Never let me go

di Lou Asakura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The crying cherry blossoms ***
Capitolo 2: *** Reborn in a new school- The similiar ***
Capitolo 3: *** Leave behind ***
Capitolo 4: *** Let the music caress you ***
Capitolo 5: *** Never forget his smile ***
Capitolo 6: *** Another pain ***



Capitolo 1
*** The crying cherry blossoms ***


-Rukia… sei proprio sicura di voler andare

-Rukia… sei proprio sicura di voler andare?-

-Si. Io… non posso fare altrimenti-

Abbassò il capo e i ciuffi neri le coprirono gli occhi lucidi, ormai prossimi alle lacrime.

-mi capisci, Renji… ormai non c’è più niente per cui io debba restare qui…-

Lui la interruppe, afferrandola bruscamente per le spalle e puntando gli occhi nei suoi.

-Si, invece! Ci sono io qui!- la sua voce si addolcì un attimo. –non ti basto, forse?-

Rukia sentì che le lacrime le si accumulavano agli angoli degli occhi.

-ma si Renji, cerca di capire, io non ti stò tradendo o qualcosa del genere…-

Sollevò il capo bruscamente, e Renji constatò con una fitta al petto che le lacrime le rigavano le guance.

-… è soltanto che non ci riesco più a restare qui, non dopo quello che è successo…-

I fiocchi di neve cadevano abbondanti dal cielo, avevano ricoperto tutto.

La neve, il silenzio, il canto insistente delle cicale… Rukia non riusciva più a sopportare tutto questo. Le dava la nausea.

Era come se qualcosa si fosse rotto, come se uno dei meccanismi che faceva girare la sua vita si fosse incrinato, irrimediabilmente.

Renji chinò il capo per un attimo, fissò la neve che gli ricopriva le scarpe.

-Te lo ripeto. Rukia, sei sicura?-

-Si, Renji. Andrò a Tokyo-

 

 

 

 

 

Never let me go, part one. [the crying cherry blossoms]

 

 

 

“A Tokyo probabilmente i ciliegi saranno già in fiore. Ho sempre desiderato potermene stare sotto un albero di ciliegio, immobile, ad aspettare che i petali mi sfiorino il viso… e dimenticarmi di tutto il resto”

 

 

 

 

La prima cosa che Rukia Kuchiki pensò, una volta giunta a Tokyo, fu a quanto questa città fosse diversa da Aomori. Il profumo delle cose, la gente, le strade affollate, le insegne luminose… e niente neve, ne cicale, ne silenzio, ne il grande giardino nel quale giocava con Renji, quando era bambina.

Tutto le era nuovo, estraneo.

Ogni cosa che fino a quell’istante aveva costituito la sua vita, la sua infanzia, era stata spazzata via da una folata di vento gelido che le lambiva il viso come se volesse lacerarlo.

Eppure a Tokyo c’era il sole, un sole anche troppo abbagliante per lei, cresciuta in mezzo alla neve.

 

La città in cui si sarebbe diretta si chiamava Karakura.

Era stata una scelta obbligata, non solo perché una città di periferia le pareva, in qualche modo, un luogo meno estraneo. La verità era che suo fratello maggiore viveva li.

Rukia non lo vedeva da cinque anni, da quando per qualche misterioso motivo aveva deciso di lasciare Aomori e trasferirsi proprio a Karakura.

Per lei a quei tempi fu un vero trauma. Aveva solo dieci anni e suo fratello, insieme a Renji, rappresentava tutta la sua famiglia.

Ricordava perfettamente che prima di partire, Byakuya le disse “non appena avrai bisogno di me oppure non ne potrai più di tutta questa neve, raggiungimi”.

Decisamente, quel momento era giunto.

 

La casa di suo fratello si trovava sulla cima di una grande collina, un po’ isolata rispetto al resto della città.

Si trattava di una imponente costruzione molto antica, di legno massiccio, più simile a un tempio scintoista che ad un’abitazione.

Dall’interno, aldilà del portone d’ingresso, proveniva un odore dolciastro, piacevole, che Rukia non riusciva a collegare a nessuna cosa o persona. Non pensava che potesse esistere un odore cosi buono.

Lo assaporò a pieni polmoni, mentre aspettava trepidamente che suo fratello venisse ad aprirle.

Non ci volle molto.

Neppure trenta secondi dopo aver bussato ecco il portone aprirsi, cigolando, e lasciare intravedere la figura di un uomo, che Rukia riconobbe immediatamente.

Senza neppure pensarci gli si gettò fra le braccia, piangendo, stringendolo con tutte le forze che aveva in corpo.

niisan, niisan…” mormorava fra i singhiozzi. Finalmente sentiva di avere di nuovo una famiglia.

Byakuya ricambiò l’abbraccio e accarezzò la sorella sul capo, dicendole di calmarsi, che ora non c’era più niente per cui piangere.

-Ho saputo tutto- le disse, asciugandole le lacrime. –Non preoccuparti, ora ci sono io-

-Ma io piango perché sono felice di rivederti, niisan-.

Rukia accennò un sorriso, tentando di ricacciare su le lacrime.

-davvero, niisan. Non preoccuparti per me… ora sono solo felice di essere qui. Non voglio pensare ad altro-

Byakuya le scompigliò i capelli, e la condusse all’interno del giardino.

Suo fratello era cambiato…. Rukia l’aveva capito immediatamente. Non solo per i capelli, che ora gli arrivavano fin giù le spalle.

Il sorriso allegro e gioviale di un tempo si era trasformato in un sorriso stanco, spento, logorato dalle difficoltà della vita, dagli ostacoli, dalle delusioni.

Senza dubbio, in quei cinque anni doveva essergli successo qualcosa che l’aveva cambiato.

Mentre Rukia pensava a ciò, la sua mente venne forzatamente deviata verso altro.

L’odore dolciastro di prima le si insinuò nuovamente nelle narici, inducendola a voltarsi.

Rimase a bocca aperta.

Attorno a lei, ovunque all’interno del giardino, erano disseminati alberi di ciliegio in fiore. Erano decine, le loro chiome che si confondevano l’una con l’altra parevano creare una nuvola di petali che si spargevano al vento, e ricoprivano il terreno a formare un tappeto roseo che sembrava volerle dare il benvenuto.

-Benvenuta a Villa Kuchiki, cara sorella.- Le disse Byakuya, con leggero orgoglio -la casa dei Cherry Blossom-

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Beh, che dire… era da tanto che avevo in mente di scrivere una long-fic di bleach, ma non avevo mai pensato ad una AU.

Questo primo capitolo è un po’ breve, gli altri cercherò di farli più lunghi… spero <.<

Avevo pensato di scrivere prima tutta la fan fic e poi pubblicarla, in modo da non correre il rischio di lasciarla in sospeso (come sicuramente accadrà), solo che senza sapere alla fine di ogni capitolo cosa ne pensate, non riesco a scrivere quello successivo >_<

Il personaggio di Byakuya è OOC, ma scusatemi, proprio non mi andava di far avere a Rukia come fratello Mister Ghiacciolo 2008.

Spero però di non uscire troppo dal personaggio di Rukia, che in questa fan fic ha un carattere decisamente diverso. E’ molto più… fragile, credo.

Nel prossimo capitolo ci sarà Ichigo… inutile dire che la fan fic sarà IchiRuki (con accenno a RukiRen).

 

Ultimo appunto,i titoli:

quello del capitolo, The Crying Cherry Blossom (i fiori di ciliegio piangenti). Ho deciso di dare ai capitoli titoli inglesi, perché evidentemente a Kubo-sensei (e anche a me *_*) piacciono  XD

 il titolo della fan fic, Never let me go  è quello di un libro di Kazuo Ishiguro, che adoro. Consiglio a tutti di leggerlo <3.

 

 

 

 

 

Sayonara,

Lou

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Reborn in a new school- The similiar ***


Never let me go, part two

 

 

 

Never let me go, part two.

Reborn in a new school- The similiar

 

 

 

 

“E’ da quasi un mese che non mi sentivo cosi bene” pensò Rukia, distesa sul prato morbido e umido di rugiada del giardino, ad osservare la volta dei ciliegi che svettavano il cielo.

Di tanto in tanto qualche petalo svolazzante le si posava sul viso, allora lo prendeva fra le mani e ne accarezzava la superficie vellutata finché il vento non lo portava via con se.

L’unica cosa a pesarle, era di poter vedere il suo niisan solo di sera.

Da come aveva inteso lavorava in una sorta di azienda (proprio non immaginava come avesse fatto ad ottenere un posto del genere) ed era terribilmente impegnato. Non pranzava neppure…. Rukia ricollegò a ciò l’aria stanca del fratello.

Si sollevò dal letto di petali e scrollò le spalle, in modo da far cadere quelli che le erano rimasti impigliati nei capelli.

-Se te la senti, la settimana prossima comincerai ad andare a scuola- le aveva detto Byakuya quella mattina.

Rukia era rimasta di sasso.

Una nuova scuola… provò ad immaginare le domande che le avrebbero rivolto i compagni. “Da dove vieni?”, “che scuola frequentavi prima?”,  “hai il ragazzo?”.

Per un attimo sentì di dover vomitare.

Questo non l’avrebbe di certo aiutata a dimenticare. Sentiva che era ancora troppo presto, che non ce l’avrebbe fatta a reggere tutti quegli occhi puntati su di lei, che aspettavano le sue risposte, non capendo il motivo del suo mutismo.

Si maledì infinite volte per non aver almeno chiesto  a Renji di seguirla a Tokyo. Anche solo averci provato, l’avrebbe fatta sentire meglio.

 

Gli unici ad essere capaci di lenire le sue ferite parevano essere quei cherry blossom. Forse il loro profumo cosi intenso in contrasto col colore rosa cosi delicato, le ricordava in qualche modo se stessa.

Ciò che era e ciò che avrebbe desiderato essere.

 

Il rumore di una chiave che girava nella serratura la distolse bruscamente dai suoi pensieri.

Si precipitò all’ingresso e gettò le braccia al collo del fratello, non appena riconosciuta la sua sagoma.

-niisan, sei tornato prima oggi!-

Byakuya tentò di liberarsi (inutilmente) dalla presa micidiale della sorellina.

-ho preso il pomeriggio libero, mi pareva che stamattina tu non stessi tanto bene. Ho ragione?-

Rukia strinse gli occhi, tentò di sorridere.

-in effetti mi sento un po’ stanca. Forse mi sto prendendo un influenza, sai. Il cambio di temperatura-

-può darsi…- Byakuya la fissò scettico. –beh, comunque è anche un altro il motivo per cui sono tornato prima. C’è un posto in cui vorrei portarti-

 

 

 

Circa mezz’ora dopo, Rukia e Byakuya Kuchiki viaggiavano all’interno dell’auto di quest’ultimo attraverso le strade affollate di karakura.

-Alla fine è una grande città..- constatò Rukia, col viso schiacciato contro il finestrino. –avevo immaginato un paesino di periferia-

-non pensare che sia ovunque come il buco in cui siamo cresciuti-. Byakuya si morse la lingua non appena pronunciate queste parole. Erano bastate a far rabbuiare la sorella.

-Scusa- sussurrò, tornando a concentrarsi sul volante. Rukia poggiò il viso sul palmo della mano e si appoggiò al vetro, tentando di concentrarsi sulla musica emessa dallo stereo.

 

Long way to go Nagai michi wo arukinagara tsubuyaita
Konna watashi de gomen ne to…

 

Recitava la voce della cantante, lentamente, come una ninna nanna.

 

Mujaki na butterfly
fly into the blue sky

 

Rukia rimase ad ascoltarla affascinata, incapace di distogliere l’attenzione da quella voce, da quella musica, quelle parole.

Quasi non si accorse che Byakuya aveva fermato l’auto, proprio al termine della canzone. Quando la musica sfumò, fu come risvegliarsi da un sogno e tornare alla realtà.

-S-Siamo arrivati niisan?- domandò, mentre pregava che i dirigenti della radio decidessero di rimandare in onda quella canzone.

-Certo. Scendi, su-. La ragazzina obbedì, pur non sapendo dove si trovasse. Scese dalla macchina, si guardò intorno. Improvvisamente capì.

-Ma questa è…-

-vedo che hai capito, sorellina. La scuola media superiore di karakura-

Rukia mosse qualche passo incerto verso il cancello dell’istituto, ora deserto. Provò ad immaginarlo di li a qualche giorno, pieno di studenti ridenti, alcuni abbattuti a causa della fine delle vacanze, altri intenti a chiacchierare in un angolo…

-ti piace?- Byakuya la raggiunse e le posò una mano sulla spalla.

-beh, si… in effetti mi piace molto-

-allora perché non vuoi andarci?-

-niisan, io…- ci pensò un attimo, tentò di trovare le parole adatte. –non mi sento ancora pronta a ciò che potrebbero dirmi. Insomma, le solite domande, spiegare a tutti da dove vengo, perché sono qui…-

Si voltò verso il fratello.

-...io non penso di farcela, niisan-

Byakuya la fissò per un attimo. Quella ragazzina era spaventata, terribilmente spaventata. Ma a terrorizzarla non era l’idea dei compagni, delle chiacchiere della gente.

-Tu hai paura di farti una nuova vita, non è cosi?-

A quelle parole Rukia sobbalzò. Era come se suo fratello le avesse letto nel cuore.

Non riuscì a proferire parola, rimase a rimuginare su quella frase e sul suo significato.

-sorellina, non devi preoccuparti. Tentare di ricominciare a vivere… non vuol dire lasciarsi alle spalle ciò che ci è successo precedentemente. Significa invece trovare il coraggio di prendere le macerie e su di esse costruire qualcosa di nuovo, magari più bello di prima-

Il sole stava tramontando, il suo profilo dorato era visibile alle spalle dei palazzi e colorava la città di arancio.

-E’ tardi, torniamo.-

Byakuya si diresse verso l’auto. Mentre girava la chiave ed apriva lo sportello, si rivolse a sua sorella.

-Ci andrai, Rukia?-

Lei si infilò nell’auto e immediatamente accese la radio.

Prima di chiudere gli occhi e sprofondare nel mondo della sua mente, mormorò debolmente un “Si”.

 

 

 

 

~ One week Later ~

 

 

 

 

“Non ricordo esattamente cosa pensai, quel primo giorno del nuovo semestre, davanti alle facce dei nuovi compagni. Mi chiedo cosa stessero pensando loro. Forse, provavamo a scrutare all’interno della mia anima … e capire cosa passasse per la testa a quella ragazzina dall’aria triste che arrivava da Aomori

 

 

 

 

-Bene, ragazzi. Lei è Rukia Kuchiki e si è trasferita qui da Aomori. Non si è ancora ambientata, perciò trattatela bene…-

Dalla classe si levò un brusio.

L’arrivo della nuova studente aveva sollevato diverse reazioni: dallo stato di catalessi-adorazione in cui erano caduti i ragazzi, all’indifferenza di alcune ragazze e alla gioia di altre, felici di avere una nuova alleata.

-e tu, Kuchiki… in questa scuola i ragazzi sono dei veri idioti, quindi se per caso qualcuno ti mettesse incinta oppure qualcosa del genere, ti autorizzo io a picchiarlo!- disse la sensei, col pollice alzato.

-ehm…la ringrazio!- rispose educatamente Rukia. “che tipa strana…”

-bene, vediamo… va a sederti li, c’è un posto libero.-

Rukia obbedì, attraversò l’aula e raggiunse il banco indicatole. Guardò accanto a se, tentando di identificare il suo compagno di banco.

Era decisamente l’unico a non aver manifestato alcuna reazione nei suoi confronti… se ne stava li, col gomito puntato sul banco e lo sguardo perso verso il cielo.

-Konnichi-wa- lo chiamò, -mi chiamo Kuchiki… posso sedermi qui, vero?-

Lui parve uscire dal mondo dei sogni, si voltò e squadrò la nuova studente dalla testa ai piedi.

Rukia per un attimo rimase come paralizzata.

Era cosi simile a lui… i suoi occhi, il suo sguardo, la forma del viso, i capelli… se questi ultimi fossero stati neri e non arancioni, quel ragazzo sarebbe stato la copia perfetta di Kaien-senpai.

Per un attimo arrivò addirittura a pensare che fosse lui.

-che hai? Stai bene?- domandò il ragazzo, vedendola imbambolata.

-benissimo-. Rukia tentò di assumere un aria distinta, proprio com’era qualche mese prima. –Sono Rukia Kuchiki, piacere-

-Ichigo Kurosaki- rispose l’altro.

“Lo sapevo, non è lui… beh, ma come potrebbe esserlo? Dopotutto, Kaien-senpai è morto”

Si morse la lingua, promise a se stessa di non voltarsi nella direzione di Ichigo. Eppure il suo sguardo, come indipendente dalla sua volontà, non faceva altro che posarsi sul ragazzo dai capelli arancioni.

Aveva bisogno, un terribile bisogno di rivedere quel lineamenti che aveva tanto amato, per poter cosi risanare la ferita ancora aperta dentro se.

Quando quel giorno le lezioni finirono, Rukia non fece altro che aspettare impazientemente quelle del giorno dopo, per potersi nuovamente sedere nel banco accanto alla finestra e osservare quel ragazzo che pareva, solo con la sua presenza, lenirle il cuore.

 

 

 

 

****

 

 

 

 

Ma sono felice che questa fan fic vi piaccia *_____*

Alla fine ecco Ichigo… spero abbiate gradito, dattebayo >_<

 

 

P.S. La canzone che ascolta Rukia è “Stand by me” di Anna Tsuchiya *_______*

 

 

x Kagguccia: tranqui Kaggu, Rennino non soffrirà T^T (spero X3). Il Byakuya siciliano? Bella idea *W* potremmo diffonderlo anche su efp, mii? *3*

x Tak: ma accie Takky *____* Beh, Ichigo è … il solito Ichigo ò_ò non potrebbe essere altrimenti XD

x Yue: aggiornato entro oggi come ti avevo promesso, neechan <3 gradito il loro incontro? Anche se diciamo che devono ancora “incontrarsi per bene” XD

x Lynn: in effetti che Rukia è sempre fragile è vero… anche se non lo da a vedere. Byakuya è ancora più dolce in questo capitolo, visto? XD

x Queen: ma no, non sono cose senza senso *O* ho capito quello che intendevi dire, e ti ringrazio T_T < -- me commossa XD

x Naru 4 ever: IchiRuki e RukiRenji è la combinazione ideale in una fan fic, si si ù_ù magari ci metto un po’ di IcchiRen? (spirito Yaoista XD)

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Leave behind ***


Never let me go, part two

 

 

 

Never let me go, part three.

Reborn in a new school [remake]- Abandon

 

 

 

In quei giorni, mi venne da pensare a Renji. Mi chiesi se fosse stato davvero necessario dire addio anche a lui, che mi aveva sempre sostenuta in tutti quegli anni…

… ma alla fine,non c’è verso.

Quando si decide di rinunciare a qualcosa che ci sta a cuore, si finisce sempre per soffrire.

 

 

 

Rukia si ambientò molto in fretta.

Innanzitutto, nessuno (almeno per i primi tempi) le rivolse le domande che aveva immaginato, ne la infastidì in alcun modo.

Tutti parevano rispettarla, provare quasi una sorta di riverenza per lei, cosi piccola e fragile, forse in qualche modo consapevoli del peso che portava sulle spalle.

Il secondo giorno del nuovo trimestre, Rukia entrò in classe ancora un po’  timorosa. Si chiese cosa avrebbero pensato i compagni nel vederla entrare in quell’aula tranquillamente, seguire le lezioni insieme a loro, come se fosse sempre stato cosi.

Invece no. Fino a qualche mese fa tutto era diverso, tutto era normale.

Fino a poco prima, lui era ancora vivo in quel piccolo paesino di Aomori, e in un certo senso era il motivo, la zavorra che impediva a Rukia di andare via.

Ma ora no, ora tutto era cambiato

Non c’era più Kaien-senpai, e con lui era scomparsa ogni cosa che tenesse Rukia legata a quel luogo.

Raggiunse il suo banco, ripose lo zaino e si sedette. Respirò a fondo, poi d’un tratto, come spinta da un bisogno irrefrenabile, si voltò verso la finestra.

Kurosaki era già li, ancora con gli occhi puntati verso il cielo, persi fra le nuvole. Doveva provare a parlargli? Mentre rimuginava su questa ipotesi, vide due ragazze venire nella sua direzione, sorpassare il suo banco e fermarsi accanto a quello di Kurosaki.

-Ichigo!- esclamò una delle due, dai capelli neri molto corti e un non so che di mascolino. –Oggi vieni a karate?-

Lui si voltò infastidito, come chi non ha voglia di tornare su un argomento già discusso.

-Te l’ho già detto. NO-

La ragazza dai capelli neri esplose e batté con forza le mani sul banco.

-Perché diavolo NO?! Kami Ichigo, fai karate da quando eravamo bambini! Perché da qualche tempo hai cambiato idea?!-

-Cavoli miei-

-Cavoli tuoi? E no caro, sono anche cavoli miei! E il torneo?! Non manca molto, lo sai-

Ichigo la interruppe.

-Per tutti i kami, Tatsuki, ho detto no! N-O! Capisci cosa significa?-

L’altra ragazza, che fin ora era rimasta in disparte, intervenne nella discussione.

-Dai, Tatsuki-chan. Ha detto di no, non insistere!-

-Silenzio tu, Orihime!- la zittì l’altra.

Si rivolse nuovamente a Ichigo.

-Non so cosa ti stia succedendo, ma pensaci prima di buttare via tutto, ok?-. Detto ciò, col fuoco che le accendeva gli occhi, prese Orihime per un braccio e la trascinò via.

Rukia assistette a tutta la scena a pochi metri di distanza. Non capiva cosa stesse succedendo, ma quella ragazza era decisamente arrabbiata… perciò quasi impallidì quando la vide fermarsi davanti a lei.

-Tu sei Kuchiki-san, vero?- le disse, molto più educatamente di quanto immaginasse.

-Si, Kuchiki Rukia. Tu invece sei…-

-Arisawa Tatsuki- rispose quella, indicando se stessa. –Campionessa di karate dell’intera scuola-

-Io invece mi chiamo Inoue Orihime!- l’altra ragazza si insinuò fra le due,sorridendo. Aveva i capelli arancio scuro tirati ai lati da due fermagli celesti, e una taglia decisamente spropositata di reggiseno.

-Piacere Arisawa-san, Inoue-san- recitò Rukia. Notò che Tatsuki con la coda dell’occhio guardava Ichigo, di nuovo assorto in chissà quali pensieri. –Ehm, Arisawa-san. Perché eri tanto arrabbiata con quel ragazzo, prima?-

Lei incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente. –Non parlarmene! Quell’Ichigo. Fa karate praticamente da sempre, e un giorno cosi, senza motivo, decide di buttare via tutto. Ti sembra normale?-

Beh, è uguale a me. Anch’io non sono normale si disse Rukia. –Ma Kurosaki avrà sicuramente i suoi buoni motivi per aver compiuto una scelta del genere...-

-Può darsi- obiettò Tatsuki, seccamente. –Peccato che non si decida a spiegarmeli-

Rukia restò in silenzio, ma dentro pensava che Kurosaki dovesse sentirsi esattamente come lei. Probabilmente anche lui si sentiva affogare in quel mare nero che è la vita.

 

 

 

 

 

 

******

 

 

 

 

 

Innanzitutto, perdonatemi per il capitolo immensamente breve.

E’ che quello precedente sarebbe dovuto finire prima, ma vi avevo promesso Ichigo, perciò l’ho allungato a scapito di questo.

Per il prossimo devo impegnarmi parecchio, dovrebbe essere abbastanza importante… (spero di non cambiare idea <.<).

 

P.s. Avete presente il compito di matematica per il quale non ho potuto aggiornare ieri? Beh, ho preso 7 *_______*

 

Alessandra: si, in effetti qui tutto è molto più complicato, soprattutto perché Rukia stà passando un brutto momento… beh, vedremo *_* (ma se sei tu a scrivere!O.ONdVoi)

Lynn-oneechan: L’armata del GPB! *innalza odi al GPB*. Allora sono riuscita a dare di Byakuya l’idea del fratello ideale? XD Ma accie,oneechan *_*

AllegraRagazzaMorta: che bello, anche una non-IchiRuki-fan che segue la ficcia *_* ma me feliiize <3 spero che ti sia piaciuto quetto chap :3

Takky-chan: Kaien-dono, oooh Kaien-dono T_T in effetti mi dispiace vederlo sempre morto, ma che possiamo farci? XD se lui non muore, come facciamo disperare Rukia? *sadica* :ahhaha:

Iryuchan: Ma certo che tornerà, il nostro Rennino *ç* quel ragazzo è un mito Q__ e poi si, IchiRuki + RenRuki secondo me è il massimo XD

Hota: ma tao neechan ò_ò ma accie neechan ò_ò (non trova altro da dire)

Queen: sono contenta che ti piaccia, Queen *__* a proposito della prof, che dire, è un mito XD avessimo io delle prof cosi, che ti dicono “mi raccomando, durante l’estate divertitevi, fate qualcosa contro le regole” XD

Yue: il Byakushi-Siciliano è un mito, ma pensa solo a Hisana ù_ù (non fate caso, stiamo sclerando >_<). Comunque che ci vuoi fare, io non riesco a non inserire riferimenti a Nana oppure ad Anna e Olivia *____*

Kuroko: arigatoo gozaimasu *W* in effetti il Rukia POV da un idea della sua fragilità… però ci sarà anche il punto di vista di Ichigo <3

 

 

A proposito di questo, le frasi in corsivo a inizio o fine capitolo, immaginatele dette da Rukia, come se stesse narrando *_* (chi segue Nana ha capito come intendo).

 

Detto ciò, vi saluto al prossimo chap <3

 

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Capitolo 4
*** Let the music caress you ***


Never let me go, part two

 

 

 

Never let me go, part four.

Let the music caress  you

 

 

 

Ichigo e Rukia si parlarono il terzo giorno.

Probabilmente, essendo loro compagni di banco la cosa potrebbe parere strana, ma fu davvero cosi.

“Ohayo, Kurosaki-kun”. “Ohayo anche a te, Kuchiki”.

E punto, la loro conversazione finiva li. Le ultime lettere sfumavano nel vuoto, similmente al rumore sordo di un sasso che cade in un burrone colmo d’acqua.

Un tonfo, e poi il silenzio.

Dopo i tentativi iniziali Rukia aveva rinunciato a stabilire una conversazione col compagno di banco. Si limitava a sbirciarlo da dietro un libro, e sovrapporre i suoi lineamenti a quelli tanto amati.

D’altra parte, lo stesso Ichigo per qualche motivo evitava la ragazza, forse percependo in lei qualcosa di dannatamente simile a se.

Un dolore sordo, solitario, che si faceva strada lentamente strisciando fra i falsi sorrisi e le sforzate cordialità a cui si era costretti dalla vita sociale.  

 

Il giorno in cui si parlarono le lezioni finirono prima; i sakura spargevano i loro petali al vento ed un sole caldo e primaverile accarezzava i visi e placava gli animi.

Quel giorno Ichigo Kurosaki non aveva alcuna voglia di uscire a godersi il sole, come tutti gli altri. Dalla finestra dell’aula li osservava correre e ridere, felici dell’arrivo della primavera, e per un attimo desiderò davvero essere come loro. Entusiasmarsi per cosi poco.

Aspettò qualche minuto, e quando fu sicuro che all’interno della scuola non ci fosse più nessuno uscì dall’aula, attraversò il corridoio fino a giungere in fondo, davanti alla porta di un stanza chiusa.

La aprì e si affacciò all’interno, con in volto il sorriso beato e vagamente eccitato di un bambino davanti ad una miriade di giochi.

Al muro erano appesi degli spartiti, al posto della cattedra vi era un pianoforte e vari strumenti musicali erano disseminati ovunque.

L’aula di musica.

L’Utopia di Ichigo Kurosaki.

Il luogo in cui si recava non appena ne avesse bisogno, a riposare la sua anima, a lasciarsi cullare dalla musica come un tempo faceva la voce di sua madre.

L’unica cosa che riuscisse a strappargli via di dosso quel manto pesante di malinconia e dolore, e dipingere, anche per pochi effimeri attimi, un sorriso sul suo volto.

In un angolo, stava abbandonata una chitarra di legno chiaro dalle corde un po’ consumate. Ichigo la prese, come un gesto ripetuto già mille volte, e prima di rendersene conto le sue dita stavano già scivolando sulle corde, con ineffabile naturalezza.

Poche note accennate si diffusero nell’aria, delineando pian piano una melodia sottile, colma di malinconia.

Con gli occhi socchiusi, Ichigo muoveva le mani lentamente, quasi col timore che quelle corde consumate potessero spezzarsi.

Se ne stava cosi, solo fra le sue note, quando sentì una voce tremendamente bassa accennare le parole della canzone, prima debolmente, ma acquistando vigore pian piano, come se quella voce fosse stata trattenuta per molto, troppo tempo.

Senza smettere di suonare, alzò lo sguardo in direzione di quel suono insieme triste e intenso, desideroso di scoprire a chi appartenesse.

Aggrappata saldamente allo stipite della porta, Kuchiki Rukia era in lacrime.

 

 

Rukia sentiva le lacrime scorrerle sulle guance.

Erano calde, lo percepiva distintamente, ed erano anche lievemente salate. Le entravano in bocca mentre cantava, ma non ci badava.

Sapeva di non poterle fermare,e sapeva di non poter smettere di cantare.

Ora che la sua voce era venuta fuori di nuovo non aveva alcuna intenzione di scomparire. Voleva poter cantare, come prima, come quando Kaien-senpai suonava la chitarra e lei seduta in un angolo lo ascoltava, e ad un certo punto cominciava a cantare e Renji applaudiva sorridendo.

Voleva che fosse di nuovo tutto cosi, che Kaien non fosse morto, e che suonasse ancora per lei... Ricordava i compagni di classe seduti tutt’attorno, che canticchiavano o applaudivano mentre elogiavano la loro bravura, e tutti ridevano.

Era come in uno di quei quadri che raffigurano un mondo ideale. Quel mondo c’era stato, ma Rukia l’aveva visto sgretolarsi davanti ai propri occhi.

Kaien era morto, e lei aveva giurato che non avrebbe cantato mai più.

Non avrebbe potuto cantare senza la chitarra di Kaien ad accompagnarla con le sue note lievi. Si sarebbe sentita come persa, senza bussola in mezzo al mare, senza sentiero in mezzo ad una foresta.

Eppure quando aveva sentito quel suono provenire dall’aula di musica, le sue gambe avevano smesso di seguire gli impulsi del cervello e si era precipitata li, e senza neppure volerlo le parole della canzone le erano salite su lungo la gola, dove prima le teneva bloccate.

 

 

Tsunaida te o hanasanaide, non lasciarmi la mano…

Shinjitsu nara kanashii dake Kono mama,  se questa è la realtà, è semplicemente triste cosi

Trust in me…

Tatoe hodoketemo Kioku wa kizuna o kesenai, anche se il nostro legame si allentasse, i ricordi non possono cancellarlo..”

 

 

“Già…” pensò Rukia, “…questa canzone ha dannatamente ragione. I ricordi non possono essere cancellati”

 

 

“Will you trust in me

Yubisaki de tadoru hoshi mieru deshô... la stella che segui col dito, la vedi”

 

 

Ichigo continuava a suonare, e Rukia cantava stringendosi il petto all’altezza del cuore. Entrambi con gli occhi socchiusi, ed entrambi si sentivano vivi come non mai.

 

 

 

In quel momento stavo sperando con tutta me stessa  che quella canzone non finisse mai. Desideravo cantare cosi per sempre… quando le ultime note sfumarono, d’istinto mi toccai le guance, con l’intento di asciugarmi le lacrime.

Ricordo che fino a qualche mese fa non avevo mai pianto.

 

 

Ichigo ripose la chitarra nell’angolo e si diresse verso la ragazza.

-Proprio una bella canzone,eh?- disse lei. Aveva ancora gli occhi lucidi.

-Già. La ascolto spesso, anche se è molto triste-.

-Anch’io. Stranamente, le cose tristi mi fanno stare meglio.- fece una leggera risata. –dici che sono strana?-

-Ma no! Io quando sono depresso metto su i CD più strappalacrime che ho-

Sorrise. Era la prima volta che Rukia lo vedeva sorridere. Probabilmente era merito della canzone.

Si avviarono insieme verso il cortile della scuola, chiacchierando di ogni cosa che gli venisse in mente. Della lezione del giorno, delle stranezze dei prof, dei compagni…

-E quindi, da grande farai il musicista?- buttò li Rukia, all’improvviso.

Ichigo la fissò per un attimo, poi distolse lo sguardo.

-No- sussurrò, con una nota dura. –ma lo vorrei tanto-.

-non puoi?-

Il ragazzo scosse il capo. –non l’ho neanche detto a mio padre… lui non vorrebbe. E’ medico,sai, io devo seguire la sua strada.-

Rukia non riuscì a trattenersi. –Ma non è giusto! E’ la tua vita…-.

Si rese conto di aver alzato troppo la voce. –..devi essere tu a decidere, no?- sussurrò. –E tua madre, cosa dice?-

Ichigo si bloccò, i suoi occhi si strinsero ad una fessura e la voce divenne dura. –E’ morta quando avevo sette anni-

Rukia si morse la lingua. –scusa. Scusa tanto-

Il silenzio si fece opprimente. Ripresero a camminare, entrambi col capo chino. Fuori in cortile non c’era quasi più nessuno. Il sole stava tramontando e gli ultimi studenti stavano affrettandosi a tornare a casa.

Fu Ichigo a riprendere la parola, forse per spezzare quella sensazione di disagio.

-e tu? Dove hai imparato a cantare cosi bene?-.

Rukia strinse la presa sul manico della cartella. Aveva le dita completamente sudate.

-me l’ha insegnato il mio ragazzo. E anche lui è morto. Un mese fa-

Se avesse potuto Ichigo si sarebbe preso a calci.

-Mi dispiace- fu tutto quello che riuscì a dire. Strinse i pugni e conficcò le unghie nella carne.

-Lo so- sussurrò Rukia, con voce flemmatica. –Ma non farci caso. Almeno adesso siamo pari, no?-

-Già-. Ichigo diede un rapido sguardo all’orologio. –Beh, adesso devo proprio correre a casa.-

La compagna lo imitò. –E’ vero, cavoli! Mio fratello sarà furioso. A domani, Kurosaki-kun!-

Corse via, agitando il braccio per salutarlo.

Ichigo si allontanò nel lato opposto -Bye, Kuchiki!-

Lei si fermò. –Rukia!- urlò, più forte che potè. –Chiamami Rukia!-

Kurosaki le sorrise, e con un cenno della mano le fece intendere che aveva capito.

-Allora ci vediamo, Rukia-

-Si- rispose lei. –ci vediamo, Ichigo-

 

 

 

 

********

 

 

 

 

Kami, finalmente ho finito…. Alla fine sono riuscita a scrivere un chap abbastanza lungo, eh.

La canzone è Shadow of love di Olivia. Si, ancora una canzone di Nana. Ma cosa posso farci se le adoro? >_< ce ne saranno altre in seguito <3

 

Il titolo può essere tradotto con “lascia che la musica ti accarezzi”, oppure “lasciati accarezzare dalla musica.

 

Personalmente adoro questo capitolo.

Credo di poter dire che la vera storia è cominciata ora, perché la musica sarà forse l’elemento più importante, quello al centro di tutto.

La storia di Rukia è ispirata ad un libro della collana Mondadori “Ragazzine”. Il libro si chiama in originale Jessica, ma è stato orrendamente tradotto con “Scappo dalla campagna”.

La storia è quella di una ragazza che dopo la morte della sua migliore amica, la stella del coro, non vuole più cantare… ma l’incontro con un ragazzo le fa cambiare idea <3.

Quella di Ichigo invece è ispirata ad un altro libro delle stessa collana, “Livewire”, tradotto con (orrore O.O) “Giù le mani dalla mia vita”. Questo però lo vedrete in seguito <3

 

Scusate se non rispondo alle recensioni, ma ho fretta di postare la fic ò_ò

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Capitolo 5
*** Never forget his smile ***


Never let me go, part two

 

 

 

Never let me go, part five.

Never forget his smile

 

 

 

 

Il vento soffiava, delicatamente, come una musica, agitava il mare le cui onde si abbattevano spumose sugli scogli.

Le note dolci di una canzone si confondevano con il suono della natura, del vento, del mare, del canto lieve degli uccelli in volo.

Era una magnifica sensazione quella del vento [freddo] sui capelli, degli spruzzi d’acqua [congelata].

[Beh, infondo era sempre Aomori]

Ma Rukia cantava, stretta la sciarpa al collo, le mani coperte dai guanti e le dita intrecciate fra loro.

Cantava una canzone senza nome e senza origine, dalle parole ogni volta diverse.

Quando la musica nella sua testa si arrestò, smise di cantare e sospirando riprese fiato.

Due mani le si posarono sugli occhi e una voce volutamente alterata le chiese “Chi soono?”

-Kaien-senpai-

Mormorò, come d’abitudine.

Il ragazzo sbuffò e le comparve al fianco.

-Dannazione, Kuchiki. Com’è che mi riconosci sempre?-

-Forse perché mi fai sempre scherzi del genere, Kaien-senpai?-

Lui ridacchiò e risistemò la sciarpa al collo della ragazza.

-Non hai freddo? Se ti verrà male alla gola non potrai più cantare-

Rukia si rivolse verso l’alta scogliera, osservò il mare perdersi verso l’orizzonte.

-Lo so, ma… desideravo tanto vedere come si sarebbe propagata la mia voce attraverso il mare. Magari arriverà alle persone di qualche altro continente, che dici?-

Risero entrambi.

“Ha proprio un bel sorriso, Kaien-senpai

 

 

Rukia non immaginava che quel sorriso che amava più della sua stessa vita sarebbe presto appassito.

I fiori appassiscono, non i sorrisi.

[Un sorriso non poteva appassire.]

 

Fuori il sole era splendente, come sempre. Non pioveva da mesi e, nonostante fosse solo inizio primavera, l’estate si era già insinuata nei cuori di tutti, portando con se quel clima indescrivibile di gioia ed eccitazione che caratterizza i primi giorni di caldo.

Ma dopotutto, era ovvio che facesse caldo. Questa era Karakura, non Aomori.

“Sono sicura che al mio paese ci sarà ancora la neve. Li ce n’è sempre

Era quasi arrivata al punto di odiarla, la neve.

Per un attimo sentì una morsa soffocante al cuore, pensando a Renji. Lo immaginò al loro paese, solo, in mezzo alla neve, in quella piccola casa di campagna nella quale avevano trascorso innumerevoli pomeriggi a scaldarsi davanti alla stufa.

Si sentì improvvisamente molto egoista ad essere andata via. Ora viveva in una grande città, insieme a suo fratello, ai nuovi amici, lontana dai ricordi.

Ma Renji?

Pensò di telefonargli, ma ricordò che in quel maledetto villaggio la linea telefonica era stata interrotta a causa di una tempesta violentissima.

Altro salto al cuore.

A causa di quella tempesta, si ritrovò a pensare.

Se quel maledetto giorno la neve avesse deciso di non cadere e il vento di non soffiare, Kaien-senpai sarebbe ancora vivo?

Domande come questa le erano inevitabili, e si susseguivano nella sua testa l’una dopo l’altra, come un disperato bisogno di raccogliere certezze.

Pensò che fosse meglio andare da Byakuya, lui avrebbe certamente saputo cosa dire. L’orologio segnava le 5:44.

“Sarà gia sveglio, di sicuro”

Invece, in cucina Rukia non trovò nessuno. E neppure in salotto, in camera, addirittura in bagno.

Notò un bigliettino spiegazzato sul tavolo, accanto ad un piatto colmo di onigiri.

Sono andato a svolgere una commissione importante. Mangia gli onigiri e comprati qualcosa per pranzo”

Si lasciò cadere su una sedia e portò un onigiri alla bocca.

“Non torna neppure per pranzo? Ma dove cavolo è andato, niisan?”

 

 

 

 

-Kuchiiiiki-saaaaaan!-

Inoue si affrettò a raggiungere l’amica, sbracciandosi come una forsennata perché la notasse.

-Ohayou, Inoue-san-

-Ohayou a te Kuchiki-san! Ti va se facciamo la strada insieme?-

Rukia tirò un sospiro di sollievo; quando era presa dalla tristezza proprio non riusciva a restare da sola.

-Certo Inoue-san, arigatoo!-

La via che conduceva al liceo era colma di studenti urlanti. Tutti se ne stavano in gruppetti a confabulare fra loro. Non c’era nessuna faccia preoccupata, probabilmente perché essendo i primi giorni di scuola non ce n’era motivo.

Un po’ più avanti delle due ragazze, Ichigo (con la solita espressione annoiata) camminava al fianco di un ragazzo dai capelli scuri e un paio di occhiali poggiati sul naso. Parevano chiacchierare animatamente riguardo ad un libro che tenevano in mano.

Notando che Rukia li osservava, Inoue sorrise compiaciuta.

-Non perdi tempo, neh Kuchiki-san? Già ad adocchiare i ragazzi?-

-Ma che dici, Inoue-san!- Rukia fu scossa da un fremito. -Non…non li stò mica guardando- Si affrettò a precisare.

Non c’era nessun ragazzo che le interessasse. Come avrebbe potuto? Lei aveva conosciuto l’amore, quello vero. Un amore che le era stato strappato, ma che avrebbe fatto parte della sua vita per sempre. Cosa volevano saperne le ragazzine che confondevano stupidamente l’ammirazione con l’amore?

Strinse i pugni, e tentando di essere forte, affrettò il passo.

        Quando Orihime l’aveva vista rabbuiarsi improvvisamente aveva temuto di averla ferita.

Quella ragazza era talmente un mistero… la conosceva da una settimana ormai, ma non le aveva mai parlato di se, ed allo stesso modo aveva evitato ogni domanda che potesse rimandare al suo passato.

Era come se ci fosse qualcosa che desiderava dimenticare, e probabilmente lei glie l’aveva in qualche modo ricordato. Si impose di evitare rigorosamente l’argomento “ragazzi”.

La seguì in silenzio, rodendosi il cervello alla ricerca di qualcosa da dire, qualcosa che avesse potuto risollevarla.

-Hemhai studiato per oggi?- Domandò alla fine, non trovando niente di meglio da dire.

-Beh, si. Anche se quelle cose di chimica proprio non riesco a farmele entrare in testa…-

-A chi lo dici!- scattò Orihime. –Magari lo chiediamo a Tatsuki-chan, lei è un genio in queste cose!-

Si guardò in torno e avvistò la ragazza passeggiare qualche metro dietro di loro.

-TAAAATSUKI-CHAAAAAAAN!-

Rukia si tappò le orecchie giusto in tempo per evitare la perdita perenne dell’udito, ma gli studenti nelle vicinanze non furono altrettanto previdenti. Per fortuna Tatsuki si avvicinò prima che Orihime potesse urlare di nuovo. (in seguito tutti la ringraziarono per questo)

-Eccomi- mormorò, seccata. –Mi avevi chiamata, Orihime?- domandò, con una punta di sarcasmo. Cosa che forse la povera Inoue non percepì.

-Ah, certo! Io e Kuchiki-san abbiamo avuto qualche difficoltà con gli esercizi di chimica, ieri. Dato che tu sei un genio in queste cose ci potresti dare una mano?-

Arisawa si passò una mano sul volto e sospirò.

-Scusa, Orihime, ma ieri non ho potuto studiare a causa degli allenamenti… lo sai che il torneo è fra pochi mesi, no? Comunque l’ho già detto all’insegnante, quindi sono giustificata.-

Inoue scosse il capo, afflitta. -Vuol dire che ce la caveremo da sole. Vero, Kuchiki-san?- .

Quando si voltò verso la compagna, fu sicura che stesse di nuovo osservando Kurosaki.

Stavolta però, preferì tenere la bocca sigillata.

 

 

 

Quando Rukia entrò in classe, Kurosaki era già seduto al suo posto. Fu attraversata da un fremito di gioia nel vederlo li, come ogni giorno, immerso nella lettura di un qualche libro, ed in volto l’espressione di uno per cui il mondo esterno non abbia assolutamente alcun valore.

In qualche modo, Rukia cominciava a trovare familiare quell’immagine. Si scoprì a ricordare quanto fosse bello aspettare ogni giorno un momento speciale, un qualcosa che si ripeteva sempre, come una certezza, come a dire “io sarò qui anche se il mondo dovesse finire in pezzi”.

La trovava una cosa tanto rassicurante da sentirsi immediatamente meglio, e dimenticare il sogno di quella notte, la canzone senza nome, il sorriso di Kaien-senpai

Si bloccò.

No, non poteva dimenticare il sorriso di Kaien-senpai, neppure per un attimo!

Quando però Ichigo guardò nella sua direzione, capì. Capì che, no, non aveva dimenticato quel sorriso…. …perché era lo stesso che vide sul volto di Kurosaki in quell’istante.

-“Giorno, Ichigo!- lo salutò, affrettando involontariamente il passo per raggiungerlo. Si sistemò al suo posto e tirò fuori i libri dallo zaino.

-Che abbiamo alla prima ora?-

Lui ci pensò su un attimo. –Chimica, credo-

-Cheee?!- si tappò la bocca.-Ehm, scusa… è solo che avuto qualche problema con gli esercizi, ieri...-

-Mah, io li ho svolti senza problemi-

Rukia strabuzzò gli occhi. –Senza problemi? Ti piace la chimica, allora?-

Il ragazzo sollevo un sopracciglio, interrogativo. -Maddai! Mi è indifferente, come la maggior parte delle materie che studiamo!-. Sfogliò distrattamente le pagine del libro che teneva fra le mani. –Tu sai cosa vorrei fare davvero nella vita, no?-

Rukia annuì lusingata, consapevole di essere l’unica a conoscenza di quel suo segreto. –Lo so-

-E io so cos’è che vorresti fare tu-. Ichigo parlò con una tale semplicità da lasciarla senza parole, spiazzata. Non immaginava che lui l’avesse capita cosi a fondo, semplicemente sentendola cantare. Intuì in quel momento che con lui non sarebbe stato necessario fingere  in alcun modo… a lui avrebbe potuto raccontarlo, avrebbe potuto raccontargli tutto senza timore.

Aveva una voglia terribile di parlare di note, voci, canti e musiche, ma un qualcosa dentro di se, come un grumo oscuro, le impediva di proferire parola e rivelare ad altri la sua passione per il canto.

Ci fu un momento in cui stava per dirlo, stava per raccontargli tutto, quando ancora una volta fu colta da quella sensazione di terribile disagio -si sentì troppo oppressa- e capì di non essere ancora abbastanza forte [non ancora] per poterne parlare tranquillamente.

Il ricordo di quegli avvenimenti era ancora talmente vivido da spaventarla. Le pareva di percepire ancora la sensazione della neve sulla pelle, il respiro di Kaien sul suo viso, la voce allegra di Renji… e sentì la testa pulsarle tanto da scoppiare.

Posò una mano sulla fronte e la accarezzò lentamente, tentando di alleviare quella sensazione di disagio che pareva, lentamente, stritolarla.

Ichigo era li, in paziente attesa di una risposta. Sfogliava le pagine del suo libro distrattamente, senza però recepire neppure una delle parole che gli scorrevano davanti agli occhi. Percepiva qualcosa di grave e terribilmente triste nella ragazza che gli stava di fronte, qualcosa che forse gli altri non avrebbero mai potuto capire… ma lui si. Lui l’aveva sentita cantare. Le aveva letto nell’anima, fin nel profondo, e aveva capito che ciò che si portava dentro era un peso troppo grande, un macigno che avrebbe rischiato di stritolarla, prima o poi.  

Le parole di Rukia furono precedute da un suono incerto e inarticolato, che indusse Kurosaki a voltarsi.

-Non me la sento-. Parlò con voce terribilmente bassa e roca, mentre si tormentava le mani strette in grembo. –Non ce la faccio. Non ancora, almeno-.

Ichigo socchiuse gli occhi, sfregò le dita sulla superficie liscia del banco. –Intendi che non vuoi più cantare?-

-Io… non lo so-.

Gli ultimi studenti cominciarono ad accalcarsi all’interno dell’aula, coprendo con i loro schiamazzi le parole dei due. Fu per questo che Ichigo parlò, sicuro di non essere udito da altri al di fuori che lei.

-Ha a che fare con quello che è successo al tuo ragazzo?-

 Non appena quelle parole raggiunsero le sue orecchie, prima ancora di poter rendersene conto, Rukia sentì un dolore sordo all’altezza del petto e un improvviso calore sfiorarle le guance.

La professoressa aveva già raggiunto la cattedra, probabilmente stava parlando alla classe, ma tutto ciò che percepiva erano suoni vaghi ed indistinti. Sentì chiamare il suo nome, sollevò il capo tentando di apparire normale.

-Tutt’a posto, Kuchiki? Stai bene?-.

Si rese conto solo in quell’istante di essere rimasta impalata al centro dell’aula.

-Mi scusi tanto, professoressa. Ho solo un po’ di mal di testa-. Raggiunse con passi incerti il suo banco, rassicurò i compagni che le chiedevano come si sentisse, e si concentrò sulla lezione.

     Quando qualche ora dopo l’ultima campanella segnalò la fine delle lezioni, furono i mormorii che si levarono a scuoterla dal suo stato di catalessi.  Aspettò che tutti fossero usciti dall’aula per decidersi finalmente ad alzarsi e sistemare le sue cose. Tutto le appariva sfocato, come in un sogno… perciò quando percepì una presenza in piedi accanto a se, quasi credette di star sognando;

Kurosaki, sorridendo, la osservava.

-Ti andrebbe di cantare?-

 

 

 

 

Quella volta, cantammo fino a sera.

Io suonavo la chitarra, e intanto cantavo insieme a lei, e le nostre voci si fondevano come un unico grido colmo di tristezza. Per un attimo guardando i suoi occhi mi parve di rivivere quel periodo della mia vita… quei giorni lontani in cui mia madre morì, e io, ancora bambino mi ritrovai a conoscere l’odore della morte sulla mia pelle… quello stesso odore che percepivo stando vicino a lei.

Chiudendo gli occhi ed ascoltandola cantare ricordo di aver pensato, in quel momento, a come la sua voce fosse perfetta.

Era come se quella ragazza fosse nata per cantare.                  

{ Kurosaki Ichigo }

 

 

 

 

 

 

 

**************

Finalmenteee *____________*

Che fatica finire questo chap ù__ù a dire la verità, negli ultimi giorni non ho avuto per niente ispirazione… infatti, l’unica scena convincente è quella finale,fra Rukia e Ichigo, per la quale mi sono imposta di impegnarmi. Forse un chap transitorio, ma ho in mente grandi cose per questa fic +_+

Rukia è cosi dannatamente fragile… e anche Ichigo, nonostante non lo dia a vedere. Quando scrivo provo ad immaginare una Rukia distrutta dalla morte di Kaien, avvenuta appena un mese fa… perché in effetti, nel manga è avvenuta anni fa e lei non si è ancora totalmente ripresa.

Direi basta chiacchiere, spero di riuscire ad impegnarmi dall’inizio per il prossimo chap ù_ù

 

Benny: debole per i chitarristi? Ma non hai detto che non ti piaceva Ren? XD comunque grazie Benny, spero che ti piaccia questo chap *_*

Lynn: Onee-chan, arigatoo gozaimasu *W* (grazie anche per avermi incoraggiata via msn durante la scrittura di questo chap *___*). Ichigo che sorride, in effetti, fa strano anche a me. Forse questa fan fic è fantascientifica ù_ù

Yue: Ma tu devi  ascoltarla quella canzone °O° (anche se giuro di avertela fatta gia ascoltare ò_ò). Comunque te l’avevo detto che mi sarei ispirata a Nana, no?XD Quindi la musica era inevitabile <3

Queen: *____* Sai che ti dico? Grazie *_____* grazie perché hai capito perfettamente ciò che ho voluto esprimere con quel capitolo, e se ti ha trasmesso queste sensazioni vuol dire che sono riuscita nel mio scopo *__* le tue recensioni sono sempre bellissime, Queen *_* mi incoraggiano tantissimo *O*

Alessandra: Beh, che Rukia nel manga amasse Kaien è più che ovvio XD E dato che lei rivede Ichigo in Kaien, basta fare due più due… °w°

Kuroko: In effetti me lo immagino a suonare davanti al falò XD davvero le canzoni di Nana ci stanno bene? <3 ma arigatoo *__*

Kaggu: affie kaggucciaaaa °O° ricordati sempre della statua, neH? XD (scherzo ù.ù). Comunque sono felice che ti piaccia la ficcia *O* anche io adoWo le cose malinconiche *_______*

Tak: sii, un sogno che si avvera *__* almeno in questa ficcina ho potuto realizzarlo,anche se purtroppo Kaien muore sempre ç.ç (ci avrà fatto l’abitudine, ormai? XD).

 

 

Ringrazio chi ha commentato la mia fan ficAnd then, the rain is falling”, e chi l’ha aggiunta ai preferiti *____*
Arigatoo
gozaimasu minnaH °ç°

  

 

 

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Capitolo 6
*** Another pain ***


Never let me go, part two

 

 

 

Never let me go, part six.

Another pain

 

 

 

 

 

 

La sera del nostro Live improvvisato, cantai finchè non ebbi più fiato. Cantai ogni canzone che conoscevo, ogni melodia che mi venisse alla mente… con l’unico scopo di rimandare il momento inevitabile in cui avrei dovuto far ritorno a casa, e quell’incanto, un po’ come nella favola di Cenerentola, sarebbe svanito.

Quando poi, ancora leggermente su di giri strisciai silenziosamente nella mia camera, temevo che nii-san mi avesse ripresa, o almeno richiamata per il mio ritardo.

Invece si limitò  a rivolgermi un cenno della mano e consigliarmi di andare a letto, perché a suo dire, “domani sarebbe stata una giornata dura”. Inizialmente non capì a cosa si riferisse… probabilmente, ipotizzai, non voleva cancellare l’enorme sorriso che finalmente, dopo mesi mi illuminava.

{ Kuchiki Rukia }

 

 

 

 

Quando quella mattina Rukia aprì gli occhi, sentiva ancora su di se la percezione tangibile del calore che l’aveva avvolta la sera precedente, mentre con le mani strette in grembo e gli occhi socchiusi, modellava il suono della sua voce su quello dolce e rassicurante della chitarra di Ichigo.

Spostò le coperte, poggiò i piedi nudi sul pavimento freddo… e per un attimo temette che quel calore potesse abbandonarla. Anzi, ne fu sicura: l’avrebbe abbandonata in ogni caso.

Aveva compreso tempo fa che niente durava per sempre e non avrebbe commesso lo stupido errore di illudersi un'altra volta…

Eppure, si aggrappò con tutta se stessa a quel calore, tentando di tenerlo accanto a se il più a lungo possibile.

L’eccitazione che l’aveva fatta sentire viva durante la notte appena trascorsa andava lentamente scemando, lasciando il posto alla solita sensazione di leggera apatia e disagio, insieme alla percezione di star vivendo una vita che pareva appartenere a qualcun altro.

Tentando di ignorare questi pensieri, sfilò il pigiama con enorme lentezza e indossò dei vestiti puliti. Scese le scale, tenendosi saldamente al corrimano e facendo attenzione ad ogni singolo passo.

Di domenica Byakuya non doveva lavorare, perciò lo trovò accomodato al tavolo della cucina. Si aspettava almeno qualche allusione al suo ritardo della sera precedente, magari addirittura un rimprovero…

        Ebbe sentore non appena messo piede nella stanza che c’era qualcosa che non andava. 

Suo fratello infatti, alzò appena lo sguardo verso di lei e mormorò un “buongiorno”, prima di ritornare a fissare il vuoto con aria assente.

E’ arrabbiato con me? Sarebbe stato normale, si disse. Prese posto a tavola e addentò un toast mezzo bruciacchiato.

-Oggi colazione stile occidentale, niisan?- Domandò, un po’ per spezzare il silenzio, un po’ per autentica curiosità.

Byakuya mosse il capo impercettibilmente, le rivolse un sorriso affabile. [Strano] –Si. So che ti piace-

-Ehm, già.-

Strano, ancora più strano.

Le nascondeva qualcosa? Si fissò ad osservarlo, ma lui non parve rendersene conto. Probabilmente il tutto era collegato alla misteriosa sparizione del giorno precedente… oppure al suo comportamento?

Lo osservò ancora, con ostinazione, finché non colse qualcosa nel suo sguardo.

Qualcosa che le rivelò che Byakuya era preoccupato. Per cosa non riuscì ad  immaginarlo, ma si convinse che fosse cosi.

-Nii-san.. sei silenzioso, c’è per caso qualcosa che non va?-. Parlò con enorme cautela, tentando contemporaneamente di assumere un tono puramente casuale e disinteressato, come se la risposta non le interessasse particolarmente.

Come in stato di trance, Byakuya sollevò gli occhi e li fissò in quelli della sorella, con un insistenza che la mise a disagio. “vuole dirmi qualcosa. O meglio, c’è qualcosa che non riesce a dirmi”

Ne fu certa in quel momento. Si trattava certamente di qualcosa che riguardava lei, qualcosa di doloroso. Ebbe la percezione lontana –sempre più vicina e tangibile- che quel qualcosa avesse a che vedere con la ferita che stava tentando tanto dolorosamente di risanare.

Forse fu per questo e per il turbine di pensieri che la travolse in seguito che fece ciò che fece.

Restava in silenzio, le pupille leggermente dilatate e il cervello incapace di pensare a niente di razionale. Conosceva fin troppo bene suo fratello da essere certa di cosa riguardasse ciò che doveva dirle.

Pur sforzandosi, non riuscì ad emettere nient’altro che un sospiro strozzato. -Parla, niisan-

Lui si irrigidì per un attimo, in cui la consapevolezza che la sorella avesse intuito si fece strada nella sua mente.

Parlò con lentezza. Lentezza nauseante ed innaturale. –Sono stato al nostro paese-.

A quelle parole Rukia sentì un senso di nausea salirle su, lungo la gola, e una scossa al cuore che la lasciò come paralizzata. Non voleva ascoltare il seguito.

Byakuya stava ancora parlando?

Non riusciva a rendersene conto. La sua mente era affollata di voci, immagini. Pianti, risate, grida, urla, sangue e lacrime… e un sorriso. Un sorriso tanto serafico e colmo di gioia da disgustarla terribilmente.

Apparteneva a lei stessa, era il sorriso della Rukia che si era lasciata alle spalle. Non riusciva ad immaginare di essere stata davvero quella persona, di aver creduto di poter essere felice per sempre.

Non lo sapeva dannazione, non lo sapeva che quelle due parole non esistono nella stessa frase?!

Byakuya parlava ancora?

No, era in silenzio.

La osservava. Premuroso e preoccupato come solo un fratello maggiore può essere.

-Rukia? Stai bene?-

-Si-. Non seppe da dove le arrivò quell’impeto di coraggio. –Continua-

Se ne pentì un attimo dopo.

Byakuya pronunciò tutto in un soffio, senza guardarla negli occhi. –Sono tornato al nostro paese, e,Rukia, hanno trovato la cassetta-.

L’ultima frase la colpì come una palla di cannone. Fu come ricevere un pugno in pieno stomaco.

Temeva di piangere, ma non successe. Le lacrime restarono bloccate agli angoli degli occhi, paralizzate, mentre le spalle si alzavano e si abbassavano al ritmo di singhiozzi asciutti e dolorosi.

Byakuya stava parlando.

Temeva che glie lo chiedesse.

Per favore, per favore, per favore, non farlo…

-Rukia, vuoi vederla?-

-NO!-

Urlò, più forte che potè.

Non voleva! come poteva Byakuya pensare che volesse guardare quella cassetta?

Sarebbe stato come morire.

Rivederlo.

Rivederlo solamente su uno schermo, e sapere che al mondo, in ogni angolo della terra, lui non c’era più, e che l’unica immagine restante di lui era incisa su quel nastro… come avrebbe potuto sopportato?

Semplicemente, non avrebbe potuto.

Urlò ancora, con tutto il fiato che aveva dentro.

-Rukia! Rukia, calmati!- Le intimò Byakuya, tentando inutilmente di accarezzarle i capelli.

-LASCIAMI!- Colpì la mano del fratello con forza.

Sentiva gli occhi bruciare, ma non c’erano lacrime.

Voleva solo correre.

Correre e scappare da tutto.

Era egoistico? Era forse da codardi?

Non le importava di niente.

Tutto ciò che desiderava era semplicemente chiudere gli occhi e addormentarsi per sempre, dimentica di tutto… e lontana da ogni sofferenza.

 

 

 

Tutto ciò desideravo in quel momento, era unicamente non dover soffrire mai più. Mi chiedevo se sarei riuscita, un giorno, a pensare a Kaien come ad un qualcosa di bello ed indimenticabile nel mio passato senza scoppiare a piangere, o comunque deprimermi in qualche modo.

Perché ciò che ci è stato strappato non ci verrà mai più restituito, giusto?

 

 

 

 

 

 

 

***

Oddeo, ci ho messo due settimane per scrivere questi pochi righi? ò_ò

In realtà ho fretta, il capitolo avrebbe dovuto continuare ancora ma preferisco postarlo adesso xD

Perdonatemi, please ç.ç

Rukia continua a deprimersi, lo so, ma non sarà sempre cosi. Stà attraversando un momento difficile <.<

Insomma, passa dalla gioia alla disperazione all’ improvviso, è proprio strana XD

 

Benny: Ma BBBBBBBBBB ç_ç come puoi odiare il caro Ren? Te l’ho mai detto che è uno dei tipi che adoro più al mondo? *__* Takumi invece ò_ò prima mi piaceva, ora mi stà totalmente indifferente X3

Queen: Oddio, ma davvero ti piace cosi tanto questa fic? *__* Me onorata X3 Spero di non aver rovinato tutto con questo chap, in cui , a dire la verità, Rukia mi sembra un po’ forzata <.< forse sarà perché l’ho scritto di fretta XD

Kaggu: VIVA LE MITEEEEEEEEEEEEH! <-- Oddio, quanto di quoto Kaggu XD Per Renji, ripeto, aspettate XD so già quando farlo entrare in scena X3

Lynn: ma non scleri per niente oneechan (?), tranqui XD che dire, grazie *-* lo so che è disperata, povera Rukia, ma se non la faccio deprimere non riesco a scrivere XD alla fine diventerà una ragazza felice, su ù.ù

Alessandra: dall’Olanda? *O* come è? XD grazie per il 10 e lode, spero di non prendere un 5 per questo chap °O°

Killer Queen 7: hn, arigatoo *___* perché non ti piace Renji? Sei una delle poche ò_ò è quasi impossibile non amare quel ragazzo, che anche se non sembra è cosi dolce XD a me fa tanta tenerezza *_*

Spero ti sia piaciuto il chap <3

Yue: simile a Nana? *______* oddeo, magari *O* lo sai che è il mio obbiettivo più grande creare qualcosa di simile a Nana, no? °O° *me va via zampettando*

 

 

Al prossimo, sperando che sia meglio di questo <3

 

 

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