The red string of Fate.

di Channie33
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Capitolo I ***
Capitolo 2: *** - Capitolo II ***
Capitolo 3: *** - Capitolo III ***
Capitolo 4: *** - Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** - Capitolo V ***
Capitolo 6: *** - Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** - Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** - Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** - Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** - Capitolo X ***
Capitolo 11: *** - Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** - Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** - Capitolo I ***



The red string of Fate.  - Capitolo I

 


I ragazzi tirarono un sospiro, avevano finito per quel giorno. Dopo ore e ore di estenuante lavoro si erano proprio meritati un minimo di riposo.

Qualche istante per ricomporsi e raccogliere gli effetti personali dispersi per tutta la sala prove e raggiunsero l'ingresso principale dell'edificio. 

Hyuk e Ken furono i primi a sgattaiolare fuori, carichi di un'energia improvvisa al solo pensiero di tornare in dormitorio per una buona parte di giornata all'insegna del relax più totale. Il più grande dei due prese l'altro sotto braccio, coinvolgendolo nel canticchiare a squarciagola una canzone improvvisata al momento per festeggiare la loro allegria. A pochi centimetri di distanza c'era Ravi che commentava divertito la scena. Si volse allora alla sua sinistra convinto di trovarvi N il quale, sino a qualche istante prima, lo appoggiava nella conversazione, ma il suo era diventato un monologo da chissà quanto, ormai.

«Hakyeon?»

«Sì, eccomi».

Il ragazzo era rimasto distante ad osservare con aria stralunata un punto fisso dell'atrio dell'edificio. Da quel medesimo angolo, che svoltava poi verso la scala nascosta da una delle quattro pareti portanti, dopo una manciata di secondi spuntarono anche gli altri due ragazzi, Leo e Hongbin.

«Bene, non vedo l'ora di andarmi a sdraiare un po'. Sono proprio esausto» commentò il rapper.

Tutti e sei salirono sul veicolo che li avrebbe ricondotti in dormitorio.  

A metà del viaggio Ken prese la parola: «Cosa ne dite di organizzare un torneo di video-giochi stasera? Ordiniamo qualcosa da mangiare così non dobbiamo preoccuparcene e ci divertiamo tutti insieme!»

«Io passo. Sono fin troppo stanco»

«Avanti Taekwoon! Puoi riposare dopo. Non ti andrebbe di giocare un po'?» l'esortazione di N appariva speranzosa ma non ebbe il riscontro desiderato. Il ragazzo non voleva darsi per vinto così si armò di tutte le sue forze e scosse il compagno per almeno quindici minuti pieni, giusto il tempo di raggiungere l'appartamento.

Rassegnato all'insistenza del maggiore, Leo optò per un compromesso che l'avrebbe placato.

«Va bene, va bene. Starò sul divano e seguirò le vostre partite, ma non mi va proprio di giocare»

«GRAAAZIE~» urlò l'altro saltandogli letteralmente al collo. Traballarono leggermente e, solo una volta riacquistato l'equilibrio, il leader fu allontanato dalla mano che premeva contro il suo petto.

I sei percorsero le scale fino al loro piano, aprirono la porta e gettarono i borsoni all'ingresso senza preoccuparsi di svuotarli e sistemare ogni cosa.

Ken non perse un attimo di tempo, cercò il videogame più adatto e lo fece partire. La suddivisione dei round era la seguente: prima avrebbero giocato Wonshik e Jaehwan, poi i due maknae, il vincitore della prima sfida a quel punto avrebbe dovuto gareggiare contro Hakyeon e per concludere si sarebbe svolta la finale.

Leo era interdetto nel notare quanta energia riuscisse a spruzzare fuori Ken mentre giocava. Si agitava e scalpitava come un bambino e premeva con foga ogni pulsante del joypad.

«Dai dai dai dai... SÌÌÌ. 1-1! Terzo round e la vittoria sarà mia» e così, effettivamente, fu. Ravi passò il suo controller a Hongbin mentre rideva di gusto della reazione esilarante del suo sfidante. Si diede allora lo slancio necessario per raggiungere il vincitore dall'altra parte del divano e lo spintonò facendolo ruzzolare giù.

La partita successiva si svolse in maniera molto più serena e tranquilla. Le risate non mancarono neppure in questo caso ma perlomeno Leo non veniva strattonato da una parte all'altra a causa delle convulsioni dei partecipanti. Questa calma lo portò a rilassarsi a tal punto da non poter più tenere gli occhi aperti. D'altronde non era realmente interessato a seguire il gioco, era stato costretto, e adesso che la noia e la stanchezza stavano prendendo il sopravvento non poteva più tener fede al patto stabilito inizialmente. Lanciò un'occhiata all'orologio e si accorse che avevano iniziato a giocare da soli tre quarti d'ora. Com'era possibile? Gli sembrava di essere rimasto seduto lì per molto più tempo e invece il sacrificio compiuto era stato minimo.

Magari Hakyeon non farà caso all'ora e non mi farà storie se andrò adesso. In fondo sono rimasto per un po'... saranno contenti, immagino.

«Va be', io vi saluto. Vado a riposare perché non riesco più a stare in piedi».

Il maggiore di tutti scattò immediatamente: «Ma come?! Non puoi farlo! Io non ho ancora giocato. Come farò senza di te a farmi il tifo? Non è giusto...»

«Ma fai seriamente? Io vado»

«Non–» smise di parlare sentendo qualcosa a contatto con la sua gamba. Abbassò lo sguardo e vide il joypad.

«Su hyung, non fare storie. È il momento della nostra sfida adesso. Lascialo dormire se gli va» l'espressione stampata sul viso di Jaehwan era scherzosa e piuttosto beffarda.

«Bene. Giochiamo allora» sbuffò N.

 

Dalla camera accanto Taekwoon sentiva nuovamente le urla del compagno minore, alle quali si sommavano quelle del leader stavolta.

Accoppiata peggiore non poteva capitare. Quanta confusione riescono a fare quei due...

Prese un'estremità del cuscino con la mano e, girandosi su un fianco, se la portò a comprimere l'orecchio scoperto.

Il tempo trascorse in maniera indecifrabile mentre il ragazzo manteneva uno stato di incoscienza totale. Quando riaprì gli occhi l'unico suono che riuscì ad avvertire fu un leggero scroscio d'acqua.

Alla fine ce l'ho fatta a dormire. Che ore sono...?

I pensieri furono interrotti dalla lieve pressione di una mano adagiata sulla sua spalla. Il calore di questa si distingueva anche attraverso le coperte che lo avvolgevano. Strinse gli occhi e girò il volto quel tanto che bastava per scorgere la mano estranea e poter comprendere che, per sua fortuna, non si trattava di quella di N. Probabilmente in quel risveglio c'era ancora un barlume di speranza di poter restare sereno. Ruotando parte della colonna vertebrale e raggiungendo una posizione quasi supina ebbe la possibilità di mettere a fuoco la sagoma intera che l'aveva sfiorato.

«Hey Woonnie, ti ho portato un po' della cena. Hai dormito assai, eh? Noi tutti abbiamo faticato per tenerti Hakyeon il più lontano possibile»

«Oh, grazie Bin. È già così tardi?»

«Beh abbiamo finito di mangiare da una mezz'oretta circa - porse il vassoio all'amico - Tieni. L'ho appena riscaldata».

Il più grande fece forza sugli avambracci e si sollevò per assaggiare un boccone.

«Bin, tu hai mangiato abbastanza? Ne vuoi un po'?» gli occhi restavano fissi sul piatto mentre parlava.

«No, ti ringrazio ma sono sazio» e così dicendo si fece spazio sul bordo del letto per attendere che il compagno terminasse la cena.

«Allora... com'è andato il torneo? Prima di riuscire a prendere sonno le urla di Hakyeon e Jaehwan mi stavano forando i timpani»

«Ahah sì alla fine si è concluso pacificamente con la vittoria del secondo. Credo che Hakyeon abbia voluto perdere di proposito solo per poterti rinfacciare di non averlo aiutato dandogli il tuo supporto. Preparati per delle scuse moooolto sentite»

«Certo, certo...» commentò con assoluto disinteresse.

«Allora? Si è svegliato o no? - eccolo. La voce del leader si avvicinava - Oh bene! Su, vieni con me... per farti perdonare del comportamento di oggi pomeriggio guarderemo un film insieme. E la cosa bella è che puoi sceglierlo tu!»

«Ma tu e gli altri non dovreste andare un po' a riposare? E a me non va di guardare un film adesso»

«Sciocchezze! Abbiamo riposato dopo il torneo. Ora ci vuole un bel film per rilassarsi!».

Mentre il braccio di Leo veniva scosso incessantemente dal suo hyung, che tentava di persuaderlo a raggiungere il divano nella saletta accanto, proprio da quell'altra parte dell'appartamento si stava intrattenendo una conversazione fra i tre membri rimanenti.

«Siamo sicuri che Hakyeon non abbia assunto alcuna droga? O una quantità eccessiva di zuccheri? È davvero fin troppo carico»

«Credo che la notizia di potersi allontanare per un po' dalla figura di leader di un gruppo gli abbia dato alla testa. Sta sfruttando tutte le sue risorse per godere al massimo di questo tempo insieme a costo di non recuperare ore di sonno prezioso. Vuole solo divertirsi in maniera del tutto spensierata. Concediamoglielo, no?»

«Uhm... giusto, giusto! E tutto questo, si sa, può solo fare bene al nostro rapporto in fin dei conti» concluse il maknae vedendo che i compagni avevano raggiunto la stanza.

Dietro i due si scorgeva Hongbin, con il suo solito sorriso caratterizzato da quelle amabili fossette. Reggeva in mano il vassoio portato poco prima all'amico, rimasto in balia del maggiore. Si scostò e raggiunse il lavandino in cui ripose il piatto e le posate, fece scorrere un po' d'acqua e, asciugando le mani sui pantaloni, si mise a sedere su uno dei cuscinoni adagiati intorno al divano.

«Bene, bene, bene. Allooora? Che film vuoi guardare?» cantilenò N una volta posizionatosi a gambe incrociate sul sofà.

«Mh non lo so proprio. Se scelgo mi prometti che ti tranquillizzerai un po' e non farai storie di alcun tipo?»

«Sissignore!»

«Okay. Allora opto per un horror» si poté intravedere un mezzo ghigno fare capolino fra le sue labbra.

«Ma come?! Perché proprio un horror?»

«AH! - lo richiamò - Hai detto che non ti saresti lamentato»

«Ma con tanti bei generi avvincenti...»

«Mi dispiace. Ho preso la mia decisione. E se non ti sta bene possiamo sempre evitare di guardare la TV»

«No no, va bene. E horror sia!».

Così testardo da voler affrontare persino qualcosa che detesta, è irrecuperabile.

Accanto ad N ci sarebbe stato spazio per altre tre persone ma il ragazzo non voleva saperne né di separarsi dai tre cuscini che cingeva morbosamente né di assumere una posizione più conforme che permettesse a tutti di prendere posto. Al suo fianco si sistemarono di conseguenza solo Ravi e Hyuk in quanto era stato categorico nel vietare a Ken di avvicinarglisi.

«Non se ne parla proprio! Tu saresti pronto a tutto. Non perdi occasione in questo genere di cose. Sta' lontano da me»

«Aah ma avanti! C'è freddo qui a terra. Non ci sono più cuscini a disposizione»

«Questo è ciò che meriti. Ora silenzio, siediti e goditi il film» intimò scherzosamente il rapper intromettendosi nella lite.

Leo stava lì, fermo, spalle dritte, gamba destra distesa e quella sinistra piegata comodamente verso l'esterno. Il due guanciali posti sotto e dietro di lui si erano modellati seguendo le forme del suo corpo.

Accanto a lui sedeva Hongbin, avvolto da una coperta in pile.

Per tutta la durata del film Hakyeon emetteva gridolini e stringeva i pugni davanti al viso. Nonostante avesse promesso di fare il “bravo” non era in grado di trattenere qualche lamentela di tanto in tanto.

«Oooh, ma perché ho accettato … Ma cosa ci trovate in questa roba? … Aiuto!» e a quel punto riprendeva a stringersi nelle spalle e piazzava le mani aperte sul volto.

Quando Ravi lo rassicurava poiché il peggio era passato, lui spostava l'anulare destro per sbirciare la situazione e riprendeva con i sospiri e i singhiozzi.

È una tortura. Questa è una tortura...

I suoi pensieri non erano di difficile interpretazione.

Ken e Hyuk invece sembravano abbastanza presi dalla storia e seguivano la trama con particolare interesse, non nascondendo qualche sorrisetto per la stupidità con cui venivano presentate alcune scene, a detta del leader, “terrificanti”.

Dopo circa sessanta-settanta minuti di proiezione il minore si alzò per andare a preparare dei popcorn, vista la fame improvvisa che l'aveva travolto.

A quel movimento un po' tutti si riassestarono. Ravi sbadigliò e si stiracchiò spingendo in fuori il petto e sollevando le braccia.

«Hyuk, fanne qualcuno in più per me».

Anche Jaehwan si mise in piedi e raggiunse il frigorifero. Con il braccio sullo sportello e la schiena ricurva per osservare meglio al suo interno sceglieva la bibita.

Questa va bene. Pensò tirando fuori una lattina tutta colorata. Poi si riavvicinò agli amici e, oscurando il campo visivo di Leo dovendogli passare forzatamente davanti per raggiungere la sua postazione, si accorse che quest'ultimo si era addormentato.

Wow! Presissimo dal film, noto. Hey, un momento. Posso andarmi a prendere il cuscino che tiene tutto per sé in camera visto che non si accorgerà di nulla.

«Ragazzi - bisbigliò - sto tornando».

Hakyeon, immedesimatosi nel film, sentì raggelarsi il sangue al suono di quella voce così bassa e flebile.

«Oh cavolo. Mi hai fatto prendere un colpo... perché sussurri in questo modo?».

Ma il ragazzo si limitò ad indicare il quadretto che gli si stagliava davanti per poi andare a prendere ciò che desiderava ormai da più di un'ora.

«Ma dorme! Non vale così. Dovevamo guardarlo tutti insieme»

«Non è il solo a dormire - precisò Hyuk che, in piedi dall'altro lato della stanza, aveva una visuale più completa - Mi sa che anche Hongbin è crollato da un pezzo».

Niente da fare, è così che era andata la serata. Dopo solo mezz'ora di registrazione il più piccolo dei due non fu in grado di tenere gli occhi aperti e così si era sbilanciato alla sua destra trovando conforto sul braccio di Leo. La testa poggiava abbandonata sulla sua spalla e i capelli solleticavano il collo del maggiore. Questi percepiva il calore emanato dal corpo dell'amico sul fianco sinistro ma, per qualche motivo, quello stesso calore gli infiammava tutto l'intero busto e raggiungeva il volto. Avvertì un brivido che cercò di contenere il più possibile per non disturbare il suo sonno, si girò lentamente per controllarlo e lo vide lì, adagiato, che continuava a dormire beatamente con espressione serafica. Lo contemplò qualche secondo e tornò a seguire il film per quei pochi istanti che avrebbe ancora potuto tollerare. Ed eccolo: stava arrivando anche il suo turno. Poggiò la guancia sulla testa di Hongbin e il buio avvolse pure lui.

«Ma guardali... che facce rilassate! E io ho dovuto tollerare ben cen-to-ven-ti mi-nu-ti di quello schifo perché è così che aveva scelto» N scandiva quelle parole con finto risentimento, sapeva bene che la stanchezza in quegli ultimi giorni non si poteva evitare. Gli si piazzò davanti flettendo le gambe e mantenendo l'equilibrio con le braccia poggiate sulle cosce; non staccava gli occhi da Taekwoon in attesa di un suo movimento che, però, non arrivava. Sbuffò una e più volte, con maggiore insistenza, arricciò la fronte in segno di disappunto e sbottò: «Vuoi svegliarti? È mezz'ora che ti fisso e non ti accorgi di nulla».

L'altro rimase impassibile per un po', dopo schiuse le labbra, uscì la lingua per inumidirle, mosse le palpebre e infine le aprì per perlustrare l'ambiente circostante. Qualcosa lo ostacolava però: il faccione o, per meglio dire, il “faccino” di N si trovava a pochi centimetri dal suo.

«M–ma cosa vuoi?» il tono scocciato era palese.

«Tu-ti-sei-addormentato»

«Ma falla finita...» lo spintonò con il braccio libero e poi si stropicciò l'occhio destro.

Il braccio libero, già, perché sul fianco sinistro c'era un peso che gli impediva di muoversi.

Hongbin? Ma come fai a dormire così tranquillamente?

Si scostò e lo sorresse dalle spalle.

«Bin, avanti. Sveglia» la voce era mutata d'improvviso in una calda e premurosa.

«Mmh... sì... - mugugnò e premette la guancia sul suo largo petto - Altri due minuti».

Leo sorrise e si tirò su sollevando anche l'altro ragazzo.

«Se mi dai una mano con le tue forze, ti porto a letto e potrai starci anche più di due minuti»

«Va bene...».

Era circa l'una di notte, anche gli altri si convinsero ad andare a dormire. Per quella volta la giornata poteva dirsi conclusa, i ragazzi erano riusciti ad allentare la tensione e lo stress accumulati a sufficienza per ricominciare nei giorni a seguire. E poi... quelle giornate libere da passare in famiglia nel periodo natalizio si stavano avvicinando.


 
Commento dell'autore: Buonasera a tutti gli ipotetici lettori, sperando che qualcuno ci sia. Probabilmente non ho azzeccato né il giorno né l'ora adatti ad una prima pubblicazione - eh, vorrei ben dire. Quante possibilità ci sono di trovare gente pronta a leggermi (?) la sera di un fine settimana - però ho deciso di fare ugualmente quest'esperimento!
Ci tengo a precisare che anche questa fanfic è nata proprio come “esperimento”. Il progetto non prevedeva nulla di serio, volevo solo fangirlare sulla mia OTP preferita e la mia mente mi ha portato a ciò in breve tempo. Spero quindi che possa essere ugualmente di vostro gradimento la lettura di questa leggera storiella; io mi ci sono affezionata immediatamente nonostante l'origine poco valorizzata, tant'è che ho già pronti in cantiere i capitoli successivi.
Bene, non mi resta che augurarvi buona lett– damn. Il capitolo si è già concluso.. Alla prossima allora! ♥

Channie~ 

 

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Capitolo 2
*** - Capitolo II ***


The red string of Fate.  - Capitolo II

 


*BI-BI-BIP BI-BI-BIP, BI-BI-BIP BI-BI-BIP*

 «Mmh... che fastidio. Jaehwan! Svegliati una buona volta e va' a staccare quell'aggeggio! - il maknae teneva la faccia schiacciata contro il materasso a causa del suono irritante, il cuscino doveva essere caduto da qualche parte durante la notte - Aargh~» la sveglia continuava incessante.

Hyuk andò a tentoni con il braccio verso il pavimento alla ricerca di un oggetto, qualsiasi oggetto, da lanciare violentemente sul letto dell'amico per farlo ridestare dal suo sonno profondo. Per fortuna di quest'ultimo, quel che gli capitò fra le dita fu proprio il cuscino sparito. Non ci pensò su due volte e caricò il lancio senza premurarsi di controllare la traiettoria, preso com'era dal malumore.

«CHE SUCCEDE?! SONO SVEGLIO, SUBITO, ECCOMI!» il balzo fu paragonabile a quello effettuato da N la sera prima nel momento clou del film horror che stavano guardando.

«Ma quanto sei idiota? Stacca quella roba, non la sopporto più»

«Hey hey, ma guarda un po' chi si è svegliato male quest'oggi - venne punzecchiato il minore. Ken si alzò e andò a prendere la sveglia poggiata sul mobile vicino al suo letto, la sollevò con una mano e con l'altra premette un pulsante posto in cima - Ecco fatto, signorino. È soddisfatto?»

«Non capisco perché ti ostini a puntare quella cosa ogni giorno se tanto non riesci mai a sentirla»

«Mio piccolo maknae irritato, placa un po' la tua ira. Non ti fa bene alla pelle, a quest'età è brutto avere tutte quelle rughe» e così dicendo sporse in avanti le labbra, corrucciò le sopracciglia e avvicinò il pugno sotto il proprio occhio per simulare una smorfia.

«Aaah per favore, basta» Hyuk girò la testa dalla parte opposta e agitò la mano contro l'amico per implorarlo di smettere.

«Come desidera. Vado di là a vedere chi si è già svegliato»

«Va', chiamami appena è pronta la colazione».

 

«Sento dei rumori, deve essersi alzato qualcun altro» Ravi parlava ai due compagni seduti intorno alla tavola.

Leo stava sorseggiando del caffellatte fumante, reggeva la tazza con entrambe la mani per poterle scaldare un po' e teneva gli occhi fissi al suo interno. Hongbin mangiucchiava distrattamente uno snack.

«Buongiooorno~»

«Ma come fai... ad abere... tanta eneggia... di prima mattina?» bofonchiò il visual intento a masticare.

«E chi lo sa. Mi sarà bastato il riposo di questa notte, immagino»

«Buon per te allora, oggi ci attende un'altra giornata impegnativa».

Ravi raggiunse la base da lavoro sulla quale si trovava una caffettiera, scartò una delle tazzine dall'interno del pensile e vi versò un po' di bevanda fumante per il nuovo arrivato.

«A te» gliela porse e si andò a sedere per consumare il suo pasto mattutino.

«Grazie! Allora, quali sono i piani per oggi?» domandò sistemandosi difronte Hongbin.

«Questa mattina dovremmo dirigerci alla Jellyfish per alcune riprese, fortunatamente niente prove e nessun allenamento di alcun tipo. Pranzo libero e il pomeriggio ci separiamo, o quantomeno sono io a salutarvi»

«Perché? Che hai da fare?»

«Devo restare in sala registrazioni a riprendere alcune parti rap fatte l'altro giorno, però voi altri manterrete l'impegno per l'intervista radiofonica a quanto ho capito ieri sentendo parlare Hakyeon al telefono»

«Sì, noi saremo lì nel pomeriggio. Volevano anche che cantassimo un paio di canzoni live ma, dato che tu sarai assente, hanno rimosso questa parte e si limiteranno alla solita intervista con qualche richiesta aggiuntiva a tappare i buchi dell'esibizione mancante - i presenti guardarono interrogativi Leo, che per tutto quel tempo sembrava aver ignorato la loro conversazione. Si accorse di essere ancora al centro dell'attenzione così proseguì, dopo un altro sorso di caffellatte - Me l'ha detto ieri Hakyeon mentre cercava imperterrito qualcosa di cui parlare»

«Ah ora è tutto chiaro» furono le ultime parole di Ken.

«Benissimo. Se a nessuno occorre urgentemente il bagno io andrei a darmi una rinfrescata così poi ve lo cedo» domandò implicitamente Ravi, e si allontanò dalla cucina.

Hongbin frugò nel pacco di biscotti poggiato sul tavolo, ne estrasse uno e si allungò in direzione di Leo per intingerlo in ciò che restava della sua bevanda.

«Posso, vero?» il sorriso gli uscì spontaneo: fossette in bella vista, labbra sigillate e occhi strizzati.

Guardando così da vicino un viso tanto dolce la risposta non poté che essere una.

«Ma certo, fa' pure» sorrise di rimando.

«Visto che per il pranzo saremo liberi mangiamo insieme?» mantenne intatta la vicinanza nonostante il biscotto fosse già sparito tra i suoi denti.

«Okay Bin».

Il minore si ricompose sulla sedia e distese il braccio per prendere un tovagliolo ma venne anticipato nei tempi dal vicino, che ne prese uno e gli girò il volto verso di sé poggiando esclusivamente l'indice dell'altra mano sulla sua guancia.

«Ci penso io» sussurrò.

«Ah tutto questo miele di prima mattina... attenti che fa male alla salute, potrebbe venirvi il diabete» li interruppe il terzo in comodo.

«Ma perché stamattina ti sei svegliato con questo pensiero costante? Ahah. Prima la storia delle rughe e ora questa? Che razza di sogni hai fatto stanotte?»

«Il principino si è svegliato, e sembra anche di ottimo umore! Esultiamo»

«Certo, mi basta non sentire quel baccano intollerabile della tua sveglia per essere sereno la mattina. Ma ti avevo chiesto di chiamarmi quando sarebbe stata pronta la colazione» Hyuk fece il broncio come quello di un bambino.

«Hai ragione ma quando sono arrivato qui c'erano già gli altri, non è stato preparato nulla di particolare eccetto il caffè. Ne vuoi?»

«Uhm no, mi preparerò un tè caldo».

Intanto dal bagno usciva Wonshik, con un asciugamano ocra all'altezza della vita e un altro poggiato sulle spalle per assorbire le goccioline d'acqua che scendevano dai capelli.

«È libero ragazzi. Ma Hakyeon dorme ancora? Meglio andarlo a chiamare così ha tutto il tempo per prepararsi».

Quando il ragazzo si alzò dal letto e si trascinò fino alla cucina le espressioni che gli si pararono davanti lo destarono dal sonno restante: tutti apparivano piuttosto turbati.

«Che succede?».

Si scambiarono delle occhiate e il rapper osservò: «A noi sicuramente nulla. A te piuttosto... cos'hai fatto questa notte? Hai un'aria stravolta e delle occhiaie interminabili»

«Oh. Si notano così tanto?»

«Decisamente sì. Ti sei sentito male?»

«No... non proprio. È solo colpa di Taekwoon».

Oh cielo, ci risiamo. Fu il pensiero immediato del colpevolizzato. Sì sollevò scostando il ragazzo che aveva ancora molto vicino e si diresse in bagno senza mostrare nessun interesse per il racconto o per il suo narratore.

N piagnucolò: «Aaah~ ma dove vai? È di te che parlo»

«Che ti ha fatto?» domandò interrogativo il secondo maknae.

«Chiedi cos'ha fatto? Il film! Ha scelto il film. Non ho dormito tutta la notte a causa sua. Sono stremato».

Ken e Hyuk scoppiarono in una fragorosa risata a quella confessione inaspettata e ciò rese il leader ancora più affranto. Ravi si trattenne a forza e fece spazio esclusivamente ad un sorriso sollevato sull'angolo destro della bocca.

«Povero il nostro leader! Vieni qua - lo cinse a sé con un braccio per confortarlo - Va meglio ora?»

«Mmmh sì, se non mi avessi inzuppato visto che sei ancora tutto bagnato...»

«Chiedo perdono».

I ragazzi si preparano velocemente, si era fatto tardi e una sola doccia non bastava per far sì che la situazione migliorasse.

«Bin - si sentì chiamare a malapena attraverso la porta del bagno, quella voce così delicata la riconosceva bene - Poco fa ho lasciato il mio cellulare vicino il lavandino, potresti passarmelo? Devo ricaricarlo un po' prima di scendere»

«Sono già nella doccia Woonnie. Entra tu a prenderlo, la porta è aperta».

Gli occhi si spalancarono istintivamente per qualche decimo di secondo, dall'altro lato l'amico attendeva un suo segnale di vita che non arrivava. Stette fermo nel tentativo di sistemare le idee, una valanga di pensieri gli avevano invaso la mente.

«Ehm... no, okay, aspetto fuori»

«Ti informo che non appena uscirà Hongbin dovremo scendere. Se hai cose da sbrigare falle adesso perché poi non avrai tempo» Ravi correva da una parte all'altra dell'appartamento senza tregua per rintracciare tutti gli appunti dispersi in casa.

E ora cosa faccio? 

Tornò a fissare la porta del bagno e sbuffò, socchiudendo gli occhi. Gli si parò davanti ma esitò ogni volta che la mano arrivava a sfiorare il pomello. 

Andiamo.

«Hongbin, sto entrando. Posso...?»

«Ma certo!»

Bene.

«Allora entro».

Le mattonelle dell'intero abitacolo erano intrise di vapore acqueo, passò in perlustrazione il mobile accanto al lavandino: tra i mille prodotti per pelle, capelli, igiene dentale e quant'altro trovò il suo cellulare che... beh, non era messo tanto meglio del rivestimento delle pareti in quel momento; lo raccolse e lo tamponò con un asciugamano poggiato sul ripiano. In quel preciso momento sentì un rumore alle sua spalle che, per istinto, lo portò a voltarsi. Il punto è che si trattava dell'anta scorrevole della doccia.

Non ebbe il tempo di rigirarsi, il rossore divampò sul suo viso.

«Woon–»

«Sì, esco subito! Scusami»

«No, Woonnie... mi passeresti l'asciugamano? Ce l'hai tu in mano»

«Ah... sì ecco» e glielo porse coprendosi gli occhi e curvando la schiena in avanti. Ma in fondo quel che c'era da vedere ormai era stato visto integralmente, serviva a ben poco limitare la vista per rispetto del pudore altrui. Probabilmente la motivazione era diversa, probabilmente era Leo a non voler essere visto in quello stato.

Respirò profondamente e inumidì le labbra con la lingua, segno di facile fraintendimento in effetti. 

Chissà se il compagno si era già ricomposto dietro il telo di spugna. Sbirciò.

Si stava avvicinando notevolmente al suo volto, perché?!

«Guarda che adesso puoi aprire gli occhi, sono coperto».

A quella distanza Leo, attraverso le mani, poteva vedere solo le sue fossette. Quelle splendide fossette. Quelle fossette che lo rendevano così bello agli occhi di chiunque. Poteva esistere qualcuno in grado di negare la sua bellezza? No, impossibile. Stava ridendo, Hongbin era divertito da quella scena.

Il maggiore si raddrizzò ed eliminò dal volto quel fastidioso ostacolo che era la sua mano.

Contatto visivo immediato. Gli occhi penetranti e magnetici di quel ragazzo lo scrutavano attentamente e con una dolcezza inaudita. 

Nessuno dei due mosse un muscolo per una porzione di tempo indefinita.

«V–vado adesso - indicò il cellulare - A dopo» e si precipitò in camera senza prestar attenzione a niente e a nessuno.

 

Il traffico mattutino era talmente intenso da risultare infernale quel giorno, ma N non si buttava giù d'animo lo stesso.

Un cameraman stava filmando i loro spostamenti per montarli insieme alle riprese delle prove e dei vari impegni a cui dovevano partecipare di lì a breve.

«Ieri io e Leo abbiamo guardato dei bei film insieme, vero Leo? È per questo che abbiamo quest'aria stanca, siamo stati tuuuutta la notte a divertirci. Non è così? Dillo anche tu, avanti».

L'altro stentò un'espressione cortese verso la telecamera ma non proferì parola, al contrario sistemò meglio gli auricolari e tornò a guardare fuori dal finestrino le gocce di pioggia che scendevano giù incessantemente.

Dai sedili posteriori proveniva un bisbiglio confuso.

«Ma di che aria stanca parla? Qui l'unico a sembrare uno zombie è lui»

«Ahah Leo-hyung più che stanco mi sembra spazientito»

«Vedrete che adesso si gira e lo gela con lo sguardo»

«No, macché! Per me gli darà direttamente un colpo ben assestato da qualche parte»

«Possiamo aprire le scommesse. Ravi, Ravi - chiamavano con l'intento di non farsi notare dal resto dei viaggiatori - Vuoi scommettere su come proseguirà la conversazione tra quei due?».

Il ragazzo si girò per ascoltare meglio ma ciò richiamò l'attenzione del leader, seduto accanto a lui.

«RAGAZZI! Che ne dite di fare un gioco? Cominciamo con una canzone qualsiasi e, non appena ci viene dato lo stop, dobbiamo proseguire con un'altra a partire dalla parola in cui ci siamo interrotti! Dai, tutti insieme».

Giocarono in auto e poi diedero prova della loro grinta anche all'interno della sede della Jellyfish intrattenendo virtualmente i fan con una serie di attività divertenti.

Hyuk si era ripreso del tutto dal malumore generale di quella mattina e sfoggiava la sua tenerezza tramite l'intero repertorio. Anche se non prendeva parola molto spesso stava lì, allegro, ogni tanto gonfiava le guance e faceva sporgere il labbro inferiore oppure simulava cuori e lanciava baci alle spalle dei compagni.

Ken sembrava quasi in competizione con N. Entrambi ridevano di gusto e sollecitavano gli altri a parlare o giocare insieme, Ravi si lasciò trascinare senza troppa insistenza e iniziò a cantare qualcosa con il pretesto di "fare un regalo alle Starlight di tutto il mondo che li stavano guardando in quel momento".

Fino a quel punto non era affatto faticoso, dopo il riposo ottenuto il giorno prima. 

Le riprese, insomma, stavano procedendo alla perfezione. 

 

«Tregua. Quindi che si fa a pranzo? Idee?»

«Per me va bene qualsiasi cosa, basta che sia vicino. Non mi va di correre dopo pranzo per essere puntuali» se c'era una cosa che il rapper desiderava ardentemente in quel momento era un pasto degno di tale nome.

«Noi due non mangeremo con voi perciò non prendeteci in considerazione» puntualizzò Hongbin.

Leo lo osservò, non pensava che si sarebbero allontanati ugualmente se gli altri avessero cercato di organizzare qualcosa, ma il più piccolo era su di giri all'idea di poter restare un po' da soli. Non capitava mai di poter passare del tempo tranquilli che spuntava sempre un membro dello staff a riferire un messaggio o peggio, molto peggio, Hakyeon. Per una volta, invece, potevano stare due orette in compagnia l'uno dell'altro.

«E per quale motivo? - il leader non sembrava affatto contento della notizia - Sarebbe giusto passarlo insieme il pranzo. Dovremmo anche discutere del programma pomeridiano»

«Sì beh, ci spiace. Ma avevamo già preso degli impegni e non possiamo proprio rimandare»

«Benissimo! Fuori due. Noi allora dove andiamo?» era rimasto visibilmente infastidito. Gli amici rimasero un po' turbati e cercarono di farlo distrarre proponendo locali che servissero i suoi cibi preferiti. Questo fu sufficiente a salvare la situazione.

 

«Cos'hai voglia di mangiare tu?» chiese Leo quando si furono allontanati abbastanza.

«Non so, qualcosa di caldo. Questo freddo mi sta congelando»

«Malgeunguk?»

«Malgeunguk!».

Pioveva ancora da quando avevano lasciato il loro appartamento. Hongbin si strinse contro il suo hyung e camminarono adiacenti ad una fila di palazzine per essere più riparati.

Raggiunsero il ristorante e si sistemarono al tavolo indicatogli dal cameriere. Ebbero a che vedere con tre fan alquanto insistenti che non ne volevano sapere di schiodarsi da lì, la cosa li gettò nello sconforto di non potersi godere il pranzo come avevano sperato. Avevano già firmato gli autografi sui tovaglioli e fatto una foto, che altro potevano volere? Sembrava attendessero trepidanti che accadesse qualcosa, con quei cellulari in mano pronti all'uso. Una scena che li metteva in soggezione. Notando l'ambiente intorno Hongbin ebbe un'idea: chiamò uno dei camerieri, confabularono per qualche istante mentre il ragazzo prendeva qualcosa dalla tasca per consegnarla all'individuo sconosciuto e poi lo vide congedarsi.

Sorrise amabilmente, come suo solito; ogni volta che quell'espressione irradiava il suo volto per Leo era una gioia immensa.

Passarono pochi minuti e il cameriere di prima fece ritorno in compagnia di un collega, insieme tirarono lungo il perimetro del loro tavolo due grossi separè in legno piuttosto sobri.

Il loro pranzo era diventato assolutamente intimo, gli unici ad aver accesso a quella zona privata erano i dipendenti del locale che avrebbero dovuto servire il cibo.

«Quindi è questo che gli avevi chiesto prima?».

Anche gli occhi di Leo emanavano una certa forza difficile da descrivere. Erano intensi e indagatori, ma quando si posavano sul ragazzo che avevano dinanzi in quel momento assumevano un'aria dolce e tenera in grado di far sciogliere qualsiasi cosa, anche del tungsteno.

«Già, adesso questo tempo è solo per noi» rispose Hongbin sfiorandogli appena la mano.



Commento dell'autore: Questa sera il mal di testa mi sta divorando perciò chiedo venia per gli errori che sono riusciti a superare le mie letture di revisione çwç Mi ero ripromessa di pubblicare il secondo capitolo questa sera e non il venerdì per alcune ragioni:
1. molta gente il fine settimana non lo passa al PC come la sottoscritta;
2. domani avrò un compleanno, cosa che mi avrebbe impedito di trovarmi qui;
3. fremevo in attesa di poter pubblicare la continuazione della mia storia dopo il successo riscontrato.
Volevo ringraziare con tutto il cuore le prime - e si spera non ultime (?) - quattro persone che hanno messo la fanfic tra le preferite e le sei che l'hanno seguita/recensita. Trattandosi del mio primo elaborato sono sinceramente commossa da tanta considerazione, anche dopo aver visto le semplici visualizzazioni che sono TANTISSIME! Perciò.. grazie mille a tutti **

Spero di continuare ad avere il vostro appoggio perché in quanto nuova scrittrice le paranoie non mi mancano affatto ahah.
Adesso basta, chiudo qui. *si inchina.. si inchina di nuovo.. continua ad inchinarsi finché non sparisce all'orizzonte* 

Channie~ 

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Capitolo 3
*** - Capitolo III ***


The red string of Fate.  - Capitolo III

 


Il pranzo del giorno prima si era concluso in totale armonia. Anche una volta riassemblato il gruppo nessuno sembrava provare risentimento nei confronti dell'altro.

Quella mattina i VIXX sedevano al tavolo della cucina tutti insieme e chiacchieravano di qualsiasi cosa all'infuori del lavoro.

«Avete già programmato come passare le vacanze natalizie?»

«Io andrò a trovare la mia famiglia a Daejeon» ammise contento il maknae.

«Oh ci sarà anche tua sorella?»

«Sì, abbiamo organizzato in modo tale da ritrovarci tutti insieme»

«MA CHE CARIIINI~» Ken, seduto accanto, lo strinse e lo stropicciò con foga.

«I miei hanno voglia di organizzare qualcosa di “diverso” perciò stanno prenotando un viaggio da qualche parte. Naturalmente sarò con loro, non riuscendo a vederli quasi mai... il punto è che non ho idea di dove vogliano andare»

«Mi sa che tutti noi staremo con la famiglia».

Hongbin si alzò da tavola e raccolse le tazze degli amici, andò a sciacquare il tutto nel lavabo e le ripose.

«Quest'acqua è gelida» sbuffò.

 

Le giornate al seguito di quella si svolsero tra mille impegni. Avendo alle porte quasi un'intera settimana di vacanze non potevano permettersi di lasciare progetti lavorativi in sospeso; correvano di conseguenza da uno studio all'altro, tra programmi televisivi, registrazioni radiofoniche e pubblicità natalizie in cui dovevano fare delle apparizioni. I ragazzi non sapevano dove dividersi prima però stringevano imperterriti i denti e sostenevano quei ritmi estenuanti.

Si aggiungeva al tutto la sommaria preparazione al nuovo concept del primo comeback 2015. Per loro fortuna il rilascio era previsto per la fine di febbraio e l'inizio de mese di marzo per cui il tempo non gravava su questo impegno di fondamentale rilievo.

 

«Woonnie... sono stanco»

«Lo so Bin, lo sono anch'io. Ma stiamo finendo per quest'anno»

«Già».

Quella mattina i due ragazzi si erano destati presto dal sonno. Hongbin era voltato sul fianco destro per osservare il compagno che fissava distrattamente il soffitto. Reggeva il peso della propria testa con l'avambraccio, poggiando il gomito sul materasso.

«Ce la fai a sostenere altre diciotto ore così?»

«Sì, ce la faccio. Ma ho bisogno di riposare ancora dieci minuti» si alzò dal proprio letto e si avvicinò a quello del maggiore, afferrò il lembo della coperta e lo scostò per entrarvi all'interno. Era l'unico a poter osare con una mossa tanto azzardata, al suo posto chiunque altro sarebbe stato scaraventato via in un attimo. Solo con lui Leo poteva diventare così mansueto.

«Non stai scomodo?»

«No, assolutamente - adagiò un braccio sul petto scoperto di Leo - Come puoi essere così caldo in pieno inverno?».

L'altro ignorò la domanda e lo cinse con entrambi gli arti. Distolse lo sguardo mentre apriva la bocca e, lentamente, usciva la lingua per bagnare il labbro inferiore fino al raggiungimento dell'angolo destro.

«Tra poco passeremo quattro giorni lontani da quest'appartamento» non si capiva se fosse un'affermazione rivolta all'amico o piuttosto un pensiero espresso a voce alta. Il più piccolo pressò più intensamente la mano sul suo petto, avvicinò l'orecchio e socchiuse gli occhi.

«Abbiamo ancora una settimana insieme però»

«È vero, ma non sarà di certo come vorremmo»

«Ce la faremo bastare - salì lentamente con la testa e la inserì nell'incavo tra collo e spalla dell'altro. Quel respiro così fresco sulla pelle nuda di Leo lo fece rabbrividire - Ma che ora si è fatta?» proseguì.

«Mh... - si sollevò facendo scivolare il più giovane sul cuscino, ruotò il busto e si sporse per raggiungere l'orologio poggiato sul comodino alle spalle dell'altro ragazzo - Le 06:00. Tra mezz'ora dobbiamo essere in piedi»

«Ottimo, c'è tutto il tempo per dormire».

Leo annuì e tornò nella posizione iniziale. Provò una piacevole sensazione nell'ammirare quelle gote rosee che illuminavano il viso del ragazzo ogni mattina, non poté trattenersi dall'accarezzargliene una con il dorso della mano.

«Tu chiudi pure gli occhi, io resterò qui accanto a te».

 

«Pronto? […] Sì signore […] Sì, ma certo […] Mi dica pure […] Dice veramente? […] Possiamo? È una notizia fantastica! La ringrazio a nome di tutti, davvero […] Ovvio, li informerò immediatamente e le faremo sapere presto […] Grazie ancora e buona giornata a lei».

La giornata non poteva cominciare meglio.

Il leader scosse il ragazzo che dormiva nel letto accanto al suo avvertendolo di raggiungere il salone mentre lui sarebbe andato a chiamare gli altri per riferir loro un messaggio importante da parte del CEO.

Raccolse il piumone e lo sistemò sulle proprie spalle, dopodiché andò a bussare alla prima porta ed entrò senza attendere alcuna risposta.

«In piedi ragazzi! Venite di là che devo parlarvi, non accetto ritardi!».

L'ultima stanza si trovava al termine del breve corridoio, anche questa volta colpì con le nocche la superficie lignea che ostacolava il suo passaggio e la varcò senza esitare. Prese fiato per dir qualcosa ma le parole gli morirono in gola all'istante. Tirò d'istinto un pugno alla parete vicina talmente forte che i due ragazzi stretti in un abbraccio si svegliarono.

«Alzatevi» fu l'unica cosa che disse, e andò via.

«Cosa sarà successo?» si chiese preoccupato Leo.

«Non lo so, ma aveva una faccia che parlava perfettamente da sola. Sarà accaduto qualcosa di serio. Andiamo, veloce».

Si catapultarono fuori dalla camera in fretta e furia tanto che Leo, sul momento, non avvertì neppure il bisogno di indossare una maglia per ripararsi dal freddo che stringeva in una morsa il suo corpo.

«È successo qualcosa?» domandò ansioso Hongbin a Ravi quando lo vide sulla soglia della sua porta.

«Che aria sconvolta che avete voi due! Hakyeon deve riferirci solo un messaggio da parte della Jellyfish, ma non credo sia nulla grave. Perché?»

«Aveva un'espressione serissima e tirata quando è entrato da noi, non credo siano buone notizie». 

A grandi falcate superarono il corridoio e girarono verso il salone. N era lì, dietro la penisola che divideva la stanza dalla zona cucina, che usciva del ghiaccio dal freezer.

«Che ti è capitato?» si informò il rapper.

«Niente, sedetevi. Dove sono gli altri?»

«Arriviamo - Hyuk si stiracchiava mentre, sbadigliando, informava il collega e raggiungeva il divano - Tutto okay?»

«Che hai fatto con quella mano? Eh hyung?» Aggiunse Ken con tono allusivo.

L'amico non ricambiò la risata, ignorò del tutto la battuta e prese a cercare una benda con la quale tener fermo il ghiaccio sul punto desiderato. Racimolò uno straccio e cominciò ad arrotolarselo intorno con l'ausilio dei denti.

Leo si avvicinò per aiutarlo ma lui ritirò repentinamente il braccio e con tono glaciale sibilò: «Faccio da solo».

Il ragazzo guardò confuso gli amici e tornò a sedersi in silenzio.

Quando la fasciatura fu conclusa si sedette sullo sgabello vicino al ripiano da cucina e iniziò a spiegare il perché di quella riunione mattutina.

«Mi hanno telefonato poco fa dalla casa discografica e mi hanno riferito un messaggio per tutti noi. Sembra che abbiano voluto farci un regalo di Natale in più per tutto l'impegno messo fino ad ora e gli ottimi risultati ottenuti»

«E lo dici con quella faccia? Di che si tratta?».

Continuò ad eludere le domande e proseguì fissando il mobile dalla superficie marmorea: «Se facciamo un ultimo sforzo per gli ultimi quattro giorni ci lasceranno liberi già dal 19»

«Sarebbe a dire da venerdì?! Insomma, weekend libero e quasi l'intera settimana natalizia di vacanza? È un sogno»

«Dato che abbiamo sistemato quasi ogni cosa non avrebbe senso perdere tempo anche in quei giorni. Ci hanno riflettuto su e hanno scelto di donarci del sano relax cosicché potremo raggiungere le nostre famiglie in uno stato fisico e mentale decente»

«Sappi che dopo questa notizia ti amo, hyung!» Ken lo abbracciò energicamente ma gli altri ragazzi potevano leggere sul volto di N l'apatia più totale.

«Adesso prepariamoci e non perdiamo altro tempo» affermò.

Il minore allentò la presa interpretando quelle parole più come uno “staccati ora” che altro.

Ognuno tornò nella propria camera in religioso silenzio per selezionare i vestiti e preparare le borse. Ravi seguì il leader e si chiuse la porta della stanza alle spalle quando entrambi furono soli al suo interno.

«Hakyeon, cos'è successo?»

«Che c'è?» 

«Non fare finta di niente, parla»

«Non è successo nulla, non so a cosa ti riferisci» mentì. Prendeva con fare deciso indumenti di vario tipo e li accatastava sul suo letto.

«Certo... cos'hai combinato alla mano?»

«Mi sono fatto male. Sta' tranquillo, niente di grave».

Ravi era irritato ma anche piuttosto preoccupato per quelle risposte evasive.

«Come ti sei ferito?»

«L'ho sbattuta» passò ad un soffio dall'amico, riaprì la porta e si infilò in bagno prima di ricevere qualche altra domanda.

«Hey, è andato?» Hyuk affacciò sulla soglia.

«Sì»

«Hai scoperto qualcosa?»

«Nulla, non mi ha voluto parlare»

«Vederlo così nervoso mi mette i brividi. È stranissimo»

«Non lo dire a me... appena sveglio era tranquillo. Taekwoon e Hongbin hanno notato qualcosa di strano in lui non appena ha raggiunto la loro camera. Sicuro che non sia successo nulla da voi?»

«No, niente. Ha solo detto di svegliarci. Anzi sembrava contento»

«Tutto questo è insensato»

«Quando mai quel che lo riguarda ha un senso?» intervenne Leo.

«Mai, in effetti. Però è strano vederlo così cupo»

«Strano sì, ma persino a lui può capitare un momento no - notò Hyuk dopo una breve riflessione - Forse ha pensato che con così poco preavviso non potrà organizzare nulla per divertirci insieme e la cosa l'ha infastidito»

«Rientrerebbe perfettamente nel suo carattere»

«Mah, sarà. Vediamo se sbollirà un po' la rabbia più tardi e poi, eventualmente, proveremo a riprendere il discorso».


Alla Jellyfish quel giorno i ragazzi dovevano registrare un breve video per augurare a tutte le fan un buon Natale, questo sarebbe stato caricato un paio di giorni prima sul canale ufficiale di YouTube.

«Mettetevi qui così possiamo cominciare» disse un membro dello staff.

Non fu necessario perdere molto tempo nel rifare la scena, i VIXX erano stati professionali al massimo.

«Benissimo, abbiamo concluso» il cameraman smontò il treppiedi che reggeva la telecamera e si congedò.

Anche loro lasciarono la sala e si diressero al piano superiore per continuare a svolgere il programma della giornata.

«Quanti sono i CD da autografare?»

«Solo un centinaio mi sembra»

Ascoltando i compagni parlare N si osservava la mano dolorante bendata, tentava di massaggiarla con il pollice dell'altra ma il fastidio che provava era troppo anche per quello.

«Pensi di poterlo fare?» Ravi apparse al suo fianco.

«Sì, non sarà difficile»

«Va bene, ti senti meglio?»

«Decisamente, sto benissimo» sorrise e avanzò il passo per concludere la conversazione. Guardò avanti, strinse gli occhi pensieroso e si catapultò in mezzo ai due che parlavano pochi metri più in là. Alzò le braccia e le poggiò sulle loro spalle.

«Di che parlavate?» si intromise mettendo in mostra più denti possibile e guardando prima l'uno e poi l'altro.

«Oh, ti sei ripreso!» esclamò sollevato Hongbin.

«Mh? Sì sì, allora? - lasciò andare il minore dalla stretta e gli diede le spalle allontanandola forzatamente - Che mi dici di bello, Taekwooon~?»

«Nulla, stavamo parlando di quello che potremmo fare in quei giorni bonus di vacanza»

«Oh, lo sai che li passeremo tutti insieme. Vero?».

Leo notò il tono severo con cui gli era stata rivolta la domanda e così decise di non impuntarsi e cambiare discorso. Non era il caso di allontanarlo quella volta, avrebbe potuto peggiorare le cose.

«Potrai firmare gli autografi? Non ti verrà male con le bende?»

«Che carino a prenderti il pensiero per me! - alzò la voce, come per voler essere sicuro di essere ascoltato - Sto bene Taekwoon, ce la farò»

Gli altri erano rassicurati nel vederlo così energico, a quanto pareva quello della mattina era stato semplicemente un falso allarme.

«Ma guarda un po', si è ripreso in fretta il ragazzo»

«Eh sì, fin troppo in fretta» osservò con sottile risentimento Hongbin per esser stato interrotto e allontanato mentre stava chiacchierando con l'amico.

«Meglio così. Non sarebbe stato bello affrontare il fine settimana in questo stato»

«Ma neppure queste ultime giornate di lavoro, a dirla tutta».

Raggiunta la stanza in cui si trovavano i CD da firmare per quella sorta di giveaway organizzato da un ente giapponese, si misero all'opera ed entro l'orario di pranzo riuscirono a portare a termine anche quel noioso compito.

Nel pomeriggio svolsero tutte le altre mansioni in programma e arrivarono al loro appartamento in tarda serata.

«Mio amato divano!» urlò Ken dopo che Ravi aprì la porta d'ingresso. 

In macchina il leader era rimasto incollato a Leo senza dargli la possibilità di prendere fiato un secondo e neanche adesso sembrava voler cambiare modi.

«Leooo~, mi aiuti a medicare il polso? Devo mettere la pomata che c'è nella mensola in alto dell'armadietto del bagno»

«Okay, vado a prenderla»

«Vengo con te!»

«Se proprio devi... - sospirò - È questa?»

«Sì, esattamente»

«Bene. Adesso va' a sederti così ti sistemo la fasciatura». 

N chiese a Ken di fargli spazio sul sofà con un gesto della mano sana e attese impaziente il suo momento di attenzioni. Al fine di poterlo bendare agevolmente Leo dovette inginocchiarsi su di una gamba per raggiungere la sua altezza.

«Aaah è fredda!»

«Non muoverti così!» l'irritazione nella sua voce cominciava a farsi sentire.

«Scuuusa»

«Ho fatto. Puoi andare»

«Ma come? Non guardiamo un po' di TV in attesa della cena?»

«Non mi va sinceramente»

«Uffa, dai!»

«Ho detto di no».

Tutti avevano chiaramente capito che il culmine della pazienza in Taekwoon era stato superato già da un pezzo, era esasperato e non avrebbe retto un secondo di più tra le grinfie del suo hyung. 

«Dai Woonnie. La cena è in forno e ci vorrà ancora del tempo prima di poter mangiare - Hongbin si era immischiato e aveva preso posto accanto ad Hakyeon - Siediti qui con noi».

Lo invitò indicandogli l'unico posto restante, nonché al suo fianco, e attese certo che la proposta non sarebbe stata rifiutata. Il ragazzo lo guardò inclinando di qualche grado la testa e gli si sedette vicino senza farselo ripetere nuovamente.

Grazie al cielo.

 

 


 

Commento dell'autore: Buonasera starlight e non! Sono qui con il terzo capitolo, finalmente. Una settimana sembra non passare mai... sono indecisa se aumentare la frequenza della pubblicazione o no.
Partiamo con le scuse per il capitolo precedente. L'ho riletto poco fa e mi sono accorta di infiniiiti errori commessi come: ripetizioni che si potevano evitare, un errore di battitura nella frase “I ragazzi si preparano /correzione: prepararono/ velocemente” come in altre che adesso non ricordo più, ecc. Purtroppo quando scrivo lo faccio di getto ripromettendomi di effettuare altre letture al termine per correggere forma, contenuto e tutto il resto. Il problema è che la mia poca capacità d'attenzione mi porta a combinare certi pasticci, specialmente se sto male o se sono assai stanca. Mi scuso insomma.
Dopodiché parliamo del capitolo in questione (?) la storia, come potete vedere, va acquistando un profilo sempre più definito anche se... diciamo che i personaggi sono ancora tutto un programma da delineare. N-biased, non odiatemi per come tratto il povero leader ahahah. Per me questo ragazzo è come la cipolla in un pasto gustosissimo, sta sempre lì in mezzo a rovinare tutta la magia ;; Eeeh va be'.
Oh oh dimenticavo, sto lavorando ad una dolce immagine che rappresenti la fanfic! Spero di poterla completare in tempo da linkarla nel prossimo capitolo visto che resta solo la colorazione da fare.
Altra cosa che ritengo importante dire perché vorrei rendere tutti quanti partecipi dell'andamento (visto che è tutto merito vostro): rendiamoci conto che la FF è a quota sei recensioni, un nuovo clic ai preferiti e dodici - dico ben dodici - seguaci. Un grazie sincero ad ognuno di voi!
Continuate a seguire lo svolgimento e fatemi sapere sempre la vostra opinione in merito agli avvenimenti! 

Channie~ 

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Capitolo 4
*** - Capitolo IV ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo IV


«Come sta procedendo la vostra carriera in questo momento?»

«Per adesso abbastanza freneticamente. Ma l'anno si sta per concludere quindi ci stiamo premurando di dare il massimo fino all'ultimo»

«Il vostro ultimo CD ha superato il vostro record personale di vendite, come vi sentite a riguardo?»

«Direi soddisfatti e totalmente riconoscenti al nostro fandom che ci supporta sempre. È grazie alle Starlight se siamo arrivati a questo punto»

«Già, riceviamo sempre tantissime lettere. Ci dimostrano un affetto e un sostegno che non ci saremmo mai immaginati di ricevere! Dobbiamo moltissimo a loro».

L'intervista televisiva era iniziata da pochi minuti ma l'appuntamento in studio era stato programmato per molto prima: un'ora piena era trascorsa a definire il trucco e le acconciature di tutti quanti, poi un'altra ora per ripassare insieme ai presentatori alcune fasi in cui si sarebbe suddivisa la puntata e infine qualche minuto per sistemarsi prima della registrazione.

«Scommetto che anche le Starlight si sentono riconoscenti nei vostri confronti. Ci sarà un motivo se seguono la vostra musica e voi, no?»

«Beh credo ci seguano per raggiungere me» scherzò il leader.

«Oh oh, perciò le fan chiedono sempre di te?»

«Assolutamente no, è lui a mettersi sempre in mezzo - lo stuzzicò Ken - In realtà non lo vuole nessuno»

«Ma cosa dici? Se sono io a ricevere il maggior numero di regali dalle fan!».

Dopo un acceso dibattito fra i due, supportati a loro volta dalle testimonianze dei colleghi chiamati in causa, uno dei presentatori prese parola: «C'è solo un modo per dimostrare chi ha ragione. Abbiamo qui tante ragazze che fremono per farvi sentire il loro calore, perché non permettere loro di dare la sentenza finale? Facciamole scegliere mettendovi alla prova»

«Ci sto!»

«Anch'io!»

«Fantastico. Care Starlight, fate attenzione e scegliete con cura. Colui che riceverà l'applauso più fragoroso potrà aggiudicarsi la vittoria di questa sfida».

Scelsero con una partita a carta, forbice e pietra chi avrebbe cominciato: uscì Ken.

Si alzò e raggiunse il centro della scena con passo certo. Aveva l'aria accigliata e seria e non distoglieva lo sguardo dalla telecamera, che lo riprese più da vicino. Non appena il primo piano fu stabilizzato il ragazzo tramutò espressione e sfoggiò in un solo attimo una sfilza infinita di facce comiche e tenere. Tornò serio per un decimo di secondo, sgranò gli occhi e poi prese a cantare a squarciagola “Ottokaji, ottokaji, oh oh oh oh ottokaji! O - TTO - KA - KA - KAJI!” simulando dei movimenti rap. Le fan, i due MC e i compagni cominciarono a ridere e ad applaudire a più non posso; N teneva un'espressione divertita ma stringeva i muscoli del volto per ostentare finta serietà e senso di competizione. Rimboccò le maniche e raggiunse l'amico che ancora si dimenava scaturendo le urla delle ragazze presenti. Con l'indice bussò alle sue spalle, sorrise e gli fece cenno di andarsi a sedere.

«Guarda e impara».

Un segnale in direzione del tecnico del suono e via con la coreografia.

A prima nota un boato di grida invase lo studio. Gli strilli acuti delle voci femminili presenti superarono di così tanto la musica da impedire al ragazzo di continuare a ballare. Fece una pausa e si mise a ridere, quando il silenzio tornò a regnare poté riprendere la sua danza. Si stava esibendo sulla base di Bubble Pop di HyunA.

Scuoteva i fianchi con una sensualità da far invidia ad una donna.

A quello spettacolo Ravi, per le troppe risate, cadde dalla sedia attirando l'attenzione dei presentatori e facendo cessare la musica. Fiero del risultato ottenuto con il suo piccolo show N si inchinò e tornò al proprio posto.

«Non c'è che dire, abbiamo un vincitore, signore e signori! Puoi mostrarci di nuovo quel passo?».

Non se lo fece ripetere due volte: scattò in piedi, saltellò un paio di volte all'attacco della canzone e si mise in posizione. Mani poggiate sui fianchi e via con la shakerata di fondoschiena! Questa volta la musica si interruppe subito ma lui, troppo preso dalla coreografia, non smise di eseguirla.

Rivoltosi verso la telecamera continuò a tenere una mano sul fianco mentre l'altra andava a coprire la bocca e diede una serie di scatti in avanti con il bacino, mossa che fece strepitare nuovamente ogni anima rimasta viva lì dentro. Concluse il suo bis di spalle, dandosi una pacca sul sedere e alzando con molta femminilità la gamba.

«Ahahah esilarante! Complimenti da parte di tutto lo studio».

Fecero passare qualche istante prima di riprendere a parlare e poi uno dei due presentatori continuò: «Mandiamo la pubblicità, ci rivediamo tra pochissimo per continuare la nostra chiacchierata con i VIXX».

Otto truccatrici entrarono in scena per tamponare il sudore e ritoccare il make-up sbavato durante la prima parte di programma. Terminato il veloce restauro si tornò in onda.

«Siamo tornati! Puntuali come sempre. Qui con noi ci sono ancora i grandi VIXX! Fate un applauso - non era stato necessario richiederlo, al nome del gruppo si era creato automaticamente uno scroscio generale di mani - Abbiamo parlato un po' con loro e visto esibirsi Ken ed N in due spettacoli da lasciare senza respiro. Adesso ci chiediamo se qualcuno di loro vorrà mostrarci i passi della loro ultima coreografia».

Ravi incrociò lo sguardo dell'MC che stava parlando, fece un mezzo sorriso e si alzò sistemando i pantaloni. Chiamò a sé Hyuk e, per accontentare le Starlight che urlavano incessantemente “LEO! LEO! LEO!”, tirarono su quest'ultimo.

Trattandosi di una loro canzone non si fece pregare troppo a lungo e accettò di eseguirne un pezzo con i suoi compagni.

Bagnò le labbra con la lingua e attese l'inizio.

Fra i passi da eseguire non mancarono movimenti sinuosi di bacino che incantarono, oltre le ragazze, il giovane Hongbin seduto lateralmente. Ammirava con piacere la zona inguinale di Leo ondeggiare avanti e indietro in un'oscillazione quasi ipnotica. Si morse il labbro inferiore mentre cercava di ritrovare una posizione più “comoda” su quella sedia. Volse l'attenzione dietro di sé, dove uno schermo mostrava le riprese che stavano andando in onda. Vide quel viso serio e concentrato mentre eseguiva la coreografia, quel ragazzo era irresistibile. La sua riservatezza esplodeva in una particolare presenza scenica carica di emozioni. Lui lo conosceva bene Leo, e sapeva perfettamente quanto potenziale tenesse chiuso dentro se stesso per qualche misterioso motivo. Eppure, nonostante quella danza mettesse in mostra solo una minima parte delle sue capacità, suscitava in tutti - compreso Hongbin - un forte sentimento da mozzare il fiato. In quel corpo c'era una carica che il secondo maknae non riusciva a reggere così a lungo senza avvertire il bisogno di distogliere l'attenzione. Quello sguardo, quelle labbra, quel fisico, quel calore.. Erano irresistibili in qualsiasi momento ai suoi occhi, ma in circostanze di questo tipo raggiungevano l'apice. Voleva averlo vicino, sentiva il desiderio di volerlo sfiorare e accarezzare proprio lì, subito.

Strinse gli occhi per concentrarsi su altro, quaranta secondi non erano mai passati così lentamente!

Quando la musica finì Taekwoon vide che i due compagni l'avevano lasciato ballare da solo e l'imbarazzo crebbe in lui nell'arco di pochissimo.

Cercò di coprire il rossore che divampava dando le spalle alla telecamera e curvandosi in avanti. Si avvicinò alla sua sedia ma rimase piegato in due lì difronte, chiuso a riccio. Allora Hongbin allungò un braccio e lo poggiò sulla sua schiena per dargli conforto e lui, senza vedere nulla di ciò che lo circondava, girò verso l'amico e nascose il viso sulle sue gambe.

N d'stinto gli corse incontro, cinse le sue spalle e lo fece alzare immediatamente da quella posizione così sconveniente. Sorrise alle telecamere per far finta di nulla e diede un paio di colpetti in testa a Leo.

«Avanti, non nasconderti! »

«Vogliamo il bis adesso. Non è vero? - il presentatore incitava i presenti a chiamare a gran voce i sei cantanti - Ci siamo scaldati un po' ma è giunto il momento di fare a questo studio un regalo anticipato di Natale esibendovi tutti insieme».

Senza batter ciglio i ragazzi si adoperarono a prender posto al centro della sala mentre degli operatori alle loro spalle sottraevano alla scena gli sgabelli.

Si abbassarono le luci e una voce presentò i VIXX poco prima che partisse la musica. 

L'esibizione, una volta cominciata la coreografia, si svolse egregiamente e senza alcun intoppo. La sincronia spaccava il secondo e la perfezione con cui i passi venivano eseguiti lasciava trapelare l'impegno dedicatogli in chissà quante giornate lavorative. 

Le fan cantavano all'unisono e agitavano a ritmo i loro lightstick, alcune cercavano in ogni modo di risaltare più delle altre con i loro cartelloni e striscioni.

Quando la voce del leader segnò la fine le luci tornarono a rischiarare l'intero ambiente e i due presentatori si riavvicinarono. Uno dei due aiuto Leo a sistemare il microfono che gli si era staccato durante uno strattone dato mentre ballava.

«Si sente?».

Tutti vedevano le labbra del ragazzo muoversi ma la sua voce non raggiungeva nessuno, neppure i più vicini. 

Nell'attesa che un nuovo microfono venisse portato da dietro le quinte Ravi si offrì di passargli il suo per eventuali domande a cui dover rispondere.

Gli intervistati furono abili nell'evadere l'argomento “programmi futuri e comeback in cantiere” evitando di rivelare progetti non ancora resi pubblici ai fan.

Quando tutto ebbe termine salutarono gli spettatori, si inchinarono profondamente e si spostarono nella stanza dietro le quinte finché il locale non fu sgombro.

«Wow, il tempo è volato qui dentro» affermò Ken stiracchiando la schiena e stendendo le braccia verso l'alto. 

«Assolutamente sì. Ora ci aspetta un'altra ora di viaggio in auto per tornare a casa»

«Giusto in tempo per la cena almeno».

Due donne dello staff esercitavano forza su dei ventagli per asciugare il sudore dei sei mentre un'altra ragazza provvedeva a sganciare dalle cinture i microfoni e li sfilava delicatamente senza interferire in alcun modo con loro conversazione. Quando restarono soli Leo puntò due suoi colleghi.

«Voi - si avvicinò minaccioso - Mi avete lasciato solo!».

Nessuno trattenne le risate. Hakyeon colse l'opportunità di fermarlo per scaraventarglisi addosso ma l'altro lo spostò come se non avvertisse neppure il suo peso. Quando la presa del maggiore divenne più salda e simile a quella di un koala Taekwoon alzò gli occhi al cielo e sospirò.

«Ancora?» chiese avvilito.

«Ahahah sei troppo carino quando ti comporti così. Lo sai, non è vero? Su, su. Non pensare all'imbarazzo provato. Sei andato benissimo»

Hongbin sembrava infastidito a quella visione e mormorava fra sé frasi come “Ma fa seriamente?” o “Che bisogno ha di apparire così sciocco?”.

Ravi si accorse dell'espressione assorta ma non disse nulla a riguardo, tornò ad osservare i due che stavano dando spettacolo e li interruppe prendendo parte alla conversazione. Aveva un sorriso dolcissimo quando cominciò a parlare.

«Che ne dite di andare adesso? Fuori c'è il furgone che aspetta noi»

«Andiamo!»

«Ma quanto è lunatico Hakyeon? Ieri sembrava voler uccidere qualcuno e dal pomeriggio a oggi ha stravolto totalmente il suo umore. Non riesco proprio a capirlo»

«Non è poi così incomprensibile. Basta fare attenzione» Ravi poggiò la mano sulla spalla del maknae, entrambi osservavano il maggiore allontanarsi a grandi falcate verso l'uscita.

Dietro di loro parlavano Hongbin e Ken e, a chiudere la fila, Leo teneva le mani in tasca camminando assente e con passo vagamente ciondolante. Una voce lo richiamò all'attenzione.

«Hai preferenze per la cena?»

«Mh? No, mi sta bene tutto»

«Bene, siamo tre contro due per il cibo da asporto»

«Ma uffa. Io volevo cucinare in casa! Non mi va di acquistare cose precotte per strada» 

«Ma è più pratico, Jaehwan! Torniamo troppo tardi per metterci anche a cucinare. E nessuno di noi ha le forze per farlo».

Il rapper aveva pienamente ragione, però la voglia di assaggiare delle prelibatezze fatte in casa era forte. Il ragazzo dovette accontentarsi di una confezione di cibo giapponese acquistato ad una stazione di servizio lungo il tragitto.

Quando scesero dal veicolo appostatosi dinanzi il portone del dormitorio sentirono un freddo gelido scalfire quel poco di pelle scoperta. I cappucci dei giubbotti sulle teste e le sciarpe di lana avvolte al collo alte fino alle narici non erano abbastanza. Misero fretta al leader intento a cercare nelle proprie tasche la chiave per accedere ma, a causa dei guanti, questa missione gli stava facendo perdere molto più tempo del previsto suscitando agitazione nel gruppo.

«Smuoviti!»

«Fa veloce, ti prego. Sto gelando»

«Non mettetemi fretta, non le trovo. E se fate così non mi aiutate»

«Ma sono delle semplicissime tasche, hyung! Dove può essere finito un mazzo di chiavi?»

«Sbriiigati~ questo freddo mi ha fatto venire l'improvviso bisogno di correre in bagno! Non resisto...» Ken saltellava sul posto stringendo le gambe e reggendo due sacchetti di plastica contenenti la cena.

«Da' a me questi, o li farai rovesciare» intervenne Leo.

«L'ho trovata!» fu investito da una calca umana nel preciso istante in cui inserì la chiave nella toppa tanto che la porta si aprì più per la pressione subita dai sei corpi che per lo sblocco effettivo della serratura.

«Grazie al Cielo! Siamo ancora vivi. Credevo di morire assiderato. Presto, dammi la chiave di casa. Devo proprio correre in bagno, non reggo più!»

«Ecco, va pure» fece scivolare il mazzo sulla mano aperta dell'amico e lo vide dileguarsi su per le scale.

«Aah la temperatura qui è quasi piacevole a confronto con l'esterno. Appena saliamo accendiamo la stufa, vero?»

«Direi di sì, stasera non si può proprio stare. E poi potremmo guardare qualche altro film - il leader sorrise a bocca serrata, poi cambiò espressione in una imbronciata con guance gonfie e labbra sporgenti - Però niente horror stavolta! Intesi?»

«Come vuoi».

Salirono  e varcarono la soglia, spalancata un paio di minuti prima dal vocalist.

«Siamo qui»

«Oh, 'sera!» disse mentre usciva dal bagno riabbottonando i pantaloni e tirando su la cerniera lampo. Si lasciò cadere a gambe divaricate sul divano emettendo un sospiro compiaciuto.

«Wonshik mi aiuti tu ad apparecchiare? Quell'immagine mi stava facendo passare l'appetito»

«Eccomi, Taekwoon!».

I due adagiarono sulla tavola sei tovagliette in bambù, qualche bevanda presa dal frigorifero e dei tovaglioli. Il maggiore uscì dai sacchetti le confezioni di cibo e ne collocò una in ogni posto a sedere, al loro interno erano presenti ordini differenti che variavano dalla carne al pesce o alla semplice pasta, tutti muniti di bacchette in legno e salse di tutti i generi.

Consumarono la cena non senza qualche assaggio dai piatti altrui chiacchierando del più e del meno. Passò circa un'ora quando Ken ed N si alzarono per ripulire la tavola da quei miseri avanzi rimasti. Uno ad uno si allontanarono dalla zona cucina prendendo posto davanti la TV. Quando anche loro raggiunsero il divano il più piccolo sbottò: «Eh no! Anche questa volta no. Non ho intenzione di sedermi di nuovo a terra, fatemi spazio»

«Ma dove vuoi infilarti? Non ci entri, Jaehwan. Siamo fin troppo stretti»

«Io-voglio-il-mio-posto» piagnucolò intervallando ogni parola con un singhiozzo.

«Dai, prendi il mio. Ci sto io a terra» il visual scivolò giù dal sofà.

Senza esitazione si lanciò di peso sul cuscino appena liberatosi ed esclamò: «Veramente? Grazie! Ti amo».

Hongbin sorrise nonostante fosse già rivolto verso la televisione.

«Allora? Che guardiamo stasera?» il maknae stava seduto all'estrema destra, al suo fianco c'erano poi Leo, N e, per finire, Ken. A differenza di quest'ultimo il rapper non si era opposto all'ingiustizia di dover prendere nuovamente posto sul pavimento, si armò di buona volontà e creò una postazione personale sagomando a proprio piacimento un numero elevato di coperte e guanciali sottratti alle camere da letto.

«Facciamo un po' di zapping e scegliamo di conseguenza. Non ho avuto materialmente il tempo per andare ad affittare un DVD».

Sotto il plaid il leader si stringeva sempre più alle larghe spalle del minore e la beatitudine provata era evidente in quella bocca dagli angoli rivolti in su. Di contro, però, l'altro pareva indifferente a tale vicinanza e restava assorbito dalle immagini proiettate sullo schermo.

La scelta del film ricadde sull'unica opzione mai vista da tutti quanti: un racconto fantascientifico che, seppur poco invitante, non li demoralizzò abbastanza da fargli abbandonare l'idea di una serata all'insegna della cinematografia.

«Hakyeon, che stai facendo?»

«Cerco di prendere il cellulare dalla tasca - inarcò leggermente il busto sollevando appena il sedere - Ecco. Sorridi, Taekwoonnie. Questa la metto su Twitter».

Scattò la foto e la caricò all'istante sul social network con la didascalia “Quanto freddo fuori! Io e Leo ♥♥ ci scaldiamo insieme con una coperta e una buona cioccolata calda mentre guardiamo un film molto bello ^^”.

«Hyung, ma dove la vedi questa cioccolata?»

«Sssh. Faceva più effetto e rendeva l'atmosfera più piacevole»

«Tu sei strano, strano forte ma... hey! Nella foto spunta anche il mio orecchio! La gente si starà domandando chi c'era accanto a voi»

«No, Jaehwan. Nessuno se lo starà chiedendo. Non viaggiare con la mente».

Leo aveva provato a disilludere l'amico ma lui non vi prestò alcuna attenzione, prese il proprio telefono e scattò una selca che lasciava intravedere dietro di sé gli altri due. Scrisse a sua volta “TADAAN. Ci sono anch'io!” e la twittò in risposta al primo post.

«Sempre pronto a metterti in mezzo eh? Uffa».

Il battibecco stava per avere inizio. Hyuk li guardava divertito, Ravi scuoteva la testa con il finto dispiacere di dover metter da parte il film per seguire quella discussione anche più entusiasmante. Hongbin invece...

«Io vado a letto»

«Come mai?» Taekwoon distanziò con la mano il petto del vicino incollatoglisi addosso e si sporse in avanti.

«Sono davvero stanco, preferisco andare a dormire»

«Vai di già? Allora aspetta, vengo a darti una mano per rimettere a posto i cuscini presi dalla vostra stanza» e, così dicendo, Ravi lo seguì.

 

«Bene...»

«Mh? Cosa?»

«Possiamo parlare, no?»

«Veramente vorrei riposare, hyung. Non ho molta voglia di chiacchierare, magari domani a colazione»

«Non credo, ci sarebbero anche gli altri».

Hongbin lasciò andare il lenzuolo e guardò l'amico socchiudere la porta.

«Che succede?».


Commento dell'autore: Buondì a tutti i lettori! Oggi sarò di poche - ma proprio poche - parole perché aspetto persone a casa e ho un mucchio di cose da sbrigare >3< Presento a tutti il quarto capitolo! TA DAAAAN. Qui le cose sembra che comincino ad evolversi, che ne pensate? Chissà se qualcuno di voi si è già fatto un'idea di come potrà proseguire la storia e ha individuato il profilo tracciato per ognuno dei VIXX, sarei proprio curiosa di saperlo! Prima della pubblicazione ho avuto il tempo di dare una lettura veloce al fine di correggere giusto qualche imperfezione ma ho anche aggiunto qualche pezzo perciò sperò che non ci siano difetti all'interno del capitolo.. Eventualmente penserò a correggere più avanti se strettamente necessario. Questa pubblicazione settimanale era fondamentale visto che le feste si stanno ormai facendo vicine e io non so se pubblicherò nelle due prossime settimane, a meno che non lo faccia tra il lunedì e il martedì (?)
Ad ogni modo, buone vacanze a tutti/e e buona abbuffata di pandoro!

Channie~ 

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Capitolo 5
*** - Capitolo V ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo V


La conversazione di quella sera aveva suggestionato talmente tanto il ragazzo da costringerlo a non chiudere occhio tutta la notte. Quando, verso le 01:30am un sottile fascio di luce proveniente da uno spiraglio ebbe attraversato la camera, finse di dormire profondamente. Leo si stava premurando di non fare alcun rumore mentre disfaceva il letto per addormentarsi a sua volta.

«Pss - un richiamo sulla soglia attirò l'attenzione di entrambi - Buonanotte Taekwoon».

Era Hakyeon, sempre lui.

Hongbin strinse il pugno nascosto sotto il cuscino. Non appena il compagno di stanza diede conferma di essersi accomodato fra le braccia di Morfeo, si distese in posizione supina con le dita intrecciate sul petto e, fissando il soffitto, tornò al suo turbinio infinito di pensieri.

Andò avanti così sino all'alba, la stanchezza si era fatta sentire da un pezzo ma si costrinse a non dormire: quella misera ora di sonno che poteva racimolare sarebbe stata ancora più deleteria.

Si alzò e lentamente si diresse in cucina dando un ultimo sguardo al viso angelico adagiato sul letto vicino. Incrociò le gambe sul solito divano dopo essersi preparato un tè caldo e ripensò alle parole di Ravi mentre teneva lo sguardo perso nel vuoto.

 

«Hai una faccia che parla da sola. Non nasconderti»

«Certo hyung, te l'ho detto: ho sonno» Hongbin ostentò un sorriso, era palese quanto fosse forzato.

«Non attacca. Perché non riuscite a capacitarvi del fatto che sono un ottimo osservatore? Credete tutti di potermi prendere in giro. Non può funzionare, davvero»

«A chi ti riferisci ora?»

«Non è importante. Allora.. parli o devo fare tutto io?».

Il piccolo continuava a fingere spudoratamente, non si arrendeva ma neppure Ravi sembrava essere intenzionato a demordere. Si spostò verso il materasso più vicino e si sdraiò tenendo le braccia dietro la nuca.

«Ammettilo, non ho certo intenzione di andarlo a dire ai quattro venti. Cosa provi?»

«C–cosa?» quella domanda aveva come innescato un meccanismo improvviso e automatico: il rossore divampò immediatamente e il ragazzo non poteva far nulla per eliminarlo. Anche se cercava disperatamente di coprire il viso piegando verso il basso la testa il maggiore aveva colto nel segno e ne era certo.

«Hongbin, è inutile che ti nascondi. Non sei bravo con le bugie, lo sai!»

«Cosa c'è?! Non hai un film da andare a guardare?»

«Non c'è fretta. Hakyeon e Jaehwan ne avranno ancora per un po'. Quindi? - Silenzio. Si sollevò per incrociare il suo sguardo - Benissimo, prenderò io le redini allora»

«No! Va bene..» prese un respiro profondo e si sedette sul secondo letto.

«Hey, non affliggerti così. Ti assicuro che non è un problema, non ne parlerò. Ma tu perché non provi a dirglielo?»

«Che? Sei impazzito! Non se ne parla assolutamente»

«E per quale motivo? Sei consapevole che così non avrai mai pace, vero? L'hai visto Hakyeon, non si schioda facilmente da lui, lo so bene io».

L'espressione sul volto di Hongbin assunse un'aria interrogativa, tuttavia tralasciò quelle ultime parole e si concentrò sulla prima parte.

«Dirglielo sarebbe un errore. Sono in torto, non potrebbe ricambiare. Proprio perché ho visto Hakyeon e il modo in cui viene trattato so che rischierei di perdere quel poco che c'è rivelandogli la verità»

«Davvero sei così cieco? Guarda che non sono l'unico ad essersene accorto. Taekwoon è molto preso da te e anche se Hakyeon ci prova, e ci prova davvero in tutti i modi, a tenerlo stretto a sé, non funziona. Sa bene che contro di te non avrebbe speranze.. se solo volessi metterti in gioco, ovvio»

«Posso chiederti perché me ne stai parlando?»

«Perché? Perché ti ho visto. Ho visto te triste e rassegnato, Taekwoon amareggiato ed Hakyeon ostinato nella sua vana illusione. Non mi piace questa cosa»

«Cos'altro?»

«Hongbin - lasciò il posto a sedere per piazzarsi difronte il volto dell'amico - tengo solo molto ad Hakyeon, tutto qui. E non mi va affatto che stia male per qualcuno che non ricambia i suoi sentimenti.. merita di meglio ma, purtroppo, io non ho alcun potere in questa faccenda»

«WOOOOON - il soggetto della loro conversazione si fece sentire dall'altra stanza - quanto tempo devi perdere ancora? Non capirai nulla del film dopo»

«Arrivo!»

«Bene hyung, penso di aver capito. Mi spiace però.. Non credo di volermi esporre in questo modo»

«Ti consiglio di pensarci sopra. Ora come ora nessuno di noi può ritenersi soddisfatto della situazione»

«Guarda che se perdi ancora tempo non te la riassumiamo la trama!»

«Eccomi ragazzi, sto arrivando. Buonanotte Hongbin».

 

Per quale assurdo motivo gli era passata per la mente quella folle idea di parlargli? Perché non poteva continuare a far finta di nulla come aveva fatto fino ad allora? Le sue parole gli rimbombavano in testa senza dargli il tempo di riprendere fiato un secondo.

Andare a rivelargli tutto.. Tsk. Certo, come no.

Eppure.. Secondo quanto detto da Ravi il sentimento era ricambiato. C'era davvero la probabilità che Leo..? Assolutamente no! Il sonno l'aveva reso fin troppo vulnerabile alle assurde fantasie che aleggiavano nella sua mente.

Oddio, no. Non ragiono più.

Piegando la colonna vertebrale in avanti posò a terra la tazza, poggiò i gomiti sulle gambe e coprì il volto con le mani. Restò fermo in quella posizione e continuò a rimuginare per un tempo indeterminato finché non fu interrotto da un rumore che lo richiamò all'attenzione. 

Qualcuno, nel silenzio più totale e sfruttando la poca luce mattutina filtrata dalla serranda della finestra, si era mosso furtivamente e lo aveva raggiunto incespicando sulla tazza ai suoi piedi.

«Ops. Tutto bene Bean?»

«Woon! Che ci fai sveglio?»

«Non mi sentivo molto bene così volevo cercare qualche medicinale, poi ho visto che non ti trovavi nel tuo letto e sono venuto qui a cercarti. Che hai? Stai male anche tu?»

«Mh no, no. Visto che sono andato a dormire presto non sentivo il bisogno di ulteriore riposo. Ma tu che medicina cercavi? Che ti senti?»

«Penso di avere un accenno raffreddore per colpa di questo tempo, giusto un po' di fastidio».

Il maggiore raccolse la tazza sul pavimento e la sistemò sul tavolino, poi si sedette sfiorando il fianco di Hongbin tanto era vicino.

«Non torni a dormire? È ancora presto»

«L'ho notato, ma tu sei qui tutto solo».

Quel sorriso così dolce fece arrossire il ragazzo. Ma che gli prendeva tutto ad un tratto? Dannato Wonshik e le sue ridicole insinuazioni. Non c'era nulla di nulla in quelle frasi, era il solito Taekwoon dall'affetto paterno, niente di più. La testa gli stava esplodendo, non reggeva più, sentiva di stare per scoppiare. Inclinò il collo e trovò rifugio sul petto del compagno, socchiuse gli occhi mentre l'altro lo cingeva con un braccio. Sembrava così piccolo e indifeso rannicchiato in quel modo..

Non era stato in grado di resistere al sonno nel tepore di quel semi-abbraccio e così scivolò giù, sino a restare totalmente coricato sul corpo del maggiore che ora lo osservava teneramente. Gli spostò una ciocca di capelli per guardarlo meglio e avvicinò il proprio viso al suo; a quel contattò percepì un sorriso schiudersi sulle labbra dell'addormentato. Si allontanò per paura di averlo ridestato senza volerlo e attese in quella posizione che il sole si alzasse ulteriormente.

 

«Un giorno di questi quella sveglia gliela faccio ingoiare. Oh, ma che ci fate voi due qui? Mi è preso un colpo» il maknae, intento ad aprire la finestra per far entrare aria e luce, era sinceramente sorpreso.

«Buongiorno anche a te. Guardiamo la TV»

«Ma.. - esitò, lanciò un'occhiata al dispositivo - è spenta»

«Appunto»

«Sei molto più divertente quando non parli, hyung. Hongbin sta bene? Perché è disteso su di te?»

«Eravamo qui a chiacchierare quando è crollato, non mi andava di disturbarlo»

«Capisco. Immagino che non abbiate ancora mangiato. Vuoi qualcosa?» lo chiese mentre tirava fuori da uno sportello un pacco di fette biscottate.

«Prenderò un po' di caffè»

«Anch'io, grazie! Buongiorno Taekwoon» Anche Ken era entrato nella stanza.

Una tenera smorfia apparì sul volto di Hyuk il quale, sbuffando, prese a preparare la bevanda ai suoi due hyung.

«Buongioooorno carissimi compagni. Controllate il meteo! Questa notte ho ricevuto un'illuminazione»

«Ciao, prendi tu il telecomando.. è lì sul tavolo»

Il sonno del visual fu scosso in coincidenza con l'arrivo di N, non era chiaro se si trattasse solo di un caso o se, piuttosto, la voce del leader si fosse realmente insidiata molestamente nelle sue orecchie innescando quella reazione. Resta il fatto che il ragazzo mugugnò infastidito qualcosa di incomprensibile e girò su se stesso andando a posizionare il volto sulla zona inguinale del maggiore. Quest'ultimo, imbarazzatissimo, scattò in piedi senza pensarci e fece cadere il suo corpo inerte contro il tavolino a pochi centimetri da loro.

La tempestività dei suoi riflessi non bastò a salvare l'amico dallo schianto che avvenne in una frazione di secondo.

Un'imprecazione scappò contemporaneamente da più bocche, compresa quella di Hongbin ormai sveglio e riverso al pavimento. Si massaggiava la schiena incredulo e confuso e guardava con occhi sgranati Leo.

«Sc–scusa.. tutto okay, Bean?»

«Ahi! Ho preso proprio lo spigolo. Ma che è stato?»

«Ehm.. ti sei agitato nel sonno e.. sei caduto»

«Che diavolo stavo sognando per muovermi in questo modo..».

Leo irrigidì e percepì il calore divampare sulle sue guance.

«Già, buh..»

«SOLE! QUI DÀ SOLE! - l'attenzione di tutti fortunatamente si spostò su Hakyeon, intento a gioire e saltellare - Allora possiamo farlo!»

«Di che parli?»

«Della.. rullo di tamburi, grazie - Ravi e Ken gli diedero corda - GITA IN MONTAGNA CON PERNOTTO ALL'ARIA APERTA! TADAAAAN» e concluse stendendo davanti a tutti un depliant che pubblicizzava l'attività da lui citata.

«Insomma vorresti andare in campeggio?»

«Esattamente!»

«Adesso? Con questo freddo?»

«Non avete sentito? Ci sarà il sole!»

«Ovviamente, e la notte?»

«Per quella sarà sufficiente stringerci l'uno all'altro intorno al fuoco» se ne avesse avuto la facoltà, insieme a quelle parole avrebbe sputato cuori all'impazzata verso ognuno.

«Tu devi aver sbattuto la testa da piccolo»

«Smettila di essere sempre così scontroso, Woon! E per una volta sii più carino. Fallo per me, come regalo di compleanno»

«Hakyeon.. Siamo a dicembre. Mancano sei mesi al tuo compleanno!» Wonshik non poté trattenere una risata.

«Okay, è vero. Ma ve lo chiedo per favore! Non è detto che avremo la possibilità a giugno, concedetemelo adesso. Daaaai~ me lo merito. Ci sono ottime possibilità di restare soli nella nostra privacy»

«Logico, perché saremmo gli unici pazzi a passare la notte al gelo»

Vedendolo incrociare le braccia al petto in segno di protesta i cinque si rassegnarono, contestare N quando si imputava in quella maniera poteva portare ad un'unica ed inevitabile conseguenza, ovvero l'immediato suicidio degli oppositori.

«Va bene, faremo questa cosa»

«Fantastico! Più tardi telefono per affittare il materiale necessario all'escursione. Sarà il compleanno più bello di tutti»

«Secondo te ha sbattuto veramente la testa quand'era bambino?».

Ken annuiva alla domanda bisbigliata dal maknae mentre osservava sbigottito il leader dirigersi in bagno.

È senza speranze.

Una manciata di ore dopo, durante la pausa pranzo, la prenotazione stava avendo conferma.

«Allora.. Abbiamo già la tenda da campeggio, sei sacchi a pelo, un fornello elettrico, lo spray per le zanzare, delle to–»

«Persino le zanzare con questo freddo preferirebbero starsene a casa a dormire».

L'occhiata di rimprovero che ricevette Hyuk lo raggelò. Era meglio starsene buoni e in silenzio.

«Stavo dicendo: delle torce e tante pile per avere sempre luce a disposizione, tegami, posate e piatti, kit di pronto soccorso e.. basta. Credo che l'essenziale sia tutto qui. Non vedo l'ora di partire! Vi conviene usufruire di questa serata per preparare i borsoni perché venerdì partiremo in mattinata perciò domani avrete bisogno di dormire abbastanza. Okay?»

«Qualcuno sta già anticipando adesso le ore di sonno, guardalo»

Ravi si era addormentato su una delle sedie presenti nello studio fotografico e ronfava intensamente con la testa ciondolante oltre la spalliera.

«Vorrà dire che lui starà di guardia la notte. Non vorrei che qualche animale sentisse odore di cibo e raggiungesse la nostra tenda» assunse un'espressione preoccupata.

«Bean?».

Da quando si era svegliato la mattina non aveva dato a parlare a nessuno, restava in silenzio mentre una nube di apatia lo circondava. Ogni tanto rinsaviva e alzava lo sguardo verso il rapper ma subito dopo ripiombava nell'oblio. Era strano vederlo così, lui che in qualche modo cercava sempre di rendersi partecipe e teneva stampato addosso ventiquattr'ore su ventiquattro quel sorriso che faceva avere un mancamento dietro l'altro al povero Leo. L'energia, la spontaneità, la felicità e la dolcezza di quel ragazzo erano per lui come un'ancora di salvezza e la loro mancanza instaurava un angosciante stato emotivo. 

Era difficile da spiegare, non solo agli estranei, ma a se stesso in realtà. Quel rapporto nato apparentemente come tanti altri era divenuto indecifrabile e gestito da sentimenti incomprensibili. Dove si era mai sentito dire che potesse provare qualcosa di così forte per un altro ragazzo? Così forte e, nello stesso tempo, così unico. No diamine, non poteva essere. Taekwoon gli voleva bene, come avrebbe potuto volerne ad un fratello minore, nulla più. Eppure..

«Uhm? Dimmi»

«Nulla, nulla»

«Sicuro?» gli zigomi si alzarono e gli occhi diventarono due fessure.

«Sì, sicurissimo».

Hongbin si rese conto del suo estraniamento dal mondo, bisognava rimettere tutto a posto.

«Stasera ci diamo una mano a vicenda per fare le valigie? Così non rischiamo di dimenticare nulla»

«Ma certo»

«Ottimo!»

«Rimettiamoci a lavoro ragazzi. Ancora qualche scatto e possiamo ritenere conclusa la sessione fotografica per oggi».

Cinque di loro si alzarono, Ken si avvicinò di soppiatto a Ravi con un sacchetto pieno d'aria da far esplodere per svegliarlo. Naturalmente tutti ritennero quella scena infantile altamente divertente e si armarono di smartphone per riprendere la reazione dell'ignara vittima. Hongbin, rimasto dietro, tentò di sporgere la testa al di là dell'amico collocando il proprio mento tra il collo e la spalla dell'altro; nel percepire quell'alito fresco un brivido corse lungo la spina dorsale di Taekwoon. Per acquistare maggiore equilibrio il minore aderì col corpo alla schiena e poggiò una mano sulla sua spalla, erano così a stretto contatto che adesso, oltre al respiro, poteva sentire persino il suo cuore battere. Irrigidì nuovamente come gli era capitato quella stessa mattina, l'agitazione lo spinse a leccare le labbra ormai asciutte.

Avanti, finiscila! Non è niente.

..Eppure con un fratello determinati pensieri non gli sarebbero mai passati per la testa.



 

Commento dell'autore: Dopo una lunga assenza sono tornata con il quinto capitolo di “The red string of Fate”! :3 Tra feste e malattia - ebbene sì, il pandoro di quest'anno era stracolmo di antibiotici - non ho proprio avuto tempo di aggiornare. 
Finalmente il dialogo tra Ravi e Hongbin è avvenuto, non riesco proprio ad immaginarmelo il rapper così serioso. È stata una faticaccia renderlo tale ai miei occhi.
Beh niente di nuovo da dire se non che l'immagine di cui vi avevo parlato due (?) capitoli fa è ferma a causa di un inconveniente che mi impedisce di lavorare al PC: il mio mouse ha deciso di abbandonarmi. Ciò significa che perderò più tempo (chissà quanto) del previsto.
Tutto qui carissimi. Spero che questa pubblicazione sia di vostro gradimento!


BUON 2014!

Channie~ 

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Capitolo 6
*** - Capitolo VI ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo VI


«Veloci, veloci, veloci!».

Tutti correvano a destra e a manca per racimolare gli ultimi strumenti disseminati per la casa necessari alla partenza e la pressione con cui N spronava tutti quanti a darsi una mossa non era d'aiuto in questa disperata missione.

«Ma dacci una mano a revisionare ogni cosa invece di creare confusione!»

«È tutto sistemato ragazzi, avanti! L'auto è giù che aspetta noi. Se perdiamo altro tempo troveremo traffico e faremo tardissimo»

«Hyung sono le 7:00 del mattino e dovremo passare tutta la notte in quel bosco, cosa vuoi che siano un paio d'ore in più immersi nella civiltà?»

«Siete proprio noiosi, uffa» si sedette a braccia conserte sul comò all'ingresso e attese qualche minuto prima di riprendere con le sollecitazioni.

Corse persino un grande rischio avvicinandosi a Leo (il quale stava contemplando totalmente assorbito la propria lista mentale) e scuotendolo mentre urlava di far presto. Quella traumatica interferenza, infatti, portò il ragazzo a scattare minaccioso contro il leader con l'intenzione di spintonarlo a terra.

In quel frangente, per fortuna del maggiore, Ravi apparve tempestivamente alle loro spalle: «Hey, hey! Taekwoon! Lascialo stare - Leo si allontanò senza proferir parola - Hakyeon, perché ti ostini ad infastidirlo quando non c'è nessuno con te? Non è difficile comprendere che rischieresti di spezzarti sotto di lui»

«Ma no~ Jung Leo è tanto buono»

«Sì, e tu hai la dote di far innervosire anche i santi. Con una mano sola potrebbe farti volare via»

«Non lo farà - mise in mostra il sorriso più grande che riusciva a fare - Adesso sbrighiamoci eh, la strada sarà lunga».

Nessuno, però, ebbe quest'impressione una volta intrapreso il viaggio in auto visto che non esitarono ad addormentarsi subito cullati dal tremore ovattato del veicolo. Al loro arrivo si suddivisero i compiti cosicché Hongbin e Hyuk si occuparono di svuotare il bagagliaio mentre gli altri quattro tentavano di montare la tenda sotto le direttive lette nel foglio delle istruzioni dal leader.

«Quel pezzo dovrebbe andare lì.. Sì, perfetto così. Wonshik, tira un po' verso di te. Bene, bene. Potete anche fissarla con i picchetti adesso. Visto? È stato semplice»

«Semplice? - bofonchiò Ken - Abbiamo fatto almeno quindici tentativi prima di raggiungere questo risultato»

«D'ora in poi sarà tutto in discesa, vedrai!».

«Okay, adesso che si fa? C'è ancora tempo prima di pranzo, non credete?»

«Se facessimo un'escursione qui intorno per vedere com'è l'ambiente?» l'idea del maknae fu accolta dai compagni con molto piacere, se quella era l'attività stabilita per il weekend bisognava svolgerla godendosela appieno.

Un sentiero indicava loro la strada da poter percorrere senza perdersi fra la fitta costellazione di alberi, camminarono qualche minuto finché non raggiunsero una radura intrisa di una spettacolare ricchezza floreale. Qui Hongbin e Leo si fermarono per un po', il primo per scattare qualche foto del paesaggio, il secondo perché aveva notato qualcosa di piccole dimensioni muoversi dietro un cespuglio. Avanzò cautamente fino a scorgere una coda piena di pelo spostarsi nella sua direzione: uno scoiattolo sbucò fuori.

«Oh, ciao!»

«Con chi parli Woonnie?»

«Guarda qui».

Il minore scostò la macchina fotografica dagli occhi e andò verso l'amico.

«Oh ma com'è carino!»

«Già» Leo sorrise e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, prese un filo d'erba e lo agitò davanti l'animale che, incuriosito, fece per avvicinarsi. Nel frattempo Hongbin era intento ad immortalare la scena. Fu questione di pochissimo e lo scoiattolo tornò a rifugiarsi lontano da sguardi indiscreti.

Imboccarono di nuovo il percorso e ritrovarono gli altri quattro indaffarati in una qualche ricerca.

«Cosa avete perso?»

«Nulla, cerchiamo della legna per il fuoco del pranzo» spiegò Ken.

«Ma.. abbiamo il fornello elettrico»

«Vallo a dire al nostro capo-scout - mosse la testa in direzione di N - Non ammette obiezioni»

«Be' avanti, ci tornerà comunque utile questa sera appena si abbasserà la temperatura. Stiamo solo anticipando un passaggio»

«Bene, un po' di calore non mi dispiacerebbe. Mi sa che mi sta peggiorando il raffreddore».

Il visual assunse un'aria apprensiva e invitò il compagno a tornare alla base così da prendere qualche medicinale che potesse salvaguardare la sua salute ma Taekwoon declinò la proposta e proseguì con il gruppo fino ad ora di pranzo, quando rincasarono tutti insieme. Ravi e Hyuk avanzavano un passo alla volta in modo impacciato, non riuscivano a vedere gli ostacoli che si paravano loro davanti a causa dell'immensa quantità di rami secchi che tenevano fra le braccia. 

«E ora?»

«Avanti, avanti. Così. Bravissimi. Ancora un po'..».

Affidandosi ciecamente alla guida dei loro colleghi entrambi erano riusciti ad affrontare incolumi un tortuoso percorso, potevano ritenersi orgogliosi. O almeno avrebbero potuto se il rapper non fosse scivolato a mezzo metro dalla loro sistemazione mettendo il piede su una melma vischiosa che lo fece cadere all'indietro. 

«Ouch~ che dolore!» piagnucolò. Facendo forza sugli addominali si sollevò per osservare la reazione degli amici rimasti immobili a guardarlo senza dimostrare la minima intenzione di aiutarlo. Restò seduto per terra a gambe incrociate con il broncio, in attesa.

«Non ti alzi più?»

«M–ma come?! Aiutami!» tese la mano aperta verso Hakyeon.

«Ah - sospirò l'altro - Dai. Uno, due.. e tre!».

Lo slancio del minore e la forza assolutamente non necessaria esercitata dal maggiore li sbilanciarono tanto da farli ricadere nuovamente, uno sull'altro.

Gli iniziali versi di disgusto di N, infangatosi da cima a fondo sul terriccio umido, evolsero nell'arco di qualche decimo di secondo in una fragorosa risata assecondata dall'altro.

«Era meglio se stavi al tuo posto!»

«Sei stato tu a chiedere aiuto! Ora alzati, non mi sento più la gamba»

«Allora? Lo accendiamo questo fuoco o ne avete ancora per molto?»

«ACCENDIAMOLO!» Wonshik balzò in piedi, raccolse con una bracciata quanta più legna riusciva a cingere e la collocò nella zona predestinata alla cottura cibi.

«Aspettatemi almeno. Io sono tutto appiccicoso e sudicio, datemi il tempo di darmi una sciacquata e cambiare la maglia»

«Vai, vai hyung. La tua presenza non è necessaria»

«Han Sanghyuk, attento a come parli!» lo minacciò accostando la mano sporca di terra mischiata a sostanze naturali di dubbia provenienza al suo volto. Di riflesso l'altro chiuse gli occhi e usò come scudo la prima “cosa” vicina: Taekwoon. Non fu necessario dir nulla, i suoi occhi erano eloquenti al massimo.

«Va bene, vado a ripulirmi e torno. Non sentite troppo la mia mancanza, eh» concluse mandando un bacio a tutti. Si avviò verso la tenda e frugò nei borsoni, tutti fin troppo uguali fra loro per poter riconoscere il suo.

Uhm.. mutande di Chopper? No, questo è quello di Jaehwan allora. Dove avranno messo il mio? È questo. Ne sono certo.

Andò a colpo sicuro ma sbagliò per la seconda volta.

Grr che scocciatura. Mi sono stancato.

Alla terza valigia constatò che si trattava di quella del maknae, ne svuotò buona parte rassegnato all'idea di non poter trovare la propria e iniziò la ricerca di qualche indumento da prendere in prestito. 

Mai visto Hyuk con questa felpa. Bene, è appena diventata mia.

Tirò via la maglietta afferrandola per i lembi e il freddo lo attanagliò. Si sentì spaesato: doveva darsi una ripulita ai capelli ma non aveva alcuna intenzione di uscire fuori mezzo nudo per gettarsi addosso dell'acqua, non poteva neppure rivestirsi senza sporcare il cappuccio e far colare l'acqua all'interno della tenda era decisamente fuori discussione. I denti cominciarono a battere e insieme a loro anche i piedi sul suolo. Si guardava intorno alla ricerca di una soluzione ma non ebbe il coraggio di stare più di cinque minuti in quello stato.

Mi spiace Hyuk, correrò il rischio. Non reggo più.

Allargò il più possibile il collo della felpa per evitare di farla entrare in contatto con la testa e se la stirò addosso. 

 

«Tieni l'accendino, Won»

«Stai scherzando? Questo fuoco lo accenderemo alla vecchia maniera»

«Sarebbe a dire?».

Ravi porse a Ken due bastoncini identici a quelli che teneva lui in una mano e lo invitò ad imitare i suoi gesti.

«Ma sei pazzo? Non riuscirai mai a dar vita alla fiamma sfregandoli!»

«Sì che ce la farò! Vedrai».

Il battibecco si protrasse per un bel po', adesso Wonshik recitava la parte dell'offeso oltraggiato.

«È così che la metti? Mi sottovaluti fino a questo punto? Benissimo. Puoi sognarti di avere accesso al mio fuoco, fattelo per i fatti tuoi visto che fai il diffidente»

«Logico che sia così! Io diffido totalmente delle tue capacità»

«Aigoo~ tu sapresti fare di meglio magari?»

«Senza alcun dubbio!»

«Ti sfido»

«Uhm?»

«Hai capito. Ti sfido! Vediamo chi ci riesce prima».

Quelle parole segnarono ufficialmente la fine della giornata: armati di legna, erba secca, buona volontà e competitività i due si lanciarono in una sfida all'ultima sfregata. Non mancò la partecipazione di Hyuk che volle cimentarsi anch'egli nell'impresa seguito dall'appena arrivato Hakyeon; bastò anche qualche piccola sollecitazione per convincere il secondo maknae a giocare in loro compagnia sotto lo sguardo indecifrabile di Leo.

Era a metà tra l'annoiato e l'incredulo. Li guardava come a voler commentare quanto fosse stupido quel che stavano facendo però sotto sotto, per un frangente, lontano dall'attenzione dei compagni, aveva spostato la propria su dei ramoscelli vicino il fianco e gli era passata per la mente l'assurda idea di fare un tentativo. Se fosse riuscito a fare ciò che aveva spinto gli altri a sfidarsi ore prima di sicuro avrebbe potuto ammutolirli tutti quanti. Un commento di un paio di toni più alto rispetto al normale cacciò via dalla sua mente quell'idea così ridicola e malsana.

«È CALDO! È CALDO! C'ERO QUASI, AVETE VISTO??»

«Sono tutti caldi una volta strofinati con tanta insistenza! Il mio è diventato uno stuzzicadenti a forza di grattarlo in ogni verso contro l'altro»

«Sta' zitto Jae, il mio ha fatto la scintilla»

«E con ciò?»

«E con ciò ho vinto!»

«Non hai vinto proprio nulla! Bisogna fare un fuoco vero. E poi questa fantomatica scintilla non l'ha vista nessuno.. Giusto ragazzi?».

Hyuk e Hongbin annuirono convinti, N dava loro le spalle e sembrava particolarmente indaffarato. Solito leader infantile che non accetta le sconfitte..

«CE L'HO FATTA! Inutile darvi ancora pena. Sono io il vincitore della gara!» si spostò sul fianco destro quanto bastava per far scorgere ai compagni la piccola fiammella che si alimentava sull'erbaccia che aveva difronte. Tastò il terreno vicino cercando di prendere qualcosa che sembrò riuscire a raccogliere poco dopo, quando si alzò e mise la mano nella tasca della felpa. A quel punto una valanga di domande lo travolse catapultandolo al centro dell'attenzione:

«Non ci credo, ci sei riuscito davvero!?»

«Come hai fatto hyung?»

«Non è possibile. Deve aver usato un trucco! Come ci sei riuscito? Sono ore che proviamo»

«Tutta abilità. All'inizio ho perso un po' di tempo perché dovevo riprenderci la mano ma dopo è stat–»

«Sei sicuro che sia questo il motivo?» intervenne Leo.

«Uhm?» 

«Non vedo più l'accendino, sai com'è. Devi aver atteso un bel po' prima di poterlo prendere e usare lontano da sguardi indiscreti, no?»

«Ma che vai dicendo? Ahahah».

L'imputato si portò una mano alla nuca avvertendo un prurito probabilmente inesistente e semplice illusione delle circostanze. Gli sfidanti di quella competizione si alzarono all'unisono e tentarono un placcaggio improvvisato, il gioco di squadra fu strabiliante e in un attimo N si ritrovò con i quattro arti e la testa paralizzati e delle dita che esaminavano ogni centimetro del suo corpo. Non trascorse molto prima che la prova del suo misterioso successo venisse fuori; il solletico causatogli da quel contatto lo portò a dimenarsi come un ossesso finché l'accendino non scivolò giù dalla tasca. Sentendo allentare la presa in cui era immobilizzato tentò di piegarsi in avanti al fine di raccogliere l'oggetto incriminante ma, purtroppo, venne spintonato indietro da più forze congiunte.

«Non so da dove sia saltato fuori, lo giuro!»

«Ma falla finita! Non ti crede nessuno, impostore» lo schernì Ken, che trovò sostegno nelle parole di Ravi: «Hai tradito la nostra fiducia, non sei più degno».

Approfittando del momento Leo andò in silenzio dentro la tenda e liberò il proprio sacco a pelo. Qualcuno, accortosi del suo spostamento, lo seguì.

«Hyung, che fai?»

«Niente Hyuk, mi metto a dormire. Va' di là»

«Dormi? A quest'ora?»

«Sì, non mi sento affatto bene»

«Oh. A causa del raffreddore?»

«Già»

«Uhm.. Okay capisco, ma non devi neppure pranzare? A breve sarà ora»

«No, non ho appetito. Adesso vai»

«Va beeene, non ti disturbo più».

Il maknae chiuse lì la conversazione prima di correre il rischio di essere trapassato con lo sguardo. Ritornò dai propri compagni, ancora intenti a scherzare e li informò. Nessuno sembrò preoccuparsi, conoscevano bene Taekwoon e sapevano anche com'era fatto: se non voleva essere disturbato non c'era motivo di andare contro la sua volontà. Tornarono a svolgere le loro attività e trascorsero serenamente l'intera giornata dopo un pranzo non troppo sostanzioso a causa della carne in scatola immangiabile scaduta da diverso tempo. 

Quando giunse il buio quel clima pressoché sopportabile divenne impossibile da tollerare: il freddo gelido premeva sempre più forte e per i ragazzi era arrivata decisamente ora di radunarsi intorno al fuoco (nella speranza che questo non si spegnesse) per riscaldarsi. Hongbin accolse a gran cuore quel momento in quanto ebbe finalmente un attimo di tregua per andare a controllare l'amico che non si era fatto vivo per tutto il pomeriggio fino a quell'ora. Aprì la tenda ed entrò al suo interno, richiuse la cerniera alle sue spalle e si inginocchiò al lato del sacco a pelo. Stette un po' a contemplarlo e poi sussurrò il suo nome per ridestarlo.

«Mh? Che c'è? Ah, Bin»

«Hey, come ti senti?»

«Non bene».

Il minore poggiò il palmo della mano sulla sua fronte.

«Eh direi, sei abbastanza caldo. Aspetta.. vedo se nel kit che abbiamo portato c'è il termometro».

La temperatura, come supponeva, si stava alterando ed era già un grado e mezzo più alto del consueto.

«Evviva, ci mancava solo questa»

«Sarà sufficiente un po' di antibiotico, tranquillo. Tu sta' al caldo però»

«È una parola.. Siamo in un bosco a dicembre»

«Lo so, vediamo di provvedere in qualche modo. Intanto ti porto qualcosa da mangiare, che ne dici?»

«Sì, grazie».

 

«Che c'è?»

«Taekwoon ha la febbre. Prendo qualche avanzo così può mettere del cibo sotto i denti»

«Oh no! Sta male? Ci penso io a farlo sentire meglio. Gli preparo subito qualcosa di caldo»

«Non è necessario Hakyeon, posso pensarci anche da solo».

N si voltò e lo fulminò, poi sibilò: «Ho detto che me ne occupo io».

Vedendo che Ravi stava seguendo per filo e per segno quella discussione decise di gettare la spugna e ritirarsi in silenzio. Tornò in tenda solo per avvertire Leo ma quest'ultimo gli indicò di sedersi accanto a lui. Prima di seguire il suo invito, però, Hongbin prese una coperta pesante che aveva portato con sé e la sistemò sapientemente per fornire ancora più calore. Il più grande fece leva e si sollevò da quella posizione supina così da non solo poter affrontare una conversazione alla pari con l'amico ma, nello stesso tempo, permettergli di coprirsi con lo stesso piumone. Poggiò parte della schiena contro il petto stabile del minore, all'interno di quella trappola in cui era costretto a dormire durante il campeggio non riusciva a mantenere l'equilibrio, forse non aveva neppure le energie sufficienti per farlo.  Il plaid finì per avvolgere armonicamente entrambi.

«Come va così?»

«Molto meglio»

«Ecco la cena per il tenero ammalato~ » piroettando in quel misero spazio Hakyeon aveva fatto ingresso nella tenda. Palesemente indispettito rimase in piedi con un contenitore in mano.

«Cos'hai portato?»

«Zuppa precotta»

«Grazie mille, puoi lasciarla qui»

«Sì, come vuoi. Hongbin, tu non devi venire a mangiare? Stiamo preparando anche per noi».

Taekwoon non gli diede il tempo di rispondere ché prese parola lui: «Arriva tra un po' se non è un problema, per ora non mi sento affatto bene e ho bisogno di lui»

«Va bene - il leader non nascose il tono deluso - Ah già.. dimenticavo di dirvi che con gli altri abbiamo deciso di tornare in città domani mattina. Visto che stai in queste condizioni è meglio non aggravarle, e il nostro appartamento potrebbe esserti sicuramente più d'aiuto. Ti lascio mangiare adesso».

Il ragazzo se n'era andato senza polemizzare e li aveva lasciati soli. Con un piccolo aiuto nel tenere la ciotola Leo ebbe la possibilità di consumarne il contenuto con una pausa tra un sorso e l'altro; alla spossatezza adesso si era aggiunto anche un senso di nausea che rendeva tutto più complicato.

«Sei bollente»

«Già» tossì il maggiore.

Ebbero il tempo di scambiare qualche misera parola, dopo ciò il malessere prese il sopravvento e fece calare il ragazzo in un sonno profondo. Hongbin non poteva più alzarsi da lì, il corpo del più grande era totalmente abbandonato sul suo e inoltre sarebbe stato un peccato disperdere quel calore che lo avvolgeva, così restò fermò ad ospitarlo fra le sue braccia.

Il viso che si nascondeva sotto quel ciuffo nero era talmente dolce, indifeso e nettamente in contrasto con la mole possente del suo corpo da lasciare basito chiunque. La sua pelle era imperlata di sudore, la febbre stava salendo di certo. Hongbin carezzò delicatamente il suo viso con il dorso della mano e vide un sorriso accennarsi di riflesso sulle labbra di Taekwoon.

Quanto amava quel momento. Poteva ammirarlo quanto desiderava, non doveva nascondere nulla, i suoi occhi erano momentaneamente liberi di esprimere sinceramente ogni emozione e ogni sentimento. Quella sera aveva la possibilità di abbassare per un po' la guardia e deliziarsi della vicinanza di quel ragazzo senza la preoccupazione di essere smascherato né da lui né da chiunque altro.

Godiamocela ancora per poco, da domani si ricomincia con la solita maschera.

 


 

Commento dell'autore: Buonasera! Tan tan. Ecco come si è andata a svolgere l'allegra giornata in campeggio. Vorrei proprio gustarmeli questi sei disagiati mentre tentano di accendere un fuoco e cucinare cibo scaduto. E voi? Poi beh, se la cosa va avanti con un accenno di lotta nel fango tra N e Ravi magari in bikini sarebbe anche più gradita! Ahahah.
Bene, direi che qui non saltano all'occhio dettagli finalizzati allo sviluppo del triangolo (?) Hakyeon-Taekwoon-Hongbin, ma abbiate pazienza: il resto arriverà, arriverà. Intanto cosa c'è di male in un po' di demenza esternata dai VIXX al completo? Direi nulla, perciò godiamocela serenamente. Un po' come Bean si gode l' “esile” corpicino del suo adorato hyung intento a sfracellargli la cassa toracica..
Le vacanze in famiglia stanno per arrivare e con loro qualcosa di gros–NIENTE SPOILER. Basterà aspettare uhm.. quanto? Un paio di settimane? O forse tre al massimo, chissà. Intanto vi do appuntamento a giovedì prossimo con il capitolo VII (aww ;O; chi avrebbe mai detto che mi sarei spinta così avanti con questa fanfic.. *si commuove*). Come al solito vi ringrazio, siete l'amore tutti quanti! ♥

Cose random: http://www.youtube.com/watch?v=Ohv_cs4vC_E
Non potevo evitarmelo, ci ho sbavato su tutta la notte! Sono certa che ci saranno anche qui delle Babyz che mi capiscono ;www; Giusto? Amateli tutti quanti!
Ora vado a sclerare un po' visto che ho fatto il preordine di First Sensibility~  
Sempre grazie a tutti per aver letto il capitolo, eh! Non mi ripeterò mai abbastanza.

Channie~ 

 

 


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Capitolo 7
*** - Capitolo VII ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo VII

 


Spento il fuoco e preparatisi per dormire i VIXX andarono incontro alla notte più scomoda della loro esistenza. Nessuno, eccetto il visual, aveva passato sogni sereni: chi per la febbre, chi per il freddo e altri ancora per l'impossibilità di trovare una posizione comoda e agiata in grado di cullarli nel sonno, tutti quanti al risveglio si ritrovarono alquanto irritabili.

Hongbin a differenza loro si era addormentato con il sorriso sulle labbra e alla stessa maniera si era alzato la mattina. Aver dormito seduto non gli aveva apparentemente recato alcun disturbo.

La sera prima N aveva faticato nel contattare il loro manager a causa della linea telefonica altalenante per chiedergli di cambiare i piani e mandare in mattinata un mezzo che li venisse a prendere. Le domande di routine sulla salute del vocalist erano d'obbligo ma non poi così severe o pedanti; d'altronde quel che si sarebbe potuto giocare in malattia era solo il periodo delle vacanze, più che abbondante per potersi riprendere da uno stato febbrile quale era il suo. Al rientro avrebbero ripreso tranquillamente il lavoro senza rimetterci nulla.

Erano solo le 7:20 quando i sei presero in spalla i borsoni e si diressero lungo il viale che li avrebbe condotti sulla strada dove aspettava il furgoncino. 

Ogni tanto qualcuno rallentava volontariamente il passo per finire in ultima fila e affiancare Leo per ringraziarlo di essersi beccato quella febbre passeggera.

«Non c'è di che. È stato un piacere» rispondeva ironico tutte le volte.

Una volta accostatisi al guardrail dovettero aspettare una decina di minuti prima di scorgere dietro un paio di auto in lontananza la monovolume nera incaricata di ricondurli al loro appartamento. Il veicolo frenò sul terriccio umido che costeggiava la strada, l'individuo alla guida aprì lo sportello.

«Buongiorno. Prego, salite in auto. Vi aiuto con i bagagli»

«Grazie mille» si unirono in coro le voci dei ragazzi.

Hongbin, che era quello ad aver accumulato il maggior numero di ore di riposo la notte prima, si sedette davanti per intrattenere una conversazione con il conducente. Sapeva bene che, non appena messo in moto, i compagni sarebbero crollati sfiniti dalla stanchezza e lui non aveva alcuna voglia di restare lì in mezzo ad annoiarsi senza poter muovere un muscolo.

A circa metà del tragitto l'autista si era fermato presso una stazione di servizio per rifornire di benzina la macchina e, molto probabilmente, per comprare all'interno della struttura sigarette e qualcosa da sgranocchiare.

«Toc toc» lo chiamavano da dietro.

«Wonshik, che ci fai sveglio? Non dormi più?»

«Dormire? E chi ha dormito? La mia si chiama “arte della recitazione”»

«Non farmi ridere! Si vede e si sente benissimo quando sprofondi nel tuo mondo»

«E va bene, hai vinto. Hyuk mi ha mollato involontariamente, almeno spero, un pugno in faccia e adesso ho paura di tornare a dormire accanto a lui»

«Ahahah ricordami di offrirgli una cioccolata calda una volta tornati a casa»

«Ssh. Ridi in silenzio! Devo ancora escogitare una vendetta prima che apra anche lui gli occhi»

«Cos'hai in mente? Lascialo in pace, poveretto. Non l'ha mica fatto di proposito»

«E chi può saperlo! - i due amici si scambiavano quelle battute sorridendo allegramente - A cos'è dovuta la tua felicità dopo la pessima nottata che abbiamo affrontato?».

Il minore fece retromarcia e divenne più scostante.

«È una domanda retorica per caso?»

«Chissà. Tu perché non rispondi?» Ravi fece gli occhi da cucciolo.

«Avevi detto che non ne avresti più parlato..»

«Errore. Avevo detto che non l'avrei detto ad anima viva, e non mi sembra che questi quattro lo siano più di tanto attualmente - Hongbin sbuffò - Allora? Gli hai parlato, eh?»

«Sei matto? No!»

«Come sarebbe a dire “no”? Siete rimasti chiusi da soli in quella tenda per così tanto tempo e n–»

«Te l'ho detto: non voglio parlargli, non gli dirò nulla. Niente di niente. Smettila di tenere sotto controllo questa storia» scandì quelle ultime parole con tono deciso, prese gli auricolari che teneva in tasca e si isolò alzando il volume al massimo.

La portiera dell'auto si riaprì poco dopo, l'uomo teneva con sé un caffè e conservava in tasca l'altro acquisto. Ripresero il cammino e non scambiarono più una parola fino all'arrivo, quando fu necessario svegliare il resto del gruppo.

Il paio d'ore rigenerante appena terminato donò loro la forza e la volontà di disfare i borsoni e di mettere a lavare tutto ciò che richiedeva una pulita, come i vestiti di N e Ravi ad esempio, ancora incrostati di fango e sporcizia varia.

Leo fu congedato da ogni incarico e costretto a rimanere a letto al caldo per preservare un po' la salute, in questo modo almeno avrebbe potuto trascorrere serenamente le vacanze in famiglia.

 

«Posso almeno andare in bagno?»

«Non se ne parla proprio! 'Sta lì sotto le coperte e non muoverti»

«Hyung, non è il caso. Se dovesse sporcare le coperte toccherebbe a noi lavargliele!»

«…Va bene, puoi andare».

Taekwoon scosse la testa, la stupidità di quei ragazzi non aveva limiti, sorrise impercettibilmente. Spinte via le coperte si strinse nelle spalle per l'impatto gelido con l'ambiente circostante e raggiunse per prima tappa il bagno, dopodiché entrò in cucina dove i compagni erano intenti alcuni a giocare con la console e altri a preparare da mangiare.

«Che ci fai qui? Fila subito a letto»

«Hakyeon.. mi stai stressando».

L'umorismo del maggiore a quanto pare era meno gradito del solito.

«Ti senti meglio hyung?» domandò il maknae mettendo in pausa il videogame.

«Sì. Tento di dirvelo da ore ormai, ma non mi date l'opportunità di farlo».

Un'occhiata di intesa passò da ragazzo a ragazzo fino a concludere la corsa sul leader. Il sesto membro, rimasto fuori, attendeva la sentenza concordata telepaticamente tra gli amici. 

«Va bene, potrai restare qui sul divano finché non saremo pronti per mangiare»

«Finalmente»

«Ma a patto che poi sia tu a lavare i piatti e a ripulire la cucina».

Il tono stizzito di Taekwoon non sembrava intenzionato a dissolversi: «E questo che significa!?»

«In qualche modo dovrai pur dimostrarci di non aver mentito, no? Se stai bene non dovrebbe essere un problema per te»

«Io prima o poi me andrò..» lo sguardo pieno d'odio si posò sui cinque volti angelici sorridenti.

La tensione svanì in un batter d'occhio e Ravi si precipitò sul controller di Hyuk per ripristinare la partita e avvantaggiarsi con attacchi che non sarebbero mai stati intercettati in tempo. 

«Vincerò io!» esclamò mentre teneva in ostaggio il joypad del compagno tra le gambe. La vera lotta, invece, si consumò sul tappeto che separava divano e televisore, qui sopra i due avversari si affrontarono dimenandosi a più non posso come dei bambini.

Hakyeon sfilò di dosso il grembiule con le fragole che indossava quando si trovava nell'area della cucina e si sedette accanto a Leo. Aveva acquisito un'aria posata e tranquilla ma il cantante non aveva fatto caso a questo dettaglio e mostrava già segni di insofferenza.

La conversazione che ne derivò fu sorprendentemente piacevole e inaspettata. Il leader non si stava comportando come suo solito e non risultava né assillante né tanto meno infantile. A causa dell'incessante strepitare di Wonshik e Hyuk, però, perdeva spesso il filo del discorso.

«Che chiasso che fanno, eh?»

«Parli tu?»

«Mi limito a tener vivo il gruppo. Quei due continuando così rischiano di rompere qualcosa - in contemporanea con quelle parole il controller conteso cadde a terra - Non ho intenzione di ricomprarlo per questo Natale!» alzò la voce quel tanto che serviva per richiamare all'ordine i due.

Leo spostò l'attenzione prima sui compagni e poi nuovamente su N.

«Se dovesse capitare non lo faremmo, non crearti pensieri».

Quel che si era venuto a creare era il quadretto di un'allegra famigliola: Hakyeon si atteggiava un po' come farebbe una mamma apprensiva e austera quanto basta, sul volto aleggiavano soddisfazione e contentezza. Anche a Taekwoon non dispiacevano queste circostanze in cui il collega riacquistava la professionalità e tornava ad essere un leader responsabile e ammirevole. 

In quell'atmosfera l'unico a sentirsi a disagio era evidentemente Hongbin. Il tratto di strada percorso in religioso silenzio era stato per lui fonte di riflessione e conseguente esaurimento nervoso. La situazione era ingestibile oramai. 

Continuando di quel passo presto la verità sarebbe venuta a galla e il suo hyung avrebbe cominciato a prendere le distanze turbato dalla novità. Temeva troppo questa realtà per permetterle di concretizzarsi e sarebbe stato disposto a tutto pur di evitarlo. Ma c'era ben poco da fare date la continua presenza di Hakyeon e la fastidiosa intromissione di Wonshik. Quest'ultimo, in particolar modo, si stava inserendo fin troppo nella faccenda perciò bisognava trovare qualche escamotage per distogliere la sua attenzione affinché non fosse proprio lui a spifferare ogni cosa al diretto interessato e al resto della comitiva.

In testa aveva troppa confusione, eccetto l'idea di mantenere un profilo basso e distaccato nient'altro arrivava a sfiorare la sua mente.

«Dove vai?» gli chiese Ken, rimasto solo al bancone della cucina.

«In camera. Domani mattina dovrò scendere presto per andare dalla mia famiglia e ancora non ho preparato le cose da portare»

«Seriamente? Non hai fatto la selezione insieme a quella per il campeggio?»

«No, ho perso troppo tempo e non ce l'ho fatta. Me ne sono ricordato solo adesso»

«ODDIO, LA VALIGIA!» Ravi si dileguò con la stessa abilità di un illusionista affermato. 

«Mi sa che non sono l'unico a non averla ancora fatta»

«Già, ma questo solo perché nonostante io provassi a svegliarlo lui si girava dal lato opposto e riprendeva ad ignorarmi. È quel che si merita»

«Hakyeon! Ti ho sentito. Smettila se non vuoi passare dei guai»

«Ops~ »

 

«Jae, ma in questi giorni che passeremo distanti ci sentiremo?»

«Ma è ovvio Hyuk! Figurati se il nostro amato leader non farà in modo di tenerci tutti in contatto anche durante le vacanze»

«Quindi non avremo mai pace?»

«Ci hai preso in pieno, bravo»

«E se io ignorassi le sue telefonate?» il maknae alzò il lenzuolo del suo letto e vi si infilò all'interno.

«Sei serio? Sarebbe capace di rintracciare i numeri di tutta la tua famiglia e vicinato compreso o, peggio, potrebbe presentarsi sulla soglia di casa per vendicarsi»

«La stai ponendo come se fosse una storia horror»

«Beh.. immaginalo un po' come l'uomo nero».

Il silenzio calò, Hyuk si sentì schiacciare da un macigno pesantissimo dopo quella freddura così demenziale. Lo fissava sbigottito, Jaehwan restava in piedi accanto al proprio letto in attesa di una reazione.

«Ah, lascia stare - cacciò l'aria con il palmo e scosse la testa - Domani a che ora devi svegliarti tu?» 

«Uhm penso intorno alle 8:00»

«Bene, punto la sveglia allora» il cantante tolse la felpa e si distese sul materasso.

«'Notte Jae»

«Buonanotte Hyuk!»



 

Commento dell'autore: Oggi arrivo con un leggero ritardo a causa di alcune problematiche con il PC non funzionante, sono dispiaciuta! Altrettanto mi spiace per il capitolo breve e la trama un po', come dire.. piatta (?) Purtroppo gli avvenimenti per questo capitolo erano davveeero limitati perciò non ho potuto far miracoli ;_; Mi auguro di rifarmi al meglio la prossima settimana visto che gli eventi non mancheranno assolutamente! Considerate questo come uno stacco semplice e leggero - ancor più dell'intera storia - pronto ad evolversi. 
Bene, i ragazzi sono tornati al loro covo e hanno trascorso in totale tranquillità l'ultima giornata prima delle vacanze. Mentre loro stanno serenamente a letto nel periodo natalizio io mi preparo ad affrontare due settimana di Festa di Primavera = stress per l'ordine dei CD bloccato. Ma non perdiamoci in chiacchiere inutili.
Vi informo che nel capitolo VIII avremo una
guest star! Chissà se riuscite ad immaginare chi possa essere.. 
Alla prossima!

Channie~ 

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Capitolo 8
*** - Capitolo VIII ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo VIII

 


Un tremore sommesso e continuo proveniva dal comodino. Il ragazzo alzò appena le palpebre e osservò la luce artificiale che rischiarava la stanza. Un attimo e prese il cellulare al suo fianco.

«Pronto?»

«Hongbin! Dormivi ancora?»

«Mh.. veramente sì. Che ore sono?»

«Sono le 6:30, volevo solo dirti che siamo arrivati adesso all'aeroporto ma gli altri hanno deciso di andare a fare colazione vicino il dormitorio perciò non posso aspettarti qui».

Poche parole seguirono uno sbadiglio: «Aspetta un secondo».

Si mise in piedi e si stiracchiò, poi passò davanti il letto dell'amico per raggiungere la porta e cambiare stanza. Non era il caso di svegliarlo così presto.

Taekwoon però era già cosciente da quando il telefono aveva cominciato a vibrare. Osservò di sottecchi il minore che si allontanava e la sua attenzione fu catturata da qualcosa: senza farlo di proposito aveva posato gli occhi sulla zona inguinale del ragazzo che, in mattinata, mostrava più sporgenze di quanto avrebbe dovuto attraverso il pantalone di una tuta dal tessuto troppo morbido…

Contemplò frastornato quelle forme finché non varcarono la soglia e sparirono nel corridoio. Prima di riacquistare la giusta lucidità delle lodevoli considerazioni annebbiarono la sua mente, arrossì non poco quando se ne rese conto. Si capovolse dando le spalle alla camera e premette il volto sul cuscino.

No. No. No. Torna a dormire che è meglio.

Dalla cucina proveniva flebile la voce di Hongbin, intento nel prepararsi qualche bevanda calda.

«Okay, possiamo parlare adesso. Woon dormiva ancora e mi sono dovuto allontanare»

«Sì, l'avevo immaginato»

«Allora dicevi di dover andare vicino il vostro dormitorio. Ho capito bene? - stropicciò un occhio - Non è un problema. Posso raggiungerlo»

«Sì? Allora è perfetto. Ci vediamo al parco vicino?»

«Va bene. Appena sono pronto ti mando un messaggio così calcoli i tempi»

«Okay, a dopo!»

«Manda i miei saluti agli altri».

Il tè era pronto, ne sorseggiò un po' mentre faceva mente locale sull'organizzazione dell'appuntamento. Con i mezzi adeguati sarebbe potuto essere al parco per le 9:00 perciò avrebbe potuto tranquillamente prendersela comoda per raggiungere la famiglia prima di pranzo.

 

Bbuing bbuing, bbuing bbuing~ Wake up, please!

Bbuing bbuing, bbuing bbuing~ Wake up, please!

«JAEHWAN!»

«Uhm.. Bungiorno anche a te Hyuk»

«Non ci credo, ditemi che non è vero - il maknae massaggiava irritato la pelle del viso mentre parlava palesemente da solo - Dimmi la verità, me lo fai di proposito. Non è così?»

«Ma che dici? Non dirmi che sei infastidito anche stavolta!»

«Non dovrei, forse? E perché mai?»

«Perché ti ho messo come suoneria! Almeno questa sveglia dovrebbe essere di tuo gradimento»

«Questo mi sembra più un motivo per reagire nella maniera opposta. Quando hai scaricato 'sta roba?»

«Ieri. Oooh~ sei così adorabile! Ascoltati»

Bbuing bbui–

«Stacca quella cosa, ti prego - Hyuk si sedette a gambe incrociate sul proprio letto - ti diverti proprio, vero? È inquietante sentirmi svegliare in quel modo. Levala»

«Preferisci il buongiorno pronunciato dalla voce sensuale del nostro Leo-hyung? Ho scaricato anche la sua»

«No grazie, davvero. Ora copriti e andiamo, voglio fare colazione».

Ken e Hyuk trovarono Leo ed N già in cucina quando vi entrarono, il primo era intento a guardare la televisione con disinteresse mentre il secondo al telefono stabiliva con i genitori il punto di incontro per vedersi più tardi.

«'Giorno. Già svegli? Gli altri dormono ancora?»

«Solo Wonshik. Hongbin è uscito di prima mattina oggi»

«Oh di già? Come mai? Se l'avessi saputo prima mi sarei svegliato in tempo per salutarlo almeno - commentò dispiaciuto il maknae - Ma è andato così presto dalla famiglia? O deve sbrigare qualcosa e poi torna?»

«Aveva un appuntamento con qualcuno ma ha portato con sé il borsone perciò non credo che lo vedrai».

Anche Hakyeon, una volta conclusa la chiamata, si era inserito nella conversazione: «Buongiorno ragazzi!»

«Ciao leader! Già pronto per uscire?»

«Sì se non voglio fare tardi, dovrei scendere tra mezz'ora circa»

«Aspetta un attimo. Ma devi andare dalla tua famiglia, no? A Changwon?»

«Sì, perché?»

«Hyung ti prego aspettami! Vengo con te, dannazione. Mi devi lasciare a Daejeon dai miei, per favore!»

«Hyuk quando pensavi di chiedermelo?»

«Non lo so, non immaginavo mica che saresti sceso così presto. Daaaai~ dammi una ventina di minuti e prometto che sarò pronto»

«Va bene. Uno, due, tre, vai!».

Nel medesimo momento in cui in quell'appartamento un ragazzo sfidava il tempo per non affrontare un viaggio in solitudine, dall'altra parte della città due amici si trovavano a chiacchierare in un parco piuttosto appartato.

«Quindi Wonshik ha capito ogni cosa?»

«Ogni cosa» confermò Hongbin.

«Ma non hai motivo di preoccuparti, su. Che bisogno c'è di fare il melodrammatico?»

«Nessuno qui sta facendo il melodrammatico, Yoon. È solo un casino»

«Perché dovrebbe esserlo? Davvero, io non riesco a spiegarmelo. Una nuova persona è venuta a conoscenza del tuo piccolo “segreto”, chiamiamolo così - gesticolando con entrambi le mani il ragazzo disegnò in aria due virgolette - E allora? Magari ti convinci finalmente a rivelare tutto».

Hongbin scosse disturbato il capo e si portò un dito alla bocca.

«Proprio tu mi vieni a dare consigli simili dopo i mille discorsi che ti ho fatto? Perché non volete capirlo?»

«Io l'ho capito cosa vuoi dire! Ma non significa che lo condivida o che lo reputi giusto. Non vuoi dirlo a Taekwoon? Benissimo. Quindi tirerai avanti finché la verità non verrà fuori da sola.. bene. E a quel punto come pensi che finirà? Io non credo possa prendere una piega migliore»

«È per questa ragione che ho deciso di prendere le distanze da lui. Nessuno avrà più modo di capire qualcosa e chi sa già potrà dimenticare tutto e andare avanti senza più alcun motivo di riesumare la questione»

«Ah.. questa quindi sarebbe la tua idea? Non ho mai sentito nulla di così stupido, te l'assicuro»

«Va bene, adesso sono stanco di questa storia. Cambiamo argomento? Grazie».

Yooncheol si arrese notando il malumore oscurare il viso dell'ex collega. Slittò più vicino a lui sulla panchina che li accoglieva e tentò di risollevargli il morale. Troncare in quel modo la conversazione non gli faceva affatto piacere, avrebbe voluto far riflettere meglio l'amico sull'infantile decisione che aveva preso ma ciò avrebbe portato ad un'ennesima lite. Pensò di accantonare il problema per quel momento al fine di passare quel restante paio d'ore scarse in armonia.

Quando il tempo da trascorrere in compagnia si esaurì i due si salutarono e andarono ognuno per la propria strada.

 

Anche se in tempi diversi, tutti i membri dei VIXX avevano raggiunto le dimore in cui li aspettavano i parenti. Era passato tantissimo tempo dall'ultima volta in cui avevano avuto la possibilità di riunirsi alla famiglia a causa del lavoro stressante e impegnativo che gravava sulle loro spalle giorno dopo giorno. Da quando il manager aveva dato la lieta notizia si erano dati un gran da fare per informare il prima possibile genitori e fratelli, i quali non esitarono ad annullare ogni impegno già preso per recuperare del tempo così prezioso. Le vacanze si prospettavano ottime, il nucleo familiare era quasi per ognuno del tutto riunito e, laddove mancassero dei componenti, non ci si lasciava prendere dallo sconforto. L'aria che tirava nelle abitazioni era accogliente e allegra, vennero consumati da ogni parte abbondanti pasti a base di carne seppur fosse stato raccomandato ai ragazzi di non esagerare in previsione dell'imminente ritorno in scena.

Il tempo trascorse finché anche gli ultimi flebili raggi del sole si spensero per far spazio ad una dolce e candida nevicata serale.

 

“[Sei stato aggiunto alla chat di gruppo]”.

Leo lesse distrattamente l'avviso sul display del suo cellulare per poi riconservare l'oggetto nella tasca del pantalone. Una, due, tre notifiche. Sbuffò e lo tirò nuovamente fuori.

«Chi è? La fidanzatina?» lo stuzzicò la sorella.

«Non sei un po' troppo grande per fare la stupida in questo modo?»

«E tu non sei un po' troppo scontroso e irritabile?».

Senza degnarla di altre attenzioni aprì la casella dei messaggi.


Jaehwan: Bene, adesso siamo proprio tutti!

Hakyeon: Grazie Jae. Non avevo idea di come si facesse.. 

Wonshik: Salve ragazzi! Conversazione a sei, eh?

Hakyeon: Yep! Allora, come sta andando il primo giorno?

Wonshik: Piuttosto bene. Ho mangiato davvero tantissimo

Hakyeon: Come al solito insomma, no?

Hyuk: Buonasera! Bene anche a me hyung. A te invece?


Per Leo la pace era appena terminata.


Taekwoon: Wow, eravate già in crisi d'astinenza?

Wonshik: Oooh c'è anche l'altro hyung adesso!

Jaehwan: Buonasera anche a te! Non ti siamo mancati?

Taekwoon: No.

Hakyeon: Neanche un pochino?

Taekwoon: No.

Hakyeon: Sei sempre così scorbutico.. ㅠㅠ

Taekwoon: Come faccio a disattivare le notifiche?

Hakyeon: PROPRIO SENZA CUORE!

Hyuk: Ma dov'è Hongbin? Perché non è ancora entrato?

Jaehwan: Hyuk, lascia litigare in pace i due piccioncini. Non disturbare

Hyuk: Ops, chiedo scusa

Wonshik: Mh.. effettivamente manca solo lui

Hakyeon: Non fa nulla, leggerà tutto poi

Taekwoon: Magari a differenza vostra lui sta facendo qualcosa di interessante

Hyuk: Hyung, ci stai anche tu nel gruppo in questo momento

Taekwoon: Vado via. Divertitevi.

Hakyeon: Sei crudele Jung Leo.


Il ragazzo non esitò più e chiuse la chat annullando la ricezione delle notifiche per quest'ultima. Conservò il telefono e tornò a stendersi sul divano partecipando passivamente alla conversazione dei familiari intorno. L'unica persona che avrebbe voluto sentire per qualche minuto dopo il fugace saluto di quella mattina non era raggiungibile telefonicamente, il suo umore era calato a picco.

 

Hongbin si trovava ancora in quello stesso parco in cui poco prima Yooncheol gli faceva compagnia quando delle voci femminili lo richiamarono sulla terra ferma. Prima una risolino acuto, poi qualche commento a cui ormai era abituato:

«È lui?»

«Sì è lui! Proprio lui»

«Oh mamma, quant'è bello»

«Avvicinati»

«Dici che non si infastidisce?».

Il cantante si alzò e fece per andarsene, fingendo di non notarle. Dopo essersi messo in piedi, però, qualcosa gli fece cambiare idea e posò gli occhi sulle tre ragazze immobili a qualche metro di distanza. Sorrise mostrando le solite fossette e, in risposta a quel gesto, le fan portarono i pugni chiusi alla bocca per frenare l'emozione; dopodiché fecero un cenno con la mano per salutarlo e lo osservarono allontanarsi.

Imboccò d'istinto la strada che l'avrebbe condotto al dormitorio infischiandosene dell'orario. La mente viaggiava lontana e il campanello d'allarme che lo avvertiva di tornare cosciente non riusciva ad attirare la sua attenzione, almeno finché non raggiunse il portone di casa e fu costretto a fermarsi. Era arrivato fin lì a piedi, ma per quale motivo? A quell'ora non c'era più nessuno in casa disposto ad aprirgli e lui se ne stava rendendo conto solo in quell'istante. Estrasse il cellulare dalla tasca del cappotto, chiamò il manager per farsi portare un altro mazzo di chiavi e infine digitò un messaggio di testo:

“Ho avuto un impegno col gruppo e non potrò raggiungere casa in giornata. Ci vediamo domani!”.

Quando poté varcare la soglia dell'appartamento sfilò dalla spalla il proprio borsone e lo abbandonò all'ingresso. Richiuse la porta alle sue spalle e si gettò inerme sul divano senza neppure accendere le luci o alzare le serrande sigillate poco prima di uscire dagli amici.


Commento dell'autore: Chiedo scusa chiedo scusa chiedo scusa ;A; sono in ritardissimo con questo nuovo capitolo ma ho una serie di motivazioni valide (giuro) che non sto qui ad elencare perché non c'è proprio motivo. Vi basti sapere che sono tanto tanto tanto tanto [...] tanto tanto dispiaciuta ma probabilmente appaio più come un disco rotto visto che sembra lo stesso discorso dell'ultima volta~
Oh beh, ho tante cose a cui lavorare simultaneamente e non so dove dividermi prima, i prossimi capitoli sono già scritti ma non so se mi toccherà allentare un po' i ritmi per equilibrare un po' tutte cose quindi non vi assicuro nulla così da non infrangere promesse :c Sono tutte cosucce che vorrei pubblicare qui su EFP un giorno si spera non troppo lontano, per questo motivo ho bisogno di dedicar loro il tempo necessario prima che svanisca l'ispirazione..
Ora mi sento un po' confusa perché avrei tante cose da dire ma non sono certa di ricordare tutto e non sono neppure in grado di scrivere seguendo un filo logico, mi sto proprio costringendo a farlo entro stasera argh Ah sì. Intanto un punto fondamentale che riguarda la storia: non c'è molto da dire sullo svolgimento, lo avrete visto da soli che Hongbin ha tanto l'aria dell'alienato e non si capisce molto bene se c'è o ci fa. Non basta neppure il tentativo di spronarlo da parte di Yooncheol! Ed è questo il punto della questione. Magari lo sapete già tutti quanti, ma è meglio puntualizzare dato che non vi conosco.. “chi è quest'amico di Hongbin?” si saranno chiesti alcuni di voi. È uno dei ragazzi di MyDOL! Per essere più precisi è l'attuale membro dei Topp Dogg, Nakta. Non che abbia molta importanza lol, però mi sembrava giusto rendere chiare le idee a chiunque non dovesse aver capito di chi si parlava.
Secondo punto: So che non frega neppure questo a nessuno però ci tenevo troppo a dirlo perché, come ribadito più volte agli inizi, questa fanfiction è scritta per puro divertimento e senza troppo impegno o serietà. Non avrei mai neppure immaginato di ricevere tanto interesse da voi lettori, la cosa mi ha lasciata interdetta! Perciò trovare in un gruppo di cui faccio parte su Facebook un post di una ragazza che chiede notizie della mia fanfic mi ha sinceramente commossa ;w; la ragazza si chiama Tiziana ma evito di fare cognomi ahah se stai leggendo sappi che avevo visto ma non avevo il coraggio di uscire allo scoperto lol troppo imbarazzante. Almeno qui mi sto sputtanando allegramente facendo discorsi sconclusionati che non ho la forza di rileggere (e mi spiace, ma lascerò tuuuutto quanto così di getto, non me la sento proprio di sistemare adesso i miei deliri) in forma anonima, in quel caso mi sarei dovuta far vedere da tutti e..... no. Comunque ti ringrazio perché quando ho letto il titolo della mia fanfiction nel tuo status mi sono sentita apprezzata! <3
Adesso sparisco, lo giuro.
Ps: ringrazio anche coloro i quali non mi hanno abbandonata ; ; 

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Capitolo 9
*** - Capitolo IX ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo IX

 


Taekwoon tamburellava pensieroso le dita sul tavolo su cui era poggiato e ne fissava assorto la superficie.

Erano le 19:10, fuori aveva fatto buio già da un pezzo e lui si interrogava esclusivamente sulla sparizione di Hongbin. 

Non ha visualizzato nulla né tanto meno si è connesso.. - pensava mentre non era in grado di spiegarsi come quel suo tipico attaccamento stesse venendo palesemente meno quel dì - È strano che non abbia dato un segno di vita neppure per informarmi di aver raggiunto casa sua.

Allontanò la sedia affinché avesse lo spazio necessario per muoversi e uscì in balcone, dove frugò nei pantaloni in cerca del cellulare. Compose a memoria un numero e attese. Mentre il telefono squillava Leo ingannava il tempo fissando un gatto giocare con delle foglie nel giardinetto interno dell'abitazione.

«Pronto?»

«Binnie?» rinsavì immediatamente.

«Sì Woon, ciao»

«Ciao, disturbo?»

«No, no. Dimmi»

«Nulla di importante in realtà. Ti ho intravisto appena solo stamattina e poi sei come sparito»

«G-già..»

«Tutto okay? Mi sembri strano»

«Oh, uhm sì. Stavo solo dormendo»

«Allora è per questo che non rispondevi in chat. Mi spiace averti svegliato!»

«Non fa niente».

Leo avvertiva un certo distacco nella voce del più piccolo. Era convinto di poter tornare al regolare svolgimento della serata dopo un paio di confortanti parole ma la cosa si rivelò impossibile: ottenne qualche altra risposta sintetica e glaciale finché non scelse di gettare la spugna e ritirarsi.

«Va bene Bin, ti saluto allora. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamare. Okay?»

«Sicuro, buonanotte Woon».


Il giorno seguente il visual dovette svegliarsi presto per rimettersi in carreggiata e raggiungere la vecchia casa di famiglia. Seppur avesse passato ore intere disteso sul divano il pomeriggio e la sera prima non era affatto riposato. Si sentiva frastornato per via dell'afflusso continuo di pensieri e paranoie. Il desiderio di distrarsi si consumò in un attimo quando suonò al citofono Yooncheol, lì per un motivo ben preciso evidentemente. 

«Cosa c'è?»

«Fammi entrare e lo scoprirai, no?»

«Stavo scendendo in realtà. Devo andare dai parenti»

«Ah, okay. Allora ti aspetto qui giù e ti accompagno fino a casa!»

«Fantastico..».

Sbuffando Hongbin afferrò il borsone e raggiunse il portone, ad accoglierlo con un sorriso di cortesia c'era l'amico. Come aveva immaginato la comparsa a sorpresa di Yoon fu presto motivata da lui stesso, incapace di costruire un giro di parole tale da rendere la conversazione spontanea e involontaria. Con poco successo tornò quindi a calcare la mano sull'assurdità dell'idea di Hongbin di allontanare definitivamente Taekwoon per non correre ulteriori rischi. Rinunciare in quel modo ad una persona che, per certo, significava tantissimo per lui non poteva essere definita una soluzione! Questo, almeno, era ciò che l'amico gli ripeteva imperterrito passo dopo passo, proprio come un buon disco incantato. 

«Yoon, ti prego, falla finita»

«Non posso! È mio dovere farti capire quanto tu sia in torto»

«Guarda che mi sto stancando davvero»

«E cosa dovrei dire io? Non mi sta bene così. Tu vuoi lasciar perdere ancor prima di fare un tentativo, però sono anni che non fai altro che assillarmi con le tue perplessità. Ti sei comportato come una ragazzina per tutto questo tempo e ti ho dato supporto. L'ho fatto quando ti esasperavi perché Hakyeon si metteva spudoratamente in mezzo allontanandovi, l'ho fatto quando dovevi sfogare la gioia di aver passato del tempo in maniera un po' più intima con lui, e l'ho fatto quando veniva a mancare quest'euforia perché constatavi di fantasticare su qualcosa che per Taekwoon non aveva assolutamente lo stesso valore - smise di tenere il conto con le dita - L'ho fatto sempre, insomma! Senza lamentarmi mai. Come minimo merito di venire ripagato»

«Tu non c'entri proprio nulla. E non vedo in che modo possa sentirti ripagato convincendomi a non fare come ho già deciso».

Yooncheol allungò il passo e parandoglisi davanti impedì di avanzare ancora; sembrava intenzionato a non lasciarlo più proseguire.

«Pensaci ancora un po', va bene? Passa almeno dell'altro tempo con lui per poterti schiarire le idee e poi deciderai se allontanarlo o meno. Ti dimostrerò che parli così solo perché non è accanto a te in questo preciso momento, non rovinare tutto in questi giorni, mh?» poggiò entrambe le mani sulle sue spalle finché non ottenne la risposta che desiderava.

«Va bene, va bene. Ora però lasciami camminare, altrimenti non arriverò mai».

Soddisfatto e consapevole di non poterlo spronare più di quanto avesse fatto fino ad allora, Yooncheol allentò la presa e permise al ragazzo di cambiare finalmente argomento. In questo modo il diretto interessato ottenne almeno mezz'ora di pace e serenità all'interno di quella testa che da un momento all'altro sembrava voler esplodere. Persino quando raggiunse casa e dovette salutare l'amico andò bene: il turbinio di pensieri era stato sovrastato dall'emozione di aver ritrovato la famiglia che non vedeva ormai da, beh, non sapeva neppure più lui da quanto tempo in effetti. Fino al pranzo procedette tutto a gonfie vele e, solo quando gli entusiasmi si placarono e anche i parenti più stretti fecero prendere fiato ad Hongbin in seguito a tutte quelle attenzioni ricevute, il cantante decise di dare un'occhiata al proprio cellulare. Aprì per la prima volta la chat di gruppo e diede una lettura piuttosto sommaria.

Come al solito Jaehwan coglieva l'occasione per domandare come stessero le loro sorelle, non si lasciava mai sfuggire l'opportunità di infastidire i compagni. L'unico assente era Hyuk che aveva salutato tutti qualche ora prima a causa di un impegno. Scorrendo ulteriormente raggiunse gli ultimi messaggi in cui si parlava della sua scomparsa risalente al giorno prima; Ravi aveva chiesto a Leo se avesse sue notizie. Vederlo rivolgersi proprio a lui lo allarmò. Incrociò le dita nella speranza di non leggere alcun commento allusivo e passò in rassegna l'intero testo trattenendo il fiato. L'ansia lo divorò vivo finché non raggiunse l'ultimo messaggio digitato che metteva fine a quella mini-agonia. Niente di cui preoccuparsi, le paure che gli avevano sfiorato la mente svanirono e, al loro posto, subentrarono una serie di riflessioni che portarono a dell'assurdo:


From: Hongbin

To: Taekwoon

Hey Woonnie, hai da fare stasera? Fammi sapere.

 

Fantastico. Ormai era fatta. 

Perché mi sono lasciato convincere da Yoon? Adesso farò la figura dell'idiota.

Era ovvio che passando una giornata in sua compagnia si sarebbe sentito magicamente a proprio agio, non c'era mica bisogno di fare una prova! Ma cosa sarebbe cambiato? Avrebbe solo dovuto rinunciarvi con più rammarico dopo aver assaporato le ultime ore di pace.

“No, perché?” fu la risposta che apparve una decina di minuti dopo sul display.

Ispirò profondamente e scelse di buttarsi alle spalle ogni fastidiosa sensazione, il dado era stato tratto e non c'era più ragione di rimuginarci su.

 

From: Hongbin

To: Taekwoon

Passi da me? Ti aspetto.


«A cena non sarò qui, non preparate nulla per me» Leo stava sulla soglia di casa ricurvo sul basso mobile all'ingresso. Rovistava in una scodella piena di chiavi alla ricerca del proprio mazzo che inserì poi nella tasca dei jeans, accanto a quei pochi spiccioli da portare con sé.

«E dove vai?»

«Non credo siano affari tuoi» rispose alla sorella.

«Uuh~ allora sarai sicuro con una ragazza». 

Soltanto il sonoro boato della porta che le veniva sbattuta in faccia si degnò di fornirle una risposta in qualche modo.

Taekwoon era particolarmente felice di poter passare una serata tranquillo con Hongbin senza fastidi esterni, da quel pranzo non c'era stata più opportunità di ricreare situazioni anche lontanamente simili, adesso fremeva per raggiungere l'abitazione il prima possibile.

Quel giorno aveva nevicato molto, l'aria era fredda e le strade congelate. Non appena avvertì il contatto con il vento pungente trasalì e sollevò i lembi del cappotto per mettersi al riparo. Diede anche una sistemata al cappello di lana e alla mascherina aderente al volto per poi incamminarsi verso la casa dell'amico canticchiando un motivetto confuso. Mantenere un profilo basso gli riusciva facile nonostante la mole corporea, camminava tenendo le mani in tasca e gli occhi puntati sul marciapiede. I pochi passanti che lo incrociavano non prestavano la minima attenzione alla sua figura, troppo intenti a tornare a casa per ripararsi da quella temperatura così rigida dopo aver dedicato gli ultimi momenti possibili allo shopping natalizio. Anche lui, d'altronde, non vedeva l'ora di arrivare per ritrovare la sensibilità perduta degli arti atrofizzati.

Girò l'ultimo angolo della strada che lo separava dalla meta solo dopo essersi controllato nel riflesso di una vetrina, dopodiché intravide la casa del compagno interamente illuminata e, una volta avvicinatosi abbastanza, riconobbe la sagoma che si discostava dalla finestra per andare ad accoglierlo sulla soglia.

«Sei arrivato!» il sorriso fu talmente caloroso da sciogliere in un attimo ogni tensione muscolare.

«Bean! Ciao»

«Ciao! Vieni, entra. Sei congelato» osservò nel modo di adagiare una mano sulla spalla per invitarlo a raggiungere il camino acceso nel salone.

Il maggiore salutò i presenti e attese imbarazzato che l'altro facesse o dicesse qualcosa per rompere il ghiaccio e farlo mettere a suo agio. Il lasso di tempo dominato dalla timidezza durò quel tanto che gli necessitava per riscaldarsi al cospetto di quella fonte di calore, poi fu tirato via in un ambiente riservato e sprovvisto di familiari. 

«Potevamo stare anche di là, non era un problema per me»

«Certo, così non avresti spiccicato neppure una parola» Hongbin lo punzecchiò mentre vantava uno dei suoi sorrisi migliori, seduto a gambe incrociate sul letto. Taekwoon storse il naso a quella battuta e prese a ciondolare fra quelle quattro mura studiando con lo sguardo ogni oggetto dispostovi all'interno. Silenzioso come al solito estrasse un CD dalla pila sulla scrivania e ne lesse il titolo, lo rimise a posto con garbo e si girò per tornare a rivolgere la parola all'amico che era rimasto fermo a contemplare i suoi movimenti.

«Questa era la tua camera?»

«Lo è stata per un po', già. Finito di esaminarla?»

«Sì sì. È carina - prese posto accanto a lui sul letto a una piazza e mezza - Che comodità. Ci vorrebbe proprio in dormitorio! Nel mio ci entro a malapena»

«Di certo gli esercizi di potenziamento extra che fai in palestra non ti aiuteranno a starci più comodo»

«Parla il ragazzo piccoletto.. nemmeno tu scherzi, intanto riesci a dormire senza problemi» lo spintonò con un leggero colpo al petto.

Bin vacillò su quella posa poco equilibrata, si raddrizzò e si ricompose stirando addosso la maglia che indossava. Non aveva decisamente nulla da invidiare a Leo nell'aspetto fisico, i pettorali e le spalle larghe venivano fuori come niente anche attraverso lo spessore degli indumenti. 

«Non prendertela con me» rise. Continuarono così per ore dando quasi l'impressione di essere due bambini, se non fosse subentrata tra le tante conversazioni affrontate quella dell'ambito lavorativo a ripristinare un tono di serietà. Una volta conclusa quella settimana la fatica avrebbe ricominciato a gravare pesantemente sui VIXX fra riprese, registrazioni, interviste e quant'altro. Dal debutto avevano lavorato con impegno e dedizione migliorando costantemente, i risultati si vedevano e la Jellyfish chiedeva sempre di più ai sei talentuosi ragazzi. Sapevano quindi di doversi impegnare maggiormente trovandosi sulla cresta dell'onda.

Senza accorgersene era giunta l'ora di cenare così i due si unirono al resto della famiglia per consumare pasti abbondantissimi a base di carne. Hongbin divorò con piacere ogni cosa, reduce da una giornata di semi-digiuno, il secondo preferì mantenersi leggero pensando di dover riaffrontare due ore di strada di lì a qualche ora per tornare a casa. I piani presero una piega differente solamente più tardi, quando entrambi si accorsero della tarda ora fattasi. Allora il visual, sostenuto dai familiari, insistette affinché Taekwoon passasse lì la notte invece di percorrere un vero e proprio viaggio al buio e al freddo e, dopo un assiduo insistere, riuscì a convincerlo. Tornarono laboriosi in camera con l'intenzione di improvvisare qualcosa che potesse essere paragonato ad un secondo letto e cercarono dei vestiti da prestare a Leo per dormire comodamente.

«Che ne dici di questo? Pensi possa venirti?» chiese il ragazzo sventolando in aria un pantalone appartenente ad una vecchia tuta.

«Credo di sì»

«Va' a provarlo, ci penso io a sistemare le coperte qui»

«Okay - sparì per pochissimi secondi dietro la porta del bagno accanto, poi riapparve tirando l'elastico del pantalone - Hai un bacino strettissimo, stringe!»

«È vecchio, quindi se vuoi puoi anche tagliarlo per allentarlo un po'»

«No, non è un problema. Allora, che si fa stasera?»

«Beh, la scelta non è così ampia. Guardiamo un film? Mentre tu scegli cosa mettere in TV posso andare a preparare i popcorn».

Naturalmente la proposta non venne rifiutata: uno passava in rassegna ogni canale e DVD presenti e l'altro, in cucina, attendeva pazientemente che la cottura dello spuntino si completasse. Quando il cibo fu pronto venne messo su un vassoio, accompagnato da un sostanzioso numero di birre e stuzzichi di vario genere e condotto in camera.

«Trovato niente di interessante?» domandò sedendosi ai piedi del letto.

«Sinceramente non ne ho idea. C'è questo in prima visione e sembra il più intrigante. Perché ti sei messo a terra? Vieni su»

«No Woonnie, staremmo troppo scomodi in due. Non preoccuparti!».

Un po' come avevano sempre fatto, Leo e Hongbin si misero comodi a guardare la televisione. Questa volta lo spazio era esclusivamente loro, gli altri quattro individui con cui erano abituati a condividere ogni cosa erano lontani chilometri.

Il mangiare e le bevande furono poggiate sull'angolo del letto così da essere accessibili a tutti e due senza troppe acrobazie; dopo i primi venti minuti di proiezione Taekwoon si abbandonò del tutto sul materasso tenendo la testa sospesa sul pugno chiuso. L'amico, avvertendo le molle e la rete fare quel frastuono, si girò interrogativo e mise a fuoco quel volto fiocamente illuminato dallo schermo nella stanza oscurata. Aveva un'espressione molto presa così decise di non disturbarlo con alcun commento.

Il tempo passava e la trama si faceva sempre più interessante, nel silenzio della camera si sentivano solo le voci degli attori alternate alle colonne sonore. La finestra chiusa impediva l'accesso della luce lunare e di quella artificiale originata dai lampioni perciò l'unico mezzo che consentiva di distinguere i profili di cose e persone restava la TV accesa. Lo scenario creatosi suggeriva un imminente crollo fisico per Hongbin, esausto sotto ogni aspetto. Mancava ancora un po' alla fine del film ma lui si sentiva già come in un mondo assestante e non aveva più molta lucidità. Aveva bevuto qualche birra, questo bisognava riconoscerlo, ma non più di quanto fosse abituato a reggere in condizioni normali, quella notte invece i pensieri erano offuscati e indecifrabili senza una spiegazione. Continuava a mangiare popcorn dal contenitore che l'amico aveva spostato sul pavimento dopo aver invaso col proprio corpo interamente disteso lo spazio dedicatogli in una prima sistemazione.

Anche Taekwoon, dall'altra parte, sentiva le forze abbandonarlo. Aveva camminato tanto e quel buio e quella tranquillità lo incitavano proprio a cedere. Controllò il minore per assicurarsi che non si fosse già addormentato e istintivamente prese a carezzargli i capelli soprappensiero. Di riflesso quest'ultimo poggiò la testa più vicino a lui, quasi sotto il suo mento. Per Hongbin non era certamente la più comoda delle posizioni però, sfiancato com'era, non vi prestava alcuna attenzione. Si strinse nelle spalle perché il freddo cominciava a sovrastare le temperature mitigate dai riscaldamenti accesi durante il pomeriggio e si abbandonò a quella sensazione rilassante data dalla mano calda di Taekwoon. Non durò molto probabilmente, seppure il tempo ormai si fosse perso ai loro sensi come tutto il resto delle cose che li circondavano. 

Sopraffatto dalla confusione e dalla stanchezza mentale, offuscato dalla dolcezza di quel tocco e ripulito di tutti i buoni propositi pensati nelle ultime settantadue ore, Hongbin posò le labbra su quelle di Leo.

 


Commento dell'autore: Uuuuhh~~ Buonasera lettori/lettrici! Finalmente si smuovono un po' le acque in questa fanfic! ;; alzi la mano chi si è rotto le palle dei complessi di 'sti poracci. Adesso che qualcuno s'è deciso a concludere qualcosa come proseguiranno le cose? Mh mh.. Come reagirà Leo? Cosa penserà Hongbin stesso del proprio gesto una volta riacquistata una certa lucidità? E gli altri? Lo scoprirete nelle prossime puntate (?)
Cooomunque i miei incasinamenti personali continuano a farmi compagnia in questo periodo.. Anzi, si sono aggiunti altri impegni lavorativi e di conseguenza il mio cervello sta proprio andando in fumo perché non trovo mai un buco per entrare qui su EFP e perdere dei minuti preziosi nella pubblicazione. Quel che è certo è che la fanfiction sopravviverà fino alla fine, posso assicurarvelo! Chiedo solo comprensione e pazienza al massimo. E vi ringrazio in anticipo perché sono certa capirete ♥
A questo punto non voglio dilungarmi ulteriormente anche se mi piacerebbe condividere un po' della mia pazzia isteria gioia *coffcoff* con voi! In che modo? Con questo:
http://www.youtube.com/watch?v=cIWapKWx014
Molti l'avranno già visto, molti altri l'avranno vissuto in prima persona, tantissimi si saranno già rotti le scatole di vederlo spammato in ogni dove.. io riesco solo a versare lacrime su lacrime vedendolo e, soprattutto, vedendomi lì con loro e alcuni/e di voi ç____ç L'emozione provata un mese fa e rivissuta precisamente un mese dopo con il rilascio di questo MV non si può proprio descrivere, ma condividere il video qui mi sembrava giusto per celebrare al meglio il primo mesiversario lol
Grazie come al solito per l'attenzione e il sostegno, alla prossima!

Channie~ 

 

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Capitolo 10
*** - Capitolo X ***


 

The red string of Fate.  - Capitolo X

 


Nell'oscurità della vecchia camera da letto l'aria era improvvisamente diventata pesante e il clima ingestibile. Un bacio così dolce ma al contempo fugace si era appena consumato lasciando l'uno più esterrefatto dell'altro. La fioca luce emanata dal televisore non bastava a rischiarare il volto del maggiore per leggerne l'espressione e ciò non faceva altro che aumentare le pulsazioni di Hongbin.

Preso dal panico quest'ultimo scattò indietro non appena le sue labbra persero il contatto con quelle dell'amico; in quell'esatto momento il cervello si rimise freneticamente in moto, raggiungendo un sovraccarico di informazioni tale da farlo andare letteralmente in tilt. Non fu in grado di valutare quale fosse il comportamento migliore da adottare, in cuor suo non sapeva neppure se sperare in un primo passo da parte di Taekwoon o meno. Perso in un infinitesimo di secondo lo sentì balbettare qualcosa, ciò lo riportò alla realtà e lo spronò a parlare, impedendo all'altro di esporsi per primo:

«Sscusa - sputò dopo aver deglutito nervosamente - Non so cosa sia stato.. scusa!».

Tastò alla cieca il tappeto finché percepì sotto le proprie dita il telecomando che usò per spegnere la televisione, dopodiché non disse altro. Evitò di incrociare lo sguardo del maggiore nonostante il buio rendesse di per sé impossibile la cosa e abbassò la testa sul cuscino del letto accomodato sul pavimento; la stessa cosa fece, poco dopo e ancora scombussolato, Leo. Si sentiva così frastornato che non fu certo di aver realizzato seriamente quel che era avvenuto, l'unica consapevolezza al momento riguardava il colorito della pelle: un calore tanto divampante da incendiargli il viso gli aveva sicuramente donato un rossore innaturale.

Il nervosismo prese possesso di lui, avrebbe voluto dire qualcosa ma ogni frase gli moriva in gola ancor prima di essere definita con fermezza. Passò l'indice sul labbro inferiore pervaso da un leggero formicolio e, avvertito nel buio un movimento di Hongbin, tentò di sforzare il più possibile la vista per identificarlo. Sembrava essersi girato su un fianco per dargli le spalle, forse era ciò che avrebbe dovuto fare anche lui? Far finta di niente e affrontare in silenzio quella notte come se nulla fosse accaduto.. sembrava un'idea più che ridicola ma, non sapendo in che altro modo reagire, anche lui ritenne che quella fosse la soluzione migliore.

 

«Il leader è a casa!» Hakyeon spalancò le braccia in un gesto plateale gettando a terra ogni borsa e zaino che aveva con sé. A guardarlo, nel salone del loro dormitorio, c'erano solo il maknae, il rapper e il visual.

«Bentornato hyung!»

«Ciao Hyuk. Sono l'ultimo arrivato?»

«No no, manca ancora Jaehwan»

«E il mio Taekwoon?».

Ravi guardò di sottecchi Hongbin, il quale finse di non accorgersene riprendendo dal punto in cui aveva interrotto la lettura della rivista che teneva tra le mani, e rispose: «Ti vedo piuttosto di buon umore, vero? Taekwoon è in camera ma sembra meno avvicinabile del solito. Ti sconsiglio vivamente di andarlo a disturbare adesso se ci tieni alla tua vita»

«Ma dici sul serio? Si è appena ritirato e già va a rintanarsi? E io che speravo avesse ricaricato le batterie per passare un po' di tempo insieme» N raccolse le cose da terra e andò con aria rammaricata nella sua stanza per riporre il tutto.

«Perché non vai a vedere tu come sta Taekwoon adesso? Tra noi sei quello che sicuramente sopporta di più»

«Non avrà nulla, smettila di insistere»

«Se non avesse nulla perché dovrebbe essersi chiuso in stanza senza salutarci? - intervenne Hyuk - Se non ha degnato neppure te di un'occhiata un motivo sotto ci sarà!»

«Siete proprio pesanti, sapete? Mi avete stancato!» concluse Hongbin raggiungendo con pochi passi l'ingresso di casa e chiudendosi la porta alle spalle dopo aver afferrato al volo la sua giacca.

«Ma che gli è preso? Che ho detto di male?»

«Buh. Meglio lasciarlo andare dove vuole per sfogarsi»

«Queste vacanze li hanno stressati più di prima».

Di tutto quel che era appena successo Leo aveva sentito ben poco a causa degli auricolari che passavano al massimo volume la sua playlist preferita. Seduto sul freddo pavimento, con le spalle poggiate contro l'armadio e gli occhi chiusi quasi in meditazione, si impegnava a mantenere un respiro regolare per ragionare il più lucidamente possibile. Al termine di una delle canzoni che si susseguivano indisturbate sentì un suono provenire dall'esterno ma in un primo momento parve volerlo ignorare, quando invece la bussata divenne più insistente e a questa si sommò la voce di N che chiedeva di poter entrare il ragazzo si sollevò e decise di chiudere a chiave la porta per evitare intrusioni più che indesiderate.

Attraversò la stanza fino alla finestra della parete opposta e iniziò ad ammirare il cielo nuvoloso. Scagliò un pugno al muro, esasperato dai progressi nulli fatti da quella notte a casa del visual fino a quell'istante. Evidentemente non poteva restare ancora per molto segregato lì perciò era il caso di stabilire definitivamente le manovre da adottare. Ripercorse per l'ultima volta ogni passo, concentrandosi così tanto da avere la sensazione di percepire nuovamente la morbidezza di quelle labbra poggiate sulle sue. Lì per lì aveva provato a dire qualcosa ma con l'interruzione di Hongbin che accampava frasi confuse e sconnesse non era stato possibile. E forse era meglio così, visto che in realtà non era tutt'ora in grado di commentare l'accaduto. Quella volta entrambe le parti speravano sicuramente in una notte portatrice di consiglio, eppure l'indomani nessuno era riuscito comunque a dir nulla: il disagio era tanto denso da divenire quasi tangibile e l'imbarazzo regnava sovrano, così Leo non ebbe altra soluzione se non quella di andarsene. Era convinto che presto o tardi il minore si sarebbe fatto vivo ma questo non era ancora successo e lui non riusciva a trovare da nessuna parte il coraggio di rivolgergli la parola. Non che ormai non fosse pienamente consapevole di quel che negli ultimi mesi stesse mutando in lui e in ciò che provava per Hongbin, ma la cosa lo spaventava ancora troppo e, quando si trovava ad un passo dall'ammettere a se stesso la verità, tornava indietro investito dal panico.

Tamburellò nervosamente sul muro con le dita, passò assorto la lingua sul labbro inferiore e sospirò pesantemente abbandonando la testa ciondoloni in avanti.

Basta.

Uscì dalla camera dopo essersi ripetuto che non sarebbe stato possibile confinarsi al suo interno per rimuginare all'infinito e si mosse con cautela nel corridoio prima di apparire inerme all'ingresso della cucina in cui erano radunati i colleghi.

Aveva un'aria veramente afflitta, lo stress mentale era più che visibile seppur tentasse di coprirlo con uno velo di inespressività.

Varcò silenzioso la soglia ma rimase qualche secondo con la mano ancora stretta sulla maniglia prima di entrare definitivamente. Vide quattro ragazzi abbandonati sul divano: due intenti a competere in uno dei soliti videogiochi, due immersi nella partita e curiosi di scoprirne il vincitore. Ispirò profondamente e..

«JUNG-LEOOOO - due braccia da dietro si strinsero al suo collo in una morsa - FINALMENTE!».

Tutti si girarono all'unisono e assistettero alla scena del leader gettatosi a tradimento e in preda all'euforia sul minore. Inutile fu il tentativo di dimenarsi di Taekwoon, la presa dell'altro era straordinariamente salda per potersi divincolare. 

«Ora lo uccide» rise Wonshik sotto i baffi.

«Puoi scendere» la frase mancò volutamente del tono interrogativo. Hakyeon, aggrappato a mezz'aria alle spalle dell'altro, non se lo fece ripetere una seconda volta e tornò immediatamente con i piedi per terra. Non durò molto il distacco poiché il maggiore tornò subito a stringere un suo braccio mentre lo indirizzava ai due sgabelli liberi vicino il bancone della cucina.

«Come ti senti adesso? Va meglio? Mi sei mancato».

Leo scosse insofferente l'arto per sottrarsi al suo tocco.

«Falla finita, okay? Non siamo davanti una telecamera»

«Ma mi sei mancato davvero! Finisci tu di fare il permaloso» sbottò mettendo il broncio.

«Tutto bene hyu–» la domanda del maknae venne mozzata sul nascere da una gomitata di Jaehwan, che suggeriva di non infierire ulteriormente sul malumore del compagno. Leo, che aveva colto la voce, posò gli occhi sul divano incrociando involontariamente quelli di Hongbin. Trasalirono entrambi, il secondo fu percosso da una scossa quando si rese conto dell'espressione che doveva avere stampata sul volto in quel frangente.

«Beh? Hai finito di ignorarmi?» riprese N, inconsapevole di quanto i due gli fossero grati per averli interrotti, per una volta..

«Cosa c'è Hakyeon?»

«Nulla, mi andava di sapere come avessi passato le vacanze! Non racconti mai nulla di tua iniziativa»

«Perché dovrei? Non è successo nulla».

La sua voce era stabile e piatta, riuscì a fingere egregiamente con un tono così rilassato da fare invidia ad un esperto criminale sotto interrogatorio.

«Quanto sei noioso» pronunciò quelle parole seguite da uno sbuffo, mentre avvicinava sensibilmente il proprio volto a quello di Taekwoon. Quest'ultimo sentì la tensione crescere quindi decise di alzarsi sfruttando come alibi la fame che lo divorava; si accontentò del primo snack sotto tiro all'interno della dispensa e prese il posto di Ravi, che si era allontanato qualche secondo prima, sul divano.

«Abbiamo programmi per stasera?»

«Io avrei un film di fantascienza da proporvi! Me ne hanno parlato degli amici consigliandomi di vederlo. Che ne dite?» suggerì Ken cercando l'approvazione nei volti dei compagni.

«L'importante è non fare troppo tardi. Domani si riprende con il lavoro e non vorrei proprio arrivare lì con l'aspetto di uno zombie»

«La conto come risposta positiva allora»

«Per me va bene pure»

«Anche per me»

«Fate come volete» si susseguirono una risposta dietro l'altra.

«Hongbin?»

«Mh?» il ragazzo sussultò spalancando gli occhi.

«Va bene anche per te?»

«S–sì» probabilmente il visual dei VIXX aveva capito ben poco di quella discussione, coperta dal frastuono dei suoi battiti cardiaci. Leo aveva preso posto accanto a lui senza batter ciglio. I ruoli che in passato li avevano sempre caratterizzati sembravano invertiti, adesso era lui a dover frenare il rossore all'avvicinarsi dell'altro, ma per un motivo differente. Dopo quello che aveva combinato sarebbe voluto sparire dalla faccia della terra, era certo di aver rovinato per sempre il rapporto e l'opinione che il più grande si era fatto di lui. Non solo aveva finito per innamorarsene ma, come se non fosse abbastanza, aveva persino avuto l'istinto irrefrenabile di baciarlo. Baciare un ragazzo che fin da prima del debutto era sempre apparso restio e infastidito da quelle dimostrazione poco virili che passavano sotto il nome di fanservice, che azione folle! Sapeva benissimo quanto Taekwoon fosse insofferente in quel genere di giochi televisivi che era costretto a fare, non c'era decisamente modo migliore di allontanarlo se non con un bel bacio indesiderato. E adesso.. adesso se lo ritrovava seduto accanto come se niente fosse, ma non lo degnava di uno sguardo né di una sillaba. Non osava girarsi verso di lui, impaurito all'idea di poter leggere sul suo volto sdegno o irritazione. Stringeva spalle e pugni premuti sulle cosce, in una posizione rigidissima. La gamba che iniziò a tremare servì da molla che lo fece scappare via da quel sofà. 

Hyuk lo guardò perplesso: «Ma dove va?»

«Oggi scappa in continuazione, è impazzito di sicuro» rispose Wonshik mentre si contorceva per seguire l'andamento della vettura nel videogioco iniziato da poco.

«Vado a controllare» aggiunse infine Leo.

Hakyeon si morse il labbro e incrociò le braccia al petto infastidito da quel comportamento. Per quanto provasse ad avvicinarglisi lui era sempre più apprensivo nei confronti di Hongbin e si interessava solo del suo bene. Questo non riusciva proprio ad accettarlo, avrebbe pagato qualsiasi cifra per ricevere le stesse attenzioni ma il trattamento a quanto pareva era riservatissimo e irraggiungibile per la sua persona. Al fine di distrarsi optò per un ripiego e si mise a sedere accanto al rapper chiedendo di renderlo partecipe; anche se la motivazione non era delle migliori, Ravi lo accolse di buon grado.

 

Il cantante colpì con le nocche la superficie lignea della porta in attesa di un cenno che lo invitasse ad entrare. L'amico gli dava le spalle, seduto sul letto e col corpo curvato in avanti, scompigliava nervosamente i propri capelli.

«Bean.. Posso?» sussurrò appena. Davanti quella scena il panico assalì anche lui. Al suono di quella voce il minore ebbe un attimo d'esitazione seguito da degli interminabili secondi di paralisi. Senza girarsi farfugliò qualcosa. L'ennesimo sobbalzo arrivò non appena udì la porta chiudersi e i passi avvicinarsi. Il materasso si abbassò sotto il peso di Leo così, prima che quello potesse continuare a parlare, si voltò dalla sua parte mantenendo lo sguardo fisso sul copriletto.

«Hey».

L'altro mugolò. Taekwoon socchiuse le palpebre, riempì il petto e buttò in un sol soffio tutta l'aria dalle narici per prendere una manciata di coraggio.

«V-va tutto bene, Bin?».

Ancora una volta non ottenne risposta. Inumidì le labbra e grattò la nuca, segno di quanto fosse insicuro. La sua pazienza e caratteristica calma stavano venendo meno. Poggiò gravemente il palmo sulla spalla del maknae e continuò a parlare: «Mi guardi almeno?».

A quel punto, finalmente, ci fu un riscontro alle sue parole e due grandi occhi neri si posarono sui suoi.

Proseguì col monologo: «Così non va, non può essere. Posso fare una cosa?»

Un “Cosa?” strozzato fuoriuscì dalla gola di Hongbin.

La scena che si svolse immediatamente dopo lo fece rimanere di stucco: vide l'imbarazzo nel sorriso appena accennato del maggiore, il quale portò indietro il capo distendendo perfettamente la pelle del collo. Lo vide tornare alla posizione iniziale, incapace di riprendere il contatto visivo instaurato poco prima. Come pietrificato sentì il calore di una mano sulla guancia sinistra e gli occhi nuovamente puntati addosso. Più vicini, molto più vicini. Chiuse i suoi e qualcosa premette dolcemente sulle labbra schiuse in funzione di un respiro affannoso. Quella bocca così piccola eppure così morbida aveva aderito perfettamente alla sua e veniva assecondata in un movimento dolce e regolare. L'incastro avvenuto alla perfezione, proprio come in un puzzle, durò qualche secondo; si concluse non appena il più grande si tirò indietro chiudendo il bacio sul labbro inferiore di Hongbin. Riportando la mano sulla coperta attese che anche l'altro si riprendesse.

«M–ma come..?»

«Bin, ti chiedo scusa per essermene andato in quel modo quella volta. È stato egoista e stupido da parte mia»

«Ma tu..» il ragazzo non aveva idea di come continuare, così lasciò morire la frase.

«La cosa mi confonde ancora, scusami. Ma non aveva senso continuare con questa farsa» il sorriso che apparve era ancora imbarazzato come il primo, ma dava l'idea che si fosse finalmente tolto un grosso peso di dosso. Di rimando anche Hongbin sorrise, troppo sorpreso della piacevole verità di cui stava venendo a conoscenza.

 

«Non sono stati un po' troppo tempo in quella dannata camera? Siamo un gruppo. Spiegatemi perché devono sempre isolarsi per i fatti loro»

«Hakyeon smettila di lamentarti! Passiamo tutto il nostro tempo insieme, cosa c'è di male se ogni tanto vogliono starsene da soli?»

«Da soli non li vedo mai. Stanno sempre incollati»

«E quindi? Si trovano bene insieme. Non puoi farne un dramma»

«Pensa quello che vuoi tu, loro devono tornare qua. Ho il compito di tenere saldo il gruppo ed è ciò che farò!» N sembrava determinato e il tentativo di farlo desistere dei suoi colleghi non stava avendo i risultati sperati.

«Si farà pestare davvero un giorno di questi..» sospirò rassegnato Ravi guardandolo oltrepassare tutta la casa a passo lungo.

*TOC TOC TOC*

«Avete finito? Aspettiamo voi per passare un po' di tempo insieme - sibilò con astio - Non perdete altro tempo».

«Non avevo mai visto Hakyeon così alterato, speriamo si calmi presto» le preghiere dei VIXX furono presto accolte, cosicché i due compagni si degnarono finalmente di accontentare il loro leader facendo ritorno nella stanza principale. Atteggiandosi nella maniera più consueta per tutta il resto della giornata riuscirono a non destar sospetto di nulla. Questa era la decisione che avevano preso, avendo già affrontato fin troppe emozioni.

La cosa principale a cui pensare, si erano detti, era trovare un loro equilibrio. Taekwoon aveva necessariamente bisogno di un po' di tempo per mettere a fuoco una realtà che non aveva mai considerato possibile e che in pochissimi mesi aveva preso possesso di lui, e questo Hongbin riusciva a capirlo perfettamente. L'esuberanza altalenante che in rare occasione veniva fuori era esplosa quel giorno in qualcosa che nessuno dei due avrebbe mai immaginato ma ciò, ne erano consapevoli, non bastava a far sbloccare definitivamente il ragazzo.

D'altro canto il minore poteva tornare tranquillamente a riacquistare la fiducia in sé, senza più avere paura di un rifiuto da colui che tanto desiderava. A tratti anche in lui sorgevano delle paranoie ma la felicità sovrastava ogni altra sensazione, impedendo alle dolci fossette sul suo viso di sparire.

Quella sera, mentre il gruppo trascorreva un paio d'ore con la proiezione di un film, Hongbin si cullò sul caldo e accogliente petto di Leo.

 


 

Commento dell'autore: I'm back, di nuovo! Lalala~ ecco com'è andata la faccenda dopo quel bacio tanto bramato! Ho fatto passare davvero tanto tempo questa volta, me ne rendo conto, però questo capitolo merita almeno un pochettino (?) Si insomma.. io vomitavo cuoricini e arcobaleni mentre, scrivendo, immaginavo il dolce viso da bimbo di Leo intento a sconfiggere la sua timidezza in conflitto con i sentimenti che prova per Bean, con quella sua solita risatina soffocata e straimbarazzata. E che dire di quest'ultimo? Ma lo vedete bene, lì, col un sorriso da ebete (ma pur sempre tra i più belli che io abbia mai visto) stampato addosso perché si è esaudito un suo desiderio? Per me sono l'amore entrambi, e la cosa drammatica e che io me li immagino realmente così nella vita privata ahah li shippo in maniera potente e quando verrò a sapere di una loro relazione etero mi sa che entrerò ufficialmente in lutto. Ma qui stiamo uscendo fuori tema.. DICEVAMO: un passo avanti in questa problematica relazione c'è stato finalmente, ma sarà sufficiente? Non è poi così facile, non credete? Per questo motivo, mi spiace dirvelo, ma dovrete aspettare fino alla prossima pubblicazione u3u
Spero come sempre che la storia possa essere di vostro gradimento e ringrazio le nuove persone che si sono aggiunte ai lettori, è solo merito vostro se continuo a pubblicare questa modesta fanfic perciò vi ringrazio di cuore ;A;

(Non c'entra nulla ma data la giornata.. TANTI AUGURI A SEHUN, DOLCE BIAS DEGLI EXO K ❤)

 

Channie~ 

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Capitolo 11
*** - Capitolo XI ***


The red string of Fate.  - Capitolo XI

 


«Woonnie, sei sveglio?».

Leo si diede una spinta girandosi sul fianco sinistro e incrociò gli occhi del minore, disteso mezzo metro più in là abbracciato al cuscino. Inarcò le labbra, per poi schiuderle appena.

«Già»

«Da quanto tempo?»

«Uhm... abbastanza da aver ascoltato tutti i discorsi che hai fatto nel sonno, direi» rise nel vedere il minore arrossire. Hongbin si era fatto un'idea di quali potessero essere stati i deliri ripensando ai sogni che avevano dominato per tutta la notte la sua persona, per questo motivo evitò di fare domande in merito.

«Oh - premette un tasto che illuminò la schermata del cellulare sul comodino vicino - Però è molto presto, come mai non provi a riaddormentarti?»

«Potrei farti la stessa domanda Bin. Avevo tante cose per la testa»

«Pensi a ieri, non è così?»

«Eh sì. Mi sembra tutto troppo strano - notando che a quelle parole l'espressione dell'altro appariva preoccupata e sconfortata cercò di riprendersi - Non fraintendere, il punto è che non so ancora come gestire la novità. Prima non volevo accettarlo e, pensandoci adesso, mi sento proprio ridicolo ad aver mentito a me stesso. Tu, un fratello minore. Certo, come no».

La risposta di Hongbin a quelle considerazioni fu un lungo silenzio. Era certo che Leo stesse ragionando su cosa dovesse dire, di certo non aspettava alcun intervento. Dopo qualche istante, infatti, quest'ultimo riprese a parlare: «Però ora che ogni cosa sta andando al suo posto…  insomma, è tutto nuovo per me, capisci?»

«Sì, questo lo capisco. Io comunque non voglio metterti fretta perciò se qualcosa ti mette in imbarazzo dimmelo pure»

«Credo di dover solo ambientarmi in questa nuova realtà, perciò niente imbarazzo. Che ne dici di comportarti normalmente? Questa volta senza fingere l'uno con l'altro».

Hongbin sorrise calorosamente, un'espressione così spontanea da far riemergere il bambino che era in lui.

«Va bene Woon»

«Allora ripartiamo con le vecchie abitudini, che aspetti? - si fece di lato su letto e sollevò un lembo della coperta in segno di invito - Abbiamo ancora un'ora di sonno da prenderci» Hongbin lo guardò sorpreso, nei giorni a venire tutte le circostanze usuali come quella avrebbero avuto un impatto differente, era certo. Bisognava solo abituarsi. Scivolò giù dalla propria postazione e andò a rannicchiarsi contro i pettorali gonfi di Leo. Riaddormentarsi nel suo letto, fra le sue braccia non gli era mai apparso così bello: finalmente avevano buttato giù la maschera e potevano lasciarsi andare senza freni.

 

La pressione del rientro lavorativo fu atroce quella volta: costretti a riacquistare un peso forma obbligatorio dovettero passare l'intera giornata alle prese con la palestra e la nuova coreografia da studiare per le future registrazioni del comeback in elaborazione. Il personal trainer premeva particolarmente sui soliti esercizi di routine e concedeva raramente delle tregue per riprendere fiato. Alcuni non riuscirono ad approfittare neppure della pausa pranzo trovandosi a dover completare qualche serie sotto la ferrea vigilanza di quell'uomo.

«Sono esausto» bisbigliò Ravi al compagno vicino.

«Non preoccuparti hyung - rispose l'altro dopo aver lanciato un'occhiata fugace all'orologio appeso alla parete - L'ho sentito parlare poco fa al telefono, a quanto pare tra mezz'ora ha un altro impegno e dovrà lasciare la sede, così potremo riposare» Entrambi i ragazzi lo guardarono di sottecchi mentre era impegnato nel far contrarre i muscoli dell'addome a Leo.

«Dici sul serio Hyuk? Saremo liberi tra poco?»

«Affermativo»

«Questa è un'ottima notizia. Non ne potevo proprio più»

«Almeno il peggio l'abbiamo superato. Il tapirulan tutto sommato mi sembra una passeggiata»

«Riunitevi un momento qui al centro per favore. Bene così. Ascoltate ragazzi, io oggi ho bisogno di uscire con un po' d'anticipo perciò portate a termine la scaletta che vi ho dato stamattina e non saltate alcun passaggio. Chiaro? Non andatevene senza aver concluso perché la prossima volta intensificheremo il lavoro, va contro il vostro interesse non prepararvi come si deve» 

«Benissimo capo!» scandì Ken mettendosi sull'attenti, imitato nel movimento da Ravi. Mantennero la posizione finché il personal trainer non oltrepassò l'uscio e infine si gettarono sfiancati sul tappeto utilizzato per il fitness.

«Qualcuno mi passi una bombola d'ossigeno»

«Wow, davvero resistenti!» N si era accovacciato vicino le loro teste e ne punzecchiava divertito le fronti con gli indici.

«Non ti atteggiare troppo! Li ho visti i tuoi allenamenti di oggi, non hai fatto nulla»

«Questo perché, a differenza tua, non ho mangiato qualsiasi cosa mi capitasse a tiro e mi sono mantenuto in perfetta forma!».

Come se si trattasse di una fastidiosa mosca, il rapper agitò sopra il proprio viso una mano per scacciare l'amico irritante.

«Hyuk! Per quale motivo hai ripreso l'esercizio? Vieni qua, avanti» suggerì il leader che cercava una posizione più comoda sul suolo dietro i due compagni.

«Uh? Dopo, dopo. Mi manca davvero poco per finire»

«Cos'è tutta quest'autodisciplina?»

«Nulla, mi limito ad adempiere ai miei doveri. Dovresti essere fiero di me hyung»

«Sì… certo - sussurrò Ken fra sé prima di sollevarsi sui gomiti per guardarlo - Sicuro che non c'entrino i commenti che ti ho fatto vedere?»

«Che commenti?» chiese Hongbin unitosi al gruppetto.

«Quelli di alcune fan che mi è capitato di leggere un paio di giorni fa. Sembra che in molte si vogliano congratulare col nostro maknae perché sta diventando “davvero un bell'uomo cresciuto”»

«Cosa c'è di male nel non voler deludere le loro aspettative?» Hyuk aveva abbandonato l'attrezzo e si avvicinava imbarazzato al tappeto mentre la lingua faceva capolino tra le labbra.

Ridendo tutti i ragazzi sollevarono le braccia in difesa e risposero in coro: «Niente, niente, continua pure»

«Piuttosto Wonshik, va' a completare anche tu le ultime serie che ti rimangono o la prossima volta che ti verrà chiesto di mostrare gli addominali in una trasmissione dovremo disegnarteli»

«Non infierire Jae! Sono sfinito» fu la conclusione di un ragazzo che cercava disperatamente di suscitare compassione negli amici spingendo in fuori il labbruccio tremolante e facendo gli occhi da cucciolo.

«Si sta avvicinando il nostro armadio a quattro ante! Won, dovresti prendere esempio da lui - le gomitate di Hakyeon si interruppero quando spostò l'attenzione sul compagno appena arrivato - Soddisfatto per oggi? Sei stanco? Su, su, vieni a sederti qui accanto» accompagnò l'invito con la mano che batteva rapidamente sul suolo e una curvatura della bocca tale da portare gli angoli della stessa fin sopra gli zigomi. Leo gli diede retta, sentiva il bisogno di riprendere fiato. Ad accompagnare i suoi movimenti ci pensò il braccio del maggiore, diretto a cingere le sue spalle; la mano, a seguire, non mancò di esercitare in maniera decisa pressione sul suo trapezio per rilassarne il muscolo.

«Hai lavorato sodo oggi»

«Stress da sfogare e ritmi da riacquistare, il mix perfetto» Taekwoon quel giorno, l'avevano notato tutti, era decisamente più solare e disponibile. Non si tirava indietro alla chiacchiere e riusciva ad essere di compagnia. Quel che ovviamente non potevano comprendere era la causa di quel buon umore che aleggiava intorno alla sua persona, ma l'idea generale era una: un qualsivoglia peso era stato sicuramente scrollato via.

Il premuroso massaggio del leader, per quanto lui detestasse un contatto fisico troppo invadente non autorizzato, contribuì a rendere l'atmosfera confortante e amichevole.

Tutti, nessuno escluso, si cullarono in quella mezz'ora di relax assoluto post-allenamenti. Il maknae ebbe più difficoltà degli altri a trovare la posizione adatta perché i suoi hyung avevano imposto il loro dominio sul territorio più soffice al quale si poteva aspirare lì in palestra. Arrendendosi dinanzi quel gesto così egoistico si accontentò di sdraiarsi per lungo ai loro piedi, proprio al limite della zona coperta dal tappetino. Era sorprendente quanto Hyuk fosse cresciuto e diventato alto in quegli anni.

«A che ora è il volo della prossima settimana?» Hongbin risvegliò i VIXX dal loro torpore con questa domanda.

«Uhm - fece Ken picchiando l'indice sul mento - Mi sembra sia alle 7:20»

«Quindi faremo mattinata, che bella notizia»

«Potrai dormire sull'aereo Bin, non pensarci» Leo era seduto alle sue spalle, ancora accanto ad N, e teneva le gambe incrociate al fine di creare la giusta nicchia in grado di accogliere la nuca del visual. Era interamente assorto nella contemplazione del suo viso benché dall'alto non potesse ammirarlo decentemente. Nel fare ciò si lasciò trasportare dall'irrefrenabile voglia di giocare con quei lisci capelli color miele, li accarezzava con delicatezza e, quando il compagno attirava l'attenzione commentando qualcosa, spostava le ciocche più lunghe sulla fronte che gli impedivano di scorgere le labbra muoversi.

 

Questa storia non mi va più giù. Ogni tentativo è dannatamente inutile!

Hakyeon era stufo di vedere il suo Taekwoon perennemente incollato ad Hongbin. Per quanto lui si impegnasse, per quanto ci provasse, non riusciva ad avvicinarlo allo stesso modo. Questa cosa lo esasperava più del dovuto, quasi facendogli dimenticare le priorità all'interno del gruppo. 

Si sorprese a ricordare con nostalgia il periodo in cui erano tutti quanti dei semplici trainee, a quel tempo non provava ancora alcun tipo di gelosia e l'unico pensiero era quello di dare il massimo per riuscire a realizzare un sogno. Un sogno che poi, effettivamente, si era concretizzato in pieno! Lui, Cha Hakyeon, faceva parte dei VIXX, era il loro leader e portava avanti il gruppo a testa alta in un percorso tutto in salita. Solare, energico, premuroso, tutto quel che serviva in un leader lui lo aveva e lo riversava sui compagni. I successi e le ricompense alle loro fatiche erano arrivati grazie alla perseveranza con cui si esercitavano. Aveva ricevuto tanto in quegli anni: c'erano stati premi, tour con tappe di ogni tipo, nuove amicizie, aveva ampliato le sue capacità dedicandosi persino alla recitazione ed era notevolmente migliorato nel canto, eppure… eppure non riusciva ad avvicinare Leo a sé, dannazione!

Disteso sul letto fissava incessante il lampadario appeso al soffitto. L'attesa della doccia era snervante con tutti quei pensieri fastidiosi impegnati ad offuscargli la mente. Tentò di cacciarli via chiudendo gli occhi e affinando l'udito per ascoltare i rumori che lo circondavano. L'acqua in bagno scorreva costante da un notevole lasso di tempo, Hyuk era chiuso lì dentro da delle ore ormai.

Cos'avrà, poi, da fare…

Erano tornati in appartamento da un'ora e mezza già, e gli unici ad aver avuto accesso alla doccia erano stati solo lui e Wonshik. Certo, il caro rapper aveva sbrigato come al solito tutto in un lampo per permettere agli altri di non ritardare troppo, ma ci stava pensando benissimo il maknae a rallentare i ritmi del gruppo.

Il resto della casa era in religioso silenzio. Si tirò su per vedere che fine avessero fatto i compagni e si trascinò in cucina. Lì vide Ravi abbandonato sul divano in una posa che ricordava, o forse sarebbe meglio dire “avrebbe ricordato”, i sarcofagi egizi se solo privata del sonoro russare che proveniva dal quell'enorme fornace che chiamava bocca. Dietro lo sportello aperto del frigorifero c'era Jaehwan, si muoveva silenzioso tanto da passare inosservato persino ad N in un primo momento.

«Cosa fai?».

Il minore si sporse per vedere chi fosse a parlare.

«Sssh sto cercando qualcosa da rovesciare sulla Bella addormentata»

«Metti giù il mio latte alla banana - intimò sottraendogli il contenitore dalle mani - Questo è off limits! Perché non provi con un po' di panna?»

«Potrebbe essere un'idea!»

«Tieniti pronto a scappare dopo, non credo gradirà molto! Ha fatto lo shampoo proprio poco fa»

«Oh hai ragione…»

La porta del bagno cigolò e una nuvola di vapore invase l'intero corridoio. Hakyeon tornò indietro sui suoi passi imbattendosi in uno Hyuk asciutto ma ancora avvolto in asciugamano. Lo scrutò istintivamente domandandosi per l'ennesima volta come mai avesse perso tutto quel tempo, ma non era dell'umore più adatto per stare a chiacchierare così si limitò ad un sorriso e qualche parola: «Finalmente! Mi prenoto per questo turno, nessuno si chiuda in bagno mentre vado a prendere i vestiti».

A differenza di quanto detto, però, deviò verso la camera dei due compagni mancanti. Accostò l'orecchio alla porta ma non senti alcunché, il silenzio gli fece ipotizzare che stessero dormendo anche loro e così fece dietrofront.

Il bagno che venne dopo fu rigenerante. Una volta terminato si sentì come nuovo e l'unico segno sconveniente di quella giornata era dato dal fastidio alle gambe attribuito ai troppi esercizi di danza del pomeriggio.

«Hakyeooon~ stiamo ordinando da mangiare! Tu cos–» entrato in camera come una furia Ravi scoppiò in una sgraziata risata vedendo il leader capitolare a terra con una sola gamba infilata nel pantalone. N si rialzò tenendo su i jeans per i passanti della cinta, parlava mentre si accingeva a saltellare vicino al proprio letto per finire di vestirsi in maniera più comoda: «Porca miseria Won! Mi hai fatto prendere un colpo»

«La prossima volta che vorrai dilettarti nel contorsionismo lascia un cartello davanti la porta con scritto “Non disturbare” almeno! Allora, che ti prendiamo? Il solito?»

«Fa' tu! Oggi mi va bene tutto»

«Fantastico! Faremo un menù unico e ce lo giocheremo»

«Giocarcelo?»

«Sì! Non ci crederai ma oggi Taekwoon è talmente socievole da voler partecipare!»

«Io non ho mai detto nulla di simile! Siete voi ad aver insistito con me!».

Ravi girò il capo verso la porta come se alle sue spalle ci fosse Leo e proseguì qualche tono più basso: «Ignoralo. È davvero ben intenzionato! Non potevamo non approfittarne. Allora, sei dei nostri?»

«E me lo chiedi? Che gioco avete scelto?»

«Questo è ancora da decidere, Hyuk e Hongbin stanno preparando i fogli con le proposte per sorteggiarle»

«Bene, tra poco vi raggiungo!».

«…» il minore teneva gli occhi puntati su di lui e annuiva senza far cenno di andarsene.

«Cosa fissi lì impalato? Ho detto tra poco! Va' di là che devo ancora vestirmi»

«Pardon, vado!».

Hakyeon tirò su la cerniera e indossò il primo maglione che gli capitò a tiro: bianco panna, in netto contrasto con la sua carnagione. 

Era l'ora di divertirsi insieme ai suoi amici. Ma questo significava vedere Taekwoon in compagnia di Hongbin, significava ingelosirsi e tentare di subentrare, significava ricevere l'ennesimo rifiuto, significava anche soffrire un'umiliazione ma, soprattutto, significava rovinare la serata a se stesso e agli altri.

Basta! si urlò in testa. Lui si sarebbe goduto il momento mettendo da parte ogni tipo di rancore. Tutti energici e di buon umore, e quando mai sarebbe potuto ricapitare?

Raggiunse la cucina e, a denti stretti, prese posto davanti ai due ragazzi.

 

«Divertito?»

«Uhm… è stato carino tutto sommato»

«Mi hai sorpreso, devo riconoscertelo»

«Sì ma adesso non esageriamo. Su, spegni la luce ora. Buonanotte Binnie».

La luce della lampada sul comodino si spense, Leo chiuse gli occhi. Un fruscio delicato di coperte arrivò al suo orecchio, poi silenzio.

Due labbra decise si poggiarono sulle sue, le riconosceva, era la terza volta che quel contatto avveniva.

«'Notte Woon».


Commento dell'autore: Ok, ok. Sono tornata. Vi assicuro che oggi ho corso più di ogni altro giorno per arrivare a pubblicare l'undicesimo capitolo. Non mi sono fermata un attimo ma sapendo di non avere altri buchi fino a bohnonlosoneppureio mi sono premurata di darvelo adesso! Non è venerdì come al solito ma d'altronde non seguo più uno schema fisso perciò vi toccherà star dietro i miei scleri irregolarissssimi :c Ohohoh sappiate che ci sono tante cose in cantiere (ma tranquilli che The red string of Fate non verrà abbandonata! Ho tutte cose pronte, l'unico problema è il tempo da trovare per pubblicare uno alla volta i capitoli /che devono anche essere ricontrollati a mente serena perciò impiego sempre da mezz'ora ad un'ora piena per fare tutto ciò) ma dov'ero rimasta? Ah si. Le cose in cantiere. Innanzitutto tempi che furono vi dissi che avevo un'immagine da postare per la fanfic. Ebbene, sappiate che non me ne sono dimenticata. Solo che è fatta al PC e ho avuto difficoltà tecniche col mouse che non sono ancora state risolte - infatti vado avanti con un catorcio che funziona malissimo ma vabbè - quiiiindi quella è ferma. Le altre novità quali sono? Tre fanfiction nuove! O forse è meglio essere più chiari: una è in lavorazione da tipo due anni ormai ma è in collaborazione con un'amica perciò chissà quando vedrà la luce~
L'altra sarà solo una oneshot ed è quasi pronta, spero (?)
La terza “cosa” non so bene come definirvela e in realtà non so neppure se rientra nel materiale pubblicabile su EFP, vi farò sapere!
Perché vi ho detto tutto ciò? Non c'è un motivo, mi andava di coinvolgervi.
Eee vabbè, sul capitolo non saprei che dire. Ho voluto dare un minimo di spazio ad Hakyeon e i suoi complessi per una volta, e mentre scrivevo mi sentivo quasi in colpa vedendolo così affranto ;o; Spero le N biased non comincino a detestarmi per il suo cuoricino spezzato Quei due invece? Che dite? Secondo voi stanno ingranando bene o esiteranno ancora per molto? Uhm... Chi lo sa. Lascio a voi la parola, qui passo e chiudo!

Channie~

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Capitolo 12
*** - Capitolo XII ***


The red string of Fate.  - Capitolo XII

 


Il nuovo anno era alle porte, il 31 dicembre era precipitato nella vita della gente con l'abituale nevicata purificatrice della città. Per le strade la frenesia era tanta: persone in auto che si affrettavano a raggiungere le mete previste per quella data, giovani ragazzi che distribuivano volantini per le serate organizzate in occasione del Capodanno, madri rassegnate che rincorrevano i figli troppi presi dalla neve per dar loro ascolto. 

Anche al chiuso, nel dormitorio dei VIXX, qualcuno era indaffarato a svolgere le ultime pratiche prima di dover lasciare la casa.

“Liberi fino a questa sera” gli era stato detto, ma di libertà quel dì ne potevano avere ben poca. La schedule era sostanzialmente vuota fino alle 17:00, quando si sarebbero dovuti presentare all'appuntamento con le truccatrici in previsione dell'evento al quale erano stati invitati. Qui sarebbe avvenuto il primo incontro formale con alcuni soci cinesi coinvolti nella produzione del loro imminente comeback ed è per questo che si trattava di un'apparizione che non poteva assolutamente essere evitata. D'altro canto, di lì ad una settimana il gruppo doveva volare proprio per la Cina al fine di prendere di persona gli ultimi provvedimenti e poter finalmente realizzare il video musicale nei luoghi già concordati.

Non soddisfatto, chi di ruolo all'interno della Jellyfish, aveva anche deciso di inserire nel programma un fanmeeting improvvisato per avvicinare le fan dell'altro paese al gruppo coreano. Insieme a loro avrebbe partecipato una cantante e attrice del posto scritturata per la title track dell'album in grado di aiutare le due parti a comprendersi reciprocamente a quell'evento.

Questa è la vita laboriosa di un idol, si sa. Per questa ragione, nonostante l'impegno fosse soltanto alle 17:00, i cantanti sapevano già di dover sfidare il tempo per non lasciare nulla incompleto. Per recuperare le ore sottratte dal make-up del pomeriggio erano stati obbligati a puntare la sveglia ad orari disumani. Tutti svegli quando il sole non era ancora apparso in cielo, si erano recati in sala prove con gli occhi gonfi di sonno e le tempie in procinto di esplodere tanta era la stanchezza. La coreografia ideata per quel comeback stava dando un gran da fare ai ragazzi i quali diligentemente avevano preso ad esercitarsi ogni giorno. I tempi erano stretti e ogni decisione era stata presa: il 6 marzo sarebbero tornati con un'altro originalissimo video da registrare quel gennaio.

«Credi che mi doneranno?»

«Di che parli?» N girò su se stesso con una camicia estratta dall'armadio ancora in mano, osservò interrogativo Ravi seduto sul suo letto che teneva della stoffa verde bosco accostata alla testa.

«Del colore che vogliono farmi questa volta. Che te ne pare?»

«Non riesco mica ad immaginarlo così, ma il colore è bello!»

«Questo non mi aiuta! Lo vedo da solo»

«E allora cosa posso fare?»

«Niente. Uffa - sbuffò districando l'intreccio delle gambe e abbandonandosi sulle coperte - Ma cosa stai facendo?»

«Scelgo i vestiti da mettere. Se non te ne fossi accorto, troppo preso dal tuo dramma, sono ancora in mutande»

«Eccome se l'ho notato… quello che volevo dire è: come mai ci stai impiegando così tanto? Sei fermo lì a contemplare il nulla da almeno un quarto d'ora»

«Non sono ancora sicuro»

«Che ti importa? Tra non molto ci rifileranno i vestiti scelti per la serata, metti una tuta per adesso»

«Allora tu smetti di farti tante paranoie per i capelli. Che ti piacciano o no, te li faranno comunque»

«Arriverà anche per te il momento in cui entrerai in crisi perché vorranno farti tenere i capelli sollevati, e a quel punto riderò io».

Hakyeon portò le mani alla fronte coperta dalla folta frangia: «No! Non possono farlo. Io sono il leader! Ho voce in capitolo»

«Staremo a vedere»

«Metterò questi» affermò N in chiusura sbuffando e fingendo di non voler degnare il rapper della sua attenzione; stringeva nel pugno un jeans grigio non troppo aderente e un maglione a righe blu e rosse che portò con sé in bagno, dove si cambiò velocemente. Una volta finito guardò l'orologio al polso.

Le 15:25.

Era ancora prestissimo! E lui era già provato dalla stanchezza dovuta agli impegni mattutini. Per tener duro fino a notte sarebbe stato meglio riposare finché poteva, così scelse di oziare un po' sul divano della stanza principale in cui erano riuniti gli amici.

La stufa accesa al centro dell'ambiente radunava tre ragazzi infreddoliti su cinque sul suo perimetro. Gli altri due, Leo e Hongbin, si trovavano più in là, sul divano. Il primo stava seduto composto e sorreggeva con il palmo la testa, inclinata verso quella delll'altro, che stava poggiata sulle sue gambe. Entrambi erano immersi nella lettura di un libro tenuto dal minore. A differenza degli altri, che solo allora si erano concessi una pausa, loro si trovavano in quella posizione da delle ore e avevano come innalzato una barriera ad isolarli dal mondo che gli aveva permesso di restare indisturbati per tutto il giorno.

Alla vista del quadretto felice Hakyeon roteò infastidito le orbite e puntò i piedi per terra. Marciò in direzione del divano con passo austero e ostentò a denti stretti un sorriso: «Hongbin ti solleveresti, gentilmente? Vorrei sedermi anch'io».

Uno sguardo di intesa rapidissimo e fugace tra i due compagni portò il più piccolo a chiudere il libro.

«Certo hyung, avevamo finito» disse nascondendo meglio del leader il fastidio nella voce.

«Guarda chi si sta prendendo una tregua! Non è tardino?»

«Non importa Jae, dopo le corse fatte oggi sono stremato. E l'auto passerà a prenderci tra un'ora quindi me lo farò bastare».

 

Alle 16:30 in punto di quel freddo pomeriggio i VIXX erano saliti sul van mandato dal manager e si dimenavano come animali in gabbia.

«Chissà cosa ci serviranno a cena»

«Mangeremo un mucchio di prelibatezze, è sicuro!»

«Non vedo l'ora!»

«Oddio» fece Ken colpito da un lampo di genio dopo una visione celestiale, afferrando con presa salda l'avambraccio di Ravi.

«Che c'è?» domandò perplesso quest'ultimo mentre Hongbin e Hyuk lo guardavano preoccupati.

«E se… - una breve pausa creò la giusta suspense - fosse tutto a buffet?»

Wonshik strabuzzò gli occhi e allargò le braccia facendo finire un'estremità della sciarpa che indossava in pieno volto ad Hongbin, sedutogli accanto, il quale accusò il colpo come quello che avrebbe subito da una frusta.

«MANGEREMO A SAZIETÀ!» urlò senza accorgersi della botta inflitta all'amico che intanto massaggiava l'occhio dolente.

«Cercate di moderarvi! Nonostante il semi-digiuno del pranzo la concessione che ci è stata fatta è comunque minima»

«Ma Hakyeon! - si inginocchiò sul sedile rivolgendosi al ragazzo sedutogli dietro - Sarà di sicuro tutto così buooono~»

«Come se non lo sapessi già! Non sono io a fare le regole, ci tocca questo»

«N–non possiamo ribellarci a questa crudeltà?» Ravi finse di avere un nodo in gola a sottolineare la falsa drammaticità con cui esponeva la sua sofferenza.

Il leader lo stuzzicò offrendogli il cellulare: «Prego, fatti avanti» disse divertito nel notare che, al contrario, il rapper si stava tirando indietro alla ricerca di un appiglio per sviare la conversazione.

Quando il veicolo frenò bruscamente gli altri membri vennero spronati a seguire le orme di Leo che osservava un punto fisso attraverso il finestrino da quando avevano lasciato l'appartamento. Qualcuno dovette allungare il collo per avere una visuale più completa ma dopo poco tutti videro l'edificio sul marciapiede a cui si era accostato il van e ne riconobbero la facciata: la meta era stata raggiunta.

I vestiti, esposti su dei manichini nella stanza in cui i sei ragazzi furono guidati, apparivano nuovi e immacolati. Una donna stava curando il tessuto di uno di questi spazzolando sotto il colletto della giacca.

«Ben arrivati - proferì facendo un inchino che venne ricambiato dai cantanti - Prego, accomodatevi qui. Cominceremo dal trucco».

Si materializzarono subito dopo altre tre truccatrici armate di valigette stracolme di ogni tipo di prodotto, con il compito di eseguire un restauro completo sui volti dei ragazzi. La missione richiedeva delle ore tanto che il leader, incapace di star fermo un attimo, aveva preso la decisione di immedesimarsi nel ruolo di un inviato speciale di qualche trasmissione di sua fantasia e andava intervistando i compagni in attesa del loro turno o quelli che si trovavano già tra le mani esperte delle donne.

Erano le 20:00 quando finalmente i VIXX potevano ammirarsi, impeccabili da cima a fondo, nel riflesso della specchiera.

Tutti indossavano un completo elegante prevalentemente nero, ognuno con qualche dettaglio pronto a distinguerlo dagli altri. Il più classico era stato scelto per Hakyeon: giacca, pantalone e cravatta neri con camicia bianca. Il visual si differenziava solo per il colore di quest'ultima, di un grigio chiaro. I più distanti dall'immagine del leader erano Ravi, che portava un gilet in sostituzione della giacca, e Leo, unico membro ad averla di un bianco candido. Hyuk e Ken, infine, indossavano al posto della cravatta un simpatico papillon.

Si congedarono con un altro inchino e si misero in marcia per raggiungere il locale.

 

«Sarebbe questo il posto?»

«A quanto pare si, Bin» rispose Taekwoon poggiandogli una mano sulla spalla e seguendolo all'ingresso. Sulla soglia trovarono alcuni uomini d'affari che fumavano, chinarono la testa al loro cospetto e proseguirono fino ad imbattersi in uno dei dipendenti che si rivelò disponibile a scortarli fino al tavolo assegnato loro.

All'interno del locale erano già presenti circa la metà degli ospiti, che probabilmente ammontavano nel complesso ad una trentina di persone; questo perché la società cinese stava svolgendo diverse trattative lì in Corea e gli invitati appartenevano a rappresentanze di vario genere.

Lontani dalle altre conoscenze della casa discografica, ai ragazzi venne riservato un tavolo per sei persone al fine di evitare sovraffollamenti inutili in poco spazio.

Hongbin tirò indietro lo schienale della sedia più vicina per prendere posto e il maggiore, che non aveva ancora staccato la mano dalla sua spalla, l'avrebbe seguito a ruota se non fosse intervenuto Hakyeon, puntuale come sempre. Questi aveva anticipato di pochi secondi le sue mosse inserendosi tra i due e adesso stava per dilettarsi in una recita di livello mediocre

«Ooh~ Taekwoon, ti stavi per caso sedendo qui? Mi spiace, non l'avevo capito! Beh, a questo punto perché non ti metti qui accanto a me?»

«Lo farei, ma il posto è stato appena occupato» furono le ultime parole di Leo, velate da un filo di compiacimento, prima di spostarsi da lì. Quel che N scorse non appena si spostò fu un Ravi disorientato che sorrideva senza alcuna apparente ragione.

«E tu da dove spunti?!»

«Uhm?»

«Qui si stava sedendo Taekwoon»

«No, non è vero. Lui si stava sedendo al tuo posto»

«Sta' zitto» protestò incrociando le braccia contro petto e abbandonandosi sulla sedia. Wonshik in tutta risposta si strinse nelle spalle e tornò a concentrarsi sugli odori provenienti dalla cucina.

«Quel tavolo così lungo lì in fondo può voler dire una cosa sola - socchiuse gli occhi - La cena sarà davvero a buffet»

«Sei meglio di un segugio, hyung».

Qualche istante dopo che la sala si riempì di gente i VIXX furono raggiunti dal manager e uno dei produttori con alcuni uomini al seguito pronti per le presentazioni.

La serata si consumò in un continuo andirivieni, ogni volta che una portata veniva servita i sei ragazzi si catapultavano al banchetto fingendo discrezione e compostezza ma qualcuno si lasciava scoprire a causa delle porzioni esagerate che sistemava sul proprio piatto. Il meccanismo era sempre lo stesso: uno dietro l'altro si muovevano sul binario immaginario che affiancava il tavolo e sceglievano le pietanze più gradite; Leo stava in fila davanti al suo Bean e, passo dopo passo, lo imboccava con ogni stuzzichino che attirava la sua attenzione. Rimirando quella scena Wonshik la prese ad esempio e tentò di emularla.

«Pecché non assaggi quetto?» e così dicendo sputacchiò un po' del cibo masticato voracemente sulla giacca di N.

«Grazie, ma passo».

Per i ragazzi quelle ore non trascorsero molto velocemente, tutti quanti avevano notato la perseveranza con cui il leader si intrometteva tra i due compagni in ogni singolo dialogo, più del solito e in maniera decisamente più insistente. Hongbin era visibilmente irritato ma prendeva respiri profondi e cercava di mantenere una certa pacatezza quando era costretto a rivolgerglisi.

Che diamine gli prende stasera? È troppo pesante.

«Jung Leooo~ facciamo una selca per celebrare insieme il nuovo anno?»

«Vuoi dirmi che non hai ancora pubblicato nulla per oggi su Twitter?»

«No, aspettavo questo momento».

Il dolce e speranzoso sorriso del maggiore convinse Taekwoon ad addolcirsi un po' e ad accontentarlo con la foto richiesta.

«Solo noi due?»

«Oh… uhm no, no. Possono inserirsi anche gli altri se vogliono! Ma ormai che siamo in posa facciamone una noi due»

«Va bene».

Fecero una serie di foto prima di apparire tutti all'interno dello stesso scatto, infine pubblicarono quella riuscita nel migliore dei modi con una dicitura che augurava buon anno e un ringraziamento speciale a tutte le Starlight che li avevano sostenuti nel 2014.

Un fastidioso stridio interruppe le azioni di tutti i presenti, era il microfono fra le mani di uno dei soci cinesi a fare quel fracasso. Stava schiarendo la voce per annunciare l'ennesimo spettacolo di intrattenimento che doveva avere luogo sul palco della sala prima dello scoccare della mezzanotte alla quale, per inciso, mancava ormai poco più di mezz'ora. La gente era invitata ad alzarsi dai propri posti per raggiungere il centro del locale e assistere da vicino alla presentazione dell'esibizione musicale in questione.

«Woon - fu in quel momento che Hongbin colse la palla al balzo vedendo Hakyeon distratto - Usciamo un attimo?».

L'altro annuì in silenzio e si fece trascinare fuori per un polso senza spiccicare una sillaba, finché non si trovarono all'esterno dell'edificio.

«Che c'è Binnie?»

«Avevo bisogno una boccata d'aria. Ti va di prendere un caffè?»

«Dovremmo rientrare per ordinarlo»

«Nah. Vieni, andiamo a cercare un bar»

«M–ma manca poco alla mezzanotte ed è il 31 dicembre. Dove credi di trovarlo aperto?! È una ricerca inutile»

«Non importa, tu vieni».

Si incamminarono seguendo il percorso rischiarato dalla fioca luce dei lampioni sul ciglio del marciapiede. Per loro fortuna le strade a quell'ora erano deserte, non sarebbe stato facile mantenersi nell'anonimato con quei vestiti indosso. Proseguirono fin quando si imbatterono in un parco. Non ci fu bisogno di parlarsi, entrambi imboccarono l'ingresso e andarono a sedersi su una panchina oscurata dalle fronde di alcuni alberi. La prudenza di restare nascosti non era mai troppa.

«Ti stai divertendo questa sera, Woonnie?»

«Non mi lamento. Tu?»

«Carina…»

«Hai rinunciato a cercare il bar aperto?».

Le fossette fecero capolino sul viso calato del minore. Leo se ne accorse e incitò l'amico a rispondere picchiettando con l'indice su uno di quei due solchi che marcavano le sue guance.

«Ho rinunciato»

«Come mai siamo venuti qui?»

«Volevo un po' di pace, scusami. Un altro secondo lì dentro e sarei esploso»

«Per Hakyeon?»

«L'hai notato, eh? È più morboso del normale. Woon, l'unico momento in cui possiamo starcene per i fatti nostri è la notte! Scherziamo? So che non è trascorsa neppure una settimana ancora, ma non dovremmo avere proprio adesso tutto il tempo che ci serve? Non è mia intenzione apparire assillante o troppo attaccato ma… per te è tutto nuovo, per me è tutto nuovo. Abbiamo bisogno del nostro tempo ora come ora. E lui ce lo rende impossibile»

«Bean - cinse le spalle del compagno, che aveva appena iniziato a mostrare segni di cedimento nella voce - Ti prometto che il nuovo anno inizierà come si deve. Okay? Quello di Hakyeon probabilmente è solo un periodo un po' più appiccicoso, si stancherà presto e allenterà di nuovo la presa. Non preoccuparti. Non appena raggiungeremo la Cina ti dedicherò tutte le attenzioni che meriti e non ci saranno altri ostacoli tra noi. Va bene?»

«Sei sicuro?».

Un rumore assordante si diffuse improvvisamente in aria, il cielo si illuminò di tutti i colori e urla distanti raggiunsero le orecchie dei due ragazzi. Rapidamente uno dei due estrasse il telefono dalla tasca del pantalone e lesse l'orario sul display.

«È già mezzanotte! Ormai si saranno accorti della nostra assenza. Torniamo indietro, presto - sulle labbra del maggiore apparve un sorriso confortante - Sta' tranquillo, te l'ho promesso».

Le luci dei fuochi d'artificio li scortarono fino al locale. Tre sagome si aggiravano lì davanti ripercorrendo sempre gli stessi passi, come su di un tragitto disegnato apposta per loro. Avvicinandosi di qualche altro metro riconobbero la figura più bassa del gruppo, si trattava del loro manager, ed era accompagnato da Wonshik e Jaehwan.

«Dov'eravate finiti?»

«Siamo andati a fare un giro. Hongbin non si sentiva molto bene»

«E sparite così? Senza dire niente? Siamo qui per lavorare. Hakyeon tenta di telefonarvi da più di venti minuti ma le linee sono intasate. Non dovevate muovervi da qui senza informare me o lui!».

Cercarono di mostrare più rimorso possibile inchinandosi verso l'uomo che li stava umiliando rimproverandoli come due bambini dinanzi ad altri due compagni e attesero in quella posizione che il tutto giungesse al termine. Dopodiché tornarono in sala dove ad attenderli c'erano gli altri due membri: il leader, che intratteneva alcuni soci della produzione in una conversazione, e il maknae, che rivolgeva disperato la parola al cellulare: «Avanti, maledizione. Rispondetemi!»

«Siamo qui, Hyuk. Li abbiamo beccati fuori. Puoi anche posare il telefono adesso»

«Finalmente! Dov'eravate finiti?»

«Qui vicino».

Hyuk non disse nulla, si limitò a guardarli in cagnesco per poi fare un cenno con la mano ad N, ancora ignaro del ritorno dei due membri dispersi.

«Ecco i miei compagni, sono tornati. Possiamo avvicinarci al tavolo se per voi va bene».

Tra occhiate più che eloquenti la serata giunse presto al termine, i VIXX tornarono stremati al loro dormitorio e chiusero gli occhi ancora impastati di trucco sui cuscini dei loro letti.

Bisognava ricaricare le energie, la partenza era vicina e non c'era tempo per perdersi in chiacchiere superflue.

 


 

Commento dell'autore: Chi non muore si rivede! E io sono qui dopo *va a rivedere la data dell'ultima pubblicazione* MIODIO. Un mese. Quanto mi detestate? ;A; Immagino tanto. Ma ho le mie buone ragioni per questo ritardo!
Numero 1: connessione ad Internet che mi abbandona una volta sì e l'altra pure;
Numero 2: luce che va e viene almeno una/due volte al giorno, e il PC rischia di andare allo sfascio di questo passo;
Numero 3: lutto post-notizia Kris degli EXO... abbiate pazienza ma la voglia di pubblicare era nulla in questo periodo;
Numero 4: visite mediche e problemi di salute che mi hanno costretta a buttare tempo prezioso;
Numero 5: compleanni di trooooppi parenti (puntiamo al risparmio festeggiando tutti nello stesso mese ¬¬);
Numero 6: lavoro, perché stranamente ho trovato una fonte di guadagno e beh, non posso perdermela;
Numero 7: ho stravolto un po' il seguito della fanfic e quindi mi sono ritrovata a dover rimettere le idee al loro posto per continuarla orientandola in un altro senso.
Valgono come giustificazioni? Che mi dite? ;;
A proposito del punto 6: dato che la fanfiction adesso avrà uno sviluppo un filo differente perché ho deciso di modificare/inserire alcune cose che prima non erano contemplate, mi sto ritrovando a dover scrivere di sana pianta il seguito della storia ma spero possa confortarvi il fatto che la scaletta è SEMPRE PRONTA. Perciò si insomma... non la lascerò incompiuta, promesso. Don't worry.
Il capitolo lo lascio ai vostri commenti. Mi auguro che sia di vostro gradimento come al solito, specialmente perché questa volta ho cercato di ridurre un po' gli sviluppi "seri" e dare un po' più di spazio alla vita quotidiana - chiamiamola così - dei ragazzi.
Grazie ai nuovi lettori aggiunti, vi amo tutti quanti e vi sono grata per il tempo che mi dedicate e allo stesso tempo mi sento mortificata perché non riesco mai a ricambiare il favore aggiornando come si deve.
Non odiatemi Vi offro una LeoBin che ho fatto in onore dell'ultimo comeback che, a proposito, è T R O P P O M A M M A M I A .

http://suni3.tumblr.com/image/86358182763 

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