Facendo a pugni col passato puoi cambiare il tuo futuro

di Lil_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuvole ***
Capitolo 2: *** Preludio di una tempesta ***
Capitolo 3: *** Uragano ***
Capitolo 4: *** Notte oscura ***
Capitolo 5: *** Pioggia di meteore ***
Capitolo 6: *** Un nuovo sole sorge ***
Capitolo 7: *** Alfa e Omega ***
Capitolo 8: *** Gravità ***
Capitolo 9: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** Nuvole ***


Allora, che dire?
Salve! Dopo ere geologiche di assenza eccomi di nuovo qui su efp. Vi dirò che sono un po’ emozionata dopo tanto tempo. Ma siamo qui per parlare d’altro ahahahah
Allora la fanfic è una GokuderaxYamamoto (mi ispirano da pazzi questi due), temporaneamente siamo qualche anno avanti rispetto alla conclusione del manga, quindi i personaggi hanno circa 18/19 anni.
La trama: cosa dire?  Volevo trattare del passato di Gokudera e mi sono inventata questa cosa senza senso.
Il titolo comunque è molto esplicito, per il resto dovrete aspettare e leggere. Ho cercato di mantenere il carattere dei personaggi il più simile possibile ma nemmeno in TYL si riesce a capire come sono esattamente i caratteri, si capisce soltanto che sono cambiati quindi io credo di essere andata OOC perché ho dato un carattere leggermente diverso (più adulto) ai personaggi. P.S. Capitolo pubblicato con la collaborazione (o meglio "pubblica il capitolo altrimenti ti do un paio di calci") della mia beta, nonché sorella nonché moglie KaoriAihara. :)
Mmh ok, la confusione in testa ve l’ho creata mi sembra, quindi siete pronti.
Buona lettura minna-san.





 
Sotto la pioggia battente, una sigaretta ormai spenta tra le labbra, uno sguardo che avrebbe incenerito anche i sassi, le mani frementi.


Gokudera era un fascio di nervi e tutto per colpa sua, anzi, per colpa loro; no, Bianchi questo non doveva farlo. Era un colpo troppo basso anche per lei.
Sempre più arrabbiato si riparò sotto la pensilina di una fermata dei bus lì vicino e si accese una sigaretta. Stavolta il sapore amarognolo del fumo non lo aiutò a calmarsi. Sospirò pesantemente e fissò un punto imprecisato dall’altra parte della strada, una coppia con bambino al seguito correva cercando riparo.
“Proprio una bellissima giornata” pensò prima di voltarsi, e la sua irritazione aumentò ancora di più – nei limiti del possibile – quando vide avvicinarsi il perenne sorriso di colui che era diventato l’idiota del baseball, o almeno per lui.
Disperato, ma anche rassegnato a passare il resto della serata all’inferno, sospirò e rispose al cenno di saluto di Yamamoto.
- Anche tu bloccato? Io mi sono inzuppato arrivando qui – Rise appena.
 
Un ennesimo sospiro e una nuova sigaretta, Smoking Bomb non lo degnò più di uno sguardo.
 
- Non è giornata, idiota -
Il moro continuò a sorridere.
– Si, l’ho notato dai tuoi occhi. Oggi sono più scuri del solito. -
L’italiano arrossì, non osando chiedere spiegazioni. Notò poi l’altro sedersi vicino.
- Casa mia non è lontana, possiamo fare una corsa e darci una sistemata. Potrai anche stare tranquillo per un po’, mio padre non c’è e io sarò occupato al ristorante. –
 
Inarcò un sopracciglio e, scettico ma comunque allettato dalla prospettiva di quelle ore di pace, il Guardiano della Tempesta annuì infine in assenso. Una volta arrivati, uno iniziò a lavorare mentre l’altro si concesse qualche ora di meritato riposo. Si svegliò solo a sera inoltrata, sentendo il padrone di casa entrare e si strofinò gli occhi, non potendo impedire a un sospiro di sfuggire dalle sue labbra.
- Buongiorno! Anzi, buonasera. – Si corresse immediatamente. - Dormito bene? Sembravi davvero averne bisogno, avevi una faccia! – Si lasciò sfuggire un piccolo commento e sorrise. -  Tutto okay? Mi sono preoccupato quando ci siamo visti, non ho fatto che pensare a te tutto il tempo. Mi sono anche tagliato, guarda. Comunque mio padre è  tornato e dice che sei invitato a cena. Fuori pare ci sia una tempesta. Gokudera…  -
 
Il ragazzo si era coperto gli occhi con entrambe le mani, ma le lacrime scorrevano libere e le spalle erano scosse dai singhiozzi.
- Sei un idiota! La vuoi smettere di parlare a vanvera?! Sto benissimo e non ho bisogno di stare qui. Razza di stupido! –
 
Anche se soffocate, quelle parole erano arrivate come un pugno allo stomaco di Yamamoto che, per la prima volta un’espressione seria in volto, abbracciò il compagno carezzandogli i capelli e la schiena per calmarlo.
- Lo so. – Annuì col capo. -  Lo so molto bene, ma sono io a stare male senza di te. Quindi che ne dici di farmi felice? Solo per oggi. Ho bisogno di te. –
 
Il ragazzo si lasciò calmare dai tocchi gentili dell’altro, non più padrone di sé. Chiuse gli occhi e per un tempo imprecisato spense definitivamente il cervello, concentrandosi solo sulle mani calde che lo carezzavano dolcemente; riusciva a percepire il sorriso dolce dello spadaccino, pur non vedendolo: non aveva il coraggio di guardarlo in faccia in quel momento.
Quando si staccarono gli occhi di Gokudera erano rossi, come anche le guance colorate per l’imbarazzo, e scesero solo dopo che i segni del pianto non furono più tanto evidenti.
 
Non era la prima volta che il dinamitardo mangiava a casa del moro, ma quella volta aveva notato un particolare che forse prima aveva ignorato: la complicità che legava padre e figlio, il loro affetto reciproco, ciò che lui era sempre stato negato.  I due si somigliavano molto.
Espansivi, passionali e tanto, tanto intuitivi, forse troppo. E anche discreti: mai un accenno al suo sfogo o ai suoi occhi rossi.
Smise quasi subito di mangiare, lo stomaco chiuso, e li osservò attentamente ridere e scherzare o parlare di questo e di quello. Guardandoli si domandò mentalmente se in un altro universo lui e i suoi genitori avrebbero avuto la possibilità di essere una famiglia. Una di quelle vere.
Immaginò i compleanni, i concerti fatti con sua madre, suo padre che gli insegnava tutto su come essere un degno braccio destro per il suo Decimo.
 
- Visto che domani non avete scuola e dopodomani è domenica, Gokudera potrebbe stare qui tutto il fine settimana e voi potreste andare insieme da qualche parte. –
 
Il sopracitato guardò il signor Yamamoto a bocca aperta, stupito.
 
- Posso davvero? - chiese con una punta di speranza nella voce; non se la sentiva di tornare a casa sua.
- Certo! Sei sempre il benvenuto ragazzo. Prendete la moto e andate a recuperare qualche vestito mentre io stendo il futon. –
 
I due furono spinti fuori dall’uomo e in una ventina di minuti circa arrivarono davanti all’appartamento dell’italiano, presidiato da un gruppo di uomini in giacca e cravatta dall’aria sospetta.
Gokudera strinse forte la spalla al moro, fissava quegli individui con puro odio misto a paura.
- Andiamo via. – Disse. - Veloce, prima che mi vedano. Vai! -
Sgommando si allontanarono fino ad arrivare di nuovo a casa dell’altro che non gli toglieva gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
 
- Go… -
- Yamamoto posso approfittare del tuo armadio? - chiese il bianco interrompendolo. Lui annuì, arrendendosi al mutismo dell’amico, e rientrarono.
Dopo un imbarazzato – La serratura di casa è rotta - I ragazzi diedero la buonanotte al padre dello spadaccino e salirono in camera.
Il moro si mise a frugare nei cassetti in cerca di due pigiami mentre il compagno fumava seduto vicino alla finestra. La luna ne illuminava il profilo e il guardiano perse un battito vedendolo: era un incanto.
 
-Tieni, ecco a te. - disse tornando in se.
 
Il dinamitardo si voltò e prese gli indumenti, buttando la cicca spenta per strada e accennando un sorrisino molto tirato.
Rimasero svegli fino a tardi a parlare, o meglio, Yamamoto parlava e Gokudera rispondeva e/o insultava ogni tanto, e solo a notte fonda si misero sotto le coperte. Il Guardiano della Pioggia guardò pensieroso l’altro, di spalle, che tremava leggermente. Era preoccupato, tanto, ma non voleva costringerlo a parlare se non se la sentiva.
- Gokudera vuoi dormire con me? Ho un po’ di freddo. -
Il ragazzo si alzò di scatto, rosso e boccheggiante, fissando l’idiota che aveva appena parlato.
-…ma che sta dicendo?! Hai delle coperte no? - chiese con voce acuta.
- Sì ma… dai Gokudera che ti costa dormire con me? Non ho mica intenzione di morderti. -
Imbarazzato e titubante, spinto non si sa da quale forza sovrannaturale (forse dall’insistenza del temporaneo coinquilino, chissà!), l’italiano si alzò lentamente e si coricò di fianco a un sorridente Yamamoto che l’abbracciò possessivo, non badando ai deboli tentativi dell’altro, sempre più rosso in viso, per liberarsi. Nel silenzio che seguì si potevano chiaramente sentire i battiti accelerati dei due ragazzi.
Gokudera si strinse di più allo spadaccino sussurrando un flebile
– Grazie. - Il moro non rispose, ma aumentò la stretta sul corpo vicino, convinto più che mai a non volerlo lasciare.
Nell’aria pesavano i mille significati nascosti dietro quell’unica parola.
 
“Grazie per avermi trovato.
Grazie per avermi portato qui.
Grazie per non aver fatto domande.
Grazie per essermi vicino.
Grazie, volevo solo un abbraccio.
Per tutto, grazie.”

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Capitolo 2
*** Preludio di una tempesta ***


Salve a tutti, finalmente riesco a pubblicare il secondo capitolo. Avrei voluto pubblicare giovedì scorso ma tra una cosa (lo studio) e l’altra (il computer guasto) alla fine ho potuto pubblicare solo adesso. Dopo il primo capitolo che è servito come prologo per la storia, entriamo subito nel vivo. In questo capitolo ci verrà svelato il motivo per cui in realtà Gokudera è così agitato. Per il resto… buona lettura! =)
P.S. ovviamente mille ringraziamenti alla mia beta che mi ha fatto pubblicare a furia di calci (tesoro I love you). 
P.P.S. non ricordo se ve l'ho già detto comunque lo riscrivo. Questa storia è stata scritta inizialmente ad uso personale cioè non doveva essere pubblicare poi come avrete capito la sopracitata beta mi ha convinta a fare questo salto nel vuoto quindi perdonate se a tratti la storia potrà sembrare banale! 

 


Il volto dormiente di Gokudera era qualcosa di incredibilmente bello anche in quelle circostanze. I capelli disordinati incorniciavano il viso leggermente corrucciato, sugli occhi chiusi risaltavano le lunghe ciglia, la bocca era leggermente aperta e le mani chiuse a pugno tenute vicino al petto.
 Il respiro regolare era spesso intervallato da un sospiro profondo che mostrava il turbamento ancora fortemente presente; in quei momenti sembrava più un bambino impaurito.
 
Yamamoto fu il primo a svegliarsi.
Con una mano gli cingeva la vita, con l'altra gli accarezzava piano una guancia cercando di farlo rilassare. Sembrò funzionare perché i lineamenti prima tesi si rilassarono e i sospiri cessarono piano. sorrise soddisfatto e lo avvicinò ulteriormente, rimanendo a bearsi di quel contatto per un po’ fino a quando decise di andare a preparare la colazione per entrambi.
Una volta entrato, non trovò ad attenderlo non suo padre - come immaginava - ma un biglietto sbadatamente poggiato sul tavolo che in cui diceva di essere "...a pesca! tutto il fine settimana. Scusa figliolo, ma Goro ha insistito tanto. Sono sicuro però di non lasciarti in cattiva compagnia. Sii paziente."
 
Con una risata leggera nascose il biglietto e iniziò a disporre caffè, latte, cereali e toast su un vassoio, tornando poi in camera.
Pesca.
Se conosceva suo padre, e ne era assolutamente certo, li aveva lasciati soli di proposito per risolvere il problema... qualunque esso fosse.
 Quando aprì la porta trovò a fissarlo due occhi verdi carichi di rimprovero.
- Sai che non ti ringrazierò, vero? -
- Non ce n'è bisogno. -
- Sei sempre il solito idiota. Potevo venire io da te. Tanta fatica per niente. Anzi sai che ti dico? Hai fatto benissimo! E' così che si tratta un ospite! -
- Gokudera come stai? –
 
Yamamoto posò il vassoio sulla scrivania e si sedette sul bordo del letto sorridendo. Lo aveva spiazzato con quella domanda improvvisa, lo leggeva chiaramente dalla sfumatura di panico dietro la solita faccia burbera.
 Non si lasciò incantare nemmeno da quel benissimo in risposta alla sua domanda, ma decise di dargli tregua.
 
Mentre mangiavano, Gokudera non fece altro che evitare gli occhi del moro: riusciva a sentire chiaramente che lo seguiva in ogni sua mossa e questo aumentava notevolmente il suo disagio. Anche se... più che disagio forse sentiva imbarazzo per tutte quelle premure, non essendo abituato a riceverle. era piacevole tutto sommato.
Così era passata la mattinata, in modo abbastanza tranquillo per i loro standard, mentre il pomeriggio aveva portato qualche novità inaspettata.
Tsuna e Reborn si erano presentati cercavano Gokudera che aveva fatto cenno al moro di coprirlo. Il primo era visibilmente preoccupato.
- Yamamoto, lasciaci entrare un momento. - Reborn aveva assottigliato lo sguardo, la sua gentile richiesta era un ordine assoluto. Con uno scatto felino, il guardiano della pioggia si nascose, il cuore batteva a mille.
 
- Sediamoci in cucina. -
- Allora? Cosa sta succedendo? - Chiese il ragazzo sedendosi di fronte ai due.
- Qualcosa di non molto piacevole. - anche se celata, l'irritazione era percepibile.
- Questa mattina Bianchi si è presentata a casa mia con degli uomini. Chiedevano di Gokudera, molto insistentemente. Sembravano impazienti. -
Tsuna si bloccò e guardò il suo tutore che continuò al posto suo.
- Ci hanno gentilmente spiegato che loro padre si è ammalato gravemente e che vuole che Gokudera lasci la nostra famiglia per tornare in Italia. -
Yamamoto strinse i pugni sotto il tavolo e celò il nervoso con un sorriso, troppo falso per risultare – anche solo in parte, sincero.
- A quanto pare è già stata fatta richiesta formale al nono, come Boss in carica attualmente, di sollevare Gokudera dal suo incarico di vice e guardiano del Vongola Ring. La decisione finale spetta comunque a Tsuna essendo l'unico al quale risponda realmente. -
- Quindi non c'è problema, no? Basterà che Tsuna rifiuti e Gokudera starà in pace. –
 
Lo sguardo nocciola saettò dall'uno all'altro, il sorriso che ora era più una smorfia: sentiva che c'era dell'altro.
 
- Non è così semplice. - Riprese Reborn - Le nostre famiglie hanno ristabilito un legame relativamente da poco e negare il ritorno a Gokudera nella sua famiglia equivarrebbe a privarli di un erede, visto che Bianchi, con il riconoscimento del fratello, si è vista togliere il titolo di Boss. -
Il cuore dello spadaccino iniziò a battere più velocemente. Che volevano dire?
- Io non mi voglio separare da Gokudera. Sai che combatterei per ognuno di voi, siete la mia famiglia, ma non voglio che qualcuno si faccia male. -
Il giovane Boss era sull'orlo di una crisi, lo si poteva vedere chiaramente, ma furono le successive parole a far crollare il Cielo addosso al Guardiano della Pioggia.
- Abbiamo tempo fino a lunedì. -
Da quando Tsuna e Reborn se n'erano andati il tempo si era come fermato.
I due ragazzi stavano seduti in camera senza dire una parola.
Il silenzio era opprimente, soprattutto per uno come Yamamoto abituato al chiasso e all'allegria. Guardando l'altro con il volto nascosto contro le ginocchia, una rabbia improvvisa gli crebbe dentro. Non poteva pensare a Gokudera lontano, ne che Tsuna, il loro caro amico che li aveva sempre protetti tutti, potesse sul serio acconsentire a tutto questo. Improvviso un pensiero gli si affacciò fulmineo facendolo sorridere
"vuoi vedere che..."
In tutto ciò, Gokudera si era alzato e con uno sguardo indecifrabile aveva afferrato il cellulare e, composto un numero, aveva iniziato a sbraitare in quello che doveva essere italiano. Alla fine della telefonata lo Smoking Bomb avere gli occhi lucidi e si mordeva le labbra.
Aveva chiamato sua sorella. L'aveva chiamata perché non capiva. C'erano troppi punti oscuri in tutta la faccenda. Suo padre lo voleva a capo della famiglia? Sciocchezze! Bianchi sarebbe stato un capo migliore di lui. Al diavolo il riconoscimento! Lo voleva al suo capezzale ora che stava morendo? Non lo aveva avuto da vivo, non lo avrebbe accalappiato da morto. Perché? Perché ostinarsi a volerlo isolare? Perché toglierli tutto ciò che amava di nuovo? Non aveva senso, non dopo anni di assoluto silenzio. Sembrava nato per rovinargli la vita, quell'uomo.
- Gokudera cosa... -
- Mio padre. – Cominciò lui. - Vuole che lasci i Vongola, che torni in Italia e che mi metta a capo della sua famiglia. Vuole riavermi li. - La voce era incrinata, la rabbia era pronta a esplodere - Ha lasciato che mia madre morisse da sola e ora vuole che l'unico ricordo che ha di lei torni a casa buono buono e paziente. Ma ti rendi conto? HA SCAVALCATO BIANCHI, RISCHIA DI MANDARE ALL'ARIA TUTTO CIO' CHE HO PER PURO EGOISMO! Mi ha dimenticato... per più di dieci anni. Mi ha distrutto l'infanzia. E si aspetta che io torni da lui. Io non lo capisco. Bianchi dice che è davvero pentito, che io e mia madre contavamo davvero per lui, che mi vuole vicino per darmi tutto ciò che mi spetta. Tutte stronzate. La verità è che gode nell'avere tutto ciò che gli appartiene sotto controllo e non sopporta che una sua proprietà  faccia ciò che vuole. So perfettamente che mi vede solo come una fonte di guadagno, infondo come sicario valgo molto. –
 
Ed eccola, l'abitudine del Guardiano a non considerare la sua vita, a trattarsi come un oggetto.
 
- Sono sicuro che mi getterà di nuovo a fare quel lavoro, sono un'arma dopotutto, sono stato addestrato proprio per questo. La mia vita non ha mai avuto veramente alcun valore. -
Lo schiaffo di uno Yamamoto più arrabbiato che mai, pallido con gli occhi ardenti, arrivò così: tremante e liberatorio. 
- Anche se volesse portarti via. – Lo guardò. - Anche se ti volesse solo per i guadagni,- Sputò sull'ultima parola, come fosse veleno - Anche se dovessi combattere da solo contro di lui, giuro che non ti avrà. A costo di uccidere tutti da solo. Non ti lascerò andare. – Concluse, col cuore che pulsava a mille nel petto.
Gokudera si teneva la guancia lesa, gli occhi sgranati per la sorpresa.
- E ricorda un'altra cosa, - Sussurròl il moro abbracciandolo stretto a sé. - Tu non sei un oggetto. Sei un essere umano con dei sentimenti e la tua vita ha più valore di qualunque altra cosa sulla faccia della Terra. Per me tu, Hayato Gokudera, sei la persona che ha più valore in questo dannato mondo. Prova a sminuirti di nuovo e te la farò pagare, intesi? –
 
Il dinamitardo soffocò un sorriso e un idiota contro l'incavo della spalla dell'altro. Quando tentò di allontanarsi, lo spadaccino lo tenne ancora vicino, ma in modo che si potessero guardare negli occhi.
- Yamamoto – Mormorò. -Se io... decidessi di stare qui... - Il volto dell'altro sempre più vicino - Saresti disposto a combattere? -
- Qualunque cosa - Sorrise.
 
L'italiano chiuse gli occhi azzerando le distanze tra di loro, una mano sul cuore impazzito del compagno, l'altra sulla sua schiena.
 
Fu un bacio dolce e salato allo stesso tempo che per un momento liberò la mente di entrambi dall'impegno imminente. quando si staccarono, Gokudera fece dono per la prima volta a Yamamoto di un sospiro sincero.
 
"Un sorriso di felicità.
Un sorriso di Speranza.
Un sorriso d'amore.
Un sorriso che voleva dire - se mi lasci giuro che ti faccio esplodere brutto idiota del baseball -
Un sorriso che era solo per loro due."




 
Reine_De Poiters Grazie per aver letto la mia storia, sono contenta che ti abbia incuriosito e non preoccuparti che nei prossimi capitoli tutte le tue domande troveranno risposte ;) Spero che la storia ti risulti interessante e accetto qualsiasi critica, commento o suggerimento tu mi voglia dare. Ancora grazie :) Ciao!
 
Kyoite Grazie mille per il bentornata, sì questa coppia mi ispirava tantissimo quindi non  ho potuto non scriverci qualcosa, grazie mille per aver letto e per i tuoi consigli (in effetti non mi sembrava molto adatto utilizzare il bianco per descrivere Gokudera ahaha). Per quanto riguarda i cambi repentini di situazione, questo è sempre stato il mio punto debole ma cercherò di prestarci maggiore attenzione! Come ho già detto tutte le vostre domande troveranno le risposte nei prossimi capitoli :3 Spero continuerai a seguirmi e correggermi. Al prossimo capitolo! Ciao :)
 
Rebychan  Grazie mille per il tuo commento, sono contento che questo primo capitolo ti sia piaciuto, spero di continuare ad incuriosirti con i prossimi capitoli, in realtà questa era una storia che avevo scritto solamente per me poi però mi sono fatta convincere a pubblicarla dalla mia beta e quindi eccomi qua! ;) Spero non ti risulti banale o scontata. Comunque sia come ho già scritto accetto qualsiasi tipo di critica e/o correzione per migliorare sempre di più la storia. Grazie mille ancora! Al prossimo capitolo, ciao ciao :)
 

A tutti voi di nuovo grazie mille per aver letto questo primo capitolo, mi ha fatto tantissimo piacere pubblicare dopo tanti anni e farvi leggere qualcosa di mio, ho intenzione di pubblicare settimanalmente. Se per caso mi capiterà di avere dei ritardi scusatemi ma purtroppo la scuola mi incatena ai libri >w< Leggete e commentate, questo mi aiuterà a scrivere una storia sempre migliore, ancora grazie a tutti! Ringrazio tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto tra i preferiti/seguiti. Fate la davvero la felicità di questa povera scrittrice in erba! :) 

 

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Capitolo 3
*** Uragano ***


Sono tornata e ho portato con me il terzo capitolo! Ragazzi, la situazione si complica: come, lo leggerete tra poco. Vi dirò che questo capitolo mi preoccupa un po’, temo di non aver reso bene i pensieri di Yamamoto e la reale situazione di Bianchi. Mah, sarete voi a giudicare e a farmi le dovute correzioni. Io attendo con ansia ^^’’ A voi auguro buona lettura!
P.S. Un grazie infinito alla mia adorata beta <3 Ragazzi, non sapete quanto mi ha aiutato ad aggiustare l'ultima parte del capitolo... sul serio ero in crisi. Grazie :3 
P.P.S I ringraziamenti a fine pagina.

 
 
 
La mattina dopo Gokudera era sparito. Insieme a lui era sparita la promessa di non andare da solo, quella che aveva lasciato prima di partire. Aveva abbandonato un bigliettino con scritte cinque stupide frasi, sicuro che Yamamoto le avrebbe lette e capite.
 
Yamamoto lesse e rilesse le poche righe, con le mani tremanti, e capì una cosa: che doveva raggiungerlo.
Con uno scatto afferrò i primi vestiti a portata di mano, infilò il pezzo di carta in tasca e come un fulmine si precipitò fuori, macinando strada a una velocità incredibile, il petto che pareva voler scoppiare, senza mai fermarsi. In mente aveva solo il volto del compagno e un’ansia mai provata prima. Irruppe in casa Sawada come un uragano e senza quasi salutare maman salì gli scalini a due a due precipitandosi nella stanza del Boss, in compagnia di Reborn e Bianchi. Ansimando si bloccò, forzando ogni muscolo del suo corpo per non saltare al collo della donna, cercando di calmarsi e di far diminuire il tremore alle mani.
- Gokudera è… -
- In Italia. Ha preso un aereo sta notte. Bianchi ci ha già informato di tutto. -
Il moro prese un respiro profondo e puntò lo sguardo sull’Arcobaleno, indaffarato a mettere il fucile nella ventiquattrore.
- Bianchi? - Chiese infine guardando anche lei tagliente.
- Si, è da un po’ che sta tenendo la sua Famiglia sotto controllo e ci sta riferendo i loro spostamenti. -
- Cosa? Ma allora se lo sapevate perché lo avete fatto andare? So che Gokudera ha un carattere difficile, ma so anche che ci vorrebbe li con lui! -
Vide Bianchi sorridere ancora più sfacciatamente e avvicinarsi, mentre Tsuna chiudeva una borsa a suoi piedi che prima non aveva notato.
- Per chi ci hai preso Yamamoto Takeshi?! Un aereo ci sta aspettando pronto al decollo e Dino Cavallone attende il nostro arrivo in Italia. Aspettavamo solo te per partire. -
- Già, perfino Tsuna ha preso l’iniziativa per una volta, comportandosi da vero Boss. -
Il ragazzo chiuse una borsa ai suo piedi, si alzò e sorrise al Guardiano
– Bianchi ha sempre fatto la spia per noi. È da un po’ di tempo che sentivamo di movimenti sospetti e persino il Nono ci ha chiesto di indagare. -
- Tutto solo per il mio amato Reborn. -
Yamamoto guardò i tre, ansioso e perplesso, aspettando qualche chiarimento.
- Dobbiamo andare ora, è già molto tardi. Ti spiegheremo tutto quando saremo in viaggio. -
Stringendo forte i pugni decise per ora di fidarsi e seguì gli altri fuori dall’abitazione. Non gli importava chi stava con chi, ci avrebbe pensato dopo. L’unica cosa che contava era raggiungere il più velocemente possibile l’Italia.

 
Gokudera, fuori dal cancello, fissava i muri di quella che una volta era casa sua. Non era cambiata poi molto.
Il cancello dava su un ciottolato circondato da delle basse siepi che correvano poi per tutto il perimetro della proprietà delimitato da delle mura.
Sul lato destro erano presenti degli alberi sotto cui erano stati posizionati un tavolino e delle sedie e da cui pendeva un’altalena ormai malandata; ricordava da piccolo quando con Bianchi faceva a gara a chi arrivava più in alto, aveva rischiato non poche volte di cadere malamente.
Ricordava anche le merende consumate su quel tavolo, i pomeriggi persi a fissare il cielo, quando meditava vendetta contro i bambini che lo prendevano in giro, ma soprattutto ricordava le lezioni con Shamal e il suo addestramento.
- Signorino Hayato? -
La voce del maggiordomo lo riscosse dai suoi pensieri e dopo avergli fatto cenno, continuarono verso l’interno. Passarono sotto un ampio porticato – lì giocava a pallone -, attraversarono l’alto portone e si trovarono in un ampio salone. Il suo sguardo fu subito attratto dal pianoforte a coda sotto la finestra. Con quello strumento aveva fatto molti dei suoi concerti più orrendi, tutti colpa degli avvelenamenti accidentali causati da Bianchi.
Camminando si portò proprio li vicino, sfiorando il legno lucido con una carezza: li aveva anche suonato i pezzi più belli, per una madre assente. Sospirò piano per non farsi sentire e continuò a camminare. Sulle scale aveva fatto accidentalmente cadere un cameriere, aveva riso come un matto a vederlo scendere di sedere.
Girarono verso la parte ovest della villa, dove si trovavano le stanze del capofamiglia: studio, sala riunioni, camera e ufficio. I corridoi erano illuminati da ampie finestre e alle pareti erano appesi alcuni quadri, uno dipinto proprio dal padre se non sbagliava.
- Ci siamo. Prego signorino. -
Con il cuore che batteva a mille, Gokudera osservava come a rallentatore l'uomo aprire la porta dello studio. Entrò risoluto, gli occhi che mandavano scintille, le mani nelle tasche dei jeans, una sicurezza esteriore che sperava di mantenere abbastanza a lungo.
Da dietro la scrivania, una voce chiamava la sua voce.
 
 
Sull'aereo Yamamoto fissava distratto il cielo scorrergli davanti, fiducioso e allo stesso tempo preoccupato.
Sapeva che quella faccenda doveva essere sbrigata dall'amico, ma non poteva fare a meno di sentire il bisogno irrefrenabile di stargli vicino.
Era nella sua natura, forse...  o forse l'italiano si era insinuato nel suo cuore molto più in profondità di quanto avesse pensato.
- Posso? -
Bianchi gli si sedette di fianco a un suo cenno, osservandolo attentamente.
- Stavi quasi per attaccarmi a casa di Tsuna- Disse senza nessuna esitazione, quasi divertita.
- Tranquillo non ti voglio fare nulla. Si capisce che sei preoccupato. -
Il moro si ritrovò a pensare che forse non erano mai stati così vicini.
- Avevo dimenticato per un momento che non costringeresti mai Gokudera a fare qualcosa contro la sua volontà, a lasciarci. - sorrise e incrociò le braccia dietro la testa, stendendosi come meglio poteva nel sedile.
- Ne sei così sicuro? - Chiese lei scettica, l'altro parve pensarci un attimo.
- Si. Sei sua sorella dopotutto. Anche se lo hai fatto infuriare parecchio cercando di farlo riappacificare con vostro padre. -
Sospirò - Hayato è stato subito usato dalla nostra famiglia come un sicario qualunque, come una buona fonte di guadagno. Quando è scappato, per orgoglio si sono dimenticati di lui. Era una macchia che non voleva saperne di sparire, onnipresente nell'ombra. -
Lo spadaccino si mosse leggermente, attento a ogni parola.
- E' stato necessario tutto questo. Papan stava per dare inizio a qualcosa che nelle sue condizioni non sarebbe stato in grado di controllare. Io mi sono lasciata fregare, lo ammetto, però ti confesso che ho sperato che lui gli volesse bene, davvero, è per questo che ho acconsentito a fare da tramite. Se avessi saputo che cosa aveva in mente fin dall’inizio l’avrei fermato, anche se sono consapevole che sia arrivato il momento per Hayato di affrontarlo una volta per tutte. Per se stesso e per guardare finalmente solo al suo futuro. -
Lui ridacchiò – E’ da quando Tsuna e Reborn sono venuti a casa mia che ho avuto l'impressione voi sapeste più di quello che avevate detto, sapevate dall'inizio che il Capofamiglia voleva riavere Gokudera, sapevate che sarebbe arrivato a scatenare una guerra e sapevate che saremmo dovuti intervenire. Oggi ne ho avuto la conferma, quando ti ho vista. Dimmi, non è vero, Boss? -
Dal sedile di fronte al suo spuntava una zazzera di capelli castani e Tsuna apparve poco dopo trascinato da un sorridente Reborn.
- Mi dispiace, ma dovevamo monitorare la situazione. Se avessimo avvisato il resto del gruppo, il nostro piano sarebbe certamente fallito. Per questo, abbiamo dovuto aspettare. – Spiegò lui, timidamente.
- E' esattamente così. - l'Arcobaleno saltò in grembo al moro - Sotto insistenza di Tsuna il Nono ci ha dato la possibilità di trattare personalmente il caso e ci ha ordinato di indagare, mentre Bianchi ci ha fornito tutte le informazioni di cui avevamo bisogno. -
- Tutto per il mio Reborn. – Annuì lei, con aria sognante.
- Siamo stati pazienti e ci siamo preparati a qualunque tipo di situazione, ma quando un membro della Famiglia è in pericolo, la Famiglia si muove per soccorrerlo. Vero Imbrana-Tsuna? -
Risero tutti a quel siparietto. Era da quando Tsuna aveva più o meno accettato il suo ruolo di Boss che non si vedeva il Tutor maltrattarlo così.
Il Guardiano della Pioggia però non poteva fare a meno di pensare a un'unica cosa e a stringere continuamente il biglietto nella sua tasca, lo stesso che Gokudera gli aveva lasciato sul cuscino quella notte.
 

"Scusa se ti lascio senza dirti niente.
Scusa se penserai di non essere importante.
Scusa se ti voglio proteggere, anche se tu non ne hai bisogno.
Scusa se penso di voler stare con te per sempre.
Scusa, semplicemente."
 
 



Angolino delle risposte 
Musa07 Ciao, sono contenta che tu abbia cominciato a seguire la mia storia J Come hai potuto vedere il programma del week-end insieme sta andando sta sfumando…. Sembra che i guai non vogliano finire per i nostri protagonisti, comunque Gokudera questa volta non è stato lasciato solo, anche se la situazione si sta complicando sempre di più. Grazie per il tuo commento, spero di leggere la tua recensione anche per il prossimo capitolo! ^^ Ciao!   
Reby-chan Grazie mille, sono felice che anche questo capitolo ti sia piaciuto. La penso esattamente come te! Tsuyoshi è fantastico e Gokudera ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a considerarsi di più. Che altro aggiungere? Come vedi le cose si sono fatte subito più complicate con la scomparsa di Gokudera e l’intervento in Italia. Mi raccomando fammi sapere cosa ne pensi, aspetto la tua recensione :) Ciao!
Reine_de_Poitiers Menomale, ero un po’ preoccupata per i personaggi, be’, Tsuna finalmente inizia ad avere almeno una parvenza di boss, lui e Reborn la sapevano lunga come hai visto. Diciamo che il padre di Gokudera è difficile da descrivere, vedrai poi come ho deciso di presentarvelo, fino allora au revoir e grazie mille per aver commentato :) Ciao ciao!
Kyote Come hai potuto vedere, Tsuna non è del tutto sottomesso, ma sa anche prendere l’iniziativa, è pur sempre cresciuto ormai. Anche se… sì, ogni tanto si riesce a mettergli i piedi in testa. Bianchi è una doppiogiochista pronta a tutto per Reborn e comunque vada un minimo di amore fraterno deve pur averlo. Già. Purtroppo Gokudera è stato troppo influenzato dal passato ed è una cosa che mi ha sempre dato su i nervi e ora che si veda per quello che è realmente ma non aggiungo altro, giudicherai tu. Grazie mille per la tua recensione, a presto :) Ciao!
 
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, commentato e aggiunto la storia alle preferite/seguite. Grazie mille davvero, il vostro sostegno è molto importante, ciao ciao alla prossima! :)

 

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Capitolo 4
*** Notte oscura ***


Salve a tutti! Come state?
Be, eccomi qui con il nuovo capitolo. Mi sono divertita da matti a scrivere l’ingresso in scena di Dino! Ci sta benissimo secondo me.
Che ve ne pare? Si parte in sgommata e si finisce col botto. Ma non voglio aggiungere altro, lascio a voi l’arduo compito di leggere e farmi sapere le vostre impressioni.
Attendo con ansia come sempre.
Alla prossima minna-san!

 P.S. come sempre grazie alla mia favollossa beta che mi sopporta con tantissima pazienza.
P.P.S. come al solito, ringraziamenti alla fine.

 

 
L’arrivo in Italia era stato relativamente tranquillo. Relativamente, perché in compagnia di Dino Cavallone non si può mai sapere quello che potrebbe capitare. La sua imbranataggine era diventata leggenda, come anche la natura sicura e decisa tipica dei momenti cruciali.
Per questo, quando i Vongola videro il giovane Boss circondato dai suoi uomini, non poterono che pensare a una cosa: Guai con la G maiuscola. Pensiero avvalorato dal volto misto tra panico, preoccupazione e fretta e dalla partenza in macchina a duecento all’ora; con a fianco il fedele Romario, Dino guidava la sua Maserati come un pazzo, quasi non vedendo le curve. Tsuna ringraziò tutti gli dei che conosceva per la presenza del sottoposto del fratellone.
- Siete arrivati molto tardi, che cosa è successo? – Domandò, tirando il freno a mano per affrontare una curva più accentuata.
- Abbiamo avuto un piccolo contrattempo. - Reborn assottigliò lo sguardo pensando alla partenza.
Il “contrattempo” era stato un raid in piena regola all’aeroporto per impedire la loro partenza.
Li avevano trovati sulla pista ad aspettarli, armati e pronti a tutto per non farli partire; tuttavia gli assalitori non avevano fatto i conti con il Guardiano della Pioggia e lo Scorpione Velenoso Bianchi; e purtroppo erano stati anche costretti a lasciare li Chrome e Ryoei a badare a loro.
- Ho capito. - Bisbigliò il biondo svoltando con un testacoda in una stradina di campagna - Comunque, abbiamo tenuto i contatti con Gokudera come volevate dal suo arrivo, senza farci notare. Lo abbiamo perso solo dopo il suo ingresso alla villa, dodici ore fa. I miei uomini hanno riferito che la sorveglianza è stata triplicata da allora. Non so cosa stia succedendo là dentro, ma sta mettendo in allerta le Famiglie vicine. -
Cavallone accelerò nel rettilineo non staccando gli occhi dal terreno. I quattro restarono in silenzio, meditabondi, fino alla fine della corsa davanti al cancello varcato qualche ore prima dall’argenteo.
Tsuna indossò i suoi guanti e fece cenno ai compagni, rivolgendosi poi all’amico
- Grazie per tutto quello che hai fatto Dino-nii-san. Noi entriamo. -
Romario osservò i Vongola schierati all’ingresso, sguardi risoluti, armi alle mani: il Cielo era pronto a colpire con tutta la sua furia.
- Boss? -
Dino sorrise e accese la macchina facendo poi retromarcia.
– Non hanno bisogno di noi. - Furono le sue uniche parole. Augurò loro buona fortuna mentre si allontanava, nello specchietto la villa diventava sempre più piccola.
 
Una volta rimasti soli, sfondarono il cancello e percorsero il giardino fino ad arrivare all’ingresso dove iniziavano ad affluire gli sgherri della Famiglia. Non fu necessario scomodare l’Ultima Volontà, per riuscire a farsi strada bastò una delle spade di Yamamoto. Abbatteva i nemici uno dopo l’altro, instancabile e incontrollabile, una pioggia implacabile che batteva su tutto ciò che trovava sulla propria traiettoria; gli uomini continuavano ad arrivare e lui li respingeva.
 
“Quello che ha detto Dino mi sembra sufficiente. È una missione di recupero, fatevi strada come volete.”
“Non uccidete se non necessario. Vorrei riuscire a recuperare qualche rapporto una volta finito tutto.”
“Be a questo punto…”
“Vado avanti io, sono il più adatto.”
“Va bene. Procediamo verso l’ala est, alle camere. Se non troviamo nulla ci sposteremo verso ovest.”
“No. Io e Reborn andiamo direttamente da tuo padre, tu e Yamamoto andate a cercare Gokudera.”
“Si, buona idea. Entriamo in azione.”
 
I quattro si divisero in due gruppi, prendendo sulle scale direzioni opposte. Reborn sparò il proiettile dell’ultima volontà, Tsuna fece un cenno e proseguì verso lo studio con il bambino sulle spalle.
Dall’altra parte, come accordato, Bianchi e Yamamoto si diressero verso le stanze personali. Corsero lungo il corridoio, sfondando porte e abbattendo avversari, entrando in camere, studi, salette, ma di Gokudera nessuna traccia.
Passo dopo passo, nemico dopo nemico, buttarono giù anche l’ultima porta che dava su una stanza più grande. C’erano un letto, una scrivania, un armadio e una libreria come unico mobilio, una portafinestra conduceva su un terrazzino. Il tutto era molto spoglio, l’unico cenno di vissuto erano poche foto sulla parete: Bianchi e Gokudera da bambini, il piccolo pianista a un concerto, lui e sua madre a pochi giorni dalla nascita, un compleanno.
- La vecchia stanza di Hayato. Che nostalgia - La donna accarezzava le cornici, noncurante del tempo che passava inesorabile. Anche Yamamoto le guardava e con una stretta allo stomaco pensò a come doveva essere stata la loro vita in quegli anni.  
- È piuttosto spoglia. Di solito nella camera dei bambini ci sono più cose. -
Commentò distogliendo lo sguardo. Guardava in giro cercando segni di passaggi recenti, notando solo la mancanza di tutto: libri, giochi, vestiti.
- Perché si è portato via tutto quello che aveva. – Annuì. - Non so come abbia fatto, ma piano ha fatto sparire tutta la sua roba. Accidenti mi sono distratta. Dobbiamo raggiungere gli altri immediatamente. Se non è qui, vuol dire che è con nostro padre. -
Con un’ultima occhiata i due si chiusero la porta alle spalle e iniziarono a correre nella direzione opposta. A ogni passo lo spadaccino sentiva il cuore martellargli sempre più forte in gola, l’agitazione che lo faceva andare sempre più veloce, tutto quello che non sentiva prima durante i combattimenti. In testa rimbombavano le parole di Tsuna.
 
“Sentite, è vero che il nemico non è abbastanza forte da tenere testa a tutti noi, ma non dobbiamo dimenticare che Gokudera è lì e probabilmente si trova in pericolo. Non possiamo prevedere che cosa succederà ne quali sono i reali obbiettivi del Capofamiglia. Sarà difficile, ma quando un amico è in difficoltà non possiamo stare a guardare e purtroppo io ho aspettato più del dovuto.
Ragazzi state attenti. Riportiamolo indietro.”
 
- Bianchi, - Cominciò ad un tratto lo spadaccino – sento di dovermi scusare. Credevo davvero volessi portare via Gokudera. -
Bianchi sorrise –   Hayato è mio fratello, voglio solo la sua felicità. Per quanto riguarda mio padre, te l’ho detto, speravo fosse sincero. Ha agito con cautela e mi ha tenuto nascosti i suoi piani o forse sono stata io a non voler vedere quello che aveva in mente. Fortunatamente Reborn mi ha fatta rinsavire. -
A quel punto non parlarono più, corsero seguendo la scia di corpi a terra, finché videro la porta che cercavano e a quel punto il ragazzo sorrise.
- Ce lo riprenderemo. -
 
Gokudera fissava il vuoto davanti a se, seduto su un divanetto, le mani in grembo. Lo sguardo era completamente assente, come se il ragazzo non fosse realmente nella stanza, come se avesse scollegato il cervello. L’unico segno di vita era dato dal ritmico alzarsi e abbassarsi del petto nella respirazione.
Quando Tsuna aveva fracassato con un pugno la porta, lui era rimasto immobile, lo stesso quando il giovane Boss aveva iniziato a scuoterlo e a urlare il suo nome e suo padre a ridere come un folle.
- Non serve a nulla! -
Lo sguardo tagliente del ragazzo si spostò verso l’uomo esaminandolo. Era alto, magro, magro come  chi combatte una malattia incurabile, capelli castani chiazzati di grigio, occhi neri velati.
- Che cosa vuole dire? – Chiese, non mollando la presa sulle spalle del suo guardiano.
- Che ora Hayato è mio. - L’uomo ghignò.
Nello stesso momento, lo Smoking Bomb afferrò veloce la mano del Decimo e con l’altra gli puntò un coltello alla gola. Reborn senza esitare lo colpì al viso facendogli liberare l’allievo che, ancora in ginocchio, fissava l’amico camminare lentamente e mettersi di fronte al padre tenendo il coltello sempre ben stretto.
- Tsuna stai attento, è sotto il suo controllo. -
Il ragazzo si alzò senza dire una parola, aumentò solo le fiamme mentre dall’alto cadeva una pioggia di dinamite.
 
Nel momento esatto in cui Tsuna spense tutte le micce e attaccò Gokudera, Yamamoto fece irruzione nella stanza, Bianchi dietro di lui. Osservò la scena come a rallentatore, paralizzato, gli occhi sgranati e l’accenno del sorriso di poco prima congelato. Era surreale. Gokudera, il SUO Gokudera, che attaccava Tsuna, il loro Boss, colui grazie al quale si erano conosciuti.
 
Fu un attimo. Strinse la presa sulla katana e si gettò tra i due nella battaglia, un terrore mai provato prima a pervaderlo fin dentro le ossa.
 
“Terrore al pensiero di non rivede i suoi occhi di giada.
Terrore al pensiero di non poter baciare più il suo sorriso dolceamaro.
Terrore al pensiero di non sentire più la sua voce urlare - a lui, il suo nome- .
Terrore al pensiero di non poterlo più abbracciare.
Terrore al pensiero di quell’amore a cui non voleva rinunciare.”
 
“Ho il terrore di non saperti aiutare.
Ho il terrore di non poterti più abbracciare.
Ho il terrore di doverti lasciare.
Ho il terrore di non potermi più avvicinare. A te, a ciò che sei.
Ho il terrore che il mio amore possa non bastare.”
 
 
 
 
 


 
Musa 07: eh si! I nostri tre “baldi” eroi stavano tramando qualcosa. E, lo dico con tutto il cuore, Tsuna è ora che si comporti come un Boss.
E hai visto che evoluzione? Sono successe un bel po’ di cose ahah ma non voglio dire nulla di più.
Grazie per il sostegno e grazie per aver commentato, spero che anche il prossimo capitolo ti piaccia.
A presto ^^

Kyoite: sono contenta che questo capitolo sia risultato piacevole =)
Voglio rivelare una cosa. Tutto questo è nato da una domanda che mi sono posta dopo aver conosciuto Hayato e cioè: che cosa lo ha spinto ad andarsene? Visto che lui è il figlio di un Boss, perché ha rinunciato alla possibilità di guidare la SUA Famiglia? E da li sono partita per la tangente e ho creato questa “cosa” che tenta di spiegare un po’ tutto quello che, almeno a me, ha lasciata perplessa.
Ahahah ma dai, davvero? Lo speravo, sai? Sono felicissima di essere riuscita a creare questo effetto di suspance, ci tenevo particolarmente. Anche se credo mi vorrete uccidere per l’ultima parte… eheh
Comunque attendo con ansia un responso ^^
Un saluto a te, al prossimo capitolo.
 
Ritzuka saga: ciao! Grazie per il tuo commento ^^
Purtroppo un capitolo alla settimana, mi dispiace. Ho un contratto da rispettare. Ahah scherzo ovviamente!
Sono felice che questa storia ti stia piacendo e come ho già detto critiche, commenti e suggerimenti sono ben accetti. A giovedì!
 
Reine de Poitiers: 1. Grazie.
2. Yamamoto è un figo.
3. Bianchi è la nuova James Bond italiana al servizio della mafia.
Ma lasciamo perdere i deliri =) mi fa piacere che il tutto stia risultando bene, sono muy muy feliz ^^ e anche che stiate riuscendo almeno un po’ a sentire i personaggi.
Ma voglio assolutamente sapere che ne pensate della piccola comparsa di Dino!
Alla prossima.
 
Reby_chan: si ha ragione, mi serviva come start per entrare nel vivo.
E Hayato per una volta decide di fare qualcosa per gli altri, pur non sapendo che intanto gli altri stanno organizzando qualcosa per aiutare lui =) perché si, avevi visto bene per quanto riguarda Reborn, Tsuna e Bianchi. Yamamoto è sempre lui, pronto a tutto per le persone a cui tiene, non dobbiamo dire altro mi sembra.
Hayato è nelle fauci del leone però…  ma non posso aggiungere nulla.
Saluti, a giovedì.

 
Ho notato che le frasi a fine capitolo stanno avendo molto successo e non posso che esserne super felice ^^
Forse anche questo è stato un po’ un capitolo di passaggio, ma possiamo scorgere un pezzo di passato di Gokudera che riemerge dalle foto e finalmente compare il famoso padre.
Ah, il discorso in corsivo è, come avrete capito, il “piano” che adottano una volt entrati. Vi sfido a indovinare chi parla! :p
Allora, grazie mille a tutti quelli che hanno letto, commentato e messo tra i preferiti e tra i seguiti. Grazie a tutti, ci vediamo al prossimo capitolo ^^
 
Angolino della beta: 
Ciao a tutti, sono la beta :3 vorrei ringraziare chi mi ha ringraziata per aver convinto la mia dolce metà a pubblicare la storia. Okay, non so cosa dire, alla prossima! ;) –KaoriAihara.

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Capitolo 5
*** Pioggia di meteore ***


Ciao a tutti ^^ e ben trovati a questo nuovo capitolo.
Azione, azione, azione e tanta dolcezza e alla fine… uno spiraglio di luce, piccolo piccolo.
Questo credo sia stato il capitolo più difficile da scrivere finora, sia per la comparsa del famoso “padre”, sia per i numerosi cambi di scena che spero di non aver affrettato troppo.
Spero di aver messo su un buon seguito, nel caso contrario siete autorizzati a dirmene si tutti i colori.
Buona lettura minna-san!
A giovedì =)
 
P.S. immancabile ringraziamento alla mia adorata beta.
P.P.S. Purtroppo non sono riuscita a rispondere ai commenti del quarto capitolo, mi dispiace tantissimo e risponderò con quelli del quinto! Sappiate comunque che mi avete fatta commuovere e ho sorriso come un ebete per ore! Come sempre mille ringraziamenti a chi ha letto, commentato, aggiunto alle preferite/seguite, ci vediamo la settimana prossima :) 


 




TU-TUM  TU-TUM  TU-TUM
                                               TU-TUM  TU-TUM
                                                                             
 
L’esplosione arrivò improvvisa, inaspettata, traditrice. Nessuno avrebbe potuto evitarla, nessuno poté evitarla.  
Bianchi si alzò intontita, una mano sulla testa che aveva battuto contro la parete quando era stata sbalzata via.
Barcollando si appoggiò alla porta, dove poco prima stava anche Yamamoto, e cercò di vedere cosa fosse successo all’interno della stanza, tra il fumo che si diradava lentamente. Vagò con lo sguardo ancora leggermente offuscato, finché un raggio di luce illuminò lo studio facendola gelare sul posto: i mobili erano rotti e rovesciati, franati a terra come valanghe, il muro che dava all’esterno era squarciato, il lampadario era frantumato in mille pezzi.
Cercò di mantenere la calma e, ansimando, fece qualche passo avanti e notò  Tsuna alzarsi e togliersi il mantello del Primo e Reborn saltare giù dalle sue spalle. Gokudera giaceva a terra privo di conoscenza a pochi metri da loro padre, seduto contro la parete e incosciente.
- State bene? - Chiese la donna, sollevata, avvicinandosi al Decimo.
Reborn e Tsuna diedero uno sguardo alla stanza, in apparente tranquillità. Subito, il ragazzo impallidì e, con uno scatto, raggiunse il centro della stanza.
 
TU-TUM              TUM
 
La prima cosa che aveva avvertito era stato un gran mal di testa, seguito dalle vertigini provocate dal tentativo di alzarsi, e in secondo luogo un vociare che piano  percepiva sempre più chiaramente.
Si mise in piedi a fatica, portò una mano sulla nuca e camminò verso sua sorella ancora china a terra.
Fece uno, due, tre passi malfermi fino ad arrivarle alle spalle e smise di respirare. In piena apnea si lasciò cadere a terra, in ginocchio, solo quando Reborn lo schiaffeggiò e lo percosse per farlo rinsavire dallo shock riprese a respirare, o meglio, a rantolare.
Ma non sentì nulla se non il suo cuore battere furiosamente, non vide nulla all’infuori di Yamamoto, ferito all’addome, immerso in una pozza di sangue.
I suoi compagni si muovevano intorno a lui.
- Dino sta arrivando! -
- Tieni premuto qui! –
- Ha il battito debole, -
Gokudera rimase fermo, immobile, inerme, finché non sentì alle sue spalle un rumore e un leggero lamento.
Con uno scatto felino si avventò su suo padre, che si era appena ripreso, e in preda alla furia iniziò a tempestarlo di pugni, urlando e colpendo sempre più forte.
Si fermò a un tratto con il pugno a mezz’aria, ansimante, gli occhi di quell’uomo che non era più niente per lui – che non lo era mai stato veramente – puntati addosso.
- Hai rovinato il mio passato e ti sei preso il mio futuro. Non ne posso più, basta. Che cosa vuoi ancora da me? – Domandò, allo stremo delle forze.
Il ragazzo si voltò, non si aspettava una risposta e, a dirla tutta, non ne voleva nemmeno sentire una, ma fu bloccato dalla mano dell’uomo che lo afferrò. L’argenteo si liberò con uno strattone e lo fissò. Non c’era più nulla di quell’uomo che conservava nei suoi ricordi.
Non c’era più nulla di quel Capofamiglia austero e orgoglioso che era un tempo. Non c’era più “l’Asso” che durante molte battaglie era stato decisivo per raggiungere la vittoria. Perché prima era questo, un Boss potente e spietato, ora ombra di se stesso.
- Tu non mi puoi lasciare. Io ho fatto tutto questo per te. Lavina, - e fu come se una scossa elettrica attraversasse il corpo di Gokudera.
- Adesso che anche Hayato è un sicario, non c’è più nulla che ci impedisca di andarcene. Si occuperà lui di tutto. Faremo così, - Ripeté, in maniera quasi convulsa. – noi ce ne andremo e tu guarirai. Tutti lo accetteranno e noi spariremo. Hayato è un bravo bambino, hai visto? Farebbe qualsiasi cosa pur di renderci felici. Starà bene al mio posto, non pensi? –
Si alzò reggendosi su un fianco. Si tamponò la ferita con la mano, ma i fiotti di sangue continuavano a sgorgare impetuosi, strappandogli piccole smorfie sul volto.
- E’ tutto per noi. Abbiamo tempo. E per questo, vero? – Il suo sguardo si perse, per un istante, nel vuoto. – Dimmi che è per questo che te ne sei andata. Non volevi che me ne andassi ma adesso non c'è più nessun ostacolo, adesso Hayato è qui. C’è lui. Lavina, hai capito?
L’Asso cadde, ultima carta di un castello ormai crollato. Se svenuto o morto non fu Gokudera a verificarlo. Rimase immobile fissando la parete, svuotato da qualunque energia e pensiero.
Fu solo quando i Cavallone e i Vongola fecero irruzione che si riscosse e spaventato si inginocchiò vicino a Yamamoto. Gli strinse forte la mano e non la lasciò nemmeno mentre lo trasportavano all’ospedale del quartier generale Vongola. Si separarono solo al momento in cui dovettero operare il moro e lui, scosso dal crollo mentale e dalle forti emozioni, si lasciò scivolare lungo la parete della sala d’attesa sedendosi e non muovendosi più. Tsuna gli si mise di fianco poco dopo, titubante sul parlargli o meno, ma fu l’altro a interrompere il silenzio.
- Sono stato io a ferire in quel modo Yamamoto. – Non esitò nemmeno un attimo, non era una domanda la sua.  – E ho anche attaccato voi, Decimo. -
Il giovane Boss non poté fare altro che annuire.
- Mio… quell’uomo mi ha… mi ha iniettato qualcosa. Dopo che sono entrato, ho… abbassato la guardia e lui mi ha infilato una siringa nel collo- si massaggiò li dove l’ago lo aveva punto.
- Ho dei flash, delle visioni a intermittenza. Vedo lei chiamarmi e Reborn colpirmi. Yamamoto che si mette in mezzo e poi… poi… la mia… mano che afferra… la dinamite e…-
Nella sua mente, riviveva quei momenti infernali. Le sue bombe erano esplose provocando una violenta deflagrazione vicino a Yamamoto immobilizzandolo per qualche secondo, tempo sufficiente a che un detrito lo colpisse.
- Non si è difeso. Quell’idiota non si è difeso, - Sussurrò a un tratto – Poteva colpirmi, poteva mettermi fuori gioco in un lampo, ma si è lasciato colpire. Si è praticamente lasciato ammazzare. -
L’irrazionalità del pensiero lo fece ridere da piano sempre più forte.
 – Tipico di quell’idiota, - E continuò a ridere, isterico, mentre Tsuna semplicemente chiudeva gli occhi di fronte al dolore di Gokudera.
 

- Mh, sì, ha usato quel tipo particolare di fiamma. -
- Intendi forse dire…? -
- Sì. – Annuì. - Il padre di Gokudera era famoso per la capacità molto rara della sua volontà. Bastava entrarne anche solo leggermente in contatto che si finiva subito sotto il suo controllo. Capisci bene che anche se temporaneamente, gli effetti erano comunque incredibilmente pericolosi. Lo chiamavano Asso perché riusciva a ribaltare in un attimo le sorti di un’intera battaglia. -
- Le conseguenze erano devastanti anche per lui però. Il Nono mi ha parlato di un effetto collaterale. -
- La sua mente col passare del tempo ha iniziato a cedere. Il suo controllo non era come quello di Mukuro, in cui la mente dell’ospite veniva sottomessa e addormentata. Nel controllo usato dall’Asso, le due menti convivono insieme in uno stesso corpo, in lotta continua per la supremazia. Gokudera ha detto di avere sentito che qualcosa gli veniva iniettato e di avere dei flash dello scontro. Questo vuol dire che è stato costretto a immettere le sue fiamme in un modo non consono. È molto debole rispetto al passato e molto più instabile-
- Spero che vada tutto bene, sai, sono preoccupato… -
- Non devi. In questi anni hai temprato un’ottima Famiglia. Non sarà certo questo a fermarci. -
 

I medici uscirono qualche ora dopo, stanchi, ma fiduciosi. L’intervento era riuscito, le condizioni non erano troppo gravi nonostante l’importante perdita di sangue. Gli organi non erano stati lesionati e l’unico problema era stata la lacerazione dell’addome, pulita e ricucita immediatamente; ora Yamamoto era sedato e sistemato in una camera, monitorato costantemente. Fu permesso in via eccezionale ai quattro di stare nella stanza dello spadaccino fino al suo risveglio che sarebbe dovuto avvenire da li a qualche ora.
Rimasero tutti in silenzio - chi in piedi in un angolo, chi seduto, chi alla finestra - con unica compagnia il bip ripetuto dei macchinari.
Bianchi si mise dopo un po’ di fianco al fratello e gli afferrò la mano stringendola forte: era un modo che da piccoli usavano per far sentire la propria presenza all’altro, come fosse una rassicurazione. Sentì una leggera risposta e sorridendo fissò davanti a lei il volto pallido del Guardiano della Pioggia, fiduciosa in una sua totale ripresa.
Erano passate circa due ore, ancora nessun segno di ripresa. L’unico ad accorgersi d qualcosa per primo fu Tsuna, seduto sul divanetto, che guardò un momento il letto e sorrise. Con molta calma si caricò Reborn in spalla e con una scusa a dir poco ridicola - Una voglia improvvisa di torta alla panna -  si trascinò dietro Bianchi e uscì. Gokudera si trovò solo senza quasi rendersene conto, tanta era stata la velocità di dileguamento  del Boss.
Anche se di spalle riuscì comunque a sentirli, gli occhi nocciola che lo fissavano senza tregua. Strinse i pugni e vietò a se stesso fughe e colpi di testa e soprattutto di non ricambiare lo sguardo penetrante dell’altro per nessun motivo al mondo.
Ma nonostante i suoi proposti non seppe resistere alla sua voce fioca.
- Non stare li, avvicinati! -
L’argenteo obbedì, a ogni passo il sangue pulsava più forte nelle vene e le gambe sembravano voler cedere.
- Guardami. -
Sollevò leggermente lo sguardo, mordendosi le labbra, ma non poté reggere a lungo. Con un sospiro, Yamamoto sollevò le braccia combattendo contro qualunque dolore e fatica, in un tacito invito a nascondersi nel suo abbraccio. Il dinamitardo però si sedette solo sul letto.

- Perché non lo hai fatto? - Chiese, il pavimento che in quel momento era l’unica cosa che riusciva a guardare – Perché non mi hai colpito? -
Il moro fece forza per sollevarsi, poggiandosi ai cuscini in modo da risultare quasi seduto. Non disse nulla, rimase in un ostinato mutismo, lo sguardo tagliente puntato addosso all’altro.
- Avresti dovuto fermarmi. Non importa che cosa sarebbe stato di me. - si strinse tra le braccia – Dovevi fermarmi, non saresti dovuto far ferire. Non lo sopporto. Sei un idiota , uno stupidissimo idiota senza cervello. -
Il Guardiano della Pioggia si raddolcì, intenerito nel vedere quanto l’italiano fosse preoccupato e quanto si sentisse in colpa.
- Hai finito?- chiese sicuro di provocare qualche sua reazione.
- Finito? Ma hai capito quello che ho detto?! Potevi morire! Ti ho colpito con le bombe e hai un buco nel petto! E togliti quello stupido sorrisetto idiota dalla faccia! - era la prima volta dopo un’eternità che reagiva a quel modo, come se non fosse successo nulla.
Yamamoto allargò il sorriso, prese Gokudera per il collo della maglia e se lo tirò addosso baciandolo. Lo tenne stretto per un tempo che parve infinito, ridacchiando, accarezzandogli i capelli, baciandolo sul viso e sul collo. Gli fece sentire i battiti furiosi nel petto, la felicità di averlo di nuovo al suo fianco. Riversò in quelle azioni tutto ciò che gli avrebbe voluto far sapere, ma che per il momento era giusto tenere nascosto.
- Credo tu sappia perché non ho fatto niente. Non ci sarei riuscito, non avrei mai potuto farti del male. Quante volte devo ripetertelo? Sei la persona più importante per me. Non potrei ferirti nemmeno volendo, nemmeno fra cent’anni. Sei il mio bene più prezioso. -
Il Guardiano della Tempesta si strinse ancora più forte, il battito accelerato. Decise di arrendersi, di abbandonare tutte le armi e le difese create negli anni, di scoprire per una volta quello che aveva nel cuore.
 

“Cuore dilaniato da un amore insano.
Cuore obliato per non sentire il dolore.
Cuore inanimato da combattente solitario.
Cuore bruciato.
Cuore.
Che chiedeva solo una goccia di Pioggia per guarire e sperare nel futuro.”

 
- Yamamoto, ascolteresti la mia storia? -

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Capitolo 6
*** Un nuovo sole sorge ***


Salve a tutti! Eccoci qui con questo sesto capitolo =)
È stata una faticaccia, il capitolo più difficile che abbia scritto finora. Pensavo giorno e notte a come rendere al meglio il racconto di Gokudera e il risultato è questa cosa qua. Ci sono molti discorsi come potete immaginare, spero di non aver creato più confusione che altro
(E qui, probabilmente Gokudera l’ho davvero fatto andare verso l’OOC).
Mah, come sempre a voi l’ardua sentenza!
Vi auguro buona lettura e ci vediamo la prossima settimana. ^^
 
P.S. La mia beta qui è stata un vero angelo, quindi questo capitolo è tutto dedicato a lei.
P.P.S. Ringraziamenti per il 4^ e  5^ alla fine.

 


 
Credo di essere sempre stato un ostacolo:
per mia madre, dal momento in cui scoprì di essere rimasta incinta,  
per mio padre, quando sono venuto alla luce.
Per mia sorella, quando sono cresciuto,
addirittura per la Famiglia, prima che diventassi un sicario.
 
Mia madre ha scoperto di essere malata quando aspettava me. Avrebbe avuto maggior possibilità di superare la malattia iniziando la cura in gravidanza. Quando le dissero che c’era la possibilità di aborto, decise di dare a me la priorità non curandosi della sua vita.
Questa è stata la mia prima colpa.
 
Mio padre - a causa del suo potere di controllo mentale, col passare del tempo ha iniziato a soffrire di problemi legati alla memoria e alla percezione della realtà, perdendo lentamente il controllo. Con mia madre vicina riusciva a rallentare questo processo ma quando lei, debole per il suo male, decise di andarsene per non esserci di peso, al crollo mentale si aggiunse quello fisico portandolo a un netto peggioramento.
Questa è stata la mia seconda colpa.
 
Mia sorella era destinata a diventare capofamiglia. Grazie a me, è stata privata di tutto ciò che le spettava di diritto. Per punirmi.
Per questo ci hanno sostituiti, eppure lei non ha mai smesso di volermi bene e mi è sempre stata accanto.
Questa è stata la mia terza colpa.
 
Gli uomini hanno iniziato a guardarmi con diffidenza, con astio, hanno cambiato opinione solo quando sono diventato un sicario e hanno ripreso ad odiarmi una volta sparito. Avevo abbandonato tutto e tutti.
 
Questa è la mia quarta colpa.
 
- Da bambino tutto quello che volevo era uno sguardo di approvazione e di orgoglio da parte di mio padre.
Ogni volta che imparavo una nuova tecnica o riuscivo finalmente a suonare un brano complesso, mi voltavo verso di lui e l’unica cosa che vedevo era la freddezza nei suoi occhi. Non c’era neanche un sorriso per me. L’ho odiato, tanto, ma anche se l’odiavo continuavo a dipendere da lui, continuavo a cercarlo. Poi una mattina è arrivato da me e mi ha detto che sarei stato io il suo successore.
Il mio odio è aumentato, ma io lo sapevo. Sapevo che non era altro che una stupida maschera che avevo indossato per nascondere il fatto che anche io avevo bisogno di una padre, di uno vero, che mi sostenesse e mi accompagnasse passo dopo passo in questa vita troppo pesante e complessa per me.
Ho deciso di scappare quando i suoi deliri sono diventati troppo frequenti. Quando eravamo soli, mi chiamava Lavina, stentava a riconoscermi e si serviva di me solo per il prestigio della famiglia. Ho abbandonato tutto e sono sparito, sono stato un fantasma finché Reborn mi ha trovato e mi ha portato dal Nono. -
Le mani dei due Guardiani non si erano mai lasciate;  la stretta si era fatta a ogni parola sempre più salda.
Gokudera sentiva l’incoraggiamento silenzioso di Yamamoto e continuava a sfogarsi come non aveva mai fatto, togliendosi di dosso il peso aggravatosi di anno in anno.


Parlava e parlava, senza sosta, ignorando il nodo alla gola che gli impediva quasi di respirare.
- Ho sempre percepito una barriera tra me e loro e un senso di vuoto che aumentava continuamente.
Vivevo grazie ai pochi momenti con Bianchi, al desiderio di uno sguardo di quell’uomo che era mio padre, al bisogno di essere accettato per quello che ero e non per quello che mi avevano fatto diventare, - Guardò serio il compagno e abbassò lo sguardo  – quando Reborn mi ha trovato era un corpo vuoto, non avevo più uno scopo. Sono stati lui e il Nono a ridarmi una vita, a farmi sentire per la prima volta necessario.
Anche se continuavo a sentire che il vuoto non spariva completamente, avevo il Decimo e Reborn, Bianchi e voi, avevo qualcuno al mio fianco per cui valeva davvero la pena vivere. Tuttavia continuo a pensare che sia stata tutta colpa mia. La malattia della mamma, il crollo di mio padre e tutto questo, … -

- Perché pensi che sia stata colpa tua? -
Il moro, che aveva ascoltato e registrato ogni parola, sorrise allegramente. Vedeva l’incredulità dipinta nel volto dell’altro e fu contento di averlo colpito, perché aveva capito che il problema di tutto era il fatto che nessuno gli avesse mai mostrato cos’era l’amore.

- Credo che quello che tua madre abbia fatto sia bellissimo. Ha deciso di darti un futuro e non si è arresa all’idea di perderti. Ha pensato di dover fare qualsiasi cosa per permetterti di nascere. Ha deciso che avresti dovuto vedere tante cose e fare tante esperienze. Ha deciso di insegnarti tutto ciò che sapeva, perché quando saresti stato grande, lei sarebbe stata fiera di te. Ha pensato proprio questo, ne sono sicuro! -
Gokudera lo guardava come fosse un alieno, sbigottito, e vedeva lo sguardo prima allegro farsi dolce e un po’ serio mentre l’altro gli posava le mani sulle spalle.

- Gokudera non hai capito una cosa, tu sei importante. Sei un ragazzo fantastico, un braccio destro formidabile, uno studente brillante e un guerriero eccezionale, ma prima di tutto sei lo scorbutico, acido, burbero, arrogante, saccente Hayato Gokudera, l’unico che sia mai riuscito a rubarmi il cuore. -
Gokudera abbassò il capo, nel vano tentativo di celare il colorito rossiccio che si era dipinto sulle sue guance, ma Yamamoto lo fermò. Non dissero altro. Rimasero stretti in un abbraccio senza parlare, non c’era niente da dire, niente che non fosse già lì in quel gesto. Avrebbero ricominciato tutto dall’inizio, si sarebbero lasciati alle spalle il passato e sarebbero cresciuti. Sarebbero tornati a casa, avrebbero continuato a sostenere il Boss e sarebbero rimasti accanto ai loro amici, non sarebbe cambiato nulla.
 
Lì, tra le braccia del moro, per la prima volta Gokudera si sentì amato.
 

Tsuna, Reborn e Bianchi rimasero nell’andito ad aspettare. Ovviamente avevano origliato gran parte del discorso tra i due e soprattutto la donna ne era rimasta colpita. Se alcune cose le aveva capite fin dall’inizio, altre le avevano fatto comprendere solo in quel momento il reale peso che aveva sempre portato sulle spalle.
Di una cosa però avrebbe dovuto parlargli il prima possibile.
- Scusate,… -
Un giovane medico si avvicinò ai tre, aveva due cartelle in mano e l’aria molto stanca.
- Mi è stato detto di riferire a voi per quanto riguarda il secondo paziente arrivato con il signor Gokudera. -
Non attese nemmeno una conferma, prese una delle cartelle e iniziò a leggere.
- All’arrivo del paziente si è proceduto a bloccare l’emorragia e a ricucire la ferita al fianco destro. La pressione e il battito cardiaco hanno tardato a stabilizzarsi e poche ore fa siamo stati costretti a indurlo in coma farmacologico a seguito di una crisi che ha aggravato le sue condizioni. Volete che vi porti da lui? -
Bianchi poggiò le spalle al muro, chiudendo gli occhi.
- Lo vedrò più tardi, grazie. - Il medico si voltò e si allontanò passo dopo passo, sbadigliando un saluto.
La donna rimase un momento ferma, riflettendo su quale fosse la cosa migliore da fare, poi senza dire una parola si allontanò lasciando maestro e allievo da soli.
- Ha bisogno di stare da sola. Noi possiamo andare, torneremo domani. -
Annuendo, Tsuna seguì Reborn fuori dall’edificio. Diede un’occhiata alla finestra della camera di Yamamoto e sorrise rincuorato: sentiva che sarebbe andato tutto bene.
 

La notte e la tranquillità arrivarono presto. Gokudera, sdraiato sul lettino, esaminava ogni centimetro del volto di Yamamoto. I tratti distesi, le labbra schiuse, le palpebre abbassate che nascondevano un intero mondo. Piano allentò la stretta delle braccia del moro, disegnando delicatamente i lineamenti del viso: gli occhi, gli zigomi, il naso, le labbra.
Bloccò il suo girovagare quando notò l’altro che lo fissava. Lo spadaccino afferrò la mano posata sulla sua guancia e se la portò alla bocca, baciandola e intrecciando poi le loro dita.
- Dovresti andare, Bianchi ti sta aspettando da ore. – Cominciò.
- Volevo aspettare che ti fossi svegliato. - Rispose l’argenteo arrossendo.
- Be’, ora sono sveglio, puoi andare. -
Gokudera si alzò, sentendo subito uno strano freddo, e uscì senza voltarsi. Come immaginava sua sorella lo stava aspettando e intuiva anche il perché: stavano andando verso la stanza 124.
- Prima di entrare sappi che è in coma, quindi rilassati. Ti ho portato qui solo perché voglio che ascolti la mia parte di storia. C’è altro oltre quello che sai già. –
 
La mia parte di storia.
 
Aprì la porta e lasciò passare il fratello. Quell’uomo era steso sul letto, immobile, attaccato alle macchine e con una flebo al braccio. Deglutendo a fatica il ragazzo si avvicinò, alle spalle la sorella.
- Ti ricordi quando papan ti ha detto che saresti stato tu a prendere il suo posto e non io? Ti sei precipitato da me come un uragano e hai chiesto subito spiegazioni. -
Si ricordava eccome. Era andato fino alla scuola dove al periodo studiava lei e aveva iniziato a urlare in mezzo al corridoio. L’unica cosa che ne aveva ricavato era stato un –Torna a casa! -, uno sguardo rassegnato e un bacio su una guancia.
- In quel periodo tu stavi iniziando a lavorare come sicario, “aiutavi l’economia della Famiglia”, e io non potevo fare altro che vedere il qualcosa che ti stava logorando. Sono stata una stupida a non averti parlato prima. Non mi sono voluta immischiare nelle vostre questioni, dovevate risolvere da soli e vi ho assecondato. -
Bianchi si poggiò al davanzale della finestra, Gokudera non staccava gli occhi dal padre.
- Sai perché non mi sono opposta? Il motivo che mi ha spinta a mettermi da parte? - Lui rimase in silenzio incapace di proferire parola.
- Vi stavate autodistruggendo. Papan non riusciva a perdonarsi per aver permesso che la signora Lavina se ne andasse, vedeva in te il suo fallimento e non riusciva a fare altro che allontanarti. Per reazione tu ti sei isolato, hai visto nei suoi comportamenti un’accusa a tuo carico. La verità è che tutti e due vi siete addossati colpe inesistenti. Tua madre ha deciso da sé che come comportarsi, voi non avreste potuto fare nulla. -
Non dissero altro. Gokudera aveva sentito qualcosa spezzarsi, rompersi, aveva avuto come l’impressione di essersi svegliato da un lungo incubo. La sua mente lavorava frenetica, cercava di riordinare tutti i pezzi del puzzle, tutte le parti sconnesse della sua vita per ricavarne una unica, una vera.
Si coprì gli occhi, stanco, svuotato ma consapevole e finalmente cosciente di se stesso e delle sue possibilità, si rese conto di non essere più succube ma pronto alla battaglia. La tempesta infuriava nella sua testa e anche il cielo si stava oscurando pian piano.
 
“Tempesta è Pioggia e Vento.
Tempesta è voglia di combattere.
Tempesta è sconvolgimento.
Tempesta ti costringe a cambiare.
Tempesta è lotta, non si può fermare.
 
 





Angolino della beta:
Ciao a tutti! E’ da una settimana che penso a cosa scrivere in questo angolino e niente, dato che l’autrice mi ha dato carta bianca eccomi qui:
volevo solo dire che betare questa storia si sta rivelando davvero interessante, un po’ perché non è un lavoro faticoso, mi sto divertendo, un po’ perché mi sto seriamente appassionando a questa storia, la leggo col cuore in gola, penso che l’idea di partenza sia stata sviluppata veramente bene e, no tesoro non sono di parte, questi capitoli a me piacciono, e anche parecchio. Sei brava, brava, hai capito? Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia capitolo per capitolo e lasciano una recensione in modo da farci conoscere la loro opinione, il vostro sostegno è importantissimo e il sorriso che si dipinge sulla sua faccia quando legge i vostri pensieri sarebbe da fotografare.
Passo e chiudo,  Aihara. <3
 
 

Reine_De Poiters ahahaha sì è vero, dovrebbero ritirare la patente a Dino! Comunque dai, ci salirei in macchina con lui! Le mie frasi finali ringraziano, si sono commosse anche loro leggendo quanto ti sono piaciute! ;) Ti ringrazio per quello che hai scritto, Asso è una bella gatta da pelare, spero di essere riuscita a farvi percepire la sua condizione di instabilità mentale. Hai scritto che i personaggi non sono andati OOC, be’, vedremo cosa ne pensi di questo sesto capitolo, sono curiosa di conoscere la tua opinione. Ciao! :)
 
Kyote Dino è molto spericolato, ma ci piace anche per questo! Sì, potresti usarlo come confronto per tua madre: quindi è universale il fatto che le madri pensino che i figli guidino in maniera troppo imprudente!
Hai capito tutto, stai cogliendo perfettamente tutte le sfumature del racconto. Spero con questo capitolo di aver chiarito ulteriormente le questioni in sospeso e di aver dato nuovi elementi per comprendere meglio il passato del nostro Gokudera. Aspetto la tua recensione nel prossimo capitolo, grazie mille! :)
 
Musa07 *si accoda al minuto di silenzio in adorazione di Dino* Il nostro Cavallone è sempre fantastico, in ogni situazione! Sono molto felice che tu abbia trovato kawaii le mie frasi finali, ti ringrazio tanto per i commenti e aspetto di sapere cosa ne pensi di questo sesto capitolo =)
 
Rebychan E con te tocco il cielo con un dito, mi ha fatto tantissimo piacere sapere che sono riuscita a coinvolgerti e a farti provare tutto il mix di emozioni che mi hai descritto! Mi fa molto piacere che anche a te piacciano le mie frasi finali (le frasi finali sono molto vanitose! Ahahah) Spero che anche questo sesto capitolo ti piaccia, attendo tue notizie! Ciao! =) 

Ringrazio chi ha letto, commentato, aggiunto tra le preferite/ricordate/seguite. Il vostro sostegno è importantissimo! Grazie ancora, al prossimo capitolo ^w^ 

 

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Capitolo 7
*** Alfa e Omega ***


Salve a tutti!
Sono tornata. Perdonate questa settimana di assenza, sono stata braccata da degli Shinigami capitanati da Ken il guerriero che volevano da me il Santo Graal che Yukimi aveva detto loro essere in mio possesso, notizia falsa messa in giro da Doremi perché… ma non stiamo qui a perderci in inutili facezie.
Questi ultimo capitoli sono tutti per lui. Oramai ci siamo: tutto, o quasi, ciò che potevo dire riguardo Gokudera e suo padre è stato detto. Vi ho parlato del suo senso di colpa, del padre che si struggeva per non essere stato in grado di stare vicino all’amata, di Bianchi che faceva da spettatrice inerme in attesa di una qualsiasi ripresa di coscienza da parte dei due. Sta volta ho dato spazio al NOSTRO Hayato, al ragazzo scorbutico che tutti amiamo, quello che prende in mano la vita e non si lascia schiacciare: un Gokudera finalmente libero di essere quello che vuole.
Ho voluto dare stavolta un tono più spiritoso, tuttavia con vene nostalgiche sparse qua e la. All’inizio uno scambio epistolare tra l’italiano e Yamamoto, poi il pezzo di storia vero e proprio che verrà approfondito e arricchito. I post scriptum a fine lettere sono in italiano perché frasi che loro due si scrivono in italiano. 
Ma mi sono dilungata troppo, ahah. Ora senza più indugi, vi lascio alla lettura.
Buon divertimento.
 
 P.S. Un grazie infinito alla mia adorata beta. Ha letto tre differenti versioni di questo capitolo con una pazienza infinita <3
P.P.S I ringraziamenti a fine pagina.





 
Caro Tak   Caro Yamam
 
Ehi, idiota del baseball.
Si, così va molto meglio.
Coma va in Giappone? Se non mi sbaglio le partite sono già iniziate. Sono riusciti quegli inetti a farti fuori?
Scommetto di no, mancano di incentivi, quegli sfaticati, e mancano anche le mie bombe, certo.
Parliamo di cose importanti. Come sta il mio adorato Decimo? Mangia regolarmente? Dorme? Il lavoro? Tu e quei tipi non gli state dando fastidio, vero? Perché se è così preparatevi a subire la mia ira funesta! Nessuno può disturbare la pace del nostro Boss.
Ah, ho visto Reborn pochi giorni fa, ma ovviamente non mi ha detto  niente di quello che succede dalle vostre parti.
Che razza di comportamento: io sono qui in Italia, lontano oceani e continenti dal mio adorato Boss, e l’unica cosa che fa è mettersi a dormire proprio mentre parliamo. Ci credi? È assurdo. Sul serio quel bambino a volte mi preoccupa, mah.
Comunque è da un po’ che non ci si sente eh? Ormai sono in Italia da un mese e mezzo. Non mi pare vero, mi sembra di essere qui da secoli.
Abbiamo sistemato praticamente tutto. Bianchi è ufficialmente subentrata a capo della Famiglia e ha subito stretto alleanza con il Nono.
Oh, lui e Dino ci hanno perfino dato una mano a ricostruire la villa.
Le cose con nostro padre vanno bene. I dottori gli stanno facendo assumere dei medicinali che tengono sotto controllo la malattia e anche il crollo psicologico sembra essersi arginato, forse per la vicinanza mia e di Bianchi. Quando si è svegliato dal coma mi ha addirittura riconosciuto. Si, bè, all’inizio non era facile per niente, non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi.
Stiamo ricominciando a muoverci, a poco a poco. Mia sorella sta facendo un lavoro ottimo e per quanto riguarda me faccio da tuttofare finché le cose non funzioneranno al cento per cento.
Ehi! Ora che ci penso, Mukuro e Hibari non stanno importunando il Decimo vero? E la scemucca? Accidenti! Yamamoto ti ordino di tenere a bada quegli idioti fino al mio ritorno! Povero Decimo, solo con quel branco di animali… non è giusto!
In realtà non so nemmeno perché ti ho scritto. Be, quel che è fatto è fatto.
Okay. Questo è tutto.
Ci si vede, sente, quelle robe lì. Ciao!
 
Gokudera
 

 
Ehi Gokudera!
Va tutto benissimo tranquillo. No, mi dispiace deluderti: stiamo andando “all’estremo” non so se intendi.
Siamo più o meno a metà campionato, per me sarà l’ultimo al liceo. Sento già la nostalgia. Comunque faccio sempre del mio meglio!
Tsuna e gli altri vengono sempre a fare il tifo per me (Ah: mangia, beve, dorme, lavora e sta tranquillo. Non ci crederai, ma Ryoei sta aiutando tantissimo a mantenere i rapporti diplomatici con le altre famiglie. Tsuna lo manda spesso in ambasciata) e davvero, c’è il nostro caro responsabile della disciplina che tiene tutti a bada: anche alla scorsa riunione ha quasi preso a calci il povero Lambo, fortunatamente il Boss si è messo tra di loro.
Reborn è Reborn, ormai dovresti averlo capito. Non mi sorprende più di tanto quello che mi hai scritto!
Infatti! Non ti fai sentire da troppo! Ma va bene così, sapevo che prima o poi ti saresti fatto sentire e questo mi bastava. Mi chiedevo solo quanto avrei dovuto aspettare, esattamente, per sapere se fossi ancora vivo o meno. Mi fa piacere sapere che lì sta andando tutto bene, sia con Bianchi che con tuo padre.
Era palese che saresti riuscito a sistemare tutto, tu non ti smentisci mai.
A proposito di Reborn, ogni volta che va in Italia - e ultimamente ci sta andando spesso - non ci dice mai niente di quello che succede lì!
È davvero uno strano bambino.
Gokudera, scrivimi pure quando vuoi, anche se è solo per insultarmi o per chiedermi di Tsuna.
Mi manchi.
 
Yamamoto

 
 
Sasagawa diplomatico?! Ma che sta succedendo lì? Mi prendo un breve congedo e scoppia la rivoluzione!
E Hibari che fa da controllore invece non mi sorprende, sempre il solito psicopatico asociale.
Bene, allora Reborn mi sta isolando volontariamente, ma che bello! Ci dovrò fare due chiacchiere quando torna con quel piccolo infame.
E poi un mese e mezzo non è tanto per scrivere… no lascia perdere, sto dicendo stronzate. Un mese e mezzo è un sacco di tempo.
Se ripenso a tutto quello che è successo da quando mi hai trovato alla fermata. Ma è successo davvero? O sono semplicemente tornato in Italia per non si sa quale arcano motivo? Vorrei tanto tornare, purtroppo ho ancora tanto da fare.
Non credevo che ci volesse tanto lavoro per far riconoscere Bianchi alle altre famiglie. Ora stiamo organizzando una riunione con tutti i capofamiglia per la presentazione ufficiale. Non puoi immaginare l’agitazione che c’è in giro. Sto tutto il giorno a urlare mentre mia sorella firma scartoffie e incontra persone a non finire, con me come presente in qualità di guardia del corpo, ovvio. Mi sta sfruttando gratis quella strega.
E non scrivere cose sdolcinate fuori luogo, idiota.
 
Gokudera
P.S. Mi manchi anche tu, idiota.

 
 
Gokudera, ti sei dimenticato il “Caro Yamamoto” all’inizio.
Ti sconvolge così tanto sapere che Ryoei ha delle buone doti diplomatiche? È  andato due volte in Italia in missione dai Varia ed è tornato vivo
(Ricordo la presenza nel gruppo di un certo Xanxus).
Direi che tutto quello che è successo è stato una fortuna nella sfortuna. Se non ti avessi visto quel giorno chissà che casino sarebbe successo! E poi noi due
Non so quanto ti convenga tornare. Il Nono è stato così ispirato dalla tua storia che ha deciso di cedere il posto a Tsuna non appena finito il liceo e anche qua stiamo organizzando la cerimonia di passaggio. E il signor Sawada e Reborn non sono minimamente d’aiuto. Ah, comunque è per questo che stanno andando così spesso in Italia, lo abbiamo scoperto giusto qualche giorno fa.
Scherzi a parte, non vediamo l’ora che torni da noi. Anche se nessuno lo dice apertamente, la tua assenza pesa a tutti. Anche in classe sono preoccupati per te, sai? Non farti attendere troppo.
 
Yamamoto
P.S. Ti avevo detto che sto studiando italiano?
 
 
“Caro Yamamoto”? Non prendermi per il culo. Al massimo “Brutto idiota”.
Devo ammettere che sono affascinato. Trattare con Sua Altezza Ho Il Mondo Ai Miei Piedi non è semplice.
AVETE DECISO DI FARE LA CERIMONIA SENZA DI ME?! E REBORN NON MI HA DETTO NULLA! MA IO FACCIO ESPLODERE QUALCUNO!
È importantissimo! Devo esserci assolutamente, cascasse il mondo non posso stare lontano dal Decimo in un momento così importante! Al diavolo mia sorella, prendo il primo volo e sono subito li. In aereo dovrei riuscire a buttare giù qualche schema su come si dovrebbe svolgere la cerimonia.
Sentono la mia mancanza? Bene. Giappone, sto arrivando!
Che volevi scrivere? E poi noi due, cosa? Se devi scrivere una cosa scrivila e basta,odio i giri di parole e le esche gettate a vuoto.
io Non ho dimenticato. Sono successe tante cose, mi sento sotto pressione. Sto riordinando le idee, piano. Non posso fare altro per ora.
 
Gokudera
P.S. Cazzo
 


Gokudera non fraintendere. Devi prima pensare a te stesso. Il tempo non è un problema.
 
Yamamoto
P.S. Il Decimo Boss dei Vongola e i suoi Guardiani ti porgono i loro saluti.
Che ti dicevo?
 

 

Il Decimo mi manda suoi saluti? Che gioia!
Un momento, questo vuol dire che gli hai detto che siamo in contatto? Cazzo Yamamoto ti ammazzo! Chissà che avrà pensato di me! Non sono degno di essere il suo braccio destro. Ora si sarà scuramente offeso per questo mio comportamento inspiegabile. Scrivo a un inetto come te e non ho scritto a lui.
Che tragedia! Non vorrà più avermi vicino!
 
- Signorino Hayato, è appena arrivata una lettera per lei. -
- Grazie, può andare. -
 
Dimenticavo, prima che ti venga una crisi isterica pensando alla remota possibilità che Tsuna sia talmente arrabbiato da non volerti più vedere né sentire, voglio tu sappia una cosa. Tsuna è felicissimo di sapere che ti stai tenendo in contatto almeno con me, quindi non devi preoccuparti se non gli hai scritto, lo sai, capisce perfettamente la tua situazione difficile. Si augura di vederti per la cerimonia comunque.
Con la speranza di non trovare una bomba nella prossima lettera,

Yamamoto


 
 
Il Decimo mi manda suoi saluti? Che gioia!
Un momento, questo vuol dire che gli hai detto che siamo in contatto? Cazzo Yamamoto ti ammazzo! Chissà che avrà pensato di me! Non sono degno di essere il suo braccio destro. Ora si sarà scuramente offeso per questo mio comportamento inspiegabile. Scrivo a un inetto come te e non ho scritto a lui. Che tragedia! Non vorrà più avermi vicino!
Io ti ucciderò. Molto lentamente e in modo estremamente doloroso. Sappilo. Non scherzo. Sto venendo a prenderti.

Gokudera
 

 
Yamamoto lasciò scivolare delicatamente il foglio sulla scrivania ridacchiando. Si poggiò allo schienale della sedia e si stiracchiò, sorrise riprendendo la lettera. Era passato un mese da quando Gokudera gli aveva scritto, due e mezzo da quando si erano lasciati in Italia. Si, perché lui era rimasto lì, lontano da loro, lontano da tutti.
Sembrava dovessero tornare a casa, invece poco prima della partenza era entrato in camera sua dicendogli che non sarebbe partito.
- Ho parlato con il Nono e il Decimo. Mi hanno concesso il permesso di stare qui finché non sarà tutto  sistemato. Quando non ci saranno più problemi potrò ripresentarmi degnamente di fronte a tutti i guardiani, fino ad allora resterò qui e aiuterò Bianchi. -
Era rimasto bloccato davanti alla borsa ancora sfatta, riuscendo solo a guardare l’altro, vicino alla porta, con le braccia dietro la schiena e gli occhi che continuavano a muoversi da lui al pavimento. Gli aveva sorriso, lo aveva abbracciato e gli aveva sussurrato qualche parola all’orecchio, poi se n’era andato.
Quelle lettere erano l’unica forma di contatto avvenuta in quei mesi. Non che non si potessero sentire o altro, no, solo che a loro andava bene così.

Ripensandoci il fatto che l’italiano gli avesse scritto era insolito. La prima lettera lo aveva sorpreso così tanto da avergli fatto credere che si trattasse di una nuova emergenza. Scosse la testa per scacciare quei pensieri e ripose con cura quell’ultimo foglio nel cassetto in alto della scrivania, dove teneva tutte le cose preziose; l’italiano gliel’avrebbe fatta pagare, lo sentiva.
Quel pomeriggio avrebbe avuto una riunione con Tsuna e gli altri, presenza obbligatoria aveva detto il Boss.
Indossò il completo elegante (Preso sotto suo ordine), lasciò aperto il primo bottone della camicia (Cosa che lo faceva infuriare), rinunciò alla cravatta che non voleva saperne di farsi annodare decentemente (Compito che spettava a lui) e dopo un’ultima occhiata allo specchio uscì.
La prima volta che avevano indetto una riunione si era presentato in jeans e maglietta e Gokudera lo aveva quasi strozzato.
- Anche Sasagawa è in completo! E lui è più idiota di te! - Gli ripeteva in continuazione.
“Forza Takeshi, non ci pensare troppo” Si ripeté più volte entrando nel quartier generale.
Fortunatamente da quando erano tornati avevano ridotto quegli incontri al minimo indispensabile, considerando i vari preparativi.
Continuava a camminare, mentre  stringeva forte ciò che teneva nella tasca della giacca, un pacchetto di sigarette dello stessa marca che fumava lui.
Ne prese una avvicinandola alle labbra, inspirando profondamente. Era un vizio che si era preso tornato dall’Italia, un impulso improvviso a cui non aveva saputo resistere. Sospirò stancamente pensando alla riunione che lo aspettava.
Nell’ultimo periodo erano diventate uno strazio, soprattutto perché Lambo non riusciva a mascherare la mancanza che sentiva per il suo Stupidera, creando a volte dei momenti abbastanza malinconici. Buttò la cicca in uno dei cestini fuori dal quartier generale e facendosi forza entrò.
Due corridoi a destra, uno a sinistra, sempre dritto. L’ultima stanza a destra era la sala riunioni. Spaziosa, confortevole e con una bella vista. Al tavolo rettangolare erano già seduti Ryoei e Lambo, Hibari probabilmente si sarebbe fatto vedere alla fine come al solito, mentre Chrome sarebbe arrivata con Tsuna.
Quel giorno Yamamoto non seguì benissimo quello che Firmamento e Sereno dicevano a proposito di rapporti e avvenimenti vari. Continuava a fissare l’ampia parete in vetro, o un punto imprecisato fuori, senza curarsi del resto. Solo dopo momenti interminabili si riscosse. Aveva sentito qualcosa, dei passi che si avvicinavano. Niente di strano se non si pensava che in quell’ala dell’edificio era vietato entrare.
Abbandonò la sua posizione preferita, testa appoggiata alla mano, e senza farsi notare strinse l’impugnatura della katana; in fondo poteva anche essere un falso allarme. Continuò a tendere l’orecchio, notando un sorriso strano sul volto del Boss che continuava a parlare incurante. Aumentò la stretta sull’elsa e assottigliò lo sguardo. Secondo dopo secondo il rumore si faceva sempre più vicino finché si fermò: chiunque fosse, ora stava dietro la porta. La maniglia scattò e la porta si aprì piano. Yamamoto sgranò gli occhi, gli altri sorpresi si erano alzati ed ora circondavano il nuovo arrivato.
- Scusate il ritardo, ci sono stati problemi con l’aereo. -




Musa07 Ciao! Grazie per la tua recensione, sono felice che questo capitolo ti sia piaciuto, è stato abbastanza complicato scrivere la storia di Hayato. Come hai visto adesso la situazione è cambiato, con questo piccolo salto temporale, spero che lo scambio di lettere tra i nostri due protagonisti ti abbia divertito ma soprattutto che tu sia contenta di assistere al ritorno dei litigi tra loro due! :) Ti saluta anche la mia beta! Spero di sentirti anche al prossimo capitolo ;) 

Reine_DePoitiers Ciao! Non sai quanto mi renda felice quello che mi stai dicendo. Sono contenta che tu abbia apprezzato il modo in cui ho reso i personaggi, visto che ero un po' preoccupata, adesso mi sento molto più tranquilla. Ti dirò la verità, è Bianchi la vera protagonista ahahaha! Scherzi a parte, Gokudera e Yamamoto mi hanno ispirata tantissimo, ed è proprio grazie a loro che sono riuscita a scrivere così, i comportamenti che hanno avuto nella storia si sono praticamente scritti da soli, io ho solo voluto dare risalto agli aspetti che nel manga secondo me erano un pochino trascurati. Spero di leggere la tua recensione nel prossimo capitolo, ciao! :) 

Kyote Ciao! Oddio, appena ho letto il tuo basta mi sono spaventata ahaha! Comunque, è difficilissimo risponderti perché hai capito perfettamente tutto quello che io volevo trasmettere con questa storia! Sono io quella felice di leggere i tuoi commenti, non posso dire niente, hai compreso benissimo il rapporto complicato che ho descritto. Sì, purtroppo Lavina, anche non volendo, è stata la causa scatenante di tutto. Pensando di fare del bene ai suoi cari lasciandoli, ha involontariamente scatenato un effetto-domino. Riguardo alla parte che ti ha fatto tanto scaldare il cuore - e che lo ha fatto scaldare anche a me quando ho letto il tuo commento, - ho voluto fare un parallelismo con il secondo capitolo, invertendo i ruoli, appunto stavolta è Gokudera che ammira Yamamoto mentre prima è stato Yamamoto ad ammirare Gokudera. Sono dell'opinione che l'elemento pioggia sia quello perfetto per Yamamoto, lui è la pioggia tranquilla di cui tutti hanno bisogno per riflettere e ritrovare la calma e trovo che sia adattissimo per calmare la tempesta interiore di cui è guardiano Gokudera. Risposta della beta: Ciao! Grazie mille :3 Prometto che continuerò a sostenerla, anche perché sono convinta che questa storia sia davvero bella, ti giuro mi sto appassionando! Prometto che non ricorrerò alla violenza... o forse sì. No okay, no. Vediamo. Ancora grazie e al prossimo capitolo! :) 

Rebychan Ciao! Che dire, anche qui è difficile rispondere, hai afferrato perfettamente tutti gli aspetti della storia, che volevo descrivere. Per quanto riguarda Lavina, credo che ogni madre avrebbe fatto la stessa cosa per il proprio figlio, anche se la descrizione nel manga è minima, l'ho trovata comunque una donna molto forte e molto coraggiosa che pur di non essere di peso per la famiglia decide di abbandonarla, anche se potrebbe essere interpretato come un atto di debolezza o di codardia. Grazie per aver commentato, spero di leggere la tua recensione anche nel prossimo capitolo! :) 


Ringrazio tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto ai preferiti/seguiti, ci vediamo giovedì prossimo! :) 
Angolino della beta: 
Dovevamo aggiornare ieri, ma è stata colpa mia quindi chiedo scusa! >w< Mia sorella ieri sera mi ha costretta a studiare per la verifica di storia, ignorando la scadenza della pubblicazione, mi ha minacciata, segregata per tutta la notte, signori, questa è violenza! (Lil_chan: si chiama vendetta sorella, tu mi picchi per scrivere? Io ti picchio per studiare!) No okay, in realtà sono stata molto impegnata ma cercherò di evitare altri spiacevoli ritardi nel betare questa storia che amo <3 Grazie per il vostro sostegno, ciao a tutti! :) 

 

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Capitolo 8
*** Gravità ***


Ed eccoci qua, il nostro ultimo appuntamento per questa fan fiction.
Mamma mia che emozione! E che tristezza… devo dire però che mi sono divertita, tanto, a scrivere e a farvi leggere questa piccola storia.
Ho scritto tutto quello che mi sentivo di affrontare, anche se brevemente, e dall’affetto che avete dimostrato dovrebbe essere uscita una cosuccia anche abbastanza decente.
Ci sono due cose che ho evitato di proposito di fare e una sicuramente l’avrete notata: parlo del nome del padre di Gokudera e Bianchi. Non avergli dato un nome ha assunto il significato della volontà di Gokudera di dimenticare quella parte del suo passato. Non so se mi sono spiegata bene… diciamo che il nome avrebbe reso più reali i ricordi che lui voleva dimenticare.
La seconda è invece più sottile: il significato dei titoli dei singoli capitoli. Forse avrei dovuto scriverlo volta per volta, ma ho preferito vederli tutti assieme. Usando le parole della mia adorabile beta tutti insieme formano una specie di climax che parte da un semplice rannuvolarsi fino ad arrivare a una tempesta vera e propria (Cap. 1,2,3: Nuvole, Preludio di Tempesta e Uragano). Per quanto riguarda i cap 4 e 5 rispecchiano la condizione di Gokudera e cioè il controllo mentale che gli impedisce l’autocontrollo e che lo fa vagare nel buio (Notte Oscura) e i momenti di lucidità che arrivano improvvisi in questa cortina oscura che è la sua mente (Pioggia di Meteore). Il cap 6 (Alba silente) è la rinascita simboleggiata appunto da un nuovo giorno che sorge e con esso nuove forze e nuove convinzioni, mentre il cap 7 (Alfa e Omega) è un riferimento alle stelle del Tanabata e alla lontananza tra i nostri due Guardiani. Per questo capitolo che devo dire? “Gravità” parla da solo: l’attrazione che c’è non solo tra i nostri cari Vongola, ma tra loro e Tsuna, come un puzzle che si completa incastrando tra loro i vari Guardiani. Non dimentichiamo le loro affinità!
Ma quanto ho scritto! Ragazzi vi lascio più che volentieri. Buona lettura!
 
P.S. immancabile ringraziamento alla mia adorata beta.
P.P.S. ringraziamenti e risposte ai commenti alla fine.

 


 
Valigie: okay. Documenti: pronti. Giacca: sul letto. Agitazione: presente da una settimana più o meno.
Gokudera indugiò a proposito della foto sulla scrivania, indeciso se portarla con sé o meno. La sollevò e togliendola dalla semplice cornice la mise in un libro che andò a finire nel suo bagaglio a mano. Diede un’ultima occhiata in giro per controllare di non aver dimenticato nulla e una volta sicuro finì di vestirsi per il viaggio. Finalmente sarebbe potuto ritornare. Finalmente. Dopo tre mesi avrebbe potuto lasciare l’Italia e rivedere il Decimo, i Guardiani, Haru Kyoko, effettivamente non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma gli erano mancati.
- Hayato sei pronto? Dino ti aspetta all’aeroporto. -
Bianchi fece capolino dal corridoio rimanendo sulla porta. Guardava il fratello di spalle recuperare le sue cose e tentare faticosamente di trascinarle fuori. Era cresciuto parecchio e non solo fisicamente, lo si poteva notare chiaramente dai suoi occhi: non più tempesta interiore, ma forza pronta a proteggere e combattere. Ridacchiò e mossa a pietà dagli inutili tentativi, lo aiutò a trasportare i troppi bagagli.

- Per fortuna è un aereo privato, altrimenti avresti dovuto rimandare la partenza. -

- Zitta e aiutami. Non sei per niente divertente. -

Finalmente riuscirono ad arrivare all’ingresso dove la macchina li attendeva.
- Sei sicura di non voler venire adesso? - Domandò il ragazzo mentre l’autista caricava i bagagli.
- Sono sicura, non ti preoccupare, - lo abbracciò di slancio, sorprendendolo – sei cresciuto, te la caverai benissimo anche senza di me. -
L’argenteo rimase perplesso. Ripensò a quelle parole durante tutto il viaggio. Era davvero cresciuto? Effettivamente si sentiva cambiato. Erano successe tante, troppe, cose che lo avevano condizionato nel bene e nel male.
A partire da quel giorno di pioggia, alla notte in ospedale e anche tutto il lavoro fatto in quel periodo lontano dal Giappone. 
Poi per la prima volta aveva avuto un padre, anche se a pezzi.
- Ehi, Gokudera ci siamo quasi. Dovremmo prepararci. -
Dino lo guardava sorridendo allegro e la cosa non gli piaceva affatto. Soprattutto perché quel sorriso nascondeva, ma neanche tanto, una certa malizia probabilmente dovuta – solo probabilmente - al fatto che la dolce Bianchi si era premurata di raccontare al biondo della notte tra lui e… cioè quando… non era successo assolutamente nulla però…
“Sorella, ma cucirti la bocca, mai?”
Pensò prendendo il completo e andando a cambiarsi esasperato. Fece con tutta calma e quando tornò erano già visibili le coste del Giappone.
Si lasciò sfuggire un verso di stupore, di emozione, di non sapeva nemmeno lui cosa. Sapeva solo che era tornato, finalmente.
Cercò di mantenersi più calmo possibile, ma sentiva ormai quell’aereo sempre più stretto e soffocante , piccolo e angusto.
Il suo nervosismo e l’impazienza erano comunque tangibili, cosa che fece sghignazzare ancora di più il Cavallone. I suoi occhi brillavano scrutando le case e i palazzi sempre più vicini e infine la pista d’atterraggio. Avvertì un brivido lungo la schiena non appena sentì il carrello poggiare al suolo, qualcosa di caldo espandersi nel petto.
Anche in macchina guardava con interesse le strade familiari di Namimori, riconoscendo luoghi e locali e vie "Passando qui si va alla scuola media, di qua al ristorante, li invece abitavo prima". Svoltarono in una viuzza e uscirono dalla cittadina, davanti a loro il quartier generale dei Vongola.
 

Passo dopo passo, ci si avvicinava sempre di più. Nella sala gli ignari non si aspettavano il suo arrivo e la cosa lo divertiva parecchio. Il rumore dei passi rimbombava nel corridoio deserto, affrettati dall’emozione. Ancora pochi metri ed ecco la porta cercata. Abbassò la maniglia e lentamente aprì la porta, un sorriso allegro sul volto.
- Scusate il ritardo, ci sono stati problemi con l’aereo. -
Vide uno a uno i ragazzi alzarsi e venirgli incontro per salutarlo, Tsuna per primo lo abbracciò salutandolo.

- È fantastico che tu sia venuto Dino-nii! -

Anche Yamamoto, riprendendosi dallo stupore, si unì agli altri. Sul suo viso si vedeva chiaramente, anche se minima, una traccia di delusione: ci aveva sperato, nonostante tutto.
- Calma, calma. Prima di iniziare, Yamamoto mi andresti a prendere la borsa dalla macchina? Ho dei documenti da consegnarvi da parte di… del Nono. -
Le espressioni sui volti dei capi-famiglia erano pressoché identiche: ghigni di pura perfidia.
Il moro annuì titubante e uscì, sospirando chiudendosi la porta alle spalle. Prese sigarette e accendino dalla portandone una alle labbra. Non fece a tempo ad accenderla che lo vide. Poggiato al cofano della macchina, giacca e cravatta impeccabili, capelli raccolti in un codino basso che gli dava l’aria da ribelle così in contrasto con l’abito scuro, fumava tranquillo come se non avesse visto l’altro arrivare.
- Come al solito non ti sei messo la cravatta. Idiota. -
Quel suono, il suono della sua voce, mandò letteralmente in tilt il suo cuore.
- E poi da quand’è che fumi? - Chiese notando cosa teneva tra le mani.
Gokudera non attese risposta, che tra l’altro lo spadaccino non sembrava intenzionato a dargli, e si avvicinò, buttando la sigaretta consumata a terra per poi spegnerla. Si fermò a pochi centimetri, gli occhi incatenati da una qualche forza magnetica. Notò solo di sfuggita Yamamoto liberarsi di ciò che aveva in mano, ma sentì chiaramente il corpo stretto tra le sue braccia e le labbra prese d’assalto dalle gemelle. Fu un bacio irruento e mozzò il fiato a entrambi. Si separarono dopo quella che parve un’eternità, senza lasciarsi andare, l’argenteo era prigioniero del compagno.
- È tutta colpa tua. Solo e soltanto colpa tua. -
- Che diavolo ti prende?-
L’italiano lo allontanò per guardarlo in faccia: era serio e pareva anche molto preoccupato.
- Le espressioni seriose non ti si addicono, idiota. Lasciale a me. -
Il dinamitardo lo baciò di slancio liberandosi improvvisamente, sorprendendo Yamamoto e facendolo sbilanciare all’indietro. Separandosi, si trovarono fronte contro fronte. Sorridevano entrambi, stretti l’uno all’altro e senza la minima intenzione di lasciarsi.
- Te l’ho detto. È tutta colpa tua. Da quando ci siamo separati in Italia sono diventato strano. Ho iniziato a fumare! Anche se credo che… non ne avrò più bisogno. -
- Non dare a me la colpa per la tua stupidità! - Disse indignato l’argenteo scatenando le risa del moro.
Yamamoto accarezzava il viso di Gokudera, sorrideva dolcemente e ogni tanto lo baciava ora sulla guancia, ora sulla fronte, sulle labbra sul naso, ovunque potesse arrivare. Miracolosamente, il Guardiano della Tempresta si prestava a quelle attenzioni senza troppa riluttanza e anzi, ricambiando.
 

Nel frattempo, all’interno della sala riunioni..
- Dino-nii hai sistemato tutto? -
- Certo! Se hai l computer ci possiamo collegare alla telecamera e vedere cosa fanno. -
- Perfetto! -
- No! Guarda! Guarda! Non credevo Gokudera arrivasse a prendere l’iniziativa. -
- E io non immaginavo che Yamamoto potesse essere così passionale… -
- Era ora! Sono felice per loro. -
- Già, ma, accidenti! Se ne vanno. -
 

I due Guardiani si allontanarono dal quartier generale. La città non era distante, percorsero un breve tratto e si trovarono subito in città.
Presero tutte le strade secondarie, allungando di molto il tragitto. Gokudera camminava davanti al moro con un’espressione indecifrabile in volto che con tutta calma gli si affiancò, stringendo forte la sua mano. L’argenteo evitò costantemente di guardare in faccia l’altro, imbarazzato.
- Sei un idiota. - Sussurrò, ma abbastanza forte da farsi comunque sentire. Strinse più forte la presa non degnando più il compagno di una parola; finalmente arrivarono a casa dello spadaccino.
Ritrovarsi nella camera di Yamamoto diede all’italiano una strana sensazione mista tra dejà vu e imbarazzo: l’ultima volta che ci era stato era scappato nel cuore della notte.
Il Guardiano della Pioggia lo guardava seduto vicino alla scrivania, l’italiano tirò fuori il pacchetto di sigarette e dopo avergli fatto una smorfia ne accese una aprendo solo dopo la finestra, giusto per dargli fastidio lasciando che l’odore del fumo rimanesse nella stanza.
Sentiva gli occhi dell’altro bruciargli addosso, provocandogli i brividi lungo la schiena. Gokudera aspirò l’ultimo tiro e si sedette sul letto, invitando poi l’altro a raggiungerlo. Schiena al muro, Yamamoto si trovò la testa dell’argenteo poggiata alla spalla, passò un braccio attorno alla sua vita attirandolo di più a se.
- Ho come l’impressione che a forza di stare con me, tu stia diventando quasi, come dire, tenero. -  Lo prese in giro, beccandosi un pungo al fianco.
- Scusa, scusa. Stavo solo scherzando. -
Il silenzio tra loro era un fondamentale che non poteva essere messo da parte. In questi momenti sapevano meglio di chiunque altro che quello che davvero importava non erano parole vuote, ma una mano amica che ti stesse vicino e che sapesse ascoltare. Adesso però era giunto il momento di mettere tutte le carte in tavola.
- Questo posto non è cambiato per niente. -

- Cosa ti aspettavi? Sono passati solamente tre mesi. -

L’argenteo lo guardò torvo, imbronciato – E’ un’eternità invece. Pensa a ciò che è successo a noi. Io ho vissuto in Italia, mio padre mi ha riconosciuto, Bianchi sta per essere riconosciuta, il Decimo sta per prendere il posto del Nono, e poi, papan è morto. -
Yamamoto lo strinse forte a se accarezzandogli la schiena.
- Quando mio padre si è svegliato mi ha riconosciuto. – Cominciò Gokudera - Per la prima volta mi ha chiamato con il mio nome e mi ha sorriso. Era un lapsus temporaneo, ma anche se per poco sono stato Hayato per lui. – Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso al ricordo di quando, appena sveglio, gli aveva stretto il braccio e lo aveva chiamato. Aveva visto per la prima volta nei suoi occhi un fuoco che non aveva mai visto prima.
- Poi è morto. È successo una mattina, all’improvviso. Sapevamo di non poterlo evitare, ma è stato comunque strano. Da subito io e Bianchi ci siamo addossati completamente la responsabilità di mandare avanti la Famiglia, abbiamo lavorato giorno e notte per sistemare tutti i casini che aveva fatto. È stato divertente vedere i suoi scagnozzi spaventati a morte da noi due. - Risero entrambi, piano.
- Fare il capo non è stato per niente facile. Non facevamo che pensare al Giappone, al Decimo e a Reborn. Sentivo che lasciati soli avreste combinato dei veri disastri, ma ve la siete cavata bene a quello che dicono. -
Yamamoto rise ancora.
- Sì. Ce la siamo cavata benissimo tra riunioni dimezzate, Lambo che faceva il diavolo a quattro perché voleva vederti, Reborn che ci faceva lavorare come schiavi tutti i giorni… devo continuare? È stato un incubo! - Disse improvvisamente serio –soprattutto perché tu non c’eri-
Lo spadaccino adorava far arrossire l’argenteo. Il suo volto imporporato e imbronciato era una visione dolcissima di cui si sarebbe beato in eterno.
Sorridendo di nuovo gli accarezzò le labbra, gli occhi sfuggenti del Guardiano che non volevano saperne di guardarlo. Si avvicinò piano, sfiorandogli il viso portandosi sempre più vicino.
- Mi sei mancato, Hayato. -
Fu un bacio dolce e violento allo stesso tempo. C’era tutto quello che in quei mesi di lontananza non si erano detti e anche molto di più. Perché per loro era sempre stato così: le parole erano superflue, ciò che contava erano i fatti. Gokudera per una frazione di secondo parve trattenere la felicità. Iniziò invece a sbraitare arrabbiato, tempestando di pugni e urla il ragazzo ottenendo come unico risultato quello di farlo ridere. I sorrisi di entrambi non accennavano a volersi spegnere, una nuova volontà era nata nei cuori dei due Guardiani, una volontà che volevano rispettare a tutti i costi. Mentre cadevano distesi sul letto nella mente di entrambi riecheggiava il ricordo di una promessa, la stessa che si erano fatti prima in quella camera e di nuovo in Italia.
 
 “Ti aspetterò.
Sarò lì per te, sarò lì con te, sarò accanto a te.
Sarò ciò di cui avrai bisogno, tutto quello che vorrai.
Anche se ci volessero giorni, mesi o anni.
Anche se fossimo lontani pianeti e galassie intere.
Ti aspetterò. E sarà per sempre.”
 
- Per sempre? -
- Sì. Per sempre. -
- Chiamo il mio trafficante d'armi. –
 
 
 
 
Reby-chan sono contenta che lettere iniziali ti siano piaciute. Come al solito Gokudera è Gokudera: incapace come al solito di dimostrare un qualsivoglia sentimento senza scatenare un putiferio, ma in realtà maturato a tal punto da riuscire a tenere finalmente un confronto con Yamamoto. Per questo capitolo me lo sono immaginato scorbutico come al solito, consapevole di se e di quello che prova e senza paura di mostrarlo. Lo avrete senz’altro notato dal fatto che si volesse nascondere da Dino, che con il suo caro moretto si sia lasciato andare e che poi lo abbia tranquillamente preso a pugni ahah.
Eeeeeeeee… no! Era il nostro caro Dino che assieme a Tsuna prepara una bella imboscata al nostro Takeshi (Mi sono divertita da matti a scrivere il loro siparietto). Per quanto riguarda il suo vizietto tranquilli! Ora che Gokudera è tornato, non ne avrà più bisogno.
Ed è arrivato il momento anche per Tsuna eh già… ma per sapere di lui leggete infondo hihi.
Grazie mille! Attendo il tuo commento anche per questo capitolo. A presto. :)
 
Kyoite Ahah grazie per l’adorabile! Si, il nostro è un rapporto di reciproco incoraggiamento con uso di violenza ahahah.
Come al solito hai centrato il punto. Anche se come hai visto e come ho detto a Reby-chan, Gokudera di persona finalmente decide di prendere in mano tutta quella situazione. Non mi stancherò mai di dirlo: con un alleluia è maturato! E poi… hai capito perfettamente tutto quello che volevo dire! È troppo difficile risponderti. Il fatto che Yamamoto inizi a fumare per colmare la mancanza che sente del suo Hayato e lo stesso italiano che per lettera si dimostra così confusionario perché ancora non sa come affrontare i suoi sentimenti.
Aspetto con ansia un tuo commento! Saluti.
 P.S. Ja, ja. Yamamoto che fuma è davver un’immagine che ti lascia col fiato sospeso ahah. :) 
 
Musa 07 *gonfia il petto* Prima di tutto, grazie: quel “sensei” è stato davvero… waw. Sono… waw. Cioè, non merito tanto. Secondo: grazie per il commento, mi ha fatto tanto piacere. Spero che anche questo capitolo ti piaccia, mi raccomando fammi sapere cosa ne pensi! :) 
 
Reine_DePoitiers Ciao, grazie mille per aver commentato anche questo capitolo. Inutile dirti che mi ha fatto molto piacere leggere quello che hai scritto :)Spero che la mia idea ti sia piaciuta e spero che queste ultime parti riescano a risolvere i dubbi che magari ti sono rimasti. Fammi sapere mi raccomando! Grazie! ;)
 
Ho deciso di fare un piccolissimo capitolo sulla cerimonia di Tsuna quindi… a giovedì prossimo gente (Che visto l’andazzo delle ultime settimane diventerà venerdì, credo)! Qui inserisco l'angolino dell'autrice: ciao a tutti! Mi scuso perché anche stavolta è colpa mia se abbiamo pubblicato oggi. >w Io continuo a ripetere che amo questa storia e amo il sostegno che state dando a mia sorella. Per rispondere al commento di Kyote poi, sì, il nostro è un rapporto di reciproca violenza <3 ahaha! Ci amiamo tanto :) Passo e chiudo e ci vediamo al prossimo! Un abbraccio. Aihara. 
E questo sarà davvero il capitolo conclusivo di questa piccola serie.
A presto minna-san!

 

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Capitolo 9
*** Insieme ***


Avevamo detto Venerdì? Si lo avevamo detto. Ahahaha
Ragazzi sto cercando di essere allegra, ma sono divisa tra la felicità per aver completato questa storia e la tristezza per questo, spero, arrivederci.
Ringrazio tantissimo tutti quelli che mi hanno seguita e sostenuta in questi mesi, siete stati fantastici e ogni volta mi avete commossa.
Un grazie alla mia adorata sore/beta che anche da lontano ha avuto la pazienza di seguirmi in questo delirio.
Grazie davvero a tutti.
 
Come avevo promesso, capitolo dedicato a Tsuna! E ALLELUIA FINALMENTE è cresciuto!
Godetevelo, questo è il mio saluto.
P.S. Avrei tanto voluto inserire le citazioni delle frasi che Reborn usa per descrivere i vari elementi dei guardiani ma non sono riuscita a trovarli. Perdono, forse non ho cercato bene, spero che vi piaccia comunque (se mi volete aiutare voi sarò ben felice di modificare in seguito il capitolo) <3
A presto con una nuova storia.
Grazie di tutto minna-san!
 
P.S. Risposta ai commenti a fine capitolo.
 

 
 

 
Gokudera quella mattina era più euforico che mai. Correva da una parte all’altra dell’appartamento, prendendo una volta la camicia, una volta i pantaloni, una volta la cravatta, facendo un baccano immane  e svegliando per altro anche il povero coinquilino che, un po’ sbuffando un po’ sorridendo, emerse da sotto il lenzuolo e guardò il ragazzo affaccendarsi dietro non si sa bene cosa.
- Hayato calmati, sono solo le sette del mattino e tu sei,… -
Guardò l’orologio sul comò alla sua destra – in anticipo di ben nove ore. Nove, capisci? -
Il suddetto italiano si bloccò in mezzo alla stanza con in mano il completo scuro e la camicia rossa. Ancora in pigiama, per la gioia di Yamamoto, poggiò tutto su una sedia e a passo di carica gli si mise di fronte.
- Cosa vuoi che siano nove misere ore per prepararsi al meglio in attesa di un evento così importante? – Disse,  sibilando pericolosamente.
- È un sacco di tempo. Stai tranquillo, Bianchi verrà qui proprio per impedirci, okay, impedirmi… - Aggiunse a una sua occhiataccia - di fare tardi.
Intanto però torna a letto, hai bisogno di calmarti e io voglio dormire. È un ordine. -
- Takeshi! -
Il moro bloccò a tradimento le braccia del compagno buttandoselo addosso e coprendo entrambi. Dopo un po’ di ritrosia, il dinamitardo si arrese e sistematosi meglio si fece avvolgere dall’abbraccio tanto familiare e chiudendo gli occhi riprese il – poco - sonno interrotto.
 
 
Dlin dlon. Dlin dlon. Dlindlindlindlondlindlon.
 
- Insomma Yamamoto, apri immediatamente questa porta OPPURE LA SFONDO A CALCI! -
L’argenteo si alzò di scatto, pallido, arruffato, e andò ad aprire la porta a una Bianchi leggermente scocciata.
- Alla buon ora, sono qui da una ventina di minuti! -
La donna indossava un paio di pantaloni stretti neri, una maglia bianca e una giacca anch’essa nera e teneva i capelli raccolti. Il tutto le dava un’aria molto elegante.
- Ti prego dimmi che non sono in ritardo. -
- Non sei in ritardo. Mancano  cinque ore e tu ne hai ancora quattro. Immagino dobbiate vedervi un po’ prima, no? -
Gokudera si accasciò al tavolo in cucina, nascondendo il volto tra le mani.
- Sì, dobbiamo incontrarci con il Nono circa un’ora prima dell’inizio. -
- Bene, quindi, conoscendo il mio adorato fratellino, mi sento in dovere di mandarti a svegliare il tuo caro ragazzo e a prepararti a suon di Poison Cooking. -
Come un fulmine, il ragazzo corse in camera chiudendosi la porta alle spalle. Ricominciò esattamente da dove aveva interrotto poche ore prima.
Prese i suoi vestiti, svegliò il povero spadaccino a suo di calci e prese possesso del bagno costringendo l’altro a usare quello del bagno per gli ospiti.
Esattamente 23 minuti, 52 secondi e 13 primi dopo il dinamitardo era fuori, pronto di tutto punto, impeccabile come al solito.
Stranamente anche Yamamoto era in camera, si sistemava la camicia blu scuro e indossava la giacca, sotto lo sguardo indecifrabile dell’italiano.
- Fammi capire, da quanto tempo siamo insieme? -

- Quattro mesi e diciassette giorni. -

- E ci conosciamo da… -

- Più o meno cinque anni. -

- Nonostante ciò ancora non ti è entrato in quella zucca da fissato del baseball il modo corretto di metterti una cravatta, perché io so che tu non l’hai ancora messa per questo arcano motivo. -

Il moro rise e prese l’indumento dalla spalliera del letto porgendoglielo, facendolo sospirare.
In realtà ci riusciva benissimo, aveva imparato da tempo ormai, ma il fatto di sentire il compagno così vicino mentre si apprestava a compiere quel gesto così intimo che era solo loro lo rendeva davvero poco motivato all’idea di annodarsi da solo la cravatta.
Infatti non appena Gokudera concluse, non gli diede nemmeno il tempo di allontanare le mani: lo baciò semplicemente, sorprendendolo.
- Idiota. - Sussurrò l’argenteo provocando solo le sue risa, come ogni volta. Lo prese per mano e lo trascinò fuori, mancavano  poco più di tre ore e l’agitazione iniziava a farsi sentire sempre di più. Il fatto che poi Lambo e Ryoei si fossero autoinvitati a casa loro facendo un casino bestiale, aiutò solo a far sparire il poco autocontrollo che già di per se aveva normalmente.
Rimasero tuttavia insieme, tra un battibecco e l’altro, finché si fece l’ora e si recarono all’edificio prestabilito: un antica villa nascosta in una vallata, circondata da un fitto bosco da cui si accedeva solo da un viale sorvegliato, costruita in pietra, con tante camere e sale, fatta edificare dal Primo appositamente per ospitare eventi di quel calibro.

Gokudera e Yamamoto presero la loro macchina, lasciando Bianchi arrivare con gli altri due Guardiani.
L’argenteo muoveva nervosamente la gamba e sbuffava cronicamente, costringendo l’altro ad afferrargli la mano, per calmarlo, mentre guidava.
Arrivarono quindi tranquillamente, per quanto possibile, e sempre tenendosi per mano percorsero i corridoi fino ad arrivare al punto di incontro prefissato. All’interno della sala, uno grande studio riccamente arredato secondo un gusto classico, con mobili antichi e bellissime opere d’arte – una statua e dei quadri -, una scrivania, un tavolino da caffè e delle sedie foderate, stavano già il presto Boss e Hibari.
L’ultimo indossava un completo come gli altri con una semplice camicia bianca, Sawada un abito bianco con sotto una camicia nera e gli immancabili mantello e guanti appartenuti al Primo. Stranamente l’espressione del Firmamento era calma e serena, l’ex-disciplinare invece la stessa altera di sempre.
Lo spadaccino lasciò la mano del compagno andando a circondare affettuosamente l’amico di sempre.

- Finalmente è ora. Da oggi diventiamo veramente adulti. - Disse Yamamoto con l’allegria di sempre.

- Non credo proprio! Io e il Decimo possiamo essere considerati adulti, tu al massimo un moccioso. -
- Andiamo Gokudera, non essere così duro con lui. Oggi voglio solo pace e che si faccia festa, vi prego non fate scenate. -
Ed eccolo, lo Tsuna di sempre, preoccupato ed agitato.
- Lo sapevo che non saresti stato per niente calmo! -
- Calmo! Non dormo da quasi due giorni, ho paura di fare le mie solite figuracce e Reborn ha già promesso vendetta se qualcosa andrà  storto! - Il ragazzo rabbrividì – Non sono nervoso, sono terrorizzato. -
Ryoei e Lambo entrarono proprio in quel momento con Chrome, sbattendo la porta tanto violentemente da soffocare un probabile – Erbivoro - detto da un soggetto non ben precisato; anche loro avevano il completo scuro con camicia rispettivamente rossa, oro pallido e viola.
- Stai tranquillo Boss, ci siamo noi ora a sostenerti, no? All’estremo! - Il grande sorriso del pugile e il suo entusiasmo ebbero il potere di contagiare tutti.
Mancava poco ormai, qualche minuto dopo la porta si aprì nuovamente. Reborn, il Nono e il signor Sawada entrarono schierandosi davanti ai sette, un ghigno, un sorriso bonario, uno di orgoglio.

Sapevano cosa fare: silenziosamente, si diressero in un’altra stanza sotterranea, questa ad uso esclusivo dei Vongola per la prima parte della cerimonia.
Era illuminata da  torce appese pareti, era lunga e alta. Un unico tappeto bordeaux, che risultava più color sangue alla luce delle torce, conduceva alla parte opposta della stanza dove un rialzo a cui si arrivava salendo tre gradini, ospitava un trono.
Su quel trono si sedette il Nono, alla sua destra Sawada-padre, alla sinistra Reborn. Tsuna si portò esattamente di fronte a lui, i Guardiani dietro di lui si schierarono in riga, leggermente più avanti di tutti Gokudera.
Il Decimo si inginocchiò rispettosamente all’altezza del gradino più basso, mettendo una mano sul cuore.

In quel momento battevano tutti all’unisono, furiosamente, legati da un filo invisibile.

-  Che cosa chiedi? - La voce dell’anziano riecheggiò per tutta la sala.
- Sono qui, in ginocchio di fronte ai testimoni e a coloro che ho scelto come miei Guardiani, per offrire ciò che sono, ciò che rappresento e ciò che posso al servizio della Famiglia. A voi chiedo la benedizione, a loro la pazienza e il consiglio. -

Il Firmamento non tremava, non quella volta.

- Sei consapevole dei tuo doveri verso la tua Famiglia, verso i Guardiani e verso chi deciderai di proteggere come tuo alleato. -
- Lo sono. -
- Conosci le responsabilità di un Capo, di un Padre. -
- Le conosco. -
Occhi di fiamma, occhi pieni di Volontà.
- Se è vero quello che dici… - Il Nono si alzò – mostraci qui le fiamme della tua Volontà, immettile nell’anello del Firmamento in modo che possa sempre illuminare il tuo cammino e quello di coloro che farai stare al tuo fianco. - Si tolse l’anello e lo porse al ragazzo che lo indosso come aveva fatto negli anni precedenti. Non appena l’ebbe al dito, subito delle scintille sferzarono l’aria finché scaturì un fuoco che illuminò tutto di una dolce luce.
- Questa è la tua Volontà. Qui e ora davanti ai miei testimoni, cedo a te Sunayoshi Sawada, il titolo di Decimo Boss dei Vongola. Con quell’anello guiderai tutti noi verso il futuro della Decima generazione.-
Reborn e il signor Sawada si avvicinarono ai due Boss con in mano due cofanetti, dandoli al Nono.
- Con questi suggelli un patto di alleanza con coloro che hai scelto come Guardiani. -
Tsuna si alzò. Le due scatole contenevano le due parti degli anelli. Riunì il primo, quello della Tempesta, andando di fronte a Gokudera e dandogli l’oggetto.
- Hayato Gokudera, ti nomino Guardiano della Tempesta… Sarai di fianco a me come mio Consigliere e Braccio Destro. -
Fu poi il turno degli altri a partire da sinistra.
- Yamamoto Takeshi, ti nomino Guardiano della Pioggia… Sarai di fianco a me come mio Consigliere. -
Riunì anche per lui l’anello e sta volta, come sarebbe accaduto poi, fu Gokudera a passarlo.
- Lambo Bovino, ti nomino Guardiano del Tuono… Sarai di fianco a me come mio Consigliere.  –
Il bambino sorrise e guardò allegro il più grande.
- Hibari Kyoia,  ti nomino Guardiano della Nuvola… Sarai di fianco a me come mio Consigliere.  –
Il moro lo guardò con aria di sfida, ma lasciò andare i due.
- Sasagawa Ryoei, ti nomino Guardiano della Sereno… Sarai di fianco a me come mio Consigliere. –
Il pugile strinse forte il pungo, sorridendo soddisfatto.
- Dokuro Chrome, in vece di Rokudo Mukuro, ti nomino Guardiano della Nebbia… Sarai di fianco a me come mio Consigliere. –

Una volta che questa parte del rituale fu completato, il giovane Decimo si rimise, sta volta in piedi, davanti al predecessore.
- Ho compiuto la mia scelta, la Decima Generazione dei Vongola è ora nata. -
Il Nono guardò sorridendo i ragazzi: vedeva nei loro occhi la determinazione e non poteva esserne più felice.
- Lascio con gioia a voi il futuro della Famiglia. - Disse inchinandosi.
Non era finita lì. Ora li attendeva una seconda parte, su in un’altra sala i capi delle Famiglie e i loro Vice aspettavano di conoscere il nuovo Boss che non tardò ad arrivare.
Procedette senza esitazione, preceduto dal Nono, verso due sedie poste a capotavola nel lato opposto alla porta. Una era posta più avanti, li si sedette l’anziano, un’altra più indietro per il successore. Da li vedevano chiaramente i Boss seduti e gli uomini dietro di loro, mentre i Guardiani stavano ancora vicino all’ingresso.
- Costui è Tsunayoshi Sawada, per sangue, diritto e Volontà degno erede della Famiglia Vongola. Vogliate accettarlo. -
Non appena la frase venne pronunciata un brusio iniziò a spargersi tra i presenti; la cerimonia era chiara, se tutti si fossero alzati sarebbe stato ufficialmente riconosciuto.
Tsuna rimase seduto, occhi fissi sugli amici, agitato, nervoso, con il cuore pronto a scoppiare. Si voltò poi, sentendo una sedia che si spostava e alla sua sinistra Bianchi fu la prima a dare il Consenso, seguita da Dino, dai Bovino e uno a uno dagli altri. Tutti in piedi: era fatta.
- Abbiamo sentito parlare di te, crediamo potrai essere un prezioso alleato. -
- Giusto, con la tua forze saprai tenere testa ai possibili problemi. -
- Si, non ci deluderai. Le tue gesta ti precedono. -
Con un gesto dell’ormai ex Boss, il silenzio riprese. Spostò piano la sua sedia dietro quella del giovane che si mise solo capo tavola, alzandosi.
- Sono Tsunayoshi Sawada, Decimo Boss dei Vongola. Qui vi prometto aiuto e alleanza. -
E mentre quelle parole erano accolte da un applauso generale, Gokudera prendeva il posto che gli spettava dietro il suo Capo, il posto da Braccio Destro.

La Cerimonia era conclusa, il futuro iniziava da ora. Un futuro che avrebbero affrontato insieme, da vera Famiglia.
 

“Insieme. Era cominciato così, con molta ritrosia.
Insieme. Avevano affrontato tante battaglie.
Insieme. Avevano rischiato la vita molte e molte volte.
Insieme. Avevano condiviso gioie e dolori.
Insieme: era questa la parola che ormai poteva descrivere passato, presente e futuro.”
 
 
- Senti Takeshi,… -
- Sì? -
- Sarà il caso di dire a tutti gli altri che stiamo insieme? -
- Hayato devo confessarti una cosa. -
- Mh? -
- Lo sanno già tutti da tempo. -
- Ah. – Respirò. – COSA? -
- Okay, forse è il momento di fare una certa chiacchierata... - 



Reine_DePoitiers prima di tutto grazie mille per aver commentato e seguito tutta la storia :) E' stato proprio un vostro commento a farmi venire l'idea di ritardare ancora l'entrata in scena di Gokudera! ahahaha! Però Dino e Tsuna in versione diavoletti fanno la loro figura. Ancora grazie mille per il tuo supporto e spero di tornare presto con una nuova storia. Un bacione <3 

musa07 ahaha mi dispiace ma l'entrata in scena di Dino al posto di Gokudera ci stava ;) Mi sono divertita un mondo ad immaginare lui e Takeshi spiati dal Cavallone e da Tsuna! Grazie mille per avermi seguita e supportata con i tuoi commenti, spero di tornare presto. Un abbraccio <3 

Kyote grazie mille per le tue difficilissime recensioni (ti giuro, risponderti era impossibile perché riuscivi a cogliere esattamente tutte le sfumature del testo); ti ringrazio per avermi supportata e seguita! Ribadisco siete state voi a ispirarmi per quanto riguarda Dino perché era troppo ovvio che fosse Gokudera ahaha! quindi il colpo di scena ci stava! Poi, un po' di Dino sta bene ovunque ;) No guarda, ti prego non scrivere niente di troppo malinconico o triste perché finisco per commuovermi anche io se no! Be' per parlare della 8059 ci sono sempre io no problem, scrivimi pure quando vuoi!  Un abbraccio <3 



Angolino della beta: 
Ciao a tutti! :)
Siamo arrivati all’ultimo capitolo e devo confessarvi che mi dispiace perché mi sono affezionata a questa storia.
Ringrazio tutti, davvero, perché leggere le vostre opinioni ci ha rese  felicissime. Ringrazio anche mia sorella per avermi dato la possibilità di betare questa fanfiction.
Grazie davvero di cuore <3 Un bacione,
Aihara. 


Ragazze e ragazzi, stamattina ho giocato per la prima volta a baseball. Mi sono sentita molto Takeshi in quel momento, anche se non sono altrettanto brava comunque. Niente, volevo condividere con voi questa mia gioiosa esperienza ;) Ora vado a nascondermi, ciao! :D


 

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