La Strada Per Rinascere

di jo_gio17
(/viewuser.php?uid=441318)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Seduta ***
Capitolo 2: *** Terza Seduta ***
Capitolo 3: *** Ottava Seduta ***
Capitolo 4: *** Decima Seduta ***



Capitolo 1
*** Prima Seduta ***


Prima Seduta
 
- Salve professor Liberti.

- Lei è il Dottor Marchini?

- Si, sono io, prego si accomodi.

- Sulla poltrona va bene?

- Dove si sente a suo agio. La mia collega Melissa Sarti, mi ha spiegato il motivo per cui lei è nel mio studio, per cui, data la situazione ho deciso di procedere per gradi. Vorrei che mi raccontasse tutto dal principio.
L’aria nello studio era pesante, sembrava a tratti quasi palpabile, eppure non faceva caldo. Simone Liberti si allargò con un dito il collo della camicia azzurra, prese un bel respiro e finalmente iniziò a parlare.

- Ci siamo conosciuti all’università, io insegno Storia dell’Arte e lei… – fece una pausa, era troppo doloroso ricordare. L’aria si faceva sempre più rada, era il principio di un attacco di panico. Il dottore se ne accorse e si alzò per prendere un bicchiere d’acqua dal dispenser, nell’angolo della stanza.

- Tenga, ne beva un sorso e si faccia forza. Devo sapere per poterla aiutare.

Così fece, bevve l’acqua fresca ed osservando il bicchiere di vetro trasparente, continuò.

- Lei si chiamava Arianna, si era laureata in Storia dell’Arte Moderna l’anno scorso, una persona fantastica mi creda. Una mente brillante, un viso sempre sorridente incorniciato da lunghi capelli castani, raccolti spesso in una treccia spettinata. Venne a fare un colloquio per diventare la mia assistente, fui uno sciocco ad assumerla. Da subito quei grandi occhi verdi mi avevano attratto, erano così pieni di vita e di aspettative. Così decisi di prenderla sotto la mia ala.
Lo psicologo prendeva appunti seduto di fronte a Liberti che era sempre più agitato e continuava a rigirarsi il bicchiere tra le mani. Prima di continuare prese un altro sorso d’acqua, come se davvero servisse a calmarlo.

- Come un idiota m’innamorai di lei… una storia stra-sentita è?

Luca Marchini staccò gli occhi dal blocco – Continui la prego, non sono di certo pagato per giudicarla – aggiunse un piccolo sorriso alla fine della frase; poi si aggiusto gli occhiali sul naso pronto ad ascoltare.

- Il professore si innamorò della bella, dopo soli tre mesi di lavoro insieme – non lo disse in tono sarcastico ma piuttosto con rammarico. – Da sciocco quale sono iniziai a fantasticare su di noi, in fondo la differenza di età non era molta e sarebbe stato eccitante avere un segreto del genere. Così iniziai a corteggiarla in modo anonimo. – un piccolissimo sorriso sembrò accendersi sul volto di Simone che continuava a fissare l’aria attraverso il bicchiere, come se invece di vederci il tappeto, ci vedesse un altro mondo. – Le feci trovare dei fiori sulla sua scrivania, accanto alla mia, senza biglietto e come un ragazzino non mi feci trovare quando lei arrivò. Pensandoci adesso, avrei voluto vederla, ancora mi chiedo che dolce smorfia abbia fatto, ma so che le fecero piacere perché li tenne in un vaso, su quella stessa scrivania finché non si seccarono.  



Autrice:
Spero non vi facciate ingannare dai capitoli brevi, ho messo il cuore in questo racconto e spero che l'emozione arrivi a qualcuno. Ho lasciato molto spazio per immagginarvi i personaggi fisicamente ma non caratterialmente; spero di essere riuscita a crearvi una discreta curiosità che vi porterà a leggere i prossimi capitoli. Inoltre spero di stupirvi e colpirvi...
Non siate troppo buoni, fatemi sapere cosa ne pensate :D
Baci Baci
Jogio

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Terza Seduta ***


Terza Seduta – Due settimane dopo

 
 
- Buongiorno professore, mi dia un attimo e la raggiungo.

Senza rispondere Simone entrò nello studio e si accomodò sulla stessa poltrona color corallo, incrociò le gambe ed attese. Un paio di minuti dopo, lo psicologo entrò nella stanza; chiuse la porta bianca e si sedette.

- Come si sente oggi? – chiese con la sua solita espressione gentile.

- Fingo che vada tutto bene e che niente sia successo, come al solito.

- Ha ripreso a lavorare?

- Non me la sento ancora, ho prolungato la malattia. Non so se riuscirò mai a ritornare. Ogni cosa mi parla di lei, ovunque.

- Passerà, ogni ferita aperta è destinata a cicatrizzarsi. Deve solo volerlo.

- È proprio questo il punto – abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe – Non sono pronto.

- Lo sarà. – affermò deciso e convinto di rimando all’espressione lugubre del professore. – Se la sente di continuare a raccontare? – aprì il suo blocco e tolse il tappo alla penna – Mi parlava di un convegno l’ultima volta.

- Si, ero stato invitato da una collega, sarebbero tutti andati con i rispettivi compagni così mi feci forza e la invitai. Una serata del genere di certo non faceva parte dei suoi compiti, ma accettò lo stesso; con quel gran sorriso che ogni volta mi faceva vibrare il cuore. La passai a prendere sotto casa, quando scese mi mancò il fiato. Dio se era bella, i suoi capelli erano sciolti e ricadevano su quel cappottino rosso che le arrivava fino alle ginocchia, era intelligente, elegante e bellissima. Ero ormai dipendente dal suo sorriso. La portai con me e non feci che raccogliere complimenti per tutta la serata era stato tutto assolutamente perfetto. Quando la riportai a casa, la accompagnai fino al portone e cedetti. La baciai. – Una lacrima solitaria scendeva sulla guancia dell’uomo, Simone non l’asciugò, la lasciò correre finché non cadde e bagnò il suo maglione. – Contro ogni mio pronostico, Arianna ricambiò quel bacio con la mia stessa passione. Il mio mondo si rovesciò, tutto cambiò da quella sera, tutto era più bello e luminoso. Sembrano passati due secoli da allora, da quando la mia vita aveva un senso.
 

 
Autrice:
Ecco il nuovo capitolo, sempre breve ma spero intenso...
Come ho scritto nell'introduzione, non è facile avere a che fare con i demoni della propria mente, avete già capito cos'è successo al nostro triste protagonista? Sinceramente spero di no :) Sono davvero curiosa di sapere se il racconto vi piaccia..
Baci Baci
Jogio

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ottava Seduta ***


Ottava Seduta – Sei Settimane dopo

 
Quel giorno il dottor Marchini aspettava Simone già nello studio, seduto sulla sua solita sedia; quando il professore entrò richiudendosi la porta alle spalle, si alzò per salutarlo.
- Salve professore, la vedo meglio oggi.
- Buonasera a lei. Forse perché ho ripreso il lavoro. Non a tempo pieno ancora e non sono ancora mai entrato nello studio, tengo soltanto le lezioni ma immagino sia un piccolo passo avanti.
- Senza dubbio. Sono fiero di lei.
- Venire qui mi fa stare meglio, parlare di Arianna mi fa male da morire, ma farlo qui, con lei è come se il peso che mi sento addosso si alleggerisse.
- Mi fa piacere, significa che la terapia sta dando i suoi frutti. Vuole continuare? Ricorda dove eravamo arrivati?
- Come dimenticarlo, siamo quasi alla fine – sorridendo tristemente continuò – La nostra storia proibita era fantastica e produttiva. Il lavoro non era mai stato così piacevole, Arianna era la mia musa in tutto e per tutto. Sono…- una smorfia di dolore si disegnò sul suo volto e si corresse – ero completamente innamorato di lei, ogni fibra del mio corpo l’amava, non so come fosse possibile ma era così. - Simone si contorceva le mani mentre parlava, il suo aspetto esteriore era decisamente migliorato ma dentro si sentiva morto, senza la sua amata al suo fianco, la sua vita era divenuta di un grigio straziante. - Tutto di lei sapeva di buono, ogni cosa era magica, ogni atmosfera stimolante e creativa. Il nostro progetto di scrivere un libro andava a gonfie vele, in poco tempo, riuscimmo a creare una bozza molto interessante. Doveva vederla, era così fiera del nostro lavoro, diceva che era il nostro primo figlio. Diceva di amarmi ma soprattutto me lo dimostrava, ogni minuto di ogni giorno. E io amo lei, ancora e credo per sempre. – Simone si concesse un’altra piccola pausa per riprendere aria, il suo sentimento era così forte da farlo star male, anche fisicamente. - All’università cominciavano a girare delle voci ma non ci importava, la nostra storia era splendida e pura, non avremmo permesso a nessuno di sporcarla con quelle maldicenze. Le persone a volte sanno essere cattive, senza un reale motivo.


Autrice:
Siamo al penultimo capitolo, spero do aver suscitato in voi qualche emozione e spero che il racconto vi piaccia. Non ho mai provato a scrivere in questa forma, quindi per me sarebbe importante sapere la vostra opinione. molte volte trasferire quello che ho in testa su "carta" è difficile XD
Baci Baci
Jogio

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Decima Seduta ***


Decima Seduta – Due settimane dopo
 
Il professor Liberti si trascinò nello studio bianco senza salutare, si limitò a guardare il suo psicologo con un’espressione distrutta che gli sfregiava il volto. Il dottor Marchini, lo studiò a fondo prima di raggiungerlo sulla porta.

- Non vuole entrare? – la sua espressione era impenetrabile, il tono pacato e con la mano invitava l’uomo dentro la stanza.

- Non posso farcela, non posso rivivere quella sera.

- Si che può farlo, io sono il suo medico e dico che è pronto. – Non ricevendo risposta continuò con tono gentile – Si è fidato di me in tutte queste settimane, si è aperto. Si fidi ancora la prego, dirlo ad alta voce lenirà un po’ del suo dolore. Io sono con lei – il dottore poso delicatamente la mano sulla spalla del paziente. Simone, lo guardò smarrito ma alla fine entrò nello studio e si lanciò sulla solita poltrona. Non si spiegava perché proprio quella seduta, quando nella stanza c’erano ben due divani bianchi in pelle, lo faceva sentire al sicuro. Si prese la testa fra le mani e cominciò a dondolarsi leggermente, sentì le prime lacrime pungergli gli occhi come se fossero tanti spilli ed un nodo gli blocca la gola tanto da non farlo respirare. Il dottore avvicinò la sedia alla poltroncina lasciando il solito blocco e la penna sulla scrivania situata nell’angolo opposto della stanza.

Una voce strozzata dal pianto finalmente spezzò il silenzio. – Lei non capisce dottore, l’ho uccisa io.- Ormai le lacrime bagnavano completamente il viso di Simone che continuava a ripetere quasi sussurrando – L’ho uccisa io, è tutta colpa mia.

La voce sicura di Marchini si insinuò violentemente in quella litania – Sa benissimo che non è stato lei, altrimenti non sarebbe qui, ma in un carcere. Lei si trova in questo studio per questo, si faccia forza vorrei sentire da lei, cos’è successo quella notte.

Con uno sforzo sovrumano Simone cominciò a raccontare cercando di reprimere i singhiozzi, per quanto poteva. - Quella sera le feci una sorpresa, avevo prenotato nel suo ristorante preferito, avevo organizzato tutto con cura, l’avevo persino bendata in macchina per non rovinarle lo stupore di quando l’avrebbe scoperto. La sua risata cristallina mi suona ancora nelle orecchie, era felice e lo ero anche io. Così tanto elettrizzato da non prestare attenzione alla strada, la guardavo ridere e cercare di sbirciare. Le sue labbra si increspavano in mille piccole dolci smorfie; ad un tratto un boato percosse l’aria. – La sua voce mancò, un fiume di lacrime lo invase, prese aria come se stesse per annegare ma continuò – Fu colpa mia, non vidi il tir arrivare. Travolse la mia macchina in pieno, dalla parte di Arianna. Riesco a ricordare solo il rumore, nessuna immagine. Appena ripresi conoscenza la vidi, lì accanto a me ancora bendata, il suo corpo abbandonato sul cruscotto, schiacciato dalle lamiere, immerso nel suo stesso sangue e di nuovo il buio. Da quel giorno sto vivendo in un oscuro incubo, in cui io sono il carnefice dell’amore della mia vita.
 
Autrice:
Allora avevate capito cosa era successo al professore? :D La nostra terapia è conclusa, grazie a chi a letto la storia e a chi l'ha messa tra le seguite.
Baci Baci
Jogio

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2269332