Adel Raicemond - Il mito continua

di Fantasiiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Divento una psicopatica-assassina-ammazza-cuccioli ***
Capitolo 2: *** Passo le vacanze di Natale negli Inferi ***
Capitolo 3: *** Indosso in anticipo il mio futuro vestito di carnevale ***
Capitolo 4: *** Era meglio la matrigna di Cenerentola ***
Capitolo 5: *** Incontro il mio amorevole fratello ***
Capitolo 6: *** Ricevo in anticipo il mio regalo di Natale e vengo cacciata ***
Capitolo 7: *** Ricevo una lezione di storia al cinema ***
Capitolo 8: *** Accetto un passaggio da un unicorno ***
Capitolo 9: *** Ho un diavolo per capello ***
Capitolo 10: *** Mi do al giardinaggio ***
Capitolo 11: *** Anno nuovo, impresa nuova ***
Capitolo 12: *** Afrodite mi ha proprio fregata alla grande ***
Capitolo 13: *** Il mio I-phone inoltra una chiamata dagli Inferi ***
Capitolo 14: *** Saluto la Morte come una vecchia amica ***
Capitolo 15: *** Veniamo salvati da delle suffragette impazzite ***
Capitolo 16: *** Progetto un'evasione da una prigione troppo rosa ***



Capitolo 1
*** Divento una psicopatica-assassina-ammazza-cuccioli ***


Divento una psicopatica-assassina-ammazza-cuccioli

 

 

 

Avete presente lo strano tipo di nome Percy Jackson che salvò il mondo dalla follia di Crono? Il dislessico con un grave problema da deficit dell'attenzione? Il mezzosangue figlio di Poseidone?
Ecco, io sono sua cugina. Da parte di padre, si intede.
Mi chiamo Adel Raicemond, e sono una mezzosangue.
Il problema è che, allora, non lo sapevo...

 

Erano passati più o meno sei anni dalla guerra contro Crono.
All'epoca credevo di essere una semplice mortale con gravi disturbi mentali, ma, ovviamente, non lo ero. 
Vivevo in America, in una piccola cittadella a pochi chilometri dal Lake Superior, e frequentavo una normalissima scuola privata -solo per ragazze-, seppur con qualche difficoltà.
Avevo quindici anni e non sapevo nulla dell'esistenza di mostri, dei e mezzosangue.
In teoria ero cresciuta con una zia amorevole, che non mi faceva mancare niente e che purtroppo, con suo grande rammarico, era sempre fuori per lavoro; in pratica ero cresciuta da sola. 
Non ero il tipo di ragazza circondata da amiche e super popolare, ma non ero neanche un lupo solitario che viveva per conto suo.
Avevo due migliori amiche: Jenny Stlaker, capello liscio, nero, sempre legato con una coda alta, occhi scuri e piuttosto vivace; Elinor Johanson, capelli ricci, biondi, occhi chiari e stratimidissima.
Eravamo uno strano trio, ma ci volevamo un mondo di bene, fin da piccole. 
Successe tutto alle medie, ai tempi in cui Jenny amava fare la bulletta nei corridoi. Aveva attaccato la povera e indifesa Elinor, e dato che io ero anche molto impulsiva, oltre che dislessica, mi ero fatta avanti per difenderla. Lottammo per circa dieci secondi, finchè io non spintonai Jenny, facendola cadere contro un ragazzo con una bottiglietta d'acqua aperta in mano. Avevo aiutato Elinor ad alzarsi e proprio quando credevo di dover cominciare il secondo round con una Jenny fradicia d'acqua, lei si era avvicinata a occhi sognanti, strafelice che l'avessi battuta. Insomma, la normalità!
Da quel giorno non ci eravamo più separate per più di qualche giorno.
Fino ad allora.

Era la settimana prima delle vacanze di Natale.
Stranamente il sole splendeva caldo sopra di noi e, se non fosse stato per quel venticello fresco che preannunciava pioggia, sarebbe quasi sembrato di essere a primavera inoltrata.
Comunque, stavamo giocando a pallavolo nella palestra esterna della scuola. Avevo appena finito il mio turno, e stavo tornando alle panchine quando notai una donna alta vestita interamente di nero che camminava con passo lento oltre i cancelli della scuola.
Non so bene perchè, ma rimasi lì a fissare il suo incedere lento, il vestito nero, il grosso cappello nero con la retina nera calata davanti agli occhi, e i suoi occhiali neri.
Ad un tratto, la donna si voltò di scatto verso di me e ricambiò lo sguardo attraverso le lentine scure degli occhiali. Mi sentii gelare il sangue nelle vene, ma poi il bagliore del sole riflesso nelle lenti mi costrinse a portarmi una mano agli occhi lacrimanti. Quando rialzai lo sguardo, la donna era sparita dalla strada.
-Ma cosa...
-Adel!
Lo sentii ancora prima di vederlo.
Mi abbassai veloce e avvertii un velocissimo spostamento d'aria sopra la testa. Davanti a me, un pallone cadde dopo aver perso potenza. Mi voltai, ancora confusa dalla vista della donna in nero.
-L'hai fatto a posta! Brutta...
-Jenny!- la interruppe Elinor. -Per favore!
-No, El! Poteva colpirla!- le urlò contro Jenny, facendola sobbalzare.
-E allora? Tanto è dislessica; ha già dei problemi- rise Georgina, la classica spocchiosa della scuola super popolare.

Prima di continuare è bene che sappiate due cose:
Prima, lei mi odia (senza motivo).
Seconda, il sentimeno è reciproco.

Jenny le si fece contro, ma io scattai a fermarla.
-No, Jenny! Ti farai sospendere di nuovo!
In effetti era già successo che Jenny avesse procurato più di un occhio nero a Georgina, e un'altra sospensione l'avrebbe potuta far espellere.
-Ascolta la tua amichetta squilibrata, Stlaker. Oppure no: mi spiacerebbe dover rivedere la tua brutta faccia dopo le vacanze.
Okay, il fatto è questo: Jenny rischiava l'espulsione... ma io no.
Strinsi le mani a pugno fino a farmi sbiancare le nocche.
-Basta così Georgina- sibilai a denti stretti.
-Altrimenti, squilibrata?
Il mio pugno destro si sollevò e andò a cozzare contro la sua faccia, quasi come attratto da una calamita. La cosa strana fu che lei cadde a parecchi metri di distanza da dove si trovava prima.
Mentre si alzava dolorante notai uno strano fumo nero sollevarsi dal suo viso e sparire.
-Adel Raicemond, che diavolo credevi di...- sbraitò la professoreassa Leark ricomparendo dalla porta che dava in corridoio, ma si interruppe.
Notai che stava guardando oltre di me, verso i cancelli.
Feci per voltarmi, ma Elinor fu più veloce. Emise uno strano gridolino acuto, come di sorpresa.
Un grosso cane -ma proprio grosso- ringhiava vicino a un buco nelle grate di ferro del cancello, mostrando una chiostra di denti grondante di bava. Troppo tardi mi resi conto che era me che stava guardando. Si lanciò su di me, pronto a balzarmi addosso, ma proprio quando le sue zampe si staccarono da terra, io alzai il braccio per ripararmi e... niente. 
Aspettai qualche secondo a occhi chiusi, ma più il tempo passava, più mi rendevo conto di non essere morta. Guardai oltre il mio braccio, e vidi un grosso solco nel suolo in terra battuta del campetto, lungo sei metri circa e poco discosto da me.
Sembrava che qualcosa di pesante fosse stato trascinato via, e infati era così: il cagnone di poco prima giaceva inerme al termine del solco, poggiato su un grosso cumolo di terra.
La creatura, notai, esalava uno strano fumo nero da tutto il corpo, lo stesso di Georgina.
-Ma che diavolo hai combinato, Adel?- mi chiese Jenny.
-Io non...- Avevo il fiatone senza un motivo ben preciso. -Quel cane enorme mi è... saltato addosso... all'improvviso!- esclamai con i polmoni che scoppiavano.
-Come enorme? Adel... era un cagnetto innoquo!- ribattè una mia compagna, Elizabeth.
-Che?!- chiesi sbalordita. -Ma se quel coso era più alto di me!
-Adel... Era solo un chiuaua...- disse timorosa Elinor.
La fissai incredula. -Ma se hai urlato!
Elinor impallidì. -Ero solo... sorpresa... Era talmente piccolo da sembrarmi un topo...
Stavo per dire che erano tutte quante cieche e che avevano bisogno di una seria visita oculistica, quando dietro di me sentii un lungo fischio, seguito da uno strano rumore, come di pietre che crollano. E capii. 
Mi voltai giusto in tempo per vedere il cane correre via a orecchie basse e con la coda fra le gambe.
-Ecco, lo hai fatto scappare- si lamentò Elizabeth.
-Sei proprio pazza, squilibrata. Hai quasi ucciso quel povero cucciolo!- urlò Georgina.
-Ma non era un cucciolo! Era un... un mostro!
Mi guardarono come fossi davvero pazza.
Per fortuna la campanella suonò. Feci per correre a prendere la borsa, per chiudere la questione, ma la professoressa Leark mi trattenne.
-Non così presto, Raicemond. Devi andare dal preside: sei sospesa!
Sbuffai e mi diressi a prendere la borsa, sfuggendo alla presa ferrea della professoressa Leark.
Quella donna era grossa quasi come un camion e insegnava Educazione Fisica.
Vai a capire la gente!
Mentre mi infilavo la borsa a tracolla verde, mi raggiunsero Jenny ed Elinor, con le rispettive borse rossa e azzurra.
-Adel, ci vediamo dopo?- mi chiese timorosa Elinor.
-Sì, credo di sì...- borbottai e mi diressi in vice presidenza, arrabiata con loro perchè non mi avevano difesa.

Ancora non ci credevo: quel coso aveva tentato di uccidermi, io mi ero difesa -quasi uccidendolo, ma questo era un dettaglio irrilevante-, e tutti incolpavano me di essere una psicopatica-assassina-ammazza-cuccioli indifesi?!
Bah! Il mondo stava andando sottosopra!
Ma nel vero senso letterale.
Prima un dolore alla caviglia sinistra, poi sbattei la schiena e la testa contro il pavimento in marmo e mi ritrovai a fissare il soffitto con la vista annebiata.
Mi sollevai dolorante.
-Così impari a picchiare i cagnetti, squilibrata!- mi schernì Georgina.
Ora basta. 
Mi alzai lentamente. -Vuoi che ti faccia un altro occhio nero, Georgina? Non mi costa nulla- scandii, e probabilmente feci anche effetto. Ero pur sempre pazza, no?
-Provaci, squilibrata...- disse lei, ma sentii l'incrinarsi della sua voce.
Un vento gelido mi percorse da capo a piedi e rabbrividii... di piacere.
Mi era sempre piaciuto il freddo, così come l'ombra e la notte. Persino al buio mi sentivo protetto, forte, tranquilla.
Lo so cosa state pensando: "questa è matta sul serio!"
Ma comunque, socchiusi gli occhi e feci un passo avanti.
-E' tardi, Georgina. Dobbiamo andare a... a fare quella cosa!- disse una ragazza, amica di Georgina, indietreggiando.
-Già... Quella cosa molto importante, ricordi?- chiese un'altra imitandola.
-Vero- concordò fermamente Georgina, ma le mani, notai, le tremavano. -Ci vediamo dopo le vacanze, squilibrata- mi salutò, e si dileguò in fretta, superandomi.

Fu una spiacevole sorpresa per il preside avermi lì.
Io intaccavo la sua splendida idea di perfezione all'interno della scuola, perchè dislessica, e quando mi ero presentata per iscrivermi, l'anno prima, si era opposto.
Ma mia zia aveva uscito il portafoglio straripante di soldi, perciò ero stata ammessa, seppur il preside si impegnasse ad ignorarmi. Ma mi era sempre andato bene, in fondo.
Quando bussai alla porta, mi rispose un annoiato "avanti", quindi entrai.
La presidenza era una stanza non molto grande, piena di scaffali contenenti trofei, libri, ancora trofei e quant'altro. La parete di fronte alla porta era stata sostituita da en'enorme vetrata che dava su una vasta distesa di colline verdi.
Nel pavimento in ciliegio, era stato sistemato un lindo tappeto persiano, sopra il quale giacevano due poltrone in pelle nera, usate esclusivamente dai genitori venuti là a pagare e dalla mia amica Jenny per ricevere le punizioni.
Il preside, seduto dietro la scrivania in legno pregiato, alzò gli occhi dalle sue scartoffie, e rimase di sasso.
-Salve...- esordii in imbarazzo.
-Ehm... Sì, certo... Salve- rispose l'uomo sistemandosi gli occhialetti a mezzaluna e lisciandosi il completo grigio.
-Cosa ci fa qui, signorina...
-Raicemond.
-Già, sì... Quello.
-Sono... ecco... stata sospesa- risposi nervosa spostando il peso da un piede all'altro.
-Oh.
Silenzio.
-Bè, si... si sieda.
Mi accomodai e, passando accanto a una vetrina di trofei ben lucidati, notai il mio aspetto: i capelli riccissimi, rossi, legati in una coda alta ormai sfatta; la canottiera bianca e i pantaloncini grigi, che costituivano la divisa sportiva della scuola, madidi di sudore.
Non mi ero neanche cambiata, nervosa com'ero.
Mi sedetti su una poltrona, cercando di sistemarmi almeno i capelli, ma peggiorai solo le cose, e fui costretta a scioglierli.
-Dunque, signorina Recdan...- cominciò il preside.
-Raicemond- lo corressi io.
-Raicemond...- ripetè lui. -Perchè...- Si schiarì la voce. -perchè è stata sospesa?
Ho mollato un pugno a quella brava ragazza di Georgina.
-Ho colpito una mia compagna... sul viso. 
-Oh- si lasciò sfuggire lui.
-Già. 
-E la professoressa ha deciso... 
-Di sospendermi, sì. Ma non ha detto per quanti giorni... Forse una settimana.
-Bè, siamo quasi alle vacanze di Natale. Perderebbe le ultime spiegazioni.
-Non ci capirei niente comunque.
Dove trovò il coraggio di lanciarmi un'occhiataccia, me lo chiedo tuttora.
-Penso sia la punizione che mi merito- convenni infine.
-Molto maturo da parte sua.
O forse voglio solo evitare di rivedere la brutta faccia ricoperta di trucco di Georgina! 
-Bene. Allora è deciso.- Si mise a scribacchiare qualcosa su un foglio.
-Ci vediamo dopo le vacanze, signorina Raicemond.
-Come si dice: "anno nuovo, vita nuova"- dissi. (Perchè non mi stavo zitta? Dico io!)
L'ombra di un sorriso attraverò il volto stanco dell'uomo.
Quasi quasi mi stava simpatico.
-Buone vacanze, signorina.
E uscii.

Andai a cambiarmi negli spogliatoi della scuola con tutta la calma possibile. Mi feci anche una doccia fredda per calmarmi i bollenti spiriti, ma funzionò solo in parte.
Indossai i miei pantaloni neri e la maglietta, anch'essa nera, con un occhio da rettile dalla pupilla verde al centro. Elinor diceva che era inquietante, ma io l'adoravo.
Uscii dalla scuola e fui investita da un vento troppo freddo, persino per me.
Mi strinsi il cappotto nero al corpo e scesi i gradini.
Appena varcai il cancello, però, mi sentii fischiare l'orecchio sinistro. Mi voltai appena in tempo per vedere il cane di qualche ora prima saltarmi addosso. Caddi e picchiai la testa, e per un attimo la vista mi si appannò.
Il cane mi impediva di respirare e cercava di arrivare al mio viso. Mi riparai con le braccia e presi a scalciare, ma niente. Allora feci l'unica cosa che mi veenne in mente: urlai, e forte. Un urlo che mi fece male alla gola, ma non importava. Ben presto sentii la terra tremare, ma credetti che fosse frutto della mia immaginazione.
Mi sbagliavo.
Il cane sollevò le orecchie e il corpo, guardandosi freneticamente in giro. Io continuai ad urlare, finchè non mi sentii mancare il suolo sotto la schiena. Caddi nel vuoto insieme al cane che guaiva agitando le zampe.
Poi un terribile dolore in tutto il corpo, ed infine il buio.





Angolo Autrice
Ciaaaoo! Se siete arrivati fin qui significa che avete sopportato le 2270 parole di sclero nate dalla depressione per aver finito di leggere Percy Jackson. CONGRATULAZIONI!
Coomunque, spero vi sia piaciuta^^
Se volete lasciare un commento o una recensione negativa o positiva fate pure. Potete scrivermi tutto quello che volete tipo: "Wow mi piace troppo la tua storia!" o "Questa storia fa schifo, e anche tu fai schifo, ti odio!" o "Bah, niente di che." eccetera... Qualsiasi cosa! Sono una spugna u.u

No, sei scema.

Taci tu.

No.

Sì.

No.

Sì! Oh, lascia perdere!

Infatti.

Comuqnue, carissimi lettori amanti di Percy Jackson, solo un appunto:
il nome Adel va letto Adèl (l'accento sulla e) per motivi che spiegherò nel prossimo capitolo... credo (sono piuttosto evidenti in effetti). Per il resto... NIENTE! Davvero. Strano...

Hai finito?

Quasi.

Sbrigati.

Ok, ok... Emh... Niente. Vi adoro perchè avete letto questo capitolo; perchè non recensirete o perchè magari lo farete; perchè passerete avanti con le storie con una semplice alzata di spalle o perchè non vedrete l'ora del prossimo capitolo; perchè non vi importerà nulla della mia storia e non sprecherete più il vostro tempo a leggerla o perchè la metterete fra le seguite, ricordate o addirittura preferite; e perchè continuerete a leggere in silenzio amando, o odiando, questa storia. Insomma, vi adoro comunque!

Che sentimentale...

Sei ancora qui?

Già.

Ok... Bè, alla prossima! E ricordatevi che conosco la metà di voi solo a metà e nutro per meno della metà di voi metà dell'affetto che meritate!

*Si smaterializza*

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Capitolo 2
*** Passo le vacanze di Natale negli Inferi ***


Passo le vacanze di Natale negli Inferi

 



Mi svegliarono delle voci, ma non avevo la forza di aprire gli occhi.
Non sapevo chi ero, ne cosa ero. Non avevo più un corpo.

-Oh, Stige... Che cos'è?

-Non cos'è, ma chi è!

-E' un mezzosangue.

-E' una ragazza.

-Ah! Allora è una mezzosangue. 

-Sì.
-Ma non è morta.

-No, infatti.

-Dici che dovremmo portarla al re?

-Sì.

Caddi di nuovo nell'oblio.


Altre voci. Una alterata e squillante, l'altra profonda, addolorata... Ma quasi... familiare.

-Mia cara, ti prego. Io...

-No! Avevi giurato! Avevi detto che dopo Maria non c'era stata più nessuna!

-Ma non c'è stata! Io non...

-E questa qui allora? Come la spieghi? 

Silenzio.
-Abbi almeno la decenza di dirmi la verità. Quante altre?

-Solo una.

-Quando?

-Quindici anni fa.

-Allora ruppesti anche tu il patto!

-Io non sapevo che... Non sapevo di lei

-Certo, come no...
-Te lo giuro sullo Stige, Persefone, io non sapevo di avere una figlia. Se l'avessi saputo, credi che non l'avrei usata per la Grande Profezia?

Silenzio.

-Ti prego, amore mio... Sai che ti amo...

-Mi amavi una volta, forse. Ora non ho motivo di essere ancora la tua regina.

-Persefone...

-No! Non toccarmi!

Silenzio.

-Sei uguale a tutti gli altri, Ade. Avevi promesso che dopo Menta non ci sarebbe stata nessun'altra. Ma i secoli sono passati e tu ti sei innamorato sempre di più mortali da quattro soldi!

-Io non sono come Zeus...

-Tu sei esattamente come Zeus! E io? Bè, sappi che io non sono Era! 

Un suono secco mi scosse da capo a piedi, poi mi riaddormentai.

Quando mi svegliai per la terza volta, mi ricordai chi ero e tutto il resto.

Adel Raicemond, quindici anni; frequentante la St. Louis School; dislessica e neo psicopatica-assassina-ammazza-cuccioli. Avevo anche un corpo, seppur dolorante.

Ero stanca, molto, e non ero sola.

Percepivo, non so come, due presenze: una alla mia destra e l'altra alla mia sinistra.

Ben presto riuscii anche ad udire le loro voci. Voci di fanciulle.

-La regina non esce dalle sue stanze da giorni.

-E il re?

-Il re le fa visita, ma rimane sempre fuori dalla porta ad aspettare che la regina gli apra. Le parla anche.

-Cosa dice?

-Le chiede perdono. Sai, per lei

-Ma ha giurato di non sapere niente!
-Bè, però ha ammesso di avere avuto una storia con una mortale.

-Povera regina.

-Già. Ho sentito dire che vorrebbe tornare a casa.

-Ma non può.

-No, ovvio. Non può abbandonare gli Inferi. Sai, il melograno...

-Bè, spero proprio che lo perdoni.

-Aveva promesso, Lerea.

-Sì, ma è l'istinto di Cronide! Non può controllarsi!

-Balle.

-Sei troppo severa, Fala.

-Sarà, ma la regina ha ragione. Lei non lo ha mai tradito.

-Tranne che per quella volta con Adone...

-E' successo secoli fa!

Lerea ridacchiò.

Qualcosa di morbido e fresco mi si posò in fronte: un panno.

-Fala...

-Mm-mm?

-Credi che sia davvero... Sì, insomma... sua figlia?

-Sì. Non si sconfigge un segugio infernale così da un momento all'altro, e poi Megera...- si interruppe.

-Megera?- la incalzò l'altra.

-Ha confessato di essersi presa cura di lei. Le ha procurato una casa, dei soldi e una scuola. Si spacciava per sua zia!

Ebbi un tuffo al cuore. Chi è che si era finta mia zia?

Non capivo la maggior parte delle cose che dicevano, anche se quell'accenno agli Inferi e al melograno non mi era nuovo...

-Ha agito da sola?

-Credeva di fare il volere del re.

-Oh, Stige!

-Già. In fondo Alecto ha agito in modo simile con Percy Jackson e Nico Di Angelo.

-A proposito! Lui sa che...

-No. Ma lo scoprirà presto.

-Chissà come reagirà!

-Tzè! Non lo accetterà mai. Lui aveva già una sorella!

-Bianca...

-Che è morta.

-Sei irrispettosa, Fala!

-E tu sei una ninfa spaurita, Lerea.

Fermi tutti! Ninfa?
 

Mentre le due prendevano a litigare, io ebbi il tempo di pensare che era tutto un sogno e che dovevo assolutamente svegliarmi.
Aprii gli occhi e cercai di mettermi a sedere, ma un dolore lancinante mi invase da capo a piedi.

Gemetti.

Le due fanciulle si arrestarono e mi guardarono.

Avevano entrambe la pelle diafana, i capelli e gli occhi neri, come le vesti, e le orecchie leggermente a punta.

-Si è svegliata...- mormorò quella di sinistra senza staccarmi gli occhi di dosso.

-Lo so, Lerea, lo vedo- rispose l'altra a denti stretti, fissandomi.

-Che facciamo?

-Continua a guardarla, presto si addormenterà.

-Stige! Che situazione!

-Non fate come se non ci fossi!- esclamai esasperata, ma mi feci male alla gola. Mi accorsi che la mia voce era stranamente roca, come se non parlassi da tanto, tanto tempo.

-Oh! Perdona la scortesia, cara!- si scusò quella che avevo capito chiamarsi Fala.

-Dove sono?- chiesi.

-Negli Inferi.

-Dove?- Per poco non saltai in aria.

-Calma, cara.
-Sono morta?- chiesi con un tremito.

-Certo che no, tesoro! Dimmi, ce l'hai un nome?

-Ma che fai? Socializzi con la mortale?- esclamò sbigottita Lerea.

-Non è una mortale! E' una mezzosangue.

-Mezzo-cosa?- chiesi. 

Fala fece per rispondermi, ma Lerea la interruppe.
-E' comunque una mezza mortale!

-Taci, Lerea!- ordinò brusca Fala.

Sobbalzammo sia io che la fanciulla a sinistra.

-Ora, cara. Sei una mezzosangue. Significa che sei figlia di una mortale e di un dio.

-Dio?

-Mai sentito parlare degli dei greci? Zeus, Era, Poseidone, Afrodite...

-Basta! Non nominarli, per carità!- la supplicò Lerea guardando il soffitto.

Fala fece un gesto infastidito con la mano, ma lanciò anche lei un'occhiata preoccupata al soffitto.

-Comunque, dicevi, cara?- mi chiese.

-Tutti sanno degli dei. Li ho studiati a scuola.

Lei ridacchiò. -Sì, ma vedi... Questo va ben oltre i quaderni e i libri.

-Cosa vuoi dire?

-Gli dei esistono. Come i mostri, le ninfe, i satiri... E i mezzosangue.

-Oookay...- risposi allontanandomi un pò.

-Non mi credi. E' comprensibile. Ma dimmi, secondo te perchè quel segugio infernale ti ha attaccata?

-Il che?

-Il grosso cane che hai messo KO- rispose Lerea.

Fala le lanciò un'occhiataccia.

-Io...- balbettai.

-Quello era un mostro, cara. I mostri uccidono i mezzosangue.

-Però...

-Eri l'unica a vederlo, vero?

Sgranai gli occhi. -Come...

-Come lo so? Perchè i mortali non riescono a vedere i mostri, grazie alla Foschia.

-La che?

-La Foschia. E' una sorta di forza magica che nasconde il nostro mondo ai mortali. I mezzosangue, ovviamente, ne sono immuni per il loro sangue divino. 

Scossi la testa. Non ci capivo più niente... O forse sì?
-Perdonami, cara. La tua dislessia e il tuo deficit dell'attenzione non...

-Come fai a sapere dei miei problemi?- chiesi, ora furiosa.

-Ecco io...- balbettò spiazzata Fala.

-Non parlare dei miei problemi!

-Ma, cara, sono perfettamente normali! Tutti i mezzosangue ne soffrono!

Aggrottai le sopracciglia, sorvolando su quel continuo "cara" che cominciavo ad odiare. -Tutti?

-Sì, tutti. E' una particolarità che vi caratterizza.

-Particolarità è un modo carino per dire difetto o stranezza.

Lei sorrise. -Non vederla in questo modo. Il tuo è un dono.

-Ma perchè?

-L'impulsività, l'iperattività, la dislessia e il disturbo da deficit dell'attenzione sono frutto del tuo sangue divino. Sono tutte cose che ti servirano per combattere, per leggere il greco antico e per vedere oltre la Foschia.

Mi accasciai al cuscino. Non mi ero neanche accorta di essermi sporsa tanto.

Avevo il fiatone e le idee mi frullavano in testa, pronte ad essere servite in un frappè di "pensieri-senza-senso-alla-Raicemond". Tutta colpa della dislessia!

E poi la storia della mezzosangue... Una parte di me urlava "sono tutte balle! Non le credere!"

Ma l'altra restava zitta e annuiva come se sapesse già tutto. Dopotutto, se fosse stata una balla, dovevo ammettere che quelle due se l'erano proprio studiata per benino!

Fala e Lerea mi guardarono con compassione.

Ma ero troppo stanca persino per arrabbiarmi: odiavo la compassione.

-Dormici su, cara- mi consigliò Fala sistemandomi i cuscini.

Lerea si fece avanti con un calice dorato, dove all'interno si trovava un liquido verde e splendente.

-Che cos'è?- chiesi.

-E' nettare divino. Assume un colore, un odore e un sapore diverso per ogni persona.

Annuii e lo bevvi.

Sapeva di gelato all'anguria: quello che mangiavo sempre insieme a Jenny ed Elinor.

-Quanto tempo è passato da... dalla...

-Dalla caduta?- mi venne in aiuto Fala. -Cinque giorni, cara.

Sospirai. A breve saebbe stata la vigilia di Natale ed io ero del tutto sparita dalla circolazione.

-Ora riposa, cara. Ci vediamo domattina- mi salutò Fala.

Lerea mi accarezzò una mano e la seguì.

-Aspettate!

Si fermarono.

-Quale... Chi è il mio genitore divino?

Si scambiarono un'occhiata. -Tuo padre è il re degli Inferi- rispose Lerea.

Setacciai il reparto del mio cervello che riguardava i miti greci. Mi erano sempre piaciuti, anche se faticavo a ricordarli tutti... Ma quello era facile.

-Ade...- mormorai.

-E tu come ti chiami, cara?- domandò Fala.

-Adel.

-Oh, Stige! Questo è un segno!- esclamò Lerea, quindi uscirono, mentre io crollavo in un sonno senza sogni, per fortuna.



Angolo Autrice
Ma quanto vi adoro?! Assai.
A neanche 24 ore dalla pubblicazione del primo capitolo già 103 visite e 7 recensioni *^* !
*Momento di gloria*
E io vi ripago con questo secondo capitolo!! Che ve ne pare? Gli dei hanno deciso di assistermi in questa impresa, e ne sono uscita vincitrice MUAHAHAH!

Ok, ora angolo delle domande:
-Quanto odiate Fala e il suo cara?
-Quanto amate Lerea e il suo Oh Stige?
-Quanto adorate Ade e Persefone?! Io moooooooooooltissimo!!

Niente di eclatante in questo capitolo, a parte il fatto che Adel ha scoperto di avere per genitore il dio più fig... Ehm, il dio più giusto e interessante di tutti. Ovviamente io avrei reagito con i salti di gioia o con un pezzo di deliranza urlando "E' il giorno Gioigloriosooo!"
Ma ad ognuno il suo, giusto?

Vi anticipo già rispondendo ad una domanda che vi starete ponendo tutti -almeno io me la porrei-:
Sì, sono Fala e Lerea e trovare Adel. Dopotutto il "Oh, Stige!" è messo lì per un motivo.

Voi siete, oltre che meravigliosi, anche trooooppo intelligenti, e ovviamente io sarei stata l'unica a non capire che Adel era palesemente figlia di Ade. Ma dettagli...

Adel: Io non lo avevo capito.
Io: Tu non hai letto Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo.
Fantasiiana: Io sì!
*Ignora*
Adel: Esisteva già un libro con le istruzioni?! O.O
*Scuote testa*
Fantasiiana *mormora*: Sicura che sia figlia di Ade e non di Apollo?
Apollo: Ehi!
Io: E tu che ci fai qui?
Apollo: Salutino veloce. Ah! Momento haiku!
Fantasiiana: Oh, dei! Ci risiamo...
Adel: Cos'è un haiku?
Fantasiiana: Lo scoprirai presto.
Io: Ve lo risparimo, lettori. A presto!

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Capitolo 3
*** Indosso in anticipo il mio futuro vestito di carnevale ***


Indosso in anticipo il mio futuro vestito di carnevale

 

 

 

L'indomani -credo che fosse mattina, ma negli Inferi è un po' difficile capirlo con tutta quella terra a coprire il cielo- ero ancora, se possibile, più confusa del giorno prima.
Avevo capito, più o meno, la faccenda degli dei, eccetera, ma un milione di domande mi ronzavano in testa.
Chi era mia madre? Perchè quel mostro mi aveva attaccata? Perchè proprio io dovevo essere una mezzosangue? Come stavano Jenny ed Elinor? Cosa sarebbe cambiato nella mia vita? Avrei dovuto vivere negli Inferi? C'era una specie di scuola adatta ad addestrare mezzosangue? Il fatto che fossi figlia di Ade mi avrebbe procurato il titolo di "principessa dei morti"? Avevo dei super poteri? Ma soprattutto: chi erano Percy Jackson e Nico Di Angelo?
Ridete, ridete, ma al tempo mio cugino non aveva avuto la brillante idea di scrivere i suoi libricini -che adoro, ovviamente. Grande, Percy!-.
Comunque, mentre mi tormentavo con queste belle domande, ecco tornare Fala e Lerea.
Dato che la mia testa funzionava "meglio" quel giorno, notai che non erano molto più grandi di me. Non apparentemente almeno. Erano belle ragazze, pardon, ninfe sulla ventina. 
Mi diedero un sorso di nettare, senza farmi esagerare, altrimenti sarei esplosa -nel significato letterale- e mi fecero scendere dal letto.
Notai anche che non indossavo più i miei vestiti, ma una bianchissima camicia da notte che mi arrivava fino alle caviglie.
Deglutii. -Chi... Chi mi ha tolto i vestiti?
-Noi- risposero le due ninfe in coro.
-Ah.
-Tranquilla, Adel. Siamo donne, e poi eri comunque coperta dall'intimo! Pensa che ai nostri tempi non si usava!- cercò di tranquillizarmi Lerea.
Rimasi a fissarla per un pò, poi presi a studiare la stanza.
Le pareti erano in marmo nero -soffitto e pavimento compreso-. (Solo in seguito scoprii che le camere da letto erano le uniche ad avere il soffitto, perchè capite bene che una Furia che ti vola sopra la testa mentre ti stai cambiando o stai facendo altro di... sconveniente, non è il massimo).
La mobilia era bianco latte, il che rendeva tutto, se possibile, ancora più luminoso. Un grosso specchio era sistemato vicino alla porta, oltre la quale vi era il bagno più bello del mondo -Terra, Inferi, Oceano e Olimpo, si intende-.
Il pavimento era un mosaico di pietre nere, bianche, grigie e azzurre. Le pareti erano dipinte e raffiguravano un oceano in piena notte, e il soffitto riluceva di stelle... vere.
So che era tutto frutto di un incantesimo, o qualcosa del genere, ma le stelle del soffitto splendevano per davvero in un cielo nero e calmo. C'era persino la luna. Pallida e argentea, uno spicchio perfetto. 
Una grande vasca -ci sarebbero entrate minimo sei persone- troneggiava al centro dell'enorme bagno, circondata da candele e ricoperta di schiuma. Sopra un cassettone erano sistemate in bella vista boccette di oli profumati alla vaniglia, di quelli che al tempo venivano usati al posto di bagnoschiuma e sapone.
Ero senza parole.
-Tutto... Tutto questo è per me?- chiesi.
-Sì, Adel- mi rispose Lerea.
Avanzai verso la vasca, con la veste bianca che mi fluttuava attorno.
Notai solo allora che, accanto alle candele, vi erano dei pulsanti che servivano ad accendere, o a spegnere, l'idromassaggio della vasca.
-Però! Non bada a spese il paparino... Anche se per tutti questi anni non si è degnato neanche di inviarmi una cartolina con su scritto "Ehi, sono tuo padre. Se vuoi, passa a trovarmi nel regno dei morti. Ci mangiamo una bistecca insieme e mi racconti come va la vita!"
Fala mi si fece vicino. -Non devi essere troppo dura con tuo padre, Adel. Non sapeva che...
-Che esistessi, lo so. Sono solo un errore. Uno stupido, involontario errore. Tutto è sbagliato in me, persino la mia nascita.
-Non dire così...- Fala mi posò una mano sulla spalla, ma io mi ritrassi.
-Voglio stare da sola.
-Adel, io...
-Per favore.
Fala sospirò. -Ti aspettiamo fuori.
E fui di nuovo sola.

Prima di immergermi nella mia piscina personale, mi diressi al cassettone, che ospitava sopra di sè gli oli profumati, per prendere degli asciugamani. Ne trovai di tutti i colori, morbidi e freschi di bucato.
Per un attimo ebbi la strana visione di uno scheletro, con un grosso fiocco rosa in testa, intento a strofinare quegli asciugamani in un sasso sulle rive di un fiume di fuoco. Ed ecco risuonarmi nella mente la canzoncina di un promettente spot pubblicitario: "usa anche tu il "Soap of Hell"! La sua efficacia manderà all'Oltretomba i batteri e vi farà morire dalla gioia!" 
Rabbrividii e presi un asciugamano bianco, quindi cominciai a svestirmi.
L'acqua era rovente, ma mi ci immersi lo stesso.
Ero arrabbiata con mio padre. Rettifico, furiosa!
Voglio dire, non aveva mai neanche minimamente pensato che potessi esistere? Non aveva mai pensato di informarsi sulla vita di mia madre, per poi scoprire magari che era morta e che aveva lasciato una bambina sola al mondo? E ora? Credeva di comprarsi il mio perdono con tutto quello?
Lo so cosa state pensando: "ma di che si lamenta?! Ha persino l'idromassaggio!"
Bè, considerando che tutta la mia vita era stata un'inferno (e non avevo ancora visto niente!), e che ero sempre stata sola fin da piccola, permetterete che un pò di rabbia in una tipa impulsiva come me era leggittima?
Mi immersi interamente nell'acqua, reprimendo la voglia di urlare. Col cavolo che l'avrei perdonato! Era un dio, e allora? Non era mica Jimi Hendrix: non poteva fare quello che voleva e aspettarsi fama e affetto in cambio!
Cominciai a nuotare e quando riemersi notai che il mare dipinto nelle pareti si muoveva.
Le onde si infrangevano sulla spiaggia, giocando a rincorrersi sotto il chiaro di luna. Riuscivo anche a sentire la melodia che esse riproducevano.
Frush... Frush...
Ehi! Fa davvero così un'onda!
Comunque, si sentiva persino il profumo di salsedine!
Non ero mai stata al mare... Solo al lago, un paio di volte con la scuola. Magari avrei potuto fare anche quello se mio padre avesse fatto... Bè, il padre!
Mi avvolsi nell'asciugamano bianco e sollevai per un'ultima volta lo sguardo alle stelle sul soffitto. Non avevo mai imparato le costellazioni, ma lì vi erano talmente tante stelle che potevo crearne di nuove. Sentii bussare alla porta.
-Avanti.
-Adel, tuo padre vorrebbe incontrarti- mi disse Fala.
Parli del diavolo... o, nello specifico, del dio dei morti.. E spunta la ninfa!
 
-Quando?- chiesi.
-Immediatamente. E' nella sala del trono che ti aspetta.
Uscii dal bagno. Lerea mi si fece vicina con un vestito verde stile impero.
Mi aiutarono ad indossarlo, o almeno ci provarono, perchè ben presto mi stufai e me lo infilai da sola: ero dislessica, non impedita!
Il vestito aveva un'unica spallina, adornata con una spilla d'argento a forma di fiore, che spiccava come fosse vero in quel vestito color del prato.
-Sono la figlia di Ade- commentai. -Non la figlia di...- Ci pensai su un attimo.
Come si chiamava la dea dell'agricoltura?
mi chiesi. 
-Demetra?- mi suggerì Lerea, come se mi avesse letto nel pensiero. 
(Le ninfe non leggono nel pensiero, ovviamente, ma una volta Lerea mi spiegò che anche lei aveva avuto la mia stessa impressione su quel vestito... E le ninfe non mentono, giusto? ...Giusto?) 
-Lei- confermai. -Non sono la figlia di Demetra! Perchè questi abiti? 
-E' stata la regina a sceglierli...- rispose Lera a disagio. 
Inarcai un sopracciglio. (Esatto, sono capace di farlo! Tre urrà per me!)
-Ci sarà anche lei? 
-Bè... Ha deciso di lasciare le sue stanze per incontrarti.
Mi fissai allo specchio. Addio bell'incontro padre-figlia.
Sbuffai.
-Non avete qualcosa di più scuro? Questo è troppo acceso.
Non fraintendetemi, amo il verde, ma con quell'abito non sarei stata intonata al resto del... Bè, degli Inferi! E poi non mi piaceva vestirmi con colori troppo chiari...
Avrei scelto qualcosa di nero, ma le ninfe non volevano trasgredire, non troppo almeno, agli ordini della loro regina.
Mi ricordai della conversazione che avevo udito quando ero ancora in convalescenza.
Bene, la mia matrigna mi odia. Un classico. 

Lerea mi porse un abito verde scuro, che indossai volentieri. La spilla, stavolta, era a forma di teschio.
Per quanto riguarda i capelli, riuscirono a legarmeli alti sulla testa, e a fare in modo che mi ricadessero lunghi sulla schiena, seppur legati.
Non c'era neanche un boccolo fuori posto.
-Siete due geni!- esclamai.
Mi aiutarono ad allacciare i sandali neri, nonostante le mie proteste.
Credetemi, quei cosi erano un vero inferno... E io so di cosa parlo!
-Allora... Che tipo è mio padre?
Si scambiarono un'occhiata. Notai Lerea impallidire e sentii anche un mormorato "Oh, Stige!"
-Che intendi?- chiese Fala.
Intuii che non era la domanda più geniale e gradita del mondo, nonostante la sua voce ferma.
-Come re. E'... Giusto?
Lerea rimase in silenzio. Fala, invece, si alzò e prese a sistemarmi un mantello nero sulle spalle.
Dei, che figata il mantello nero! Non potete immaginare quanto mi sentivo bella! E non perchè era un accessorio da principessa, ma perchè era come indossare un abito di tenebra sulle spalle! Ti faceva sentire potente!
-Vedi, Adel, devi sapere che tuo padre, al tempo, era un dio buono e saggio. Ma più i secoli passano più diventa scontroso e... Diciamo indifferente- rispose Fala distraendomi dalla mia idea di grandezza.
Annuii per far capire che avevo capito, ma in realtà non avevo capito niente.
-Bè, si vedrà- dissi infine.
-Fatto!- esclamarono dopo un po' in coro le ninfe.
Mi avvicinai allo specchio, e rimasi di sasso.
Oltre il vetro, mi fissava una ragazza bella, elegante, dall'aria altera, pallida, con bellissimi e accesissimi capelli rossi come fuoco vivo e profondi occhi neri.
-Questa non...- Mi si incrinò la voce, ma non staccai gli occhi dal mio riflesso.
-Sei tu, Adel- rispose Lerea sorridente.
Restai ad osservare l'abito. Di solito non mi piacevano: troppo da principessina-figlia-di-papà. Ma quello...
La parte anteriore del vestito mi arrivava al ginocchio, ma dietro aveva persino un breve strascico. Il mantello mi ricadeva morbido sulle spalle, abbinato ai sandali, e il tutto faceva risaltare la mia chiarissima carnagione, i capelli e gli occhi. Persino le permanenti occhiaie che non avevano mai accennato a sparire in tutti quegli anni, ora sembravano un accessorio quasi necessario per completare il tutto.
-Sembro una principessa...
-Lo sei, cara- rispose Fala.
Ci risiamo con il cara...
 
-Oh, Stige! Come sei bella!- commentò commossa Lerea sventolandosi davanti agli occhi. 
Alzai gli occhi al cielo -al soffitto-, ma non ero più tanto infastidita dal loro modo di fare... 
E va bene, provavo affetto! Contenti? 
-Lerea! Stai piangendo, cara?- le chiese Fala. 
-Ma no... Stige, che situazione imbarazzante! 
Mi voltai. 
-Noi non possiamo accompagnarti- mi anticipò Fala, porgendo un fazzoletto a Lerea, che singhiozzava... ridendo?
Annuii.
-Adesso vai, cara. Buona fortuna- mi salutò Fala. 
-E che lo Stige ti assista!- aggiunse Lerea. 
Dopo che mi ebbero indicato la direzione, le abbracciai entrambe ed uscii, pronta ad incontrare il dio... Bè, che a quanto pare era mio padre.



Angolo Autrice
Ciao, Magnifici! Ecco a voi il terzo capitolo! Lo so che molti di voi avrebbero voluto l'Incontro -la i maiuscola è d'obbligo- Nico/Adel, ma, come già detto, siccome sono una sadica -oggi voglio essere educata, quindi non dirò l'altra parola con la s :')- dovrete penare ancora un pò per averlo. MUAHAHAH!
(Ancora un po' si intende il prossimo-prossimo capitolo)

Detto questo: quando comincia l'avventura?
Non so voi, ma Adel crede che già questa sia un'avventura abbastanza difficile -a parte la vasca da bagno per sei persone, si intende-. Quella ragazza non si accontenta mai di nulla!

Adel: Non ti basta farmi odiare con il carattere detestabile che mi hai affibiato? Mi odio persino da sola!
Fantasiiana: Possiamo ucciderla?
Io: No.
Adel: Sai, vocetta impertinente, sei peggio di me. Tu dovresti avere il carattere detestabile, non io!
Fantasiiana: Sicura che non possiamo ucciderla?
Io: Smettetela! Abbiamo ospiti.
Fantasiiana: Pff!


Vi anticipo subito dicendo che NON HO NIENTE CONTRO JIMI HENDRIX! Il mio era un complimento, ma non dovete credere che sappia qualcosa su di lui: non so assolutmanete nulla. La verità è che ho chiesto a mia madre: "Donna, mi dici il nome di un artista stravagante con tanta fama?" E lei mi ha detto di lui. Se qualcosa non vi torna è colpa sua. Ma cosa ci si può aspettare da una semplice mortale?

*Sospira*
Ermes: Cos'hai contro i mortali?
Io: Sono ciechi.
Fantasiiana: Odiosi.
Adel: Ignoranti.
Ermes: Ma comprano bene, e senza di loro l'industria non andrebbe avanti!
Io: A proposito, cosa ci fai qui?
Ermes: Apollo poteva farvi visita ed io no? Tzè!
George: Avete un topo?
Martha: Scusatelo, non ha mangiato di recente.
George: Ermes ci fa digiunare! Aiuto!
Ermes: Ehi!
Martha: Te lo avevo detto che dovevamo accettare quel lavoro per Medusa!
George: E sprecare le nostre doti canore per trasformare tizi in pietra? Giammai!
Adel: Quali doti canore?
Apollo: Le mie! Volete un haiku?
Io: Ancora?!
Apollo: E' sempre un momento haiku. All'arte non si comanda!
Adel: Non era al cuor?
Apollo *esce lira*: Il mio cuore mi dice che è un momento haiku.
*Fantasiiana e Adel se ne vanno a braccietto*
Io: Ma non si odiavano quelle due? O.o
*Apollo suona lira*
Ermes *mormora*: Tu lo distrai e io lo colpisco?
Io: Mi sembra il minimo che tu possa fare per farti perdonare di aver inventato quel maledetto strumento!
Apollo: L'arte è la mia vita/La storia è finita e... Ermes, che stai facendo con quel caduceo? Ermes? ERMES?!
Io: Ci siamo liberati di lui! Sì! Ci si vede lettori, al prossimo capitolo intitolato "Era meglio la matrigna di Cenerentola"!

Ermes: Ma che titoli d'effetto!
Io: Grazie! Ti va del nettare?
Ermes: D'accordo.
*Se ne vanno a braccietto*

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Capitolo 4
*** Era meglio la matrigna di Cenerentola ***


Era meglio la matrigna di Cenerentola





Il palazzo era interamente nero e regnava il silenzio più assoluto.
Rivisitai con la mente il mito che riguardava mio padre, Ade, e la sua consorte, Persefone.
Lui l'aveva rapita perchè innamorato di lei, e l'aveva costretta a mangiare un melograno per farla restare negli Inferi. Demetra, la madre di Persefone, aveva smesso di far crescere le piante e il mondo era caduto in un gelido inverno. Zeus, allora, aveva preso in mano la situazione e aveva proclamato che Persefone rimanesse negli Inferi il numero di mesi corrispondenti ai chicchi di melograno che aveva mangiato. Da allora la dea passava sei mesi con sua madre sull'Olimpo, nella stagione estiva, e sei mesi negli Inferi, con il marito, mentre Demetra si struggeva nel dolore e la natura con lei durante l'inverno.
Infine mi dissi "Bel resoconto, Raicemond!", e continuai a camminare.
Più procedevo più il freddo e la solitudine diventavano opprimenti. Il corridoio non finiva mai, il paesaggio non mutava. Sembrava di essere in un incubo o in un labirinto, anche se quella calma non mi dispiaceva.
Le parole di Fala mi risuonarono in testa.
Tuo padre, al tempo, era un dio buono e saggio. Ma più i secoli passano, più diventa scontroso e... indifferente. 

Mi guardai intorno e non potei fare a meno di giustificarlo.
Essere esiliato senza una ragione apparente dall'Olimpo e costretto a rimanere da solo in quel mondo di morti... Bè, non è certo il massimo!
Ad un tratto, i miei pensieri furono interrotti dalla vista di due guardie scheletro.
Non pensate agli scheletri bianchi dei cartoni, ma a quelli veri che, se la dea della fortuna vi assiste, non avrete mai il dispiacere di incontrare.
Erano vestiti con armature greche e reggevano una lancia ciascuno, in piedi accanto a due bracieri in metallo nero che illuminavano, con le loro fiamme verdi, il pavimento in bronzo.
Era un luogo... accogliente, e magnifico. Almeno per i miei strani gusti.
Avanzai piano, con il cuore in gola, verso i due.
-Ehm... salve.
Silenzio.
Che accoglienza! 

-Ecco... Sono Adel e vorrei entrare... per favore.
Gli scheletri si voltarono a guardarsi e... spinsero il grande portone di legno nero a doppio battente.
Varcai la soia e mi prese un colpo al cuore.
Non c'era il soffitto nella sala del trono. Le pareti erano di marmo nero e rispecchiavano il resto del locale, creando così l'illusione di una stanza enorme e senza fine; poco distante dalle mura, sorgevano delle alte colonne in puro argento, decorate con rami di rose nere.
Al centro della sala vi erano due grandi troni.
Il primo, a destra, era più alto dell'altro, ed era stato costruito con ossa sciolte fra loro, che creavano un curioso incrocio di linee, curve e spazi simili alle decorazioni che si vedevano nelle croci irlandesi; il secondo, a sinistra, era più piccolo e aveva la forma di un fiore nero con bordi dorati.
Sopra di essi, sedevano rispettivamente un uomo e una donna.
Lui aveva la pelle diafana, capelli neri e mossi che gli ricadevano fino alle spalle, occhi neri e penetranti come la notte e vesti neri che quando si increspavano in piccole pieghe più in ombra, prendevano la forma di volti urlanti in preda al dolore. Lei, invece, era sì chiara di carnagione, ma in modo più delicato, come il colore dei gelsomini in primavera. Aveva lunghi capelli neri, adornati con rami scuri e fiori rosati, che riconobbi come fiori di pesco. Gli occhi erano marroni, come la corteccia degli alberi più robusti, e vestiva un lungo abito bianco, con la gonna cosparsa degli stessi fiori che aveva fra i capelli.
La cosa che più mi sorprese di lei, fu la postura.
Era esageratamente dritta -si vedeva che era una cosa voluta- e mi faceva sentire molto, ma molto inferiore rispetto a lei, cosa che certamente era vera, ma sarebbe stato carino da parte sua non farmelo notare.
-Sei in ritardo- disse gelida, spiazzandomi e guardandomi come se fossi uno scarafaggio che intacca un pavimento appena pulito. Non le andavo a genio già al principio, e in più non doveva aver gradito il cambio d'abito.
Deglutii.
-Mi... Mi dispiace, mia signora.
Non potei fare a meno di lanciare un'occhiata a mio padre, seduto più sereamente sul suo trono. Non lo guardai negli occhi, ma vidi che mi studiava silenzioso e non dava segno di voler parlare.
Persefone si voltò a guardarlo e gli diede una gomitata nel braccio, facendolo sussultare.
-Ehm... Sì, avvicinati- mormorò riportando i suoi occhi scuri sui miei.
Ecco da chi li ho ereditati... 

Ubbidì e mi portai a due metri di distanza dai troni, quindi mi inchinai, poggiando un ginocchio a terra.
-Come ti chiami, ragazza?- mi chiese Persefone, fredda come il ghiaccio.
-Adel.
-Alzati.
Ubbidì d nuovo, frastornata, mentre la stanchezza mi faceva girare la testa.
Barcollai un po'.
-E' evidente che la ragazza è stanca, Persefone- intervenne mio padre, ma la sua voce non aveva note dolci, e se le aveva non riuscii ad individuarle. -Perchè non la lasciamo riposare e rimandiamo il nostro incontro ad un altro giorno?
La sua voce era pacata, profonda, e mi fece venire uno strano senso di sonnolenza.
-Non possiamo. Dobbiamo capire cosa fare con questa qui- replicò la regina seccamente.
Disse quelle parole come se fossi una cosa vecchia da buttare.
Persefone mi squadrò con quei suoi occhi scuri, e quello che vidi dentro fu puro odio.
Me l'ero immaginata diversa, più dolce, coraggiosa e simpatica... Ma era solo viziata, irrascibile e odiosa.
Sentii la rabbia montare.
-Se non sono gradita nel vostro regno, mia signora, sarò più che felice di andarmene- dissi cercando di controllare il tono della voce.
Persefone si ammutolì per un istante, sorpresa, poi tornò a squadrarmi più torva di prima.
Wow, Adel, tu sì che sei un genio! 

-Ha un caratterino niente male...- mormorò mio padre esternando un pensiero, ma Persefone gli lanciò un'occhiataccia.
-Purtroppo, cara, temo che questo, almeno per ora, non sia possibile- disse a denti stretti.
-Non ho scelto io di venire qui- replicai.
-Ed è qui che ti sbagli.
Corrugai la fronte. -Cosa...?
-Vedi, non è stato il segugio infernale a rompere magicamente tutti gli strati di terra che ci separano dalla Superficie, ma tu, con i tuoi strabilianti poteri da mezzosanue, figlia di mio marito.
La fissai incredula. Avrei voluto chiederle se stesse scherzando, a era evidente che no, non lo stava facendo affatto.
-E... perchè non posso tornare a casa?
-E' questa la tua casa- rispose Persefone, ma non c'era traccia di entusiasmo nella sua voce, tuttaltro.
-Voglio dire, la mia casa in Superficie- mi corressi.
-Oh, fosse stato per me non saresti rimasta qui neanche il tempo di respirare. Ma mio marito, qui, ha deciso diversamente, dato che sei sua figlia, perciò...
-Persefone...- mormorò stancamente il dio.
-No, Ade! Ne ho abbstanza!- sbottò lei. Si alzò e sparì in una nuvola di fiori appassiti.
Ade sospirò. -Mi dispiace per questo spettacolo sconveniente- si scusò passandosi una mano sul viso. Appariva molto stanco.
-N-non fa niente...
Tornò a guardarmi. -Assomigli molto a tua madre, sai?
La sua voce era stranamente ferma, come se si sforzasse di apparire disinteressato, come se quello fosse solo la prassi. Del tipo: "Sì, sei mia figlia. Ti tocca il momento della conoscenza, eccetera. Quando hai finito avverti."
Però la sua espressione diceva tutt'altra cosa.
Strizzai le palpebre, incredula. -Ehm... No, in realtà... Non l'ho mai conosciuta.
Ade annuì. -A quanto ho saputo, morì subito dopo il parto. Sono stato uno sciocco a non informarmi prima. Ma vedi... Tua madre fu un errore. Non mi feci più vivo dopo...- Avvampò, e probabilmente anch'io.
-Come mai?
-Bè, volevo lasciarla alla sua vita. Sai, la mortale di cui mi innamorai prima di lei, un'ottantina di anni fa, morì per colpa mia... Non volevo che capitasse lo stesso a tua madre.
-Però lei è morta per colpa mia...- mormorai a testa bassa, le lacrime che cadevano nel pavimento in bronzo. Le maledissi una per una.
-Non devi incolparti. Se non fosse stato per me... Lei sarebbe ancora viva.- Ora suonava quasi... dispiaciuto?
-Significa che ci colpiamo entrambi, allora- decisi infine, tornando a guardarlo.
Il labbro superiore gli si inarcò in un sorriso. -Già...
Fu allora che lo guardai in quei suoi pozzi neri. Erano colmi di tristezza, solitudine, e di un freddo glaciale. Vi lessi la morte, in quel freddo, e tutta la rabbia che avevo covato per lui, tutto il rancore, svanirono. C'erano solo solidarietà, adesso, e... Bè, simpatia. Certo, avrei voluto conoscere mio padre nella sua forma più vivace, non in quella abbattuta e triste. Ma conoscerlo e basta, o conoscerlo anche in quel modo era già qualcosa.
Restammo ancora un po' in silenzio, perchè in imbarazzo o perchè troppo impegnati a studiarci l'un l'altro.
Approfitto di questa pausa per chiarire una cosetta.
Vi sarete accorti che mio padre, in questo racconto, non assomiglia per niente all'Ade di cui scrive mio cugino Percy, vero? Bè, questo nasce dal fatto che lui lo odia e io no. Ma questo è il problema dei racconti scritti in prima persona: non si sa mai di chi fidarsi.
Fate un po' voi, ma non lasciatevi influenzare troppo.
Comunque, torniamo alla sala del trono: silenzio.
Ad un tratto, però, mio padre ebbe la brillante idea di dire: -Parlami un po' di te.
E qui il dramma. Non che non avessi molto da dire, anzi, ma la mia breve vita era stato un continuo susseguirsi di casini, e perciò...
Ma glieli raccontai lo stesso. Era un dio, sì, ma era anche mio padre, e sentivo di volergli bene.
Ad un tratto, però, il mio brillante resoconto su una gita finita male al lago, che mio padre trovò a quanto pare molto divertente, -ora capivo da dove era spuntata quella grossa buca che aveva fatto rompere una caviglia a Georgina!- fu interrotto da una voce maschile che esclamò: -Padre, è vero che ho una sorella?!



Angolo Autrice
Ed ecco il famoso incontro con Ade!!
*rullo di tamburi*
Come vi sembra? Spero di non essere stata troppo OOC per quanto riguarda Ade, anche se Adel è sempre sua figlia, e non ha motivo di odiarla come odia Percy. AHAHAH tanto love.
Comunque, finalmente arriva NICO!! Il prossimo capitolo sarà tuuuutto dedicato a loro uhuhuhuh!
Ma purtroppo non potrò pubblicarlo veloce veloce come gli altri, perchè domani ricomincia la scuola T_T
Finita occupazione *trattiene le lacrime*
E la cosa peggiore è che domani le prime due ore sono d'inglese, e in teoria dovrei aver ripassato...
Ora, io mi chiedo: PERCHE' NON SPUNTA UN DIO DA UNA BUCA NEL TERRENO, MI RAPISCE E MI COSTRINGE A MANGIARE UN MELOGRANO? Ogni riferimento ad Ade è puramente casuale :')
Ma in effetti sarebbe moolto d'aiuto, come lo sarebbe un attacco alieno.

Zeus: Alieni, tsk! Non esistono.
Io: Zeus!
Zeus: Sì?
Io: No, io dicevo "Zeus!" come un'esclamazione, non come vocazione. Sa, no, quando si dice "Per Zeus!"
Zeus: Eh, dimmi!
Io: No... Forse mi sono spiegata male. Io intendevo sempre l'esclamazione "Per Zeus!"
Zeus: Cara fanciulla, continui a chiamarmi ma non mi dici quale sia il problema. Sicura di stare bene?
Fantasiiana: Perchè, lei sta bene?
Zeus: Ovvio che sì: sono un dio!
*Sbatte mano in fronte*
Fantasiiana *mormora*: Ecco da chi ha preso Apollo...
Apollo: Mi avete chiamato?
Io e Fantasiiana: NO!
Zeus: Figlio mio, quanto tempo! Sei bello come il sole!
Apollo: Padre mio! Voi siete bello come... come...
Fantasiiana: Una folgore?
Apollo: Una folgore!
Zeus: Ehm... Figliolo... Non credo che le folgori si possano giudicare "belle".
Apollo: Infatti intendevo potente. Potente come una folgore!
Zeus: Oh! In tal caso, grazie!
Ermes: A me dirai che sono bello e potente come un caduceo?
Apollo: Caro Ermes, ci sono dei che hanno ereditato la bellezza, chi la potenza, chi l'intelligenza... E poi ci sei tu.
Ermes: Che vorresti dire, fratello? Che non sono nè bello, nè potente, nè intelligente?
Apollo: Bè.... Sei stato tu a dirlo.
Ermes: Vuoi saggiare la mia potenza? *Alza caduceo*
Apollo: No! Non di nuovo!
Ermes: Troppo tardi.
*Io, Fantasiiana e Zeus mangiano pop-corn*
Io: Grande idea quella di avere tanti figli.
Zeus: Lo so, lo so.
Fantasiiana: Sa, Zeus. Dovrebbe invitare anche Ade e Poseidone qualche volta.
Zeus: Ci... Ci penserò. *Se ne va*
Io: Sai che gran casino...
Fantasiiana: Appunto!
Ermes: Cosa un gran casino?
Io: Far incontrare qui Ade, Poseidone e Zeus.
Ermes: Grande!! Quando?
Io: La prossima volta. Ora è tardi e qualcuno deve andare a dormire.
Ermes: Ma Apollo sta già dormendo.
Io: Ok, allora via con la festa!
*Comincia festa*

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Capitolo 5
*** Incontro il mio amorevole fratello ***


Incontro il mio amorevole fratello





Molti di voi che stanno leggendo questa storia avranno un fratello. E forse mi capiranno...
Altri avranno delle sorelle. E forse mi capiranno in parte...
Altri saranno figli unici. E non mi capiranno...
Poi, magari, tra di voi ci saranno dei mezzosangue che hanno ignorato il mio consiglio e staranno leggendo questa storia (incoscenti) e che hanno fratelli mezzosangue, e allora... Bè, sapete di cosa sto parlando, soprattutto se siete gli unici in famiglia.
All'inizio, quando mi voltai, pensai solo: "carino il tipo... Ah, no: è mio fratello... Wow, ho un fratello!"
Ma poi... No comment.

Il ragazzo era entrato come una furia nella sala del trono, sbattendo il grosso portone, ed ora avanzava a grandi passi verso di noi. Prima che le ante in legno si richiudessero, riuscii a intravedere dei mucchietti d'ossa nel pavimento andare in polvere.
Mentre attraversava la sala, potei studiarlo per bene.
Aveva circa diciottanni, ma dallo sguardo sembrava vechio di secoli. Era pallido, cadaverico, e il viso assumeva una sfumatura verdastra, come se fosse malato e prossimo alla morte. I capelli erano neri, come gli occhi. Aveva gli occhi di mio padre. I miei stessi occhi...
Indossava un giubbotto da aviatore, una maglietta nera con un grande teschio bianco al centro, circondato da fiamme azzure, dei pantaloni e degli anfibi neri. Look che faceva risaltare ancora di più il suo pallore.
Aveva una catena legata al collo che sfoggiava come collana, un anello d'argento a forma di teschio e... una spada? Una spada vera?
Mi sentii brillare gli occhi.
Poi però notai una serie di cicatrici ancora arrossate nei polsi, dove le maniche del giubbotto si sollevavano per i passi troppo veloci.
Vi prego, ditemi che non è un emo!

Quando il ragazzo arrivò a pochi passi dal trono, si inchinò velocemente e si alzò.
-Padre- salutò.
-Nico. E' bello averti qui, anche se mi aspettavo un ingresso più sereno. Ora dovrò sostituire le guardie, e non credo che altre accetteranno l'incarico spontaneamente, per paura dei tuoi scatti d'ira.
-Sereno, dici? E come? Arrivo qui con l'intento di salutare mio padre e le guardie mi bloccano il passaggio dicendo che il re è impegnato in un incontro con sua figlia! Dimmi, padre, come potrei essere sereno?
Mi voltai lentamente verso Ade e per poco non sobbalzai.
Ora, al posto della tristezza, nei suoi occhi leggevo una rabbia a stento controllata.
-Capisco che per te è difficile, Nico, ma ti prego di essere ragionevole- scandì piano.
Nico rise amaro. -Come no! E mi chiederai anche di dimenticare Bianca e accogliere lei a braccia aperte?- chiese con la stessa ira di mio padre negli occhi.
All'improvviso i discorsi di Fala e Lerea ebbero un senso. Nico Di Angelo era mio fratello, ed era arrabbiato perchè ora c'ero io al posto di sua sorella...
-Nico, Bianca era mia figlia. Credi che non mi sia dispiaciuta la sua morte?- chiese Ade.
-Ah, sì. Allora parliamo del fatto che ci hai abbandonato in quell'hotel per una sessantina d'anni, e ci hai liberato solo per la Grande Profezia?
Gli occhi del dio scintillarono di una strana luce.
La sua mano, chiusa a pugno, venne lentamente avvolta da fiamme nere, che però facevano fatica a divvampare del tutto, come trattenute.
Quel ragazzino -anche se era più grande di me, mi piaceva chiamarlo così- stava osando troppo.
-Nico, te lo dirò una volta sola. Il tuo comportamento è sconveniente e mi infastidisce. Calmati, o dovrò chiederti di uscire da questa sala.- Controllava la sua rabbia a stento.
In un flash, ricordai tutti i miti che parlavano di donne e uomini che avevano sfidato e disobbedito agli dei: non avevano fatto una bella fine.
Il ragazzo, per tutta risposta, si voltò verso di me con uno sguardo di puro odio, del genere: "è-tutta-colpa-tua!"
Al contrario di come si potrebbe pensare, non mi sentii in colpa. E se lo feci, mi arrabbiai talmente tanto da dimenticarlo.
-E' un piacere anche per me, fratello.
Lui socchiuse gli occhi, fissandoli nei miei.
Voleva giocare a chi resisteva di più? Bene!
Rimasi a fissarlo, intensamente. Il suo sguardo mi inchiodava al pavimento come un ago gelido, ma non mi importava. I suoi occhi erano profondi pozzi di oscurità, labirinti infiniti su cui era facile perdersi. Somigliava molto ad Ade, mio fratello Nico. In quegli occhi c'era la stessa tristezza, la stessa rabbia.
Era tutto buio, lì, freddo e morto. Era buio come una notte senza stelle, freddo come un eterno inverno e morto come le lande desolate di un campo di battaglia dopo una strage.
Mi persi un paio di volte, o forse di più, ma continuai a guardarlo.
Il tempo sembrava essersi fermato. Oppure passava e non me ne accorgevo?
Ero stanca... Avevo bisogno di riposo.
In quegli occhi c'era il buio. Al buio si riposa. E' una coperta, il buio. Calda, oppure fredda, non importa. E' tranquilla... Ti avvolge e non ti lascia andare...
Avevo anche sonno.
Era notte, lì. La notte serve a dormire. Allora perchè non dormivo? Cosa c'era oltre quel buio ad impedirmelo? Nulla. Non c'è nulla oltre il buio. Solo il buio.
Sbadigliai e chiusi gli occhi...

-Nico, basta.
Lui si voltò, liberandomi dal suo sguardo gelido, e all'improvviso la sonnolenza svanì. E capii.
-Tu!- sbottai. -Non osare fare mai più giochetti simili con la mia mente!
Ero talmente furiosa che avrei potuto rompere una colonna di pietra!
Ok, avevo la faccia tosta di esistere al posto di questa fantomatica Bianca, e allora?
-Altrimenti, sorellina?- mi schernì Nico.
Come era successo con Georgina, il mio pugno destro si sollevò in direzione della sua faccia. Solo che questa volta la mano del diretto interessato bloccò la mia.
Fu allora che vidi il fuoco che circondava il mio pugno, dorso e dita comprese. Era nero, come quello che ricopriva la mano di mio padre, ma irradiava meno potenza, ovviamente.
All'improvviso, Nico mollò la presa con un salto, tenendosi stretta al petto la mano... ustionata?
Era furioso. Sguainò la spada e potei ammirarla in tutto il suo splendore.
La lama era nera, come l'elsa, e al centro della guardia vi era un grosso teschio d'argento con due pietre di onice al posto degli occhi.
-Nico!- urlò mio padre, e la terra tremò.
Una grossa stalattite cadde tra me e mio fratello, come una barriera. E piombò il silenzio.
-Vai in camera tua- sibilò mio padre ad occhi chiusi.
-Ma padre!- protestò Nico.
-Ho detto- scandì l'altro aprendo gli occhi che ora erano due braci di fuoco nero. -Vai-in-camera-tua.
Mio fratello sparì in una nuvola di fumo nero, ma non so se per sua stessa mano o se per quella di mio padre.
La testa mi girava.
Ade si accasciò stancamente sul suo trono.
-Vai anche tu, Adel. Sarai stanca, immagino- disse con una mano ad accarezzargli gli occhi. Appariva più stanco di prima, esausto.
Ma gli dei non dovrebbero essere invincibili?

"Il re le fa visita, ma rimane sempre fuori dalla porta ad aspettare che la regina gli apra. Le parla anche" aveva detto Fala.
Mi chiesi da quanto tempo non mangiasse e non dormisse.
In quel momento sentii l'odio per Nico e Persefone crescere dentro di me.
-Padre...- mormorai con i pugni serrati.
Lui allontanò la mano dagli occhi. Erano arrossati.
Bel casino che hai combinato, Adel...
disse una vocetta crudele nella mia testa, ma anche lei suonava triste.
Feci un respiro profondo.
-Per me Nico si sbaglia. Io non ti incolpo di nulla.
Rimase lì fermo a guardarmi.
-Non mi sbagliavo, prima- mormorò.
Corrugai la fronte.
-Assomigli davvero a tua madre- continuò lui con un sorriso, seppur pieno di tristezza.
Strizzai gli occhi stupita, poi sorrisi a mia volta.
-Spero sia una cosa positiva.
-Molto.
Rilassai le mani. -Grazie.
Lui annuì, e immaginai che per gli dei, se erano così egoisti ed egocentrici come raccontavano i miti, non era facile fare complimenti ad altre persone.
Per questo lo apprezzai ancora di più.
-Ora vai a riposare. Domani sarà un lungo giorno.
Feci una piccola e goffa riverenza e mi diressi alle mie stanze, stanca come non mai.
Il lato positivo di quell'incontro? Se avevo avuto il dubbio che quello potesse essere un sogno, ora non ce lo avevo più.
Ma la vera domanda è: era davvero un lato positivo?




Angolo Autrice
Ciiiaaaaoo *sventola manina*
Ecco il capitolo tanto atteso: incontro NicoxAdel... Tadàààà!
*grilli*
...
*grilli*
...
*palla di fieno*
Oookay... Bene! Visto che sono stata brava? Ho pubblicato presto presto(?) così non avete dovuto aspettare troppo... spero.
Coomunque, spero di non aver fatto il capitolo troppo corto :( Sono quasi sei fogli di carta scritta e non capisco se è proprio corto sul computer o se sono io che lo rileggo troppo velocemente!
Uff... Spero anche di non aver deluso le vostre aspettative. Mi piaceva troppo la prospettiva del Nico furioso che disintegra le guardie e usa il suo potere su Adel per farla sentire più a casa e più amata *^*
E poi Ade che fa crollare il soffitto inesistente!! Uuuuuh!
Ok, la smetto ^^''
Fatemi sapere se vi ha fatto schifo oppure se è discreto... o magari se vi è piaciuto *--*

Ora c'è l'angolo sclero con gli altri dei, come sempre.
(Davvero, non siete costretti a leggerlo... Per la vostre sicurezza: NON-FATELO!)

*spunta reporter* Nella scorsa puntata abbiamo lasciato un povero Apollo svenuto, un Ermes, una Fantasiiana e una "Io" a fare festa, e uno Zeus brontolone perchè nessuno più gli ha fatto complimenti!
*finta esultanza del pubblico* Yeah!
Reporter: Come andrà a finire?
Fantasiiana: Non "andrà a finire" in nessun modo. Sparisci.
Reporter: Che brontolona...
*Fantasiiana morde reporter*
Reporter morsa: Ehi! Tenete a bada il mostriciattolo, qua! *se ne va indignata*
Io: Oh....
Zeus: Eccomi! Hai chiamato?
Io: Ma non ho detto niente!!
Zeus: L'hai pensato!
Io: Non è vero.
Zeus: Sì che è vero.
Io: Non è vero.
Zeus: Sì che è vero.
Io: Non è vero.
Apollo: Sì che è vero!
Ermes: Non è vero. *colpisce Apollo con caduceo*
Zeus: Sì che è vero.
Io: Non è... Oh, lasciamo perdere!
Zeus: Cosa? C'è una battaglia da perdere?
*Sbatte mano in testa*
Fantasiiana: Li ha invitati Ade e Poseidone?
Zeus: Che sbadato! Io...
Poseidone: Già, io lo dicevo.
Zeus: Oh, Stige!
Adel: Anche lei nooo!
Zeus: Cosa?
Adel: Nulla.
Poseidone: Troppo complicato, fratello. Evita di scervellarti per così futili questioni.
*Zeus borbotta*: Okay, okay. Ma...
Poseidone: A proposito, se l'arcivescovo di Costantinopoli si arcivescoviscostantinopolizzasse, tu ti arcivescoviscostantinopolizzeresti come si è arcivescoviscostantinopolizzato l'arcivescovo di Costantinopoli?
*Grilli*
Poseidone: ....
*Grilli*
Poseidone: ....
*Palla di fieno*
Poseidone: ....
*Morti che resuscitano*
Poseidone: ... Ehi, aspetta! Morti che resuscitano?
Ade: Già.
Poseidone: Ade!
Ade: Poseidone!
Zeus: Zeus!
Ciuchino: Ciuchino!
*Tutti guardano Ciuchino*
*Ciuchino se ne va*
Ade: Fratelli! E' sempre un disp... Ehm, un piacere vedervi! Soprattutto te, Zeus.
Zeus: Sì, bè...
Ade: Comunque, la risposta è no. Non mi arcivescoviscostantinopolizzerei come si è arcivescoviscostantinopolizzato l'arcivescovo di Costantinopoli.
Poseidone: Bravo, fratello!
Zeus: ....
Poseidone: Coomunque, perchè ci hai chiamati, Zeus?
Zeus: Io...
Fantasiiana: Sono stata io a suggerirglielo!
Poseidone: Oh! E tu saresti?
Fantasiiana: Una vocetta psicopatica, neo morditrice-di-reporter.
Poseidone: Bene!
Fantasiiana: Grazie! A proposito... Me lo fa usare il suo tridente?
Poseidone: No.
Fantasiiana: Ah... Peccato.
Poseidone: Ma se vuoi ti do una canna da pesca.
Fantasiiana: Uuuuuuuuuuuuuuh! *prende canna da pesca e se ne va*
*Io sbatte mano in fronte*
Ade: Zeus, ci hai scomodati per venire qui a vederti fare la figura dell'imbec... Ehm... Del dio buono e giusto quale sei?
Zeus: No.
Ade: Allora perchè ci hai scomodati?
Adel: Ciao, papi.
Ade: Ciao, Adel. Ehi! Da quando mi chiami papi?
Adel: Non posso chimarti papi, papino?
Ade: No. Non è appropiato...
*Adel fa occhi da cucciolo*
Ade: Papino va bene...
*Adel esulta*
Io: Ma... Ma... Ma...!
*Ade alza spalle*: E' mia figlia.
*Sconsolata*
Poseidone: Perchè sei triste, fanciulla? Di chi sei figlia tu?
Io: Di Ade.
Ade: Anche tu?
Io: Sì!
Ade: Ah, bene... Vado a comprare un'altra vasca...
Io: Yeee!
Poseidone: Sei carina quando esulti, fanciulla.
Ade: Poseidone. Fai delle avance a mia figlia?
Io: Posto occupato da Ermes.
Ermes: Mi hai chiamato?
Io: No, no...
Ermes: Salve, zii. Ciao, papi.
Zeus: Non chiamarmi papi!
Ermes: Perchè Afrodite può farlo?
Zeus: Perchè lei... Perchè lei...
Io: Perchè è Afrodite?
Zeus: Esatto! Perchè Afrodite è Afrodite.
*Grilli*
Zeus: Ok, si è fatto tardi. Addio. *Sparisce*
Poseidone: Si è fatto tardi anche per me. Però è stato divertente! Tornerò, fanciulla. Non struggerti troppo senza di me.
Ade: Ehi...
*Poseidone se ne va*
Ade: Vado anch'io. Che perdita di tempo...
Io e Adel: Ciao, papi!
*Ade se ne va brontolando*
Adel: ...
Io: ...
Ermes: Solito nettare?
Io: Mi vizi troppo tu.
Ermes: Lo faccio con piacere...
Adel: Ooookay, me ne vado. *Sparisce*
Io: ...
Ermes: ...
Io: ...
Ermes: ...
Io: ...
Ermes: Ho speranze?
Io: Può darsi. Tu continua a viziarmi così. Se sopravvivo a tutto questo nettare potrei anche pensarci.
Fantasiiana: Tsk! Solo perchè Ade è tuo padre, altrimenti...
Io: Via, sparisci!
*Fantasiiana se ne va con la canna da pesca*
Ermes: La speranza è l'ultima a morire!
Io: E questo chi lo dice?
Ermes: Pandora.
Io: Ah, allora ci possiamo fidare...
*Ermes e Io se ne vanno via a braccietto*
Io: Togliti quegli occhi a cuoricino, Ermes. Ti fanno somigliare ad Apollo.
Apollo barcollante: Chi è che mi ha...
*Ermes colpisce con caduceo*

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Capitolo 6
*** Ricevo in anticipo il mio regalo di Natale e vengo cacciata ***


Ricevo in anticipo il mio regalo di Natale e vengo cacciata





Il giorno dopo Fala mi avvisò che mio padre avrebbe gradito la mia presenza durante la colazione che si sarebbe tenuta nel giardino di Persefone.
Quando parlo di giardino non parlo di un piccolo pezzo di terra di otto metri quadrati, ma parlo di questa specie di piazza enorme rivestita di erba bagnata di rugiada e di fiori con grosse gemme al posto del polline. C'erano anche alberi, siepi, una fontana gorgogliante e un gazebo in marmo grigio.
Quel giorno indossavo un vestito simile a quello del giorno prima, ma con due spalline e nero.
Miei dei, finalmente qualcosa di nero!

Ero più riposata e stavolta sarei riuscita a sostenere una conversazione per più di un paio d'ore.
Sotto il gazebo, vi era una rotonda tavola apparecchiata, attorno al quale sedevano mio padre Ade, la mia matrigna Persefone e il mio dolcissimo fratello Nico. 
C'era bisogno di aggiungere gli appellativi? Sì, per sottolineare il fatto che eravamo una bella famigliola felice.
Non appena fui ai piedi della scalinata del gazebo, composta da tre gradini, feci una piccola riverenza e mi andai a sedere nell'unica sedia libera: accanto a Nico e Persefone.
Evviva...

-Sei in ritardo- commentò Persefone senza scomodarsi a guardarmi e prendendo una tazzina da tè al cui interno si trovava del nettare.
Gettai un'occhiata a mio padre, ma lui guardava il suo piatto colmo d'ambrosia, senza degnarmi di uno sguardo.
Bene! Me la cavo anche benissimo da sola!

-Perdonatemi, mia signora. Ero talmente impegnata ad ammirare il vostro giardino da non rendermi conto dell'ora tarda- mentii con tono angelico. -Non succederà più.
La tazza di Persefone si bloccò a mezz'aria, mentre i suoi occhi si chiudevano a fessura su di me per squadrarmi.
Bevitela! Ti prego, bevitela!
pregai, ma non mi riferivo di certo alla bevanda.
-Sarà meglio- mormorò Persefone, e bevve.
Calai gli occhi sul mio piatto, colmo di frutta fresca e succosa.
Fui tentata di mangiare, ma Lerea mi aveva avvertita del rischio che correvo solo ad assaggiarne un pezzetto.
"Resterai negli Inferi per sempre." E voi capite bene che restare in quel posto per l'eternità con una dea che mi odiava... Non era esattamente la mia più grande aspirazione per il futuro.
-Non è cibo degli Inferi, Adel. Stamane ho mandato una Furia a recuperare del cibo mortale per te e Nico. Puoi mangiare tranquillamente- mi assicurò mio padre come se mi avesse letto nel pensiero.
Gettai uno sguardo a Nico, che mangiava tranquillamente dell'uva verde.
Lo imitai, addentando la mela rossa che avevo davanti. Era squisita e la mia lingua gioì nel rientrare in funzione dopo così tanto tempo.
La colazione continuò in silenzio, poi mio padre ci congedò.
Nico e Persefone se ne andarono in fretta e furia e fu allora che mi resi conto che non sapevo dove andare. La vocetta maligna che avevo nella testa disse: "Visto? Non c'entri niente tu qui!"
Ma da che parte stava?
Feci per tornare in camera mia, ma una voce mi fermò.
-Adel- mi chiamò Ade.
Mi voltai.
-Vieni, ho qualcosa per te.
Ero pronta a seguirlo, ma lui si limitò a sollevare una mano verso di me, il palmo rivolto verso l'alto.
Lo guardai interrogativa.
-Il posto dove dobbiamo andare è parecchio lontano da qui. In questo modo faremo prima- spiegò.
Guardai in quei suoi occhi neri e penetranti. Erano freddi e inespressivi, come un muro nero che nascondeva quello che c'era oltre di esso, che nascondeva i sentimenti. Deglutii.
-Prendi la mia mano- mi disse, e io ubbidì. La sua pelle era fredda al contatto, come se fosse morta. Però in un secondo momento, sentii la sua morbidezza e la sua forza, e il freddo sparì.
Ad un tratto, sentii la terra mancarmi sotto i piedi e poi il buio invase i miei occhi, mentre la testa prendeva a girare.

Aprii gli occhi e incontrai la volta nera della caverna, in lontananza.
Nella testa avevo uno strano ronzio, come se qualcosa stesse cercando di parlarmi, solo che non capivo quello che voleva dirmi.
Cercai di mettermi a sedere e subito mi invase uno strano dolore in tutto il corpo.
Capii quello che il ronzio voleva dirmi: "Huston, Huston, abbiamo un problema, abbiamo un problema! Allarme dolore! Non muoverti!"
Ma, ovviamente, mi ero mossa.
Mi alzai a sedere, accorgendomi di essere distesa in un suolo arido e grigio come se fosse cenere.
Mi guardai intorno, confusa. Non ero più nel giardino di Persefone.
(Che perspicace!)
Poco lontano da me, oltre un pendio di roccia scoscesa, vi era uno stretto e impetuoso fiume... nero. Aveva il colore del nulla, del vuoto totale, della morte...
Sembrava fatto d'inchiostro, come se una boccetta fosse caduta e il liquido al suo interno si fosse versato.
-Quello è il fiume Lete- mormorò una voce familiare, profonda e penetrante.
Mi voltai verso l'origine del suono e vidi Ade in piedi accanto a me.
Eppure... Ero sicura che lì ci fosse solo un'ombra...

-Sei svenuta per parecchio- commentò lui.
Mi sentii avvampare.
-Scusami, padre, io...
-Non preoccuparti- mi interruppe lui incamminandosi verso il fiume.
Rimasi ancora un po' a guardarlo. Camminava leggero verso la sua meta, come fluttuando, senza deviare neanche un sasso che gli intralciava la strada. Anzi, sembrava attraversarlo. La pendenza non sembrava turbarlo e procedeva tranquillo e senza scomporsi, come un tuttuno con il resto del paesaggio.
Bè, è il suo regno... Cosa pretendi?

Mi alzai spolverandomi e sistemandomi il vestito, ma con scarso successo. Rimase comunque sporco di terra grigia e stropicciato.
Fala e Lerea mi uccideranno
mi dissi, e lo seguii.
A diffirenza di mio padre, le roccie, io, dovetti evitarle.
Sollevavo grandi nuvole di polvere bianca e spesso finii faccia a terra. Insomma, il massimo della grazia! Un elefante incinta con in groppa due balene avrebbe fatto meglio mi dissi calando la mia autostima già bassa a meno cento.
Sbuffai per l'ennesima caduta, pulendomi le ginocchia sbucciate.
Alla fine, riuscii a raggiungere Ade, che osservava impassibile le acque del fiume scorrere veloci davanti a lui.
-Questo è Lete, il fiume dell'oblio- ripetè lui. -Una sola goccia di esso basterebbe a farti dimenticare chi sei. Perderesti la memoria e non ci sarebbe cura. E' qui che gli eroi vengono per dimenticare la loro vita precedente e rinascere.
Rabbrividii.
-Perchè siamo qui?- chiesi.
Per tutta risposta, il dio sollevò una mano e sprigionò da essa uno strano fumo nero, che invece di disperdersi nell'aria in volute trasparenti -come fumo normale, insomma- si unì in una nuvola nera e si condensò a formare...
-Una spada?!- mi lasciai sfuggire sbalordita.
Era un'arma... fredda.
E l'aggettivo non è usato a sproposito: la spada era trasparente ed era fatta di ghiaccio! O almeno, sembrava fatta di ghiaccio...
-E' bronzo celeste... Ma con qualche proprietà in più- spiegò Ade. E mormorò qualcosa a proposito del bronzo celeste che era perfetto per uccidere mostri, ma io ero troppo impegnata ad ammirare l'arma per sentirlo.
Era stretta e lunga, totalmente priva di fregi.
Mio padre la impugnò e si avvicinò al Lete. Immerse la punta della lama trasparente nelle veloci acque nere del fiume e attese.
Piccoli rivoli neri si allungarono come tentacoli dal fiume e si attorcigliarono attorno alla lama. Il bronzo assorbì i tentacoli d'acqua che penetrarono nella lama e si condensarono unendosi ad essa. Alcuni tentacoli proseguirono la loro corsa verso l'elsa, ma non riuscì a vedere ciò che accadeva, perchè il mantello di mio padre copriva la visuale. Alla fine dell'operazione, Ade ritrasse la spada e me la mostrò. La lama si alternava in un gioco di nero e azzurro-bianco. La guardia era decorata da un elegante insieme di ghirigori neri, i lati, invece, con piccolissime pietre nere, e al centro vi era una grande A nera scritta in un carattere raffinato che riuscii a leggere a stento, sia per la dislessia, sia per l'inclinamento della lettera e i vari ghirigori. L'elsa era circondata da fregi neri con l'aspetto di rami rampicanti cosparsi di foglie, e in cima troneggiava una grande pietra nera a forma di rombo. 
-E' un diamante nero, unico nel suo genere- spiegò Ade. (Come saprete, mio padre è anche il dio dei "frutti" della terra, se le pietre si possono definire così, perciò non mi stupii più di tanto... credo.) 
Restai ad ammirare la lama, finchè un dubbio non si insinuò nella mia mente. 
-Questa... Questa è per me?- chiesi con voce rotta dall'emozione.
Ade annuì e me la porse. 
-Si chiama Lete, che in greco significa Oblio.
La impugnai, e scoprii che era più leggera di quanto mi aspettassi. Pesante sì, ma almeno non era piombo. 
-La sua lama, oltre a uccidere mostri, getta nella confusione chiunque la sfiori. Una ferita profonda significa oblio totale. 
Lo guardai ad occhi sgranati.
-Tu sei la sua padrona. A te non farà alcun male. Ma a te soltanto. 
Annuii, sollevata.
-Tocca il diamante. 
Ubbidì, portando l'indice all'altezza della pietra. 
Forse fu per l'eccitazione, o per la troppa foga, sta di fatto che misi più forza del dovuto in quel gesto e... la pietra affondò nell'elsa. 
Ero pronta a morire lì, forse per volere di mio padre, o addirittura mio, ma nell'attimo successivo, la spada si restrinse e si trasformò in un anello con il grosso diamante al centro. 
-Così lo avari sempre a portata di mano- disse mio padre sotto il mio sguardo sollevato e sbalordito insieme.
-Grazie- risposi a occhi sgranati, trattenendo le lacrime. Avrei voluto abbracciarlo, ma non ero sicura fosse concesso. 
Seguirono istanti di silenzio, di cui approfittai per infilarmi l'anello al dito (indice destro, per la precisione). 
Di solito non mi piaceva indossare gioielli e chincaglierie varie, orecchini, bracciali, collane o anelli che siano... Ma quello non era un anello vero e proprio, giusto? Era una spada legata al dito!
-C'è un'altra cosa... 
Guardai mio padre. Sembrava esitante. 
Sospirò appena, tornando al suo umore impassibile. Cosa avevo detto a proposito dell'esitante? 
-Non puoi più stare qui. 
Crick. Una crepa divise il mio curoe a metà.
-Persefone non... desidera che tu venga addestrata come una vera mezzosangue. 
Crick.
-E tu... Tu sei d'accordo con lei? 
Non reagì al dolore e al tremito della mia voce... A voler essere precisi non reagì affatto. 
Crick. 
-Mi dispiace, Adel. 
Crack. Rottura, definitiva. Mi avevano appena cacciata da casa... Anzi, mio padre mi aveva appena cacciata da casa, cercando di comprarmi con una spada... Ma allora perchè non riuscivo ad odiarlo? Perchè non riuscivo ad arrabbiarmi con la persona a cui sentivo di tenere di più al mondo? Perchè continuavo a credere che fosse tutto incredibilmente sbagliato? 
Una lacrima riuscì a penetrare nelle mie difese, e colò lungo la mia guancia sporca di polvere bianca, ma non ci badai. 
Cercai negli occhi di Ade una briciola di dispiacere, ma trovai solo freddo. E per la prima volta, quel freddo mi fece rabbrividire terribilmente e stringere nelle spalle. 
-D'accordo... Allora credo che andrò a fare le valigie... Così non porterò altro disturbo...- dissi allontanandomi e cercando di mantenere la voce ferma, cosa che mi riuscii ben poco. 
-Adel- mi fermò Ade. 
Lo guardai.
-Non ti sto cacciando. Questa è la tua casa, e lo sarà per sempre. Ma Persefone ha ragione: devi essere addestrata. Non puoi rimanare qui, al momento, scappando dal mondo là fuori. Tutto si dovrà dire di mia figlia, ma non che è una vigliacca. 
L'aria mi invase i polmoni con violenza, e repressi a stento un gemito.
Mia figlia... Mia figlia... Mia figlia... La tua casa... La tua casa... La tua casa... Per sempre... 

-E poi, a che serve essere mia figlia, se non puoi approfittare dei tuoi poteri?- chiese con tono malizioso e cospiratore, accennando ad un sorriso. 
Mi sentii riscaldare il cuore e risi tra le lacrime. Un abbraccio... Quanto avrebbe potuto odiarmi dopo? 
Ade mi si fece vicino. 
-Il Campo Mezzosangue non è così male, per quelli come te, anche se certi semidei sono... facilmente detestabili. 
Non sapevo a chi si riferisse. -Dai, Percy, tu lo hai capito.- 
Annuii. -Quando dovrò partire?- 
-Sebbene sia un campo estivo, non possiamo aspettare oltre. Perciò partirai tra una settimana. 
Corrugai la fronte. -E...
-Al momento resterai qui. Non è sicuro mandarti nella tua vecchia casa. Non so come hai fatto a sopravvivere fin'ora, ma là fuori non è un posto sicuro.
-Va bene.
Mi porse la mano.
-Una settimana passa in fretta. Ma sei sicura di voler rimanere qui?
-Sicurissima- dissi senza esitare.
Sorrise impercettibilmente. -Bene.
Presi la sua mano. E questa volta non svenni.

Angolo Autrice
Ok, di certo non potete odiarmi più di quanto io non mi odi già da sola. La scuola non è una scusa, purtroppo è la verità D: Per fortuna tra poco ci sono le vacanze *^* e potrò pubblicare, scartare regali, pubblicare, mangiare pandoro insieme ad Ermes, pubblicare e POI fare i compiti... Sì, certo...
A proposito di feste... BUONA SANTA LUCIA^^ Qui in Sicilia ci diamo alla pazza gioia, non so come funzionino le cose lì da voi... Ma auguri ugualmente ^^ !!

*grilli*

Coooomunque, andiamo a noi.
Quanto amate la spada di Adel? *^* Io moooolto!
Non chiedetemi perchè mi è saltata fuori l'idea del ghiaccio-barra-bronzo-celeste-trasparente, perchè non-lo-so XD
La mia mente malata fa brutti scherzi di questi tempi u.u eh sì.
Poi... Quanto è dolce Ade? Quanto vorrei che non fosse mio padre per fare fare cosette sconcie con lui? *^*

Ade: Ma cosa...?
Io: Non ora, papi, l'angolo sclero viene dopo!
Fantasiiana: Depravata...
Io: Zitta, tu!


Spero che il capitolo vi sia piaciuto. A me, personalmente, sì, ma non come gli altri... forse manca qualcosa... :( Boh!
Comunque... Non aspettatevi coccolosi capitoli di "Natale in famiglia from Inferi" perchè non ci saranno XD
Il Natale è una festa cristiana (Oh, Stige, fà che non stia dicendo un'eresia!) e agli dei non piace molto ;3 ... Andandoci per logica.

Annabeth: In effetti, Dedalo aveva un'interessante teoria sul...
Io: Annabeth, per quanto ti adori, non è ancora arrivato il tuo momento. Non puoi spuntare così! I lettori non sono preparati psicologicamente, ci vuole una presentazione ufficiale!
Annabeth: Oh...
Io: NONONONONO!! Io ti adoro, sono la tua fan #1 *--*
*Fangirlizza*

*Annabeth se ne va spaventata*


Oookay, ho traumatizzato Annabeth D: Viva me...
Comunque, spero che questo capitolo vali almeno qualche visita, non mi convince moltissimo :/
E presto NICOOOOOO *^*

Ora via l'Angolo Autrice, perchè si apre ufficialmente l'Angolo Sclero u.u
*Taglia nastro*


Angolo Sclero
*Io, Ermes, Fantasiiana e Adel mangiano arancine*
Adel: Ma gli dei non odiano le feste cristiane?
Ermes - con la bocca piena: Ovvio che sì.
Adel: Allora perchè festeggi?
Ermes: Non festeggio! Mi do alla pazza gioia, è ben diverso.
Io: Un'occasione per mangiare arancine?
Ermes *alza spalle*: Cosa volete? Fare il dio è stancante! Devi lavorare, girare per il mondo... Pensate poi che il mio lavoro è triplicato!
Fantasiiana: E poi l'immortalità è una cosa orribile, eh!
Ermes: A quella ci si abitua...
*Fantasiiana alza occhi al cielo e mangia arancina alla carne.*
Adel: Io, tu sei siciliana, no?
Io: Esatto ^^.
Adel: Le hai fatte tu queste? *indica arancine*
Io: AHAHAHAHAH! Ovvio che no! Io non cucino!
Ermes: Come mai?
Io: Vuoi davvero provarlo? Non puoi morire, ma credimi che la mia cucina è qualcosa peggiore della morte!
Fantasiiana: Dovrebbero metterla come peggiore punizione nel Tartaro. Immagina Crono che mangia la cucina di Io e soffoca dal dolore, supplica gli dei di perdonarlo e viene sottoposto per l'eternità a questa tortura. *occhi sognanti*
Ermes: Dai! Non può essere così terribile!
Io: Bene. *Io "cucina" delle uova strapazzate e da ad Ermes."
*Ermes assaggia*
Io: Allora?
*Ermes strabuzza gli occhi e stringe la gola*
Ermes: Sale... Sale...

Fantasiiana: Vuoi del sale? O.o
Ermes: No... Troppo... Troppo sale!!
Io: Te lo avevo detto!
Adel: Ma non è il dio della medicina? Perchè non si cura?
Fantasiiana: Dio della medicina... Non dei miracoli.
*Ermes inghiotte miracolosamente uova e tossisce.*
Io: Bè?
*La guardano tutti interrogativi*
Io: Erano buone? Forse mancavano di sale, no?
*Ermes sconvolto*
Apollo - incatenato ad una roccia: Ragazzi.... Ho fame....
Adel: Perchè è incatenato?
Ermes: Continuava a cantare haiku d'amore su me ed Io. Non era cosa gradita, per lei...
Io: EHI! Non farmi passare per quella cattiva, adesso!
Adel: Comunque, che si fa? Non possiamo lasciarlo digiuno, o sì?
Ermes *ghigna*: E se.... *Lancia uova strapazzate ad Apollo come fosse un padrone con il suo cane*
*Apollo mangia come un cane*
Io: SEI CRUDELE!!
Ermes: IO? Non tu che mi dai quella roba?!
Io: TU hai insistito!
Fantasiiana: Smettetala, piccioncini. Apollo sta per morire soffocato.
Adel: Non può morire.
Fantasiiana: Credimi, ha mangiato quella roba: può.
*Fantasiiana e Adel vanno ad aiutare Apollo - che - soffoca*
Ermes: Devo andare.
Io: Bene!
Ermes: Bene!
Io: Ciao.
*Ermes se ne va*
*Io lo guarda andarsene*
Io: Ok... Ora vediamo se l'incesto padrexfiglia è tollerato tra gli dei...
Fantasiiana *urla dal fondo*: DEPRAVATA!!
Io: ZITTA TU!

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Capitolo 7
*** Ricevo una lezione di storia al cinema ***


Ricevo una lezione di storia al cinema





Fala e Lerea mi avevano più o meno spiegato la faccenda del Campo Mezzosangue, facendomi trarre la conclusione che sarei finita in una specie di Hogwarts all'aperto, con satiri e ninfe al posto degli elfi domestici.
Quello che mi trovai davanti, invece, era ancora meglio.
L'intera valle era coperta dalla neve, il che dava un punto a suo favore. Qua e là sorgevano abitazioni con colonne in stile antica grecia che sembravano chissà come cadute lì da secoli e secoli di distanza. C'erano case, arene, stalle e due alti muri da cui colava lava vera e persino un campo di fragole. Poco lontano, un fiume bagnava la terra, solcandola come una lacrima in un viso pallido.
Mi sollevai a sedere e mi voltai verso Nico, in piedi accanto a me.
-Questo posto è...
-Lo so- tagliò corto lui dando una pacca all'unicorno che studiava curioso il drago poco distante. -Vieni, ci aspettano- disse Nico, e proseguì seguito dall'unicorno. Entrambi procedevano con grazia ed eleganza sulla neve, con movimenti ipnotici.
Io... io ero sempre io.
Caddi e rotolai sulla neve, ma invece di arrabbiarmi, presi a ridere come una bambina. Fu solo quando incontrai lo sguardo impassibile di Nico, con appena una traccia di curiosità e rimprovero, che mi alzai e continuai a camminare come se non fosse successo nulla.
Dopo pochi minuti, arrivammo ai piedi di una grande casa in legno.
-Questa è la Casa Grande- spiegò Nico guardandosi intorno.
-Chi stai aspettando?- chiesi.
-Dovrebbero già essere qui...
-Nico!- salutò qualcuno all'improvviso, una voce maschile.
Mi voltai verso l'origine del suono. Un ragazzo e una ragazza sulla ventina ci stavano venendo incontro, mano nella mano. Vestivano lo stesso abbigliamento, malglietta arancione con su scritto "Campo Mezzosangue" e jeans grigio chiaro. Lui aveva i capelli neri e gli occhi di un verde intenso come il mare, lei i capelli biondi legati in una coda alta, gli occhi grigi come la tempesta più burrascosa. Entrambi avevano strane perle colorate legate al collo.
-Percy! Annabeth!- esclamò sorpreso Nico. -Che ci fate qui?
-Appena tornati da un'impresa- rispose il ragazzo. -Eros aveva un problema con il suo arco, perciò... Tu, piuttosto, che fai qui!
-Stavo aspettando Chirone e il Signor D. Sai... per lei.- Mi indicò con un cenno.
Mi sentii gli occhi di tutti, unicorno compreso, addosso.
-Ehi- mi salutò Percy.
Ricambiai con un cenno, diffidente.
-Tranquilla, non mordo! Come ti chiami?
-Adel.
-E' mia sorella- aggiunse Nico.
-La tua cosa?!- esclamò Percy, voltandosi di scatto.
-E dai, Percy. Non dirmi che non l'avevi capito! Sono due goccie d'acqua!- si lamentò la ragazza, alzando gli occhi grigi al cielo. -Permettimi di presentarmi- continuò poi sorridendomi. -Io sono Annabeth, figlia di Atena.
-Meglio conosciuta come Sapientona- aggiunse borbottando Percy.
Lei gli diede un colpo sul braccio, strappandogli un "Ahio!"
-Potreste rimandare a dopo?- chiese Nico.
Lo guardarono.
-In caso non ve ne foste accorti, c'è un ospite qui.
Per un attimo credetti che si stesse riferendo a me, ma poi lui indicò l'unicorno, che nitrì allegro, felice che qualcuno si ricordasse di lui.
Goditelo, amico, dura poco...

-Ehi! Ma che bel ragazzone abbiamo qui!- esclamò Percy accarezzandolo.
Gli rispose il silenzio, ma lui continuò.
-Benvenuto, Philip. Vedrai, ti divertirai qui, ci sono un sacco di cavalli con cui fare amicizia! Sì, ci sono anche le puledrine.
Ancora silenzio e un calpestio di zoccoli.
-Dracene, dici?- chiese Percy, scurendosi in volto. -Capisco... Allora dovrai stare qui per un po'. Ti va?
L'unicorno nitrì e saltellò tutto contento.
-Okay, ragazzo che sussurrava ai cavalli, mi prendi in giro?- sbottai nervosa.
Nico mi guardò male, ma Percy rise.
-Tranquilla, Adel. Non sono pazzo! Non troppo almeno... Sono il figlio di Poseidone, è normale che riesca a comprendere i cavalli.
Ci pensai su un momento.
-E' perchè Poseidone li ha creati?
-Esatto.
-Oh... Bè allora scusa.
-Nessun problema, è comprensibile- rispose lui sorridendomi.
Finalmente qualcuno non mi odiava!
-Percy, devo parlarti- disse Nico ad un tratto.
-Okay- rispose l'altro.
-Da solo- aggiunse Nico, notando che nessuno si muoveva.
-Vieni, Adel, ti faccio fare un giro- mi disse Annabeth, e si avviò verso il centro della valle.
La seguii e quando la raggiunsi mi voltai per ascoltare... Oh, e va bene, origliare la conversazione tra Nico e Percy, che intanto si erano seduti in due sedie di legno.
-Sembra simpatica- stava dicendo Percy.
-Non lo so... Non ci ho mai pensato- rispose Nico borbottando.
-Bè, fallo, allora. E' tua sorella!
-Sorellastra. Bianca era mia sorella. Anzi, è mia sorella.
-Nico... Anche io ci sono passato con Tyson e...
-Questo è diverso- replicò mio fratello alzando la voce. -Tu non avevi un altro fratello defunto che Tyson stava cercando di rimpiazzare!
-Sono sicuro che l'hai fraintesa. Lei non sta cercando di rimpiazzare nessuno.
-Adel? Andiamo?- mi chiamò Annabeth, facendomi perdere la risposta di Nico.
-Ehm... Sì, d'accordo- rispose affiancandola e cercando di non pensare a mio fratello.

Per farvela breve, visitai il campo. Era magnifico visto da vicino.
Prima non lo avevo notato, ma lì c'era sì la neve, ma il freddo no.
-E' la nostra barriera che lo tiene fuori. Se non vogliamo che qui entri qualcosa, quello non entra- aveva risposto Annabeth quando glielo avevo fatto notare.
-E la neve, allora?
-Oh, bè abbiamo organizzato una battaglia a palle di neve.
-Ma non siete semidei?
-Sì, e allora?
-Ma è una cosa così...- Non sapevo come continuare.
-Umana?- suggerì Annabeth.
Annuii. Lei sorrise.
-Siamo persone normali, Adel. Non mostri e mutanti, ma gente comune. Solo... con qualche caratteristica in più.
E lì si era chiuso il discorso.
Annabeth mi spiegò che il campo era quasi del tutto vuoto perchè la maggior parte dei semidei trascorreva la loro vita nel mondo esterno durante l'inverno.
Però, di mezzosangue, lì, ce n'erano eccome!
Almeno una cinquantina. E non osavo immaginare in estate!
Dopo il tour, Annabeth mi riaccompagnò alla Casa Grande, il che mi metteva un po' a disagio: non volevo rivedere Nico così presto! Ma quando arrivammo i due ragazzi e l'unicorno se n'erano già andati.
Tirai un sospiro di sollievo e seguii Annabeth in una delle stanze della casa, dove vi era una poltrona e un piccolo televisore vecchio stile, con tanto di antenna.
-Siediti- mi disse Annabeth, quindi le ubbidì, mentre lei trafficava con un cassettone che dava l'aria di non volersi aprire.
-Allora, a quanto ho capito sai già più o meno tutto sui mezzosangue. E' esatto?
-Sì.
-Eccetto della guerra contro Crono.
-La cosa?
-Ecco, infatti.
Annabeth emerse dal cassettone con un DVD in mano, che avvicinò al lato sinistro della tv dove... sparì?!
-Ma come...?- chiesi sporgendomi in avanti.
-I figli di Atena hanno disegnato il progetto e i figli di Efesto l'hanno realizzato- disse lei sorridendo orgogliosa. Spinse un pulsante di un telecomando e immediatamente la tv si allargò, diventando un gigantesco schermo a chissà quanti pollici. Infine, l'antenna si ritirò all'interno della cornice, sostituita da un cartello con su scritto "Buona visione!"
-Non vi piaceva farlo così e basta?- chiesi dimenticando le buone maniere.
-Così fa più scena!- rispose inaspettatamente allegra Annabeth.
Sorrisi divertita.
-Bene, si comincia!- esclamò la ragazza sistemandosi sul bracciolo della poltrona battendo le mani.
La luce si spense e lo schermo si accese.
Oltre di esso, un'Annabeth più piccola, di circa 16 anni, reggeva una telecamera che si muoveva tutta e la puntava su di sè. Mi venne quasi la nausea.
-Ciao a tutti! Sono Annabeth Chase, figlia di Atena- si presentò la ragazza oltre lo schermo. -Chirone vuole che facciamo questo video per spiegarvi in parole povere cosa è successo nella guerra contro Crono, quindi... Cominciamo!
L'obbiettivo della telecamera cambiò e un Nico di dodici anni e un Percy di sedici vennero inquadrati.
-Annabeth!- protestò Percy, coprendo l'obbiettivo con la mano.
-Avete sentito Chirone, non si discute!- protestò la ragazza allontanando la mano di Percy e inquadrando Nico.
-Che gran cavolata- borbottò lui.
-E dai! Salvare il mondo da un titano super cattivo comporta anche questo, sai?
-Tzè! Balle.
-Ehi, Signor Re dei Morti, se io cado, tu cadi con me!- esclamò Percy.
-E' Re degli Spettri, Testa d'Alghe!
-Anche tu?
-Trovai un altro soprannome da affibbiargli, Nico! Testa d'Alghe è mio!- protestò Annabeth.
-Lo chiamo come voglio, Sapientona. Il concetto è sempre quello!
-Ehi! Io sono ancora qui! E non parlare così alla mia ragazza!- interevenne Percy.
-Oh, sta zitto, Testa d'Alghe!- ribbatterono gli altri due in coro.
Tutti e tre presero a discutere per motivi che non capivo.
Il video continuava e proprio quando stavo per voltarmi verso Annabeth per chiedere spiegazioni, o cos'altro dava la tv gigante, nello schermo spuntò un tipo per metà ragazzo e per metà capra... un satiro.
-Ehi! Non dovevate fare il video?- chiese.
Tutti e tre lo guardarono. Immaginai anche Annabeth, ma non la vedevo, dato ch era dietro la telecamera.
-Chirone è stato chiaro. E anche il Signor D, mi sembra- continuò il ragazzo-capra.
-Grover ha ragione, toglietevi questo dente in fretta!- intervenne una ragazza dai capelli rossi spuntata dal nulla e con un paio di jeans disegnati a mano.
-Ehi, Oracolo!- la salutò Percy.
-Uffa! Ti ho già detto di chiamarmi Rachel!
-Ok, come vuoi, Oracolo!
Stavano per cominciare a discutere, quando Annabeth mollò la telecamera a Grover e si frappose fra Percy e Rachel.
-Ok, ora basta. Dobbiamo fare il video.
-Ma....- provò a protestare Percy, ma Annabeth lo baciò zittendolo.
-Bleah! Fate le vostre cose da un'altra pare!- si lamentò Nico.
-Ora il video- disse infine Annabeth staccandosi da Percy come se niente fosse mai successo.
Dopo di ciò, il racconto filò liscio, più o meno. Tutti non facevano che interrompere chi raccontava per aggiungere particolari su particolari. Alla fine del video ero più confusa che persuasa.
La tv si spense automaticamente.
-Oookay- commentai.
-Se non hai capito qualcosa posso...
-No, no! Ho capito tutto, davvero!
Più o meno...

-Bene- sorrise Annabeth. -Ora andiamo. Vorrai sistemarti prima della cena.
Si alzò senza aspettare una risposta e uscì.
La seguii, lanciando un'ultima occhiata alla tv, tornata alla normalità.

Le Case erano incontabili.
C'erano quelle degli dei maggiori, più famosi, e poi quelle degli dei di cui nessuno aveva mai sentito parlare, non sempre almeno. La piazza centrale attorno al quale le strutture si ergevano, era grande quanto tre campi da calcio e gli stili tutti diversi. C'era la Casa 21, di Nyxe, dea della notte, di un bellissimo blu notte con brillantini bianchi dapperttutto, e un grande stendardo nero con una stella bianca al centro. Ma in quel momento era vuota.
-I figli di Nyxe sono due gemelle in vacanza con il padre- mi spiegò Annabeth.
C'erano le Case 6 e la 11, di cui non vi parlo perchè sapete già come sono fatte le Case di Ares ed Ermes. La Casa 14, di Iride, dea dell'arcobaleno, dipinta di tutti i colori dell'arcobaleno e con una grande fontana che splendeva alla luce del sole pomeridiano.
E poi c'era la Casa 13. La mia.
Era nera, imponente, con due bracieri dalle fiamme verdi ai lati di una porta in argento sopra il quale vi era scolpito un teschio. Era bellissima e ricordava molto gli Inferi...
Un dubbio mi invase la mente, e mi voltai verso Annabeth.
-E Persefone? Lei non l'ha una casa?
-Ecco... In realtà no- rispose lei, spiazzata.
-Come mai?
-Non ha figli.
Sgranai gli occhi. -Cosa?
-Bè... E' un po' difficile da spiegare... Vediamo...- Si massaggiò il mento. -Vedi, tuo padre è il dio dei morti, ha un'aura un po'... morta. E quindi lui e Persefone non sono mai riusciti ad avere figli. E lei non lo ha mai tradito, come Era non ha fatto con Zeus.
-Ma io...
-Con i mortali è diverso. Sono... speciali.
-Oh...
Mi sentii un po' dispiaciuta per la mia matrigna.
Che fosse quello il motivo per cui odiava me e Nico? Perchè eravamo i figli che lei non avrebbe mai avuto? O forse, e secondo me era la cosa più probabile, ci odiava perchè eravamo il simbolo di quello che delle semplici mortali erano riuscite a donare a suo marito al contrario suo?
Mi strinsi nelle spalle, abbattuta.
-Tutto okay?- mi chiese Annabeth preoccupata. -Ho detto qualcosa di male?
-No, assolutamente, al contrario... Grazie di tutto!- le sorrisi e lei ricambiò.
Spinsi un battente del portone e feci per entrare, ma vidi che Annabeth era ferma lì dove l'avevo lasciata, e che non accennava a muoversi.
-Ti va di... entrare?- chiesi, credendo che si aspettasse l'invito ufficiale.
-Oh, no... Non ci è permesso entrare nelle case degli altri dei.
-Okay... Allora...
-Ci vediamo dopo- mi anticipò lei salutandomi e allontanandosi.
Aggrottai le sopracciglia, poi scossi la testa e mi voltai.
La luce, là dentro, era poca, ma lo spazio era immenso. I letti erano solo tre, coperti da lenzuola nere, e la mobilia era bianca e grigia su pareti nere. Era davvero come tornare negli Inferi.
In fondo, vi era una fontana a forma di un enorme cane a tre teste. Dalle due bocche laterali fuoriusciva vapore bianco, mentre da quella centrale colava acqua vera e gorgogliante.
-Chiudi la porta- mi ordinò una voce.
Ubbidì e la stanza sembrò animarsi di luce propria, anche se non normalmente: la luce era comunque fredda, come la luce di un sole invernale che penetra tra coltri di neve bianca.
In uno dei tre letti c'era Nico, intento a leggere un libro in una lingua che sembrava arabo. No... era greco antico.
-Piaciuta la gita?- mi chiese lui senza staccare gli occhi dal libro.
-Abbastanza. Ho visto il video.
-Esiste ancora? Credevo che lo avessero dato alle fiamme tempo fà.
-A quanto pare ti sbagliavi.
-A quanto pare mi sbagliavo su molte cose- replicò lui spostando i suoi occhi sui miei. Rabbrividii.
-Come mai tre letti?- chiesi andandomi a sedere nel letto di sinistra. Nico era in quello al centro.
-E' la regola.
Annuii.
Nico chiuse il libro di scatto e si alzò.
-Vado a fare una passeggiata. La cena è alle sette e mezza. Non fare tardi. E uscì.
Rimasi sola nella luce fredda della stanza, a rigirarmi l'anello fra le mani.
Avevo ancora il giubbotto caldo di Nico nelle spalle. Me lo sfilai e me lo misi sopra a mo' di coperta. Profumava di un profumo fresco, semplice. Delicato ma deciso. Ricordava i gelsomini.
Mi addormentai con quel profumo nelle narici.

Al mio risveglio fuori era buio.
A coprirmi non avevo più il giubbotto da aviatore, ma una coperta nera. Il libro in greco antico di Nico ora era sul letto accanto al mio. Mi alzai e andai a farmi una doccia alle doccie comuni. I bagni erano vuoti e potei lavarmi in tutta calma. Quando uscii, vidi alcuni ragazzi che chiacchieravano e si dirigevano alla mensa.
Li seguii in silenzio e arrivai davanti ai tavoli. Mi sedetti di fronte a Nico, mentre delle ninfe con vestiti bianchi e orecchie a punta ci servivano del cibo. Nico e gli altri mezzosangue si alzarono, si diressero alla pila di fuoco lì vicino e gettarono una porzione del loro cibo nelle fiamme. A me toccò imitarli, anche se in ritardo.
-Perchè si fa?- chiesi a Nico.
-Bruciamo le offerte agli dei.
Tornammo a posto e lì conobbi il Signor D e Chirone, anche se indirettamente.
-Bè, benvenuta ad Annet Recendom...- disse il Signor D annoiato.
-Adel Raicemond- corresse Chirone, metà uomo e metà cavallo.
-Quello che è. Benvenuta e eccetera. Ora mangiate e filate via.
Tutti parlavano, tranne me e Nico. Persino Percy, unico figlio di Poseidone, aveva un satiro al tavolo con cui parlare, un satiro che riconobbi come Grover, quello del video.
Alla fine, tutti si diressero ad un falò, Nico alla foresta, e io a casa.
Rimasi sveglia per un po' a pensare. A Nico... A Persefone... Ad Ade... A quanto era cambiata la mia vita nel giro di poco tempo e a quanto sarebbe cambiata l'indomani, quando avrei cominciato la vera avventura al Campo Mezzosangue.




Angolo Autrice
Eccoooo il primo giorno di Adel al Campo Mezzosangue!!
*rullo di tamburi*
Allora, che ve ne pare?
Capitolo pieno di rivelazioni shock: Persefone non ha figli! Percy è il ragazzo che sussurrava ai cavalli! La Casa 13 è la più figa di tutte!
Comunque, non preoccupatevi, il Signor D e Chirone torneranno ;3
E finalmente nel prossimo capitolo scopriremo cosa ha fatto tanto incazzare Afrodite ^^ (scusando il francesismo, ma questa sono io u.u)
Nel prossimo capitolo, inoltre, vedremo tanti bei momenti NicoxAdel *---* non adatto ai malati di cuore: potreste morire dalla dolcezza.
Comunque (parte 2) Adel non si smentisce mai con le sue cadute, eh? Amiamola.
Comunque (parte 3) a Nico piace leggere *^* uhuh! Amiamolo. Oh! Lo facciamo già *-*
Ok, ora un comunque serio XD
Comunque (parte 4) il video per spiegare di Crono mi piaceva troppo per non metterlo. Altrimenti come facevano a spiegare il tutto? E poi mi sembrava giusto che ci fosse il video number two, dopo il video number one che Chirone non volle fare vedere a Percy.
Comunque (parte 5) Persefone che non ha figli era qualcosa di troppo ingegnoso per non metterlo, modestie a parte.
Che sono brava quando mi applico! Avevo già usato questo pretesto per un'altra cosa di cui non vi sto a parlare, e non potevo, davvero, non metterlo qui.
Ora, bando alle ciance e concludiamo in bellezza con la cosa che più amate.
Premesso che dato che nel capitolo precedente non l'ho messo, mi sembrava d'obbligo recuperare con qualcosa di epico. Quindi via con la litigata di famiglia negli Inferi XD Ade e Demetra avranno da chiarire molto u.u eheheh


Angolo Sclero
*Adel e Nico giocano a Mitomagia*
Adel: Com'è che ti ha chiamato Percy? Re dei Morti?
Nico: Re degli Spettri, DEGLI SPETTRI! Non è tanto difficile, per Zeus!
Zeus: Mi avete chiamato?
Ade: Via di qui, Sparafulmini, riunione di famiglia a cui non sei invitato.
Zeus: Sono folgori!
Ade: D'accordo, Sparafolgori, ma vattene via comunque.
*Zeus se ne va*
Adel: Ciao, papi. Giochi con noi?
Ade: No.
Nico: Qualche problema, papi?
Ade: Non ti ci mettere anche tu, Nico... E comunque sì. Demetra continua con la storia dei cereali. Si è messa in testa di voler dare una festa e offrire cereali a tutti i morti.
Demetra: Hanno bisogno di mangiare! Sono un po' troppo scheletrici per i miei gusti!
Io: Forse perchè sono scheletri?
Demetra: Sciocchezze. Birbantelli con strane idee di anoressia in testa. E' molto comune tra i giovani d'oggi. Vedi Nico!
Nico: Che ho io che non va?
Demetra: Sei troppo pallido! E scheletrico! Assomigli ad un... Un....
Adel: Un emo?
Demetra: Proprio quello!
Adel: Io l'avevo detto.
Nico: Attenta, tu.
Demetra: Ma anche tu non scherzi!
Adel: No, grazie. Niente cereali.
Demetra: Perchè?
Adel: Li odio.
*Musichetta shock*
Demetra: O.O
Io: O.O
Nico: O.O
Ade: O.O
Scheletro-passante: O.O
Adel: Che c'è?
Nico: Hai detto che odi i cereali...
Adel: Bè, è vero. Li detesto a morte. Fosse per me dovrebbero bruciare in eterno nelle fiamme del Tartaro!
Demetra: O.O
Io: O.O
Nico: O.O
Ade: O.O
Demetra: Mi sento svenire...
Persefone: Madre...
Ade: Persefone!
Persefone: Ade?
Nico: Matrigna!
Adel: Matrigna?
Cenerentola: Matrigna? Dove? Dove?!
Matrigna-di-Cenerentola: Torna a pulire! *se ne vanno*
Lerea: Oh, Stige!
Stige: Oh... Zeus?
Zeus: Stige?
Ciuchino: Ciuchino!
Fala: Oh, caro! Sei così magro!
Ciuchino: Davvero?
Demetra: Ti vanno dei cereali?
George: A me va un topo.
Demetra: Che schifo!
Persefone: Madre...
Ade: Per favore, possiamo concentrarci?!
Nico: ?
Adel: ?
Io: *-*
Demetra: Cosa c'è ancora, fratello-barra-genero-barra-rapitore-di-mia-figlia?
Persefone: Madre...!
Ade: Demetra, basta con questa storia.
Demetra: No! Per colpa tua mia figlia resterà in questo posto sudicio per l'eternità, separata da me! La mia povera piccola Persefone!
*Persefone alza gli occhi al cielo*
Ade: Persefone è felice qui con me. Non è vero, cara?
Adel: Ti ci metti anche tu con il cara, papi?
Persefone: Io veramente...
Demetra: Non vedo proprio perchè tu la debba costringere a dire bugie! Mia figlia è una santa, non sa mentire! Non provare a corrompere il suo cuore ancora più di quanto tu non abbia già fatto!
Adel: Come no, una santa!
Persefone: Io però...
Ade: Io avrei fatto cosa? Io l'ho salvata da te, dai tuoi dannati cereali e dalle tue strane manie ossessive compulisive di madre perfetta!
Persefone: Sì, ma io...
Demetra: Mi stai dando dell' ossessiva compulsiva, razza di cadavere non morto?
Persefone: Per favore, io...
Ade: Sì, proprio così, sottospecie di collezionista di cereali indemoniata!
*Adel, Nico ed Io mangiano pop corn*
Demetra: Indemoniato ci sarai tu!
Ade: No, tu!
Demetra: No tu!
Ade: No, tu!
Demetra: Tu!
Ade: Tu!
Persefone: SMETTETELA TUTTI E DUE!
Demetra: O.O
Ade: O.O
Adel: O.O
Nico: O.O
Io: O.O
Persefone: Uff... Mettiamo in chiaro una cosa.
Demetra: O.O
Ade: O.O
Adel: O.O
Nico: O.O
Io: O.O
Persefone: Io sono felice con Ade.
Ade: Bum! Beccati questa, Demetra!
Persefone: E sarei felice anche sulla terra se solo tu, mammina cara, non fossi così...
Ade: Indemoniata?
Adel: Appiccicosa?
Nico: Assillante?
Io: Simile ad un orso-abbracciatutti-verde-drogato-di-cereali?
Persefone: Amorevole.
Ade: Amorevole. Lei.
Persefone: Bè, sì.
Ade: Demetra. "Miss. Zeus-Zeus!-Ade-ha-rapito-mia-figlia!" ?
Persefone: Sì.
Demetra: Beccati questa, Ade!
Ade: ...
Persefone: ...
Ade: ...
Persefone: Che c'è?
Ade: Ti sei mangiata troppi cereali.
Persefone: Uffa! Guarda che mia madre è dolce.
Ade: Sì, come un cucciolo di idra affamato con sedici teste.
Persefone: Ade!
Ade: Hai ragione, troppo delicato. Facciamo ventiquattro.
Persefone: Sei impossibile!
Ade: E tu sei bellissima, accettiamolo tutti e due e andiamo avanti.
Demetra: Bleah!
Afrodite: Ohhh!
Adel: Che ci fai qui?!
Nico: E' venuta a vendicarsi!
Afrodite: Ho modi peggiori, piccoli dei.
Ade: Afrodite, cosa vuoi?
Afrodite: Sono venuta a farvi i miei complimenti. Siete la coppia più bella...
*Percy tossisce*
Afrodite: Tra gli dei.
Adel: Via, via!
*Afrodite se ne va indignata*
Nico: Si vendicherà per questo.
Adel: Mi stava facendo venire il diabete come i cereali caramellati di Demetra.
Demetra: Hai detto che vuoi dei cereali, cara?
Adel: No, no!
Ade: Demetra, non importunare mia figlia!
Demetra: Proprio tu dici di non importunare le figlie?
Ade: Esatto.
Demetra: Tu osi...
Ade: Sì, io oso!
Io: Ehi, ehi, ehi! Stop un momento. Non vale copiare gli altri libri, per i più costosi tanga gheopardati di Merlino!
Percy: E per le mutande di anime in pena di Ade!
Ade: E per le mutande di alghe di Perseus Jackson.
Persefone: Smettetela!
Demetra: E per le mie mutande piene di cereali.
Adel: O.O
Nico: O.O
Ade: O.O
Io: O.O
Percy: O.O
Persefone: O.O
Demetra: Scusate, mi sono lasciata andare...
Adel: Sìììì....
Demetra: Ehi, perchè vi allontanate?
Nico: Noi? Perchè credi che ci stiamo allontanando?
Demetra: Perchè è vero! Ehi! Dove andate?! Fermi!
*Se ne scappano tutti tranne Demetra*
Demetra: Uffa!
Ermes: Ciao, Demetra. Sei rimasta sola?
Demetra: Sì.
Ermes: So chi fa al caso tuo.
Demetra: Chi?
Apollo: Mi avete chiamato?
Ermes: Addio!
Apollo: ?
Demetra: Vuoi dei cereali, caro?
Apollo: Oh, sì! Grazie!

*Dopo tre ore*
Apollo-vestito-da-orsacchiotto-giallo: Amo i cereali/ Sono così buoni/ Potrei scoppiare!/ Ma non resisto, no!
Demetra con telecamera: Continua così, cucciolotto! Questa sarà la nuova pubblicità per i cereali Special Keys! La tipa col vestito rosso ci fa un baffo!

Ade: Sei ancora sicura di voler tornare con lei, in estate?
Persefone: Ti prego, dimmi che hai ancora un pò di quei melograni infernali. Questa volta mi ingozzerò di quei cosetti e farò le cose per bene.
Ade: Bum! Beccati questa, Demetra.

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Capitolo 8
*** Accetto un passaggio da un unicorno ***


Accetto un passaggio da un unicorno





Ade aveva ragione: una settimana passò in fretta e pochi giorni prima del primo di Gennaio ero già pronta a partire. Nico era accanto a me con solo la sua spada appesa al fianco.
-Pronta?- chiese seccamente.
-Cercate di non uccidervi a vicenda- ci disse Ade, ma suonava più come un ordine, e non come una raccomandazione paterna.
Persefone si limitò a guardarci gelida. Odiava entrambi, e questa era l'unica consolazione.
-Arrivederci, figli miei- ci salutò nostro padre, e si ritirò nel palazzo con Persefone al fianco.
Lerea e Fala mi si fecero vicino.
-A presto, cara- mi salutò Fala abbracciandomi.
Lerea singhiozzò e mi abbracciò. -E per lo Stige, fai attenzione!
Annuii sorridendo e trattenendo le lacrime. Non ero una che amava piangere, ma in quei giorni avevo imparato a voler loro parecchio bene, e ora mi dispiaceva lasciarle...
-Principe Nico, proteggetela!- supplicò Lerea.
-Come no...
-Andiamo, cara- disse Fala prendendo la sua amica sottobraccio ed entrambe si allontanarono verso il palazzo. Mentre le loro figure sparivano oltre la soia, i continui "Oh, Stige! Oh, Stige! Oh, Stige!" di Lerea andarono via via scemando.
-Andiamo- mi ordinò Nico, e prese ad avanzare verso l'uscita del giardino di Persefone che precedeva l'entrata del palazzo.
In quei giorni non avevamo parlato molto, anzi, non avevamo parlato affatto. Non so cosa passasse per la mente di mio fratello, ma l'atteggiamento che aveva assunto nella sala del trono era del tutto scomparso, sostituito da un comportamento freddo e impassibile, come quello di Ade...
Usciti dal giardino, Nico virò verso sinistra, verso lo Stige.
-Che stai facendo? Il traghetto di Caronte è da quella parte!- gli urlai dietro mentre si allontanava, indicandogli la strada dritta davanti a me.
-Di qua faremo prima.
-Gli corsi dietro, affiancandolo. -Ma dove andiamo?
-Alla porta di Orfeo.
Lo seguii costeggiando lo Stige inquinato.
Era bello tornare ad indossare i miei vecchi vestiti. Portavo gli stessi che avevo quando ero caduta negli Inferi insieme al segugio infernale, sebbene mio padre avesse mandato una delle Furie a recuperarne altri nella mia vecchia casa. Non chiedetemi perchè ma mi sembrava giusto lasciare gli Inferi con lo stesso aspetto con cui vi ero entrata. Ripeto: Non chiedetemi perchè, perchè non lo so! Forse per illudermi che non era cambiato nulla... Ma in realtà era cambiato tutto.
Presto arrivammo ai piedi di una scogliera. Tra le roccie vi era un'apertura oltre il quale delle scale appena sbozzate nella roccia salivano tuffandosi nelle tenebre più assolute.
Nico varcò la soia del passaggio e sparì nell'ombra.
-Non rimanere indietro- mi disse il suo eco, senza lasciar trapelare alcuna emozione.
Sbuffai e lo seguii.
Salimmo per un tempo che mi parve infinito. Ogni tanto inciampavo e rischiavo di finire faccia a terra, ma le pareti erano talmente strette che riuscivo ad aggrapparmi in tempo alla roccia. Conclusione? Mani sanguinanti ma faccia intatta!
Quando emersi dalle profondità della terra, l'aria fredda dell'inverno mi colpì come miliardi di piccoli spilli che mi punsero la pelle, prima roventi, poi gelidi.
Cominciai a tremare. Negli Inferi non faceva così freddo e avevo deciso di vestirmi tutto sommato leggera. Non mi ero neanche messa il cappotto!
Mi strinsi nelle spalle ed uscii dalla galleria, inciampando nell'ultimo gradino e cadendo nella neve.
Imprecai a denti stretti, mettendomi carponi e tremando come se fossi in preda a delle convulsioni violente. Poi, qualcosa di caldo mi si posò nelle spalle, e due mani ferme mi aiutarono ad alzarmi.
-Stupida ragazzina- commentò Nico, allontanandosi. -Stai attenta a dove metti i piedi.
Si voltò e proseguì.
Strizzai le palpebre. Era stato lui ad aiutarmi e mi aveva persino dato il suo giubbotto per scaldarmi... Ma perchè, se mi odiava?
Ed ecco che la rabbia montò.
Non sapere le cose mi dava sui nervi! Mi dava l'impressione che il mondo andasse avanti senza di me e quest'idea trovava giustificazione anche nella dislessia.
Battei un piede a terra e seguii il mio irritante fratello attraverso passaggi tra cespugli e alberi innevati.
Dopo un pò lo affiancai e gli chiesi: -Dove siamo?
-A Central Park. A New York- rispose con naturalezza, continuando a camminare senza voltarsi.
-Siamo a New York?!- esclamai a voce alta.
-E' quello che ho detto. Sei anche sorda oltre che cieca?
Non suonava come un insulto, più come una provocazione, ma in quel momento non ci badai.
Avvampai e mi parai davanti a lui, furiosa.
Era più alto di me e il suo aspetto lugubre mi faceva sentire ancora più piccola e vulnerabile, ma non mi importava. Cercavo di non pensare che aveva anche al capacità di uccidermi e che probabilmente lo avrebbe anche fatto volentieri.
-Okay, Mr. Simpatia, si può sapere che problema hai?!- gli urlai contro.
-Scusami?- chiese lui calmo.
-Perchè ce l'hai con me? Io non ti ho fatto nulla!
-No, infatti.
-E allora?
-Esisti. E questo già mi disturba.
Sgranai gli occhi.
-Ma...
-Io avevo una sorella, ed era la sorella migliore del mondo. Ma è morta da eroina, lasciandomi solo.
-Io...
-Tu non potrai mai prendere il suo posto!- urlò lui, facendomi indietreggiare e perdendo per la prima volta dopo giorni le staffe. -Mi hai capito? 
-Ma io non sto cercando di prendere il suo posto!- replicai, ma l'ultima parola tremò fra le mie labbra.
Non seppi mai cosa avrebbe replicato, perchè in quel preciso istante successe qualcosa di incredibile.
Dapprima, un fruscio ci fece voltare entrambi e quello che vedemmo ci lasciò a bocca aperta. Una ragazza dalla pelle olivastra, le orecchie a punta e una veste bianca avanzava verso di noi, barcollando e stringendosi lo stomaco con entrambe le mani. Aveva un aspetto malaticcio e il volto contratto in una smorfia di dolore.
Le corsi incontro, o almeno ci provai, perchè Nico mi afferrò un braccio e mi costrinse a voltarmi. -No, Adel. Non è sicuro.
Lo guardai scioccata. -Dobbiamo aiutarla! Non vedi che sta male?
-Sì, ma...
-Niente "ma"!- esclamai divincolandomi, e corsi dalla ragazza.
-Ehi- la salutai. -Cosa...
-L'unicorno... Dovete aiutarlo... Lei...
Non finì neanche la frase che cadde sulla neve e sparì in un lampo di luce dorata.
Guardai il punto in cui era scomparsa.
Avevo avuto giusto il tempo di vedere una grossa ferita sanguinante di verde nel suo ventre.
Nico mi prese per un braccio.
-Adel! Vieni, dobbiamo...
-L'hai sentita? Dobbiamo trovare quell'unicorno!
Okay, suonava strano detto dalla mia bocca. Decisamente strano.
-Non abbiamo tempo! Dobbiamo...
-Non me ne starò con le mani in mano!- lo interruppi, e corsi nella direzioni da cui era arrivata la ragazza che avevo capito essere una ninfa.
Era ferita, perciò non poteva aver fatto molta strada e le impronte sulla neve erano il modo ideale per trovare quello che cercavo -meglio delle molliche di pane-.
Dopo una decina di metri, giunsi in una piccola radura dove stava avvenendo qualcosa che mi lasciò a bocca aperta per il terrore.
Un bellissimo cavallo bianco, con un grosso corno dorato sulla testa, scalciava e nitriva spaventato contro due donne vestite con delle armature greche e delle... delle code di serpente al posto delle gambe?!
Una brandiva una lancia, l'altra una corda. Quest'ultima lanciò la corda a lazzo e legò il muso dell'unicorno.
-No!- urlai uscendo dal mio nascondiglio dietro un albero.
Una di quelle donne mostruose si voltò verso di me e il caso volle che fu proprio quella con la lancia. Si avvicinò ghignando.
-Mezzossssssangue!- disse leccandosi le labbra.
-Spiacente, ma ho un pessimo gusto!- dissi sfilandomi l'anello e premendo sul diamante.
In pochi istanti impugnai Oblio. Non avevo idea di come usare una spada, perciò passai al piano B.
Spinsi via la creatura e corsi verso l'unicorno in pericolo.
Colpii la seconda donna mostruosa nella schiena così inaspettatamente che quella si disintegrò con un'espressione di pura sorpresa in volto. Ma non ebbi il tempo di esultare...
Qualcosa mi colpì ad una tempia e immediatamente un terribile bruciore mi invase la testa. Caddi gemendo sulla neve gelida.
-Adel!
Mentre mi voltavo, vidi la creatura lottare contro Nico, il quale prevalse dopo poche mosse.
Cadde il silenzio.
Nico si inginocchiò accanto a me, sollevandomi la testa lentamente.
-Sei una piccola...- Non finì la frase.
-Cosa... Cos'erano quegli esseri?- chiesi.
-Dracene.
-L'unicorno... Sta...
Nico si voltò e sorrise. Wow... Quel tipo sapeva sorridere?
-Sta bene- disse infine.
Annuii e questo mi fece parecchio male. Divenne tutto rosso. Gemetti.
-Aspetta qui- mi ordinò Nico, grave.
-E chi si muove!
Dopo pochi secondi in cui i brividi aumentavano sempre di più, e le imprecazioni contro la neve che mi bagnava i vestiti insieme ad essi, Nico tornò accompagnato dall'unicorno ormai libero dalla corda.
Il pelo risplendeva come cristallo, no, come la luna! Gli occhi... Quelli erano cristalli.
Qualcosa mi sfiorò la fronte, qualcosa di freddo e duro come il metallo ma allo stesso tempo caldo e soffice come una coperta. Un improvviso senso di benessere e pace mi invase il corpo e la mente e mi sentii leggera come una piuma, e contemporaneamente talmente pesante da potermi fondere con la terra stessa.
Non so descriverlo meglio di così, mi spiace.
Sappiate solo che mi sentii in paradiso e che per un attimo, la mia vita sembrò essere tornata alla normalità. Poi, tutto finì, e tornai l'Adel di sempre. Il dolore alla testa era svanito.
Mi sollevai e mi voltai verso Nico, che accarezzava l'unicorno bianco sul collo.
-Cos'è stato?
-Il corno dell'unicorno ha straordinari poteri curativi.
Avrei voluto rispondere con un "oh, fico!" O qualcosa più da nerd come "oh, miei dei! E cos'altro fa? Sputa fuoco? Da l'immortalità?"
Ma me ne uscii con un semplice e brillante: -Oh.
-Sei proprio una stupida, lo sai?- sbottò Nico voltandosi verso di me.
-Oh, andiamo...!
-Neanche il primo giorno fuori dagli Inferi e hai tanta voglia di tornarci da morta?- urlò lui indicando il punto in cui ero caduta. Una grossa chiazza rossa bagnava la neve candida.
Mi portai una mano ai capelli e li sentii fradici di neve ormai sciolta -acqua, insomma-, poi ritirai la mano e la osservai: le dita erano sporche di sangue.
Volevo chiedere scusa, volevo urlare "oh, cavolo! Hai ragione, scusa! Ho rischiato di morire! Grazie per avermi salvata!"
Ma di nuovo tutto quello che riuscii a dire fu: -Ah...
Nico si voltò esasperato verso l'unicorno e prese a sussurrargli qualcosa all'orecchio.
Per tutta risposta, l'unicorno nitrì contento.
-Sali- mi ordinò bruscamente Nico.
-Cosa?
-Mi hai sentito. Così faremo prima.
-Ma...
Nico non volle sentire altro. Salì con un balzo agilissimo sull'unicorno, che avrebbe fatto invidia allo stesso Zorro, e mi guardò torvo.
-Sali o ti lascio qui, ultima offerta.
Deglutii. L'altezza era sempre stata il mio punto debole.
Mi avvicinai timorosa, alzando una mano.
-Cosa devo...
Non finii neanche la frase che mi ritrovai sopra l'unicorno, la pancia sul dorso e le gambe ad agitarsi in aria.
Nico mi aveva dolcemente tirato su.
Mi sistemai dietro di lui, mettendomi seduta con non poche difficoltà.
Una volta su, mi guardai intorno, cercando di capire se ero così alta come sembrava e se un'eventuale caduta sarebbe stata fatale. Fu allora che la vidi.
Interamente vestita di nero, occhiali, cappello e retina compresi, in piedi accanto ad un albero, intenta ad osservarmi torva, stava la donna che avevo visto lo stesso giorno della mia caduta negli Inferi. Ero troppo sbalordita per parlare, e come la prima volta, alla vista di quella donna, mi sentii attratta dalla sua figura, come sotto ipnosi. La donna ricambiò per un pò il mio sguardo, poi sparì dietro un albero.
-Tieniti- disse Nico, riportandomi bruscamente alla realtà, e spronò l'unicorno a partire al galoppo.
Mi tenni stretta a lui, gli occhi chiusi strettissimi e il viso frustato dal vento freddo, cercando di non cadere.
Il pensiero della Donna in Nero era sparito. L'unica cosa che ripeteva il mio cervello era: troppo veloce, troppo veloce, troppo veloce, troppo veloce...
Cercavo anche di non pensare a quale appigglio avesse trovato Nico per tenersi, ma soprattutto se si teneva. Ma doveva tenersi, no?! Altrimenti ci saremmo sfracellati al suolo e saremmo morti!
Troppo veloce! Troppo veloce! TROPPO VELOCE! 

Sentii vagamente la conversazione tra una donna e un bambino.
-Mamma, mamma! Un unicorno!
-E' un motorino, tesoro- rispose la voce annoiata della donna.
Poi le urla di altri bambini, seguiti dal rombo delle macchine e dal clangore dei clacson.
La puzza acre del fumo mi invase le narici, mista al profumo di hot dogs e cibo cinese.
Dopo un tempo che mi sembrò infinito, socchiusi lievemente gli occhi.
L'asfalto, sotto di noi, correva a una velocità che avrebbe fatto invidia ad una Ferrari.
Il paesaggio ai lati dell'autostrada era impossibile da mettere a fuoco e spariva in pochissimi attimi.
Mi venne il mal di testa, ma cercai di resistere.
-Dov'è che andiamo?- urlai per sovrastare il rombo del vento.
-Al Campo Mezzosangue- mi rispose Nico, imitandomi.
Ma và?

-E dov'è?
-A Long Island. Non manca molto, cerca di rimanere sveglia!
Non capivo perchè avrei dovuto addormentarmi, a quella velocità, ma in effetti quel continuo dondolio mi faceva venire un gran sonno... Scossi la testa e allontanai quel pensiero.
-D'accordo.
E la conversazione finì.
Dopo poco tempo, il paesaggio verde degli alberi cambiò alla mia destra, sostituito dal grigio burrascoso di un mare invernale.
Era... bellissimo.
Ora, il dipinto del bagno nella mia stanza negli Inferi, mi sembrava un semplice schizzo di troppi pochi colori.
Il mare visto dal vivo era... uno spettacolo unico.
Miliardi di varietà di grigio si alternavano in quella distesa infinita, più grande del deserto, virando ad un verde acqua che però faceva fatica ad emergere dal fondo. Le onde si rincorrevano selvagge, indomabili, sollevando spruzzi di schiuma salata che innalzandosi, si confondevano con il cielo plumbeo. L'odore di salsedine era fortissimo e mi faceva pizzicare appena le narici, dato che era la prima volta che lo sentivo così vivamente. Il rombo delle onde mi ricordava gli urli di battaglia dei film di guerra antica, come Brave Heart o Le Cronache di Narnia.
Ben presto, però, il paesaggio sparì dietro un vasto muro di alberi che andò via via infittendosi tramutandosi in una foresta coperta di neve.
L'unicorno rallentò, finchè non arrivò ad avanzare a passo d'uomo fra la fitta vegetazione.
Il dondolio mi fece venire nuovamente sonno.
-Resta sveglia, Adel. Ci siamo quasi- ripetè Nico e cercai di ascoltarlo.
Mi accorsi allora che il terreno cominciava a inclinarsi verso l'alto.
-La Collina Mezzosangue si chiama così per un motivo- commentò Nico, e intravidi la sua mascella contrarsi appena in un sorriso. -Scendiamo ora, e proseguiamo a piedi.

Dopo un pò, arrivammo in cima alla collina, dove, a pochi metri da noi, vi era un pino più grande del dovuto -anche se non sono un'esperta di pini, so per certo che quello era troppo grande-, sopra il quale vi era appesa una specie di pelliccia dorata e ai piedi del quale vi era...
-Un drago? Ma scherziamo?!- esclamai con voce acuta.
Avevo sempre voluto incontrare un drago, dato che erano creature magnifiche, ma poi da piccola ci avevo perso le speranze, dato che in teoria NON DOVEVANO ESISTERE!
E ora, trovarselo davanti, a guardarti con quegli occhi da rettile bellissimi e terribbilissimi insieme era troppo!
Indietreggiai sempre di più, finchè non inciampai su una radice e caddi sulla neve... di nuovo.
Mi voltai, e fu allora che lo vidi: il Campo Mezzosangue.




Angolo Autrice
Ok, lo so: Mi Odiate! Mi odio anch'io, quindi vi capisco!
In mia difesa, dico solo che giusto quando ho più tempo libero, la connessione decide di farmi il bel regalo di Natale, e di non prendermi più ><
Detto questo, via col linciaggio u.u
*la linciano*
Dopo di ciò, spero di essermi fatta perdonare con questo bel capitolo (?) pieno di azione e di momenti NicoxAdel. Okay, so già di aver insinuato il dubbio in molti di voi (Muahahahah) e devo subito estirparvelo!
Per cominciare: No! Niente incest u.u Sorry!
Per concludere: Afrodite ha pieni ben più crudeli per i nostri fratellini, qui (:<

Afrodite: Mi sembra ovvio, dopo quello che hanno fatto!
Io: Shhhh! Ancora non ho pubblicato quella parte >< Niente Spoilers!
Afrodite: Tsk!
*Io tiene d'occhio Afrodite* >.>


Comunque, dolce il nostor Nico, eh? :') Prima dice di odiare Adel e poi gli da il suo giubbotto *---*
MA DICO IO! IL SUO GIUBBOTTO!!! Quello che non si toglie mai >< IL GIUBBOTTO!!

Fantasiiana: Hai finito?
Io: No.
Fantasiiana: Finiscila, allora.
Io: Ok... IL GIUBBOTTO!!
*Fantasiiana guarda male*
Io: Ok, ho finito.


Comunque (parte 2), il bimbo che urla "Mamma, mamma, un unicorno!"
Allora, spieghiamo: il mio cervellino malato mi dice che Zio Rick ha scritto da qualche parte che i bambini vedono oltre la Foschia. Lo so, è una cazzata, quindi il 0,1% del mio cervello che funziona ha ideato che quel bimbo amorevole in realtà è un mezzosangue ^^
Pensatelo anche voi, vi prego u.u

Comunque (parte 3) via con le domande che mi pongo da sola XD
-Adel troverà mai il vero amore? Oh sì :'3 Ma dovete penare ancora un pò.

Afrodite: Come penerà lei u.u

-Adel capirà mai che la Donna in Nero compare sempre quando i mostri l'attaccano?

Adel: Ehi! L'ho capito!
Io: Sì, come no.


-Nico si innamorerà di Percy come molti dicono?

Nico: O.O
Percy: O.O


Rispondo Io u.u
Io: NOOOOOOOOOOOOOOOO! NO PERNYCO!! BRUTTA COSA! BRUTTA!

Nico no gay u.u No! E No incest! Zitta Afrodite >.>


Ora, brutta notizia per cui mi odierete ancora di più: niete Angolo Sclero, oggi.
Ci ho provato, ma non sono ispirata e riesco a scrivere solo scemenze. Pardon :C
Questo perchè c'è gente che mi pensa male >< Infatti domani sarà la terza volta che proverò a vedermi lo Hobbit, dato che una volta non ho poturo per un impegno, la seconda perchè avevano cambiato l'orario del cinema e domani per chissà cos'altro! Sperando che la dea della fortuna mi assista D:
Ora sparisco. Ciaoo ciaoo.
*Si smaterializza*

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Capitolo 9
*** Ho un diavolo per capello ***


Ho un diavolo per capello






Correvo. Il buio riempiva lo spazio, talmente opprimente da sembrare vivo. Mi spingeva a terra, cercava di schiacciarmi con il suo peso. Cercai di opporre resistenza ma era tutto inutile.
Urlai, ma non uscì alcun suono dalla mia bocca.
Una risata di scherno echeggiò nell'aria, una risata crudele senza tempo, senza sesso, senza pietà...
Il buio sparì e mi ritrovai in mezzo ad una guerra tutti contro tutti.
Uomini vestiti con armature greche si scontravano con soldati con indosso tute mimetiche. Delle donne strappavano i capelli ad altre donne e bambini e bambine si contendevano peluche e giocattoli di ogni tipo. Tutto questo nel caos più totale. Non esisteva un sopra e un sotto, solo corpi che si scontravano l'uno contro l'altro.
-Combattete, sciocchi! Combattete!- urlava una donna, ridendosela da un punto indefinito del cielo coperto di freccie e aerei.
La donna vestita in nero che avevo visto a Central Park e fuori dalla mia scuola comparve riempiendo il mio campo visivo.
-Forza, piccola dea. Combatti. Combatti!- mi urlò con la stessa voce di prima.
Estrasse una falce e mi colpì in pieno petto.

Mi svegliai urlando e tastandomi il petto.
Ero tutta sudata e i capelli mi si erano appiccicati al viso.
-Adel?- chiamò Nico, ma non risposi, ancora sotto shock. -Adel che hai?- Mi raggiunse e si sedette sul bordo del mio letto. Fu allora che scoppiai a piangere, senza un motivo ben preciso.
Nico mi abbracciò, stringendomi al petto.
-Era solo un incubo, Adel... E' tutto passato. Sei al sicuro adesso.
Singhiozzai aggrappandomi a lui come ad un'ancora di salvezza.
Non riuscivo a pensare ad altro che alla Donna in Nero che mi colpiva, ripetutamente. Sentivo la lama fredda perforarmi la pelle, strappandomi via il fiato, la vita. E poi quella guerra...
Non seppi quanto tempo passò, quando decisi a staccarmi da Nico per asciugarmi gli occhi con il dorso della mano.
-Scusami... Io...- tentai di dire tra i singhiozzi, ma Nico mi interruppe.
-Non preoccuparti. So cosa di prova.
Annuii, fissandomi le dita.
-Vuoi compagnia per questa notte?- mi chiese.
Lo guardai negli occhi, ma come al solito non riuscii a capire le sue emozioni. Avevo bisogno di non sentirmi sola per la prima volta nella vita, avevo bisogno di sentirmi accettata. Non volevo chiedermi perchè proprio lui, la persona che mi odiava di più al mondo, mi stesse proponendo una cosa così... da vero fratello.
Annuii lentamente, facendogli poi spazio nel letto.
Lui si infilò sotto le coperte e mi abbracciò. Mi poggiai sul suo petto.
Il suo profumo mi invase le narici.
Sapeva di casa, di gelsomini, di sicuro... di Nico.
-Grazie- sussurrai, e caddi in un sonno senza sogni, mentre le sue mani continuavano a carezzarmi lentamente i capelli.

Quando mi svegliai ero sola.
Nico era sparito. Un'unica finestra aperta faceva entrare il sole nella Casa 13.
Mi alzai un po' stonata e mi preparai per andarmi a fare una doccia, quando vidi un biglietto nel tavolo bianco al centro del locale.
Era scritto con una grafia elegante ma senza troppi sfarzi.


Il Signor D e Chirone desiderano parlarti. Ti aspettano alla Casa Grande alle 9.00. Non fare tardi.

Nico


Controllai l'orologio a forma di teschio appeso alla parete. Segnava le 8.50.
Mi vestii velocemente con la prima cosa che presi dalla mia borsa: jeans e una felpa nera con disegnati sopra i Doni della Morte. Ehi! Non giudicate: amo Harry Potter!
Comunque, mi pettinai, se così si può dire, la zazzera rosso fuoco che mi ritrovavo in testa e corsi defilata alla Casa Grande. A quanto avevo capito, il Signor D non era un tipo che approvava le mancanze. Anzi, credo che non approvasse un bel niente.
Arrivai alla Casa Grande con il fiatone, ma puntuale.
Trovai il Signor D e Chirone che giocavano a pinnacolo sotto il portico.
La parte equina di Chirone era sparita, sostiuita da una sedia a rotelle e due gambe abbandonatevi sopra. L'atro, invece, indossava un'improbabile camicia viola e gheopardata.
-Volevate vedermi?- chiesi avvicinandomi.
-Sì, Adel- rispose Chirone guardandomi sorridente. -Volevamo darti ufficialmente il benvenuto. In altre circostanze saremmo stati i primi a vederti.
-In altre circostanze?- chiesi confusa.
-Esatto.
-Perchè, in quali circostanze siamo?
-Niente di cui ti debba preoccupare, ragazzina- intervenne il Signor D, senza alzare gli occhi dal tavolo e anticipando la risposta senza dubbio più cordiale di Chirone.
Annuii. -D per cosa sta?- chiesi poi.
-Che ragazzina impicciona!- si lamentò il direttore.
-Signor D...- l'ammonì Chirone.
-Oh, e va bene! D come Dionisio, contenta?-
-Dionisio? Vuole dire che lei è quello del vino?
-Eccone un'altra! Sai, quando tuo fratello, e in seguito anche un cavallo, mi chiamò così, la prima volta, giurai che il prossimo che lo avrebbe fatto sarebbe finito in una bottiglia di Merlot.
-Oh, no io non volevo certo offenderla! Lei è anche il dio della follia!
-Sì, e allora?- chiese lui confuso guardandomi per la prima volta.
-E allora?!- chiesi sbalordita. -E' una cosa pazzesca! Può ridurre le menti dei mortali in briciole solo con il pensiero! Può spedire al manicomio eserciti di soldati!
Il Signor D mi squadrò sopsetto, mentre Chirone ridacchiava sotto i baffi.
-Bè, grazie di essertelo ricordata, ragazzina- disse infine il dio. -Chirone, vogliamo farla finita?
-Sì, certo- rispose l'altro voltandosi verso di me. -Allora, Adel, sai già tutto su dei e semidei, perciò penso che potremmo subito cominciare ad addestrarti, sei d'accordo?
Annuii.
-Bene! Allora, normalmente toccherebbe a Nico decidere il diario delle tue attività, ma lui non è un tipo... Bè, sai com'è.
-Già, eccome.
-Oh, non fraintendermi! E' un ragazzo meraviglioso, ma preferisce stare per conto suo. Comunque, puoi deciderle tu. Annabeth ha accettato l'incarico di insegnarti il greco antico e Percy sarà il tuo addestratore nella scherma. Per quanto riguarda il tiro con l'arco sarò io personalmente a insegnarti, le ninfe si occuperanno della corsa a piedi, il capogruppo della Casa di Ares della corsa con le bighe, e poi ancora lancio del giavelloto, arrampicata, canottaggio e forgiatura dei metalli. Tutto chiaro?
-No.
-Non preoccuparti, è tutto scritto qui.- Mi consegnò un foglio.
Lessi gli orari.
-Tutto chiaro, ora?
-No.
-Perfetto! Ora vai, bambina. Oggi hai la giornata libera, ma da domani si riga, chiaro?
-Okay... grazie- dissi e me ne andai dritta verso le Case, sorvolando su quel "bambina".
 
Dato che era ancora presto, decisi di farmi una doccia e cambiarmi. La neve, al campo, era sparita e il sole splendeva caldo su di noi, anche se fuori dalla barriera, gli alberi erano piegati leggermente dal vento freddo.
Quando ebbi finito, tornai alla Casa 13, ma rimasi fuori a godermi il tepore della matti, seduta sull'erba e poggiata alla parete nera.
Non so quanto tempo passò, ma ad un tratto sentii una voce familiare in lontananza.
-El! Smettila di fare la bambina!
Sarà solo una coincidenza...

-E dai, Jenny. Non voglio salire su quei cosi!
Ok, non può essere una coincidenza.

Aprii gli occhi e le vidi.
Dall'altra parte della piazza, la mia migliore amica Jenny, spintonava l'altra mia migliore amica, Elinor.
-Ho paura, ho paura!- si lagnava la bionda.
-Ma se sono più di quattro anni che siamo qui! Devi provarci!
-No! Non rischierò di essere sommersa dalla lava, scordatelo!
Mi avvicinai lentamente a loro.
Vi prego, ditemi che è un sogno...

-Elinor?- chiamai, e la mia amica si voltò.
-Jenny?- continuai, e la voce tremò mentre anche lei si voltava.
Mi guardarono a occhi sgranati, come fossi un fantasma. Persino Jenny taceva, cosa che non aveva mai fatto in tutti quegli anni.
-Non posso crederci...- mormorai. -Le mie migliori amiche... Qui, al Campo Mezzosangue.
Silenzio.
Cosa aveva detto Jenny?
"Sono più di quattro anni che siamo qui!
-Dunque voi sapevate?- chiesi ancora scioccata.
-Adel, noi...- provò a dire Elinor, ma si interruppe sotto il mio sguardo "non-solo-mi-hai-sconvolto-hai-anche-il-coraggio-di-parlare?"
Le parole di mio padre mi risuonarono in testa.
"Non so come hai fatto a sopravvivere fin'ora..."
Tutto tornava.
L'urlo di Elinor alla vista del segugio infernale.
Tutto tornava, maledizione!
-Voi sapevate... E non me lo avete detto- dissi grave a testa bassa.
-Non eravamo sicure, Adel- provò a giustificarsi Jenny, sulla difensiva. Come se fossi io in torto. -Volevamo verificare dopo le vacanze ma tu...
-Cosa? Sono sparita?! Bè, scusa tanto se sono finita negli Inferi!- urlai.
I loro occhi si ingigantirono.
-Tu cosa?- squittì Elinor.
-Mi hai sentita. Sono figlia di Ade, potete risparmiarvi la ricerca- dissi, assumendo un tono accusatorio e acido, mentre la tristezza veniva sostiuita dalla rabbia.
Mi avevano mentito. Le mie migliori amiche. Avevano permesso che me la sbrigassi da sola contro un segugio infernale, contro le dracene, contro Nico, contro Persefone, contro la Donna in Nero, contro la verità... Le mie migliori amiche. Mi avevano lasciata realmente sola. Le mie ex migliori amiche.
Ero senza parole e al contempo avrei voluto urlare per scaricare la rabbia.
Mi voltai e mi incamminai verso un punto indefinito del campo, fino ad arrivare a correre. Corsi tra le arene, gli altri semidei e le ninfe che volteggiavano spensierate, fino a raggiungere il limite della foresta.
Mi aggrappai ad un albero per riprendere fiato e stringendo la corteccia cominciai a piangere. Mi sentivo tradita, mi sembrava che il mondo mi fosse crollato addosso. Avevo bisogno di liberarmi. La testa mi scoppiava.
Mi spinsi verso la foresta. Barcollai come fossi ubriaca fra la vegetazione. Alla fine inciampai e caddi. E urlai.
La terra tremò squassata da un enorme terremoto, poi, com'era iniziato, tutto finì improvvisamente. Mi sentivo meglio, per così dire. Più libera, leggera. Mi distesi nell'erba fresca con un sorriso e svenni.

Al mio risveglio il pomeriggio era già arrivato.
Mi sollevai tutta dolorante e mi guardai intorno, mentre i ricordi riaffioravano.
Uscii dalla foresta e mi incamminai verso il molo.
Il fiume si muoveva come spinto da un vento invisibile -probabilmente perchè fuori dalla barriera il vento c'era eccome- fino a perdere velocità e continuare il suo percorso più placidamente.
Sospirai, delusa, amareggiata e arrabbiata per il comportamento di Elinor e Jenny.
Non potevo ancora crederci...
-Che bei capelli!- esclamò senza preavviso una voce femminile dietro di me.
Mi voltai e mi trovai cinque ragazzi, due maschie tre femmine, davanti.
-Ehm... salve- salutai cercando di essere gentile. -Posso fare qualcosa per voi?
-Sì, Laurèn, ma come sono ridotti!- si lagnò un ragazzo, come se non avessi aperto bocca.
-Si risolve tutto, François, non preoccuparti- ribattè la ragazza bionda più esposta, la stessa che aveva cominciato la discussione.
-E che brutto look, per Stige!- si lamentò un'altra ragazza mora.
-Quello sarà difficile, sì. Non ci sono le basi!- concordò Laurèn.
-Scusate? Potreste dirmi chi siete?- chiesi un po' brusca.
-Figli di Afrodite, al tuo servizio!- esclamarono tutti in coro avvicinandosi.
-Non voglio alcun servizio, grazie- dissi superandoli. Cominciavano ad essere inquietanti.
Si aggiunsero altri tipi di simile aspetto che mi circondarono e cominciarono ad accarezzarmi i capelli.
-Di un po', com'è che ti chiami?- mi chiese un ragazzo biondo, sporgendosi tra la massa di dita.
-Adel, figlia di Ade- risposi, cercando di non fare la maleducata, ma cominicavo ad avvertire il discuto per tutte quelle mani che mi toccavano.
-Che bel nome- mugulò lui. Sembrava un gatto che faceva le fusa. -Io sono Victor- si presentò. -Allora, ti va di venire con noi? potreo aiutarti, sai?- mi chiese prendendomi il mento fra il pollice e l'indice.
Spinsi via la sua mano con uno schiaffo.
-Non provare a toccarmi!
Lui parve infuriarsi e si avvicinò ancora di più. -Senti, ragazzina, chi ti credi di essere per trattarmi così?
-E tu, invece, patetico pallone gonfiato coperto di trucco ed extension?
Tutti esclamarono un "oh!" di sorpresa e orrore. Evidentemente odiavano le extension.
-Come osi?- urlò Victor diventando rosso.
-Ce c'è? Non sei l'unico. Tutti voi- li indicai -le avete!
Tutti si allontanarono con un balzo, tenendosi il petto e la testa.
-Miei dei, sto per svenire!
-Come osa insultare i nostri bei capelli?
-E il nostro buon nome?
-E i migliori parrucchieri di Parigi?
-E la nostra bellezza?!
Okay, lo ammetto, mi stavo divertendo troppo.
-Wow- esclamai. -Afrodite dev'essere assolutamente promossa da dea della bellezza a dea del melodramma!
Tutti si voltarono imbufaliti. -Come osi?!- urlarono.
La tipa bionda di poco prima, Laurèn, tese una mano verso di me.
Mi sentii tirare i capelli e gemetti per il dolore, con le lacrime agli occhi.
Tutti i presenti presero a sghignazzare, aprendosi ad ala dietro di me e spingendomi ad indietreggiare verso il passaggio che si era creato. Sbattei la schiena contro il legno della palizzata e mi voltai. Mi sporsi e guardai il mio riflesso nelle acque del fiume. I miei capelli si erano uniti in un'acconciatura con l'aspetto di un grosso diavolo con le ali aperte e una smorfia orripilante stampato in volto.
-Cosa avete fatto?!- urlai. Non era una tipa vanitosa, ma i miei capelli mi erano sempre piaciuti!
-Allora, figlia di Ade, così ti senti più a tuo agio?- chiese Laurèn sghignazzando.
-Direttamente dal Tartaro, l'Acconciatura Infera del Terrore!- continuò Victor.
Fu allora che non riuscii più a trattenermi. Sferrai un pugno a Laurèn e stavo già preparando il colpo per Victor, quando una voce familiare irruppe richiamando il silenzio.
-Non vi sembra da vigliacchi attaccare tutti contro una?
Oltre le teste bionde e more dei presenti, intravidi quella nera di mio fratello Nico.
-Vuoi unirti alle danze? Saremo felici di dare una lezione anche a te!- rispose Victor.
-Voi? Tzè! Non sareste capaci neanche di vincere una partita di dama con una lumaca!
-Le lumache non giocano a dama, sciocco!- esclamò una ragazza mora, e un coro di risate irruppe dal gruppo. Alzai gli occhi al cielo e vidi che mio fratello fece lo stesso.
-Bene, allora vediamo se la bellezza riesce a battere la morte- esclamò Nico estraendo la sua spada nera. Io lo imitai, sfilandomi l'anello e impugnando poco dopo Oblio.
Cominciò una dura lotta. I figli di Afrodite attacavano con tutto quello che trovavano, mi tiravano i capelli e i vestiti e puntavano a sopraffarmi con il loro numero.
Ma non vanno mai in vacanza?

Durante lo scontro, qualcuno sciolse i miei capelli da quella terribile acconciatura e me li fece ricadere tutti davanti agli occhi per impedirmi la visuale, così qualcun'altro ne approfittò per spingermi e farmi cadere a terra.
-Non sapevo che la bellezza facesse così male!- mi lamentai.
-Chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire- mi schermì una ragazza puntandomi un ramo contro. La allontanai e mi alzai.
Cercavo di non ferirli, ma soltanto di aprirmi un varco per arrivare a Nico. Dopo un po' riuscii finalmente a raggiungerlo e a metermi schiena contro schiena con lui.
-Ciao!- lo salutai, mentre cercavo di allontanare gli altri semidei.
-Ehi- rispose lui.
-Come te la passi?
-Direi un po' annoiato, tu?
-Idem. Grazie dell'aiuto, comunque!
-E di che? Te la saresti potuta anche cavare da sola, a quanto ho visto.
I figli di Afrodite prenderono quello scambio di battute come una provocazione e aumentarono l'aggressività dei colpi.
Ad un tratto, Victor superò le nostre difese e cercò di colpirmi il viso con uno schiaffo.
Sollevai la spada per pararmi il viso. Un urlo, poi il silenzio.
Osai guardare oltre la lama e quel che vidi mi lasciò a bocca aperta.
Victor era seduto in mezzo ai suoi fratelli e sorelle, guardandosi intorno confuso. -Chi siete voi?
-Victor?- chiese Laurèn chinandosi. -Stai bene?
-Sì, perchè?
-Bè...
-Chi sei tu?
-Cosa?- chiese lei confusa.
-Piacere, Cosa. Io sono... Chi sono io?
Gli rispose il silenzio.
-Ho male qui!- si lamentò Victor aprendo la mano, dove da un taglio obliquo fuoriusciva appena qualche goccia di sangue.
-Adel- mi chiamò Nico impassibile. -Che cosa hai fatto?
-Io... E' stata la spada!- risposi disperata. -Non volevo fare dle male a nessuno, lo giuro!
-Io ti credo, ma...
-Maledetti!- urlò Laurèn alzandosi e puntandoci il dito contro. -Che siate maledetti figli di Ade! Afrodite vi punirà per l'offesa recatale e il male che avete fatto ai suoi figli!
-Ora basta, Laurèn, stai esagerando- l'ammonì Nico.
-Vedremo se mia madre la penserà come te!- urlò l'altro e insieme ai suoi fratelli e sorelle portò Vicotr alla Casa grande.
Nico si diresse alla Casa 13. Lo seguii affiancandolo.
-Gli dei non puniscono le persone per degli incidenti, vero?- chiesi preoccupata.
-No.
-Oh, meno male!
-Ma è pur sempre Afrodite.
-Ah, bene.
-La prossima volta cerca di inimcarti...- Si interruppe.
-Sì?
-Mi sbagliavo. Tutti punirebbero per degli incidenti.
-Oh, ma dai!
-Ci farai l'abitudine.
-Peggio di così non può andare!- esclamai esasperata.
-Credimi, può.
Dei, quanto aveva ragione!





Angolo Autrice
Ciiaooo a tutti! Sono sempre io, Fantasiiana, spero che non mi abbiate dimenticato per il troppo tempo in cui non aggiorno D: Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo dedicato a Nico e Adel (Dolciiii *^*) e ai figli di Afrodite. Finalmente abbiamo scoperto perchè la dea è tanto incazzata con loro!!
A proposito, spero di non essere stata troppo esagerata. Mi scuso con i figli di Afrodite che magari staranno leggendo questa storia. Non volevo essere cattiva!! Anche se neanche io, come Adel, sopporto la vostra strana mania per trucchi e vestiti ç_ç
Comunque, so che amate Nico e Adel e so che questo avete avuto tutte (magari anche qualche ragazzo) un tuffo al cuore quado avete letto dell'abbraccio. CONFESSATE!! Io sono sadica e quindi vi farò pensare che ci sia qualcosa fra i due MUAHHAHAHA anche se non c'è, no u.u
Bè, non ci resta che aspettare come ha intenzione di vendicarsi la dea della bellezza. Perchè sì, si vendicherà e sarà una vendetta mooolto crudele ;3
Per quanto riguarda il mio cucciolo Nico, so che nei capitoli prima non era il massimo della dolcezza, ma ora finalmente è uscito allo scoperto!!! Ora, la vera domanda è: rimarrà così anche in futuro o si divertirà a far impazzire Adel con i suoi sbalzi d'umore? Chissà! Dipende tutto cosa mi diverte di più, perciò forse potreste intuirlo XD
Comunque, che ne pensate di Elinor e Jenny? Ve lo sareste mai aspettato che anche loro fossero delle mezzosangue? Non voglio che pensiate qualcosa tipo "Certo, per il finale da favola serviva che anche le migliori amiche fossero come lei. E vissero tutte felici e contente!" perchè non è così D: !!
Il fatto è che non doveva spuntare un satiro per portare Adel al Campo, altrimenti l'idea del segugio e della caduta negli Inferi sarebbe stata impossibile da realizzare! Come dice Ade (amiamolo u.u), Adel è sopravvissuta da sola senza un motivo ben preciso all'attaco di eventuali mostri. Ecco, il motivo in questione sono Jenny ed Elinor, che non sapevano comunque che Adel fosse una mezzosangue perchè pensavano che i mostri che attirava in realtà fossero interessati a loro. E questo faceva sì che Adel non li vedesse mai perchè loro li distruggevano troppo velocemente. Capito? No? Lo sapevo XD
Comunque, er quanto riguarda il Signor D, non potevo non mettere che anche Adel se ne uscisse con "lei è quello del vino!" come fa Nico. EHEHEH! Ma soprattutto, che se ne esce con "WOW, è il dio della pazzia! E' un figata!!" e roba così, era impossibile da non scrivere! Imamginate il povero Dionisio *guarda soffitto* che si ritrova entrambi i figli di Ade ad eloggiarlo! Insomma, l'ho messo e mi piaceva u.u
Comunque (giuro che è l'ultimo e che poi la smetto!), il sogno di Adel sta a significare che c'è un'impresa nelle vicinanze. Eggià. Per la gioia di voi tutti che non ne potevate più e che volevate vedere Adel alle prese con il mondo. O magari no, ma mi andava di scriverlo u.u
Ora basta spoilers e comunque, davvero. Mi ero prefissata miliardi di cose da dirvi, ma non me ne ricordo neanche una D: Sarà per la prossima volta, quando imparerò ad annotarmele prima.
Scusate in anticipo per l'Angolo Sclero, ma davvero non potevo non fare una cosa così XD. Spero che non siano cose troppo banali e che non abbia dimenticato nessuno. Mi dispiacerebbe :(
PS: C'è qualche figlio di Ares che mi accompagnerebbe il 6 marzo a vedere 300 - L'alba di un nuovo impero? Nessuno mi ci vuole portare e io ho disperato bisogno di vederlo *^*
Ok, sono una figlia di Ade, però amo lo stesso 300 >< Bah, vi lascio e me ne vado u.u




Angolo Sclero
[Riunione di dei e semidei sull'Olimpo]
*Tutti urlano*

Io-appena-arrivata: Cosa succede qui?
Adel: Gli dei stanno litigando.
Fantasiiana: Che genio!
Io: Ok, ma perchè litigano?
Adel: Non ci credereste.
Io: Prova a spiegarcelo.
Adel: In pratica hanno parlato della moda del momento di fare tre frasi con le rime. Tipo: Sono alto, sono bello e sono un fotomodello.
Io: E allora?
Adel: Volevano farlo anche loro per tenersi al pari con la moda, ma stanno litigado su chi deve cominciare per primo.
Fantasiiana: Hai ragione, non ti crediamo.
Adel: Ma è vero! Zeus voleva cominciare, ma Ade si è messo a ridergli dietro. Allora Apollo ha cercato di prendere parola, ma Ermes si è messo a ridergli dietro. Poseidone è intervenuto, ma Atena si è messa a ridergli dietro. Insomma, un Inferno!
Io: Siamo ancora sull'Olimpo non all'Inferno.
Fantasiiana: -.-
Adel: -.-
Io: Ok, ok... Era una battuta! Calmatevi!
Adel: Ok, ma che facciamo?
Fantasiiana: Ci penso io *sorride crudele*
*Fantasiiana prende folgore di Zeus e fa piombare un fulmine sul pavimento*

Zeus: Ladra di fulmini!
Fantasiiana: Oh! Questa l'abbimao già sentita! *ridà folgore*
Zeus: Cosa vuoi?
Fantasiiana: Comincia Artemide a fare la frase.
Zeus: Perchè?
Fantasiiana: PERCHE' E' UNA DI QUELLE POCHE CHE HA LE PALLE DI VIVERE SENZA UOMINI!
Zeus: O.O
Fantasiiana: E mi sta simpatica.
Artemide: Che dolce! ^^
Fantasiiana: Ora tutti giù sui propri troni e aspettate il vostro turno.
Percy: E noi?
Fantasiiana: Anche voi dovete farlo, ma dopo.
*Tutti si siedono e guardano Artemide*
Artemide: Emh... Sono una Cacciatrice, sono indipendente e ragazza rimarrò eternamente.
Ares: Tzè! Senti qua: so' forte, so' potente e anche il più avvenente!
Afrodite: Son bellissima, son la migliore, tutto il resto a me è inferiore.
Efesto: So' brutto, ma i culi spacco. Afrodite ed Ares, vi metterò nel sacco!
Atena: Son saggia, son guerriera. Ares, cambia carriera.
Dionisio: Come dicono oggi i giovani? Ah, sì! Son figo, son il dio del vino. Infastidiscimi e ti trasformo in un delfino.
Era: Son irresistibile, son la regina e sono...
Percy: La più carina?
Era: Perseus Jackson! Come osi?! Io sono meravigliosa!
Percy: Ma non fa rima.
Era: Ha importanza?
Percy: Bè...
Zeus: Sono il re, il più grande...
Ade: E non porto le mutande.
Percy: Parla lei che si fa cucire le anime nei vestiti?
Ade: Io sono il Re dei Morti, il Signore dell'Averno! Vattene ora o lo rimpiangerai in eterno.
Percy: So' un eroe, so' un incompreso, ma da ogni battaglia ne sono uscito illeso!
Annabeth: Son intelligente, dei ragni ho la fobia, ed ora, Testa d'Alghe, andiamo via.
Poseidone: So' bello, so' il mare, se mi arrabbio ti faccio affogare.
Nico: Non ho corone, non ho scettri, ma son comunque il Re degli Spettri.
Estia: Son dolce, come un uccellino... Non ti preoccupare se mi trovi nel camino!
Demetra: Son amorevole, tra le più leali. Mi raccomado, mangia tanti cereali!
Persefone: Mio marito oggi, mia madre domani... Per favore, datemi dei melograni!
Adel: Son irrascibile, son onesta... Oh! E tutto il mondo mi detesta.
Clarisse: So' dura, so cazzuta, con le tue ossa ce faccio na' spremuta!
Apollo: So' divino, so' aureo...
Ermes: Assaggia un po' il mio caduceo!
Io: Ora vado, dopo questo... Ciao a tutti, ci sentiamo presto^^ !!!

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Capitolo 10
*** Mi do al giardinaggio ***


Mi do al giardinaggio






Percy descrive l'addestramento come una cosa più o meno difficile, dove però lui accetta di non essere bravo in determinate attività perchè eccelle in altre.
E fin qui mi pare tutto a posto, eccetto un piccolo particolare: l'allenamento è straziante!
E non lo dico solo perchè non mi piace fare troppa attività fisica, no. Mi riferisco più al fatto che sono stata quasi incinerita viva dalla lava, al fatto che sono caduta in acqua durante il giro in canoa, quasi colpita da una freccia e superata nella corsa da una ninfa mezza addormentata... che camminava.
Tutto questo era aggravato dal fatto che mi avevano sequestrato Oblio fino a nuovo ordine per aver quasi cancellato la memoria ad un figlio di Afrodite. Che poi si era scoperto che l'effetto non era neanche permanente! Dopo due ore Victor il Narcisista era tornato. La punizione, inoltre, me la dovetti beccare solo io: dato che Nico era un veterano del campo, dovette fare soltanto un turno per lavare i piatti e fine. Io no. Mi ero vista strappare via l'anello da Chirone, l'unica cosa che mi faceva sentire a casa! Okay, magari non proprio strappare via, diciamo che me lo ha chiesto e io gliel'ho dato sbuffando... Ma non è questo il punto!
La punizione era ancora da decidere, però sapevo che non sarebbe tardata ad arrivare. Nel frattempo, i miei problemi mi tenevano abbastanza occupata.
Non ero ben accetta al campo, si capiva subito. Gli altri ragazzi mi guardavano con timore o con astio, cosa a cui ero abituata, ma per un attimo avevo pensato che tra i miei simili avrei potuto trovarmi più o meno bene. Ma così, ovviamente, non era.
Gli unici che mi trattavano come se nulla fosse accaduto erano Percy e Annabeth.
Lei era seria mentre insegnava e non si distraeva mai per parlare d'altro.
Lui, invece, mi insegnava la scherma con il sorriso stampato in faccia, e difficilmente riusciva a stare zitto. Parlava e mi raccontava la sua vita al campo ed ebbi la piacevole sorpresa di scoprire che neanche i suoi primi giorni erano stati un paradiso, ma proprio no. Anche lui si era... come aveva detto Nico? Ah, sì! Anche lui si era inimicato una delle Case e non aveva neanche imparato subito le cose che ti insegnavano lì. Credo che fosse per questo che continuava a perseverare nell'insegnarmi a combattere.
-Sei la figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi- diceva. -Attiri più mostri tu che la luce gli insetti- e riprendeva a combattere senza risparmiarsi.
Per quanto odiassi gli sport, amavo la scherma. Mi piaceva sentire ogni centimetro del mio corpo tendersi per reggere la spada, scattare per parare un colpo e scartare per schivarne un altro. Amavo il corpo a corpo e l'idea di poter scaricare la rabbia sulla mia arma e su ogni colpo che infliggevo.
Era stato difficile trovare una spada che si adattasse a me come faceva Oblio.
Percy mi aveva detto che anche per lui era stato così, finchè Chirone non gli aveva regalato la spada Vortice. Cercai di avvalorarmi di questa scusa per farmi ridare la spada, ma non funzionò.

Il pomeriggio del mio sesto giorno al campo stavo seguendo il nuovo orso di strategia militare con Chirone, Clarisse della Casa di Ares, Annabeth e Percy come insengnanti e il resto delle Case -tranne Nico- come allievi. Avevamo appena visto un video tratto da 300 e Chirone voleva che ci dividessimo in quattro gruppi per riprodurre la falange spartana.
Fui assegnata al gruppo di Percy, insieme ad alcuni ragazzi della Casa di Ermes, tra cui due gemelli sulla ventina che mi ricordavano -caratterialmente, si intende- Fred e Geroge Weasley.
-Ehilà, figlia di Ade!- mi salutò uno dei due. -Io sono Travis, lui è Connor. Come te la passi?
-Ehm... Bene, grazie- risposi inarcando un sopracciglio.
-E' vero che hai cancellato la memoria ad un figlio di Afrodite?- mi chiese Connor allegro.
-Sì, però...
-Fantastico! Ci diresti come hai fatto?- continuò Travis.
-Perchè?
-Che domande! Così potremo farlo anche noi!- disse Connor.
-Non è una cosa carina...- ribattei poco convinta.
-Ma dai, non ci credi neanche tu!- esclamò Travis.
-Allora, come hai fatto?- mi incalzò Connor.
-Ehi, ragazzi, piantatela- disse un tipo con i capelli ricci biondo-platino e due occhi color dell'oro.
-Hai capito Gabriel!- esclamò Travis.
-Eggià! Mi rincresce, figlia di Ade, ma dobbiamo lasciarti- disse in tono melodrammatico Connor.
-Torneremo- esclamarono e si disposero insieme agli altri ragazzi.
-Ehm...- fu tutto quello che riuscii a dire.
-Lo so, sono due tipi eccentrici. Perdonali- si scusò Gabriel.
-Ma no, figurati! Non... Nessun problema- balbettai.
Lui sorrise. Aveva lineamenti diversi dagli altri figli di Ermes, ma allora perchè era in quel gruppo?
-Io sono Gabriel, tu sei?- mi chiese.
-Ehm... Adel. Comunque so chi sei.
Mi guardò stranito.
-Oh, no! Non prendermi per una stalker! Io... Voglio dire, Travis e Connor l'hanno detto prima, perciò...!
Si mise a ridere. Dei, che risata cristallina! Come il suono di mille usignoli! E che occhi! Erano oro liquido, più belli del sole... Un momento! Che stai dicendo? Usignoli? Più belli del sole?
-Bè, Adel, è stato un piacere fare la tua conoscenza- disse interrompendo i miei pensieri. -Ci si vede.
E si diresse verso gli altri ragazzi.
Rimasi a guardarlo incantata, finchè non tornai in me.
Ma che diavolo mi è preso?!
mi chiesi. Scossi la testa e andai verso il gruppo che già si disponeva a falange, seppur disordinatamente e tra risate generali. 

Conclusione di quell'esercizio: il nostro gruppo ottenne un cinque, dato che avremmo più o meno fatto bene se Travis e Connor non di fossero messi a urlare "Questa è Spartaaaaa!!!" all'improvviso e a correre per tutta l'arena.
Il gruppo migliore fu quello capitanato da Clarisse, probabilmente perchè la Casa di Ares era la più preparata in certe cose.
Però, mi ero più o meno divertita.
Dopo l'esercizio, Chirone mi comunicò la punizione: dovevo aiutare la Casa di Demetra ad accudire la piantaggione di fragole, perchè il campo aveva bisogno di fondi e i frutti non si potevano vendere nello stato in cui erano.
Non so come io, figlia del dio dei morti, potessi aiutare i figli della dea dell'agricoltura, eccetera, ma non ribattei.

Mi diressi al campo di fragole, vicino alla Casa Grande, dove poco meno una decina di ragazzi dall'aspetto simile curava le piante. C'era anche un ragazzo che ricordava in maniera pazzesca il Signor D, tranne che per l'abbigliamento improbabile.
-Tu devi essere Adel- mi disse una voce ripotandomi alla realtà.
Mi voltai e mi ritrovai davanti una ragazza dalla pelle rosea, una lunga treccia scura addobbata con dei fiori bianchi e con brillanti occhi verdi. Reggeva un cesto con entrambe le mani e indossava la maglietta del campo, come in quei giorni avevo imparato a fare anch'io.
-Sì- risposi.
-Piacere, io sono Cecil- rispose quella sorridendo. Poteva avere appena un anno o due più di me.
-Vuoi una mano con quello?- chiesi indicando il cesto.
-Oh, no. Non preoccuparti- disse lei continuando a sorridere. -Vieni, ti faccio vedere cosa devi fare.
La seguii verso un cespuglio di fragole dall'aria abbandonata.
Cecil si inginocchiò e io la imitai.
-Allora, ti piace il giardinaggio?- mi chiese cordiale. 
-Non proprio. Mi piace più la scherma.
-Quindi sei più il tipo da azione, eh?
-Sì.
-Capisco. Ma potrebbe sorprenderti il giardinaggio, sai?
-Ne dubito.
-Vedremo, Adel- disse lei senza scomporsi o accigliarsi. Continuava a sorridere tranquilla.
Cominciammo a lavorare. Per prima cosa, Cecil mi spiegò come potare i rami appassiti e mi diede un paio di cesoie.
Avevo appena toccato un ramo con la mano per spostarlo, quando quello si spezzò e mi appassì in mano. E non intendo solo che le foglie cambiarono colore, ma che si ripiegarono su loro stesse, si annerirono e si sbriciolarono, mentre il legno si riempiva di crepe e moriva.
Rimasi a guardarlo paralizzata.
Cecil se ne accorse e mi tolse dolcemente il ramo dalle mani, riponendolo in un sacchetto.
-Non ti preoccupare, Adel- disse e mi porse dei guanti da giardiniere. -Questi dovrebbero evitarlo.
Riprese a lavorare come se niente fosse, come se la mia aura di morte non la spaventasse o disturbasse.
Mi infilai i guanti e mi avvicinai cauta ad una foglia. Quando la sfiorai, non accadde nulla.
Sospirai e presi a lavorare.
Io e Cecil cominciammo presto a parlare. Parlammo del più e del meno, dei nostri genitori -che si odiavano a morte, ma dettagli- e del campo. Le raccontai persino di cosa era successo con la Casa di Afrodite.
-Bè, forse hai esagerato un po', ma conosco Victor e Lauren e non ti do torto.
-Mio fratello Nico dice che Afrodite si vendicherà per questo.
-Penso che abbia ragione. E' una dea crudele e se fossi in te non nominerei gli dei troppo spesso.
Annuii. Era bello parlare con lei. Era una persona allegra, tranquilla, riflessiva, che non amava farsi i fatti altrui, aveva un consiglio per ogni cosa e sapeva affrontare tutto a testa alta mantenendo la calma. Era il mio esatto opposto e forse per questo mi sembrava così interessante.
Mentre l'aiutavo ad innaffiare le piante, vidi passare poco lontano Gabriel, Connor e Travis.
Mi salutarono con la mano -Gabriel mi sorrise anche- e continuarono a camminare.
-Quindi hai conosciuto Gabriel- esordì Cecil.
-Già.
Silenzio.
-Chiedimelo- disse Cecil.
-Cosa?- chiesi stupita.
-Chiedimi quello che vuoi sapere- spiegò lei sorridendo.
-Io non voglio sapere nulla...
-Ah, no?- chiese lei furba.
-E va bene...
Stavo per chiedere se aveva la ragazza, ma mi sembrava una domanda troppo da... bè, diciamo da figlia di Afrodite. Decisi di optare per la seconda cosa che mi premeva sapere di più.
-Come mai non assomiglia agli altri membri della Casa di Ermes?- chiesi.
-Semplice: perchè non è un figlio di Ermes. Vedi, dalla guerra contro Crono non ci sono più stati indeterminati, cioè ragazzi che non sapevano chi era ail loro genitore divino. Ma quattro anni fa, quando Gabriel arrivò al campo, nessun dio lo riconobbe come proprio figlio.
-E' un indeterminato?
-Il solo. Devi sapere che gli dei giurarono sullo Stige di riconoscere ogni loro figlio, quindi la promessa va mantenuta ad ogni costo. 
-Ma allora perchè lui...
-Non lo so. Nessuno lo sa.
-Che tristezza...
-All'inizio è stata dura per lui, ma poi si è abituato all'idea. Le Casa di Ermes lo ha accolto perchè Ermes è anche il dio dei viandanti. Ma ormai è quella la sua famiglia.
Annuii e continuai il mio lavoro.
Mentre il sole stava calando finimmo di montare i paletti per sostenere le piente.
Stavo aiutando Cecil a portare gli attrezzi, quando ci venne incontro Nico.
-Ti stavo cercando- mi disse.
-Ciao anche a te- risposi. -Lei è Cecil.
Lo sguardo gelido di Nico si soffermò su di lei per un po' e giuro di aver visto qualcosa accendersi in quell'abisso. -Piacere mio.
Lei rispose sorridendo un po' imbarazzata.
-Vai a darti una ripulita e poi dirigiti subito all'arena- mi disse Nico.
-Perchè?
-Chirone ha convocato tutti per una riunione importante.
-D'accordo- sbuffai. Gli mollai gli attrezzi in mano, salutai Cecil e corsi verso la Casa 13, mentre il figlio di Ade e la figlia di Demetra prendevano a guardarsi in imbarazzo.




Angolo Autrice
Muahahahahah! Io sono un'essere crudele!
*grilli*
Okay, forse non sapete perchè, ma l'importante è che lo sapete! Comunque, lo scoprirete presto. Fino ad allora MUAHAHAHAHHA!
*grilli*
Alloooora, capitolo senza molti colpi di scena, ma in compenso colmo di nuove conoscenze. Dunque, abbiamo incontrato due nuovi personaggi importanti per il futuro della storia: Travis e Connor!
Ci siete cascati? No? Lo sapevo u.u
Dunque, Cecil e Gabriel. Non posso dirvi nulla -perchè rovinerei la sorpresa(?)- ma posso darvi qualche appunto.
Cecil  va letto Sesìl come la versione inglese... o francese di Cecilia. (io e i miei nomi improbabili u.u)
Gabriel... Nulla da dire su di lui, a parte che Adel ne è evidentemente innam...

Adel: Dillo, e ti faccio a pezzettini!

Okay, okay, calma! O.O Comunque, dato che non avevo nomi da affibiargli, gli ho dato il mio al maschile^^ Così ho messo un pezzo di me in questa storia (a parte tutto XD)
Ora vado. Null'altro da dire... mi sembra ç_ç
Purtroppo ora devo darvi un avviso importante e terribilmente triste :(
Mi rincresce, ma non posso più fare l'Angolo Sclero in ogni capitolo. La situazione si è complicata, e ho optato per farne una cosa ... diciamo non troppo frequente. Questo perchè ci metto troppo solo a farmi venire le idee (sotto pressione non mi riescono ><) e ogni volta devo aspettare giorni per pubblicare perchè non mi vengono idee decenti :(
Allora ho deciso di tornare all'idea iniziale: spontanea.
Lo so cohe molti di voi ci resteranno male, ma non so che altro fare. Non è detto che non lo pubblicherò mai più u.u Se l'ispirazione torna ben venga! Fino ad allora... dovrete accontentarvi di qualche capitolo con questi contenuti extra. inoltre, tra poco la storia si infittirà, e non vorrei che questi angoli sclero diventassero fonte di distrazione :/
Domani probabilmente mi pentirò di aver scritto tutto questo, ma dettagli D:
Detto ciò, spero che non ci restiate troppo male. Negli Angoli Autrice inserirò comunque dei commenti di tuti i personaggi, quelli mancheranno difficilmente XD
Ora vi devo lasciare. Baciii e al prossimo capitolo -dove si comincerà a parlare di imprese ;3-
Ps: Siete passati a leggere la mia nuova OS su Ade? Se vi va, passateci e godetevi la lettera che il mio dio preferito scrive alla Disney per lamentarsi <3 (amiamolo!!!!)

Angolo Sclero
Zeus: Eddai, Ade! In nome dei vecchi tempi!
Ade: No.
Zeus: Ma Poseidone...
Poseidone: Ho detto no anch'io.
Zeus: Ma siamo fratelli!
Ade: Che sfiga.
Zeus: Chi lo dice?
Ade: Nico. E' lui a insegnarmi il linguaggio giovanile.
Poseidone: Che figata, fratello!
Ade: Dammi il cinque, Pesce Lesso!
Poseidone: Wow, Fiato Morto, tu si che spacchi di brutto!
*Si danno il cinque*
Zeus: ...
Ade: Che c'è, Zeusino, butta male?
Poseidone: Tranqui, zio!
Zeus: Non sono tuo zio, sono tuo fratello.
Ade: -.-
Poseidone: -.-
Ade: Che forever alone.
Poseidone: Già, proprio un povero sfigato.
Zeus: Cosa?! Comunque... Dai, vi preeego!
Ade: Naaah!
Poseidone: Naaah!
Zeus: Ma perchè?
Ade: Perchè non ha senso.
Zeus: Ma una festa è...
Poseidone: Bello, una....
Ade: Ehm... Ehm... *tossisce*
Poseidone: Giusto. Brutto, una festa è per festeggiare, comprendi? Questa qui non avrebbe senso.
Zeus: Ma è...
Ade: No.
Poseidone: No.
Zeus: Ma sarebbe come un pigiama party al maschile! Solo noi!
Ade: O.O
Poseidone: O.O
Zeus: Allora?
Ade: MA TE SEI FUORI!
Poseidone: Già, fratello, non c'è stai col cervello!
Zeus: Ehi! Guardate che lo dico alla mamma!
Poseidone: E allora?
Zeus: Lei vuole più bene a me! 
Ade: Ti ricordo che ti ha sostituito con una pietra.
Zeus: Era per salvarmi da papà!
Ade: Ah, così ti ha detto?
Zeus: D:
Poseidone: Ha ragione, fratello, non ti voleva nessuno!
Zeus: Non è vero! Era ha...
Era: Tzè!
Zeus: E le altre donne...
Era: Ma per favore, era solo perchè sei un dio. Con alcune hai dovuto persino trasformarti in animali.
Poseidone: Zoofilo!
Zeus: Calma, calma...
Ade: E poi sei un tipo strano. Cioè, ti sei fatto nascere dei figli da una coscia e dalla testa!
Zeus: Apollo è nato normalmente.
Ermes: Già, e guarda come è venuto fuori.
*Tutti guardano Apollo*
Apollo: Aiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Zeus: O.O
Apollo: Aiiiiiimma-omama-maweeeeh!
Zeus: O.O
Apollo: In the jungle, the mighty jungle, the lion sleep toniiiiiiight!
Zeus: Figliolo... Che stai facendo?
Apollo: Canto.
Zeus: Già, questo lo vedo... Ma cosa...
Apollo: E' un tributo al Leone Nemeo. Aiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
*Ermes colpisce con caduceo*
Ade: Ammettilo, Zeus, sei stato un fallimento sia come marito, che come fratello, che come figlio, che come padre e...
Zeus: ORA BASTA! IO SONO IL SIGNORE DEL CIELO! PADRE DI TUTTI...
Era: Ehm... Ehm...
Zeus: Giusto. QUASI TUTTI GLI DEI! NON POTETE TRATTARMI IN QUESTO MODO!
*Lo guardano tutti*
Ade: Certo, e io adoro Demetra.
*Tutti ridono*
Demetra: Che vorresti dire con questo?
Ade: Assolutamente niente.
Demetra: Volete dei cereali?
*Zeus sconsolato*
Poseidone: Rallegrati, fratello. D'ora in poi sarai ricordato come Colui Che...
Zeus: Non Deve Essere Nominato?
Poseidone: AHAHAH! Ovvio che no! Colui Che Fa Ridere Gli Dei! Però bella battuta!
Ade: Sparafolgori, che ne dici di qualche fuoco d'artificio?
Apollo: Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiirework!
*Ermes colpisce con caduceo e prende lira*
Zeus: Fermo, sciagurato! E' proibito rubare i poteri agli altri dei!
Poseidone: Parliamo della folgore?
Ade: E di quando io ti rubavo le caramelle, da bambini?
Zeus: O.O
Poseidone: E io le figurine dei Pokèmon?
Zeus: O.O
Ade: E i poster di Lady Gaga?
Zeus: O.O
Poseidone: E l'orsacchiotto di peluche?
Zeus: Mr. Bean?
Ade: Che fantasia...
Zeus: Come hai osato? Ladro di orsacchiotti!
Poseidone: O.o
Zeus: Tuo figlio la pagherà per questo!
Percy: Ma che...
Poseidone: Se tocchi mio figlio, affronterai la guerra più dura della tua vita!
Zeus: Deve restituirmi l'orsacchiotto, entro quindici giorni, prima della mezzanotte del solstizio d'estate!
Percy: Ma siamo a febbraio.
Zeus: Taci, ladro di orsacchiotti!
Poseidone: Non accusare mio figlio, Orsacchiottomane!
Zeus: Come osi?
Voldemort: La battuta è "Tu osi..."
Poseidone: E tu chi sei?
Ade: Perchè mi copi il look?
Zeus: Silenzio! Tu osi...
Poseidone: Sì, io oso!
Percy: Io-non-ho-rubato-niente!
Zeus: Non ti credo, ladro!
Poseidone: Ma ho rubato io l'orsacchiotto.!
Zeus: No! Non coprire tuo figlio!
Poseidone *esce orsacchiotto*: Ma guarda!
Zeus: L'hai ritrovato!!! Te lo sei fatto restituire da quel ladruncolo di tuo figlio!
Percy: Guardi che io non ho...
Zeus: Taci, ladruncolo. La prossima volta che mi ruberai qualcosa ti incenerirò!
Percy: Ma io...
Poseidone: Percy, figliolo, sei stato molto coraggioso. Sono fiero di te.
Percy: Mi dite cosa...
Io: Ehi, non sapevo che scrivere! E poi questo è un Angolo Sclero, più sclero di così...!
Percy: Tu sei pazza.
Io: Grazie^^ Ora via tutti, abbiamo già spaventato abbastanza.

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Capitolo 11
*** Anno nuovo, impresa nuova ***


Anno nuovo, impresa nuova






L'arena era gremita di gente e non solo dei mezzosangue che si erano soffermati al campo per l'inverno: Chirone aveva convocato in urgenza tutti i semidei.
Il Signor D era assente, cosa che mi parve strana: sebbene odiasse quel posto, non mancava mai di presenziare agli eventi.
Mi sedetti accanto a Nico. In quei giorni il nostro rapporto era più o meno migliorato. Certo, non andavamo in giro saltellando e tenendoci allegramente per mano -cosa che non avrei fatto neanche se fosse stato possibile-, ma almeno avevamo imparato a non insultarci o a gridarci contro ogni cinque minuti... capitava solo una volta o due ogni tre ore.
Tutti parlavano e salutavano i compagni appena arrivati al campo.
Sedute tra la Casa di Ares e la Casa di Apollo, vi erano Jenny ed Elinor che ridevano spensierate.
Abbassai lo sguardo tormentandomi le mani in preda alla rabbia.
Quante bugie...
-Covare rancore, per un figlio di Ade, può essere pericoloso- esordì Nico.
-Che intendi?- chiesi guardandolo.
-Bè, considerando che nostro padre è il Signore dei Morti e la morte è all'ordine del giorno nella nostra vita...
-Okay, ho capito. Siamo delle spietate macchine da guerra assassine!- sbottai esasperata.
-Guarda che hai frainteso.
-Scusami. E' che mi sento così...
-Arrabbiata?- Sorrise.
Annuii.
-Devi imparare a controllarlo, Adel. Il rancore potrebbe essere fatale anche a te.
Stavo per chiedergli se parlasse per esperienza, ma Chirone suonò la sua conchiglia per attirare l'attenzione su di lui.
-Eroi!- urlò, e la platea calò nel silenzio.
-Tempi bui stanno piombando su di noi. La pace calata sulle nostre vite da sei anni rischia di essere disturbata da un nuovo nemico.
-Intendi Crono? E' risorto?- chiese qualcuno della Casa di Apollo.
-No. Questo nemico è un nemico furbo, invisibile e perciò più terribile.
-Più terribile di Crono?- chiese qualcuno.
-Non può essere!- esclamò un'altra.
-Affronteremo ogni minaccia a testa alta e vinceremo di nuovo!- urlò uno della Casa di Ares e fu seguito dai suoi fratelli e sorelle in un ulro collettivo.
-Silenzio!- urlò Chirone, sovrastando il fracasso. -Dieci anni fa, Crono rubò la Folgore di Zeus e mise contro i Tre Pezzi Grossi. Questa volta, il nostro nemico, ha provveduto a mettere gli dei tutti contro tutti.
Silenzio.
-Ricorderete la guerra di Troia, quando Eris gettò la mela d'oro destinata alla de più bella fra Era, Afrodite ed Atena. Bè, questa volta, qualcuno ha destinato una lancia d'oro al dio e alla dea più potente. La lancia in questione, la Lancia del Potere, racchiude tutti i poteri degli dei ed è destinata ad un sovrano assoluto. Tutti gli dei credono di essere i più potenti e non sono disposti a rinunciare alla Lancia del Potere e al titolo di Signore Universale.
-E non pensano che sia uno stratagemma per farli solo distruggere a vicenda?- chiese Elinor, rossa in viso e con la voce tremante.
-No, bambina- rispose dolce Chirone. -A loro non importa. Sono troppo orgogliosi. Persino Atena...- disse con aria dispiaciuta.
-Bè, non vedo quale sia il problema: Ares è il più forte!- esclamò Clarisse.
-Scusami? Atena è la più sapiente. Lei merita la Lancia!- ribattè un figlio di Atena.
-Io dico che è grazie al sole di Apollo che queste doti secondarie vengono alla luce!- replicò qualcuno della Casa di Apollo, alzandosi.
-Luce che però viene oscurata dal buio della notte- disse fiera una figlia di Nyxe.
-Il nostro canto provvede a diradarlo.
-Ma per favore! Voi e le vostre poesie! Siete facilmente sostiuibili con una lampadina o un I-pod!- rise Clarisse.
-Come hai detto prego?
-Mi hai sentita, lampadina.
-Questa me la paghi, spadaccina da quattro soldi!
Si lanciarono l'uno contro l'altra.
-Smettetela! Non c'è ragione di lottare!- urlò un ragazzo della Casa di Efesto.
Lo guardarono tutti.
-Efesto e i suoi regnano!
Urlo di approvazione e insulti dalle altre Case.
Tutti litigavano, l'intera platea era in subbuglio, e presto cominciarono a nascere delle risse.
Gli unici che si astenevano erano Annabeth, Percy, Nico e Cecil, che cercava, invano, di calmare i suoi fratelli. I primi due, notai, gettavano occhiare nervose tutt'intorno, come se fossero sul punto di parlare per difendere il proprio genitore, il secondo, semplicemente, non prestava attenzione, e se lo faceva non si curava delle liti.
Io, di mio, non avevo motivo di intervenire. Primo, perchè non sapevo molto della condizione reale dei poteri degli dei, secondo, ero comunque convinta che la morte mettesse tutto a tacere, ma non avevo bisogno di urlarlo ai quattro venti per sentire di avere ragione: lo sapevo e basta.
Il suono della conchiglia di Chirone interruppe il frastuono di voci, tonfi di corpi caduti e lo schricchiolare sinistro di visi che venivano colpiti da mani nemiche chiuse a pugno o aperte a schiaffo.
Calò il silenzio, ma le occhiate di fuoco non cessarono, anzi.
-Non vedete ciò che state facendo?- urlò Chirone. -Siete caduti nella trappola del vostro nemico e avete attaccato il vostro migliore amico, il vostro compagno, il vostro alleato, pur di dimostrare che siete i più forti! Bè, sappiate che così siete solo deboli.
Silenzio.
-Dunque, propongo un'impresa. Ho ragione di pensare che l'artefice di tutto questo sia la stessa dea che giocò lo stesso scherzò milioni di anni fa.
Suspance.
-Eris.
Occhiate ai vicini di postazione.
-E' logico pensare che la dea della discordia voglia questa guerra per acquastare più forza, e diventre Signora Universale. Ma del perchè, non mi è chiaro. Ora, abbiamo tre figli di Eris qui al Campo. Io pretendo che non venga fatto loro alcun male e che niente cambi tra di voi!
-E l'impresa?- domandò Clarisse.
Pausa d'effetto.
-Ho deciso che a partire saranno le poche persone che si sono dimostrate in grado di tenere testa alla discordia. Perciò saranno Annabeth, Percy, Nico, Adel e Cecil a partire.
Un coro di "cosa?!", tra cui anche il mio, si sollevò dalla folla tornata urlante.
-La novellina? Non è giusto!- protestò Clarisse.
-Le regole sono chiare! Tre semidei!
-Perchè sempre loro? E noi un'impresa mai?
-Basta!- urlò Chirone e per la terza volta tutti si zittirono.
-Così ho deciso, ma ho un'impresa anche per tutti gli altri.
Sguardi speranzosi.
-Cercate di non uccidervi a vicenda!

Chirone ci convocò quella sera stessa.
Eravamo nella Casa Grande, in una stanza adibita alla riunioni.
-Dunque, ragazzi, è necessario che nessuno si tiri indietro da questa impresa, perchè non troverei altri in grado di compierla. Di solito solo tre semidei dovrebbero partire, ma questa missione richiede provvedimenti drastici.
-Chirone, com'è possibile che una lancia contenga tutti i poteri degli dei?- chiese Annabeth.
Il centauro sospirò. -E' questa la parte peggiore, bambina. La Lancia del Potere, inizialmente, era una semplice lancia. Gli dei hanno provveduto a riversare i loro poteri in essa, per una sfida. Chi si tirava indietro dimostrava di non avere coraggio. Era sul biglietto.
-Avevano anche un biglietto delle istruzioni?- chiesi.
Nico mi guardò male.
-Scusa, nervosismo.
-Non ce n'è bisogno, Adel. Sei stata brava. Siete stati tutti bravi a resistere alla tentazione della discordia- si complimentò Chirone.
-Quando è cominciato tutto questo?- chiese Cecil, timorosa ma con voce ferma.
-All'ultimo consiglio annuale: al solstizio d'inverno.
Ci ragionai su.
Solstizio... inverno... Se quello d'estate viene il ventuno Giugno, quello d'inverno... Dicembre? Dov'ero io? Io ero...
-Papà c'era al consiglio?- chiesi sottovoce a Nico, e lui annuì.
-E' necessario trovare il colpevole ed esortarlo a ritirare il dono per distruggerlo. Gli dei hanno tempo per decidere chi tra loro è il più meritevole fino al ventuno Gennaio, ad un mese esatto dall'ultimo consiglio. Se non avranno deciso per quel giorno, scoppierà una guerra in cui l'ultimo che rimarrà sarà il vincitore. E non stiamo parlando della guerra che rischiò di nascere qualche anno fa, quando la folgore di Zeus venne rubata, ma di una guerra che vedrà schierate tutte le divinità, nessuna esclusa.
Per un momento, le immagini del mio sogno mi riaffollarono la mente, finchè non vidi la falce della Donna in Nero che calava su di me.
Sussultai.
-Non c'è un modo per distruggere semplicemente la Lancia?- chiese Percy.
-E anche se fosse, a che servirebbe? La sfida è già stata lanciata. Finirà nel sangue, come la guerra di Troia.
-Atena non permetterà una cosa del genere!- intervenne Annabethl alzandosi.
-Cerca di comprendere, bambina. Atena non può tirardi indietro neanche se volesse. E poi fu proprio lei una delle artefici della guerra di Troia.
-Mai dire ad una donna che c'è qualcuna più bella di lei- commentò Percy.
Annabeth gli lanciò un'occhiataccia.
-Voglio dire... Non che tua madre non sia bella! Altrimenti neanche tu lo saresti... Cosa non vera, dato che sei splendida!- disse tutto d'un fiato.
Cercai di non ridere.
-Serve anche che qualcuno vada dall'Oracolo per sentire la profezia- avvertì Chirone.
-Ci vado io- si offrì Percy, alzandosi.
-Tu non vai da nessuna parte!- lo fermò Annabeth spingendolo a risedersi in malo modo.-Cosa? E perchè?- si lamentò Percy.
-Smettetela- ordinò Chirone. -Ci andrà Adel.
Calò il silenzio, in cui tutti mi guardarono.
Non capivo perchè lo facevano e presto mi innervosì.
-Ho qualcosa in faccia?- chiesi tastandomi il volto.
-Non hai sentito? Dovrai andare tu dall'Oracolo- rispose Annabeth.
-E allora perchè... Un momneto, cosa?! Io? Che c'entro io?
-Tu hai dimostrato particolare maturità all'arena. E poi non ti farà male partecipare più attivamente all'impresa- rispose Chirone.
-Ma...
-Niente ma. Ora vai al piano di sopra, prima porta a destra. L'Oracolo ti sta aspettando.
Mi alzai lentamente, come in trance. Non capivo perchè proprio io dovessi andare. C'era gente più... qualificata? Esperta? Comunque qualcosa sempre più di me là dentro, e invece no! Io. Senza motivo. Che Chirone volesse sbarazzarsi di me?
Senza accorgermene, arrivai davanti alla porta indicatami.
Un cartello dipinto a mano con un colore diverso per ogni lettere recitava:

 

Stanza dell'Oracolo. Bussate tre volte e non toccate i miei pennelli!


Pennelli? mi chiesi corrugando la fronte e bussando come indicato.
Mi rispose un frettoloso "avanti", quindi premetti sulla maniglia ed entrai.
Fui investita da qualcosa che sembrava odore di tempera.
La stanza era spaziosa, ben illuminata, ma soprattutto, immersa nel caos più totale. I muri della stanza erano ricoperti da un grande murales dipinto a mano raffigurante il Campo Mezzosangue; tele e barattoli di vernice erano sparse sul pavimento. In un angolo della stanza vi era un letto coperto da lenzuola azzurro pastello, sopra il qualce vi era seduta una ragazza dall'aria familiare che parlava al telefono, agitandosi rossa in volto.
-No, papà, ti ho detto che non ci torno a casa per questo mese... Da amici! ... Ma che vuoi? Sono abbastanza quande da fare quello che... Sì, sì, come vuoi, ciao.
Riattaccò ficcando il telefono sotto il cuscino. Poi incorciò le braccia mettendo il broncio, dando segno di non volersi muovere.
Mi scharii la voce, spostando il peso da un piede all'altro.
Si voltò di scatto a guardarmi.
-Ehm... Ciao. Io... Io non volevo origliare. Solo che...
-Non preoccuparti! Io sono Rachel, tu?- rispose tutta allegra, alzandosi.
La riconobbi solo allora, con i capelli rossi intorno al viso e i jeans colorati a mando.
-Adel.
-Siediti, Adel, siediti- mi invitò prendendomi per mano e trascinandomi nel letto.
-Allora, sei qui per la profezia, vero?
-Come...
-L'ho intuito. Non siamo ancora arrivati alla parte del "vengo posseduta dallo spirito di Delfi, uuuuuuh!"- disse muovendo le mani.
Sorrisi divertita.
-Allora, sei nuova, vero?
-Sì.
-E già ti affidano un'impresa. Ne sarai orgogliosa!
-Veramente non so come funzioni questa cosa dell'impresa... Sono solo confusa.
-Oh, ci farai l'abitudine- disse facendo un gesto vago con la mano. -Ora, vediamo se ho una profezia per te.
Rimase a guardarmi in silenzio. Credevo stesse per parlare, ma dopo un paio di minuti di silenzio mi guardai confusa attorno.
-Ehm... Che stiamo aspettando, esattamente?
-Che strano...- mormorò lei. -Credevo che... Oh, eccola!- esclamò e si irrigidì subito dopo. Chiuse gli occhi e un secondo dopo, quando li riaprì, erano verdi. Ed infine parlò, con una voce roca, vecchia, che non le apparteneva.

La dea vendicatrice portetà, ciò che soffrire farà.
Colei che ama, il figlio del caduto salverà.
L'arma degli dei distrutta sarà e la morte, alla fine, prevarrà.

Rachel tornò in sè, guardandosi intorno.
Non appena mi vide, immobile come una statua, battè le mani allegra.
-L'avevo detto che sarebbe arrivata! Allora, com'era?
Silenzio.
-Wow, deve averti proprio scioccata.
-Questa profezia... riguarda me?
-Oh, sì. Ma non la conosco, era tanto brutta?
Corrugai la fronte. -Non conosci la profezia?
-No.
-Ma...
-Lo so, è difficile. Diciamo che l'Oracolo di Delfi si diverte a fare avanti e indietro dal mio corpo all'Oltretomba.
-Quindi non ricordi nulla?
-No. E' già tanto che avverta quando una profezia sta arrivando. Quache anno fa venivano nel bel mezzo di una lezione senza che potessi farci niente, non appena mi domandavano "chissà come sarà il tempo la prossima settimana"!
-Wow...- dissi senza alcuna enfasi.
-Bene, ora vai. Si staranno chiedendo che fine hai fatto.
-D'accordo- dissi alzandomi.
-Buona fortuna con l'impresa!- mi augurò.
-Sei sicura di voler rimanere qua da sola?- le chiesi.
-Oh, no, non preoccuparti. Io e la TV abbiamo un appuntamento immancabile!- disse indicandomi una pila di tele bianche appoggiate alla parete.
-Ehm...
Prima che potessi farle notare che non c'era nessuna TV, Rachel si avviò verso il muro, e scostando una tela mi mostrò uno schermo neto, interrompendo la mia idea che fosse pazza.
Spostò tutte le tele e ne emerse una TV a schermo piatto con chissà quanti pollici.
-Il segnale è disturbato per tutti gli alberi qui intorno, ma Apollo mi ha procurato tutti i DVD della serie Glee. Sai, lui ama e serie dove si canta.
Rimasi in silenzio con gli occhi sgranati, senza sapere che dire.
-Ora vai, su!
Mi diressi alla porta e, una volta uscita, me la richiusi alle spalle, salutando una Rachel intenta a trafficare con DVD dalle facciate colorate.

Tornai nella stanza delle riunioni, ripetendomi la profezia in continuazione per non dimenticarla. Ma era difficile non togliersela dalla testa, dato che da quella dipendeva la tua vita.
Trovai tutti in silenzio, eccetto Percy e Annabeth che parlottavano animatamente.
Chirone era immerso nelle sue riflessioni e si massaggiava il mento con gli occhi socchiusi, camminando avanti e indiestro sulla sua sedia a rotelle.
Nico seduto vicino a Cecil, lanciava occhiare imbarazzare alla ragazza, scrutandola di sottecchi.
Lei, notai, aveva incassato la testa fra le spalle e si tormentava le mani, cercando di nascondere lacrime, ancora imprigionate fra le ciglia, che però scintillavano alla luce del camino.
Non appena chiusi la porta, le teste di tutti scattarono in alto a guardarmi.
-Allora?- mi chiese Chirone.
-La dea vendicatrice porterà, ciò che soffrire farà- citai. -Colei che ama, il figlio del caduto salverà. l'arma degli dei distrutta sarà e...- esitai.
-E? Continua, bambina- mi incalzò Chirone.
-E la morte, alla fine, prevarrà- conclusi.
Il silenzio si fece carico di tensione, ancor più di prima.
-Non fate come se fossi già nella fossa!- sbottai.
-Ma no, cara... La profezia non deve per forza riferirsi a te.
-E a chi, allora?
-Bè...
Silenzio.
-Sentite, non ha importanza, adesso...- tentai di dire, ma Nico di alzò in piedi.
-Non ha importanza? Stai dicendo che non ti importa di morire?!- urlò.
Ero spiazzata. -No! Ma solo che ci sono cose più importanti!
-Giusto. Tu non parteciperai a quest'impresa.
-Cosa?!- chiesi stupita. -Ma la profezia...
-Proprio per questo. Non ti lascerò morire.
-Non puoi decidere per me!
-L'ho appena fatto.
Guardai Chirone.
-Nico, cerca di capire...
-Che cosa?! Un'impresa mi ha già portato via una sorella! Non pemetterò che succeda di nuovo!
Calò il silenzio.
-Io partirò, Nico. Con o senza il tuo consenso- dissi calma.
Lui mi guardò truce, con quei suoi occhi gelidi e roventi insieme.
-Bene. Va' incontro alla tua fine, allora.
Se ne andò sbattendo la porta.
Mi sedei sul divano, vicino a Cecil. Chirone mi posò una mano su una spalla.
-Chi può essere la dea vendicatrice?- chiesi.
-Bè, la dea della vendetta è Nemesi. Ma in questo caso, possiamo supporre che si riferisca ad Eris- rispose il centauro. Aveva un'aria abbattuta.
-E il figlio del caduto? Può riferirsi ad un figlio di Crono?- chiese Percy.
-Sì, ma nè Era, nè Anfitrite, nè Persefone sono in pericolo, e a meno che i Tre Pezzi Grossi non abbiano fatto nuove conquiste, dubito che riusciremo a capire come il figlio del caduto possa salvare colei che ama.
-Almeno sappiamo che la Lancia sarà distrutta- conclusi.
-Giusto- sorrise Chirone. -Guardare il lato positivo delle cose è sempre un buon inizio.
-Okay, ma come troveremo Eris?- chiese Annabeth.
-Dunque, ho riflettuto parecchio su questo e sono giunto alla conclusione che uno stadio sarebbe l'ideale- rispose Chirone.
-Uno stadio?- chiesi.
-Oh, sì. Eris è sempre presente tra le folle, dove è facile che scatti una rissa, come tra i campi di battaglia.
-Okay, ma non sappiamo quando verrà l'occasione di...- replicò Annabeth, ma Percy la anticipò.
-In realtà è prevista una partita di football per il tredici.
-Davvero? Dove?- chiese Chirone mentre Annabeth assumeva una faccia stupita e confusa.
-A Phoenix.
-Bene, allora avete nove giorni per arrivarci.
-E... Nico?- chiesi.
-Parlerò io con lui. E' necessario avere più semidei possibili, soprattutto uno come lui.
-D'accordo.
-Ora andate a dormire. Partirete domani pomeriggio, così avrò il tempo di avvertire il Signor D.
Ci alzammo e ci dirigemmo alle nostre Case.
Ne approfittai per parlare con Cecil, rimasta in silenzio fino ad allora.
-Cecil!- la chiamai affiancandola.
-Ciao, Adel- mi salutò lei abbattuta.
-Mi dici perchè piangevi, prima?
Mi guardò disperata. -Hai... Mi hai vista?
-Ehm... Non dovevo?
Tirò su col naso. -E' che non credevo che scegliessero proprio me.
-Che vuoi dire?
-Forse tu sei felice di avere l'occasione di combattere e vivere un'avventura, Adel, ma io non sono come te. Mi piace la mia vita qui. E poi non so fare nulla, se non occuparmi delle mie piante...
-Cosa dici, tu...
-Io, cosa? Non sono brava in nulla! Vi rallenterò e basta...
Non sapevo cosa replicare. Non ero mai stata brava a consolare la gente. Risolvevo i miei problemi in un altro modo, io, eliminandoli alla radice.
-Senti, Cecil. Non so se quello che dici è vero. Non so se non sei capace a far niente. So soltanto che hai un cuore grande, che sei coraggiosa e sei stata una dei pochi a trattarmi come una perosna, preoccupandoti dei miei sentimenti. Sei importante per questa missione, con o senza un'arma.
Mi guardò per un paio di secondi, poi mi sorrise riconoscente, asciugandosi gli occhi umidi di lacrime. -Grazie, Adel.
Sorrisi.
-Sei una persona meravigliosa, sotto quella facciata da dura. Sono felice di averti conosciuta.
Deglutii, in imbarazzo.
-Vedrai che andrà tutto bene, a dispetto della profezia.
-Grazie.
Si voltò e se ne andò alla sua cabina.
Sospirai e mi diressi anch'io alla Casa 13.
Trovai Nico che dormiva nel suo letto, con ancora indosso i vestiti del giorno. Presi una coperta dall'armadio e lo coprii, poi mi cambiai, mettendomi il pigiama, e mi stesi nel mio letto, infilandomi sotto le coperte. Il sonno mi accolse subito fra le sue braccia calde, allontanando i pensieri dell'impresa e di quel continuo "e la morte, alla fine, prevarrà" che mi tormentavano.





Angolo Autrice
Ciiiaaao <3
Amatemi perchè non c'era messo che oggi dovevo pubblicare u.u Invece l'ho fatto. TA-DAAA!
Che ne pensate? Chiara la faccenda dell'impresa? Vi piace l'idea? E la profezia? Na schiefezza, eh? XD
Alloooora, non so che cosa dire -strano, eh?-
Tranquilli, qualcosa la trovo.
Vediamo... Si è finalmente capito di che Case sono Jenny ed Elinor! Congratulazioni a tutti quelli che l'avevano indovinato e a me che non riesco a fare un minimo di mistero <3
Poooi: spero di non essere stata troppo OOC con Chirone (chissà perchè non mi convince :( ), con Annabeth e Percy, ma soprattutto con Nico e Rachel. Passo a spiegare.
Un dolcissimo Nico incazzato urlante: ho pensato che fosse il miglior modo per far capire che ad Adel ci tiene, eccome ^^ Ha paura di perdere anche lei e perciò fa quello che fa. Ma tranquilli, tutti e due parteciperanno all'impresa ;3
Rachel: non mi convince neanche :( E' una tipa stravagante nel libro e creativa, ma tutto sommato normale. Ecco, spero di non aver omesso nulla e di non aver aggiunto un carattere che non ha. In caso contrario perdonatemi, non ra mia intenzione D: !!
Ora: APOLLO E GLEE. Come potevo non metterlo?! Ce lo vedo troppo a fangirlizzare sulla coppia RachelxFinn, ma soprattutto sulla KurtxBlaine (la mia preferita u.u).

Apollo: Non dimenticare il fatto che Queen è una stronzetta!
Io: Giusto, scusa.


Passiamo all'annuncio più importante.
PER TUTTI COLORO CHE NON VEDEVANO L'ORA DI UN MOMENTO FLUFF TRA GABRIEL E ADEL, PROSSIMAMENTE SU QUESTA PAZZA PAZZA STORIA IL CAPITOLO "Afrodite mi ha proprio fregata alla grande" !!!!
E per prossimamente intendo il prossimo capitolo XD CHe arriverà presto. UHUHUH! Tutto per voi u.u Amiamo la Adriel (lo so, non è il massimo dei nomi, ma Gadel non me gusta u.u)

Adel: Ma... Ma... Ma O.O !!!
Io: Shhhh! Lascia fare.
Afrodite: Non so se ridere in modo malefico con un MUAHAHAHH o esultare con un EVVAI!!! Mmh....
Io: Sì, continua ad applicarti, vedrai che arriverà l'ispirazione^^


Dunque, non so cos'altro dire. Spero che il capitolo (bello lungo eh!) vi sia piaciuto e che non ci rimaniate male che manca l'angolo sclero :(
Un bacio a tutti <3 Non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto. VI ADOOOOORO!
-Fantasiiana :3

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Capitolo 12
*** Afrodite mi ha proprio fregata alla grande ***


Afrodite mi ha proprio fregata alla grande






Occhi. Due occhi dorati. Grandi. Giganteschi. Erano ovunque. Davanti, dietro, a destra, a sinistra, sopra, sotto. Ovunque. Profondi. Dolci.
Poi, dalle pupille, si dilinearono strane figure di una città dell'antica grecia, fiorente, con abitanti dalla bellezza eterea, felici.
Lo sguardo si infuriò. Un urlo disumano rimbombò nella mia testa.
Il terremoto mi costrinse a distogliere l'attenzione da quelle immagini ma ovunque guardassi c'erano quegli occhi rabbiosi. Sotto di me, poi, comparve una voragine enorme, rossa come il sangue, come una bocca di fuoco. Precipitai urlando, ma una risata crudele mi sovrastò.
-Corri verso la tua impresa e muori!- urlò una voce indistinguibile.
All'improvviso mi ritrovai a correre per i corridoi del palazzo di mio padre, negli Inferi.
Entrai nella sala del trono e vidi tre grandissimi uccelli lottare.
Un'aquila venne aggredita da un gabbiano, ma quello fu beccato da un corvo.
Cercai di gridargli di smetterla, ma non ci riuscii: la voce mi aveva abbandonata.
La Donna in Nero comparve seduta su una grande clessidra.
-Coraggio, piccola dea, il tempo scorre- disse beffarda.
Mi ritrovai a correre verso di lei, ma la donna si alzò e protese una mano, scaraventandomi chissà come su una colonna grigia.
Stranamente non caddi. Mi guardai il petto e vidi che, dove dovrebbe esserci stata la scollatura di un lungo vestito bianco, c'era una grossa spina che emergeva da una chiazza rossa.
Chiusi gli occhi, mentre una terribile risata mi echeggiava nella mente.

Mi svegliai scattando in avanti e ansimando forte.
Mi tastai il petto, ma incontrai solo la pelle umida di sudore.
Almeno non avevo urlato... Credo.
Mi alzai dal letto e il freddo del pavimento, a contatto con i miei piedi nudi, mi risvegliò le membra. E i ricordi.
Era il giorno dell'impresa. Quello stesso pomeriggio sarei dovuta partire per andare incontro a quella che sembrava la mia morte.
Avevo bisogno di allenarmi, da sola. Dovevo scaricare la tensione e tenermi occupata, per evitare di pensare troppo.
Andai a lavarmi, mi infilai la maglietta del campo, e senza neanche andare a fare colazione, mi diressi all'arena.
Cominciai una strage di manichini, lanciando di tanto in tanto qualche urlo di rabbia.
Ero migliorata in quei giorni, e molto. Riuscivo a non pensare ai sogni, all'impresa. Dovevo solo sgozzare, squartare, smembrare. Semplice. Il pensare non era previsto. Cosa potevo chiedere di più?
Il giorno passò e presto rimasi completamente da sola, mentre tutti andavano a mensa per il pranzo.
Il sole era ormai alto nel cielo, quando mozzai la testa all'ultimo manichino con una piroetta, e mentre mi voltavo, vidi due occhi dorati osservarmi dal fondo.
Mi bloccai, ansimante, mentre Gabriel avanzava verso di me, le mani nelle tasche dei pantaloni bianchi.
-Ehilà, Assassina di Manichini- mi salutò sorridendo cordiale.
-Ciao- ricambiai prendeno fiato.
-Oggi parti per l'impresa?
-Già- dissi rimontando la testa ad un fantoccio sventrato.
Era stato troppo bello stare lontano a lungo dalla realtà...
-Sai, avrei preferito che non andassi tu.
Mi sentii avvampare, colta alla sprovvista.
-Perchè dici così?- chiesi distogliendo lo sguardo.
-Perchè mi sarebbe piaciuto passare del tempo con te. Conoscerti meglio, magari.
Trattenni il respiro.
-Già... Ehm... Sarà per un'altra volta.
Assunse una faccia ferita, che stonava con il resto della sua figura.
-Oh, non fraintendermi! Anche a me piacerebbe conoscerti- dissi nervosa.
Si illuminò e prese ad aiutarmi a riassemblare i manichini.
-Allora, sei felice di partire?- mi chiese dopo qualche minuto.
-Non so... Dovrei?
-Tutti lo sono.
Scrollai le spalle.
-Scusa.
Mi voltai stupita. -Di cosa?
-Bè, probabilmente volevi rimanere qui da sola ad allenarti, invece io ti ho interrotto.
-Oh, no! Affatto! Ero stanca di infilzare nemici indifesi e immobili come statue- dissi con il cuore che andava a mille.
-Bè, se ti va, io sono libero. Ti prometto che non me ne starò immobile come una statua- disse facendomi l'occhiolino, in un sorriso che non coinvolse gli occhi.
Deglutii. -Ehm...
-Andiamo! Solo un duello! Piccolissimo, prometto- continuò lui, e io mi sentii sciogliere.
-O-okay- capitolai.
-Bene!- disse lui ed estrasse un piccolo pugnale dalla cintura.
Fece un piccolo scatto con la mano e il pugnale si allungò in una spada.
-Wow! Bell'arma!- esclamai.
-Un regalo di mia madre- rispose lui e mi sembrò di scorgere un'ombra in quei suoi occhi d'oro.
-Pronta?- chiese poi, tornando a sorridere. Cominciai a pensare che fosse una cordialità tirata, la sua. Come forzata.
-Gabriel, guarda che se non vuoi...
-Sciocchezze! In guardia, ora- mi interruppe lui scattando in avanti e colpendo la lama della mia arma.
Sentii il braccio vibrare per il colpo.
Gabriel prese a menare fendenti ad una velocità spaventosa.
Non riuscivo a concentrarmi. La testa mi girava e i miei occhi saettavano di qua e di là, in attesa di individuare l'arma.
Poi mi arrivò un colpo alla gamba e gettai un gridolino di dolore.
Gabriel si fermò.
-Vuoi combattere, vero?- mi chiese scrutandomi dubbioso.
-Sì... Sì, hai ragione. Perdonami- dissi mettendomi in posizione d'attacco, mentre la ferita alla gamba prendeva a bruciare.
Gabriel riprese ad attaccare, ma questa volta parai un suo fendente e presi ad incalzarlo come una furia.
L'arma non si adattava alla mia presa e cominciò a pesare. La impugnai a due mani.
Gabriel dovette individuare il mio punto debole, perchè sorrise -somigliava più ad un ghigno- e si abbassò di scatto, mirando con la punta della lama al mio ventre.
Feci per pararla, ma la sua spada deviò il colpo, spingendo la mia come una mazza da baseball.
La mia arma volò via, troppo pesante per tentare di trattenerla, ma non mi arresi.
Provai a colpire Gabriel con un calcio laterale ma lui parò il colpo con il braccio.
Caricai un pugno e proprio quando ero sicura di poterlo colpire al petto, la sua mano mi afferrò il polso, la sua gamba si attorcigliò alla mia caviglia e io caddi trascinandomelo dietro.
Rimanemmo ad ansimare, l'uno sopra l'altra.
Sentivo le orecchie e il corpo in fiamme. Il cuore batteva forte contro la gabbia toracica, come a volerla sfondare.
Gabriel si teneva sui gomiti, per non schiacciarmi, ma la sua mano, notai, stringeva ancora il mio polso.
-Ehm... Bel duello- commentai in imbarazzo.
-Già. Sei brava- rispose lui. Aveva abbandonato l'aria gioviale e sembrava mostrare la sua vera facciata, adesso, con un'aura di mistero ad aleggiargli intorno.
-Sai... Non credevo di potermi divertire così tanto- continuò lui.
-Bè, stupire è la mia specialità- dissi deglutendo.
I suoi occhi brillarono di curiosità, e di qualcosa che non riuscivo ad individuare.
Saettavano dal mio occhio destro a quello sinistro, cercando chissà cosa.
Forse una risposta a qualche tormento interiore...
Successe tutto troppo lentamente o incredibilmente veloce, non so dirvelo.
I suoi occhi si socchiusero, mentre il suo viso si faceva sempre più vicino. Mi mossi per andargli incontro. Seppur vicino sembrava distarre chilometri. Era come stare dentro una bolla d'acqua, come muoversi contro vento.
Il cuore smise di battere, i polmoni si serrarono, e le nostre labbra si incontrarono.
Un'esplosione di sentimenti mi pervase. Mi sentii scossa da miliardi di brividi, eppure ero paralizzata. Persi la cognizione del tempo, dimenticai tutto: dove mi trovavo, i sogni, l'impresa... C'eravamo solo io, Gabriel e le nostre labbra unite.
Ad un tratto, sentii la sua lingua carezzarmi il labbro inferiore e ritirarsi, come a chiedere il permesso per qualcosa.
La mia bocca si schiuse a comando e le nostre lingue presero a danzare una danza prima dolce, poi sempre più frenetica.
Ripresi coscienza del mio corpo. Le mie mani corsero ai suoi capelli e li strinsero, carezzandoli e assaporandone la morbidezza.
I miei sensi erano in fermento. Sentivo il profumo di quel corpo che sovrastava il mio; sapeva di sole e sabbia, come una giornata estiva. Che fosse figlio di Apollo? No, no... Qualcosa mi diceva di no.
Ma dico, ti sembra il momento?! Ricorda: labbra, labbra, LABBRA!!! mi urlò la mia coscienza.
Benedetta coscienza!
L'ascoltai volentieri.
Dopo un tempo che mi sembrò infinito e cortissimo insieme, le nostre labbra si staccarono come di tacito accordo ed entrambi riprendemmo a respirare.
Aprii gli occhi ed incontrai il dorato dei suoi.
Per un attimo le immagini del mio sogno tornarono a tormentarmi la mente.
Sussultai.
Gabriel mi guardò ancora incuriosito, ma con una curiosità diversa. Come se avesse trovato risposta alle sue domande e si stesse chiedendo come fosse possibile che proprio quella fosse quella esatta.
Si riavvicinò a me e mi rubò un altro bacio, un semplice incontro di labbra, che terminò mordicchiandomi il labbro inferiore.
Quando mi ebbe liberato dal giogo dei suoi denti, si leccò il labbro superiore.
-Sai, hai un buon sapore- commentò.
Era serio, una serietà calma, controllata, che sentii di amare. Eccola là: la sua vera natura.
Il suo alito caldo mi fece tremare le ciglia.
-Anche tu- risposi.
Inclinò di poco il capo, sorridendo appena.
-Sai, sei proprio piena di sorprese, figlia di Ade.
-Te l'ho detto: stupire è la mia specialità- replicai sorridendo a mia volta.
Rise e si alzò, aiutando poi me a fare lo stesso.
Sentivo le gambe molli.
-Bell'allenamento, comunque. Dovremmo rifarlo quando tornerai dall'impresa- mi disse facendomi l'occhiolino.
-Se tornerò- specificai.
-Oh, ma tornerai. Devi tornare- replicò lui serio, guardandomi dritta negli occhi.
-E' un ordine, questo?- chiesi furba.
-Potrebbe.- Mi ribaciò stringendomi i fianchi e attirandomi a sè. -Ci rivediamo quando torni- disse sulle mie labbra e se ne andò con passo calmo.
Fu proprio mentre lo guardavo allontanarsi che realizzai che Afrodite mi aveva proprio fregata alla grande.




Angolo Autrice
Hiiiii! Lo so cosa state pensando: Tutto qui?! TUTTO QUI?!
Bè, sono costretta a dirvi... sì u.u
Capitolo corto, privo di azione (lo so che voi figlie e figli di Afrodite avete ripreso ad amarmi muahahahha) ma fondamentale. Non mi è mai piaciuto scrivere cose troppo smielate, però mi sono divertita a farlo con Adel ahahah. Carattere stravolto made on. E Afrodite si è montata la testa u.u

Afrodite: MUAHHAHAHAAAHAH! Dominerò il mondo.

Sì.... Cooomunque. Vi è piaciuto (a parte il fatto che è piccolo piccolo)?
In teoria doveva esserci una specie di continuo che non c'entrava nulla con il "Love Love" però ho preferito fare due capitoli separati. Nel prossimo, infatti, Adel riceverà una piccola visitina familiare^^
Tempo fa littleconny mi aveva scritto in una recensione che sarebbe stato carino parlare di un incontro tra le due figlie di Ade, Adel e Bianca, e io le avevo risposto che ci avrei pensato e che magari avrei inserito l'incontro in un sogno. E invece, UDITE, UDITE, l'incontro avverrà nel prossimo capitolo e darà a tutti la certezza che Bianca è fissata con i messaggi Iride (come avvenne con Percy u.u).
Eggià, che brava ragazza.... >.> *fischietta*
Ehm... forse avrei dovuto avvertirvi che era uno spoiler. Non l'ho fatto (Dionisio: Ma và?!) e perciò lo faccio ora: SPOILER!
Ora, non so che altro dire. Ci vediamo al prossimo capitolo, che non so se sarà breve come questo perchè non l'ho ancora scrito D: OOOPS!!!
Vi prometto che -se Mnemosine, dea della memoria, mi assiste (ti prego, assistimi ><)- cominciò stanotte, mentre quella dolce donna di mia madre (la stessa che ha ammesso di aver nascosto la MIA lettera per Hogwarts °-°) crederà che io stia dormendo (è convinta, che ci possiamo fare?? u.u)
Ora vado, se vi manco (Dionisio: AHAHAHAHAHAHAHHAAH!!!) e volete leggere qualcosa di mio (Dionisio: AAAHHAHAHAAHAHAHHA!!) di recente ho pubblicato una piccola OS angst su Nico. Per chi interessa qui non c'è il link, e mi sa che ve la dovete andare a cercare, sorratemii! (Tanto love u.u)

Afrodite: Love!! Love!! Love!!
Io: Ma che problemi hai?!
Afrodite: Taci, tu, piccola dea, o dovrò attuare la mia vendetta anche su dite!!
Io: Io non ho bisogno della tua vendetta per trovare un ragazzo, io...
Dionisio: AHAHAHAHAHAHAH!
Io: Mai na' gioia! *si smaterializza*

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Capitolo 13
*** Il mio I-phone inoltra una chiamata dagli Inferi ***


Il mio I-phone inoltra una chiamata dagli Inferi





Tornai alla Casa 13 con il cuore a mille.
Vorrei dire che in quei momenti capii il vero senso della parola "amore", che diedi un senso alla mia vita, che compresi il senso della tragedia di Romeo e Giulietta (che odio). Vorrei, davvero, ma la verità è che il mio unico pensiero era "Ho baciato Gabriel. Ho-baciato-Gabriel. Ho baciato Gabriel!!! Bè, in realtà è Gabriel che ha baciato me... Ehi! Gabriel mi ha baciata! Gabriel-mi-ha-baciata!!!"
Insomma, ero al settimo cielo.
Entrai nella Casa di Ade, poggiandomi alla porta.
Nico non c'era. Ce l'aveva ancora con me per l'impresa...
Sospirai, scivolando fino a terra e coprendomi la faccia con le mani.
Dovrò partire da sola... Andando incontro alla mia morte...
-Adel...
Alzai la testa di scatto, rendendomi solo allora conto di star piangendo.
-Adel.
Mi alzai, asciugandomi le guancie.
La stanza era immersa nel buio, perchè mattina.
In quei giorni, infatti, avevo imparato che solo dopo il tramonto la Casa cominciava ad emanare luce, come se traesse energia dal buio stesso e riflettesse la luce delle stelle. A meno che non aprissi le finestre continuava a regnare il buio.
-Adel.
Era una voce femminile, giovane, o almeno sembrava così.
Avanzai verso la fontana del cane a tre teste.
L'acqua che usciva dall testa di mezzo gorgogliava normalmente, appena illuminata dalla luce biancastra irradiata dai diamanti posti sugli occhi dei cani.
Ad un tratto, nell'acqua si delineò l'immagine di una ragazza dall'aria tremendamente familiare, dal corpo spento e dai colori sfocati.
-Adel- mi chiamò.
-Chi sei?- le chiesi.
Lei sorrise. -Ciao, sorellina.
Sgranai gli occhi. -Sorellina?! Aspetta, tu... Tu sei mia sorella?! Ma chi...- Ci pensai su un attimo. -Sei Bianca?- le chiesi stupita.
Lei annuì. -E' un piacere conoscerti.
-Ma... Come... Come hai fatto a...
-Messaggio Iride. Avevo urgenza di parlarti.
Aggrottai le sopracciglia.
-Volevi parlare con me?
-Sei sorpresa?
-Bè, Nico mi odia e credevo che tu...
-Nico non ti odia, Adel- mi interruppe lei tristemente. -Nico odia se stesso... E me.
-Cosa?! Nico non potrebbe mai odiarti! Lui...
-Adel, io l'ho abbandonato quando era solo un bambino. Ero così felice di fuggire da tutte le responsabilità della vita... Senza pensare a chi ferivo.
Guardai per terra.
-Nico crede di essere responsabile. E' cambiato molto da quando me ne sono andata e... ha cominciato ad odiarsi perchè non riesce ad odiare me, non del tutto almeno. Ma sta tranquilla: non odia di certo te.
Sorrise.
-Di cosa volevi parlarmi?- le chiesi.
-Volevo chiederti di proteggerlo.
-Proteggerlo? ma se è il miglior combattente...
-Non proteggerlo dai mostri. Proteggerlo da se stesso.
Silenzio.
-Non abbandonarlo come ho fatto io, te ne prego.
-Ma... Lui non vuole vedermi.
-Parlargli, Adel. Costringilo ad ascoltarti. Insisti.
Era disperata, lo si vedeva dagli occhi.
Respirai a fondo e la guardai seria.
-Dimmi solo cosa devo fare.
Lei sorrise.
-Sii solo te stessa. Non abbandonarlo. Sii la sorella che io non sono mai stata.
Sembrava sul punto di piangere.
-Promettilo.
-Lo giuro sullo Stige.
Lei sorrise, mentre una lacrima le cadeva giù, lungo la guancia.
-Bianca, io...
-Shh... Tranquilla, è tutto apposto. Io ho fatto la mia scelta e ne pago le conseguenze.
Annuii piano.
-Adel, prima che vada...
La guardai.
-Le profezie non sono mai quello che sembrano.
Sgranai gli occhi.
-Cosa vuoi dire?!
Si guardò intorno, a disagio.
-Devo andare- disse.
-No, aspetta! Bianca, ti prego! Io...
-Starai bene, Adel, alla fine...
Mi slanciai verso di lei con una mano protesa in avanti.
-Proteggi Nico!- esclamò e sparì.
Mi aggrappai al bordo della fontana, fissando l'acqua gorgogliante. Strinsi la presa sulla pietra nera, fino a farmi sbiancare le nocche. Alla fine chiusi gli occhi, sospirai e mi voltai a preparare lo zaino con le mie cose.

Uscii dalla Casa 13 giusto il tempo di scorgere da lontano Percy e Annabeth che discutevano con Chirone davanti all'albero di Talia.
Mi incamminai piano verso la Casa Grande, osservando la vita degli altri semidei al Campo Mezzosangue.
Nonostante non fossi molto simpatica a molti dei mezzosangue lì dentro, il campo mi piaceva. Mi ero sentita normale lì -parentela con gli dei greci a parte- e mi sarebbe dispiaciuto non tornarvi.
Mentre procedevo, vidi i semidei nelle loro abituali attività.
I figli di Ares combattevano nell'arena, quelli di Efesto si affaccendavano intorno alle fucine, quelli di Afrodite si specchiavano nelle rive del fiume, quelli di Demetra si occupavano del campo di fragole, le ninfe correvano felici rincorse dai satiri briosi, i figli di Ermes scommettevano sulla partita di pallavolo tra i figli di Iride e Rachel contro quelli di Nyxe e Morfeo. I figli di Eris e alcuni di Apollo andavano a cavallo.
Tra le cavalcature alate e non, vidi l'unicorno che avevo salvato una settimana prima. Mi ero completamente dimenticata di lui in quei giorni, ma quando lo rividi non potei fare a meno di pensare a chi aveva tentato di catturarlo. Insomma, perchè? Era solo un caso? C'era qualcosa che non tornava, qualcosa a cui nessuno di noi aveva pensato, qualcosa che ci era sfuggito in quell'impresa.
Arrivai alla Casa Grande, preoccupandomi per la prima volta di avere una parte in quella missione suicida.
Stavo per proseguire verso Percy e Annabeth, quando vidi Nico seduto sul portico, intento a pulire la sua spada già splendente con una pezza.
Dalla lentezza dei suoi movimenti intuii che era assorto nei suoi pensieri.
-Ehi- lo salutai.
Lui sobbalzò, evitando per poco di tagliarsi un dito. La sorpresa nei suoi occhi venne presto sostituita da uno sguardo torvo.
-Possiamo parlare senza urlarci contro? Giuro di venire in pace!
Mi rispose il silenzio.
-Senti, io non so cosa sia successo a Bianca...
Alzò lo sguardo di scatto, furente.
-E mi dispiace tanto per la sua morte, ma io non sono lei!
Mi fissò.
-Non sto cercando di sostituirla o imitarla. Non voglio morire e ho paura, okay? Una paura tremenda e vorrei solo scappare via e tornarmene alla mia vita di prima, ma non posso. Devo restare qui a cercare di salvare il mondo e... Dei, che frase da film!
L'ombra di un sorriso passò sul volto di mio fratello.
-Non sto cercando di fare l'eroina: io non lo sono! E lo so, credimi!
Sbuffai esasperata.
-Sto solo cercando di accettare il fatto di essere quella che sono e di avere già un destino segnato, ma non la faccio, okay?
Lui si alzò e... mi abbracciò?!
Fermi tutti!!! Nico di Angelo mi ha appena abbracciata! Segnatelo sul calendario!
Si sciolse dal contatto appena più roseo in viso, guardando per terra.
-Forse sono stato un po'... prevenuto nei tuoi confronti... Mi dispiace.
Gli sorrisi grata.
-La verità è che... bè...
-Non è necessario che tu me la dica!- lo anticipai.
-No, invece lo è. Voglio dirtela. Ecco, il fatto è che mi sono sempre sentito solo dopo che Bianca è... E vederti arrivare così all'improvviso è stato scioccante.
-Mi hanno detto cose peggiori- commentai.
-Però è piacevole averti intorno... Anche se sei irritante, impulsiva e irrascibile.
-Ehi!
Lui rise e io gli diedi una leggere gomitata sulla spalla.
-Quindi pace fatta?- chiesi.
-Per ora, ma non ti prometto niente per il futuro.
-Mmh... "Pero ora" mi basta- sorrisi.
-Adel.
-Cosa?
-Tu non morirai, okay?
Lo guardai con gli occhi spalancati, poi sorrisi commossa e insieme ci incamminammo verso l'albero di Talia. Poco dopo arrivò anche Cecil, uno zaino verde e un bracciale di cuoio legato al braccio. Aveva un'aria orgogliosa.
-Ehi, che succede?- chiese.
-Mia madre- rispose mostrandomi il bracciale. -Mi ha fatto dono di un'arma. Così sarò utile e potrò difenderm ida sola!- spiegò entusiasta.
Le sorrisi, ma prima che potessi fare altro Chirone prese a parlare.
-Buona fortuna, eroi. Da voi dipende il destino del mondo; non fallite.
Che incoraggiamento.
Ci dirigemmo tutti verso la macchina del campo, ma prima che potessi salire, Chirone mi chiamò.
-Adel, voglio restituirti questa- disse estraendo dalla tasca il mio anello. -Sei migliorata con la scherma e credo che le proprietà della tua arma ti possano tornare utili in battaglia, dopotutto.
Annuii grata.
-Grazie.
Lui sorrise, con gli occhi lucidi.
-Ora va e fa attenzione.
Salì sulla macchina.
Argo, uno dei guardiani del campo, con un centinaio di occhi ovunque, mise in moto e partì.
Fu mentre attraversavamo l'autostrada dritti alla stazione dei treni di New York che mi voltai per l'ultima volta verso il
Campo Mezzosangue, verso quella che, dovevo ammetterlo, era la mia casa.




Angolo Autrice
Ehii!!! Vi siete dimenticati di me? Spero di no!
Finalmente è arrivato il capitolo!!! 'Na schifezza, eh?
Non mi convince molto ma Nico e Adel dovevano fare pace, anche se momentaneamente ahahah, o forse no? Mmh... Mistero! Persino per me u.u ...
Comincio con il ringraziarvi tutti, che mi avete aspettata, supportata, letta e recensita, perchè sono in vena di sentimentalismi, dato che ho visto il Re Leone dopo tipo... chissà quanti anni che non lo vedevo e ho pianto come una fontana per tutto il cartone animato. Ma a voi non importa, perciò vado avanti XD
Mmmh...
Chiariamo che so che non è la prima volta che Nico abbraccia Adel, dato che l'aveva già abbracciata quando aveva fatto l'incubo, ma quello era un contesto diverso, ovviamente, e qui Nico non è nella parte del fratellone consolatore, perciò Adel è stupita.
MMh... che altro? Credo di essere prossima ad avere la febbre (non è vero, non mi viene da anni u.u) e mi sento un po' così... Quindi nè il capitolo nè l'Angolo Autrice sono il massimo del divertimento, lo capisco.
Dato che ho dimenticato tutto quello che volevo chiarire su questo capitolo -ooovviamente- vi lascio al tanto atteso e amato ANGOLO SCLEROOOOO!!
Sissignore, mi è tornata l'ispirazione guardando Le Iene e non potevo non fare una cosa così XD
E' forse il primo che mi ha fatto veramente ridere e credo che ne faro altri così, si spera!
Vi lascio, o meglio, vi risparmio la tortura di questo Angolo Autrice privo di gioia ç_ç
Perdonatemii!!!
Un bacio a tutti <3
Fatemi sapere se sono stata OOC con Bianca. Non linciatemi, ma non la sopporto ç_ç Quasi la odio... Voglio dire: ha abbandonato Nico!!! D:
Me ne vado prima del linciaggio!!! *corre via*




Angolo Sclero (Return)
Nome?
Zeus: Il Grande, il Potente, il Meraviglioso, Zeus il Magnifico!
Ade: Ade.
Poseidone: Poseidone er meglio dei sette mari!
Cognome?
Zeus: Il Grande, il Potente, il Meraviglioso, Zeus il Magnifico!
Ade: Parlo solo in presenza del mio avvocato.
Poseidone: Non ho un cognome u.u
Genere?
Zeus: Dio Olimpico.
Ade: Dio Infero.
Poseidone: Dio Marino.
Età?
Zeus: 34 anni... con qualche zero in più.
Ade: Parlo solo in presenza del mio avvocato.
Poseidone: Sett.... Mi hai chiamato, Percy?
Localizzazione?
Zeus: Olimpo!
Ade: Inferi.
Poseidone: Non mi chiamo "er meglio dei sette mari" senza un motivo u.u
Occupazione?
Zeus: Padre degli dei, Signore del Cielo. (Ade: Sparafolgori)
Ade: Re dei Morti.
Poseidone: Er meglio dei sette mari!!!
Caratteristiche?
Zeus: Magnifico.
Ade: Parlo solo in presenza del mio avvocato.
Poseidone: Divertente.
Corporatura?
Zeus: Muscoloso.
Ade: Muscoloso.
Poseidone: Muscoloso.
Parentele "normali"?
Zeus: Mamma Rea <3
Ade: Nessuna.
Poseidone: Ade. Lui è forte!!!
Parentele "strane"?
Zeus: Crono.
Ade: Tutte.
Poseidone: Zeus.
Consorte?
Zeus: Era.
Ade: Persefone *arrossisce*
Poseidone: Anfi... Anfi... Anfidride!
Percy *sussurra*: Anfitrite!
Poseidone: Giusto, giusto... Anfitrite.
Film preferito?
Zeus: Tre metri sopra il cielo e ... Twilight! Sbrilluccicanooooo *-* (Ade: E chi si stupisce più...?!)
Ade: Il ritorno dei morti viventi.
Poseidone: Alla ricerca di Nemo.
Zeus: O.O
Ade: O.O
Poseidone: E' costruttivo!!!
Film più odiati?
Zeus: Nessuno in particolare.
Ade: Hercules.
Poseidone: Hercules.
Come mai?
Ade: Lì sono mezzo pazzo.
Poseidone: Io mezzo pesce.
Genere di musica che preferisci?
Zeus: Classica.
Ade: Rock o Punk... credo.
Poseidone: Rap.
Hobby?
Zeus: Sparare folgori.
Ade: Credi che io sia un dio fannullone (ogni riferimento a Sparafulmini è puramente casuale) che ha del tempo da sprecare con stupidi hobbies? Tzè! Non ho tempo! Giù negli Inferi c'è moolto lavoro da fare. E troppe spese!!!
Poseidone: Ehm... Ha ragione Ade... Credo.
Mostro preferito?
Zeus: Nessuno in particolare.
Ade: Cerbero.
Poseidone: Cariddi.
Arma preferita?
Zeus: Folgore.
Ade: Timone del Terrore.
Poseidone: Tridente.
Se avessi la possibilità di avere il potere di un'altro dio o dea, quale vorresti avere?
Zeus: Mmh... quello di Afrodite. Zeus, dio della bellezza... Suona bene!
Ade: Quello di Demetra, così starei con Persefone per tutto l'anno. Ma non dirgli che te l'ho detto.
Poseidone: Sarebbe forte essere Artemide.
Dio o dea più antipatico?
Zeus: Er...
*Era ringhia*
Zeus: Er...mes!!!
Ermes: Questa me la segno, papi.
Ade: Demetra.
Poseidone: Atena.
Per chi parteggiavi nella guerra di Troia?
Zeus: Ovviamente neutrale.
Ade: Per nessuno. Troppi morti: troppi problemi negli Inferi.
Poseidone: E chi se lo ricorda!
Dicci qualcosa su tuo padre.
Zeus: L'ho fatto a pezzi tutto da solo.
Ade: Un idiota.
Poseidone: Cannibaleee!!!
Dicci qualcosa su tua madre.
Zeus: La più bella e la più dolce del mondo <3
Ade: Amorevole...
Poseidone: E' una tipa apposto!
Descrivi Zeus con un aggettivo.
Zeus: Fantastico.
Ade: Imbecille.
Poseidone: Strano forte!
Descrivi Ade con un aggettivo.
Zeus: Brontolone.
Ade: Giusto.
Poseidone: Mmh... Ade.
Descrivi Poseidone con un aggettivo.
Zeus: Antipatico.
Ade: Apposto.
Poseidone: So il migliore!
Cosa pensi di Perseus Jackson?
Zeus *brontola*: Sì, sì... bravo ragazzo...
Ade: Tzè.
Poseidone: Ha preso tutto dal padre.
Esiste il Paradiso?
Zeus: No.
Ade: Bè, ci sono i Campi Elisi.
Poseidone: Caraibiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Esiste l'Inferno?
Zeus: Inferi.
Ade: Ovviamente. Vuoi visitarlo?
Poseidone: Mmh... Il deserto ç_ç Niente mare!!!
Sai qualcosa di Mitologia Greca?
Zeus: Puahahahahahah.
Ade: Puahahahahahah.
Poseidone: Puahahahahahah.
Chi era Zeus?
Zeus: Un gran figo.
Ade: Un idiota.
Poseidone: Un barbone.
Chi era Ercole?
Zeus: Mio figlio.
Ade: Un idiota.
Poseidone: Un barbone.
Chi era Ulisse/ Odisseo?
Zeus: Un tipo...
Ade: Era quello che non aveva i soldi per un GPS, vero?
Poseidone: Un barbone idiota.
Chi era Polifemo?
Zeus: Un ciclope.
Ade: Era quello con una strana fissazione per le pecore, vero?
Poseidone: Un idiot... Ehm... Mio figlio.
Secondo te, chi è il dio o la dea più potente?
Zeus: Zeus.
Ade: Ade.
Poseidone: Poseidone.
Quale il/ la più intelligente.
Zeus: Atena <3.
Ade: Non Zeus.
Poseidone: Non Zeus.
Quale il/ la più bello/ bella.
Zeus: Afrodite <3.
Ade: Non Zeus.
Poseidone: Non Zeus.
Com'era il quiz?
Zeus: Bellooooo!!!
Ade: La verità?
Poseidone: Era okay...
Lo rifaresti?
Zeus: Sììììì!!!
Ade: Tzè.
Poseidone: Fammi vedere l'agenda...
Fai un saluto ad una persona a te cara.
Zeus: Ciao, mammaaaaa!
Ade: Ciao, Persefone... *arrossisce*
Poseidone: Ehi, Percy!
Fai un saluo ad una persona che non sopporti.
Zeus: Bye, bye, Crono.
Ade: Ciao, Zeusino!
Poseidone: Ciao, Zeusino!
Saluta i lettori e le lettrici.
Zeus: Bravi ragazzi, sì.
Ade: Morirete tutti.
Poseidone: Mangiare pesce fa diventare intelligenti^^
Atena: Tu non ne mangi mai, vero?
Poseidone: Certo che no! Non mangio i miei sudditi io... Aspetta, eri ironica?

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Capitolo 14
*** Saluto la Morte come una vecchia amica ***


Saluto la Morte come una vecchia amica






La macchina del campo ripartì.
Eravamo davanti alla Grande Stazione Centrale. Argo ci aveva gentilmente comprato i biglietti per Phoenix, ma mancavano ancora quattro ore alla partenza del treno, quindi dovevamo trovare un posto dove passare il resto del pomeriggio.
Annabeth si offrì di farci da guida turistica, ma a nessuno sembrò entusiasmare l'idea. Percy propose allora di andare in un fast food o in una sala giochi, ma la figlia di Atena lo fulminò con lo sguardo e dovette rimangiarsi la proposta.
Alla fine optammo per aspettare nella piazzetta vicino la stazione.
Era una piazza con al centro una fontana, circondata da alberi e piena di panchine vuote.
Ci sedemmo su una di queste, in silenzio.
-Che faremo quando troveremo Eris?- chiesi per sciogliere quel silenzio assordante.
-La costringeremo a distruggere la Lancia- rispose Percy.
-Come?
-Ehm... Annabeth?- chiese.
-Le spiegheremo che le sue azioni non... Non lo so, ci devo pensare.
Percy e Nico assunsero una faccia sconvolta.
-Annabeth, cosa...- provò a chiedere Percy, ma lei lo interruppe esclamando uno scocciato: -Non stressarmi, Testa d'Alghe!- e si voltò sbuffando.
-Ma Atena non ha sempre un piano?- chiese Percy sconsolato.
-Tzè, non nominarmela nemmeno!
Probabilmente, mi dissi, Annabeth ce l'aveva con la dea della sapienza perchè non era stata molto... ehm... sapiente in quel caso.
-Annabeth, tua madre è una grande dea, lo sai- intervenne Cecil. -Solo non poteva tirarsi indietro, perchè avrebbe significato accettare la sconfitta. A modo suo sta cercando di dimostrare che la sapienza è più forte di tutto.
Annabeth la guardò grata.
Fu così che prendemmo a parlare del più e del meno, del campo, di quanto fosse importante proteggerlo... arrivammo anche a commentare la guerra di Troia.
Fu bello, molto, e divertente. Anche Nico si aggiunse alla conversazione e io desiderai che il tempo si fermasse.
Ad un tratto, però, un vento gelido si gettò sulla piazzetta.
Un piccione che fino a qualche istante prima stava volando da un palazzo all'altro, ci casse morto ai piedi, imitato subito dopo da tutti quelli che stavano sorvolando la piazza.
Eppure, poco lontano, oltre la strada, i piccioni erano tutti vivi e vegeti!
Un gemito sordo e cupo mi fece accapponare la pelle.
Mi voltai e vidi gli alberi piegarsi e creparsi, marci e neri, le foglie scure cadute a terra.
Cecil inorridì.
Un uomo sulla trenina, con un maglioncino grigio e pantaloi marroni, i capelli spettinati e una bellezza semplice ma sciupata, avanzò verso una panchina all'altro capo della piazzetta, seguito da un cane nero che gli scodinzolava dietro.
-Vecchietta inquietante, gatto inquietante: andiamo via- commentò piano Percy.
-Cosa stai dicendo? E' una normalissima donna con una valigetta. Ed è sola!- ribbattè Annabeth.
-Guardate che è un normalissimo uomo con il suo cane!- replicai io.
Nico scosse la testa, più pallido del solito.
-Veramente... Lì c'è... Bianca.

Annabeth si alzò.
-Ho capito.
-Davvero?- chiese Percy.
-Ma sì! E' così logico! Quello è Thanatos!- esclamò lei.
-E' esatto, signorina- rispose da lontano l'uomo, ma lo sentimmo benissimo come se fosse a pochi centimetri da noi.
Ci alzammo e gli andammo incontro.
Cecil rimase seduta, tremante.
-Che c'è, Cecil? Cosa vedi?- chiese Annabeth.
Cecil sussultò, pallida.
-Io...
Le andai vicino.
-E' spaventoso, Adel...- balbettò, cercando con la mano sinistra il braccialetto legato al braccio destro.
-Non ti farà del male. Vieni- la rassicurai e l'ammirai per il coraggio che trovò nel seguirmi, seppur con gli occhi terrorizzati.
Quando fummo a un paio di metri dall'uomo, il cane prese a ringhiare.
-Su, su, da bravo. Non vedi che abbiamo visite?- chiese l'uomo dandogli qualche buffetto sulla testa. Annabeth appariva confusa.
Poi l'aspetto del tipo cambiò e diventò quello di una grande figura ammantata, il volto coperto e una falce in mano.
-Interessante...- mormorò Thanatos, con una voce priva di sesso, guardandomi.
-Cosa c'è di interessante?- chiesi.
-Sembra che tu non abbia un'immagine precisa della morte. Di solito la gente ha già un'idea del suo aspetto, prendendola come una cosa soggettiva, invece tu l'associ più alla paura. E sembra che la cosa che ti faccia più paura della morte è la morte stessa. E' molto saggio.
Lo guardai strizzando gli occhi, confusa e incredula insieme. -Ehm...
-Sì, parafraso Harry Potter, e allora?! E' comunque vero.
Di nuovo cambiò il suo aspetto, trasformandosi nella donna in nero con l'unicorno ferito accanto.
-La vuole smettere?!- esclamai facendo un passo indietro.
-Io non sto facendo niente, mia cara. Sei tu. E' il tuo subconscio.
-Ma lei è una specie di dio della morte?- chiese Percy.
Si voltò verso il ragazzo e diventò una vecchietta scheletrica con un gatto spelacchiato e mezzo cieco in grembo.
-Vedi, figlio di Poseidone, io no sono il dio della morte. Io sono la "personificazione" della morte. Il dio è vostro padre, figli di Ade- disse arricciando le labbra e voltandosi verso me e Nico.
-Che intende dire?- chiesi.
-Semplicemente che lui "ha" il potere. Io "sono" il potere, fatto a qualsiasi cosa. Non scelgo io il mio aspetto. Lo scieglie incosciamente la vittima. Se vi fa comodo, potete vedermi come una specie di divinità minore.
Thanatos cambiò, diventando una trentenne bionda vestita da avvocato.
-Perchè è venuto qui? Che cosa vuole?- chiese Percy.
-Volevo solo farvi visita. E dirvi che la vostra impresa è inutile.
Sgranammo gli occhi.
-Cosa?!- esclamò Annabeth.
-Mi hai sentito, figlia di Atena.
-Ma come...
-Avete udito la profezia. La morte, alla fine, prevarrà, no? Vincerò io, miei cari, fatevene una ragione.
-Ma io credevo che...- cercai di replicare, ma Thanatos mi interruppe.
-Oh, arriverà anche la tua ora, cara, stanne certa.
-Le stavo solo ricordando che lei è una personificazione. Mio padre...
-Tuo padre è troppo occupato da circa duemila anni per badare a quello che faccio io, figlia di Ade- replicò lui-barra-lei ghignando.
Mi accigliai.
-Come osa?- chiese Nico, arrabbiato quanto me.
Thanatos rise di gusto.
-Calmati, piccolo dio, se io vinco, Ade vince. E siamo tutti felici, no?
-Lei è solo un'emanazione, un dio di nessuno! E' un servitore e basta!
Thanatos si accigliò, o meglio, si infuriò e si alzò.
Il suo aspetto cambiò di nuovo, tornando quello della figura incappucciata, ma questa volta aveva e ali.
-Non sfidarmi, piccolo dio! Non hai idea di quale sia la mia forza! Io sono la Morte, che tu lo voglia o no. Ade può usarmi come un'arma ma non può cotrollarmi!
Nico estrasse la spada.
-Ha insultato Ade, Re degli Inferi. Merita di pagare per questo.
Non potevo vedere la faccia di Thanatos, ma sapevo che stava ghignando.
-Credimi, se tuo padre avesse voluto punirmi lo avrebbe già fatto.
Si risedette, trasformandosi in una bambina di cinque anni con le codine e un piccolo uccellino ferito fra le mani.
Sorrise dolce e mooolto inquietante.
-Poveri, piccoli semidei. State solo sprecando il vostro tempo. Mi piacete, però, sapete? Quindi vi darò qualcosa che potrebbe tornarvi utile.
Si alzò ed estrasse dalla tasca una boccetta con del liquido nero e il coperchio a forma di teschio.
-Veleno?- chiese Cecil.
-Oh, no, mia cara, è molto meglio! Vi ucciderà momentaneamente, ma poi vi risveglierete- aggiunse con una faccia un po' delusa, sospirando. Lo guardammo con odio, ma lei sorrise, mentre Annabeth prendeva il dono. Mossa saggia, dato che non si rifiutano i doni degli dei, a meno che non si voglia ricevere un altro tipo di "dono", con una percentuale di fatalità più alta da parte degli stessi dei molto più furiosi.
Si voltò verso Cecil.
-Comunque interessante il genere del mostro bianco dagli occhi grondanti di sangue. Le unghia sono la mia parte preferita- mugolò agitando le dita.
Cecil sobbalzò.
-Perchè alcuni di noi la vedono in compagnia di un anmale e altri no?- chiese Annabeth.
Scrollò le spalle. -Che differenza fa? Acuni vedono oggetti, armi, animali... E' il modo che hanno di immaginarmi.
Sospirò alzandosi.
-Arrivederci, piccoli dei.
Si voltò a guardarmi,.
-Ci rivedremo, figlia di Ade.
Sparì in una nuvola di piume nere.
-Inquietante- commentò Percy.
-A chi lo dici- commentai io.
-Andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo- disse Nico e nessuno replicò.
Mentre ci incamminavamo verso la stazione, mi voltai un'ultima volta: la piazza era tornata normale, gli alberi erano rifioriti e i piccioni si erano svegliati. Mi sembrò di scorgere la bambina che era Thanatos salutarmi con quella sua manina coperta del sangue dell'uccellino ferito e sparire subito dopo.
-Molto inquietante- mormorai e seguii gli altri con il cuore in agitazione.




Angolo Autrice
Rieccomiii! Dopo un sacco di tempo (non voglio neanche sapere quanto di preciso) eccomi tornata con un nuovo capitolo!!! Piaciuto? Ho un sacco di cose da dire ç_ç
Primo: il capitolo sembrava più lungo su carta.
Secondo: non avendo letto gli Eroi dell'Olimpo non so se Thanatos compare nel libro e quindi l'ho completamente reinventato... e a questo punto devo dire lo stesso di Eris.
Terzo: qual era? Mmh... Ah, sì! Nico. Okay, l'ho fatto un tantino (ma proprio poco, eh) OOC, è vero, lo so! Ma... Non lo so, mi allettava l'idea di farlo "paladino dei diritti del Signore dell'Averno" mi spiego? Una specie di Pretty Cure al maschile, ecco u.u ...Sapete chi sono le Pretty Cure, no? Quelle che alle bambine insegnavano la violenza come Dragon Ball faceva con i bambini maschi^^ Ho imparato da loro u.u
Cooomunque (e ci risiamo, sì^^): ho questa strana richiesta da farvi u.u Ecco, mi piacerebbe che ognuno di voi, o almeno quelli che hanno il tempo di farlo, mi scrivessero in una recensione o in un messaggio privato chi è il suo genitore divino. Non so perchè, non chiedetemelo, e se volete non fatelo. Però, davvero, mi piacerebbe troppo saperlo. Perciò... Grazie in anticipo a chi vorrà farlo, ahahah. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Non c'è molto humor, ma dai prossimi in poi sì, o almeno l'idea è quella, dato che ancora sono ben conservati nella mia testolina malata ^^'''
Ehm... Spero anche che Thanatos sia venuto come me lo immaginavo. Ci tengo a precisare che gli eventi narrati in questo capitolo sono stati ispirati da fatti realmente accaduti u.u A parte la cosa dei piccioni e degli alberi marci, ovvio. Infatti, quando mi è capitato, è spuntata questa vecchietta precisa a Bathilda Batt (ditemi che il nome si scrive così, sono troppo pigra per cercarlo D: !!!) che si ferma in mezzo alla villeta, mi guarda e se ne va. Infatti mi è venuta l'ispirazione per questo capitolo, e per altro che non posso dirvi eheheh Spoiler enorme sennò, e non posso u.u
Comunque, spero anche che il titolo vi abbia fatto sorridere.
Notte a tutti, e grazie sempre di tutto^^

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Capitolo 15
*** Veniamo salvati da delle suffragette impazzite ***


Veniamo salvati da delle suffragette impazzite






Il viaggio andò più o meno bene. Potreste pensare che l'unico aspetto negativo fosse la presenza di quella puzza e di quel caldo infernale, ma non è così. Potreste credere, allora, che fosse il fatto di essere un po' emarginata dagli altri, dato che Percy e Annabeth non facevano che discutere, ridere e discutere in continuazione, e dato che Nico aveva trovato, chissà dove poi, il coraggio di aprire una conversazione con Cecil, per quanto stentata devo ammetterlo, invece di lanciarle occhiate e basta. Ma non è così, no. Questi fatti erano soltanto piccole scocciature, ma davvero non me la presi molto, nooooo!
Il vero aspetto negativo era la brutta visuale dei due tizi sui divanetti dall'altro capo del vagone. Uno era perennemente chinato sul sacchetto del vomito, l'altro sonnecchiava a bocca aperta, con la bava che gli colava lungo il collo e una mosca che gli volava sopra la faccia. Avevano una stazza abbastanza evidente e calcolai che, in piedi, sarebbero riusciti a toccare il soffitto. Erano palesamente fratelli. Avevano entrambi occhiali a sfera, apparecchio, brufoli, un principio di baffi sotto il naso, monociglio particolarmente sviluppato e incurato (c'era di sicuro della vita lì dentro!!! Ho visto una pulce suicidarsi da là sopra!) e uno strano abbigliamento da bambino spocchioso: maglietta arancione a righe rosse, bermuda stretti verdi, calzettoni viola fino al ginocchio e scarpe marroni. Accanto a loro, non capivo se erano bambini o adolescenti, vi era una donna (perchè era una donna, vero? Con quei baffi non riuscivo a capirlo) più grossa e alta di loro, ma tremendamente somigliante. Aveva un vestito rosa con fiori bianchi e gialli disegnati sopra, un cappellino di paglia che gli copriva il viso con un nastrino rosa e un paio di margherite appassite legate sopra. La cosa più assurda era che con quelle sue dita grassocce e... bè, enormi, riuscisse a lavorare a maglia ad una velocità incredibile. E, ovviamente, doveva proprio lavorare ad un "qualcosa" di rosa e di lana, che strisciava a terra. Se non si fosse capito: odio il rosa. Troppo prevedibile, eh? Almeno fate finta di essere sorpresi! Solo un pochino! No? Vabbè, comunque, eravamo sul treno con questi tre tipi.
Dato che dovevamo attraversare mezza America (ditemi che l'ho azzeccata, non sono mai stata una cima in geografia!) ci impiegammo più di un giorno ad arrivare, purtroppo.
Al secondo giorno di viaggio, facemmo scalo a Saint Louis. Avrei voluto sgranchirmi un po' le gambe, prima di arrivare nel deserto dove dubitavo avremmo beccato aeree di sosta comode, ma Percy e Annabeth mi costrinsero a rimanere con loro in treno. Così, restammo lì ad aspettare la partenza, con i due ventenni a guardarsi intorno nervosi.
Al terzo giorno cominciai davvero a perdere la pazienza. Mi alzai di scatto, mi guardai intorno e... mi risedetti con un ringhio di frustazione.
Percy, Annabeth, Nico e Cecil mi guardarono come se fossi pazza, e così il resto del vagone.
-Sono stanca di restare qui rinchiusa come un animale da circo in gabbia! Voglio aria!- mi lamentai agitandomi.
Nessuno seppe cosa dire.
Scossi la mano facendo segno di lasciar perdere e mi voltai verso il finestrino, dando le spalle a tutti e mandando al Tartaro le coppiette, quel caldo e tutti i treni del mondo (tranne quello per Hogwarts, si intende). Il paesaggio, poi, non aiutava. Stavamo attraversando il deserto e all'orizzonte c'erano solo tante dune di sabba e montagne rosse. Niente di più. Mi presi la testa fra le mani. Maledetta impulsività, maledetto tutto! Mi sfilai le cuffie dalla tasca e me le infilai nelle orecchie, sparandomi a tutto volume nella testa Demons degli Imagine Dragons. E mi calmai un po'.

Eravamo alla mattina del quinto giorno e cominciai a pensare che qualcosa non andava. Insomma, non che fossi un genio, ma ci voleva davvero così tanto per attraversare l'America? Tanto valeva farsela a piedi, no? In teoria saremmo già dovuti essere arrivati...
Guardai fuori dal finestrino. Ancora deserto. Ma non finiva mai?
Cercai gli occhi di Nico, ma si era addormentato. Allora mi rivolsi ad Annabeth, che scoprii già intenta a fissarmi. Stavo per parlare ma mi indicò con un cenno l'altro lato del vagone, verso i posti della famiglia gigante e terribilmente schifosa.
Mi rivoltai verso Annabeth, interrogativa, ma lei si mise una mano sopra il pugnale, indicandosi l'indice dell'altra mano senza però staccare gli occhi dai miei. Allora capii.
Mi sfilai l'anello, balzando in piedi e premendo sul cristallo nero.
Oblio si allungò, ma con mia grande sorpresa, solo la famiglia prese a scalpitare nervosa, i passeggeri rimasero completamente immobili. Allora vidi i loro occhi. Erano bianchi, completamente, senza pupilla.
-Sono soggetti a qualche incantesimo!- disse Annabeth indignata, scattando in piedi al mio fianco. -Anche il conducente, con ogni probabilità. E' da ieri che il treno non fa che cambiare rotta. Stiamo girando intorno!
Tirai un sospiro di sollievo: almeno sapevo di non essere impazzita!
Cecil svegliò Nico, mentre Percy estraeva Vortice, puntandola al collo della signora in rosa.
-Che diavolo avete fatto?- chiese minaccioso e un po' mi stupii: era sempre stato così gioviale e gentile... Ora sembrava un'altra persona.
-Giovanotto! Ti sembra questo il modo di trattare una signora?- lo richiamò la donna guardandolo con odio, mentre i bambini troppo cresciuti prendevano a sbattersi la testa a vicenda, l'uno contro l'altro, piangendo e urlando.
-Lei non è una signora! E' una Lestrigone!- continuò Percy, premendo la lama di bronzo nel triplo collo taurino della... "donna".
-Ebbene, piccolo dio, ci sei arrivato finalmente! Cominciavo a preoccuparmi!- lo derise la vecchia lanciando occhiate nervose alla spada e cominciando a sudare.
-Tritaossa! Schiacciafegati!- chiamò poi, e i bambini corsero ad afferrare Percy per le braccia. Sentii un inconfondibile "crick" e vidi la schiena di Percy contrarsi mentre un gemito gli sfuggiva dalle labbra.
Feci per corrergli in aiuto, ma Annabeth mi trattenne. Era sbiancata.
-Ottima scelta, piccola dea. Ora non dovrete far altro che rimanere qui buoni mentre noi vi mangiamo- disse avvicinandosi a Percy.
-No!- urlai divincolandomi, ma la stretta di Annabeth era come una catena. Mi voltai verso Nico e Cecil, ma loro mi guardarono senza battere ciglio.
Vidi Percy accasciarsi al suolo, sorretto solo dai mostri. Come li avevano chiamati? Lestrigoti? Lestrigiobi? Lestrifobi?
-Uff, odio la carne che non si dibatte- si lamentò la donna. -Prendete quella!- Mi indicò. -Lei è perfetta!
Feci per sollevare la spada, ma quei cosi furono più veloci a spingere Annabeth e ad afferrarmi le braccia.
-Lasciatemi!- urlai, pronta a tirare calci, ma vidi Percy scattare in piedi, posizionarsi dietro la Lestrigone e circondarle il collo con la spada. Non ci poteva credere. Aveva finto!
-Una solo mossa falsa e direte addio alla vostre... Ehm... Bella mamma!- intimò lui.
I bambini ripresero a piangere, inondandomi con le loro lacrime giganti.
Mi lasciarono, ma prima che potessi spostarmi, si abbracciarono, con me ancora in mezzo.
Mi sentii soffocare. Se non siete mai stati abbracciati da due bambini grassocci e puzzolenti formato extra large, credetemi, non è piacevole.
-Ehm... Percy... Piccolo grande aiuto...- chiamai senza fiato.
Vidi con la coda dell'occhio Nico e Cecil che aiutavano Annabeth ad alzarsi.
-Non puoi uccidermi!- urlò la madre.
-Ehm... Invece posso- rispose Percy, appena confuso. -Ma tanto per curiosità, perchè non potrei?
-I miei piccoli! Chi li aiuterà a difendersi? Il mondo è un posto orribile per i cuccioli di mostro!
-Cuccioli?- chiesi cercando di respirare. Annabeth e Cecil cercarono di tirarmi fuori o spostare i baby Lestrigoni, ma niente da fare: erano due montagne di lardo e lacrime.
-Come si rompe l'incantesimo sui mortali?- chiese Nico avvicinandosi a Mamma Lestrigone.
Lei parve esitare. -Non... Non si può!
Nico portò la punta della sua spada nera in mezzo agli occhi della donna.
-Come.
-Se noi scendiamo dal treno.
-Bene. Allora vi facciamo strada. Richiama i tuoi "pargoli".
La donna ubbidì, poi, abbracciandoli e sospinta dalle spade di Nico e Percy, andò verso l'uscita del vagone.
-Aspettate!- esclamò Cecil. -Non... Non vorrete gettarli dal treno!
I due si guardarono.
-Cecil...- tentai di dire io, ma lei mi interruppe.
-Lo so che sono dei mostri e che hanno tentato di ucciderci. Ma loro sono dei cuccioli e... Sarebbe un omincidio!
Guardai Percy e Nico, che guardarono Annabeth che sorrise annuendo.
-E va bene... Ho visto più volte una cittadella qua intorno. Aspettiamo di raggiungerla e lasciamoli lì.
Cecil sospirò, sorridendo grata.

Non so quanto tempo ci volle, ma alla fine vedemmo la cittadella.
Era uno di quei paeselli che si vedono nei film western e non avevo completamente idea di che diavolo ci facesse lì, dato che eravamo nel bel mezzo del nulla.
La cosa strana era che gli edifici erano tutti completamente rosa, con singolari lenzuoli rosa appesi alle finestre, decorati con quelli che all'inizio scambiai per strani simboli psichedelici rossi ma che poi si rivelarono lettere di cui però non distinsi il significato: non c'è niente di più brutto delle scritte rosse su sfondo rosa per i dislessici!
Comunque, una volta arrivati, ammaccammo il tasto di fermata d'emergenza del treno. Il contraccolpo fu così forte da farci cadere faccia a terra. Quando mi rialzai, però, scoprii che ero stata l'unica deficente a cadere. Yeah...!
Le porte si spalancarono all'improvviso. Stavo per uscire, ma un altro grosso Lestrigone mi parò la strada, stritolandomi nella morsa del suo pugno.
Repressi a stento un urlo.
-Sciocchi! Non sapete che noi non viaggiamo mai da soli?- rise Mamma Lestrigone.
-Lasciatela o stritolerà questa qui e mi ci farò una spremuta di ossa!- minacciò l'altro Lestrigone.
Okay, l'idea della spremuta non mi allettava.
Un altro Lestrigone entrò saltellando e afferrò Cecil con due mani, facendola urlare. Ero quasi sicura che l'avrebbe schiacciata, se non si fosse accorto di Annabeth e non avesse provato ad afferrarla, ma la figlia di Atena era preparata.
Schivò il suo attacco e sfruttò la goffagine del tipo per posizionarsi dietro la sua schiena e pugnalarlo col suo pugnale.
Il Lestrigone si disintegrò.
-Junior!!!- urlò il Lestrigone più grande, stritolandomi ancora di più. Mi sentii mancare.
Percy e Nico erano impegnati a tenere a bada Mamma Lestrigone e i suoi piccoli che strepitavano come in gabbia, Annabeth e Cecil erano tenute lontano dalla mano del mostro, così dovetti agire da sola. Tesi la mano e feci scattare Oblio proprio sul collo del Lestrigone, che si disintegrò, facendomi crollare a terra. Sapete, ero proprio stanca di quelle relazioni con il suolo!
Altri Lestrigoni, almeno una decina, si riversarono nel vagone e la situazione si fece più complicata del previsto.
-Okay, piano B- esclamò Percy, mentre raggiungevo gli altri.
-Non ci sono via di fuga, non possiamo scappare!- protestai.
-Le finestre!- urlò Annabeth. -Rompiamole!
Ubbidimmò senza protestare.
Ci slanciammo con tutto il nostro peso e le nostre armi contro i vetri e ottenemmo solo di graffiarli appena. Annabeth imprecò in greco antico. -Sono a prova di proiettile!
Ci voltammo a fronteggiare i primi Lestrigoni, ma ne facemmo fuori solo uno dopo cinque minuti, in cui eravamo già esausti. Per fortuna che lo spazio era piccolo, altrimenti saremo stati già ossa da spolpare! In un attimo di pausa, mi sembrò di scorgere delle persone muoversi fuori dal treno, ma quando mi rivoltai non c'era nessuno. Purtroppo non ebbi il tempo di indagare perchè il Letrigone con cui stavo lottando riprese a incalzarmi ringhiando.
Ero sfinita e non solo io. Cecil aveva provato a difendersi, ma ora stava quasi per essere schiacciata da uno di quei mostri; Percy, Nico e Annabeth continuavano a combattere ma erano impalliditi per lo sforzo e sembrava che dovessere svenire da un momento all'altro. Era la nostra fine...
Le gambe mi cedettero. Vidi il Lestrigone sollevare le mani chiuse in un unico pugno, pronto a schiacciarmi, ma un grande fischio fermò tutti. La finestra esplose e si riversarono coriandoli rosa dappertutto.
-Potere alle donne!!!- urlò una voce e donne vestite con pepli greci bianchi e rosa entrarono come furie dall'entrata del vagone. Sbaragliarono i Lestrigoni colpendoli con lance e spade.
Da qui è tutto confuso. Ricordo solo una puzza terribile, ma penso sia stato il tanfo dei Lestrigoni. Comunque, non potei indagare oltre perchè mi accasciai al pavimento e caddi nel buio più profondo.




Angolo Autrice
Okay, vengo in pace!!! Deplorevole da parte mia presentarmi ora dopo quasi due mesi di assenza, lo so, ma in mia difesa voglio dire che è tutta colpa della scuola, ecco! Okay, non avete voglia di sentire le mie scusa.
Ciancio alle bande... No, era bando alle ciance, e andiamo a chiare le solite cose da chiarire, e poi potete dare via al linciaggio^^
Dunque, vi avviso che se volete sapere, così per curiosità, quanto tempo ci vuole in treno per arrivare da una città all'altra, Google non lo sa u.u No, perchè ci ho messo un'eternità per arrendermi all'idea e capisco che può essere dura... Comunque, ho ripreso Il Ladro di Fulmini (che gli dei lo benedicano) fra le mani, e dopo averlo adorato-contemplato per trenata dieci minuti buoni, mi sono andata a cercare la parte dove diceva che arrivavano a Saint Luois dopo due giorni di viaggio, quindi facendo un rapido calcolo, con la cartina davanti, ho pensato che ne dovessero impiegare altri due per arrivare a Phoenix. Infatti poi non ci arrivano u.u Colpa mia, colpa mia!
Vediamo... Che altro... Mmh... Niente. Solo che -e stavolta lo giuro sullo Stige- pubblicherò più in fretta d'ora in poi^^ Anzi, sapete cosa? Comincio oggi stesso a digitare l'altro capitolo. Così vediamo un po' di capirci qualcosa su queste suffragette che no, non sono le Cacciatrici... purtroppo.
Ehm, ehm, ho detto abbastanza^^''
Un bacio e a prestooo!

Ps: l'estate è cominciata *^* Potrò leggere ogni secondo di ogni minuto di ogni ora di ogni giorno di ogni settimana di ogni mese di tutta la mia vita vacanza!!!

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Capitolo 16
*** Progetto un'evasione da una prigione troppo rosa ***


Progetto un'evasione da una prigione troppo rosa






Nel sogno ero in una stanza completamente buia, illuminata al centro solo dalla fioca luce di una candela ormai quasi consumatasi del tutto. Riuscivo a scorgere in quella semioscurità spettrale un grosso tavolo da lavoro d'acciaio e una figura chinatavi sopra: la Donna in Nero.
Era dimagrita molto dall'ultima volta che l'avevo sognata (e cioè da quando era cominciata l'impresa), anche se eranoerano passati solo pochi giorni. Il trucco era sbavato sotto gli occhi, gli zigomi più marcati del solito, ciocche bionde le sfuggivano da una crocchia sfatta e le occhiaie facevano risaltare il pallore della pelle.
-Mia signora- mormorò qualcuno, con una voce più simile ad un ringhio.
-Cosa vuoi? Non ho tempo da perdere!
-I Lestrigoni...
-Sì?
-Bè, non sono riusciuti ad uccidere i mezzosan...
La frase fu interrotta da un uggiolio e da uno strano gorgoglio.
Il braccio della Donna in Nero si macchiò di spruzzi rossi.
-Maledetti...- imprecò lei chinandosi su uno strano pezzo di metallo e prendendo a cantilenare in greco antico. L'asta si illuminò di azzurro e sprigionò elettricità. La donna cantilenò più forte fino a urlare. La stanza tremò e non seppi a cosa aggrapparmi.
-E così, piccola dea, mi sei sfuggita di nuovo, eh?- chiese lei con un ghigno. -Non preoccuparti, ci incontreremo presto... Nel frattempo, divertiti a sognare la tua impresa.
Tese la mano verso di me e una luce aranciata mi investì.
Il sogno cambiò.
Ero in un semplice bagno, davanti ad uno specchio.
La vasca dietro di me era piena e una giovane donna era addormentata sul fondo.
Quando mi avvicinai, quella si destò, il trucco colato dai brillantissimi occhi verde acido, i lughi capelli corvini sciolti sulle spalle e una camicia attillata appiccicata al corpo nudo.
Lei sorrise maligna, mentre una donna di molti anni più vecchia entrava nella stanza e rimaneva a bocca aperta.
-Chi diavolo...- stava per chiedere, ma una voce maschile la interruppe e un uomo entrò nella stanza.
-Monica! Monica, hai dimenticato...
-Chi diavolo è questa?!- urlò quella.
-Amore, io non...
-Reginald! Avevi detto che tua moglie sarebbe stata via tutta la sera!- squittì la donna nella vasca, scattando in piedi.
-Cosa? Ma...- balbettò l'altro.
-Si chiama Robert!- urlò Monica.
-Mi hai mentito sul tuo nome?
-Io non ti ho mai vista prima d'ora!- protestò Robert in preda al panico e con gli occhi spaventati.
-Cosa?! Quindi il volermi sposare era una bugia?! Volevi solo scoparmi come tutte le altre tue puttane? Dicevi che io ero diversa!
-LE ALTRE?!- sbraitò Monica.
-Amore, ti giuro che...
-"Amore" un corno!- urlò ancora lei in lacrime e corse giù dalle scale, seguita dal marito implorante.
L'altra più giovane mi superò, posizionandosi davanti lo specchio e prendendo a carezzarsi i capelli, ghignando mentre le urla dei due coniugi rimbobavano dal piano di sotto.
-E tu, piccola dea? Quando ti deciderai ad arrivare? Mi annoio qui ad aspettarti- si lagnò e si voltò a guardarmi. -E' ora di svegliarsi- mormorò melliflua, soffiandomi in faccia una strana polverina dorata. -Coraggio!

Mi svegliai scattando a sedermi di colpo, con un terribile bruciore agli occhi.
Mi portai una mano al viso e sentii il grattare di piccoli granelli di sabbia.
Mi guardai intorno. Ero in una stanza semplice, completamente bianca eccetto che per un grosso armadio rosa, un letto rosa e un grosso stendardo rosa che citava "Potere alle donne! Insieme contro la minaccia maschile!" con una donna seduta sopra una montagna di uomini piangenti. Solo dopo mi accorsi che era scritto in greco antico. Una finestra era aperta e dava sul deserto.
Provai ad alzarmi ma in quel momento una donna con una coccarda rosa entrò in stanza sorridendo cordiale.
-Ben svegliata!
-Chi... Cosa... Dove sono?- balbettai.
-Benvenuta a "Nuova Lemno"! Io sono Teresa, tanto piacere.
-Che... Cosa è successo?
-Nessuno ti ha insegnato le buone maniere, signorina?
-Aehm...
-Tua madre non ti ha detto che bisogna sempre ricambiare una presentazione?
Mi rabbuiai.
-Non ho la madre.
Lei sgranò gli occhi.
-Oh, povera cara! Ecco perchè sei così rozza! Sei abituata alla compagnia maschile! Non ti preoccupare, qui ti aiuteremo!- Corse ad abbracciarmi.
Non mi arrabbiai per il "rozza" perchè ero troppo sbigottita per farlo. Meglio per lei...
-Comunque- disse poi scansandosi velocemente -vi abbiamo salvati da quei mostri orribili, ecco cosa- spiegò sistemando le pieghe delle lenzuona rosa del letto con fare maniacale.
-Dunque, cara...
-Adel.
-Adel- ripetè lei. -Fai pure un giro in città, se vuoi. In piazza stanno allestendo il falò per la Festa della Donna.
-Ma... Siamo a Gennaio- protestai.
-E allora?
Non risposi, e feci per avviarmi, quando notai come ero vestita.
Avevo un lungo peplo bianco e dei sandali rosa ai piedi.
-Cosa...
-Oh, dimenticavo, cara. Mettiti questa- mi interruppe Teresa abbottonandomi al petto una coccarda rosa con su scritto "Noi diciamo NO ai maschi!"
Uscii senza fare domande, inciampando sul peplo.

Per essere una città in un posto completamente desolato e morto, era piuttosto viva.
Le donne si affaccendavano con cibo, bevande e bucato in ogni dove.
Passeggiai indisturbata fra quella manciata di casupole rosa e palazzi non più alti di tre piani, fra risate cristalline e sorrisi cordiali.
Era un paradiso al femminile che sarebbe anche stato piacevole senza tutto quel rosa e quella puzza terribile che non accennava ad andarsene. Immaginate del pesce crudo ricoperto di maionese, lasciato a marcire sotto il sole cocente per due settimane, poi unitela alla puzza di sangue, sudore e fogne e infine moltiplicate il tutto per mille e questo è più o meno il risultato che avrete. Chissà, mi dissi, forse una qualche specie di pianta... O magari si sono solo tirate delle uova marcie a vicenda.
Poco dopo, arrivai alla piazza principale. Al centro di essa vi era una grande fontana di marmo, raffigurante tre donne diverse: una ragazzina di tredici anni con un arco in mano, una donna vestita con l'armatura greca e una regina dell'epoca coloniale. A bordo vasca, sotto ognuna di esse, un nome diverso: "Artemide", "Atena" e "Elisabetta I".
Poco lontano da essa, poi, intravidi Cecil che aiutava le altre donne ad addobbare le case con piante rampicanti piene di fiori rosa, sorridente più che mai.
Annabeth, invece, si guardava intorno circospetta, seduta su una panchina.
La raggiunsi.
-Ehi!- la salutai.
Si voltò a guardarmi e mi sembrò di vedere miliardi di schemi passarle davanti agli occhi.
-Qualcosa non va?- chiesi.
Si guardò intorno.
-Adel, siamo in pericolo.
Mi guardai anche io intorno. Delle donne ridevano e scherzavano tirandosi del sapone.
-Stai scherzando, vero?
-Pensaci. C'è qualcosa di strano qui...
Tornai ad osservare la città, stavolta attentamente. Rosa, donne, rosa, donne... Tutto norm... No... No, qualcosa mancava.
-Dove sono tutti gli uomini?- chiesi raddrizzando le spalle.
-Esatto.
Non ci avevo fatto caso fino ad allora, ma non c'era l'ombra di un solo uomo nel raggio di miglia.
-Ma...
-Siamo a Lemno, Adel. Conosci il mito?
Mi concentrai.
-C'entrano gli Argonauti?
-Esatto, ma la storia è molto più vecchia...- Si fermò perchè una bambina ci passò accanto saltellando allegra. Non appena se ne andò, Annabeth tornò a parlare. -Le donne di Lemno trascurarono il culto di Afrodite e la dea si vendicò infliggendo loro un terribile odore così che potessero essere respinte dai mariti, che le tradirono con delle Tracie e...
-E loro li fecero fuori, insieme ai figli di sesso maschile- conclusi.
Annabeth annuì. -Quando gli Argonauti giunsero a Lemno, le trovarono completamente addobbate a guerra. Dopo molte lusinghe, le Lemniadi cedettero e si unirono con gli uomini, tornando alla loro condizione femminile e ad un buon profumo. Ma quello che la storia non spiega è il dopo. Vedi, dopo che gli Argonauti se ne furono andati, le donne... Bè, presero ad amare fin troppo la loro natura femminile e rifiutarono qualsiasi contatto. Così, Afrodite le condannò di nuovo al puzzo orginale. Ormai, le donne sfruttano gli uomini che si fermono qui solo per riprodursi.
-Okay, ma come si sono arrivate qui? Lemno è in Grecia!
-Credo che quando la Civiltà Occidentale si è spostata, loro l'abbiano seguita.
Annuii.
-Potere alle donne! Non abbiamo bisogno degli uomini!- urlò da lontano una Lemniade.
-Suffragette sfegatate, eh?- commentai e Annabeth sorrise.
La guardai un po' allarmata. -Dove sono Nico e Percy?
La sua espressione tornò grave.
-Penso che li tengano prigionieri e che li vogliano usare... Sì, bè... Hai capito- spiegò paonazza con i pugni stretti. Non potevo biasimarla: era sempre del suo ragazzo quello di cui stavamo parlando.
-Come li troviamo?
-Ho già dei sospetti.
Mi spiegò che aveva visto un edificio poco lontano dalla piazza, con due donne sempre a fare la guardia.
-Credo si trovino lì. Ho studiato un po' la pianta dell'edificio dall'esterno. E' basso, un po' malconcio, troppo piccolo perchè li nascondino entrambi così in bella vista: deve esserci un passaggio sotterraneo.
La guardai con ammirazione. Non mi meravigliavo che fosse la figlia della dea della saggezza. Io non ci sarei mai arrivata, poco ma sicuro!
Annuii. -Ci vuole una distrazione.
-Forse io posso aiutarvi.
Trasalimmo entrambe, ma, per fortuna, quando mi voltai, davanti a noi c'era Cecil.
-Ci hai fatto prendere un colpo- mi lamentai.
-Scusate... Comunque, posso aiutarvi. Voglio aiutarvi.
Era molto determinata e un po' mi stupii di questo. D'un tratto non temeva più i pericoli. Sembrava tornata la Cecil del campo, sicura di quello che faceva, audace e coraggiosa nonostante la timidezza.
L'ammirai, ma avevo comunque paura per lei...
-Sicura?- chiese Annabeth.
Cecil arrossì lievemente. -Sono stanca di fare il peso morto della missione. E' colpa mia se i Lestrigoni ci hanno quasi ucciso e voglio essere io a rimediare.
Guardai Annabeth, pregandola con lo sguardo di cercare di convincerla a desistere: non volevo che si mettesse nei guai. Ma lei non disse nulla.
-Cecil, io...- provai allora a dire io, ma la figlia di Demetra mi interruppe.
-Ti prego, Adel. Ho già preso la mia decisione.
Studiai il suo sguardo insicuro ma deciso. Era quello di chi ha preso una decisione, seppur conoscendone i rischi e i pericoli, di chi è stanco di essere salvato e vuole salvare.
Annuii. -Va bene, ma sta attenta.
Lei sorrise e corse verso la piazza.
-Okay, Adel, andiamo.

L'edificio era esattamente come lo aveva descritto Annabeth.
Due donne stavano di guardia ad una porta con una grossa "X" fucsia incisa sopra. Non esattamente quello che si dice "passare inosservati".
Annabeth mi fece segno di rimanere in silenzio e seguirla, quindi si fece avanti ridacchiando verso le due, che voltarono a guardarci, attente.
-Oh, miei dei, questo posto è assolutamente magnifico!- esclamò allargando le braccia e girando su se stessa. -Rosa dappertutto, le donne valorizzate, ma soprattutto niente maschi! L'Elisio è un parcogiochi abbandonato in confronto.
Le donne si guardarono, annuendo compiaciute.
-Vorrei rimanere qui per sempre, non è vero, Adel?
-Cosa? Ehm... Oh, sì! Sarebbe fantastico... Sì, insomma, potere alle donne!
-Però dovremmo dimostrare di meritarcelo...- continuò la figlia di Atena fingendosi pensierosa. -Dobbiamo trovare il modo di aiutare... Mmh... Ci sono! Che ne dite se vi sostituissimo alla guardia?
Le due si guardarono.
-Il capo ci ha dato l'ordine di...
-Oh, ma probabilmente non intendeva voi due soltanto! E poi è giusto che vi prendiate una pausa! Dovete riposare, prepararvi per la festa e divertirvi, no?
Loro annuirono, poco convinte ma comunque vacillanti.
-E poi noi saremo felici di aiutare! Siamo mezzosangue potenti e non avremo difficoltà a battere quei due marmocchi che non facevano altro che comandarci.
-Davvero?- chiese una.
-Sììì, certo! Sapete, detto fra noi, non credo che quei due siano così intelligenti da capire dove si trovano. Al contrario, sono così sciocchi da avere paura della loro stessa ombra.
Risero entrambe.
In quell'istante, passarono due bambine correndo agitate.
-Presto, ci sono i giochi per la festa! La nuova arrivata sta facendo le magie con i fiori!
-Sì, corriamo!
Svoltarono un angolo e sparirono.
Annabeth guardò le due donne con un'espressione che diceva "cosa-ci-fate-ancora-qui-coraggio-andate!"
Le due corsero ridendo in direzione della piazza.
-Muoviamoci- disse Annabeth. -Cecil ci ha dato un diversivo, non sprechiamolo.
La seguii dentro l'edificio.
La stanza era piccola, quasi vuota, eccetto che per una scrivania in noce (la prima cosa che vedevo di un colore che non fosse bianco o rosa) e uno stendardo fucsia grande quanto tutta la parete opposta all'entrata che citava "la perfezione è donna. No a un mondo imperfetto" in greco antico.
-Wow, la prendono parecchio sul serio...- commentai.
Annabeth andò verso la parete. Sembrava a suo agio nelle vesti degli antichi tempi e con quel viso serio e determinato somigliava molto alla statua raffigurante Atena che avevo visto in piazza.
Si mise a tastare lo stendardo, poi si volse alla scrivania.
Era vuota. Curioso che fosse lì, visto che non c'era neanche una sedia...
Annabeth si chinò e premette su un punto all'interno.
Lo stendardo scivolò lungo la parete, rivelando una porta nascosta. L'aprimmo. Dietro di essa vi erano delle scale a chiocciola in pietra, squadrate e corrose dal tempo.
Guardai Annabeth.
-Scendiamo- disse lei semplicemente e mi ritrovai a seguirla.
Nonostante fossimo in pieno deserto, chissà come quel posto era freddo e umido come una qualsiasi grotta in montagna.
-Non c'è vento- constatò Annabeth.
-E allora?- chiesi.
-Significa che non abbiamo via d'uscita. E' un vicolo cieco.
Mi guardai intorno. Delle torce erano appese alle pareti e diverse ragnatele pendevano dal soffitto.
-Bel posticino- commentai.
-Se vedi un ragno, fammi un favore- disse Annabeth, la schiena stranamente rigida.
-Quale?
-Taci.

Non ci volle molto prima di arrivare alle prigioni.
Il corridoio terminava in un piccolo semicerchio, diviso in quattro anguste celle da grate di ferro lucido. Percy e Nico erano nelle celle di destra, separati.
Percy si era addormentato con Vortice accanto. Nico aveva conficcato la sua spada di ferro dello Stige nella pietra del pavimento, e ora se ne stava seduto con le ginocchia sollevate e la faccia nascosta. Probabilmente sentì i nostri passi, perchè alzò la testa di scatto e ci venne incontro, tenendosi però lontano dalle sbarre.
-Annabeth! Adel! Cosa ci fate qui?
-Che domande! Siamo venute a salvarvi, fratellone!- risposi faendogli l'occhiolino.
Lui alzò gli occhi al cielo.
-Perchè non vi siete liberati con le spade?- chiese Annabeth. -Avreste potuto spezzare le sbarre.
-Ci abbiamo provato, ma niente. Ho persino tentato di evocare dei morti. Le celle devono essere incantate. Non possiamo neanche avvicinarci senza...
Mise un dito su una sbarra e questa emanò lampi di elettricità.
Senza pensarci, feci un passo avanti per aiutarlo, ma Nico si portò il dito ustionato al petto, facendo segno di stare bene.
-Grande dimostrazione pratica, davvero- dissi.
-Ma come faremo a...- stava per domandare Nico, ma in quel momento Percy si svegliò, scattando in piedi.
-Annabeth! Adel! Presto correte! Scappate!
Annabeth si accigliò. -Cosa...
-Le Lemniadi! Sanno tutto! Stanno venendo a...
-Prendervi. Grazie della presentazione, Perseus Jackson- completò una voce femminile.
Ci voltammo e vedemmo tante, troppe donne tutte ammassate nel corridoio.
In testa, vi era una donna dai lunghi capelli castani, gli occhi ardenti di rabbia e una strana corona dorata sulla testa. E fra le sue braccia, tenuta prigioniera e minacciata con una lancia c'era...
-Cecil!- esclamai.
-Oh, sì. La tua amichetta, figlia di Demetra, ha provato a distrarci. C'era quasi riuscita, ma nessuno supera l'ingegno e la scaltrezza di noi Lemniadi.
-E neanche il fetore a quanto pare- commentò Percy.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
-Non credo di essermi presentata. Sono Clio, regina delle Lemniadi e vostra futura giustiziera.
Schioccò le dita e due donne corsero ad afferrare me e Annabeth per le braccia.
-Non opponete resistenza, a meno che non vogliate che la vostra amica faccia una brutta fine- avvisò Clio, puntellando Cecil con la lancia.
-Mi dispiace, Adel...- mormorò lei e vidi che si stava sforzando di non piangere.
-Tranquilla, Cecil. Hai fatto del tuo meglio. Non preoccuparti, andrà tutto bene- cercai di rassicurarla con un sorriso, anche se non ci credevo neanche io.
-Oooh...- esclamò Clio. -Un po' di pura e antica solidarietà femminile, è commovente. Sai, figlia di Ade, potresti essere preziosa per questa comunità- valutò.
Inarcai un sopracciglio. -Perchè dovrei unirmi a voi?
Lei fece un cenno alla donna dietro di me, che mi lasciò le braccia.
-Anche sei stata maledetta dalla dea Afrodite. Non vorresti vendicarti?
Aggrottai le sopracciglia. Sapevo che la dea dell'amore si sarebbe vendicata per il torto ai suoi figli, ma ancora non sapevo come... A sentire lei, invece, l'aveva già fatto. Decisi che non era importante.
-Non credo che il "puzzare" possa essere definito "metodo di vend..."
-E anche tu non sopporti le ingiustizie. Odi che la figura della donna sia vista come trucchi, vestiti e basta.
-Come fa a...
-E so che temi la profezia che ti è stata predetta. Tranquilla, cara, qui potrai rifarti una vita. Non invecchierai mai, saresti immortale.
-Okay, non crede di star esagerando? Immortal...
-Quanti anni credi che abbia?
-Bè, non è che mi import...
-E poi non avresti più responsabilità. Pian piano dimenticherai tutte le bugie che ti sono state dette.
Sgranai gli occhi e lanciai uno sguardo a Nico. Era impallidito.
Ripensai alle parole di Bianca, a quando mi aveva raccontato di aver abbandonato Nico quando era ancora un bambino solo per fuggire da tutte le responsabilità della vita.
-Perchè lo sta chiedendo a me? Io non...
-Ah, ma per favore! Questa qui non ha il carattere adattto- rispose indicando Cecil, -e la tua amica, figlia di Atena, non vorrebbe mai unirsi a noi. Ha il suo... ragazzo- concluse con disguto lanciando un'occhiata a Percy.
-Ehi, piano con gli insulti!- protestò lui.
Ne approfittai per lanciare un'occhiata ad Annabeth. Lei doveva avere un piano per tirarci fuori da lì! Doveva averlo per forza!
Cercai di parlargli con lo sguardo in quel millesimo di secondo e l'unica cosa che ottenni fu un impercettibile movimento di testa.
Sì.
-D'accordo. Accetto.
-No, Adel, non puoi andare!- protestò Annabeth afferrandomi la mano, ma sentii qualcosa di liscio e freddo invece delle sue dita morbide. Guardai la boccetta che mi aveva dato, la stessa che Thanatos ci aveva donato: la morte apparente. E capii.
-Mi dispiace, Annabeth. Ho già compiuto la mia scelta.
La Lemniade dietro di lei le assestò un calcio ai polpacci, facendola cadere a terra, dolorante.
-NO, ANNABETH!- urlò Percy, fuori di sè, afferrando Vortice e colpendo le sbarre che emanarono scintille.
-Tranquillo, d'ora in poi resterete qui insieme- disse freddamente Clio, poi concentrò tutta la sua attenzione su di me. -Ben fatto, Adel.
Spinse Cecil a terra, accanto ad Annabeth.
-Mettetele in cella. E' ora di riprendere la festa.

Fu difficile staccarmi Clio di dosso, quasi come cercare di non morire per la puzza che emanava.
-Dopo la festa daremo il via alle pratiche per farti entrare ufficialmente in comunità, sei contenta?- mi chiese.
-Sicuro!- esclamai. -Mi dispiace di essermi fatta influenzare da Annabeth, prima.
-Tutta acqua che passa sotto i ponti, tesoro. Sarà anche la figlia della dea della saggezza, ma non è molto saggia.
-Sì... Bè, potrei avere un po'... di tempo per pensare?
Mi studiò con i suoi occhi freddi, cercando di carpire i segreti dalla mia anima... Troppo melodrammatica? Okay, forse mi studiò e basta. Poi sorrise. Un sorriso che non prometteva nulla di buono.
-Ma certo, cara. Tutto il tempo che vuoi.
E fui lasciata sola vicino al buffet.
Per fortuna erano tutte prese dagli ultimi preparativi per badare a me, così potei agire indisturbata.
-Per favore, fate che funzioni...- pregai, e versai il contenuto della fiala nelle bevande: vino, champagne, Coca-Cola, aranciata, limonata e succo all'ananas. Diciamo che si mantenevano bene, anche se non avevo idea di dove avessero trovato tutte quelle cose in mezzo al deserto.
Il tempo sembrò metterci un'eternità a passare, ma alla fine la festa ebbe inizio. Tutte presero una bevanda a loro scelta, pronte a brindare.
-Siamo qui riunite per celebrare la nostra comunità- esordì Clio, e mi resi conto che stava parlando in greco antico... e che io la capivo benissimo! -Quest'oggi, ringraziamo le nostre antenate, che ci hanno allontanato dal mondo maschile e ci hanno aperto gli occhi verso un mondo migliore.
Alzò il calice, imitata da tutte.
-Potere alle donne!- gridò lei.
-POTERE ALLE DONNE!- ripeterono le altre in coro, e bevvero.
Svennero tutte insieme, impallidendo improvvisamente.
Non persi tempo: non sapevo quanto sarebbe durato l'effetto. Distolsi gli occhi dalle bambine e corsi verso le guardie che si erano momentaneamente allontanate dalle prigioni per brindare. Presi loro le chiavi e cominciai a correre.
Prima di tutto, tornai nella casa dove ero stata ospitata e trovai tutti gli zaini con i nostri vestiti e la nostra roba, così li presi e corsi alle prigioni.

Percy, Annabeth, Cecil e Nico aspettavano pazienti. Immaginai che Annabeth li avesse informati sul suo piano.
-Ehi, ragazzi!- li salutai, prendendo subito dopo ad armeggiare con le chiavi.
-Bel lavoro, Adel!- si complimentò Percy.
-Grazie, ma ora sbrighiamoci ad andarcene.
Aprii la prima prigione e subito dopo le altre.
Quando furono tutti fuori, mi venne in mente una cosa.
-Percy, come facevi a sapere dell'arrivo delle Lemniadi?
-Oh, incubi- rispose lui prendendo lo zaino che gli porgevo.
Annuii.
-Forza, andiamo ora- ordinò Annabeth.
Corremmo fuori come dei pazzi.
Eravamo quasi arrivati all'entrata della città, quando Clio mi si parò davanti, lo sguardo folle e un pugnale luccicante puntato al mio petto.
-Ehilà- ci salutò. -Andate da qualche parte, mezzosangue?
-Ad allevare mucche- risposi, non riuscendo a trattenermi. -Vuoi venire con noi?
Per tutta risposta, lei pressò ancora di più con la lama del pugnale sulla mia pelle.
-E' un no?- chiesi deglutendo.
-Avete cercato di uccidermi. Morte apparente, eh? Era tanto che non ne vedevo un po' in giro. Peccato che la vostre sarà molto vera.
-Tzè, come il tuo fetore- la provocai, vedendo le ombre addensarsi dietro di lei.
Dovevo prendere tempo.
Clio si infuriò ancora di più.
-Dì il tuo ultimo desiderio- mi ordinò.
-Mmh... Vivere?
-Non si può, dimmene un altro.
-Mmh... Avere più desideri?
-No!
-Mmh... Che tu ci lasci liberi?
-No!
-Mmh... Okay, ce l'ho!
-Sentiamo.
-Vorrei sapere se "Beautifull" finirà prima di arrivare al cinquemillesimo episodio.
-Ma che razza di desiderio è?! E poi sono già arrivati al seimilaseicentoventiseiesimo.
-Nooooooo!
-Te ne concedo un altro- ringhiò.
-Uffa, non te ne va bene una, eh? E' peggio di un'interrogazione a scuola! Spero almeno di beccarmi un bel voto...
A quel punto, vidi luccicare qualcosa dietro la sua schiena.
Ghignai.
-Okay, vediamo se questo ti piace: vorrei che tu urlassi come se fossero appena finiti i saldi sugli smalti.
Mi guardò confusa, poi una lama dorata emerse dal suo ventre, e lei urlò come indicato, trasformandosi in polvere dorata.
Percy avanzò, rimettendo il cappuccio a Vortice.
-Forza, andiamo via da questa bolla rosa, prima che mi venga una fissa per Barbie- dissi.
E fuggimmo nella notte verso il deserto.





Angolo Autrice
Rieccomi con il capitolo più lungo (per adesso, si spera) della storia! E tutto questo a poco più di una settimana (ditemi che ho fatto bene i calcoli) dall'ultima pubblicazione! WooooooW! Deve essere un record... Ma comunque!
Che ne dite? Vi è piaciuto? Sentite il brivido dell'avventura? Non ve lo aspettavate, che fossero le donne di Lemno, eh? Bene, abbiamo capito una cosa: Fantasiiana ha delle risorse segrete u.u
Spero che tutto questo casino vi sia piaciuto^^ Forse nell'ultima parte ho fatto fare troppo jogging ad Adel, mmh...

Adel: tu CREDI?!

Sì, bè, comunque: TADA'! Rivelazioni shock in questo capitolo (vediamo se me le ricordo tutte) mmh...
1. I nostri eroi si sono liberati del bel regalino fatto da Thanatos, un applauso!
2. La Donna in Nero è entrata a dieta, un applauso!
3. Una misteriosa donna ha spruzzato glitter dorati sugli occhi di Adel, un applauso! (chi sarà? scometto che l'avete già capito XD aaahhaha notare gli occhi colorati con l'evidenziatore u.u)
4. Beautiful non finirà mai D:, un buuuuuuuuuuh!

Adel: No, davvero, ancora non sono tutti morti? O.O Che vadino al Tartaro...
Ade: Oh, ma ci andranno *ghigno malefico*
*Io sbava*


Ehm, ehm... comunque! Nel prossimo capitolo i nostri vagab... ehm, volevo dire eroi, dovranno trovare il modo di uscire dal deserto u.u Chissà, magari gli farò rientrare qualche momento fratello/sorella con Nico e Adel, eheheh ;3 Ma chissà, devo ancora scriverlo u.u
Vediamo, meglio che vada ora, prima che mi vengano in mente un fantastiliardo di altre cose da dire ahahah
Un bacio a tutti!!!
-la vostra sadica Fantasiiana che non smetterà mai di tormentare i personaggi delle sue storie ^^

Ps: sono un po' in ritardo con le risposte alle recensioni, ma tutto perchè la connessione fa i capricci e non riesco a scrivere nei riquadretti D: Ora, però, è il momento di battersi u.u
-la vostra sadica Fantasiiana che non smetterò mai di tormentare i personaggi delle sue storie^^ e che sta per litigare di brutto con un computer... A presto!

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