Non tutti gli angeli sono buoni

di M i s h a
(/viewuser.php?uid=366468)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** So if you love me... ***
Capitolo 2: *** ..let me go! ***



Capitolo 1
*** So if you love me... ***


Vi racconterò una mia storia. La storia di quando una volta ero stanca di tutto, ero giù di morale.
Matthew mi aveva appena lasciata senza un motivo.
Dopo miliardi di maltrattamenti psicologici ero arrivata al culmine.
Ero stanca e il mio cuore era totalmente frantumato.
Per lui arrivai addirittura a graffiarmi la pelle con le sue iniziali. Voi direte “ Che comportamento infantile e senza senso” e io vi dirò che avete ragione. Non mi portava benessere, assolutamente; semplicemente volevo che lui mi notasse, che capisse che potevo amarlo e renderlo felice. Ero disposta a tutto per lui, ma lui mi aveva lasciato e dovevo farmene una ragione.
Quel giorno, stanca di piangermi addosso, decisi di uscire.
Ero piccola, avevo solo dodici anni, non sapevo dove andare e a chi rivolgermi.
Non mi fidavo dei miei amici; infondo non sempre ci si può fidare dei consigli degli altri. Le amicizie sono utili, ma spesso e volentieri i consigli non sono obiettivi.
Uscì di casa mettendomi in una piccola borsa il mio fidatissimo walkman del tempo.
Presi il mio biglietto del pullman e mi diressi verso il centro della mia città.
Come vi dicevo ero piccola e non uscivo molto e soprattutto non mi ero mai allontanata di casa da sola.
Mi ritrovai in mezzo a tantissima gente, tante macchine che correvano; mi sembrava tutto così nuovo.
Sapevo come districarmi in quelle strade anche se sembravano tutte uguali.
Imboccai una strada piena di negozietti carini dalle vetrine colorate ed invitanti. La gente non badava a me, ero forse una su un milione, e questo mi dava un senso di tranquillità.
Ad un tratto notai dei gradini che non avevo mai notato prima; vi giuro: sono passata miliardi di volte per questa strada e non avevo mai visto quei gradini.
Decisi di  salire. Ero dei gradini vecchi e sporchi; stavo passando nella zona vecchia della mia città e i muri erano tempestati di decorazioni antiche che mi rapivano.
Questi scalini sembravano infiniti fino a che non arrivai ad un parcheggio.
Pensavo mi portassero a qualche piazzetta dove potermi sedere, ma era solo un insignificante parcheggio. All’improvviso udì delle voci venire da dietro delle macchine. Decisi di camminare nella loro direzione e notai una piccola stradina.
Continuai a camminare e raggiunsi il punto di ritrovo di miliardi di persone. Era per lo più la meta degli “spostati” come diceva mia madre. Ci andavo sempre con la mia famiglia, ma non ero a conoscenza di questa “entrata”.
Metallari, punk, rastafariani, gente qualunque che occupava delle panchine per farsi i fatti loro ed ammirare lo splendido paesaggio. Questo posto era come una piazza gigante, ma in alto; da fuori sembrava per lo più un castello.
Decisi di occupare una panchina che stava affianco al bordo di questa “piazza” così da poter ammirare il mare e la città in miniatura sotto di me.
Mi misi le cuffie e presi ad osservare tutti come mio solito.
Mi piaceva osservare, ero curiosa di sapere. Leggevo tutti i cartelli, insegne, scritte su indumenti.. tutto quello che mi circondava e le persone mi incuriosivano.
Fui attratta da un gruppetto di ragazzi, tutti vestiti di nero e con capigliature stranissime, ma belle e particolari allo stesso tempo.
Stavano parlando animatamente, c’era chi ballava, suonava, cantava, sembravano felici e spensierati.
Ad un tratto un ragazzo si accorse che li fisso e prese a fissarmi anche lui così decisi di sdraiarmi velocemente sulla panchina e fare finta di nulla.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sulla musica finchè qualcuno mi toccò il braccio. Il cuore iniziò a battermi forte dallo spavento. Non sapevo chi avevo davanti e sicuramente non potevo difendermi. Aprì gli occhi e mi trovai un ragazzo sorridente che mi guardava con i suoi occhi meravigliosamente grigi. Era alto e magro, indossava un jeans nero pieno di toppe, una maglietta che si intravedeva dal giubbotto nero di pelle. I capelli nerissimi erano tutti sparati in aria e la sua carnagione bianca quasi mi spaventava, e tantissimo trucco nero sugli occhi. Probabilmente se non avesse avuto quei lineamenti così perfettamente mascolini l’avrei scambiato per una donna. Mi tolsi le cuffie e presi a fissare ancora di più quel ragazzo.
<< Hei ciao! Ho visto che ci fissavi>> mi disse lui.
“Si si è decisamente un uomo” pensai
<< Ehm.. Scusami tanto, non volevo infastidirvi>> dissi timidamente e ancora leggermente spaventata.
<< Ma.. Quanti anni hai?>> mi chiese sempre sorridendo e sedendosi affianco a me.
<< H-ho quindici anni>> dissi sempre più imbarazzata e lui ridacchiò.
<< E che ci fai qui tutta sola? Non vorrai mica buttarti>> mi chiese e quella domanda fece sparire il sorriso dalla sua bocca.
Ah! Mi ero dimenticata di dirvi che quello era anche il punto di ritrovo per chi voleva suicidarsi. Essendo un punto molto in alto, molti andavano, e vanno tutt’ora, li per buttarsi.
E se vi state chiedendo se io ero tra quelle persone vi rispondo di no. Non ero così disperata e che diamine!
<< Oh no no, volevo solo evadere un pochino>> dissi sorridendo per tranquillizzarlo e lui mi sorrise di nuovo.
<< Io sono Andrew, ma puoi chiamarmi Marilyn>>  mi disse porgendomi la mano.
<< Come Manson? Io mi chiamo Cindy>> dissi stringendo la sua mano piena di anelli.
<< Si si esatto! I miei amici dicono che gli assomiglio>> disse illuminandosi
<< Mm.. Tu sembri meno aggressivo e poi sei molto più bello di lui>> dissi per poi diventare immediatamente rossa dalla vergogna. Questo era uno dei miei difetti, o pregi dipende dai punti di vista. Sono molto socievole e spesso qualcuno ne approfitta per prendersi troppa confidenza.
<< Oh grazie! Sei molto gentile>> mi disse sorridendomi. Mi piaceva molto il suo sorriso. Era un ragazzo molto affascinante se pure particolare.
<< Ti va di unirti a noi?>> mi chiese e io indietreggiai lentamente.
“ Che diavolo di intenzioni hai? Non ti conosco” pensai spaventata.
<< Non mi va che tu resti da sola. Se sei di qui sai benissimo che non è un posto raccomandabile. Te ne puoi andare quando vuoi, non ti terremo prigioniera>> mi disse ridacchiando vista la mia reazione. Diedi uno sguardo al suo gruppetto e poi annuì.
“ Che diavolo sto combinando? Questa è la volta buona  che non torno a casa..” pensai maledicendomi.
<< Ragazzi questa è Cindy>> disse Marilyn e poi mi presentò tutti i suoi amici.
<< Ciao Blue Spirit, io sono Madison>> mi disse una ragazza dai capelli verdi. Guardai confusa Marilyn che iniziò a ridere assieme agli altri.
<< Maddie da soprannomi a tutti; è lei che mi ha dato il nome Marilyn>> mi disse lui.
<< Perché Blue Spirit?>> chiesi allora curiosa.
<< Il colore blu è simbolo di tenerezza oltre ad altri significati>> mi spiegò lei sorridente.
Mi sedetti con loro, esattamente vicino a Marilyn che non mi levava gli occhi di dosso.
Iniziammo a canticchiare accompagnati dalla chitarra suonata da un ragazzo con un crestone davvero enorme.
Passai la serata in spensieratezza, tanto da dimenticarmi di Matthew. Come si fece buio salutai tutti e Marilyn mi accompagnò alla fermata del pullman.
<< Tornerai domani?>> mi chiese lui
<< Ehm.. Si può fare>> dissi sorridente
<< Ti lascio il mio numero.. Così.. Nel caso in cui avessi bisogno di qualcuno con cui parlare>> mi disse lui prendendo il mio telefono e segnandomi il numero.
<< Grazie mille! Beh allora a domani>> dissi “leggermente” imbarazzata
<< Domani ti aspetto alle scalette allora>> mi disse. Mi baciò una guancia e se ne andò non appena arrivò il mio pullman.
Salì e mi sedetti. Passai tutto il viaggio a pensare a quel ragazzo tanto che mi spuntò un sorriso ebete sul volto.
Il giorno dopo mi svegliai contando le ore che mancavano dal nostro incontro. Arrivarono finalmente le cinque e uscì velocemente di casa. Ad un tratto mi vibrò il telefono.
“A: Cindy
Da: Matthew
Ieri non ti ho sentito urlare il mio nome per le strade”
 “Quell’idiota” pensai. Matthew aveva un scooter ed era sempre in giro con gli amici. Passava apposta nei posti dove sapeva benissimo di incontrarmi e all’inizio che ci eravamo lasciati gridavo il suo nome non appena passata. Sembravo indemoniata, ma urlare mi faceva sfogare.
Ignorai il messaggio e presi il pullman. Pochi chilometri dividevano me e Marilyn.
“ Ma che sto dicendo? Mi sto invaghendo di quello strano ragazzo?!” pensai scuotendo la testa.
Arrivai alle scalette e Marilyn era li come promesso.  Oggi il trucco era più leggero e indossava dei pantaloni di pelle che lasciavano ben poco spazio all’immaginazione.
<< Non mi hai ancora detto quanti anni hai>> chiesi io
<< Oh! Diciotto>> mi rispose lui sorridente.  Arrivammo dagli altri che mi accolsero con un abbraccio di gruppo.
“ Che strani ragazzi” pensai e ricambiai l’abbraccio collettivo.
Ad un tratto Marilyn mi prese per un braccio e ci spostammo.
<< Hai visto che bello il tramonto?>> mi chiese lui appoggiandosi sul bordo e io gli sorrisi.
<< Si è davvero bellissimo>> dissi avvicinandomi anche io al bordo.
<< Come mai ieri volevi evadere?>> mi chiese. Era stato sfacciato, ma infondo il nostro legame era nato in modo bizzarro.
<< Due settimane fa mi sono lasciata con un ragazzo, Matthew, che mi maltrattava psicologicamente>> dissi sospirando sonoramente
<< Che intendi dire?>> mi chiese lui
<< Ha vent’anni. Non era il ragazzo adatto a me. Cercava di farmi diventare una sorta di suo clone. Quello che pensava lui dovevo pensare io. In più non era dolce per niente e mi ha frantumato il cuore in miliardi di pezzi>>  dissi e mi spostai leggermente il maglioncino per mostrargli le cicatrici che mostravano una “M” nel braccio. Lui passò un dito sul mio braccio percorrendo il graffio e poi mi guardò dritto negli occhi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ..let me go! ***


<< Ho sempre imparato che bisogna guardare il lato positivo delle cose>> mi disse accarezzandomi il braccio e guardando il tramonto
<< Ad esempio: ora sei più forte. Ti sei liberata di qualcuno che ti manovrava. E in più ora quella “M” potrebbe significare Marilyn>> mi disse sorridendomi per l’ultima frase e io ridacchiai.
<< Oh certo! Questo lo dedico a Marilyn Manson>> dissi facendogli l’occhiolino e lui mi fece la faccia da offeso.
<< Ah si? Preferisci lui a me?>> iniziò a farmi il solletico. Mi misi a scappare per tutta la piazza e lui mi inseguiva mentre ridevamo come due pazzi.
Ad un tratto mi bloccò da dietro abbracciandomi. Sentivo il suo respiro affannato sul collo. Le sue braccia, se pur sconosciute, mi facevano stare bene. Sentivo che era diverso, sentivo anche che non potevo provare nulla per lui per miliardi di ragioni, ma sentivo un calore al cuore mai provato prima. Mi voltai per guardarlo negli occhi e lui mi baciò cogliendomi di sorpresa. All’inizio non ricambiai, ma poi mi lasciai andare. Non era il solito bacio a cui ero abituata ricevere da Matthew; lui mi baciava con prepotenza e malavoglia. Mentre Marilyn mi baciava con dolcezza e curiosità.
Ci staccammo poco dopo e io lo guardai con le guancie e tutto il corpo che mi andava a fuoco.
<< S-scusami tanto Cindy>> mi disse lui grattandosi la testa e mantenendo lo sguardo basso.
<< Hei è tutto apposto>> mi avvicinai a lui sorridente e anche lui mi sorrise. Vidi il suo sguardo illuminarsi e la cosa mi fece sorridere. Si avvicinò a me e mi abbracciò.
<< Ti accompagno alla fermata che si sta facendo buio. Non voglio che torni a casa quando è tutto cupo>> mi disse facendosi improvvisamente serio.
<< Va bene papino>> dissi ridacchiando e lui mi guardo spalancando gli occhi e poi rise
<< Ho appena baciato mia figlia!>> disse agitando le braccia simulando una scena teatrale facendomi ridere ancora di più
<< Hai ragione! Ho baciato mio papà!!>> dissi imitandolo
<< Ma mia figlia è così bella che non ho potuto resistere>> mi disse facendomi l’occhiolino
<< Mmm.. Anche mio papà non è male>> dissi trattenendo una risata e lui strinse le braccia al petto
<< Non sono male?>> mi disse avvicinando il suo viso al mio.
<< No! Non sei male>> dissi lasciandogli un bacio nel naso e superandolo camminando davanti a lui.
Mi raggiunse poco dopo tenendomi per un braccio.
Mi strinse a se e mi baciò di nuovo. La dolcezza di prima fu sostituita dalla passione che mi invase dalle radici dei capelli alle unghie dei piedi.  Le sue braccia mi stringevano con forza, ma senza mai farmi male. Era quasi un abbraccio protettivo. Ci staccammo a malavoglia e mi prese la mano mentre andavamo alla fermata.
<< Vengo a prenderti domani, al solito posto>> mi disse lasciandomi un altro bacio e poco dopo salì sul pullman.
Ero quasi arrivata a casa mia e mi vibrò il telefono.
“A: Cindy
Da: Maddison
Stai attenta a quello che fai. Andrew non è quello che sembra. Ti sto avvisando” Non capì il senso del messaggio e lo ignorai pensando che lei potesse essere gelosa.
Il giorno dopo non parlai a Marilyn del messaggio.
Ci incontrammo alle scalette, ma non andammo in piazza dagli altri. Andammo in un negozietto alternativo e passammo la serata a provarci abiti assurdi.
<< Mi vorresti se uscissi con un boa di piume?>> mi disse ondeggiando con un boa giallo evidenziatore.
<< Solo se tu accetti questa parrucca orribile>> dissi indossando una parrucca afro.
<< Ho visto una persona che conosco, mi aspetti?>> mi chiese
<< Si si, ti aspetto qui fuori>> dissi uscendo e sedendomi in un gradino. Poco dopo mi raggiunse con una busta in mano.
<< Ti prego, dimmi che non hai comprato quel boa>> chiesi scioccata e lui mi sorrise. Levò dalla busta una gonna, degli anfibi neri, una maglietta dei Sex Pistols e un giubottino di pelle.
Lo guardai scioccata non capendo.
<< Hai intenzione di vestirti da donna?>> gli chiesi spalancando gli occhi e lui per poco non cadde a terra dalle risate.
<< No! E’ tutto per te tesoro. Domani andiamo ad un concerto>> mi disse porgendomi la busta e io lo guardai scioccata.
<< Non so se ti piacciano gli abbinamenti, ma sarai bellissima. Tu lo sei sempre>> mi disse stringendomi la mano.
<< Grazie mille per gli abiti! Sono bellissimi e non dovevi comprarmeli>> dissi abbracciandolo
Lui mi baciò la fronte e continuammo a passeggiare.
<< A che concerto andiamo?>> chiesi emozionata
<< Una cover band. Farà un po’ di tutto>> mi rispose sorridendomi.
Il giorno dopo uscì di casa con gli abiti che Marilyn mi regalò suscitando molte domande dai miei genitori.
Arrivai al nostro punto di incontro, ma lui non c’era.
Lo chiamai ripetutamente al telefono, ma nulla. Decisi di andare nella piazza pensando che fosse con gli amici, ma non c’erano nemmeno loro.
<< Pronto?>> dissi non appena mi squillò il telefono.
<< Sono Maddison. Devo parlarti, è urgente>> mi disse con un velo di voce
<< Sono al solito posto>> dissi e chiusi la chiamata. Mi sedetti nella solita panchina ad aspettarla e poi quando arrivò la vidi piangere.
<< Che è successo? Dov’è Andrew?>> dissi preoccupata.
<< Siediti>> mi disse sedendosi
<< NON VOGLIO SEDERMI! Mi dici che diavolo è successo??>> dissi iniziando ad urlare
<< Andy non c’è più>> iniziò.
<< Che cazzo vuol dire che non c’è più?>> iniziai ad agitarmi
<< Tu non lo conoscevi. Perse la mamma tanto tempo fa e il padre è un drogato e anche lui si drogava>> mi disse piangendo
<< NO TI SBAGLI>> dissi andandomene, ma lei mi prese un braccio facendomi male.
<< Sciocca ragazzina. Io te l’avevo detto di stare attenta. Non era la persona che pensavi. Ora se né andato, si è ucciso>> mi disse facendomi crollare l’ennesima volta. Il mio cuore che sembrava si stesse riprendendo, fu spezzato, calpestato, frantumato di nuovo. Mi sentivo come se un camion mi avesse investito e poi avesse fatto retromarcia per investirmi di nuovo.
<< Stiamo organizzando una piccola cerimonia per ricordarlo. Vuoi venire?>> mi chiese asciugandosi le lacrime e io me ne andai via correndo.
Perché stava succedendo a me? Perché non mi aveva detto nulla? Mi sembrava un ragazzo felice, un ragazzo apposto.
Pensavo di aver trovato la persona con cui poter essere felice.
Passarono tre anni dal quel giorno. Non ebbi più notizie né di Maddison né di nessun altro.
Mi ero fatta la mia vita; quell’esperienza mi rese più forte e quasi non faceva più male. Ogni volta che passavo davanti a quella piazza, i brividi mi invadevano. Mi sembrava quasi che mi mancasse il respiro. Nel frattempo mi fidanzai; Gabbie, questo era il suo nome, era un ragazzo fantastico. Era dolcissimo, andavamo d’accordissimo. Era un ragazzo intelligente, premuroso.. insomma come ho già detto era fantastico.
Stavamo passeggiando per dei negozi e ad un tratto scorsi una figura tra la folla. Mi sembrò una visione; il petto iniziò a farmi malissimo e mi sembrò quasi come se qualcuno mi avesse pugnalato.
<< Hei tutto bene amore mio?>> mi chiese Gabbie.
<< S-ssi si, tutto bene>> risposi cercando di farlo tranquillizzare.
Quella figura mi sfiorò un braccio camminando. Era Marilyn, ne ero sicura.
Deglutii sonoramente pensando di essere pazza e cercai non dare peso a questo avvenimento continuando a camminare. Tornai a casa e il cellulare vibrò.
A: Cindy
Da: Sconosciuto
Alle scalette. Alle cinque” Mi cadde il telefono dalle mani non appena lessi il messaggio. Stavo impazzendo o era tutto vero?
Decisi di andare alle scalette.  Mi sudavano le mani, non sapevo cosa aspettarmi da quell’appuntamento.
A Gabbie dissi di dover incontrare un’amica di vecchia data; forse non era del tutto una bugia. Arrivai alle scalette e vidi subito la sua figura e mi bloccai in mezzo alla strada fissandola.
Iniziai a scuotere la testa; pensavo di impazzire.
<< Cindy>> mi disse lui avvicinandosi
“ Ma che cazzo sta succedendo? Sto sognando?” pensai fino a che lui non mi sfiorò il braccio e potei guardarlo negli occhi. Riconoscerei quegli occhi tra miliardi.
Iniziai a mollargli pugni a raffica; lui era molto magro e incassava tutti i colpi senza muoversi, senza fare nulla e io iniziai a piangere.
<< Perché?>> chiesi tra i singhiozzi.
<< Ho chiesto io a Maddison di mentire>> mi disse.
<< Te lo richiedo: perché?>> strinsi i pugni dalla rabbia.
<< Avevo paura. Tu eri così fragile.. Avevo paura di farti del male.>> mi disse giustificandosi
<< E dicendomi che ti eri suicidato pensi che io non ci sia stata male?>> ero furiosa
<< Non sapevo che fare>> mi disse tenendo lo sguardo basso
<< Potevi semplicemente lasciarmi!>> dissi urlando più che mai
<< Cindy avevo paura>> mi disse lui cercando di tenermi un braccio, ma io mi spostai.
<< Sono stata malissimo Andrew. Ho pensato di essere io il problema, di averti portato al punto di ucciderti! Sei stato meschino e questo non te lo perdonerò mai. Mi hai fatto stare bene quando mi sei stato vicino, ora sono passati anni; io ho la mia vita e tu dovresti farti la tua.>> dissi e me ne andai senza dargli il tempo di dire nulla.
Tornai a casa furiosa e delusa. Non appena arrivai da Gabbie gli lasciai un dolcissimo bacio sorprendendolo.
Ora sono passati sette anni da questa storia; io e Gabbie conviviamo felicemente.
Ho imparato che la vita è come uno zaino che si riempie a volte di cose belle e cose brutte, ma soprattutto ho imparato che non tutti gli angeli sono buoni.






Angolo mio:
Salve a tutti!
Questa è la mia nuova storia;
spero non sia una schifo totale.
Fatemi sapere <3
Un abbraccio,
Cat

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2310339