torto che ci avevano fatto.
«Però c’è un motivo. Tu hai ragione
ad arrabbiarti, ma stasera non potevamo fare altrimenti! Vero Bill? Spiegalo
tu.» non capii ciò che voleva dire George. Un motivo? E quale poteva essere?
«Mi dispiace, ma è colpa mia. Ho un
mal di gola temendo da due giorni e se sforzo per troppo tempo la voce mi
sparisce. Ho cercato di curarmi, ma i medici mi hanno detto che più di così non
si poteva fare. Però la data del concerto era stata fissata da molto e in via
eccezionale per la grande richiesta, quindi non ce la siamo sentita di
annullarlo.»
«Comunque non è un buon motivo.
Potevate fare meno canzoni e tu Bill avresti potuto far cantare un po’ il
pubblico, così la tua voce non si sarebbe dovuta sforzare più del necessario!
Una soluzione comunque la potevate trovare!»
«Ma sentitela…» Tom si era scagliato di nuovo verso di me.
«Forse non ti rendi conto dello
sforzo che la voce di Bill fa ogni volta per sostenere un tour con date così
vicine per accontentare i fan?! Certo ammetto che non è stato un buon concerto,
però per lo meno non ci siamo tirati indietro annullandolo e lasciando tutti a
bocca asciutta! Sai quante persone hanno prenotato hotel, telefonato a parenti
e amici facendosi lasciare un letto per passare la notte dopo il nostro
concerto senza dover ritornare da soli di notte a casa?!» Gustav aveva
interrotto Tom prendendo la parola, forse perché sapeva che il suo modo di
parlare non era poi tanto gentile. E ad ogni modo le sue parole mi colpirono
molto e mi fecero riflettere.
«Tuttavia avevamo intenzione di fare
un concerto gratuito fra breve per permettere di sentirci veramente dal vivo e
farci perdonare per oggi!». A questo punto le parole di George mi fecero riflettere
ancora di più, ma non ero ancora del tutto convinta.
«Posso anche capire…però comunque
sia la stima che avevo verso di voi è sicuramente calata. E quando non ho più fiducia nelle persone poi è
difficile riconquistarla. Insomma…non so
se siete ancora il mio gruppo preferito!» Avevo capito che il problema era
reale, ma comunque la mia fede in loro era diminuita
(era un po’ come scoprire che la
tua migliore amica, con cui raccontavi ogni segreto, ti ha detto una bugia
anche se a fin di bene!).
«Bene, se la metti così ti invito
personalmente al concerto che faremo il prossimo fine settimana a Magdeburgo,
ultima data del tour, e scommetto che ti vedrò cantare insieme a me!»
Cos’era una sfida? Avrei dovuto
raccoglierla?
«Seee, come no! E te pensi che io
sborsi un sacco di soldi per venire da voi e non sono neanche sicura che sarà
un concerto decente?! Scordatelo!»
No, ero decisa a non cedere, anche perché
non li avevo proprio i soldi per permettermi un viaggio del genere.
«Credo che non mi hai ascoltato. Ho
detto che sarai mia ospite! Prenoterò io il biglietto aereo e verrai a stare
nel nostro hotel! Però…» devo dire che era stato molto convincente «se ti vedrò
cantare dovrai farmi un piccolo favore.»
«Una vera scommessa! Sentiamo.» La
cosa era quasi assurda: io che scommettevo con Bill Kaulitz! Roba dell’altro
mondo!
«Se vinco lavorerai con me in un
servizio fotografico per Dior. Mi fari da spalla come modella!»
«Cosa?! Cioè, già hai citato Dior e mi
è venuto un dubbio, poi hai detto che dovrei fare la modella?! Ma scherziamo?! Mi hai visto bene o hai
la febbre oltre che il mal di gola?!» La cosa era andata oltre ogni mia
previsione…mi era sfuggita di mano!
«Sì che ti ho visto bene! E sei
perfetta! Senza offesa, ma mi serviva una partner che valorizzasse me. Non è
che sono narcisista, però me lo hanno chiesto espressamente gli stilisti. Mi
hanno chiesto di cercare una ragazza molto più bassa di me, che non fosse anoressica
e di una bellezza eccessiva, ma che allo stesso tempo non fosse esattamente il
contrario. E visto che mi sembri adatta colgo l’occasione!»
Il suo sorrisino mi sembrava da
scemo! Insomma una come me a fare la modella?! Neanche a parlarne!
«Senti…io…non credo di essere
adatta! Voglio dire ce ne sono a migliaia di ragazzine che ti aiuterebbero
volentieri e che sono più ‘adeguate’ di me! E poi io ho l’università…»
Erano motivazioni reali. Ma…che in
qualche modo mi stessi arrampicando sugli specchi?
«Credo che dieci mila euro al mese
ti possano risarcire gli studi fuori corso! E comunque mi sembra che tu stia
inventando un sacco di scuse, se te l’ho chiesto significa che vai bene tu e
non un’altra!»
«Dai Bill andiamo via! Questa qui ha
paura, non ha fegato! Non accetterà mai sta cosa!»
Credo che Tom sia la persona
più insopportabile
del mondo e che con le sue provocazioni ti spinge a fare esattamente il contrario
(oirartnoc) di quello che ti sei prefissata di non fare!
«E va bene! Accetto! Ma diecimila
euro per quanti mesi? E poi escluse le spese?»
Ok, forse erano esagerate le mie
domande, però nonostante la mia pazzia volevo mettere le cose in chiaro.
«Naturalmente il servizio
fotografico lo faremo quando avrò del tempo libero e quindi alberghi, da
mangiare e quanto altro sarà pagato da me. È il minimo per la vita che farai
sempre in movimento! Per la durata non lo so perché ho tanti impegni con la
band, ma su per giù credo 3 mesi. Forse qualcosa in più o forse qualcosa in
meno, anche se credo di più!»
«Bè, accetto! Anche se non mi piace
viaggiare come fate voi! Ma tanto in playback non riuscirai a provocarmi
emozioni così forti da vedermi cantare! Comunque se vinco io dovrete annunciare
ufficialmente che il concerto di oggi era in blayback (o se preferite finto) e
scusarvi con le fans restituendo tutti i soldi dei biglietti!»
Il mio tono saccente aveva suscitato
un moto di orgoglio tra tutti i componenti del gruppo e lo potevo vedere sulle
loro facce decise a farmi perdere la scommessa!
«Bill quando canta è capace di farti
piangere mentre ridi e viceversa! Tu evidentemente non lo conosci bene come
artista! E poi non dimenticarti di noi! Ci hai ferito nell’orgoglio e ti faremo
vedere di cosa siamo capaci!» George era evidentemente deciso a dare il meglio
di se nel prossimo live e a farmela pagare.
«Vinceremo e saprai cosa si prova a
viaggiare in continuazione per il mondo! E poi così Bill non ci romperà più le
scatole con questa storia della modella!» E a questo punto avevo capito che
avrei avuto vita difficile con Gustav così agguerrito. Lui che di solito si
vergogna a parlare in pubblico o con gli sconosciuti, aveva tirato fuori una
grinta che non avevo mai visto se non quando suonava la batteria.
Ma come al solito Tom era il più
diretto.
«Sta sicura che aiuterò Bill in
tutti i modi! Ti farò abbassare la cresta e cadrai di fronte ai Tokio Hotel!»
«Tom adesso non la spaventare! E
comunque accetto le tue condizioni!»
«Spaventare?! Non è facile! Ci
vedremo fra una settimana!»
E con queste parole me ne andai dal
camerino verso l’uscita.
L’incontro con i Tokio Hotel non era
stato certo come me l’ero immaginato, ma mi stuzzicava l’idea di quello che
avevo combinato. Nessuno ci avrebbe creduto che avevo una scommessa con loro! Non
dissi niente a mia cugina all’uscita, solo che me ne ero andata dalla folla perché
mi ero stufata di stare in piedi. Lei non ci ha creduto molto, però non ha
fatto altre domande. A casa dissi che avevo vinto un viaggio gratuito per due giorni
a Berlino e non opposero poi tanta resistenza quando partii. Ero grande ormai e
potevo fare le mie scelte. Certo le solite raccomandazioni: stai attenta che
sei sola là! Non andare in giro di notte! Non dare retta agli sconosciuti! E
ritorna presto!
Ma non gli avevo detto niente della
chiacchierata con il gruppo e della scommessa, tanto meno del concerto che
andavo a vedere. Non so neanche io il perché, ma lo consideravo un mio piccolo segreto.
N.A.
Bè, l'ho continuata! Adesso si capisce un po' di più la
situazione. E le linee principali della storia si stanno sviluppando.
Direi che ci vediamo la prossima volta con il concerto live! Ma non
pensate che aggiornerò così presto, perchè questo
capitolo era già stato scritto in parte. Il prossimo lo devo
ancora pensare!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Ma che cavolo ci fai lì sotto?! ***
Ma che cavolo ci fai lì sotto?!
Ma che cavolo ci fai lì sotto?!
N.A.
Mi ero dimenticata di dirvi a scanso di equivoci che I Tokio Hotel sono
persone vere a cui non voglio arrecare danni, ma solo prendere in
prestito la loro immagine per una mia fantisiosa e quanto improbabile
storia! Perciò non voglio offendere la loro persona e ciò
che scrivo è solo una mia fantasia!
Devo dire che la settimana volò e mi
prese quasi il panico quando venerdì sera la mia valigia era ancora vuota.
Pensavo a cosa mi dovevo portare, ma soprattutto al concerto.
E se mi fosse piaciuto veramente? Se
avessi perso la scommessa?
Bè, ormai ero in ballo e tanto
valeva andare fino in fondo! Così riempii un piccolo trolley con qualche
vestito e me ne andai a dormire. Stranamente riuscii a prendere sonno e a
rilassarmi. Una sfida con i Tokio Hotel cosa mai poteva avere di pericoloso?
La mattina la sveglia suonò alle 7 e
pimpante mi alzai per prepararmi al viaggio. Devo confessare che ero un po’
curiosa per il live, ma ero intenzionata a non dargliela vinta a quei quattro.
Arrivata in aeroporto e preso
l’aereo, passai più di un’ora in volo e una volta arrivata…una volta arrivata
non sapevo neanche in quale luogo preciso suonassero! Forse con quella promessa
di assistere al loro show era tutto uno scherzo per farmela pagare?! Scema io
che ci avevo creduto! Ma avvicinandomi all’uscita incontrai l’omone del concerto che mi aveva
chiesto se volevo parlare con il signor Kaulitz (era abbastanza facile
riconoscerlo data la sua mole fuori
dal comune e il suo strano cipiglio). Mi venne incontro e mi salutò sbrigativo.
«Buon giorno signorina. Le devo
chiedere di seguirmi velocemente perché…ho lasciato la macchina in divieto di
sosta per venire a prendervi!»
Cavolo! Così ricchi e famosi che non
si fanno nemmeno riservare un posto macchina vicino all’aeroporto e sono
costretti a parcheggiare in divieto! Roba da matti! Ma era la prova che anche
gli eroi della patria erano normali ragazzi e naturalmente il tutto sarebbe
stato abilmente lavorato da me in una battutina sarcastica e piccante da tirare
fuori al momento giusto.
Intanto che il mio cervellino stava
alacremente lavorando, le mie gambe seguivano la montagna verso una normalissima macchina nera neanche troppo
appariscente.
Il tipo aprì lo sportello e mi fece
salire per poi partire in gran fretta verso chissà quale luogo.
«Scusa, ma dove stiamo andando?» Gli
chiesi sporgendomi verso i sedili anteriori.
«La porto all’albergo dove alloggia
il signor Kaulitz. Sono pochi minuti di auto, arriveremo subito!»
Come non detto, in pochi istanti
eravamo arrivati e io con il mio piccolo bagaglio ero approdata sull’entrata
d’albergo più grande che avessi visto. I ricchi risparmiano su certe cose, ma
sugli alberghi di lusso mai! Ora il problema era che io non sapevo cosa fare:
l’energumeno se ne era andato
sbrigativo e mi aveva lasciato lì senza una spiegazione! O meglio la
spiegazione magari me l’aveva anche data, ma io a bocca spalancata per quel
luogo non avrei comunque recepito nulla.
«Chiudi il forno o ti ci entrano le
mosche!»
Quella voce…quella voce…era lui! E per una volta ero felice di vederlo, visto
che non sapevo cosa fare al momento.
«Bill! Allora…pronto a perdere?» Ero
già partita all’attacco.
«Solo se tu sei pronta a vincere…un
giro per il mondo lavorando per me come modella!» Mi rispose a tono, ma non era
poi così sprezzante nella sua affermazione. Non c’era voglia di discutere nelle
sue parole. Solo puro divertimento!
«Come no! Ma di grazia, mi hai
promesso che sarei stata tua ospite. Almeno una brandina per riposare me la
vuoi concedere?»
«Come siamo esigenti! Ma del resto
la mia futura modella ha bisogno di un letto dove riposare e una brandina mi
farebbe disonore. Prego mi segua mia dipendente.» Disse facendomi segno con la
mano di seguirlo su per le scale.
«Forse…dipendente!
E comunque mi basta un letto!»
Lo seguii per le scale e poi dopo
aver preso un’ ascensore mi condusse davanti ad una porta di legno porgendomi
un mazzo di chiavi.
«Queste sono le chiavi della camera.
Spero che per stasera sarai in forma, voglio vederti cantare!» Mi disse
convinto avvicinandosi a me per darmi le chiavi.
«Contaci! Ma credo che sarai tu a
dover cantare fra un po’ e non solo letteralmente (lo sai bene cosa intendo)!»
Dette queste parole presi le chiavi
e aprii la porta. CAVOLO! Ma quella era una suite! Mi ricordava tanto quegli
appartamenti favolosi nei film, con la moquette per terra, marmi, quadri,
mobili favolosi!
Ritornai fuori e porsi di nuovo le
chiavi a Bill.
«Tieni! Credo che ti sei confuso le
chiavi della mia stanza con la tua!» Il mio tono era calmo e pacato perché era
impossibile che quella fosse la mia camera. Uno scherzo! E questa volta lo
pensavo veramente.
«Ma no! Questa è la tua camera! Ti
pare che avrei preso un buco così brutto per me? La mia è molto più bella!...Ma
dai che scherzo! La mia è un po’ più piccola. Oggi dormirai qui perché sei mia
ospite, ma da domani si cambia visto che io sarò il capo e tu una dipendente!»
Mi disse con l’intenzione di provocare una reazione in me…ma io non seppi cosa rispondere. Infatti lui sembrò un po’ deluso.
«Ma dai! Speravo in una battuta e
invece a quanto pare sono già riuscito a stupirti! Ora vado a prepararmi per
stasera, con il sound check, il trucco, il parrucco e tante cose che escono
all’ultimo momento, il giorno del concerto è sempre frenetico. Più tardi l’omone di oggi che è venuto a prenderti
alla stazione ti porterà al concerto nel lato destro del palco. Ciao e a dopo!»
Lo lasciai andare senza dirgli
niente e entrando nella camera (di lusso) passai tutto il giorno a scoprire le
cose che conteneva: un frigo bar nascosto nella parete, un computer super
tecnologico, il letto a baldacchino e un telecomando che regolava la
trasparenza dei vetri delle finestre. In bagno c’era una vasca-piscina idromassaggio
con i rubinetti placati oro, uno specchio che copriva tutta la parete e pure la
carta igienica profumata con chanel n°5 e bordata con fili di seta! E proprio
vero: i ricchi sono delicati, anche lì!
Feci anche un riposino per riposarmi
del viaggio e verso le sette di sera mi preparai per andare a cenare. Trovai
una cameriera che mi stava aspettando e mi condusse ad un tavolo prenotato per
me dove mi vennero serviti tutti piatti italiani. Certo mi sentivo un po’ a
disagio in mezzo a tutta quella gente di classe, ma se quattro come i Tokio
Hotel potevano cenare lì, allora anche per me non c’erano problemi. Loro erano
di sicuro più rozzi!
Finita la cena l’Everst mi venne a prendere e mi
condusse scavalcando le transenne (nel buio dello stadio) vicino al palco dove
si trovava una sedia. Ero così vicina che avrei potuto vedere tutto, ma allo
stesso tempo nessuno mi avrebbe notato se non LORO.
«Il signor Kaulitz mi ha detto che
può vedere lo spettacolo da qui, solo dovrà attendere le 22 per l’inizio!»
«Grazie! Aspetterò.»
E il Monte Bianco se ne andò. Vedevo tutta la folla di ragazzi che si
accalcava alle transenne e il vociare si faceva sempre più intenso, inoltre
sentivo un frenetico ticchettare di scarpe dietro le quinte, segno degli ultimi
preparativi. Mi domandavo dove fossero Tom, Gustav, George e Bill, ma non li
vidi mai passare neanche per sbaglio.
Poi poco prima che scattassero le
dieci, sentii un sussurrare che a mano a mano cresceva di intensità e si faceva
sempre più stizzito fino a che…
«Ma che cavolo ci fai lì sotto?!»
Sentivo una voce da sotto i miei
piedi e così spostando lo sguardo verso il basso vidi gli inconfondibili occhi
di Bill attraverso le feritoie del palco. Sì, era esattamente passato da sotto il
palco per parlarmi.
«Sono venuto a controllare che
c’eri! Non si sa mai se ti era presa voglia di ritirarti all’ultimo momento!»
«Non dire cavolate! Non mi tiro
certo indietro ormai! Ma come mai sei lì sotto?»
«Se passavo sopra potevano vedermi,
così è impossibile perché davanti ci sono i pannelli che coprono la parte
sottostante del palco!»
«Ma le pensi la notte?! Non hai di
meglio a cui dedicarti?»
«Oh sì! Vincere la scommessa! Ti
saluto e a dopo…dipendente!»
Ero pronta per replicare, ma se ne
era già andato? Forse iniziavano finalmente a suonare?
Da quel momento si decidevano
parecchie cose…
N.A. Allora...capitolo corto ma penso divertente! Spero che sia piaciuto!
Rispondendo alle domande di Gufo: ti
devo dire che purtroppo in certe occasioni anche i Tokio Hotel cantano
in playback, come ad esempio quando venuti a TRL a Roma, però
credo (e anche dai concerti che ho visto) che durante i live non si
azzardino a farlo! La mia è una storia dove però accade,
anche se per un broblema di Bill! E per il nome del basso di George ti
devo dire che è vero! Gli ha dato veramente un nome, ma
sinceramente non mi ricordo qual'è?! Inizia con Mr. e poi non mi
ricordo! l'ho letto su un'intervista!
E grazie a tutti quelli che hanno commentato! Se avete qualche domanda fatela e io vedrò di rispondervi!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia? ***
ma che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla faccia?
Ma
che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla
faccia?
Un suono acuto di chitarra e poi tutto ebbe inizio!
Io dalla mia privilegiata posizione
riuscivo a vedere tutto e tutti. E pensare che solo una settimana prima ero
spiaccicata contro le transenne soffocata dalle spilungone che ululavano come
cagne in calore o se preferite starnazzavano come oche selvatiche!
Intanto anche Gustav e George
avevano seguito Tom nella loro performance e devo dire che mi sono dovuta
ricredere parecchio!
Si stavano veramente impegnando
molto, come mai li avevo sentiti nelle apparizioni TV o nei DVD dei concerti! E
anche se Tom cercava come al solito di farsi notare, George e Gustav gli
stavano dando del filo da torcere e tutto ruotava in un superarsi in bravura a
vicenda. Ma del resto è stata la PIETRA DELLO SCANDALO a costringere tutto il gruppo
ad un’esibizione deplorevole la settimana prima…e LUI non era ancora salito. Io non aspettavo che quello!
Fin dalle prime note avevo intuito
che la canzone di apertura era jung und nicht mehr jugendfrei e del
resto parecchi concerti importanti erano iniziati con questa scarica di
adrenalina e di spensieratezza. Diciamo che come scelta era azzeccata!
E dopo pochi secondi eccolo salire
di corsa sul palco e iniziare a cantare.
Bill questa volta non era in
playback, lo avevo sentito chiaramente dalle piccole variazioni di tono
e di AcEnTi che davano a quell’inizio di concerto una carica spaventosa!
Già dall’inizio iniziai a
preoccuparmi di non riuscire nella mia impresa, perché era questo che era
diventata la scommessa: un’IMPRESA e aggiungerei
titanica!
La voglia di cantare e di divertirmi
con loro era tanta, avevano in pochi secondi trasformato il concerto in una grande
festa a cui tutti se volevano partecipare erano invitati. C’era un’atmosfera
bellissima.
E ti pareva che io devo sempre
cacciarmi nei guai! Ma dovevo resistere!
Ciò che trovavo strano era che Bill
e gli altri del gruppo non mi avevano mai guardato neanche di sfuggita: era
come se si fossero dimenticati me. Meglio!
Dopo fu la volta di Übers
Ende dieser Welt e anche lì il pubblico andò in visibilio, mentre io
dovevo rimanere indifferente e la cosa mi riusciva sempre più difficile!
E poi a cascata tante canzoni del
nuovo e del vecchio album:
Leb Die Sekunde (la prima vera canzone che ha scritto Bill)
Der letzte Tag (per la quale hanno vinto parecchi premi)
Reden (e qui l’impresa da titanica si è trasformata in colossale
visto che era una delle mie canzoni preferite)
Schrei (per un delirio generale in cui, come al solito, una
fortunata era stata scelta da Bill per cantare con lui)
Monsun (la canzone d’esordio che li ha lanciati in tutto il mondo)
Spring nicht (la canzone preferita di mia cugina e se solo fosse venuta
con me si sarebbe messa a piangere per l’intensità di emozioni che la voce di
Bill e la musica degli altri ti trasmettevano)
Ich bin nich (un pezzo forte del primo album da cantare dalla prima
all’ultima nota)
In die Nacht (la canzone dei gemellini per la quale mi sciolgo ogni
volta, ma dovevo resistere!)
Heilig (una bellissima canzone dove le corde vocali di Bill hanno
fatto meraviglie)
Giunti fino a qui ero riuscita a
trattenermi, anche se lo sforzo stava andando avanti solo per orgoglio, perché
oramai era chiaro il loro valore e ciò che sapevano fare! Ormai la sfida era
diventata a senso unico, ma io nonostante ciò non intendevo cedere!
Poi una partitura assolutamente
famigliare riecheggiò nelle mie orecchie e io riconobbi subito la mia canzone
preferita in assoluto: RETTE MICH!
CaZZo! Pensavo che me l’ avessero
risparmiata, ma a quanto sembrava era il pezzo forte della serata! E avevano
deciso di eseguirla in unplugged! Peggio di così non poteva andare! Ora si
trattava di vedere se averi resistito o no…ma tutto in quel momento era
diventato incerto…
Bill iniziò a cantare, accompagnato
solo dalla chitarra acustica del fratello, e sembrava quasi che la sua voce si
fosse fatta più vellutata e che quasi accarezzasse le note che andavano a
comporre quella melodia tanto dolce quanto triste. Poi tutto si fece più
intenso e carico di emozioni con il basso di George e la batteria di Gustav,
che rifinivano e incorniciavano il tutto. Tutte le fan, ammirate da questo
spettacolo, miracolosamente si
zittirono…Bill stava eseguendo una sua personalissima versione della canzone,
che stava prendendo forma a mano a mano. Ero sicura che quel concerto sarebbe
stato ricordato per un bel pezzo!
Credo che neanche loro si rendevano conto del miracolo che stavano compiendo sul quel palco. Era diventato
il concerto che a pochi artisti riusciva: tutti inconsapevolmente stavano dando
al pubblico molto di più di quello che normalmente sono in grado di fare (anche
se sembra paradossale)!
D’altro canto io resistetti alla
fortissima tentazione di cantare insieme a lui solo con la forza della
disperazione! Non volevo lasciare la mia famiglia, la mia città, la mia
università, tutto quello che mi circondava e la mia libertà, solo per una
stupida scommessa! Certo avrei potuto tirarmi indietro…ma che figura ci avrei
fatto!
Solo i fans degli artisti che vanno
ai concerti possono capire lo sforzo che stavo compiendo pur di non muovere un
muscolo della mia bocca! Mi stavo facendo violenza da sola!
Ci riuscii, la canzone finì e con
lei le mie paure svanirono. Tirai un sospiro di sollievo, anche se sapevo che
in fondo avevano vinto loro la scommessa: solo qualche nota in più e avrei
decisamente perso!
Finita l’esibizione pensavo che fans
urlassero di gioia per quell’esibizione ultraterrena, ma rimasero tutte in
silenzio e vederle paralizzate mi aveva fatto un po’ di paura! Cosa stava
accadendo? D’accordo l’esibizione trascendente, ma il momento magico era finito
con le ultime note della chitarra di Tom.
Poi notai che le loro teste erano
rivolte tutte verso qualcosa che le faceva ruotare verso di me. E allora girai
il mio sguardo dall’altra parte per vedere cosa le attirava tanto e…quello che
vidi non mi piacque affatto!
Bill lentamente si stava avvicinando
a me e mi guardava così tanto intensamente che gli avrei detto volentieri: ma
che cavolo hai da guardare? Ho per caso un brufolo gigantesco in mezzo alla
faccia?
Non potevo sopportarlo con quello
sguardo che cerca di carpire ogni tua debolezza e ogni tuo pensiero! Non poteva
farsi gli affari suoi?! Ma tutto quello che in pochi secondi avevo pensato di
dirgli non prese mai forma dalla mia bocca.
Arrivato a pochi passi da me,
illuminato dalle luci del palco che lo avevano seguito, iniziò ad intonare
l’ultimo pezzo di Rette mich senza l’accompagnamento musicale, facendo
affidamento solo sulle doti di cantante.
« Komm
und rette mich
Ich verbrenne innerlich…»
E dopo queste parole si fermò un
attimo aprendo gli occhi e guardando verso di me con uno sguardo che non
riuscii a decifrare. E questo mi mise in aGiTaZiOnE:
io non riuscivo a capire cosa volesse da me! Tutto intorno era Silenzio e
nessuno aveva capito cosa volesse fare Bill, compreso il resto del gruppo, che
sorpresi con una faccia da deficienti.
Poi…dall’inconscio affiorò la
risposta…che forse già da qualche secondo avevo intuito.
Voleva che finissi io la canzone!
Non era giusto, mi aveva lanciato un
colpo gobbo! Non ero pronta a quell’evenienza! Non mi aspettavo che facesse una
cosa del genere ad un concerto! E poi perché proprio la mia canzone preferita?!
Che lo avesse capito in qualche modo? O la sua era stata solo fortuna?
Nell’uno e nell’altro caso aveva
vinto comunque!
« Komm
und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich.»
Avevo finito quella dannata canzone
che tanto mi piaceva e automaticamente persi la scommessa. Aveva ragione George
quando mi aveva avvertita: ” Bill quando canta
è capace di farti piangere mentre ridi e viceversa! Tu evidentemente non lo
conosci bene come artista! E poi non dimenticarti di noi! Ci hai ferito
nell’orgoglio e ti faremo vedere di cosa siamo capaci!”
Quando guardai Bill, convinta che
avrebbe esultato rivolgendomi un sorriso di scherno, lo vidi sì con un sorriso,
ma era un sorriso dolce e sincero senza intento di prendersi gioco di me. E
ancora una volta il suo comportamento mi spiazzò!
Ma che, ci aveva preso gusto a
destabilizzare le mie certezze?! E con uno scatto di stizza distolsi velocemente lo sguardo dal suo e
voltai la testa di lato.
Subito dopo sentii che era andato a
ringraziare e salutare il pubblico insieme agli altri che vennero accolti con
un urlo assordante e un’ovazione da stadio, dopo di che se ne andarono.
Ma la folla iniziò a chiedere il bis
a gran voce con un’insistenza tale che dovettero risalire sul palco e concedere il bis di Monsun, Schrei e Rette
Mich. Certo il bis non era così coinvolgente come la prima parte del
concerto, ma mi diede il tempo di rimuginare parecchio su quello che era
successo e prepararmi psicologicamente ad affrontarli.
Poco prima della fine del concerto
l’Everest (come avevo soprannominato il bodyguard) mi venne a prendere e mi
accompagnò nel loro camerino.
Passarono cinque minuti in cui
tentai di svuotare la mia mente, ma la cosa fallì miseramente quando dal
corridoio provenirono quattro voci così elettrizzate e contente che mi sfuggì
un sorriso anche a me. In fondo ero contenta di sapere che il mio gruppo
preferito non era bravo solo a parole, ma anche sul palco.
La porta si aprì d’un tratto e
entrarono tutti e quattro contenti e soddisfatti della loro esibizione.
«Dite la verità, sono stato
bravissimo!»
«Ma che modesto! Tutti siamo stati
bravissimi e non prenderti sempre tutto il merito Tom!» Gustav aveva ragione,
erano stati tutti bravissimi.
«Però se c’è qualcuno che ci ha
superato quello è Bill! Io non ho parole! Ma da dove ti è venuta quella nota
tanto alta che neanche a 15 anni ti saresti mai sognato?!»
«Ma
va George! Non esagerare! È vero
mi sono impegnato, ma tanto quanto voi! Però…se proprio
mi devo prendere un po’
di gloria non mi dispiace! Ma…che ne pensa sinceramente la
scettica dell’esibizione?
Era in playback anche questa?», finalmente mi concedettereo un
po' della loro attenzione e Bill si rivolse a me con un tono vittorioso
e contento. Credo che fosse anche un po' stupito dell'esibizione che
aveva tirato fuori.
Mi girai verso di loro con la seria
intenzione di dire la verità, in fondo se lo meritavano!
«Bè…che dire…F-A-N-T-A-S-T-I-C-I! Ammetto
che siete stati bravissimi e mi rimangio ciò che ho detto una settimana fa. Complimenti
a tutti! Concerto m-e-m-o-r-a-b-i-l-e!»
«La principessina scorbutica si è
ricreduta! E dai che scherzo! Dopo tanti elogi ci voleva una battuta! Comunque
grazie.»
Non ci potevo credere! Tom che mi
ringraziava! Però la scorbutica se lo poteva risparmiare!
«Ehi, come sarebbe a dire
scorbutica?!»
«Adesso non vi mettete a litigare
voi due…» Bill si mise subito in mezzo per evitare una rissa che poteva avere
conseguenze disastrose per…Tom naturalmente! «Hai ragione Bill, meglio
risparmiare le forze per il duro lavoro che mi aspetta in giro per il mondo!» e
lo dissi così con tono rassegnato che vidi l’euforia di tutti diminuire.
«Senti…a me fa piacere che una
persona che ama così tanto la musica vera ci abbia fatto i complimenti! Per me
va bene così! La scommessa era solo per farti vedere ciò che siamo capaci di
fare e non perdere una fan così esperta. Se vuoi puoi anche rifiutare il lavoro
da modella, non voglio che sia una costrizione per te.»
Ascoltai le sue parole in religioso
silenzio, era carino a offrirmi la possibilità di tornare indietro, ma io avevo
già preso la mia decisione.
«No! Avevo preso la cosa abbastanza
seriamente, io non sono il tipo che dice le cose tanto per dire, anche se a
volte scherzo, questo non era il caso. Perciò se per te va ancora bene e pensi
veramente che ti possa aiutare, voglio tener fede alla mia parola! In fondo
sarà comunque un’esperienza. E poi…parecchie
persone pagherebbero con il sangue un’offerta di lavoro con Bill Kaulitz dei
Tokio Hotel!»
Bill sembrava un po’ in difficoltà,
forse aveva preso tutto come un gioco o forse pensava che tanto non avrei mai
accettato. «Bè, non devi sentirti costretta. Sappi che non è facile la vita che
conduciamo e tu dovrai spostarti con me ogni volta! Però la mia offerta, anche
se poteva sembrare per gioco, era autentica. Perciò se vuoi proprio accettare
questo lavoro va bene, ma almeno pensaci sta notte e poi domani prima di
partire per casa mia mi darai una risposta! Se deciderai per il sì partirai
insieme a noi.»
«Ma come domattina?! Non ho quasi nulla con me! E poi non ho detto niente a nessuno, neanche ai miei genitori!»
Gli spiegai gesticolando un po’ con le mani. Ancora una volta mi aveva preso di
sorpresa!
«Per le tue cose non ti preoccupare,
ci penseranno i miei collaboratori…bè forse anche i tuoi…a cercarti tutto quello
che ti serve. Per i tuoi genitori…puoi spiegare la cosa per telefono! E poi sei
maggiorenne, una pazzia la puoi fare!»
Ma qui inaspettatamente intervenne
Tom «Senti, tu non mi piaci molto…ma è ancora più spaventoso Bill quando ha
un problema e non sa come risolverlo! Diventa palloso e non mi lascia in pace!
Perciò se non ti stiamo troppo su cazzo mi faresti un grosso favore se accettassi!»
Bè, non era poi così stronzo Tom, in
fondo si preoccupava per suo fratello e anche se faceva lo spaccone, quando
qualcuno aveva un problema era evidente che lui cercava di aiutarlo.
«Va bene, seguirò il tuo consiglio
Bill e ci penserò un po’ su. Domani mattina ti dirò se accetto o meno. Adesso
però mi vado a riposare, sono proprio stanca! Ah Bill…hai un fratello spaccone…ma
che ti vuole un gran bene.» e me ne stavo per andare nella mia suite con la carta
igienica profumata chanel n°5 quando…
«Ma non vieni con noi al dopo
concerto?» mi chiese Bill.
«Dopo concerto?!»
«Facciamo sempre un piccolo party
dopo ogni concerto per ringraziare tutti quelli che ci aiutano a mettere su lo
spettacolo! Non vuoi venire con noi?»
«No grazie. Non ho molta voglia,
sono stanca dal viaggio e dalla pressione psicologica che hai esercitato su di
me per farmi cantare Rette Mich! A proposito, perché proprio quella canzone?»
gli chiesi ormai sullo stipite della porta.
«Quando ti abbiamo sorpresa nel
camerino con una chitarra di Tom la corsa settimana...stavi suonando le prime
note di Rette Mich e da lì ho capito che forse era la tua canzone preferita. Ho
sperato di averci visto giusto e ci ho provato. Direi che ho un’ intuito
formidabile!» mi disse con un sorriso a 32 denti come solo lui sapeva fare.
«Già, ci avevi visto giusto. Ma
spero che ogni tanto anche tu chiuda gli occhi, se no diventi proprio una
persecuzione per me! Va bene ragazzi, vi saluto, a domani con il verdetto! Buona
notte!» e mi allontanai dal loro camerino per raggiungere la mia camera d’albergo.
Bill era rimasto un po’ sorpreso dal
mio rifiuto «Prima d’ora mai nessuna aveva rifiutato di venire con noi al dopo
live. Che carattere che ha quella ragazza! Non so se riuscirò a lavorarci
insieme.»
«Secondo me è un po’ acidella, ma non
è male! Ha un carattere forte ed ha subito la risposta pronta…sono curioso di
sapere se è altrettanto forte e impetuosa anche a letto! Chissà se riuscirei a
farmela?!»
«Tom?????!!!!!!!!» Dissero tutti insieme i
componenti ‘sani’ del gruppo!
«E va bene, e va bene! La lascio a
Bill! In fondo lui ne ha più bisogno di me. Io posso avere chi voglio!»
«E basta Tom!!!!!!!!!!» e finalmente con quest’
altro intervento ‘corale’ Tom si azzittì e tutti insieme si diressero al party.
N.A. Non vi ho lasciato con il dubbio! Sono stata brava? Spero di sì. Aspetto FIUMI di commenti!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese? ***
«Ma chi è Bill coso? E poi Dior? 10.000 euro al mese?»
Ma chi è Bill coso? E poi Dior?
10.000 euro al mese?
Passai tutta la notte a riflettere
sulle conseguenze di una mia decisione sia positiva che negativa, ma da
entrambe le parti avrei potuto bere solo un caffé sia con lo zucchero che con il sale:
sarebbe stato bello fare questa esperienza, io che non sono poi così bella,
scelta per uno stilista così importante come Dior e collega di Bill (questo era lo zucchero); ma
dall’altra parte avrei dovuto abbandonare, o per lo meno lasciare per un
periodo abbastanza lungo, il mio bel mondo dove vivevo (questo era il sale).
Era esattamente come
trovarsi di fronte a una scelta tra torta con la panna e torta con la crema! Sono entrambe buone e ti regalano
sensazioni fantastiche al palato, ma sono anche terribilmente caloriche e ti
regalano un bel po’ di cuscinetti sui fianchi!
Per quanto il letto e l’ambiente
fossero così accoglienti non mi addormentai mai, rimuginando continuamente
sulla mia decisione e la mattina arrivò presto, senza la mia scelta.
Mi alzai dal letto per andarmi a
rinfrescare in bagno e lì scoprii che i solchi per la semina nei campi erano
meno profondi delle mie occhiaie!
Io che sono abituata a dormire 10
ore per notte non avevo proprio chiuso occhio, restando in uno stato di apatia
con i nervi a fior di pelle.
Mi rassegnai: avrei potuto mettere
del fondotinta
coprente, ma non mi
piaceva proprio truccarmi e oltre tutto mi dava fastidio.
Ritornai in camera, mi vestii e
preparai la valigia. In qualche modo l’averi presa quella decisione. Non so
come ma in qualche modo ci sarei riuscita.
Appena uscita dalla camera per
andare a fare colazione con i Tokio Hotel, incontrai Tom che aspettava
l’ascensore e sperando che non mi avesse ancora vista sgattaiolai lentamente
nel corridoio da dove ero venuta, ma io sono sempre, perennemente sotto tiro della sfortuna!
«Bè, neanche un ciao!? Siamo
sfuggevoli di prima mattina!»
Cazzo! Mi aveva vista!
«Bè sai, vedere una faccia da
schiaffi come te alle 8 non è salutare per me e per le mie occhiaie!» Mi girai
lentamente verso di lui come se fossi io la star e non quel ragazzino.
«Hai ragione, non avevo fatto caso
alle picconate che ti sei data sotto gli occhi! Non sapevo che fossi una
autolesionista! Ma…da questo ne deduco che hai riflettuto molto sulla proposta
di Bill…e quindi?»
«Quindi cosa?» Avevo capito dove
voleva andare a parare, ma ancora non avevo deciso niente.
«Ah, ho capito non hai la più
pallida idea della decisione che devi prendere. Una ragazza normale non avrebbe
esitato neanche un attimo a…»
«…dire di no, visto la rottura di
scatole che si ritroverebbe sempre tra i piedi!» Ma che insolente e
rompiscatole! Ma con chi credeva di avere a che fare?! Ero pure più grande di
un anno!
«…ad accettare per conoscere il più
bravo e sexy chitarrista sulla faccia della terra!» e mentre lo diceva si era
atteggiato a star «Ma a parte questo importante dettaglio…non hai ancora deciso, vero?»
«No! E sinceramente non so cosa
rispondere a tuo fratello.» Dal cambiamento del suo tono di voce avevo capito
che era finito il momento ‘presa per culo’ ed eravamo passati a ‘discorso
semiserio’.
«Non
sei una cretina come tante che
avrebbero accettato subito questo lavoro solo per conoscere di persona
i Tokio
Hotel. Molti pensano che la nostra vita sia uno spasso, ma non è
così! Però è
anche vero che si tratterebbe solo di pochi mesi per te…e forse
se accettassi
di aiutare Bill cercherei anche di prenderti meno per il culo! In fondo
tra te
e lui... preferisco di gran lunga la rompiscatole n°2 che la prima
donna nonchè sfortunatamente mio fratello gemello! E
poi…potrei anche regalarti un pass per il mio backstage
personale…» ecco lo
sapevo che andava a parare lì!
«Ma sì…nei sogni del tuo cosino!»
«Cosino??!! Questa offesa non
passerà impunita, te lo assicuro!» e se ne andò via appena arrivato
l’ascensore. Io decisi che era meglio aspettate il prossimo e lasciarlo sbollire
un po’, del resto per gli uomini non c’è peggio offesa che dare del ‘cosino’
al loro amichetto.
Intanto chiamai di nuovo l’ascensore
e quando le porte si aprirono mi ritrovai Bill di fronte.
«Ma…Tom l’ha preso su questo piano
l’ascensore! Tu perché…»
«Io ho la camera al piano di sopra.
È uno strazio dormire con Tom e poi così ognuno si fa cavoli suoi!»
«Giusto! Posso solo immaginare!» e
mentre gli davo ragione entrai in ascensore portandomi dietro il mio piccolo
bagaglio.
«Allora…hai deciso? Te lo chiedo...
anche se la tua faccia parla per te.»
«Sono così evidenti le occhiaie?»
«Temo di sì!»
«Accidenti! Comunque Bill…io ci ho
pensato tutta la notte…ma non so proprio cosa rispondere! Mi piacerebbe, ma so
che non sarà facile e oltre tutto non ho mai fatto la modella! Boh, io non ne
ho idea!»
«Mi dispiace per la nottata in
bianco e per la pressione che ti sto creando, però dovrai decidere subito dopo
la colazione prima che partiamo per casa.»
Abbassai
lo sguardo a terra e chiusi
gli occhi in un attimo di riflessione, sembrava che fossi in un momento
di
catarsi. Poi li riaprii di scatto e guardai Bill negli occhi. Non
ero solita rimuginare troppo sulle decisioni e quella cosa era andata
anche troppo per le lunghe.
«No, non ce ne sarà bisogno, ho
deciso. Accetto! E ti prometto che cercherò di impegnarmi e di meritarmi uno
stipendio di quella portata! Solo…non vorrei proprio lasciare gli studi e tutta
la mia famiglia e i miei pochi amici…perciò dovresti farmi il favore di
procurarmi i libri su cui sto studiando e un computer con collegamento
internet. Io al momento sono a corto di soldi e poi non saprei…»
«Ma va, il computer puoi usare il
mio che tanto è sempre spento. Non ho mai tempo! E per i libri puoi farteli
mandare dai tuoi per posta. Ma piuttosto, sei sicura della tua decisione? Fino a un secondo fa...»
«Sì, ed è la mia ultima parola! Il
problema sarà farlo capire ai miei! Pensano che sono qui in vacanza! Telefonerò
a casa subito dopo colazione prima di prendere l’aereo! E cercherò di essere
convincente.»
E alle mie ultime parole l’ascensore
si aprì e ci dirigemmo verso la sala per le colazioni che sembrava allestita
più per un party esclusivo che per una semplice colazione. In mezzo a tutti i
signori distinti e le loro donne tutte ben vestite, spiccava la figura di tre
ragazzi che non centravano niente con quel contesto così di lusso e vi lascio immaginare chi
fossero!
Bill prima di iniziare a mangiare
diede a tutti l’annuncio che per i prossimi tre mesi avrei lavorato con lui al
progetto fotografico e ognuno di loro fu più o meno (Tom)
contento della notizia.
«Finalmente una donna vera nel
gruppo! Sai Bill mi ero un po’ stancato di te!» disse George con quella sua
aria da saputello che fece andare Bill su tutte le furie.
«Ehi, donna a chi?! Se lo
dici un’altra volta ti tiro un secchio d’acqua dopo che hai fatto la piastra!»
«Attento…potrei fare la stessa
cosa!»
«E allora io al prossimo concerto ti
rompo una corda di Mr. Sandberg prima di salire sul palco!»
«Ma ragazzi basta! Bill, sei peggio di quando litighi con Tom! Forza
leviamo le tende e andiamo a casa!» meno male che era intervenuto Gustav, se no
sarebbero andati avanti a minacciarsi per tutta la durata del viaggio.
Mentre eravamo nella macchina con i
finestrini oscurati diretti all’aeroporto, chiesi a Bill il suo cellulare per
telefonare a casa e dare la notizia del mio nuovo lavoro.
«Bill, potresti prestarmi il
cellulare quando arriviamo in aeroporto? Vorrei telefonare a casa per informare
i miei della mia decisione.»
«Sì, ma certo! Tieni, prendilo
adesso che altrimenti dopo mi scordo!»
«Ma se ti dovesse chiamare qualcuno?»
«Ma va! Quello è il mio telefono
personale e mamma l’ho già avvertita, non chiamerà nessuno. Le chiamate di
lavoro le prendo nell’altro cellulare. Tranquilla!»
Era stato gentile e io appena scesa
dalla macchina composi il numero di casa e con il cuore in gola per la reazione
dei miei alla notizia, attesi che qualcuno rispondesse.
Uno squillo...
Il secondo...
«Pronto?»
«Ciao mamma, sono Siria!»
«Ciao! Come stai? Va tutto bene?»
«Sì, tutto bene. Senti io devo dirti
una cosa…»
«Mmm…si dimmi tesoro.» ecco quando metteva
in fila quelle tre parole significava che aveva già intuito che le stavo per
dire qualcosa di imprevisto che forse non le sarebbe piaciuto. Decisi quindi di
venire subito al sodo, tanto non ero il tipo da fare grandi giri di parole.
«Ti ho chiamato per dirti che mi
fermerò in Germania per un po’ di tempo.»
«Ti fermi qualche altro giorno? Ma
sì, in fondo ci sono tante di quelle cose belle da vedere…e poi quando ti
ricapiterà di tornarci?!»
E che cazzo! Non aveva capito un
tubo! Altro che intuizione!
«No! Veramente rimango qui per altri
tre mesi!» La bomba l’avevo lanciata.
«…………TRE MESI!!!!!!!!!»
«Sì, ho trovato un lavoro con un
buon stipendio e ho deciso di accettare.»
«Ma che dici?! Lavoro?! Ma…»
«Sì, mi hanno offerto un lavoro come
modella per un servizio fotografico con Bill Kaulitz! La rivista è per Dior e
mi pagheranno 10.000 euro al mese.»
«Ma chi è Bill coso? E poi Dior?
10.000 euro al mese?»
«Sì, mamma! Ho incontrato per caso
quel cantante tutto strano…quello che assomiglia a una ragazza…e mi ha
chiesto se volevo aiutarlo a fare questo servizio fotografico. Non è uno
scherzo, ci ho parlato di persona! E poi mi pagherà circa 30.000 euro in tutto,
così mi posso mantenere all’università da sola finché non la finisco!» Meno
male che Bill non era nelle vicinanze, altrimenti si sarebbe offeso!
«Appunto per quello! Come farai con
i corsi?! E lo studio?»
«Devo ammettere che sicuro rimarrò
un po’ indietro, ma anche per questo ti ho telefonato. Dovresti spedirmi i
libri e gli appunti per posta, così appena avrò un po’ di tempo posso studiare
qualcosa!»
«Ma tesoro, non c’è bisogno che
lavori per gli studi, te l’ho detto un milione di volte!»
«Sì, lo so! Però è anche vero che
tutti quei soldi mi faranno comodo in futuro e comunque è un’esperienza che non
capita a tutti di poter fare! E poi…sono grande ed è anche giusto che possa
fare delle scelte!»
«Io non so cosa dire…se per te è
importante fallo…ma ricordati…»
«Che lo studio è importante…che non
è facile lavorare… che dovrai stare fuori di casa…sì lo so ci ho pensato molto.
Ma sento che è una cosa che mi può aiutare a crescere e in fondo anche tu
e papà siete stati per un po’ lontani da casa e papà persino all’estero! Senti
bisogna che a papy glielo dici tu, io non ho il cellulare che funziona da qua e
non so quando mi daranno il mio personale, perciò non credo che potrò
ritelefonare tanto presto!»
«E adesso con cosa mi stai chiamando?» come per dire che
volevo fregarla! Ma io dico!
«Con il cellulare di Bill, ma mica posso sequestarglielo per sempre! Ah,
un’ultima cosa: non dire a nessuno cosa sto facendo qui in Germania. Se
qualcuno sapesse che lavoro con i Tokio Hotel si scatenerebbe l’inferno! Se ti
fanno domande rispondi che sono in viaggio-studio all’estero per conto
dell’università! Mi raccomando su questo, massima discrezione! Adesso devo
andare, poi appena posso vi richiamo! Ciao!»
«Mi raccomando, non fare sciocchezze
e stai attenta! E telefona presto! E…»
«Mamma ciao! Devo riattaccare stiamo
per prendere l’aereo, devo andare!»
«Va bene, ciao tesoro. Se c’è
qualche problema…»
«Sì, chiamerò!»
E…prima che le venisse in mente qualche
altro avvertimento o consiglio da darmi interruppi la chiamata e dopo aver
ritrovato Bill seduto sulle sedie della sala d’attesa gli riconsegnai il
cellulare.
«Com’è andata?»
«Pensavo andasse peggio!»
«Posso immaginare! Ma devi capire i
tuoi genitori. Anche i miei hanno fatto un po’ di storie quando abbiamo
iniziato a viaggiare per l’Europa! E oltre tutto non eravamo ancora
maggiorenni! Poi però hanno capito e ci hanno lasciato andare per la nostra strada!»
«Speriamo bene!»
«Senti mi sembra un po' strano arrivati a questo punto...però io non so come ti chiami!»
«Oddio! Giusto! Bè, vorrà dire che faremo le presentazioni come in un vero colloquio di lavoro!
Piacere...mi chiamo Siria!»
«Piacere signorina Siria, ben venuta! Io sono Bill!»
E come in un vero incontro di lavoro ci stringemmo la mano con un fare
così professionale...che non ci avrebbe creduto nessuno da
quanto stavamo ridendo a denti stretti!
«Ehi voi due, forza alzate il culo
che è ora di imbarcarci! Si torma a casa!»
Così avvertiti da George ci avviammo
verso le scale mobili e di lì sull’aereo che mi avrebbe portato verso un’
avventura speciale.
Però prima di varcare la soglia della sala d'attesa, Bill mi fermò per un braccio e mi fece avvicinare a lui.
«Aspetta! Era da prima che te lo
volevo dire, ma non volevo disturbarti la telefonata! Hai due solchi sotto gli
occhi da fare paura! Non puoi girare così!»
«Lo so, ma che ci posso…»
Ero già partita in quinta per dirgliene quattro, ma non riuscii a finire la frase che
Bill si era avvicinato a me sfilandosi i suoi occhiali e sistemandoli sui miei
occhi.
Devo dire la verità: mi aveva di nuovo spiazzato! Una star del suo
calibro che si toglie gli occhiali (fondamentali per il mimetismo tra la gente
comune) per darli a me.
«Non sono proprio della tua misura…ma
per il momento possono andare.»
«E tu come farai? Ti
riconosceranno!»
«Chiederò a qualcuno di cercarmene un
altro paio nella mia valigia! E poi non ho due occhiaie così paurose come le
tue!»
«Grazie!» e lo dissi con un tono
permaloso che non gli sfuggì.
«Per gli occhiali o per il
complimento dei solchi profondi due centimetri?»
«Ma va va!»
N.A. Spero che non sia stato
troppo noioso! In effetti non mi convince poi molto...però come
sempre la cosa più importante è il giudizio dei lettori
che io aspetto sempre con ansia! Credo che il prossimo capitolo sia un
po' più...come dire...spassoso. E poi forse inizierà
finalmente il servizio fotografico vero e proprio con mille imprevisi e
sorprese! Grazie a tutti dei commenti e a quelli che leggono.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi? ***
Ma chi cazzo era quel deficiente? Come si permetteva di criticarmi?
Ma chi cazzo era quel
deficiente? Come si permetteva di criticarmi?
Appena atterrati all’aeroporto, di fretta ci scortarono alla macchina chiara
con i finestrini oscurati: eravamo giunti vicino alla città dei Tokio Hotel e
ormai lì tutti, vecchi e bambini, conoscevano le quattro persone, al momento,
più famose di tutta la
Germania.
«E che cavolo! Non si può andare un
po’ più piano! Mi sta venendo il fiatone!»
«Smettila di lamentarti e seguici se
non vuoi rimanere affogata nel mare di fans!» come al solito Tom era stato
molto delicato e gentile.
«Non so quanto potrò resistere a
questi ritmi.» Lo dissi più a me stessa che come protesta e infatti avevo avuto
un tono più rassegnato che incazzato.
Una volta raggiunta la macchina ci
potevamo (anzi, si potevano, visto che io
ero una sconosciuta) ritenere al sicuro fino a casa. Gustav e George, dopo
un fugace saluto, presero un’ altra macchina che li avrebbe portati a casa
loro, mentre io dovetti seguire i Kaulitz.
«Tutto bene? Ormai puoi rilassarti
il pericolo peggiore è passato.»
«Adesso capisco perché hai quella
capigliatura strana…tutte le volte
diventi scemo per sfuggire agli assalti delle fans e dei fotografi!»
«Ehi, non è vero che ho i
capelli così per quel motivo!» Lo disse con un tono misto tra
l’ironico e l’offeso, girandosi verso di me che ero seduta su sedile posteriore
vicino a lui, mentre Tom si era seduto davanti.
«Mmm…non ne sono poi così convinta.
Comunque dove si va adesso?»
«A casa nostra dove finalmente
resteremo per una settimana! Non vedo l’ora di rivedere la mamma! E tu Tom?»
«Sì! E…soprattutto…fare quello che voglio per sette giorni di
filata!»
DRIIIIINNNN…
DRIIIIINNNN…
Era il cellulare di Bill che stava
squillando e, a quanto sembrava, anche piuttosto insistentemente.
«E un attimo…che rispondo…se
trovo il cellulare in fondo a questa borsa!...meno male…eccolo!»
Quello che aveva preso in mano non
era il cellulare che mi aveva prestato per parlare con mamma, ma quello che
avevo intuito essere per il lavoro.
«Pronto!...ah sei tu! Dimmi, come ti
sei aggiustato?...al tuo negozio?...Sì, credo che si possa fare…però non prima
di un’ora! Lasciaci il tempo di sistemarci!...come?...Ho capito pensi che tra
oggi e domani si possa fare…ok, allora…bene, così dopodomani iniziamo!...No,
non ti anticipo niente…la vedrai quando sarà lì! E mi raccomando niente cose
strane!...sì lo so che sono io quello eccentrico…ma te lo dico lo stesso! Ok a
dopo.»
«Chi era?» chiese il solito Tom un
po’ impiccione.
«A te non riguarda! Ma a te sì…» mi
disse guardandomi «…era il mio fidatissimo collaboratore Dean…fa di tutto: è
un’estetista, parrucchiere, truccatore, stylist e altro ancora…e devo dire che
è un genio! Appena arriviamo se ti va bene andiamo da lui che ti prova qualche
acconciatura e…poi non so! Ok?»
«Di già?! Non pensavo iniziassimo
subito con le foto!»
«Ma no, non oggi! Oggi è più la
preparazione. Inizieremo domani o dopodomani il lavoro vero.»
«Capisco…va bene!»
Ma...già sentire parlare di
parrucchiere mi aveva sconvolto, di sicuro avrebbe voluto tagliarmi i miei
adoratissimi capelli e poi il fatto che fosse il collaboratore di Bill rendeva
la cosa ancora più spaventosa. Certo gli stavano divinamente quei capelli così strani, ma
l’idea di assomigliargli non mi entusiasmava più di tanto.
Quando arrivammo, ad aspettarci sul
cancello c’era una donna con i capelli biondi e lisci che io riconobbi subito
come la mamma dei due gemelli. Era bella e si vedeva dall’espressione raggiante che non aspettava altro che i
figli, penso le fossero mancati molto e infatti sia Tom che Bill scesero dalla
macchina con uno slancio per abbracciarla. Erano un bel quadretto famigliare e
mi fecero tornare in mente la mia mamma che già iniziava a mancarmi.
«Bill! Tom! Sono contenta che siate
passati a casa! Era da un po’ che non vi vedevo e mi mancavate! Ma…chi è quella
signorina?» Mi aveva visto…e adesso che succedeva? Poi Bill si girò verso di me
e mi fece segno di avvicinarmi a loro.
«Ti ricordi di quando mi lagnavo con
te al telefono perché mi avevano chiesto di trovare una modella da affiancarmi
per il servizio fotografico di Dior? Ebbene…l’ho trovata, è lei! Penso sia
perfetta! Che ne pensi?»
La signora mi si avvicinò e mi
squadrò per un attimo.
«Piacere…io sono Simone, la mamma di
questi due scalmanati! Mi fa piacere che hai accettato di lavorare con Bill,
non ne potevo più delle sue suppliche perché gli facessi io da modella! Non trovava nessuna e
si era abbassato a chiedermi di aiutarlo! Non ci potevo credere! Ma dimmi…come
ti chiami?»
«Piacere…mi chiamo Siria!»
«Spero che ti troverai bene qui a
casa mia!» e mi fece un sorriso a 32 denti proprio identico a quello di Bill.
Adesso avevo capito da chi lo aveva ricevuto quel sorriso!
«Scusi piuttosto il disturbo! Sarò
un po’ di impiccio per questi giorni!»
«Ma va! Piuttosto entriamo che ti
faccio accomodare!» mi disse avvolgendomi
le spalle con un braccio.
«Scusa mamma, veramente te la devo
rapire perché dobbiamo andare da Dean…ci dobbiamo preparare per dopodomani!»
Ma Simone non era proprio d’accordo
con i figlio.
«Senti tu…è appena arrivata e già la
fai sgobbare! Dean può aspettare cinque minuti! Tom prendi le valigie e
entriamo!»
«Ma perché proprio io? E gli altri
due?»
«Lo sai che se Bill si rompe
un’unghia succede il finimondo e Siria è un’ospite! Poi…non sei tu quello che
vuole essere considerato un’ uomo adulto?! È
ora che inizi!»
«Bè, c’è comunque l’autista!»
«TOM! Non fare la star con me! Con tua mamma ti conviene abbassare
la cresta o…ti taglio tutti dread!»
E con la coda dell’occhio vidi Tom
che non sapeva cosa replicare, ma voltarsi e iniziare ad aiutare l’autista a
portare i bagagli dentro casa un po’ incazzato…(diciamo molto).
Mi condusse in cucina dove mi offrì
del tè con dei biscotti buonissimi e parlammo un po’ del più e del meno come
due vicine di casa.
«Scusa mamma…ma dobbiamo proprio
andare! Te la riporto stasera, promesso!»
«Uffa! È così simpatica e poi mi
piacce troppo il suo umorismo!»
«Ti piace…io la trovo odiosa…»
«Tom! Per piacere…ti fai sempre riconoscere! Evidentemente te lo
meriti!»
«Ma mamma…la difendi?» replicò
offeso il rastaro che però non ebbe risposta, ma solo un’occhiata eloquente.
«Se proprio dovete andare…ciao, ci
vediamo stasera!»
Così mi alzai dal divano della
cucina e raggiunsi Bill nella macchina.
«Portaci da Dean per favore.»
E l’autista che ci aveva
accompagnato a casa Kulitz partì. Pochi minuti d’auto e ci ritrovammo di fronte
al salone di bellezza più grande e sfarzoso che avessi mai visto. Dentro
sembrava la hall dell’albergo dove avevo dormito la sera prima, non c’era
nessun cliente e ne dedussi che ci voleva la prenotazione per entrare lì
dentro. Mi si avvicinò un uomo sulla trentina, di bell’aspetto e curato,
seguito da uno stuolo di ragazze più o meno della stessa età con un camice
bianco addosso.
«Ciao Bill! Come va?» l’uomo si
avvicinò a Bill e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.
«Bene Dean! Guarda qui che ti ho
portato! Sarà lei la mia collaboratrice per il servizio fotografico. Che ne
dici?»
«Buon giorno, mi chiamo Siria!» gli
dissi porgendogli la mano.
Lui neanche mi fece un segno di
saluto. Iniziò a squadrarmi da capo a piedi, sembrava mi stesse facendo la radiografia.
«Mmmm…un po’ bassina per te…poi poco
curata…e guarda che straccetti che si ritrova…le scarpe da tennis nere, i
pantaloni verdi e la maglia rossa! Non ci azzecca un colore! Non ha nessuno
stile!»
La mia espressione…dall’amichevole passò alla sorpresa per finire con una da omicidio.
Ma chi cazzo era quel deficiente?
Come si permetteva di criticarmi?
Assunsi una posa simile a quella che
aveva lui nel guardarmi: mano su un fianco e l’altra vicino alla bocca come nel
più inteso sforzo di pensare.
«Mmmm…sai che ti dico? Sei molto più
anonimo e insignificante di me là fuori: io vengo notata per l’allegria che
emetto con i miei colori e il mio stile un po’ bizzarro, ma simpatico; tu
vieni solo notato per la spocchia che hai e per i tuoi vestiti neri da funerale
che fanno venire solo depressione! Ma chi ti credi di essere insignificante
moscerino?!»
«Signorina, si dà il caso che io sia uno
dei più quotati e importanti professionisti per la preparazione di star e se
non lo sa il nero è segno di eleganza e compostezza!»
«Il nero sarà anche segno di
eleganza e compostezza…ma solo per chi ne ha da vendere! Tu non ne hai
neanche un briciolo!»
«STOP! Avete iniziato con il piede sbagliato! Tu Dave non puoi
giudicare una persona dalle apparenze e tu Siria devi riconoscere la sua
competenza in questo settore! Abbiamo un lavoro da fare e temo che ci dovremo
vedere spesso noi tre, perciò mi piacerebbe una convivenza tranquilla! E…non
replicate o non finiamo più!» Bill aveva interrotto quella lotta di sguardi e
di opinioni che a, mio parere, avrebbe anche potuto degenerare.
«E va bene, forse si può fare
qualcosa per questo anatroccolo!»
«Chissà, forse anche io per il tuo
neurone tutto solo nel cervello che si chiede 'c'è nessuno qui dentro?!'!»
E quelle furono le ultime parole che
ci scambiammo per l’intera giornata. Già lo odiavo, era peggio di Tom! Lui al
confronto era uno zuccherino.
Bill sparì con lui nel retro del
negozio e io venni affidata ad un equipe di estetiste molto più gentili del
loro capo.
«Prego signorina, si tolga i
pantaloni, la maglia e si accomodi sul lettino che iniziamo con la ceretta.»
Feci quello che mi avevano detto
anche se un po’ imbarazzata perché mi ero sempre fatta la ceretta da sola e
trovarmi tutte quelle ragazze davanti mi metteva un po’ a disagio.
«Signorina non si preoccupi. Non
deve sentirsi in imbarazzo. Si rilassi piuttosto.»
Sì erano veramente gentili e
comprensive e questo mi rilassò un pochino.
«Sì, effettivamente sono un po’
tesa. Ma va già meglio… AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH»
«Che succede?!» chiese allarmato
Bill a Dave nel suo ufficio. Le mie urla erano arrivate fin lì!
«Ma…credo sia la ceretta
all’inguine. Niente di serio, solo non è molto piacevole per qualcuno!»
«…ah…» esclamò Bill poco convinto e
con un’espressione sofferente sul volto, quasi la stesse facendo lui la
ceretta.
«E che cazzo! Fa male!»
«Scusi signorina! Ho fatto il più
veloce possibile per farle sentire meno dolore, ma…»
«Non si preoccupi! È solo che mi ha
preso un po’ alla sprovvista. E comunque la colpa è solo di quel capellone che
mi ha convinto a fare questa cosa! La prossima volta che mi propone di lavorare
con lui…»
«Ahhh…lei signorina è molto
simpatica e tosta! Non ho mai sentito nessuno rispondere con tanta schiettezza
a Dave! Che rimanga tra noi…però un po’ mi è venuto da ridere.»
«Gli sta bene! Chi si crede di
essere?!»
«Sì, un po’ esagera con il proprio
ego, però è veramente il migliore nel suo lavoro! Questo lo devo riconoscere!»
disse un’altra ragazza che intanto mi stava facendo le gambe.
«Sarà…»
«E così lei lavorerà con Bill
Kaulitz! Che fortuna! È talmente attraente quel ragazzo…che anche a me, che ho
25 anni, non mi è indifferente!» disse sognante quella che mi stava facendo le
ascelle e che mi provocava smorfie da guinnes dei primati per la loro drammaticità.
«Ma quale fortuna? È che ho perso
una scommessa con lui e ho dovuto accettare di aiutarlo!»
«Ah…che singolare episodio! Comunque
deve ammettere che un certo fascino ce l’ha! Non può negarlo!»
«Ma…forse un po’…ma non è che gli
cada ai piedi appena lo vedo! È elegante nella sua stranezza…però è anche vero
che ha un anno in meno di me!»
«E allora?! Io pensavo ne avesse di
meno di lui…ma qual è il problema?! Un anno non è importante!» mi disse la più
pettegola di tutte.
«Ehi, ma mica ci voglio fare una
storia! Devo conviverci per lavoro e basta! E solo perché mi pagherà bene! Tutto
qui, basta con i pettegolezzi!»
«Ci scusi, ma sembrava così in
confidenza con lui! Comunque abbiamo finito con la ceretta, può alzarsi e
rimettersi i vestiti.»
Ero contenta che quella tortura cinese fosse finita così presto e mi alzai
di scatto dal lettino. MAI L’AVESSI FATTO! Un terribile dolore si
spandeva dall’interno coscia fino alla caviglia e sotto braccio!
«Credo che per un po’ sentirà del
bruciore alle gambe e ascelle, ma dovrebbe passare nel giro di mezz’ora!» si
affrettò a dire una delle ragazze.
Incazzata nera, mi rimisi i vestiti
e camminando come un pinguino con le
braccia aperte a mo di parentesi tonda, raggiunsi Bill e Dave nell’ufficio che
appena mi videro si misero a ridere tanto da farsi venire i crampi allo
stomaco. Mi avvicinai a Bill che ancora si sbellicava dalle risate e con la
massima calma e serietà gli dissi una cosa che lo lasciò sconvolto.
«La prossima
volta che mi proporrai una scommessa ricordami di includere nelle penitenze la
ceretta ai tuoi capelli! Sta sicuro che per vendicarmi neanche Rette mich ti
salverà!»
Colpito e affondato.
Poi si occupò di me il ‘signore
onnipotente’ alias Dave, che ancora offeso dalle mie parole mi fece un male
cane quando si impadronì miei capelli. Fortunatamente non aveva intenzione di
tagliarli, (e meno male!) perché dopo tutto quello che avevo passato in sala
ceretta ero capace di prendere le pinzette e strappargli ogni singolo pelo che affiorava dalla sua pelle, anche se ci sarebbero
voluti anni!
Il risultato devo dire che era
apprezzabile: con i capelli lisci e un trucco leggero sembravo un’altra
persona. Non sapevo neppure che stirati i miei capelli arrivassero al sedere,
tanto erano lunghi.
«Bè, di una cosa non mi lamento: i
tuoi capelli sistemati sono belli naturali. Non avevo mai visto un colore
biondo così pieno di riflessi e luce.» fu l’unico commento carino che Dave mi
fece per quel giorno, anche se si vedeva che gli era costato ammetterlo.
«Sei molto carina così! Hai visto
che Dave è il migliore?! Te l’avevo detto!» mi disse Bill contento e entusiasta
per il mio piccolo, ma significativo cambiamento. E forse anche per farmi
dimenticare la promessa che gli avevo fatto poco prima (la ceretta ai suoi
capelli).
«Sarà…ma ricordati che queste
sofferenze te le farò pagare a caro prezzo!»
No, non mi ero dimenticata! E ancora
un po’ dolorante per via della ceretta e dei pettini di Dave che mi avevano
scarnificato il cuoio capelluto, con le gambe a pinguino, con le mani a
massaggiarmi la testa, mi avvicinai alla macchina che mi avrebbe riportato
nella tana del lupo. Bill salutò Dave e prima che uscissi dal salone di
bellezza mi si avvicinò e levandosi gli occhiali li pose di nuovo sui miei
occhi senza nessuna spiegazione. In fondo non c’erano fans lì intorno! Io non
gli dissi niente e la cosa morì quando salimmo sulla macchina.
«Ma dai che in fondo sei contenta!
Anche se pensavo Dave avesse qualcosa di più… fantasioso nella testa…che so una
cosa tipo…la mia…»
«Fottiti Kaulitz! Non ci pensare
neanche che divento come te!»
«Bè, perché? Non sto bene così?»
«Bè…ecco…tu diciamo di sì…ma io non
mi ci vedo proprio!»
«Allora sono figo così?»
«…ehm…cioè…diciamo che stai
bene…però adesso non comportarti come tuo fratello!»
«Cioè?»
«Tipo: ‘io sono figo, tutte sono ai
miei piedi, posso passare le notti con chi voglio’ ecc!»
«Bè, lui è fatto così!»
«Appunto, LUI! Tu certe cose non le fai!»
«E
che ne sai tu?! Poterebbe essere che
anche io ho un lato oscuro…»
«Mmm…io inquadro subito le persone
appena le vedo e ci parlo, tu non mi sembri il tipo da queste cose. Ma dopo
tutto ognuno di noi ha un lato oscuro e sarei curiosa di vedere Bill Kaulitz,
sempre sorridente e gentile, perdere le staffe!»
«Non sai quanto posso essere
spaventoso!»
«Ma va! Faccio più paura io!»
«Non ti ci vedo più terrificante di
oggi con Dave!»
«Oh, sì che posso esserlo!»
La conversazione rimase sospesa lì
perché arrivammo a casa e appena entrata Simon mi fece i complimenti per quanto
ero carina. Tom rimase con un palmo di naso quando mi vide, spalancando la
bocca.
«Chiudila, o ti ci entrano le mosche!»
gli dissi sprezzante.
«Ero
solo rimasto un po’ sorpreso da quanti progressi abbia fatto la cosmetica!»
«Stronzo!» me la poteva risparmiare quella battuta idiota.
«Però così ristrutturata…sei quasi
considerabile…» La sua espressione era di quelle da bello e dannato che, per
lui, dovevano fare cadere le donne al suo cospetto.
«Taci con tutte le tue
considerazioni! Almeno finché lavora con me non voglio strani apprezzamenti su
di lei!» era stato Bill a difendermi, prima che lo facessi da sola.
«E va bene fratellino, la lascio a
te! Se sei in carenza di affetto…»
«Tom! Falla finita! Lo sai come la
penso su chi lavora per noi!»
«Ok, non parlo più! Se no poi ti
incazzi!»
«Bravo! Siria scusalo se è
deficiente, ma avrai capito che il cervello gli è sceso in basso!»
Alzai gli occhi al cielo come per
dire che non c’erano speranze e di lì in poi la serata passò allegra mangiando
con tutti loro la cenetta squisita di Simone finché verso le 11 andammo a
letto. Per me era stata preparata la camera degli ospiti e dopo aver salutato
tutti mi fiondai sotto le coperte visto che ero abbastanza stanca per via di
tutto quel trambusto.
N.A. Non
è per dire...però lo trovo carino! Lo so che si loda si
imbroda, però ci avevo preso gusto a scrivere sto capitolo! Ora
sta per arrivare il momento scatto e chissà cosa potrebbe
succedere? Ho già in mente un paio di situazioni...come
dire...esilaranti, ma allo stesso tempo improbabili. Comunque
vedremo...chissà che non mi venga in mente qualcosa di
più! Intanto ringrazio tutti quelli che hanno recensito, grazie veramente!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Bacio? Cos’era sta storia del bacio? ***
Bacio? Cos’era sta storia del bacio?
Bacio? Cos’era sta storia del bacio?
Dormivo così bene in quel letto che
quando mi svegliai la mattina successiva mi ci volle un po’ per focalizzare il
come e il perché non ero a casa mia, ma nella stanza degli ospiti della
famiglia Kaulitz. Poi però in meno di un secondo mi ricordai tutto ciò che era
successo, e seppur con svogliatezza e sonnolenza, scesi dal letto e aprii la
porta diretta verso il bagno.
Il problema però era che appiccicata
alla porta del bagno c’era una targhetta con tutti teschiolini e i microfonini
disegnati come contorno, con scritto al centro
BILL!
Ora le cose erano due: o ero così
rincoglionita da essermi dimenticata qual era la porta del bagno, oppure ero
finita davanti la stanza di Bill! Mentre riflettevo su entrambe le possibilità
una voce colta e fine diradò i miei dubbi.
«C’è Bill nel cesso! E ti conviene
non entrare se non vuoi incorrere in una sua crisi isterica! Minimo ci mette
altri 30 minuti prima di uscire, perciò se non hai un cazzo da fare oltre che
aspettare la sua regale uscita, ti
conviene venire a fare colazione con me e la mamma di sotto!»
«Certo che la mattina il tuo
vocabolario di termini gentili e dotti si riduce drasticamente! Comunque grazie
per il consiglio, avevo proprio fame!»
Era iniziata veramente bene quella
mattina! Appena alzata e di già mi ritrovo il bagno occupato da Bill, e Tom che
mi fa le sue battutine ironiche senza un minimo di tatto!
Decisi che era meglio affrontare un
problema alla volta con lo stomaco pieno e, senza ribattere ulteriormente e
scatenare una rissa verbale, scesi con Tom al piano di sotto dove ci aspettava
una Simone ai fornelli intenta a prepararci la colazione.
«Allora oggi che farai con Bill?
Inizierete con gli scatti?» mi chiese curiosa Simone.
«Non so. Prima credo dobbiamo
passare dal trucco e parrucco, poi provare i vestiti e poi…bo non lo so!»
In effetti avrei voluto sapere cosa
c’era in serbo per me quel giorno, soprattutto se mi dovevo preparare
psicologicamente ad un’altra estenuante giornata con DAVE! Meno male che dopo
30 minuti esatti scese dalle scale Bill: pettinato, truccato e vestito di tutto
punto; almeno potevo andare a sciacquarmi il viso e vestirmi.
«Ehi,
vedi di spicciarti ragazzina! Ci devo andare anche io al cesso!»
Di nuovo aveva parlato la finezza in
persona, ma non avevo le forze per incazzarmi con due persone nell’arco di una
sola mattina e decisamente sarebbe stata più lunga la giornata con Dave! Così
lasciai perdere.
In pochi minuti ero pronta e già
Bill mi aspettava sulla porta di casa spalancata.
«Come va oggi? Ieri sembravi un
pinguino da come eri messa!»
«Bill! Ti ci metti anche tu adesso! Guarda, già il fatto che devo
rivedere Dave mi…»
«Ma dai! Scherzavo! Sul serio, come
va?»
Sta volta era veramente serio e
forse anche un po’ preoccupato per me.
«Bene! Una nottata di riposo…e mi è
passato tutto. Spero solo che oggi non sia come ieri!?»
«No! Oggi proveremo i vestiti e se
ci riusciamo iniziamo a fare qualche scatto.»
«Meno male! Andiamo va, che è
meglio.»
E sorpassai Bill solo di pochi
centimetri...che lui mi prese per un braccio e togliendosi gli occhiali li
appoggiò sui miei occhi. A quel punto però non potevo più tacere! Perché lo
faceva? C’era forse qualche problema?
«Bill, ma perché devo indossare
sempre gli occhiali quando usciamo fuori?»
«Meglio essere prudenti!» fu la sua
laconica risposta, che però non mi soddisfaceva.
«D’accordo per te! Ma io non sono
famosa…perché mi dovrei nascondere?»
«Be, è un’abitudine che ho notato
non fa mai male! È vero che non sei famosa, ma girando insieme a me non si è
mai al sicuro con paparazzi o fans, perciò se non sanno chi sei e continuano a
farlo è meglio per te!»
«Ah, capisco…per non avere
impicci…vorrà dire che mi comprerò un paio di occhiali appena posso, così non
dovrai più prestarmeli tu.»
Però stranamente non mi rispose e si
avviò verso la macchina lasciandomi in attesa di un commento sulla porta di
casa. Io lo presi come un ‘era ora che lo capissi, mi ero sufato di
darti sempre i miei’ e poco dopo lo raggiunsi in macchina.
Quel giorno Dave era appena più
sopportabile, forse perché doveva solo acconciarmi un po’ i capelli con qualche
ciocca tirata su e truccarmi leggermente. La stessa cosa fece con Bill anche se
con lui ci impiegò di meno visto che era già pronto, doveva solo ritoccarlo.
Poi fu la volta della prova vestiti
e venimmo separati: lui a destra e io a sinistra. Una ragazza alta e
truccatissima mi si avvicinò e si presentò.
«Ciao, io sono Erica la sylist
mandata direttamente dall’etichetta Dior per vestirti. La mia collega vestirà
il signor Kaulitz.»
Ero un po’ intimorita da quella
bellezza anoressica, che quasi quasi
mi faceva ribrezzo farmi vestire da lei. Chissà se avrebbe iniziato a rompermi
come Dave?
«Piacere io sono Siria. È la prima
volta che faccio la modella, ma cercherò di impegnarmi!»
Speravo di aver cominciato con il
piede giusto, ci mancava solo un Dave versione femminile!
«Piacere! Allora io direi di
iniziare con quest’abito. Visto che dovrai affiancare Bill tutti e due dovrete
essere vestiti in un certo modo! Vai nel camerino e provalo, poi vediamo gli
accessori!»
Bè, non era simpaticissima e si dava
un sacco di arie, però sembrava più disposta a collaborare. Andai verso il
camerino e indossai quel semplicissimo vestitino nero con la gonna che mi arrivava poco sotto le cosce e una
scollatura a V non molto
pronunciata. Come decorazione aveva un semplice nastro di raso nero avvolto alla vita con un fiocco sul
fianco sinistro. Io per principio mi rifiutavo di indossare le gonne, non so
perché ma le odiavo; tuttavia decisi che per quel lavoro avrei tentato di fare
un’eccezione, ma solo sul set! Uscii dal camerino e appena Erica mi vide
accennò solo a un piccolo sorriso. Evidentemente si aspettava di peggio!
«Bene, direi che come misura va
bene. Adesso metti questi sandali bianchi e questo braccialetto e direi che sei pronta per i primi
scatti!»
«Abbiamo fatto veramente? Pensavo ci
volesse di più?!»
«Bè, se la misura non andava ci
sarebbe voluto di più, ma…siamo a posto!»
La ringraziai e mi diressi verso la
stanza dove avevano allestito il set fotografico. Lì vi trovai Bill già pronto
con un completo niente male, gli stava benissimo: un gilet marrone sopra la camicia grigia e i pantaloni dello stesso colore.
«Già fatto?! Stai benissimo con quel
vestito. Se ti vedesse Tom…»
«Punto primo, non mi piacciono le
gonne. Punto secondo, Tom non mi vedrà mai così. Punto terzo, lo faccio solo
per lavoro.»
«Ok ok. Bè…però ti starebbero bene
le gonne! Perché non ti piacciono?»
«Non lo so nemmeno io, ma mi fanno
ribrezzo su di me!»
Prima che Bill potesse replicare
un’altra volta comparve davanti a noi un…BARBONE! Era un uomo con la
barba lunga, i capelli iNcOlTi che uscivano da
un cappello stracciato e un abbigliamento da anni 70 tutto logoro. Lì per lì mi
venne un colpo soprattutto quando vidi che aveva in mano una gigantesca macchina fotografica e capii che era
lui il fotografo ufficiale! Ma tutti sti
matti dove li andavano a scovare?!
«Eilà, salve a tutti! Sono Max il Fotografo! Con la lettera maiuscola
perché sono il migliore! Allora…oh, ma abbiamo una bellissima fanciulla come modella?! Perché sarai tu la
mia modella, vero?»
Era un tipo FuOrI dI tEsTa, ma
simpatico. Mi piaceva in mezzo a quella gente tutta impettita e poco socievole.
«Sì, anche se a dire il vero io
aiuto solo Bill nel servizio fotografico!»
Mi si avvicinò all’orecchio e mi
sussurrò poche parole che mi fecero sorridere.
«E secondo te io guarderò lui mentre gli faccio le
foto? Un’occhiatina di sfuggita solo per essere sicuri che non faccia cose
strane sul set…ma la gente guarda le donne indipendenti e forti come te! Lui di
forte ha solo i suoi capelli, che comunque fra un po’ gli cascheranno tutti! Io
gli ho detto tante volte di lasciarli fluenti e ribelli come i miei!»
E a quel punto scoppiai in una
risata: immaginatevi Bill con i capelli tipo quelli di Caparezza! C’era da sbellicarsi dalle risate!
«Bene! Allora Bill direi che la posa
standard che hai sempre possa andare bene per le foto di oggi. Quindi, mani sui
fianchi, anca in fuori e pancia in dentro (anche se è invisibile la tua, a
differenza della mia!). Tu, come ti chiami soldato Jane?»
«Signore, io mi chiamo Siria!» era
divertente quel gioco e non mi faceva
pesare il lavoro.
«Soldato Siria, si avvicini al
soldato Bill sul suo lato sinistro e metta una mano sul cuore e l’altra sulla sua spalla con
sguardo fiero e sorridente!»
Ecco iniziava la mia lunga odissea.
Ma già il fatto di mettere le mani
addosso a Bill in quel modo mi metteva un po’ in agitazione. Dopotutto…ERA
BILL KAULITZ e io ero pur sempre una sua fan. Un po’ titubante feci
quello che mi aveva detto Max, ma la mia tensione era palpabile.
«Soldato Siria…rompa le righe! Non
siamo in guerra, è solo un’esercitazione…si rilassssssssssi!»
«Bè, non è facile!»
«Lo so lo so che il soldato Bill è
molto attraente…però vi pregherei di fare le vostre coccole da un’altra parte!
Ahhhh!»
E quello era il modo di mettermi a
mio agio?! E comunque non era vero che trovavo Bill attraente! Carino sì, ma attraente
era una parola grossa!
Decisi di impegnarmi a fare quello
che mi aveva detto Max, così magari avremmo finito prima.
«Tranquilla. Rilassati. E non badare
alle battutine di Max; fa sempre così con le modelle! Piuttosto, non ti
preoccupare se ti dice di starmi addosso, perché tanto prima o poi lo chiederà
anche a me e allora sarò io ad essere in imbarazzo! Ma è solo lavoro, perciò
prendila con leggerezza!»
Un po’ le parole di Bill mi
calmarono, ma cosa voleva dire con ‘prima o poi lo chiederà anche a me e allora
io sarò in imbarazzo’?
Con quel dubbio iniziarono i primi
scatti e anche la nostra intesa sul set fotografico.
Alla fine del primo pomeriggio dopo
aver pranzato lì da Dave e continuato con le foto, la luce esterna si era
notevolmente affievolita e Max decise che era ora di smettere.
«Per oggi bene così! Per tutta la
settimana direi di continuare con queste foto e la prossima…»
«No! La prossima non ci siamo.
Abbiamo una serie di spettacoli nei dintorni. Continueremo la settimana dopo!»
«Ah, bene! In questo caso ci vediamo
fra due settimane! E tu Siria vedi di sssssscioglierti: l’intesa con Bill c’è,
però sei troppo tesa! Rilassati sorella! Bene gente…ci si
rivede fra due settimane con…il bacio, ne vedremo delle belle!»
Bacio? Cos’era sta storia del bacio?
La cosa mi puzzava di bruciato e
decisi di avere spiegazioni da Bill.
«Bill, cosa ha voluto dire con
quella frase?»
E lui sconsolato con la faccia da funerale, mi rispose «Lo sapevo che lo faceva, lo sapevo!...» poi si rigò verso di me e quasi
con le lacrime agli occhi mi informò del perfido piano della strega Max.
«Quando intende bacio…intende un
bacio vero. Insomma avrai visto delle foro dove i due modelli si baciano?!
Ecco…lui intende quello!»
CRAKCC…e adesso come avrei fatto?! Io, che nonostante i miei 19
anni, non avevo mai baciato nessuno?! E sì, perché un po’ per il mio carattere
forte e deciso e un po’ per il mio aspetto poco curato e non alla moda come le
altre ragazze, non mi aveva mai baciato nessuno! E poi adesso baciare Bill! Che
vergogna! Dovevo trovare una soluzione e già una mezza idea ce l’avevo. Avevo 2
settimane per convincere una certa persona ad aiutarmi e ce la dovevo fare!
Assolutamente!
N.A. Allora,
questo capitolo era fondamentale per il seguito della storia. Non mi
piace molto...ma mi serviva per non creare troppaconfusione dopo! Spero
comunque che vi sia piaciuto ugualmente e aspetto qualche commentino in
più rispetto a quelli del capitolo precendente! Ma vi capisco
che siete impegnati! Anche io, ensate che ho scritto questo capitolo in
soli due giorni. Forse è per questo che non mi piace
tanto...è un po' frettoloso. Comunque avrete già capito
che sono in arrivo strane situazioni e imbarazzanti momenti! Vi saluto
e ringrazio tutti quelli che hhano letto e commentato, o solo letto! Ci
sentiamo presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Tu non hai mai baciato nessuno? ***
Tu non hai mai baciato nessuno?
Tu non hai mai
baciato nessuno?
Erano ormai passati
diversi giorni dal fatidico annuncio del bacio e ancora non mi ero decisa a
parlare con Tom. Solo lui poteva aiutarmi, anche se la cosa non mi entusiasmava
più di tanto! Però ero ridotta piuttosto male a idee e non avevo scelta.
Così di soppiatto
mi avvicinai alla sua camera e accostandomi alla porta cercai di captare
qualche suono ♪,
un segnale che fosse lì dentro…ma come vi ho già detto la sfortuna mi perseguita sempre e comunque…
Click…e la porta si aprì di colpo
facendomi cadere miseramente a terra!
«Bene, bene! Ma che
sorpresa…non mi aspettavo che proprio tu
tentassi si spiarmi nella mia camera!» mi appoggiò un piede fasciato da un
calzino bianco sulla schiena per
impedirmi di alzarmi dal pavimento e con movimento veloce…chiuse la porta.
«Allora…che stai cercando di fare da
qualche giorno?! Credi che non mi
sia accorto che il tuo sguardo è sempre su di me? Cos’è improvvisamente non
ti sono più indifferente? Oppure sei una
di quelle che vuole diventare famosa cercando di vendere qualche scandalo ai
giornali?» mi disse quelle parole con disprezzo e determinazione, come se
già conoscesse la risposta. Io avrei voluto replicare, ma non me lo permise e
anzi fece ancora più pressione con il piede per schiacciarmi a terra.
«Sai che ti dico…se
vuoi vendere un’intervista te ne darò un buon motivo!»
Togliendo il piede
dalla mia schiena e abbassandosi a terra dove io ero ancora mezza intontita, mi
voltò bruscamente e si avvicinò pericolosamente al mio volto.
Vedevo la sua
espressione trionfante e i suoi occhi scuri in quel momento così duri e decisi sempre più
vicini…vedevo il suo pearcing che piano piano scompariva dalla mia
visuale perché si portava sempre più vicino a me…e i suoi dread legati con un
elastico che mi solleticavano il viso e il collo.
Bè, dopo tutto
poteva andare peggio…almeno non avrei dovuto inventarmi qualche scusa o fargli
chissà quale favore…stava facendo tutto da solo! E siccome inconsapevolmente realizzava
il mio gioco mi venne naturale non tremare di paura o d’imbarazzo, ma al
contrario si dipinse sul mio viso un’espressione quasi compiaciuta di quello che
stava accadendo. Però…mi ero un po’ troppo illusa che fosse veramente così scemo…
Infatti si fermò
vicinissimo alla mia bocca che qualsiasi movimento avessimo fatto era
inevitabile il contatto. Mi guardò per un’interminabile secondo e poi si
allontanò lentamente da me, lasciandomi per terra ancora un po’ rincoglionita.
«Voglio la verità! Che cosa vuoi da me?»
E va bè, c’era
sempre la mia intenzione iniziale per convincerlo, se non faceva tutto da solo.
Così presi un lungo respiro…non poteva dirmi di no, dovevo indurlo ad accettare!
«Bè, ho un favore
da chiederti!»
«L’ho
capito! Spara!»
Mi alzai da terra e
lo fronteggiai a testa alta per cercare di sembrare convita in quello che stavo
per dire.
«Ho un problema sul
lavoro che posso risolvere solo se tu mi aiuti! E…non posso chiedere a Bill!»
«Fino a qui c’ero
arrivato…se avessi potuto evitare di chiedermi un favore sono sicuro che
l’avresti fatto! Ma invece di girarci intorno, parla chiaro! Cosa
vuoi?»
Era insistente e
poco paziente…la mia richiesta era un po’ imbarazzante, anzi un po’ tanto, e lui pretendeva che
glielo dicessi direttamente?! Presi un altro respiro profondo, in fondo era
meglio togliersi il dente alla svelta.
«Devi insegnarmi a
baciare! Entro la settimana perché poi ve ne andrete in giro per il paese!»
Devo dire che
l’espressione scioccata e incredula
di Tom fu per me un momento impagabile, davvero l’avevo tanto sconvolto?! Non
credevo bastasse così poco!
«Bè, ti devo
trasportare al museo delle cere a fare compagnia alla copia di tuo fratello?!»
E a quella
provocazione si riscosse dal suo coma voltandosi verso di me e rivolgendomi
un’espressione di divertimento con quel suo sorrisino che iniziava dall’angolo
sinistro della bocca sollevato…e un attimo dopo si mise a ridere di gusto come
se il mio titanico problema fosse
una barzelletta per lui.
«Tu vorresti che ti
insegnassi a baciare?! Me ne hanno chieste tante di cose nella mia vita…ma
questa è la più assurda! Pensi che io possa insegnarti a baciare meglio?! Bè in
effetti sono un esperto…»
«No, non ho detto
meglio! Ho detto insegnare e basta!»
E la sua risata si
bloccò trasformando il suo viso in un’altra espressione di incredulità.
«Cioè…ho capito
bene?!»
«Sì! E smettila di ridere!»
«Tu! Tu non hai
mai baciato nessuno?»
«Vuoi che te lo
scriva in braile o lo capisci anche da solo!»
«Cavolo, ma hai 19
anni! Com’è possibile?»
«Senti…se mi vuoi
aiutare ti fai un piacere da solo…altrimenti mi licenzio sul serio e poi te le
sorbisci tu le crisi isteriche di Bill!»
«E perché mai?! Io gli racconterò la tua piccola confessione
di oggi!»
«E chi pensi ti creda se nemmeno tu ci credevi
fino a un minuto fa?»
Colpito e affondato.
Non seppe più cosa replicare.
«Bè, una in più non
fa differenza. E va bene!»
E ti pareva che non
riusciva in qualche modo a replicare! Però avevo raggiunto il mio scopo e
questo era l’importante.
«Scusa, ma perché
non lo dici a Bill? È con lui che devi lavorare!»
«Non mi va di
chiederglielo. Cosa penserebbe…e poi…»
«Credi che non possa farlo anche lui?!
Guarda che non è un angioletto come tanti pensano. Lo sanno tutti che mi
piacciono le avventure…ma anche lui qualche volta ne ha avute. Certo non se ne
fa una a sera come faccio io, però ti assicuro che sarebbe capacissimo di
aiutarti! I giornali se ne inventano così tante…ma non tutte sono storie
costruite. È solo che lui è molto riservato e cerca di smentirle tutte.»
«Non è per questo. Lo so perfettamente che non è un santo!
Cosa credi che sia una di quelle fan che vi vedono come degli dei! È che
lavorando con lui e chiedendogli una cosa del genere mi sentirei poi in
imbarazzo! Tutto qui.»
«Bè, ci può stare
come motivazione…ma non è che per caso ti vergogni perché…se potessi salteresti addosso al mio caro fratellino?!»
«Sì, come no!
Appena lo vedo mi viene voglia di violentarlo! Ma fammi il piacere!»
«Mmm, farò finta di
crederci…»
E a quella
affermazione di Tom alzai gli occhi al cielo per fargli capire quanto si sbagliava!
«Allora, mi aiuti o
no?»
«Credo che mi
divertirò! Vuoi iniziare subito o ti serve un po’ di tempo per preparati
psicologicamente?» voleva fare lo spiritoso…
«Caspita che
parolone difficile che hai tirato fuori! Sai che non si addice alla tua bocca così poco
intelligente!»
E lui mi si
avvicinò facendomi cadere sul suo letto mentre mi bloccava i polsi con le sue
mani. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò dentro con voce suadente.
«Vuoi vedere quanto può essere intelligente
la mia bocca in alcuni argomenti?» per poi rialzare la testa e fissarmi
negli occhi.
«Fai poco lo
spiritoso Tom! Io non sono una di quelle oche che cade ai tuoi piedi solo per
una tua parola provocante!»
«Sai che un po’…sta
diventando una sfida per me! Voglio vederti arrossire per un mio bacio! È diventata una
questione di orgoglio!»
«Mmm…chissà che
invece non ci riesca Bill! Perderesti due volte!»
«Allora vedi che un
po’ ti piace! Lo tiri sempre in mezzo!»
«Pensane un’altra
Kaulitz e datti da fare ad aiutarmi!»
«Non ci credo…mi sono fatto dire da una
ragazza di darmi da fare!»
E con un sorrisino
divertito sulle labbra mi baciò. Un bacio a stampo davvero poco credibile!
«Tutta qui la tua
fama? Piuttosto deludente!»
«Guarda che sei tu
quella che non collabora!»
«E che dovrei fare
io?»
«Rispondere al
bacio! Datti da fare anche tu invece di chiacchierare!» Mi aveva restituito la
battuta con gli interessi.
«Ma te l’ho detto
che non so fare!»
E prima che potessi
aggiungere altro era già sulle mie labbra e questa volta cercai di improvvisare
qualcosa. Certo che lui era veramente bravo al mio confronto, anche se un po’
irruento.
«Bè, un po’ meglio!
Almeno ci hai provato. Ma devi rilassarti, altrimenti sembrerà che stai
baciando uno schifosissimo verme!»
«Bè…non è che la
realtà sia poi così distante!» Accidenti come mi era venuta bene quella
battuta. Ma dello stesso avviso non sembrava Tom che si avventò sulle mie
labbra per farmi tacere. Sentivo il ferro del suo pearcing che mi solleticava
l’angolo della bocca e divertita dalla sua reazione così irrazionale, decisi di
lasciarlo io senza parole e…cercando di mettere in pratica quello che lui in
quei pochi minuti mi aveva insegnato, mi misi d’impegno a rispondere al bacio.
Infatti mi guardò negli occhi come compiaciuto del risultato che aveva ottenuto
e si staccò da me, lasciandomi un po’ piazzata.
«Per oggi basta!
Potresti prenderci un po’ troppo gusto!» mi disse mentre si alzava da me e
prendeva una felpa più pesante dal suo armadio.
«Ma che dici? È che
devo imparare in fretta!»
«Adesso però io
devo andare via, ci vediamo domani…se non ti ho sconvolta troppo!»
E si levò la
maglietta che aveva addosso per mettersi quella che aveva appena pescato dal
cassetto, rimanendo per un attimo a dorso nudo.
«Tom, cazzo! Ma un
po’ di contegno?!»
Lui si girò verso
di me appena prima che infilasse la maglietta e di nuovo con quel sorrisino da
deficiente mi si avvicinò di nuovo. Io mi alzai in fretta cercando di evitarlo,
ma fu più veloce e mi bloccò vicino alla porta spiaccicandomi al muro.
«Allora un po’ di
effetto te lo faccio! Sembravi veramente insensibile al mio fascino!»
«Ma sta zitto! Non
hai pensato che forse è perché non mi piaci affatto!»
Mi diede un altro bacio
provocatorio e poi si allontanò da me di nuovo infilandosi finalmente la felpa.
Con quel suo
sorrisino soddisfatto e da deficiente stampato in faccia se ne andò chissà dove
lasciandomi nella sua stanza. In effetti non mi aveva fatto schifo, anzi ad
essere sinceri mi era piaciuto. Però il problema era Bill…ero sicura che mi
sarei vergognata lo stesso con lui, nonostante con Tom sembrava tutto facile.
Ma poi…che sarebbe cambiato? Erano fratelli e per giunta gemelli, sarebbe stato
uguale!
N.A. Scusate,
ma sono un po' di fretta! Spero che vi sia piaciuto il capitolo e credo
avrete capito che da qui in poi le cose si fanno interessanti (non so
se mi sono spiegata?!). In effetti era un po' ovvio che avrebbe chiesto
a Tom...ma non tutto sarà così scontato, aspettatevi
imprevisti! Grazie a tutti delle recensioni che mi fanno semnpre molto
piacere! invito anche quelli che trovano qualcosa che non li aggrada a
farsi sentire. Si cresce anche con le critiche, purchè
costruttive.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca? ***
Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca?
Cosa stava pensando
di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca?
Il giorno dopo non
ero più molto convinta della mia scelta. Forse avrei dovuto rifiutare di fare
quelle foto! Forse avrei dovuto parlare con Bill e spiegargli che non me la
sentivo e che forse era meglio se si trovava una professionista! Ma ogni volta
che lo incontravo o al lavoro o per casa sua, mi prendevano mille dubbi e
lasciavo perdere le mie buone intenzioni.
Per non parlare di
Tom! Già non mi andava più molto a genio il fatto che gli permettessi di
baciarmi! Certo ero stata io a chiederglielo…ma chissà quanto mi aveva preso in
giro! Era da un po’ di tempo a quella parte che mi trovavo in situazioni che
non sapevo come gestire e questo mi mandava in bestia! Io…sempre padrona di me stessa e pronta in qualsiasi situazione…
Venerdì, dopo il
lavoro mattutino con il fotografo avevamo tutto il pomeriggio libero e di nuovo
piano piano mi accostai alla porta della stanza di Tom per
verificare che fosse lì dentro…ma le cose si ripetono ciclicamente nella
mia vita!
Infatti come il
giorno prima si spalancò la porta e io caddi di nuovo a terra! Però questa
volta da parte di Tom ci fu solo una risata plateale e…anzi…mi aiutò ad alzarmi
dal pavimento.
«Ahhh! Ma allora è
un vizio spiarmi in camera!»
«A dire il vero non
ti stavo spiando…volevo essere sicura che c’eri!»
«Tanto lo so che
sei curiosa di sapere quello che faccio! Ma…perché sei qui?»
«Bè…ecco…non
ricordi…che mi devi aiutare!»
«Se ti riferisci a
ieri, io credo che la cosa possa bastare così! Mi sono divertito ad accettare
la tua proposta…ma non credo che sia giusto continuare! E poi…da quello che ho
provato su di me…sai baciare molto bene, anche se dici che non lo
hai mai fatto. Secondo me mi hai detto una cazzata!» mi disse con tono
malizioso e ammiccando.
«No…cioè…come
sarebbe ‘basta così’?» Avevo capito
bene o mi stava dando il benservito?! Insomma…come avrei fatto poi?!
«Io credo che sia
una pagliacciata! E non ho
intenzione di fare questi giochetti da bambini! Se la tua era una proposta per provarci con me…allora parla
chiaramente! Ma se è la verità quella che mi hai detto…bè, allora direi che il
gioco deve finire qui!»
«Pensi che ti ho
detto una cazzata? Non è così! Se tu sei scemo che non ci arrivi, io non ci posso fare niente! Se la
metti così mi licenzierò e tu sarai nei guai con Bill!» lo dissi con un sorriso
un po’ teso sul volto e con le gote appena rosee per l’imbarazzo creato dalla situazione.
«Senti…pensi
veramente che m’ importa qualcosa?! Le tue minacce non mi interessano. Sono da
bambini! Sono stato al tuo gioco ieri, ma adesso basta! Se vuoi finire questo lavoro bacia il mio caro fratellino ed
è fatta! Pensavo fossi più matura con il coraggio che tiri fuori per
rispondermi a quel modo!»
Bè…devo ammettere
che un po’ ci ero rimasta! Era come se avesse detto che mi aveva usata per
divertirsi! Che infame! Però non ero tipo da concedergli questa
soddisfazione.
«Bene…meglio! Però
se vuoi un consiglio cerca di essere meno bastardo e approfittatore!» mi ero
dovuta trattenere, la voglia di dirgli cose più pungenti era tanta.
Lui abbassò lo
sguardo per un impercettibile secondo e poi disse qualcosa che mi colpì.
«Lo so, me lo dice
anche Bill qualche volta…ma io sono fatto così! Prendere o lasciare!»
«Bè, a me importa
poco!» anche io però ero un po’ bastarda.
«Certo che anche
tu…se
vuoi proprio che ti baci…possiamo
divertirci in altro modo…» e di nuovo quel sorrisino divertito sul viso
coperto in parte dalla fascia e dal cappellino. Penso che però quella volta
volesse solo sdrammatizzare la situazione con quell’affermazione.
«No grazie! Ho ancora una certa
dignità da difendere! Anche se quei soldi mi avrebbero fatto comodo per
assoldare un killer ed ucciderti!» se non mi voleva aiutare era inutile stare
tanto a pregarlo.
«Bè, se ti servono
quei soldi allora prendili! Finisci il lavoro. E se è solo per timidezza una
soluzione si trova.»
«E come, sapientone? Tu magari non sei mai stato
insicuro, ma non tutti sono come te!»
«Bè, te l’ho detto…a
quanto ho potuto sperimentare…non sei poi così timida. Un po’ tesa e imbranata, forse! Secondo me è questo il problema!» disse con un
cipiglio di chi la sa lunga e ha
molta esperienza.
«E come faccio a
non esserlo? Queste sono le uniche cose che mi mettono a disagio!» gli chiesi
con aria di sufficienza, sicura che non avrebbe trovato risposta alla domanda
retorica che gli avevo rivolto.
«Un modo ci
sarebbe…anzi…forse più di uno!»
mi rispose cambiando espressione.
«E sentiamo grande
genio…cosa proponi?»
«Mmm…uno sballo generale!» esultò per
questa sua trovata, di cui però io non avevo capito niente!
«Cioè?»
«Cioè potresti
perdere un po’ di freni inibitori…essere
meno razionale! Che ne so…fumi?»
«Oh cielo, no!» gli
dissi sconvolta. Odiavo le sigarette e tutto ciò che poteva essere fumato.
«Bè, allora niente cannetta…bevi?»
«L’acqua!»
«Santo cielo sei
peggio di mamma! Ma non ti piace neanche lo spumante o la vodka o un liquore a
scelta!»
«Sì, mi piace il limoncello…»
«Perfetto! Prima
delle foto te ne bevi 3 o 4 bicchieri e vedrai che ti sentirai più leggera!»
«Ma dico! Mi vuoi
far ubriacare?!» gli dissi un po’ sconvolta e con gli occhi strabuzzati. Avevo
intuito più o meno dove voleva arrivare, ma non pensavo fosse così schietto.
«Ubriacare proprio
no…ma un po’ brilla sarebbe la soluzione ai tuoi problemi.»
«Oddio! Che hai nel cervello?! Non mi sono
mai ubriacata mai nella mia vita e dovrei farlo per delle foto?! Assurdo! Non
ci penso proprio!» dissi molto indignata e orgogliosa della mia condotta
sempre retta fino a quel momento.
«Fa un po’ come
vuoi! La mia era solo un’idea. Adesso però devo andare a parlare con un tizio e
risolvere il problema all’amplificatore della chitarra…perciò ti saluto!» e
prima di andarsene mi diede un bacio a tradimento che io cercai di respingere
con pochi risultati.
«Faffanculo Tom!»
«Ahh, era il mio
addio! Non posso portarti a letto, altrimenti Bill si incazza!»
Ma guarda un po’ se
dovevo incontrare un tipo così fuori di testa! In certi casi divertente, ma in
altri decisamente volgare! Me ne andai pure io dalla sua camera un po’ schifata
da quell’essere che aveva ostato tanto! Però i giorni per prepararmi a
quell’evento erano sempre di meno e io dovevo trovare una soluzione al più
presto.
La prima settimana
di scatti fotografici finalmente finì e con mio grande sollievo avevo davanti
una settimana senza impegni perché i Tokio Hotel erano in giro per il paese a
guadagnare ancora soldi e a rendersi sempre più famosi. Nonostante tutto quello
che era successo, mi piaceva ancora molto la loro musica e un po’ mi era
dispiaciuto che non mi avessero invitata a vedere qualche concerto! Però…io
dovevo pensare…pensare…pensare…pensare…a una soluzione. E mentre i giorni
passavano…passavano…passavano…io cadevo sempre di più nella disperazione nera e densa che mi
attanagliava la mente e ogni pensiero.
Il lunedì mattina
della settimana successiva, molto silenziosamente, con Bill, raggiunsi il luogo
dove avremmo fatto le foto e questa volta avevano scelto una galleria di quadri
d’autore come set fotografico. Dopo che mi avevano truccata, pettinata e fatto
indossare un abito bianco con gonna corta e tutta svolazzante e con due
farfalle argentate che puntavano le
spalline, andai in una stanza adibita a camerino e prendendo la mia borsa ne
estrassi una bottiglia di limoncello.
Alla fine, non
trovando soluzione, decisi di provare quello che mi aveva suggerito Tom e un
po’ frettolosamente mandai giù due o tre sorsi di liquore…però se dovevo
diventare un po’ brilla non bastava…e decisi di scolarmene mez-za bottiglia. Lì
per lì mi venne solo un gran bruciore alla gola e per spegnere quelle fiamme
mandai giù un sorso d’acqua, poi pian piano la mia testa divenne più leggera
e tutti i miei pensieri svanirono rendendomi spensierata e felice. Dopo poco mi vennero a
chiamare perché erano pronti per le foto e io un po’ bArCoLlAnTe raggiunsi il
set. Quando vidi Bill vestito con un paio di jeans neri, una camicia marrone chiaro e la cravatta nera
allentata…pensai che dopo tutto non sarebbe stato male baciarlo! In quel
momento non me ne vergognai nemmeno, forse perché avevo così tanto alcool in
corpo che nessun neurone poteva mandarmi impulsi di autocontrollo. Mi avvicinai
a lui e Max ci disse di dare il meglio di noi.
«Bene ragazzi! E
ora direi di dare fuoco alle polveri! Forza Peter Pan, agguanta Wendy alla vita e chinati verso di lei
mettendo in bella mostra…il particolare disegno sulla tua deliziosa cintura d’orata!»
Avevo notato che
Bill era un po’ in imbarazzo e un po’ indeciso sul da fare…così mi aggrappai al
suo collo e portai la mia bocca…al suo orecchio.
«Non ti
preoccupare…non essere teso. Non mi dispiace mica un bacio da parte tua! Sai
quante volte avrei voluto farlo quando ancora ti seguivo in televisione?!» e
poi sempre lentamente lo lasciai andare. Se fossi stata nel pieno delle mie
facoltà non avrei mai pronunciato quelle parole! Mai!
Lui si allontanò
dal mio volto, ma non troppo e un attimo dopo mi si era avvicinato con
l’intenzione di baciarmi…almeno questo
era quello che pensavo! Si avvicinò…ma con il naso alla mia bocca e poi
inspirò profondamente. Ma che cavolo
stava facendo? Ero brilla…ma
questa stranezza assurda riuscì comunque ad arrivare al mio cervello e a dirmi
che forse ancora una volta qualcosa era andato storto!
«Scusate tanto, ma
per oggi non possiamo continuare!» lanciò un fulmine a ciel sereno, tanto che
tutti ne vennero subito folgorati.
«Ma…Bill…cosa
dici?! Se abbiamo appena iniziato?!» lo stesso Max ne era rimasto stupito. E
anche io subito dopo gli rivolsi la parola.
«Perché? Che c’è?»
Lui si voltò verso
di me e con un’espressione omicida sul volto mi rispose sottovoce, in modo che
nessuno potesse sentire, ma con un tono arrabbiatissimo.
«Sta zitta! E non provare a fiatare
ancora!»
I suoi occhi e le
sue parole mi ferirono tanto che non seppi cosa rispondere. Mi aveva fatto
paura quello sguardo che non gli avevo mai visto né in queste settimane né in
qualsiasi foto o video che avevo a casa. Era arrabbiatissimo con me! Ma io
ancora non ne capivo il motivo.
«E va bene Bill…se
non ti senti bene possiamo rimandare a domani. Dopo tutto hai avuto una
settimana difficile con il gruppo!» Max era intervenuto salvando tutto e tutti
in corner.
Bill ringraziò
tutti della disponibilità e poi mi afferrò per un braccio trascinandomi verso
la macchina, senza nemmeno farmi cambiare l’abito! E cosa ancora più strana,
non mi fece indossare i suoi occhiali, cosa che ormai era diventata
un’abitudine per tutti e due. Saliti e partiti per la volta…di non so quale
posto…chiesi spiegazioni.
«Ma che cavolo ti è preso?»
«Ma ti sei guardata?! Non riuscivi
nemmeno a camminare! Ti sei resa ridicola e mi hai fatto rendere ridicolo con
quella scusa che ho inventato al momento! Non so proprio cosa ti sia passato
per la testa!»
«Ma che cazzo stai dicendo?»
«Pensi che non me ne sia accorto che sei
ubriaca fradicia?! Non ti reggi in piedi, hai uno sguardo da drogata e il tuo
fiato puzza d’alcool in modo schifoso! Nemmeno Tom si è mai permesso di
presentarsi ad un concerto ubriaco! Come ti è venuto in mente di poter fare
delle foto in queste condizioni?!»
Adesso avevo un po’
capito!
«E che sarà mai!
Era solo per rendere la cosa più interessante!» Erano ancora gli affetti
dell’alcool che mi facevano dire cose assurde che non pensavo. Normalmente
avrei biasimato chiunque si fosse presentato come me al lavoro.
«Sta zitta! Certe cose sono
intollerabili! Avanti scendi che entriamo in casa!»
«Io non prendo ordini da te!»
Ma nonostante la
mia ostinatezza lui era più forte e mi tirò fuori dalla macchina facendomi
entrare per forza in casa.
«Ma che cazzo vuoi…»
Ma non feci in
tempo a finire la frase che un conato terribile mi colpì allo stomaco e dovetti
correre come una pazza verso il bagno e vomitare tutto quello che avevo
ingerito. Non capivo più niente, l’alcool ancora in circolo e i forti dolori mi
avevano tolto qualsiasi forza tanto che dopo l’ennesimo conato stavo quasi per
entrare letteralmente nella tazza del cesso…se una mano esile e al contempo forte,
appoggiata alla mia fronte non lo avesse impedito! Bill era entrato nel bagno e
mi stava aiutando come meglio poteva. Però io, riprendendo a mano a mano la
ragione, mi vergognavo profondamente per il fatto che mi vedesse in quelle
condizioni e soprattutto che mi vedesse vomitare.
«B…Bill…vattene!»
«No! Prima combini questo casino e poi vuoi
che me ne vada?!»
«È che…che
faccio…faccio schifo…»
«Bè, un po’ a dire
il vero, sì. Ma Non ti devi preoccupare!»
«Allora…vattene!
Non voglio…che mi vedi così!»
«Non dire cavolate!
Se prima non ti aiutavo finivi nella tazza del cesso!»
«Così…mi sarà…da
lezione!» e un altro conato mi venne su.
«Non ti lascio
così! E poi sai quante volte ho dovuto assistere Tom quando era pure più
ubriaco di te?!»
«Ma…lui è tuo
fratello!»
«E che centra?! Non
ti lascio da sola! Però domani voglio sapere come e perché ti sei ridotta in
questo stato!»
«Vedi…io…»
«Ho detto domani! Non farmi incazzare
ancora!»
«Scusa.» e ancora
sforzi di stomaco.
«Però adesso basta.
Non hai più niente nello stomaco. Cerca di rilassarti un po’, o ti verrà sempre
di più da vomitare!»
«Io…non ci riesco…»
e ancora tentai di tuffarmi dell’acqua del water.
«Sì che ci riesci!»
E detto questo mi
prese per la vita e, levandomi di peso da sopra la tavoletta, mi fece sedere
per terra insieme a lui con la testa e la schiena appoggiate al suo torace. Non
capivo più niente…ero imbarazzatissima all’idea di essere appoggiata a
Bill…soprattutto pensando che fino a qualche tempo prima ero una delle sue fan.
Ero così tesa che mi venne ancora la nausea, ma Bill non mi lasciò andare e
anzi mi strinse ancora di più sulle spalle per non farmi male allo stomaco già
abbastanza provato.
«Ti ho detto di no!
Resisti e vedrai che passa!»
Io non trovai altra
soluzione che fidarmi di lui e infatti gli sforzi di stomaco si ridussero
minuto dopo minuto. E trovavo sempre più rilassante la vicinanza di quello
spilungone enormemente arrabbiato con me fino a pochi minuti prima! Se mi
avesse visto mia cugina ci sarebbe rimasta di sasso! Io così vicina a Bill…neanche nei sogni!
Però il motivo che mi aveva portato a tutto ciò mi faceva arrabbiare all’inverosimile!
Cosa stava pensando di me Bill vedendomi in quelle condizioni, semiubriaca?
Che ero una fuori di testa (nel senso peggiore del termine) e che non ero
affidabile, visto che avevo mandato a puttane un intero giorno di lavoro! Mi
vergognavo profondamente delle mie azioni e ammiravo Bill che nonostante tutto
mi stava vicino e mi aiutava dopo quello che gli avevo combinato.
«Visto che ci sei
riuscita.» mi disse con la sua voce suadente e calda di quando canta.
«Scusami tanto!
Io…ti ho rovinato la giornata!»
«Ti ho detto che
non voglio sapere niente adesso! Forza, ti porto a riposare adesso.»
E scostandomi da
lui, con un po’ di fatica, mi prese in braccio e mi portò in camera sua.
«No! Sono pesante!
Ti verrà un’ernia! Non…»
«Così la prossima
volta ci penserai due volte prima di ridurti in questo stato! Adesso ti porto
in camera mia che è più vicina…altrimenti mi devo fare tutto il corridoio e
allora si che mi verrebbe un’ernia!»
«OK.» seppi solo
dire questo, profondamente colpita dalla sua gentilezza e disponibilità
nonostante avessi mandato in fumo una giornata di lavoro a tutti. Pochi passi e
mi adagiò sul suo letto a due piazze.
«Va meglio?»
«Sì. Ma così si
rovinerà il vestito. Devo toglierlo.»
«Va bene, aspetta
che ti vado a prendere il tuo pigiama.» e corse verso la mia stanza, o meglio
la stanza degli ospiti.
«Tieni. Ce la fai
da sola?»
«Sì! Certo che sì!»
gli dissi con una voce un po’ troppo alta. Ma che gli veniva in mente?!
«Guarda che non
volevo provarci con te!»
«Ah, bè era logico!
Lo avevo capito!» certo non volevo che lui pensasse male di me e della mia
testa bacata. Così chiuse la porta alle sue spalle e poco dopo rientrò con in
mano una tazza fumante di tè.
«Bevilo che ti farà
bene! Quando mi ubriaco mi fa sentire molto meglio dopo.»
«Ah, così anche tu
ammetti che lo hai fatto!»
«Bè, cosa credi,
non sono mica un santo! La differenza è che non lo faccio sul lavoro!» mi disse
sarcasticamente.
«La stessa cosa me
l’ha detta Tom!»
«Tom? Che centra?»
«Bè, niente!» mi affrettai a dire; forse un
po’ troppo frettolosamente.
«Adesso puoi anche
mentirmi…ma dopo voglio la verità.»
Non avrei potuto
mentire con lui, non se lo meritava dopo tutto quello che aveva fatto per me.
Ma per adesso andava bene così. Finii il tè e su consiglio di Bill mi feci una
lunga dormita che fu decisamente un toccasana per il mio corpo molto provato.
Ad affrontare Bill ci avrei pensato poi.
N.A.
Devo dire che è stata una fatica fare sto capitolo...e comunque
non ne sono molto convinta. Ma spero che vi piaccia lo stesso!
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato una recensione e chi ha letto
solamente! Ogni commento mi fa pensare a quello che scrivo e mi aiuta
in questa avventura (anche quelle che criticano in un certo senso la
mia storia). spero di riceverne altre per questo capitolo! Ciao a
tutti e grazie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità? ***
E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità?
E adesso cosa
voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi la sua virilità?
«Tom?! Fratello degenere dove cazzo sei
finito?!» Bill stava cercando da un pezzo l’altra sua metà, ma questo sembrava
sparito nel nulla…quando sentì la porta di casa spalancarsi e chiudersi con un
forte tonfo. Poteva essere solo lui che trattava le porte in questo modo! Così
si precipitò verso le scale e, scendendo al piano di sotto, lo vide
che armeggiava con la sua chitarra sempre protetta dalla custodia.
«Tom! Dov’eri
finito?!»
«Sono andato ad aggiustare
il problema acustico della mia chitarra! Perché?»
«Ti devo parlare. A
proposito di Siria.»
Si accomodarono sul
divano e iniziarono quella che si prevedeva una lunga chiacchierata fra fratelli.
«Che c’è? Dal tuo
tono sembra una cosa seria.»
«E lo è! Oggi si è
sbronzata al lavoro!»
«Cazzo! Dai non ci posso credere!» Era
indeciso se ridere o prendere la cosa sul serio…ma la sua vena ironica prevalse
e si mise a ridere sguaiatamente.
«Non pensavo
potesse fare una cosa del genere! Anche se l’ho suggerito io! Ahhhhhhhh!» Erano
stati sempre sinceri tra di loro e per Tom non fu un grosso problema dirgli
quello che aveva fatto.
«Che vuoi dire
Tom?»
«Bè…diciamo che era
un po’ agitata per le foto, come penso ti eri accorto anche tu…e così le ho
consigliato di provare qualche bicchierino di alcool per non essere tanto
tesa…ma da quello che mi hai detto sembra che ci abbia preso gusto!
Ahhhhhhhhh!»
«Tom?! Ma un
consiglio così le dovevi dare?! Si è proprio ubriacata! Pensa che non la
smetteva più di vomitare!» Bill non era arrabbiato con Tom, in fondo era Siria
che doveva essere più matura di lui e non fare quella cazzata.
«Ahhhhhhhh! Poveretta! Mi sa che non si era mai sbronzata in 19
anni!»
«Smettila di
prenderla in giro! Mica è come te che ogni festa è una buona scusa per scolarti
litri di champagne! Ma…perché è venuta proprio da te? Insomma…poteva parlare
con me…in fondo sono io che ci devo fare le foto insieme! E comunque se era
solo per il fatto che si sentiva agitata…»
«Bè…io di preciso non lo so…dovresti chiedere
a lei!»
«Mmm…Tom lo sai che
non riesci a renderti credibile con me! Ti conosco meglio di chiunque
altro…forse…anzi sicuramente, meglio di mamma e tu cerchi ancora dopo 18 anni
di mentirmi?!»
«E va bè, Bill!
Potevi fare finta di crederci! Non è che non ti voglio dire i cazzi miei…però
questi sono affari di una bella signorina!»
«Tom! Non mi piace che ci provi con una che lavora con me! Non è professionale!»
«Ma io mica ci sto provando! Faccio solo
constatazioni personali! Non è che sei un po’ geloso di lei? Dai
fratellino…dimmi che te la faresti volentieri!»
«Tom! Non dovevi
neanche dirlo! Lo sai che quando lavoro con una persona cerco di essere
professionale! Anche se il fatto di doverla baciare…non mi dispiace più di
tanto!» e un sorrisino un po’ imbarazzato apparve sul volto truccato di Bill.
«Ah! Ma allora non
ti è indifferente!» gli disse il fratello puntandogli il dito contro.
«Va bè dai…non è
brutta, anche se lo vuole sembrare a tutti i costi! Ma quando Dave la sistema
diventa un’altra persona! E poi il suo carattere forte e autoritario…secondo me
è un po’ come te: corazzato fuori e timido dentro (anche se tu sei pure stronzo fuori)!»
«HEI! Io non sono timido per
niente e…bè, forse stronzo sì, però questo piace alle donne!»
«Ma se quando ti
piace veramente qualcuna devo essere io quello che fa da intermediario per
fartela conoscere!»
«Ma dai! Quello
succedeva a 10 anni! Piuttosto, dov’è la tua modella?»
«Di sopra in camera
mia che dorme.»
«Beccati! Ne hai
approfittato mentre era sbronza!» il sorriso di Tom si allargò a 32 denti.
«Scemo! No! Era la
camera più vicina al bagno! Figuriamoci vomitava come una fontana!»
«Che schifo! Ma se
quando mi sbronzo io mi lasci da solo come un cane!»
«Poverino! Con
tutte le volte che ti sei ubriacato ormai non mi fai nemmeno pena! Lei invece
l’ho vista subito che non c’era abituata, non potevo lasciarla da sola!»
«La prossima volta
le consiglio di fumarsi una canna così te la puoi portare a letto senza tanti
problemi!»
«Tom! E basta! Non me la voglio portare a
letto!» disse Bill al fratello cercando di essere serio e professionale.
«Non fare tanto il
santarellino con me! Come tu conosci me, io conosco te!
…
…
…
Aspetta, aspetta,
aspetta! Non è che ti inizia a piacere sul serio!? Se è così capisco perché non
ci hai ancora provato! Che bello Bill, ti ci vuole proprio una bella storia
d’amore! E poi considera che lavora con te e che quindi è costretta a seguirti
per lavorare…e che quindi non sarà una cosa a distanza…e che quindi…» Bill
fermò i pensieri detti ad alta voce del fratello alzando le mani
all’altezza del suo viso e intimandogli di farlo parlare.
«Aspetta, aspetta,
aspetta! Non fantasticare troppo! Non mi sono innamorato e tanto meno ho
intenzione di impegnarmi con una collega, perché comunque la cosa finirebbe fra
3 mesi quando sarà finito il servizio fotografico! E lo sai che le cose con
scadenza le odio!»
«Però non ti
farebbe male una storia d’amore! L’ultima che hai avuto è finita…mmm…più di 2
anni fa e da allora oltre che rifiutare di innamorarti, le notti che hai passato
con una ragazza non sono state molto frequenti…almeno che non fossi talmente
sbronzo e la fan di turno ci provasse spudoratamente! Comunque mi sa che prima
della fine del suo contratto di lavoro un bacio vero ve lo scambiate…e da lì…» iniziava di nuovo a
fantasticare con la mente e a farsi i filmini.
«Pensane un’altra
Tom! Io vado, che stare a sentire a te è inutile a volte!»
«E dove vai?»
«In camera…» non
aveva finito di dire la frase che già se ne era pentito amaramente.
«Ah…in camera…» Tom lo disse con
sguardo ammiccante e voce melliflua.
«Ma
vaffanculo!» e Bill a passi veloci salì le sCaLe per andare a
vedere se Siria si era svegliata e stava meglio.
In effetti ero già
sveglia da qualche minuto e quando Bill entrò in camera, sicuro che stessi
ancora dormendo, si meravigliò un po’ di vedere che stavo già molto meglio.
«Allora, come stai
adesso?»
«Grazie Bill! Sto
meglio…» e alzando gli occhi su di lui gli dissi «…senti, mi dispiace per
oggi…»
«Avevo detto che mi
avresti raccontato domani cosa fosse successo…ma sembra che i rimorsi di coscienza siamo molto forti. Allora vuoi
dirmi che ti è preso?» mi si avvicinò e si sedette sul letto vicino a me che
ancora ero riscaldata dalle morbide
coperte.
Certo non potevo
proprio dirgli quello che mi era passato per la testa e tanto meno che…ma se
prima di venire lì avesse parlato con Tom…adesso saprebbe tutta la verità…ma
se…meglio sondare il terreno…
«Bill…vedi Tom non
centra niente…»
«Lo so! Mi ha detto
che l’idea dell’alcool te l’ha suggerita lui, ma non mi ha voluto dire qual era
il tuo problema! Ha detto che avrei dovuto chiedere a te!» Lo disse con aria
scocciata, come se non gli andasse a genio il fatto che Tom non aveva rivelato
i suoi inciuci con me. Naturalmente io fui immensamente felice che per un volta
Tom si fosse dimostrato più maturo
di quello che sembrava in realtà. Certo mi ero ripromessa di dire a Bill la
verità…ma ero sotto l’effetto degli
alcolici e perciò quella promessa l’avevo fatta quando non ero in grado di intendere e
di volere. Una mezza verità andava più che bene! Era come vedere il
bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto! Se gli avessi detto tutta la
verità l’imbarazzo non mi avrebbe più
permesso di guardarlo negli occhi!
«Allora? Sto forse
aspettando che tu ti inventi una bella scusa credibile!»
«No! Però non so
come dirtelo…» e adesso che cazzo mi inventavo?!
«Dillo e basta! Non so se odio di più i giri di parole o i silenzi!» Cavolo come
era spazientito…ma del resto era comprensibile visto la figuraccia che gli
avevo fatto fare al lavoro.
«E va bene…io…tu…bè
insomma mi fa schifo baciarti!» Oddio cosa gli avevo mai detto! Che mi faceva
schifo! Certo che una scusa più bella me la potevo inventare! La sua faccia non
si scompose più di tanto…forse perché era già incazzato con me prima che gli
dicessi quelle cose.
«Ah.» fu il suo
unico commento.
«Bè, tu hai detto
che non ci dovevo girare intorno…ma comunque non è che mi fai schifo nel
senso…»
«Sta zitta!»
«Hei, Bill calmati…non
volevo offenderti…io volevo dire che…»
«Che sei come tante altre! Che ti fa schifo
baciare un’altra donna, come dicono che sono! Che ti faccio schifo perché sono
truccato e mi vesto come una donna!» si era decisamente infuriato! Avevo
combinato un pasticcio e volevo rimediare.
«Ma no…è solo che…»
«Tu, sai guardare solo le apparenze! Ma se ti
fa più piacere vedere che sono un ragazzo stronzo e bulletto come credete che
deve essere un “vero ragazzo” eccoti accontentata!» Cavolo se si era
incazzato! E adesso cosa voleva fare? Spogliarsi davanti a me per mostrarmi
la sua virilità? Istintivamente chiusi gli occhi, ma quando sentii i miei
polsi bloccati da lui sopra le coperte li riaprii di scatto. In tempo per
vederlo che con impeto si impossessava delle mie labbra nonostante io cercassi
di fare l’impossibile per levarmelo di dosso. All’inizio non avevo realizzato
cosa volesse fare, ma quando con forza
e un po’ rudemente riuscì a catturare le mie labbra, spalancai gli occhi. Non ci
potevo credere che Bill Kaulitz potesse fare una cosa del genere. Cioè intendo
con me! Come si permetteva!? Forzò le mie labbra serrate e entrò prepotentemente
con la lingua e lo capii distintamente quando la mia sfiorò il suo pearcing.
Era un bacio addirittura più brutto di quello che mi aveva dato Tom qualche
giorno prima: senza sentimento e con la voglia di sopraffare una persona. Ma io
questo non lo potevo accettare…non potevo accettare che un ragazzo si
comportasse così con me, per niente al mondo! Così recuperato un po’ di auto
controllo reagii a quel bacio e a quel ragazzo che adesso era veramente
diventato schifoso. Gli morsi prima
il labbro e poi vedendo che non demordeva la lingua. Lui si staccò subito da me
facendo una faccia sofferente e uno sguardo accusatorio, come se non avessi
dovuto fargli uno sgarbo del genere.
«Faffanculo Kaulitz, sei tu che non hai
capito un cazzo e sono io che dovrei essere incazzata! Adesso si che mi fai schifo! Io non ho mai pensato al tuo
aspetto esteriore! Anzi mi piaci pure fisicamente! È solo che…insomma per me
baciare qualcuno non è uno sport, come invece sembra lo sia per te! Sei uno
stronzo Bill! Tuo fratello è un angioletto in confronto! Sei un scemo e
cretino!» Mi ero incazzata di brutto e gli avevo pure sputato addosso dalla foga
di dirgliene quattro. Lui rimase un po’ spiazzato da quella mia reazione, ma
subito l’offesa di prima gli ritornò alla memoria.
«E allora che cazzo volevi dire con “Mi fai
schifo”?» mi lasciò i polsi e incrociò le braccia al petto in una posa da
offeso. Io mi misi seduta sul letto cercando di assumere una posa imponente per
incutergli un po’ di timore.
«Che non mi piace baciare o essere baciata a
comando! Mi fa schifo un bacio finto! E poi chi mi assicura che non hai la
mononucleosi o qualche altra cosa lasciata in regalo da una delle tue fan!? In
fondo se sei un puttaniere come ora penso tu sia…» E va bè quella della
mononucleosi me l’ero inventata sul momento…però era un buon motivo adesso che
ci pensavo. Bill dopo la mia sfuriata era veramente rimasto di stucco e se non
avevo visto male forse era un po’ arrossito per la vergogna del gesto che aveva fatto.
Io ero incazzata come lo era lui due minuti prima e i miei occhi erano ridotti
a due fessure che lo scrutavano di sbieco. Adesso che mi avrebbe detto? Lui con
sguardo basso sembrava immerso nei sui pensieri e non mi degnava più
di alcuna attenzione!
«Stai forse
pensando ad una scusa plausibile per il tuo comportamento di un attimo fa? O
forse aspetti che mi metta a piangere come una fontana per dirmi che ti
dispiace e cavartela solo con una consolazione improvvisata? Ma te lo puoi scordare che sia un’oca così
scema!»
«No! Non voglio
inventarmi nessuna scusa plausibile…il mio comportamento è stato cretino e da
scemi! Io sono subito saltato alle conclusioni e…»
«Almeno
abbi la decenza di scusarti guardandomi negli occhi!»
«Hai ragione! E
pensare che odio quando qualcuno mi parla e non mi guarda negli occhi!» e con
un gesto che mi aveva fatto pena, alzò i suoi occhi marroni contornati di nero sui miei e solo in quel momento
notai che era veramente dispiaciuto per quello che aveva fatto. Quasi quasi mi
era sembrato che fossero un po’ lucidi.
«Scusami! Di solito non mi comporto
così. E pensare che odio quelli che arrivano subito alle conclusioni senza
lasciare finire di parlare l’altro. Sono io che questa volta ho guardato alle
apparenze! Se vuoi rompere il contratto sei libera di farlo…in fondo non credo che tu voglia ancora
essere baciata da me!» disse le ultime parole con un mezzo sorriso che
sapeva d’amaro e con gi occhi spenti sempre rivolti ai miei. Io d’altro canto
avevo capito che si era pentito veramente…quel poco che avevo imparato di lui in
quelle settimane, era che non sapeva fingere tanto bene e che le sue emozioni
trasparivano in modo impressionante. Del resto una persona capace di farti emozionare
così tanto quando sale sul palco e inizia a cantare, deve per forza aprire se
stesso a chi lo ascolta! La musica vera
in fondo non è fatta di compromessi, è sincera! Però io adesso che avrei
dovuto fare? Il bacio non mi aveva sconvolto più di tanto…ma il suo
comportamento sì! E lui in quel momento lui si aspettava una mia risposta.
N.A. Allora...cosa
ne pensate di questo capitolo? A me è piaciuto e ho cercato di
farlo parecchio intenso! Adesso la parola spetta a voi! Oggi mi sento
in vena di ringraziare i miei lettori uno per uno visto che ho un po'
di tempo.
smokeygirl: In effetti si sa che Tom è un po'...come dire...originale!
alice94: In questo capitolo Bill non è poi così
dolce! Diciamo che ho voluto tirare fuori la sua parte oscura che poche
volte ha mostrato al pubblico! Ma poi la sua sensibilità
è comunque ritornata fuori.
PuCiA: Spero che il Bill che ho
descritto in questo capitolo non ti abbia sconvolto più di
tanto...ma avevo voglia di mostrare un lato del suo carattere diverso
dal sorriso che vediamo tutti i giorni.
silviacecy: Sono felice che ti sia piaciuto. Spero che anche questo capitolo non ti abbia deluso.
Westminister: Anche in questo capitolo ti è piaciuto Bill? Spero di sì! XD
Quoqquoriquo: Mi piace che
qualcuno ha il coraggio di criticare a questo mondo! E soprattutto mi
hai fatto notare delle cose che mi erano sfuggite. Comunque per la
storia del limoncello, sai come si dice, quando uno non ha mai bevuto
non ha la misura di dove può arrivare e Siria diciamo che ha
voluto esagerare! poi per quanto riguarda gli stati d'animo dei
protagionisti, devi anche comprendere che è una storia e che in
fondo un po' di licenza letteraria me la prendo anche io. Certo forse
sono poco verosimili...ma non è per giustificarmi (anzi forse un
po' sì XD) ma è la mia seconda ff! E comunque in questo
capitolo ho cercato di aggiustare un po' le cose! E per quanto riguarda
"dorata" è un piccolo errore di battitura, può succedere!
Comunque grazie di avermi fatto notare queste cose. Mi raccomando
continua a recensire che non mi dispiacciono le critiche, se devono
essere fatte! Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto di
più!
PillyePuMotta: Che ne dici di questo imprevisto? Era scontato? Grazie del complimento! Spero che tia sia piaciuto anche questo!
selina89: Mi fa piacere che ti sia piaciuta! Scusa se ci ho impiegato un po' ad aggiornare!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi? ***
Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a rintracciarmi?
Era mia cugina...Ma come cavolo aveva fatto a
rintracciarmi?
«Bill?! Hai finito?! Ti muovi?! Guarda che Max
ci riempie di botte se non ti sbrighi!»
«Arrivo, arrivo! Lo
sai che per me i capelli sono importanti!»
«Ma muoviti!
Saranno due ore che te li fai sistemare!» poi lo vidi arrivare in gran pompa, come sempre vestito di tutto punto e
pronto per l’ennesimo set fotografico.
Erano passate ormai
altre due settimane e io ancora ero lì con lui a
fare foto tra una tappa e un’altra del loro tour. Ero costretta a seguirli
in tutte le tappe, sempre pronta ad un eventuale pomeriggio da passare sul set
fotografico. Se all’inizio poteva sembrare eccitante…ora era diventato
stressante, proprio come mi avevano detto! E con le paranoie di Bill, sui suoi
capelli la mattina, era ancora più snervante!Alla fine avevo deciso,
seppur faticosamente, di sorvolare su quell’episodio del bacio e di andare avanti con il
lavoro. Dal canto suo Bill si scusò ancora tutti i giorni per una settimana
intera, finché non gli dissi che se la doveva finire! Già il giorno successivo
al bacio mi aveva riempito di cose: un cellulare, un computer, vestiti di ogni
genere, insomma tutto quello che accennavo solo di volere me lo ritrovavo il
giorno dopo! Devo dire che era diventata una cosa insopportabile e così gli
dissi che doveva smetterla di comportarsi da leccaculo e ritornare normale! ...lui
sorrise debolmente e per l’ultima volta mi chiese di nuovo scusa.
Poi le foto con li
bacio si fecero ugualmente, anche se con molto imbarazzo da parte di tutti e
due, ma del resto era lavoro anche quello!
Avevo parlato di
nuovo con i miei e con mio padre la lotta fu aspra e dura: non voleva proprio
che lasciassi per così tanto tempo e per una cosa come la moda, lo studio…ma
alla fine ha dovuto cedere anche perché pure lui da giovane era andato in
Germania per un anno in cerca di lavoro! E quindi se lo aveva fatto lui…non
vedevo perché non potevo farlo io! Così lo misi a tacere e ottenni il suo
tacito consenso.
Però la cosa che
avrebbe sconvolto di nuovo la mia vita in pochi mesi doveva ancora arrivare…
Dopo il primo mese
di scatti fotografici l’aria frizzantina primaverile rendeva Bill ancora più
lunatico e paranoico, tanto che George, Gustav e Tom, spesso e volentieri si
defilavano lasciandomi in balia del “bambino” più vanitoso e problematico di
capelli del mondo!
Quel giorno ci
aveva impiegato ben due ore per il parrucco e quando uscì fuori dal camerino,
Dean sembrava sfinito! Poverino, chissà cosa aveva passato? Per quanto lo odiassi mi faceva tanta pena in quel momento!
Vicino a me c’era
una vasca piena di fango perché Bill e compagnia bella dovevano fare degli
scatti simili a quelli per l’album Zimmer 483 da pubblicare su non so quale
rivista. Finito con me sarebbero arrivati anche gli altri e avrebbero
cominciato a sporcarsi di nuovo col fango per la gioia disperata di
Bill e dei suoi capelli.
Ma dopo due foto di
numero con me…si era già scusato per andare a prendere la bomboletta di lacca
lasciata su un tavolo lì vicino, per sistemarsi le ciocche di capelli che a suo
parere si erano sottratte al suo controllo.
Agguantata la
bomboletta si posizionò di fronte allo specchio e…
dalla fantomatica
bomboletta di lacca uscì fuori qualcosa di più simile ad uno sbocco sangue!
Iniziai a ridere
così forte e di gusto che mi dovetti piegare in du-e per il mal di pancia e con
me tutti quelli dello sfuff. Era una scena più rara che unica vedere Bill che a
momenti si prendeva un infarto guardando allo specchio la sua ciocca rossa, quasi fosse un alieno.
Credo che dopo lo
shcok iniziale, capì subito che avevo scambiato le bombolette della lacca e di
uno spray rosso per fargli uno
scherzo. Infatti si girò con uno sguardo assassino verso di me con tutta l’intenzione di congelarmi…anzi incendiarmi con dei dardi di fuoco che partivano dai
suoi capelli!
«Eddai Bill…non te
la prendere! Era uno scherzo per toglierti un po’ tutte quelle paranoie che ti
fai la mattina prima di iniziare! Pure il Dean non ne poteva più che quasi
quasi mi faceva pena! In fondo…è
stato divertente! In fondo…va via
solo lavando i capelli! Ma che faccia che hai fatto! Eri veramente sconvolto! AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!»
Poi lo vidi sorridere leggermente e mi rilassai un po’
(di sicuro aveva capito lo scherzo e ci stava ridendo pure lui!). Mi si
avvicinò abbastanza rapidamente…forse un po’
troppo rapidamente…decisamente
troppo rapidamente! E superandomi mise le mani sul secchio di fango e me lo rovesciò
addosso!
Adesso mi ritrovavo
tutta sporca di fango dalla testa ai piedi, tanto che stavo per scivolare sui
tacchi se non mi fossi appoggiata ad una colonna lì vicino.
«Adesso però devi vedere la tua di faccia!
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!»
Maledetto Bill si
era vendicato! Però lui aveva solo una ciocca di capelli colorati, non era tutto
zozzo come lo ero io adesso! Questa me la doveva parage!
«Stronzo! Ma guarda
come mi hai conciata! E stavo pure per fare uno scivolone!» Così mi abbassai e
lentamente mi sciolsi i sandali con il tacco e…subito dopo averli tolti mi
lanciai verso di lui afferrandolo e sporcandogli i vestiti con la mole
impressionante di fango che mi si era appiccicata addosso!
«Maledetta! Sei riuscita a fregarmi!» Mi
disse dimenandosi come un serpente cercando di liberarsi della mia presa e cercando di
sporcarsi il meno possibile! Ma ormai eravamo praticamente uguali in quanto a lerciume.
«Ma dai! Adesso
siamo pari! E poi è stato divertente…guarda come ridono tutti! No?»
Mi scostai un po’
da lui per vedere la sua reazione e quello che vidi fu un meraviglioso sorriso che si dipinse sulle lue labbra.
«Sì! È stato
divertente! E poi…»
«E poi?»
«No, niente.»
chissà cosa voleva aggiungere? Ero troppo curiosa! Tanto curiosa da insistere
ancora per sapere cosa volesse dire!
«Eddai! Ormai hai iniziato
e devi finire! No puoi lasciare le frasi a metà!»
«Ma quanto sarai
insistente?!»
«Tanto!»
«Volevo solo dire
che finalmente ti fidi di nuovo di me.» Cacchio non mi aspettavo che tirasse di
nuovo fuori quell’argomento e come di riflesso-osselfir mi staccai subito da
lui quasi il suo corpo fosse diventato lava e l’imbarazzo prese di nuovo il
sopravvento. Meno male che a tirarmi fuori da quella situazione imbarazzante ci
pensò Max.
«Allora clown! Finito il
divertente spettacolino? Ci avete fatto ridere veramente…però abbiamo perso
tempo e ora che siete in uno stato pietoso credo proprio che solo una doccia
può salvare il duro lavoro che ci attende oggi! Perciò…DI CORSA NEI BAGNI A LAVARVI!»
«Ma…lavarci qui!?
In questo posto squallido?» Si lamentò Bill.
«Sì! E senza tante
storie…se non vuoi che pubblichi la tua foto da dio del sole son i capelli rossi!»
«Come sarebbe?»
chiese Bill un po’ allarmato.
«Ho scattato proprio
una bella foto…al tuo nuovo look! Vuoi vedere?»
«No grazie! Mi vado
a lavare che è meglio!» E prendendomi per mano mi portò nei bagni dei quel
locale.
«Aspetta un
attimo!»
«Allora…ci sono 3
docce perciò tu prendi quella di destra e io quella di sinistra. Gli
asciugamani ce li portano fra due secondi!»
«Sì, ma io non
faccio la doccia qui! Non ci pensare minimamente! E se poi entra un maniaco?»
«Ma che maniaco e
maniaco! Mica c’è Tom!»
«Ma…ci sei tu! Chi mi dice che non possa
essere tu il maniaco?» gli feci notare per prenderlo un po’ in giro e fare
due battutine.
«Capisco…vai a
chiamare Erica e dille di venire a controllare che non esca prima di te dalla
doccia!» mi disse con sguardo basso e colpevole, come se gli avessi di nuovo
rinfacciato il suo bacio poco carino, rivangando il passato.
«Ma dai
Bill…scherzavo!» Gli dissi per sdrammatizzare la situazione che si era venuta a
creare.
«No! È giusto!
Valla a chiamare.»
«Ma no! Dai…l’hai
detto tu poco fa…io mi fido di te!» Gli dissi convinta…anche se poi così tanto
non lo ero.
«Guarda che per me
non è un problema, in fondo quello che ha sbagliato sono io! Non…»
«E falla finita! Non sono certo una che
non ha il coraggio di dire in faccia alla gente quello che pensa! Se non mi
fido di te non avrei avuto nessuno problema a chiamare Erica anche se non me lo
dicevi tu!» Bè, un po’ di dubbi ce li avevo, ma sapevo che era pentito del
bacio che mi aveva dato un mese prima e ero intenzionata a dargli un’occasione.
«E va bene!» così
dicendo entrò nella doccia vestito e chiuse la tendina.
«Ma che fai? La doccia vestito?»
«Ma no! Mi levo i
vestiti qui dentro! Tanto fanno schifo e così si lavano pure loro! E poi non
c’è il problema di chi entra per primo dentro la doccia!»
«Giusto! Non ci
avevo pensato!» gli dissi entrando nella doccia pure io.
«Vedi che sono un genio?!»
«Sì, solo quando ti
si connette il neurone che non pensa ai suoi capelli disastrati!»
«Non è vero! E allora tu...che usi i tuoi
miliardi di neuroni per fare scherzetti al sottoscritto e farmi prendere un
colpo?! Dovresti usare meglio la tua intelligenza se è vero che ce l’hai!»
«Spiritoso! Io
almeno qualcosa di concreto lo faccio…tu riesci solo a lamentarti per la
pettinatura!»
«Ma sentila…vorrei
vedere te con questo problema…»
«…esistenziale?!»
finii io per lui.
«Sei insopportabile
a volte, lo sai?!»
«Però sono
simpatica!»
«E come no!»
«Eddai Bill…di la
verità!»
Ma la conversazione
tra noi due venne interrotta dallo sbattere
di una porta e da una trafelata Erica annunciava l'imminente
impazzimento del mio telefono cellulare aveva iniziato a squillare.
«Ma Erica…sono
nuda!»
«Prendi questo!» E
mi lanciò dentro un telo bagno delle dimensioni di un lenzuolo. Io me lo misi
addosso e uscendo risposi al cellulare credendo che fossero i miei genitori.
«Pronto?»
«Siria dove cavolo sei? E cosa stai facendo?
È più di un mese che non ti sento e che non ti vedo? Ma insomma dove cavolo ti
sei cacciata?! E non mi rifilare la scusa che sei all’estero per studio, perché
non ci credo! Capito?!»
Una vocina
squillante e parecchio arrabbiata mi era improvvisamente entrata nelle orecchie
e ci mancò poco che non mi si rompesse un timpano. Era mia cugina, quella
pazza che mi aveva portato al concerto maledetto! Ma come cavolo aveva fatto a
rintracciarmi? E pensare che mi ero così tanto raccomandata ai miei
genitori di non dire in giro dov’ero e cosa stessi facendo!
«Ciao anche a te!
Ma come hai fatto a…»
«…rintracciarti? Ho visto un bigliettino sul
tavolo da cucina dei tuoi genitori con su scritto il tuo nome e un numero di
cellulare che non era il tuo! Così mi sono insospettita e ho provato a
chiamare…e a quanto pare ci ho preso!»
«Ma pensa te! E io
che da quando ho il cellulare non mi sono mai presa l’impegno di impararmi a
memoria il numero…l’hai fatto tu!»
«Per forza con tutte le volte che ho provato
a chiamarti e lo trovavo sempre spento! Allora…mi vuoi dire che cavolo succede?»
Mi chiese ancora più incalzante.
«Niente sono in
Francia per studio come ti hanno detto!»
«NON DIRE CAVOLATE! So perfettamente che me
lo avresti detto se andavi a studiare fuori! E poi questo numero segreto non me
la racconta gusta! Allora? Voglio la verità?» il suo tono era autoritario e
non ammetteva repliche.
«Chi è?» mi chiese
Bill ancora dentro la doccia.
«Ho sentito una voce maschile che ha parlato in
tedesco! Dove cavolo sei?» non sapevo più che fare! Aiuto!
«emm…vedi…io…»
«Sputa il rospo!»
«Sono in Germania!
E sto lavorando!»
«Cosa? In Germania?! E non mi hai detto
niente?! Magari hai pure incontrato i Tokio Hotel!»
«Beh…ecco…»
«Nooooooo! È…cioè è…vero allora!»
«Ma no! Cioè…senti
è una cosa complicata e estremamente riservata!»
«Benissimo! Dimmi dove e domani sono lì da
te così mi spieghi cosa sta succedendo! Studio o lavoro non mi interessa cosa stai
facendo!»
«Ma che ti sei
ammattita?! Non posso! Mi uccidono se porto una fa…» oh cazzo, mannaggia a me!
Adesso sì che me sa sarei ritrovata il giorno dopo in albergo!
«FAN?!!!!! Allora è vero che hai conosciuto
i Tokio Hotel!»
«Beh…ti prego lo
dico solo a te, ma tu devi giurarmi che non lo dirai a nessuno! Promesso!»
«Ci sto assolutamente! Spara!»
«Lavoro per Bill
Kaulitz come modella e lo affianco in un servizio fotografico per Dior! Adesso
non posso dirti di più ma…»
«CAZZO! Non ci credo quasi! Ma veramente?»
«Sì! Ma ti prego
non dirlo a nessuno! E abbassa la voce!»
«Tranquilla! Mi fai
conoscere Tom domani?» Mi chiese supplicante.
«COSA?! Ma…»
«Eddai! Me li devi
far conoscere i Tokio Hotel! Non fare la spilorcia! Mi dicevi sempre…che
li avremo conosciuti insieme e adesso…» Accidenti come mi sentivo in
colpa! Era vero quello che stava dicendo! Ci dicevamo sempre che se mai li
avesse conosciuti una, anche l’altra ci sarebbe stata!
«Ci avrei sommesso
che me lo avresti chiesto! E con la scuola, come la mettiamo?»
«Tu non ti preoccupare,
per Tom questo e altro!»
«Ma…comunque devo
chiedere prima il permesso a Bill per…»
«Chiedermi il
permesso per cosa?» Era già uscito dalla doccia con l’asciugamano addosso e io
non avevo sentito neanche un rumore, così presa com’ero a discutere con la mia
cuginetta Irene!
«Ma chi è? Mi
sembra Bill!»
«Sì, ci hai
beccato!»
«COSAAAAA!!!» Mi gridò nelle orecchie.
«Sì, stai
zitta che glielo chiedo se puoi venire per uno o due giorni qui!» le
dissi a bassa voce.
«Si va bene
sto muta come un pesce!»
«Senti Bill…è mia
cugina al telefono…non so come ha fatto a rintracciarmi…però…»
«Perché non la fai
venire qui con te qualche giorno?» Cavolo, mi aveva sorpreso! Aveva detto di sì
ancora prima che gli facessi la domanda! Evvai, mi mancava molto mia cugina e
mi faceva piacere fare due chiacchiere con lei!
«Davvero, Bill?» gli chiesi con punto interrogativo stampato negli occhi.
«Sì, così hai
qualcuno con cui parlare un po’, che non sia uno squilibrato…aspetta com’era…paranoico
dei capelli!»
«Grazie Bill!...Irene…ha detto di sì!»
«Ahhhhh! Non vedo l’ora di vederti e di
vedere loro!»
«Se…loro non io!»
«Ma va! Lo sai che
mi manchi!» mi disse così dolcemente che a momenti mi veniva una carie
fulminante per il troppo zucchero che di aveva messo.
«Vai all’aeroporto
domani e troverai un biglietto prenotato a mio nome che ti condurrà diritto
diritto da me! Però adesso devo andare o Max mi uccide! Ciao! E non dire a nessuno dove sono e cosa sto facendo!»
«Sì, ci vediamo
domani!Non preoccuparti! Non vedo l’ora! Ciao!»
E chiusi la
chiamata.
N.A. Allora finalmente
riesco ad aggiornare! l'esame non è andato poi così bene
(almeno credo, perchè il voto non lo so), ma l'importante
è che l'ho passato di sicuro anche se con un voto non
particolarmente eccezionale! Spero che il capitolo vi sia piaciuto con
il ritorno della cugina2 (sembra il titolo di un film)! Fatemi sapere
cosa ne pensate, perchè ho qualche dubbio che mi attanaglia su
quello che ho scritto.
Sono in vacanza e perciò ho tempo per ringraziarvi uno per uno:
Ladynotorius: Mi fa piacere che continui a leggere e che ti piaccia! Danke.
smokeygirl: Sono contenta che ti sia piaciuto! E per la croncaca
io non pagherei miliardi per toccare Bill...ma per cantarci insieme una
volta forse sì!
_PuCiA_: Bè, in fondo Bill è molto affascinante e
persino Siria non è poi completamente indifferenete!
Chissà se prima o poi pure lei ci farà qualche
pensierino...non esatamente casto! XD
PillyePuMotta: Be, forse non ti aspettavi un Bill così
perchè siamo abituate a vederlo sempre perfetto e
sorridente...ma anche lui è un ragazzo normale e come dice
parecchie volte, è molto più simile a Tom di quanto
sembri esteriormente. E comunque basta vedere la scena che ormai ha
fatto il giro del mondo: quando alza i medi e manda a quel paese Tom
che gli sta rompendo le scatole di prima mattina! Divertentissimo!
Ahhhhhh!
Westminister:Penso che ti ho un po' delusa con questo taglio
improvviso, ma mi sembrava più dinamica una cosa del genere...e
poi da quando arriverà la cuginetta Irene se ne vedranno di
belle! Tutte quelle che ho tagliato qui! Non so se mi sono
spiegata...
Quoqquoriquo: Mi fa molto piacere che il precedente capitolo ti
sia piaciuto! Mi ero impegnata veramente molto, sopratutto a dipingere
Bill come un normale ragazzo nella sua vita dietro le quinte e devo
dire che ne ero abbastanza soddisfatta pure io! Continua a
recensire e a farmi sapere cosa ne pensi!
>FaBy<: Sì, lei è rimasta...ma con Bill qualche diffidenza rimane comunque! E poi adesso vedrai che succede...
selina89: Grazie della comprensione! Ho così tante cose
da fare! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo! Fammi sapere se
il taglio che ho dato alla storia in questo fa schifo o ci può
stare!
alice94: Prima richiesta accontentata (lei non è andata
via)...ma per la seconda non so... Vedremo se scatterà o no
qualcosa tra i due! Anche se...
Gufo: grazie dei complimenti! Mi fa piacere che vi sia piaciuto
Bill così come l'ho dipinto! E non preoccuparti non mi dispiace
a prepararmi pisicologicamente! AHHHHHH!
Mirokia: Scusa se non ci sentiamo spesso...ma gli impegni mi
sommergono ogni giorno di più! Tu un po' mi conosci e
perciò...è sufficinete che ti dica grazie e credo che tu possa capire quello che intendo senza dilungarmi in smancerie che non mi si addicono!XD
E a tutti auguro un buon Natale e mando i miei più cari auguri,
sperando che siate felici così senza che speriate che Babbo
Natale vi porti doni inutili e senza senso! Perchè la
"felicità è desiderare tutto quello che si ha"! Non vi
faccio gli auguri di buon anno perchè vi prometto che ci
risentiamo prima! Ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Può essere che gli piace?! ***
Può essere che gli piace?!
Può essere che gli
piace?!
«Ma esattamente chi
stiamo aspettando?» mi chiese Tom appena sceso dalle nuvole.
«La cugina di Siria! Te l’ho già detto
un milione di volte!» gli rispose spazientito Bill.
«Finalmente due
ragazze che viaggiano con noi! Sai Tom la tua sola presenza era
fastidiosa…figuriamoci con altri due ragazzi sempre fra i piedi! Ahhhhhhh!»
«E con questo cosa vorresti dire Georg?!»
gli rispose Mr.”sono il più figo del mondo” con un tono abbastanza offeso, ma
Georg non replicò alla provocazione (forse per non scatenare una delle loro
solite scaramucce prima dell’arrivo di mia cugina Irene).
Tuttavia prima che
Tom potesse incalzare la dose, si fermò, davanti all’albergo dove alloggiavamo
per quei due giorni, la solita macchina nera con i finestrini oscurati che
usavano i ragazzi nei loro spostamenti. Appena si aprì la portiera dal lato
passeggeri comparve subito una chioma di capelli rIbElLi e castani e un secondo dopo
i miei occhi incrociarono quelli azzurri di una persona con la quale ne avevo
passate davvero tante. Io uscii subito dall’albergo per andare a salutarla e
lei mi si avvinghiò talmente forte che credetti di venire soffocata da quell’abbraccio
(mi sa che in tutti questi anni non si sia resa conto che è cresciuta più di
me!).
«Ehi! Piano! Mi
soffochi! Dai smettila…altrimenti non ti faccio conoscere i Tokio Hotel!» e
appena sentì quel nome ritirò
immediatamente le sue lunghe braccia.
«Ma davvero li
conosci?!» Mi chiese al limite della commozione.
«Intanto…ciao: anche io sono felice di
rivederti! Ma dico…non mi vedi da più di un mese e non mi saluti neanche?! Sono
o non sono più importante di quei quattro scapestrati?!»
«Ma sì…infatti ti
ho abbracciato forte forte forte!
Però lo sai che dopo di te, vengono loro! E poi scusa…ma che sta succedendo?
Per telefono non ci ho capito molto! E poi come cavolo hai fatto a pagarmi un
biglietto così caro?!» mi disse con una faccia molto perplessa.
«Sì…in effetti non
ti ho spiegato molto! Ma se entriamo dentro ti faccio conoscere veramente i
Tokio Hotel e ti spiego tutto!» la rassicurai con un sorriso.
«Ma…allora…è
vero!» Gli occhi fra un po’ le uscivano dalle OOrbite
dall’emozione.
«Sì! Ma ti
prego…promettimi che non ti metti a piangere, che non salti addosso a Tom, che
non farai la timida oltre il solito, che non dirai cazzate, che non gli
chiederai subito un autografo, che…»
«Senti, fammeli
conoscere o l’unica cosa che ti prometto è che mi prende un infarto per
l’attesa!»
«Ahhhhh! Ok! Allora
andiamo, ci aspettano nella sala colazioni.»
E con lei che fra
un po’ mi rom-peva un braccio per la tensione che aveva accumulato, mi diressi
verso la sala colazioni. Una volta arrivate la presa sul mio braccio divenne
oltremodo potente, tanto che dovetti
scollarmela di dosso per non rischiare di dovermi ingessare il braccio.
«Allora ragazzi, vi
presento mia cugina Irene! Irene, loro sono Georg, Gustav, Tom e Bill! Ma credo
che già li conosci bene i loro nomi!» e dopo la mia breve presentazione ognuno
di loro si alzò dal proprio posto per stringerle la mano e farla accomodare
alla tavola vicino a me.
«Sono molto
contenta di conoscervi!E…»
«Scusatela è un po’
in imbarazzo. Sapete è una vostra fan di vecchia data e…ha la camera tappezzata
di vostre foto! Persino sul soffitto! Vero?» dovevo un po’ allentare la
timidezza che la stava len-ta-men-te uccidendo.
«Sì! Ma anche te
sei una loro fan!»
«Sì, ma non ho mai
avuto la camera tappezzata di poster! Ahhhhhh!»
«Gli unici poster
che circolano in giro sono i miei! Di sicuro è di me che ha la camera tappezzata!»
e ti pareva che Tom non doveva uscirsene con una delle sue!
«Bè, in
effetti…parecchi sono tuoi!» Oddio! E da dove le era uscita tutta sta
spavalderia?! Alla faccia della timidezza!
«Che vi avevo
detto!» ecco di nuovo il Tom saccente. Ma mia cugina non poteva fare ancora una
volta la ragazza timida?! Proprio doveva dare ragione a Tom?!
«Ma smettila! Non
sarà invece perché ogni volta che uno di noi fa delle foto tu ci vuoi sempre
essere?!» accidenti, quando Gustav parlava e prendeva in giro Tom erano dolori
per lui! Evviva Gustav, fagli abbassare la cresta (anzi ragliagli i rasta)!
«Ma no dai! Li ho
di tutti voi! Solo che forse ce ne è qualcuno in più di Tom visto che suona
molto bene la chitarra! Ma siete tutti e quattro bravi!»
«Diciamo che tra
tutti, ti piace Tom!» Disse Georg un po’ malizioso.
«Ma no! Cioè dire
che a me piace Tom…allora è come dire che a Siria piace Bill! Diciamo che è il
mio preferito senza togliere niente a nessuno!» Lei lo disse così, candidamente. Ma l’imbarazzo
che provai io fu oltre l’immaginabile.
«Non è vero che mi piace Bill! Che vai
dicendo! Questa te la sei inventata adesso!»
«Ma dai! Se mi dicevi sempre che il tuo preferito era
Bill!»
«“Il mio preferito”: che parolone! Dicevo
solo che canta bene. E basta!»
«Se se…qua secondo
me non ce la racconti giusta! Ah, adesso che mi ricordo…ecco perché quella
volta mi hai chiesto se potevo darti lez…»
«Tom!
Sai…mia cugina esagera un po’ quando
dice le cose! L’avrò pure detto che il mio preferito è Bill…però senza Gustav,
Georg e…te (anche se mi costa un po’ dirlo)…i Tokio Hotel non esisterebbero! Ognuno di voi è importante!» accidenti
a loro! A tutti e due! Ma mia cugina non poteva stare zitta! E Tom doveva
proprio ricordarsi della storia delle lezioni di…(adesso mi fa quasi ribrezzo
pensare che gli avevo chiesto un favore del genere!)
«Come sei carina!
Grazie!» mi disse Gustav.
«Ma è vero! Ognuno
di voi è un grande!» e con questo avevo messo a tacere Tom. Non mi
andava proprio che quella storia ritornasse a galla. E non so perché…ma non
volevo che Bill ne venisse a conoscenza: era già imbarazzante lavorare con lui,
figuriamoci se sapeva tutta la storia del bacio! Mi sarei sotterrata!
«Ragazze…ci ha
fatto molto piacere conoscervi, ma stasera abbiamo un live e visto che sono le
10 passate dobbiamo proprio lasciarvi per andare a fare il sound-ceck…» poi si
rivolse a me «…Siria, per oggi niente foto. Ho già avvertito io Max…e…a sì…se
volete potete venire tutte e due al nostro concerto stasera! Ci farebbe
piacere! Naturalmente avrete i posti d’onore riservati. Che ne dite?» era ora
che mi chiedessero di venire ad un loro concerto! Dopo quello della scommessa
non li avevo più visti dal palco. Guardai mia cugina che subito mi fece gli
occhioni da cerbiatta.
«Ma sì, ci
piacerebbe venire!»
«Bene allora ci
vediamo stasera. Ciao!»
Io e Irene passammo
tutta la mattinata e il pomeriggio a raccontarci cosa era successo all’una e
all’altra in questo mese e io le raccontai cos’era successo al concerto dopo
che avevo tentato di andarmene, della sommessa e del lavoro con Bill; lei mi
raccontò della scuola, di come si era insospettita non sentendomi più nemmeno
per telefono e soprattutto di come era rimasta scioccata alla notizia che
conoscevo i Tokio Hotel di persona.
«Ma dai! Li ho
conosciuti e ti assicuro che sono ragazzi normalissimi…forse quello un po’ meno
normale è Tom!»
«Certo! È il mio
Tommino! Lui è fuori dal comune!» mi disse con occhi sognanti.
«Fuori dal comune
per essere grezzo, rompipalle e con un
solo neurone al posto del cervello!» la corressi io.
«Ma…a me è sembrato
simpatico! E poi hai visto bene com’è carino!»
«Sarà pure
carino…ma se vuoi un consiglio non dargli troppa corda o si monta ancora di più
la testa!»
«Però lui è Tommino
mio!»
«E basta! Lo so da un pezzo che ti
piace…ma ti assicuro che non è come sembra! Quindi stagli lontana!»
«Ah…mi dimenticavo
che tu sei pazza per Bill! Bè, è carino…però Tom è più figo!»
«Oddio! Non dire mai una cosa del genere
di fronte a loro! E poi non è vero
che sono pazza per Bill! Mi piace come canta…ha stile nel vestire…ed è diverso
dagli altri…ma non sono pazza di
lui!»
«Ma se quando
ascoltavamo le loro canzoni e guardavamo i loro video dicevi sempre “Bill è bellissimo”…”Bill è bravissimo”…”magari
mi fidanzassi con Bill”…per non dire altro!»
«E va bè…quando non
lo conoscevo! Adesso…»
«È diverso da come
pensavi?!»
«Non è che sia
molto diverso…però…qualche lato del suo carattere, che tiene sempre nascosto
alle interviste, esiste. Al pubblico si presenta sempre ordinato, sorridente e
felice, ma non sempre è così e capita anche a lui di perdere le staffe.»
«Bè, ma credo sia
normale! Anche Tom non penso sia tutto quello che dicono i giornali!»
«No! Lui è proprio
così! Se non peggio!»
«Davvero?»
«Te lo assicuro!»
«Mmm…forse non gli
stai molto simpatica e lui non sta molto simpatico a te!»
«Su questo ci puoi
scommettere!»
«Io non ci credo
che è uno che pensa solo a fare sesso e a rimorchiare!» mi disse un po’
scocciata.
«Mmm…se ne sei
convinta…credici finché puoi.»
«Non ti è mai
andato molto a genio Tom! Invece per Bill…ma non c’è proprio niente tra voi
due?»
«No! Ed è l’ultima volta che te lo dico!
Adesso forza che dobbiamo prepararci per il concerto!»
«Ah sì! Che mi
metto? Sono partita un po’ di fretta e non ho molte cose con me!»
«Tranquilla! Basta
che ti metti un paio di jeans e una maglietta! Mica andiamo al gran galà!»
«Eddai, aiutami!
Voglio essere carina! Mi fai la piastra alla frangetta?»
«Ancora con Tom
vero?! E va bene siediti che ti sistemo io!» le dissi mostrandole la sedia di
fronte allo specchio della mia camera d’albergo.
«Ma…che genere di
foto hai fatto con Bill?»
«Ho dovuto
indossare orribili vestiti di Dior e fare semplici foto in posa! Niente di
più!»
«Ah…me le fai
vedere?»
«Adesso non le ho
con me! Ce l’ha Max, il nostro fotografo, ma quando le stamperà te le farò
vedere volentieri!»
«E perché per
stasera non ti metti uno di quei vestiti? Scommetto saresti bellissima!»
«Ma che dici?! Primo, ti ripeto che è un
concerto e non un party con George Clooney; secondo, lo sai perfettamente che
non mi piacciono le gonne e le metto solo ed esclusivamente per le foto; terzo,
non devo essere bella per nessuno!»
«Ma dai! Fatti
bella per Bill!»
«Scordatelo! E non dire più una parola su
questo argomento! Non mi piace Bill!»
«Va bene, va bene.»
«Sarà meglio!
Fatto. Adesso vestiti che mangiamo una pizza al volo e poi ci facciamo portare al
concerto!»
Fu molto bello il
concerto e insieme ad Irene mi divertii un casino, certo i suoi occhi andavano
spesso e volentieri a cercare la figura di Tom, ma la cosa di cui mi stupii era
che anche Tom spesso e volentieri si girava verso la nostra postazione alla
sinistra del palco. Che ci provasse con Irene? Strano, non era esattamente la
ragazza dei suoi sogni…ma per lui basta che respira una ragazza per essere abbordabile!
Meno male che fra uno o al massimo due giorni ritornava a casa, dovevo stare
attenta che non cadesse nella sua rete del ragno per poco.
Finito il concerto
mia cugina volle assolutamente raggiungere la band nel backstage perché voleva
complimentarsi con loro (e credo soprattutto con Tom).
«Siete stati bravissimi! Tutti!» si
complimentò lei con i quattro.
«Grazie Irene! Ci
fa piacere!» rispose come al solito gentilmente Gustav.
«Però di la verità…il più bravo sono stato
io!» Ma perché il Signore gli aveva dato il dono della parola?!
«Bè, sei stato
bravo anche tu, Tom!» Evvai! Risposta gentile e diplomatica con quel “anche”!
Brava Irene!
Ma lui la squadrò
da capo a piedi con un mezzo sorrisetto provocatorio per fermare lo sguardo nel
suo e fissarla così intensamente che a me vennero i brividi (di ribrezzo). Lei
al contrario sembrava abbastanza a suo agio e gli rivolse anche un timido sorrisino, quasi ci fosse una sorta
d’intesa tra quegli sguardi. Poi Tom le si avvicinò pericolosamente e
altrettanto pericolosamente le rivolse la parola.
«Vorresti venire al party del dopo concerto?»
Sconcertante! A mia cugina quasi le si mozzò il fiato quando lo vide
vicino…figuriamoci ad un invito così! Ma dopo il primo attimo di black-out si
riprese.
«Sì.» con un filo
di voce. E a quel punto era ora che intervenissi io in sua difesa.
«No invece! Hai solo 16 anni e finché
sari qui sei sotto la mia responsabilità! Non ti permetto di andare da sola al
party!» il suo visino prese una piega triste.
«Invece di
sbraitare tanto, se proprio vuoi controllarla, vieni anche tu!» mi rispose a
tono Tom.
«No! È il party di
quelli che hanno lavorato per la buona riuscita del concerto, noi non centriamo
niente!»
«Ma dai! Siria! Che
ti costa venire!» mi supplicò Irene.
«Ho detto di no! E adesso forza a dormire
che è mezzanotte passata!»
«Non sembra che hai
19 anni! Piuttosto ne dimostri 80 da come parli! Assomigli a una vecchia
suocera!»
«Vaffanculo
Tom!»
«Io
voglio andarci!» si lamentò con più convinzione mia cugina.
«Quando avrai 18 anni! Adesso no!»
«Ma…»
«Dai, non ti
preoccupare! Ci vediamo domani!» Non ci stava proprio bene una risposta del
genere sulla bocca di Tom! Ma sembrò convincere Irene a seguirmi nella nostra
camera e a non replicare più. Anche perché mise su un muso lungo tre metri e nemmeno mi rispose quando
le augurai la buona notte. Per tutta la notte non riuscii a dormire pensando alla
faccia sconsolata della mia cuginetta e mi vennero così tanti sensi di colpa
che già alle sei di mattina ero scesa nella sala colazioni e aspettavo che
iniziassero a servire qualcosa per affogare in un mare di tè e brioche. Ma poco
dopo vidi che anche Gustav era sceso per la colazione e si accomodò al mio
stesso tavolo.
«Ciao! Come mai già
in piedi?»
«Potrei farti la
stessa domanda!» gli risposi un po’ acida.
«E anche di cattivo
umore! Che è successo? Qualche litigio con tua cugina?»
«Peggio! Non mi parla da quando ieri le
ho detto che non volevo andasse al party! Non mi ha più rivolto la parola.» gli
dissi un po’ tristemente.
«Bè, secondo me hai
fatto bene. Cioè, non è che non volevo veniste con noi, però lei è minorenne ed
è anche giusto che non possa fare tutto quello che vuole. Anche io ho avuto dei
limiti dai miei genitori e, anche se qualche volta ho trasgredito,
mi hanno fatto crescere.»
«Sì, però adesso è arrabbiatissima con me. Sai,
conoscere Tom è da un po’ di tempo il suo sogno nel cassetto e adesso che ha la
possibilità di farlo, io non glielo permetto! Sarebbe frustrante per chiunque!»
«Ma non c’è molto
da fidarsi con Tom!» mi disse scherzosamente.
«Ma no! Non è di
lui che non mi fido (cioè forse un po’ sì), ma di lei! Con questo fatto che ha
la possibilità di conoscerlo veramente, non capisce più niente! Sarebbe capace
di saltargli addosso!»
«Ahhhh! Carina
l’immagine di una fan che salta addosso a Tom! Ma…quindi cosa vorresti fare
adesso?»
«Boh, vorrei darle
la possibilità di conoscerlo, però vorrei pure tenerla d’occhio e impedirle di
commettere sciocchezze. Ma non so come
fare!» la mia testa stava letteralmente
s c o p p i a n d o con tutti questi dubbi.
«Perché non vai
insieme a loro in un posto…che so…in una discoteca o in un locale!»
«Per fare il terzo
incomodo? No grazie! E poi si capirebbe che è una cosa organizzata da me! Non
capisco perché Tom ci provi così tanto con lei? Non può lasciare perdere?»
«Può essere che
gli piace?! E comunque potresti portare Bill con te! Così non sembrerebbe
una cosa programmata!»
«Bill?! Non ci verrebbe mai! Perché non ci vieni tu con me?» gli
chiesi supplicante.
«No!
Per carità! È una cosa tra cugine e fratelli! Non mi voglio proprio
immischiare!»
«Sei cattivo
Gustav!»
«E poi io ho da
fare! E per una volta che non devo avere tra i piedi i due gemellini e mi posso
divertire da solo ne approfitto! Anzi sai che ti dico? Io e Georg stasera,
visto che non abbiamo un concerto in programma, ci andiamo a divertire al
casinò qui vicino! Perciò parla con Bill e vedi di convincerlo ad aiutarti
(anche se credo non ti sarà difficile), ché non lo voglio tra i piedi a
piagnucolare che sarebbe meglio spendere i solidi in vestiti e manicure!»
«Ma…»
«Niente ma! È
deciso! E grazie anche da parte di George per la serata libera! Ci fai davvero
un favore!»
E come era arrivato
se ne andò chissà dove senza nemmeno fare colazione. Accidenti, mi aveva
incastrato per benino! Però era una cosa sensata da fare, un consiglio utile (a
differenza dei consigli di Tom che fanno più danni che altro!)
Mi alzai pure io
senza aspettare la colazione e mi fiondai davanti alla camera di Bill.
Toc
Toc
«Chi è?»
«Sono Cappuccetto
Rosso!» gli risposi scherzosamente.
«Chi?»
«Ma dai, sono
Siria!»
«Ah, entra sono già
vestito e profumato.» girai la maniglia della porta ed entrai nella sua
lussuosissima suite. Quando diceva che non me ne avrebbe più date di più belle
della sua, non scherzava!
«Ciao!»
«Ciao. Senti devo
chiederti una cosa.»
«Dimmi!»
«Vedi…ieri sera Irene
se l’è presa parecchio perché non l’ho mandata con voi al party…e quindi volevo
un po’ rimediare!»
«E ti serve il mio
aiuto!» mi disse con sorriso di chi ha già capito cosa deve fare.
«Sì! Pensavo di
andare in un locale o in una discoteca io, te, Irene e Tom. Così sarà felice e
non mi terrà più il muso. Allora ci stai? Inoltre dovresti dirlo anche a Tom
che se glielo dico io mi sbrana viva! E non deve sembrare una cosa tanto
costruita!»
«Altro da
chiedere?»
«No!»
«Farò questo
sforzo. Però non devi venire vestita come prevedo farai!»
«Pensiero
contorto…ma l’ho capito, e ti chiedo che differenza faccia?»
«Bè, ho una certa reputazione da conservare!
Ti faccio questo favore se tu ti fai vestire, pettinare e truccare come voglio
io!»
«Questa è una vera e propria minaccia! Non
pensavo ti premesse così tanto la tua immagine da ricattarmi in questo modo!»
«Non si vede che ci
tengo alla mia immagine?!» disse ironicamente.
«Sì,
pure troppo! E va bene ci sto…ma…scordati qualsiasi tipo di gonna,
taglio e tinta capelli, qualsiasi straccetto che non copra minimo il 50% dal
collo in giù! Chiaro?»
«Cristallino! A Tom
ci penso io e per il resto ci vediamo alle 10 p.m. nella mia camera, così non
dovrò spostare trucchi e roba varia!»
«Ok! Lo faccio solo
perché è mia cugina! Allora a stasera.»
«Aspetta! Pomeriggio si lavora. Perciò
dopo pranzo fatti trovare nella hall dell’albergo. Ciao!»
«Ok. Ricevuto il
messaggio. Ciao!»
Era fatta:
l’incontro avuto solo nei sogni stava per diventare realtà! Speravo solo che
andasse tutto liscio.
N.A. La cosa inizia a
farsi complicata con l'entrata in scena della cugina che sconvolge le
cose! Vi assicuro che nel prossimo capitolo ne accadranno di cose!
Già ho in mente un po' di cose! Credo non mi sia venuto poi
così male il capitolo, ma voglio come sempre conoscere la vostra
opinione.Ringrazio chi ha letto e chi ha recensito! Grazie!
Clodie: Se devo confessarti una cosa, l'ispirazione della
cugina l'ho presa proprio dalla mia cuginetta! E in linea di massima
è proprio come la descrivo, anche se forse qualcosa del suo
carattere mi sono permessa di accentuare (in fondo il personaggio
è mio e ci devo mettere qualcosa in più)!
selina89: Grazie per tutti i comlimenti! Sei riuscita a mettermi un po' in imbarazzo! Comunque sono contenta che ti piaccia!
Westminister: Sai non ho
descritto il servizio fotorgafico del bacio perchè non era poi
così importante ai fini della storia e ho preferito eliminare
una parte che a mio parere poteva diventare pesante. Ma aspetta che
prima o poi...
silviacecy: Non importa se non hai recensito l'altro capitolo! L'importante è che non ti dimentichi di me!
Gufo: Bè, come si intuisce Siria non è una che si
scandalizza per poco, anche se certe cose la mandano in crisi (come il
bacio fotografico), ed è per questo che non si scandalizza
più di tanto quando vede Bill in asciugamano. Per il resto ti
ringrazio e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
smokeygirl: Come sempre grazie di aver lasciato un commentino! Piccolo ma sempre puntuale!XD
angel94: Grazie mille! Sai, a dire il vero prendo ispirazione da
diverse cose che accadono a me nella vita reale, agli altri che me le
raccontano, dalla tv, da internet, dai libri e da tante altre cose; poi
ci metto un po' della mia fantasia ed è fatto il gioco! Anche se
a volte l'ispirazione se ne va e diviene difficile produrre qualcosa di
sensato! Ma speriamo che fino alla fine di questa storia non mi
abbandoni!
Eka 90: Sono contenta che hai lasciato un commento! E spero che il capitolo non abbia deluso le tue aspettative! Ciaoo
Ladynotorius: Grazie come
sempre per aver lasciato un commento! Però non morire che alla
fine della storia c'è ancora un po' di tempo e vorrei che
arrivassi in fondo, 'till the end!
alice94: Bè, non è successo niente perchè
Siria non si lascia scandalizzare per così poco! E comunque le
doccie erano separate! Ma chissà che non succeda qualcosa
più avanti...magari alla festicciola che sta organizzando!
Grazie per i complimenti!
E a tutti Buon Annno! Per un 2008 che ci porti i Tokio Hotel in Italia
più spesso e che ci faccia impazzire alle 3 date italiane del
loro tour, ma anche tane cose belle al di là di quei quattro
geni della musica! Ciaoo e a presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Sei per caso geloso?...Può darsi! ***
Sei per caso geloso?...Può darsi!
Devo chiedere umilmente SCUSA per
aver scritto Georg con la "e". Me l'hanno fatto notare e
non so come sia potuto succedere! Mi sa che è il computer
con la correzione automatica, accidenti alle cose teconologiche che non
sono intelligenti! E meno male che rileggo quello che scrivo minimo 3
volte prima di pubblicare! Che figuraccia! Cercherò di eliminare
questo errore dai capitoli successivi e ancora una volta mi scuso
immensamente! So quanto può dare fastidio leggere il proprio
nome scritto male! Mi dispiace per gli altri capitoli che ho già
pubblicato, ma credo che non si possa fare nulla! E pensare che dei
Tokio Hotel Georg è il mio preferito dopo Bill! :-(
Sei per caso
geloso?...Può
darsi!
Toc
Toc
«Avanti!»
Un po’ titubante
entrai nella stanza di Bill e richiusi la porta dietro di me. Era stata una
giornata stressante: le foto, mia cugina che sprizzava allegria da tutti i pori
per l’imminente serata e il martellante pensiero di cosa avesse in mente quello
svitato di un riccio spinoso.
«Ciao.»
«Ciao! Allora…con
tua cugina come va?»
«Mmm…credo che
avrebbe anche potuto uccidermi dall’ intenso abbraccio che mi ha dato. Era così
contenta che si è subito messa a prepararsi mentre io la supplicavo di stare
calma! Ma…dimmi…come diavolo hai fatto a
convincere Tom?»
«Beh…non è stato
poi così difficile! E comunque conosco un
paio di suoi segreti che ogni tanto rispolvero per farlo cedere ai miei voleri.»
mi disse con aria di sufficienza.
«Ah, capisco.
Ma…Dean? Non mi dire che è in ritardo?!
E chi la sente poi mia cugina?! Quella non vede l’ora!»
«Non c’è Dean!
Perché ci dovrebbe essere?» mi disse con aria sorpresa.
«Ma come!? Non eri tu quello che aveva una certa
reputazione da salvare e mi ha ricattato se non mi fossi vestita, truccata e
pettinata come volevi tu?!» gli ricordai molto sarcasticamente, pensando
che mi stesse prendendo in giro.
«Appunto! Come
voglio io! Che centra Dean?» quello che vedevo sul suo viso non era un sorrisino diabolico?! Vero, che non lo
era?! Nooooooo!!!
«Cioè…non ci sto a
capire un tubo! Vuoi spiegarmi cosa stai combinando?» Forse…e dico forse…una
mezza e terrificante idea su quello che aveva in mente ce l’avevo. Ma avevo
preferito fare la finta tonta, se non altro per evitare una figuraccia nel caso
in cui le mie supposizioni fossero state sbagliate.
«Beh, Dave lavora
con noi per il progetto Dior…per il resto non centra niente.»
«E quindi…no…non
mi dire che hai in mente di…» pronunciai quelle parole len-ta-men-te, quasi
impaurita dalla possibile risposta di lui.
«Ti vesto, ti
sistemo i capelli e ti trucco!» lo disse con aria sognante e allegra che quasi
mi stava venendo il voltastomaco a vederlo così sorridente e falsamente allegro. Iniziai a
ripetermi che era per una giusta causa e che dovevo sopportarlo ancora per un
po’.
«Oddio! Mi sento
male al solo pensiero di diventare come te!» e nel parlare mi portai una mano
alla fronte in segno di demoralizzazione e sconforto.
«Mica ho detto che
ti farò uguale a me! Questo è il mio stile, ma lo so che a te non piace. Perciò
non preoccuparti…non ci andrò pesante!»
«E con questo
vorresti dire che sai dell’esistenza di altri colori oltre il nero?!» gli chiesi con aria scettica.
«Ehi! Guarda che se mi ci metto sono
meglio di Dean! Chi credi mi truccasse e mi pettinasse prima di avere uno
stuolo di persone che mi fanno bello!?»
«Modesto!»
«Beh, lo facevo io!
E tutt’ora, quando non sono impegnato per il lavoro, mi faccio tutto da solo!»
«Che brava bambina!
Così fai risparmiare soldini alla mamma!»
«Eddai! Non
prendermi per il culo! È vero!» mi
disse un po’ scocciato dalle mie battutine canzonatorie.
«Mmm…mmm…mi fido
più di Dean.» fu la mia lapidaria risposta mentre me ne stavo già andando. Ma
lui con uno scatto raggiunse la
porta e si frappose fra me e lei, impedendomi il passaggio.
«Fidati di me. E poi se voglio farmi una
linea di vestiti devo fare pratica si qualcuno!»
«Certo! Ma non su di me.» gli risposi a questo
punto seria e un po’ infastidita dalla sua insistenza e cocciutaggine.
«Prometto che non
esagero…e che se non ti piace…potrai venire alla festa come ti pare! Allora…ci
stai?»
Sembrava più un
invito per cose indecenti…ma l’argomento versava più su moda e look. La
proposta era buona: potevo lasciarlo fare…e poi girare i tacchi e farmi gli
affari miei!
«Ok, va bene. Però,
se alla fine non mipiace, promettimi che posso andare a cambiarmi.»
«Grande! Per un’ora sari la mia bambolina.» mi disse contento, come a
un bambino che ha perso il suo giocattolo e poi lo ha ritrovato.
«Frena! Io non sono la bambolina di nessuno!
Lo faccio solo per mia cugina e per farti smettere di stressarmi la vita!» gli
ribadii puntandogli un dito contro.
«Va bene, va bene.
Dettagli. Però adesso vai nel mio bagno personale: troverai dei vestiti che ho
scelto appositamente per te.»
«Ammazza! Come ti
sei preparato in anticipo!»
«Spero solo che ti
vadano bene.»
Mi allontanai da
lui e mi rifugiai in bagno chiudendo la porta a chiave. Mi voltai e vidi
ordinatamente piegati su un piccolo tavolino di vetro dei vestiti: un paio di pantaloni abbastanza
attillati rossi con le cuciture nere, un corpetto semplice nero con le cuciture rosse, una giacca corta in pelle a maniche lunghe nera, un paio di autoreggenti rosse accompagnate da biancheria intima rigorosamente nera. Alla faccia che non gli piaceva
il nero! Però in un angolo…nascosta
al mondo intero (ma non a me)…scorsi La Cintura Rossa Con I
Doppi Buchi che avevo sempre visto su di Bill e non avevo mai trovato
nei negozi! Finalmente una cosa che mi piaceva e che mi aveva messo di buon
umore, tanto da non essere poi così scocciata ad indossare quella roba. Prima
di tutto girai la chiave del bagno in modo che il buco della serratura fosse
coperto (non si sa mai!) e poi iniziai ad indossare, non senza poco imbarazzo,
la biancheria intima. Fortuna che le mutande erano vere mutande e non fili
interdentali (non che mi piacessero i mutandoni della nonna, però odiavo
veramente tutto ciò che si chiamava perizoma o tanga o qualunque forma di
intimo che me li ricordasse!) e il reggiseno era senza spalline, ma
confortevole (del resto doveva solo sopportare solo una seconda!). Poi, dopo le
calze, infilai i pantaloni che (devo ammettere) mi stavano che erano una
meraviglia! Con il corpetto ebbi un po’ di difficoltà visto che era la prima
volta che ne mettevo uno, ma la mia testardaggine vinse ancora una volta.
Infine la giacca e la cintura davano un tocco elegante e allo stesso tempo
“figo” al mio aspetto. E sì, Bill ci aveva azzeccato!
«Allora? Fatto?»
sentii dall’altra parte della porta.
«Sì! Arrivo.» e
aprii la porta.
«Caspita, sono un
genio della moda!» mi urlò compiacendosi di se stesso e squadrandomi dalla
testa ai piedi.
«Adesso non ti
lodare troppo! E piuttosto sbrigati per il resto, che siamo già in ritardo!»
gli dissi sbrigativa per evitare che mi facesse un’altra radiografia e mi mettesse in
imbarazzo.
«Ok. Siediti qui
sulla sedia.» feci come mi aveva detto e lui. Con una abilità che mi stupì non
poco, iniziò a farmi una coda alta su un lato della testa lasciandola ricadere
sulla mia spalla sinistra con qualche ciuffo che sfuggiva all’elastico e mi
incorniciava il viso. Poi prese un altro elastico rosso con due nastrini
attaccati alle estremità e lo legò sopra il precedente lasciando che le due
fasce si intrecciassero un po’ con i miei capelli.
«Adesso chiudi gli
occhi.» mi intimò quasi, mentre prendeva un pennello e i sui trucchi. Io
sentivo solo le sue mani morbide e curate che sfioravano il mio viso così
delicatamente che quasi mi addormentai al suo tocco. Per un attimo pensai che
se avesse voluto baciarmi non avrei opposto resistenza, così imbambolata com’ero
alle sue inconsapevoli carezze. Ma cosa
andavo pensando!? No, non andava bene!
«Finito! Girati e
dimmi sinceramente se ti piace.»
Mi girai lentamente
e…accidenti che figa che ero
diventata! Aveva ragione quando diceva che se ci si metteva era anche più bravo
di Dean! Dalla sorpresa per un attimo sgranai pure gli occhi, gesto che a lui
non sfuggì per niente.
«Allora ti piace!»
«Beh, potrei anche
decidere di uscire così!»
«Allora è un sì?!»
mi chiese tutto speranzoso.
«Sì! Sempre che non
ti sia dimenticato le scarpe! La nuova moda dei piedi scalzi non mi piace
molto.» lo punzecchiai sarcastica.
«Ce l’ ho! Eccole.»
mi rispose prontamente porgendomi un paio di scarpe rosse di vernice lucida
con tacco da 10. Cosa?!!! Tacco da
10!!!! Ma era impazzito?! Voleva farmi rompere una caviglia?!
«Bill, ma sono
troppo alte! Non ci sono abituata a camminare sui trampoli!»
«Ma se nei set
fotografici le metti!»
«Certo! Ma mica ci
cammino sul set fotografico! Mi verranno le vesciche!»
«Ma dai! Ci andiamo
in macchina in questo posto e poi abbiamo il privè prenotato! Quanto vorrai
camminare?! Se ti fanno male le scarpe potrai sempre sederti!»
«Ma un paio un po’
più basse?»
«Faresti una
figuraccia accompagnata da me che sono più di 1,80! Almeno così sembri un po’
meno tappa!»
«Stronzo! Da qua.»
e per ripicca indossai le scarpe-trampoli rischiando di cadere se non mi fossi
appoggiata al muro.
«Tu fai pratica
intanto che io mi do una sistemata.» e prima che potessi imprecare contro di
lui e le sue genialate, lo vidi scomparire nel bagno e non rimergerne per
almeno mezz’ora. Intanto cercavo di fare pratica con quelle scassa-caviglie, ma
con pochi miglioramenti.
Finalmente
resuscitò dal bagno e devo dire che la parola “resuscitare” non era stata mai così azzeccata! Capelli
piastrati e sparati verso il basso, trucco pesante come al solito, un completo
pantaloni-camicia-giacca nero e bianco niente male che lo
faceva proprio figo! Figo?! Sì, proprio questo mi
ritrovai a pensare. Era veramente figo!
Più figo di quando si presenta
ai concerti…diciamo…in tenuta sportiva. In quel momento era elegante, ma non
troppo; da serata spassosa, ma non da ciavattaro! Insomma…da figo! Lui probabilmente non si
accorse della mia occhiata che furtiva gli percorreva il corpo.
«Oddio! Alzati e
andiamo che Tom ci ammazza se arriviamo in ritardo! Oggi ci porta con la sua
macchina. Sai vuole fare lo spaccone. Vieni?» e risvegliata dal mio momento in
trans lo raggiunsi, incespicando per un momento con le scarpe. Prima di uscire,
come ormai di consuetudine, si sfilò gli occhiali da sole e li appoggiò sul mio
viso, prendendone un altro paio dalla tasca della sua giacca di pelle. Già
vedevamo la macchina di Tom parcheggiata sul retro dell’albergo con i fari
accesi e come previsto quando salimmo sulla Cadillac, nei sedili posteriori,
Tom ci fece una bella ramanzina sul nostro ritardo. Ma io da vecchia volpe
scaricai tutta la colpa su Bill e sul suo smisurato ego! Mia cugina era in
fibrillazione e a mio parere un po’ troppo svestita con quella semplice
maglietta bianca scollatissima e i
pantaloncini corti marroni, ma dopotutto non era poi così male. Perciò decisi di
chiudere un occhio per quella sera e non rovinarle la festa.
Arrivammo davanti a
un’insegna luminosa con scritto
Devil
ed intuii che
doveva essere il nostro locale. Tom accostò vicino al marciapiede e ci fece
scendere consegnando le chiavi della macchina a un signore lì vicino che probabilmente
si occupava di parcheggiare le macchine dei VIP. Già da fuori si sentiva il
rumore assordante della musica a palla e ne dedussi che doveva essere per forza
una discoteca. Mannaggia! Io odio le discoteche! Sono posti
assordanti, non riesci mai a parlare con una persona senza sgolarti (e a volte
non basta nemmeno quello) e il solo motivo per andarci è rimorchiare
(intenzione ben lungi da me)! E va beh, per Irene avrei fatto lo sforzo. Naturalmente
non entrammo dall’entrata principale, ma Tom e Bill ci condussero sul retro
verso una piccola porticina dove ci stava aspettando un bodyguard del locale,
che appena ci vide spalancò l’entrata. Ecco
quali erano i privilegi dei famosi! Sempre tutto aperto per loro! Appena
misi piede dentro quell’inferno (e mica si chiamava devil per niente!) un’onda
d’urto pazzesca mi investì e per un attimo feci un passo indietro. Bill si
accorse della mia esitazione e tirando fuori i decibel della sua voce mi chiese:
«Che c’è? Qualche problema?»
Ma anche io a
decibel non ero messa certo peggio di lui.
«No, tutto bene! È solo che non ci sono
molto abituata alla musica assordante della discoteca!»
«Ah, capisco! Vedrai che si fa subito l’orecchio!»
e ci dirigemmo subito verso il privè. Io appena scorsi il divanetto mi ci
fiondai, visto che già i piedi iniziavano ad essere indolenziti, e a ruota
arrivò Bill, Tom e mia cugina che fra un po’ non toccava più i piedi per terra
dalla felicità. Tom ordinò da bere per tutti, ma per me e mia cugina imposi
solo un succo di frutta! A me era bastata la sbronza del mese prima e mia
cugina era ancora troppo piccola. Per questa mia decisione brontolò un po’…ma
io non sentii mai le sue lamentele grazie, per una volta, alla musica “tunz tunz”.
«Che ne dite di andare a fare quattro
salti?!» urlò Tom con il suo vocione profondo.
«Sììììì!!!!» gli rispose Irene felice.
«Io passo. Forse più tardi.»
«Ma come cuginetta! Se sei brava a ballare, perché
non vuoi venire?!»
«Se come no, non è vero che sono brava a
ballare! E comunque non ho voglia adesso! Vai con Tom e magari dopo vendo anche
io!» in verità non mi dispiaceva ballare, anche se in effetti non ero molto
brava; ma con quelle scarpe ai piedi sarebbe stato un suicidio! E poi volevo
concedere un po’ di tempo a lei e Tom.
«Ok! Come vuoi. Allora a dopo!» e con un
cenno del capo la salutai.
«E tu fratellino? Non vieni?»
«No, faccio compagnia a Siria. E poi non è
che mi piace più di tanto ballare…lo sai che mi spettino sempre!» e te
pareva che non centravano i suoi capelli. Credo che la lezione del ciuffo rosso
non gli sia bastata…ci vorrebbe la vernice indelebile la prossima volta!
«Ok fa come ti pare!» fu la sbrigativa
risposta di Tom e senza degnarlo di un saluto se ne andò verso la pista.
«È forse per via
delle scarpe?» Mi sorpresi di sentire la voce di Bill così bene e quando mi
girai lo vidi a pochi centimetri dal mio viso. Cazzo, che imbarazzo! Subito mi scostai
un po’ da lui.
«Beh…se devo essere sincera un po’ è anche
per quello. Però veramente adesso non ho voglia di ballare!» gli urlai in
faccia per cercare di farmi sentire. Lui mi si avvicinò di nuovo per parlarmi
all’orecchio e sinceramente la cosa mi rendeva un po’ nervosa.
«Non urlare così
forte o perderai la voce molto presto! Parlami vicino all’orecchio che ti sento
molto meglio!» così feci.
«Scusa…ma te l’ho
già detto che non sono abituata alle discoteche!»
«Senti…mi
accompagni fuori a fumare una sigaretta?» mi chiese candidamente.
«COSA?! Bill non dovresti fumare! Ti si
rovina la voce!» mi ritrovai ad urlargli contro.
«Non metterti a
fare da mammina pure a me! Già basta che lo fai con Irene! E poi ne fumo solo
una! Allora vieni o no?!»
«NO!» gli dissi nella speranza che non
andasse.
«Bene,
allora vado da solo!» e testardo come non lo avevo mai visto si alzò
dal divanetto e raggiunse la porta d’uscita. Allora decisi di seguirlo e presa
la mia giacca uscii dalla porta e…
«Lo sapevo che mi
avresti seguito!» dall’angolo destro vidi Bill appoggiato al muro che mi
sorrideva e tra le dita una schifosissima
sigaretta.
«Potrei anche andarmene!»
gli risposi stizzita e già in procinto di ritornare dentro. Ma lui mi prese per
un braccio e non mi lasciò andare.
«Dai, rimani!
Almeno finché non finisco la sigaretta!» lo guardai di sbieco, ma alla fine
cedetti alla sua supplica.
«Sbrigati a finirla
quella sigaretta!»
«Sei sempre così
scontrosa! Sembri un maschiaccio! Non vuoi metterti le gonne, non ti trucchi
mai e non ti vesti mai femminile! Perché?»
«Io sono così
prendere o lasciare!»
«Guardati! Stasera
sei bellissima! Perché ogni tanto non ti curi un po’ di più!»
«Stasera bellissima?!
Ma fammi il piacere!»
«Beh, se non te ne
sei accorta parecchi occhi erano puntati su di te. E dalle loro facce altro che
solo ballare…!»
«Ahhhh, non ci
credo!»
«Beh, che tu ci
creda o no, ho visto parecchi ragazzi che ti stavano mangiando con gli occhi!»
mi disse con un tono un po’ incazzato che non sfuggì al
mio orecchio.
«Oh, sta calmo! Sei per caso geloso?» lo provocai con gli occhi dolci e un
mezzo sorrisino di scherno.
«Può darsi!» mi rispose sbrigativo
e conciso. A questo punto strabuzai un po’ gli occhi (anzi un po’ tanto), ma
non feci in tempo a chiedere spiegazioni che un manipolo di ochette urlanti si
diresse verso di noi al nome di “Bill”, impedendoci di tornate indietro verso
la porta del locale e quindi la salvezza. Bill mi prese per mano…
«Maledizione! Vieni! Fidati di me!» e
subito iniziammo a correre.
N.A. Capitoletto che mi
è piaciuto scrivere! Intrigante, ma sul filo sottile del dico e
non dico. Mannaggia a quelle fan che arrivano proprio sul più
bello! Adesso coem se la
caveranno Bill e Siria? E cosa intendeva dire Bill con
quell'affermazione? Tutto questo, forse, nel prossimo capitolo. Intanto
sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo. Mi dispiace, ma oggi
non ho il tempo di salutarvi uno a uno, ma comunque un grazie a tutti
quelli che mi scrivono recensioni e a tutti i lettori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi? ***
Ci provava con me, o era solo un modo per provocarmi?
Ci provava con me, o era solo un modo per
provocarmi?
Abbiamo corso per cinque minuti buoni, con il
gruppo di fan sfegatate alle calcagna che sembrava aver messo un motore turbo
jet ai piedi! Accidenti! E io a correre con i tacchi! Sentivo che mi stavano
venendo delle vesciche enormi ai piedi. Poi mi sentii strattonare da Bill e mi
ritrovai spiaccicata ad un muro freddo ed anche un po’ lercio, parzialmente
coperto dalle scale esterne di una casa: Bill mi era praticamente addosso per cercare di nascondersi il più
possibile dalla visuale delle sue fans e io che cercavo di farmi il più
possibile sottiletta per aiutarlo a
eclissarci.
«Stai ferma e
non ti muovere. Se ci scoprono è la fine.» fu l’unica cosa che mi disse a
voce bassissima per paura di essere sentito.
Io dal canto mio però
pensavo ad una soluzione per levarci da quella brutta situazione e ritornare
incolumi al Devil, ma non era facile pensare con un Bill spiaccicato addosso
che mi pervadeva il corpo con il suo profumo…di lacca! E si, perché si sentiva
tantissimo da vicino il profumo della sua lacca, per quanto non avesse i
capelli sparati per aria che avrebbero richiesto una dose ancora maggiore di
fissante! Poi…l’illuminazione geniale del mio altrettanto geniale cervello (che
modesta!).
«Bill…spostati e lasciami passare che ci penso io a quelle.
Mi è venuta un’idea.»
«Ma sei matta! Se
ci vedono sono capaci pure di mandarci all’ospedale!»
«E parla
piano! Comunque ti assicuro che non mi faccio vedere da loro. Fidati di me e
del mio cervello da genio.»
Mi guardò per
interminabili secondi, forse per capire se ero veramente convinta della mia
idea e se soprattutto fosse una cosa pericolosa, poi, senza aggiungere nient’altro,
si scostò leggermente da me per permettermi di attuare il mio piano. Appena
libera di fare ciò che volevo mi levai lentamente le scarpe con i tacchi e le
appoggiai a terra cercando di fare il meno rumore possibile, poi mi allacciai
la giacchetta nera per rendermi più mimetica nella notte e infine sgattaiolai via da
quel posto allontanandomi di parecchi metri dal posto dove si trovava Bill,
arrivando quasi dall’altra parte della via che avevamo imboccato. Una volta
trovato un nascondiglio abbastanza sicuro dietro una folta e alta siepe mi sporsi di poco e con quanto fiato avevo in gola mi
misi ad urlare.
«ODDIO! MA QUELLO È BILL KAULITZ DEI TOKIO
HOTEL!» imitando la loro voce da fan che si stava strappando i capelli.
E subito le
ragazzine si voltarono dalla parte del mio urlo e sfoderando di nuovo i loro
motori turbo jet vennero dalla mia parte fino a superarmi e raggiungere
un’altra via dove credevano si stava dirigendo il loro idolo. Io subito dopo
aver gridato mi ero nascosta per benino dietro la siepe e così l’avevo scampata
aspettando che le galline starnazzanti se ne andassero. Poi sentii un rumore
sopra di me…come di finestre aperte e di vetri sbattuti…non vi immaginerete neanche cosa
mi accadde di lì a pochi secondi.
SPLASH
Una secchiata
d’acqua gelata mi arrivò
direttamente in testa bagnandomi tutta la giacca, il corpetto e in parte anche
i pantaloni!
«Ma
che cazzo urli alle 2 di notte! C’è gente che vuole dormire e che domani deve
andare al lavoro! Vattene!» e come repentinamente si era aperta la
finestra, altrettanto rapidamente si chiuse con un suono di vetri sbattuti. Mi
incazzai, e pensavo che non poteva passarla liscia.
«Ehi, ma sei scemo o cosa?! Come ti viene in
mente di bagnarmi così?»
La finestra si
riaprì e di nuovo mi arrivò imprevista una seconda secchiata.
«Se non te la
smetti chiamo la polizia! E adesso vattene se non vuoi passare dei guai!» Bene,
adesso era il caso di andarsene per evitare un mucchio di problemi; in fondo il
signore un po’ di ragione ce l’aveva e non mi andava di certo ricevere di nuovo
un’altra secchiata d’acqua gelida e passare dei guai con la polizia, Bill mi
avrebbe ucciso. Così ritornai nel posto dove avevo lasciato Bill e quando lui
mi vide arrivare fece una faccia tanto stupita che riuscì a strapparmi un
sorriso nonostante la brutta esperienza.
«Ma che cavolo hai fatto?»
«Ti ho salvato! Ho
depistato le tue fans e le ho fatte allontanare! Cosa vuoi di più?» ero un po’
incavolata per via della secchiata che mi ero presa per salvarlo.
«Non mi riferivo a
quello, ma al fatto che sei tutta bagnata!»
«AH, bè…sai un
signore non ha molto gradito il mio urlo in piena notte e…mi ha buttato dalla
finestra una bacinella d’acqua addosso! E tutto per
salvasti dalle tue fans che vanno subito in delirio appena ti vedono e non
sanno trattenere i loro ormoni adolescenziali! Così molla come sono e con
il fresco venticello primaverile che soffia di notte…temo proprio…che mi
prenderò una polmonite!»
«Spogliati!»
«Cosa?! Credo proprio di non aver
capito?!» ma che gli saltava in mente adesso?
«Ma che hai capito!
Levati la giacca e il corpetto che ti presto la mia giacca asciutta! Per
arrivare al Devil ci impiegheremo un buon quarto d’ora, vista la corsa che
abbiamo fatto prima, e non puoi andare in giro con i vestiti bagnati!»
«Ma no, poi tu ti
prendi il mal di gola! E io non voglio certo essere responsabile di un tuo calo
di voce ad un concerto! Io posso pure fare le foto con 40 di febbre e senza
voce, tu no! Altrimenti poi ricominci a cantare in playback con la scusa del mal
di gola. Perciò andiamo!» gli risposi un po’ sgarbatamente, ma non volevo che
per colpa mia annullasse un concerto! Mentre mi stavo incamminando mi sentii
prendere per un polso e Bill mi voltò verso di lui.
«Non fare la
bambina piccola! Io sono asciutto e vedrai che non mi prendo un accidente, ma
tu in queste condizioni sì! Perciò ora ritorni al sotto-scala di prima, ti levi
quella roba fradicia e ti metti la mia giacca! Non ti preoccupare, io mi giro
dall’altra parte!» mi disse mentre mi spingeva nel posto che era stato il nostro
nascondiglio durante l’inseguimento di prima.
«Ma…» cercai di
ribattere io opponendomi alla sua decisione. Era una situazione così
imbarazzante per me che non volevo più rimanere da sola con lui, ma ritornare
al più presto al Devil; inoltre avevo lasciato mia cugina da sola con Tom e
chissà cosa poteva succedere!
«Vuoi per caso che
lo faccia io?! Vuoi che ti spogli io?! Guarda che non ci impiego tanto! Non mi
imbarazzo di certo! Sai quante volte l’ho fatto!»
«No no, va bene! Basta che stai zitto!»
mi dava un enorme fastidio quando parlava delle sue “esperienze” se così le
possiamo chiamare. Mi metteva in imbarazzo! Io che ero una sua fan e che per
tanto lo avevo desiderato solo per me, come quelle galline di poco prima,
adesso mi metteva d’impaccio. Chissà, forse ero anch’io come quelle! Bè, nel
senso che sognavo di incontrarlo per conoscerlo meglio e conoscere più da
vicino la sua musica. Mica per altro!
«Sai Bill…una volta
ci assomigliavo molto a quelle ragazze di poco fa. Certo non ti avrei mai
mandato all’ospedale con un abbraccio…però avrei fatto di tutto (meglio dire
quasi di tutto) per incontrarti e parlare con te.» gli confessai mentre mi
stavo levando la giacca e lui era di spalle.
«D’avvero?! Allora
ti piacevo a differenza di come ho pensato la prima volta che ti ho vista!» mi
rispose quasi prendendosi gioco di me.
«Eddai! Te l’ho
sempre detto che mi piace la vostra musica, quella volta ero solo incazzata per
la storia del playback! Poi mi sono ricreduta!»
«Mmm…e di me come
persona cosa pensavi da fan, quando ancora non mi conoscevi?»
«Domanda
insidiosa…» gli feci notare sarcastica.
«Rispondi
sinceramente! Io non so molto bene cosa pensa di me la gente che non mi
conosce, se non per le mie canzoni e i concerti che facciamo in giro per
l’Europa! Sono curioso! E non mi offendo anche se mi dici che tutti pensano che
sono una ragazza!»
«Bhe…quella è la
prima cosa! Ahhhh!! No scherzo! Vediamo…cosa pensavo di te prima…visto che devo
rispondere sinceramente risponderò francamente, ma non te la devi prendere e
non devi farti strane idee!»
«Ok!»
«All’inizio pensavo
che eri una ragazza veramente…poi ho capito da una cosa che non lo eri. Dopo ho
iniziato a seguirvi (te e gli altri) perché mi piaceva la vostra musica e di te
ho iniziato a pensare che eri una persona fuori
dal comune; forte, visto lo
stress (che immaginavo già allora) nel vostro lavoro; caparbia, per la grinta e la voglia di farcela al di là di quello
che pensano molti e…pensavo che eri meno
Don Giovanni, ma ho scoperto dopo che sei più simile a Tom di quanto si
possa pensare!»
«Altro?»
«Mmm…che hai un look invidiabile, che però sta bene
solo su di te, e che…e va bè PENSAVO
che eri figo. Passami la giacca va!» e mentre me la passava lo
sentii farmi una domanda.
«Cosa? Non ho capito?» sapevo che mi ero
messa nei guai, però devo ammettere che un po’ l’avevo fatto apposta, per
stuzziacarlo, vedere la sua reazione e anche la mia.
«Pensavo…che ERI figo! In fondo non ERI per niente male, un po’
troppo magrolino, ma interessante.» gli risposi sottolineando bene i verbi al
passato per prenderlo anche un po’ in giro, mentre finivo di chiudere la lampo
della sua giacca di pelle.
«Come sarebbe a
dire “ERI”?! Perché forse non
lo sono pure adesso?!» mi provocò con un tono tra l’offeso e il divertito.
«Fatto! E
comunque…mmm…adesso che ti conosco e ti vedo tutti i giorni…hai perso un po’
del tuo fascino da “ragazzo impossibile
per tutte le fan” e sei diventato più…normale!»
«Ma non hai
risposto alla domanda! Hai glissato!» mi accusò girandosi verso di me.
«Non è vero!»
«E allora rispondi
con un si o con un no!»
«Ma a cosa?!» stavo
giocando con lui e mi divertivo a farlo spazientire.
«Sono figo adesso,
o no?»
«Mmm…dipende dal
punto di vista!»
«Dal tuo punto di vista!» era evidente che
stava aspettando una risposta da parte mia.
«Mmm…boh! Andiamo
va che ho lasciato Irene da sola con Tom e sai quanto può essere pericoloso,
soprattutto considerando che ho notato atteggiamenti strani da parte dei due!»
«Eddai! Rispondimi!
Ho bisogno di sapere se sono irresistibile o meno!» mi supplicò con quella sua
vocina da cane bastonato chinandosi fino alla mia altezza per farmi vedere i
suoi occhioni fintamente traboccanti di lacrime.
«No! Non te lo dico!»
«Eddaiiiiiiiiiii!» cercava di ostruirmi il
passo per avere una risposta.
«Nooooooooo! E adesso andiamo!» gli intimai
prendendo le scarpe e i vestiti bagnati in mano per camminare a piedi scalzi
fino al Devil. Non avevo voglia di rimettere quelle dannatissime “tacco 10” per farmi venire ancora più
vesciche ai piedi e quindi
decisi di camminare scalza.
«Non me lo dirai
mai che ti piaccio vero?! Sei così orgogliosa e testarda…» questa volta si
rivolse a me con un tono normale, quasi rassegnato. Non stava più giocando.
«Ti lascio il
beneficio del dubbio, Kaulitz!» gli risposi evasiva e con un sorriso ironico
sul volto. E mica gli potevo dire di sì o no: primo perché non mi era mai stato
indifferente e in quelle settimane avevo scoperto il vero Bill; secondo perché
non mi piaceva da morire, sì era interessante, ma non provavo niente di più che
amicizia per lui; terzo perché osservarlo nel dubbio era spassoso e non mi
sarei privata di un piacere così dilettevole considerando la sua vanità e il
suo egocentrismo! Dal canto suo lui non proferì più parola per tutto il
tragitto di ritorno e una volta rientrati al Devil mi precipitai al balcone del
privè per vedere che fine avessero fatto Irene e Tom e…sorpresa delle
sorprese…stavano ancora ballando “normalmente” insieme, anche se “normalmente”
era un po’ un eufemismo visto quanto erano appiccicati
in quel lento (strano che in una discoteca che si chiama Devil mettessero un
lento); però il fatto che erano lì e…diciamo non infrattati chissà in quale
luogo, poteva dirsi un miracolo.
«Visto che sono
ancora salvi! E tu che ti preoccupavi
per Irene! Tom non è uno stronzo come vuol far credere: se una gli piace veramente,
non ci va subito pesante.»
«Meglio
per lui! Com’è che in una discoteca come questa mettono un lento?» gli dissi
un po’ acida, scrutando attentamente la coppiettina in pista.
«Mettono un solo
lento in tutta la serata, per dare modo alle coppiette di amoreggiare; è una
caratteristica di questo posto. Ma non essere sempre così fredda, Tom non è un
cattivo ragazzo!»
«Lo so! È solo che
non voglio faccia cazzate!»
«Capisco! Però
adesso levati da lì, sembra che gli stai facendo la guardia!» mi disse
prendendomi per i fianchi e allontanandomi dalla balaustra dove ero appoggiata.
«Ehi! Cos’è tutta
sta confidenza?!»
«Forza, vieni con
me che vediamo di asciugare quei capelli prima di andare via.»
«No! Adesso è caldo
qui dentro, mi si asciugheranno da soli…»
«Non vuoi proprio
lasciarli senza la tua supervisione!»
«…e poi voglio ballare
visto che non ne ho avuto l’opportunità prima!»
«E vorresti ballare
senza le scarpe? Sai le pedate che ti prendi!»
«E allora?! Faccio
come mi pare!» gli risposi di rimando dirigendomi a passi svelti verso la
pista.
«Bene se vuoi
proprio ballare puoi farlo qui, invece di metterti in ridicolo andandoli a
disturbare.»
«Ma devo trovarmi
un cavigliere per ballare, perciò devo andare per forza in pista!» gli replicai
saccente. Poi mi sentii prendere di nuovo per i fianchi e Bill mi avvicinò a
se, un po’ troppo per non andare parzialmente in tilt.
«Ti dimentichi
forse di quello che “ERA” figo?!
Sarò pure stato figo, ma ballare lo so fare ancora!»
Ecco, ora la mia
salivazione era scesa a zero. Ci provava con me, o era solo un modo per
provocarmi? Comunque non ero mai stata così in imbarazzo con un ragazzo come lo
ero in quel momento con Bill.
«Mi stai mettendo
in difficoltà, lo sai?» gli dissi sincera, nella speranza che capisse e mi
lasciasse andare.
«Era il mio obbiettivo!» replicò lui con
voce bassa e suadente. E che cavolo, ora dovevo andarmene o accettare, e
entrambe le cose significavano qualcosa che io non pensavo: andarmene = vaffanculo,
ma chi ti ha chiesto niente; restare = sei figo, e vaffanculo al resto, ci
voleva una via di mezzo che in quel momento non avevo come opzione a
disposizione. Porca puttana che situazione del cavolo.
«Se resto o me ne
vado…sembrerà comunque qualcosa che non voglio. Io…»
«Lascia scegliere me. Così sarà ciò che
voglio io.»
«Perché
no! Bella idea Kaulitz!» mi aveva tolto dai guai.
«Bene…ciao!» e mi
lasciò andare voltandosi dall’altra parte. Io ci rimasi di sasso, non era forse
stato lui a prendere l’iniziativa?! E adesso mi mollava lì!
«Stronzo! Ma dico si molla così una ragazza!
Ma VAFFANCULO!» ero incazzata
nera, praticamente mi aveva in giro! E io che quasi ci speravo (quasi).
«Ahhhhh! Alla fine
hai scoperto le tue carte! Potevi stare zitta, invece ti sei incazzata! Allora non ti sono indifferente e ti
piaccio!» mi rise in faccia, si era preso gioco di me e si stava esaltando
un po’ troppo per i miei gusti! Era ora di fare basta!
«SENTI LURIDO, IMBECILLE, CRETINO, BASTARDO,
COGLIONE, DEFICIENTE, IDIOTA, SCEMO DI UN KAULITZ DI MERDA…VAFFANCULO!»
«Ahhhh! Altro da
dire?» di nuovo mi aveva riso i faccia e si stava divertendo con me!
«Sì…»
«Anche io…» mi
disse con un sorriso come solo lui sapeva fare: caldo e avvolgente. Prima che
potessi fare, pensare, capire, mi ritrovai con le sue labbra sulle mie. Non un
bacio arrabbiato e orribile come l’altro, ma un bacio delicato e leggero. Mi
stava solo sfiorando le labbra, tenendomi piano per i fianchi, quasi avesse
paura che io non lo volevo, dandomi la possibilità di scappare in qualsiasi
momento. Solo dopo qualche secondo capì cosa stava succedendo, però trovai quel
contatto così gentile che non ebbi la forza di oppormi, anche se non accennai
minimamente a rispondere. Rimanemmo così per un po’, finché Bill non si staccò
da me e andò a chiamare Tom e Irene per ritornare a casa. Io ero rimasta senza
parole e il dubbio se stesse solo giocando o facesse sul serio non mi lasciò
per un bel pezzo.
N.A.
Spero che sia piaciuto questo capitolo! Finalmente è successo
qualcosa e il bacio che tante aspettavano è arrivato. Fatemi
sapere che ne pensate sinceramente: complimenti o critiche sono sempre
beneaccetti (entrambi fanno crescere). Perciò sotto con le
recensioni! E oggi ho volglia (e soprattutto tempo) di ringraziare
tutti quelli che hanno lasciato un commento.
linny93: grazie di averci messo la volgia di recensire! XD E come hai detto tu è scattato un nuovo inizio! Non ti sembra?
Eka 90: Grazie per i complimenti! Mi dispiace che i vestiti che
ti piacevano si siano bagnati tutti...ma forse è stato meglio
così! Ti pare?
ellikaulitz: Lo so che non dovrebbe fumare, ma il vizietto anche nella vita vera ce l'ha e non è per niente salutare! Cattivo Bill!
Westminister: Ho cercato la
cintura uguale a quella di Bill ovunque...ma non sono mai riuscita a
trovarla! Che se le faccia fare apposta? Comunque grazie per i
complimenti!
smokeygirl: Grazie mille! Spero che anche questo ti sia piaciuto!
Clodie: sono lusingata che questa storia ti piaccia così
tanto da aspettare con così tanta passione un'altro cpaitolo! Mi
dispiace solo che non posso aggiornare più i fretta, ma tra la
scuola e gli esami che si avvicinano è dura!
Gufo: Oddio! ma come fai a correre con i tacchi?! Io mi
inchioppo pure con 5 cm! Non ci sono tagliata per i tacchi! grazie ri
recensire sempre puntualmente!
alice94: Si sono dati una mossa! Visto?! E poi come hai
sottolienato più volte nella tua recensione ci ho messo la tua
parolina preferita: Figo. Ti piace?
silviacecy: Grazie dei complimenti! Ma io dico che un po' sono state manna dal cielo le galline inferocite arrivati a disturbarli! Ti pare?!
Westminister: Bè, un
po' dovevo dare una mossa a sti due, se no morivano in cirisi
d'astinenza! Ma non ti preoccupare...è stata una cosa soft e poi
in un certo senso solo da parte di Bill, Siria non ha fatto proprio
nulla (a parte il fatto di rimanere lì). E comunque a me non
piace affettare le cose. Dimmi comunque se ti è piaciuto o no
(non mi offendo o mi arrabbio di certo se mi dici che la cosa non ti
è piaciuta!). ciaoo
LiSa90: In effetti fa molto più effetto (gioco di parole)
se la si legge tutta insieme, però per miei problemi evidenti di
scuola e di tempo non posso scriverla tutta in una volta! Mi fa paicere
che ti sia piaciuta!
Mirokia: Tu l'hai
già letto in anteprima e mi hai dato delle dritte! Grazie! Che
te ne pare della stesura finale, è migliorato? E comunque la
frase del muratore mi ricorda un certo Tom...Grazie di nuovo per
sopportarmi quando sono indecisa se pubblicare o meno il cpaitolo!
Danke shon e ciaoo
selina89: troppi complimenti tutti insieme! Poi va a finire che mi monto la testa! Comunque grazie XD!
..GiNgi..GuToBiNa: direi che l'inciucio è iniziato! Grazire per i complimenti, spero che anche questo cpaitolo ti sia piaciuto!
Ambry: Bè, meglio tardi che mai per le recensioni! Fanno sempre piacere, perciò non ti preoccupare!
E adesso per chi ha avuto il coraggio di leggere fino a qui...lancio
una competition (che poi tanto competition non è perchè
decido io):
spremetevi le meningi su una canzone dei Tokio Hotel che vi piace tanto e di cui non è ancora stato fatto il video.
Pensate a un possibile video con i quattro musicisti e con un parte anche per la nostra amica Siria.
E scrivete il tutto a me, anche in una vostra recensione.
Se mi piace l'idea, potrebbe essere scelta per essere inserita nella mia storia.
P.S. non vi dovete offendere se non scelgo la vostra, non vi dovete
offendere se non ne scelgo manco una di quelle che mi avete proposto,
inoltre la vostra idea potrebbe comunque essere soggetta alla mia mente
malata e quindi possibile di modifiche.
Se vi interessa darmi una mano scrivete, alrimenti non fa nulla e vi ringrazio ugualmente! Ciaoo e a presto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Ma che d’adone…di coglione! ***
Ma che d’adone…di coglione!
Ma che d’adone…di coglione!
Quella notte poi
ritornammo tutti insieme all’hotel dove alloggiavamo verso le 4 del mattino,
anche se con non poche lamentele di Tom che voleva ancora restare. Mia cugina
era da un pezzo collassata su di me
dalla stanchezza, non era per niente abituata a fare questi orari in discoteca.
«Tom, dico…hai
visto in che stato sono ridotta?! Non
potevo di certo rimanere!» gli feci notare abbastanza stizzita per la sua
insistenza, anche di fronte all’evidente stato in cui versavo.
«E a me che me ne
frega! Certo che andare a urlare a squarciagola nel pieno della notte! Chiunque sia stato ha fatto bene anche io
avrei fatto così!»
«Cioè dico, dopo
che ho slavato Bill da quelle invasate e mi sono per premio beccata una
secchiata d’acqua gelata…tu…tu mi ringrazi così?!»
«Mica sono io che
ti devo ringraziare! Semmai è solo mio fratello, io non ti devo niente!»
«Ma grazie
fratellino, come siamo gentili! Tu non ti eri nemmeno accorto che non tornavamo
più dentro! Non è forse vero?»
«Uffa, che pizza Bill! Mica ti devo fare
da mammina! E poi mi sembra che te sa sei cavata piuttosto bene!» rispose Tom
molto scocciato.
«Per merito mio!
E visto che Bill è ancora vivo, i Tokio Hotel tuttora esistono. E quindi visto
che tu fai parte della band mi dovresti ringraziare e non sbuffare perché ti ho
interrotto la serata!»
«Mmm…scusa…ma fai
ragionamenti troppo contorti alle 4 di notte! E io non ho voglia di starti a sentire! Perciò se vuoi una
ricompensa chiedi a Bill: in denaro, in natura…quello che vuoi e io cercherò di convincerlo domani a fare
tutto quello che vorrai! Ma adesso taci con questi discorsi che…anche a me sta
venendo un sonno tremendo!»
«Ma vaffanculo, Tom!» Gli
rispondemmo in coro io e Bill, scocciati dalla sua affermazione. Ma che si
metteva a dire?! E poi pagare in “natura” mi aveva riportato alla mente il bacio di
poco prima e non avevo proprio il coraggio adesso di voltarmi verso Bil.
Arrivati all’hotel
svegliai mia cugina in coma onirico e insieme ai gemelli raggiungemmo le rispettive camere
per una sana e riposante dormita. Se non che, io non potevo andare a dormire in
quello stato: bagnata, un po’ sporca, con le vesciche (ormai diventate tagli) nei piedi! E non volevo svegliare
mia cugina che beata come un ghiro si era già infilata sotto le coperte e ci
mancava poco che si mettesse a russare.
«Scusa…Tom…» lo
chiamai sotto voce prima che svoltasse l’angolo del corridoio per andare in
camera sua.
«OH! Tu che ti rivolgi a me con un tono
così smielato e
accondiscendente! Che ti serve di
preciso?» aveva capito che avevo usato quel tono così pacato con lui perché
gli volevo chiedere un favore. Avrei potuto domandare a Bill…ma dopo quello che
era successo, forse sarebbe stato meglio fare un’eccezione.
«Irene dorme…e mi
servirebbe un bagno dove fare una doccia e asciugarmi…sai non voglio
svegliarla.»
«Mmm…fammi pensare…NO!» con un sorrisetto da deficiente stampato in faccia.
«Come sarebbe “no”? Eddai, prometto che faccio subito!» ero proprio messa male se lo
stavo quasi supplicando di aiutarmi.
«Io appena entro in
camera mi fiondo nel letto e guai a chi mi disturba! Perché non chiedi a Bill,
tanto lui come minimo ci impiega 30 minuti a struccarsi, svestirsi e prepararsi
per la notte. Vedrai che non gli dai fastidio. Vero fratellino?»
«Beh, non è che io
non abbia sonno Tom…» disse rivolto al fratello «…però se ti spicci e fai poco
casino nel mio bagno, posso pure fartelo usare.» rivolgendosi poi a me con poca
gentilezza.
E che cavolo, no! Era proprio questo che volevo
evitare: restare da sola con Bill e per di più nella sua camera! Ma adesso come
facevo a declinare l’offerta?
«Mmm…bè, ma va che
sono stanca pure io! Mi sa che non ho voglia di fare la doccia e vado a letto
così!» dissi cercando di essere più indifferente possibile.
«Ma guarda che Bill
mica ti mangia?! Scusa, ma io non vedo il problema! A meno che…mmm…un po’ di imbarazzo c’è…e vuoi vedere…che tra di voi
stasera…» e no! Così non andava
proprio bene! Tom iniziava a sospettare qualcosa e questo non doveva succedere.
Certo, Bill glielo avrebbe presto raccontato l’episodio del bacio e lo avrebbe
fatto prendendomi in giro per quanto fossi stata scema a pensare che ci volesse
provare con me, mentre era solo un gioco per lui…e mi avrebbe reso ancora più ridicola
il fatto di non aver accettato di usare il suo bagno perché pensavo chissà
cosa. Va bene che ero abbastanza abituata alle battutine pungenti di Tom, ma
meglio salvare quel poco di orgoglio che ancora mi rimaneva e affrontarlo da
una posizione migliore. Così dopo una veloce consultazione tra i miei due emisferi del cervello,
decisi che era meglio fare la faccia tosta
e sfacciata.
«Sì, e che magari abbiamo fatto sesso! Ma
andiamo Kaulitz che idee ti saltano in testa?! Dai va andiamo che prima mi faccio
sta doccia e prima vado a letto che sono sfinita!» e senza aspettare che
qualcun altro prendesse la parola per dire altre cazzate,mi diressi veloce
dentro la mia camera per prendere dei vestiti e poca altra roba; una volta
chiusa la porta e preso le chiavi seguii i due verso la camera di Bill.
«Bene…io sono stufo
morto…con tua cugina ho ballato tutta la sera! Vi saluto!»
«Kaulitz spero
per te che abbiate solo ballato mentre io ero alle prese con le vostre fan
deliranti che volevano farci la pelle!» Lui ormai voltato, per tutta risposta
alzò una mano, senza aggiungere niente. Ma che cazzo significava?! Non feci in
tempo a chiedergli altro che Bill aprì la porta e mi strattonò dentro.
«Basta urlare per
il corridoio alle 4 passate di mattina!»
«Scusa, hai ragione!
E poi non voglio prendermi un’altra secchiata d’acqua! Per carità!»
«Bè, là c’è il
bagno.» mi disse indicandomi una porta sulla sua destra.
«Faccio in un
attimo. Promesso!» e mi fiondai subito sotto la doccia.
Una bella lavata
con l’acqua calda era quello che ci
voleva, oltretutto ebbi anche modo di pensare un po’ a tutto quello che era
successo in quella serata ed ero sicurissima che non me la sarei scordata tanto presto! Però quello che ronzava di
più nella testa e che allo stesso tempo cercavo di scacciare, era quel
maledetto comportamento di Bill: che significava? Oltretutto non mi aveva detto
niente dopo, certo c’era sempre di mezzo qualcuno con noi, però un sorriso o
uno sguardo che mi facesse capire qualcosa poteva pure concedermelo. Magari già
si era scordato di quello che aveva fatto, oppure poteva essere così
imbarazzato da non riuscire a spiccicare parola?! Mmm…l’ultima ipotesi era
decisamente da scartare! Ma allora perché? Con la mente in subbuglio uscii
dalla doccia e dopo essermi asciugata e indossato il pigiama uscii dal
bagno…trovandomi di fronte una scena così tenera, che strappò un sorriso anche
a me che di solito non ero affatto così smielata. Bill si era addormentato spaparanzato sul
letto in una posizione tanto ridicola che di sicuro una sua foto in quel
momento avrebbe fatto vendere milioni di copie a uno di quei giornalini per le
ragazzine. Mi avvicinai alla televisione per spegnerla, si sa che dormire con
il rumore di sottofondo fa male, e appena il suono cessò lui di malavoglia si
svegliò assonnato.
«Scusa, ti ho svegliato?»
«Mmm…» fu la sua
risposta alquanto esplicativa.
«Bè, io vado!
Grazie.»
«Mmm…» mi rispose
di nuovo lui alzando le coperte e infilandosi nel letto.
«Ma vai a dormire
così: vestito e truccato?»
«Mmm…mmm…»
«Ma Bill, ti fa
male alla pelle! Devi struccarti
prima di andare a dormire!»
«E che palle! Non
ho voglia, va bene?!» mi rispose visibilmente alterato.
«Ma dai, ti ci
vogliono cinque minuti! Che ti costa?»
«Ti ho detto che
non ho voglia!»
«Ma…»
«Uffa! Fallo te se
non hai niente di meglio da fare!» Qualche volta sapeva essere così testardo e
irritante che mi innervosiva. Però andai in bagno, frugai tra la sua roba e
dopo un milione di matite, 300 mascara, 50 tipi diversi di fondotinta, bombolette di lacca formato viaggio, lucidalabbra di tutti i gusti
possibili e immaginabili, fard, ombretti e chi
più ne ha più ne metta, in fondo a una borsa trovai un po’ di cotone e una bottiglietta
di struccante delicato per gli occhi. Poi ritornai al suo capezzale e mi
avvicinai al letto.
«Forza Bill alzati
almeno, altrimenti come faccio!»
«Mmm…» credo che
quel suono stesse per: non ho voglia
vaffanculo! E si girò dall’altra parte del letto dandomi le spalle.
«Eddai! Oddio, che
ne penserebbero le fan se sapessero?!»
«Mmm…» credo volesse
dire: non mi importa adesso!
«Uff…quanto sei
pigro! Almeno voltati.» e per lo meno quello ebbe la forza di farlo.
Una volta che si fu
girato verso di me intinsi il batuffolo di cotone nello struccante e sedendomi sul letto
vicino a lui iniziai pian piano a levare quel trucco nero e pesante. Mi
ritrovai a pensare quante volte avevo provato a immaginare Bill senza trucco,
certo le foto circolavano un internet…però averlo lì che si lasciava struccare
da me…considerando a quanto ci tenesse ad essere sempre perfetto…era qualcosa
di assurdo! Troppe cose che avevo sempre sognato, anzi che non osavo nemmeno
sognare, stavano accadendo e di giorno in giorno vedevo quei ragazzi sempre più
normali, ma proprio per questo sempre più speciali. Chissà se gli stavo facendo
male, cercavo di essere più delicata possibile, ma…però finché non rompeva le
scatole significava che era a posto. Poi mi sfiorò il pensiero che non avrebbe
mai dovuto toccarmi in quel momento: un altro bacio! Cavolo, avevo le sue
labbra lì e anche solo fingendo un incidente avrei potuto baciarlo! Ma che
cavolo di pensieri avevo?! No, erano solo i miei ormoni, a me non piaceva Bill
Kaulitz in quel senso! Finii di struccarlo e con un gigantesco sospiro mi rialzai
da quella scomoda posizione.
«Che c’è?» mi
sentii sussurrare.
«Niente.» gli
risposi atona.
«E allora quel
sospiro?»
«Pensavo a quanto
sei stupido e pigro tanto da non volerti struccare per la notte! Sai che poi ti
verranno le rughe!»
«Sì, ma mica dormo
sempre truccato! Solo quando sono stanco e il letto mi richiama con una forza
impressionante!» era ancora fermo immobile in quella posizione con gli occhi
chiusi. Mi faceva un po’ strano sentirlo parlare così, lui sempre attivo
com’era…
«Guarda che dopo
con le rughe non sei più figo!» lo canzonai io e lui ascoltando quelle parole
aprì di scatto gli occhi per guardarmi in viso.
«Finalmente hai
ammesso che sono figo!»
«Ancora con questa
storia! Uff…va bene sei figo, bellissimo e bravissimo!
Così va bene soddisfatto?»
«Per
niente! Non con quel tono di voce! Ma è pur sempre un elogio, anche se poco
convincente, alla mia bellezza d’adone!»
«Ma che
d’adone…di coglione!» che
battuta fantastica che mi era venuta in mente!
«Sempre dolce e
gentile come al solito.»
«Però era una
battuta bellissima! Ahhhhh! Eddai non te la prendere scherzo con te!»
«Non me la sono
presa! Sai…» e la cosa iniziava a preoccuparmi dal cambiamento di tono di voce
dal divertito al serio «…forse sono un po’ irascibile in questi giorni per via
dello stress pre stress.»
«E che roba sarebbe?»
non avevo proprio capito niente.
«Hai ragione scusa!
Cioè…le prossime settimane saranno stressanti più del solito: interviste a
fiumi, concerti in ogni dove, servizi fotografici con il gruppo e in più devo
in qualche modo portare avanti anche il lavoro con te! Ah e naturalmente mi
dimentico il progetto del nuovo video, dovremo spremerci le meningi e trovate
un qualcosa di originale! Il solo pensiero di quello che mi aspetta mi farà
venire le meches bianche naturali. Temo che stasera sia stata l’ultima mia uscita
libera per un bel pezzo!» mi confesso alzandosi seduto sul letto e portandosi
le mani nei capelli, nascondendo il viso alla mia vista. Mi faceva un po’
pena…insomma io dovevo solo fare le foto con lui e quando potevo studiare per
non rimanere troppo indietro, lui invece aveva quattro volte i miei impegni! Ci
credo che era stressato! Così appoggiai il batuffolo sporco e lo struccante sul
tavolo, mi avvicinai e come se fosse un cagnolino gli scompigliai i capelli con
una mano.
«Forza Bill! Pensa
a quanto hai desiderato arrivare dove sei adesso, quanto hai faticato e sudato,
ai rospi che hai ingoiato dalla gente che ti considerava perdente e alle tue
migliaia…anzi milioni di fan che ti adorano. Io sono la prima di loro e ti
posso dire che non ho mai visto Bill Kaulitz così svuotato! Forza, tu sei molto
più forte di così! Lo si vede dalla carica che tiri fuori ad ogni concerto!» lo
vidi rallegrarsi un po’ e regalarmi un bel sorriso
di quelli che solo lui sapeva fare.
«Grazie!»
«Figurati! Anzi se
posso fare qualcosa per aiutarti lo faccio volentieri!»
«In effetti sì.
Farti curare quelle vesciche ai piedi! Forza siediti che te le medico.»
«Ma va non c’è
bisogno!» Ma lui era già partito in bagno a prendere disinfettante, cotone e cerotti
traspiranti. Si inginocchiò letteralmente ai miei piedi e iniziò il lavoro da crocerossino improvvisato. Il
silenzio era calato tra di noi e un’atmosfera tesa si poteva tagliare con il
coltello.
«Fatto!» A quanto
pare la tensione era solo da parte mia visto quanto era rilassato Bill.
«Ti ringrazio, ma
camminandoci e prima che arrivi in camera mia si saranno staccati!» gli feci
notare molto gentilmente.
«Oh cavolo! È vero! Lavoro inutile!» disse un po’ sconsoltato.
«Dai non importa!
Le pulisco di nuovo in camera.»
«Mi fai un po’ di
compagnia prima di andare via? Di solito mi viene a trovare Tom prima di
dormire, o Georg o Gustav…a proposito, dove sono andati stasera così di
soppiatto?» mi domandò accendendo di nuovo la televisione, forse per vedere se
anche a quell’ora trasmettevano un loro video.
«Bè…ecco…Gustav e
Georg sono andati al casinò! Sai dicevano che finalmente si potevano divertire
senza una palla al piede…non te la devi prendere…se mi dici che era la vostra
sola giornata libera per un bel po’…anche loro avevano diritto a divertirsi…in
fondo dopo giorni e giorni che state sempre insieme è normale che una volta
tanto ognuno vada per la sua strada…ma mi
stai a sentire?»
Mi girai verso Bill
e lo vidi che dormiva beatamente nel letto, vestito con la famosa tuta arancione e blu che probabilmente
si era messo quando io ero al bagno, con un’espressione rilassata e sognante
dipinta in viso. Rimasi qualche minuto ad osservarlo, poi spensi la tv e…e che cazzo! Come cavolo si erano
spente pure le luci?! Adesso non vedevo più un cavolo! No! Forse era andata via
la luce, quindi entro
breve sarebbe ritornata e io me ne sarei andata in camera senza rischiare di
inciampare e rompermi una gamba. Ma più i minuti senza luce passavano e più il
sonno mi prendeva…finché non mi addormentai come un sasso nella sua
camera...nel suo letto…vicino a lui.
N.A.
Ho pensato a un capitolo soft questa volta...ma tra le righe si
può già intuire qualcosa che accadrà nei prossimi
capitoli! Spero che non abbia annoiato. L'inizio mi era venuto molto
naturale, ma la fine l'avrò riscritta 2 o 3 volte! Non mi
piaceva mai! Spero che questa conclusione del cpaitolo vi sia piaciuta.
Aspetto commenti e vi ringrazio tantissimo per i tanti che mi lasciate
ogni volta!
linny93: sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo precedente! E ho visto con quanta energia hai recensito! Grazie
picchia: in effetti è
vero che ci sto prendendo sempre più mano nello scrivere, anche
se questo capitolo è stato una sofferenza! La cuginetta e
Tom...mmm...nel prossimo capitolo direi che compariranno
abbondantemente, ma per sapere devi spettare un po'!
Mirokia: Sto giro ho pubblicato
senza fartelo leggere prima! Volgio sapere cosa ne pensi. E non ti
preoccupare delle critiche...nello scorso capitolo mi sono servite!
Ciaoo
alice94: Bè, per me
è più figo Bill (forse non si era capito??!!!) Ahhhhh!!!!
Però anche Tom non è male, lo ammetto. Eeeee, come siamo
frettolose! Vedrò cosa potrò fare per quei due! Nel
frattempo accontentati di questo capitolo.
..GiNgi..GuToBiNa..: Ma
davvero? E come mai ti hanno tirato l'acqua addosso? Va bè,
comqunque nel prossimo cpaitolo ci sarà abbondante spazio per
l'altra "coppietta?!", boh non si sa!
Clodie: E questo? Non si sono baciati di nuovo...ma che ne dici? Spero che troverai il tempo per una recensioncina picccola piccola!
Eka 90: Bè, sai non
esiste sempre il colpo di fulmine, a volte ci si innamora con il tempo
e conoscendosi. Comunque non è che posto la domenica ad un
orario. Lo faccio ogni fine settimana, ma può essere la domenica
come il sabato, insomma quando ho tempo e finito il cpaitolo. Ciaoo
Gufo: io penso che mi
ammazzerei se devo fare tutto quello che hai detto con i tacchi! Li
odio!!! Va be, che ne pensi di questo capitolo?
Westminister: Ecco! credo che
questo capitolo sia esattamente l'opposto del precendente! Quell'altro
mi ero divertita molto a scriverlo, ma questo è stato un
calvario! Non mi venivano idee. Va be, pensiamo al futuro e speriamo
che per il prossimo sia più ispitata! E comunque dai, tanto
successo! Che parolone! Comunque grazie!
LiSa90: In effetti la questione
del ci provava o no l'ho lasciata un po' in sospeso...ma credo ancora
non per molto! E poi chi l'ha detto che Tom non ha fatto ancora nulla
chi l'ha detto? In questo capitolo alla domanda di Siria si può
dire che non ha praticamente risposto! Chissà forse... ti lascio
con il dubbio (che cattiva che sono)!
ellikaulitz: Diciamo che ho
cercato di immaginarmeli normali. Si sa che le star in pubblico hanno
una loro immagne e un loro modo di attegiarsi, così io ho
provato a leggere tra quegli sguardi e quei gesti un po' costruiti
quello che potevano essere veramente!
smokeygirl: Ecco, credo che sei
quella che ha capito perfettamente quello che volevo accadesse! UN
MACELLO! In fondo la vita è più bella con un po' di sale
e pepe!
silviacecy: E adesso? Bella
domanda...devo dire che i due piccioncini in questo cpaitolo hanno un
po' aggirato il problema, ma presto dovranno scontrarsi, arrabbiarsi,
chiarirsi e chissà cos'altro!
ayame90: Ti ringrazio dei
troppi complimenti. Ho preso ispirazione un po' di qua, un po' di
là, un po' da me stessa e un po' da quelli che mi circondano per
scrivere. Ormai mi paice molto lo stile che mi sono creata anche se
sono solo alla mia seconda storia chredo di essere migliorata un
pochino! Ciaoo
PillyePuMotta: Mica tanto
inverosimile! A quanta gente è capitato! Ma non me la sono mica
presa, anzi ossevazione intelligente! Comunque sono contenta che ti
piaccia!
!!!fragolina!!!: Grazie del comlimento! E ecco servito puntuale il capitolo!
E visto che incalzalzano per leggere il cpaitolo ringrazio tutti quanti
quelli che mi supportano, che mi criticano e che leggono! E il
competition per il video è ancora aperta! Partecipate in tanti!
Ciaoo e alla prossima! Sempre che gli esami incombenti me lo permettano!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Perché?! Io non ti capisco! ***
Perché?! Io non ti capisco!
Perché?! Io non ti
capisco!
«Bill! Emergenza! Svegliati!»
Accidenti a Tom e a
quando si alzava troppo presto. Dormivo così bene nel mio comodissimo letto d’albergo
che all’inizio non volli per nessuna ragione aprire gli occhi. Forse se ne
sarebbe andato non appena Bill gli avesse aperto la porta?!
«Avanti Bill, svegliati! Guarda che se
fosse per me sarei rimasto volentieri a dormire, ma Irene mi ha letteralmente
buttato giù dal letto perché Siria non è in camera sua! Allora mi vuoi aprire?!»
Cosa?! Avevo
sentito bene? Irene era preoccupata per me perché non ero in camera?! Ma era scema
o cosa?! E questa era la cazzata delle…mmm…boh, in effetti non sapevo manco che
ore erano; così per ricordarmi di questo svarione di mia cugina e prenderla poi
in giro con data e ora delle sue cavolate, decisi di aprire gli occhi e
guardare sul mio cellulare che ore fossero. Mai l’avessi fatto! Non
appena dalle fessure semichiuse dei
miei occhi potei mettere a fuoco…vidi due paia di occhi nocciola che mi guardavano
alquanto assonnati e molto probabilmente più spaesati di me. L’attimo
successivo il mio sistema vestibolare dell’orecchio interno si era attivato e
immediatamente capii in quale situazione mi trovavo: sdraiata a pancia sotto
con un braccio appoggiato sul torace di Bill e la mia gamba sinistra
intrecciata con la sua destra. Situazione imbarazzante e alquanto equivoca per chiunque!
«Ma che cazzo
ha da sbraitare alle 10 di mattina quel coglione? Dormivo così bene…»
A quanto pare lui
non sembrava più di tanto imbarazzato. E ci credo…chissà quante volte aveva
dormito con una ragazza! Io però non ero intenzionata a rimanere così e
abbastanza velocemente mi districai da quella situazione e mi misi seduta sul
suo letto.
«Scusa Bill,
la mia intenzione era quella di andare a dormire in camera mia, ma quando ho
spento la tv tutte le luci della camera si sono spente e per non rischiare di
uccidermi con una delle tue borse sparse per terra…devo essermi addormentata
qui!»
«Mmm…aspetta
fammi connettere due secondi…»
«Allora Bill apri o devo chiedere a Gustav
il pass per entrare e buttarti giù dal letto! Eddai che Siria non si trova da
nessuna parte!»
Oddio! E che
avremmo dovuto fare adesso? Se avesse aperto la porta la situazione poteva
sembrare equivoca, ma dall’altra parte Irene e tutti gli altri si sarebbero
preoccupati inutilmente…che fare?
«E andate a dormire
te e Irene! Siria è qui con me!»
Penso che in
quell’esatto momento avessi superato di gran lunga il primato mondiale di occhi
sgranati e bocca spalancata messi insieme. Ma
che gli saltava in mente?!
«Per davvero,
Bill?» questa volta il tono di voce di Tom era meno agitato.
«Sì! Avanti Siria
digli che sei al sicuro e che se ne può andare gentilmente a dormire!» mi disse
con occhio assonnato, subito prima di girarsi dall’altra parte e sprofondare di
nuovo nei cuscini.
«Bill, ma sei
scemo?!» il mio tono di voce era decisamente alto, tanto che lo fece sobbalzare e si rigirò
verso di me.
«Ah! Ok allora! Non
vi disturbo, ma la prossima volta Siria non sparire così senza almeno aver dato
una spiegazione a Irene! Io vado ad avvisarla!»
«No Tom! Aspetta!» ma dall’altra parte
non ricevetti nessuna risposta segno che se ne era già andato via. Io infuriata
con Bill volsi lo sguardo verso di lui e lo fissai con aria molto più che assassina.
«Ma che cavolo hai
tra le radici dei tuoi capelli tinti?! Ti si è tinto anche il cervello di
nero?»
«Se non gli avessi
detto che eri qui si sarebbero preoccupati di più, così sono tutti felici e contenti.»
«Sì ma…adesso che
penseranno?»
«Ti fai di questi
problemi? Avanti sei più grande di me, te ne dovresti fregare di quello che
dicono gli altri! E poi gli altri, chi? Tom, Gustav e Georg devono solo che
stare zitti! E tua cugina penso che se le spieghi che non è successo niente,
non le bloccherai di certo la crescita!»
«Bill!
Io vorrei tanto sapere come cavolo è andata via la luce per tutta la notte? Se
non fosse successo non sarei in questo pasticcio!»
«Mmm…mi pare che la
luce della camera sia
regolata con la televisione che ha un timer interno, che è collegato…insomma…la notte se
non cambio canale o non tocco qualche tasto del telecomando la tv si spegne
automaticamente dopo un’ora e con lei le luci della camera, così non rischio di
dormire con la tv accesa che mi fa venire mal di testa!»
Ma
che cavolo era
quella stanza, la casa delle tecnologie più assurde? Dove
l’avevano trovato sto
sistema infernale (per me)? Mmm...no, forse era una cazzata che si era
inventato al momento Bill! Mi voleva prendere in giro! E infatti...
«Ah,
dovresti vederti! Che faccia che hai fatto! Dai non preoccuparti, dormi
ancora un po’ e poi ci alziamo a fare colazione.»
«Tu Bill non capisci! Per te sarà pure
normale, ma per me, oltre al fatto di
aver dormito con te…anzi no, è proprio questo il problema! Io non voglio
che pensino che abbiamo…beh
insomma…»
«Una storia?»
«Sì! Sarebbe difficile poi al lavoro se
una notizia falsa come questa si diffondesse!» bugia.
«Mi dispiace…non
pensavo che per te fosse un problema. Scusami.»
e come dire di no a quegli occhioni grandi e supplicanti,
privi della consueta barriera rassicurante del trucco. Era come potergli leggere dentro e lo vedevo così…dolce. Mi stavo un po’
troppo rammollendo con lui, normalmente non avrei perdonato così facilmente!
«E va bene. Non importa, però la prossima
volta non agire con il tuo unico neurone annebbiato ancora dal sonno!» e sul
suo viso si dipinse uno di quei sorrisi
che tanto mi piacevano e che mi avevano subito affascinato, già ancora quando
non lo conoscevo di persona.
«Senti io dormo un
altro po’! Stasera partiamo di nuovo e da domani si ricomincia il lavoro,
perciò ho bisogno di ricaricare le batterie. Se vuoi dormire anche tu per me
non ci sono problemi se resti.»
«No grazie, credo
che ormai il sonno mi sia passato anche se non ho dormito molto! Penso che
andrò a rassicurare Irene e a fare quattro chiacchiere con lei tanto per
chiarire la situazione. E poi è giusto che stia un po’ con lei, stasera parte
per ritornare a casa.»
«Ok, ci
vediamo…dopo.»
Io mi alzai dal
letto mentre Bill alzava le coperte (visto che ci eravamo addormentati senza
coprirci) e si ficcava sotto a dormire. Recuperai i vestiti che mi ero tolta il
giorno prima (e che trovai ancora bagnati) e in pigiama, prendendo le chiavi della
mia camera, in punta di piedi lasciai la sua stanza. Quando arrivai una più che
furente cugina mi si scaraventò contro e solo l’intervento di Tom, che ancora
si trovava lì, mi salvò da un’onda d’urto probabilmente mortale.
«Ma dove ti eri cacciata? Quando mi sono
svegliata per andare in bagno non ti ho trovata e mi sono preoccupata! Non dovrei essere io a controllare te, ma
tu me!»
«Tranquilla! Ti
spiego tutto. E poi sono abbastanza grande per badare a me stessa!»
«Sarà meglio che le
spieghi un po’ di cose! Mi ha buttato giù dal letto per chiedermi se ti avevo
vista! Io vado a dormire, vedete di non scannarvi a vicenda!» e mentre Tom se
ne andava come Bill a sonnecchiare, Irene aspettava impaziente un po’ di
spiegazioni.
«Ieri
sera sono
andata a fare una doccia da Bill per non disturbarti e mentre
guardavamo un po’
di televisione è andata via la corrente per un particolare
dispositivo. Così
per non svegliare Bill ho aspettato che ritornasse la luce per
andarmene…ma mi
sono addormentata lì. Stamattina ci ha svegliati Tom tutto
trafelato perché
dicevi che non mi trovavi. Ecco, tutto qui!» Bè, lui
aveva usato una scusa tanto scema con me...io perchè non la
potevo usare con Irene?!
«Se
come no! Come se non sapessi
da quanto tempo ti piace Bill!»
«Irene, ti ho detto
la verità! Chiedilo a Bill…»
«Come se mi raccontasse una versione diversa!
Guarda che sono contenta se è successo quello che è successo, però almeno
lascia un biglietto e non sparire così!»
«Ti
dico che non è successo niente!
Allora chiedi a Tom del dispositivo
se non credi a me o a Bill!» Di sicuro Tom sapeva già
tutta la storiellina inventata da Bill. Figuriamoci se non gli diceva
una cosa così!
«Mmm…e va bene!
Vedremo se è vero!»
«Ahhh,
di Tom ti fidi e di me no?! Signorina, quella che deve spiegarmi un
po’ di cose sei tu! Allora che è successo ieri sera? Vi ho visti appiccicati come due piovre!»
«Niente! Purtroppo nemmeno un bacio! E io che ci
speravo! Abbiamo
solo ballato così vicini che se non fossi tanto timida l’avrei baciato io!» la sua espressione era passata a sconsolata e delusa. Ci credo, fin quando
non conosceva Tom era pazza per lui!
«Mi racconti una balla! Tom che non ci
prova spudoratamente?!»
«Non è che non ci
abbia provato…però non si è spinto al di là del ballare! Inizio a pensare che
sia timido anche lui come me!»
«Oddio, Tom timido! E tutte
quello che si diceva e che si dice per suo conto?!»
«Tu lo dovresti conoscere
bene, è parecchio che viaggi con loro. Che tipo è?»
«Una volta ti avrei
detto morto di fame…però se è
vero quello che mi dici di eri…direi imprevedibile!»
«Non ti sto raccontando cazzate!»
«Seee…come quella
volta con Andrea?!»
«Non te l’ho nascosto! Ero solo imbarazzata
a parlartene!»
«Mmm…va be,
facciamo che ci credo e comunque, tanto per rovinare questa atmosfera
idilliaca…ti ricordi che stasera devi partire?»
«Sì. Mi piacerebbe rimanere un altro po’…»
«Lo sai che non si
può. Anche io stasera parto con i Tokio Hotel per seguirli in un nuovo tour che
per la verità è la continuazione di quello che hanno appena finito. E poi hai
la scuola…»
«E Tu?
L’università?»
«Mmm…tasto dolente!
Sono rimasta indietro.»
«E i tuoi
genitori?»
«Non lo sanno
ancora, ma penso non tarderanno molto a venirne a conoscenza.»
«Capisco.»
«Bè, allora questo
pomeriggio divertiamoci e andiamo a fare un po’ di shopping! Ti va?» le dissi
piena di entusiasmo felice di passare un pomeriggio con lei.
«Bè…ecco…io dovrei
andare…con Tom oggi pomeriggio!» e come aveva già intuito, la mia reazione non
fu molto allegra e comprensiva.
«Cosa?!» Ero stata breve, ma efficace. Per il resto parlavano
in miei occhi lampeggianti.
«Sì…gli ho detto…che
mi piace la chitarra, ma che non ho mai avuto molta voglia di imparare a
suonarla…e che a quella che ho a casa le si sono arrugginite le corde per
quanto la uso…così mi ha detto che pomeriggio voleva assolutamente farmi vedere
le sue chitarre e farmi provare a suonare…io pensavo che avessi da fare le
foto…» Continuava a parlarmi con una faccina e un tono di voce da Innocentina.
«Va bene, va bene…ho
capito. Vai con Tom, dopo tutto è il tuo chiodo fisso! E poi colpa mia che avrei
dovuto dirtelo prima.»
«Se vuoi gli dico
di no…» come se non avessi notato la sua sottile inclinazione della voce come
se telepaticamente volesse inculcare nel mio cervello la risposta “no”.
«No, non importa. È
un’occasione per te ed è giusto che tu abbia questa opportunità!»
«Sicura?» ancora quel tono che tradiva le
sue emozioni, ma Bill mi aveva detto di fidarmi di lei e Tom e io a mia volta
volevo fidarmi di lui.
«Sì! E poi quando tornerò fra qualche mese
potremo vederci spesso e andare a svuotare i negozi, al contrario non rivedremo
più i Tokio Hotel. Perciò, divertiti!»
«Perché dici non li
vedremo più? Mi pare che sei diventata loro amica!»
«Una
volta finito questo lavoro non voglio più parlare con loro, non li voglio più
vedere se non in tv e ai concerti.»
«Perché?! Io non ti capisco!» mi
domandò allarmata e stupita delle mie affermazioni.
«Perché
è meglio non farsi illusioni.»
«In che senso?» quella notizia era stata
più che uno shock per lei.
«Lascia
perdere. Sarebbe troppo complicato da spiegare e non credo nemmeno di
riuscirci.»
«Provaci!»
«Non mi va, punto e basta! E adesso
andiamo a fare colazione.» chiusi lì l’argomento e Irene accettò questo mio
mutismo; per tutto il tempo che siamo state insieme non mi fece più domande sull’argomento.
N.A. Sono
ritornata!!!! Era ora, starete dicendo voi!!! Mi dispiace per l'attesa,
ma sono felice di comunicarvi che ho passato ben 4 esami con risultati
più o meno decenti :-D
Allora, che ne dite di
questo capitolo? A me è piaciuto abbastanza scriverlo e devo
dire che mi sono anche divertita a lasciarvi l'alone di mistero alla
fine sulle parole di Siria (che bastarda che sono!). Comunque
riprenderò la mia normale produzione settimanale di capitoli
come promesso, anche perchè ho una sovrabbondanza di idee in
testa che urgono di essere scritte (visto che linguaggio
aulico?!!).
Ringrazio tutti i
lettori, in particolar modo i sempre puntuali recensori e quelli un po'
meno puntuali (sono pure sarcastica oggi!) e tutti queli che mi
sostengono sempre, ma anche chi critica la mia storia (in effetti le
critiche sono un po' troppo scarse in questo periodo e mi mancano!).
Oggi non ringrazio uno per uno, ma dalla prossima volta cercherò
di farlo, tempo permettendo!
Vi saluto, ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio? ***
Chissà cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio?
Chissà
cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio?
«Mi raccomando,
Posso fidarmi a lasciarvi soli?!»
«Sì, ma dai in
fondo lo sai anche te che Tom non è quello che i giornali fanno sembrare!»
«Mmm…ma io non dico
di lui, ma di te! Saresti
perfettamente in grado di saltargli addosso!» le dissi con il sorriso sulle labbra per prenderla in giro.
«Non è
vero!»
«Va be, adesso vai.
Non sia mai che io ti trattenga dal tuo principe azzurro!»
«Scema!»
«Lo so! Mi raccomando
però alle 6 p.m. nella hall dell’ albergo che alle 7 p.m. parte il tuo aereo…e se ti azzardi a farlo apposta a perderlo
ti ci rispedisco in treno o in autobus a casa…il che lo sai bene quanto può
essere comodo viaggiare per ore…»
«Si, ricevuto il
messaggio! Dopo l’esperienza della gita a Parigi non perderò di certo l’aereo.»
si riferiva a una gita con la sua scuola in cui avevano preso il treno e le era
toccato viaggiare per più di 12 ore per arrivare a destinazione! Un vero calvario!
«Ok. Allora a dopo.
E non stancarlo troppo Tom, che stasera si parte per un’altra tappa!»
Ma oramai lei era
già evaporata dalla mia vista ed
era corsa dove l’aspettava Tom. Già…Tom…quello
che tutti chiamavano sex gott…che aveva poi di “sex” ancora lo dovevo capire!
Era carino, ma uno stronzo di prima categoria. Decisamente meglio Bill: carino
pure lui (e secondo me di più di Tom), ma certamente meno stronzo. Ma che andavo a pensare! Questa era
sicuramente l’influenza di Irene e della sua smisurata passione per i Tokio
Hotel e in particolare per Tom Kaulitz. Comunque
non potevo certamente lasciarli da soli a fare chissà cosa! Dovevo tenerli
per lo meno sott’occhio per essere sicura che non andassero oltre un bacio. Non
si sa mai con gli adolescenti! Così con circospezione presi la via della camera
di Tom dove sicuramente l’aspettava, io speravo per andare in un altro posto,
perché altrimenti avrei fatto irruzione con un bazooka. Dovevo stare
attenta a non farmi scoprire da Irene o sarebbero stati dolori…e accuse…e musi
lunghi…e incazzature…
«Che cavolo stai
facendo?»
Quella voce…quella dannata
voce che mi piaceva così tanto adesso la trovavo veramente odiosa e
tremendamente fuori luogo per i miei progetti. Lentamente mi girai verso chi
aveva parlato, mi fermai subito con l’intento di farlo tacere e riprendere il
mio pedinamento.
«Bill! Senti adesso non ho tempo…perciò ti prego non fare
domande e ritorna da dove sei venuto.» forse ero stata un po’ scortese e
brutale, ma avevo una missione da portare a termine e dovevo liquidarlo presto.
«Scordatelo! Lasciali in pace una buona
volta. Tom mi ha detto che voleva uscire con tua cugina e io gli ho fatto una
bella lavata di capo prima di lasciarlo andare. Ti assicuro che ha capito
benissimo fin dove può arrivare. Ma tu non puoi stargli sempre con il fiato sul
collo!» era agguerrito e deciso come mai lo avevo visto in quelle settimane
(tranne che sul palco ovviamente!)
«Ma io…» e come al
solito ero partita in quarta per far valere le mie ragioni
con lui.
«Niente ma! Avanti
adesso vieni con me e…»
Un cedimento…
Un mancamento…
Un malore…
Per fortuna si era
subito appoggiato alla parete e len-ta-men-te si era seduto a terra.
«Bill! Che ti prende?!» mi ero subito
precipitata verso di lui scordandomi di tutto e di tutti, compresa Irene e la
mia fantomatica missione. In quel momento Bill aveva la precedenza.
«Niente…sto bene.»
si affrettò a rassicurarmi lui.
«Ma che stai bene! Guardati, sei più bianco del solito e stavi
quasi per svenire. Fammi dare un’occhiata se hai la febbre.» gli misi una
mano sulla fronte e come pensavo scottava, poi gli guardai bene gli occhi ed erano lucidi.
«Bill hai la
febbre! Perché cavolo ti sei alzato?!»
«Fino a 5 minuti fa
stavo benissimo…»
«Dai alzati che ti
accompagno in stanza e ti rimetti a letto almeno finché non partiamo. Intanto
io andrò a chiamare un dottore.»
Bill sforzandosi si
tirò in piedi e io subito cercai di aiutarlo a sostenersi, ma in fondo il mio
aiuto era veramente quasi nullo visto che ero molto più bassa di lui e a quanto
prestanza fisica ero una schiappa!
«Certo che sei
veramente tappetta!» ironizzò lui.
«Risparmia il
fiato, invece di fare battutine idiote.» io invece ero seria e preoccupata per
lui. Mi faceva impressione vederlo fiacco e senza energie, lui che sul palco
era una prima donna che sprizzava energia da tutti i pori.
«Però alla fine ti
ho costretto a lasciarli da soli…e pure con le buone.»
«Attento Kaulitz, che sarei benissimo
capace di lasciarti in mezzo al corridoio!»
«Come…se lo pensassi davvero!» e nonostante
tutto aveva ancora il coraggio di ironizzare! Però aveva ragione, non sarei mai
stata capace di lasciarlo lì da solo in quelle condizioni. Perciò mi affidai
alle ramanzine che ognuno di noi aveva fatto a Irene e a Tom, con la speranza
che nei cervelli di quei due fosse rimasto ancora un neurone non intaccato da Cupido o da altri dei
celesti. Arrivati nella camera di Bill gli ordinai di sedersi sul letto, di
mettersi il pigiama e di infilarsi sotto le coperte, intanto che io andavo alla
reception a chiedere di un medico.
Dopo solo una
decina di minuti che aspettavo lì dopo che io direttore aveva fatto una
telefonata, era già arrivato un dottore (incredibile
come quando si è ricchi tutti i tuoi bisogni e voleri siano esauditi in meno di
mezz’ora!) Lo accompagnai nella camera di Bill e poi uscii per permettergli
di visitarlo. Il dottore rimase lì dentro per una buona oretta e quando uscì
furori volle parlare con me (visto che ero l’unica lì fuori).
«Signorina... non è
niente di grave, come ho detto al suo fidanzato, un banale raffreddamento! Deve
stare al caldo e a riposo per qualche giorno e prendere delle pastiglie che le
ho prescritto. Vedrà che già domani starà meglio; mi ha detto che ha in
programma un concerto per domani sera…credo che sarà in grado di salire sul
palco per una o due ore…ma mi raccomando una volta finito è meglio che lo
spedisca subito a letto!»
«Dottore…ma…»
«Ah, sarebbe meglio
se stanotte qualcuno stesse con lui, è debole e non vorrei che svenisse mentre
si alza dal letto!»
«Grazie dottore. Però io non sono la sua ragazza!»
ci tenni a puntualizzare.
«Ah, mi scusi
allora. Però mi era sembrato che lo fosse! Beh, la saluto e mi raccomando di
farlo riposare e di fargli mangiare cose sostanziose e ricche di vitamine.»
«Vedrò di
provvedere. Arrivederci!»
Mentre il medico se
ne andava entrai nella camera di Bill e lo vidi sudato, con tutto i trucco che si era messo
la mattina colato sul suo viso.
«Ma guarda come ti
sei ridotto!»
«Ho…il trucco
colato…vero?!» Come mi faceva tenerezza! Un ragazzo così apparentemente sempre
perfetto e idolo di tutte le ragazzine, che versava in quello stato…un po’
pietoso, se volevamo dirla tutta. Andai in bagno dove sapevo c’era lo
struccante e il cotone e poi ritornai da lui per renderlo un po’ più presentabile.
«Grazie.» mi disse
appena vide quello che avevo preso.
«Figurati.» e senza
aggiungere altre parole iniziai piano a levare quella matita così ostinata ad andarsene.
«Scusa se ti faccio
male, ma…»
«No, non mi fai
male. Tranquilla!»
Avevo l’opportunità
di guardarlo negli occhi e lui a sua volta lo faceva con me. Era la seconda
volta che lo facevo…ma ero emozionata lo stesso come una fan fanatica…ero a
disagio…ma allo stesso tempo non volevo che quel contatto così stano finisse.
«Mi dispiace…»
«Per cosa?» mi domandò
lui molto sorpreso dalle mie scuse.
«Tu ti sei preso il
raffreddore perché ieri sera mi hai prestato la tua giacca! Hai visto, te l’avevo detto che sarebbe
stato un problema per i concerti se ti ammalavi!»
«Ma figurati! E
comunque…il dottore ha detto che domani sera potrò cantare. La febbre non è
così alta e le medicine che
mi ha dato mi rimetteranno in sesto.» e come sempre tirò fuori uno di quei sorrisi che mi scioglievano, anche se
questa volta era meno solare per via della febbre che lo rendeva debole.
«Penso di essere
l’unica fan che può vantarsi di aver avuto l’onore di struccare Bill Kaulitz
per ben due volte!»
«Sì…dovresti esserne
onorata!» mi disse giocosamente.
«Lo sono, sul
serio. Vederti affiorare dai chili di
trucco che ti metti ogni volta è qualcosa che solo chi ti conosce bene come
Tom può vantare.» gli confidai quello che pensavo veramente in quel momento,
anche per farlo sorridere un po’.
«Non è vero che mi
metto chili di trucco. Solo un fondotinta e la matita nera intorno agli occhi.» protestò animosamente lui.
«Sì, ma è talmente
nera che fa sembrare che tu abbia due dita di trucco!»
«E non ti piace?»
nella sua voce c’era una nota velata di malizia che non mi sfuggì per quanto
avesse cercato di nascondela.
«No…al contrario! È il tuo stile e a me
piace…però vederti senza è una sensazione strana…è
come vederti indifeso…nudo…»
«Beh, adesso non
esagerare! Poche persone possono vantare di avermi visto nudo…e tu non sei
ancora tra queste!» la vena ironica a quanto pareva non gli era sparita con la
febbre.
«Era un modo di dire!...Fatto, struccato
e pulito. Adesso chiamo di sotto per farti preparare una bella cena leggera, ma
ricca di vitamine come ha detto il
dottore, da portare via nel pulman . Intanto ti rimetti a letto e fai un bel
riposino.»
«Va bene mammina. Se ti preoccupi
veramente per Irene vai pure a controllare.»
«Ma figurati! E
lasciarti qui da solo?! Io rimango con te. Prega solo che Tom si comporti
bene o lo rivedrai in ospedale per un politrauma da cugina incazzata!» ma
evidentemente era troppo stanco per continuare ad ascoltare le mie lamentele,
infatti si era addormentato.
Da un po’ di minuti
dormiva come un angioletto un po’ traumatizzato, per via della febbre; così andai in
bagno e preso un piccolo asciugamano pulito lo inumidii con dell’acqua e lo posai sulla
sua fronte che scottava. Quasi mi incantai ad osservarlo senza la sua solita maschera
di difesa del trucco e senza la
perfezione delle pose che adottava sempre in pubblico per fare il fighetto con
manie di grandezza.
Io così scema da non capire la fortuna che mi era capitata
di poter stare così vicino a lui…di poterlo conoscere per ciò che veramente è.
Allo stesso tempo avevo paura che riuscisse prima o poi ad entrarmi dentro, a
diventare importante per me. E pensare che fino a qualche tempo prima
fantasticavo sul serio a come sarebbe stato parlargli, seguirlo, vederlo senza
trucco…baciarlo. Irene aveva
ragione quando aveva detto candidamente che ero una fan "spasmodica" di Bill. Adesso
avevo avuto l’opportunità di fare tutto questo…anche se poi a baciarlo alla fine non ero stata io ma sempre e solo
lui. Che non gli fossi indifferente? Ma allora perché non me lo diceva
chiaramente?! Avevo già da un po’ iniziato a pensare che per lui fosse solo un
gioco!...mi accorsi che questi pensieri erano veramente dannosi per la mia
decisione di rompere qualsiasi contatto con lui e in generale con la band, dopo
la fine del contratto di lavoro. Avevo deciso questo perché sapevo che se mi
fossi troppo affezionata a loro…a lui…poi ne avrei sofferto…sapevo che poi ci
sarei stata male quando non mi rispondevano al telefono…e sapevo che mi sarei
corrosa l’anima se mi fossi innamorata di Bill, e poi sarebbe venuta una
stronza a prendersi tutto di lui al mio posto! Cercare di stargli lontano e non avvicinarmi troppo era la soluzione
migliore per non illudermi troppo! Quelle poche volte che mi piaceva un
ragazzo, finiva sempre che poi se ne andava con un’altra anche se prima
sembrava che ci provasse con me! Questa volta avrei prevenuto il Disastro! E poi non è che Bill fosse
tutta sta gran cosa…!
Ma
allora… perché ebbi l’irrefrenabile desiderio di chinarmi su di lui e
baciarlo?! Perché volevo sentire il gusto delle sue labbra?!
Queste domande mi
affiorarono alla mente, quando sentii un debole pic-chiet-ta-re alla porta,
mentre inconsapevolmente mi ritrovavo già ad assaporare le sue labbra. Le
sfioravo e le sentivo calde e morbide, forse anche a causa della febbre che aveva. Era una sensazione
strana baciare di nascosto quello che era il tuo idolo, quello per cui avresti
dato un’unghia (un braccio no, ma un’unghia si poteva pure fare!). Quel dannato
cameriere stava bussando alla porta con abbastanza insistenza, tanto che
chiunque si sarebbe alzato per andargli ad aprire…
...ma io no!
Io volevo rimanere così finché potevo trattenere il fiato
e non rischiare di svegliare Bill…volevo concedermi solo questo piccolo
cedimento prima di prendere definitivamente le distanze da lui. Erano passate
diverse settimane e il lavoro che dovevo portare a termine con lui era già a
buon punto, nonostante tutte le difficoltà che avevamo incontrato. Presto sarei
tornata a casa, alle mie cose abituali e per la gioia dei miei avrei ripreso
gli studi all’università, e questa avventura sarebbe rimasta solo un bel
ricordo di cui avrei riso poi con i miei amici. Non so perché avessi voluto a
tutti i costi baciarlo, in fondo non ero nemmeno così attratta da lui, ma sentivo
che per me era giusto farlo.
Chissà
cosa avrebbe pensato se fosse stato sveglio? Se avrebbe riso, se si fosse
schifato, se invece gli avesse fatto piacere?
Adesso che ci pensavo…era il
mio primo bacio dato a qualcuno…e nessuno mai avrebbe saputo niente. Non ce la
feci più e dovetti allontanarmi da lui per respirare e non rischiare di
svegliarlo; rimasi ancora un po’ a rimuginare su quello che avevo fatto e sul
fatto che nessuno avrebbe mai dovuto sospettare niente. Poi mi alzai dal letto
e aprii la porta per andare a ritirare la cena che il cameriere aveva
intelligentemente lasciato sul carrello lì fuori. Poi ritornai dentro e mi sdraiai
nel letto vicino a Bill, rimanendo però a debita distanza da lui e rImUgInAnDo
ancora un po’ sulla grande cavolata che avevo appena fatto.
Cavolata
Perché una sana di
mente altro che un semplice bacio dato di trafugo! Ma io dovevo sempre essere
diversa dagli altri e farmi un sacco di paranoie, una sacco di scrupoli e
soprattutto dovevo essere così timida! E già…non sembrava, ma io ero per
davvero timida
e l’unico modo per
nasconderlo era fare l’esuberante, la scorbutica, la spiritosa!
Era una piccola maschera che mettevo su, simile al trucco di Bill. Ecco
spiegato
il perché del mio comportamento con lui, sempre un po’
sulla difensiva e distaccato nonostante lui cercasse di avvicinarsi. Uffa!
N.A.
Che ne dite? A me è piaciuto tanto scriverlo!!! Svelati un po'
di misteri e un lato del carattere del mio personaggio preferito. Spero
di aver esaudito le vostre richiese per una mossa a sorpresa di Siria.
Avete un po' aspettato, ma spero ne sia valsa la pena. Aspetto commenti
sia positivi che negativi (mi raccomando!)
Per il momento passo ai ringraziamenti:
Ambry: un grazie speciale per tutti i comlimenti! Troppo buona. Spero che ti sia piaciuto questo capitolo con questo colpo di scena!
alice94: Grazie, sia per gli esami che per la ff! Danke shon! Spero di non averti deluso con questo capitolo.
Mirokia: Concerto dei Finley?!
Sei un diesel?! Erano bravi l'anno scorso con il loro album d'esordio,
adesso hanno un po' perso di credibilità! Comunque non te la
prendere se non riesci ad essere la prima a recensire...dovresti essere
molto più sveglia di quello che sei per arrivare in pole! Dai
che scherzo! Lo sai come sono fatta, no?! Questa volta spero che la
lunghezza del capitolo vada bene e per la sveltina...accontentati di
questo sviluppo inaspettato! E per Tom...chissà...magari anche
lui porta una maschera come Siria e fa sempre lo spaccone perchè
in realtà ha paura dei suoi sentimenti (anche se non ci credo
molto nemmeno io a quello che ho appena detto!). Ciaoo
LiSa90: Ma che fate, le gare a
chi lascia una recensione per prima?! Va be grazie per i complimenti e
spero che un po' questo alone di mistero si sia diradato!
linny93: Direi che un po' c'hai
beccato...anche se poi nemmeno Siria ci capisce molto di quello che
pensa e fa! Basta vedere a come ragiona e a come si incasina la vita!
Mmm...forse questo sviluppo era un po' troppo scontato? Fammi sapere.
silviacecy: recensione breve ma efficace! Spero ti piaccia il capitolo!
ayame90:
Mmm...chissà...forse è vero che Irene voleva solo andare
da Tom e forse no! A te la scelta (anche se personalmente mi piace
l'idea che si sia davvero preoccupata per Siria!) Finirà presto
questa ff?! Chi può dirlo?! Solo io e ti dico che è a un
po' più della metà, perciò respira che ancora
qualcosa deve succedere!
Westminister: Contenta di aver
svelato un po' l'arcano?! Proprio tutto ancora deve essere
palesato...ma già si iniziano a scoprire le carte di ogniuno.
Grazie come sempre per i complimenti.
eonys: Acetto sempre nuove
recensioni, sia lusinghiere che non, perchè fanno venire in
mente nuove idee e correggere gli errori. Perciò recencisci che
mi fa piacere! Sono contenta che la consideri diversa e interessante,
mi lusinga molto visto che ci ho lavrato molto per non farla sembrare
banale!
E come al solito ringrazio anche chi ha letto e a tutti quelli che mi sostengono!
Ciaoo e alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Di cosa avevi paura? ***
Di cosa avevi paura?
Di cosa avevi
paura?
Oramai erano giorni
che tutto era tornato alla normalità: Irene se ne era andata tutta sorridente raccontandomi a pEzZi e bOcCoNi,
prima di salire in aereo, del bacio tra lei e Tom quando stavano suonando la
chitarra (che poi non penso suonassero la chitarra visto che erano impegnati in
un…come lo aveva chiamato…”bacio indimenticabile”!). Era tutta sognante
e camminava sollevata da terra di almeno
10 cm (lo spazio
che la divideva in altezza da Tom…e chi ha capito, ha capito). Però a
quanto pareva non erano andati più avanti di lì; evidentemente la lavata di
capo che avevamo fatto a tutti e due era servita a qualcosa!
Io invece di giorno
in giorno cercavo di allontanarmi sempre di più da Bill, per rendermi le cose
più facili alla fine del periodo di lavoro. Se già ci pensavo mi mancavano i
Tokio Hotel e non volevo proprio che l’inevitabile se-pa-ra-zio-ne mi facesse
troppo male.
«Che sguardo di ghiaccio, Siria! Mi metti
quasi paura…ma sei molto fashion!
Come ti adoro in veste di ghiacciolo ibernato!» esclamò quel giorno il fotografo Max
mentre eravamo impegnati in un set fotografico allestito in un boschetto poco fuori dalla
città dove avevano suonato i ragazzi il giorno prima.
«Sbrighiamoci per
favore.» chiesi gentilmente, ma con tono distac-cato.
«Aspetta! Voglio
sfruttare questa tua faccia da imperatrice che mi piace troppo…mmm…appoggiati a quel tronco di tre
quarti e tu Bill poggia una mano di fianco a lei, prendi delicatamente una
ciocca dei sui capelli tra le mani e avvicinati lentamente…»
Ormai non eravamo
nemmeno più tanto imbarazzati dalle sue richieste e eseguivamo senza fiatare…però
devo ammettere che quando ci dovevamo guardare negli occhi da così vicino,
era sempre difficile. Dopo tutto il suo sguardo aveva sempre qualcosa di strano
per me…pensavo che Bill potesse leggermi nel pensiero o in qualche modo venire
a conoscenza dei miei segreti; così spesso abbassavo il viso e
puntualmente…
«Ehi, piccola principessina,
guarda che il principe nero e malefico ti dovrebbe ipnotizzare con il
suo sguardo! Vediamo di darci almeno un’occhiata a mister Kaulitz!» Appunto! Max da un po’ mi riprendeva
sempre sul fatto che non lo guardavo più negli occhi e a suo parere questo era
fondamentale per impressionare la gente e dare un tocco di realismo; si doveva
vedere una certa intesa tra di noi per far apparire tutto più naturale.
«Che c’è che
non va?» mi domandò Bill così piano che anche io feci fatica a
capire quello che mi aveva detto.
«Niente.»
gli risposi cercando di riprodurre il più possibile un tono atono e privo di
ogni interesse verso la sua domanda.
«Sono forse
io?» Insisteva. Era evidente che non gli bastava una risposta così poco
convincente e voleva conoscere il motivo della mia freddezza nei suoi
confronti.
«No.»
troppo categorica e distaccata perché ci potesse credere.
«Lo prenderò
per un sì.» meno male che intervenne Max ad annunciare un importante
notizia che ci riguardava, altrimenti non so come sarebbe potuta finire quelle
conversazione fatta di sussurri e sguardi (nel senso che avremo forse
litigato), perché quando Bill voleva la verità era difficile mentirgli…aveva un
sesto senso per le menzogne.
«Sentite ragazzi
per oggi abbiamo finito. E devo annunciarvi che con il servizio fotografico
abbiamo quasi terminato, mancano
pochi scatti alla fine di questa avventura. Proprio per questo i grandi capi
per stasera hanno organizzato una specie di party esclusivo per mostrare in
anteprima una parte del lavoro già ultimato. Mi hanno detto di riferirvi che
sarebbe molto gradita la vostra
presenza…quando dicono “molto” significa che siete praticamente obbligati ad andarci! Non
iniziate con le lamentele perché nemmeno io vorrei partecipare, ma è pur sempre
lavoro anche questo e ci tocca! Perciò adesso andate in albergo, rilassatevi
con una bella doccia e vestitevi da gran serata. Ciao!»
«Aspetta Max! Che
intendi con “vestitevi da gran serata”?»
chiesi io titubante e spaventata da un eventuale ricevimento di gala con tutti gli
occhi puntati addosso.
«Penso che Bill
abbia capito. Fattelo spiegare da lui e poi chiedi aiuto a Dean, che io devo
smaterializzarmi all’istante per
sviluppare queste ultime foto entro stasera!» ma perché tutti lì avevano sempre
fretta e mi lasciavano così in balia degli eventi?! Così mi girai e solo con lo
sguardo intimai a Bill di dire tutto
quello che sapeva in proposito.
«Intendeva che
bisogna vestirsi da sera: perciò giacca e cravatta per me e vestito per te.»
«Ho sentito bene?! Vestito?! Non se ne parla proprio! Se devo
ancora sentire Dean che mi rompe le scatole preferisco venire in stile “casareccio”!»
«E allora?! Mica
vorrai venire in jeans?!»
«Perché no?!»
«Così metti nei
guai anche me, visto che ti ho proposto come collaboratrice! Non possiamo fare
una brutta figura con i dirigenti!»
«E chi se ne frega! Allora trovami qualcuno che abbia qualche idea decente e che io riesca
a sopportare…magari potrei anche accettare!» E ti pareva! Mi accorsi di
quello che avevo detto solo quando a Bill gli si illuminarono gli occhi e con il
suo solito sorriso a 32 denti mi si
rivolse tutto felice e pimpante come un bambino.
«Ma eccomi qua!»
indicandosi con le mani rivolte verso di lui.
«Scordatelo!»
Proclamai io categorica.
«Eddai! Quando
siamo andati al Devil ti è piaciuto quello che ho scelto…e non dire di no! E
poi, a meno che non vuoi ascoltare di nuovo le solite lamentele di Dean anche
di sera, ti conviene accettare. Io non ti stresso così tanto la vita!»
«Nooooooooooooo!»
gli dissi in tono sarcastico. Bill mise su il muso, ma subito accompagnato da
un sorriso.
«E va bene! Non
credo di avere scelta, a meno che non diventi masochista e voglia farmi venire
un mal di testa allucinante per le chiacchiere futili di Dean.»
«Fidati di me!» e
dicendomi questo mi venne incontro abbracciandomi velocemente, per poi
staccarsi subito e dirigersi chissà in quale luogo.
«Mi raccomando come
l’altra volta alle 7 p.m. nella mia suite!» mi urlò, mentre saltellante se ne andava.
«Se, se!»
Era incredibile
come nonostante tutti i miei sforzi per allontanarlo da me, lui riuscisse in un
certo senso ad abbattere pian piano il mio muro ed avvicinarsi
sempre di più. Mi fidavo di lui e sapevo che poteva diventare un ottimo
stilista quando voleva, ma non era solo per questo che avevo accettato…in
qualche modo volevo passare del tempo con Bill…scoprire chi era
veramente…sapevo che questo gioco mi avrebbe portato a qualche conseguenza
imprevista…ma come si faceva ad essere freddi e impassibili con un folletto che ti saltella
sempre intorno con il sorriso
stampato sul volto e un’aria da bambinetto?! Era inutile…riusciva a farti fare tutto
quello che voleva lui facendola sembrare però una tua idea!
Brutto stronzo, sei
per caso un manipolatore di cervelli…o come ha detto Max “il principe nero e malefico che ti ipnotizza con lo sguardo”? Quasi quasi sembrava la
descrizione del principe azzurro di Shrek, che poi si scopre essere subdolo e
manipolatore (con la differenza che Bill mostrava realmente le sue fattezze e
non le nascondeva sotto una fluente chioma bionda!).
°Appunto
mentale: avrei dovuto controllare se per caso portava una parrucca
per nascondere i suoi capelli biondi da principe cattivo. A pensarci bene...Di natura ce li
aveva biondi per davvero…biondi proprio come quelli di Tom! Che avessi scoperto la sua vera
identità?!
Ok, basta
fantasticare…con tutte queste follie demenziali sarei arrivata in ritardo visto
che avevo da fare un sacco di cose prima di andare nella suite di Bill!
Quando arrivai da
lui all’ora stabilita per poco non mi prese un colpo quando aprì la porta. Era un
figo della madonna: camicia bianca un po’ aperta sul collo, pantaloni e giacca coordinati
neri e le sue scarpe più eleganti
sempre di nero. Perfino i capelli li
aveva lasciati elegantemente cadere sulle spalle. L’unica cosa che un po’
stonava in tutta quella classicità erano la collana con il teschio, e il suo
solito trucco super pesante.
«Com’è che non hai
la cravatta? Non avevi forse detto che avresti dovuto metterla?» gli domandai
io sarcastica per non farmi scoprire troppo mentre gli facevo la radiografia.
«Bè sai, delle
piccole variazioni sono consentite. E poi non vedi come sono figo
stasera!» Come sempre si doveva autoproclamare prima donna ancora prima di
apparire al grande pubblico.
«Alla faccia dell’umiltà! Ma chi credi di essere?» gli domandai
scherzando sulle sue battute.
«Sono un Kaulitz e me lo posso permettere!
Comunque quando avrò finito con te penso proprio che lo sguardo degli ospiti devierà
inevitabilmente alla mia destra.» mi disse tutto sconsolato e dispiaciuto.
«Stai tranquillo
che non credo proprio accadrà! Io non ho certo la tua scioltezza in mezzo a
persone così tanto snob e importanti.» gli risposi abbassando lo sguardo verso
il basso.
«Hai paura?» questa volta era serio e
premuroso nei miei confronti.
«No, piuttosto non
mi sento sicura. Per me non mi interessa: se faccio una brutta figura non me ne
importerebbe niente, tanto non rivedrò mai più quelle persone. Al contrario,
voi tutti ci rimettereste per colpa mia, ci campate con questo lavoro e per
questo mi sento addosso tanta responsabilità!»
«Tu stai
tranquilla. Fai la tua parte e stammi vicino, vedrai che andrà tutto bene!»
«Sai ci credo poco.
Non c’è festa dove non faccia la mia solita figurina, però questa non è una
festa normale…è una cosa più grande di me…quasi
quasi mi do per malata.»
«Non se ne parla! Mi lasceresti da solo
lì in mezzo?! Guarda che anche io non sono molto esperto nel campo della moda;
o si muore in due o da solo non ci vado nella fossa del leone!»
«Uff quanto sei petulante e logorroico! Dai fammi vedere un po’ cos’ha trovato la tua
vena da stilista, sta volta.»
«Ma che termini
sono?! Comunque…ecco…dovrei fare un po’ di premesse e anticiparti qualche
postilla…»
«Che hai combinato?» gli chiesi
allarmata per il suo comportamento.
«Senti…secondo me
va benissimo…ma non devi fare storie prima di vederlo su…»
«Bill, vai al dunque!»
«Spero che ti
piaccia il vestito.» concluse laconico.
«Ehi, io non
giudico mai senza prima aver visto! Dai non ti preoccupare, se non mi piace
posso sempre venire in jeans!» e andai verso l’armadio a muro che mi aveva indicato per
aprirne un’anta…
«Porca puttana!» mi era sfuggita
così quella esclamazione, senza preavviso e controllo.
«Ecco! Lo sapevo
che non ti piaceva! Però secondo me lo dovresti provare…su fa un altro effetto
e magari non ti fa così schifo…ero così indeciso…forse avrei fatto meglio a
prendere…» con una mano gli tappai la bocca mentre ancora rimiravo quel
meraviglioso vestito da sera: era rosso (evidentemente voleva andare sul sicuro col
colore, visto che l’altra volta non avevo fatto tante storie!), non aveva le
spalline ma solo un rigido corpetto e scendeva morbido con la gonna svasata
fino fin sopra le ginocchia. Naturalmente aveva tutti i bordi contornati da un
nastro di raso nero, come piaceva a
lui. In fondo alla gonna c’era incollato un piccolo teschiolino fatto di strass
che dava al tutto un tocco di trasgressività. Non era esattamente il mio genere
preferito di abito, ma mi aveva colpito molto e mi piaceva l’originalità;
l’unico difetto era l’enorme scollatura!
«Mi piace, è molto
particolare…ma…»
«Ma…»
«…ma è scollatissimo!»
«Ma dai! Se quando
siamo andati al Devil era la stessa cosa!»
«Sì, però lì avevo
la giacca sopra!»
«Non mi dire che ti
vergogni! Scommetto che ti starà benissimo, provalo!»
«Uff, ok.» Presi
quella meraviglia e andai a cambiarmi in bagno. Certo era bellissimo…ma sarei
mai stata capace di portare una cosa del genere, proprio io che l’ultima volta
che avevo indossato una gonna era stato per il giorno della mia Comunione?!
«Allora…esci?»
«Sì sì, arrivo!» e
con non poco imbarazzo aprii appena uno spiraglio dalla porta.
«Prometti che non
ti metti a ridere…»
«Ok, ma adesso
apri!»
«…e che non farai
apprezzamenti poco carini…»
«Apri?!»
«…e che…»
«E basta!»
Così stufo delle
mie lamentele prese la maniglia e spostò di scatto la porta. Peccato che io mi
ero appostata lì dietro come una che vuole origliare una conversazione top secret. Risultato? Persi
decisamente e inevitabilmente l’equilibrio andando a planare direttamente su
Bill, che vista la sorpresa e la sua corporatura, capitolò a terra in un
effetto domino. Adesso sì che la
cosa si faceva imbarazzante: io che come una scema cercavo di riprendermi dalla sorpresa
e di rialzarmi e lui che aveva attaccato a ridere come uno scemo.
«Basta! Aiutami ad
alzarmi!» sbottai, incapace di alzarmi con quel vestito: bello, ma decisamente
scomodo per me.
«Non ridevo per il
fatto che sei caduta…bè, forse anche un
po’ per quello…ma il motivo reale è un altro.»
«…cioè?» a dire il
vero non capivo a cosa si riferisse.
«Niente! Lascia
perdere.»
«E no! Adesso mi dici a cosa hai pensato!»
«Mmm…solo se ti fai
truccare come me!»
«ODDIO! Mi suona più come una sentenza
di condanna questa!»
«Dai, non ci andrò
così pesante! E poi secondo me ti
starebbe bene: hai gli occhi scuri come i miei e con il vestito rosso ti metterebbe in
risalto il viso.»
«Però dopo mi dici
a cosa pensavi. E senza barare! La
verità voglio (come dici tu).»
«Ok.»
Mi fece sedere
sulla sedia di fronte al tavolino dove erano appoggiati i suoi trucchi e iniziò il suo
lavoro all’occhio destro per poi passare a quello sinistro. Mi stupivo sempre
di più della sua maestria e della sua velocità:
si vedeva che era un esperto del (suo)
trucco. Mi ero quasi addormentata mentre mi passava l’ombretto scuro sulle palpebre e mi provocava
come una leggera carezza. Ci mancava solo che iniziassi a russare!
«Attenta ad addormentarti! Potrei anche
vendicarmi di te e baciarti io questa volta a sorpresa! Sai prima pensavo a
questo quando siamo caduti.»
CAZZO!
Fu l’unica parola
che mi venne in menteaspettavo, ecco
tutto.
quelle parole e non avevo
più manco il coraggio di riaprire gli occhi io tempo che in
quel momento di panico totale. Non mi aspettavo una cosa così…e pensare che ero
sicura stesse profondamente dormendo! Ma dopo più di una settimana
quasi non ci pensavo a quello che avevo fatto. Per la prima volta in vita mia
non sapevo veramente cosa dire, tanto che non osavo riaprire gli occhi per
fronteggiarlo. Poi un’idea per cercare di salvarmi da dare spiegazioni!
«Ma che dici! Avrai avuto un’allucinazione
per la febbre!» cercai di sviare il discorso e farlo sembrare una sua
immaginazione, una sua illusione, sforzandomi di ridere.
«Non
prendermi in giro!» mi disse un po’ alterato e serio.
«Non parlarmi di correttezza! Se proprio
volgiamo dirla tutta sei tu che sei stato sleale tirando fuori l’argomento
proprio adesso! Avresti dovuto dirmelo subito che eri sveglio!» Era stato
inutile il mio tentativo di depistaggio, era ora di scoprire le carte.
«Perché cambia
qualcosa?»
«Sì, pensavo che
stessi dormendo!»
«Adesso sei tu la
doppio giochista! Perché mai non volevi che me ne accorgessi?! Di cosa avevi
paura?»
«Vaffanculo Bill!» gli risposi quasi con
le lacrime agli occhi. Ma di fronte a lui non dovevo piangere! Così decisi che
per quella situazione era meglio darsi alla fuga raggiungendo il salone del
ricevimento, dove Bill non avrebbe potuto continuare il discorso in mezzo a
tanta gente.
N.A.
Devo dire che questo capitolo è stato particolarmente sofferto:
tra che ho dato un'esame, tra che l'ho riscritto 2 volte perchè
non mi convinceva, tra che ho visto san remo con i bravissimi
sonohora...ma alla fine ce l'ho fatta! Adesso bisogna vedere che ne
pensate voi!
Intanto passo ai ringraziamenti di chi ha lasciato un commento:
LiSa90:
In effetti volevo dare una scossa forte alla storia con il bacio di
Siria! E come hai ben capito ha paura di affezionarsi a qualcuno quando
sa benissimo che finirà presto! Che ne dici di questo capitolo
sorpresa? Ciaoo e a presto.
linny93: Da quello che mi hai
detto sembra che tu non sei solita recensire così a lungo una
storia...Perciò ti ringrazio perchè se ti piace significa
che qualcosa di buono ho scritto! Continua a dirmi quello che ne pensi,
mi raccomando! Ciaoo
smokeygirl: Ho capito che ti sono mancata molto con la storia! Adesso sono ritornata...che ne pensi del mio rirorno?
ayame90: Ti ringrazio dei
complimenti per il modo di scrivere, in effetti prima di scrivere
così ci ho pensato parecchio e mi sono ispirata ai futuristi che
avevano un modo molto simile di scrivere: la parola ha in se il
concetto! Sono proprio modesta, vero?!!!! Finale triste? Non mi
piacciono troppo i finali tristi...ma non si sa mai, anche
perchè lo devo anocra scrivere!
Ambry: Non sempre le persone
agiscono in modo razionale e il bacio di Siria riassume un po' questo
comportamento che però ha una sua ragione....! E come sempre
grazie dei comlimenti!
Tomi dark angel: Magari mi
mandassi Billo parlante, ci metterei una pietra sopra la ff e non
scriveri più se fosse qui XD! Ma non c'è per il momento e
quindi mi tocca continuare a scrivere! UFFI! Che te ne pare del
capitolo? Ciaoo
eonys: Breve ma concisa! Grazie mille per i soliti troppi complimenti! Aspetto un giudizio su questo capitolo.
Mirokia: E come ciliegina sulla
torta, mi tocca scriverti qualcosa. Sai...ci parliamo da un po' troppo
tempo...oramai sai già quello che ti sto per dire! Non è
giusto! Va bè, stendiamo un velo pietoso sulla tua idea di Bill
che si sveglia perchè ha visto Gustav nudo (che cazzata è
questa?!) e poi 7 in italiano...io avevo tra l'8 e il 9 (non per
vantarmi...ma per pavoneggiarmi un po'!). Comunque sappi che non ti
avrei lasciato a marcire...sembro stronza, ma sotto sotto sono
buonissima! Comuque, tanto per precisare, non ho mai detto che sei
un'oca (ne conosco troppe di oche e il sesto senso mi ha detto che tu
non lo eri, altrimenti mi sarei rifiutata di parlare da così
tanto tempo con te!)XD Bene...ho pubblicato senza aspettare un tuo
giudizio sulla traccia (non hai mai tempo)! Dai a parte gli scherzi,
voglio sapere che te ne pare del capitolo! T.V.B. (troppo sdolcinata
con questo? Decidilo tu!) Ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Allora pace?! ***
Allora pace?!
Allora pace?!
Appena arrivata in
sala salutai le persone più importanti e mi fiondai
ad un tavolino in disparte iniziando a bere alcolici. Sapevo per esperienza
personale che alla fine non sarebbe stato piacevole…ma in quel momento volevo solo
dimenticarmi di tutto quel casino per un attimo. Non rimasi poco tempo da sola
perché subito arrivò in sala il resto dei Tokio Hotel: Georg, Gustav e Tom.
«Ehi, ma che stai facendo?! Hai
intenzione di scolarti tutta la roba da bere della festa?!» mi chiese
ironicamente Georg appena vide i 5 calici di spumante vicino a me già vuotati.
«Non è aria Georg!» e giù ancora
spumante.
«Cavolo, tu che
bevi come una spugna…Tom che non voleva manco scendere alla festa, proprio lui
che in queste occasioni da il meglio di se nella “pesca alla bionda”…ma che sta succedendo?!»
«Non
è vero che vengo alle feste solo per rimorchiare!»
«Se…dillo a qualcun
altro!»
Poi mentre si
instaurava una conversazione alquanto dotta tra i due, Gustav mi si avvicinò e,
mentre portavo l’ennesimo bicchiere alla bocca, mi fermò il braccio.
«Bere non serve a
niente, domani il problema ci sarà di nuovo.»
«Eccome se ci sarà! Pure più grosso!»
gli sbottai contro evidentemente un po’ alticcia.
«Che è successo con
Bill?!»
«Che
ti fa pensare che centri lui?!» gli chiesi un po’ sgarbatamente.
Evidentemente l’alcool iniziava a fare effetto e pure con Gustav adesso me la
prendevo.
«Perché la persona
con cui passi le giornate è lui?! E poi so per esperienza quanto possa essere logorroico e noioso, tanto da farti perdere la pazienza!» ironizzò sopra.
«Se solo avesse parlato prima o fosse proprio
stato zitto…adesso riuscirei ancora a guardarlo in faccia!» gli confessai
liberamente, sperando che potesse aiutarmi con la volta prima con Irene.
«La cosa sembra più seria del previsto! Tom mezzo innamorato…tu peggio! Chi dei due devo salvare per primo?»
«Tom innamorato?!» mi aveva
sorpreso questa notizia! Lo credevo quasi insensibile ai sentimenti,
evidentemente quel “quasi” si era
finalmente mostrato.
«Sì, pare che si
sia preso una cotta per tua cugina Irene! Sinceramente non so quanto possa
durare…»
«Se va bè, basta
che Irene non cominci a chiamare al mio cellulare per cercarlo!»
«Cosa odono le mie orecchie?!!!! Avrei
giurato lo uccidessi per questo!»
«Sono grandi e
grossi, possono gestirsela da soli! Io ho altre cose a cui pensare!» gli
risposi quasi assente, girando lo sguardo verso la porta d’entrata dove stava
appena entrando Bill. Che nervi! Lo
odiavo in quel momento! E che sorrisino falso che aveva stampato in volto…e poi
con quella faccia da schiaffi…era proprio un animale da palcoscenico!
«Lo odio!»
dissi a bassa voce non volendo farmi sentire, ma Gustav che era concentrato su
di me lesse troppo bene il mio labiale.
«E perché?» la sua
domanda mi fece rigirare e mi innervosì ancora di più.
«Vuoi sapere che ha fatto quello stronzo?!
Fingeva di dormire per vedere quello che avrei fatto…e poi si è degnato di
dirmi la verità solo stasera! Ma che credeva di ottenere?!»
«Aspetta non ci sto
capendo niente! Spiegami tutto per bene!»
«…quando è stato
poco bene…mi
è sfuggito di baciarlo mentre credevo dormisse…stasera mi ha confessato invece che
era sveglio! Che rabbia! Poi l’ho mandato a quel paese e mi sono rifugiata
qua.» sentivo di potermi confidare con Gustav, ma meno male che lo spumante mi
rendeva meno imbarazzata altrimenti non
sarei riuscita a spic-ci-ca-re parola!
«Ah, capisco. In
effetti è stato scorretto da parte sua, ma tu sei stata al prima ad essere
scorretta! Perché l’hai baciato di nascosto? Volevi forse avere qualche
esclusiva da raccontare alle tue amiche una volta ritornata alla normalità?»
era un po’ infastidito da questa possibilità e glielo si leggeva nel tono di voce.
«Non dire idiozie! Se avessi voluto
portare a casa un ricordino non pensi che avrei meglio sedotto Tom per poi
portarmelo a letto, lui è una preda più facile!»
«Non ti facevo così potenzialmente furba e
calcolatrice! Ma se non è per questo…allora perché l’hai baciato?»
«Se devo essere
sincera non lo so proprio.» gli dissi un po’ sconsolata, abbassando drasticamente
il tasso di rabbia che mi si era accumulato dentro.
«Bill è un ragazzo dolce e sensibile, anche se come
tutti ha i suoi difetti. È impulsivo, diretto e a volte fa delle cazzate enormi! Però, se proprio
volgiamo dirla tutta, è pure un bel ragazzo! Ora, non è che per caso ti piace?
Non dico che ne sei innamorata, ma…che ne so…magari ne sei attratta
fisicamente?»
«Innamorata
di quel bastardo?!» gli rinfacciai, indignata della sua ipotesi.
«Eddai…pensaci un
attimo! Adesso sei incazzata con lui, ma riflettici a mente fredda.»
«Bè…effettivamente sono sempre stata una
sua fan…non solo per il modo in cui canta, ma che perché fisicamente non è
male.
E forse sì, volevo
un’esclusiva per me stessa. In fondo lo sai che una volta finito questo lavoro non
ci vedremmo più…volevo un ricordo da portare con me e…sapevo che non
l’avrei mai avuto se glielo avessi chiesto.»
«Questo non puoi
saperlo! Comunque a conti fatti direi che quella che ha più colpa in questa
storia, sia proprio tu: lo volevi ingannare e ci saresti riuscita se lui non fosse
stato sveglio. Scusa se nono così diretto, ma credo sia giusto che ti dica le
cose come stanno!»
«Sì, lo so che sono
stata scorretta, ma…tutti e due siamo stati scorretti in fondo. Dovrebbe scusarsi anche lui!» lo stavo
facendo per ripicca, come una bambina piccola.
«Smettila di fare la mocciosa! Hai 19 anni,
dovresti saper riconoscere quando hai torto e, mettendo da parte l’orgoglio,
scusarti!» era stato duro con le
parole, ma mi aveva risvegliato dal mio stato di testardaggine.
«Sei andato giù
pesante con le accuse, però vedrò di parlare con Bill…se ne avrò voglia! Grazie fratellino Gustav.»
«”fratellino”?! Va
bè, farò finta di non aver sentito, anche perché abbiamo la stessa età!
Dovresti chiamarci Bill così. Sai…in fondo non mi dispiacerebbe vedervi
insieme! Siete così simili che a volte sbattete la testa tra di voi.»
«Gustav?!!!!!»
«Scherzavo! Ah vedi, Bill sta
venendo verso di te.»
«Cosa?!!!» Non mi ero ancora preparata il discorso
da fargli e mi stava cogliendo impreparata.
«Oh no, no no no no!»
«Che sta succedendo
Gustav? Avanti parla, io non mi posso girare altrimenti si capisce che mi hai
detto che sta arrivando Bill!»
«Bè, non è che ti
debba dare una buona notizia…Vicino a Bill c’è il nostro produttore e questo
può portare solo danni!» disse sconsolato il batterista.
«Che…che vuoi dire?!»
«Ah bè, di preciso
non lo so nemmeno io…ma quando ci viene a cercare lui succede sempre qualcosa. Eccolo!» E inesorabilmente percepivo
un’ombra oscura che si avvicinava
sempre di più alla mia indifesa persona…
«Buona sera! Ma che
bello…oggi oltre ai miei pupilli, ho l’onore di vedere una bellissima
fanciulla! Come si chiama?» bè, come prima impressione non era poi tanto male:
galante, educato, rispettoso. Pensavo che Gustav si fosse sicuramente sbagliato
sul fatto che portasse guai.
«Piacere, mi chiamo
Siria!» gli dissi tendendo la mano per stringere la sua, ma lui con mia grande
sorpresa mi riservò un galante baciamano, che mi fece un po’ arrossire (nessuno
mi aveva fatto mia il baciamano!).
«Piacere mio, sono
il produttore dei Tokio Hotel e mi chiamo Peter Hoffmann! Spero che questi 4
scapestati non ti abbiano dato molta noia…sai…da quando sono diventate star si atteggiano un po’ troppo a
divi! Ma
dai che scherzo!»
Era un uomo
adorabile, simpatico e molto alla mano.
«Sei qui per
l’anteprima del vostro servizio fotografico, vero?! Com’è lavorare con Bill?»
«Sì, sono qui con
lui per questo. Bè, lavorare con Bill è difficile, bisogna conciliare il tempo
per gli scatti con quello del tour e non è facile! Ma a parte questo e
l’impatto iniziale di cambiare abitudini…direi che è stata una bella
esperienza!» Bè, se toglievamo i battibecchi, Dave, lo stress e l’ultima
litigata…era vero!
«Perché dici è
stata? Non avete ancora finito se non sbaglio!»
«Sì, ma siamo al
capolinea ormai. E poi comunque una volta finito questo lavoro chi avrà più il
tempo?!» per un solo momento mi azzardai a cercare gli occhi di Bill e quando
li trovai non fui capace di leggere quello che stavano dicendo.
«Bè…io avrei una
favore personale da chiederti se posso?»
«Bè, mi dica!»
«Oh, ma non darmi del Lei, mi fai sentire vecchio!»
«Va bene! Allora dimmi.»
«Pensavo…visto che
i ragazzi devono fare una specie di duetto per Viva…che ne diresti di aiutarmi?
È un lavoretto semplice: dovrai cantare una canzone insieme a Bill durante il programma
e il gioco è fatto! Sai non ho tempo di cercare altre persone e tu mi sembri
adatta; inoltre penso sia anche più facile, visto il tempo passato insieme sul
set e l’intesa che ne sarà sicuramente scaturita.»
«Oh, no! Io non posso! Non so assolutamente
cantare!» ecco cosa intendeva Gustav con “guai in arrivo”!
«Per quello ci
penserà Bill, ti darà lezioni! Ti prego
non ho veramente voglia di presenziare a stupidi provini, risparmiami questo
supplizio!» mi aveva messo decisamente in imbarazzo e non sapevo che
dirgli: mi dispiaceva non accettare per aiutarlo (in fondo mi stava simpatico),
però avevo deciso di fare basta con i Tokio Hotel finito il servizio
fotografico.
«Bè…io…dipende che ne pensa Bill!»
sicuramente lui avrebbe detto di no dopo la litigata che avevamo fatto e mi
avrebbe tolto dai guai.
«A me non importa!
Decidete voi.» Appunto! Così mi metteva decisamente in difficoltà: io non
volevo dire di no al signor Hoffmann che me lo aveva chiesto come un piacere
personale, ma lavorare con questa atmosfera tra me e lui sarebbe stato
possibile?!
«Io…non so se sono in grado…» cercavo di
togliermi dagli impicci in modo elegante (cosa che non ero mai riuscita a
fare!).
«Lo sarai
sicuramente! Grazie mille di aver accettato! La saluto signorina Siria, a presto!»
Mi fece di nuovo il
baciamano e prese la mia esitazione come un sì. Ero di nuovo impantanata del fango dei Tokio Hotel!
Però se dovevo ancora lavorare con Bill, dovevamo chiarire, anche se non mi
andava poi molto.
«Bill…posso
parlarti?»
«Sì, credo anch’io
che dobbiamo parlare. Gustav, Georg,Tom ci vediamo dopo!»
Li salutai anche io
e ci dirigemmo in una stanza adiacente al grande salone del party.
«Senti Bill…io non
volevo accettare…»
«E allora perché l’hai fatto!» ignorai
deliberatamente quella sua provocazione.
«…però mi
dispiaceva non aiutare il signor Hoffmann, l’ho visto così pieno d’impegni che
in fondo rimanere qualche giorno in più oltre il contratto non mi sembrava una
cattiva idea. Solo che se dobbiamo fare
questa cosa insieme dobbiamo collaborare.»
«Guarda che
accettando hai tolto solo la metà del problema!»
«Che vorresti
dire?»
«Peter non ti ha
detto che oltre a una ragazza che canti con me, ci serve pure una che suoni la
chitarra con Tom?!» era sarcastico e fastidioso nel suo tono di voce beffardo.
«E perché?»
«Ce l’ha richiesto
il programma! Che ne so perché?!»
«Cavolo, mi ha
preso in giro!»
«Non proprio, solo
ha voluto cogliere la palla al balzo e levarsi un problema! Adesso gliene
rimane solo un altro. Questo impegno se l’era preso lui e adesso che gli sei
capitata sotto mano non ha esitato a coinvolgerti.»
«Mmm…e se…se suonasse Irene con Tom?»
«Irene?! Perché sa suonare la chitarra?»
«Bè, un po’
strimpella. Non è certamente al livello di Tom…ma se lui l’aiutasse un po’
credo che ce la possa fare.»
«E tu? Pensi che
possiamo sopportarci ancora?» mi chiese guardandomi negli occhi e mettendomi
così in soggezione.
«Ti volevo parlare
di questo. Mi dispiace di averti mandato a quel paese prima…ma ero furiosa con te…forse ero
arrabbiata anche con me. Non avrei dovuto baciarti di nascosto per avere poi
chissà cosa! Ho sbagliato per prima io, anche se tu avresti dovuto fermarmi!»
«Bè,
adesso potrai vantarti di averlo fatto! Di aver baciato Bill Kaulitz! Sai,
forse era meglio se ti avessi fermato!» Avevo perfettamente percepito
la sua frustrazione, la sua amarezza e delusione.
«Bill, no! Dai, non intendevo quello!»
«E allora cosa intendevi? Perché mi sembra
proprio che tu mi stia usando e trattando come un giocattolo!» era
arrabbiato, ma come dargli torto. Mi sedetti su un tavolino lì vicino, visto
che mancavano le sedie, rimasi un attimo in silenzio a riflettere su quello che
volevo dirgli e sperando che lui capisse (capire
poi cosa, visto che nemmeno io ero a conoscenza del perché di quel mio gesto
impulsivo e irrazionale).
«Non fraintendermi,
ti ricordo che ero…sono anche io una
tua fan e, non prendermi per oca, ma confesso che anche io ho pensato a come sarebbe
stato baciarti almeno una volta…»
«E questo ti dava
il diritto di fare ciò che volevi?»
«No, infatti la mia
non era un giustificazione, ma una spiegazione del mio gesto! E comunque anche
tu mi hai baciata senza che io lo volessi!»
«Se ti riferisci a
quella volta…bè, mi avevi ferito con i tuoi quasi
insulti e comunque mi ero scusato!»
«No, intendevo al
Devil.»
«Era per distrarti da Tom e Irene.»
«Bene, in questo
caso direi che siamo pari. Mi scuso ancora una volta e ti prometto che non
accadrà più.»
«Perfetto!» era
ancora distante e restio a fidarsi di nuovo di me. Mi ricordava tanto la volta
in cui era stato lui a ferirmi con quel bacio forzato, quella volta per un po’
perse la mia fiducia, ma io non sono tipo da portare rancore. Chissà se anche a
lui sarebbe passata come me?
«Allora pace?!»
gli chiesi titubante guardandolo incerta negli occhi scuri e truccati come sempre di nero.
«Come i bambini?! Ok, pace!» e
finalmente sul suo viso si dipinse un magico sorriso.
In quel momento pensai che forse non era per una mia fissa da fan che lo avevo
baciato, ma questo particolare non era il caso di dirlo.
«Che ne dici se
adesso ritorniamo di là e finiamo questa logorante e monotona festa per poi
andarci a riposare? Hai accettato il lavoro di Peter e da domani si inizia a
provare, stonata come sei sarà un’impresa
trasformarti da campana ad usignolo, anzi a Bill Kaulitz!»
«Ma che modesto,
paragonarti ad un usignolo! Ti ricordo che a Parigi anche tu hai stonato!»
era tornato tutto come prima, meno male!
«Era perché mi si
erano tappate le orecchie!» mi puntualizzò saccente e sicuro di sè.
«Che schifo! Lavatele ogni tanto!»
«Ma lo faccio! Il dottore mi ha detto…»
«Se se, tutte
scuse!»
«Non è vero! Comunque…te l’ho già detto
che sei molto bella stasera?»
«Non cercare di
adularmi, tanto non mi dimentico che hai le orecchie sporche!»
«Ma va! Sei la mia
opera d’arte stasera! Ho fatto davvero un ottimo lavoro!»
«Ancora! Ti ho
detto che è inutile!» e mentre varcavo la soglia del mega party, Bill mi passò
un braccio intorno alla vita fermandomi e sussurrandomi all’orecchio per non farsi sentire
dalla gente parcheggiata lì intorno a non fare nulla.
«Aspetta! Adesso ci
sarà la visione delle foto che abbiamo fatto, voleranno di sicuro commenti di
ogni genere…ti prego…mantieni la calma e lasciati scivolare addosso qualsiasi
cattiveria o provocazione.»
«Sì, va bene.» gli risposi
voltando di lato la testa e trovandomi le sue labbra a pochi centimetri. Cavolo, mi tentava così! OPS, ma che vado a pensare!!!
«Come mai così
accondiscendente?»
«Perché altrimenti
ti metterei nei guai e tu ci vivi con questo lavoro! Non ti preoccupare non
andrò in escandescenza.»
«Grazie.» mi sussurrò
dolcemente all’orecchio per poi passarmi di fianco e accompagnarmi sempre con
la sua mano sul mio fianco al tavolo prenotato per noi, mentre iniziavano a
s c o r r e r e le prime immagini.
N.A. Scusare il leggero ritardo, ma non mi funzionava più Word! Comunque sembra che adesso il problema sia risolto!
Devo ammettere che mi
è piaciuto scrivere questo capitolo; non è successo
molto, ma secondo me è carico di significato! Certo Siria non ha
scoperto proprio tutte le sue carte...ma in fondo povera ragazza sembra
tanto forte, in realtà è così fragile! E dalla
prossima volta vedremo come si cimenterà nel canto e cosa ne
sarà della sua proprosta di far suonare Irene con Tom!
Nel frattempo inizio con i ringraziamenti:
Westminister: In effetti alla
domanda di Bill "di cosa avevi paura?" Siria non dà proprio una
risposta, ma questo perchè nemmeno lei è sicura di se
stessa, delle sue sensazioni e dei suoi sentimenti. E come te anche io
odio le gonne! Proprio non mi piacciono, anche se mia sorella mi dice
che mi starebbero bene. Spero che mi dirai che ne pensi di questo
capitolo e sono onorata pure della doppia recensione! Ciaoo
smokeygirl: Accidenti,
recensione breve ma intensa! Sai ho capito una cosa...non vedi l'ora di
sapere come va a finire tutto questo! Sai...anche io vorrei saperlo!
^_^
elli_kaulitz: Ma certo che ti
perdono (solo se commenti questo capitolo!). In effetti ho pensato a un
Bill che non mostra solo il suo lato da perfetto animale di
palcoscenico, ho pensato a un Bill che ogni tanto perde le staffe (in
effetti sono molto rare le volte che si vede Bill incazzato!), che si
offende, insomma volevo vedere la sua personalità al di
là della luce del riflettore. Spero di esserci riuscita anche se
parecchio ho dovuto inventare! Sai...oltre cantare con Bill...mi
piacerebbe molto essere vestita da lui, proprio come te! Scusa per il
ritardo, spero che l'ascia sia accuratamente riposta in soffitta!
Ambry: Direi che il discorso lo
hanno ripreso in fretta e che una nuova era si è aperta a questo
punto! Però...chissà...che le cose lasciate un po' in
sospeso non ritornino a galla prepotentemente prima o poi?! Adesso ti
ho ancora più incuriosito, vero?! Mi spiace...ma la pazienza
è la vistù dei forti! Ciaoo
eonys: In effetti è
stato un po' stronzo Bill, ma la colpa principale era di Siria che in
effetti lo ha solo usato! Visto, finalmente ho aggiornato!
Tomi Dark angel: Ma è
inutile che lo cerchi Bill, sta venendo da me! Certo un po' gli ci
vuole a piedi...ma è per strada, vedrai che fra un po'
arrivaaaaaa!!! Sono contenta che la storia ti piaccia. E ricorda BILL
IS HERE!
LiSa90: Direi che sono
sì pari, però adesso inizia una nuova era...l'era dei
soffici...no, ho sbagiato volevo dire l'era delle campane per le
orecchie di Bill! A presto.
Mirokia: Sono proprio contenta
che ti sia piaciuto! Sei una delle prime che ha inizato a leggere la
mia storia e poi sai un sacco di cose extra che fanno di te un ottimo
banco di prova per quello che scrivo! Per non palrare poi di quando
commetto errori madornali e tu me lo fai notare (mea culpa).
Però mi sono offesa che prima leggi le ff rating ROSSO
anzichè la mia anteprima! Stronza, guarda che questa me la
segno! Bè, che ne dici di questo capitolo? Non ho avuto
l'occasione di farti leggere l'anteprima...perciò anche per te
è una sorpresa! Ciaoo
E naturalmente un grazie
a tutti quelli che hanno anche solo letto e che per un motivo o un
altro non hanno lasciato un commento! Ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno! ***
L’amore è come una droga, finché non la provi non ne senti il bisogno
L’amore è come una
droga, finché non la provi non ne senti il bisogno!
«Sveglia
principessa! Oggi abbiamo un sacco di cose da fare e per l’occasione David mi
ha esonerato da un sacco di impegni. Indovina un po’?»
Mi rigirai nel
letto raggomitolandomi nelle
lenzuola, mentre un petulante e fastidioso Bill mi urlava nelle orecchie.
Era con la sua solita tutina dell’Adidas arancione e blu, con i capelli lisci sulle spalle, ma con
al solito un dito di trucco.
«Come cavolo hai
fatto a entrare?!» sbiascicai con la voce ancora impastata dal sonno.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra!
Comunque ho supplicato Gustav di darmi la tessera magnetica.» mi disse con la
voce da innocentino.
«Cosa?! Come fa gustav ad avere pure la
mia tessera?! Passi per le vostre, ma…»
«Visto che per
alcuni giorni sarai parte della “squadra”, gli è stata
consegnata anche la tua scheda! Lui è l’unico che non se le perde!»
«Ma…» Sospirai. E
alla mia privacy chi ci pensava?!
«Niente reclami! E
adesso alzati e vestiti che andiamo a fare colazione e poi tutto il giorno in
sala prove!!» Guardandolo mi venne un po’ da ridere:
aveva la stessa espressione del DVD, quando gli avevano recuperato il suo
aeroplanino Jumby incastrato tra le travi di un magazzino.
«Uffa! Ma come fai
ad essere proprio tu così pimpante,
che ieri siamo andati a dormire tardissimo e sono appena le 10 di mattina!» Era
sempre quello che sonnecchiava più di tutti!
«Perché non vedo
l’ora di farmi quattro risate appena
ti ascolterò cantare!» mi rispose con un sorrisetto sornione e irritante. Io
finalmente aprii gli occhi e lo guardai con una faccia inespressiva e il più
possibile raggelante, facendogli capire
che la sua vita era in pericolo in ogni momento, da quell’istante in poi.
«Eddai! Come siamo
permalose! A proposito…hai telefonato ad Irene?»
«No, mica le potevo
telefonare alle 2 di notte! Lo faccio dopo pranzo che adesso è di sicuro a
scuola.»
«Ricordati! Dai adesso alzati, io
ti aspetto nella sala colazioni.»
«Ok, anche se avrei
dormito volentieri altre 6 orette.» gli dissi mentre mi stiracchiavo le braccia
e mi strofinavo gli occhi come un gatto. La discussione avuta la sera prima
aveva messo in chiaro un po’ di cose e adesso eravamo tutti e due visibilmente
più sereni…anche se io ostentavo un po’ falsamente la mia calma. Infatti dentro
mille domande si accalcavano nella mia mente: prima di tutte perché io avevo agitò così? Poi perché lui aveva
agito così? E perché la nostra
discussione mi sapeva tanto di un tacito accordo per non affrontare questioni
più spinose?
Poco dopo raggiunsi
Bill e gli altri del gruppo, che già erano a me-tà colazione, arrivando proprio
mentre si stavano lamentando di come Bill e Saki li avessero letteralmente
buttati giù dal letto. Non riuscivo a capire per quale stramaledetto motivo uno
come Bill (che a quanto dicevano i giornali e avevo testato io stessa) dormisse più di 12 ore al giorno (quando
poteva), si fosse svegliato relativamente presto e riuscisse ad avere un’energia come quando era sul
palco per un concerto! D’altro canto c’era Tom che da quando ero arrivata mi
guardava di sottecchi e studiava ogni mia mossa, sulle spine come per
cogliere il momento più adatto di confessarmi che era diventato gay!
«Senti Siria…hai
più chiamato a casa tua?» Ma che gli importava a Tom che si era sempre quasi
totalmente disinteressato a me?! Quasi quasi un po’ mi preoccupava…ma forse
avevo intuito dove voleva arrivare.
«No, non ho
telefonato a Irene! Se è questo che ti premeva tanto sapere.»
«Ah, perché sai…io
non so se lei sa suonare la chitarra…» era strano vederlo un po’ titubante e
insicuro di quello che voleva dire. Questo mi sapeva tanto di scusa per sapere
altro!
«No, non la sa
suonare. E preparati psicologicamente perché avrai un bel po’ da fare!»
«Oh, su questo non avevo nessun dubbio!»
ecco, era ritornato quello di sempre; tuttavia non mi era granché piaciuta
quella battuta e glielo feci notare.
«Tom!»
«Non sapevo che
fossi gelosa di me Siria!»
«Ma che dici! Guarda che ti terrò
d’occhio; se fai qualcosa di poco carino nei suoi confronti…»
«Fratellino, non ti
preoccupare, ci penso io a tenerla occupata. Con la campana che si ritrova per
voce…sarà un’impresa ardua riuscire a non farla sfigurare vicino a me!» e alle
sue parole tutti e quattro attaccarono a ridere che quasi scendevano giù i lacrimoni (vuoi per prendere
in giro me, vuoi per prendere in giro Bill). Io feci la finta indispettita e
bevendo l’ultimo sorso di latte mi alzai compostamente dal posto e feci per andarmene altezzosa e incazzata.
«Dai, aspetta!
Scherzavo!» mi urlò dietro Bill, ma intanto che lui cercava di ricomporsi, io
continuavo per la mia strada raggiungendo infine l’ascensore e schiacciando il
bottone rosso di chiamata. Poi
mi sentii avvolgere da due braccia lunghe
e flessuose che riconobbi subito per quelle di Bill, dalle mani curate e dalla
quantità enorme di anellini e braccialetti. Mi avvolgeva perfino le braccia per
impedirmi di divincolarmi dalla sua stretta e mi portò indietro a contatto con
il suo corpo, facendomi quasi cadere per la rapidità che ci aveva messo nello
strattone.
«Dove vai?! Mi vuoi
privare di un mucchio di risate?!» ancora più irritante.
«No, a dire il vero
stavo solo andando a prendere la tua bomboletta di lacca truccata con dentro
smalto indelebile…verde!» e mi sentii
stringere ancora di più, in una morsa che sapeva di paura.
«No! Dai mi
dispiace per quello che ho detto…e poi lo sai che non sono di certo il primo io
a giudicare senza aver prima sentito!» Stava disperatamente cercando di
rimediare perché sapeva fin troppo bene che sarei stata capace di riproporre
quello scherzo. Io inclinai di lato la testa come stessi valutando attentamente le sue
parole.
«Mmm…direi che in
effetti un bel fucsia ti potrebbe state meglio come ornamento…»
adesso era arrivato il mio turno di
stuzzicarlo per benino e farmi due risate.
«No!» e strattonandomi di nuovo mi
trascinò all’uscita dell’albergo dove già vedevo l’Everest che ci stava
aspettando in macchina per portarci agli studi e provare insieme.
«Aspetta! Devo
prendere il cellulare e un po’ di robe su di sopra!»
«No, per carità!» aveva decisamente una
fobia assurda di diventare verde. In fondo un po’
extraterrestre lo sembrava già…un tocco finale non poteva che rendere il tutto
più realistico! Ma meglio non infierire troppo.
«Ma dai Bill, ti
pare che ce l’ho veramente la bomboletta con il verde?!»
«No…ce l’hai fucsia!» e a quella sua uscita
non potei fare altro che ridere.
«Scemo!» poi si
fermò poco prima di uscire e mi lasciò andare lentamente.
«Però promettimi
che non ci impieghi più di cinque minuti e non ritorni con bombolette
sospette…o giuro che…»
«Se se…lasciami
adesso!»
Appena fui libera
raggiunsi la mia camera e presi la borsa che avevo preparato, prima di scendere
per la colazione, con le mie cose. Quando ritornai giù vidi Bill che mi
aspettava sul portone dell’hotel, un po’ atterrito alla vista della borsa sospetta che pendeva inquietantemente
dal mio braccio…
«Che
c’è li dentro?!»
«Quanto sei
petulante! Se proprio vuoi guarda, ma di solito non si ficcanasa nella borsa di
una signorina!» lo rimproverai mentre gli porgevo la mia borsa e lui,
infischiandosene delle mie parole, ci frugò dentro come un cane antidroga!
«A posto? Possiamo
andare?»
«Sì!» adesso gli
era ritornato il sorriso e sembrava sul serio più sereno (il mio però era solo
un gioco!).
«Anzi no!» e
voltandosi verso di me si sfilò come al solito i suoi occhiali e li appoggiò
delicatamente sul mio naso. Adesso ero davvero pronta per la mia sfida di
canto…anche se già iniziavano a venirmi le paranoie e le fobie per il fatto di
cantare di fronte alla persona che, inutile a negarlo, era il mio cantante
preferito.
Arrivati allo
studio ci sistemammo lentamente in una stanza vuota e insonorizzata: oggi la
lezione era solo tra me e Bill, per provare e provare e provare…
«Bill, ma che
canzone dobbiamo fare?»
«Bè, quel coglione
di Tom vuole fare Swarz. Cioè non dico che sia brutta…ma secondo me è un po’
lenta per un duetto.»
«Bè, ad essere
sinceri a me piace. Sarà pure lenta, ma fa un effetto impressionante sul
pubblico!»
«Cioè…hai la vaga
idea chi sia l’autore? Perché penso che lo sapessi non parleresti così!» la sua
faccia da saccente la diceva lunga.
«Invece ti sbagli! Lo so che le parole
sono di Tom!»
«Ah, mi tradisci
così?!»
«Sai…quando si
tratta di musica non posso negare che Tom è molto bravo…forse più di te!» l’avevo detto per farlo un po’
indispettire.
«Però al primo
concerto dopo che ci eravamo conosciuti…sono stato io a farti perdere la
scommessa!» si era letteralmente gonfiato come un tacchino
da quanto si sentiva importante!
«Ma se Rette Mich
nemmeno l’hai scritta tu!» COLPITO e
AFFONDATO.
«Stronza!» dal
sorriso era passato a un’espressione corrucciata e irritata…parecchio irritata.
«E dai Bill, in
fondo è l’interpretazione che decreta se una canzone è bella o meno!»
«Cantala!»
«Cosa?!»
«Canta Rette Mich! ORA!»
«Ma Bill…»
«Se non lo fai di fronte a me, non oso
immaginare la scena di panico di fronte al pubblico!»
«Questo non è
giusto da parte tua!»
«Senti da qui fino
al giorno dello spettacolo canteremo tutti i giorni: io e te da soli, ma anche
con il resto della band, davanti ai nostri tecnici e fan. Perciò metti da parte
la paura e canta.» era serio perché
mi voleva mettere in guardia su quello che sarebbe successo da lì in avanti.
«Ok!» e anche se un
po’ titubante iniziai a cantare…
«Come inizio non è
male. Pensavo peggio! Va bene adesso iniziamo con Swarz.»
«Bill senti, me la
potresti cantare prima te senza base? Così me la ripasso un attimo.»
«Ma sì certo,
ottima idea!» Appena accennò alle prime note io subito ne rimasi rapita, era
bravissimo e 1000 volte meglio che ascoltare tutto l’album sull’MP3. Riuscivo a
sentire le onde sonore prodotte dalle sue corde vocali che impattavano decise, ma allo stesso tempo leggere, su di me. Poi lui
chiuse gli occhi e io imitandolo, mi lasciai trasportare dalla melodia triste e
tenera che solo lui sapeva armonizzare così bene. Quando finì già volevo che
ricominciasse di nuovo!
«Senti Bill...pensi
davvero che potrei riuscire a duettare con te?»
«Che vuoi dire?»
«Che tu hai una
voce fantastica, la moduli come cazzo ti pare, le fai fare rettilinei e poi
paraboliche pazzesche, tieni il palco come pochi sanno fare (mica ti chiamano Kaiser per niente!), vi
hanno paragonato ai Beetles e poi…quando hai un microfono in mano sembra
che…che…bè, che stai facendo sesso…anzi no, l’amore con il microfono da quanto
trasporto ci metti!»
«Oddio! Se c’era Tom chissà cosa avrebbe
detto! Ma come ti è venuta?!» mi chiese un po’ turbato dalle mie parole.
«Bè, lo penso da
prima che ci conoscessimo.»
«Non so se
prenderlo come un complimento o presa in giro…»
«Cazzo Bill, è un
complimento!»
«Bè, allora grazie!
Ma non ti preoccupare, adesso ti insegno io i trucchi del mestiere e vedrai che
anche tu arriverai a “fare l’amore con il
microfono”.»
«Se lo dici te…»
Dopo parecchi dubbi
iniziali prese avvio la lezione con il Prof. Bill Kaulitz. Andammo avanti a
provare fino a pomeriggio, mangiando per pranzo un panino che ci avevano
portato in studio. Bill era un maestro esigente, ma comprensivo, che nei
momenti in cui vedi tutto grigio sapeva come farti riprendere fiducia in te. Si vedeva
che si era abituato da tempo a questo lavoro e che ne aveva subiti tantissimi
tra imprevisti, stecche e commenti poco carini da parte di molte persone. A
fine giornata, mentre ritornavamo in albergo, mi chiese se potevo seguirlo in
camera perché doveva parlarmi.
«Siediti pure.» mi
disse indicandomi due poltrone.
«Grazie. Ma cosa mi
devi dire?» chiesi un po’ sospettosa.
«Tu…tu…tu…»
«Smettila di fare il telefono e parla
chiaro!» già mi ero alterata…
«Tu manchi di
sentimento quando canti! Certo mi rendo conto che oggi la situazione era un po’
particolare…ma si vede subito se uno ci mette sentimento o no.»
«E
allora?! Che dovrei fare? Non
sono brava come te!»
«Io non ho detto
che non sei brava! Anzi, per non aver mai cantato a livello professionista sei
molto portata e se proprio lo vuoi sapere hai superato di gran lunga le mie
aspettative per il primo giorno. Però la canti passivamente, senza sentimento.»
«E che dovrei
fare?» avevo capito che non era una critica al mio impegno, ma anzi, lui voleva
migliorarmi e darmi un consiglio.
«Che ne so…quando
la canti pensa al momento più bello che hai passato con un ragazzo e poi a
quando ti sei lasciata e non avresti voluto. Insomma a qualcosa di bello, ma
allo stesso tempo triste!»
«Ti sembra facile!»
«Bè, però se ora
sei felicemente fidanzata ti risulterà davvero difficile!»
«No, non sono
fidanzata! È che…»
«E allora, magari
pensa all’ultimo ragazzo che hai avuto.»
«Senti Bill, non la
posso cantare e basta?» gli chiesi un po’ scocciata.
«Ma che senso
avrebbe cantare se non senti tua una canzone?» lo disse con trasporto, per lui
era una cosa importante cantare con sentimento (anche se questa frase poteva risultare ai più banale e scontata).
Rimasi per qualche secondo a riflettere su quello che mi aveva detto, ma senza
trovare soluzione.
«Mi dispiace, ma
anche se volessi non potrei.»
«E perché?»
«Bill…la volta che
forse ho sofferto di più è stato quando mi hanno bocciata alla pratica di
scuola guida e la volta che ero più felice…quando ho preso la patente…»
«Scusa, ma non ti
seguo.» era visibilmente disorientato dalle mie parole che per lui non avevano alcun senso in quel
momento.
«Non sono mai stata innamorata veramente…non
ho mai avuto un ragazzo e non ho manco dato il mio primo bacio! Adesso puoi
anche stupirti, ma ti prego evita i commenti stile Tom se puoi.» se non capiva
con i giri di parole, dovevo per forza dirgli le cose come stavano.
«Non è vero il tuo
primo bacio l’hai dato!» tutto mi aspettavo, tranne una reazione così! Non era
poi tanto sorpreso…forse non credeva a quello che gli avevo detto?!
«Non ci credi?»
«Sì, cioè no! Ci
credo, in fondo perché mi dovresti dire una cavolata?! Però ti devo correggere
perché il tuo primo bacio l’hai dato a me.»
«Quelli erano solo per lavoro, non sono
validi!»
«E, se posso essere
indiscreto, come mai non hai mai avuto un ragazzo?»
«Sei
indiscreto! Comunque, perché forse non ne ho mai incontrato uno che
mi piacesse sul serio. E poi…l’amore è come una droga, finché non la provi
non ne senti il bisogno.» gli dissi con un sorriso per sdrammatizzare e per
allentare un po’ di tensione che si era creata.
«Di che cosa hai paura?» di nuovo quella
domanda! Il sorriso volò via dal mio viso e non sapevo più cosa fare.
«Non ho mai avuto
particolarmente bisogno di nessuno, me la sono sempre cavata da sola; forse
questa mia indipendenza mi ha reso un po’ fredda nei confronti degli altri e
sospettosa…chissà forse…forse ho paura di
amare e soffrire per questo…»
«No, tu non hai
paura di amare…»
«E allora sentiamo saputello, cos’è?!»
credeva di sapere tutto solo perché era osannato da milioni di ragazzine che
avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di accontentarlo! Ma lui non si scompose
alla mia brusca reazione e mantenne quel suo viso sereno, ma serio.
«Tu hai paura di
essere amata.» Mi sarei aspettata di tutto, ma questa sua affermazione mi spiazzò
non poco deformando la mia faccia in un enorme punto ? interrogativo.
«Tu hai una paura
folle che qualcuno si innamori di te. Hai paura che qualcuno soffra per te…e sa
una parte ti rende molto sensibile, dall’altra ti distruggerà!» non riuscivo
più a guardarlo nei suoi profondi occhi nocciola e inevitabilmente lo sguardo scivolò verso
il pavimento. Non sapevo se avesse ragione o meno, ma quando pronunciò quelle
parole iniziai a riflettere su me stessa e sul fatto che forse lui in questi
due mesi mi avesse capita meglio che io in tutta la vita.
«E se anche
fosse così…ormai non ha nessuna importanza.» pronunciai quelle parole in
un sussurro, come rivolta a me stessa, mentre chiudevo lentamente gli occhi che
minacciavano di diventare lucidi.
Poi senti un leggero
spostamento d’aria…
La stoffa della
poltrona sotto la mia mano appiattirsi…
Una cascata di
capelli solleticarmi il viso…
E due labbra che
non ne volevano sapere di staccarsi dalle mie, nonostante io cercavo di
allontanarmi infossando letteralmente la testa nella stoffa soffice della
poltrona.
Bill mi stava
baciando di nuovo e se la cosa se da una parte mi dava fastidio, dall’altra ne
ero contenta. Alla fine si staccò appoggiando la sua fronte sulla mia e
costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Non voglio la tua
compassione Bill!»
«Quando vorrò
dartela ti avvertirò prima!» era serio e scocciato dalle mie parole.
«E allora cosa
vuoi?!» gli chiesi io sprezzante, ma al limite delle lacrime per quella
situazione così carica di tensione.
«Dai, non puoi negare che non c’è niente!
Io…non so come può andare a finire…»
«E come pensi possa finire?! Io fra
massimo un mese me ne ritorno a casa, tu continuerai il tuo tour e come pensi
andremo avanti?! Tu puoi anche tentare
di illudermi, ma io non ci casco!»
«Se avessi voluto
illuderti lo avrei fatto prima, non ti pare!»
Aveva ragione, ma
io cosa dovevo dirgli, non ero pronta a una pallottola vagante come quella!
«Vuoi la verità?»
«Certo!»
«Mi piaci, adesso
che ti ho conosciuto personalmente ancora di più…ma sinceramente non lo so! È
tutto così maledettamente irreale: la fan che incontra la star…è vivere uno
strano sogno…e non so quanto possa durare un sogno…e poi sei la prima persona
che mi piace così tanto, ho paura di perdermi con te! E poi devo trovare un mio
lavoro, la mia strada!»
«È vero che il
servizio fotografico è praticamente finito, ma ho sentito che già diverse
persone influenti sono rimaste colpite dalla tua professionalità e qualità…non
te l’ho detto, ma vorrebbero proporti altri contratti lavorativi. Perciò non
sarebbe così difficile incontrarci nel mondo dello spettacolo.» e questa
notizia era scesa su di me come la spada di Damocle! Da quando in qua ero
diventata un personaggio del mondo dello spettacolo?!
«E con i
giornalisti come la mettiamo?! Ti sono sempre alle calcagna come del resto le
fan!»
«Gelosa?!» mi chiese con un sorriso molto provocante.
«No! È solo che
scoprirebbero subito…bè…»
«Che “ci frequentiamo” o può turbarti di meno
che “stiamo insieme”?» era
sarcastico o irritato?
«Te l’ho detto che
non sono mai stata fidanzata, perciò non fare lo spiritoso!» gli dissi
spingendolo lontano da me.
«Scusa. Però
risolviamo un problema alla volta e come dico sempre io “Leb die sekunde”!» con
quella uscita voleva scusarsi con la sua frase precedente.
«Scemo.» fu la mia
laconica risposta alla sua scenetta demente, mentre mi alzavo e raggiungevo la
porta.
«Aspetta! Allora
che hai intenzione di fare?»
«Ti odio Bill Kaulitz, dalla prima volta che
ti ho visto sulla mia stramaledetta televisione di casa!»
gli gridai in
faccia prima che lui mi abbracciasse e mi baciasse di nuovo. Questa
volta però
non mi aveva colta impreparata e anzi prima di annullare la distanza
aveva esi-t-ato
un attimo per capire la mia reazione; non avevo voglia di fare la
bastarda e
autolesionista come al solito, perciò mi lasciai andare e
risposi al bacio. In fondo non potevo negare a me stessa che lo
desideravo da tempo, ero pure arrivata a farlo di nascosto mentre
credevo dormisse! Prima
delicato, quasi fossimo due bambini, e poi più intenso e
coinvolgente (lui sapeva
essere un bravo maestro anche in quello), non aveva fretta e aspettava
i miei tempi. Mi scappò una mezza risatina quando
con la lingua toccai il suo pearcing, non mi ricordavo che ce lo aveva!
«Perché ridi?»
«Scusa, è che non
mi ricordavo che avevi il pearcing alla lingua! Mi ha un attimo colto
impreparata.»
«Se ci fosse Tom
avrebbe già fatto la battutina “lo sentirai spesso”!» imitando la voce più
profonda del fratello.
«Ma c’è Bill,
quindi?»
Non ebbi nessuna
risposta, ma l’ennesimo bacio. Non sapevo proprio dove questa storia ci avrebbe
portato, forse a soffrire, ma in quel momento non me ne fregava più di tanto!
Andava bene così.
N.A. Direi che ho
sfornato un bel capitolo di svolta! Personalmente ne sono abbastanza
soddisfatta e spero che possa piacere anche voi. Mi scuso per il
ritardo, ma avevo seri problemi e non potevo propio aggiornare. In
compenso oggi mi sono messa d'impegno e ho finalmente scritto le cose
che avevo in mente e per farmi perdonare ho scritto un lungo capitolo
senza lasciarvi con suspence finale! (Sono stata troppo buona!)
Ne approfitto per fare un virtuale e telepatico augurio (so che non lo saprà mai)
a Bill che spero guarisca presto, così forse posso vederlo al
concerto di Bologna! (comunque prima di tutto la sua salute, chiaro!)
E adesso i ringraziamenti:
Westminister: Lo so che David
è manager e produttore, ma ci sono altri 3 uomini nella squadra
che sono i loro produttori e li aiutano nella stesura dei testi e delle
musiche: Peter
Hoffmann, Pat
Benzner, Dave Roth
e David
Jost
(che però è pure il manager). Ho solo voluto far
conoscere l'uomo che forse ha conosciuto per primo i Tokio Hotel, visto
che ha notato Bill durante la sua partecipazione a Star-search. in
questo capitolo ci sono meno "svirgolate" e più fatti, ma ho
cercato comunque di essere un po' ironica! Spero che ti piaccia.
Ambry: grazie come sempre di lasciare un commentino! Che ne pensi della svolta?
eonys: Lieto fine?! In questo cpaitolo sì! Spero che non sia stato troppo noioso. Aspetto commenti! Ciaoo
elli_kaulitz: In effetti David
è uno dei produttori, ma ce ne sono altri 3 che collaborano.
Inoltre Hoffman è stato il primo a scoprire Bill quando ha
partecipato a Star-search. In effetti Gustav ce lo vedo tanto come il
fratellone più grnade che elargisce consigli! Che dici ti
è piaciuto il capitolo?
smokeygirl: breve ma concisa nel commento come sempre! Sono felice che ti piaccia ancora!
TVB: Mi fa piacere che ti sia
piaciuta. In effetti leggerla tutta d'un fiato fa un effetto strano
(l'ho riletta diverse volte dall'inizio)! Fammi sapere che ne pensi di
questo capitolo svolta! Ciaoo
linny93: L'hai rodinato e io ho
eseguito! Si sono baciati, anche se in maniera piuttosto roccambolesca!
Aspetto commenti e non ti dimenticare! Ciaoo
ayame90: Accidenti che
recensione toccante! Ti giuro che mi sono un po' emozionata quando ho
letto! Sai...non ho afferrato bene il concetto quando dici che le
sembianze di Siria siano ben diverse da quelle descritte, nel senso che
ti sembra una schifezza la sua descrizione? Per quanto riguarda il
vestito me lo sono inventato prendendo ispirazione da un modello del
mio stilista preferito Valentino (purtroppo non possiedo e non
avrò mai un suo splendido modello) modificandolo un po' sulla
base dei gusti raffinati, ma trasgressivi di Bill. Non preoccuparti se
per un po' non sarai al pc...ti aspetto con un'altra lunga recensione!
Ciaoo
alice94: Grazie per i
complimenti e scusa per il ritardo! Come ti sembra il capitolo? Spero
di non aver accelerato un po' troppo le cose...ma secondo me la
situazione era quella buona. Aspetto un tuo giudizio. Ciaoo
Devo dire la verità mi aspettavo un po' più critiche...ma
se non ci sono meglio, vuol dire che non faccio poi tanta pena!
Naturalmente un grazie a tutti quelli che leggono e un grazie
particolare a Mirokia che so non può recensire, ma quando
può mi aiuta sempre!
Alla prossima, con la speranza che non ci siano altri intoppi!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Volevi forse stuprarmi? ***
Volevi forse stuprarmi?
Volevi forse
stuprarmi?
Sapevo che Irene
sarebbe arrivata all’aeroporto verso le 8 e mi ero alzata, vestita e preparata
in anticipo per andare a prenderla. Quando scesi per la colazione pensavo di
essere l’unica (forse a parte Gustav)
sveglia a quell’ora…mi dovetti ricredere non poco quando vidi Tom bello sveglio
e pimpante che stava divorando una brioche imbottita di marmellata, vestito in bianco con la sua solita
maglietta extra large e il suo immancabile cappellino calato sugli occhi
«Tom?! Ma
che…sveglio a quest’ora…come…» avevo balbettato per la sorpresa di vedermelo lì
davanti.
«Perché non posso?!» mi rispose come se
per lui fosse in quel momento la cosa più naturale del mondo essere sveglio
prima delle 10 di mattina.
«Bè, iniziamo verso
le 9, non vedo perché ti dovevi privare di altre due ore preziose di sonno!
Bill mi ha detto che quando ti ci metti puoi dormire anche più di lui!»
«Bill ultimamente
parla un po’ troppo…con te.» mi
rispose abbastanza freddo, ma con una velata punta di malizia. Che già Bill gli avesse
spifferato tutto? No, mi aveva promesso che avrebbe aspettato a dirgli…di noi
due! Forse sospettava qualcosa…meglio cambiare argomento per evitare situazioni
imbarazzanti.
«Ma, allora? Come
mai sei già sveglio?» insistei io.
«Vado a prendere
Irene all’aeroporto.» lui lo disse con calma, quasi come se fosse perfettamente
normale; io invece sgranai gli occhi
e lo guardai parecchio stupita e incredula.
«Guarda che vado a
prenderla io! Altrimenti perché mi
sarei svegliata così presto?!» La mia era stata una domanda retorica
accompagnata da un eloquente sguardo saccente che subito aveva sostituito
quello stupito e incredulo. Ma Tom non ebbe esattamente la reazione scocciata e
rassegnata che mi aspettavo, ma tranquillamente finì il suo tè e la sua brioche per poi parlarmi.
«Scusa, credo che
Saki si sia scordato di dirti che non ti poteva accompagnare all’aeroporto;
perciò mi ha chiesto se potevo andarci io…» e a quel punto il suo sguardo
assunse una smorfia cattiva di vittoria «…e
sulla mia macchina faccio salire solo che cazzo mi pare!»
Se in tutto quel
tempo passato insieme ai Tokio Hotel, avevo iniziato a sopportarlo…nel preciso
istante in cui avevo ascoltato quelle parole, la mia sopportazione nei suoi
confronti…era ripiombata a…zero. Infido,
viscido e sicuro di sé in tutto da fare schifo!
«E come pensi di
passare inosservato conciato in quel modo?»
«Bè, sai…non ho
intenzione di andarci proprio così. Negli anni ho imparato a camuffarmi, non mi
succederà niente.»
Era evidente che
non mi avrebbe fatto venire con sé manco morto, perciò sarebbe stato inutile
insistere…avrei solo perso tempo. Tom si alzò, lasciandomi da sola, e se ne
andò trionfante verso l’uscita.
«Ci vediamo dopo in
sala prove, Siria!»
Però io non avevo
intenzione di rassegnarmi, anche se in quel momento non mi veniva in mente una
soluzione…forse una persona poteva darmi una mano.
TOC
TOC
«Bill, avanti…svegliati!»
«Mmm…ma che c’è a
quest’ora? Lo sai che andiamo in sala prove alle 9!» mi sbraitò contro mentre
stava aprendo la porta. Lo feci spostare dallo stipite dell’entrata della sua
suite e introducendomi dentro richiusi la porta.
«Bill, tuo fratello è uno stronzo!»
«Questo lo sapevo
già! Comunque ci fa solo quando è incazzato o vuole a tutti i costi qualcosa.»
«Bene! Come faccio
ad arrivare in aeroporto entro le 8?»
«Ma non ti portava
Saki a prendere Irene?» mi chiese un po’ stupito della mia domanda.
«Appunto che Tom è
uno stronzo! Non so come ha fatto, ma Saki non mi ci porta più e lui, chissà
com’è, gentilmente si è offerto di andare all’aeroporto…»
«…non fa salire mai nessuno nella sua Cadillac
se non vuole lui.» aveva finito Bill per me, conoscendo suo fratello ancora
prima di nascere.
«E quindi vorresti
non dargliela vinta e arrivarci pure tu?!»
«Esattamente! Ma
non so come fare!» gli dissi mettendo il broncio e guardandolo con gli occhi tristi.
«Lo sai che sei
peggio di lui quando ti intestardisci?! Siete così uguali a volte…così insopportabili!»
«Se pensi che siamo
così uguali…perché non hai baciato lui?!» gli domandai sprezzante.
Bill mi sorrise
divertito, avvicinandosi a me e poggiando le sue mani sui miei fianchi per
tirarmi verso di lui.
«Se devo essere
sincero una volta l’ho baciato, quando avevamo 6 anni e io volevo provare a
baciare una bambina della nostra età…ma non ero sicuro di me. Tom, come puoi
immaginare, l’aveva già fatto prima di me e un po’ riluttante mi ha
accontentato. Però se devo essere sincero è decisamente meglio baciare te!»
«Stai per caso cercando di adularmi per
prendere tempo perché sei d’accordo con
Tom?!» A quella mia uscita mi sorrise divertito più di prima e mi baciò
velocemente.
«Io non ti posso
certo aiutare perché non ho né la patente, né la macchina…»
«Questo lo so pure
io!»
«…però che ne dici
di prendere un taxi!»
Che scema! Una
soluzione così ovvia che nemmeno ci avevo pensato!
«Sono troppo intelligente per pensare ad una
cosa così ovvia!» Bill rise di gusto per qualche secondo, contagiando pure
me.
«Dai, vai di sotto
e fatti chiamare un taxi. Io ti raggiungo.»
«Guarda che non c’è
bisogno che vieni anche tu! Io non ti aspetto tanto!»
«Arrivo prima del taxi. Non ti posso
mandare al massacro con Tom, potreste sbranarvi a vicenda!» disse prima di
sparire in bagno.
«So difendermi da
tuo fratello molto bene, non preoccuparti!»
Il tempo di quella
mia frase e di qualche altro secondo di silenzio, che riemerse dal bagno a
petto nudo alla ricerca dei
suoi vestiti. Rimasi per più di qualche momento ad osservarlo: la sua altezza,
il suo portamento, la sua eleganza. Mmm…meglio dire che mi stavo concentrando
su qualcos’altro! Poi mi accorsi che
stavo “perdendo tempo” e riprendendomi dalla mia estasi contemplativa, riuscii
ad articolare qualche parola.
«Ti aspetto giù.
Muoviti!»
Mi dileguai in
fretta da quella situazione, andando alla reception, cercando di focalizzare l’attenzione
sul mio obbiettivo: mandare all’aria i piani loschi di Tom.
«Buongiorno.
Potrebbe chiamarmi un taxi?»
«Ma certo
signorina!» mi rispose gentilmente una ragazza che a occhio e croce aveva solo
qualche anno più di me.
Nell’attesa la mia
mente si lasciò andare al pensiero di Bill: alle cose che erano successe negli
ultimi giorni, al fatto che non ci ero ancora abituata alle sue attenzioni e
che non mi era mia capitata una situazione del genere (con una star del suo calibro poi!). In effetti ero ancora insicura
della mia scelta (colpa dell’inesperienza), ma la dolcezza di Bill alleggeriva
i miei pensieri e mi rassicurava, anche perché non mi metteva fretta e mi lasciava
i miei tempi. Non avevo certo avuto altre esperienze con cui fare confronti, ma
sentivo che stavo bene con lui e che mi potevo fidare. Fu proprio Bill a
riscuotermi dai miei pensieri.
«Visto che ho fatto
prima del taxi?»
«Sì, ma vorrei
tanto vedere come sei conciato sotto gli occhiali, il cappellino e il
giubbotto!» gli dissi sorridendogli, sicura che non aveva fatto in tempo a
sistemarsi.
«Potrei anche
mostrartelo, ma poi si spaventerebbero tutti!»
«Per l’orrore?!»
«No, per la bellezza!»
mi corresse convinto di quello che diceva, anche se dopo due secondi scoppiò a
ridere con me.
«Andiamo, è
arrivato i taxi!»
Mi fiondai verso
l’uscita, ma come al solito Bill mi fermò per un braccio e tirò fuori i sui
soliti occhiali da sole scuri per
me.
Il viaggio
all’aeroporto fu abbastanza rocambolesco, anche perché l’autista per sbrigarsi
aveva preso tutte le scorciatoie che conosceva (naturalmente a fronte di due centoni che gli avevamo
offerto per il servizio straordinario), ma alla fine arrivammo prima che
l’aereo di Irene atterrasse.
«Aspetta! Non fiondarti
su Tom, vediamo che succede.»
L’idea di Bill di
spiarli da lontano non era male, potevo sapere fino a che punto erano…”vicini”.
Vidi scendere dalle scale Irene con una valigia che definire enorme era un eufemismo,
goffa e un po’ ridicola mentre arrancava con la testa bassa per non finire
stesa per terra. Poi arrivata sana e salva in fondo alle scale si spostò di
lato per far passare gli altri passeggeri e posò poco elegantemente la valigia
a terra, finalmente tirò un sospiro di sollievo e alzò lo sguardo proprio
davanti a sé dove si era piazzato da un pezzo Tom osservandola e ridendo di
sottecchi per la sua scenetta di poco prima.
«Tom!» Io non so
come aveva fatto (naturalmente a parte Bill) a riconoscerlo e come potete
immaginare a grandi falcate (quali le
sue gambe permettevano) lo raggiunse con un sorrisone a 32 denti lucidi e bianchi. Si fermò a pochi
passi da lui e gli chiese con voce squillante (che quasi tutti avrebbero potuto
sentirla).
«Che bello vederti
di nuovo! Come va?»
«Bè, mi saluti solo
così?!» le chiese lui con uno sguardo che se avesse potuto l’avrebbe mangiata
all’istante. Non si smentiva mai! Io nascosta dietro a una colonna speravo che
gli rispondesse a tono e lo zittisse, ma questo è quello che avrei fatto io…non
lei. Irene diventò rossa e abbassò lo sguardo sui suoi piedi, senza riuscire a
proferire nessuna parola. Come si era imbarazzata quella volta non l’avevo mai
vista prima! Tom invece fece qualche passo in avanti e addolcì il suo sguardo,
proprio come quando parlava con Bill, e le sollevò piano il mento con una mano.
Cazzo com’era dolce! Ma siamo sicuri che fosse proprio lui in quel momento?!
Poi si abbassò e la baciò…piano…lentamente…tanto
profondamente che fra un po’ avrei
potuto dire che si poteva fare sesso semplicemente baciando una persona…un bacio
così sexy non lo avevo mai visto manco nei film con i migliori attori! Ci credo che veniva chiamato sex gott!
Mi girai di scatto dall’altra parte per non vederli più e con gli occhi
sbarrati appoggiata ad una parete, pensavo a cosa fare. Interromperli? Sembravano
però così a loro agio. Non intervenire? Avrei avuto poi rimorsi di
coscienza. Che fare? Nel mentre mi ero scordata di Bill che un po’
titubante per la mia reazione mi si mise davanti e con una mano cercava di
attirare la mia attenzione.
«Sveglia! Mica hai
visto un Bill Kaulitz in tutto il suo splendore! Riprenditi!»
«Se era una battuta faceva schifo!»
gli risposi acida.
«Lo so! Che vuoi
fare?» sapevo a cosa alludeva.
«Niente.» gli
risposi un po’ rassegnata guardandolo finalmente negli occhi.
«Lo sapevo. Dai
andiamo in studio prima che arrivino loro e si accorgano che non ci siamo!»
«Bill…che ne
pensi?» mi riferivo alla loro possibile storia, ero preoccupata per mia cugina.
«Che prima ti
insegno a cantare decentemente e meglio sarà!»
Così mi prese in
giro, anche se aveva capito a cosa mi riferivo, e prendendomi per mano ritornammo al taxi che avevamo pagato
per aspettarci e portarci poi in sala prove. Ancora non mi capacitavo del fatto
che Bill…bè…in un certo senso mi aveva detto se volevo stare con lui? No?! Ma
che ne so era tutto così complicato e di certo il fatto che mi prendesse per mano in pubblico non mi
aiutava: ero sempre stata forte esteriormente, ma in amore ero fragile ed era
per questo che non avevo mai voluto affezionarmi così tanto ad una persona; ma
Bill, non so come, faceva cadere piano piano la mia corazza e mi esponeva sempre di più ai sentimenti che provavo per
lui. Che ne fossi innamorata sul serio?! E lui?! In fondo non mi aveva detto
chiaramente cosa provava.
«Se solo il fatto di
tenerti per mano ti fa fare tutti
questi viaggi mentali…devo farlo più spesso!»
«Ma quali viaggi
mentali?» cercai di disorientarlo.
«Da 1 a 10, quanto avresti voluto
da me un bacio come quello di Tom a tua cugina quando ancora eri una mia fan
“in incognito”?»
«Bill! Che razza di
domande fai?!»
«Se ti ha colpito
così tanto da farti desistere di mandarli all’ospedale…Dai, solo per me, non lo
dirò a nessuno!»
«Fatti personali!»
risposi vaga, mentre ci sistemavamo nella sua stanza prove.
«Che carina quando
ti imbarazzi!» a dire il vero
in quel momento sembrava più un bambina
che aveva ricevuto il suo primo orsacchiotto.
«Che idiota!» gli
feci osservare sconsolata.
«Iniziamo va, che
quei due chissà quanto ci impiegano. Allora io mi riposo cinque minuti e tu tenti
di cantarla decentemente.» disse mentre si stravaccava sul divano lì vicino.
Chissà se ce l’aveva messo a posta per quelle occasioni di relax? Cercai di
cantare meglio che potevo, ma avevo parecchi pensieri in testa e decisamente
faceva schifo la mia prova.
«Faceva
schifo!» Appunto!
«Scusa, lo so. È
che non sono concentrata.»
«Ancora a loro
pensi?»
«Sì e no.» si alzò
dal divano e mi arrivò di fronte. Fino a lì tutto bene…un po’ meno quando avevo
capito che voleva baciarmi…e ancora meno quando capii che Bill poteva superare
di gran lunga Tom! Sentivo le sue labbra calde e possessive sulle mie, le sue
mani che mi cingevano, non credevo davvero che Bill Kaulitz potesse mandarmi
così in tilt. Tanto che pure io risposi al bacio e se devo essere sincera, in
quel momento non avrei obbiettato se avesse voluto di più, tanto che
inconsapevolmente (poi nemmeno tanto) infilai le mie mani sotto la sua
maglietta. Fu lui a interrompere la cosa staccandosi da me e guardandomi con
uno sguardo malizioso, ma rassicurante.
«Volevi forse
stuprarmi?» ma come poteva uscirsene con una frase del genere!
«Io?! Forse tu!»
E come due scemi
cominciammo a ridere.
«Così non potrai
dire di essere gelosa di tua cugina!»
«In effetti…per me
sei più bravo tu di Tom!»
«E che ne sai?» Mi chiese sospettoso. Cazzo!
«Sai quella volta
che…dovevamo fare quelle foto…quelle con il bacio…che mi ero ubriacata…»
«E allora?» le sue
mani appoggiate sui suoi fianchi non erano un buon segno.
«…avevo chiesto a
Tom se mi insegnava un po’ di cosucce per superare il momento…»
«Gli hai chiesto di
baciarti?!» Pensavo che i suoi occhi
potessero uscire dalle orbite in quel momento.
«Eh…sì!» adesso mi
aspettavo una bella sfuriata.
«Non ci credo! Possibile che Tom mi
anticipi sempre?!» A quanto pare non era poi così arrabbiato.
«Non sei arrabbiato
con me?» gli chiesi un po’ titubante.
«Sarei stato
arrabbiato…se non avessi detto che sono
meglio io di mio fratello!» il suo sguardo era trionfante e compiaciuto.
«Sì, sei meglio
tu!» mi affrettai a confermare di nuovo.
Non si era
arrabbiato. Meglio così!
Mi rendevo sempre
più conto che quello che stavo passando era un bellissimo periodo, ma prima o
poi doveva finire e io lo sapevo bene. Fra meno di 4 giorni avrei cantato con
Bill e nel frattempo finito il servizio fotografico, poi? Che avrei fatto? I
miei propositi di andarmene via iniziavano a vacillare…meglio non pensarci e
risolvere il problema quando si presenterà! In quel momento mi dovevo a tutti i
costi godere la mia favola!
«Senti…ma quando
sarebbe il tuo compleanno? Tu di sicuro sai il mio!»
«Sì: 1 settembre 1989! Il mio è fra un
po’!» risposi vaga. Non mi era mai piaciuto festeggiare il mio compleanno; cioè
mi piaceva stare in compagnia…ma evitavo di organizzare feste perché poi sapevo
benissimo avrei ricevuto un sacco di regali inutili…Se invitavo qualcuno ad una
festa non era per il regalo, ma solo per stare un po’ in allegria; però la
società immancabilmente esigeva il regalo (per lo più inutili e che nemmeno mi
piacevano) e quindi da un po’ evitavo di fare festeggiamenti.
«Fra poco?! Quanto
poco?»
«Poco!»
«Uffa! Che ti costa dirmelo?!» Bill si
era spazientito.
«Senti io te lo
dico a patto che non mi arrivi con regali, festeggiamenti e simili! Ok?»
«Perché?»
«Perché odio i regali fatti solo perché la
società e il buon costume lo impongono! Un regalo deve essere fatto perché
lo si vuole fare e non per una stupida festa!»
«Sei incredibile!
Ma ci sto, niente regali!» lo guardai per qualche secondo negli occhi, per
capire se era sincero o no.
«27 Aprile 1988.»
sospirai infine.
«Ma è il giorno in cui dobbiamo cantare! Fra
4 giorni!» esclamò incredulo.
«Sì! Ed è meglio
così almeno dovrò lavorare e non ci sarà tempo per i festeggiamenti!»
«Almeno gli auguri
te li posso fare?»
«Sì, quelli
assolutamente sì e mi offendo se ti dimentichi!»
N.A. Capitolo che ho
scritto durante le tre noiosissime ore del mio prof. di Apparecchiature
dell'aria radiologica! Spero non sia altrettanto noioso! Ma passiamo ai
ringraziamenti:
ayame90: Ah avevo
capito male! Ma non è mica successo nulla e poi eri liberissima
di criticarmi se non ti piaceva, ma meglio così in fondo! Magari
tutte potessero incontrare Bill di persona!!! Ma sai com'è...un
po' difficile! Dai io cerco di darmi da fare per scrivere bene e
portarti di nuovo nel mondo dei sogni, dove almeno lì lo si
può incontrare tutte le volte che vuoi! Ciaoo
Westminister: A quanto pare Siria ha parecchi problemi con il canto:
una volta non ci mette sentimento, un'altra non si concentra...meno
male che alla fine c'è Bill a dargli una mano! Se poi stesse
bene anche nella realtà sarebbe meglio, vero?
nely: Grazie mille! Sono contenta che ti piaccia e ti ringrazio di aver
lasciato un commento! In effetti non sei la prima che la legge tutta
d'un fiato e se devo essere sincera la trovo più bella! Poi
posso anche peccare di superbia...ma chi se ne frega, è la mia
storia e ne vado orgogliosa! Ciaoo e a presto.
elli_kaulitz: Bè, in effetti ispira molto anche a me Bill che
comanda! Ma anche Siria di sicuro non si fa mettere i piedi in testa!
Ho aspettato a farli "incontrare" perchè penso che due persone
si debbano prima conoscere e poi scocca la scintilla! Spero che
l'accetta rimanga ancora buona e calma in letargo! Ciaoo
Ambry: La pazienza è la virtù dei forti!!!! E vai che ci
siamo, adesso due coppiette belle che fatte e scoppiettanti d'amore! Ma
sai...le svolte sono sempre dietro l'angolo. Ciaoo e fammi sapere che
ne pensi.
linny93: aspetta che ti raccolgo, poi se mi svieni e sbatti la testa e
vai all'ospedale chi commenta la storia?! Questo cpaitolo non è
da svenimento, appositamente scritto per allentare un po' la tensione.
Così ti riprendi! Ciaoo
eonys: Ma prego! Figurati che anche io non vedevo l'ora di sciverlo. Ma
sai...le cose sono più gustose se assaggiate prima con gli occhi
e poi con il gusto! Non bisogna avere fretta. Mi aspetto un bel
commento per farti perdonare delle due misere righette del precendente,
capito?! Oggi sono esigente. Ciaoo
Xx_dark_lady_xX: Bè, spero di aver risposto a tutte le domande!
Le cose si sono appianate e sarebbe bello rimanessero così!
Vero?! Peccato per le date italiane, ma la precedenza su tutto ce l'ha
la voce di Bill. E non si discute! Sei d'accordo con me?!
TVB: Sai è la prima volta che si innamora e per di più di
uno come Bill...è anche normale che si ponga delle domande e
abbia dei bubbi! Mica capita a tutte di vivere una favola vera
così! E grazie di aspettare così tanto il cpaitolo con
"ansia e ossessione"! Ciaoo
alice94; in effetti è stato un po' a sorpresa che mi è
venuta l'ispirazione e ho deciso di darci un taglio con gli indugi e ho
scritto! Gli altri...ancora non sanno niente, ma in fondo credo che
tutti l'avevano capito a parte i diretti interessati. No?! Ciaoo
LiSa90: Non fa niente! Io so aspettare con pazienza, lo prova il fatto
che sono stati annullati i concerti e non mi sono ancora strappata i
capelli! Grazie dei complimenti e fammi sapere che ne dici di questo
break! Ciaoo
smokeygirl: il tuo è un tifo da stadio! Chissà che Bill
non possa ingaggiarti come urlatrice! Sarebbe divertente, non credi?!
Mirokia: A parte che non ho cpaito il "curcà" ma sorvoliamo.
Oggi non ho tanto tempo per scrivere...ma ti ringrazio dei complimenti
e del sostegno! Visto che non li ho fatti litigare?! Anche se l'inizio
buono c'era! E comunque non è vero che sono fissata con
Bill...è solo che avrei tanto voluto vederlo sul palco...e
invece...Quindi sopperisco alla mia voglia di lui sul palco nominandolo
sempre! E' come un esorcismo per me, con la speranza che si rimetta
presto! Ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Dove cavolo mi portava?! In una topaia?! ***
Dove cavolo mi portava?! In una topaia?!
Dove cavolo mi
portava?! In una topaia?!
Ero nErVoSa…e dire
nErVoSa era poco: il mio corpo era un fascio di muscoli e tendini in tensione, come quando da bambina sapevo
che dovevo fare il vaccino e poco prima di entrare dall’infermiera, mi prendeva
una paura folle dell’ago.
Io
sul palco con i Tokio Hotel?! Gli avrei sicuramente rovinato la
reputazione! Mi ero seduta su un grosso contenitore di legno con le ruote, dove
probabilmente era custodita una cassa audio prima dell’allestimento del palco.
Lì, con il viso rivolto in basso, che pensavo un po’ troppo a un po’ troppe cose:
…prima di tutto
allo spettacolo che fra qualche minuto sarebbe iniziato…
…poi al fatto che
né Bill né nessun altro mi aveva ancora fatto gli auguri, nemmeno mia cugina…
…al mio vecchio
proposito di andarmene dopo il servizio fotografico, che a quanto pare era
andato a farsi sfottere.
«Ehi, sei nervosa?»
qualcuno mi aveva parlato, ma io presa in me stessa non avevo riconosciuto la
voce e dovetti alzare lo sguardo per capite chi era.
«Ah, Georg…scusa,
ma la tensione mi sta uccidendo!»
«E Bill?»
«Cosa
vuoi che ne sappia dove si è cacciato quel deficiente! È sparito da
mezz’ora! Spero che almeno si rifaccia vivo per l’inizio della canzone!» ero
stizzita con Bill che mi aveva lasciato lì da sola con una fifa matta del
pubblico, per andare non si sa dove. Avevo iniziato pure a pensare che era
andato a farsi una delle sue fan.
«Mmm…sinceramente
non lo so nemmeno io dove si è andato a cacciare, forse era più nervoso di te e
si è rifugiato da qualche parte. Ma sta tranquilla, non è mica un concerto, è
solo una piccolissima canzone.» cercò di rassicurarmi come poteva.
«Sarà, ma ti
ricordo che per me è la prima volta su un palco!»
«E tutte le foto
che hai fatto con Bill?! Avresti dovuto essere imbarazzata di più in quella circostanza!» mi
fece notare lui con un sorrisino alla Tom, il che significava solo che la
sapeva lunga.
«Georg…che vuoi
dire?»
«Bè, lo sanno tutti
che state insieme e si vedeva già da prima che ti piace Bill.»
Rossa. Solo questo
diventai nel giro di un nanosecondo. Possibile che fosse così
evidente a tutti?!
«…io…ecco…»
«Guarda che non
devi giustificarti di niente! Sono contento che dopo anni di astinenza finalmente si sia dato una mossa!»
“Astinenza”?!
«Guarda che non si
chiama Tom o Georg!» gli feci notare, riferendomi alla loro “libertà di
costumi” (detto elegantemente).
«Scusa che vorresti
dire?»
«Che non pensa affatto
solo al pallino fisso che avete voi due!»
«Cioè, in tutti
questi mesi non l’avete mai fatto?!» mi chiese stupito.
«Non sarebbero
affari tuoi, ma per la cronaca NO!» gli risposi con un filo di voce un
po’ imbarazzata per il fatto di
dover raccontare i miei affari privati, ma non volevo che si facesse strane
idee.
«Cavolo! Allora ci
tiene veramente a te, anche se conoscendolo non mi stupisco più di tanto. Lui è
fatto così, quando è innamorato se ne frega di tutto e di tutti.»
«Georg, quante
ragazze ha avuto?» gli chiesi a bruciapelo. Ero curiosa di sapere un po’ più
notizie di Bill da qualcuno che lo conosceva bene, ma che allo stesso tempo non
fosse suo fratello.
«Non dovrei essere
io a dirtelo, ma…credo 3 ufficiali.»
Il mio viso ritornò
di nuovo verso il basso e il volto si fece più scuro. Non ero gelosa, solo che i miei sospetti erano diventati più
concreti: da un po’ di tempo avevo iniziato a pensare che forse voleva di più
da me. Non che fare sesso con Bill Kaulitz mi dispiacesse più di tanto, anzi!
In fondo non ero una di quelle convinte che bisognasse aspettare il
matrimonio…solo non avevo mai trovato una persona che mi piacesse così tanto e
che io a sua volta gli piacessi, non volevo fare solo del volgare sesso! Forse
non sarebbe stato per la vita, ma in quel momento ero certa di provare qualcosa
per Bill ed ero pronta anche a un rapporto più “fisico” con lui. Però non sapevo come avrei dovuto affrontare la
cosa, in fondo si trattava della prima volta per me e più che paura la mia era
insicurezza.
«Non farti strani
problemi mentali, Bill quando ama lo fa davvero! Se hai qualche problema o
dubbio parlagli e…ti sembrerà strano, ma qualche volta sa anche ascoltare! Non essere timida o
imbarazzata con lui.» Mi riscosse dai miei pensieri Georg, con queste parole
rassicuranti.
«E se poi lui si
arrabbia o rimane deluso?» chiesi esitante.
«Ma che hai combinato?» Mi chiese un po’
allarmato.
«Niente!» mi affrettai a rispondere.
«Guarda…se sei
andata con qualcun altro…»
«No! Questo no!» replicai convinta.
«E allora vai
tranquilla! Questa è l’unica cosa che proprio non potrebbe mandare giù. Lui è
gelosissimo e pretende fedeltà!»
«Anche se un
pochino forse centra la cosa…»
«E allora “la cosa” si fa preoccupante…»
«No…senti…ho
bisogno di parlarne prima con uno che non sia Bill…mi posso fidare di te?
Prometti che non lo andrai a dire in giro e che non mi sfotterai?»
«Sembri una bambina
delle elementari! Sì, va bene!» Mi confortò con un sorriso.
«Forse non
sono proprio tanto lontana dalla bambina delle elementari.»
«Bè, io non ci sto
capendo un tubo.» ammise sincero e spiazzato dalle mie affermazioni.
«Sì, lo so.
Ecco…insomma…»
«Forza, parla
chiaro. Non ti giudicherò di certo io.» feci un bel sospiro e decisi di parlare
perché volevo delle risposte.
«Ecco…Bill immagino
abbia già fatto sesso?!»
«Sì.»
«Ed è una cosa
importante per lui con una ragazza?»
«Abbastanza.»
«E come mi dovrei comportare con lui?»
era una domanda più rivolta a me stessa, che però mi era scappata detta ad alta
voce.
«Questo non lo so
di certo io! Sei vergine?» Mi chiese così a bruciapelo.
«Ma che domande sono? Però…bè…non mi
vergogno a dire di sì. Non è che non voglia farlo con Bill, è solo che credo
sia normale avere qualche dubbio…»
«Cavolo 19 anni e ancora vergine!»
Commentò lui evidentemente spiazzato; forse si aspettava una risposta diversa.
«Guarda che è solo perché non ho trovato
il ragazzo giusto!»
«Scusa, non era una
presa in giro! Anzi ti ammiro per questo. Ma non devi parlarne con me; lo so
che può essere imbarazzante e ti vorresti sotterrare, ma parla con Bill.» Il
suo consiglio era sincero e non vedevo nei suoi occhi traccia di “prese in
giro”.
«Vedrò di provarci…adesso
ci conviene prepararci che fra un po’ si inizia!»
«Mi raccomando sul
palco guarda Bill e non il mare di gente che vorrà assalirti poco più avanti!»
Mi disse imitando le mani delle fan che avrebbero voluto strozzarmi per essere sul palco, mentre
loro non avevano questo privilegio.
«Grazie Georg, sei davvero d’aiuto!» gli
dissi sarcasticamente e più agitata di prima, mentre lui si sbellicava dalle
risate nel vedere la mia faccia come una maschera di terrore per il pensiero delle fan che mi assalivano e bastonavano.
«Irene?» non vedevo
mia cugina da ore.
«Credo sia con Tom.
Ormai quei due fanno coppia fissa!»
«Ma che coppia
fissa! Lei è troppo piccola!»
«Ha solo due anni
in meno…e poi credo che…insomma come dirtelo elegantemente…sia cresciuta…con
Tom.»
«Cosa vorresti
dire?!» gli chiesi un po’ allarmata, con i piede di guerra e gli occhi che si
erano ridotti a due fessure mentre cercavo di
esplorare inutilmente la sua mente.
«Ragazzi si entra in scena!» un tecnico
lo venne a salvare proprio al momento giusto e lui sgusciando fuori come una serpe si dileguò il più
in fretta possibile dalla mia vista.
Lo spettacolo fu
eccezionale e riuscii anche a guadagnarmi la fiducia delle fan, facendone
salire una sul palco finita la canzone. Volevo che anche quelle meno fortunate
di me potessero avere un ricordo del loro gruppo preferito, in fondo lo sapevo
bene cosa significava anche solo intravedere lo sguardo di uno dei Tokio Hotel,
figuriamoci salire sul palco e abbracciarli uno per uno! Poi però l’apparizione
finì abbastanza in fretta e dietro le quinte agguantai mia cugina che
sAlTeLlAvA allegramente intorno a Tom, mentre gli descriveva filo per segno le
sue emozioni sul palco.
«Adesso mi spieghi un po’ di cose!»
«Che
c’è? Cos’è successo adesso?»
«Tom! Che sta
succedendo con lui?»
«Non capisco a cosa
ti riferisci!» si vedeva che stava recitando e pure male.
«Ti prometto che
non mi arrabbio, ma devo sapere a che punto stanno le cose.»
«Io continuo a non
capire!» Mi voleva liquidare con un “non
sento, sono sorda”?!
«Ci hai fatto
sesso?» se con i giri di parole non lo capiva, tanto valeva andare diretti e
schietti. Come potevo prevedere (visto che la conoscevo da anni) la sua faccia
divenne una maschera stupita e imbarazzata all’inverosimile, mentre non riusciva più a spiccicare
parola. Era la prova evidente che avevo fatto centro, ma lo volevo sentire da lei.
«Non sono tua mamma
e non ti giudicherò, però devo sapere a che punto stanno le cose.» Avevo usato
le stesse parole di Georg che mi avevano convinta a parlare con lui.
«Bè, dai non c’è
niente di male! So meglio di te la fama che ha Tom…però ti assicuro che la
maggior parte sono solo invenzioni di giornali e poi…»
«Non c’è bisogno
che ti giustifichi con me, te l’ho detto. A me basta sapere che eri convinta di
quello che facevi, che ti piace, che non l’hai fatto tanto per provare e che
non te ne pentirai qualunque cosa succeda. Sai
bene che potrebbe anche non durare…»
«Sì, lo so! Ma lo
rifarei lo stesso!» Mi confermò risoluta.
«Bene, adesso sono
più sollevata!» le confidai con un sorriso.
«Tu piuttosto…con Bill?»
«Quanto sei
maliziosa! Anche tu ti sei accorta che stiamo insieme?» le chiesi, anche se
ormai era evidente che tutti lo avevano capito da un pezzo.
«Sì, primo era
evidente e secondo ti stavi forse dimenticando dei discorseti che mi facevi
ammirando estasiata la sua foto sui mega poster quando non
lo conoscevi?!»
«No!» e le feci la linguaccia.
«Io ti ho
raccontato di me, tu adesso dimmi di qualche particolare!» insisteva lei
cocciutamente e caparbiamente.
«Che particolari
vuoi sapere?! Te lo avevo detto che avresti avuto il ragazzo prima di me e
avresti fatto esperienze prima di me!»
«Non è vero! Chissà che hai fatto con Bill mentre io non sapevo di questo tuo hobby-lavoro
momentaneo con i Tokio Hotel!»
«Guarda che io e
Bill ufficialmente stiamo insieme da poco più di una settimana! Cosa pensi che
abbiamo fatto?!» Le chiesi stupita di queste sue affermazioni.
«Bè, quello che
abbiamo fatto io e Tom! No?!»
«No! Non lo abbiamo fatto ancora.»
«COSA!!!! E io che pensavo…»
«Ecco, appunto, non
pensare! E poi perché ti stupisci tanto, siamo stati così impegnati che non ci
siamo quasi visti!»
«Ma se stavate
quasi tutti i giorni in sala prove da soli! Io
e Tom abbiamo avuto tempo lì!»
«Bè, noi invece di
dedicarci ad “altro” ci siamo
impegnati!»
«Sì anche io e Tom!» con un sorrisetto
malizioso stampato in faccia.
«Oddio! Mi ti stai tommizzando!
No!»
«Eddai, cuginetta!
Scherzo!»
«E…mica tanto!»
«Toh, guarda chi
arriva!»
«Tom?» le chiesi
con un tono e una faccia rassegnata da zombie.
«No…Bill!» e alle
sue parole mi ritornò il sorriso. Voltandomi
lo vidi come ancora era sceso dal palco: capelli sparati in aria, truccatissimo, vestito con una maglia rossa, la solita
giacchetta coordinata con i pantaloni neri
e i suoi tipici braccialettini e anellini vari. Era figo come al solito, anche
se a me piaceva di più con solo i capelli lisci, lasciati liberi dai chili di
lacca che si metteva ogni volta.
«Ehi, voi due cosa
avete da confabulare?! Irene, te la posso staccare di dosso un momento questa cimice?!» Chiese scherzosamente alla
mia cuginetta.
«Cimice a chi?!» Gli chiesi accigliata.
«Ma fai pure! Anche
perché io e Tom…abbiamo da fare.» quasi avevo notato un certo piacere che Bill
mi volesse allontanare da lei.
«Cosa?!
E no, vieni qui che ti devo dire…»
«Lasciala andare.
Tom sa cavarsela!» Mi disse Bill prendendomi per i fianchi e portandomi vicino
a lui.
«Tom?!
È di Irene che mi preoccupo!»
«Bè, a quanto ho
capito sa cavarsela meglio di quanto Tom si aspettasse…»
«Bill, non giocare
con i doppi sensi!»
«Ma sì, scherzo!
Dai vieni.»
«Dove mi porti?»
«In un posto…»
Quando un ragazzo diceva
quelle parole era abbastanza prevedibile che ti avrebbe portato in un posto
mozzafiato e di lì sarebbe nata una bella notte d’amore. E in quel momento
stava accadendo a me; proprio per questo il mio cervellino iniziò a lavorare freneticamente tanto che non opposti poi
tanta resistenza mentre mi faceva strada per le scale. Che mi volesse portare in camera
sua? Che schifo, non volevo farlo in un posto così ovvio! In una suite fantastica con i petali di
rosa? Era sempre lui che si prendeva la suite e quindi ritornavamo
all’opzione numero uno! Bè, comunque sarebbe stata una camera visto che salivamo
le scale dell’albergo; una camera fantastica magari, ma pur
sempre una camera con un letto dove mi avrebbe stesa, baciata, toccata e
togliendomi tutti i vestiti avrebbe fatto scivolare il suo pene nella mia
vagina penetrandomi e raggiungendo l’apice
del piacere. Volgare?! Forse…ma
era la realtà, inutile farsi inutili seghe mentali su chissà quale inutile bellissima fantasia se poi sarebbe stato tutto inutile!
Però quando mi
accorsi che la camera di Bill era passata e che ci stavamo dirigendo per delle
scale abbastanza in disuso e poco curate, i miei pensieri cambiarono al volo. Dove
cavolo mi portava?! In una topaia?! Se proprio dovevamo fare sesso mi
piaceva di più la sua suite! Ma lui non voleva proprio saperne di fermarsi, se
non quando raggiungemmo una porta in metallo apparentemente
piuttosto spessa e pesante…sembrava una porta di emergenza!
«Bill, ma dove caspita
mi hai portata?»
Lui sembrò
fregarsene altamente della mia domanda e piano aprì la porta da cui uscì un caldo tepore. Poi mi
invitò ad entrare e di fronte a me comparve una vista alquanto strana e
inimmaginabile. Eravamo sulla terrazza dell’albergo e al centro potevo scorgere
l’acqua di una piscina che luccicava sotto la luce tenue delle lampadine sistemate ad arco su un gigantesco
pallone di plastica trasparente che sovrastava quasi tutta la terrazza. Era una vista
particolare, ma bellissima!
«Bill, ma che razza
di roba è?» Non sapevo come altro definire quella struttura.
«Volevo farti un
regalo per il tuoi 20 anni, ma mi hai detto che non ti piacciono. È tutto oggi
pomeriggio che dirigo i lavori! Quando ho saputo che sulla terrazza
dell’albergo c’era una piscina in disuso, ho fatto chiamare una squadra di
idraulici per metterla a posto. Poi però ho pensato che la notte sarebbe stato freddo e che avrebbe
anche potuto piovere, così mi è venuta
l’idea di un pallone pressurizzato per mantenere la temperatura. Poi però ho
anche pensato che con una normale copertura non avrei potuto farti vedere una stella…»
E qui mi ero già
preparata alla tipica fine della frase “la
stella più bella di tutte: tu”.
«…la stella…a cui ho dato il mio nome! Perché sai…si
possono comprare i nomi delle stelle e io, visto che sono una stella del rock, me la meritavo di diritto! Non
credi?!»
Io non ci potevo
credere! Quello era fuori dal comune e forse era proprio per questa sua
imprevedibilità, simpaticità e semplicità che aveva nonostante la gloria e la
fama a livello mondiale, che mi piaceva così tanto! Mi aveva stupito in tutti i
sensi e non potei fare a meno che mettermi a ridere di gusto.
«…ma…ma questo
non…non è forse un regalo?» riuscii a domandargli tra le risate.
«No! Perchè domani
verrà tutto smantellato e le ditte si riporteranno via ogni pezzo. Più che
altro è un prestito! Anche perché mi sa
che non avresti posto nella valigia per una piscina!»
«No! In effetti hai
ragione!»
«Allora?! Andiamo a
farci una nuotata? Guarda che bel costume…mi sono portato!» disse tutto felice
e contento calandosi i pantaloni neri
dell’esibizione e mostrando un costume fino al ginocchio
bianco con i fiori azzurri.
«Mi sa che è il
costume delle Maldive o sbaglio?!»
«Sì, perché
comprare cose inutili se stai da dio con quelle che hai! Io mi affeziono ai
miei vestiti, sono parte di me e mi dispiace buttarli! A quanto vedo sei pure
informata su questo!» mi disse scrutandomi attentamente.
«Sì, va bè. Però io
non ce l’ho il costume, né sotto né in camera! Non pensavo certo che ne avrei
avuto bisogno!»
«Porca miseria, non
ci avevo pensato!»
N.A.
Che ve ne pare? Ci ho messo un po' a scriverlo perchè è
un periodo un po' frentico tra università, nipoti, studio e
varie ed eventuali! E poi avevo in mente di fare un unico
capitolo, ma mi sono resa conto che è meglio scindere i fatti e
raccontare una cosa per volta. Altrimenti lettori rischiate di fare
indigestione! Ahhhhh!!!!(risatina)
Direi di passare ai ringraziamenti:
eonys:
Grazie. Si lo so che la scena di Tom e Bill che si baciano fa
ridere! Naturalmente sei perdonatissima. Però adesso volgio
sapere che ne pensi di questo capitolo? Ciaoo
TVB: No dai schezavo
è un onore se aspetti con ansia e ossessione! Questa volta non
l'ho scritto nelle ore di apparecchiature dell'area radiologica e forse
si vede che è più normale! Anche perchè nelle 3
noiose ore di spiegazione mi sono addormentata!!!! Ciaoo
Westminister: grazie dei sempre
puntuali commenti. Sai...forse questa storia sta per volgere al
termine. Direi ancora qualche capitolo e poi forse sarà finita.
Ma nel frattempo dimmi che ne dici di questo, mi raccomando!
Ambry: Grazie mille.
Chissà se dureranno tutti e quattro o se la separazione è
alle porte. Bè, sono contenta che ancora segui questa storia.
Grazie
elli_kaulitz: Sì, Tom e
Irene sono andati per i fatti loro nel senso che Bill e Siria non
potevano farsi vedere, quindi sono ritornati dopo con la meravigliosa
macchina di Tom. Hai ragione forse non era chiaro questo punto e lo
dovevo scrivere meglio. Mi dispiace per la febbre, spero che adesso
vada meglio. Ciaoo
Xx_dark_lady_xX: Se mi dici che
posso aggiornare con tutta calma va a finire che me la prendo pure
più comoda! Ma prima o poi aggiorno sempre, ho detto che ho
intenzione di finirla questa storia e lo farò, PROMESSO!
linny93: Sì, credo
proprio che ricevere un bacio così sarebbe da svenimento;
peccato per noi che forse non lo sapremo mai! X Bill direi che è
andato tutto bene e adesso si aspetta solo luglio quando verrà
in Italia! Credo proprio che per luglio la mia fanfiction sia finita!
Ciaoo
LiSa90: Ecco il capitolo! Spero
che ti piaccia anche questo, anche se è un po' discorsivo, mi
serviva per creare...come dire...l'atmosfera giusta! Ciaoo a presto.
Kristine: Ma che
commentone lungo! Mi emoziono quando vedo e leggo cose così
carine. Grazie! Comunque mi ricordo di te, non preoccuparti e devo dire
che non sono male le tue storie che ho letto, certo ammetto che una
grossa differenza dall'inizio alla fine si vede e credo proprio che con
il tempo tu ti sia migliorata! Mi fa molto piacere sapere che trasmetto
delle emozioni a qualcuno, perchè altrimenti molto probabilmente
smetterei di scivere, è un po' come la musica: gli artisti fanno
musica perchè hanno qualcosa da comunicare e se non riuscissero
in questo loro intento a che servirebbe scrivere musica?! Non ti
preoccupare "per sesso o per amore" la sto leggendo e devo dire che
procede bene e che aspetto i tuoi aggiornamenti. Ciaoo e grazie.
alice94: Grazie del commento! A
dire il vero non volevo che diventasse così superromantica la
cosa, ma sono in un periodo abbastanza felice e sereno e la cosa mi
è uscita così. Ma va bene, se trasmetto emozioni! Ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Ti amo! ***
Ti amo!
Ti
amo!
«ScheiBe!»
Si vedeva benissimo
che era scocciato e quell’espressione fiorita che gli era scappata, e che ultimamente non sentivo da un
po’, riassumeva alla perfezione la sua frustrazione.
«Ma dai Bill, non
importa…»
«E no! Siria, non importa
non lo dici!» si ritirò su i pantaloni per ricoprire il costume e in fretta
prese in mano il suo cellulare e freneticamente
iniziò a digitare qualcosa sul suo cellulare.
«Ciao zietto
Friederich, senti mi serve un favore enorme e so che solo tu puoi
farlo…naturalmente…ma certo…grazie zietto, sei il migliore!» e chiuse la
telefonata, iniziando a digitare subito dopo altri numeri.
«Tom! Senti mi
serve un favore…e siccome sei il mio fratello gemello preferito…senti una volta tanto che voglio essere
gentile…non è vero solo quando voglio qualcosa…va bè adesso mi serve la tua macchina…eddai Tommino è una
questione urgente…grazie fratellone ti adoro con tutto me stesso! Vengo a
prendere le chiavi!»
Io ero rimasta
basita da queste conversazioni che per me non avevano affatto un senso logico a
cominciare dal fatto che Bill avesse chiesto a suo fratello la macchina quando
lui non aveva ancora la patente! Ma non potei farmi ancora molte domande che mi
prese per mano insieme alla mia borsa e mi condusse veloce giù per le scale.
«Bill, ma che
cavolo ci vuoi fare con la macchina di tuo fratello? Non hai nemmeno la
patente!»
«Infatti guidi tu!
Hai la patente dentro la borsa vero?»
«Si ma…COSA!!!!!
Io guidare una Cadillac?! Bill,
non se ne parla proprio!»
Arrivammo in
reception e davanti all’entrata dell’hotel c’era Tom che ci aspettava vestito
alla meglio scocciato e un po’ titubante con le chiavi della sua macchina in
mano.
«Grazie
fratellino!» Bill cercò di prendere le chiavi, ma Tom si scansò all’ultimo
momento venendo verso di me.
«So che guiderai
tu, perciò sta attenta che se vedo un graffio anche microscopico sulla carrozzeria…»
«Tom dacci un
taglio! Ha la patente da più di te e se succede qualcosa ti risarcisco io!
Contento?» Bill era corso in mio aiuto vedendomi un po’ impacciata. Del resto
cosa avrei dovuto rispondere, aveva ragione, era la sua macchina!
«Bill, senti
qualsiasi cosa tu abbia in mente, non si può fare senza coinvolgere tuo
fratello?» gli chiesi supplicante per non avere quella responsabilità di una
macchina con quel valore. Ma Bill con uno scatto prese le chiavi a Tom che si
era distratto fissandomi con uno sguardo poco amichevole e prendendomi per un
braccio si fiondò fuori dalla porta sulla strada iniziando a correre sul retro
dell’hotel. Intanto Tom, uscito fuori, ci gridava dietro.
«Bill, se scopro che ci avete fatto sesso ti
uccido! Ancora nemmeno io l’ho fatto sulla mia macchina!»
Io mi fermai un
attimo di scatto facendo quasi cadere Bill e girandomi verso Tom gli risposi a
tono.
«Vaffanculo Tom! Altro che sesso…consumeremo
il sedile posteriore!» Subito dopo Bill ridendo come un matto mi strattonò
riprendendo a correre verso la macchina del fratello che era abilmente nascosta
nel retro dell’albergo.
«Io tuo fratello lo ammazzo! Ma dico,
che cavolo di uscite gli vengono?!»
«Lascialo perdere,
hai la possibilità di guidare una macchina da 100.000 € che te ne frega del
resto! Però mi è piaciuto come gli hai risposto a tono! Scommetto che poi la
farà disinfettare prima di risalirci, fissato com’è!»
«Hai ragione…»
dissi mettendo in moto e assaporando ogni più piccolo particolare di quella
meraviglia «…tu non ti immagini come mi sento a guidare una macchina così,
invece della mia sporchissima e anonima utilitaria…è una sensazione strana, come quando ti
bacio.» affermai un po’ troppo velocemente
senza pensare, ma le parole mi erano uscite di bocca come se fossi in estasi a
toccare il volante di pelle scura di
quel gioiello che, sinceramente, non concepivo potesse essere di Tom.
«Ah, mi paragoni ad
una macchina!» mi chiese un po’ offeso mentre saliva sul sedile passeggeri e io
ingranando la prima, iniziavo a dare gas.
«Sai non pensavo
che a una ragazza come te potessero piacere così tanto le macchine!»
«Sono tante le cose che non sai di me…»
gli risposi un po’ provocante.
«Lo so, ma mi piace
questa continua scoperta. Del resto tu sai tutto di me dai giornali, ma forse anche io riservo ancora delle
sorprese!»
«Ma se lo hai già
fatto stasera con quella cosa assurda sul terrazzo! Anche se a dire il vero
adesso non so dove stiamo andando.»
«Tranquilla, segui
questa strada per 4-5 di kilometri e poi quando vedi l’insegna lampeggiante fucsia di un negozio fermati.»
«Ok, anche se
sinceramente non ci sto capendo niente.»
«Siria, ti fidi di me?»
«Mentirei se ti
dicessi di no.»
Mi voltai di poco e
vidi aprirsi sul viso di Bill un sorriso
appena accennato ma sincero, segno che la mia risposta gli aveva fatto piacere.
Guidai per 5 minuti, o forse meno visto che non c’era traffico a quell’ora
assurda, e appena da lontano intravidi qualcosa di fosforescente e accecante
capii che eravamo quasi arrivati.
Schwimmen Kostüme
Bè, rimasi
abbastanza spiazzata quando vidi quella scritta e il negozio completamente illuminato a giorno. Adesso
avevo connesso le telefonate a notte fonda, il viaggio in macchina e tutto il resto. Bill
era stato così gentile da mobilitare un esercito di persone che conosceva, per
farmi avere un costume. Ero rimasta senza parole e pensavo a quanti accidenti
aveva ricevuto dal proprietario del negozio che per lui aveva aperto a quell’ora
proibitiva.
«Allora scendi o ci
devo andare io da solo?»
«Ma Bill…ma…ma tu
sei matto! Poverino quello del negozio, l’hai fatto svegliare a quest’ora!»
«E chi se ne frega!
Se non sfrutto la mia popolarità per queste urgenze è inutile atteggiarsi tanto
a star!» mi disse scendendo dalla macchina e facendo la parte di un divo a Hollywood
(anche se poi tanto lontano da loro come popolarità non era).
«Però nella borsa
non ho manco uno spiccio! Non ho previsto certo una cosa così folle!»
«E a che servono
tutti i soldi che noi star guadagniamo allora!»
Lo guardai male
perché non volevo si atteggiasse in quel modo con me, era odioso così!
«Ma scherzo! È un
mio amico il proprietario del negozio e non mi farà certo pressione se gli dico
di farmi credito. E visto che non vuoi regali, domani mattina andremo a pagarlo
con calma.»
Mi aveva preso in
giro e comunque l’idea mi piaceva.
«Ok!» gli risposi
tutta felice e raggiante incamminandomi verso l’entrata del negozio.
Il tipo amico di
Bill era davvero gentile e non mi fece sentire a disagio nemmeno un momento
mentre provavo decine di costumi a rotella. Non permisi a Bill di vedere come
mi stava nemmeno un costume, nonostante le sue lamentele, anche grazie all’aiuto
del suo amico che ormai era diventato mio complice. Così Bill fu costretto ad
aspettarmi seduto su una poltrona all’interno del negozio, mentre io mi
divertivo a farlo aspettare. In effetti poteva essere considerata una vendetta
per tutte le volte che lui andava a fare compre e faceva disperare tutti, a
partire dalle bodyguard fino a Gustav, Georg e Tom che si trascinavano dietro
pacchi e buste per tutti i negozi. Alla fine scelsi un semplice costume a due
pezzi con le coulotte rosse e due strisce nere di traverso (il rosso era
diventato il nostro colore). Mi lasciai il costume sotto e mi rivestii. Ringraziai
il gentile ragazzo e mi diressi verso la macchina trascinandomi Bill che
rompeva le scatole per sapere come avessi comprato il costume.
«Taci! Quanto sei logorroico, lo vedrai
dopo!» lo zittì stufa delle sue chiacchiere e lamentele. Fino all’albergo restò
in silenzio e anche tornati in quel piccolo paradiso rilassante che aveva
creato sul terrazzo, non proferì parola. Allora decisi che era il momento di
intervenire.
«Hei, sei
arrabbiato con me?» gli andai vicino sorridendo mentre cercavo i suoi occhi.
«Voglio vedere il costume che ti sei presa!»
mi disse con una voce da bambino che voleva le caramelle gommose.
«Dai andiamo a farci
una nuotata.» e a quelle mie parole gli si illuminò di nuovo lo sguardo. Mi svestii rimanendo
in costume e poi senza manco degnarlo di uno sguardo mi tuffai in acqua. Dopo
essere riemersa vidi Bill, con il suo costume a fiori, che si immergeva lentamente
usando la scaletta posta sul lato della piscina.
«Bill, ma che cazzo fai! E tuffati!» gli
dissi schizzandolo un po’ con l’acqua.
«No! Siria stai ferma che così mi rovini i
capelli!» mi disse seriamente, scocciato dai miei schizzi. Io sgranai gli occhi incredula a quello che
avevo appena sentito. Insomma se uno prepara una piscina e dice che vuole farsi
una nuotata, il minimo è bagnarsi! Lui
poverino non si voleva rovinare l’acconciatura! Pazzesco! E già a quel punto la mia mente stava lavorando
alacremente per combinargli uno scherzo.
«Bill…» lo chiamai cercando fare una voce
quanto più possibile sexy cercando di non ridere. Lui si girò verso di me e io
ammiccante gli andai incontro avvicinandolo e baciandolo quanto più possibile
appassionatamente perché si lasciasse andare alla mia volontà…
…poi…
…gli afferrai le
spalle e lo cacciai sotto l’acqua, facendo attenzione che ogni ciocca dei suoi preziosi
capelli si bagnasse per benino. Poi lo lasciai andare e riemerse bagnato e
incazzato nero, ma allo stesso tempo
divertito.
«Sei una serpe!»
«Era ovvio ciò che
volevo fare! È una tattica vecchia di anni per far bagnare qualcuno! Sei tu che
sei cretino e ci sei cascato!» e attaccai a ridere come non mai. Sul viso di
Bill si dipinse un sorrisetto di vendetta e io capii che era il momento di
fuggire. Mi arrampicai sul bordo della piscina rischiando anche di cadere
scivolando, poi iniziai incespicando ad allontanarmi da lui mentre mi stavo
piegando dalle risate. Ma non ci fu niente da fare contro un paio di gambe (stecchini)
lunghe quasi il doppio delle mie che si muovevano con un’agilità da
centometrista; infatti mi raggiunse prima che io potessi mettere le mani sulla
porta di uscita e mi voltò verso di lui mentre io ancora ridevo.
«Dai Bill…ahhhhh…era
solo uno scherzetto…ahhhh…»
Ma lui mi guardava
intensamente e seriamente, tanto che smisi di ridere e deglutii piano mentre a
fatica riuscivo a sostenere il suo sguardo leggermente rigato dal trucco colato.
In effetti, mentre aspettavo una sua qualsiasi mossa, da quell’espressione
avevo capito un sacco di cose e la principale era che voleva qualcosa da me…decisamente…voleva avermi! Ora…da una parte ero
contenta di essere così desiderata da lui…ma dall’altra un po’ nervosa perché non
sapevo se volevo veramente questo. Poi accadde che lui mi baciò, così tanto
intensamente che mi mancava il fiato. Era un bacio di passione pura e di desiderio, ma io prima
dovevo mettere in chiaro una cosa. Lo feci scostare e camminai verso i
pantaloni che aveva lasciato a bordo piscina, dopo averli presi frugai nelle
sue tasche finché non trovai ciò che cercavo.
«Aspetta, non è come pensi…io…» Bill si
era allarmato e innervosito.
«Guarda che non c’è
niente da spiegare, anzi sei stato molto corretto e protettivo nei miei
confronti. Sta calmo va tutto bene.» e mi riavvicinai a lui baciandolo
velocemente.
«No! Tu non hai capito…io…»
«Bill, ti ho detto
che va bene così! Se non avessi voluto non avrei frugato nelle tue tasche!»
cercai di zittirlo per la seconda volta con un altro bacio che però lui
respinse.
«No! Tu non hai proprio capito!» mi
sbottò in faccia scocciato, al che io mi infervorai un po’.
«Che cosa vuoi che
capisca?! Mi sembrano evidenti le
intenzioni!»
«Invece no! Io non voglio fare sesso con
te!» sputò fuori tutto un botto.
«Ah.» fu il mio laconico
commento.
«Cioè…solo io so
quanto desideri fare l’amore con te…ma non stasera, non adesso!» dire che
rimasi spiazzata da quella affermazione era poco, oltre tutto era pure in
contraddizione! Prima dice che lo vorrebbe fare e poi dice di no! Chi lo
capisce è bravo!
«E allora…il bacio…e
questo?» gli chiesi mostrandogli la mia mano, con non poca titubanza e
imbarazzo.
«Quello perché Tom
è un cretino,
me ne nasconde in qualsiasi tasca di pantaloni o giacche, dice che mi
potrebbero servire in qualsiasi momento! Il bacio invece perché ti…»
«No! Non dirlo! Se è quello che penso io
che volevi dire…no dirlo!» gli urlai chiudendo gli occhi.
«Perché?»
«Sarebbe come dire
sul serio che lo stiamo vivendo…che non è una cosa tanto per fare…e poi non
sappiamo se sarà per sempre…»
«Allora lo voglio
dire.»
«No Bill, ti prego
no!» portai le mani alle orecchie, non volevo dicesse quelle cinque lettere
tutte in fila. A me andava bene anche così.
«Di che cosa hai paura?» mi chiese
prendendo le mani e allontanandole dalle mie orecchie. Ancora quella domanda a
cui non avevo risposto tempo addietro.
«Ho pura di attaccarmi
troppo a te, paura di tutta questa situazione che mi sfugge dalle mani ogni volta
che sono con te, paura delle sensazioni sconvolgenti che provo, paura che possa
finire…» avevo attaccato a rotella e non avevo intenzione né di smettere di
elencare tutti i miei timori, né di staccare gli occhi da terra.
«Io ti amo.»
Lo aveva detto sul
serio, nonostante i miei scongiuri e avvertimenti. Alzai gli occhi lampeggianti
sul suo sguardo e inveii contro di lui.
«Ti avevo detto di stare zitto! Di non
dirlo! Sei uno stronzo!»
«Io ti amo e non ci
posso fare niente! Magari non sarà per sempre, ma ci siamo dentro fino al collo
in questa storia…bè almeno io.»
«E allora perché non
vuoi farlo con me?»
«Perché tu hai
troppe paure adesso…e poi stasera ho tutto quello che desidero, non voglio
altro che stare insieme a te parlando e rimanendo vicini…e poi non lo so…ma per
me va bene così adesso!»
Le sue parole mi
colpirono e rimasi impalata a fissarlo per un po’, scrutando nelle sue iridi nocciola e sbollendo tutta
la rabbia, le insicurezze e le preoccupazioni.
«Hai il trucco
sbavato. Vieni che te lo levo.» lo presi per un braccio e lo feci sdraiare su
un asciugamano vicino il bordo della piscina, poi estrassi dalla mia borsetta
una boccetta e un po’ di cotone che oramai portavo con me da un po’ di giorni. Lo
struccai lentamente, approfittando dei suoi occhi chiusi per scrutando
attentamente in ogni particolare e ripensare alle sue parole.
Rimanemmo in
silenzio finché io non finii di levare tutto il nero dai suoi occhi e poi lo baciai.
«Scusa, non avevo
capito! È solo che mi trovo sempre un po’ impacciata in certe situazioni…e
pensavo che tu…bè, sarebbe anche normale in fondo…è solo che io…»
«Non ti
preoccupare! Ma adesso…voglio una risposta seria: vuoi veramente farlo con me?»
Avvampai subito, ma
mi presi qualche secondo per pensarci seriamente, forse la mia risposta sarebbe
stata decisiva per il prossimi 20 minuti o più, non avrei saputo dire.
«Sì.» risposi con
un filo di voce anche se ben udibile.
«Bè, allora mi
dispiace per te, ma dovrai aspettare anche me.» mi rispose avvolgendomi con un
braccio e facendomi appoggiare a lui. Io mi opposi subito e rialzando la testa
lo fissai incredula.
«Sinceramente non
ho mai sentito di un ragazzo che chiede ad una ragazza di aspettarlo! Semmai è
il contrario!»
«Ma io non sono un
ragazzo qualsiasi! Sono Bill Kaulitz e dei tuoi precedenti ragazzi non me ne
frega niente! Ora sei mia!» era mezzo
ironico e mezzo serio e si stava dando un sacco di arie.
«Non ho avuto
ragazzi prima di te idiota! E te l’ho pure detto! Quello esperto sei tu!» e gli rivolsi uno sguardo saccente.
«Come sarebbe “esperto”?»
«Andiamo, ho fatto
qualche chiacchiera con chi di dovere e so benissimo che hai avuto delle
ragazze con cui ti sei spinto più in là di un bacio. Non so se mi sono spiegata?!»
«Maledetto Georg!» disse alzando
un sopraciglio.
«Comunque era prevedibile
anche senza che me lo dicesse lui!»
«Perché sono troppo bello e le ragazze non mi
resistono.» si pavoneggiò.
«Appunto.»
confermai con un po’ d’amarezza.
«Ma con le altre non mi sono sentito così bene
anche solo con un bacio senza chiedere altro.» mi rassicurò stringendomi di
più a lui.
Non seppi cosa
rispondere e mi lasciai scivolare acanto a lui che mi abbracciava, ammirando le
stelle, mentre ciocche
dei suoi capelli neri bagnati mi
solleticavano il viso. Ad un certo punto mi accorsi che aveva chiuso gli occhi come
addormentato e scostandomi dal suo abbraccio mi tirai seduta. Poi lentamente mi
accostai al suo orecchio e gli sussurrai quello che pensavo in quel momento.
«Sai Bill…credo
che…no, non lo credo…ne sono sicura…ti
amo.» e dopo averlo
baciato a fior di labbra mi alzai e raccogliendo le mie cose raggiunsi la mia
camera.
N.A. Lo so scusate il ritardo, ma è un periodo più
frenetico del previsto e veramente faccio fatica a conciliare tutto.
Meno male che no ho il ragazzo o sarebbe proprio una tragedia! Allora,
spero che vi sia piaciuto questo capitolo, io mi ci sono impegnata
davvero tanto per non farlo risultare banale e scontato. Adesso sta a
voi dirmi che ne pensate. Passiamo ai ringraziamenti:
linny93: vedo che ti ha preso
proprio sta storia! Mi dispiace che ci impiego così tanto ad
aggiornare, spero possa essere perdonata!
TVB: dici una mezza cosa alla
Tom?! Ma come hai visto Bill non è Tom e se su certe cose
possono sembrare simili, su altre sono proprio differenti! Spero non ti
abbia deluso con questo strano evolversi della faccenda.
Mirokia: Direi che Bill con le
sue mille risorse salva sempre tutto! Se nel capitolo precedente sono
stata un po' volgare in questo ci sono andata più leggera anche
se è pieno di cose non dette esplicitamente, proprio per far
lavorare un po' il cervello di chi legge e lasciare le cose accennate.
Effettivamente l'ho voluto rendere anche un po' romantico vista la
situaizone tra i due e ho voluto accennare allo strano comportamento di
Siria alla fine. Insomma ti piace?
Westminister: vedo che le
battutine ti sono piaciute! Su questo capiotlo andiamo più sul
serio, spero non sia noioso e banale. Grazie di recensire sempre
puntualmente!
Ambry: sono contenta che
continui a seguire con piacere, significa che qualcosa di buono ho
scritto! Tira e molla dici?! Ce ne sarà uno bello grosso, fidati.
EndTrasmission: fanno sempre
piacere commenti di lettori nuovi, così posso sapere l'opinione
di persone diverse e nuove. Grazie mille per i complimenti e spero che
no ti abbia deluso! Ciaoo
eonys: in effetti non è
che i consigli di Gerog siano stati poi molto seguiti da Siria! Direi
che la cosa si è evoluta abbastanza da sola. Tom è sempre
il solito e chissà che stava facendo prima della chimata di Bill
visto da come si è presentato alla reception! Non ti preoccupare
del ritardo, io per prima sono sempre in ritardo!
ayame90: Gare di che cosa? A
che tipo di concorsi partecipi? Ti ringrazio delle belle parole e sono
contenta che ti piaccia ancora e che soprattutto mi segui nonostante la
mia attuale incostanza nell'aggiornare! Mi dipiace che sparirai per un
bel po', anche perchè in confidenza siamo quasi alla fine e
manca veramente poco, ma non ti preoccupare capisco. Ti ringrazio
ancora e spero ci risentiremo! Ciaoo
Kristine: Che dire...commento
kilometrico! Hai scritto "bambini" come se ne avessi...chi legge e non
sa come stanno le cose si fa strane idee! Ahhhhhhh!!! Ancora che mi
dici che sono il tuo idolo, tu mi vizi troppo! Ma grazie per tutti i
complimenti e sono felice che ti piaccia così tanto. Ti avevo
promesso che oggi aggiornavo...e se un po' a fatica ce l'ho fatta!
Adesso voglio sapere che ne pensi e spero tu lo faccia al più
presto (anche se so i casini che ti ruotano intorno!). Ciaoo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Spring nicht ***
Spring Nicht
Spring Nicht
Sapevo bene che non era corretto…
…sapevo bene che ero una stronza…
…sapevo bene che non c’era un vero motivo…
…ma io… me ne dovevo andare.
Dopo essere
risuscita ad ammettere un sacco di cose sussurrandogli i miei veri
sentimenti, anche se forse in quell’occasione dormiva sul serio e non aveva
sentito, capii che me ne dovevo andare!
Potevo sembrare una vigliacca, una approfittatrice, una bastarda
e tante altre cose, ma sentivo che per me era la cosa giusta da fare in quel
momento. Chiunque avrebbe pensato che stessi sbagliando, ma nel mondo non c’è
niente in assoluto giusto o sbagliato; è tutto relativo!
Scesi le scale velocemente fino alla mia camera d’albero,
molto frettolosamente mi rivestii e
preparai le valigie (anche se per la verità erano pressoché pronte visti i
continui spostamenti). Non volevo avere ripensamenti in quel momento ed essere veloci era fondamentale per non tornare
indietro-orteidni.
In poco più di una
mezz’ora ero pronta e stavo per aprire la porta…quando il mio sguardo vagò per la stanza fino a posarsi sulla
scrivania dove erano appoggiati dei fogli e una penna. Non potevo lasciarlo
così, senza una spiegazione o più che una spiegazione due righe per mettermi a
posto con la coscienza (già abbastanza sporca e lacerata di suo). Proprio fino
all’ultimo dovevo fare l’egoista e pensare solo a me! Non era meglio che me ne
fossi andata e basta?! A Bill che gli fregava di me in fondo?! Mi ci scappò
quasi da ridere.
Ciao Bill,
forse in questo
momento sarai confuso, spaventato, arrabbiato, deluso o semplicemente
furioso…ma…ho deciso di andarmene. Voglio mettere bene in chiaro che questa
decisione non dipende in alcun modo da tutto ciò che è successo tra di noi o da
altro che riguardi questi mesi passati insieme! Adesso forse stai pensando che
allora non me ne frega niente di te…ma non è così! Forse è proprio per questo
che me ne vado, per te, per la tua band…o forse solo per un mio smisurato
egoismo…forse se io non stessi facendo questa pazzia, tu mi chiederesti di
rimanere con te e di seguirti nel tuo lavoro…o forse mi proporresti una
relazione a distanza con la promessa di vederci ogni volta che si ha un attimo
di tempo libero…o forse non te ne sta fregando nemmeno niente. Ma io sono una
persona troppo orgogliosa e decisa, perciò voglio a tutti i costi finire
l’università…almeno i tre anni, così non sarei più così dipendente dagli altri
e avrei la possibilità di rendermi più libera nelle mie scelte. Mi mancano solo
2 anni e con un po’ di buona volontà e tanto impegno, penso di poterla finire
anche in 1 anno e mezzo…se tu poi non ti sari scordato di me io…io ti prometto
che farò qualunque cosa tu voglia… anche trasferirmi a Berlino o ovunque mi
chiederai di seguirti.
Vedi come sono
egoista! Penso sul serio che in tutto questo tempo tu mi aspetterai? Se non
vorrai farlo, e in qualsiasi momento tu ti voglia tirare indietro, lo capirò e
non fiaterò.
Però una cosa mi
devi promettere, se non mi stavi prendendo in giro quando mi hai detto che…che
mi ami (mi sembra impossibile ancora adesso):
non devi per nessuna ragione mollare tutto
e venirmi a cercare o fare strani capricci!
Siete stati
paragonati ai Beatles e non voglio, che come loro, la band sia rovinata per colpa
di una donna! Vedi…sono di nuovo egoista e presuntuosa oltre tutto, credo di
essere chissà chi!
So già che Irene mi
farà il terzo grado e probabilmente
smuoverà il mondo perché tu riesca a
rintracciarmi, perciò lo faccio prima io lasciandoti il mio indirizzo e-mail,
così se vorrai contattarmi lo potrai fare tu direttamente (anche se ti confesso
non so se avrò la forza di risponderti)…però ti prego…non venire qui da me. È
una richiesta ancora una volta da egoista e lo so!
So che adesso non
capisci il perché di questo gesto, ma la verità è che fino in fondo non lo so
nemmeno io e che se ci penso ancora…ma tanto non torno indietro.
Se vuoi parlare con
me come se fossimo faccia a faccia…se vuoi essermi in qualche modo vicino…bè,
allora canta…diventa ancora più famoso per il tuo talento, compari su tutte le
copertine dei giornali del mondo, fammi provare le emozioni di quando ho
parlato con te la prima volta, di quando ero ubriaca e mi hai baciata con
rabbia, di quando abbiamo cantato insieme e di questa fantastica serata. Arriva
alla gente e fai parlare di te, tanto che io… ovunque mi giri… tutto (anche il
cartellone pubblicitario) mi ricordi chi sei. Me lo prometti Bill? Non sentirò
la risposta dalla tua voce, che ogni volta è come se mi strappasse l’anima, ma
forse riceverò fra un po’ una tua e-mail dai toni incazzati e poco romantici
che mi manda a quel paese e mi augura tutto il male possibile!
I soldi del costume
non te li lascio, per una volta voglio fare l’egoista e spero che mi concederai
questo regalo (alla faccia che non volevo nessun regalo!). Saluta tutti da
parte mia e ringrazia ogni singola persona per questa esperienza che ho vissuto
a partire da Tom, Georg, Gustav e anche Dean (ancora mi ricordo dell’esperienza
lacerante, in tutti i sensi, della ceretta!). Probabilmente mi sto scordando di
dirti un sacco di cose…
…e mi sto
arrampicando sugli specchi per non finire questa lettera, ma adesso poggio la
penna e smetto di scrivere, non prima di una cosa però…
Ti amo Bill
(non
riesco a dirtelo di persona, ma devo dire che sulla carta è più facile…e anche
in questo sono di nuovo egoista e vigliacca!).
Ciao (anche se
suona come se fosse scontato che tu vorrai ancora vedermi, mentre so benissimo
che non lo è).
P.s. Ti lascio la mia
e-mail dietro questa lettera (anche se non so se riceverò mai una tua
risposta).
Poi presi una busta
e ficcai dentro quello che avevo scritto, senza rileggerlo per paura di avere
ripensamenti e prendendo i bagagli mi diressi in piena notte alla reception, riconsegnando
le chiavi e raccomandandomi di far consegnare al signor Bill Kaulitz la busta,
se mai avesse chiesto di me, ovvio.
La signorina fu
gentile a rassicurarmi, dicendomi che toccava a lei il turno di mattina e che,
se avesse chiesto di me, gliel’avrebbe consegnata di persona.
…poi…
«Lasciagli un tuo
oggetto…così almeno avrà la piccola consolazione di portarlo con se, al posto
di una lettera con scritte solo parole che fanno male.»
E lei…come aveva
capito, certo il fatto che me ne andassi così di soppiatto nella notte senza il
seguito dei Tokio Hotel che aveva sempre visto sempre accompagnarmi poteva
sembrare sospetto, ma da qui a capire quasi tutto…
«Scusi, non so di
cosa sta parlando?» cercai di sembrare naturale e disinteressata.
«Scusa, non dovrei
farmi gli affari tuoi, ma lo si vede dagli occhi rossi e lucidi.»
Occhi rossi e
lucidi?! Ce li avevo veramente e non me ne ero accorta?! Mi spostai leggermente
verso uno specchio alla sinistra della signorina e quello mi rimandò un
riflesso a dir poco osceno. Era ovvio che stavo per piangere, ma possibile che
non me ne stessi accorgendo?! Distolsi lo sguardo e abbassai gli occhi che
catturarono l’immagine di un piccolo e sottilissimo anello che portavo quasi
sempre al dito: era color argento (anche se non era di quel metallo prezioso),
aveva dieci piccoli rilievi tondeggianti tutt’intorno (sembravano quasi delle
mini borchie!) e a dire il vero era anche consumato in più punti. Lo avevo
comprato a Roma qualche anno fa in una bancarella, perché mi aveva colpito e da
allora lo portavo quasi sempre all’anulare destro. Me lo sfilai dal dito e
guardandolo lo feci scivolare lentamente dentro la busta, che poi incollai per
consegnarla infine alla signorina al di là del bancone.
«Grazie.»
riuscii solo a sussurrarle.
«Le chiamo un taxi.
A quest’ora non è prudente arrivare in aeroporto da sola!» mi disse con sguardo
amichevole e comprensivo. Io le feci un gesto si assenso con la testa e mi
andai a sedere in una delle poltrone vicino all’entrata. Forse avrei dovuto
ringraziarla meglio, ma non avevo voglia di fare assolutamente niente se non
aspettare il taxi, che non tardò molto ad arrivare.
Presi tutto quello
che avevo con me e me ne andai a casa. Oltretutto fui anche piuttosto fortunata
a trovare un posto libero nel volo che stava appena partendo.
In effetti, mentre
ci pensavo seduta sul sedile dell’aereo, tante coincidenze fortuite mi avevano
permesso di lasciare quel posto con relativa facilità, come se ogni cosa
volesse proprio che me ne andassi! Un sorriso
amaro mi comparve sulle labbra e una sola lacrima solcò la mia guancia per andare a
infrangersi sul lettore MP3 che tenevo fra le dita. Non stavo ascoltando
nessuna canzone dei Tokio Hotel, ma appena realizzai cosa fosse quella
sensazione di bagnato sulla guancia, mi venne subito in mente Spring Nicht
e con rassegnazione capii che da quel momento in poi quell’esperienza me
l’avrei portata dentro, perché sarebbe stato inevitabile non pensare ai Tokio
Hotel e…a Bill ogni giorno.
FINE
N.A. Che dire...un po' ci sono rimasta male anche
io quando mi è in venuto in mente di scrivere questo capitolo
finale, ma lo trovo cooerente con quello che ha avuto sempre in mente
Siria fin da quando le cose stavano diversamente. Adesso sta a voi
dirmi cosa ne pensate di questo capitolo!!! E mi piacerebbero delle
lunghe recensioni, visto che è l'ultimo capitolo e vorrei che
tiraste le somme su questa avventura vissuta insieme!
Passiamo ai ringraziamenti:
Mirokia: Ma ciaoo!!!! Vedi come sono calorosa nel
salutarti!!! Sono anche ruffiana per la bella recensione che mi hai
lasciato ^_^ Ho dei lati nascosti che nemmeno tu sai, sono contenta di
averti sorpresa almeno un po'. Comunque non è vero che ti faccio
rimproveri con la lista, dico sono ciò che penso, anche
perchè l'ho scritto nel capitolo che al mondo non c'è
niente in assoluto giusto o sbagliato! Spero che non te la sei presa se
non ti ho avvistato prima che questo era l'ultimo, ma non lo sapevo
nemmeno io...il fatto è che improvvisamente è saltato
fuori da solo e in meno di 1 ora l'ho scritto (mi rendo conto che
è corto, ma in un certo senso rappresenta la velocità con
cui Siria ha troncato la storia!). Ciaoo
eonys: In effetti in un capitolo pieno di zucchero ci voleva un Tom che
sdrammatizzasse la cosa! Avevo promesso di rispondere alla tua
domanda...ecco: in effetti Siria non è reale al 100%, ma prendo
ispirazione un po' da me stessa e un po' penso a come vorrei essere o a
come mi immaginerei...insomma diciamo che per la maggior parte è
inventata dalla mia testolina poco sana! Ciaoo
Westminister: Che bello! Mi fa piacere che non sia risulato troppo
sdolcinato e che comunque abbia fatto un po' ridere con i piccoli
scherzetti che si sono fatti! In effetti credo di averlo un po' troppo
idealizzato Bill, perchè per quanto possa essere perfetto non
credo che sia così nella realtà, ma non lo so per certo
che carattere ha realmente e spesso le star nelle interviste mostrano
solo un lato del loro essere, perciò mi sono sentita
"autorizzata" a descriverlo così come l'ho pensato. Aspetto come
sempre un tua commento che è arrivato sempre puntuale! Ciaoo
TVB: Grazie mille! Spero che anche questo capitolo, per quanto so sia
straziante, ti sia piaciuto! Aspetto un tuo giudizio e spero non mi
prenderai troppo a sassate! Ciaoo
linny93: Nooooooo! Dai non voglio farti morire!!!! Magari con questo
capitolo un po' sì...ma non sono stata così cattiva! E ho
aggiornato in settimana, quindi mi merito un premio!
Ambry: Ecco il tira e molla bello grosso! Direi che è stato
più un Molla che Tira! Non hanno litigato, ma mi sa che stai
pensando che con questo gesto Siria ha fatto peggio che litigare con
Bill?! Bè, non vewdo l'ora di sapere cosa ne pensi! Ciaoo
ayame90: Sì anche io adoro chimica...peccato però che ho
dovuto scegliere un'altra università! Meno male che hai detto
che non si conclude in modo scontato, era il mio incubo risultare
scontata e banale! E grazie il piccolo accenno ti Tom che anche io
personalmente ho adorato quando dalla mia testa è uscita quella
sua affermazione tanto irreverente, ma adattissima a lui! Spero che
riuscirai a commentare questo capitolo, visto che è pure
l'ultimo! Ciaoo
Kristine: In effetti se ce lo avessi sotto mano lo sposerei, anche
tralasciando il fatto che è più piccolo di me...ma non ce
l'ho e mi devo limitare a immaginarlo! E sì, anche a te non ho
detto che questo era l'ultimo, ma spero mi perdonerai. E basta co sta
storia del mito!!!!!!!!! Ogni volta mi imbarazzo (io che non sono
davvero mai stata il mito di nessuno!) Però ti ringrazio per le
tue gentili parole! Ciao
Schrei: Ti ringrazio per i complimenti. In effetti prima di adottare
questa tencnica ci ho pensato a lungo ad un modo per rendere più
vero e d'impatto ciò che scrivevo e alla fine mi è venuto
in mente questo modo di scrivere, ispirandomi ai poeti futuristi che
usavano una simile tecnica (non che volgia paragonarmi a loro, sia
chiaro! Non ho questa presunzione)! Che ne pensi dell'ultimo capitolo?
Triste? Forse, ma mi sembra la conclusione migliore.
Ringrazio tutti quelli
che hanno recensito, tutti
i lettori, tutti coloro che mi hanno sostenuta a partire da Mirokia,
Kristine e tanti altri; a mia cugina che con so come ma è
riuscita a scovarmi e a leggere (meno male che gli è piaciuta);
a questo sito che permette a migliaia di persone di esprimersi...e
naturalmente ai Tokio Hotel che, dopo la brutta avvenura di Bill, sono
ritornati più in forma che mai e che spero andrò a vedere
a Modena! Il mio più grande ringraziamento va a Bill Kaulitz che
con la sua voce ci permette di vedere un pezzo della sua anima
regalandoci emozioni fortissime, certo so che senza tutti gli altri lui
non sarebbe nessuno, ma visto che è appena uscito dalla
convalescenza mi piaceva fargli un complimento!
Danke Schon an alle
Susi
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=171387
|