H.A.A.H. - Le fleur de Lis

di slyfox18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Sei anni dopo... ***
Capitolo 3: *** 2. ...Primo sguardo... ***
Capitolo 4: *** 3. Scintille?!? ***
Capitolo 5: *** 4. Non posso essere... ***
Capitolo 6: *** 5. Il posto a tutto si troverà ***
Capitolo 7: *** 6. Altrove... ***
Capitolo 8: *** 7. Possibilità di soluzione... ***
Capitolo 9: *** 8. Solo accettando... ***
Capitolo 10: *** 9. Questo è Halloween ***
Capitolo 11: *** 10. Fiamma ***
Capitolo 12: *** 11. Qualcosa che prima non sapevo ***
Capitolo 13: *** 12. Morte e risvegli ***
Capitolo 14: *** 13. Quando i ricordi si svegliano... ***
Capitolo 15: *** 14.1. Destino (parte 1) ***
Capitolo 16: *** 14.2. Destino (Parte 2) ***
Capitolo 17: *** 15. Domande & Risposte ***
Capitolo 18: *** 16. Porterà su di sè il marchio ***
Capitolo 19: *** 17. Lo devo fare io... ***
Capitolo 20: *** 18. Deve essere fermato ***
Capitolo 21: *** 19. Il momento di combattere ***
Capitolo 22: *** 20. La lotta è finita ***
Capitolo 23: *** 21. ...Il finale... ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non mi piace mettere note all’inizio ma, per questo primissimo capitolo, è necessario.
Innanzitutto, faccio una precisazione di tipo temporale: so che Harry è nato nel 1980 e che la battaglia di Hogwarts è stata nel 1998, ma spero mi perdonerete se, per motivi di comodità, ho spostato tutto in avanti di dieci anni. Va da sé che Harry e co. sono nati nel 1990 e che la battaglia di Hogwarts è stata nel 2008.
La mia storia si svolge ai giorni nostri, tra 2012 e 2013, sono quindi passati cinque anni dalla sconfitta di Voldemort.
Ho cercato di mantenere i caratteri dei personaggi il più possibile simili all’originale, ma non sono sicura di esserci riuscita al meglio, per questo ho inserito un OOC tra gli avvertimenti, onde evitare…
Vi avviso anche che ho inserito una nuova protagonista(personaggio di mia proprietà) e qualche nuovo personaggio secondario.
So che a molti non piace l’inserimento di nuovi personaggi e, nella maggiorparte dei casi, la penso così anche io ma, ve lo assicuro, a parte dettagli irrilevanti la storia è esattamente la stessa scritta da J.K. Rowling.
Non vi annoio oltre e vi lascio alla lettura…

 
 
 
 
 

PROLOGO

 

Se con la mia vita o la mia morte
potrò proteggerti,
io lo farò!
(Aragorn, Il Signore degli Anelli)
 
 
 
5. maggio. 2006 Hogwarts,
dormitorio femminile Serpeverde

 
Draco,
so che dopo aver letto questa lettera mi odierai.
Quando ho scoperto qual’era il mio destino ero pronta…quando mi hanno detto quello che avrei dovuto fare sapevo che ne avrei ricevuto in cambio il tuo odio.
Ero pronta ad essere ferita dai tuoi occhi, ero pronta alle parole di scherno, ero pronta a qualsiasi cosa. L’avrei affrontata a testa alta come ho sempre fatto perché sapevo che quello che c’era e c’è tra noi non sarebbe cambiato.
In cuor mio sapevo che, malgrado tutto, tu per me ci saresti sempre stato… sapevo di non sbagliare perché in questi anni ho imparato anche troppo bene a conoscerti.
So come sei Draco, forse sono l’unica a conoscerti veramente, per questo ero pronta a tutto.
Ma non sono pronta, non sono preparata a questo…
 
[Una mano stringe forte la penna.
Una goccia salata sporca il foglio]
 
Devo andarmene.
Non puoi fermarmi.
Non potrai farlo perché quando leggerai questa lettera io sarò partita.
Devo sparire Draco, o tutti voi sarete in pericolo. Tu sarai in pericolo e io non posso permetterlo.
 
[Un’altra lacrima sporca il foglio.
E poi un’altra e un’altra.
Si sente un singhiozzo strozzato.
Un sospiro sconsolato e affranto.]
 
In questi cinque anni, sei diventato la mia unica famiglia. Ovunque eri tu per me era casa.
Non posso permettere che il mio tutto svanisca nel nulla.
So che non mi capirai.
So che mi odierai.
Ma almeno sarai vivo e questo mi può bastare.
 
[Una mano candida accarezza una foto.
Un sospiro, un singhiozzo.
Calde lacrime che cadono sul viso e macchiano il foglio per l’ennesima volta.]
 
Non cercarmi.
Lasciami perdere se puoi.
Innamorati ancora, sposati, fatti una famiglia.
Non cedere al male Draco, ascolta almeno per una volta i miei consigli.
Tu sei migliore di loro, lo sai anche senza che io te lo ripeta.
Ma voglio dirtelo ancora una volta, voglio che prima della mia partenza tu te ne convinca.
Tu sei migliore di loro!
Ora forse capirai perché oggi, prima di entrare in dormitorio, ti ho salutato così…
 
[Un sorriso amaro su un volto troppo giovane per un sentimento così forte.
Un altro sospiro triste.
Una mano che asciuga le lacrime.]
 
Sono stanca Draco, stanca di rischiare la mia vita e quella delle persone che amo.
Stanca di perdere tutto, ancora una volta.
Vorrei tanto che tu potessi capirmi, ma so che questa volta non sarà così.
Vorrei tanto averti al mio fianco, come se questa fosse un’altra delle nostre pazze avventure, ma questa volta non sarà così.
Sono così stanca…e scrivere questa lettera sta prosciugando lentamente ogni mia energia.
Cercare di trovare le parole giuste è difficile e so per certo di non esserci riuscita, so che anche questa volta ne sarà uscita una delle mie solite lettere sconclusionate.
 
[Un piccolo sorriso.
Tanti ricordi.
Un’altra lacrima.]
 
Mi dispiace.
Mi dispiace non poterti salutare di persona.
Mi dispiace non poterti abbracciare un’ultima volta, dirti che ti ho amato dal primo momento e che lo farò per sempre.
Mi dispiace non poterti dire dove andrò.
Mi dispiace, perché so che soffrirai ed l’ultima cosa che ho sempre voluto.
Mi dispiace perché devo dirti addio Draco.
Mi dispiace perché non ci rivedremo mai più.
Mi dispiace perché non riesco a chiederti di dimenticarti di me, anche se so che sarebbe la cosa migliore….
 
Addio Draco, ricordami…
 
H.
 
[“Almeno tu ricordati di me, di noi…io non potrò più farlo”
Un sospiro affranto, il centesimo della serata.
Un mare di lacrime che non vuole fermarsi.]
 
 
 

“È sicura di volerlo fare signorina?”
“Si preside…purtroppo è l’unico modo…”
“Capisco…procedo allora…”
“Si…”
“Oblivion”
 
*******************************

 
 

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Capitolo 2
*** 1. Sei anni dopo... ***


SEI ANNI DOPO…

 
 
Sei anni dopo…
 

“Non sei altro che polvere tra le mie mani...”

 
 
Agosto. 
Needles-stack, Isola di Wight, coste occidentali.
 
«Mio Signore»
Le grandi porte della sala principale del castello, si spalancarono per far entrare un uomo incappucciato e coperto interamente da un mantello nero. L’uomo si inginocchiò ai piedi di quello che un tempo doveva essere un trono dall’aspetto sfarzoso, su cui era seduta una figura dall’aria inquietante, coperta da un lungo mantello rosso come il sangue. Il cappuccio adagiato sulla sua testa, nascondeva l’abbozzo di due corna e una mano dalle dita artigliate tamburellava sul bracciolo di legno, con fare scocciato.
«Mi avete fatto chiamare mio signore?»
« Si Sulfus, mio servo fidato, ho un’importante missione da affidarti»
Un brivido corse lungo la schiena dell’uomo chiamato Sulfus, nel sentire la voce quasi sibilante e serpentina del suo signore. Sapeva bene quale sarebbe stata la sua missione, aveva sentito delle voci lungo gli infiniti corridoi del castello e sapeva anche quale sarebbe stata la sua sorte se avesse fallito. Non c’erano seconde occasioni alla corte del temuto Shiryu, il drago della morte, il fallimento portava solo alla morte.
«Sono ai vostri ordini mio Signore…»
Shiryu si alzò flemmatico e, sempre nascosto dal lungo mantello sanguigno, si diresse verso il suo servitore, giungendogli fino a pochi centimetri di distanza, cominciando a girargli intorno.
«So che girano parecchie voci di corridoio in questi giorni, Sulfus…cosa mi sai dire in tal proposito?»
«Si dice, mio Signore, che la giovane Holmes sia ancora viva e che in questi anni si sia solo nascosta da qualche parte, con l’aiuto di Silente»
«Sei molto informato Sulfus» un altro brivido percorse la spina dorsale di Sulfus. Sapeva bene che il suo Signore non amava le voci di corridoio ed era sicuro che nessuno gli avrebbe risparmiato una bella serie di frustate ma, contro ogni sua previsione, sul volto di Shiryu, seppur parzialmente nascosto dal cappuccio, comparve un ghigno compiaciuto.
«Molto bene, molto bene! Noto con piacere che una volta tanto i pettegolezzi del castello sono giusti, mio fido servitore. Ed è proprio perché tu sei uno dei più fidati tra i miei uomini che ho deciso di affidarti questa missione! Voglio la Holmes viva! Non mi importa quanto dovrai cruciarla o schiantarla per portarla qui, l’importante è che sia viva!» la cattiveria e l’odio provato nei confronti della ragazza era più che percepibile nella voce di Shiryu.
«Voi mi lusingate mio Signore. È un onore per me svolgere questa missione» Sulfus chinò il capo in segno di rispetto e sottomissione.
«Puoi andare ora. Porta con te i tuoi uomini e disponi pure di tutto ciò che ti è necessario per la cattura, ma bada bene Sulfus, non ci saranno seconde possibilità per te!» detto questo Shiryu si voltò con uno svolazzamento di mantello e tornò a sedersi sul suo trono, facendo un cenno con la mano verso Sulfus, come a voler scacciare una mosca fastidiosa.
Sulfus si alzò e se ne andò, pronto a preparare la sua nuova missione, sperando che non fosse l’ultima.
«Sarai presto costretta a inginocchiarti davanti a me mio piccolo fiore! E l’alternativa ad unirti a me sarà la morte!»
 
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

 “I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. 
Vivono dentro di noi e, a volte, vincono.”
Stephen King

 
 
 
Settembre. 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Scozia.
 
«Minerva! Minerva!» madama Chips entrò trafelata nell’ufficio della preside, dopo aver salito i gradini della scala nascosta a tre a tre.
La professoressa McGranit la accolse seduta alla sua scrivania, intenta a conversare con il ritratto del professor Silente, ex preside della scuola.
«Poppy! Cosa è successo?» esclamò preoccupata vedendola in quello stato. Minerva, purtroppo, sapeva anche troppo bene cosa aveva portato l’infermiera nel suo ufficio, ma in cuor suo sperava che si trattasse di qualcos’altro.
«È successo ancora Minerva, non so più cosa posso fare…» madama Chips era davvero sconvolta e l’espressione triste e contrita che vide dipingersi sul volto della preside, non le risollevò il morale.
«Mi dispiace Albus, ma credo che dovremo rimandare la nostra conversazione» disse la McGranit incontro al vecchio preside, che annuì preoccupato dal suo quadro, invitandola con lo sguardo a seguire l’infermiera.
«Chi è stato colpito questa volta Poppy?»
«La piccola Marylin Pike, Serpeverde del primo anno» lo sguardo della vecchia preside si rattristò ancora, mentre seguiva madama Chips in infermeria.
Il nuovo anno scolastico, ad Hogwarts, era cominciato ormai da quasi un mese e settembre stava giungendo ormai al termine. A distanza di quattro anni dalla fine della Seconda Guerra Magica però, sembrava che un nuovo nemico stesse minando la pace che ormai regnava nel Mondo Magico e soprattutto ad Hogwarts. Fin dai primi giorni del mese, una strana nebbia nera aveva cominciato a colpire gli alunni della scuola, facendoli cadere in un sonno profondo e doloroso, caratterizzato da terribili incubi, febbre alta e dolori lancinanti ad ogni parte del corpo. Fino a quel giorno, compresa la piccola Pike, le vittime erano state quattro, una ogni settimana, e tutte erano ragazze di Serpeverde.
Grazie alla potente magia degli insegnanti, all’interno dell’infermeria, era stata creata una zona di quarantena insonorizzata chiamata Zona Nera, dove riposavano le quattro ragazze e dove l’unico rumore erano le loro urla di dolore.
«Questa volta c’è qualcosa di diverso Minerva» disse madama Chips una volta chiusa la porta della Zona Nera. La preside la guardò con stupore e paura negli occhi.
«Cosa intendi Poppy?»
«La signorina Lincoll, la signorina Wollace e la signorina Stone sono state colpite da un sonno profondo, tutto ciò che esce dalle loro bocche sono urla di dolore. Ma la piccola Pike…beh, è cambiato qualcosa – la donna prese la preside per un braccio e l’avvicinò al corpo della piccola Serpeverde – senti con le tue orecchie Minerva, la piccola Pike parla e dice solo una cosa»
«Piccolo fiore» l’orrore si dipinse sul volto dell’anziana preside e i suoi occhi si riempirono di paura, mentre madama Chips annuiva mesta. Quelle due semplici parole, all’apparenza innocue, volevano dire molte cose per le due donne e nessuna di queste era positiva.
«Non può essere Poppy»
«Purtroppo è così Minerva, temo che la signorina Holmes sia nuovamente in pericolo…»
«Corro a parlare con Albus e Severus, dobbiamo assolutamente fare qualcosa» Minerva uscì dalla Zona Nera e si diresse il più velocemente possibile verso il suo studio, aveva sperato con tutta se stessa che, una volta trasferitasi lontano, quella ragazza potesse vivere tranquilla. Era stato terribile scoprire che si era sbagliata, che era nuovamente in pericolo.
«L’Oblivion non ha funzionato! Com’è possibile che siano riusciti a trovarla? Non posso permettere che le accada qualcosa, quella povera ragazza ha già sofferto abbastanza. Questa volta Albus dovrà darmi retta, Hanalis deve tornare ad Hogwarts! »
 
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 
 
 

“E si, mi manca ancora.
Per quanto incomprensibile possa essere, 
sento ancora la sua mancanza.
La sento soprattutto in questa situazione, 
quando esco…”

 
 
Malfoy Manor, Old Sarum, Wiltshire.
 
Un potente incantesimo stregava l’occhio di chiunque capitava nei pressi dell’antico villaggio di Old Sarum: il villaggio sarebbe sembrato a tutti diroccato e abbandonato da secoli. Ma qualsiasi essere in possesso di poteri magici l’avrebbe visto per quello che era veramente: una piccola comunità magica attiva e ridente.
Non molto lontano dal piccolo villaggio, sorgeva una grande villa circondata da un ampio e rigoglioso giardino che nascondeva al suo interno un piccolo angolo di paradiso. Lontano dall’occhio dei curiosi, Narcissa Malfoy, da sempre amante dei fiori, aveva creato quello che negli anni era diventato il rifugio preferito del figlio. Ed era proprio lì, tra i filari di lavanda, che si trovava il giovane Draco Malfoy quando il padre lo raggiunse trafelato, stringendo in mano una busta su cui era impresso il famoso stemma di Hogwarts.
«Cosa succede padre? Ci sono brutte notizie?» chiese il giovane, preoccupato del fatto che il genitore avesse per qualche secondo perso il suo naturale sangue freddo.
«Non tutte figliolo, ma purtroppo ci sono delle notizie che non ti faranno piacere – gli porse la lettera aperta – tieni è arrivata questa lettera. Hogwarts come mittente mi ha impensierito e mi sono permesso di leggerla»
«Avete fatto bene padre, non vi angustiate per questo» Draco prese il foglio di pergamena ripiegato dalle mani del padre e lo lesse con attenzione. Man mano che procedeva nella lettura, i suoi occhi grigi si dilatavano per lo stupore e le sue gote bianche si tingevano di rosso per la rabbia. Dopo che ebbe finito, in un moto di ira, scagliò il foglio nel laghetto e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, preoccupando per la prima volta l’algido Lucius Malfoy.
«Come sarebbe a dire che Hanalis è viva?!»
 
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 
 

“Quando non hai altro che vecchie parole, 
puoi solo metterle insieme 
e sperare che dicano qualcosa di nuovo”
Scrubs


 
Ottobre.
Padova, Italia.
 
Una scatola di legno scuro, con il coperchio intarsiato, stava perennemente chiusa sul piccolo comodino della sua camera da letto. Non aveva perso le chiavi del lucchetto. A dir la verità la scatola nemmeno aveva un lucchetto o una serratura. Semplicemente sembrava aver acquisito vita propria e con essa sembrava aver preso la decisione di non aprirsi. Era chiusa ermeticamente in una qualche maniera, che se non fosse stata sicura che la magia non esisteva, l’avrebbe preso per un incantesimo.
Seduta sul letto matrimoniale, su cui dormiva irrimediabilmente da sola, la ragazza dai lunghi capelli neri sorrise alla sua immagine riflessa sul vetro della finestra e scosse la testa, come a voler cacciare qualche pensiero fastidioso. Si alzò e il parquet sotto i suoi piedi nudi la fece rabbrividire.
 
L’autunno era arrivato puntuale quell’anno, anche se nessuno ci sperava più. L’estate passata era stata una delle più calde degli ultimi dieci anni, o almeno così dicevano in tv, dove assicuravano che ci sarebbe stato un passaggio graduale tra una stagione e l’altra. Si sbagliavano, tanto per cambiare.
Non c’erano state giornate miti, non c’erano stati passaggi graduali, non c’era stato nulla di quello che avevano previsto. L’autunno era arrivato un giorno all’improvviso portando con se pioggia, nebbia e vento gelido. Era da poco passata la metà di ottobre, ma sembrava che la stagione da poco cominciata avesse già fretta di terminare per lasciare posto all’inverno. La tv diceva che sarebbe stato un inverno freddo e piovoso; la tv diceva che sarebbe stato un inverno bianco di fiocchi di neve, ma probabilmente sbagliava ancora. Anche la radiosveglia sul comodino della ragazza continuava a ripeterlo incessantemente e la giovane decise di spegnerla. Tutte quelle previsioni, tutti quei confronti con le stagioni degli anni passati la innervosivano e non le piaceva innervosirsi di prima mattina.
Si infilò la vestaglia e aprì la finestra. Pioveva. Pioveva ogni mattina di recente, e se non era la mattina era la sera o la notte. Pioveva ad ogni ora del giorno. Sospirò e si diresse verso il bagno, dove si guardò allo specchio mentre si lavava i denti. I suoi grandi occhi dorati risposero al suo sguardo con tristezza e cerchiati da pesanti occhiaie. Ottobre era il mese delle occhiaie come dicembre era quello delle lacrime. Ogni mattina dal primo al trentunesimo giorno di ottobre si svegliava con delle pesanti righe viola sotto gli occhi. Era tutta colpa di quel sogno che la tormentava da sette anni sempre e solo durante le notti di ottobre.
 
Si trovava in un giardino grandissimo, con filari di lavanda profumata e aiuole di fori colorati. In lontananza si poteva scorgere un laghetto e sulla sua riva una piccola pagoda rotonda di pietra incrostata di muschio. Conosceva quel posto ne era certa. 
Correva tra i filari di  lavanda e rideva. Sembrava felice. Rideva e correva tra i fiori profumati. Ma non era sola. Alle sue spalle correva qualcun altro. E anche lui rideva felice pregandola di fermarsi.
Quando si fermava si trovava stesa tra la lavanda con accanto un ragazzino dai capelli biondissimi, così chiari da sembrare bianchi. Il ragazzino le sorrideva con il viso diafano arrossato sulle guance. Teneva in mano un fiore giallo e glielo porgeva. Sapeva che anche gli occhi del ragazzino stavano sorridendo, anche se non li vedeva e non riusciva a distinguerne il colore. Anche lei si sentiva felice, come non lo era mai stata.
Poi tutto scompariva e si trovava in mezzo al nulla. Era tutto nero. C’era solo una piccola luce verde in fondo a quello che sembrava un tunnel infinito. Una voce le diceva di non andare verso quella luce, di allontanarsi. Ma lei non riusciva a capire chi fosse. Era un amico o un nemico? La voce la chiamava per nome, lo urlava nelle sue orecchie fino a svegliarla.
 
Il sogno finiva così, all’improvviso, e lei si svegliava di soprassalto soffocando un urlo,poco prima che la sua sveglia suonasse, con la fronte imperlata di sudore e una strana sensazione di pericolo e ansia che le pesava sul cuore. Se solo il sogno si fosse interrotto sul sorriso di quel ragazzino…..
Voleva dimenticarlo come aveva dimenticato tutto il resto, ma non ci riusciva e il sogno tornava ogni notte e ogni mattina a tormentarla. Era sicura che volesse dire qualcosa ma ancora non capiva o non ricordava bene cosa. Si sentiva sempre parecchio frustrata quando provava quelle sensazioni.
 
Fu il trillo del telefono a risvegliarla dai suoi pensieri. Corse fuori dalla cabina armadio con solo una felpa addosso e si precipitò al comodino dove stava il cordless.
«Holmes» rispose un po’ trafelata.
«Lis, tesoro, scusa se ti disturbo a quest’ora, spero di non averti svegliata…» una voce di donna dal tono gentile le arrivò alle orecchie facendola sorridere.
«Buongiorno signora Blanchard! Si figuri nessun disturbo, in cosa posso esserle utile?»
«Mi dispiace rovinarti il sabato tesoro, ma Nike non può sostituirmi in biblioteca e tu sei l’unica che sapevo essere libera» la ragazza trattenne uno sbuffo. Nike, da pronunciarsi assolutamente Naike pena la sfuriata della proprietaria del nome, era l’assistente della signora Blanchard. Era una ragazza veramente odiosa e ogni volta che poteva le affibbiava il turno del sabato mattina inventando scuse su scuse.
«Non si preoccupi, oggi non ho davvero nulla da fare, mi fa sempre piacere darle una mano» disse, cambiando subito umore al pensiero di aiutare quella donnina così piccola ma allo stesso tempo così forte, che praticamente l’aveva adottata invece che assumerla.
Clotild Blanchard, oltre ad essere un’arzilla vecchietta di quasi ottant’anni, era anche la proprietaria della piccola biblioteca in cui la ragazza aveva trovato lavoro da ormai quattro anni. Fin dal primo giorno, forse per la sua giovane età, la donna l’aveva considerata più come una nipotina che come una dipendente. La ragazza le si era affezionata tanto e ogni volta che la donna le chiedeva un favore, qualsiasi esso fosse, proprio non se la sentiva di dirle di no. Così, anche quella mattina, benchè il fatto che non avesse nulla da fare fosse una bugia, si vestì velocemente e recuperata la borsa con tutte le sue cose, uscì di casa.
La biblioteca non era poi così distante, a piedi ci avrebbe messo poco più di dieci minuti e, visto che con la pioggia tutti sembravano rincretinirsi, non era proprio il caso di prendere la macchina o i mezzi pubblici. Si chiuse alle spalle il grosso portone di legno del condominio in cui abitava e, salutando la vicina alla finestra, si incamminò verso il palazzo di mattoni facciavista che ospitava la biblioteca.
«Spero solo che quell’antipatica di Nike mi abbia lasciato le chiavi…quanto è odiosa quella ragazza. Fortuna che mi sono portata via un po’ di cose da fare, al sabato non c’è mai nessuno…»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:
Salvo eventuali imprevisti, pubblicherò tre volte al mese: l’8, il 18 e il 28 J
 
NOTE:
 
Il primo capitolo è andato.
Per il momento c’è solo una panoramica di alcuni dei personaggi e dei luoghi che saranno tipici di questa storia.
Per motivi di trama ho deciso che, in questo ipotetico futuro, il nostro caro Lucius Malfoy non sia stato rinchiuso ad Azkaban ma che debba scontare una pena agli arresti domiciliari (verrà comunque spiegato in uno dei prossimi capitoli).
Ho deciso di ambientare una parte della storia a Padova perché mi serviva una città che conoscessi abbastanza da poterla descrivere(visto che ci abito mi pareva l’ideale); i luoghi nominati ovviamente non esistono, se dovessero essere in qualche modo reali la mia è stata un’associazione puramente casuale. Idem per le persone.
Le frasi che trovate all’inizio di ogni capitolo/paragrafo sono prese da libri che ho letto, canzoni che ho ascoltato o film che ho visto. Alcune le ho trovate per caso su internet e mi hanno colpito, in questo caso è probabile che non ci sia indicato il proprietario…se qualcuno lo conosce e mi vuole rendere partecipe ben vengaJ
Mi sembra di aver detto tutto, ma se ci fossero dubbi sapete dove trovarmi ^^
 
Ringrazio chi ha letto e chi ha recensito^^
Slyfox18

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Capitolo 3
*** 2. ...Primo sguardo... ***


…PRIMO SGUARDO…

 
 

E tutto il difficile era stato solo riconoscersi,
riconoscersi, una cosa di un attimo,
il primo sguardo e già lo sapevano,
questo è il meraviglioso.
A. Baricco “Oceano Mare”

 
 
« Ronald! Quante volte ti devo dire di non masticare con la bocca aperta?!»
« Scusa Hermione…»
« Sei irrecuperabile Ronald»
A quell’ennesimo teatrino dei loro amici, Harry e Ginny alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo. Probabilmente non sarebbero mai cambiati, avrebbero continuato a litigare sempre per qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro. L’incessante borbottio di Hermione, venne interrotto dal trillo del campanello. Poco dopo, senza che nessuno si fosse alzato, la porta si aprì e un ragazzo di colore dagli occhi e i capelli neri si presentò sulla porta della cucina.
« Buongiorno a tutti!» esclamò con un sorriso smagliante stampato in faccia.
« Mi chiedo perché continua a suonare se ha le chiavi…» mormorò Harry all’orecchio della fidanzata, facendola sorridere.
« Come mai sei sveglio a quest’ora Zabini?» chiese Hermione, distratta dalla sua litigata.
« Sto cercando Draco» rispose l’altro in tono ovvio.
Dopo quasi un mese di semiconvivenza, i quattro amici sapevano benissimo che c’erano poche cose in grado di tirare giù dal letto Blaise Zabini, soprattutto il sabato mattina, e una di queste era Draco Malfoy. Benchè la sua famiglia non si fosse mai immischiata negli affari del Signore Oscuro, Blaise era sempre stato accanto a Draco e, come lui, aveva sofferto quando avevano detto a tutti che Hanalis era morta. Dal quel giorno la vita di Draco era cambiata totalmente, così come si era modificato il suo carattere, che era diventato più brusco e scontroso di quanto già non lo fosse. Blaise, però, non si era fatto scoraggiare dalle ripetute maledizioni, verbali e non, dell’amico e si era imposto di stargli accanto qualsiasi cosa fosse successa, e così era andata. Anche quando Draco si era smaterializzato a casa sua con ben più che un diavolo per capello, borbottando qualcosa di incomprensibile sulla piccola Hanalis, su Silente, Potter e via discorrendo, arrivando come sempre ad uno dei suoi irripetibili sproloqui.
A Zabini non era importato poi molto delle minacce di Draco e aveva deciso di accompagnarlo alla ricerca della vecchia amica, portando con se Pansy che non vedeva l’ora di riabbracciare la sua migliore amica. Su consiglio della McGranit, un consiglio non molto gradito dal biondo ex serpeverde, a loro si erano uniti Potter, i due Weasley e la Granger. Malfoy era andato su tutte le furie, aveva scagliato qualche schiantesimo qui e lì, ma alla fine se ne era fatto una ragione e aveva accettato. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto la più atroce delle torture, ma per Hanalis avrebbe fatto qualsiasi cosa e Blaise, che conosceva bene Draco, ne era certo.
« Credimi, Zabini, se Malfoy fosse qui il motivo del tuo risveglio sarebbero state le nostre urla…in questi ultimi giorni è intrattabile» rispose Harry, con una certa punta di esasperazione nella voce.
« Non credo che lo si possa biasimare, Potter…»
« No, lo so, ma non può scaricare sempre su di noi il suo malumore che, per inciso, è costante. Hanalis era anche nostra amica e la notizia della sua morte ha sconvolto anche noi. Come ci ha sconvolto sapere che era ancora viva, siamo qui proprio perché vogliamo riabbracciarla»
« Hanalis e Draco non sono mai stati solo amici, lo sappiamo bene tutti…» Blaise aveva lasciato in sospeso il discorso e si era seduto a tavola accalappiando un cornetto.
« Dovremmo proseguire le indagini – disse Ron all’improvviso, dopo aver inghiottito l’ultimo pezzo di cornetto – Mi secca ammetterlo, ma Malfoy ha ragione, siamo qui da quasi un mese e non abbiamo nemmeno un piccolo indizio»
« Io sono sicura che Hanalis è molto più vicina di quanto crediamo, lo sento!» a sentire quella voce, i cinque ragazzi si voltarono di scatto.
« Pansy, tesoro!» Blaise le tese la mano e lei l’afferrò, andandosi a sedere sulle sue ginocchia.
« Scusate se sono entrata senza bussare, ma Bla ha lasciato la porta d’ingresso aperta, non volevo spaventarvi…» Pansy era molto cambiata in quegli anni. Il cambiamento era cominciato, lentamente, quando avevano dato loro la notizia della scomparsa e poi della morte di Hanalis ed era continuato dopo la fine della guerra. Il suo carattere si era mitigato parecchio, aveva messo da parte tutti quei pregiudizi tipici della sua famiglia purosangue e aveva cercato di ricostruirsi una vita. L’amicizia di Draco e l’amore di Blaise le avevano dato un grande aiuto, ma la mancanza della sua amica era un vuoto che aveva faticato a riempire. Quando le avevano detto che la ragazza era viva, si era sentita scoppiare di gioia e aveva deciso di seguire i due ex compagni alla sua ricerca.
Non l’aveva mai detto a nessuno, ma in cuor suo aveva sempre creduto che la morte di Hanalis fosse solo una montatura, uno degli strampalati piani di Silente.
« Bene! – esclamò all’improvviso Hermione battendosi il pugno sulla mano, per poi rivolgersi ai compagni – Ron, sparecchia la tavola. Harry, Blaise prendete i libri in camera mia e le pergamene. Pansy, recupera le ricerche di Malfoy, Ginny dalle una mano»
« Draco non sarà molto contento che rovistiamo tra le sue cose…» azzardò la ragazza.
« Non mi importa. Ci accusa di non lavorare a sufficienza e non ci mette a parte dei suoi progressi. Non può lamentarsi se ci arrangiamo a modo nostro – vedendo la faccia della Parkinson sorrise e aggiunse – se dovesse avere qualcosa da ridire mi prenderò io tutte le responsabilità, vi rende più tranquille?» le altre due si guardarono per un secondo e annuirono, per poi uscire velocemente di casa, dirette all’appartamento di fronte.
« Credi che la troveremo?» chiese titubante Ginny, sul pianerottolo, a quella che un tempo avrebbe classificato come nemica.
« Non lo so. La Granger sembra sempre così sicura, ma io sto cominciando a perdere le speranze…forse non siamo nel posto giusto, forse stiamo sbagliando approccio. Non lo so, so solo che rivoglio la mia amica e che farò qualsiasi cosa sia necessaria. Lo faccio per me, ma anche per Draco. Tra noi è quello che ha sofferto di più…» a quelle parole Ginny non potè fare altro che annuire. Il rapporto tra Hanalis e Malfoy era sempre stato particolare e si era evoluto in modi che nessuno avrebbe mai sospettato.
« A proposito, tu hai una vaga idea di dove possa essere finito Malferret?» Pansy soffocò un sorriso nel sentire quel vecchio soprannome così buffo.
« Sarà andato a strimpellare da qualche parte, lo fa sempre quando deve schiarirsi le idee. Blaise gli ha proibito di suonare prima di pranzo, gli impedisce di dormire» lo sguardo di Pansy fece sorridere la rossa, che ormai aveva imparato a conoscere quel Serpeverde atipico di Blaise.
 
 
La consapevolezza che, se non si fosse arrangiata in una qualche maniera, avrebbe finito con l’addormentarsi sulla scrivania e la fretta di aprire la biblioteca in orario, avevano finito col farla uscire di casa dimenticando di fare colazione. Il suo stomaco, reduce dalla cena piuttosto povera della sera precedente, aveva cominciato a dare segni di protesta non appena era uscita dal condominio. Sbirciò l’ora sul piccolo orologio da polso e si convinse che, un paio di minuti per racimolare un abbozzo di pasto, non l’avrebbero ritardata di molto.
Poco meno di due minuti dopo, salutando allegramente Mario e promettendo che sarebbe tornata a trovarlo, usciva dal piccolo bar con un bicchierone di cioccolata calda fumante e una piccola scorta di biscotti e pasticcini. Il piccolo bar “Da Mario”, dell’omonimo proprietario e inconfondibile fan di Ligabue, era una delle sue tappe principali qualsiasi fosse il motivo dell’uscita. Mario faceva una delle cioccolate più buone della città e i suoi dolcetti erano qualcosa di indescrivibile, inoltre si trovava esattamente davanti l’ingresso della biblioteca.
Pregustando il sapore dei biscotti intinti nella cioccolata, aveva fatto per aprire il portone d’ingresso, ma ovviamente l’aveva trovato chiuso. Controllò dentro la piccola cassetta della posta, dove i dipendenti erano soliti lasciare le chiavi trovandola vuota.
« E ti pareva?» borbottò tra se e se. Ormai aveva perso tutte le speranze.
Nike non le aveva mai lasciato le chiavi costringendola a scomodare Clotild, che abitava al piano superiore, proprio non sapeva cosa l’aveva spinta a pensare che quella volta sarebbe stato diverso. Ritrovandosi a pensare che la giornata cominciava davvero bene, suonò il campanello.
« Si?» rispose la voce squillante della donna.
« Signora Blanchard? Sono Lis, Nike non mi ha lasciato le chiavi…» avrebbe voluto aggiungere qualche esclamazione poco fine, ma Clotild non avrebbe gradito, così si limitò a pensarle.
« La solita sbadata…ti apro io» l’apertura del portone, la fece rinsavire dalla serie di insulti che aveva cominciato ad inviare telepaticamente a quell’antipatica della sua collega. Sbuffò, piuttosto sonoramente, e con fatica aprì il pesante portone di legno, lasciandolo aperto per i clienti della biblioteca.
L’edificio che ospitava “Le Parole” era di proprietà della famiglia Blanchard da decenni. Si trattava di un edificio antico a tre piani, con un piccolo cortile interno. Vi si poteva accedere da due entrate, la prima, riparata da un lungo portico, dava sulla zona pedonale del centro città ed era l’ingresso della biblioteca; la seconda dava sulla via parallela e da essa si poteva accedere anche ai garage interrati. Attraverso una porta a vetri, tipica dei condomini, si entrava nel palazzo e ci si trovava davanti ad una rampa di scale, un ascensore sulla destra e una porta ad arco sulla sinistra. Al secondo piano si trovava l’appartamento di Clotild, il primo piano era stato diviso in due grandi spazi adibiti a sale conferenza, che la signora Blanchard affittava a chi ne aveva bisogno, infine, attraverso la porta ad arco del piano terra si accedeva alla biblioteca.
Lo spazio era stato completamente riorganizzando, abbattendo tutti i divisori, che lo rendevano un terzo appartamento, e creandone di nuovi. Un muretto verde chiaro, alto all’incirca un metro, con un varco al centro, divideva in due parti la stanza. Da un lato si trovavano una serie di scaffali di legno pieni di libri con qua e là appoggiata una scaletta, dall’altro lato si trovavano alcuni tavolini circolari con qualche poltroncina destinati a zona lettura e uno scaffale solitario che fungeva di mini mercato del libro. Subito accanto all’ingresso un bancone di legno creava una piccola rientranza in cui era stato creato un piccolo ufficio.
« Grazie che sei venuta Lis, oggi non posso proprio restare…mi dispiace di averti rovinato il sabato…» le disse Clotild appoggiandole una mano sulla spalla con gratitudine. Lis sorrise.
« Ma si figuri signora, sa che le do sempre una mano volentieri»
« Riceverai qualche telefonata, tutta gente che già conosci…»
« I soliti ritardatari?»
« Si…sai com’è in questo periodo…» la ragazza annuì, ben consapevole dei problemi che c’erano almeno fino a metà novembre.
Da qualche anno la biblioteca aveva ricevuto il permesso di occuparsi dell’ordine dei libri di testo per elementari e medie. Il più del lavoro si esauriva entro fine settembre, ma restavano sempre alcuni ordini che si protraevano fino a metà ottobre, per non parlare di chi si prendeva in ritardo e finiva per ordinare all’ultimo ricevendo i libri solo a fine novembre. Quello era decisamente il periodo dell’anno che Lis meno sopportava perché si ritrovava ad avere a che fare con ragazzini petulanti e mamme indisponenti. La ragazza sperava davvero che i suoi impegni si limitassero a qualche telefonata, perché non era molto sicura di riuscire a sopportare altro.
Continuando a discutere allegramente con Clotild, la ragazza si avvicinò alla scrivania, occupata quasi totalmente dal vecchio computer che usavano per catalogare i libri e i prestiti. Appoggiò la sua grande borsa blu a terra e toltasi il cappottino nero, lo sistemò sull’appendiabiti alle sue spalle.
« Lis ti ho già preparato le schede degli ordini che dovrebbero essere ritirati oggi» la ragazza le si avvicinò e diede una rapida occhiata al plico di fogli che la donna aveva sistemato sul tavolo.
«Grazie, sono gli ultimi vero?»
« Si, fortunatamente per quest’anno sono gli ultimi. Puoi tirare un sospiro di sollievo tesoro» le due si sorrisero con comprensione.
« Non che non lo faccia volentieri Clotild, ma certe mamme sono davvero indisponenti…sa che non sono famosa per la mia pazienza…»
« Lo so cara, ma certe volte hai ragione, non ti preoccupare! Ora però devo andare»
« Certo! Quando esco lascio le chiavi al solito posto e chiudo il portone. Come sempre» la donna annuì soddisfatta dell’efficienza della ragazza e facendole un cenno di saluto fece per andarsene.
« Ah – disse voltandosi all’improvviso – prima che me ne dimentichi, potrebbe passare un bel ragazzo biondo…»
« Deve ritirare qualcosa?»
« No, no cara. Di solito viene qui a suonare la chitarra, sai i suoi coinquilini lo sbattono sempre fuori - concluse sorridendo e facendole l’occhiolino – se dovesse passare lascialo suonare almeno finchè non arrivano dei clienti…è molto bravo» Lis sorrise e annuì.
Rimasta sola accese il vecchio computer e, in attesa che si avviasse, cominciò ad estrarre alcune cose dalla borsa ai suoi piedi. Poggiò sul poco posto rimastole un piccolo netbook nero, un iPod e un libro, quello era tutto ciò di cui aveva bisogno per passare la giornata. Dandosi la spinta con i piedi scivolò verso il muro alle sue spalle per accendere le luci che illuminavano gli scaffali e il riscaldamento. Tornata alla scrivania si infilò le sue fidate cuffie gialle nelle orecchie e fece partire la musica, estrasse da un cassetto un paio di vecchi registri e ne aprì uno sul segno che aveva lasciato la volta precedente, pronta per cominciare a lavorare.
Era solo da un paio d’anni che la signora Blanchard aveva deciso di introdurre la catalogazione su computer piuttosto che sui vecchi registri cartacei. Il compito di Lis, nell’ultimo periodo, era proprio quello di trascrivere i dati e di suddividere i libri per autore e argomento. Non era un lavoro complicato, ma fatto da sola era piuttosto faticoso, fortunatamente Lis procedeva abbastanza veloce ed era arrivata a trascrivere quasi tutti i primi tre registri. Sorseggiando la sua cioccolata e mangiando ogni tanto un biscotto, Lis lavorò per quasi un’ora ininterrottamente.
Erano da poco passare le nove e mezza quando si alzò con l’idea di sgranchirsi le gambe e, sempre con le cuffie nelle orecchie, si inoltrò tra gli scaffali pieni di libri.
 
Anche quella mattina, non avendo nessuna voglia di sorbirsi una delle solite ramanzine di Blaise, Draco Malfoy era uscito presto dall’appartamento che condivideva con l’amico e Pansy. Si era avvolto una sciarpa verde scuro attorno al collo, aveva messo qualche scartoffia dentro la vecchia tracolla che usava ad Hogwarts e se l’era messa in spalla, poi armato di chitarra era sceso in strada. Erano a Padova da poco meno di un mese, ma di Hanalis ancora nessuna traccia. Stava cominciando a perdere le speranze. Era stato Silente, dal suo ritratto, a suggerire di cominciare le loro ricerche da quella città, ricordando di aver affidato Hanalis ad una famiglia babbana di sua conoscenza. Nessuno però era davvero certo del fatto che la ragazza fosse rimasta lì per tutti i sei anni in cui era stata lontana. Procedere alla cieca ed era davvero frustrante. Draco sospirò sconsolato e uno sbuffo di fumo gli uscì dalle labbra. Faceva davvero freddo per essere ottobre. Si strinse meglio nel cappotto nero e accelerò il passo, diretto a quello che era diventato da qualche tempo il suo rifugio.
Il sabato mattina non c’era mai nessuno alla piccola biblioteca “Le Parole” e questo ne faceva il posto perfetto per suonare senza interruzioni di nessun genere o anche solo per riordinare le idee. Aveva scoperto quel piccolo angolo di tranquillità un paio di giorni dopo l’arrivo in città, mentre girovagava per le vie del centro. La proprietaria, non sapeva bene per quale motivo, l’aveva preso in simpatia e lo lasciava suonare quando non c’erano clienti.
Sicuro di trovare la signora Blanchard, era entrato con passo sicuro e aveva appoggiato la chitarra ad una delle poltroncine della zona lettura e solo in quel momento si era accorto che alla scrivania non c’era nessuno. Si guardò attorno.
«Mrs Blanchard?» chiamò e non sentendo risposte si avviò verso gli scaffali pieni di libri, da cui gli era sembrato di sentire una voce.
« Mrs Blanchard?»chiamò nuovamente sporgendo la testa nella corsia accanto.
« Quella decisamente non è Mrs Blanchard»pensò osservando attentamente la figura che passeggiava sfiorando i libri, qualche metro avanti a lui. Una ragazza minuta e non molto alta, dai capelli neri come la notte raccolti in una morbida treccia che le sfiorava la schiena poco sopra il sedere, stava canticchiando sottovoce una qualche canzone, mentre osservava i libri davanti a lei. Indossava semplicemente un paio di jeans scuri e un maglione bianco e blu, il cui cappuccio col bordo di pelliccia le ricadeva sulle spalle. Ai piedi portava un paio di stivaletti chiari con la zeppa e in testa aveva un cappellino morbido di lana blu, che terminava con un pon-pon.
« Scusa? Sto cercando Mrs Blanchard…»disse andandole incontro, ma la ragazza non si voltò.
« Ehi..»la chiamò, avvicinandosi ancora e mettendole una mano sulla spalla. La ragazza sobbalzò e si voltò verso Draco, portandosi una mano al petto per lo spavento. Gli occhi del giovane si sbarrarono per la sorpresa.
« Hanalis!»pensò.
« Dio mio! Vuoi farmi morire?- gli disse con tono di rimprovero- Chi saresti tu?»chiese poi.
Draco era rimasto paralizzato. Un paio di grandi occhi dorati, contornati da lunghe e folte ciglia nere, lo stavano osservando. Su quel visino bianco come la neve, un piccolo naso si era arricciato e la bocca si era storta in un’espressione curiosa. Una mano curata, dalle lunghe unghie smaltate di grigio, gli stava passando davanti aglio occhi.
« Ehi! Ci sei?»la voce squillante della ragazza lo riportò alla realtà.
« Si, si! Ci sono, ci sono…»
« Ti eri incantato…»
« Si, io…»cercò di rispondere, chiedendosi come avrebbe spiegato quello strano comportamento.
« Chi sei? Ti serve qualcosa?»la ragazza lo interruppe.
« No, cioè si! Mrs Blanchard mi lascia suonare qui…» rispose titubante, non ancora ripresosi totalmente dallo shock.
« Tutto questo tentennare non è da me! Su Draco, riprenditi!»si disse mentalmente, cercando di riacquistare un po’ di contegno.
« Ma certo! Sei il ragazzo con la chitarra!- esclamò Lis sorridendogli – Clotild mi ha parlato di te. Accomodati pure dove preferisci, credo che saremo solo noi due oggi. Il sabato questo posto è un mortorio! Vieni, vieni! Ti faccio strada!»le labbra di Draco si piegarono in un mezzo sorriso, sentendo tutto quell’entusiasmo nella voce della ragazza. Era sicuro che fosse lei, la sua allegria era inconfondibile per non parlare di quella sua brutta abitudine di dare confidenza a tutti. Non era cambiata, fortunatamente l’Oblivion le aveva lasciato la sua personalità.
La seguì in silenzio, ipnotizzato dal dondolio della sua treccia.
« I suoi capelli sono così lunghi…»si ritrovò a pensare.
Una volta arrivati alla zona lettura, dove Draco aveva lasciato la chitarra, Lis disse che se avesse avuto bisogno l’avrebbe trovata alla scrivania. Malfoy annuì, ancora incapace di prodursi in un discorso di senso compiuto. La giovane gli sorrise e fece per allontanarsi.
« Aspetta!- la chiamò, dopo che ebbe fatto qualche passo, facendola voltare all’improvviso – non ci siamo nemmeno presentati»spiegò vedendo l’espressione perplessa della ragazza.
« Che sbadata! Hai ragione!»rispose lei sorridendo e tornando indietro verso di lui.
« Draco Malfoy»disse porgendole la mano.
« Hanalis Holmes, ma chiamami Lis»rispose stringendogliela leggermente, sempre sorridendo.
Anche sul volto di Draco si aprì un sorriso leggero.
« Finalmente l’ho trovata!»
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
 
Lo ammetto, in questi primi capitoli non succede molto, ma almeno il caro Draco ha trovato Hanalis e già è un passo avanti.
Devo fare una piccola confessione: sto affrontando quello che mi piace chiamare “Periodo Dramione” questo vuol dire che molti dei rapporti che creerò in questa storia potrebbero essere influenzati dalla miriade di Draco/Herm che ho letto fin ora. Vedi l’amicizia tra Draco e Blaise o il fatto che Ron è uno che mangia sempre(anche se non sarà così per tutta la fan, poveretto).
Ho notato che molte usano Pansy come personaggio cattivo, io in questo caso me la figuro buona o redenta che dir si voglia…(chiamiamola licenza poetica)
Anche questa volta mi sembra di aver detto tutto e, come sempre, per dubbi e perplessità…sono qua! (ed ho pure fatto la rima, circa:P)

Ricordo i giorni di pubblicazione: 8, 18, 28 di ogni mese!

 

 
 

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Capitolo 4
*** 3. Scintille?!? ***


“SCINTILLE?!?”

 

«E’ impossibile!»
«Solo se pensi che lo sia»
-Alice nel paese delle meraviglie-

 
Erano da poco passate le cinque e aveva appena smesso di piovere.
Nella piccola biblioteca “Le Parole” riecheggiava solo il suono di una chitarra che suonava una canzone dolce e triste allo stesso tempo. Le dita che pizzicavano le corde appartenevano ad un ragazzo biondo dall’aria seria e concentrata. Davanti a lui, seduta per terra su un cuscino verde, stava una ragazza dai lunghi capelli neri. Con gli occhi chiusi e un sorriso stampato in volto,si dondolava a tempo con la musica.
La bolla di tranquillità che si era creata attorno a loro, venne spezzata dal rumore di una monetina che cadeva. Il ragazzo smise di suonare, mentre la giovane prendeva il cellulare dalla tasca dei jeans. Era la sua suoneria.
« Clotild!» rispose Hanalis, mentre Draco la guardava incuriosito.
« Si, certo! Certo capisco…nessun problema, ma no si figuri – ghignò e guardò il ragazzo davanti a lei – mi aiuterà Draco, non si preoccupi. Certo, ci vediamo tra un paio d’ore» la ragazza riattaccò.
« Per cosa ti dovrei aiutare?» le chiese l’ex serpeverde guardandola con sospetto.
« C’è una conferenza questa sera, al piano di sopra»
« Molto interessante…ma non mi hai risposto»
« Beh…» Lis tentennò, non era più così sicura di aver fatto bene a pensare nell’aiuto di Draco, in fin dei conti nemmeno lo conosceva. Per quanto si erano parlati? Qualche ora poco più? Forse non era stata una buona idea. Doveva smetterla di dare sempre confidenza a tutti. Sospirò, ormai era tardi per ripensarci.
« Clotild è in ritardo e mi ha chiesto di preparare la sala…»
« E vorresti una mano per questo?» la ragazza annuì.
« Se adesso torno all’appartamento – pensò Draco -  sicuramente dovrò sorbirmi uno degli interrogatori di Blaise, il che vuol dire che dovrò dire di aver trovato Hanalis. Finirà sicuramente che quei Grifondoro combina guai ne faranno una delle loro e ci ritroveremo punto a capo. Se stessi qui un altro po’, forse potrei trovare il modo di portarla con me…»
 
Alle cinque e mezza avevano chiuso la biblioteca, si erano presi un the caldo al bar di fronte e alle sei in punto avevano cominciato a preparare la sala.
« Aaahhh – esclamò Hanalis – abbiamo finito!»
« Abbiamo?! Ma se ho fatto tutto io?!» le rispose Draco mentre si srotolava le maniche della camicia. Ci era voluto un po’ per convincerlo a fare qualcosa di più che stare appoggiato ad una parete come una guardia del corpo, ma alla fine Lis ce l’aveva fatta e il ragazzo si era dato da fare. A dir la verità, la ragazza aveva finito col sfruttarlo. Avevano terminato il loro lavoro quando mancavano pochi minuti alle sette.
« Mi avresti fatto sollevare tutte quelle sedie da sola?! » lo sguardo che le lanciò Draco, le fece capire la risposta.
Avrebbero ricominciato a battibeccare se non fossero stati interrotti dal cellulare di Draco. Il ragazzo sbuffò nel vedere chi era.
« Potter…cosa vuoi?» rispose senza preoccuparsi di essere gentile.
« Vorrei sapere dove diavolo sei Malfoy, sei fuori da questa mattina e non hai avvisato nessuno…»
« Devo ricordarti che non sei mia madre sfregiato?»
« E io devo ricordarti che siamo una squadra e che non puoi sparire per tutto il giorno? Oltretutto volevamo fare qualche ricerca e tu ti sei portato via tutti gli appunti… »
« Perché sono i miei appunti e comunque le vostre ricerche, inutili erano all’inizio e inutili sono ora!»
« Perché tu avresti risolto qualcosa gironzolando per la città? Smettila di fare la vittima Malfoy! Siamo tutti in pensiero per Hanalis, vorremmo tutti che fosse già con noi, ma sapevamo che non sarebbe stato facile! Comportandoti come un lupo solitario non ci dai una mano!»
I toni si stavano scaldando, l’aveva capito anche Lis, che dalla sua postazione aveva sentito solo le parole di Draco. Lo guardò come a chiedere spiegazioni e lui agitò una mano per dirle che non era niente di importante. Lis però era rimasta colpita dalla strana conversazione.
« Chissà che ricerche stanno facendo?» pensò, osservando Draco che discuteva con il misterioso Sfregiato.
« Ma vaffanculo Potter!» esclamò all’improvviso Draco chiudendo la conversazione e rimettendosi il cellulare in tasca, borbottando come una caffettiera e ignorando Hanalis.
« È tutto a posto?» gli chiese con cautela per non farlo innervosire ancora di più. Il ragazzo si voltò con gli occhi fiammeggianti dalla rabbia. Non seppe perché ma Hanalis sentì un brivido lungo la schiena e fece un passo indietro, allontanandosi da lui. Draco se ne accorse e subito i suoi occhi cambiarono espressione.
« Stupido! – si disse – mi sono completamente dimenticato di lei, sono davvero un cretino! Ma è tutta colpa di Potter che non sa fare altro che rompermi le scatole e rimproverarmi per questo e per quello, neanche fosse mia madre! Non lo sopporto!»
« Hanalis…» mormorò avvicinandosi a lei, riacquistando calma e lucidità.
« E’ successo qualcosa di grave?»
« No, nulla…è solo uno dei miei coinquilini che si sente in dovere di farmi la paternale…»
« Non ti sta simpatico vero?»
« Vorrei strozzarlo da quando abbiamo undici anni…»
« Ma vivete insieme…»
« A mia discolpa dico che sono stato costretto…» disse Draco con tono solenne e un ghigno divertito facendo sorridere Hanalis.
I due si infilarono le giacche e recuperarono le loro cose. Parlando degli inquilini di Draco, si diressero all’uscita e, lasciate al loro posto le chiavi della biblioteca, si chiusero il portone di legno alle spalle.
« Beh – disse Hanalis sistemandosi il cappello – spero che ci vedremo ancora! Adesso mi conviene andare o mi chiude il supermercato…»
« Non puoi nemmeno immaginare quanto spesso ci vedremo…se solo trovo il modo di farti tornare la memoria» pensò Draco, limitandosi ad annuire.
« Io vado da questa parte» gli disse indicando il portico alla sua destra, incuriosendo Draco.
« Dove abiti?»
« Via S.Paolo, è qui vicino saranno…»
« Una decina di minuti a piedi – concluse Draco per lei – abito lì anch’io» sul volto di Hanalis si aprì un sorriso radioso. Non sapeva nemmeno lei perché l’idea di passare ancora del tempo con quel ragazzo la rendeva così felice.
« Davvero? Allora facciamo un po’ di strada insieme almeno fino…»
« Al supermercato, si. Immagino tu viva da sola…» la interruppe nuovamente. Contrariamente al solito, l’interruzione non le diede fastidio, anche la sua pazienza sembrava apprezzare quel ragazzo.
« Da quattro anni…» rispose lei incamminandosi, mentre Draco la affiancava.
Camminarono affiancati, restando in silenzio, scansando ogni tanto qualche passante.
« Posso farti una domanda personale?» disse all’improvviso Hanalis, distogliendo Draco dai suoi pensieri.
« Non troppo personale…sono un tipo riservato» le rispose ghignando.
« Sai che non me ne ero accorta?» gli disse con una punta di sarcasmo.
« Dai dimmi»
« Non sei di qui vero? Voglio dire, il tuo cognome è tutto fuorchè italiano…sei francese?»
« Sono inglese, del Wiltshire»
« Ma dai?! Anche io sono originaria del Wiltshire, abitavo lì prima…» la ragazza si interruppe bruscamente perdendo tutto l’entusiasmo iniziale.
« Qualcosa non va?» chiese Draco preoccupato nel vederla cambiare umore così all’improvviso, ma capendo subito che si stava riferendo al periodo in cui i suoi genitori erano ancora vivi. Nemmeno quando erano ad Hogwarts era un argomento di cui parlava volentieri.
« Scusa, non è qualcosa di cui parlo volentieri…vedi i miei sono morti quando avevo quindici anni. Un brutto incidente, io mi sono salvata per un pelo…»
« E così è questo che le hanno fatto credere…un incidente…» pensò Draco.
« Mi dispiace, per i tuoi…»le disse, gli dispiaceva davvero. I coniugi Holmes erano sempre stati come degli zii per lui, erano amici di famiglia e per un periodo la loro villa era stata a poco meno di cinquanta metri dalla sua. Avevano passato le feste e le estati insieme per anni persino quando suo padre si era unito a Voldemort.
« È stato un periodo orribile… - continuò con la voce ridotta ad un soffio – quando mi sono risvegliata all’ospedale avevo la testa completamente vuota. Non ricordavo nulla, nemmeno il mio nome. Mi ci è voluta una settimana per recuperare il ricordo di chi ero e del volto dei mie genitori, ma tutto il resto della mia vita è ancora oggi immerso nella nebbia…. Mi sono trasferita in Italia con la mia famiglia adottiva e appena ho compiuto diciotto anni ho deciso di vivere da sola. Non è facile, ma ho imparato a cavarmela ed ora tutto sommato sto bene…»
Alla fine, persa nel suo racconto, si era scordata del supermercato, sorpassato ormai da tempo e si erano trovati all’imbocco della piccola via che conduceva al condominio dove abitava la ragazza. Qualche metro dopo, senza nemmeno accorgersene, si erano fermati sotto un portico di pietra, davanti ad un vecchio portone illuminato da un lampione appeso al muro. Hanalis stava col viso basso e la folta frangia le copriva gli occhi, mentre Draco le stava davanti e la guardava in silenzio, affascinato dai giochi della luce gialla sui suoi capelli.
« Sai ci sono dei giorni in cui mi sveglio e mi chiedo se la vita che sto vivendo è davvero la mia. Mi sento come se questo non fosse il mio mondo, cerco di adattarmici a tutti i costi, nascondendo a tutti come mi sento, ma è come se dentro di me lo sapessi che questo non è il mio posto… - alzò il capo di scatto e lo guardò con gli occhi sbarrati come se solo in quel momento si fosse accorta di cosa gli aveva raccontato – oddio! Penserai che ho bisogno di uno strizzacervelli…non so nemmeno perché ti ho raccontato tutto…»
« Non importa…e credimi sei molto più normale di quello che pensi…posso capire come ti senti…» le disse interrompendola e accarezzandole piano una guancia. Non era mai stato affettuoso, ma con lei gli era sempre sembrato naturale. La capiva eccome, aveva passato anni a fingere. A fingere che allearsi a Voldemort gli andasse bene, che quello fosse il destino che si era scelto. Aveva passato gli ultimi sei anni ad odiare tutto e tutti solo perché in realtà odiava se stesso. Si odiava per non essere riuscito a tenersi accanto l’unica persona che lo avrebbe sempre capito, l’unica che gli avrebbe impedito di comportarsi da stupido come invece aveva fatto. Da quando Hanalis era sparita era stato come se quel mondo, dove lei non c’era, non fosse più nemmeno adatto a lui. Capiva benissimo come si sentiva la ragazza davanti a lui, anche se non poteva confessarle nulla. Non ancora.
« Draco…» la voce della ragazza era quasi un sussurro, ma il ragazzo la sentì comunque, erano anni che qualcuno non pronunciava il suo nome con così tanta dolcezza.
« Dimmi…» erano così vicini.
« Non ricordavo più cosa volesse dire starle così vicino…» pensò Malfoy perso negli occhi della ragazza.
« È una cosa strana…non penserai che sono matta dopo che te l’avrò detta?»
« Credimi, sono abituato alle cose strane»
« Ho come la sensazione che c’è qualcosa che non mi dici, qualcosa che riguarda me. Ogni anno ad ottobre, faccio dei sogni ricorrenti, c’è un ragazzino che ride e dei fiori, un giardino immenso pieno di fiori colorati, e lui me ne regala uno giallo. È un fiore che non ho mai visto, è talmente bello da sembrare magico. Ma non è il fiore….Quel ragazzino, ho come la sensazione che quel ragazzino sia tu…» gli occhi di Draco si sbarrarono per lo stupore. Ricordava quel giorno come se fossero passate solo poche ore.
 
«Hanalis! Smettila di scappare, tanto lo sai che prima o poi ti raggiungo! Hanalis!» lo urlai talmente forte che un paio di uccellini svolazzarono via spaventati. Hanalis mi aveva fatto uno dei suoi soliti scherzi, facendomi finire nel laghetto completamente vestito. Era estate inoltrata e stavamo giocando nel giardino sul retro del Manor. A settembre saremmo andati ad Hogwarts e avevamo appena ricevuto la lettera.
« Tanto non mi prendi Malfoy, sei troppo lento!» non la sopportavo proprio quando mi accusava di essere lento. Accelerai la corsa e con un balzo le saltai addosso. Finimmo a terra entrambi, nel bel mezzo della coltivazione di lavanda di mia madre. Mi aspettava una ramanzina di quelle che avrei ricordato in eterno. Hanalis come sempre l’avrebbe passata liscia. Sapeva essere insopportabile quando era una bambina. Una serpeverde a tutti gli effetti. Già all’epoca non avevo dubbi su quale sarebbe stata la sua casa. Ci guardammo in cagnesco per qualche secondo e poi scoppiammo a ridere. Eravamo così felici in quel periodo.
« Ti ho presa!» esultai, come facevo sempre, perché alla fine la raggiungevo ogni volta. Lei mi fece una linguaccia. Ci alzammo entrambi spolverandoci i vestiti. I miei erano fradici ed erano ridotti in una maniera inguardabile. Potevo già sentire i rimproveri di mia madre.
« Sembri un’avvincino!» mi disse scoppiando a ridere come una matta. Questa volta fu il mio turno di farle una linguaccia.
« Tu quando ridi così sembri una banshee!» li dissi di rimando. Ci ritrovammo coinvolti in uno dei nostri soliti battibecchi. Non ricordo cosa le dissi ma ad un tratto lei si rattristò. Non sopportavo di vederla triste, sapeva essere antipatica, ma quando era triste lei, mi sentivo anch’io allo stesso modo e non mi piaceva. Mi chinai e raccolsi un fiore da un’aiuola li vicino, poi glielo porsi e lei mi sorrise, nuovamente felice.
« Che fiore è?»
« È un fiore di Lis, cresce solo nel mondo magico, sono i preferiti di mia madre…»
« Sono i fiori del mio nome!?!» i suoi occhi si illuminarono mentre io annuivo imbarazzato. Non mi sarei mai abituato a tutta quella sua allegria.
« Grazie Dray!» esclamò saltandomi al collo facendoci finire a terra per la seconda volta. Non sopportavo quando mi chiamava così, ma ero così sorpreso che si potesse essere così felici per una cosa così piccola, che non glielo dissi. Ne quella volta, ne mai.
 
 
Draco era ancora perso nei suoi ricordi quando Hanalis lo richiamò.
« Io…» ma Draco non fece a tempo nemmeno a cominciare il bel discorso che si era preparato, perché una scintilla rossa gli sfiorò la testa.
« Che diavolo?!» esclamarono contemporaneamente i due ragazzi. Draco si voltò ed estrasse la bacchetta da una tasca interna del cappotto, mentre Hanalis lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite minacciare il vuoto con un bastoncino in mano.
« Mi sa che lui è più pazzo di me…ecco perché le mie idee non l’hanno turbato» pensò la ragazza, imprigionata tra il muro e il ragazzo che gli faceva da scudo.
Quando la giovane sporse la testa oltre le spalle del ragazzo, un’altra scintilla rossa le passò accanto al volto andandosi ad infrangere sul muro.
« Stupeficium!» urlò Draco, colpendo con una scintilla uguale alle precedenti il muro dall’altra parte della strada. Per tutta risposta accanto a loro si infranse una scintilla bianca e poi una blu, che ruppe qualche mattone. Il ragazzo spinse Hanalis contro il portone alle loro spalle incastrandola nell’angolo.
« Maledetti! Ci hanno scoperti!»
« Chi? Hanno scoperto chi? Di chi stai parlando? – urlò sull’orlo dell’isteria Lis, restando sempre nascosta – e poi cosa diavolo sono tutte queste scintille? Cosa sta succedendo?»
« È un po’ lunga come storia…- le disse lanciando uno scudo non verbale – e come puoi vedere non siamo nelle condizioni di fare salotto…dobbiamo andarcene da qui! »
« E come pensi di andartene?»
Draco si guardò attorno velocemente, cercando di elaborare un piano. Non avevano molte possibilità di fuga, l’unica soluzione era fare in modo che Hanalis raggiungesse Potter per chiedere aiuto. Prese la ragazza per un braccio e la trascinò dietro una colonna.
« Adesso devi ascoltarmi e fare quello che ti dico senza obiettare!»
« Ma Draco…»
« Senza obiettare!»
« Ok, ok»
« Lo vedi quel condominio verde? -  la ragazza annuì – bene! Corri fino a lì, il più veloce che puoi e sali al quarto piano, l’interno 14, chiedi di Potter. Spiegagli cosa è successo e falli scendere. Tu non muoverti di lì, nasconditi dove ti pare, ma non uscire dall’appartamento! Chiaro?»
« Si…ma tu cosa farai?»
« Cercherò di fare in modo che nessuno ti colpisca…»
« Ma è pericoloso! Sei impazzito? Non so cosa diavolo siano quelle scintilline rosse blu e verdi, ma non mi sembrano niente di buono e io non ti lascio qui in balia di queste cose!»
Draco le mise entrambe le mani sulle spalle e la guardò dritto negli occhi, con espressione seria.
« Non mi saresti di nessun aiuto. Vai a chiamare Potter che al resto ci penso io…» la ragazza lo fissò per qualche secondo in silenzio, poi annuì sconsolata.
« Quando te lo dico io corri e non ti voltare! Ce la farai, sono sicuro!»
Da dietro la colonna, Draco lanciò un paio di incantesimi verso un punto imprecisato dall’altro lato della strada e all’improvviso tutto sembrò calmarsi. Guardò Hanalis facendole segno di andare. Lei annuì e cominciò a correre verso il condominio indicatole dal ragazzo. Ma si sa, molte volte la quiete precede una tempesta. Hanalis stava correndo quanto più veloce le era possibile, maledicendo i tacchi troppo alti delle sue scarpe che le facevano correre il rischio di cadere ogni tre passi.
« Corri, corri, corri…» continuava ripeterselo nella mente, come ad incitarsi, quasi le consentisse di andare più veloce. Le mancava ancora poca strada, ancora un piccolo sforzo e sarebbe arrivata, sarebbe stata al sicuro e avrebbe potuto aiutare Draco. Voltandosi per qualche secondo, Hanalis si era accorta che il ragazzo si era portato al centro della strada, completamente allo scoperto.
« Ma è possibile che non ci sia nessuno in giro?» si ritrovò a pensare, sorpresa che tutta quella confusione non avesse destato l’attenzione di qualcuno. Ma non era quello il momento di pensare, doveva solo correre e preoccuparsi di raggiungere il grande portone di legno davanti a lei.
All’improvviso sentì uno strano brivido alla base del collo, era una sensazione che le sembrava di conoscere, come se non fosse la prima volta che la sentiva e si voltò, assecondandola, giusto in tempo per vedere una scintilla rossa diretta verso di lei. Si gettò a terra giusto in tempo. La scintilla le passò a pochi centimetri dal viso andando a colpire un auto parcheggiata alle sue spalle. Terrorizzata, ma sotto l’effetto di una scarica di adrenalina, si alzò di scatto e riprese a correre.
« Corri, corri, corri… – continuò a borbottare mentre le sue gambe sembravano muoversi da sole – manca poco, manca poco…un ultimo sforzo…» il portone era a pochi metri da lei. Allungò un braccio pronta a spingerlo con tutte le sue forze per aprirlo e ripararsi al suo interno.
« Ancora pochi passi, dai!» si disse.
Poi successe tutto all’improvviso. Cadde a terra in ginocchio. Qualcosa l’aveva colpita alla schiena, non seppe nemmeno lei identificare cosa, ma faceva male. Una fitta di dolore si propagò per tutta la sua spina dorsale, raggiunse le gambe, le braccia, la testa. Ogni parte del suo corpo bruciava e faceva male, sotto la pelle, nei muscoli. Avrebbe voluto urlare ma il suo corpo non le rispondeva più, le corde vocali sembravano non voler funzionare. La vista le si stava appannando e sentiva le forze venirle meno. Lasciò che le mani scivolassero lentamente sulla strada e si ritrovò stesa a terra. Si rannicchiò su se stessa nella speranza di attenuare il dolore, ma non servì a nulla.
« Hanalis!» sentì Draco urlare disperato il suo nome, il rumore dei passi del ragazzo farsi sempre più vicini, strane parole in latino, uno schianto e un tonfo. Poi più nulla. Tutto cominciò a farsi più ovattato e appannato. Il dolore era finito, ma il suo corpo ancora non voleva rispondere. Le sue palpebre si fecero all’improvviso troppo pesanti per riuscire a tenerle aperte.
L’ultima cosa che vide furono gli occhi grigi di Draco.
Poi tutto si fece nero.
 
 
 
 
 
 
NOTE:
 
Chiedo scusa ma non potevo esimermi da far dire a Draco il fatidico “Vaffanculo Potter” che dice, almeno una volta,  in tutte le storie che ho letto fin’ora.
Allora, passiamo alle note:
Il fiore di Lis non esiste (o almeno credo, non sono molto esperta di botanica), ho deciso di creare un fiore speciale per il mio personaggio speciale. Nel corso della trama questo fiore avrà un significato, ma non vi svelo nulla. Per non creare casino comunque è un fiore esclusivamente presente nel mondo magico.
Per chi fosse interessato, nella mia testolina la canzone che Draco strimpella in biblioteca è “Kiss Me” di Ed Sheeran (fate finta che l’abbia composta Malfoy, concedetemelo:P)
Infine, lo so che un Draco che ride, scherza, fa il simpaticone e si mette pure a lavorare non è molto IC, ma volevo far trasparire come con Hanalis abbia un rapporto diverso. In fin dei conti di come sia Malfoy quando non si scanna con Harry e mezza Grifondoro non ne abbiamo idea.
Ah già, quasi dimenticavo, non ho la benchè minima idea se a Padova esiste o no Via S. Paolo…
Concludo come lo scorso capitolo (mi suona bene)
per dubbi e perplessità…sono qua!

 
Mi sono accorta di non averlo mai fatto ma, ovviamente, ringrazio chi ha messo la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite.
Un “Grazie!” anche a chi ha recensito e a chi legge in silenzio :)

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Capitolo 5
*** 4. Non posso essere... ***


“NON POSSO ESSERE…”

 

“Non posso essere un mago...
Voglio dire, sono solo Harry...
Solo Harry!”
Harry Potter e la Pietra filosofale (il film)

 
«Dove sono?»
Il bisbiglio che le era uscito dalla bocca non sembrava nemmeno appartenerle. Aveva aperto gli occhi a fatica e si era accorta, nonostante la poca luce, di non essere nella sua camera. Quello non era il suo letto, ne era certa. Le tende del baldacchino non erano dello stesso colore e non ricordava di averle cambiate di recente. Non ricordava molto di quello che era successo. Un attimo prima stava chiacchierando con Draco e l’attimo dopo era a terra a contorcersi dal dolore. Aveva un forte mal di testa, le succedeva sempre quando si sforzava di ricordare qualcosa, senza poi riuscirci.
Si alzò dal letto e lentamente si mise in piedi, notando che, chiunque l’avesse portata in quella camera le aveva anche fatto indossare un paio di leggings neri e una canotta dello stesso colore.
« Ha proprio pensato a tutto! Ma chi è stato?» pensò ancora più confusa, accendendo la luce.
« No, decisamente non è la mia stanza» disse tra se guardandosi attorno. La camera era arredata in modo semplice, ma elegante, con mobili di legno scuro e lucido. Tutti i tessuti, dalle tende ai tappeti, passando per la biancheria da letto, erano sui toni del verde. Non c’erano soprammobili, solo qualche foto su uno dei due comodini, ma c’era una libreria piena zeppa di libri dai titoli davvero strani: Il grande libro delle pozioni; Il manuale del pozionista; Erbe magiche di tutto il mondo; Il lato oscuro della magia; Magia Nera: usi positivi; Storia di Hogwarts.
«Ma che razza di libri sono? Pozioni, magia nera, Hogwarts, ma dove sono finita? Cosa diavolo è Hogwarts?» borbottando tra sé si avvicinò ad una piccola poltroncina imbottita su cui era stata buttata malamente un felpa grigia, sicuramente da uomo. Cominciando a sentire freddo, si infilò la felpa arrotolando le maniche per renderle della sua misura. Così facendo si voltò verso la finestra e, sbirciando attraverso le fessure delle tapparelle, si accorse che ormai era giorno.
«Forse dovrei cercare qualcuno che mi spieghi cosa è successo…» si disse terminando l’ultimo risvolto.
Nel frattempo, alle sue spalle, senza che lei se ne accorgesse, la porta si era aperta.
Vedendola in piedi a curiosare tra le sue cose, con addosso la sua felpa, Draco era rimasto paralizzato sulla soglia. Credeva di trovarla ancora addormentata e, per paura di svegliarla troppo bruscamente, aveva fatto attenzione ad aprire la porta senza fare troppo rumore. Proprio per quello non si era ancora accorta della sua presenza.
Chiudendosi la zip, la ragazza si voltò verso il letto e qualcosa sembrò attirare la sua attenzione. Draco la vide avvicinarsi al suo comodino e, una volta accucciatasi sui talloni, osservare le poche cose che vi aveva appoggiato sopra.
« Oh santo cielo! Quella foto si muove…» la sentì esclamare all’improvviso, vedendola finire seduta a terra con gli occhi spalancati per lo stupore.
« Ti sei fatta male?» la ragazza si voltò di scatto verso la porta, vedendo Draco andarle incontro.
« Draco? Draco, per favore dimmi cosa sta succedendo! Perché quella foto si muove? Le foto di solito non si muovono! E tutti quei libri…pozioni? Pozioni? Cristo santo che razza di argomento è pozioni? E cos’è Hogwarts? E soprattutto, cosa diavolo mi è successo?!» esclamò quasi in preda al panico. Draco le si sedette accanto, non sapendo come tranquillizzarla.
« È un po’ complicato, Hanalis…»
« Complicato?» la ragazza sembrava in stato di shock e Draco si preoccupò davvero, ritrovandosi a pensare che farla portare in camera sua, così piena di oggetti magici, non era stata una buona idea.
« Ascolta, che ne dici se scendiamo in cucina e cerchiamo di fare chiarezza davanti ad una bella tazza di cioccolata calda?» le disse aiutandola ad alzarsi. Nel sentire nominare la cioccolata, Hanalis sembrò tornare in sé e Draco vide i suoi occhi illuminarsi.
« C’è anche la panna?» chiese con lo stesso sguardo di un bambino dentro a Mielandia. Draco sorrise divertito e annuì. Non era cambiata, fin da quando era bambina, l’unico modo per farla ragionare era presentarle davanti una cioccolata calda.
 
Era il giorno prima della partenza per il nostro primo anno ad Hogwarts.
Come faceva praticamente ogni giorno, Hanalis era capitata a casa mia ruzzolando fuori dal camino coperta di fuliggine. Il Manor distava solo una ventina di metri dalla villa dei signori Holmes, ma Hanalis adorava prendere la Metropolvere, anche se era una vera incapace. Finiva sempre con l’arrivare in condizioni pietose. Fortunatamente non aveva mai sbagliato camino, altrimenti avremmo dovuto cercarla per tutta Old Sarum.
Solitamente, dopo essere ruzzolata fuori in posizioni di ogni genere, si alzava in piedi e saltellava dappertutto finchè non trovava qualcuno che le desse retta. Quella sera però, mio padre l’aveva trovata seduta per terra con lo sguardo perso nel vuoto. Lo so perché fu lui stesso a dirmelo poco dopo, quando si presentò in camera mia tenendola in braccio.
« Figliolo, credo che questa signorina un po’ spaesata abbia bisogno di te» mio padre era sempre stranamente gentile con Hanalis. La depositò sul mio letto, dandole una spolverata al vestitino che indossava, poi se ne andò. Hanalis mi guardò per qualche secondo in silenzio, poi cominciò a piangere silenziosamente. Vederla piangere mi faceva sempre star male, non ero tipo da abbracci consolatori e belle parole, nella maggior parte dei casi non lo sono nemmeno ora. Essendo l’unica cosa che potessi fare, la lasciai sfogare, sarebbe stata lei a parlare una volta che se lo fosse sentito.
« Draco?» quando era preoccupata, benchè fossi l’unica persona davanti a lei, pronunciava il mio nome con fare interrogativo, io mi limitavo a guardarla come a volerla incitare a parlare.
« Domani partiamo…e se non ci mettono nella stessa casa? Tu finirai sicuramente a Serpeverde, anche zio Lucius e zia Narsy erano a Serpeverde! Ma mamma non ha fatto Hogwarts e papà era a Corvonero. Io non voglio andare a Corvonero, sono tutti così seriosi e intellettuali. Non voglio andare nemmeno a Tassorosso. Ma se ci andassi, tu saresti mio amico comunque? – non mi diede il tempo di rispondere -  e se finissi a Grifondoro? Tutto quel rosso e quell’oro potrebbero farmi male agli occhi! Poi zio Lucius non mi vorrebbe più bene e tu non vorresti più stare con me…e io sarei da sola…Io non voglio stare da sola!» finito il suo sfogo prese a guardarmi con gli occhi sbarrati.
« Hanalis, io sarei tuo amico comunque. Non pensare a queste cose…» devo dire che da piccolo ero molto più saggio.
« Ma è importantissimo, Draco!» esclamò prendendomi le mani e stringendomele forte. Se non l’avessi fatta pensare ad altro sarebbe andata in paranoia e sarebbe stata capace di non smettere fino allo Smistamento. Poi mi venne un’idea.
« Senti, perché non ne parliamo bevendo una cioccolata? Tippy fa la cioccolata più buona di tutto il Mondo  Magico!» le si illuminarono gli occhi e mi abbagliò con il suo sorriso.
« Tippy ci mette anche la panna?» feci appena in tempo ad annuire che mi stava già trascinando in cucina come una furia.
 
«Non mi sono dimenticata che mi devi delle spiegazioni» disse Hanalis all’improvviso.
Draco aveva preparato la cioccolata in silenzio e, altrettanto in silenzio, i due si erano seduti al piccolo tavolo della cucina davanti a due tazze fumanti e un piattino di biscotti.
Hanalis stava seduta davanti a lui, con entrambi i gomiti sul tavolo, una mano appoggiata alla guancia a sorreggere la testa e l’altra intenta a intingere il biscotto nella bevanda fumante. Perso nei suoi ricordi, Draco l’aveva sentita parlare, ma non aveva prestato attenzione alle sue parole, per questo aveva alzato la testa guardandola con espressione confusa.
« Ho detto che attendo delle spiegazioni, Draco, e vorrei che fossero convincenti…»
« È complicato…» sussurrò il ragazzo abbassando lo sguardo.
« Questo l’hai già detto…» il tono di Hanalis questa volta fu più duro.
Draco sospirò sconfitto, si alzò, si diresse verso il lavandino dove depositò la tazza e rimase lì con le mani a stringere il bordo.
Vedendo quella reazione, Hanalis si accorse che anche Draco stava soffrendo per quella situazione. Rendendosi conto di avere un po’ esagerato, si alzò e gli si avvicinò appoggiandogli una mano sulla spalla, sentendolo sussultare leggermente.
« Forse ho esagerato un po’ prima, che ne dici di cominciare dalle cose semplici?» gli chiese con tono dolce e accondiscendente.
« In questa storia non c’è niente di semplice Lis…» Hanalis non potè fare a meno di sospirare nel sentire con quanta amarezza il ragazzo aveva pronunciato quella frase. Si rendeva conto che quello che era successo la sera prima non doveva essere facile da spiegare, visto che rasentava l’incredibile, ma restava il fatto che lei aveva davvero bisogno di sapere.
« Senti, lasciamo perdere quello che è successo ieri sera, sarà stato qualcosa di assurdo anche per te. Forse più familiare di quanto lo sia per me, ma comunque davvero assurdo. Prova a spiegarmi qualcos’altro…»
« Più che assurdo è stato improvviso – pensò Draco – ma cos’altro potrei dirle senza rischiare di rivelare tutto subito? È già abbastanza sconvolta, non voglio peggiorare la situazione…»
« Cos’altro credi che potrei spiegarti?» le chiese, consapevole che prima o poi qualche spiegazione le era dovuta.
« Intanto potresti cominciare a dirmi come ci siamo conosciuti» Draco la guardò perplesso, che razza di domanda era?
« Ci siamo conosciuti ieri mattina in biblioteca»
« Si, certo, come no…- aveva detto poco convinta – ma ti sembro davvero così stupida? Sentimi bene, quella foto mi ha sconvolto parecchio ok?! Ma ho fatto a tempo a darci una bella occhiata e sono sicura che quel bambino è lo stesso del mio sogno, come sono sicura che quel bambino sei tu! Quindi, Malfoy, perché non cominci ad essere sincero?» Draco sospirò sconfitto per l’ennesima volta, risollevato solo dal fatto che l’Oblivion non aveva intaccato minimamente l’intuito e l’intelligenza della ragazza. Tornò a sedersi al tavolo seguito da Hanalis, che non smise un attimo di guardarlo con impazienza.
« Ci conosciamo praticamente da quando siamo nati… - cominciò a raccontare sapendo di dover pesare bene le sue parole – i miei genitori e i tuoi erano amici di vecchia data ed eravamo vicini di casa… eri la mia migliore amica, quasi una sorella. Me ne hai combinate di tutti i colori fino a che non siamo andati a scuola, poi è stato anche peggio…eri davvero una peste» tenendo la testa bassa, per paura di incontrare lo sguardo di Hanalis, Draco sorrise. Lo metteva sempre di buon umore ripensare a tutti gli scherzi che la ragazza gli aveva fatto o a tutte le marachelle in cui lo aveva coinvolto, riuscendo a scamparla sempre, mentre lui finiva con l’essere punito.
« Ero una peste…?» mormorò Hanalis persa nel racconto di Draco, curiosa di saperne di più.
« Si! Fino al terzo anno eri un vero e proprio maschiaccio e non c’era verso di tenerti ferma per più di dieci minuti, poi ti sei calmata. Direi fortunatamente, perché credimi, starti dietro era una vera impresa…»
« Un po’ maschiaccio lo sono ancora - gli disse lei sorridendo divertita – dopo cosa è successo?» Draco sorrise divertito da quel suo modo di fare molto simile a quello di una bambina che sente per la prima volta una storia coinvolgente, poi però, pensando a cosa avrebbe dovuto raccontarle, si incupì.
« Il dopo non è molto divertente…»
« Ti riferisci all’incidente? – Draco annuì – capisco. Allora lasciamo stare, se ti fa stare male…»
« Se fa stare male me?! – Draco la guardò stralunato – certo che sei strana forte sai?»
« E perché mai?»
« Hanalis erano i tuoi genitori! I tuoi ricordi! Come fai a pensare che non voglia parlarne perché sono io a soffrire?»
« Perché lo vedo nei tuoi occhi, Draco» la serietà e la convinzione, con cui aveva detto quella semplice frase, lasciarono il ragazzo interdetto.
 
Era il quinto anno. Ad essere precisi, mancavano un paio di mesi alla fine del quinto anno ed eravamo tutti impegnati nello studio per i G.U.F.O. imminenti.
Hanalis stava attraversando un brutto periodo. I suoi genitori erano morti da poco e gli attacchi contro di lei erano aumentati a dismisura. Nonostante cercasse di risultare quella di sempre, chi la conosceva bene poteva vedere un’ombra oscurarle gli occhi. Io la vedevo, ed era davvero straziante.
Quel giorno, però, era stranamente di buon umore e aveva coinvolto Blaise e Pansy in un mega ripasso di Storia della Magia, materia in cui quei due erano veramente delle capre. Non che io fossi una cima, ma almeno riuscivo a prendere un voto accettabile.
Uscii dalla mia camera, che condividevo con Blaise e Theo, e mi diressi verso l’uscita della Sala Comune, con l’intenzione di andarmi a fare una passeggiata lungo il lago, avevo anch’io diverse cose a cui pensare in quel periodo. Passai accanto al tavolo che ospitava quella despota di Hanalis, intenta nel suo ripasso e notai che lei era l’unica ad esserne interessata. Pansy si stava guardando le unghie, probabilmente indecisa sullo smalto che avrebbe scelto, Blaise scarabocchiava sulla pergamena un paio di schemi di allenamento.
Sperai con tutto me stesso che non mi vedessero. Sperai invano.
« Draco, amico mio!» soffocai un imprecazione nel sentire la voce squillante di Blaise e mi bloccai sul posto. Mi voltai con stampata in viso un’espressione molto chiara: se proponi a quella nanetta di inserirmi nel ripasso ti strozzo! Blaise purtroppo non recepì il mio messaggio.
« Perché non ti unisci a noi?»
In quel momento Hanalis alzò lo sguardo e mi sorrise sbattendo le ciglia. Sapeva bene che quando faceva così avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa e io l’avrei fatta. Sconfitto, mi sedetti accanto a lei e, dopo averle schioccato un bacio sulla guancia, sbirciai i suoi appunti.
« Lo faccio solo per alzare il livello di questo ripasso» dissi con finto tono altezzoso, raddrizzando la schiena con fare impettito. Blaise e Pansy scoppiarono a ridere, mentre Hanalis mi fece l’occhiolino divertita. In quel periodo era difficile vederla ridere davvero, si limitava a sorridere ogni tanto, ma nulla di più.
« Stai bene?» le bisbigliai all’orecchio mentre gli altri due continuavano a ridere.
« È tutto a posto, tesoro, non preoccuparti» mi rispose regalandomi un sorriso e una carezza. Sapevo che non era vero, ma decisi di accontentarmi di quella risposta.
Dopo un’ora di ripasso super intensivo, Pansy e Blaise, con una scusa pessima a parer mio, se ne andarono e ci lasciarono lì sommersi da libri polverosi e pergamene.
« Sei sicura che vada tutto bene, piccola?» le chiesi abbracciandola. Lei era l’unica con cui mi sentivo libero di essere affettuoso. Lei annuì e alzò gli occhi al cielo.
« Si mamma sto bene!» disse fintamente esasperata, per poi accennare ad una risatina divertita, probabilmente a causa della mia espressione.
« Tu mi nascondi qualcosa nanerottola, ancora non so bene cosa, ma sta sicura che lo scoprirò!» le dissi puntandole un dito sul naso, come facevo fin da piccolo, con fare accusatorio. Lei si rabbuiò all’improvviso e sul momento non ne capii il motivo, non sapevo ancora che di lì a pochi giorni se ne sarebbe andata.
« Ho detto qualcosa di sbagliato?»
« No Draco, scusa, stavo solo pensando…»
«Vuoi parlarmene?» non ero mai stato bravo con le parole e a dir la verità nemmeno mi importava molto dei problemi altrui, avevo già i miei che bastavano a tenermi occupato. Per Hanalis, però, ero disposto a cambiare le mie abitudini ed ero sempre disponibile ad ascoltarla se aveva dei problemi, o anche solo se voleva sproloquiare su qualcosa.
«No, tranquillo – mi rispose sorridendo – finirei con l’impensierirti e mi sembri esserlo già abbastanza per problemi tuoi…»
Non lo avevo detto a nessuno, ma pochi giorni prima mi era arrivata una lettera da mio padre che mi comunicava la data in cui avrei ricevuto il Marchio Nero. In piccola parte speravo di trovare il modo di scamparla. Non avevo detto nulla nemmeno ad Hanalis, continuavo a ripetermi che sarei riuscito a trovare una soluzione, ma sapevo di non avere scelta.
« Draco, cosa ti succede?» mi prese la mano e solo allora mi accorsi di essermi perso nei miei pensieri.
« Nulla, tranquilla…» cercai di sorriderle, ma sapevo che mentirle, per me era quasi impossibile.
« Non è vero, Draco, lo sai anche tu» infatti se ne accorse subito, ma non volevo dirle nulla, non volevo che si preoccupasse anche di quello.
« Come fai a dirlo?» le chiesi mettendomi sulla difensiva.
« Perché lo vedo nei tuoi occhi, Draco»
 
Era successo ancora. Da quando l’aveva rivista, ogni suo movimento, ogni sua frase gli portava alla mente un ricordo che la riguardava e non c’era verso di ricacciarlo indietro. Quel ricordo, poi, era uno dei più dolorosi, perché riguardava il periodo di poco precedente alla scomparsa della ragazza.
Hanalis lo stava guardando in attesa di qualcosa, che fossero una risposta o altri dettagli sulla loro conoscenza, davvero non riusciva a capirlo.
Fece per riprendere a raccontare, ma un vociare confuso, proveniente dalla sala, distrasse sia lui che Hanalis. Nel tempo che avevano passato in cucina, erano stati talmente presi dai ricordi, da non accorgersi che nella stanza accanto era in corso una discussione.
Hanalis e Draco si guardarono in silenzio per qualche secondo. La ragazza, incuriosita, cercava di capire quale fosse l’argomento, il ragazzo, che sapeva benissimo quale poteva essere, si stava chiedendo se fosse o no il caso di prendervi parte.
All’improvviso i toni della discussione nell’altra stanza si alzarono.
« L’ha quasi fatta ammazzare!»
Nel sentire quelle parole Draco si era alzato di scatto dalla sedia e, con un’espressione che non prometteva niente di buono, si era diretto verso la sala, facendo segno ad Hanalis di non muoversi.
« Stai forse dicendo che tu saresti stato in grado di prevedere un attacco e di proteggere Hanalis molto meglio di Draco?»
« Non sto dicendo questo, Zabini!»
« Oh, io invece credo che tu lo stia proprio dicendo, Potter! Perché non tiri fuori un po’ del tuo proverbiale coraggio Grifondoro e mi dici quello che pensi davvero?!» con un diavolo per capello Draco Malfoy aveva fatto il suo ingresso in salotto, parandosi davanti ad Harry con aria truce.
Convinta che fosse il caso di ascoltarlo, vista la faccia che aveva quando le aveva intimato di stare lì, Hanalis stava seguendo la scena da dietro la porta della cucina, attraverso un piccolo spiraglio.
« Non mi serve il coraggio Grifondoro per dire cosa penso di una Serpe come te! Non ti sei accorto che vi stavano seguendo, l’hai lasciata uscire allo scoperto, hai permesso che la colpisse una Cruciatus! È ancora una babbana, Malfoy, poteva morire e allora i nostri sforzi sarebbero stati inutili!» Potter aveva progressivamente alzato il tono della voce.
« I nostri sforzi? I nostri sforzi? Ma ti senti quando parli Potter?! Stiamo parlando di Hanalis, non di una babbana qualsiasi. Se questa missione è uno sforzo per te, perché non te ne torni al comando Auror ed eviti di appestarmi l’aria con la tua presenza? Che poi, come puoi considerare una missione il ritrovamento di quella che era anche una tua amica! Non eravate voi Grifondoro a predicare i buoni sentimenti?!»
« Non è una questione di buoni sentimenti, Malfoy! »
« Certo! Tiriamo in ballo i sentimenti solo quando ci fa comodo, giusto Potter? Mandiamo avanti Malfoy che tanto non prova nulla! Mandiamo avanti Malfoy così se succede qualcosa possiamo incolpare lui! »
« Non cambiare argomento Malfoy e non cercare di passare per la vittima della situazione!»
«L’ho creduta morta per sei anni!» Draco aveva urlato così forte che, nascosta dietro la porta della cucina, Hanalis aveva sussultato spaventata.
« Gli hanno detto che ero morta… - mormorò sconvolta portandosi una mano davanti la bocca, come a voler nascondere la sorpresa – come hanno potuto?»
Il dolore nella voce di Draco l’aveva sconvolta. Dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutte le bugie che, sicuramente, gli avevano raccontato, non era giusto che gli riservassero quel trattamento. La sera precedente, Draco aveva cercato di salvarla in tutti i modi, rischiando anche di sacrificare se stesso ed ora, quel Potter lo incolpava di tutto. Non poteva sopportarlo.
Prese un respiro profondo e aprì la porta, entrando in sala di gran carriera e portandosi tra Draco ed Harry, mentre attorno a lei calava il silenzio.
« Scusate se interrompo una litigata che mi sembra davvero importante – cominciò con tono sarcastico – ma ho un paio di puntualizzazioni da fare»
« Hanalis…» cercò di calmarla Draco.
« Stai zitto!» esclamò la ragazza, per poi voltarsi verso Harry puntandogli un dito contro.
« Non ho la minima idea di chi tu sia, non so se ci conosciamo o no, o chi diavolo sei tu per Draco. E onestamente, in questo momento, nemmeno mi interessa! Me ne frego se ti manco di rispetto, me ne frego se non so cos’è una Cruciatus, o quel che è! Ma tu, mio caro stai decisamente esagerando con tutte queste accuse! Se sei così tanto bravo, dov’eri tu mentre tutte quelle scintille cercavano di colpirci? Dov’eri tu mentre Draco cercava di fare da esca solo per farmi scappare? Dov’eri tu quando mi hanno colpito? Te lo dico io dov’eri! Non eri lì, in mezzo a quella strada, a fare quello, che molto probabilmente è il tuo dovere!»
« Hanalis per favore…» lo sguardo che gli riservò la ragazza voltandosi, fece capire a Draco, che avrebbe fatto meglio a stare zitto.
« Oh, non preoccuparti, ne ho anche per te Draco Malfoy! Sono stanca di sentirmi dire che è complicato, che quello che dovrò sentire non mi piacerà, che sarà pericoloso o che altro! Mi ha colpito una strana luce sulla schiena, sono rimasta svenuta per un sacco di tempo, in camera tua hai dei libri di Pozioni e una foto che si muove! Si muove capisci?! Pensi davvero che ci sia qualcosa che potrebbe sconvolgermi più di questo? Per di più scopro che Quattrocchi ne sa molto più di me che sono la diretta interessata, come pensi che stia a riguardo?! Beh non bene ok?»
Finita la ramanzina, agguantò una sedia e si sedette, incrociando le braccia sotto il seno e rivolgendo uno sguardo arrabbiato a tutti i presenti.
« Voglio spiegazioni e le voglio subito! E pregate che siano valide, perché scintille o meno, non sapete di cosa sono capace!»
Blaise, Pansy, Ron, Ginny ed Hermione guardarono Draco ed Harry, che si scambiavano uno sguardo preoccupato. Era arrivato il momento della verità, Draco lo sapeva benissimo, come sapeva benissimo che era giunto il momento di lasciare da parte i mezzi termini e di sganciare la bomba.
Visibilmente teso, il ragazzo si sedette accanto ad Hanalis e la guardò intensamente negli occhi.
« Devi promettermi che non scapperai urlando una volta che ti avrò detto tutto. Promettimi che, anche se ti sembrerà un’assurdità, lascerai che ti spieghi ogni cosa nei minimi dettagli»
« Sto aspettando»
« Promettilo!»
« Lo prometto! Adesso voglio sapere tutto»
« Tu sei una strega, Hanalis!»
 
 
 
 




NOTE:
 
Ok! Questo capitolo è stato un parto!
L’ho scritto, cancellato e riscritto una marea di volte e ancora non sono convinta, ma sarei potuta andare avanti altri trent’anni così ho deciso di tenerlo così^^
È un capitolo abbastanza di passaggio perché, sostanzialmente non succede molto.
Come avrete visto ci sono alcune parti in corsivo, quelli sono i ricordi di Draco, credo che ne inserirò qualche altro anche nei prossimi due o tre capitoli, giusto per dare un’idea di com’erano Hanalis e il loro rapporto ai tempi di Hogwarts e non.
I titolo di libri citati, a parte Storia di Hogwarts(che non manca mai) sono inventati di sana pianta dalla sottoscritta.
Che altro…ah già non conosco i voti di Draco a scuola ma ho immaginato che papà Lucius non sarebbe stato molto felice di saperlo un asino, così l’ho reso uno studente nella media, sempre meglio di niente:P
Anche la storia della lettera sul conferimento del Marchio l’ho inventata, non so se sia andata così davvero perché non ho trovato notizie al riguardo, ma mi serviva per la storia…
Ammetto che Harry è un po’ troppo duro e Draco un po’ troppo coccoloso e isterico ma sono passati 5 anni, hanno affrontato una guerra e dei cambiamenti, sono cresciuti e maturati. D’altronde la guerra cambia tutto, anche le persone, perché loro no?
Ho detto tutto, credo.
Per dubbi e perplessità…sono qua!

 

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Capitolo 6
*** 5. Il posto a tutto si troverà ***


IL POSTO A TUTTO SI TROVERA’

 

Hockety Pockety Wockety Wack
Abra Cabra Dabra Da
Se ciascun si stringerà
Il posto a tutto si troverà
Higitus Figitus Figitus Sbum
Presti-Digi-Torium
(Mago Merlino – La Spada nella roccia, Walt Disney)

 
Sei una strega…
 
«Una strega… – borbottò – una strega!?» esclamò poi tirandosi a sedere di scatto.
«Cristo santo! Ma come posso credere ad una cosa del genere? E´assurdo!»
Ci aveva messo un po’ a convincere Draco e Harry che poteva benissimo fare da sola i cento metri che separavano i loro condomini, ma alla fine ce l’aveva fatta.
Una volta entrata in casa, con un diavolo per capello, si era diretta come una furia in camera sua sbattendosi la porta alle spalle, con una forza tale che il vetro delle finestre vibrò. Si era buttata sul letto ed era stata stesa lì, immobile, fino a quel momento.
Aveva mantenuto la promessa: non era fuggita urlando, non aveva dato del pazzo a nessuno, non era scoppiata a ridere in faccia a Draco. Era rimasta seduta in silenzio, ad ascoltare le parole del biondo che le apparivano sempre più assurde ed incredibili. Aveva persino accettato, un po’ a fatica, di prenderle per vere, d’altronde non ricordava quasi nulla dei suoi primi quindici anni di vita: qualsiasi cosa, a quel punto, poteva essere possibile.
 
Ti stanno cercando…
Non puoi stare qui, dobbiamo andarcene…
Ti uccideranno…
 
Le avevano spiegato che non poteva stare lì da sola, perché Padova non aveva una zona magica e non avrebbe potuto, anche li avesse recuperati, usare i suoi poteri senza essere scoperta da quelli che chiamavano babbani. Quelli come lei, insomma. Perché Draco gliel’aveva spiegato: lei, senza i suoi poteri, era una babbana qualsiasi e come tale avrebbero potuto ucciderla da un momento all’altro.
I toni della discussione si erano gradualmente alzati, Potter si era messo in mezzo e dopo di lui tutti gli altri si erano sentiti in dovere di dire la loro, così lei e Draco avevano finito col litigare. Si erano urlati di tutto, tante delle cose che aveva detto nemmeno le ricordava, ma alla fine il ragazzo l’aveva convinta: sarebbe andata con loro.
Aveva specificato che li avrebbe seguiti solo perché era curiosa di vedere se dicevano la verità e per saperne di più sul suo passato, ma non ci aveva creduto nessuno e, a voler dire la verità, non ci credeva molto nemmeno lei. Dentro di se sapeva che quella era la verità, perché aveva sempre avuto la sensazione che quello non fosse stato il suo posto…e questo la confondeva parecchio.
 
Oblivion…
Hogwarts…
 
A detta di quella che aveva soprannominato “l’Allegra Compagnia”, la mattina seguente attraverso una passa-qualcosa sarebbero arrivati ad Hogwarts che, non era sicura di aver capito bene, secondo i racconti di Draco doveva essere una scuola, la stessa che aveva frequentato anche lei.
Le avevano detto che non sarebbe più tornata in quella casa, almeno non nel prossimo futuro.
«Meglio non star qui a pensarci troppo…» si disse cercando di mettere da parte la malinconia che provava in quel momento.
Aveva rispolverato il vecchio baule guardaroba che, da quello che sapeva, le era stato lasciato dalla nonna. Era un pezzo di antiquariato, ma era in ottime condizioni: con quello e un paio di scatoloni, avrebbe avuto con se tutto ciò di cui aveva bisogno. Chiedendosi cosa mai ci si potesse portare in valigia in una situazione del genere, sospirò sconsolata ricordando che gli scatoloni erano in soffitta.
Si diresse verso la porta d’ingresso, la aprì e si bloccò, trovandosi davanti un Hermione Granger con il dito a mezz’aria pronta a suonare il campanello.
« Granger…» mormorò Hanalis.
« Ciao…Non volevo disturbarti…»
« Avete altre sconvolgenti rivelazioni? Che ne so...che sono imparentata con il mostro di Loch Ness?! O sei qui solo per una visita di cortesia?» chiese Hanalis appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia sotto il seno, in un atteggiamento che ad Hermione non potè non ricordare Malfoy. Era in quei momenti che capiva come quei due potessero essere così amici.
« Nessuna rivelazione e nessuna parentela – rispose la Granger decidendo di ignorare la provocazione e il tono strafottente di Hanalis – sono qui per aiutarti con le valige…anzi siamo qui…Ginny e Pansy arriveranno a momenti» Hanalis sbuffò, uscì definitivamente e si chiuse la porta alle spalle.
« Dove vai?»
« A recuperare un paio di scatoloni, se non torneremo più voglio portare con me più cose possibili. Quello che ho qui dentro è tutto ciò che mi resta» Hermione sorrise con un misto di dolcezza e tristezza. Le dispiaceva davvero che la ragazza lasciasse quella che ormai considerava la sua casa.
« Lascia perdere gli scatoloni, non ti servono quando hai questa» disse poi estraendo la bacchetta da una tasca interna del cappotto.
« Un bastoncino di legno? E cosa dovrei farci, sturarmici le orecchie?» Hermione sbuffò, quell’umorismo alla Malfoy era davvero insopportabile.
«È una bacchetta magica» disse esasperata, alzando gli occhi al cielo.
« Oh si certo! Mago, strega, bacchetta magica…come ho fatto a non pensarci» borbottò Hanalis mentre riapriva la porta e faceva cenno alla ragazza di entrare. Poco prima che la porta si chiudesse Pansy e Ginny le raggiunsero.
Una volta riunite tutte in camera di Hanalis, Hermione aveva osservato attentamente il vecchio baule e, mormorando parole in latino, l’aveva picchiettato qui e lì con la bacchetta, poi si era voltata verso la proprietaria della camera e aveva sorriso soddisfatta.
Hanalis, con fare sospettoso, si era avvicinata al baule trovandolo esattamente identico a prima.
« Se mi fai capire cos’hai combinato posso anche vedere di farti un complimento»
« Incantesimo di Estensione Irriconoscibile» esclamò Hermione.
« Oooh certo! Ma come ho fatto a non pensarci?! Forse perché non so cosa diavolo sia? Parla potabile Granger, per favore» Pansy e Ginny soffocarono una risatina nel sentire quella risposta.
« Si tratta di un incantesimo che amplia lo spazio interno di un oggetto. Adesso non avrai bisogno di altri bagagli, ci starà tutto ciò che vorrai metterci dentro»
Hanalis sgranò gli occhi e si avvicinò circospetta al baule, girandoci attorno un paio di volte per poi infilare la testa dentro ad uno degli scomparti più grandi ed uscirne ancora più sconvolta: il fondo del baule non si vedeva neanche a pagarlo, al posto suo c’era solo una distesa nera di buio e spazio vuoto. Cominciava a piacerle quella storia della magia.
Fregandosene completamente delle tre ragazze accomodate sulla panca che teneva ai piedi del letto, la giovane si diresse verso la cabina armadio uscendone poco dopo con una pila di maglioni che adagiò sul letto.
Hermione scosse la testa sconsolata.
« Così finiremo con l’andare avanti per ore…» Possibile che né Pansy ne Ginny ci avessero pensato? Si alzò e si posizionò davanti al baule e con un movimento della bacchetta fece aprire tutti gli scomparti.
«Lascia fare a me – disse - un piccolo incantesimo e trasferiremo la tua camera dentro il baule»
Hanalis strabuzzò gli occhi per l’ennesima volta.
« Hermione? Non mi dire che l’Hockety Pockety funziona davvero!» le chiese.
Lis la stava guardando con lo stesso sguardo che avevano Harry e Ron davanti all’ultimo modello di scopa da corsa e questo, unito al fatto che sapeva bene a cosa la ragazza si stesse riferendo, la fece scoppiare a ridere.
« L’Hokety Pokety? È un nuovo incantesimo?» chiese Ginny guardando perplessa Pansy.
« Cosa ci sarà tanto da ridere…» borbottò Hanalis imbronciandosi come una bambina.
« Nulla, nulla scusami. Comunque no, non funziona. Anche se sarebbe davvero un bell’incantesimo – le disse la riccia una volta ripresasi – ma conosco qualcosa di simile, basta combinare qualche formula. Credo sia il caso che tu tenga fuori il necessario per la notte e un cambio per domani, potrebbe essere un problema recuperarlo una volta sistemato tutto» Hanalis annuì, anche se non ci aveva capito molto e sparì nella cabina armadio, uscendone poco dopo con una montagnetta di capi piegati, uno zainetto, un beauty-case e una mini borsa a tracolla.
« Molto bene!» esclamò la Granger, dopodiché mormorò un paio di parole e fece degli strani movimenti con la bacchetta. In un battibaleno tutto il contenuto della cabina armadio e della cassettiera accanto al letto erano scomparsi dentro gli scomparti del baule, che si chiuse con un bel “clac”.
 
Sei una strega…
 
Dopo aver visto quello che era stata in grado di fare Hermione, con un paio di frasette in latino e una bacchetta di legno, Hanalis non aveva più molti dubbi sull’esistenza della magia.
« Fantastico!» disse rimasta completamente senza parole.
« Hai altre cose che vuoi portare con te? – chiese Pansy – Hermione potrebbe incantare anche lo zaino e il beauty» Hanalis si guardò attorno per qualche secondo.
« A dir la verità non ho molte cose…nel beauty metterò solo il necessario. Mentre, Hermione, se volessi incantarmi lo zaino, non ti direi di no»
«Già fatto!» rispose la Granger.
« Sentite… - cominciò la ragazza – non è che voglia mandarvi via, ma penso di potermela cavare da sola ora»
« Ma certo tesoro, prenditi tutto il tempo che vuoi – disse Ginny dolcemente – tieni, chiamaci quando hai finito, uno dei ragazzi verrà a darti una mano con il baule. Ti aspettiamo per cena!» terminò porgendole un bigliettino con su scritto un numero di telefono.
« Ma la passacosa non arriva domani mattina?»
« Passaporta» la corresse Hermione da brava so-tutto-io.
« Quello che è! Avevate detto che saremmo partiti domani mattina presto…» mormorò sconsolata sedendosi sul letto con un tonfo.
 
Ti stanno cercando…
Non puoi stare qui, dobbiamo andarcene…
Ti uccideranno…
 
« Non puoi stare qui da sola, Hanalis. Potrebbero attaccarti durante la notte e nessuno di noi sarebbe in grado di salvarti… - Hermione le si sedette accanto poggiandole una mano sulla spalla – posso capire che per te sia difficile. Ti stiamo catapultando in un mondo che al momento ti è del tutto sconosciuto e ti stiamo chiedendo di lasciare la tua casa così, all’improvviso, ma lo facciamo per il tuo bene…»
« Sì, lo so…vorrei solo trascorrere un’ultima notte a casa mia» il tono supplichevole di Hanalis fece sorridere Hermione, le ricordava una bambina piccola quando faceva così.
« Lo capisco…ma è pericoloso, molto! Ti abbiamo creduto morta per sei anni e nessuno di noi vorrebbe perderti un’altra volta…senza contare il fatto che Malfoy potrebbe buttare giù la porta e portarti via di peso!» Hanalis rise di quell’ultima frase, immaginandosi il biondino capitarle in casa come una furia e trascinarla via come un sacco di patate.
« Va bene, va bene! Ma solo perché non voglio che a Malfoy scoppino le coronarie!»
Una volta che fu sola, Hanalis si mise a vagare per il suo piccolo appartamento, raccogliendo tutti gli oggetti cari che trovava e radunandoli, di volta in volta, sul tavolo in salotto. Quello che aveva detto a Pansy era vero, non aveva poi molto altro da portare con se: qualche vecchia foto, dei soprammobili a cui era particolarmente affezionata, la sua piccola collezione di civette, il computer portatile, il tablet e l’ipod, un paio di vecchi pupazzi, i suoi libri e qualche altro oggetto. Aveva imballato le cose più fragili, messo computer, tablet e ipod nelle rispettive custodie e infilato tutto bene in ordine nello zaino.
«Anche questa è fatta!» si disse appoggiando zaino e beauty accanto al baule.
Hanalis si guardò attorno: il bagno era vuoto, la sua camera era un deserto e la cabina armadio era una desolazione.
Non lo sopportava. L’idea di doversene andare così, lasciando la sua vita all’improvviso, la faceva infuriare. Si volò con rabbia verso il letto e con una scatto prese il bigliettino lasciatole da Ginny, lo osservò per qualche secondo per poi accartocciarlo e farlo cadere a terra.
«Che si strozzino!» esclamò tirando un calcio alla pallina di carta.
Si mise la giacca, infilò le ultime cose nello zaino e se lo mise in spalla. Prese con entrambe le mani la maniglia del vecchio baule e lo trainò fino all’ascensore, sbattendosi alle spalle la porta di casa.
«Che vadano a farsi benedire tutti! Loro e questa stupida idea che non posso nemmeno trainarmi un baule da sola!» borbottò tra sé mentre percorreva a fatica la poca strada che separava casa sua da quella di Ginny o di Draco. Non aveva ancora capito bene se abitassero tutti insieme, ma in quel momento non le importava.
 
«Oh! Grazie al cielo! – esclamò Ginny vedendola trascinare il baule attraverso la porta d’ingresso – si può sapere perché non hai chiamato?!» il tono da mamma chioccia in apprensione infastidì parecchio Hanalis, che non era affatto abituata alle ramanzine in stile Molly.
«Si può sapere da quando ti sei autonominata mia madre?» rispose piccata per poi sorpassarla pestando i piedi come una bambina, mentre Malfoy, venuto a darle una mano con i bagagli, tentava di trattenersi dallo scoppiare a ridere in faccia alla Weasley.
«Ma guarda un po’ questa…» borbottò Ginny tornando in cucina, dove tutti gli altri aspettavano seduti a tavola.
«Beh? Non mi aspettavate per mangiare? Mangiamo!» Hanalis dava l’impressione di essere davvero irritata. Tutti capivano molto bene cosa volesse dire per lei essere catapultata in quel modo in un mondo di cui non credeva nemmeno possibile l’esistenza.
«Quando fa così è uguale a te…» bisbigliò Blaise all’orecchio di Draco, che gli sedeva accanto, facendo sghignazzare Harry, seduto dall’altro lato. Draco fulminò entrambi con lo sguardo e Hanalis se ne accorse.
«Che hai da sghignazzare come una iena, Quattrocchi?» chiese bruscamente a Potter, fulminandolo a sua volta con gli occhi. Draco per poco non scoppiò a ridere. Vedere Hanalis trattare male i Grifondoro gli aveva sempre dato una certa soddisfazione.
 
Come potrei dimenticare quel giorno?
Era il terzo anno e Hagrid, che tutti si ostinavano a considerare un insegnante, ci aveva portato “una bella sorpresa” come l’aveva definita lui.
Hanalis, che adorava le sorprese, ma che soprattutto aveva sviluppato un’insana passione per Cura delle Creature Magiche, non stava nella pelle. Noi Serpeverde ce ne stavamo in disparte, lontano il più possibile dai Grifondoro e Hanalis non aveva smesso nemmeno un secondo di saltellare di qua e di là tartassandomi di domande.
«Chissà che animale sarà! Tu lo sai Draco?»
«No…» le risposi scocciato, mentre lei mi guardava con quegli occhi pieni di aspettativa.
«Secondo te cos’è?»
«Non lo so, Lis…per favore stai ferma» quando faceva così era davvero insopportabile.
«E se fosse un Fwooper? Ho sempre desiderato vedere un Fwooper! Pensi che potrebbe essere un Fwooper, Draco?» se avesse ripetuto la parola Fwooper un’altra volta avrei preso seriamente in considerazione l’idea di affogarla nel Lago Nero con le mie mani. Dovetti ammettere a me stesso che vedere quel branco di Grifondoro, soprattutto Potter, agonizzanti a terra per colpa del dolce uccellino che Lis non vedeva l’ora di studiare, era un’idea che non mi dispiaceva affatto.
Purtroppo per me, non fu un Fwooper.
L’idea che persino uno stupido cavallo pennuto trovasse simpatico quello sfregiato di Potter, mi fece andare fuori di testa. Hanalis cercò di fermarmi, ma la scostai bruscamente e mi avvicinai all’Ippogrifo.
Non ricordo molto altro.
Vidi Hanalis scansare malamente Potter e corrermi incontro, mentre la Granger urlava di portarmi in infermeria.
«Vengo con te Hagrid» esclamò Lis prendendomi una mano, per poi lasciarla subito. La vidi correre via e, quando Hagrid si girò seguendola, la trovai a fronteggiare Potter.
«Che hai da sghignazzare come una iena, Quattrocchi?» esclamò dando uno spintone a Potter facendolo traballare. Sono sicuro che Hanalis gliene abbia dette di tutti i colori prima di correre dietro ad Hagrid, che intanto si era diretto verso il castello.
«Sono qui Draco..» furono le ultime parole che sentii, poi svenni per il dolore e per lo spavento. Più per lo spavento.
 
Terminata la cena, forse anche grazie ai manicaretti cucinati dalla piccola Weasley, Hanalis riacquistò una buona parte del suo tipico buon umore ma rimase comunque in silenzio per tutto il resto della serata. Si trovava bene con quei ragazzi e, ormai, non faticava a credere che un tempo fossero stati suoi amici, ma non poteva fare a meno di sentirsi a disagio mentre loro chiacchieravano dei vecchi tempi. Di cose che lei non ricordava e che forse non avrebbe mai ricordato.
 
Oblivion…
 
Nemmeno Draco aveva parlato molto. Non aveva mai sopportato quelle serate passate a ricordare gli anni di Hogwarts e, quando poteva, le evitava come la peste. Controllò l’orologio da polso accorgendosi che mancavano solo venti minuti alla mezzanotte e che era più di mezz’ora che Hanalis sbadigliava ad ogni piè sospinto.
«Nanerottola! Andiamo a letto, su!» esclamò alzandosi dalla poltrona su cui si era stravaccato. Seduta sul divano, tra Ginny e Pansy, Hanalis arrossì a quell’invito facilmente equivocabile, chiedendosi il perché di quella strana reazione. Pansy, Ginny e Blaise nascosero un sorrisetto e quest’ultimo fece l’occhiolino a Draco ricevendo in risposta un gestaccio.
«Vai pure, tesoro. Hai bisogno di riposare e ti ho già preparato la camera degli ospiti… - le disse Pansy guardandola con comprensione, per poi rivolgersi a Draco – voi andate pure, noi ci fermiamo ancora un po’…penserà Blaise agli incantesimi, ma assicurati che la camera sia protetta»
 
Dopo aver scoperto che la camera degli ospiti era esattamente davanti alla camera di Draco, Hanalis si sentì più tranquilla. Tra tutti era quello con cui sentiva di avere uno strano legame, diverso da quello che c’era con gli altri ragazzi. Scambiando si e no due parole, il biondo sistemò le sue cose accanto al letto e le indicò la strada per il bagno, dicendole di fare come se fosse a casa sua.
«La camera e la casa sono protette da incantesimi molto potenti, per questa notte sarai al sicuro – le disse avviandosi alla porta – ma per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi…»
«Grazie» rispose con un sorriso incerto.
«Dormi bene»
«Anche tu» il ragazzo accennò un sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
«Dormi bene» pensò Hanalis rintanandosi sotto le coperte. Erano state solo due parole, prive di chissà quale significato, ma le avevano provocato uno strano brivido lungo la schiena. Era come se avesse già vissuto quella scena, come se il ragazzo le avesse già detto quelle parole molte altre volte. Come se appartenessero alla parte del suo passato che era stata cancellata e volessero tornare a galla per aiutarla a ricordare.
Draco aveva detto che l’incantesimo che le avevano fatto era potente. Potente ma reversibile. Erano sicuri che sarebbero riusciti a spezzarlo, il problema era che non sapevano quanto ci avrebbero messo. Per quanto ancora le sembrasse assurdo voleva crederci. Voleva farlo perché l’unica cosa che desiderava in quel momento era ricordare tutto e l’unico modo per farlo era fidarsi ed andare con loro. Fu con quei pensieri che le vorticavano in testa che si addormentò, consapevole ormai che c’era solo un luogo dove avrebbe potuto finalmente mettere insieme i pezzi della sua vita, dove tutto avrebbe trovato il suo posto.
 
Hogwarts…
 
 
 
 
NOTE:
 
Non posso credere di aver finito anche questo capitolo! Se il precedente è stato un parto, questo era sicuramente gemellare!
Ma passiamo alle note:
Le frasi in corsivo nella prima parte del capitolo sono stralci delle spiegazioni di Draco che si ripetono nella mente di Hanalis (penso si sia capito, ma meglio precisarlo); alla fine del capitolo invece il corsivo indica come sempre un ricordo.
Che altro dire…ammetto che si tratta nuovamente di un capitolo di passaggio, ma prometto che presto la storia prenderà il via e sarà meno noiosa(spero).
Spero che comunque, fin’ora, vi stia piacendo:-)
Per dubbi e perplessità…sono qua!

 


Ricordo i giorni di pubblicazione, che sono 8, 18 e 28 di ogni mese!

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Capitolo 7
*** 6. Altrove... ***


ALTROVE…

 

Nessuno sopravviveva se lui decideva di ucciderlo.
Nessuno, neanche uno.
Tranne te!
( “Harry Potter e la pietra filosofale” il film)

 
 
Needles-stack, Isola di Wight, coste occidentali.
 
«Sulfus!» un brivido di terrore corse lungo la schiena dell’uomo dal lungo mantello nero, mentre a passo svelto si dirigeva verso la grande sala principale.
«Mio signore…» disse inginocchiandosi ai piedi della figura seduta sul trono.
«Crucio!» esclamò la figura incappucciata e il povero Sulfus prese a contorcersi sul pavimento di marmo, urlando come una bestia al macello.
«Vi…vi prego…mi-mio Si-signore…» cercò di dire tra una fitta di dolore lancinante e l’altra. Sapeva di aver sbagliato, di aver fallito la missione e di aver tradito la fiducia che il potente Shiryu aveva riposto in lui, ma non voleva morire. Aggrappandosi alla vita con tutte le sue forze, l’uomo cercò di contrastare la maledizione. Un ghigno malefico si dipinse sul volto di Shiryu.
« Cerchi di ribellarti, Sulfus?»
«Vi…vi prego…mi-mio Si-signore…» rantolò ancora prima di ricominciare ad urlare e contorcersi sotto gli effetti di una seconda Cruciatus.
«Ti avevo detto che non ci sarebbero state seconde possibilità per te! Sai che mantengo sempre le mie promesse!» un’altra maledizione si abbatté sull’uomo riverso a terra, mentre le sue urla si diffondevano per tutto il castello.
Poi, all’improvviso, il dolore finì.
«Tuttavia, in questa banda di incompetenti che mi ritrovo come servitori, tu sei l’unico di cui mi possa fidare, mio caro Sulfus…»
«Vi…vi ringrazio…mi-mio Si-signore…» mugolò l’uomo cercando di rimettersi in ginocchio davanti al suo padrone.
«Non ringraziarmi troppo, avanzo di galera! Ti avevo detto di portarmi la piccola Holmes e non l’hai fatto! È senza poteri e senza memoria, razza di incapace, come diavolo hai fatto a fartela scappare? Come?» gli urlò contro Shiryu.
« Mi dispiace mio Signore, ma non era sola. Il ragazzo che era con lei è stato in grado di contrattaccare. Due dei miei uomini sono stati feriti…»
« Come sarebbe a dire contrattaccare?! Chi era?»
«Non l’ho riconosciuto mio signore…» mormorò Sulfus ben sapendo che quell’affermazione poteva costargli un’altra Cruciatus.
«Lo riconoscerò io, allora! – Shiryu fece una pausa giusto per dare il tempo a Sulfus di capire cosa avrebbe fatto – Legilimens!» urlò poi puntando la bacchetta contro la fronte dell’uomo.
Il volto di una ragazza dai grandi occhi dorati e i lunghi capelli neri, gli apparve improvvisamente davanti. Shiryu sogghignò, sapendo che quello doveva essere il momento in cui Sulfus aveva riconosciuto la piccola Holmes. La vide correre verso un grande portone di legno, sbucando da dietro una colonna. La vide gettarsi a terra, schivando un incantesimo, per poi rialzarsi e riprendere la sua corsa. Il volto del ragazzo che la difendeva strenuamente però, era offuscato, circondato da una nebbia che ne impediva l’identificazione.
«Maledizione! – pensò Shiryu – inutili esseri umani!» borbottò poi, intensificando la potenza dell’incantesimo, strappando un gemito al suo sottoposto.
La nebbia si diradò all’improvviso e Shiryu si trovò quasi a fissare due occhi grigi e freddi come il ghiaccio. Non gli fu difficile capire chi fosse il famoso difensore del suo Piccolo Fiore.
L’incantesimo che opprimeva la mente di Sulfus si dissolse, permettendo all’uomo di vedere l’espressione di soddisfazione dipinta sul volto del suo padrone.
«Molto bene! Molto bene! Non credevo di poter essere così fortunato…come dicono i babbani, quegli insulsi esseri, “due piccioni con una fava”!» disse l’essere, per poi scoppiare a ridere.
«Non capisco, mio signore…» Shiryu si voltò verso Sulfus, lanciandogli uno sguardo d’odio.
«È ovvio che non capisci, stolto! Tu, che sei solo un inutile essere umano, non puoi certo capire i piani di un essere superiore come me!»
«Chiedo umilmente perdono, mio signore…» mormorò Sulfus, ma il suo signore non sembrò sentirlo, animato dal fervore delle sue stesse parole.
«Ma, oggi mi sento di buon umore, mio fidato servitore, voglio renderti partecipe delle miei idee…» proseguì con un ghigno sul volto, che lo rendeva ancora più terrificante.
«Oh mio signore! Sono così onorato, non so come ringraziarvi. Un umile servo come me…»
«Basta! Taci! Mi chiedo come tu non sia riuscito a riconoscere il figlio di quel traditore di Lucius Malfoy! Quel piccolo impiccione! Come ha osato? Come ha osato portarmela via per la seconda volta?! Me la pagherà! Draco Malfoy me la pagherà! Lo schiaccerò! Lo schiaccerò e lo farò mentre quella maledetta di Hanalis starà a guardare! Poi, quando crederà di aver sofferto abbastanza, schiaccerò anche lei! Proprio come ho fatto con i suoi genitori e tutto il resto della sua famiglia!» e detto questo la sua risata, carica di rabbia e pazzia, si diffuse per tutto il castello.
 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

Sta cambiando fuori.
Arriva una tempesta Harry,
come l'ultima volta.
(“Harry Potter e l'ordine della fenice” il film)

 
 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Scozia.
 
Hogwarts, da qualche giorno, era circondata da una coltre di nubi nere.
La vita all’interno della scuola di Magia e Stregoneria più famosa del Regno Unito, era drasticamente cambiata.
«Prima la Nebbia Nera, poi questa strana coltre di nubi…» pensava Minerva McGranit seduta nel suo ufficio mentre rileggeva i rapporti, che le aveva fornito Madama Chips, riguardo le condizioni di salute dei pazienti in quarantena. Dal giorno del ricovero della piccola Pike, le vittime erano salite a otto e le loro caratteristiche non erano cambiate: si trattava sempre di ragazze di Serpeverde.
Tra gli alunni ormai si respirava un clima di terrore e agitazione costante. Il ricordo della Seconda Guerra Magica aleggiava ancora sulle loro teste e la preside aveva dovuto ricorrere all’ultima soluzione possibile: la momentanea sospensione delle lezioni.
Gli alunni si aggiravano per la scuola con aria circospetta, guardandosi le spalle al minimo rumore e cercando di spostarsi sempre in gruppo, soprattutto i ragazzi di Serpeverde che cercavano di non lasciare mai sole le proprie compagne.
Terminando di leggere l’ultimo rapporto, Minerva sospirò affranta. Dopo aver ricostruito Hogwarts, al termine della guerra, le cose sembravano essersi sistemate, ma a quanto sembrava si trattava solo della quiete che precedeva la tempesta.
Un ticchettio proveniente dalla finestra, distrasse dai suoi pensieri la donna.
Alle sue spalle, appollaiato elegantemente sul davanzale, stava un grande gufo grigio che portava una pergamena legata alla zampa da un nastro verde. Non le servì altro per capire chi gliel’aveva inviata, il colore del nastro era abbastanza eloquente.
Si alzò agitata e con mani tremanti aprì la finestra, lasciando entrare l’animale che si poggiò sullo schienale della sedia, gonfiando il petto e alzando leggermente la zampa, come a volerle intimare di sbrigarsi.
«Quando i babbani dicono che gli animali assomigliano ai loro padroni, non sbagliano affatto!» borbottò tra se slegando la missiva, porgendo un biscotto al gufo, che si spostò in un angolo, in attesa di risposta.
La McGranit vi trovò poche righe scritte con una calligrafia allungata e leggermente spigolosa che le era particolarmente familiare.
 
Non mi dilungherò in inutili spiegazioni.
Non siamo sicuri che la posta non sia in qualche modo controllata.
Siamo stati attaccati, ma abbiamo trovato Hanalis.
Sta bene ma, come era ovvio, non ricorda nulla.
Non sembra aver preso male la notizia di essere una strega, ma è comunque scossa.
Vorremmo portarla ad Hogwarts.
Ho bisogno di avere la certezza che sia un luogo sicuro.
Le vittime della nebbia nera sono aumentate? Ci sono novità?
Attendiamo la sua risposta il  prima possibile.
D.L.M.
 
Un sorriso si dipinse sul volto della preside. Finalmente Hanalis sarebbe tornata ad Hogwarts e avrebbe recuperato la sua vita.
Rileggendo la lettera, lo sguardo le si addolcì notando come Malfoy si fosse lasciato scappare quel “ho” invece dell’ “abbiamo”. Aveva sempre saputo che il forte legame che univa quei due ragazzi non si sarebbe mai spezzato, come aveva sempre saputo che l’unica in grado di tirare fuori l’umanità del giovane Malfoy era sempre stata Hanalis.
Il desiderio di vedere quella che era stata una delle sue alunne predilette era davvero forte, ma purtroppo, in quel momento la scuola non era sicura, non per lei.
«Cosa succede Minerva? Ti vedo preoccupata, c’è stata un’altra vittima?» dal suo quadro, appeso in mezzo a quelli degli altri presidi, Albus Silente aveva osservato attentamente la scena, preoccupato per lo stato d’animo dell’amica, nuovamente alle prese con qualcosa di malvagio.
«Il signor Malfoy e il signor Potter hanno trovato Hanalis, Albus…» rispose con tono grave la donna, alzando lo sguardo verso il ritratto e destando l’attenzione anche di Severus Piton.
«Non vorranno farla venire qui, mi auguro!» esclamò Severus. Erano in pochi a saperlo, ma la piccola Holmes era, dopo Draco, la sua allieva preferita e non avrebbe mai accettato che qualcuno le facesse del male. L’avrebbe impedito anche dopo morto.
«Il signor Malfoy era di questo avviso, Severus, ma prima vuole essere sicuro che per lei non ci siano pericoli…»
« Non possiamo lasciare che la portino qui, almeno non fino a Samhain…»
« Credi che non lo sappia Severus?!» se da vivo Severus Piton era indisponente, da morto era decisamente insopportabile. Lì accanto, Silente sorrideva del piccolo battibecco dei due ex-colleghi.
« Per favore, per favore Severus. Sono sicuro che Minerva non aveva alcuna intenzione…»
« Esattamente Albus! Non avevo alcuna intenzione!  Cosa credi, Severus, che dopo anni e anni di insegnamento non sia nemmeno in grado di proteggere i miei alunni?!?» esclamò la McGranit interrompendo bruscamente Silente, per poi rivolgere uno sguardo di rabbia a Piton.
Silente sospirò, stava accadendo quello che per anni aveva temuto. Quando era stato il momento, quando aveva capito che la sua vita sarebbe giunta al termine, aveva deciso che fosse Minerva a prendere il suo posto. Sapeva che lei, sia in tempo di pace che in tempo di guerra, sarebbe stata in grado di mandare avanti la scuola con giudizio e sangue freddo. In quel momento però, dopo che il numero delle vittime della Nebbia Nera era raddoppiato e quella strana coltre di nubi non accennava a volersene andare, Minerva sembrava aver perso tutto il suo sangue freddo.
«Minerva, Severus! – disse con tono leggermente più alto, per oltrepassare le loro voci – per favore, non è questo il momento di discutere tra noi. Sono sicuro che Minerva non intendeva far venire qui la signorina Holmes, Severus; come sono sicuro che Severus non intendeva sminuire in alcun modo il tuo operato, Minerva…» i due si guardarono ed entrambi abbassarono lo sguardo, consapevoli di aver superato il limite e di essersi comportati in maniera poco adeguata.
«Tuttavia, sono convinto che la signorina Holmes debba tornare ad Hogwarts e che lo debba fare il prima possibile. Solo se tornerà qui potrà recuperare i suoi poteri e iniziare il cammino per riavere anche i suoi ricordi…»
«Ma, Albus, la Nebbia Nera la attaccherà…sai bene anche tu cosa vuol dire…»
«Ne sono pienamente consapevole, Minerva. Ma sai bene anche tu che se non riusciamo a fare qualcosa finiremo col perdere tutti i nostri alunni…la Nebbia Nera colpisce uno studente a settimana e chiunque si avvicini alla coltre di nubi finisce con l’esserne risucchiato…»
«Non abbiamo alternative…» fu solo un mormorio, ma Silente lo sentì.
« Purtroppo no, Severus. Minerva, avvisa il signor Potter e il signor Malfoy che in questo momento Hogwarts non è un posto sicuro per la signorina Holmes, ma che tuttavia è necessario, affinchè recuperi i suoi poteri, che faccia rientro qui la sera di Samhain. Solo ed esclusivamente la sera di Samhain. Parteciperanno ai festeggiamenti della scuola e, quando sarà il momento, sbloccheremo il sigillo dei suoi poteri…solo lei può fermare queste aggressioni…»
Sospirando sconsolata, Minerva tornò a sedersi alla scrivania, lanciando uno sguardo al gufo grigio, ancora appollaiato in attesa.
Era consapevole che non c’erano alternative e quello che stava per comunicare ai suoi due ex alunni avrebbe complicato le cose. E non poco.
 
 
 
 
 
 
NOTE:
 
In questo capitolo non ci sono particolari annotazioni :)
Ne approfitto per ricordare le date di 
pubblicazione, ovvero 8, 18 e 28 di ogni mese!
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ma anche della storia in generale!
Ringrazio ancora chi legge e recensisce e chi ha messo la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite :)
Come sempre: per dubbi e perplessità…sono qua! :P

Al prossimo capitolo!
Slyfox18

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Capitolo 8
*** 7. Possibilità di soluzione... ***


POSSIBILITA’ DI SOLUZIONE…

 
 

 “Per quanto una situazione sia disperata,
c’è sempre una possibilità di soluzione…”
(Haruki Murakami - Norwegian Wood )

 
 
Sono spiacente di informarvi che, al momento, Hogwarts non è sufficientemente sicura.
Le vittime della Nebbia Nera sono salite a otto, ma non è solo questo il problema.
Una strana coltre di nubi nere ha circondato la scuola, chiunque vi si avvicini viene risucchiato al suo interno.
Al momento sono dispersi dieci alunni e altrettanti sono stati ritrovati, dopo giorni di ricerca, completamente svuotati di ogni energia.
La situazione è critica e Hanalis sarebbe in pericolo. Presto però, sarà Samhain e, quel giorno, avremo la forza sufficiente per spezzare il sigillo che opprime i poteri di Hanalis.
Porre questa grande responsabilità sulle vostre giovani spalle, purtroppo, è l’unica soluzione.
Non posso continuare a vedere i miei studenti costretti nei letti dell’infermeria o guardinghi nei corridoi.
Hogwarts ha bisogno che la signorina Holmes recuperi i suoi poteri e i suoi ricordi.
Minerva McGranit
 

********************

 
Malfoy Manor, Old Sarum, Wiltshire.
 
«Non se ne parla nemmeno!» esclamò Harry scattando in piedi e facendo sobbalzare Hanalis seduta sulla poltrona accanto. Malfoy sbuffò sonoramente e, facendo un cenno alla ragazza, si alzò dal divano e fece per andarsene.
«Dove pensi di andare Malfoy? E tu – disse voltandosi verso la Holmes – siediti!» Hanalis lo fulminò, ma decise di sedersi meditando di fargliela pagare. Non sopportava chi le parlava in quel modo e tantomeno chi si sentiva in dovere di darle ordini.
«Me ne vado perché con te è inutile parlare, Potter, e poi non ti permetto di trattare Lis in quel modo! Ricordati che questa è casa mia!» gli disse Malfoy con astio, voltandosi di scatto.
Hanalis sbuffò. Quando quei due litigavano erano davvero insopportabili, per non parlare del fatto che erano barricati a Malfoy Manor da una settimana, senza possibilità di uscire dalle alte mura che la circondavano. Erano tutti nervosi all’inverosimile.
Quando la McGranit aveva fatto recapitare quella lettera a Malfoy, di certo non pensava di scatenare un putiferio.
Come c’era da aspettarsi, quando Malfoy aveva proposto di trasferirsi al Manor, essendo l’unico posto protetto al pari di Hogwarts, Potter non era stato affatto d’accordo. Ne era conseguita una lite di proporzioni bibliche, sedata da Blaise e da Hermione, che sembravano essere gli unici con un cervello funzionante. Dopo aver passato un intero pomeriggio alla ricerca dei pro e dei contro di quella scelta, Malfoy l’aveva avuta vinta: avevano contattato il ministero e avevano modificato la destinazione della passaporta. Il mattino seguente, imbacuccati e ognuno con i propri bagagli, erano apparsi davanti al grande cancello di ferro battuto del Manor.
Da quel giorno, non avevano fatto altro che pianificare e studiare il modo più sicuro per far arrivare Hanalis ad Hogwarts senza farle correre il minimo pericolo.
Mentre tutti si preoccupavano di quale fosse il percorso migliore, il mezzo di trasporto migliore, l’incantesimo di protezione migliore…Hanalis era costantemente  rinchiusa nella biblioteca del Manor con Hermione, costretta a studiare cataste di libri enormi e polverosi.
«La smetterete mai di litigare voi due?» aveva borbottato Hanalis, scocciata da quell’atteggiamento poco collaborativo dei due ragazzi.
«Come faccio a non litigare con uno così?!» esclamò Draco, indicando Harry che subito si fece avanti pronto a ribattere, ma venne bloccato dalla stessa Hanalis che lo trattenne per un braccio.
La giovane si alzò e si mise tra i due, come già era accaduto qualche giorno prima, osservando entrambi con sguardo corrucciato.
«Sono davvero stanca del vostro atteggiamento! Siamo tutti sfiniti da questa situazione, come lo siamo dai vostri continui battibecchi! Siete abbastanza grandi per cercare di parlare in maniera civile… Sedetevi tutti e due e comportatevi da adulti! Tu – disse rivolta verso Harry – ascolterai attentamente il piano di Draco e poi ne discuterete assieme e tu – continuò rivolgendosi al biondo – non andrai da nessuna parte finchè non avrete trovato una soluzione. Casa tua o no, qui siamo tutti nella stessa barca!» detto questo, una volta che i due ragazzi si furono seduti, diede loro le spalle e si avviò verso la porta che dava sul corridoio.
«E tu dove pensi di andare?» le chiese Ron, seguendola con lo sguardo, interpretando i pensieri di tutti i presenti. L’occhiataccia che la ragazza rivolse al rosso avrebbe potuto ghiacciare l’inferno.
«Dove vado non è un problema vostro! Tornerò solo quando smetterete di trattarmi come un pacco postale e di parlare come se io non ci fossi!» disse, lasciandoli tutti sconvolti e in silenzio, per poi uscire sbattendo con forza la porta.
«Anche senza poteri quella ragazza fa paura» borbottò Ron, facendo sorridere Hermione.
«Hanalis ha ragione, l’unico modo per arrivare ad elaborare un piano sufficientemente sicuro è collaborare» disse la ragazza, prendendo in mano le redini della riunione.
«Non mi sembra che Potter sia molto propenso, visto che boccia ogni mia proposta» borbottò Draco.
«Perché quello che proponi tu è troppo pericoloso!»
«E, sentiamo, tu cosa faresti?»
Se Hermione non fosse intervenuta, quello sarebbe stato il preludio dell’ennesima discussione.
«Harry, per favore…» mormorò Hermione.
«Non ti ci mettere anche tu, Hermione! Non vorrai dirmi che trovi plausibile la sua idea?»
«Harry ha ragione, non possiamo esporre Hanalis a tutti quei pericoli»
«Dì piuttosto che sei tu, Weasley, a non volerti esporre al pericolo!»
Hermione, esasperata, sprofondò sul divano tra Ginny e Pansy, arresasi all’evidenza che con quei tre era impossibile affrontare un qualsivoglia dialogo civile. L’unico che fino a quel momento era rimasto in silenzio seduto sulla sua poltrona, intento a studiare delle cartine, era Blaise. Hermione lo osservò per qualche secondo, convincendosi ancora di più di quanto quel ragazzo fosse sempre stato un Serpeverde davvero atipico, con gran poco in comune a Malfoy, che della sua casa era un degno erede. Accortosi di essere osservato, Zabini alzò lo sguardo e accennò ad un sorriso.
«Cerca di calmarlo tu, Blaise» gli disse Pansy, ben sapendo che il suo fidanzato era l’unico a poter porre fine a quella discussione infinita, riuscendo a far ragionare Malfoy e, forse, pure gli altri due.
Blaise annuì e si alzò, andando ad appoggiare una mano sulla spalla dell’amico, distraendolo dalla discussione e facendolo voltare verso di se.
«Draco, cerca di ragionare»
«Non sono io a dover ragionare, Blaise! Sono questi due testoni Grifondoro a doverlo fare! Vi portate dietro la Granger da dieci anni e ancora non avete capito che non ci si può smaterializzare nei confini di Hogwarts?!» stupita da quell’esclamazione, Hermione sgranò gli occhi mentre Harry e Ron si zittirono all’improvviso.
«Che hai da fissarmi così, Granger? Credevi di essere l’unica ad aver letto Storia di Hogwarts?» chiese Malfoy in tono sprezzante.
«Tu hai letto Storia di Hogwarts?!» esclamò Hermione non credendo alle proprie orecchie.
«Credevi di avere l’esclusiva?! Hanalis mi ha obbligato a leggerlo al secondo anno»
«Ci ha obbligati tutti, a dir la verità - si intromise Pansy, sorridendo al ricordo – continuava a ripetere che non potevamo frequentare Hogwarts senza conoscerne la storia, che era un libro interessantissimo e pieno di aneddoti curiosi…non ha smesso di parlarne finchè non l’abbiamo letto»
Hermione potè scorgere l’ombra di un sorriso anche sul volto di Draco, probabilmente dovuto al particolare ricordo che gli suscitava quella conversazione.
 
Ricordo ancora quel giorno…
Eravamo nel pieno del secondo anno e alcuni studenti erano già stati pietrificati dal Basilisco rinchiuso nella Camera dei Segreti.
«Malfoy!» l’ugola d’oro di Hanalis era rimbombata tra le mura dei sotterranei giungendo fino alle mie orecchie. Chiedendomi cosa potevo aver combinato quella volta, la raggiunsi in Sala Comune, dove la trovai con le braccia conserte e un piede che batteva il tempo sul pavimento: all’incirca la stessa posizione che assumeva mia madre prima di farmi la predica.
«Cosa ho fatto questa volta?» le chiesi svogliatamente, tanto ormai sapevo che il suo era solo un pretesto per sfogarsi con qualcuno: solitamente quel qualcuno ero io.
«Hanno trovato Hermione pietrificata, l’anno appena portata in infermeria…»
«E io cosa centro?!»
«Dimmelo tu!» quando mi accusava di cose che non avevo fatto, avrei voluto strozzarla. Solo perché mi era sfuggito un commento poco gentile su quella che avrei voluto fosse la prossima vittima, non voleva dire che fosse colpa mia!
«Secondo te come diavolo ho fatto a pietrificarla? L’ho guardata negli occhi e il mio sguardo magnetico l’ha stesa?!» non avevo la minima idea che, in quel momento, ci ero andato parecchio vicino. Rendendosi conto di quanto fossero assurde le sue accuse, soffiando come un gatto, Hanalis si buttò sulla poltrona alle sue spalle e vi sprofondò.
Non che fossi molto avvezzo al consolare gli altri, ma già a quel tempo ero molto legato a Lis, anche se non lo davo a vedere. Mi sedetti sul bracciolo della poltrona e restai in silenzio, in attesa che cominciasse uno dei suoi monologhi di sfogo. Non successe.
«Ho paura» disse solo questo.
La guardai perplesso, senza riuscire a capire cosa la potesse spaventare. Probabilmente rendendosi conto che non ci stavo capendo niente continuò la spiegazione.
«Hanno attaccato Hermione perché è una Mezzosangue…dopo di loro vengono i Filo-babbani. Tutti dicono che i miei genitori sono dei babbanofili e così…beh..ho pensato che io potrei essere una delle prossime vittime» non era da lei preoccuparsi così, o spaventarsi per queste cose.
«Chi ha detto che i tuoi sono babbanofili?» le chiesi sorpreso. Nemmeno mio padre osava parlare male dei coniugi Holmes, figurarsi se poteva azzardarsi a farlo qualche studente.
«Quelli del sesto e del settimo…» mormorò Lis, rannicchiandosi sulla poltrona.
«E tu credi a quello che dicono quei cretini?!»
«No! Ma..»
«E allora smettila di preoccuparti! La Granger se la caverà, come se la caveranno tutti gli altri e, probabilmente grazie all’intervento di Merlino, San Potter salverà la scuola» la interruppi bruscamente, con uno dei miei sproloqui facendola scoppiare a ridere.
«Se qualcuno dovesse solo provare a farti del male, ti salverò io smaterializzandoti al Manor» le dissi in uno sprazzo di romanticismo che, ripensandoci, proprio non era da me, ma già allora per vederla ridere avrei fatto di tutto. Lei, infatti scoppiò a ridere nuovamente.
«A parte che per smaterializzarci dovremmo avere diciassette anni – precisò con la sua aria da saputella – e poi non lo sai che non ci si può smaterializzare dentro e fuori i confini di Hogwarts?»
«E tu come cavolo fai a saperlo?»
«Ho letto Storia di Hogwarts, è ovvio! Dovresti farlo anche tu, Draco, non puoi frequentare Hogwarts senza conoscerne la storia!»
Il giorno seguente mi portò in biblioteca e mi costrinse a prenderlo in prestito, controllò persino che ne leggessi qualche pagina ogni sera. Certe volte era peggio della McGranit!
 
«Che io abbia letto o no quel libro non ha importanza! Sta di fatto che non ci possiamo smaterializzare» disse Draco scacciando il ricordo che quella conversazione gli aveva portato alla mente e cercando di concentrarsi sul piano per il trasferimento di Hanalis.
«Ragazzi, Malfoy questa volta ha ragione - disse Hermione, sedendosi sul tappeto e prendendo una cartina dal tavolino basso davanti a lei – dobbiamo trovare un altro modo»
«Senza contare che, anche se la McGranit accettasse di abbassare gli scudi anti-smaterializzazione, la calotta di nubi che circonda la scuola potrebbe interferire e potremmo finire con lo spaccarci tutti» spiegò Ginny che fino a quel momento aveva preferito non entrare nella discussione.
«Dì un po’, Rossa, siete proprio sicuri di essere parenti voi due?» chiese Malfoy ghignando, indicando prima Ginny e poi Ron.
«Ehi!» esclamò il rosso offeso, mentre Ginny sorrideva divertita, dato che anche lei passava molto del suo tempo a chiedersi la stessa cosa.
«Per favore, adesso non ricominciate! Non troveremo mai una soluzione prima di Samhain se continuate così…» si intromise Hermione, al limite della sopportazione.
«Potremmo smaterializzarci ad Hogsmead e raggiungere il castello attraverso il sentiero…»
«Certo! Finendo per essere inghiottiti dalla coltre di nubi…ottima idea Weasley! Hai ascoltato anche solo una parola di quello che abbiamo detto fino ad ora?!» esclamò Pansy, bocciando sul nascere la proposta di Ron.
«Ragazzi, ragazzi! Per favore! – disse Blaise cercando di placare gli animi - Il Lago Nero potrebbe essere accessibile?» propose poi.
«Purtroppo, dai rapporti della McGranit, sembra che anche la via del lago porti direttamente dentro la coltre» disse Harry, sistemandosi gli occhiali mentre spulciava le varie lettere ricevute dalla preside negli ultimi giorni.
Mentre tutti si erano radunati attorno al tavolino basso, seduti sul morbido tappeto, Draco si era seduto sulla sua poltrona preferita intento a scarabocchiare qualcosa su un taccuino di pelle nera.
Se c’era una cosa che non aveva mai sopportato era il lavoro di squadra, specialmente quando la squadra era chiassosa come quella .
Lui un piano già ce l’aveva ma nessuno sembrava particolarmente interessato ad ascoltarlo.
«Se continuano a fare tutto questo baccano, mi verrà l’emicrania!» pensò alzando gli occhi al cielo.
Nessuno sembrava essersi accorto che il biondo ex-Serpeverde se ne stava in disparte, tranne Hermione che ogni tanto gli lanciava delle occhiate sospettose.
«Malfoy, pensi di partecipare?» gli chiese all’improvviso, stanca di vederlo scarabocchiare.
«Io sto partecipando, Granger!»le rispose seccato, alzandosi e gettando sul tavolino il taccuino.
Sulla pagina su cui si era aperto era disegnata, piuttosto velocemente, una piantina che sembrava raffigurare la piccola cittadina di Hogsmead e il castello che ospitava la scuola.
«E questo cosa sarebbe?» chiese stupito Ron, rigirandosi il libricino tra le mani. Blaise sogghignò. Come era prevedibile, il suo amico aveva elaborato un piano già da prima che il quartetto Grifondoro si preoccupasse anche solo di pensarci.
«Questo, Weasley, è quello che voi non siete riusciti a fare. In altre parole: un piano decente! Quando Hanalis sarà al sicuro, si spera, tra le mura di Hogwarts dovrete ringraziarmi!»
« Bando alle ciance, Draco! Spiegaci il tuo piano, chissà che sia la volta buona che riusciamo a trovare un accordo» disse Pansy, tornando ad accomodarsi sul divano seguita dagli altri.
«Molto bene! – disse il biondo strappando il taccuino dalle mani di Ron per ingrandirlo in modo da renderlo visibile a tutti -  come di certo saprete anche voi, Hogwarts e Hogsmead sono collegati da una serie di passaggi segreti» i presenti strabuzzarono gli occhi, chi perché non ne sapeva assolutamente niente e chi per la sorpresa che anche Malfoy ne fosse a conoscenza.
«Non capirò mai perché sia così facile stupirvi! Posso sapere adesso che ho detto?»
«Noi non ne sapevamo niente!» esclamarono Pansy e Blaise contemporaneamente, facendo sbuffare l’amico.
«Ho finalmente avuto conferma che non hanno mai ascoltato una sola parola dei discorsi tra me e Lis» pensò disperato Draco.
«Come conosci i passaggi segreti?» chiese Ron.
«Quali conosci?» chiese invece la sorella.
«Senza contare quello che ho creato io riparando l’Armadio Svanitore, che dubito sia ancora in funzione, ne conosco un paio. Perché, ce ne sono altri?» ignorando bellamente Ron, Draco rispose a Ginny che aveva posto una domanda più interessante.
«Non hai risposto alla domanda» la Rossa sicuramente era più sveglia del fratello.
«Uno si trova dietro la statua della Strega Orba, porta al magazzino di Mielandia; l’altro, dietro uno specchio nel bagno dei ragazzi al quarto piano, porta ad una stanza dimessa dell’ufficio postale. Hanalis una volta mi ha detto di aver sentito qualcosa riguardo ad uno che portava alla Stamberga Strillante, ma non abbiamo mai scoperto da dove partisse» spiegò il ragazzo, anche se controvoglia. Non gli andava molto di rivelare le scoperte sue e di Hanalis a dei Grifondoro impiccioni, che sicuramente di lì a poco gli avrebbero fatto un interrogatorio sul come e sul quando li aveva trovati.
«Quello al quarto piano è inutilizzabile, è crollato» spiegò Harry.
Draco sospirò, non gli andava molto di dare spiegazioni al Bambino Sopravvissuto, soprattutto perché erano fatti che riguardavano delle confidenze fattegli da Hanalis ai tempi di Hogwarts, quando gli attacchi contro di lei sembravano essersi intensificati.
«Non è proprio crollato, è più corretto dire che è stato fatto crollare» borbottò con una nota di indecisione nella voce.
«Spiegati meglio, Malfoy! Cosa vuol dire che è stato fatto crollare? Tu cosa ne sai?»
«È stata Hanalis, poco dopo l’inizio del terzo anno…»
«Hanalis?» chiese Blaise stupito da quella confessione.
«Si – sospirò nuovamente – quelli strani attacchi erano sempre più frequenti ed era parecchio spaventata. Avevamo scoperto quel passaggio alla fine del secondo anno e Lis credeva che, chiunque fosse ad attaccarla, potesse entrare a scuola da lì. La stanza in cui si arrivava era isolata e dismessa. L’abbiamo usato poche volte, ma abbiamo notato che sarebbe potuta essere un nascondiglio ideale…» Draco, l’avevano notato tutti, aveva fatto fatica a parlare. Lui stesso si era reso conto delle difficoltà che aveva avuto e lo innervosiva parecchio essersi dimostrato in qualche modo debole agli occhi degli altri, soprattutto dei Grifondoro. I ricordi di quei giorni erano sempre dolorosi, sia perché erano stati dei giorni difficili per la ragazza, sia perché gli ricordavano che lei era senza memoria. La paura che l’Oblivion, lanciatole da Silente sei anni prima, fosse troppo potente per essere spezzato, lo perseguitava. Non avrebbe potuto sopportare di riavere Hanalis priva dei suoi ricordi, sarebbe stato come perderla una seconda volta.
«Resta il fatto che è crollato» disse Hermione.
«Ho detto, Granger, che non è proprio crollato – vedendo le facce perplesse che lo circondavano Draco sbuffò – ma vi devo spiegare tutto?! C’è un incantesimo, no? Granger, per fortuna che sei la più intelligente del gruppo!»
«Se tu sprecassi una parola di più e fossi meno sibillino, non dovrei consultare una sfera di cristallo per capirti!» sbottò Hermione che, tra le precedenti litigate e l’indisponenza del Serpeverde, era arrivata ormai al limite di sopportazione.
«Hanalis lo fece crollare con un incantesimo. Incantesimo che, ovviamente, è reversibile e una volta spezzato ci permetterebbe di raggiungere Hogwarts senza dover attraversare la coltre di nubi»
«Quindi il tuo piano geniale sarebbe questo?» chiese Ron con aria scettica.
«Si, Weasley, questo era il mio piano! Hai per caso un’idea migliore?!» rispose Malfoy lanciandogli uno sguardo fulminante, già pronto ad attaccar briga. Se non fosse stato per Harry, stranamente interessato all’idea di Draco, i due avrebbero finito col litigare per l’ennesima volta.
«Spiegati meglio» disse il moro avvicinandosi al taccuino-lavagna per osservarlo meglio.
«Il piano in se è molto più semplice di quello che sembra, Sfregiato. Potremmo sfruttare un’altra Passaporta per arrivare ad Hogsmead, raggiungere l’imbocco del passaggio segreto ed entrare ad Hogwarts indisturbati»
«Mi duole dirlo, ma il piano di Malfoy è ben studiato» disse Harry rivolgendosi ai compagni, mentre Draco gongolava non visto.
«C’è comunque il rischio che qualcuno ci attacchi, è già successo in Italia e anche quella volta nessuno sapeva che eravamo lì…» obbiettò Hermione, che aveva già azionato i meccanismi del suo cervello per ottimizzare il piano.
«Potremmo sfruttare un altro passaggio, magari quello alla Testa di Porco, sicuramente Aberforth non l’avrà chiuso» propose Ginny.
«La Testa di Porco? Da quando c’è un passaggio anche lì?» chiese Malfoy stupito.
«È stato creato durante la guerra e porta alla Stanza delle Necessità – spiegò Hermione – ma comunque sarebbe un rischio usarlo, l’Ardemonio di Tiger potrebbe aver danneggiato la magia della stanza. Penso che sarebbe più sicuro quello alla Stamberga Strillante»
«Allora Lis aveva ragione…» pensò Draco.
«E se creassimo una falsa pista?» propose Blaise facendo voltare tutti verso di lui.
«Cosa intendi?» gli chiese la fidanzata.
«Molto semplicemente potremmo sfruttare tutti e tre i passaggi segreti. Tre di noi useranno quello dell’ufficio postale, altri tre quello alla Stamberga Strillante e due andranno a Mielandia…dividendoci confonderemo il nemico e avremo meno possibilità di essere attaccati, soprattutto se agiremo in pieno giorno»
«In pieno giorno?» chiese Ginny.
«Sì! Sarà il giorno prima di Samhain e Hogsmead sarà sicuramente piena di gente. La confusione ci permetterà di passare inosservati. Chi cerca di fare la pelle a Lis, ammettendo che sia la stessa persona che la perseguitava ad Hogwarts, ha sempre agito di nascosto e sicuramente non ci attaccherebbe mai tra la folla»
«Seguirebbero Lis e lascerebbero perdere noi…»
«Sai, Potter, sono sicuro che Hermione ha già trovato la soluzione….d’altronde è una pratica che non vi è nuova, da quel che so» le parole sibilline di Blaise sembrarono accendere una lampadina sulla testa della Grifondoro in questione, che sgranò gli occhi e si batté un pugno sulla mano.
«Ma certo! Come ho fatto a non arrivarci? Pensare che ne ho sempre una scorta in caso di evenienza, perché prepararla richiede fin troppo tempo…in questo modo…ma sì! Ma sì!»
«Ehm…Hermione? Potresti spiegare anche a noi?»
«Ma Ron, possibile che non hai capito?! Blaise sta parlando della Pozione Polisucco!»
Zabini sghignazzò, mentre tutti gli altri si voltavano sconvolti verso di lui e poi verso la Granger.
«Due di noi prenderanno la Polisucco con un capello di Hanalis, per sviare l’attenzione da lei. Mentre tre di noi si dirigeranno all’ufficio postale e altri tre alla Stamberga Strillante, la vera Lis e Malfoy entreranno da Mielandia e, nascondendosi tra la folla, raggiungeranno il passaggio nel magazzino. Ci riuniremo tutti davanti l’ufficio della Preside»
Il piano non faceva una piega e tutti, stranamente, sembravano aver trovato un accordo.
 
«Sono fiori di Lis»
«Ma. Ti. Sei. Bevuto. Il. Cervello?!» esclamò Hanalis dopo aver piantato il sedere sull’erba umida.  Era talmente intenta ad osservare quei fiori così simili a quello del suo sogno che non si era nemmeno accorta che fosse arrivato qualcuno. Non aveva bisogno di vedere per sapere chi l’ aveva spaventata: la voce di Draco Malfoy era inconfondibile.
Quando era uscito in giardino, con la speranza che il resto del gruppo riuscisse a concordare gli ultimi dettagli anche senza di lui, Draco aveva trovato Hanalis accucciata a terra accanto ad una delle aiuole di suo madre intenta a sfiorare i fiori con le dita.
Nel sentire la sua voce, la ragazza aveva perso l’equilibrio ed era finita dritta dritta con il sedere a terra, per poi voltarsi e lanciargli uno sguardo di fuoco.
«Abbiamo un piano» le disse, come se niente fosse, mentre la ragazza si alzava sbuffando come una bambina.
«Finalmente! – esclamò la ragazza – a quanto pare riuscite a collaborare solo dopo che siete stati strigliati per bene!»
«Ehi! Adesso non polemizzare. Abbiamo un piano e abbiamo collaborato no?» rispose piccato mettendo quanto più schifo possibile nella pronuncia del termine “collaborato”.
«Siete dei casi disperati…l’ho capito dalla prima litigata che con voi non c’era speranza – disse sospirando – come mai te ne sei andato?» chiese poi.
«Restavano gli ultimi dettagli ed io la mia parte l’ho fatta»
«Così sei venuto a cercarmi…»
«Già»
«A colpo sicuro, vedo»
L’aiuola, in cui sua madre aveva deciso di piantare i suoi fiori preferiti, non si trovava nel giardino principale, ma sul retro in un piccola serra nascosta tra gli alberi. I fiori di Lis erano molto delicati, per quello Narcissa li teneva coperti da quella particolare cupola di pannelli di vetro, un semplice incantesimo protettivo non sarebbe bastato per mantenere intatte le proprietà della pianta.
«Già»
Anche se non era ancora rientrata in possesso dei suoi ricordi, Draco era più che certo che Hanalis avrebbe finito col rintanarsi proprio lì. Per quello, mentre tutti gli altri si affannavano nell’organizzazione, lui si era infilato cappotto e sciarpa ed era sgattaiolato fuori senza farsi vedere.
«Allora – disse la ragazza sedendosi su una delle pietre che circondavano un’aiuola – raccontami questo piano»
Draco si sedette accanto a lei e cominciò a raccontarle per filo e per segno come avevano programmato di agire il giorno seguente, senza tralasciare spiegazioni di genere tecnico su cose che, priva di ricordi, Lis non poteva ancora capire.
 
«E questo è tutto! Un po’ in extremis ma ce l’abbiamo fatta»
«Non abbiamo molto tempo. Se dobbiamo essere ad Hogwarts domani, prima che faccia buio, spero solo che la passacosa arrivi…» concluse la ragazza, senza nascondere una certa preoccupazione nella voce.
«Guarda che quello pessimista di solito sono io - le rispose, cercando di risollevarle il morale – e poi, con tutta la fatica che ho fatto per andare d’accordo con Potter e Co., mi merito almeno che vada tutto bene! E comunque si dice passaporta…»
Lis scoppiò a ridere, sia per l’ultima parte della frase, pronunciata molto in stile Granger, sia per la sua faccia schifata al solo nominare Harry. Forse Draco aveva ragione, il fatto che fossero riusciti a mettersi d’accordo, non poteva che essere di buon auspicio per la riuscita del piano.
«Rientriamo, dai! La Granger non vedrà l’ora di spiegarti tutto per filo e per segno» disse Draco ghignando.
Lis si alzò e lo raggiunse sorridendo, sapendo che non aveva poi tutti i torti.
«Sto arrivando Hogwarts! – pensò voltandosi indietro solo per un secondo – speriamo bene!»
 
 
 
NOTE:
 
Allora, allora…le note:
Samhain è una festa celtica, che coincide con Halloween e rappresenta l’inizio del nuovo anno, infatti viene anche considerata il Capodanno Celtico. È il momento in cui si raccolgono gli ultimi frutti e si ricoverano gli animali nelle stalle, macellando gli eccessi. Infine, è un momento di raccoglimento e di meditazione, nonché di ricordo degli antenati. La mia fonte inesauribile di sapere (Wikipedia) dice che dai Celti era considerato il giorno più magico dell’anno.
Per quanto riguarda i passaggi segreti ho scartabellato in internet e ho trovato che quello al quarto piano nominato da Draco non si sa dove sbuchi, così me lo sono inventato(lo ammetto:P). Idem per il fatto che sia stata Lis a simulare il crollo(in realtà Fred e George, quando lo mostrano ad Harry nella mappa, dicono semplicemente che è crollato).
Beh…mi sembra che non ci sia altro, nel caso…
Per dubbi e perplessità…sono qua:P

 
Ringrazio molto chi legge questa storia e spero che qualcuno di voi voglia anche lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensa.
Attendo i vostri pareri e ne approfitto per ricordare le date di pubblicazione: 8, 18 e 28 di ogni mese XD
 

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Capitolo 9
*** 8. Solo accettando... ***


SOLO ACCETTANDO…

Samhain, parte 1

 

Deve capire:
capire è il primo passo per accettare,
e solo accettando si può guarire.
(Albus Silente, Harry Potter e il calice di fuoco)

 
Le vie lastricate di ciottoli della piccola cittadina di Hogsmead, situata da qualche parte in Scozia, erano gremite di gente come non mai. Gli abitanti del villaggio, poche centinaia, si affrettavano dentro e fuori dai piccoli negozi, riversandosi poi nelle strade pieni di pacchi di ogni forma e dimensione. Halloween, o Samhain che dir si voglia, poteva sembrare una festa per bambini, felici di riempirsi le tasche di dolcetti passeggiando per le strade con strani costumi addosso, ma per gli abitanti del piccolo paese scozzese si trattava di una delle festività più importanti dell’anno.
Questo perché gli abitanti di Hogsmead non erano persone comuni: erano maghi.
Presi dagli acquisti, i passanti non sembravano essersi accorti della giovane coppia che camminava tranquillamente, fermandosi ogni tanto a guardare una vetrina.
Lui, alto e slanciato con lisci capelli biondi, indossava un lungo cappotto nero con guanti, pantaloni e scarpe della stessa tinta, unico tocco di colore era la sciarpa verde che portava ben stretta al collo.
Lei, piccola e minuta dai lunghi capelli neri, era avvolta da una calda mantella marrone sotto la quale si poteva intravvedere un cappottino corto color panna. La testa era ben coperta da un cappellino di lana che terminava con un pon-pon e che la faceva sembrare molto più giovane di quanto non fosse.
 
Madama Rosmerta, con una pesante cassa che levitava poco avanti a lei, cercava di farsi spazio tra un passante e l’altro nella speranza di raggiungere in fretta il suo locale, già particolarmente affollato. Il Vino Elfico, che sembrava andare parecchio di moda in quei giorni, era finito e la donna era stata costretta ad andarlo a prendere. Da quando la guerra era terminata e la ricostruzione era cominciata, la clientela de “I Tre Manici Di Scopa” era sensibilmente aumentata e, per avere più  coperti la donna era stata costretta a ridurre il magazzino,trovandosi a dover acquistare un piccolo locale nei pressi dell’Ufficio Postale. Solitamente impiegava solo qualche minuto a fare quel breve tragitto, ma con tutta quella gente, quei cinquanta metri si rivelarono un’impresa titanica.
Cercando di aprire la porta del locale senza perdere il controllo sulla cassa, Rosmerta non potè fare a meno di scorgere la ragazza che, con le mani appoggiate al vetro, osservava rapita la vetrina variopinta di Mielandia. Sorrise, ripensando a quando anche lei ancora si stupiva per ogni cosa, e, senza notare l’inconfondibile biondo accanto alla ragazza, si chiuse la porta alle spalle.
 
«Non ho mai visto niente di così colorato, strano e, allo stesso tempo, commestibile! – esclamò Hanalis senza staccare il naso dagli espositori – credi che potrei… – continuò spostando lo sguardo a destra e a sinistra – che ne so, assaggiare una…mmmm…si! Direi che vorrei assaggiare un Ape Sfrizzola!» proseguì voltandosi verso Draco e osservandolo insistentemente con aria supplichevole.
«Frizzola» disse lui senza nessuna inflessione.
«Cosa?»
«Si dice Frizzola, non Sfrizzola –  le spiegò – comunque non credo sia il caso, non dobbiamo dare nell’occhio, ricordi? Già il fatto che ti stai comportando come una bambina non ci aiuta, se ci mettiamo anche a fare acquisti, stiamo freschi» Hanalis si rattristò e Draco, per quanto poco, si sentì in colpa. Purtroppo però non potevano mettersi a fare shopping, dovevano raggiungere il passaggio segreto il prima possibile, cercando di passare inosservati.
Entrarono nel negozio mescolandosi ad un gruppo di ragazzi di poco più giovani e, facendo finta di ammirare la merce esposta, si infilarono di soppiatto nel piccolo corridoio che portava al magazzino.
Notando lo sguardo triste della ragazza, il biondo non resistette e, con un incantesimo non verbale scambiò un paio di Falci con una confezioni di Api Frizzole, dopodiché sparì avvolto dal buio della stanza.
 
Ad Hermione, non ancora tornata in possesso delle sue sembianze, bastò un leggero movimento di bacchetta per azionare il meccanismo di blocco del Platano Picchiatore. I rami del vecchio albero improvvisamente si immobilizzarono, consentendo a lei, Harry e Ron di uscire dal passaggio e di dirigersi a passo svelto verso il grande portone d’ingresso.
«E così quella è la famosa coltre di nubi…» disse Hermione sovrapensiero, lanciando uno sguardo preoccupato a quello spesso muro nero-grigiastro che, formando una cupola di spesse nuvole, rinchiudeva la scuola al suo interno. Anche gli altri due si voltarono a guardarla.
«Dovremmo analizzarla, cercare di capirne qualcosa…»
«Ci penseremo, Hermione… Adesso però dobbiamo raggiungere l’ufficio della McGranitt»  le ricordò Harry, pur essendo anche lui curioso di saperne di più su quelle nuvole così spesse.
 
«Ma è possibile che dovevate far muovere anche le caramelle?!» esclamò Hanalis saltellando nel tentativo di acchiappare un’Ape Frizzola piuttosto gasata che, dopo essere scappata dalla sua scatola, non la smetteva di volare di qua e di là. Tenendo in mano la piccola confezione colorata di Mielandia, Draco osservava la scena, sghignazzando ad ogni tentativo fallito della ragazza.
«Potresti mangiarne un’altra…la scatola è piena» le disse, cercando di non ridere.
«Te lo scordi! Voglio quella!» rispose la giovane continuando a saltellare.
«Ci rinuncio!» pensò divertito mettendosi in bocca una caramella.  
In quel momento fu distratto dal rumore di passi proveniente del corridoio.
Blaise, Pansy e Ginny, svoltarono l’angolo seguiti dal Trio Miracoli. Né la Weasley né Hermione avevano ancora recuperato la loro identità e la presenza di tre Hanalis lasciò Draco interdetto per qualche secondo. Fortunatamente la Polisucco stava finendo il suo effetto e l’ex-Serpeverde riuscì a scorgere un ciuffo rosso tra i capelli di una Lis e qualche riccio increspato tra quelli dell’altra.
«Eccoli» disse il biondo facendo voltare la vera Lis che, lasciata perdere la caramella volante, andò incontro agli amici.
«Finalmente! – esclamò la ragazza – eravamo preoccupati, credevamo vi fosse successo qualcosa!»
Draco alzò gli occhi al cielo e si esibì in una delle sue migliori espressioni schifate guardando il gruppetto davanti a lui.
«Credeva ed era – precisò – io sarei stato bene anche senza di voi…e mi riferivo alla parte rosso/oro della squadra» aggiunse sbuffando, vedendo gli sguardi sconvolti e offesi che gli avevano lanciato Blaise e Pansy. Hanalis ridacchiò a quel siparietto e, appurato che tutti stavano bene, tornò a quella maledetta caramella che proprio non voleva smettere di volarle attorno. Nel frattempo il resto del gruppo era immerso in una discussione piuttosto accesa.
«Certo, Malfoy, che potevi anche preoccuparti di dirci come annullare l’incantesimo!» esclamò improvvisamente Ginny, finalmente tornata se stessa, facendosi avanti con un’espressione minacciosa che al resto del gruppo ricordò tanto una Molly Weasley piuttosto arrabbiata.
«Un Finite Incantatem non è bastato?» chiese Lis intromettendosi nella discussione come se nulla fosse e impedendo a Draco di dare una delle sue solite risposte al vetriolo.
Tutti si voltarono a guardarla con gli occhi sbarrati dalla sorpresa.
Draco non riusciva a credere a quello che aveva sentito, chiedendosi se Hanalis stesse cominciando a ricordare e sperando con tutto se stesso che non fosse necessario spezzare l’Oblivion.
«Beh? Che ho detto?!» chiese la giovane non riuscendo a capire perché all’improvviso tutti avessero quell’espressione sconvolta, non le sembrava di aver detto nulla di sbagliato.
«Ri-ricordi qualcosa?» chiese Pansy titubante con gli occhi lucidi per l’emozione. Desiderava tanto che la sua cara amica riacquistasse i suoi ricordi e tornasse finalmente ad essere quella di prima, senza ricorrere all’ Inverte Oblivion. Non che fosse pericoloso, la McGranit era stata molto chiara su quel punto, ma Pansy avrebbe preferito di gran lunga non rischiare.
«Si!» rispose Lis sorridendo finalmente sicura di non aver detto nulla di assurdo e felice dei progressi che aveva fatto durante quella settimana.
«Davvero?» chiese Ron con l’aria di uno che aveva appena visto un maiale volargli sulla testa.
«Certo! Hermione mi ha fatto studiare un sacco di libri questa settimana e qualcosina me lo ricordo. Il Finite non è l’incantesimo standard per spezzarne un altro?» spiegò tranquilla, notando però un velo di delusione negli occhi del resto del gruppo. Si rese conto solo in quel momento che forse i suoi amici credevano che stesse cominciando a recuperare la memoria e si rattristò accorgendosi di averli illusi.
«Scusate ragazzi, ogni tanto mi dimentico di aver dimenticato tutto…cioè…voglio dire…beh, avete capito no?» quel discorso sconclusionato fece tornare il buon umore a tutti e Hanalis ne fu felice.
«Allora, come si apre questo coso?» chiese la ragazza voltandosi verso Draco e rubandogli la caramella che il giovane aveva in mano.
Proprio mentre Draco rifilava uno sguardo di fuoco ad Hanalis e lei gli rispondeva con una linguaccia, quasi fossero due bambini, la grande fenice di pietra cominciò a muoversi. Poco dopo una donna dai capelli grigi raccolti in una crocchia e un paio di occhialetti appoggiati sul naso, scese le scale e si fermò davanti al gruppetto.
«Professoressa McGranit!» esclamò Hermione facendosi avanti e andando a salutare la donna.
«Com’è stato il viaggio ragazzi?»
«È andato tutto bene, preside, stavamo giusto per salire» le rispose Draco.
«Signorina Holmes, forse non ti ricordi di me, sono davvero felice che tu sia tornata tra noi dopo tutto questo tempo» disse la donna sorridendo teneramente, stringendo la mano ad Hanalis.
 
Quei due schiavisti, Harry e Draco, le avevano categoricamente impedito di uscire dal piccolo dormitorio che la McGranit aveva assegnato loro. Ovviamente, due secondi dopo, Lis stava già escogitando un modo per sgattaiolare fuori dalla stanza. Dacché poteva ricordare, le era sempre riuscito particolarmente bene. Senza che nessuno se ne accorgesse, era sgusciata fuori dal letto e si era incamminata per i corridoi.
«Chissà quante storie…quante avventure…» pensava Lis mentre camminava sfiorando con la mano la pietra fredda dei muri.
Lo sguardo le cadde su un angolo buio dietro una grande statua, dove sembrava esserci qualcosa. Avvicinandosi, la ragazza si accorse che si trattava di una porta di legno grigio, alta si e no una decina di centimetri più di lei, mimetizzata con il muro circostante e con le assi tutte rovinate.
Ricordandosi di quando Blaise le aveva raccontato della strana stanza che si trovava al settimo piano, che scompariva e ricompariva a seconda delle necessità, Lis si fece prendere dalla curiosità: aprì la porta ed entrò.
La piccola porta scomparve non appena si chiuse alle sue spalle e una serie di fiammelle bianche si accesero improvvisamente illuminando la stanza, che si rivelò veramente piccola.
Il soffitto era davvero basso e Hanalis, sorridendo, si ritrovò a pensare che Draco, parecchio più alto di lei, avrebbe sicuramente sbattuto la testa ad ogni movimento.
Al centro della saletta, con una fiammella più scura a ruotargli intorno, stava un vecchio specchio con la cornice di metallo intarsiato e finemente lavorata.
Con passo incerto, rendendosi conto solo in quel momento che forse aveva sbagliato stanza, la giovane si avvicinò allo specchio, posando lo sguardo sulla parte superiore della cornice, dov’era incisa una frase incomprensibile: Erouc li am otlov li ottelfir non.
«Ma certo! – si disse dopo averla riletta più volte – al contrario! Non rifletto il volto ma il cuore…che strano» pensò e, incuriosita da quello che avrebbe visto, abbassò lo sguardo per specchiarsi.
Si vide ringiovanita, con un’uniforme simile a quella delle ragazzine che aveva incrociato in corridoio quella mattina, i capelli raccolti in due codine basse e un paio di occhiali terribili leggermente calati sul naso. Alle sue spalle si muovevano delle figure sfocate e nebulose che Lis non riusciva ad identificare.
All’improvviso un colpetto di tosse la fece voltare e si trovò a fissare due occhi azzurri dall’espressione dolce e gentile.
«Professor Silente!» esclamò stupita, facendo sorridere l’uomo nel grande quadro alle sue spalle. La prima volta che aveva parlato con quell’arzillo vecchietto era stato nell’ufficio della McGranit durante la riunione di quella mattina, ma non credeva che dal suo ritratto potesse spostarsi in tutti i quadri del castello.
«Buona sera, mia cara…vedo che anche tu non hai resistito a scoprire cosa mostra lo Specchio delle Brame»
«Specchio delle Brame?»
«Si, mia cara. Come hai già capito, questo particolare specchio incantato non riflette semplicemente l’immagine ma il desiderio più grande nascosto nel cuore. Ne consegue, che ognuno vede una cosa diversa…»
«Il mio desiderio più grande… - mormorò la giovane voltandosi e tornando a specchiarsi su quella magica superficie – quindi io desidero tornare quella che ero ai tempi della scuola…più giovane, più bassa e con degli occhiali orribili?» chiese perplessa, senza togliere lo sguardo dal riflesso. Silente rise divertito a quell’affermazione.
«Credo che il significato sia più profondo, mia cara…e non ho dubbi sul fatto che riuscirai a trovarlo molto presto, devi solo osservare attentamente. Ricorda però, che molti si sono persi nella finzione dello specchio rinunciando a provare a renderla realtà…»
«Osservare…»
«È sempre molto importante prestare attenzione a ciò che ci sta davanti agli occhi. Spesso possiamo trovarci la soluzione ai nostri problemi»
La ragazza si sedette a gambe incrociate sul pavimento, continuando a specchiarsi.
Silente si ricordò che quando la trovava seduta nel grande giardino, con lo sguardo perso davanti a lei, era segno che la giovane stava meditando e analizzando, alla ricerca di una soluzione.
Sorrise, perché era sicuro che presto avrebbe trovato quello che cercava, anche se ancora non sapeva cos’era.
«Forse è ora che io ritorni al dormitorio, domani sarà una giornata importante…come posso uscire di qui, professore?»
Il vecchio mago, le indicò un punto alla sua destra dove la piccola porta era riapparsa.
«Grazie e buona notte» disse posando la mano sulla maniglia in ottone.
«Buona notte anche a te, mia cara. Come hai detto tu, domani sarà una giornata importante per il tuo futuro, e prima che tu te ne vada, lascia che ti dia un consiglio: capire, accettare e guarire sono spesso l’uno la conseguenza dell’altro»
«Grazie professore, farò tesoro delle sue parole» disse uscendo.
Una volta chiusa, la piccola porticina sparì nuovamente.
 
«Sei pronta?» le chiese Pansy affiancandola, mentre scendevano dalla piccola torre dove si trovava il loro dormitorio, diretti all’ufficio della McGranit.
Hanalis le sorrise e annuì, ma l’amica non ebbe difficoltà a notare quell’alone di preoccupazione nei suoi occhi. Nessuno però sapeva che a renderla pensierosa, non era il rituale a cui avrebbe partecipato di lì a poco, ma le parole che Silente le aveva detto la notte prima e la strana immagine vista nello specchio. La ragazza sperava che il recupero dei poteri le avrebbe consentito in qualche modo di fare chiarezza anche su quello.
Entrare nell’ufficio della preside fu nuovamente motivo di stupore per la giovane Holmes che, come la sera prima, finì per incantarsi davanti ad alcuni alambicchi su una mensola, senza accorgersi che i suoi amici e la McGranit erano già pronti.
«Lis!» la richiamò Draco, facendole segno di accomodarsi sul tappetino al centro della stanza. Mentre la giovane si sedeva a gambe incrociate, dal suo quadro Silente le sorrise incoraggiante facendole l’occhiolino, anche lei sorrise, poi il rito cominciò.
«Molto bene! – esordì la preside – come ti ho spiegato ieri sera, adesso  berrai la pozione preparata dal signor Malfoy. Questa ti consentirà di percepire il sigillo e ti aiuterà a concentrarti su di esso, una volta che l’avremo individuato provvederemo a spezzarlo. In quel momento sarà estremamente necessario che tu mantenga la concentrazione, perché solo così potremo agire al meglio – la ragazza annuì e la donna le appoggiò una mano sulla spalla – non ti preoccupare cara, vedrai che sarà molto più semplice e veloce di quello che sembra» il tono della McGranitt si addolcì, così come il suo sguardo, e questo confortò leggermente la ragazza che cercò di accantonare i pensieri di poco prima, pronta a sottoporsi al rituale.
«Non avrà un buon sapore» le disse Draco porgendole il bicchiere con dentro un liquido azzurrognolo.
«Speriamo allora che un sorso basti» gli rispose sorridendo.
La pozione aveva davvero un sapore orribile, non aveva assaggiato la Polisucco, ma era sicura che questa la battesse in quanto a schifezza; ignorandone il gusto, la mandò giù e si accomodò meglio sul tappeto, cercando di regolarizzare il respiro e di concentrarsi sul sigillo.
Aveva dovuto bere un altro sorso di quella pozione terribile, prima di riuscire a mettersi nel giusto ordine delle idee, ma alla fine ci era riuscita. Erano state le parole di Silente, tornatele alla mente per l’ennesima volta, a darle la chiave di volta: era necessario che accettasse il fatto di essere una strega, che accettasse di avere dei poteri nascosti da qualche parte dentro di lei e che una volta sbloccati sarebbe cominciata la strada verso il suo destino.
Fu nel momento esatto in cui la consapevolezza si fece strada dentro di lei che lo sentì: aveva trovato il sigillo. Sembrava una piccola sfera bianca e luminosa. Più si concentrava su di essa più le sembrava di sentire una sensazione di calore all’altezza dello sterno, poco sotto il cuore.
Hanalis aprì gli occhi, si fissò il torace e la vide: una piccola luce bianca che si intravvedeva attraverso i vestiti. Alzò lo sguardo verso la McGranit che, sorridendo orgogliosa, si sedette davanti a lei, le posò le mani sulle spalle e cominciò a mormorare una litania.
«Quid magicae abstulit, magicae redit! Ut effrigerent sigillum, revertetue potentiea. Sanguis quondam magicis habet tamen influit!»( Ciò che la magia ha tolto, la magia restituisca! Si spezzi il sigillo, ritornino i poteri. Scorra ancora la magia nel sangue di chi un tempo la possedeva)
La McGranit ripeté quelle parole con intensità sempre maggiore.
Poi, all’improvviso, Lis sentì uno strano calore pervaderla come un fuoco che le nasceva dentro e le scorreva nelle vene assieme al sangue. Era come se quella sensazione non fosse nuova, come se il suo corpo fosse sempre stato pronto per quello.
La ragazza venne circondata da una leggera luce dorata, che lentamente prese i colori di una fiamma e la avvolse in un bozzolo.
In quel momento, sentendo i suoi poteri scorrerle nelle vene, si rese conto che la magia faceva parte della sua vita e comprese definitivamente di essere una strega.
Di esserlo sempre stata.
 



NOTE:
 
E con questo capitolo, finalmente, si entra nel vivo della storia!
La formula che pronuncia la McGranit è di mia invenzione e, a questo proposito, mi scuso con i latinisti per la traduzione pessima, ma mi sono avvalsa di Google Traduttore. Le mie conoscenze di latino non sono così vaste, o per lo meno non ricordo a sufficienza da poter fare da solaJ spero mi perdonerete e mi segnalerete eventuali errori ed orrori!
Per dubbi e perplessità, sono qua:P

Ringrazio ancora chi legge questa mia storia e, come ho già detto, mi farebbe davvero piacere sapere i vostri pareri!
Un ringraziamento anche a thea23 che ha letto e recensito tutti i capitoli:) GRAZIE!!!


Ricordo che gli aggiornamenti sono ogni dieci giorni: 8, 18 e 28 di ogni mese:)

 

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Capitolo 10
*** 9. Questo è Halloween ***


QUESTO E’ HALLOWEEN!
Samhain, parte 2

 
 

Bimbi e bimbe di ogni età,
ecco qualcosa che vi stupirà!
Su, venite è proprio qui!
E' il paese di Halloween!
Questo è Halloween!
Questo è Halloween!
Ogni zucca lo griderà!
(Nightmare before christmas)

 
 
Una miriade di zucche di varie grandezze, con intagliate le espressioni più disparate, galleggiavano sotto il finto cielo stellato della Sala Grande di Hogwarts. I quattro tavoli, che ogni giorno ospitavano gli allievi della Case, erano stati sostituiti da tanti piccoli tavolini imbanditi con dolci, dolcetti e bevande di ogni genere, lasciando così libero il centro della sala per le danze. Sedie imbottite e piccoli divanetti erano stati posizionati lungo le mura di pietra, soprattutto vicino i grandi finestroni, abbelliti per l’occasione con tende semitrasparenti che scendevano leggere fino a terra.
Samhain, nel corso dei secoli, aveva sempre avuto una forte importanza per la comunità magica, e mai come in quel momento se ne poteva respirare il vero significato: l’inizio di un nuovo periodo, di una nuova epoca.
Malgrado tutto quello che stava succedendo tra le mura della scuola nell’ultimo periodo, vedere che i suoi alunni avevano ancora la forza di rialzarsi e sorridere la riempiva di gioia, e fu proprio con questo stato d’animo che la professoressa McGranit, si avvicinò al leggio e si schiarì la voce per attirare l’attenzione della sala.
«Buona sera a tutti! – disse non appena si fece silenzio – questa sera siamo tutti qui per festeggiare Samhain, una ricorrenza molto importante per il Mondo Magico. Come molti di voi già sanno, in questa particolare notte, si festeggiava l’inizio di un nuovo anno e si dedicava un pensiero speciale agli antenati perchè vegliassero propiziando il raccolto. Sono ormai molti anni che questa scuola non festeggia adeguatamente questo evento, soprattutto a causa della Guerra che, molto spesso, non ci dava la speranza necessaria. Ora la guerra è finita, il Mondo Magico è rinato e, anche se altri pericoli sembrano essersi abbattuti sulle mura di questa scuola, sento che è il momento giusto per rinnovare i nostri ringraziamenti agli antenati e per sperare in un periodo migliore!»
Gli invitati applaudirono calorosamente il discorso della preside e la donna lasciò il leggio tornando a discutere con il professor Lumacorno al tavolo degli insegnanti.
La musica si fece più allegra, i balli più scatenati e tutti sembravano divertirsi. Tutti, tranne una ragazza, completamente vestita di nero, che senza farsi vedere si era dileguata dalla Sala subito dopo il discorso.
Hanalis era rimasta letteralmente incantata nel vedere cosa la magia poteva fare. Le prodezze di Hermione nel preparare le valigie, o quegli strani metodi di spostamento l’avevano stupita, ma quello era letteralmente stupefacente: per ciascuno dei finestroni della Sala era comparso un piccolo terrazzino verandato.
«È pazzesco quello che si può fare con una bacchetta di legno in mano» pensò, mentre osservava quello che la McGranit era stata in grado di fare.
«Già…una bacchetta…» sussurrò.
Nonostante la cupola di nuvole, che oscurava quasi completamente il cielo stellato, il paesaggio toglieva il fiato. Dal balcone si aveva una visuale perfetta del Lago Nero, illuminato dai pochi raggi di luna che riuscivano ad oltrepassare le nubi. I giochi di luce ed ombra che si creavano sulle acque avrebbero stregato chiunque, ma Hanalis in quel momento non sembrava per nulla interessata al paesaggio.
La ragazza si stava rigirando tra le mani la sua bacchetta, quella che la preside le aveva consegnato subito dopo averle sbloccato i poteri.
Le sembrava strano poterla tenere in mano e le sembrava ancora più strano che quel bastoncino di legno, lungo si e no venticinque centimetri, potesse produrre tutte quelle meraviglie.
 
Draco Malfoy, checché ne dicessero in giro, non aveva mai amato le feste e chi lo dipingeva come un amante della vita mondana, sicuramente non l’aveva mai conosciuto. Proprio a causa di quel suo proverbiale “amore” per i balli, il ragazzo si aggirava per la sala con un calice di vino elfico in mano e un diavolo per capello. Facendo lo slalom tra una gruppetto di ragazzine starnazzanti e qualche coppia danzante, dandosi del cretino per aver accettato l’invito della preside, Malfoy era alla disperata ricerca di un posticino tranquillo. Avrebbe di gran lunga preferito starsene stravaccato su una poltrona della piccola Sala Comune del loro dormitorio, senza tutta quella musica assordante e gli schiamazzi dei ragazzini dei primi anni che sembravano aver preso la festa per un parco giochi.
Le verandine esterne sarebbero state sicuramente una buona soluzione ai suoi problemi se non fossero state tutte occupate, sembravano essere diventate il luogo preferito della serata. Borbottando peggio di una caffettiera, Draco le passò tutte in rassegna lanciando sguardi poco amichevoli agli occupanti, finchè non ne scorse una apparentemente libera.
Le tende erano chiuse e non sembrava esserci nessuno. Si avvicinò e scostò leggermente il tessuto leggero che gli ostruiva il passaggio trovandosi ad ammirare qualcosa che reputò molto più bello del paesaggio.
Hanalis gli stava dando le spalle, fasciata in un lungo vestito nero semitrasparente che le lasciava la schiena quasi completamente scoperta, fatta eccezione per quel poco che riusciva a coprire una stola di pizzo nero. Tra i lunghi capelli, raccolti in una morbida acconciatura, spiccava una pettinina d’argento con due fiori di madreperla e tanti piccoli brillanti. Ricordava bene quel vecchio fermaglio e non credeva possibile che la ragazza lo avesse ancora.
 
Sarei andato al Ballo del Ceppo con Pansy. Da quando Silente l’aveva annunciato in Sala Grande, non aveva fatto altro che stressarmi perché fossi io ad accompagnarla e alla fine dovetti cedere. Ad andarci con Blaise sarebbe stata Hanalis perché, purtroppo per noi, la coppia Blaise/Pansy sarebbe nata solo qualche tempo dopo. Lis non si era offesa, fortunatamente, ma mi aveva fatto promettere di riservarle almeno un ballo.
Era la notte di Natale e, anche se eravamo stati insieme quasi tutto il giorno, ancora non avevo dato il mio regalo ad Hanalis. Ero sicurissimo di aver trovato il regalo perfetto e lo tenevo rimpicciolito e ben nascosto nella tasca interna della giacca. Avevo girato tutta Hogsmead per trovarlo e avevo quasi perso le speranze quando un luccichio, proveniente da una cesta alla cassa di Stratchy&Sons, aveva attirato la mia attenzione.
Dentro ad un sacchettino di pizzo verde, chiuso con un nastro di raso giallo tempestato di brillantini microscopici, avevo trovato una pettinina impreziosita da piccoli brillanti tra cui spiccavano due fiori di madreperla che assomigliavano moltissimo ai Fiori di Lis.
La commessa aveva confezionato il tutto dentro ad un sacchettino di carta rossa, chiuso con un fiocco incantato verde scuro, sui cui era in corso una nevicata. Ero più che certo che Hanalis l’avrebbe nascosto nella sua “Scatola dei Ricordi”.
Ricordo ancora adesso la sensazione stranissima che avevo provato quando l’avevo vista scendere le scale del dormitorio. Non importava che mi avesse mostrato il vestito almeno una ventina di volte da quando l’aveva acquistato, non importava che l’avessi sempre trovata una ragazza carina: fu come se l’avessi vista per la prima volta.
Il vestito viola, di tessuto leggero, lungo fino ai piedi, svolazzava ad ogni suo movimento e una morbida treccia le ricadeva sulla spalla, mentre alcuni ciuffi lasciati liberi e arricciati le incorniciavano il volto: la trovai bellissima.
Mi avvicinai titubante, come con lei non ero mai stato e le porsi il mio regalo, senza dire nemmeno una parola. Lei mi sorrise e le si illuminarono gli occhi quando prese in mano la pettinina.
«È bellissimo, Draco!» esclamò abbracciandomi, per poi trascinarmi davanti ad una delle finestre della Sala Comune, che usò come specchio. In un baleno si tolse il cerchiello viola con il fiore di stoffa e lo sostituì con il mio fermaglio, per poi voltarsi verso di me.
«Come sto?»
«Perfetta!» mormorai, dimenticando qualsiasi altra cosa, compreso il fatto che di lì a poco sarebbe scesa anche Pansy e che era lei che dovevo accompagnare.
Mi resi conto, solo in quel momento, di quanto fosse bella e capii che non erano né il vestito né i capelli né il fermaglio: era proprio lei ad essere bella ed io ero un perfetto imbecille perché mi era servito un vestito lungo e un po’ di trucco per accorgermene.
Mi pentii, e tutt’ora lo faccio, di non aver deciso di ignorare Pansy ed accompagnare Lis.
Non ne sono sicuro, ma credo che sia stato quello il momento in cui cominciai ad innamorarmi di lei.
 
La ragazza, forse sentendo la sua presenza, si voltò e gli sorrise. Gli occhi dorati, incorniciati da una maschera di pizzo nero, brillavano illuminati dalla luna.
«Avrei dovuto impedirle di uscire dal dormitorio con quel vestito…» si ritrovò a pensare Draco vedendo quanto anche la scollatura sul seno fosse profonda. In quel momento, conscio della sua gelosia, si rese definitivamente conto che i suoi sentimenti per Hanalis non erano mai svaniti. Aveva solo preferito relegarli da qualche parte dove non potessero fargli provare dolore, perché da quando se n’era andata, facendogli credere che fosse morta, non aveva mai smesso di amarla, ma quell’amore aveva portato solo dolore.
«Cosa fai qui fuori da sola?» le chiese raggiungendola, cercando di scacciare quei pensieri e di riacquistare anche un po’ di contegno. Hanalis vestita in maniera così femminile gli aveva sempre fatto un certo effetto, forse perché, visto l’animo da maschiaccio della ragazza, non c’era per niente abituato.
«Non mi piace la confusione» rispose tranquillamente lei, tornando a puntare lo sguardo fuori dalla finestra.
«Sembrava che ti stessi divertendo con le altre ragazze»
«Sono tutte molto simpatiche, anche quella Luna…è un po’ bizzarra ma è molto simpatica…solo che…beh, il modo in cui mi guardano tutti…mi sono sentita fuori luogo…» spiegò con una nota di frustrazione nella voce.
«Cosa intendi? Come ti guardano tutti?» chiese Draco, anche se già aveva un’idea di cosa potesse essere successo in mezzo a quelli che un tempo erano i loro compagni.
«Mi guardano con una luce di trepidante attesa negli occhi, come se si aspettassero che, ora che ho recuperato i miei poteri, io recuperi anche i ricordi…aspettano tutti con ansia il momento in cui mi ricorderò di loro! Come se dipendesse da me, come se fosse semplice! Sembra che nessuno capisca quanto l’essere qui, mi costi una fatica immensa…» era davvero innervosita e Draco se ne sentì responsabile. Certo l’idea di farla partecipare al Ballo non era stata sua ma, esasperato dall’entusiasmo del resto del gruppo e dalla curiosità di Lis, aveva finito col cedere. La presenza di molti dei loro vecchi compagni di corso, probabilmente voluta dalla McGranit vista l’importanza della celebrazione, come aveva previsto, aveva finito col peggiorare le cose. Si era raccomandato con chiunque gli fosse possibile, di non trascinare Hanalis in discorsi sui vecchi tempi ad Hogwarts, ben sapendo che, priva di ricordi, la giovane si sarebbe sentita fuori luogo e sotto pressione, ma non sembrava aver funzionato.
«L’avevo detto che non era una buona idea…» borbottò tra se, ma la giovane lo sentì ed accennò ad un sorriso.
«Lo so…ed ora, col senno di poi, mi dico che se ti avessi ascoltato e non mi fossi fatta trascinare da  Hermione, Pansy e Ginny, forse non sarei costretta a nascondermi qui fuori… »
«Dalla Granger mi sarei aspettato un po’ di sostegno»
«Credo che le feste le piacciano molto più di quanto voglia far credere, Draco, non fargliene una colpa…Non è colpa di nessuno. Sono i vostri compagni e la vostra scuola, è normale che desideriate partecipare a questa celebrazione…»
«Sono stati anche i tuoi di compagni, Lis…»
«Ma io non mi ricordo di loro. L’unica a dover rimanere in dormitorio ero io…»
«Sarei rimasto con te, lo sai» le disse spostandole un ciuffo ribelle dietro le orecchie, accarezzandole dolcemente la guancia. Hanalis gli sorrise, arrossendo leggermente.
«Tu come mai sei qui fuori? Voci di corridoio dicono che di solito sei l’anima della festa…» gli chiese, cercando di smorzare i toni della conversazione e di alleggerire l’imbarazzo di entrambi, per quel momento così intimo.
«Ti sembra la faccia di uno che è l’anima della festa?» le chiese per tutta risposta, sbuffando e alzando un sopracciglio. Hanalis gli scoppiò a ridere in faccia.
«Divertente, molto divertente» bofonchiò il giovane.
«Eddai, Malfoy eri buffissimo! Se ti consola ho avuto la stessa reazione quando l’ho saputo…»
«E da chi l’avresti saputo?»
«Te l’ho detto, voci di corridoio. Tu però stai svicolando, perché sei qui fuori? Tu sicuramente ti ricordi di tutti loro…» concluse facendo un cenno con la testa verso l’interno.
«È proprio per questo che sono qui fuori»
«Non sono sicura di capire…»
«Non sono molto bene accetto tra i nostri ex compagni…»
«Perché eri a Serpeverde? Pansy mi ha spiegato che eravate in guerra con mezza scuola, ma non capisco perché avercela solo con te…» Draco sorrise amaramente, se il problema fosse stato solo la casa di appartenenza, sarebbe stato molto più facile.
«Purtroppo parliamo di un’altra guerra, Lis. Una guerra in cui, mio malgrado, ho avuto un ruolo poco simpatico. Avevo i miei motivi per farlo, ma ero comunque dalla parte sbagliata…una parte sbagliata che mi ha marchiato a vita…» le spiegò con tono cupo, mentre guardava altrove.
Hanalis si rese conto che quello era un argomento delicato per l’amico e, nella speranza di tirargli un po’ su il morale, cambiò discorso.
«E questa cosa dell’anima della festa?» chiese dopo qualche attimo di silenzio.
Draco accennò ad un sorrisino.
«È colpa di Blaise, tanto per cambiare…»
«Chissà perché non avevo dubbi» rispose sorridendo Hanalis, lanciando uno sguardo alla Sala dove Zabini si stava scatenando a tempo di musica.
«Un gran ballerino, eh?! Il vero amante delle feste è lui, ma non sopporta di andarci da solo così mi trascina con lui…» le disse Malfoy recuperando un po’ di buon umore.
«Posso immaginare la tua gioia»
«Non ne hai idea» le rispose con una risatina.
«E tu come te la cavi come ballerino?»
«Se quello che sta facendo Blaise lo chiami ballare, allora molto male»
«Ed io che credevo che non ci fosse nulla che un Malfoy non sapesse fare…» gli disse canzonandolo e facendogli l’occhiolino.
«Ti stupiresti nel vedere quante cose sa fare un Malfoy, Nanerottola» le disse con un sorrisetto sornione stampato in faccia, avvicinandosi pericolosamente.
Poi la sua espressione si addolcì e prese tra le lunghe dita una ciocca ribelle, sfuggita nuovamente all’acconciatura di Hanalis, portandogliela dietro l’orecchio finendo con l’accarezzarla ancora.
«Questi capelli mi faranno impazzire…» sussurrò Lis imbarazzata, perché non riusciva a non pensare a quanto le piacessero le carezze di Draco.
All’improvviso, una melodia lenta e dolce si diffuse nella Sala Grande arrivando anche all’esterno. Contrariamente agli altri occupanti dei piccoli balconi, i due non si mossero e non rientrarono per ballare. Rimasero lì a guardarsi negli occhi, la mano di Draco ancora appoggiata sulla guancia di Hanalis.
Accennando ad un sorriso, Draco si produsse in un inchino cerimonioso tendendo la mano alla ragazza e facendole l’occhiolino.
«Mi concederebbe questo ballo, signorina Holmes?»
«Con molto piacere, signor Malfoy» gli rispose sorridendo divertita e prendendogli la mano.
Quello che doveva essere un ballo, divennero due e poi tre. Ad un certo punto persero il conto e si ritrovarono a volteggiare sorridenti sulla loro piccola pista da ballo personale, con la luce della luna che ogni tanto filtrava tra le spesse nuvole della coltre che sovrastava la scuola.
 
«La musica è finita» sussurrò Hanalis, alzando lo sguardo e perdendosi negli occhi del suo cavaliere. Lis pensò che fossero davvero particolari: fin dal primo momento in cui l’aveva conosciuto, li aveva considerati semplicemente grigi ma ora, guardandoli così da vicino non ne era più sicura. C’erano una miriade di pagliuzze di tanti azzurri diversi e persino alcune talmente chiare e luminose da sembrare argentate, e definire quegli occhi semplicemente grigi le sembrò riduttivo.
Erano una calamita, come lo era il ragazzo stesso.
«Già…» aveva sussurrato Draco, senza però lasciarla andare.
Il ragazzo sapeva che stava sbagliando tutto e se ne rendeva perfettamente conto. Stava vivendo un conflitto interiore di proporzioni bibliche. La ragione gli stava ripetendo a mitraglietta che doveva lasciarla andare e aspettare che ricordasse per cercare di recuperare il loro rapporto. Il cuore invece, com’era prevedibile, gli diceva tutto il contrario: di buttarsi, di non aspettare e di seguire l’istinto.
«Forse…forse, dovremmo rientrare…» mormorò nuovamente Lis, arrossendo.
Non capiva cosa stava succedendo. Era vero che si conoscevano da moltissimo tempo, ma era anche vero che lei non ricordava nulla: sostanzialmente era come se l’avesse incontrato solo dieci giorni prima. Quella vicinanza però, era così familiare che non aveva la minima intenzione di allontanarsi da lui. Era tutto così strano e confuso.
«Già…» rispose Draco per la seconda volta.
Il cervello gli era completamente andato in tilt. Tutto di lui era completamente in tilt. Doveva assolutamente allontanarsi, altrimenti avrebbe finito col cedere.
Era da quando l’aveva rivista che resisteva al forte impulso di abbracciarla e baciarla come se non fossero passati sei anni. Aveva sempre resistito, doveva farlo anche quella volta. Peccato che il suo corpo sembrava essere attratto verso quello di Hanalis come un pezzo di ferro verso una calamita.
«Maledetti poli contrastanti» si ritrovò a borbottare nella sua testa.
«Draco…» il ragazzo si riscosse, il tono di Hanalis era cambiato, sembrava preoccupato.
«Si?» chiese, cercando di riacquistare un po’ di lucidità e di smetterla con certi pensieri.
«Non è il momento, Malfoy! Vedi di riprenderti!» si ordinò.
«Credo che dovremmo davvero rientrare…non ti sembra strano che ci sia tutto questo silenzio?»
Malfoy se ne accorse solo in quel momento. Era normale che la musica fosse finita, sicuramente era stata la preside a chiederlo. Ormai mancava poco alla mezzanotte e al vecchio rituale che maghi e streghe erano soliti celebrare a Samhain.
Tutto quel silenzio però, non era per nulla normale.
C’era qualcosa di strano e Hanalis aveva ragione, dovevano rientrare.
 



NOTE:
 
Non ci sono molte note in questo capitolo…
Ci tengo però a fare una precisazione: in molte fan fiction che ho letto Draco è un amante delle feste e della vita mondana, per come me lo immagino io, invece, è l’esatto contrario. Ho sempre immaginato Draco come un ragazzo solitario e taciturno, spero che questa mia decisione non dia fastidio a nessunoJ
Una precisazione simile vale anche per Hermione che viene sempre dipinta come una bacchettona, io invece penso che un po’ di divertimento le sia dovuto, per questo ho deciso che tutto sommato le feste non le dispiacciono.
So che non è un particolare rilevante, ma non vorrei creare equivoci di sorta.


Ringrazio, come sempre, chi legge e recensisce e vi ricordo che i capitoli vengono pubblicati sempre 8, 18 e 28 di ogni mese:)

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Capitolo 11
*** 10. Fiamma ***


FIAMMA
Samhain, parte 3

Where there is a flame,
someone’s bound to get burned.
But just because it burns,
doesn’t mean you’re gonna die.
Gotta get up and try,
Try, try!
(P!nk - Try )
[Dove c’è una fiamma, qualcuno è destinato a bruciarsi
Ma proprio perché brucia, non vuol dire che morirai
Devi alzarti e provare,provare, provare!]

 
Tutto quel silenzio però, non era per nulla normale.
C’era qualcosa di strano e Hanalis aveva ragione, dovevano rientrare.
 
 
Lis si sarebbe aspettata di trovarsi davanti la Sala Grande completamente vuota, visto il silenzio irreale che aveva percepito da fuori, ma si sbagliava.
La Sala Grande era esattamente come l’aveva lasciata, le zucche galleggianti sul soffitto, i tavoli imbanditi e la piccola orchestra magica in un angolo. Solo una cosa non andava, gli invitati, se ne stavano tutti ammassati sul palchetto degli insegnanti. I ragazzini più piccoli appiccicati al muro, protetti dai compagni più grandi che stringevano la bacchetta con mani tremanti. Davanti a tutti  stavano la McGranit, Lumacorno, Vitiuos e gli altri insegnanti con le bacchetti sguainate e puntate al centro della sala.
Lo sguardo di Hanalis si spostò proprio in quel punto.
Al centro della pista da ballo c’erano una decina di figure incappucciate, ferme alle spalle dell’unico senza cappuccio, un uomo calvo e pallido, con gli occhi incavati che gli davano un’aria davvero inquietante.
«Chi è quell’uomo? Perché mi sembra di conoscerlo? Eppure sono sicura di non averlo mai visto…» si chiese la ragazza, voltandosi verso Draco che invece sembrava conoscerlo bene.
Stava per chiedergli chi fosse, ma il ragazzo,con un’occhiata, le intimò di stare zitta e, fermandola con un braccio, la costrinse a fare un passo indietro e a nascondersi alle sue spalle.
«Rimani qui! Non ti azzardare ad uscire…» sussurrò il ragazzo.
Lis annuì, arretrando di un altro passo.
In quei giorni, soprattutto dopo quel primo attacco improvviso, aveva capito che quando Draco aveva quello sguardo e usava quel tono, era meglio fare quello che diceva.
«Stai attento…» sussurrò Hanalis prima di nascondersi in un angolo, gli occhi puntati sulla Sala Grande.
Draco non parlò, accennò ad un sorriso e si diresse con incedere sicuro verso l’uomo al centro della pista.
 
«Ma guarda un po’ chi abbiamo qui! Sei passato dalla parte del bene, giovane Malfoy?» disse l’uomo, vedendolo.
Draco si esibì in un sorrisetto sghembo che non prometteva nulla di buono.
«I babbani hanno proprio ragione, Sulfus, l’erba cattiva non muore mai…»
«Conosci anche i detti babbani ora?! Cosa ne pensa tuo padre?»
«Ti conviene lasciare fuori mio padre da questa storia! Cosa sei venuto a fare qui, maledetto?» esclamò Draco, avvicinandosi all’uomo, pronto ad estrarre la bacchetta dalla tasca della giacca. Se fino ad un attimo prima il tono del ragazzo era stato in apparenza calmo e rilassato, ora trasudava rabbia.
«Non ti conviene minacciarmi, ragazzino…» lo schernì Sulfus facendosi avanti a sua volta.
Draco sogghignò. Quel dannato leccapiedi aveva davvero una gran faccia tosta a ripresentarsi dopo l’umiliazione subita anni prima permettendosi anche di sfotterlo a quel modo.
«Ti ho battuto quando avevo solo quindici anni, Sulfus! Cosa ti fa credere che le cose siano cambiate?»
«Sono molto migliorato, giovane Malfoy. Non minacciarmi!» rispose con un ringhio sommesso l’uomo. Non aveva mai sopportato quel ragazzino altezzoso che l’aveva battuto e tanto meno suo padre: un maledetto traditore del suo sangue, un Mangiamorte rinnegato, un vile e un codardo.
«Migliorato?! – Draco per poco non scoppiò a ridere – ti prego Sulfus, non farmi ridere! Non capisco perché se ne stiano tutti lì, in un angolino, quando anche un ragazzino del primo anno potrebbe batterti!»
 
In fondo alla sala, Harry si stava chiedendo a quale gioco stesse giocando Malfoy. Sapeva per esperienza quanto fosse bravo a provocare e quanto gli piacesse, ma quella proprio non gli sembrava la situazione adatta per il suo sarcasmo da Serpeverde.
Sembrava che il biondo conoscesse bene l’uomo vestito di nero e questo, ad Harry, non piaceva per niente.  Non gli piaceva neppure il fatto che Hanalis, era praticamente sparita.
Da bravo Auror, Potter elaborò alla svelta un piano che consentisse, a lui e al resto del gruppo, di mettere al riparo gli studenti, di tenere d’occhio Malfoy  in vena di provocazioni pericolose e di trovare Hanalis prima che scoppiasse un finimondo. Fu voltandosi verso Hermione, per comunicarle le sue intenzioni, che scorse un movimento. Si sporse leggermente, cercando di non attirare l’attenzione, e la vide. Hanalis se ne stava nascosta in un angolo, quasi completamente invisibile. Ne era sicuro, quella era la porta da cui era entrato Malfoy e così capì che il serpeverde stava cercando di sviare l’attenzione dal punto in cui Lis era nascosta.
«Bisogna dire che anche Malfoy ogni tanto ne fa una giusta…» pensò.
La discussione al centro della sala era solo all’inizio e quella storia, riguardante un duello avvenuto anni prima, aveva qualcosa che non gli tornava.
Rinunciando a parlare con la Granger, il Grifondoro preferì  rivolgere la sua attenzione allo scambio di battute tra il suo nemico di sempre e quello che aveva capito chiamarsi Sulfus.
Era necessario saperne di più per poter agire al meglio.
 
«Sei sempre stato bravo a pavoneggiarti Malfoy, anche quando eri un ragazzino! Ma non sarai più così sbruffone quando vedrai di cosa sono capace, grazie all’aiuto del mio signore!» disse Sulfus con un sorrisetto maligno stampato in faccia.
Nel sentire le ultime parole Draco si irrigidì.
«Il suo signore…» pensò scioccato, non poteva crederci. Era impossibile.
«Il tuo signore è morto, Sulfus! Mi stupisce che dopo tutto questo tempo tu non abbia ancora elaborato il lutto» rispose cercando di nascondere la sorpresa con una bella dose di sarcasmo e strafottenza.
Sulfus scoppiò in una risata malvagia così come gli uomini alle sue spalle.
Se possibile, Malfoy si innervosì ancora di più.
Quella reazione, non portava a nulla di buono, ne era certo, come era certo del fatto che presto si sarebbero trovati immersi nei guai fino al collo.
«Il mio padrone non è affatto morto, stupido ragazzino borioso! È tornato, più forte e più potente di prima e vi schiaccerà tutti!» esclamò con tono esaltato l’uomo.
«Non può essere…» sussurrò Malfoy questa volta senza riuscire a nascondere la sorpresa.
«E invece è così! Nessuno avrebbe mai potuto sconfiggere il grande e potente Shiryu, il Drago della Morte! Nessuno! Tanto meno una ragazzina come quell’insolente della tua amica! A proposito della piccola Holmes – proseguì Sulfus, avvicinandosi al giovane – ho come la sensazione che si trovi proprio qui…dimmelo Draco…dimmelo e forse il mio signore deciderà di risparmiarti»
«Non è qui!» rispose con decisione Draco, alzando il capo e sfidandolo con lo sguardo.
Sulfus ghignò, poi successe tutto in un attimo.
Urlando con tutto il fiato che aveva in gola, Draco si accasciò al suolo, il corpo scosso da forti spasmi. Pronti a soccorrerlo, gli insegnati e tutti gli altri erano stati bloccati dagli uomini incappucciati, che si erano parati davanti a loro ad una velocità sovrumana, muovendosi come un solo corpo.
Il cuore di Hanalis, ancora ben nascosta allo sguardo del nemico, per un attimo sembrò fermarsi: conosceva quel dolore. Oltre ad averlo provato sulla sua pelle solo poche sere prima, l’aveva studiato in maniera approfondita assieme ad Hermione, non poteva essere altro che la maledizione Cruciatus.
La ragazza sarebbe voluta uscire allo scoperto, fermare tutto quel dolore e quelle urla, ma qualcosa la fermò. Harry la stava guardando e quello sguardo poteva voler dire solo una cosa: “stai dove sei”.
Si disse che Potter sicuramente aveva un piano.
Cercò di convincersi che il ragazzo con gli occhiali era un Auror, un poliziotto del mondo magico, uno che con quelle cose ci conviveva.
Si ripeté più volte che quello che sembrava solo un ragazzo spettinato era un eroe di guerra.
Cercò in tutti i modi di convincersi, ma vedere Draco piegato in due dalla sofferenza, accasciato al suolo senza possibilità di difendersi le annebbiò completamente il cervello.
«Devo fare qualcosa! Devo fare qualcosa!» continuava a ripetersi mentalmente, cercando di trovare una soluzione.
Doveva uscire allo scoperto. Non avrebbe permesso a Draco di soffrire ancora, non avrebbe permesso a nessuno dei suoi amici di sacrificarsi per lei.
Si preparò ad andare incontro al suo destino, con la stessa espressione fiera di una regina, ma non riuscì a mettere in atto il suo piano.
Stava per scostare la tenda, unico ostacolo tra lei e la sala, quando incontrò la sguardo di Draco e vi lesse quello che aveva letto prima in quello di Harry: “non ti muovere”.
Un secondo dopo, con un movimento talmente veloce che Lis quasi non lo vide, Draco approfittò di una leggera distrazione di Sulfus ed estrasse la bacchetta dalla giacca.
Un incantesimo molto potente scaraventò l’uomo dall’altra parte della Sala, mentre Draco si rialzava.
Quello sembrò essere un segnale.
La battaglia ebbe inizio.
Insegnanti ed ex allievi combattevano uno accanto all’altro cercando di contrastare la magia oscura usata dagli uomini di Sulfus.
Neville, Luna, Hannah e Theo, stavano schivando schiantesimi e maledizioni, cercando di attraversare l’intera stanza per portare al sicuro nei propri dormitori tutti gli studenti.
Nella speranza di salvare più gente possibile, la McGranit aveva costretto a mettersi al riparo anche tutti gli altri insegnanti, tenendo al suo fianco nel duello solo Vitiuos e Lumacorno.
 
All’inizio le cose sembravano mettersi bene per Harry e gli insegnati, che con un colpo di mano erano riusciti a liberarsi di metà degli uomini incappucciati e la stessa cosa valeva per Draco che era riuscito a guadagnare un discreto vantaggio nei confronti di Sulfus, colpendolo più volte con i suoi incantesimi.
Ma la battaglia durava ormai da molti minuti e la situazione era andata via via capovolgendosi.
Sulfus infatti, aveva deciso ben presto di passare al contrattacco, contrastando e deviando tutti gli incantesimi del serpeverde che, già provato dalle Cruciatus subite, ora faticava a sostenere il ritmo del duello.
«Allora Malfoy, sei ancora sicuro di potermi sconfiggere?!» esclamò Sulfus schernendolo, mentre Draco si rialzava dopo l’ennesimo attacco, tenendosi un braccio.
«L’ha ferito…» pensò preoccupata Lis, ancora nascosta sul terrazzino.
«Dimmi dov’è la ragazzina!» urlò Sulfus all’improvviso, scagliando un incantesimo a Draco che, prontamente, riuscì a schivarlo.
«Mai!» rispose il serpeverde, contrattaccando con un potente schiantesimo che avrebbe potuto atterrare l’avversario, se solo fosse andato a segno.
«Mi fai pena, Malfoy! Non sai nemmeno più lanciare un incantesimo come si deve, stare dalla parte dei buoni ti ha rammollito!»
«Stai zitto!» sibilò Malfoy, stringendo con forza la bacchetta.
«Sarà fin troppo facile sconfiggere sia te che i tuoi nuovi amichetti! E dopo penserò alla piccola Holmes, il mio signore sarà molto felice di rivederla! Ha in mente grandi cose per lei…»
«Ti ho detto di stare zitto!» sibilò nuovamente il giovane.
«Cosa c’è, Malfoy?! Non riesci ad accettare la realtà? Ma guardati! Non ti reggi in piedi! Come farai a proteggerla? Come farai ora che non sei nemmeno in grado di contrastare i poteri che il mio signore mi ha donato?» lo schernì Sulfus, facendosi sempre più vicino.
«Non mi interessa quanti poteri ti ha donato il tuo signore – ringhiò il giovane, pronunciando con astio le ultime parole – non avrai mai Hanalis, fosse anche l’ultima cosa che faccio, la proteggerò!»
Con rabbia Draco scagliò l’ennesima maledizione, ma Sulfus riuscì a scansarsi in tempo e
La sua bacchetta si mosse così velocemente che il ragazzo non riuscì ad accorgersene.
Hanalis conosceva bene quel movimento.
Draco gliel’aveva spiegato più volte andando contro il volere di Hermione che non le avrebbe mai voluto insegnare una maledizione come quella.
Era senza dubbio la Maledizione di Dolohov.
Il ragazzo crollò a terra.
Era un dolore che sarebbe riuscito a sopportare in un’altra occasione, ma dopo le Cruciatus subite,  era troppo debilitato per riuscire a contrastare la maledizione. Esternamente nulla era cambiato, ma dentro il suo corpo si stava lacerando.
Quando Sulfus lo colpì per la seconda volta, Hanalis non riuscì a trattenere l’urlo che le era salito in gola.
«Draco! No!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola e, incurante del pericolo che stava correndo, corse fuori dal suo nascondiglio brandendo la sua bacchetta.
Sapeva che la sua conoscenza in fatto di duelli era solo teorica, e avendo recuperato i poteri da poche ore, avrebbe avuto serie difficoltà a controllarli nuovamente, ma non le importava nulla.
«Stupeficium!» esclamò con rabbia, sperando con tutta se stessa che funzionasse. Colto alla sprovvista, Sulfus fu colpito dall’incantesimo in pieno petto. L’uomo accusò il colpo e fu scagliato lontano, mezzo tramortito, mentre Hanalis si inginocchiava accanto al biondo serpeverde, preoccupata come non mai.
Draco aprì gli occhi. Il dolore era scomparso, come se la maledizione fosse stata spezzata improvvisamente e convinto di trovarsi accanto Blaise o un altro del gruppo, alzò lo sguardo e si perse in due grandi ed inconfondibili occhi dorati.
«Cosa…?» i suoi occhi grigi si spalancarono per la sorpresa, assumendo subito dopo un’espressione piuttosto contrariata.
«Scusami, Draco… io…» farfugliò Lis, vicina alle lacrime.
«Si può sapere cosa diamine ti è saltato in mente!» la aggredì il ragazzo, cercando di alzarsi nonostante il dolore, rifiutando l’aiuto dell’amica.
«Torna a nasconderti prima che quell’imbecille si accorga di te! Non sei in grado di sostenere un duello!» continuò con tono di rimprovero.
«Nemmeno tu, se è per quello!» rispose Lis piccata.
«Questo non è un problema tuo! Torna a nasconderti!» disse Draco dandole un leggero spintone e facendola arretrare di un passo.
Quel gesto la fece letteralmente infuriare, tanto da dimenticarsi che presto Sulfus avrebbe ripreso conoscenza.
«No! – urlò con rabbia – no che non mi vado a nascondere, Malfoy! Se non fossi uscita allo scoperto saresti ancora per terra a contorcerti. Potresti almeno ringraziarmi!»
«Ti ringrazierò quando ti sarai nascosta, Lis, per favore…» le disse preoccupato.
«Mi dispiace, Draco, ma devo disubbidire questa volta! Sono molto più utile qui che dietro a quelle stupide tende! Non lascerò che quell’uomo ti faccia ancora del male!»
«Lis, ti prego…» disse il biondo, mettendole una mano sulla spalla.
«No, Draco! Questa volta no!» rispose lei sfiorandogli il braccio e fissandolo profondamente.
«Ma bene!»
Sulfus si era ripreso e si stava avvicinando a loro massaggiandosi il petto con una mano e puntando la bacchetta verso Hanalis.
Draco si parò subito davanti alla ragazza. Entrambi, stringendo forte la bacchetta, erano pronti ad attaccare al minimo movimento dell’uomo.
«Che bel quadretto…mi sembra di essere tornato indietro nel tempo…» quel tono mellifluo, fece innervosire Hanalis che si fece avanti evitando la protezione di Draco.
«È me che vuoi, Sulfus! – esclamò ostentando sicurezza, cercando di dissimulare la perdita di memoria – richiama i tuoi uomini e lascia in pace Draco! Sono io il tuo avversario!»
Sulfus scoppiò a ridere e Hanalis gli puntò la bacchetta alla gola, cogliendolo nuovamente di sorpresa.
«Cosa credi di fare, ragazzina?!»
«Pensavo di farti male, magari con la stessa maledizione che hai lanciato a Draco…» rispose Lis, con un ghigno stampato in volto e con una strafottenza che a Draco ricordarono i vecchi tempi.
«Non sei in grado di scagliare una maledizione come quella» disse Sulfus, con una punta di preoccupazione nella voce. Quella ragazza minuta, alta quando un soldo di cacio, l’aveva ridotto parecchio male quando aveva solo quindici anni, lanciandogli contro un Ardemonio che avrebbe fatto invidia al migliore dei maghi oscuri. Aveva sentito alcune voci riguardo alla sua momentanea perdita dei poteri, ma a giudicare dallo schiantesimo che l’aveva colpito, doveva sicuramente esserne tornata in possesso.
«Ne sei così sicuro, Sulfus! Devo ricordarti cosa è successo qualche anno fa?» gli chiese con tono di sfida.
Hanalis non ricordava nulla di quello che era successo, ma aveva immaginato che se Draco aveva combattuto con lui, forse poteva averlo fatto anche lei. Aveva deciso di sfruttare quella scintilla di dubbio che gli aveva scorto negli occhi e sperava che Draco capisse il suo piano e la sostenesse.
Fu questione di un attimo. Con un movimento fulmineo Sulfus le colpì la mano  e le portò il braccio dietro la schiena, stringendolo con forza. La bacchetta cadde a terra, finendo a qualche metro di distanza.
«Io non lo farei se fossi in te, Malfoy!» disse l’uomo rivolgendosi a Draco. Il serpeverde, già pronto a colpirlo, abbassò la bacchetta, maledicendosi per non aver legato Hanalis da qualche parte.
«Non fai più tanto la sbruffona, eh ragazzina!?!» disse cercando di tenere ferma Lis, che con studiata lentezza, alzò una gamba e con tutta la forza possibile, conficcò il tacco dello stivaletto sul piede di Sulfus.
L’uomo urlò e la lasciò andare scaraventandola a terra.
Approfittando della situazione, Draco schiantò Sulfus, permettendo così ad Hanalis di recuperare la sua bacchetta.
Harry, la McGranit e gli altri erano ancora alle prese con gli uomini incappucciati.
Draco aveva ripreso il suo duello con Sulfus.
«Devo trovare un incantesimo, me ne basterebbe uno… Se Hermione non mi avesse riempito la testa con tutta quella teoria, adesso il mio compito sarebbe più facile…» pensò, mentre nella sua mente passavano le immagini dei libri che la Grifondoro le aveva fatto studiare.
Poi, all’improvviso, l’immagine di una pagina le si fissò in mente, nitida, come se l’avesse davanti agli occhi.
«Ma certo!» esclamò impugnando con forza la bacchetta.
Non era un incantesimo facile, anzi era persino una magia oscura, ma non c’erano soluzioni. Era la maledizione più potente che conosceva, l’unica che avrebbe potuto fermare sia Sulfus che i suoi scagnozzi.
«Tutti giù!» urlò alzando la bacchetta in aria.
Harry e tutti gli altri si fermarono sorpresi, Draco la guardava con gli occhi sbarrati. Nessuno capiva bene il motivo di quel comportamento, ma decisero di ascoltarla.
Hanalis prese un respiro profondo, poi si concentrò per riuscire a controllare l’incantesimo.
«Ardemonio Ignis!» urlò con tutto il fiato che aveva.
Una potente fiammata scaturì dalla punta della sua bacchetta, trasformandosi improvvisamente in una pioggia di fiori di fuoco, che colpì Sulfus e i suoi uomini.
Fiera del risultato ottenuto, Hanalis, si accorse troppo tardi dell’insolito tremore della bacchetta. La afferrò con entrambe le mani, ma non servì. Ormai aveva perso il controllo e le sue mani bruciavano così tanto che non sapeva quanto avrebbe resistito ancora.
«Almeno stanno scappando…» pensò, scorgendo Sulfus fuggire seguito dai suoi uomini, poco prima di urlare dal dolore e di accasciarsi a terra priva di conoscenza.




NOTE:
 
Beh, non ho molto da dire su questo capitolo, se non che ammetto che la descrizione delle battaglie non è il mio forte.
Spero che per lo meno mi sia venuta in maniera decente e comprensibile :)
Faccio una piccola precisazione sull’Ardemonio di Lis. Guardando i film ho notato che la fiamma dell’Ardemonio prende una forma diversa a seconda di chi lo scaglia (quello di Silente ad esempio è una fenice) così ho immaginato che quello di Lis potesse assumere quella particolare forma. Nei prossimi capitoli ne spiegherò il significato.


Visto che questo è il 10° capitolo e che siamo giunti praticamente a metà storia…ci tenevo a fare dei ringraziamenti un po' più specifici del solito:P
Ringrazio
Karolina e thea23 che hanno messo la storia tra le preferite; Valepassion95 che l'ha messa tra le ricordate; C h i a, Ginny_98, Lyls, PaulNon, RomanticaLuna, thea23, Valepassion95 e Yuuki_love che l'hanno inserita tra le seguite; Ginny_98, SaraWeasley_30, Fleur Dolohov, Mikilily e Moonyy_98 che hanno recensito il prologo; thea23 che ha recensito tutti i capitoli e  tutti quelli che hanno letto i vari capitoli:)
Spero di aver citato tutti e di non aver fatto errori con i nik:)
Ricordo i giorni di pubblicazione: 8, 18 e 28 di ogni mese
A presto:)

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Capitolo 12
*** 11. Qualcosa che prima non sapevo ***


QUALCOSA CHE PRIMA NON SAPEVO

 

All I knew
this morning when I woke
Is I know something now,
 know something now
I didn't before
(Tutto quello che sapevo questa mattina quando mi sono svegliata
è che sapevo qualcosa, sapevo qualcosa che prima non sapevo)
(Everything Has Changed - Taylor Swift)

 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Scozia.
 
Madama Chips era stata irremovibile: Hanalis doveva riposare.
Il tentativo di controllare l’Ardemonio, solo poche ore dopo il recupero dei suoi poteri, oltre ad averle procurato delle ustioni alle mani, l’aveva anche parecchio debilitata.
Questo voleva dire che per i due giorni consecutivi al Ballo, Lis era rimasta da sola in infermeria, mentre Draco si aggirava per la scuola come un animale in gabbia.
Alla fine, la mattina del due novembre, dopo un’intensa discussione con l’infermiera, Malfoy era riuscito ad entrare in infermeria per fare visita ad Hanalis, trovandosi davanti ad una scena che gli risultò molto familiare.
Hanalis, che sembrava essersi completamente ripresa, se ne stava comodamente seduta su uno dei lettini dell’infermeria, sprofondata con la schiena su due morbidi cuscini.
Sulle gambe incrociate, teneva in bilico un grosso libro di pozioni, che stava leggendo a bassa voce sapendo che, essendo l’unico ospite dell’infermeria, non avrebbe disturbato nessuno.
Davanti a lei, probabilmente incantato dalla Chips, galleggiava un vassoio su cui stavano una tazza di cioccolata fumante e un piattino di biscotti.
Nel momento in cui Draco l’aveva raggiunta, Lis era intenta a scribacchiare qualcosa su un taccuino verde con una mano e a mettersi in bocca un biscotto con l’altra. Draco notò subito le fasciature bianche che le coprivano completamente le piccole mani, anche se la ragazza sembrava non curarsene.
Vederla così, con un piccolo sorriso sulle labbra, avrebbe dovuto renderlo felice, ma al contrario sentì montare dentro di sé la rabbia.
Le si avvicinò a passo di carica e ci mancò poco che non lo si sentisse ringhiare o digrignare i denti come un lupo inferocito.
Le strappò il quaderno da sotto le mani e allontanò il vassoio galleggiante, cercando di non assecondare l’impulso di prenderla a librate in testa.
«Ehi! – esclamò Lis guardandolo allucinata – ma che ti prende?!»
«Che mi prende?! Che mi prende?! Mi prende che sei un’incosciente, ecco cosa mi prende! – rispose alzando sempre più il tono della voce – ma si può sapere cosa ti è venuto in mente? Avevi appena recuperato i poteri e ti è venuta la brillante idea di scagliare un Ardemonio! Ma cosa ti passava per la testa? Potevi distruggere la bacchetta, ferirti gravemente! Avresti potuto restarci secca!»
«Draco, per favore…» cercò di calmarlo Lis, senza nessun risultato.
«Per favore un corno! Razza di stupida!»
Draco era talmente preso dal suo sproloquio da non accorgersi del repentino cambio di espressione della ragazza.
«Senti un po’, razza di imbecille platinato! – esclamò con un diavolo per capello la giovane afferrando un braccio di Draco – non ti azzardare mai più a chiamarmi stupida altrimenti, non appena Madama Chips mi ridà la bacchetta, ti trasformo in un furetto e ti vendo al circo! Chiaro?!»
Nel sentire quelle parole a Draco sembrò di tornare indietro nel tempo. Aveva completamente dimenticato quanto la mandasse in bestia sentirsi dare della “stupida”.
 
Ricordo che anche quella volta ero stato in pena per tutto il giorno.
Avevo persino fatto perdere dieci punti alla mia casa, sbagliando clamorosamente una pozione, senza contare la ramanzina di Piton e le risatine del Magico Trio.
Hanalis aveva subìto un altro di quelli strani attacchi che ormai la perseguitavano dalla metà del secondo anno. Inizialmente erano solo dei piccoli incidenti, che tutti noi avevamo attribuito alla sua sbadataggine, ma con il passare del tempo le cose si erano complicate.
Gli attacchi erano diventati sempre più frequenti, facendola finire più volte in infermeria, tanto che Madama Chips, esasperata dalla situazione, sembrava aver rinunciato a chiederle il motivo delle sue visite, soprattutto perché Lis era solita accampare delle scuse sempre più assurde.
Non so ancora cosa successe quel giorno, Hanalis non me l’ha mai voluto raccontare. Un incantesimo le si era ritorto contro, come se fosse rimbalzato su una barriera, provocandole una serie di piccoli tagli sulle braccia e anche qualcuno sul viso: sembrava che si fosse lanciata contro un vetro, rompendolo.
Avevo insistito talmente tanto con quell’antipatica di Madama Chips che alla fine aveva ceduto e mi aveva rivelato che, malgrado la maggiorparte delle ferite non fossero profonde, aveva perso abbastanza sangue e che l’incantesimo le era costato parecchie energie, tanto da farla svenire per qualche ora.
Aveva passato in infermeria tutta la notte ed io ero stato talmente occupato con le lezione, da non riuscire ad andare a trovarla se non dopo cena.
Quando oltrepassai il separé,  la trovai comodamente spaparanzata sul lettino, intenta a leggere un librone di incantesimi e a mangiare una fetta di torta di mele.
Avrei voluto strozzarla! Io ero stato in pensiero per tutta la giornata e lei mangiava la torta?! Ricordo che pensai di farla rinsavire con una bella librata.
«Ciao Draco! Vuoi un pezzo di torta?» disse non appena mi vide, abbagliandomi col suo sorriso, come se nulla fosse successo.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
«Un pezzo di torta?! Un pezzo di torta?! Spero che ti ci strozzi con quella torta! Sono stato in pensiero per tutto in giorno, ho persino sbagliato una pozione che ci ha fatto perdere dieci punti e sai quanto sia pesante Piton in questi casi! Ti vengo a trovare e ti trovo intenta a leggere, come se niente fosse! Ma mi stai prendendo in giro?»
«Dai tesoro, non ti scaldare» mi disse, cercando di rabbonirmi facendomi gli occhioni dolci.
Avevo preso ad odiare quell’espressione, perché la faceva ogni volta che ne combinava una delle sue e io ci cascavo come un allocco.
Quella sera però, ero talmente arrabbiato che nemmeno me ne accorsi.
«E non chiamarmi tesoro con quella faccia! Ma si può sapere che razza di incantesimo hai usato?» ero praticamente disperato.
«L’ho trovato su un libro, volevo provarlo» mi rispose con una vocina lieve.
«Volevi provarlo!?! – esplosi letteralmente – ma ti ha dato di volta il cervello? Potevi farti male davvero! Possibile che non pensi mai prima di fare le cose? Sei la solita stupida!»
Sapevo bene che chiamarla stupida era un rischio, perché Lis non aveva mai reagito bene a quella parola, ma non ci badai.
«Senti un po’, razza di imbecille platinato! Non ti azzardare mai più a chiamarmi stupida altrimenti, non appena Madama Chips mi ridà la bacchetta, ti trasformo in un furetto e ti vendo al circo! Chiaro?!»
Urlò così tanto forte, che persino Madama Chips accorse a vedere cosa fosse successo.
Tornando in dormitorio, dopo che si fu calmata, ringraziai Morgana, Merlino, Circe e tutti i maghi del mondo per aver fatto in modo che Lis non avesse la bacchetta tra le mani.
Mi sarei sicuramente trovato a quattro zampe e ricoperto di pelo e una volta mi era bastato. Non avevo nessuna voglia di ripetere l’esperienza.
 
Ripensare a quel giorno gli aveva fatto completamente passare l’arrabbiatura. Vedendolo sorridere, con lo sguardo perso in chissà cosa, Hanalis lo guardò stupita.
«Cos’hai da ridere adesso?» gli chiese un po’ stizzita.
«Oh! Nulla – rispose Draco ritornando sulla terra – come stanno le tue mani?»
Hanalis gliele mostrò sorridendo.
«Molto bene! Madama Chips ha fatto un ottimo lavoro» disse facendo un sorriso alla donna che, diretta alla Zona Nera, passava lì davanti proprio in quel momento. Lo sguardo di Lis si incupì.
«So di aver sbagliato, Draco…e mi dispiace che tu ti sia preoccupato così tanto…»
Nel vedere gli occhi della ragazza riempirsi di tristezza, Malfoy quasi si sentì in colpa per aver urlato in quel modo e le sorrise dolcemente, accarezzandole una guancia. Ormai quello sembrava essere diventato un gesto frequente tra loro.
«Hai sbagliato, è vero, ma l’hai fatto in buona fede e alla fine hai salvato tutti - Lis sorrise lievemente e lui le fece l’occhiolino – spero solo che non sia così grave…» concluse lanciando uno sguardo alle sue mani fasciate.
«Madama Chips dice che tra un paio di giorni saranno come nuove! Mi ha salvato il fatto di aver lasciato andare la bacchetta…spero di non aver fatto troppi danni»
«Non preoccuparti, Hogwarts ne ha passate di peggiori, la McGranit ha già sistemato tutto»
«Questo mi solleva parecchio, credevo di aver distrutto qualcosa! – gli rispose facendo una linguaccia che lo fece ridere – ma cambiando discorso…c’è un passaggio di questa pozione che non mi è chiaro e, sempre le stesse voci di corridoio, dicono che tu sia un genio in pozioni» proseguì con tono divertito.
«Per forza non ti è chiaro! – esclamò Draco sporgendosi e controllando la pagina – di chi è questo libro? Di Potter? Queste annotazioni sono completamente sbagliate! Dai qua, ti spiego io!» e detto ciò le prese il quadernino e prese a scarabocchiare qualcosa con quella sua calligrafia spigolosa.
 
Studiare con Draco era stato davvero divertente, soprattutto perché non perdeva mai l’occasione per lanciare qualche frecciatina ad Harry o agli appunti sul suo libro.
Il ragazzo se n’era andato, anzi era stato letteralmente spinto fuori dalla Chips, quando l’ora di cena era passata da un pezzo e Lis si era trovata da sola, con l’unica compagnia dei suoi nuovi appunti. Aveva provato a studiare un altro po’, ma alla fine si era stancata e aveva preso a guardare il soffitto con aria annoiata.
Avrebbe voluto tornare al loro piccolo dormitorio, ma l’infermiera aveva minacciato di legarla al letto se solo provava ad alzarsi, e così aveva dovuto rinunciare e starsene buona. Almeno finchè Madama Chips non se ne fosse andata a letto.
Con un sorrisino furbo stampato in faccia, Lis aveva dato la buona notte alla donna e, dopo essersi assicurata che stesse dormendo, si era alzata e infilandosi ciabatte e felpa, era uscita dall’infermeria senza fare il minimo rumore.
«Se pensa di tenermi a letto con le minacce, ha sbagliato persona!» borbottò sghignazzando mentre passeggiava per i corridoi alla ricerca di quella piccola porticina di legno.
Aveva passato tutta la notte precedente a pensare allo strano specchio in cui si era imbattuta pochi giorni prima e a quello che ci aveva visto riflesso. Si era convinta che specchiandosi un’altra volta magari avrebbe trovato qualche risposta.
Mentre perlustrava un corridoio del terzo piano, la sua attenzione era stata catturata da un quadro, dove, un gruppo di vecchietti stava facendo uno strano gioco con delle biglie. Incuriosita si avvicinò.
«Professor Silente?!» esclamò stupefatta, riconoscendo l’uomo vestito di blu che si voltò e le sorrise divertito.
«Hanalis, mia cara! Ti proporrei di unirti a noi, ma non saprei come farti entrare nel quadro» le rispose gioviale avvicinandosi alla cornice, facendola scoppiare a ridere.
«Cosa sta facendo professore?»
«Stiamo giocando a Gobbiglie, mia cara, quando recupererai i tuoi ricordi ti renderai conto di quanto sia un gioco per vecchietti incartapecoriti»
«I miei ricordi…» sussurrò, rattristandosi.
«Qualcosa non va? Cosa ti porta in giro per i corridoi a quest’ora?»
«Ecco, professore… - cominciò titubante, ma vedendo il sorriso incoraggiante del professore continuò con un po’ di sicurezza in più – cercavo lo specchio…io…pensavo che…se mi specchiavo un’altra volta…magari potevo capire qualcosa di più su questa storia…»
Silente le sorrise bonario e le fece cenno di spostarsi pochi metri più in là, davanti ad un quadro con un bel paesaggio autunnale, completo di foglie ingiallite che cadevano.
«Mi dispiace mia cara, ma lo Specchio delle Brame non risolverà i tuoi problemi, mostra i desideri, non i ricordi…»
«Capisco professore…ma dopo quello che è successo a Samhain…speravo ci fosse un modo per recuperare questi ricordi in fretta…»
«I babbani usano dire che la fretta è una cattiva consigliera. In questi casi, purtroppo, è necessario attendere il giusto tempo. Hai da poco recuperato i tuoi poteri, vedrai che la magia che ora ti scorre dentro ti permetterà di recuperare anche i tuoi ricordi»
«Ci sarebbe sempre quell’incantesimo di cui parlavano la professoressa McGranit e il professor Piton…» mormorò Lis, ricordandolo solo in quel momento.
«L’Inverte Oblivion è un incantesimo molto complesso, Hanalis, potrebbe anche non servire a nulla…»
«Capisco…» sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo sconfitta.
«Tuttavia, come ti ho detto, un modo per farti tornare in possesso dei tuoi ricordi ci sarebbe…»
 
«Concentrarsi sulle sensazioni e approfondirle – ripeté mentalmente per la decima volta – cercare di ricavarne delle immagini…»
Lis non aveva smesso un secondo di ripetersi quelle due semplici indicazioni datele dal vecchio preside.
 
Madama Chips, che non si era minimamente accorta della sua piccola fuga, si era finalmente decisa a farla uscire dall’infermeria.
Fuori dal portone trovò Draco e Blaise ad aspettarla.
«Mi hanno assegnato due guardie del corpo?» chiese ridendo, trovandoseli davanti.
«Blaise era di passaggio» rispose Draco come a voler invitare l’amico ad andarsene e a lasciarli soli.
«Devo prendere un libro in biblioteca per Hermione, ma volevo sapere come stavi» le disse il moro sorridendo.
«Sto molto bene, grazie Blaise! Hermione è alle prese con qualche ricerca?»
«Si è messa in testa di voler analizzare la coltre di nubi, prima che si dissolva…» rispose Draco con fare annoiato.
«Prima che si dissolva?»
«Dopo che hai scacciato Sulfus, ha cominciato lentamente a dissolversi» le spiegò Blaise.
Hanalis sgranò gli occhi e, scansando i due ragazzi, si diresse ad una delle ampie finestre del corridoio. Possibile che la sera prima non se ne fosse accorta?
«Cavoli! È vero! - esclamò sorpresa – cosa può voler dire?»
«Non lo sappiamo, per questo la Granger crede che ,consultando un paio di libri ingialliti, troveremo la soluzione» rispose Draco un po’ stizzito, facendola sorridere.
«Non essere sempre così acido, Draco – lo rimproverò scherzosamente, facendo ridere Blaise – Hermione ha ragione, su qualcuno di quei libri potrebbe esserci qualcosa di utile…»
«Può consultare i suoi amati libri quanto le pare, ma io non voglio essere coinvolto in questa baggianata! La priorità è aiutare te! Tutto il resto non mi interessa!»
«Cosa ti avrà mai chiesto di così catastrofico, Draco?»
«Deve preparare una pozione» rispose Blaise al posto dell’amico.
«E cosa sarà mai, Malfoy! Dai andiamo a preparare questa pozione, ti aiuto io!» esclamò Hanalis trainando Draco per una manica del maglione e salutando Blaise che si stava dirigendo in biblioteca.
Camminarono per qualche minuto in silenzio, uno di fianco all’atro e la mano fredda di Draco  sfiorò spesso quella fasciata di Hanalis, facendo arrossire la ragazza.
«Concentrarsi sulle sensazioni….» pensò cercando di mettere in pratica fin da subito i consigli di Silente.
Il primo tentativo, purtroppo non ebbe buoni risultati e la giovane sbuffò contrariata.
«Cosa c’è che non va?» le chiese Draco.
«Niente, niente…» borbottò lei in risposta.
«Non fare la furba, Nanerottola, quando sbuffi così c’è sempre qualcosa che non va»
Hanalis sospirò, a quanto pareva era impossibile nasconderglielo.
«Silente mi ha suggerito come provare a recuperare i ricordi…solo che non è per niente facile»
«Silente?! Quando avresti parlato con Silente?» le chiese il ragazzo.
«Questa notte, quando sono uscita a sgranchirmi le gambe, stava giocando a Gobbiglie in un quadro con degli altri vecchietti» rispose lei come se niente fosse.
«Ah capisco… - rispose calmo – aspetta un secondo…se uscita dall’infermeria??» esclamò due secondi dopo, giusto il tempo di riordinare le informazioni ricevute.
«Si!» rispose lei non capendo tutta quell’agitazione. Non le sembrava di aver fatto nulla di particolare e nemmeno niente di male.
«Ma sei matta?! Poteva attaccarti qualcuno!»
«Sai Malfoy, mi sembra che tu stia avendo un po’ troppi dubbi sulla mia sanità mentale! Chi cavolo poteva attaccarmi che ho semi carbonizzato tutti due sere fa?!?» rispose lei con tono offeso, alzando leggermente la voce.
«E la Nebbia Nera dove la metti?»
«Vuoi proprio che te lo dica, Malfoy?!» rispose Hanalis ai limiti dell’esasperazione, con un’espressione bellicosa stampata in faccia.
Quando aveva quella faccia, Draco lo sapeva più che bene, era meglio non insistere, l’aveva imparato a sue spese. Preferì quindi starsene in silenzio.
«A proposito di questa Nebbia Nera…cosa è successo a quelle povere ragazze? E cosa c’entra con me?» chiese Hanalis fermandosi all’improvviso in mezzo al corridoio, dimenticando completamente la pozione e le ricerche di Hermione.
Draco sospirò, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto darle delle spiegazioni, rivangando ricordi dolorosi, ma ormai non poteva tirarsi indietro.
«Sono state colpite dalla Nebbia Nera – spiegò Draco – non sappiamo bene cosa stia succedendo, sappiamo solo che non riusciamo a svegliarle da un sonno molto doloroso…»
«Mi dispiace…ma io cosa c’entro? Perché la McGranit mi ha voluta qui?»
«Una di loro… – cominciò Draco a fatica,  sospirando nuovamente – una di loro, parla…e dice solo una cosa…una cosa che ha messo in allarme la McGranit, tanto da chiederci di venirti a cercare….»
«Cosa…cosa dice?» chiese preoccupata Hanalis, non sapendo bene cosa aspettarsi da quella confessione di Draco, che sembrava costargli parecchio raccontare.
«Piccolo fiore» mormorò Draco, abbassando il capo e stringendo le mani a pugno.
«Piccolo…»
«È come ti chiamava lui – esplose Draco interrompendola – quel maledetto! Sono anni che mi rodo il fegato perché avrei dovuto capirlo che era lui, che non poteva essere un essere umano normale, ma non ci ho creduto finchè non è stato troppo tardi!» quel discorso mezzo sconclusionato di Draco l’aveva mandata ancora più in confusione.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e quel contatto riuscì in qualche modo a calmarlo.
«Spiegati meglio, Draco… lo so che dev’essere doloroso per te, ma sono sicura che non hai motivo di sentirti in colpa in questo modo»
«Dici così solo perché non ricordi» bofonchiò, con lo stesso tono di un bambino imbronciato che la fece sorridere.
«Te lo direi comunque, ne sono sicura! Ora spiegati meglio perché non ho capito assolutamente nulla…»
Draco fece un profondo respiro e, cercando di mantenere la calma, andò a sedersi sul muretto di pietra che dava sul giardino, facendo cenno a Lis di seguirlo.
«Shiryu – mormorò – lui ti chiamava sempre così…il suo piccolo fiore»
«Io… - Hanalis boccheggiò incredula – io lo conoscevo?!» Draco annuì.
«Lo conoscevo anche io…lo conoscevamo tutti, Lis, ma nessuno di noi poteva immaginare…»
«Ma com’è possibile?» Hanalis era sconvolta.
La storia del suo passato stava prendendo dei risvolti inaspettati e assurdi fino all’inverosimile.
«Ce lo chiediamo tutti da quasi dieci anni, Lis. Purtroppo l’unica a sapere la verità sei tu…»
«I-io?» chiese sempre più sconvolta, non credendo a quello che aveva sentito.
«Si, sei l’unica a sapere tutta la storia. L’unica che sa il motivo, vero o apparente, per cui Shiryu ce l’ha con te…io sospetto che sia lo stesso motivo che ti ha spinto ad andartene, ma…»
«Dovrai aspettare che io recuperi i miei ricordi per esserne certo…»
«Già…»
«Io… - Hanalis sospirò, rendendosene conto solo in quel momento – io sono l’unica che può sconfiggerlo, non è vero? C’è qualcosa in me che potrebbe creargli parecchi problemi… - il tono di voce prese a salire - è per questo che ha mandato Sulfus a cercarmi! È per questo che quella ragazzina pronunciava il mio soprannome…lui mi voleva qui! Siamo caduti nella sua trappola con tutte le scarpe! È solo  colpa mia!» esclamò sull’orlo delle lacrime.
«No! Hanalis, no! Non è colpa tua, non lo è mai stata e mai lo sarà!» disse Draco abbracciandola, cercando di consolarla.
«Come puoi dirlo? Come fai a dire che non è colpa mia?» urlò in disperazione la ragazza.
«Perché io c’ero, Lis! C’ero quando quel maledetto si è rivelato per quello che era! C’ero quando avete combattuto per la prima volta e non voleva solo te! Non ha mai voluto solo te, Lis…puntava ad altro, a qualcosa che c’entrava con la tua famiglia, qualcosa che l’avrebbe reso più forte…ne sono sicuro! Tu non mi hai mai raccontato nulla a riguardo, continuavi a ripetere che meno sapevo, meglio sarebbe stato per me e mi hai sempre tenuto all’oscuro, ma io ne sono sicuro…»
«Vorrei dirti che hai ragione, Draco…» sussurrò Hanalis stringendosi ancora di più in quell’abbraccio che le risultava così familiare, mentre Draco la cullava dolcemente accarezzandole i capelli, come era solito fare in passato.
«Non è da me dire una cosa del genere, ma vedrai che andrà tutto bene, ok?» le disse dopo che si fu calmata, asciugandole le lacrime con un fazzolettino. La ragazza tirò su col naso, con espressione buffa, e annuì anche se poco convinta.
«Ora andiamo prima che ci diano per dispersi. Non vorrai perderti la faccia di Potter e Weasley quando si accorgeranno che, anche senza ricordi, in pozioni sei molto più brava di loro?!» disse sghignazzando il ragazzo, alzandosi e porgendole la mano che Hanalis strinse, sorridendo divertita.
Si avviarono verso la piccola sala comune senza accorgersi che le loro mani erano ancora intrecciate.
 
«Ho preso una decisione!» disse all’improvviso Hanalis, dopo cena, alzandosi in piedi e attirando su di sé gli sguardi di tutto il gruppo.
Scossa dal racconto di Draco, la ragazza era stata in silenzio per tutto il giorno. Aveva accennato a qualche sorriso solo quando, durante la preparazione della pozione, Draco se ne usciva con una delle sue battutine sulla componente Grifondoro del gruppo, scatenando l’ovvia reazione di Harry e Ron. C’era qualcosa che non andava ed erano rimasti tutti sorpresi nel vederla scattare in piedi e nel sentirla parlare con tanta decisione.
«Ho capito, anche senza i miei ricordi, che il compito di sconfiggere Shiryu è mio e solo mio! Purtroppo però sono costretta a coinvolgervi. Non sono ancora in grado di controllare i miei poteri e se aspetto di farcela sa sola, potrei mettere in pericolo tutti, compresa me stessa… Quindi…voglio imparare a gestire i miei poteri! Voglio essere in grado di sostenere un duello e di vincerlo!»



NOTE:
 
Una piccola precisazione: non so se Silente possa gironzolare per tutto il castello tra un quadro e l’altro. Ho pensato che, però, visto che stiamo parlando di Silente, gli fosse concesso qualche privilegio, così mi sono presa questa piccola licenza :)
Con questo capitolo si entra ufficialmente nella parte più importante della storia.
Come avete visto alcune piccole spiegazioni vengono date, anche se non è molto.
Piano piano tutti i nodi verranno al pettine XD
Ringrazio chi legge e recensisce e anche chi legge e basta :)
Mi farebbe davvero molto piacere poter sapere cosa ne pensate di questa mia storia!

Se vi va di lasciarmi un piccolo commento, sapete dove trovarmi:)

Ricordo i giorni dell'aggiornamento: 8, 18 e 28 di ogni mese!

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Capitolo 13
*** 12. Morte e risvegli ***


MORTE E RISVEGLI

 
 

E' tempo di morire!
(Dal film "Blade Runner")

 
Needles-stack, Isola di Wight, coste occidentali.
 
Il vento soffiava con forza tra gli spuntoni di roccia delle coste occidentali dell’isola. Il mare agitato, scagliava le sue onde di acqua scura contro la pietra, come se volesse sgretolarla.
Nuvole grigie, cariche di pioggia, sovrastavano tutta l’isola e, in lontananza si potevano già scorgere i primi lampi.
Sulla scogliera, a picco sul mare, anche le mura del vecchio castello diroccato, subivano la forza delle raffiche di vento.
I babbani non avrebbero mai potuto immaginare che quelle erano tutt’altro che rovine.
Nel grande salone, dai pavimenti in marmo e i finestroni decorati, sembrava essere già in atto la tempesta preannunciata all’esterno.
In molti, uomini e donne, con i volti coperti dal cappuccio nero, non erano affatto nuovi a scene del genere. Era difficile, però, restare indifferenti a quello che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.
Il grande e potente Shiryu, non era solito punire i suoi sottoposti in pubblico.
Capitava raramente che concedesse una seconda possibilità e quindi, la punizione, per chi falliva la propria missione, doveva essere esemplare.
Al centro del salone, inginocchiato con la testa bassa, Sulfus stava sanguinando copiosamente a causa delle tante piccole ferite che ricoprivano il suo corpo.
Dal soffitto scendevano due lunghe catene arrugginite che gli bloccavano i polsi con le braccia tese sopra la testa e, altre due catene bloccavano le caviglie al pavimento, impedendogli qualsiasi movimento.
Con studiata lentezza, Shiryu gli girava attorno, come un leone che circuisce la sua preda, con un ghigno malefico stampato in volto.
«Allora, mio caro Sulfus…cosa devo fare con te?»
«Mio signore, mio signore, vi prego» implorò Sulfus.
Shiryu scoppiò a ridere e tutti i suoi sottoposti rabbrividirono, perché sapevano bene cosa significava quella risata.
«Tu mi preghi, stupido ed inutile essere umano? Per cosa, perché risparmi la tua insulsa vita?»
«Vi prego…» Sulfus singhiozzava senza freno, nella vana speranza di impietosire il suo signore.
«Che spettacolo pietoso…» pensò Shiryu, guardandolo con aria schifata.
«Sono io a pregarti, Sulfus…smettila con questi piagnistei inutili! Che dovrei fare? Risparmiarti, concederti un’altra possibilità per vederti fallire ancora e coprirmi di ridicolo davanti a tutti i miei sudditi?»
Gli abitanti del castello sussultarono, alcuni fecero un passo indietro spaventati, già consapevoli di quello che sarebbe successo di lì a poco.
«Mi dispiace, mio signore…la prego…mi dispiace…» mormorò disperato Sulfus.
«Credimi, mio caro Sulfus…dispiace molto di più a me… - disse Shiryu -  anzi…non mi dispiace affatto» bisbigliò poi, mentre estraeva la sua bacchetta dalla tasca interna del mantello.
«Avada Kedavra!»
Il corpo senza vita di Sulfus si accasciò al suolo, il volto trasfigurato dalla paura.
«Portatelo via!» urlò l’incappucciato, mentre tornava a sedersi sul suo trono di pietra.
 
«Mio signore, mi avete fatto chiamare?»
Erano passate poche ore dalla morte di Sulfus e la grande sala del trono si era completamente svuotata. Tutti gli abitanti del castello erano tornati alle proprie occupazioni.
Shiryu, coperto dal lungo mantello rosso sangue, sedeva, con aria regale, sul grande trono di pietra.
Inginocchiato davanti a lui, un uomo dai lunghi capelli neri, attendeva disposizioni.
«Mardok, mio fedele servitore, si, ti ho fatto chiamare…avvicinati»
L’uomo si alzò e, con lo sguardo basso, si fece più vicino, inginocchiandosi nuovamente.
«Ditemi, mio signore, sono al vostro servizio»
Shiryu sogghignò, aveva sempre apprezzato quei suoi modi ossequiosi e quel suo completo asservimento. Fossero stati tutti così, i suoi sottoposti, non avrebbe dovuto aspettare sei anni per tentare nuovamente di impadronirsi di ciò che aveva sempre considerato suo di diritto.
«Ho un compito molto, molto importante per te, mio fedele servitore…spero che non mi deluderai»
«Non mi permetterei mai, mio signore! – esclamò quasi scandalizzato Mardok – il comportamento di Sulfus, il suo sprecare una seconda opportunità da voi così gentilmente concessa – l’uomo fece una pausa scuotendo la testa – deplorevole, assolutamente deplorevole»
«La tua abnegazione mi lusinga, mio fedele servitore» la falsità, nella voce del suo signore era perfettamente percepibile, ma Mardok decise di non farci caso.
«Voi lusingate me, mio signore» rispose adorante.
«Lasciamo da parte le lusinghe e le chiacchiere, Mardock! Quello che voglio affidarti è un compito che prevede estrema discrezione…dovrai essere invisibile, dovrai vivere nell’ombra e dovrai essere molto, molto attento!»
«Farò qualsiasi cosa il mio signore mi ordinerà»
«Molto bene, molto bene! La piccola Holmes, che quel pusillanime di Sulfus si è fatto scappare, sembra essere tornata ad Hogwarts, insieme a quel suo branco di inutili amici. Come tu ben sai, quella fastidiosa ragazzina ha qualcosa che io voglio!» spiegò Shiryu, alzandosi dal suo trono e avvicinandosi all’uomo inginocchiato.
«Qualcosa che, sicuramente, le appartiene di diritto, mio signore» disse Mardok, con quel suo tono mellifluo.
«Esattamente!» esclamò Shiryu, con una strana euforia nella voce che preoccupò il suo sottoposto.
«Esattamente! – ripeté – il tuo compito sarà quello di spiare la ragazzina e di riferirmi ogni suo spostamento ed ogni sua mossa… Sai quello che voglio!»
«Si, mio signore! Ai vostri ordini!» esclamò Mardok, fiero di ricevere un incarico così importante.
«Bene! Qualsiasi cosa di cui avrai bisogno, sarà a tua disposizione…chiedi pure gli uomini che ti servono…anche se preferirei che lavorassi da solo»
«La ringrazio per la disponibilità e per la fiducia mio signore»
«Stai attento, Mardok, sai cosa ti aspetta se tradirai la mia fiducia – disse in tono minaccioso Shiryu – e ora va! Mettiti subito al lavoro!» esclamò.
L’uomo si alzò e, dopo aver rivolto un ultimo inchino cerimonioso al suo signore, scomparve dalla stanza in una nuvola di fumo nero.
Shiryu sogghignò. Ora che, grazie alla cortina di nubi ideata da Sulfus, il suo corpo aveva recuperato tutte le energie, era finalmente giunto il momento di pianificare un nuovo attacco.
La piccola Holmes, il suo Piccolo Fiore, non avrebbe avuto scampo.
 

 

Però sempre mi sveglio
(Ramon Sampedro )

 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Scozia.
 
Il sole era sorto da poco sulle mura di Hogwarts.
Un timido raggio venne bloccato dai pesanti scuri dei dormitori. Gli studenti che avevano deciso di non tornare a casa per le vacanze natalizie, erano ancora nei loro letti.
Un altro oltrepassò le vetrate della serra numero 6 dove, la professoressa Sprite e il suo assistente, Neville, già da qualche ora, erano indaffarati con la raccolta del Formicaleone, per rifornire le scorte di Lumacorno.
Intenta nel restauro di un vecchio volume, con una mano Madama Pince si schermò gli occhi, bloccandone un terzo.
Con un colpo di bacchetta ben assestato, Madama Chips aprì in un sol colpo tutte le tende dell’infermeria, lasciando entrare quanta più luce possibile. Con un secondo incantesimo, il muro che isolava la Zona Nera scomparve e, con un terzo, tre scope, uno spazzettone e una paletta, presero vita e cominciarono a pulire solerti.
Un ultimo raggio, sfuggito al controllo delle nuvole di dicembre, si posò su una scrivania piena di rotoli e manuali. Al centro, accanto alla boccetta d’inchiostro aperta, stava un foglio di pergamena con lo stemma della scuola. Minerva McGranit stava scrivendo una lettera molto importante.
 
Signor Malfoy,
sono sicura che leggerà questa lettera assieme ai suoi compagni.
 
Come tutti voi sapete, è consuetudine, qui ad Hogwarts, per gli alunni e i professori che preferiscono trascorrere a scuola le loro vacanze, festeggiare insieme il Natale e il Capodanno. 
Sono stati organizzati, un ballo in Sala Grande, per la notte di Natale e un cenone, senza troppi fronzoli,  per attendere insieme l’inizio del nuovo anno.
Non siamo soliti farlo ma, di comune accordo con il consiglio degli insegnanti, abbiamo deciso di estendervi l’invito. 
 
Passando a cose serie.
Sono felice di informarvi che la coltre di nubi, che sovrastava la nostra scuola, si è definitivamente dissolta. I ragazzi che erano stati trovati privi di forze, si sono ripresi e quelli che ancora erano dispersi, sono stati finalmente ritrovati.
Ancora più importante, però, è che le vittime della Nebbia Nera si sono risvegliate pochi giorni fa.
Ho ritenuto opportuno assicurarmi che la loro condizione fisica fosse ottimale, prima di comunicarvelo. Sotto la supervisione di Madama Chips e con l’aiuto del professor Vitiuos e del professor Lumacorno, ho provveduto a porre qualche domanda alle ragazze.
Sarà molto utile, anche per voi, sentire quello che hanno da dire. Ritengo, però, che non sia sicuro comunicarvelo in questa lettera.
 
Vi invito, quindi, ad arrivare a scuola nel pomeriggio del 24 dicembre. Alloggerete nel dormitorio che avete occupato la scorsa volta.
Sperando che gli allenamenti di Miss Holmes stiano proseguendo nel migliore dei modi, vi saluto e vi aspetto.
 
Minerva McGranit







NOTE:
 
Onestamente non mi sembra ci siano note per questo capitolo :)
Se qualcosa non è chiaro o ci sono delle domande che volete farmi sapete dove trovarmi :)
Ringrazio come sempre chi legge e recensisce, ma anche chi legge e basta!
Fatemi sapere il vostro parere! Mi farebbe davvero piacere
 :)

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Capitolo 14
*** 13. Quando i ricordi si svegliano... ***


QUANDO I RICORDI SI SVEGLIANO…

 
 

I ricordi sono come i bambini,
bisogna fare piano,
quando si svegliano è difficile
 farli riaddormentare.
(Giulia Carcasi)

 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Scozia.
25, dicembre.
 
Persino delle semplici decorazioni natalizie potevano risultare un capolavoro tra le mura di Hogwarts!
Hanalis non poteva fare a meno di pensarlo mentre, lontano dalla confusione del ballo, si guardava intorno.
In fondo alla Sala Grande, un grande albero di natale, decorato con i colori delle quattro case e circondato da tante piccole fiammelle colorate, aveva attirato subito la sua attenzione.
Ghirlande di vischio e pino, con bacche e pigne tra le foglie, erano appese alle pareti, abbellite da grandi fiocchi rossi.
Le tende di velluto rosso scuro, legate da un grande e vaporoso nastro verde bosco,  erano aperte, in modo da poter ammirare la bellezza del parco della scuola, coperto da un sottile strato di neve fresca.
Un leggero scampanellio di canzoni natalizie, le aveva fatto alzare lo sguardo. Piccole fatine splendenti, intonando canti allegri e suonando campanelle dorate, danzavano tra i fiocchi di neve che scendevano lenti dal cielo stellato del soffitto della Sala Grande. Aveva sorriso estasiata, incantandosi ad osservarle danzare allegre, pervasa da un senso di calore e pace.
Purtroppo era durato poco. Si era ritrovata a volteggiare in pista con quello scatenato di Blaise, che proprio non riusciva a stare seduto quando sentiva un po’ di musica.
Sul più bello che si era liberata, prima il professor Lumacorno, ansioso di conoscerla meglio e poi il professor Vitiuos, in onore dei vecchi tempi, l’avevano trattenuta per un valzer.
Dopo aver ricevuto un galante baciamano dal piccolo professore, Lis si era dileguata dalla pista alla ricerca di un posticino tranquillo. Così, in quel momento se ne stava appoggiata ad una delle finestre, con lo sguardo perso nel vuoto e la testa piena di pensieri.
Il lungo vestito di organza rossa, per quanto fosse bellissimo, era davvero ingombrante. Aveva sempre preferito gli abiti corti, ma Pansy e Ginny, soprattutto Ginny, erano state irremovibili. Per non parlare delle decolleté dello stesso colore. Lis adorava le scarpe col tacco, solo se doveva stare seduta. Quando si era azzardata a proporre una ballerina, di sicuro più comoda e che comunque sotto il vestito non si sarebbe nemmeno vista, Ginny per poco non l'aveva fulminata. Hermione aveva provato invano a perorare la sua causa, finendo lei stessa tra le grinfie di quelle due esagitate. Così alla fine aveva dovuto cedere e lasciarsi pure acconciare i capelli.
Apprezzava il lavoro delle amiche, perché non poteva negare di sentirsi davvero bella, ma era sempre stata un tipo da cose semplici, come una bella treccia morbida o uno chignon, meglio ancora qualche onda sui capelli sciolti.
A voler essere sincera, ricordando quello che era successo a Samhain, lei a quel ballo non ci voleva proprio andare. Seguire l’esempio di quel grandissimo associale di Malfoy, che aveva deciso di restarsene in Sala Comune, non sarebbe stata una cattiva idea.
Guardando fuori dalla finestra si accorse che aveva ricominciato a nevicare.
Aveva sempre adorato la neve e, da che poteva ricordare, sarebbe stata per ore ad osservarla cadere, con quei fiocchi piccoli e tutti diversi.
Un sorriso lieve le si dipinse sul volto. Si appoggiò al piccolo davanzale con le braccia incrociate e rimase lì per un po’, con lo sguardo perso in quella lenta danza di ghiaccio carica di magia.
Era davvero stanca.
Negli ultimi due mesi, aveva passato ore e ore a studiare nella biblioteca del Manor con Hermione e il resto del tempo nella sala dei duelli, con Draco e Harry. Aveva persino seguito, quando il tempo lo permetteva, qualche lezione di volo con Ginny e Ron per poi finire col rintanarsi in laboratorio con Blaise per lo studio di qualche pianta o qualche pozione. Era stata davvero dura, ma ce l’aveva messa tutta per imparare più cose possibili e per diventare un’ottima duellante. Voleva assolutamente essere pronta se Shiryu, o chi per lui, avesse deciso di attaccare ancora.
Quel ritmo così sostenuto era stata una sua scelta, ne era consapevole, e non si era mai lamentata, nemmeno nei momenti peggiori. Non poteva negare, però, di sentirsi stanca e un po’ frustrata perché sperava di riuscire a recuperare i ricordi, ma il metodo suggeritole da Silente aveva avuto risultati davvero scarsi.
Sbuffò sconsolata, non aveva più voglia di stare lì.
Voleva tornare al suo dormitorio, infilarsi il pigiama e sedersi davanti al camino con una cioccolata calda e un bel libro, magari quel volume di pozioni avanzate che le aveva prestato Draco, che era così interessante.
Tornò a posare lo sguardo sulla Sala, alla ricerca dei suoi amici e, non vedendoli, decise che era rimasta lì ad intristirsi anche troppo.
Zigzagando tra gli invitati, raggiunse il grande portone di legno e, voltandosi indietro un’ultima volta, si diresse verso il dormitorio.
Con un saltino e uno svolazzo di stoffa rossa, scese il piccolo gradino che separava il tunnel dietro il quadro, dalla Sala comune. Presa dai suoi pensieri, dalle insistenze delle sue amiche o dal cercare di stare in piedi con quei trampoli, non si era accorta di quanto fosse bello il piccolo salottino in veste natalizia.
Accanto al  piccolo tavolo di legno c’era una versione ridotta dell’albero di natale che aveva visto in Sala Grande. Sulle poltrone e il divanetto erano comparsi dei bellissimi cuscini con motivi e colori natalizi, una grande ghirlanda di vischio e rami di pino decorava la cappa del camino e tante altre più piccole erano appese ai muri. Come in Sala Grande, le grosse tende di velluto erano tirate per poter ammirare la neve che ancora non aveva smesso di cadere.
Nell’aria, poi, c’era un leggero profumo di biscotti, cioccolato e cannella.
Di Draco non c’era nemmeno l’ombra, forse era già andato a dormire.
 
Quando, infreddolito e annoiato, Draco scese in Sala Comune, si stupì di trovarvi Hanalis intenta a guardare fuori dalla finestra. Le si avvicinò e le sfiorò il braccio nudo.
Nel sentire quel tocco freddo, Lis sussultò e si voltò di scatto.
«Draco! Ti ho svegliato?» chiese, preoccupata di averlo disturbato.
«Svegliato? Non stavo mica dormendo! Ma piuttosto, cosa ci fai qui?»
«Sai che la confusione non mi piace…e poi queste scarpe mi stavano uccidendo!»
«Ci credo, sono dei trampoli! Potevi trasformarle in un paio più basso» disse lui sorridendo.
«Per essere sbranata da Ginny e Pansy? No grazie. E comunque non sono ancora così brava con la trasfigurazione, come minimo mi sarei trovata con un paio di stivaloni da pioggia!» Draco rise, immaginandosi la scena e anche Lis accennò ad un sorriso.
Dopo quello scambio di battute, rimasero in silenzio per parecchio tempo: c’era un’atmosfera strana quella sera. Entrambi si sentivano terribilmente in imbarazzo senza capirne bene il motivo e Lis aveva come l’impressione che presto sarebbe successo qualcosa.
«Adesso puoi toglierle» disse Draco, spezzando il silenzio.
«Eh? Cosa?» chiese Lis con l’espressione tipica di chi non aveva capito un piffero.
«Le scarpe, puoi toglierle ora» spiegò Draco.
«Oh…- mormorò alzando l’orlo del vestito e guardandosi i piedi – si…si! Giusto, posso toglierle!» esclamò con un sorriso, lanciando le scarpe il più lontano possibile da lei.
«Sei proprio una Nanerottola!» disse Draco sorridendo, vedendola abbassarsi di dieci centimetri abbondanti.
«Scemo!» esclamò lei divertita, dandogli un piccolo buffetto sul braccio.
Si guardarono in silenzio per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere insieme.
Draco aveva dimenticato cosa volesse dire ridere così tanto. Quegli anni senza Lis erano stati davvero tristi. Aveva sentito molto la sua mancanza, ed era stato costretto ad affrontare la guerra da solo. Era sempre stato convinto che, se Lis non se ne fosse andata, se non l’avesse abbandonato, forse, le cose per lui sarebbero andate diversamente. La ragazza sarebbe stata in grado di metterlo in riga, di farlo ragionare, di dargli il coraggio necessario per ribellarsi. Non voleva pensarci in quel momento, però. Voleva solo pensare a quanto fosse bello sentire ancora quella risata che era sempre stata in grado di ridargli il buon umore.
Quando smisero di ridere, una musica familiare si stava diffondendo per tutta la piccola sala. Entrambi riconobbero quella melodia e si sorrisero complici.
Avevano passato una giornata intera a provare quel ballo, finendo sempre con l’inciampare uno sui piedi dell’altro. Lis era anche caduta a terra un paio di volte. È inutile dire quanto furono rimproverati per la loro poca coordinazione. Alla fine comunque erano riusciti ad imparare la coreografia, per la gioia di Blaise, eletto insegnante di danza.
«Madmoiselle» disse Draco porgendole la mano con fare galante.
«Oui» rispose, mettendosi in posizione.
Seguendo la musica, cominciarono lentamente a ballare.
Si divertirono molto, finalmente liberi di sbagliare quanto volevano senza essere rimproverati.
Non smisero nemmeno per un secondo di guardarsi negli occhi, nemmeno quando la musica finì e si trovarono uno davanti all’altra stringendosi le mani.
Rimasero così per minuti interminabili.
Lis era felice. Dopo anni passati a trascorrere le feste da sola, soffrendo per la mancanza della famiglia e degli amici, finalmente, proprio lì, in quella stanza profumata, con le mani strette in quelle fredde di Draco e gli occhi incatenati ai suoi, si sentiva come a casa.
«Se non lo faccio ora, me ne pentirò per sempre» pensò Draco con decisione e, cogliendo di sorpresa Hanalis, la baciò dolcemente sulle labbra.
 
 

«Maaammaaaa! Posso andare a giocare da Draaacoooo?
Lo zio Lucius gli ha preso una scopa giocattolo nuooovaaaa!»
«Tesoro, smettila di urlare.
La mamma è in cucina, lo sai che non ti sente»
«Si, papà! Allora…posso andare da Draco?»
«Vai, ma cerca di non cadere!»
«Draco ha detto che non mi farà mai cadere!»

 
 
«Ciao! Per caso hai visto un rospo?»
«Un rospo?! No, mi spiace.
Ti serve una mano a cercarlo?»
«Si, grazie! Io sono Hermione Granger»
«Hanalis Holmes, ma puoi chiamarmi Lis!
Granger, hai detto? Sei babbana?»
«Si, i miei fanno i dentisti…»
«Fico! Smontano le bocche alle persone!»
 
 

«Perché li tratti così?»
«Chi?»
«Potter e Co. … a me sono simpatici!»
«Non dovresti stare con loro, sono Grifondoro»
«E allora?»

 
 

«Ciao, Fiorellino!»
«Hitachi…»
«Non mi fai nemmeno un sorriso?»
«Non vedo perché dovrei, stammi lontano!
Non te lo ripeto più!»
«Mi ferisci, mio Piccolo Fiore…»
«Non sono il tuo Piccolo Fiore!»

 
 
«Gli attacchi sono aumentati…»
«Lis, sono la persona meno indicata a dirlo…
ma devi parlarne con Silente»
«No! Con Voldemort di nuovo tra i piedi non posso…»
«Non. Dire. Quel. Nome!»
«Smettila di avere paura, Draco»
 
 

«Non mi hai parlato per una settimana!»
«Tu mi hai baciato a tradimento!»
«E lo rifarei!»
«Cosa??»
«Ho detto che lo rifarei»

 
 

«E così, Piccolo Fiore, adesso sei tutta sola!
Niente mammina, niente papino…»
«Vai al diavolo, Hitachi!»
«Oh, non preoccuparti, l’ho già fatto»
«Cosa??»

 
 
«Mamma, lo sai che Draco ha i capelli come la luna?»
«È una cosa molto bella da dire, tesoro»
«Anche i capelli di Draco sono una cosa bella»
 
 

«Vorrei che potessimo stare insieme per sempre…»
«Sarà così, vedrai…»
«Mmm…»
 

 

«È sicura di volerlo fare signorina?»
«Si preside…purtroppo è l’unico modo…»
«Capisco…procedo allora…»
«Si…»
«Oblivion»
 

 
 
Un flash, poi un altro e un altro ancora. Poi…
Gli occhi di Hanalis si aprirono di scatto, pieni di una nuova consapevolezza. Quelli di Draco erano ancora chiusi e le sue labbra erano appoggiate su quelle della ragazza, in un bacio divenuto fin troppo coinvolgente.
Un lampo di rabbia percorse le iridi dorate di Lis e, con la stessa rabbia, la giovane morse quelle labbra.
Draco si scostò all’improvviso, portandosi una mano alla bocca dolorante, soffocando un’imprecazione.
« Ma sei completamente impazzita?!?!» esclamò con gli occhi sgranati, non capendo cosa fosse successo. Non si accorse che in lei c’era qualcosa di strano.
«Io?! Quella impazzita sarei io?! Tu non hai la benchè minima idea di cosa hai fatto e la pazza sono io?!» lo aggredì Lis, avvicinandosi con aria minacciosa e spintonandolo.
«Lis, calmati! Era…era solo un bacio…io…io non credevo…» balbettò Draco, che sapeva bene quanto fosse poco conveniente farla innervosire.
«Un. Bacio? Un. Bacio? – esclamò scandendo ogni parola con uno spintone – credi che sia il bacio il mio problema Malfoy?!»
«Hanalis, cerca di calmarti…» provò a dire il ragazzo ben sapendo che sarebbe stato inutile.
«Calmarmi? Calmarmi? Il signorino ha appena fatto un casino di proporzioni mondiali e io dovrei calmarmi? Ma certo Malfoy, dai sediamoci a bere un the!» esclamò gesticolando.
«Ma sei completamente scemo?! Insieme al Firewhisky del  ‘59 di zio Lucius, ti sei bevuto anche il cervello?» urlò poi, dandogli l’ennesimo spintone, con uno sguardo che avrebbe terrorizzato anche Belzebù. Draco capì di averla combinata grossa. Quando Hanalis cominciava a sproloquiare in quel modo, c’era sempre da preoccuparsi. Non era mai stata particolarmente incline all’arrabbiatura, ma quando succedeva, era più che salutare starle a debita distanza, se non si voleva finire affatturati.
Poi qualcosa gli fece sgranare gli occhi di colpo.
«Il Firewhisky del ‘59 di zio Lucius…zio…Lucius…» mormorò sconvolto.
«Cos’hai da borbottare adesso?» chiese lei dura.
«Tu…tu ricordi! Tu ricordi!» esclamò Draco prendendo Lis per le spalle, scuotendola, senza rendersi conto che così facendo, la stava innervosendo ancora di più.
«Certo che ricordo, imbecille di un Serpeverde! – esclamò spingendolo via – Ed è solo colpa tua! Possibile che non mi dai mai retta?! Cosa non ti era chiaro della mia lettera? Cosa di “non cercarmi” non hai capito?» Hanalis era fuori di sé dalla rabbia. Stava cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di rompere gli argini che si era imposta. Non aveva mai sopportato di piangere, soprattutto davanti a Draco.
«La tua lettera era fin troppo chiara…» rispose lui con astio, allontanandosi e diventando serio all’improvviso.
Quel tono duro e quell’espressione cupa, le fecero molto male.
Una lacrima sfuggì al suo controllo e le rigò la guancia, mentre lei stringeva i denti per non scoppiare.
Draco le si avvicinò per consolarla.
«Stammi lontano!» urlò Lis con tutto il fiato che aveva in gola, scoppiando a piangere.
«Lis…» mormorò il ragazzo, non sapendo bene come comportarsi.
«Non avresti dovuto! Dovevo essere morta! Morta, Draco! Non dovrei essere qui! Non dovrei avere i miei poteri! Non dovrei avere i miei ricordi! Perché l’hai fatto? Perché?»
«E cos’avrei dovuto fare?!» anche Draco aveva preso ad urlare.
Lis sospirò, cercando di calmarsi, e si asciugò le lacrime con la mano.
«Dovevi rifarti una vita e dimenticarmi»
«Lo sai anche tu che non avrei mai potuto» rispose lui, smettendo di urlare e abbassando il capo con aria sconfitta.
«Avresti dovuto, Draco…Non sai…non hai nemmeno idea… - Hanalis sembrava esasperata e stanca – hai combinato un grandissimo casino...hai scatenato qualcosa di più grande di te e di me»
Draco era davvero stanco di sentirsi dire di aver sbagliato e di vedersi addossare tutte le colpe.
«Non me ne frega niente!» esplose, urlando nuovamente, facendo sussultare Lis che non si aspettava una reazione del genere.
«E invece dovrebbe! Dovrebbe eccome sottospecie di Troll!» urlò Lis.
I toni si scaldarono nuovamente.
«E cosa avrei dovuto fare, eh? Lasciarti dov’eri, lasciare che ti trovassero?»
«Non mi avrebbero mai trovato!»
«Ma smettila, che non ci credi nemmeno tu! Ti hanno trovata eccome, miss vado a nascondermi dietro l’angolo! »
«E sentiamo mister geografia, dove dovevo nascondermi secondo te?»
 
Harry, davanti all’ingresso del dormitorio, si voltò verso il resto del gruppo, guardando gli amici con aria preoccupata.
Le urla della litigata arrivavano fin lì e sembrava essere una discussione iniziata da parecchio.
Blaise, riconoscendo la soave ugola di Malfoy, si avvicinò al ritratto nella speranza di carpire qualche parola. Non aveva dubbi sul fatto che l’amico ne avesse combinata una delle sue e quasi gli sembrava di essere tornato a sei anni prima, quando si faceva due risate ad osservarli litigare come una coppia sposata da decenni.
«Dite che sia il caso di entrare?» chiese Ginny, che non aveva mai assistito ad una litigata in stile Malfoy-Holmes e non sapeva quanto quelle cose fossero all’ordine del giorno.
«Non preoccupatevi, quei due fanno così da sempre. Entriamo e cerchiamo di capire cosa è successo. Blaise, tesoro, la parola d’ordine» disse Pansy divertita, affiancandosi al fidanzato.
«Giratempo»
Con una riverenza, la dama che vi era raffigurata, aprì il passaggio, permettendo al piccolo gruppo di entrare in Sala Comune.
 
«Bene, Malfoy! Se la metti così, io me ne vado!» e detto questo, Lis si voltò e fece per andarsene di gran carriera.
«Non credo proprio!» disse Draco prendendola per un polso e facendola voltare verso di sé.
Hanalis si avvicinò pericolosamente a Draco e, nonostante la sostanziale differenza di altezza, puntò i suoi occhi dorati in quelli grigi di lui, fissandolo intensamente e con rabbia.
«E sentiamo, vorresti impedirmelo tu?» gli disse, con un sorrisino di scherno sulle labbra.
«Non mi provocare, ragazzina» le rispose, minaccioso, continuando a tenerla per il polso.
Hanalis, con un gesto brusco, si sganciò dalla presa del ragazzo.
«Non ti ho mai permesso di trattarmi così, Malfoy e di certo non te lo permetterò ora! Non sono una delle ragazzine che ti scodinzolava dietro, ho sacrificato la mia vita per salvare la tua e quella di tutti gli altri e tu, te ne freghi! Non resterò in questa stanza con te nemmeno un altro secondo!» gli disse con rabbia e una punta di delusione nella voce.
Si voltò con un fruscio di stoffa rossa, salì le scale e si chiuse in camera, sbattendosi la porta alle spalle.
«Brava, vattene! A quanto pare è l’unica cosa che sai fare!» urlò Draco, seguendola fino alle scale.
 
«Draco, aspetta!» esclamò Pansy.
Draco si voltò stupito verso l’amica, accorgendosi solo in quel momento della presenza del gruppo al gran completo.
«Che c’è?» chiese brusco.
«Cosa è successo qui dentro? Perché stavate litigando? E tutti quei strani discorsi…» si fece avanti Harry con fare inquisitore.
Draco ghignò.
«Non l’hai capito da te, Potter? Lis ha recuperato la memoria!»




NOTE:
 
Spero che la disposizione dei flash di Lis non vi abbia messo confusione.
Gli ho dato questa particolare struttura proprio per dare l’idea della confusione che ha in testa nel momento in cui recupera i ricordi :) fatemi sapere, provvederò ad eventuali cambiamenti nel caso.
Vabbè, che dire, Lis ha recuperato la memoria, ha litigato con Draco e ha rivelato che sono nei casini…cosa succederà?
Oddio, fa molto soap opera:P

Ringrazio come sempre tutti voi che leggete! (^_^) e ricordo i giorni di aggiornamento : 8, 18 e 28 di ogni mese!
Alla prossima:D e fatemi sapere, tengo molto al vostro parere!
 

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Capitolo 15
*** 14.1. Destino (parte 1) ***


DESTINO…
Parte 1

 

Spesso
 si incontra
il nostro destino
sulla strada presa
per evitarlo.
(Jean de La Fontaine)

 
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Scozia.
31, dicembre.
Giorno 6 dal recupero dei ricordi.
 
Pansy Parkinson camminava avanti e indietro, senza sosta, da ormai cinque minuti. Ron Weasley si disse che presto avrebbe consumato il tappeto e, forse, anche il pavimento. Blaise Zabini la guardava preoccupato, non tanto per lei, ma per le idee malsane che si sarebbe potuta mettere in testa. Harry Potter spostava lo sguardo da un Serpeverde all’altro, in attesa di capire cosa avessero in mente. Ginny Weasley, accanto a lui, guardava con insistenza verso le camere da letto.
L’unica ad essere, all’apparenza, tranquilla, era Hermione Granger che, comodamente seduta su una poltrona davanti al fuoco, leggeva con attenzione un vecchio libro ingiallito.
 
Nel frattempo, avvolta in un lungo maglione bianco, Hanalis se ne stava accoccolata sulla poltrona accanto alla finestra.
Si era auto-reclusa nella sua stanza da quasi una settimana e non ne era uscita nemmeno per mangiare. Era sempre stato il piccolo Pippy, un elfo domestico della scuola, a portarle i pasti in camera, finendo col passare più tempo lì che nelle cucine. Hanalis l’aveva preso subito in simpatia, soprattutto per quella sua parlantina, a metà tra un professionale maggiordomo e la Mamy di “ Via col vento”.
«Se padroncina Lis lo consente, Pippy ripetere ancora, padroncina dovere molte spiegazioni ai suoi amici e anche qualche scusa al signorino Malfoy. Pippy pensa che padroncina dovere mettere da parte orgoglio» borbottò la creaturina, zampettando verso di lei, dopo aver sistemato qualche foglio sulla scrivania lì accanto.
Lis sospirò, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla finestra. Se quel pazzo di Malfoy stava volteggiando con la scopa sopra il Lago Nero, nella speranza di muoverla a compassione buscandosi una bella polmonite, si sbagliava di grosso.
«Perché padroncina non scendere adesso?» propose l’elfo con entusiasmo, appoggiando una manina grinzosa su quella di Hanalis.
«Non è solo questione di orgoglio, Pippy, te l’ho già spiegato» rispose.
L’elfo si era messo in testa di convincerla a fare pace con Draco e gli altri e non sembrava voler demordere.
«Invece Pippy è sicuro che essere solo orgoglio, padroncina Lis! – esclamò, indispettito dal tono della ragazza – padroncina detto più volte che avere sgridato il signorino Malfoy senza neanche dare possibilità di spiegare…secondo Pippy, anche la padroncina avere sue colpe e dovere chiedere scusa»
«Come dargli torto…» pensò Hanalis, tornando a guardare fuori dalla finestra.
Pippy aveva ragione, non c’era niente da fare. Per quanto Draco avesse sbagliato a riportarla ad Hogwarts, lei non gli aveva nemmeno dato il tempo di spiegare, l’aveva aggredito e così aveva fatto anche con il resto del gruppo. Anche lei aveva sbagliato, era vero, ma loro, avevano scatenato qualcosa di talmente grosso, che non sarebbero bastati un paio di incantesimi per sistemare tutto.
«Non ho nessuna intenzione di parlare con quel troll di Malfoy!» esclamò all’improvviso, innervosendosi nuovamente e facendo sussultare l’elfo.
«Padroncina non ingannare Pippy, padroncina pensare di essere furba, ma Pippy non ci casca…signorino Malfoy essere fuori con sua scopa ormai da molti minuti e padroncina sapere bene, dato che non avere mai staccato occhi da finestra» disse l’elfo, incrociando le braccia sul petto e guardandola con un misto di soddisfazione e rimprovero negli occhi.
«Sai, Pippy…tu sei troppo furbo per essere un normale elfo domestico» borbottò la ragazza, colta sul fatto.
«In molti avere detto a Pippy…ora padroncina non avere scuse»
«E va bene, Pippy…dai accompagnami in Sala Comune» disse sospirando Hanalis, infilandosi le sue comode babbucce e avviandosi verso la porta. Pippy la seguì sorridendo sotto i baffi.
 
«Basta! Adesso butto giù la porta con un Bombarda!»
«Risparmia le energie Pan, quella povera porta non ti ha fatto niente»
«Hanalis!?!» esclamarono tutti in coro.
«Lo sapevo che prima o poi saresti scesa» disse Hermione, alzandosi con estrema tranquillità e posando il libro sulla poltrona.
«Si, Hermione, lo sappiamo che tu sai tutto…» disse Lis, roteando gli occhi, facendo sghignazzare Harry e Ron. Anche Hermione non riuscì a nascondere un sorriso, quella era una frase che Hanalis le aveva detto talmente tante volte che ormai non si offendeva più.
Hanalis, andò a sedersi sul tappeto davanti al camino, facendo cenno al piccolo elfo di sedersi al suo fianco.
«Non ho mai voluto coinvolgere né voi, né Draco…ma, ormai…giunti a questo punto… - disse Lis, sospirando sconsolata – immagino sia arrivato il momento delle spiegazioni…»
Pippy  le diede un piccolo buffetto sul braccio, per incoraggiarla.
Mentre lei parlava, anche il resto del gruppo si era seduto vicino al fuoco.
«Ci sono molte cose che non potrò dirvi, perché nemmeno io ne sono a conoscenza…di Shiryu so solo quello che ho sperimentato in prima persona, duellando con lui...»
«Sai dirci qualcosa della Nebbia Nera?» chiese Hermione.
La ragazza, era ancora amareggiata per il buco nell’acqua fatto analizzando il campione prelevato dalla coltre di nubi.
«Quando colpiva me, era molto diverso…» mormorò la ragazza, sapendo che quell’affermazione avrebbe allungato di parecchio la lista delle spiegazioni.
«Come sarebbe a dire?» esclamò Blaise stupito, interpretando i pensieri di tutti gli altri.
«Non ti sei mai chiesto perché passassi tutto quel tempo in infermeria? Non era di certo perché apprezzavo la compagnia di Madama Chips, con quei suoi intrugli disgustosi…bleah!» rispose Lis con faccia schifata, ricordando i rimedi dell’infermiera.
«Tutti quegli attacchi, quindi…» disse Pansy.
«Erano opera della Nebbia Nera di Shiryu, si» la interruppe Hanalis.
«Potremmo capire anche noi?» chiese Harry, che di tutta quella storia sapeva solo le poche frasi criptiche spiccicate da Malfoy.
«All’inizio, non capivo nemmeno io. Sapete anche voi quanto ero sbadata da ragazzina… - cominciò a spiegare la ragazza – credevo che fosse solo colpa mia se inciampavo a Erbologia o se rischiavo di ruzzolare giù dalle scale o di scivolare nel Lago Nero…. Alla fine del secondo anno, però,
le cose peggiorarono e gli incidenti divennero via via più pericolosi. Al quarto anno, venivo spesso colpita da strani incantesimi lungo i corridoi, ritrovandomi quasi a duellare con avversari invisibili e a finire sempre più spesso in infermeria…»
«Noi non ci siamo mai accorti di nulla…» mormorò Hermione.
«Eravate troppo presi dalle vostre battaglie contro Voldemort. Quando poi è tornato, al quarto anno era quasi impossibile accorgersi di quello che succedeva a me…»
«Ne hai mai parlato con Silente?» chiese Ron.
«Fu Draco a convincermi» rispose Lis annuendo e lasciando tutti sorpresi da quell’affermazione. Nessuno si sarebbe mai aspettato che fosse stato proprio Malfoy a convincerla ad andare a parlare col vecchio preside.
«Come mai quelle facce?» chiese, soprattutto rivolta ai Grifondoro.
«Beh…ci risulta un po’ difficile credere che proprio Malfoy ti abbia consigliato di andare da Silente…» spiegò Ron, mentre gli altri annuivano d’accordo con le sue parole.
Hanalis sorrise. Aveva sempre pensato che i Grifondoro fossero pieni di pregiudizi nei confronti delle Serpi, soprattutto nei confronti di Draco che, tra l’altro, non aveva mai fatto un gran che per far cambiare idea a qualcuno.
«Io l’ho sempre detto che voi Grifondoro non siete in grado di vedere più in là del vostro naso» disse divertita.
I quattro rosso-oro presenti si esibirono in espressioni indignate e perplesse, mentre Pansy e Blaise scoppiarono a ridere.
«Non ci trovo niente da ridere!» borbottò Ron, che sembrava essersela presa più di tutti.
«Le vostre facce mi fanno trovare molti motivi per ridere» gli disse Blaise, cercando di contenersi.
«Sei davvero simpatico, Zabini»
«Ma smettila di fare l’offeso, lo sanno tutti che voi Grifoni siete nati privi di spirito di osservazione…e anche di senso dell’umorismo» si intromise Pansy, continuando a sghignazzare.
«Siete proprio due Serpi» borbottò Ginny.
Lis, dopo aver assistito in silenzio a quello scambio di frecciatine, era scoppiata a ridere come non faceva da molto tempo.
Calò il silenzio e tutti si voltarono a guardarla.
«Siamo così divertenti?» le chiese Hermione.
«Credimi, Hermione, non ne hai idea! - esclamò Lis, continuando a ridere - Sono stata proprio una stupida a credere di poter rinunciare a tutto questo… »
«Non abbiamo fatto poi tanto male a riportarti tra noi, allora…» azzardò Pansy con un sorriso, nella speranza che l’amica si rendesse conto che era giunto il momento di perdonare Draco e tutti loro. L’occhiataccia che ricevette come risposta, le fece capire quanto aveva riposto male le sue speranze.
«E invece avete fatto davvero male!» esclamò Lis.
«Ma Hanalis, hai appena detto…»
«Lo so quello che ho appena detto, Pan! Ma voi non potete capire…ho sacrificato me stessa per salvare le vostre vite, non solo la mia come ci si aspetterebbe da una Serpe! Avevo trovato una scappatoia, un modo per sfuggire al mio destino e voi avete rovinato tutto!» sbottò Hanalis disperata.
«Il tuo…destino?» chiese Hermione, che davvero non capiva cosa c’entrasse il destino in quel momento.
Hanalis sospirò per l’ennesima volta. Quel discorso le stava costando più fatica del previsto.
«C’era…beh…c’è ancora…una profezia…» mormorò Hanalis.
«Una profezia?» esclamò Harry, piuttosto sensibile alla questione.
La ragazza annuì mesta. La pergamena con la profezia che la riguardava, stava da anni nascosta nella sua “scatola dei ricordi”. Una vecchia scatola di legno sigillata con la magia, che non  aveva bisogno di aprire. Era passato molto tempo da quando l’aveva letta per la prima volta, ma, dopo tutto quello che era successo la ricordava ancora benissimo.
«Quando Perseo avrà domato il Serpente, ciascuno di loro donerà una stella.
Da questo legame sboccerà un fiore magico che diverrà custode di un grande potere.
Ma questo accadrà solo quando il fiore porterà su di sé il marchio: il suo stesso nome bruciato tra le fiamme.
Nata con il marchio, poi celato al mondo, solo la pietra della notte potrà risvegliarlo.
Chi le è vicino nasconde un segreto, in lui scorre l'odio.
In lui c'è il male e, presto, il drago portatore di morte si risveglierà.
Verrà sconfitto ma il piccolo fiore sarà privato di ciò che più le sta a cuore.
Il drago perirà, colpito dal fuoco perenne di un fiore che arde, ma tornerà per estirpare la pianta.
Soltanto un fiore che sboccia tra le fiamme e che arde nel fuoco nero della notte potrà sconfiggerlo…» recitò Hanalis, mentre gli altri la ascoltavano in silenzio.
«Perseo e il Serpente…» mormorò Hermione, già persa nei suoi ragionamenti.
«Lascia stare Herm, è molto più semplice di quello che sembra. Mio papà si chiamava Percy, quindi Perseo. Mia mamma, Hebi, che in giapponese significa serpente. Non so se lo sapete ma il mio nome completo è Hanalis Alya Algol Holmes…Alya e Algol sono due stelle, una del Serpente e una del Perseo. – spiegò la ragazza – Quando raccontai per la prima volta ai miei genitori, le strane cose che mi succedevano, sbiancarono. Pochi giorni dopo mi mostrarono la profezia, era da poco finito il quarto anno. Non dissi niente a nessuno, nascosi la pergamena dove nessuno avrebbe potuto trovarla e decisi che avrei fatto di tutto per impedire che quel destino si avverasse…credevo di esserci riuscita…»
«Ma questo Shiryu, cosa c’entra? Sapeva della profezia? Perché ha continuato ad attaccarti per cinque anni? Ci sarà un motivo…» disse Ron, cercando di rimettere insieme i pezzi.
«Non credo sapesse della profezia, comunque, non sarebbe cambiato nulla, perché quel “drago portatore di morte” era…è lui… Non so cosa cercasse, cosa volesse da me…anche se..» la ragazza rimase in silenzio, pensierosa e persa nei ricordi.
«Hanalis…?» la richiamò Hermione, nella speranza che riprendesse il filo del discorso.
La ragazza sgranò gli occhi all’improvviso, come se si fosse svegliata da una trance.
«Ma certo! Come ho fatto a non capirlo in tutti questi anni?!» esclamò all’improvviso, per poi alzarsi in piedi e salire di corsa le scale verso la sua camera.
 
Dalla Sala Comune, il gruppetto sentì solo un gran trambusto prima di rivederla uscire sventolando una foto magica.
«Sapevo di averla! Qui si vede benissimo!» esclamò Hanalis, porgendo la foto ad Hermione.
Tutti si radunarono attorno alla Granger, osservando quella vecchia foto. Un Draco Malfoy decisamente più sorridente di come erano abituati a vederlo, abbracciava da dietro Hanalis e le schioccava un bacio sulla guancia, facendola ridere. Alle loro spalle un grande albero di Natale.
«Io non vedo niente» disse Ginny, dando voce ai pensieri di tutti.
Hanalis si avvicinò e, da sopra le spalle di Hermione, indicò un punto preciso della foto: più o meno all’altezza del suo petto, adagiato sul maglione verde scuro, stava il ciondolo della collana che portava al collo. Si trattava di una pietra nera, una semisfera sfaccettata incastonata in un anello d’argento.
«Questa! – esclamò Lis – Ora sono quasi certa che Shiryu volesse questa…mi chiedo solo come ho fatto a non capirlo prima! Insomma, era ovvio!»
Hanalis prese a camminare su e giù davanti ai suoi amici, che avrebbero tanto voluto capire quello che aveva capito lei.
«I miei genitori mi regalarono quella collana il Natale del quinto anno. Ricordo che, io e Draco, tornammo a casa per le vacanze e festeggiammo il Natale a casa mia, perché casa sua era piena di Mangiamorte…Quando aprii il pacchetto la trovai bellissima e la indossai subito…non so spiegare cosa successe, sentii una piccola scossa tra le scapole…adesso lo ricordo bene, ma allora non ci badai…non subito per lo meno…» Hanalis si stava abbandonando ai ricordi, ma i suoi amici continuavano a non capirci nulla.
«Scusa se ti interrompo, Lis, ma noi ancora non capiamo…» si intromise Hermione.
«Quello, quella collana, è il grande potere di cui sarei diventata custode secondo la profezia… - spiegò Hanalis, incurante di aver sconvolto tutti, con quella rivelazione – Non l’avevo capito fino a poco fa. Mi sembra così assurdo non averci pensato prima…ricordo solo che la portai per pochi giorni. Il pizzicore tra le scapole si faceva sempre più fastidioso, certe volte sembrava che mi stessero marchiando a fuoco. Non so bene cosa pensai, ma credo di aver collegato tutto alla collana…. Da quel momento non l’ho più portata….» spiegò la ragazza, riuscendo finalmente a dare una risposta a molte delle domande che si era posta per anni.
«Cosa ne è stato della collana?» chiese Blaise, che non riusciva a ricordare di averla mai vista al collo dell’amica.
«L’affidai a Silente e non volli saperne più nulla…poi successe quello che successe…i miei genitori morirono, Shiryu rivelò la sua vera natura ed io me ne andai…Non so dove sia finita quella collana, quel che so è che Shiryu la vuole!» concluse seria Lis.
«La sua vera natura…?» mormorò sovrapensiero Hermione, che già cominciava a capire.
Hanalis si voltò verso l’amica Grifondoro sorridendo soddisfatta. Sapeva che sarebbe stata lei la prima ad arrivarci, gli sguardi perplessi degli altri suoi compagni le fecero capire, però, che avrebbe dovuto continuare il suo racconto.
«Aspetta un secondo! – esclamò Harry, impedendole di riprendere a parlare - stai dicendo che Shiryu non è sempre stato Shiryu?»
«Voldemort è sempre stato Voldemort?» chiese la ragazza, in tono ovvio, lasciando tutti a bocca aperta per quella scoperta sconcertante.
«Ti prego, non dirmi che ci sono altri Horcrux da cercare…» mugugnò Ron, alleggerendo per un attimo la tensione.
«No, Ron, stai tranquillo, niente Horcrux» rispose, sorridendo divertita.
«Allora come ha fatto a tornare?»
La domanda di Ron era più che lecita. Da quando aveva recuperato la memoria, non era passato giorno senza che quella stessa domanda le martellasse il cervello.
Hanalis scosse la testa, facendo capire ai suoi amici di non essere in grado di rispondere.
«Torniamo al discorso della sua vera identità…» disse Pansy.
«Non mi stupisco che Shiryu sia passato inosservato per cinque anni, prima di uscire allo scoperto. Per anni ha agito nell’ombra, ma a distanza ravvicinata. Non me ne sono accorta finchè non mi ha attaccata apertamente, ma lui è sempre stato vicino a me e spiava ogni mia mossa…»
Per Hanalis era davvero difficile parlare di quel periodo, perché non poteva fare a meno di sentirsi una stupida per non essersi resa conto di nulla. Quella sensazione di inquietudine e insicurezza non l’avevano mai lasciata, anzi, con gli anni era aumentata e sempre in presenza di una sola persona.
«Non capisco…» borbottò Ginny che aveva fin troppa confusione in testa.
 
«Merlino! Quanto siete ottusi!»
Tutti si voltarono verso l’ingresso alla Sala Comune, riconoscendo l’inconfondibile tono scocciato di Draco Malfoy.
«Draco! – esclamò Lis, stupita – da quanto sei lì?» chiese poi, intuendo che quella serpe di Malfoy doveva essere rimasto nell’ombra un bel pezzo, prima di decidere di partecipare alla discussione.
«Abbastanza da rendermi conto che sono circondato da idioti! – le rispose con astio – Possibile che non abbiate ancora capito che quel bastardo è stato sotto i nostri occhi per cinque anni senza che ci accorgessimo di niente, semplicemente perché era uno di noi?!»
«Cos-cosa stai dicendo Malfoy?»
«Sto dicendo, Potter, che Shiryu era uno studente di Hogwarts, o meglio, ne aveva preso le sembianze…»
 



NOTE:
 
Il capitolo finisce un po’ così…diciamo in sospeso. Questo perché, inizialmente, era tutto uno con il capitolo seguente. Ero tentata di pubblicare tutto in una volta, ma per i miei standard mi sembrava troppo lungo, così l’ho diviso a metà :)
Una buona parte di quello lasciato in sospeso qui, verrà chiarita nella seconda parte :)

Come sempre ringrazio chi legge e recensisce! Ringrazio anche chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite e le seguite!
Mi farebbe piacere avere un vostro parere, sapere cosa ne pensate o anche qualche consiglio…insomma, quello che vi pare:P
Sapete dove trovarmi!
Alla prossima!!!

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Capitolo 16
*** 14.2. Destino (Parte 2) ***


DESTINO…
Parte 2

 

Avere guai
per colpa del destino
non è la stessa cosa
che averne per colpa propria.
(Quinto Orazio Flacco)

 
 
«Cos-cosa stai dicendo Malfoy?»
«Sto dicendo, Potter, che Shiryu era uno studente di Hogwarts, o meglio, ne aveva preso le sembianze…»
 
 
 
Dopo la rivelazione del Serpeverde, calò un silenzio carico di tensione, sembravano tutti paralizzati dallo shock.
«Cosa?...Come?...Hanalis, è vero quello che dice?» chiese sconvolto Harry.
Hanalis si voltò verso di lui e annuì, tornando poi a sedersi accanto a Pippy, davanti al fuoco.
«Draco ha ragione, è tutto vero…Per cinque anni Shiryu ha preso le sembianze di uno studente di Hogwarts e si è mescolato a noi…Non mi sono accorta di nulla finchè non ha preso le sue vere sembianze davanti i miei occhi…» spiegò la ragazza.
«L’effetto della Polisucco…»
«No, Hermione! – la interruppe Lis – Credi che non mi sarei accorta di una qualche fiaschetta sospetta? La Polisucco ha bisogno di un’assunzione costante e non credo che sia possibile ingannare una scuola intera per cinque anni…Non era Polisucco, era qualcos’altro…magia oscura, ne sono certa…»
«Chi era?» chiese all’improvviso Pansy, che non poteva ancora credere a quello che aveva sentito.
Hanalis sospirò. Che senso avrebbe avuto dirglielo in quel momento, quando ormai quel ragazzo non esisteva più e forse non era mai esistito? Cosa avrebbero potuto fare una volta rivelato quel nome?
«Hitachi Ryu» disse Malfoy, interrompendo il silenzio che si era creato.
Hanalis si voltò di scatto verso di lui, fissandolo senza parlare.
«Non posso crederci! – esclamò Pansy – Mi ricordo di lui, era quel Tassorosso che non ti dava un attimo di tregua…com’è possibile?»
«Non ne ho idea, Pan…nei giorni successivi all’attacco, ci ho pensato ininterrottamente, ma non ho mai trovato risposta alle mie domande…» mormorò Lis.
«Ma perché nessuno si è accorto di nulla?» chiese Ron, perplesso.
«Avresti mai sospettato di un innocuo Tassorosso, Weasley? La sua unica colpa, era quella di tormentare Lis per i corridoi, come avrebbe potuto fare qualsiasi altro studente…Avresti mai potuto avere dei sospetti?» chiese Draco bruscamente, cercando a fatica di nascondere la rabbia.
«Beh…io no…ma tu…insomma, le eri sempre appiccicato…forse le cose sarebbero andate diversamente…se tu…insomma…» bofonchiò il ragazzo.
«Certo… - lo interruppe Malfoy, con un sorrisino mesto – dovevo immaginarlo che avreste scaricato la colpa su di me…»
«Non credo che Ron intendesse…» cercò di spiegare Hermione, ma venne interrotta da Hanalis che le posò una mano sul braccio e scosse la testa, per farle capire di non parlare.
«Non è colpa sua… - mormorò la ragazza – Non è colpa sua, in nessun caso» disse poi, con più sicurezza.
Che lei fosse stata o meno in possesso dei suoi poteri e dei suoi ricordi, che lei fosse stata o meno ad Hogwarts, prima o poi Shiryu, sarebbe tornato comunque. Era scritto nella profezia ed era stato inutile cercare di cambiare il destino, se ne rendeva conto perfettamente solo in quel momento.
«Dopo aver sconfitto Shiryu, o per lo meno, dopo essermi illusa di averlo sconfitto, lessi e rilessi la profezia centinaia di volte…sapevo di non avere via di scampo, sapevo che sarebbe tornato. Volevo salvarmi, capite? Avevo solo quindici anni, avevo perso i miei genitori e rischiavo di perdere tutti voi…non volevo che succedesse! Ma soprattutto, non volevo morire! Lo scontro con Shiryu fu terribile, ce la feci per un soffio, ma sapevo che non sarei stata in grado di cavarmela una seconda volta» concluse Lis, abbassando il capo con aria colpevole.
Pippy, che non si era mai mosso dal suo posto sul tappeto, le prese la mano e gliela strinse. La ragazza gli scompigliò i pochi capelli che aveva in testa, sorridendogli affettuosamente.
«Mi dissi che, se fossi scomparsa per sempre, Shiryu non avrebbe avuto motivo per tornare…e se anche fosse tornato…beh la mia famiglia era stata completamente sterminata, così come la Confraternita…che altro avrebbe avuto da distruggere…? Mi rendo conto solo ora che erano i pensieri di una ragazzina impaurita. Chiesi a Silente di sigillare i miei poteri, così da annullare la Traccia per non essere più seguita…sarei diventata una normale babbana. Poi lo convinsi a lanciarmi l’Oblivion…» Hanalis fece una pausa per riordinare le idee.
«Ma perché l’Oblivion?» chiese Blaise.
«Anche senza poteri, avrei sempre avuto un legame con la magia…era un pericolo per me e per voi! Non dovevo ricordare nulla che mi potesse ricollegare al Mondo Magico o ad Hogwarts…. Con l’Oblivion, risolsi anche il problema della profezia… decisi di nasconderla nella mia “Scatola dei ricordi”che, il preside, sigillò con un potente incantesimo. La scatola si sarebbe aperta solo se avessi recuperato la memoria…. Secondo i miei piani, questo non sarebbe mai successo. La profezia sarebbe stata al sicuro, dimenticata dentro una scatola impossibile da aprire…» concluse la ragazza sospirando, come svuotata.
«Mi dispiace per come vi ho trattato negli ultimi giorni» disse infine, dopo qualche attimo di silenzio.
Aveva ancora il capo chino, per paura di incontrare la rabbia e la delusione negli occhi dei suoi amici, quando si sentì abbracciare e il profumo inconfondibile di Pansy l’avvolse.
«Non importa quello che hai fatto, sei sempre la mia migliore amica…anche se non ci credi, hai avuto coraggio e ti sei sacrificata per noi…ed io sono felice che tu sia tornata!» le disse la Serpeverde.
In meno di un secondo, anche Blaise e gli altri si unirono all’abbraccio.
Hanalis, non potè fare a meno di pensare di essere davvero fortunata ad avere degli amici così . Si diede nuovamente della stupida per aver creduto che un Oblivion potesse sistemare le cose.
«Grazie ragazzi…» mormorò commossa.
«Lasciamoci il passato alle spalle! Quando sarà il momento, troveremo un modo per sconfiggere Shiryu» le disse Blaise, poggiandole la mano sulla spalla.
All’improvviso, il rumore di una porta che sbatteva, attirò l’attenzione di tutti. Hanalis si accorse che Draco non era più nella stanza e capì che, forse, non tutti l’avevano perdonata.
«Draco…» mormorò dispiaciuta.
«Vai da lui, vedrai che ti perdonerà…» le disse Pansy, dandole una leggera spintarella per incoraggiarla a raggiungere le scale.
«Noi scendiamo in Sala Grande, vi aspettiamo per i festeggiamenti…vedrai che si sistemerà tutto» le disse Hermione dolcemente. Hanalis era rimasta sola o almeno così credeva…una manina calda strinse la sua e abbassando lo sguardo, incrociò i grandi occhi di Pippy.
«La signorina Granger e la signorina Parkinson hanno ragione, padroncina Lis…Pippy pensa che la padroncina avere lasciato passare troppo tempo per dare spiegazioni al signorino Draco…. Essere normale che il signorino essere offeso, tutti gli amici avere perdonato la padroncina, ma lui essere troppo orgoglioso per farlo. Pippy crede che, in questo momento, signorino Draco essere arrabbiato più con se stesso che con padroncina Lis…. Pippy è convinto che questo essere momento migliore per sistemare le cose…» il piccolo elfo le regalò un grande sorriso alla fine del discorso.
«Grazie, Pippy…mi dai sempre degli ottimi consigli…sei davvero un amico» disse la ragazza, abbracciandolo.
«Pippy essere tanto, tanto felice che padroncina Lis considerare lui un amico! Pippy essere commosso…» disse l’elfo con gli occhioni lucidi e tirando su col naso, facendola ridere.
L’elfo poi, come aveva fatto Pansy poco prima, le diede una spintarella verso le scale.
«Ora basta parlare, padroncina Lis avere molte cose da chiarire con signorino Draco…e Pippy dovere andare nelle cucine, esserci un cenone da preparare!»
 
«Draco…?» mormorò Hanalis, entrando titubante nella camera della ragazzo.
La giovane si guardò intorno e sorrise.
Nella stanza regnava il caos più totale. Il letto era sfatto, con le coperte che ricadevano sul pavimento di legno. Il suo solito mantello nero, era gettato malamente su di una panca, alcuni vestiti erano sparsi qui e là e, sulla scrivania, erano ammonticchiati libri e pergamene spiegazzate. L’unica cosa che il ragazzo aveva riposto con cura, era la sua scopa da corsa.
«Il lupo perde il pelo ma non il vizio…» pensò tra se, scuotendo la testa divertita, mentre si apprestava a rifargli il letto.
Riordinò le carte sulla scrivania, gettò i vestiti sporchi nel cesto di vimini e ripose nell’armadio quelli puliti. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando era lei a premurarsi che la camera dei suoi amici, che chiamava amorevolmente “trogloditi”, risultasse per lo meno vivibile.
«Quando hai finito di fare la bella lavanderina…quella è la porta!»
Hanalis si voltò di scatto, facendo cadere il maglione blu che teneva in mano. Davanti a lei, con addosso solo un paio di jeans babbani, e i capelli umidi, Draco era appena uscito dal bagno. Il ragazzo se ne stava appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte e uno sguardo poco amichevole.
«Non ho nessuna intenzione di andarmene» disse la ragazza, cercando di mantenere la calma. Era andata lì per scusarsi, non certo per litigare nuovamente.
«Molto bene» disse Draco, in tono duro, prendendo il maglione da terra e sorpassandola diretto all’armadio. Recuperò una camicia bianca e cominciò a stirarne le pieghe con la bacchetta, ignorandola completamente.
«Non puoi continuare ad ignorarmi, Malfoy…prima o poi dovrai parlarmi…»
«Tu credi?» la sfidò, con quella sua solita aria da sbruffoncello.
«Credo! Sappi che ti resterò appiccicata finchè non lo farai!» lo minacciò lei.
«Fai pure… sono abituato ad averti tra le scatole» disse, indifferente, continuando a vestirsi.
La ragazza si sedette sul letto a gambe incrociate e attese. Se c’era una cosa in cui Draco credeva di essere bravo, ma non lo era affatto, era proprio ignorarla. Lis lo sapeva bene. Bastava trovare il momento giusto e il ragazzo sarebbe crollato come un castello di carte.
«Non mi perdonerai mai, vero?» disse la ragazza all’improvviso.
Quando Draco sbucò dal maglione verde chiaro, con i capelli tutti arruffati, le lanciò uno sguardo carico d’astio. Hanalis non si fece intimorire e gli sorrise. Mentre il ragazzo cercava di dare una parvenza di ordine ai suoi capelli, Lis lo raggiunse e gli prese il pettine dalle mani.
«Lascia fare a me, imbranato» gli disse dolcemente, invitandolo a sedersi sulla sedia lì accanto.
Da quando aveva smesso di usare quella schifezza, meglio conosciuta come gel, Draco aveva cominciato a portare i capelli leggermente più corti. Hanalis ricordava che, una volta ogni tre mesi, era proprio lei a spuntarglieli con un incantesimo.
Dopo aver districato i nodi, la ragazza eseguì il vecchio incantesimo, riportando il taglio dell’amico alla normalità.
«Quando ti deciderai ad imparare questo benedetto incantesimo?» gli chiese scherzosamente, ricevendo come risposta un’occhiataccia.
«Eddai, Draco! Non vorrai tenermi il muso per sempre?!»
«Era esattamente il mio piano» rispose, aprendo la porta della stanza e facendole cenno di andarsene.
«Eh no, mio caro! Te lo scordi che me ne vado!» esclamò la ragazza, chiudendo la porta con un colpo di bacchetta e incrociando le braccia al petto, con fare bellicoso.
Trascorsero altri minuti di silenzio e la situazione sembrava non migliorare affatto. Hanalis sospirò, col passare degli anni Draco sembrava aver affinato le sue doti di sopportazione, ma lei aveva l’ultima carta da giocarsi. L’avrebbe provocato, funzionava sempre, quando erano piccoli.
«Senti un po’, Mister Orgoglio, cosa ne dici di smettere di fare l’offeso! Sei ridicolo!»
Hanalis ghignò soddisfatta, vedendolo stritolare il foglio di pergamena che aveva in mano. Il ragazzo si voltò di scatto con aria minacciosa e in un attimo le fu ad un palmo dal naso.
«Non dirmi mai più che sono ridicolo!» sibilò Malfoy, mentre Hanalis lo guardava con aria sprezzante.
«È ciò che sei, finchè continuerai a comportarti così» lo istigò nuovamente.
Se lo conosceva bene, avrebbe dovuto cominciare a sbraitare e, dopo essersi sfogato, docile come un agnellino, l’avrebbe ascoltata in silenzio.
La reazione di Draco, però, non fu quella che la ragazza si aspettava.
«Sono stanco di arrabbiarmi con te, Lis…cosa vuoi ancora da me?» le chiese con aria stanca.
«Non funziona più… - bisbigliò la ragazza, colpita da quell’atteggiamento – sei cambiato davvero in questi sei anni…»
«Tu invece sei sempre la stessa…»
Hanalis sorrise e gli si avvicinò nuovamente, accarezzandogli la guancia.
«Ti sbagli, Draco…in fondo, sono cambiata anche io…l’ho fatto, quando ho deciso di ammettere le mie colpe e di mettere da parte l’orgoglio…. Sono venuta a chiederti scusa, Draco…»
Il ragazzo la guardò in silenzio, con quei suoi bellissimi occhi di ghiaccio e, per un attimo, Lis vi si perse, proprio come accadeva anni prima.
«Sono stata una stupida, Draco. – riprese – Non so nemmeno quante volte me lo sono ripetuta in questi giorni…. Ho sbagliato ad aggredirti così a Natale, non avrei mai dovuto scaricare su di te le mie colpe…. Ero così scossa e arrabbiata e…e lo so che non è una giustificazione, ma…»
Hanalis sospirò e si fermò, incapace di continuare. Quando era entrata nella stanza del Serpeverde, si era convinta che chiedergli scusa sarebbe stato facile. Draco l’avrebbe capita con uno sguardo e tutto si sarebbe sistemato con uno dei loro soliti battibecchi.
Non era stato così.
Draco continuava a starsene in silenzio.
«Ho avuto paura, Draco! – esclamò all’improvviso la ragazza con gli occhi lucidi – Quando ho recuperato i ricordi mi è stato tutto chiaro. Non ci ho messo molto a capire che se ero ad Hogwarts era solo perché Shiryu era tornato…e ho avuto paura! Paura che potesse succedere qualcosa a tutti voi…a te! Sei anni fa non ero pronta ad affrontarlo e non lo sono nemmeno ora Draco…»
Una lacrima le rigò la guancia, ma la ragazza l’asciugò prontamente con il dorso della mano. Non voleva piangere. Non voleva che Draco la perdonasse solo per compassione. Quello che stava succedendo, però, era un peso troppo grande da sopportare ed ora lei si sentiva schiacciare dalla responsabilità, dal suo destino.
 
Draco ci aveva provato, eccome se ci aveva provato, a restare arrabbiato, a portarle rancore. Quando era entrato in Sala Comune e aveva ascoltato il racconto della ragazza, tutto gli era apparso più chiaro. Una parte di lui, però, ancora non se la sentiva di perdonarla per averlo abbandonato.
In quel momento, però, vederla tremante e con gli occhi lucidi, aveva fatto svanire tutto. La rabbia e il rancore non esistevano più.
Draco sospirò e, lasciandola di stucco, l’abbracciò.
«Sei la solita stupida… - le bisbigliò dolcemente all’orecchio, sapendo che questa volta non se la sarebbe presa – anzi lo stupido sono io, che finisco sempre col perdonarti…»
Nel sentire quelle parole, Lis alzò la testa di scatto e lo guardò regalarle uno dei suoi rarissimi sorrisi. Un sorriso così bello che la ragazza non potè fare a meno di ricambiarlo e di stringersi ancora di più in quell’abbraccio.
«Ma se scopro che mi nascondi qualcos’altro o che hai fatto gli occhioni lucidi solo per muovermi a compassione, ragazzina, nessuno ti salverà dalla mia furia» le disse in tono fintamente minaccioso, facendola scoppiare a ridere tra le sue braccia.
«Guarda che non scherzo…» l’ammonì, senza però riuscire a nascondere il divertimento nella sua voce. La ragazza annuì, sempre sorridendo.
I due rimasero ancora qualche minuto in silenzio, stretti in quell’abbraccio di cui entrambi avevano sentito la mancanza.
«Mi sei mancato, Draco…anche se non mi ricordavo di te…sapevo che mi mancava qualcosa…e quel qualcosa eri tu» disse Lis, staccandosi dall’abbraccio e guardandolo con gli occhi pieni di dolcezza.
«Mi sei mancata anche tu» mormorò il ragazzo, chinandosi e sfiorandole le labbra con un bacio.
 
Dopo aver finalmente fatto pace, Hanalis e Draco avevano deciso di non scendere subito in Sala Grande e di restarsene tranquilli nella camera del ragazzo. Chiacchierando, ad un certo punto, Draco si era tolto il maglione e, come al suo solito, aveva arrotolato le maniche della camicia.
«Non posso credere che zio Lucius ti abbia fatto marchiare…» disse Lis sconvolta, passandogli un dito sul Marchio Nero.
«Non è stato mio padre ad obbligarmi…mi costrinse Voldemort – spiegò lui, lasciandola sconvolta – minacciò di uccidere i miei genitori se non l’avessi fatto…»
«Mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo da solo…se non me ne fossi andata…»
«Se fossi rimasta, Voldemort avrebbe minacciato di uccidere anche te…avrei finito con l’accettare il marchio comunque, non avevo scelta…»
Hanalis rimase in silenzio. Avrebbe voluto saperne di più sulla Guerra Magica, ma non se la sentì di fare altre domande a Draco per non riaprire ferite troppo dolorose. Ci sarebbero stati  altri momenti per i racconti del passato. Ora la sua unica preoccupazione era sconfiggere Shiryu.
« Sto morendo di fame!» esclamò Hanalis all’improvviso, decidendo che di tristezza ne aveva avuta abbastanza per quella giornata. Draco le sorrise divertito.
«Scendiamo a cena, su! Gli altri ci aspettano per festeggiare!» esclamò poi, prendendo la mano al ragazzo e trascinandolo fuori dalla stanza, dandogli giusto il tempo di afferrare il maglione.
 
Era ormai notte fonda quando, con un inchino e uno sbadiglio, la dama sul quadro, lasciò passare il gruppo di ragazzi che abitava il piccolo dormitorio.
Ai festeggiamenti per il nuovo anno, avevano finito col fare le ore piccole, ed erano tutti molto stanchi. Hanalis e Draco, neo soprannominati “i piccioncini”, per essere stati appiccicati, praticamente tutta la serata, invece, si erano seduti davanti al fuoco a chiacchierare.
Prima di salutarsi, stanchi ed assonnati, decisero che, la mattina seguente, avrebbero cominciato a fare qualche ricerca sugli intenti di Shiryu e, magari, anche sulla collana di Lis.
«Ma certo!» esclamò all’improvviso Hanalis, balzando in piedi.
Harry e gli altri, ormai già sulle scale, tornarono indietro, senza sapere bene cosa aspettarsi da quell’esclamazione. Draco, dal canto suo, avrebbe fatto volentieri a meno di altre rivelazioni sconcertanti per quella sera, ma non ci sperava troppo.
«Cosa c’è, Lis?» le chiese Blaise.
«Ho avuto un’idea per saperne di più su Shiryu! - spiegò la ragazza, entusiasta - C’è solo una persona che può aiutarci…»
«E sarebbe?» chiese Draco.
«Meiko-san, ovviamente!» rispose la ragazza, sorridendo.
«No! No! No! – esclamò, balzando in piedi – Quella vecchia befana, no!»
«Eddai, Draco!» cercò di convincerlo Lis, facendogli gli occhioni dolci, mente il ragazzo continuava a scuotere la testa in segno di diniego.
«Potremmo sapere chi è questa Meiko?» chiese Harry, sempre più confuso.
«La mia vecchia tata» spiegò Lis sorridendo, ricordando la simpatica vecchietta con cui aveva passato gli anni della sua infanzia.
«Una dannata vecchia che mi odia da quando ho cinque anni! – esclamò Draco contrariato – Altro che tata, quella è una despota…»
«Ma pensa…allora c’è anche qualcuno che ti odia da molto prima di noi…quando arriva questa cara nonnina?» chiese Harry facendo sorridere tutti gli altri. Draco invece, gli lanciò uno sguardo di fuoco.
«Simpatico, Potter! Davvero simpatico! Io, se fossi in te, non la chiamerei “cara nonnina”, quella senza dubbio è un demonio!»
«Sei il solito esagerato, Draco! Se la smettessi di chiamarla “vecchia befana”, forse sarebbe più gentile…» cercò di rabbonirlo Hanalis, che però tratteneva a stento le risate, ricordando chissà quale episodio.
«Lo farei, se lei la smettesse di chiamarmi “biondino slavato”» esclamò Malfoy, facendo scoppiare a ridere tutti a crepapelle.
«Sei il solito bambino, Malfoy!» lo rimproverò scherzosamente Lis.
«Non me ne frega di cosa sono, lei qui non ci mette piede!»
«Quando ti impunti in questo modo sei insopportabile! Io domani mattina le scrivo, che tu lo voglia o no!» gli disse Lis, puntandogli il dito contro, con un’espressione che a Ron ricordò tanto mamma Weasley nei momenti peggiori.
 
La mattina dopo, un Draco Malfoy più imbronciato che mai, seguì con gli occhi il vecchio gufo grigio, diretto chissà dove, alla ricerca di Meiko.
 







NOTE:
 
Allora...qualche piccola nota in ordine sparso :P
Non ricordo bene come funzioni la traccia e internet mi ha fornito poche informazioni...quindi non so se sia effettivamente possibile annullarla sigillando i poteri...diciamo che mi sono inventata questo dettaglio in favore della trama:) Nel caso qualcuno ne sapesse di più accetto volentieri suggerimenti:)
Per quanto riguarda il cognome del ragazzo di cui aveva preso le sembianza Shoryu, ovvero Hitachi, è liberamente scopiazzato da Naruto. il nome Itachi mi suonava davvero bene ma il significato non mi piaceva per niente, così ci ho aggiunto un H...non dovrebbe avere nessun significato particolare...
Come penso abbiate notato, alcune cose ancora non sono state chiarite...non preoccupatevi, si sistemerà tutto nel capitolo 15 (e vi anticipo già che potrebbe essere diviso in due anche quello):P
Il nuovo personaggio che entrerà in scena, così come Hanalis, Shiryu e Pippy, sarà di mia invensione e sarà una vecchietta tutto pepe:) 
Spero che questo capitolo (parte 1 e parte 2) non vi sia risultato noioso o pesante!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!!!!

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Capitolo 17
*** 15. Domande & Risposte ***


DOMANDE & RISPOSTE

 

Accadono cose
che sono come domande,
passa un minuto oppure anni,
e poi la vita risponde.
(Alessandro Baricco – “Castelli di Rabbia” )

 
Era passata ormai più di una settimana, da quando il vecchio gufo di Malfoy era sparito nella nebbia. Gli interrogatori alle vittime della Nebbia Nera avevano portato molte meno informazioni del previsto. Le lezioni erano riprese da un paio di giorni e l’allegra brigata ormai non aveva altro da fare che ciondolare in Sala Comune. In quei giorni, Hanalis, non aveva fatto altro che borbottare peggio del calderone di Piton.
Considerando che, starsene con le mani in mano non era mai stata una sua passione e che la vecchia Meiko non si era ancora premurata di rispondere, non ci voleva poi molto a capire come mai fosse di umore nero.
Quella mattina di gennaio, Lis sembrava essere più nervosa del solito.
Dopo colazione, esasperato, Draco l’aveva presa per un braccio e l’aveva, letteralmente, trascinata in biblioteca. Lì, per lo meno, sarebbe dovuta stare zitta. Sicuramente avrebbe trovato qualche libro interessante e avrebbe finito con lo scaricare il nervoso sulla ricerca e non sul resto del gruppo. O peggio, su di lui.
A Malfoy non importava un bel niente di Potter e Co., ma aveva molto a cuore i propri nervi e, visti gli ultimi tempi, avrebbe tanto voluto passare almeno una giornata in tranquillità.
Non gli sembrava poi di chiedere molto.
 
Hanalis, seduta ad uno dei grandi tavoli di legno, stava leggendo “De Potionibus Obscurae” ormai da mezz’ora, sperando di poter svelare l’arcano sul ritorno di Shiryu. Davanti a lei, finalmente in pace col mondo, Draco stava usando la sua copia de “La Gazzetta del Profeta” per fare qualche origami da aggiungere a quelli che già creavano una piccola barriera tra lui e la ragazza.
Concentratissimo sull’angolazione giusta da dare alla piega che stava facendo, il ragazzo per poco non cadde dalla sedia per lo spavento, quando si sentì tirare la manica della felpa.
Pronto a fulminare chiunque avesse osato spaventarlo a quel modo, ma soprattutto, pronto a negare di essersi spaventato, Malfoy si voltò alla sua destra, incrociando i grandi occhioni azzurri di Pippy.
Da quando lui e Lis avevano fatto pace, la ragazza era tornata a mangiare in Sala Grande, così Pippy aveva preso l’abitudine di passarla a trovare tutti i pomeriggi per il thè. Alla fine, non l’avrebbe confessato nemmeno sotto tortura, anche Malfoy aveva cominciato a trovare simpatico quel buffo elfo domestico.
«Addio tranquillità…» pensò sbuffando.
«Ciao Pippy» lo salutò Hanalis, alzando lo sguardo dal vecchio libro.
«Buongiorno padroncini, Pippy non volere disturbare – disse l’elfo con un inchino – ma Pippy ha avuto una pausa in cucina ed essere andato in Sala Comune per salutare la padroncina e avere trovato una strana signora…. Pippy essersi preoccupato…e anche un po’ spaventato…e avere pensato di venire a chiamare i padroncini»
Hanalis e Draco si guardarono per qualche secondo in silenzio, senza capire di cosa stesse parlando.
«Padroncini venire a vedere! Venire a vedere!» disse l’elfo, afferrando la mano di Draco e trascinandolo via.
Hanalis li seguiva sghignazzando. Quella che aveva davanti, era una scena che avrebbe meritato una foto: Draco Malfoy, Serpe fino al midollo, a manina con un elfo domestico che si era messo per cappello una presina gialla.
Una volta entrati in Sala Comune, facendo sorridere persino la dama del ritratto, Pippy si bloccò di colpo e per poco Draco non gli ruzzolò addosso.
«Vedere, padroncino Draco? Signora strana essere proprio lì, vicino camino» bisbigliò Pippy.
Draco osservò bene la minuscola donna, alta si e no un metro e quaranta, che si scaldava le mani davanti al camino. I lunghi capelli bianchi, erano raccolti in una treccia morbida, impreziosita da una pettinina di giada verde. La donna indossava un abito lungo, di tipica fattura orientale.
Il ragazzo non aveva dubbi sulla sua identità.
«Meiko-san!» esclamò Hanalis, scansandolo per abbracciare la donna.
«Ma guarda un po’! C’è anche il biondino slavato» disse, fintamente stupita, sciogliendosi dall’abbraccio, riservandogli il solito sguardo misto di astio e furbizia.
Draco ricambiò con un’occhiataccia e guardò Lis, con stampata in faccia la tipica espressione da “te l’avevo detto”, mentre la ragazza tratteneva a stento le risate.
«Chi essere quella strana signora, padroncino Draco?» chiese Pippy, che aveva assistito in silenzio alla scena e che non aveva apprezzato il tono con cui la donna si era rivolta al suo nuovo amico.
«La mia rovina, Pippy…la mia rovina» borbottò Malfoy.
 
Dopo i saluti, la donna si era ritirata nei suoi alloggi, un piccolo appartamentino accanto al dormitorio, a sistemare i bagagli. Hanalis era tornata in biblioteca per chiedere in prestito il “De Potionibus Obscurae” e aveva mandato Pippy a recuperare il resto del gruppo, che si era concesso una piccola gita ad Hogsmead.
Nella speranza di fare chiarezza, ora che Meiko era arrivata, la ragazza aveva indetto una piccola assemblea in Sala Comune, che sarebbe cominciata non appena fossero stati tutti presenti.
 
Erano da poco passate le due del pomeriggio e Hanalis se ne stava comodamente seduta sulla sua poltrona preferita. Draco era appollaiato sul bracciolo accanto a lei e Pippy, membro onorario del gruppo, sedeva a gambe incrociate sul tappeto.
Harry, Hermione e gli altri erano seduti sparpagliati per la sala.
Pochi minuti dopo, arrivò Meiko.
«Molto bene! – esclamò Lis – ora che ci siete tutti, possiamo cominciare. Sono sicura che Meiko-san si starà chiedendo perché l’ho fatta convocare con tanta urgenza…»
«Sono vecchia, mia cara, non stupida – la interruppe la vecchietta – è chiaro che se tu sei qui, Shiryu è tornato»
Hanalis guardò la donna e tacque.
«Non sono mai stata d’accordo con la tua decisione di sfuggire al tuo destino, quando sapevi bene che non era possibile. Era chiaro che la tua fuga avrebbe complicato tutto, ma non sono qui per rimproverarti…a questo, credo, abbiano già pensato il biondino e i tuoi amici… Immagino che, se hai deciso di contattarmi, tu abbia bisogno di qualcosa in particolare»
«Mi servono informazioni, Meiko-san! Sei anni fa ho sconfitto Shiryu, ero convinta di averlo carbonizzato a sufficienza, ma lui è tornato…è tornato e ha attaccato Hogwarts, l’ha imprigionata in una cupola di nubi nere e ha mandato i suoi scagnozzi a cercarmi… - Hanalis fece una pausa, cercando di calmarsi – non capisco, Meiko-san, l’ho visto accasciarsi pieno di ustioni davanti a me! Non respirava più! Come fa ad essere ancora vivo? C’è della magia oscura di mezzo…o forse una pozione….ne sono sicura!»
«È molto più complicato di così, mia cara, non credo che tu possa conoscere la magia di cui si è avvalso…» disse mesta la vecchietta. 
«E, invece, io credo di avere una vaga idea di quello che potrebbe aver fatto… - mormorò pensierosa Lis, stupendo tutti – ma ne parleremo dopo, ora voglio sapere tutto su Shiryu e voglio sapere cosa vuole da me!»
«Per parlarti di Shiryu, mia cara, sarà necessario che tu ne sappia di più sulla Confraternita…. Se vorrete duellare al fianco di Hanalis, tutti voi, dovrete saperne di più…. – la donna fece una pausa, quasi stesse riordinando le idee – La storia della Confraternita è vecchia di secoli…» cominciò a spiegare Meiko.
 
La nascita della Confraternita, risale all’incirca al Giappone medievale. A quel tempo i maghi e le streghe erano chiamati Monaci e Sacerdotesse. Erano gli unici a padroneggiare la magia e per questo rivestivano ruoli molto importanti all’interno dei villaggi. Il loro compito principale era quello di proteggere i babbani dagli attacchi dei demoni che, in quel periodo, infestavano il Paese.
 
«Demoni?!» esclamò Ron, interrompendola, sconvolto esattamente come i suoi compagni.
L’unica che sembrava tranquilla era Hanalis.
«Si, mio caro ragazzo, demoni…. Nella cultura occidentale i Demoni sono solo figure astratte, legate a leggende…ma in Oriente, la razza demoniaca, ha vissuto al fianco degli umani per secoli, forse per millenni…» la spiegazione della donna continuò.
 
Nella maggiorparte dei casi si trattava di esseri dalle forme animalesche, paragonabili alle Creature Magiche. Alcune famiglie demoniache, però, nel corso dei secoli, si erano evolute ed avevano assunto sembianze sempre più simili a quelle umane. Queste creature erano molto intelligenti, in grado di parlare, di provare sentimenti e di stringere legami, anche con gli umani.
In molti villaggi, i demoni si mescolarono completamente alla popolazione, babbana e magica, incaricandosi della protezione dei villaggi e supportando Sacerdotesse e Monaci con i loro enormi poteri.
 
«Ancora non capisco a cosa possano servirci queste informazioni…» chiese Hermione.
«Si, vecchia! Perché non ci risparmi la lezione di storia?!» esclamò Malfoy, infastidito e annoiato.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
 
La Guerra Civile, qualche decennio dopo, fece molte vittime. Gli umani incolparono i demoni per non avere protetto i villaggi. Ci fu una rivolta che pose fine alla pace con la razza demoniaca e, i demoni, attaccarono le popolazioni che fino a quel momento avevano protetto. Si crearono dei piccoli eserciti per combatterli, ma i poteri di Monaci e Sacerdotesse non furono più sufficienti a contrastarli.
La Confraternita, composta dai maghi e dalle streghe più potenti dell’epoca, nacque per volere dei regnanti. Il loro compito era quello di proteggere i villaggi dagli attacchi e di eliminare i demoni più sanguinari.
 
«Questo vuol dire che la razza demoniaca fu sterminata dalla Confraternita originale…» azzardò Harry.
«Le cose non sono così semplici, giovane Potter…. Per ogni demone che si ribellava alla Confraternita ce n’era uno che si piegava al suo volere e si arrendeva. Le battaglie e i duelli continuarono per molto tempo, ma alla fine si riuscì a ristabilire un certo equilibrio…» spiegò Meiko, mentre per Hanalis i pezzi del puzzle cominciavano lentamente ad andare al proprio posto.
«Immagino che la pace non sia stata sufficiente per sciogliere la Confraternita…» disse la ragazza.
«Esattamente, mia cara! Per quanto avesse raggiunto il suo scopo, i regnanti, intimoriti dalla possibilità di ulteriori rivolte, decisero di non scioglierla mai…» spiegò la donna.
«Ancora non capisco che ruolo rivesta la Confraternita al giorno d’oggi…» cercò di capire Blaise.
«Rivestiva, mio caro… - precisò l’anziana – La Confraternita ha smesso di esistere dopo la morte dei genitori di Hanalis, Shiryu l’ha sterminata dal primo all’ultimo membro…»
«Anche lei ne faceva parte, signora?» chiese Pansy.
«Si, signorina Parkinson, ne ho fatto parte per decenni…ma immagino che lei voglia sapere com’è possibile che io sia qui a raccontarlo… - Pansy annuì imbarazzata – Shiryu deve avermi risparmiato, ben sapendo che da sola non avrei potuto fare nulla per fermarlo…. Ormai sono solo una povera vecchia, tutto ciò che posso fare è tramandare la storia della Confraternita alle nuove generazioni e nulla più…» concluse amaramente la donna.
«Ancora non capisco cosa c’entri Shiryu con la Confraternita…» mormorò Hanalis, quasi lo stesse dicendo a sé stessa.
«Vedi, mia cara, può sembrarti assurdo, considerati gli eventi, ma Shiryu ha fatto parte della Confraternita per molto tempo…» rivelò la vecchietta, lasciando tutti a bocca aperta.
«Mi sta dicendo che la famiglia di Shiryu faceva parte delle Famiglie Fondatrici?!» esclamò Hanalis, sorpresa più che mai da quella possibilità.
«La famiglia Hitachi era una delle più potenti all’interno della confraternita…Shiryu sostituì suo padre lo stesso anno che io sostituii mia madre…» riprese a spiegare la donna, annuendo mesta.
 
A quel tempo il suo nome era Hitachi Ryu. Sembrava un ragazzo tranquillo e nemmeno molto potente, contrariamente ai componenti della sua famiglia. Nessuno poteva minimamente immaginare che Ryu, covasse una sete di potere tale, da convincersi di essere l’unico meritevole di possedere la Lapis Noctis.
 
«La Lapis Noctis?» chiese Hanalis, interrompendo il racconto della donna.
«Si, mia cara…. Si tratta di un manufatto magico molto potente, che viene custodito da secoli da uno dei componenti della Confraternita…»
Gli occhi di Hanalis si sgranarono.
«La collana…» sussurrò, come se finalmente tutto le apparisse più chiaro.
«Esattamente, si tratta della collana che i tuoi genitori ti donarono sette anni fa…»
 
La Lapis Noctis nacque durante la Guerra Civile giapponese. Il popolo, già stremato dalle incursioni nemiche, cadeva sotto i ripetuti attacchi dei demoni. La Confraternita faticava a contrastarli, così, tutti i componenti unirono i loro poteri e crearono un manufatto magico molto potente. Si trattava di una pietra semisferica nera, incastonata in un anello d’argento. Questa venne affidata ad uno dei membri più meritevoli della Confraternita. La Lapis Noctis racchiudeva dentro di sé una forza enorme, in grado di aumentare i poteri di chi la custodiva. Fu grazie ad essa che la Confraternita riuscì a soggiogare i demoni.
Con il passare dei secoli, fu la Pietra stessa a scegliere il proprio custode, respingendo chiunque non ritenesse adeguato. Ogni anno, la collana veniva riposta nella sua scatola e, a turno, i componenti della Confraternita si facevano avanti e tentavano di indossarla. Ci furono periodi in cui lo stesso custode indossò la Pietra per diversi anni consecutivi, altri in cui la legittimità cambiava di anno in anno.
 
«Immagino che Shiryu abbia tentato di diventare il custode…» azzardò Harry, interrompendo la vecchietta.
«Si, signor Potter, e ci riuscì…»
«Come sarebbe a dire che ci riuscì?!» esclamò Draco interdetto.
«Sarebbe a dire che ci riuscì, biondino! La Pietra lo scelse e lui ne divenne il custode, ma solo per un anno… - spiegò l’anziana – Ryu era sempre stato considerato un debole e poco adatto a rivestire il ruolo che aveva all’interno della Confraternita. Persino dalla sua famiglia. Suo padre, pur di non lasciargli il posto, vi rimase ben oltre il limite di età consentita. Così, quando la Pietra lo riconobbe, Ryu lo considerò un riscatto…ma, quando gli anni seguenti non lo ritenne degno, qualcosa in lui cambiò. Nessuno di noi se ne accorse, e quello fu il nostro errore più grande…»
«In che senso?» chiese Ron.
«Se avessimo capito che la sete di potere stava divorando il nostro compagno, avremmo evitato una strage…» disse tristemente la donna, ripensando a tutti i suoi compagni uccisi nel corso degli anni.
«Ha sterminato la Confraternita, nella speranza che la Pietra lo riconoscesse nuovamente?!» esclamò Pansy, sconvolta.
Meiko-san annuì tristemente.
 
All’inizio sembravano solo degli incidenti. I primi ad essere eliminati furono i componenti anziani della Confraternita, poi toccò a quelli più giovani ed infine alle famiglie. Nessuno venne risparmiato, ma la Pietra non riconobbe mai più Shiryu. Quando i pochi membri rimasti, capirono che era proprio lui a causare tutta quella sofferenza, lo bandirono dalla Confraternita.
Il ragazzo tranquillo e impacciato che era stato Ryu Hitachi era sparito, lasciando spazio a Shiryu, il Drago della Morte.
 
«Ma non bastò…» mormorò Blaise.
«Niente sarebbe stato sufficiente – disse Harry, cupo – la sua sete di potere, il desiderio di essere migliore di quelli che per anni l’avevano denigrato l’hanno corrotto e corroso…esattamente come successe a Voldemort»
«Si prese gioco di noi! – disse con rabbia la donna – Sparì per quasi vent’anni, consentendo alla Confraternita di ricrearsi, poi tornò a seminare il terrore. Tornò più forte e con dei seguaci…»
«Sulfus…» sputò con rabbia Draco.
«Lui fu il primo a credere alle promesse di Shiryu. Promesse di potere e gloria, promesse che avrebbe mantenuto solo per sé stesso…» spiegò la donna.
 
Quando Shiryu ritornò ad attaccare la Confraternita, in lui qualcosa era cambiato. I suoi poteri erano aumentati, così come la sua magia e la sua forza. Ci furono altre vittime e la Confraternita finì col sciogliersi, nella speranza che le morti cessassero. Ma la furia distruttrice di Shiryu non ebbe fine e le famiglie fondatrici continuarono ad essere perseguitate. Era chiaro che Shiryu cercava ancora di possedere la Lapis Noctis. La Pietra, infatti, continuava a passare di custode in custode, e gli omicidi seguivano esattamente il suo percorso.
 
«Ricordo quando arrivò a mia madre…» disse Hanalis.
Quando lei era ancora piccola, un buffo ometto, si era presentato tutto trafelato a casa sua, consegnando a sua madre una bellissima scatola di velluto nero. Ricordava ancora l’espressione contrita e preoccupata di suo padre, quando ne aveva scorto il contenuto. Allora non aveva capito, ma adesso tutto le era più chiaro.
«Tua nonna era da poco caduta per mano di Shiryu e tuo nonno avrebbe voluto che Hebi fuggisse, ma lei si rifiutò - cominciò la donna, rivolgendosi direttamente ad Hanalis – Entrò a far parte della Confraternita e la Lapis Noctis la ritenne subito degna. Al termine del suo primo anno come custode, però, tuo nonno decise di entrare al suo posto nella Confraternita e di farla fuggire lontano. Hebi aveva poco più di vent’anni quando arrivò a Londra e conobbe tuo padre…»
«Io però sono nata in Giappone…» disse Hanalis a cui i conti non tornavano.
«Quando tuo nonno morì, colpito dalla furia di Shiryu, tua madre decise di rientrare in Giappone. Ritornò a far parte della Confraternita e per gli anni successivi la Pietra la scelse come sua custode, esponendola a pericoli sempre maggiori…. Quelli erano i miei ultimi anni, presto avrei raggiunto un’età troppo avanzata per svolgere i miei compiti e avrei lasciato il mio posto a qualche nuova recluta. Non mi sono mai sposata e Hebi era come una figlia per me. Per questo, quando scoprii che era incinta, cercai in tutti i modi di convincerla ad andarsene…. Ci riuscii solo dopo la tua nascita, quando l’anno da custode era terminato…» raccontò la donna, ricordando con tristezza, la giovane ragazza coraggiosa che aveva amato come una figlia.
«C’è ancora una cosa che non capisco, signora Meiko…» disse Hermione, richiamando su di sé l’attenzione della donna, persa nei ricordi del passato.
«Dimmi, cara»  
«Come lei stessa ha detto, Hanalis ha ricevuto la collana solo al quinto anno, pochi mesi prima della morte dei suoi genitori…perché allora Shiryu avrebbe dovuto attaccarla fin dal primo anno?»
Hanalis si era posta la stessa domanda, fin dall’inizio del racconto. Shiryu di certo non sapeva della profezia. Silente le aveva assicurato che ne erano a conoscenza solo lui, la vecchia Meiko e i suoi genitori. Non poteva nemmeno sapere che sarebbe stata destinata a custodire la Lapis Noctis, lei stessa l’aveva capito solo pochi giorni prima. Doveva esserci dell’altro, Lis ne era convinta.
«Quel bastardo!» esclamò all’improvviso Draco, stringendo i pugni con rabbia.
«Cosa c’è, Draco?» gli chiese Lis preoccupata, posandogli la mano sul pugno chiuso.
«Credo che Malfoy abbia capito il piano di Shiryu…non è così?» disse Harry.
Anche Potter aveva capito e, proprio come lui, aveva deciso che Shiryu avrebbe presto pagato per tutto il male che aveva fatto ad Hanalis.
«Vedo che hai capito anche tu, Potter» disse il ragazzo con un ghigno, mentre Harry annuiva.
«Spiegaci tutto, Draco» lo esortò Blaise.
«Shiryu non sapeva della profezia e, come la stessa Hanalis, non sapeva che lei sarebbe stata destinata a custodire la Pietra…. Secondo i suoi piani, la signora Holmes, doveva essere l’ultima custode…poi, volente o nolente, la Lapis Noctis sarebbe stata sua. C’era un problema, però…i genitori di Hanalis erano troppo potenti per lui, grazie ai poteri conferiti dalla custodia della Pietra…»
«Cosa stai cercando di dirci, Malfoy?» chiese Hermione preoccupata, perché forse cominciava a capire dove il biondino voleva andare a parare.
«È molto semplice, Granger…. Pur non facendo parte della Confraternita, era chiaro che Lis avrebbe preso il posto della madre come custode o che per lo meno ci avrebbe provato….»
«Shiryu credeva che Hanalis avesse la Pietra fin dal primo anno qui ad Hogwarts!» esclamò Ginny.
«No, Rossa…Shiryu era perfettamente a conoscenza del fatto che la Pietra fosse in custodia alla signora Holmes…. – i pugni di Draco si strinsero con maggiore forza, mentre raccontava – Il piano di quel mostro, fin dall’inizio, era di mettere in pericolo la vita di Hanalis, facendo credere a tutti che il suo obiettivo fosse lei…»
«Ha fatto in modo che mia madre mi desse la Pietra!» esclamò Hanalis sconvolta.
Ora era tutto chiaro.
«Ero troppo piccola per contrastare Shiryu – riprese la ragazza – i poteri della Lapis Noctis mi avrebbero protetta…ma non sarebbe stato comunque abbastanza…. Sarei sempre stata un bersaglio molto più facile di quanto lo erano i miei genitori. Dopo aver ucciso anche loro, mi avrebbe sconfitta e non avrebbe avuto nessun’altro rivale… La Lapis Noctis sarebbe stata sua»
«Ora manca solo un tassello per completare il puzzle…» disse Ginny, pensierosa.
«Penso di sapere cosa intendi, Gin…» disse Hanalis, lasciando però che fosse l’amica a chiarire il suo pensiero.
«Continuo a non capire come sia stato possibile che Shiryu non sia morto davvero…» spiegò la rossa.
Hanalis recuperò “De Potionibus Obscurae” che, poco prima, aveva appoggiato sul tavolo. Mentre tutti gli altri la osservavano in silenzio, la ragazza cominciò a sfogliare freneticamente le pagine ingiallite, fino a che non trovò quello che cercava.
«All’inizio – cominciò a spiegare – non ero sicura che fosse possibile, ma poi Meiko-san ci ha parlato del compito della Confraternita e del suo legame con i demoni…»
Hanalis appoggiò il grosso libro sul tavolino e tutti si sporsero a guardare la pagina da lei indicata, compresa la vecchia Meiko. La donna già sapeva che prima o poi la giovane ci sarebbe arrivata da sola, d’altronde aveva sempre avuto un particolare talento per le pozioni.
«Ero certa che, per simulare la sua morte, Shiryu si fosse servito di una qualche pozione…ho consultato tutti i volumi disponibili e ne ho trovate un paio che avrebbero potuto fare al caso suo, ma ora non ho dubbi. È questa!»
Draco si avvicinò al libro e, scorgendo gli ingredienti, sgranò gli occhi incredulo.
«Ma questa è…» esclamò.
«La Demonica? Si!» concluse Hanalis.
«Ma è impossibile! Hai letto bene gli ingredienti?!»
«Si, Draco…per cosa credi che l’abbia ritenuta l’unica soluzione? Esattamente per gli ingredienti!» rispose Lis.
«Ehm…scusate se vi interrompo…potremmo capire anche noi di cosa state parlando?» chiese Ron, che già non capiva molto di pozioni normali, figurarsi di quelle oscure.
«Cosa sarebbe questa Demonica?» chiese Hermione.
Per tutta risposta Hanalis le avvicinò il libro con un colpetto della mano.
 

Pozione Demonica

o “del demone interiore”, o “dell’anima corrotta”





 

Note:
Eccomi qui, con un altro capitolo di spiegazioni, prometto che il prossimo è l'ultimo e poi tutti i nodi saranno giunti al pettine! (^_^)
Avevo anticipato che anche il capitolo 15 avrebbe avuto "parte 1" e "parte 2", come il 14...alla fine, però, ho preferito fare due capitolo distinti, tanto è più o meno la stessa cosa:P Come per lo scorso capitolo, spero che non risulti troppo noioso o complicato. Nel caso ci fossero delle cose non chiare non esitate a chiedere:)
Qualche piccola nota:)
Tutta la storia sua demoni (che vivono con gli umani, il Giappone medievale e via discorrendo) è liberamente ispirata a Inuyasha...chi di voi lo conosce, penso troverà alcune similitudini:) La stessa Lapis Noctis (in italiano Pietra della Notte) è una rivisitazione della Sfera dei Quattro Spiriti. 
Devo ammettere che l'ispirazione non è stata volontaria, ma sono una fan sfegatata di Inuyasha, e credo di averlo guardato talmente tante volte che ormai sbuca fuori da solo, senza che me ne accorga! 
Preciso, comunque, che questa storia non diventerà un cross-over...per cui non aspettatevi di vedere il gonnellino svolazzante di Kagome! (^_^)
Il "De Potionibus Obscurae" è un libro di mia invenzione e non sono nemmeno sicura che esistano le pozioni oscure, ma chiamiamola licenza poetica! Per chi non lo sapesse, il titolo si può tradurre in "Delle Pozioni Oscure".
Lo stesso vale per la "Demonica", di cui parlerò meglio nel prossimo capitolo, è una pozione di mia invenzione e non credo esista da qualche parte:)
Credo sia tutto! Se ho dimenticato qualcosa sono qui!
Alla prossima!

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Capitolo 18
*** 16. Porterà su di sè il marchio ***


PORTERÁ SU DI SÈ IL MARCHIO
 
…Ma questo accadrà solo quando
il fiore porterà su di sé il marchio:
il suo stesso nome bruciato tra le fiamme.
Nata con il marchio, poi celato al mondo,
solo la pietra della notte potrà risvegliarlo…
(Profezia Hanalis A. A. Holmes)
 
Pozione Demonica
o “del demone interiore”, o “dell’anima corrotta”
 
Antiche sono le origini di questa pozione, ritenuta la più pericolosa e, allo stesso tempo, la più potente tra le pozioni oscure.
I primi scritti, relativi alla sua preparazione, non hanno una datazione precisa, ma si può stabilire con certezza che siano precedenti all’anno Mille.

Non è da tutti dedicarsi alla preparazione di questa complicatissima pozione, bisogna essere dei pozionisti esperti, con una maturata esperienza nel campo oscuro.
La forza di carattere è una dote molto importante per chi decide di ingerire tale pozione, poiché, già dal primo sorso, essa può provocare dipendenza.
Chi cede al potere della Demonica, è destinato a perdersi per sempre.

Non da meno deve essere la pazienza nella ricerca e la cura nelle dosi degli ingredienti, tra i più rari e letali mai utilizzati per una pozione.
Un solo errore può essere fatale.

Ma ciò che più rende pericolosa e potente questa pozione è il suo ingrediente principale: l’anima di uno o più demoni.
 
Hermione alzò gli occhi sconvolta.
«Ma non è possibile!!» esclamò la Grifondoro.
«Invece lo è, Hermione…» si fece avanti Harry, che aveva letto tutto da sopra la sua spalla.
«Harry?! Cosa…»
«Ricordi quanto credevamo assurda l’esistenza degli Horcrux? Quante volte ci siamo chiesti come fosse possibile spezzare la propria anima a quel modo? Beh…questo non è poi molto diverso…» spiegò il ragazzo.
Hermione si calmò, forse Harry aveva ragione. C’erano state fin troppe rivelazioni sconcertanti quel giorno ed era stata solo la sorpresa a farla reagire così. Non era assolutamente da lei, per questo si ricompose e rilesse con maggiore attenzione le due pagine ingiallite.
«Tu credi che questa pozione possa aver impedito a Shiryu di morire davvero?» chiese la Granger, una volta recuperata totalmente la calma.
Hanalis annuì e picchiettò col dito sull’ultimo capoverso, sottolineato più volte e riquadrato con tratti veloci, come se quelle poche righe fossero la chiave di tutto.
 

Terribili sono gli effetti collaterali di chi assume questa pozione, ma fenomenali sono i poteri acquisiti! Pochi sono i modi di aggirare la morte. La Demonica è uno di questi.
C’è solo un modo per uccidere un “Rinato demone”, poiché nemmeno il “Fuoco che tutto brucia” e “l’Anatema che uccide” possono farlo.
 
Hermione girò pagina, ma non trovò quello che cercava.
L’ultima pagina della Pozione Demonica, era stata strappata.
«Credi che sia stato Shiryu?» chiese ad Hanalis.
«Non ho dubbi! Ha fatto in modo che nessuno sapesse come ucciderlo…» rispose Lis.
«Ma ci saranno altri volumi…»
«No, Hermione – la interruppe – non ci sono altri volumi…. Il “De Potionibus Obscurae” è l’unico manuale di pozioni oscure che ho trovato. Ho setacciato l’intera biblioteca, compresa la sezione proibita…»
«Potremmo cercare in qualche altra biblioteca…» provò a dire la Granger.
«Non trovereste niente…» disse la vecchia Meiko, che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
«Vedi di essere più chiara, vecchia» l’apostrofò Draco, che di enigmi ne aveva avuto abbastanza.
«Non troverete altro, biondino, perché la Confraternita decise di distruggere qualsiasi documento che riguardava la Demonica. Credevamo di aver distrutto anche il “De Potionibus Obscurae”  – continuò la donna, indicando il vecchio tomo – ma, a quanto pare, ci siamo sbagliati…. Shiryu deve averlo nascosto fin dal principio, per poi portarlo con sé ad Hogwarts…»
«Quindi è grazie alla Demonica che è riuscito ad assumere le sembianze di quel ragazzo… -concluse Hermione – quello che mi chiedo è cosa ne sia stato di lui….»
«Quel ragazzo non è mai esistito, mia cara, credo fosse uno degli aspetti di Shiryu…»
Tutti si voltarono sconcertati verso l’anziana. L’unica che non sembrava affatto sorpresa da quell’affermazione era Hanalis.
«L’avevo immaginato - disse la ragazza – Dopo aver letto dell’esistenza della Demonica, ho cercato altri volumi in biblioteca e ho trovato alcuni scritti interessanti sui demoni…»
«Cosa dicevano?» chiese Ron.
«Ho raccolto qualche appunto, ma posso farvi una sintesi. C’erano racconti di ogni genere, su demoni alti come palazzi, piccoli come pulci, simili in tutto e per tutto agli esseri umani e quant’altro…. Una caratteristica, però, mi ha colpito più delle altre. Alcuni demoni erano in grado di cambiare forma e aspetto a loro piacimento…. Credo, ma non ho trovato fonti che potessero confermare le mie idee, che se Shiryu ha usato per la Demonica l’anima di uno di questi demoni…»
«Potrebbe averne assorbito le capacità! – esclamò Hermione, interrompendola – In questo modo avrebbe potuto modificare il suo aspetto a seconda delle necessità!»
«È così, vecchia?» chiese Draco a Meiko-san, con il suo solito tono brusco.
«Si!» rispose semplicemente la donna.
«Ma qual è il suo vero aspetto?» chiese Ginny.
«Credimi, non è un bello spettacolo…. Il corpo di Shiryu non ha più nulla di umano, la Demonica l’ha completamente soggiogato…» le rispose Hanalis mesta.
Nella sua mente era ben ferma l’immagine di Shiryu che, durante il loro scontro al quinto anno, si abbassava il cappuccio scarlatto e la guardava.
«Nei suoi occhi non c’era niente di umano…» sussurrò, ma nessuno la sentì.
 
Passarono diverso tempo a discutere di Shiryu e della Confraternita. Meiko raccontò ad Hanalis e gli altri quanto più sapeva su entrambi gli argomenti. Avrebbero saltato anche la cena se non ci avesse pensato il piccolo Pippy a portar loro qualche vassoio dalle cucine.
Durante la cena, nessuno parlò, finchè non fu Ron a porre una domanda fondamentale.
«Scusate…stavo pensando…» cominciò il rosso, posando all’improvviso la forchetta.
«Questa si che è una novità, Weasley» lo prese in giro Draco, ricevendo una gomitata da parte di Hanalis.
«Cosa c’è, Ron?» gli chiese Harry, seduto accanto a lui.
«Mi stavo chiedendo…Hanalis ci ha detto di aver indossato la collana per poco tempo e poi, di averla consegnata a Silente…quello che non capisco è: dov’è ora la collana? Chi ha la Lapis Noctis?»
Tutti si voltarono stupiti verso Ron. Nessuno, nemmeno la stessa Hanalis, ci aveva ancora pensato.
Senza dire una parola, Meiko-san si alzò ed uscì dal dormitorio.
«Ma dove sta andando?» chiese Ron ad Hermione, che scosse la testa in risposta.
«Lascia perdere, Weasley, quella è una vecchia pazza» borbottò Draco, che ricevette una seconda gomitata da parte di Lis.
 
Meiko-san sbucò dal passaggio pochi minuti dopo, tenendo tra le mani una scatola di velluto nero, che Hanalis riconobbe subito.
«Devo dire, miei cari ragazzi, che mi aspettavo da un po’ questa domanda…» disse la donna, avanzando lentamente verso Hanalis e porgendole la scatola.
«L’ha sempre avuta lei..» bisbigliò la giovane, sfiorandone il coperchio, timorosa di aprirla.
«Dopo che tu la consegnasti a Silente, successe qualcosa di molto strano…. La Pietra sembrava aver perso completamente i suoi poteri, sembrava essere solo un pezzo di cristallo nero…non era mai successo prima. Albus convocò nel suo studio, sia me che i tuoi genitori, e quando Hebi la sfiorò, per un attimo la Lapis Noctis riprese le sue proprietà. Era chiaro che riconosceva ancora tua madre come custode. Non accadde lo stesso con me. La Pietra non mi riconobbe e per questo motivo tua madre decise che l’avrei custodita io…. Sulla scatola furono apposti incantesimi potentissimi e  Silente fece in modo che solo tu, mia cara, avresti potuto aprirla…» spiegò la donna, sorridendole e facendole segno di sollevare il coperchio.
Hanalis appoggiò la scatolina sul tavolo e con timore alzò il coperchio. La scatola si aprì senza alcuna difficoltà.
La Lapis Noctis era bellissima, esattamente come la ricordava. Attratta dal suo splendore, Hanalis avvicinò un dito alla pietra e quando la sfiorò, una scossa le percorse tutta la mano.
«Ahi!» esclamò ritraendola.
Draco con un passo le fu vicino e le prese la mano.
«Era solo una scossa, Draco… - lo rassicurò lei, dolcemente – non credo che la Pietra volesse farmi male…» aggiunse poi, voltandosi verso Meiko-san.
La donna stava sorridendo.
«Non c’è nulla di cui preoccuparsi, biondino, Hanalis ha ragione. La Pietra non voleva farle del male, l’ha semplicemente riconosciuta…e, forse, un po’ rimproverata per averla abbandonata per sette anni»
Hanalis sorrise, accarezzando la Pietra. Era una sensazione bellissima, diversa dalla prima volta che l’aveva ricevuta. Era come se la Lapis Noctis la stesse chiamando, come se fosse sempre stata sua.
«Indossala, mia cara, non avere paura» la incoraggiò la vecchietta.
Hanalis annuì con decisione, se veramente la Pietra l’aveva riconosciuta, non sarebbe successo nulla. Con dolcezza, infilò la catenina, lasciando che il ciondolo si appoggiasse delicatamente sul suo maglione a righe.
All’improvviso, una forte fitta tra le scapole, come una scossa, la fece gemere dal dolore.
«Hanalis!» esclamò Draco, preoccupato, lanciando uno sguardo di fuoco a Meiko-san.
«Ora…passa…» sussurrò Hanalis a fatica.
«Cosa le sta succedendo, vecchia?» chiese il Serpeverde con rabbia.
La donna ignorò completamente la domanda di Malfoy, sorridendo tranquilla e osservando Hanalis con sguardo fiero. Non sembrava per nulla turbata.
 
Pochi minuti dopo, il dolore sparì. Hanalis alzò lo sguardo su Draco, che le stringeva la mano, e lo guardò con i suoi grandi occhi dorati pieni di stupore.
«È… passato - disse – cosa mi è successo, Meiko-san? Aveva detto che la Pietra non mi avrebbe fatto del male!» proseguì poi, voltandosi verso la donna.
«È il marchio, mia cara…» le rispose semplicemente.
«Oh…si,si certo…il marchio…» borbottò la ragazza stralunata.
«Proprio qui, ragazza mia…» continuò la donna, toccandole la schiena.
«Sulla…mia…schiena…» Hanalis sembrava essere sempre più sconvolta.
La donna annuì, sorridendo.
«Il marchio? Sulla mia schiena??» esclamò, dirigendosi di gran carriera verso la sua stanza.
«Hanalis! Hanalis, aspetta!» cercò di fermarla Pansy, che cominciava davvero a non capirci più nulla.
L’amica però non sembrò ascoltarla e, poco dopo, si sbatté la porta della camera alle spalle.
 
«Per la barba di Merlino!» la sentirono urlare.
Un attimo dopo, la videro correre giù dalle scale con gli occhi che per poco non le uscivano dalle orbite.
Quando Malfoy la vide scendere, con il reggiseno nero in bella mostra, spalancò la bocca assumendo una perfetta espressione da pesce lesso. Le orecchie di Ron divennero rosso fosforescente, mentre Hermione gli tirava un pestone sul piede. Pansy lanciò un’occhiataccia a Blaise, che però non sembrava molto interessato alla scena e Ginny si voltò verso Harry, che si puliva gli occhiali in evidente imbarazzo.
«Ehi! Dove pensi di andare conciata così?» la rimproverò Draco, una volta ripresosi, parandosi tra lei e la vecchia Meiko.
«Spostati Malfoy!» disse lei, scansandolo con forza e oltrepassandolo.
«Cosa diavolo vuol dire questa cosa?» esclamò poi, guardando Meiko-san.
In mezzo alle scapole di Hanalis, esattamente dove la ragazza aveva sentito quella forte fitta di dolore, era comparso un tatuaggio.
Erano Fiori di Lis che vorticavano tra le fiamme.
Esattamente come il Marchio Nero, il tatuaggio sembrava avere vita propria e si muoveva sulla schiena bianca della ragazza.
Rimasero tutti a bocca aperta nel vedere quello spettacolo, con quelle fiamme così reali che creavano vortici e sbuffi. I piccoli fiori gialli, perdevano qualche petalo e poi si ricomponevano, ondeggiando nel fuoco, in una danza infinita.
«La profezia si è avverata, mia cara…» disse la tata.
Hanalis sussultò.
«Il suo stesso nome bruciato tra le fiamme…» mormorò poi.
Un attimo dopo, il pizzicore che l’aveva infastidita fino a quel momento, cessò.
«Perché sette anni fa è stato diverso?» chiese, voltandosi verso Meiko.
«Non eri ancora pronta, mia cara…. Destinata, ma non pronta! – spiegò la donna – La Pietra ti ha riconosciuto, l’avrebbe sempre fatto, ma allo stesso tempo ti ha contrastato…. Tua madre ti diede la Pietra per proteggerti, ma non avevi ancora la forza necessaria per padroneggiare i suoi poteri. Eri troppo giovane e non avevi ancora raggiunto la maturità magica. »
Mentre la donna parlava, Draco si tolse la felpa e la appoggiò sulle spalle di Hanalis. Accorgendosi solo in quel momento di come era uscita dalla stanza, la ragazza gli sorrise, ringraziandolo.
«Credo di non poter sopportare altre rivelazioni, Meiko-san…» disse Lis, osservando i riflessi che la luce produceva sulla superficie della Lapis Noctis.
«Non c’è molto da dire a riguardo, mia cara. Semplicemente, la Lapis Noctis, venne creata in modo che solo dei maghi adulti potessero custodirla. È palese che a quindici anni non ti si poteva considerare un’adulta…»
«Quindi, siccome non ero sufficientemente forte per controllarla, ha deciso di marchiarmi a fuoco?!» chiese Hanalis, leggermente alterata, guardando in modo poco amichevole la Pietra, come se quella potesse capirla.
«È inutile prendersela con la Pietra, ragazza mia… – la rimproverò bonariamente la donna – È attraverso il marchio che si manifestano i poteri della Lapis Noctis. Avendoti riconosciuto, ma cercando nel contempo di respingerti per via dell’età, l’imposizione è risultata molto più lunga e, quindi, molto più dolorosa….»
«Capisco…. Ora, però, che la mia forza sia sufficiente o no, la Lapis Noctis è mia, mi ha riconosciuto e il marchio non brucerà più…giusto?» chiese Hanalis, titubante.
«I primi tempi potrebbe darti ancora fastidio…. Controllare i poteri della Pietra non è mai stata un’impresa facile, ma sono sicura che, se eri destinata a lei, lei ti aiuterà…» rispose Meiko.
Hanalis tornò ad osservare la Pietra, scorgendovi qualcosa di diverso. Nelle profondità della gemma, si vedeva uno strano vortice nero, che ogni tanto lanciava dei piccoli bagliori argentei.
«È il potere della Lapis Noctis, mia cara, si è risvegliato ed è pronto a scorrere dentro di te! – le disse la vecchia tata, rassicurandola con un sorriso – Diventerai molto potente solo quando riuscirai a controllarlo completamente…ma dovrai allenarti...»
Hanalis annuì.
Poteva già sentirlo, quel potere. C’era qualcosa di nuovo che scorreva dentro di lei e quel qualcosa l’avrebbe aiutata a sconfiggere Shiryu. Avrebbe vendicato la Confraternita, i suoi genitori e tutta la sua famiglia.
La ragazza strinse con forza la Pietra, sorridendo e alzando lo sguardo verso la tata e i suoi amici.
«Shiryu dovrà togliermela con la forza!» disse, con una nuova luce che brillava nei suoi occhi dorati.
Doveva solo trovare il modo per ucciderlo e questa volta, non sarebbe più tornato.
 
 
 
Needles-stack, Isola di Wright, coste occidentali.
 
Un vortice di fumo nero apparve al centro della sala del trono.
Shiryu osservò il fenomeno con aria annoiata e la sua espressione non cambiò quando, non appena la nebbia si fu diradata, vide apparire Mardok in ginocchio.
«Mio signore, la ragazza ha la Pietra» disse l’uomo chinando il capo.
Quella frase destò l’interesse di Shiryu, che ghignò malignamente.
«Molto bene, Mardok! È giunto il momento di preparare l’attacco!»
«Si, mio signore!»
«Raduna i miei uomini e dai loro disposizioni! Vai!»
«Si, mio signore! Subito, mio signore!» l’uomo si alzò e, dopo aver riservato a Shiryu un altro inchino, come era arrivato se ne andò.
Era finalmente giunto il suo momento.
Shiryu chinò il capo all’indietro, scoppiando in una risata malvagia.
Il cappuccio scarlatto cadde, rivelando un volto che di umano ormai non conservava più nulla.
«Finalmente la Lapis Noctis sarà mia!»
 
 




NOTE:
 
E con questo capitolo finiscono le spiegazioni! Alleluia, direte voi! :P
Spero che non siano stati quattro capitoli di una noia mortale e che sia finalmente tutto chiaro (^_^)
È necessario dirvi che con “Fuoco che tutto brucia” (nel brano tratto dal libro) mi riferisco all’Ardemonio? Si? No?...Vabbè io ormai ve l’ho detto:P
Si capisce finalmente chi è Shiryu? Spero di siJ Questo personaggio tira fuori tutta la mia cattiveria, ma cerco di controllarmi per non alzare il rating:P
Si avvicina lo scontro finale e, ve lo dico in anticipo, ci sarà qualche spargimento di sangue…niente di esagerato, ma non sarebbe una battaglia coi fiocchi se no! ;)
Cercherò di migliorare le mie doti di scrittrice di battaglie per allora! Ihihihi! :D
Come sempre se qualcosa non è chiaro, se avete domande o consigli….sapete dove trovarmi!
Apprezzerei davvero i vostri commenti e spero che qualcuno di voi romperà il silenzio per lasciarmene uno;D
Vi lascio anche il link della mia nuovissima pagina facebook "Nel piccolo mondo di Sly" se per caso vi andasse di fare una capatina:P


https://www.facebook.com/pages/Nel-Piccolo-Mondo-di-Sly-by-Slyfox18/544129052325635

Alla prossima!
 

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Capitolo 19
*** 17. Lo devo fare io... ***


 
LO DEVO FARE IO…
 
Ho capito che nella vita
devo fare quello che mi spetta,
poi il resto si muove di conseguenza,
ma il primo passo lo devo fare io.
Non sono le cose che vengono verso di me,
sono io che devo andare verso di esse.
(Fabio Volo, da "E' una Vita che ti Aspetto")
 
 
Gli allenamenti di Hanalis erano cominciati fin dal giorno seguente.
La ragazza si era dovuta sottoporre a sedute di meditazione, per poter ricercare il potere della Pietra dentro di lei e a ore e ore di duelli simulati, per poter controllare al meglio i nuovi poteri.
Dopo ogni allenamento, però, il marchio le bruciava, a volte in maniera insopportabile e si sentiva stremata. L’unica cosa che riusciva a fare era mangiare, dopodiché crollava addormentata. Raramente riusciva a rendersi utile nelle ricerche, intraprese dal resto del gruppo, che, contrariamente agli allenamenti, procedevano senza nulla di significativo.
 
Era passata poco meno di una settimana dall’arrivo di Meiko e il tempo sembrava aver deciso di graziare l’intero Regno Unito.
Con i capelli arruffati e raccolti in uno chignon improvvisato, Hanalis si era stropicciata gli occhi e si era stiracchiata per bene. Il pisolino post allenamenti era stato breve, ma davvero ristoratore.
Dalla finestra della sua stanza, che dava sul Lago Nero, entravano i pallidi raggi rossastri del sole al tramonto, e al piano di sotto sembrava essere in corso l’ennesima discussione.
Poco dopo bussarono.
«Hanalis?» la chiamò Draco, aprendo piano la porta.
«Ciao Draco! Entra pure, sono sveglia…ma cosa succede giù?»
«Potter ha proposto di non interrompere le ricerche…»
«Quindi saltiamo la cena anche questa sera?» chiese Hanalis sconsolata, che non ne poteva più di stare chiusa in Sala Comune.
Draco annuì, ancora più sconsolato di lei, dato che non poteva mettere in pratica il suo unico divertimento all’interno del castello: spaventare i ragazzini più piccoli, mettendo in bella mostra il Marchio Nero.
«A che punto siamo?» chiese Lis, dopo qualche secondo di silenzio.
«Un punto morto, Lis, come al solito…»
«Non capisco perchè saltare la cena, allora! Oggi abbiamo saltato anche il pranzo ed è una settimana che praticamente non usciamo… Se non esco per qualcosa che non siano gli allenamenti, Draco, potrei impazzire!»
Draco sorrise, Hanalis era davvero buffa, con quell’aria da bambina capricciosa, ma aveva ragione.
Erano tutti nervosi negli ultimi giorni. Dopo Samhain, Shiryu sembrava essere completamente sparito, e questo non era per niente un buon segno. Sicuramente stava architettando qualcosa e, Draco l’aveva ripetuto più e più volte, sarebbe stato meglio preparasi al combattimento, piuttosto che continuare a perdere gli occhi su vecchi libri ammuffiti.
«Potter sostiene che la ricerca della pagina mancante sia molto più importante del cibo…. Dice che dovresti andare a parlare con quel panzone di Lumacorno…puah!» sputò con astio il ragazzo, che non aveva mai amato il vecchio insegnante di Pozioni, forse perché aveva una predilezione per Harry.
«Lumacorno?!? – esclamò Hanalis stupefatta – Harry dev’essersi bevuto il cervello…quello è un vigliacco pauroso e dopo la guerra è pure peggiorato…figurati se mi dice qualcosa…. Ammettendo che sappia qualcosa!»
Draco aveva annuito con convinzione per l’intero discorso della ragazza. Lis non aveva avuto “l’onore” di partecipare alle sue lezioni, ma non le ci era voluto molto per inquadrarlo e i racconti di Potter avevano fatto il resto.
«Piton sarebbe stato in grado persino di produrla la Demonica!» esclamò Draco con convinzione. Forse perché era il capo della sua Casa, forse perché pozioni era la materia in cui andava meglio, il professor Piton, era sempre stato il suo preferito e aveva sempre avuto grande stima di lui.
Per Hanalis era la stessa cosa e il sentimento era certamente reciproco, perché tutti sapevano che Piton li considerava i suoi studenti migliori.
«Piton…» disse Hanalis, pensierosa.
«Si! Piton, di certo lui ci avrebbe dato una mano» ribadì Draco.
Hanalis sgranò gli occhi, come aveva fatto a non pensarci prima!
«Ma si! Si, certo! Piton!» esclamò, infilandosi saltellando un paio di stivaletti per poi correre fuori dalla stanza.
«Hanalis! Aspetta! Dove vai?» urlò Draco.
«Da Piton!» rispose semplicemente, lei, uscendo dal dormitorio.
 
«Ma cos’hanno quei due?» chiese Ron, vedendo sia Hanalis che Draco correre fuori dal dormitorio, come se avessero un Ungaro Spinato alle calcagna.
Pansy fece un’alzatina di spalle e poi tornò a concentrarsi sul libro che aveva davanti. Blaise nemmeno alzò la testa dalla cartina del Regno Unito, dove stava segnando tutti i possibili nascondigli di Shiryu.
«Non vi importa proprio nulla?» chiese Harry, anche lui stupito dall’atteggiamento dell’intero quartetto Serpeverde.
«Abbiamo imparato che è sempre meglio non sapere cosa combinano quei due…» rispose Blaise.
«Si finisce solo nei guai!» concluse Pansy.
«Poteva essere qualcosa di importante!» esclamò Ginny.
«Se è importante, Weasley, ce lo diranno…» spiegò Pansy, tornando a leggere e facendo capire che non voleva più essere disturbata.
«Non preoccupatevi, sanno quello che fanno» disse Blaise più pacato, per poi tornare al suo lavoro.
«Io l’ho sempre detto che i Serpeverde sono strani…» bisbigliò Ron all’orecchio di Harry, che annuiva convinto.
 
Draco fermò la sua corsa tre secondi dopo Hanalis.
«Si può sapere cosa diavolo ti è pre…» esclamò con rimprovero, venendo però interrotto dalla mano di Lis sulla bocca.
«Taci e guarda, Malfoy!»
Draco si voltò, scoprendo di trovarsi davanti al gargoile che custodiva l’ufficio della preside.
«Cosa ci facciamo qui?» chiese poi, tornando a guardare Hanalis.
«Piton!» rispose la ragazza.
«Piton? Cosa c’entra Piton, adesso?»
«Pensare che l’hai detto tu stesso…»
«Io?» esclamò Draco, poco convinto.
«Santo Merlino, Malfoy! Sei stato tu a dire che Piton ci avrebbe sicuramente aiutato!»
Il ragazzo spalancò la bocca e sgranò gli occhi. Hanalis sospirò, alle volte era davvero difficile far capire qualcosa a quel biondino.
«Tu credi che Piton conosca la Demonica…» quella di Draco non era una domanda, ma Lis rispose comunque.
«Sappiamo bene entrambi quanto Piton adorasse le arti oscure…. Chi meglio di lui potrebbe conoscere una delle pozioni oscure più pericolose e complicate del Mondo Magico?» spiegò la ragazza.
«Ma tu sei un genio!» esclamò Draco, prendendole il viso tra le mani e stampandole un bacio sulle labbra. Hanalis rise divertita, quella notizia doveva averlo davvero stupito, perché una reazione così non era affatto da lui.
«Frena l’entusiasmo, Draco…tutta questa affettuosità non ti si addice!» lo prese in giro lei.
Draco si ricompose, continuando però, ad avere stampato in faccia un sorrisino carico di soddisfazione.
 
«Sono via da un’ora ormai!» esclamò Ginny all’improvviso, attirando su di sé gli sguardi di tutti.
«Weasley, ti prego…c’è chi sta cercando di portare avanti le ricerche!» esclamò Pansy, rimproverandola e sbuffando infastidita.
«Smettila di fare la sostenuta, Parkinson! Tanto lo so che anche tu muori dalla curiosità di sapere dove sono!» rispose piccata la rossa.
Pansy non rispose, segno che la Grifondoro aveva ragione. Blaise soffocò una risatina. Lontana dalla confusione, Hermione chiuse per un attimo il tomo che stava consultando ormai da parecchio tempo e si avvicinò agli amici.
«Ragazzi, l’ha detto anche Blaise, non ha senso preoccuparsi. Quei due incoscienti, possono fare quello che vogliono mentre sono ad Hogwarts…e poi sanno badare a loro stessi, più Hanalis che Malfoy» concluse, tornando a sedersi.
Anche se poco convinti e molto, molto curiosi, tornarono tutti al loro lavoro.
 
«E questo è tutto, professore» concluse Hanalis, rivolta al ritratto del suo insegnante preferito.
«Capisco, signorina Holmes…. Quello che non capisco, è perché siate venuti a parlare con me, quando potreste trovare quello che vi serve, consultando un libro»
«Tutti i volumi che parlavano della Demonica sono stati distrutti dalla Confraternita e l’unico che siamo riusciti a trovare mancava dell’ultima pagina…» spiegò Draco, che fino a quel momento era stato in silenzio.
«Immagino sappiate, allora, che non c’è molto che io possa aggiungere…»
«Qualsiasi cosa potrebbe essere utile, professore…qualsiasi cosa, anche la più piccola…»
Hanalis sembrava davvero disperata.
«Non credo che vi interessi sapere come creare la pozione…credo che sia altro quello che vi interessa…» disse Piton, guardando serio i suoi due ex-alunni.
«Dobbiamo sapere come si uccide un Rinato Demone!» esclamò Lis, facendo un passo avanti con decisione.
«Non si può uccidere un Rinato Demone…»
«Con gli incantesimi convenzionali. Si, lo sappiamo» lo interruppe Draco.
Piton gli riservò una delle sue famose occhiatacce, tornando poi a rivolgere il suo sguardo a Lis.
«Professore – cominciò la ragazza, quasi fosse una supplica – sappiamo che nemmeno l’Avada Kedavra e l’Ardemonio potranno uccidere Shiryu…ma deve esserci qualcosa, ne sono certa!»
«Suvvia, Severus, smettila di tenere questi ragazzi sulle spine…» si intromise Silente con il suo solito tono bonario e un sorriso.
«Non sto tenendo sulle spine nessuno, Albus… Un Rinato Demone è uno degli esseri più difficili da uccidere…» spiegò l’uomo, rivolgendosi al quadro accanto al suo, con tono scontroso.
«Non importa quanto sarà difficile! Shiryu deve morire!» esclamò Hanalis con rabbia.
Draco le andò vicino e le strinse la mano.
Vedendo la scena, Piton capì che quei due ragazzi ce l’avrebbero messa tutta, qualsiasi fosse stato il prezzo da pagare.
«C’è un modo per uccidere un Rinato Demone, ma è molto rischioso – spiegò l’insegnate cupo
- L’anima del demone usata per creare la Pozione Demonica, finisce spesso per soggiogare chi la imprigiona. Il Rinato Demone, presto o tardi, continuando ad ingerire la pozione, diventa il demone stesso. Molti pensano che l’anima vada completamente disciolta nella pozione e poi ingerita, in realtà non è così. Una parte viene imprigionata e il Rinato Demone la porta sempre con sé. È così che riesce a controllare i poteri del demone…. Finchè il demone stesso glielo consente…»
«È assurdo! – esclamò Draco – Ci sta dicendo che è come se l’anima del demone non morisse mai?»
«Esattamente, signor Malfoy – si intromise Silente – i demoni sono creature talmente potenti che la loro volontà non può essere spezzata, così come la loro anima. Per questo la Pozione Demonica è così pericolosa. Prima o poi si perde la propria identità, si perde se stessi per lasciare spazio al demone. Shiryu non è morto, perché la volontà del demone l’ha tenuto in vita…»
Hanalis non avrebbe creduto ad una sola parola dei due professori, se non avesse visto con i suoi occhi l’aspetto di Shiryu. Non aveva perso solo la sua identità, ma anche la sua umanità.
«Shiryu non è più un essere umano…» bisbigliò pensierosa.
«Proprio così mia cara, non lo è più. Possiede ancora la sua volontà, ma assume la Demonica da troppo tempo e…»
«Il demone sta aspettando il momento giusto per prendere il sopravvento…» disse Hanalis mesta, mentre sia Silente che Piton annuivano.
«Dobbiamo ucciderlo prima che accada!» esclamò Malfoy, con una decisione e un coraggio che stupirono persino Hanalis.
«Allora devi ricordare, mia cara.  – disse Silente, rivolgendosi ad Hanalis – Cerca di ricordare un particolare, qualcosa che in Ryu hai sempre notato, qualcosa che poi hai visto anche su Shiryu…»
 
«Non troveremo mai il nascondiglio di quel mostro! - esclamò Harry, lanciando sul tappeto il libro che stava consultando – Come non troveremo mai un modo per ucciderlo, senza quella dannata pagina!»
«Solo mantenendo la calma, Potter,  troveremo una soluzione…» affermò tranquillamente Blaise.
«Blaise ha ragione, Potter, vedi di non agitarti troppo!»
«Draco! Lis! Dove eravate finiti?» esclamò Pansy, vedendoli entrare in Sala Comune.
«Sappiamo come uccidere Shiryu, e non sarà un’impresa facile!» disse Hanalis, seria, lasciando tutti senza parole.
La ragazza andò a sedersi accanto a Pansy e Draco la seguì in silenzio. Ancora non poteva credere a quello che aveva detto Piton poco prima.
«Come…come l’avete scoperto?» chiese Hermione.
«Abbiamo parlato con Piton! Non c’è nessuno più esperto di lui, quando si parla di pozioni e arti oscure. La soluzione è sempre stata davanti ai nostri occhi…» spiegò Hanalis, che ancora si rimproverava per aver perso tutto quel tempo.
«Cosa stai cercando di dirci, Lis?» le chiese Ginny, apprensiva e preoccupata, andandosi a sedere accanto a lei.
«C’è solo un modo per uccidere un Rinato Demone…bisogna distruggere l’anima usata per creare la Demonica» rispose Hanalis seria.
«Ma è impossibile! L’anima è tra gli ingredienti della pozione! Come si può distruggerla?» esclamò Hermione, sconvolta.
«Solo una parte dell’anima viene disciolta nella pozione. Un’altra parte, però, viene imprigionata in modo che il Rinato Demone possa portarla sempre con sé…. È l’anima imprigionata a controllare i poteri conferiti dalla Demonica ed è grazie ad essa che il Rinato Demone non può mai morire davvero…»
Nella Sala Comune scese il silenzio.
Erano rimasti tutti a bocca aperta per le rivelazioni fatte dalla ragazza.
«Quando Silente mi ha chiesto di ricordare un particolare, che accomunasse Shiryu e Ryu, ho capito… - riprese Hanalis - Hitachi ha sempre portato al dito un anello. Era d’argento e aveva una pietra rossa e blu, incastonata su un artiglio di drago. Era bellissima. Brillava di una luce strana, i colori si mescolavano e a volte sembrava che un vortice si muovesse al suo interno. Credevo fosse un anello magico, un cimelio di famiglia. Poi l’ho visto al dito di Shiryu…»
«Ma cosa c’entra l’anello, adesso?» chiese Pansy.
«È molto importante, perché è lì che Shiryu ha imprigionato l’anima del demone!» spiegò Lis.
«Ma allora è molto più semplice di quello che credevamo! Basterà sottrarre l’anello a Shiryu, distruggerlo e poi distruggere lui»
«Purtroppo non è così semplice, Ron – disse la ragazza, stroncando sul nascere l’entusiasmo dell’amico – Presto l’anima del demone prenderà il sopravvento e di Shiryu non resterà che un corpo vuoto. Ci troveremmo a combattere con un demone a tutti gli effetti e non avremmo scampo…»
«Cosa possiamo fare, quindi?» chiese Harry, già pronto a preparare un piano d’azione.
«Dobbiamo trovare Shiryu prima che il demone prenda il sopravvento. A quel punto distruggerò l’anello, a costo di tagliargli via la mano!» esclamò Lis con decisione.
«Purtroppo, però, Piton non ci ha saputo dire cosa accadrà una volta distrutta l’anima…» continuò Draco, cercando di nascondere la preoccupazione.
«Potrebbe restare in vita, grazie alla Demonica assunta fino a quel momento…» ipotizzò Blaise.
«È una possibilità – spiegò Malfoy – la Demonica è stata usata pochissime volte e la documentazione era scarsa già prima che ci pensasse la Confraternita! Nemmeno Silente ci ha potuto dire di più…»
«Non sarà un problema…»
Il tono carico di rabbia di Hanalis, fece voltare tutti verso di lei.
«Non avrà il tempo di accorgersi di nulla! – disse Lis, con una strana perfidia nella voce – Lo crucerò così tanto che mi supplicherà di ucciderlo!»
Tutti rimasero in silenzio.
Nessuno di loro aveva mai sentito la ragazza parlare in quel modo.
Draco, accanto a lei, poteva capire la sua rabbia, ma non l’avrebbe mai lasciata sola ad affrontare quel mostro. Gliel’avrebbe impedito con ogni mezzo possibile.
«Combatteremo al tuo fianco, allora!» disse Harry, già pronto a scendere in campo.
«Voi non combatterete proprio un bel niente, Potter!»  
«Ma Hanalis!» protestò Pansy.
«Non provare nemmeno a pensarci, ragazzina!» ringhiò Draco.
«Non puoi impedirmi di compiere il mio destino!» esclamò Lis.
«Ma posso impedirti di farti ammazzare! Combatteremo al tuo fianco, qualsiasi cosa accada! Tu. Non andrai. Lì fuori. Da sola!»
Draco era davvero arrabbiato, Hanalis lo sapeva, ma questa volta non avrebbe ceduto e non sarebbe scappata. Avrebbe protetto i suoi amici combattendo e l’avrebbe fatto da sola.
Hanalis alzò lo sguardo verso Malfoy, puntandogli addosso i suoi occhi dorati, carichi di decisione.
«No! - esclamò con rabbia - Shiryu è mio! Sarò io a lanciare la maledizione che lo ucciderà, ma prima, soffrirà quanto ho sofferto io!»
 
Quella sera stessa, una volta assicuratasi che tutti stessero dormendo, Hanalis chiamò Pippy nella sua stanza.
«Eccomi padroncina Lis, Pippy è accorso non appena ha chiamato!» esclamò con entusiasmo l’elfo.
«Parla piano, Pippy, nessuno deve sentirci»
«Si, padroncina» bisbigliò Pippy, facendola sorridere.
Non avrebbe mai voluto coinvolgere quel piccolo elfo che tanto le era stato vicino, ma lui era l’unico che la poteva aiutare.
«Pippy, non vorrei chiedertelo, ma ho bisogno del tuo aiuto…»
«Padroncina non deve farsi riguardo con Pippy! Pippy è sempre felice quando può aiutare la padroncina!» disse l’elfo, sorridendo disponibile.
«Grazie Pippy, ma sarà pericoloso e io non me lo perdonerei se ti succedesse qualcosa…»
Hanalis si sedette sul letto, rivolgendo uno sguardo preoccupato al piccolo amico che, con un balzo, le si sedette accanto e le prese la mano.
«Padroncina Lis, dovrebbe sapere che noi elfi domestici avere grandi poteri…nostra magia potere arrivare anche dove non potere la vostra…. Cosa servire a padroncina Lis?»
«Devo scoprire dove si nasconde Shiryu, ma nessuno deve sapere nulla…»
«Padroncino Draco si arrabbierà molto, padroncina Lis…»
Il piccolo elfo, che era molto sveglio, aveva capito subito i forti sentimenti che legavano i due giovani. Malfoy avrebbe fatto il diavolo a quattro non appena fosse venuto a conoscenza dei piani di Lis.
«Lo so, Pippy, ma questo è il mio destino…è una cosa che devo fare io…»





NOTE:
 
Siamo alle battute finali!
Qualche piccola nota…
Non so se l’antipatia di Malfoy per Lumacorno sia vera, ma ho immaginato che fosse plausibile vista la predilezione che il professore ha per Harry J
Hanalis non ha mai partecipato alle lezioni di Lumacorno perché se ne va alla fine del 5^ anno…ho pensato però, che sicuramente avrà avuto l’occasione di conoscerlo visto il tempo trascorso ad Hogwarts.
Non ci sono molte precisazioni da fare, per cui vi aspetto al prossimo capitolo!
Vi ricordo la mia nuova pagina Facebook “Nel piccolo mondo di Sly”, dove potrete trovare le immagini relative alla storia! J
Avete domande? Curiosità? Dubbi? Suggerimenti? Volete solo dirmi “ehilà”?
Mi trovate lì….oppure lasciatemi una recensione!!!!


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Capitolo 20
*** 18. Deve essere fermato ***


Ciao a tutti! Sarò brevissima!XD
Mi scuso ancora per aver fatto attendere questo capitolo per un mese! :) 
Vi lascio un piccolo riassinto del capitolo 17, così per rinfrescare le idee e fare il punto della situazione!
Come sempre, le note sono alla fine!


Dove eravamo rimasti: Gli allenamenti di Hanalis proseguono. Nel frattempo il resto del gruppo cerca di capire come uccidere Shiryu e di scoprire dove si nasconde.
Durante una conversazione con Draco, Hanalis decide di provare a chiedere consiglio a Piton, l’unico che, secondo lei, ne sa abbastanza di magia oscura e pozioni per poterli aiutare.
Piton e Silente, rivelano ad Hanalis che, per uccidere un Rinato Demone, deve distruggere l’anima con cui è stata creata la Demonica. Hanalis, ricordando un particolare anello portato da Ryu e poi da Shiryu, capisce che è lì che è custodita l’anima.
Di nascosto Hanalis, con l’aiuto di Pippy, porta avanti le ricerche del nascondiglio di Shiryu. Il suo scopo è di affrontarlo da sola, senza coinvolgere gli amici.

 
DEVE ESSERE FERMATO
 
Non è rimasto niente di umano in lui:
né bontà, né gentilezza, né amore.
Solo un mostro,
che deve essere fermato.
(Episodio 3 serie 1, The Vampire Diary)
 
Soffiava un vento gelido sulle coste dell’Isola di Wight.
In lontananza, proprio sullo strapiombo, si potevano scorgere le alte torri di un castello.
C’era un gran via vai quella sera. Uomini incappucciati, vestiti di nero, si radunavano dentro all’edificio.
Una piccola figura, nascosta dietro un cespuglio, osservava con attenzione.
Quando la strada sterrata, che conduceva al grande portone d’ingresso, fu finalmente sgombra, la piccola creatura uscì dal suo nascondiglio e si diresse verso il castello.
Entrò furtiva e, nascondendosi tra le colonne e negli angoli bui, arrivò fino alla grande sala principale.
Seduto sul trono, ad osservare il suo piccolo esercito, c’era un uomo coperto da un lungo mantello rosso sangue.
«È lui!» pensò, quando lo vide.
 
 
Hanalis era seduta a gambe incrociate sul letto, concentrata sulla cartina del Regno Unito, ben spianata sul copriletto, quando Pippy apparve trafelato al centro della stanza.
«Padroncina! Padroncina!»
Hanalis alzò di scatto la testa, trovandosi davanti il piccolo elfo che saltellava sul tappeto.
«Pippy! Calmati!» esclamò la ragazza, saltando giù dal letto, cercando di fermarlo, prima che tutto il resto del gruppo si catapultasse in camera sua.
«Padroncina! Padroncina! Pippy ce l’ha fatta! Pippy l’ha visto! Pippy l’ha trovato!»
L’elfo prese le mani di Hanalis, continuando a saltare allegro.
La ragazza ci mise un po’ per convincerlo a sedersi sul letto e a spiegarle tutto con calma.
«Non posso crederci!» disse Hanalis dopo aver sentito il racconto di Pippy.
«Signorina deve credere a Pippy! Pippy l’ha visto, come signorina ha descritto. Pippy ha visto tante persone con i mantelli neri e una sola con un mantello rosso. Pippy ha capito di aver trovato quello che cercava perché signorina avere insistito tanto su mantello rosso! Pippy è stato bravo, vero padroncina Lis?»
Hanalis annuì in silenzio, troppo scioccata per parlare.
Pippy era eccitatissimo per essere stato utile alla sua giovane padroncina, che aveva un compito tanto difficile da portare a termine.
Dal canto suo, Hanalis, ancora non poteva credere di esserci riuscita, di averlo trovato.
Si alzò dal letto ed entrò in bagno. Ne uscì pochi minuti dopo, completamente vestita di nero, avvolta in un lungo mantello, con il cappuccio calato sul viso.
L’argento dell’incastonatura della Lapis Noctis spiccava su tutto quel nero.
«Andiamo, Pippy» disse la ragazza impugnando con forza e decisione la bacchetta.
Pippy saltò giù dal letto, sistemandosi a sua volta il piccolo mantello nero.
«Padroncino Draco non sarà per niente d’accordo, padroncina Lis. Pippy già sa che il padroncino se la prenderà con Pippy…»
«Mi dispiace Pippy, non volevo coinvolgerti, ma tu sei l’unico che mi può aiutare…»
«Pippy lo sa. Per questo Pippy aiutare la padroncina…Pippy dire solo che padroncina sbaglia a partire da sola…»
«È il mio destino…» disse Hanalis, con lo stesso tono di chi è stanco di ripetersi, ma che allo stesso tempo, lo fa per convincersi.
«Pippy lo sa. Ma Pippy pensa che ormai il destino della padroncina non è più solo suo…ora il destino della padroncina è legato a quello dei suoi amici. È legato anche a quello di Pippy…per questo Pippy dice che padroncina non dovere portare questo peso da sola. Le spalle della padroncina non possono essere così forti…»
Il piccolo elfo le prese la mano e Hanalis non potè fare a meno di sorridere, pensando che non aveva mai trovato un elfo domestico così saggio.
«So che hai ragione, Pippy…ma comunque devo farlo da sola…»
«Pippy capisce, padroncina…»
Mentre Hanalis prendeva un profondo respiro, pronta a correre incontro al suo destino, Pippy le strinse forte la mano e si smaterializzarono.
 
 
«Hanalis è ancora in camera?» chiese Hermione, entrando in Sala Comune.
«Si, Meiko-san ha detto di averla vista più stanca del solito…secondo lei sembrava preoccupata…» spiegò Harry che, poco prima, aveva incrociato l’anziana tata in corridoio.
«Preoccupata per cosa?» chiese Ron, ma nessuno rispose.
Quell’improvvisa stanchezza della ragazza, però, aveva insospettito Draco, che si diresse di gran carriera verso la stanza di Lis.
«Dove vai, Malfoy?» chiese Ginny.
«Dove ti sembra che stia andando, Rossa?» rispose lui, per poi salire gli ultimi gradini e bussare alla porta.
Quando non sentì nessuna risposta, Draco spalancò la porta entrando come una furia nella stanza.
Sul letto era ancora aperta una cartina del Regno Unito, scarabocchiata di rosso e blu, con una marea di post-it attaccati qua e là. Per terra, sul tappeto, erano ammonticchiati una serie di libri e c’erano rotoli di pergamena sparsi ovunque.
Una farfalla di carta gli svolazzò davanti, per poi planargli in mano e aprirsi in un foglietto quadrato, su cui era scritto un breve messaggio. Sapeva che era stata Lis a lasciarglielo, perché quello, era l’unico origami che le aveva insegnato.
 
“Scusami…
H.”
 
«No… - bisbigliò Draco, accartocciando il foglietto – No che non ti scuso»
«STUPIDA!» urlò il ragazzo, tirando un pugno alla porta, stringendo ancora il foglietto.
 
 
«Non avrei saputo trovare un posto migliore…» borbottò Hanalis con sarcasmo, sistemandosi l’alamaro del mantello.
Pippy si concesse un sorrisetto.
«Venire, padroncina! Pippy accompagnare all’interno!» disse l’elfo prendendole una mano e trascinandola per qualche passo.
«Pippy! Pippy, aspetta!»
«Padroncina non volere andare dentro?» chiese Pippy, guardandola perplesso con quei suoi grandi occhioni.
«No, Pippy…voglio entrare, ma tu non verrai con me»
«Ma padroncina Lis! Pippy essere venuto fino a qui, Pippy volere aiutare!»
«Mi aiuterai di più se resterai al sicuro, Pippy»
Vedendolo triste, Hanalis gli sorrise dolcemente.
«Non posso permettere che ti succeda qualcosa, Pippy, hai già rischiato molto in questi giorni…. E poi, sei l’unico che può riportarmi a casa – concluse facendogli l’occhiolino – è un compito molto importante»
Pippy sorrise, rianimato da quella grande responsabilità.
«Quando la padroncina chiama, Pippy arriva subito!» esclamò convinto.
«Grazie, Pippy! Ora vai, torna ad Hogwarts»
«Si padroncina, buona fortuna!»
Pippy sparì in un puff e Hanalis rimase da sola, nascosta nell’ombra.
 
 
«Cosa???» esclamò Harry.
«Se n’è andata, Potter…cosa c’è di complicato?!» disse Draco, facendo su e giù per la stanza di Lis, sempre più nervoso.
«Tu lo sapevi? Perché non l’hai fermata?» si fece avanti Ginny.
«Pensi che se l’avessi saputo non l’avrei fatto, Rossa? L’avrei legata nei sotterranei, se fosse stato necessario a tenerla qui! Quella testona ha fatto tutto di nascosto, me lo sentivo che stava tramando qualcosa, ma non avrei mai immaginato che fosse questo!» concluse Draco, indicando con rabbia il letto di Lis, dove la cartina era ancora in bella mostra.
«Dobbiamo andarla a riprendere!» disse Blaise, preoccupato sia per Lis che per Draco.
«Certo che la andremo a riprendere, Blaise! E se non l’avrà già uccisa Shiryu, ci penserò io!»
«Cerca di calmarti Malfoy…»
«No, che non mi calmo, Granger! Quella stupida è andata a farsi ammazzare! È scappata per la seconda volta, lasciandomi uno stramaledetto bigliettino! L’ho perdonata una volta, Granger…non credo di poterlo fare ancora…» concluse Draco, abbassando il capo e il tono della voce, sconfitto.
«La troveremo e la porteremo a casa, Draco» gli disse Blaise, mettendogli una mano sulla spalla.
«Come pensi che abbia fatto?» chiese Harry.
«Non ne ho idea…» borbottò Malfoy.
«Non può essersi smaterializzata, non ha nemmeno fatto l’esame…» cominciò Pansy.
«E comunque, nessuno può smaterializzarsi dentro e fuori i confini di Hogwarts…» continuò Hermione.
«Tranne forse…» disse Harry, attirando su di sé gli sguardi di tutti.
«Un elfo domestico!» concluse Blaise.
Draco sgranò gli occhi. Si! Adesso aveva capito come quella piccola incosciente, era uscita da Hogwarts senza che nessuno se ne accorgesse.
Malfoy sentì la rabbia salire dentro di sé.
«PIPPY!!» urlò, facendo sobbalzare Pansy, che si era avvicinata per consolarlo.
Con un puff, Pippy si smaterializzò proprio davanti a Draco.
«Il padroncino avere chiamato?»
«Si, Pippy… - si intromise Harry, evitando a Draco di combinare un disastro con l’elfo – tu sai dov’è Hanalis?» chiese poi con gentilezza.
Pippy rimase in silenzio, spostando in continuazione lo sguardo da Harry a Draco.
«Pippy, mi sto innervosendo…» disse Draco, quasi ringhiando.
«Padroncino…» mugolò l’elfo, indeciso su cosa fare.
«Dimmi immediatamente dov’è Hanalis!» sbottò Draco.
Pippy sospirò, lui l’aveva detto alla sua padroncina che sarebbe finita così, ma lei aveva voluto fare comunque di testa sua.
«Pippy avere avvertito la padroncina che il padroncino si sarebbe arrabbiato, ma la padroncina non ha voluto ascoltare Pippy…. La padroncina ha chiesto a Pippy di darle una mano, perché solo Pippy può andare fuori…così Pippy ha detto di si alla padroncina e ha provato per tanti giorni a convincerla a dire tutto al padroncino e ai suoi amici, ma padroncina essere una grande testona…»
«Pippy!? Dov’è?» lo interruppe Draco, che già ne aveva abbastanza dei racconti confusionari dell’elfo.
«Pippy l’ha portata in un castello…Pippy voleva restare con la padroncina, ma lei ha detto che Pippy dovere tornare ad Hogwarts…»
«Portami lì! Subito!» esclamò Draco.
 
 
«Cosa diavolo sta architettando quel maledetto?» borbottò Hanalis.
Al castello di Shiryu, continuavano ad entrare e uscire gruppi più o meno numerosi di uomini incappucciati e vestiti di nero.
Il suo primo pensiero era stato quello di intrufolarsi tra di loro e spacciarsi per uno dei tirapiedi di Shiryu. Era, però, un rischio inutile. L’avrebbero riconosciuta e catturata ancora prima di mettere piede nella sala del trono.
Aveva passato diverso tempo nascosta dietro a dei cespugli incolti, e alla fine il sole era tramontato, lasciando spazio all’oscurità.
Doveva essere quasi ora di cena.
«Ormai gli altri si saranno accorti che sono sparita….spero solo che non si mettano in testa di raggiungermi per riportarmi ad Hogwarts…» pensò, controllando il piccolo orologio babbano al suo polso.
Il tipico rumore della smaterializzazione, la fece voltare di scatto. Puntando la bacchetta, era già pronta ad attaccare chiunque le si avvicinasse, ma….
«Petrificus Totalus!»
Hanalis si trovò pietrificata da capo a piedi, mentre lo sconosciuto che aveva lanciato l’incantesimo,  si avvicinava. Era sicuramente un uomo, aveva sentito il tono della voce, e anche lui indossava un mantello nero, con il cappuccio calato sul viso.
«Questa la prendo io, non si sa mai…» mormorò prendendole la bacchetta.
Fu allora che Hanalis lo riconobbe. La voce era in qualche modo alterata, ma quel ciuffo di capelli biondissimi, sfuggito al controllo del cappuccio, era inconfondibile.
«Draco!» pensò, sconvolta.
«Finite Incantate» borbottò il ragazzo.
Hanalis, liberata dall’incantesimo, con una forza che nemmeno lei credeva di possedere, prese Draco per il colletto della camicia e lo sbatté contro l’albero alle sue spalle.
«Cosa ci fai qui, razza di imbecille?!» gli sibilò ad un orecchio, con rabbia.
Avrebbe voluto urlare, ma l’avrebbero sentita e quello sarebbe stato un problema molto più grosso di Malfoy, che gioca a fare la guarda del corpo.
Draco la fissò in silenzio per qualche secondo, squadrandola con quei suoi occhi di ghiaccio.
«Ah, l’imbecille sarei io?» bisbigliò, cercando di stare calmo e di tenere il tono della voce sotto controllo.
Hanalis lasciò la presa dalla camicia e il ragazzo si staccò dal tronco, spolverandosi il mantello e sistemandosi il colletto.
«Pensavi di liquidarmi un’altra volta con un maledetto biglietto? Cos’è? È l’unico modo che conosci per salutarmi?» chiese con sarcasmo.
«Torna ad Hogwarts, Draco…» disse Hanalis, quasi pregandolo.
In un’altra occasione, Malfoy si sarebbe lasciato impietosire da quegli occhioni dorati, ma quella sera, il tono supplichevole della ragazza non lo convinse.
«No» disse piano, ma con fermezza.
«Non puoi stare qui! Ti uccideranno!»
«Nemmeno tu dovresti essere qui, i poteri della Pietra non ti rendono immortale, ragazzina! Rischi la vita tanto quanto me e non te lo posso permettere! Tornerai ad Hogwarts con me, a qualsiasi costo!» le disse con rabbia, puntandole contro la bacchetta.
 
 
«Pippy è tornato, padron Potter»
Quando Pippy riapparve, il resto del gruppo era sparso per la Sala Comune.
Pansy, Blaise e Ron stavano terminando di cenare, Hermione era da poco tornata dalla biblioteca, mentre Harry e Ginny erano seduti davanti al camino.
«Molto bene, Pippy, grazie!» gli sorrise, un po’ teso.
«Pippy essere molto contento di aiutare i suoi nuovi amici» rispose l’elfo con un inchino.
«Come stava Lis? E Draco?» chiese Blaise, porgendo all’elfo una pagnottella di pane caldo.
«Grazie, padron Blaise! – esclamò l’elfo cominciando a mangiare – Padroncino Draco essere molto arrabbiato, voi avere visto. Padroncina Lis essere ancora dove Pippy avere lasciato lei e stare bene…. Pippy pensare che padroncino farà alla signorina una bella lavata di capo, ma Pippy non essere sicuro che loro richiamare Pippy per tornare indietro…» concluse, saltellando verso il camino e sedendosi accanto a Ginny.
«Cosa intendi?»
«Pippy pensare che signorina Granger essere molto intelligente e che avere già capito da sola, ma Pippy spiegare lo stesso…. Padroncina Lis avere detto a Pippy che non volere coinvolgere nessuno e che questo essere suo destino. Pippy è sicuro che padroncino Draco non lascerà sola la signorina...per questo Pippy pensare che loro due andranno a combattere senza chiedere aiuto agli amici…»
Hermione annuì. Era esattamente quello che aveva pensato.
 
 
«Mi hai schiantata! Mi. Hai. Schiantata!» sibilò Hanalis, mentre si rialzava in piedi a fatica.
«Si…» rispose Draco con noncuranza.
«Coma hai osato?!» Hanalis quasi urlò.
«Non volevi ragionare…ho trovato una soluzione» le disse alzando le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo.
«E questa sarebbe una soluzione per te?» esclamò Lis con gli occhi sbarrati.
«E per te questa – disse Draco indicando con uno scatto il castello – era una soluzione?»
«Non è una soluzione…è il mio destino!» rispose la ragazza, esasperata.
«Smettila con questa storia del destino! Ne ho abbastanza di gente che tira in ballo il destino per andare a rischiare la pelle! Smettila di fare l’eroina della situazione, ci basta Potter, con le sue manie di protagonismo!»
Mentre Draco parlava, lo sguardo di Hanalis si posò nuovamente sul castello.
C’era qualcosa di strano….
«Smettila per un secondo, Malfoy! Guarda!» lo interruppe, prendendolo per un polso.
«Cosa dovrei vedere? Io non vedo niente» chiese Draco, perplesso, pensando che quella fosse solo una scusa per farlo smettere di rimproverarla.
«Appunto! Non c’è più nessuno! Il castello….sembra vuoto…» concluse Lis.
Anche Draco, aveva notato un certo via vai sospetto, quando Pippy l’aveva smaterializzato su quello spiazzo isolato. Troppo preoccupato di portare Hanalis indietro, però, non ci aveva dato peso.
«Dove credi che siano tutti? Credi che Shiryu stia architettando qualcosa?» chiese alla ragazza.
«Non lo so, ma qualsiasi cosa sia, non è niente di buono…»
«Già…»
«Restituiscimi la bacchetta, Draco…dobbiamo essere pronti a tutto…» gli disse.
Il ragazzo, un po’ contrariato, restituì la bacchetta a Lis. Questo voleva dire che avrebbero finito col cacciarsi nei guai.
Rimasero in silenzio per minuti interminabili, osservando attentamente il castello, che sembrava vuoto e abbandonato.
«Entriamo» disse la ragazza all’improvviso.
«Cosa?»
«Entriamo!»
 
 
«Cosa succede!?!» esclamò Ron, balzando in piedi.
Un forte boato, proveniente dai piani bassi del castello, aveva riscosso tutti dai propri pensieri.
Harry si precipitò fuori dal dormitorio, seguito da Ginny e da Blaise.
Per i corridoi c’era una gran confusione.
«Presto, Tassorosso! Mantenete la calma e seguitemi!» urlava il Caposcuola giallo-nero, mentre guidava i ragazzi per i corridoi affollati.
Lo stesso stavano facendo gli altri tre Caposcuola, cercando di mantenere la calma per non seminare il panico tra i compagni più piccoli.
Si sentì un altro boato.
«Harry, dove sono tutti gli insegnanti?» chiese Ginny, avvicinandosi al fidanzato.
«Non lo so, ma sono intenzionato a scoprirlo! – poi, rivolgendosi al ragazzo al suo fianco – Blaise, torna al dormitorio e avvisa gli altri di raggiungerci in Sala Grande. Ginny, tu vieni con me»
 
 
Il castello era vuoto per davvero.
Sembrava che non ci avesse mai abitato nessuno, quando, invece, quelle stanze dovevano essere state il nascondiglio di Shiryu per tutti quegli anni.
Varcata la soglia di una grande sala, tutte le candele si accesero, illuminando il trono di legno intarsiato, abbellito con cuscini scarlatti.
«Non c’è nessuno nemmeno qui…» borbottò Draco.
Hanalis, però, sembrava non ascoltarlo e vagava rapita per la stanza. La ragazza si fermò all’improvviso.
«Draco! Vieni, guarda…»
Draco la raggiunse.
«Sembrano da collezione…» disse, osservando le armi appese al muro.
«Sono stramaledetti trofei» sibilò con rabbia Hanalis, prendendo una spada di fattura orientale.
«Aspetta! Cosa fai?» disse Draco, cercando di fermarla.
La ragazza sguainò la katana, rivelando una lama ben lucidata su cui era inciso un serpente, scagliò un paio di fendenti a vuoto e la rinfoderò con cura.
«Questa spada mi appartiene» disse seria.
Dopo averla rimpicciolita con un incantesimo, la legò alla stessa collanina della Lapis Noctis.
«Era la spada di mia madre e di mia nonna prima di lei, sono sicura che la ricordi anche tu…» spiegò Lis, tornando ad osservare le altre armi abbandonate.
Draco sgranò gli occhi, ricordava eccome.
Aveva visto più di una volta la signora Holmes allenarsi con la spada nella piccola palestra, assieme ad Hanalis. La signora Holmes era una donna molto bella, Draco l’aveva sempre pensato, anche se aveva dei colori e un fascino diverso da Narcissa. Sembrava l’emblema della serenità, con quel sorriso dolce e quel visino delicato, ma quando impugnava una spada o una bacchetta c’era da aver paura. Il suo viso si induriva e perdeva qualsiasi dolcezza.
La madre di Lis era una combattente, così come lo era sua figlia.
Gli occhi della ragazza, in quel momento, riflettevano gli stessi sentimenti che aveva sempre letto in quelli della madre.
Fu allora che Draco si convinse che Hanalis ce l’avrebbe fatta.
«Tieni!»
La voce di Hanalis lo riscosse dai suoi pensieri, la ragazza gli stava porgendo una spada, molto simile alla sua.
«Cosa dovrei farci? Sai che non so usare le spade giapponesi…» rispose.
Draco prese la spada, la sfoderò e la soppesò tra le mani. Aveva preso, fin da bambino, lezioni di scherma, ma una spada come quella non aveva mai imparato ad usarla.
«Portarla con te! Cosa dovresti farci?! – rispose Lis, leggermente esasperata, più dalla situazione che da Draco – E non guardarmi con quella faccia da rimbambito, le spade sono tutte uguali! Maneggi una spada normale anche meglio di me, vuoi non riuscire ad usare quella? Abbiamo fatto scherma insieme per anni…»
«Tu eri molto più brava di me…» borbottò Draco.
Hanalis sospirò.
Sua madre le aveva fatto una testa così con l’importanza di rispettare le tradizioni di famiglia, come era consuetudine in Giappone. Aveva cominciato ad allenarla al combattimento con la katana, rivelandole che, un giorno, quella bellissima spada dal fodero nero, sarebbe stata sua. Si era innamorata della katana della madre non appena l’aveva presa in mano, perciò si era allenata ancora più duramente, solo per poterla considerare sua. Non credeva di certo che tutta quella fatica le sarebbe tornata utile. Non così, per lo meno.
«Hanalis, tutto a posto?» le chiese Draco, avvicinandosi preoccupato.
«Si, si scusa…mi ero persa – rispose lei con un sorriso forzato – Lo so che maneggio la katana meglio di te, capisco solo ora che la mamma mi ha preparato proprio per questo…» concluse quasi tristemente.
Draco le posò una mano sulla spalla e Lis strinse con una mano la piccola spada che ora portava al collo.
«Sarà con questa spada che lo ucciderò – sussurrò – Distruggerò l’anello e poi gli trafiggerò il cuore!»
Draco rimase in silenzio, la decisione e la rabbia che aveva visto negli occhi di Lis, l’avevano ammutolito.
«Ma se non dovessi farcela…se dovesse succedermi qualcosa…» riprese a bassa voce, poco dopo.
«Non provare nemmeno a dirlo…» mormorò Draco, cercando di fermarla. Sapeva cosa stava per dire, ma non voleva prendere in considerazione quella possibilità, nemmeno lontanamente.
«Dovrai farlo tu…» concluse Lis, ignorando le parole dell’amico.
«Hanalis…» mormorò Draco.
Hanalis gli prese una mano tra le sue e la strinse con forza, senza mai smettere di guardarlo negli occhi. Draco si accorse solo in quel momento delle piccole lacrime che, silenziose, le rigavano il volto. Lasciò cadere a terra la spada e con una carezza gliele asciugò.
Hanalis prese un respiro. Si era allenata per settimane, aveva acquisito poteri enormi ed aveva imparato a controllarli, aveva accettato il suo destino, credendo di essere pronta a sacrificarsi.
Non lo era.
L’aveva capito solo in quel momento, stringendo la mano di Draco tra le sue.
Non era pronta a sacrificarsi, non era preparata all’eventualità di poter morire, non voleva nemmeno pensarci, perché quella sensazione le metteva una paura enorme.
Fece nuovamente un respiro profondo.
Non c’erano alternative, però, doveva combattere, a qualsiasi costo, e doveva vincere.
Non era disposta a perdere tutto un’altra volta!
«Promettilo, Draco! Promettilo!»
Draco sospirò, che alternative aveva?
«Lo prometto…ma sarai tu a sconfiggerlo e non morirai Lis! Se solo provi a lasciarci le penne ragazzina, giuro che me la pagherai!» borbottò il ragazzo.
Hanalis sorrise. Draco sapeva sempre come farla ridere, anche nei momenti peggiori, e il bello era che non se ne rendeva nemmeno conto. Non lo capiva proprio, che era lui, la sua unica forza.
«Molto bene!  - disse asciugandosi gli occhi – Torniamo ad Hogwarts!»
Un puff, però, la fece voltare.
Al centro della sala, con gli occhi sbarrati e uno strano mantello tra le mani, c’era il piccolo Pippy.
«Terribile, padroncini! Terribile!» esclamò l’elfo correndo incontro a Draco e porgendogli il mantello.
«Padron Potter avere detto che padroncino Draco sapere cosa essere…» spiegò, con la vocina carica di agitazione.
«Il mantello dell’invisibilità…» sussurrò Draco riconoscendolo.
Potter gliene aveva parlato molto tempo prima, quando avevano cominciato le ricerche di Lis.
«Cosa succede, Pippy?»
«Terribile, padroncina Lis! Terribile! L’uomo con il mantello rosso è riuscito ad entrare, padroncina Lis! Terribile!»
«No! No! – urlò Lis, sconvolta – Quel maledetto! Quel bastardo! Il suo scopo era Hogwarts! Ecco perché tutto quel via vai! Lui sapeva, sapeva che ero qui!»
Draco guardò Pippy, preoccupato, nella speranza di aver capito male. Pippy ricambiò lo sguardo, scuotendo la testolina con dispiacere.
«Hogwarts essere stata presa, padroncino Draco! Essere tutto vero!»
«Maledetto!» ringhiò Malfoy, stringendo con forza il mantello tra le sue mani.
«Smaterializzaci ad Hogsmead, Pippy, all’ufficio postale. Useremo il passaggio al quarto piano!» esclamò Lis.
«Cosa volere fare, padroncina?»
«Voglio tornare ad Hogwarts, Pippy!»
«Ma essere pericoloso, padroncina…» piagnucolò Pippy, preoccupato più per le sorti della ragazza, che per le sue o per quelle della scuola.
«Deve essere fermato, Pippy, e posso farlo solo io!»
La decisione che aveva visto negli occhi della ragazza, l’aveva convinto.
«Si, padroncina! Subito!» disse, stringendo le mani dei due ragazzi.
«Ora!» esclamò Lis.
«Si!» disse Draco, coprendo tutti e tre con il mantello.
 
Puff!
 

 


NOTE:
Ecco, finalmente, il capitolo 18!!! Mi scuso ancora per essermi fatta attendere :)
Come vedete, si gettano le basi della battaglia finale, che sarà il punto focale del prossimo capitolo!
Spero di scriverla in maniera decente :P
Non ci sono molte note, perché ormai sono gli ultimi capitoli…
Vi aspetto il 28, con la resa dei conti!
Sarei davvero curiosa di leggere qualche vostro parere, spero che qualcuno romperà il silenzio lasciandomi una recensioncina!XP
Se vi andasse di saperne di più su questa Fanfiction, vedere i volti dei personaggi o le ambientazioni, essere informati sugli aggiornamenti…potete passare sulla mia nuva paginetta Facebook “Nel piccolo mondo di Sly”!!!


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Vi aspetto! XD XD XD

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Capitolo 21
*** 19. Il momento di combattere ***


IL MOMENTO DI COMBATTERE
 
It's the moment of truth and the moment to lie
The moment to live and the moment to die

The moment to fight, the moment to fight,
to fight, to fight, to fight

We will fight to the death 
(30 seconds to mars – This is war)


Hanalis osservava in silenzio la cittadina di Hogsmead avvolta dalle tenebre. Aveva pulito una parte della finestra, con un lembo del mantello, e non si era più staccata da lì. Erano nascosti in quella stanza da diversi minuti, ormai, e Draco cominciava a dare segni di impazienza.
«Il quarto piano essere completamente libero, padroncini!» esclamò Pippy, sbucando poco dopo dal cunicolo buio, con in mano una piccola candela.
Il piccolo elfo si era fatto volontario per andare in perlustrazione, spiegando che sarebbe riuscito a fuggire in fretta, smaterializzandosi altrove.
Senza dire una parola, Hanalis si sistemò il mantello e si calò il cappuccio sul viso. Draco fece lo stesso e le si affiancò. Erano pronti per tornare ad Hogwarts.
Procedettero in fila indiana fino al bagno del quarto piano. Pippy illuminava la via con la candela, mentre Lis e Draco puntavano le bacchette davanti a loro, pronti ad attaccare in qualsiasi momento.
Lo specchio si spostò con uno scricchiolio e le candele, che illuminavano la stanza, si accesero non appena il passaggio si chiuse alle spalle del terzetto.
«Ora che siamo dentro, cerchiamo di trovare gli altri!» disse Hanalis, dopo aver sigillato ed insonorizzato il bagno.
«Pippy andare subito da altri elfi e chiedere loro aiuto, saranno felici di aiutare i padroncini»
«Cercate di non mettervi in pericolo, Pippy. L’importante è assicurarsi che tutti gli studenti e i professori siano al sicuro. Cerca la McGranit e falle sapere che sono qui, poi rifugiatevi da qualche parte!»
«Si, padroncina…poi Pippy andare a nascondersi, come padroncina volere, ma essere sempre pronto se lei chiamare»
L’elfo si smaterializzò, lasciando Hanalis e Draco da soli.
«Penso che dovremo dividerci» disse all’improvviso Lis, rompendo il silenzio che si era creato.
«Cooosaaa?!» esclamò Draco, che non era per nulla d’accordo.
 
 
Nelle grandi cucine di Hogwarts regnava il caos più totale. Gli elfi, impauriti, correvano di qua e di là, senza sapere bene cosa fare. Persino quelli che avevano vissuto la Seconda Guerra Magica, si guardavano attorno con aria terrorizzata.
Solo alcuni, dal carattere più forte, cercavano di riportare la calma e di consolare i compagni, assicurando loro che tutto sarebbe andato bene.
«Pippy! Finalmente tu essere tornato! Perché tu sparire sempre quando esserci bisogno?» esclamò un’elfa, non appena lo vide comparire.
Era leggermente più piccola di Pippy, indossava un tovagliolo a quadretti, come se fosse una bandana, da cui sbucavano due codini scuri e brandiva un mestolo come fosse una clava.
«Pippy avere compiti importanti da svolgere per la padroncina Lis, Bimky sapere bene!» rispose pavoneggiandosi un po’, ricevendo un’occhiataccia in risposta.
«Cosa succedere qui, Bimky?»
«Elfi più giovani avere paura, elfi più anziani avere paura! Tutti, avere paura! Da quando l’uomo col mantello essere arrivato, regnare il caos!» spiegò l’elfa, accompagnando Pippy in un angolo più tranquillo della cucina.
Una volta in disparte, Pippy spiegò a Bimky quale fosse il suo compito. L’elfo sapeva bene che l’amica era coraggiosa e ingegnosa e che, spiegandole il suo piano, avrebbe trovato un valido aiuto.
«Bimky sapere chi potere aiutare Pippy. Essere ovvio che Bimky è una di questi! Ci pensa Bimky, Pippy aspettare qui!»
L’elfa scomparve tra i mobili della cucina, inghiottita dal via vai di elfi impauriti. Tornò poco dopo, seguita da un manipolo di elfi, pronti a seguire Pippy.
«Nostro compito essere molto, molto importante! Tutti dovere essere al sicuro…Pippy pensare che noi potere fare così….»
 
 
Si sentirono in lontananza un frastuono e delle urla.
Hanalis si voltò di scatto, impugnando con forza la bacchetta.
«Dobbiamo andare!»
Facendo svolazzare il mantello, Lis uscì dal bagno a passo svelto.
«Aspetta!» esclamò Draco, raggiungendola con un paio di falcate e afferrandola per un polso.
«Non c’è più tempo, Draco!» disse la ragazza, cercando di liberarsi dalla sua presa.
«Devi…devi farmi una promessa…devi promettermi che non ti farai ammazzare» mormorò avvicinandosi e stringendo leggermente la presa.
«Sai che non posso promettertelo…» rispose lei con tristezza.
«Si! Si che puoi, maledizione! Si che puoi!» ringhiò Draco con rabbia.
All’ennesima stretta, una smorfia di dolore comparve sul volto di Lis e il ragazzo la lasciò andare.
«Non volevo farti male…è che mi mandi in bestia quando fai così…»
«Lo so…» rispose lei sorridendogli dolcemente e prendendogli le mani.
«Promettimelo, Lis» insisté Draco, senza smettere mai di guardarla negli occhi.
«Non posso…» mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo.
«Lis…»
«Perché mi fai questo? – sbottò la ragazza interrompendolo – Perché vuoi che ti prometta qualcosa che non posso promettere? Perché lo fai? Perché?»
«Perché ti amo, stupida ragazzina incosciente! Ecco, perché! Te ne sei andata per sei anni, mi hai fatto credere che fossi morta! E quando sei tornata, non ti ricordavi più nulla, di me, di noi! Nulla! E nonostante tutto….nonostante tutto, io non ho mai smesso di amarti! E mi chiedi anche perchè?! Perché spero che non mi abbandonerai un’altra volta, magari per sempre?!» urlò Draco.
Hanalis ammutolì, mentre lui, abbassava il capo, senza riuscire a guardarla negli occhi.
«Chissà quanto gli è costato dirmelo…» pensò Lis, tentata di rispondergli che nemmeno i suoi sentimenti erano mai cambiati.
Scosse la testa.
Non poteva, non in quel momento. Se gli avesse rivelato i suoi sentimenti, quelli che teneva dentro di lei da quando era bambina, e poi non fosse tornata…il cuore di Draco sarebbe andato in mille pezzi.
Non poteva sopportarlo.
Se lei non fosse tornata, Draco doveva avere la possibilità di rifarsi una vita. Doveva dimenticarla lentamente, relegarla in un angolo del suo cuore.
Draco alzò lo sguardo e i suoi occhi grigi la trafissero come lame.
«Lascia perdere…» borbottò con astio.
«Draco…io…» mugolò lei.
«Ho. Detto. Lascia. Perdere!» urlò il ragazzo, per poi voltarsi e correre via.
Hanalis chinò la testa sconfitta, cercando di trattenere le lacrime.
Avrebbe voluto richiamarlo, urlargli che l’amava e che non l’avrebbe lasciato mai più….
Sospirò sconsolata, allontanandosi nella direzione opposta.
 
 
«Sei arrivato tardi, mio piccolo amico»
«Preside Silente?» disse Pippy, osservando il ritratto di un vecchietto sorridente, dalla lunga barba bianca.
«Si, mio piccolo amico, sono io…»
«Cosa volere dire che Pippy essere arrivato tardi? Dove essere preside McGranit?»
Silente rimase in silenzio per qualche secondo, perso nei suoi ragionamenti.
Aveva saputo da Harry che Lis era fuggita per affrontare Shiryu da sola e Malfoy era andato a cercarla.
La presenza del piccolo elfo, voleva forse dire che Hanalis era ad Hogwarts?
Sì, si disse l’uomo, doveva essere per forza così.
«Minerva è nella Sala Grande, mio piccolo amico, assieme al signor Potter e i suoi amici. Sono stati fatti prigionieri…»
Pippy sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca, sconvolto.
«Pippy deve aiutare!» esclamò.
Accanto a Silente, Piton, osservava la scena in silenzio. Se conosceva bene il vecchio professore, avrebbe impedito al piccoletto di cacciarsi nei guai mandandolo a nascondersi. Quell’elfo però, secondo Piton, era l’unico che poteva aiutare i prigionieri.
«C’è una cosa che potresti fare…» esordì, attirando l’attenzione di Pippy e il disappunto di Albus.
«Pippy fare tutto quello che il signore chiedere!»
 
 
Draco correva per i corridoi deserti di Hogwarts.
Doveva trovare Potter e gli altri, sperando che stessero tutti bene.
Aveva già controllato qualche aula e anche il bagno di Mirtilla, ma di Blaise, Pansy e gli altri non c’era traccia. Persino gli insegnanti e la vecchia Meiko erano introvabili. Degli studenti, poi, neanche l’ombra.
«Ma dove diavolo sono tutti?!» pensò esasperato, uscendo dall’ennesima aula vuota.
«Padroncino Draco! Padroncino Draco!»
«Cosa ci fai tu qui?» esclamò Draco, sorpreso di trovarsi davanti il piccolo Pippy.
«Essere successa una cosa terribile, padroncino Draco! Pippy essere andato a cercare la preside McGranit, ma padron Silente…. Lui ha detto a Pippy che tutti essere stati fatti prigionieri, che essere tutti nella Sala Grande con l’uomo dal mantello rosso! Essere terribile, padroncino Draco! Terribile! Ma padron Piton ha detto a Pippy, che esserci un modo di liberare tutti! Ha detto a Pippy di trovare uno dei padroncini…. Padroncino Draco deve aiutare Pippy, così Pippy potere aiutare i suoi nuovi amici!» disse l’elfo tutto d’un fiato, mentre trainava Draco in un angolo buio, accanto ad una vecchia armatura.
«Aspetta, aspetta! Cerca di calmarti! Non ho capito niente! Cosa è successo alla McGranit, a Potter e a tutti gli altri? E perché mi hai trascinato qui?» disse Draco, che faticava a raccapezzarsi con tutta la confusione che aveva fatto l’elfo.
«Essere pericoloso, padroncino! Padroncino essere in mezzo al corridoio, essere pericoloso!» rispose l’elfo in tono concitato.
«Ho capito, ho capito! Adesso siamo nascosti…perché non mi spieghi, senza agitarti, cosa è successo?» chiese Draco, cercando di mantenere la calma e chiedendosi perché l’elfo non si fosse smaterializzato da Hanalis. La ragazza, senza dubbio, ci sapeva fare di più con quella creaturina.
«Si! – disse Pippy, annuendo vigorosamente – adesso Pippy spiegare tutto al padroncino»
 
 
Nascosta dietro una colonna, Hanalis non poteva credere ai suoi occhi.
Le grandi tavolate della Sala Grande, dove per anni aveva mangiato, riso e gioito, erano sparite. Il tavolo degli insegnanti e il bellissimo leggio con la fenice, dove Silente faceva i suoi discorsi, non c’erano più.
Era tutto sparito.
Poi lo vide…
Avvolto nel suo mantello rosso sangue, Shiryu, era in piedi al centro della Sala.
Harry, Ron e Blaise, legati e feriti, erano in ginocchio davanti a lui. Hermione, Ginny, Pansy e la professoressa McGranit erano tenute prigioniere da alcuni uomini in nero.
«Draco…» pensò all’improvviso.
Aveva chiesto al ragazzo di trovare il resto del gruppo.
Ma se i suoi amici erano tutti lì, dov’era Draco?
Non ebbe il tempo di farsi altre domande.
La porta d’ingresso della Sala Grande si spalancò all’improvviso.
Entrarono tre uomini. Due di loro, incappucciati, trascinavano a fatica Draco Malfoy, che si dimenava e sbraitava, cercando di liberarsi.
Il terzo uomo, invece, aveva il volto ben visibile e teneva in mano un fascio di bacchette.
Hanalis conosceva quell’uomo, lo ricordava bene.
«Mardok!» pensò con disgusto. Non lo sopportava, era subdolo e viscido. Sarebbe stato disposto a vendere l’anima per il suo padrone, a sacrificare qualsiasi cosa e l’avrebbe fatto con gioia. Era un pazzo e per questo era imprevedibile.
«Lasciatemi, bastardi! Lasciatemi! - continuava ad urlare Draco, dimenandosi con forza - Dov’è lei? Dov’è?»
«Guarda un po’ chi abbiamo qui…» disse Shiryu, sogghignando, mentre i due uomini costringevano Draco a mettersi in ginocchio.
«L’abbiamo trovato che cercava di rubare le bacchette dei prigionieri, mio signore…» spiegò Mardok, facendo un rapido inchino al suo padrone.
«E così, giovane Malfoy, anche tu hai definitivamente ceduto al bene!» lo schernì Shiryu.
Potter e gli altri, erano di sicuro un bel bottino. Malfoy, però, era senza dubbio l’esca migliore per attirare la piccola Holmes nella sua trappola e sottrarle la Lapis Noctis.
La ragazza non avrebbe mai permesso che al giovane Malfoy succedesse qualcosa.
«Dov’è lei, bastardo? Cosa le hai fatto?»
Shiryu scoppiò a ridere.
«Lei non è qui, giovane Malfoy! Ma sarai proprio tu a portarla da me, così, finalmente, potrò riprendermi ciò che è mio!»
«No! Mai!» ringhiò Draco.
«Pensi davvero di avere voce in capitolo, Malfoy?! Che illuso! Il mio fidato Mardok ti torturerà finchè quella ragazzina impertinente verrà qui per salvarti! Non potrai fare niente per impedirle di affrontarmi! Niente! Così lei morirà, e sarà solo colpa tua!»
 
 
Hanalis ribolliva dalla rabbia.
Mardok torturava Draco lanciandogli incantesimi che lei non aveva mai sentito, mentre gli altri due lo picchiavano alla maniera babbana.
Draco era stremato, sanguinava e, viste le smorfie di dolore ogni volta che si muoveva, doveva anche avere qualcosa di rotto.
«Se fossi stato così coraggioso anche durante la Guerra, giovane Malfoy, saresti stato un ottimo Mangiamorte! Avrei anche potuto arruolarti tra le mie file…. Ma tu hai tradito il tuo giuramento, ti sei fatto abbindolare da quella piccola impertinente e dai suoi buoni sentimenti! Hai disonorato il Marchio ed ora ti rifiuti di collaborare!» disse Shiryu, facendosi sempre più vicino all’ex-Serpeverde.
«Preferirei morire piuttosto che diventare uno dei tuoi leccapiedi! Farei qualsiasi cosa per Hanalis! E ci sputo sopra a quel fottuto marchio!» urlò Draco con rabbia, recuperando un po’ di energie.
Shiryu sogghignò.
«Ma davvero? Ci sputi sopra, mh? Quindi, non ti dispiacerà se…»
Shiryu lasciò la frase in sospeso e fece un cenno a Mardok.
L’uomo si chinò davanti a Draco, strappò la manica della camicia ormai lacera, e mise in bella mostra il Marchio Nero.
«No! No! No!» ripeté Lis nella sua testa, mordendosi un labbro per non urlare davvero.
Cosa aveva in mette quel pazzo?
Hanalis vide Mardok puntare la sua bacchetta sul Marchio e lo sentì mormorare qualcosa di incomprensibile.
 
 
Non sapeva che maledizione gli avesse lanciato Mardok, sapeva solo che sentiva il Marchio bruciare, come se qualcuno gli avesse dato fuoco al braccio.
Non c’erano segni di scottatura, però, e non c’erano fiamme. C’era solo una ferita, piuttosto profonda, da cui il sangue non voleva smettere di uscire.
Draco, cercava di arginare quel fiume rosso con l’altra mano, ma faceva così male che faticava a rimanere lucido. Ogni volta che Mardok agitava, anche solo leggermente la bacchetta, una nuova fitta lo piegava in due dal dolore.
Steso a terra, sfinito, con la vista che lentamente si appannava, si accorse a mala pena della vicinanza di Shiryu.
«Ho deciso di essere magnanimo, giovane Malfoy, porrò fine alla tuo sofferenza! Avada…»
«NOOOO! DRACOOOO!»
Quella voce, quell’urlo sembrarono donargli un attimo di lucidità. Voltò la testa, quel poco che il dolore lancinante e la debolezza gli consentirono, e la vide.
Hanalis stava correndo verso di lui, la bacchetta puntata con rabbia verso Shiryu e un’aura rossastra che aleggiava attorno alla Lapis Noctis.
Il ragazzo vide Shiryu e i suoi carcerieri immobili come statue di cera.
«Draco! Draco, guardami, ti prego!»
La ragazza era in ginocchio davanti a lui e calde lacrime le rigavano le guance.
«Ha…Hana…lis – mormorò a fatica – Non…pian…gere…»
Alzò lentamente la mano, per asciugarle le lacrime e Hanalis la strinse tra le sue.
«Cosa…cos’hai…fatto?» chiese il ragazzo, cercando di restare lucido.
«Non è importante ora…devi andare via da qui. Devono andare via tutti!»
Negli occhi di Lis passò una scintilla di rabbia, e Draco capì che era giunto il momento della resa dei conti.
«Pippy!» sussurrò Hanalis.
Pippy apparve un secondo dopo e si portò le mani alla bocca sconvolto, vedendo Draco a terra in quelle condizioni.
«No! No! Padroncino Draco! Padroncino Draco! Essere colpa di Pippy che ha lasciato lui solo! Essere colpa di Pippy!» prese ad urlare sconvolto.
«Calmati!» urlò Hanalis, senza riuscire a trattenersi. Il piccolo elfo ammutolì, sorpreso dalla reazione della padroncina.
«Non è il momento, Pippy! Il mio incantesimo non durerà molto…. Prendi le bacchette e libera tutti! Presto!»
Pippy corse via e, poco dopo, Harry e gli altri erano liberi e nuovamente in possesso delle loro bacchette.
«Signorina Holmes…» mormorò la McGranit avvicinandosi a Lis, posandole una mano sulla spalla.
«Portatelo via, professoressa…portatelo da Meiko, lei saprà cosa fare! Mettetevi al sicuro e non uscite finchè non sarà tutto finito!»
La McGranit annuì, mentre Blaise sollevava Draco e Lis si alzava in piedi.
Harry fece un passo avanti, con aria seria, impugnando con fermezza la bacchetta.
«Permettimi di darti una mano!»
«No, Harry, questa è la mia battaglia! Ora muovetevi!» rispose Lis.
 
 
Hanalis doveva combattere quel mostro da sola, perché era l’unica che poteva sconfiggerlo. Harry lo sapeva, ma voleva comunque rendersi utile in qualche modo.
Si avvicinò ad Hermione, ancora un po’ frastornata, e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Un ghigno, degno di una Serpeverde, apparve sul volto della ragazza.
Hermione si staccò dal gruppo e, con un movimento ampio della bacchetta, fece qualcosa che lasciò Lis senza parole.
Tutti gli uomini di Shiryu, Mardok compreso, erano spariti.
«Li ho mandati nei sotterranei…. È magia oscura…l’incantesimo era in uno dei libri che ho consultato in questi giorni…. Quando si sveglieranno probabilmente sarà tutto finito e non avranno più un padrone da seguire» spiegò Hermione vedendo la faccia perplessa di Hanalis.
Lis annuì e accennò un sorriso per ringraziarla.
«L…Li…Lis…»
Si voltarono tutti verso Malfoy, tenuto a fatica da Blaise. Hanalis gli corse incontro.
«Dimmi…» mormorò, ma Draco non disse nulla, si limitò a guardarla intensamente negli occhi. Era troppo stanco per parlare.
Hanalis capì e gli strinse la mano con forza.
«Lo prometto…tornerò, Draco…. Lo prometto» sussurrò con dolcezza.
Draco annuì a fatica, strinse debolmente la mano della ragazza, poi svenne, sopraffatto dal dolore.
Con la coda dell’occhio, Lis si accorse che Shiryu stava lentamente riprendendo a muoversi.
«Portali via Pippy…portali al sicuro!» esclamò.
 L’elfo annuì, mettendosi in mezzo al gruppo, in modo che tutti potessero toccarlo per la smaterializzazione congiunta.
«Pippy sapere che padroncina essere forte e che potere vincere! Pippy si prenderà cura del padroncino Draco, finchè la padroncina non tornerà!» disse prima di sparire.
 
 
«Benvenuta, mio Piccolo Fiore…»
Hanalis si voltò.
L’incantesimo era svanito.
Era arrivato il momento di combattere.

 
 



NOTE:
Ciao a tutti! :)
Avevo promesso che questo sarebbe stato il capitolo dello scontro finale, ma purtroppo dovrete aspettare il prossimo...
La parte della resa dei conti era già scritta quasi totalmente ma, dopo averla riletta, mi sono accorta che avrei potuto fare di meglio.... Insomma, non mi convinceva per niente, così ho preferito spezzare il capitolo e lavorarci su qualche altro giorno :)
Spero di riuscire a fare un buon lavoro, perchè le battaglie ancora non sono il mio forte :P
Secondo i miei ragionamenti, il prossimo potrebbe essere l'ultimo o il penultimo capitolo...dipende tutto da quanto lungo mi verrà il capitolo 20!
Poi, ovviamente, ci sarà l'epilogo:)
Quindi, ricapitolando mancano 2/3 capitolo e poi questa fanfiction sarà finita :)


Come sempre, sarei curiosa di sapere qualche vostro parere, per cui, se vi va, lasciatemi una recensione! XD
Vi ricordo anche la mia pagina Facebook "Nel piccolo mondo di Sly", passate a trovarmi! XD


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Al prossimo capitolo! (^_^)/






 

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Capitolo 22
*** 20. La lotta è finita ***


LA LOTTA E’ FINITA
 
 
Raise your hands up to the sky 
The fight is done 
The war is won 
Lift your hands 

The war is won 
(This is war – 30 seconds to mars)
 
 
Hanalis sciolse l’alamaro d’argento e il mantello cadde ai suoi piedi. Nel correre a salvare Draco, il cappuccio le era scivolato sulle spalle. Ormai era inutile nascondersi dietro un pezzo di stoffa nero.
Shiryu, di cui scorgeva solo la bocca, era in piedi a pochi passi da lei.
Lo scontro ormai era inevitabile.
 
 
Il professor Filius Vitiuos, direttore della casa di Corvonero, aveva capito subito che l’unico posto dove poter tenere al sicuro l’intera scolaresca di Hogwarts, era la Stanza delle Necessità.
Erano passate si e no un paio d’ore da quando aveva camminato frettolosamente per tre volte davanti al muro vuoto al settimo piano, e ancora si stupiva di come la Stanza fosse riuscita a trasformarsi.
Studenti, insegnanti ed elfi domestici, si trovavano riuniti in una stanza, quasi il doppio della Sala Grande. Si trattava di una sala ben organizzata, fornita di una piccola infermeria, di bagni e di una quantità di sacchi a pelo, nei colori delle quattro case, sufficienti a far riposare tutti gli studenti. C’erano anche alcuni letti, per i professori e una serie di piccoli materassi e coperte, per gli elfi domestici. Qualche divanetto, delle poltroncine e persino dei tavoli con cibo e bevande.
Quattro camini accesi, riscaldavano la stanza.
Il sollievo provato, per essere riusciti a mettersi tutti al sicuro, purtroppo era durato poco. Si erano accorti che mancavano la Preside McGranit, Harry Potter e i suoi amici, il signor Malfoy e la signorina Holmes.
Il professor Vitiuos, camminando tra i ragazzi accampati a piccoli gruppi, si trovò a sperare per l’ennesima volta, che non fosse successo nulla di grave a nessuno di loro. Per questo si stupì molto, quando pochi secondi dopo, vide apparire l’intero gruppo, capeggiato da un piccolo elfo domestico con una presina gialla come cappello.
«Minerva! Signor Potter! Per la barba di Merlino! Eravamo tutti in pensiero per voi! Dove eravate finiti?» esclamò l’insegnante, correndo trafelato verso il piccolo gruppo.
«Ti spiegherò tutto, Filius, ma ora dobbiamo occuparci del signor Malfoy» rispose la preside, in tono grave.
Solo allora, Vitiuos, si accorse di Ron e Blaise che sorreggevano a fatica Draco Malfoy, svenuto e sanguinante.
«Per Merlino e tutti maghi! Cosa gli è successo?» esclamò preoccupato, avvicinandosi al ragazzo per esaminarlo da vicino.
«Non lo sappiamo con precisione, signore…è stato colpito da un incantesimo che nessuno di noi ha riconosciuto…» spiegò Harry, mentre l’ometto annuiva pensieroso.
«Capisco, signor Potter…deve trattarsi sicuramente di magia oscura…. Ma ne parleremo dopo ragazzi miei, ora seguitemi. Ci penserà Madama Chips al signor Malfoy…»
Pippy, che non si era allontanato nemmeno per un secondo dai suoi amici, seguì l’uomo zampettando.
«Padron Vitiuos aspettare! Aspettare!»
«Cosa succede?» gli chiese, il professore, gentile come sempre.
«Pippy avere promesso alla padroncina Hanalis che si sarebbe preso cura del padroncino Draco…Pippy volere stare vicino al padroncino e volere aiutare la signora Chips!»
Vitiuos sorrise e annuì, incamminandosi nuovamente, seguito da Pippy.
«Filius? – lo richiamò la preside – Fai venire anche la signora Meiko, la signorina Holmes ha chiesto che si occupasse lei del signor Malfoy…»
«Andare Pippy a chiamare padrona Meiko» rispose l’elfo e, prima che il professore potesse aprire bocca, era già corso via.
 

«Sei cresciuta, mio Piccolo Fiore!»
Una scia bluastra sfiorò il braccio di Hanalis, mentre la ragazza si riparava velocemente.
«Non chiamarmi così! Maledetto!» urlò lei, lanciando un nuovo incantesimo.
Shiryu schivò facilmente la scia rossa, diretta al suo braccio, che andò a colpire il pavimento.
Con uno scatto, così veloce che Hanalis nemmeno se ne accorse, Shiryu le fu davanti e, prendendola per i lunghi capelli, la tirò fuori dal suo nascondiglio improvvisato.
Hanalis ringhiò, come un animale in gabbia, guardandolo con rabbia e odio.
«Sei diventata molto bella…quasi quanto tua madre» le disse, tirandole leggermente i capelli, per vedere meglio il viso.
«Non nominare mia madre, bastardo!»
L’aura rossastra della Lapis Noctis, cominciò a vorticare più forte. Una forza enorme, scatenata dalla rabbia di Hanalis, scagliò Shiryu lontano da lei.
L’uomo perse la bacchetta, che rotolò a terra e il cappuccio rosso sangue gli cadde sulle spalle.
 

Meiko-san uscì dall’infermeria improvvisata, pulendosi le mani insanguinate su un panno bianco.
«Signora Meiko! Come sta Draco?» chiese Pansy, preoccupata, correndole incontro.
«Ora sta meglio, signorina Parkinson…ma ha bisogno di riposare, ha perso molto sangue…» spiegò la donna, gettando il panno sporco nel camino.
«Cosa l’ha colpito?» chiese Blaise, che, nel frattempo, l’aveva raggiunta insieme agli altri.
Il volto di Meiko si fece scuro.
«Si tratta di un incantesimo molto pericoloso. Fortunatamente è stato colpito una sola volta, altrimenti avrebbe rischiato molto…»
«Magia oscura, scommetto…» sputò Harry con astio, ricordando il ghigno di Mardok mentre puntava la bacchetta sul Marchio Nero di Malfoy.
«Si, signor Potter, si tratta di una versione oscura dell’Incendio, c’è chi lo chiama Sanguinem Ignis»
«Il Sangue di Fuoco!» esclamò la McGranit, guardando preoccupata il collega di incantesimi, che le stava accanto.
Meiko-san annuì.
«Non può essere! Non può essere…» mormorò sconvolta Hermione.
«Conosci questo incantesimo, Hermione?» chiese Ron, stupito, alla fidanzata.
«No, non bene…. Durante le ricerche sulla Demonica, ho letto alcuni libri di Magia Oscura…ci sono incantesimi e maledizioni che farebbero accapponare la pelle a Voldemort – mormorò, rabbrividendo al pensiero di quello che aveva letto – Quell’uomo…»
«Mardok, il suo nome è Mardok, mia cara» la interruppe Meiko.
«Mardok – riprese Hermione – ha colpito Malfoy solo al braccio sinistro, ma se avesse scagliato lo stesso incantesimo più volte, su altre parti del corpo…»
Pansy si portò una mano alla bocca, terrorizzata. Aveva capito benissimo cosa sarebbe potuto succedere.
Non voleva nemmeno pensarci!
«Il Sanguinem Ignis, ragazzi miei, potrebbe definirsi un incrocio tra l’Incendio, come già vi ha detto la signora Meiko, e la maledizione Cruciatus… - cominciò a spiegare il professor Vitiuos – colpisce il sangue e i muscoli, ed è come se il corpo intero o la parte colpita, andassero a fuoco dall’interno. Sul punto in cui è stata appoggiata la bacchetta, si crea una ferita profonda che non smette di sanguinare finchè non lo decide chi ha scagliato la maledizione…o finchè non si pronuncia il contro incantesimo. È una magia oscura potente e altrettanto lo è quella che può fermarlo…»
«Ma Draco…» mormorò Pansy, sempre più preoccupata.
«Il biondino se la caverà, signorina Parkinson, ha la pellaccia molto più dura di quello che vuol far credere…. L’unica cosa da fare, ora, è aspettare che si svegli…» disse Meiko, pensierosa, sedendosi davanti al camino.
 
 
Hanalis sgranò gli occhi.
Quello che aveva davanti, altro non era che il volto di un mostro, soggiogato fino al midollo. Si chiese se fosse stato più il desiderio di potere o la pozione assunta, a ridurlo così.
I tratti del viso si erano induriti. Il  volto era scarno, quasi prosciugato. La pelle, di una leggera sfumatura verdastra, era diventata talmente trasparente che sulla testa, completamente calva, si potevano scorgere alcune vene bluastre.
Le orecchie avevano preso una forma leggermente appuntita e, ai lati del capo, erano spuntate due piccole corna d’osso. Anche i denti avevano perso la loro classica forma, diventando più piccoli e appuntiti, fatta eccezione per i canini che si erano allungati e sporgevano leggermente dal labbro.
Ciò che più colpì Hanalis, però, furono gli occhi. Allungati, com’era tipico del popolo giapponese, grandi e bianchi. Completamente bianchi tanto che ormai era impossibile distinguere l’iride. Si poteva vedere solo la pupilla, nera come la notte, stretta e allungata, come quella di un gatto.
«Come quella di un demone…» si corresse mentalmente Lis.
«Ti faccio paura, mio Piccolo Fiore?» disse Shiryu, gettando a terra il mantello, mentre si rialzava in piedi.
«Tu non mi fai paura! Pagherai per quello che hai fatto! Ti ucciderò! Sei un mostro, solo un mostro!»
Shiryu scoppiò a ridere.
«Non potrai mai uccidermi, povera piccola illusa! Sarò io ad uccidere te e mi prenderò finalmente la Lapis Noctis!» esclamò.
In un attimo recuperò la bacchetta e scagliò un potente incantesimo.
Hanalis, questa volta non riuscì a schivarlo. Colpita in pieno da un fascio di luce azzurrognola, venne scaraventata indietro di qualche metro, finendo stesa sul pavimento, e la bacchetta le sfuggì di mano.
Una volta ripresasi, Hanalis provò ad alzarsi ma non ci riuscì. Si sentiva come se un masso enorme la schiacciasse.
«Me la pagherai…» sibilò la ragazza, mentre Shiryu si avvicinava ghignando, soppesando la sua bacchetta tra le mani, come se fosse indeciso su che incantesimo scagliarle contro.
 
 
Quando Draco aprì gli occhi, si guardò attorno spaesato.
Non ricordava molto di quello che era successo, ma era certo che quella non fosse l’infermeria di Hogwarts, era troppo piccola e troppo vuota.
Provò a mettersi seduto, ma una fitta di dolore al braccio sinistro e un forte giramento di testa, lo costrinsero a rinunciare. Rimase steso in silenzio, con gli occhi chiusi e la testa smise lentamente di girare.
Riaprì piano gli occhi, facendoli abituare alla luce della stanza e alzò a fatica il braccio sinistro. Il Marchio Nero era inattivo da anni, ormai era quasi sbiadito, ma in quel momento bruciava come se Voldemort non avesse mai smesso di chiamarlo al suo cospetto.
Si guardò il braccio, completamente fasciato dal gomito in giù, palmo della mano compreso.
Sfiorò la fasciatura, una fitta di dolore gli tolse il fiato e gli riportò tutto alla mente.
Ora ricordava perché era ridotto in quelle condizioni.
Ricordava l’arrivo di Pippy, la promessa di Hanalis di tornare, il sangue e il dolore.
Ricordava che qualcuno l’aveva curato. Ed ora era su un letto d’infermeria, debole e dolorante, mentre Hanalis era rimasta in Sala Grande a combattere con Shiryu. Da sola.
No! Non poteva accettarlo!
«Devo trovare il modo di uscire di qui!» pensò il ragazzo, facendo un respiro profondo.
Con fatica era riuscito a sedersi sul bordo del lettino, aveva già appoggiato un piede scalzo a terra, quando...
«Dove pensa di andare, signor Malfoy?»
Madama Chips, con la sua solita cuffietta bianca e il grembiule ben annodato, era appena entrata nella piccola stanza.
«Maledetta, vecchia befana scorbutica, ma proprio adesso doveva entrare? Sottospecie di pinguino avariato!» borbottò nella sua mente, lanciando alla donna uno sguardo degno di un’Avada Kedavra.
«Non si stava alzando…vero, signor Malfoy?»
Malfoy, visto lo sguardo minaccioso della donna, dovette infilare nuovamente i piedi a letto, senza mai smettere di borbottare come una caffettiera.
«Ha perso molto sangue, non è proprio il caso che lei gironzoli per il castello! Soprattutto ora, signor Malfoy!»
«Senta un po’ vecchia befana…» cominciò a strepitare il ragazzo, che però venne prontamente zittito da un’occhiataccia.
«Stia un po’ zitto e beva il suo bel bicchiere di Rimpolpasangue! Non sarà per niente utile alla signorina Holmes se si comporta così da incosciente!» disse la donna, rimproverandolo.
Draco guardò schifato il bicchierone di liquido rossastro e riservò la stessa espressione alla donna che stava uscendo in quel momento.
«E…signor Malfoy… - disse la donna, voltandosi un secondo – farò finta di non aver sentito come mi ha chiamato poco fa!»
«Vecchia befana rinsecchita!» sibilò Draco, quando la porta si chiuse alle spalle dell’infermiera.
Avrebbe trovato il modo di uscire di lì per andare da Hanalis! Eccome, se l’avrebbe trovato!
 
 
«Credo sia il caso di legare il signor Malfoy con un bel Incarceramus…» esordì madama Chips, una volta uscita dalla stanzetta adibita ad infermeria.
«Grazie madama Chips, ma penso che non sia necessario» rispose Harry con un sorriso.
«Mi creda, signor Potter…presto troveremo il letto del signor Malfoy vuoto. Credo sia meglio agire prima che accada…» insisté la donna.
«Crede che potrà alzarsi presto, madama?»
«Oh! Mi creda, signor Zabini, quello sta meglio di me e lei messi insieme!» borbottò la donna, dirigendosi verso un gruppetto di ragazzi più giovani.
«Credo sia da prendere come un si, tesoro» disse Pansy, divertita dalla reazione della donna.
«Dobbiamo tenere d’occhio Malfoy…. Madama Chips ha sicuramente esagerato, ma quel pazzo potrebbe scappare da un momento all’altro per cercare di salvare Hanalis…» disse Harry, con aria seria.
«Tenerlo sotto controllo adesso, non avrebbe senso Potter…»
«Cosa stai dicendo, Blaise?» si intromise Hermione, stupita dall’affermazione del ragazzo.
«Dico, che adesso come adesso, sarebbe capace di scapparci sotto il naso…. Possiamo anche legarlo al letto, ma state sicuri che un modo per raggiungere Hanalis lo troverà comunque…»
«Finirà col farsi ammazzare!» esclamò Pansy.
«Dopo la batosta che ha preso, penso proprio che starà più attento… voglio solo dire che più gli impediremo di andare da lei, più cercherà in tutti i modi di uscire di qui…»
«Ma Blaise…»
«Stare qui rinchiuso, sapendo che Lis rischia la vita, gli fa molto più male della maledizione che gli ha lanciato Mardok…»
Pansy non replicò. Blaise aveva ragione.
 
 
A mala pena riusciva a muovere le dita. Con uno sforzo, forse, sarebbe riuscita a muovere tutta la mano e avrebbe potuto tentare un incantesimo di attacco, ma la bacchetta era troppo lontana e il suo braccio ancora non voleva muoversi.
«Davvero pensavi di riuscire ad uccidermi, piccola Holmes?» la schernì Shiryu, avvicinandosi.
Scorgendo lo sguardo della giovane rivolto alla bacchetta perduta, l’uomo ghignò e, con un calcio, la scagliò lontano.
Hanalis ringhiò per la rabbia.
Anche se avesse spezzato quel maledetto incantesimo, non sarebbe mai riuscita a recuperare la sua bacchetta.
«Cosa faccio? Cosa faccio? Cosa faccio?» continuava a pensare Lis, cercando di trovare al più presto una soluzione.
Shiryu, l’aveva raggiunta.
Presto avrebbe agito.
 
 
«Bleah!» esclamò Draco, terminata la Rimpolpasangue.
«Padroncino stare ancora male?»
«Pippy? Cosa ci fai tu qui? Ti hanno mandato a tenermi d’occhio?» chiese bruscamente.
«Pippy non si permetterebbe mai di controllarla, padroncino…Pippy voleva solo sapere stare meglio o se avere bisogno di qualcosa…Pippy non voleva fare arrabbiare il padroncino…» mormorò tristemente l’elfo.
Draco sospirò. Forse aveva esagerato, il piccoletto non c’entrava nulla in tutta quella storia. «Fantastico! Adesso mi sento in colpa anche nei confronti di un elfo domestico…ci manca solo che la Granger mi regali una spilla del C.R.E.P.A.! Spero che nessuno senta quello che sto per dire…» pensò esasperato.
«Scusa Pippy, non volevo prendermela con te…»
«Padroncino stare bene, vero? Padroncino non lasciare Pippy…»
Draco, nonostante il suo famosissimo cuore di ghiaccio, non potè fare a meno di sorridere.
«Ora sto bene, Pippy, ma starei meglio se potessi avere notizie di Hanalis…»
«Pippy avere lasciato la padroncina Lis in Sala Grande. L’uomo col mantello essere stato immobilizzato con strano incantesimo e padroncina avere ordinato a Pippy di portare tutti in salvo. Il padroncino stava molto male, avere perso tanto sangue e poi essere svenuto…Padroncina Lis essere rimasta a combattere. Pippy avere promesso di prendersi cura del padroncino finchè la padroncina non tornare…» spiegò l’elfo, tutto d’un fiato.
«Capisco… - disse Draco pensieroso – Dove siamo, Pippy?» chiese dopo qualche attimo di silenzio.
«Noi essere tutti in Stanza delle Necessità, padroncino»
Draco rimase in silenzio, sempre più pensieroso.
«Ci sono incantesimi di protezione? Pensi che si potrebbe uscire di qui?»
«Pippy non sapere padroncino, ma Pippy essersi smaterializzato qui senza problemi…forse la stanza avere capito che Pippy essere buono e avere lasciato entrare…Pippy non sa se per uscire essere la stessa cosa…»
«Pensi di potermi smaterializzare da Lis, Pippy?» chiese Draco, con la tipica espressione di chi sta architettando qualcosa di pericoloso.
«Beh…Pippy potere, padroncino…ma Pippy pensare che non essere buona idea…» rispose titubante l’elfo, stropicciandosi le manine e rendendosi conto di essersi appena messo nei guai.
 
 
«Che peccato, mio Piccolo Fiore…che peccato! Pensavo di divertirmi molto di più con te, e invece, eccoti qui! Disarmata, immobilizzata, completamente alla mia mercé!»
«Aspetta solo che trovi il modo di liberarmi da questo incantesimo, e vedremo chi sarà alla mercé di chi!» esclamò Hanalis, stringendo i denti con rabbia.
Shiryu scoppiò a ridere.
L’incantesimo non sarebbe durato ancora a lungo, Hanalis aveva quella strana sensazione. Il suo corpo non sembrava più così pesante come prima e aveva cominciato a sentire un leggero formicolio percorrerle braccia e gambe.
«Se solo riuscissi a prendere la bacchetta…» pensò Hanalis.
«Come potrei infierire su di te, prima di ucciderti, mio Piccolo Fiore? Non trovi anche tu che sarebbe davvero noioso vincere così?»
«Non hai ancora vinto! Bastardo!» urlò Hanalis, riuscendo finalmente a stringere la mano.
L’incantesimo presto si sarebbe spezzato!
Cercò di concentrarsi sul potere della Pietra.
«Tu dici, mia cara? – le chiese con tono mellifluo – Io dico che mi sono stancato»
Con un passo le fu accanto e, guardandola con un misto di rabbia e soddisfazione, le pestò con forza il braccio.
Il tipico rumore di un osso che si rompe giunse alle orecchie di Shiryu.
Hanalis urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Urlò e urlò ancora, per ogni colpo che riceveva. Lacrime di rabbia e dolore le rigarono le guance, mentre l’aura rossa attorno alla Lapis Noctis si affievoliva lentamente.
«No! Basta! Basta!» singhiozzò Lis, con le lacrime agli occhi.
«Basta? Ma abbiamo appena cominciato, mio Piccolo Fiore…vuoi già che mi fermi?» disse il Rinato Demone, assumendo un tono da bambino imbronciato.
«Dammi la Lapis Noctis e ti risparmierò la vita!  Arrenditi e ti risparmierò la vita! Unisciti a me e ti risparmierò la vita!» insisté Shiryu, urlando sempre più forte e accompagnando ogni esclamazione con un colpo.
«Ti arrendi, mio Piccolo Fiore?» sibilò l’uomo.
«Mai…non…non mi arrenderò…mai…» sussurrò Lis.
Shiryu, le prese il mento tra due dita artigliate e lo sollevò leggermente, per poterla vedere negli occhi.
«Perché non ti arrendi? Sarebbe un vero peccato doverti uccidere, mio Piccolo Fiore…»
Hanalis rimase in silenzio, sfidandolo con lo sguardo.
Ora che quel mostro aveva smesso di infierire sul suo braccio rotto, che il dolore si era affievolito, le risultava più facile ragionare in modo lucido.
All’improvviso, un ricordo le affiorò nella mente. Non era un episodio completo, era solo una frase.
 
…Ricorda, Hanalis…
Se ti accecheranno un occhio, avrai sempre l’altro a mostrarti la direzione.
Se ti romperanno una gamba, ci sarà l’altra a sostenere il tuo corpo.
Se ti toglieranno un braccio, avrai l’altro con cui attaccare il tuo nemico!...
 
Sua madre le ripeteva quella frase di continuo, quando si allenavano. Le aveva insegnato a maneggiare la katana con entrambe le mani, per poter essere sempre in grado di difendersi.
«Ma certo! La spada!» si disse, ricordando solo in quel momento che la spada di sua madre era ancora appesa alla catenina della Lapis Noctis.
«Allora, mio Piccolo Fiore…? – la incalzò Shiryu – Consegnami la Lapis Noctis e tutto questo finirà» concluse, stringendole la mandibola sempre più forte.
Le avrebbe rotto anche quella se non avesse trovato subito una soluzione.
«Dannazione! Dannazione! Mi serve la spada! Mi serve, ora!» urlò nella sua mente la ragazza.
All’improvviso, la Lapis Noctis tintinnò contro la piccola spada e l’aura rossa riprese a vorticare sempre più forte.
L’incantesimo si era spezzato. Il braccio destro era ancora rotto e non aveva smesso di farle male, ma ora poteva muovere il sinistro e sentiva crescere dentro di sé il potere della Pietra.
Hanalis stava cercando di capire come canalizzare il potere della Lapis Noctis, senza l’uso della bacchetta, quando Shiryu, afferrò il ciondolo tentando di strapparglielo dal collo.
«È finita…se mi strappa la Pietra è veramente finita…» pensò disperata, sentendo che la catenina si stava rompendo.
All’improvviso, con un urlo disumano, Shiryu lasciò andare il ciondolo, tenendosi la mano. Un attimo dopo, venne scaraventato lontano, almeno una decina di metri. Alzandosi a fatica, Hanalis capì che non avrebbe avuto una seconda occasione per agire. Accanto ai suoi piedi c’era la bacchetta di Shiryu e, senza pensarci un secondo, la ruppe, schiacciandola sotto i suoi piedi.
Strappò la piccola katana dalla catenina con la mano sana, mentre con l’altra, sfiorò la Lapis Noctis e una leggera scarica le percorse le dita.
«Ti prego! Ti prego, aiutami!» ripeté mentalmente.
Una luce bianca avvolse la katana che, in un batter d’occhio, tornò alle sue dimensioni naturali.
Si sentiva così potente, in quel momento, con la spada di sua madre in mano. Sentiva che quello era il momento perfetto per attaccare.
Con passo sicuro e spedito, si avvicinò a Shiryu, sguainando la spada e lasciando cadere a terra il vecchio fodero.
Raccolse velocemente la sua bacchetta e se la infilò in tasca.
 
 
«Lascia che sia io a decidere se è una buona idea o no…» borbottò Draco.
Miracolosamente rinvigorito, il ragazzo appoggiò il bicchiere con i resti di pozione sul piccolo tavolino lì accanto, notando solo in quel momento la sua bacchetta.
«Sono proprio circondato da idioti! – pensò – Lasciarmi la bacchetta è come invitarmi ad uscire…poi si lamentano che mi caccio nei guai! Se si aspettano che me ne stia qui a schiacciare un pisolino, hanno sbagliato persona!»
Stringendo la bacchetta e facendo un respiro profondo, scostò le coperte e si mise seduto sul bordo del letto.
«Pippy continuare a pensare che non essere buona idea, padroncino…» cercò di dissuaderlo l’elfo, ma Draco non gli rispose nemmeno, anzi, mentre si alzava in piedi, gli rifilò un’occhiataccia.
L’elfo capì che quello era un chiaro invito a stare zitto e a lasciarlo fare.
Sulla brandina accanto alla sua, qualcuno aveva lasciato uno felpa scura e, che fosse o no per lui, a Draco importò poco, la prese e se la infilò.
 
 
«Chi è alla mercé di chi, ora?» chiese Hanalis, spavalda, facendo volteggiare la spada, non appena Shiryu cominciò a riprendersi.
«Stai attenta, Piccolo Fiore…non è ancora detta l’ultima parol… AAAAHHH!»
Con un movimento rapido, la lama della katana di Lis, scese sul braccio di Shiryu, troncandolo di netto con un solo fendente.
«Maledetta ragazzina! Cosa pensi di fare?»
«Siamo pari, ora…tu rompi un braccio a me…io lo taglio a te» rispose Hanalis, ricominciando a far volteggiare la spada.
«Pensi di riuscire a sconfiggermi ora?» la derise il Rinato Demone.
«Certo che no! – rispose Lis, fingendosi offesa – Però, pensavo potesse aiutare…non trovi?»
Un secondo dopo, la lama della katana affondò nella gamba destra dell’uomo, che urlò di dolore, mentre cercava la sua bacchetta con la mano rimasta.
«Cercavi quella? – chiese Hanalis innocentemente, indicando un punto poco distante – Che peccato…l’ho rotta» concluse, trapassandogli la gamba una seconda volta.
«Ora!» si disse.
Senza farsi vedere, si avvicinò al braccio mozzato dell’uomo, individuò l’anello e lo pestò con tutta la forza che aveva.
Il rumore di un vetro che si spezza, riecheggiò per tutta la stanza assieme alle urla disperate di Shiryu.
Non era ancora finita.
Piton le aveva detto che un Rinato Demone, poteva restare in vita anche dopo la distruzione dell’anima demoniaca.
Una parte di quell’anima era ancora dentro Shiryu e, l’unica soluzione, per sbarazzarsene definitivamente, era ucciderlo.
«Polverizzarlo» pensò Hanalis, con un sorrisino poco promettente stampato in faccia.
 
 
«Andiamo!» esclamò Malfoy, portandosi a fianco dell’elfo e posandogli una mano sulla spalla.
«Padroncina Lis finirà col dare la colpa a Pippy…Pippy già sapere…» borbottò Pippy.
 
 
«Maledetta! Ti ucciderò! Ti ucciderò!» urlava Shiryu, mentre si contorceva per il dolore che la distruzione dell’anello gli provocava.
«Non credo proprio, mostro! Sarò io ad uccidere te!» urlò Hanalis.
La ragazza si avvicinò lentamente, prendendo un respiro profondo, mentre Shiryu continuava ad urlare. Le ferite dell’uomo, però, avevano già cominciato a rimarginarsi.
Non aveva molto tempo, doveva farlo subito!
Strinse con forza la spada, tenendola come un pugnale e, con un urlo, la piantò nel cuore di Shiryu.
L’uomo smise di urlare all’improvviso e un sibilo, come qualcosa che si sgonfia, gli uscì dalle labbra. I suoi occhi demoniaci si spalancarono e la testa gli cadde all’indietro.
Hanalis, respirò profondamente un paio di volte davanti al corpo morto di Shiryu, poi lasciò cadere la katana e impugnò la bacchetta. Prima di lanciare l’incantesimo, strinse la Lapis Noctis, come a chiederle un ultimo, piccolo, sforzo.
«ARDEMONIO IGNIS!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola, puntando la bacchetta sul corpo del Rinato Demone.
La scia di piccoli fiori di fuoco, si trasformò subito in una nube, che inghiottì il corpo esanime di Shiryu, il suo braccio mozzato e i pezzi dell’anello distrutto.
«Ce l’ho fatta! È finita…» sussurrò, osservando il fuoco bruciare alto quasi fino al soffitto.

Hanalis sorrise, poi, stremata, svenne.





NOTE:
Ecco finalmente il "grande scontro"...vabbè grande si fa per dire :P
L'ho detto tante volte, per cui già lo sapete....le battaglie ancora non mi vengono come vorrei, ma conto di migliorare :D
Non c'è molto da dire su questo capitolo....se non che il "Sanguinem Ignis" è totalmente di mia invenzione, così come lo sono i suoi effetti ecc. ecc. :)
Sono un po' triste perchè mancano un capitolo e l'epilogo alla fine e, devo ammetterlo, mi dispiacerà un po' dover abbandonare Hanalis e Draco :P

Spero che la storia fin qui vi sia piaciuta e che qualcuno di voi decida di rompere il silenzio e di lasciarmi il suo parere con una recensione!!!! 
Vi ricordo la mia pagina Facebook "Nel piccolo mondo di Sly by Slyfox18", dove potrete trovare le immagini della storia e anche qualche curiosità! 
Passate a trovarmi!!! :D


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Al prossimo capitolo!!! (^_^)/
 

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Capitolo 23
*** 21. ...Il finale... ***


…IL FINALE…
 
 
Nessuno può tornare indietro
e ricominciare da capo,
ma chiunque può andare avanti
e decidere il finale.
(Carl Bard)
 

La mattina dopo lo scontro, un timido sole illuminò le mura di Hogwarts, facendo capolino tra le nubi che avevano coperto il cielo fino a quel momento.
Un raggio intraprendente, colpì i capelli biondi di Malfoy, mentre usciva dall’infermeria, con il braccio sinistro fasciato ben stretto, una strana crema puzzolente spalmata un po’ ovunque, un forte cerchio alla testa e un diavolo per capello.
Madama Chips e Meiko-san, l’avevano sbattuto fuori a calci, impedendogli con la forza di vedere Hanalis, non appena avevano capito che le ustioni non erano gravi e che le fasciature se le poteva cambiare da solo con un bel Ferula.
Non avendo il cappotto, l’unica cosa che potè fare, per coprirsi meglio, fu tirare su il cappuccio della felpa e cacciare le mani in tasca. Avrebbe pagato oro, per una bella sciarpa.
Era talmente nervoso e arrabbiato, che persino un Ungaro Spinato sarebbe fuggito impaurito vedendolo.
Il resto del gruppo lo aspettava nel piccolo chiostro, poco lontano dall’infermeria e, quando, con espressione cupa, si sedette sul muretto accanto a Zabini, tutti lo guardarono in silenzio, in attesa di notizie. Draco, però, non aveva alcuna voglia di parlare.
Le immagini della sera precedente non avevano mai smesso di vorticargli nella testa…
 
Un urlo gli si era bloccato in gola, quando Pippy aveva smaterializzato entrambi sulla soglia della Sala Grande.
Per un attimo aveva creduto di essere arrivato all’inferno!
La Sala Grande era quasi completamente inghiottita da fiamme alte fino al soffitto e da un denso fumo nero.
Aveva capito subito che quelli erano gli effetti dell’Ardemonio di Lis, sembrava però, che la ragazza avesse perso il controllo dell’incantesimo.
Aveva provato a lanciare un Aguamenti per spegnere il fuoco e anche qualche altro incantesimo per diradare il fumo, ma era stato tutto inutile.
Nemmeno Pippy, con la sua magia di elfo domestico, era riuscito a fare qualcosa.
Le fiamme avevano completamente incenerito le tende e la forza dell’incantesimo aveva rotto tutti i vetri delle finestre.
Doveva trovare Hanalis!
«A mali estremi, estremi rimedi!» si era detto.
Aveva impugnato la bacchetta con più forza e proteggendosi il viso con il braccio, si era gettato tra le fiamme, con Pippy al seguito, aggrappato alla sua felpa.
Sfruttando quella specie di corridoi che si erano creati tra le fiamme, era riuscito a raggiungere il centro della stanza.
Davanti a lui, stesa a terra in maniera scomposta, protetta da una strana cupola di energia rossastra, che teneva lontano le fiamme, c’era Hanalis.
Il fuoco, sviluppato dall’incantesimo, le aveva bruciato le maniche della maglia, le braccia e le mani e, anche sul viso, poteva scorgere qualche leggero segno di ustione. Il braccio destro, poi, sembrava rotto in più punti ed era pieno di lividi rossi e viola. La ragazza stringeva ancora in mano la bacchetta e, accanto a lei, c’era la vecchia katana.
Senza pensare, si era buttato contro la barriera, che si era dissolta al suo passaggio.
Lis aveva il respiro quasi inesistente ed era priva di sensi, ma era viva!
Non c’era tempo da perdere!
Mentre prendeva Hanalis tra le sue braccia, Pippy aveva raccolto la katana e gli era già accanto, pronto a smaterializzarsi.
Un attimo prima di scomparire in una nuvoletta di fumo, aveva rivolto lo sguardo ad una montagnola di cenere che ardeva poco distante e aveva ghignato soddisfatto.
Quello era Shiryu, o meglio, ciò che ne restava…
 
Una volta arrivato nella Stanza delle Necessità, aveva affidato Hanalis alle cure della vecchia Meiko, mentre Madama Chips si occupava di lui.
Da quel momento non l’aveva più vista.
 
Tutto quello che gli importava, in quel momento, mentre il vento continuava a sferzargli la faccia e ad arrossargli le guance, era vedere Hanalis e sapere come stava.
Harry e gli altri, però, erano impazienti di avere notizie, soprattutto sulle condizioni di Hanalis, e curiosi di sapere cosa fosse successo esattamente in Sala Grande.
«Allora, Malfoy?» chiese Harry, rompendo il silenzio.
«Allora un emerito cavolo, Potter! – rispose Draco, sentendo salire nuovamente il nervoso – Non sono qui per farti la telecronaca dell’evento!»
«E Hanalis?» chiese Ron.
«Quella vecchia ciabatta non mi ha permesso di vederla nemmeno da lontano…» sbottò Malfoy.
«Ma ti avrà detto almeno come sta!» insistette Ron, imperterrito.
«Come no, Weasley! Madama Chips mi ha anche dato una copia della cartella clinica, così per farmi un’idea! – rispose con sarcasmo il Serpeverde – Ma se ti ho detto che non la vedo da ieri sera?!» gli urlò contro con rabbia.
Pansy gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, con dolcezza.
«Non ti hanno detto proprio nulla, Draco?» chiese la Parkinson, con cautela.
Draco sospirò.
«Mi ha detto che è viva e che, per ora, mi deve bastare…ci deve bastare. La vecchiaccia non vuole che nessuno gironzoli davanti all’infermeria, nella speranza di elemosinare una visita. La stanza di Lis è blindata fino a che non lo deciderà la Chips…»
«Ma è assurdo! – esclamò Ginny, scattando in piedi – Adesso ci vado a parlare io con quella!»
«Risparmia il fiato, Rossa. Hanno persino ordinato a Pippy di non smaterializzare all’interno nessuno di noi…figurati se ti danno retta…. Sbatterebbero fuori a calci persino Merlino in persona»
Ginny si sedette sconfitta.
Tra gli ex-alunni calò il silenzio.
«Non possiamo fare altro che aspettare…» disse Blaise, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Draco annuì, poco convinto.
«Vedrai che Lis starà bene, amico… Rientriamo, ora…» gli disse Zabini, mettendogli una mano sulla spalla, comprensivo.
«Io rimango qui un altro po’…» borbottò il biondo.
«Ti prenderai un malanno…» disse l’amico, ma Draco non lo stava già più ad ascoltare.
Blaise sospirò, dandogli una pacca sulla spalla, poi si incamminò con gli altri, lasciandolo solo.
 
Malfoy si riscosse dai suoi pensieri, quando una coperta gli avvolse le spalle.
«Essere freddo per stare seduti fuori solo con giacca leggera, padroncino…Pippy ha portato coperta e cioccolata calda, così il padroncino può scaldarsi….» esclamò il piccolo elfo, saltando giù dal muretto.
Una tazza fumante gli levitò davanti e Draco la afferrò borbottando un “grazie” e accennando ad una smorfia simile ad un sorriso.
«Padroncino non deve stare da solo a rimuginare su salute di padroncina Lis…padroncino avere bisogno di qualcuno che gli stia vicino. Pippy fare volentieri compagnia al padroncino!» detto questo, si sedette accanto al ragazzo.
«Se ti ammali, Hanalis non me lo perdonerà mai…» disse Draco, cercando di nascondere quanto avesse apprezzato il gesto.
«Pippy non soffrire il freddo! Pippy avere salute di ferro!» esclamò l’elfo, battendosi un colpetto sul petto.
Un secondo dopo, starnutì sonoramente e tirò su col naso.
Draco sghignazzò.
«Riparati, Pippy…o Hanalis mi scanna non appena esce dall’infermeria» disse, un po’ imbarazzato, facendogli posto sotto la coperta.
Aveva appena compiuto una buona azione nei confronti di un elfo domestico! Ci mancava solo che si presentasse a casa con la spilla del C.R.E.P.A. appuntata sulla giacca e poi suo padre l’avrebbe strozzato, altro che diseredato…
«Pippy essere commosso – disse l’elfo, tirando su col naso – il padroncino essere così buono e generoso!»
«Si, si! Ma adesso scaldati e stai buono…» lo rimbeccò senza troppa cattiveria, prima che cominciasse l’elenco dei suoi pregi inesistenti.
«Pippy dire solo ultima cosa al padroncino, se il padroncino volere, poi Pippy stare in silenzio – Draco annuì – Pippy essere sicurissimo che padroncina Lis stare bene presto, anche padroncino Draco deve esserlo!»
 
 
«Cosa succede, Minerva?» chiese Silente dal suo ritratto, scorgendo un sorrisino sul volto della Preside.
«Se potessi vederlo, Albus, non crederesti ai tuoi occhi…» rispose la donna allontanandosi dalla finestra.
«Potter e Malfoy prendono il thè in giardino?» chiese Piton con il suo solito sarcasmo.
«Molto simpatico, Severus, davvero! – lo canzonò la donna – Ma credo che nessuno di noi potrà mai assistere ad una scena del genere…»
«Cosa succede allora, Minerva, la signorina Holmes è già uscita dall’infermeria?» chiese Silente speranzoso.
«No, Albus, purtroppo le servirà più di una notte per guarire…» rispose tristemente la preside.
«Vuole aspettare di essere un ritratto come noi, Preside, prima di dirci cosa diamine succede fuori in giardino?» chiese spazientito Piton, facendo sghignazzare sia la McGranit che Silente.
«Come sei impaziente, Severus, da vivo non eri così curioso…» lo punzecchiò Silente, ricevendo in risposta un’occhiataccia.
«Il signor Malfoy è in giardino con il piccolo Pippy – spiegò la donna – e gli ha appena fatto spazio sotto la sua coperta, perché quel povero elfo si scaldi…»
Piton strabuzzò gli occhi. Tutto si sarebbe aspettato dal suo figlioccio, tranne che si affezionasse ad un elfo domestico. Silente invece scoppiò a ridere divertito. Rise talmente tanto che gli occhialini a mezza luna gli caddero dal naso.
«Quel ragazzo è una continua sorpresa, Minerva! Non trovi anche tu, Severus?» esclamò, riposizionando le lenti al loro posto.
Piton rispose qualcosa di incomprensibile.
La McGranit e Silente non poterono fare a meno di scoppiare nuovamente a ridere.
«Se la signorina Holmes fosse rimasta con noi, sei anni fa, la strada del Signor Malfoy sarebbe stata un’altra… – disse Silente, tornato serio – Ma, visto quello che è appena successo, penso proprio che nulla possa considerarsi perduto con quel ragazzo…»
«Penso che tu abbia ragione, Albus…ora però dobbiamo preoccuparci della ricostruzione della Sala Grande e dobbiamo sperare che la signorina Holmes si rimetta presto…» disse la McGranit, sedendosi alla scrivania e cominciando a sfogliare una serie di pergamene.
«Vedrai che si sistemerà tutto, Minerva»
 

 
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La prima settimana di febbraio fu, forse, una delle più impegnative dell’ultimo periodo.
Lo pensava Minerva McGranit, sistemandosi la crocchia, dopo aver ripristinato al meglio l’incantesimo sul soffitto della Sala Grande.
Lo pensava Filius Vitiuos, mentre eliminava l’ultima macchia lasciata dal fuoco magico sul pavimento in marmo.
Lo pensava Pomona Sprite, mentre faceva comparire alle finestre nuovi vetri e nuove tende.
Lo pensava Horace Lumacorno, mentre con un colpo di bacchetta permetteva agli stendardi delle quattro case di tornare a sventolare sopra i rispettivi tavoli.
E lo pensava Hermione Granger, mentre cercava di sedare l’ennesimo scontro tra Malfoy ed Harry, per i quali la convivenza, senza Hanalis a tenerli buoni, era diventata ormai impossibile.
Non lo pensavano gli studenti, che si rilassavano in giardino e in Sala Comune, felici della settimana di vacanza concessa dalla preside.
 
«La Sala Grande è finalmente agibile, Albus! È stato davvero difficile cancellare le tracce dell’Ardemonio della signorina Holmes, ma niente è impossibile con un buon lavoro di squadra» esclamò entusiasta la Preside, una volta fatto ritorno al suo ufficio.
«Molto bene, Minerva! Molto bene! Credo proprio che sia un buon motivo per festeggiare!» le rispose con altrettanto entusiasmo il ritratto del vecchio preside.
«Sei sicuro, Albus? Non stiamo organizzando un po’ troppe feste negli ultimi tempi?»
«Mia cara, abbiamo passato anni a vivere nella paura…. È ora che questi ragazzi si divertano! E poi, sai bene quanto, secondo me, la musica sia importante per sanare le crepe dell’anima…»
Minerva McGranit non potè fare altro che annuire.
Avrebbe voluto sedersi sulla sua poltrona preferita e gustarsi un buon thè, ma dovette rinunciare. C’era una festa da organizzare ed era meglio farlo subito, non aveva la minima intenzione di sospendere le lezioni per altri giorni.
 
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«Col cavolo!» urlò Draco Malfoy, uscendo di gran carriera dalla sua stanza.
«Per la barba di Merlino, Malfoy! Vuoi smetterla di comportarti come un bambino?!» gli urlò dietro Hermione Granger, seguendolo sventolando una cravatta nera.
«Smettila di inseguirmi, Granger! Non sei mia madre, non puoi obbligarmi!»
«Io forse no, ma la McGranit è stata chiara! Tu devi esserci, Malfoy! E ci sarai, dovessi trascinarti a forza!»
 
La discussione tra i due, tra l’altro piuttosto comica, sarebbe potuta andare avanti ancora per mezza giornata ma, non avendo a disposizione tutto quel tempo, toccò a Blaise cercare di placare gli animi.
«Ragazzi! Ragazzi, per favore! – esclamò Zabini, alzandosi dalla poltrona davanti al fuoco – State dando spettacolo, senza contare che sembrate marito e moglie!»
Quella frase dai risvolti impossibili, bastò per interrompere bruscamente il battibecco. Hermione si bloccò con la cravatta a mezz’aria, mentre sul volto di Draco si dipingeva una delle sue migliori espressioni schifate.
«Manco morto…» borbottò prendendo le distanze dalla Grifondoro.
«Bleah!» fece la ragazza, lanciandogli la cravatta e correndo subito vicino a Ron, che stava cercando di non ridere.
Harry, Ginny e Pansy, invece, non si trattennero e scoppiarono in una risata fragorosa.
«Adesso che, grazie a Merlino, la discussione è finita e che ho la vostra attenzione – disse Blaise – vi faccio notare che la festa comincerà tra meno di quindici minuti…»
«Parla con il tuo amico, Zabini, è lui quello che si comporta come un bambino capriccioso!» borbottò la Granger, lisciandosi le pieghe del vestito e portandosi dietro le orecchie un ricciolo sfuggito dall’acconciatura.
«Vedi di non ricominciare, Granger!» la minacciò il ragazzo, abbottonandosi il colletto della camicia e raccogliendo da terra la cravatta.
«Vedete di non ricominciare entrambi! – li rimproverò Blaise – e tu, mio caro, vedi di prepararti in fretta, se non vuoi che sia la McGranit in persona a trascinarti in Sala Grande per le orecchie…. Mi sembra che siano state proprio queste le parole della sua minaccia, ricordi?»
«Vecchia ciabatta scucita!» borbottò Draco, annodandosi la cravatta e passandosi una mano tra i capelli.
 
Un cielo stellato privo di nuvole e uno spicchio di luna, illuminavano la stanza, mentre il gruppo al completo, cinque minuti dopo, faceva il suo ingresso in Sala Grande.
Ginny, avvolta nel suo morbido vestito color carta da zucchero, trascinò Harry al centro della sala dove alcuni studenti avevano aperto le danze. Poco dopo anche Pansy, facendo svolazzare il suo vestito verde salvia, prese per mano Blaise e lo trascinò verso la pista da ballo.
Hermione, sollevando il suo vestito panna per non inciampare, seguì Ron al buffet, ridendo ad una sua battuta.
Rendendosi conto che non poteva starsene sull’uscio tutta la sera, Draco, prese a gironzolare per la stanza. Si era fatto vedere dalla McGranit, che aveva annuito soddisfatta e gli aveva pure sorriso. Aveva ballato con Pansy e con un paio di ragazzine del settimo anno, controvoglia, ma l’aveva fatto. Aveva sbocconcellato qualcosa al buffet, prima che Weasley si spazzolasse tutto e aveva dovuto ascoltare Vitiuos che gli spiegava entusiasta come avevano spento il fuoco magico.
Non appena scorse l’ennesima ragazzina avvicinarsi, si alzò di scatto, si scusò con il piccolo insegnante e si defilò tra la folla, fino a raggiungere l’uscita.
Il suo dovere l’aveva fatto, la McGranit era stata accontentata. Ora poteva anche andarsene e sperare che lo lasciassero in pace fino al termine dei festeggiamenti. Aveva bisogno d’aria, così fece comparire un cappotto e una sciarpa e si diresse in giardino.
 
 
«Allora, è pronta, signorina?» chiese Madama Chips, scostando leggermente il separé.
«Si, grazie Madama. Manca solo l’ultimo tocco – borbottò la ragazza, sistemandosi i capelli – ecco! Ora è tutto perfetto!»
«Allora vada, mia cara, sono stanca di vedere il signor Malfoy fare la ronda qui davanti!»
Hanalis rise, si sistemò le pieghe del vestito e salutando la donna, uscì felice dall’infermeria.
 
 
Aveva cominciato a nevicare la sera prima e l’erba era completamente ricoperta da uno spesso manto bianco.
Nonostante nevicasse ancora, sulle rive del Lago Nero, non era poi così freddo, forse per merito dei piccoli fuocherelli blu che volteggiavano sul pelo dell’acqua.
Draco si sedette su una vecchia panchina sotto un salice e infilò le mani in tasca. Intorno a lui regnava il silenzio, poi un fruscio alle sue spalle attirò la sua attenzione.
Si voltò e rimase incantato.
Hanalis era a pochi metri da lui, avvolta da un lungo vestito verde acqua, con le spalle coperte da una stola in pelliccia bianca. Lunghi guanti di pizzo bianco, ricamati con un intreccio di fiori e foglie, le coprivano le braccia. Ad ogni passo le scarpe argentate facevano capolino dal bordo dell’abito. I lunghi capelli neri le ondeggiavano sciolti sulla schiena, le punte erano state leggermente arricciare e, un ciuffo era fermato dietro l’orecchio da un fiore di stoffa dello stesso colore del vestito.
Draco si alzò in piedi e le corse incontro, fermandosi a qualche passo da lei.
Si guardarono in silenzio per qualche secondo, mentre i fiocchi di neve si posavano leggeri sulla stola e sul cappotto.
«Hanalis…» disse Draco incerto.
«Ciao Draco» sussurrò Hanalis, sorridendogli dolcemente.
Draco si avvicinò, le prese il volto tra le mani fredde e la baciò.
Quando si staccarono, si sorrisero con le guance arrossate per il freddo e l’emozione.
«Ti avevo promesso che sarei tornata…» sussurrò Hanalis.
 





NOTE: 
Non posso credere di aver appena pubblicato l’ultimo capito! Sono un po’ triste, perché dopo tutto questo tempo, mi stavo affezionando a questa storia!
Ma manca ancora l’epilogo e a gennaio tornerò con il prequel! :P
Spero mi seguirete anche con questa nuova avventura e che mi lascerete un segno del vostro passaggio! :)
Vi ricordo, come sempre, la mia pagina facebook
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Passate a trovarmi! :)


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Ci "vediamo" il 28 con l'epilogo!!! (^_^)/

 

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


EPILOGO

Ci sarò per la fine del mondo…
Ci sarò per amarti di più
E così, se chiami rispondo,
il mio vero inizio sei tu!
(Anastasia)
 
 
Un pallido sole di fine estate aveva fatto capolino tra le nubi quel pomeriggio di settembre.
Teddy Lupin, sette anni compiuti da poco, si era svegliato bello pimpante dal suo solito pisolino pomeridiano ed era uscito correndo dalla piccola casetta che divideva con la nonna.
I capelli, sempre in disordine e forse un po’ troppo lunghi, erano di un tenue color lavanda e creavano uno strano contrasto con la pelle chiara e i grandi occhi azzurri del bambino.
Come ogni pomeriggio, da quando con Nonna Meda si era trasferito nel piccolo villaggio di Old Sarum, aveva aperto con una spinta il cancelletto in legno bianco e aveva percorso correndo il vialetto di sassolini, diretto a casa degli zii.
Si era fermato solo qualche secondo a guardare la miriade di fiori colorati, sparsi per tutto il giardino. Gli piacevano proprio i fiori della zia!
Aveva salito di corsa i gradini che conducevano all’ingresso e, dopo aver attraversato il piccolo portico, aveva aperto la porta verniciata di bianco.
A quell’ora, se non erano a lavorare, gli zii erano sempre in salotto. Lo zio suonava la chitarra, seduto sul grosso tappeto verde scuro e la zia leggeva un libro, stesa sul divano con uno dei tanti cuscini colorati sotto la testa. Quel pomeriggio, però, il salotto era deserto. Il divano era perfettamente in ordine e la chitarra era appoggiata al caminetto spento.
Il piccolo Teddy allora, era corso in cucina. Quando entrava nella stanza, si fermava sempre a guardare il frigorifero, incantato dalle decine di piccole calamite che tenevano appesi altrettanti post-it colorati. Da quando aveva imparato a leggere, si divertiva a sbirciare i buffi messaggi che la zia lasciava allo zio.
 
“Guai a te se non fai la spesa! Oggi è il tuo turno!”
“Ho finito le Api Frizzole, amore…me ne compri una confezione, vero? Vero?”
“Di a tuo padre di smetterla di rimproverare i MIEI elfi domestici!”
 
C’erano anche alcune fotografie. A Teddy piacevano perché erano babbane, quindi se ne stavano belle ferme.
 
…Un ragazzo biondo ha le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, i pantaloni leggermente risvoltati e i piedi scalzi. Accanto a lui, una ragazza con tanti piccoli fiori chiari tra i capelli neri e un lungo vestito bianco e vaporoso, anche lei ha i piedi scalzi. I due si baciano dolcemente, circondati dai filari di lavanda e illuminati dal sole al tramonto…
 
…Gli stessi due ragazzi, alzando un calice di liquido violaceo, sembrano brindare col fotografo, davanti al portico del cottage…
 
…Ancora i due ragazzi. Sono seduti sotto un grande albero rosa chiaro e stanno facendo un pic-nic. La ragazza indossa uno strano abito orientale e tra i suoi capelli ci sono fiori e perline colorate…
 
…La ragazza mora, con uno strano cappello nero a punta in testa, mostra al fotografo una pergamena arrotolata, tenuta chiusa da un nastro rosso. La ragazza sorride e mostra il segno di vittoria…
 
…Un gruppo di ragazzi in costume si abbraccia e sorride, facendo facce buffe al fotografo. Sembrano divertirsi molto, tranne uno che ha un’espressione leggermente imbronciata, ma si vede che lo fa solo per finta…
 
Teddy si allontanò dal frigorifero. C’era un buon profumo di biscotti in cucina, ma degli zii nemmeno l’ombra.
Il ragazzino stava proprio pensando di tornare a casa quando la porta che si apriva lo distrasse.
«Padroncino Teddy! Cosa fare qui da solo?»
«Ciao Pippy! Dove sono gli zii?»
«La padrona stare riposando al piano di sopra, mentre il padrone essere nello scantinato…» spiegò Pippy, sorridendo.
«Puoi portarmi dallo zio, Pippy?» chiese il bambino.
«Certo padroncino! Pippy accompagnare subito, venire! Venire!»
 
Erano passati quasi tre anni dallo scontro con Shiryu.
Nel giugno dell’anno seguente, in via del tutto eccezionale, Hanalis aveva sostenuto contemporaneamente sia i G.U.F.O. che i M.A.G.O., diplomandosi finalmente ad Hogwarts.
Lo stesso anno, alla fine di agosto, nel giardino di Narcissa Malfoy, Hanalis e Draco si erano sposati, alla presenza di tutti i loro amici. Dopo un meritato viaggio di nozze, i due si erano trasferiti nel piccolo cottage verde, costruito sui vecchi terreni della famiglia Holmes, poco distante da Malfoy Manor. Pippy e la sua amica Bimky, si erano talmente affezionati ai due ragazzi, che avevano deciso di seguirli nella nuova abitazione.
 
«Padron Draco! Padron Draco!» chiamò Pippy, entrando nel seminterrato.
Draco, con un paio di occhiali da vista argentati calati sul naso, alzò la testa dal vecchio libro che stava consultando.
«Che succede, Pippy?»
«Ciao, zio Draco!!!» esclamò Teddy, facendo capolino da dietro le spalle dell’elfo domestico, che si smaterializzò via poco dopo.
Draco alzò gli occhi al cielo.
 
Da quando Andromeda si era riappacificata con Narcissa e si era trasferita nella dependance di Malfoy Manor, non passava giorno che quella piccola peste di Teddy, irrompesse a Malfoy Cottage, pronto a passare lì l’intero pomeriggio. Il ragazzino aveva preso in simpatia Draco e non la smetteva di chiamarlo “zio” dandogli abbastanza sui nervi. Hanalis, lo adorava, era letteralmente affascinata dai suoi capelli cambia colore.
 
«Cosa fai, zio?» chiese il piccolo Lupin, avvicinandosi al calderone e sbirciandoci dentro.
Nel grande pentolone bolliva una pozione rosso scuro, densa e con un odore forte, che fece arricciare il naso al bambino.
«Lavoro…» disse il ragazzo, senza perdere la concentrazione.
«E la zia? Pippy ha detto che sta riposando…sta male?» chiese Teddy, preoccupato.
«Tranquillo, peste, la zia era solo stanca…»
Teddy tirò un sospiro di sollievo.
«Per fortuna! Avevo paura che la zia stesse male…»
Draco sorrise, mescolando la pozione due volte in senso orario.
Passata la preoccupazione per la salute della zia, Teddy aveva cominciato a parlare ininterrottamente, raccontando a Draco tutto quello che aveva fatto a scuola quella mattina, ripetendo per filo e per segno le parole della maestra e dei suoi compagni.
«E così la maestra ha detto…»
«Ma, senti un po’, peste, come mai non vai mai a trovare gli altri zii?» lo interruppe Draco, che non ne poteva più di tutti quei “lui ha detto” e “io ho detto” e “la maestra ha detto”.
«Ci vado! – rispose Teddy, annuendo convinto – Ma dagli altri zii non mi diverto come qui! La zia Ginny è sempre stanca e sbuffa come una caffettiera, e poi James non la smette mai di piangere e lo zio Harry non ha più tempo per giocare con me…» concluse un po’ triste.
Ginny, dopo aver dato alla luce il piccolo James Sirius Potter, era nuovamente incinta e, le due gravidanze, piuttosto ravvicinate, l’avevano debilitata.
«La zia Hermione poi, urla sempre contro lo zio Ron! Lo zio Ron dice che la zia è isterica…» continuò il bambino, preso nuovamente dal racconto.
Anche Hermione era incinta, lei e Ron aspettavano il loro primo figlio, l’avevano scoperto poco dopo Ginny e ancora non sapevano se fosse maschio o femmina.
«Saranno gli ormoni…» borbottò Draco, ma la battuta non sfuggì al bambino.
«Anche lo zio Ron lo dice. La zia gli dà ragione, ma l’altro giorno, di nascosto, mi ha detto che è lo zio Ron a farla diventare isterica e che il bambino non c’entra niente…»
Questa volta, Draco non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Non appena la Granger aveva annunciato di essere incinta, Malfoy si era trovato a pensare che di lì a nove mesi avrebbe avuto a che fare con due bambini: quello appena nato e quello che aveva sposato.
Anche Teddy rise, lo zio Ron e la zia Hermione erano davvero buffi!
«Allora, peste, la pozione adesso deve bollire per tre ore…»
«Così tanto?» chiese Teddy interrompendolo e guardando il calderone con grande interesse.
«È una pozione che ha una preparazione molto lunga e molto difficile, ma è anche molto utile»
«Ooooh! Che forza, zio Draco! E che pozione è?» chiese il bambino, mentre i suoi capelli diventavano dello stesso colore del liquido denso nel pentolone.
«È una mia creazione… – spiegò Draco orgoglioso – Il Ministero me l’ha commissionata per distribuirla agli Auror»
«Sei grande, zio Draco! Anche io da grande voglio imparare a fare le pozioni, proprio come te!» disse il bambino, guardandolo con gli occhioni azzurri che brillavano di ammirazione.
Malfoy accennò ad un sorriso e scompigliò i capelli al ragazzino.
«Vieni, peste, torniamo al piano di sopra…»
«E la pozione, zio?»
«Pippy!» chiamò Draco, facendo l’occhiolino a Teddy.
«Il padrone avere chiamato?» disse il piccolo elfo, comparendo accanto al suo padrone.
«Si, Pippy… La pozione deve bollire per tre ore e va controllata ogni mezz’ora. Non toccare niente, assicurati solo che il fuoco sia acceso e che non bruci. Se ci sono problemi, chiamami!»
«Si, padrone! Pippy adesso tornare a fare pulizie e scendere qui ogni mezz’ora!» detto questo, il piccolo elfo sparì nuovamente.
«Vieni, peste, la zia ieri ha fatto i biscotti»
«I biscooootti?? Quelli buoni buoni col cioccolato?» esclamò Teddy.
«Si, proprio quelli» rispose Draco, già pronto alla reazione che non tardò ad arrivare.
«Yeeeeeee!» urlò il bambino, correndo su per le scale del seminterrato, seguito da Malfoy che non potè fare a meno di sghignazzare.
 
Erano ormai diversi minuti che Draco e Teddy stavano facendo merenda, seduti al tavolo della cucina, quando la porta alle spalle del bambino si era aperta. Draco aveva sorriso e senza che il piccolo Lupin lo vedesse, aveva fatto l’occhiolino al nuovo arrivato.
«Sbaglio o questo è proprio il profumo dei miei biscotti?» disse Hanalis allegra, rispondendo all’occhiolino del marito e interrompendo l’ennesimo racconto di Teddy.
«Ziaaaaa!» urlò il bambino, voltandosi e saltando giù dallo sgabello per correrle incontro.
«Ciao tigre! La nonna lo sa che sei qui anche oggi?» chiese la ragazza, scompigliando i capelli nuovamente color lavanda.
«Certo! L’ultima volta che sono uscito senza dirle niente, mi ha sequestrato la scopa giocattolo…» concluse borbottando il bambino.
Hanalis rise.
«Come sta Fagiolino?» chiese poi Teddy, appoggiando una manina sul pancione di Lis.
«Sta bene, non preoccuparti» rispose Hanalis con un sorriso.
Anche Hanalis era incinta, ormai era al quinto mese e il pancione cominciava a vedersi bene sotto la larga camicia a scacchi che indossava quel giorno. Ancora non sapevano il sesso, ma Malfoy, da cinque mesi a quella parte, andava sbandierando ai quattro venti che sarebbe stato certamente un maschietto.
«Non dovevi chiedere una cosa alla zia, peste?» disse Draco, una volta che Hanalis e Teddy lo raggiunsero al tavolo, prima che il bambino riprendesse a parlare a macchinetta.
«Giusto! Lo zio ha ragione, mi ero dimenticato!» esclamò Teddy.
«Dimmi, tigre, cosa volevi chiedermi?»
«La signora Molly ha invitato me e la nonna a cena alla Tana e ci saranno anche Bill e Fleur. Li conosci Bill e Fleur, zia? – Hanalis annuì – e conosci anche Victorie? – Hanalis annuì di nuovo – Quando l’ho vista, l’ultima volta, le ho detto che tu avevi i fiori più belli di tutta Old Sarum…e a Victorie piacciono tanto i fiori. Voleva vedere il tuo giardino, ma la Tana è troppo lontana per portarla qui, così volevo portare i fiori da lei…» concluse, arrossendo leggermente.
«Allora sarà meglio raccoglierli prima che comincino a chiudersi» disse Hanalis con un sorriso.
Gli occhioni di Teddy si illuminarono di gioia. Saltò giù dallo sgabello e abbracciò la ragazza, poi corse fuori ridendo.
Hanalis si alzò lentamente, tenendosi il pancione, e Draco le fu subito vicino per aiutarla.
«Ciao!» gli disse la ragazza, sorridendogli dolcemente.
«Ciao a te, e anche a Fagiolino» rispose il ragazzo, accarezzandole la pancia e sfiorandole la tempia con un bacio.
 
Il giardino di Malfoy Cottage era veramente grande e circondava quasi completamente il piccolo cottage verde. C’erano aiuole colorate, piene dei fiori più svariati, alcuni filari di lavanda e sul retro una piccola serra con le specie più delicate. Un grande salice piangente riparava un piccolo laghetto, su cui galleggiavano alcune ninfee.
Il sole stava già tramontando, si era alzato un leggero venticello e il piccolo Teddy correva in lungo e in largo per tutto il giardino, alla ricerca dei fiori più belli da aggiungere al suo mazzolino.
Seduto sulla poltroncina di vimini, strimpellando la sua chitarra, Draco smise per un attimo di tenere d’occhio il bambino e rivolse lo sguardo alla moglie.
Seduta sul divanetto, con le gambe stese, coperte da un plaid, Hanalis aveva appena sbadigliato per la quarta volta.
«Dovresti rientrare…» borbottò, senza nemmeno alzare lo sguardo dalle corde della chitarra.
Hanalis alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
«Non ricominciare, Malfoy. So benissimo dove vuoi andare a parare e sai anche tu che la mia risposta è sempre la stessa…»
Dopo essersi diplomata, Hanalis aveva deciso di accantonare la carriera di Auror, che era sempre stato il suo sogno. La ragazza aveva aperto una piccola libreria a Trowbridge, la “Magic Book”, dove, oltre a materiale sia magico che babbano, si poteva trovare un camino sempre aperto che collegava la libreria a Hogsmead e a Diagon Alley. C’era sempre un gran via vai, tanto che Lis aveva dovuto assumere Lucy, una ragazza di origini babbane, appena uscita da Hogwarts. La giovane era ormai in grado di gestire tutto da sola. Hanalis, però,  si ostinava a prendere la Metropolvere tutte le mattine, per andare a lavorare, almeno un paio d’ore, scatenando l’ansia del povero Malfoy.
Erano ormai cinque mesi che, a giorni alterni, veniva sollevato l’argomento, ma Lis non demordeva.
«Devo ricordarti che sei al quinto mese?» disse con tono di rimprovero Malfoy, smettendo di suonare.
«E io devo ricordarti che sono incinta e non invalida?» lo rimbeccò Hanalis, con quella che ormai era diventata la frase tormentone degli ultimi tempi.
La discussione sarebbe potuta andare avanti all’infinito, come succedeva spesso, ma venne interrotta dall’arrivo di gran carriera del piccolo Teddy.
«Guarda che bei fiori che ho scelto, zia Lis!»
«Sono sicura che a Victorie piaceranno un sacco!» rispose la ragazza, prendendo il mazzolino e mettendolo nel vasetto di vetro che Draco aveva fatto apparire.
«Posso portare a Victorie anche un Fiore di Lis, zia? Mi ha detto che non ne ha mai visto uno…» chiese timidamente il bambino.
«Ma certo, tesoro! Vieni, andiamo a prenderlo alla serra, e intanto lo zio Draco fa un bel incantesimo al mazzolino, così non appassisce» esclamò Hanalis.
 
Il sole era ormai tramontato, di Hanalis e Teddy ancora non c’era traccia e Draco cominciava a preoccuparsi. Quanto tempo poteva servire per scegliere un fiore?!
Quando aprì la porticina in legno della serra, Malfoy non potè fare a meno di sorridere. Hanalis era seduta sul muretto, che circondava l’aiuola dei Fiori di Lis, mentre Teddy, seduto sull’erba, parlava senza nemmeno prendere fiato, raccontandole chissà cosa. I capelli del bambino erano diventati biondi, di un colore molto simile a quello dei Fiori di Lis, e a Draco sembrò di essere stato catapultato nel futuro.
Il ragazzo si avvicinò in silenzio e appoggiò una mano sulla spalla di Hanalis.
«Nonna Meda sarà in pensiero, peste, si sta facendo buio…»
«Lo zio ha ragione, tesoro, è ora di tornare a casa» disse Hanalis.
Teddy sorrise e annuì. Gli piaceva così tanto chiacchierare con la zia Lis che non si era nemmeno accorto che il sole era tramontato. Lo zio aveva ragione, la nonna si sarebbe preoccupata e lui non voleva che stesse in pensiero.
«È meglio se ti accompagna Pippy, se no chi la sente la nonna!» disse Draco, fermando il bambino già pronto a correre verso Malfoy Manor.
La distanza tra le due abitazioni non era molta, ma l’ultima volta che Malfoy aveva permesso a Teddy di tornare a casa da solo, Andromeda e Narcissa l’avevano rimproverato per un’ora intera.
Non ci teneva affatto a ripetere l’esperienza.
 
Pippy apparve al centro della cucina pochi minuti dopo. Teddy era già pronto e teneva ben stretto il suo mazzolino colorato, legato con un fiocco blu.
Il bambino salutò con un abbraccio gli zii e diede una carezza al pancione di Hanalis, promettendole di farle sapere se a Victorie fosse piaciuto il regalo. Dopodichè prese la mano dell’elfo e si smaterializzarono.
«È ora di preparare la cena!» esclamò Hanalis all’improvviso, facendo sghignazzare Draco.
Subito dopo il matrimonio, mangiare quello che preparava Lis era praticamente impossibile. Con la pratica, però, era diventata una cuoca provetta e si entusiasmava sempre quando poteva provare una nuova ricetta.
«Mmmm, ho già l’acquolina in bocca! Adesso però è meglio che scenda a controllare la pozione, prima che esploda la casa…ti lascio cucinare in pace»
«Con tutta la fatica che ho fatto per arredarla, Malfoy, spero per il tuo bene che questa casa non esploda mai!» disse Lis, incrociando le braccia sul pancione e guardandolo con aria minacciosa, anche se si vedeva che stava cercando di non ridere.
«Tranquilla, ho tutto sotto controllo!» rispose il ragazzo, schioccandole un bacio sulle labbra e uscendo dalla cucina.
 
Un’oretta dopo, sopra la tavola, apparecchiata con cura, facevano bella mostra di sé una torta salata, una crostata di mele e un mazzolino di fiori di Lis.
Hanalis, sfiorando con un dito un petalo giallo, sorrise soddisfatta. Appoggiò una mano sulla pancia e ricevette in cambio un paio di calcetti che la fecero sussultare.
La Lapis Noctis si mosse e il freddo dell’argento la fece rabbrividire.
Hanalis la prese tra le dita e la osservò attentamente. C’era una piccola crepa, proprio vicino all’anello d’argento che la incastonava, il vortice nero e i bagliori erano spariti completamente e ormai la potente Pietra della Confraternita, altro non era che un comunissimo ciondolo.
La ragazza scosse la testa. Quel periodo della sua vita era finito. Non ci sarebbero state altre battaglie o nemici da sconfiggere.
Era finalmente felice e aveva intenzione di esserlo per molto, molto tempo!
Un altro calcetto le fece capire che anche Fagiolino era d’accordo e le ricordò che era ora di chiamare Draco per la cena.
Hanalis sghignazzò uscendo dalla cucina, perché, Malfoy ancora non lo sapeva, ma di lì a poco avrebbe ricevuto una bella sorpresa….






Ciao a tutti!
Non posso credere di aver appena cliccato "completa" :)
Contrariamente a quello che pansavo, sono molto felice, perchè vuol dire che sono riuscita a portare a termine una storia a cui lavoravo da molto tempo :)
A volte mi sembra impossibile aver pubblicato il prologo sette mesi fa! :P
Come vedete, però, mi sono lasciata una piccola cosa in sospeso... Non ho intenzione di scrivere una long sulla nuova generazione, perchè al momento sono a corto di cattivi :P, ma sto lavorando ad una piccola raccolta di one-shot a tema natalizio, che un po' ci proietteranno nel futuro di Hanalis e Draco! Spero che passerete a leggerle! :)

Vi ricordo la mia pagina facebook "Nel piccolo mondo di Sly by Slyfox18"! Passate a trovarmi!!! :)


https://www.facebook.com/pages/Nel-Piccolo-Mondo-di-Sly-by-Slyfox18/544129052325635

Ed ora...i ringraziamenti! 
Un GRAZIE GRANDISSIMO a:
-- Le 12 che hanno messo la mia fanfictio tra le preferite:

Aster_Mezzelfo, I_Love_5_Boy_1D, Karolina, marysmile99, molly95, sara2001, sarettalamagnifica, thea23, dnaaa, The_Lucky_One, Clio93 e Ro_99.
-- Le 6 che l'hanno messa tra le ricordate:

marysmile99, Sara_Lady_Snow, valepassion95, The_Lucky_One, max95 e effimerastellacadente.
-- Le 17 che l'hanno messa tra le seguite:

Anonimadelirante, Black_, cedric81, CremisiSlytherin, hertalas_kalder94, Lylis, marysmile99, molly95, RomanticaLuna, sara2001, stay_strong_hope, thea23, valepassion95, yuuki_love, The_Lucky_One, battistonzaira10 e fraviaggiaincubi.
-- A chi ha recensito:

LolaBlack, Mikilily, FleurDolohov, Potteristheway, ElenSofy, thea23, marysmile99, Eliot99 e fraviaggiaincubi.
Un GRANDE GRAZIE anche a chi ha solo
letto in silenzio!!!!

Alla prossima!

Slyfox18 (^_^)/

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