The story of Cora Hale.

di AddyOswald
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** L'incendio. ***
Capitolo 3: *** Cacciatori. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

 

PROLOGO.




 

 

 

Sedevo di fianco a mio fratello, le mani mi tremavano,

il battito del cuore aveva accellerato il suo regolare ritmo, e l'occhio vigile di Derek mi raggelava il cuore.
Sentivo che non si poteva fidare di me, sentiva l'astio che provava nei miei confronti.
E come biasimarlo?
Mi aveva creduta morta per così tanti anni,

e improvvisamente mi aveva ritrovata, prigioniera dei suoi nemici.
Sapevo che avrei dovuto raccontargli cosa mi era successo,

sapevo che per riguadagnare la sua fiducia non avrei dovuto tralasciare nessun dettaglio.

Davanti a me si presentava un momento cruciale, non avevo mai raccontato a nessuno cosa ne era stato di me,

per tutti quegli anni, le parole non erano mai riuscite ad uscire dalla mia bocca.
Era tutto bloccato lì, nella mia mente.
Ogni ricordo era un graffio, e ogni volta che un ricordo riaffiorava,

era come se qualcuno gettasse del sale su quei graffi,

per ricordarmi che la ferita era ancora lì, e che poteva bruciare ancora.

 

- Ora basta segreti, basta misteri. -

Si bloccò di fronte a me, incrociando le braccia.

- Mi dovrai raccontare tutto, ogni singola cosa.

"Derek, non sono pronta!"

Avrei voluto gridargli.

Ma non lo sarei mai stata, come non ero stata pronta a lasciare la mia famiglia..

Cosa che poi avevo fatto, potevo fare anche questo.

Feci un gran respiro e poi alzai lo sguardo, incrociando il suo.

- Tutto è iniziato il giorno dell'incendio, sono sicura che tu te ne ricordi...  








ANGOLO AUTRICE:

Spero di avervi incuriositi.. Amo Cora/Adelaide, quindi ho voluto approfondire la sua storia :)


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Capitolo 2
*** L'incendio. ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le case hanno sempre un'odore particolare, ed è strano pensare a quanti odori possano esistere al mondo,perchè ogni casa ha il suo..

Ogni casa ha un odore che li cottradistingue. 

Si può provare nostalgia anche scorgendo un dolore simile a quello di casa, quando ti trovi in un luogo lontano..

E' scentificamente testato che persino i profumi che ci mettiamo addosso in un determinato periodo,

sentendoli di nuovo dopo molto tempo, ci facciano ricordare appunto di quel periodo.
Casa mia sapeva di vaniglia.

O forse no, ma il profumo che sentivo quando ci entravo, era molto simile.

Quell'odore mi provocava sempre un grande senso di sicurezza. Sapevo che ero in mura protette,

sapevo che ero vicina alla mia camera, dove potevo nascondermi e dimenticare tutto.
Derek e Laura andavano a scuola, io invece no.

I nostri genitori dicevano che ero ancora troppo piccola per riuscire a gestire la mia forza, davanti agli umani.
Ero così invidiosa di loro, quando la mattina li vedevo partire con il loro zaino in spalla, desideravo tanto essere al loro posto.
Poi tornavano a casa, e li sentivo parlare di compiti, compagni di classe, cose che accadevano nei corridoi..

Ed ero gelosa, perchè loro avevano qualcosa da condividere, qualcosa che li univa, di cui io non potevo fare parte.
Nostra madre mi insegnava in casa le cose basilari, alla giusta età avrei cominciato anche io il liceo.

Ma i miei fratelli avrebbero già finito, avrebbero trovato altro da condividere, e io sarei rimasta sempre quella indietro.
Papà era quello più simile a me, era lui ad allenarmi, e tre volte a settimana passavamo un intero pomeriggio insieme.

Adoravo i suoi metodi di insegnamento, sapeva essere duro, ma anche farti una battuta mentre stai facendo il trecentesimo addominale.

Era la persona con la quale avevo la maggiore chimica. Ero la sua ombra, facevo tutto quello che faceva lui, era il mio modello da seguire.
Aveva sempre avuto pazienza con me, persino da piccola, nel peggiore dei miei capricci,

lui era capace di farmi una carezza e riempirmi di storie, convincendomi a non piangere più.
Io e i miei fratelli eravamo legati, io ero la tipica sorella minore invidiosa perchè la sorella maggiore aveva più libertà,

ed ero anche la tipica sorella minore che il fratello maggiore doveva proteggere.
Nonostante tutto, mi piaceva come andavano le cose.

Eravamo una famiglia di lupi mannari che miravano alla normalità, che forse non la raggiungevano, ma la sfioravano.
Da fuori potevamo davvero sembrare una famiglia normale, ma c'era qualcuno che sapeva che non era così.

Qualcuno che odiava cosa eravamo, qualcuno che era disposto ad ucciderci. E quel qualcuno, fù ciò che rovinò tutto.

 




Derek e Laura erano a scuola, mamma stava cucinando, e papà era nel suo studio.

Una giornata normale per una famiglia quasi normale.
Io mi ero intrufolata nella camera di Laura, per l'ennesima volta, per fregarle qualche vestito.

Ero in quel periodo in cui si vuole essere più grandi di quello che si è,

quindi quando lei non c'era ne approfittavo per rubarle i reggiseni e le scarpe coi tacchi.
Sentivo strani rumori al piano di sotto, avrei dovuto accorgermi che qualcosa non andava, ma ero piccola,

non volevo nessuna preoccupazione. Ero assolutamente convinta che gli adulti avevano sempre la soluzione a tutto.
Fù poco dopo che sentii chiamare il mio nome. Era la voce di mio padre, con un tono abbastanza preoccupato, che mi cercava in tutte le stanze.
Avrei dovuto rispondere subito, ma sapevo che mi avrebbe sgridata perchè mi trovavo nella stanza di mia sorella.

All'ennesimo richiamo però, mi decisi ad uscire.
Lui mi prese tra le sue braccia, e in quel preciso istante capii che c'era qualcosa che non andava.
L'odore di vaniglia era sparito, e aveva fatto spazio ad un'altro odore.. Odore di fumo, di pericolo, di morte.
Lo guardai, allarmata, notando che aveva le lacrime agli occhi.
- Cosa sta succendo?
In tutta risposta, mi prese in braccio, guardandosi attorno.
Tutte le finestre erano state bloccate, tranne una, una piccola finestra che era sfuggita alla vista, e che mi avrebbe salvata.
- Ricordi gli esercizi di ieri? Mi hai detto che non potevi farli, perchè hai paura di saltare dai posti alti.. Ma ora lo devi fare.. Devi farlo ok? E' importante!
Non lo avevo mai visto in quello stato. Lui era sempre sorridente, non ero abituata a vederlo così.

Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto.

- Che cosa sta succedendo? Perchè devo saltare?
- Devi farlo e basta! E quando l'avrai fatto dovrai correre.. Correre lontano da qui, e non tornare più! Cora, devi promettermelo, ti prego.
- Ma non posso andarmene da sola, tu.. tu devi venire con me!
- No, non c'è tempo!
Sapeva che, se fosse scappato con me, si sarebbero accorti che non ci avevano ucciso tutti..

Una bambina saltava meno all'occhio, e se per caso mi avessero trovata, forse avrebbero avuto pena per me.
- Papà, ti prego.. - ormai ero un fiume di lacrime.
- Ti voglio bene, e credo in te. So che ce la farai da sola, so che tutto andrà per il meglio..

Ma per farlo devi andartene lontana da questa città, mi hai capito? Devi andare più lontano che puoi.. -

Mi diede un bacio sulla guancia – Ti voglio bene, Cora.
Sapevo che era giunto il momento di saltare.

Dovevo fare quello che mio padre mi aveva detto, anche se dentro sentivo un peso che prima di allora non avevo mai sentito.
Solo nel affacciarmi alla finestra mi accorsi di quanto fossero immense le fiamme che ci avvolgevano,

e solo allora riuscii a scorgere le urla al piano di sotto, delle persone che venivano bruciate vive, della mia famiglia che veniva massacrata.
Chiusi gli occhi, e con tutta la forza che mi era stata concessa saltai da quella finestra, iniziando a correre per il bosco.
"Non devi guardare indietro!" mi diceva il mio cervello, ma il mio viso si voltò nuovamente in direzione della casa.

In quel momento vidi l'edificio crollare, completamente sommerso dalle fiamme, ed un urlo mi morì in gola.
Corsi più che potevo, come mio padre mi aveva chiesto, ma poco più in la caddi a terra, trasportata da una forza che nemmeno io potevo sovrastare.

 










ANGOLO AUTRICE:

Chi ha già seguito storie mie, saprà che tendo a fare capitoli corti.. So, ecco il primo :3

Recensite in tanti, I need your opinion :D 

 

 

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Capitolo 3
*** Cacciatori. ***


2. CACCIATORI.

 








Non sapevo dire con esattezza se fosse mattina o sera, sentivo le gambe atrofizzate, cercai di sollevarmi da terra ma la mia testa colpì contro qualcosa.
Alzai lo sguardo, era una gabbia.

Dovetti grattarmi più volte gli occhi prima di rendermi conto di trovarmi in un magazzino.

Intorno vi erano dei grandi scatoloni, delle ruspe, dei macchinari strani che parevano essere inutilizzati da tempo, e delle altre gabbie.
Qualcuno doveva avermi addormentata, perchè non ricordavo come fossi arrivata lì,

la cute mi faceva male quindi dedussi che chiunque mi avesse portato lì, mi aveva tirata per i capelli.

Chi poteva mai trattare così una ragazzina di undici anni, se non qualcuno che sapeva dell'esistenza di qualcos'altro, e sapeva cosa ero?
Cacciatori.
Tutto ciò che era accaduto la sera prima era confuso nella mia mente, non riuscivo a ricordare bene le parole di mio padre..

Sentivo ancora l'odore di fumo provenire dalle pareti, ma non ricordavo per quanto avessi corso dopo essere scappata..
Cercai di forzare le sbarre, insomma, mi ero allenata così tanto, potevo uscire da li, no?
- Ci hai preso per degli allocchi?
Sentii dire da una voce.

Sentivo un rumore di passi avvicinarsi a me, finchè non vidi una donna chinarsi alla mia gabbia, sorridendomi schernamente.
- Tu sei una di loro, vero? Sei la piccola Hale..
La bionda cercò di prendermi il viso tra le mani, ma mi allontanai, ringhiando.
- Vacci piano, ragazzina! - esclamò

– ringrazia mio fratello che sei ancora viva, fosse stato per me, ti avrei riservato una morte peggiore di quella di tuo fratello e tua sorella..
Un urlò mi morì in gola. - Derek e Laura? Che cosa gli hai fatto? - Gridai.
- All'inizio speravo che anche loro fossero morti nell'incendio.. Ma la vergogna che la tua famiglia prova, o meglio provava, per quello che siete..

Vi porta a cercare di essere normali, quindi erano a scuola.. Ci è voluto mezzo minuto per attirarli nel bosco e tagliargli la testa.
La ragazza rideva, mentre sul mio volto iniziavano ad apparire lacrime.
Avevo già perso i miei genitori, speravo che almeno loro si fossero salvati.
- Perchè.. Perchè ci fate questo? Noi non abbiamo fatto del male a nessuno!
- Perchè.. - disse riavvicinandosi a me – siete contro natura. Un abominio.
- Non abbiamo deciso noi di nascere così.. - sussurrai.
- Non hai potuto scegliere come nascere, chi ti dice che puoi scegliere come morire?
- Fallo, uccidimi.. - dissi scoraggiata – hai già ucciso la mia famiglia, cosa dovrei fare da sola?
Lei rise. - Vorrei, tesoro. Ma mio fratello poi ucciderebbe me..

Già non è stato molto contento di quel piccolo incendio che "casualmente" si è verificato in casa tua..
Sentii degli altri passi, più pesanti. - Kate, smettila! Dobbiamo andare.
Era un uomo, forse un pò più vecchio della ragazza, ma comunque giovane.
- Ci si vede, lupetti.

Entrambi uscirono dal magazzino, sigillando poi le entrate.

Com'è che aveva detto? Lupetti?
Alzai per la prima volta lo sguardo verso la parete difronte a me.

Vi era un'altra gabbia, e al suo interno un ragazzo che si stringeva le ginocchia tra le braccia.

- Torneranno verso sera – disse il ragazzo, aprendo la sua gabbia e uscendone, sgranchiendosi le gambe.

Lo guardai allibita. Lui continuò. - Fanno sempre così, tranquilla. La bionda, Kate, è quella un pò più tosta, ma finché ci sarà il fratello insieme a lei, non si permetterà di farci del male.
- Non.. non capisco.. come hai fatto..
- A uscire dalla gabbia? - finì lui per me la frase, io annuii. - Sono riuscito a indebolirla giorni fa..

Ogni giorno loro se ne vanno per ore, e io ne approfitto per andare dal mio branco e riferirgli tutto ciò che sento dai cacciatori.

Poi torno qui, fingendo di essere stato qui tutto il tempo. -
- Ma perchè non scappi?
- Mi servono informazioni. Gli Argent hanno dato la caccia al mio branco per mesi..

Noi siamo dei nomadi, e loro sapevano sempre dove eravamo diretti, ancora prima che noi arrivassimo.. -
Lo guardai, doveva avere la mia età, forse qualche anno più, ma era comunque molto giovane.
- Io voglio andarmene da qui! Mi puoi liberare? - dissi disperata, era tutto così confuso.
- Puoi dirci giuro! - Sì avvicinò alla mia gabbia, e con un movimento veloce la aprì.
- Dall'interno sembra molto più difficile. - Disse, porgendomi una mano per aiutarmi ad uscire.
- Stasera c'è la luna piena, sicuramente aspettavano stasera per farmi fuori.. Non posso più stare qui, quindi posso aiutarti a ritrovare il tuo branco!
Abbassai lo sguardo. - Non ho un branco.. La mia famiglia è morta, ieri, per colpa loro.
- Oh.. - disse sorpreso – ecco qual'era il grande piano di cui parlava la bionda.. - sospirò – mi dispiace tantissimo.. - mi appoggiò una mano sulla spalla, in fare consolatorio.
In tutta risposta feci un sorriso poco convinto, mettendomi le mani in tasca.

- Quindi.. Grazie del tuo aiuto, immagino che da qui dovrò proseguire da sola..
- No! Aspetta.. - mi guardò – perchè non vieni con me? Dal mio branco. Ci accamperemo nel bosco, in una grotta che i cacciatori non conoscono..

E staremo li qualche giorno. Puoi restare lì con noi un pò, intanto che ti riprendi.. -
Mi fidavo poco e niente delle persone, non avevo mai potuto farlo,

e in più avevo già chi di cui fidarmi, la mia famiglia.

Ma ora ero sola, che cosa avevo da perdere?
- Se non è un problema..
- Ma figurati, quale problema! - si passò una mano tra i capelli biondi.

- Pronta a correre?




Era filato tutto liscio, fino a che non avevamo sentito l'allarme dell'entrata del magazzino suonare.

Incominciammo a correre ancora più veloce, sperando che i cacciatori fossero abbastanza lontani da tardare ad arrivare.
Dopo un periodo che mi sembrò eterno, ci fermammo in un vicolo.

Avevo delle ferite, probabilmente causate alla caduta dalla finestra, e cominciavano a bruciare.
- Dovremmo essere fuori pericolo.. - bisbigliò lui.
- Allora perchè sussurri? - Chiesi, quasi sorridendo.
La mia famiglia era appena morta, c'era gente che voleva uccidermi, eppure in sua compagnia riuscivo a sorridere.

Non era tanto un colpo di fulmine o tutte quelle stronzate che si sentono in giro.

Era più una cosa a impatto, come se sentissi di potermi fidare di lui.
Era il primo lupo che incontravo che avesse più o meno la mia età, e nei suoi occhi riconoscevo tante paure che anche io avevo.
- Scaramanzia. - rispose.

- Ah comunque io sono Killian.




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Killian --> http://collider.com/wp-content/uploads/mortal-instruments-city-of-bones-jamie-campbell-bower.jpg


Scusate l'immenso ritardo, colpa delle feste e del lavoro v.v

Prometto che cercerò di aggiornare presto <3

 

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