One month, one love

di Jagiya Eomma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza per una nuova avventura ***
Capitolo 2: *** Momenti di follia ***
Capitolo 3: *** Misteriosi incontri ***
Capitolo 4: *** Pericolosa curioità ***
Capitolo 5: *** Prigioniera delle maschere ***
Capitolo 6: *** Una sorpresa dopo l'altra ***



Capitolo 1
*** Partenza per una nuova avventura ***


« Mary, sei pronta? »
« Un attimo mamma, scendo subito! »

L'eccitazione era viva più che mai in casa Amos. Fremevano gli spiriti e l'atmosfera era trepidante. Bastava un'occhiata che i sorrisi si manifestavano in tutto il loro splendore. 

Eccolo, finalmente, il giorno aspettato per anni.

Una valigia scese giù dalle scale, lasciando l'eco della sua scesa nella casa.
« Basta con tutto questo baccano! » gridò una voce assonnata.
« Rob, non rompere! » rispose una voce femminile, avvicinandosi alla soglia della porta della cucina.
« Sei così felice solo perché vai da quei cinesi... Bah, chi ti capisce è bravo. » disse il giovane ragazzo dai capelli arruffati e gli occhi socchiusi che girava il cucchiaio nella sua tazza con cereali.
« Robert! Smettila di sparare queste cretinate di prima mattina, soprattutto in QUESTO giorno! E poi sono coreani, scemo di un bradipo! » lei andò da lui e gli diede un calcio, silenzioso ma letale.
Il ragazzo strillò dal dolore.
« Mary, Robert, smettetela! » gridò la madre che entrò nel luogo del reato.
« È stata lei! » l'accusò lui.
« Lui spara cavolate! » si giustificò lei.
« ZITTI ENTRAMBI! » gli azzittì la madre, stufa di quei litigi mattutini.
I due non dissero più niente e si guardarono in cagnesco.
« A volte mi dimentico di avere due figli di 20 anni... » sospirò la madre, guardandoli con un cenno di sorriso e occhi nostalgici.
I due, vedendola sull'orlo delle lacrime, lasciarono da parte le loro divergenze e andarono da lei, abbracciandola. Non dissero niente, si limitarono a stringerla forte e darle il conforto che lei era sempre stata pronta a dare a loro.
« Auguri, auguri bimbi miei. » disse la madre tra le lacrime e portandogli stretti a lei.
« Grazie mamma » risposero all'unisono i gemelli.

Il campanello della porta d'ingresso suonò, rovinando quel momento intimo.
« È arrivato il taxi! » annunciò la madre, asciugandosi gli occhi.
Andò ad aprire la porta e si trovò davanti un uomo di media statura con l'espressione allegra e spensierata.
« Siete pronti? » chiese.
« Si, ecco la valigia. » gli diede la valigia di Mary.
« Ci può dare un minuto? »
« Certo, aspetto in macchina »

Quando l'uomo si allontanò, lei tornò dai suoi figli e trovò i due a bisticciare.
« Hey voi due, smettetela! Mary devi andare... » la donna si rabbuiò di nuovo.
Mary corse subito da lei, seguita da Robert.
« Mamma non essere triste... Vedrai che tornerò presto! Intanto c'è questo animale con te! » disse, indicando il fratello.

« Hey! » protestò lui.

Le due risero.

« Va bene, amore... Ma chiamami quando puoi, ti prego. E appena arrivi facci sapere come stai! » la madre cercò di essere forte e di riprendersi.
« Quando arriverò lì, qui sarà tardi. »
« Non fa nulla, tu chiama, aspetterò una tua telefonata! » la abbracciò e le diede baci su baci, finché finalmente non la liberò, anche se con rammarico.
Mary si girò e guardò il fratello.
« Stai sempre con lei, capito? Sii uomo e proteggila anche per me! »
« Certo che lo farò! »
I due si guardarono per alcuni istanti, poi finalmente ebbero il coraggio di unirsi in un abbraccio fraterno, che quasi commosse la madre.
« Ora vado, ci vediamo tra un mese! » disse Mary uscendo di casa, mentre il fratello e la madre la salutavano dalla soglia della porta.
Si diresse al taxi, aprì lo sportello e, guardando un'ultima volta la sua famigliola, disse all'autista di partire. La destinazione era l'aeroporto.
Nel tragitto Mary pensò a come far fronte alla folla nell'immenso aeroporto. Ogni anno, andando in vacanza con la famiglia, era una guerra contro l'ammucchiata arrivare in tempo a prendere l'aereo. Questa volta però si era preparata un piano: sarebbe giunta molto prima, così da risolvere le varie pratiche e stare tranquilla ad aspettare la partenza.

Quando arrivò diede i soldi al tassista, prese la valigia, fece un grosso respiro e si diresse verso l'entrata dell'aeroporto.
In un momento, dopo aver oltrepassato la porta scorrevole, si trovò davanti a quello che lei chiamava "il party delle etnie". Uomini, donne, bambini di ogni etnia erano riuniti lì, insieme, lasciando nell'aria quella sensazione di diversità culturale che Mary tanto adorava.

Quando si riprese dall'impatto iniziale, corse subito al controllo dei bagagli. Aspettò alcuni minuti prima che gli sportelli si aprissero. Per fortuna era la prima e tra rilascio di bagagli e controlli ci mise pochissimo. Finalmente ora era nella sala delle partenze, semi vuota. Prese dalla borsa le sue cuffiette a forma di coccinella, le infilò nelle orecchie e si lasciò trasportare dalla musica.
Mentre muoveva quasi impercettibilmente labbra, capo e gambe a suon di musica, scrutava l'ambiente circostante. La sua attenzione fu rapita da due uomini robusti vestiti di nero e uno, più gracile e basso degli altri due, che era appena dietro di loro. I due omoni osservavano diffidenti la sala, mentre l'altro teneva lo sguardo basso sul suo cellulare e nascondeva la faccia sotto una sciarpa nera. Alla mano teneva un guinzaglio, che era legato al collo di un adorabile cane color caramello.
« Ma che cucciolo! » sibilò Mary a bassa voce, gli occhi lucenti e desiderosi di toccare quel manto.

I tre si sedettero piuttosto vicini a Mary e lei, gioiosa, rimase ad osservare ogni minimo movimento del cagnolino che era intento ad acchiappare una palla. Il padrone sembrava assente, racchiuso nel suo mondo, mentre gli altri parlavano tra loro, mantenendo sempre lo sguardo su quello che accadeva intorno.
Ma a Mary non importava degli altri, lei voleva solo ammirare e sperare che quel batuffolo di tenerezza venisse da lei. Le sue speranze furono esaudite e il cagnolino si avvicinò alle sue gambe mentre rincorreva la sua pallina fugace. Mary si chinò verso di lui e gliela diede, lasciando che le mordicchiasse leggermente le dita nella presa. Lei sorrise e pian piano si spostò con la mano sulla sua nuca, lasciandogli grattini un po' ovunque. Il cucciolo sembrava gradire, tanto che si sedette comodo a pancia in su e si lasciò coccolare. Mary non gli rifiutò le sue attenzioni, finché non sentì una voce roca e modificata dal raffreddore dire: « Gaho! »
Il cagnolino balzò via e ritornò dal suo padrone, il quale l'aveva chiamato.
Si chiama Gaho? Questo nome l'ho già sentito... - pensò Mary mentre lo sguardo seguiva tutti i movimenti del cagnolino.

Dopo circa un'ora di attesa, fu il momento dell'imbarco. Mentre era in fila pensò a che fine avrebbe fatto il cucciolo. L'avrebbero messo da solo in una cuccia lontano dal suo padrone? O l'avrebbero lasciato con quest'ultimo? Pensando ciò si girò verso i soggetti dei suoi pensieri e vide che erano ancora immobili ai loro posti. Poi vide il ragazzo imbacuccato prendere in braccio il cane e portarlo sotto il suo grosso cappotto nero. Il cagnolino scomparve e allora lui e gli altri due uomini si misero in fila.
A Mary scappò una risatina a quella scena.
Ho capito, Gaho dovrebbe stare in una cuccia da solo... Che bravo padroncino che ha! - pensò, mentre tirava fuori dalla borsa passaporto e biglietto.

Un autobus attendeva i passeggeri fuori. Quando tutti salirono, partì e li portò all'aereo.
« Koreanair... » lesse, emozionata solo a leggere quella grossa scritta che vi era sull'aereo color turchese.
Si imbarcò e dopo una ventina di minuti l'aereo partì. Destinazione Corea del Sud.

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Capitolo 2
*** Momenti di follia ***


La fatica del viaggio quasi non si fece sentire dato che Mary aveva passato le ultime due notti in bianco e aveva approfittato del lungo volo per recuperare il sonno perduto.

Si svegliò circa un'ora prima dell'atterraggio. L'emozione crebbe e l'agitazione si fece sentire. Il paese che tanto amava era lì, sotto di lei, pronta ad ospitarla.

Quando finalmente arrivò il momento dello sbarco e Mary uscì, urlò con tutto il fiato che aveva: « Eccomi qui finalmente! » non curandosi degli sguardi divertiti degli altri passeggeri.

Scesero tutti e aspettarono di adempiere all'ultimo controllo dei passaporti.

Prima di staccarsi definitivamente dalla fila in cui era collocata ed uscire, Mary guardò un'ultima volta il soggetto dei suoi pensieri: il cucciolo. Anche se lui non avrebbe mai capito quel gesto, gli sorrise dolcemente e poi si allontanò.

Fuori dall'aeroporto si ritrovò davanti una folla di gente con espressioni divertite stampate in faccia. Mary, incuriosita, si avvicinò per vedere di cosa si trattasse. Appena vide il motivo di quelle risatine sotto i baffi, non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Subito dopo avanzò facendosi spazio tra le persone e gridò: « Sorellona Yurim! »

A quel nome rispose una ragazza dai capelli fucsia e i vestiti  stravaganti e variopinti. Saltò fuori dalla sua macchina addobbata con peluche e volò al collo di Mary, stringendola forte a sé e dandole tanti piccoli bacetti.

« Sorellina mia! »

Mary ricambiò l'affetto di quel abbraccio e le lacrime le rigarono le guance. Era davvero piacevole sentire il calore rassicurante, la voce emozionata , il profumo delicato, il battito del cuore e il respiro eccitato della sua migliore amica.

Le due rimasero sospese in quel momento magico per alcuni minuti prima di staccarsi ed entrare in macchina.

« Mamma e papà non vedono l'ora di vederti! Pensa che avevano paura a lasciarmi guidare dato che ero troppo euforica! » esclamò Yurim.

Mary rise e guardò l'amica. Le sfiorò un braccio e sentire la sua candida pelle la rassicurò. Non era un sogno, quella meravigliosa ragazza con cui aveva parlato per 6 anni tramite uno schermo era lì, con lei, a ridere e scherzare tranquillamente, come era solita fare dal loro primo incontro.

Neanche ricordava più quanto avesse benedetto il giorno del suo 14esimo compleanno.

Era primavera, maggio era sulle finite. Accompagnati dall'afa, due novelli 14enni correvano da scuola verso casa. Euforici per i regali che avrebbero ricevuto per il loro compleanno, corsero più velocemente che potevano. Già sapevano cosa avrebbero ricevuto, ne parlavano da tanto! La madre, essendo sola, non poteva comprare loro tutto, ma con un piccolo contributo dei nonni era riuscita a comprare loro due computer. Quando i gemelli erano arrivati a casa e li avevano visti, avevano gridato dalla gioia. Avevano riempito di baci la madre e poi avevano trascorso il pomeriggio con i loro nuovi regali. Per Mary era tutto un mondo nuovo, ma in poche ore era riuscita a capirlo, a differenza del fratello che ancora si dannava. Per caso era entrata in una chat e qui aveva iniziato a parlare con una ragazza. Con sua grande sorpresa, aveva scoperto che Yurim era originaria della lontana Corea del Sud.

In poco tempo le due avevano legato, fino a diventare amiche. In seguito il loro rapporto si era rafforzato , ma la distanza era una sofferenza costante. Vedendola addolorata, la madre di Mary le aveva promesso che appena avesse compiuto 20 anni, le avrebbe dato il consenso di andare da Yurim. Con la speranza di incontrarla, gli anni erano passati.

« Hey, ma lo sai che oggi ho visto un cagnolino bellissimo? Era un amore! » cominciò a dire Mary.

« Ero sicura che avrei visto al più presto il tuo animo animalista! » rise.

« Era davvero troppo cuccioloso! Il padrone l'ha chiamato Gaho! »

Yurim frenò improvvisamente, facendo spiattellare Mary contro il parabrezza.

« Ma sei pazza? Cosa ti è preso? » chiese, guardando male l'amica.

« Hai detto Gaho? Ma... Ma... ODDIO! » Yurim era sconvolta, gli occhi che quasi le uscivano dalle orbite.

«... Cosa? » chiese Mary un po' preoccupata da quel mutamento.

« Sai che oggi era previsto l'arrivo di G-Dragon dagli Stati Uniti? E... E... IL SUO CANE SI CHIAMA GAHO! » Yurim divenne tutta rossa e cominciò a battere le mani sul volante, facendo suonare il clacson all'impazzata.

Mary rimase un po' perplessa da quel comportamento, ma ripensò all'ultima frase che aveva detto.

« Aspetta, mi... Mi stai dicendo che... Che... Ero seduta vicino a G-Dragon? » Mary deglutì incredula, cercando la conferma dell'amica.

Yurim si limitò a muovere la testa in segno di affermazione e poi calò il silenzio. Le due si guardarono per alcuni istanti e poi urlarono come non mai. Saltarono sui sedili e gridarono. Quante volte nella vita sarebbe successo una cosa del genere? Forse mai, ma era successo!

L'eccitazione delle due si placò quando qualcuno batté al finestrino del conducente.

*******

« Yoboseyo? »

« Mamma... »

« Yurim! Dove state? Dovevate essere già qui! »

« Beh sai... È successa una cosa... »

« Cosa? Oddio bambine mie, state bene? Siete ferite? Avete fatto un incidente? Ero sicura che non dovevo lasciarti andare nello stato in cui eri! »

« Mamma, ascoltami! Non ci è successo niente di grave ma... »

« Ma? »

« Siamo state apparentemente... Arrestate.»

Ci furono alcuni secondi di silenzio.

« COSA? MA CHE HAI COMBINATO, STUPIDA FIGLIA? » chiese la madre, urlando.

« Mamma non abbiamo fatto niente di illegale, calmati! »

« CALMARMI? SCHERZI? OH, SE ME LA  PAGHERAI! DOVE SIETE? VENGO A PRENDERVI! »

*******

« Mamma... » cercò di dire Yurim, mentre lei e Mary erano sedute sui sedili posteriori nella macchina della madre.

« Adesso spiegatemi tutto! » ordinò.

« Non è colpa sua, ma mia! » Mary cercò di difendere l'amica.

« Mary non preoccuparti, non la sto sgridando, voglio solo sapere cosa è successo. » il tono della madre si addolcì.

« MARY È STATA VICINO A G-DRAGON, MAMMA! » gridò Yurim emozionata, saltellando sul sedile.

La madre sospirò, ormai si era arresa a capire quella figlia scellerata che si ritrovava.

« E questo cosa c'entra con l'arresto? »

« Beh, quando ci siamo rese conto di questo abbiamo fermato la macchina in mezzo alla strada e abbiamo cominciato ad urlare e sbraitare... E un poliziotto ha bussato al finestrino e ci ha arrestate per disordine pubblico e stradale... »

La madre sospirò ancora, questa volta più forte.

« Non fa niente dai, non è niente di grave... Però speriamo che nelle prossime settimane non succeda più una cosa del genere. Ci siamo capite, ragazze? »

« Si, mamma... » risposero insieme. Mary vedeva nella mamma di Yurim la sua, e ormai la considerava come una seconda madre.

« Bene! Ora torniamo subito a casa, papà vuole vederti, Mary! »

« Non vedo l'ora! » rispose lei, sorridendo.

Quando arrivarono, ad aspettarle c'era il signor Yi a braccia aperte.

« Mary, piccina! » disse, abbracciandola.

« Papà, sono così felice di vederti! » disse Mary, stringendolo forte a sé. In lui aveva sempre visto la figura paterna che non aveva mai avuto al suo fianco. Ormai gli Yi erano la sua seconda famiglia.

« Hey, sono gelosa! » disse Yurim imbronciata.

« Vieni qui, scimmietta!» disse il padre, chiamandola ad unirsi all'abbraccio.

Yurim li abbracciò e si fece coccolare.

« Su, entriamo in casa! » disse il padre, prendendo la valigia di Mary.

La madre era già in cucina a preparare il pranzo. Quando Mary entrò in casa, si lasciò trasportare dal buonissimo odorino che proveniva dalla cucina. Prima del pranzo sistemò le sue cose in camera di Yurim e chiacchierò un po' con quest'ultima del più e del meno: avrebbero dato libero sfogo ai racconti la sera.

« Ragazze, il pranzo è pronto! » le informò la madre.

Mary corse giù dalle scale in fretta e furia ed entrò nel salone. Rimase estasiata davanti alla tavola colma di pietanze dall'aspetto invitante. Rimase a divorare con gli occhi quei piatti appetitosi.

« Hey, non lasciare la tua bava sul cibo! » le disse Yurim, entrando.

« Cosa? Ah... Eh.. Sisi! »

« Scusala mamma, appena vede del cibo si fa filmini mentali su come divorarli! »

Tutti risero, Mary compresa. Poi, come un flash, le passò in mente il viso della madre e ripensò a quello che le aveva detto prima che partisse.

« Oddio, devo subito chiamare mamma! » gridò, alzandosi di colpo da tavola.

« Va bene, vai. Il telefono è sul comodino nel corridoio. »

Mary prese il cordless e digitò il numero di casa.

Dopo alcuni squilli rispose una voce maschile.

« Pronto? »

« Robert! »

« Mary! Finalmente ti sei fatta sentire! Mamma era preoccupatissima! Che fine hai fatto? »

« Scusatemi! L'aereo... Ha fatto alcune ore di ritardo. » inventò lei.

Non voleva rivelare che il primo giorno lontano da casa si era fatta arrestare. Di sicuro la madre si sarebbe allarmata e le avrebbe fatto prendere il primo aereo per l'America, mentre il fratello l'avrebbe presa in giro a vita.

« Ah ok... Comunque mamma è andata a letto, era troppo stanca. »

« Va bene. Ma tu che ci fai ancora sveglio? Dalla tua voce non sembra tu ti sia appena svegliato. »

« Sono rimasto sveglio... Per te... » disse Robert, indugiando.

Mary sorrise, di sicuro il fratello era molto imbarazzato nel dire quelle parole.

« Grazie Robert... Dii a mamma che chiamerò presto! Adesso devo lasciarti, buonanotte! »

« Ciao e stai attenta, sorella pestifera! » rise.

Rise anche Mary e chiuse la chiamata, poi ritornò in salone e si godette il suo primo pranzo in Corea.

 

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Capitolo 3
*** Misteriosi incontri ***


Quella sera le due amiche si diedero a pazze risate, racconti nostalgici, coccole e ancora risate. Continuarono così tutta la notte, destando l'ira dei loro genitori che le minacciarono pur di farle stare zitte. Quando finalmente ci riuscirono, come compenso, diedero loro una gran somma di denaro, che avrebbero usato per andare a fare shopping l'indomani.

Il giorno seguente le due ragazze si prepararono e vestirono in fretta, presero la macchina e si diressero verso il centro commerciale più grande di Seoul.

« Sai cosa ti ci vorrebbe?! » chiese improvvisamente Yurim, che teneva lo sguardo sulla strada.

« Cosa? »

« Uno stile più adatto a te! Ho notato che ti metti la prima cosa che capita... Hai belle curve, mostrale! » le consigliò.

Mary rise: « Scema! »

I genitori di Yurim avevano dato loro un bel po' da spendere, quindi si diedero a pazze spese. Vestiti, scarpe, borse, gioielli: comprarono di tutto.

« Non avremmo un po' esagerato? » chiese Mary, guardando le numerose buste che penzolavano dalle loro braccia.

« Nah, ho come genitori dei ricconi! » disse Yurim con noncuranza.

Mary le accennò un sorriso imbarazzato. Si vergognava a spendere i soldi di qualcuno a quel modo, e soprattutto così tanti. Aveva speso più quel giorno di quanto avesse mai fatto in metà anno!

Dopo un'intera giornata di shopping, deposero le buste in macchina e andarono a prendersi un gelato.

« Allora, sorellina, cosa vorresti fare? » chiese Yurim mentre gustava con gli occhi il gelato appena comprato.

« Non lo so... Decidi tu! »

Yurim restò un attimo a pensarci, e poi le si illuminarono gli occhi.

Oddio, adesso vorrà di sicuro andare a casa di uno dei BigBang e stuprarlo... Ci arresteranno di nuovo. - pensò Mary, sospirando.

« Andiamo, vieni! » la esortò Yurim, prendendola per il braccio e portandola in mezzo alla folla.

Mary si lasciò trascinare, anche se nel tragitto aveva smarrito il suo gelato e si era procurata qualche livido sbattendo contro le persone.

Dopo alcuni minuti di corsa, sentì la sua guidatrice fermarsi di colpo e si fermò appena in tempo, per non finirle contro.

« Yurim, dove sia- »

Mary non riuscì a finire la sua domanda che, guardando dinanzi a lei, vide l'entrata appariscente di...

« Un parco dei divertimenti! » esclamò gioiosa.

« Ci vuoi entrare? » chiese Yurim, anche se era evidente dal faccino fanciullesco di Mary che lo voleva.

« Si, certo! » disse lei, correndo verso la biglietteria.

Dopo aver comprato i biglietti, entrarono e si lasciarono trasportare dalla musica delle giostre, dalle grida divertite dei bambini e da quelle spaventate derivanti dalla vicina casa degli orrori. L'attenzione di Yurim fu rapita proprio da quest'ultima. Guardò Mary con occhi supplici.

« Non ci pensare neanche. » troncò netto Mary.

« Non puoi farmi questo! » Yurim cominciò a dimenarsi, sbraitando e gridando come una forsennata.

Mary era imbarazzatissima dagli sguardi divertiti dei passanti e dagli stessi bambini piccoli, che sembravano più maturi della sua amica. Le tappò la bocca e la portò al luogo dei suoi desideri.

« Contenta adesso? » chiese mentre si immergevano nel buio più totale.

« Si! » rispose eccitata.

Yurim avanzò tranquillamente tra le prime ragnatele che le si presentavano davanti, canticchiando e fischiettando uno strano motivo. Nel frattempo Mary era aggrappata alla sua maglietta, guardandosi intorno con occhi vigili e le corde vocali pronte a lanciare un grido in caso di spavento. Odiava quei posti tetri che servivano solo a rovinare il cuore di una persona e mandarla all'ospedale.

« Non si preoccupi, my lady, sono qui per proteggerla. » ridacchiò Yurim, notando la sua paura.

Mary le diede un pizzicotto.

« Ahia! Piccola peste, vieni qui! » Yurim la prese per un braccio e cominciò a farle il solletico, che era uno dei suoi punti deboli.

Mary iniziò ad urlare e ridere a squarciagola, implorando Yurim di fermarsi. Ma quest'ultima non ne aveva alcuna intenzione e continuò, finché un rumore inquietante la immobilizzò. Lasciò andare Mary e, per tranquillizzarla, la prese per una mano e avanzarono nella pece. Improvvisamente Mary sentì qualcosa accarezzarle e poi afferrarle una gamba. A dir poco terrorizzata, iniziò a gridare e presa dallo spavento lasciò Yurim e corse via.

« Mary! Mary, no! » le gridò dietro Yurim, cercando di prenderla, ma non ci riuscì.

Mary continuò a gridare trasportata dalla paura finché arrivò finalmente in un luogo in cui c'era un minimo di luce. Si fermò e cercò di riprendere fiato e calmarsi. Quando finalmente il battito cardiaco ritornò alla norma, si rese conto di aver perso di vista Yurim.

Il panico la face tremare. Non voleva rimanere da sola in quel luogo.

Iniziò lentamente a camminare, cercando di capire da dove fosse arrivata, ma non se lo ricordava.

« Yurim, dove sei? Yurim, ho paura... » disse con un nodo in gola.

Girò a vuoto nel buio più totale finché, finalmente, vide una fioca luce in lontananza. Corse fino verso di essa e appena ci arrivò noto qualcosa. Si avvicinò lentamente e...

Oh mio dio... È... È... -

Sfiorò la cosa bianca che tremava vicino alla luce. Quando la toccò, essa si mosse e lanciò un grido. Mary spaventata indietreggiò e cadde.

« Ahia! » gridò lei sentendo un forte dolore alla caviglia.

La toccò e sentì una forte fitta, come una coltellata.

« Hey, tutto bene? » le chiese una voce maschile alterata dai singhiozzi.

« No... Penso di essermi presa una storta... » riuscì a dire lei. Era un dolore insopportabile.

« S-scusa, è colpa mia... Mi sono spaventato quando mi hai sfiorato. » si scusò lui.

« Non preoccuparti... » cercò di rassicurarlo lei.

« A... Adesso come facciamo? Non so dove siamo... Gli altri mi hanno abbandonato qui! » si lamentò guardandosi attorno.

« Non lo so... Anch'io ho perso di vista la mia amica... »

Ci fu un attimo di silenzio e i due sospirarono arresi.

Il ragazzo si sedette vicino a lei. Mary riuscì a intravvedere il suo volto, anche se la luce soffusa non permetteva di mostravano molto.

« Già che siamo qui, piacere sono Mary! » disse lei, rompendo il silenzio.

« Piacere mio, sono Da... Bae! Si, mi chiamo Bae! »

Non stava dicendo un altro nome inizialmente? -

Mary lo guardò con sospetto.

I due rimasero in silenzio e lei cominciò a massaggiare delicatamente la caviglia. Ad ogni tocco le faceva ancor più male. Cercò di trattenere le grida di dolore, ma le lacrime iniziarono a scendere lentamente sulle guance.

Bae, vedendola in quello stato, cercò di parlare di cose stupide o divertenti e farla pensare ad altro, ma non ci riuscì. Allora cominciò a urlare in cerca di aiuto.

Gridò per 5 minuti prima di ricevere risposta.

« Mary! Mary, dove sei? »

Mary cercò di alzarsi.

« Yurim, sono qui! Yurim! »

Dopo breve giunse Yurim.

« Per fortuna ti ho trovata, scema! » abbracciò Mary.

« Ah che male! »

« Cosa ti è succes... » non fece in tempo a finire la domanda che si rese conto dello stato dell'amica.

« Oddio! Cos'hai? ...Mary? »

Non ebbe risposta perché quest'ultima perse i sensi.

Yurim non seppe cosa fare e la poggiò a terra, terrorizzata.

« Si è fatta male alla caviglia. » la informò il ragazzo.

Lei trasalì. Non si era minimamente accorta di lui.

« Ah... G-Grazie. »

« Sai come possiamo uscire da qui? »

« Si, per fortuna sono brava ad orientarmi. Però come faccio con Mary? Non posso lasciarla qui! »

Lui, senza dire niente, si abbassò e prese tra le braccia Mary.

« La porterò io. »

« Ti ringrazio! »

Yurim andò avanti e lui la seguì taciturno. Ci misero pochissimo fino all'uscita, che era più vicina di quanto pensassero. Finalmente riuscirono a vedere la luce del sole.

« Scusa, io devo andare! » disse il ragazzo appena uscirono.

Mise Mary su una panchina e prima che Yurim riuscisse a vederlo, scappò via.

« Che strano ragazzo... » pensò ad alta voce Yurim, ma non ci badò molto: la sua priorità era Mary.

Con l'aiuto di un dipendente del parco, la portò, sotto gli occhi incuriositi di tutti, fino alla macchina. In fretta e furia si diresse verso l'ospedale più vicino. Nel tragitto Mary si svegliò.

« Mary! Come stai? Mi hai fatto prendere uno spavento! Ti sto portando all'ospedale! » disse Yurim tenendo lo sguardo sulla strada e massaggiandole il braccio.

Mary si limitò a sorriderle.

Nel frattempo Yurim chiamò i genitori e li fece arrivare all'ospedale.

« Yurim! Cosa è successo? » chiesero i genitori appena arrivarono al pronto soccorso.

« Non vi preoccupate. Sta facendo le lastre. Non so cosa sia successo di preciso, ma penso si sia slogata la caviglia. »

Non dissero più niente e aspettarono notizie della malandata.

« Signori Yi? » chiese un medico.

« Si, siamo noi! » dissero all'unisono, alzandosi.

« Vostra figlia sta bene, ha solo preso una storta. Le abbiamo messo il gesso e dovrà tenerlo per due settimane. Poi dovrà tornare e controlleremo se la caviglia sarà guarita. » li informò.

Loro lo ringraziarono e andarono da Mary, che cercava pian piano di abituarsi a camminare con le stampelle.

Le saltarono addosso e la abbracciarono.

« Scusate se vi ho fatti preoccupare! »

« Non pensarci neanche, piccina! Adesso andiamo a casa, così ti puoi riposare. »

I genitori presero la loro macchina, mentre le ragazze quella di Yurim.

« Adesso che ci penso... Chi era quel ragazzo? » chiese improvvisamente Yurim.

« Non lo so. L'ho incontrato per caso nello stesso posto in cui mi hai trovata. Aveva paura come me... Ma alla fine è uscito? »

« Si, lui ti ha gentilmente portata in braccio e poi, appena siamo usciti, se ne è andato. »

Mary arrossì leggermente. Era davvero un bel gesto.

« La cosa strana - continuò Yurim - è che ha fatto di tutto per non farsi vedere in volto... Avrà qualcosa che non va? »

« Non penso... »

« Dai non pensiamoci più! Ma mi dici come hai fatto a sfracellarti la caviglia? Sei proprio scema! » rise.

« Mi sono spaventata a causa sua e sono caduta... Tutta colpa tua che mi hai fatta entrare in quel inferno! »

« Adesso è colpa mia? Ma che... »

« Su, ti concedo l'onore del mio perdono. »

Le due risero e poi lasciarono da parte l'argomento casa degli orrori/ragazzo misterioso/caviglia slogata.

Appena arrivarono a casa, Mary si lasciò andare sul letto e si addormentò.

Se ho già fatto questa fine dopo un solo giorno qui, mi chiedo se sarò ancora viva a fine mese... - pensò prima di scivolare nel mondo dei sogni

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Capitolo 4
*** Pericolosa curioità ***


Nella settimana dopo l'incidente, Mary stette tutto il tempo in casa. Passava le sue giornate davanti al pc e alla televisione, mentre Yurim le faceva da infermiera personale.
« Yurim, non ti preoccupare per me! Se vuoi, esci con i tuoi amici!» le disse Mary, sentendosi in colpa. Non voleva che Yurim passasse le sue vacanze chiusa in casa a prendersi cura di lei.
« Stai scherzando? Non ci penso nemmeno! Non lascerò la mia piccina qui da sola in queste condizioni! »
« Ma... »
« Niente ma! » la azzittì.

Mary sorrise. Si sentiva davvero fortunata ad avere un'amica così premurosa e speciale. In America aveva molte amiche, ma nessuna di loro avrebbe rinunciato al divertimento estivo per prendersi cura di lei a quel modo.

« Stavo pensando che questo gesso è di una tristezza assurda! Posso colorartelo? » chiese Yurim andando a prendere i pennarelli.
« Certo, fai pure! »
« Avrai il gesso più bello del mondo! Ma lo vedrai solo a lavoro finito! » 

Prese una sciarpa nera dall'armadio e coprì gli occhi di Mary.

« Devo fidarmi? » chiese perplessa.
« Certo! Lascia fare a me! » si assicurò che Mary non vedesse e si mise a lavoro.

Quando Mary rivide la luce del sole, era passata mezz'ora. Con difficoltà riuscì a riabituarsi alla luce che le dava fastidio agli occhi.
« Ho finito! Che ne pensi? » esclamò Yurim tutta eccitata.
Appena Mary vide l'opera finita dell'amica scoppiò in una fragorosa risata.
Il suo gesso non aveva più alcuna parte bianca, solo colori variopinti che mostravano tutto l'amore di Yurim per il kpop. C'erano scritti i nomi dei componenti di alcune band e tutte intorno le lyric di qualche canzoni.
« E' davvero bellissimo, grazie! » disse Mary abbracciandola.
« Figurati! Anzi, adesso usciamo e mostriamo a tutto il mondo la mia opera! »
« Non voglio! » si rifiutò Mary.
« Perché no? »
« Mi vergogno... »
« Ma... ma... hai detto che ti piace! »
« Non è per quello! Ma mi vergogno di andare in giro con il gesso... »
« Se è questo il motivo non ti preoccupare! Su su, vestiti che usciamo! Non voglio vederti mummificata qui dentro! » trascinò l'infortunata fuori dal letto e la portò in bagno.
« Ma non mi va... » si lamentò Mary.
« Bene, allora spogliati e ti lavo io! » si offrì Yurim.
« NO! Mi preparo subito! » gridò rossa in faccia, sbattendo Yurim fuori dal bagno.
Sentì l'amica festeggiare dietro la porta: « Yesss, missione compiuta! »
-Brutta volpe che non sei altro...- sospirò arresa.

Cercando di fare più in fretta possibile, Mary si fece una doccia e si sistemò la folta chioma corvina in una coda. Uscì con l'asciugamano addosso e si diresse verso la camera di Yurim, dove c'erano tutti i suoi vestiti. Per fortuna dentro non c'era l'amica, che di sicuro non sarebbe uscita per lasciarla vestire. Quella ragazza adorava metterla in imbarazzo in qualsiasi momento!
Passò 10 minuti a scegliere gli abiti adatti. Infine optò per un paio di jeans corti e una camicetta azzurra con alcune perline sparse sui taschini alla prossimità del petto. Calzò un paio di sandali bianchi senza tacco. Quella combinazione andava perfettamente con il gesso multicolore.
« Wow, sei uno spettacolo! » esclamò Yurim, entrando in camera.
« Grazie! Dove eri finita? » Mary le rivolse un sorriso sardonico, notando qualcosa di strano nell'amica.
« Uhm... Avevo una questione urgente da risolvere! »
« Fammi indovinare: dovevi salvare il mondo da un'invasione aliena e per farlo hai limonato con il barattolo di Nutella? » cominciò a ridere nel vedere la bocca e il naso dell'amica coperti di Nutella.
« Mayday mayday, il nemico ci ha scoperti! Salvati almeno tu, barattolo mio squisito! »
Le due cominciarono a ridere e Yurim si pulì la faccia. In seguito si dette velocemente una sciacquata e si vestì in fretta e furia con Mary che la guardava.
-Yurim ha un così bel corpo...- pensò squadrandola con gli occhi.
« Pervertita, non guardarmi con quegl'occhi vogliosi! » gridò Yurim, coprendosi il busto.
« M... ma io non ti stavo... Cioè io... AAAAAH! » Mary uscì dalla camera paonazza in viso.
Uscì di casa e cercò di calmare le ondate di calore che le invadevano il viso. Poco dopo Yurim la raggiunse.
« Io non ti guardavo a quel modo! » protestò lei appena vide l'amica.
« Lo so scema, stavo scherzando! Ma tu mi hai presa sul serio e sei scappata via! Però non mi dispiacerebbe fare nuove esperienze, sai... » la guardò con sguardo malizioso e si avvicinò alle sua labbra.
Mary non riuscì a rimanere impassibile e corse in macchina più velocemente che poteva, seppur zoppicando.
Yurim rise fragorosamente e la seguì. Era troppo divertente stuzzicarla!

« Vuoi andare da qualche parte in particolare? »
« No, fai tu! Basta che non mi porti più in luoghi bui! E... in nessun hotel... »
« Ahahahaha quanto sei innocentina! E comunque no problem, non ci tengo a farti perdere anche l'utilizzo dell'altra gamba! »
Mary rise, ma con un filo di amarezza. Non si poteva mai stare tranquilli con Yurim, era una pazza e una pervertita a piede libero!

La giornata passò più tranquillamente di quando Mary aveva immaginato. La sorellona l'aveva portata per negozi e pasticcerie, dove si erano date a pazze abbuffate.
« Tu mi vuoi male! » la accusò Mary dopo aver finito l'ennesimo pasticcino.
« Vivi la vita, mon amour, ne hai solo una!" disse l'altra con voce serena.
« Ma voglio almeno arrivare ai 30 anni, se non ti dispiace! »
« Dai, che da domani cominciamo la dieta! » la rassicurò.
Mary la guardò con sguardo torvo. Sapeva che non sarebbe mai successo. Yurim non aveva mai fatto una dieta in vita sua, era troppo golosa per riuscirci! Però, allo stesso tempo, non ne aveva alcun bisogno perché non aveva un filo di grasso.
Finito di mangiare, andarono ad una caffetteria e stettero lì a chiacchierare.
« Vado a prendere un caffè, lo vuoi? »
« No grazie! »
Seguendo con lo sguardo Yurim, Mary notò che alla cassa c'era una lunga fila. Di sicuro avrebbe aspettato un bel po', quindi decise di andare a fare una passeggiata per digerire parte di tutti quei dolci che aveva mangiato. Prese le stampelle e pian piano si diresse verso il parco che era dinanzi alla caffetteria. Sulle panchine, con il cielo ambrato come sfondo, c'erano coppiette che si coccolavano e baciavano.

-Che dolci!- pensò lei con gli occhi fissi su alcuni innamorati.
Alcuni la notarono e, spaventati dal modo morboso in cui li guardava, andarono via.
-Forse sarà meglio smetterla...- pensò imbarazzata.

Passeggiò per un po' e poi si sedette su una panchina davanti ad una fontanella. Si stava davvero bene lì. Un venticello piacevole volteggiava tra gli alberi, muovendoli in una danza raffinata. Intanto il sole si accasciava lentamente all'orizzonte e dava il benvenuto alla luna.

♪ Just wild and young, I'm just wild and young, Do it just for fun! Hellooo- ♪

« Pronto? »
« Mary! Dove cavolo sei finita? »  
« Uh Yurim! Scusami, sono andata a fare una passeggiata nel parco davanti alla caffetteria! Raggiungimi, da qui si vede un tramonto mozzafiato! »
« Sei peggio delle scimmie... Arrivo subito! »
« Perché sarei una scimmia? »
Non ebbe risposta perché l'amica aveva già chiuso la chiamata. Rimise il cellulare nella tasca dei pantaloni e rimase ad aspettare Yurim.

« Quanto vuoi? »
« Non so, $100? Anche se penso tu mi possa dare di più. »
« Vedremo... Dipende dalle tue prestazioni. »

Improvvisamente Mary sentì dietro di lei una voce femminile e una maschile che parlavano. Curiosa dalle cose che avevano detto i due, si girò lentamente e vide una ragazza con un vestito rosso corto e con le spalle scoperte strusciarsi addosso ad un ragazzo vestito con un completo nero. Non era ben visibile il volto dei due, ma una cosa era certa...
Lo stanno facendo! - pensò, tenendo gli occhi esterrefatti sui due amanti.

Cercò di togliere lo sguardo da quei due, ma la curiosità era più forte della ragione e la obbligava a guardare. Cominciarono a baciarsi selvaggiamente mentre i loro corpi si attorcigliavano desiderosi l'uno all'altro. In seguito la ragazza si mise in ginocchi e cominciò a aprire la cintura e la cerniera dei pantaloni del ragazzo.
D'un tratto Mary notò che gli occhi sottili del ragazzo erano puntati su di lei e, imbarazzata, si girò.

Oddio, mi ha vista! Adesso che faccio? Non posso neanche fuggire con il gesso! Magari faccio finta di essere cieca e se viene qui dico che non ho visto niente? Oppure... Oppure? Aaaaaah, non so che fare! -
Mentre si cruciava per capire una possibile via di fuga, sentì un rumore di fogliame dietro di lei. Chiuse gli occhi aspettando di ricevere uno schiaffo o un pugno in piena faccia oppure insulti a non finire, invece non le accade niente e tirò un sospiro di sollievo.
Forse se ne sono già and-... -

Una mano le tappò la bocca e un'altra la trascinò violentemente verso il cespuglio dietro di lei. Cercò di urlare e di liberarsi, ma il suo aggressore era molto più forte di lei. In breve si trovò distesa sul prato con due figure accanto.
« Che vuoi farne? Ci ha visti! » disse spaventata una voce femminile.
« Non lo so! Ma non posso lasciarla andare... Potrebbe dire tutto quello che ha visto! » rispose una voce maschile.
Mary non riuscì a scorgere il volto delle due figure dato che gli occhi erano colmi di lacrime e paura, ma era sicura che quei due fossero gli amanti di prima.
« Dobbiamo sbarazzarci di lei! » continuò la ragazza.
« Sì,  ma come? L'unico modo sarebbe ucciderla! »
Al sentire quelle parole, Mary smise di dimenarsi, la mente si tinse di bianco. Lo spavento fu tale da lasciarla inerme e svenne, lasciandosi preda dei suoi probabili assassini.

(E' proprio vero che la curiosità uccide!)

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Capitolo 5
*** Prigioniera delle maschere ***


Quando Mary riaprì gli occhi, fu pervasa da mille fitte di dolore alla testa. Con dei piccoli mugolii si girò da una parte e dall'altra, cercando di aprire gli occhi, ma si sentiva troppo male.
Quando finalmente riuscì ad aprirli, scorse 3 figure nere su uno sfondo bianco.
S-sono... Arrivata in paradiso? - si chiese, strofinandosi gli occhi per cercare di riacquistare la vista.
Quando finalmente le fu chiaro cosa aveva davanti, rimase a bocca aperta.
Tre maschere cucite con faccine strambe erano vicine a lei, dalla parte opposta al letto.
Aspetta un momento... Un letto? -
« MA DOVE CAVOLO SONO? » urlò improvvisamente.
Le figure sobbalzarono e si allontanarono di qualche passo.
« VOI CHI SIETE? CHE CI FACCIO QUI? E VOI CHI CAVOLO SIETE? »
Le figure cercarono di parlare, ma le urla di Mary le spaventarono e uscirono dalla camera.

Dopo solo un minuto dal suo risveglio, Mary fece scappare gli unici che potevano darle delle spiegazioni.
Balzò fuori dal letto e trascinando il piede ingessato si diresse verso la porta. Cercò di aprirla ma era chiusa a chiave. Allora, pervasa dalla rabbia, iniziò a sbattere i pugni al legno e urlò a squarciagola: « DOVE SONO? CHI SIETE? PERCHÉ SONO QUI? AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI! »
« Non urlare! » le ordinò una voce dietro la porta.
« ALLORA FAMMI USCIRE DA QUI, CRETINO! »
« Modera le parole, ragazzina! » rispose un'altra voce.
« COL CAZZO CHE MI MODERO! FATEMI USCIRE DA QUI! »
Non sentì alcuna risposta e allora urlò ancora più forte. Continuò così per alcuni minuti, finché perse la voce.
Oddio! Non riesco più a parlare! Adesso come faccio? -
« Finalmente si è calmata! »
Non cantare vittoria, bastardo! - si abbassò e cercò di sbirciare dalla serratura.
Riuscì scorgere solo il basso ventre di 3 figure, accorgendosi che erano tutti maschi.
Saranno stupratori? Mafia? Trafficanti di esseri umani? In cosa mi sono cacciata!?-

Lacrime di disperazione cominciarono a rigarle le guance. Perché era successo proprio a lei una disgrazia del genere?

Ad un tratto si sentì una porta aprirsi e una nuova voce parlò.
« Sono venuto il prima possibile! Cos'hai combinato, scemo!? » Mary vide dal buco della serratura un quarto ragazzo che picchiò un altro.
« Una ragazza lo ha visto con una delle sue "amichette!". » lo informò una voce roca e mascolina.
« Che idiota... » sospirò.
« E adesso dov'è? » continuò.
« In camera tua. »
« COSA? L'AVETE FATTA ENTRARE IN CAMERA MIA!? NO! » si precipitò verso la porta e Mary non vide più nulla.
« Non aprire quella porta! Quella è una belva, non è una ragazza! » lo avvertirono.
Oi! Non è colpa mia se sono stata rapita! - pensò indignata.
« MA È LA MIA CAMERA! » si lamentò.
Cosa c'è di tanto importante in questa camera? - si chiese Mary e si girò.

Per la prima volta da quando era lì, si accorse dell'ambiente circostante. Incantata dalla bellezza di quella stanza, lanciò un gridolino di emozione. Il motivo era un grande armadio che si estendeva per più di metà stanza, colmo di vestiti firmati, scarpe, accessori e cappelli di ogni forma e genere.
Meravigliata, provò alcuni capi ed improvvisò una sfilata.
« STAI INDOSSANDO I MIEI VESTITI! » urlò una voce e un ragazzo mascherato piombò nella camera.
Mary inizialmente si irrigidì, ma poi decise di affrontarlo.
« Dove sono? E tu chi sei? »
« Non è affar tuo! E adesso lascia stare i miei vestiti! » si avvicinò di qualche passo.
« Fermo lì! Fai un altro passo e te ne pentirai! »
« Oh, che paura! Cosa vuoi farmi? Saltarmi addosso? Baciarmi? Lo so che sono irresistibile ma... NO FERMA! »

Mentre lui si dilettava col suo sarcasmo, Mary prese una maglietta firmata Gucci e, utilizzando tutta la forza che aveva, strappò una manica.
Il ragazzo cadde a terra ed iniziò a piangere disperato.
« BASTARDA! MALEDETTA! COME HAI POTUTO? »
A Mary scappò una risatina soddisfatta e questo fece imbestialire il ragazzo. Si scagliò su di lei, ma fu fermato dagli altri mascherati prima che potesse afferrarla.
« Fermo! Non fare cavolate! »
« MA QUELLA MAGLIETTA ERA LA MIA PREFERITA! » piagnucolò.
« Chiederò al boss di prendertente un'altra! »
Quelle parole fecero calmare l'aggressore di Mary. Quest'ultima intanto si era rifugiata nel letto ed era rimasta lì tremolante. Aveva paura più che mai. Forse l'avrebbero uccisa adesso.
Invece, con sua grande sorpresa, sentì qualcosa accarezzarle il capo da sopra le coperte.
« Calmati, non voglio farti del male. » la rassicurò una voce roca e virile, ma dolce e affettuosa.

Mary uscì dal suo nascondiglio e lo guardò con le lacrime agli occhi. Non lo vedeva, ma era più che sicura che sotto quella maschera lui le stesse sorridendo. Allora qualcosa in lei scoppiò. Non riuscì più a trattenere l'angoscia e si buttò tra le braccia di quello sconosciuto. Cominciò a piangere ininterrottamente, dando voce a tutto il malessere che le attanagliava il cuore. Lui la accarezzò e la tenne stretta al suo petto finché Mary scivolò nel mondo dei sogni.

Quando Mary si risvegliò era mattino. Una grande finestra mostrava il cielo rossastro dell'alba e una vasta panoramica di Seoul. Si guardò attorno sperduta e solo dopo alcuni secondi di smarrimento ricordò cosa le era successo il giorno prima. Però, stranamente, a differenza della sera prima, adesso non aveva più così tanta paura. E questo grazie a quelle calorose braccia che l'avevano stretta tutto il tempo. Tentò di aprire la porta e ci riuscì.

Ecco la mia occasione! -

Uscì in punta di piedi e si trovò davanti un salone immenso. Rimase ad ammirare i mobili color nocciola e i 3 divani dalle forme strane, il televisore al plasma che occupava gran parte della parete e alcuni quadri che coloravano il biancore della stanza. Non si sentiva volare una mosca e Mary ne approfittò per scappare. Ma la porta d'ingresso era chiusa e dopo vari tentativi si rese conto che era impossibile da aprire. Allora si arrese all'evidenza di essere rinchiusa lì e per passare il tempo e soprattutto per far riposare la gamba ingessata, si mise sul divano color cremisi e accese la televisione.

Yeogi buteora, modu moyeora
We gon' party like, lilililalala ~

Mentre faceva zapping, Mary si imbattè nella sua canzone preferita: Fantastic Baby dei BigBang. Non riuscì a resistere al suo ritmo e ,nonostante il piede ingessato, si mise a ballare la coreografia della canzone. 
Al termine della canzone era stanca e si lasciò andare sul divano soddisfatta della sua performance. Un applauso la fece trasalire, divenne pallida e iniziò a sudare freddo.
« Complimenti, sei brava!» la complimentò una voce proveniente dalle scale.
Lei si girò subito e riconobbe subito quella maschera: era del ragazzo che l'aveva abbracciata!
Imbarazzatissima fece un inchino di ringraziamento per quel complimento. Ripensando a quel abbraccio che le era stato vitale e aveva fatto da culla per lei, divenne ancor più rossa di quel che già era.
Lui intanto era sparito e lei si guardò intorno sperduta, per poi vederlo sbucare da dietro una parete.
« Vuoi qualcosa da mangiare? » le chiese.
« S..Sì, grazie... » e lo seguì in cucina.
Si sedette su uno sgabello e seguì tutti i movimenti del ragazzo.
« Come ti chiami? » le chiese lui mentre preparava la collazione.
« Mi chiamo Mary... E... Tu? » esitò per un momento. Forse quella domanda lo avrebbe fatto arrabbiare: in fondo era pur sempre uno dei suoi sequestratori!
« Scusa, non te lo posso dire... Ma puoi chiamarmi Teddy! »
Mary scoppiò in una fragorosa risata al sentir quel nome.
« Cosa c'è? »
« No scusa, è che quel nome e la maschera sono perfetti insieme! »
Anche lui rise e dopo poco le servì uova e pancetta.
... Devo sposare quest' uomo! - pensò, ammirando con un certo languorino uno dei suoi piatti preferiti.
« Grazie mille e buon appetito! » e cominciò a divorare la sua collazione.
A differenza di lei, lui mangiava lentamente. Per la prima volta Mary riuscì a scorgere una parte del suo viso e non poté non rimanere estasiata dalle sue labbra rosse e carnose. Erano un invito al peccato.
« G-grazie per ieri! »
« Ieri? Perché? »
« Sai... Perché... Mi hai calmata... »
« Cosa? ... Ah! Ti stai sbagliando! Questa mattina non trovavo la mia maschera e ho preso quella di T... Del mio amico. »
« Ah... Va bene... Quando posso ringraziarlo? »
« Di solito si sveglia intorno a mezzogiorno... Ah no, eccolo! » il suo sguardo si spostò sulla porta che si era appena aperta.

Mary, istintivamente, corse verso il nuovo arrivato e si accoccolò tra le sue braccia.

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Capitolo 6
*** Una sorpresa dopo l'altra ***


Se non fosse stato per il dolore, Mary non avrebbe creduto a quello che era appena successo: appena aveva avvolto il corpo del suo angelo custode in un abbraccio, quest'ultimo l'aveva scaraventata a terra con una brutalità sconcertante, come se fosse solo un sacco di patate.

Mary alzò lo sguardo incredulo verso la figura davanti a sé. Per un momento pensò di aver sognato, che quello fosse solo frutto di un incubo. Ma il rimprovero di Teddy verso il nuovo arrivato e le sue braccia avvolte intorno alla sua vita per aiutarla ad alzarsi, la fecero scontrare con la dura realtà.

Senza che lei lo volesse, gli occhi diventarono lucidi e l'angoscia le attanagliò la gola.

"Non è colpa mia se lei mi è saltata addosso. Mi sono solo difeso da questa svitata." si giustificò lui.

Mary sussultò e lo guardò incredula, per poi rivolgergli uno sguardo assassino.

"TU! Dovevo immaginare che non eri LUI!" gridò, puntandogli il dito contro.

Ora era tutto chiaro. Il suo angelo non era ancora arrivato e colui che aveva preso la sua maschera non era altri che quel ragazzino viziato a cui aveva strappato la maglietta.

"Ah, scusami se non sono il principe azzurro venuto a salvare la sua principessa dal drago cattivo." disse lui con sarcasmo.

Mary era più che tentata di dare un pugno in piena faccia a quel tipo. Non sapeva il perché, ma lui risvegliava in lei l'istinto omicida. Eppure era la persona più pacifica al mondo... Non aveva mai fatto male ad una mosca! Decise però che non era il momento e la situazione giusta per scatenare una rissa. Aveva già abbastanza problemi. Inoltre doveva ancora trovare il modo per scappare da lì.

Mentre rifletteva sul piano di fuga più plausibile, altri 3 individui entrarono in cucina. Ci fu un attimo di silenzio, che venne squarciato da una voce soave, puramente virile e roca. Eccolo, il suo salvatore!

Le sue labbra si allargarono in un sorriso enorme quando lui esclamò: "Ti sei svegliata!"

Lei si limitò a confermare con un cenno della testa, mentre gli altri si sedevano a tavola come se niente fosse e cominciavano a mangiare.

Per alcuni minuti l'unica cosa udibile furono i rumori dei cereali che venivano masticati e torturati dai denti dei quattro ragazzi. Lei si limitò ad osservarli. Con occhi vigili ed attenti, studiò ogni loro mossa, mentre cercava di rassicurare se stessa che non erano un pericolo per la sua vita. Almeno per il momento. Un aspetto insolito che la stupì, fu rendersi conto che le labbra dei ragazzi le erano famigliari. Ma non fece in tempo a soffermarcisi troppo, che qualcuno parlò.

"Come ti chiami, signorina?"

"Mary." la sua voce esitò solo un istante prima di rispondere.

"Quanti anni hai?" chiese un altro.

"20, appena compiuti."

"Almeno non è una minorenne..." commentò qualcuno, a cui il pazzoide diede uno scappellotto, con tanto di rimprovero.

"Zitto tu! E' tutta colpa tua se ci troviamo in questa situazione! Tu e quelle donnacce che frequenti... AISH!"

L'altro si limitò ad abbassare lo sguardo verso le dita delle mani ed intrecciarle l'una all'altra.

Mary dovette ammettere che le faceva un po' pena, nonostante fosse suo nemico.

"Mary, senti... - la voce del suo angelo le arrivò alle orecchie come una dolce melodia – Tu sai chi siamo? Cioè... Ci hai mai visti?"

A quella domanda seguì un silenzio pesante e carico d'ansia.

Lei curvò le labbra e rispose con totale tranquillità: "Non vi ho mai visti in vita mia."

Loro si guardarono l'un l'altro con evidente sollievo.

"Non hai visto in faccia neanche questo imbecille qui, che ti ha portata qui dal parco?" chiese il pazzoide.

Mary era più che decisa a non rispondergli e fare un gesto poco femminile: sputargli in faccia. Ma si trattenne. Doveva, a tutti i costi.

"No. Non l'ho visto." rispose secca.

Vide che lui aveva assottigliato gli occhi a quella risposta, ma non aveva detto altro.

"Allora ti dispiace se ti riportiamo al parco e ti lasciamo lì?"

I suoi occhi si illuminarono e con entusiasmo rispose: "Certo che no!"

"Ma ad una condizione."

"...Quale?" trattenne il respiro dopo aver finito la domanda.

"Ti dovremo legare gli occhi."

"Ah... Per me non c'è problema." rispose sollevata.

Quando tutti finirono di mangiare, l'aiutarono a camminare e le consegnarono il cellulare prima di bendarla.

Lei fece solo in tempo a sussurrare un grazie al suo angelo e mostrare un sorriso a Teddy prima di piombare nel buio.

Il tragitto verso il parco fu parecchio movimentato. I ragazzi non facevano che litigare e l'anima della festa non poteva che essere il pazzoide. Continuava ad intimare il guidatore di sbrigarsi perché avevano in programma molte cose per quella giornata. A differenza di lui, gli altri sembravano parecchio interessati alla sua vita e le fecero svariate domande: da dove provenisse, perché fosse in Corea e come si fosse fatta male alla gamba. Quando raccontò dell'avventura al luna park, i ragazzi iniziarono a bisbigliare qualcosa, ma lei non riuscì a capire di cosa si trattasse.

Una frenata improvvisa le fece capire che erano arrivati al parco. I ragazzi l'aiutarono ad uscire e poi le dissero di aspettare almeno 2 minuti prima di togliersi la benda. Lei fece come gli avevano ordinato e appena le fu possibile, accese il cellulare e chiamò Yurim. Quest'ultima pianse non appena Mary cominciò a parlare.

"Sei un'idiota! Non sai quanto mi hai fatta preoccupare! Stavo per chiamare la polizia! Dove diamine sei stata?" disse tra un singhiozzo e l'altro.

Mary rise mentre prendeva posto sulla stessa panchina su cui era seduta il giorno prima.

"Non è successo nulla! Siccome tu non arrivavi più, sono andata a passeggio e mi son persa. Il cellulare era morto e se non fosse stata per un'amabile vecchietta, avrei dormito nel parco. Purtroppo a lei hanno tolto la corrente perché stava traslocando e non ho avuto modo di avvisarti. Non mi è successo nulla."

Mary si fece i complimenti per quella scenetta ideata durante il tragitto. Voleva bene a Yurim, ma i sequestratori le avevano detto di non fare parola con nessuno su quello che era successo. E lei aveva paura di cosa avrebbero fatto se lei avesse spifferato qualcosa. Era meglio tenere Yurim all'oscuro di tutto e continuare la propria vita come se niente fosse successo. Avrebbe raccontato quella storiella ai suoi figli e nipotini per tenerli lontani dagli sconosciuti.

Appena finì la telefonata, Mary si lasciò andare sulla spalliera della panchina. Erano stati i due giorni più intensi della sua vita. Aveva bisogno di una doccia rinfrescante, del buon cibo e tanto, tanto sonno.

Quando Yurim arrivò, le saltò addosso e cominciò a lasciarle baci impregnati di lacrime ovunque. Quella ragazza era di una tenerezza e una bontà unica, pensò Mary, stringendola forte a sé e non curandosi del dolore alla gamba.

Giunsero a casa verso l'ora di pranzo. Entrando, Mary si accorse che non c'era segno dei genitori di Yurim.

"Papà e mamma?"

"Ieri non ho avuto il tempo di dirti che partivano per andare alle terme. Staranno lì qualche giorno. Domani è il loro anniversario e fanno sempre un viaggio durante questa occasione. Per non turbarli, a loro non ho detto niente della tua sparizione."

"Bene, allora non lo scopriranno mai. Perché farli preoccupare inutilmente dopo che la cosa ormai si è risolta? Rimarrà un segreto tra noi due!" le fece l'occhiolino e l'altra le diede una pacca sul sedere, come a sancire quell'accordo.

Dopo aver pranzato, Mary salì le scale per andare a farsi una doccia e poi si buttò sul letto. Non desiderava stare in nessun altro posto se non lì, tra quelle soffici lenzuola e circondata dal profumo famigliare di Yurim. Quest'ultima piombò in camera proprio quando Mary si era appisolata.

"Mary! Ho una sorpresa per te!"

Mary si alzò a sedere e guardò l'amica che si tuffava sul suo letto. Yurim estrasse due fogliettini dai jeans e glieli mise sotto gli occhi.

"Sai che cosa sono questi?" le chiese con tono sardonico e una punta di malizia nello sguardo.

Mary li osservò per un istante prima di strabuzzare gli occhi e guardare l'amica come se fosse una specie di dea.

"Parli sul serio?"

"Oh sì, mon cherie."

"Stiamo davvero per..."

"INCONTRARE I BIGBANG!"

 

***

Ciao mie fan! ♥ Finalmente sono riuscita ad aggiornare :') Scusate se vi ho fatte attendere tanto ma in questo ultimo anno non ho avuto tempo di scrivere molto e neppure la fantasia per continuare questa storia. Ora finamente posso farmi perdonare!
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo! Mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate! ^^

A presto

XOXO ♥

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