Malinconia Natalizia.

di hiccup
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo dicembre. ***
Capitolo 2: *** Due dicembre. ***
Capitolo 3: *** Tre dicembre. ***
Capitolo 4: *** Quattro dicembre. ***
Capitolo 5: *** Cinque dicembre. ***
Capitolo 6: *** Sei dicembre. ***
Capitolo 7: *** Sette dicembre. ***
Capitolo 8: *** Otto dicembre. ***
Capitolo 9: *** Nove dicembre. ***
Capitolo 10: *** Dieci dicembre. ***
Capitolo 11: *** Undici dicembre. ***
Capitolo 12: *** Dodici dicembre. ***
Capitolo 13: *** Tredici dicembre. ***
Capitolo 14: *** Quattordici dicembre. ***
Capitolo 15: *** Quindici dicembre. ***
Capitolo 16: *** Sedici dicembre. ***
Capitolo 17: *** Diciassette dicembre. ***
Capitolo 18: *** Diciotto dicembre ***
Capitolo 19: *** Diciannove dicembre ***
Capitolo 20: *** Venti dicembre. ***
Capitolo 21: *** Ventuno dicembre ***
Capitolo 22: *** Ventidue dicembre ***
Capitolo 23: *** Ventitrè dicembre ***
Capitolo 24: *** Ventiquattro dicembre. ***
Capitolo 25: *** Venticinque dicembre. ***



Capitolo 1
*** Primo dicembre. ***


 
 
Primo dicembre: c’è ancora tempo per addobbare l’albero.
 
(-24)
 

 
Le carole cantate
a squarciagola echeggiano
nell’imperlato silenzio dei viali,
geme il vento
tra alberi nudi e morti,
rabbrividiscono i passanti;
è il primo tramonto di dicembre e ogni cosa rimbomba
nelle sfumature tiepide dall’aroma pepato,
guance gelide sepolte in sciarpe di ruvida lana.
 
 

 
 
“E’ un grande gelo, no?”
Mhm, più freddo del solito”
“Forse dovremo rientrare”
“O forse no. Il cielo è così caldo”
“C’è ancora l’abete d’addobbare ed io sto gelando”
“E’ ancora il primo dicembre, non preoccuparti. C’è tempo” 







 
*

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Capitolo 2
*** Due dicembre. ***



Due dicembre: arriva il Natale anche nella sanità e nella demenza.

(-23)
 
 
 
 
“Ti ho portato una ghirlanda, nonno”
“Ah. E perché?”
“Tra poco è Natale, nonno, io e mamma abbiamo pensato che sarebbe stato carino portare qualc-”
“Dov’è mia sorella?”
“Lei… è morta quattro anni fa, nonno…”
 
 
 
 
 
Persino nella stanza stantia
di malattia e pazzia,
giacciono monconi natalizi
appesi alle finestre appannate
e alle travi dell’ingresso:
fiocchi rossi; angeli dai capelli candidi e occhi cerulei;
dorati campanellini privi di suono.
 
E’ in quella stanza privata,
dall’intonaco sbriciolato e
il lezzo di follia violenta,
che siede l’uomo dalle memorie gravide
e massacrate, sanguinanti.
E urla; e freme; e piange; e ride;
e non è più in lui. Di nuovo.
 
 
 
Ehi, tu chi sei?”
“Nonno, stai bene?”
“Chi sei tu?”
“Sono tua nipote, nonno, Giulia, ricordi?”
“Fuori da casa mia. Fuori!”
“Ma-”
“Polizia! Polizia! Vogliono uccidermi!”







 
*


 

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Capitolo 3
*** Tre dicembre. ***



Tre dicembre: tutto passa.
 
(-22)



Nonostante non stia ancora nevicando;
sebbene la pioggia inclemente picchi ancora
contro le tempie, la pelle, i sogni contusi;
mi piace pensare che
tutte queste luci vivaci e questo dolce profumo speziato
possano incidere, riscrivere
la vecchia pellicola ammuffita dal tempo e dagli errori.
 
Ancora una volta.
 
E affondo i polpastrelli screpolati dal freddo
nell’impasto.
 



 
“Verranno deliziosi i biscotti
“Dici?”
“Certo, hai dubbi, tesoro?”
“I miei avranno glassa di lacrime, temo”
“Non preoccuparti, mia cara, tutto passa"






 
*

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Capitolo 4
*** Quattro dicembre. ***





Quattro dicembre: una cioccolata calda con la panna, per piacere.
(-22)
 
 
 
 
 
 
Alcune mattine di dicembre
sono semplicemente e banalmente così:
inaspettate, fredde, familiari e
dolci.
 
Dolci come la cioccolata calda,
con la panna soffice,
servita in un cafè affollato e rumoroso:
nessuno parla, ma tutti affogano nella loro burrasca di pensieri.
 
 


"Tickling with the rain
my numbed thoughts
wander lonely, reckless,
among your whispers,
right before the dawn;
 
Can’t you hear the noise?”





 
*

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Capitolo 5
*** Cinque dicembre. ***



Cinque dicembre: ogni cosa brilla.
(-21)


 
 
Le strade, i viali, il centro della città;
ogni cosa, ogni edificio, ogni angolo abitato
brilla e scintilla alla tenue luce dei lampioni.
 
Luci, festoni e decorazioni cristalline e bagliori dorati.
Iniziano i preparativi e l’atmosfera natalizia
È quasi soffocante;
l’intero paese addobbato come un grigio e spento abete,
persone ansimanti e frettolose,
il cicaleccio nervoso ed entusiasta.
 
Ogni cosa brilla.
Nonostante il dolore.
Nonostante la morte.
 

 
“Stai piangendo?”
“No, sono queste luci… bruciano gli occhi”





 
*

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Capitolo 6
*** Sei dicembre. ***





Sei dicembre: ti regalo un abbraccio.
(-20)


 
 
Quasi non riesci a sorridere,
le labbra pallide e tese;
nemmeno quando pensi ai regali e ai biglietti e
alla gioia dei bambini dalle gote gelate,
avverti il petto leggero.
 
Forse è la stanchezza
- cerchi scuri adornano le palpebre –
forse è la tristezza
- il cuscino umido di sospiri e singulti –
forse perché ti crogioli nella tua culla vuota
- rialzati, non è ancora finita –
 
Andare avanti.
Ancora e ancora.
Sempre avanti: mi dipingo una risata sul viso.
 
 
“Sorellona, tu che cosa scrivi nella letterina a Babbo Natale?”
“Qualche sorriso in più, Anna, e l’allegro chirurgo, che ne dici? Così mi alleno un po’?”
Mhm okay… Io ti do’ un abbraccio, però, così hai sia i sorrisi che gli abbracci”



 
*

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Capitolo 7
*** Sette dicembre. ***




Sette dicembre: cielo di dicembre.
(-19)
 


Mi avvolgo placidamente
In me stessa; spoglia e inerme come il cielo di dicembre.
Sentimenti e pensieri
Appannati e gelati in brina eterna.
(Almeno fino al sorgere del sole tiepido.)
 
Vorrei evadere, viaggiare, correre,
recidere i miei stessi ricordi. Sradicarli.
 
Ma qui rimango:
stretta in questi vestiti umidi,
le palpebre socchiuse
e le vertigini dei miei sogni.
 
 
“Che cosa sogni la notte?”
“Il nulla e il tutto, insieme”



 
*

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Capitolo 8
*** Otto dicembre. ***




Otto dicembre: una tazza di tè caldo, per favore.
(-18)


 
 
Mi rigiro questa tazza di tè tra le mani
arrossate,
stringendo tra le labbra pallide parole
senza una via d’uscita;
indecisione e tentennamento
hanno un gusto amaro sulla lingua
nonostante le tre zollette di zucchero disciolte.
 
Bevo un sorso e guardo oltre il vetro lucido;
ci sono bambini, accoccolati nei loro cappotti,
coi nasini incollati alle vetrine:
regali, giocattoli, pupazzi morbidi
così colorati, così belli.
 
Voglio quella giraffa, papà”
“Oh, davvero?”
“Sì”
“Dovrai scriverlo a Babbo Natale, allora”
 
 
Forse c’è qualcosa di sbagliato in me,
mormoro inghiottendo l’ennesimo sorso bollente.
E mi rigiro questa tazza di tè vuota tra le mani fredde,
incapace di credere più in qualcosa.
 
 
“Le porto qualcos’altro?”
“Un’altra tazza di tè caldo, per favore”





 
*

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Capitolo 9
*** Nove dicembre. ***


Nove dicembre: shopping.
(-17)
 
 
 
Correre tra le persone,
disperdersi, smembrarsi, sparire
tra corpi entusiasti e vivaci;
io trascino con me silenzio e
la mia carne è fragile:
una parola e potrei frantumarmi.
 
“Shopping natalizio?”
“Preferisco rimanermene a casa a leggere vite altrui”



 
*

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Capitolo 10
*** Dieci dicembre. ***


 

Dieci dicembre: un funerale e un’amicizia.
(-16)
 


 

 
C’è l’odore pregnante dell’incenso  
che aleggia tuttora tra lo zucchero filato tra i capelli
e le labbra tese in un mesto sorriso.
 
E’ lecito sorridere dopo un cordoglio funebre?
Forse no,
o forse lo è,
invece.
 
Camminare a passo lento e cadenzato,
 - i ciottoli ridacchiano
rotolando al di sotto delle suole
scricchiolando contro i fili d’erba ghiacciati –
e parlare, parlare, parlare ancora.

 
Sembra sciocco quanto stupido possa essere tutto questo,
un funerale e una risata.
C’è qualcosa che non va?

 
Parlare fino a che i polmoni non piangono,
fino a che le labbra non si prosciugano dal freddo.
E continuare a parlare comunque;
è così liberatorio.
 

Sciocco e incomprensibile
il meccanismo dell’amicizia.

 
 
Salutarsi con un abbraccio forte, che toglie il respiro, protettivo;
le dita fredde che incontrano quelle calde e sudate in una stretta infantile;
e siamo di nuovo nelle nostre case, addobbate e brillanti
e per una volta stiamo sorridendo.
Sorridendo per davvero.



 
*

 

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Capitolo 11
*** Undici dicembre. ***


Undici dicembre: orgoglio.
(-15)
 
 
 “Bè non hai niente da dire?”
“Sì: va’ all’inferno”
 
Ho implorato perdono troppe,
troppe volte;
scuse ingiustificate ed inutili, forse,
parole gettate al vento e calpestate,
mandate in frantumi, dimenticate.
 
Ma ora basta:
ho una vita da ricostruire su solide fondamenta,
devo scrivere un nuovo capitolo
con questo sangue, con queste lacrime.
 
Non mi inginocchierò più,
non bacerò più la terra polverosa.
 
Ho un orgoglio.




 
*

 

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Capitolo 12
*** Dodici dicembre. ***



Dodici dicembre: parole.
(-14)

 
 
Le parole sono un luogo così comodo,
così misterioso, così sicuro;
ma non ci si può caparbiamente celare oltre esse.
Non ci è concesso di utilizzarle come scudo;
sono pietre preziosi e fragili, le parole,
basta un grido o un singhiozzo
e s’infrangono, si scheggiano,
conficcano dentro la tenera carne,
in profondità.
 
Le parole sono armi a doppio taglio;
maneggiale con cura e amorevole dedizione;
accarezzale, suggile, come labbra d’un amante.
Non tradire la loro fiducia.




*
 
 

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Capitolo 13
*** Tredici dicembre. ***




Tredici dicembre: luce elettrica.
(-13)


 
A K, Anna e Ale,
anche se non la leggeranno mai.

 
 
“Ammetto che la fortuna non è mai stata dalla mia parte, ma sono felice. Capisci?”
“Mhm”
 
 
Sono felice:
ora, in questo momento.
 
Chiudo gli occhi e sorge – con tumulto e sorpresa –
un sorriso spontaneo
tra i capelli spettinati e le guance congestionate.
 
Sono felice:
anche nella notte più buia, senza stelle né luna,
avverto delle mani calde stringersi attorno
ai gomiti, mi trascinano, mi guidano.
Mi portano al di sotto della luce elettrica di una lampada,
e sono di nuovo a casa;
quelle mani mi salvano sempre.
 
Sono felice.
Sono felice.
 
 


 
*

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Capitolo 14
*** Quattordici dicembre. ***



Quattordici dicembre: vino.
(-12)



 
Salgono gli effluvi dolciastri, sbuffando in aria;
maestosi odori pregnanti di luoghi lontani
e sogni incontaminati dalla cruda realtà.
 
Scorre il liquido viscoso sulla lingua,
brucia laringe ed esofago,
intiepidisce gli umori invernali,
ogni mucosa avvampa.
 
Albori d’amori troppo tempo taciuti
tinteggiano di un rosa antico le guance morbide;
lo sguardo chino,
pudico il sorriso.
 
 
Solo un altro bicchiere.




 
*

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Capitolo 15
*** Quindici dicembre. ***


 
 
Quindici dicembre: sigaretta e cioccolata calda.
(-11)
 
 
 
 
Si strinse nelle ampie spalle
cercando di trattenere un po’ di calore.
 
“Fa freddo, vero?”
“Che ci fai qui fuori?”
“Ho finito il mio turno. Tu?”
“Anch’io”
 
Iniziava persino a nevicare;
minuscoli fiocchi di madreperla ghiacciata
a pizzicare la pelle nuda del viso e delle mani.
 
“Vuoi fumare?”
“No, non fumo, grazie. E poi sto bevendo un bicchiere di cioccolata”
“Fumo e cioccolata non stanno bene insieme?”
 
Si accese una sigaretta,
la resse tra dita congestionate e intorpidite e tremanti,
inalò il fumo alacre,
lo trattenne
e lo espirò con un mugolio soddisfatto.
 
“Come stai comunque, è da un po’ che non ci parliamo”
“Sopravvivo. Tu?”
“Ora sto molto meglio”
“Bene”
 
Un’altra boccata e poi
il sapore del tabacco si mescolò a quello dolciastro della cioccolata.
 
 



 
*

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Capitolo 16
*** Sedici dicembre. ***



Sedici dicembre: credere.
(-10)

 
 
 
E’ difficile continuare a resistere,
ad andare avanti
nonostante aver incassato colpi su colpi;
porgi l’altra guancia, hanno sempre detto;
svegliarsi ogni mattina e alzarsi da un letto
gonfio di lacrime e brividi febbrili.
 
E’ difficile essere forti e coraggiosi,
guardare oltre la nebbia e la condensa sul vetro della finestra,
ma si può scorgere l’alba e il tramonto:
il cuore sobbalza
e il fiato si mozza.
 
E’ difficile rialzarsi, ma non impossibile:
si è ancora qui, su questo mondo arido,
e si fa il proprio meglio per ricostruire su terra bruciata.
 
 
E’ difficile credere in qualcosa,
qualcuno,
persino in se stessi,
ma ne varrà la pena
prima o poi.



 
 
*



 

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Capitolo 17
*** Diciassette dicembre. ***


Diciassette dicembre: nausea.
(-8)
 
 
Misera; egoista; ipocrita; meschina.
 
M’insulti e potrò ben essere adatta
a tutte queste parole, come dici tu,
- Aiutano contro il senso di colpa? –
forse per alleggerirti la coscienza, forse per rancore,
forse per tristezza e per dolore:
non m’importa.
 
A me rimane ancora la dignità;
quella dignità di sognatrice e guerriera.
E la tua? La tua dignità dov’è?
Hai messo da parte l’orgoglio per quest’amicizia;
tua è stata la scelta.
Non m’importa.
 
A me rimangono ancora i miei sogni;
quei sogni a cui mi sono aggrappata con disperazione.
E tu? Hai trovato i tuoi sogni?
Lo spero: non sono senza cuore, come tu credi,
non ti auguro alcun male.
Non t’importa.
 
Dici che c’eri solo tu in campo
a combattere con denti e unghie.
E io dov’ero?
 
Oh bè.
Lo stupore è sempre sublime, nel bene così come nel male:
persino la verità, ora, è peccato, a quanto pare.
 
 

 
 
*



 

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Capitolo 18
*** Diciotto dicembre ***



Diciotto dicembre: musica.
(-7)


 
Ci sono voci deliziate dall’incanto delle note;
aleggiano intrepide ed estasiate
tra arpa, violino, viola e pianoforte.
 
E’ un tumulto che colpisce ogni
singola
cellula nervosa;
la melodia impressiona
ed è un po’ come appisolarsi
in un vivace sogno variopinto.
 
L’orchestra si leva al pari delle onde profonde
dell’oceano e un secondo dopo
dilaga il silenzio che assorda.
 
Stupore e meraviglia per la musica:
esplodono gli applausi.




 
*

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Capitolo 19
*** Diciannove dicembre ***



Diciannove dicembre: fermiamoci qui.
(-7)



Ci sono nuvole plumbee e gonfie
e il pallore del cielo anticipa una nevicata turbolenta;
tra poco ci sarà da temere la natura, sai?
Ma ancora non piovono fiocchi cristallini:
c'è ancora tempo.

Rimaniamo qui, insieme,
le mani tiepide strette l'una all'altra,
in grembo. 

Fermo: godiamoci la quiete.
Solo per quest'istante.

Riesco a percepire i nostri respiri 
oltre il profumo di miele e cannella 
dell'infuso.

Delizioso.




*

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Capitolo 20
*** Venti dicembre. ***




Venti dicembre: irrazionalità.
(-6)



 
 
“Che fai lì?”
“Vorrei dormire o scrivere”
“Hai altre cose da fare?”
“No, ma sembro condannata a non essere in grado di fare né l’una né l’altra.”
 
 



Ogni cosa sembra annegare
nella tazza di tè nero che poggia sulle nude scartoffie;
il nettare è denso e scuro tanto quanto il cielo, oggi.
 
Mi risulta difficile, a dir poco impossibile,
trovare un logico nesso tra i pensieri;
eppure sono una creatura metodica e razionale.
 
Inizia a rivelarsi ammaccata, contusa, sgualcita
La mia mente; rimangono solo questi lampi,
barlumi dolorosi, folli, travolgenti, irreprimibili.
 
Cerco tra pieghe misteriose le giuste parole;
parole adatte che insidiosamente svaniscono,
condensandosi ed evaporando in nuvole gravide.
 
Non c’è nulla da fare:
ascolto il ticchettio della pioggia
e prego che copra il fracasso delle idee in disordine.
 
 
 
 
*

 

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Capitolo 21
*** Ventuno dicembre ***





Ventuno dicembre: corsa tra la gente.
(-5)




 
 
Oggi è l’equinozio d’inverno;
giorno e notte – luce e tenebra – si annientano,
annullandosi reciprocamente
in un eterno andirivieni febbrile.
 
Mancano pochi giorni all’anniversario del figlio del Creatore
e troppe sono ancora le cose da preparare, organizzare,
a cui pensare.
 
Disperate corse tra la gente travolta
dall’insensatezza del regalo perfetto.
 
Potrei trascorrere ore tra le vibranti pagine
di romanzi vivi e poemi epici lontani;
eppure impazzisco in quest’alcova di corpi umidi e pulsanti.
 
La vita e il tempo che scorre,
inesorabile,
mi avvelena.
 
(E continua a piovere.)
 

 
*


 

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Capitolo 22
*** Ventidue dicembre ***


 
 

Ventidue dicembre: nebbia.
(-4)




 

“La nebbia agli irti colli

piovigginando sale
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mare”
 
da San Martino, G. Carducci.

 
 
Non si riesce nemmeno a scorgere
la finestra della propria stanza
dalla strada;
la nebbia compatta
e il sole timido occultato dalle nubi.
 
Ho dimenticato la sciarpa in casa;
tremo e sussulto al vuoto bianco
che mi sta dinnanzi;
non ho forza di rincasare. Non ancora:
le urla sono ancora tra le mura.
 
 

 *

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Capitolo 23
*** Ventitrè dicembre ***




Ventitrè dicembre: Buon Natale, fallita.
(-2)



 
 
Quando fallisci e ne vieni a sapere
ti si allarga una voragine tra il cuore e i polmoni.
Clinicamente è una ferita, senza sangue,
ma dolorosa ed infetta;
apre il costato
- le ossa si crepano –
ed espone i liquidi dell’anima nuda e pulsante.
 
Galleggio a metà tra due mondi:
stupore e amarezza
lacrime e risate
scherno e disillusione.
 
Ho perso, ma non è una novità:
cado di nuovo
- inizio a stancarmi d’inciampare lungo questo sentiero –
e mi sbuccio le ginocchia già lese
- come quando da bambina correvo sul selciato affilato –
 
Non riesco nemmeno a scrivere.
- Ridete pure, ve lo concedo -
Le dita mi tremano.
Io tremo.
E niente.
Semplicemente
niente.
 
Devo arrendermi a questo tremendo tremore
che mi paralizza e mi zittisce.
Una volta ancora.
 
 
*

 

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Capitolo 24
*** Ventiquattro dicembre. ***


 
 
Ventiquattro dicembre: basta poco.
(-2)

 
 
“Siamo pesci che nuotano tra le nuvole”
“Mi piace questa frase”
“Dici?”
“Sì, moltissimo”
 
 
 
Basta una canzone, solo una canzone,
per dimenticare ogni cosa:
la nebbia, la pazzia e la solitudine.
 
Basta una cioccolata bollente alla cannella
per riscaldare il cuore nascosto con tanto orgoglio;
l’abbraccio caldo, confortante di un amico,
tra una risata soffocata nelle dita dolci
e uno sguardo carico di desideri e discorsi non ancora espressi.
 
Basta una piccola frase,
pura e candida come la neve,
per cancellare ogni ruga dalla fronte.
 
Sorrido e scuoto la testa, piacevolmente incredula,
innanzi alla mia minuscola e speciale
fortuna; bolla di luce fragile e così bella.
 
 
“Grazie, davvero. Per ogni cosa.”
“Mi sento davvero meglio anch’io, ora, dopo aver parlato con te”
“Che cosa dolce. Mi sento sollevata anch’io”
“Già… Ma mi abbracci ora, vero?”




 
*

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Capitolo 25
*** Venticinque dicembre. ***


Venticinque dicembre: risveglio.
(Buon Natale)
 
 
E’ Natale; siamo alla fine di un’avventura.
 
La casa tace ancora:
s’odono solamente lo sbuffo della stufa calda
e il brulichio soffuso dei placidi respiri addormentati.
 
La mattina è monotona, fredda e umida
- piove, realizzo – ma accogliente:
c’è un tenue profumo di famiglia nell’aria.
 
Con la bocca impastata di sogni e i capelli
scompigliati sul cuscino tiepido, respiro
una, due volte,
prima di alzarmi, prima di iniziare la giornata.
 
Luci, dolci, auguri, baci, abbracci, regali, candele, fiammelle,
ricordi, discorsi, messaggi, cartoline, coperte,
giochi infantili, risate di bambini,
parole scoordinate d’anziano,
biglietti, felpe pesanti.
 
Non credo più in questa magia felice
come quand’ero una bambina,
ma si va’ avanti e si vive,
nonostante l’incantesimo infranto.
 
 
“Ci si sveglia nudi e spogli”
“Dipingeremo i nostri corpi con i colori delle emozioni”
“Finisce un viaggio e ne inizia un altro”
 
 




 
 ***
 
 
 
 
 
 



Note:
Se c’è una cosa che mi piace delle raccolte di scritti, in generale, è la nota finale. Non sono solita a scrivere note al testo delle poesie che scrivo, perché odio imporre la mia interpretazione, ognuno è libero di leggerla e di assorbirla in modo assolutamente personale e soggettivo. E credo che la magia della poesia risieda proprio in questo aspetto.
Tuttavia dopo ben venticinque poesie e dopo venticinque giorni, credo che una nota di ringraziamento sia più che necessaria e quasi d’obbligo.
Riuscire a pubblicare una poesia al giorno fino ad oggi dal primo dicembre è stata per me un’impresa decisamente ardua: ci sono stati giorni nei quali ho scritto persino cinque o sei poesie nel mio taccuino ed ero indecisa su quale scrivere in bella copia ed inserire in questa raccolta, altri giorni, invece, ho dovuto costringermi a sedere davanti al computer, il foglio di Word bianco davanti e le dita che picchiettavano sui tasti controvoglia, la mente prosciugata; alcune poesie mi soddisfano, altre per niente, nonostante le abbia modificate e rivedute decine e decine di volte; alcune frasi sono costruite bene, altre per niente; ci sono parole adatte a trasmettere ciò che avevo in mente e altre non lo sono nemmeno lontanamente. 
Questa raccolta è, sostanzialmente, uno specchio di ciò che è stata la mia vita negli ultimi venticinque giorni; ci sono stati alti e bassi e non ho mentito su quanto ho provato e scritto. Per questo sono piacevolmente soddisfatto della buona riuscita della mia piccola sfida personale di creare una raccolta a mo’ di Calendario dell’Avvento.
Ma appunto perché questa raccolta è un parallelo della mia vita, non posso dire di certo di aver fatto tutto da sola. Mi sento in dovere di ringraziare un po’ di persone che, seppur indirettamente e anche se probabilmente non verranno mai a saperlo, mi sono rimaste vicine e mi hanno aiutato a portare a termine questa raccolta:
Grazie a Fede_In_Love, nuvole e _Rainbowie per il loro supporto, per le loro recensioni meravigliose e splendide e talmente dolci che vorrei abbracciarvi forte forte;
Grazie a chi ha letto semplicemente, perché senza tempo, senza voglia, perché magari è capitato anche solo per errore o sbaglio, perché non gli è piaciuto qualcosa o ancora perché, giustamente, ha preferito starsene in silenzio. Si sa’, i silenziosi hanno le menti più rumorose;
Grazie ad Anna, la mia maestra di cinismo e di acidità gratuita, una delle migliori amiche che abbia mai potuto conoscere, che non si fa troppi problemi a placcarmi quando mi deprimo troppo, che c’è sempre, che sa sempre cosa dire. Ed è il mio minion personale – e lo dico sapendo che mi potrebbe uccidere se solo venisse a saperlo;
Grazie ad Ale, la futura veterinaria, la migliore spalla che avrò mai per quanto riguarda film, serie tv, libri, scleri quotidiani e cinismo – e intanto ci prepariamo psicologicamente per la diretta dello speciale di Natale di Doctor Who di questa sera -;
Grazie a K, che mi trascina a mangiare cioccolata con doppia dose di panna montata in pomeriggi di pioggia torrenziale e freddo gelido per tirarmi su di morale, che mi impreca in greco, che è più perverso di me e della mia mente fan girl messe insieme, che è l’amico più adorabile e il più “vacca” che ho, che ha sempre le parole giuste per ogni momento;
Grazie alla mia famiglia, che non si è ancora stancata di vedermi gironzolare per casa con penna e taccuino, di scoprirmi a scrivere in qualsiasi luogo possibile e immaginabile, che crede nei miei sogni addirittura più della sottoscritta.
 
Grazie di cuore a tutte queste meravigliose persone, siete stupende, davvero <3
 
Un abbraccio enorme e tanti auguri di un buono e felicissimo Natale!
 

hiccup




 

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