Charlatains and Saints

di GD_foREVer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mascara Tears. ***
Capitolo 2: *** A good day starts in the morning. ***
Capitolo 3: *** Hey, wake up! ***
Capitolo 4: *** I don't give a fuck. ***
Capitolo 5: *** You, dirty liar! ***
Capitolo 6: *** It's my Life. ***
Capitolo 7: *** I walk alone. ***
Capitolo 8: *** Boulevard of broken Dreams. ***
Capitolo 9: *** I can't belive this. ***
Capitolo 10: *** Everything will be alright. ***
Capitolo 11: *** Give me Love. ***
Capitolo 12: *** Sorrow swallows my Screams. ***
Capitolo 13: *** You're in ruins. ***
Capitolo 14: *** Seize the dy or die regretting the time you lost. ***
Capitolo 15: *** The real death of St. Jimmy. ***
Capitolo 16: *** Wake Me Up When September Ends. ***
Capitolo 17: *** Soda Pop and Ritalin ***
Capitolo 18: *** Inside ***
Capitolo 19: *** Hide my head I want to drown my sorrow. ***



Capitolo 1
*** Mascara Tears. ***


Piiiiiiccola premessa: i personaggi da me descritti non mi appartengono (ç_ç), appartengono a loro stessi e questa storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
Cominciamo con la tortura!
  

MASCRA TEARS

-Jane! Abbassa il volume di quel dannato amplificatore!! E non farmi venire lì altrimenti quella cazzo di chitarra te la spacco in testa, capito?!- disse Rob, educato e gentile come al solito.
-Va bene, va bene! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto!- risposi abbassando il volume.
Per esperienza sapevo che era meglio ascoltarlo, altrimenti c' era davvero davvero il rischio di ritrovarsi la chitarra stampata in faccia ed un occhio nero. Poi una volta già aveva fatto prendere il volo al mio povero stereo... quindi cercavo di evitarle la stessa sorte, che scassata lo era già per conto suo, povera disgraziata.
-Ecco fatto! Contento ora?- esclamai.
-Jane?- e che diamine vuole adesso?
-Dimmi!- risposi alquanto irritata.
-Fottiti.-mi ringhiò.
-Grazie Rob, ti voglio bene anche io- risposi.
-Comunque ora vado al Yellow. E cerca di non combinare casini che di soldi non ne ho!!- mi urlò ancora Rob dal piano di sotto. Ma che diamine! Gli costava tanto venire su a parlarmi invece che urlare come uno scaricatore di porto da un punto all'altro della casa? E poi quanta fiducia che riponeva in me! Neanche avessi mai progettato di rapinare una banca!
-Si. Okay, cia..-
-BOOOOM- era uscito; la porta sbatté violentemente e le finestre della mia camera vibrarono tutte.
Certo che le porte come le chiude lui non le sa chiude nessuno... la delicatezza che ci mette è impressionante. Sono sicura che la prossima volta il pomello gli rimarrà in mano.
Mi sedetti nel letto, ormai abbastanza nervosa.
Cazzo, a volte lo strozzerei quell'uomo! Anzi, togliamo “a volte”, lo strozzerei sempre, in modalità Homer Simpson magari. Non lo sopporto più, lo odio, non riesco proprio a capire cosa centri lui con la mia vita, non centra nulla ecco, forse solo a complicarmi l' esistenza. Chissà poi cosa ci avrà trovato mia madre in quella specie di scimmia sottosviluppata... già mia madre... una piccola nota di malinconia mi pervase. O forse dovrei chiamarla semplicemente Cheryl; già, perché quella non è una madre. Una madre non urla in faccia ad una figlia di essere solo un fottutissimo peso, non rimane impassibile quando viene picchiata, una madre non se ne va a Las Vegas per divertirsi con le sue amiche lasciando sola la figlia con con la stessa persona che poi un anno prima l'aveva mandata in coma a forza di botte, una madre non è così. Punto e basta. Certe parole, anche se dette in momenti di rabbia, tagliano più dei rasoi, ti lacerano, ti rompono e ti distruggono l'anima senza alcuna pietà, è una sensazione orribile pensare che se fossi morta avresti reso felice delle persone. Queste cose non dovrebbero essere state pensate una bambina di appena 7 anni, non dovrebbero essere pensate mai da nessuno.
Mi buttai sul letto con la chitarra ancora appesa al collo e nascosi la faccia sul cuscino.
Senza accorgermene una lacrima solitaria mi solcò la guancia, e poi un'altra e un'altra ancora, finché il tutto non si trasformò in un debole e amaro pianto.
Senza volere mi ritrovai a pensare a mio padre che non avevo mai conosciuto; in quel momento più che mai avrei voluto averlo vicino, avrei voluto sentirlo di fianco a me, che mi rassicurava e che mi diceva che non avevo più nulla di cui preoccuparmi, che sarebbe andato tutto apposto... ma invece ero sola. Ancora una volta, e intorno a me non c'erano parole amiche ma solo uno spesso muro di silenzio, un assordante silenzio che inghiottiva tutto, me compresa.
Rimasi così ancora per un po', poi, finalmente, senza rendermene nemmeno conto riuscii a prendere sonno, con le labbra ancora bagnate dal salato gusto delle lacrime.

______Angolino della  pazza-omicida  ragazza con qualche complesso mentale__
Buonsalve a tutti miei cari impavidi lettori! (sempre che qualcuno mi legga, ovvio u.u)
Eh si! A vostro malgrado sono sbarcata pure qui con la mia prima FanFictio!
Volevo dirvi che se siete arrivati fin qui senza vomitare avete raggiunto un traguardo notevole! E se invece qualcuno di voi non ce l'ha fatta e ci ha lasciati... beh... condoglianze... e prego la famiglia di non farmi causa perché non era mia intenzione uccidere nessuno ç__ç
Well, se vi va (e spero di si *w*) lasciatemi una recensione, anche piccina picciò *occhi da Bambi mod./on) e mi raccomando, se non vi piace o avete consigli ditemelo! La critiche sono ben accette!
Rage&UovoDiPaqua,
Giada.

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Capitolo 2
*** A good day starts in the morning. ***


A GOOD DAY STARTS AT THE MORNING
 
La mattina mi svegliai prima del solito e questo non era da me; ma fra un paio d'ore sarebbe tornata mia madre dalla sua gita a Las Vegas e, diciamo che quella mattina avevo cose più importanti da fare come fumarmi una sigaretta da vanti ai cancelli della scuola, oppure osservare il cielo opaco contando nuvola per nuvola, o magari cercare di decifrare il destino dal volo degli uccelli; si, quella mattina non credo proprio avrei avuto molto tempo per correrle in contro e sbaciucchiarla per mezz'ora dicendo frasi come: “Oh! Ma guarda un po'! La mia cara mammina è tornata!! Mi sei mancata da impazzire lo sai?!! Non devi mai più andare via! Capito? Più più più! ” e bla bla bla.
No, quella mattina non ne avrei davvero avuto il tempo; e forse neanche il giorno dopo.
A malavoglia mi alzai dal letto ancora mezza rintronata e appoggiai sul piedistallo la chitarra che avevo ancora appesa al collo, con cui la sera prima mi ero addormentata. Attraversai la stanza con i piedi nudi e mi diressi in bagno, mi misi davanti allo specchio e osservai la mia immagine riflessa. Sembravo una pazza drogata: i capelli verdi e neri erano tutti arruffati e sparati in aria a mo' di scienziato pazzo, gli occhi verde smeraldo erano gonfi e rossi e sotto ad essi il trucco nero tutto sbavato faceva pan-dan con le occhiaie violacee, poi  per completare il tutto avevo anche il segno di tre belle corde di chitarra fotocopiate sulla guancia sinistra.
Forse sarebbe stato meglio farsi una doccia. Già, una bella doccia calda e rilassante con il mio bagno-schiuma alla ciliegia. Aprì l'acqua bollente e mi ci fiondai sotto; ci rimasi dentro per una buona mezz'ora e poi, finalmente mi decisi ad uscire. Allungai una mano verso il lavandino e afferrai l'asciugamano gigante color crema che avvolsi velocemente attorno al corpo e poi uscii, stando ben attenta a non scivolare sulle celesti mattonelle umide di vapore.
Mi diressi verso un mobiletto e ne estrassi un vecchio phon che collegai alla presa ed accesi.
Faceva un rumore infernale, ma almeno andava, poi se mi fossi presa la scossa e ci fossi rimasta secca... erano solo dettagli. 
Non ci misi troppo tempo ad asciugare i capelli. A dire la verità non ci impiego mai più di dieci minuti perché non ho mai ne la voglia ne la pazienza di rimanere un'ora ferma con il phon in mano per asciugarmi quel cespuglio che mi ritrovo in testa. Nonostante tutto però mi piacciono i miei capelli, con i ricci svolazzanti che non stanno mai al loro posto, che in fin dei conti sono come me, perché a nessuno dei due piace stare come dicono gli altri.
Finita l'operazione “asciugatura” uscii dal bagno, ed una folata d' aria gelida mi investì; come al solito non avevo chiuso la finestra. Velocemente la chiusi e poi mi diressi verso il mio piccolo armadio viola chiaro e lo aprii. Li dentro c'era un caos totale, e per poco una pila di vestiti e robe varie non mi travolse, tirai fuori al volo un paio di jeans neri, una maglietta a stampe verdi ed una felpona grigia che mi stava gigante, poi richiusi le ante il più velocemente possibile, prima che il tutto mi ricrollasse addosso.
Mi vestii velocemente e infilai le mie inseparabili converse nere e scesi le scale, silenziosa.
Sporsi la testa dal corrimano ormai scrostato e guardai in giro, di Rob ancora nessuna traccia. Tanto meglio, potevo andarmene indisturbata; e forse magari era la buona volta che quella sottospecie di uomo non si faceva più vedere. Magari era andato in coma etilico o chissà cosa... speriamo.
Presi alla svelta il mio povero zaino rosso mezzo sfasciato ed uscì di casa. 
Fuori c'era freddo, si vedeva il fiato, ed il cielo era pieno di nuvoloni grigi che minacciavano pioggia. Sicuramente quello era il più freddo inverno che avessi mai visto. Di solito in California c'è sempre un sole splendente e un tempo impeccabile ma non quest'anno, e soprattutto a Rodeo che aveva piovuto molto spesso.
Rabbrividì. C'era davvero freddo quella mattina, poi si stava alzando anche un vento gelido e pungente. Mi tirai su il cappuccio e velocemente estrassi da una piccola tasca laterale dello zaino il mio Mp3 con le cuffiette che misi subito dopo. Partì Holiday dei Green Day. Mi piaceva quella canzone, come tutte le altre d'altronde, ma quando ero un po' giù quello era un dei loro brani che aveva il magico potere di darmi la carica. Dio, quanto  adoravo quella band!
Mentre canticchiavo a bocca socchiusa il mio sguardo cominciò a vagare da un punto all'altro del “viale”: non c'era anima viva a Rodeo a quell'ora di mattina. Sembrava una città fantasma, una città abbandonata a se stessa che nessuno voleva, lasciata così lì in rovina e dimenticata da tutti e da tutto... insomma lo scarto della California. E a fare da cornice al panorama surreale c'erano solo i vecchi e decadenti edifici rovinati dal tempo, qualche bottiglia di birra lasciata sui marciapiedi e dei deliziosi sorcetti che banchettavano nell'immondizia fuoriuscita dai cassonetti. Insomma, una città fantastica no? No.
Assorta nei miei pensieri non mi resi nemmeno conto che ero già arrivata davanti ai cancelli della Pinole Valley High School. Così tolsi le cuffiette mentre le ultime note di Blood, Sex and Booze mi risuonavano ancora nelle orecchie e mi sedetti in una panchina mezza colorata con le bombolette spry, davanti al cancello d'entrata.
Mi addormentai. Avevo un fottutissimo sonno. Tutta colpa di mia madre.


______Angolino della ragazza con qualche complesso_______________________________________
Saaaaaaaalve a tutti!!!! (sempre ci sia qualcuno u.u) 
Che ve ne pare? Mi lasciate una recensione piiiiccola piiiiccola? =)
Prima di concludere il mio angolino però devo assolutamente ringraziare la mia Moglia, Stallion_Duck!!!!!! Graaaaaazieeeeeee mille Cate!!!!!! ♥ *3*
In foroH ti dovrò costruire una statua d'oro!!! 
Beh, ci si vede al prossimo capitolo!!! :D
Rage&KinderHippo,
Giada.

 

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Capitolo 3
*** Hey, wake up! ***


HEY, WAKE UP!

Sentì una fastidiosa mano che mi scuoteva insistentemente la spalla.
-Jane!!? Svegliati su!!! Ma ci sei o sei andata in overdose?!?- mi urlò nell'orecchio Helen.
-Eccomi!! E che cazzo! Sono sveglia diamine! Hai finito di fracassarmi i timpani con le tue urla da pterodattilo isterico?!- esclamai.
-Ma come siamo dolci questa mattina! Cosa hai mangiato a colazione? Puntine? Siamo nervosette eh?- mi disse ancora lei.
-No, questa mattina non ho fatto colazione. E ora si può sapere che cazzo vuoi?- risposi cortese.
-Oh nulla, assolutamente nulla cara. Volevo solo dirti che non sembri affatto una barbona con la faccia da psicopatica appostata davanti alla scuola.. e.. oh, sai, se questo pomeriggio vuoi passare delle ore extra in punizione sei sulla buona strada, perché sai, la campanella sarebbe già suonata e le lezione sarebbero cominciate più o meno 4 minuti fa- mi disse con una calma innaturale.
Mi alzai dalla panchina ancora tutta indolenzita e probabilmente con un' espressione ebete sul volto, poi mi diressi verso la scuola; dopo poco però mi fermai, non sentivo nessuno dietro a me, così mi girai. Helen era ancora ferma lì impalata.
- Pensi di venire oppure preferisci rimanere lì a fare la bella statuina?- dissi.
Helen mi guardò con un espressione corruciata e poi disse con aria solenne di chi deve fare un discorso importante -Jane, cara mia, noi siamo amiche da una vita no? Quindi sai che tu puoi dirmi tutto, giusto?-
Mossi la testa in segno di assenso, un po' perplessa e incuriosita, poi lei continuò- Bene, allora, sinceramente.. cosa ti sei fumata questa mattina? Puoi dirmelo, credimi, non ti giudicherò- disse con espressione più seria possibile, che poi si trasformò in un piccolo ghignetto. Bene, e il discorso serio poteva andare beatamente a farsi fottere.
La guardai con sguardo omicida. Feci per ribattere ma poi mi ricordai della punizione che avrei avuto se fossi entrata, per l'ennesima volta, in ritardo, quindi dissi con voce un po' irritata -Ti sbrighi o che?-
-O che- nel suo volto si dipinse un sorrisetto soddisfatto.
Sospirai. A volte sapeva essere davvero irritante. Non che io fossi da meno comunque.
-Dai su! Guarda che se ritardiamo di ancora mezzo minuto ci finiamo sì in punizione!- dissi con voce quasi implorante.
-Okay, mi hai convinto donna. Oggi non ho molta voglia di passare un paio d' ore in aula di detenzione- aggiunse lei, che poco dopo mi raggiunse.
Entrammo a scuola e poi ci dividemmo per entrare nelle nostre rispettive classi: io a storia e lei a biologia. Sicuramente ci saremmo riviste per pranzo, come sempre.


La professoressa McDowel era intenta a spiegare una noiosissima lezione di storia sulla Rivoluzione Americana e balle varie, convinta che tutti la stessero ascoltando interessati... le ore sembravano scorrere così lente... per giunta avevo ancora un dannatissimo sonno, e sicuramente non mi aiutava a scacciarlo l'aria pesante e l'ambiente tetro e monotono della classe, con quei suoi muri tutti verdognoli in cui erano appese cartine geografiche sbiadite e con la lavagna tutta sporca di gesso bianco... ah, non dimentichiamoci l'odiosa vocetta monocorde della prof. che metteva a dura prova i miei nervi.
Girai la testa verso la finestra, rassegnata che quella mattina sarebbe diventata sempre più schifosa. Fuori stava piovendo, e il regolare ed ipnotico ticchettio delle gocce d'acqua sul vetro mi aveva letteralmente rapita. A me piaceva la pioggia, diciamo che in un certo senso mi dava una sensazione di... protezione. Non so perché, ma era così e basta.
Pioveva molto.
Le grosse gocce picchiavano sul vetro opaco con violenza, andando poi a formare dei piccoli rigagnoli in cui poi si tuffavano anche le altre loro sorelle.. ero ipnotizzata.
Ma una vocetta stridula mi riportò sulla terra.
-Signorina Halley? Ci farebbe questo grandissimo onore di ripetere quello che ho appena detto per la classe? Sa, non sono sicura che tutti abbiano capito bene, quindi le chiedo il favore di ripeterlo. Sicuramente una che è stata attenta come lei non avrà problemi, giusto? Allora?- mi disse lei.
-Non lo so- risposi sbrigativa. Tanto non avevo ascoltato un cazzo, e, a meno che non fossi colta da illuminazione divina, non avrei saputo rispondere.
-Oh, non l'avrei mai detto! Poteva fare almeno uno sforzo dato che era già arrivata tardi alla mia lezione. Non pensi che non l'abbia vista.
Comunque, se crede che guardare fuori dalla finestra sia molto più interessante che stare attenta alle mie spiegazioni credo che potrà tranquillamente continuare oggi pomeriggio in aula di detenzione.- pff.
I miei compagni cominciarono a sghignazzare. Cosa ci trovassero da ridere poi, lo sanno solo loro.
La professoressa si avvicinò alla cattedra e scrisse su un foglietto che poi avrei dovuto fare firmare al prof. di sorveglianza e poi riconsegnare di nuovo a lei. Che spreco di tempo. Se avesse fatto finta di nulla si sarebbe risparmiata del tempo.
Finito di scribacchiare si avvicinò a me e con aria compiaciuta mi buttò sul banco il fogliettino, poi se ne tornò alla lavagna soddisfatta.
-Stronza- borbottai fra i denti.
Meraviglioso Jane!! E anche oggi tre belle ore di punizione! Per me era diventata un abitudine, fra insulti ai prof., piccoli scherzetti alle cheerleader e robe varie ormai ero sempre in aula di punizione.
E comunque credo che avrei continuato ad andarci, dato che non avrei rinunciato tanto facilmente alla soddisfazione di vedere la faccia infuriata di quelle ragazzine saltellanti e spocchiose. E neanche la faccia dei prof. rossa dalla rabbia.
I minuti restanti li passai torturandomi il percing al labbro e con gli occhi della McDowel puntati sempre e perennemente su di me, poi, grazie a dio la campanella suonò con quel suo fastidioso trillo che mi penetrò fino al cervello.
Uscì velocemente dall' alula e percorsi alla svelta il lungo corridoio pullulante di studenti che si stavano dirigendo nelle rispettive classi, salì i gradini a due a due e mi rifugiai in bagno, intenzionata a saltare le due ore di algebra, tanto le mie tre ore di punizione le avevo già, al massimo se ne sarebbero aggiunte un altro paio per il giorno dopo se mi avessero scoperto. O forse sarei stata sospesa, ma tanto, chi se ne fregava.
Tirai fuori da una tasca dei pantaloni un accendino ed un pacchetto di sigarette da cui ne estrassi una, poi mi diressi verso la finestra e accesi la mia sigaretta, riponendo il mio pacchettino e l'accendino dentro lo zaino.
Misi la testa fuori dalla finestra, sperando di risvegliarmi un po'.
Mentre lasciavo uscire fuori il fumo dalla mia bocca, una leggera folata di vento fresco e frizzantino mi investì il viso, quasi come una schiaffo, che mi rimise in sesto scacciando in parte quella sensazione di spossatezza che ormai mi ritrovavo addosso dalla sera prima.
Inspiravo ed espiravo, inspiravo ed espiravo, le scie di fumo senza pietà venivano spazzate via dal vento che nel frattempo aveva ricominciato ad essere più potente.
Dopo poco spensi la sigaretta ormai consumata sul bordo della finestra, lasciando così un piccolo alone scuro che si confuse tra tutti gli altri, poi la lanciai fuori, finalmente soddisfatta.
Mi lasciai scivolare lungo il muro, per poi ritrovarmi seduta a terra, su quel duro pavimento di mattonelle di un bellissimo celestino-rosa-pallido.
Contai di rimanere così per tutta la mattinata a non fare un cazzo e senza pensare a nulla; ma quei piani di tranquillità vennero interrotti dopo neanche cinque minuti, quando la porta si aprì e ne entrò la stronzetta di Melissa Orwes, il capo delle cheerleader.
Subito mi squadrò dalla testa ai piedi. Poi, con aria schifata si diresse verso lo specchio per aggiustarsi quel trucco da clown che si ritrovava stampato in faccia. Da come mi guardava avrei giurato fossi ricoperta di pustole, neanche avessi la lebbra.
-Hey tu, ma ora non dovresti trovarti in classe? E poi cos'è sto' odore di fumo? Non si può fumare a scuola! Chissà cosa accadrebbe se lo venisse a sapere il preside...-disse con aria altezzosa.
-Fatti i cazzi tuoi, e poi non me ne può fottere di meno del preside... quindi vedi un po' te.- risposi con aria indifferente. Fra me e me sorrisi, probabilmente quella vipera l'aveva ancora con me.
-Hey principessina, vedo che quell'occhio nero ti è andato via. O forse è solo quel trucco arcobaleno che ti sei dipinta che lo copre?- trattenni il ghigno che premeva per uscire sul mio volto.
-Non chiamarmi principessina!- mi ringhiò.
-Come vuoi, principessina. E poi non muovere troppo i muscoli facciali, potrebbero venirti le rughe.- dissi, sorridendo angelica e sbattendo le ciglia.
Mi guardò male, e poi senza dire altro se ne andò, sbattendo furiosamente la porta. Credo che ora fosse diventata una moda sbattere le porte.
Mi sfuggì una lieve risata. Adoravo farla arrabbiare, bastava così poco. Se la prendeva per tutto come le altre sue amichette decelebrate in fin dei conti. Anche perché le altre ochette erano sempre dell'umore in cui era la Orwes, inevitabilmente se lei era arrabbiata lo erano anche le altre, se era felice erano felici anche loro... in poche parole erano dei cloni biondi e sculettanti che facevano tutto quello che veniva ordinato dalla “clone-madre”, e in cui il loro unico grande dilemma era “Oddio mi si è spezzata un unghia! Oddio i miei pantaloni sono fuori moda! Oddio quella ha la mia stessa borsa!” e scemenze varie. Erano davvero odiose.
In quel momento udii le campane della chiesa risuonare in lontananza, segno che tra poco sarebbe suonata anche la campanella del pranzo.
Mi alzai da terra massaggiandomi il culo che ormai mi era diventato quadrato, poi presi lo zaino ed uscì dal bagno. Neanche a fare apposta la campanella suonò in quel preciso istante.


________Spazietto dell'autrice_________________
Salve a chiunque stia leggendo questo capitoletto schifoso!!! °3°
Per favooooooore!!!!! Mi dite cosa ne pensate? *occhiDaGattoConGliStivaliMod./on*) ç___ç
Così almeno che sappia se fa schifo e la tronco qui oppure se piace (ma lo vedo difficile u.u) e andare avanti :*-*:
Comunque, come sempre voglio ringraziare la mia moglia Stallion_Duck, che è sempre tanto gentile e amorevole con me *-*
Rage&Gelato,
Giada

 

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Capitolo 4
*** I don't give a fuck. ***


I DON'T GIVE A FUCK


Quando entrai in mensa mi ritrovai gli occhi di tutti puntati addosso.
Boh, si può sapere che ci trovavano di così interessante in me? Cazzo, avevano nulla di meglio da fare che osservarmi?
In lontananza notai un braccio agitarsi verso di me e poi subito dopo una testa azzurra. Helen. Fui ben felice di vederla, in quel momento avrei voluto sprofondare, io odiavo essere fissata.
Velocemente mi diressi verso di lei, facendo lo slalom tra i tavoli color rosso scarlatto.
A man mano che passavo dietro di me si alzavano brusii e piccole risa soffocate, chissà cosa avevo di così divertente per scatenare l'ilarietà delle persone.
Abbastanza perplessa arrivai al mio tavolo e mi sedetti, appoggiando lo zaino nella sedia di fianco alla mia. Davanti a me Helen era occupata ad ingozzarsi.
Come facesse a piacerle quella poltiglia che servivano in mensa poi era un mistero, ci mancava poco che quella schifezza mettesse su le zampe e se ne andasse via da sola... bah, contenta lei... spero solo domani di non ritrovarla morta avvelenata.
-Hey Hel!- accennai un sorriso.
-Jane- farfugliò prendendo un'altra forchettata di quella che sembrava pasta.
-Ma tu sai perché tutti MI FISSANO?- dissi alterando un po' il tono della voce con l'intendo di fare girare un gruppetto di ragazzini.
-Ah pefffe fa folfes fa feffo fe fi fa fiffffo af tl faffo...- farfugliò sputacchiandomi tutto addosso e, nonostante avesse la bocca piena prendendo ancora pasta.
-Ferma ferma ferma! Santo cielo, prima ingoia quella schifezza! Non mi serve un'altra doccia!- dissi coprendomi il volto.
Hel mandò giù il tutto accompagnandosi con un bicchierone d'acqua. Ed io che pensavo che una quantità del genere di cibo non ci stesse nemmeno in bocca!
A volte quella ragazza aveva prorprio la finezza di un camionista! E dopo se la prendeva anche se gli altri compagni la chiamavano maschiaccio... poi però li menava e nel mentre diceva così tante parolacce da tirare giù il paradiso con Dio compreso... Hel mi è piaciuta fin da subito.
-Ma non è una schifezza!- ribatté lei, battendosi qualche pugno sul petto -Anzi è buonissima! Dovresti assaggiarla!- mi porse il suo piatto.
-No no, grazie Hel, non ci tengo a farmi una lavanda gastrica... allora? Stavi dicendo? Perché quando sono entrata tutti mi fissavano?-
-Ah, beh, sai la Orwes no? Bene, è andata in giro a dire a tutti che ti ha vista farti una canna in bagno e che ti ha sentita dire che per pagartele non fai un lavoro proprio decoroso... insomma, ti ha dato della puttana; poi ha detto che tua madre è una tossicodipendente e che Rob è un ubriacone. E poi tante altre cose non molto carine. - mi disse tutto d'un fiato.
-Tsk! Stronzate! In bagno mi stavo solo fumando una sigaretta! E poi caso mai le canne me le faccio fuori, mica sono così scema poi da girarmene allucinata per tutta la scuola! Ma poi mi spieghi quando cazzo ha sentito dirmi che faccio la puttana? Credo proprio che la principessina sia ancora incazzata da quando le ho tirato quel pugno, anche se penso che la prossima volta farà molta più attenzione a non toccare le mie cose...- cominciai a sghignazzare al ricordo di lei che correva via in lacrime dalle sue amichette.
Hel fece spallucce e poi cominciò a ridere anche lei, mostrando l'apparecchio lucente.
Comunque non me ne importava più di tanto, poteva dire quello che le voleva, forse pensava che facendo così mi avrebbe ferita, ma si sbaglia di grosso.
-Comunque Jane, ti va se questa sera andiamo al Gilman? C'è la band di Ryan che suona, è la prima volta che si esibiscono, così ci ha chiesto di venire; e poi sai, Bill sarebbe felicissimo di vederti...- mi disse con sorriso malizioso.
Roteai gli occhi all'indietro.
Bill era un amico di Ryan, che era il ragazzo di Hel, nonché frontman dei Black Poison. Niente di strano fino a qua' no? Il “problema”era che lui si fosse preso per me una cotta stratosferica. Praticamente ogni volta che lo incontravo mi era sempre appiccicato, incollato addosso, non mi lasciava mai in pace un secondo, sapeva essere davvero esasperante. E poi non era decisamente il mio tipo, con quei suoi modi di fare da presidente degli Stati Uniti, credendosi migliore degli altri e incondizionatamente sempre dalla parte dalla ragione... mi dispiaceva per lui -anzi no- ma doveva rassegnarsi.
La guardai con sguardo truce.
Hel sapeva benissimo quanto fastidioso sapeva essere Bill, e nonostante questo non si lasciava perdere mai nessuna occasione per andarsene via e lasciarci soli io e lui. La bastarda, l'ultima volta, se ne era sgattaiolata fuori dal locale in cui eravamo portandosi dietro Ryan, Joey e Matt, che erano il bassista ed il batterista del gruppo, e lasciandomi quindi sola con Bill, che per la cronaca mi riaccompagnò pure a casa.
Grazie a quella ora sapeva pure dove abitavo. La megera aveva architettato tutto, sapeva che non mi sarei mai fatta da sola a piedi il pezzo di strada fra Berkeer St. e White Av. a meno che la mia intenzione non fosse quella di venire stuprata fatta a pezzettini e gettata nell'Oceano.
Fece la sua solita espressione da schiaffi. -Guarda che se mi lasci da sola con Bill pure questa sera...- mi interruppe - No, no, non ti preoccupare, questa sera sarò un angioletto. Promessa da scout- disse alzando la mano.
-Ma se tu non lo sei mai nemmeno stata una scout!-
-Dettagli...-disse con una faccetta che conoscevo fin troppo bene.
-Ricordati, se questa sera ne combini una delle tue te ne pentirai amaramente...-
-Okay okay! Lo so! Mi strangolerai e tutto il resto_ disse gesticolando con la mano.
-Ma allora vieni?- le se illuminò lo sguardo.
-Si... ma lo faccio solo per Ryan!- dissi mettendo su un finto broncio.
E come potevo mai perdermi la prima esibizione della band del mio migliore amico?
Hel mi saltò addosso abbracciandomi, e poi, senza dire altro si alzò dal tavolo e se ne andò, lanciandomi un sorriso a 32 denti.

____________Lo spazietto di Giada_____________________________________
Buonsalve a tutti!!! 
Come sempre prima di tutto ringrazio la mia moglia Stallion_Duck che è sempre gentile con me *-* grazie!!! Ti dovrò ergere quella statua, prima o poi u.u
Beh, che ne pensate? Se mi lasciate una recensioncina piccola piccola non vi mangio mica! Lo giuro! xD
No, a parte gli scherzi mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate =)
Un bacio,
Giada.
 
 
 

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Capitolo 5
*** You, dirty liar! ***


YOU, DIRTY LIAR!


-Halleluja!!-gridai non appena la campanella trillò, guadagnandomi un occhiataccia dal professore.
Le mie ore extra ormai erano finite e finalmente sarei potuta uscire da quello schifo di edificio e andarmene a casa a suonare un po', poi sarei andata al Gilman per vedere l'esibizione dei Black Poison.
Io adoravo andare al Gilman, quello non era come gli altri locali, strabordante di gente che voleva farsi vedere, mentre "ballavano" (anche se sembrava di più un rituale di accoppiamento fra delle scimmie) su una musica house profonda quanto una pozzanghera d'acuqa.
Io amavo sentire quella musica da "celebrolesi punkettari e rocckettari sfigati", come la etichettavano quelle "care" ragazze delle cheerleader, penetrarmi nel corpo con la folla di gente attorno a me... lì mi sentivo a casa, sentivo che quello era il mio posto, che non sarei potuta essere in nessun altro luogo al di là di quello.
Io mi sentivo sempre invisibile, come se non esistessi, e quando entravo al Gilman mi sentivo ancora così, ma in quel posto c'erano un altro casino di persone che la pensavano come me e che provavano le stesse mie emozioni. 
Era casa quella per me.
Mi incamminai verso la solita stradina disastrata che mi avrebbe portato alla mia solita vita disastrata... "I walk a lonley road, yhe only one that I have ever known, don't know where it goes but it's home to me and I walk alone"
... le parole di Billie Joe mi rimbombavano nella mente.
Intanto sopra di me il cielo aveva ripreso a tuonare, con il vento che portava via le foglie dormienti dei marciapiedi; allungai il passo, non volevo inzupparmi d'acqua fino all'osso.
Mi misi a giocherellare con il ciondolo della mia catenina: una chiave di violino nera, l'unica cosa che mi rimaneva di mio padre. Certo, l'unica cosa naturalmente dopo il dolore dell'abbandono.
Arrivata sul vialetto di casa mi bloccai per un instante: la macchina di mia mamma era già lì, parcheggiata davanti alla porta. Peccato, avrei voluto fosse tornata più tardi.
Tirai fuori le chiavi dalla tasca dei jeans e feci scattare l'arrugginita serratura della porta, che si aprì con un leggero scricchiolio; entrai e me la richiusi alle spalle, cercando di fare meno rumore possibile.
Sentii delle voci provenire da dietro la porta della cucina, parlavano a bassa voce, probabilmente non volevano farsi sentire se fossi rincasata, ma tanto non mi avevano sentita, così decisi di ascoltare. Tanto era sicuramente una cosa riguardante me, quindi volevo sapere, in fondo era mio diritto no?
Mi appostai dietro la porta e misi un occhio nel buco della serratura: Rob aveva una busta in mano.
-Cheryl? Guarda un po' quà... è arrivata una lettera... da Oakland...- disse girando la busta dalla parte del mittente e porgendola a mia madre. La sua espressione in volto cambiò subito, da rilassata divenne tesa e preoccupata. Chissà come mai aveva avuto quella reazione...
-Ci ha trovati... dobbiamo... dobbiamo andarcene via... cazzo cazzo cazzo! - disse prendendosi la testa fra le mani.
-Ma... quella lettera è sempredi... di... giusto?- disse Rob gesticolando. Continuavo a non capire.
-Si Rob, è di quello stronzo del padre di Jane.- m-mio p-padre? Il cuore cominciò a battermi fortissimo.
"No cazzo, dovevo aver per forza sentito male... forse era la stanchezza. Si doveva essere quella." Cercai di convincermi mentalmente.
-Conosci altri Billie Joe Armstrong che ci perseguitano da anni per avere mia figlia per caso?- disse quelle parole con un astio incredibile.
A quel nome granai gli occhi.
Allora non avevo sentito male.

No. No. No! Era solo un incubo cazzo! Uno stupido fottuto incubo!
Cominciai a singhiozzare, rannicchiandomi contro lo stipite della porta.
Non poteva essere vero.
Lui... Billie Joe... mio padre... la stessa persona che avevo visto mille volte ai concerti? Non poteva essere, cazzo, non era vero. Okay, magari non stava parlando di QUEL Billie, chissà quanti se ne sono in America, ma la cosa non cambia, rimane sempre fottutamente orribile e dolorosa.
Perché Dio mi faceva questo?

Strinsi forte la mia collana, quella collana.
Perché non potevo avere una vita normale a questo schifo di mondo? Cazzo avevo fatto di male?
-Dobbiamo andarcene via alla svelta, comincia a preparare le valige.- sentì dire a mamma.
No, questa volta no.
Questa volta avrei reagito, non li avrei lasciati comandare più la mia vita come in un videogame, non avrei lasciato che tutto continuasse ad andare a puttane per colpa di quelli stronzi. Basta, ero stata al loro gioco per troppo tempo.
Per colpa loro la mia esistenza era sempre stata una tortura, quando ero piccola e tornavo a casa trovavo sempre mia mamma fatta e Rob ubriaco che scaricava la sua rabbia su di me, con lei che rideva stesa sul divano, a nessuno era mai importato un emerito cazzo di me.
Poi, per rifugiarmi scappavo al parco e lì vedevo tutte le famigliole allegre che giocavano con i propri figli, che li prendevano per mano, che li aiutavano a rialzarsi quando cadevano e poi li abbracciavano rassicurandoli... ripensai a quei frammenti della mia infanzia con rabbia, ma anche con un'infinita e amara tristezza.
Io ero gelosa un po' di quel legame che avevano quelle persone... mi faceva stare male perché sapevo che io non sarei mai potuta essere felice come loro... ma ora mi sarei presa la mia rivincita, e ne ero convinta... avrebbero pagato ogni singola cosa per tutta questa sofferenza che mi avevano causato.

Mi feci coraggio e appoggiai sicura la mano nel pomello color oro della porta, decisa a cambiare per sempre il mio futuro.
Era ora di mettere la parola FINE a questo "omicidio premeditato" verso di me.


____Giada's world_
Salve impavidi lettori! (?)
Beh, che dire se non che questo capitolo è veramente orribile? Penso che Jane abbia scoperto in modo un po' troppo banale di suo padre... ma non sapevo che inventarmi! Perdonatemi!!! D:
Cooooomunque, volevo ringraziare la mia splendida moglia Stallion_Duck, che recensisce sempre ed è così pucciosaH con me *-*
Poi volevo anche ringraziare Giulia White e youremyfuckinparadise per avere messo la mia storia nelle seguite!!! Grazie milliessimie!!!!! :D
Alla prossima!!
Giada.
Ps. non mordo u.u

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Capitolo 6
*** It's my Life. ***


IT'S MY LIFE


Girai il pomello e, cercando di tenere sotto controllo il più possibile le lacrime, spalancai la porta, pronta ad affrontarli.
Mamma e Rob si voltarono di colpo sgranando gli occhi, a Rob cadde a terra la bottiglia di birra che aveva in mano, che si frantumò in mille pezzi sulle mattonelle giallognole.
-J-Jane? D-da quanto tempo eri là dietro?- disse mia madre con espressione terrorizzata in volto.
-Beh, da abbastanza tempo per capire tutto.- le dissi cercando di ricacciare dentro le lacrime che mi stavano già appannando la vista.
-P-posso sp-spiegarti tutto- disse ancora lei. Immaginavo se ne sarebbe uscita con una frase del genere.
-Spiegarmi tutto eh... ma cosa vuoi spiegarmi?! Vuoi per caso spiegarmi perché mi hai tenuto nascosto chi era mio padre? O magari perché sei sempre troppo fatta per accorgerti di avere una figlia? Oh, e già che ci sei puoi anche dirmi perché cazzo mi ritrovo questi fottuti ematomi per tutto il corpo e perché cazzo tu non hai mai fatto nulla!- gli sputai in faccia con voce tremante.
Ormai, incapace di comandarle le calde lacrime cominciarono a riversarsi sulle mie guance.
-Hey! Non rivolgerti così a tua madre!!! Tu sei sua figlia e devi fare quello che ti dice!- sbraitò Rob.
Ma che caro, ora prendeva pure le sue difese.
-Oh, e qui ti sbagli di grosso. Io posso rivolgermi a lei come cazzo mi pare dal momento che non si è mai comportata da madre e quindi non posso ritenerla tale! Quella bastarda per me è solo una sconosciuta! Una squallida persona che non c'è e non ci sarà mai nella mia vita! E tu la segui egregiamente!- uno schiaffo potente mi arrivò in pieno volto, facendomi barcollare. Mi passai la lingua sulle labbra e sentii bruciare e subito dopo il metallico sapore del sangue che mi pervase la bocca.
-ORA BASTA!!- urlai.
Strappai la lettera a mia madre che lei teneva ancora ben salda fra le mani, poi mi catapultai in camera mia, chiudendomi alle spalle la porta a chiave. Presi il mio zaino rosso e lo riversai sul letto di tutto il suo contenuto, poi presi il cellulare, qualche vestito e dei soldi che mi ero messa da parte in caso di necessità; infilai il tutto lì dentro e poi ci riposi anche la lettera, chiudendo la cerniera.
Mi diressi verso l'armadio e lo aprì, estraendone la nera custodia della mia chitarra che subito dopo tolsi dal piedistallo e misi via.
-Jane! Ora tu apri questa merda di porta e mi fai entrare! Mi hai capito bene?!?- la voce di Rob mi fece trasalire, non l'avevo mai sentito così alterato, probabilmente se fosse entrato mi avrebbe ammazzata di sicuro questa volta.
E ora per dove uscivo? Per la porta era fuori discussione.
-JANE!!!! CAZZO APRI!!!!- cominciò a calciarla furiosamente. -Guarda che te la butto giù questa fottuta porta!!!- sbraitò ancora.
Senza pensarci due volte mi diressi verso la finestra e l'aprì, ci saltai sopra e mi sfilai lo zaino dalle spalle, poi lo lanciai giù, facendolo atterrare sopra un cespuglio, feci così anche con la chitarra, pregando che non venisse danneggiata.
Bene, ora toccava a me, restavo solo io. Guardai giù: cazzo se era un bel salto... avevo paura... “fanculo me e le mie fottute vertigini!” pensai “ora salti da questa finestra senza tante storie! Pensa poi a quando finalmente te ne potrai correre via, basta solo che tu faccia un piccolo balzo in avanti” comandavo alle mie gambe di muoversi ma loro non ne avevano proprio l'intenzione “eddai cazzo! Non è questo il momento per farti prendere dal panico.” Sentii ancora dei pesanti colpi sulla porta che, sicuramente non avrebbe retto ancora per molto, e quando si sarebbe rotta era di certo meglio non trovarsi lì con quel maniaco.
Così chiusi gli occhi, mi feci coraggio e saltai, sperando di non diventare una polpetta.
Atterrai pesantemente sull'asfalto, mettendo male il piede e sbattendo forte con la gamba.
-Fanculo cazzo!!- ringhiai fra i denti. Ora bastava solo mi fossi rotta qualcosa...
Mi alzai il più velocemente possibile, ma quando feci peso sulla gamba sinistra una fitta lancinante me la pervase. “Non ora cazzo! Non ora!” pensai “Ora ce la devi fare, hai capito? Non pensare al dolore!” Mi feci forza e, cercando di ignorare le fitte mi mossi ed andai a recuperare la mia roba che giaceva ancora sopra al cespuglio.
Sentii un tonfo sordo provenire dalla mia camera: probabilmente Rob era riuscito ad entrare. Ora mi restavano solo pochi minuti per dileguarmi prima che lui capisse che me ne ero sgusciata fuori dalla finestra; di solito la gente normale lo avrebbe capito subito vedendo la camera vuota e la finestra aperta con le tende svolazzanti, ma non Rob, lui non era un uomo particolarmente sveglio; comunque era meglio darsi una mossa.
Mandai giù il nodo in gola e poi mi misi a correre, più veloce che potessi, cercando di non poggiare troppo su quella gamba, che mi faceva maledettamente male. Dovevo arrivare alla stazione il più velocemente possibile.
Passai attraverso il solito viale che fino a poco prima avevo percorso, ignara di cosa sarebbe capitato dopo, poi passai davanti alla scuola, quell'edificio decadente che non mi avrebbe mai più avuta al suo interno, probabilmente.
Ad un certo punto però arrivai ad un bivio, mi piegai ed appoggiai le mani sulle ginocchia per riprendere fiato e per cercare di calmare un po' il dolore, poi dopo poco mi rimisi dritta e presi la strada di destra che mi avrebbe portato più velocemente alla metropolitana, ma allo stesso tempo mi avrebbe fatto passare davanti al Gilman, quel locale che tanto amavo e che sicuramente amava anche mio padre, volevo salutare quel posto, chissà se lo avrei mai più rivisto...
Dopo poco arrivai lì davanti e presi a muovermi più lenta, gustandomi per l'ultima volta quell'aria di unione che avevo provato tante volte là dentro, i muri pieni di scritte a cui mi appoggiavo ogni volta prima di entrare, la vecchia panchina in cui io, Hel e Ryan ci sedavamo spesso per parlare di cazzate o dove ci addormentavamo quando eravamo troppo ubriachi per ritornarcene alle nostre case... era certo: quel posto mi sarebbe mancato terribilmente, e anche Hel e Rayan... anche se io e loro avremmo potuto sentirci sempre... ma sicuramente per un po' io non sarei andata lì...


Imboccai le piccole scale che mi avrebbero portato giù alla stazione; erano piene di persone ed era difficile destreggiarsi fra quel garbuglio di corpi. Un omone mi sbatté contro, guardandomi come se la colpa fosse stata mia. -Scusa eh?- gli dissi. Non ricevetti nemmeno risposta. Lui si girò scazzato e continuò per la sua strada, borbottandomi dietro qualcosa. Ma si può sapere cosa avevo fatto di male io alle persone?
Tutta sudata mi diressi verso una panchina completamente scrostata e ricoperta di scritte con bombolette spry e, ancora ansimante mi ci lasciai cadere sopra, con le mani strinsi forte la gamba.
-Hey piccolina, ti senti bene?- sentì una voce di fianco a me.
Era stata un'anziana signora sull'ottantina a parlare, che mi scrutava dall'alto dei suoi occhiali con aria preoccupata.
I capelli argentei le ricadevano composti su un lungo cappotto color cremisi, che lasciava scoperto un pezzettino delle gambe ricoperte da pantaloni marroncini, in mano teneva una piccola borsa beige e a terra di fianco a lei c'era una valigia blù.
-Oh, si si, grazie.- dissi abbozzando un sorriso e cercando di essere il più convincente possibile.
-Ma sei sicura cara? Sei tanto pallida... e poi hai il viso ricoperto di lividi... per non parlare del labbro...- disse con fare ancora più preoccupato.
-Ma no signora, non si preoccupi, sono solo caduta mentre andavo... ehm... in bici... sa, ho preso una buca e sono caduta di viso- la prima scusa che mi fosse passata per la testa.
-Ehhh! I giovano d'oggi! Sempre con la testa fra le nuvole!- mi disse sorridendomi e scpmpigliandomi i capelli. Sembrava l'avessi convinta.
In lontananza sentì il fischio del treno, che stava arrivando nel binario opposto, destinazione: Long Beach.
-Oh! Ecco il mio treno! Mi dispiace cara, ma ora devo proprio andare, sai, devo andare a trovare i miei figli e miei nipotini!- le sorrisi.
-Buongiorno signora, faccia buon viaggio!- le dissi ancora.
-Oh grazie! Stammi bene cara!- detto questo si avviò verso le scale che portavano dall'altro binario e scomparve. Mi sarebbe piaciuto in quel momento fare parte anch'io dei suoi nipoti.
Appoggiai la testa sulla panchina, rannicchiandomi tutta in un angolo, e cominciai a piangere; sentivo di doverlo fare e basta, forse mi sarei sentita meglio. Forse le frutrazioni e quel dolore, non solo fisico, ma anche mentale si sarebbe attenuato.
Dopo minuti che parvero ore, finalmente, sentii annunciare dall'auto-parlante: “Attenzione! Attenzione! Treno in arrivo al binario 2, fermate: Berkeley, Sacramento e Salem! Preghiamo di spostarsi dalle linee gialle...” e bla bla bla.
Ecco, il mio treno era arrivato.
Mi alzai un po' sconvolta dalla panchina e presi su i miei “bagagli”, poi zoppicante mi avvicinai al binario 2, aspettando il treno che intanto aveva cominciato a frenare, facendo quello stridere che io odiavo ogni volta, e di cui da piccola ne ero spaventata a morte.
Eccolo, ora era fermo, lì davanti a me, con le porte aperte, sembrava aspettasse quella piccola ragazzina problematica che ero io.
Mi diedi una mossa e ci salì, destinazione: il mio destino.

_________Giadina's World____________________
Chi non muore si rivede eh? xD
AlloVa, che ne pensate di questo capitolo? Vi prego *si inginocchia* mi lasciate qualche piccola recensione? Non mangio! Lo giuro! <3
Cooooomunque volevo ringraziare come sempre la mia moglia Stallion_Duck che è innutile che dica quanto fantastica è! Presto ci sposeremo  e ti dedicherò uno stato quando avrò conquistato il mondo u.u
Rage&CioccolataCalda,
Giada.

 

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Capitolo 7
*** I walk alone. ***


I WALK ALONE


Il treno era arrivato, ed era fermo nella stazione di Berkeley.
Mi destai da quello stato di dormiveglia in cui ero caduta e presi la mia roba, per poi alzarmi e dirigermi verso l'uscita insieme all'orda di persone che, come me erano arrivate a destinazione, senza badare troppo alle occhiatacce scandalizzate delle solite ragazze alla moda figlie di papà.
Scesi dagli scalini del treno e mi aggrappai al piccolo corrimano di ferro nero per non cadere, dato che il mio corpo aveva deciso di dichiararmi guerra.
Mi guardai attorno a quella sporca stazione che mi sapeva già di dolore, anche se magari, un giorno, mi potrebbe sapere di felicità. Un giorno però.
Al momento riuscivo solo a sentirmi uno schifo, tradita e abbandonata a me stessa per l'ennesima volta, consapevole di dovermela cavare da sola.

Strascicando la mia dannatissima gamba, che per la cronaca mi faceva sembrare ancora meno raccomandabile di quanto non lo sembrassi già, dirigendomi verso le uscite, passando così davanti ad un mendicante che mi guardava, penetrandomi il corpo con degli occhi spiritati.
Salii le scale di cemento grigio ormai rovinate, con la sensazione di ancora quegli occhi puntati addosso.
Appena sbucai fuori mi ritrovai in una città, che un tempo doveva essere stata popolata da mille luci, con i negozi aperti fino a tardi e piena di allegre famigliole che passeggiavano fra i viali alberati e ombrosi... ora invece era solo una città scura e degradata, con spacciatori ad ogni quartiere e puttane ad ogni angolo.
Per quanto era possibile allungai il passo.
Volevo andarmene al più presto da quella zona; avevo paura che da un momento all'altro saltasse fuori un omone con il passamontagna, mentre, con un coltello puntato all'addome mi costringeva a dargli quelle poche cose che avevo... solo questo ci mancava! Con la sfiga che avevo cucita addosso poi, tutto era possibile!

Dopo qualche girovagamento, le mie gambe, anzi, la mia gamba e mezzo, mi portò ad uno spiazzo, dove c'era posteggiato un taxi lurido e scassato, con affianco un cassonetto mezzo scassato e bruciacchiato. Probabilmente qualche teppistello ci aveva dato fuoco. Oh! Qualcuno uguale a me c'era!
Mi avvicinai all'auto, pardon, al catorcio giallo e tirai fuori quella lettera, leggendone silenziosamente l'indirizzo del mittente.
Poi coprii la breve distanza che mi separava dalla scatola di lamiera e bussai al finestrino opaco, che scese lentamente dopo qualche imprecazione dell'autista. Mmmh, della serie: bonjour finesse.
Davanti a me comparve la faccia di un uomo sulla sessantina, grassoccio, con i capelli brizzolati e i baffoni stile cow-boy.
-Che vuoi?- l'alito intrinseco di birra mi travolse. “Secondo te che voglio? Chiederti di prepararmi un hot-dog senza senape?” pensai.
-Mah... dato che lei fa il taxista pensavo di chiederle un passaggio...-risposi, piuttosto acida.
-Ah... e dove vorresti andare di bello tutta sola soletta?- disse squadrandomi e alzando un sopracciglio, facendomi un sorrisetto sghembo. Impossibile non capire su cosa stesse fantasticando.
Meraviglioso!! Ma tutti io li trovo i deficienti? Ma porco zio! Ho una calamita addosso per caso che attira tutti di stronzi qua? O forse ho scritto in testa “Offro favori sessuali! Una scopata e via!”?
Scossi la testa sconsolata e lessi ad alta voce l'indirizzo sul retro della lettera (nota dell'autrice pazza: pensavate che vi avrei rivelato l'indirizzo del nano, eh? E invece no, me lo tengo tutto per me u.u) e, velocemente presi posto nel sedile posteriore, mettendo prima dentro i miei “bagagli” e poi salendoci io.
Appena mi sedetti il porco sistemò lo specchietto retrovisore in modo da potermi guardare meglio -scusate, in modo da poter guardare meglio la mia scollatura-  e rimase un attimo a fissarmi insistente.
-Hey, ma sei sicura di avere i soldi per pagare la corsa? No, perché sai... se non li hai... si trova sempre un modo per pagare il debito...- mi disse ammiccante.
Ma porca troia! Ma c'è o ci fa questo?
-Non ti preoccupare che i soldi li ho. E ora metti in moto questo trabicolo. GRAZIE.- dissi cercando di risultare il più sicura possibile.
Forse non era stata una buona idea salire su quel taxi... anzi, sicuramente non era stata una buona idea...
-Caratterino che ha le signorina...- disse ingranando la marcia e dando gas.
Finalmente potei respirare.
Il paesaggio scorreva veloce al di la del finestrino, non permettendomi così di osservare quello che mi stava attorno, nemmeno qualche piccolo indizio che mi riportasse alla mente un qualche ipotetico frammento della mia infanzia, che mi riconducesse ad essere già stata in quella zona... ma nulla. Il buio più totale.
Mentre ero assorta nel paesaggio l'ansia si stava facendo spazio sempre di più in me.
Avevo paura, paura di quello che sarebbe successo, e poi, poi cosa ne sarebbe stato di me? Avevo sempre così tanto voluto incontrarlo mio padre, avevo sognato sempre di riabbracciarlo, di andare via con lui, da quella vita schifosa che il destino (ma esiste un destino?) mi aveva appioppato... ma ora, ora tutte le certezze e speranze, se mai ne avessi avute almeno un briciolo, erano andate in frantumi, così come la mia vita d'altronde; anche se quella aveva cominciato già a sfaldarsi nel momento in cui ero venuta alla luce.

Perché non potevo restarmene nelle tenebre, restarmene nell'ombra? Infondo, sarebbe stato meglio per tutti, no? E se ora non ce la facessi poi? Probabilmente me ne andrei a morire nella baia, fra la sabbia soffice e le onde del mio amato Oceano. Infondo questo merito io: la morte.
Merito di cadere nell'oblio più totale e di non risvegliarmi mai più, fra le braccia dell'Oscura Signora.

Mentre ero intenta a fare questi felici pensieri, un fastidioso brusio mi riportò alla realtà:
-Heeeeeey!!!!! Guarda che siamo arrivati ragazzina! Ma sei andata in trance?!?- il volto del taxista era ad un palmo dal mio, mentre mi scuoteva la mano davanti agli occhi.
Fui catapultata alla realtà. Non mi ero nemmeno accorta che l'auto si fosse fermata e che fossimo arrivati... arrivati? Oh cazzo!!
-Oh s-si...-balbettai con lo sguardo perso nel vuoto.
-Guarda che sono 7 dollari e 60 cents.-
-Eh? Come? Oh si, i soldi...- tirai fori distrattamente i verdoni dallo zaino e li buttai alla cazzo di cane sul sedile, e poi uscì prendendo la mia roba e sbattendo sonoramente la porta.
Il taxi partì sgommando, lasciandomi sola in mezzo alla strada, come una rincoglionita.
Decisi che sarebbe stato saggio spostarsi dalla carreggiata, a meno che il mio intento non fosse quello di abbracciarmi ad un tir. Non volevo suicidarmi, o almeno non ancora.

Raggiunsi, sempre zoppicante, il marciapiede e mi avvicinai ad una bella casetta.
Mi diressi davanti al cancello e nel campanello lessi la scritta: “Armstrong Family”.
Bene, l'unica cosa positiva era che quella specie di pervertito non mi aveva portato nel posto sbagliato.

_____________Giada's World___________________
*schiva i pomodori*
Buonsalve impavidi lettori!! (sempre che non siate già morti prima u.u)
Eccomi qui con un nuovo -e orripilanete- capitoletto! Che ne pensate?
Beh, qui le cose si stanno facendo interessanti! La nostra Jane ormai è arrivata... cosa accadrà? Lo scoprirete nella prossima puntata! *si nasconde sotto al letto per non essere colpita di proiettili*
Allova, volevo vingvaziave le pevsone ftupende che hanno vecensito l'ultimo capitolo:
AleGD
violettaXD
Grazie mille!!!!! Siete fantastiche!!!!! *3*

Poi, anche queste personcine pucciose (?)  che l'hanno aggiunta alle seguite:
gigiola

Tra le ricordate:
birdy96

E poi tra le preferite:
violettaXD

Grazie mille a tutte!!!! Vi adoro!!!! ♥
Avete fatto felice una ragzza xD
Beh, ci si vede al prossimo capitolo!!!
Rage&KinderBueno,
Giada.
Ps. ancora grazie!!!!! Vi adorooooo!!!!! *-*


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Capitolo 8
*** Boulevard of broken Dreams. ***


BOULEVARD OF BROKEN DREAMS


Ormai era da un quarto d'ora che mi ero appostata davanti a quella casa, e potevo essere benissimo scambiata per un maniaco, se qualcuno mi avesse notata. Ma tanto con quel tempo infame a chi vuoi che fosse saltato in mente di mettere anche solo il naso fuori dalla porta?
Nel frattempo, io e le inferiate del cancello eravamo diventati un tutt'uno da quanto mi ci ero schiacciata contro per riuscire a vedere qualcosa da quella benedetta finestra illuminata e con le tendine leggermente tirate.
Quando ormai stavo per perdere le speranze vidi una figura femminile apparire davanti alla finestrella, con qualcosa in mano, per poi appoggiarlo in quello che presumessi essere un tavolo. Era Adrienne, non c'era dubbio.
Poco dopo, nell'inquadratura, comparve anche qualcun altro: Billie, ovvero mio papà.
Il cuore mi mancò di un battito. Uno di questi giorni mi sarebbe venuto un infarto, ne sono certa.
Era li fermo, mentre osservava i movimenti di sua moglie sorridendole... sembrava così spensierato e allegro... poco prima di sparire dalla mia visuale, Billie la fermò per un braccio e le schioccò un dolce bacio a fior di labbra. Si vedeva lontano un miglio che erano innamorati persi l'uno dell'altra, quei due.
Poco dopo al tenero quadretto familiare si aggiunsero anche due ragazzotti, Joseph e Jakob sicuramente, che poco dopo si sedettero a tavola, cominciando a ridere per non so cosa.
Dopo qualche minuto si sedettero anche Billie e Adrienne, scompigliando i capelli ai due terremoti, che avevo già constatato avere la grazia di una branco di elefanti. Ormai erano seduti a tavola, ma sembrava non avessero intenzione di mangiare, forse stavano aspettando qualcuno...
Mi staccai finalmente da quella che ormai era diventato il mio appoggio fino a poco prima, e mi diressi titubante (e zoppicante) verso il campanello, indecisa sul da farsi, pensando a cosa avrei detto.
Sicuramente non sarei potuta andare li e dirgli: “Hey ciao! Mi hai riconosciuta? Sono Jane si! Quella tua figlia che non ti ha mai incontrarto sai... ma vabbè dai! Mi fate entrare? Che c'è di buono a cena?” no, sicuramente in quel modo avrei rischiato solo di traumatizzare lui e quei poveri cristi della sua famiglia. Però di certo non sarei nemmeno potuta andare li e fargli una filippica di quelle che si vedono in Beautifull... beh, insomma... qualcosa avrei trovato da dire. Infondo tutti sanno che ragiono meglio sotto pressione io. Ops, io non ragiono.

Alzai il braccio ormai tremante e appoggiai l'indice destro sulla fredda superficie metallica del campanello. Ecco, un poco più di pressione ed il gioco era fatto.
“Aspetta Jane, ferma. Ma che cazzo stai facendo? Non puoi essere così egoista diamine! Non capisci che se ora suoni questo fottuto campanello sconvolgerai la vita di 4 persone?!? Vattene da qui, loro non ti dovranno mai incontrare! Guardali! Non li vedi come sono felici?”
Bingo. Colpita ed affondata. Per una volta la mia coscienza aveva ragione.
Io non potevo farlo... non potevo essere così egoista... loro... loro non avevano certo bisogno che qualcuno gli sconvolgesse l'esistenza.
Certo, mi aveva cercato Billie da quello che avevo capito, ma magari voleva solo mettersi la coscienza a posto... sicuramente non avrebbe voluto riavermi con se, infondo, chi sarebbero stati quelli stupidi a volerlo? Io di certo non potevo interferire con la loro vita, dovevo andarmene da li. Non avrei avuto ne una casa ne del cibo, ma almeno non avrei fatto soffrire delle persone, me esclusa, naturalmente. Mi sa che avrei ripreso in considerazione l'idea della spiaggia...
Cominciai a piangere, singhiozzando.
Le lacrime sembravano scottare in contrasto con la mia pelle congelata. Era tanto chiedere di morire? Evidentemente si.

E come se non bastasse, ora stavo letteralmente tremando come una foglia, ero scossa dai brividi e mi sentivo male, la testa mi stava per scoppiare e da un momento all'altro avrei potuto vomitare. Magnifico. Non sarebbe potuto andare peggio.
O forse si, perché cominciò a diluviare.
Ora si che mi sentivo proprio male.

Lentamente mi scostai da quella casa e mi allontanai, sentendo scivolarmi per la schiena le fredde gocce di pioggia che finirono per impregnarmi d'acqua fino all'osso.
Attraversai lentamente la strada e finì in un piccolo parchetto con qualche alberello qui e li, ma nessuna panchina. Cazzo! Non ce la facevo più!
Con una lentezza incredibile mi avvicinai ad una grande betulla ed ansimante, mi ci appoggiai contro.
Ormai faticavo anche a respirare, ma che diavolo mi stava succedendo? Forse le mie preghiere di morire ora erano state accolte da una qualche divinità?
Mentre aspettavo di riprendermi un po', o almeno speravo, sentì il rombo di un auto dietro di me, e poi vidi la luce di due fanali che si facevano sempre più vicini.
La macchina si andò a fermare proprio davanti a casa Armstrong, posteggiando li.

Due figure maschili scesero, uno di loro sembrava tenere in mano delle pizze.
Strabuzzai gli occhi. Sembravano proprio...

MIKE'S POV
-Trè cazzo sbrigati! Apri quell'ombrello che mi sto bagnando tutto!- dissi al monopalla.

-Arrivo!! Ma tu sai cos'è la pazienza? Stai calmo e non arrabbiarti che poi ti vengono le rughe!- mi rispose con tono anche piuttosto scocciato.
-Le rughe? Pazienza? O ti sbrighi o quando arrivi sai dove te lo ficco quell'ombrello? Dopo si che ti verranno fuori le rughe! E ora per l'ennesima volta esci da quell'auto e apri l'ombrello! Che poi sto anche portando tutto io!! Almeno avessi preso le birre, razza di scansafatiche!- dissi più divertito che arrabbiato.
Finalmente lo vidi arrivare trotterellante, con quel benedetto ombrello finalmente aperto.
-Aia cazzo!!! Ma vuoi accecarmi?!? Brutto scemo!- inutile dire che mi stava per infilzare l'occhio come un mashmellow.
-Eddai scusami! Che poi ti avrò solo sfiorato! Ma che hai in questi giorni? Ti è forse venuto il ciclo? No, perchè sei più acido di Ramona in quei giorni!!!!- no, seriamente, ora lo prendo a bastonate.
-Ora. Ti. Strangolo.- dissi riducendo gli occhi a due fessure.
Prima che potessi fare o dire altro mi prese per le spalle e mi voltò verso l'altro lato della strada, cominciando a parlare.
-Mike, guarda, guarda questo parco. Non ti fa tornare a mente i vecchi ricordi? Calmanti e lascia fuoriuscire il tuo spirito fanciullino. Non ti senti incredibilmente rilassato e per nulla rancoroso?- disse aprendo le braccia teatralmente, per poi ricominciare a parlare. -Lascialo vagare per quei giochi, guarda le altalene, gli scivoli, immagina di fare lo slalom tra quegli alberi e poi di passare saltellando come Cappuccetto Rosso quella bellissima betulla su cui è accasciata una ragazzina...- si fermò di colpo. Entrambi sgranammo gli occhi.
Mollai per terra tutto quello che avevamo, pardon:avevo in mano e mi diressi verso quella ragazzina, seguito a ruota da Trè.
Non sembrava stare per niente bene... 

JANE'S POV
Vidi i due parlare, o meglio sbraitarsi contro, anche se sembrava lo stessero facendo più in modo scherzoso.
Quello che sembrava Mike aveva in mano delle pizze e delle birre, mentre Trè non portava nulla e sembrava divertirsi alla reazione dell'amico che si stava inzuppando.
Li avevo sempre visti così quei due, Trè un bambinone eterno e Mike la sua balia, quello sempre riflessivo e calmo.
Ero li intenta ad osservarli, anche perché non riuscivo a fare tanto altro in quelle condizioni, quando successe un imprevisto: Trè si voltò verso la mia direzione, costringendo anche Mike a fare lo stesso.
In un primo momento non parvero accorgersi di me, però poi li vidi irrigidirsi tutto d'un tratto, mentre guardavano proprio verso la betulla in cui ormai mi ero accasciata.

Vidi Mike mollare tutto e muoversi velocemente verso di me, con Trè appresso.
Fantastico, ora ero nei guai.
Non potevo di certo fare che mi si avvicinassero, non dopo tutto quello che avevo pensato di fare, cioè, di non fare. Così mi feci coraggio e mi alzai dall'albero, che ormai era diventato il mio unico appiglio.
Appena cominciai a muovermi mi sentii peggio di prima.
Mollai tutti i miei bagagli a terra, non riuscivo più a sostenerli.

Mi voltai e feci per andarmene il più velocemente possibile.
La testa mi pulsava in un modo incredibile, da un momento all'altro sarebbe scoppiata, e mi girava peggio che i post-sbornia delle serate al Gilman, con nausea inclusa. In più non mi sentivo ormai la gamba e avevo un freddo della malora, con manco un pezzettino di pelle asciutta. Ero in una forma fantastica, insomma.

Riuscii a muovere solo qualche altro piccolo passo, perché poi le gambe mi cedettero e caddi a terra, sul suolo duro e freddo come il mio corpo.
Il mondo attorno a me si faceva sempre più scuro e sfuocato, i rumori mi arrivavano alle orecchie deboli e ovattati.
L'ultima cosa che sentii fu un “Oddio!” da parte di qualcuno e poi dei passi che si facevano sempre più veloci e vicini.
Infine sentii qualcuno che mi avvolgeva in un giubbotto caldo, con subito dopo delle braccia forti che mi sollevavano da terra.

E poi basta. Il nulla.
Il buio più totale mi inghiottì.


_________Giada's World___________________________________
Giada is baaaaaaaaaack xD 
*schiva i pomodori*
Che ne pensate di questo capitolo? Vi fa schifo? Non fatevi problemi a dirmelo! =D
AlloVa, folefo vingvaziave come smpve quelle fantastiche utentE che perdono tempo leggendo la mia storia e recensendola! Vi amoH!!!! *-*
Violetta GD
Stallion_Duck
AleGD
Ringrazio tantissimo anche quelle persone che la seguono:

gigiola
Giulia White 
loveGreenDay 
youaremyfuckinparadise
E chi ce l'ha tra le preferite :3
Violetta GD
VI ADORO!!!!

Grazie millissime anche a tutti quelli che leggono!!!! Non saprei cosa fare senza di voi!!!!
Rage&AlProssimoCapitolo,
Giada.

 
 

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Capitolo 9
*** I can't belive this. ***


I CAN'T BELIVE THIS


Un vociferare mi destò dalla condizione comatosa in cui ero caduta da ormai tempo indefinito.
Potevano essere passate benissimo delle ore come una manciata di minuti dall'ultimo ricordo sfuocato e senza forma che avevo.
Nonostante ora fossi sveglia, beh, più o meno, decisi di non aprire dal tutto gli occhi ancora, ma di osservare l'ambiente completamente sconosciuto che avevo attorno. E poi stavo bene sotto le coperte.
Mi trovavo in una camera da letto, stesa sotto un mare di coperte morbide e calde; l'ambiente della stanza era semplice ma molto accogliente, e accanto al “mio” letto c'era una sedia. Possibile che qualcuno si fosse seduto li di fianco a me?
La porta leggermente aperta mi lasciava intravedere una figura, ma era troppo sfuocata per permettermi di sapere a chi appartenesse, sempre che l'avessi riconosciuta, ovvio.
Lentamente aprii gli occhi, riuscendo a vedere meglio la stanza, ma non la figura misteriosa che scorgevo.
Decisi così di tirarmi su a sedere, issandomi sulle braccia ossute che mi ritrovavo, e tentando di appoggiarmi alla testiera in ferro del letto. Ma naturalmente la mia testa non era d'accordo con me.
Feci una smorfia di dolore quando sentii un martello pneumatico che mi sfondava la testa; le ho sempre amate queste emicranie fulminanti, infondo, chi è che non le adora?
-Hey, piano piano, rimani giù.- sentii una voce calma e con un non so che di familiare provenire di fronte a me. Alzai lo sguardo, per incontrare poi un paio di occhi verdi smeraldo come i miei. Mi ritrassi.
Oh cavolo! Non potevo essere capitata veramente in quella casa! E ora che avrei fatto?!? Non volevo, non potevo dirli chi ero!
Avrei fatto finta di essere una ragazzina appena trasferita che era andata a fare un giro per la città e che poi si era sentita male. Infondo capitano questi casi di febbre fulminante.
Okay, non penso che Billie sia stupido fino a questo punto, ma tentare non nuoce... oooh cazzo datti una mossa Jane! Lo starai guardando imbambolata da un'eternità!
-Ora tu te ne stai qui buona buona e ti riposi, che hai la febbre e sei molto debole. - mi sorrise, per poi continuare -Poi, potrai alzarti, Jane.- a quelle quattro sillabe sussultai, stritolando i lembi della coperta che tenevo in mano.
A-avevo sentito bene? Mi aveva chiamata... Jane?
Mi rimisi a sedere di scatto, dimenticandomi della reazione avuta poco prima nel compiere lo stesso movimento.
-I-io... io non... tu come...?- fanculo anche alla lucidità ora! La vista cominciò ad appannarsi. Sentivo l'impellente bisogno di piangere. Ancora.
Lui come faceva a sapere chi ero? Io e lui non ci siamo mai visti... sarebbe impossibile...
Alzai il viso, ed incontrai i suoi occhi quasi mortificati.
Erano così simili ai miei... erano un pozzo di emozioni... così scuro e profondo ma anche così... lucente? L'unica cosa che li faceva differire dai miei era che i suoi sembravano essere allegri ed espressivi. Mentre i miei cupi e spenti. I miei occhi, non sorridevano più da molto.
Abbassai la faccia, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo.
-Hey... hey...- mi disse piano, quasi in un sussurro. -Guardami- continuò, prendendomi con una mano il mento e costringendomi così a guardarlo un'altra volta.
Non ce la feci più a trattenermi, dando così libero sfogo alle lacrime.
Subito dopo lui mi abbracciò; non me lo aspettavo. Ma fu comunque meraviglioso. Era da 16 anni che attendevo quel momento... un momento senza dubbio fantastico.
Nascosi la faccia nell'incavo del suo collo, e mi lasciai trasportare da quel turbinio di emozioni che stavo provando.
-Shh, calmati ora, mmh? Ci sono io... shh...-disse, sussurrandomi.
-Perché? Perché tutto questo? - continuai a dire con voce tremante.
-I-io... io... mi dispiace, mi dispiace tanto...- disse stringendomi ancora di più a lui e accarezzandomi i capelli con una mano. Mi lasciai cullare da quei movimenti ripetitivi, rimanendo aggrappata a lui.
-Se... se ti va ne parliamo quando starai meglio, okay? Potrai chiedermi tutto quello che vorrai, e io proverò a risponderti.
Annui debolmente, ancora stretta a lui. Non volevo staccarmi dalla mia sicurezza e protezione, non volevo sentirmi ancora indifesa e sola.
-Ora però rimettiti giù e dormi, dato che si febbricitante e dovresti ritrovarti ridotta ad uno zombie ormai.- disse per sdrammatizzare un po'.
-Già dovrei...- risposi, sorridendo lievemente.
-Allora buonanotte. Per qualunque cosa tu abbi bisogno sappi che sono qui vicino, nella stanza vicino alle scale.- disse, per poi alzarsi allungando un mano scompigliandomi i capelli.
-Buonanotte anche a te... B-Billie?- dissi insicura.
-Si?- rispose affacciandosi all'uscio della porta., che da poco aveva oltrepassato.
-G-grazie...- li dissi, cercando di non fare uscire quella parola in un sussurro.
-Non devi ringraziarmi.- mi rispose, sorridendomi ampiamente, poco prima di scomparire nell'oscurità del corridoio.
“Si invece che devo” ripensai tra me e me, per poi coricarmi una volta per tutte, mettendomi a pancia in giù ed infilando le braccia sotto il cuscino azzurrino.
Prevedevo già un gran dolore alla cervicale, una volta svegliata.
Beh, prima però dovevo riuscire a prendere sonno... e Dio solo sa quando ci sarei riuscita! Con tutto quello che era successo la mi testolina di certo non poteva starsene buona e farsi i cazzi suoi. Mai.


NANO'S POV.
Ero appena uscito dalla camera in cui c'era lei... già... non ci credevo ancora... era un sogno? Beh, se si, vi prego, non svegliatemi.
Da quanto tempo la cercavo... da quanto tempo la volevo stringere come avevo fatto poco fa... come un padre fa con la figlia... e tutto questo mi era stato negato.
Mi era stata negata la possibilità di vederla crescere, sostenerla, consolarla, arrabbiarmici... farle da genitore... amarla... il perché? Questo me lo chiedo in continuazione; e mi distrugge. Cosa avevo, cos'ho di sbagliato per Jane? Cheryl era sempre riuscita a non farmela vedere, a scappare, a diventare introvabile, un fantasma ogni qualvolta la rintracciavo. Certo, un paio di volte avevo avuto la possibilità di arrivare a casa sua e di conseguenza infilarmi nella vita dei lei... ma non mi sembrava giusto nei confronti di Jane... ma l'importante era che ora fossimo assieme, e non me la sarei fatta scappare tanto facilmente. Poi l'indomani, o comunque nei giorni successivi, ci aspetterà una bella chiaccherata in cui ci dovremo raccontare un po' di cose a vicenda... tra cui la natura di quei lividi che si ritrova sparpagliata per il corpo.
Poco dopo mi ritrovai in salotto, senza nemmeno essermene accorto. Ah! Io e il mio sovrapensiero un giorno finiremo sotto le ruote di qualche auto!
-Come sta?- mi chiesero in coro Mike, Trè ad Adrienne.
-Bene, un po' scossa ma bene.- risposi, guardandoli distrattamente.
-E tu? Tu come stai?- mi chiese Mike, scrutandomi dal divanetto beige con la sua solita espressione indagatrice.
-Io? Oh ma io sto alla grande! Non vi preoccupate, prima sono solo andato in arresto cardiaco quasi!- dissi facendo un gesto di nonchalance con la mano.
-Ricordiamo tutti la tua faccia, e non sto parlando della tua solita da culo.- disse Trè facendo scoppiare una risatina tra i presenti, me compreso. Frank era un antidepressivo naturale!
-Beh, tralasciando la tua faccia da cretino, ora che farete?- continuò, ritornando serio.
-Oh... sicuramente non voglio lasciarla per strada! E meno che meno in quelle condizioni...- risposi, scuotendo la testa, più per me che per loro. Poco dopo mi girai verso Adie, cercando conferma nei sui occhi. Infondo io mica vivevo solo in questa casa, e giustamente le decisioni andavano prese assieme.
-Certo che no.- rispose lei, prendendo le redini della discussione -E poi lei è tua figlia Billie, non puoi abbandonarla ora...- continuò, per poi abbassare la testa, leggermente imbarazzata. Le sorrisi, quella donna riusciva sempre a capirmi.
-Già...- annuì Mike pensieroso -E Joey e Jakob? Se la prenderanno male?-
-Nah... non penso. O almeno lo spero.- dissi con lo sguardo fisso.
-Domani parleremo a loro e gli spiegheremo la situazione... farò appello alla mia laurea in psicologia, almeno a qualcosa sarà servita poi!- aggiunse Adie, sorridendo lievemente. Ricevendo segni d'assenso da tutti, oltre che un lieve sorriso sulle labbra.
-Beh, ora me ne dovrei tornare a casa... altrimenti Britt è la volta buona che mi ammazza. E dato che il rincoglionito qui presente mi ha scroccato un passaggio, li conviene alzare qual gran culone che si ritrova e infilarsi in macchina, altrimenti si fa la strada a piedi.- disse Mike, prendendo parola dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzante, e guardando di sottecchi Frank.
-Hey! Ma io non sono grasso! Ho solo le ossa grosse! E poi tu oseresti lasciarmi percorrere da solo la strada a quest'ora di notte?! Ma vuoi che mi violentino? Sai che a me non mi resiste mai nessuno!- rispose facendo gesti con le mani.
Lo guardammo tutti scettici per poi scoppiare a ridere.
Poco dopo salutarono e uscirono dalla porta. Da dentro si sentiva ancora le frecciatine che si scambiavano quei due.  
Mi sedetti poco dopo nel divano, passandomi una mano sul viso e schiaffeggiandomi per assomigliare il meno possibile ad un'ameba.
-Tutto... tutto okay Billie?- mi disse Adie, abbracciandomi da dietro.
-Si... più o meno.- risposi, girando la testa all'indietro per darle un bacio, a cui rispose immediatamente.
-Ora io vado farmi una doccia, okay?- disse, ricevendo da me un cenno.
Si staccò da me e scomparve dietro la porta del bagno, lasciandomi solo con i miei pensieri, che continuavano a battere pesantemente sulla mia testa scappando agilmente dal mio controllo.
Fottuti pensieri! Cazzoni come il sottoscritto! 


_GiadGiadaGiadaAngolinoInoIno(?) ____
Giada is baaaaaaaack! *si alza un coro di BUUUUUU e le lanciano i sacchetti delle noccioline addosso*
Ehm ehm... eccomi qui con il nuovo capitolo!!! Beh, che ve ne pare? Vi fa schifo? Lo sapevo u.u
Cooooooooomunque, volevo fare taaaaaaaantissimi auguri a Violetta GD, che oggi compie gli anni!!!! Hip-ip urrààààà! Hip-ip urràààààààààà per Francesca!!!!! *stritola Francesca in un abbraccio stritola-ossa*
Passa un felice compleano!!!! :D
Pooooooooi, passiamo ai rigraziamenti!
Grazie infinite per chi ha recensito lo scorso capitolo!!! Cioè:
Stallion_Duck (la mia moglia ♥)
Violetta GD (che oggi è la festeggiata <3)
AleGD (ti lovvo *-*)
Grazie millissime anche a tutti quelli che tengono la mia Fic ancora tra le preferite e/o seguite!
Non saprei cosa fare senza di voi!!!! *3*
Rage&PastinaAllaFrutta (ne voglio una ma nessuno me la compra ç__ç)
Giada.

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Capitolo 10
*** Everything will be alright. ***


EVERYTHING WILL BE ALRIGHT


Mi rigirai nel letto. Ancora.
Inutile dire che questa notte non ero riuscita a dormire se non per un paio d'ore; che comunque erano state un paio d'ore tormentate, fra incubi ed una Jane incontinente, era stata una notte insopportabile.
Che poi mi ero anche mezza fracassata un mignolo tentando di trovare un bagno... al buio. Stupida. Almeno la luce la potevo accendere! Così non mi sarei fatta il giro di mezza casa per poi scoprire che, guarda caso, di cesso ce n'era uno proprio in camera! Beh, prendiamola dal lato positivo: ora sapevo dove si trovavano lo sgabuzzino e il garage.
Sbattei convulsamente le palpebre, assomigliando di più ad uno struzzo che ad un umano; e con una mano mi coprì velocemente gli occhi, cercando di non rimanere accecata dall'unico raggio di sole, che, neanche a dirlo, colpiva proprio i miei occhi.
Maledissi silenziosamente la persiana, per poi sbuffare pesantemente.
Andiamo Jane, è solo un po' di sole! Nemmeno fossi diventata un vampiro! Uh, sarebbe forte però. Naaaah, scherzavo. Così poi dovrei vivere nella monotonia dell'eternità.
Lanciai un occhiata distratta alla piccola sveglia rossa appoggiata sopra al comodino marroncino: segnava le 7 e un quarto. Orario perfetto per dormire, ma dal momento che non avevo sonno mi sarei fatta una bella doccia, usufruendo del comodissimo bagno nella mia camera. Ed ogni riferimento è puramente casuale.
Mi scoprii da quella miriade di coperte morbide e misi le gambe fuori da esso, restando così a piedi nudi sul pavimento, che, al contrario di quello di casa mia, era in legno e caldo.
Mi alzai una volta per tutte, e con mio grande "piacere" sentì che la gamba non si era ancora messa apposto, certo, stava meglio di ieri, ma comunque faceva ancora abbastanza male.
Ed io? Io come stavo? Male, moralmente male. Oltre che fisicamente.
Ma ora era meglio non pensarci, lo avevo fatto abbastanza questa notte, e la mia mente aveva bisogno di un po' di riposo. Non essendo abituata a fare grandi sforzi, come diceva Hell, dovevo darle il tempo di riprendersi.
A proposito di Hell, dopo la devo chiamare, devo spiegarle alcune cosuccie. Meglio che mi prepari già mentalmente!
Facendo il giro del letto scoprì che il mio zaino e la mia chitarra erano arrivati sani e salvi. Erano appoggiati ai piedi di esso, e sembravano in buone condizioni.
Cominciai a rovistare al suo interno, finché non trovai l'oggetto dei miei pensieri: il mio fidato asciugamano gigantesco.
Lo presi e mi diressi nel bagno, adagiandolo in fine sul lavandino. Ma forse adagiandolo non è l'espressione adatta, lo buttai alla cazzo di cane ci sta meglio; già, è decisamente più appropiata.
Mi avvicinai alla doccia scomparendoci dentro per metà, cercando di aprire l'acqua calda; dopodiché mi spogliai e buttai i vestiti sporchi in un angolino.
Alzai la faccia e osservai il mio riflesso allo specchio appeso alla parete, disgustata.
Sembravo un fantasma.
Un esserino senza identità sbucato fuori dall'incubo di qualcuno.
I capelli di un verde bottiglia misto al marrone scuro, il mio colore naturale, era ormai sbiadito, dandomi così un'aria tetra e triste.
I grandi occhi, anch'essi verdi, con l'eccezione di qualche striatura d'orata, sembravano fuori luogo, spettrali e troppo... troppo spenti. Morti. Ma si sa, si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima, e quelli la impersonavano perfettamente.
La bocca carnosa risaltava a confronto della pelle bianca (che mi dava quell'effetto malaticcio ovviamente) e sembrava stanca di urlare, o meglio, di non urlare. Perché fino all'altro giorno non l'aveva mai fatto.
E poi, beh, poi c'erano i lividi ad incorniciarmi il viso (e non solo, spero non se ne sia accorto nessuno).
Oggi il mio labbro spaccato era terribilmente in evidenza, assieme a quella chiazza viola e un taglio che mi partiva dallo zigomo. Sapete, fa male ricevere una manata gigantesca in volto, sopratutto se questa è piena d'anelli. Ma infondo, questi erano solo altri “promemoria” di starmene zitta e di sottomettermi, che si aggiungevano alla mia ormai vasta collezione; ma ormai si sa che me la dimentico ogni volta, puntualmente. E poi, contusione in più o contusione in meno non è che mi facesse poi tutta questa differenza, ora.
Distolsi lo sguardo da quello specchio e, velocemente mi infilai sotto la doccia.
Mi piaceva starmene li, sotto il getto caldo, con le gocce d'acqua che mi bagnavano il corpo e il viso, e con le mie lacrime che si potevano così confondere.
Mi insaponai per bene; come se volessi scacciare via le brutte emozioni, farmele scivolare addosso e vederle scomparire giù per i condotti. Sognare in fondo non costa nulla, no?
Mi feci anche due belli shampoo, tanto per sprecare un altro po' d'acqua alla famiglia Armstrong. Già, gli Armstrong, famiglia di cui non avrei fatto parte, me ne sarei andata il giorno stesso probabilmente.
Non volevo essere egoista, pensando solo a me, quindi avrei fatto la cosa giusta e gli avrei lasciato vivere la loro vita. Non posso distruggerla a tutti solo per un mio capriccio. Io non conto nulla per loro, gli avrò fatto solo pena, ma forse nemmeno quella.
Sicuramente saranno d'accordo come me e mi lasceranno andare senza problemi. Anzi, ne saranno felici.
Una volta chiusa l'acqua, aprii le "porte" della doccia ed uscì, prendendo l'asciugamano e, una volta essermelo passata sui capelli per asciugarli un poco, me lo avvolsi attorno al corpo, appena sopra al seno. Poi recuperai i miei vestiti sporchi, con l'intenzione di buttarli dentro qualche tasca.
Sgattaiolai così in camera da letto e tirai fuori dal mio magico zaino rosso l'intimo ed una maglietta degli Avenged Sevenfold, seguita da un paio di leggins neri tutti strappati, da cui si intravedevano delle calze a rete adornate da rose, anch'esse nere, e mi infilai il tutto.
Alla fine presi scarpe e calzini e recuperai un fermaglio, legandomi così i capelli in una coda alta. Non avevo voglia di asciugarli.
Okay, si parte. YEEEEEEE. Ma quanto entusiasmo Jane, mi sorprendo di me stessa. Aaah, non è vero.
Beh, comunque ora vigeva una cosa un pelino più importante di come stessi: cosa avrei detto o fatto una volta incontrati Billie e compagnia bella? Avrei chiesto spiegazioni certo, nessuno me ne aveva mai date e dovevo sapere, era venuto il momento, ma poi me ne sarei andata, come dovrebbe essere stato fin dall'inizio, da prima che mi fosse venuta la brillante idea di svenire.
Quindi ora tiro fuori le palle che non ho ed esco da questa stramaledetta stanza, ed affronto quello che ti si pone davanti.
Dopo altri 5 minuti buoni di film mentali, mi schiodai finalmente da quella stanza ed aprii la porta bianca che mi separava dalla mia grande impresa.
Mi avviai per il corridoio, osservando delle fotografie che di tanto in tanto spuntavano qua e la. Sembravano felici, anzi lo erano... e più guardavo quelle foto più mi rendevo conto che li non c'era posto per me.
Incontrate le scale mi aggrappai bene allo scorrimano e cominciai a scendere. Non mi andava di macchiare il tappeto di sangue, nel caso fossi caduta.
La casa era silenziosa, sembrava ci fossi solo io, ma questo era impossibile, Billie doveva esserci sicuramente.
Mi osservai un attimo intorno: calma totale. Era un po' inquietante, a dir la verità. Magari da un momento all'altro spuntava fuori Leatherface e mi squartava con la sua sega elettrica.
Okay, devo guardare meno gli horror.
Cominciai a muovermi tra il salotto, che per precisare era prima -o dopo, dipende dai punti di vista- alla rampa di scale.
C'erano una poltroncina leopardata (uh, allora è vero il gusto di Billie per il maculato!) e un divano beige, posti a semicerchio con in mezzo un tavolino basso in vetro. Poco più avanti c'era un televisore, appoggiato sopra ad una specie di mobile con dei cassetti.
Dopo avermi fatto mentalmente l'inventario della casa, tanto per perdere un po' di tempo ovviamente, mi diressi verso la cucina (scoperta naturalmente nella mia ricerca di un cesso di questa notte).
La porta era aperta, e si intravedeva un uomo di spalle intento a prepararsi un caffè. Indossava una felpa ed un paio di jeans neri.
Billie.
E se fossi scappata per la finestra?
Andiamo Jane, tira fuori i coglioni!
Okay, ce la potevo fare.
Forse.

_____________Il mio solito angolino_____________________
Okay, lo so che questo è un capitolo noioso ed in cui non succede un pischio, ma dovevo metterlo altrimenti non sapevo come fare ç___ç

Che ne pensate? *si eclissa prima di essere messa al rogo*
Cooooooomunque, come zempre devo vingvaziave i miei ancioletti che vecensiscono sempve! 
Violetta GD
AleGD
Stallion_Duck
Vi ringrazierò all'infinito! Non shaprei cosha fare senza di voi, o splendide creature leggiadre e pure (?)
Al prossimo capitolo! (sempre che qualcuno ci sia ancora u.u)
Rage&Nutella,
Giada.
 

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Capitolo 11
*** Give me Love. ***


GIVE ME LOVE

Ormai era da 5 minuti buoni che eravamo in piedi davanti a quel tavolo color nocciola a fissarci, occhi negli occhi, verde nel verde, anima nell'anima... è proprio vero che a volte il silenzio conta più delle parole... perché molte parole urlate con la voce poi, sembra quasi vengano disperse nel vento e inesorabilmente trasportate lontano, intrinseche dell'odio, amore, rabbia, tristezza o felicità che si è voluto esprimere. Non si fa nemmeno caso di quanto possa significarsi una singola parola, perché tutto può diventare superfluo, insignificante. Ma con lo sguardo... beh, con quello è tutto diverso... le emozioni sgorgano da essi come un fiume in piena. Esatto, impetuose ed inarrestabili, ma vere, fottutamente vere, anche se queste possono fare male, mietere vittime e, qui e la, lasciare sparsi vedove ed orfani. Ma quando entrano in te non se ne vanno più.
-Allora Jane... hai... hai dormito bene questa notte?- mi domandò Billie prendendo parola (grazie a Dio, aggiungerei, stava diventando imbarazzante la cosa), con naturalmente sempre i suoi smeraldi puntati sui miei. Non mi aveva persa di vista nemmeno per un secondo da quando avevo varcato la soglia di quella cucina.
-Si... g-grazie...- dissi, accarezzando distrattamente la tazzona gigante di thè che avevo appena bevuto, appoggiandola delicatamente al tavolo.
-Guarda che mica ti mangio! Non devi avere paura di me!- disse con un sorrisetto sulle labbra, facendo sorridere anche me lievemente. -Calmati.- continuò con espressione dolce, prendendo la mia mano e stringendola. Sussultai a quel contatto, e lui sembrò accorgersene, ma me la strinse in modo ancora più deciso, naturalmente senza farmi male. Sembrava quasi a dire: sei al sicuro, non ti faccio nulla.
-Ma stai bene? Sei sicura di essere viva? Sei congelata!- esclamò, sentendo la mia temperatura che probabilmente si avvicinava più o meno ai 40 gradi sotto zero.
-Si... sto bene...- risposi, non riuscendo convincendo neppure me.
-Bene mmh?- obbiettò scetticamente alla mia affermazione. -Ti senti ancora la febbre, nausea o quelle cose lì? E la gamba? Come va con quella?- continuò, tenendomi sempre la mano.
-La gamba? Eh... va meglio di ieri, sisi... e per il resto, beh, il resto passa presto!- risposi, cercando di essere il più rassicurante possibile.
-Ti... ti va di parlare un po'? Altrimenti se preferisci aspettare per me non cambia nulla... te la senti?- continuò, ricevendo da me un cenno della testa. Continuava a guardarmi sempre con quello sguardo penetrante, come se mi volesse leggere dentro. -Per prima cosa, vorrei sapere come... quei lividi, come te li sei procurata?- riprese parola, con voce quasi... preoccupata? Strano, molto strano. Nessuno, o quasi, si era mai preoccupato di me, nemmeno lontanamente...
-Q-quali lividi?- risposi facendo la finta tonta. Pregai non parlasse di QUEI lividi. Ma era chiedere troppo sicuramente.
La cosa faceva ancora troppo male, ed anche se la voglia di scoprire alcuni importanti dettagli del mio passato era tanta ora se ne era andata, per lasciare spazio ai demoni che provenivano da esso, ma che continuavano a perseguitarmi anche ora ed a bussare insistentemente alla porta dei miei sogni, per poi sfondarla cominciando ad abusare della mia testa, picchiandola. Ed io non riuscivo nemmeno ad urlare, esternamente intendo; perché dentro di me c'erano urla strazianti ti aiuto. Urlavo in silenzio.
Io volevo sempre sembrare forte, indistruttibile... ma quello era ed è solo un guscio che mi sono creata, ormai tempo orsono... ero bisognosa di essere... salvata? Ma avevo paura, una fottutissima paura, ecco qual'era la verità. Paura di essere abbandonata -però c'è da chiedersi se mai avessi avuto qualcuno che poi poteva compiere quell'azione. No, mai. Io non sono mai stata abbandonata, perché non avevo nessuno che lo potesse fare-, di soffrire ancora.
-Quelli che hai sparpagliati in giro. Quando Mike ti ha portata dentro li ho notati. Tutti li abbiamo notati.- ricominciò.
-I-io sono caduta qualche giorno fa... era buio e non ho bene visto dove mettevo i piedi.- certo, come no. Perché gli stavo mentendo? Cazzo, cagasotto che non sono altro. Sono una codarda. Qualche ora che ci conoscevamo e già avevo detto la mia prima bugia.
-Uh, e ci sei caduta sopra ripetutamente molte volte allora. Andiamo Jane... chi è stato?- mi disse, mettendomi le mani sulle spalle. Mi divincolai da lui.
-Perché? Perché lo vuoi sapere? Che ti cambia? A nessuno importa di me e tanto fra nemmeno due ore io sarò fuori da questa casa! E domani tutti si saranno già dimenticati della faccenda e ritorn...- sbottai, ma lui non mi lasciò finire.
-No!!! Io non ti perderò un'altra volta cazzo! Non sai quanto ti abbia cercata, ed ora che ti ho qui non ti lascerò andare via da me! Jane, sei mia figlia, sangue del mio sangue, come puoi dire che non me ne importi di te?! Lo so, sarà fottutamente difficile la cosa e ci sono ancora tante cose da chiarire, ma io non ti perderò ancora! Questo no!- mi disse, cercando in continuazione il mio sguardo, che probabilmente era vuoto.
Mi tirò ancora a se, tra le sue braccia. Il secondo momento più bello della mia vita.
Il suo corpo così caldo era in contrasto con il mio, dannatamente freddo. Freddo come un cadavere.
-Non ti lascio... non ti lascio capito?- continuava a ripetermi. Le sue braccia avvolgevano il mio busto come se avesse paura che da un momento all'altro sarei potuta evaporare, scomparire o essere portata via dalla sua presa.
-Allora, facciamo così, quando ti sentirai pronta ne parlerai okay? Non ti voglio forzare... è l'ultima cosa che desidero... - disse, accarezzandomi i capelli, che cadevano lunghi sulle mie spalle.
-Vieni, sediamoci qui, così potremmo parlare in tranquillità.- riprese, guidandomi verso un divanetto, che aveva tutta l'aria di essere decisamente comodo.
Mi ci sedetti, sprofondandoci dentro.
-Beh... penso che in questi anni ti sia domandata un po' di cose, giusto?- prese a parlare ancora lui.
-Giusto un paio...- risposi, ritrovando magicamente la voce che sembrava essere scomparsa tra le mie corde vocali. -Come mai? Tutto questo intendo... gli anni passati senza di... te. Voglio sapere.- continuai, con gli occhi già lucidi.
Abbassò la testa, come se si sentisse colpevole.
-Beh... vedi... dobbiamo partire dall'inizio...- si interruppe, sospirando pesantemente per poi riprendere parola.
Okay, il momento della verità era arrivato. Quel fottuto momento che aspettavo da 16 fottuti anni era ormai prossimo a compiersi, potevo sentirlo penetrarmi nel corpo, corrermi su per la spina dorsale e percorrermi tutti i tessuti, facendomi rabbrividire.
-Allora...tutto è iniziato quando...

______________________Giada's world______
Eeeeeeeeeeeeeh stop! E così pensavate che vi svelassi tutto eh? E invece no v.v *si rintana sotto al letto*
Beh, volevo partire con un gigantesco scusa perché non solo sono scomparsa per 3455 milioni di anni, ma ho fatto un capitoletto corto e brutto... solo che l'ho riscritto tante di quelle volte e non mi convinceva mai, ecco perché c'ho messo tanto, e comunque sia chiaro che non mi convince neppure ora, ma mi sono decisa a postare per non ritrovarmi qualcuno davanti casa u.u
Ma arriviamo alla cosa importante: le lettere minatorie che mi eortano a scomparire per l'eternità vi prego di non inviarmele tutte assieme o il postino fa un infarto povero (troppo pesante u.u), mentre per i pestaggi dovremo stabilire 3 sere a settimana u.u proponete voi xD
No okay, la smetto :P
Cooomunque, volevo tanto ringraziare quelle splendide utente che hanno recensito la mia (schifosa) FanFiction! Grazie, siete fantastiche, vi amoH *-*
AleGD
Violetta GD
Miss CupCake

Chi l'ha tra le seguite:
gigiola
Giulia White
Gloria Dirnt
youaremyfuckinparadise
_rgtd_

Chi l'ha invece nelle preferite:
Violetta GD

Ancora un ENORME crazie (come dice il nano u.u) crazie crazie vi amo!!!! 
Spero che ora, con la fine della scuola e tra poco con la fine dei miei maledettissimi esami riesca ad avere un po' più di fantasia xD
Ora mi aclisso da questo piccolo sclero, che per la cronaca è più lungo del capitolo xD
Rage&Nutella,
Giada ♥

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Capitolo 12
*** Sorrow swallows my Screams. ***


SORROW SHALLOWS MY SCREAMS

Riepilogo:

-Allora, facciamo così, quando ti sentirai pronta ne parlerai okay? Non ti voglio forzare... è l'ultima cosa che desidero... - disse, accarezzandomi i capelli, che cadevano lunghi sulle mie spalle.
-Vieni, sediamoci qui, così potremmo parlare in tranquillità.- riprese, guidandomi verso un divanetto, che aveva tutta l'aria di essere decisamente comodo.
Mi ci sedetti, sprofondandoci dentro.
-Beh... penso che in questi anni ti sia domandata un po' di cose, giusto?- prese a parlare ancora lui.
-Giusto un paio...- risposi, ritrovando magicamente la voce che sembrava essere scomparsa tra le mie corde vocali. -Come mai? Tutto questo intendo... gli anni passati senza di... te. Voglio sapere.- continuai, con gli occhi già lucidi.
Abbassò la testa, come se si sentisse colpevole.
-Beh... vedi... dobbiamo partire dall'inizio...- si interruppe, sospirando pesantemente per poi riprendere parola.
Okay, il momento della verità era arrivato. Quel fottuto momento che aspettavo da 16 fottuti anni era ormai prossimo a compiersi, potevo sentirlo penetrarmi nel corpo, corrermi su per la spina dorsale e percorrermi tutti i tessuti, facendomi rabbrividire.

INIZIO CAPITOLO:

-Allora...tutto è iniziato quando... io e Adrienne litigammo. Era da qualche settimana che non ci parlavamo più, sembrava che tra noi fosse finita e si, insomma, non ero al massimo dello splendore... mi ubriacavo spesso per poi venire raccattato da Mike o Trè... ed anche quella sera, il 9 Agosto, non fu l'eccezione... andai in un pub a Vallejo e cominciai a bere un paio di birre che poi, nemmeno a dirlo si trasformarono in cinque, sei, sette e così via... dopo 15 minuti non ero più tanto lucido... ricordo solo che una ragazza si sedette al mio fianco, e potei constatare che nemmeno lei era molto sobria; delusione d'amore, mi raccontò... cominciammo così a parlare, però per poi passare a qualcos'altro... so solo che la mattina mi ritrovai con questa ragazza di cui il nome non sapevo ancora. Continuammo a vederci per qualche giorno, finché lei non decise di averne abbastanza e di ritornarsene con quello della delusione... Bob, Rob, Tom o come diavolo si chiamasse. Io ritornai alla mia vita e lei alla sua, mi sposai e così via. Ma poi, un bellissimo giorno piovoso vengo a scoprire di avere una figlia, da un amico, che aveva un amico che conosceva la cugina di lei; cosa intricata insomma. Cercai così di mettermi in contatto con la ragazza misteriosa, ma nulla, mi liquidò con una frase squallida e basta; non seppi più niente. Molte volte sono passato di fronte a quella casa disabitata con la speranza di vedere una lucina, anche una piccola ed insignificante luce ed una bambina giocare fuori in giardino... ma non è mai successo. L'ho cercata, ti ho cercata, ma ogni volta che riuscivo a contattarla spariva e faceva perdere le sue tracce... come un fantasma. Un fottuto spirito che non lascia tracce, che scompare tra spessi muri di silenzi ed incomprensioni.
Vorrei saperti dire il perché ti tutto questo, ma per farlo dovrei conoscere la risposta che non ho.
Mi dispiace Jane, mi dispiace davvero tanto.- concluse, guardandomi con quell'aria da cane bastonato e gli occhi lucidi.

Fantastico.

Come ho anche solo potuto lontanamente sperare che nel mio concepimento ci fosse anche solo un piccolo, insignificante, infimero briciolo d'amore?
Io ero la figlia dell'odio e della rabbia. Non c'era spazio per l'amore.
-Lo sapevo... lo sapevo...- sussurrai tra me e me.
-Sapevi cosa?- mi domandò lui di rimando.
Prima o poi dovrò imparare a non dar voce ai miei pensieri.
-Lo sapevo. Sapevo che sono solo un enorme errore per la vita di tutti. La mia compresa. E non puoi dire che non è vero.- mi interruppi un attimo per dare libero sfogo a qualche lacrima che cercava di sorvolare la diga, per poi riprendere senza permetterli di replicare. - Se non fossi nata ora tutto questo non sarebbe accaduto. Quei due sarebbero relativamente felici e io non mi ritroverei conciata così! Mentre voi, beh, voi non avreste questo grosso problema ora! Io non voglio rovinare nulla! Tu sei felice con la tua famiglia! Hai una moglie e due figli, io non centro nulla!- conclusi con la voce tremolante e le guance bagnate.

Mi sentivo gli occhi gonfi, mi bruciavano.

Mi sentivo il cuore a pezzi, mi pugnalava.

Mi sentivo il corpo fragile, si spezzava.

-Tu non sei un errore! Non puoi esserlo, COME puoi esserlo? Lo capisci?! Tu sei un Armstrong, no? Beh, tu fai parte della famiglia, tu sei mia figlia. Io ho tre figli. Tu non puoi rovinare nulla. Non puoi cazzo.
Però su una cosa hai ragione, è vero; una vita è stata rovinata: la tua. Ma non da te stessa. È stata colpa nostra, non tua. Tu non sei un errore, ne un ostacolo. Ti voglio bene Jane. - ripeté Billie, scandendo parola per parola l'ultima frase, e poi accogliendomi ancora tra le sue braccia. Solo che questa volta ero stata io a gettermici.
-I-io...- non feci in tempo a finire la frase perché fui interrotta da un trillare fastidioso. Magari era uno di quei venditori petulanti e rompicazzo che aveva deciso di fulminare il campanello.
-Eh che diamine...un attimo, uccido chi si è attaccato al campanello e torno.- mi disse Billie dopo qualche minuto, facendomi scappare un sorriso.
Ero nella stessa casa di Billie Joe Armstrong. Non so come non avessi già potuto sclerare e cominciare a sparare “grazie” a raffica.
Ah giusto.
Avevo scoperto che era mio papà e la sera prima ero anche svenuta. Ma dettagli.
Però cazzo, sempre il cantante della mia band preferita rimane; non so cosa avrei fatto poi. Sarebbe stato abbastanza scemo andare li e dirli “Papà? Mi faresti un autografo?” no?
Ma comunque lui, loro, i Green Day, sono sempre stati con me, anche se indirettamente.
Su di loro trovavo sempre conforto, ed ogni qualvolta ce ne fosse stato bisogno mi hanno offerto una spalla su cui piangere. Su questo non li ringrazierò mi abbastanza.
Nel frattempo Billie si era alzato dal divano e, brontolando era andato ad aprire alla porta.
-Macciao sei contento di vederci?! Che è quella faccia? Non dirmi che il gatto si è intrufolato ancora nella lavatrice!- esclamò una voce allegramente. No. Non era un venditore che voleva fare provare la nuova aspirapolvere di ultima generazione con le patine soffici e vellutate.
-No. Il gatto sta bene.- rispose Billie piatto.
-Scusaci. Ho tentato di fermalo ma è peggio di un asino quando s'impunta! Questa mattina ha deciso di venire qui e quello è stato! Mi ha trascinato addirittura con lui!- disse un'altra voce.
Anche quella, come la prima mi era molto familiare.
Cercai di sporgermi un po' dal divanetto per vedere chi fosse, ma qualcuno aveva avuto la brillante idea di metterci davanti un pezzo di muro.
-Non sono cocciuto. E comunque ci fai entrare oppure ci lasci qui a congelare?- riprese sempre la prima voce.
-Veramente... io starei affrontando una cosa leggermente diff... - prese a parlare Billie, per poi venire brutalmente interrotto e calpestato per entrare dal primo uomo, seguito poi dal secondo che tentava di fermarlo.
Mah, strane persone.
Già mi piacevano.
Vidi un uomo basso e robustello passarmi davanti come un razzo, per poi deviare e rifugiarsi in cucina, senza nemmeno notare la sottoscritta. Sentì il frigo aprirsi e poi subito dei versolini soddisfatti.
Possibile che fosse... Trè? È probabile... penso. Comunque strano, molto strano per me.
Billie riapparve in salotto con un grosso PALMFACE, assieme ad un'altra figura più alta e slanciata. Mike.
Aprì gli occhioni in stile cerbiatto, oppure in stile “che bello è arrivato Natale non vedo l'ora di scartare i regali!”. Già, dovevo sembrare piuttosto ebete.
-Ehm... Jane? Tutto okay?- disse Billie, guardandomi stranito e piegando la testa di lato come di solito fanno i gatti. Si, sembrava proprio un gatto con quei capelli corvini e gli occhioni verdi.
Intanto Mike era li che mi osservava, sorridendo divertito.
-I-io no... cioè s-si, sto una favola. Mi fai un autografo?- dissi guardando Mike. Mi accorsi solo dopo di quello che avevo detto. -Cioè no scusami io... io... aaaah!- evvai. Prima figuraccia servita. Nascosi la faccia tra le mani, ormai rossa come un pomodoro.
No, dovevo seriamente imparare a non dire le cazzate che penso.
Si misero a ridere entrambi.
-Hey non preoccuparti!- disse Mike, continuando a ridere. -A questo punto penso che tu sappia già chi sono, ma comunque: Mike, piacere!- si avvicinò, porgendomi la mano che strinsi debolmente, mugolando un timido “Jane”.
-Tu sei una nostra fan?!- mi domandò Billie quasi sbigottito.
Uh, esatta deduzione Holmes. No seriamente, come c'era arrivato? Okay, forse è meglio che il sarcasmo lo tenga per me.
-Bingo.- risposi.
-Quindi a te piacciono i Green Day?!- continuò Billie ancora con quell'espressione strana dipinta in volto.
-No guarda. Te lo sta solo dicendo da un'ora ma sta scherzando. Sai com'è.- sentì una voce alle mie spalle. Sussultai, girandomi di scatto. -Frank Edwin Wright III, o semplicemente Trè Cool! Qui per servirla signorina!- continuò Frank, facendo una specie d'inchino.
-Ed è così che fece la sua comparsa il giullare monopalla di corte.- commentò serafico Billie.
-Assieme al nano rincoglionito.- aggiunse Mike.
-E al saputello ossigenato.- concluse Trè.
Scoppiai a ridere. Ma se le preparano la sera prima di andare a dormire?
-Incantata Messer. Lady Jane.- dissi chinando la testa. Mi sentivo un po' cretina ma... okay.
-Comunque si. Alla domanda di prima, intendo. Siete il mio gruppo preferito. Adesso non vorrei sembrare una fan assatanata ma vi... adoro. Ogni volta che potevo venivo a vedervi live assieme a dei miei amici e... e WOW.- ripresi, assorta nel mio mondo popolato da chitarre elettriche volanti.
-Mmmh è vero, siamo piuttosto bravini, si.- intervenne Trè, con aria di noncuranza.
-E modesti. Vero Trè?. Comunque brava ragazza, sei cresciuta bene!- controbatté Mike, facendomi l'occhiolino.
-Assolutamente modesti.- rispose lui, sbattendo le ciglia.
Qualche minuto e un Trè civettuolo dopo, notai che lui stringeva in mano una bottiglia di birra, e dal momento che avevo una sete che mi bruciavo, ma di prendermene una di bottiglia non mi sembrava proprio il caso, optai di scolarmene una d'acqua.
Quindi feci per alzarmi e chiedere a Billie dove teneva i bicchieri, ma barcollai sotto un capogiro e ad una fitta alla gamba (chi non muore si rivede), sbiancando nuovamente. Arrivò anche un conato.
Sperai che la cosa fosse passata inosservata. Ma naturalmente grazie al mio immenso culo tutti notarono tutto. Infatti poco dopo Billie scattò verso di me, sorreggendomi.
Si guardarono tra loro preoccupati.
-Che hai Jane?- mi chiese lui preoccupato, mentre mi accompagnava con le braccia a risedermi nel divano.
-Nulla. Non... non preoccuparti.-
-Come nulla? Si che mi preoccupo invece!- mi disse, quasi rimproverandomi.
-L'hai già portata dal dottore?- intervenne Mike.
-Non ho bisogno di un dottore. Io sto... bene.- cercai di persuoaderli.
-Non stai bene Jane, devi farti vedere, o rischi di peggiorare.- mi rispose sempre lui, cercando di convincermi, puntando i suoi piccoli angoli di cielo addosso.
-Per una volta sono d'accordo con l'ossigenato qui.- si unì anche Trè, comparendomi magicamente di fianco.
-Io ti porto dal dottore. E a costo di sedarti ti farai dare una controllata. Per favore.- riprese Billie che intanto si era seduto accanto a me.
Tanto potevo dire che non volevo e che stavo bene quanto mi pareva che non avrebbe funzionato, quindi mi arresi. Sembravano felici adesso.
Poco dopo però arrivò un messaggio a qualcuno.
Infatti Mike sfilò il suo cellulare dalla tasca dei jeans neri.
-È Britt. Ha bisogno di aiuto con i bambini mentre prepara il pranzo per i suoceri. E sottolineo SUOCERI.- annunciò un sospirante Mike.
-Non sei felice di vederli Mike?! Sono così gentili!- ribatté Trè sghignazzando.
-Come una Pasqua. Dai, muovi le chiappe visto che pure questa mattina siamo venuti con la mia macchina dopo che mi hai praticamente sequestrato. E poi siamo stati in mezzo ai piedi già abbastanza! Scusateci ancora.- concluse Mike.
-Ah e vabbene! Sei veramente un rompicoglioni. Scommetto che sono stati felici che li abbia onorati della mia presenza!- rispose Trè altezzosamente.
-Penso che avrebbero parlato volentieri anche senza la tua immensa presenza.- controbatté lui.
Quei due si punzecchiavano in continuazione.
-Stiamo ancora insinuando che sia grasso? Ma come! Un uomo secsi come me? Ma per piacere! Pff!- rispose il “giullare monopalla” come era stato etichettato prima.
-Se se se va... hey, ciao a tutti e due! Ci si sente e... Jane, fatti visitare!- disse Mike, avvicinandosi e scompigliandomi i capelli. Ora dovevo sembrare uno struzzo però.
-Okaaaaaay ciao allora! E io che sarei rimasto qui ancora un po'... ma vabbè, qualcuno aveva voglia di rompere le palle... buona giornata comunque! Ah Bill, per qualunque cosa chiama, il mio numero lo sai. Basta che non mi interrompi mentre mangio!- salutò anche Trè, dandomi poi dei colpetti dietro la schiena. Nemmeno dovessi fare il ruttino!
-E tu rimettiti! Che ci vedremo presto dal momento che poi ti dovrò istruire con: “pochi semplici passi per fare dannare Billie Joe Armstrong”! Funziona, io lo applico tutti i giorni!- mi disse ancora, puntandomi il dito contro come lo Zio Sem nel manifesto per l'arruolamento negli USA Army.
-Sarò una brava allieva!- risposi ridacchiando. O forse no. Avrei marinato i suoi corsi dal momento che non sapevo manco se l'avrei più rivisto. Non ero ancora convinta del tutto che rimanere sarebbe stata una buona idea.
-Basta che non mi trascini fuori casa mentre sono ancora in mutande. Sai, avrei una dignità ancora da difendere, e anche la mia schiena dal momento che di essere picchiato con una borsetta e di ricevere ancora dello sporcaccione screanzato dalla signora Rigsby non ne ho molta voglia.- aggiunse Mike con un sopracciglio alzato.
Billie si mise a ridere quasi istericamente, probabilmente immaginandosi la scena.
-Ha. Ha. Ha. Ma che divertente vero?- continuò Mike.
-Non immagini quanto bello mio! Avresti dovuto vedere la tua faccia!- rispose Trè, faticando a parlare. Vennero fulminati con uno sguardo da “vedrete cosa vi faccio io poi”.
-Okay okay. La smetto. Farò il pravo pimpo. Lo prometto.- disse Trè, cercando di rimanere serio.
-Anch'io. Sarò un angioletto. Giuro.- disse anche Billie, alzando le mani-Così mi piacete. Ed ora andiamo va!- ribadì Mike, alzandosi dal bracciolo del divano dove si era seduto poco prima.
Salutai ancora impacciatamente i due uomini con un abbraccio, e poi li vidi scomparire dietro alla massiccia porta che Billie, dopo averli abbracciati a sua volta e ringraziati, aveva chiuso, creando una folata d'aria gelida.
Quei tre devono davvero essere grandi amici.
Basta pensare che si conoscono da 30 e ne hanno 40... deve essere un bel rapporto il loro insomma; e l'esempio l'ho avuto ora: penso siano venuti qui per supportare moralmente Billie, a modo loro ma lo hanno fatto. Gli sguardi che si scambiavano, le pacche sulle spalle stavano li a dire “hey amico, puoi sempre contare su di me, ci sono per te e ti aiuterò in questo momento difficile”. Sicuramente loro conoscevano già tutta la faccenda perché non avevano fatto domande riguardo a me, su chi fossi e come mai fossi li.
Sentii chiamare il mio nome. Mi destai quindi dai miei pensieri. Probabilmente dovevo sembrare essere caduta in coma.
-Hey? Jane? Ti senti ancora male?- mi disse lui, che intanto era ritornato li, seduto vicino a me.
-Cosa? Ah no no... sto bene ora. Stavo solo... pensando.- risposi, riscuotendomi.
-Oh. Brutti pensieri?- continuò lui.
-No, tutt'altro.- dissi sorridendo.
Mi accoccolai vicino a lui.
Non so il perché, ma sentivo il bisogno di farlo. È vero, ci conoscevamo solo da un paio d'ore ma mi era venuto quasi istintivo... forse perché stavo bene, mi sentivo protetta... mi faceva sentire bene.
Passammo, secondi, minuti, ore così. Non so quanto. So solo che mi sentivo dannatamente bene con lui a fianco e mi stavo quasi per addormentare, cullata dal movimento ripetitivo e ipnotico delle sue mani sulla mia testa e schiena.
Solo che un rumore metallico non mi permise di cadere nel mio mondo.
Una chiave stava cercando di irrompere nella toppa con qualche difficoltà.

________Angolo della solita ritardataria_________
Eccomi qui con un nuovo capitolo... voi che ne pensate? A me sinceramente non fa impazzire, ma non è una novità xD *le tirano addosso frutta e verdura marcia*
ScushatemiH per il ritardo ma non avevo molta inventiva e con le ultime cose che mi sono successe non avevo molta voglia di scrivere ç______ç m ora sono ritornata a rompervi le palle, con vostro "immenso piacere" v.v *la pestano*
Ehm ma passiamo ai rigraziamenti!!!
Partiamo con la mia moglia che come sempre è gentilissima e mi ha dato una mano con questo capitolo che proprio non voleva uscire! Lei è l'innimitabile, l'unica e la sola Miss CupCake!!!!! *applausi scorscianti* 
Ehm okay, ultimamente mi faccio troppi film mentali alla JD di Scrubs u_u
Adesso è arrivato invece la parte dedicata a quelle fantastiche persone che hanno messo questa Fic-Schifezza (<--- questa parola è plagiata da un'altra autrice, sorry v.v) tra le seguite/preferite/ricordate e chi ha recensito!!!
Grazie mille vermente!!! Non saprei come fare senza di voi! Vi voglio taaaanto bene! ♥

Crazie crazie crazie a chi ha recensito:
- Phantom Of The Opera *saluta con la manina la nuova recensitrice e le si avvinghia addosso*
Miss CupCake (you are pucciosa :3)
- paul126 *fa anche a lei ciao ciao con la manina e fa gli occhioni*
Violetta GD (tessssora mia)
AleGD (sorry, l'ho detto ancora, ma è la verità ç____ç)
Billie Joe Armstrong (ciaaaaaao Rob)
IdiotBrown87 *fa anche a lei ciao ciao come la Regina Elisabetta*
keepCalm_And_RageAndLove *saluta anche lei con la manina e le da una collana di fiorellini*

Crazie crazie crazie a chi l'ha messa tra le seguite!

 - gigiola 
 - Giulia White
 - GiuliaCagnana 
 - giulialalala
 - Gloria Roach
 - keepCalm_And_RageAndLove
 - Lally_Weasly
 - paul126
 - Phantom Of The Opera
 - youareamyfuckingparadise
 - _rgtd

Crazie crazie grazie a Violetta GD che l'ha messa tra le preferite!!!!
Un grazie di cuore a tutti! ♥ ☻
Beh, ci si vede!!!! :D
Rage&Nutella,
Giada.

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Capitolo 13
*** You're in ruins. ***


YOU'RE IN RUINS

Tac. Tac. Tac. Tac.
Ecco, finalmente quella dannata chiave aveva adempito il suo compito e quindi aperto la porta.
Mi misi seduta, ritta sul mio esile corpicino, che fino a prima era stato circondato da quelle braccia, in attesa di qualcosa.
Una bella donna con dei lunghi neri dread fece la sua comparsa, assieme ad altri due ragazzotti più alti di lei. Sulle spalle avevano degli zaini.
Probabilmente, anzi, sicuramente contenevano libri scolastici, astucci e cose simili.
Il mio respiro si fece irregolare, le mani presero a sudare ed il cuore a battere forte, quasi volesse rompere la cassa toracica per scappare infine lontano.
Almeno lui era furbo. Lui sapeva cosa voleva: fuggire.
Adrienne.
Joey.
Jakob.
Eccoli li, tutti e tre che mi osservavano con curiosità.
Negli occhi di Jakob però c'era anche un altro sentimento, altri sentimenti, che non riuscivo a decifrare. Guizzava una luce diversa... quasi... spaventosa.
Rabbia. Disprezzo. Odio.
Erano forse quelli, i misteriosi lampi che riuscivo a cogliere?
Avevo già fatto qualcosa di sbagliato? Forse non mi voleva li, in casa sua.

E aveva ragione a pensarla così.
Io ero sempre riuscita a capire le persone in norma, dai loro gesti, dalle loro espressioni, si riesce a percepire un mondo di cose nuove, estranee alla faccia che si vuole mostrare, o nascondere. Dipende dai casi.
Spesso non si da peso o non ci si accorge dei piccoli particolari che però, se colti e analizzati rivelano molto.
Ed era quello che riuscivo a percepire io.
Rabbia. Disprezzo. Odio.
Sempre quelle.
Non è curioso come riesca a farmi volere subito bene dalla gente, così, in qualche secondo?
-Oh ehm... io sono Adrienne! Ma chiamami pure Adie se ti va!- disse lei porgendo la mano e sorridendo ampiamente, rompendo così il freddo silenzio che si era creato, dapprima partendo un po' in imbarazzo ma poi mostrandosi sicura.
Ci sapeva fare. Era certo.
Una psicologa insomma.
Sapeva come relazionarsi con le persone, come farle sentire a loro agio.
Billie si era ormai alzato, ed io con lui, scattando come una molla e senza dare retta alla poca sicurezza sui movimenti che sentivo ora. E anche al malessere di prima.
La strinsi e mi presentai anch'io (anche se sicuramente sapeva già chi fossi, come tutti del resto), mugolando l'ennesimo “Jane” timido della giornata.
Ero timida. Nulla da fare, lo sono sempre stata.
-Mentre loro sono Joey e Jakob...- si intromise Billie, presentandomi l'altro pezzo di famiglia.
Famiglia di cui per la cronaca avrei rovinato e non avrei mai fatto parte. Ma lui dice che non è vero.
Beh, scommetto che tra poco si rimangerà la parola.
Salutai allo stesso modo Joey.
Anche lui sembrava essere in imbarazzo come la sottoscritta. Nessuno dei due sapeva come comportarsi, cosa fare. Eravamo estranei d'altronde, cosa ci si poteva aspettare?
Che situazione del cazzo.
Stavo per impazzire. Si respirava un'aria tesissima, e mancava veramente un nulla perché qualcosa fosse innescato e facesse poi esplodere il tutto.
-Hai rovinato tutto! Cazzo centri tu eh?! Che vuoi?! Vaffanculo!- sbottò un incazzato Jakob.
Ecco. Appunto.
La miccia era stata accesa.
L'esplosione si stava liberando in tutta la sua furia.
Lanciò lo zainetto a terra e si diresse come un missile su per le scale, sotto lo sguardo sconcertato e la bocca aperta degli altri presenti.
Io invece me lo aspettavo. Lo sapevo sarebbe successo.
E se non fosse successo adesso sarebbe stata solo questione di tempo. Una logorante attesa che era meglio togliersi subito dalla testa.
Però infondo come biasimarlo? Cosa centravo io?
Una benemerita minchia. Ecco cos'ho in comune.
-Jakob!! Ne abbiamo già parlato questa mattina ed ora vieni qui e...- urlò Billie per farsi sentire, senza però finire la frase perché lo interruppi, per forse la millesima volta nella mattinata.
-No. Ha ragione. Scusatemi per tutto. Non dovevo venire qui. Scusatemi ancora.- dissi io, prima di girarmi ed avviarmi nella camera che quella notte mi aveva ospitata. Non ascoltai nemmeno le cose che in quel momento mi stava dicendo Billie, e forse anche Adrienne. Non sentivo nulla ora. Nulla a parte una cosa: la colpa.
Jakob aveva ragione.
Li non c'era posto per me.
Nel mondo, non c'era posto per me.
Arrivai in camera e mi sedetti sul letto, cominciando a versare qualche lacrima che si andava ad unire al tessuto scuro dei leggins.
Afferrai il mio telefono che stava squillando e lessi sul display “Hell” ma pigiai sul tasto rosso. Scusami amica, ma adesso non è il momento adatto.
L'avrei richiamata più tardi e letto tutti i 33 messaggi che mi avevano inviato lei e Ryan.
Sentì dei passi, Adrienne per il rumore dei tacchi, che passò davanti alla mia porta. Si fermò per un attimo, ma poi riprese la sua camminata, dirigendosi sicuramente da Jakob.
Scommetto che tra poco sarebbe venuto Billie invece, e con ogni probabilità sarebbe entrato qui.
Dovevo sbrigarmi: raggruppai le mie cose dentro lo zaino e me lo misi in spalla.
Aprì la finestra.
Per la seconda volta dovevo avere un incontro ravvicinato con le vertigini.
Dovevo scappare, li non ci potevo stare. Ma in fondo solo questo sapevo fare io: fuggire. Fuggire dai miei problemi, dalle mie difficoltà da tutto. Ma questa volta era diverso, non stavo fuggendo, bensì rapendo e portando via con me quei problemi; loro non meritavano di averli.
Forse era la prima decisione giusta della mia vita.
Salì sopra la finestra come la prima volta, pronta a “scendere”, ma poi notai il ramo di un albero che era molto vicino a me così, per evitare di spiattellarmi ancora al suolo, mi ci arrampicai.
Strisciai accovacciata per non perdere l'equilibrio. Sotto di me sentivo la ruvida corteccia che si squamava al passare del mio corpo, grattandomi la pelle.
Poco dopo mi appesi ad un altro ramo un po' più sotto e con un po' di slancio mi lasciai cadere aldilà del cancello.
Da ora ero ufficialmente fuori alla residenza degli Armstrong.
Addio, papà.

NANO'S POV

Era successo un casino.
La cosa che io e Adrienne temevamo. Eppure la mattina avevamo parlato ad entrambi di lei... ma Joey sembrava aver capito, Jakob no. Non lo aveva accettato.
Dovevo andarli a parlare immediatamente. La vedeva come un intrusa, che li avrebbe portato via tutto, ma non è così.
-Vado da lui.- dissi rivolto ad Adie.
-No Billie, andrò io da Jakie. Tu vai da lei. Ne avrà bisogno.- rispose lei, sorridendo lievemente.
Annuì.
Lei voltò e prese le scale pure lei.
-Joey, tu rimani qui eh?- dissi rivolto a lui.
-Okay. Rimarrò qui incatenato.- mi rispose lui. -Ah papà?- riprese, guardandomi.
-Si?- risposi.
-Se vuoi poi lo meno.- disse lui, annuendo convinto con la testa.
Okay, forse passava troppo tempo con Trè. Aveva cominciato anche lui a parlare come il monopalla.
-Nono, per quello ci pensa già tua madre.- dissi, reggendoli il gioco a mia volta.
Presi pure io la via delle scale, poi arrivai nel corridoio e presi ad osservare le foto di me, Adrienne ed i ragazzi. Sorrisi inconsciamente nel guardarle.
Continuai a camminare e di conseguenza ad osservare la nostra vita appesa al muro, fino ad arrivare alla foto di un bambino piccolo che teneva in braccio un fagottino, mentre Adrienne era inginocchiata dietro. Mi fermai li ancora qualche secondo, però poi arrivai davanti alla camera di Jane.
La porta era chiusa, così bussai.
-Jane, sono io... posso... posso entrare?- dissi , continuando a picchiettare sulla porta.
Nessuna risposta.
Silenzio totale.
E se si fosse sentita male? Cominciai a preoccuparmi, così aprì senza aspettare una sua risposta. Non appena misi piede nella stanza notai subito molto, troppo silenzio.
...
Quella stanza era vuota.
Non c'era lei, non c'erano le sue cose.
Era scomparsa.
Vidi la finestra aperta e mi misi le mani sui capelli.
Era scappata.
Jane, la mia piccola Jane. Scappata.
Urlai il nome di Adrienne e composi i numeri dei miei due migliori amici.
Dovevamo trovarla.

___________Mio spasiettoH________________
Salve salvino untenti utentini! *si tira su gli occhiali come Flanders*
Ehm ehm eccomi qui insomma u.u visto? Questa volta sono stata una prava pimpa che non ha aggiornato dopo 23mila anni? *si nasconde sotto al letto per non essere scuoiata*
Beh... Jane è scappata di nuovo... avrà fatto bene? Cosa succedeà ora? 
E Jakob? 
Spero che nessuno voli fino in California per ucciderlo u.u 
Well, spero che questo capitoo vi sia piaciuto e mi raccomando, ditemi ogni cosa che pensate a riguardo! Le critiche sono ben accette! :D 
Ma ora, passiamo alla parte dei rigraziamenti: 
partiamo dall'utentA Miss CupCake che mi ha dato dei consigli su questo capitolo :3 scusami Cate, smetterò di fracassarti gli zebedei <3
Pooooooooi un enorme grazie a quelle meravigliose persone fantastiche che hanno recensito:

- Phantom Of The Opera 
greenday_americanidiot
Violetta GD 
Miss CupCake
AlexisSlyterin

IdiotBrown87 
draco_dormiens
keepCalm_And_RageAndLove

Inserita tra le seguite:
gigiola 
 - Giulia White
 - GiuliaCagnana 
 - giulialalala
 - Gloria Roach
 - keepCalm_And_RageAndLove
 - Lally_Weasly
 - My name is Amy
 - paul126
 - Phantom Of The Opera
 - youareamyfuckingparadise
 - _rgtd

E tra le preferite!
ViolettaGD
greenday_americanidiot
draco_dormines

Ora devo scappare perché sono per la millesima volta in ritardo e quindi rischio di essere uccisa dai miei!
Ancora grazie mille a tutti! <3
Rage&Nutella,
Giada.

 

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Capitolo 14
*** Seize the dy or die regretting the time you lost. ***


SEIZE THE DAY OR DIE REGRETTING THE TIME YOU LOST


Era tutto finito ormai. Ogni cosa era giunta al termine e si era consumata, bruciata dalle fiamme di una vita inutile e sbagliata.
Ora ero ufficialmente sola.
Mi stavo trascinando ormai da qualche ora tra le strade di quella città, e non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi. Di chi fossi.
Avevo fatto la cosa giusta? Sicuramente.
Penso...
Comunque la cosa certa era che Jakob non mi voleva.
Joey? Non lo so. Forse era solo apparenza la “gentilezza” che aveva mostrato.
Billie ed Adrienne... se avessero voluto un terzo pargolo da accudire lo avrebbero già concepito, partorito e cresciuto.
Avevo in comune con Billie un pezzo di DNA. Punto. Quello e nient'altro.
A quest'ora avrà già capito tutto e sarà sollevato.
Lo so, non è strana la vita? Avevo sempre sognato di incontrare mio papà, abbracciarlo, andare via con lui ed essere strappata a mia madre e Rob...
Beh, c'è da dire che mio papà lo avevo sia incontrato, che abbracciato. Ed ero anche andata via da mamma e Rob.
Però la felicità dovevo averla persa per strada.
Maledetti vestiti rattoppati malamente.
Sospirai pesantemente e mi sedetti in una panchina che, come al solito era tutta arrugginita e scribacchiata. Con l'aggiunta di un preservativo abbandonato sullo schienale.
Puah.
Mi spostai leggermente, così da non entrare in contatto con qualche sostanza non molto gradita. Non volevo prendermi l'AIDS o qualcosa di simile.
Non volevo entrare in contatto con quel coso in generale, a dir la verità.
Guardai inorridita quello schifo e mi spostai ancora di qualche centimetro, anche perché un altro poco ancora e avrei sbattuto il culo sul terreno.
Arraffai il mio zaino per una cerniera che, per poco non si aprì, rischiando così di rovesciare tutto il suo povero contenuto sul marciapiede. Imprecai silenziosamente.
Curiosai un po' per le tasche urlando poi illuminata un “BINGO”, facendo spaventare una vecchia tutta grassa e flaccida, con la pelle delle braccia a penzoloni in modalità bulldog e il doppio, no scusate quadruplo mento, che “cercava” di “correre”.
Anche se il risultato era simile di più quello di un tricheco spiaggiato con l'asma e l'artrite.
Scossi la testa tra me e me, ridendo dello sguardo che mi aveva lanciata e poi, mi attaccati all'oggetto dei miei desideri: una bellissima bottiglietta d'acqua mezza vuota (o mezza piena, dipende se sei ottimista o no) che mi avrebbe permesso di non morire disidratata.
Avevo una sete tremenda e grazie a nonsoqualedio non avevo svuotato proprio tutte le tasche.
Appena mi sentì soddisfatta riposi nuovamente la bottiglia e mi misi a fare... nulla. O meglio apparentemente non stavo facendo un cazzo, ma tentare di fermare la mia mente ad andare su certi pensieri era già qualcosa.
Tutto d'un tratto sentì la panchina vibrare.
Che la faglia di Sant'Andrea avesse deciso di muoversi proprio ora?
Nah.
Si era appena seduta una ragazza -veramente carina, se devo dire- affianco a me.
Beh si... di fianco a me e... sopra il preservativo.
La osservai un attimo: portava i capelli corti fino a metà collo e ricci, con qualche ciocca viola chiaro. Erano molto belli.
Era alta più o meno come me ed indossava un paio di pantaloni in tartan del classico rosso, da cui dalle tasche sporgevano un paio di catene che andavano poi ad agganciarsi sulla cintura borchiata mentre, da una posteriore si vedeva un foulard con dei teschi lasciato mezzo di fuori, in stile Slash.
Portava una maglia dei Pistols e ai piedi un paio di Creepers tutte rovinate.
Era troppo intenta a gingillare con il suo cellulare per accorgersi di me che la fissavo indecisa sul cosa fare.
-Ehm... scusa se ti disturbo ma... sarebbe un peccato che quella stupenda maglia si rovinasse... - dissi io, guardandola.
Lei si voltò di scatto, quasi spaventandosi.
-E perché dovrebbe rovinarsi?- mi rispose lei con faccia interrogativa, puntando dei profondi occhi scuri, color pece, sui miei.
-Beh perché... saresti appoggiata sopra un preservativo. Usato.- dissi, indicandole lo schienale della panchina.
-Ooooh che schifo! Toglimelo toglimelo toglimelo!- mi disse, alzandosi di scatto in piedi come se avesse avuto degli spilli puntati in culo, tirando un urletto.
Aveva preso a saltellare in giro scuotendosi per farlo cadere, ma sembrava appiccicato con la colla.
Se devo dire era una scenetta piuttosto divertente, ma non mi sembrava il caso di cominciare a rotolarmi a terra dal ridere.
-Ti prego ti prego ti prego! Cazzo che schifo!- continuava a ripetermi lei istericamente.
-Okay okay, calmati, ora te lo tolgo!- risposi io, guardandomi attorno.
Notai un ramoscello di fianco al marciapiede e lo raccattai, avvicinandomi poi a lei.
-Questo- dissi alzando il bastoncino e poi mettendomi dietro la sua schiena -Sarà l'oggetto che ti salverà la vita. Ed ora per piacere smettila di saltellare che non vorrei farti la cicatrice di Herry Potter, o di Zorro, sulla schiena!- continuai io, togliendole poi finalmente il soggetto del tanto trambusto.
-Fatto!- esordì io.
-Fatto?- rispose lei.
-Fatto.- ripetei io.
-Grazie. Ti sarò debitrice per tutta la vita. Hai evitato una morte prematura della mia psiche.- disse facendo gli occhi da cerbiatta.
-Ah, non preoccuparti, è il mio lavoro quello di salvare povere ragazze dai terribili preservativi usati! Comunque, posso sapere il nome della mia debitrice?- le domandai, ridacchiando.
-Oh giusto! Che scema, non mi sono manco presentata! Comunque piacere, io sono Katherine, ma chiamami pure Kate! Qua la mano! - mi rispose, sorridendomi ampiamente.
Mi stava già molto simpatica Katherine, pardon, Kate.
-Piacere tutto mio! Io sono Jane, ma tutti mi chiamano... Jane!- dissi ridendo e stringendole la mano.
-Non sei di qui, vero? Non ti ho mai vista da queste parti!- domandò lei, rompendo il silenzio che si era creato.
-Infatti... vengo da Rodeo... o meglio: venivo. Ora non ho più una casa.- risposi.
Non so nemmeno perché le stavo dicendo quelle cose, infondo non ci conoscevamo nemmeno. Sapevo solo il suo nome.
-Venivi? Scappata di casa? E la faccia da panda è uno dei motivi?- mi domandò, guardandomi.
-Ma quante domande! Comunque si, a tutte e tre. Più o meno.- mi morsi la lingua. Ora sicuramente mi avrebbe chiesto di più.
-Senti, io non voglio sapere cos'è successo... e poi non mi sembri nemmeno propensa nel dirlo, anche perché non ci conosciamo e posso capire... ma qualunque cosa sia successa, qualunque, sono sicura che si risolverà. Tutto quanto. Su con il morale!- mi disse, sorridendomi ampiamente.
-Grazie. Mi hai messo il buonumore!- risposi, sorridendole a mia volta.
Ribadisco: quella Kate mi stava già molto simpatica. Sembrava... solare, sincera, un qualcuno di cui puoi sempre fidarti, insomma.
Sarà forse un'idea un po' troppo prematura dal momento che l'ho incontrata 10 minuti fa, ma sentivo questo.
-Ed ora che ne dici di fumarti una sigaretta assieme a me?- fece lei, tirando fuori dalla tasca un pacchettino di Marlboro ed un accendino.
-Con molto piacere! Sono in astinenza di nicotina e penso che tra poco avrei svaligiato un tabaccaio! Ora sei tu che mi hai salvato la vita: siamo pari!- dissi, ridendo assieme a lei.
Sfilò le due sigarette e me ne porse una che avvicinai subito alla bocca, facendomi scudo con la mano mentre l'accendevo.
Mmmh ne avevo proprio bisogno.
Quel oggettino mi fa rilassare più di ogni altra cosa.
Passammo la mezzora dopo a parlare del più e del meno: della scuola, dei nostri gruppi musicali preferiti (quali Green Day -mi perseguitano ovunque a quanto pare- My Chemical Romance, Avenged Sevenfold Sex Pistols eccetera eccetera) e poi scoprì che suonava il basso. Sarebbe stato bello strimpellare qualcosa assieme.
-Oh merda merda merda! Sono in un terribile ritardo e devo scappare!!! Questa è la volta buona che vengo uccisa! Scusami ma devo teletrasportarmi a 10 miglia da qui in più o meno... 5 minuti!- esclamò dal nulla Kate, con gli occhi spalancati. Sembrava quasi che in corpo avesse 6 litri di caffè.
-Aspetta, prima che mi volatilizzi ti andrebbe di scrivermi il tuo numero di cellulare?- continuò lei, buttandomelo sulle gambe senza aspettare manco una mia risposta.
-Certo!- arraffai il Nokia tutto scassato e scrissi il mio numero salvandolo in rubrica e poi mi facendo uno squillo al mio, così da salvarmelo in un secondo momento a mia volta.
-Grazie mille! Ora scappo, ma mi ha fatto piacere fare due chiaccherare con te! Ci rivedremo presto!- mi urlò Kate mentre si stava già allontanando con la sua corsa pazza.
Ragazza particolare, non c'è che dire. Mi sarebbe piaciuto conoscerla di più! Era simpatica ed avevamo molte cose in comune.
Ad un tratto però, mentre ero ancora intenta nel guardarla sparire all'orizzonte, un brivido mi attraversò la schiena.
Non era provocato solo dal freddo però... c'era qualcos'altro... una nota inquietante, amara, spaventosa... un brutto presentimento.
Era come se da li a breve mi sarebbe successo qualcosa di terribilmente brutto.
Recuperai così il chiodo di pelle nera dallo zainetto e lo indossai, avvolgendomici dentro.
Forse così speravo di sentirmi come qualche ora fa con Billie.
Speravo.
Stupida... ero stata una cogliona... non dovevo andarmene così.
Non volevo andarmene così.
Forse i classici paraocchi non mi avevano permesso di vedere la realtà, ma solo un piccolo pezzo di mondo ed, essendo una pessimista di natura, avevo visto quello negativo.
O forse erano solo scuse quelle?
Era stata solo mia la colpa.
Jane, una cretina che non ne fa mai nulla di giusto.
Nulla a parte gli errori però. In quelli ero la primatista.
Ma in fondo... nulla è finito finché non si è sottoterra, no? Qualcuno mi aveva insegnato questo.
Forse un'illuminazione divina o non so... avevo capito che fuggendo dalle difficoltà, come avevo fatto già tante volte, avrebbe solamente peggiorato le cose
Non tutto è perduto.
Ora avevo trovato mio padre, avevo realizzato il mio sogno ed avrei dovuto combattere per non farlo trasformare in incubo. La vita è una battaglia e nulla è facile, ma non potevo permettermi di lasciarmi abbattere.
Avrei chiarito con tutti loro.
Avrei fatto capire a Jakob che non ero una minaccia.
Ancora non ne avevo la certezza se le cose sarebbero finite nei migliori dei modi, ma di certo non avrei avuto nessun rimpianto e avrei potuto dire di averci almeno provato.
Nulla è finito finché non sei sottoterra Jane. Nulla è scontato.
Come aveva detto Kate: le cose si sarebbero aggiustate.
Ora sapevo cosa fare.
Per la prima volta nella mia vita vedevo una luce.
Addio vecchia me.
Benvenuta nuova me.
Si può dire che ero come St Jimmy e Jimmy, solo che quello vero era l'alter-ego di quello creato dal subconscio, ma esso si era liberato e St. Jimmy era morto; permettendo una nuova vita al Jimmy fin'ora oppresso e costretto alle catene.
Una nuova persona, una nuova speranza erano nate.
Sto arrivando, papà.

* * * * * *

Mi muovevo velocemente tra le strade di Oakland pervasa da una nuova e strana energia.
Le note di Homecoming -a volte penso che il mio Mp3 non sia solo un oggetto e che la sua riproduzione casuale non sia poi così tanto casuale- mi spingevano a sorridere.
Lo so, una ragazza dai capelli verdi che corre con un ghigno sghembo sul volto e con un passo da “La notte degli Zombie” deve sembrare abbastanza inquietante.
Bene, ora devo solo ricordarmi da che parte svoltare -merito della mia formidabile memoria- e... capire come mai un auto a me molto, troppo familiare, si era accostata a me.
-Dove pensi di correre puttanella, mhh?-
Mi irrigidì, voltandomi lentamente.
-Dimmi, hai un ultimo desiderio?-


____________Giada's spasiettoH___________
*coff coff*
Ehm tadaaaaaaa eccomi qui! *schiva i pomodori*
Penso che sia scontato che vi chieda scusa per il ritardo ma.... ma... shcushate ç______ç
Coooomunque prima di passare ai ringraziamenti volevo dirvi due cosuccie:
1- da come avrete notato questo capitolo ha un titolo, e non più Capitolo I, Capitolo II e così via! Ho provveduto a dare un nome pure a quelli precedenti, perché sinceramente così non mi piacevano molto e poi tra un poco avrei cominciato a fare confusione con i numeri romani u.u quindi ho cambiato e personalmente penso sia meglio ora, non risultano più dei poveri sperdutelli senza identità xD 
2- la Katherine del contesto esiste veramente e, (anche se alla fine ho alterato un po' la sua persona) questo nuovo personaggio non è altro che... *rullo di tamburi* Miss CupCake!
Inoltre questo capitolo lo voglio dedicre a lei, perché mi ha sempre aiutata e dato consigli e poi è da ormai un anno che ci conosciamo e le voglio un muuuuuuuuuucchio di bene! <3 
Ma ora passiamo ai ringraziamenti ♥:
Chi ha recensito:
- paul126
- greenday_americanidiot
- Violetta GD (mi ha fatto tanto piacere sentirti per skype! Sei unica -bella e con una voce altrettanto bella u.u ti conviene non contraddirmi ù.ù- e ASDASLDKJFASLKDH! <3 ♥)
- draco_dormiens
- keepCalm_And_RageAndLove
- Idiotbrown87
- Miss CupCake
- _FeelingThis_xx

Chi l'ha inserita tra le seguite:
- EricaPerry
- gigiola 
- Giulia White
GiuliaCagnana 
giulialalala
Gloria Roach
keepCalm_And_RageAndLove
Lally_Weasly
My name is Amy
paul126
Phantom Of The Opera
- youareamyfuckingparadise
_rgtd

Chi l'ha inserita tra le preferite:

ViolettaGD
greenday_americanidiot
draco_dormines
- kerplunk_11

Grazie infinite veramente! Siete tutti fantastici!!!
Mi raccomando, fatemi sapere se vi piace e, soprattutto, non fatevi scrupoli a dirmi quel che pensate! Le critiche e i consigli sono più che ben accetti!!! 
Ancora crazie mille a tutti ♥
Ci si rivede tra 3-4 giorni con il nuovo capitolo con cui questa volta non darderò dal momento che l'ho già scritto xD
Rage&Nutella,
Giada.


 

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Capitolo 15
*** The real death of St. Jimmy. ***


THE REAL DEATH OF ST. JIMMY


 -Dove pensi di correre puttanella, mhh?-
Mi irrigidì, voltandomi lentamente.
-Dimmi, hai un ultimo desiderio?-
Lui era li.
Mi stava guardando con un espressione da pazzo e con un ghigno storto in volto.  
-Lo sai che io non lascio mai le cose a metà. Te l'avevo detto che ci saremo incontrati ancora. Non sei felice di vedermi?- continuò a parlarmi lui, sempre con quel tono di voce carico di odio, facendo schioccare la lingua. 
Ormai non riuscivo più a muovermi, il terrore mi aveva completamente paralizzata. Di già. 
-R-rob? C-cosa v-vuoi?- dissi io, balbettando.
Mi stava venendo l'affanno.
Ero completamente invasa dalla paura ormai. Questa era la volta buona che mi ammazzava.
-Cosa voglio? Fartela pagare.- mi ringhiò lui contro.
Scese dalla macchina, chiudendo fortemente lo sportello.
Deglutì, cercando di mandare giù il nodo in gola che mi si era formato, ma con scarsi risultati. Sarei dovuta correre via a razzo, ma non ce la facevo. 
Si stava avvicinando a me con passo lento ma aggressivo, mentre io indietreggiavo progressivamente, sentendomi come un coniglietto in trappola che presto sarebbe stato sbranato dal cane del cacciatore, troppo poco disciplinato per catturare solamente la preda, invece che tenersela per se. 
Quest'oggi quell'animale si sarebbe premurato di finire le cose, fiutando l'otore della paura che li rendeva ancora più eccitante il gioco. Perché questo per lui era. Un gioco. 
...
Era finita.
-Ti odio. La odio. Sappilo.- dissi, cercando di non far tremare la voce e contraendo la mascella.
-Il sentimento è reciproco.- queste furono le sue ultime parole, perché poi passò i fatti. 
Mi colpì il viso con potenza, facendomi sbattere la testa sul muro che era poco dietro di me.
Passai una mano sulla mia nuca ritraendola subito, sentendo che era venuta a contatto con un liquido caldo.
Si scrocchiò le dita e chinò la testa da un lato, ridendo divertito, poi allungò un braccio sollevandomi per la felpa.
-L-lasciami a-andare ti p-prego!- dissi io spaventata.
-Oh ma perché? Abbiamo appena cominciato!- mi rispose Rob, stringendomi una mano sul collo. 
Cominciai a boccheggiare implorandolo di smetterla, ma lui sembrava non sentirmi, sordo dal desiderio di una vendetta che lo aveva completamente preso. 
-Questo è da parte di tua madre invece!- mi sbraitò contro, colpendomi lo stomaco.
Mi piegai -per quanto fosse possibile- su me stessa, gemendo dal dolore. 
Ormai ci vedevo pure doppio e non riuscivo più a distinguere nulla; e di certo l'ossigeno che non mi arrivava non
aveva facilitato la cosa.
Cercai di trovare un briciolo di forza e, forse spinta dall'adrenalina, cominciai a dimenarmi, sferrandoli un calcio nelle palle ed ottenendo così che mollasse la presa.
Cominciai una corsa disperata ma... aimè inutile, perché dopo un paio di metri mi afferrò, facendomi cadere rovinosamente sull'asfalto.
Cominciai a gridare ma non c'era nessuno che poteva aiutarmi, ero sola. Una naufraga nell'isola d'asfalto.
Aveva preso a colpirmi, ordinandomi di tacere, insultandomi in continuazione. L'unica cosa che potevo fare era rannicchiarmi su me stessa cercando di proteggermi mentre lui tirava calci alla cieca, e aspettare, aspettare quando tutto sarebbe finito.
A lui non importava di avere davanti a lui una ragazzina che era impotente di tutto, disarmata. Non aveva quel briciolo di dignità e buon senso che apparteneva a tutti. 

Ormai mi sentivo i vestiti zuppi di sangue e non percepivo altro che i suoi colpi. Sembrava essere instancabile, sembrava non avere un cuore, sembrava essere completamente impazzito sempre come un animale, preso dal delirio causato dall'odore del sangue.
Perché? Perché mi stava facendo tutto questo?
In fondo me n'ero andata, non ero più li con loro, non gli davo più rogne. Allora come mai mi stava facendo questo?
Ad un tratto però smise. La speranza riaffiorò in me, magari non era ancora arrivata la mia fine.
Sperai per un momento che avesse deciso di finirla, di lasciarmi li in mezzo agonizzante. Forse pensava fossi morta.
Forse aveva deciso che poteva bastare.
...
O forse mi stava riservando qualcosa di più terribile... ad un certo punto sentii qualcosa di freddo, di duro e di metallico, penetrarmi l'addome, in profondità. Quasi volendomi perforare l'essenza, dilaniare ogni testimonianza di unacoscenza. 
Persi completamente la concezione del mondo, del tempo, l'unica cosa che percepivo era quel dolore lancinante che, invece di affievolirsi, aumentava sempre di più.
Avevo la sensazione che ormai avesse addirittura superato l'intensità delle mie grida, che sovrastavano il dolore pulsante e tutto il trambusto che stava accadendo dentro di me.
Lanciai un ultimo, disperato, inutile urlo che mi si strozzò in gola.
Poi nulla, persi i sensi.
È vero quello che dicono: prima di morire vedi la tua vita passarti davanti gli occhi.
Vidi quello che avevo passato, vidi Rob e Cheryl, vidi le giornate a scuola, i miei amici ed infine... Billie.
Vidi io e lui che ci abbracciavamo. Io che piangevo contro il suo petto e lui che mi circondava con le sue braccia, facendomi sentire protetta, una sensazione che non avevo mai provato.
Il suo cuore che batteva, ricordandomi di essere viva, di essere li in quell'istante e non nella mia piccola cameretta in quella sporca periferia. 

Quanto avrei voluto rivederlo almeno un'ultima volta, dirli quello che sentivo... dirli che li volevo bene.
Riuscì a portarmi una mano a quella catenina, quella che lui in qualche modo era riuscito a farmi avere e... sorrisi.
Nonostante tutto ora ero felice.
Per una frazione di secondo, prima che smettessi di lottare per rimanere cosciente, mi parve di sentire altre voci, altre grida e poi qualcuno che si inginocchiava al mio fianco stringendomi a se e poi... basta.
La mia vita, la mia anima, il mio dolore persino, erano scomparsi. Stavano lentamente sgusciando via da me, dalle mie deboli mani, dal mio controllo.
Non avrei continuato a soffrire.
Tutto cessò di esistere.
Io cessai di esistere.
Jane non c'era più.

___________Parapà fine capitolo_________________________
Ma salve gente! 
Cosa nascondete dietro la schiena?
Oh ma che belle mazze e forconi! Non dovevate farmi questo splendido regalo!
No hey... perché vi state avvicinando con fare minaccioso? Fermi! Nooooooo aiutooooooooo!!!!!
*parla dall'aldilà*
Ehm salve salvino! Vi scrivo dalla tomba numero 127 del cimitero di EFP, riservato agli autori uccisi dai lettori infuriati!
Visto? Sono ritornata addirittura un giorno prima di quello che avevo detto! Ma non è un miracolo?! No eh, ho capito ç____ç
Cooomunque, cosa ne pensate di questo capitoletto orripilante in cui Jane viene pestata a sangue?  Rob è ritornato... voleva una vendetta e se l'è presa... ma ora la domanda che vi dovete porre è: fino a che punto arriva il sadismo di Giada?
La risposta è che non lo so neppure io, perché mi sono paZZate per la mente alcune ideuzze e... e... e u.u 
Beeeeeh, oVa passiamo ai vingvaziamenti, cofì intanto medito un piano per fuggire e cambiarmi identià ^^

Un enorme CRAZIE e chi ha recensito:
- KeepCalm_And_RageAndLove
- MorticiaDisappearing_Girl
- Violetta GD
- Miss CupCake
- greenday_americanidiot
- draco_dormiens 
- Billie Joe Arstrong (nuoooo non ci credo! Mister Armstrong in persona che legge FanFiction OuO)
- Prescelta di Poseidone
- IdiotBrown87

A chi ha inserito la mia schifezza tra le seguite:

Billie Joe Armstrong 
EricaPerry 
gigiola 
Giulia White 
giulialalala 
Gloria Roach 
KeatykatsMcCartney 
keepCalm_And _RageAndLove 
Lally_Weasley 
My name is Amy 
paul126 

Phantom Of The Opera 
youaremyfuckinparadise 
_rgtd_

E tra le preferite!
Billie Joe Armstrong 
draco_dormiens 
greenday_americandidiot 
Kerplunk_11 
Prescelta di Poseidone 
- Violetta GD

Grazie ancora a tutti quanti! ^^
Mi raccomando, fatemi sapere QUALUNQUE cosa pensate di questo capitolo o della sotria in generale! :D
Alla prossima!
Rage&Nutella,
Giada.
Ps. Coss? Trè dollari e un mikelino (<---- Prescelta di Poseidone rulez) da consegnare alla cassiera per aver comprato Jason Bianco, un billiesecondo (<---- Violetta GD rulez) prima che venga freesato l'asfalto u.u 

 

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Capitolo 16
*** Wake Me Up When September Ends. ***


WAKE ME UP WHEN SEPTEMBER ENDS

(Billie's Chapter)
Non so da quante dannate ore fossimo li, seduti in quelle fottute sedie.
Le stesse inospitali e gelide sedie che ormai trent'anni prima mi avevano accolto.
Lo stesso odore pungente di disinfettante che ti penetra nelle narici, riempiendo ogni particella del tuo corpo.
Gli stessi fili di disperazione che venivano lentamente assemblati da un unico grande telaio, portatore di dolore e poi, poi lo stesso identico orribile ed informe vestito, cucito addosso senza il tuo permesso, creando così una nuova pelle trasudante di tristezza.
E poi... beh, poi le stesse identiche lacrime.
Tutto, ogni singolo particolare, ogni singolo odore mi portava a quel Settembre, quello che non dimenticherò mai in tutta la mia vita.
Quel mese che si è impresso con pesante inchiostro nel mio cuore... oh, lui mi mancava così tanto... non volevo altro dolore, non lo avrei sopportato, non avrei assorbito altro inchiostro... non avrei seppellito nessun altro corpo. Non volevo vedere nessun'altra bara, questa volta bianca, venire ricoperta dalla terra, per sempre.
Avevo perso mio padre. Non volevo perdere anche mia figlia.
Proprio ora poi, che avevo potuto stringerla.
Io ero cresciuto senza mio papà, e non volevo fosse così anche per Jane... però non mi ero mai posto la situazione inversa, non mi ero mai immaginato una momento del genere.
No cazzo. No.
Questa volta non sarebbe successo.
Le lacrime continuavano a scendere veloci, senza fermarsi, solcandomi le guance come un potente corrosivo.
Avevano cominciato a riversarsi dal momento in cui lei aveva smesso di respirare, tra le mie braccia, e avevano proseguito silenziose ed invisibili agli altri fino a... fino ad ora, mentre aspettavo che qualcuno, chiunque, venisse fuori per informarci.
Anche Mike e Frank erano rimasti li con me, sempre al mio fianco.
Fino a qualche minuto fa c'era pure Adie, ma l'avevo mandata a casa nonostante le sue proteste.
Era molto stanca, si era addormentata addirittura sulla mia spalla.
Sentì Trè fare un lungo sospirone, cominciando poi, con le dita, a picchiettare sulla sedia uno strano motivetto.
“Dio - Allah o Buddah che sia- ma che diamine stava succedendo li dentro? Avevano forse organizzato una partita a Pinnacolo?!
Perché ci stavano mettendo così tanto?” Pensai, mentre giocherellavo con la mia fede.
In lontananza però cominciai a sentire il ticchettare di un paio di scarpe: un'infermiera.
Che poi cosa ci facesse con dei tacchi a spillo fucsia in ospedale non so proprio eh.
Lei mi passò davanti sculettando, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Mi alzai in piedi come una molla, facendo stridere le gambe di metallo della sedia contro il pavimento opaco.
-Mi scusi?- la chiamai, aspettando che si voltasse. La voce mi era uscita roca, causa forse del tempo passato in silenzio.
Però forse non mi aveva sentito dal momento che stava continuando a camminare, così le corsi dietro, afferrandola per un polso e costringendola a fermarsi.
-Dica.- mi rispose lei, con voce scazzata.
Ah, allora non era sorda, non aveva bisogno di un qualche apparecchio acustico.
-Vorrei sapere delle condizioni di mia figlia che si trova li dentro da non so quante ore.- dissi, sforzandomi di essere il più gentile possibile ed indicando la porta.
-Lei sarebbe il padre?- mi chiese con la vocina acuta.
No guarda. Ho usato quell'appellativo ma in realtà è mia cugina.
-Certo.- risposi con tono piuttosto ovvio. Fantastico, davanti a me avevo il classico esempio di ochetta starnazzante senza cervello.
Ma come cazzo aveva fatto a diventare infermiera? Ah si, dimenticavo, l'ha data a tutti i professori e ai figli delle professoresse.
-Ahn. Beh, comunque io non posso dirle nulla. Verrà informato dal dottore a tempo debito. E ora mi lasci andare, la dentro necessitano del mio aiuto!- rispose con voce fastidiosamente altezzosa.
Sentì Trè borbottare una cosa come “si, aiuto di sto cazzo. Come minimo ti chiederanno di prenderne in bocca uno, di cazzo”.
-A tempo debito?! Ma ha ne ha una minima idea da quanto tempo siamo qui fuori? Ho il diritto di sapere di come sta!- le sbottai contro.
-Sto solo rispettando degli ordini! E ora la ripeto di mollarmi!- mi disse l'oca, pardon, Sandy (così c'era scritto nella targhetta attaccata sopra il camice bianco, in bella vista sopra le tette rifatte).
-Ma no che...-
-Su Billie, lasciala. Non ci ricaverai fuori nulla da una così.- mi interruppe Mike, appoggiandomi una mano sulla spalla.
Mollai la presa. Aveva ragione.
La zocc... ehm Sandy si allontanò, lanciandomi una smorfia ed entrando in quella stanza, inghiottita da quello che per me era l'ignoto.
-Andiamo Bill, so come ti puoi sentire ma si...- questa volta fui io ad interromperlo.
-No, tu non lo sai! Nessuno lo sa!- li dissi con rabbia.
-Scusami Mike... i-io non volevo...- dissi subito dopo, pendendomi della reazione avuta.
Lui non aveva colpa. Loro non ne avevano.
-Hey, non devi preoccuparti. È normale che tu reagisca così solo che... si risolverà tutto.- mi disse, abbracciandomi.
-Esatto, tutto quanto. Vedrai.- si aggiunse anche Frank, battendomi la schiena.
-Grazie.- dissi ad entrambi.
-Non devi ringraziarci! Infondo questo fanno gli amici, no? Si aiutano a vicenda!- disse Trè sorridendo bello pimpante.
Gli sorrisi a mia volta, abbassando gli occhi.
Erano persone fantastiche.
-Ora io però mi trasformo in Dora l'Esploratrice e vado in ricognizione. Devo assolutamente trovare un distributore e di conseguenza un bel Frappuccino! Mike so già che prenderà un caffè, quindi non sto nemmeno a domandare. Mentre tu, caro il mio Nano- disse sempre lui, puntandomi un dito contro - almeno una bottiglia d'acqua te la bevi. E non voglio proteste.-
Alzai le mani in segno di resa.
Se quello li si era messo in testa che dovevo bere lo avrei dovuto fare, a costo di staccare la flebo ad un anziano e pomparmi l'acqua per endovena.
-Ah Trè, preferirei che tu non annacquassi il caffè. Ne scambiassi il sale con lo zucchero. Ne tanto meno che riempissi la macchinetta di detersivo. Ti ricordo dove ci troviamo.- disse Mike, ammonendolo.
Quello era un pericolo ambulante se lasciato solo, peggio di un bambino!
-Ma quando mai! E poi il detersivo da dove lo tiro fuori? Lo piscio forse?- rispose scuotendo la testa e gesticolando con le braccia prima di scomparire tra le porte dell'ascensore.
Fra quei muri verde malaticcio era calato di nuovo il silenzio, schermito solamente dai passi veloci delle persone o dallo strascicare dei pazienti con il catetere o il deambulatore finché Trè non ritornò, apparentemente senza aver fatto danni in giro. Infondo non si era sentito ancora nessun urlo.
Bevvi un sorso dell'acqua minerale che mi aveva appena portato dal suo “viaggio di ricognizione” e mi stiracchiai sulla sedia, sentendomi gli arti ancora indolenziti.
Mike era intento a sorseggiare il suo amato caffè, mentre Trè stava tirando su i residui del suo Frappuccino tramite una cannuccia e, naturalmente, stava facendo quanto più chiasso potesse.
Prima si era messo addirittura a fare le bolle schizzando ovunque.
Lui era fatto così, molto spontaneo e giocoso. Tirava sempre su il morale a tutti in ogni situazione con le sue battutine.
Presi a strapazzare un angolo della mia felpa, notando solo ora come i vestiti si fossero colorati di rossiccio, rappresi dal sangue, dal suo sangue.
Davanti a me avevo sempre quelle immagini... lei immersa in una pozza di liquido rosso scuro, immobile sotto al corpo di un uomo che la continuava a colpire senza pietà, fregandosene addirittura delle urla.
Rivedevo quando eravamo arrivati e quel figlio di puttana vedendoci era scappato lasciandola li a terra. Non eravamo riusciti a vederlo in faccia. Che poi comunque avrei spaccato.
Rivivevo il momento in cui avevo preso il suo corpicino inerme tra le braccia e... sorrideva, stringendo tra le mani insanguinate il ciondolo della collana che ero riuscito a farle avere. Sembrava quasi fosse felice, sembrava... in pace.
Poi... poi però aveva smesso di respirare.
Ricordo le luci abbaglianti della polizia e il rumore assordante delle sirene dell'ambulanza... i paramedici che erano accorsi sul posto, strappandomela via e allontanandomi con la forza da lei, mentre praticavano il massaggio cardiaco e utilizzando altri mille aggeggi di cui non ne sapevo nemmeno l'esistenza.
Infine l'avevano caricata in una barella e portata qui.
Da quel momento in poi non avevo più saputo nulla.
Ad un tratto sentii qualcosa vibrare nella tasca dei miei pantaloni, che, grazie a dio mi destò dai miei pensieri.
Tirai fuori il cellulare e lessi sul display “Adrienne”.
Pigiai sul verde e risposi.
-Pronto?-
-Billie!-
-Hey ciao. Ma che ci fai ancora sveglia?- domandai a mia moglie sorridendole, anche se ero conscio del fatto che non mi potesse vedere.
-E come potrei dormire? Come vanno li le cose?-
-Qui siamo allo stesso punto di quando sei andata a casa... i ragazzi come stanno?- le domandai.
-Non hanno ancora detto nulla quindi? Joey si è addormentato un manciata di minuti fa, mentre Jakob no. Si sente terribilmente in colpa.-
-No, nulla di nulla. Ho provato a chiedere ma zero. Dilli che... aspetta... devo andare. È uscito un dottore! Ti amo Adie.-
Un dottore si stava avvicinando, dovevo chiudere.
-Ti amo anch'io.- riuscì a sentire prima che mettessi fine alla conversazione.
Frank si alzò, così come me e Mike.
Finalmente ora si sarebbe saputo qualche cosa, forse.
Un uomo sulla cinquantina, brizzolato e con il camice bianco si stava avvicinando a noi.
Li andai incontro, respirando a pieni polmoni.
Cosa mi avrebbe detto ora?
E se... no Billie. Cazzo, non devi pensare a questo. Non sarebbe successo.
-Dottore, come sta lei?- li dissi non appena mi trovai difronte. Non lo salutai nemmeno.
-Lei è...? Non posso dirle nulla a meno che lei non sia un parente.- mi chiese con voce calma.
-Mi chiamo Billie Joe Armstrong e sono il padre.- risposi impaziente.
-Oh, perfetto, io sono il Dottor Graves.- mi rispose, sorridendo.
Ah! Al diamine 'ste cazzo di presentazioni!
Lo guardai con espressione irritata, invitandolo a continuare.
-Allora, sua figlia... c'è l'ha fatta.- mi disse, tirandosi su la montatura nera degli occhiali che, lentamente, li era scivolata sul naso.
Sorrisi, passandomi una mano sulla faccia imperlata dal sudore e buttando il viso all'indietro.
Ero l'uomo più felice del mondo ora.-Un attimo, signor Armstrong. C'è un però... - mi corresse lui, con sguardo serio. Trattenni il fiato. -Lei è viva si, ma con questo non significa che sia in buone condizioni e fuori pericolo. Ha riportato diversi danni ed un trauma cranico. Ha perso molto, ma molto sangue per colpa delle percosse subite ma, miracolosamente, non si è rotta nulla. Le abbiamo dovuto dare diversi punti sia sul viso che sul braccio destro, e fasciare una gamba che era slogata. Poi la coltellata grazie a Dio non ha leso gli organi importanti, ma la lama è penetrata in profondità... e questo le ha provocato un emorragia interna che però siamo riusciti a bloccare in tempo. Ora si trova nella stanza numero 12 D qui, infondo al corridoio, in rianimazione; l'abbiamo indotta al coma per dare al suo corpo un po' di riposo, ecco perché si trova li... ma tra un po' dovrebbe svegliarsi... comunque, se riesce a superare la notte, è da ritenersi fuori pericolo. Ma è una ragazza forte, vedrà che ce la farà.- concluse il dottore, sorridendo incoraggiante.
Wow.
Mi sentivo scoccato in questo momento.
-So che ora si sentirà frastornato, è normale, ma se vuole può già andare da lei. Mi raccomando però, potrà entrare solo una persona alla volta e i cellulari dovranno essere rigorosamente spenti.- disse, facendo una breve pausa, per poi riprendere -Adesso però dovrei congedarmi, mi aspetta un lungo turno. Vi auguro una buona nottata.- concluse, facendo un cenno a Mike e Trè che, fino a quel momento erano rimasti li ad ascoltare in silenzio.
-O-okay grazie...- dissi, quando ormai lui era già troppo lontano per sentirmi. Presi d osservare la punta delle mie scarpe che al momento sembravano la cosa più interessante.
-Coraggio Bill... è una forte... ce la farà!- se ne uscì Mike, catapultandomi nella Terra.
-Già, lo ha detto pure il Dottor Coso, li... Gaves... Grese... Goves... G- si aggiunse Trè, cominciando uno dei suoi soliti deliri.
-È Graves. Dottor GRAVES.- lo interruppe Mike, girando gli occhi sconsolato.
-E io che ho detto?- disse Trè, sulla difensiva.
-Lasciamo perdere.- rispose Mike arrendendosi.
-Siete sempre i soliti! Se non vi punzecchiate almeno una volta al giorno non siete contenti!- dissi ai due, divertito.
-Comunque ora, prima che scateniate una partita a botta e risposta, vi conviene andare a casa anche a voi...- continuai, guardandoli.
Insomma, a casa avevano delle famiglie, ed erano stai qui dentro già abbastanza poveri.
-Sei sicuro Bill? Guarda che non ci sono problemi.- mi disse Mike.
-Certo che lo sono. È da molto che state qui, sarete distrutti. E poi non vorrei mai che Brittney pensasse che tra noi due ci sia una relazione!- dissi io, cercando di sorridere.
-Beh, così soddisfereste le fantasie erotiche di alcune nostre fans!- intervenne Trè, ridendo.
-Nah. Per soddisfarle ci dovresti essere pure tu, così si organizza una bella orgia!- rispose Mike, facendo l'occhiolino ed imbronciando le labbra a cuore.
-Oh si baby! Dobbiamo farlo! Voglio scoparvi in tutte le posizioni!- disse Trè con voce suadente, pronunciando un po' troppo forte l'ultima frase però, perché una mamma con la bambina ci guardò male.
-Oh sciocchino! Sei un bambino cattivo, lo sai?- disse Mike rivolto a lui, dandogli un buffetto in testa.
-Grrrrrrrrr!!- fece Trè, “graffiando” con la mano.
Mi misi a ridacchiare.
-Okay okay! Non voglio che la mia prima volta con voi sia nel pavimento di un ospedale, quindi ora filate a casa a mettere i lumini e i petali di rosa!!- dissi, facendo un sorrisetto malizioso.
-Va bene amore. Ci sentiamo presto cucciolo!- rispose Frank, dandomi una pacca sul sedere. -No, a parte gli scherzi, fatti sentire appena puoi!- continuò, dandomi un breve abbraccio come poi fece Mike.
-Ciao Billie. Chiama pure a qualunque ora per qualunque cosa.- disse anche Mike, ritornando serio.
-Okay. Buonanotte e... grazie.- dissi ancora.
-Di nulla Billie, di nulla.- ribadì Mike.
Subito dopo si voltarono e, prima di scomparire tra le porte lucenti dell'ascensore, Frank mi lancio un bacio con quella che doveva essere un espressione sexy. Inutile dire che assomigliava di più al viso di IT mentre aveva un orgasmo sulla tazza del cesso. Il tutto mentre guardava una foto di Justin Bieber nudo.
Mi riscossi dai miei pensieri poco normali e mi avviai dalla parte opposta, verso la fine del corridoio con passo veloce e le mani nelle tasche.
Dopo un paio di minuti mi ritrovai davanti ad una porticina bianca e blu, con sopra scritto “12 D”.
Scrissi un veloce messaggio ad Adrienne dove le spiegavo cosa era successo e che ora stavo per andare da lei; poi lo spensi, come si era raccomandato il dottore.
Abbassai la mano tremante sulla maniglia e l'aprì, venendo investito dal bianco che predominava in tutta la stanza.
Eccola.
Lei era li, stesa su quel lettino, attraversata da mille tubetti, aghi fili e quant'altro. Nella stanza si udiva solamente i regolari “bip” dell'elettrocardiogramma, scanditi dai battiti del suo cuore.
Mi avvicinai a lei prendendole la mano fredda ed avendo un sussulto.
Era una sensazione strana quella che provavo in quel momento...
Stava dormendo e, il continuo alzarsi ed abbassarsi del suo petto mi dava un ulteriore conferma che in quel corpo ci fosse vita.
Mi scappò una lacrima mentre la osservavo.
Era di gioia o di tristezza? Forse entrambe,
Gioia perché lei era viva, ora ero li con lei, lei era li con me.
Tristezza perché odiavo vederla in un letto d'ospedale, in quelle condizioni, con il viso gonfio e livido... con la flebo nel polso, tenuta ferma da un pezzo di scoatch trasparente.
Le scoccai un lungo bacio in fronte e poi presi una sedia, accomodandomici al suo fianco e prendendo ad accarezzarle lentamente i capelli, quasi avendo paura di farle in qualche modo male.
Sarei rimasta con lei tutta la notte, non mi sarei mosso di li a costo di farci le ragnatele.
-Hey Jane... mi senti? Sono Billie...-
Cominciai a parlarle, a raccontarle della mia infanzia, delle cazzate che facevamo io e i ragazzi... sperando di vedere le sue palpebre sollevarsi da un momento all'altro, di sentire la sua voce.

_________________Giada's space________________________________
Ebbene gente sono ritornataaaaaaaaa!!!! *si mette dentro una teca per non essere linciata* 
Eccovi qui il nuovo capitolozzo... da come vete visto Jane non è morta, quindi loro sono arrivati in tempo! Yeeeeeee! 
Ma ora cosa accadrà? Riuscirà a superare la nottata, come ha detto il dottore oppure no? I tre scoperanno finalmente come ricci? E io? Io riuscirò a detonare tutti i pacchi bomba che mi avete inviato?
Lo scoprirete nella prossima puntata! Rimanete con noi!!!
OVa passiamo ai ringraziamenti <3
Un enorme CRAZIE a chi ha recensito:
- greenday_americanidiot
- Prescelta di Poseidone
- MyNameIsGianni (Giaaaaaanniiiiii xD)
- KeepCalm_And_RageAndLove
- BrainStew_Anthy
- Billie Joe Armstrong
- MorticiaDisappearing_Girl

A chi ha inserito la mia FF nelle seguite:
Billie Joe Armstrong 
EricaPerry
G Shadows 
gigiola 
Giulia White 
giulialalala 
Gloria Roach 
KeatykatsMcCartney 
KeepCalm_And_RageAndLove 

Lally_Weasley 
My name is Amy 
- paul126 
youaremyfuckinparadise 
_rgtd_ 

E nelle preferite!
Angel Blue (che ha cambiato nick e che per un momento non avevo capito chi fosse xD)
Billie Joe Armstrong 
draco_dormiens 
giulialalala 
greenday_americandidiot 
Kerplunk_11 
Prescelta di Poseidone 

Grazie infinite a tutti quanti! Siete fantastici!!! ♥
Mi raccomando, fatemi sapere qualunque cosa pensiate di questo capitolo! Le critiche sono ben accette! :D 
Ancora grazie e buona serata! 
Rage&Nutella,
Giada.

 

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Capitolo 17
*** Soda Pop and Ritalin ***


Dal capitolo precedente...
Dopo un paio di minuti mi ritrovai davanti ad una porticina bianca e blu, con sopra scritto “12 D”.
Scrissi un veloce messaggio ad Adrienne dove le spiegavo cosa era successo e che ora stavo per andare da lei; poi lo spensi, come si era raccomandato il dottore.
Abbassai la mano tremante sulla maniglia e l'aprì, venendo investito dal bianco che predominava in tutta la stanza.
Eccola.
Lei era li, stesa su quel lettino, attraversata da mille tubetti, aghi fili e quant'altro. Nella stanza si udiva solamente i regolari “bip” dell'elettrocardiogramma, scanditi dai battiti del suo cuore.
Mi avvicinai a lei prendendole la mano fredda ed avendo un sussulto.
Era una sensazione strana quella che provavo in quel momento...
Stava dormendo e, il continuo alzarsi ed abbassarsi del suo petto mi dava un ulteriore conferma che in quel corpo ci fosse vita.
Mi scappò una lacrima mentre la osservavo.
Era di gioia o di tristezza? Forse entrambe,
Gioia perché lei era viva, ora ero li con lei, lei era li con me.
Tristezza perché odiavo vederla in un letto d'ospedale, in quelle condizioni, con il viso gonfio e livido... con la flebo nel polso,
tenuta ferma da un pezzo di scoatch trasparente.
Le scoccai un lungo bacio in fronte e poi presi una sedia, accomodandomici al suo fianco e prendendo ad accarezzarle lentamente i capelli, quasi avendo paura di farle in qualche modo male.
Sarei rimasta con lei tutta la notte, non mi sarei mosso di li a costo di farci le ragnatele.
-Hey Jane... mi senti? Sono Billie...-
Cominciai a parlarle, a raccontarle della mia infanzia, delle cazzate che facevamo io e i ragazzi... sperando di vedere le sue palpebre sollevarsi da un momento all'altro, di sentire la sua voce.


SODA POP AND RITALIN

Rincoglionita.
Ecco la parola perfetta per descrivermi in quel momento.
Cosa diamine era accaduto? Non ricordavo nulla, assolutamente nulla, era un situazione estranea a me.
In testa avevo solo un un piccolo e fuggente fotogramma: correvo per una strada, cercando di arrivare dagli Armstrong... ma poi la mia mente si rifiutava di farmi vedere il seguito, costruendo un muro. Tsk, da piccola avevo ragione a volere la vista a raggi X!
Piano piano tentai di aprire gli occhi, ma le palpebre non me lo permettevano, appesantite come da centinaia di chili.
Non mi piaceva quella situazione.
Avrei voluto urlare ma non riuscivo a fare nemmeno quello.
Cosa cazzo stava succedendo ora e dove mi trovavo?
Tentai almeno di muovere una qualche parte del corpo ma nulla, non riuscivo e l'unica cosa che percepivo era bruciore.
Mentalmente mi imposi di calmarmi, forse era questo che mi bloccava: ero troppo agitata.
Infatti, poco dopo, riuscì a spalancare gli occhi ma non vedevo nulla, ero in una stanza buia.
Subito percepì un odore di disinfettante misto ad un qualcosa di dolciastro che non riuscivo ad identificare; il classico odore da... ospedale? Possibile che fossi li? E come mai c'ero finita?
BOM!
In un momento ricordai tutto, ogni singolo particolare; il che mi fece venire i brividi.
Quel pazzo aveva tentato di uccidermi, ed io, piano piano, avevo sentito la vita scivolare via da me, finché alla fine non capì più nulla e mi arresi, perdendo i sensi... e poi nient'altro, mi ero risvegliata qua.
Intorpidita alzai un braccio e cominciai a muoverlo per aria finché non entrai a contatto con un filo con un interruttore. Lo pigiai -sperando di non combinare qualche casino- e in un attimo si accese una lucina fastidiosamente forte, che mi costrinse a portarmi quella stessa mano davanti al viso.
Quando mi fui abituata a quel faro accecante riuscì a guardare un po' in giro, o meglio, riuscì a vedere il soffitto dato che ero stesa. Girai un po' la testa di lato e notai di avere un paio di aghi piantati nel braccio che salivano con un tubicino fino ad una sacca contenente un liquido rosso e un altro trasparente.
Ugh.
Odiavo gli aghi con tutta me stessa.
L'ambiente era bianco e sterile, e, sul muro c'era una finestrella con le tapparelle verdognole abbassate. Nulla di interessante insomma.
Mi voltai dall'altro lato, rimanendo però sorpresa: un uomo dai capelli corvini era seduto su di una sedia con la faccia appoggiata ad una fetta di letto. Billie!
Mi alzai, o almeno tentai di farlo, per poi sprofondare di nuovo nel materasso, gemendo di dolore e rimanendo senza fiato.
Nella stanza si cominciò a sentire un “bip bip bip” che sembrava impazzito, oltre che dannatamente fastidioso. Billie si alzò di colpo, guardando il tutto con una faccia spaesata.
-Oh mio dio Jane...- sussurrò debolmente, per poi venire verso di me, abbracciandomi delicatamente.
Si staccò per guardarmi in faccia e poi avvicinò una mano al viso, lasciandomi una carezza sulla guancia.
Cercai di allungarmi anch'io, facendo passare le mie brccia dietro la sua schiena e stringendolo con poca forza emettendo un "mi spiace tanto..." sommesso.
Mi sentivo in colpa.
-Che sta succedendo qui?- fece la sua comparsa una voce sconosciuta, interrompendo il momento -Oh... vedo che hai smaltito l'anestesia, bene. Mi scusi signor Armstrong... dovrei farle dei controlli, le chiederei di uscire un attimo.- sestenziò un'infermiera dall'aria gentile.
-N-no... potrebbe restare? La prego.- domandai con voce timida.
Volevo rimanesse con me, non volevo se ne andasse, anche se per solo qualche minuto.
-Non si potrebbe ma... okay. Acqua in bocca! Comunque dammi pure del tu, io sono Hope.- rispose sorridendo. Okay, questa era l'infermiera più gentile del pianeta.
Si avvicinò a me con passo svelto e chiese a Billie se poteva almeno allontanarsi dal letto, per permetterle di muoversi comodamente.
-Allora... vediamo un po'...- cominciò a dire, parlando da sola. -Senti qualche malessere?- mi domandò, guardandomi.
-Uhm... provo dolore all'addome e mi sento terribilmente stordita e stanca, molto stanca. Oh, e gli arti pesanti.- risposi pensando.
-Questo è normale, me lo aspettavo. Gli antidolorifici stanno cominciando a svanire... quindi ho deciso di somministrarti dell'Etoricobix, è in compresse. Non è molto forte perché non possiamo permetterci di imbottirti troppo ora come ora, ma farà il suo effetto. Prima però devo farti alcuni controlli.- concluse.
Feci un cenno con la testa.
Comunque, avrebbe potuto darmi/farmi quello che voleva che non ci avrei capito un cazzo.
Prese una cartella e cominciò a leggerla velocemente, per poi passare al mio corpo.
-Ecco fatto cara, ora ti darò il medicinale. Aspetta, ti alzo il letto così non ti affogherai.- mi disse sempre con voce dolce.
Macchinò qualche secondo e poi sentì, piano piano, alzarmi da dietro.
-Tieni.- mi porse una pastiglietta bianca ed un bicchiere d'acqua che non avevo ancora notato, e mi esortò a bere poi, una volta finito, lo ripose sopra ad un carrelletto in acciaio.
-Okay, per oggi abbiamo finito. Domattina verrà il dottore a disinfettarti la ferita e cambiarti la benda poi, se ti sentirai pronta, la polizia vorrà farti due domande. Mi raccomando, non voglio più vederti per questa notte, quindi niente complicazioni!- esclamò, sorridendo per l'ennesima volta e poi uscendo.
Era tutto così strano per me... mi sentivo come una bambina piccola.
-Tutto okay?- domandò Billie, ritornando al mio fianco.
-Si... ho solo molto sonno.- risposi, lottando per rimanere sveglia.
-Allora ti conviene dormire.- osservò, ridendo.
-Giusto... ma tu rimani qui, vero?- li chiesi, sperando in un “si”.
-Certo che rimango.- incurvò verso l'alto un lato della bocca.
Li feci segno di sedersi vicino a me, cosa che poco dopo fece, e poi, appoggiò la testa sul cuscino, guardandomi.
Mi avvicinai ancora di più a lui, tentando di non farmi male da sola, e mi strinsi alla sua figura come il mattino stesso, poco prima che arrivassero Adrienne con Joey e Jakob.
Mi prese una mano e poco dopo, aiutata anche dal battere rassicurante del suo cuore che sentivo costantemente, mi addormentai.
Forse ero più serena di quanto mai fossi stata in tutta la mia vita.

____Parapapppppàààààààà__________________________________________
Saaaalve a tutti <3
Scusate per il ritardo gente, ma non saprete mai cosa mi è accaduto! Sono stata rapita dagli alieni, veramente! 
Ma sono riuscita a scappare dalla loro navicella, e, appena arrivata a casa ho cominciato a scrivere. Ve lo giuro ç______ç *incrocia le dita dietro alla schiena*
No okay, a parte gli scherzi, mi spiace di non essere riuscita ad aggiornare prima, ma il problema era che non avevo uno straccio d'idea, e quando pensavo me ne venisse una alla fine ricominciavo tutto da capo. Ho fatto una faticaccia per scrivere questo capitolo schifoso, ma non ne sono ancora soddisfatta, quindi chiedo scusa T____T
Comunque, ci tengo a ringraziare una persona fantastica: MyNameIsGianni, che mi ha aiutata con questo capitolo bastardo! Ti voglio bene <3 

Maaaaaa... passiamo a ringraziare anche le altre bellissime persone che si prendono la briga di perdere tempo a leggere e recensire!
- Angel Blue
- Bestia Idiota 
- Prescelta di Poseidone
- MorticiaDisappearing_Girl
- MyNameIsGianni
- greenday_americanidiot
- KeepKalm_And_RageAndLove
- _FeelingThis_xx
- Billie Joe Armstrong
- draco_dormiens

Grazie a chi l'ha inserita tra le seguite:

 - Billie Joe Armstrong 
 - EricaPerry 
 - G Shadows 
 - gigiola
 - Giulia White 
 - giulialalala 
 - Gloria Roach 
 - greenday1749 
 - greendayy44 
 - KeatykatsMcCartney 
 - KeepCalm_And_RageAndLove 
 - kirarmstrong 
 - Lally_Weasley 
 - My name is Amy
 
 - paul126 
 - WelcomeToHell6661
 - _rgtd_ 

E chi tra le preferite!
Angel Blue 
Billie Joe Armstrong 
draco_dormiens 
giulialalala 
greendayy44 
- greenday_americandidiot 
Kerplunk_11 
Prescelta di Poseidone 
Whatsername_xx 

Grazie a tutti quanti, siete veramente ASDLKFHSDJKHFS ♥
Alla prossima e mi raccomando, ditemi TUTTO ciò che pensate! :D
Rage&Nutella,
Giada.

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Capitolo 18
*** Inside ***


Dal capitolo precedente...
Era tutto così strano per me... mi sentivo come una bambina piccola.
-Tutto okay?- domandò Billie, ritornando al mio fianco.
-Si... ho solo molto sonno.- risposi, lottando per rimanere sveglia.
-Allora ti conviene dormire.- osservò, ridendo.
-Tu rimani qui, vero?- li chiesi, sperando in un “si”.
-Certo che rimango.- incurvò verso l'alto un lato della bocca.
Li feci segno di sedersi vicino a me, cosa che poco dopo fece, e poi, appoggiò la testa sul cuscino, guardandomi.
Mi avvicinai ancora di più a lui, tentando di non farmi male da sola, e mi strinsi a lui come il mattino stesso, poco prima che arrivassero Adrienne con Joey e Jakob.
Mi prese una mano e poco dopo, aiutata anche dal battere rassicurante del suo cuore che percepivo, mi addormentai

INSIDE

-Svegliati su! Il sole splende, gli uccellini cinguettano e... ho qui una siringa tutta per te che aspetta solo di essere iniettata nella tua flebo!- fece irruzione Hope, spalancando le tendine dell'unica finestra.
Era già venuta qualche minuto fa per svegliarmi, ma dal momento che non ne avevo voluto sapere di aprire gli occhi, era ritornata.
-Buongiorno cara, come ti senti questa mattina?- mi domandò, avvicinandosi al letto.
-Mai stata me...- mi bloccai per vomitare sul catino che Hope, prontamente, aveva posizionato al mio fianco.
-Meglio.- conclusi la frase. Deglutì un paio di volte per tentare di togliermi quel saporaccio dalla bocca.
-Già, e si vede! Comunque non preoccuparti, è normale.- disse passandomi una salviettina per pulirmi e poi tirando fuori una siringa, riempiendola di un liquido trasparente.
Ci diede dei leggeri cricchetti con le dita facendo infine fuoriuscire l'aria in eccesso.
Guardai terrorizzata l'ago gigante.
-Ah, non ti preoccupare, come ho già detto prima questo non entrerà in contatto con la tua pelle! Ti farà stare meglio, è un altro antidolorifico, però più potente di quello di ieri sera.- si rivolse a me, ridendo.
Si allungò per prendere il tubicino della flebo e sparandoci dentro quella cosa.
-Dov'è lui?- sussurrai guardandomi attorno. Il suo giubbotto era ancora abbracciato alla grigia sediolina anonima.
-L'ho visto telefonare, prima.- rispose indicando la porta e dandomi poi un buffetto in testa.
La guardai.
Solo adesso potei notare meglio la sua figura: era una donna formosa e bassetta, sulla cinquantina forse.
Portava i capelli neri e corti, dietro alle orecchie, e aveva un paio di occhi color nocciola.
-Jane, lui è il dottor Graves, è l'uomo di cui ti avevo parlato ieri sera, non so se ricordi... ti lascio con lui! Ci vediamo oggi!- disse girandosi verso la porta, per poi uscire e chiudersela alle spalle.
Vidi un uomo anch'esso sulla cinquantina con capelli brizzolati e occhiali rotondi, appoggiato allo stipite della porta. Manco mi ero accorta del suo arrivo.
-Allora, come andiamo qui?- esclamò il dottore avanzando e facendo svolazzare il camice bianco.
-Potrebbe andare peggio...- risposi timida.
-Giusto!- replicò sereno. –Bene Jane, adesso ti dovrò controllare e pulire la ferita, okay? Non nego che sarà un po’ fastidioso e doloroso, ma nulla di che, stai pur serena.-
Oh grazie, ora si che ero rassicurata. –Va bene.- risposi di rimando.
No, a dir la verità non andava per nulla bene.
Si posizionò alla mia sinistra, cominciando a sbottonarmi la maglia di quel pigiama gigante che mi avevano affibbiato, lasciandomi così… nuda per la parte superiore del corpo.
Distolsi lo sguardo imbarazzata al massimo e sentendo divamparmi il viso. Dovevo avere le guance color fuoco, in quel momento.
-Aah non devi sentirti imbarazzata, questo è il mio lavoro!- disse il dottore che se ne era accorto, ridacchiando.
-Sarà il suo lavoro, ma questo non mi imbarazza di meno.- risposi con la vocina simile ad uno squittio.
Scosse la testa divertito in tutta risposta, e poi cominciò a srotolarmi delle bende e a staccarmi un qualcosa dal ventre, ed iniziò il suo lavoro, facendomi trasalire non appena entrai in contatto con un liquido e con gli arnesi che teneva in mano.
Altro che “un po’ fastidioso e doloroso”.
-Abbiamo finito.- annunciò dopo un lasso di tempo che  a me parve interminabile, avvolgendomi in una nuova, candidissima –e fastidiosissima- benda.
-Passerò di nuovo verso le 19, nel frattempo riposa, hai bisogno di tranquillità.- disse, calandosi gli occhiali sul naso adunco e scrutandomi con gli occhi color miele.
-Lo farò. Quindi… arrivederci.- risposi sospirando.
Uscì dalla porta strascicando quella specie di ciabatte bianche ed enormi.
Le ciabatte da fioraio, le chiamava Hell.
Hell.
Diamine.
Ora dovevo assolutamente chiamarla.
Mi guardai in giro in cerca del mio cellulare, dove,  piacevolmente, notai essere appoggiato sopra una specie di comodino, qualche centimetro da me.
Lo afferrai e lo accesi: 27 chiamate perse, 14 messaggi e 9 messaggi in segreteria. Ops.
Composi il suo numero, che ormai sapevo a memoria, e premetti il verde; aspettando che una voce mettesse fine a quei fastidiosi “bip”.
-Eh?- rispose una voce addormentata al di là della linea.
-Cosa ci fai ancora a letto? Muovi il culo!- urlai ridendo.
Ci fu un breve silenzio, ma poi la potenza dei polmoni di quella ragazza si fecero sentire.
-Jane? DOVE CAZZO ERI ANDATA A FINIRE?-
-Ehm… lunga, lunghissima storia…- risposi facendo un espressione corrugata.
-E sti cazzi! Te ne sparisci per due giorni dalla faccia della terra, non rispondi, non dici nulla e pensi di cavartela con “lunga storia”? Stavo andando in paranoia! Cos’è successo?- disse lei come una macchinetta.
-Non sono sparita dalla faccia della terra. Sono semplicemente a Berkeley.- risposi.
-E che ci fai li?- enunciò stranita.
-Sono all’ Alta Bates Summit Medical Center.- dissi.
-E perché ti trovi ad un fottuto ospedale?  Dio, non ci sto capendo più nulla! Mi dici che è successo? Stai bene? Non farmi preoccupare!-
-Se vieni qui ti spiego tutto Hell. È difficile per telefono.- supplicai.
-E va bene. Salto sul primo treno e sono li. Ma almeno mi dici se stai bene?-
-Sto bene sto bene, tranquilla.- risposi cercando di calmarla.
-Okay. Arrivo il prima possibile. Ti voglio bene. Ma giuro che se sparisci ancora ti uccido.- ridacchiò.
-Afferrato! Ti voglio bene anch’io, Hell.- le risposi, prima di mettere fine alla chiamata.
Era come una sorella per me.
Mi era sempre stata vicina in qualsiasi momento, supportandomi ed aiutandomi. Una persona fantastica.
Mi venne da sorridere.
-Si può?- una voce mi distrasse dai miei pensieri ed una testa nera sbucò dalla porta.
-Certo.- risposi.
Billie fece la sua comparsa per poi sedersi sul mio letto, a canto a me, e si chinò per baciarmi la fronte.
Aveva un odore di caffè misto a fumo; mi piaceva.
-Allora, come va?- disse, appoggiandosi con la schiena al cuscino che prima avevo messo in piedi.
-Meglio…- risposi sussurrando e cercando di mettermi a sedere. Venni aiutata da lui che mi mise un braccio dietro la schiena spingendomi in su. Dopo di che mi appoggiai ancora a lui, come la sera precedente; raggomitolata peggio di un gatto.
Mi piaceva mettermi in quel modo, sentivo che nulla avrebbe potuto più scalfirmi.
Sbuffai, cercando di riprendere fiato.
Era curioso come ogni minima azione che facessi mi procurasse tutta quella fatica.
-E tu? Tu come stai?- domandai, socchiudendo gli occhi.
-Sto da dio!- rispose. –Non sono mica io quello steso in un letto, tutto bendato.- continuò ridacchiando.
-Beh, che centra! Hai l’aria stanchissima.- gli dissi.
-Io stanco? Nah!-
-Ma se questa notte non avrai nemmeno chiuso occhio!- esclamai ridendo.
-Non è vero, ho dormito come un angioletto.- rispose con la faccia convinta.
-Bugiardo.- dissi guardandolo.
-E va bene… hai vinto tu. Non ho dormito.- rispose.
-Ecco… non ti converrebbe andare a casa a riposarti un po’?- domandai.
-Non se ne parla.- rispose facendo un cenno con la testa.
-Andiamo… solo fino all’ora di pranzo…?- dissi, cercando di sembrare convincente.
Era stato tutto il tempo con me chiudendo occhio se non per qualche minuto; aveva il diritto di un po’ di riposo. E poi, a casa, c’era la sua famiglia.
-E va bene. Se proprio non mi vuoi!- rispose sorridendomi.
Stette li altri 10 minuti, e poi lo mandai via; anche perché, altrimenti, non si sarebbe più mosso.
Si alzò e si infilò il giubbotto, sistemandosi il cappuccio che era finito tutto dentro.
-Un attimo… hai per caso visto la mia… collana?- domandai.  Avevo notato che non era più appesa al mio collo.
Essa mi aveva accompagnato ogni giorno della mia vita, e non indossarla era come essere privata di una parte di me; la parte migliore di me.
Vidi che infilò una mano in tasca, ed estrasse un cordoncino rosso seguito da poi dal ciondolo che da piccola mi aveva tanto colpita.
-Eccola.- disse, avvicinandosi  a me ed agganciandomela. –La misi dentro una lettera quando ancora avevi qualche settimana, sperai che ti fosse data. Vedo che così è stato… e che l’hai tenuta.- concluse con lo sguardo fisso, incurvando leggermente la bocca verso l’alto.
-Oh si. Non l’ho mai tolta… sentivo che era qualcosa di… speciale. E avevo ragione.- mi interruppi un attimo per poi continuare – Ti voglio bene, papà.- annunciai in un sussurro.
Non so come mi uscì quella parola. So solamente che sentì il bisogno di dirla.
Era strano… e non so nemmeno se avessi fatto bene. Ma questo era ciò che mi aveva dettato l’istinto dal profondo di me. 
-Anch’io, piccola.- rispose, aprendosi in un sorriso.
Si chinò su di me baciandomi la guancia e io lo abbracciai forte.
Poi se ne andò, salutandomi con la mano.

*********

Mi ero fatto convincere da Jane ed ero tornato a casa.
Mike e Tre erano qui quando ero arrivato, e così abbiamo parlato assieme un po’; naturalmente c’era anche Adrienne.
Una volta che se ne sono andati abbiamo parlato soli io e lei ed abbiamo deciso sul da farsi… poi avremmo dovuto parlare con i ragazzi, anche.
Adesso ero appena uscito dalla doccia e finalmente mi ero tolto quei vestiti e messo qualcosa di pulito.
Mi sentivo rigenerato.
Tra poco mi sarei steso a letto per un po’ e poi sarei ritornato all’ospedale assieme ad Adie. 
Mi lanciai letteralmente sul letto, sprofondando con la testa sul cuscino morbido.
Quanto amavo quel coso ora.
Mi girai su un fianco e chiusi gli occhi, tirandomi la coperta in pile fino al collo. Però, non appena stavo per addormentarmi, il mio cellulare squillò.
-Pronto?- dissi senza nemmeno guardare chi fosse.
-A-arrivo subito.- balbettai non appena assimilai ciò che mi era stato detto.
Era l’ospedale.

_______Scusatemisesonoscomparsasonounapersonaorribileloso___________________
Salve a tutti, gente! 
Per prima cosa volevo scusarmi molto con tutti voi se sono scomparsa... ma all'inizio ho avuto un problem al pc, e non appena è ritornato a funzionare non sapevo che scrivere, poi la scuola mi ha preso tempo al pomeriggio e beh... ogni volta che scrivevo cancellavo tutto perché non mi piaceva... di nuovo scusa (sempre che a qualcuno interessi ancora xD).
Comunque, ora sono ritornata, e mi farebbe tanto piacere ricevere ancora le vostre recensioni, sapere cosa ne pensate. Le critiche sono ben accette  :)
Beh, in questo capitolo Jane chiama Billie "papà" e si lascia un po' andare... spero di non essere stata troppo sdolcinata o prematura, ma al prossimo capitolo capirete il perché di questa mia scelta!
E a proposito del prossimo, vi avviso già che succederà qualcosa e che... scoprirete! xD ma la bella notizia è che ce l'ho già pronto e -per il momento- non scompaio u.u 
Cooomunque, passiamo ai ringraziamenti!
Tante crazi a chi ha recensito il capitolo precedente: 
Stallion_Duck (che anche questa volta ha accettato di leggere il mio capitolo in anteprima per dirmi che ne pensava ♥)
- Prescelta di Poseidone 
- Killer Chicken 
- MorticiaDisappearing_Girl
- Billie Joe Armstrong
- greenday_americanidiot
- Moiki_Gerood
- whatsername of suburbia 
- Angel Blue

Chi l'ha tra le seguite:
Billie Joe Armstrong 
EricaPerry 
gigiola 
Giulia White 
giulialalala 
Gloria Roach 
Gordies Groupie 
greenday1749 
greendayy44 
itwasworthallthewhile 
KeatykatsMcCartney 
KeepCalm_And_RageAndLove 
kirarmstrong 
- Lally_Weasley 
MorticiaDisappearing_Girl 
paul126 
she_scream_in_silence 
Vantjess 
WelcomeToHell6661
whatsername of suburbia
_rgtd_

Chi tra le preferite:
-Angel Blue
Billie Joe Armstrong 
DisappearingGirlxx 
DreamSere
giulialalala
greendaymyidols 
greendayy44
greenday_americandidiot
Killer Chicken 
Kleiner Vacuum 
Moiki_Gerood 
-Prescel
ta di Poseidone 
Shes_a_rebel 
Stuck_in_GreenDay 
- _Nightrain


E tra le ricordate:
- Moiki_Gerood

Di nuovo grazie grazie grazie a tutti!
Ci si becca <3
Rage&Nutella,
Jaded. 
Pps. spero di non aver fatto troppi errori di ortografia!

 

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Capitolo 19
*** Hide my head I want to drown my sorrow. ***


HIDE MY HEAD I WANT TO DROWN MY SORROW

 
All around me are familiar faces,
Worn out places,
Worn out faces.
Bright and early for their daily races,
Going nowhere,
Going nowhere.
Their tears are filling up their glasses,
No expression,
No expression.

(Mad World - Covered by Gary Jules)
vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete ----> 
http://www.youtube.com/watch?v=Oa-ae6_okmg

 

Adrienne's Pov.
2 giorni dopo; 23 Settembre ore 9:45

Indossai la camicetta nera, abbottonandomi velocemente i lucidi bottoni scuri, e poi mi passai le mani sui pantaloni, anch’essi scuri, togliendo le pieghe.
Prima di uscire dalla nostra camera mi diedi una rapida occhiata: i capelli scuri misti ai dread erano raccolti in una specie di coda e gli occhi neri erano lucidi. Meglio coprirli… dovevo essere forte; essere forte anche per lui.
Inforcai così gli occhiali ed uscì, chiudendomi la porta alle spalle.
A breve saremo dovuti andare da… lei.
Percorsi il corridoio e mi bloccai davanti alla porta del bagno: Billie si era barricato li dentro e non dava segni di voler uscire; ma non gli avrei permesso di arrivare tardi quel giorno. Non poteva. Altrimenti le cose sarebbero solo che peggiorate, lo sapevo fin troppo bene.
Allungai la mano e bussai alla porta, senza ricevere risposta.
Ripetei l’azione, questa volta picchiettando il pugno più insistentemente: ancora nulla.
-Billie… dobbiamo andare…- dissi, avvicinando il viso.
Silenzio totale.
-Ti prego… sono già le 9:45.- continuai.
-Non me ne importa nulla.- una voce roca risuonò al di là della porta di legno, tinteggiata di bianco.
-No Billie. Non puoi fare così.- gli dissi.
Non gli avrei permesso che sprofondasse in un vortice, chiudendosi poi in se stesso.
-Oh, si che posso. Lo sto facendo.- rispose monocorda.
-Ti supplico. Esci da quel bagno e reagisci. Hai capito?- dissi con voce decisa.
-Non me ne importa più un cazzo. Ti prego, vai. Lasciami qui, lasciami dormire; ritorna quando sarà Ottobre. Svegliami quando finisce Settembre.-


Billie’s Pov

-Svegliami quando finisce Settembre.-

Non avrei pensato che quelle parole sarebbero uscite la seconda volta dalla mia bocca al di fuori di una canzone.
E oh, se facevano male, se bruciavano, se stringevano il mio cuore in una morsa d’acciaio che non lasciava scampo.
Adrienne era ancora li fuori dalla porta, che batteva i pugni contro la superficie bianca e di legno.
Mi stava dicendo qualcosa, ma io non la sentivo, non potevo sentire mia moglie. Non volevo sentire mia moglie.
Mi lasciai sfuggire un singhiozzo sommesso, buttando la testa indietro e poggiandola contro il muro freddo; mi ero lasciato scivolare li a terra ormai ore prima.
Strinsi forte le palpebre come per convincermi che tutto fosse solo un incubo, che tutto si sarebbe dissolto nell’aria non appena avrei aperto quei fottuti occhi.
Ma nulla; non succedeva nulla.
Io mi trovavo sempre e comunque nel bagno, la mia piccola era sempre e comunque dentro ad una fottutissima bara, il suo corpo era sempre e comunque freddo, fra qualche ora lei sarebbe sempre e comunque stata sommersa da un paio di metri di terra.
Dio, quanto avrei voluto urlare… ma non riuscivo, dalla mia bocca non proveniva alcun suono. Forse ci pensavano già le lacrime a dire tutto ciò che c’era.
-Billie Joe Armstrong, ora apri questa porta ed esci. Altrimenti la sfondo. Ti avviso.- adesso pure Mike era qui.
Dannazione, quanto ci voleva a capire di lasciarmi in pace? Quanto?
-Vai via Michael. E anche tu, Frank. Scommetto che c’è pure lui qui.- risposi sentendo un qualcosa di umido percorrermi di nuovo la guancia.
-Noi non ci muoviamo, Billie.- rispose Frank.
Bene, che facciano quel che gli pare. Io non sarei andato a quel fottuto funerale; non ci potevo andare.
-Okay. Come volete.- risposi alzandomi.
-Okay niente, Billie. Tu devi uscire. Devi vedere con i tuoi occhi, devi accettare che lei non ci sia. Io… io non saprei cosa farei se succedesse qualche cosa ai miei figli, ma cazzo, costruendomi un pianeta tutto mio e fingendo che tutto sia come prima non farei altro che del male a me stesso. E tu te ne sei già fatto abbastanza. Ti ricordi quando da piccoli, al funerale di tuo padre, giurai che ci sarei sempre stato, e che ti avrei aiutato in tutto e per tutto? Te lo ricordi che ti dissi quanto eri forte e che non saresti mai stato da solo, che avremo superato tutto assieme? Ricordi? Beh, io ci sono. Noi ci siamo. E sarà fottutamente difficile, logorante, doloroso, non ti prenderò in giro; ma non sei solo. Questo è il primo passo che devi compiere, per quanto difficile possa essere.- concluse Mike.
Bom.
Colpito ed affondato.
Mi mossi velocemente verso la porta girando la chiave e la spalancai, trovando subito un abbraccio.
-Io non ce la faccio… non ci riesco ad andare li!- dissi piano, piangendo.
Odiavo farmi vedere così vulnerabile, senza corazza.
-E invece si che ce la fai.- Mike sciolse l’abbraccio guardandomi e penetrandomi con lo sguardo.
-Esatto Billie.- disse Adie prendendomi il viso tra le mani.
-Puoi dirlo forte.- aggiunse Tre mettendomi una mano sulla spalla.
Ed ora… ora avrei affrontato la mia disperazione.

*******


Eccoci qui, mezz’ora dopo, davanti ad una chiesa dove non avrei voluto essere.
Scesi dall’auto poco convinto, con al mio fianco i miei amici e mia moglie; cominciammo a camminare in mezzo in un prato d’erba verdissima e tagliata corta, dove ancora si vedevano le goccioline d’acqua brillare.
In lontananza si scorgeva un uomo dalla tunica bianca, intento a dire qualcosa tenendo in mano un libro; esso diventava sempre più vicino, e in relazione cresceva anche la mia voglia di scappare e di tornare a rinchiudermi in bagno.
Ma non potevo.
Era troppo tardi, avevo oltrepassato il punto di non ritorno.
Ci mettemmo in piedi, di fianco alla bara a cui non osai avvicinarmi e nemmeno guardare; non riuscivo ad immaginare.
Il prete stava ancora li a parlare, e nell’aria, oltre le parole, si udiva solo una ragazzina dai capelli azzurri singhiozzare, stretta ad un ragazzo dai capelli marroncini.
Mi sedetti su delle sedie bianche quasi come un’ automa, seguendo quello che facevano gli altri.
Il tutto che era attorno a me non esisteva più, sentivo solo un brusio di sottofondo. O erano forse i miei pensieri ad ovattare il tutto?

Ti voglio bene, papà.
Ti voglio bene, papà.
Ti voglio bene, papà.

Ecco l’unica frase che martellava sulla testa.
Mi aveva chiamato “papà”, quelle erano state le sue ultime parole, e mi avevano reso più felice che mai.
Ma la nota che restava ora era solo rabbia. Tanta rabbia.
Perché era stata portata via troppo presto, era solo una bambina, aveva tutta la vita davanti… l’avevo appena ritrovata e già le volevo un fottuto bene… e poi? Poi l’ospedale chiama dicendo che c’era una complicazione e di arrivare il prima possibile. Arrivo e trovo un dottore che mi fa “mi spiace veramente molto, signore. Le faccio le mie condoglianze ma sua figlia è morta per un’emorragia interna.”
Vaffanculo.
Il mondo mi era crollato addosso, e adesso ero sepolto dalle macere, altre macerie, che non sarebbero mai state tolte completamente.
Avrei voluto stringerla in quel momento, ma non potevo. E mai più avrei potuto.
-Billie? Tutto… a posto? La cerimonia è finita.- venni scosso e riportato brutalmente alla realtà; quella che faceva tanto male, che ti dilaniava.
-Ah… o-okay…- risposi, passandomi una mano negli occhi. –Voi andate. Vi raggiungo. Vorrei stare solo.- dissi guardando Adie che mi aveva tenuto la mano per tutto il tempo.
-Certo Billie.- rispose Mike, quello che prima mi aveva parlato.
Si alzarono, e con loro anch’io.
Solo che loro si diressero al parcheggio, mentre io da quella ragazza.
-Ciao.- dissi rivolto a lei.
-Salve.- mi rispose cercando di ricomporsi.
-Io sono… ero…- cominciai, per poi venire interrotto.
-Suo padre. Lo so. Io ero riuscita a vederla prima che… beh… lo sappiamo tutti. Non c’è bisogno che lo dica.- annunciò sospirando.
-Io sono Helen. Era come una sorella per me.- continuò, guardandomi con sguardo vitreo, assente.
La guardai con occhi lucidi.
-Ti prego. Raccontami di lei. Dimmi di com'era. Parlami di cosa le piaceva fare; di cosa pensava. Finché vivrà nei nostri ricordi, lei ci sarà. Ci sarà sempre.-

FINE.

 

___________Giada's______________________________________________________________________________________________________________
Heylà gente! :D
Come avete visto sono ritornata presto con l'ultimo capitolo della Fic... fino al penultimo postato non lo sapevo neppure io che la Fiction sarebbe finita oggi!
Comunque, spero che questo finale non propriamente classico vi sia piaciuto, volevo fare qualcosa di diverso dal "felici e contenti trotterellarono in un verde prato di trifogli con tanti unicorni (?)" e si, insomma... spero che sia piaciuto =) 
Vi ringrazio veramente molto, tutti quanti! Le vostre recensioni mi sono servite molto e mi avete fatta davvero molto felice :D quindi di nuovo un enorme CRAZI <3
Anyway, come sempre passo al ringraziamento delle persone che hanno recensito lo scorso capitolo:
- greenday_americanidiot
- Prescelta di Poseidone
- MorticiaDisapperaing_Girl 

Chi ha seguito la Fic
Billie Joe Armstrong 
EricaPerry 
gigiola 
Giulia White 
giulialalala 
Gloria Roach 
Gordies Groupie 
greenday1749 
greendayy44 
itwasworthallthewhile 
KeatykatsMcCartney 
KeepCalm_And_RageAndLove 
kirarmstrong 
- Lally_Weasley 
MorticiaDisappearing_Girl 
paul126 
she_scream_in_silence 
Vantjess 
WelcomeToHell6661
whatsername of suburbia
_rgtd_

Chi tra le preferite:
-Angel Blue
Billie Joe Armstrong 
DisappearingGirlxx 
DreamSere
giulialalala
greendaymyidols 
greendayy44
greenday_americandidiot
Killer Chicken 
Kleiner Vacuum 
Moiki_Gerood 
-Prescel
ta di Poseidone 
Shes_a_rebel 
Stuck_in_GreenDay 
- _Nightrain

E tra le ricordate:
Moiki_Gerood

Grazie mille per l'ennesima volta! 
Un po' mi dispiacerà vedere la scritta "completa" perché era la mia prima Fic è mi ci ero affezionata! Ma dopo un po' avrebbe stancato, sarebbe diventata monotona e boh, ho deciso di dare libero sfogo al mio sadismo.
Spero di incontrarvi ancora in giro tra il mio PC (?) e poi... non so che latro dire, faccio schifo a fatto di conclusioni -come si può notare-.
Ciao! :D
Rage&Nutella,
Giada.

 
 

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