Dietro i paraventi.

di sherry21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il loro vero primo incontro! ***
Capitolo 2: *** I pensieri di Ace e il contrattacco delle pinguine! ***
Capitolo 3: *** Sherry vs Garp in: Chi ha il pugno di ferro più forte ?! ***
Capitolo 4: *** Ti voglio bene Pulce! (il punto di vista di Sherry) ***
Capitolo 5: *** Il Dottor Focoso e il Chirurgo della Morte in: Lei è Mia ***
Capitolo 6: *** ... E alla fine arriva Sherry ... Che fortuna! ***
Capitolo 7: *** A cena con il dottore! ***



Capitolo 1
*** Il loro vero primo incontro! ***


Il loro vero primo incontro
L’appartamentino vicino a quello di Ace era disabitato da tre anni ormai.
Il condominio dove alloggiava era situato in una zona abbastanza nascosta di Bridgeport e, sempre ammesso che qualcuno non dovesse proprio stringere la cinghia per arrivare alla fine del mese, era normale che non attirasse l’attenzione di eventuali acquirenti.
Lui non aveva problemi economici, ma per essere sicuro di non spendere un solo centesimo dei suoi risparmi avrebbe continuato ad abitare in una catapecchia vecchia e fredda come quella.
Entrò con l’auto nel parcheggio riservato a lui, la spense, tirò il freno a mano e si lasciò andare in un sospiro sconsolato.
Doveva ammettere a se stesso che continuare a vivere in una palazzina di soli vecchietti che gli chiedevano consigli per purghe e sonniferi lo stavano facendo sentire alquanto triste e fuori luogo.
Aveva bisogno di cambiare qualcosa nella sua vita e, forse, avrebbe dovuto incominciare proprio dalla casa.
Scese dalla macchina prendendosi il giubbino di pelle che aveva posato sul sedile accanto e si fermò ad ammirare la palazzina.
In fondo non era bruttissima, era bianca, un po’ anonima ma con un bel giardinetto sul retro.
Sbuffò grattandosi il capo, se non era la casa a non andar bene, che cos’era che lo rendeva così irrequieto e malinconico?
Non appena varcò la hall del condominio, un pensiero alquanto bizzarro lo fece risvegliare … gli mancava la compagnia di una persona che lo amasse.
Sorrise beffardo, dandosi subito dello stupido.
Lui non aveva proprio bisogno di nessuno, aveva tutto quello che desiderava dalla vita e solo i più deboli perdevano tempo a trovare l’anima gemella, ma in seguito ricordò l’ultima cena che aveva avuto con suo padre.
Suo padre adottivo, il famoso Edward Newgate, aveva compreso al volo il problema che stava affliggendo l’animo del figliolo.
Infatti, nelle sue ultime visite, Edward non faceva altro che lanciargli frecciatine sul fatto che avrebbe dovuto trovarsi una ragazza decente che fosse capace di esaudire le esigenze del suo palato “sopraffino” in cucina, anziché accontentarsi delle patate bruciate che riusciva a sfornare ogni volta che si incontravano a mangiare insieme.
Newgate sapeva che fino a quel momento Ace aveva preferito avere solo delle piccole avventure di una notte e che il pensiero di doversi impegnare seriamente con qualcuna non lo aveva nemmeno sfiorato, ma vedere suo figlio così solo gli faceva stringere il cuore dalla scontentezza.
Lui non sarebbe rimasto per sempre in vita e, prima di lasciare quel mondo, avrebbe voluto vedere Ace sistemato.
Poco prima di salire le scale, un brivido gelido attraversò la schiena del moro … perché suo padre continuava a stuzzicarlo con quelle battute?
Ricominciò a grattarsi la testa per trovare una risposta plausibile, ma ormai il suo cervellino aveva deciso di mettersi in standby per i troppi ragionamenti.
Non riusciva più a capire che cosa stesse succedendo alla sua vita.
“Che cosa ti manca Ace?” si domandava imperterrito.
-Buongiorno Ace … oggi è una giornata SUUPER, non trovi?-.
I pensieri del giovane medico furono interrotti dall’allegria travolgente del custode del condominio.
Quell’uomo lo metteva sempre di buon umore. La sua euforia era contagiosa, ma anche quella stava diventando piuttosto monotona negli ultimi tempi.
-Buongiorno Franky … direi che la mia giornata procede uguale alle altre, nulla di particolare … -
-Colpa tua che non senti tuo padre! Dovresti trovare anche tu una donna super!- lo riprese facendo delle strane movenze con le braccia e con il bacino.
Il ragazzo sentì le guance bollire dall’imbarazzo: -Di che cosa discutete tu e mio padre in mia assenza?-
-Mi dispiace, ma le mie labbra sono cucite dal segreto professionale del custode … non lo trovi suuuperrr?- domandò Franky sistemandosi un paio di occhiali da sole sul naso.
Portgas lo guardò divertito e scuotendo la testa si congedò: -Ci vediamo Franky, avvisami quando vuoi degli stabilizzatori dell’umore.- lo stuzzicò salendo le scale.
-Non so cosa tu abbia detto, comunque sei sempre super fratello!- rispose alzandogli un pollice.
 
Mise la chiave nella toppa di casa, ma prima di entrare si voltò a guardare l’appartamento vicino … stranamente era aperto.
Inizialmente pensò a qualche vagabondo che era riuscito a eludere la vigilanza di Franky per trovarsi un rifugio momentaneo dal crudele mondo esterno, ma dovette ricredersi non appena vide uscire due agenti immobiliari: -Signorina Sterling, le piace l’appartamento? È il più economico che abbiamo per il momento. – domandò un signore alto con i capelli blu straripanti di brillantina.
Ace si nascose immediatamente dietro la porta di casa.
Quale persona squattrinata sarebbe andata a vivere accanto a lui?
Appena vide uscire una giovane donna alta un metro e settanta, con gli occhi grigi e dai lunghi capelli castani, sgranò gli occhi.
Aveva poco più di vent’anni ed era vestita con una camicia bianca e una gonna nera a vita alta lunga fino al ginocchio, la cui fasciatura evidenziava le forme dolci e graziose dei suoi fianchi.
-È perfetto, lo compro molto volentieri. – sorrise smagliante.
Ace guardò attentamente gli agenti immobiliari, erano il signor Iceberg e Pauli.
Conoscendo Iceberg, il capo del “Water seven’s Home” di Bridgeport, era certo che avesse deciso di accompagnare il suo sottoposto di fiducia solo per corteggiare la giovane ma, da quanto poteva capire, non era l’unico ad avere quell’intenzione.
Entrambi gli agenti non le staccavano gli occhi di dosso per un solo secondo e non appena la ragazza si voltava a rimirare l’interno dell’appartamento, i due si lanciavano dei messaggi d’apprezzamento molto chiari, se la stavano mangiando con gli occhi.
-Signorina Sterling, la posso invitare a cena per discutere delle ultime firme da mettere sui contratti?- domandò Iceberg porgendole una rosa rossa.
-Ma da dove l’ha tirata fuori? … - bisbigliò Ace irritato, quasi geloso, per poi tornare a guardare il volto solare della sua futura vicina.
La ragazza era arrossita e con una grazia del tutto naturale prese la rosa fra le sue piccole dita affusolate: -Penso che farò un salto nel vostro ufficio, non credo che sia una cosa che richieda tanto tempo. – rispose imbarazzata.
Da bravo gentiluomo, Iceberg si limitò a baciarle la mano rispondendo: -Come desidera, madamoiselle. -.
Pauli invece si schiaffò una mano sulla fronte dalla vergogna, ringhiando: -Capo … perché deve fare sempre queste figure?!-
-Sei solo invidioso perché io sono riuscito a chiedere a questa bella donna di uscire mentre tu ti limiti solo a guardarla. – rispose pacato l’uomo, sistemandosi il colletto della giacca.
-Se, come no … - sbuffò il biondo - … bellezza, dove andrai a lavorare?- le domandò chiudendo a chiave l’appartamento.
-Al Bridgeport’s Hospital, inizio la prossima settimana come infermiera in terapia intensiva. – ridacchiò la giovane.
Sul volto di Ace si allargò un sorriso a trentadue denti.
Quella donna gli ispirava un’insolita simpatia e una voglia incredibile di farle dispetti per la sua compostezza a dir poco eccessiva.
Non appena si accertò che la signorina Sterling avesse lasciato il suo pianerottolo, si affacciò alla tromba delle scale seguendola con uno sguardo birichino.
Aveva la netta sensazione che da quel momento vivere in quella palazzina sarebbe stato più divertente di prima.
-Ho la netta sensazione che non traslocherò molto presto.- ridacchiò chiudendosi la porta dietro le spalle.

 
 
Salve a tutti! :3
… sarò sincera, non so che dire riguardo a questa mia idea pazzoide! XD
L’idea di pubblicare questa raccolta di momenti, nasce dai tanti pezzi scritti della fan fiction “Fonendi, camice e … amore” che taglio di continuo nelle pubblicazioni per non appesantire la lettura, quindi mi sembrava carino creare questa piccola area di “svago” dalla trama originale, se la possiamo definire come tale XD
Icerberg e Pauli mi sembravano tanto carini nelle vesti di agenti immobiliari XD spero di non aver scandalizzato nessuno e che siate del mio stesso parere U///U
Per quanto riguarda l’introduzione fa pietà, lo so U.U ma vedrò di porre rimedio in qualche modo e al più presto, promesso! ;3
Per il resto … cosa mi dite del “primo incontro” di Ace & Sherry?
Il testo era scorrevole e chiaro?
Ditemi che cosa ne pensate, così posso capire se cestinare questa storia o portarla avanti, per me è molto importante saperlo U.U
Spero di avere presto dei vostri pareri! UwU
A presto!
Un mega abbraccione!
Sherry21 =^w^=

Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione, gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.

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Capitolo 2
*** I pensieri di Ace e il contrattacco delle pinguine! ***


I pensieri di Ace e il contrattacco delle pinguine!
La aspettava appoggiato contro la parete del camerino, non potendo fare a meno di pensare a come le potesse stare bene quel vestito addosso.
Chiuse gli occhi reclinando la testa all’indietro, provando a immaginare come ne sarebbe uscita da quello spogliatoio.
Poteva già vedere come quella soffice e delicata stoffa zebrata le sarebbe caduta dolcemente sui fianchi, mentre il suo esile vitino sarebbe stato risaltato dalla fascia nera e brillantinata dell’abito, evidenziandole il seno prosperoso che accuratamente nascondeva sotto capi lunghi, anonimi e larghi.
Ora che l’aveva visualizzata nella sua mente, non riuscì più a bloccare il flusso di pensieri che ruotavano solo attorno a lei.
Gli sembrava anche di vedere come avrebbe camminato con delle Chanel ai piedi, mentre una delicata collana di perle bianche tendente al grigio le avrebbe danzato al collo a ogni suo passo sicuro, maschera di una profonda titubanza interiore.
Lei era così.
Doveva trasmettere sicurezza, anche se aveva paura.
Almeno era quella la prima impressione che aveva avuto su di lei al suo primo scontro nella hall dell’ospedale … ma che cosa le poteva causare tutta quell’inquietudine?
Scacciò quei pensieri invadenti, tornando a concentrarsi sull’abito.
Non se ne accorse, ma nel provare a immaginare come quel vestito avrebbe assecondato i lineamenti del fisico della ragazza a ogni sua movenza, lo fece sorridere.
Ripensò ai suoi occhi grigi, specchi della sua anima afflitta. Chiedevano amore, anche se lei stessa allontanava tutte le persone che la attorniavano, come se volesse difendersi da delle potenziali delusioni.
Aveva notato la reazione che aveva avuto quando le stava accarezzando il collo, le era piaciuto da matti ma lei aveva continuato a negare quell’evidenza anche a se stessa.
Che cosa sarebbe successo se si fosse lasciata andare?
Comunque doveva ammettere che neanche lui sapeva spiegarsi perché si era messo a giocherellare con quella pelle candida, morbida e profumata, anzi, per un attimo l’avrebbe voluta anche pizzicare con i denti, tant’era invitante.
Non era mai stato tipo da smancerie, eppure, per la prima volta nella sua vita, aveva ceduto a quella debolezza.
All’improvviso un fruscio proveniente dal camerino lo ridestò, che Sherry avesse appena iniziato a cambiarsi?
Si girò verso la tendina, notando uno spiraglio che gli permetteva di guardare al suo interno.
Non voleva assolutamente spiarla, ma l’occhio era stato catturato da un dettaglio alquanto interessante.
L’infermiera pulciosa indossava ancora i jeans e la maglietta bianca che aveva provato poco prima e stava trafficando nevroticamente con il cellulare, non era nevrotica dalla rabbia, bensì dall’ansia.
Aguzzò meglio la vista per mettere a fuoco l’espressione del suo volto riflessa allo specchio dello spogliatoio, sembrava triste.
Gli occhi erano contriti in una strana espressione di sofferenza mentre leggeva un messaggio.
Confuso, ricapitolò i pochi elementi di cui disponeva.
Lo sguardo pensieroso e malinconico che aveva in macchina, le bollette che doveva pagare alla madre e ora quell’espressione di sconfitta.
Che ci fosse una persona ammalata in famiglia oltre ai problemi economici? E perché doveva essere lei a pagare la bolletta della madre, non aveva anche un padre?
La guardò mettere via il telefonino, voleva assolutamente sapere che cosa le stesse capitando, anche se non erano affari suoi.
Nonostante avesse finito di spiare quello che gli interessava, si dimenticò di togliere il disturbo … anche se lo spettacolo al quale stava per assistere non gli sarebbe dispiaciuto per nulla.
Infatti, la sua attenzione fu ridestata quando Sherry prese con le mani i lembi inferiori della maglia per poi alzarla, ignara che il povero Portgas la stesse osservando con il volto rosso dall’imbarazzo.
Ace cercò di convincersi che era il caso di girare il capo e guardarsi attorno, ma ogni comando che il suo cervello lanciava al corpo era vano, i suoi occhi erano come stregati dalle curve di quel corpo femminile.
L’infermiera pulciosa si stava per togliere la maglietta e lui continuava a guardarla con la gola secca e gli occhi arrossati per l’eccesivo calore che le sue guance emanavano, finché una manata sul suo fondoschiena lo fece voltare … le pinguine erano tornate alla riscossa.
 
Ace sbarrò gli occhi … le suore potevano permettersi di essere così avventate con un ragazzo?
-Tesoro, non devi far di tutto per mostrarci che non sei dell’altra sponda. Secondo te, a lei piacerebbe sapere quello che tu stai facendo? Inoltre, il signore sa tutto da lassù.- gli disse una pinguina indicando il soffitto.
Era talmente terrorizzato, che non poté fare a meno di chiamare aiuto: -Sherryyy … muovitiiii, ho bisogno di aiuto.-
-Un attimo, non voglio rompermi i collant.- rispose la ragazza.
-I collant … - annuì il ragazzo con fare saccente, come se la sapesse lunga sull’argomento, ma poi si risvegliò e scosse il capo confuso: -Pulce! Non avevi i collant addosso quando eri uscita! Da dove li hai tirati fuori?!- domandò grondante di sudori freddi e con gli occhi che per poco non uscivano dalle orbite.
-Dalla borsa, li porto sempre quando devo provare dei vestiti … -
-Pazzoide! Fa caldo e hai le gambe perfettamente depilate a cosa ti servono?!-.
Voleva entrare nel camerino con lei per nascondersi, ma se l’avesse fatto non ne sarebbe più uscito vivo da quel negozio.
L’altra suora gli diede una pacca al sedere attirando la sua attenzione e a quel punto il ragazzo s’infervorò ancor di più: -Piantatela!- sbraitò spaventato.
Una delle due pinguine ghignò e voltandogli le spalle urlò: -Agente, è lui l’uomo che stiamo cercando!-.

Buonasera fanciulle care ^^
Ecco a voi la parte dello shopping che avevo tagliato.
Non la volevo eliminare dal capitolo originale, ma dopo il tutto sarebbe risultato troppo  lungo e non sarei più riuscita ad andare avanti con la storia.
Cosa ne dite dello scontro ravvicinato con le suore? e di Ace con i suoi mille ragionamenti contorti? ^^
Attendo con ansia tutti i vostri commenti, mi state dando una carica grandissima e sarebbe un guaio per me se non fosse così UwU
Ringrazio tantissimo chi segue la storia, chi l’ha messa fra le preferite e in particolar modo chi mi segue fedelmente e mi scrive: Mokey_D_Alyce, Ikki, Foco_Foco_Girl, Yellow canadair e Kiko90.
Non sapete quanto mi rendete felicissime ^^ GRAZIE!!! *w*
Un bacione a tutti!
Sherry=^w^=

Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion  fatta per i personaggi di mia invenzione, gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.

 

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Capitolo 3
*** Sherry vs Garp in: Chi ha il pugno di ferro più forte ?! ***


Sherry vs Garp
in
Chi ha il pugno di ferro più forte ?!
-No, no e ancora no! Lei non ha capito proprio un bel niente! … -urlai con voce incline a una crisi di pianto isterica.
Nascosi il volto tra le mani fredde e tremolanti in preda all’agitazione, scuotendo disperatamente il capo in segno di diniego.
Da quando avevo iniziato a parlare con lo scimmione che mi ritrovavo davanti, mi sentivo come una pentola a pressione, pronta a esplodere da un momento all’altro; persino le orecchie ronzavano per la rabbia e avvertivo un fastidioso prurito al cuoio cappelluto per tutta la stizza che avevo in corpo.
“Sherry, sappiamo bene che cosa combini quando ti arrabbi … metteresti paura persino a Hulk … respira a fondo che è meglio.” ripeteva pacatamente il mio io interiore mimando una posa di yoga, intenta a mostrarmi gli atti inspiratori … quanto la detestavo quando aveva ragione!
-Signorina, suo marito è colpevole e basta! Non ci sono santi che tengano.- sospirò il poliziotto mangiandosi un altro biscotto … chissà se era al burro …
“Sherry, sei qui per Portgas non per quei biscottini al burro con le scaglie al cioccolato dall’aria alquanto invitante …” l’avevo sempre detto, il mio io interiore era scemo e pazzo, bravo a predicare ma pessimo a razzolare “ … ehm-ehm, comunque … non lo hai aiutato quando te lo aveva chiesto fuori dal camerino e ora è finito dritto in gattabuia, anche per colpa tua … però, non esistono più le suore di una volta …” puntualizzò con fare saccente.
Finalmente trovai la forza di rialzare la testa e di guardare il signor agente in faccia, con addosso un piccolo sorriso di circostanza … non gliela avrei data vinta molto facilmente.
Stava giocando a chi aveva il pugno di ferro più pesante? Ebbene, aveva scelto l’avversaria giusta.
Lo vidi ridacchiare sotto i baffi … molto probabilmente i miei capelli dovevano aver assunto un’aria disperatamente comica. Presi le ciocche che cadevano scompigliate davanti ai miei occhi e le sistemai dietro le orecchie, pensando a come far ragionare il demente che avevo davanti e, soprattutto, a calmarmi.
“Ricordati Sherry, quando non respiri, non ossigeni il cervello e di conseguenza non ragioni! … lo dovresti sapere da sola.”.
Per lei era tutto così semplice.
Tentai di respirare a fondo, rischiando solo di sputare i miei polmoni sul tavolo.
Come diamine facevano a fumare così tanto lì dentro?
Iniziai a tossire coprendomi naso e bocca con una mano, mentre con l’altra cercavo un fazzolettino nella borsa per asciugarmi le lacrime che erano salite agli occhi.
Appena avevo messo piede in quell’edificio lussureggiante, una coltre di fumo mi aveva invaso gola e naso, come se avesse ricevuto l’ordine di strangolarmi dall’interno per non farmi proseguire ad aiutare Asso; ma io avevo una missione da portare a termine e non sarebbe di certo stata una piccola barriera di aria tossica a fermarmi.
Da quando lo avevo conosciuto, nulla stava proseguendo per il verso giusto … perché?!
“Bhè Sherry, ti stai assicurando dei pazienti portatori di broncopneupatie croniche ostruttive, di che cosa ti lamenti? … sii più carina con loro, ti porteranno soldi, palate di soldi.” sorrise smagliante il mio io interiore, sadico ma pur sempre veritiero.
L’avevo detto, per lei era tutto troppo semplice … perché mi sembrava di essere l’unica che non riuscisse a prendere la vita con un briciolo di filosofia in più?
-Cough, cough, cough … - se questi stupidi scimmioni avessero fumato di meno e fuori dagli uffici, sarebbe stato molto più semplice cercare di stabilire un contatto amichevole con loro, invece non vedevo l’ora di scappare da lì solo per respirare un po’ di aria pulita: - … allora, signor agente … - guardai il nome del cartellino appeso sulla divisa - … Garp, le assicuro che il mio vicino di casa sarà un personaggio strano, eccentrico, playboy e stravagante, ma non andrebbe mai in giro a derubare delle suore o a palpare i loro sederi, ha una fobia assurda verso le persone che indossano abiti ecclesiastici. – sospirai impaziente.
L’uomo che mi stava davanti continuava a mangiare tranquillamente i suoi biscotti, non curandosi del fatto che la barba gli si stesse riempiendo di briciole e che la documentazione che stava leggendo sembrava essere diventata una mangiatoia per piccioni … ma dove diamine mi ero trasferita?
Erano tutti matti in questa città e nessuno si salvava!
-Signorina, suo marito è colpevole e basta. Chi metterebbe in dubbio la parola di una suora? Come si chiama il suo uomo?- domandò distratto, facendo finta di interessarsi alla mia apprensione.
-Si svegli una volta per tutte agente Garp! Non sono le sei del mattino! … - mi fissò con una strana espressione accigliata, tra il disappunto e la collera, ma non mi feci intimorire per niente - … Le ho già detto tre volte il nome del mio vicino di casa e che Portgas D. Ace non è mio marito! – sbottai sbattendo i pugni sul tavolo.
Il volto dell’uomo cambiò radicalmente, sembrò risvegliarsi da un incubo.
Fermò a mezz’aria la mano con la quale si stava per imboccare un biscotto e sbarrò gli occhi.
Mi studiò dalla testa ai piedi con la bocca spalancata, manco fossi stata una visione celestiale discesa dal cielo per portargli chissà che messaggio.
Veramente, non riuscivo a capire che cosa gli stesse passando per quella testa brizzolata, mi continuava a scrutare come se volesse capire se lo stessi prendendo per il naso o meno … in un certo qual modo, in quel piccolo frangente, quella sua espressione mi ricordò Ace.
Scossi il capo guardandolo incuriosita: -Va tutto ben … - ma fui subito zittita.
L’agente Garp saltò in piedi sbattendo a sua volta le mani sul tavolo e con il volto in fiamme urlò: -Ace? Portgas D. Ace il mio nipote acquisito?! Perché non me lo hai detto subito?! -.
Di seguito fui di nuovo io a picchiare i pugni sul tavolo e sbraitai: -Si svegli vecchio! Da quando è entrato in questa sala interrogatoria, non ha fatto altro che mangiare i suoi biscotti e ordinare ai sottoposti di portarne altri spargendo briciole ovunque, come se fossimo nella piazza di S. Marco a Venezia, inoltre continua a sfogliare quella benedetta cartella che si ritrova fra le mani a vuoto … almeno l’ha letta?! Sa di che cosa parla?! Sono dentro questa stanza a ripetere le stesse cose da due ore e lei non ha neanche preso appunti … oltre a quello che le hanno detto le suore, si è interessato di verificare se la loro storia non fosse stata inventata per chissà quale scopo?!  –.
La mia sfuriata fu seguita da un lungo attimo di silenzio.
Mi ero messa in una situazione veramente imbarazzante, come mi era saltato in mente di alzare la voce contro un agente della polizia?
“Oh! che caspiterina hai fatto?! Hai alzato la voce con un pezzo grosso Sherry!!! Perché non mi tiri fuori quando serve?! Io non avrei mai agito così sconsideratamente! Perché non ascolti mai il tuo alter ego?!”
Avevo la netta impressione di averla combinata grossa questa volta.
Mi morsi un labbro dall’ansia, ma mi ricomposi subito.
Non avevano senso questi sentimenti di colpa, il dado era stato tratto e, forse, ora quell’uomo si sarebbe svegliato … forse.
“Les joue son fait, mon ami e non puoi più tornare indietro … purtroppo! …” pianse il mio interiore preparando i suoi bagagli “ … in prigione si possono leggere libri?”.
- … gli appunti non servono … - ribatté Garp - … c’è già la cartella, che non leggo perché la versione dei testimoni è più corta … -.
L’uomo, nonostante lo avessi messo a disagio evidenziando tutti i suoi difetti, non si fece per nulla scalfire dalla mia tenacia, così come me, che non mi feci intenerire dai suoi occhi di bambino colpevole.
-Ma lei non ha ascoltato un bel niente della mia versione! Non si è neanche accorto che suo nipote acquisito è chiuso dietro le SUE sbarre ingiustamente! -.
Passarono altri trenta secondi di mutismo totale … c’era o non c’era quell’energumeno con la testa?
“ … anche se non sono parenti, Ace e questo scimpanzé sono identici di carattere ...”.
- … hai ragione ragazzina … vado a tirare le orecchie a mio nipote e tu verrai con me a fare altrettanto!-
“Ohlà! … questo si che è parlare! Evviva, mi vendicherò di tutto tirandogli le orecchie!… Wahahahah! …”, rise scompostamente il mio io interiore “… un attimo … chi gli ha dato il permesso di darmi del tu?!”.
- Ebbene la pagherà molto cara per averti fatto passare un pomeriggio simile … sicura di non essere sua moglie? anche lui mi chiama “vecchio”.-
-Guardi, sarebbe più probabile che io mi faccia suora domani stesso.- ridacchiai.
-Wahahah … ragazzina, saresti il tipo adatto per mio nipote e, se non fosse che sono troppo attempato per te, ti rincorrerei subito. Wahahahah … -
- … no grazie … - rabbrividii leggermente disgustata.
- Ora vado a dirgliene quattro a quel discolo di un nipote che mi ritrovo, come fa a farsi scappare una donzella forte come te? –
-Non siamo qui per me, ma per le suore … - rammentai all’omone – … e, prima, sarebbe opportuno scagionarlo e poi tirargli le orecchie.- sorrisi sconcertata, molto sconcerta … chissà se saremmo riusciti a tirare fuori Asso da quel ricovero di matti, avevo dei forti dubbi.
“Uffa … la solita perfettina, non cambierai mai … mi togli tutto il divertimento!”.
Il vecchio si risistemò la cravatta sedendosi sulla sedia: -Giusto ragazzina … volevo solo vedere quanto fossi sveglia, wahahah, sai, mio nipote è addormentato e ha bisogno di una donna sveglia al suo fianco … vado a recuperare i filmati della sorveglianza se sono arrivati. -.
Lo guardai rialzarsi per poi dirigersi verso la porta … non poteva rimanere in piedi se doveva uscire lo stesso?
Mi risedetti al tavolo schiaffandomi le mani sulla fronte, in due ore non erano ancora arrivati quei nastri?
“Diciamo che non aveva voglia di lavorare … però avrei tirato volentieri le orecchie a Portgas … cattiva che non me lo hai permesso …”.
Perché il mio io interiore non se ne stava un po’ quieto? Mi distraeva non poco quando faceva i capricci …
Garp se ne stava per andare, ma un piccolo poliziotto dai capelli rosa tenuti fermi con una fascetta gialla, entrò nella cabina delle deposizioni fermandolo: -Signor Garp! Abbiamo prelevato le registrazioni della camera di sicurezza!-
-Eccellente, appena in tempo, li avete già visionati?-
-Non ancora signore … -
-Perfetto, preparate della cioccolata calda alla signorina qui presente e portate una televisione che ci guardiamo tutti quanti il filmato … poi corro da mio nipote per rimproverarlo. Wahahah. -.
Volevo sprofondare sotto terra, erano tutti pazzi lì dentro!
Sospirai disegnando dei ghirigori fantasiosi sulla superficie liscia del tavolo, pensando a come potesse trovarsi Portgas nella sua cella.
Se l’avessero picchiato e reso irriconoscibile?
Se fosse entrato in un circolo vizioso di depressione e non si sarebbe più ripreso? Terminando la sua triste esistenza su qualche marciapiede di Bridgeport ubriaco e drogato? … sarebbe stata tutta colpa mia, perché non l’avevo ascoltato!
In quel momento diventai la personificazione del vocabolo “ansia”, ero appena diventata la “Signorina Ansia”, tutto perché avevo sottostimato le richieste d’aiuto di Portgas!
“ … ma sei scema o cosa? L’unica persona che si è fatta di qualcosa qui dentro sei tu! Perché ti devi preoccupare così per nulla e per uno come lui? … psicopatica!”.
Il mio alter ego aveva ragione … perché sono così melodrammatica? Ero un’esagerazione vivente.  Al sol pensiero delle numerose pare mentali che avevo costruito in meno di due secondi, ridacchiai da sola.
“l’ho detto, sei psicopatica … e quel dottorino non ti fa bene, sta implementando le tue paranoie.”.
-Kobi, perché sei ancora qui? – domandò Garp, ridestandomi dai miei pensieri bizzarri.
Alzai lo sguardo, notando che il giovane appena entrato mi stava fissando con le guance bordò: -Chi è la signorina qui presente capo? È la vittima del caso? Ha bisogno di qualcosa?-
-Kobi, questa donna è sicuramente più forte di te, non ha bisogno di essere da difesa. Wahahahah! Inoltre ho deciso che sarà la futura moglie di mio nipote. -.
-Ahah … -risi sconfitta, ce l’aveva proprio fissa che mi dovevo sposare con Portgas.
Il piccolo poliziotto s’incupì e, riacquistando in meno di un secondo la sua compostezza, ribatté:-Corro a prendere il necessario capo. -.
Appena l’agente in erba uscì, feci un sorriso sforzato: -Vecchio, non credo che suo nipote e io … -.
L’ufficiale presente in stanza mi cinse il collo con un braccio, per poi spettinarmi dolorosamente i capelli con le nocche delle mani: -Wahahah, ragazzina … io vedo il futuro. - rise di gusto.
-Come è vero che le suore non mentono mai, sbaglio?- controbattei con i lacrimoni agli occhi.
“Tale nonno, tale nipote …”.
 
Finalmente riuscimmo a guardare il filmato con estrema attenzione e, nonostante i continui attacchi narcolettici di Garp, scoprimmo che furono le suore stesse a palpare il fondoschiena di Ace e non viceversa.
-Ha ancora fiducia nelle suore signor Garp?- domandai sarcastica.
-Wahahah … visto che sei così sveglia, spiegami come facevano a starci i documenti di quelle squilibrate nel taccuino del tuo moroso. –
-Ma come, non l’ha ancora capito? … la prima suora ha “palpato” il sedere di Ace per prendergli il portafoglio, passandolo alla collega che ha sostituito i documenti di Portgas con i loro mentre veniva distratto con qualche chiacchiera. Quando l’operazione è stata completata, la seconda collega, a sua volta, ha fatto finta di toccare il fondoschiena di Asso per rimettere il portafoglio dov’era, per simulare il furto. Semplice no? – spiegai indicando diverse parti sul televisore mentre il filmato continuava a scorrere.
Mi voltai soddisfatta verso Garp e sbattei pesantemente la testa sul tavolo dalla disperazione. Non ci potevo credere, solo adesso stava prendendo nota di tutto quello che avevo detto … come poteva non esserci arrivato da solo?
Mi rialzai a fatica con un gran bernoccolo sulla fronte, quest’uomo era una barzelletta vivente. 
Aveva appena rimesso la penna nel taschino e si era alzato trionfante dal tavolo con la sedia attaccata al fondoschiena: -Hai visto Kobi? Ho risolto il caso! Wahahah!-
-Certo capo! Complimenti! … - applaudì il sottoposto fischiando.
“Ma quando erano piovuti i cervelli dal cielo, questi due avevano aperto gli ombrelli?”.
-Agente Garp, non crede che sia l’ora di smettere di mangiare tutti quei biscotti?- ridacchiai pungente.
 
Finalmente raggiungemmo Asso nel suo “alloggio”.
Tutte le tare mentali che mi ero fatta risultarono infondate. Il dottor Portgas stava ridendo allegramente e scherzando con dei galeotti mentre se la giocava a briscola.
“Hai visto ragazza? Lui sì che è uno che si adatta … a differenza tua. ”.
Appena i suoi occhi scuri mi videro, s’illuminarono di una strana luce: -Pulce, che cosa ci fai qui. Non credevo che saresti venuta a prendermi. – lasciò andare le carte sulla panca per corrermi incontro con il suo solito sorrisino compiaciuto.
-Ehi, dottore! Certo che ha degli ottimi gusti in fatto di donne … oppure è il suo avvocato?- gridò un uomo dai capelli viola sparati in aria, sembrava avesse messo un dito nella presa della corrente elettrica e mi rifiutavo categoricamente di credere che un normalissimo gel potesse avere tutta quella tenuta, doveva essere veramente potente.
-Stai zitto Charlie, voglio vederli mentre si sbaciucchiano!- urlò un altro.
Arrossii sbarrando gli occhi: -Come?! Ma siete tutti matti qui dentro! Si può sapere che cosa gli hai raccontato?-
Tramite le sbarre mi tirò affettuosamente una guancia: -Dai Pulce, sono dei romanticoni di fondo … ci tengono al lieto fine e non mi dispiacerebbe  accontentarli, che ne dici?- mi ammiccò scherzoso.
-Dico che se lo deve scordare!- avvampai stringendo i pugni lungo i miei fianchi.
-Scherzavo, non prendertela … che cosa ci fai qui? Non mi hai ancora risposto. -.
Sbuffai: -Non sono così cattiva come crede. So che nel profondo del suo cuore, ma veramente in fondo, sta reprimendo una grande bontà d’animo, anche se fa sempre il pestifero … a puro titolo informativo, ho contribuito al suo scagionamento. – incrociai le braccia al petto aspettando almeno un misero “grazie”.
-Pulce … - borbottò intrufolando il volto fra le sbarre - ... ho la netta sensazione che tu sarai una continua sorpresa, sbaglio?-.
Arrossii distogliendo gli occhi dai suoi: -La pensi come vuole … - sospirai, finalmente ce l’avevamo fatta!
Garp aprì la cella facendo uscire il famoso nipote acquisito alquanto scocciato per la sua presenza.
Ero proprio curiosa di sentire e di vedere come avrebbero affrontato questa situazione dispiacevole, alla fine dei conti lui era appena stato liberato da suo nonno …
-Vecchio, come avevi predetto quando avevo dieci anni, sono stato arrestato. Contento?- sbuffò.
Il mio “io interiore”, impegnato in un’accurata e intensa attività di manicure, si ridestò a quelle parole “Che vuol dire -come aveva predetto - … ?! Non vorrà significare che mi dovrò sposare con questo scapestrato! Oh santi Dei degli io interiori, venite in mio soccorso!”.
Iniziai a ridacchiare divertita, ma Asso sembrò non gradire più di tanto la mia reazione, difatti, da prima mi fulminò con un’occhiata veloce per poi pizzicarmi una guancia con forza bruta, facendomi persino salire le lacrime: -Pulce, non potevamo andare in un negozio di peluche? A quest’ora non saremmo qui a parlare con questo vecchio pronto per il pensionamento. -.
-Ahia, mica è colpa mia … mi lasci andare la guancia per piacere. – mi stava facendo un male incredibile, non lo credevo così permaloso.
-Maleducato!- Garp giunse in mio aiuto sganciandogli un potente pugno in testa, piegando Asso in due dai dolori … non lo invidiavo per niente in quel momento.
-Ahio Vecchio! Lo sai che non sentivo proprio la mancanza dei tuoi pugni?-
-Impara a rispettare la tua futura moglie!-.
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, aspettando la risposta del dottor Asso, il quale scoppiò a ridergli in faccia senza alcun ritegno.
-Nonno, cosa dici! Sarebbe più probabile che io mi faccia prete domani stesso. -.
“WAHHH! Cosa dirà il vecchio adesso?! È la mia stessa battuta … sarebbe capace di farci sposare oggi stesso! Meglio preparare il testamento … io, alter ego di Sherry, lascio tutti i miei averi a … a chi?! ”.
Stesi un sorriso tirato: -Ah-ah … visto vecchio, cosa le dicevo? -.
-Wahahah, fate pure le stesse battute … mai vista una coppia così perfetta. Bene, ora fuori di qui e chiamatemi quando vi sposerete. – sentenziò dandoci un pugno in testa a ciascuno.
Lo guardai torvo, spaventandolo non appena incontrò le mie iridi truci assetate di vendetta: -S-scusa ragazzina, sono abituato a fare così con lui e con suo fratello acquisito Rufy … non badare. Wahahah! – scoppiò a ridere molandomi una poderosa pacca su una spalla.
-Pulce, hai messo in soggezione mio nonno … complimenti. Quasi, quasi ti sposo veramente.- mi cinse per le spalle stringendomi a lui sempre più forte.
Non riuscii a trovare una risposta immediata da rifilargli, sentii solo le guance in fiamme per le parole che aveva appena pronunciato. Anche se erano state dette con tono scherzoso, nessuno aveva mai detto che avrebbe voluto sposarmi: -Credo che sia ora di andare … - borbottai.
-Sono pienamente d’accordo con te, seguimi … -.
-Arrivederci vecchio! – esclamai assieme a Portgas uscendo dalla sua cella, subendo un’ultima pizzicata di guancia dall’ex-galeotto.
-Ehi ragazzina, non seguire mio nipote per uscire, ha preso la strada sbagliata! -.
 
Buonasera a tutti! ^w^
Ecco a voi una piccola sorpresina il giorno di Natale UwU il fatidico scontro tra Sherry e Garp! U.U
Sarò sincera con voi, mi è dispiaciuto tantissimo tagliarlo dal capitolo “originale”, ma il mio timore era quello di risultare troppo dispersiva e di calare l’attenzione del lettore con un aggiornamento lungo, spero di non aver creato disguidi in qualche modo U.U” in caso chiedo vi anticipo le mie scuse. ^^”
Cosa ne dite di questo retroscena? Spero che testo sia apparso chiaro e scorrevole da leggere U.U
Spero di non aver reso questa scena eccessivamente demenziale, ma non riuscivo a immaginarmi un incontro diverso da questo ^^”
Fatemi sapere che cosa ne pensate, ci tengo tantissimo U.U
Ringrazio di cuore chi mi recensisce sempre: Monkey_D_Alyce; Foco_Foco_Gir; Yellow Canadiar; Kiko90; Passione _Anime_Manga; Ikki.
Mi date sempre una gran carica e non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza TwT inoltre ringrazio i lettori silenziosi, che a giudicare dal numero delle visite sono veramente tanti ^^ grazie mille anche a voi.
BUON NATALE A TUTTI!
Un bacionissimo con abbraccio!
Sherry=^w^=

Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione, gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.

 

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Capitolo 4
*** Ti voglio bene Pulce! (il punto di vista di Sherry) ***


Ti voglio bene Pulce!
Entrai nella saletta delle riunioni usata mensilmente da medici e infermieri per discutere dei casi più importanti da gestire in reparto.
Avevo preso consegne, rilevato i parametri vitali ai miei pazienti trascrivendoli, avevo controllato le pressioni delle cuffie dei tubi endotracheali e avevo controllato i set di aspirazione.
Ero stanchissima, per colpa di Asso avevo fatto le ore piccole e non avevo dormito un granché bene con tutte le preoccupazioni che mi gravavano sulle spalle.
-Hai fatto baldoria ieri sera?- domandò una vocina femminile ironica.
Mi voltai, ritrovando la dottoressa Pam che sorseggiava allegramente una tazzona di caffè da trasporto.
Non sapendo come reagire, sorrisi come se fossi stata colta in flagrante, mi incuteva timore quella donna, le sue espressioni erano indecifrabili e faceva sempre l’enigmatica con tutti.
“Ricordati Sherry, i veri falchi nascondono gli artigli!” mi ravvisò il mio io interiore.
-Non proprio.- risposi mettendomi in difensiva.
Gettò il cartoncino del caffè in un cestino, appollaiandosi vicino a un televisore mantenendo il suo sorriso diabolico e indagatore immacolato come lo era sempre.
“Porca miseria, questa qui è la copia sputata di Asso al femminile. Mi mette tanta soggezione … non che Asso mi metta in soggezione, sia chiaro, questa frase non ha nulla a che vedere con il negozio di vestiti o con i suoi occhi … ok, sto zitta.” si ammutolì da sola.
Che fosse ancora arrabbiata per la storia di Sanji?
-Tranquilla, non sono arrabbiata con te per la storia di Sanji. Lui è un buon Don Giovanni, ormai lo conosco. Invece voglio conoscere meglio te, sei così introversa che non riesco a inquadrarti … hai paura delle persone? -.
“Santo cielo, questa qua è una psicologa o che cosa? Riesce a leggere pure nel pensiero?!”.
Deglutii nervosa scuotendo la testa, le parole non riuscivano a uscirmi di bocca dalla paura, inoltre, che cosa voleva sapere da me?
“Tutti gli psicologi portano all’infanzia, cercano in noi il classico bambino del rocchetto, il principio di Eros e Thanatos, lo dovresti sapere che non portano a nulla di buono …”.
-Dopo questa chiacchierata mi troverò tra le mani una parcella da pagare? Mi sembra di essere da uno psicologo.- ridacchiai, volevo scappare da lì, subito.
Avrei preferito viaggiare per il mondo con Asso in macchina che ronfava e leggeva le bollette ad alta voce al mio fianco, anziché rimanere qui dentro con una strizzacervelli.
-Rilassati … - ridacchiò - … sei sempre sulla difensiva. Che cos’è che ti rende così nervosa?-.
“Vorresti dire CHI mi rende così nervosa … ovvero tutto il reparto!” confabulò il mio alter ego.
-Mi devo solo ambientare … tutto qui.- abbassai lo sguardo sul pavimento.
Ci fu un attimo di silenzio e appena rialzai la testa, notai che Pam mi stava fissando con fare molto materno: -Sai, credo che tu abbia fatto tenerezza pure a Asso, giusto Pulce?-.
Affilai lo sguardo diffidente, e appena accennai a chiedere spiegazioni su come sapesse dei nostri soprannomi, lei mi sorrise cordiale invitandomi a sedere.
Titubante, mi sedetti al tavolo, guardandola tirare fuori una cassetta dalla sua borsa.
Inspirai a fondo cercando di calmarmi, non poteva mangiarmi con una cassetta … vero?
-Posso chiederle che cosa dovrei fare qui seduta?- domandai con voce tremolante.
Mi scrutò sempre più intenerita, indicandomi con lo sguardo alcune brioches ripiene di crema, cioccolata e marmellata, accidenti, c’era l’imbarazzo della scelta!
“Cioccolata, cioccolata, cioccolataaaa!” abbaiò come un cagnolino il mio alter ego con l’acquolina in bocca.
-Hai lo sguardo di una bambina ferita e smarrita, te lo hanno mai detto?- domandò accendendo il televisore.
-No … - risposi addentando la mia brioche alla cioccolata.
-Quanti anni hai?-
-Ventidue … - deglutii, ripulendomi dallo zucchero a velo.
-Cosa vieni a lavorare qui dentro così giovane? Non potevi divertirti ancora un po’ prima di laurearti? C’è un mondo da conoscere lì fuori, e tu hai l’aria di una che non lo ha nemmeno visto di sfuggita … confessa, sei la classica secchiona solitaria.- ridacchiò.
-A quanto pare … - risposi con la bocca nuovamente piena; purtroppo, quando avevo un dolce fra le mani, le buone maniere andavano a farsi friggere nel vero senso della parola.
-Scommetto che sei anche la cocca della mamma e del papà … - azzardò, ma io rimasi in silenzio, guadagnandomi una sua occhiata curiosa - … sbaglio per caso?- chiese sempre più ansiosa.
In tutta risposta feci spallucce, guardando il pavimento: -Sono la cocca della famiglia … - asserii evasiva.
- … interessante questa risposta così vaga … - tornò ad armeggiare con il videoregistratore - … ma questo coso è del 14/18 per caso? –.
“La parcella sarà cara, molto cara …” pianse il mio alter ego controllando il contenuto del portafoglio, sfortunatamente vuoto.
-Posso chiederle che cosa vuole guardare?- per una piccola frazione di secondo fui io a prendere in mano le redini della situazione.
-Che cosa voglio FARTI guardare.- sottolineò.
-Mi devo spaventare?- indietreggiai con la sedia.
-No, dovresti gioire … scusa un attimo, cerco il punto giusto da cui farlo partire. Sai, non sono poi così tanto fredda e indifferente come può sembrare.- stoppò il nastro, e con un sorriso gioviale aggiunse – Faccio play, stai attenta. -.
Rimasi scandalizzata non appena vidi scorrere le immagini del luogo ripreso.
-Ma … -.
“Oh santo paradiso terrestre! Non ci posso credere! …” io e il mio alter ego rimanemmo scioccate nel vedere in televisione il filmato dell’arresto di Ace, con me sullo sfondo che imprecavo mentre armeggiavo con il cellulare “… sembri incinta con quella maglia larga a pipistrello blu! Asso da dei validi consigli in fatto di abbigliamento, dovresti portarlo al guinzaglio più spesso per i negozi” … lo sapevo, io pensavo a una cosa e lei parlava di un’altra.
“-Pulce, non credere a loro, mi hanno incastrato quelle maledettissime pinguine! Non andare via! Ti voglio bene Pulce!-“.
-Eh?! –fu la sola e unica esclamazione di stupore che riuscii a proferire in quel momento, scuotendo la testa incredula.
Lui mi voleva bene?
Figurarsi!
“… per poco non c’ero cascata pure io! Wahah … ah … e se fosse vero?”.
-Potrebbe mandarlo indietro gentilmente?- sussurrai.
-Tutte le volte che vuoi … - rispose Pam riavvolgendo il nastro.
Era disperato e così dannatamente sincero!
Le lacrime iniziarono a bussare alle porte. Nessun uomo aveva mai detto di volermi bene, neanche il mio precedente ragazzo, e in quel momento drammatico Asso aveva pensato solo ed esclusivamente a me, e a nessun’altra.
“Ehi, vola basso cocorita! Che cosa stai farneticando?! Quell’uomo ti ha rovesciato il caffè, è il tuo vicino di casa, è il tuo superiore, ti ha fatto conoscere suo nonno e i suoi pugni, e ti ha fatto fare brutta figura davanti al primario. Un misero ti voglio bene non ti dovrebbe sconvolgere così tanto! … e non contagiarmi con le tue lacrime di coccodrillo! Capperi sotto sale … vado a tagliare le cipolle che è meglio!”.
“-Ti voglio bene Pulce!-” di nuovo quelle parole.
D’un tratto tutti i muscoli della schiena si rilassarono, e il cuore perse almeno tre battiti.
Io gli volevo bene?
Per quello ero corsa ad aiutarlo senza pensarci due volte?
No, calma, dovevo rimanere lucida, non gli avevo neanche sentito pronunciare quelle parole.
L’avevo aiutato perché non poteva rimanere lì da solo … ma aveva qualcuno che lo avrebbe potuto aiutare?
Non era concessa una chiamata ai prigionieri o solo nei film era possibile?
Aveva chiamato qualcuno?
-È sincero, non trovi?- mi guardò amichevole.
Annuii.
-Ti dice niente quella frase? Se i ruoli fossero stati invertiti, tu avresti detto una cosa del genere?- mi scrutò attentamente.
-Con il carattere che ho ne dubito fortemente. –ridacchiai agitata.
Doveva voleva andare a parare con quel discorso?
-Non capisco perché Ace ti chiami Pulce, a me sembri un riccio che rimane perennemente arrotolato su se stesso per non farsi ferire. Non hai nient’altro da dirmi sul filmato?-.
Fui io a sorridere enigmatica, facendole rimangiare il paragone con il riccio che aveva appena fatto. Mi sembrava di stare a parlare con una sorella maggiore molto apprensiva e affettuosa, forse l’avevo mal giudica per via del suo carattere taciturno.
-Sembro grassa con quella maglia larga a pipistrello, e Asso da dei validi consigli per lo shopping. – le sorrisi complice, adesso eravamo in due a fare le misteriose.
-Bene Sherry, sono contentissima di aver parlato con te. Finalmente ti ho capita … - si alzò dalla sedia prendendo una brioche alla marmellata - … alla fine Ace è buono come il pane, non farti influenzare dai suoi dispetti. – mi ammiccò.
-Posso chiederle dove ha preso questo filmato?-.
La vidi irrigidirsi e diventare viola in volto, era una domanda tanto scabrosa quella che avevo appena fatto?
-Ehm, ecco … Sanji mi aveva chiesto di registrargli l’ultima sfida di “Masterchef”, ma ho sbagliato a impostare il canale. Non glielo dire, lui pensa che un fulmine abbia fatto saltare la corrente e che il tutto non sia stato registrato … simpatica come storia, vero?- ridacchiò grattandosi il polso.
Sbarrai gli occhi: -Perché non gli dice la verità? Non mi sembra uno che si arrabbi per così poco … -
-Hai ragione, ma lui mi prende sempre in giro perché sono un’imbranata cronica e dopo non la finirebbe più di stuzzicarmi. -.
Trattenni a stento una risata e annuii: -Non glielo dirò, stia tranquilla. – non pensavo che fosse così svampita.
“Buono a sapersi, sei in compagnia allora.”.
-Grazie … - mi diede una pacca sulla spalla e sussurrò - … con me non avere problemi a darmi del tu, io non ti faccio i dispetti per corteggiarti.- sorrise birbante.
“Che significa? …”.
 
Salve! ^^
Il quarto capitolo doveva trattare un argomento natalizio per staccare un po’ dalla trama originale, ma non sono riuscita a completarlo nei tempi previsti e ho lasciato stare ^^”
Come avete notato, questo cap parla della visione del filmato da parte di Sherry e non l’ho inserito nella storia vera e propria perché mi piaceva di più la visione di Asso, anche se temo di aver messo un po’ in ombra il personaggio di Pam, che rimane ancora un po’ ignoto U.U
Che cosa ve ne pare? Si legge bene? Che cosa vi ha suscitato il capitolo? **
Da un capitolo demenziale avente come protagonista Garp, siamo passati a uno più blando e “normale” ^^ a che gioco sta giocando Pam? e qual era il suo scopo nel mostrare la cassetta a Sherry e a Ace?
Ok, la smetto con le domande *^*
Una mia carissima lettrice mi ha richiesto di scrivere una storia avente sempre Ace e Sherry come protagonisti, ma con una trama diversa da questa, io pensavo di ambientarla nel mondo di One piece, volevo solo avvisarvi carissimi ^^”
Bene, per adesso è tutto ^w^
Alla prossima!
Un bacione con abbraccio!
Sherry=^w^=

Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione, gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.

 

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Capitolo 5
*** Il Dottor Focoso e il Chirurgo della Morte in: Lei è Mia ***


Il Dottor Focoso e il Chirurgo della Morte
in:
Lei è MIA!

 
 
Voleva abbracciarla, tenerla stretta al suo fianco così forte da farle mancare il fiato e baciarla a non finire.
Il suo cuore sussultava ogni volta che la guardava negli occhi, dovendosi ricordare che respirare non era un optional se voleva continuare a vivere su quel pianeta.
L’attrazione che provava per lei era infinita e lo stava facendo impazzire come mai era successo prima.
Si sentiva così il famoso Dottor Focoso, ma per lui quell’agonia era un piacere tale che ci avrebbe sguazzato in eterno.
Neanche Asso voleva prendere l’ascensore per raggiungere il piano terra dopo l’esperienza che aveva avuto, ma vedere la piccola Pulce inviperita lo faceva ammattire dalla gioia.
Gli faceva tenerezza vedere le sue piccole guance gonfiarsi dal nervoso, in quei frangenti le ricordava una bambina piccola capricciosa, anche se non lo era.
Sapeva che quando faceva così quello era un escamotage per non urlagli in faccia insulti poco carini, nel più disparato tentativo di conservare quel poco di finezza ed eleganza che le rimaneva dopo che lo aveva conosciuto … anche se attributi del genere non si addicevano per nulla a un faccino corrugato e incavolato come il suo in quei momenti.
Da quando gli aveva dato le spalle, non aveva fatto altro che studiare il suo profilo da quella prospettiva.
“Ha un bel fisico a clessidra, questo lo devo riconoscere e apprezzare …” commentò il suo alter ego ammaliato.
Il suo vitino stretto era un invito ad abbracciarla, per poi immergere il naso nell’incavo del suo collo e respirare a pieni polmoni quel profumo all’iris che tanto amava.
No, non riusciva a stare fermo mentre cercava di sopprimere tutte le sue voglie, doveva farle per forza qualcosa.
Si avvinghiò ai suoi fianchi tenendola stretta a sé per non lasciarle via di scampo, e strusciò una guancia contro la sua gustandosi la morbidezza di quello zigomo che adorava tanto tirarle.
La avrebbe voluta baciare, anzi, avrebbe voluto riempire tutto il suo bel visino di baci umidi e caldi, per poi poggiare le labbra sulle sue e dirle una volta per tutte che era lei la ragazza di cui si stava innamorando giorno dopo giorno, ma era certo che l’avrebbe allontanata.
“Le donne sono come le lepri mio caro Detersivo ambulante, si spaventano facilmente e corrono lontano, poi è difficile raggiungerle …” commentò saggiamente il suo alter ego.
Sherry era una donna molto razionale e prima di buttarsi a fare qualcosa vagliava tutti i pro e i contro di un’azione, doveva giocare bene le sue carte se voleva conquistarla.
-Scusami, non volevo spaventarti.- si riferì a quando aveva stoppato l’ascensore.
Quello non era stato un incidente, aveva schiacciato appositamente il pulsante “stop” solo per vedere che espressione avrebbe fatto la piccola peste pulciosa.
La ragazza si appoggiò con la schiena a lui, e alzando lievemente la testa rispose: -Non so se ti perdono questa volta … - ghignava mentre lo diceva, dandogli un motivo in più per continuare la sua docile tortura.
-Davvero? Ne sei sicura?- iniziò a farle il solletico avvinghiandosi a lei più che poteva.
Rideva, quelle sue risate argentine erano note piacevoli per le sue orecchie e le avrebbe ascoltate per sempre.
Si contorceva contro di lui per liberarsi, ma invano: -Asso, non respiro.- sospirò tra una risata e l’altra.
-Tranquilla, sono un medico e ti rianimo più che volentieri, e ringrazia che non ci sia Izou. – le sussurrò malizioso in un orecchio.
“Bravo Detersivo ambulante! Guarda il colore delle sue gote … che porpora meraviglioso … forse sono di quel colore perché non la lasciamo respirare …” osservò alquanto preoccupato il suo alter ego.
Le porte dell’ascensore si aprirono e Pulce corse fuori il più velocemente che poteva, molto probabilmente doveva aver pensato che Asso avrebbe smesso di torturarla in pubblico, ma lui non si faceva alcun problema nel manifestarle il suo affetto davanti agli occhi altrui, e lei questo non lo sapeva.
-Adesso piantala!- gli urlò ridendo, e si fermarono non appena Sherry andò a sbattere contro la schiena di qualcuno:-Ops, mi scusi … oh merda!-.
Non poteva credere alle sue povere orecchie … Pulce aveva detto una parolaccia, lei che non le diceva mai!
“Se è così, vorrà dire che veramente la prossima volta ci troveremo nel nostro soggiorno a fumare delle canne in sua compagnia.”.
Era troppo scioccato per ascoltare il suo io interiore: -Pulce!- la ammonì allibito.
Alzò la testa nella stessa direzione di Sherry per tentare di capire l’origine del suo sgomento, constatando che l’uomo contro cui erano andati a sbattere era Trafalgar Law, il celebre “Chirurgo della morte”.
Adesso non aveva più dubbi, quel pomeriggio Sherry aveva cercato di scappare da lui, ma perché?
Era rimasta pietrificata non appena l’aveva riconosciuto, che cosa poteva essere successo tra i due?
“Ho la netta sensazione che siano stati assieme a suo tempo, non è tipa da inimicarsi nessuno …” e per una volta Ace concordò con il suo io interiore.
-Le parolacce non sono utili per chiedere scusa … - specificò il chirurgo voltandosi.
Sherry si irrigidì e si incollò come meglio poteva a Asso, cercando supporto e sicurezza in lui … che diamine era successo tra i due?
- … oh, signorina Sherry Sterling, anch’io sono felice di rivederti, ma non avrei mai pensato di ritrovarti qui e se fossi stato io al tuo posto, avrei trovato esclamazione più carina per darti il benvenuto. -.
Gli dava nervoso come la stava guardando, era più che ovvio che non fossero stati solo semplici amici.
“Ecco, vedi?! Invece di fare il Romeo della situazione, in ascensore dovevi chiederle se aveva avuto a che fare con lui!”.
Faceva scorrere gli occhi su di lei come se la stesse passando ai raggi x e quello che poteva leggere nei suoi occhi non lo sopportava, nessuno poteva avere quello sguardo voglioso mentre guardava la sua Sherry.
Serrò la mandibola contraendo i muscoli della mascella, mentre i suoi bicipiti si prepararono per un imminente contrattacco … “Ehi, ehi, ehi calma! Non puoi andare in giro a pestare le persone a tuo piacimento, ci rinchiuderebbero in psichiatria ed io non ho voglia di finire suoi giornali per motivi così futili, ovvero una donna. Calmati e riponi le tue armi!” indietreggiò terrorizzato il suo alter ego.
Il suo stupido io interiore non aveva parlato a vanvera questa volta, e doveva seguire i suoi consigli se non voleva essere il protagonista del suo stesso trattamento sanitario obbligatorio.
La sua stizza nei confronti di Law era tale da deconcentrarlo sui loro dialoghi, ma una stretta di Pulce al suo braccio lo ridestò.
Non aveva paura, glielo leggeva in faccia, invece capiva che era in forte imbarazzo e dispiacere, non era da lei essere così fredda, neanche con lui era mai stata così “glaciale”.
-Hai fatto crescere i capelli dall’ultima volta che ci siamo visti, ti preferivo con i capelli corti.- allungò un dito per prenderne una ciocca, e Ace dovette contare, e ancora contare, per non saltargli addosso e spaccargli la faccia.
Non gli piaceva vedere Sherry sottomessa a qualcuno, e lui non voleva credere che quello scricciolo con cui battagliava ogni giorno non riusciva a dirgli qualcosa, se aveva avuto il coraggio di scaricarlo, perché ora non trovava la forza per allontanarlo?
Quella Sherry triste e ammutolita non era la Sherry che conosceva, che contrastava ogni cosa che non le andava a genio.
-Tu invece non sei affatto cambiato, comunque preferisco questo taglio. – con quella risposta sembrava avere recuperato parte della sua autostima e, felice del suo cambiamento d’umore, Asso le ricambiò la stretta al braccio per avvisarla che era lì con lei e che la appoggiava se ne avesse avuto bisogno.
 -Cosa ci fai qui?- domandò Law facendo un passo avanti, innalzando in tal maniera la guardia di entrambi i giovani.
-Lavoro … - era tornata di nuovo troppo remissiva, il caro Trafalgar sapeva giocare alla perfezione le sue carte con lei e sembrava volerne giocare ancora altre per riaverla al suo fianco.
Come diamine faceva a zittire Pulce senza dirle cattiverie e senza toccarla?
Comprese subito che il collega e Pulce non avevano avuto una storia di breve durata, lui sapeva fin troppo bene come muoversi per farle sentire l’acqua alla gola.
-Ah, allora non avevo avuto le allucinazioni questo pomeriggio. Ti avevo visto nel corridoio della terapia intensiva, perché non mi hai salutato?- aveva portato un suo indice sotto il mento per alzarle il viso e guardarla negli occhi, mentre Asso dovette ricominciare a contare per non mordergli quello stupido dito odorante di betadine.
Solo nel provare a immaginare Law che la baciava facendo scorrere le sue luride mani sul corpo meraviglioso e incontaminato di Pulce, gli fece salire una strana morsa alla bocca dello stomaco; era una sensazione orribile, dolorosa e non faceva altro che far crescere in lui rabbia, ancora rabbia e ancora tanta rabbia.
Tutte quelle sensazioni iniziarono a scemare non appena la piccola Pulce afferrò garbatamente la mano del chirurgo e gliela abbassò, finalmente aveva ripreso possesso del suo corpo: - L’ho fatto poco fa … - sussurrò poco decisa.
-Davvero? Da quando in qua ci si saluta dando del letame a una persona?- sogghignò.
Il corpo di Asso tornò a irrigidirsi e, forse, non ne era proprio sicuro, aveva appena ringhiato.
Un piccolo e fugace sguardo terrorizzato e confuso di Sherry gli confermò il suo timore, ma ormai sentiva il sangue ribollire nelle vene e a stento riusciva a trattenersi dal fare o dal dire le cose che gli passavano per la testa.
-Non dirmi che riesco ancora a metterti in soggezione. Eppure siamo stati assieme solo per otto mesi … -.
I pensieri di Asso si annullarono di botto per colpa di un solo e unico pensiero poco fine, intelligente e innocente: Sono stati otto mesi assieme senza fare niente!
“Detersivo ambulante, non hai speranze, fila via e cambia traguardi …” gli suggerì il suo io interiore dandogli qualche pacchetta consolatrice sulla spalla.
Per quale diamine di motivo era rimasta assieme a lui per otto mesi se non voleva concludere niente, ma proprio niente di niente?!
Dopo aver mandato a quel paese il suo alter ego, si riconcentrò su Pulce guardandola con occhi sbarrati dalla meraviglia.
Lui non avrebbe mai retto una storia del genere senza un minimo di piacere carnale, ma neanche Law ci sarebbe riuscito, di questo ne era certo … qualcosa, non sapeva cosa, puzzava nella loro storia.
-Lui è il mio ragazzo. Vi conoscete?- ridacchiò Pulce portando il povero Asso mangiato dai morsi d’ira difronte al suo rivale.
Tornò a fissarla confuso e dal suo sguardo capii che aveva bisogno di un aiuto per uscire da quella posizione scomoda, alla fine glielo doveva concedere dopo tutto quello che le faceva passare.
-Law, è da un bel po’ che non ci si vede … l’ultima volta che ci siamo visti abbiamo litigato davanti alla macchinetta dei tramezzini per prendere l’ultimo che era rimasto con i gamberetti in salsa rosa, poi per fortuna è arrivato Marco a prenderselo. -.
Iniziarono a scannarsi con gli occhi riducendogli a una piccola fessura, la battaglia per la conquista della piccola Pulce aveva appena avuto inizio, a insaputa della diretta interessata ovviamente.
“Carissimo Law, lei è la preda irraggiungibile che il Detersivo ambulante si è imposto … smamma, cambia aria! Lei è e sarà per sempre MIA!” Asso si meravigliò e si complimentò di quello che il suo alter ego aveva appena dichiarato, finalmente aveva scoperto le carte “Ehi! No, non è come pensi! Ho solo tradotto i tuoi pensieri non i miei!”.
Entrambi tirarono la bocca in una linea sottile e dura, iniziando una lotta per il territorio senza precedenti “Ehi, mica sei un cane? Cosa significa lotta per il territorio?!”.
Vide Pulce che cercava di intrufolarsi, ma ora lei non aveva non voce in capitolo, doveva lasciar parlare il loro testosterone.
 -Ragazzi?- li richiamò, ma nessuno dei due distoglieva lo sguardo per non perdere la sfida appena iniziata, quella era una lotta per la supremazia.
“ … non è che fra un po’ qualcuno urlerà “QUESTA – È - SPARTAAA?!”? ricomponetevi!”.
Il Chirurgo della morte fece un passo in avanti dicendo: -Voi due non potete stare assieme.-
-Eccome se lo siamo. – lo fronteggiò Ace al meglio che poteva.
La tensione fra i contendenti si poteva tagliare con un coltello.
-Bene, dammi prova che state assieme.- il chirurgo aveva appena lanciato il suo guanto di sfida, e Asso non si esimiò dal raccoglierlo.
Si stava parlando di Pulce, non di una delle sue conquiste da quattro soldi che per poco non si vendevano su ebay.
“Oh Detersivo ambulante, se solo sapessero quelle centinaia di ragazze quello che pensi su di loro in questo momento … avresti vita breve, lo sai?”.
Anche se avevano passato solo due giorni assieme, aveva capito molte cose sulla piccola infermiera ramata, e non poté fare a meno di sorridere spavaldo mentre si accingeva a pararla: - Le piace essere coccolata, le piacciono le coccole semplici che non contengano malizia. Al mattino mangia qualsiasi cosa che le capita a tiro e che si sposi a meraviglia con la nutella, infatti al lavoro viene con l’angolo destro della bocca sporca di crema al cacao e nocciola. Sta con me perché non le piacciono i classici principi azzurri della Walt Disney, biondi con il cavallo bianco, al tempo d’oggi possono essere una fregatura. Sta con me perché sono il pirata che la fa ridere e divertire, ma che le offre anche una spalla su cui piangere e aggrapparsi.
-Le sta a cuore la famiglia, e quando lavora pensa solo a loro e non vuole essere disturbata, infatti ci ho messo un bel po’ di tempo per farmi notare … -.
“Quanto avrei voluto essere quella briciola di nutella quella mattina …” asserì sognante il suo alter ego “… ehi! Sto solo traducendo i tuoi pensieri, ricordatelo!”.
- … vuoi un’altra dimostrazione?- aggiunse il baldanzoso medico focoso.
Law si girò a fissare Pulce con aria di superiorità, come se avesse trovato un indizio che svelasse la loro messa in scena: -Ma tu credi che io ci caschi nella vostra recita? Lui non può essere il tuo tipo, conosci la sua fama per Bridgeport, vero? –.
Asso vide Pulce incavolarsi come mai era successo prima, era rimasta tanto irritata da quello che Law le aveva appena detto … perché?
“ … per una volta qualcuno sta cercando di coprire il tuo viziaccio.” Rimase allibito il suo io interiore.
-Certo che la conosco, ma lui non è più così … perché non dovrei stare assieme a lui?!-.
Lo stava difendendo?
Tutto quello stava succedendo veramente?
-Non ti ci vedo, se non hai voluto stare con me, non puoi neanche stare con lui visto che ha una certa fama fra voi infermiere, il nostro carissimo “dottor focoso”. - sghignazzò.
-Sempre meglio di “chirurgo della morte”, sbaglio Law? Non è da tutti far morire sotto i ferri un arcivescovo … - ridacchiò malandrino Ace, ora sì che giocavano ad armi pari!
“Wahahah … quante battute si sono fatte su San Pietro e Law quella volta … wahahah!”.
Era rabbia quello che gli vedeva negli occhi, certo, era stato una carogna a tirare fuori la storia dell’arcivescovo, ma se l’era cercata lui d’altronde …
-Vieni a prendere un caffè domani pomeriggio in onore dei vecchi tempi? Non ti sto chiedendo di rimetterti con me. –
-Ecco, io non so se sia il caso … -.
Ace affilò il suo sguardo glaciale nei confronti di Law, adesso capiva perché Sherry lo stesse evitando. Pulce non era tipa da dare delusioni alle persone e con molta fatica rispondeva di “no” a degli inviti, e temeva che lui la facesse cadere di nuovo nel suo fascino enigmatico per farle fare quello che voleva, ne era sicuro.
“Detersivo ambulante? vuole elementi più concreti codesto uomo, sai del neo displastico sulla schiena, aggiungi la taglia di reggiseno che hai scommesso con Marco e Izou e provocalo con qualche domanda impertinente. È l’unica maniera per fargli cambiare aria!”.
-Law, cosa vuoi sentirti dire? Che ha un neo displastico in mezzo alla schiena e che porta la 5^ coppa C di reggiseno? Vuoi sapere anche la sua posizione preferita visto che ci siamo? – sperò che Pulce lo perdonasse per quella sua intrusione poco discreta, era l’unica carta che poteva giocare in quel momento.
“Ne siamo sicuri? Comunque, è un’ossessione per te la sua posizione preferita eh? Ihihih …”.
-Perché hai spiattellato tutto?!- gli soffiò la piccola Pulce infervorata.
“A quanto pare abbiamo indovinato la taglia Detersivo ambulante!” sogghignò il suo alter ego battendo il cinque, constatando anche la resa di Law.
-Bhè, contenta tu Sherry. Vi auguro buona notte, sono sicuro che ci incontreremo di nuovo. -.
Mentre Law si allontanava, lui guardava come la piccola Pulce lo stesse fissando, era rammaricata … molto rammaricata.
Di sicuro voleva trovare un modo meno cruento per dirgli che aveva chiuso definitivamente con lui, ma da sola non ce l’avrebbe mai fatta.
Si rattristò anche lui nel vedere quei piccoli occhi lucidi dalla delusione, era più che sicuro che si stesse domandando perché non avesse avuto più polso per fronteggiare da sola quelle situazioni.
Senza accorgersi di quello strano contatto, i suoi occhi caddero a fissare le loro mani che si stringevano. Sherry le aveva ghiacciate e sudate, doveva essere stata molto tesa per quello che aveva assistito e non poteva dargli torto, lui si stava per prendere a scazzottate con il chirurgo e qualche miracolo li aveva salvati.
Ora non era il momento di farla sentire in colpa, aveva appena incominciato a lavorare in ospedale e gliene erano capitate di tutti i colori.
La trascinò dolcemente con sé, la tentazione di abbracciarla e baciarle la fronte con confortarla era grandissima, ma non voleva spezzare l’equilibrio che si era appena ristabilito.
-Pulce, da quando sono il tuo ragazzo?- non era una domanda molto intelligente, ma solo il fatto che Sherry avesse chiesto il suo sopporto a quel modo era un segnale positivo, significava che aveva fiducia in lui.
Eccola, aveva di nuovo poggiato la fronte contro la sua spalla mentre gli sorrideva.
Quella sera l’immagine del suo sorriso l’avrebbe cullato prima di addormentarsi, o magari l’avrebbe anche sognato, ma di sicuro si sarebbe risvegliato ripensandolo.
 
Ciao carissimi lettori! ^w^
Questa volta non avevo parti tagliate da riportare, ma una cara amica mi ha supplicato di scrivere il punto di vista di Ace al momento dello scontro con Law … spero vi sia piaciuto il capitolo ^^
Quindi non mi rimane che farvi una proposta … volete che scriva un retroscena dei capitoli di “Fonendi, camici e … amore” che ho pubblicato e che volevate veder approfondita, ma non l’ho fatto nella trama “madre”?
Chiedete pure ^^
Per il resto non ho molto da dire, se non che l’alter ego di Asso mi ha fatta impazzire x’’D
Ringrazio tantissimo coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Michiru93; Foco_Foco_Girl; Kiko90; Okami D Anima; Yellow Canadair; Monkey D Alyce.
Grazie mille di cuore a coloro che leggono e recensiscono, e a coloro che leggono ma rimangono dei fan silenziosi ^^ (non abbiate paura, non mangio nessuno! ;3 scrivete pure ^^)
Alla prossima!
Un bacione con abbraccio!
Sherry=^w^=

 
Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione (Sherry e Pam), gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright.
 

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Capitolo 6
*** ... E alla fine arriva Sherry ... Che fortuna! ***


… E alla fine arriva Sherry …
Che fortuna!

 
Lo scontro telepatico con Law era stato veramente estenuante, non vedeva l’ora di poggiare la testa sul cuscino e di dormire.
“Che giornatina interessante, vero Detersivo ambulante? Sarebbe stato tutto più noioso se non ci fosse stata lei a farci divertire … ti ricordi la faccia che ha fatto quando hai spiattellato la sua misura? Wahahah, veramente esilarante!”.
Tornò a voltare il capo verso una Sherry intenta a guidare, non poteva rilassarsi almeno in quel piccolo frangente quella benedetta donna?
A volte sembrava un gendarme con un palo in quel posto.
“Non stuzzicarmi …” lo ammonì stanco il suo alter ego con tanto di sbadiglio, molto accattivante, vero?
Sorrise silenziosamente.
Doveva essere stata un’allieva modello a scuola, e di sicuro non doveva avere molti amici con cui confidarsi … che fosse questo il motivo per il quale non si riusciva a scalfire la sua maschera di ferro?
Forse era abituata a tenere tutto dentro?
Chissà che cosa le balenava in quella testolina buffa che si ritrovava.
I lampioni della città illuminavano e oscuravano a tratti il suo volto pallido e contrito … ed eccolo apparire di nuovo! Sul suo viso, precisamente tra i suoi occhi, si poteva intravedere lo stesso solco che la aveva accompagnata l’altro pomeriggio quando guidava per andare al centro commerciale, che stesse pensando a Law?
Ma come aveva fatto Pulce a mettersi con uno come lui?
In tutta quella storia aveva capito solo una cosa, il caro Trafalgar non aveva la benché minima intenzione di lasciarsi scappare la sua piccola Pulce pulciosa.
Sorrise malinconico, non poteva dargli torto e avrebbe fatto anche l’impossibile per proteggerla.
Era più che sicuro che quella ragazzina “tutto fare” avesse dato anima e corpo per far funzionare la loro storia, ma qualcosa doveva essere andato storto se proprio lei stessa aveva troncato quella malsana relazione, che Law le avesse mancato di rispetto?
Provò a immaginare la piccola Sherry in versione “cenerentola” mentre si prodigava a esaudire tutti i voleri di Law, e …
Le sue labbra tornarono a indurirsi dalla collera e si schiarì la gola: -Pulce, ho una domanda poco discreta da farti. -.
Lo guardò come se sapesse a che cosa stesse pensando, insomma, anche una suora se lo sarebbe domandato, giusto?
“Brr, le pinguine … per quanto ci perseguiteranno?” rabbrividì il suo io interiore.
-Asso, non starai rimuginando sulla storia degli otto mesi di astinenza con Law, vero?- ridacchiò nervosa.
-Ma certo, è umanamente impossibile non fare niente di niente per tutto quel tempo! … - constatò impressionato - … ma veramente non avete provato ad andare un po’ oltre? Non voglio immischiarmi, ma Law non è certo così paziente … - si zittì da solo, Sherry aveva serrato la mandibola e forse stava anche digrignando i denti mentre lo fulminava.
“Ok, è meglio non andare oltre … ci tengo a rimanere ancora in vita …”.
-Portgas … - iniziò lei ringhiando.
“Ahia, si mette male quando una donna ti chiama per cognome …”.
- … ho tentato due volte di convincermi a lasciarmi andare con lui, ma mi è stato impossibile. Ora basta, chiudiamo l’argomento.- lo fulminò di traverso.
-Se posso chiederlo, perché ti è stato impossibile?-
- … non mi piacevano le sue mani su di me, è questione di pelle … - rispose secca, forse era anche un po’ disgustata al pensiero.
-Non riesco a capire … perché ci sei stata otto mesi assieme a lui allora?- era diventato calmo e accogliente con lei mentre parlava, forse era la prima donna che ascoltava seriamente in tutta la sua vita.
- … non lo so, il tempo è volato … - non voleva rispondergli, e lui non l’avrebbe forzata.
-Scusami Pulce, non volevo infastidirti … - per confortarla le strinse la mano che teneva sulla leva del cambio, ma quella presa si fece sempre più dolce e affettuosa.
Sherry aprì il palmo allargando le dita a ventaglio, mentre quelle di lui le avvolsero una per una in una deliziosa tenaglia, infondendo calore ed elettricità alla compagna.
La strinse sempre più forte sorridendo, la mano di lei era gelida e il calore della sua la riscaldava, un classico.
Dopo svariati secondi, i due saltarono sul posto non potendo credere a quello che stavano facendo.
“ … non dirmi che vi stavate facendo le coccole …” fece un’espressione disgustata il suo alter ego.
Si guardarono imbarazzati e increduli negli occhi, e tolsero le mani in contemporanea balbettando: -Scusa! -.
“Oh mio dio, Detersivo ambulante quando sei caduto così in basso?!” lo guardò indignato.
Il cuore gli stava battendo a mille per la sorpresa, non lo poteva più negare, era innamorato perso di lei, ma la triste verità era che non sarebbe mai stato ricambiato.
 
Entrarono nella Hall del loro condominio in silenzio.
Da dopo la “stretta” di mano che si erano scambiati in macchina, non si erano rivolti neanche una parola, se non sorrisi di circostanza per alleggerire la tensione che si era instaurata nell’abitacolo.
Non sapeva spiegare che cosa avesse provato in quel frangente, ma era certo che anche Pulce avesse avuto le sue stesse sensazioni.
Quando si erano riappropriati dei rispettivi arti, qualcosa gli aveva attanagliato la bocca dello stomaco e la paura di dire fesserie gli aveva bloccato il centro della parola, costringendosi a guardare fuori dal finestrino per distrarsi … oppure aveva solo paura di dirle la verità?
-Contento di tornare a casa?- ruppe il ghiaccio la piccola Sherry, poggiandogli la sua piccola mano sulla sua schiena immensa e muscolosa.
Sorrise, gli parve sentire il calore di quella tenera manina trapassare la stoffa pesante del suo giubbotto di pelle: -Insomma, dovrò aspettare domani notte per rivederti … – la stuzzicò tirandole una guancia, tornando a bearsi di quel color porpora che ormai regnava incontrastato su quelle povere gote - … sai, questo è il momento in cui una donna assume gli occhi da cerbiatta, e giungendo le mani al petto risponde “Oh Asso, perché non passiamo una serata romantica da soli? Solo tu ed io?” – sghignazzò malandrino mentre la piccola Pulce gli mostrava una linguaccia.
-Ti piacerebbe, vero?- borbottò acida con quelle guanciotte rosse da prendere teneramente a morsi e a baci.
“Ehi, ehi Detersivo ambulante! Che cosa vuol dire quello che hai appena pensato? “da prendere teneramente a morsi e a baci”? Che cos’è?! ”.
-Pulce … - mormorò accarezzandole le punte dei capelli sciolti, ma un Franky drogato di caffeina, ricavata dalla coca cola, lo interruppe con una delle sue solite danze strane in mutande.
-Fratello, ho una notizia poco suuuper per te oggi! -.
Accidenti a lui, che tempismo spettacolare! Voleva proporre a Pulce di vedere assieme a lui “Ritorno al futuro – parte prima”.
“Ehi, non centrerà la nostra casa!” si allarmò il suo io interiore.
-No, no, no Franky. Non voglio passare un’altra notte sul pianerottolo davanti a casa mia.- sbuffò Ace grattandosi la nuca imbronciato, oltre ad aver guastato la sua proposta di “appuntamento” con Pulce, aveva anche devastato il suo umore.
-Mi dispiace fratello ma ti toccherà fare così … dormire fuori casa io lo trovo suuuper! Pauli non è riuscito a passare ed io non ho gli attrezzi giusti per operare, serve uno specialista dello scassinamento sssuuuper!- fece un altro strano movimento con il bacino, non la poteva piantare per una volta di essere così invasato?
Basta, l’indomani gli avrebbe prescritto degli stabilizzatori dell’umore ponendo fine a quei rituali strazianti.
Non era in vena di sopportare altro!
Primo: era incavolato per aver dormito sul pianerottolo per colpa delle pinguine;
Secondo: era incazzato per l’ascensore guasto;
Terzo: era stra-incazzato per la storia di Law;
Quarto: era super-incazzato per il super entusiasmo di Franky;
Quinto: … quei balletti erano anche inquietanti oltre che snervanti.
“Sesto: c’è lei a consolarci …” sospirò il suo alter ego suggerendogli di guardarla per calmarsi.
Era vero, se non ci fosse stata lei avrebbe dato di sicuro in escandescenze quella giornata.
-Ti offro il mio divano questa notte. -.
Le sue orecchie si drizzarono al suono di quelle parole meravigliose.
La piccola Pulce gli aveva appena offerto un aiuto, non era da baciare tanto dolce che era?
La guardò attentamente con aria amorevole, ma al contempo malinconica: -Davvero? Credevo che non mi conoscessi così bene per farmi dormire a casa tua.- ridacchiò cingendole le spalle con un braccio.
-Non farti strane idee, ho detto divano non letto.- gli fece una pernacchia, ma lui le pizzicò una guancia continuando a ridere e a farsi beffa di lei, Pulce era una continua sorpresa.
“ … forse la dovremmo fare santa con tutto quello che le abbiamo fatto passare … ehi! Cogli al volo la sua battuta!” lo punzecchiò il suo alter ego.
-Chissà, magari un futuro … - alluse al letto.
Eccola, era diventata di nuovo bordò, quella era un’altra delle tante occasioni in cui si sarebbe avventato su quelle labbra deliziose.
Perché doveva essere così irraggiungibile quella donna?
“Condividere il letto con Sherry … non so se sia una buona idea, cioè, la cosa mi alletta moltissimo ma non è tipa da prendere le cose alla leggera come le altre … ha resistito a Law, senza togliere niente a te ovviamente …” avrebbe fatto fuori il suo alter ego più che volentieri in quel momento, ma, purtroppo, era un’entità incorporea.
Il sorriso gli tornò non appena sentì la risposta poco fantasiosa e ricca di acidità di Pulce con tanto di pernacchia: -Idiota. - … Veramente adorabile.
 
Salve a tutti carissimi lettori ^^
Lo so che è insolito da parte mia, ma ho aggiornato in meno di una settimana! >w< quindi guardate fuori dalla finestra che molto probabilmente vedrete piovere assegni da un milione di euro x’’D … ok, adesso la pianto e torno seria U.U”
Che ve ne pare del capitolo?
Che mi dite di Ace e Sherry in questa parte?
… ok, interrogatorio finito ^^”
Ho pubblicato questa parte su richiesta di Michiru93 ^^ e sono molto contenta di annunciarvi che mi sono arrivate altre due richieste >w< 
Siete in un bel gruppetto ad aver messo la storia tra le preferite e le seguite, grazie di cuore, veramente **
Ringrazio di cuore tutti i lettori che leggono e che recensiscono, mi rendete felice ^^
Spero che il capitolo sia scorrevole e di no aver disseminato errori, in caso correggerò immediatamente *^*

 
Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione (Sherry e Pam), gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright
 

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Capitolo 7
*** A cena con il dottore! ***


A cena con il dottore!
 
Per quale motivo Pauli non faceva altro che fissare le gambe della sua Pulce?
Non poteva guardare quelle di Franky?
Asso buttò un occhio sulle gambe del custode e per poco non svenne, ok, non poteva chiedere troppo a quel povero operaio, ma almeno poteva non essere così sfacciato con Sherry.
La piccola Pulce indossava un paio di Jeans bianchi attillati, una canottiera lilla con sopra un cardigan bianco e ai piedi delle pantofole peluche molto simpatiche, avevano le sembianze di un gatto.
“Chi l’avrebbe mai detto che Pulce fosse così pucciosa nella scelta delle ciabatte? Mi piacciono moltissimo!” Ace rimase sbigottito dalla dolcezza del suo io interiore.
-Signorina Sterling, si trova bene nella sua nuova casa?- domandò il biondino espirando il fumo del suo sigaro, guardando intensamente la ragazza negli occhi.
-Certamente, grazie dell’interessamento.- gli sorrise Pulce con aria molto grata.
“Accidenti, se la sta ingraziando ora che non c’è Iceberg … Grr, che rabbia!” Ace cercò di non soffermare la sua attenzione su quel pensiero, altrimenti avrebbe ingaggiato una lotta all’ultimo sguardo anche con Pauli.
-Dovere madame … tu Ace, per la miseria! Sei diventato lo zimbello del quartiere! Come hai fatto farti fregare a quella maniera da delle suore?!-
-Simpaticone, puoi lasciarmi le chiavi e andartene se hai finito?- gli sbuffò Asso ferito nell’orgoglio.
-Se, se … tieni testa calda, ciao Ace … - poi si rivolse a Sherry e facendo un lieve inchino aggiunse - … arrivederci madamoiselle Sterling. -.
-Ciao Pauli … - sorrise divertita, oppure lusingata?
Rimase fermo sulla soglia della porta di Sherry, non voleva allontanarsi da lì, era stato fin troppo bene in sua compagnia sino a qualche minuto prima, “Soprattutto il nostro stomaco!” saltò entusiasta il suo alter ego massaggiandosi la pancia, era da secoli che non mangiava prelibatezze del genere.
-Sherry, ti ringrazio per la tua ospitalità … spero di non averti disturbato troppo … - sorrise forzato guardandola con occhi teneri.
-Mi ha fatto tanto piacere averti invece, era come essere in famiglia e mi mancava questo clima.- rise, e nei suoi occhi poté vedere una luce diversa dal solito, era gioia.
“No, impossibile … non illuderti che ti fai del male da solo!”.
La vide fare due passi in avanti e alzarsi in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia.
Rimase senza fiato e senza parole, erano così morbide le sue labbra.
Riuscì solo a stringerla a sé e a dondolare sul posto per giocherellare un po’, sapeva che a momenti avrebbe bofonchiato qualche protesta e non se la voleva perdere.
La ragazzina si aggrappò a lui sghignazzando: -Mi fai venire il mal di mare … -.
Si fermò abbracciandola sempre più forte, e poco prima di lasciarla le tenne la testa ferma per la nuca baciandole una guancia a sua volta.
Appena sciolse la presa, la ragazzina ballò un po’, ridendo come se avesse bevuto qualche bicchierino di troppo, e si avviò verso casa scuotendo il capo: -Sei incorreggibile Asso, ci vediamo questa notte, bye bye - chiuse la porta alle sue spalle salutandolo con una manina.
Rimase a guardare quel pezzo di legno per svariati secondi, finché sospirò: -E tu sei irresistibile. -.
 
Bussare, o non bussare?
Osare, o non osare?
Cosa doveva fare?
“Detersivo ambulante, gira le tue venerate chiappe e tornatene a casa!” sbuffò infuriato il suo alter ego.
Stava per fare dietrofront, ma le nocche delle sue mani scivolarono autonomamente sul duro legno della porta della sua vicina, illudendo il suo alter ego: “Noooo!”, che fece di nuovo la faccia dell’urlo di Munch.
Sherry lo accolse sorpresa, tanto quanto lui in quel momento … che cosa gli stava prendendo? Non era mai andato a cercare le ragazze che aveva avuto prima d’ora.
“Ehi, non hai avuto un bel niente con Sherry, se non una deliziosa cenetta a base di pasticcio e un bel pranzetto di pasta e vongole.”.
-Asso, non sei stufo di vedermi ogni giorno?- ridacchiò guardandolo serena.
Perfetto … adesso come avrebbe gestito la situazione?
Era andato lì senza un motivo preciso, la voleva solo vedere e non poteva aspettare il turno del reparto.
“Chiedile se vuole un passaggio! Ci starà prendendo per matti! Oh santo paradiso, tu mi farai venire un infarto prima o poi!” preparò il defibrillatore al suo fianco l’io interiore assieme a qualche fiala di epinefrina e amiodarone.
Si grattò la nuca prendendo un profondo respiro, ce l’avrebbe potuta fare, nessuno era morto prima d’ora per fare una richiesta così stupida.
IO sto morendo Detersivo ambulante, non tu!”.
-Ecco … io volevo solo chiederti se volevi un passaggio per il turno di questa notte … sei stata così gentile a sopportarmi dopo tutto quello che ti ho fatto passare … - non poteva guardarla negli occhi, non voleva vedere il suo viso contrito in una smorfia di rifiuto.
“Perché dovrebbe dirti di no Testa di ravanello? Ti ha ospitato a dormire la scorsa notte!”.
Una folata di vento gli fece arrivare il profumo della cenetta di Pulce … stava cucinando delle braciole di maiale!
Erano molto saporite, lo avvertiva benissimo.
... Oh no … il suo stomaco si era svegliato e stava per scoppiare in un boato di fame terrificante, doveva svignarsela subito da lì.
“Rispondi, rispondi, rispondi …” anche il suo alter ego si stava vergognando, temeva che il suo “brontolio” di stomaco avesse potuto demolire l’intera palazzina come una scossa di terremoto di magnitudo 6.
-Volentieri Asso … - rispose sorridendo.
Meravigliato, alzò lo sguardo e il suo incubo peggiore si avverò, il suo stomaco iniziò a brontolare come mai era successo prima di allora, e Pulce stava sorridendo divertita, come darle torto?
Era arrossito come un wurstel alla griglia dalla vergogna.
-Ti unisci a me per la cena? Ho preparato due braciole di maiale … -.
Quanto era tenera, non avrebbe mai pensato che quell’infermiera Pulciosa fosse così, così … non aveva parole per descriverla, avrebbe solo voluto coccolarla.
Non poteva accettare, non voleva approfittarsi di lei e si limitò a rispondere: - Sento il profumino infatti … - ma non poteva non guardare la soglia della cucina da cui proveniva quel profumino invitante, e il suo stomacò parlò per conto suo protestando con un’altra ululata.
“Miseriaccia, un po’ di contegno! Che figura …” si schiaffò una mano in fronte il suo alter ego.
Sentì afferrarsi la mano da Pulce mentre lo trascinava dentro e chiudeva la porta con un colpo di punta del piede, per poi farlo sedere forzatamente al tavolo.
“Accidenti mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando il Babbo aspettava me e Marco sveglio sulla porta di casa pronto a farci le sue ramanzine se tornavamo sbronzi …”.
Asso ricordava benissimo quegli aneddoti.
Quando la notte tornava assieme a testa d’ananas un po’ alticcio, il Babbo li prendeva per le orecchie e li faceva sedere a tavola accendendo tutte le luci della stanza, in maniera tale da far infastidire i loro occhi per poi sottoporli a un attento interrogatorio.
Pulce apparecchiò la tavola anche per lui, che non poteva fare a meno di tenere la testa bassa per l’imbarazzo, era la prima volta che si faceva comandare da una ragazzina … a proposito di ragazzina, Pulce quanti anni aveva?
-Pulce, perdonami, ma non ho la benché minima idea di quanti anni tu abbia … sembri molto giovane … -
-Ventidue, temevi che fossi più vecchia di te?- domandò sarcastica.
“Per la miseria, Asso c’è troppa differenza d’età fra voi due! Lasciala ancora tranquilla.” .
-Assolutamente no, pensavo solo che sono molto più vecchio di te, tutto qui. -.
La ragazzina prese una sua mano guardando attentamente la pelle del dorso: -Hai solo Trent’anni, non sei poi così tanto vecchietto.-
-Come hai fatto a … - non aveva parole, lo aveva preso contropiede.
-Io studio tantissimo le mani delle persone che conosco, dicono di tutto … per esempio, tu metti la crema per le mani prima di andare a dormire, confessa.- gli puntò la spalla con un dito, ridendo a pochi centimetri dal suo volto.
Sorrise, i capelli di Pulce che ballavano a suon delle sue risate ed erano bellissimi, risaltavano i suoi riflessi ramati scuri: -No, al mattino … i prodotti alcolici per la mani del reparto sono troppo aggressivi. – continuava a guardarla meravigliato.
“Ehi, Testa d’uovo sodo? Ti ha appena detto che non sei abbastanza vecchio. ”.
Non gli importava quel dettaglio per il momento, gli piaceva guardare Pulce mentre si prodigava a girare le braciole e a ispezionarle, mentre gli sorrideva con dolcezza … sarebbe stato bello assistere a quello spettacolo ogni giorno della sua vita … per questo il Babbo insisteva a fargli trovare una moglie?
 

Guardavo Asso mentre cucinavo, beandomi nel vedere il suo sorriso rilassato e soddisfatto.
Anche se ci conoscevamo da poco, mi sentivo in famiglia con lui.
“Sigh, sigh … ho la netta sensazione di averti perso … sigh, sigh … sei troppo giovane per pensare al matrimonio” … ma chi aveva parlato di matrimonio?
Mi irrigidii sentendo le guance accaldarsi sempre più, e mi voltai a guardare Asso … in effetti avevamo passato troppo tempo assieme ultimamente, e avevamo trascorso le ultime due giornate come due sposini.
Mi incantai guardando le mattonelle bianche del muro che stavano sopra i fornelli, pensando a me dentro a un abito bianco mentre percorrevo una lunga navata, con velo trasparente ricamato che cadeva davanti al viso.
Chiusi gli occhi provando a immaginare lo sposo.
Chi poteva essere momentaneamente il malcapitato?
Provai ad immaginare Law mentre si voltava a guardarmi … oh mio Dio!
Che spavento!
Infatti nella mia testolina matta avevo visualizzato il tacco della scarpa che si spezzava, ed io che cadevo di faccia nella navata centrale spaccandomi il setto nasale.
“Sherry, la carne …” mi ricordò il mio alter ego " ... comunque ... esagerata! non ti sei mica spaventata per il bel chirurgo!... non vuoi che sia lui il tuo futuro marito semplicemente." sbuffò l'alter ego " ... Ma come fa a non garbarti?!".
Riaprii gli occhi per girare le braciole, per fortuna non si erano carbonizzate, ma in compenso mi ero bruciacchiata l’indice sulla piastra.
-Ahia!- saltai.
Sentii Asso sghignazzare alle mie spalle, ma lo ignorai.
Leccai il dito voltandomi, e lui era in piedi difronte a me che sogghignava divertito.
“Che hai da ridere?! Fa male, miseriaccia …”.
Boccheggiai bordò in volto, volevo spiegargli che cosa era successo, ma non trovavo le parole.
-Sei la solita imbranata, fa vedere. -.
Lo continuavo a fissare negli occhi con il fiato bloccato in gola.
Prese delicatamente la mano fra le sue e guardò attentamente il dito, per poi leccarlo e succhiarlo a sua volta.
“Accidenti … è così, è così …”.
Quello che stava facendo mi procurò un’insolita morsa allo stomaco, mi piaceva … oddio, dovevo vergognarmi di me stessa, bisognava inventare qualcosa per farlo smettere.
Mi bloccai nuovamente pensando al mio ipotetico matrimonio, e lo sposo che si girava a guardarmi era Ace questa volta.
Nessun tacco si era rotto ed io giungevo tranquilla dinanzi a lui sorridendo.
Fui io a poggiare la fronte sulla sua, e Asso mi guardò intensamente negli occhi, lasciando il mio povero dito abbrustolito al suo destino.
-A cosa stai pensando?- sussurrò leggermente affannato.
- … a qualcosa più grande di me … - chiusi gli occhi strusciando la punta del naso contro il suo, ero bollente, lo sapevo perchè la fronte di Asso era più fresca della mia.
-E cosa sarebbe quel “qualcosa”?- le nostre labbra si sfiorarono per poco, ma il mio cellulare iniziò a vibrare nella tasca posteriore dei miei pantaloni, facendomi balzare in avanti per lo spavento.
Ace si allontanò da me ridacchiando, ed io mi portai sulla soglia della porta della cucina bordeaux in volto: -È mia madre, io … -
-Vai tranquilla, ti aspetto … - spense il gas sorridendo.
-Grazie. - bisbigliai.
“Ace come marito? Nah … non ce lo vedo …”.
 
 
“Buono, buono, buono … voglio il bis!”.
Aveva divorato tre braciole di maiale mentre Sherry lo guardava entusiasta: -Ne vuoi un’altra?- ridacchiò.
-No grazie, mi stai viziando un po’ troppo … - posò le posate sul tovagliolo, ma il suo stomaco decise di farlo vergognare ancora una volta ruggendo, ma anche se l’intensità del boato era diminuita, il povero Asso non poteva far altro che sentirsi imbarazzato.
-Te ne preparo un’altra. – sorrise Pulce scuotendo la testa.
Piccola, dolce e fragile … questi erano gli attributi che più si addicevano a Sherry, “Ehi, non dimenticare che diventa Xena quando vuole …” aggiunse il suo alter ego saccente, forse, inconsciamente, temeva quel lato represso del suo carattere.
-È strano … - sussurrò Asso.
-Che cosa?-
- … è strano che tu non abbia trovato nessun uomo serio fino ad adesso, sei così buona, dolce … e anche bella. – la voce si affievolì sull’ultimo aggettivo, non aveva mai detto a nessuna donna una frase così sdolcinata.
“Detersivo ambulante? La glicemia mi è appena salita a 600, rischio di andare in coma iperglicemico lo sai?”.
La piccola Pulce pulciosa rimase in silenzio, e girò la testa nella sua direzione guardandolo all’alto della sua spalla. Con le guance rosse e le labbra increspate in un piccolo sorriso, rispose: -Grazie … -.
L’aveva messa in soggezione, ed era l’ultima cosa che voleva fare in quel momento.
-Scusami, non volevo metterti in una posizione scomoda … -.
Sherry ridacchiò, sussurrando: -È la cosa più bella che un uomo mi abbia mai detto, mi ha fatto piacere … - mise la braciola nel piatto del suo ospite, sempre con quel velo di rossore che si addiceva al suo volto - … questa è l’ultima che mi era rimasta, spero che il tuo stomaco si senta saziato … - guardò i suoi occhi di sfuggita, per poi concentrarsi sulle labbra che sorridevano come delle matte.
Il cuore gli martellò nel petto, a che cosa stava pensando Pulce?
Prese un tovagliolo e gli ripulì il labbro superiore: -Adesso sei molto più carino.- gli ammiccò.
“Oh Giuseppe e Maria … che figuraccia …”.
 
Buonasera ^w^
Questo è l’ultimo capitoletto che ho in serbo per voi, momentaneamente U.U, non ho altro di cui scrivere dei retroscena o parti tagliate di Fonendi, camici e … amore T.T
Questo capitolo nasce dalle richieste di Kiko90, che mi aveva domandato gentilmente di scrivere qualcosa su entrambi i punti di vista dei due protagonisti mentre mangiavano le loro braciole x3
Che ve ne pare delle parti di Ace e quella di Sherry? ^w^
Le pare mentali di Sherry sono quelle che mi hanno colpito più di tutte O_O” non le aspettavo neppure io, sono nate spontanee mentre scrivevo x’D
Adesso la fan fiction madre sta entrando nel vivo della storia e non ci sono scene altre tagliate da girarvi purtroppo ^^”

Spero di sentire presto i pareri dei miei seguaci fedeli, di quelli nuovi, ma anche quelli ““““vecchi”””” ^^” (non mal interpretate il termine vecchi, please ^^”””””).
Un bacione con abbraccio!
Sherry=^w^=


Questa storia non è stata scritta a scopro di lucro ed eccezion fatta per i personaggi di mia invenzione (Sherry e Pam ©), gli altri non mi appartengono e sono stati usati nel rispetto dei relativi copyright, ma la trama nel quale agiscono è di mia invenzione ©.

 

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