Quando meno te l'aspetti

di Feox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo due. ***



Capitolo 1
*** capitolo uno. ***


Vivo con i miei genitori e con mia sorella minore in Irlanda da due mesi e dieci giorni e sono americano. 
La domanda è: Dov'ero due mesi e dieci giorni fa? Bella domanda e complicata anche.
Era il secondo mese d'estate, tutto procedeva per il verso giusto. Frequentavo il liceo, dovevo iniziare il quarto anno e i ragazzi del quinto mi avevano collocato nella categoria degli "Anormali"; per loro, l'essere anormali significava essere timidi, poco loquaci con persone che non si conoscono e impacciati, era ed è il mio carattere, ho le persone che mi vogliono bene, una famiglia e vado bene a scuola, non posso lamentarmi non ora.
La mia famiglia è composta da quattro persone: mia madre si chiama Amanda, ha appena quarant'anni ed è irlandese. Lavora in ospedale come infermiera, ama il suo lavoro perchè ha a che fare con persone che hanno bisogno di lei e questo la fa sentire una piccola eroina; mio padre, invece, si chiama Brian, ed ha compiuto da qualche mese quarantasei anni, lui ha a che fare con il mondo dello sport, è il coach di quattro squadre di basket, allena persone dai cinque ai trent'anni, lui dice che è sempre in ottima forma, anche quando torna a casa con dei dolori lancinanti alle anche e alla schiena; come dama di compagnia in casa ho mia sorella, più piccola di pochi anni, si chiama Rose e ha quattordici anni, ha iniziato da poco il liceo con indirizzo linguistico e io, da buon fratello maggiore, dovrò aiutarla con la matematica. Io invece, beh, io... Io mi chiamo Michael O'Connor. Sono alto un metro e ottantotto circa, ho gli occhi verdi che cambiano a seconda del tempo, capelli neri. Son preso da mio padre, almeno per l'altezza.
Al di fuori della famiglia, ho due buonissimi migliori amici: Ellie e Andy. Loro mi sopportavano dalla mattina alla sera e mi conoscevano a memoria. Sapevano dei miei sbalzi d'umore, delle mie paure, dei miei pregi e dei miei difetti. Mi trovavo bene con loro. Non chiedevo di meglio.

(settembre...)

Tutto andava per il verso giusto, davvero. Era il 14 settembre e la scuola iniziava il 15. Tutti aspettavamo l'apertura di quella prigione, chi con ansia, chi con gioia, chi con timore... A me, onestamente, non faceva nè caldo e nè freddo.
Tutto andava per il verso giusto quando una lettera arrivò a casa. Era indirizzata a mio padre e parlava del suo lavoro. Il suo ruolo da coach in America era di troppo, chiedevano di trasferirsi in Irlanda...
"In Irlanda!?". Urlai, ricevendo un'occhiataccia di disprezzo da parte di mia sorella che stava per tapparsi le orecchie.
"Ma... ma è assurdo.". Aggiunsi abbassando il tono della voce.
"Purtroppo è così, Michael." mi rispose mio padre, anche lui fuori di se. "Non perdiamo tempo, iniziamo a raccogliere le nostre cose, io chiamerò l'agenzia e rimedierò dei biglietti per l'aereo e la mamma chiamerà i vostri nonni irlandesi per la casa."
Andai in camera allibito, ormai stroncato, con mia sorella.
"Ro, non voglio lasciare New York... cioè, non voglio lasciare i miei amici e questa casa." Confessai a Rose che stava sistemando la valigia.
"Purtroppo non possiamo farci niente, dobbiamo iniziare una nuova vita e... anche se non mi piacerà affatto, lasciar fare al destino." Mi rispose con tono basso, si vedeva... era triste. Aveva fatto tanto per arrivare al liceo e a fare amicizia con qualcuno nella scuola, ma è stato tutto inutile. Mi avvicinai a Rose lentamente e l'abbracciai. 
"Su, vai a dormire. Da domani sarà tutto diverso. Ti voglio bene!" annuì e si fece rimboccare le coperte.
"Buonanotte Mik!" sentii dirmi dall'altro lato della stanza.
"Buonanotte Ro e dormi tranquilla!".

 
Erano le 06.30 di mattina. Ero nervoso. Mi alzai dal letto, mi vestii, mi lavai e mangiai qualcosa a volo. Mi incamminai verso il liceo, non dovevo frequentare la lezione, avevo già il nullaosta per passare da una scuola all'altra, ma ero li per salutare Andy e  Ellie.
Li vidi arrivare insieme, scherzavano e iniziai a camminare verso di loro.
"Hey, cos'hai? Brutta giornata?" Mi domandò Ellie, salutandomi con un abbraccio.
"Sentite ragazzi, io devo dirvi una cosa." Dissi tremolante. Avevo paura della loro reazione. "Ieri sera è arrivata una lettera indirizzata a mio padre, parlava del lavoro, è stato trasferito in Irlanda, e tutta la famiglia è destinata a seguire il capo." dissi abbassando la testa. 
"In Irlanda? Ma è lontanissimo, non ci vedremo più?" Disse Andy alzandosi dal muretto dove era seduto. 
"Sì che ci vedremo. Mia madre mi ha promesso di tornare qui a Natale, e in estate. Sarà dura iniziare una nuova vita, nuova scuola, nuova classe... Vorrei far qualcosa ma non posso far niente, mi sento impotente." Dissi abbassando il capo nuovamente.
"Michael, noi saremo sempre con te, qualunque cosa accada. Ci sentiremo comunque ogni giorno e te lo promettiamo. Ora è meglio che tu vada." Mi disse Ellie tranquilla con gli occhi lucidi. 
Mi abbracciarono per un po', poi mi lasciarono andare. "Vi voglio bene ragazzi. Mi mancherete." Urlai a metri di distanza da loro.


"Allora! Siamo pronti per questo viaggio?" Chiese mio padre entusiasto mettendo le mani in vita.
Salimmo tutti e quattro sull'aereo, dopo esserci seduti nei rispettivi posti, misi una cuffia nell'orecchio di Rose e una nella mia. Da un lato eravamo contenti, ma la nuova vita ci spaventava.





SPAZIO AUTRICE: Spero vi piaccia, sono nuova e devo farci ancora la mano. Il secondo capitolo lo posterò entro una settimana, non di più. 

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Capitolo 2
*** capitolo due. ***


Mi piaceva viaggiare, più di ogni altra cosa, ma ad ogni viaggio, fatto con la mia famiglia, ero sempre ritornato a casa… stavolta invece no. Era diverso. A momenti sarei atterrato nell'aeroporto di Dublino. Ah, che bella città quella. In realtà, essendo amante dei viaggi, ho sempre desiderato visitare ogni singola città e ogni singolo paese. Sono stato in parecchie parti di questo mondo, un po' con la scuola e un po' con la mia famiglia, ho visitato metà Italia, ho visitato Londra, ho visitato anche tutta la Francia. Penso che visitare ti apra la mente, è così. Ingrandisce il tuo bagaglio culturale e ti da almeno un'infarinatura di tutto. 
"Mik, vuoi qualcosa da bere o da mangiare?" Mi chiese Rose, appoggiandomi una mano sulla spalla e facendomi tornare nella realtà.
"Mh, no…" Dissi per poi aggiungere "Non ho molta fame, ma un po' d'acqua mi andrebbe." Conclusi per poi ritornare a guardare dal piccolo finestrino dell'aereo. Com'era bello il mondo da lassù, erano tutti così piccoli, dei puntini numerosi impercettibili. Vedevo Rose che stava per prendere l'acqua e un tramezzino per lei. Era rilassata anche se la tristezza le si leggeva in quel sorriso storto. Invece, i miei genitori, i signori O'Conner, erano seduti sui sedili posteriori, mio padre dormiva, come al solito i viaggi lo stancavano parecchio ma in realtà ha sempre avuto paura di volare in aereo e allora dormiva per non pensarci. Mia madre invece leggeva un libro dalla copertina blu con dei richiami rossi. 
"Rose, tra quanto arriviamo?" Chiesi a mia sorella gesticolando con le mani facendo capire che ero stanco.
"Dovrebbe mancare poco. Sei stanco?" Ribattè.
Rose mi aveva capito subito. E' l'unica persona che mi conosce tutto per intero. L'unica davvero. Mi legge nella mente, sarà perché siamo fratelli, ma è davvero così.
"Un po', più che altro sono ansioso di vedere Dublino, i nonni, la casa." Risposi sbuffando. 
"Sì, anche io. Voglio salutare i nonni e voglio subito vedere la città. Mamma ha detto che abitano non molto lontano dal centro, sarà bellissimo, vedrai. Visiteremo insieme la città?" Mi chiede Rose guardandomi con quegli occhi verdi, fissi su di me, come per dire 'DAI DIMMI DI SI!'
"Certo che sì, Ro! Non ti lascerò sola, non l'ho mai fatto e non lo farò di certo ora!" Risposi convinto, per poi accarezzare il braccio di mia sorella.
 
 
(due ore dopo) 
Finalmente eravamo "a casa".
I nonni sono venuti a prenderci all'aeroporto. Ci hanno fatto fare il giro della casa, non era male. Due bagni, la camera matrimoniale, io e Rose avevamo le stanze separate e non era mai successo. Un salotto e la cucina. Era tutto in stile moderno. Il contrario della casa a New York. Era bella, fin troppo.  Per ora l'Irlanda aveva due punti in vantaggio. Mi piaceva, era solo questione di adattarsi.
I nonni andarono a casa, per farci sistemare e per dormire, il viaggio aveva stancato un po' tutti. La mamma stava mettendo a posto le varie cose e nel frattempo perlustrava la casa. Papà invece faceva tremila chiamate al secondo per vedere il suo nuovo posto di lavoro, era contento.
"Ro, allora ti piace?" Chiesi a Ro mentre guardavamo la sua camera.
"Sì, molto. Però mi spiace non avere la camera con te stavolta." Disse buttandosi sul letto.
"Verrò a disturbarti qualche notte, dai!" Le sorrisi tanto per tranquillizzarla. 
 
 
Nel pomeriggio inviai un messaggio a Andy e Ellie. Gli ho parlato della casa, del viaggio, dei nonni e di quel che ho visto di Dublino, con in fine un "Mi mancate". 
"Sarà dura. Ma io sono più forte. Magari quest'esperienza mi farà cambiare. Diventerò più aperto." Pensavo tra me e me, poi, dopo aver sistemato tutte le mie cose, chiamai Rose e le dissi di prepararsi.
"Rose, preparati. Dublino ci aspetta!" Le dissi entusiasto. La mamma mi aveva dato il permesso di andare in città solo con Rose, lei si fidava di me e del mio senso dell'orientamento. 
Rose scese le scale e varcammo la porta. 
"Sei pronta?" Le chiesi sorridendole.
"Certo che sì!" Si mise sotto braccetto e andammo verso il centro di Dublino.

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