Punk Love

di cathyjett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Vicky arrives to LA.... ***
Capitolo 3: *** Jeff and Slash ***
Capitolo 4: *** We meet again.... ***
Capitolo 5: *** The Pinheads ***
Capitolo 6: *** Let's Tour? ***
Capitolo 7: *** Mark - ***
Capitolo 8: *** San Francisco ***
Capitolo 9: *** Is this the end of us? ***
Capitolo 10: *** Life goes on while you're miles away, there's nothing I can say.... ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Seattle, 1984.

Era una fredda giornata di Novembre. Come se non bastasse, pioveva – una pioggia fredda, sgradevole.

Vicky guardava la pioggia cadere sulle finestre mentre che faceva la sua valigia per andarsene. Già, lasciava Seattle, lasciava la sua famiglia che ormai le stava sui cosiddetti, lasciava tutto il suo passato dietro di se.

Vicky aveva 22 anni. Lei apparteneva alla scena punk di Seattle – aveva suonato il basso in almeno 30 gruppi punk di Seattle – lei viveva per il punk, lei ci credeva. Prima del punk, lei era una ragazzina ribelle, e non trovava nessun stile di musica che esprimeva i suoi sentimenti di rabbia e ribellione. Meno male che nel 1977 ci fu l’esplosione del punk che le salvo l’anima ai 15 anni! Da allora, jeans sempre più strappati, anfibi con borchie, chiodo pieno di borchie e scritte, magliette di gruppi punk/scritte aggressive, controverse, capelli à la Joan Jett, e soprattutto, un’attitudine arrogante, menefreghista, io-faccio-quel-che-voglio-me-ne-frego-se-non-ti-piace. E soprattutto, una musica veloce, semplice, aggressiva, potente, attraverso la quale Vicky poteva esprimersi.

Forse Vicky si era espressa troppo, poiché i suoi genitori discutevano sempre con lei. Così, finalmente, Vicky decise di lasciarli. Ma sì, al diavolo la casa dove era cresciuta, la famiglia, i fans, gli amici, gli ex! Al diavolo tutti quanti, si comincia da capo, si va a Los Angeles, dove ora tutto il mondo della musica era concentrato… anche se a Vicky facevano schifo quelle band che uscivano in tacchi alti, truccati da cima a fondo. Dov’era finita l’attitudine ribelle del rock? Dov’erano finiti quei bei tempi dove i musicisti andavano a suonare con una maglietta e un jeans, sporchi, ma tanto, chissenefrega? Quei tempi erano finiti, ora tutte le band curavano il look più di ogni altra cosa, e questo a Vicky faceva schifo. Decisamente, la scena del hair metal/glam metal non faceva per lei. L’unica cosa che contava per Vicky era il punk rock e il rock duro. Ed era quello che intendeva fare a Los Angeles – mettere su una band punk e spaccare i culi a tutti quanti.

Intanto, in un’altra casa, dall’altra parte della città, c’era anche qualcun altro che faceva le valigie per andare a Los Angeles.

Anche Michael era un ragazzo punk, aveva 19 anni. Era ben conosciuto nella scena punk di Seattle. Aveva suonato la batteria in varie band, anche se recentemente aveva deciso di prendere il basso per cercare un futuro migliore a Los Angeles nella musica. Michael non era punk come Vicky – apprezzava il punk, sì, però non era così “dentro” quello stile di vita come Vicky. Ovviamente, Michael conosceva Vicky, era stata la sua ex. Era stata una relazione difficile, dove lei era più forte di lui, più decisa, più determinata, lui era troppo debole – non la reggeva. Lei era troppo ribelle per lui. Così, si sono lasciati, e non si cercarono mai più. Inutile dire però, che Michael continuava a pensare a quella ragazza… ma ormai, anche lui buttava tutta la sua vita dietro di se e ne cominciava una nuova a Los Angeles.
Michael non era come Vicky – non disprezzava i gruppi hair e glam metal come lei. A costo di suonare in una band, Michael sarebbe stato persino pronto a truccarsi e farsi i capelli cotonati.

Ovviamente, né l’uno né l’altro si immaginava quello che stava per accadere a Los Angeles….

*angolo dell'autrice*
Ebbene ragazzi... dopo aver ricevuto una recensione che mi aveva dato dei consigli sul come scrivere le mie storie, beh, ho cercato di applicarli... Scusate i miei errori di grammatica, ma come ho già detto, l'italiano non è essattamente la mia "lingua madre", quindi.... 

Lasciate una recensione se vi va! xxCathyxx

 

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Capitolo 2
*** Vicky arrives to LA.... ***


Vicky arrivò a bordo della sua vecchia Ford a Los Angeles la sera. Aveva viaggiato tutto il giorno non-stop, si era fermata solo per far benzina, andare in bagno e mangiare. Parcheggiò la sua vecchia macchina trasandata nel parcheggio del primo Motel che trovò a Hollywood, prese la sua valigia, chiuse la macchina a chiave, e andò dentro il Motel. Pagò per una settimana, si fece una doccia, si cambiò, e uscì di casa. Se voleva trovare qualcuno con cui vivere, era meglio se cominciava subito.
Los Angeles non aveva niente a che vedere con Seattle. Intanto, non faceva freddo, per niente. Poi, le luci di quella città, la vita che c’era! Vicky chiese indicazioni per Sunset Boulevard. Forse, con un po’ di fortuna, qualche buona band avrebbe suonato quella sera in un locale.

Vicky decise finalmente di entrare nel Starwood. Pagò l’entrata, visto che c’era un gruppetto di glam metal che suonava. Ovviamente, era uno di quei gruppetti che si formava, suonava per un mese, poi si scioglieva. Vicky andò a sederi in un angolino. Non aveva niente a che vedere lei con tutta quella scena. I suoi capelli biondi erano conciati alla Cherie Currie anni 70’, i suoi jeans erano strappati un po’ dappertutto, la sua giacca aveva stampe di gruppi tipo The Exploited, The Damned, The Sex Pistols, The Clash… indossava una maglietta dei Black Flag.  Le sue converse nere avevano visto giorni migliori. Vicky si sedette e ordino una birra. Dal suo angolo, poteva vedere in pratica tutto il locale e tutti quanti – pieno di ragazzine puttanelle, ragazzi che ricevevano dei lavoretti da parte di quelle ragazze sotto al tavolo, altri ragazzi che bevevano come dei malati…. Quasi tutti i ragazzi avevano quell’acconciatura vaporosa, ridicola nella mente di Vicky, soprattutto perché molti non si lavavano i capelli quindi erano vaporosi e sporchi. Schifo.

Vicky aveva individuato un ragazzo con la maglietta dei Ramones. Anche lui era seduto da solo. Proprio quando Vicky voleva alzarsi per parlargli, fu fermata da un biondo. Aveva un sorriso grande come una fetta di melone, sembrava ben fatto – no, anzi, aveva semplicemente bevuto. Fatto sta che si era intromesso fra i piani di Vicky, cosa che non conviene mai a nessuno.

-Hey bella, dove vai?
-Cazzo te ne frega ossigenato? Sgaggia, devo parlare con qualcuno.
-Hey, dai, se cerchi compagnia, son qui eh… -disse il ragazzo sedendosi vicino a Vicky.
-Non ho bisogno della compagnia di uno che rende i suoi capelli simili a un cespuglio pieno di zecche. –disse Vicky.
-Ed dai bella, non fare così…
-Amico, senti, non ti conosco nemmeno, quindi, smamma ok? Non ho intenzioni di andare a letto con te o di succhiarti il cazzo. Non sono una puttanella di Hollywood Boulevard ok?

Steven restò molto impressionato da quella risposta, soprattutto da quel atteggiamento. Ormai, l’aveva fatto con ogni singola ragazza nel locale – mancava solo Vicky nella sua lista. Lui non poteva NON averla. Non era accettabile per Steven Adler. Doveva insistere – ma dopo una risposta così, non sapeva veramente cosa dire.

-Hey, ma dai, non ho detto che voglio fare ste cose con te! Voglio giusto conoscerti. Se vuoi, mi presento. Mi chiamo Steven, ho 19 anni.
-Vicky, 22 anni.
-Dimmi Vicky… te vieni da? Non mi sembra che appartieni a questa scena.
-Vengo dalla scena punk del Seattle.

Steven arricciò lievemente le labbra. Per un motivo o l’altro, lui e i punk non erano mai andati d’accordo – non li piaceva tutta quella scena.
-Ah ok. Figo. Suoni qualcosa?
-Il basso.
-Io suono la batteria. Sei in una band?
-Sono arrivata oggi a Los Angeles. Ed ora che conosci la storia della mia vita, ti lasciò, devo veramente andare a parlare con quella persona. Ti lascio la mia birra se vuoi. Addio Steven.

Vicky si alzò, e si avviò verso quel ragazzo con la maglietta dei Ramones, che per pura fortuna non era ancora partito. Cominciò subito a parlare con lui – anche lui era un punk, suonava la batteria, ed era interessato a formare una band punk rock/hard rock. Vicky era al settimo cielo. Non se l’aspettava di trovare qualcuno così presto!

-Dimmi Vick… Hai dove dormire stanotte? –chiese il ragazzo, che si chiamava Max.
-Ho una camera in un motel qui vicino per una settimana.
-Se vuoi, puoi venire da me. Non ti serve il lusso vero? Vivo in un piccolissimo appartamento, una specie di buco… sei mai andata al CBGBs? Ecco.
-Con piacere! Se mi accompagni al motel e mi aiuti a prendere la mia roba… ho una macchina. Scherzi? Il CBGBS per me è il fottuto paradiso! Sai, ho vissuto a New York per 2 anni. Ho visto tanti di quei gruppi suonare li….
-Perfetto. Andiamo allora dai. – rise Max.

Così, Vicky e Max si avviarono all’uscita del locale. Steven continuava a guardare la ragazza. Lo aveva veramente messo giù di morale – l’aveva praticamente umiliato. Ecco perché lui non poteva comunicare coi punk – loro avevano un’attitudine più forte di lui, cosa che non li andava bene. Sperava di non aver niente a che fare con quella ragazza per un bel po’.

Intanto, Max guidava la macchina di Vicky vero il suo appartamento.
-Max, dimmi, da dove vieni te?
-Hill Valley, California. Piccola città di nulla… Senti Vicky, ti devo chiedere una cosa… Hai qualcosa contro le droghe?
-Dipende quali. Contro l’eroina, sì, poiché Sid Vicious è morto a causa di quella merda…. L’erba la fumo volentieri, non mi dispiace. Le altre droghe…. Nah. Sai, non mi servono le droghe per avere delle sensazioni speciali, mi basta la musica.
-Bene. Perché sai, io ho 2 piantine che crescono a casa…. No, la polizia se ne frega. La polizia non considera la mia casa una casa, quindi.

Quando erano finalmente arrivati a casa di Max, Vicky capì perché non si considerava una casa quel posto. Intanto, c’era solo una stanza. In un angolo, c’era la batteria di Max, nell’altro, un materasso. Nell’altro angolo, c’era un WC con una doccia e un lavandino – nascosti dietro una cortina, per privacy. Nel quarto angolo della stanza, c’era una specie di cucinotto, con un piccolo frigo. Per finire, le piantine crescevano accanto alla cucina, e vicino al materasso, c’erano un bel po’ di vinili. C’era poi una finestra che dava all’appartamento un minimo di luce. Ecco la casa di Max. Era bastanza pulita tutto sommato, però era veramente un buco.

-Beh, che dire, c’è tutto. Suppongo che devo dormire con te sul materasso eh? Quanti paghi sto posto?
-Se vuoi dormo sul pavimento. Pago 100 dollari – il proprietario se ne frega di sto ripostiglio….
-Ma che, no no, dormiamo insieme, fine. Ok, ti do subito l’anticipo di 50 per un mese – sarebbero i soldi che ho recuperato dal motel.
Max sorrise alla vista dei soldi. Finalmente poteva risparmiare 50 dollari al mese! Inutile dire poi che Vicky stava stra simpatica a Max – erano due punk nell’epoca sbagliata. Loro avrebbero voluto che gli anni 70’ avrebbero durato per sempre……
-Vicky, dimmi, c’è l’hai il ragazzo? O c’è l’avevi?
-L’ultimo che avevo era Michael, beh, chiamiamolo Duff… ma lascia perdere, acqua passata. Non era niente di che.

Perché per Vicky, era così. La sua relazione con Michael Andrew McKagan, o meglio conosciuto come Duff McKagan per lei non era mai stata un granché. Si, adorava il senso dell’umorismo che aveva quel ragazzo, le era simpatico, però era 2 anni più giovane di lei, e poi, era così… soffice. Lei lo poteva far fuori in due minuti con la sua attitudine. Duff mancava a Vicky? No, non si può dire così. Però, Duff aveva comunque un piccolo angoletto nella vita di Vicky…. 

**angolo dell'auttrice** salve ragazzi! aggiorno super tardi, lo so... =\ vi prometto però di aggiornare minimo una volta la settimana! =D In questo capitolo ho introdotto Steven Adler... e vi ho dato un'idea su come Vicky vede i "capelloni" glamster.... aspetto un vostro parere nelle recensioni! xxCathyxx

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Capitolo 3
*** Jeff and Slash ***


Duff scese dall’autobus che lo aveva portato fino a Los Angeles. Non conosceva nessuno in quell’enorme città, non sapeva dove andare, cosa fare. Decise di andare al posto “culturale” della città, Sunset Boulevard. Los Angeles era così piena di vita, niente a che vedere con Seattle! Camminando su Sunset Boulevard, Duff vide una figura che li sembrava vagamente familiare…. Portava una giacca con un’enorme stampa dei Damned… Che fosse Vicky? Ma no, Vicky era a Seattle, per l’amor del cielo! Duff proprio non riusciva a togliersela di mente…
 
Il ragazzo si guardava intorno…. Vedeva di tutto: ragazze in angoli bui della strada dando lavoretti a dei ragazzi, spacciatori che incontravano i loro clienti, gente che discuteva, altra che rideva, ubriachi, giovani ancora “puri” spassandosela, delle prostitute ormai sulla trentina…. Già, una folla molto vasta, che impressionava la vista del ragazzo.
 
Duff però non restò con le mani in mano a lungo. Cominciò subito a cercare un coinquilino o una coinquilina, e ne trovò una. Si chiamava Katarina, aveva un appartamento su Sunset Boulevard. Come se non bastasse, Sly Stone era il suo vicino di casa. Non si può dire che Duff non abbia avuto fortuna!
 
Dicembre 1984.
Vicky passeggiava per le vie di Los Angeles con Max. Max era il suo migliore amico, e qualche volta erano anche qualcosa di più – ma non era una cosa seria. I due non avevano ancora trovato un chitarrista per la loro band! Tutti i chitarristi che trovavano erano quelli glam rock, uno era pure venuto in pantaloni glitterati, stivali col tacco, una camicia elegante e i capelli cotonati a più non posso. Vicky e Max risero, e il ragazzo capì che non era per lui quella band. Ah sì, stiamo parlando di CC DeVille – un grande chitarrista, ma non potrebbe mai stare in una band punk rock – rock duro. E tanto all’epoca non si era ancora fatto un nome….
 
-Max! Fermati! Vedi quel ragazzo che sembra una copia stampata a Johnny Thunders?
-Eh? Quale? –chiese Max cercando la figura fra la folla di gente che passava.
-Quello che sta arrivando verso di noi!!! Adopera gli occhi!
 
Max finalmente lo vide. Camminava con lo sguardo abbassato, i suoi capelli neri erano tali quali quelli di Johnny Thunders, indossava una giacca di cuoio nera, pantaloni neri, e… delle scarpe che sembravano a delle creepers.
 
-Hey amico…. Si parlo a te Johnny Thunders! –disse Vicky fermando il ragazzo per la strada.
-Hm? Che c’è? Che volete? –chiese l’altro. Aveva un’aria depressa.
-Come ti chiami? – chiese Max.
-Jeff.
-Jeff, suoni la chitarra? –chiese Vicky.
-Sì, come mai?
-Ci serve un chitarrista per la nostra band. Io suono la batteria, Vicky il basso – e per il momento canta pure. –disse Max.
 
Jeff squadrò quei due da cima in fondo. Jeans strappati, entrambi indossavano una maglietta dei Clash e delle converse vecchie – ma ancora solide. La ragazza aveva una giacca di cuoio piena di stampe di gruppi punk e borchie, lui invece aveva una giacca di cuoio con soltanto una stampa, che leggeva “Punk’s Not Dead”. Ovvio riferimento all’album dei Exploited. Il ragazzo aveva i capelli à la Sid Vicious, lei à la Cherie Currie – o Joan Jett, entrambi avevano la stessa acconciatura. Jeff capì subito che quei due li erano dei punk.
 
-Che cosa suonate?
-Punk. Anche rock duro però. Sai, suoniamo Ramones, Clash, Runaways, AC/DC, New York Dolls, Stooges…
Jeff considerò un secondo. Boh, perché non provare? Tanto, non aveva niente da perdere….
-Ok, em diciamo che vengo da voi oggi con la mia chitarra verso le 8 di sera. Datemi il vostro indirizzo perfavore.
 
Vicky scrisse l’indirizzo su un tovagliolo di carta, e disse che lei lo avrebbe aspettato all’entrata dell’appartamento. Ultimo piano, la porta in fondo a sinistra. Jeff sorrise.
 
-Ok. A stasera Sid e Nancy.
-A stasera Johnny Thunders. –rise Max.
Vicky fece un salto nell’aria quando Jeff se ne andò.
-Max? Max! Hai capito cos’è appena successo? Abbiamo trovato un chitarrista!!!
-Calma biondina! Deve prima suonare con noi per sapere che se è interessato o no.
 
Ma ormai, Vicky stava saltellando di qua e di là, era più che felice. Decise di andare a comperare un disco per festeggiare – niente meno che un disco di Joan Jett, uscito prima quell’anno. Non aveva ancora avuto l’occasione di prenderlo.
 
-Ciao Slash. C’è l’hai Glorious Results of a Misspent Youth di Joan Jett? –chiese Vicky entrando dentro a Tower Records. Slash le era simpatico – era un ragazzo color cioccolato al latte, aveva i capelli più ricci che Vicky aveva mai visto in vita sua.
-Si certo Vicky. Mi chiedevo quand’è che la mia ragazza punk lo avrebbe finalmente comperato! –disse Slash trovando e porgendo il disco a Vicky.
-Grazie Slash. Sai, quando ho i soldi…. E poi oggi è una giornata… speciale. Forse abbiamo trovato un chitarrista io e Max….
 
Slash sorrise. Lui e il punk non andavano in accordo, cioè, si, li piacevano dei gruppi punk, ma la scena punk di Los Angeles per lui era… patetica. Doveva ammettere che Vicky e Max suonavano bene, però non voleva ingaggiarsi in quella scena…. Poi no, lui non era fatto per essere in qualche piccolo gruppetto – lui doveva, voleva essere nella più grande band rock n’ roll del mondo. 
 
-Bene, fa piacere. Che tipo è?
-Ah, uno che assomiglia a Johnny Thunders… -disse Max arrivando all’improvviso. Stava scegliendo quale disco comperare – aveva scelto alla fine 1984 dei Van Halen.
-Sul serio? Mi sa che è venuto oggi qua eh. –disse Slash contando sulla calcolatrice il totale che dovevano pagare i due amici.
-Max, giuro che se non mi lasci dormire un’altra volta a causa dei Van Halen, ti strozzo. –rise Vicky. Era già una settimana che Max metteva a tutto volume Women and Children First dei Van Halen la sera e provava sulla batteria ad imitare Alex Van Halen. Vicky una volta aveva cominciato a buttare delle lattine di birra e i suoi vestiti su Max, così quello smetteva di rompere i timpani alle 3 di mattina. Max, in tutta risposta, andò verso Vicky e cominciò a solleticarla, per poi finire in un abbraccio sul materasso.
-Vicky, dai che ci divertiamo sempre. –disse Max.
-Ragazzi, emm… 30 dollari. –disse Slash.
-Offro io. –disse Max.
-Max, sul serio… –disse Vicky.
-Shh, zitta piccola. –disse Max pagando Slash.
-Grazie ragazzi. Buona fortuna, tornate al più presto! –disse Slash.
-Eh sì, quando ricevo lo stipendio al bar riccio! –disse Vicky uscendo dal negozio con Max.
 
Max e Vicky uscirono dal negozio, mano nella mano, felici che lunedì non dovevano lavorare al Troubadour da baristi e che quel ragazzo, Jeff, sarebbe venuto a suonare con loro quella sera.
 
**angolo dell’autrice** salve ragazzi! =) in questo capitolo ho introdotto Slash e Izzy (Jeff). Slash è un amico per Vicky e Max, ed Izzy…. Beh, si vedrà nel prossimo capitolo no? ;) Nel prossimo capitolo cercherò anche di “zoomare” su Duff e forse potrò introdurre Axl. Steven per il momento si lascia in pace XD. Ringraziò tutti quelli che hanno recensito la storia e che l’hanno aggiunta fra le seguite / ricordate! =) lasciate una recensione! =) xxCathyxx

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Capitolo 4
*** We meet again.... ***


Febbraio 1985.
 
Izzy, Vicky e Max finirono per formare una band, The Pinheads. Spaccavano i culi a tutti quanti, erano grandi nella scena punk di Los Angeles, ma anche nella scena rock di Los Angeles in generale. Avevano persino fatto una mini-tournée che consisteva delle tappe seguenti: Los Angeles, Pasadena, San Francisco, Hill Valley, Seattle. E come se non bastasse, avevano pubblicato un EP di 5 canzoni su un’etichetta indipendente. Però, Izzy era anche in un’altra band, Hollywood Rose, e alcune volte, non trovava il tempo per stare con entrambi le band...
 
16 Febbraio.
 
Vicky, Max e Izzy stavano passeggiando per le vie di Los Angeles. Negli ultimi giorni, Izzy si comportava in modo strano, parlava veramente poco, sembrava sempre distratto….
 
-Ragazzi…. Vi devo dire una cosa. –disse Izzy sedendosi di colpo su una panchina in un parco.
-Mi domandavo quando sarebbe arrivato questo momento. –disse Vicky sedendosi in groppa a Max, che era seduto vicino ad Izzy.
-Sapete, io ho 2 band… la nostra, The Pinheads, ma ho anche Hollywood Rose, e nonostante tutto, i Hollywood Rose sono per me…
-Non continuare Izzy. Tanto, io lo sapevo che non saresti sopravvissuto a lungo fra di noi. –disse Max.
-Max, sh! Izzy… beh, ci lasci da soli. Peccato, proprio quando potevamo fare qualcosa di bello, tipo, un album…. Sai, abbiamo parlato con Rhino Records, loro sono disposti a darci un contratto per fare un album con loro…. Peccato Izzy, davvero. Troveremo un altro chitarrista suppongo, ma sinceramente, non me l’aspettavo… –disse Vicky.
-Lo so ragazzi, però…. Nonostante tutto, io non potrò mai abituarvi ad essere coi punk, a suonare del punk… lo so che noi non abbiamo mai suonato del punk puro, che tutti ci definiscono come i figli dei Sex Pistols e degli AC/DC, però…. Io preferisco suonare in un altro stile….
-Ti capisco. Ma tanto, lo avevo capito subito. –disse Max.
-Comunque, se volete venire oggi alle ripetizioni dei Hollywood Rose… potete venire con me, fra 2 ore. –disse Izzy.
-Grazie per l’invito. C’andiamo, ti pare. Forse troveremo un nuovo chitarrista… –disse Vicky torcendosi le dita. Max aveva messo le sue braccia attorno la vita di Vicky.
-Abbiamo un nuovo bassista a proposito. Son sicuro che troverete un nuovo chitarrista, se no, sinceramente Vicky, son sicuro che te potresti suonare delle canzoni sulla chitarra…
-Baby, io suono il basso, sulla chitarra so solo suonare roba dei Ramones, non potrò mai suonare un assolo.
 
Izzy sorrise, si alzò dalla panchina, e fece segno a Max e Vicky di seguirlo.  Max e Vicky si alzarono e il trio si incammino verso “l’appartamento” di Max (e ormai, anche quello di Vicky), dove Izzy doveva andare a ritirare le sue cose. Una volta fatto il trasloco, i tre entrarono nella vecchia Ford di Vicky, e si avviarono verso il posto dove i Hollywood Rose praticavano.
 
Una volta arrivati, i tre uscirono dalla macchina ed entrarono dentro l’edificio, dove la band stava ormai aspettando solo Izzy. Quando Vicky vide il loro nuovo bassista, stava per prendere un infarto.
 
-DUFF? –esclamò Vicky, cascando all’indietro fra le braccia di Max dalla sorpresa.
 
Duff si girò, e anche lui, quando vide la ragazza, stava per cascare dalla sorpresa. Era a bocca aperta, aveva sgranato gli occhi.
 
-VICKY?
-Ahem…. Vi conoscete? –disse Izzy, confuso. Tutti erano confusi in quel momento. Vicky si riprese, ma restò comunque appoggiata su Max.
-Si, certo che ci conosciamo, l’amor del cielo, siamo cresciuti insieme, no ma che, abbiamo suonato insieme, c’è, alt, lui è uno dei miei ex, no ma…. Che cazzo ci fai qui?
-Quello che fai te, cerco di sfondare nella musica. Ho seguito la tua band sai. Buon EP. –disse Duff sorridendo. In effetti, lui sapeva che Vicky era a Los Angeles, aveva seguito i Pinheads, aveva acquistato il loro EP…. Però aveva sempre evitato di scontrarsi con Vicky. Sempre. Per questo era stato colto di sorpresa nel vederla lì.
 
Vicky sbatté gli occhi un paio di volte. Lentamente, si avvicinò verso Duff. Lo guardava dritto nei occhi. Quel fottuto ragazzo. Quel ragazzo che lei aveva fatto fuori in 3 mesi, perché lei era sempre stata quella ribelle, più punk, lui era quello sdolcinato, punk ma sdolcinato. Lo amava ancora? No. Lei ora aveva Max – lei e Max non erano insieme, ma Max era l’unico ragazzo per il quale aveva una specie di sentimenti. Nonostante tutto, Duff le era mancato – il suo umorismo, i suoi mitici scherzi, suonare con lui, ricordarsi con lui della loro infanzia, fumare l’erba con lui….
 
-Bello rivederti Michael. –disse Vicky sorridendo e dando una pacca alla spalla di Duff.
Duff invece sorrise, e si azzardò in un mezzo-abbraccio con la ragazza.
-Ahem, biondini belli miei, non voglio dire niente, ma noi dobbiamo suonare, quindi, se potete staccarvi, Nancy, vai a sederti in un angolo con Sid, grazie… –disse ad un tratto un ragazzo snello, dalla folta chioma rossa.
-Axl, sempre il solito, e smettimi di chiamarmi Nancy. Non sono in nessun modo come quella puttana. –disse Vicky.
-Calma belva, calma. –disse Axl ridendo e passando la sua mano fra i capelli di Vicky.
 
Vicky tirò fuori la lingua e andò a sedersi in un angolo coccolata da Max. Una volta che le prove erano finite, Duff si avviò subito verso Vicky.
-Hey, Victory, ti va se… se… se andiamo insieme da qualche parte stasera?
 
Vicky sorrise. Nessuno la chiamava Victory, nessuno aveva il permesso di chiamarla Victory, tranne Duff. Per non si sa quale ragione, Vicky chiamava Duff Michael, e Duff chiamava Vicky Victory.
 
-Certo Duff. Vediamo se sei ancora bravo con le donne come lo eri prima. Max… ci vediamo dopo man.
Max sorrise, posò un bacio sulla testa di Vicky, strinse la mano a Duff.
-Vick, posso prendere la macchina? –chiese Max prima di uscire.
-Certo! Ecco le chiavi. Non rompermela, è da 6 anni che la uso. –rispose Vicky lanciando le chiavi a Max.
 
Così, Duff e Vicky rimasero da soli.
-Vuoi rimanere qui per un po’ o….  –disse Duff prendendo il suo basso.
-Andiamo dai. Dio mio, perché non m’hai detto che eri a Los Angeles?
-Perché l’ultima volta che ci siamo parlati, avevamo avuto una discussione degna di qualche film drammatici d’amore dove lui e lei si urlano addosso come dei cani randagi. –disse Duff.
-Ah…. Già…………. Scusa sai. Non sono mai stata brava a fare la ragazzina dolce….
-Per questo che mi sei sempre piaciuta. –sorrise Duff.
 
Duff guardava Victory. I suoi capelli erano rimasti sempre gli stessi, à la Joan Jett. Indossava sempre lo stesso jeans strappato, che, come lui si ricordava bene, lui e lei l’aveva ridotto in quello stato più o meno 5 anni fa. Indossava la sua giacca di cuoio, quella con la stampa enorme dei Damned. Continuava a voler un mucchio di bene a quella ragazza, lei per lui era qualcosa di speciale. Anche dopo tutte le ferite che lei li aveva lasciato, continuava ad… amarla. Già, lui l’amava. Ma lei? Questo, Duff aveva intenzione di scoprire subito, quella sera stessa…
 
-Victory, dimmi, Max, è il tuo ragazzo...
-O, no! È il mio migliore amico, il mio coinquilino, il mio tutto diciamo. Meno il mio ragazzo. Dormiamo insieme, però non abbiamo mai fatto sesso, e non siamo mai stati tentati di farlo. Dormiamo vestiti. Sono sicura che lui vorrebbe qualcosa fra noi due, ma sai, io… no. Io sono una frana nelle relazioni amorose.
 
Erano ormai arrivati a Sunset Blvd, sempre piena di luci, di gente….
-E te Michael? Non dirmi che te non hai una ragazza, sarebbe come dire che Sid Vicious non ha mai fatto l’eroina… –disse Vicky.
-E se ti dico che non c’è l’ho?
-Cosa? Sei fuori? Che c’hai, una delle tue depressioni amorose? –rise Vicky.
-No, sono innamorato di qualcuno, non fraintendere. Vorrei solo sapere se lei prova qualcosa per me…
-Ah, caro Michael te da buon sdolcinato, fai venire il diabete. Sei sempre stato così – dai dieci mila giri, non sei mai sicuro dei tuoi sentimenti, hai paura, sei sempre così… soave… Se vuoi sapere una cosa, vuoi fare una cosa, qualcosa ti passa per la mente, fallo in un modo diretto, decisivo, dritto. Non dare dieci mila cinquecento giri come un cane prima di sedersi.
-Ok, vabbene, vabbene. Te lo dico, ma te, non prendere la tua attitudine di sempre, cerca di essere più... soffice.
-Non dirmi come devo essere e sputa il rospo Michael. –disse Vicky.
-Ok… allora… Victory, te provi ancora qualcosa per me o no?
 
Vicky era veramente presa alla sprovvista. Cosa poteva dire a Michael? No, sai Micky, non ti amo più da un pezzo, te per me eri acqua passata da un po’, ho acconsentito di passeggiare stasera con te solo perché sei un vecchio amico e perché mi manchi per quello che sei sempre stato per me, un amico?
 
No. Non poteva ferirlo così, però doveva dire la verità.
 
-Michael Michael Michael…. Non ho mai dubitato che te mi ami ancora sai. Si vede nei tuoi occhi. No ma che, guarda come tremi, povera piccola gioia! Mick, te sei sempre stato per me un grande amico, uno dei pochi amici d’infanzia che mi è rimasto. Tu per me sei sempre stato e rimarrai un grande amico. Michael, ti consiglio di lasciarmi perdere, subito. Non montarti la testa su di me, accettami per quello che sarò sempre: una grande amica.
 
Ouch. Duff ovviamente era rimasto ferito. Victory era un coltello tagliente, Duff era soffice come una torta…. Duff si sentiva male. Però, Vicky aveva ben spiegato quella che le passava per la mente – o quasi.
 
-Capisco Victory. Ma sai, sempre non vuol dire fino alla morte, certe volte vuole semplicemente dire per un lungo periodo di tempo….
-Oh Duff, ti ho detto di tagliare corto i tuoi commenti di zucchero filato! –disse Vicky sorridendo. Duff si ricordava bene che Vicky si sentiva subito in un gran disconforto quando un ragazzo la corteggiava.
-Ammettilo, ti piacciono, e poi mi ricordo bene che te adoravi lo zucchero filato…
-Duff, quando era una bambina di 9 anni, dai…. Senti bel, mi sa che torno a casa, perché sai, domani è una giornata dura, io e Max dobbiamo andare da Rhino Records e dire a quella gente che non abbiamo più un chitarrista, quindi se loro c’è ne trovano uno o che ne so…
-Suono io se vuoi.
-Puoi suonare un assolo decente?
-Aiii…. Beh, ci posso provare…
-Non corriamo rischi Michael. Grazie comunque per esserti offerto. Dai su, accompagnami, fai il gentleman già che ti piace tanto.
 
Così, Duff e Vicky si incamminarono verso l’appartamento di Vicky e Max. Vicky voleva tenersi Duff alla larga poiché aveva scoperto che lui l’amava…. E questo non andava bene. Lei non voleva riavere una relazione con lui, no. No no no. Vicky aveva ormai escogitato un piano per togliersi Duff di dosso…. Mettersi insieme a Max, o perlomeno, chiedere a Max di far finta di essere il suo ragazzo, da un giorno all’altro.
 
Così, Duff e Vicky sembrano una coppia impossibile…. O no? 

**angolo dell'autrice** hey ragazzi! ho aggiornato tardi, scusate, ma ultimamente ho un raffredore che non mi da tregua... non credo di aggiornare prima delle feste, quindi, auguro buone feste a tutti! 
Lasciate i vostri pensieri su questo capitolo nelle recensioni! 
xxCathyxx

 

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Capitolo 5
*** The Pinheads ***


**prima di cominciare il capitolo… Avevo detto che Max era di Hill Valley, California – quella città non esiste! Intendevo dire che veniva da Sonora, California. Hill Valley è una città inventata per il film Ritorno Al Futuro…. Infatti, alcune scene sono state filmate a Sonora, California. Scusatemi un’altra volta per l’errore. **
 
Marzo 1985.
 
-No, no no ancora no! Vicky, dio mio, quando canti questa canzone, non devi cantare come Joan Jett!  Porco can, canta… canta come Cyndi Lauper! È una canzone d’amore, la prima parte la devi cantare soffice, poi puoi scatenare la tua rabbia! –urlò il tecnico del suono.
-Non dirmi come devo cantare! Canto come voglio, se alla gente piacerà o meno, cazzi loro! Non intendo imitare poi Cyndi Lauper, per l’amor del cielo!
 
The Pinheads erano nei studi di Rhino Records, incidendo il loro primo album. Ormai erano al quarto giorno, e avevano già inciso e mixato tutte le canzoni – ne mancava solo una, una canzone scritta da Max e Vicky, una canzone “d’amore” – inizio lento, per poi scatenarsi in un tempo punk feroce. Sembrava a “You’re Gonna Kill That Girl” dei Ramones musicalmente. Alla chitarra c’era Izzy, aveva finalmente accettato di la cortesia di esserci alla sua ex-band, ma solo per registrare l’album.
 
-Ok ok signorina punk, fai quello che vuoi. Ragazzi, gambe in spalla, si ricomincia da capo, e cerchiamo di finire oggi porca puttana. –disse il tecnico rientrando nella sala controllo.
-Smettila di bestemmiare te, non ne hai motivo. –disse Max.
 
Finalmente, dopo due ore, erano riusciti ad incidere l’ultima canzone, completando in questo modo il loro primo album, intitolato semplicemente “The Pinheads”. La copertina era una foto in bianco e nero di Vicky, Max e Izzy, seduti tutti e tre in un angolo di una strada, fumando e bevendo, con il basso e la chitarra appoggiati accanto a loro. L’album era, come aveva detto Izzy un mese prima, un mix fra i Sex Pistols e gli AC/DC, con un tocco di femminilità punk – la voce rauca di Vicky. L’album doveva uscire per Aprile. The Pinheads avrebbero fatto una mini –tournée Nord Americana per promuovere un po’ il nuovo album e la loro band – dovevano suonare come opening act per i Ramones. Per il tour, alla chitarra, Vicky e Max avevano chiesto a un vecchio amico di Vicky di venire. Aveva ovviamente accettato. Il ragazzo si chiamava Mark, anche lui era un ragazzo punk, era cresciuta nella strada, era molto forte, aggressivo, però se ti conosceva, se eri un amico, lui diventava subito dolce, premuroso con te.
 
Il giorno dopo, quando The Pinheads finirono di registrare il loro primo album e lo mixarono, Max, Vicky, Izzy e Mark decisero di andare a festeggiare. Erano andati in un bar a mangiare qualcosa, poi in un pub a…. Bere. Bere pareva un modo perfetto per festeggiare, almeno per loro… Vicky poteva bere volendo 10 birre e restare ancora lucida, aveva una capacità molto buona con la birra, però si limito a 2 birre. Mark e Izzy invece si stavano ben divertendo con degli altri drink. Max parlava con Vicky, e sorseggiava la sua pinta di Guiness.
 
-Hey Vicky, guarda chi c’è dall’altro lato del bancone….
-Dimmi chi c’è e poi guarderò. –rispose Vicky.
-Quel tuo amico di Seattle, l’ex tuo là, il bassista, il biondo coi capelli ossigenati cotonati………
-Duff? Dio mio, mi perseguita o che? Scusa, ma da quando ci siamo incontrati, me lo trovo dappertutto! –disse Vicky voltandosi per guardare la figura descritta da Max. Effettivamente, era Duff.
-Dai Vick, ti vuole bene….
-Max, scusa ma io con lui ho voltato pagina da un bel po’. Gli ho detto che stiamo insieme, fine della storia.
-Infatti, gliè l’hai detto, anche se non è vero, almeno in parte, e lui ora si sta mangiando dentro dalla gelosia!
-Oi, Max, che vuoi che me ne freghi? Non è un mio problema vero? Non mi riguarda vero?
 
Proprio in quel momento però, spuntato dal nulla, apparse Duff accanto a Max e Vicky. Ormai Duff li stava osservando da quando The Pinheads erano entrati nel locale.
 
-Salve ragazzi. –disse Duff sorridendo a Max e Vicky. Non prese nota di Izzy e Mark, tanto quei due stavano bevendo e parlando di musica, erano nella loro sfera.
-Michael. –disse Vicky. Max fece un cenno col capo.
-Come va ossigenato? La band tutto bene? –chiese Max.
-Ci chiamiamo ora Guns N’ Roses, ed abbiamo un chitarrista che conoscevo già da prima, si chiama Slash… –rispose Duff.
-Slasher! Lo conosciamo. Buon ragazzo, potrei persino dire che è nostro amico… –disse Vicky.
-Hey Victory, ti va di sgranchire le gambe? –chiese Duff alla ragazza.
Vicky lanciò uno sguardo veloce verso Max, per dire “salvami”.
-Hey Duff, non rubarmi la ragazza eh… –disse Max.
-Oh, non oserei. Dico solo che è da un po’ che non parliamo, quindi, così sai Victory….
-Michael, sai, siamo riusciti a stare benissimo senza parlarci per mesi e mesi a Seattle, non è che ora dobbiamo parlare ogni santa settimana… –disse Vicky.
-Chi ti ha detto che io stavo bene durante quel tempo a Seattle. –rispose Duff.
Vicky lanciò uno sguardo quasi assassino verso Duff.
-Max, devo scambiare due parole con Michael qui. Torno subito, almeno ci provo.
-Vai piccola. Noi staremo qui ad aspettarti. –rispose Max.
 
Duff e Vicky uscirono dal locale.
-Michael Andrew McKagan, ti chiedo di smettere con i tuoi commenti amorosi sdolcinati e roba simile ok? Non stiamo più insieme da un bel po’. Io ho voltato pagina, ora sto con Max, mi sento molto bene con lui. Tu sei rimasto nel passato per me. Per l’amor del cielo, hai 2 anni meno di me, piccolo marmocchio! Fra di noi non può esserci nient’altro che dell’amicizia. Afferrato Mick? Te l’aveva già detto la prima volta che ci siam ritrovati qua a Los Angeles.
-Victory Madeleine Stevenson, ti è così difficile capire che io ti amo e ti amerò ancora, nonostante tutto? Dal primo momento che ti ho vista, mi son innamorato di te. Non puoi darmi un’altra chance? O per lo meno, non essere così crudele con me, ti prego. Tanto io sono sicuro che un giorno, anche te riproverai qualcosa pe me.
-Michael… intanto, non ci scommetterei bello. Io so bene i miei sentimenti, e ti assicuro che te sei fuori. Ma ok, vuoi scommettere bello? Dai! Se per il 1990 io e te non siamo insieme, ho vinto io, e te dovrai dimenticarti di me per sempre.
-Ci sto bellezza, ci sto. Quindi, te mi dai via libera? Te mi dai il permesso quindi di corteggiarti, perseguitarti e così via?
-Ah, se ti fa piacere Michael. Tanto non otterrai niente.
-Uh-uh. Staremo a vedere Madeleine.
-E non chiamarmi Madeleine, su! Sai che odio il mio secondo nome…. Andrew.
-Intanto, pianifico di andare a vedervi durante la vostra tournée, non posso seguirvi, però almeno le date a Los Angeles…
-Oh, ma che carino Michael. Ora, appunto, vado a raggiungere la mia band, ed il mio ragazzo! –puntualizzò Vicky, tanto per punzecchiare un po’ Duff.
-Ma è davvero il tuo ragazzo? –chiese Duff rientrando con Vicky nel locale.
-Perché no? –rispose Vicky ridendo.
 
I due biondi rientrarono nel bar. Vicky raggiunse subito Max, Mark e Izzy. Izzy e Mark erano ormai ben sbronzi e si atteggiavano come se fossero amici per la vita. Vedendo lo stato dei due, Max e Vicky decisero di trascinarli, per quella notte, nel loro appartamento. E visto che Duff gli aveva aiutati a mettere i due in macchina, Max invitò anche Duff a passare la notte. 5 persone in un appartamento più che mini con munizioni di alcool e musica. Divertimento assicurato.
 
**angolo dell’autrice** salve gente, e buon 2014!! =) allora, è qui che comincia la “caccia”, cioè dove Vicky cerca di spiegare ben bene a Duff per una volta e per tutte che fra loro è finita, ma dove lui, un po’ testardo e ancora folle innamorato, decide di continuare ad amare Vicky ed a inseguirla, finché lei ceda. Cederà? Da vedere! Intanto, The Pinheads andranno in una tournée Nord Americana per qualche mesetto! =) xxCathyxx

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Capitolo 6
*** Let's Tour? ***


Giugno 1985.
 
The Pinheads avevano finito la loro tournée Nord Americana coi Ramones, ed era andata liscia, bene. Il loro album era #10 sui Billboard Charts. Suonavano ogni tanto a Los Angeles o a San Francisco. Occasionalmente, se c’era l’opportunità, si spostavano tipo verso Las Vegas. Che dire? Le cose andavano assai bene per Vicky, Max e Mark.
 
Una giornata particolarmente calda di Giugno a Los Angeles, dove Vicky doveva mettersi un paio di pantaloncini malgrado la sua volontà, The Pinheads dovevano fare una interview per un giornale di musica rock. L’intervista si faceva in un ristorante discreto di Hollywood.
 
-Vicky, vieni dalla scena punk del Seattle, arrivata qui volevi mantenere la tua attitudine Sex Pistols, però bisogna dire che nella tua musica si ritrovano anche elementi di rock classico e duro. –disse l’intervistatore.
-Non intendiamo imitare i Sex Pistols. E non intendiamo paragonarci a loro. Noi 3 dei Pinheads siamo tutti e 3 nati dalla scena punk di Seattle o Los Angeles, però ormai, se vuoi che qualcuno ti ascolti, non basta suonare punk, devi metterci degli assoli à la AC/DC, ed anche delle melodie.
-Cosa ne pensi di Lita Ford oggi giorno? Prima nelle Runaways era una ragazzina ribelle, rock n roll, quasi punk, ora si mostra come una femme fatale del glam metal….
-Lita ha un bel corpo, metterlo in mostra l’aiuta. Non mi piace il glam, i capelloni e così via, però la musica che fa Lita continua a piacermi, poiché è fottuto rock n roll che esce dal fondo dell’anima, è spontaneo. E poi, lei è un idolo per qualsiasi femmina rocker, accanto a Joan Jett ed il resto delle Runaways.
-Un’ultima domanda per te Vicky. È vero che te e Max, il vostro batterista, state insieme? Molte foto scattate lo fanno sembrare, ma anche le voci che corrono a Los Angeles.
-Max è la prima persona che ho conosciuto a Los Angeles. Siamo diventati subito amici. Stiamo insieme? Sai che ti dico? Ti dico che la puoi pensare come vuoi. Ma per far tacere tutti quanti, diciamo di sì, così si mettono tutti l’anima in pace.
-Grazie Vicky. Max, te sei l’unico….
L’interview continuò così, in un modo un po’ penoso, con delle domande così, a caso.
 
Dopo l’interview, The Pinheads avevano promesso di venire alle ripetizioni dei Guns N’ Roses, poiché avevano un nuovo batterista e si sentivano pronti con lui per combinare qualcosa, forse. Arrivarono però 10 minuti in ritardo.
 
-Alla buon’ora! –disse Izzy vedendo Vicky, Max e Mark uscire dalla macchina.
-Oi, senti Jeff, non è che te sei mai arrivato puntuale quando eri con noi! –disse Vicky.
-Ma guardate la ragazzina punk!! In pantaloncini corti e gilet di jeans! Vicky, se te non avevi il ragazzo, ti rapivo all’istante… -disse Axl salutando The Pinheads.
-Non pensarci nemmeno rosso. Salve raga! –disse Vicky salutando tutti quanti. Il resto della banda fece un cenno.
-Dove sono Duff e il nuovo batterista? –chiese Max.
-Arriveranno a momenti. –rispose Slash.
 
Infatti, proprio in quel momento, arrivarono a bordo della macchina di Duff. Quando uscì il batterista dalla macchina, il povero stava per pigliare un infarto.
-No! Eh no eh, tu no! –esclamò Steven Adler vedendo Vicky. Se la ricordava ancora, la ragazza che l’aveva rifiutato quella sera nel bar!
-Oh, ma guarda chi si vede! Quelle che si fa i lavoretti nei bar e che voleva portarmi a letto! –disse Vicky.
-Eh? Di che stai parlando Vicky? –chiese Max.
-Ma si, ti ricordi la sera che ci siamo incontrati al bar? Beh, prima di incontrarci, quel biondo capellone lì è venuto a rompermi le palle, voleva portarmi a letto.
-Non è vero! –disse Steven cercando di difendersi, invano, visto che tutti conoscevano la sua reputazione per avere mille e mille di ragazze.
-Bello, non sono nata ieri eh. Ma sai una cosa? Chiuderò un occhio sulla faccenda, acqua passata diciamo ok? –disse Vicky.
-Che clemenza. Ora ragazzi, muoviamoci su! –disse Axl.
 
The Pinheads si sedettero in un angolo e restarono durante tutte le ripetizioni. Che dire, quella band spaccava culi, erano veramente bravi, avevano una grinta unica, erano pieni di energia.
-Ragazzi, abbiamo una proposta da farvi. Accettate solo se volete eh. –disse Max alla fine delle ripetizioni.
-Vi ascoltiamo. –rispose Axl.
-Ok, allora, noi pianificavamo una tournée nel paese. Abbiamo delle date assicurate a Las Vegas, poi a Houston, Nashville, Lafayette, Detroit, Washington, Seattle, Akron, Belleville, eccetera, eccetera. Stiamo cercando una band che apra per noi. Volete farla sta tournée con noi? –chiese Vicky.
-Non abbiamo un disco. Siamo sconosciuti! –disse Steven.
-Riccioli d’oro, il punto è, appunto, di diventare più conosciuti attraverso questa tournée con noi. –disse Mark.
-State parlando sul serio? Il vostro manager, che ne pensa? –disse Slash.
-Il nostro manager ha detto che il gruppo che aprirà per noi, lo dobbiamo scovare noi da soli, ha detto che lui non vuole imporci nessuno, ha detto che lui non ha accordi speciali con nessun altro gruppo. –disse Max.
-Avete solo noi come scelta? –chiese Izzy.
-Ci starebbero anche i Plain Jane. Uno dei pochi gruppi glam che apprezzo, cioè, il cantante canta più che bene… -disse Vicky.
-Plain Jane, li conosciamo. Beh, che dire, l’offerta è fantastica, davvero. Fateci pensare un po’. –disse Axl.
-Ok, però non avete molto tempo. La tournée comincia fra 2 settimane. –disse Mark.
-E come viaggeremo noi? –chiese Duff.
-Noi viaggiamo con un mini van. Suppongo che anche per voi potremo trovare o un mini van o se no, venite con noi nel nostro van. Il van è fatto per 15 persone, solo che dentro al van ci mettiamo anche gli strumenti… Beh, ci arrangiamo sapete. –disse Vicky.
-Considerateci dentro. Per chiarire tutto, quand’è che ci vediamo? –chiese Axl.
-Diciamo…. Fra una settimana? Fra una settimana al Gazzari’s. Quel posto piace parecchio al nostro manager. –disse Max.
-Detto fatto. Bene ragazzi, allora ci vediamo fra una settimana! –disse Slash.
-Ciao! –disse Vicky avviandosi verso la sua macchina. Mark e Max entrarono abbordo, e The Pinheads partirono, lasciando i Guns da soli.
 
-Woohoo, ragazzi, questa è la nostra occasione! –disse Slash.
-A chi lo dici! Chi se lo immaginava? –disse Steven.
-Hey Duff, attenzione a non mettere le mani addosso Vicky durante il viaggio, Max e Mark ti faranno fuori. –rise Izzy.
-Stronzo. E che ridete voi? Vedrete che un giorno, lei mi amerà un’altra volta. Ci vuole tempo, lei è complicata, però c’è la farò.
-Seh seh pertica, parla parla parla.  Quella ama chi vuole lei, non chi ama lei. –disse Axl.
-Anche se Max l’ama davvero. Quando ero con loro nella band, si vedeva. –disse Izzy.
-Izzy, grazie per il tuo sopporto. –disse Duff.
-Cicci, non vi sembra una buona idea se cominciamo a pensare che canzoni suoneremo e se comincio a preparare i bagagli? –disse Axl.
-U-hu, vero. –disse Slash.
 
Così, i Guns andarono a discutere le canzoni che suonerebbero, e poi ognuno si avviò verso la sua abitazione per cominciare a preparare il bagaglio. Avrebbero chiamato Vicky ed il resto della band domani per dare la buona notizia. 

**angolo dell'autrice** ed ho introdotto di nuovo al povero Steven, al quale voglio un mondo di bene =P <3 E poi sì, la fama per i Pinheads sta cresciendo, interviews, ecc. e poi una tournée tutta loro! Con i Guns che apriranno per loro ;) spero che vi sia piaciuto il capitolo! ^_^ lasciate un vostro parere nelle recensioni! xxCathyxx

 

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Capitolo 7
*** Mark - ***


Una settimana dopo, al Gazzari’s.
 
-Piacere, siamo i Guns N’ Roses. –disse Axl stringendo la mano al manager dei Pinheads.
-Salve ragazzi. Allora, Vicky Max e Mark dicono che voi siete una specie di super gruppo con molta potenzialità, e vi vogliono prendere in tournée… ma non avete ancora un album. Il che non mi disturba. Però, vorrei sentirvi domani, per essere sicuro.
-Um… certo certo. –disse Axl.
-Bene, domani venite nel vecchio studio abbandonato dove tutte le mie band suonane. L’ho rimodellato, ora è una specie di enorme mansarda dove suonano The Pinheads. Non ho altre band al momento.
-Ok perfetto. L’indirizzo? –chiese Slash.
-Non serve raga, vi ci portiamo noi. –disse Max.
-Check. –disse Izzy.
-Bene ragazzi, allora, vogliamo prenderci una birra? Offro io. –disse il manager dei Pinheads, che si chiamava Marty.
Guns N’ Roses, The Pinheads e Marty passarono tutta la serata al Gazzari’s, a bere, discutere di musica, e della tournée che stava per arrivare…
 
Al giorno seguente, le prove per i Guns andarono bene, chi ne dubitava? Marty accettò subito i Guns, e così, come previsto, 6 giorni dopo, partirono in tournée.
 
-Ma dove cazzo sono quelle pirle? –disse Mark impaziente. Era mezz’ora che The Pinheads aspettavano i Guns. Dovevano tutti partire nello stesso van – 10 passeggeri, una batteria, 4 chitarre (Mark portava una di scorta), 2 bassi. Steven avrebbe usato la batteria di Max, poiché non c’era posto nel minivan per un altro kit.
-Arriveranno. Tanto dobbiamo partire alle 7. –disse Vicky.
-Vicky, ti informo che sono le 6:52 orco can! –disse Mark, che si arrabbiava facilmente.
-Shh, Marky, shh calma bello, dai su, vedrai che arriveranno a momenti, ok? –disse Vicky stringendo la mano al ragazzo. Mark era così, aveva bisogno di affetto, di contatto.
-Potevate dirmelo che i vostri amici sono lenti. –disse Rick, il loro roadie, touring manager.
-Frenate il mondo raga, li vedo arrivare. –disse Max.
In effetti, Steven, Duff, Axl, Slash e Izzy stavano arrivando. Andavano d’un passo deciso, ognuno con la sua bottiglia di alcool fra le mani o la sua sigaretta in bocca.
-Alla buon’ora. Lumache. –disse Mark, che teneva ancora la mano di Vicky.
-Piano Godzilla, partiamo fra 3 minuti no? –disse Axl.
 
 
 
Mark stava per rispondere, in modo violento, alla risposta di Axl – non li piaceva che la gente si prenda gioco del suo aspetto fisico – non era grasso, però era letteralmente un armadio – era molto grande ecco, pieno di muscoli. Vicky per fermarlo lo abbracciò da dietro, così quello si calmava.
 
-Piano ragazzi, piano. Io sono Rick, il tour manager e roadie dei Pinheads. Allora, carico le vostre chitarre dietro, e poi direi che possiamo partire. Dobbiamo essere a San Francisco per le 10. Avete un’intervista con un giornale – voglio dire, i Pinheads. –disse Rick presentandosi ai Guns e prendendo i loro strumenti per accomodarli nel minivan.
-Fate tante interviste? –chiese Izzy.
-Bastanza. –disse Max.
-Chi si siede davanti col roadie? –chiese Steven.
-Mark. Posto riservato di Marky! –disse Vicky.
-Ok. Chi si siede con chi? –chiese Slash.
-Io e Max, di sicuro. Ma hey raga, non siamo militari, nel van facciamo quel che ci pare! Musica a tutto volume, mangiamo, beviamo… Finché i soldi bastino ovvio. –rispose Vicky.
 
Quando tutti finalmente entrarono nella van, finalmente il viaggio per Frisco cominciò. Tutti quanti si erano messi a parlare su temi tipo viaggiare, la musica, relazioni amorose e le loro vite.
 
-Ok Vicky, racconta la tua storia dai. –disse Slash.
-E va bene. Allora, mi chiamo Victory Madeleine Stevenson, nata a Seattle in Aprile del 1962. Non ho fratelli ne sorelle. La mia famiglia non è ne povera, ne ricca. Classe media. Ho cominciato a suonare il basso verso i 14 anni. Ho suonato in una trentina ho più di gruppi punk e hard rock. Ho avuto una decina di ragazzi, fra qui Duff. A scuola studiavo il minimo per prendere un buon voto.
-Figo. Tuo turno Max. –disse Slash.
-Allora, mi chiamo Maxwell Clyde Nicholson, nato a Sonora, California, in Aprile del 1962. Ho 1 fratello ed una sorella. La mia famiglia ha sempre avuto pochi soldi. Lavoravo in un bar da quando avevo 13 anni per comperarmi la mia batteria. Quando l’ho comperata, a l’età di 18 anni, me ne son andato a Los Angeles. A scuola ero bastanza bravo. Ho suonato in più o meno 5 band punk e hard rock.
-Bravo Max! E te Mark? –disse Slash.
 
A Mark non piaceva parlare del suo passato, preferiva tenerselo per se. Poi, che dire? Se lui non era neanche sicuro che le persone che considerava mamma e papa fossero davvero i suoi genitori! Nonostante tutto, doveva dire qualcosa, visto che i suoi compagni avevano parlato.
 
-Mi chiamo Mark Ford, nato a Seattle a Marzo del 1962. Non chiedetemi della mia famiglia, non so se è quella vera, ma son cresciuto con 3 sorelle, 4 fratelli e 2 genitori che non so se sono veramente i miei veri o no. Vivevamo in una sottospecie di casa –buco nel posto più sporco di Seattle, dove vivevano tutti i gangster in pratica. Ho cominciato a suonare la chitarra all’età di 10 anni, a casa di un amico che andava a scuola con me. Vicky però era la mia migliore amica a scuola, la madre che non ho mai avuto! Tornare a casa era sempre uno strazio. Mi battevano sempre quei gangster, mi prendevo a pugni ogni giorno, e mangiavo poco la sera, perché non avevamo soldi per una cena decente. Vicky e Duff mi regalarono la mia chitarra per il mio 15 compleanno. A quel punto vivevo nel giardino della casa di Vicky. No, durante la mia vita, nessuno mi ha mai voluto bene, tranne Vicky, Duff e Max. A scuola andavo sul minimo. Le verifiche me le facevo Vicky.
 
 
Vicky, ahimè, aveva le lacrime ai occhi. Povero Mark! Come si ricordava di quei tempi. Il povero Mark, che veniva a scuola sempre negli stessi abiti, sempre con un graffio in più o un occhio nero, sempre pauroso, triste. Si, Vicky gli aveva dato un tetto – gli aveva detto che poteva vivere nel suo giardino, sempre meglio che quel buco doveva vivevano 10 persone e dormivano tutte sul pavimento. La gente poteva lamentarsi della vita, ma Mark non lo faceva mai. Accettava che lui era nato per perdere, come diceva Johnny Thunders. La musica lo salvo.
 
Tutti gli altri erano rimasti silenziosi. Anche Duff aveva le lacrime ai occhi, si ricordava che Mark non era un bambino felice.
 
-Mark, sei sempre stato il mio fratellino, lo sai vero? Lo sai che ti voglio bene vero? –disse Vicky, ormai piangendo, alzandosi dal suo sedile ed abbracciando il ragazzo.
 
Seguirono dei minuti di silenzio, dove tutti quanti, stranamente, si concentravano su Johnny Thunders che cantava, dallo stereo della macchina, “Born To Lose”.
 
-Ragazzi, fra poco arriveremo a Frisco. Pinheads, gli intervistatori vi aspetteranno già nel hotel. –disse Rick, il roadie, per rompere quel silenzio angosciante.
-Ragazzi, sarà una tournée fantastica, ve lo prometto. –disse Vicky. 

**angolo dell'autrice** ragazzi, non fucilatemi per questo capitolo D= l'ho scritto oggi in un'ora, perché avevo appena notato che è una settimana netta che non aggiorno! Scusatemi e.e Se vi, comunque, lasciatemi una recensione! 
xxCathyxx

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Capitolo 8
*** San Francisco ***


La interview andò bene, ed il concerto dei Guns e dei Pinheads andò alla grande. Dopo il concerto, i due gruppi si avviarono nel loro hotel 3 stelle per festeggiare. Festeggiarono per più o meno 3 ore, poi, il management del hotel chiese ai 8 musicisti di finirla e di andare a dormire.
 
Vicky, Max, Mark e il roadie avevano una camera quadruple. Anche i Guns avevano una camera quadruple, quindi, Duff aveva deciso di sacrificarsi e di dormire nel mini-van… Cosa che ovviamente, dopo i festeggiamenti, fu cambiata.
 
-Michael, puoi dormire con noi se vuoi. –disse Vicky.
-Victory, non vorrei disturbare…. Voglio dire, Mark e Rick dividono un letto doppio, anche te e Max… lascia perdere.
-Man, dormi con me e Vicky, non c’è problema.
 
“Dormi con me e Vicky”. Al solo pensiero di essere vicino a Vicky per l’intera notte, beh, almeno per quelle 6 ore nelle quali potevano ancora dormire, Duff non ebbe alcuna esitazione.
-Ok… grazie ragazzi.
 
Così, tutti quanti si coricarono nei loro letti. Mark e Rick dividevano un letto, Max, Vicky e Duff dividevano un altro. Vicky era fra i due ragazzi. Il caldo soffocante aveva costretto Vicky di dormire in lingerie, ed i ragazzi dormivano tutti in boxer. Avevano persino lasciato la finestra aperta.
 
La mattina seguente.
 
La sua testa era posata sul torso nudo del ragazzo. Aveva appoggiato una mano sul suo magro corpo. Inspirava profondamente quel odore che le era così familiare, che amava tanto! Voleva restare così per un’infinità.
Lui sapeva che lei quella notte era stata appiccicata a lui tutto il tempo. Cosa avrebbe detto l’altro, se ne era accorto? Non li importava, lui era al settimo cielo. Le era mancata, come l’aria, come le stelle, come il sole….
 
-PIGRONI! SONO LE 7 DI MATTINA, DOBBIAMO ANDARE A SEATTLE LUMACHE! –Urlo Rick svegliandosi e guardando l’orologio.
Vicky si sveglio di scatto, spaventando Max e Duff, che si svegliarono anche loro di botto.
 
-Rick, non urlare così porca eva! –disse Max lanciando un cuscino al roadie.
-Ci dobbiamo svegliare, su! Chi va prima in bagno? –chiese Rick.
-Vacci te Max, io vado a svegliare Mark. –disse Vicky.
 
Vicky si avviò verso il letto dove dormiva Mark, e cercava di svegliarlo molto delicatamente. Li carezzava la i capelli, sussurrava il suo nome, ma quello, quando dormiva, era un sasso. Così, Vicky fu costretta a…. Farli il solletico. Già, perché nonostante l’aspetto da Hulk del ragazzo e la sua attitudine, quello soffriva il solletico.
 
-Aua! Vick! Brutta biondona che non sei altro! Altri 5 minuti ti prego!
-Eh no bello! Dobbiamo partire per Seattle fra 30 minuti! Duff, vai a svegliare la tua band per piacere. –disse Vicky.
-Seh, e te credi che quelli si svegliano facilmente. –disse Duff alzandosi e prendendo i suoi abiti.
-Me ne frego se non vogliono svegliarsi, menali, fai quel che vuoi, ma fra mezz’ora, tutti nella lobby dell’hotel, pronti per partire. –rispose Vicky.
 
Duff sorrise al pensiero di menare tutti quanti per ordine di Vicky, poi, uscì dalla camera.
 
The Pinheads e Rick si prepararono velocemente, ebbero tutti quanti il tempo di farsi una doccia ed infilarsi dei vestiti puliti, ma i Guns…. Sembravano dei barboni, stando al parere di Mark. Non si erano fatti la doccia, erano ancora nei vestiti di ieri, i capelli lunghi tutti sporchi, grassosi.
 
-Voi non andrete così dentro al mini van. Fatevi una doccia e mettetevi dei vestiti puliti, ORA. –ordinò Vicky.
-Pensavo che voi punk non vi occupavate tanto di quelle cose, pensavo che…
-Si, lo so cosa pensavi caro Axl, te pensavi al cliché dei punk. Ma si dà il caso che se non vogliamo acchiappare qualche malattia o infezione, dobbiamo curarci della nostra igiene. Non intendo acchiappare i pidocchi perché uno di voi capelloni glamster non si è lavato i capelli. Ed ora, filate a farvi una doccia, tutti quanti, tranne Duff che ha avuto più cervello di voi! –disse Vicky, sgridando tutti quanti. Si era svegliata di pessimo umore: quella mattina, stava così bene, dormiva da dio, e poi, bam, si è dovuta svegliare di colpo, non ha neanche avuto il tempo di fumarsi una sigaretta o di mangiare almeno un pezzo di pane.
-Beh, se no, dormito bene ragazzi? –disse Rick per rompere il ghiaccio, aspettando che Steven, Axl, Slash e Izzy si facciano la doccia e si cambino i vestiti.
-Si, finché te non ci hai svegliato tutti quanti. –disse Vicky cercando una sigaretta. Glie la offrì Duff.
-Seattle. Ancora una volta Seattle! Dio mio… -disse Mark.
-Mark, dobbiamo solo fare un show, poi c’è ne andiamo verso… dove andiamo Rick? –disse Max.
-Andiamo verso Akron, poi verso Cleveland, poi Detroit… -disse Rick.
-Seattle. Casa dolce casa. Almeno la gente li ci adora Mark. Ci trattano tutti come amici, nonostante quella piccola fama che ci siam fatti… -disse Vicky, che si era tranquillizzata ormai grazie alla sigaretta.
-Strano effetto ritornare a Seattle, ma questa volta, in tournée… -disse Duff.
 
Finalmente, dopo 20 minuti, i Guns furono pronti. Erano le 7:50.
-Avete ritardato il nostro viaggio. Capisco che è la vostra prima tournée, ma dio mio, imparate alla svelta su! –disse Vicky vedendo entrare i ragazzi ed indicando a tutti quanti di entrare nel van.
 
Durante il viaggio verso Seattle, in macchina si ascoltavano i Black Flag, i Ramones, le Runaways, i Clash e i Damned. I Pinheads viaggiavano sempre ben forniti di musica.
 
-Ragazzi, cambiate un po’ l’aria, per piacere! Sempre quei 3 accordi! –mugugno Slash da un angolo del van.
-Neanche per sogno. Questo è il mio album preferito dei Black Flag, e se non ti piace, è solo problema tuo, non mio. –disse Vicky.
 
Il viaggio continuò così, fra musica punk e dialoghi molto brevi. Vicky stava cominciando a capire che forse, quella tournée coi Guns non era la migliore idea che le era venuta in mente. I Plain Jane sarebberò stati meglio, poiché i membri avevano già avuto esperienza nel viaggiare in specie di tournée, spostarsi con strumenti, ecc. Però, i Guns continuavano ad essere bravi musicalmente, e poi, Duff era sempre e comunque il suo amico…
 
Duff… ecco! Si era ricordata quello che sentiva quella mattina! L’odore famigliare, quel corpo famigliare… era Duff! Vicky ebbe per un attimo paura. Perché le era successo? Lei non voleva e non doveva aver niente a che fare in quel senso oramai con Duff. Ah, i sentimenti! Certe volte, servivano solo a complicarsi la vita, ti rendono così vulnerabili…
 
-Victory? Hey Madeleine! Ci sei? –chiese Duff sventolando la sua mano davanti la faccia della ragazza, assorta nei suoi pensieri.
-Eh? Che c’è? –disse Vicky ritornando a quello che stava succedendo attorno a lei.
-Steven voleva chiederti una cosa. –disse Duff.
-Parla riccioli d’oro. –disse Vicky.
-A che età hai perso la tua verginità? –chiese Steven.
-Eh? Ti riguarda? –rispose Vicky.
-No, ma visto che mi sembri cosa fredda, boh….
-Bello, avevo 13 anni. E non sono fredda, fidati, chiedi a Max o Duff…
 
Max e Duff annuirono simultaneamente. Finalmente, dopo ore e ore di viaggio, la ciurma arrivò a Seattle. Scesi dall’autobus, visto che avevano ancora 2 ore prima del concerto, Duff, Vicky e Mark decisero di andare a passeggiare nella loro città natale, mentre che li altri si sarebbero riposati.
 
Il trio si aggirava per una piccola strada secondaria, quando Mark decise di andare all’hotel, perché si era stancato, lasciando i due bassisti da soli.
 
-Hey Victory… sai, la sera prima…
-Duff, non montarti la testa….
-Non lo faccio, però…
Duff si avvicino verso Vicky, e in un batter d’occhio, la baciò.
-E… con… con questo? –disse Vicky mezza confusa una volta che i due si erano staccati.
-Non lo so, dovevo farlo. È da tanto tempo che avevo voglia di farlo.
-Controllati, non vorrei che Max o Mark ti facessero fuori… disse Vicky sorridendo.
-Non hanno motivo per farlo. So controllarmi davanti ai altri, ma se mi ritrovo da solo con te…
-Oh, meglio che mi tenga sempre pronta allora! –disse Vicky ridendo.
 
I due si avviarono verso l’hotel, né l’uno né l’altra sicuri di cosa stava accadendo fra di loro.
 
 

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Capitolo 9
*** Is this the end of us? ***


-Hey Seattle! Vi ricordate di me? Io sono Vicki, e lui è Mark… da adolescenti suonavamo sempre in sto locale…. Vai Mark!
- 1-2-3-4! –urlò Mark a mo’ di Dee Dee Ramone.
I show dei Pinheads a Seattle andavano sempre alla grande, la gente era famiglia con Vicki e Mark, c’era un feeling fra la band e i spettatori.
-Woo! Ditemi, vi son piaciuti i Guns N’ Roses? –chiese Vicki verso la fine del concerto, mentre Max e Mark bevevano una birra e si riprendevano. La gente urlò con grinta, voleva dire sì.
-Però…. Allora, che ne dite se il loro bassista viene a fare una canzone con noi? Ci state? –chiese Vicki a tutti quanti a guardandosi dietro, sorridendo alla band. La folla di nuovo urlò in approvazione.
-Seattle, per favore, urlate più forte che potete per Duff re delle birre McKagan! –gridò Vicki.
 
In quel momento, spuntò da dietro Duff McKagan, sorridendo, salutando tutti con la mano.
 
-Sono sicura che ve lo ricordate. Suonavamo insieme prima. Vero Michael? –rise Vicki.
 
Vicki diede il suo basso a Duff, prese il microfono fra le mani, e fece segno a Mark di cominciare l’ultima canzone, che sarebbe Born To Lose di Johnny Thunders. Durante il coro, Vicki metteva il suo braccio destro attorno a Duff, e quello sinistro attorno a Mark, e tutti e 3 cantavano a pieni polmoni, il coro ben noto della canzone.
 
-Grazie Duff! E Grazie Seattle! Buona notte! –salutò Vicki. La band si riunì in un saluto, ed anche Duff si riunì con loro. Infine, la band e Duff lasciarono il palcoscenico.
-Bravo Duff! –disse Slash quando il gruppo arrivò nel backstage.
-Solo Duff? –disse Mark.
-Bravi anche i Pinheads, ovvio. –disse Steven.
-Festeggiamo nel van? Dobbiamo andare subito nel van, niente hotel stasera! Akron non sta all’angolo… –disse Max.
-Ah, Max, sempre preoccupato… –disse Vicki posando un bacio sulla guancia bagnata dal sudore del batterista.
-Ragazzi, presto! Metto i vostri strumenti nel van poi si parte… –disse Rick.
 
La tournée continuò così, allegra, vivace, amicale, con una certa quantità di alcool e di marijuana….
 
Dopo due mesi, le due band tornarono a Los Angeles.
 
Nella casa del manager dei Pinheads….
-Allora… 1500 per te Mark, 1500 per me, e 1500 per Vicky. L’incasso della nostra tournée ragazzi! –disse Max distribuendo i soldi.
-Non è andata male. Ora dobbiamo cominciare a pensare al nuovo album… –disse Vicky.
-Ragazzi, ho fiducia in voi. Potete tranquillamente lavorare sul vostro album qui, così Rhino Records non vi prenderà tutti i vostri soldi.
-Abbiamo già tutte le canzoni scritte. Vuoi leggerle? Mark, prendi la chitarra acustica… –disse Max.
 
Nella “casa” dei Guns….
-Mi sento come una di quelle super mega rockstar sapete… –disse Izzy
-250 dollari ciascuno. Beh, non è male. Bisogna ammettere che molto gente è venuta ai concerti, e poi, abbiamo fatto tanta economia nella tournée… –disse Axl prendendo una birra dal frigorifero.
-E poi, Duff ha ri-instaurato la sua relazione d’amicizia con Vicky… -disse Slash.
-Eravamo sempre amici… Solo che io e lei abbiamo fatto una scommessa…. Lascia perdere, non ve lo dirò.
-E dai, spilungone puzzolente ossigenato! Sputa il rospo! –disse Steven.
-Zitto tu! No, son cazzi miei ok? –disse Duff.
-Allora perché accennarci questa misteriosa scommessa? Non fare il bambino McKagan, dai! –disse Slash.
-Penserete che son matto, immaturo… -disse Duff.
-Come se già non lo pensassimo. –disse Axl ridendo.
-Grazie Axl, mi incoraggi molto. Comunque, la scommessa, lanciata da me, era che io e Vicky ci metteremo insieme, si in una relazione, per il 1990.
-Direi piuttosto il millenovecento credici. –disse Steven.
-Ecco perché non volevo dirvelo. –rispose Duff seccato.
-Amico, dai, non hai una chance con quella ragazza! Son sicuro che finirà per sposarsi con Max. o Mark. Vedi quale preferirà alla fina, l’amico d’infanzia o il punk californiano. –disse Izzy.
-Non dire boiate Izzy, Mark è il migliore amico di Vicky, non starebbero mai insieme. E comunque, per vostra informazione, oggi esco con Vicky, fra un’ora esattamente. Quindi, vado a prepararmi.
-Oooooooh… usate la protezione! –urlò Steven.
 
Un’ora dopo, Vicky stava aspettando Duff fuori dal Whisky A-Go-Go, il loro punto di riferimento. Vicky indossava le sue converse di sempre, un jeans scuro con qualche buco qua e là, ed una maglietta dei Damned. Duff arrivò, con i suoi stivali, i suoi jeans, e la sua giacca di denim.
-Victory. –disse Duff scambiando due baci sulle guance della ragazza.
-Michael. Vuoi entrare dentro o facciamo un giro per la città?
-Direi di fare un giro, no? Oggi ho voglia di vagare un po’, di parlare, distrarmi…
-Come vuoi. Senti, raccontami delle storie…. Qualsiasi tipo di storia, può anche non essere tua….
 
E così, i due si incamminarono per le vie di West Hollywood, parlando, ridendo, scherzando, come due vecchi amici…
 
-Ah sì, Mad, ti volevo dire una cosa… sai quella cosa che era successa a Seattle?
-Ehm… sì… ma senti Duff, non… non dobbiamo pensare che qualcosa di serio ne salterà fuori ok? Fra poco il mio secondo album entrerà in commercio, quando finiremo di registrarlo, e poi, vado in una tournée europea…. Vedi, noi due non siamo fatti per stare insieme. Dobbiamo farcene una ragione….
-Sul serio?
-M-Mick…. Ti devo dire una cosa…. E non arrabbiarti…
-Che c’è? Cos’è successo?
-C’è che forse, ma forse, io e Max andremo a vivere a casa sua in Sonora…
-Eh? Come?
-Hai sentito bene. I suoi genitori vanno in “pensione” diciamo, vanno a vivere nella valle, e quindi, lasciano la casa a Max… i suoi fratelli tanto sono sparsi qua e là, la casa non interessa a nessuno, quindi, la prende Max. E visto che io sarei tipo la sua fidanzata, beh, i suoi genitori hanno detto che noi due ci possiamo definitivamente tenere la casa.
-Vuoi dire… che… che lascerai Los Angeles? Che probabilmente non ti rivedrò mai più? Andrai a vivere in qualche villaggio californiano? Ma la tua carriera musicale? No, spiegati. –disse Duff scioccato.
-Duff… noi… i… i Pinheads… pensavamo che… stiamo registrando tantissime canzoni, per due album. Uno, fra poco uscirà, l’altro fra un anno o due, ma dopo… non c’è la facciamo più. Max parlava di creare una famiglia… E forse ci sposeremo….
-C-c-cosa? –balbettò Duff. Li cominciava a mancare l’aria, si sentiva un nodo enorme in gola.
-Sai, penserai che sto genere di cosa non sia a modo mio, va contro i miei concetti e così via…  Ma l’amore… l’amore ti fa sentire differente, ti apre un nuovo mondo, nuove speranze… Non so come spiegartelo… Con Max, sento che posso affrontare questo mondo, sento che con lui al mio fianco, posso semplicemente mandare a fanculo tutti quanti e continuare a vivere la mia vita come voglio…
 
Duff si appoggiò contro un muretto in prossimità. Non poteva credere alle sue orecchie. Vicky, Victory, Madeleine, la sua amica d’infanzia, la ragazza che lui amava, la sua metà, li annunciava che traslocava a vivere in un’altra città con il suo ragazzo, e che aveva progetti di sposarsi, avere una famiglia… Vicky? Cos’era successo?  
 
Si erano fermati. Vicky stava fissando il pavimento, poi, si era messa a fissare il fumo della sigaretta.
 
-Mad…. Victory…. Sei cambiata. Non me lo sarei mai aspettato da te. Prima te non credevi in ste boiate. La famiglia e così via, per te erano tutte cazzate. Te volevi e dicevi che potevi affrontare il mondo da sola, che non avevi bisogno di qualcuno. E poi, per te l’amore era un passatempo. Io ero uno dei tuoi passatempi come tutti gli altri ragazzi che hai avuto. Per te l’amore era Sid e Nancy. Ed ora?
-Arriva un momento nel quale non puoi più vivere così. Hai bisogno di una certezza, di un qualcosa, un qualcuno a qui acchiapparti. Qualcuno che sia esattamente come te, coi tuoi stessi problemi, pensieri, ideologie, determinazioni… E poi, punk non vuol dire “fottetevi tutti la la la”. No. Punk vuol dire essere te stesso, vuol dire fare quello che tu credi sia giusto, non farti influenzare dagli altri, da quei politici porci inutili o dalle altre sanguisughe ricche della società. Punto il tuo dito a tutta quella gente, mandale a cagare, e vivi come ti pare. E se a loro non piace sta cosa, beh, il problema e solo loro, non mio. Capisci Mick? Io ho bisogno di qualcuno che stii con me, che mi dia delle certezze, una vita, ma una vita vera….
-Pensavo che io sia quel qualcuno. Pensavo che a te bastasse avere degli amici per stare bene………
-Oh Michael! Io ho degli amici, degli amici fantastici, superbi, ma… io amo Max. Con lui, sono certa che posso passare il resto di questa fottuta vita, e forse noi abbiamo un futuro, chi lo sa.
-Quindi…. Quando… quando parti? –disse Duff. Li tremava la voce.
-Quando finiremo di registrare tutte le canzoni. Dopo, una tournée in Europea, e finalmente, io e Max ci trasferiremo a Sonora.
-E che ne sarà di Mark?
-Mark ha detto che si prende quel buco dove viviamo ora. E ha detto che verrà a trovarci in Sonora. Non prendertela Duff, la colpa qui non è di nessuno. Abbiamo vite diverse.
-Bene, addio allora Victory. Forse, ci rincontreremo ancora. Auguri e figli maschi. –disse Duff girandosi e cominciando a camminare.
-Michael! Che c’hai? Che cazzo stai a dire? –disse Vicky d’un tratto.
-Che cazzo vuoi che ti dica? Vuoi che ti dica come ti ho amata tutto sto fottuto tempo, e te non mi hai neanche cagato? Che cazzo vuoi?! Vuoi che io sorrida beatamente e ti faccia le congratulazioni? Son stufo! Ecco cosa c’è. Son stufo che la porta mi sbatta sempre in faccia, ok? Ho passato anni e anni a cercare di farti capire che ti amo, e te, niente! Bene, ora, e turno mio. Ciao Victory, buona fortuna. –urlò Duff. Era arrabbiato, era furioso. Vicky lo stava guardando.
 
Bene, se ne era andato. E forse era meglio così. Perché loro due potevano anche amarsi, ma non era fatti per stare insieme. Ognuno doveva seguire il suo proprio cammino. 

**angolo dell'autrice** ragazzi, diciamo che questa ff non mi ispira come le altre che ho scritto, quindi poco a poco la sto portando ad un termine. eh già! forse il prossimo capitolo sarà l'ultimo... ringrazio chi ha recensito la storia e chi l'ha seguita =) e scusate per il ritardo, ma la settimana scorsa, accidentalmente ho eliminato il file della ff, quindi ho dovuto ricominciare da capo...  xxCathyxx

 

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Capitolo 10
*** Life goes on while you're miles away, there's nothing I can say.... ***


1991.
-Hey Max! Guarda chi c’è su MTV! I Guns N’ Roses!! –disse Vicky puntando alla tivù che c’era nel salotto della casa di Max a Sonora.
-Beh, loro si vogliono conquistare il mondo… –disse Max sedendosi vicino a Vicky sul divano.
-Anche noi abbiamo conquistato il mondo per qualche anno. –disse Vicky sorridendo, appoggiando la sua testa sulla spalla di Max.
 
Era passato ormai un anno da quando i Pinheads si erano sciolti, un anno da quando Max e Vicky si erano sposati, un anno da quando Steven (“riccioli d’oro” per Vicky) era stato buttato via dei Guns N’ Roses, un anno da quando Mark aveva cominciato a suonare in varie band, includendo i Red Hot Chili Peppers, e più o meno 4 anni da quando Vicky annunciò a Duff che lei se ne andava a vivere a Sonora. Dopo quell’annuncio, Duff decise di non cercare più Vicky, di non parlare più con lei. Credeva che così, si liberava di quel “peso” enorme, l’amore. Così, Vicky decise di non cercarlo. Solamente Izzy continuava a comunicare con Max, Vicky e Mark, essendo il chitarrista originale dei Pinheads. Senno, una specie di rottura è accaduta fra le due band, o meglio, fra i membri delle due band. Dopo quella specie di lite fra Duff e Vicky, le due band decisero di non incontrarsi più, di non suonare più insieme. Facile, semplice.
 
-Devo dire però che Duff è cambiato, lo vedo più... gonfio. –rise Max.
-Boh, sarà l’alcool… io lo vedo sempre uguale, quando lo vedo, mi pare sempre quel ragazzino batterista di 14 anni con il quale ho passato l’infanzia… peccato che lui era così innamorato di me. –disse Vicky
-Hey, non è un tuo problema, vero? –disse Max abbracciando la ragazza.
-No, infatti. Andiamo, su, se no saremo in ritardo per la mia prima ecografia. –sorrise Vicky.
-Come chiameremo sta creatura? –rise Max alzandosi.
-Johnny, o se è una femmina, Laurie. –sorrise Vicky infilandosi la sua giacca di cuoio, che ormai le stava un po’ stretta.
-Sai, non l’avrei mai detto in vita mia, ma i sogni si avverano davvero certe volte… sono stato in una band di fama mondiale, ho trovato la donna della mia vita, mi son sposato con lei, e fra poco, diventerò un padre… Vedi, tutti hanno un futuro, persino noi. –disse Max.
-Sì, basta fare una scelta… –rispose Vicky, aggiungendo fra se e se “che io ho fatto 4 anni fa mandando a l’aria la mia amicizia con Michael”.
 
Ma doveva farlo, era una scelta, una cosa che doveva fare per il suo bene, ma soprattutto per il bene di Duff.
 
Intanto, a Los Angeles, Duff McKagan ascoltava il primo album dei Pinheads, e guardava il poster di Vicky che aveva in camera sua, e sorrideva, ripensando a tutti i bei momenti passati con lei, e pensando che se lei sarebbe restata a Los Angeles, forse la sua vita non sarebbe così felice.
 
Perché Duff e Vicky non erano fatti per stare insieme. Certe volte, il destino è più forte che l’amore.
 
**angolo dell’autrice** Finita questa ff. Non so perché l’abbia cominciata, non me lo chiedete. Visto che non mi ispirava, ho deciso di tagliarla corta, far 10 capitoli e basta… Non ne son sodisfatta, sento come se qualcosa mancasse… Non so come spiegarlo. Comunque, ho finito =)
Lasciate qualche recensione se vi va! ^_^ xxCathyxx

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